Primo appuntamento

di AmericanDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Primo appuntamento

Amy sta facendo avanti e indietro tra l'armadio e lo specchio nel salotto. Dalla notte in cui Dylan la trascinò fuori dal suo appartamento quasi a forza, lei riprese in mano la sua vita, ritornò a lavoro, recuperò i contatti con le sue amiche e iniziò di nuovo ad uscire. Lei e Dylan, inoltre, iniziarono a vedersi molto più spesso solo per semplici serate tra amici in cui vedere vecchi film o parlare del passato. Era come essere tornati ai vecchi tempi ma adesso qualcosa stava cambiando, non volevano evitare l'argomento "scottante" ma semplicemente fare un passo alla volta, senza bruciare le tappe. Entrambi sentivano che da questa storia poteva nascere qualcosa di importante e non volevano rovinare tutto solo per soddisfare i loro bisogni momentanei. Preferirono, dunque, aspettare alcune settimane prima di cimentarsi in qualcosa di concreto, in modo da poter stabilizzare la loro amicizia e poi fare il grande passo.

Ebbene era giunto il momento, oggi era il loro primo appuntamento ufficiale. Amy era terribilmente nervosa, Dylan non le aveva detto niente a proposito dell'appuntamento e lei non sapeva cosa indossare o cosa aspettarsi, stava andando nel panico. Era ferma davanti all'armadio da ben due ore, aveva provato sei vestiti diversi, quattro paia di jeans e otto magliette e l'unico risultato che ottenne fu un armadio svuotato e un appartamento a soqquadro. Alla fine optò per un pantacollant nero aderente, dei stivali marroni a tacco 12 e un top che giocava sulle diverse tonalità del marrone, le arrivava poco sotto al sedere, era leggermente tagliato sul davanti e stretto da un cinturino nero sotto al seno. Era abbastanza elegante nel caso fossero andati in un ristorante di lusso ma non troppo nel caso fossero andati in una pizzeria, in poche parole era perfetta per un primo appuntamento. A completare il suo magnifico look vi erano una collana color marroncino scuro che le scendeva morbida fino al seno, un filo di trucco e alcune mollette che intrecciavano i suoi capelli dorati.
Come al solito, Dylan si presentò puntuale come un orologio svizzero, sorprendendola con un mazzo di lilium colorati.
"Sei bellissima Amy" le disse tutto emozionato non appena la vide. Sapeva sempre come farla arrossire.
"Allora, neanche questa volta hai intenzione di dirmi dove stiamo andando ?" domandò mentre lo invitava ad entrare giusto il tempo per prendere un vaso e metterci i fiori dentro.
"No, sarà una sorpresa"
"Ah già dimenticavo che ti piace essere al centro dell'attenzione"
"Senti chi parla 'miss io non esco dal mio appartamento fino a quando non vedo il principe azzurro con la carrozza' , ma per favore"
"Sai sapevo che me lo avresti rinfacciato e sentiamo saresti tu il principe azzurro? Più che una carrozza questa sembra una slitta trascinata da un asino" osservò divertita Amy quando arrivarono davanti all'auto di Dylan.
"Ha ha molto divertente, questa macchina apparteneva a mio nonno, ha un valore affettivo" le rispose a tono Dylan mentre entravano nell'auto, non nascondendo, tuttavia, il viso imbronciato. Quanto poteva essere adorabile? Amy lo guardò intenerita ma decise comunque di non assecondarlo.
"Sai queste sorprese stanno iniziando ad essere snervanti"
"Mi dispiace per lei milady ma ci dovrà fare l'abitudine perché ho intenzione di usare tutte le armi a mia disposizione pur di conquistare il suo cuore." disse teatralmente Dylan per poi accendere la macchina e partire, soddisfatto dall'espressione imbambolata di Amy, la quale, invece, rimase senza fiato.
Dopo una quarantina di minuti, Dylan, si fermò davanti ad un ristorante.
"Harusaki? È un ristorante giapponese questo?" domandò Amy con tono scettico leggendo il nome del ristorante."Sì e allora? Da quando ti conosco dici sempre che ti piacciono le cose esotiche e che vorresti provare i tipi di cucina più strani. Ora vedremo se hai il coraggio per farlo" la sfidò Dylan.
"Guarda che non è per me che mi preoccupo."
Quando entrarono nel ristorante Amy poté osservare lo stile classico misto a quello orientale che caratterizzavano l'arredamento del locale. Era evidente che il ristorante aveva una certa classe, l'ingresso era segnato da un arco di mattoni ornato ai lati da due tende rosse dalla stoffa pregiata, davanti ad essa vi era un bancone di legno di ciliegio dietro al quale sedeva una donna dai tratti orientali che non appena vide la giovane coppia, la accolse con un sorriso.
"Buonasera, avete una prenotazione?"
L'accento ben udibile della giovane ragazza fece scappare una risatina ad Amy che cercò, invano, di nasconderla per paura di sembrare maleducata. Non appena Dylan diede il nome con il quale aveva fatto la prenotazione, la donna li fece accompagnare da un cameriere fino al tavolo. La sala era enorme e molto ben arredata, dalla parte destra c’erano enormi finestre con vista sul fiume e coperte anch'esse da tende rosse su entrambi i lati, la parte sinistra, invece, era decorata con vasi di fiori e piccole statue sopra le quali, appeso alla parete, vi era un immenso quadro che riportava un dipinto fatto a mano della maestosa muraglia cinese. Il pavimento era fatto di parquet e un gigantesco lampadario a goccia illuminava tutta la sala. Il tavolo che Dylan aveva esplicitamente richiesto si trovava proprio vicino ad una delle finestre e quando si accomodarono Amy poté osservare la splendida vista che si ritrovò davanti. L’estate e il caldo si stavano avvicinando mentre le giornate si stavano già allungando quindi Dylan decise di giocare questa carta a suo vantaggio scegliendo un ristorante in prossimità dell’Hudson e prenotando, appunto, un tavolo vicino alla finestra in modo che Amy si lasciasse trasportare dalla bellezza degli ultimi raggi di sole che si nascondevano dietro le acque del fiume e dei bellissimi colori che variavano dal giallo chiaro all’arancione, al rosa e, prima che scendesse la notte, al lilla. Come da lui previsto infatti, questo paesaggio non passò inosservato alla ragazza che per tutta la durata della serata si concesse diversi istanti per osservarlo.

Il cameriere li fece accomodare al tavolo e porse loro due menù per poi allontanarsi in attesa delle loro ordinazioni.

“Allora, come hai trovato questo ristorante?”

“Bè sai ho chiesto un po' in giro, mi sono informato e voilà”

“Hai cercato su internet non è vero?”

“Ok mi hai preso, non potevo andare dai miei amici e dire 'ehi chi conosce un ristorante giapponese, si insomma avete presenti quelli dove ti servono il pesce con l'amo ancora attaccato alla bocca che cerca di scappare? Si proprio uno di loro, sapete vorrei portarci una ragazza' dai sarebbe ridicolo. Al giorno d'oggi nessuno va in ristoranti del genere!”

Amy non poté fare a meno di ridere guardando la sua ridicola espressione.

“Sai hai proprio ragione, sarà per questo che la cucina giapponese è in crisi al punto da conquistare un quarto del mercato economico internazionale”

Dylan le sorrise incassando il colpo e, sorvolando il sarcasmo di Amy, le si avvicino sussurrandole

“Secchiona”

“Scemo”

Scoppiarono entrambi a ridere, la serata si stava svolgendo nel migliore dei modi e loro non potevano desiderare altro.

“Allora cosa ordiniamo?”

“Qualcosa di ben cotto possibilmente”

“Non penso che tu sia venuto nel posto giusto”

“Sono con te, non può essere il posto sbagliato”

Amy lo guardò negli occhi ma non riuscì a reggere il suo sguardo così profondo quindi abbassò gli occhi sul menù arrossendo. Dylan vedendola in imbarazzo decise di alleggerire a tensione.

“Allora ti piace il ristorante?

“Sì, non è come lo avevo immaginato, insomma nei film è diverso hai il cuoco che cucina davanti a te e tutte le persone sono sedute intorno al tavolo a semicerchio, come se fosse al bar e non al ristorante. Qui invece è diverso, il ristorante ha classe, è lussuoso, insomma mi piace”.

Dylan fu sollevato nel sentire la sua approvazione.

La serata prosegui tranquilla tra chiacchiere e risate, Dylan rischiò diverse volte di strozzarsi, prima con gli antipasti e poi con i secondi, mentre Amy non riuscì a smettere di sorridere nemmeno per un momento, riempendo di gioia il cuore del ragazzo.

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Capitolo 2
*** Parte II ***


Ecco la seconda parte, mi dispiace per averci messo tanto a pubblicarla ma ho avuto diversi impegni.

Spero vi piaccia, recensite ;)

 

 

 

Era ormai sera quando la giovane coppia uscì dal ristorante, gli ultimi raggi del sole erano tramontati ormai da un pezzo ma nonostante ciò Dylan e Amy decisero di fare una passeggiata nel parco lì vicino. Il passaggio dalla primavera all'estate era ben visibile anche in quel caso, gli alberi stavano perdendo i loro colori vivaci sostituendoli con frutti e foglie verdi, mentre i fiori che qualche settimana prima abbellivano i rami delle piante; ora creavano un tappeto soffice e colorato che ricopriva il prato e il viale del parco, un paesaggio che toglieva il fiato, soprattutto se accompagnato dal chiaro di luna.

Nonostante le temperature fossero nella norma, si poteva percepire un lieve venticello, di sicuro poco adatto all'abbigliamento di Amy che iniziò a sentire i brividi. La cosa non passò inosservata a Dylan che prontamente le porse la sua giacca. Dopo una lieve esitazione Amy la accettò sorridendogli timidamente, non appena se la posò sulle spalle sentì il suo profumo inebriarle tutti i sensi, si sentì in estasi tanto che senza accorgersene la sua mano andò a cercare quella di Dylan e le loro dita si unirono incastrandosi perfettamente come le tessere di un puzzle.

“Allora cosa vuoi fare adesso?” chiese Dylan guardandola amorevolmente negli occhi.

“Voglio portarti in un posto speciale, vieni?”

Dylan non poté fare a meno di sorridere a quella frase, infatti la scelta di parole di Amy non fu casuale, erano le stesse che lui le aveva detto quella sera...

Senza esitare prese la sua mano e la seguì.

Lei lo trascinò tra alberi e cespugli fino ad arrivare davanti ad un piccolo ruscello, tanto piccolo da poter essere scavalcato con un grande balzo, sopra al quale si innalzava un ponticello. La coppia si sedette sul ponte lasciando penzolare le gambe a mezz'aria sopra l'acqua.

Dopo qualche attimo di silenzio Amy parlò “Sai quando ero piccola venivo spesso qui con i miei genitori. L'estate, ogni domenica mattina, mia madre preparava una grande borsa con il pranzo e venivamo qui a fare un picnic in mezzo alla natura. Lei stendeva una tovaglia e tirava fuori cibo e bevande, mentre io e mio padre giocavamo a nascondino oppure ci rincorrevamo...”

Dylan trattenne il fiato quando sentì il racconto, Amy non nominava mai il padre, lui l'aveva lasciata quando aveva ancora 7 anni, se ne era andato, all'improvviso, senza una spiegazione. Da allora Amy si era fatta un sacco di domande, si era tormentata, ma non riuscendo a trovare una risposta era arrivata ad odiarlo, lui l'aveva abbandonata. All'inizio voleva chiedere spiegazioni a sua madre ma non ebbe mai il coraggio, lei la crebbe da sola, non facendole mancare niente e con il tempo Amy capì il male che suo padre aveva fatto a quella donna tanto generosa quindi non trovò mai la forza di porre le sue domande riaprendo le vecchie ferite. I pochi ricordi belli che ha con il padre, lei, li ha sempre tenuti gelosamente per se, non raccontandoli a nessuno. Dylan e Matthew furono li unici ai quali aveva raccontato, anche se parzialmente, quella storia. Le era sembrato giusto così, infondo Dylan era il suo migliore amico, l'unico con il quale poteva sfogarsi, mentre Matthew, al tempo, era il suo uomo e ne era follemente innamorata non sapendo cosa realmente si nascondesse sotto al suo fascino .

Ora lei, certa di aver preso la scelta giusta con Dylan, si stava aprendo con lui, gli stava dimostrando che si fida e che ci tiene al punto da volergli svelare i suoi sentimenti più intimi e lui non poteva che esserne onorato ed emozionato.

“...quando correvo per scappare da lui salivo spesso su questo ponticello, passavo da una sponda all'altra del ruscello e spesso ci finivo dentro...” mentre continuava a raccontare una lacrima le solcò la guancia ma lei la asciugò velocemente e perdendosi nei suoi ricordi non riuscì a non sorridere

“... mio padre mi seguiva entrando anche lui e iniziavamo a giocare con l'acqua schizzandoci e bagnandoci tutti. Alla fine quando uscivamo eravamo sempre sporchi di terra e bagnati fino alle ossa, mia madre ci guardava esasperata. Le prime volte ci aveva rimproverati ma alla fine perse le speranze e ci lasciò fare”. Amy si lasciò sfuggire una piccola risata al ricordo mentre Dylan le sfiorò la guancia con una mano costringendola a guardarlo negli occhi. Le sorrise accarezzandola dolcemente, le parole ideali per completare quel momento erano ancora premature quindi si limitò a dirle

“Sei bellissima”

La risata cristallina della ragazza riempì l'aria mentre lei si stringeva di più alla sua dolce metà appoggiando la testa sulla sua spalla e venendo circondata dalle due forti braccia che la facevano sentire protetta. Amy inspirò a pieni polmoni il profumo di Dylan, era incredibile come riusciva ad inebriarla e a mandarla in estasi. Alzò la testa dalla sua spalla per poterlo guardare in viso, iniziò ad accarezzarlo e a tracciargli il profilo con un dito, passò per la fronte, le tempie, gli zigomi, fino ad arrivare alle labbra dove si soffermò. Puntò il suo sguardo sulle sue labbra carnose e il desiderio di assaggiarle la assalì, iniziò ad avvicinarsi, sentì il suo profumo, il suo soffio delicato sul viso, ma a pochi millimetri da esse sentì un tuono che la destò. Un lampo aveva squartato il cielo sereno e una pioggia insistente iniziò a scendere copiosamente su di loro bagnandoli e costringendoli a cercare riparo. Amy e Dylan si presero per mano e iniziarono a correre, passavano sotto gli alberi con la speranza che i folti rami riuscissero a proteggerli almeno in parte dalla pioggia, con scarsi risultati ovviamente. Dopo qualche minuto Dylan la tirò verso di se e si ripararono sotto ad un gruppo di rocce sporgenti.

Si trovavano tra due alberi i cui rami si intrecciavano tra di loro mentre dietro erano sostenuti da un enorme masso ricurvo, non poteva definirsi esattamente un riparo ma bastava per permetterli di rifugiarsi dalla pioggia.

“Sai la prossima volta faresti bene a guardare le previsioni prima di programmare serate all'aperto!!”

“Adesso sarebbe colpa mia?! Per tua informazione questo non rientrava nei miei programmi e se non ricordo male è stata una TUA idea venire qui!”

“Come potevo sapere che avrebbe iniziato a piovere, sei stato tu a chiedermi di uscire, era compito tuo assicurarti che tutto vada bene!!”

“Sul serio vuoi litigare proprio adesso?”

Amy sospirò esasperata, non era arrabbiata ma la situazione era davvero seccante.

“Pensi che riusciremo a raggiungere la macchina?”

“Scherzi? Sta diluviando e la macchina sta dall'altra parte del parco”

“Che cosa facciamo?! Non possiamo passare la notte qui!!”

“Perché no? Potremmo usare il calore corporeo per riscaldarci” Dylan la guardò maliziosamente e le si avvicinò ma un lampo più violento degli altri illuminò il cielo facendolo sobbalzare e sbattere la testa contro le rocce, Amy gli scoppiò a ridere in faccia.

“Che c'è? Ti sembra divertente?! ” chiese offeso “Guarda che mi sono fatto male!” disse imbronciato massaggiandosi il punto dolente.

“No è solo che... sembra che l'universo stia cercando di dirci qualcosa, prima sul ponte.. adesso qui..”

“Oh fantastico adesso ci si mette anche l'universo!!”

Dylan allargò le braccia e guardando il cielo urlò a squarciagola “Che ho fatto di male? Perché non posso baciare la mia ragazza?”

Amy si stava piegando in due dalle risate.

“Secondo me l'universo sta cercando di dirti che dovresti essere più veloce nel baciare la TUA ragazza” si soffermò più del dovuto nel pronunciare la parola tua, le piaceva questa definizione.

“ È uno scherzo per caso? Ora avrei anche il tempo cont...”

Vedendo che Dylan non si muoveva Amy gli prese il viso e lo baciò premendo il più forte possibile le labbra contro le sue. Quando si staccarono lei gli sorrise e appoggiò la sua testa contro la spalla di lui.

“In fin dei conti non è stato male come primo appuntamento”

“Sicuramente è stata memorabile”

“Allora missione compiuta” mentre lo diceva la guardò dolcemente e le baciò la fronte stringendola a se.

Amy si rilassò contro di lui e mentre guardava la pioggia aspettando che cessasse non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stata fortunata nel trovare un ragazzo come Dylan.

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