Another Clara

di _wallflower13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** See you soon, impossible girl. ***
Capitolo 2: *** Clara ***
Capitolo 3: *** Stuck in my head there's a picture of you. ***
Capitolo 4: *** Happy birthday Clara! ***
Capitolo 5: *** Flowers for your grave. ***
Capitolo 6: *** She makes me feel human. ***
Capitolo 7: *** Don't be afraid. ***
Capitolo 8: *** Kidnapped. ***
Capitolo 9: *** I’ll love you for a thousand more. ***



Capitolo 1
*** See you soon, impossible girl. ***


 

Another Clara

 

 

 

See you soon, impossible girl.

 

 

 

 


Era inginocchiato accanto a lei con le lacrime agli occhi. Pensava di averci fatto l’abitudine ormai dato che l’aveva vista morire già due volte. E ora eccola qui, di nuovo, viveva quel momento come un flashback. Si era ripromesso di proteggerla, di salvarla, ma non c’era riuscito neanche questa volta.

Le accarezzò il volto e si chinò su di lei, baciandola. Sperò di trovarsi ne “La bella addormentata nel bosco”, sperò che quel bacio la guarisse. Gli occhi di lei rimasero socchiusi, sulla sua guancia c’era ancora una lacrima.

Aveva cercato di proteggerla da qualsiasi creatura terrificante lui conoscesse, ma non avrebbe mai pensato che a portargliela via potesse essere un banale coltello. L’aveva portata a casa due giorni prima per lasciarle trascorrere un po’ di tempo con la sua famiglia. Quella mattina l’aveva chiamato, era riuscita a telefonarlo con un coltello ancora nella pancia, che sfilò subito dopo. Un ladro, raccontò lei con quel po’ di fiato che le era rimasto, era entrato in casa pensando fosse vuota, ma quando la vide la colpì più volte, lasciandola in una pozza di sangue sul pavimento del salotto.

Lui non poteva fare più niente ormai, temeva che ogni respiro potesse essere l’ultimo, e per ognuno cercava una soluzione per tenerla in vita, le diceva che l’avrebbe salvata, ma la verità è che non c’era più niente da fare. Gli disse che sarebbe tornata come faceva sempre, per salvarlo se si fosse trovato in pericolo. Lui le stringeva la mano mentre si colpevolizzava per non essere arrivato in tempo. Rimase da solo con quel corpo freddo forse per ore, sentendosi impotente. C’erano volte in cui credeva di poter fare qualunque cosa, ma adesso si trovava di fronte alla realtà. Lei era riuscita a salvarlo gettandosi nella sua linea temporale, sacrificando se stessa e rompendosi in milioni di pezzi, milioni di echi di se stessa che comparivano nella vita del Dottore. E lui non era riuscito a impedire che morisse per tre volte. Era davvero troppo da sopportare persino per lui, che in più di mille anni ne aveva viste di tutti i colori.

Si alzò, guardando la luce del tramonto attraverso le finestre, un sole che tramontava, per poi risorgere e portare un po’ di speranza, come faceva lei, moriva, ma poi ricompariva di nuovo nella sua vita. Si asciugò le lacrime e la prese in braccio. Sentì il peso di quel corpo così leggero, così piccolo, ma coraggioso allo stesso tempo. La portò via sul Tardis, atterrando chissà dove, la nascose dove soltanto lui l’avrebbe trovata. Una tomba che solo lui avrebbe visitato di tanto in tanto, o dove forse avrebbe sostato in eterno. Si sentiva così debole e fragile. Un Signore del Tempo che si sentiva come un umano, piangeva, rideva e soffriva per le persone che conosceva; si innamorava e si affezionava a loro. Restava poco di quell'alieno che in realtà era, le persone lo avevano cambiato, migliorato. Lei, in particolare, lo aveva reso un Dottore migliore.

Non avrebbe mai voluto dirle addio, a lui non piacevano i finali. Questo lei lo sapeva, l’ultima cosa che gli disse fu “A presto, sapientone”.  E lui ci credeva, sapeva che l’avrebbe ritrovata prima o poi.


Avrebbe ritrovato Clara Oswin Oswald, la sua ragazza impossibile, e più presto di quanto immaginasse. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Eccoci qua con il primo capitolo, spero possa avervi interessato e spero vi sia piaciuto come inizio. 

Non ho molto da dire per ora, solo..è la prima storia che scrivo in questa sezione di conseguenza

so che non è perfetta e che molte cose sarebbero da rivedere. Per cui vi capirò se la storia non vi 

piacerà in alcune cose magari. 

In ogni caso, hope you like it! 

Bye!

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Capitolo 2
*** Clara ***


Clara

 

 

 

 

 

 

La sveglia suonò, nel tentativo di spegnerla, la buttò giù dal comodino come ogni mattina, era un miracolo che non si fosse ancora rotta. Faticò ad abituare gli occhi alla luce del mattino e si obbligò a tirarsi su, sbadigliò pigramente per poi dirigersi verso il bagno. Guardò il suo riflesso nello specchio, aveva i capelli spettinati e il trucco della sera prima sbavato.

-Clara Oswald.- disse il suo nome come se lo specchio parlasse per lei. –Non devi mai fare le ore piccole.- Si rimproverò. Decise di fare una doccia, aveva la lacca ancora impastata tra i capelli e sentiva di puzzare di alcol e sigarette, nonostante non avesse ne bevuto ne fumato. Non amava le feste, ma quella sera l’avevano quasi costretta. Dopo la doccia si sentì quasi rivitalizzata.

Si mise un vestitino scuro e della scarpe non molto alte, prese la borsa e corse via a lavoro. Si occupava di alcuni bambini "particolari" in una scuola, vicino casa sua. Quel giorno si sentiva stranamente riposata, non aveva fatto strani sogni come spesso le capitava. Era un paradosso, considerando la serata che aveva avuto. I bambini erano già lì che l’aspettavano.

La mattinata trascorse tranquilla, finchè uno strano rumore proveniente dal tetto non la fece sobbalzare, distruggendo il castello di carte che Clara aveva costruito per un bambino. Decise di andare a controllare. Salì le scale e aprì il pesante portone di ferro, venendo investita da un'aria gelida.

C’era un uomo sul cornicione. Era girato di spalle, indossava un cappotto scuro che il vento si divertiva a far svolazzare. Clara si chiese come avesse fatto a fare tutto quel baccano, solo dopo si accorse della presenza di una strana cabina blu, ma non ci fece molto caso, pensò che forse era sempre stata lì e lei non l’aveva mai notata. Era troppo occupata a pensare che quell’uomo fosse ad un passo dal fare una pazzia.

-Ehi! Tu!- gridò –Non muoverti..- cercò qualcosa di sensato da dire. Certe cose le aveva viste soltanto in tv.

Lui non si mosse, rimase a fissare il vuoto. Non contenta Clara si avvicinò con la speranza di tirarlo via.

-Non ti avvicinare.- disse lui e Clara si bloccò, sorrise soddisfatto. –Non vuoi che mi butti vero?- domandò. Lei assunse un’espressione arrabbiata.

-Senti, non mi interessa se hai avuto una brutta giornata o se hai perso il lavoro. Non è un buon motivo per buttarti giù, chiaro?- sbottò. Lui sospirò cupo.

-Neanche aver perso una persona importante lo è?- chiese. Clara rimase interdetta, lasciò passare qualche secondo prima di trovare la risposta giusta.

-No, non lo è. Perché magari lì fuori c’è qualcuno che ha bisogno di te. O forse dietro l’angolo sei destinato ad incontrare l’amore della tua vita.- Lui si limitò a scuotere la testa.

-Ho paura che non ci sia più niente per me.- mormorò.

Fu un attimo. Lui perse l’equilibrio nel tentativo di voltarsi, ma Clara fu abbastanza svelta da corrergli incontro e tirarlo su prima che potesse cadere. Lo attirò a se così forte che se lo ritrovò ad un centimetro dalla faccia. Entrambi rimasero a fissarsi per dei secondi che parvero lunghi giorni. Sembrava che tutti e due avessero visto un fantasma.

-Clara.- sussurrò lui, la ragazza si allontanò subito.

-Tu..- mormorò. –Come..come fai a sapere il mio nome? Chi sei?-

-Sono il Dottore.- rispose lui. Clara sembrò agitarsi.

-Perché volevi buttarti?- chiese. Lo aveva colto di sorpresa, perché non si aspettava questa domanda, non adesso almeno.

-In realtà non volevo, poi ho visto che la cosa si è fatta divertente.- rispose ridacchiando. Clara sgranò gli occhi e gli tirò uno schiaffo.

-Idiota!- gli urlò. Il Dottore si massaggiò la guancia arrossata, sorridendo.

-È stato divertente però.- insistette lui.

Clara lo guardò cercando di mantenere uno sguardo serio, ma all’improvviso scoppiò a ridere, e lui fece lo stesso. Nella sua mente il Dottore si chiedeva se quella fosse una delle tante copie di Clara sparse nella sua vita. Fisicamente era identica a lei e aveva il suo stesso caratterino pestifero, almeno per quel po' che aveva visto. 

 Non voleva starle addosso, per cui la lasciò tornare al suo lavoro, passando semplicemente per un uomo strano incontrato per caso. Per Clara però non era così, quell’incontro sembrava averla turbata, non le era nuova quella faccia, l’aveva già vista da qualche parte, ne era sicura. Quando tornò a casa decise di dormirci su. Non poteva fare scelta peggiore, perché sognò quell’uomo strano che si era presentato come “Il Dottore”, e non era la prima volta che succedeva.

Una vocina nella sua testa le suggerì che a volte i sogni diventavano realtà. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Rieccomi! Spero che l'incontro tra i due possa essere di vostro gradimento. E' un po' particolare

così come la Clara che il Dottore incontra, che come avete letto alla fine ha un piccolo segreto che

presto gli confesserà.

Grazie alle persone che hanno seguito/messo tra i preferiti/recensito, mi rendete felice! 

Hope u like it! Baci!

.g 

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Capitolo 3
*** Stuck in my head there's a picture of you. ***


Stuck in my head there's a picture of you

 

 

 

 

 

 

 

Il Dottore se ne stava con la testa poggiata alla console. Era seduto su quel pavimento freddo con  gli occhi fissi sulla porta del Tardis da almeno tre ore, sperava che si aprisse, o che qualcuno bussasse. Rivedeva ancora gli occhi di Clara, e non poteva fare a meno di chiedersi se quella non fosse proprio la sua Clara, quella che era morta già tre volte, quella che lo aveva salvato sempre, quella di cui si era innamorato.

Sbuffò, cercava una soluzione ad un problema che neanche lui sapeva descrivere a se stesso, a volte si rendeva conto di avere la mente di un adolescente, in fatto di sentimenti. Si sentì uno stupido ripensando al fatto che ci era voluto un Cyberman per fargli ammettere che provava qualcosa per Clara, e proprio quando tutto sembrava andare bene, proprio quando aveva deciso di lasciarsi andare, l’aveva persa di nuovo. Cosa avrebbe fatto questa volta? Si alzò, scrutando il Tardis.

-Tu non mi aiuterai vero? Voglio dire..un consiglio..un aiuto?!- Disse alla macchina. La risposta fu il silenzio assoluto. Quel tipo di silenzio imbarazzante che non sai mai cosa dire o fare. Il Dottore annuì.

-Ho capito, dovrò cavarmela da solo.- continuò, affranto. Sospirò, per poi farsi coraggio e uscire fuori dalla cabina. Si rese conto che era passato molto tempo dal fatto che era già tardo pomeriggio e il sole aveva già lasciato il cielo da un pezzo. Aveva “parcheggiato” vicino casa di Clara, non era una zona molto abitata e nessuno fece caso al Tardis. Si guardò intorno e andò verso il giardinetto della casa, era curato, ma la cosa che lo colpì fu una piccola altalena con due seggiolini consumati che ondeggiavano con il vento. Si avvicinò, sfiorando il metallo con le dita come se servisse ad analizzarlo. Quell’altalena doveva avere molti anni, chissà quante ne aveva viste. Il Dottore venne distratto da un tuono in lontananza, delle nuvole scure e minacciose si stavano avvicinando. Sbirciò attraverso le finestre, le luci erano accese, Clara doveva per forza essere in casa. Premere quel tasto fu più difficile di quanto pensasse, il suono del campanello gli fece accelerare i battiti, così come quell’attesa straziante, che decise di sfruttare per aggiustarsi il farfallino. La porta si aprì all’improvviso. Ebbero entrambi un flashback, si videro di nuovo su quel tetto, ancorati l’uno all’altra. Clara richiuse la porta e si lasciò scivolare a terra.

-Cosa vuoi?- domandò poggiando la testa e la schiena alla porta. Il Dottore era ancora fuori con lo sguardo perso.

-Io..voglio solo parlare..- si chiese se era quella la cosa giusta da dire. 

-Perché continui a tornare? Cosa vuoi da me?- sbottò Clara, aveva il magone. Lui si sedette a terra e si poggiò alla porta. Erano divisi da un pezzo di legno e metallo, erano stati separati da molto di più un tempo, eppure quella sembrava una distanza molto più difficile da colmare. 

-Tu lo sai chi sono?- chiese lui, nella speranza che Clara ricordasse qualcosa delle sue vite precedenti. Lei sospirò, cacciando via qualche lacrima che minacciava di bagnarle la guancia.

-So..so che sei il Dottore, so che continuo a vederti nei miei sogni. Perché?- Riuscì a pronunciare quelle parole, ma non era sicura di voler sapere la risposta, se esisteva.

-Vuoi davvero saperlo adesso, Clara?- disse lui piano. Lei scosse la testa come se il Dottore potesse vederla. Si alzò e aprì la porta. Lo guardò rannicchiato sul gradino, come un bambino che aspetta con ansia la sua mamma che torna a casa.

-Vattene, ti prego.- mormorò, e chiuse di nuovo la porta. Il Dottore si tirò su, sentiva di aver fallito. Andò a sedersi sull’altalena mentre la pioggia cominciava a bagnare l’erbetta del prato, insieme ai suoi vestiti. In un giorno felice si sarebbe dondolato come un bambino, ma in quel momento l’unica cosa che voleva era poter sprofondare nel terreno. Forse si era sbagliato, forse quella non era Clara, o forse aveva solo bisogno di tempo per capire. Quante domande senza risposta ruotavano ancora intorno a lei, pensava di averle risolte tutte quel giorno a Trenzalore, ma a quanto pare non era così. Una ragazza così piccola, così bella, così delicata, che sembrava più misteriosa di lui, un Signore del Tempo.

Stava per andare via, quando la porta si aprì ancora. Clara gli fece segno di seguirla, aveva gli occhi rossi, doveva aver pianto parecchio in quei pochi minuti, lui sorrise e corse dentro. La casa era piccola, ma era nel perfetto stile di Clara, stretta, un po’ come lei probabilmente. In silenzio, lo condusse in una piccola camera piena di vecchi scatoloni, ne prese uno e lo aprì.

-Voglio una risposta concreta a tutto questo.- disse, dandogli lo scatolo con freddezza. Lui lo poggiò su un tavolo e cominciò a sfogliare dei disegni. Non erano perfetti, ma non ci voleva molto a capire che ritratto in quelle foto era lui, con tutte le sue diverse facce. Sotto ogni disegno c’era una firma diversa di Clara, segno che li aveva fatti in età diverse.

-Cosa sono?- domandò lui, sfiorando con attenzione le immagini.

-Sogni, o meglio, rappresentazioni dei miei sogni. Li faccio da quando ne ho memoria. E in ogni sogno ci sei tu, con diversi volti, ma sono certa che siate tutti la stessa persona, anche se non so come sia possibile. In alcuni ci sono anche io. Spiegami cosa significa. Spiegami perché per colpa di tutto questo sono finita sotto le grinfie di uno strizzacervelli quando avevo dieci anni.- disse come per rimproverarlo. Lui prese fiato.

-È una storia lunga.- sussurrò. Gli occhi di Clara si illuminarono, finalmente la risposta alla domanda che si poneva da anni stava per arrivare. Si sedettero in salotto e il Dottore le raccontò ogni cosa, senza tralasciare nulla. Le raccontò di averla incontrata per tre volte, di come lei lo aveva salvato e di ciò che era lui. Fu più semplice di quanto pensasse, per il Dottore fu come liberarsi di un peso.

Alla fine della storia Clara rimase seduta sul divano fissando il tavolino di vetro. La sua vita era appena stata stravolta, non era una ragazza normale, lo sapeva, ma questo era troppo. Il Dottore la scrutò con attenzione, leggeva nella sua espressione che era scioccata e che non avrebbe retto altro per quella sera. Si alzò e andò verso di lei, Clara alzò gli occhi e lo guardò. Osservò quelle iridi di quel colore così bello, chiedendosi se fossero verdi o azzurre. Lui le sorrise e si chinò, baciandole la fronte.

-Dormici su, io ti aspetterò lì fuori, nella mia cabina.- mormorò.

-Cosa?- chiese lei come se l’avesse distratta da un ingorgo di pensieri.

-Ti aspetterò, e lo farò sempre. A domani ragazza impossibile.- disse sorridendo.

Uscì, lasciandola su quel divano con la testa in fiamme. Si addormentò senza neanche accorgersene, e fece il sogno più bello di sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Mentre rileggevo pensavo che l'ultima parte del secondo e di questo capitolo

sono un po' simili e/o ripetitive, questo perché per Clara i sogni sono abbastanza

importanti, e avranno (almeno per come ho pensato di far proseguire la storia adesso)

un ruolo un po' speciale.

Ringrazio tutti quelli che seguono/recensiscono ecc. Mi rendete davvero orgogliosa

di quello che scrivo e mi spingete a continuare.

Grazie davvero.

Hope u like it. c:

.g 

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Capitolo 4
*** Happy birthday Clara! ***


Happy Birthday Clara!

 

 

 

 

 

 

Fece diversi sogni quella sera, uno più confuso dell’altro,  sembravano tutti felici, tranne uno. Stava precipitando lungo un tunnel, chiedendosi dove stesse andando e da dove fosse caduta. Non era una caduta precipitosa, ma lenta, quasi piacevole, quasi come se stesse volando. Non riusciva però a controllare il suo corpo, teneva gli occhi su ciò che aveva davanti, un enorme buco nero. Si costringeva a restare calma, perché aveva paura di quello che avrebbe trovato alla fine del tunnel. All’improvviso cadde e l’impatto fece alzare un enorme polverone da terra. Era stordita, si trovava in un luogo strano, quasi senza alcun senso, sentiva dei fruscii alle sue spalle. Intorno c’erano delle rocce scure, anche se era certa di non trovarsi all’aperto, si chiese come fosse possibile. La vegetazione era secca, come in un deserto, ma più buio. Si sentì chiamare più e più volte, e improvvisamente sobbalzò.

Era lo stesso sogno che faceva ogni anno nel giorno del suo compleanno. Le era completamente passato di mente, era così occupata a pensare a quello che aveva sentito la sera prima che se ne era dimenticata. Non era mai riuscita a dare una spiegazione a quel sogno, ma sapeva che significava qualcosa, e sapeva anche a chi chiederlo adesso.

Uscì fuori di corsa dopo essersi vestita, non ci mise molto ad accorgersi della cabina blu. Clara aveva deciso di credere alle parole del Dottore, anche perché spiegavano tutte le cose strane della sua vita, perciò decise di andare fino in fondo. Bussò e dopo qualche secondo la porta si aprì, rivelando un Dottore assonnato. Sembrava sorpreso di vederla, si limitò ad osservarla mentre entrava nel Tardis senza parlare. Scrutò con attenzione la struttura della macchina, sfiorando la console con delicatezza. Improvvisamente corse fuori, travolgendo il Dottore che sembrava aver appena realizzato, osservò la cabina da fuori per poi tornare di nuovo dentro.

-È più..piccola all’esterno!- notò. Il Dottore sorrise, era la stessa cosa che disse la prima volta che entrò nel Tardis quando la incontrò nell’epoca vittoriana.

-Allora?- chiese lui mettendo le mani dietro la schiena.

-Cosa?- domandò Clara, aveva capito a cosa si riferisse, ma cercava di evitare l’argomento. –In realtà sono qui per farti una domanda.- Lui annuì e Clara prese fiato. –Ogni anno, nel giorno del mio compleanno faccio un sogno, è sempre lo stesso. Sto precipitando lungo un tunnel, finchè non atterro in uno strano luogo, e..ci sei tu, che mi chiami.- raccontò.

-E tu ti stai chiedendo che significa, vero?- chiese intrecciando le braccia davanti al petto. Clara fece di si con la testa. –Non so cosa tu abbia visto quel giorno Clara, ma quello che so è che tu sogni il giorno in cui ti sei gettata nella mia linea temporale.- La ragazza ci pensò su, ricordò quello che le aveva raccontato il giorno prima.

-Il giorno in cui ho perso me stessa per salvare te, insomma.- concluse. Il Dottore annuì malinconico. Dentro di se Clara si domandava perché l’aveva fatto, doveva provare qualcosa di profondo per lui per fare un tale gesto. Amore? Amicizia? Cosa c’era tra loro prima che lei morisse? Non sapeva darsi risposta per adesso, ma sentiva che c’era qualcosa.

-Quindi oggi è il tuo compleanno.- la distrasse il Dottore. –Cosa vorresti che ti regalassi?- domandò sorridendo. Clara era imbarazzata. Non sapeva cosa dire e prese a torturare i lembi della maglia. Poi rispose, senza riflettere.

-Portami da lei. Portami da Clara.- disse. Il Dottore la fissò scioccato.

-Cosa?- domandò incredulo.

-Sarà sepolta da qualche parte giusto? Portami da lei.- spiegò. Non capì il perché di questa richiesta, ma pensò che fosse una cosa che avrebbe voluto fare, prima o poi.

-Non è già inquietante sapere di aver vissuto più vite? Voler visitare la propria tomba non è un po’..macabro?- rifletté il Dottore.

-Tu fallo, se puoi.- rispose. Il Dottore ridacchiò, era proprio la sua Clara. Si avvicinò alla console e inserì la destinazione.

-Potrebbe piacerti, dopotutto.- disse facendole l’occhiolino.

Lei sorrise, chiedendosi che cosa avrebbe trovato fuori da quella cabina.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Ad essere sincera sono un po' dubbiosa riguardo a questo 

capitolo, ad ogni modo spero possa piacervi.

Come seeeempre ringrazio chi ha recensito/seguito/preferito e bla bla.

Love u guys! 

.g


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Capitolo 5
*** Flowers for your grave. ***


Flowers for your grave.

 

 

 

 

 

Il Tardis atterrò dopo circa dieci minuti e intanto Clara aveva riempito il Dottore di domande sulla cabina. Aprì la porta e obbligò la ragazza a tenere gli occhi chiusi, facendole strada fuori dal Tardis. Le permise di guardare solo dopo qualche minuto. Quel posto non era niente di speciale dopotutto. Sembrava un vecchio parco abbandonato. Un’altalena cigolava a causa del vento, mentre qualche foglia rossiccia rotolava per terra. In alcuni punti l’erba era ingiallita e le panchine erano sporche o consumate. Soffiava un vento freddo, mentre qualche nuvola grigia lasciava intravedere un cielo azzurro. Sul prato c’era qualche margherita che però stava appassendo. Clara osservò quel paesaggio, triste ed in parte lugubre. È qui che il Dottore l’aveva sepolta? Sperava di no.

Le porse la mano e lei distolse lo sguardo dal parco. Si soffermò su quella mano, tesa per lei. La strinse e lui l’accompagnò lungo tutto il vialetto, superarono alberi enormi e qualche fiore strano. Ne raccolse qualcuno che sembrava appena sbocciato. Quel posto era silenzioso, non c’erano uccelli che cantavano, c’era solo il vento, che disturbava le orecchie spostando i capelli. Non si rese conto del tempo che passò perché il cielo rimase sempre uguale.

Arrivarono davanti ad un enorme cancello nero, aperto. Non c’era alcuna scritta o indicazione, sembrava quasi di trovarsi in una fortezza medievale.

-Pronta?- le domandò, lei annuì. Avrebbe voluto fargli mille domande su quel posto, in quel momento, ma le tenne per dopo.

Al di là del cancello il viale continuava, sembrava non avesse una fine. A destra, tra tutto quel verde, c’era una lapide. Il Dottore sospirò, erano arrivati a destinazione. Sentì Clara stringergli la mano ancora più forte. Lei avvertì come un groppo in gola, avvicinandosi. Doveva essere marmo bianco, era lucido e scintillante. Al centro, vi era una scritta nera.


 

In memoria di Clara Oswin Oswald.

Morta a 25 anni.

Corri, ragazza impossibile, e ricorda.

 

 

Lesse quelle poche parole più volte. Sfiorò quel marmo freddo, e per un attimo desiderò di non averlo mai fatto. Ebbe come un flash nella sua testa e improvvisamente sentì una fitta alla pancia, per poco non cadde a terra. Il Dottore la tenne stretta.

-Clara..- gridò. Lei continuava a fissare il punto che aveva toccato. Decise di rifarlo, si staccò dal Dottore e avvicinò la mano con cautela, stavolta resistette al flash doloroso che le offuscò la mente. Vedeva le cose a scatti, prima vide un coltello insanguinato su un pavimento, poi il Dottore, chinato su di lei, e infine lo vide mentre la baciava. Ad un tratto ci fu un affollarsi di immagini.

-Clara!- urlò una voce. Aprì gli occhi all’improvviso, incontrando quelli del Dottore. Era così preoccupato e agitato. Le teneva il viso tra le mani con delicatezza, così come si tiene una bambola di porcellana.

-Oh grazie al cielo, Clara! Come stai? Stai bene?- Domandò a raffica. Lei aprì la bocca con la speranza di riuscire a spiccare parola, ma riuscì solo ad emettere qualche lamento. L’aiutò a tirarsi su, guardò la tomba, i fiori che prima aveva in mano adesso erano posati sul marmo. Riprese fiato mentre il Dottore la guardava con aria interrogativa. Alla fine si decise a voltarsi verso di lui, rivide quegli occhi chiari che chissà quante volte si era fermata ad osservare.

-Ho visto me stessa morire.- Avrebbe voluto dirgli milioni di cose, ma fu l’unica cosa che le uscì  dalla bocca in quel momento. Lui sospirò e l’attirò a se, abbracciandola. Le accarezzò la testa, asciugando con la giacca le lacrime che le stavano scendendo fragorosamente sulle guance. Fu difficile staccarsi da quei singhiozzi.

-La mia Clara.- sussurrò. Le prese il viso tra le mani, mentre lei, con la coda dell’occhio guardava quei fiori. Voleva chiedergli di portarla via da lì e lui, come se l’avesse letta nel pensiero, le prese la mano e andarono via. Lungo la strada si calmò, quando chiusero la porta del Tardis alle loro spalle e volarono via, per Clara diventò tutto un brutto ricordo. Si sedette sulla scaletta con una coperta addosso, il Dottore le porse una tazza di cioccolata calda fumante.

-Stai bene?- domandò. Lei annuì debolmente. Le scene che aveva visto si stavano allontanando sempre di più dalla sua mente.

-Mi dispiace, era un paradosso che tu fossi lì. Non avrei dovuto portarti.- disse abbattuto. Clara scosse la testa.

-Non è colpa tua, ti ho chiesto io di andarci, non potevi saperlo.- Cercò di tranquillizzarlo sorridendo. Lui la guardò, era così bella quando sorrideva, e quegli occhi trascurati dopo quel pianto la rendevano ancora più bella. Il Dottore le preparò il letto e la lasciò dormire.

Quando tornò alla console, una testa bionda si muoveva tra tutti quei tasti e quelle leve. Si accorse della presenza del Dottore e sorrise. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Spero perdonerete il mio incredibile ritardo, ma la mia adorabile prof di Italiano ha cominciato 

ad interrogare, di conseguenza oggi sono reduce dallo studio compulsivo di Illuminismo e Goldoni. 

Dovevo anche fare Foscolo ma dopo due ore ci ho rinunciato. Così ho trovato il tempo di pubblicare,

finalmente. Ringrazio tutti quelli che mi stanno lasciando delle recensioni, devo ammettere che i 

vostri complimenti mi lasciano sempre un gran sorriso sulla faccia!

Spero che questo capitolo possa piacervi. Oh e, spero vi piaccia anche il finale.

Vi ho svelato anche troppo sulla sua identità. Non ci metterete molto a capire chi è! :D

Hope u like it!

.g

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Capitolo 6
*** She makes me feel human. ***


 

She makes me feel human.

 

 

Il Dottore rimase a fissarla, incerto su come comportarsi. Era strano rivederla, sembrava passata un’eternità dall’ultima volta, ma forse era passata davvero. Lei lo guardava con le mani dietro la schiena, come se si aspettasse qualcosa. Lei non sembrava assolutamente cambiata, anche se i suoi occhi, con un velo di tristezza, suggerivano che negli ultimi tempi ne aveva viste di cotte e di crude. Il Tardis intanto aveva smesso di fare il suo solito ronzio, lei doveva aver messo le mani sulla console.

-Ciao, Dottore.- disse con tranquillità, accennando ad un sorriso.

-River Song.-  Visti da lontano sembravano solo due conoscenti che si rivedevano per caso, come se tra quelle parole non viaggiasse alcun sentimento, ma c’era molto di più, c’era complicità in quegli sguardi. Come se fossero i loro occhi a parlare o a scambiarsi sorrisi.

-Ti starai chiedendo cosa ci faccio qui.- Ipotizzò. Lui annuì. River sorrise e si sedette sugli scalini, di fronte a lui. Il Dottore notò il suo abbigliamento, portava un jeans e un maglione verde a collo alto.

-Sai..in giro le voci corrono, e ho sentito alcune cose.- abbassò la testa –Ho sentito che sei sparito per un po’, come l’ultima volta.- Il Dottore abbassò lo sguardo, sapeva a cosa si stava riferendo River. Quando i Pond erano morti si era ritirato per un po’, sparendo dalla circolazione, ed era successo di nuovo quando Clara era morta. Non aveva il coraggio di ammetterlo, ma almeno con lei sapeva di non poter mantenere un segreto.

-Clara era morta. E..non potevo sopportarlo, non di nuovo..- faticava a trovare le parole, una cosa che gli succedeva spesso ultimamente. Si portò le mani al viso, coprendolo.

-Ma ora lei è qui. Dimmi Dottore..a che numero è adesso? Ho l’impressione che dobbiamo identificarla con i numeri, come si fa con te.- Colse nel tono di River un certo rimprovero e astio nei suoi confronti.

-Io..non capisco..-

-Per quanto andrai avanti così? Per quante volte ancora la vedrai morire? La troverai, morirà e poi tornerai a cercarla! Non capisci che ti fai solo del male?- River lo guardava,  cercando di fargli capire cosa volesse dire. Lui si voltò, poggiandosi alla ringhiera. La donna sospirò, scuotendo la testa.

-È che mi sono reso conto di una cosa.- cominciò –Ho capito che senza di lei non sono il Dottore che vorrei. Lei è riuscita a migliorarmi, mi ha reso più umano di quanto già non fossi.- spiegò con voce tremante.

-Dunque la ami.- disse River sorridendo. Il Dottore avvertì una fitta nel petto, aveva toccato un tasto dolente. Rimase in silenzio a lungo. -Devi proteggerla ad ogni costo, qualsiasi cosa succeda, non lasciarla mai.- disse River. Lui si voltò, non si aspettava quelle parole.  –Quella ragazza ha bisogno di te, come tu hai bisogno di lei.- Si alzò e si avvicinò al Dottore, che si voltò verso di lei.

-Oh River, se solo sapessi.. penso ogni giorno a lei e a tutte le volte che l’ho vista morire, e non è giusto. Ho pensato di allontanarmi e lasciarle vivere la sua vita, ma non ci riesco.- Non capitava spesso di vedere il Dottore in quello stato così confuso, ma River non si scomponeva neanche un po’, come se fosse abituata ad ogni suo comportamento. Gli accarezzò il viso e lui le strinse la mano.

-Promettimi che la proteggerai, e che la terrai sempre con te.- mormorò. Lui annuì, facendo dondolare il ciuffo ribelle. River sorrise, e lo abbracciò. In quel momento il Dottore pensò a come potesse sentirsi lei in quel momento, si era liberato, dicendole ogni cosa, senza pensare all’effetto che quelle parole avrebbero avuto su di lei. Dopotutto si erano amati a lungo, si erano salvati. E River adesso si stava comportando da amica, come se niente fosse. La donna si scostò, e lui si aggiustò la giacca.

-E..noi?- quella parola risultava un po’ strana al Dottore ultimamente. –Insomma..mi sa che è l’ultima volta questa..- River scosse la testa.

–Per ora goditi il lungo tempo che ti aspetta con Clara.- disse allontanandosi. -Ci rivedremo, dolcezza, ma non avrai la stessa faccia, non so se intendi.- Il Dottore ridusse gli occhi a due fessure, quello che River stava dicendo non aveva senso.

-Ma..non è possibile, io..beh..ho finito le “scorte”, non posso più rigenerarmi! Giusto?- cominciava a dubitare persino di se stesso, aveva superato il limite di rigenerazioni, non poteva più farlo. River gli lanciò un’occhiata maliziosa.

-Spoiler!- esclamò prima di scomparire nel nulla. Lui sgranò gli occhi.

-RIVER!- urlò, nella speranza che la donna ricomparisse, ma rimase solo per un’altra manciata di minuti. Sospirò, poggiandosi alla console. Il Tardis riprese a ronzare e il Dottore alzò gli occhi al cielo.

-Allora lo fai apposta!- disse sbuffando. Si voltò sentendo un rumore di passi, una Clara assonnata comparì dalla porta. Le labbra del Dottore si contrassero in un gran sorriso. Lei si strofinava gli occhi per cercare di svegliarsi del tutto.

-Cos’hai da urlare?- domandò lei. Il Dottore rise.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner

Spero mi perdonerete per aver aggiornato con così tanto ritardo, 

ma non solo sto stando impicciata con la scuola, questa settimana

sono anche stata vittima dell'influenza, che si presenta puntualmente ogni 

volta nel mese di febbraio/marzo. Evabè. A parte le mie rocambolesche 

avventure, volevo ringraziare tutti quelli che stanno seguendo la storia, e

spero che possa piacervi e soddisfare le vostre aspettative, e chissà, magari

anche sorprendervi in positivo.

Baci, g.

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Capitolo 7
*** Don't be afraid. ***


Don’t be afraid.

 

 

 

Il Dottore non raccontò nei dettagli il suo incontro con River, disse solamente che aveva rivisto una vecchia amica, anche se quella parola “amica”, non convinse molto Clara, che lo guardò perplessa per tutto il tempo. Per qualche minuto, nella sala, piombò il silenzio. Il Dottore si chiedeva a cosa stesse pensando Clara, mentre lei, con gli occhi fissi sul pavimento, si interrogava su cosa fare. Quella breve dormita sembrava averle schiarito le idee, in parte. Ricordava quasi tutto adesso della sua, o delle sue vite passate. Ma quello che la turbava non era lei o la sua vita, ma il Dottore. Era così misterioso, nonostante conoscesse molto della sua vita. E poi, quel bacio che aveva visto nella visione al cimitero, l’aveva turbata ancora di più, ma non aveva il coraggio di parlarne con il Dottore.

-Dormito bene?- le chiese, interrompendo il flusso di pensieri nella sua testa. Lei annuì.

-Pensa, non ho neanche fatto brutti sogni.-

-E..ti senti bene? Voglio dire..come ti trovi qui..a parte la cosa del cimitero..- lui si grattò la testa imbarazzato, per poco non balbettava.

-Sto bene Dottore, da quando sono con te io..sto bene.- Avrebbe voluto dirgli che non era vero. Voleva dirgli che in quel momento si sentiva un’estranea nella sua stessa vita, che non sapeva come doveva comportarsi. Perché sentiva di provare qualcosa per lui, ma non sapeva neanche spiegarlo a se stessa.  Il Dottore le si avvicinò e le sollevò il viso con una mano. La guardò negli occhi a lungo, sperando di trovare risposte al suo silenzio. Non ci mise molto a capire che aveva mentito, non stava bene.

-Cos’hai Clara?- mormorò. Lei sospirò, da dove cominciava?

-Io..ho così tanta confusione nella testa Dottore. È come se mi fossi svegliata una mattina e avessi dimenticato chi sono.- disse scuotendo la testa.

-No no, Clara, non devi. So come ti senti..- In quel momento il Dottore pensò che le parole fossero superflue, e l’abbracciò. Clara affondò il viso nella sua giacca, aggrappandosi al suo collo con le braccia. Sperarono di poter rimanere così per sempre.

-Chi sono davvero, Dottore?- mormorò. Lui sorrise.

-Sei la mia Clara, la mia ragazza impossibile.- Disse accarezzandole la testa e baciandole la fronte. Al Dottore quella situazione non sembrava affatto nuova. Lei rifletté su quelle parole, aveva detto che era “sua”, ma che intendeva? Alla fine si staccarono. In un solo istante, Clara  decise di metterci una pietra sopra, e di ricominciare da lì. Ricominciare la sua vita da quell’abbraccio. Il Dottore notò il suo sguardo e la sua espressione più sicura, e si rallegrò, sapendo che bastava stringerla a se per farla stare bene.

-Allora, Clara Oswald, dov’è che vuoi andare?- chiese sorridendo, cominciando a muoversi avanti e indietro tra i tasti della console. Lei ci pensò su.

-Mmh, scegli tu. Però prima riportami a casa, devo prendere una cosa.- rispose lei, il Dottore abbassò una leva, e dopo qualche minuto, il Tardis atterrò.

-Cosa devi prendere?- domandò incuriosito mentre si avvicinavano alla porta.

-Mmh, è un segreto.- disse lei aggiustandogli il farfallino.

-Oh avanti.- Il Dottore si poggiò alla porta squadrando il viso di Clara.

-Non te lo dirò fino al mio ritorno, arrivo tra cinque minuti, non di più.- disse, gli mollò un bacio sulla guancia e aprì la porta, correndo verso casa. Lui sbuffò e la seguì con lo sguardo finchè non sparì dietro il portone. Si avvicinò alla console e pensò a dove potesse portare Clara. Un posto carino, e chissà, magari anche romantico. Per quanto lei si sentisse una specie di estranea in se stessa, per il Dottore, Clara era sempre uguale. Era ancora innamorato di lei, anche se era difficile ammetterlo, un potente Signore del Tempo che si innamorava di una fragile umana. Anche se ripensandoci, il Dottore si rese conto che Clara non era poi così fragile, si era lanciata in un vortice solo per salvarlo, ne aveva fatto di cose coraggiose da quando si conoscevano. Formulò così tanti pensieri su di lei e sul luogo dove portarla che non si rese conto di quanti minuti passarono. Il tempo per uno come lui era un problema, anche secoli sembravano pochi giorni. Ma quando vide che Clara non tornava, cominciò a preoccuparsi seriamente. Uscì di corsa dal Tardis ed entrò in fretta e furia in casa, appena in tempo per assistere ad una scena che non avrebbe mai voluto vedere.

Clara era a terra, svenuta, due uomini le stavano intorno. Non fece in tempo neanche a realizzarlo, che erano svaniti nel nulla insieme alla ragazza. Si udì un urlo terribile, quello del Dottore che chiamava Clara.

La prima cosa che gli venne in mente furono le parole di River, sulla promessa che le aveva fatto, di proteggere Clara. Aveva fallito ancora, tirò un pugnò violento al muro.

Se la sarebbe ripresa, a qualsiasi costo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Premetto che il capitolo l'avevo messo ieri, ma per qualche sorta di stregoneria

EFP non l'ha pubblicato. Evidentemente era destino, dato che prima di pubblicarlo

nuovamente, ho aggiustato qualche imprecisione. Pensavo che con la correzione

sarebbe stato migliore, ma la verità è che non mi convince ancora.

Lascio giudicare voi, sperando che possa piacervi.

E perdonate il ritardo, penso che questa sia una delle settimane scolastiche più lunghe

mai viste nella mia classe. Oggi abbiamo fatto tre verifiche. In una ho preso anche 9 *esulta*

Auguratemi buona fortuna per quella di domani (compito di scienze degli alimenti).

Alla prossima!

.g

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Capitolo 8
*** Kidnapped. ***


Kidnapped.

 

 

 


Clara si svegliò tossendo, non fece fatica ad abituare gli occhi alla nuova luce. Era un luogo scuro e polveroso. Si mise a sedere e si guardò meglio intorno. Era una gabbia, di quelle dove sono chiusi gli animali al parco o allo zoo. Solo più piccola e buia. Si toccò la testa, avvertendo un lieve dolore alla nuca. Cercò di ricordare quello che le era accaduto. Era con il Dottore forse, no, era in casa sua e stava tornando da lui. E poi le venne in mente, era stata presa da due uomini, rapita. Intorno non c’erano rumori troppo forti, solo il ronzio di qualche macchinario. Si chiese se non fosse stata rapita da qualche trafficante di organi. Si tirò su e cercò qualcosa, un punto che rendesse razionale tutta questa faccenda così surreale. Chiamò aiuto, nella speranza che qualcuno la sentisse, ma si rese conto che avrebbe solo attirato l’attenzione sbagliata. Si domandò dove fosse il Dottore, se era anche lui intrappolato da qualche parte o era al sicuro nel suo Tardis. Sperò nella seconda opzione, lei era certa che se la sarebbe cavata, in qualche modo. Sbuffò e si poggiò alle fredde sbarre di ferro, aspettando che qualcuno o qualcosa si mostrasse. Udì dei passi, erano dei tacchi, ne era sicura. Si voltò, e si trovò davanti una donna. Era sulla quarantina, aveva una pelle chiarissima e degli occhi con delle iridi tra il bianco e l’azzurro, un colore glaciale. Aveva un vestito lungo e nero, che la rendeva ancora più snella di quanto già non fosse e faceva contrasto con il colore della sua pelle. Fissò Clara, che si sentì gelare il sangue nelle vene, e sorrise. Non era un sorriso caldo o rassicurante, era malvagio, cattivo, inquietante. Clara si fece indietro e la donna assunse un’espressione compiaciuta, come se avesse capito di averla spaventata. La ragazza non poté fare a meno di chiedersi se non fosse un vampiro, non si sarebbe meravigliata se, aprendo la bocca, avesse tirato fuori dei canini aguzzi.

-Clara Oswald, la ragazza impossibile. La compagna del Dottore. Direi quasi che è un onore averti qui.- disse, la sua voce era fredda come i suoi occhi. –Ti starai chiedendo perché ti ho portata qui.-

-Che cosa vuoi da me?- domandò, cercando di mantenere un tono tranquillo.

-Permetti che presenti, sono l’imperatrice Candace.- Clara si chiese di che razza di posto potesse essere imperatrice una donna del genere. All’improvviso arrivò un uomo e sussurrò qualcosa nell’orecchio di Candace, che sorrise e annuì.

-Cosa vuoi da me?- chiese di nuovo. L’uomo aprì la porta della gabbia e strattonò Clara, tirandola fuori.

-Voglio il Dottore, voglio vedere i suoi occhi abbandonare la vita, voglio sentire il suo ultimo respiro e il suo ultimo battito.- sibilò Candace quando Clara le fu vicino. Il suo alito era ghiacciato, come si aspettava, tanto che sentì il naso diventare freddo. L’uomo la gettò a terra, lo osservò meglio e notò che aveva entrambi gli occhi coperti da una benda nera, come quelle che si usano per andare a dormire, eppure sembrava vederci benissimo.

-Che ti ha fatto il Dottore? Perché vuoi ucciderlo?- chiese Clara, rialzandosi.

-Oh nulla. Ha ucciso così tante persone, così tanti popoli e tanti mondi che non saprei da dove cominciare.-

-E tu..saresti una sorta di giustiziera? E poi lui non ha mai ucciso nessuno per divertimento.- esclamò Clara.

-Ha ucciso. Questo è l’essenziale da sapere. Giustizia o no, mi serve che lui sia fuori dai giochi. Intralcia troppo le mie..attività.-

-Sai che non puoi ucciderlo.-

-Sai che sono a conoscenza di tutto ciò che è, di tutte le sue vite. E so che ha un limite. Hai bisogno che ti dica altro?- replicò Candace. Clara rimase a fissarla. Pensava che sarebbe riuscita a dissuaderla, ma a quanto pare ne sapeva abbastanza.

-Ma cosa centro io allora?- chiese.

-Tu mi servi per chiamarlo.- rispose Candace, sedendosi su una vecchia sedia.

-Non sarebbe stato più semplice rapirlo?- domandò.

-Si Clara, sarebbe stato molto più semplice. Ma così l’avrei ucciso e basta. Invece grazie a te, ho la possibilità di farlo soffrire. Di distruggerlo con le tue urla mentre ti torturerò. E dopo aver ucciso te, passerò a lui.- Parlava in modo tranquillo per dire delle cose così orribili.

-E tu pensi che in tutto questo lui non si ribellerà? Pensi che si sottometterà a te senza combattere? Non conosciamo lo stesso Dottore.- replicò.

-Sei coraggiosa Clara, devo ammetterlo. Ma riconosci una cosa, ormai il Dottore è più un umano che un Signore del Tempo. Farà di tutto pur di proteggerti e salvarti. Ed io agirò sulla sua paura.- si alzò ridacchiando e si voltò verso uno dei suoi uomini, che le porse qualcosa.

-Ma io non lo chiamerò mai.- affermò Clara.

-Si, mi aspettavo che ti saresti opposta. Così mi sono procurata dalla tua preziosa Terra, un giocattolino piuttosto divertente.- aveva in una mano un collare e nell’altra un oggetto che somigliava ad una radio. Uno degli uomini trattenne Clara, mentre Candace le metteva al collo quell’affare. 

-Vedi..agisce sulle tue corde vocali. Io parlerò da qui..- sventolò davanti la faccia di Clara la radio –..e tu ripeterai quello che dico, anche contro la tua volontà.- 

Clara sgranò gli occhi. Tutto quello che faceva e aveva in mente di fare era inumano. Sentì la paura scorrerle nelle vene e stringerle lo stomaco. Fino a quel momento si era mostrata sicura, ma adesso cominciava a vacillare. Un uomo le prese il cellulare dalla sua tracolla e lo controllò. Lo mise all’orecchio di Clara.

-Ora fa la brava.- disse Candace.

Clara sentì il telefono squillare.

-Clara? Clara?! Sei tu vero? Dove sei? Vengo a prenderti.- Gridò la voce metallica del Dottore.

-Vieni ad aiutarmi ti prego! Ha..ha detto che mi ucciderà, sono riuscita a telefonarti senza farmi vedere, fa presto.. per favore! Localizza il mio cellulare e mi troverai!!- Urlò Clara, ma non era lei a parlare. Era Candace. Parlava in quella piccola radio, e la sua voce veniva replicata da quella di Clara, che cercava di trattenersi. Provava ad opporsi così violentemente che le guance le si inondarono di lacrime di dolore.

-Sto arrivando Clara, non temere.- rispose il Dottore e riattaccò.

Candace era riuscita nel suo intento. Sorrise malvagiamente e gettò a terra la radiolina. Un oggetto che adesso le era totalmente inutile. Il rumore della caduta rimbombò nella stanza. Clara era senza fiato, respirava a fatica, si portò una mano alla gola, la sentiva bruciare. Candace era in piedi, se ne stava a fissare il vuoto come se aspettasse qualcosa.

Dopo pochi minuti si udì un suono inconfondibile, era il Tardis. Comparve dal nulla e si posizionò proprio dove Candace stava guardando. La porta si aprì di scatto.

-Ciao, Dottore.- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e che stanno seguendo la storia, 

e sono felice che vi stia piacendo. Grazie alle vostre recensioni riesco a tirar fuori

un sorriso da questi giorni un bel po' tristi e difficili, ma non mi va di annoiarvi

raccontandomi i miei problemi. Spero che anche questo capitolo posso

essere di vostro gradimento!

.g

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Capitolo 9
*** I’ll love you for a thousand more. ***


 I’ll love you for a thousand more.

 

 

 

 

 

 

Il Dottore si guardò intorno. Clara era inginocchiata a terra, scuoteva la testa tra le lacrime. La donna che stava di fronte a lui sorrideva maliziosamente, la scrutò, sperando di riconoscere qualcosa in lei. Ma non somigliava a nessuna creatura conosciuta in tutte le sue vite. Effettivamente era la prima volta che il Dottore aveva a che fare con Candace, anche se lei parlava come se già lo conoscesse.

-Allora..non ti ho mai vista, chi sei?- cominciò il Dottore.

-Oh beh questo è vero. Io ho visto te però.- replicò Candace.

-E con ciò?-  Candace sorrise di nuovo, e prima di dare qualche risposta, due dei suoi uomini colpirono il Dottore alla testa, facendolo cadere a terra. Clara emise un urlo soffocato e corse verso di lui. Candace rise.

-Rinchiudeteli.- ordinò.

-Li mettiamo in celle separate?- domandò uno dei due uomini. Lei ci pensò su.

-No, metteteli nella stessa cella. Lasciamo che godano insieme queste ultime ore che restano ad entrambi.- rispose, per poi scomparire lungo un corridoio. Clara e il Dottore vennero trascinati in un’altra cella, lontano dal Tardis.

Clara si chinò sul Dottore, ancora addormentato.

-Dottore! Dottore svegliati! Ti prego!- urlò strattonandolo per la giacca. Lui non si mosse. Clara cercò di calmarsi, era così preoccupata. Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa, magari questa volta era fortunata e riusciva a trovare un modo di tirare entrambi fuori da quella prigione. Ma non c’era nulla. La piccola cella era illuminata debolmente da una finestra sbarrata, Clara non sentiva alcun rumore stavolta, nessun ronzio sospetto. Si alzò in piedi e si diresse verso la finestra. Guardò fuori e quello che vide, o non vide, la lasciò piena di domande.

Non c’era nulla. Il vuoto assoluto. Era tutto bianco fuori, non era un cielo coperto da nuvole, era completamente bianco. Non vi erano forme, angoli o pareti che lasciassero pensare ad un’altra stanza, ma solo il nulla. Ma quella luce che filtrava nella stanza, attraverso le inferriate, proveniva da qualche parte in lontananza, Clara però non riusciva a vederla. Si voltò e osservò il Dottore. Era ancora steso a terra, sembrava quasi morto. Quel pensiero la terrorizzò. Si stese accanto a lui e posò la mano sul suo petto, riusciva a percepire i due cuori che battevano insieme. Con le dita seguì i tratti del suo viso, addormentato così com’era il Dottore sembrava un bimbo indifeso. Clara sapeva che non era così, sapeva che il Dottore non era un bambino, per quanto infantile potesse essere a volte. Ma a lei piaceva così com’era, infantile e allo stesso tempo misterioso. In quel momento si arrese ai suoi sentimenti. Lo amava. Era quell’amore che la spingeva così lontano con lui, a seguirlo ovunque senza chiedersi troppo cosa ci fosse in gioco. E le sembrava così strano, perché nonostante fossero pochi giorni che se andava in giro con lui, sentiva di conoscerlo da sempre. I pensieri di Clara erano accompagnati da quei battiti, uno dietro l’altro, interrotti da brevissime pause.

 

Heart beats fast, colors and promises.

How to be brave. How can I love when I'm afraid to fall?

But watching you stand alone all of my doubt suddenly goes away somehow.

One step closer.

 

Senza averlo premeditato Clara cominciò a canticchiare quella canzone. L’aveva sentita alla radio qualche tempo prima, le parole all’inizio non l’avevano colpita. Ma adesso, di fronte al suo Dottore, avevano preso un senso.

 

I have died everyday waiting for you.

Darling don't be afraid I have loved you for a thousand years.

I'll love you for a thousand more.

 

Quante Clara si erano alternate fino a quel momento? Quante versioni di lei avevano amato il Dottore come stava accadendo ora? Mentre cantava, quasi sussurrando quelle parole, rivedeva se stessa nella vita del Dottore.

 

And all along I believed I would find you. Time has brought your heart to me.

I have loved you for a thousand years, I'll love you for a thousand more.

One step closer, one step closer.

I have died everyday waiting for you

Darling don't be afraid I have loved you for a thousand years.

 

Per un attimo si fermò. Si sollevò poggiandosi su un gomito e su avvicinò al viso del Dottore, mormorando l’ultimo verso.

 

I'll love you for a thousand more.

 

Era certa di aver dimenticato qualche pezzo della canzone. Non la conosceva a memoria, ma pensò che quel po’ bastasse. Non perse tempo a chiedersi perché si fosse messa a cantargli quella canzone. Così come non si domandò il perché di quel bacio che gli stava dando. Un lungo bacio, che forse lui non avrebbe mai ricordato, ma che sarebbe rimasto impresso nella mente di Clara, come tutte le altre volte che era successo. Proprio in quel momento il Dottore mosse le labbra, rispondendo al bacio. Clara rimase sorpresa ma non si mosse, gli carezzò il viso con la mano. Si sentiva elettrica in quell’istante, il cuore le batteva ancora più forte. Lui aprì gli occhi e le sorrise.

-Hey.- sussurrò lui.

-Ciao.- rispose lei sorridendo. Il Dottore si tirò subito su e si toccò la testa, lamentandosi del dolore.

-Ahio! Mi ha fatto proprio male!- esclamò. Clara rimase a guardarlo mentre lui perlustrava la stanza, anche il Dottore venne colpito da quella strana finestrella e del “panorama” che c’era fuori.

-Non hai il cacciavite? Di solito ti metti a scannerizzare persino l’aria!- disse lei. Il Dottore abbassò lo sguardo e si grattò la testa.

-Uhm..l’ho..lasciato nel Tardis!- Clara alzò un sopracciglio, il Dottore che si separava dal suo cacciavite? –Era per sicurezza..in caso mi avessero perquisito.-  Notò lo sguardo un po’ incerto di Clara. Le si avvicinò e le mise le mani intorno al volto.

-Non preoccuparti, ti porterò fuori da qui.- sussurrò. La baciò, e la sentì più tranquilla e rilassata. Clara percepì un sorriso del Dottore in quel bacio. Lo abbracciò e si sentì al sicuro.

Qualunque cosa sarebbe successa, sarebbero rimasti l’uno al fianco dell’altra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner

Spero possiate perdonare la mia lunga assenza, ma sono stata via per un motivo

che capirete più giù. Questo capitolo, come si legge, è pieno di tenerezza.

Si beh, mi sentivo un po' tenera ultimamente.

Ringrazio chi continua a recensire, seguire o semplicemente leggere la storia, 

spero che questo capitolo possa essere di vostro gradimento. 

Volevo dedicare questo capitolo alla mia mamma, volata in cielo un po' troppo presto, 

e spero che da lassù continui a darmi l'ispirazione e la voglia di continuare a scrivere storie, 

e chissà che non mi aiuti anche nel trovare la strada per il futuro.

Un bacio. 

g.

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