Nothing Without You.

di daidou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dorothy & The Liquors. ***
Capitolo 2: *** Don't cry for me, ***
Capitolo 3: *** Why me? ***



Capitolo 1
*** Dorothy & The Liquors. ***


Dorothy & The Liquors.


Era tutto pronto, e doveva essere così. Non perfetto, perchè amo le cose nelle loro imperfezioni.
Grazie a un'amica della mia madrina che è riuscita a farmi cantare nella piazzetta in un quartiere di Londra, avevo un grande possibilità a cui non avrei rinunciato, era bellissimo cantare dove chiunque avrebbe potuto vedermi.
In un angolino che veniva utilizzato dai ragazzi come noi per esibirsi, per far divertire le persone.
Perchè ognuno di noi vive per la fama, chiunque vorrebbe essere riconosciuto per strada per qualcosa di speciale che possiede.
Io sinceramente, amavo la mia vita semplice, cantare nei pub o in giro per la città, con i comuni mortali, perchè la fama ti può dare alla testa e farti impazzire. Ma dopotutto anche io sognavo di riempire stadi, essere sui giornali di gossip o essere riconosciuta per la mia voce, la mia semplicità. Cantare è la mia vita, fama o non fama io avrei cantato.
Canto da quando avevo 8 anni e dopo 10 anni sono sicura di avere esperienza, e credo che non ci sia modo migliore per me e la mia band di supporto 'The Liquors' per celebrare i nostri primi 6 mesi passati a provare e cantare insieme di esibirci davanti a un pubblico di più di 200 persone. Per noi era tanto.
Avevamo cominciato pubblicando cover di canzoni, ma il successo su internet non era molto. Ma dopotutto, non era questo quello che volevamo. Esibendoci dal vivo, avevo l' opportunità di cantare anche i testi scritti da me. The Liquors sono Natasha, la batterista e mia migliore amica, Josh il bassista e Marshall, il chitarrista. Eravamo solo noi, ma eravamo un bel squadrone.
Salimmo su palco preparando tutto.
C'erano persone sedute per terra, altre in piedi che sorseggiavano della birra. Persone che avrebbero dato  attenzione a me, altre che mi avrebbero ascoltato come sottofondo. Per me era indifferente.
Cominciarono ad essere proiettate sullo sfondo piccoli filmati ispirati degli anni 60.
Perchè noi amavamo gli anni 60, quel sound, quello stile e quello stile di vita. E noi eravamo nati troppo tardi, in una società distrutta.
Natasha si accomodò davanti alla sua batteria pronta a suonare. "Pronta?" Mi chiese.
"Perchè non dovrei? Sono contentissima."
Marshall e Josh si intromisero nella conversazione "Io avrei paura di sbagliare qualcosa."
Oddio, non aveva ancora capito, classico di Josh, la sua incurezza.
"Josh, siamo davanti a non più di 100 persone, io mi aspettavo anche il doppio. Noi siamo qui per suonare e la nostra caratteristica è la nostra semplicità. Se sbagli non è la fine del mondo, ci metteremo a ridere. Non abbiamo mai sbagliato e prima o poi dovremo farlo." dissi cercando di rincuorarlo.
"Hai ragione, siamo qui per suonare non per essere perfetti, la gente viene qui per divertirsi, non siamo ad una serata di gala." aggiunse Natasha. Mentre stavamo facendo questo discorso dovevamo ancora prepararci a suonare così presi in mano il microfono e attirai l'attenzione di tutti dicendo "Ciao a tutti, io sono Dorothy ma per gli amici sono Yayo, è un soprannome carino, no?" Dissi cercando di prendere confidenza con le persone, che infatti alle mie parole annuirono e risero. "The Liquors, la mia band,e io sono la loro solista. Sono i miei migliori amici: Natasha, Josh e Marshall. Cominceremo con qualche cover poi magari canterò anche un nostro pezzo. Noi siamo Dorothy & The Liquors."
Comiciammo con Kill Kill di Lana Del Rey, una canzone del 2008, quando non aveva ancora successo, ma il sound ci piaceva. La mia voce si espandeva sul pubblico come non avevo mai visto.
Alcune persone ci guardavano, altre no. Ma intanto noi eravamo bravi, non sbagliavamo niente.
Poi procedemmo con Radioactive di Marina and The Diamonds, Happiness di Goldfrapp e poi tornammo a Lana Del Rey con Without You, dove adesso tutti ci prestavano attenzione, non so il perchè. Poi cominciammo con dei nostri pezzi.
Nonostante era tardi c'era ancora molta gente così dissi "Bhe per concludere canterò Sweet Dreams (Are Made of This) di Mika, se non vi dispiace!".
Mika, quanto lo adoravo, uno dei miei cantanti preferiti anche se non era nel mio genere.
Finita la serata erano già le 00:30. Vidimo la piazza svuotarsi, erano poche le persone rimaste, ma comunque di gente per le strade ce n'era, amavo le città notturne. Stavamo tornando a casa, ma tante persone ci fermavano facendoci dei complimenti o farci delle domande del genere 'Quanti anni avete?' o 'Da quanto tempo suonate insieme?' ero felicissima.  
In pochi minuti a piedi arrivammo in periferia, all'incrocio dove le nostre strade si separavano, Josh e Natasha andavano a destra, io e Marshall solitamente a sinistra, ma spesso sua madre non c'era e andava da sua zia, cioè a dritto rispetto all'incrocio.
"Ci si vede domani?" Domanda Natasha. 
"Domani non c'è scuola.. Se vi va possiamo andare a fare un giro."
Eh si il giorno dopo sarebbe stato un altro Sabato.
Alla nostra scuola il sabato era festa, andavamo tutti e quattro a un istituto artistico. Stranamente non a un conservatorio o a qualche scuola di musica.. Beh si facevamo lezioni private di strumento o nel mio caso di canto, ma io amavo l'arte e il disegno.
"Marshall?" si rivolse verso di me con un 'hm' poi aggiunsi "Stasera sei da tua zia?" 
"Si vado dritto."
Sbuffai "Non ho proprio voglia di andare a casa a piedi a quest'ora. Josh, Natasha mi accompagnate?"
"Vorrei ma te non stai proprio vicina e se non torno a casa entro dieci minuti mia mamma mi ammazza." Sapevamo tutti che doveva rientrare entro le una. Natasha aveva 16 anni, e una madre particolarmente rigida con le regole, ma dopotutto era una donna buona, però non insistetti non volevo far tenere sua madre in ansia.
Spostai lo sguardo verso Josh, il quale senza che dicessi una parola subito disse "Oh, no non guardare me."
Quindi il mio sguardo si spostò nuovamente verso Marshall il quale scosse la testa.
"Ok, vado a piedi.. Però se mi dovesse succedere qualcosa lo avrete sulla coscienza."
Riuscii a strappare un sorriso poi mi voltai e cominciai a camminare, speravo di essere a casa entro un quarto d'ora perchè nonostante avessi 17 anni avevo paura a camminare da sola, al buio.
Continuavo a camminare senza fermarmi, guardandomi attorno. Le strade erano vuote e questo mi metteva ansia, a volte vedevo persone chiaccherare e mi sentivo più al sicuro. Insomma a mezzanotte nelle stradine in periferia di Londra non c'è mai da stare tranquilli. 
Tornai a casa viva e vegeta, senza alcun graffio.. Insomma, sana come un pesce.
"Tesoro sei stata fantastica'" disse mia Carmen abbracciandomi. "Mi hai vista?" dissi stupefatta "Sono riuscita a vedere un pezzettino della tua esibizione ma poi dovevo tornare a casa."
La mia famiglia era caduta a pezzi: quando avevo otto anni i miei si sono separati e non ho più rivisto mia madre da quel giorno. L'ho sentita al telefono poche volte e senza dire niente è andata in Australia con il suo amante.
Quando avevo 12 anni mio padre si è fidanzato con Carmen, una stilista. È una donna molto stravagante e alla moda. Inizialmente la odiavo, non mi piaceva per niente nonostante lei cercava di farsi piacere il più possibile. Poi.. Quando mio padre è venuto a mancare due anni fa.. L'ho vista pregare sulla sua tomba dicendo che si sarebbe presa cura di me.
Era un periodo di crisi per me e stavo fuori tutta la sera o comunque cercavo di evitarla.  Adesso vado d'accordo con lei perchè so che mi vuole bene. 
"Guardiamo un film?" mi chiese 
"Se vuoi ci mettiamo in camera con un film, ma mentre te lo guardi io cerco di dormire, sono stanca morta." 
Allora mi feci la doccia, mi asciugai i capelli, tolsi il trucco, mi misi il pigiama e tutte quelle cose che si fanno la sera per andare a letto linda e profumata.
Quando arrivai nella camera di Carmen lei era già a guardare "Che pasticcio, Bridgette Jones!". Adoravo quel film e ci addormentammo con la televisione accesa.

*spazio autrice*

Ciao a tutti! 
Grazie se avete letto, prometto che il prossimo capitolo non sarà monotono come il primo! Sono la stessa autrice di 'Sweet Serial Killer', sempre su Mika. Spero di potervi conquistare anche con questa visto che nell'altra storia c'era un sacco di positività riguardo la storia! Comunque, se vi va di seguire la storia o no non c'è alcun problema.. Però mi piacerebbe se recensite almeno questo capitolo ❤️
~ DaiDou

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Capitolo 2
*** Don't cry for me, ***


Dont cry for me.


Guardai l'orologio, le 7 di mattina. Come ero potuta svegliarmi così presto?
'Buongiorno' dissi prendendo in mano la mia tazza di cappuccino mattutina. "Buongiorno, ti sei svegliata presto."
"Lo so"
"Oggi io vado in centro a fare compere per una commissione poi vado nel mio studio.. se vuoi venire magari inviti Natasha e andate a farvi un giro.."
Era chiaro che cercava in tutti i modi di convincermi.
 Senza dire una parola presi il cellulare in mano e mandai un messaggio a Natasha, la quale mi rispose subito con un «CERTO! Sono fuori casa alle 9»
"Ok, perfetto.. Hai messo qualcosa in questo caffè? È diverso?" 
"Ti piace? Ho messo solo zucchero di canna." Rispose con semplicità. Un 'oh' scappò dalle mie labbra.

-

"Dorothy! Mancano venti minuti alle nove! Faremo in ritardo con Natasha!"
Ero ancora in bagno a spazzolarmi, e dovevo anche mettere il trucco. Odiavo il mio aspetto e avrei preferito non uscire di casa piuttosto che farlo senza trucco.
Mi misi un paio di jeans e una maglietta grigia scollata con le maniche a tre quarti, la mia preferita.
Degli Ugg, una giacca ed ero pronta.
" Andiamo!" Urlai scendendo dalle scale.

Alle 9 eravamo fuori casa di Natasha. Dopo un paio di minuti entrò in macchina sul sedile posteriore.
"Ciao Dorothy, ciao Carmen! Dove andiamo?"
"Ciao Natasha, io volevo andare da H&M o TopShop, tanti negozi, a te va bene?" Dissi rivolgendomi verso Carmen.
"Si, mentre voi state li' io vado in studio.. prendiamo la metro e andiamo a Piccadilly."
Ew, la metro. La odio. C'è un sacco di gente scortese, è sporca e costantemente affollata.
Prendemmo la linea gialla e in 10 minuti eravamo a Piccadilly, e alle 9 non c'era tanta gente in confronto a quella che arrivava verso le 11.
"Ok Dorothy, io vado e dovrei tornare a casa verso le una se tutto va bene. Ti chiamerò. "
"Ciao!" Disse Natasha mentre la  vedevamo allontanarsi sempre di più. Avevamo la libertà totale.
Cominciai a camminare frettolosamente per le strade di Piccadilly.
"Entriamo da Monki!' dissi correndo verso le strade.
Il negozio era buio, con degli arredamenti colorati e luccicanti. Era un po' inquietante. Io amavo le cose inquietanti, le ho sempre amate, mi affascinavano.
Guardavamo gli accessori all'entrata.
"Ehi guarda che carino quest.." 
Riuscii a bloccarla prima che oscurasse cio che avevo da dire: una figura alta e magra se ne passava li' davanti senza dire o fare niente, con il cappello e le mani nelle tasche dei jeans.
Presi la mano di Natasha trascinandola fuori.
'Seguiamolo" dissi senza aggiungere altro.
"Perchè?"
"Ti prego."
Aspettammo che si allontanasse di qualche metro e cominciammo a pedinarlo, me lo diceva l'istinto.
Un passo tirava l'altro sempre più veloce.
Arrivammo alla metro, di nuovo. Seguivo lo sconosciuto e Natasha seguiva me.
Eravamo così di fretta che rischiai più volte di perderlo di vista.
Entrammo nella metro, stavamo in piedi davanti a lui. Sapeva che lo fissavamo come se fosse un criminale, e cercava di far finta di niente. 
Natasha mi diede una pacca sulla spalla e sussurrò 'non fissarlo, è a disagio'.
Stavo perdendo il controllo, anche io mi spaventerei se un sconosciuto mi fissasse in metro, e io ne sapevo molto.
Così spostai lo sguardo sul vetro dietro di lui.
Questa cosa andò avanti per ancora dieci minuti. Non sapevo neanche dov'ero, pensavo solo a seguirlo.
Entrò in grande edificio dietro delle palazzine. 
"Un posto proprio segreto eh" disse Natasha.
"Si, vedo che per entrare bisogna suonare."
Stavamo dall'altra parte della strada a fissare l'entrata.
Natasha afferrò il mio braccio facendomi voltare verso di lei. "Ora mi spieghi perchè siamo arrivati fin qui?!"
"Quello è Mika." Dissi spostando lo sguardo di nuovo sull'edificio. Ne ero sicura al 99%.
"Cosa?!" 
"Quello è il suo studio di registrazione." 
"Porca puttana." ci furono dei secondi di silenzio e di stupore. "Dobbiamo entrare."
"Lo so! Ci sarà un entrata sul retro!"
"Intanto io chiamo Josh." Disse prendendo il cellulare in mano.
Non ero sicura fosse una cosa intelligente chiamare Josh, lo avrebbe detto a Marshall. Si sarebbe intromesso e BAM, ecco un casino.
Loro due non erano affidabili. Ma dopotutto.. Bhe si chiamiamoli.
"Josh! ... Si, stiamo bene! Alla grande! ... È successo che abbiamo scoperto lo studio di Mika! .. Non è uno scherzo ... Sapessimo come entrare, ci sono le telecamere ... Non siamo degli scassinatori!"
Oddio, avevo già paura.
Non avevo intenzione di mettermi nei guai, non di nuovo. 
"Natasha, non voglio mettermi nei guai."
"Cosa potrà mai succedere?" Disse lei sbuffando. Siamo giovani, si. Ma vorrei trascorrere la mia giovinezza senza ritrovarmi con un interrogatorio da parte di Carmen o anche la polizia.
"Non stiamo facendo uno scherzetto, abbiamo intenzione di entare in uno studio!" 
"Lo so, Dorothy." Disse abbassando lo sguardo.
Il mondo mi crollò addosso in un istante, abitavo da tanto tempo nella stessa città di Mika senza mai incontrarlo.
E l'unica occasione era svanita.
Non si può fare questo.
"Non siamo scassinatori." Dissi accasciandomi su me stessa appoggiata al muro.
Scoppiai in lacrime. Erano così tante che tutte le macchine che stavano dietro di noi non si vedevano più bene, erano solo un ammasso di colori.  mi abbracciò e insieme tornammo alla metro, non oso immaginare come il mio mascara fosse sparso qua e là sulla mia faccia.
Non potevamo fare quello, e sicuramente non potevo andare a cercarlo in giro per la città. Non ero una stalker, e non sarei comunque stata capace di esserlo.

Non sapevamo nemmeno dov'eravamo finite.
"Dai, andiamo a mangiare qualcosa." Disse poggiando una mano sulla mia spalla.
"No, voglio tornare a casa." Non feci in tempo a farla parlare e aggiunsi "E ci andrò da sola."
Ero arrabbiatissima, la cosa peggiore è quando la rabbia si trasforma in lacrime.
Il tragitto da Piccadilly a casa sembrava infinito.
E tutti mi fissavano, ero davvero in stato da urlare 'non avete mai visto una ragazza piangere?'
Arrivata a casa mi buttai sul divano e scoppiai in tutte le lacrime che poteva contenere una vasca, mi sentivo di fare solo quello.
E piansi tutto il giorno, anche il giorno dopo.
E avevo fatto preoccupare Carmen visto che non avevo intenzione di raccontarle nulla.
E non mi ero scusata con Natasha, dovevo farlo.
Così mi vestii come al solito : jeans, maglietta, felpa e la mia giacca di pelle, la mia preferita.
Solita metro, solita linea, tutto al solito. Mai succedesse qualcosa di bello.
Mi addentrai nelle stradine intrecciate, come in un labirinto.
Entrai in un parco del quartiere, non ci entravo da tempo. Ricordo le giornate passate li' con i miei genitori, quando ero ancora felice.
Il mio idolo ha dato un senso alla mia vita: la musica.
E lo dovevo incontrare di persona.
Mi rannicchiai su me stessa riducendomi in lacrime, odiavo mostrare la mia parte vulnerabile, eppure stavo piangendo.

Delle mani si strinsero intorno al mio bacino da dietro di me.
I brividi si facevano spazio nella mia schiena e mi sentivo il cuore battere all'impazzata.
Spaventata tanto da poter morire, sono sempre stata una debole di cuore.

"Ehi..  Non voglio che piangi per me."

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Capitolo 3
*** Why me? ***


Why me?

Ero bloccata, non riuscivo a muovermi e col fiato sospeso sussurrai "I-io non.. So.."
Non so.. Non so cosa sta succedendo. 
Odiavo essere toccata. Eppure inaspettatamente, qualcuno toccava il mio corpo. Mi terrorizzava.
Alle mie parole le sue braccia si strinsero portandomi più vicina al suo corpo e donandomi una sensazione di affetto da scaldare la terra.
Decisi di girarmi ed ero confusa. "Ma tu.."
"Dorothy, mi hai seguito fino al mio studio e sei tornata a casa in lacrime. Ora stavi uscendo di casa ancora piangendo sussurrando il mio nome. Io non voglio questo."
Dorothy.. Mi aveva chiamata Dorothy? Come sapeva il mio nome?
Misi da parte le domande e il controllo per abbracciarlo come non avevo mai fatto prima d'ora con una persona.
Credo di avergli macchiato la maglietta di mascara, e con un sorrisone stampato in faccia "M-Micheal?"
"Come sei arrivato fin qui? Come sai il mio nome? Io.."
"Ti ho vista uscire di casa e ho deciso di seguirti, scusa."
"N-no.. Fa niente." Sinceramente per me poteva anche essere Mika, ma mi spaventerebbe in qualsiasi caso essere seguita, ma dopotutto lo avevo fatto anche io con lui.
"Ti ho vista cantare venerdì. Sei fantastica."
Cosa dovevo fare? Svenire? Ringraziare? Le mie uniche parole furono "Davvero?" mentre le dolci lacrime di gioia si facevano spazio tra quelle amare di tristezza.
"È un sogno?" Dissi ridendo.
"No è la realtà!" Rispose ridendo anche lui. "Senti.. Io.. Tu hai una fantastica voce e personalità da vendere.."
Neanche il tempo di finire la frase che cominciò a piovere a dirotto, dopotutto questa è Londra.
Solitamente sarei andata a riparo per godermi lo spettacolo di acqua che scende, e lo scricchiolio dell'impatto dell'acqua sul pavimento.. Quanto lo adoro! Invece ero rimasta li' seduta insieme a lui.
Ew, roba sdolcinata da film, così dolce da farti venire il diabete.
Mi misi a ridere e dissi ad alta voce "Sembra di essere in un film! Tipo quei film d'amore!" per fare in modo che potesse sentirmi nonostante il rumore forte della pioggia. 
Rispose con un "Eh già" mentre spostava lo sguardo alla sua sinistra per l'imbarazzo. Non dovevo dirlo, lui non è innamorato di me!
Abbassai lo sguardo "io odio quei film."
"Perchè?"
"Sono sdolcinati, tutti uguali.. E tutte quelle cose non accadranno mai. Solo un sacco di fantasie, o meglio, bugie. L'amore fa solo male." Dissi avvicinando il mio viso al suo.
"No, no! L'amore fa male quando non funziona, il vero amore non muore mai." Rispose.
Ero rossa come il mio smalto così lui mi portò in macchina.
"Andiamo a casa." Disse lui.
"Wow, ero uscita con l'intento di scusarmi con Natasha e mi ritrovo in macchina con Mika.." Riflessi un attimo "Dovevo scusarmi con Natasha.."
"Mi dispiace.." Guardò l'orologio. "Sono ancora le 10, a quest'ora sarà già a scuola.."
Scuola?
"Oh mio dio! È lunedì, sarei dovuta andare scuola.. Se un giorno la salto, non sarà niente.. Insomma.. Ne vale la pena."
Dopo una piccola risata seguita da un paio di secondi di silenzio dissi "Pensa, se oggi non fossi uscita di casa.. E tu non mi avessi seguita.. Sarei rimasta li' a piangere."
"Prima o poi ti avrei cercata!" rise, poi sussurrò "Tu non devi piangere.." 
"Io non ho niente di cui piangere.. Solo ci ero rimasta male dopo aver perso l'occasione di incontrarti, e dopo i ricordi in quel parco.. La mia famiglia era ancora unita."
Poggiò una mano sul mio ginocchio e disse "Il passato è passato."
"Ma lo dovrò portare con me per tutta la vita."
 Il viaggio in macchina durò circa 15 minuti.
Era bellissimo, ascoltavamo la musica e cantavamo, ci si scambiava due parole ogni tanto e sembrava di stare nel paradiso.
Quando si scese ci trovammo davanti ad un condominio enorme. 

"Ecco questa è casa mia." Mi fece largo prendendo la mia borsa e appendendola all'attaccapanni accanto alla porta.
"Bellissima." Sospirai scrutando ogni dettaglio dell'appartamento.
"Vuoi andare a farti una doccia?" 
Aspe-Aspetta.. Fare una doccia a casa di Mika? Ne avevo bisogno, ma non volevo essere un peso.
"Non importa, grazie."
"Dorothy, non sei di peso. Lo sai, vero?" Mi chiese abbassando lo sguardo al mio.
"Dov'è il bagno?"
Mi guidò alla stanza e disse "Qui c'è tutto quello di cui hai bisogno." Poi chiuse la porta mostrandomi un sorriso.
Mi feci la doccia e mi asciugai, tornando nella cucina, dove Mika stava appoggiato ai fornelli con il telefono in mano.
Uscii con solo dell'intimo con un asciugamano attorno al corpo, conoscendo i suoi ed i miei orientamenti sessuali non mi vergognavo neanche.. Si, ero lesbica. Non lo sapeva nessuno, me ne vergognavo ma il mio idolo mi ha aiutato anche in questo. Diciamo che quando l'ho capito pochi mesi fa, dopo che mi è passata una cotta per un ragazzo. Ammetto che non è stato tutto rose e fiori, mi ha provocato un sacco di problemi nella concentrazione sopratutto a scuola, ero sempre a pensare il peggio.
Cercai la mia borsa fra giacche, cappelli e sciarpe dell'attaccapanni e tirai fuori il mio pacchetto di Marlboro.
Mi sedetti sullo sgabello tirando fuori una sigaretta, lo guardai e chiesi "posso?"
Mi fece un cenno per dire si, così accesi la sigaretta.
Dopo il primo tiro abbassai lo sguardo e gli chiesi "I-io domani n-non voglio tor-tornare alla mia semplice vita.."
"Nemmeno io.. Non voglio considerarlo l'incontro di una fan.. Ma la nascita di un'amicizia." Rispose poggiando il telefono sul tavolo.
"Spero di non essere un peso."
"Stai tranquilla, sono io che ti ho portata qui, puoi fare quello che vuoi, venire quando vuoi.."
No era troppo assurdo quindi gli chiesi: "Perchè proprio me?"
"Perchè anche io sono un tuo fan." Mi sorrise e ricambiai.

*spazio autrice*
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito.. So di non essere perfetta e seguirò tutti i consigli! :)
Spero vi sia piaciuto, al prossimo capitolo!

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