The Prophecy

di Angel Stormer
(/viewuser.php?uid=622896)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo Specchio ***
Capitolo 2: *** La Salvatrice ***
Capitolo 3: *** "Rerum Natura" ***
Capitolo 4: *** Il Menita e il Tibiceno ***
Capitolo 5: *** Nostalgia ***



Capitolo 1
*** Lo Specchio ***


Fay non aveva mai conosciuto il vero significato della parola "felicità", e pensava che non ne sarebbe mai venuta a conoscenza. Non riusciva a ricavare un ricordo che si avvicinasse a quel termine nemmeno scavando nei ricordi più lontani, nella sua infanzia.

Tutto ciò che ricordava era sempre quel triste, grigio orfanotrofio nel quale viveva da circa diciassette anni, che l'aveva aiutata ad alimentare l'odio verso il mondo, la vita e sé stessa.

Non aveva idea del perché fin da piccola fosse vissuta in quell'orfanotrofio, nessuno le aveva mai detto niente, non sapeva se i suoi genitori fossero morti quando lei era una neonata o se fosse stata abbandonata lì proprio da loro, ignorando il cupo futuro a cui la stavano affidando.  

Forse i suoi genitori erano dei pazzi, dei malati di mente oppure erano troppo immaturi per dedicarsi a lei, ma ormai Fay non si poneva più queste domande e pensava a loro a volte con malinconia, fantasticando su quanto la sua vita sarebbe stata diversa in loro presenza, e altre volte con disprezzo, protestando per il destino in cui l'avevano lasciata sprofondare.

L'unico pensiero che le suscitava speranza era che nel giro di un anno avrebbe compiuto diciotto anni e finalmente si sarebbe liberata di quello strazio di vita, in un orfanotrofio che odiava dal primo giorno che ricordava.

C'erano vari motivi per cui Fay non sopportava il luogo in cui viveva, per prima cosa si trovava male con le sue compagne: era cresciuta con loro ma questo non l'aveva aiutate a stringere amicizia o per lo meno un rapporto che non avrebbe suscitato uno sguardo sprezzante o un desiderio di sferrarsi un pugno tutte le singole volte che si vedevano.

Tutte le altre ragazze, però, avevano fatto amicizia tra loro fin da subito e per quanto lei ricordava, avevano preso di mira Fay fin dal principio, lasciandola sola ed emarginata dal gruppo, e questo contribuì a rendere la ragazza scontrosa e chiusa.

Le suore dell'orfanotrofio femminile poi non aiutavano per niente; ogni giorno Fay doveva subire i loro rimproveri e ad assistere alle loro noiose lezioni.

Lei odiava seguire le regole, e non sopportava chiunque le dettasse degli ordini, per questo quello non era il posto giusto per lei; ogni singola giornata la ragazza era obbligata ad eseguire tutto ciò che le suore le imponevano: dall'indossare quella fastidiosa ed inutile uniforme (della quale Fay non aveva mai capito lo scopo, dato che per le ragazze era proibito uscire dall'edificio) al dover assistere alle lezioni che per sette ore occupavano le sue giornate.

Cosa poteva interessare a lei di poesie da imparare a memoria o di stupidi calcoli ed equazioni da risolvere? Le suore affermavano continuamente che tutto ciò che insegnavano sarebbe stato fondamentale per il loro futuro e che per quello dovevano prepararsi al meglio... ma se davvero dovevano prepararsi a ciò che le aspettava, perché erano obbligate a rimanere rinchiuse in quella prigione?

Questi erano i motivi principali per i quali Fay non riusciva neanche più contare sulla punta delle dita tutte le maledette volte che era scappata da quel luogo e ovviamente era stata sempre ripescata e riportata con la forza dentro l'orfanotrofio, ma era ormai da un anno che aveva smesso di uscire di nascosto perché si era accorta che non ne valeva la pena, dato che non conoscendo Londra, città così grande e pericolosa, non aveva posto in cui scappare e nascondersi, così veniva sempre ritrovata dietro l'edificio.

Soltanto poche volte era riuscita a poter affermare con sicurezza di essere "scappata" e andava così fiera di quella volta a dodici anni, che era riuscita a raggiungere il piccolo negozio di alimentari di fronte l'orfanotrofio e a comprare un pacchetto di gomme da masticare anche se non aveva mai raccontato a nessuno del fatto che mentre riattraversava la strada per rientrare a "casa" aveva rischiato di essere investita da un'auto, ma a parte questo era molto orgogliosa dell'avventura che era riuscita a portare a termine.

Fay amava le avventure.

Fin da piccola era stata sempre affascinata da tutte le storie e i racconti che parlavano di avventure, ma anche di fiabe e favole e tutto ciò che riguardava un universo magico, un universo parallelo, nel quale poteva rifugiarsi liberamente ogni volta che si sentiva infelice, arrabbiata, delusa o provava qualsiasi sentimento negativo.

Era consapevole che la magia e tutto ciò che la riguardava non esisteva, ma dentro di lei restava sempre una piccola speranza, un piccolo luccichìo, che teneva in piedi il suo mondo e faceva in modo che tutte le volte che leggeva un libro o una fiaba, lei ci rientrava, lasciandosi la vita reale alle spalle.

Questo era un altro motivo per il quale le altre ragazze la prendevano in giro, la chiamavano "bimbetta" perché erano convinte che la fantasia fosse soltanto una cosa per bambini, ma a lei non importava, si era ormai abituata alle loro continue prese in giro e aveva capito che cercavano di irritarla in ogni modo e ci trovavano gusto a farlo.

Quando era più piccola era convinta che non esistevano ragazze più perfide delle sue compagne, ma crescendo si era resa conto della loro immaturità e che non valeva la pena di irritarsi ogni volta che le tiravano fuori un nuovo nomignolo o offesa, Fay si limitava ad ignorarle ed a sopportarle, stando al loro gioco.

E tra compagne insopportabili e suore acide, possiamo tranquillamente affermare che la ragazza non viveva una vita facile.                                                                                                              

                                                                                    *                                                                                   Erano passate un paio di settimane dall'arrivo di una nuova compagna nell'orfanotrofio femminile di Londra; il suo nome era Ella, una bambina di circa dieci anni rimasta orfana quando era appena nata e poi andata a vivere con sua nonna, deceduta pochi giorni prima del suo arrivo nell'istituto.

Fay provava simpatia per la bambina, e lo trovava strano, dato che non era da lei provare simpatia nei confronti di un'altra persona, ma Ella era diversa; aveva una certa goffagine mescolata con la comune ingenuità di ogni bambino che nel complesso emanavano tenerezza ed anche un tantino di allegria.

Come previsto la bambina, essendo l'ultima arrivata era stata subito presa di mira dalle altre compagne e questo spinse Fay a sviluppare un istinto protettivo nei confronti di Ella, perché le stava accadendo proprio ciò che era successo e stava continuando a succedere a lei.

Ora erano come due sorelle.

Dove c'era una, c'era anche l'altra; vederle una accanto all'altra era anche piuttosto buffo poiché le loro caratteristiche fisiche erano completamente in contrasto: Ella era piccola e bassettina (normale per la sua età), paffuta e con i capelli lisci e scuri, neri come i suoi occhietti, che nonostante questo emanavano continuamente vivacità, mentre Fay era alta, snella con i capelli mossi, lunghi, color rosso fuoco, gli occhi azzurri cristallini e la carnagione chiarissima, con il viso punteggiato da una moltitudine di lentiggini.  

Anche di carattere erano molto diverse: Ella era una bambina allegra, vivace sempre pronta ad aprir bocca ed a giocare, mentre Fay era una ragazza alquanto chiusa ed introversa, spesso brusca e maleducata a causa della sua infanzia difficile.

In realtà neanche la ragazza sapeva perché stesse così spesso insieme alla bambina, probabilmente perché non voleva che passasse le stesse cose che aveva passato lei e se magari avesse avuto qualcun altro al suo fianco e non sarebbe rimasta sola come era accaduto a Fay, sarebbe riuscita a superare meglio le varie situazioni.

                                                                                       *
Una sera Fay ed Ella erano state chiuse fuori dal dormitorio dalle altre ragazze per l'ennesima volta.

La bambina sferrò ripetutamente dei pugni verso la porta del dormitorio con le sue manine paffute. 
-Ella smettila, non ci faranno entrare- 
Fay si sedette per terra ed incrociò le braccia. 
L'altra sbuffò e imitò la ragazza. 
-Chiamiamo suora Catherine...-  
-No, peggioreremmo la situazione, sai com'è fatta...- 
Ella sbuffò una seconda volta prima di aprire di nuovo la bocca. m-Allora cosa facciamo?- 
-Quello che abbiamo sempre fatto- le rispose Fay.  
-E cioè?- 
-Niente- 
Ella riprese a sbattere i pugni contro la porta.
-Ti ho detto di smetterla, non serve a niente!- ripeté l'altra. 
Le ragazze da dentro la stanza risero accertandosi di essere sentite dalle altre due. 
-Sentile come ridono ... uffa, voglio entrare io- 
-Ma lasciale ridere, non sanno quanto si stanno rendendo ridicole- commentò Fay. 
-Sì però intanto loro si divertono... noi invece stiamo qui a non fare nulla per ribellarci- protestò la bambina. 
E detto questo si buttò stesa al suolo. 
-Allora io dormirò qui stanotte- annunciò Ella con il viso soffocato nella moquette. 
-Preparati perché sarà così- 
Fay appoggiò le spalle al muro, prima di continuare a parlare. 
-E questo è soltanto l'inizio-  
-Che cosa intendi?- domandò la bambina.
L'altra non aveva voglia di parlare.
-...Buonanotte- le rispose senza aggiugere una parola. 
-'Notte- 
Fay si preparò a passare un'altra notte insonne, appoggiata al muro freddo, come lo era il resto dell'edificio.

Stava fissando il vuoto da quelle che a lei parevano ore quando...    

-Fay-        

Alla ragazza venne un tuffo al cuore, un sussurro simile ad una folata di vento aveva scandito il suo nome. 
Pensò che fosse stata soltanto un'allucinazione, quindi lasciò perdere e riprese a fissare il vuoto.

 -Fay-                                                                                                                                                                    

Trasalì di nuovo, questa volta però non poteva ignorarlo. 
Si alzò in piedi cercando di capire da dove venisse.

-Fay-  

Di nuovo. 
Scrollò Ella, che era rimasta stesa per terra. 
-Ella svegliati!-  
-C-cosa c'è?-  esitò la bambina, sbadigliando. 
-Lo hai sentito anche te?- 
-Sentito cosa?!- domandò svogliata.
Fay si guardò intorno.
-Quella voce!- 
 -Ma quale?!?-  

-Fay-    

La ragazza rabbrividì per la quarta volta. 
-Hai sentito?- 
-Io ... no- le rispose tranquillamente la bambina. 
-Forse devi solo dormire...-  
-Ma no, io ho sentito veramente una voce... mi chiamava, ha detto il mio nome!- 
Ella sprofondò di nuovo il viso nella moquette. 
-Ti sarà soltanto sembrato... io voglio dormire- 
Fay si guardò di nuovo intorno; voleva saperne di più, lei aveva sentito veramente qualcuno che la chiamava, voleva sapere da dove proveniva.

-Fay-              

Ancora una volta, ora aveva sentito da dove giungeva. 
Si diresse verso le scale che portavano nella mansarda.  
-Dove stai andando?- 
La ragazza sentì Ella chiamarla da dietro. 
-Non ti preoccupare, torno subito- anche se non ne era certa... ma voleva soltanto dare un'occhiata.
La bambina si alzò a sedere. 
-No, non voglio stare qui da sola-
Fay fu combattuta, voleva andare avanti ma allo stesso tempo non voleva lasciare Ella sola. 
-Ti ho detto che torno al più presto, non ti preoccupare- 
la rassicurò. 
La bambina acconsentì. 
-Ok, però devi mantenere quello che hai detto- 
-Sì, promesso- 
Fay si incamminò verso le scale, illuminate da un'ampia finestra posta all'apice dell'imponente parete, che lasciava penetrare uno sprazzo di luce argentata nel corridoio, dando un'idea di mistero e magia, e ciò piaceva molto alla ragazza. 
Appoggiò il piede destro nel penultimo scalino, quando sentì di nuovo quella voce velata pronunciare le seguenti parole:

-Avvicinati-

 Fay si fece strada nella stretta mansarda, ma non notò niente di interessante, era soltanto una piccola, polverosa e disordinata stanza, piena di scatole ed oggetti coperti da lenzuoli bianchi che brillavano illuminati dalla luce dalla della luna che, come nel piano inferiore, penetrava da questa volta una piccola finestra circolare. 
Ciò che poi catturò il suo sguardo fu però un grande specchio posto al centro della stanza, anch'esso illuminato dalla luce fioca della luna.
Fay si avvicinò ad esso, attirata da un vago scintillìo che aveva appena attraversato il suo bordo argentato. 
Si appostò davanti allo specchio, pronta a vedersi riflessa in esso, ma quello che vide non fu quello che si aspettava.
Lo specchio non rifletteva alcuna immagine.
Improvvisamente la voce parlò di nuovo, questa volta più forte.

-Avvicinati Fay-

Proveniva dallo specchio. 
Una folata di vento gelato avvolse la ragazza. 
Fay indietreggiò, intimorita.  
Un altro soffio di vento freddo irruppe nella stanza e fece oscillare la superficie dello specchio.        
Sì, la fece ondeggiare
La ragazza non riuscì a credere a ciò che aveva visto. 
Avvicinò un dito alla superficie dello specchio, per assicurarsi che fosse solida. 
Ma non lo era. 
Al tatto non assomigliava per niente ad uno specchio, riuscì a sentire appena una sensazione di acqua gelata e torbida ma non percepì molto, perché ristrasse subito il dito con riluttanza, inquietata dalla consistenza.
Raccolse un mozzico di candela abbandonato al suolo e provò a lanciarlo verso lo specchio. Quello lo trapassò e non tornò più indietro.

-Vieni Fay, non aver paura-  

La ragazza non aveva idea di cosa dover fare, moriva dalla voglia di oltrepassare quello strano affare ma allo stesso tempo non si fidava.Dove l'avrebbe portata? 
E se non sarebbe più potuta tornare indietro? 
Cosa ne sarebbe stato di lei?  
E se invece non lo faceva? 
Di chi era veramente quella voce?
E cosa voleva da lei? 
 La ragazza pensò che in fondo non aveva nulla da perdere e che probabilmente non le sarebbe costato niente varcare quello "specchio".  
Avvicinò la mano alla superficie ghiacciata e la immerse in essa. Un brivido le attraversò la schiena e la fece trasalire, obbligandola a ritrarre la mano.  
Fay notò che la mano era completamente asciutta, era rimasta inalterata. 
Dopo aver contemplato la mano, alla ricerca del trucco, la ragazza fece un respiro profondo e si immerse nello strano liquido, chiudendo gli occhi e trattenendo il respiro, ignara di ciò che la stava aspettando.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La Salvatrice ***



Capitolo 2: La Salvatrice

Un debole ronzio obbligò la ragazza a svegliarsi, anche se in realtà non si era mai addormentata.

Non volle aprire gli occhi, quello che voleva fare era ascoltare.

Piano piano si accorse che quello che sentiva non era un ronzio, ma un brusìo, come se tante persone stessero bisbigliando a pochi centimetri da lei.

Non riusciva a capire cosa stessero dicendo, erano troppe persone e parlavano tutte contemporaneamente.

Ascoltando bene osservò che quelle non erano voci normali; erano piuttosto acute, anzi, molto acute, non potevano appartenere nemmeno a dei bambini.

Quelle vocine stavano sibilando eccitate da circa dieci minuti quando finalmente Fay si decise ad aprire gli occhi.

Subito il brusìo cessò, dando spazio ad un grande silenzio. 

La ragazza si era ritrovata stesa sopra un soffice ed ampio prato verde, circondata da una moltitudine di occhietti brillanti che la fissavano.

Erano delle creature strane: erano piccole, minute, assomigliavano ai tipici gnomi da giardino anche se ... sembravano fatti di tessuto.

Osservandoli per bene la ragazza notò che i loro occhi neri come scarafaggi erano in realtà dei bottoncini, e le loro labbra sembravano costituite da un sottile filo scuro cucito su quella che sembrava stoffa, anziché pelle.

Fay tentò di alzarsi e appena mosse una gamba, sentì un insieme di respiri trattenersi.

Si tirò su in piedi e subito quei strani nani si inchinarono, stando con la fronte appoggiata al prato per una decina di secondi, lasciando la ragazza perplessa.

Dopo che uno alla volta ebbero finito di inchinarsi, subito uno di loro si avvicinò a Fay, mantenendosi leggermente a distanza.

Aveva una lunga barba nera e portava in testa un alto cappello a punta, color prugna.

La creatura si inchinò una seconda volta prima di incominciare a parlare con una voce acuta e strozzata:

-La stavamo aspettando signorina Fay-

La ragazza sgranò gli occhi.

-C-come fai a sapere il mio nome? C-chi siete? E-e poi ... dove sono insomma?-

Lui stava per riaprire bocca quando un altro di loro si avvicinò e lo interruppe.

-Stai zitto Grelin, non sei tu quello che deve dirlo-

Aveva una voce più profonda e indossava un cappello identico a quello dell'altro, si assomigliavano molto, anche se la sua barba era bianca come il latte.

-E perché vuoi farlo tu, mio caro Halfer?-

-Di certo sarei più appropriato-

Rispose il secondo gnomo.

L'altro lo guardò con disappunto, indicando il suo copricapo.

-Ti ricordo che abbiamo il cappello dello stesso colore-

-E con questo? Ti sei forse dimenticato che ho centocinquantatré anni in più di te?-

Grelin sbuffò.

Un altro spuntò dalla folla e irruppe nella conversazione, questo però aveva il cappello color blu notte; aveva una barba più rada rispetto gli altri due, di un colore arancione squillante come i capelli, dei quali si scorgeva un ciuffo spuntare dal copricapo.

-Insomma io penso che nessuno di noi dovrebbe spiegarle perché è qui, in fondo chi siamo noi per farlo?-

Halfer e suo fratello si girarono verso di lui, guardandolo male.

-E tu, Pheris, ti aspetti che noi seguiamo i tuoi ordini?- scandì il più anziano dei due

Pheris esitò.

-Ma... era soltanto un consiglio...-

-Non mi interessa, tu porti ancora il cappello blu, non hai diritto di dare questi suggerimenti azzardati-

Grelin non era d'accordo.

-Halfer non essere sgarbato, in fondo non ha detto una cosa così sbagliata. Non siamo noi che dobbiamo spiegarle tutto-

-Ma spiegarmi cosa?!- 

Fay incominciava a scaldarsi.

-Insomma, mi ritrovo qui, in un posto sconosciuto, circondata da degli strambi gnomi e...-

-Gno... che?!- apostrofò Halfer.

Fay ripeté, con semplicità: -Gnomi... è quello che sembrate di essere-

-Non so di cosa stia parlando signorina Fay ma noi non siamo ... Momi, noi siamo...- incominciò Grelin.

La ragazza si stava decisamente scaldando.

-Non mi interessa cosa siete! Riportatemi subito indietro, io non dovrei essere qui!-

-No!- esclamò Pheris -noi abbiamo bisogno di lei, signorina-

-Non mi importa, me ne vado da sola-

E detto questo la ragazza girò le spalle aspettandosi di trovare qualcosa che assomigliasse a quello specchio di prima o comunque a qualsiasi altra cosa che le avrebbe permesso di ritornare nell'orfanotrofio.

Ma dietro di lei non c'era nulla, se non un ampio prato verde tempestato da fiori iridescenti.

Fay si girò di nuovo verso quelle creature, con la preoccupazione dipinta sul viso.

-Ma... mi volete dire dove caspita sono finita?!-

Nessuno ebbe tempo di risponderle perché un altro di quegli "gnomi" li aveva raggiunti, correndo. 

Era più basso degli altri, dalla corporatura grassoccia e viso paffuto, decorato da bizzarri baffi neri.

Questo si fermò, gli ci volle qualche secondo per prendere fiato.

-Oh, Belfrid, qual buon vento ti porta qui?- lo salutò Grelin.

-Abbiamo avvisato la regina dell'arrivo della Salvatrice. Ha detto che a breve arriverà un suo funzionario che si occuperà della ragazza- gli rispose, tutto d'un fiato.

"Salvatrice"?! Quella parola rimbombò nella testa di Fay per qualche secondo. 

Ma Salvatrice di cosa?! Si erano sicuramente sbagliati, lei non aveva niente a che fare con questa situazione ... non sapeva nemmeno di cosa stessero parlando.

-Oh, bene, questo significa che presto le sue domande avranno una risposta, signorina Fay-

La ragazza pensava di non essersi mai sentita più confusa.

E intanto tutte quelle piccole creature continuavano ad osservarla, senza staccarle quegli occhietti neri di dosso, con ammirazione, aspettando che facesse qualcosa di spettacolare.

Ma cosa doveva fare lei?! Non sapeva neanche dove si trovasse, cosa fossero loro, perché era lì e soprattutto come mai l'avevano chiamata "Salvatrice"? Cosa centrava lei con tutto questo?

Quegli gnometti stavano borbottando animatamente tra loro da dieci minuti qundo finalmente arrivò qualcun'altro ... volando.

Quest'ultimo atterrò sul soffice prato, chiudendo le variopinte ali poste sulla sua schiena, che diventarono subito di un colore marrone spento non appena lo fece.

Era diverso dalle altre creature che li circondavano: era molto più alto (pochi centimetri in più della ragazza), aveva un aspetto decisamente più umano: i lineamenti del viso erano quelli di un tipico ragazzo del nord-Europa, carnagione pallida, capelli di un biondo sbiadito e occhi azzurri, cerulei. Proprio come quelli di Fay. Ma c'era qualcosa che li differenziava: gli occhi della ragazza erano limpidi, cristallini mentre quelli dello straniero, per qualche ragione, emanavano un debole bagliore argenteo che qualche volta si faceva più forte e attraversava le iridi con un rapido e silenzioso movimento.

Il ragazzo sfilò un rotolo pergamena contenuto dentro una saccoccia marrone che portava in vita, lo spiegò ed incominciò a leggere:

-E-ehm... Il sottoscritto Elsyn, funzionario di sua magnificenza regina Flora, è stato incaricato di assistere Fay, la Salvatrice, nell'arduo compito di guidare il nostro regno verso la salvezza. Un traguardo verso la quale solo lei potrà condurci-

Dopo aver pronunciato le seguenti parole, arrotolò la pergamena e la ripose nella saccoccia.

Tutti attorno alla ragazza aspettavano ansiosamente che lei dicesse qualcosa, ma il problema era che lei non aveva idea di cosa stesse succendendo, non riusciva a stare al passo con gli eventi che si stavano verificando, stava forse impazzendo?

-Ma... cosa?!- esclamò la ragazza, confusa.

-Io non devo salvare un bel niente, riportamentemi nell'orfanotrofio!-

Elsyn esitò.

-Mi dispiace ma non è possibile-  

-Ma come non è possibile?!-

Fay si avvicinò al giovane e gli puntò un dito contro.

-Se non mi fate ritornare a casa mia... ve ne pentirete!-

-Se lei è qui ci deve essere un motivo, e per questo non è possibile farla tornare indietro, signorina- le disse lui.

La ragazza abbassò il dito.

-Allora dimmi questo motivo!-

-Io proporrei di parlarne di fronte ad una buona cena- commentò Grelin.

Ad Halfer brillarono gli occhi.

-Belfrid! Vai nelle cucine e ordina di preparare un delizioso banchetto per tutti! ...Bisogna festeggiare!-

-Subito, signore- e si allontanò con fretta dal gruppo.

  Tutti gli abitanti del piccolo villaggio si diressero verso quello che Fay suppose fosse il luogo in cui si allestissero i grandi banchetti e i festeggiamenti.

Elsyn e la ragazza li seguirono, e si fecero varco a fatica nella bassa porticina che segnava l'ingresso in una vasta sala, allestita con quello che quelle piccole creature consideravano sfarzo.

Festoni di foglie ornati con bacche e fiori erano disposti intorno alle basse pareti ed alle due lunghe tavolate sistemate al centro dell'ampia stanza. 

Fay si accomodò all'estremità di una lunga tavolata attorno alla quale una moltitudine di cappelli colorati si era già radunata e si sedette vicino ad Elsyn e gli altri di cui aveva conosciuto il nome poco prima.

Subito altri gnometti in grembiule da cucina e capelli raccolti in fazzoletti bianchi incominciarono a portare in tavola cibo e portate di ogni tipo e gustose alla vista, ma lei non aveva fame, era troppo frastornata per mangiare un singolo boccone.

  Osservò tutti gli altri: gli abitanti del villaggio stavano festeggiando allegramente il suo arrivo, portando in aria i calici e intonando canzoni popolari a squarciagola. Erano soltanto alla prima portata ma la maggior parte dei membri adulti era già brilla. Fay si limitava ad osservarli non sapendo bene a cosa pensare di tutta quella situazione e riflettendo sul fatto che probabilmente quelli gnometti non pensavano minimamente al fatto che la ragazza non aveva idea di quello che stava accadendo, e non desiderava altro che tutto questo finisse.

Fay si girò verso Elsyn.

-Allora mi vuoi spiegare perché caspiterina sono qui?!-

Il ragazzo rifletté e poi incominciò a parlare.

-Ecco è una storia un po' complicata, quindi è meglio che adesso cominci a spiegargliela brevemente, poi quando sarà l'occasione giusta gliela racconterò tutta-

La ragazza acconsentì.

-Deve sapere, signorina,che il nostro regno è in grave pericolo; una creatura oscura sta riuscendo ad impossessarsi di ogni piccola parte di esso e piano piano riuscirà conquistarlo tutto e quando quel giorno giungerà, per noi sarà la fine... e lei, signorina Fay, è l'unica che può aiutarci a tornare nella serenità-

-Io?! Ma perché?! ..E come poi?! Non ci capisco niente...-

Elsyn la guardò, comprensivo.

-Mi sta facendo troppe domande... ci sarà tempo per rispondere, ora l'importante è che lei accetti di intraprendere questa avventura-

"Avventura"... questa parola attirò molto la ragazza, ma ci pensò su un attimo prima di buttarsi sul primo pensiero azzardato.

-Ma anche no! Perché caspita dovrei farlo?!-

La speranza nel volto pallido del ragazzo scomparì.

-Lo deve fare perché non solo il nostro mondo cadrà in rovina ma perché dopo che questo demone sarà riuscito ad impossesarsi di tutto il nostro territorio, arriverà nel vostro-

-E con questo?!-

In fondo Fay non trovava niente di speciale nella sua vita.

-Come "e con questo"?! Ma non pensa a tutte le povere persone che rischiano la vita?! Non pensa a tutte le creature del nostro regno che perderanno la speranza?!-

La ragazza sospirò.

-E in cosa consiste questa ... "avventura"?-

Un barlume di gioia illuminò il viso di Elsyn.

-Ecco, signorina, tutto quello che dobbiamo fare adesso è dirigerci dalla nostra regina Flora, che le spiegerà il compito da portare a termine-

-Dobbiamo?!-

-Sì, non si ricorda che avevo detto che l'avrei accompagnata anch'io?- le rispose lui.

Fay rifletté per un attimo.

Era tutto troppo confuso...

-Ma... dove mi trovo esattamente?- fu la prima domanda che le venne in testa.

Il ragazzo sorrise, e dopo aver preso una porzione di quella che poteva sembrare zuppa, iniziò a parlare.

-Questo è un luogo sconosciuto agli uomini, che non potrebbero mai immaginare, anche se è rinchiuso dentro di loro ma nonostante questo non ci potranno entrare... da qui tutto è iniziato e se un giorno dovrà finire, è qui che succederà.-

-Ah- 

Di certo questa risposta non era riuscita a soddisfare la domanda della ragazza; cercò di elaborare un'espressione che nascondesse la sua perplessità quando una figura  femminile la chiamò:

-Signorina, non ha intenzione di mangiare niente?-

-Io, ecco...-

-Suvvia, mangi un po', è così pallida!- 

E detto questo le versò una porzione di quella zuppa nella sua scodella.

-Ehm grazie signora...-

-Tilda, può chiamarmi Tilda- le disse gentilmente, mostrando due fossette nelle guance di stoffa abbozzando un sorriso.

-Sempre al suo servizio... ma ora devo lasciarla- aggiunse.

Fay le sorrise a fatica, come cenno di saluto, per poi vederla saltellare via facendo sobbalzare i suoi ricci capelli ramati e il lungo abitino azzurro, coperto in parte da un grembiulino bianco.

La ragazza impugnò il cucchiaio e lo affondò nella scodella, se lo portò alla bocca, curiosa di scoprire quale sapore nascondesse; non lo avesse mai fatto: era disgustoso.

Non aveva idea di cosa nascondesse quella zuppa, la deglutì a fatica, come un bambino con un cucchiaio di sciroppo per la tosse.

-Ma che cavolo è?!-

Elsyn si girò verso la ragazza.

-Drago- le rispose con semplicità.

-Drago?!- Fay lasciò cadere il cucchiaio sul tavolo, disgustata.

-Sì, zuppa di drago... orecchie, precisamente-

Lei lo guardò con gli occhi sbarrati.

-Stai scherzando, spero-

-No, per niente ... uh!!-

-Cosa c'è?-

Elsyn tirò fuori dalla zuppa qualcosa che pareva una sfera lucida, poi esclamò, eccitato: -Ho trovato un occhio!!-

-Ma che...?!?!-

La ragazza sgranò gli occhi di fronte all'immagine di quel ragazzo biondo che si stava allegramente gustando un occhio di drago.

-Non può immaginare quanta fortuna porta trovare uno di questi in una zuppa!- i suoi occhi color verde smeraldo stavano brillando dall'emozione.

Fay, al contrario, era nauseata.

-Penso che per oggi sia già sazia- affermò lei.

-Ma come?! Ha mangiato pochissimo- esclamò il ragazzo, con la bocca piena di quel brodo.

-Mi è bastato- concluse lei.

-Ed ora, che si fa?-

Elsyn posò il cucchiaio sul tavolo.

-Quello che vuole lei-

Fay spostò lo sgabello sul quale era seduta, pronta ad alzarsi. La confusione di quelle creature le stava facendo salire un debole mal di testa. 

Subito tutti gli altri smisero di parlare di colpo e una cascata di cappucci colorati posarono i loro sguardi su di lei, in attesa di qualcosa di cui la ragazza non avevava idea.

-Ehm... io volevo... cioè, io ed Elsyn avevamo intenzione di... andare...-

Le creaturine continuarono  ad osservarla, senza dire una parola.

-Ehm... grazie per la cena...voi potete continuare a festeggiare senza di noi...-

Detto questo, gli gnometti continuarono a discutere animatamente, continuando a brindare ed a canticchiare qualche canzone tradizionale.

Tilda si avvicinò saltellando ai due ragazzi.

-Signori, vi vedo stanchi... avete bisogno di riposare? Posso condurvi alle vostre camere?-

Fay rivolse uno sguardo interrogativo ad Elsyn, che iniziò a parlare:

-Signorina, io se fossi in voi accetterei, vi ricordo che domani abbiamo un importante viaggio da iniziare... è meglio che si riposi-

                                           *

-Ecco la sua camera, signor Elsyn- 

Tilda indicò una porticina di legno gialla, alla sua destra.

-Questa invece è la camera della signorina Fay- aggiunse, indicando la porta accanto, colorata di blu. 

Tilda fece un profondo inchino, prima di riaprire la bocca:

-Vi auguro un buon riposo signori, a domani mattina!-

E detto questo si allontanò con la sua solita andatura buffa.

Elsyn poggiò la mano sul pomello della porta, per aprirla, quando Fay lo fermò.

-Elsyn?-

-Sì, signorina?-

-Ecco... io non sto capendo un bel niente di tutto quello che sta succedendo... è normale o sto impazzendo?-

L'altro rise.

-Comprensibile, signorina, domani le spiegherò tutto nei dettagli e non appena partiremo le rispondero a tutte le sue domande-

Fay non era del tutto convinta, ma acconsentì lo stesso e salutò Elsyn.

-Buonanotte anche a lei, signorina, e mi raccomando, non si faccia rapire dagli incubi!-

La ragazza sorrise, anche se non era sicura se l'altro stesse veramente scherzando

  Non sapeva da quanto tempo era sveglia, tutto quello che sapeva era che non era riuscita a chiudere occhio fin da quando aveva toccato quel soffice letto.

Ora era invasa da mille domande, dubbi, preoccupazioni.

A cosa stava andando in contro?

Non ne aveva la minima idea.

Non sapeva dove si trovava.

Cosa doveva fare esattamente?

Elsyn aveva parlato di un viaggio... e se fosse stato pericoloso?

Se non ne fosse uscita viva?

Dopotutto non conosceva quel posto, non sapeva nemmeno come era riuscita ad arrivarci.

E se non ne fosse potuta più uscire?

Cosa ne sarebbe stato di lei? Cosa avrebbero pensato le sue compagne, le suore? E Ella? Non poteva lasciarla lì da sola, non voleva abbandonarla.

Era tutto così anormale, surreale... perché era finita in quel luogo?

Cosa volevano da lei?

A quanto pare doveva salvarli... per loro era la "Salvatrice".

Ma come potevano pretendere di chiamarla Salvatrice se nemmeno lei aveva capito bene da cosa doveva salvarli?

Forse poteva scappare... ma come?

Il panico la assalì.

E se non avesse avuto scelta? 

Se l'avessero trattenuta in quello strano regno per sempre?

Era soltanto una povera ragazza orfana, chi era lei per poter salvare un intero popolo? E come poi?

Tutto quello che stava accadendo non aveva un minimo di senso.

O forse sì, ma la ragazza non riusciva a trovarlo.

Cercò di abbandonare quei pensieri che la tormentavano da quelle che a lei parevano ore per finalmente addormentarsi, ma non volevano lasciarla.

Dopo un'eternita, questi si decisero ad abbandonarla per lasciarle qualche ora di riposo, per prepararla al destino che le spettava.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** "Rerum Natura" ***


La mattina giunse prima del previsto; Fay aprì gli occhi e le parve di non averli mai chiusi.

Aveva dormito male, aveva fame e si sentiva ancora molto confusa.

Stava pensando a cosa sarebbe potuto accadere quando un martellare nella porta della stanza la fece distrarre.

-Signorina si sbrighi! Abbiamo un sacco di cose da fare!-

Riconobbe la voce di Elsyn; scese dal letto, svogliata, e si diresse verso la porta.

Era sul punto di aprirla quando qualcun altro lo fece al posto suo.

-Le ho portato la colazione! Una buona focaccia calda e un po' di marmellata di bacche-

Tilda le stava porgendo un vassoio colmo di pagnotte fumanti e una ciotola di quella che aveva chiamato "marmellata", anche se assomigliava ad un budino giallognolo.

-Oh, grazie-

-Non c'è di che, signorina, lo sa che sono sempre al suo servizio-

Dopdiché le sorrise e la invitò a prendere un po' di cibo.

Fay accettò volentieri, aveva un buco nello stomaco che le impediva di ragionare o di compiere qualsiasi altra cosa che avrebbe necessitato di uno sforzo.

La ragazza avrebbe voluto approfittarne per mangiare un altro po', ma Elsyn la precedette: -Insomma, le avevo detto di sbrigarsi, avrà altro tempo per fare colazione-

-Ma io...-

-Su, forza, che dobbiamo fare le valigie-

E la trascinò via, lasciando il suo sguardo sul piatto di focacce.

 

Uscirono dalla locanda per poi dirigersi verso la sartoria di fronte, seguendo la stradina di ciottoli.

Gli edifici di quel paesino erano piuttosto buffi: erano tutte piccole casette di legno, calde e accoglienti, riempite di terrazzini fioriti e spesso si poteva intravedere qualche abitante intento a sistemare il giardino, stendere i panni o trasportare carriole di legna da una parte all'altra.

Nella sartoria furono accolti calorosamente da una signora grassoccia, che indossava l'abito tradizionale color caramello.

-Uh, qui c'è bisogno di un bel lavorino!-

Esclamò questa, osservando con disappunto l'abbigliamento della ragazza.

Fay si guardò i jeans e la maglietta, con aria innocente per poi dirigere uno sguardo interrogativo verso quella signora.

Quest'ultima camminò fino a dietro il bancone del piccolo negozio e tirò fuori un metro da sarta da un cassetto.

Incominciò a misurare gambe, braccia, piedi, girovita, e fianchi della ragazza per poi mordersi il labbro inferiore e riflettere, prima di ricominciare a parlare: -So io cosa fa per lei! Mi segua-

Fay obbedì e stette dietro il passo della piccola creatura, che la portò nel retro.

La signora incominciò a frugare fra la montagna di vestiti che nascondeva in quella stanza, fino a tirar fuori un paio di pantaloni alla zuava color nocciola, una maglia a maniche lunghe di un tono più chiaro e due scarpette piuttosto bizzarre: erano di un colore rosso fuoco ed erano arricciate all'estremità.

-Niente di meglio per un lungo viaggio!-

Fay andò a cambiarsi ed abbandonò a fatica i suoi jeans e la sua t-shirt nelle mani di quella sconosciuta, che non aspettava altro che riciclare il tutto.

La ragazza si guardò allo specchio e dopo un'aggiunta di un caldo mantello color smeraldo regalatogli dalla sarta, poteva affermare tranquillamente di assomigliare ad un Robin Hood al femminile, mancava soltanto un cappello per completare il tutto.

Anche Elsyn era vestito al suo stesso modo.

 

-Mi sono permesso di prepararle la sua borsa, signorina, spero non le dispiaccia il fatto- le disse Elsyn, porgendole una piccola saccoccia identica a quella del ragazzo.

-Ehm... no assolutamente, grazie- 

Fay se la aggiustò vicino al fianco e la aprì.

-Ma come caspita ci fa a stare tutta questa roba in una saccoccia?!-

L'altro sorrise.

-E' incantata-

La ragazza aggrottò le sopracciglia.

-Come?!-

-Ho usato un incantesimo, per renderla più capiente-

Fay sgranò gli occhi.

-I-incantesimo hai detto?!-

-Sì, certo... ovvio che non è l'unico che so fare, modestamente...-

L'altra non poteva credere alle sue orecchie: prima degli gnomi di pezza, poi una zuppa di drago e alla fine salta fuori che aveva di fronte un ragazzo che era in grado di compiere della magia.

-Ma quindi... sei un mago?-

-Un che?!-

-...Un mago-

Elsyn la guardò, perplesso.

-Io... no, sono un Carmenita-

Fay ricambiò lo sguardo.

-Appartengo alla grande famiglia dei Carmeniti, noi siamo la maggiorparte delle creature che popolano questo mondo-

-Ah- commentò Fay, confusa.

Poi si guardò intorno e rifletté un minuto.

-Loro però non sono Carmeniti, giusto?- domandò indicando uno di quelli "gnometti" che trasportava una carriola di legna lungo la stradina di ciottoli.

-No, no- rispose Elsyn.

-Loro si chiamano Pannicoli-

Fay continuò a frugare nella sua borsa.

Ne tirò fuori un enorme e pesante libro.

-Oh santo cielo e questo cos'è?-

-Ecco, qui potrà trovare le risposte alle domande che io non riuscirò a soddisfare; c'è scritto tutto sul nostro mondo, sulle sue creature in particolare-

La ragazza era già pronta a sfogliare le pagine sottili e giallastre del libro quando Elsyn la interruppe.

-Signorina, io le consiglierei di posticipare la lettura ad un altro momento... tra pochi minuti dovremo partire-

Fay ripose il libro dentro la saccoccia e la chiuse.

 

 

Un enorme folla di Pannicoli li aspettava nella piccola piazza del villaggio.

Un profumo di fiori freschi e di musiche allegre inebriavano l'aria, tra le grida festose degli abitanti, che lasciavano doni ed auguri ai due ragazzi che stavano per intraprendere l'importante viaggio.

 

-Ed è da parte di tutti gli abitanti del nostro villaggio che le consegno questo dono, nostra Salvatrice-

Halfer stava porgendo alla ragazza quello che poteva essere un pugnale

-E' un pugnale forgiato dai migliori fabbri del nostro villaggio, con materiale pregiato ricavato dalle miniere più ricche del regno, lavorato seguendo le tecniche dei nostri antenati che si sono tramandate nel tempo... è in grado di ferire mortalmente con pochi tocchi, quindi la prego di prestare attenzione nell'uso-

Fay afferrò con cura l'arma e ringraziò il Pannicolo, sperando di non dover necessitare di quel pugnale in futuro; non aveva idea di come usarlo. Lo ripose nella saccoccia, ancora meravigliata del fatto che riusciva a contenerlo con facilità.

 

Grida che auguravano buona fortuna saltellavano qua e là in mezzo alla folla, mentre i due ragazzi si incamminavano verso il bosco che segnava il confine del villaggio.

 

 

Erano passati una decina di minuti dall'entrata nel bosco, e tutto quello che si poteva sentire era un calpestare di piedi nel suolo,

Finalmente Fay iniziò a parlare.

-Allora, mi potresti chiarire la situazione una volta per tutte?-

Elsyn fece una pausa per raccogliere le idee prima di aprire la bocca.

-Prima di tutto, le devo parlare del luogo in cui ci troviamo. Deve sapere, signorina, che il nostro mondo è diviso in quattro regni, ognuno è sempre stato governato da una regina. Quello in cui ci troviamo noi ora è il regno della regina Flora, ma ci sono anche quello della regina Nix, della regina Fronda e della regina Sol. Il loro compito è di costudire la sacra Pietra della Vita, che funge di energia vitale per tutto il nostro mondo. E' da quella che i Creatori dei Sogni traggono l'ispirazione e la forza per scrivere e progettare i sogni, i desideri e le speranze degli esseri umani che servono a nutrire le piante e gli arbusti del nostro mondo. E' per questo che è così importante e deve essere custodita  con cura. Così le quattro regine, a rotazione, hanno il compito di mantenere al sicuro la pietra nel punto più alto del loro castello, nel quale solo lì la pietra può funzionare correttamente. Quando nel mondo degli umani è primavera, è la regina Flora che ha questo compito, quando arriva l'estate, passa il turno alla regina Sol, che finisce di custodirla quando inizia l'autunno, periodo in cui Fronda ottiene l'incarico, e infine arriva a Nix, quando l'inverno è alle porte, per poi ricominciare il giro.

Questo andamento ciclico è sempre funzionato alla perfezione, fino a quando Formida non è riuscita a scappare-

-Formida? Chi è Formida?- domandò Fay, presa dal discorso.

-Fin dall'inizio dei tempi, le nostre regine sono sempre state in contrasto con Formida. Questa creatura è l'accumulo degli incubi e delle paure degli esseri umani e tra lei e gli abitanti del nostro regno c'è sempre stato un grande scontro. Dopo anni di estrenuanti guerre e battaglie, siamo riusciti ad imprigionare questo demone nel posto più profondo del nostro mondo, situato nel punto in cui tutti e quattro i regni confinano fra loro. E' stato creato un pozzo talmente profondo che solo Formida è stata in grado di vedere il fondo e nonostante questo, è riuscita ad uscirne. Con il passare degli anni, era diventata sempre più potente, grazie alle paure, agli incubi e alla disperazione degli umani che la avevano nutrita in tutto quel tempo. E così è riuscita a liberarsi e in poco tempo ha creato un enorme esercito di seguaci che l'hanno aiutata a conquistare una buona parte del nostro mondo-

-Ah- disse Fay -Ma... com'è riuscita a conquistarlo?-

-Formida è una creatura molto furba- incominciò Elsyn -Ed a parte questo possiede dei poteri inimmaginabili, ma l'unica cosa a cui non può avvicinarsi è la Pietra della Vita. Per assicurarsi di riuscire meglio a salire al potere però doveva liberarsi della pietra, perché era l'unico ostacolo che poteva impedirle di portare a termine il suo compito. Non potendosi avvicinarsi ad essa, si diresse dalla regina Nix (che la stava custodendo in quel periodo) e la minacciò di morte se non fosse riuscita a distruggere la pietra. Nix non la distrusse, ma la nascose e confessò il luogo in cui l'aveva riposta solo alla regina Fronda, mentre a Formida mentì, e le disse di averla disintegrata. Formida non mantenne la promessa e, pensando di avere già la vittoria in pugno, uccise Nix, per assicurarsi di avere una salita al potere meno ripida. Presto si impadronì di tutto il regno della Regina dei Ghiacci (così veniva chiamata Nix), ma non le bastava, voleva di più, voleva anche il regno della regina Fronda. In tutto questo tempo, però, Formida non riusciva a capire: nonostante avesse distrutto la Pietra della Vita, negli altri tre regni gli abitanti continuavano a condurre una vita serena, non sembrava che la mancanza della pietra avesse diminuito le loro energie.

Così dopo aver torturato Fronda, riuscì a farle confessare il fatto che la pietra era ancora intatta, ma non volle dire il luogo in cui era nascosta.

Formida tenne prigioniera la regina per anni, torturandola, aspettando che parlasse e le dicesse la verità; ma Fronda resistette e pur di difendere il suo regno non parlò finché, privata di ogni forza ed energia, morì. In questo modo Formida riuscì a conquistare anche il suo regno ma con la pietra ancora in vita, non poteva assicurare che i suoi poteri rimanessero tali per molto tempo, così mandò i suoi seguaci a perlustrare tutto il mondo, alla ricerca della Pietra della Vita. Ancora adesso la stanno cercando ma non sono riusciti a trovarla-

Un fruscìo fece agitare le foglie di un albero accanto a loro.

-Ma io cosa ho a che fare con tutto questo?- domandò Fay.

-A questa domanda non le posso rispondere, signorina, è la regina Flora (dalla quale ci stiamo dirigendo) che potrà fornirle una risposta adeguata-

La ragazza sbuffò, delusa: -Ok, ma quindi... a parte andare da questa regina cosa dovremmo fare?-

-Oh, dovremmo trovare la Pietra della Vita-

Fay aggrottò le sopracciglia.

-Ma come! Non hai detto che era stata dispersa? Come facciamo a trovarla?-

-Flora saprà come aiutarci- 

Ora la ragazza stava incominciando a capire lentamente.

-Ma adesso dov'è Formida?- chiese Fay.

-E' da tempo che sta rimanendo chiusa nel palazzo della regina Nix, ha paura che con la pietra in vita possa perdere i poteri facilmente, aspetta solo che si consumi o che i suoi scagnozzi la trovino per disintegrarla-

-In che senso 'sta aspettando che si consumi'?-

Il viso di Elsyn si incupì e gli occhi e i capelli fecero lo stesso.

-Nel senso che la pietra irradia la sua energia soltanto quando si trova nel punto più alto di uno dei quattro palazzi delle quattro regine, se non è incastonata in esso, riesce a mantenere i suoi poteri solo per qualche ventina di anni, e poi si spegne, lasciando il nostro mondo senza forze...-

-...e Formida riuscirà a conquistarlo più facilmente- concluse Fay.

Elsyn annuì, i suoi capelli e gli occhi rimasero castani per qualche minuto per poi ritornare della tinta naturale.

La ragazza lo guardò, stupita.

-Ma... i tuoi capelli... e i tuoi occhi... erano.. diversi...-

L'altro sorrise.

-Oh, sì, è una caratteristica di noi Carmeniti, il colore degli occhi e dei capelli varia a seconda del nostro umore-

-Wow- commentò Fay.

 

 

Era da circa quattro ore che camminavano initerrottamente in quel bosco, e a Fay pareva fosse tutto uguale: alberi, cespugli, fiori e poi di nuovo cespugli, alberi, fiori... le facevano male i piedi, non aveva mai camminato così a lungo.

-Elsyn, ma tu hai le ali...-

-E con questo?- il ragazzo aveva già capito le intenzioni dell'altra.

-Insomma, perché ci limitiamo a camminare se tu puoi volare?-

-Sì ma lei non può, signorina-

Fay si morse il labbro.

-Tu non mi puoi portare?-

Elsyn rise.

-Non se ne parla proprio, signorina!-

-Ma perché?-

-Prima di tutto, volare implica un enorme dispendio di energia e poi le mie ali non riuscirebbero a reggerci entrambi, senza offesa...-

Fay brontolò: -Mi fanno male i piedi...-

-Allora potremmo fermarci- propose il ragazzo -che ne pensa di mangiare qualcosa?-

-Ottima idea!- approvò l'altra, accorgendosi di avere lo stomaco vuoto.

Si sistemarono all'ombra di un alto albero e incominciarono a divorare con appetito le focacce che gli avevano dato in dono i Pannicoli, appena tirate fuori dalla saccoccia di Elsyn.

-Ma quindi il tuo lavoro è occuparti della regina Flora?- domandò Fay, dopo aver inghiottito un boccone.

-Sono un suo funzionario, uno dei pochi fedeli, molti sono finiti come seguaci di Formida...-

-Ah- commentò la ragazza -Ed è da molto tempo che lavori per lei?-

Elsyn rifletté.

-Da parecchi anni... ho perso il conto- rise.

-Davvero? Perché tu quanti anni hai?- chiese lei, curiosa.

Il ragazzo rifletté una seconda volta.

-Stando ai calcoli... dovrei avere ventun'anni rispetto al conteggio del mondo degli umani-

Fay lo guardò, interrogativa, poi lui riprese a parlare: -In questo mondo il tempo scorre molto più velocemente che in quello degli umani-

-Ah, ok- disse lei, prima di dare un altro morso alla focaccia.

-Se non le dispiace, signorina, io ora farei un sonnellino- 

Fay rise.

-Non c'è problema!-

Elsyn si coprì il viso con il cappuccio del mantello ed incominciò a ronfare.

La ragazza colse l'occasione per sfilare dalla saccoccia l'enorme libro che nella copertina presentava un titolo scritto in argento che diceva: "Rerum Natura".

Sfogliò le sottili pagine fino ad arrivare ad un capitolo che parlava dei Pannicoli.

 

Pannicoli:

I Pannicoli, dal Kurg arcaico "Panniculus" ("pezza di stoffa"), sono una minoranza situata in una piccola porzione di territorio del regno della regina Flora. Vivono in ristretti villaggi, sono autosufficienti e sono raramente in contatto con le altre popolazioni limitrofe o lontane. Si procurano cibo, acqua e risorse minerarie da soli, da questo punto di vista sono molto laboriosi. Sono una popolazione di abili commercianti, sono famosi in questo campo soprattutto per il commercio di armi e di utensili da loro forgiati, preparati seguendo le tecniche segrete degli antichi, il loro artigianato è famoso in tutto il mondo per la funzionalità e l'ottima qualità degli utensili e monili da loro costruiti.

Non sono governati da un'autorità, le scelte politiche dei loro villaggi sono discusse da un consiglio di anziani, generalmente formati da dieci a quindici membri, che, prima di portare la popolazione a fare cambiamenti significativi, devono avere il consenso della regina.

Non è presente una gerarchia sociale, ma è possibile trovare una suddivisione della parte maschile in base all'età: ci sono vari stadi nella vita di un Pannicolo maschio, quando è soltanto un bambino indossa un cappello a punta giallo, al compiere dei cento anni passa al colore rosso, a duecento rosa, a trecento blu e dai quattrocento in su viola, è da questa età in poi che i Pannicoli maschi possono entrare a far parte del consiglio degli anziani.

Le donne non possono prendere parte al consiglio ma la libertà di pensiero è sempre presente.

L'altezza di un Pannicolo varia da 0.80 metri a 1.00 metri, la durata media della vita è tra i settecento e i settecentocinquanta anni.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il Menita e il Tibiceno ***


 

-Elsyn?-

Nessuna risposta.

-Elsyn svegliati!-

Di nuovo niente.

Fay scrollò il ragazzo.

-Uh... che c'è?- chiese lui, con voce assonnata, levandosi il cappuccio del mantello dal viso.

La ragazza indicò con un dito una riga della pagina del libro che stava leggendo.

-Qui dice che la parola "Panniculus" viene dal Kurg arcaico... ma non è vero... è latino! Io lo sto studiando all'orfanotrofio!-

L'altro rise.

-E secondo lei il latino è nato dal nulla?-

-Non  capisco...- disse Fay, confusa.

-Quando le ho detto che è da questo mondo che tutto ha avuto inizio... non stavo scherzando... capisce?-

La ragazza annuì, non del tutto convinta.

Elsyn si stiracchiò.

-Cosa ne pensa se riprendiamo il nostro cammino?-

L'altra acconsentì, si alzò e il ragazzo la imitò.

 

Un altro fruscìo fra le foglie del bosco obbligò i due ragazzi a voltarsi, e Fay poté giurare di aver visto un paio di piccoli occhi verdi nascosti tra i cespugli.

-C'è qualcuno- bisbigliò lei al ragazzo.

Quest'ultimo si guardò intorno.

-...Fur...-

-Salute- disse lei.

Elsyn scoppiò a ridere.

-Ma no! Ho detto Fur! ...Sono qui tra di noi-

Fay lo guardò, interrogativa.

-I Fur sono degli esseri silenziosi e furtivi, si nascondono facilmente grazie al loro mimetismo, pronti a saccheggiare i forestieri- disse lui, con un filo di voce.

-Stia attenta alla sua saccoccia, signorina-

Fay si strinse a sé la borsa.

Fecero un altra decina di metri, e si sentivano osservati.

Non sentivano alcun rumore, ma percepivano un rapido avvicinamento dei Fur.

Dopo pochi minuti si erano ritrovati circondati da una decina di Fur: erano degli esseri piccoli, più minuti dei Pannicoli, avevano il viso ricoperto da foglie, a parte gli occhi, vivaci e brillanti, che risaltavano a contrasto dell'abbigliamento spento.

Si stavano stringendo sempre di più ai due ragazzi.

Fay aprì la saccoccia e ne sfilò fuori il pugnale dei Pannicoli.

Elsyn le fece segno di riporlo dentro.

-Ci penso io- le disse.

Il ragazzo si schiarì la voce e incominciò a parlare: -Ehm... se fossi in voi non farei quello che state per fare...-

Un grugnito di disapprovazione fu la risposta dei Fur.

-Siete in presenza della Salvatrice... pensateci bene- continuò Elsyn.

Gli esseri si guardarono fra loro, poi uno cominciò a gesticolare.

-Cosa sta dicendo?- chiese Fay.

-Aspetti un secondo, un po' la capisco la loro lingua-

Il ragazzo seguì attentamente ogni gesto del Fur e poi tradusse all'altra.

-Ha detto che non gli sembra una scusa rilevante...-

Elsyn riprese a parlare -Ma come?! Non vi importa della salvezza del vostro regno?-

Un altro grugnito in segno di risposta.

I Fur si avvicinarono di più ai due ragazzi sfilando un piccolo pugnale dall'elsa che portavano al fianco.

-Che faccio, prendo il mio?- chiese Fay.

-No, non c'è bisogno- rispose Elsyn.

-Presto, indossi il mantello!-

La ragazza prese il mantello dalla saccoccia e se lo mise addosso, confusa.

Elsyn alzò un braccio e con un pugno chiuso segnò rapidamente un cerchio intorno a lui e alla ragazza.

I Fur si precipitarono di corsa verso i due ma non li raggiunsero mai perché non appena Elsyn riaprì il pugno, una violenta folata di vento fece scaraventare le creature lontano dai due ragazzi, facendo agitare le chiome degli alberi intorno a loro.

-Cos'è successo?- domandò Fay, scostandosi il cappuccio del mantello dalla testa.

Elsyn abbassò il braccio, con aria fiera.

-Ho fatto una magia- annunciò -E mi è venuta anche piuttosto bene-

-Quanta modestia- commentò lei, cercando di non dare troppo a vedere l'aria stupita.

-Insomma, non può dire che non sono capace-

-Non sono la persona giusta per giudicarlo-

Scoppiarono a ridere entrambi.

-Dai, rimettiamoci in cammino- disse lui, guardandosi intorno.

-Non dovrebbero avere più il coraggio di avvicinarsi per un bel po'- aggiunse, abbozzando un sorriso.

 

-Ma quante creature ci sono in questo bosco?- domandò la ragazza, guardandosi intorno.

-Un'infinità, tu non le vedi, ma loro sì-

Fay si guardò intorno una seconda volta. 

-Che cosa inquietante-

L'altro ridacchiò.

-Bisogna abituarcisi-

Camminarono tutto il pomeriggio e presto il pomeriggio diventò sera, che fece la sua entrata accompagnata da un intenso tramonto.

I due ragazzi si fermarono in uno spiazzo di terreno con una densità minore di alberi e cespugli, probabilmente il posto migliore per accamparsi.

Fay andò a cercare un po' di legna per accendere un piccolo focolare mentre Elsyn rendeva il terreno più adatto per fermarsi la notte con qualche magia.

Si stava aggirando nei dintorni quando la ragazza decise di allontanarsi di più dall'altro.

Aveva raccolto soltanto pochi rametti quando fu attirata da delle voci che parlavano nel buio.

Si avvicinò al luogo da cui proveniva il vocìo e ascoltò attentamente; erano due e appartenevano sicuramente a due figure maschili anche se una era piuttosto stridula.

-Dicono che la Salvatrice sia arrivata- incominciò a parlare la voce più acuta.

-Era ora!- esclamò l'altro -Aveva intenzione di farsi attendere un altro po'?- aggiunse, ironico.

Ci fu una pausa.

-Ma tu ci credi che riuscirà veramente a salvarci?- 

-Mah- rispose quello dalla voce più profonda -Non ne sono sicuro-

-Già... dopotutto è solo una ragazzina...-

-Figurati! Se non c'è riuscito nessun altro prima, vuoi che una ragazza così giovane ed inesperta riesca a farlo?- e poi rise, una risata cupa.

L'altro lo imitò, non del tutto convinto.

-Ma comunque se è considerata la Salvatrice, un motivo dovrà esserci no?- riprese quello dalla voce stridula.

-Mah, valle a capire te quelle profezie...- borbottò l'altro -Tu lo sai bene cosa ne penso io sulla magia...-

-Siete tutti così, voi Meniti...- sibilò il compagno. -"La vera magia è l'intelletto"... non fai altro che ripeterlo- continuò, prendendolo in giro.

-Parla il signor "La musica è la magia dell'anima" ... ma fammi il piacere...-

Ci fu un'altra pausa.

Si sentì il suono di un flauto.

-Ma ti pare il momento?!- lo interruppe il Menita, rompendo la melodia.

L'altro sbuffò.

-Mamma mia...- protestò.

-Cosa potevo aspettarmi dunque da un Tibiceno come questo qua...- disse fra sé e sé l'altro -Tutto il giorno a suonare quel dannato flauto! Mai un momento di pace!...- continuò.

-E io cosa dovrei dire sulle tue "perle di saggezza" allora?! E poi non stai mai zitto! Per te il silenzio non esiste proprio...- contestò il Tibiceno dalla voce stridula.

-Il silenzio è fatto per essere riempito, ma soltanto con parole intelligenti, perché se viene sostituito da frasi prive di intelletto allora meglio lasciarlo inalterato- scandì il Menita con aria saggia.

L'altro sbuffò una seconda volta.

-Eccolo che ricomincia... allora perché non riempirlo con un po' di musica?-

E detto questo riprese a suonare.

-Sai cosa ti dico? Buonanotte!- annunciò l'altro.

-Sì, sì, fatti una bella dormita... che ne hai bisogno... abbiamo sempre un viaggio da continuare domani- e poi borbottò qualcos'altro che non arrivò alle orecchie della ragazza.

Fay indietreggiò, cercando di emettere meno rumore possibile ma inavvertitamente calpesto un ramo secco caduto al suolo.

-Hai sentito anche te?- 

-Sì... ma sarà stato un abitante del bosco-

-Mmmh ok, non vedo l'ora di uscirne, non lo sopporto già più questo posto- disse il Menita.

Fay attese che il Tibiceno ricominciasse a suonare il flauto, in modo che qualsiasi possibile rumore potesse essere stato coperto dal suono.

Così accadde e la ragazza ne approfittò per svignarsela.

 

-Signorina! Ma dov'era finita? E' da venti minuti che la aspetto!- la rimproverò Elsyn.

-Ma dai, sembri suor Catherine...- commentò lei.

Lui aggrottò le sopracciglia.

-Chi?-

-Lascia stare, non è importante...-

Fay ammucchiò la legna che aveva raccolto e accese un allegro fuocherello.

-Comunque non siamo gli unici viaggiatori nel bosco- disse la ragazza -ci sono altri due tizi che si sono accampati non troppo lontano da qui...-

-Ah davvero?-

-Sì e sai... li ho sentiti parlare di me... e dicevano qualcosa a proposito di una profezia... tu ne sai niente?-

Elsyn continuò a tirare fuori del cibo dalla sua saccoccia e rispose: -Uhm, no...- senza guardarla.

-A quanto pare stasera si mangiano ancora focacce- annunciò lui.

-Perché hai cambiato discorso?-

Elsyn rise, una risata nervosa.

-Io? Assolutamente non era mia intenzione...-

Fay lo guardò con aria sospetta.

-Allora, ha intenzione di restare a guardarmi male per il resto della serata o si vuole accomodare per la cena?-

La ragazza si sedette al suolo e incominciò a mangiare, ancora diffidente.

Consumarono la cena in silenzio, rotto ad intervalli irregolari dallo scoppiettio del fuoco. 

Elsyn andò subito a dormire e, avvolto nel suo sacco a pelo, augurò la buonanotte all'altra, che colse l'attimo per prendere dalla borsa il "Rerum Natura".

 

Carmeniti:

I Carmeniti, dal Kurg arcaico "Carmen" ("incantesimo, formula magica") sono la 'razza' predominante. Popolano tutti e quattro i regni, anche se presentano piccole differenze estetiche a seconda del regno a cui appartengono, e sono una delle poche popolazioni a praticare la magia. Sono Carmenite le quattro regine. 

Oltre all'apprendere e a conoscere l'uso della magia, i Carmeniti hanno la tendenza a cambiare colore di occhi e capelli al variare delle emozioni, questa non è una forma di magia, è un fatto puramente naturale. I Carmeniti presentano un paio d'ali poste sul dorso, non sono esistite, non esistono e non esisteranno mai due paia di ali uguali identiche, ogni Carmenita è unico per le sue ali. Queste ultime mantengono un colore vivace soltanto quando sono spiegate, mentre quando non vengono utilizzate, si ripiegano sul dorso della creatura e prendono un colore spento. I piccoli Carmeniti, quando nascono, non possiedono le ali, ma le sviluppano con il passare degli anni e soltanto quando avranno raggiunto la maturità necessaria, potranno utilizzarle.

Fare uso delle ali porta ad un alto consumo energetico, per questo i Carmeniti non amano utilizzarle spesso.

Amano comunicare con le altre creature del loro regno e fanno di tutto per difendere la loro patria. Sono poco abili nei lavori di artigianato, per questo si affidano spesso ai Pannicoli in questo campo.

Le caratteristiche fisiche dei Carmeniti variano leggermente a seconda del regno a cui appartengono: gli abitanti del regno di Nix presentano spesso una carnagione bianca, i capelli della stessa tonalità e gli occhi sono spesso azzurri o argentati; la popolazione del regno di Fronda ha una carnagione decisamente più bruna, con capelli castano scuro o corvini e occhi color nocciola, neri o qualunque altro colore su tonalità scure; gli abitanti del regno di Flora hanno una carnagione molto rosea e i capelli di un colore delicato, lo stesso gli occhi, che stanno sempre su una tonalità fresca come il verde o il rosa. La popolazione del regno di Sol, infine, hanno una carnagione vivace, i capelli allo stesso modo, spesso rossi, fuxia o qualsiasi altro colore appariscente, i loro occhi sono anch'essi particolarmente vivaci, che variano da tonalità del giallo al verde acceso.

 

Fay ripose il libro nella saccoccia.

Spense il fuoco e si avvolse nel sacco a pelo.

Era sicura che quella profezia di cui parlavano il Menita e il Tibiceno esistesse veramente.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Nostalgia ***


Il giorno dopo si rimisero in cammino la mattina presto, dopo aver trangugiato in fretta una scarsa colazione. 

Il bosco era silenzioso a quell'ora, udivano soltanto il pestare dei loro piedi sul sentiero riempito di rovi.

Stavano camminando da pochi minuti quando il rumore di altri passi si aggiunse al loro.

-C'è qualcuno- 

Fay si fermò. Elsyn fece lo stesso.

Trattennero il respiro e ascoltarono attentamente.

Un debole vocìo si stava facendo sempre più forte. 

Qualcuno si stava avvicinando. 

Erano due, le voci. Fay le trovò... familiari.

Ad un tratto realizzò: erano quelle del Menita e del Tibiceno.

Due figure in perfetto contrasto emersero dall'oscurità dei boschi intorno ai due ragazzi. Uno di loro era alto, molto alto, vestito con un abito lungo, grigio, coperto in buona parte da un mantello di pelle nero. Era un uomo calvo, pallido, con degli strani occhi argentati; l'altro invece era piccolo, minuto con un naso adunco e dei grandi occhi a palla color nocciola, aveva un abbigliamento dai colori spenti, in cui predominava il marrone e un cappello afflosciato sulla testa, che copriva i suoi capelli ramati, dello stesso colore della barba bizzarra che si ritrovava.

Appena videro i due ragazzi, i due individui cessarono di parlare.

-A quanto pare non siamo gli unici in questo bosco- osservò l'uomo più alto, con una voce profonda; Fay la riconobbe come quella del Menita.

-Già- commentò Elsyn -anche voi in viaggio?-

-Sì- rispose il Tibiceno -vi turba se ci aggiungiamo a voi?-

-Niente affatto- acconsentì il ragazzo, dopo aver avuto come risposta uno sguardo approvante di Fay.

I quattro ripresero il cammino.

-Non ci siamo presentati... il mio nome è Horlen- disse il Menita.

-Ralit- fece il Tibiceno.

-Elsyn-

-Fay-

-Allora... qual'è la vostra meta?- chiese Elsyn.

Horlen sospirò.

-In realtà non ne abbiamo una, siamo soltanto in ricerca di un nuovo posto in cui poter vivere-

-Ah- commentò il ragazzo.

-Ormai nelle nostre terre non è più possibile trascorrere una vita serena- aggiunse Ralit.

-Come mai?- domandò Fay, interessata.

-Formida...- Ralit fece una smorfia dopo aver pronunciato quel nome.

-Io sono un Menita e provengo dal regno della regina Nix... ovvero quello che era il regno della regina Nix. Da quando Formida è salita al potere, tutto è cambiato: non esiste più la pace e la serenità che esisteva un tempo, siamo quasi ridotti in schiavitù e tutta la bellezza delle nostre terre è scomparsa, Formida ha distrutto tutto, compresa la nostra speranza- 

Horlen pronunciò tutto questo con un tono cupo e piatto.

Il Tibiceno prese parola.

-Io invece sono un Tibiceno di quello che un tempo era il regno di Fronda ed ora anche questo è governato da Formida e i suoi seguaci... la situazione della mia patria è come quella della terra del mio compagno qui presente. Noi ci riteniamo fortunati ad essere riusciti a scappare dalle nostre abitazioni, perché non ne valeva più pena di restare lì e lasciarsi sottomettersi ed essere trattati come schiavi. Quelli non sono più i nostri regni, e quella che trascorrevamo non era più la nostra vita-

-Capisco-

Ci fu una pausa in cui fu il silenzio a regnare, poi fu Horlen a rupperlo.

-E invece voi, dove vi porta il vostro viaggio?-

-Dobbiamo dirigerci dalla regina Flora- rispose Elsyn.

-Dalla regina? E come mai?- chiese il Menita, sorpreso.

Il ragazzo esitò.

-Ehm... ecco, abbiamo un paio di messaggi da comunicarle-

-Comprensibile- commentò l'altro, non del tutto convinto.

-Dunque lei è un Carmenita, non è vero... signor?- domandò Ralit.

-Elsyn- rispose il ragazzo -e sì, sono un Carmenita del regno di Flora- aggiunse con orgoglio.

-Ammirevole- disse il Tibiceno -e lei signorina?-

-Io... ehm... sono un'... umana-

-Umana?!- esclamarono in coro Ralit e Horlen, sobbalzando.

-Cosa caspiterina ci fa un'umana nel nostro mondo?!- scandì il Menita, guardandola con una punta di disprezzo.

-Io, ecco... ehm...-

-Ma lei non è una semplice umana- disse Elsyn.

Il Menita e il Tibiceno aggrottarono le sopracciglia.

-Ah no? Sentiamo- fece Ralit.

-Lei è Fay Brooks, la Salvatrice-

I due sembravano non credere a quelle parole; sgranarono gli occhi, storditi.

-S-sul serio?- chiese il Tibiceno.

-Beh, sì- rispose Fay, con una punta di disagio nella voce.

Horlen si inchinò di colpo, facendo svolazzare il nero mantello mentre l'altro si tolse il cappello con eleganza per poi abbandonarlo di nuovo sul capo.

-Caspiterina, poteva dircelo prima!-

-Ecco... io...-

-Allora, come procede la missione? Sapete già come sconfiggere Formida?- la interruppe Horlen.

Elsyn rispose. -Per la verità non abbiamo ancora incominciato nessuna missione, per ora il nostro compito è di dirigerci dalla regina, poi lei ci dirà come procedere-

-Oh, ok- commentò il Menita, lievemente deluso.

-Ma... in qualche modo riusciremo a far tornare tutto a posto-  li rassicurò il ragazzo, anche se i due non sembravano convinti del tutto.

 

Non parlarono più per una buona manciata di minuti quando Ralit sfilò dalla giacca un piccolo flauto di legno intagliato.

-Oh no... dai mettilo via- sospirò Horlen, buttando gli occhi al cielo.

-No- disse l'altro, deciso.

-Ti ho detto di metterlo via- replicò il Menita.

-Ehm... non vedo dove sia il problema...- disse Elsyn.

-Vedi anche lui è d'accordo!- esclamò il Tibiceno, portandosi il flauto alla bocca.

Horlen si coprì le orecchie con le mani, irritato.

-E' da quando siamo partiti che non la smette di suonare- il Menita si rivolse a Fay e ad Elsyn -e sicuramente vorrà parlarvi anche a voi della sua collezione di strumenti musicali...- aggiunse poi, buttando gli occhi al cielo una seconda volta.

Ralit incominciò a suonare una dolce melodia, che ne seguì un'altra, e un'altra ancora...

Le note del flauto del Tibiceno accompagnarono i quattro per tutto il resto della mattinata e fino al pomeriggio, quando, finalmente, giunsero alla fine del bosco.

Gli alberi, i rovi e i cespugli cominciarono a farsi sempre più radi, finché si poté scorgere qualche sprazzo di luce filtrare dalle foglie diventare sempre più vasto e luminoso.

La melodia cessò e i quattro viaggiatori varcarono l'uscita, venendo inondati da una pioggia di luce che fece sembrare loro di essere stati chiusi al buio per anni.

L'ondata di luminosità li obbligò a coprirsi gli occhi; erano frastornati, stanchi, ma avevano ancora molto da fare.

-Anche voi procederete verso nord-ovest?- domandò Horlen, ancora leggermente stordito dall'impatto.

-No... noi andiamo a nord-est- gli rispose Elsyn, indicando la direzione.

Ralit ripose il suo flauto all'interno della giacca.

-Questo significa che non potremo continuare il viaggio in vostra compagnia allora...- commentò il Tibiceno.

-A quanto pare sì-

Volsero lo sguardo all'orizzonte: la vallata era deserta, l'unica cosa che si poteva intravedere era la sagoma sfocata delle montagne in lontananza.

-Allora... buon viaggio- disse Rait.

-E buona fortuna- concluse Horlen.

-Buona fortuna anche a voi- disse Fay, mentre Elsyn abbozzò un sorriso in segno di saluto.

I quattro si separarono.

Mentre camminavano, Fay osservava da lontano gli altri due, che continuavano a marciare, mantenendosi ad una distanza sempre maggiore finché non sparirono dietro ad una collina.

Continuarono il cammino fino al tardo pomeriggio, il sole li salutò con un tramonto e in breve tempo giunse sera.

Il silenzio dominava da parecchie ore, obbligandoli a camminare senza fermarsi un minuto, Fay non si sentiva più i piedi e fu sollevata di vedere il ragazzo fermarsi.

Stava indicando ripetutamente un punto al di là della collina che avevano di fronte e aveva stampata in faccia un'inspiegabile espressione gioiosa.

-Cosa c'è? Cos'hai fatto?- domandò la ragazza, confusa.

Elsyn la guardò, i suoi occhi brillavano.

-Là, esattamente dietro la collina, si trova il villaggio dei miei genitori, della mia famiglia... quello in cui sono nato!- 

-Ah-

-E' da tanto che non rivedo la mia famiglia e poi lì troveremo sicuramente un alloggio e del cibo più invitante rispetto a quello in cui siamo abituati in questi giorni-

Fay sorrise, dopotutto aveva bisogno di un letto vero e ne aveva già abbastanza del freddo terreno e di uno squallido sacco a pelo.

-Che dice, andiamo?-

-Perché no- acconsentì lei.

Lui riprese a camminare, con passo svelto, tanto che l'altra faticava a stargli dietro. Fay sentiva i piedi sprofondare nell'erba con un suono sordo, ogni colpo le procurava un dolore sempre più acuto.

-Rallenta Elsyn!-

Non la sentiva; il ragazzo continuava a seguire la sua strada senza ormai più badare all'altra.

Quando Fay giunse in cima alla collina, Elsyn stava già procedendo nella discesa, correndo verso un paesino non molto lontano da lui.

La ragazza si fermò a riprendere fiato e guardò l'altro sparire tra gli edifici del villaggio, decise di riprendere a camminare, non aveva intenzione di perdere la sua guida.

Scese dalla collina senza troppa fretta mentre guardava il paesino farsi sempre più vicino. A dir la verità non era come lo immaginava: era un villaggio triste, desolato e grigio, sembrava abbandonato, non proveniva alcun rumore o odore da esso. Fay percorse la strada principale del paese. Si guardò intorno ma non c'era anima viva; case spoglie, con finestre chiuse, strade desolate, tutto avvolto nel grigio e nell'ombra.

-Elsyn?-

Non lo trovava da nessuna parte.

-Elsyn!- gridò di nuovo.

-Elsyn!-

Il ragazzo si era fermato davanti ad una casa e la contemplava, in silenzio. 

Non si girò quando Fay lo chiamò.

-Mamma... papà...- ripeteva a bassa voce.

L'altra poté cogliere una certa preoccupazione nel tono di Elsyn.

-Mamma... papà!- ribadì, aumentando il volume della voce.

Fay si avvicinò al ragazzo.

-Hey tutto a posto?-

-I miei genitori... questa è la loro casa-

-Ma...-

-...Non c'è nessuno- concluse lui.

Si guardò intorno, fece un giro su sé stesso ma questo non cambiò le cose.

-Non c'è nessuno!- gridò, dando un pugno sulla porta di legno della casa.

Questa si aprì. 

Elsyn entrò dentro e la ragazza lo seguì.

Come immaginava, la casa rivelò soltanto delle stanze tutte uguali, ma diverse per grandezza, grigie, vuote e fredde. Non c'era un singolo oggetto che avrebbe potuto rompere la monotonia dell'abitazione.

-Non c'è più niente- disse lui, portandosi le mani ai capelli, diventati anche loro girgi, come la desolazione che dominava il villaggio.

-Dove sono finiti tutti?!-

-Forse ritorneranno...-

-Non dica fesserie... hanno portato via tutto, non torneranno mai più-

-E come fai ad esserne così sicuro?

Elsyn non rispose; nemmeno lui sapeva perché sentiva questa sicurezza. Lo sapeva e basta.

 

Uscirono dall'abitazione, ora il villaggio era completamente coperto dall'oscurità della sera, e una giovane luna sormontava il cielo blu, senza stelle.

-Ci fermiamo qua stanotte?- chiese Fay.

-Decide lei-

-Allora io direi di sì, dato che non abbiamo molta scelta-

La ragazza rientrò nella casa.

-Perché sta rientrando?-

Elsyn era rimasto fuori.

-Perché, preferisci dormire all'aperto?-

Lui non rispose e la seguì, in silenzio.

Prepararono una cena, scarsa quanto la colazione, ma dopotutto non potevano permettersi di meglio e mangiarono seduti sul freddo pavimento della casa, in silenzio, come due poveri senzatetto.

-Dai, su con la vita!- 

Fay cercò di rallgrare il ragazzo, mentre sfilava il sacco a pelo dalla saccoccia.

-Non sono triste- protestò lui.

Lei sorrise.

-Non hai proprio talento a mentire-

Elsyn abbozzò un sorriso, ma i suoi occhi e i capelli continuavano ad essere color grigio fumo.

-Ma tu vivevi qui?-

-No, non più, vivevo qui quando ero piccolo- rispose lui -ora vivo vicino al castello della regina Flora-

-E quindi i tuoi genitori non li vedi spesso, giusto?-

-No, raramente- rispose lui cupo.

-Mi chiedo dove siano finiti- continuò -potrebbero essersi trasferiti, scappati o... o...-

Fece una pausa.

-...morti-

Pronunciò quella parola con difficoltà, non pensava fosse così complicato farlo.

-E i suoi genitori?-

-Boh-

La guardò, confuso.

-Cosa intende con "boh"-

-Io... non li ho mai conosciuti, i miei genitori-

Fay spostò lo sguardo verso il pavimento e si sedette sul sacco a pelo, a gambe incrociate.

-Sono vissuta in un orfanotrofio fin da quando posso ricordare. Nessuno mi ha mai parlato dei miei genitori; non so se siano morti o mi abbiano abbandonato. Non mi interessa neanche più-

Detto questo, la ragazza fece una smorfia.

-Non le credo-

-Cosa?-

-Non è possibile che non si interessi ai suoi genitori-

Fay sospirò.

-Ho già sofferto troppo. Arriva il momento in cui bisogna lasciarsi tutto alle spalle e accettare il proprio destino-

-Quindi lei crede nel destino?-

-Perché cambi argomento?-

-Non ho cambiato argomento, lei ha detto che bisogna accettare il proprio destino-

La ragazza rifletté un attimo.

-Sì, io credo nel destino- disse infine -penso che la nostra vita sia già stata progettata e decisa fin dall'inizio e ogni piccola cosa che la stravolge non è soltanto una coincidenza; perché le coincidenze non esistono, niente è per caso-

-E' una ragazza determinata-

Fay sorrise.

I capelli e gli occhi di Elsyn stavano lentamente ritornando al loro colore naturale.

-Elsyn?- 

-Sì, signorina?-

-Puoi darmi del tu- disse Fay, sorridendo.

Elsyn ricambiò il sorriso.

-Come vuole lei... ehm... come vuoi tu... Fay-

-Così va meglio- commentò lei.

Fay sfilò il "Rerum Natura" dalla saccoccia.

-Hai già cominciato a leggerlo?- domandò lui, aggiustandosi il sacco a pelo sul pavimento.

-Sì, è interessante-

-Ti aiuterà molto- 

 

Meniti:

I Meniti, dal Kurg arcaico "Mens" ("intelligenza, facoltà intellettiva"), sono una popolazione del Regno di Nix. Come suggerisce il nome, danno un'estrema importanza all'intelletto e alla ragione, reputano la magia come uno strumento squallido e per creature che secondo loro non hanno la possibilità di utilizzare al meglio la loro intelligenza.

Sono una delle specie di creature più longeve, possono vivere fino a duemila anni. 

Nell'età più avanzata si rifugiano nelle cime dei Monti Innevati del Regno di Nix, nei quali vivono le ultime centinaia di anni in completa solitudine, a meditare sulla propria esistenza.

Sono una popolazione solitaria, ma che non disprezza la compagnia di altre creature. Non esiste una politica interna,sostengono che ognuno sia padrone di sé stesso e che non sia necessaria una forma di governo basata su regole da rispettare, ogni abitante dispone di regole e di limiti propri, ma che non devono invadere la libertà di un proprio simile. Chi, con le proprie regole, disturba gli altri abitanti della propria comunità, è costretto all'esilio. Questa situazione non si è mai manifestata.

Come tutte le altre creature del Regno di Nix, anche i Meniti presentano un aspetto fisico caratterizzato da colori chiari e pallidi, come carnagione bianca, occhi e capelli dello stesso colore oppure argentati.

I Meniti dispongono di una saggezza che spesso mantengono per sé e sconosciuta agli altri, per questo sono considerati spesso invidiosi tra loro del loro stesso intelletto.

-'Notte Elsyn-

-Buonanotte Fay-

La ragazza si addormentò velocemente, sprofondando in un sonno senza sogni.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2417813