Suits Collection

di Elis12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuto alla Pearson Hardman ***
Capitolo 2: *** Io sono Donna, io so tutto ***
Capitolo 3: *** Ora ti importa? ***
Capitolo 4: *** Non sono ancora pronto a perdere te ***
Capitolo 5: *** Lui lo sa ***
Capitolo 6: *** Pensavi che non lo sapessi? ***



Capitolo 1
*** Benvenuto alla Pearson Hardman ***


DISCLAIMER: i personaggi non mi appartengono, e non c'è nessuno scopo di lucro. 

Raccolta di brevi flashfic sui personaggi di Suits, in particolare su Mike e Harvey. Come già annunciato nell'anteprima, ci saranno sia scene presenti negli episodi, sia momenti da me inventati. E' la prima storia che pubblico su Suits, quindi spero di potermela cavare almeno un po'. Lasciate pure un commento per farmi sapere cosa ne pensate.
Grazie dell'attenzione e buona lettura, 
Elis.

 
Capitolo Uno

"Benvenuto alla Pearson Hardman"

Personaggi: Mike Ross, Harvey Specter

Mike si gettò la cravatta su una spalla, poi aprì il rubinetto e si sciacquò il viso con acqua gelida. Si guardò allo specchio tremante, respirando forte con il battito del cuore che gli galoppava nel petto. Gli occhi rossi leggermente strafatti. La valigetta nera posata accanto a sé sul mobiletto del bagno.
“Ce la puoi fare”, si disse. Poi fece un respiro profondo e uscì dal bagno. Percorse il lungo corridoio del lussuoso hotel a passo spedito, prima che qualcuno potesse fermarlo e chiedergli di mostrargli il contenuto della valigetta incriminata. Ancora prima di raggiungere il luogo della consegna, si accorse che qualcosa non andava. Il suo cervello cominciò a lavorare febbrilmente e fare calcoli da solo. Il finto facchino che cercava di forzare la serratura di una porta, l’altro uomo con la pistola nascosta nel risvolto della giacca. Merda, Trevor l’aveva venduto. La piscina chiusa. I colloqui da Harvard. Dopo aver scambiato amichevoli parole con quei due per metterli fuori pista, oltrepassò in fretta la stanza in cui doveva recarsi, e si lanciò giù per le scale più veloce che poté. Non si fermò finché non raggiunse l’ala adibita ai provini di cui aveva visto l’annuncio all’ingresso. Sapeva di avere i poliziotti alle costole; si fermò in scivolata, senza fiato, davanti a una porta aperta. Una donna chiamava scocciata il nome “Rick Sorkin” guardando proprio lui. Mike indicò se stesso interrogativamente.
«Signor Sorkin, è in ritardo di cinque minuti. C’è un motivo per cui dovrei lasciarla entrare?»
«Senta, i-io cerco solo di seminare un poliziotto, ok? Non mi interessa se mi fa entrare o no».
La rossa lo osservò con un’espressione allibita, poi fece un occhiolino a qualcuno che non poteva vedere. E così si ritrovò a stringere la mano di un certo Harvey Specter, avvocato che non aveva mai sentito nominare in vita sua e di cui, sinceramente, non gliene fregava un fico secco. Voleva solo liberarsi degli sbirri. Mike si soffermò a guardare incuriosito quell’uomo, nel suo completo costoso e pettinatura perfetta. L’espressione compiaciuta che aveva stampata in faccia gli dava un’aria vanitosa, arrogante e onnipotente allo stesso tempo. Trasudava potere ed egocentrismo da ogni poro.
“Sto coglione cammina come se avesse una scopa nel culo”, pensò Mike.
Un attimo dopo, la valigetta si apriva e rigurgitava tutto il suo contenuto per terra. Merda, tutta la droga era sparsa sul tappeto. In men che non si dica, si ritrovò a raccontare a quel tizio tutto quanto. Come aveva capito che erano poliziotti, la vendita di erba in cui Trevor l’aveva incastrato, il fatto che aveva accettato perché gli servivano i soldi. La sua memoria eidetica e il manuale BarBri che sapeva a menadito. L’uomo di fronte a lui sembrava piacevolmente colpito, come se lo considerasse un suo pari. Allora non era così tanto uno da palo in culo.
Mike lo sfidò. Letteralmente lo sfidò ad assumerlo e quello, dopo un attimo di riflessione e una smorfia schifata alla vista degli altri candidati, gli rivolse un sorriso sfacciato dicendogli di alzare il culo dalla sua poltrona perché aveva un’e-mail da inviare: aveva trovato il suo nuovo associato. Era fatta. Aveva un lavoro.
Harvey Specter lo guardò con approvazione e poi gli tese la mano ferrea.
«Benvenuto alla Pearson Hardman».

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Capitolo 2
*** Io sono Donna, io so tutto ***


Il secondo capitolo della raccolta è su Harvey e Donna. Quanto li adoro!

 
Capitolo Due

"Io sono Donna, io so tutto"

Personaggi: Donna Paulsen; Harvey Specter

Donna, come Harvey, ha occhio per i dettagli. O meglio, Donna nota quei particolari che anche all’attento Harvey sfuggono. Se Harvey si accorge di un graffietto sul suo Miles Davis, Donna nota il nodo della cravatta che ogni tanto pende un po’ più storto, la piccola ruga che gli compare sotto l’occhio sinistro, il polsino della camicia che spunta mezzo centimetro in più dalla manica della giacca. Se ad Harvey basta un’occhiata per capire quando Mike gli nasconde qualcosa, Donna non ha neanche bisogno di vedere Harvey per sapere se quel giorno è di buon umore o di che colore è il completo che ha indosso. Se Harvey capisce al volo quando Donna vuole chiedergli un favore, come per esempio avere la serata libera la notte di Halloween, Donna sa quando lui ha bisogno di un caffè, quando sta per avere un’idea geniale che porterà a un importante svolta in un caso, o quando ha passato la notte con una donna, che si tratti di Zoe, Scottie o una nuova. Perciò, quando quella mattina lo aspetta davanti agli ascensori, non ha nemmeno bisogno che le porte si aprano del tutto per capire che Harvey ha qualcosa di diverso. Sì, ha cambiato pettinatura. I capelli resi scuri dalla generosa quantità di gel che si mette in testa, sono stati sostituiti da un taglio corto e preciso che mette in risalto i ciuffetti di capelli biondi. Donna, comunque, fa finta di niente. Lancia un’occhiata alla H di Hardman spostata di tre millimetri sulla parete, per poi girarsi e incamminarsi al fianco di Harvey senza dire una parola.
«Hai notato che la H è leggermente più storta del solito?», chiede Donna, scoccandogli un’occhiata indagatrice.
«Lo ammetto, sono stato io».
«Lo sapevo». Donna si lascia andare ad un sorriso, consapevole che l’uomo accanto a sé la sta osservando di sottecchi sperando che gli chieda se ha cambiato pettinatura. Donna continua a ignorarlo appositamente. E così Harvey, pochi secondi dopo, chiede come se niente fosse: «Non dovresti dirmi qualcosa?»
«Qualcosa tipo cosa?», domanda lei fintamente ingenua.
«Tipo, “come stai bene oggi Harvey”».
«Non hai bisogno che lo dica io, lo sai già che stai bene. Non è per questo che ogni mattina ti ammiri allo specchio per dieci minuti?», lo punzecchia lei.
«Non è vero che mi guardo allo specchio per dieci minuti», protesta lui facendo una smorfia stralunata.
«Sì, invece. Esattamente un attimo prima di fare colazione e leggere il giornale».
Harvey le scocca uno sguardo stupito. «Come fai a sapere che leggo il giornale mentre faccio colazione?»
«Io sono Donna, io so tutto», ribatte lei semplicemente, con un sorriso amabile sulle labbra.
Harvey schiocca la lingua seccato un attimo prima di entrare nel suo ufficio. Non solo Donna l’ha battuto di nuovo con la sua spiccata conoscenza su ogni particolare della sua vita, ma non gli ha nemmeno detto che il nuovo taglio di capelli gli sta molto bene. E Harvey non ha bisogno di sentirselo dire semplicemente perché vuole tirarsela, ma perché per lui il giudizio di Donna è il più importante di tutti. E sa anche che lei adora dargli consigli. Perciò, quando Donna si siede alla sua scrivania e lo ferma sulla porta dicendogli «ti stanno bene i capelli nuovi», Harvey sorride compiaciuto.

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Capitolo 3
*** Ora ti importa? ***


Terzo capitolo: Mike in versione "cuccioletto bisognoso di amore". XD

 
Capitolo Tre

"Ora ti importa?"

Personaggi: Harvey Specter; Mike Ross

Harvey non sopporta un sacco di cose, in particolare le persone che si drogano per fuggire dai problemi e dalla realtà. Pensa che i tossici siano tutti uguali: appena cominciano a migliorare, ci ricascano, perché sotto sotto pensano che sia solo una questione di tempo. E, soprattutto, odia ancora di più quelli che non si prendono le responsabilità delle proprie azioni. Perciò, quella mattina, quando il suo associato Mike Ross si presenta al lavoro strafatto dopo che gli aveva esplicitamente detto di smetterla, Harvey si infuria e lo caccia via senza neanche lasciargli il tempo di spiegarsi. Quando più tardi torna con la coda fra le gambe, Donna lo lascia entrare impietosita. Harvey sarebbe tentato di buttarlo fuori dal suo ufficio di nuovo, ma il suo tono lamentoso lo irrita ancora di più.
«Louis mi ha costretto a farlo, altrimenti ha detto che mi avrebbe licenziato. Mi ha puntato una pistola alla testa!»
«E tu fai così se ti puntano una pistola alla testa?», ribatte il grande avvocato.
«Ma che stai dicendo? Fai come ti dicono o ti fanno fuori».
«Niente affatto. Gli prendi la pistola o ne tiri fuori una più grossa. O scegli una delle altre mille soluzioni», esclama Harvey con il tuo tono da discorso in grande stile.
«Non è vero, ho agito nel modo migliore. Ho gestito bene una brutta situazione», insiste Mike testardo.
«E la prossima volta, che succederà? Io mi aspetto lealtà da te. Se Louis ti chiede di fare una cosa del genere, devi venire prima da me. »
«Sì, come quando sono venuto e tu mi hai cacciato via. La verità è che non te ne frega un cazzo di me!», urla Mike fuori di sé dalla rabbia. Harvey rimane senza parole, perché è chiaro che Mike si sta sforzando di non scoppiare a piangere. E per evitare che il suo capo veda le lacrime se ne va infuriato, sbattendosi la porta alle spalle. Anche Donna lo guarda andare via stupefatta.
 
Harvey sta iniziando a preoccuparsi. Sono diverse ore, ormai, che il suo associato ha lasciato lo studio e si è reso irrintracciabile spegnendo il cellulare. Perfino Donna sembra essere in pensiero per lui, anche se ovviamente non lo ammette. Harvey decide allora di fare qualcosa che solitamente non farebbe. Sta per dirigersi verso l’ufficio di quella Rachel Zane per chiederle informazioni, quando lo vede. Esce dall’ascensore con il viso gonfio e insanguinato, come se qualcuno l’avesse pestato per bene. Con una mano si tiene le costole doloranti. Ad Harvey si spezza il respiro. Gli va subito incontro e gli chiede cos’è successo.
Mike, dal canto suo, dà uno strattone al braccio per liberarsi della sua presa e domanda acido: «Ora ti importa?!»
Harvey spalanca la porta del bagno dove il più piccolo si è rifugiato ed esclama: «Certo che mi importa, guarda come sei ridotto». Mike tira su col naso e lo ignora, così lui sospira pesantemente e chiede con tono più dolce: «Chi è stato a farti questo?»
«Nessuno», borbotta Mike. Ma sa benissimo, come lo sa anche Harvey, che se gli dicesse che sono stati gli amici spacciatori di Trevor a ridurlo così, Harvey correrebbe subito a prenderli a calci in culo; e dopo aver finito con loro, prenderebbe a calci anche Trevor. Be’, forse un pochino, a lui si interessava.
Quando Donna entra con la valigetta del pronto soccorso, Harvey comincia a disinfettare le ferite di Mike. E lui, seduto sul bancone accanto ai lavandini, lascia che Harvey si prenda cura di lui. Sa che non avrebbe dovuto dire quelle cose, perché in realtà Harvey si preoccupa per lui. E’ solo che, ogni tanto, ha bisogno di sentirselo dire.
«Mi dispiace di averti urlato contro», bisbiglia abbassando lo sguardo. Nei suoi occhi azzurri rispuntano le lacrime non volute di prima e quando Harvey se ne accorge, gli posa una mano sulla spalla con fare rassicurante. Poi, come se gli avesse letto nel pensiero, dice: «Mike, mi importa di te».
E quando alza il capo e lo guarda negli occhi, sa che Harvey è sincero. Ora, Mike è davvero felice.

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Capitolo 4
*** Non sono ancora pronto a perdere te ***


Questa doveva essere una Mike x Rachel, ma non so come ci si è ficcato in mezzo anche Harvey e il suo rapporto con Mike. Harvey è onnipresente! XD

 
Capitolo Quattro

"Non sono ancora pronto a perdere te"

 

Personaggi: Mike Ross; Rachel Zane

Mike stava passando una delle settimane più brutte della sua vita. Pensava di poter sopportare qualunque cosa ormai, di averci fatto l’abitudine ai periodi di merda, ma come dice il detto, “non c’è mai fine al peggio”. Sua nonna era morta da meno di un mese e non passava giorno senza che lui ne sentisse la mancanza. Si sentiva in colpa per non essere andato a trovarla nei suoi ultimi istanti di vita, perché era troppo impegnato a lavorare, a esercitare la professione per cui non aveva alcuna credenziale legale. E ora, percepiva dentro di sé un vuoto incolmabile ogni volta che ripensava a lei e a tutto quello che aveva fatto per lui. L’aveva accolto in casa sua dopo la morte dei genitori, l’aveva preso con sé e cresciuto come se fosse suo figlio. E lui non era riuscito a ritagliarsi neanche un piccolo spazietto di tempo per andare a salutarla. Quanto avrebbe voluto poter tornare indietro e riparare le cose. Quanto avrebbe voluto che Benjamin fosse davvero in grado di costruirgli una macchina del tempo per sistemare tutte le sue cazzate. Tutto ciò che aveva combinato per far sì che le persone si allontanassero da lui. Aveva perso i suoi genitori, sua nonna, forse il suo lavoro, e ora aveva perso anche Harvey. Harvey che per lui non era solo il “capo”; era molto di più. Era un amico, un collega, un partner. Loro erano come Butch e Sundance, Batman e Robin. Ma a differenza di Mike, Harvey poteva benissimo sopravvivere da solo con il suo ego a fargli compagnia, mentre Mike senza Harvey non ci faceva poi così tanta bella figura. Ma ora Harvey lo odiava e non lo guardava più nemmeno in faccia, perché lui l’aveva tradito. L’aveva pugnalato alle spalle facendo un accordo con Jessica, seppur sotto ricatto. E non importavano le giustificazioni che Mike farfugliava, Harvey non lo stava nemmeno a sentire; non aspettava nemmeno che aprisse bocca prima di cacciarlo malamente dal suo ufficio. Aveva perso anche Harvey, il suo consigliere più fidato, e aveva perso anche il lavoro come suo associato. Ora non era altro che uno di quei soldatini tutti uguali, che Louis si divertiva ad allevare come se fossero in trincea.
Mike non era proprio in vena di sentire altre critiche. Perciò quando Rachel lo raggiunse infuriata nella sala dell’archivio, Mike non riuscì nemmeno a starla a sentire. Capiva che era arrabbiata perché non era entrata a Harvard, ma lui non poteva farci niente. E di certo non poteva mandare quella lettera ed esporsi ingenuamente in quel modo. Dopotutto, lui non c’era mai stato a Harvard e se qualcuno avesse indagato sulla raccomandazione che Rachel gli chiedeva di firmare, nessuno avrebbe potuto dire di conoscere o aver anche solo mai sentito nominare Mike Ross. E Mike, per la prima volta, si sentì davvero solo al mondo. La parola “orfano”, che aveva sempre avvertito come estranea, cominciò a cadergli addosso e a fargli sentire tutto il peso che quell’etichetta comportava. Le persone care della sua vita erano tutte morte o si erano allontanate come Trevor e Jenny. I suoi colleghi erano infuriati con lui e neanche gli rivolgevano la parola, come Harvey e Donna. Non aveva più nessuno al suo fianco, non nel modo che avrebbe voluto lui. Ma restava ancora Rachel, la sua amica, la sua ex, la sua complice. E non era di certo in grado di sopportare che anche lei si allontanasse da lui.
«Tu mi stai mentendo!», urlò Rachel arrabbiata, le braccia conserte strette al petto.
«Non oggi, Rachel, ti prego…», provò a mormorare lui sfinito.
«E allora quando? Perché ci sarà sempre qualcosa, ci sarà sempre qualche segreto, qualche storia, o qualche bugia…»
«Tu non capisci…»
«Non capisco che cosa?!», ripeté lei furiosa, alzando ancora di più la voce.
«Tu non capisci quello che sto passando! Tu non capisci quello che ho perso! Perché ho perso tutto! Tutti quelli a cui tengo. Trevor, mia nonna, Harvey, forse ho perso anche questo lavoro. Non sono ancora pronto a perdere te! Non oggi!»
Mike la guardò senza fiato, disperato, sperando che lei capisse e non insistesse oltre. Ma Rachel non lasciò perdere, così come avrebbe fatto un bravo avvocato; lo fissò dritto negli occhi, come suo padre le aveva sicuramente insegnato per farlo confessare.
«Allora dimmelo».
Forse Rachel aveva ragione. Forse l’unica cosa da fare era dirle tutto, rivelarle ogni dettaglio, e al diavolo Harvey se la cosa non gli stava bene. Dopotutto, lui l’aveva abbandonato; mentre Rachel, sebbene tutti i segreti che le teneva nascosti, era ancora lì a fronteggiarlo e a preoccuparsi per lui. E Mike non voleva che anche Rachel lo lasciasse. Se c’era la più piccola remota possibilità che loro due potessero stare di nuovo insieme, senza più segreti a mettersi in mezzo nella loro relazione, Mike l’avrebbe colta al volo.
Forse fu quello che lo spinse ad aprire bocca e a dire: «Non sono mai andato a Harvard».
Gli occhi di Rachel si spalancarono per la sorpresa. «Cosa?»
«Sono un truffatore».
La ragazza si riprese quel tanto da consentirle di muovere la mano e tirargli una sberla.
Mike provò a parlare ma lei lo colpì di nuovo con forza sulla guancia.
Fu al terzo tentativo che Mike si costrinse a reagire e la fermò. Le afferrò il polso, incontrando il suo sguardo fiammeggiante e ignorando i brividi di adrenalina che quel contatto gli stava causando.
Probabilmente lì percepiva anche Rachel, lo capì dal modo in cui lo guardava. Ma poi lei si liberò di lui e sì allontanò a gran passi. E Mike, vedendola andare via, realizzò due cose: che stava per perdere anche Rachel e che per niente al mondo l’avrebbe lasciata andare via così. Perciò la seguì, la afferrò con un braccio e la costrinse a voltarsi. Quando le loro labbra s’incontrarono a metà strada, capì che ci aveva visto giusto: a volte ai segreti si può rinunciare, se si ha qualcosa, o meglio qualcuno, per cui vale la pena lottare.

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Capitolo 5
*** Lui lo sa ***


Questo capitolo è tutto dedicato ai miei amati Marvey. Se non vi piace il genere slash (relazione tra due uomini), andale! 
 

Capitolo Cinque

"Lui lo sa"

Personaggi: Harvey Specter; Mike Ross

Harvey si stava godendo in santa pace l’ennesima tazza di caffè della giornata. La sua purificazione serale che ogni tanto alternava allo scotch di puro malto, quando qualcosa, o meglio qualcuno, disturbò la sua quiete con dei lancinanti colpi alla porta. Harvey comprese subito di chi doveva trattarsi; senza riuscire a trattenersi, alzò gli occhi al cielo. Appoggiò la tazzina sul bancone della cucina e andò ad aprire con tutta la calma del mondo.
«Se sei chi penso io, allora sappi che ti farò ripagare i danni alla porta», annunciò spalancando l’uscio.
«Perché non rispondi ai messaggi? Ti ho mandato un 911!», esclamò Mike in preda al panico, fiondandosi nell’ingresso.
«Perché non siamo in una puntata di Grey’s Anatomy e il tuo messaggio non meritava neanche una risposta», ribatté Harvey, sempre più irritato dal suo associato in ansia. «Anche se devo ammettere che non mi dispiacerebbe di certo la compagnia di qualcuna di quelle dottoresse…»
«Harvey, non sto scherzando! Lui lo sa!», insistette Mike sempre più agitato. Si sfregò automaticamente i palmi delle mani uno contro l’altro e continuò a girare in tondo senza riuscire a stare fermo. Harvey lo osservò con la testa inclinata da un lato e un’espressione che esprimeva tutto il suo disappunto. «Non lo sa, e ora calmati. Se continui a consumarmi il pavimento in quel modo, ti farò ripagare anche quello».
«Come fai a dire che non lo sa?»
«E tu come fai a dire che lo sa?»
«Perché me lo sento! Ha passato tutto il giorno a spuntare fuori dal nulla con quella sua espressione da topo a caccia di qualcosa. Aveva la faccia di uno che ha fiutato qualcosa. Ti dico che lo sa!», disse tutto d'un fiato.
Harvey si avvicinò, gli afferrò i polsi con le mani e lo tenne fermo davanti a sé per impedirgli di gironzolare oltre. Poi con voce comprensiva, disse: «Calmati. Louis non lo sa, se lo sapesse me l’avrebbe già rinfacciato. E poi quale sarebbe il problema se anche lo scoprisse?»
«Be’… il problema...?», chiese Mike un po’ incerto anche lui sul fatto che ci fossero problemi. «Be’, mi prenderebbero in giro…», mormorò con gli occhioni azzurri dispiaciuti che scandagliavano il pavimento.
«Mike, guardami», disse Harvey tenendolo ancora stretto. «Nessuno ti prenderà in giro. Se Louis o qualche associato dovesse dirti qualcosa, tu vieni da me e poi ci penso io a prenderlo a calci in culo. Ok?»
L’associato, rassicurato, annuì lievemente e Harvey poté quasi vedere le sue spalle abbassarsi per il sollievo. Se Mike si stava rilassando era un bene; non gli piaceva vederlo agitato e lui, si sa, si faceva prendere dal panico un po’ troppo spesso. E ad Harvey spettava sempre l’arduo compito di consolare il suo cucciolo e tranquillizzarlo, cosa che non sempre gli riusciva così facile.
Harvey sorrise, poi gli posò una mano dietro la testa e lo attirò a sé. Le loro labbra s’incontrarono ed entrambi si lasciarono sprofondare in quel bacio pieno di amore, gratitudine, passione, preoccupazioni che scivolano via, perché Mike sapeva, come lo sapeva anche Harvey, che quando c’erano uno per l’altro niente sarebbe andato storto. E non importava se Louis avesse scoperto di loro due, poteva dire quello che voleva, sarebbe andato tutto bene perché loro erano insieme e stavano bene così.
Mike si staccò da lui, gli posò le mani sulle spalle e chiese un po’ incredulo: «Davvero guardi Grey’s Anatomy?»
«Solo quando qualche dottoressa sexy comincia a spogliarsi, poi cambio canale», mormorò Harvey sorridendo.
«Ah ah, certo come no. Bene, va bene, allora perché non vai a vedere le repliche di Grey’s Anatomy mentre io torno a casa?» Mike si liberò da lui ridendo e cercò di sfuggire all’abbraccio di Harvey, ma non andò lontano. Harvey gli circondò la vita con un braccio e lo trascinò indietro. «Credo che oggi rinuncerò alle dottoresse sexy col camice bianco», bisbigliò posando le sue labbra su quelle del suo associato. Mike si lasciò andare a un risolino e cominciò a tirare Harvey verso il divano. «Ottima scelta», biascicò contro la sua bocca. Si lasciarono ricadere sul sofà, uno accanto all’altro, stretti uno nell’abbraccio dell’altro. Mike posò la testa sulla spalla di Harvey e sperarono di poter rimanere così, vicini, insieme, felici, per tanto tanto tempo.

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Capitolo 6
*** Pensavi che non lo sapessi? ***


Mi rendo conto che è da circa un anno che non aggiorno questa collection, come del resto tutte le mie altre ff. Chiedo venia con questo capitolo in cui Donna, essendo Donna, non può fare a meno di essere fantastica. Marvey alert.
 

Capitolo Sei

"Pensavi che non lo sapessi?"

Personaggi: Donna Paulsen; Harvey Specter

Erano ormai due mesi che Harvey e Mike avevano iniziato a uscire insieme. Era iniziata così, dal nulla, dopo l’ennesima notte passata a lavorare fino a tardi in ufficio. E da allora avevano condiviso molto più che caffè rubati e occhiate indiscrete.
Non che qualcun altro lo sapesse, non erano di certo affari loro. Entrambi avevano preferito mantenere la loro relazione segreta. Non avrebbero dovuto saperlo gli associati, che altrimenti avrebbero accusato Mike di ricevere favoreggiamenti dal suo capo; né Louis, che non avrebbe più smesso di prenderli in giro. E decisamente non Jessica, che se non li avessi licenziati entrambi per comportamento inappropriato tra impiegato e datore di lavoro, li avrebbe seppelliti sotto un’infinità di cause pro bono che ad Harvey venivano i brividi solo a pensarci.
C’era solo un nome che avevano tralasciato dalla lista di persone che non dovevano tassativamente saperne niente, lista che avevano mentalmente creato di comune accordo. Mancava, infatti, il nome di una certa segretaria dai capelli rossi, perché entrambi sapevano che Donna non ne avrebbe fatto un problema. Ma siccome a entrambi piaceva mantenere la loro vita privata privata, nessuno dei due gliel’aveva ancora accennato.
Peccato che per lei era un problema. A Donna non piaceva essere tenuta all’oscuro, non quando era un segreto tale con succoso materiale di gossip e ripicca. Come avevano fatto quei due idioti anche solo a pensare che lei non l’avrebbe scoperto, Donna proprio non sapeva spiegarselo. Almeno il credito di averlo nascosto bene doveva riconoscerglielo.
Ma anche se Harvey aveva proibito a Mike di passare troppo tempo nel suo ufficio, o anche solo girovagare nei dintorni, niente sfuggiva agli occhi di Donna. Dopo settimane di attenta osservazione, infatti, aveva colto quei pochi dettagli che i due pensavano di non essersi lasciati dietro. Come le occhiate affettuose che si scambiavano dopo essersi dilettati in qualche citazione di film, o il modo in cui ogni tanto lo sguardo di Mike vacillava un po’ più del dovuto e finiva innocentemente a fissare Harvey con occhi sognanti. Questo di certo non era sfuggito a Donna, e ancora meno le era sfuggito il fatto che Harvey camminasse due passi dietro a Mike per squadrargli il culo. Fare due più due non era stato poi così difficile e, per ripicca al fatto che Harvey non le avesse detto niente, Donna non si sarebbe certo persa l’occasione di prenderlo un po’ in giro.
La rossa entrò nell’ufficio senza neanche bussare (perché lei poteva permetterselo) e depositò un pacco incartato sulla scrivania. Harvey, una penna in una mano, alzò gli occhi interrogativi sulla sua segretaria.
«È un regalo per te.»
«È il mio compleanno e non lo sapevo? Cosa ti pago a fare se non me lo segni sull’agenda?», rispose sarcastico l’avvocato.
«Aprilo e basta!»
Donna aveva previsto la reazione, ma non si sarebbe certo aspettata che fosse così epica. La faccia di Harvey mentre scartava la scatola e sollevava il coperchio, meritava di essere fotografata e messa come sfondo del cellulare. I suoi occhi si spostarono dalla foto incorniciata di lui e Mike che teneva in mano, alla sua segretaria che gongolava soddisfatta.
«Che diavolo è questa roba?», domandò Harvey, con un’irritazione che non copriva di certo l’incredulità. Non agli occhi di Donna, perlomeno.
«Oh, non osare rifilarmi il tono indignato! Pensavi che non lo sapessi? Io sono indignata che tu non me lo abbia detto prima!»
Harvey fece una smorfia, ma gli angoli della sua bocca si sollevarono nell’accenno di un sorriso.
«Ok, ora lo sai. Mi dispiace di non averti resa partecipe della mia vita amorosa.»
«Sai, non è tanto il fatto che tu non ti sia fidato abbastanza di me da dirmelo», cominciò Donna con un tono di voce fintamente offeso e sofferente, «ma che tu mi abbia privata di settimane di dettagli e storie bollenti! Te li sei tenuti tutti per te senza condividere!» La rossa gli tirò una manata affettuosa sul braccio con un’espressione carica di divertimento, «Gesù!»
Harvey alzò gli occhi al cielo. «Hai finito?»
«Non ancora!», replicò lo rossa con un sorriso adorabile. «Sappi che mi aspetto di ricevere resoconti piccanti da ora in poi, altrimenti farò installare delle telecamere in casa tua», annunciò Donna girando sui tacchi e avviandosi verso porta oscillando i fianchi in modo sensuale.
«E’ illegale!», esclamò Harvey indignato.
«Fammi causa, allora!»
 
Da: Harvey Specter
A: Donna Paulsen
Oggetto: Ricatto
 
Due mesi fa, fusione Swinton, scotch. Lingua dappertutto, mani bollenti, occhi da cucciolo in adorazione. Casa mia, camera da letto.
Ho detto tutto.

 
-Vuoi salvare nei preferiti?-

Donna cliccò ‘sì’ col mouse e schioccò la lingua sorridendo soddisfatta.

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