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“Non posso scegliere…io non posso scegliere perché non so più cosa è
giusto e cosa è sbagliato…”
Salve!!!!!!
Sono tornata con una nuovissima fic!!! Ho scritto
questo capitolo di getto, mi è venuto così!!!! So che ho in
sospeso quell’altrafic
ma vi prometto che entro l’ 8 dicembre aggiornerò l’ultimo cap!!
(almeno spero) perché nella mia scuola si fa ponte e si sta a
casa anche il 6 e il 7, così ho tempo per scrivere!!!! Ma intanto godetevi
l’inizio di questa e ditemi cosa ne pensate…ci tengo soprattutto a sapere le
opinioni delle persone che hanno seguito anche l’altra!!!!!
Un bacio!!!!!
“Non posso scegliere…io non posso
perché non so più cosa è giusto e cosa è sbagliato…”
Si
svegliò di soprassalto, il respiro affannato, la fronte bagnata di sudore. Si
levò a sedere accorgendosi di tenere strette nei pugni le lenzuola arancio
albicocca del letto. Allentò la presa, aprendo lentamente i palmi delle mani e
posandole sulle fresche coperte di cotone, provando a rilassarsi. Fece correre
i suoi occhi da un angolo all’altro della stanza studiando ogni particolare
intorno a lei. La scrivania sulla quale passava gran parte dei suoi pomeriggi a
studiare, l’armadio in legno di noce posto appena di
fronte la porta, la scimmietta di peluche poggiata vicino
al cuscino che le sorrideva goffamente, la sveglia sul comodino…le sei e
quaranta. Si passò le dita tra i capelli castani per poi portarle sugli occhi,
attendendo pazientemente che il suo cuore decelerasse il ritmo dei proprio battiti. Era successo di nuovo, aveva avuto
ancora quell’incubo…una voce la tormentava, una voce a lei stranamente
familiare ma di cui era certa sapere di non aver sentito prima. Un’ ombra
sfocata e quella voce…non ricordava altro. Parole incerte rimbombavano nella
sua mente come un’eco martellante, mischiandosi alla confusione che regnava
nella sua testa. Che significato aveva tutto ciò? Chi
era la persona che parlava? Si alzò dal letto, dirigendosi in cucina e aprì il
rubinetto del lavello facendo scorrere l’acqua. Al buio prese un bicchiere
dalla mensola sopra il lavandino e quasi con gesto meccanico lo mise sotto il
getto del freddo liquido trasparente, riempiendolo fino all’orlo. Lo portò alle
labbra, sorseggiando con calma il suo contenuto mentre sentiva una sensazione
di rilassamento invaderle il corpo. Si lasciò cadere su una sedia e sospirò
profondamente. Il ticchettio dell’orologio fissato sulla parete vicino alla
finestra scandiva regolare il ritmo dei secondi, spezzando il silenzio nel
quale era avvolta tutta la casa. Aprì il frigorifero per fare colazione, ormai era
inutile tornare a letto dato che entro venti minuti si sarebbe dovuta alzare di
nuovo.
-Buongiorno piccola!- un uomo alto dai folti capelli scuri fece il suo
ingresso in cucina.
-Buongiorno
papà-
-Già in
piedi?- chiese allacciandosi i bottoni dei polsini della giacca. Hilary annuì annoiata mentre inzuppava nel latte un biscotto
al cioccolato –E tu? Vai al lavoro così presto?-
-Il
processo comincia alle otto ma voglio arrivare prima per verificare gli ultimi
preparativi- suo padre era un importante avvocato, rinomato in tutta la città e
non solo, capitava infatti che si trattenesse fuori
Tokyo per giorni interi per lavoro.
-E la
mamma?-
-Sta
dormendo. Ha avuto il turno di notte in ospedale- bevve l’ultimo sorso del
caffè che si era preparato e posò la tazzina sul lavandino, poi afferrò la ventiquattr’ ore sul tavolo –Ci
vediamo stasera!-
-Ciao-
rispose al saluto con scarso entusiasmo. Quella mattina non aveva proprio
voglia di andare a scuola, ultimamente non riusciva a concentrarsi sulle
lezioni, quel sogno la tormentava praticamente ogni
notte. Se continuava così avrebbe sicuramente fatto
colare a picco la sua media scolastica. Non che la cosa la turbasse più di
tanto, pensava mentre si infilava la maglietta nera
attillata e si guardava allo specchio per vedere come le stava. Un tempo
sarebbe stato diverso…un tempo, prima di incontrarlo. Finito l’ultimo
campionato mondiale era tornato in Russia con i suoi compagni
di squadra, da allora non lo aveva più visto né sentito. Non aveva
trovato il coraggio il coraggio di rivelargli quello che provava nei suoi confronti prima che partisse, a dire la verità non
aveva trovato il coraggio neanche per scriverlo sul suo diario, lo stesso su
cui ogni sera annotava tutto ciò che le succedeva durante la giornata. Soltanto
una persona era a conoscenza di quel suo segreto e quella persona era Takao. QuandoKai
aveva lasciato il Giappone, sei mesi prima, si era sfogata con lui, l’unico che
si era accorto che qualcosa non andava in lei, che le aveva chiesto se andava
tutto bene…quel giorno non era riuscita a tenersi tutto dentro e le lacrime
avevano fatto il resto dandole la forza, o la debolezza come pensava lei, di
confessargli ogni cosa.
Sospirò
aprendo il cassetto della scrivania da cui ne estrasse
una catenina con un ciondolo a forma di cuore in argento con al centro
incastonata una pietra di ametista, avvolta da due rose color quarzo. La
allacciò al collo e la sfiorò con le dita, non se ne separava mai, da quando
suo padre gliela aveva regalata ne aveva fatto il suo
portafortuna. Guardò l’orologio sul comodino, erano
passate da poco le sette…si portò una mano alla testa, un dolore lancinante le
attraversò improvvisamente le tempie, sbatté gli occhi un paio di volte ma la
sua vista si faceva sempre più appannata finché tutte le cose intorno a lei
sfocarono, acquisendo una forma indefinita, un’ombra, una voce…
“La cosa più difficile del mondo è
viverci…vivi anche per me…”
Il suono
del campanello della porta la risvegliò; si guardò intorno spaventata, che cosa
era successo?
-Hilary!-
Takao la stava chiamando, ogni
mattina passava sotto casa sua insieme al professor Kappa
per andare a scuola. Possibile che fosse già arrivato? Solitamente era in
ritardo eppure quel giorno era in largo anticipo. La ragazza gettò
un’occhiata alla sveglia…segnava le otto passate!
-Non è possibile- sussurrò fra sé. Cercò nervosamente il
telecomando della televisione e selezionò la modalità
televideo, dove in alto a destra indicava la data e l’ora…le otto e cinque.
Sentì i suoi battiti cardiaci aumentare, solo pochi minuti
prima aveva guardato l’orologio e segnava le sette. Come
era possibile che fosse già trascorsa un’ora? Che
cosa aveva fatto durante quel periodo? Era come se non lo avesse vissuto.
Quella voce…
-Hilary!
Allora, quanto ci metti?- di nuovo il blader che aspettava più o meno pazientemente davanti alla
porta la distolse dai suoi pensieri. La ragazza si riscosse, afferrò la
cartella e di corsa scese le scale.
-Alla buon ora!- si lagnò il moretto.
-Scusa,
non mi era accorta che fosse così tardi- in fondo non aveva mentito.
-Almeno
se questa volta facciamo tardi la colpa non sarà mia!-
-Non
lamentarti Takao! Di solito quello
che arriva tardi sei tu. Ti hanno buttato giù dal letto questa mattina?-
-E’
colpa di Daichi- rispose seccato intrecciando le mani
dietro la testa. Quel piccoletto non lo aveva lasciato dormire oltre, gli aveva
rovesciato addosso un secchio di acqua gelata che lo
aveva fatto svegliare con tanto di urla. Se ci
ripensava gli tornavano i brividi.
-Takao
le hai detto quella cosa?-
-E’ necessario che venga anche lei?-
chiese ricevendo un’occhiataccia da parte del professore. Il blader
sbuffò poi si rivolse a Hilary –Prepara le valige,
sabato si parte!-
-Per
dove?- mancavano solo tre gironi a sabato.
-Andiamo
in America. Mio fratello dice che il presidente Daitenji
deve comunicarci delle importanti novità riguardo il
prossimo campionato di beyblade-
-E
perché farci andare fino in America?- la sede della BBA si trovava a Tokyo, non
aveva senso recarsi in un altro continente. Takaoalzò le spalle –Non ne ho idea. So solo che non è stata
convocata solo la nostra squadra, ma anche gli AllStars, i Baihuzu e la Neoborg-
A Hilary mancò un battito…la Neoborg.
Ciò significava che l’avrebbe rivisto finalmente dopo sei mesi. Non poteva credere alle proprie orecchie, sabato, il sabato successivo
avrebbe potuto di nuovo incontrare il suo sguardo, i suoi splendidi
occhi violacei. Un brivido le percorse la schiena e il
cuore cominciò a batterle impaziente nel petto, anche troppo.
-La
Rivoluzione Francese scoppia il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia…- Hilarysospirò profondamente, cosa gliene importava a lei della
Rivoluzione Francese? Tempo tre giorni e lo avrebbe rivisto…inclinò
leggermente la testa e cominciò a scarabocchiare soprapensiero sul suo quadernino a righe dove solitamente prendeva appunti. Disegnò
un cuore con all’interno l’iniziale del nome del
russo, una K. Sorrise mentre con il pastello rosso colorava
attente il simbolo dell’amore. Doveva ammettere di essersi presa proprio
una bella cotta, si era innamorata di lui come una principessa si innamora del suo principe. Non riusciva a spiegarsi come
fosse successo, sapeva solo che un giorno sollevò gli occhi sul suo profilo, i
suoi lineamenti perfetti, la sua espressione seria che trasmetteva un senso di
solitudine eppure di infinita dolcezza…all’improvviso
il cuore le aveva donato la chiave per aprirlo e lei quella chiave l’aveva
usata, aveva scoperto cosa provava veramente, aveva scoperto se stessa.
La
campanella della ricreazione avvertì che quella noiosissima lezione di storia
era finalmente terminata, lasciando il posto ad una ventina di minuti di pausa
prima della ripresa delle lezioni. Si affacciò alla
finestra, lasciando al fresco venticello di aprile di
scompigliarle i capelli castani che si riavviò con calma dietro le orecchie.
-Stai
pensando a lui?- Takao appoggiò i gomiti sul
davanzale in attesa della risposta della ragazza che
non tardò ad arrivare manifestandosi con un dolce colore rosseggiante sulle
guance.
-Immaginavo- commentò mordendo avidamente il suo panino ultrafarcito.
-Sai- continuò –Non capisco cosa ci trovi di tanto speciale-
-Sei geloso?- domandò rivolgendogli lo sguardo.
-Ma
figurati! Quello che intendevo è che non pensavo che Kai
fosse il tuo tipo. Voglio dire, è un blader
eccezionale, nonché mio amico ma…beh, sai com’è fatto-
-Si, lo
so…- ribatté con aria trasognata, incurvando gli
angoli della bocca in un sorriso e fissando un punto indefinito davanti a lei;
lo sapeva bene e spesso anche lei si domandava il perché quel russo così freddo
e distaccato le piacesse tanto…
TO BE CONTINUED…
E’ un capitolo corto, lo so, ma
questo era solo il prologo!! Il prossimo, che sarà un cap vero e proprio sarò più lungo, promesso!!!!! (ma non c’è bisogno che ti
disturbi tanto! nd.tutti).
Arieccome!!!
Avevo detto che questo cap sarebbe stato più lungo…e in effetti lo è ma…di
poco!! Il problema è che non ho il tempo materiale!! Spero che vi accontenterete
lo stesso (ma a noi andava bene anche una riga! Sul serio! nd.tutti)
(come siete comprensivi! Sono commossa! nd.me) (non ha
capito l’ironia della frase nd. tutti)…grazie a tutti
quelli che hanno commentato e scusate se non faccio i nomi ma non me li ricordo
tutti, perché tra un sito e un altro ho ricevuto ben nove commy!! Grazie a
tutti!!!!!E ora…si comincia…
Rigirò
tra le mani la lettera che aveva ricevuto quella mattina, il colore bianco
candido della busta era spezzato dal nero dell’inchiostro in alto a destra sul
retro che indicava l’indirizzo a cui era stata spedita la comunicazione. Sul
davanti era chiusa da un sigillo portante la sigla della Beyblade Battle
Association, ovvero la BBA. L’aprì e ne estrasse il
foglio perfettamente battuto al computer facendo scorrere i suoi occhi su
quelle poche righe che lo informavano della convocazione. Inarcò le
sopracciglia domandandosi come mai il presidente avesse
deciso di richiamare le squadre proprio in America mentre un rumore
assordante cominciava a farsi sempre più intenso. Gettò uno sguardo fuori dalla finestra, verso il cielo, dove una serie di
aerei militari sfrecciavano uno dietro l’altro dirigendosi a nord in direzione
della base. Era mercoledì, il giorno delle esercitazioni, e come ogni volta i
veicoli dell’aviazione passavano a bassa quota proprio sopra la loro palestra,
distanti solo pochi chilometri dalla caserma di Mosca. Tutto
sommato, pensò, non sarebbe stato poi così male allontanarsi dalla
Russia. Si appoggiò allo schienale della sedia, nell’ultimo
campionato di beyblade la sua squadra si era classificata seconda in
finale…questa volta sarebbe dovuta andare diversamente. La porta della stanza
si aprì con un cigolio costringendo il capitano della Neoborg ad aprire gli
occhi e puntarli in quelli dall’altro arrivato; ora che ci pensava doveva
ancora riferire la notizia ai suoi compagni.
-E’
arrivata una lettera dal presidente Daitenji- proferì senza entusiasmo. Lasciò
scivolare il foglio, accuratamente ripiegato in precedenza, sul tavolo fino al
capezzale opposto, quel tanto che permise a Kai di prenderlo in mano e
leggerlo. Alzò lo sguardo dalla lettera per rivolgersi a Yuri –Perché proprio
in America?- domandò con la sua solita impassibilità.
-E io
come faccio a saperlo scusa- si alzò dirigendosi alla
finestra. Gli ultimi aerei si stavano allontanando diventando puntini sempre
più piccoli nel freddo e azzurro cielo moscovita, almeno per altre tre o
quattro ore sarebbero stati in pace, fin quando non sarebbero passati di nuovo.
Si voltò, ma il ragazzo che fino a poco prima si trovava con lui aveva già
lasciato la stanze per andare chissà dove, sparire e
apparire all’improvviso era una delle sue specialità di cui poteva considerarsi
maestro. Nessuno riusciva a fargli cambiare idea cocciuto e
orgoglioso com’era. Il russo si sedette sul davanzale poggiando la
schiena a quella parte di muro che incorniciava la finestra, non facendo caso
alla sparizione del compagno, abituato ormai al suo comportamento.
Kai
intanto aveva trovato uno spazio tranquillo dove starsene da solo per i fatti
suoi, sdraiato sull’erba all’ombra di un albero. Quel giorno faceva
particolarmente caldo per il clima primaverile della Russia, era un
peccato non approfittarne. Le urla di alcuni bambini
lo ridestarono dai pensieri in cui era immerso, si levò a sedere per vedere con
i suoi occhi cosa fosse tutta quella confusione; dei ragazzini stavano giocando
a beyblade, entusiasmandosi a vedere le loro trottoline scontrarsi l’una contro
l’altra. Il russo piegò una gamba al petto e la circondò con un braccio
continuando a guardare quei bimbi mentre si divertivano.
Chissà perché
Daitenji aveva convocato la sua squadra, quella di Takao, Max e Rei in America
solo per comunicargli delle novità riguardo il
prossimo campionato, dal momento che avrebbe potuto raggiungere lo stesso scopo
informando gli appassionati di questo sport tramite la televisione e i
giornali, proprio come aveva fatto negli anni precedenti. C’era qualcosa di
strano in tutto ciò…troppo vago per i suoi gusti.
Che
strano, pensava Rei nello stesso istante mentre rimetteva a posto la lettera
nella sua busta, solitamente avvertivano del campionato mondiale di beyblade
alla televisione invece quella volta il presidente della BBA chiedeva la loro
presenza in America. Forse tra le novità c’era anche quella di non far saper
nulla in anteprima anche se la trovava una cosa senza senso…infatti
non aveva senso, altrimenti non sarebbero stati convocati nemmeno loro! Portò
la lettera con sé ed uscì per cercare i suoi compagni di squadra, non mancava
molto a sabato e doveva comunicargli la notizia. Si allontanò dal villaggio,
sapeva già dove andarli a cercare; prese la scorciatoia per il bosco risparmiandosi
un bel tratto di strada e sbucò in una piccola radura verdeggiante, di cui gli
alberi ne tracciavano il perimetro e la nascondevano agli occhi di chiunque non
conoscesse quel posto incantevole, dove la squadra dei Baihuzu era solita
allenarsi. Scorse i suoi amici sulle rive del laghetto che si apriva nel bel
mezzo del prato, immersi nel dolce far niente, rilassandosi sotto la leggera
brezza di primavera che portava con sé un profumo di fiori
nuovo e delicato.
-Salve ragazzi-
-Ciao
Rei!- Mao rispose al saluto, poi curiosa della busta
che stringeva nella mano chiese indicandola –E quella?-
-E’ del
presidente della BBA-
-Daitenji?-
domandò Lai. Rei annuì e gliela mostrò –Siamo convocati insieme ai Bladebreakers
Revolution, gli All Stars e la Neoborg in America questo sabato-
i due fratelli cinesi si guardarono tra loro sconcertarti poi rivolsero
un’occhiata al sedicenne come a chiedere altre spiegazioni, ma il blader si
limitò ad alzare le spalle facendogli chiaramente capire che non sapeva altro.
-Telefono,
telefono, telefono!- Takao si precipitò giù per le scale della casa non appena
l’apparecchio aveva cominciato a suonare incessante.
-Guarda
che se lo chiami non viene mica da te- Daichi era
comodamente spaparanzato sul divano a trangugiare un pacchetto di patatine e
sembrava per niente intenzionato ad alzarsi.
-ZITTO
PIDOCCHIO!- urlò esasperato –Piuttosto, potresti anche
alzarti e risponde dal momento che sta squillando il telefono!-
-Questa
non è casa mia, non posso mica rispondere io!-
-Ah,
quando non ti fa comodo non è casa tua! Ma sentilo!- sibilò
alzando il ricevitore dell’apparecchio. Quel piccoletto si era stanziato in
casa sua senza troppi complimenti, lui non lo aveva di certo invitato eppure
adesso se lo ritrovava dappertutto, non si ricordava nemmeno più come era potuto succedere. Sapeva solo che lo avrebbe
cacciato volentieri a calci se suo nonno non glielo avesse impedito…era stato anche
per un po’ di tempo ospite da Max, quando si trovava ancora in Giappone, e
doveva ammettere che durante quel breve periodo aveva
sentito la sua mancanza…ora invece lo voleva il più lontano possibile da lui!
-Stai dicendo a me?- domandò allegra la voce all’altro capo del telefono.
-No, no,
non dicevo a te…- rispose meccanicamente –Piuttosto…chi sei?-
-Ma
Takao! Non mi riconosci?-
-Max! Che piacere sentirti! Come va?-
-Bene,
grazie! Hai saputo?- sembrava molto impaziente di
rivelargli la notizia. Sul volto del moretto comparve un’espressione
interrogativa, a che si riferiva? Stava per chiederglielo ma il biondino lo
bruciò sul tempo –Daitenji vi ha convocato qui in America, sabato potremo
rivederci!-
-Certo
che ho saputo! Me lo ha detto Hitoshi, pare che il presidente debba comunicarci
delle novità! Anche se…-
-Anche
se?-
-Tu sai
perché ci fa venire fino negli U.S.A? La sede della BBA si trova qui a Tokyo-
-Veramente
volevo chiederlo a te- quando sua madre gli aveva dato la notizia che le
squadre sarebbero venute a New York gli aveva confessato che anche a lei quella
era parsa una stranezza, senza calcolare che poi non si sapeva assolutamente
nulla del prossimo campionato di beyblade, non solo le novità ma anche la data
d’inizio, mentre solitamente si annunciava in televisione mesi prima.
-Beh…potresti chiederglielo direttamente- propose l’americano.
Takao si batté una mano alla fronte –Hai ragione! Perché non ci ho pensato prima? Vado
subito, ci vediamo sabato Max!-
-Takao aspetta un…- troppo tardi, ormai aveva già riattaccato.
Restò qualche altro secondo con la cornetta in mano, poi sorrise mentre la
rimetteva al suo posto –Non cambierà mai!-
-Andiamo Daichi!- afferrò il ragazzino per il colletto della maglietta
trascinandolo giù dal divano senza troppi complimenti.
-Ehi,
mollami! Si può sapere dove stiamo andando?- chiese divincolandosi dalla
stretta del capitano.
-Seguimi
senza storie!- spalancò la porta di casa e si trovò davanti Hilary e il
professore che li osservavano sorpresi –Dove state andando?- domandò la
brunetta.
-Non fare
storie ochetta!- ribatté Daichi.
-COME MI
HAI CHIAMATO?!- e mollò un pugno dritto dritto sulla
sua testa tanto che fu costretto a portarsi le mani sulla parte lesa e
massaggiarsela per quanto gli aveva fatto male. Quella ragazza era troppo
violenta per i suoi gusti, ma era pur vero che se le andava a cercare lui.
-Da
Daitenji- rispose senza far caso alle lagne del rosso che si lamentava per la
botta subita.
-Perché vai da lui?-
-Vedi
prof…- gli raccontò della telefonata appena ricevuta
da parte del loro amico e dell’idea che gli aveva suggerito di andare
direttamente dal presidente per chiedergli di persona il motivo di un simile
viaggio fino in America. In effetti anche Kappa aveva
qualche dubbio a riguardo, gli sembrava tutto troppo strano, nessuno parlava
ancora del prossimo campionato di beyblade, e non aveva senso tenere la notizia
segreta…
Arrivarono
davanti alla sede della BBA, finalmente avrebbero potuto avere qualche
informazione in più a riguardo, o almeno questo era quello che pensavano -Mi dispiace ma il presidente non c’è- la segretaria della
reception si scusò gentilmente con i ragazzi che a quanto pareva avevano fatto
un viaggio a vuoto.
-Vorrà
dire che passeremo più tardi-
-Veramente
il signor Daitenji è partito questa mattina quindi non credo che lo troverete-
-Cosa? E dove è andato?-
-Probabilmente
in America Takao, ti sei dimenticato che sabato dobbiamo andarci anche noi? Sarà andato prima per i preparativi- ipotizzò il professore.
-Veramente
so che andava in Grecia prima- gli rivelò la giovane donna al
di là del bancone –Ad Atene per la precisione-
-In
Grecia?! E che cosa ci è andato a fare?-
-Questo
non so dirtelo, mi dispiace-
Takao
rimase piuttosto sconcertato, come gli altri del resto. Erano venuti per capire
qualcosa in più e si ritrovavano ancora più confusi di prima. Hilary poggiò i gomiti sul bancone tenendosi il mento tra le mani –Ad
Atene…- sussurrò a bassa voce, quella città non aveva alcuna relazione
con la loro partenza di sabato, o almeno così sembrava all’apparenza…sentì le
palpebre farsi d’improvviso sempre più pesanti e un fischio penetrante
attraversarle le orecchie. Chiuse gli occhi per poi riaprirli un attimo dopo ma
non vide più i suoi amici, non vide più la segretaria, il bancone, la stanza in
cui si trovava…non vide più nulla, se non il buio più totale…
TO BE CONTINUED…
Ora comincio anch’io a fare la
bastar inside!!! Eh eh eh…e vi lascio col fiato
sospeso!!! Mi raccomando, voglio sapere che ne pensate e la prossima volta mi
appunto tutti i nomi così non dimentico nessuno…baci e alla prossima!!!!!!
Capitolo 3 *** Di nuovo insieme...ma per cosa? ***
Ho fatto presto questa volta
Ho fatto presto questa volta!!
Sono stata brava!!! Però non prendetemi per pazza
leggendo l’inizio di questo cap…non so nemmeno io da
quale parte contorta del mio cervello è uscito fuori quello che ho scritto!!
Grazie a Blue Crystal,
Meereky02 e Kayx per aver commentato gli scorsi cap! Cmq per risponderti Kayx, diciamo che possiamo dire che Hilary
ha dei poteri particolari ma…non è così semplice!! Poi scoprirai!! Un bacio!
Il buio
più totale…si guardò intorno, spaventata, dov’era? Come aveva fatto ad arrivare
in posto simile? Pochi secondi prima era alla sede della BBA e ora…voleva
tornare indietro, dai suoi amici, non le piaceva quel luogo, così isolato,
avvolto dalle tenebre…poi una melodia, quasi un inno, una voce corale spezzavano in lontananza quel silenzio soffocante. Si portò
una mano all’orecchio per focalizzare meglio quel suono, da dove provenisse, e
si accorse di aver già sentito in passato quel canto che ora si faceva sempre
più forte, ma non si ricordava quando e soprattutto perché. Istintivamente le
sue labbra si mossero e la sua voce si unì come un sussurro a quella già
presente intonando parole in una lingua nuova, una lingua che era certa di non
aver mai imparato e che eppure conosceva…percepiva il motivo di quell’ode dentro di sé, lo sentiva crescere fino quasi ad
esplodere…di chi era quella sensazione che ora si era appropriata del suo corpo, di chi erano quelle emozioni e quei
sentimenti di inquietudine, di rimorso, di profonda tristezza che provava?
Erano…suoi?
Camminò verso
quella malinconica e affascinante melodia, quasi incantata, non sapeva perché
ma aveva la consapevolezza che doveva inseguirla, era come se qualcuno dentro
di lei le suggerisse di andare avanti, di rincorrerla. E mentre le sue gambe la
conducevano attraverso il nulla una luce all’orizzonte
apriva un varco nell’oscurità quasi volesse indicare ad Hilary
la via da percorrere. Oltrepassò la porta di luce stringendo gli occhi per
ripararli dal bagliore accecante che d’improvviso aveva circondato tutto
intorno a lei, delle tenebre ormai non persisteva neppure un’ombra. Quando si
abituò allo sfavillio raggiante del posto dove era finita sembrò ridestarsi
dallo stato di trance in cui era caduta e cercò di
capire che cosa fosse successo. Davanti a lei si estendeva un’infinita vallata
ma completamente priva di alberi, al loro posto si
innalzavano maestose antiche rovine tra le quali giocavano incuranti della sua
presenza strane fiammelle colorate simili a quei fuochi fatui di cui si
raccontano nelle favole; sembravano quasi vive, come possedessero un’autonomia
propria, uno spirito proprio.
-Ma cosa…significa?- sussurrò tra sé incredula davanti ad uno
spettacolo del genere. Di nuovo avvertì quell’inno che poco prima l’aveva accompagnata attraverso il
tunnel oscuro e di nuovo fu tentata a seguirlo, avvicinandosi lentamente verso
il centro della valle. Nell’avvicinarsi le fiammelle colorate le andarono
incontro, quasi a salutarla, come se la conoscessero,
costringendo Hilary a fermarsi. Allungò la mano verso
una di esse fin quando non la sfiorò; che strano,
pensò, non brucia. Sorrise, quel luogo la faceva sentire incredibilmente
tranquilla, eppure avrebbe dovuto essere spaventata a
morte dal momento che non sapeva minimamente dove si trovava e se soprattutto sarebbe
potuta tornare indietro. Ma il suo sorriso scomparve pochi attimi dopo, quando
il cielo da luminoso che era iniziò a farsi più scuro e un’ombra misteriosa si
materializzò in esso, scendendo lentamente sulla
terra. La ragazza indietreggiò, ma c’era una strana forza che le impediva di
scappare, che le bloccava le gambe, obbligandola a rimanere dov’era. Solo
quando l’ignota figura si rivelò per quello che era Hilary
si tranquillizzò. Chi aveva davanti assomigliava incredibilmente…ma si,
assomigliava ad un bit-power come quello che possedevano
i suoi amici. Un bit-power che non aveva mai visto prima, aveva i lineamenti
femminili, una strana pietra a forma di rombo sulla fronte, di colore rosso e
vestiva uno di quei lunghi e bellissimi abiti che si era solito attribuire alle
ninfe della mitologia greca. Era avvolto da una luce azzurrina e il suo corpo
sembrava non avere consistenza. I suoi occhi, quasi trasparenti, fissavano imploranti quelli della quindicenne, sembravano
chiederle aiuto…ma aiuto per cosa? Cosa centrava lei
in tutto ciò? Che cosa stava succedendo?
-Mah…qui
i misteri si infittiscono. Il presidente Daitenji è partito per la Grecia e noi sabato dobbiamo
andare a New York-
-Magari è
andato a farsi una vacanza!-
Takao
tirò un profondo sospiro, possibile che quel rompiscatole di Daichisparasse solo cavolate? Ringraziò
la segretaria per l’informazione e si diresse verso la porta –Andiamo ragazzi- stava per varcare la soglia, quando si accorse che c’era
qualcosa che non andava –Dov’ è Hilary?-
Il
professore si voltò nel punto in cui prima c’era la ragazza –Non lo so, era qui
fino ad un attimo fa-
-Se
cercate l’ochetta è lì- disse indicando il giardino che precedeva l’edifico,
che era possibile vedere attraverso le porte trasparenti scorrevoli del palazzo.
La brunetta sembrava imbambolata a fissare un punto indefinito davanti a lei,
immobile, completamente estranea a ciò che la circondava.
-Ma che sta facendo?- chiese il capitano osservandola con
un’espressione mista tra lo stupore e l’interrogativa. Le si
avvicinò posandole una mano sulla spalla –Hilary?-
La
brunetta sussultò facendo spaventare l’amico che indietreggiò di qualche passò
continuando a non capire cosa le fosse preso.
-Dove sono?- si guardò intorno, ma ciò che vide fu solo una delle
tante strade di Tokyo affollata dalle automobili, il giardinetto e la sede
della BBA. Niente rovine, niente fiammelle, niente ninfa, niente di niente.
-Hilary…stai
bene?-
Si voltò verso di lui, eraTakao.
Questo significava che era tornata nella sua realtà. Ma come era
stato possibile? Che era successo? Si accostò al
moretto squadrandolo dalla testa ai piedi, poi passò in rassegna con lo sguardo gli altri due compagni –Allora, che vi ha detto il
presidente?-
-Ma…non
hai sentito? Daitenji è partito per la Grecia!-
-Ah, è
vero prof!- rise nervosamente cercando di nascondere la sensazione di
smarrimento che le era rimasta addosso dopo quella
specie di viaggio in un’altra dimensione.
-L’ochetta
è completamente partita- commentòDaichi
che stranamente non ricevette il pugno ormai di rito che era solita rifilargli Hilary per quel soprannome che lei detestava. E se avesse avuto ragione lui? Se
stava cominciando a diventare pazza? In fondo quelle visioni non erano normali…ma
non erano neanche solo delle visioni, ne era certa.
Scosse la testa per rimuovere simili pensieri.
-Hey
ragazzi!- una voce distolse, per sua fortuna, l’attenzione che i tre ragazzi
avevano riversato su di lei.
-Fratellone!-
–Che ci fate qua?- domandò non sapendo ancora che il motivo per cui
erano venuti fino laggiù era lo stesso per cui si trovava lì lui. Takao gli raccontò tutto compreso quello che gli aveva
riferito la segretaria e cioè che il presidente Daitenji era partito per la Grecia.
-Per la
Grecia?- ripeté Hitoshi stupito.
-Già…tu
non sai niente fratellone?-
-Veramente
no…anzi, ero venuto per sapere il motivo della decisione di spostarsi fino in
America solo per comunicare le novità del campionato mondiale di beyblade, ma a quanto pare mi
avete preceduto- affermò infilandosi le mani in tasca.
-Ma
non abbiamo cavato un ragno dal buco- sospirò rassegnato il professore.
-Tutto
ciò è molto strano…-
Scese
dall’aereo che lo aveva portato fino all’aeroporto di Atene,
trascinandosi dietro un pesante bagaglio. Prima di andare in America non
sarebbe passato in Giappone perciò era indispensabile portarsi
appresso tutto l’occorrente necessario. Si fece largo tra la folla di persone
che occupavano la sala d’aspetto, guardandosi attentamente intorno. Sembrava
che ancora non fosse arrivato. Si sedette su uno dei sedili liberi tirando un profondo
respiro, alla sua età diventava faticoso viaggiare da soli; ma era necessario.
Prese il fazzoletto di stoffa bianco dalla tasca, che usava spesso portare con
sé, e si asciugò la fronte dal sudore. La temperatura era di
parecchi gradi più alta rispetto a Tokyo. Lo ripose a posto e sospirò
profondamente.
Gli
dispiaceva mentire in quel modo ai ragazzi, ma non aveva altra scelta. Gli
aveva detto di andare in America per ragioni ben precise, che ancora non poteva manipolare con troppa sicurezza, per questo aveva
messo in giro la farsa delle novità sul campionato mondiale di beyblade. Probabilmente sarebbero rimasti delusi, se non
arrabbiati, ma non poteva fare altrimenti. In fondo
ciò che stava succedendo li riguardava da vicino; ed era troppo pericoloso parlarne
apertamente.
-Immagino
che lei sia il signor Daitenji- un uomo sulla
quarantina, alto, con carnagione scura, profondi occhi marroni e capelli neri
gli si avvicinò tendendogli la mano.
-Suppongo
che lei sia il signor Galeno- (sembra strano ma era il
nome di un filosofo greco nd.A)
-Mi chiami Arthur- lo pregò
sorridendo. (questo non è per niente un nome greco ma è già tanto che ho
trovato il cognome! nd.A)
Tre giorni dopo
Si
stiracchiò senza contegno appena mise piede nella sala d’aspetto dell’aeroporto
di New York, dopo essersi fatto una dormita dal momento del decollo a quello
dell’atterraggio si sentiva pieno di energie.
Finalmente era sabato, e finalmente si trovava in America, ogni mistero sarebbe stato chiarito…o almeno questo era quello che pensava.
Non aveva la minima idea di ciò che lo aspettava. Il professore invece cercava
di far sentire meglio Daichi che non era nelle sue
condizioni fisiche migliori, ogni volta che prendeva l’aereo era sempre la
stessa storia, soffriva il mal d’aria, mentre Hilary
se la rideva sotto i baffi, tra sé e sé pensava che quella era la giusta
punizione per tutte le volte che la chiamava “ochetta”. (sadica la ragazza! nd.A)
-Takao!-
Max gli arrivò incontro correndo.
-Max!
Come va la…- non gli diede il tempo di terminare la
frase che gli saltò addosso facendolo cadere a terra.
-Ciao! E’
da tanto che non ci si vede, vecchio mio, come stai?- chiese
euforico il biondino, entusiasta di rivedere i suoi amici dopo tanto
tempo.
-Stavo meglio prima…- rispose cercando di tirarsi su. Si rialzò in piedi
sistemandosi il capello e gli sorrise –Sei da solo?-
-Della
mia squadra si, gli altri ci aspettano in albergo. Ehi, ciao Hilary, prof!-
-Ciao
Max!- risposero quelli in coro avvicinandosi a lui.
-Maestro!
Ti sei dimenticato di me!- l’americano si guardò intorno,
aveva riconosciuto quella voce ma non lo trovava da nessuna parte. Il ragazzino
gli arrivò alle spalle aggrappandosi alla sua gamba –Perché nessuno si ricorda mai di me?- piagnucolò.
-Daichi!
Scusa, non ti avevo visto!-
-Se, se…dicono tutti così…-
-Takao!
Chi non muore si rivede!- Rei si avvicinò al gruppetto
seguito dai suoi compagni di squadra.
-Rei! Da
quanto sei qui?-
-Sarà
un’oretta ormai! Come te la passi amico?- chiese mentre si scambiavano un
sonoro cinque con la mano.
-Hilary!-
-Mao!-
la brunetta andò incontro all’amica abbracciandola. Sembrava passata
un’eternità dall’ultima volta che si erano visti tutti quanti insieme. Era bello ora poter essere di nuovo uniti, anche se ancora
ignoravano il motivo per il quale erano stati chiamati.
-Ci siamo
tutti?- domandò Max che ormai aveva perso il conto
delle persone che aveva rivisto.
-Manca la
Neoborg-
-Non più Takao- si voltarono verso chi aveva parlato. Dietro a loro
c’era la squadra russa al completo. AdHilary mancò un battito, accanto a Yuri
c’era lui, Kai. Con quella sua solita espressione
impassibile sul volto, le braccia incrociate al petto, il suo sguardo glaciale
eppure così penetrante, un sorrisetto che gli
incurvava leggermente gli angoli della bocca.
Erano di nuovo tutti insieme, come una volta…ma quello era solo
l’inizio…
TO BE CONTINUED…
Solo l’inizio, solo l’inizio (che
è? una minaccia???? nd.tutti).
Fatevi sentire!!!!
Ed ecco un nuovo ed appassionante (e incasinatissimo
Ed ecco un nuovo ed appassionante
(e incasinatissimo!) capitolo!!! Spero vi piaccia!!! Grazie a tutti quelli che
hanno commentato. A proposito…più persone mi hanno chiesto se Hilary ha dei
poteri sovrannaturali…beh diciamo si e no, poi capirete in seguito!!!! Baci,
baci!!!!! Comincio subito!!!
Camminava
a grandi passi lungo i corridoi del lussuoso albergo che il presidente Daitenji
aveva prenotato per loro, non c’era da ridire almeno sotto questo punto di
vista li aveva trattati con il massimo riguardo, quell’ hotel era uno tra i
migliori di tutta New York. Le camere erano delle bellissime suite che si
affacciavano sull’oceano Atlantico, spaziose e provviste di ogni comfort, per
non parlare della struttura pittoresca ma allo stesso tempo moderna dell’edificio.
Sul retro si apriva un giardino molto curato, con campi da tennis e piscina. In
piscina, era proprio lì che si stava dirigendo, sicura di trovarlo a
divertirsi. Ma perché sempre a lei spettava il compito di ripescare quella
scimmia?
-Tu sei
una ragazza e quindi dovresti saperci fare con i marmocchi- così le aveva detto
Takao quando le aveva spiegato il motivo. Ma che centrava? Maschilista, pensava
mentre aspettava l’arrivo dell’ascensore. Era una cosa che la mandava in
bestia. Da che pulpito veniva la predica poi, aveva parlato colui che quando ci
si metteva riusciva ad essere più ragazzino di Daichi. Le porte automatiche
dell’elevatore si aprirono accompagnate da un non troppo elegante segnale
acustico. Hilary indietreggiò per permettere alle persone di scendere e sollevò
gli occhi da terra incrociando lo sguardo dell’ultima persona che si sarebbe
aspettata di vedere. Conosceva bene quello sguardo, era l’unico in grado di
farle sentire i brividi correre lungo la sua schiena. Accanto a Kai c’era il
capitano della Neoborg mentre Boris e Sergey già si erano allontanati verso la
loro stanza.
-Ciao
Kai…- sussurrò arrossendo visibilmente e raccogliendo tutte le forze per non
entrare in catalessi. E ora che cosa doveva fare? Cercò qualcosa di sensato da
dire ma non le fu affatto facile in una frazione di secondo, così sparò la
prima cosa che le passò per la mente –Hai per caso visto Daichi?-
Il russo
la fissò in silenzio per alcuni istanti creando un certa soggezione in lei,
prima di risponderle impassibile come al suo solito –Se ti riferisci a quel
piccolo selvaggio è in piscina a combinare guai-
-Immaginavo-
sbuffò e quasi sembrava esserle passato l’imbarazzo –Grazie- gli sorrise
timidamente prima di entrare in ascensore, gli aveva rivolto la parola dopo sei
mesi, lo aveva rivisto dopo sei mesi, ma l’effetto che lui le provocava era
rimasto identico, se non addirittura aumentato. Yuri fissò Hilary finché la
chiusura delle porte glielo permise.
-Quella
ragazzina- proferì d’un tratto, attirandosi su di sé l’attenzione, come sempre
silenziosa, del suo compagno.
-No…niente-
pareva avesse cambiato idea a continuare il discorso. Il russò gli lanciò
un’ultima occhiata fugace per poi avviarsi in direzione della camera che gli
era stata assegnata, mentre sulle labbra del rosso compariva un sorrisetto
indecifrabile.
Infilò
una mano nella tasca dei pantaloni, quella dove aveva riposto Dranzer, Daitenji
aveva fissato l’appuntamento con le varie squadre per le sei di quel pomeriggio
presso il “The Antiquity’s Museum”. Cosa centrava un museo dell’antichità con
il campionato di beyblade? Ormai era chiaro che c’era sotto dell’altro, Kai ne
era sicuro, e non ne aveva mai dubitato dal mercoledì di tre giorni prima,
quando aveva ricevuto la lettera del presidente. Ma al momento era inutile
stare a lambiccarsi il cervello per cercare di darsi una spiegazione, entro
quella sera stessa si sarebbe finalmente chiarita ogni cosa…
Stava per
inserire la scheda magnetica, che fungeva da chiave, nell’apposita fessura
della porta della sua camera quando delle grida, provenienti dal giardino, lo
ridestarono dai suoi pensieri; uscì sul terrazzo comunale dell’albergo che dava
sulla piscina e si affacciò alla ringhiera poggiando i gomiti su di essa
lasciando a quel leggero vento d’aprile di scompigliargli i capelli, mentre di
sotto Daichi urlava come un ossesso inseguito da una Hilary molto adirata per
averla chiamata di nuovo “ochetta”. La brunetta riuscì a raggiungere il
ragazzino e a cingergli il collo con un braccio da dietro –Se non la fai finita
giuro che ti butto in acqua e ti affogo!-
-Non ne
avresti il coraggio- ribatté cercando di divincolarsi dalla sua stretta.
-Vogliamo
scommettere?-
-Tanto
vincerei!- si liberò dalla presa delle quindicenne e anzi riuscì a far finire
lei stessa nella piscina. Quando riemerse sentì il rosso che se la rideva come
non mai, aveva le lacrime agli occhi –Chi è che doveva finire in acqua?- la
prese in giro.
Giuro che
ora lo uccido, pensava guardandolo storto, è la volta buona che commetto un
omicidio. Cercò di raccogliere tutte le forze possibili per non esplodere e
dare in escandescenza correndo il rischio di commettere atti di cui poi si
sarebbe potuta pentire. Il piccoletto si inginocchiò sul bordo della vasca
tendendole una mano –Questa volta te la sei cercata!- disse con la voce ancora
spezzata dalle risa. Hilary afferrò la sua mano –Grazie…molto gentile…- proferì
con finto tono angelico quando in realtà la sua mente stava già architettando
una vendetta. Sulle sue labbra comparve un sorrisino maligno e senza preavviso diede
un forte strattone al braccio di Daichi che gli fece perdere l’equilibrio, cosa
che lo portò dritto dritto in acqua anche lui. La ragazza uscì dalla piscina
strizzandosi i vestiti completamente zuppi –Oh, scusami tanto Daichi, non l’ho
fatto apposta!- esclamò apparentemente dispiaciuta.
-Certo,
come no!-
-Sul
serio, non volevo!- continuò la farsa mentre un diavolo completo di corna e
forcone si faceva spazio sotto quella maschera di finto dispiacere.
-Hilary!
Daichi! Ma che avete combinato?- Takao, seguito dal professore e suo fratello
guardava stupito i suoi compagni.
-Ha
cominciato lei!- il ragazzino indicò la brunetta che con più classe possibile
gli diede le spalle incrociando le braccia al petto –Sono superiore alle
provocazioni!- disse mentre rientrava nella hall dell’albergo.
-Dove
vai?- le domandò il professore.
-A
cambiarmi- si passò una mano tra i capelli, completamente umidi, quando le si
bagnavano sembravano diventare più scuri, quasi neri. Sorrise tra sé, in fondo
nonostante non sopportasse quella scimmia si divertiva quando capitavano
episodi di questo genere, doveva ammetterlo.
-Hilary
che ti è successo?- Max e Rei squadrarono l’amica dalla testa ai piedi, con i
vestiti zuppi d’acqua.
-Niente-
sospirò rassegnata –Ci vediamo dopo- fece un vago gesto di saluto con il capo per
poi sparire verso l’ascensore sotto gli sguardi curiosi dei due bladers. Il
cinese e l’americano si rivolsero un’occhiata interrogativa –Mah…-
Intanto
Hilary arrivò di corsa davanti la porta della camera che condivideva con Mao
della squadra dei Baihuzu ed Emily della squadra degli All Stars che al momento
non erano in stanza, le aveva viste di sfuggita al bar dell’hotel poco prima di
salire. Estrasse dalla tasca la scheda magnetica, e la scrollò cercando di
asciugarla, sperando che funzionasse lo stesso, quando Daichi l’aveva buttata
in piscina si era bagnata anche lei.
-Bella
performance!- una voce dietro di lei la fece trasalire. Si voltò –Kai! Mi hai
fatto prendere un colpo!-
-Non
pensavo di essere così brutto- a quelle parole la ragazza avvampò, le sue gote
presero un colorito che non aveva niente da invidiare ad un estintore –No è
che…- farfugliò abbassando lo sguardo; stava forse cercando di metterla in
imbarazzo? Se davvero era così ci stava riuscendo alla perfezione. Sul volto
del russo comparve un sorrisetto ironico.
-Beh, io
adesso…- disse cercando di interrompere quella conversazione che non sapeva più
come portare avanti –vado a cambiarmi- entrò nella stanza ma Kai bloccò la
porta prima che potesse richiuderla dietro di lei –Aspetta-
-C-cosa
c’è?- si girò verso il ragazzo che teneva una mano, poggiata al legno di faggio
della porta, appena sopra la spalla della brunetta e i suoi occhi viola puntati
in quelli scuri di lei.
-Per caso
sai il vero motivo per cui Daitenji ci ha convocato qui?-
-Il vero
motivo?- ripeté sconcertata.
-Non
credo che si tratti semplicemente di comunicarci le novità sul campionato di
beyblade-
-In
effetti anche noi avevamo dei dubbi…volevamo andare a chiedere informazioni
direttamente a lui ma la segretaria ci ha detto che era già partito per la
Grecia-
Il russo
si staccò dalla parete, incrociando le braccia al petto con addosso la sua
solita impassibilità. Era già partito per la Grecia? Rivolse un ultimo sguardo
freddo ad Hilary prima di allontanarsi di spalle e sparire tra i corridoi
dell’albergo. La quindicenne entrò finalmente in camera e tirò un profondo
sospiro. Si portò una mano al petto, poteva sentire il suo cuore battere ancora
all’impazzata. Cercò di rilassarsi, tirò fuori la valigia da sotto il letto
dove dormiva per prenderne dei vestiti asciutti, si infilò i pantaloncini jeans
corti, il top nero e il suo giacchetto arancione preferito. Si guardò allo
specchio e decise di togliersi la catenina che gli aveva regalato il padre,
l’avrebbe lasciata ad asciugare sul comodino. Appese gli abiti bagnati allo
stendino, rimise il borsone al suo posto e di corsa uscì dalla stanza per
raggiungere i suoi amici nella hall.
Li trovò
comodamente seduti chi sugli elegantissimi divani della sala principale, chi
sulla moquette che copriva per intero tutti i pavimenti dell’albergo, impegnati
a discutere riguardo ciò che gli avrebbe detto Daitenji; a quanto pareva
nessuno credeva più di tanto al fatto che dovesse comunicargli le novità sul
prossimo campionato di beyblade, era troppo assurda come cosa, non aveva senso
farli muovere per così poco ma soprattutto non aveva senso dirlo solo a loro,
dal momento che il torneo riguardava tutti gli appassionati di quello sport.
-Già, quando
Judi ce lo ha comunicato siamo rimasti tutti un pò scettici-
-Nemmeno
mia madre conosceva il motivo di una simile decisione- aggiunse il biondino
continuando il discorso di Michael.
-Noi
volevamo andarlo a chiedere direttamente al presidente…- disse il professore.
-Ma quando
siamo andati da lui ci è stato detto che era partito per Atene-
-Per
Atene?!- fecero gli altri in coro –E che centra con noi?-
-Non
chiedetemelo, non ne ho la più pallida idea- il moretto intrecciò le mani
dietro la testa –Ma forse non c’è una relazione tra il suo viaggio in Grecia e
la nostra convocazione di oggi-
-Te l’ho
detto, è andato a farsi una vacanza!- a quelle parole Takao gli mollò un pugno
dritto sulla testa –QUANDO LA SMETTERAI DI SPARARE CAVOLATE, PIDOCCHIO?!-
-Ho solo
espresso una mia opinione, perché non può essere?!-
Il
capitano dei Bladebreakers Revolution sospirò profondamente, era inutile combattere
con lui. Hilary si irrigidì, lasciò andare le braccia lungo i fianchi e serrò
le labbra in un’espressione fin troppo seria, che poco le si addiceva. I suoi
occhi sembravano caduti in trance-No,
c’è una relazione- affermò spezzando il silenzio che si era riversato sui
bladers, con un tono che pareva non lasciasse repliche.
“Liberaci…libera coloro che sono
sospesi tra la vita e la morte…”
Parallelamente
la camera dell’albergo di Hilary e delle sue amiche fu inondata da un bagliore
improvviso di luce bluastra, durò un attimo, poi quello strano raggio colorato
venne risucchiato dalla pietra di ametista incastonata al centro del ciondolo
della catenina della ragazza, che aveva lasciato sul comodino, dallo stesso
punto esatto da cui era partito.
-Come fai
ad esserne così certa?-
-Di che?-
domandò la brunetta appena si fu ripresa.
-Del
fatto che ci sia una relazione…l’hai appena detto!- Takao squadrò la sua amica
dalla testa ai piedi…negli ultimi tempi era diventata sempre più strana, o
meglio, più distratta, e questo non era da lei.
-No io…ho
solo fatto una supposizione- ribatté cercando di essere il più convincente
possibile –Mi sembra strano che parta per la Grecia a soli tre giorni dalla
nostra convocazione qui…nient’altro- sapeva di aver tutti gli sguardi dei
presenti puntati su di lei e ciò la rendeva piuttosto nervosa.
-In
effetti…- disse il capitano permettendo ad Hilary di tirare un sospiro di
sollievo.
-Vi piace
così tanto giocare a fare i detective?- anche la squadra russa irruppe nella
hall, era l’unica che fino ad ora mancava all’appello.
-Yuri!-
-Oggi
pomeriggio sapremo ogni cosa, quindi vi conviene non stare tanto a scervellarvi-
-Vuoi
dire che anche a te pare strano il fatto che il presidente Daitenji ci abbia
convocati fin qui?-
-Non ti
nascondo Takao, che ho anch’io i miei dubbi- proferì impassibile prima di
allontanarsi da loro per dirigersi verso un’enorme sala con grandi vetrate
colorate, seguito dai suoi compagni.
-Ehi dove
stata andando?-
-A
pranzare- questa volta fu Boris a rispondere. Effettivamente erano le tredici
passate e un certo appetito cominciava a farsi spazio tra i bladers, appetito
che si poteva tradurre con una fame insaziabile per Takao e Daichi.
-SI! E’
ORA DI PRANZO!- urlarono in coro i due mentre attraversavano la distanza che li
separava fino alla sala ristorante alla velocità della luce, sotto gli sguardi
allucinati dei compagni e degli altri ospiti dell’albergo.
-Devono
sempre farsi riconoscere!- sospirò un molto sconsolato Rei portandosi una mano
alla fronte per la disperazione.
Dopo un
suntuoso pranzo le ore non tardarono nel loro scorrere e alle sei del
pomeriggio le squadre non mancarono nel farsi trovare nel posto indicatogli dal
presidente per il loro appuntamento. Finalmente avrebbero saputo ogni cosa,
avrebbero saputo la verità…ma gli avrebbe fatto piacere?
-Ehi! Ma
questo è un museo!- esclamò Daichi osservando l’enorme entrata dell’edificio.
-Ma dai!
E io che pensavo si chiamasse “Antiquity’s Museum” perché fosse una
caffetteria!- fece Rick ironico.
-Mi
prendi in giro scimmione?- tuonò il ragazzino.
-Colpa
mia se sei così ingenuo?-
-Cosa?!
Prova a ripeterlo se hai coraggio!-
-Ragazzi,
non mi pare il momento per mettersi a litigare!- il capitano degli All Stars
cercò di intervenire per far calmare entrambi –Ora abbiamo una cosa più
importante da fare-
-Michael
ha ragione, ora dobbiamo…presidente Daitenji!-
Il
presidente si avvicinò a loro accompagnato da un uomo che i ragazzi non avevano
mai conosciuto prima.
-Siete
puntuali ragazzi- esordì il vecchietto. I bladers fecero correre il loro
sguardo da quest’ultimo all’ancora anonimo accompagnatore –Suppongo siate
curiosi di saper cosa devo dirvi di così importante da farvi arrivare fino a
qui…ma prima voglio presentarvi una persona- indicò la figura accanto a lui
–Questo è il signor Arthur Galeno, un ricercatore greco che studia le civiltà
antiche. Ma entriamo adesso, immagino che voi abbiate molte domande da farmi…-
TO BE CONTINUED…
Anch’io avrei una domanda…che cosa
sto scrivendo????? Perché io quando mi metto al computer sono tipo attratta da
una forza misteriosa…per cui scrivo ma non so più che!!! Mah…meglio se me ne
vado a letto!!!! Fatevi sentire!! Alla prossima!
Eccomi di nuovo qui!!!!! Questo cap è piuttosto
complicato ma leggendolo forse vi farete un idea della
storia…anche se questo è solo l’inizio!!!! (per quanto ancora dovremmo
sopportarti???nd.tutti)
(ma, non lo so…per molto cmq! nd.A) (che felicità nd. tutti)…………….
I ragazzi
seguirono Daitenji e il misterioso ricercatore, non
riuscendo ancora a comprendere la relazione che poteva esserci tra loro e uno
studioso delle civiltà antiche. Il museo era stranamente deserto,
fatta eccezione per la sorveglianza, nell’edifico sembrava esserci
neanche un’ombra di visitatore, fatto curioso se si pensava che era sabato.
Ancora non sapevano che quel luogo era stato chiuso al pubblico per tutta la
giornata sotto richiesta del presidente della BBA.
-Ehi, guardate qua!- Takao indicò un
cartello appeso al muro, sul quale c’erano scritti tutti i nomi delle persone
che lavoravano lì.
Tra quei nomi figurava anche quello di Arthur Galeno, ma il suo appariva il alto, contrariamente
agli altri incolonnati uno sotto l’altro, sotto la voce “proprietario”.
-Significa
che quel tizio è il proprietario del museo?-
-Esatto,
questo museo è proprio di quel tizio, che sarei io!- fece
l’uomo sulla quarantina avvicinandosi al moretto, con un sorriso divertito
sulle labbra.
-Ops!
Mi scusi, non volevo offenderla!- si portò una mano
sulla bocca imbarazzato. Hilary gli tirò una gomitata
–Takao, possibile che ti devi
sempre far riconoscere?-
Il
capitano si passò una mano dietro al collo facendo ridere Arthur
–Non preoccuparti, non mi sono offeso!-
-Perché,
perché lui e non una dolce e carina sorellina?- Hitoshi
sospirò profondamente, rassegnato.
-Penso
sia quello che ci chiediamo tutti! Vero Takao?-
-Grazie
Max! Sei davvero gentile! Begli amici che mi ritrovo!-
incrociò le braccia al petto, offeso, sotto le risate degli altri ragazzi. Rei
gli poggiò una mano sulla spalla –Dai non prendertela,
stavamo scherzando!-
-Si, come
no…- si interruppe non appena vide il signor Galeno
fermarsi davanti ad una porta di dimensioni poco più grandi del normali e prendere
in mano una chiave per infilarla nella serratura. Sulla porta c’era chiaramente
scritto che quel locale era riservato solo ed esclusivamente al personale.
Allora perché li stava conducendo all’interno di quella stanza? Che fossero degli ospiti speciali?
La sala
era molto spaziosa anche se spoglia nell’arredamento, al centro c’era un tavolo
di quelli che generalmente si usavano per delle riunioni di ufficio,
in legno pregiato, circondato da delle sedie, che a occhio e croce saranno
state all’incirca una ventina. Sulla parete opposta all’entrata si aprivano
delle grandi finestre mentre un enorme armadio, chiuso a chiave, occupava il
muro a destra della porta. Lo studioso fece cenno ai ragazzi di prendere posto
mentre lui andava a sistemarsi a capotavola, accanto a Daitenji.
-Bene
ragazzi…- esordì il presidente non appena ognuno si fu sistemato –immagino che a questo punto abbiate capito che non è per
comunicarvi delle novità riguardo al campionato mondiale di beyblade
che vi ho fatto venire fin qui- il silenzio in cui era sprofondata la stanza lo
indusse a continuare. Si schiarì la gola –Mi dispiace avervi convocato in
America con questa scusa, ma era necessario, purtroppo non potevo dirvi nulla a
riguardo in quanto ero in possesso di notizie
importanti di cui dovevo assicurarmi personalmente-
-E’ per questo che è stato in Grecia?-
-Esatto-
disse per rispondere alla domanda del professore –Il signor Galeno, come vi ho
già accennato, è un ricercatore di civiltà antiche, un archeologo. Il suo è un
nome molto noto in questo campo, ed il successo ottenuto nel suo lavoro gli ha
permesso di aprire un museo qui a New York-
-Mi
scusi, ma non credo che questo possa interessare ai ragazzi-
-Ha ragione Arthur- si alzò in piedi tornando a rivolgersi ai
bladers –Verrò al punto. Ciò che devo comunicarvi non
è facile e avrei voluto che voi restasse fuori da
questa storia, siete solo dei ragazzi, ma purtroppo…non c’è scelta- il tono
sommesso di Daitenji creò ancora più confusione tra
le squadre. Che cosa intendeva dire? E perché tutti quei misteri?
-Presidente
ci sta facendo preoccupare…che cosa deve dirci?-
Takao
aveva ragione, ormai cominciavano tutti ad avere addosso un
brutto presentimento –Quello che sto cercando di dirvi è che…-
-Il mondo
potrebbe giungere alla sua fine- (azzo!!! l’ha detto come se doveva dire che domani pioverà! nd.A) Arthur
terminò il discorso per lui. Sapeva che non era il modo migliore per dargli una
simile notizia ma non si poteva perdere altro tempo. Il tempo, quello purtroppo
mancava, e il poco che c’era scorreva inesorabilmente veloce.
I bladers fissarono il ricercatore con occhi sgranati. Le
loro bocche spalancate per lo stupore, non riuscivano ad emettere alcun suono. Avevano
capito bene? Il mondo sarebbe potuto giungere alla sua
fine…era uno scherzo? No, non poteva esserlo…
-Non so voi…ma io non ben capito…- balbettò il capitano dei Bladebreakers Revolution.
-Che cosa
significa questo?- domandò Rei dopo aver riacquistato
un po’ di lucidità.
Daitenji
guardò il ricercatore con aria preoccupata e quest’ultimo
con un cenno della mano gli fece intendere che avrebbe provveduto personalmente
alla spiegazione dei fatti e di quella all’apparenza inconcepibile rivelazione.
-Probabilmente
quello che sto per raccontarvi vi sembrerà assurdo, ma
vi prego di ascoltarmi…dopo tutto, ciò che vi dirò vi riguarda molto da vicino…-
Avete tutti sentito parlare del
monte Olimpo? Quel luogo perfetto ed eterno, sede della
ristretta elite degli dei immortali, custodi dell’umanità, come vuole la
mitologia greca? Bene, ma c’è una cosa che non potete sapere che è stata per secoli taciuta e da molti dimenticata. Parallelamente a
questo mondo etereo esisteva sospeso nel nulla un eden accessibile solo a chi possedesse poteri di natura divina, ovvero gli dei; essi
avevano il compito di controllare questo luogo incantato, di proteggerlo dalle
insidie del male. Il Giardino Delle Luci Eterne, così era chiamato. Era abitato
dalle Essenze, creature incorporee, guardiani della vita sulla Terra. Regolavano
il tempo, la guerra e la pace, il dolore e la gioia, la nascita e la morte,
secondo un ciclo continuo in cui vigevano armonia ed equilibrio. E poi c’era Lògos, l’essenza
massima, di sembianze quasi umane, la sua funzione era quella di garantire che
ogni Essenza rispettasse ciò che era conforme alla sua natura.
Ma un giorno questo
equilibrio fu stravolto; un semidio, Vagnus, una creatura per metà dio e per metà umana,
riuscì a penetrare nel Giardino Delle Luci Eterne e a rapire Lògos. La sua parte umana aveva preso il sopravvento su
quella divina, e la possibilità di avere il potere su ogni essere vivente
l’aveva indotto a cadere nel peccato, nello stesso modo in cui un uomo non
riesce a resistere alle tentazioni che il male gli offre.
Da quel momento la Terra fu attraversata da tempeste,
terremoti, catastrofi naturali, gli esseri umani si uccidevano tra loro senza
motivo, l’ordine delle cose era stato alterato in maniera drastica.
Gli dei allora si riunirono in
Consiglio e proibirono a tutti gli abitanti dell’Olimpo di scendere sulla
Terra. Decisero di inviare nel mondo terreno le Essenze del Giardino Delle Luci
Eterne, in cerca di Lògos per ristabilire
l’equilibrio perduto, ma le Essenze da sole non erano in grado di sopravvivere fuori dall’eden. Gli diedero una forma, le plasmarono sotto
le sembianze di creature leggendarie, le affidarono ad esseri umani capaci di
controllare i loro poteri e di non cadere in tentazione, da quel momento gli
eletti sarebbero stati guidati dalle Essenze, avrebbero
collaborato con loro per rimediare alla punizione che si era riversata
sul mondo umano. Ogni prescelto poteva sfruttare al meglio il potere
dell’Essenza che gli era stata consegnata, e tutti insieme
riuscirono a scoprire dove era stata portata Lògos;
ma questo non bastava per eliminare il semidio che la teneva prigioniera, per
sconfiggerlo serviva qualcuno capace di riunire in sé tutte le Essenze, fondere
insieme i loro poteri ed utilizzarli contro Vagnus
utilizzando una particolare pietra dalle forme e i colori più svariati chiamata
Crystal. Questo qualcuno era l’evocatore, e ogni
evocatore era in possesso di una di queste pietre. MaVagnus aveva la facoltà di rigenerarsi
esattamente ogni mille anni, e ogni volta che tornava in vitadiventava sempre più potente, si circondava
di demoni, creature appartenenti al mondo infernale, al suo servizio e con il loro aiuto si riprendeva Lògos, e un nuovo evocatore aveva il compito di fermarlo
ancora.
Mille anni fa il semidio fu fermato da una
giovane ragazza, un evocatrice di nome Alena.
Il racconto
terminò nello stesso modo in cui era iniziato, assurdo, incomprensibile il
motivo per cui ora quell’uomo
gli aveva raccontato tutto ciò. Una storia, una favola, un mito…perché era
logico che non potesse trattarsi di altro, si parlava di dei,
di demoni, di altri mondi, anche un bambino avrebbe capito che non
poteva essere vero. Era paradossale. Ma quante volte
la logica ha superato i limiti della ragione? Tante…
-Davvero
una bella storia ma non capisco cosa centri con noi- a rompere il silenzio
incredulo che era calato nella stanza fu il capitano
della Neoborg, ribattendo senza battere ciglio.
-Non è
solo una storia…-
-Yuri-
-Non è
solo una storia Yuri. Quello che vi ho detto
corrisponde alla verità-
-Senta un po’, ci sta prendendo in giro?- Rick si
alzò di scatto sbattendo i pugni sul tavolo preso dalla rabbia. Non sopportava
di essere preso in giro, indipendentemente da chi fosse
a farlo.
-Adesso
calmati scimmione!- Micheal lo bloccò tenendogli il
braccio.
-Calma
ragazzi, calma. Non vi avrei fatto venire fin qui se non fosse
una cosa seria- le parole del presidente bastarono ad acquietare l’americano
che si rimise seduto, seppure non ancora convinto e con un’espressione non molto
amichevole dipinta sul volto.
-Immaginavo
la vostra reazione, per questo…- disse aprendo l’armadio alle sue spalle ed
estraendo qualcosa dal suo interno –Vi ho portato le
prove-
Galeno
posò sul tavolo un oggetto di piccole dimensione,
sembrava una pietra dal colore mischiato tra il giallo miele scuro, quasi arancione,
e l’oro –All’apparenza può sembrare un frammento di ambra, piuttosto raro da
trovare, ma del tutto normale- esordì mostrando il pezzetto di resina fossile ai
bladers.
-In
realtà questa è una delle pietre Crystal-
continuò.
-Le
pietre usate dagli evocatori?- Maopoggiò
i gomiti sul tavolo sporgendosi leggermente in avanti per osservarla meglio. Lo
studioso annuì –L’ho trovata durante l’ultimo dei mie scavi,
ad Atene, presenta le stesse caratteristiche chimiche delle altre Crystal chiuse nel mio laboratorio in Grecia. Questa l’ho portata qui per darvi una dimostrazione della verità di
ciò che vi ho raccontato-
-Però c’è
una cosa che non capisco…- Daichi si era messo in
ginocchio sulla sedia e teneva le braccia incrociate –Per quale motivo nessuno
sapeva niente dell’esistenza di queste pietre?-
Takao
lo guardò stupito, incredibilmente aveva fatto una domanda del tutto sensata…era
strano che pietre dotate di questi poteri non fossero state
mai menzionate.
-Per il
semplice fatto che gli evocatori non volevano che si sapesse troppo di questa
loro particolarità, qualcuno avrebbe potuto utilizzarle per fini sbagliati-
-E
lei come fa a sapere tutto questo?- anche Hitoshi,
rimasto in silenzio ad ascoltare fino adesso, non sembrava convinto di quella
faccenda, se era vero che gli evocatori non volevano divulgare l’esistenza
della Crystal, e l’ultima evocatrice risaliva a mille
anni prima, lui come faceva a sapere?
-Perché…-
esitò a rispondere –degli eletti di mille anni fa
faceva parte un mio antenato-
Tornò
indietro con la mente al giorno di diciassette anni
prima, quando aveva trovato quel vecchio diario, quello che lo aveva spinto a
diventare ricercatore. Era sceso in cantina, dove teneva riposti dei libri che
in casa non sapeva più dove mettere e solo allora si accorse
dello scricchiolio dell’asse centrale del pavimento; si inginocchiò per terra
battendo nel punto dove aveva avvertito il rumore, sembrava cavo. Facendo più
attenzione notò che la mattonella era leggermente rialzata…la sollevò del tutto
scoprendo, con suo grande stupore, un piccolo nascondiglio in cui era riposto
quello che aveva tutta l’aria di essere un vecchio diario. Soffiò sopra la
copertina, togliendo lo strato di polvere che si era accumulata nel corso degli
anni e lentamente lo aprì. Sfogliò con calma le prime pagine
cercando di comprendere la scrittura…sembravano scritte in una lingua
sconosciuta, o forse antica. La casa in cui abitava era molto vecchia, anche se
ovviamente era stata ristruttura e modernizzata più
volte, ma apparteneva alla sua famiglia da secoli, era stata tramandata da
generazione in generazione. E se si trattava di
qualcosa appartenuto ad un suo antenato? Scosse la testa chiedendosi come
avesse potuto anche solo pensare una simile sciocchezza. Stava per riporre il
volume al suo posto quando la curiosità si impossessò
di lui. Ma se fosse stato davvero di un suo avo?
Il giorno
successivo andò dal migliore studioso di lingue antiche della
Grecia, e da lì tutto ebbe inizio…
Quella
risposta sembrò bastargli anche se non servì a
convincerlo. Ma ancora non si era avuta risposta
riguardo a cosa centrassero loro in tutta quella storia.
-Ma
noi…che relazione avremmo con tutto ciò?- chiese
infine Lai, facendo forse la domanda che rimbombava nella mente di tutti i
presenti. Galeno guardò Daitenji che con un cenno del
capo gli fece intendere che aveva compreso le sue intenzioni –Max, ti spiace darmi per un momento il tuo beyblade?-
chiese all’americano che in quel momento era il blader
che gli si trovava più vicino.
-Il mio beyblade?- ripeté il biondino estraendo Draciel
dalla tasca e porgendolo al presidente. L’anziano signore lo passò allo
studioso che lo posò accanto alla Crystal. La stanza
cadde nuovamente nel silenzio, e dopo pochi secondi il bit della trottola si illuminò contemporaneamente alla pietra, da cui partì un
fascio di luce accecante che inondò la sala. I ragazzi si coprirono gli occhi
colti dall’improvvisa e inaspettata reazione.
-E questo
che significa?- chiese il professore non appena gli fu
possibile tornare a vedere.
-Le
Essenze…- chiarì Arthur –sono
i vostri bit-power-
Inutile
spiegare la reazione che ebbero i bladers
a quella rivelazione. Se le Essenze erano i loro bit-power
questo significava che loro…erano gli eletti? Takao
si alzò in piedi tenendosi la testa con le mani –Ahhhhh!
Non ci capisco più niente!- urlò –Ci potrebbe spiegare
esattamente e senza tanti giri di parole che dobbiamo fare?!- il capitano non
era l’unico ad essere nervoso, quella storia stava superando i limiti
dell’immaginazione.
-Sono
trascorsi mille anni da quando Alena ha eliminato Vagnus. Lui adesso sta per tornare e vuole riprendersi Lògos-
-Mi
faccia indovinare- proferìKai,
che fino a quel momento era rimasto in silenzio –Noi dovremmo eliminare di
nuovo questo Vagnus per impedirgli di rapire Lògos, è così?- lanciò al ricercatore uno sguardo gelido.
-E
così…ma non potete farcela da soli, avete bisogno dell’evocatore. Purtroppo non
ho notizie su di lui, o lei. E’ probabile che sia in contatto con i bit-power
ma non è detto; potrebbe essere chiunque, anche uno di voi-
-E
come facciamo ad individuarlo? Di certo non andrà in giro con la scritta
“evocatore” sulla maglietta-
Arthurrispose alla domanda di Boris –L’evocatore dovrebbe
essere già in possesso della Crystal. Solo da quella
pietra voi potrete capire chi sia, il problema è che se
anche l’avesse già tra le mani non saprebbe ancora come utilizzarla e potrebbe non
reagire ai vostri bit-power contrariamente a come ha fatto questa che ho
portato- sospirò –Vedete, la Crystal accresce il suo
potere insieme a quello dell’evocatore…-
-E dal
momento che l’evocatore non ha ancora utilizzato i suoi poteri, la Crystal per il momento è una pietra qualsiasi- concluseEmily.
-Ragazzi,
non per essere teatrale…ma il futuro del mondo è nelle vostre mani. Trovate
l’evocatore prima che sia troppo tardi-
-Potrei
indire un campionato mondiale qui a New York per facilitarvi il compito…se
l’evocatore è un blader che possiede un bit-power vi sarà più facile trovarlo- propose il presidente. Daichi si alzò in piedi sulla sedia
esultando, sicuro di vincere anche questo campionato e di scovare l’evocatore,
e il capitano della squadra non fu da meno. Effettivamente parevano
tutti piuttosto contenti.
Era
strano, pensava, mentre faceva scorrere i suoi occhi castani sui bladers, sembravano tranquilli e soddisfatti nonostante ciò
che avevano appena scoperto. Dovevano salvare il mondo, erano gli eletti
eppure…la notizia non li aveva turbati più di tanto. Forse perché loro erano i
prescelti e in un certo senso se lo sentivano, se lo aspettavano…ma lei? Lei
non era una blader, non possedeva un bit-power…allora
perché non era rimasta sconvolta come chiunque al suo posto sarebbe
stato? Fu l’ultima ad uscire dalla stanza, ma prima di farlo si assicurò
che non ci fosse nessuno oltre a lei e il signor Galeno, rimasto per sistemare
la pietra Crystal, prima di chiedergli –Signor
Galeno…-
-Si?-
fece rivolto alla ragazza.
-Per caso
lei sa com’è Lògos?- quella domanda lo lasciò sconcertato. Si passò una mano tra i capelli scuri –So solo che ha sembianze quasi umane…non l’ho mai vista, mi
dispiace- il volto serio della quindicenne lo indusse a domandarle il motivo.
-Curiosità…-
rispose –curiosità- ripeté abbassando la voce ed
uscendo dalla stanza per accodarsi agli altri.
La guardò
allontanarsi e raggiungere il gruppo, era strana, c’era qualcosa che non lo
convinceva in lei…
-Kai,
non vieni?- Takao si voltò
per chiamarlo. Il russo si staccò dal muro esterno della stanza dove erano appena
usciti, accanto la porta, lasciò andare le braccia
lungo i fianchi e s’incammino verso l’albergo, insieme agli altri.
TO BE CONTINUED…
Piaciuto questo cap???? Scommetto che ora
cominciate a capire un po’ di più…eh eheh, ma questo è niente…fatevi sentire!!!
A proposito che ne pensate della storia? Calcolate che l’ho pensata mentre la
prof di latino stava interrogando in letteratura due mie compagni…alla prossima!!!!!
Torno all’attacco!!!! Non vi dico niente, solo ringrazio Sesshomaru,
LightAngel, BlueCrystal e Kayx per aver commentato lo scorso cap!!!! A proposito, quando pensi di cominciare a pubblicare la
tua ficKayx???
Sono curiosa di leggerla!!!
Beh, ora vi lascio alla lettura
dei tarocchi…cioè della fic!!
(o santo cielo nd.tutti)
Si rigirò di nuovo nel letto, non riusciva a trovare una
posizione comoda per addormentarsi. Quella notte sembrava proprio che il sonno
non avesse intenzione di venirle a far visita, erano ore che provava a dormire.
Si levò di dosso il lenzuolo, quasi con rabbia,
ammucchiandolo ai suoi piedi, faceva piuttosto caldo. Intrecciò le mani
dietro la testa rivolgendo gli occhi completamente spalancati al soffitto. La
stanza nuotava nel buio, le sue compagne dormivano già da un pezzo, solo lei
era ancora sveglia. Qualcosa la turbava, e Hilary sapeva
anche che cosa fosse, l’incontro con il ricercatore
greco le aveva lasciato il segno, le aveva lasciato un senso di inquietudine
addosso, anche se non riusciva a spiegarsene il motivo. Aveva una strana
sensazione, una sensazione che le si stringeva come
una morsa sulla bocca dello stomaco, un peso che non le dava pace, non l’aveva
più lasciata da quel pomeriggio; non era paura…o meglio, era paura ma non
solo…non riusciva a comprenderlo. Sospirò profondamente e si alzò dal letto
andando alla finestra, scostò le tende per guardare fuori…il cielo era limpido
e colmo di stelle, perfino la Luna era visibile, così candida, così bella,
luminosa, pareva quasi volesse rassicurarla. Sulle sue
labbra rosee comparve un sorriso, un sorriso che si spense subito dopo, quando
le riapparve davanti agli occhi l’immagine di quella strana creatura che aveva
visto pochi giorni prima nella sua visione. Forse esisteva un legame con la
storia che aveva raccontato Galeno…scosse la testa con veemenza, che andava a
pensare. Si passò una mano tra i capelli sbadigliando, aveva sonno ma non
riusciva a dormire.
Si sfilò
rapidamente la maglietta e i pantaloncini che usava per andare a letto e si
vestì facendo attenzione a non svegliare Emily e Mao, con cui divideva la stanza. Cercando di fare il minimo
rumore possibile aprì la porta della camera e la richiuse
alle sue spalle, per i corridoi dell’albergo non c’era nessuno, erano quasi le due
di notte. Si diresse al bar, praticamente deserto in
confronto alla mattina, c’erano soltanto due uomini, uno sedeva intorno al
tavolino vicino alla finestra immerso nella lettura di un libro, il secondo
dall’altra parte del locale occupato al computer portatile, con una tazzina di
caffè a lato, probabilmente stava lavorando. Si sedette su
uno degli sgabelli intorno al bancone, avrebbe bevuto qualcosa.
-Un succo
di frutta, per favore-
-Come?-
-Faccia
lei- si slacciò la catenina che portava sempre con sé e cominciò a
giocherellare con il ciondolo; lo prese in mano rigirandolo più volte tra le
dita osservando quasi incantata la piccola pietra incastonata al suo centro. Le
tornò in mente il giorno di circa due anni prima quando suo padre era rientrato
a casa con un sorriso raggiante sulle labbra dicendole che aveva un regalo per
lei. Le aveva fatto vedere il pugno chiuso e quando
aveva aperto il palmo Hilary era scoppiata dalla
felicità.
-L’ho trovato per la strada, probabilmente qualcuno lo ha perso. Spero ti piaccia-
-E’
bellissimo papà!- gli aveva risposto, da allora non andava mai in giro senza,
era diventato un portafortuna inseparabile, anche se un’altra forza lo legava
indissolubile alla ragazza, una forza che lei ancora non conosceva e non aveva
mai sperimentato.
Il
cameriere aprì il frigorifero del bar e ne estrasse
una bottiglietta di vetro di succo d’ananas. Glielo versò in un bicchiere e
glielo porse –A lei-
-Grazie- fece rivolta al ragazzo.
-Offro io
per la ragazzina- si voltò verso quella voce che aveva
parlato alle sue spalle, era Yuri. Restò a
guardarlo per alcuni istanti in silenzio finché non le si
sedette accanto.
-Non sono
una ragazzina…e mi chiamo Hilary-
-Lo so- ribatté impassibile. Strano, non era da lui prendere
l’avvio ad una conversazione, figuriamoci offrire da bere a lei. La brunetta
gli lanciò un’occhiata veloce per poi tornare ad interessarsi al contenuto del
suo bicchiere -Comunque grazie-
-Sei qui
da molto?-
-Cinque
minuti-
-Hai
visto passare Kai?- dopo la cena si era dileguato come suo solito, era uscito per rimanere da
solo con i suoi pensieri ma non era ancora rientrato in albergo nonostante
fosse già piuttosto tardi.
-Kai?
No, non l’ho visto- bevve un sorso del suo succo di frutta pensando che
purtroppo non aveva avuto questa fortuna, sperava di
poter passare un po’ più di tempo con lui, le bastava guardarlo per sentirsi al
settimo cielo.
-Sempre
il solito, se non fa preoccupare gli altri non è
contento- Hilary sorrise, in effetti non aveva tutti
i torti.
-Posso
sapere cos’è che ti piace tanto in lui?- la domanda a bruciapelo di Yuri la lasciò completamente senza
fiato, non poteva credere alle sue orecchie. Come faceva il capitano della Neoborg a sapere che a lei…la sua indole non molto
socievole le aveva impedito di far amicizia con lui
come l’aveva stretta con gli altri bladers, se ci
pensava il suo carattere non era poi tanto diverso da quello di Kai.
-Non
capisco cosa intendi…di chi stai parlando?- chiese cercando di prendere tempo.
-Sai
benissimo di chi sto parlando-
Terminò di
bere, in silenzio, con l’intenzione di nascondere l’imbarazzo comparso sul suo
volto, poi si alzò dallo sgabello –Ti sbagli, Kai non
mi piace affatto- si voltò di spalle, per sua fortuna quella di “Pinocchio” era
solo una favola, se la storia sul dire le bugie fosse stata vera a quell’ora il suo naso avrebbe
raggiunto una lunghezza fuori dal normale.
-Grazie
ancora, e buonanotte- il russo la guardò allontanarsi fino a che non scomparve in
direzione dell’ascensore. Gettò un’occhiata all’entrata principale dell’hotel,
del compagno di squadra nemmeno l’ombra, decise di tornare in camera, tanto
presto o tardi sarebbe tornato, ormai ci era abituato.
-Aspetti!-
il cameriere lo bloccò prima che potesse uscire dal locale –La sua ragazza ha
dimenticato questa- gli disse porgendogli la catenina con cui Hilary stava giocando poco prima.
-Chi?-
-La
signorina seduta con lei fino a poco fa-
-Quella
non è la mia…- non terminò la frase soffermandosi a guardare il ciondolino che
pendeva dal monile, la pietra di ametista incastona al
centro del cuore brillò per un attimo. Yurialzò gli occhi verso l’enorme lampadario appeso al soffitto del
bar, probabilmente si era trattato di un riflesso della luce.
-Gliela riporto io- disse prendendola in mano. La rigirò tra le dita intento a contemplarla…scosse la testa e la infilò
in tasca.
-Mao…Mao svegliati!- Emily chiamò
l’amica immersa completamente nel mondo dei sogni, si era
alzata per andare in bagno ma aveva trovato vuoto e disfatto il letto
dell’altra compagna di stanza.
-Mmm…Emily, che vuoi?- sbadigliò
sonoramente sbattendo gli occhi più volte per abituarli alla luce improvvisa
che l’americana le aveva puntato in faccia. Guardò l’orologio, erano le due e
mezza, come le era venuto in mente di svegliarla nel cuore della notte?
-Hilary
non c’è-
La
ragazza fissò per qualche istante il letto vuoto della giapponese, ancora
intontita, poi si passò una mano tra i capelli scompigliati dal sonno –E’
abbastanza grande per fare quello che le pare, non
trovi?- biascicò stanca prima di sdraiarsi di nuovo sul suo comodo materasso e
affondare il viso sul cuscino. La blader della
squadra degli AllStars
stava per chiamarla ancora, spazientita, quando sentì scattare leggermente la
serratura della porta della camera, da cui entrò la brunetta, sorpresa di
trovare la luce accesa, pensava che le ragazze dormissero.
-Hilary!-
-Oh, sei
sveglia Emily?-
-Mi ero
alzata per andare in bagno ma ho visto che tu non c’eri-
La
quindicenne annuì avvicinandosi all’armadio, si inginocchiò
vicino al guardaroba ed aprì uno dei cassetti in cui aveva riposto i vestiti
per la notte. Si tolse il top che indossava, piegandolo accuratamente, e si infilò la maglietta di cotone azzurra a mezze maniche per
stare più comoda, sotto lo sguardo indagatore della compagna.
-Sono
indiscreta se ti chiedo dove sei stata?-
-Ero al bar…- rispose vaga –con Yuri- aggiunse
immaginandosi già la reazione dell’altra.
-Yuri…il
capitano della Neoborg?!- domandò spalancando la
bocca per lo stupore.
-Conosci
qualcun altro che si chiama così?- ribatté ironica.
-Con chi è che stavi?- Mao si rimise
immediatamente a sedere curiosa, sembrava esserle passato di colpo il sonno.
-Ma
tu non dormivi?-
-Non
cercare di cambiare discorso…che avete fatto tu e Yuri?-
-Ma
niente! Non riuscivo a dormire così sono scesa giù al bar e lui mi ha offerto
da bere, nient’altro!- che altro avrebbero potuto
fare? Osservò lo sguardo divertito delle sue amiche, chiedendosi cosa avessero
in mente. Sbuffò sonoramente pensando che era inutile
continuare il discorso, se quelle due si mettevano in testa qualcosa era difficile
fargli cambiare idea. Si avviò verso il suo letto, in silenzio, augurando solo
la buonanotte alle bladers e spengendo la luce prima
di infilarsi sotto il lenzuolo. Chiuse gli occhi, sospirando profondamente, che
giornata che era stata! Si girò su un fianco ritornando con la mente alla scena
di poco prima al bar dell’albergo. Effettivamente se ci pensava bene Yurinon era poi tanto diverso da Kai…entrambi erano dei bei ragazzi, entrambi erano freddi e
introversi, entrambi erano ottimi bladers, solo una
cosa li differenziava…una cosa che all’apparenza poteva sembrare banale, ma non
lo era…Yuri non era Kai. E lei amava quest’ultimo. Infilò
la testa sotto il cuscino, quasi volesse nascondersi, chiedendosi per quale
motivo tra le tante persone esistenti sulla faccia della terra proprio di lui
doveva innamorarsi. Perché l’amore doveva essere tanto
ingiusto con lei? Che speranze poteva avere con un
tipo come lui? Ma in fondo si sa, il destino è
imprevedibile…
Sotto la
luce della lampada al neon appesa al muro sopra al tavolo della sua stanza, il
capitano della Neoborg fissava con insistenza il
ciondolo della catenina che Hilary aveva scordato sul
bancone del bar. Lo teneva sul palmo della mano e non riusciva a staccargli gli
occhi di dosso, come fosse attratto da una strana e
misteriosa forza.
-Insomma Yuri, vuoi spengere quella maledetta
luce?- Boris si levò a sedere irritato, contrariamente a Serjey non riusciva a prendere sonno, erano venti minuti
buoni che il suo compagno se ne stava immobile su quella sedia ad osservare
chissà cosa. Il rosso non fece una piega, continuò a non proferire parola,
immerso nei suoi pensieri incurante dei lamenti
dell’altro. Il ragazzo lo guardò insistente per alcuni secondi chiedendosi cosa diavolo stesse combinando, prima di alzarsi rassegnato.
Si avvicinò a Yuri, contraendo il viso in
un’espressione indecifrabile –Cos’è?-
-Un
ciondolo- gli rispose impassibile.
-Spero
vivamente che non sia tuo!- un ghigno divertito apparve sulle sue labbra, in effetti un cuoricino avvolto da due rose non era proprio
il suo genere, a dire la verità non era il genere adatto a nessun “uomo”.
-Infatti
è di Hilary-
-Hilary?!-
socchiuse gli occhi sentendo pronunciare il suo nome, facendo mente locale per
capire chi fosse –Non è quella ragazzina dei Bladebreakers Revolution?-
-L’ha
dimenticato sul bancone del bar e il barista mi ha chiesto se potevo riportarglielo- rispose intuendo la sua prossima
domanda.
Boris
trattenne a stento una risatina beffarda innervosendo il blader
accanto a lui –Cosa ti ridi?- chiese con non molta
gentilezza.
-Ti
conosco da tanto ma non ti avevo mai visto pensare ad una ragazza-
-Non
pensavo ad una ragazza-
-Ah no?
Perché Hilary cos’è…un
ragazzo?- ribatté ironico –A me non sembra…e aggiungerei anche che ha un
visetto piuttosto carino, non è così?-
Stava per
replicare quando l’irrompere silenzioso di Kai nella
stanza interruppe i loro discorsi.
-Dove sei stato?-
-Non sono
affari che ti riguardano- affermò impassibile come suo
solito, dirigendosi verso il bagno.
-E
figurati-
-Perché,
eri preoccupato?- domandò a Boris affacciandosi alla soglia della porta con un
sorriso pungente che gli incurvava gli angoli della bocca.
-Per
quanto me ne importa- (che gentile scambio di battute! nd.A) si avviò verso il suo letto, con le mani
intrecciate dietro la testa, ma non prima di aver rivolto un’ultima occhiata a Yuri tornato ad interessarsi al ciondolo.
I
delicati raggi del sole filtravano dalla finestra semiaperta andando a posarsi
sul suo viso quasi volessero svegliarlo. Takao si coprì gli occhi con una mano, infastidito dalla
luce, aveva ancora sonno e nessuna intenzione di
alzarsi. Si rigirò nel letto, non accorgendosi di trovarsi sul pizzo del
materasso, finendo a terra senza tanti complimenti e sbattendo con forza il
fondoschiena. Stava per lamentarsi dal dolore ma qualcosa glielo impedì, sputò
quello che aveva tutta l’aria di essere un calzino colorato e lo prese in mano
–Ma che diavolo…- strinse nel pungo l’indumento mentre
la rabbia cominciava ad impossessarsi di lui –Scommetto che è stato quel
pidocchio!- sibilò tra i denti, in effetti era stata di Daichi
l’idea di mettergli un calzino in bocca per impedirgli di russare alla grande e
tenere svegli sia lui che il professor Kappa. Uscì di
corsa dalla camera con l’intenzione di farla pagare al ragazzino, ma appena
spalancò la porta si trovò davanti Hilary –Ero venuta a chiamarti per la colazione…stiamo aspettando
solo te- lo squadrò dalla testa ai piedi e arrossì imbarazzata distogliendo lo
sguardo altrove.
-Che
ti prende?- le chiese non capendo subito la sua reazione.
-No è
che…- farfugliò impacciata.
-Hai
lasciato stare Kai e ti sei innamorata pazzamente di
me? In fondo posso capirti- sorrise compiaciuto. La brunetta gli lanciò uno
sguardo truce –Mi spiace doverti contraddire, comunque…i
tuoi boxer sono davvero molto carini-
-I miei cosa?- ripeté corrucciando la fronte. La quindicenne tossì un paio di
volte indicando con un lieve movimento del capo verso le parti basse del blader.
-Accidenti,
sono in mutande!- tornò immediatamente dentro la
stanza infilandosi al volo i pantaloni che la sera precedente aveva gettato ai
piedi del letto. Tutta colpa di quel nanerottolo, pensava, nella fretta aveva
dimenticato anche di vestirsi.
Scesero nella hall dell’albergo, erano tutti radunati intorno al
maxi schermo del salotto a vedere il notiziario sportivo, in televisione c’era
il presidente Daitenji che annunciava la data
d’inizio del prossimo campionato mondiale di beyblade,
il torneo sarebbe iniziato entro poco meno di venti giorni, mentre le notizie
relative al regolamento e alle varie squadre partecipanti sarebbero state
annunciate alla fine della settimana successiva.
-Ha fatto
presto il presidente ad indire il nuovo campionato-
-E’
normale Max, ricordati che dobbiamo trovare al più
presto l’evocatore- Takao si spaparanzò sui morbidi
cuscini del divano, accanto all’amico.
-Quindi…tu
credi a questa storia Takao?-
-Perché tu no, Rei?- lo guardò sconcertato. Il cinesino si passò una mano
tra i capelli –Beh, si però…non lo so, è tutto così
strano, la cosa che più mi lascia perplesso è che noi non sembriamo turbati più
di tanto-
-Su
questo devo darti ragione, è come se…- un’ondata di profumo di cornetti caldi
appena sfornati passò sotto il naso del capitano –…cornetti…- disse già con l’acquolina in bocca. L’odore che proveniva dalla
sala ristorante si diffondeva per tutto l’enorme atrio
dell’hotel avvertendo i ragazzi che era ora di colazione.
-Io direi
di rimandare a dopo le discussioni- propose il
professore vedendo l’espressione sognante dei compagni.
-Ehi
ragazzina- Hilary si voltò sentendosi chiamare –Ti ho
già detto che mi chiamoHilary-
gli ribadì scocciata, dopo “ochetta” detestava sentirsi chiamare in quel modo, e
poi lui aveva si e no uno o due in più di lei.
-Questa è tua- le disse porgendole la sua catenina preferita. La
ragazza guardò prima il piccolo oggettino che aveva in mano poi spostò gli
occhi su Yuri –Perché ce l’hai
tu?-
-L’hai
dimenticata sul bancone del bar-
-Temevo di averla persa, ci sono molto affezionata…grazie- se la
allacciò al collo mentre il russo si allontanava di spalle senza proferire
parola. Takao, che era rimasto ad osservare la scena sorpreso, le si avvicinò sussurrandole all’orecchio
in modo da non essere sentito dagli altri –Credevo avessi altri orizzonti…-
La
brunetta gli lanciò un’occhiata interrogativa non capendo cosa volesse dire con quell’affermazione,
al che l’amico indicò con un cenno del capo il ragazzo appoggiato al muro poco
distante da loro. Kai aveva lo sguardo rivolto fuori dalla finestra e lasciava che i capelli gli
ricadessero dolcemente sulla fronte e davanti agli occhi, contribuendo a dargli
un’aria tremendamente attraente. Arrossì lievemente incantandosi a guardarlo,
non poteva non pensare a quanto fosse bello; cercò di
ricomporsi irrigidendosi leggermente –Piantala di sfottere!- sibilò tra i denti
al capitano che se la rideva sotto i baffi.
-O vado a
raccontare in giro che hai i boxer con gli orsetti-
-Non
capisco che hai contro gli orsetti!- incrociò le
braccia al petto, offeso, mentre le sue guance si tingevano di un divertente
colore rosso.
-Ancora
non ti sei stancata di osservare gli esseri umani, dolcezza?- una misteriosa
figura si avvicinò ad una ragazza che spiava con
insistenza la vita delle persone che abitavano la Terra, era molto bella, aveva
lunghi e lisci capelli neri che lasciava ricadere liberi sulle spalle e sulla
schiena e due occhi azzurro ghiaccio in grado di stregare chiunque.
-Non
dimenticarti che dobbiamo trovare l’evocatore- con un
gesto della mano dissolse l’immagine proiettata sul muro e si voltò verso il
suo interlocutore –Per ucciderlo-
-Lo so- si
avvicinò ad una speciale gabbia di vetro da cui proveniva una luce inquietante
circondata da una malvagia aura scura, appoggiò le mani sulla sua superficie –I
mille anni stanno per scadere, il risveglio di Vagnus
ormai è imminente…-
TO BE CONTINUED…
Ho scoperto che è davvero
divertente interrompere i chappy così…eh eheh (sadica!!!nd.tutti). Che ve ne pare????? Il prossimo sarà più
movimentato!!! Fatemi sapere con i vostri commy!!!!! Bacioni, Lenn!!
Era trascorsa una settimana da quando il presidente Daitenji li aveva
convocati negli Stati Uniti e il giorno successivo avreb
Il titolo dice già tutto, ma non proprio tutto..eh eh…se
volete sapere di più leggete!!! Un grazie immenso a tutti coloro che hanno
commentato la ficcy, sono stati davvero tantissimi, non me lo aspettavo!!!!
Grazie ancora e continuate a commentare!!! Baci!!!
Era trascorsa una settimana da quando il presidente
Daitenji li aveva convocati negli Stati Uniti e il giorno successivo avrebbero
annunciato le squadre partecipanti al prossimo campionato mondiale di beyblade.
Ogni bladers era in fermento e attendeva con impazienza il giorno fatidico,
l’inizio del torneo era un evento attesissimo da molti, ma soprattutto da loro,
che avrebbero dovuto svolgere un compito di vitale importanza, letteralmente.
Trovare l’evocatore non sarebbe stata un’impresa facile, non avevano neanche il
più piccolo indizio per rintracciarlo, poteva essere chiunque camminasse sulla
faccia della terra. Galeno continuava ininterrottamente con le sue ricerche, ma
l’esito era lo stesso, nessuna traccia, nessun segnale, niente di niente.
-Ormai mancano meno di due settimane all’inizio del
campionato- affermò sbadigliando e sgranchendosi le braccia –E la situazione
sembra proprio non volersi sbrigliare-
-Non dobbiamo far altro che aspettare Rei, prima o poi
qualcosa salterà fuori-
-Veramente più aspettiamo peggio è, Takao- sospirò Max
appoggiando la testa su una mano e guardando l’amico che si strafogava di
gelato.
-Allora cosa vorresti fare tu?-
-Non ne ho idea- effettivamente il compagno non aveva
tutti i torti, nessuno sapeva da che parte cominciare e forse aspettare che si
aprisse il torneo avrebbe facilitato le cose, o almeno questo era ciò che
speravano tutti.
-E poi c’è gente che aspetta una vita per fare il primo
passo- sghignazzò rivolgendo lo sguardo oltre la spalla dell’americano, dietro
di lui sui divani della hall sedeva Hilary, con le braccia incrociate al petto
e gli occhi fissi su un punto indefinito davanti a lei, che probabilmente
doveva avere delle qualità molto interessanti, pensava il moretto osservando
l’attenzione che sembrava metterci la ragazza.
-Che intendi?- domandarono in coro i due interlocutori.
-Niente, niente- rispose evasivo senza riuscire a
trattenere una risatina beffarda.
-Che fate?- Daichi irruppe nei loro discorsi e con
un’abile mossa si sedette sulla sedia libera intorno al tavolino.
-Io mangiavo il mio gelato fino a due secondi fa- marcò
con la voce la parola “mio” dal momento che il rosso se ne era impossessato
senza chiedere il permesso e pareva avere tutta l’intenzione di finirlo al suo
posto. Il ragazzino gli rivolse un’occhiata ironica –Che c’è, non sai
condividere le cose Takao?-
-Ma come ti permetti! Arrivi qui senza che nessuno ti
abbia chiamato e pretendi di fare i tuoi comodi?!-
-Ma voi due non avevate imparato ad andare d’accordo?- i
due smisero per un attimo di punzecchiarsi a vicenda e guardarono Rei con
un’espressione di puro stupore dipinta sul viso –Nel torneo contro la BEGA mi
sembrava che foste diventati ottimi amici- continuò. In effetti non aveva tutti
i torti, con il passar del tempo avevano imparato a litigare sempre meno
spesso.
-Necessità! Per vincere dovevamo rimanere uniti!- disse
Takao con voce da falsetto, l’altro parve trovarsi pienamente concorde con lui,
e non mancò di manifestarlo annuendo con convinzione. Quindi dal momento che la
sfida Justice5 si era conclusa si poteva tranquillamente tornare alle vecchie
abitudini, in fondo erano mancate a entrambi, era il loro modo per divertirsi e
dimostrare il loro affetto anche se non lo avrebbero mai ammesso.
-Giusto! Ora posso di nuovo litigare quanto voglio con
Takao e con l’ochetta- non fece neanche in tempo a terminare la frase che sentì
una mano posarsi sulla sua testa, e di certo non aveva una presa molto gentile;
strinse gli occhi sapendo già cosa fosse e aspettando quello che sarebbe successo
dopo.
-Non ho capito, come mi hai chiamata?!- disse cercando di
non alzar troppo la voce, ma dal suo tono si capiva che faceva un enorme fatica
a trattenersi. Daichi si scostò leggermente da Hilary –Io? Mi pare…si, mi pare
proprio “ochetta”!- ripeté cominciando già a defilarsi.
-E hai anche il coraggio di ripeterlo?!- sbottò
inseguendolo attraverso la hall dell’albergo, se quella volta lo avesse
raggiunto avrebbe terminato i suoi giorni in quell’istante, quando la chiamava
così, il che avveniva piuttosto spesso, la irritava terribilmente, senza
contare che in quel periodo era già abbastanza nervosa per altri motivi…e fu
proprio uno di quei motivi ad andarle addosso, o meglio fu lei ad andargli
addosso…nella fretta di raggiungere Daichi non riuscì ad evitare con il giusto
tempismo la persona che le si parò davanti.
-Mi scusi, non l’avevo vis…- sollevò lo sguardo e le
parole le morirono in gola. Al solo incrociare i suoi occhi freddi e
inflessibili il cuore le mancò di un battito; l’unica cosa che desiderava in
quel momento era che la terra la inghiottisse per evitare di fare altre figure
simili davanti a lui. Arrossì visibilmente quando si accorse di trovarsi ancora
tra le sue braccia –Scusami…mi…mi dispiace…Kai…davvero…- balbettò a mezza bocca
separandosi dal ragazzo. Il blader la fissò impassibile come suo solito, in
silenzio senza proferire parola.
-Hai dei pessimi riflessi ochetta!- Daichi le si avvicinò,
con le mani intrecciate dietro la testa ridendo divertito per quella scena –Sei
una frana! Ah ah ah!-
Hilary gli lanciò uno sguardo a dir poco minaccioso, quasi
assassino, tanto che fece zittire immediatamente il ragazzino, che ammutolì
spaventato. Silenzio che purtroppo per lei non durò molto, si stava ancora
convincendo che uccidere quel piccolo selvaggio sarebbe stato sbagliato, per
quanto a lei paresse giusto, quando il rosso si accorse dell’imbarazzo che
aveva colorato il viso della brunetta –Hilary- incredibilmente la chiamò con il
suo nome –Come mai sei diventata tutta rossa?- un ghigno di scherno comparve
sulle sue labbra –In questo momento non c’è molta differenza tra te e un
estintore!-
Hilary si ripeté per l’ennesima volta nella mente quali
conseguenze avrebbe comportato un omicidio, c’era troppa gente che avrebbe
potuto testimoniare di averla vista mentre svolgeva il misfatto, e purtroppo
non era in grado di reggere dietro le sbarre di una prigione. Si voltò dando le
spalle al russo, pensava che di situazioni imbarazzanti in quella giornata ne
avesse avute già troppe. Kai la guardò avvicinarsi al tavolo dove erano seduti
Takao, Rei e Max, che avevano assistito da lontano alla performance della
quindicenne, divertiti; incrociò le braccia al petto senza staccare gli occhi
da lei e senza accorgersene si ritrovò a sorridere fra sé.
-Lasciatelo dire Hilary…hai perso un’occasione- le
sussurrò il giapponese quando gli si sedette accanto.
-Non ti ci mettere anche tu Takao!- ormai era al limite
dell’esasperazione.
-Dico sul serio, avresti potuto fare un po’ di scena,
inventarti qualcosa per stare un po’ di più stretta tra le sue braccia- suggerì
sorridendo.
-Piantala, ti ho detto!-
-Come sei suscettibile!- sbuffò, ultimamente considerava
la sua amica un po’ troppo nervosa, si irritava molto più facilmente del
solito. Hilary sospirò prima di sbattere quasi volontariamente la fronte sul
tavolo del bar.
-Si può sapere che state dicendo?- chiese Max che non
aveva capito una sola parola di quello che si erano detti talmente parlavano a
voce bassa. La brunetta risollevò il volto –Basta!- affermò con decisione
alzandosi in piedi di scattospaventando i suoi compagni –Vado a fare quattro passi- e detto questo
si avviò verso la grande entrata del lussuoso albergo del centro di New York.
-Ma che ha?- domandò il cinese sconcertato al moretto.
-Sai come sono le ragazze Rei! Per capirle ci vorrebbe un
manuale-
Un’enorme sala i cui confini erano delimitati dalle fiamme
ospitava centinaia di figure che sembravano attendere con impazienza, ma allo
stesso tempo con ordine, l’arrivo di qualcosa o qualcuno. Disposte in fila
davanti ad una specie di trono, vestivano tutte con una lunga tunica nera che
toccava per terra, una cinta stringeva la veste in vita mentre un cappuccio
copriva per la maggior parte i loro volti. Un mormorio soffuso attraversava
l’aria pesante e irrespirabile che abitava quel posto oscuro, parole in una
lingua sconosciuta sembravano provenire dalle loro bocche andando a creare un
coro di sottofondo, un coro che sembrava pregare, o meglio evocare. Due di
queste misteriose figure avevano posto una a destra e l’altra a sinistra del
trono.
-Quanto dobbiamo ancora aspettare, Baltazar?-
-Pazienta Axe, pazienta…Vagnus sta per tornare tra noi…-
la sua voce maschile sovrastò quella più femminile dell’altro demone, anche se
non meno fredda. Baltazar avanzò di alcuni passi richiamando l’attenzione delle
altre creature del mondo infernale che erano venute ad assistere al grande
evento. Con una mano si tolse il cappuccio rivelando il suo aspetto, aveva
capelli scurissimi, color pece, corti ai lati e lunghi dietro la nuca, occhi
rosso rubino e lineamenti rigidi e marcati –Il momento che da tanto stavamo
aspettando è giunto- disse ad alta voce rivolto alla folla –Colui che da mille
anni stavamo aspettando finalmente tornerà tra noi e ci guiderà alla conquista
del mondo umano- Baltazar era, insieme ad Axe, uno dei demoni spalla di Vagnus,
quelli di cui il semidio si circondava per compiere i suoi maligni progetti.
-Più volte è stato sconfitto nel corso della storia, e noi
con lui, ma questa volta né i nuovi eletti, né il nuovo evocatore saranno in
grado di fermarci- continuò –Perché noi glielo impediremo, se ci sarà una
battaglia…questa volta gli sconfitti non saremo noi!- urlò per sovrastare le
grida di approvazione degli altri demoni.
-E ora- disse quando il loro entusiasmo si fu placato
–Diamo il bentornato a Vagnus, nostro signore degli inferi!-
Si voltò verso il trono che improvvisamente venne
accerchiato dalle fiamme, fiamme tra le quali si materializzò un’ombra fin
quando non scomparvero lasciando posto solamente ad un’inquietante figura.
Aprì gli occhi, scuri, neri, talmente tanto che quasi non
si distingueva l’iride dalla pupilla, solo le tenebre più profonde si leggevano
in essi, i capelli erano rosso fuoco, tenuti in una coda bassa lunga fino a
metà schiena, e una profonda cicatrice squarciava la parte destra del viso,
partiva dalla fronte ed arriva giù fino al mento sfigurandogli il volto. Quello
era il segno della sua ultima battaglia, risalente a mille anni prima, in cui
fu sconfitto. Il suo sguardo cadde sulle proprie mani, aprì il palmo e lo
richiuse, più volte, velocemente, come volesse accertarsi di essere davvero di
nuovo in vita; le sue labbra si contorsero in un ghigno soddisfatto prima di
lasciare il posto ad una risata satanica che metteva in mostra i suoi canini
affilati –Dopo mille anni finalmente sono di nuovo qui-
Imbucò la via dell’albergo e affrettò il passo, la sera
stava per calare, non si era accorta che fosse già così tardi, dopo pranzo era
uscita per fare quattro passi in centro, non le capitava molto spesso di andare
a New York, ma tra un negozio e un altro le ore le erano passate volando. Si
strinse nella giacchettina che indossava, nonostante fosse primavera la sera
faceva ancora piuttosto fresco, senza contare che si trovava nel Nord America.
-Hilary, si può sapere dove sei stata?-
-Mao! Che ci fai qui in giardino?-
-Che domande, ti aspettavo! Takao mi ha detto che sei
uscita dopo pranzo e non eri ancora rientrata!
-Non mi sono accorta che fosse già sera!-
-Non è per quello…- rispose –Avresti potuto chiedermi di
venire con te, almeno! Ci tenevo a fare il giro dei negozi del centro!- le
spiegò sorridendo, un sorriso che si propagò anche sulle labbra della brunetta
–Scusami…ma volevo restare un po’ da sola-
-Sola sola…o sola con qualcuno?- le chiese con un guizzo
di malizia negli occhi. Hilary la guardò stupita, che intenda con quella frase?
Sussultò appena quando una mezza idea cominciava a farsi spazio nella sua
mente…lei se ne era andata dopo pranzo per conto suo, ma forse anche Kai aveva
fatto lo stesso, in fondo spariva per tutto il giorno per poi rientrare la sera
solitamente, e forse Mao stavo collegando tra loro le due cose…ma non era così,
anche se non le sarebbe dispiaciuto affatto, questo doveva ammetterlo.
-No, guarda che lui fa sempre così, lo sai…io sono solo
stata per negozi in centro…- tentò di giustificarsi.
-Lui fa sempre cosi?- ripeté la cinese non capendo cosa
stesse cercando di dire l’amica.
-Ma si, lo sai…- lo sguardo sinceramente confuso della
compagna la indusse a domandarle –Ma scusa…tu a chi ti stavi riferendo?-
-A te e a Yuri, mi pare logico!- rispose come fosse la
cosa più naturale del mondo.
-A me…e a Yuri?- balbettò non riuscendo a collegare cosa
centrasse con lei il capitano della Neoborg –Che centra Yuri, adesso?-
-Come che centra! Non ti sei accorta di come ti guarda?-
-Perché, come mi guarda?-
La blader sospirò rassegnata, evidentemente la sua amica
viveva sospesa nel mondo delle nuvole –Andiamo Hilary, non dirmi che non te ne
sei accorta! Non dico che sia innamorato pazzo di te però credo che un po’ tu
gli piaccia, se poi conti quella volta in cui siete stati al bar insieme…-
-Appunto, siamo stati al bar insieme e basta!- quindi si
stava riferendo a Yuri e non a Kai…sospirò sollevata.
-Perché tu a chi ti riferivi?- la domanda la colse un po’
alla sprovvista, ma in fondo se l’era cercata.
-Io? A nessuno, davvero! Nessuno!- sorrise nervosamente
mentre si incamminava verso l’entrata dell’albergo –Non vieni dentro?- le
chiese cercando di cambiare discorso il più in fretta possibile.
-No, sto aspettando Lai, l’ho costretto ad accompagnarmi
al cinema; vuoi venire anche tu?-
-No grazie, preferisco rimanere in albergo-
-Come vuoi, ciao!-
-Ciao!- si recò alla reception per ritirare la chiave che
aveva lasciato in custodia prima di uscire e corse su per la scale verso la sua
camera, aveva bisogno di farsi una doccia e di cambiarsi. Mentre saliva i
gradini le tornò in mente quello che aveva detto Mao…possibile che lei piacesse
a Yuri? Era vero, la settimana precedente le aveva offerto da bere al bar
dell’hotel, doveva ammettere che era stato gentile ma ciò non significava
niente…e poi la chiamava sempre “ragazzina”, quindi non doveva avere più di
tanta considerazione per lei. Sicuramente l’amica si sbagliava.
-Hilary, che ci fai qui?-
-Come che ci faccio, stavo andando in camera mia-
-Ma la tua camera non è un piano sopra?- Takao aveva
ragione, la stanza della ragazza si trovava al terzo piano mentre lei stava
attraversando i corridoi del secondo; evidentemente distratta dai suoi pensieri
non si era accorta di dove stava andando.
-E’ vero, mi sono sbagliata!- esclamò battendosi una mano
sulla fronte sotto lo sguardo stupito del capitano, non era da lei essere così
distratta.
-Finalmente sei tornata- una voce alle loro spalle fece voltare
i ragazzi –Takao non la smetteva più di chiedersi dove fossi…era preoccupato-
Kai gli si avvicinò infilando le mani intasca e passandogli accanto,
evidentemente stava scendendo per la cena.
-Davvero?- fece la ragazza con un sorriso rivolta al
moretto.
-Beh…Kai ha esagerato. Si stava facendo tardi e credevo
che con il senso dell’orientamento che ti ritrovi ti fossi persa e che poi
spettava a me venire a cercarti-
-Era preoccupato, era preoccupato- ribadì ironico il
russo.
-Non è vero Kai! Figurati se mi preoccupo per lei!- si
difese raggiungendolo –Piuttosto…tu dove sei stata Hilary?-
-Mi dispiace Vagnus, ma non abbiamo ancora trovato
l’evocatore- Baltazar gli stava riferendo gli ultimi aggiornamenti delle
ricerche che avevano dato esito negativo, nessuna traccia ancora.
-Forse è ancora presto- continuò.
-No- Vagnus unì le mani in segno di preghiera, chiuse gli
occhi e dal nulla comparve un fiore, una rosa appena nata, sospesa nell’aria,
immobile davanti a lui. Prese il gambo tra le dita con delicatezza –Guarda
Baltazar, una rosa appena nata ha già le sue spine…- disse poggiando il pollice
su una di esse e facendo una lieve pressione, quel tanto che bastò per
procurarsi un minuscolo taglietto –Esse danno fastidio ma non sono le più
appuntite poiché il fiore è ancora giovane. Sono pertanto ancora abbattibili-
spinse più forte fino a schiacciare la spina.
-Solo abbattendole una ad una quando è ancora possibile,
si può arrivare a distruggerne l’essenza…- concluse mentre la sua mano
stringeva nel pugno il delicato bocciolo della rosa, mandando in polvere i suoi
petali che sospinti dal vento si disperdevano nell’aria.
Si sentì soffocare, le sembrava che qualcosa le stesse
stringendo la gola impedendole di respirare. Cominciò ad ansimare mentre si
portava le mani al collo come a voler allontanare quel qualcosa che le era
addosso. Si appoggiò con la schiena al muro e scivolò giù sentendo le forze
venirle meno, non capiva ciò che le stava succedendo…non riusciva a pensare a
niente in quel momento, nemmeno la voce pareva volesse darle ascolto, le labbra
non volevano aprirsi, sentiva solo farsi sempre più debole. Socchiuse gli
occhi, la sua vista dapprima sfocò poi si rabbuiò, fino a che Hilary perse
completamente i sensi.
-Hilary?!- gettò uno sguardo dietro di lui per comprendere
il motivo del silenzio dell’amica –Hilary!- esclamò avvicinandosi di corsa alla
brunetta.
-Hilary! Che ti prende? Rispondi!- provò a chiamare
nuovamente la ragazza ma lei continuava a non reagire.
-E’ svenuta-
-Che significa è svenuta, Kai! Le persone non svengono
così all’improvviso!-
-Portiamola in camera mia, è la più vicina- asserì non
facendo troppo caso al moretto. Estrasse la chiave dalla tasca e aprì la porta
della stanza indicando il suo letto con un cenno del capo, sul quale il compagno
adagiò la ragazza.
-Vado a cercare qualcuno che possa aiutarci…rimani tu qui
Kai? Nel caso dovesse riprendere i sensi-
Il blader annuì guardando il quindicenne sparire oltre la
soglia della porta per poi richiuderla dietro di sé. Spostò l’attenzione su
Hilary, il suo respiro era tornato regolare, sembrava tranquilla, come se
dormisse. Si avvicinò a lei e si sedette sul letto, continuando a guardarla,
era strano, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, si sentiva attratto da
una forza misteriosa che gli impediva di fare altrimenti, non gli era mai
capitato prima. Lui era quello che dominava le emozioni e non quello che si
faceva trasportare da esse, erano rare le volte in cui succedeva, ma se
accadeva avveniva solo durante gli incontri di beyblade e quello non era
decisamente un incontro di beyblade…
Cosa le era successo? Takao non aveva tutti i torti, le
persone non svenivano così all’improvviso senza un motivo…guardò fuori dalla
finestra, ormai si era fatto buio, il cielo era limpido ma scuro, solo la Luna
illuminava fioca quell’oscurità. Fu allora che vide riflettere sul vetro un
bagliore bluastro, fu questione di un secondo. Tornò ad osservare la ragazza,
gli era parso che provenisse da lei, anche se sembrava assurdo. Rimase immobile
per qualche secondo prima di avvicinare una mano al suo viso, le scansò
dolcemente i capelli dal collo, facendo attenzione a non svegliarla e le sfiorò
con le dita la catenina che portava, soffermandosi sulla piccola pietra
incastonata al centro del ciondolo; Hilary si mosse lievemente e Kai fu
costretto a ritirare bruscamente la mano, sembrava stesse per riprendere i
sensi.
TO BE CONTINUED...
Come al solito faccio la bastard inside e termino qui
questo cap!!!! Eh eh eh!! Che
succederà nel prossimo tra Kai e Hilary???? Sarà la rivelazione??? Mah..io dico
che è ancora un po’ presto…bisogna pazientare ancora un po’, se no non ci
sarebbe gusto, no??? (se lo dici tu nd.tutti) Però il prossimo cap sarà
comunque molto molto interessante…intanto commentate questo!! Come mi è
venuto??? (uno schifo! nd.tutti) (buhhhhhhhuhuhuh, non è vero!!!! nd.A). Ciao,
ciao, e auguri a tutti per le feste passate e per le prossime!!
Aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più volte, la stanza
era buia ma i delicati raggi della Luna filtravano dai v
Eccomi ancora!!!!!!! (noooooooooooooooooo nd.tutti)
Sono tornata e non vi mollo più…eh eh eh…voglio ringraziare: Hila92, Kayx,
Kagome13, Jaly Chan, super gaia (la tua idea non è assurda anzi ci avevo già
pensato, non preoccuparti, sapessi che ho in mente…) , Hilary14, Sesshomaru,
Hilla89!!!!!!!! Tante grazie per i commy!!!!
Aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più
volte, la stanza era buia ma i delicati raggi della Luna filtravano dai vetri
andando ad accarezzarle il viso; dove si trovava? Ma soprattutto cosa le era
successo, non ricordava niente. Si levò a sedere portandosi una mano alla
testa, le faceva male, sentiva le tempie pulsarle anche se fu questione di un
attimo. In un secondo le era passato, non provava più dolore, solamente confusione,
rammentava di trovarsi nei corridoi del secondo piano dell’albergo insieme a
Takao e Kai e poi…più nulla. Spostò l’attenzione alla finestra, c’era qualcuno
che guardava fuori, fece un po’ di fatica a capire chi fosse, si trovava di
spalle, avvolto dalla semioscurità…solo quando si voltò verso di lei il suo
cuore ebbe un sussulto, esisteva una persona soltanto in grado di farle un
simile effetto. Non tardò a riconoscere i suoi occhi, la profondità di quegli
specchi violacei capaci di penetrare chiunque, sembravano leggere l’anima delle
persone, una sua occhiata poteva paralizzare…oppure sciogliere…o entrambe le
cose. Restarono in silenzio per alcuni istanti, istanti che a Hilary sembrarono
durare un’eternità.
-Kai…- sussurrò con un filo di voce –cosa ci fai qui?-
chiese cercando di riprendersi, non voleva dare a vedere di essere troppo
imbarazzata, anche se le sue gote la tradivano, le sentiva diventare bollenti e
arrossire vistosamente, ma per sua fortuna c’era troppo buio perché lui potesse
accorgersene. Il russo le si avvicinò impassibile come suo solito, facendo
aumentare segretamente i battiti della ragazza –Veramente sei tu che sei nella
mia stanza- disse fermandosi a pochi passi di distanza dalla brunetta
continuando a tenere il suo sguardo fisso su di lei. Hilary rimase sorpresa da
quelle parole, si guardò intorno come a verificare che avesse detto il vero,
effettivamente quella non era la sua camera.
-Cosa ci faccio qui?-
-Non te lo ricordi?- si sedette sul letto accanto alla
quindicenne che scosse la testa in segno di negazione, non ricordava niente.
-Sei svenuta per il corridoio e Takao ti ha portata qui.
Ora è andato a cercare qualcuno che poteva aiutarti, era preoccupato-
-E tu?- si pentì immediatamente per quella domanda, che le
era saltato in mente? Era completamente impazzita? Quelle due parole le erano
uscite di bocca con fin troppa spontaneità, non era da lei parlare prima di
riflettere. D’altro canto anche il blader era rimasto stupito, non se lo
aspettava –Altrimenti non sarei rimasto ad aspettare che riprendessi i sensi-
mentre lo diceva si accorse che quella era la verità, avrebbe potuto agire in
quel modo solo per dovere, perché non era giusto lasciare qualcuno che non
stava bene da solo, ma lui sapeva che c’era qualcos’altro, che non era rimasto
solo perché si era sentito costretto a farlo per la sua etica, ma perché
voleva…perché era preoccupato…per lei.
-Io…- biascicò, non sapeva che dire, era così in imbarazzo
–non mi ricordo niente- sospirò profondamente, aveva la mente annebbiata, non
sapeva che le era successo e ciò la preoccupava, prima di svenire aveva sentito
qualcosa stringerla con forza, quasi avesse voluto soffocarla, strapparla alla
vita, aveva provato solo tanta paura e nient’altro e poi il buio. Una lacrima
le solcò il viso, e con quella tante altre, lo spavento era tornato di nuovo ad
impossessarsi di lei, facendola quasi tremare. C’era qualcosa che non
andava…qualcosa di terribile, se lo sentiva.
-Hilary…stai piangendo, perché?- era la prima volta che la
vedeva così, ridotta in quello stato, si stava sciogliendo nelle lacrime,
pareva non volesse più smettere. Sollevò lo sguardo e tirò su col naso –Kai- si
gettò tra le sue braccia stringendo forte la sua maglietta tra le mani e
bagnandola di pianto –Sta succedendo qualcosa…lo sento…- disse tra i
singhiozzi. Kai rimase in silenzio, aveva ragione, stava succedendo qualcosa,
ma cosa? Guardò la ragazza così stretta a lui con la fronte poggiata sul suo
petto, che continua a piangere, ininterrottamente, inconsolabile. Stava per abbracciarla
ma quando le sue mani arrivarono all’altezza delle spalle della brunetta cambiò
idea. Le ritrasse lasciando che Hilary continuasse a sfogarsi, in silenzio per
qualche altro minuto.
-Va meglio?- le chiese dolcemente quando si separò da lui,
asciugandosi gli occhi.
-Si- si alzò dal letto pensando che ormai stava meglio e
che non c’era più motivo per restare…o meglio, un motivo per rimanere lei lo
aveva, poter stare con lui ancora per un po’, ma non avrebbe saputo che altro
dire e lei detestava i silenzi imbarazzanti, le facevano capire di quanto fosse
ancora infantile su certe cose. Senza contare il fatto che le era venuta fame,
doveva recuperare le forze, perciò si diresse verso la portapoggiando una mano sulla maniglia per
aprirla.
-Kai…- sussurrò poco prima di andarsene. Mi piaci da
morire, pensò. Chissà che faccia avrebbe fatto se glielo avesse confessato in
quel momento. Sorrise, continuando a dargli le spalle, tanto non lo avrebbe mai
saputo perché il coraggio per rivelarglielo non lo aveva.
-Grazie- si limitò a dire.
-Per cosa?-
-Per avermi lasciato sfogare- gli rivolse un’ultima
occhiata accompagnata da un sorriso sincero, un sorriso che fu inaspettatamente
ricambiato. Lasciò richiudere la porta alle sue spalle e si appoggiò ad essa
abbandonandosi ad un profondo sospiro. Un’ombra le comparve davanti, alzò lo
sguardo lentamente fino ad incontrare il suo viso, Yuri la stava fissando
incutendole una certa soggezione –Devi entrare?- che domande, era davanti alla
camera che condivideva con i suoi compagni di squadra, logico che dovesse
entrare.
-Sai com’è…è la mia camera- fece ironico. Come volevasi
dimostrare, doveva avere un talento naturale nel ritrovarsi in situazioni del
genere, imbarazzanti, le sceglieva con un’accuratezza mortale probabilmente.
-Se non sono indiscreto, posso sapere cosa ci facevi in
camera mia?-
-Ero con Kai-
-Con Kai?- ripeté facendo crollare l’impassibilità con cui
le aveva rivolto l’ultima domanda. Cosa faceva quella ragazzina nella camera
riservata alla squadra russa insieme a Kai?
-No, non fraintendere! Prima sono svenuta in corridoio…e
così Kai mi ha portato qui…aspettando che riprendessi i sensi- balbettò.
-Ah- non riusciva a comprendere il perché ma si sentiva
come se qualcuno gli avesse appena tolto un peso dallo stomaco. La brunetta
ripensò alla conversazione avuto circa un’oretta prima con Mao “Non dico che
sia innamorato pazzo di te ma credo che un po’ tu gli piaccia”, scosse la
testa, ma cosa andava a pensare? Sicuramente si sbagliava. Si allontanò dal
ragazzo, i morsi della fame cominciavano a farsi sentire, non aveva ancora
cenato ma aveva tutta l’intenzione di farlo immediatamente.
-Hilary- si bloccò, era la prima volta che la chiamava per
nome –Come stai adesso?-
-Bene…grazie- doveva ammettere che non si aspettava una
simile domanda. In silenzio imboccò le scale, seguita dallo sguardo di Yuri,
finché non scomparve dalla sua visuale.
-Credo di aver capito, sai?- il capitano della Neoborg
fissò Kai che lo stava osservando dalla soglia della porta già da un po’ di tempo;
un sorrisino ironico gli incurvò le labbra, cosa che infastidì non poco l’altro
russo.
-Cosa stai cercando di dire?- chiese con non molto garbo.
Incrociò le braccia al petto mantenendo quella sua aria sicura e impassibile
–Hilary ti piace, non è così forse?-
-Cosa ti salta in mente?- figurarsi se lui si metteva a
correre dietro alle ragazzine, lui, il blader russo dagli occhi di ghiaccio…gli
faceva venire le lacrime agli occhi dal ridere il solo pensarci.
-Figurati se mi interesso ad una mocciosa che non ha mai
lanciato un bey…- disse mentre gli passava accanto.
-Mi sembrava il contrario…- continuò con la sua solita
indifferenza –dal modo in cui la guardi- concluse. Yuri si bloccò in mezzo alla
stanza, si voltò e lentamente si avvicinò al sedicenne fin quando non gli fu
davanti, sovrastandolo in altezza di qualche centimetro –Lo stesso in cui la
guardi tu?-
Si portò una mano sullo stomaco, stava morendo di fame,
non potevano chiudere la sala ristorante! D’accordo che la cena veniva servita
alle otto in punto e che invece erano le dieci passate…ma se qualcuno ritardava
per un motivo o un altro doveva rimanere digiuno? E pensare che era un albergo
di lusso. Rassegnata si diresse al bar, quello rimaneva aperto per tutta la
notte, si sarebbe accontentata. Si sedette su una delle sedie intorno al
bancone, e si riavviò i capelli dietro le orecchie in attesa di qualcuno che la
servisse.
-Stai meglio?- sentì due mani posarsi sulle sue spalle.
-Takao!- il ragazzo le si sedette accanto.
-Sono andato a cercare qualcuno che potesse aiutarti ma
pare che in questo albergo non risiedano medici…ma ti ho comunque lasciato in
buone mani!- sorrise divertito nel vedere l’imbarazzo comparso sul volto
dell’amica.
-Racconta, che è successo?-
-Dannato il giorno in cui ti ho detto che mi piaceva Kai…-
sospirò.
Erano passati sei mesi da allora, da quel giorno in cui
lei, Takao, Daichi e il professore lo avevano accompagnato all’aeroporto che
avrebbe portato il blader in Russia; Kai era stato l’ultimo a partire degli
ex-membri dei Bladebreakers, Rei e Max si trovavano rispettivamente in Cina e
in America già da diversi giorni. Hilary aveva cercato di sembrare il meno
triste possibile, si era sforzata di sorridere anche se aveva fatto un’enorme
fatica a trattenere le lacrime, avrebbe voluto saltare al collo del russo
pregandolo di non lasciarla, immaginandosi che lui avrebbe ricambiato
l’abbraccio, le avrebbe accarezzato i capelli sussurrandole che non si sarebbe
allontano da lei per nessun motivo…fantasie…solamente sue fantasie…Kai si era
limitato a rivolgere un cenno di saluto ai suoi compagni congedandoli con una
semplice frase –Ci rivedremo…- già, ma quando? Quanto tempo sarebbe dovuto
passare? Il non saperlo straziava di continuo il cuore di Hilary…quella stessa
sera era andata al porto ad osservare le navi che salpavano e attraccavano
incuranti della sua inquietudine…il sole stava tramontando tingendo il cielo di
uno splendido colore rosso fuoco.
-Che fai qui?- era stato Takao a parlare. Lei gli aveva
rivolto uno sguardo triste prima di voltare nuovamente il volto verso il mare.
-C’è qualcosa che non va? E’ da oggi che sei
strana…silenziosa, giù di morale, non hai neanche litigato con Daichi-
quell’ultima affermazione la fece sorridere.
-Sei triste perché è partito Kai? Anche io sono un po’ giù
per questo, ma vedrai che domani andrà meglio, come è successo quando sono
partiti Max e Rei- le aveva detto mentre le si sedeva accanto.
-Stavolta credo che sarà un po’ diverso…almeno per me-
aveva nascosto il viso tra le mani sospirando profondamente.
-Perché?- le aveva chiesto il moretto non capendo la sua
risposta.
-Perché non sono innamorata di Max e Rei-
-Sinceramente era l’ultima risposta che potessi
aspettarmi…che centra?- prima di ribattere l’aveva guardata in silenzio a bocca
spalancata, domandandosi se avesse capito bene. La ragazza da parte sua aveva
sentito che non sarebbe riuscita a tenersi tutto dentro ancora a lungo, aveva
bisogno si sfogarsi con qualcuno.
-Centra perché…- si era affrettata a continuare,
altrimenti sapeva che non ne avrebbe più avuto il coraggio –il pensiero di non
rivederlo per chissà quanto tempo mi fa star male.
-Scusa ma non ti seguo…di chi stai parlando?-
-Di Kai- aveva sussurrato tutto in un fiato.
-Di Kai?! Fammi capire…stai cercando di dirmi…che sei
innamorata…di Kai?!-
Takao impiegava sempre parecchio tempo a comprendere
situazioni complicate. Poggiò la testa sulle mano e guardò il capitano con
un’espressione divertita, era strano ma ricordarsi di quel giorno la faceva
ogni volta sorridere.
-Sono scoppiata a piangere tra le sue braccia- il blader
la fissò sgranando gli occhi.
-Quando ho ripreso i sensi- continuò –ho provato una
sensazione strana, non riesco a spiegarti. So solo di essermi spaventata per
qualcosa ma non so cosa, è buffo se ci pensi-
-E lui? Voglio dire, che ha fatto quando gli sei saltata
ad…- non terminò la frase perché fu bruciato dall’occhiataccia della brunetta.
-Insomma, quando sei scoppiata a piangere tra le sue
braccia…ti ha detto qualcosa? Ti ha abbracciato o consolato?-
-Niente…mi ha lasciato sfogare-
-Tipico suo- affermò dopo qualche istante di silenzio.
Già, tipico suo, pensò Hilary tra sé. Non ci si poteva fare niente…
-Dai, sbrigati a mangiare così andiamo a dormire. Domani
c’è la presentazione delle squadre che parteciperanno al campionato e dobbiamo
recarci allo stadio-
-Nessuna traccia?-
-Nessuna traccia- Axe pensava che forse era il momento di
salire direttamente al mondo umano per trovare l’evocatore. Da laggiù si poteva
fare ben poco, e loro dovevano sbrigarsi ad agire, ormai Vagnus si era
risvegliato ed esigeva la morte del prescelto, non disponevano più di molto
tempo, se l’evocatore avesse imparato ad usare pienamente i propri poteri
sarebbe stato un problema e probabilmente un’altra sconfitta. Avrebbero dovuto
eliminarlo quando ancora era possibile, senza di lui i demoni, capeggiati da
Vagnus, avrebbero potuto finalmente impossessarsi della Terra e comandare i
suoi abitanti a proprio piacimento mettendoli al loro servizio.
-Ma ho un’idea- Baltazar vide le labbra della ragazza
incurvarsi in un sorriso diabolico –Tra pochi giorni sulla Terra comincerà il
campionato di beyblade, e molti tra i partecipanti dispongono di un bit-power…-
-Le Essenze-
-Esatto, perciò ho intenzione di iscrivermi insieme a te a
quel campionato…con molta probabilità l’evocatore sarà uno di quei bladers, o
qualcuno che ha a che fare con loro, non credi? Avremmo la situazione sotto il
nostro pieno controllo-
-Stai dicendo che dovremmo partecipare ad un
evento…umano?- l’idea gli lasciava un po’ l’amaro in bocca, ma tutto sommato
era buona.
-Non ti piace il mio piano?-
-E’ ottimo…solo una cosa tesoro…io non ho mai preso in
mano una trottolina-
-Ma Baltazar…noi siamo demoni- ghignò. Avrebbero
utilizzato i loro poteri, era ovvio –Stavi credendo di partecipare lealmente?-
Il ragazzo le si avvicinò mentre gli occhi gli si
illuminavano di cinismo –Le tue idee mi mettono sempre i brividi addosso…di
piacere, naturalmente- si chinò su di lei e la baciò sulla bocca, avidamente.
-E non sai ancora il resto…-
“Lo stesso in cui la guardi tu?” quella frase gli era
rimbombata nella testa per tutta la notte impedendogli di dormire. Non che
fosse la prima volta per lui, era abituato a restare sveglio, però…era
arrabbiato, arrabbiato perché Yuri con quelle parole era riuscito a turbarlo.
Guardò Hilary, seduta sul divano della hall insieme agli altri, che stavano
aspettando Takao per recarsi insieme allo stadio. Non avevano senso quelle
parole, possibile che guardava quella ragazza nello stesso modo del capitano
della sua squadra? Probabilmente l’aveva detto solo per irritarlo, cosa che tra
l’atro era riuscito a fare benissimo.
Hilary si strofinò gli occhi, anche i suoi sonni non erano
stati piacevoli, aveva fatto uno dei suoi soliti incubi…quella voce continuava
a tormentarla, che cosa voleva da lei? E doveva ammettere che ciò che stavolta
aveva sentito l’aveva spaventata molto più di quanto già non avesse mai fatto.
“Stai per andare incontro al tuo destino…”
Incontro al suo destino…sospirò
profondamente passandosi le mani tra i capelli pensando che forse avrebbe
dovuto trovarsi uno psicologo, magari quei suoi strani sogni erano legati a
qualche spiacevole incidente nel suo passato, anche se non riusciva minimamente
ad immaginare quale potesse essere. La sua infanzia era stata tranquilla, come
quella di una bambina qualsiasi e ora stava vivendo il pieno della sua
adolescenza…certo i problemi non le mancavano però…scosse la testa, quel giorno
ci sarebbe stata la presentazione delle squadre, non c’era tempo per pensare a
delle sciocchezze.
-Dove sei stato questa notte Kai?-
Il russo si limitò a lanciare un’occhiata a
Yuri senza scomporsi di un millimetro, dal momento che non riusciva a dormire
era uscito a fare quattro passi, come spesso gli capitava, di notte o di giorno
per lui non faceva troppo differenza.
-Non sono affari tuoi-
-Oggi sei particolarmente nervoso…- un
sorrisino divertito parve comparirgli sulle labbra. Guardò nella stessa
direzione in cui stava guardando Kai poco prima…avrebbe giurato di sapere quale
era il motivo che lo rendeva tanto irritabile…
-E ora passiamo alla presentazione dell’ultima squadra
iscritta a questo nuovo e ormai vicinissimo campionato mondiale di beyblade!-
la voce di Djman risuonò per l’intero stadio, gremito di persone, nonostante
quella fosse solo una presentazione il pubblico non era mancato
all’appuntamento. Il cronista parlava ormai da parecchio tempo aveva presentato
le altre squadre in gara e ora stava per passare all’ultima.
-Sono solamente in due, fratello e sorella, facciamo un
applauso per una tra le nuove squadre iscritte, gli Hunters*- le luci furono
puntate su due ragazzi, un maschio e una femmina, lei indossava un paio di
jeans neri aderenti, anfibi delle stesso colore, un top rosso con disegnata
sopra una fiamma dai contorni bianchi, mentre alle braccia portava degli
scaldamuscoli neri, e completava il tutto una bandana rossa, in contrasto con
il colore scurissimo dei suoi capelli. Un look che risaltava subito agli occhi
non c’era da ridire, confermato anche dalle numerose grida di apprezzamento da
parte della maggior parte dei ragazzi presenti.
Lui invece indossava dei pantaloni stile mimetica
militare, anfibi neri e una camicia leggera grigia, tenuta fuori dai pantaloni,
con le maniche arrotolate fino ad appena sotto i gomiti, di cui lasciava
sbottonati i primi due bottoni.
-La squadra inglese i cui esponenti sono Phoebe e
William!-
-William…non potevi trovarmi un nome migliore? Questo mi
fa sembrare un moccioso viziato figlio di una famigliola benestante tutta per
bene- le disse sottovoce. (a me il nome William piace! nd.A)
-Stai zitto! Volevi presentarti al campionato sotto il tuo
vero nome?-
-Perché, cos’ha il nome Baltazar che non va?-
-Che non ti fa sembrare…umano. E noi dobbiamo sembrare
umani altrimenti il nostro piano va in fumo- non potevano permettersi di essere
scoperti.
-D’accordo, ma perché hai detto che siamo fratelli? Non
potevi dire che sono il tuo…come si dice da queste parti…- sembrò rifletterci
un poco –ragazzo?-
-Vuoi smetterla Baltazar? Mi stai facendo arrabbiare!-
-Appunto…sei molto sexy quando ti arrabbi- le sussurrò
malizioso. Axe gli sorrise provocante mentre Djman ricominciava a parlare
–Benissimo! E ora passiamo ad illustrare le regole di questo campionato: come
quello dello scorso anno anche questo torneo verrà disputato in vari paesi del
mondo con la sola differenza che le eliminatorie preliminari verranno sostenute
qui in America, in questo stadio. Ma per rendere le sfide ancora più avvincenti
il presidente della BBA Daitenji ha deciso che le squadre che avevano superato
le eliminatorie dello scorso anno e che si sono nuovamente iscritte al
campionato, sto parlando dei Baihuzu, degli All Stars, della Neoborg e della
BBA Revolution, non dovranno sostenere le eliminatorie e saranno ammesse
direttamente alle finali. Nelle finali dovranno rimanere sedici squadre che
saranno divide in due gironi, quindi otto squadre per ciascun girone, ogni
squadra metterà in campo due bladers, in caso di vittoria di entrambi la
squadra passerà automaticamente al turno successivo, in caso di pareggio sarà
disputato un terzo match di spareggio-
-Questo significa che non giocheremo dall’inizio?- Takao
sembrava deluso.
-Credo- esordì Rei su cui tutti i ragazzi rivolsero la
loro attenzione –Credo che il presidente abbia fatto questa scelta per un
motivo ben preciso-
-Sono d’accordo con te Rei- anche Lai sembrava del suo
stesso parere.
-Che intendete?- Daichi non riusciva a capire.
-Probabilmente non facendoci combattere fin dall’inizio
vuole darci la possibilità di osservare con più calma le altre squadre
partecipanti, seguendo i loro incontri potremmo riuscire a carpire qualche
traccia riguardo all’evocatore-
-Si però io volevo combattere subito! Uffa…-
*= cacciatori
TO BE CONTINUED…
Allora, che ve pare di questo chappy???? Io ora devo
scappare perciò vi dico solo: COMMENATE!!!!!!!!!!!!!!!
Auguri di buon anno nuovo a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sono al capitolo nove???? Le cose da adesso in poi si
complicano perché dovrò far coincidere un sacco di cose e inventarne
altrettante!!! Questo cap. è parecchio lunghetto (ma che felicità
nd.tutti)…prima di cominciare vorrei ringraziare: Kayx; super gaia (non ti
preoccupare, prima o poi lo attivo il piano bacetto); Jaly; Hilary14; Kagome
13; Blue Crystal; hermy91; sesshomaru (davvero faresti delle fanart di questa
fic???? Che bello!!!! Mi farebbe piacere! Appena puoi mandamele!!!). E
un’ultima cosa…non fate caso ai nomi che invento!!! Bene, ora posso cominciare…
-Pista! Pista! Lasciatemi passare!- di corsa salì le scale
che precedevano l’entrata dello stadio e senza fermarsi, facendosi spazio tra
la folla, imboccò uno dei tanti corridoi dell’edificio, diretto verso gli
spalti. Come al solito era in ritardo, i suoi compagni non si erano scomodati a
svegliarlo, dal momento che nulla lo avrebbe smosso dal suo materasso, secondo
loro. Lo avevano liquidato con un biglietto sul suo comodino e due righe
scritte sopra: IL SOLITO RITARDATARIO, TI ASPETTIAMO DIRETTAMENTE ALLO STADIO!
MUOVITI!
Possibile che riusciva ad arrivare tardi anche il giorno
d’apertura del campionato di beyblade? Era vero, loro non dovevano combattere
fin da subito, però avrebbero dovuto osservare con attenzione le sfide delle
altre squadre partecipanti, e forse sarebbero riusciti a raccogliere qualche
indicazione in più sull’evocatore. Svoltò l’angolo e aumentò la velocità, aveva
quasi raggiunto le tribune quando andò a sbattere contro qualcosa, o meglio
qualcuno.
-Si può sapere chi ti ha insegnato a svoltare gli angoli
in questo modo?!- sbraitò massaggiandosi il fondoschiena, nell’urto era caduto
in terra.
-Guarda che sei tu che stavi correndo!-
-Ho fretta! Non ho tempo da perdere qui con…- alzò il viso
incrociando il suo sguardo. Freddo, gelo. I suoi occhi sembravano due pezzi di
ghiaccio, lo fissavano impassibili, pareva avessero il potere di congelare
all’istante. Forse era davvero così visto che Takao non riusciva più a muovere
un solo muscolo del suo corpo.
La ragazza cercò di trattenersi, maledicendo mentalmente
la stupidità degli umani, se solo avesse voluto avrebbe potuto togliere di
mezzo quel ragazzino con un gesto. Axe si alzò in piedi rivolgendogli un
sorriso forzato e tendendo la mano al giapponese –Mi dispiace non ti avevo
visto- non poteva permettersi di mandare in fumo i suoi piani per una simile
sciocchezza. Il blader sembrò risvegliarsi da quella strana paralisi e accettò
l’aiuto della bruna per alzarsi. Si scrollò la polvere dai pantaloni e si
sistemò il berretto.
-N-non fa…niente- fu tutto quello che riuscì a dirle. Se
non si sbagliava quella ragazza era una blader, l’aveva già vista la settimana
precedente durante la presentazione delle squadre partecipanti al torneo. Si
riscosse e le passò accanto, il campionato stava per cominciare e lui doveva
ancora trovare i suoi compagni.
Lo guardò allontanarsi e sparire verso le gradinate,
incrociò le braccia al petto e socchiuse gli occhi, aveva avvertito una strana
sensazione quando le si era avvicinato, una strana energia, si, un’energia
molto potente…l’energia delle Essenze. Dunque era uno tra gli eletti
probabilmente, e se non errava apparteneva alla squadra dei Bladebreakers
Revolution, incurvò gli angoli della bocca in un sorriso maligno, a quanto
pareva era stata proprio un’ottima idea quella di partecipare di persona a
quella competizione con le trottole. Si rilassò dirigendosi negli spogliatoi,
tra poco avrebbe toccato a lei e Baltazar scendere in campo; non che la cosa la
turbasse, chiunque fosse stato il suo avversario l’avrebbe sicuramente battuto,
nessun essere umano era in grado di contrastare i suoi poteri demoniaci…
-Takao! Siamo qua!- si guardò intorno sentendosi chiamare
e scorse il professor Kappa che agitando in aria le mani cercava di attirare la
sua attenzione. C’erano tutti, mancava solo lui. Si fece strada tra il pubblico
e raggiunse i suoi amici.
-Ce l’hai fatta ad arrivare! Pensavo stessi ancora
ronfando beatamente nel letto!-
-Chiudi il becco Daichi! Non ho propria voglia di
discutere adesso- il ragazzino sbuffò incrociando le braccia al petto –Comunque
ora dovrai restare in piedi…non ci sono più posti!- disse divertito.
-Questo lo dici tu…Hilary- chiamò la brunetta che teneva
la testa appoggiata ad una mano, sembrava persa nei suoi pensieri –Hilary!-
ripeté il blader ancora senza ottenere risposta.
-Insomma Hilary!- l’urlo la ridestò dal mondo interiore in
cui si era rinchiusa, alzò lo sguardo sul moretto che la osservava in modo
interrogativo prima di rispondere –Dicevi a me?-
-A quanto ne so tra noi ci sei solo tu che ti chiami
così…comunque volevo chiederti di farmi un po’ di posto per favore-
La ragazza si spostò permettendo al capitano di sedersi
accanto a lei. Si passò le mani tra i capelli facendole scendere pian piano
fino sugli occhi e soffermandosi qualche secondo in quella posizione.
-Sei sicura di star bene Hilary?-
-Si, non preoccuparti- sorrise ad Emily che le stava
seduta all’altro lato, anche se non riuscì ad essere del tutto convincente.
Rilassò le spalle, non doveva più pensare a quello che le era capitato la
mattina, si era trattata sicuramente di un’illusione ottica, o di stanchezza,
essendosi alzata da poco era ancora assonnata, sicuramente era per quello.
Eppure l’immagine non faceva che ritornarle davanti agli occhi, ripercorreva
con la mente ogni singolo gesto…stava facendo colazione, era stata la prima a
svegliarsi tra tutti i suoi compagni, e dal momento che sentiva farsi strada i
morsi della fame aveva deciso di scendere a mangiare. Come faceva da quando si
trovava in quell’albergo aveva preso una tazza tra le tante messe a
disposizione su un tavolo posto al centro della sala ristorante e si era
versata del latte mischiandolo al caffè, accompagnandolo con una brioche. Fin
qui non c’era nulla di strano…poi successe l’inaspettato. Terminato di bere
aveva appoggiato il bicchiere, ormai vuoto, forse un po’ troppo in pizzo sulla
tavola, e stiracchiandosi l’aveva urtato con un braccio facendolo sbilanciare e
cadere in terra.
-No, fermati!- aveva imprecato a bassa voce allungando una
mano nel tentativo di recuperarlo al volo poco prima che toccasse il pavimento
e quello…si era fermato! La tazza si era bloccata di colpo a due centimetri
dall’elegante parquet della sala. Hilary era rimasta scioccata, possibile che
fosse vero? Aveva ritratto velocemente la mano, ancora sconvolta, e un sonoro
rumore di cocci che si rompevano si era diffuso nell’aria. Tutto ciò era
avvenuto nell’arco di due secondi. Aveva guardato i pezzi, che prima
componevano il bicchiere, uno per uno, non poteva credere a quello che aveva
visto. Era stata sicuramente una sua impressione, a volte la vista giocava
brutti tiri, doveva essere stata per forza una sua impressione…scosse la testa,
trattenendo a stento un risolino, doveva essere impazzita, un oggetto non
poteva bloccarsi di colpo durante una caduta senza l’intervento di un fattore
esterno, andava contro ogni legge della fisica. E di certo quel fattore esterno
non era lei, non lo aveva nemmeno sfiorato!
-Pensierosa oggi la piccola, eh?- Yuri lanciò un’occhiata
truce al suo compagno di squadra che non servì a intimorirlo, prima di tornare
a guardare Hilary. Quella ragazzina era davvero strana, le prime volte che
l’aveva vista, allo scorso campionato di beyblade, non le aveva rivolto la
minima attenzione credendola una mocciosa viziata che voleva avere sempre
ragione, però adesso era diverso…non riusciva a capire il perché ma qualcosa lo
attirava in lei, non poteva negare di provare un certo interesse nei suoi
confronti anche se ovviamente non poteva essere amore. Lui che si andava ad
innamorare? Era impensabile.
-Si può sapere che hai da ridere Boris?- si voltò irritato
verso l’altro russo avendolo sentito sghignazzare.
-Niente, solo che…quella ragazzina ti piace parecchio,
eh?- disse continuando a tenere quel sorrisino beffardo sulle labbra.
-Cosa?! Si può sapere che ti salta in mente?-
-Sarà- rispose poco convinto gettando uno sguardo al
centro dello stadio. Intanto qualche gradinata più in alto Kai osservava il
capitano della Neoborg con fare molto più imbronciato del solito, ultimamente
si sentiva particolarmente nervoso e il non capirne il motivo lo irritava
ancora di più, non gli piaceva per niente non avere risposte alle sue domande,
lui voleva sempre avere il controllo della situazione, compresi i suoi
sentimenti…come se i sentimenti fossero dettati dalla ragione e non dal
cuore…dal cuore…sembrava che tutti dessero importanza solo a quello, solo ad
ascoltare le proprie emozioni. Lui lo aveva capito da poco, aveva capito da
poco quanto fosse fondamentale sapersi ascoltare, lasciarsi andare; eppure non
riusciva ancora a metterlo del tutto in pratica, erano rare le volte in cui il
suo carattere freddo, impassibile e orgoglioso nei confronti del resto del
mondo non continuava ad avere il sopravvento. Era vero, aveva provato cosa
fosse l’amicizia, ma poi cos’altro? L’amore? No…scosse la testa e si riaggiustò
la sciarpa, non era né il momento né il luogo per farsi prendere da certi
sentimentalismi, decisamente non da lui.
-Ci siamo ragazzi!- la voce di Djman al centro dello
stadio richiamò l’attenzione di tutto il pubblico –Finalmente possiamo
dichiarare aperte le eliminatorie per questo nuovo ed attesissimo campionato
mondiale di beyblade!- annunciò con il suo solito entusiasmo mentre un boato di
approvazione proveniva dagli spalti andando a riempire l’intero edificio.
-Ma veniamo al dunque- disse stringendo più saldamente il
microfono nel suo pugno, sembrava fosse nato con quell’aggeggio in mano, ce
l’aveva nel sangue fare il cronista degli incontri di beyblade. Le grida di
entusiasmo si placarono permettendo al presentatore di continuare –La prima
sfida in programma per oggi prevede la squadra inglese degli Hunters contro la
squadra australiana degli Mfour- i due gruppi nominati vennero illuminati dai
riflettori.
-Vediamo chi saranno i primi due bladers a scendere in
campo!- tutti i presenti alzarono lo sguardo sul maxi-schermo sul quale
scorrevano le immagini dei membri delle due squadre, spettava alla sorte
stabilire chi avrebbe combattuto per primo. Dopo qualche attimo di attesa il
fato lasciò sul tabellone le foto dei “prescelti”.
-Sembra proprio che questa prima sfida sarà combattuta da
Mark degli Mfour e Phoebe degli Hunters!- il pubblico ricominciò a urlare, in
particolar modo i maschietti, che andavano in visibilio per la ragazza inglese.
-Ma quella è la ragazza di prima…- sussurrò Takao.
I bladers si posizionarono uno davanti all’altra mentre
attendevano l’apertura del terreno di gioco. Axe si passò una mano tra i
capelli nerissimi chiedendosi che cosa avesse di tanto speciale quello sport
con le trottoline per cui tutti andavano matti. Non avrebbe perso troppo tempo
con il suo avversario, pochi secondi e lo avrebbe buttato fuori dal campo senza
troppe formalità, aveva un compito ben più importante da portare a termine.
Estrasse dalla tasca un beyblade dal colore dell’oro con poche sfumature di un
giallo più intenso mano a mano che ci si avvicinava al bit, sul quale era
raffigurata l’immagine di una pantera dal manto nero come la notte e gli occhi
color ghiaccio, identici a quelli del suo demone possessore. Non gli sarebbe
servito il suo bit-power, o meglio la sua Dark Essenza.
Caricò la trottola nel dispositivo di lancio e solo allora
rivolse lo sguardo a colui che le stava di fronte…un essere umano, pensò
sdegnata, che brutta razza…
-Tre, due, uno…pronti, lancio!- Djman diede il via come
era solito fare e i due beyblade furono scagliati l’uno contro l’altro dai
rispettivi bladers. Entrambi sorvolarono il campo di gioco, guidati solo dalla
potenza del lancio, fin quando si trovarono all’incirca al centro del campo,
ancora dovevano toccare terra una prima volta…le labbra di Axe si incurvarono
in un leggero sorriso tagliente…
-Mi dispiace per te, ma sei già fuori- disse glaciale.
Mark sussultò a quelle parole, che intendeva dire? Avevano appena cominciato.
La ragazza fissò i due bey che si stavano per scontrare, strinse gli occhi e…fu
un attimo, la trottola dell’australiano si ritrovò incastrata al muro di
cemento che sorreggeva le gradinate, aveva creato uno spacco di dimensioni
notevoli. Lentamente rallentò la sua rotazione e attirata dalla forza di
gravità cadde in terra lasciando il pubblico e lo stesso cronista letteralmente
a bocca aperta.
-Ma come…- il ragazzo si voltò tornando a guardare Phoebe
che incurante dello stupore generale tornò alla sua panchina dove l’attendeva
Baltazar con un sorrisino ironico dipinto sul volto.
-Non avrai esagerato?- le sussurrò quando gli fu vicina.
-Non abbiamo tempo da perdere Baltazar- ribatté lei secca
mentre con un veloce gesto della mano si toglieva la bandana rossa che
indossava e la lanciava sbuffando sulla sedia.
-Non è possibile!-
-Cosa professore?-
-Quello…quello che ha fatto- balbettò osservando le
immagini del brevissimo incontro che aveva registrato, incredulo. Trafficò
ancora con la tastiera del computer catturando l’attenzione dei suoi compagni.
-Beh, effettivamente quella ragazza è davvero forte
però…non capisco cosa ci sia da stupirsi tanto, pensi forse che noi non
riusciremmo a batterla?- domandò Takao poggiando una mano sulla spalla
dell’amico e sporgendosi verso il monitor dell’elaboratore elettronico.
-Non lo so ma…guardate qua- il capitano della BBA
Revolution, Daichi, Max e Rei, che si trovavano una gradino dietro al professor
Kappa guardarono con attenzione il filmato della sfida, ma non trovarono nulla
di differente da quanto aveva visto con i propri occhi.
-Scusa prof. che cosa ci sarebbe di strano?- chiese il
biondino.
-Osservate bene- proiettò di nuovo il filmato sullo
schermo ma questa volta a rallentatore.
-Cosa?! Ma non è possibile!- esclamarono i quattro in coro
suscitando la curiosità anche degli altri ragazzi.
-Eppure è così…-
-Si può sapere che state blaterando?- domandò Rick.
-Avete trovato qualcosa riguardo all’evocatore?-
-No Micheal…almeno credo-
-E allora?- si informò Mao.
-Pare assurdo ma sembra che il beyblade di Phoebe non
abbia neppure sfiorato quello del suo avversario…-
-E allora come ce lo ha fatto finire addosso a quel muro
di cemento alla velocità di un proiettile?!- Lai non era il solo ad essere
sconcertato, dalle tribune era sembrato uno scontro normale, seppur breve e
decisamente pieno di potenza, almeno dalla parte delle ragazza, ma se si andava
a riguardare a rallentatore si vedeva chiaramente che la trottola dell’inglese
aveva letteralmente sparato quella dell’australiano senza toccarla, il beyblade
di Mark pareva essersi bloccato per un decimo di secondo e poi essere tornato
indietro, aver sorpassato il proprio possessore per poi finire contro il muro
ad una velocità e potenza a dir poco impressionanti.
-Pensate che abbiano un bit-power?- si decise a chiedere
Hilary, che fino ad allora aveva ascoltato rimanendo in disparte il resto della
conversazione tra i suoi compagni.
-E’ probabile- fu Takao a risponderle mentre tornava a
rivolgere l’attenzione dove si stava per svolgere il secondo match –Se fosse
così potrebbero essere degli eletti anche loro- non poteva sapere quanto si
stava sbagliando…
-Forse dovremmo conoscerli un po’ meglio, non vi pare?-
-Dopo questo primo sbalorditivo match possiamo passare al
secondo!- annunciò Djman senza perdere il suo solito entusiasmo –Vedremo
scendere in campo Tai per gli Mfour e William per gli Hunters, quest’ultimo
saprà dimostrarsi all’altezza della sorella?-
Sorella…Baltazar si voltò verso Axe sorridendo in modo
seducente…ci mancava. Salì sulla pedana e si guardò intorno, certo che c’era
davvero parecchia gente ad assistere, si sentiva quasi lusingato, anche se per
lui era normale stare al centro dell’attenzione, nel suo mondo succedeva sempre
essendo, si poteva dire, il braccio destro di Vagnus. Preparò il suo beyblade
nel dispositivo di lancio, era rosso fiammante, come il sole al tramonto, come
le fiamme dell’inferno, come i suoi occhi, identici a quelli del suo bit-power,
Dark Essenza, un falco dal piumaggio che andava dal bianco sulla punta delle
ali al marrone scuro mano a mano che ci si avvicinava al corpo.
-Siamo pronti ad iniziare! Tre, due uno…lancio!- di nuovo
il cronista diede il via all’incontro e la trottola di William si scontrò
contro quella dell’avversario. Avrebbe potuto far terminare il match nello
stesso modo della compagna di squadra ma…decise di non farlo, voleva divertirsi
almeno un po’, anche se ciò non significava che avrebbe giocato lealmente, ogni
volta che il beyblade di Tai colpiva il suo, il demone creava una sorta di
scudo difensivo invisibile intorno al proprio in modo che gli attacchi
dell’australiano non lo scalfissero minimamente. Sorrise, cominciava a provare
gusto nel schivare i colpi che l’avversario tentava invano di infliggergli.
“Baltazar, si può sapere che stai combinando?”
“Mi sto divertendo…non si vede?”
“Non è il momento di divertirsi! Fai fuori il beyblade di
quel moccioso, non abbiamo tempo da perdere!”
“Andiamo piccola, anche i demoni hanno il diritto di
svagarsi, non trovi?” interruppe il contatto telepatico voltandosi verso la
ragazza ed incontrando il suo sguardo gelido. La vide incrociare le braccia al
petto e fissarlo che un’espressione che non ammetteva repliche.
“Senti un po’…chi l’ha deciso che tra noi il capo sei tu?”
“Semplice…io sono più intelligente di te!”
William buttò fuori dal campo di gara il beyblade di Tai
senza fatica, anche se non nel modo spettacolare che aveva fatto Axe. La sua
era, apparentemente, una normalissima vittoria.
-Il beyblade di Tai è uscito fuori dal campo! William si
aggiudica questo match facendo superare agli Hunters la prima fase delle
eliminatorie!- il pubblico applaudiva e gridava euforico, pareva che i due
demoni fossero riusciti ad accattivarsi le simpatie degli spettatori. Come
succedeva ad una normale squadra di beyblade; il piano sembrava andare a gonfie
vele.
-E così tu saresti più intelligente di me?- le sussurrò
Baltazar quando le fu vicino.
-Ne dubiti?- ribatté lei a tono, ironica.
-Te ne approfitti perché sai che non riesco ad arrabbiarmi
con te…sei la mia unica debolezza-
-Mi fa piacere-
-Voglio ben sperare…- le disse mentre le solleva il mento
con una mano costringendola ad incrociare i suoi occhi.
Ascoltava in silenzio il rumore metallico del suo
beyblade, che girava incessante al centro dello spiazzo in quel parco di New
York. Qualche bambino si divertiva a rincorrersi tra loro, o giocare con la
palla, mentre gli adulti passeggiavano tranquilli scambiandosi qualche parola o
portando a spasso i propri cani. I prati erano rivestiti da bellissimi fiori
colorati illuminati dal sole caldo di quei primi giorni del mese di maggio
sotto un cielo limpido e azzurro e la tranquillità regnava sovrana. Si rilassò
lasciando andare le braccia lungo i fianchi, continuando a tenere gli occhi
chiusi, mentre Dranzer effettuava degli slalom perfetti tra gli alberi.
Le fasi eliminatorie del campionato erano iniziate, ed
entro poco tempo avrebbero cominciato a gareggiare anche loro…come sarebbe
terminato quel torneo? Sempre ammesso che sarebbe terminato, con il fatto
dell’evocatore…sentì dei passi farsi sempre più vicini, parevano venirgli
incontro. Spalancò gli occhi ametista rimanendo di spalle finché quel qualcuno
non si fermò a poca distanza da lui, producendo uno strano scricchiolio,
probabilmente per aver calpestato un ramoscello che si trovava in terra. Si
sentiva osservato e non gli piaceva per niente quella sensazione. Il russo si
voltò di scatto pronto ad ordinare a Dranzer di lanciarsi all’attacco di chiunque
fosse il misterioso osservatore ma si bloccò di colpo non appena incrociò lo
sguardo della persona che gli stava di fronte.
-Ciao- disse un po’ incerta, chiedendosi come le fosse
saltato in mente di andarlo a disturbare probabilmente quando Kai si era
allontano dall’albergo per rimanere da solo, come era solito fare. Il blader
richiamò il suo beyblede, che ubbidendo al proprietario tornò immediatamente
nella sua mano, continuando a fissare la ragazza. Hilary arrossì lievemente,
quella sua espressione seria era in grado di congelarla e di scioglierla nello
stesso istante, non poté non pensare a quanto fosse bello (lui è sempre
bellissimo!!!! nd.A che_si_è_lasciata_trasportare). Era uscita a fare una
passeggiata non le andava di rimanere in albergo, senza contare che aveva anche
litigato con Takao, e senza accorgersene le sue gambe l’avevano portata in quel
parco, non molto lontano dal Royal Hotel. Abbassò il volto a terra lasciando ai
capelli di nasconderle la parte superiore del viso, non poteva farsi vedere da
lui così imbarazzata, ma rimaneva un altro problema, fondamentale…che cosa gli
avrebbe detto? A Kai magari la sua presenza lo infastidiva e lei gli era andata
a rompere le scatole mentre si allenava a beyblade, non sapeva come agire,
forse avrebbe dovuto fare dietro front e tornarsene da dove era venuta.
No, non poteva continuare così, doveva smetterla di
comportarsi come una bambina, probabilmente le avrebbe risposto male ma meglio
che non rivolgersi per niente la parola e continuare a morirgli dietro in
silenzio come aveva fatto praticamente da quando lo aveva conosciuto, salvo le
volte in cui non era riuscita a tenere a freno i suoi sentimenti. Non si
parlavano molto tra loro, lei perché si imbarazzava come non mai e lui
perché…beh, lui perché non parlava mai molto con nessuno. Eppure esisteva una
particolare complicità tra i due, fatta di sguardi, azioni e
soprattutto…silenzi. In fondo non è forse vero che il vero amore sa tacere?
-Ti allenavi?- gli chiese prendendo coraggio e
rivolgendogli un piccolo sorriso.
-Già- il suo tono era neutro anziché freddo e distacco
come se lo era immaginato la brunetta. Si guardò intorno, quel parco era
davvero grande –Non credevo potesse esserci un parco così bello nel cuore di
New York-
-Che ci fai qui?- quella domanda la fece sussultare
leggermente.
-Beh…diciamo che ho più o meno litigato con Takao e
allora…-
-Era da parecchio che non litigavi con lui, pensavo fossi
troppo impegnata con Daichi-
-Infatti è anche per colpa sua se abbiamo litigato- sbuffò
–Quella scimmia sta sempre in mezzo!- diede un calcio ad una lattina vuota
lasciata da qualcuno poco rispettoso dell’ambiente, con rabbia, tanto che per
la forza che vi impresse, quella andò a prendere in pieno un albero e ritornò
dritta al mittente colpendola sulla fronte.
-Ahia! Dannata lattina!- si lamentò portandosi una mano
sulla parte lesa. Kai guardò Hilary stupito prima di avvicinarsi a lei
accorciando la distanza tra loro e riducendola si e no a mezzo metro.
-Superi qualsiasi mia immaginazione, lo sai?- disse un
sorrisino divertito sulle labbra.
-Scusa tanto!- fece offesa incrociando le braccia al petto
e dando le spalle al blader. Ma perché doveva fare simili figure in sua
presenza? Sembrava che il destino ce l’avesse con lei, probabilmente si
prendeva gioco di lei e magari ci provava pure gusto! Si stava ancora
domandando cosa avesse fatto di male per meritarsi tutto ciò quando la voce del
ragazzo la distrasse dai suoi pensieri –Torni in albergo?- le chiese
sorpassandola.
-Io? Beh…si- biascicò.
-Allora andiamo- con quella frase il cuore della brunetta
prese a battere all’impazzata, temeva che anche Kai avesse potuto sentirlo, se
continuava a correre così velocemente avrebbe rischiato un collasso, questo era
poco ma sicuro. Timidamente si affiancò al russo, avrebbe tanto voluto che il
loro albergo si trovasse a chilometri e chilometri di distanza…
Non parlarono durante il ritorno all’hotel che contro ogni
speranza di Hilary impiegarono neanche dieci minuti a raggiungere, non era
riuscita nemmeno a spiccicare mezza parola, e già nella sua testa il pensiero
di aver sprecato un’occasione irripetibile per rimanere sola con lui stava
cominciando a tormentarla.
-Hilary!- appena varcarono il cancello del Royal Hotel il
capitano della BBA Revolution si precipitò verso la brunetta.
-Sei tornata finalmente! Ti ho cercata dappertutto in
albergo!-
-Allora era ovvio che non potessi trovarmi…ero uscita a
fare quattro passi- rispose laconica.
-Senti…io mi volevo scusare per prima- esordì passandosi
un braccio intorno al collo, quel pomeriggio si era schierato dalla parte di
Daichi e aveva cominciato a prenderla in giro insieme al rossino e questo non
aveva fatto molto piacere alla ragazza che senza pensarci due volte se ne era
andata. Alzò gli occhi sulla sua amica, che fino a quel momento aveva tenuto
bassi, e solo allora si accorse che non era da sola –Kai, ci sei anche tu?-
sembrava stupito.
-Ma…siete usciti insieme?- domandò ingenuamente facendo
arrossire vivacemente la ragazza che lo afferrò per polso ancora imbarazza –Ma
che cavolo dici?!- gli sibilò all’orecchio, sotto lo sguardo del tutto
impassibile del russo.
-Beh, pensavo che…- farfugliò mentre si massaggiava la
mano –accidenti Hilary! Mi hai fatto male!-
-Mi piange il cuore!- ribatté in tono teatrale. Kai si
allontanò lasciando i due a discutere e rientrò in albergo.
-MI DICI COME CAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE DI DIRE UNA
COSA DEL GENERE?!- gli urlò contro quando fu sicura che il sedicenne non
potesse più sentire.
-Vi ho visto rientrare insieme e credevo che finalmente si
fosse sciolto qualcosa tra voi…quindi non ho interrotto niente?-
-No…- sembrava sconsolata –e non credo ci sarà mai
qualcosa da interrompere tra noi-
-Secondo me state bene insieme- Hilary gli rivolse
un’occhiata che parlava da sola.
-Guarda che dico sul serio. Siete l’uno l’opposto
dell’altra-
-Appunto, non abbiamo niente in comune- replicò la
brunetta.
-Appunto lo dico io, non lo sai che gli opposti si
attraggono?- fece con un’aria da saputello che poco gli si addiceva.
-In fisica forse-
-Non è vero, è una legge universale…e poi essere
caratterialmente opposti non implica necessariamente non avere interessi in
comune. Pensa al beyblade ad esempio- Takao sembrava proprio un esperto che si
offriva generosamente di dare una lezione di vita –Lui è un blader e tu no ma
ad entrambi piace questo sport- gli occhi della quindicenne si riempirono si
stupore costatando che tutto sommato il suo amico stava dicendo cose sensate.
-Sarà…io comunque resto un altro po’ qui in giardino, non
mi va di rientrare subito-
-D’accordo! Ci vediamo a cena-
La ragazza si sedette sul prato che precedeva l’entrata
dell’albergo riflettendo sulle parole del capitano, effettivamente aveva
ragione, ciò che aveva detto non era del tutto sbagliato…sospirò, solamente Kai
doveva ancora capirlo. Il venticello fresco della sera le scompigliava i
capelli accarezzandole dolcemente il volto. Sorrise, la sua vita non era poi
così brutta, aveva soltanto un difetto secondo lei: avrebbe tanto voluto vivere
come nei suoi sogni, dove tutto era come desiderava, dove tutto era perfetto;
si, aveva solo il difetto di essere una vita normale. Una normalità che avrebbe
ben presto rimpianto…si alzò, cominciava a calare la sera e far freddino
nonostante fosse primavera. Stava per rientrare quando la sua attenzione fu
catturata da due ragazzi che passavano davanti al cancello dell’hotel, cercò di
mettere a fuoco, sembravano proprio Phoebe e William, i due bladers che avevano
passato la prima fase delle eliminatorie quella mattina stessa. Le tornò alla
mente ciò che aveva detto Takao sul fatto che sarebbe stata una buona idea
conoscerli un po’ meglio e quella poteva essere un’occasione.
-Aspettate!- i due ragazzi si voltarono verso chi li aveva
chiamati che non tardò a raggiungerli.
-Voi siete Phoebe e William, giusto? I due bladers che
hanno combattuto alle eliminatorie del campionato di beyblade questa mattina?-
-E tu chi sei?-
-Faccio parte della squadra dei Bladebreakers
Revolution…beh, non sono una blader vera e propria però…- disse per rispondere
a William. I due demoni si scambiarono uno sguardo complice. La squadra dei
Bladebreakers Revolution? Allora doveva conoscere quel ragazzino con cui Axe si
era scontrata prima del suo incontro, quello che aveva sentito possedere
l’energia delle Essenze. Non potevano non approfittare della situazione, quella
sconosciuta gli stava offrendo un’opportunità, che difficilmente sarebbe potuta
ricapitare, su un piatto d’argento.
-Io sono Hilary- continuò porgendo per prima la mano alla
blader. Lei la guardò per un attimo prima di sforzarsi di sorridere raggiante
rispondendo al saluto –Io sono Phoebe invece-
Cosa accade quando bene e male si incontrano? E’
inevitabile…si scontrano.
Una forza misteriosa scaraventò Hilary e Phoebe a qualche
metro di distanza l’una dall’altra come se qualcosa di incredibilmente potente
le avesse colpite in pieno stomaco facendole cadere in terra. Baltazar si
avvicinò preoccupato ad Axe, che intanto si teneva la testa bruna tra le mani,
nell’impatto l’aveva sbattuta al muro del palazzo che si trovava alle sue
spalle.
-Che è successo?- domandò stupito da ciò che aveva visto.
-L’evocatore…- il demone strinse gli occhi puntandoli
sulla figura della quindicenne –quella ragazzina è l’evocatore, o meglio
l’evocatrice- gli spiegò mentre l’aiutava ad alzarsi.
-Cosa?!-
-Ho sentito la sua forza Baltazar, quando mi ha stretto la
mano ho percepito l’immensa potenza dei suoi poteri…lei è il bene, e noi il
male, per questo c’è stata quell’esplosione di energia pazzesca-
-Ma…- non terminò la frase che già la compagna si stava
avvicinando ad Hilary –Aspetta!- la afferrò per un braccio –E la Crystal? I
suoi poteri dovrebbero dipendere da quella pietra-
-Non lo so…ma non posso sbagliarmi, l’evocatrice è lei-
-Ahia! Ma che è successo?- si guardò intorno aveva le
braccia e la schiena indolenzite, e la testa non era da meno.
-Tutto a posto?- le domandò. La ragazza spostò
l’attenzione sulla blader che nel frattempo le si era avvicinata.
-Si…ma che è successo?-
-Non ne ho idea- fece recitando un ruolo che da quel
momento in poi avrebbe dovuto giocare alla perfezione. La brunetta si rialzò
aiutata da William –Grazie…ultimamente succedono davvero delle cose strane-
Axe e Baltzar si scambiarono un’altra veloce occhiata
accompagnata da un sorriso, uno di quei sorrisi malvagi di chi sa di aver vinto
ancora prima di aver combattuto.
“Sembra proprio che la piccola non sappia ancora niente su
chi sia”
“Un altro punto a nostro favore” i demoni avevano
ricominciato a tenersi in contatto telepaticamente.
“Che hai intenzione di fare adesso Axe?”
“E’ semplice…continuiamo la nostra bella commedia e al
momento opportuno manderemo qualcuno ad ucciderla”
Un piano perfetto se fosse andata come avrebbero previsto
ma non potevano immaginare che cosa sarebbe successo in seguito, ciò che
sarebbe accaduto avrebbe sconvolto la vita di tutti quanti…molte cose non
potevano prevederle, come ad esempio il fatto che in quel momento c’era
qualcuno che da dietro l’angolo li stava spiando, attento a non farsi scoprire.
Due occhi verde prato avevano osservato l’intera scena.
“Hilary…è l’ora. Tra breve le nostre strade si incroceranno…”
TO BE CONTINUED…
Chi sarà mai quest’ultimo personaggio???? Eh…eh eh…eh eh
eh…non ve lo dico!!! (sadica! nd.tutti), voi che pensate??? Cmq vorrei
chiedervi una cosa: mi serve nella fic una ragazza per Max e Rei…voi che
proponete??? Si accettano suggerimenti!!! Io non ho molte idee al riguardo per
il momento…
Vi lascio dicendovi solo: COMMENTATE!!!!!!!!! E se pensate
che questi cap. siano noiosi vi prometto che tra un po’ arriverà la vera fic
(cosa??? Significa che questa non è ancora la fic????!!! nd,tutti) (Beh, no,
anche questa è la fic però il bello arriverà tra un po’…e anche il drammatico…e
non solo…nd.A) (non abbiamo capito una mazza ma è uguale nd.tutti).
Ciao!!!! Alla prossima, che spero sarà presto!!!!!!!!!
Si sporse oltre l’angolo della strada per osservare meglio cosa stavano
combinando Hilary e i due demoni, un’espressione seria
Allora boys and girls…siamo arrivati a quanto?? Dieci
capitoli????????? Che bello!! Vorrei prima di tutto ringraziare le tantissime
persone che hanno commentato!!! Siete tutti fantastici, grazie anche per i
vostri consigli!!!! Spero di non dimenticare nessuno: super gaia (scusa, ma più
in fretta di così non ho potuto aggiornare!); Lightangel; kagome13; hermy91;
hilary14; sesshomaru (grazie ancora per la fanart!); Kayx (ero un po’
preoccupata perché all’inizio non ti facevi sentire, ma poi mi hai detto che sei
partita, quindi tutto a posto!); Ria; Jaly; Blue Crystal; Kadma32. E ora vi
lascio a questo cap in cui vi do degli indizi sul misterioso personaggio che
compare alla fine dell’altro cap!!! Credo che capirete chi sia…io l’ho capito
(ma va??? Se non lo capivi tu che scrivi la fic!!! nd.tutti) (ah, già…eh eh…è
vero nd.A) (^_________^ nd.tutti)…
Si
sporse oltre l’angolo della strada per osservare meglio cosa stavano combinando
Hilary e i due demoni, un’espressione seria le marcava il volto dai lineamenti
delicati, strinse gli occhi verde prato, non era ancora il momento di agire.
Squadrò Axe e Baltazar, non erano per niente cambiati, abbigliamento a parte.
D’altra parte in quel tempo, ormai lontano, non andavano certo di moda simili
indumenti, e anche lei si era dovuta aggiornare per non destare troppi
sospetti. Indossava infatti pantaloni bianchi a vita bassa, una maglietta viola
chiaro con un scollatura molto larga che le lasciava appena scoperte le spalle,
scarpe da ginnastica e guanti senza dita bianchi mentre i capelli biondo cenere
erano raccolti in un’alta coda di cavallo che le ricadeva dolcemente sulla
nuca. Sembrava una ragazza normale, una delle tante che si poteva incontrare
passeggiando per le vie della città, magari insieme a delle amiche.
Tornò a
nascondersi appoggiandosi con la schiena al muro, strinse i pugni delle mani e
sospirò profondamente, c’era un solo motivo per cui le era stato permesso di
essere lì in quel momento…sentì avvicinarsi dei passi e delle voci farsi sempre
più forti, le avrebbe riconosciute tra mille, appartenevano a loro. Velocemente
si guardò intorno cercando un posto migliore da cui non era possibile essere
vista, la sua attenzione fu catturata da alcune macchine parcheggiate nei
pressi del marciapiede. Corse verso le automobili e si accucciò dietro una di
esse aspettando i due ragazzi.
-Vagnus
sarà contento…abbiamo trovato l’evocatrice-
-Già-
disse limitandosi ad annuire.
-Perché
quella faccia?- le chiese vedendo la sua espressione preoccupata, avrebbe
dovuto essere soddisfatta anche lei, erano appena due giorni che vagavano in
giro sul mondo umano in cerca del prescelto e già lo avevano rintracciato. Axe
si fermò incrociando le braccia al petto, era chiaro che qualcosa non le andava
a genio.
-Non
diciamolo ancora a Vagnus- proferì d’un tratto richiamando su di sé lo sguardo
del compagno che la squadrò perplesso.
-Prima
dobbiamo assicurarci che sia davvero lei l’evocatrice, se ci stiamo sbagliando
lui non avrà molta clemenza con noi- proseguì prima che Baltazar potesse domandargli
il perché. Era vero, quando le aveva stretto la mano aveva sentito l’enorme
forza dei suoi poteri ancora in erba, un’energia che si contraddistingueva da
tutte le altre, ma avevano bisogno di una prova che ne desse loro la certezza.
Solo allora avrebbero riferito tutto al loro capo.
-Hai in
mente un piano?- il demone gli rispose scuotendo la testa in segno di
negazione. Il ragazzo fece correre i suoi occhi rossi oltre l’altro lato della
strada con finta indifferenza –Forse ne ho uno io…-
La mora
alzò lo sguardo sul suo profilo e notò che sulle sue labbra era comparso un
ghigno…che cosa aveva in mente?
Ma lei
non era l’unica a chiederselo, ancora accucciata dietro la macchina la biondina
tentava invano di capire cosa stessero dicendo quelle sue due vecchie
conoscenze…non poteva avvicinarsi oltre, l’avrebbero sicuramente scoperta e a
quel punto sarebbe stato davvero un bel guaio, di sicuro l’avrebbero
riconosciuta subito, e lei non avrebbe potuto neanche difendersi dal momento
che non aveva più i suoi poteri. Un lieve sorriso le vivacizzò il viso, in
fondo le mancavano anche se doveva ammettere che all’inizio li aveva odiati…era
per quello che ora si trovava lì, già, era proprio per quello…
Stavano
succedendo un mucchio di cose davvero strane e inspiegabili e da quando erano
arrivati a New York, circa venti giorni ormai, il numero di fatti assurdi che
le erano capitati si era notevolmente incrementato. Forse esisteva una
relazione tra ciò, ma non riusciva a darsi una risposta, sarebbe stato troppo
assurdo. Pensava a questo mentre si accingeva a salire le scale dell’albergo,
sarebbe andata in camera a farsi una doccia per poi scendere di nuovo per la
cena. Avrebbe anche detto ai suoi compagni di aver conosciuto i bladers della
squadra degli Hunters, Phoebe e William, tralasciando volontariamente che dopo
aver stretto la mano alla ragazza si era ritrovata scaraventata sulla strada,
senza sapere come. In fondo si trattava solo di omettere un piccolo
particolare…un piccolissimo particolare, non era certo di importanza vitale!
Quello che contava era che li aveva avvicinati, come aveva suggerito Takao, in
resto non li riguardava. Sollevò lo sguardo, che aveva tenuto abbassato sui
suoi piedi per evitare di inciampare sui gradini, e vide Kai venire dalla
direzione opposta alla sua.
-Ciao-
gli disse rivolgendogli un timido sorriso. Il russo le indirizzò una delle sue
solite occhiate impassibili prima di ricambiare il saluto con un lieve cenno
del capo e sorpassarla. Hilary si voltò continuando a seguire con gli occhi il
sedicenne che si allontanava, poco prima era rientrata insieme a lui e ora già
riusciva…non faceva altro che sparire e apparire di continuo, era una tra le
sue specialità, questo era uno dei motivi che lo rendeva misterioso e
terribilmente affascinante. Trattene un risolino cercando di tornare seria e
sospirò profondamente. Intanto una persona le si parò davanti, non aveva
sentito nemmeno i suoi passi avvicinarsi per quanto si era persa nel mondo dei
sogni.
-Yuri!-
fece piuttosto sorpresa. Il capitano della Neoborg la stava squadrando con una
certa aria di superiorità, braccia incrociate al petto e un’espressione seria
dipinta sul volto. Spostò l’attenzione oltre la spalla della brunetta, nel
punto che poco prima sembrava essersi incantata a fissare, facendo appena in
tempo a scorgere Kai che svoltava l’angolo della hall dell’hotel, probabilmente
diretto verso l’uscita. Tornò ad incontrare gli occhi nocciola della ragazza,
questa volta con uno sguardo ancora più duro mentre sentiva un’inspiegabile fitta
attraversargli lo stomaco. Per quale motivo quella mocciosa gli faceva un
simile effetto?
Dal
canto suo Hilary cominciava ad essere a disagio, Yuri sembrava proprio non
volerle staccare gli occhi di dosso. Infilò le mani nelle tasche dei jeans
corti che indossava, non sapendo minimamente che cosa dire. Il rosso, da parte
sua, si trovava nelle stessa situazione, una voce nella sua mente gli suggeriva
di andarsene per i fatti suoi, in fondo cosa gli importava di rimanere lì? Però
i suoi piedi gli sembravano non volersi schiodare dal pavimento mentre
continuava ad osservare la quindicenne. Doveva ammettere che era davvero
carina…i capelli castani le ricadevano dolcemente sul collo e sulle spalle,
quei suoi due grandi occhioni scuri parevano così dolci, nonostante li avesse
visti anche pieni di rabbia e di stizza, soprattutto quando litigava con il
piccoletto della squadra dei Bladebreakers, Daichi; i lineamenti delicati e
poi…quelle labbra rosate, sottili, morbide…a chiunque sarebbe venuta voglia di
strapparle un bacio. Il russo si riscosse, doveva essere completamente
impazzito per pensare cose del genere. Pensieri simili non lo avevano mai
sfiorato prima.
-Va
tutto bene?-
-Si…-
le rispose con una certa riluttanza. Odiava non capire cosa gli stava
succedendo ma soprattutto odiava come lo faceva sentire quella ragazzina.
Eppure sapeva di non poterne fare a meno e non riusciva a smettere di
domandarsi il perché.
-Ehi
Yuri, che ci fai qui per il corridoio?- la voce di Boris, fece voltare i due
ragazzi. Il blader spostò lo sguardo dal suo capitano alla persona che gli
stava accanto prima di tornare nuovamente ad incontrare quello del rosso.
-Oh,
scusa, non mi ero accorto che eri in dolce compagnia!- un sorrisino divertito
gli incurvò le labbra, facendo arrossire Hilary per l’imbarazzo mentre Yuri gli
lanciava uno sguardo fulminante.
-Beh,
allora ci vediamo più tardi- si allontanò da loro, ancora compiaciuto, seguito
da Serjey.
-Divertitevi!-
gli urlò quest’ultimo prima di sparire verso la loro camera.
Ne era
certo, più tardi avrebbe ucciso i suoi compagni di squadra, tutti e due.
Sospirò, l’avrebbe fatto sul serio se non avesse avuto bisogno di loro per il
campionato. Si calmò prima di rivolgersi alla brunetta.
-Non
farci caso- le disse atono, mentre nella sua testa si chiedeva il motivo per il
quale avesse sentito la necessità di giustificarli.
-No…-
fu tutto ciò che riuscì a dire, si trovava particolarmente a disagio. Il russo
parve notarlo e reagì d’impulso, senza pensarci cominciò una conversazione con
lei.
-Senti…-
esordì, non sapeva minimamente cosa stava per dirle, pareva essere un burattino
manovrato da qualcuno, ma era cosciente del fatto che stesse per sparare un
cavolata.
-Stavo
pensando che se ti va…potremmo uscire qualche volta…- era incredibile ma stava
balbettando. La ragazza rimase piuttosto sorpresa per quella proposta, lui, il
freddo e glaciale Yuri Ivanov la stava invitando ad uscire?
-Trovo
piuttosto piacevole la tua compagnia…- lo stupore della sua interlocutrice
aumentava ad ogni sua parola; la prima cosa che le passò per la mente era che
probabilmente un alieno si era impossessato del corpo del blader e ora stava
parlando al suo posto. Poi scartò l’ipotesi, era troppo assurda.
-Io…beh…si…qualche
volta…potremmo uscire…- certo avrebbe preferito che fosse stato Kai a
chiederglielo, però in fondo non c’era nulla di male. Senza contare che se
fosse stato davvero Kai a chiederglielo a quell’ora si sarebbe trovata in
ospedale, causa svenimento improvviso. Yuri si limitò ad annuire, poi dopo
qualche secondo d’imbarazzo la sorpassò, ancora scosso per quanto aveva detto.
Si avviò verso la sua camera fermandosi davanti alla porta, assicurandosi di
non essere più visibile da lei.
-Devo
essere completamente impazzito- si commiserò portandosi una mano alla fronte, non
c’era altra spiegazione. Entrò nella sua stanza, già occupata dagli altri due
suoi compagni di squadra, Serjey sdraiato sul letto con le mani intrecciate
dietro la testa sembrava avesse tutta l’intenzione di schiacciare una
pennichella e di non alzarsi tanto presto, Boris con un asciugamano intorno al
collo poggiato sulle spalle si dirigeva verso il bagno.
-Sei
tornato?- gli domandò fermandosi sulla soglia. Per tutta risposta il capitano
non lo stette a sentire e si avvicinò alla finestra gettando un rapido sguardo
all’esterno, pareva assorto nei suoi pensieri.
-Ehi
Yuri, mi stai a sentire?- il rosso si limitò a spostare lo sguardo su di lui.
-Ti sei
divertito con la piccola?- gli chiese sicuro di farlo arrabbiare.
-Le ho
chiesto di uscire- ribatté impassibile.
-Cosa?!-
esclamarono in coro Boris e Serjey, quest’ultimo sembrava essersi risvegliato.
Di certo non si aspettavano un simile responso.
-Ma non
so perché- continuò Yuri.
-Che
significa che non sai perché?-
-Quello
che ho detto, Boris…che non so perché l’ho fatto- ripeté scocciato, non era un
concetto tanto difficile da comprendere.
-Vuoi
che te lo dica io il perché?- gli fece avvicinandosi a lui.
-Perché
sei cotto di quella ragazza, solo che non lo vuoi ammettere!-
-Non
dire cretinate!-
-Lo
vedi che ho ragione?- il capitano sussultò. No, non era possibile, lui non si
interessava a certe cose, figuriamoci ad una mocciosa. Strinse gli occhi quasi
con rabbia, non poteva essere così, si stava completamente rammollendo? E poi
non poteva farsi distrarre in questo modo, entro poco tempo avrebbero
cominciato a scendere in campo anche loro nel campionato di beyblade, senza
contare che c’era anche il problema dell’evocatore. Si voltò di scatto spaventando
quasi i suoi compagni, poi uscì dalla camera sbattendo la porta.
Intanto
in un piccolo locale dell’albergo provvisto di maxi schermo e comodi divanetti
per poter guardare la televisione, Mao sprofondava su uno dei sofà poggiando la
testa ad uno dei braccioli, annoiata. Alla televisione trasmettevano uno di
quei telefilm sdolcinati che lei solitamente non sopportava ma che in quel
momento stava seguendo, seppur con una smorfia di riluttanza dipinta sul volto.
Era la
solita storia, dopo mille difficoltà alla fine i due protagonisti, un uomo e
una donna, riuscivano a stare insieme e a dichiararsi l’immenso amore che
provavano l’uno per l’altra, lui le sussurrava che esisteva solo lei, che era
tutta la sua vita, e che l’avrebbe amata in eterno.
Sbuffò,
tanto quelle cose non succedevano mai nella realtà per quanto una persona le
potesse sognare, in pratica era giunta alla conclusione che mai nessuno gliele
avrebbe dette parole del genere…in particolar modo una certa persona, una certa
persona con cui ormai aveva perso ogni speranza, anche se era ritornata in
squadra.
-Che
c’è Mao? Perché quella faccia?- le domandò il fratello.
-Questo
film è una cretinata! Sempre le solite cose smielate…- fece con un certo
disgusto. In realtà era arrabbiata perché nei film andava tutto per il meglio e
nella vita reale succedeva sempre il contrario.
-E
allora perché lo guardi?- le chiese Kiki curioso.
-Perché
sono arrivata ai limiti della disperazione- sibilò tra i denti.
-Che?!-
-Niente…-
-Kiki
ha ragione, non ti è mai piaciuto questo genere di film- la ragazza spostò
l’attenzione su Rei, anche lui presente nella stanza. Mao lo guardò
corrucciata, in fondo era principalmente colpa sua se non le andavano a genio
quei programmi, negli ultimi due anni, da quando gli aveva rivelato ciò che lei
provava nei suoi confronti e lui non si era degnato di darle una risposta come
si deve, la sua stizza era aumentata ancora di più.
-Si, ma
non c’è nient’altro da vedere-
-Tanto
tra poco si va a cena- affermò Lai.
-E
comunque se non mi piacciono è perché sono film così falsi…- disse vaga. Rei si
alzò dal divano, stiracchiandosi e dirigendosi verso la porta della sala, ma
prima si avvicinò alla blader poggiandole una mano sulla testa e sorridendo
–Già…tu non sei come le altre bambine- disse divertito scompigliandole
affettuosamente i capelli e facendola arrossire.
-Io non
sono una bambina!- ribatté.
-Lo
so…- proferì con un tono che le parve piuttosto malizioso tanto che fece
colorare le guance della quindicenne di un rosso ancora più forte, mentre Lai
alzava un sopracciglio chiedendosi cosa volesse intendere l’amico. La ragazza
abbassò lo sguardo ancora imbarazzata, a volte non riusciva a capire perché si
comportasse in quel modo con lei, dal momento che non le aveva dato una
risposta, e probabilmente non gliela avrebbe data mai, almeno questo era ciò
che pensava, poteva evitare di farla illudere. Anche se sapeva che non lo
faceva apposta…
La
mattinata successiva non tardò ad arrivare e portò con sé uno splendido cielo
azzurro e soleggiato, e anche la temperatura era piacevole. Quel giorno avrebbe
dovuto annunciare un grande inizio, un inizio che avrebbe dovuto significare
uno sconvolgimento totale della vita di molte persone…persone che fino a quel
momento erano ignare di ciò che stava per accadergli.
Hilary
passeggiava tranquilla per le vie del centro di New York, si era voluta
prendere una mezza giornata per stare da sola con se stessa e cercare di
rilassarsi. Troppe emozioni stava provando negli ultimi tempi e doveva
ammettere che un po’ la stressava. Senza contare che il giorno seguente ci
sarebbe stata la seconda e ultima fase delle eliminatorie del campionato di
beyblade, poi avrebbero dovuto cambiare paese per dare l’avvio al vero e
proprio torneo, dove sarebbero finalmente scesi in campo anche i suoi amici.
Sorrise, da una parte era contenta di visitare altre città, le era sempre
piaciuto viaggiare.
-Ecco
la nostra evocatrice…- disse Baltazar compiaciuto, osservandola da lontano.
-Direi
che si può dare inizio al piano- Axe ordinò al demone, che avevano scelto per
svolgere quel compito, di seguire la ragazza. Per il resto sapeva già cosa
avrebbe dovuto fare. Quella creatura aveva l’aspetto di un ragazzo normale,
così come i finti bladers, ma in realtà era un
demone
ombra, vale a dire un sicario del mondo infernale.
Il
demone cominciò a seguire Hilary, che non si accorse subito di lui, anche se
sentendosi stranamente osservata si voltava spesso nella sua direzione ed
incrociava il suo sguardo, assolutamente glaciale. La sensazione di disagio
aumentava ad ogni passo che muoveva e cominciò anche a farsi prendere
dall’ansia, si girò un’ultima volta verso di lui per poi correre al fine di
seminarlo, cosa che non le riuscì affatto, anche il demone aumentò l’andatura,
era incredibilmente veloce, l’avrebbe presto raggiunta. Si fece spazio tra le
persone che incrociava per la via poi il panico le fece commettere un grosso
errore…svoltò un angolo ritrovandosi in una strada stretta e deserta. Non
poteva tornare indietro perciò continuò a correre sbucando in un piccolo
spiazzo senza via di fuga. Si fermò di colpo guardandosi in giro in cerca di
aiuto.
-Finalmente
ti ho raggiunta- la voce del ragazzo la fece sobbalzare. Lo guardò in faccia
spaventata, cosa voleva da lei? Ormai era in trappola…
-E ora
vediamo se è davvero l’evocatrice- Axe e Baltazar apparvero magicamente dal
nulla sul tetto di una casa nelle vicinanze, in modo da poter tenere sotto
controllo la situazione.
-Che
vuoi da me?- Hilary era terrorizzata.
-Verificare
una cosa- le rispose quello sincero –Almeno per il momento- sghignazzò. Il
demone le si avvicinò facendo indietreggiare la ragazza che si ritrovò a
sbattere le spalle al muro, ormai non poteva fare più niente, nessuno avrebbe
potuto aiutarla. Il misterioso aggressore alzò una mano verso di lei,
nonostante le fosse distante di qualche metro, all’altezza della sua testa, per
poi stringerla violentemente a pugno. La brunetta si sentì improvvisamente
soffocare, le mancava l’aria, si portò le mani sul collo cercando di capire
cosa le stesse succedendo ma invano. Intanto il demone aumentava sempre di più
la presa in attesa di qualche reazione, cosa che non avvenne. Irritato lasciò
incompiuta la sua opera mentre fissava glaciale la sua vittima che tossiva
cercando di riprendere una normale respirazione. Decise allora di cambiare
sistema, gettò un’occhiata ad una cassa di legno ammaccata e abbandonata in
quella via da qualcuno e con un gesto della mano la fece sollevare in aria
sotto lo sguardo stupito e spaventato di Hilary.
-Come…come
hai fatto?- non poteva credere a quello che vedeva, un oggetto si stava
librando in aria da solo.
-Dovresti
essere in grado di farlo anche tu-
-Cosa?-
ma di che stava parlando? Perché le stava succedendo tutto ciò? I suoi pensieri
furono interrotti da quella specie di baule che, sotto l’ordine del demone
ombra, stava viaggiando alla velocità di un treno verso di lei…l’avrebbe
colpita in pieno. Chiuse gli occhi, non avrebbe fatto in tempo ad evitarlo.
-No!
Fermati!- urlò ormai disperata, come se davvero in quel momento quella cassa
avrebbe potuto fermarsi…
Una
luce bluastra uscì dalla pietra di ametista incastonata al centro del suo
inseparabile ciondolo avvolgendola in uno strano involucro, pareva quasi uno
scudo difensivo. Il baule andò a sbattere contro la barriera e si frantumò in
mille pezzi, lasciando Hilary completamente illesa.
Axe e
Baltazar dall’alto della loro postazione osservavano soddisfatti la scena; si
scambiarono uno sguardo complice poi la mora si mise in contatto telepatico con
il sicario.
“Uccidila”
disse semplicemente.
“Non
aspettavo altro”
Il
ragazzo che aveva assistito ad una piccola dimostrazione dei poteri
dell’evocatrice, a dir poco sconvolta per quanto aveva appena fatto, si rivolse
di nuovo a lei.
-Mi
dispiace, ma mi è stato ordinato di farti fuori!-
-Cosa?-
la brunetta non riusciva più a capire quello che stava succedendo…probabilmente
si trattava di un sogno, di un incubo, da lì a poco si sarebbe svegliata nel
suo letto, un po’ spaventata ovviamente, ma le sarebbe presto passato. Poteva
trattarsi solo di un incubo…
-Addio Hilary- fece ironico. Rivolse il palmo delle mano verso
il cielo, preparandosi a raccogliere le forze malvagie e a scagliargliele
contro, mentre una piccola ma potente sfera di energia si formava su di esso.
-E
ora...il gran finale- concluse lanciandola contro quello strano ammasso di
materia oscura.
-No!
Aiuto!- gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
-Che
bello! Tra poco potremo scendere in campo anche noi! Dimostrerò a tutti che
sono ancora il campione del mondo!-
-Non
illuderti Takao perchè io ti batterò!- Daichi puntò il dito verso il suo
capitano in segno di sfida con un'espressione seria sul volto. Troppo seria dal
momento che il professor Kappa, Max e Rei scoppiarono a ridere divertiti
dall'ingenuità del loro amico.
-Che avete
da ridere?- domandò il rossino irritato.
-Guarda
che tu sei in squadra con Takao...quindi non devi batterti con lui!- gli spiegò
l'americano ancora scosso dalle risate.
-Ma non
è giusto!- biascicò imbronciato, incrociando le braccia al petto e facendo
l'offeso. Prima o poi lo avrebbe sconfitto, ne era più che sicuro.
-Dai
Daichi, non te la prendere-
-Si, va
bene...tanto lo sanno tutti che il migliore sono io!- esclamò con un sorriso a
trentadue denti.
-Cosa?!
Ripeti quello cha hai detto brutto pidocchio!-
-Lo
dico e lo ripeto: il migliore a beyblade sono io!- urlò facendo infuriare il
capitano della sua squadra.
-Quei
due non impareranno mai..- il professore ormai si era rassegnato alle loro
continue litigate.
-Basta!
Io mi sono stufato di discutere con te!-
-Lo
stesso vale per me...- si guardò intorno -senti un pò, come mai oggi l'ochetta
non è tra i piedi?-
-Stai
parlando di Hilary? Ha detto che voleva fare una passeggiata da sola-
-Strano...non
è da lei andarsene in giro da sola-
-Hai
ragione Rei...- concordò con il cinese -ma la cosa ancora più strada è che oggi
Kai ci abbia degnato della sua presenza, non è vero Kai?- alzò il tono di voce
sull'ultima frase in modo che anche il russo potesse sentirla. Il sedicenne si
voltò verso il moretto rivolgendogli uno dei suoi soliti sguardi impassibili,
prima girarsi di nuovo e proseguire in testa al gruppetto senza proferire
parola.
-Appunto-
commentò Takao atono, poi un sorriso comparve sulle sue labbra -Siamo tornati
ai vecchi tempi...solo che allora non c'era la scimmia e stavamo tutti meglio!-
-Che
hai detto?!- il ragazzino stava per prendere al pugni il giapponese quando un
urlo proveniente da poco lontano richiamò l'attenzione dei bladers.
-Ma
questa...è la voce di Hilary!- affermò il capitano preoccupato.
Kai
strinse gli occhi e si concentrò cercando di capire da dove provenisse la voce,
si voltò dalla sua parte destra e senza pensarci due volte si precipitò a
vedere cosa fosse successo. Probabilmente si trovava in pericolo.
-Kai!
Apetta, dove vai?- ma ormai era troppo lontano per sentirlo, aumentò l'andatura
della corsa, aveva una brutta sensazione addosso e non gli piaceva per niente.
I suoi compagni non potettero far altro che seguirlo, facendo il possibile per
non penderlo di vista, era davvero veloce.
Vedeva
avvicinarsi sempre di più la strana sfera di energia, quella volta era davvero
la fine, non sapeva come prima fosse riuscita a respingere e a distruggere la
cassa ma adesso era certa che non ce l'avrebbe fatta a ripetere di nuovo una
simile magia, si sentiva troppo stanca anche per muovere un solo muscolo, senza
contare che non aveva la minima idea di come aveva fatto quel piccolo miracolo.
Si lasciò andare, sentiva le forze venirle meno, ormai l'attacco del demone
stava per colpirla...e l'avrebbe fatto se qualcosa o qualcuno non l'avesse
spostata di peso e portata in salvo. L'incredibile forza maligna si schiantò a
vuoto contro il muro demolendolo, alzando moltissimo fumo e polvere. Hilary
aprì lentamente gli occhi, sentiva un dolce calore avvolgerla, stringerla con
forza ma allo stesso tempo attento a non farle male, erano due braccia che la
stavano circondando, mentre il suo viso era poggiato sul petto di quel qualcuno
che le aveva evitato una brutta fine. Sollevò il volto ritrovandosi a pochi centimetri
di distanza da quello del ragazzo che ancora la teneva stretta a sé, del quale
gli occhi la fissavano preoccupati, occhi di un bellissimo colore violaceo...
-Kai-
sussurrò arrossendo.
-Stai
bene?- a quella domanda la brunetta si limitò a dare un lieve cenno d'assenso
col capo, sia per l'imbarazzo che per lo spavento. Non poteva crederci, stava
per lasciarci la pelle quando lui era arrivato e l'aveva protetta.
-Grazie
per...- per avermi salvata di nuovo, sarebbero state queste le sue parole se
non le fossero morte in gola. Non riusciva a spiccicare più una sola sillaba,
la sua voce pareva l'avesse abbandonata.
-Hilary! Come stai?- Takao e gli altri si precipitarono verso la
ragazza, volevano assicurarsi che stesse bene. Il russo la lasciò andare, dolcemente,
mentre la brunetta si portava una mano alla testa, che ora le martellava come
non mai. Doveva fare il punto della situazione, cosa era successo? Aveva capito
poco e niente di quegli attimi terribili che aveva vissuto.
-Credo
di stare bene-
-Meno
male...ma che è successo?- il moretto si voltò verso quello strano ragazzo che
li osservava arrabbiato, quei mocciosi avevano mandato all'aria il suo piano,
ma in fondo non c'era da preoccuparsi, li avrebbe fatti fuori tutti, rimediando
alla situazione.
-Che
cosa hai fatto ad Hilary?- chiese sprezzante avvicinandosi a lui.
-No
Takao, stai fermo!- gli urlò la quindicenne -E' un demone-
I
bladers puntarono lo sguardo su di lei, avevano capito bene, era davvero un
demone? Uno di quelli a cui Galeno aveva accennato durante la visita al suo
museo qualche settimana prima, quando gli aveva raccontato la storia degli
evocatori e delle Essenze?
-Un
demone come quelli di cui parlava Galeno?-
-Credo
di si Max...- ma non seppe aggiungere altro.
-Si può
sapere che vuoi?- il capitanò tornò a rivolgersi a quello che a quanto pare era
un demone.
-E'
semplice...io voglio solo l'evocatrice. Facciamo un patto, se voi me la
consegnerete io risparmierò le vostre vite, in caso contrario mi vedrò
costretto ad eliminarvi tutti-
-L'evocatrice!-
esclamarono in coro.
-Noi
non sappiamo nemmeno chi sia l'evocatrice!- questa volta fu Daichi ad
intervenire.
-Non
sapete chi è? Se volete allora ve lo dico io: l'evocatrice...- puntò un dito
verso Hilary -è lei...-
TO BE CONTINUED...
E
finisco qui...lo so sono cattiva a finirlo così ma che volete
farci...altrimenti non c'è gusto, no???? (sadica! nd.tutti) Spero mi sia venuto
bene questo cap. perchè l'ho scritto tutto oggi!!! Visto che gli altri giorni
non potevo dal momento che la scuola mi tiene impegnata 24 ore su 24
praticamente!!!! Fatemi sapere se vi è piaciuto, ci tengo molto ai vostri
commenti!!! Grazie a tutte le persone che hanno avuto la pazienza di leggere
anche questo cap!!! Commentate!!!!!!!!!!!!!!!
Undici!!! Capitolo undici!!! Che bello!!!!! La
storia comincia a farsi davvero più interessante (spero!)…non vi anticipo nulla
di questo cap. leggete, leggete!!! Come al solito prima di cominciare, via con
il ringraziamenti: LightAngel; Blue Crystal; Ria; Hilary14; Kagome13, hermy91;
super gaia; Kayx; sesshomaru; Jaly chan; Hila 92.
I vostri commy mi caricano!!!!!!!!!! Un bacio a
tutti!!!!
-Lei è l’evocatrice- ripeté deciso, come fosse la
cosa più naturale del mondo. In fondo lui non aveva motivo per stupirsi,
durante la sua lunga vita di demone aveva già incontrato tre prescelti, se
includeva anche Hilary. Contrariamente al sicario i bladers rimasero sconvolti
per quella rivelazione, o meglio, increduli. Come era possibile che la loro
amica fosse l’evocatrice? La persona che stavano cercando era sempre stata con
loro ma non se ne erano mai accorti…o forse…forse lei aveva voluto tenerglielo
nascosto.
Takao
fece un passo indietro non staccando però gli occhi dalla creatura infernale
che lo guardava con un ghigno maligno sulle labbra. Il vicolo calò nel silenzio
più totale, in lontananza si poteva sentire a malapena il rumore delle macchine
che sfrecciavano sulle strade delle grandi vie di New York, ignare di quanto
stava succedendo. Il capitano dei Bladebreakers si voltò verso la ragazza,
imitato dagli altri, fissandola in un modo che Hilary giudicò indecifrabile,
era così serio, non capiva se fosse arrabbiato, stupito, deluso, non lo capiva.
Sapeva solo di essere molto confusa.
-Tu
sei…- si interruppe, non era possibile, non era possibile che la sua migliore
amica fosse l’evocatrice. Lei, che gli era sempre stata accanto, aveva
partecipato ai campionati mondiali di beyblade, anche se non come blader,
lei…Hilary.
-Dalle
vostre espressioni deduco che voi non ne eravate a conoscenza- la voce del
demone risuonò forte tra le mura dei palazzi che circondavano la stradina.
Incrociò le braccia al petto, gli era venuta un’idea, un’idea che avrebbe
convinto quei mocciosi a consegnargli la ragazza.
-Non
glielo avevi detto?- chiese rivolgendosi alla brunetta.
-Io…-
che diavolo stava dicendo, lei non sapeva neanche di essere l’evocatrice prima
di adesso, e ancora non ne era sicura, stentava a crederlo, in fondo quel
demone avrebbe benissimo potuto sbagliarsi. Perché proprio lei? Che aveva di
tanto speciale?
-Non è
stato molto carino da parte tua nascondere una cosa del genere ai tuoi amici,
non ti pare?-
-Perché?-
Hilary guardò Takao -Perché non ci hai detto niente?-
-Ma io
non sapevo neanche di essere l'evocatrice!- si difese.
-Non
mentire!- quelle parole le fecero lo stesso effetto di una coltellata dritta
nel cuore. Non le credeva? La sua espressione era molto dura, non le aveva mai
rivolto uno sguardo simile. Era vero, gli capitava di litigare, ma mai lo aveva
visto così arrabbiato con lei.
-Ma io
vi giuro che non ne sapevo niente!-
Il
giapponese voltò la testa dall'altra parte, non voleva guardarla in faccia. Ora
cominciava a capire, tutto gli appariva più chiaro, il suo strano modo di fare
negli ultimi giorni, quando si parlava dell'evocatore lei sembrava come
riscuotersi, oppure taceva, assumeva uno strano atteggiamento...solo adesso
comprendeva per quale motivo si comportava così.
-Perché
non mi credi?- davvero il ragazzo credeva alle parole del demone e non alle
sue? Come poteva? Ne avevano passate tante insieme, ciò non significava niente?
Non era possibile che preferisse dar retta al primo venuto, uno sconosciuto per
di più proveniente dal mondo demoniaco, invece cha a lei. Guardò gli altri
compagni, tenevano tutti la testa bassa rivolta a terra, non avevano proferito
parola ma si capiva chiaramente che la pensavano anche loro come Takao…perfino
Kai.
-Perché
non mi credete?- indietreggiò mentre la voce le si spezzava e gli occhi
cominciarono a farsi lucidi. Stava per scoppiare a piangere, lo sentiva. I suoi
amici, loro erano i suoi amici, dovevano avere fiducia…ma forse si era solo
illusa. Illusa di aver trovato qualcuno con cui condividere i momenti belli, e
anche quelli brutti; illusa di aver trovato un’amicizia vera; illusa…una
lacrima cominciò a scendere lungo le sue guance, seguita da molte altre. Lei
avrebbe dato qualsiasi cosa per loro, per vederli contenti, gli voleva un bene
dell’anima, a tutti quanti.
-Mi
dispiace interrompere questo momento straziante- esordì il demone che fino a
quel momento aveva assistito in silenzio allo spettacolo, soddisfatto di ciò
che era riuscito a inscenare. Ora, sicuramente, gli avrebbero consegnato
l’evocatrice, giudicandola una traditrice, e lui avrebbe potuto finalmente
ucciderla e portare così a termine il suo compito. Vagnus sarebbe stato
compiaciuto del suo lavoro e l’avrebbe promosso di livello, facendolo entrare
nella cerchia dei suoi demoni spalla, conferendogli un potere maggiore, come lo
avevano Baltazar e Axe.
-Se mi
consegnate l’evocatrice possiamo farla finita qui e nessuno di voi si farà
male…che mi dite?-
-No-
affermò Takao con decisione pur continuando a tenere gli occhi a terra.
-Come?-
si stava irritando, quel moccioso avrebbe dovuto essere il primo a consegnargli
la ragazzina. Il blader sollevò il capo, aveva uno sguardo insolitamente
glaciale.
-Non
possiamo permettere che Vagnus domini il mondo a suo piacimento. Fermeremo
prima te e poi lui-
Hilary
si portò una mano alla bocca cercando di frenare le lacrime che prepotenti
continuavo a scorrerle sul viso. Le parole fanno più male della spada. Ora
capiva cosa significasse, con quella frase l’aveva ferita profondamente…era
solamente quello il motivo per cui non l’avrebbe consegnata a quel sicario?
Solo per impedire che Vagnus dominasse il mondo, non le importava di ciò che
sarebbe capitato a lei, non importava a nessuno.
-E va
bene ragazzino, adesso mi sono stancato- voleva dire che li avrebbe eliminati
tutti, pazienza. Uno in più o in meno per lui non faceva molta differenza.
-APPARI
DINANZI A ME SIGNORE DEL FUOCO!- urlò. Un qualcosa molto simile a nebbia
cominciò a salire da terra, ma non poteva trattarsi di nebbia comune, era
decisamente più densa, e poi proveniva dal suolo invece che dal cielo.
-Che
sta succedendo?-
-Non lo
so Rei, ma credo…niente di buono- purtroppo il professore aveva ragione. Una
strana sorgente di luce squarciò l’aria, sembrava un vortice che si allargava
diventando sempre più grande mentre si poteva sentire provenire dal suo centro
un suono agghiacciante, pareva un urlo, o forse un ruggito. La nebbia si
dissolse, lasciando al suo posto un leone a due teste e quattro code, dalle cui
fauci ,ogni volta che soffiava, fuoriuscivano lingue di fuoco. Una possente
armatura in oro lo rivestiva mentre le criniere erano di colore nero, oscurità
totale, come una notte senza luna.
-Ma…quello
è un bit-power!- esclamarono i ragazzi in coro. Immediatamente Kappa aprì il
suo inseparabile computer portatile, avviò il programma di identificazione
bit-power e cominciò a ticchettare qualcosa sulla tastiera dell’elaboratore
elettronico, poi azionò la telecamera ad esso collegata. Sullo schermo
apparvero strani dati e diagrammi difficili da comprendere a chi non fosse un
esperto.
-E’
proprio un bit-power! Ha le stesse caratteristiche dei vostri! Anche se…-
quest’ultima frase la aggiunse a voce bassissima tanto che gli altri non la
sentirono.
-Come è
possibile? Non vedo beyblade nelle vicinanze!- Daichi si stava guardando
intorno con lo scopo di scorgere la trottola da cui doveva essere uscito
quell’animale sacro.
-Forse
è un bit-power libero- ipotizzò Max.
-Che
intendi?-
-Ti
ricordi ciò che ci ha detto Galeno, Takao? Riguardo ai nostri bit-power?- il
capitano fissava l’amico senza capire.
-Un
tempo i bit-power erano le Essenze-
-Vuoi
farci intendere che quella è un Essenza?!-
-Sto
solo facendo un’ipotesi Rei- l’americano alzò le spalle, non poteva dirlo con
sicurezza.
-Il
biondino ha ragione…anche se ha omesso un piccolo particolare. Questa non è un’
Essenza, è una Dark Essenza! In pratica le Essenze demoniache che io posso
comandare pur non avendo quelle trottoline con cui giocate voi- esistevano pure
Essenze appartenenti al mondo demoniaco? Il ricercatore non li aveva informati
a riguardo, anche se avrebbero potuto arrivarci benissimo da soli, in fondo
dove c’era il bene conviveva anche il male, così era sempre stato.
-Si può
sapere che vuoi da noi?- quella faccenda stava prendendo una brutta piega
perfino secondo Kai.
-E’
semplice…levare di mezzo l’evocatrice, ma a quanto pare per farlo dovrò prima
far fuori voi, perciò se non vi dispiace comincio subito- ironizzò. La strana
creatura attaccò i bladers, lanciandogli contro due potenti sfere di energia
infuocata, che riuscirono a schivare per un pelo, buttandosi prontamente a terra
prima che quelle “cose” potessero colpirli. Daichi si portò una mano alla
fronte, drizzandosi a sedere, imitato dagli altri, mentre osservava stupefatto
la distruzione che l’attacco del nemico aveva generato. Spalancò la bocca per
lo stupore, uno dei due palazzi che circondavano il vicoletto era andato in
macerie.
-Se ci
avesse colpito ci avrebbe ridotto in poltiglia!-
Il
demone li aveva mancati e cominciava ad irritarsi sul serio, strinse pugni,
deciso a sfoderare uno dei suoi colpi migliori.
-L’avete
voluto voi…PARADISE LOST!- la Dark Essenza eseguì il comando ed iniziò a creare
una sfera di energia dieci volte più potente di prima e quasi pari alla
grandezza della sua mole. Distruzione allo stato puro, era quello che ci
voleva.
Hilary
intanto osservava impotente lo scorrere delle scene, quasi come in sogno, dove
non si riusciva a comandare le proprie azioni. Stava succedendo tutto troppo in
fretta. Stava succedendo tutto per colpa sua…si, era solo sua la colpa, solo
lei era la responsabile, e ora i suoi amici stavano rischiando lavita. Il prossimo attacco li avrebbe
colpiti, il prossimo attacco li avrebbe eliminati. Si morse il labbro inferiore
nel tentativo di frenare quel tremore che aveva preso possesso del suo corpo,
non poteva permetterlo…se era davvero lei l’evocatrice. Si portò una mano al
collo, sfiorando con le dita il ciondolo della sua catenina e chiudendo gli
occhi.
-Vi
prego aiutateli…io non posso star qui senza far niente mentre guardo i miei
amici morire…non voglio…NON VOGLIO!- urlò con tutta la forza che possedeva in
quel momento.
Dalle
tasche dei bladers, dove avevano i loro beyblade, fuoriuscì una luce intensa
che si andò a concentrare nel cielo e che subito dopo lasciò il posto ai
bit-power dei ragazzi.
-Drago
Azzurro!- esclamò Takao sorpreso.
-Ci
sono anche la Tartaruga, la Tigre Bianca, l’Aquila Rossa e il Drago Dorato! Ma
come hanno fatto ad uscire dai beyblade senza che voi li evocasse?-
-Non lo
so professore…ma di una cosa sono sicuro- affermò deciso, poi rivolse
un’occhiata ai suoi compagni che non aveva bisogno di essere accompagnata dalla
parole, avevano capito quello che aveva in mente. Presero i loro beyblade e li
caricarono nel dispositivo di lancio, pronti alla battaglia.
-PRONTI…LANCIO!-
le cinque trottole sfrecciarono sull’asfalto, o ciò che rimaneva, guidati dai
loro spiriti sacri, ed andarono a circondare il leone a due teste.
-Attacca
Dragoon!- sotto l’ordine del suo proprietario Dragoon aumentò la velocità di
rotazione preparandosi a sferrare l’attacco, ma con grande sorpresa di tutti il
beyblade invece di colpire l’animale lo attraversò, come fosse privo di
consistenza.
-Ma…com’è
possibile?!-
-Adesso
ci penso io! Forza Gaiadragoon!- anche Daichi lo fece lanciare sul nemico ma
ottenne lo stesso risultato del moretto.
-Max!
Kai! Proviamo ad attaccare tutti insieme!- l'americano e il russo annuirono e
seguirono Rei. Ma anche quel tentativo risultò vano, i tre beyblade non
riuscirono minimamente a scalfire la Dark Essenza, andando a sbattere al muro
dietro la bestia e recuperando l'equilibrio per miracolo, impedendo alle loro
trottole di fermarsi. In fondo erano i bladers più forti del pianeta, ma allora
perchè non riuscivano ad averla vinta? Probabilmente perchè quello non era un
bit-power come tutti gli altri. E proprio di questo fatto stava approfittando
il demone a cui restava solo di aspettare che il leone terminasse di
raccogliere in sé una grande quantità di energia negativa, per poi rivoltarla
contro quei mocciosi che a quel punto non avrebbero avuto scampo.
-Così non
va ragazzi! Dobbiamo inventarci qualcos'altro!-
-Questo
lo avevamo capito anche noi Takao!-
-Invece
di star lì a criticare fatti venire in mente qualche idea Daichi!- lo ammonì il
capitano della sua squadra. Come se fosse facile, non si erano mai trovati in
una situazione del genere.
Hilary
vedendoli in difficoltà unì le mani in segno di preghiera e chiuse gli occhi
-Hanno bisogno di più forza...ne hanno bisogno- e in risposta il suo ciondolo
cominciò a brillare di una bellissima luce bluastra, che circondò anche i
bit-power dei suoi amici, avvolgendoli come un sottile velo di seta.
Improvvisamente i beyblade dei ragazzi sembrarono animarsi di una forza nuova,
sconosciuta perfino ai loro proprietari che osservavano le loro trottole
aumentare la velocità di rotazione in modo impressionante e dirigersi, senza
che gli fosse stato ordinato, verso la Dark Essenza.
-Ma che
cavolo sta succedendo?!- chiese Takao.
-Ragazzi!
Approfittate della situazione e provate a colpirlo adesso tutti insieme!- si
affrettò a suggerirgli Kappa che aveva visto aumentare i valori di attacco,
difesa e stabilità dei beyblade dei bladers in maniera vertiginosa. Eppure il
computer non poteva sbagliarsi.
-E va
bene...DRAGOON!-
-DRIGER!-
-DRACIEL!-
-DRANZER!-
-GAIADRAGOON!-
ognuno urlò ad alta voce il nome della sua trottola.
-ATTACCATELO!-
i cinque beyblade attaccarono contemporaneamente la Dark Essenza che si ritrovò
circondata da un turbinio di luce e rumori, sentiva la potenza di un’energia
positiva comprimerla e contrastarla, fino a che stremata della lotta parve
scomparire. Erano riusciti a sconfiggerla...le avevano bloccato ogni
possibilità di schivare i colpi, attorniandola su ogni fronte. Il demone restò
spiazzato, come era potuto accadere? Cinque miseri esseri umani erano riusciti ad
avere la meglio su di lui. Spostò lo sguardo su Hilary...era stata lei, ne era
certo. Molto probabilmente senza il suo intervento avrebbe vinto
tranquillamente. Axe e Baltazar non sarebbero stati contenti di ciò. Pensava a
questo mentre si dissolveva nel nulla, teletrasportandosi chissà dove, grazie
alla scomposizione molecolare.
-Incapace-
sibilò Axe tra i denti.
-Non te
la prendere- la mora spostò lo sguardo sul ragazzo che le stava accanto, non se
la doveva prendere? Quel sicario da quattro soldi aveva fallito e come se non
bastasse l'evocatrice aveva cominciato ad apprendere come usare i suoi poteri.
-Abbiamo
sempre l'asso nella manica, non scordarlo-
-Asso
nella manica?-
-Loro
ancora non sanno chi siamo veramente- rispose con un ghigno divertito sulle
labbra. Tutto sommato non aveva tutti i torti. La ragazza gettò un'ultima
occhiata alla situazione, forse avevano un asso nella manica ma non era per
niente soddisfatta del risultato raggiunto. Incrociò le braccia al petto,
rassegnata. Il peggio sarebbe venuto dopo, bisognava solo capire il peggio per
chi...
-Io non
ho capito niente di quello che è successo! Qualcuno me lo spiega?- domandò
Daichi con la sua solita ingenuità. Beh, in fondo la situazione non era molto
chiara nemmeno per gli altri. D'improvviso i loro beyblade avevano acquistato
più potenza e i bit-power altrettanto.
-Forse-
esordì Rei, mentre Driger tornava nella sua mano, attirando su di sé
l'attenzione dei suoi amici -è stata lei- continuò spostando lo sguardo su
Hilary, imitato dai bladers. L'evocatrice...teneva ancora le mani intrecciate
l'una con l'altra all'altezza del cuore, poi le lasciò andare lentamente lungo
i fianchi. Alzò il volto aprendo lentamente gli occhi e ritrovandosi ad
incontrare lo sguardo serio dei suoi amici. Chissà se le credevano adesso? Ma
quello non era l'importante...la cosa che contava era che stessero bene.
Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti, e anche la vista cominciava ad
annebbiarsi, mentre le forze la abbandonavano, era la prima volta che utilizzava
consapevolmente i suoi poteri ed ora era solo molto stanca. Si lasciò andare,
le gambe non la reggevano più...svenne, ma qualcosa la sorresse, trattenendola
per le spalle ed impedendole così di finire a terra.
-Che le
è successo?- domandò il professore preoccupato avvicinandosi a Kai.
-Ha
perso i sensi, forse si è sforzata troppo-
-Torniamo
in albergo- proferì grave Takao prima di voltarsi e dirigersi verso il Royal
Hotel, mentre gli altri ragazzi erano ancora intorno alla brunetta.
-Aspetta
Takao!- lo chiamò Max, ma il giapponese continuò imperterrito sulla sua strada.
-Ma
perchè fa così?-
-Lascia
stare Max! Gli passerà, vedrai-
-Dai,
andiamo- suggerì il professore, Hilary aveva bisogno di recuperare le forze,
una volta ripresasi avrebbe potuto dargli tutte le spiegazioni che volevano.
Forse avrebbero cominciato a capirci qualcosa in più riguardo quella strana
storia in cui non volendo ora si ritrovavano immersi fino al collo. Il russo
prese Hilary più comodamente, passandole un braccio dietro la schiena e l'altro
dietro le gambe, e facendole poggiare dolcemente la testa sul suo petto. La
guardò per qualche secondo, pareva così rilassata, quasi dormisse, il viso
sembrava quello di un angelo, era così dolce...avvertì una strana fitta allo
stomaco, avrebbe giurato che per un momento il suo cuore avesse accelerato il
ritmo dei propri battiti. Che gli stava succedendo?
I suoi
compagni lo riportarono alla realtà, si sarebbero dovuti affrettare a
ritornare, il tempo non prometteva nulla di buono. Kai alzò gli occhi verso il
cielo,nell’arco di un breve periodo enormi nuvoloni neri avevano coperto tutto
l’azzurro di nemmeno un’ora prima, e in breve si sarebbe riversato sulla terra
un acquazzone coi fiocchi a giudicare dai tuoni che si facevano di volta in
volta più vicini. Cominciò a seguire gli altri ragazzi, Takao era in testa,
parecchio più avanti di loro, quasi se non appartenessero allo stesso gruppo, e
aveva un’aria scura che poco gli si addiceva, camminava in silenzio, a passo
svelto, senza voltarsi indietro. A dire la verità nessuno dei bladers aveva
molta voglia di parlare, si limitavano a percorrere una tra le strade
principali della città, diretti verso l’hotel, sotto gli sguardi curiosi dei
passanti che probabilmente non potevano fare a meno di domandarsi che cosa
fosse successo a quella ragazza che il russo portava in braccio.
Hilary
si riscosse leggermente tanto che Kai abbassò lo sguardo su di lei, non aveva
ancora ripreso conoscenza.
-Kai…-
le sue labbra si mossero leggermente. Il sedicenne si arrestò, che si stesse
per svegliare? La osservò per qualche altro istante ma lei non accennava
minimamente ad aprire gli occhi, si strinse un altro po’ a lui e un lieve
sorriso le incurvò gli angoli della bocca. Forse stava sognando…
-Ragazzi,
che facciamo ora?- chiese il professore appena misero piede nella hall
dell’albergo. Non era certo una situazione facile da gestire e loro non avevano
la minima idea da che parte cominciare, era successo tutto troppo in fretta,
non avevano avuto il tempo di prepararsi, solo adesso se ne stavano rendendo
conto. Sarebbe successo prima o poi, ma scoprire che l’evocatrice fosse Hilary…
Takao
sembrò non far caso alla domanda dell’amico e in rigoroso silenzio cominciò a
salire le scale che conducevano alle stanze dei residenti dell’hotel, seguito
dagli sguardi cupi dei suoi compagni. Pareva proprio che non avesse preso bene
quella notizia.
-Io
direi di radunare tutti, ritroviamoci nella mia stanza- propose Rei sospirando,
sarebbe stato giusto informare anche gli altri di come si stava evolvendo la
storia, in fondo riguardava anche loro. E il presenti Daitenji? E Arthur
Galeno? C’era da pensare a troppe cose, veramente troppe.
-Io
vado a chiamare gli All Stars-
-Bene
Max, allora io i Baihuzu. Ci pensi tu Kai a Yuri e gli altri?-
-Prima porto Hilary in camera sua- rispose mentre si stava
già avviando verso l’ascensore, aveva bisogno di riposarsi, si era stancata
molto durante il combattimento, una buona dormita l’avrebbe rimessa in sesto.
Aspettò che le porte dell’elevatore si aprissero, portandolo al secondo piano
del lussuoso palazzo e imboccò uno dei corridoi che conduceva alla stanza della
ragazza. Finalmente era arrivato, non che Hilary fosse pesante, anzi, ma
trasportarla per più di due chilometri gli aveva leggermente intorpidito le
braccia.
-Kai- il russo vide con la coda dell’occhio avvicinarsi
Yuri. Il capitano della Neoborg restò a fissare per qualche secondo la persona
che il compagno teneva in braccio, prima di accorgersi di chi si trattasse.
-Che le è successo?- gli chiese, la sua voce lasciava
stranamente trasparire un tono preoccupato.
-Sei arrivato al momento opportuno- gli disse ignorando la
sua domanda. Il diciassettenne fece una strana smorfia interrogativa, mentre
tentava di capire a cosa si stesse riferendo.
-Tienila un attimo tu- le porse la brunetta adagiandola
delicatamente tra le sua braccia. Il rosso fu colto alla sprovvista, si
irrigidì lievemente, gli stava capitando qualcosa che non aveva mai provato
prima, sentì come un brivido percorrergli tutta la schiena e il cuore aumentare
il ritmo dei propri battiti che non accennavano minimamente a decelerare.
Abbassò gli occhi su di lei, vederla così abbandonata a lui, con la testa
poggiata sul suo petto gli provocò una sensazione inspiegabile, sentiva le
guance diventargli bollenti e pian piano un tenue rossore cominciò a colorare
il suo viso, che gli stava succedendo? Possibile che stesse arrossendo? Espirò
l’aria a fatica cercando di calmarsi, non ricordava di aver mai provato
qualcosa di simile. Kai intanto prese la carta magnetica, che fungeva da
chiave, dalla tasca del giacchetto della mora e la inserì nell’apposita fessura
della porta della stanza che aveva davanti, aprendola.
-Portala dentro- le sue parole scivolarono via dalla mente
di Yuri come acqua che cade su una roccia impermeabile, gli arrivarono alle
orecchie come un sibilo lontano, si era completamente immerso nel dolce miele
della sua immaginazione continuando a tenere lo sguardo su Hilary, immobile.
-Yuri!- lo chiamò ancora -Portala sul suo letto- ripeté impassibile.
-Ah…si- si limitò a biascicare mentre varcava la soglia
della stanza delle ragazze. La appoggiò sul letto, la quindicenne continuava a
dormire beatamente, si mosse solamente per spostarsi su un fianco per trovare
una posizione più comoda, ma non si svegliò.
-Che le è successo?- gli rivolse nuovamente la domanda a
cui Kai per la seconda volta non diede risposta. Si voltò, dopo aver gettato
un’ultima occhiata all’amica per assicurarsi che stesse bene, e si diresse
verso la porta.
-Insomma, mi vuoi dire che le è successo?- questa volta
alzò il tono di voce, voleva sapere cosa le fosse capitato. Il russo si bloccò
continuando a dargli le spalle e incrociò le braccia al petto.
-Ti interessa così tanto saperlo?-
-Si- affermò deciso. Il compagno dovette ammettere che
rimase piuttosto stupito da ciò che aveva appena sentito…da una semplice e
brevissima sillaba. Tornò a guardare il capitano della sua squadra, stava
parlando con la stessa persona che conosceva? Il ticchettio dell’orologio
appeso al muro della stanza scandiva regolare il ritmo dei secondi, l’unico
suono appena udibile in quell’atmosfera di silenzio assoluto calato tra i due
bladers. Yuri continuava a tenere gli occhi fissi in quelli del ragazzo che gli
stava di fronte, si, gli interessava sapere cosa le era successo perché…era
preoccupato.
-Vieni in camera della squadra di Rei. E chiama anche
Boris e Serjei- poi uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Intanto
il rosso si chiedeva per quale motivo dovessero andare nella camera della
squadra cinese, avrebbe finalmente saputo ciò che era successo a Hilary? Spostò
di nuovo l’attenzione su di lei, dormiva tranquilla…probabilmente inconsapevole
anche lei di quello che stava succedendo…sicuramente inconsapevole di quello
che stava accadendo a lui. Fu tentato di accarezzarle una guancia, quel visetto
d’angelo avrebbe attirato chiunque, ma quando la mano si stava avvicinando alla
ragazza cambiò idea; strinse il pugno, ritirandolo bruscamente. Pazzo, doveva
essere diventato completamente pazzo…
-Insomma Rei, si può sapere cosa ci fanno tutti quanti
nella nostra camera?- Lai sedeva sul suo letto a gambe incrociate, facendo
correre il suo sguardo sui ragazzi che popolavano la stanza, c’era un
sovraffollamento di persone. I Baiuhuzu, gli All Stars, la Neoborg e i
Bladebreakers Revolution al completo fatta eccezione per quest’ultima squadra
di cui mancavano all’appello Hilary e Takao. Non sarebbe stato molto
ragionevole accamparsi nella hall dell’albergo alla portata di orecchie
indiscrete, ciò di cui stavano per parlare era molto riservato, e non doveva
essere preso troppo alla leggera.
-Dobbiamo dirvi una cosa…un cosa importante- annunciò Max
fin troppo serio per il suo carattere allegro e vivace. Si avvicinò all’amico
cinese che insieme al professore stava in piedi nel bel mezzo della stanza
attirando su di sé l’attenzione di tutti i presenti.
-Riguarda l’evocatore- aggiunse il biondino facendo un
profondo respiro.
-Avete scoperto qualcosa?- domandò Micheal, seduto sul
pavimento, poggiato ai vetri della grande portafinestra che dava direttamente
sul balcone.
-Credo proprio di si- affermò Kappa.
-Scusate, prima che cominciate…- esordì Mao –dove sono
Hilary e Takao?-
Rei cercò con lo sguardo l’appoggio dei suoi amici che
sapevano già cosa era successo…che gli avrebbe detto? Tutti aspettavano una
risposta. La verità probabilmente, quella riunione era stata indetta proprio a
quello scopo. Il sedicenne rivolse un’occhiata anche a Kai, che poggiato con la
schiena al muro, nella sua posizione preferita, non proferì parola, facendogli
ugualmente capire, con la sua solita aria impassibile, che sapeva già cosa
dovesse fare.
-Hilary non si sente molto bene ed è rimasta in camera
sua…mentre Takao…-
-Lo vado a cercare!- si offrì volontario Daichi ma il
ragazzino non aveva neanche raggiunto la porta che la voce del blader americano
lo bloccò.
-No Daichi, credo che Takao preferisca rimanere da solo
per il momento…-
TO BE
CONTINUED...
Bene, bene, bene...che succederà in questa riunione di
condominio???? (di condominio???!!!!! nd.tutti) ehm…cioè volevo dire riunione
di…ehm…ehm…riunione e basta!!!! Spero che anche questo cap. sia stato di vostro
gradimento, continuate a farmi sapere la vostra opinione, ci tengo molto!!!!
Grazie a tutti e come al solito…
Sono tornata!!!!! Finalmente riesco a pubblicare un
nuovo cap!!! Spero vi piaccia!!! Vi avverto che dal prossimo inserirò molto più
romance, anche se qualcosina di romantico c’è anche in questo cap!!! La sto
tirando un po’ per le lunghe però così la storia è più interessante, no????(se
lo dice lei nd.tutti). Cmq…ringrazio: LightAngel; super gaia (ma ti riferivi a
Takao??? Intendi se anche lui è innamorato di Hilary?? Se intendevi lui cmq la
risposta è no…se leggi questo cap credo capirai perché ha reagito in quel
modo); Hila92; sesshomoru, mewsana (scusate se ho ritardato un po’ ma sono
stata impegnatissima in questi giorni!!!); hilary14; Jaly Chan; Kayx; Blue
Crystal; Kadma32; cassandra. Uau, quanta gente!!!! Continuate così che mi fate
contenta!!!
Alzò gli occhi su uno dei tanti balconcini semicircolari
che davano sui campi da tennis dell’hotel, stando a quanto le era stato detto
la sua camera doveva essere quella. Stanza 214. Tirò un sospiro preoccupato,
era successo prima del previsto, come temeva. Quella mattina aveva avvertito la
forza di un’energia potentissima prorompere nell’aria, durata pochi secondi, ma
lei l’avrebbe riconosciuta ad occhi chiusi, sapeva a chi appartenesse
quell’enorme potere, d’altra parte tempo addietro era stato suo.
Non avrebbe dovuto scoprire di essere l’evocatrice così
presto, sarebbe dovuto accadere tra qualche giorno ancora, così la situazione
si complicava…si sedette sul muretto che recintava i campi appoggiando la
fronte su una mano, aveva bisogno di riflettere sul da farsi. I suoi capelli
biondi oscillavano sotto il vento che era alzato in previsione dell’ ormai
prossimo temporale di maggio mentre i pensieri correvano veloci nella sua
mente, loro l’avevano convocata e lei non poteva mancare all’appello, avrebbe
dovuto eseguire un ordine per rinviarne un altro…l’unico motivo per cui si
trovava lì era perché doveva portare a termine un compito, un compito molto
importante, spettava a lei infatti insegnare tutto ciò che era necessario che
l’evocatrice sapesse riguardo chi fosse in realtà e ciò che era in grado di
fare, cosa si nascondeva alle radici di quelle sue speciali attitudini. Ma in
quel momento non le era possibile. Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva di
certo permettere che Hilary vivesse quell’esperienza da sola, senza una guida
sarebbe stato troppo rischioso, per il mondo intero, ma soprattutto per lei,
per quella ragazza che ora si trovava ad affrontare una situazione che
sicuramente non avrebbe capito, non avrebbe accettato. Di nuovo i suoi occhi
smeraldo tornarono ad osservare la finestra della sua stanza…serrò le labbra in
un’espressione troppo seria per un’apparente adolescente di quindici anni
circa, ricordava perfettamente tutto ciò che aveva passato, all’inizio quelle
sue speciali capacità l’avevano un pò spaventata, poi le erano sembrate quasi
un gioco, le piaceva sentirsi diversa dagli altri, le piaceva sentirsi
speciale, ma in seguito…
Il futuro del mondo sarà nelle tue mani, se fallirai sarà
nelle sue […] Devi scegliere […] E’ nel tuo destino […]
Io non posso scegliere…non posso perché non so più cosa è
giusto e cosa è sbagliato […]
Tu sei unica […]
Non voglio essere unica […] Non ho chiesto io questi
poteri…non ho chiesto io di essere così […] Non ho mai voluto essere così […]
Batté il palmo della mano sulla liscia superficie del
muretto, non era il momento per farsi prendere da tristi ricordi, aveva cose
ben più importanti da fare. Accidenti, ma non potevano scegliere un altro
momento per convocarla? Un sorrisino spuntò sulla sua bocca, chissà se erano
cambiati? Dall’ultima volta che li aveva visti era trascorso all’incirca un
millennio, ma in fondo loro non invecchiavano mai, anche se a dire la verità
faticava a rammentarsi i loro volti…sbadigliò sonoramente, pensare troppo le
aveva sempre fatto venire sonno, non ci era portata per i ragionamenti, era un
tipo piuttosto impulsivo. Buttò la testa all’indietro incantandosi a guardare
il cielo, ormai cupo, le nuvole si scontravano violentemente l’un l’altra
provocando tuoni che raggiungevano un frastuono di parecchi decibel. Un lampo
rischiarò l’aria per qualche secondo, e insieme ad una potente scarica
elettrica sembrò portare una soluzione al problema della biondina. Scattò in
piedi, dandosi della stupida, come aveva fatto a non pensarci? Per il momento avrebbero
potuto pensarci loro, il tempo che lei sarebbe stata via, poi sarebbe tornata
ad occuparsi di Hilary personalmente. Si, loro erano decisamente le persone più
adatte…
Si stiracchiò e sbadigliò sonoramente, prima di aprire
lentamente gli occhi. Se li stropicciò con le mani, e si mise a sedere sul
letto guardandosi intorno e cercando di capire cosa fosse successo. Era nella
sua camera d’albergo, come ci era finita? Gettò un’occhiata all’orologio, erano
da poco passate le undici, ed era mattina, anche se dall’oscurità del cielo
poteva sembrare il contrario. La testa le doleva leggermente, che le era
successo? Non ricordava granché. Si alzò, le sue compagne di stanza non c’erano
in quel momento, sarebbe andata da Takao. Attraversò velocemente il corridoio,
mentre il suo fisico cominciava pian piano a riprendersi, e si fermò davanti la
porta della camera del capitano dei Bladebreakers. Bussò attendendo una
risposta, risposta che non arrivò, pareva non ci fosse nessuno. Che fine
avevano fatto tutti quanti? Annoiata decise di recarsi verso l’ascensore, forse
avrebbe trovato qualcuno nella sala hobby, spesso i suoi amici si riunivano là
per fare lunghe e interminabili partite ai videogiochi messi a disposizione
dall’albergo e di cui loro sembrava avessero ormai il monopolio, senza contare
che c’era anche un spiazzo fatto apposta per allenarsi a beyblade. Con molta
probabilità li avrebbe trovati lì, stava quindi per avviarsi quando delle voci
richiamarono la sua attenzione.
-Cosa?!- sentì un coro di esclamazioni provenire dalla
stanza vicino alle scale. Ora che ci pensava quella era la camera di Rei e
della squadra dei Baihuzu. Si avvicinò alla porta, mentre un sorriso si faceva
spazio sul suo volto, a quanto pareva non era necessario andare troppo lontano
per rintracciare i suoi compagni. Stava per bussare quando una frase, a dir
poco urlata, la frenò.
-Stai dicendo che Hilary è l’evocatrice?! Quell’evocatrice
che noi dovevamo cercare?!- Mao era scattata in piedi, stupita di ciò che aveva
appena sentito.
-Già- Rei si limitò ad annuire. Quella sillaba la lasciò
completamente senza parole, come era possibile che la sua amica fosse…
-Un momento, chi ci dice che quella ragazzina sia la
persona che stiamo cercando?-
-Ma sei sordo scimmione? Lo ha appena detto Rei, non hai
sentito?-
-Ho sentito, ma questo non ci assicura un bel niente- fece
Rick scocciato al capitano degli All Stars.
-Guarda che noi lo abbiamo visto con i nostri occhi, ci
prendi per visionati?- Daichi si inserì nella conversazione, inveendo contro
l’americano. Tutti gli sguardi furono puntati sul rossino mentre un enorme
gocciolone si formava sulla testa dei presenti.
-Per che cosa vi prendo, scusa?-
-Visionati!- ribatté convinto.
-Forse volevi dire visionari-
-Quello che è!- sbuffò –Comunque noi l’abbiamo visto-
avevano visto la brunetta mentre utilizzava i suoi poteri, aveva chiamato i
loro bit-power ancora prima che i bladers avessero potuto estrarre dalla tasca
i propri beyblade, e aumentato i parametri delle loro trottole, e quindi degli
animali sacri, permettendogli così di vincere contro quel demone che non aveva
affatto buone intenzioni.
-Cosa avete visto?- domandò Lai.
Fu il professore a spiegare come si erano svolti i fatti
dal momento che il ragazzino più apriva bocca e più confondeva le idee già
abbastanza confuse degli ascoltatori. Gli raccontò per filo e per segno ciò che
successe in quel vicolo e mentre gli riferiva quella strana, seppur vera,
storia si rese conto di una cosa che lo turbò non poco…stava parlando
dell’evocatrice con una certa ansia addosso, come avesse paura di lei, di
quello che era in grado di fare. Era assurdo ma…aveva paura della sua amica.
Cos’era? Nessun essere umano sarebbe stato capace di compiere simili magie,
perché di quelle si trattava. Certo, non poteva sapere che in realtà si andava
ben oltre…
Terminato il discorso incrociò lo sguardo di Max, Rei e
Daichi, e nonostante non si parlarono comprese che anche loro provavano la
stessa cosa. Paura, e un insopportabile senso di colpa. Come potevano dubitare
di Hilary? Eppure non riuscivano a fare a meno di chiedersi chi fosse davvero
in realtà, quali fossero le sue reali capacità.
-Scusate ma…come avete fatto a non accorgervene?- il
pesante silenzio calato nella stanza venne interrotto nuovamente da Rick. I
ragazzi lo guardarono senza capire.
-Io non conosco molto bene Hilary- aggiunse –Ma voi?
Possibile che non vi siate accorti di queste sue capacità particolari?-
-Noi…- biascicò il biondino –beh, non è da molto che
Hilary ha questi poteri, neanche lei era a conoscenza di chi fosse in realtà-
-Oppure ha tenuto nascosto davvero molto bene i suoi
poteri…ma questo è ciò che pensa Takao- proferì il cinese sospirando.
-A proposito, dov’è ora?- chiese Emily notando che ancora
non si era fatto vivo.
-Diciamo che…non ha preso molto bene la notizia-
-Che situazione assurda, noi cosa dovremmo fare adesso?-
-Non ne ho idea Lai, davvero non ne ho idea- sembrava
tutto così irreale, così impossibile. Tutti loro avevano affrontato situazioni
molto difficili e ne erano sempre usciti vittoriosi ma quella volta era
differente, erano coinvolte troppe cose su cui loro conoscevano poco e niente.
Galeno gli aveva raccontato la storia degli evocatori e degli eletti, ma non
era sufficiente. Avevano bisogno di saperne molto di più, non potevano continuare
ad andare allo sbaraglio sperando in un colpo di fortuna. Ancora non erano
riusciti a comprendere i ruoli che loro ricoprivano…gli eletti, d’accordo, ma
cosa erano esattamente gli eletti? Qual era il loro compito? Cosa dovevano
fare? Forse la cosa più logica era parlare di nuovo con lo studioso e con
Daitenji per riferirgli gli ultimi avvenimenti. Avrebbero chiesto a Hitoshi di
organizzare l’incontro, ultimamente il fratello di Takao passava molto tempo
con il presidente della BBA per aiutarlo nello svolgimento delle eliminatorie
del torneo, non gli sarebbe rimasto difficile.
-Vi siete chiesti…perché proprio lei? Cosa ha di
speciale?- proferì d’un tratto Yuri, riscotendo i bladers. Una domanda
inaspettata, bisognava ammetterlo, da lui principalmente. Una domanda che per
il capitano delle Neoborg aveva anche un secondo senso, secondo senso che
nascondeva anche a se stesso, o forse no…non più.
-Veramente…no. Non abbiamo la minima idea del perché
proprio lei sui miliardi di persone che ci sono sulla Terra- probabilmente
perché era legata ai bit-power, o almeno sapeva che cosa fossero. Il russo si
appoggiò con la schiena al muro sospirando, era assurdo eppure a lui quel fatto
non stupiva più di tanto, era come se avesse sempre saputo che Hilary fosse
speciale, d’altra parte per farlo innamorare di lei non poteva essere
altrimenti. Sussultò impercettibilmente riflettendo sui suoi ultimi
pensieri…per farlo innamorare di lei? Un lieve sorriso gli incurvò le labbra,
in fondo non aveva senso continuare a nasconderlo. Alzò gli occhi da terra
incrociando a distanza lo sguardo di Kai. Ormai era da qualche minuto che
quest’ultimo lo stava osservando, con la sua solita aria d’impassibilità
addosso.
Si trovò a pensare che fosse strano eppure poteva
immaginare cosa stesse pensando il suo capitano, era certo che riguardava la
brunetta, sarebbe stato pronto a scommetterci, e a lui…faceva un effetto…che
non era in grado di descrivere, come quello che aveva provato quando lei era
svenuta dopo aver utilizzato i suoi poteri d’evocatrice. Allora l’aveva presa
in braccio e…assolutamente inspiegabile. Si staccò dal muro dirigendosi verso
la porta della camera.
-Kai, dove vai?- gli domandò Rei.
-In bagno, se non ti dispiace. E già che ci sono porto qui
Takao- il cinese sorrise tra sé, era sempre il solito.
Si chiuse la porta alle spalle, sarebbe andato a cercare
Takao, in fondo era giusto che partecipasse anche lui alla riunione, anzi
sarebbe dovuto essere il primo a non mancare. Eppure in quella stanza non
c’era, aveva preferito starsene in disparte per i fatti suoi, cosa piuttosto
insolita per uno come lui. Senza contare che l’argomento della discussione
riguardava Hilary, la sua migliore amica, ormai tutti erano a conoscenza del
particolare legame che esisteva tra i due, un legame di forte amicizia, un
legame che Kai per alcuni versi…invidiava. Doveva ammetterlo, provava una
strana forma di gelosia nei loro confronti, anche se non riusciva a capire da
cosa scaturisse. Probabilmente perché lui non aveva mai avuto un rapporto
simile con nessuno, o forse perché…in quel legame era coinvolta lei.
Una presenza accanto a lui richiamò la sua attenzione, non
si era accorto che ci fosse qualcuno, troppo preso dai propri pensieri.
-Hilary- la ragazza aveva la schiena appoggiata al muro, e
lo sguardo rivolto verso il basso lasciando che ciocche di capelli scuri le
coprissero la parte superiore del viso. Le sue labbra erano serrate in
un’espressione seria mentre il resto del corpo completamente immobile.
-Hai sentito…quello che dicevamo?- le chiese il russo con
una nota insolitamente preoccupata nella voce. La quindicenne si limitò a fare
un lieve cenno di affermazione con il capo. Sapeva che non era bello spiare, ma
quei discorsi la riguardavano direttamente…ora cominciava a ricordarsi ciò che era
successo e perché si era risvegliata nella sua stanza, in quel vicolo aveva
utilizzato i suoi poteri e poi si era sentita terribilmente stanca ed era
svenuta, perché lei…era l’evocatrice. Lentamente prese ad allontanarsi mentre
un leggero tremore si impossessò del suo corpo, avvertiva dei brividi gelidi
percorrerla dalla testa ai piedi.
-Aspetta- le disse il ragazzo con l’intenzione di
fermarla. La brunetta non lo ascoltò, continuava ad allungare le distanze da
lui.
-Aspetta!- ripeté e istintivamente le afferrò un braccio
bloccandole il polso. Hilary si divincolò dalla sua stretta cercando di
liberarsi, continuando a dargli le spalle, ma invano.
-Dove hai intenzione di andare?- domandò riprendendo la
sua solita freddezza.
-Non lo so- gli rispose sommessamente, era terribilmente
confusa –A te che importa?-
Il blader la fece voltare costringendola ad incrociare il
suo sguardo, serio e impassibile. Le metteva una certa soggezione addosso, non
sarebbe riuscita a sostenerlo ancora perciò prontamente abbassò gli occhi a
terra. Dannazione alla tua solita freddezza Kai, pensò. Perché era sempre così
glaciale? Perché si era innamorata proprio di lui, perché?
-Scappare non serve a niente-
-Io non volevo scappare…- sussurrò.
-Allora dove volevi andare?-
-Io non…non lo so…- lontano probabilmente, aveva bisogno
di riflettere su ciò che le era successo, era sicura di non aver compreso
esattamente cosa fosse, chi fosse. Fino al giorno prima era Hilary Tachibana e
adesso…l’evocatrice. Un’altra persona, un’altra persona che non centrava
assolutamente nulla con lei ma che ora era indissolubilmente legata al suo
destino.
-Non so più chi sono- un mare in tempesta era niente
paragonato a quello che si stava scatenando nella sua mente.
-Tu sei Hilary- proferì calmo il russo. La brunetta tornò
a guardarlo negli occhi, sinceramente lo faceva più intelligente. Era vero,
fisicamente rimaneva sempre Hilary ma dentro di lei qualcosa stava cambiando in
modo irreversibile.
-Non più, ora sono l’evocatrice-
-Ciò non toglie che tu rimani quella di sempre- ribadì.
-Come faccio a rimanere quella di sempre? Ho dei poteri
che altri non hanno!- e di cui avevano paura. Quando era rimasta in ascolto
dietro la porta della camera di Rei aveva avvertito chiaramente il tono ansioso
con il quale il professore aveva raccontato a chi non era presente quella
mattina cosa era stata in grado di fare lei con i suoi poteri. Ma in fondo,
loro non avevano colpa, chiunque si sarebbe spaventato se fosse stato costretto
ad affrontare un situazione del genere, se fosse stato posto davanti ad un
qualcosa di estremamente più grande di lui.
-E allora cosa vuoi fare?-
-Questo ruolo non mi appartiene…io voglio soltanto essere
me stessa- si sentiva opprimere, una grande forza la stava schiacciando, come
se qualcuno le stesse succhiando via l’aria dai polmoni e lei facesse tutto per
cercare di tornare a respirare, ma invano. Nonostante i suoi sforzi una lacrima
corse lungo la sua guancia, non voleva che Kai la vedesse piangere, avrebbe
fatto la figura della ragazzina debole e lei non voleva assolutamente che il
blader la considerasse tale.
Cos’era quella strana sensazione che provava? Il sedicenne
sentì come una morsa stringergli lo stomaco, era la prima volta che la vedeva
piangere, era sempre stata una ragazza dal carattere forte, che sapeva far
valere le sue idee, che invece di offendersi e mettere il muso alle prese in
giro prima di Takao e poi di Daichi li rincorreva con l’intenzione di prenderli
a botte. Ma adesso la vedeva così, non debole…fragile. Senza pensarci le sollevò
il mento con una mano mentre con l’altra le asciugò le lacrime. Hilary arrossì
vistosamente, che cosa gli era preso? Non era da lui essere così dolce.
-E lo sei, non importa quanto gli altri dicono che tu sia
cambiata- per un istante quelle parole riuscirono a confortarla, forse aveva
ragione, evocatrice o no, lei restava sempre Hilary. Rimase a contemplare i
meravigliosi occhi ametista di Kai per un tempo che le sembrò durare
un’eternità, avrebbe potuto perdercisi all’interno, per quanto freddi nascondevano
la profondità dell’oceano. Si riscosse cercando di togliersi quell’espressione
imbambolata dalla faccia.
-Forse, però…- dichiarò tornando seria –io non so cosa
devo fare con i miei poteri, con questo Vagnus che non so neanche chi sia o
cosa sia, con te…-
-Con me?-
Si tappò immediatamente la bocca con la mano, come le era
saltato in mente di dire una cosa del genere? Quando l’aveva pronunciata non
pensava a ciò che stava dicendo, doveva trovare una scusa decente per
rimediare.
-No…cioè si…con te…con voi- biascicò, consapevole che se
avesse continuato a balbettare in quel modo non le avrebbe creduto nemmeno un
bambino di tre anni. Perché la sua vita doveva essere tanto complicata? Non le
sembrava di aver commesso qualcosa di tanto cattivo da meritarsi una simile
punizione. Cercò di decifrare l’espressione del suo interlocutore, cosa che le
risultò impossibile, dato il soggetto. Era certa che la stava prendendo per una
stupida.
-Per caso sai dov’è Takao?- gli chiese con l’intenzione di
sviare il discorso.
-Stavo andando a cercarlo-
-Allora se non ti dispiace vorrei andarci io- si era
dimenticata del suo amico. Voleva parlarci, era sicura che si sentisse confuso,
come lei, come tutti, del resto. Kai si limitò ad annuire mentre guardava la
ragazza allontanarsi. Quando non era più nella sua visuale si guardò la mano
destra, quella con cui aveva asciugato le lacrime della brunetta, quel gesto
gli era venuto spontaneo…
La pioggia scendeva copiosa dal cielo scivolando sui lisci
vetri delle finestre del terrazzo dell’albergo. Sarebbe voluto uscire su
quell’enorme balcone ma con tutta l’acqua che veniva giù si doveva accontentare
di rimanere lì a guardarla cadere. Di tanto in tanto un tuono spezzava il
silenzio monotono che l’avvolgeva. Sospirò, sedendosi sul pavimento continuando
a guardare fuori mentre giocherellava con il cappello passandoselo da una mano
all’altra. Appoggiò la schiena al muro, chissà come stava procedendo la
riunione straordinaria che Rei aveva organizzato nella camera della squadra
cinese. Sarebbe voluto scendere anche lui a vedere cosa stavano facendo ma
c’era qualcosa che glielo impediva, qualcosa chiamato senso di colpa, si era
comportato da vero idiota. Però scoprire che Hilary fosse l’evocatrice l’aveva
lasciato profondamente sconvolto, lei era una ragazza normale, un po’ più
rompiscatole delle altre forse…probabilmente non lo avrebbe mai ammesso neanche
sotto tortura ma lui le voleva un gran bene, era la sua migliore amica.
-Finalmente ti ho trovato- il moretto spostò l’attenzione
sulla giapponese, in un certo senso se lo aspettava che sarebbe venuta a
cercarlo.
-Ti ho cercato dappertutto- continuò sedendosi accanto al
capitano che tornò ad interessarsi alla pioggia.
-Come stai?- le chiese per rompere il rumore del
ticchettio delle gocce d’acqua che si infrangevano insistentemente sui vetri.
-Bene…almeno fisicamente- aggiunse sussurrando, non poteva
di certo dire di trovarsi nelle condizioni psicologiche migliori, aveva una
tale confusione in testa. Il fatto dell’evocatrice stava mettendo tutti sotto
pressione.
-Scusami- la brunetta lo guardò senza capire.
-Sono stato uno stupido…a dubitare di te- spiegò, si stava
riferendo a quando invece di darle ascolto aveva preferito credere ad uno
sconosciuto, un demone per giunta, che voleva convincerlo a pensare che lei gli
avesse tenuto nascosto un segreto come quello di essere l’evocatrice. Non
sapeva cosa gli era preso in quel momento, probabilmente gli si era offuscato
il cervello.
-Non preoccuparti- lo rassicurò scotendo la testa. Takao
si calcò il cappello sul capo, si sentiva molto più sollevato.
-Sai, gli altri hanno indetto una specie di riunione per
parlare di ciò che è successo oggi…-
-Lo so- asserì intristendosi. Gli raccontò di quello che
aveva sentito attraverso la porta, e della sensazione che gli altri ragazzi
avrebbero potuto aver paura di lei adesso, ora che non sapeva chi fosse, o cosa
fosse.
-Che significa che non sai chi sei?- le domandò facendo
una smorfia buffa che fece sorridere Hilary.
-Ho delle capacità particolari, le hai viste anche tu
oggi, no? Di certo non sono “normale” ed è logico che gli altri abbiano paura
di questo-
-Beh, è logico che siano spaventati e che lo sia anche tu.
Ci troviamo in una situazione che non siamo in grado di gestire, qualcosa di
veramente incredibile, qui si parla di demoni, dei, magia, chi non lo sarebbe?-
la quindicenne abbassò lo sguardo a terra.
-Ma non sarà così ancora per molto- aggiunse serio. La
ragazza alzò di nuovo il volto, che intendeva dire?
-Dagli un po’ di tempo, sono sicuro che capiranno subito
di trovarsi ancora di fronte la solita Hilary- quel discorso le ricordava
incredibilmente quello che le aveva fatto Kai poco prima.
-La solita rompiscatole…- un sorrisino gli comparve sulle
labbra.
-Cosa?!- ribatté leggermente alterata.
-La solita rompiscatole, isterica, insopportabile
ragazzina di sempre- l’amica stava per rifilargli un destro ben piantato quando
il blader continuò –Dal carattere forte, in grado di contagiare tutti con la
sua allegria, di saper tirare fuori il meglio delle persone- lentamente abbassò
il pugno allontanandolo dal volto di Takao che la guardava sorridendo.
-Ti sei sempre data da fare per noi, hai cercato di fare
del tuo meglio per aiutarci senza mai abbatterti…standoti vicino ho avuto modo
di conoscerti Hilary- disse –Per questo posso dirti che la tua domanda sul
fatto che non sai chi sei non ha senso…tu sei Hilary, e sei speciale…e non lo
dico perché sei l’evocatrice…-
La brunetta aveva cominciato a piangere in silenzio, le
sue parole l’avevano toccata, davvero pensava quello che aveva detto? Sembrava
sincero…il moretto avvicinò una mano al suo viso asciugandole le lacrime. La
ragazza arrossì ripensando che poco prima Kai aveva fatto lo stesso.
-Cosa c’è?- le domandò notando il suo imbarazzo.
-No, è che…prima Kai…- balbettò, non riuscendo a
continuare –No, niente!- si affrettò ad aggiungere tentando di deviare il
discorso in un’altra direzione, cosa che non le riuscì affatto.
-No, no, ora mi racconti- le impose curioso il
quindicenne, era desideroso di sapere se ci fossero delle novità nell’ambito
sentimentale della sua amica. Hilary sospirò, cominciando a raccontargli cosa
era accaduto tra loro, anche se purtroppo per lei c’era ben poco da dire, non
era successo niente di particolare.
-Kai…a volte fatico a comprendere quello che gli passa per
la testa-
-Solo a volte?- ribatté la brunetta sorridendo.
Si guardarono intorno facendo correre i loro occhi sugli
spalti, il pubblico sembrava entusiasta, urla e applausi dirompevano dalle
gradinate, sembravano tutti appassionati per quello sport con le trottole in
cui loro non trovavano niente di interessante. Gli serviva una copertura, gli
serviva un modo per avvicinarsi agli eletti e all’evocatrice, e quello era
l’unico. Un piano perfetto, nessuno gli avrebbe messo i bastoni fra le ruote.
Axe e Baltazar avevano superato le eliminatorie senza problemi, non perdendo
neanche un incontro, d’altra parte utilizzando i propri poteri non era stato
difficile. La squadra degli Hunters si era dunque aggiudicata un posto nelle
finali che si sarebbero svolte a partire da due giorni dopo in Grecia, ad
Atene, meta decisa dal presedente della BBA Daitenji. La mora lanciò una rapida
occhiata alle altre squadre che avevano superato le selezioni.
-Potrebbero tornarci utili- disse sottovoce a William.
-Molto utili- il demone si trovò d’accordo con lei, sapeva
a cosa si stava riferendo. I Bladebreakers Revolution, I Baiuhuzu, gli All
Stars e i Neoborg si sarebbero scontrati con loro…e con tutti gli altri. Un
sadico sorriso spuntò sulle labbra dei falsi bladers, anche Vagnus si sarebbe
trovato d’accordo con il loro piano.
-Intanto credo che dovremmo fare una visitina di “pace”
all’evocatrice e i suoi amichetti…tu che ne dici Phoebe?-
-Dico che è un’ottima idea…-
Il giorno successivo sarebbero partiti per la Grecia, le
finali del campionato di beyblade erano ormai alle porte e finalmente anche i
suoi amici sarebbero scesi in campo. Quel pomeriggio avevano seguito l’ultima
fase delle eliminatorie direttamente dal loro albergo, dal momento che un forte
temporale si era riversato sulla terra avevano preferito rimanere all’asciutto
e guardare gli incontri comodamente seduti sui divani della sala del
maxi-schermo. O meglio, i bladers stavano comodamente seduti, Hilary era
rimasta in piedi, sulla soglia della porta, scegliendo di rimanere in disparte.
Quando era scesa nella grande sala, tutti gli sguardi dei presenti furono
puntati su di lei, silenziosi, la ragazza li trovava piuttosto assoggettanti, e
anche se non parlarono poteva immaginare benissimo a cosa stessero pensando i
suoi compagni…non era difficile…avevano appena scoperto che la persona che
stavano cercando era lei, quella in grado di riunire in sé la forza dei loro
bit-power, l’evocatrice.
Sospirò e chiuse gli occhi mentre saliva le scale che la
portavano sul piano della sua camera, voleva rientrare in stanza per preparare
le valige dal momento che la mattina successiva sarebbero partiti molto presto,
il volo per la penisola greca era prenotato per le sette. Forse fu proprio per
questo che inciampò all’ultimo gradino della rampa e perse l’equilibrio,
sicuramente sarebbe finita con la faccia schiacciata sul pavimento, la brunetta
si era già preparata a ricevere l’impatto…che contrariamente alle sue
aspettative fu meno duro del previsto. Di colpo riaprì gli occhi cercando di
comprendere meglio la situazione, era finita su qualcosa, o per la precisione,
su qualcuno…
Si trovava sotto di lei, poteva sentire il calore del suo
corpo, il viso a pochi centimetri di distanza, i suoi occhi nocciola che lo fissavano
sorpresi e imbarazzati allo stesso tempo. Arrossì lievemente, era strano ma
sentiva di non riuscire a muoversi.
-Scusami! Mi dispiace…Yuri- fece impacciata cercando di
rimettersi in piedi non appena capì la situazione disagevole in cui si trovava.
-Non…non fa niente- riuscì a dire. Si rialzò cercando di
rilassarsi e sentendo il suo cuore che pian piano tornava a battere ad un ritmo
regolare. Per un momento aveva pensato che gli sarebbe potuto esplodere.
Incrociò lo sguardo di Hilary…era l’unica cosa che riusciva a scioglierlo,
quando le stava accanto sentiva le proprie emozioni venire fuori, non riusciva
a reprimerle, non voleva reprimerle, non più. Quella notte era rimasto sveglio
a pensare a lei, nel suo letto, aveva fatto chiarezza con i propri sentimenti,
aveva finalmente ammesso ciò che provava per quella ragazza, aveva fatto tutto
questo, eppure si sentiva più confuso di prima anche se con una consapevolezza
in più…si era innamorato di lei, non gli era mai capitato prima con nessuno,
avrebbe potuto avere tutte le ragazze che voleva ma non se ne era mai
interessato e ora…non ricordava neanche come era cominciato. Durante il
precedente campionato mondiale l’aveva vista qualche volta insieme con Takao e
la sua squadra ma non gli aveva provocato un simile effetto. Poi, circa una
ventina di giorni prima erano arrivati in America e da allora qualcosa aveva
cominciato a cambiare dentro di lui, impercettibilmente ma sempre di più…
TO BE CONTINUED…
Allora, vi dico solo che nel prossimo capitolo finalmente
si incontreranno Phoebe e William, alias Axe e Baltzar, con tutti gli altri…e
poi che Yuri e Hilary usciranno insieme per la prima volta…che succederà tra
loro????? E Kai come la prenderà??????? Non ve lo dico! (bastarda!! nd.tutti)
se volete saperlo dovete semplicemente leggere il prossimo cap e commentare
questo!!!! Ciao ciao!!!!!!!!!!
Capitolo 13 *** Dove nascono le speranze: i sentimenti ***
La guardò mentre imbarazzata si attorcigliava i capelli castani intorno
al dito e sollevava gli occhi da terra incontrando i s
Eccomi qui!!!! Scusate il ritardo, per farmi perdonare
ho scritto un capitolo lungo lungo, ben 9 pagine di word, contenti?? (evviva
evviva nd.tutti con entusiasmo nullo). Ci ho messo tutta me stessa in questo
cap spero sia venuto bene…ma primaa voglio ringraziare: LightAngel, Hermy91,
Hilary14, Kagome13, Sesshomaru (che ha commentato anche da parte di Kayx!),
super gaia (mi dispiace ma ad inviare il cap entro venerdì non ce l’ho fa,
scusa!!), mingx2, Jaly, Ria, Elene 96, Hilly89. Grazie!!!!
La guardò mentre imbarazzata si attorcigliava i capelli
castani intorno al dito e sollevava gli occhi da terra incontrando i suoi,
gelidi all’esterno e caldi interiormente. Timidamente la ragazza abbozzò un
sorriso, un sorriso che venne stranamente ricambiato.
Hilary intanto si chiedeva cosa pensasse lui di quella
storia, del fatto che l’evocatrice fosse lei, che possedesse poteri che, anche
se ora sapeva di avere, non era ancora in grado di gestire, l’unica cosa di cui
si era accorta era che essi venivano comandati dalle emozioni. Quella mattina
nel vicolo aveva temuto per i suoi amici e la sua preoccupazione e la sua ansia
avevano preso forma nelle speciali capacità che a quanto pareva facevano parte
di lei. Si rendeva conto di conoscere così poco di se stessa, così poco del
mondo che la circondava, era come un fiore che nonostante il clima caldo e
favorevole si manteneva ancora rinchiuso nel suo piccolo bocciolo. Ma in fondo
si sa, il fiore che sboccia per ultimo è sempre il più bello. Questa frase
gliela aveva detta sua madre, tante volte…si incupì. Sua madre, suo padre,
chissà come avrebbero reagito se fossero venuti a conoscenza del fatto che la
loro figlia avesse particolari attitudini…sicuramente si sarebbero preoccupati
per lei che avrebbe dovuto combattere per salvare il mondo. Sembrava di essere
in un film, eppure era la realtà, ma forse l’evocatrice non si era ancora resa
conto dell’enorme responsabilità che aveva sulle spalle, di quel ruolo che le
avrebbe causato sofferenze, rinunce, perdite. Sarebbe stata in grado di
accettarlo? Sarebbe stata in grado di trovare i lati positivi? Solo il tempo
avrebbe dato le sue risposte…
-Tutto bene?- le chiese notando la sua preoccupazione. La
brunetta sembrò riscuotersi, sussultò lievemente e spostò l’attenzione su di
lui.
-Si, certo- si affrettò a dire, poi lo fissò negli occhi
per alcuni istanti prima di aggiungere –Posso chiederti una cosa?-
Yuri incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio,
cercando di ritrovare la sua solita freddezza.
-Sarebbe?- fece laconico.
-Tu…cosa provi nei miei confronti?- a quelle parole il
cuore del russo mancò di un battito e per un interminabile istante sentì come
una morsa stringergli il petto impedendogli quasi di respirare. Cosa intendeva
con quella domanda? Possibile che avesse capito i suoi sentimenti? Eppure non
gli sembrava di averle rivolto atteggiamenti compromettenti. Cosa avrebbe
dovuto dirle? Che si era accorto di sentire qualcosa nei suoi confronti, che si
era innamorato di lei, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di abbracciarla in
quel momento, sapendo perfettamente che un giorno il suo orgoglio glielo
avrebbe rinfacciato, oppure doveva risponderle freddamente, tagliando ogni
possibilità di rapporto sul nascere?
-Si, insomma- continuò –Anche tu hai…paura di me?-
-Paura di te?- ripeté non riuscendo a comprendere.
-Io credo che gli altri siano spaventati da questa
situazione, del fatto che io sia l’evocatrice e che abbia dei poteri
particolari. Mi guardano tutti come se non mi conoscessero…voglio dire, hanno
sempre lo stesso atteggiamento nei miei confronti però io sono convinta che il
loro sia solo fingere- abbassò lo sguardo, sperando ardentemente che Takao
avesse ragione e che entro poco tempo sarebbe tornato tutto come prima, che
sarebbero tornati ad essere spontanei con lei.
Il blader ricominciò a respirare, sentendosi come se
qualcuno gli avesse appena tolto un peso dallo stomaco. Si soffermò a
contemplare i suoi occhi nocciola mentre lasciava andare le braccia lungo i
fianchi.
-Io non provo niente- dichiarò –Niente di diverso da
prima- era vero, i suoi sentimenti non erano cambiati, evocatrice o no per lui
rimaneva la solita ragazzina di sempre. La solita speciale ragazzina di sempre.
-Se vuoi…parlare con qualcuno…questa sera potremmo uscire
insieme, se ti va…- si stupì lui stesso per quanto le aveva appena proposto,
non aveva minimamente pensato a ciò che le aveva detto. Credeva solamente che
la ragazza in una circostanza del genere avesse avvertito il bisogno si
sfogarsi e i suoi sentimenti avevano fatto il resto. Hilary rielaborò la sua
ultima frase, tentando di capire se avesse sentito male, Yuri Ivanov che la
invitava ad uscire, non c’era da ridire, il mondo si stava davvero
rivoluzionando.
-Io…- in fondo non le avrebbe fatto male parlare con
qualcuno che non fosse il suo migliore amico –Mi farebbe piacere- rispose
sorridendogli. Il diciassettenne valutò con attenzione le sue parole,
chiedendosi se davvero avesse accettato o se lo aveva solamente sognato.
-Bene, allora ci vediamo più tardi- proferì voltandole le
spalle e dirigendosi verso la sua stanza.
-Ragazzi- Takao richiamò l’attenzione su di sé e nella
stanza tutti i presenti puntarono gli sguardi su di lui attendendo che
terminasse il discorso.
-Ho parlato con mio fratello e gli ho detto che dobbiamo
incontrarci con il presidente Daitenji e con Galeno- continuò –Entrambi sono
già partiti per la Grecia e Hitoshi ha detto che verranno a prenderci
all’aeroporto di Atene domani mattina- avrebbero dovuto raccontargli ciò che
avevano scoperto. Quando quella mattina aveva spiegato ad Hilary che sarebbe
stato necessario che anche loro sapessero chi fosse in realtà l’evocatrice, lei
non era stata molto d’accordo, ma alla fine aveva dovuto cedere.
-Hilary è d’accordo?- domandò Rei al capitano dei
Bladebreakers Revolution.
-Non può fare altrimenti- sospirò il moretto. Si alzò dal
divanetto fermandosi al centro della sala tenendo gli occhi abbassati a terra
–Hilary crede che voi abbiate paura di lei- disse d’un tratto facendo
sussultare lievemente i compagni.
-Io ho cercato di convincerla del contrario e che se anche
fosse vero avreste capito in fretta che non ce n’è motivo…perché è così, vero?-
si voltò lanciando un’occhiata indecifrabile ai ragazzi che gli stavano di
fronte. I suoi amici si guardarono tra loro, dalla loro espressione era
chiaramente intuibile che provavano un enorme senso di colpa.
-Io sono stato uno stupido…- continuò –Ho preferito dar
retta alle parole di un demone piuttosto che a quelle di Hilary, pensavo che
lei ci avesse tenuto nascosto che era l’evocatrice, la persona che noi stavamo
cercando e questo mi ha fatto davvero arrabbiare…o almeno era quello che
credevo- prima che si scusasse con la sua mica per il proprio atteggiamento
aveva riflettuto a lungo su quale fosse la vera causa del comportamento freddo
e risoluto che aveva riservato alla brunetta ed era giunto ad una conclusione.
Lui non si era arrabbiato perché pensava che Hilary gli avesse tenuto segreta
una cosa di tale importanza ma semplicemente perché era preoccupato. Non sapeva
spiegarsi il motivo ma la sua preoccupazione lo aveva indotto a reagire in quel
modo, aveva paura per ciò che le fosse potuto succedere, aveva paura dei
numerosi cambiamenti che ne sarebbero potuti conseguire, aveva paura di
perderla…negli ultimi tempi si era reso conto di provare un sentimento molto
profondo per lei, non era amore, o forse si, dal momento che l’amicizia poteva
essere considerata una forma d’amore…per lui era diventata come una sorella e
la cosa era reciproca.
-Mi sono arrabbiato perché ero preoccupato…e spaventato.
Proprio come voi adesso, in fondo chi non lo sarebbe nella situazione in cui ci
troviamo noi? Poi però ho riflettuto a lungo su questa cosa, e sono arrivato
alla conclusione che Hilary…resta sempre Hilary, evocatrice o no, con i poteri
oppure senza- sospirò –E credo che dovremmo fare qualcosa per aiutarla, voglio
dire, se ci siamo spaventati noi, figuriamoci lei- mentre parlava i ragazzi
presenti si resero conto che il moretto aveva ragione, terribilmente ragione.
-Scusate, voi siete i bladers che fanno parte delle
quattro squadre che partecipano direttamente alle finali del campionato
mondiale di beyblade?- una voce femminile fece voltare i bladers, dietro di
loro c’erano una ragazza dai lunghi capelli neri e splendidi occhi azzurro
ghiaccio, e un ragazzo di cui risaltava immediatamente il colore delle iridi,
rosso accesso ma allo stesso tempo semitrasparente, sembrava il colore di una
pietra preziosa.
Max inclinò la testa da un lato, era certo di conoscere
già quei volti, fece un piccolo sforzo per cercare di ricordare dove li avesse
già visti –Voi siete gli Hunters, giusto?- chiese infine il biondino.
-Esatto- gli rispose Baltazar sorridendo amabilmente
–Spero che non vi abbiamo interrotto, passavamo da queste parti e dal momento
che sapevamo che voi alloggiavate in questo hotel ci è venuta voglia di
conoscere meglio i nostri prossimi avversari-
-A dire la verità anche noi volevamo conoscervi meglio,
perché volevamo sapere se anche voi possedete dei bit-power e siete quindi
degli elet…- una mano che gli tappò la bocca gli impedì di completare la frase,
Daichi si divincolò dalla presa ma invano, cosa aveva detto che non andava?
-Chiudi il becco moccioso- gli sibilò Rick all’orecchio.
-Perché?- fece nel tentativo di mordere un dito
all’americano, stava per soffocare.
-Perché si- fu la sua risposta. I due demoni si
scambiarono uno sguardo complice, avrebbero dovuto portare avanti quella
stupida messa in scena per ancora un bel di tempo se avessero voluto far
funzionare il loro piano.
-Vi abbiamo visto combattere alle eliminatorie…siete
bravi- si complimentò il professore che non perdeva mai l’occasione per parlare
di beyblade.
I falsi bladers sorrisero forzatamente “Giuro che se devo
continuare a sorridere in questo modo idiota ancora a lungo li faccio fuori uno
per uno”
“Rilassati Axe…li colpiremo quando meno se lo aspettano, e
vinceremo” aggiunse sicuro per via telepatica.
-Sono contenta di incontrarvi, sapete anche se in questo
torneo saremo avversari siamo dei vostri fan!-
-Già, io e la mia…sorellina abbiamo seguito tutti i vostri
incontri allo scorso campionato e ora siamo molto emozionati di dovervi
affrontare, ma ciò non significa che non ci impegneremo, anzi vi daremo filo da
torcere- disse William mentre pensava tra sé di essere un attore nato.
-Questo ci fa piacere! Ma non illudetevi, non sarà facile
battervi!- fece Takao con la sua solita euforia.
-Questo è da vedere!- ribatté Phoebe guardandolo negli
occhi e provocandogli uno strano brivido lungo la schiena, era un brivido
gelido ma allo stesso tempo…caldo.
-E’ stato un piacere conoscervi però adesso dobbiamo
proprio andare, spero di incontravi di nuovo-
-Certo che ci incontrerai di nuovo amico, dopodomani
cominciano le finali del campionato!- il demone lanciò un sorriso di sfida al
capitano della BBA Revolution.
-Hai ragione…-
-Salutateci l’evoc…Hilary- si corresse al volo la ragazza,
era stato un vero peccato che non fosse presente anche lei in quel momento, ma
in fondo non era importante, avrebbero avuto molte altre occasioni per
vedersi…anche se non sarebbero state affatto piacevoli.
-Conoscete Hilary?-
-Si, l’abbiamo conosciuta un paio di giorni fa-
esattamente quando avevano scoperto l’interessante notizia che l’evocatrice che
loro stavano cercando per uccidere era proprio quella mocciosa.
Guardò fuori dalla finestra, la pioggia aveva da poco
cessato di cadere e il cielo sembrava intenzionato a riacquistare tutta la sua
limpidezza, le nuvole spazzate dal vento si allontanavano verso l’orizzonte
lasciando dietro di loro una scia grigiastra che tendeva pian piano a
dissolversi. Almeno il tempo sarebbe stato bello per quella sera, si ritrovò a
pensare Yuri. Improvvisamente si rese conto di una cosa…non era mai uscito con
una ragazza prima di allora e non sapeva minimamente da parte cominciare. Come
le era saltato in mente di proporle di uscire insieme?
Si passò le mano tra i capelli, ormai non poteva tirarsi
indietro avrebbe fatto la figura dell’idiota. Gettò un’occhiata all’orologio,
non erano neanche le sette, non sapeva se sperare che le otto arrivassero in
fretta oppure no. L’avrebbe passata a chiamare a quell’ora…spostò l’attenzione
sui suoi compagni di stanza, Boris sembrava interessato ad un fumetto
americano, Kai sdraiato sul suo letto con le mani intrecciate dietro la testa
era come al solito chiuso nei suoi pensieri, mentre Serjey era sceso al bar a
prendersi qualcosa da bere. Si appoggiò con la schiena al muro distendendo le
gambe lungo il materasso e sospirando, si sentiva un cretino. Si stava
rammollendo, era quella la verità. Lei lo aveva reso debole e sotto questo
punto di vista la cosa gli dava parecchio fastidio però…nella lotta tra i suoi
sentimenti nessuno riusciva ad avere la meglio creandogli solamente sempre più
confusione nella mente.
-Si può sapere che hai?- gli domandò, l’agitazione del suo
capitano lo irritava, non riusciva a leggere se si innervosiva, senza contare
che quel manga era anche in inglese, lo sapeva parlare a livello linguistico ma
in quanto a leggerlo faceva abbastanza fatica.
-Niente- ribatté asciutto. L’amico posò il giornaletto sul
comodino e fissò il rosso per qualche secondo in silenzio.
-Io non ne sarei tanto sicuro- dichiarò infine. Yuri non
disse nulla, si limitò a tacere, continuando a guardare un punto indefinito
davanti a lui.
-Lasciami indovinare- continuò come se gli avesse risposto
–Si tratta di Hilary-
A quel nome il capitano della Neoborg sussultò
leggermente, mentre Kai si decise finalmente ad aprire gli occhi continuando
però a mantenere la sua solita aria impassibile addosso. Lentamente si levò a
sedere poggiando le mani sul letto e scaricando il peso su di esse mentre
rivolgeva un’occhiata sfuggevole al compagno conservando la sua espressione
disinteressata.
-Come…-
-Ho fatto a capirlo?- concluse al suo posto. Boris sorrise
divertito –Semplice…ultimamente non fai che pensare a lei- spiegò calmo. Il suo
tono saccente infastidì non poco il blader che alzando la voce sbottò –Ma tu
che c***o ne sai di quello che penso io?-
-Ehi, non ti scaldare…vorresti forse farmi credere che non
è così?- era così, eccome se lo era. In quegli ultimi giorni non aveva fatto
altro, se non si allenava a beyblade i suoi pensieri ricadevano sempre e
comunque su di lei, forse avrebbe fatto meglio a tenersi occupato dalla mattina
alla sera incessantemente con la sua trottola.
-Più tardi esco con lei- proferì tutto d’un fiato. Il
freddo e asociale russo avvertì per un attimo una fitta allo stomaco, si
sentiva come se qualcuno gli avesse rovesciato addosso una secchiata d’acqua
gelida…e non comprendeva il motivo. Allentò il pugno, che aveva stretto appena
aveva udito quella frase. Possibile che Yuri uscisse con Hilary? Loro due da
soli…con la stessa Hilary che conosceva lui?
-Esci con lei?!- l’interlocutore del capitano sembrava
piuttosto stupito, aveva cominciato a punzecchiarlo con l’intenzione di fargli
saltare i nervi, si divertiva quando accadeva, ma adesso era rimasto a dir poco
stupefatto.
-Prima nel corridoio l’ho incontrata e…- esordì –mi ha
detto che le sembrava che gli altri fossero quasi spaventati da lei per il
fatto dell’evocatrice…così io le ho proposto di uscire se avesse avuto voglia
di parlare con qualcuno- aveva volontariamente tralasciato il momento in cui la
brunetta gli aveva chiesto cosa provasse nei suoi confronti, bloccandogli
praticamente il normale processo di respirazione. Boris era rimasto
letteralmente a bocca aperta, Yuri Ivanov che proponeva a qualcuno, ad una
ragazza, di uscire con lui per parlare?
-E…lei?- fece appena si fu ripreso.
-Lei cosa?-
-Lei…che ha detto?-
-Beh, all’inizio era un po’ incerta ma poi…“Mi farebbe
piacere”, sono state queste le sue parole- disse ricordandosi la scena.
-Tutto qui?-
-E cosa avrebbe dovuto fare?! Gettarsi tra le mie braccia
dicendomi che era la cosa che desiderava di più al mondo?!-
-Ti sarebbe piaciuto, eh?- lo provocò.
-Non dire cretinate!- ribatté mentre le sue guance si
tingevano di un bel rosso acceso che non aveva niente da invidiare al colore
dei suoi capelli. Doveva ammettere che l’idea di stringerla tra le sue braccia,
possibilmente quando fosse cosciente, lo aveva sfiorato diverse volte ormai.
-Ahia…- fece notando l’imbarazzo del ragazzo che però non
comprese subito quell’esclamazione.
-Yuri- continuò serio -Non è che te ne sei innamorato
davvero?- questa volta furono due le persone a cui il cuore mancò di un
battito…Yuri, non sapeva come rispondere alla domanda che gli era appena stata
posta, lui non si era innamorato di nessuno prima di allora, non sapeva cosa
significasse esattamente. Anche se forse non è possibile dare una definizione
dell’amore…o c’è, o non c’è, non esiste altra alternativa. Chiuse gli occhi e
sospirò, non ricordava da quanto non si sentiva così confuso se mai lo fosse
stato…Kai trattenne il respiro, sembrava avesse paura del responso del capitano
della Neoborg e quasi senza rendersene conto si ritrovò a sperare che la
risposta non fosse affermativa. Velocemente si alzò dal letto dirigendosi verso
la porta, in fondo a lui cosa importava? Poggiò la mano sulla maniglia quando
finalmente il diciassettenne si decise a parlare.
-Non lo so…- fu tutto ciò che gli uscì dalla bocca. Il
blader dell’Aquila Rossa rimase immobile per alcuni istanti nella posizione in
cui si trovava, mentre sentiva inspiegabilmente il suo corpo rilassarsi e sul
suo viso comparve l’ombra di un sorriso. Sorriso che sparì immediatamente
dopo…Yuri e Hilary sarebbero usciti insieme quella sera…una strana rabbia lo
pervase tanto che non si accorse di uscire sbattendo rumorosamente la porta.
L’enorme palla di fuoco che fino a poche ore prima era
stata nascosta dalle nuvole grigie di pioggia stava ormai calando oltre la
linea dell’orizzonte congedando la terra con un ultimo e fioco raggio. La sera
avanzava tranquilla così come l’irritante ma allo stesso tempo rilassante
scorrere dei secondi. Nella penombra della sua camera Hilary fissava, come
caduta in trance, il vuoto davanti a lei, mentre nella sua testa faceva mente
locale di tutto quello che le era successo in quella giornata che probabilmente
non avrebbe mai dimenticato. Fino al giorno precedente si lamentava della
monotonia che era la sua vita e adesso, in nemmeno ventiquattr’ore le era
accaduto di tutto e di più. La mattina aveva scoperto di essere l’evocatrice…si
sedette sul letto posando accanto a lei sul materasso una matita e si incantò a
guardarla socchiudendo gli occhi lasciando trasparire dal suo volto tutta la
concentrazione possibile.
“Dovresti essere in grado di farlo anche tu” le parole di
quel demone, quando aveva sollevato in aria la cassa di legno con un semplice
gesto della mano, non riusciva a dimenticarle. Molto lentamente sfiorò il
pastello con un dito prima di pronunciare un semplice ordine.
-Sollevati- affermò decisa, credendo di veder levitare il
colore per tutta la stanza, ma non fu così, non si spostò di un millimetro.
-Sollevati!- ripeté con più fermezza ma il risultano fu
identico. Perché non ci riusciva? Eppure aveva il potere di farlo, lo
avvertiva. Chiuse gli occhi e rilassò le spalle facendo un profondo respiro,
agitarsi non serviva a nulla se non a peggiorare la situazione. Immaginò di
vedere la matita davanti a lei, sentì una strana forza percorrerle il corpo,
una fonte di energia l’aveva inondata, in quel momento sentiva essere padrona
di tutto ciò che la circondava, poteva fare quello che voleva, poteva
perché…aveva il potere. Un leggero tonfo la risvegliò dallo stato di
alienazione dalla realtà, velocemente riaprì gli occhi facendo svanire la
magia, si guardò intorno accorgendosi che il pastello era finito in terra a
qualche metro di distanza dalla ragazza. Lanciò un’occhiata fugace alla
finestra, i vetri erano chiusi, dunque non era stato il vento…e nella stanza
era da sola. Forse non aveva raggiunto il risultato sperato, ma si trattava pur
sempre di un risultato, avrebbe dovuto esercitarsi di più. Si slegò la catenina
che portava al collo e si sdraiò di peso sul materasso, rigirando il ciondolo
tra le dita, chissà se suo padre gliela avrebbe regalata comunque se avesse
conosciuto la speciale energia di quella piccola pietra? Ora che ci rifletteva
meglio…forse era destino. Buffo, si ritrovò a pensare, lei non ci aveva mai
creduto al destino, non le piaceva l’idea che fosse tutto già scritto, il
futuro si costruiva giorno dopo giorno, gli unici artefici del domani erano
coloro a cui era stato fatto il dono della vita. Su questo fatto era
intangibile.
Quali erano le sue reali attitudini, cos’altro era in
grado di fare? Chissà se aveva la possibilità di operare anche sul libero
arbitrio. Se fosse così potrei far innamorare Kai di me, pensò mentre un
sorriso le spuntava sulle labbra. Di scatto si levò a sedere, tornando
immediatamente seria, che le saltava in mente? I suoi poteri erano di natura
buona e di certo non avrebbero manipolato le decisioni di nessuno…e anche se
fosse stato possibile lei non lo avrebbe mai fatto…non poteva. Costringere il
russo ad innamorarsi di lei non era giusto, e poi i suoi sentimenti nei suoi
confronti sarebbe stati falsi, spudoratamente falsi e lei questo non avrebbe
potuto sopportarlo. Preferiva non significare niente per lui piuttosto che
avere l’illusione dell’esatto contrario. Quel russo freddo e impassibile
avrebbe dovuto amarla spontaneamente, perché lo sentiva nel cuore.
Forse avrebbe fatto meglio a dimenticarlo, in fondo…in
fondo c’era Yuri adesso. Entro un’ora sarebbe uscita con lui, e doveva ammettere
che un po’ il capitano della Neoborg le piaceva, però…la suoneria di un
cellulare la fece sobbalzare, impedendole di proseguire con le sue riflessioni,
aprì il cassetto del comodino vicino al suo letto e rispose al telefonino.
-Hilary, ce ne hai messo di tempo a rispondere- fece la
voce all’altro capo del filo.
-Scusa mamma…è che non trovavo il cellulare-
-Va tutto bene, tesoro?- le chiese preoccupata la donna.
La brunetta ragionò per alcuni istanti, non poteva certo dirle per telefono che
sua figlia era l’evocatrice, non sapeva neanche cosa fosse un’evocatrice e
spiegarglielo non sarebbe stato semplice, era complicato perfino per lei.
-Si, va tutto bene- si limitò a dire.
-Sono contenta, questo mi interessava. Ti diverti a New
York?- non immagini quanto, avrebbe voluto ribattere la quindicenne ironica.
-Si…più tardi esco con un amico-
-Con Takao?-
-No…non lo conosci- se ricordava bene sua madre aveva
visto Yuri giusto un paio di volte in televisione durante gli incontri di
beyblade, nulla di più.
-Bene, ma stai attenta e fatti sentire- si raccomandò.
-D’accordo mamma…salutami papà-
-Ciao, tesoro-
Hilary spense il cellulare e lo ripose al suo posto
sospirando e cercando di convincersi che aveva preso la decisione migliore non
rivelando nulla ai suoi genitori, altrimenti li avrebbe solo fatti preoccupare
inutilmente. Guardò l’orologio, mancavano circa quindici minuti alle otto,
doveva preparasi per uscire. Infilò la sua mini preferita con l’inseparabile
top nero ma invece di indossarci sopra la giacchetta arancione che ci abbinava
sempre optò per un giacchetto jeans a maniche lunghe, dal momento che aveva
piovuto faceva piuttosto fresco. Stava sistemando i vestiti quando Emily e Mao
rientrarono in camera.
-Ciao! Dove siete state fino ad ora?-
-Abbiamo fatto conoscenza con Phoebe e William, sapevano
che alloggiavamo al Royal e così sono venuti a presentarsi- le spiegò
l’americana.
-Sembrano simpatici…ci hanno detto che tu già li
conoscevi- aggiunse l’amica.
-Si, ci siamo presentati pochi giorni fa, per caso li ho
visti passare davanti al cancello dell’albergo- calò uno snervante silenzio
nella stanza. Le due compagne della brunetta si guardarono di sottecchi,
sembravano mortificate.
-Ecco, Hilary…- esordì la cinese.
-Noi dobbiamo scusarci- continuò l’altra. La quindicenne
le squadrò con un’espressione interrogativa, non riusciva a capire, per cosa
dovevano scusarsi? Alla fine fu la blader della squadra dei Baihuzu a prendere
la parola.
-Quando Rei e gli altri ci hanno detto che tu eri
l’evocatrice…noi ci siamo un po’ spaventate. Voglio dire, scoprire
all’improvviso che una tua amica è la persona che stai cercando, che ha
particolari poteri, oltretutto legati ai nostri bit-power, e che è destinata a
salvare il mondo da un essere diabolico come Vagnus…- fece una smorfia
ascoltando l’ultima frase pronunciata, stava parlando come se stesse recitando
un monologo.
-Insomma!- disse all’improvviso –Noi non sapevano più chi
eri, ci sembravi un’altra persona solo perché avevamo scoperto cosa…chi fossi
in realtà…e questo ci ha messo paura. Ma Takao ci ha fatto capire che in fondo
tu sei la solita Hilary di sempre- il discorso del giapponese, incredibile ma
vero, si ritrovò a pensare, aveva senso, eccome se ne aveva.
-Perdonaci per questo- si scusò Emily per entrambe.
La ragazza abbozzò un sorriso, in fondo non era loro la
colpa se si erano spaventate, anche lei aveva avuto paura di se stessa…e
probabilmente ne aveva ancora adesso.
-Non preoccupatevi- scosse la testa, aveva già
dimenticato. Un bussare veloce e repentino distolse le tre amiche dalla
conversazione.
-Vado io- disse la blader degli All Stars mentre si
avviava alla porta dietro alla quale trovò, quando l’aprì, una tra le poche
persone che si aspettava di vedere…forse una tra le ultime.
-Ciao…Yuri- fece incerta.
-Ciao…c’è Hilary?- domandò sbirciando oltre la soglia
della camera. L’americana si voltò verso la brunetta.
-Hilary, c’è Yuri, è venuto per…ehm…perché sei venuto?-
gli chiese. Effettivamente che cosa voleva il capitano della Neoborg dalla
compagna? Il russo si irrigidì leggermente, non sapeva cosa risponderle, era
venuto per uscire con la ragazza ma…era imbarazzante, terribilmente
imbarazzante, e lui odiava provare una simile sensazione, non ci era abituato.
-Io…sono venuto per…per…- biascicò abbassando lo sguardo a
terra, mentre la sua interlocutrice lo osservava sorpresa nel vederlo così
titubante. Yuri era sempre sicuro di sé, a volte anche troppo, freddo,
introverso, scorgerlo in quello stato era una novità.
-E’ venuto a prendermi- intervenne Hilary senza mezzi termini
e velocemente salutò le sue amiche senza lasciargli il tempo di ribattere,
anche se forse non lo avrebbero fatto comunque, visto che sembravano stupite al
massimo livello.
Camminavano l’uno accanto all’altra in silenzio, lei un
po’ imbarazzata, le guance colorate di un tenue colore rosato, lui anche, solo
che tentava di non darlo a vedere. Per le strade i negozi erano chiusi e
circolavano molte meno vetture rispetto al giorno, probabilmente erano tutti
rintanati in casa a gustarsi la cena. Hilary si strinse nelle spalle, dopo
l’acquazzone del pomeriggio la temperatura si era abbassata di qualche grado e
il fresco si faceva sentire senza troppi complimenti.
-Hai freddo?- le domandò vedendola chiudersi il giacchetto
jeans che indossava.
-Un po’- gli rispose a bassa voce. Yuri la guardò
incrociare le braccia al petto per cercare di riscaldarsi, se fosse dipeso da
lui l’avrebbe volentieri abbracciata. Scosse leggermente la testa chiedendosi
intanto se fosse possibile che una presenza oscura si fosse impossessata del
suo corpo costringendolo a pensieri ed azioni che non si sarebbe mai sognato di
fare prima di allora.
-Senti…a me sta venendo fame- erano le otto passate e il
suo stomaco cominciava a reclamare cibo.
-Vuoi che ci fermiamo a mangiare da qualche parte?-
La brunetta annuì leggermente, in effetti l’idea di un
posto dove stare caldi e comodamente seduti a mangiare la allettava molto.
Gettò un’occhiata all’orologio, a quell’ora i suoi amici stavano sicuramente a
cena in albergo, chissà cosa avrebbero pensato non vedendo né lei né il
capitano dei Noeborg…sorrise mentre già si immaginava Takao offeso perché non
gli aveva detto che usciva con lui.
I due ragazzi dopo una breve ricerca entrarono in una
piccola e accogliente pizzeria sita in una tranquilla stradina di New York. Si
guardarono intorno, il locale era molto carino i tavoli erano in legno
apparecchiati con simpatiche tovaglie colorate e ricamate e molti ragazzi
popolavano il ristorante. Un cameriere gli indicò un posto dove sedersi così
che potessero fare le loro ordinazioni. Il russo si appoggiò allo schienale
della sedia e guardò Hilary, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, c’era
qualcosa che lo attirava terribilmente in lei nonostante non avesse ancora
compreso cosa. Incrociò il suo sguardo, quegli occhi nocciola erano in grado di
scioglierlo, scuri e profondi, lo avevano stregato.
-Così dopodomani comincerà il campionato di beyblade vero
e proprio- esordì la quindicenne per iniziare una conversazione, lo sguardo del
ragazzo le metteva addosso una certa soggezione, per certi versi era identico a
quello di Kai.
-Già- si limitò a dire il suo interlocutore. Finalmente
sarebbero scesi in campo anche loro –Posso farti una domanda?- le chiese
cogliendola alla sprovvista. La brunette diede un cenno d’assenso.
-Come mai non sei una blader?- faceva parte della squadra
dei Bladebreakers Revolution ma non gareggiava, stando a quanto sapeva non
possedeva un beyblade però aveva dimostrato di interessarsi a quello sport.
-A dire la verità…non so risponderti; all’inizio non mi
piaceva neanche un po’ questo sport poi grazie a Takao ho cominciato a cambiare
idea e alla fine ho finito per appassionarmi anch’io, ma non ho mai pensato di
diventare una blader. Però ora che mi ci fai riflettere credo proprio che mi
piacerebbe…-
-Sono arrivata. Posso entrare in camera da sola o devi
controllarmi anche per questo?- Mao si voltò verso Rei con fare scocciato,
quella sera il ragazzo aveva insistito per accompagnarla, lei aveva voluto fare
una passeggiata per smaltire la cena e il cinese le aveva detto che andare in
giro per la strade di una metropoli come New York da sola di notte era
pericoloso. La blader aveva così dovuto sorbirsi la sua compagnia, nonostante
pensasse che se la sarebbe cavata benissimo da sola, non era più una bambina.
Un tempo averlo accanto le avrebbe fatto immenso piacere ma adesso…adesso aveva
deciso di dimenticarlo dal momento che il sedicenne sembrava proprio non avere
interesse per lei se non come amica. Ma come faceva a dimenticarlo se lo aveva
sempre davanti?
-Non ti voglio controllare, solamente se questa sera non
fossi venuto sarei stato preoccupato per te-
-Tu non ti preoccupi per me-
-Come?- le domandò guardandola in modo interrogativo, lui
si preoccupava per lei, e in fondo perché non avrebbe dovuto? Le voleva bene…
-Tanto lo so che te l’ha detto Lai di venire con me-
continuò chiedendosi per quale motivo non fosse nata figlia unica, a volte non
riusciva davvero a sopportare suo fratello.
-Veramente no- ribatté, era stata una sua iniziativa, Lai
non centrava niente.
-Si, certo- rispose abbattuta, alzò lo sguardo su di lui
incrociando i suoi bellissimi occhi ambrati, sembrava dicesse la verità, quelle
iridi dorate parevano incapaci di mentire…sorrise dolcemente, ci era caduta
ancora. Sospirò, quanto avrebbe voluto non farle un simile effetto, per quanto
si sforzasse non riusciva a reprimere i sentimenti che provava per lui, tutto
sommato si sapeva che le emozioni non erano soggette al controllo razionale non
si poteva amare qualcuno o smettere di amarlo solo perché si decideva di farlo.
-Comunque grazie lo stesso- gli si avvicinò posandogli un
affettuoso bacio sulla guancia prima di augurargli la buonanotte e sparire
oltre la porta della sua stanza. Rei rimase immobile per qualche secondo riflettendo
sulle ultime frasi pronunciate dall’amica e chiedendosi perché non credeva al
fatto che lui si preoccupasse per lei.
-E quello che significava?- una voce allusiva e
indagatrice lo riscosse dai propri pensieri, si voltò di scatto.
-Lai! Mi hai messo paura!- fece il blader portandosi una
mano al petto per riprendersi. Il compagno lo guardò sospetto inclinando la
testa da un lato e incrociando le braccia al petto –Allora?- ripeté non avendo
ottenuto una risposta.
-Allora cosa?-
-Perché quel bacio? Non è che tu e mia sorella…mi state
nascondendo qualcosa?- domandò a bruciapelo cogliendo di sorpresa il suo
interlocutore che rimase completamente spiazzato.
-Ma…che ti salta in mente?- le sue gote si colorarono di
un leggero rossore –Sai benissimo che per me Mao è solo un’amica!-
-Sarà…- sussurrò mentre il moretto gli passava accanto
–Ascoltami bene Rei, a costo di fare la parte del fratello protettivo…vedi di
non farla soffrire o te la vedrai con me, sono stato chiaro?-
-Vieni avanti…Alena- con un gesto della mano le fece cenno
di avvicinarsi. Una ragazza dai capelli biondo cenere e gli occhi verde prato
si fece avanti umilmente, mentre l’anziano signore seduto su un imponente
seggio congiungeva lentamente le mani come in una preghiera. Indossava una tunica
come quelle che vestivano i sacerdoti, era color porpora con rifiniture dorate
che formavano strani segni tribali, segni che potevano sembrare privi di
significato a chiunque non conoscesse quella antica ed ormai estinta lingua. La
barba ben curata gli ricadeva sul petto, e gli accenni della vecchiaia
marcavano il suo viso, anche se dimostrava molti meno anni di quanti ne avesse
realmente…circa due o tre migliaia. Accanto a lui due senili figure parevano
essere in attesa di qualcosa. Alena si fermò davanti ai tre uomini, alzò il
volto incrociando il loro sguardo, identico alla prima volta in cui li aveva
visti.
-Suppongo tu sappia già quale sia il tuo compito- esordì
il signore assiso sul trono con voce calma, una voce che la quindicenne
ricordava non aver mai sentito incrinata o preoccupata, nemmeno nei momenti di
maggior pericolo.
-Ti abbiamo riportata in vita affinché tu possa guidare la
nuova evocatrice durante il suo percorso di addestramento e farle capire
l’importanza e la responsabilità di questo ruolo che un tempo apparteneva a te-
il saggio fece cenno alla persona alla sua sinistra di porgere alla biondina un
piccolo oggetto, una pietra color avorio perfettamente sferica –L’energia
negativa di Vagnus giunge sino a noi, è in continua ascesa e tra poco arriverà
alla sua maturazione. Allora egli si preparerà ad affrontare l’evocatrice…e
allora l’evocatrice dovrà essere pronta a scegliere- la ragazza accolse la
sferetta nel palmo della sua mano.
-Ma questa…- fece spaventata.
-E’ l’Energia Pura- concluse l’anziano per lei –Così come
mille anni fa facesti tu ora spetterà alla nuova prescelta decidere se usarla o
meno. Ma ogni scelta comporta una rinuncia, la sicurezza di vincere e di
salvare il mondo dalla sua distruzione in cambio…- l’ex-evocatrice chiuse gli
occhi. Sapeva cosa sarebbe stato richiesto in quel cambio, lo sapeva fin troppo
bene.
-Devo farlo, è l’unica soluzione!-
-No invece! Tu non sei obbligata a fare niente!- il
ragazzo l’afferrò per le spalle puntando i suoi occhi blu notte in quelli smeraldo
di lei. Non poteva permetterle di compiere una simile sciocchezza, non se lo
sarebbe mai perdonato.
-Io sono l’evocatrice- dissecome se quella frase potesse giustificare la sua decisione in
quel momento. Dolcemente gli accarezzò il viso sorridendo amaramente –Ti
prego…cerca di capirmi-
-Non voglio perderti- trovò il coraggio di sussurrarle.
-Nemmeno io…per questo lo faccio- si strinse a lui
abbracciandolo forte mentre sentiva le sue braccia cingerle la vita.
-Ti amo-
-Anch’io ti amo- si allontanò dal ragazzo cercando di
trattenere le lacrime che sembrava volessero a tutti i costi bagnarle il viso.
Era riuscita a sconfiggere Vagnus ma a quale prezzo?
Quante persone aveva fatto soffrire con quella sua scelta…aprì il pugno
studiando attentamente la pietra, come fosse la prima volta che la vedesse. Non
aveva il coraggio di proporre una simile alternativa ad una ragazzina e farle
vivere lo stesso inferno che aveva passato lei. Lo avrebbe fatto solamente in
caso di estrema necessità, ormai aveva deciso, non le importava quello che
dicevano i Saggi a riguardo.
-Alena, dobbiamo rivelarti ancora alcune cose a proposito
del nostro nemico e la purtroppo prossima apocalisse- l’uomo più anziano si
alzò avvicinandosi alla biondina.
-L’evocatrice è al sicuro adesso?- le domandò.
-Credo di si…ho già mandato qualcuno che potesse
sostituirmi nel mio compito fino a quando non prenderò io in mano le retini
della situazione-
Si fermò davanti la porta della sua camera e si voltò
verso Yuri, doveva ammettere di aver trascorso una serata piacevole in sua
compagnia, credeva che il russo fosse un tipo di persona con cui non si potesse
parlare, invece lui era stata ad ascoltarla per tutto il tempo, anche quando
lei gli aveva confessato di essere molto preoccupata e spaventata della
situazione che si era venuta a creare e soprattutto che il giorno successivo
anche Daitenji e Galeno sarebbero venuti a conoscenza della verità.
Sorrise ripensando al momento in cui avevano finito di
mangiare e dovevano pagare il conto. Era stata una cameriera a portargli lo
scontrino, le cena era costata in tutto venti dollari e la brunetta voleva
dividere la spesa a metà ma il blader si era proposto di pagare per entrambi
nonostante Hilary non fosse per niente d’accordo.
-Mi scusi se mi permetto signorina…- si era inserita la
donna del ristorante nella loro piccola discussione –Ma visto che ha la fortuna
di avere un ragazzo così generoso le consiglierei di approfittarne ogni tanto-
le aveva detto scherzosamente facendoli arrossire tutti e due. Li aveva
scambiati per fidanzati.
-Grazie per avermi sopportato questa sera- gli disse
rivolgendogli un timido sorriso, dopo che erano usciti dal ristorante avevano
deciso di attraversare il parco, sembrava così diverso rispetto al pomeriggio,
una vera oasi di tranquillità immerso nel raro silenzio di una grande metropoli
come New York. Si erano fermati qualche minuto su una panchina e il ragazzo
aveva trovato naturale parlare con lei…era una sensazione nuova per lui non si
era mai lasciato andare con nessuno. Certo non si era messo a fare lunghi
discorsi, era sempre rimasto un po’ sulla difensiva…in fondo quello era il suo
carattere…
-Allora, buonanotte- gli augurò la brunetta.
-Buonanotte- il diciassettenne rispose al saluto, gli
dispiaceva che quella serata fosse trascorsa così in fretta, l’aveva passata
bene, veramente bene. Aspettò che richiuse la porta dietro di lei prima di
dirigersi verso la sua camera, prese a camminare in direzione della sua stanza
con un abbozzo di sorriso sulle labbra e talmente immerso nei suoi pensieri
quasi non si accorse che qualcuno lo aveva appena sorpassato…alzò gli occhi
sulla figura che sembrava andare nella sua stessa direzione, guardò l’orologio,
erano da poco passate le undici e quella era l’ora in cui di solito tornava dalle
sue solitarie passeggiatine serali…
-Kai- gli disse raggiungendolo –Ti sei divertito a fare la
tua solita passeggiata?-
-Tu?- ribatté sapendo che era uscito con Hilary. Yuri
sembrò pensarci un poco prima di rispondere –Si…-
Kai gli lanciò un’occhiata fugace –Sono contento per te-
replicò intenzionalmente con un tono di voce che lasciava trasparire
chiaramente che in realtà non gliene importava niente. Anche se poi aggiunse
–Tu che ti diverti con una ragazzina…questa me la devo segnare- fece ironico.
-Signor Hiwatari, non sarà geloso?- non era la prima volta
che i due cominciavano a lanciarsi frecciatine con lo scopo di far irritare
volontariamente l’altro. Il blader si arrestò all’improvviso costringendo anche
il suo compagno a fermarsi.
-Figurati se me ne importa qualcosa di quella mocciosa…-
il suo sguardo si indurì notevolmente, lui geloso? Era inconcepibile.
-Fino a poco tempo fa parlavo anch’io così di lei- il
rosso incrociò lo sguardo del suo interlocutore –Ma ora mi sono accorto che ha
qualcosa di speciale, e non mi riferisco al fatto che è l’evocatrice…ma forse
tu lo sai meglio di me- il sedicenne alzò un sopracciglio chiedendosi dove
volesse arrivare con quella frase e soprattutto cosa volesse insinuare, non gli
piaceva per niente quando qualcuno faceva delle insinuazioni su di lui. Yuri
riprese a camminare distanziando Kai di qualche metro ma prima di sparire oltre
l’angolo del corridoio si voltò di nuovo verso il compagno –Comunque Kai…non ho
nessuna intenzione di sventolare bandiera bianca…-
TO BE
CONTINUED…
Ho finito per oggi!!! Vi lascio con questa domanda: chi
saranno le persone che Alena ha incaricato di controllare Hilary??? E questa
risposta: lo saprete nel prossimo cap!!! E questa preghiera: commentate che mi
fate tanto contenta!!! Spero che il cap. vi sia piaciuto, nel prossimo ci
saranno tante cosucce interessanti...mi raccomando, continuate a leggere!!!
Baci!!!!!
Visto?? Non ci ho messo poi tantissimo ad aggiornare! E
ora beccatevi dieci pagine di word appena sfornate!! Ma prima i
ringraziamenti…anzi ancora prima…per chi me lo ha chiesto: a Takao non piace
Hilary (per lui ho già in mente un’altra cosa!) ho solo voluto che tra loro ci
fosse un’amicizia molto bella e profonda. E ora…grazie a: hilary14; LightAngel;
Sesshomoru; Jaly; Blue Crystal (allora Alena ha rinunciato al ragazzo che amava
per una ragione molto semplice (il che non significa che sia bella anzi) però
non posso dirti altro…lo scoprirai leggendo la fic, tranquilla!!);Hilly89; elena96; Kayx chan (che bello sei
tornata!!!); super gaia (anche tu sei tornata, che bello!!!)…poi volevo dire
una cosa a carolina37: mi dispiace che la mia fic non ti piaccia perchè non ti piace la coppia…cmq non c'è problema, ognuno ha i suoi gusti!E caroline38: grazie grazie grazie
per quello che mi hai detto!!! Cmq non ti preoccupare non me la sono
presa!Ora posso cominciare!!
Sospirò rassegnata portandosi una mano alla fronte, erano
decollati da più di un’ora ma Daichi sembrava che non avesse nessuna intenzione
di chiudere la bocca e smetterla così di urlare di lasciarlo scendere. Non
c’era da ridire, quel ragazzino aveva una vera e proprio fobia di volare, da
quel suo sbraitare pareva che qualcuno lo stesse torturando. Max e il
professore cercavano, con non poca fatica, di tenerlo fermo, non che fosse il
massimo per ammazzare il tempo, ancora lungo, che li separava dall’atterraggio
all’aeroporto di Atene, se non altro si tenevano impegnati, o almeno questo era
ciò che pensava Hilary tra sé. Lei invece si stava annoiando a morte, non le
piacevano i viaggi troppo lunghi, senza contare che non avendo nulla da fare
aveva molto tempo a disposizione per riflettere. I suoi pensieri correvano
veloci nella mente, tentava di immaginarsi cosa sarebbe successo nei giorni
seguenti ma proprio non le riusciva. Che cosa avrebbe dovuto fare? Aveva dei
poteri che sapeva a malapena utilizzare, non era in grado di controllarli
ancora…forse avrebbe dovuto stare ferma e non usarli, almeno per il momento,
doveva prima conoscere qualcosa in più a riguardo. Il problema rimaneva quindi
come scoprire qualcosa in più a riguardo, forse Galeno poteva aiutarla, ma se
non fosse stato così? Chi le avrebbe detto cosa fare? Non poteva riuscire a
fare ciò che doveva da sola, anche perché ancora non aveva compreso esattamente
cosa doveva fare…d’accordo, per quel poco che le era stato riferito il compito
di ogni evocatore era di sconfiggere Vagnus…ma lei non lo aveva neanche mai
visto, non sapeva niente di lui. Era in netto svantaggio, di questo era
pienamente consapevole. Una certezza in mezzo a tutta questa confusione,
ironizzò mentre si appoggiava agli scomodi schienali dei sedili dell’aereo.
Sbuffò sonoramente, non voleva più pensare all’evocatrice e roba affine, così
tornò con la mente alla sera precedente. Spostò discretamente lo sguardo verso
i posti che occupavano i membri della Neoborg, anche Yuri sembrava assorto,
immerso nei propri pensieri. Doveva ammettere di aver trascorso delle ore
piacevoli con il capitano della squadra russa, era stata bene in sua compagnia.
Lo trovava un ragazzo molto carino, capace di essere dolce e gentile,
nonostante fosse il suo carattere freddo e distaccato spesso a prevalere, aveva
un fascino magnetico, proprio come…Kai. Il sedicenne gli sedeva accanto, con le
braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi, pareva dormisse. A Hilary
piaceva Yuri, però lui non le faceva battere il cuore come ci riusciva Kai. Lei
amava quest’ultimo, era l’unico in grado di scioglierla semplicemente
guardandola negli occhi, cosa che purtroppo avveniva di rado, l’unico per cui
avrebbe dato tutto pur di farsi stringere tra le sue braccia, l’unico per cui
aveva completamente perso la testa…peccato che la cosa non fosse reciproca, già
era un traguardo quando le rivolgeva la parola, quelle erano volte che si
potevano contare sulla dita di una mano per quanto fossero poche. Poggiò la
fronte al finestrino, forse avrebbe fatto meglio a dimenticarlo, non aveva uno
straccio di speranza con lui, mentre con il capitano della Neoborg…beh, non
l’avrebbe invitata ad uscire se non avesse provato un minimo di interesse nei
suoi confronti, ora doveva solo scoprire quanto era forte questo interesse…
-Ehi signorina…invece di fare la pensierosa potresti
raccontarmi qualcosa di interessante- le propose Takao, seduto accanto a lei.
La brunetta voltò la testa verso l’amico, assumendo un’espressione
interrogativa, domandandosi cosa significasse “qualcosa di interessante”.
-Fai finta di non capire? Ieri sera sono venuto a cercarti
in camera tua per proporti una passeggiata che ti aiutasse a distrarti, ma a
quanto pare ci aveva già pensato qualcun altro- fece in chiaro tono allusivo.
-Mao ed Emily mi hanno detto che eri uscita con un certo
Yuri Ivanov…- continuò non nascondendo un sorriso malizioso sulle labbra –Così
mi domandavo se fosse lo stesso Yuri Ivanov che conosco anch’io-
-Lo sai benissimo- rispose con un lieve rossore sulle
guance.
-Che avete fatto?- le chiese curioso.
-Cosa vuoi che abbiamo fatto?!-
-Non lo so, per questo te lo chiedo- ribatté come fosse la
cosa più naturale del mondo.
-Che ficcanaso- le brunetta fu così costretta a dirgli
tutto, anche perché il moretto non avrebbe demorso facilmente, l’avrebbe
assillata fino a quando non sarebbero arrivati a destinazione, il che
equivaleva a dire ancora per molte ore. Non lo avrebbe sopportato tanto a
lungo.
-Non so che fare Takao!- si lamentò quando ebbe finito di
raccontare –Tu che dici?-
-Io?!- esclamò indicando se stesso con l’indice della mano
destra, doveva essere proprio in crisi profonda se si era abbassata a
chiedergli consigli su questioni sentimentali, un ambito del tutto sconosciuto
al blader.
-Credo che tu stia chiedendo alla persona sbagliata…non
sono pratico di queste cose- biascicò imbarazzato e anche un po’ deluso.
-E probabilmente non lo sarò mai- aggiunse sconsolato.
-Perché parli così? Hai molti fan e tra questi ci sono
anche delle ragazze- gli disse cercando di rallegrarlo.
-Certo, solo perché sono il campione del mondo di
beyblade, se no non mi degnerebbero di uno sguardo-
–Io ti voglio bene- Hilary poggiò la testa sulla spalla
dell’amico cercando di tirarlo un po’ su di morale, doveva essere lei quella
demoralizzata in quel momento e lui l’avrebbe dovuta consolare, invece pareva
proprio che i ruoli si fossero rovesciati.
-Lo so- il moretto sorrise.
-Dovremmo metterci insieme, in una volta risolveremmo i
tuoi e i miei problemi- propose la ragazza in tono solenne.
-Oh, è una proposta interessante-
-Davvero?-
-Davvero- si guardarono negli occhi in silenzio per alcuni
istanti prima di scoppiare entrambi a ridere.
Intanto Kai si riscosse da quello stato di torpore nel
quale era assorto e spostò l’attenzione sul ragazzo che gli sedeva accanto,
aveva gli occhi fissi verso Hilary, la osservava immobile, le labbra serrate in
un’espressione seria. Il russo seguì la traiettoria dello sguardo di Yuri e
vide la brunetta e il capitano dei Bladebreakers che ridevano divertiti tra
loro. Avrebbe giurato che il suo compagno fosse geloso.
-Quella ragazzina ti ha fatto perdere completamente la
testa- gli disse in modo che solo lui potesse sentirlo. Non riusciva a capire
il perché ma le attenzioni che il rosso rivolgeva alla quindicenne lo infastidivano
non poco, e il fatto di non comprenderne il motivo lo rendeva ancora più
nervoso…forse era perché pensava che il blader avesse potuto deconcentrarsi
proprio quando il campionato vero e proprio stava per iniziare, lui voleva
vincere e per farlo aveva bisogno del suo compagno. Questa era un ragione…ma
l’altra? Sentiva che c’era qualcos’altro sotto.
-Forse…comunque è una faccenda che non ti riguarda-
-Invece si- ribatté prima che il suo cervello comandasse
alle parole di uscirgli dalla bocca. Non era da lui essere così impulsivo.
-Stai tranquillo, questo non mi impedirà di svolgere i
miei doveri di blader- gli rispose atono prima di voltarsi e puntargli il suo
sguardo gelido negli occhi –Mentre per l’altro motivo per cui ti riguarda hai
ragione a non essere tranquillo- Kai inarcò un sopracciglio, l’altro motivo?
-Non mi arrenderò fino a quando non avrò la certezza di
non avere più speranze- continuò mentre il suo interlocutore continuava a non
capire, a cosa si stava riferendo?
-Non capisco di cosa tu stia parlando- proferì glaciale
dopo un istante di silenzio.
-Io invece capisco che le possibilità sono due: o tu sai
benissimo a cosa io mi stia riferendo e fai finta di non capire, cosa che ti
riesce piuttosto bene aggiungerei, o davvero tu non sappia di cosa io stia
parlando, il che mi lascerebbe sorpreso, significherebbe che ci sono arrivato
prima io di te…- la prima ipotesi sembrava la più probabile, in fondo il
sedicenne riusciva benissimo a nascondere i propri sentimenti e a rimanere
impassibile in qualsiasi situazione.
-Si può sapere che stai blaterando?!- il tono lasciava
trasparire una certa nota scocciata.
-Kai…davvero non capisci a cosa mi stia riferendo?-
possibile che la seconda congettura fosse davvero quella esatta?
-No, e voglio saperlo- sul volto di Yuri comparve l’ombra
di un sorriso, un sorriso di sfida. Il blader dell’Aquila Rossa cercò di
studiare quella sua espressione non senza rivolgergli una sguardo tagliente.
Non sopportava di essere preso in giro, ed era sicuro che era proprio quello
che il compagno gli stesse facendo.
-Non sarò certo io a dirtelo…non posso permetterti di
regalarti un punto a tuo favore…-
-Abbiamo fatto un ottimo lavoro- disse osservando il sole
salire sempre più in alto nel cielo, mentre si faceva toccare dai suoi caldi
raggi, gli piaceva quell’enorme palla di fuoco ardante che bruciava nell’aria,
gli ricordava molto le fiamme del regno infernale dal quale proveniva.
-E la parte più bella deve ancora venire- un ghigno
comparve sulle sua labbra mentre poggiava la sua testa sul petto di Baltazar.
Lui le cinse le spalle stringendola con forza impedendole quasi di muoversi.
-Presto avremo tutto quello che vogliamo- le sussurrò
passando una mano tra i suoi capelli e annusandone il profumo, un profumo di
morte…come tutto il resto del suo corpo, un odore percepibile solo a chi non
fosse umano, i demoni potevano sentirlo, perfino gli animali, che per difesa
fuggivano da loro, ma non gli uomini…le imprigionò il mento tra le dita
costringendola a incrociare il suo sguardo, si avvicinò al suo viso dai
lineamenti perfetti e la baciò sulla bocca.
-Insieme governeremo questo mondo- disse Axe appena il
compagno si staccò da lei.
-Mi vuoi davvero con te?- le chiese malizioso mentre le
baciava il collo.
-Sai…mi sono resa conto che non sei male…- chiuse gli
occhi lasciandosi percorrere dai brividi di piacere che sentiva attraversarle
la schiena al solo contatto del respiro caldo del demone sulla sua pelle. Si
discostò da lui per poi tornare a posare le sue labbra su quelle del compagno
trasformando quel gesto in qualcosa di volta in volta più passionale.
-A quest’ora staranno sorvolando l’Atlantico- la mora
intrecciò le sue dita con quelle del demone, entro poco tempo si sarebbero
liberati per sempre dell’evocatrice e degli eletti, divertendosi ad ascoltare
la loro energia vitale spegnersi lenta e sofferente.
-Non dobbiamo far altro che aspettare…-
Un’assistente di volo passava sorridendo a chiedere
gentilmente alle persone sull’aereo se avessero bisogno di qualcosa, Takao la
chiamò a gran voce pregandola di avvicinarsi, domandandole se fosse possibile
mangiare qualcosa dato che il suo corpo stava reclamando cibo.
-Takao, possibile che tu non pensi ad altro?- gli disse
Rei divertito, seduto appena un posto dietro di lui.
-Non è mica colpa mia se mi è venuta voglia di un panino-
si giustificò.
-Panino…- biascicò Daichi portandosi una mano alla bocca e
cercando di trattenersi nel dare di stomaco. Aveva una nausea tremenda, e il
solo sentir nominare un qualsiasi tipo di cibo lo faceva stare male. Un bel
problema dato il soggetto. In quel momento sarebbe stato disposto a buttarsi da
quel “ammasso di ferraglia volante”, come lo chiamava lui, per di rimettere
piede a terra.
-Stai male Daichi?- gli domandò il professore preoccupato
dello stato di salute dell’amico.
-Di certo non sta bene! Ha la faccia che sembra quella di
un morto!- il ragazzino si girò lentamente verso il suo capitano, era troppo
conciato perfino per ribattere, ma l’avrebbe messa in conto, appena atterrati
ad Atene gliela avrebbe fatta pagare. Velocemente si slacciò le cinture e con
un piccolo balzo scese dal sedile, aveva seriamente bisogno di andare in bagno.
Stava per raggiungere la porta quando qualcosa, preceduta da quella che
sembrava una violenta esplosione, lo catapultò al pavimento facendogli battere
la testa. Si rimise a sedere passandosi una mano sulla parte lesa cercando di
capire cosa fosse successo. Sentì l’aereo barcollare sotto di lui, non pareva
per niente stabile.
-Oh no, adesso che succede?!- imprecò ad alta voce ancora
più spaventato del solito.
-Guardate!- Mao indicò atterrita il finestrino accanto a
lei –C’è del fumo!- effettivamente l’elica dell’ala destra del velivolo aveva
preso fuoco ed era avvolta da alte fiammate che bruciavano l’aria creando una
densa nuvola di fumo che saliva verso l’alto. Inevitabilmente il panico si
diffuse tra i passeggeri, che cominciarono ad urlare terrorizzati, incapaci di
mantenere la calma, pensando che ormai c’era ben poco da fare…l’aereo stava
cominciando ad inclinarsi verso il basso attratto a terra dalla forza di
gravità, riuscendo a fatica a vincerla dato che gli rimaneva a disposizione
solo un fianco ancora intatto, l’altro era andato praticamente distrutto.
Intanto nella cabina di volo si cercava di fare il
possibile per riuscire a mantenere il controllo del mezzo.
-Clark, questo aereo non reggerà ancora a lungo, una sola
ala non può sopportare il peso di tonnellate di ferro!- gridò il secondo pilota
all’uomo, di circa una ventina d’anni più grande, accanto a lui con il quale
aveva condiviso la guida del viaggio dal momento della partenza.
-Credi che non lo sappia?- Clarkcercò di studiare in fretta il computer di bordo sperando che il
radar localizzasse qualcosa…un puntino, un misero puntino rosso in quello
schermo grigiastro…
-George, preparati ad un atterraggio di emergenza- proferì
con un tono che non ammetteva repliche. Il ragazzo stava per aprire bocca
quando il collega glielo impedì –Guarda laggiù- gli disse indicando una piccola
distesa verdeggiante in mezzo al blu profondo dell’oceano.
-Vuoi atterrate lì?!-
-Se non vuoi morire si-
-Ma io non ho mai fatto un atterraggio di emergenza!
Faccio il secondo pilota da solo due anni!- replicò, anche se sapeva
perfettamente essere inutile, non avevano altra scelta.
-C’è sempre una prima volta, ragazzo- il giovane guardò
l’uomo afferrare con decisione la cloche, il suo veterano compagno era uno tra
i più bravi piloti che avesse mai conosciuto, si fidava di lui. E doveva avere
fiducia in se stesso, era il momento di mettere in pratica quello che aveva
appreso solo in teoria.
-E va bene- si disse sottovoce cercando di farsi coraggio
–In fondo non abbiamo nulla da perdere-
Il velivolo riprese con molta fatica una certa stabilità,
seppur molto scarsa, intervallata da violenti e improvvisi scossoni,
accompagnati dalle urla dei passeggeri. Una voce annunciò di sedersi e
allacciarsi le cinture di sicurezza, perché si sarebbe tentato un atterraggio
di emergenza, esortando le persone a mantenere la calma.
Daichi si fiondò immediatamente al suo posto,
piagnucolando e immaginando di non trovarsi su quell’aereo ma su una bellissima
spiaggia hawaiana a giocare a beyblade con incantevoli ragazze natie
dell’isola.
Hilary guardò fuori dal finestrino, da dove fino a pochi
minuti prima si poteva scorgere l’ala bianca dell’aereo, ora andata in mille
pezzi, avrebbe voluto fare qualcosa ma era completamente terrorizzata, la paura
bloccava ogni suo movimento, e sentiva congelati anche i suoi poteri. Come
posso essere l’evocatrice se non sono neanche in grado di non farmi prendere
dal panico, pensava scioccata. Intanto l’acqua si faceva sempre più vicina
sotto di loro se l’aeroplano fosse finito nel bel mezzo dell’oceano sarebbe
affondato e allora nessuno si sarebbe salvato…
Aprì gli occhi lentamente, ma subito li richiuse, la luce
del sole era intensa e le sbatteva direttamente sul viso. Sentiva qualcosa di
morbido sotto di lei, a giudicare dalla consistenza sembrava sabbia, era su una
spiaggia. Ancora sdraiata e quasi inconsciamente si portò una mano al collo…tirò
un sospiro sollevato quando constatò che aveva ancora la Crystal legata alla
catenina, non sapeva spiegarsi perché ma per un attimo aveva temuto di averla
persa. Ma dove era finita? E soprattutto, come ci era finita? Aveva un ricordo
confuso, l’aereo sul quale stava viaggiando per la Grecia aveva avuto un
problema all’elica dell’ala destra, se non sbagliava aveva preso fuoco…si mise
a sedere, lasciando finalmente correre le sue iridi castane su ciò che le si
estendeva davanti, un’immensa distesa d’acqua cristallina luccicante sotto i
raggi dell’astro, come se tante pietre preziose fossero state disposte sulla
sua superficie. Era di un rilassante colore azzurro chiaro. Pensava di essere
finita all’inferno e invece quello che vedeva pareva il paradiso.
-Hai ripreso i sensi- una voce accanto a lei la riscosse,
la sua voce…si voltò verso la persona che le sedeva accanto, aveva le gambe
distese sulla rena mentre scaricava il peso del corpo sulle palme delle mani,
anch’esse poggiate sulla sabbia. Schiuse le labbra con l’intenzione di
pronunciare il suo nome cosa che non le riuscì, dalla sua bocca non si disperse
neanche una parola. Si imbambolò a guardare il suo profilo, quei lineamenti
perfetti, quegli occhi violacei rapiti dall’orizzonte, quegli strani segni blu
sul suo viso, quei capelli color cenere sul davanti e più scuri sulla
nuca…probabilmente era morta e ora si trovava davvero in paradiso, e lui non
poteva essere che un angelo…
-Stai bene?- le chiese rivolgendole appena lo sguardo. La
brunetta si riscosse resasi conto della figura terribilmente imbarazzante che
aveva appena interpretato.
-Si…ma che è successo?- si guardò intorno, alla sua destra
a qualche centinaio di metri di distanza si poteva scorgere un piccolo bosco
verdeggiante, e oltre quella piccola macchia di vegetazione un fumo denso e
grigio sembrava crescere verso il cielo.
-L’aereo è atterrato su quest’isola per nostra fortuna.
Siamo riusciti a scendere tutti sani e salvi però…- Hilary incrociò di nuovo lo
sguardo del blader preoccupata in attesa che continuasse –i motori si sono
danneggiati, sono andati in corto e hanno fatto saltare l’intero aereo,
praticamente non resta più niente-
-E…gli altri?- balbettò la ragazza spaventata dalla
risposta che avrebbe potuto darle. Kai rimase in silenzio per alcuni secondi
prima di dirle –Quando l’aereo è esploso eravamo già tutti a debita
distanza…credo stiano bene, ma la confusione che c’è stata in seguito
all’incidente ci ha fatto dividere. Probabilmente sono dispersi su
quest’isola…proprio come noi-
La quindicenne trasse un profondo respiro, si sentiva
molto più sollevata, l’unica cosa che gli rimaneva da fare era quindi trovare
gli altri, l’isola era piuttosto piccola anche se per girarla tutta a piedi ci
si sarebbe impiegato almeno un giorno o due. E intanto i ricordi riaffioravano
nella sua mente, iniziava a rammentarsi della profonda paura che aveva provato
quando l’aereo aveva cominciato a scendere inesorabilmente verso il basso, si
era spaventata a morte…gli occhi le si annebbiarono, facendosi sempre più
umidi, senza pensarci si gettò tra le braccia del russo –Ho avuto paura di non
rivederti più!- disse tra le lacrime. Il ragazzo sussultò appena per
l’inaspettata reazione dell’amica che intanto bagnava la sua maglietta di
pianto. Le sembrava così indifesa…improvvisamente gli venne voglia di
proteggerla. Stupendo quasi se stesso le cinse le spalle con un braccio,
stringendola con decisione ma anche con dolcezza.
-Ora è tutto a posto- le sussurrò. Il suo tono di voce era
così insolitamente caldo che Hilary non poté fare a meno di arrossire. Nascose
il viso nell’incavo del collo del blader per non farsi scorgere imbarazzata.
Non poteva crederci, il freddo e impassibile Kai la stava abbracciando…si era
chiesta circa un milione di volte come sarebbe stato se lui l’avesse stretta
tra le sue braccia e ora lo sapeva, provava una sensazione a dir poco
bellissima…chiuse gli occhi assaporando al meglio quel momento, voleva
imprimerselo nella mente perché sapeva che non sarebbe più capitato, purtroppo.
Con enorme fatica si separò dal sedicenne asciugandosi le guance e
rivolgendogli un timido sorriso. Il russo provò una sensazione stranissima…il
suo cuore aumentò di colpo il ritmo dei propri battiti, senza che lui di si
fosse mosso, aveva provato qualcosa di simile solo durante importanti e
avvincenti incontri beyblade. Ma in quel momento non stava disputando un
incontro di beyblade…si alzò scatto recuperando un po’ della sua solita
freddezza mentre sentiva pian piano attenuarsi quell’inspiegabile sensazione
che lo aveva preso d’assalto poco prima.
-Dobbiamo trovare gli altri- proferì, non sapevano
minimamente dove fossero finiti, l’unica cosa logica da fare era rintracciare i
loro compagni poi avrebbe pensato al resto. La brunetta si incamminò dietro a
Kai che proseguiva qualche metro davanti a lei, sembrava avesse intenzione di
seguire la costa, in fondo qualsiasi direzione andava bene, si stavano basando
solo sulla fortuna. Hilary si sfilò le scarpe lasciando all’acqua fresca di
bagnarle i piedi, era piacevole passeggiare sul bagnasciuga, avrebbe camminato
scalza finché non fosse terminata la spiaggia; di tanto in tanto si guardava
intorno chiedendosi cosa avrebbero fatto quando sarebbe calata la notte, cosa
avrebbero mangiato, dove avrebbero dormito.
Il sole picchiava forte, cominciava a sentire le guance
farsi sempre più calde, così come tutte le parti scoperte del suo corpo, se non
altro da quella brutta esperienza ci avrebbe guadagnato un’abbronzatura
tropicale…da quanto erano in viaggio? Ore probabilmente, a giudicare dalla
posizione del sole saranno state circa le due. Non ne poteva più, non solo era
stanca morta ma aveva anche fame e sete, senza contare che era un’eternità che
non rivolgeva una parola a qualcuno, il blader che era con lei non aveva aperto
bocca per tutto il tragitto e continuava a starle distante, rivolgendole
solamente un’occhiata fugace ogni tanto per assicurarsi che fosse ancora dietro
di lui.
-Kai- lo chiamò a gran voce, sedendosi sulla sabbia ormai
bollente, un altro passo e sarebbe crollata. Il russo si voltò verso di lei e
vedendola a terra le si avvicinò.
-Non ce la faccio più!- esclamò esausta quando le fu a
pochi passi, probabilmente le avrebbe risposto che non le importava niente e
che se volevano salvarsi dovevano raggiungere gli altri…probabilmente l’avrebbe
anche lasciata lì…chiuse gli occhi aspettandosi una di queste tre risposte se
non tutte insieme.
-Possiamo riparaci sotto gli alberi del bosco- disse
guardando gli arbusti tipici di quel clima sistemati un po’ più verso
l’entroterra –Ci faranno ombra e forse troveremo anche dell’acqua- aggiunse. La
brunetta gli rivolse uno sguardo stanco ma contento, contrariamente a quanto si
aspettava non l’aveva trattata male anzi era stato quasi gentile.
-Ce la fai ad arrivare fin laggiù?- le chiese. Lei annuì e
si rimise le scarpe, poi si alzò di nuovo in piedi.
-Andiamo!- esclamò sorridendo, allora non era vero che non
le importava nulla di lei, anche se non si faceva affatto illusioni. Ricominciò
a seguire il compagno, era ancora spossata ma le parole di Kai, nonostante non
avesse detto nulla di particolare, le diedero una nuova forza.
Erano ore che vagava per quel bosco, non voleva ammetterlo
ma probabilmente si era perso, anzi sicuramente si era perso dal momento che
non aveva la minima idea di dove si trovasse. Dopo l’ultima esplosione
dell’aereo, quella che aveva distrutto completamente il mezzo non aveva più
visto i suoi compagni e si era avventurato da solo alla loro ricerca. Si
sedette su un tronco di un albero caduto, le sue gambe si rifiutavano di andare
oltre, si passò una mano tra i capelli, era terribilmente stanco. Chiuse gli
occhi e li riaprì immediatamente dopo, aveva sentito uno strano rumore
provenire attraverso gli alberi. Poteva trattarsi di un animale delle zone
calde eppure c’era qualcosa che gli faceva scartare questa ipotesi, sembravano
passi, passi di esseri umani. Istintivamente si avvicinò verso quelle che
credeva persone e scorse infatti quella che pareva proprio una sagoma di un
ragazzo, o meglio di una ragazza. La riconobbe all’istante, non riusciva a
credere che fosse davvero lei, eppure…era di spalle, ma i suoi bellissimi
capelli castani non potevano ingannarlo. Lentamente le si avvicinò posandole
una mano sulla spalla e facendola voltare di scatto.
-Yuri!- esclamò spaventata, le aveva fatto prendere un
colpo. Era già abbastanza tesa, se in più ci si metteva anche lui…
-Scusa, non volevo spaventarti- le disse, la stanchezza di
poco prima sembrava essere solo un ricordo, non sapeva spiegare come ma averla
vista lo aveva caricato di una nuova energia.
-Sono contenta che tu stia bene-
-Davvero?- quella sua ultima affermazione gli aveva fatto
aumentare la velocità dei battiti del suo cuore che ora pareva correre
impazzito. La brunetta gli sorrise…ciò significava che si preoccupava per
lui…sarebbe rimasto a contemplare i suoi occhi nocciola per tutta la giornata
probabilmente se qualcosa, anzi qualcuno, alle spalle delle ragazza non avesse
richiamato la sua attenzione.
-Ah, ci sei anche tu Kai- asserì stizzito mentre il suo
sguardo si faceva d’improvviso più duro. Kai alzò un sopracciglio, di certo non
poteva dire che Yuri gli buttasse le braccia al collo quando lo vedeva, però
non diventava nemmeno così arrabbiato come sembrava esserlo in quel momento.
Hilary spostava lo sguardo da un ragazzo all’altro, sembrava parlassero con gli
occhi che però non promettevano nulla di buono.
Oddio, sono su un’isola sperduta in mezzo all’oceano
insieme ai due ragazzi che mi piacciono…si ritrovò a pensare. Già per lei
risultava imbarazzante stare da sola con Kai, se si aggiungeva pure Yuri…ma
perché la vita doveva essere così cattiva con lei? Gliene stavano succedendo
una peggio dell’altra, prima il fatto di essersi innamorata persa del blader
più freddo e impassibile che avesse mai incontrato, poi la scoperta di essere
l’evocatrice, e in ultimo, cosa però da tenere comunque in considerazione, le
piaceva anche il russo che ora le stava di fronte.
-Ehm…- biascicò cercando di attirare l’attenzione, non si
capacitava del motivo ma sentiva che stava tirando una brutta aria tra i due
–Non dovremmo continuare a cercare gli altri?-
Entrambi i bladers puntarono lo sguardo su di lei,
rimanendo in silenzio, la ragazza si sentiva terribilmente in soggezione,
inclinò leggermente la testa verso il basso, non poteva permettersi di
arrossire, non in quel momento.
-Riesco ancora a sentire la loro energia vitale- disse Axe
con un tono che lasciava chiaramente intuire che fosse arrabbiata. A quell’ora
l’aereo sarebbe dovuto già essere precipitato e quindi l’energia vitale degli
eletti e dell’evocatrice doveva essere spenta. Invece era ancora chiaramente
percettibile, ciò significava che erano ancora vivi.
-Dannazione, come è possibile?-
-Calmati Axe-
-CALMARMI?! MI SPIEGHI COME FACCIO A RESTARE CALMA
BALTAZAR?!- urlò contro il demone, per un qualche motivo che non avevano
previsto qualcosa non era andato secondo i loro piani. E lei odiava quando
qualcosa non andava come voleva.
-A quanto pare avete fallito- una voce dietro di loro li
costrinse a voltarsi.
-Vagnus!- il semidio si era deciso a salire sulla Terra,
voleva constatare con i propri occhi come le cose si stessero evolvendo, ma a
quanto vedeva non stava procedendo tutto esattamente come pensava. Puntò i suoi
occhi color nero notte sui suoi subordinati, era piuttosto insoddisfatto del
loro operato, e dire che erano i suoi due demoni spalla migliori. Non mancava
ormai molto tempo al risveglio completo dei suoi poteri, ogni giorno che
passava sentiva un’enorme potenza crescere dentro di lui, merito anche del
periodo di allenamento, se così si poteva chiamare, che stava svolgendo. Si
rinchiudeva in un’enorme stanza che lo isolava da tutto ciò che lo circondava e
là meditava in silenzio per giorni interi, invocando gli antichi poteri dei
demoni primordiali.
-Purtroppo devo ammettere che sono rimasto piuttosto
deluso da voi- disse scotendo la testa, lasciando a una delle due ciocche di
capelli rosso fuoco che gli scendevano ai lati del viso di coprirgli in parte
la lunga cicatrice che gli segnava tutta la parte destra del volto.
-Abbiamo un piano di riserva- si giustificò il ragazzo, se
Vagnus si fosse arrabbiato per loro sarebbe stata la fine. La mora lo guardò in
silenzio…di che piano parlava?
-Lo spero per voi- fece calmo –Voglio darvi un’altra possibilità:
avete un mese di tempo, a partire da adesso, per eliminare l’evocatrice. Non mi
interessa come la ucciderete, questo lo lascio decidere a voi- incrociò le
braccia al petto –Ma vi avverto, se fallirete ancora sarò costretto a
sostituirvi e voi verrete rinchiusi nella Torre Delle Ombre per l’eternità- e
così come era spuntato dal nulla scomparve dalla loro vista avvolto da fiamme
ardenti, di ritorno al mondo infernale, il suo regno.
La Torre Delle Ombre era una prigione, una prigione da cui
era impossibile uscirne, ogni demone temeva quel luogo, si diceva che chi
veniva sbattuto in quelle celle, presto o tardi finiva per togliersi la vita
con le sue stesse mani tra atroci sofferenze, ormai ai limiti della pazzia.
-Baltazar noi non abbiamo un piano di riserva- fece Axe
quando fu sicura che Vagnus non si trovasse più nelle vicinanze.
-Si che ce lo abbiamo- rispose quello tranquillo –Ricordi
i bladers che hanno passato le eliminatorie con noi?-
-Hai intenzione di manipolare le loro menti?-
-No…sai bene che non è possibile manipolare le menti degli
essere umani per più di dodici ore consecutive- il demone si avvicinò al
parapetto in muratura che recintava l’ultimo piano dell’aeroporto. Ci si
sedette sopra –Voglio farli diventare come noi-
-Cosa?! Sei impazzito? Sai bene che Vagnus non vuole avere
a servizio demoni che si sono generati da essere umani-
-Già…ma se non sbaglio poco fa ha detto che potevamo agire
come più ci piaceva, o no?- la ragazza rimase in silenzio, era vero, l’aveva
detto però…non riusciva a capirlo, cosa avrebbero risolto trasformando quei
bladers in demoni? Ne avevano tanti a disposizione, perché quindi non
utilizzare loro che oltretutto erano anche più affidabili?
-Scommetto che ti stai chiedendo il perché di questa mia
decisione- proferì intuendo i pensieri della mora che lo fissava senza
comprendere.
-Ci servono dei veri bladers…che con i loro beyblade
catturino le Essenze degli eletti- continuò.
-E cosa ce ne facciamo delle Essenze? Noi non possiamo
utilizzarle, lo sai!-
-Allo stato in cui sono ora…- specificò Baltazar.
-Che hai in mente?-
-Come sei curiosa, piccola…fidati di me- il demone gettò
un’occhiata sotto di lui, da lassù poteva scorgere il presidente Daitenji che,
insieme ad un altro uomo, aspettava impaziente davanti l’uscita dell’aeroporto.
Gli eletti, insieme all’evocatrice, dovevano essere arrivati già da un pezzo,ma
a quanto pareva ciò non era successo. Probabilmente l’aereo, avendo subito quel
piccolo “incidente” era precipitato da qualche parte nell’Atlantico, magari su
un’isola, e loro erano riusciti a salvarsi. Quei ragazzini avevano avuto
fortuna. Ma non sarebbe stato sempre così.
Dall’aeroporto uscirono alcune delle altre squadre
partecipanti al torneo, che avevano preso il volo successivo a quello degli
eletti. Sul volto del ragazzo comparve un sorriso maligno –Possiamo dare inizio
alle danze…-
Una ragazza guardò l’orologio, erano le dieci passate,
stava per calare la notte e loro ancora non erano arrivati. Sarebbero dovuti
atterrare ad Atene già da un pezzo e invece non si sapeva ancora nulla.
Cominciò a giocherellare con i suoi capelli nervosamente, non voleva ammetterlo
ma stava cominciando a preoccuparsi, in fondo su quell’aereo c’era anche
lui…scosse la testa, doveva smetterla di pensare a quel ragazzino, da quando
Alena gli aveva affidato il compito di guidare l’evocatrice durante la sua
assenza, non aveva fatto altro che immaginare come sarebbe stato rivederlo. Si
stava comportando come una rammollita e lei questo non lo sopportava.
-Vuoi smetterla di camminare avanti e indietro? Mi fai
innervosire!-
-Chiudi il becco Dunga!- non sopportava più quell’attesa,
se poi ci si metteva anche quello scimmione a darle fastidio…
-A questo punto direi di andare a chiedere al presidente
Daitenji se ha notizie su di loro, dovevano essere qui già da un pezzo ormai-
propose Ozuma ai compagni che annuirono accondiscendenti. Il ragazzo si alzò
dallo scatolone sul quale era seduto si sporse oltre l’angolo del palazzo
dietro il quale stavano aspettando i bladers e riconobbe Daitenji. L’anziano
signore sembrava preoccupato e parlava animatamente con un uomo sulla
quarantina che loro non conoscevano.
-Presidente Daitenji!- il capitano lo chiamò a gran voce
avvicinandosi a lui, seguito a ruota dai suoi compagni. Il vecchietto si guardò
intorno per scoprire chi fosse stato a chiamarlo, si voltò e il suo viso mal
celò un’espressione di sorpresa.
-Gli Scudi Sacri!- esclamò, sinceramente erano le ultime
persone che si aspettava di vedere ad Atene, che ci facevano loro lì?
-Ragazzi…cosa fate qui?- domandò per placare la sua
curiosità –Se non sbaglio non siete iscritti al torneo!-
-Infatti siamo venuti per fare il tifo per Takao e gli
altri- mentì Jesse. Alena era stata chiara con loro, non avrebbero dovuto dire
nulla circa il loro compito prima di parlare con l’evocatrice e gli eletti, che
ironia della sorte loro conoscevano bene. Sotto questo punto di vista era un
vero e proprio colpo di fortuna…
-Perché non sono ancora arrivati?- chiese Mariam, stanca
di tutti quei convenevoli. Voleva sapere cosa gli fosse successo. Il signore
con la bombetta in testa rivolse uno sguardo a terra mortificato, purtroppo
neanche lui sapeva che fine avessero fatto i ragazzi.
-Mi dispiace ma non ne ho idea…sono molto in pensiero per
questo-
-Forse dovremmo chiedere qualche informazione in più,
dovranno pur sapere che fine ha fatto l’aereo che è partito questo mattina da
New York!- Galeno si intromise nella conversazione, al momento quella era
l’unica cosa che si potesse fare ed anche la più logica.
-Ci siamo persi! Ci siamo persi su un’isola senza nome
sita chissà dove, probabilmente sconosciuta! Nessuno verrà mai a cercarci qui!-
Takao stava gettando la spugna, nonostante non era un tipo che si arrendesse
facilmente sembrava proprio aver perso le speranze di ritrovare i suoi
compagni. Dopo l’esplosione dell’aereo si erano divisi ed ora nessuno sapeva
più che cosa fare. Intorno a loro c’erano solo boschi, colline e spiagge,
nient’altro, non un segno di civiltà. Un atollo sperduto nel grande oceano.
-Non esagerare Takao-
-Non esagerare?! Rei, dico, ma ti rendi conto? Non abbiamo
la minima idea di dove ci troviamo, non possiamo contattare nessuno e
soprattutto non sappiamo né dove si trovino né come stiano Kai, Hilary, Max, il
professore e tutti gli altri!-
Il cinese sospirò, in fondo non poteva dargli torto. Il
loro gruppo era formato solo da cinque persone, lui, il capitano dei
Bladebreakers, Daichi, Mao e Lai, degli altri nessuna traccia. A peggiorare la
situazione contribuiva l’ora tarda, era sera inoltrata, non potevano proseguire
le ricerche con tutto quel buio, non sarebbe servito a niente se non a
stancarli ancora di più. Avevano trascorso tutta la giornata a girovagare
sull’isola e adesso erano sfiniti. Senza contare che con il tramonto del sole
la temperatura aveva cominciato a calare, faceva perfino freddo. Avrebbero
dovuto accendere un fuoco.
-Io ho anche fame- si lamentò Daichi portandosi una mano
allo stomaco e sentendolo brontolare, era dalla mattina che non metteva
qualcosa sotto i denti.
-Purtroppo ci dovremo accontentare di qualche frutto, e se
ci va bene qualche fungo- disse Lai sconsolato, sedendosi per terra.
-Beh, mentre voi raccogliete la legna io vado a cercare
qualcosa di commestibile- fece l’unica ragazza del gruppo dirigendosi tra gli
alberi –Vieni con me Daichi-
-Perché proprio io?- si lamentò il rosso.
-Perché tu sei un tappetto e i pezzi di legna sono più
grandi di te e non ce la fai a sollevarli!- lo prese in giro Mao.
-Come sarebbe a dire che sono un tappetto?!- replicò il
piccolo blader. Non era affatto vero…almeno questo era ciò che pensava lui. In
un attimo fu accanto alla quindicenne pensando che anche lei somigliasse
all’ochetta, ma fu ben accorto a non dirlo ad alta voce, se davvero era come
Hilary probabilmente l’avrebbe preso a pugni. Daichi intrecciò le mani dietro
la testa cominciando a fischiettare, finché ad un certo punto quando entrambi
furono lontani dagli altri disse rivolto alla compagna –Oltre ad essere
antipatica sei pure stupida!-
-COSA?! COME TI PERMETTI?!-
-Avresti potuto chiedere a Rei di venire con te, non ti
pare?-
-P-perché avrei dovuto chiederlo a Rei, scusa?- balbettò
imbarazzata. Ci mancava, starsene sola soletta con lui non era certo il modo
migliore per dimenticarlo.
-Andiamo, non fare finta di non capire, lo sanno tutti che
hai una cotta per lui!- ribatté come fosse la cosa più logica del mondo.
-Non è vero! E poi tu che vuoi saperne di queste cose,
moccioso?- arrossì fino alla radice dei capelli. Voltò la testa dall’altra
parte con fare scocciato e si allontanò alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Intanto nella piccola radura gli altri sembrava fossero
riusciti ad accendere il fuoco, che nonostante non potesse ovviamente
sostituire la luce solare permetteva almeno di guardarsi in viso e di
riscaldarsi. Takao alzò gli occhi verso il cielo, era colmo di stelle, sarebbe
stato uno spettacolo stupendo se non si fossero trovati in una simile
circostanza…chissà che fine avevano fatto i suoi compagni. Sospirò sonoramente
mentre Mao e Daichi tornavano al campo improvvisato portando con loro frutti e
funghi. Si sedettero intorno al fuoco e con dei bastoncini infilzarono i funghi
portandoli poi sopra il fuoco per cuocerli un po’.
-Spero siano commestibili- esordì la ragazza –Cioè,
dovrebbero essere commestibili però…-
-Io ho fame e mangio, del resto non mi importa- il rosso
stava per portare il cibo alla bocca quando si accorse che i suoi amici lo
stavano fissando come se in attesa di qualcosa.
-Perché mi guardate così?- domandò sentendosi tutti gli
sguardi puntati addosso.
-Aspettiamo che mangi, se ti senti male significa che sono
funghi velenosi- gli spiegò il moretto con un sorriso a trentadue denti.
-Ehi, mi avete scambiato per una cavia?- sbuffò. Ma il suo
stomaco reclamava cibo, qualunque cosa fosse, così non si fece tanti scrupoli e
iniziò a mangiare.
-Come stai?-
-Se sto ancora mangiando significa che sono vivo- replicò
il rosso masticando. Gli altri ragazzi stavano per seguire il suo esempio ma
qualcosa glielo impedì, un qualcosa che assomigliava terribilmente ad un beyblade.
Una trottola color miele sfrecciò infatti tra i cinque sventurati sollevando
molta polvere.
-Disturbo?- chiese ironico lo sconosciuto proprietario del
beyblade.
-Veramente si- Takao si voltò verso il misterioso ragazzo,
egli aveva un cappello che gli teneva celata la parte superiore del viso ma che
non nascondeva il ghigno sarcastico che le sue labbra erano andate a formare e
vestiva un abbigliamento piuttosto leggero. Non conoscevano quel blader. Lo
spostamento di vento causato dalla trottola provocò lo spegnimento del fuoco,
ci fu quindi un momento in cui il buio calò tra i presenti.
-Scusate, se volete lo riaccendo subito- disse riferendosi
al falò che aveva appena smorzato. Schioccò le dita e in un attimo il legno
secco ricominciò a bruciare, ancora più ardente di prima.
-Ma…ma come ha fatto?- chiese Daichi stupito, non si era
mosso dalla sua posizione, come aveva potuto riaccenderlo?
-Takao credo sia…-
-Un demone- concluse la frase per Rei. Il demone si
avvicinò a loro di qualche passo riprendendo in mano il suo beyblade.
-Sapete mi hanno ordinato di catturare le vostre Essenze-
proferì incrociando le braccia al petto. I blader sussultarono, quel tizio
voleva i loro bit-power? Un pensiero cominciò a farsi spazio nella mente dei
ragazzi, e cioè che l’incidente dell’aereo in realtà non fosse esattamente un
incidente…
-Chi vuole essere il primo a sfidarmi?- chiese.
-Sarò io- pronunciò il capitano dei Bladebreakers e già
dalla tasca si preparava ad estrasse il suo Dragoon.
-Ah!- Mao si portò una mano sul braccio, quasi all’altezza
della spalla e si accorse di star sanguinando. Probabilmente il beyblade di
quel demone l’aveva sfiorata quando era schizzato in mezzo a loro…non se ne era
neanche accorta…
-Mao! Stai bene?- le domandò preoccupato il fratello, avvicinandosi
a lei.
-Si Lai, non preoccuparti è solo un graffio- cercò di
rassicurarlo. Rei spostò l’attenzione dall’amica, che cercava di nascondere una
smorfia di dolore, al ragazzo che aveva interrotto la loro cena. Il suo sguardo
si indurì.
-No, voglio batterlo io per primo, Takao- asserì con un
tono che non lasciava repliche.
-Ma Rei…- Takao cercò di chiedere spiegazioni, ma lasciò
stare appena vide il cinese prendere in mano Driger e caricarlo nel dispositivo
di lancio. Sapeva perfettamente che non sarebbe servito a nulla replicare…
Guardava cielo, da quella parte della Terra era possibile
vedere moltissime e bellissime costellazione che dalla Russia non era possibile
scorgere. Le stelle brillavano con tutta la loro forza sembravano piccoli
diamanti…sospirò, in che razza di situazione si ritrovava. L’ultima cosa che si
aspettava era quella di perdersi su un’isola sconosciuta.
-Ciao! Che fai?- Hilary si avvicinò al blader.
-Niente di particolare- Yuri si voltò a guardarla, la luce
della Luna si andava a posare dolcemente sul suo volto facendo risplendere i
suoi occhi scuri di una sfumatura argentea, come quella delle onde del mare
quando si infrangevano sugli scogli e schizzavano la loro candida schiuma
nell’aria sotto i raggi del sole che la faceva brillare. Dio, quant’è bella…non
riuscì a non pensarlo. Lo era davvero. Splendida, assolutamente fantastica,
almeno per lui. Ne era innamorato, innamorato pazzo, e ciò lo spaventava
molto…non aveva mai provato niente del genere per nessuno prima di allora. L’unica
cosa che desiderava era poterla stringere tra le sue braccia, ora, in quel
momento…le si accostò fermandosi solo quando fu a pochi centimetri di distanza
da lei. Stava per fare una fesseria, se lo sentiva…
-Senti Hilary…- disse in un sussurro appena percettibile.
-Dimmi- fece la brunetta. Il russo la guardò negli occhi,
sentendo il cuore aumentare lento ma inesorabile il ritmo dei suoi battiti. Si
sporse verso la ragazza avvicinandosi al suo viso cosciente ma allo stesso
tempo inconsapevole di quello che stava per fare.
Non avrà davvero l’intenzione di…sussultò appena intuendo
ciò che aveva in mente. Lei era immobilizzata, non sapeva minimamente come
reagire…socchiuse gli occhi aspettando che la labbra del russo si posassero
dolcemente sulle sue. Yuri le cinse la vita con le braccia, non voleva forzarla
a ricambiare il bacio però non voleva neanche che scappasse via…
Qual è il peggior nemico dell’uomo? Probabilmente il
destino, il destino può essere gentile, può sorriderti, può farti felice…ma può
anche esserti avverso e non guardarti in faccia…
Non poteva crederci, non voleva credere a quello che
vedeva. Rimase praticamente scioccato, chi lo avesse visto in quel momento
avrebbe giurato che non fosse il solito freddo e impassibile blader di
sempre…Kai restò spiazzato. Si sentiva come se gli fosse crollato il mondo
addosso in un istante. Non aveva la più pallida idea di cosa fare in quel
momento, non riusciva neppure a percepire i suoi pensieri per quanto gli si
confondessero nella mente. Che gli stava succedendo? Cercò di riprendersi e
lentamente, come in trance, indietreggiò, si voltò dando le spalle ai due
ragazzi che non si erano accorti della sua presenza e si diresse verso il bosco
poco distante da lui.
Ma Kai non era il solo ad essere confuso…anche Hilary lo
era, Yuri la stava baciando e lei non ci stava capendo più niente. Il suo primo
bacio…ma che stava facendo? Ma che sto facendo? Pensò appena le tornò un
momento di lucidità. Lentamente si scostò dal blader, sciogliendo l’abbraccio e
ponendo fine a quel bacio. La brunetta alzò gli occhi ed incontrò quelli del
diciassettenne.
-Scusa, io…- balbettò.
-No, sono io a dovermi scusare…- la interruppe, era
completamente impazzito, cosa gli era saltato in mente? Con quale coraggio ora
l’avrebbe più guardata in faccia?
-Non so che cosa mi abbia preso- cercò di giustificarsi.
Un imbarazzante silenzio calò tra i due ragazzi.
-Io…vado a dormire…- disse la brunetta per far terminare
lì quella, disagevole per entrambi, scena. Il russo annuì mentre la vedeva
allontanarsi verso la spiaggia. Si passò una mano tra i capelli –Idiota…- si
disse.
Si appoggiò con la schiena al tronco di un albero, e
lasciò andare le braccia lungo i fianchi, inerti. Perché era rimasto così
sconvolto, perché? In fondo a lui cosa importava di quello che facevano Yuri e
Hilary, li aveva visti baciarsi, ma di certo non era affar suo. Allora per
quale motivo si sentiva così? Non sapeva neanche spiegarsi cosa provava, non
gli era mai successo prima. Si sentiva male…ma perché? Sbatté violentemente un
pugno contro l’albero…perché?
Finito!!! Mamma mia che ho scritto!!! Che ho scritto?
Ditemelo voi!! Dal prossimo cap inserirò gli incontri di bey per aggiungere un
po’ più d’azione..e che fine hanno fatto Maxi e gli altri??? E Yuri? E Hilary?
E Kai?? Che faranno??? Eh?
Eh? Eh? (se non lo sai tu...nd.tutti). Seguitemi ancora e lo saprete!!!!
Ciao!!!
Piegò le gambe al petto e cinse le ginocchia con le braccia affondando
il viso in esse…ancora non riusciva a crederci…era succ
In mega ritardo ma eccomi di nuovo qui!!! Allora non vi
faccio aspettare troppo, quindi passo subiti ai ringraziamenti: Hilary14;
Sesshomaru (ho l’impressione che terminato di leggere questo cap tu avrai
voglia di linciarmi…ti prego non lo fare, aspetta qualche cap!!!!); Ria; Kayx;
Blue Crystal (in questo cap capirai perché Alena ha dovuto rinunciare al
ragazzo cha amava! (almeno credo…sono criptica a volte!!)); elena96 (scusa, non
sono riuscita ad aggiornare entro mercoledì scorso! Senti mi mandi un'e-mail in cui mi dici il tuo indirizzo e-mail?? Così ti rispondo alla richiesta che mi hai fatto); carolina38; mingx2; Isidora
scarfapatane; Hila92; Jaly; mewsana; uau, quante persone!!! Che bello!!!
Allora questo è un capitoletto di transizione perciò è
più corto degli altri! Mi sono venute neanche sei pagine di word!
Piegò le gambe al petto e cinse le ginocchia con le
braccia affondando il viso in esse…ancora non riusciva a crederci…era successo
tutto così in fretta, in un attimo, neanche aveva avuto il tempo per rendersene
conto. Si portò due dita sulle labbra ripensando al bacio che Yuri le aveva
dato poco prima. Doveva ammettere che le era piaciuto, eccome se le era
piaciuto, però…non le aveva dato le stesse emozioni che le aveva suscitato Kai
con un semplice e distaccato abbraccio. Cosa avrebbe dovuto fare? Nella sua
testa regnava solo la confusione. Alzò lo sguardo verso il cielo limpido e
colmo di stelle, si lasciò andare sdraiandosi sulla sabbia fresca e
intrecciando le mani dietro la testa socchiudendo gli occhi e provando a
rilassarsi. Sospirò appena, ci avrebbe pensato il giorno successivo anche se il
giorno successivo non sapeva minimamente come comportarsi con il capitano dei
Neoborg. Trovava stupido fingere che non fosse successo niente, però non
sarebbe stata capace di fare altrimenti, qualsiasi altra cosa l’avrebbe messa
nell’imbarazzo più totale, lei questo lo sapeva. Un rumore dietro di lei la
riscosse dai suoi pensieri, più che altro una presenza; si levò a sedere
voltandosi di scatto verso quel qualcuno che la luce della Luna con i suoi
raggi argentati permise di riconoscere all’istante. Rimasero a fissarsi negli
occhi in silenzio per pochi interminabili momenti fin quando Hilary non si alzò
in piedi del tutto continuando a stargli di fronte, immobile.
Doveva ammettere che aveva dubitato molto se andare subito
dalla ragazza o aspettare il giorno successivo ma alla fine aveva deciso di
recarsi da lei, cosciente che se avesse aspettato ancora non avrebbe più trovato
il coraggio per parlarle. In fondo doveva darle una spiegazione per il suo
comportamento anche se con molta probabilità l’aveva già capito. L’aveva
baciata…più chiaro di così…
Appena si era allontanata, si era fermato a riflettere su
quello che aveva fatto giungendo alla conclusione che a quel punto non aveva
più niente da perdere perciò avrebbe fatto bene a dirle tutto liberandosi da
quel peso che lo stava opprimendo da troppi giorni ormai. La guardò negli
occhi, rapito da quella sua espressione spaventata e imbarazzata nello stesso
tempo. Sembrava impossibile ma era riuscita a far cambiare qualcosa in lui.
Quel suo ghiaccio perenne intorno al cuore si scioglieva gradualmente in sua
presenza, lasciando posto ad un calore che neanche lui stesso sapeva di avere.
Quando si è innamorati si cambia? Questa era una tra le tante domande che Yuri
si poneva di continuo da quando si era reso conto di cosa provasse veramente
nei confronti della ragazza. In fondo ognuno ogni giorno che passava era
diverso da quello appena trascorso e questo grazie alle nuove esperienze
vissute e le nuove emozioni provate…quindi l’amore aveva la sua buona parte di
responsabilità.
Il blader si avvicinò alla brunetta che distolse
immediatamente lo sguardo da quello del russo, chinando leggermente il capo,
non sapeva minimamente come reagire. Di sottecchi lo vide arrestarsi poco
distante da lei. Era confusa, sentimenti contrastanti si facevano battaglia
dentro la sua testa e nessuno pareva riuscisse ad avere il sopravvento su un
altro rendendola incapace di prendere una decisione che avesse senso. Pensando
di fare la cosa migliore si voltò di scatto con l’intenzione di correre via ma
appena mosse qualche passo sentì qualcosa afferrarle e cingerle i polsi con
forza. Provò a divincolarsi dalla sua presa ma con scarso successo, il
diciassettenne la teneva stretta in modo che non potesse fuggire.
-Hilary…- sussurrò alla brunetta ancora voltata di spalle.
Lei si riscosse appena, il modo in cui aveva pronunciato il suo nome le era
parso come se le stesse pregando di non andarsene. Lentamente si girò verso di
lui sollevando lo sguardo e incontrando il suo.
-Mi dispiace per prima…non so cosa mi abbia preso- le
disse allentando la stretta e facendo scivolare le sua mani su quelle di
Hilary.
-Questo l’hai già detto- uno snervante silenzio calò sui
due ragazzi, la quindicenne poteva sentire i battiti del suo cuore aumentare,
si sentiva terribilmente sotto pressione.
-Immagino…- esordì alla fine il compagno sovrastando con
la sua voce il rumore dell’acqua che dolcemente si infrangeva sul bagnasciuga a
qualche metro di distanza da loro –che tu abbia capito cosa provo per te-
Le guance di Hilary si colorarono di un leggero rossore,
possibile che stesse per farle una dichiarazione? Lui? Valutò attentamente le sue
ultime parole…beh, l’aveva baciata, a meno che quello non fosse il suo modo di
salutare le persone, l’aveva capito. Ricordò la scena di neanche dieci minuti
prima, quando Yuri aveva sfiorato le sue labbra per un attimo si era lasciata
andare, non aveva ricambiato il bacio ma gli aveva permesso di abbracciarla, di
stringerla a sé.
-Io non…non so che dire- rispose impacciata.
-Tu mi…- non poteva dirlo, si sentiva un idiota. Una parte
di lui gli diceva che doveva proseguire, che dopo averlo fatto si sarebbe
sentito più sollevato, ma un’altra gli suggeriva di rimanere in silenzio perché
se l’avesse detto poi sarebbe stato vero. Ma in fondo era vero, ora…lo era.
-Tu mi piaci, c’è qualcosa in te che mi attira…anche se
non saprei spiegarti cosa. All’inizio non volevo ammetterlo, ma poi ho capito
che non aveva senso continuare a mentire a me stesso- indietreggiò di qualche
passo per poterla guardare meglio in viso. L’imbarazzo era chiaramente visibile
sulle sue guance, un imbarazzo che la rendeva molto dolce, sembrava una
bambina.
-Anche tu mi piaci Yuri…- il russo poté vedere il suo
sguardo intristirsi.
-Però?-
-Come?-
-Scommetto che c’è un però- le spiegò non trattenendo un
lieve sospiro. Purtroppo sapeva anche di cosa si trattasse, o meglio di chi si
trattasse. Glielo leggeva in faccia. La brunettasussultò leggermente, in effetti c’era un però…un però che
l’assaliva da quasi due anni ormai. Schiuse le labbra ma non riuscì a
pronunciare una sola parola, le succedeva sempre così quando c’era di mezzo
lui.
-Kai- proferì freddo il blader paralizzando quasi la
ragazza per il modo in cui pronunciò il nome del suo compagno.
Non gli rispose, continuò a rimanere in silenzio, cosa
avrebbe dovuto dire? A quanto pareva Yuri aveva centrato in pieno il nocciolo
del problema…
Driger e il beyblade del misterioso sconosciuto si
rincorrevano ad alta velocità sollevando al loro passaggio piccole quantità di
sabbia che tornavano a depositarsi subito dopo sul terreno arenoso,
scontrandosi tra loro di tanto in tanto. Per il momento sembrava si stessero
studiando, ognuno stava cercando di capire quale fosse il metodo migliore per
mettere in difficoltà l’avversario per poi infliggergli il colpo di grazia.
-Non riesco a capire-
-Cosa?- domandò ingenuamente Daichi al suo capitano che
non staccava gli occhi dall’incontro neanche per un secondo. Takao spostò
l’attenzione dalla trottola nemica al suo proprietario, c’era qualcosa che lo
lasciava perplesso, quel demone non era come quello che avevano visto nel
vicolo di New York, quando avevano scoperto che Hilary era l’evocatrice.
-Il demone che abbiamo incontrato la volta scorsa ci ha
affrontati con un bit-power ma non era un blader-
-E’ vero- si trovò a concordare il rossino.
-Come non era un blader? Ci avete detto che possedeva un
bit-power, come faceva ad averlo allora?- gli chiese Lai sempre più confuso.
-E poi ora Hilary non è con noi- aggiunse Mao mentre
continuava a tenere la mano stretta sul braccio dove era stata ferita. Non
voleva ammetterlo ma quel taglio doveva essere più profondo di quanto sembrasse
e cominciava a bruciarle parecchio anche se si guardava bene dal darlo a
vedere.
-Scusa ma questo che centra?- ribatté il fratello. Il
moretto parve rifletterci per un secondo, in effetti non aveva tutti i torti.
-Ha ragione- proferì attirandosi su di sé gli sguardi dei
compagni –Il demone che abbiamo incontrato la prima volta aveva uno scopo ben
preciso, voleva che gli consegnassimo Hilary per…ucciderla- si era scagliato
contro di loro solo perché volevano impedirgli di realizzare il suo piano.
-Allora perché adesso ci sta attaccando questo qui?- il
ragazzino puntò i suoi occhi verdi sull’avversario. Aveva le labbra inclinate
in un gelido sorriso, era tranquillo e come se fosse in attesa di qualcosa…ma
cosa?
-Probabilmente ora vuole qualcosa da noi- Rei alzò la voce
in modo da farsi sentire dai suoi amici che, dietro di lui, assistevano
all’incontro. Il blader lanciò un’occhiata severa al suo nemico –Non è cosi?-
-Sagace cinesino!- esclamò ironico, cosa che fece irritare
il ragazzo dai capelli corvini. Non gli piaceva affatto la piega che stava
prendendo la situazione, voleva terminare al più presto quell’incontro, aveva
uno strano presentimento.
-ATTACCA DRIGER!- ordinò e il beyblade rispondendo ai
comandi del suo proprietario si scagliò con forza contro l’avversario che
arrancò nell’attutire il colpo. La trottola infatti vacillò per qualche momento
ma riuscì a riprendersi poco dopo passando al contrattacco lanciandosi ad alta
velocità su Driger sfoderando una potenza nuova che bastò per farlo volare via
di qualche metro. Per sua fortuna il beyblade di Rei sbatté contro il tronco di
un albero nelle vicinanze ma riuscì a tornare in gioco senza subire troppi
danni alla stabilità o all’equilibrio. Il cinese pensò che l’incontro era
durato anche abbastanza perciò si preparò ad invocare l’aiuto del suo
bit-power.
-TIGRE BIANCA!- immediatamente il maestoso felino si
materializzò fuoriuscendo dal bit avvolto da una luce accecante preparandosi a
sferrare l’attacco finale. Il demone osservò la creatura sacra e non poté fare
a meno di sorridere soddisfatto, era quello il momento che stava aspettando.
Distese le braccia davanti a lui e aprì i palmi delle mani rivolgendoli verso
l’animale.
-CAGE INACCESSIBLE!- urlò, e già una specie di gabbia
molto stretta imprigionò la Tigre Bianca impedendole ogni tipo di movimento.
-Ha imprigionato la Tigre Bianca!- esclamarono all’unisono
Takao, Daichi, Lai e Mao. Allora era questo il suo obbiettivo? Catturare i loro
bit-power…ma a quale scopo?
-Punti ai nostri bit-power?- domandò il blader in gara al
suo avversario.
-Esatto! Mi hanno detto di catturare le Essenze ed è
quello che farò!-
-Chi te l’ha detto? Vagnus?- continuò, con lo scopo di
raccogliere più informazioni possibili mentre il suo bit-power cercava invano di
liberarsi dalla barriera che lo teneva prigioniero. La Tigre Bianca cercava in
tutti i modi di sfondare quelle sbarre ma appena le sfiorava una scarica
elettrica molto potenze la andava a colpire, facendola pian piano demordere
dall’impresa. Rei avrebbe dovuto sbrigarsi se non voleva rischiare di perderla.
-No- rispose secco quello –Non direttamente almeno. Mi è
stato ordinato da due demoni che lavorano direttamente sotto di lui-
-E tu perché ti fai comandare da loro?- si intromise
Daichi che come gli altri stava ascoltando la conversazione. Il demone lo
guardò storto da sotto la visiera del cappello.
-Perché mi hanno creato loro-
-Ti hanno creato loro? Che significa?-
-Adesso basta!- stava cominciando a perdere la pazienza
–Voglio le vostre Essenze e le avrò!-
-Questo è da vedere! TIGRE BIANCA! ARTIGLIO DI TIGRE,
ORA!- il felino, come invaso da una forza nuova, si liberò della gabbia che lo
bloccava e si scagliò contro la trottola rivale ad elevata velocità.
-Ci vuole ben altro per fermarci- proferì il blader cinese
vedendo l’espressione dell’avversario che non aveva bisogno di essere
accompagnata dalle parole, si esprimeva benissimo da sola, era un’espressione
di incredulità e scetticismo. Il demone non aveva programmato l’ipotesi che
avrebbe anche potuto perdere. Il suo beyblade infatti venne colpito in pieno da
quello di Reiche, se non lo ridusse in
mille pezzi, certamente gli procurò un’ammaccatura di non poco conto, tanto che
tornò nelle mano del suo possessore e smisi di girare, danneggiato.
-Si! Sei grande Rei!- esultò euforico Takao, era sicuro
che il suo amico avrebbe vinto, e così infatti era stato. Lo sconosciuto col
cappello alzò lo sguardo verso i suoi nemici e strinse i pugni con rabbia…aveva
fallito. Ma in fondo se lo aspettava, non sapeva perché ma una piccolissima
parte di sé se lo aspettava. Rilassò le spalle e le braccia e si dissolse nel
nulla, allo stesso modo in cui era comparso.
-Come sarebbe a dire che è sparito dai vostri monitor?!-
urlò Hitoshi contro uno degli addetti che lavorava alla torre di controllo
dell’aeroporto di Atene. Gli aveva appena riferito che l’aereo che quella
mattina stessa era partito da New York e sul quale c’era suo fratello, e di
conseguenza i blader delle quattro squadre che dovevano partecipare al campionato
mondiale di beyblade, era sparito dai loro monitor di avvistamento e ora non
riusciva più a mettersi in contatto con il velicolo.
-Hitoshi!- Daitenji non fu poi tanto sorpreso di trovarlo
lì. Il ragazzo era arrivato in Grecia giorni prima per aiutare il presidente
della BBA con l’inizio delle finali del torneo, ormai imminenti.
-Presidente Daitenji! Sono venuto a chiedere notizie del
volo che avevano preso mio fratello e i suoi amici ma pare che ci sia stato un
problema-
-Purtroppo quell’aereo d’improvviso è sparito dai nostri
monitor, non siamo stati più in grado di localizzarlo…è probabile che abbia
subito un incidente- spiegò un uomo sulla quarantina accanto al ragazzo.
-Stiamo facendo di tutto per rintracciarlo ma ancora non
ci sono notizie- continuò desolato. In realtà la situazione era ben più grave,
c’era la possibilità, ormai la certezza, che il mezzo fosse precipitato e che
tutti i suoi passeggeri avessero fatto una brutta fine. Nessuno si salvava se
un aereo precipitava schiantandosi contro il suolo o se, trovandosi a sorvolare
l’oceano, affondava. Ma non aveva il coraggio di rivelargli la sua paura, non
ancora almeno, prima si sarebbero dovuti accertare della situazione, pregando
che nessuno fosse rimasto ferito.
-Dica la verità!- gli domandò Ozuma –C’è la possibilità
che sia precipitato?-
-Beh…-
-Allora?- gli urlò contro Dunga spazientito.
-Si- una sola sillaba. Non immaginava che una sola
semplice sillaba formata da due lettere le avesse potuto farle tanto male. Si
morse il labbro inferiore, non poteva essere, non voleva crederci…lei voleva
rivederlo. Era trascorso circa un anno da quando insieme con la sua squadra se
ne era andata da Tokyo e da allora non aveva più avuto notizie. Giorno dopo
giorno era cominciato a mancarle sempre di più, si ritrovava spesso a pensare a
lui, alla sua costante allegria, al suo ottimismo…
Poi quando l’ex-evocatrice aveva affidato agli Scudi Sacri
il compito di guidare in sua assenza la nuova evocatrice tutto era cambiato.
Quando aveva saputo che la nuova prescelta era Hilary, la stessa ragazza che
avevano conosciuto quando avevano incontrato i Bladebrekers, si era riaccesa in
lei la speranza. Avrebbe finalmente avuto una scusa per tornare a fargli
visita. Ma adesso…non voleva perderlo di nuovo, non così.
-Max…- sussurrò talmente piano che nessuno fu in grado di
sentirla.
-Sorellina, che hai?- le chiese preoccupato Jesse
vedendola in quello stato. La ragazza non rispose, continuava a tenere lo
sguardo fisso verso il pavimento lasciando alle due ciocche di capelli davanti
di coprirle il viso. No, non era possibile…era certa che Max fosse ancora vivo.
-Che brutta situazione- sospirò passandosi la mano tra i
capelli biondi e guardandosi in giro. Alcuni dei suoi compagni dormivano, altri
se ne stavano in silenzio per conto loro e altri ancora purtroppo non si sapeva
dove fossero finiti.
-Questo incidente non ci voleva proprio- il professore si
sedette accanto a Max –Tu pensi che riusciremo a ritrovare gli altri?-
-Ma certo!- l’americano sorrise rassicurante, ottimista
come sempre. Era sicuro che con un po’ di pazienza si sarebbero ritrovati. Alzò
gli occhi cerulei verso il cielo, molto probabilmente ad Atene si erano già
accorti del fatto che il loro aereo non fosse ancora arrivato a destinazione,
era solo questione di tempo, prima o poi sarebbero venuti a cercarli. Bisognava
solo sperare che riuscissero a capire dove fossero…il che non era affatto
semplice. Scosse la testa scacciando simili pensieri, qualcosa gli diceva che
sarebbero andati tutti quanti in Grecia sani e salvi e che avrebbe avuto un
piacevole sorpresa. Non sapeva il perché ma glielo suggeriva il suo sesto
senso; e lui era un blader perciò si fidava del suo istinto.
-Credi che il campionato mondiale comincerà senza intoppi
prof?- gli domandò poggiando la schiena alla parete rocciosa dietro di lui.
-A questo punto non saprei dirtelo…mancano meno di
quarantott’ore all’inizio…- rispose sconsolato. Dipendeva da che decisione
avesse preso il presidente Daitenji.
-Non credo sia il caso di stare qui a scervellarsi. Quando
rivedremo il presidente allora lo sapremo- s’intromise Rick, che aveva
ascoltato tutto il loro discorso, mentre appoggiato ad un tronco di un albero
teneva intrecciate le mani dietro la nuca e gli occhi chiusi.
-Ma non lo preoccupa mai niente?- chiese Kappa al biondino
abbassando la voce.
-Che ci vuoi fare, Rick è fatto così- ribatté alzando le
spalle.
-Qualcosa in contrario?-
-No, no, niente!- ridacchiò il quindicenne. Passò in
rassegna con lo sguardo il resto del gruppo, di loro mancavano Takao, Daichi,
Hilary, Rei, Kai, Yuri, Mao e Lai.
-Speriamo che almeno siano insieme…- sussurrò. Decise di
rimandare i pensieri al giorno successivo e provò a dormire, non sapeva che ora
fosse di preciso ma a giudicare dall’oscurità della notte doveva essere molto
tardi. Chiuse gli occhi, accorciando così le distanze di tempo che lo
separavano dall’alba.
“Se un giorno qualcuno ti proponesse di sacrificare la
vita di una sola persona per salvare il mondo dalla sua fine, tu chi
sceglieresti, Hilary?”
“Perché mi fai questa domanda?”
“Rispondimi”
“Io…”
Aprì gli occhi scoprendo
le sue iridi smeraldo in tutta la loro chiarezza. Ne era certa, era sicura che
le avrebbe dato quella risposta eppure rimase sconvolta. Si guardò intorno, in
quella grande sala era da sola e lei al centro perfetto della stanza sedeva a
gambe incrociate, rifletteva su quello che era giusto. Rigirò tra le mani per
l’ennesima volta la piccola pietra sferica che le era stata data dai Saggi, a vederla
così pareva una perla dal dolce colore bianco rosato, sembrava così innocua e
delicata, invece era pericolosa e distruttiva, lasciava dietro di sé solo
devastazione…ma non una devastazione fisica, piuttosto una devastazione
interiore, emotiva. Lei l’aveva usata nello stesso modo in cui l’avrebbe usata
la nuova evocatrice, riuscendo in tal modo a salvare il mondo dalla minaccia di
Vagnus ma perdendo tutto ciò che aveva di più caro e facendo soffrire le
persone a cui teneva. L’Energia Pura, energia del bene su tutti, potere del
male su alcuni…strinse forte il pugno. No, non poteva permettere che accadesse
ancora, doveva impedirlo ad ogni costo. La nuova prescelta non sarebbe mai
dovuta venire a conoscenza di quell’ultima e triste, anche se certa, possibilità
di vittoria…
Si levò a sedere di
scatto spalancando gli occhi che fu subito costretta a richiudere a causa
dell’ondata di intensi raggi di sole che le battevano con insistenza sul viso.
Si portò una mano alla fronte tentando di ripararsi dalla luce quasi bollente e
accecante dell’astro e domandandosi ancora intontita dove si trovasse. Scosse
la testa e impiegò appena qualche secondo per realizzare…era ancora sull’isola
sperduta nell’oceano Atlantico. Sospirò alzandosi in piedi e scrollandosi la sabbia
dai vestiti. Posò il suo sguardo sul mare, calmo e cristallino mentre nella sua
mente si faceva spazio la strana voce che si era insinuata nei suoi sogni.
Sapeva a chi apparteneva, o meglio sapeva che era la stessa voce che già altre
volte l’aveva contattata mentre dormiva, ma non conosceva la sua proprietaria.
Doveva trattarsi di una donna o di una ragazza perché le sembrava avesse un
timbro femminile, a quel che riusciva a ricordare, i sogni erano sempre molto
confusi. Erano parecchi giorni che non si faceva sentire se ci pensava bene.
Prima non riusciva a capire il perché la tormentava ma adesso era certa che il
motivo fosse legato al fatto che lei era l’evocatrice.
-Ti sei svegliata
finalmente- una voce alle sue spalle la riscosse. Si voltò verso chi aveva
parlato, era Yuri e accanto lui Kai che però con le braccia incrociate al petto
e un’ espressione che le sembrava più seria del solito stava guardando dalla
parte opposta alla sua, verso il bosco.
-Ehm…scusate…stavate
aspettando me?- pensò di aver appena fatto una domanda che meritava l’oscar per
gli idioti, era logico che stessero aspettando lei, il loro gruppetto era
formato solo da tre componenti e dal momento che due erano già in piedi…però
potevano svegliarla invece di rimanere ad aspettare che lo facesse da sola, il
pensiero che fossero rimasti lì ad attendere che si alzasse e magari a
guardarla dormire la metteva in serio imbarazzo. Incrociò per un attimo lo
sguardo del capitano della Neoborg e le tornò immediatamente in mente la loro
conversazione della sera precedente.
Non aveva avuto il
coraggio di dirgli esplicitamente che era cotta di Kai ma lui pareva averlo già
capito.
-Kai- aveva proferito freddo il blader paralizzando quasi
la ragazza per il modo in cui aveva pronunciato il nome del suo compagno.
-Ascoltami Hilary- le aveva detto serio in volto dal
momento che la sua interlocutrice non aveva aperto bocca –Io…ti aspetterò…fino
a quando non avrai preso una decisione. Allora saprò se dovrò dimenticarti o
meno-
Prendere una decisione, sembrava facile detta così. Ma una
decisione comportava sempre la rinuncia di qualcosa.
Sospirò distogliendo lo sguardo da quello del
diciassettenne, a lei Yuri piaceva e lui ricambiava, sarebbe stato talmente
semplice se non ci fosse stato Kai. E invece un bel giorno lui era comparso
nella sua vita e lei gli aveva permesso di stravolgergliela completamente. Al
cuor non si comanda, si disse canticchiando mentalmente, adesso sapeva cosa
significa anche se forse avrebbe preferito non sperimentarlo così direttamente.
-Passiamo per il bosco- la voce del rosso la riportò alla
realtà –Forse incontreremo qualcuno-
Hilary si limitò ad annuire e cominciò a seguire i due
ragazzi sperando ardentemente di incontrare qualcun altro dei suoi amici.
L’imbarazzo a stare da sola con quei due bladers la stava schiacciando, aveva
bisogno di sfogarsi con qualcuno. Si chiese dove potesse essersi cacciato
Takao, una volta tanto che le serviva non c’era. Si portò una mano in tasca da
cui estrasse il suo cellulare, era inutile provare a chiamarlo, non c’era
campo. D’altra parte un’isola deserta non poteva di certo essere coperta da una
rete telefonica. Si stropicciò gli occhi, doveva ammettere di essere
ancora un po’ assonnata, senza contare che la sabbia non era affatto comoda
come pensava, credeva che fosse come dormire su un materasso ma adesso sapeva
che non era esattamente la stessa cosa.
-Dormito male?- le domandò Yuri affiancandola.
-No…ho solo avuto uno strano sogno- rispose sbadigliando
appena. Strano era dire poco, solo lei poteva sognare una voce di una
sconosciuta che le chiedeva chi avrebbe scelto di sacrificare per salvare il
mondo. A ben pensarci doveva essere spaventata, in fondo quando ancora non
sapeva di essere l’evocatrice lo era…forse era tutto collegato nonostante lei non
riuscisse proprio a trovarci una connessione. Insieme al ruolo di evocatrice
avrebbero potuto anche darmi le istruzioni, ironizzò con se stessa. Ma ben
presto le istruzione sarebbero arrivate anche se non sotto forma di libro da
sfogliare…
-Mi chiedo se riusciremo ad andarcene da quest’isola-
-Sicuramente notato che il nostro aereo non è giunto ad
Atene ne manderanno un altro a prenderci- la rassicurò il ragazzo.
-Si…sperando che ci trovi!-
Lanciò un’occhiata fugace al suo compagno di squadra e ad
Hilary rimasti indietro rispetto a lui, camminavano l’uno accanto all’altra e
sembravano immersi in una breve conversazione. Immediatamente come un fulmine a
ciel sereno gli rivenne in mente la scena della sera precedente, li rivedeva
davanti agli occhi impegnati a scambiarsi un dolcissimo bacio…tornò con rabbia
a guardare dritto davanti a sé, per quanto gliene importava quei due potevano
fare ciò che gli pareva, la cosa non era affar suo. Ma allora da dove scaturiva
tutta quella irritazione?
-Ahia!-
-Tutto bene?- Yuri afferrò la brunetta al volo prima che
cadesse, aveva inciampato nella radice di uno dei tanti alberi intorno a loro.
Kai si voltò accorgendosi di aver accelerato troppo il
passo e si fermò incrociando le braccia al petto e osservandoli da lontano. Il russo
teneva un braccio intorno alla vita dalla ragazza mentre con la mano le cingeva
il polso.
-Grazie…- gli disse mentre le sue guance si coloravano
leggermente di rosso.
Indurì in un attimo lo sguardo stringendo gli occhi
ametista…avrebbe potuto esserci lui al posto del suo compagno. O avrebbe
voluto? Scosse la testa rendendosi conto della stupidaggine che stava pensando.
Non c’era altra soluzione, si stava completamente rincretinendo.
-Scusate se vi interrompo- proferì d’un tratto rivolto
verso i due ragazzi, un tono marcato da un certa irascibilità nella voce–Se avete finito potremmo riprendere, vorrei
trovare gli altri e andarmene da quest’isola-
Hilary guardò Kai dargli le spalle facendo ondeggiare la
sua inseparabile sciarpa al vento, aveva sempre di più l’impressione che fosse
arrabbiato anche se non riusciva a comprenderne il motivo.
TO BE CONTINUED…
Allora vi dico solo che nel prossimo cap arriveranno
finalmente i soccorsi per i nostri bladers e i cattivi cominceranno a darsi da
fare sul serio…ma questo farà solo da sfondo al cap!!! Eh eh eh!! Ci saranno tante altre cose!!
Ora scappo!! Ciao ciao!!
Allora, prima di tutto mi scuso per l’immane ritardo ma non ho potuto
fare prima, mi dispiace
Allora, prima di tutto mi scuso per l’immane ritardo ma
non ho potuto fare prima, mi dispiace!! Comunque ora eccomi qui!! Mi sono
scapicollata per riuscire a pubblicare il nuovo cap prima di partire quindi
abbiate pietà! Intanto vorrei ringraziare: Blue Crystal; mewsana; Fire Angel;
Kayx (anche tu vuoi uccidere Yuri??); sesshomaru (dai, che questo cap scommetto
che ti piacerà!! Yuri non muore (mi serve nella fic!) però non ha un ruolo
importante in questo cap e poi…beh, leggerai!); elena96; super gaia; LightAngel;
katia37; Gemma24; mingx2.
Non avrebbe resistito ancora a lungo, la pressione la
stava uccidendo. Quel silenzio tombale intervallato solo dal fruscio delle
fronde degli alberi che si muovevano leggere sotto la brezza che spirava dal
mare le era insopportabile. Quanto tempo era che non diceva una parola?
Soprattutto, quanto tempo era che non dicevano una parola? Ma in fondo da due
tipi come loro se lo doveva aspettare. Yuri camminava dietro di lei a neanche
un paio di metri di distanza, mentre accanto aveva…Posò discretamente
l’attenzione sul ragazzo e sussultò appena quando vide che la stava guardando.
I suoi occhi castani incontrarono per un attimo quelli ametista di lui ed ebbe
la prontezza di distogliere immediatamente lo sguardo, se avesse aspettato un
solo secondo in più probabilmente sarebbe rimasta imbambolata a contemplarli
fin quando, da perfetta idiota, la sua faccia non si fosse scontrata contro un
tronco di un albero facendo una figura pessima davanti a loro…chinò leggermente
il capo in modo che i capelli le coprissero la parte superiore del viso come a
voler nascondere i suoi pensieri.
Kai dal canto suo fece lo stesso, con la sua solita
impassibilità tornò a preoccuparsi di seguire la strada che stava percorrendo,
non senza prima aver rivolto una fugace occhiata al compagno russo dietro di
lui. Si comportavano come se non fosse successo niente…perché? Non faceva altro
che domandarsi. Non sopportava che qualcuno gli tenesse nascosto
qualcosa…sgranò gli occhi rendendosi immediatamente conto di ciò che aveva
appena pensato. Lui non sopportava che qualcuno gli tenesse nascosto qualcosa?
Stava impazzendo, era chiaro, lui non si era mai interessato a quello che
facevano gli altri a meno che non si trattasse di beyblade. Non si immischiava
negli affari altrui perché voleva che nessuno si immischiasse nei suoi. Allora
che cosa gli stava accadendo? Non riusciva a comprenderlo ma una consapevolezza
ormai l’aveva…si sentiva strano quando gli stava vicino lei, Hilary.
Presumibilmente era dovuto al fatto che era l’evocatrice, poteva essere quella
la ragione. Eppure qualcosa gli diceva che non centrava molto con ciò, gli era
già successo altre volte di sentirsi così prima di scoprire chi fosse in realtà
la ragazza. Anche durante l’ultimo campionato mondiale, quando sentiva lo
sguardo della brunetta su di lui. Ma perché quella sensazione? Scosse la testa
accorgendosi di ritrovarsi nel bel mezzo di una piccola radura, erano usciti
dal bosco finalmente.
La quindicenne tornò ad alzare il viso vedendo davanti a lei
estendersi uno spiazzo verdeggiante, desolato, in cui non si scorgevano altre
anime vive. Sospirò chiedendosi se davvero sarebbero mai tornati a casa, l’idea
di rimanere con Kai e Yuri su un’isola deserta se per certi aspetti sarebbe
stato come un sogno, per altri sarebbe stato un incubo. Intanto il sole batteva
insistente su tutto quello che era esposto, la ragazza fu costretta a ripararsi
gli occhi portandosi una mano alla fronte. Provò per un attimo a rilassarsi,
agitarsi non sarebbe servito a nulla se non a peggiorare le cose. Si calmò ed
un senso di pace la invase, una tranquillità improvvisa in cui riuscì
chiaramente a sentire, o meglio a percepire, delle altre presenze che si
stavano avvicinando, una in particolare la avvertiva come fosse molto vicina, e
nemmeno si accorse che la Crystal si illuminò per un brevissimo istante.
Non è un oggetto comune, non è uno oggetto speciale, è
un’entità pensante, è la forza del suo portatore, è il riconoscimento dei
propri simili, è il distacco e l’unione della verità, dell’amore, della
vita.
-Ma questo è…- sussurrò.
-Insomma Daichi ti ho detto si piantarla!- non aveva
finito di assillarlo dal momento in cui aveva aperto gli occhi quella mattina
lamentandosi di avere una fame immensa. Certo, non poteva dargli torto, in
fondo non avevano fatto colazione, ma adesso stava esagerando. Se avesse potuto
gli avrebbe volentieri tirato il collo e fatto arrosto come una gallina ma
sapeva che poi nonno J sarebbe stato dispiaciuto di non averlo più in casa, o
tra i piedi come invece intendeva il capitano dei Bladebreakers, suo nonno si
era affezionato a quel ragazzino.
-Ma io ho fame!- continuò imperterrito.
-Takao!- esclamò Hilary cominciando a correre verso il
moretto, aveva ragione, aveva avvertito la sua presenza, non sapeva come ma
l’aveva sentito avvicinarsi.
-Hilary!-
La ragazza gli gettò letteralmente le braccia al collo,
non era mai stata tanto felice di rivedere il suo amico.
-Ehi, piano! Mi stai strozzando!- le disse cercando di
allentare la sua stretta.
-Sei ancora vivo!-
-Così pare!- scherzò mentre si risistemava il cappello,
calcandoselo bene sulla testa.
-Ci siete anche voi!- aggiunse sorridendo lasciando andare
il blader e spostando l’attenzione sugli altri quattro compagni. Finalmente una
piccola parte del gruppo era stata riunita, ora si sentiva molto più sollevata,
anche se mancavano ancora gli altri. Ma ormai era certa che avrebbe trovato
anche loro, si…ne era certa.
-E tu sei da sola?- le domandò Mao.
-Veramente no…- rispose irrigidendosi e rivolgendo appena
lo sguardo in direzione del bosco, dietro di lei.
-Ma quelli sono Kai e Yuri!- dichiarò Rei vedendo
avvicinarsi a loro le sagome di due ragazzi.
-Qualcuno qui non se l’è passata tanto male, eh?- le disse
Takao ironico con un sorrisino sulle labbra che non aveva bisogno di altre
spiegazioni. La quindicenne gli lanciò un’occhiata assassina, era impazzito?
Poteva almeno abbassare la voce…arrossì visibilmente notando che il resto del
gruppo la guardava con un’espressione che parlava da sola, era chiaro, volevano
sapere cosa significasse quella frase. Si passò una mano tra i capelli
arrotolandosi una ciocca intorno al dito, da un po’ di tempo a quella parte
aveva preso il vizio di giocherellare con i capelli quando era nervosa.
-C’è qualcosa che non va?-
-Sarebbe più appropriato chiedere: c’è qualcosa che va?-
ribatté sconsolata al giapponese.
-Perché?- le domandò non capendo cosa intendesse dire.
-Niente…- sospirò stancamente –Più tardi ti spiego- si
limitò ad aggiungere atona.
-Per fortuna eravate insieme- commentò il cinese quando
anche i bladers della squadra russa li ebbero raggiunti. I due si rivolsero uno
strano sguardo, sembrava potessero leggere l’uno nell’anima dell’altro,
penetranti, seri come sempre, talmente che per un attimo chiunque avrebbe giurato
che su quell’isola fosse calato un gelo improvviso che quasi riusciva a
sovrastare il caldo intenso del clima tropicale.
La guerra fredda venne interrotta da uno strano e
assordante rumore che si faceva più forte ad ogni minuto che passava e pareva
proprio provenire dall’alto. Istintivamente gli occhi vennero puntati verso il
cielo, per scoprire che non si trattava altro che di un aereo.
-Ma quello è un aereo!- esclamò Lai.
-Probabilmente sono venuti a prenderci- ipotizzò Rei
sorridendo. Forse erano finalmente riusciti a scoprire dove fossero capitati e
avevano mandato i soccorsi. Ciò significava che finalmente avrebbero potuto
lasciare quella benedetta isola e giungere alla loro reale destinazione.
-Forza! Andiamo a vedere dove atterra!-
-Takao!-
-Hitoshi!- aumentò l’andatura mentre vedeva il fratello
scendere dall’aereo e venirgli incontro.
-Finalmente vi abbiamo trovato- disse tirando un sospiro
di sollievo. Alla torre di controllo dell’aeroporto di Atene avevano lavorato
tutta la notte per cercare di rintracciarli, avevano calcolato il punto esatto
in cui si erano persi i contatti con il velivolo, che stava sorvolando
l’Atlantico, e i computer gli avevano rivelato quali fossero le isole più
prossime su cui si sarebbe potuto praticare un atterraggio di emergenza. Per
loro fortuna ce ne era solo una nelle vicinanze, e appena conosciute le sue
coordinate avevano deciso di andare immediatamente a controllare, non perdendo
la speranza di ritrovarli ancora tutti vivi. Solo Hitoshi era partito insieme
ai piloti incaricati di soccorrerli, mentre il presidente Daitenji e Galeno
erano rimasti in Grecia ad aspettarli.
-Credevamo di non riuscire a ritrovarvi- gli confessò il
ragazzo.
-Vuoi scherzare? Sai benissimo che non possiamo
assolutamente mancare ai campionati di beyblade!- ribatté con un sorriso a
trentadue denti incrociando le braccia al petto e pensando che senza di loro il
torneo non sarebbe stato interessante.
-Bhe…veramente…-
-Veramente?- lo incitò a continuare.
-Il presidente Daitenji ha deciso di rimandare le finali
del campionato- concluse.
-Cosa? E perché?- gli domandò Rei anche se la risposta
avrebbe dovuto aspettarsela. Dato quello che era successo forse aveva preferito
aspettare che si riprendessero dallo shock dell’incidente.
-Ma non è giusto!- protestò Daichi, aspettavano quel
momento da tanto, non gli andava giù per niente l’idea di dover attendere
ancora.
-Ma non potremmo…- replicò Takao, che una volta tanto si
trovava perfettamente d’accordo con il ragazzino.
-Arrivati ad Atene parlerete con Daitenji, per il momento
pensiamo a salire a bordo- proferì interrompendo il fratello.
-E gli altri? Non possiamo lasciarli qui!-
-Ehi, Takao!- il blader si guardò intorno, si era sentito
chiamare, avrebbe giurato che quella fosse la voce di…
-Max!- esclamò vedendo il biondino che affacciato alla
porta dell’aereo lo salutava con un gesto della mano sorridendo. Impiegò meno
di dieci secondi per raggiungerlo e scoprire che a bordo c’erano anche tutti
gli altri.
-Ci siete anche voi! Ma allora…-
-Mancavate solo voi- il professore concluse la frase al
suo posto. In effetti tutti i passeggeri che si trovavano sul volo con loro
erano stati recuperati.
Ognuno si mise seduto al proprio posto in attesa del
decollo, finalmente sarebbero potuti arrivare alla loro ormai agognata meta.
Hilary si lasciò cadere sul sedile, ringraziando il cielo di poter lasciare
l’isola. Chiuse gli occhi provando a sgomberare la mente da ogni tipo di
pensiero, cosa che non le riuscì affatto. Poggiò il viso su una mano, non
potendo fare a meno di sospirare. Accidenti, ma perché la sua vita doveva
essere tanto complicata? Era assurdo ma il fatto di dover salvare il mondo da
questo Vagnus, che lei non aveva la minima idea di chi fosse, le pareva niente
se paragonata alla confusione sentimentale che aveva in testa e a cui doveva
trovare una soluzione. Spostò l’attenzione su Yuri, seduto qualche posto
davanti a lei, la sera precedente le era sembrato sincero quando le aveva
rivelato i suoi sentimenti. E se fosse stato lui il ragazzo giusto? Chissà, forse
sarebbe perfino stato capace di farle dimenticare di Kai una volta per tutte…in
fondo sapeva fin dall’inizio che con lui non avrebbe mai avuto uno straccio di
possibilità. Anche se ovviamente mai si sarebbe sognata il capitano della
Neoborg al suo fianco…al massimo fino a poco tempo prima poteva pensare a
Takao. Quando lo conobbe doveva ammettere di avere una certa simpatia per lui,
simpatia che si riversava con delle litigate colossali, e per qualche tempo le
era anche piaciuto…poi un giorno, all’improvviso, nella sua vita era comparso
quel bellissimo russo dal carattere impossibile. Quanto ci aveva messo per
innamorarsene? Poco, pochissimo. Scosse la testa con veemenza. Basta, doveva
smetterla di pensare a lui.
-Salve!- Takao si sedette accanto alla brunetta.
-Salve- le rispose priva di entusiasmo. Il ragazzo la
squadrò a lungo, le sembrava preoccupata per qualcosa.
-Allora?-
-Allora cosa?- ribatté continuando a guardare fuori dal
finestrino, come se oltre al monotono colore azzurro del cielo ci fosse qualcosa
di più interessante.
-Che è successo?- a quella domanda la ragazza si voltò
verso il blader rimanendo a fissarlo in silenzio per qualche secondo prima di
rispondere –Un casino-
-Andiamo, in un giorno che non ci siamo visti cosa può
essere successo?- disse accomodandosi meglio sulla poltroncina e aprendo la
lattina di Sprite che si era fatto dare dall’hostess.
-Yuri mi ha baciata- dichiarò tutto d’un fiato. Al moretto
per poco non andò la bevanda di traverso, cominciò a tossire cercando di
tornare a respirare regolarmente, per poco non si strozzava.
-COME?!- esclamò quando si fu ripreso, non si aspettava
una cosa del genere –YURI TI HA BAC…mmmpf- prontamente la quindicenne lo fece
tacere tappandogli la bocca con la mano.
-Zitto, che ti urli!- gli sibilò all’orecchio, cercando di
distogliere l’attenzione degli altri passeggeri che curiosi si erano a voltati
a vedere cosa stava succedendo.
-Scusa- ridacchiò passandosi un braccio intorno al collo,
effettivamente aveva alzato un po’ troppo la voce, ma ciò che la sua amica gli
aveva appena confessato lo aveva lasciato stupito a dir poco.
-Ieri sera…mi ha anche detto che…si, insomma, che gli
piaccio- continuò arrossendo lievemente. Takao sgranò gli occhi, non se lo
sarebbe mai aspettato da un tipo come lui.
-E poi anche Kai…-
-Anche Kai ti ha baciata?!- cos’era successo? Il mondo si
stava rivoluzionando e nessuno lo aveva avvertito?
-No!- questa volta il tenue rossore sulle guance si
trasformò in qualcosa di più acceso. Se Kai l’avesse baciata a quell’ora non sarebbe
stata a rimuginare e contorcersi come un’anima in pena in attesa del giudizio
universale.
-Intendevo dire che anche Kai mi è sembrato strano questa
mattina…o meglio, arrabbiato, anche se non so per cosa- gli spiegò cercando di
calmarsi.
-Che vuoi farci? Lui è fatto così- le disse alzando le
spalle, non avrebbe dovuto starci a pensare più di tanto.
-Lo so…- concordò sconsolata –Sai che anche Yuri si è
accorto che sono cotta di lui?-
-Quel ragazzo mi stupisce ogni minuto di più! E’ proprio
vero che sono tutti pieni di sorprese- constatò gettando un’occhiata veloce in
direzione del capitano della Neoborg.
-Ma tu che hai intenzione di fare?- le chiese.
-Non lo so…- sussurrò sperando ardentemente che esistesse
un libro su cui trovare le risposte che cercava. Se stando con Yuri avesse
avuto la certezza di dimenticarsi di Kai allora non avrebbe esitato, ma se non
fosse stato così? D’altra parte non poteva stare insieme ad un ragazzo e
pensare ad un altro, non sarebbe stato giusto nei confronti di tutti e due…e
forse neanche nei confronti di se stessa…
-Presidente Daitenji!- urlò Takao appena sceso dall’aereo,
dopo ore di viaggio, atterraggi di emergenza e problemi vari finalmente erano
arrivati ad Atene. L’anziano signore si guardò intorno e sorrise sollevato
vedendo i ragazzi farsi spazio tra la folla per raggiungerlo. Per fortuna
stavano tutti bene. Accanto a lui c’era Galeno, il ricercatore che per la prima
volta gli aveva parlato degli evocatori e degli eletti. Hilary sussultò
costatando che era venuto anche lui.
-Tutto bene?- le domandò Emily che aveva visto l’amica
farsi preoccupata.
-Mi ero dimenticata che dobbiamo ancora dirgli che abbiamo
scoperto chi è l’evocatore…o meglio l’evocatrice, dato che sono io- aggiunse
sconsolata. Un problema in più da sommare alla lista di quelli già esistenti,
come se fossero pochi.
-Beh, ci penseremo quando ci saremo sistemati, per ora
stai tranquilla, ok?- le suggerì con l’intenzione di tirarla un po’ su di
morale. La brunetta annuì e si sforzò di sorridere. Forse aveva ragione, doveva
risolvere una cosa per volta altrimenti non sarebbe mai giunta a niente.
-Sono contento di vedervi sani e salvi, ragazzi-
-Anche noi siamo contenti di essere qui, è stato un
viaggio..stressante- disse Max cercando di minimizzare.
-L’avevo detto io che non c’era da agitarsi tanto- si
pronunciò Rick con l’aria da superiorità con cui sempre si vestiva.
-Se non polemizza su tutto non è contento- si lamentò
Micheal incrociando le braccia al petto.
-Scusa, hai detto qualcosa?-
-Io? Non mi permetterei mai- rispose ironico al suo
compagno di squadra.
-Ragazzi, non mi sembra il luogo più adatto per mettersi a
litigare- intervenne il capitano dei BladeBreakers Revolution con l’intenzione
di calmare i due americani. Insomma, pareva che tutto fosse tornato alla
normalità se non fosse stato per un’apparizione improvvisa…ammesso che così si
potesse chiamare.
-Ciao Takao!- una voce alle sue spalle lo fece voltare.
-Ozuma!- esclamò colto all'improvviso di trovarlo lì. Cosa
ci faceva in Grecia? Erano passati svariati mesi dall’ultima che lo aveva
visto. Il suo stupore aumentò quando vide avvicinarsi anche gli altri membri
della squadra degli Scudi Sacri, a quanto pareva c’erano proprio tutti.
-Che ci fate qui?- gli domandò curioso, non si aspettava
proprio una simile sorpresa.
-Siamo venuti a fare il tifo per voi- rispose Jesse
lanciando un’occhiata ai suoi compagni, gli avrebbero parlato con calma del
vero motivo per cui erano giunti fin lì, era un argomento troppo delicato per
discuterne in un aeroporto a portata di occhi e orecchie indiscreti. Mariam si
guardò intorno per scorgere Hilary, l’evocatrice, ma una mano che si posò sul
suo braccio la distolse dalla ricerca.
-Ciao!- la salutò.
-Ciao- replicò lei cercando di non mostrarsi troppo
entusiasta anche se in realtà era molto contenta di vederlo, soprattutto dopo
il fatto dell’incidente.
-Allora avevo ragione- la ragazza lo guardò chiedendosi
che cosa intendesse.
-Sai, quando stavo sull’isola avevo l’impressione che
quando sarei arrivato qui avrei trovato una bella sorpresa!- continuò il blader
dagli occhi cerulei.
-Ma che dici, Max!- si affrettò a voltare la testa
dall’atra parte, imbarazzata, lasciando ai capelli di coprirle le gote
leggermente arrossate.
-A fare il tifo per noi?- ripeté Takao –Si, ma…Hitoshi mi
ha detto che il presidente vuole rinviare le fasi finali del campionato- fece
rivolgendosi a quest’ultimo per ottenere una conferma.
-Purtroppo mi vedo costretto a farlo- spiegò Daitenji –Ma
non dovete preoccuparvi, appena possibile riapriremo il torneo, prima dobbiamo
cercare di capire la dinamica dell’incidente-
La dinamica dell’incidente? Cosa c’era da capire? L’aereo
aveva avuto un guasto ad uno dei motori…
-Ho no, che peccato…io volevo lanciare il mio Gaiadragoon-
sbuffò Daichi rigirando con delusione il beybade viola tra le mani.
Salì la scaletta e uscì dalla piscina, scrollando la testa
per togliersi l’acqua dai capelli, una nuotata rilassante era ciò che ci voleva
dopo quello che avevano passato. C’era solo una cosa che gli dispiaceva, ed era
dover aspettare ancora prima di gareggiare nel nuovo campionato mondiale, era
dalla fine di quello precedente che lo aspettava. Senza contare che si
preoccupava per Hilary, la storia dell’evocatrice, e adesso anche Yuri…e Kai…si
era offerto più volte di parlare con quest’ultimo al posto suo, magari solo per
introdurre un po’ l’argomento, ma lei aveva sempre rifiutato, anzi lo aveva
addirittura minacciato di “ucciderlo con le sue stesse mani” se solo ci avesse
provato. E conoscendola sapeva che diceva sul serio…
-Vai ad aiutare gli amici…- si lamentò –Mi chiedo quando
mai troverà il coraggio di dirglielo dal momento che è già tanto se riesce a
formulare una frase con soggetto, verbo e complemento quando deve parlargli-
-Di chi stai parlando?- gli domandò il professore
incuriosito mentre il moretto si sedeva su una delle sdraie intorno alla grande
vasca.
-Io? Di nessuno! Riflettevo ad alta voce!- si affrettò a
rispondere prima di chiedergli –Ma Daichi che sta facendo?- vedendo che il
rossino osservava con insistenza l’acqua della piscina accovacciato sul bordo
pensò di approfittarne per cambiare discorso.
-Credo che sia indeciso se entrare o no, visto che non sa
nuotare-
-Ehi Daichi! Vuoi che ti vada a comprare una ciambella?
Magari ne trovo una a forma di scimmia!- lo prese in giro il capitano.
-Chiudi il becco Takao!- gli urlò contro quest’ultimo,
rosso in viso di rabbia e imbarazzo –Colpa mia se non so nuotare?- (mia no di
certo nd.A)
-Ma guardali come si divertono- disse sprezzante.
-Lasciali fare finché possono Axe. Tra poco non rideranno
più…-
-Dobbiamo farlo per forza?-
-Se conquisteremo la loro fiducia ci sarà più facile farli
fuori insieme all’evocatrice nel momento in cui meno se lo aspettano- nel
frattempo avrebbero continuato a mandargli contro i loro demoni blader,
dimostrandosi dalla parte degli eletti. Una farsa in piena regola. E questa
volta non avrebbero dovuto fallire o Vagnus non li avrebbe perdonati.
-Allora diamo inizio al primo atto-
-Ciao!- una voce richiamò l’attenzione dei tre ragazzi. Daichi
e Takao smisero di litigare e il professore poté finalmente smetterla di
tentare di dividerli.
-Phoebe!William!- esclamò il capitano sorpreso.
-Siamo venuti a vedere come stavate, abbiamo saputo
dell’incidente…- disse lanciando un’occhiata complice a quella che loro
credevano essere sua sorella.
-Per fortuna l’aereo è riuscito ad atterrare su un’isola
nelle vicinanze-
-Già…una vera fortuna- commentò la mora. E pensare che a
quell’ora avrebbero potuto tornare da Vagnus riferendogli di aver completato con
successo la missione invece di essere costretti a inscenare quella stupida
commedia.
-Abbiamo sentito in televisione che il campionato verrà
rimandato a data da destinarsi- disse il ragazzo.
-Già…-
-Che peccato, significa che dovremo aspettare ancora prima
di batterci, avrei voluto tanto vedere come te le cavi a beyblade, dicono che
tu sei il migliore!-
-Beh…- farfugliò arrossendo e scompigliandosi i capelli
con una mano, gli occhi azzurro ghiaccio di lei gli facevano uno strano
effetto, erano penetranti e…bellissimi…
-In fondo sono il campione del mondo!- continuò lasciando
da parte quella già poca modestia che aveva.
-Siamo i campioni del mondo!- lo corresse Daichi
arrabbiandosi, anche lui faceva parte della squadra, perché la gente non lo
voleva capire?
-Si, certo pidocchio, hai ragione- disse per farlo stare
buono, poi tornò a rivolgersi ai due bladers –Perché non rimanete a cena in
albergo qui con noi?-
-Non vorremmo disturbare- si preoccupò con un tono che
Baltazar stesso ignorava di saper recitare.
-Non preoccupatevi! Anche gli altri saranno d’accordo!-
-Ci sarà anche Hilary?- chiese Phoebe –Perché quando siamo
venuti a trovarvi in albergo a New York non l’abbiamo trovata, così speravamo
di salutarla-
-Certo! Ci saranno tutti! A proposito, andiamo ad
avvertirli- propose il quindicenne mentre si avviava all’interno dell’hotel
seguito dal rossino e dal professore. I due demoni li guardarono allontanarsi
soddisfatti.
-Gli esseri umani sono troppo socievoli- disse Axe
rivolgendo un sorriso perfido al compagno che si trovò perfettamente d’accordo
con lei.
Si tolse il ghiaccio dalla ferita guardandosi il braccio
con una smorfia, quel taglio le aveva provocato un livido in piena regola.
Speriamo almeno che non mi lasci il segno, pensò mentre con un sospiro si
appoggiava alla poltrona sprofondando comodamente tra i suoi comodi cuscini. Se
faceva movimenti troppo bruschi cominciava a dolerle tutto l’arto. Per almeno
un paio di giorni non avrebbe dovuto fare troppi sforzi e ciò significava che
non poteva usare il beyblade. Fortunatamente, sotto un certo punto di vista,
Daitenji aveva preso la decisione di rimandare le fasi finali del campionato
mondiale a data da destinarsi, visto gli ultimi fatti accaduti.
-Vado a prenderti dell’altro ghiaccio- propose Lai alla
sorella mentre le prendeva dalle mani il sacchetto di quello ormai quasi
sciolto dal calore della stagione e del corpo della ragazza.
-Grazie Lai- lo ringraziò gentilmente mentre si stava già
avviando verso il bar. Si guardò intorno, quell’albergo le pareva ancora più
lussuoso dell’altro, la stanza in cui si trovava era enorme, riempita da
tavolini e divani e curiose colonne rettangolari coperte da specchi su tutti e
quattro i lati, disposte con un ordine più o meno geometrico. Ma la cosa che
più l’attirava era la porta d’ingresso fatta da una bellissima vetrata colorata
a tema astratto.
-Stai bene?- una voce la riscosse facendole immediatamente
voltare la testa verso la persona a cui apparteneva.
-Si, certo, non preoccuparti Rei- gli rispose osservando
il ragazzo sedersi accanto a lei notando che in mano aveva qualcosa che aveva
tutta l’aria di assomigliare a delle bende.
-Non sono riuscito a trovare di meglio- disse prendendole
delicatamente il braccio e cominciando a fasciarle la ferita. Mao stava per
bloccarlo ma il suo gesto era così dolce che non ne ebbe il coraggio. Si
incantò a guardare il suo viso, ricordandosi di quando erano piccoli e
giocavano insieme al villaggio, in confronto ad allora adesso i suoi tratti si
erano fatti molto più maturi, senza perdere la loro bellezza, anzi…
Il sedicenne alzò gli occhi incontrando quelli della
ragazza, quelle iridi ambrate le avevano sempre fatto un effetto incredibile,
riuscivano a trasportarla da un luogo all’altro della Terra senza muoversi di
un millimetro. Arrossì visibilmente, tanto che fu costretta a rivolgere lo
sguardo altrove, fingendosi d’un tratto molto interessata a due anziani signori
che tranquillamente giocavano a carte su uno dei tavoli vicini.
-Ho finito- la avvertì il cinese chiudendo le bende con un
piccolo allaccio attento a non stringere troppo.
-Grazie- sussurrò toccandosi la fascia con le punte delle
dita. Rimase in silenzio per qualche secondo prima di alzarsi, si sentiva a
disagio a rimanere da sola con lui.
-Dove stai andando?-
-Io? Non…non lo so, in camera- si affrettò a dire. Stava
per incamminarsi quando si sentì afferrare per i polsi, Rei la costrinse a
sedersi di nuovo, mettendosi davanti a lei e poggiando le mani sui braccioli
della poltrona impedendole di andare via.
-Perché ti comporti così?- le domandò con un’espressione
talmente seria che Mao si sentì irrigidire. Il tono che aveva usato le aveva
fatto quasi paura.
-Che…che intendi?- riuscì a dire.
-Perché mi stai evitando?- formulò in modo più chiaro.
-Ma no, io non…- non terminò la frase. Aveva ragione,
ultimamente era proprio quello che stava facendo, cercava di evitarlo per
quanto le fosse possibile. Fino al mese prima avrebbe fatto di tutto pur di
stragli vicina, quando dopo l’ultimo campionato era ritornato al villaggio il
suo cuore era quasi scoppiato dalla felicità. Il pensiero di poterlo vedere di
nuovo tutti i giorni la inebriava ma da un po’ di tempo le cose erano cambiate.
Si era resa conto delle realtà, e cioè che tra loro non ci sarebbe potuto essere
niente che andava oltre all’amicizia; una bella e profonda amicizia, ma solo
un’amicizia…per questo motivo aveva preso la decisione di dimenticarsi di lui,
una volta per tutte. Com’era quel detto? Lontano dagli occhi, lontano dal
cuore.
Il cinese si inginocchiò cercando di incontrare lo sguardo
della quindicenne, che teneva abbassato, sembrava triste.
-Mao…cosa c’è?- le domandò dolcemente accarezzandole una
guancia con il dorso della mano. Ci teneva a lei e gli dispiaceva vederla in
quello stato. Sospirò, forse aveva esagerato, non avrebbe dovuto reagire in
quel modo quando lei se ne stava per andare.
-Voglio solo che tu la smetta di illudermi…- sussurrò in
un soffio scostandosi dalla sua carezza. Il blader non riuscì a replicare a
quella sua risposta. Che significava? Stava per chiederglielo quando il ritorno
di Lai glielo impedì.
-Ragazzi, tutto bene?- chiese notando le strane
espressioni dei due –E tu che fai lì per terra, Rei?- continuò.
-No…niente- rispose vago alzandosi di nuovo in piedi e
rivolgendo un’occhiata alla ragazza che continuava a guardare insistentemente
il pavimento.
-Beh…ti ho portato il ghiaccio nuovo- disse alla sorella
cambiando discorso, anche perché non aveva capito granché di ciò che era
successo.
-Grazie- Mao lo prese dalle mani del fratello che glielo
stava porgendo e delicatamente lo poggiò sopra la fasciatura, rabbrividendo un
poco al contatto che il freddo che le provocò sulla pelle.
L’albergo era completamente diverso dal Royal di New York
eppure le sembravano estremamente simili, probabilmente a causa del lusso
sfarzoso che li caratterizzavano. Per le quattro delle più forti squadre
partecipanti al campionato mondiale di beyblade questo ed altro…peccato che non
ci sarebbe stato un campionato mondiale di beyblade, il presidente della BBA
aveva deciso di rinviarlo a data da destinarsi dopo quello che era successo.
L’incidente aveva messo in subbuglio tutto e tutti, d’altra parte come poteva
essere altrimenti? Senza contare la sorpresa…quando i soccorsi li avevano
recuperati dall’isola e portati sani e salvi ad Atene, avevano trovato ad
aspettarli la squadra degli Scudi Sacri al completo. Quando gli avevano chiesto
cosa ci facessero in Grecia avevano risposto che erano venuti a fare il tipo
per loro.
Sospirò, non sapeva il perché ma sentiva che c’era sotto
qualcos’altro. Comunque in quel momento non aveva voglia di pensare perciò
decise di andare a vedere come stava Mao, la ferita al braccio non era niente
di preoccupante ma la sua amica faceva una certa fatica a muovere l’arto, di
cui le si era indolenzita tutta la parte superiore. Per alcuni giorni sarebbe
dovuta stare a risposo, anche se la cinese non voleva proprio saperne di non
far niente, aveva un carattere ben poco domabile. Non ascoltava neppure suo fratello,
solo Rei era in grado di farla ragionare…
I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che le passò
accanto, riconobbe al volo la sua sagoma…si fermò ad osservarlo mentre si
allontanava di spalle e immediatamente tornò con la mente alla mattina di quello
stesso giorno. Era arrabbiato, per tutto il tempo in cui avevano cercato gli
altri, prima di trovarli, si era comportato in modo estremamente freddo e
distaccato, ancora più del solito. Hilary non faceva altro che domandarsi il
motivo, sperava di non essere lei, non le pareva di aver fatto qualcosa che
potesse averlo fatto irritare…inconsciamente gli corse dietro fin quando non lo
raggiunse.
-Kai!- la brunetta lo bloccò costringendo a fargli
rivolgere appena lo sguardo nella sua direzione.
-Io…ecco, mi chiedevo se…- ed ora che gli avrebbe detto?
Il russo si voltò completamente a guardarla incrociando i suoi occhi. Con quel
breve incontro il cuore le mancò di un battito e per un interminabile istante
credé che non avrebbe più ripreso a battere.
-Se tu fossi arrabbiato- completò confusamente la frase.
Lui non sopportava le persone invadenti e lei che cosa faceva? Lo andava a
disturbare…bella psicologia Hilary, continua così, pensò facendo dell’ironia
con se stessa.
-Ti interessa così tanto?- le domandò atono incrociando le
braccia al petto e squadrandola in un modo che tolse quasi il fiato alla
ragazza.
-Si…cioè no…- balbettò in preda all’imbarazzo. Cercò di
organizzare un discorso che avesse un minimo di senso ma non era per niente
sicura che ci sarebbe riuscita –Mi è sembrato che fossi arrabbiato e dato che
questa mattina sull’isola solo io e Yuri eravamo con te credevo che la causa
fosse stata uno di noi due…perciò volevo sapere se ero stata io che senza
accorgermene ho fatto o detto qualcosa che possa averti fatto arrabbiare- disse
come se stesse recitando un discorso a memoria, con sua grande sorpresa era
riuscita a mantenere un certo autocontrollo. –Solo tu e Yuri…- ripeté a denti
stretti con un tono leggermente sprezzante. Inevitabilmente gli tornò in mente
la scena di loro due che si baciavano la sera precedente. Chiuse gli occhi,
perché quell’immagine continuava a tormentarlo? E poi lui non era
arrabbiato…non aveva motivo per esserlo…
-Non sono arrabbiato- continuò –Comunque se è solo questo
che ti preoccupa posso assicurarti che non sarai di certo tu la causa delle mie
arrabbiature…non mi importa di quello che dici o fai-
Le parole feriscono più della spada. Ora sapeva cosa
significava. Non gli importava niente di lei…d’altra parte cosa poteva aspettarsi
da un tipo come lui? Certo, sapeva che non era innamorato folle di lei come
Hilary lo era di lui, però sperava almeno che la tenesse un minimo in
considerazione, non chiedeva molto, e invece…
Gli diede le spalle perché sentiva che stava per scoppiare
in lacrime, non voleva farsi vedere piangere, ma già gli occhi le si
inumidivano…si morse il labbro inferiore, perché si comportava così? Non
immaginava potesse fare tanto male.
-Bene- riuscì a dire in un soffio –E scusa se ti ho
disturbato…- aggiunse non riuscendo a non far tremare la voce, prima di correre
in direzione dell’uscita. Sei solo uno stupido Kai! Pensò mentre desiderava
andarsene da lì, correre via, scappare il più lontano possibile per non
rivederlo. Ma intanto le cresceva dentro la consapevolezza che nonostante lui
non si interessasse minimamente a lei non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo,
e questa era la cosa che più la faceva soffrire.
La guardò correre verso la hall dell’albergo, immobile,
non smettendosi di chiedersi se davvero avesse sentito la voce della ragazza
incrinarsi…gli sembrava che potesse scoppiare a piangere da un momento
all’altro. Possibile che se la fosse presa tanto per quello che le aveva detto?
Tornò ad incamminarsi verso la sua stanza, in fondo si sapeva che le ragazze si
offendevano con poco…ma qualcosa lo bloccò. Si fermò davanti alle scale, non
sapeva spiegare perché ma si sentiva strano. Senso di colpa? No, non poteva
trattarsi di quello, lui non si era mai pentito di ciò che faceva,
difficilmente tornava sui suoi passi, il suo insormontabile muro dell’orgoglio
glielo impediva. Ma una voce continuava a rimbombargli nella testa “Stupido,
fermala!” gli diceva.
Si ritrovò ad attraversare di corsa il cancello dell’hotel
mentre la vedeva allontanarsi sempre di più, senza pensarci aumentò l’andatura
finché non la raggiunse.
-Hilary!-
-Che vuoi?- gli rispose brusca fermandosi di spalle. Le
aveva già fatto abbastanza male, cos’altro voleva?
-Ascoltami- le disse arrestandosi a sua volta.
-Non ho voglia di starti ad sentire- ribatté riprendendo a
camminare senza rivolgergli neanche uno sguardo. Kai velocemente le afferrò i
polsi bloccandola con la schiena al muro del palazzo dietro di lei.
-No, adesso mi ascolti!- le urlò contro. La brunetta
sussultò appena, il russo le aveva impedito ogni possibilità di movimento.
Cercò di divincolarsi dalla sua presa ma invano, la teneva stretta e sembrava
non avesse alcuna intenzione di lasciarla andare.
-Non è vero che non mi importa niente di quello che dici o
fai- continuò sentendo Hilary calmarsi e smettere di tentare di liberarsi.
-Scusami- aggiunse con non poca fatica. Non era stato per
niente facile chiederle di scusarlo, aveva dovuto sopprimere il suo orgoglio
per farlo, e non perché doveva…ma perché voleva. Solo adesso se ne rendeva conto.
Il suo sguardo si fece più dolce e la giapponese rimase quasi incantata nel
perdercisi al suo interno. Aprì la bocca per dire qualcosa ma non uscì alcun
suono, era come se qualcuno le avesse rubato la voce e lei non fosse più in
grado di parlare. Sfuggendo al suo volere dai suoi occhi cominciarono a
scendere lacrime che le rigarono il viso mentre il suo corpo veniva scosso dai
singhiozzi. Era contenta per quello che le aveva detto eppure non poteva fare a
meno di piangere.
Il blader sentì una strana sensazione crescergli
all’altezza dello stomaco, pervadergli il petto, impossessarsi di lui fino a
farlo rabbrividire, non aveva mai provato nulla del genere. Possibile che fosse
lei a fargli un simile effetto? Decise di seguire l’impulso e fece quello che non
aveva mai fatto prima con nessuno…l’abbracciò. Dolcemente ma con decisione le
cinse le spalle avvicinandola a lui, stringendola a sé, scatenando un istinto
protettivo che nemmeno lui sapeva di avere. La ragazza si lasciò cullare da
quella bellissima sensazione di serenità e di pace, dalle sue forti braccia che
ora sembrava non la volessero più lasciare. Poggiata al suo petto poteva
ascoltare il battito del suo cuore, che strano, avrebbe giurato che esso
correva all’impazzata almeno quanto il suo…Un innocente rossore comparve sulle
sue gote mentre nascondeva il volto nell’incavo della spalla del russo. Stava
vivendo uno dei momenti più belli della sua vita. Sarebbe rimasta così per
sempre se fosse stato possibile.
-Ti amo Kai…- gli sussurrò in un soffio, non era riuscita
a trattenersi, il suo amore per lui era troppo forte per essere continuato a
tenerlo nascosto. Probabilmente non sarebbe stata ricambiata ma non le
importava…in quel momento non le importava più niente…
TO BE CONTINUED…
Questa volta devo dire che ho superato i limiti della
bastard inside con questo finale…ma non potevo scrivere altro o non facevo in
tempo a pubblicare e voi dovevate aspettare minimo un’altra settimana!!! Una
richiesta per sessh (che ne dici di una fan art piccina piccina su quest’ultima
parte?? Prenditi tutto il tempo che vuoi!).
Allora…come al solito commentate, così al mio ritorno
troverò tanti bei commentucci che mi aspettano (spero!) io parto domani e torno
venerdi sera quindi non preoccupatevi se per un po’ non mi faccio sentire…(e
chi si preoccupa nd.tutti)..
Dopo cent’anni d’assenza eccomi qui!!! Scusate il
ritardo ma una settimana non sono stata a casa, ultimamente ho avuto dei
problemi con internet, ma ora tutto è a posto quindi…non vi faccio aspettare
ancora!! Grazie a: Ria; mewsana; LightAngel; Blue Crystal; super gaia; Kayx;
Fire Angel; sesshomaru (leggi il cap e sono sicura saprai che scena vorrei per
la fan art!!!); Jaly; Hilla89; katia37 per aver commentato lo scorso cap!! Ora
diamo inzio finalmente a questo!!!
Kai sgranò gli occhi continuando a tenere Hilary stretta a
sé. Possibile che avesse capito bene? Lei gli aveva appena confessato
di…amarlo, di provare qualcosa di molto forte per lui. Nessuno prima gli aveva
mai detto una cosa del genere. Sua madre non l’aveva praticamente conosciuta,
con suo padre non aveva di certo un ottimo rapporto, per non parlare di suo
nonno che lo aveva sempre e solo usato per raggiungere i suoi fini. C’erano i
suoi amici che gli volevano bene, però…lasciò andare la ragazza sentendola
staccarsi da lui e vedendola incrociare i suoi occhi.
La brunetta sostenne il suo sguardo in silenzio, non c’era
nessun altro che passava per quella via a quell’ora, l’unica cosa che riusciva
a sentire era il proprio cuore che batteva sempre più forte ad ogni minuto che
passava, sembrava quasi volesse uscirle dal petto. Quelle parole le erano
venute spontanee, tra le braccia del russo aveva dato sfogo al segreto che si
portava dentro da troppo tempo ormai. Da una parte si sentiva sollevata, era
come se qualcuno le avesse tolto un peso ma dall’altra era preoccupata dalla
reazione che avrebbe potuto avere il ragazzo.
-E’ vero quello che hai detto?- le domandò. La quindicenne
si limitò ad annuire imbarazzata, le aveva chiesto se era vero ciò che aveva
detto? No, non era vero…era molto di più.
-Io…- sussurrò, ormai il più era fatto tanto valeva dirgli
tutto –So che tu non provi lo stesso per me però ti chiedo solo una cosa Kai-
poteva non sembrare ma per lei valeva molto quanto stava per dirgli.
-Ti prego di non scambiarmi per una delle tue tante fan
che impazziscono per te solo perché sei un blader eccezionale e bello…io ti
voglio bene davvero- indietreggiò di un passo prima di dargli le spalle e
cominciare a correre, senza nemmeno aspettare la sua risposta, tanto a cosa
sarebbe servito? Anche se le aveva detto che non era vero che di lei non gli
importava niente, era chiaro che lui non ne era innamorato. In fondo che cosa
aveva di speciale? Gli altri probabilmente avrebbero detto per il fatto di
essere l’evocatrice ma lei non lo credeva così…anzi, essere l’evocatrice lo
considerava non essere normale. Una ragazza comune non faceva muovere oggetti
semplicemente volendo e tanto meno faceva diventare più potenti i bit-power dei
suoi amici. Pensava a tutto questo mentre si allontanava velocemente, diretta
chissà dove.
Kai la guardò svoltare l’angolo non riuscendo a fare a
meno di domandarsi per quale motivo si sentisse così strano. Quanto gli aveva
confessato la ragazza non lo aveva lasciato impassibile, aveva scatenato in lui
una serie di reazioni incomprensibili. Improvvisamente nella sua mente rivide
per l’ennesima volta la scena del bacio tra Yuri ed Hilary avvenuta la sera
prima. Inconsciamente si ritrovò a correre dietro la brunetta, le sua gambe si
erano praticamente mosse da sole guidate forse dall’istinto.
-Aspetta!- quando la raggiunse con una mano le cinse un
polso mentre con l’altro braccio le spalle, da dietro. La strinse ancora di più
quando la sentì cercare di liberarsi dalla sua presa, accorgendosi di provare
un’incredibile sensazione di benessere avendola così vicino.
-Lasciami! Non voglio la tua compassione!- gli urlò, non
lo avrebbe sopportato. Non voglio che lui provi pietà per me, pensò e già si
pentì di avergli rivelato i propri sentimenti. Forse non avrebbe dovuto,
avrebbe fatto meglio a proseguire a tenere nascosto il suo amore per lui,
almeno avrebbe potuto continuare a guardarlo in faccia quando lo incontrava,
ora probabilmente non ne sarebbe più stata in grado.
-Sai che odio compartire così come odio essere compatito-
a quelle parole la ragazza smise di divincolarsi.
-Yuri- proferì il blader stupendo completamente la
quindicenne, che centrava adesso il capitano della Neoborg? Sentì la presa
intorno al suo torace allentarsi, cosa che le permise di voltarsi verso il
russo incrociando i suoi occhi.
-Ieri sera sull’isola vi ho visto mentre…vi stavate
baciando- dichiarò infine. L’amica sussultò lievemente, cominciando pian piano
a comprendere. Probabilmente Kai si stava chiedendo come fosse possibile che
passato un solo giorno da quando Yuri l’aveva baciata lei gli avesse confessato
di essere innamorata di lui. Cosa gli avrebbe raccontato? Le avrebbe creduto?
Ma in fondo cosa importava…qualsiasi cosa avesse detto non avrebbe cambiato la
realtà, quindi era inutile inventarsi scuse, gli avrebbe detto la verità, ormai
non aveva più nulla da perdere.
-Sai, Yuri è stato l’unico che per un attimo ha fatto
vacillare quello che provavo per te- gli spiegò mentre un sorriso amareggiato
le compariva sulla labbra.
-E’ stato lui a baciarmi- continuò. Il ragazzo sentì una
strana fitta all’altezza della bocca dello stomaco, se lo sarebbe dovuto
aspettare, aveva capito che al suo compagno piaceva Hilary, però stando a
quanto aveva visto non gli era parso che lei si fosse tirata indietro.
-Cosa provi per lui?- voleva saperlo. Voleva saperlo
perché non sopportava essere preso in giro ma c’era dell’altro, dell’altro che
ancora faticava a comprendere e che presto si sarebbe rivelato essere semplice
gelosia. La brunetta abbassò lo sguardo rimanendo in silenzio per qualche
secondo. Sospirò profondamente, avrebbe tanto voluto essere innamorata di Yuri,
almeno sarebbe stata ricambiata, ma i sentimenti non funzionavano sotto
imposizione. Al cuore non si comanda…non era una semplice frase sparata da uno
che un giorno si era alzato dal letto con l’ispirazione poetica…ma certe cose
non si potevano capire finché non venivano sperimentate in prima persona. Ora
sapeva cosa significava.
-Io non…- esordì prendendo coraggio.
-Kai! Hilary!- una voce non le permise di concludere la
frase. I due continuarono a guardarsi negli occhi mentre Takao gli si
avvicinava correndo, fermandosi vicino a loro quando li ebbe raggiunti.
-Vi stavo cercando! In albergo ci sono…- non terminò di
parlare notando i suoi amici fissarsi in silenzio non staccando l’attenzione
l’uno dall’altra. La ragazza si decise a muoversi, sorpassò entrambi i suoi
compagni e si avviò in direzione dell’hotel mentre Kai la vedeva allontanarsi
di spalle.
-Ma che è successo?- domandò il moretto al russo, non
comprendendo la reazione della sua amica.
-Niente…- gli rispose prima di seguire l’esempio della
brunetta, con la consapevolezza però che appena avrebbe rimesso piede in
albergo avrebbe dovuto fare una cosa, o meglio chiedere una cosa a
qualcuno…
-Voglio sapere cosa è successo esattamente ieri sera-
proferì impassibile mentre la porta si richiudeva alle sue spalle. Boris e
Serjey spostarono l’attenzione sul russo appena entrato non stupendosi
dell’espressione seria che aveva in viso, ormai abituati. Yuri staccò i gomiti
dal davanzale della finestra sul quale era poggiato e si voltò verso il
compagno sicuro che si stesse riferendo a lui ed Hilary.
-Perché lo vuoi sapere?- ribatté.
-Non sopporto chi risponde ad una domanda con un'altra
domanda-
Il capitano della Neoborg lasciò andare le braccia lungo i
fianchi e fissò il suo compagno in silenzio per pochi secondi anche se carichi
di tensione.
-Ho l’impressione che tu lo sappia già- rispose, quella
sua domanda gli era suonata più come se avesse voluto una conferma. Si avvicinò
a Kai continuando a tenere gli occhi fissi nei suoi prima di continuare –Non è
così?-
-Voglio sapere cosa è successo dopo che tu hai baciato
Hilary- disse, non aveva potuto ascoltarlo direttamente dalla ragazza così
aveva pensato di chiederlo direttamente a lui. Gli altri due bladers li
guardarono a bocca aperta anche se dalle loro labbra non uscì alcun suono,
avevano quasi timore a chiedere se avessero sentito bene. Il rosso osservò
l’espressione glaciale del suo compagno mentre un ghigno comparve sul suo viso.
-Ora capisco perché oggi eri così arrabbiato- commentò
scotendo la testa e soffocando una risata. Li aveva visti baciarsi e lui ne era
geloso, non ci voleva un genio per capirlo, era evidente. Ma la cosa che lo
faceva divertire era che il sedicenne non voleva ammetterlo, non solo con gli
altri ma anche con se stesso. Un divertimento sotto al quale però nascondeva la
sua tristezza…in fondo anche lui non era poi tanto diverso dalla persona che si
trovava di fronte. Hilary amava Kai e se quest’ultimo provava lo stesso nei
confronti della brunetta, Yuri avrebbe potuto solo che farsi da parte.
-Che intendi?- gli chiese schietto.
-Dopo che l’ho baciata è andata sulla spiaggia- fece
quello eludendo la sua ultima domanda –Io l’ho raggiunta e abbiamo parlato-
continuò dirigendosi verso la finestra e alzando lo sguardo al cielo.
-Vorrei poterti dire che lei mi ha detto di provare
qualcosa nei miei confronti, qualcosa che non la lasciasse indifferente ma non
è così…o almeno non è del tutto esatto- strinse i pugni talmente violentemente
che fece scricchiolare la gomma dei guanti che indossava. Un silenzio carico di
tensione calò nella camera, un’atmosfera tesa che si poteva tagliare con un
paio di forbici. Il capitano socchiuse gli occhi sospirando e allentando la
presa della mani, rilassando le spalle. A cosa sarebbe servito arrabbiarsi?
Kai incrociò le braccia al petto, stava cominciando a
spazientirsi, non sopportava il fatto che l’altro russo stesse prendendo tempo
in quel modo. Che aspettava a dirgli di cosa avevano parlato? Lo squadrò dalla
testa ai piedi mentre gli dava le spalle, chiedendosi cosa stesse pensando in
quel momento. Probabilmente a quando lui ed Hilary avevano parlato
sull’isola…rifletté sulle sue ultime parole…“o almeno non é del tutto esatto”…ma
che significava? E perché non glielo spiegava subito? Si sentiva profondamente
inquieto e questo gli dava tremendamente fastidio. Da un po’ di tempo a quella
parte aveva cominciato a perdere un po’ della sua impassibilità e non gli
piaceva affatto; non gli piaceva non riuscire a tenere sotto controllo le sue
emozioni e ultimamente gli capitava sempre più spesso. E di solito quando era
con Hilary, o comunque si parlava di lei. Aveva sentito dire che la maggior
parte delle volte l’emotività prendeva il sopravvento sulla razionalità quando
si era innamorati…ma non poteva di certo trattarsi del suo caso, lui che si
andava ad innamorare? E di chi poi? No, non poteva essere. Tornò a spostare
l’attenzione su Yuri che era tornato a voltarsi, e ora con la schiena
appoggiata al muro lo osservava già da un po’ di tempo.
-Allora, vuoi sapere che mi ha detto o no?-
-Sto aspettando-
-Ha detto che io gli piaccio però…è un altro quello di cui
è innamorata- doveva riconoscere di aver fatto fatica ad ammetterlo. Specialmente
dal momento che l’altro era lì davanti a lui. Velocemente si staccò dal muro
dirigendosi verso la porta della camera.
-Vieni con me- gli disse ancora con la mano sulla
maniglia, e il suo pareva più un ordine. Sebbene Kai non prendesse mai ordini da
qualcuno lo seguì fin dove voleva portarlo, cioè sul grande terrazzo
dell’albergo, in quel momento non c’era nessuno, solamente loro due e un
venticello leggero che scompigliava i capelli di entrambi. Il rosso estrasse
dalla tasca il suo dispositivo di lancio e caricò il beyblade puntandolo verso
quello che adesso era un suo avversario, senza proferire parola e l’altro russo
fece lo stesso a seguito senza chiedere spiegazioni. Le due trottole vennero
lanciate l’una contro l’altra e si scontrarono immediatamente appena toccarono
terra creando un’onda d’urto che fece indietreggiare appena i due blader, in
fondo non potevano far ricorso a tutta la loro forza, erano pur sempre sul
tetto di un edificio frequentato da molte persone, e se l’avessero fatto crollare
sarebbe stata una vera catastrofe. I due beyblade si attaccavano a vicenda,
cercando di respingersi e schivarsi in un incontro piuttosto bilanciato. Mentre
sfrecciavano sotto gli occhi dei loro proprietari Yuri alzò lo sguardo sul suo
compagno, distraendosi per un momento dal campo improvvisato.
-Voglio che tu sappia che questo non è uno scontro in cui
il vincitore si aggiudica Hilary- disse.
-Lo so- ribatté –Hilary non è un trofeo da vincere-
-Esatto- concordò abbozzando un sorriso –Però…se riesci a
battermi ti dirò quello che mi ha detto e che, a quanto pare, vuoi tanto
sapere-
Il sedicenne gli lanciò un’occhiataccia, non tanto per
quello che aveva detto ma perché ci aveva preso in pieno. Non era mai stato
curioso e non gli piaceva immischiarsi negli affari degli altri ma quella volta
era diverso, non poteva farne a meno. Era importante che lo sapesse perché…non
c’era un perché. Si irrigidì per un attimo. A cosa sarebbe servito continuare a
mentire a se stesso?
Lui voleva stare vicino a lei, voleva stare vicino ad
Hilary…
-E va bene! DRANZER! TEMPESTA DI FUOCO!- urlò ordinando
alla trottola azzurra di sferrare l’attacco conclusivo.
-TEMPESTA DI GHIACCIO!- replicò il capitano della Neoborg
che non aveva alcuna intenzione di restare a guardare…
-Avete radunato tutti?- domandò Ozuma a Takao e gli altri,
gli aveva detto che doveva parlargli riguardo ad una faccenda più o meno
personale. Avrebbero dovuto dirgli che erano a conoscenza del fatto
dell’evocatrice, degli eletti, anzi ne sapevano molto più di loro, per questo
dovevano riferirgli quanto avevano notizia. William e Phoebe, fingendosi quei
due bladers simpatici di una delle squadre che avrebbero dovuto partecipare al
campionato mondiale, anche se era stato rimandato, gli avevano detto che
sarebbero tornati più tardi per la cena a cui erano stati invitati, preferendo
non immischiarsi in affari che non li riguardavano. Certo, una cosa del genere
suonava piuttosto inverosimile per due demoni che invece centravano molto in
quella storia, dal momento che erano i loro nemici, ma non potevano rischiare
di compromettere quella farsa che stavano recitando.
-Beh, mancano solo Yuri e Kai…in camera non c’erano- lo
informò il capitano della BBA Revolution. Hilary sussultò appena alle parole
dell’amico, Yuri e Kai non c’erano? Ripensò a quanto era successo la sera
precedente e immancabilmente quella mattina. Aveva la sicurezza che erano
insieme e la cosa la rendeva piuttosto nervosa.
-Ora ci siamo anche noi- una voce alle sue spalle la fece
voltare, sulla soglia della porta della camera degli All Stars, in cui tutti si
erano riuniti, comparvero i due membri della squadra russa. La quindicenne
incrociò per un attimo lo sguardo dei due ma prontamente voltò la testa
dall’altra parte, imbarazzata, pregando che in quel momento venisse un alieno a
rapirla e portarla su altro pianeta. Aveva combinato davvero un gran bel
casino…
-Bene, allora possiamo cominciare- disse il ragazzo dopo
aver riorganizzato le idee su ciò che avrebbe dovuto dire.
-I giri di parole sono inutili perciò arriverò subito al
dunque- esordì –Probabilmente avrete già capito che non siamo venuti fin qui
solo per fare il tifo per voi al campionato…-
-Ma per un’altra cosa che vi riguarda- continuò –Vagnus
sta per tornare- la schiettezza di quella frase colpì tutti i presenti.
-Ma voi come…-
-Come lo sappiamo?- Ozuma concluse la frase al suo posto e
spostò lo sguardo su Mariam che annuì appena e rispose alla domanda della
brunetta.
-Ce lo ha detto Alena-
-L’ex-evocatrice?!- domandò Rei che si ricordava ancora benissimo
la storia che gli aveva raccontato Galeno per spiegargli l’esistenza degli
eletti e dell’evocatore e da cosa avessero origine. Quella strana favola
mitologica che non era affatto solo e soltanto una favola…
-E’ stata lei a dirci di spiegarti qualcosa in più
sull’origine dei tuoi poteri- continuò il capitano degli Scudi Sacri rivolto ad
Hilary –Almeno fino al suo arrivo-
-Alena verrà qui?- non poteva crederci, avrebbe incontrato
la persona che in precedenza aveva rivestito il ruolo che ora ricopriva lei.
-Scusate, ma come può venire qui se è vissuta mille anni
fa?- domandò Daichi che ci stava capendo sempre meno di quella storia.
-Ci sono cose che dovreste chiedere direttamente a lei-
gli rispose Jesse.
-Ah- mugugnò il rossino –Ma se ha più di mille anni allora
sarà davvero vecchia!- esclamò. Takao si portò una mano alla fronte sospirando
rassegnato chiedendosi se fosse troppo faticoso per quel ragazzino azionare il
cervello prima di parlare mentre gli altri cercavano di soffocare un risolino.
-Veramente ha la stessa età di quando è…- Dunga non
terminò di parlare perché Ozuma gli lanciò un’occhiata gelante che lo mise
immediatamente a tacere. Era ancora troppo presto per rivelare loro tutta la
verità. Il ragazzo si sedette sul letto incrociando le braccia al petto e
attirando su di sé gli sguardi dei presenti nella stanza, che bisognava
ammettere, era davvero affollata.
-Conoscete già la storia di Lògos, vero?- chiese
all’improvviso interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
-Si- parlò l’evocatrice per tutti.
-Bene…allora posso passare a raccontarvi il seguito- disse
preparandosi a pronunciare quello che aveva tutta l’aria di essere un monologo.
Ogni mille anni Vagnus si rigenera e torna in vita, il suo
scopo è sempre lo stesso: rapire Lògos per far cadere il nostro mondo nel caos
più totale nel quale il semidio potrà prendere il potere e diventare padrone
dell’umanità intera. Ogni mille anni un evocatore sarà scelto per combatterlo,
lui soltanto avrà il potere per riunire in sé le più potenti Essenze per
sconfiggerlo. E la scelta non avviene a caso. Ad ogni evocatore sarà data una
pietra, la Crystal, l’origine delle particolari doti di ogni prescelto. Non è un oggetto comune, non è un oggetto speciale, è un’entità
pensante, è la forza del suo portatore, è il riconoscimento dei propri simili,
è il distacco e l’unione della verità, dell’amore, della vita.L’evocatore
soltanto può usarla, l’unico al mondo in grado di farla brillare; nessun altro
può. Al suo interno è racchiusa la fonte del potere dell’evocatore, sta al
possessore della pietra, capire qual è. Solo allora potrà disporre di una forza
illimitata, e forse ricorrere all’unico modo che esiste di vittoria assicurata
sul male…ma deve anche essere pronto ad uno scambio…
-Uno scambio? Che tipo di scambio?-
Il capitano degli Scudi Sacri guardò Hilary negli occhi,
aveva promesso ad Alena che non avrebbe detto nulla riguardo all’Energia Pura,
e lui manteneva sempre la parola data.
-Non è ancora arrivato il momento perché tu lo sappia-
La brunetta restò sconcertata da quelle parole, perché non
era ancora arrivato il momento? E poi il discorso che aveva fatto poco prima
l’aveva fatta riflettere ancora di più. Spettava a lei il compito di scoprire
qual era la fonte dei suoi poteri. Come avrebbe fatto? Non aveva senso, già era
tanto se riusciva a comprendere come funzionassero, e ancora non era un’esperta
nel campo, figurarsi capire da cosa scaturissero. Inclinò la testa da un lato,
e poi non vedo per quale motivo mi dovrebbe interessare, pensò. L’importante
era riuscire a battere quel Vagnus, il resto era secondario. Sbuffò appena,
invece di far luce e spiegargli qualche cosa in più su chi o cosa fosse, Ozuma
non aveva fatto altro che confondergli le idee ancora di più.
-Scusate ma…c’è una cosa che non capisco- esordì Emily
–Perché Alena è venuta proprio da voi?- chiese non conoscendo per intero la
storia e le tradizioni che avevano alle spalle gli Scudi Sacri.
-Probabilmente perché loro hanno il compito di proteggere
i bit-power, alias le Essenze, per impedire che cadano nelle mani sbagliate, è
così?-
-Esatto- rispose laconica Mariam al professore, mentre si
sedeva sul tavolo vicino ad uno dei letti della camera, accavallando le gambe.
-E perché non è venuta direttamente lei? Doveva farsi
annunciare prima?- domandò Daichi con una smorfia stizzita. La ragazza lo
guardò torva.
-No- replicò secca –Vi spiegherà lei il motivo- il piccolo
blader sbuffò, cominciava a stancarsi di tutto quel mistero.
-E comunque è inutile stare qui a parlare, bisogna passare
ai fatti- si intromise il capitano degli Scudi Sacri attirando l’attenzione su
di sé.
-Per prima cosa dovete sapere che noi non conosciamo tutto
riguardo a Vagnus, per questo Alena verrà qui; secondo…venite con noi-
-Allora evocatrice…vediamo che sai fare- le disse Ozuma,
mentre incrociava le braccia al petto con l’aria di chi stava aspettando di
vedere da un momento all’altro qualcosa di straordinario. Hilary si guardò
intorno, e dovette fare un giro completo su se stessa per vedere tutti i suoi
compagni che avevano formato un cerchio intorno a lei. Si sentiva un po’ troppo
al centro dell’attenzione per i suoi gusti e la cosa le metteva una certa ansia
addosso. L’avevano forse scambiata per un fenomeno da circo?
-Ehm…scusate ma…- fece cercando di celare al meglio il
nervosismo –Che cosa…dovrei fare?- domandò. Si trovavano a qualche chilometro
dalla città, su una collinetta verdeggiante sulla quale si ergevano alberi
sempreverdi, oltre a loro nessun’altro, si trattava di un posto tranquillo,
poco frequentato e ben nascosto seppur da lassù si poteva benissimo vedere
Atene estendersi sotto i loro piedi.
-Il nostro compito è quello di insegnarti ad usare i tuoi
poteri- dichiarò Jesse.
-Io ho già usato i miei poteri!-
-Quindi sai come farli funzionare?- le chiese Mariam
lanciandole uno sguardo torvo. La brunetta abbassò il volto. No, non lo sapeva,
quelle poche volte che li aveva usati era avvenuto per caso, non sapeva se
esistesse un metodo per farli funzionare.
-Allora?- la incitò a rispondere, spazientita. La diretta
interessata scosse la testa in segno di negazione, non ne aveva la minima idea.
-Controllo emozionale- proferì il capitano degli Scudi
Sacri.
-Controllo che?!- esclamò Takao che non riusciva a capire
cosa intendesse.
-E’ il metodo per farli funzionare. I poteri sono guidati
dalle emozioni, dipendono da cosa si prova al momento che li si usa- cercò di
spiegare, poi si rivolse di nuovo all’evocatrice –Dovrai allenarti ad usare i
tuoi poteri sulla base delle tue emozioni. In praticare per imparare a
dominarli dovrai prima imparare a dominare i tuoi sentimenti- la giapponese
ascoltava con attenzione ciò che il ragazzo stava dicendo, poteva riscontrare
del vero nelle sue parole, se andava indietro con la mente ai momenti in cui
aveva fatto ricorso alle sue speciali attitudini. Il primo episodio che le
sovvenne fu quello quando aveva scoperto di essere l’evocatrice, in quel vicolo
di New York. Allora un demone stava lottando contro i suoi amici che lo
combattevano usando i loro beyblade. Erano in difficoltà, non riuscivano
neppure a scalfire il nemico e di ciò lei se ne rendeva conto. Non voleva che
accedesse a Takao, Max, Rei, Kai e Daichi qualcosa di male perciò…perciò cosa?
Che aveva fatto esattamente? Non se lo ricordava, sapeva solo di aver fatto
ricorso ai suoi poteri ma non era in grado di spiegare in che modo.
-Comincia con una delle emozioni umane più difficili da
controllare: la rabbia- le suggerì Ozuma, anche se il suo più che un
suggerimento suonava come un ordine.
-Ehm…non si dovrebbe iniziare con qualcosa di facile?- si
azzardò a chiedere semplicemente. Neanche aveva cominciato e già doveva provare
con il complicato? Non era affatto giusto.
-Non abbiamo molto tempo, devi imparare ad usare i tuoi
poteri al più presto- dichiarò atono Dunga.
-Ovvio, perché l’ho chiesto- sibilò tra i denti. Doveva
salvare il mondo e oltretutto doveva anche sbrigarsi. Facile come bere un
bicchiere d’acqua, pensò ironica. Non osò ribattere, ascoltò in silenzio e con
attenzione ciò che le veniva detto fin quando le parole del capitano degli
Scudi Sacri la lasciarono sorpresa –Ci sono due motivi per cui ti ho detto di
cominciare con il dominare la rabbia: prima di tutto perché se riuscirai a
controllarla riuscirai a controllare tutte le altre emozioni; secondo perché
devi impedire assolutamente che si trasformi in odio-
-Impedire che si trasformi in odio…e perché?- domandò
Hilary confusa.
-Perché l’odio e l’emozione umana più distruttiva che
esista, se finirai con il farti comandare da essa rimarrai succube dei tuoi
stessi poteri-
-In parole povere significa che i tuoi poteri finiranno
per ritorcersi contro di te- spiegò Jesse con più chiarezza. La brunetta mosse
le labbra come a voler parlare ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, preferì
tacere, pensando che sarebbe stato inutile chiedere qualsiasi altro tipo di
informazione, non avrebbe capito finché non avesse sperimentato di persona e
sulla propria pelle quanto le era stato detto.
-Va bene…che devo fare?- chiese sospirando appena. Era
pronta ad iniziare quella specie di allenamento. Ozuma lanciò un’occhiata al
resto del gruppo –Sarà meglio che voi vi allontaniate- gli suggerì.
L’evocatrice guardò i suoi compagni allontanarsi e sistemarsi chi seduto sul
prato, chi all’ombra di qualche albero. In ogni modo aveva sempre di più
l’impressione di essere l’oggetto principale di un grande spettacolo.
Max vide Mariam accomodarsi sull’erba, con quella sua
solita aria seccata, dietro alla quale nascondeva la maggior parte delle sue
reazioni. Sorrise guardandola sbuffare e facendo svolazzare le due ciocche di
capelli che le scendevano ai lati del viso.
-Non ti sembra di essere stata un po’ troppo brusca?- le
chiese continuando a sorridere sedendosi accanto a lei. La ragazza rivolse
l’attenzione al biondino, scrutandolo come a chiedergli a cosa si riferisse.
L’americano le indicò Hilary con un cenno del capo, prima con la sua amica le
era parsa troppo inflessibile.
-Non abbiamo tempo da perdere- proferì come fosse la cosa
più naturale del mondo. Quando Alena aveva parlato con loro gli aveva detto che
non c’era rimasto ormai molto tempo, Vagnus avrebbe potuto intervenire da un
momento all’altro se non aveva già cominciato a farlo.
-Ciò non toglie che avresti potuto essere un po’ più
gentile con lei, non ti pare? Dopotutto, immagino che non sia stato facile per
Hilary scoprire di essere l’evocatrice da un giorno all’altro-
-Sei venuto qui per farmi la predica?-
-Assolutamente no- fece il balder scotendo la testa –Ho
espresso solo una mia opinione- aggiunse.
-Tanto per cominciare devi pensare ad un episodio che ti
ha fatto particolarmente arrabbiare- le parole di Ozuma catturarono
l’attenzione dei due che interruppero la loro conversazione e si dedicarono ad
osservare ciò che stava succedendo.
-Dopodiché- continuò –devi concentrare la rabbia che
provavi in quel momento in un unico punto per poi liberartene coinvolgendo
tutti i tuoi sensi. Solo così potrai sbloccare i tuoi poteri- la brunetta
guardò il suo insegnante provvisorio domandandosi in quale sconosciuta lingua
stesse parlando. Era già difficile a dirsi, figuriamoci a farsi. Tuttavia
decise di non arrendersi ancora prima di averci provato, perciò cercò di
pensare ad un episodio che l’avesse fatta arrabbiare, come le era stato detto.
Non erano poche le volte in cui aveva perso la pazienza, doveva ammetterlo ma
in quel momento non le veniva in mente niente, probabilmente perché si trovava
particolarmente sotto pressione e se si aggiungeva anche il fatto che era sotto
l’attenzione di tutti era facilmente comprensibile che non ci riuscisse…
-Non mi viene in mente niente in questo momento…- affermò
sconsolata.
-Mi sembra strano- commentò Daichi che se ne stava
comodamente seduto sul prato –Di solito tu ti arrabbi per un nonnulla,
ochetta!- ridacchiò.
-Così io mi arrabbierei per un nonnulla?!- chiese alzando
un sopracciglio, leggermente irritata.
-Esattamente- dichiarò sbadigliando.
-Stupida scimmia- sibilò tra i denti.
-Come mi hai chiamato?!- sbraitò scattando in piedi.
-STUPIDA SCIMMIA!- ripeté.
-OCHETTA!-
-Siamo alle solite- constatò Rei sospirando. Possibile che
quei due non riuscissero proprio ad andare d’accordo? Spostò l’attenzione
dall’uno altro e un sorriso divertito comparve sulle sue labbra, doveva
ammettere che però era divertente vederli litigare.
-Ma fanno sempre così?- chiese Lai osservandoli.
-Oh no…di solito è anche peggio!- esclamò Takao con l’aria
di chi conosce molto bene il modo in cui potrebbe evolversi la situazione.
-PIANTALA ADESSO!-
-PIANTALA TU, OCHETTA!-
-Basta! Mi hai stufato!- urlò accompagnando le parole con
un gesto della mano, quasi a voler allontanare il ragazzino, cosa che
avvenne…più o meno. Daichi si sentì colpito in pieno da qualcosa di pesante
e…invisibile, dal momento che niente o nessuno gli era andato addosso. Avvertì
come un colpo allo stomaco tanto che lo fece indietreggiare strusciando i piedi
sull’erba finché non venne sollevato e scaraventato contro il tronco di un
albero, anche se prima finì dritto addosso al capitano dei Bladebreakers
Revolution, che si trovava dietro di lui, e lo coinvolse nello schianto.
-Ahia, che botta!- si lamentò il rosso quando si rialzò da
terra.
-Tu ti lamenti? E io allora che dovrei dire che non centro
niente?- replicò il giapponese massaggiandosi il fondoschiena, che aveva
sbattuto nell’urto.
-Scusa Takao- si giustificò Hilary con l’amico, anche se
in fondo era soddisfatta di ciò che aveva fatto a Daichi, si meritava una
lezione. Incrociò le braccia al petto mentre un ghigno un po’ sadico comparve
sulle sue labbra.
-Complimenti- la voce del capitano degli Scudi Sacri la
riportò alla realtà –Sei riuscita ad usare subito i tuoi poteri- la quindicenne
lo fissò sbattendo gli occhi un paio di volte e riflettendo sulle sue parole.
Si guardò le mani, aveva ragione, era stata lei…
Kai intanto continuava a non staccare gli occhi dalla
brunetta, neanche ciò che aveva appena fatto lo distrasse da quel suo
pensiero…non riusciva a smettere di ritornare con la mente a poco prima, quando
aveva combattuto a beyblade contro Yuri, durante lo scontro gli era apparso
tutto così chiaro ma ora faceva fatica a credere che fosse vero. Aveva vinto
l’incontro contro l’altro russo, Wolborg si era fermato al centro del campo
pochi istanti prima del suo Dranzer, e il suo compagno, mantenendo la parola,
gli aveva rivelato cosa avessero detto lui ed Hilary la sera precedente sulla
spiaggia…
Non poteva negare di provare per quella ragazza qualcosa
che non aveva mai provato verso nessun altro. Si sentiva diverso quando lei gli
era accanto, si sentiva un’altra persona. Un’altra persona che però era sempre
lui…ma perché era tutto così dannatamente complicato? Non aveva mai provato il
desiderio di stare vicino a qualcuno come lo provava per lei…
Era talmente impegnato a riflettere che non si accorse che
il capitano della Neoborg lo stava osservando già da un po’ di tempo, lo vedeva
fissare Hilary con un’espressione che pochissime volte gli aveva visto, era
insolitamente dolce per uno come lui. Non poteva fare a meno di provare una
certa gelosia, e non riusciva a smettere di chiedersi se avrebbe mai accettato
il fatto che un giorno quei due si sarebbero potuti mettere insieme. Si alzò in
piedi scotendo la testa, si stava completamente rammollendo, quella era una
cosa che non gli piaceva per niente ed era tutta colpa di quella ragazzina, che
gli aveva fatto? Strinse i pugni con rabbia ma subito lasciò la presa,
sospirando…no, non era colpa di quella ragazzina se si era innamorato di lei…In
silenzio si allontanò dal resto del gruppo, aveva bisogno di tornare alle
vecchie abitudini e di starsene un po’ per conto proprio.
Tra mille pensieri anche Daichi pensava qualcosa guardando
con aria quasi di sfida la brunetta di fronte a lui e ovviamente non tardò a
rendere pubblico le proprie, almeno secondo il piccolo blader, accurate
meditazioni –Non è affatto giusto però! Io sono completamente disarmato!-
esclamò catturando l’attenzione di tutti. Il rossino prese immediatamente il
suo dispositivo di lancio al quale caricò Gaiadragoon e lo puntò verso
l’evocatrice.
-Scusa Daichi…ma che vuoi fare?- gli domandò Takao
stupito, non comprendendo cosa avesse in mente il compagno.
-E lo chiedi? Se io uso il mio beyblade contro i suoi
poteri siamo pari!-
-Ma…ma che ti salta in mente scusa? Io mica utilizzo il
beyblade!- replicò la quindicenne.
-Non fare storie ochetta, e prova a colpirmi adesso!- la
provocò ignorando le sue proteste. Hilary cominciò ad avvertire un leggero
prurito alle mani, avrebbe volentieri preso a pugni quel moccioso, come si
permetteva di chiamarla in quel modo? Non sopportava per niente quel
soprannome.
-E va bene…- disse cercando di calmarsi –Fai pure come
vuoi-
Il ragazzino sorrise soddisfatto e non se lo fece ripetere
due volte, lanciò la sua trottola viola sul prato che iniziò a girare a grande
velocità, sfrecciando qua e là tra i fili d’erba. Hilary provò a colpire il
beyblade ma invano, era troppo rapido perché riuscisse a prenderlo con i suoi
poteri; ogni volta produceva un piccolo squarcio sul terreno, non molto più
grande di un piccola buca.
-Eh eh! Rassegnati, non potrai mai colpire il mio
Gaiadragoon!- fece il possessore del beyblade incrociando le braccia al petto,
ridendo compiaciuto, in quanto a velocità e potenza in pochi potevano reggere
al suo confronto.
-Questo lo dici tu!- ribatté la ragazza concentrandosi
sulla trottolina mentre la vedeva schizzare da una parte all’altra,
irrefrenabile. Ripensò al modo in cui aveva scaraventato Daichi contro
l’albero. In fondo non doveva far altro che la stessa cosa di poco
prima…strinse gli occhi pensando di colpire Gaiadragoon…e ci riuscì, il
beyblade subì l’urto contro la forza misteriosa che aveva centrato in pieno
anche il suo proprietario, sebbene ciò non bastò per fermarlo, lo fece
solamente sbilanciare riducendone la velocità.
Eppure fu proprio in quel momento che a Ozuma, osservando
quell’incontro speciale, venne un’idea…incrociò le braccia al petto,
riflettendoci sopra, avrebbe potuto funzionare…in fondo com’era quella
frase?
Il potere del prescelto con quello degli eletti nel luogo,
il tempo, e lo spaziodove esiste la massima sintonia…
Appoggiò le mani sulla fresca ringhiera del balcone della
sua camera e si sporse oltre essa lasciando vagare il suo sguardo
all’orizzonte, in lontananza si potevano vedere delle luci colorate disposte in
fila sulle collinette dietro alle quali il sole era ormai tramontato. La città.
Il loro albergo si trovava a qualche chilometro da Atene immerso in un
bellissimo paesaggio campestre. Ispirò a fondo assaporando i profumi del luogo
e chiuse gli occhi. I suoi amici erano tutti riuniti nella sala divertimento
dello stabile, c’erano anche Phoebe e William, e doveva ammettere che era stata
una cena divertente, aveva trascorso una piacevole serata in loro compagnia, le
sembravano simpatici, oltre che loro grandi fan, avevano voluto sapere il più
possibile, soprattutto sui blader campioni del mondo ma anche su di lei…Adesso
invece preferiva rimanere da sola a riflettere su quanto le avevano detto quel
pomeriggio gli Scudi Sacri. Si mise seduta, appoggiandosi con la schiena alla
balaustra in muratura del terrazzino, slacciandosi dal collo la Crystal e
rigirandola tra le mani. I suoi poteri avevano origini millenari e non era un
caso che lei fosse stata scelta come evocatrice. Ma da chi? E soprattutto su
quali criteri si erano basati per prendere una simile decisione? Quella piccola
pietra gliela aveva regalata suo padre, l’aveva trovata in terra…e se davvero
come le era stato detto non fosse stato solo un caso? C’era un solo modo per
scoprirlo…appena tornata a casa avrebbe fatto una bella chiacchierata con i suoi
genitori, anche se dubitava fortemente che loro potessero sapere qualcosa.
-Solo io sono in grado di usare i poteri di questa piccola
pietra…- disse alzando lo sguardo verso il cielo e incantandosi a contemplare
le stelle. Chiuse gli occhi, avrebbe rimandato ogni tipo di pensiero al giorno
successivo, e lasciò che la leggera brezza serale le scompigliasse dolcemente i
capelli. La suoneria del suo cellulare interruppe quel momento di quieto
rilassamento, guardò il numero sul display e senza pensarci troppo spense il
telefonino. Scusa mamma, adesso proprio non mi va di parlare, pensò. Si
stiracchiò, era stanca ma non le andava di mettersi a letto, stava così bene
dove si trovava. Sospirò appena, riflettendo su quanto fosse piacevole a volte
entrare direttamente in contatto con la natura fin quasi a perdersi in essa,
nei suoi colori, nei suoi sapori, nei suoi odori…sorrise lievemente. Ma la
tranquillità interiore durò ben poco…aprì gli occhi e sulla soglia della
finestra notò un’ombra che non tardò a farsi riconoscere. I raggi argentei
della Luna lo andavano a colpire in pieno viso delicatamente, facendo
risplendere i suoi occhi ametista nel buio della sera.
-Kai…- sussurrò mentre sentiva il cuore mancarle di un
battito, che cosa era venuto a fare fin lì? Velocemente si alzò in piedi mentre
a sua volta il ragazzo le si avvicinò.
-La porta era aperta- era entrato nella sua stanza e si
era soffermato sulla porta che dava sul balconcino della camera a guardarla.
Non l’aveva chiamata prima perché era rimasto ad osservarla quasi rapito da
lei. Durante lo scontro a beyblade con Yuri di quel pomeriggio aveva finalmente
capito una cosa importante…avanzò di un altro passo verso la brunetta e
fermandosi a pochi centimetri di distanza da lei. Hilary arrossì imbarazzata ripensando
a quello che gli aveva confessato, non trovava il coraggio di guardarlo in
faccia. E poi adesso che cosa voleva? Gli diede le spalle, appoggiò i gomiti
sulla ringhiera e rimase in silenzio sentendo il cuore batterle all’impazzata,
e senza riuscire a fare nulla per rallentarlo. Il russo seguì l’esempio della
ragazza e si dedicò a volgere uno sguardo all’orizzonte.
-Non riesco a capire…- esordì la giapponese. Kai voltò
lentamente la testa nella sua direzione limitandosi a guardarla, aspettando che
continuasse.
-Non capisco perché proprio io devo essere l’evocatrice-
non sapeva il perché ma la vicinanzadell’amico le aveva fatto tornare in mente i pensieri che la
accompagnavano poco prima.
-Glielo chiederai- dichiarò il suo interlocutore
impassibile, la solita calma tipica del suo carattere.
-A chi?-
-A quelli che ti hanno dato i poteri-
-Ma non so neanche chi siano! E soprattutto non so nemmeno
se li incontrerò…o se ci siano- la squadra di Ozuma non era stata molto chiara
a riguardo, loro stessi avevano detto di non saperne abbastanza, si stavano
limitando a riferire quello che sapevano rifacendosi alle loro tradizioni e a
ciò che gli aveva detto Alena, l’ex-evocatrice. Chissà che tipo di ragazza era?
Non faceva altro che domandarselo, avevano detto che prima o poi l’avrebbe
incontrata. Le sarebbe stata d’aiuto? Ma soprattutto…non riusciva ancora a
capacitarsi del fatto che una persona vissuta esattamente mille anni prima
potesse essere ancora viva, o forse sarebbe stato più appropriato dire: essere
tornata in vita. Almeno si immaginava una cosa del genere, della serie “i film
insegnano”.
-E poi tu che ne sai?- sembrava sicuro di quello che
affermava, ma lui non poteva saperne più di lei.
-Intuizione- rispose laconico. Hilary sbuffò appena
chiedendosi se fosse mai possibile che dovesse esprimersi sempre in modo
telegrafico. Mancava la parola “stop” al termine di ogni breve frase, e per il
resto sarebbe stato identico ad un telegramma.
Ma come ho fatto ad innamorarmi di uno così…pensò tra sé
con uno spicchio di autocompatimento. Si incantò a contemplare il suo magnifico
profilo, sarebbe rimasta ore a guardarlo se fosse stato possibile, si sarebbe
accontentata di così poco. Sotto i riflessi argentei della Luna era bellissimo,
non aveva mai incontrato un ragazzo così affascinante dal carattere
impossibile, misterioso e…e con due occhi calamitanti come i suoi. Gli stessi
che in quel momento stavano scrutando in quelli di lei. La brunetta arrossì
violentemente, accorgendosi di essere rimasta a fissarlo come un ebete.
Un’altra figuraccia in sua presenza da mettere in conto. Fece per ritornare in
stanza, aveva combinato abbastanza danni quel giorno, ma qualcosa glielo
impedì. Sentì due mani posarsi delicatamente sulle sue spalle, da dietro che la
costrinsero a voltarsi di nuovo verso il russo.
-Mi stavo chiedendo…ti sei divertita l’altra sera, quando
sei uscita con Yuri?- la quindicenne dovette ammettere che quella domanda la
lasciò incapace di comprendere dove il blader volesse andare a parare. Che
centrava adesso? E poi perché voleva saperlo?
-Beh…ho passato un serata piacevole- si limitò a dire
–Ma…perché?-
Kai la guardò in silenzio…doveva ammettere che con i
capelli scompigliati sul collo era terribilmente carina. Lentamente si avvicinò
al suo viso. Forse sto impazzendo…pensò. Chiuse gli occhi e posò delicatamente
le sue labbra su quelle della ragazza.
Si sentì avvolta da un calore improvviso, un morbido e
umido contatto che la fece rabbrividire dalla testa ai piedi e che le fece
perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Dove si trovava? In quel
momento se era su un balcone di un lussuoso albergo o nel bel mezzo della
foresta Amazzonica non faceva differenza.
Come era iniziato il bacio finì, pochi istanti dopo il
russo si allontanò dalla brunetta. Un bacio. Un dolcissimo bacio…
Quando il ragazzo si separò da lei Hilary continuò a
tenere gli occhi chiusi, aveva paura che quello fosse solo un sogno e non
voleva svegliarsi a nessun costo. Voleva continuare a vivere quella
meravigliosa illusione…ma li riaprì quando sentì la mano del sedicenne
accarezzarle la guancia.
-Buonanotte- le disse prima di distanziarsi dalla
quindicenne che come in trance lo vide varcare la portafinestra del balcone,
attraversare la camera e uscire dalla stanza chiudendosi la porta alla spalle.
La ragazza rimase a fissare il punto in cui era sparito per qualche minuto
ancora, fino a quando riuscì a comprendere quello che era successo. Kai l’aveva
baciata…non poteva crederci, quanto aveva atteso quel momento? Un’infinità di
tempo, ormai aveva cominciato a perdere ogni tipo di speranza eppure adesso…era
successo. Seppur breve, era stato bellissimo, perfetto.
-Hilary, stai bene?- Emily si
avvicinò all’amica preoccupata perché se ne stava immobile al centro del
balcone a fissare un punto indefinito davanti a lei. Hilary spostò l’attenzione
sulla compagna di stanza, rientrata in camera; non l’aveva neanche sentita
arrivare, completamente persa nei suoi pensieri, sciolta nel miele della sua
immaginazione che si stava pian piano trasformando in realtà. Anzi, era stato
anche meglio della sua immaginazione…
-Si, sto bene…sto benissimo!- rispose mentre un sorriso si
faceva spazio sul suo volto illuminandolo di una felicità unica.
-Bene, ora sai tutto ciò che dovevi sapere riguardo a
Vagnus e al suo diabolico progetto di conquista- l’uomo anziano dalla lunga
tunica porpora si avvicinò alla ragazza –Contiamo su di te, Alena, addestra la
nuova evocatrice e impedisci l’apocalisse-
-Lo farò- rispose inchinando leggermente il capo in segno
di rispetto.
Finalmente ci incontreremo, Hilary…spero solo di riuscire
ad evitarti il peggio, pensò mentre si preparava a scendere nel mondo
umano.
Non poteva credere di stare lì insieme a lui, su quella
collinetta dove il pomeriggio precedente si era allenata con i suoi poteri.
Quando quella mattina si era svegliata, o meglio si era alzata dal letto, dal
momento che non era riuscita a chiudere occhio visto che i suoi pensieri non
facevano altro che precipitare a capofitto su Kai e sul bacio che le aveva
dato, lo aveva incontrato in corridoio e lui le aveva chiesto di seguirlo
perché doveva parlarle. A dire la verità era molto agitata, sebbene cercasse in
tutti i modi di sembrare la persona più calma sulla faccia della terra, aveva
paura di quello che voleva dirle. E se quel bacio fosse stato solamente il
risultato di una sua improvvisa debolezza? E se in realtà lo aveva fatto perché
non aveva niente di meglio da fare, o voleva semplicemente prenderla in giro
perché si era innamorata di lui? Sapeva che non era quel tipo di ragazzo ma non
riusciva a smettere di pensare a simili ipotesi. Una cosa comunque era certa:
quel silenzio la stava uccidendo.
-Kai…riguardo a ieri sera, tu…- si decise a chiedergli
raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva, coraggio che si accorse subito
non essere sufficiente perché non riuscì a completare la frase. Gli aveva
dichiarato di amarlo, che aspettava a domandargli cosa significava il bacio
della sera passata? Non sarebbe stato più complicato dell’impresa che aveva
compiuto la mattina precedente, ormai non aveva più niente da perdere.
-Non aspettarti…- le parole del blader interruppero le
riflessioni della ragazza che sussultò lievemente quando sentì l’inizio di quel
discorso. Il cuore le mancò di un battito sicura che il seguito sarebbe stato
qualcosa di equivalente a un “che io ti abbia baciata perché provo qualcosa per
te” e già si stava preparando a prenderlo a schiaffi, si era preso gioco di lei
e dei suoi sentimenti, ne avrebbe avuto tutto il diritto.
-Non aspettarti che io ti sussurri frasi romantiche o che
mi inginocchi davanti alla tua porta con un mazzo di fiori in mano…non sono
quel tipo di ragazzo- Hilary sgranò gli occhi a quella risposta,
incredibilmente diversa da quella che si aspettava di ricevere. Spostò
l’attenzione sul russo cercando di far calmare il suo cuore che proprio non
voleva saperne di rallentare il ritmo dei battiti. Si portò una mano alla bocca
cercando di non scoppiare a ridere immaginandosi Kai che davanti alla sua porta
si inginocchiava porgendole un mazzo di fiori e facendole una dichiarazione
d’amore. No, decisamente non era da lui…
-Si- replicò sorridendo.
-Si, cosa?-
-Voglio stare con te…- gli spiegò più chiaramente. Se
aveva interpretato bene ciò che le aveva detto, le stava chiedendo se voleva
stare con lui. Sapeva che aveva un modo tutto suo per esprimersi.
Il sedicenne incrociò lo sguardo della ragazza, ridente,
radioso, dolce, e non poté fare a meno di abbozzare un sorriso. Aveva capito
subito…era speciale, lo era davvero. Tornarono ad osservare la città, dall’alto
della collina, che lentamente si svegliava sotto i raggi sempre più cocenti del
sole greco di maggio. La brunetta scoppiava dalla felicità in quel momento, non
ricordava da quanto tempo non fosse così contenta, il freddo e impassibile
ragazzo che amava sembrava ricambiare i suoi sentimenti. Se era un sogno non
avrebbe voluto svegliarsi mai più.
Kai le cinse il collo con un braccio facendo irrigidire la
ragazza, colta del tutto alla sprovvista, mentre un tenue colore rosso le
vivacizzava le guance. Poggiò dolcemente la testa sulla sua spalla, stava così
bene che niente avrebbe potuto rovinare quel momento, niente…
-Kai…-
-Umh?-
-Mi piaci tanto…-
TO BE CONTINUED…
Ok! Non ce la faccio più a scrivere perciò finisco più!!
Veramente volevo inserire un’altra piccola scena ma preferisco metterla nel
prossimo cap!! Come avrete capito finalmente arriverà Alena! Che succederà se e
quando incontrerà William e Phoebe? La riconosceranno?? Comunque vi dico che
forse nel prossimo cap o al massimo in quello dopo comincerò a inserire il
drammatico tosto…perciò preparate i fazzoletti! Ma non preoccupatevi, non
faccio morire nessuno dei bladers, non sono così cattiva!!! (ah no??? nd,tutti)
(no! nd.me). Alla prossima e come sempre commentate!! Ciao!!
Rieccomi!! Ho pubblicato prima di quanto avevo previsto!
Questa sera ho scritto la metà del cap che mi mancava, la storia si è
praticamente scritta da sola!!! Cmq questo cap non sarà molto lungo ma mi
rifarò con il prossimo, non vi preoccupate!! (e chi si preoccupa? nd.tutti).
Avevo detto che sarebbe finalmente arrivata Alena ma ho dovuto rimandare la sua
entrata in scena tra un altro po’ di cap…prima devono succedere altre cose…cmq
passo ai ringraziamenti: Hila92; LightAngel; SUPER GAIA; Jaly Chan; Fire Angel;
Kayx_chan01; sesshomaru (scommetto che questo cap ti piacerà, soprattutto
l’inizio!); Hilaria (sono contenta di averti come nuova lettrice!) Katia37;
Ilaria; Carolina37 (ti ringrazio per avermi detto che lo scorso cap non era
male nonostante non sopporti questa coppia, però ti pregherei di parlare
direttamente con Katia se hai qualcosa da dirle altrimenti si ricrea la
confusione che è successa la volta scorsa e io non vorrei che accadesse. Cmq se
vuoi continuare a commentare fai pure, l’importante è che scrivi come hai fatto
nelle tua ultima recensione. Grazie! ^_^). E ora posso davvero iniziare!!
Attraversò lenta i corridoi dell’albergo, sperando di
prendere ancora un altro po’ di tempo, non avrebbe voluto, dal momento che non
sapeva minimamente da che parte cominciare, ma doveva farlo. Trasse un profondo
respiro, era già arrivata, e si avvicinò alla porta portando il pugno molto
vicino alla sua superficie in legno nell’atto di bussare. Che gli avrebbe
detto? Ma soprattutto…come l’avrebbe presa? Ritirò la mano, portandosela sul
petto, d’altra parte non poteva non dirglielo. Quando avevano parlato la sera
sull’isola dove erano naufragati lui le aveva detto che avrebbe aspettato
finché lei non avesse preso una decisione. E adesso era sicura di ciò che voleva,
in fondo l’aveva sempre saputo anche se dubitato. Amava Kai e nessun altro.
-Cerchi qualcuno, piccola?- le domandò Boris vedendola
indugiare davanti alla porta della camera della sua squadra.
-Io…si…cercavo Yuri- disse. Il russo si spostò appena per
permetterle di vedere il capitano della Neoborg che era dietro di lui.
-Io…ti dovrei parlare- sussurrò in un soffio. Il ragazzo
lanciò un’occhiata ai suoi compagni che non aveva bisogno di parole di
accompagnamento, voleva che li lasciassero soli. Aspettò che entrassero in
camera, a quanto pareva aveva recepito al volo il messaggio, prima di iniziare.
-Allora?- le domandò per avviare il discorso, visto che la
brunetta sembrava poco disposta a farlo.
-Ti ricordi quando sull’isola mi hai detto che mi avresti
aspettato fino a quando io non avessi preso una decisione?-
-Si-
-Beh…io l’ho presa una decisione-
Vide il blader incrociare le braccia al petto, sembrava
tranquillo, certo non poteva sapere che in realtà quella sua frase gli stava
facendo battere il cuore a mille. Abbassò lo sguardo non trovando le parole
adatte per continuare, cercò di ricordare tutto il discorso che si era
preparata, ma in quel momento non le sovveniva nulla in mente, aveva scordato
tutto. Ma perché doveva essere così difficile? Lei non voleva far soffrire
nessuno…
-Ho capito, non c’è bisogno che continui- proferì d’un
tratto facendola trasalire. Quel silenzio da parte sua poteva significare una
sola cosa, in fondo se lo sarebbe dovuto aspettare...lei era innamorata di Kai,
era lui che voleva accanto, glielo si poteva leggere negli occhi. Le si
avvicinò e la sorpassò, non aveva senso rimanere lì se non a sentirsi peggio di
quanto non fosse già. Era una cosa che non sopportava, se pensava che stava
male a causa di una ragazzina non si riconosceva più in se stesso, si stava
davvero rammollendo.
-Aspetta- fu bloccato dalla sua voce che lo costrinse a
fermarsi pur rimanendo di spalle –Io e Kai ci siamo messi insieme ieri sera…-
non poteva nasconderglielo, ormai tanto valeva dirgli tutto.
-Mi dispiace…- continuò.
Yurì si irrigidì…no, quello non poteva davvero
sopportarlo…di scatto si voltò verso Hilary, l’afferrò per un braccio
spingendola contro il muro, e poggiò le mani alla parete, ai lati del suo viso,
sopra le sue spalle, impedendole di muoversi.
-Stammi bene a sentire- le disse gelido –Non voglio la tua
compassione. Hai fatto una scelta e se adesso qualcuno ne soffre ne accetti le
conseguenze, senza trovare assurde giustificazioni per sentirti meno in colpa,
sono stato chiaro?- accidenti, non poteva permetterle di calpestargli quel
briciolo di orgoglio che gli rimaneva.
La ragazza riuscì a rispondergli a malapena un si, mentre
sentiva gli occhi riempirsi di lacrime che lottavano per uscire. Non si
aspettava che l’avrebbe presa bene, di certo sapeva che non le avrebbe mai
augurato di essere felice con lui…anche se ci sperava.
Il russo si staccò lentamente dal muro, forse aveva
esagerato, si era fatto prendere dalla rabbia. Avrebbe tanto voluto
abbracciarla, ma non poteva…lei apparteneva ad un altro. La quindicenne tirò su
con il naso e si morse il labbro inferiore evitando di mettersi a piangere. Si
allontanò dal russo ricordandosi che quel giorno avrebbe dovuto parlare con
Daitenji e Galeno riguardo al fatto dell’evocatrice, insomma, quella che le si
prospettava davanti sarebbe stata davvero una bella giornatina…almeno con lei
ci sarebbero stati i suoi amici, meglio di niente.
Alzò lo sguardo dal pavimento appena in tempo per non
andare a sbattere contro Kai che veniva dalla sua direzione opposta.
-Stai andando da Dainteji?- le domandò dal momento che
stava per scendere nell’atrio.
-Si-
-Qualcosa non va?- aveva un qualcosa di strano, anche se
non avrebbe saputo dire con precisione cosa fosse, l’aveva vista un po’ giù. E
la sua ipotesi venne confermata quando si limitò a rispondere un –No- secco
prendendo a scendere le scale.
Non era da lei comportarsi così, quella era una sua
prerogativa. Rivolse gli occhi in fondo al corridoio fin quando non vide il
capitano della sua squadra. Seppur a qualche metro di distanza sostennero l’uno
lo sguardo dell’altro in silenzio, fin quando il rosso quasi scocciato si voltò
sparendo nella loro stanza chiudendosi con non troppa grazie la porta alle
spalle.
Ora ho capito cosa c’è che non va, pensò mentre si
apprestava a seguire la sua ragazza nella hall dell’albergo, dove il presidente
della BBA li stava aspettando.
-Allora ragazzi, di cosa volevate parlarci?- domandò
Daitenji sedendosi su una delle panchine dell’enorme e verdeggiante giardino
che circondava l’albergo, mentre Galeno faceva altrettanto. Avevano preferito
spostarsi in un luogo più tranquillo e soprattutto lontano da occhi e orecchie
indiscreti, nella hall c’era un via vai di gente continuo.
-Avevate detto che dovevate dirci una cosa importante-
intervenne Arthur. Takao, Max, Rei, Daichi e il professore si scambiarono uno
sguardo preoccupato prima di rivolgere l’attenzione ad Hilary, dietro di loro.
-Va tutto bene?- gli chiese il presidente notando la loro
agitazione.
-Ecco noi…- esordì il capitano dei Bladebreakers
Revolution –Abbiamo scoperto chi è l’evocatore- disse senza tanti preamboli,
venendo direttamente al punto della situazione, come era solito fare.
-Davvero?!- esclamarono i due uomini all’unisono e
sgranando gli occhi. L’anziano signore si tolse il cappello massaggiando la
testa con aria perplessa –E lo avete portato qui?-
-A dire la verità era già tra noi…- proferì Kappa.
-Dite sul serio? E chi…-
-Io- dichiarò solenne concludendo la frase al posto
dell’archeologo e avvicinandosi a lui.
-Hilary?!- il presidente guardò confuso la ragazza mentre
si slacciava la catenina che teneva legata al collo e la porgeva allo studioso
che la prese in mano, rigirando tra le dita il ciondolo e scorgendo incastonato
al suo interno una piccola pietra.
-La Crystal?- domandò alzando lo sguardo sulla brunetta
che annuì accondiscendente. La studiò a lungo, facendola risplendere sotto i
raggi del sole per poi rivolgersi ai bladers pregandoli di prestargli uno dei
loro beyblade.
Takao gli diede il suo Dragoon che subito Galeno avvicinò
alla catenina che si illuminò per qualche secondo di un’intensa luce bluastra,
proprio come era accaduto al museo di New York, quando aveva dovuto dimostrare
ai ragazzi la validità di quella che all’apparenza sembrava essere soltanto una
favola.
-Riconosce le Essenze- constatò.
-Ma per quale motivo non si è mai illuminata prima? Voglio
dire, Hilary ha passato molto tempo insieme a noi e a i nostri bey ce ne
saremmo accorti se avesse scatenato una simile reazione- osservò Max mentre
prendeva in mano Draciel e lo guardava come fosse la prima volta che lo vedeva.
-Probabilmente perché allora i poteri
dell’evocatore…evocatrice, perdonami- si scusò con la brunetta che sorrise
appena –Non si erano ancora risvegliati. I poteri fanno parte di ogni evocatore
fin dalla nascita ma si manifestano solo quando sentono l’avvicinarsi di un
pericolo imminente- spiegò soddisfacendo la curiosità dei ragazzi. Tornò a
guardare la pietra –E’ la Crystal più piccola che abbia mai rinvenuto…si dice
che più la Crystal è piccola, più i poteri dell’ evocatore sono grandi-
continuò prima che gli tornasse in mente una cosa –Lògos…a New York, quando mi
hai chiesto come fosse fatta…era perché tu l’avevi vista, vero?-
Ad Hilary tornò in mente quella strana visione che aveva avuto
pochi giorni prima di partire per l’America. Probabilmente non se la sarebbe
più scordata. Raccontò di aver visto una figura che assomigliava moltissimo ad
un bit-power dalle forme femminili, che era scesa dal cielo e che il suo
sguardo…i suoi occhi quasi trasparenti le chiedevano aiuto.
-Peccato, adesso non potrò più dire che l’ochetta è pazza-
borbottò Daichi tra sé, lamentandosi di non potersi più divertire.
-Li sai usare i poteri?- le domandò Arthur dopo aver
riflettuto su quanto aveva appena sentito.
-Beh…sono all’inizio- biascicò imbarazzata.
-Non c’è molto tempo…- sospirò preoccupato, avrebbe voluto
tanto che fosse stato il contrario ma purtroppo non si poteva cambiare la
realtà.
-Per questo ci siamo noi!- una voce femminile alle loro
spalle attirò la loro attenzione. Mariam seguita dai suoi tre compagni si
avvicinarono al gruppo.
-La squadra degli Scudi Sacri?!- esclamò il presidente
–Anche voi sapevate…-
-Esatto- rispose Ozuma non aspettando che terminasse la
frase –Noi abbiamo pensato ad una soluzione- si affrettò ad aggiungere
rivolgendosi ad Hilary. Estrasse dalla tasca un beyblate dal chiaro colore
dorato che andava a concentrarsi in sfumature più scure a mano a mano che ci si
avvicinava al bit posto al centro. Le porse la trottola che la quindicenne
prese in mano titubante guardando prima il bit, all’interno del quale scoprì
esserci disegnato un bit-power, e poi il capitano della squadra degli Scudi
Sacri con un’espressione che si spiegava da sola.
-E’ il bit-power migliore che abbiamo, spero te ne
prenderai cura- le disse.
-Non…non capisco…- balbettò confusa, almeno quanto i suoi
compagni.
-Se tu diventassi una blader i tuoi poteri diventerebbero
molto più potenti di quanto non lo siano ora- esplicò Jesse, come se la cosa
fosse ovvia.
-Che dovrei fare?!- esclamò sgranando gli occhi,
chiedendosi se avesse sentito bene, mentre gli altri erano tutti a bocca
aperta, Kai compreso.
-E perché poi? Perché i miei poteri dovrebbero
incrementarsi?- non sapeva il motivo ma uno strano senso di panico stava
cominciando ad impossessarsi di lei, conosceva bene quella sensazione, era la
terribile paura di non essere all’altezza della situazione.
-Il potere del
prescelto con quello degli eletti nel luogo, il tempo, e lo spazio dove esiste
la massima sintonia- citò Ozuma.
-Capisco…ora è
decisamente tutto molto più chiaro!- fece sarcastica.
-Capirai- la
congedò lui mentre si allontanava con i suoi compagni per sparire nello stesso
modo in cui erano apparsi.
La prossima
volta ti pregherei di essere più criptico Ozuma, pensò ironica. Sospirò
guardando quello che a quanto pareva avrebbe dovuto essere il suo beyblade da
ora in avanti. Si era davvero andata a ficcare in una bella situazione…e adesso
come ne usciva?
-Ascolta Hilary,
non ci ho capito molto di quanto ha detto Ozuma…a parte il fatto che devi
diventare una blader, perciò se hai bisogno di qualche lezione io sono qua!- si
offrì Takao –Con un campione come me diventerai in poco tempo brava quasi
quanto me. Dico “quasi” perché nessuno può superarmi, questo è ovvio…- si vantò
facendo un sorriso a trentadue denti sotto le espressione scettiche dei suoi
amici che in quel momento lo stavano fulminando con lo sguardo, anche se lui
pareva non ci avesse fatto molto caso.
-Davvero?- fece
Hilary –Grazie ma…- spostò gli occhi su Kai, che era tornato a poggiarsi con la
schiena al tronco di un albero, immergendosi di nuovo nei suoi pensieri,
noncurante di ciò che gli stava intorno. Avrebbe tanto voluto che fosse lui ad
insegnarle ad usare il beyblade…
Un’ idea
coraggiosa si fece spazio nelle sua mente, avrebbe sempre potuto chiederglielo
lei, in fondo era il suo ragazzo adesso…
-Ecco, io
veramente vorrei domandarlo a Kai, se può farmi da maestro- gli confessò sotto
voce. Il capitano si stupì –Hai deciso di provarci?- le chiese, lui ancora non
sapeva di quanto era successo la sera precedente e del fatto che ora stessero
insieme.
-Beh…ecco…-
arrossì.
-Hilary-
cantilenò –Mi stai nascondendo qualcosa?- era troppo curioso.
-Ti racconto
dopo!- lo liquidò mentre sfuggiva dal suo migliore amico rallentando il passo
quando fu abbastanza vicino al russo…
Rigirò per l’ennesima volta tra le mani la trottolina
dorata che le era stata data da Ozuma. Non poteva crederci, aveva un beyblade
tutto suo, era una blader. Beh, un’aspirante blader, almeno. Doveva ammettere
che nell’ultimo campionato aveva sentito crescere sempre di più il desiderio di
poter partecipare anche lei un giorno. Non pensava che quel giorno sarebbe
arrivato tanto presto e soprattutto in un momento critico come quello. Eppure
adesso doveva imparare quello sport al più presto, era per la salvezza di
tutti. Dovrò trovargli un nome, pensò mentre continuava a tenere gli occhi
incollati alla trottola. Ci avrebbe pensato in seguito con più calma, adesso
purtroppo non aveva tempo per quello, doveva cominciare subito gli allenamenti.
Alzò finalmente lo sguardo incrociando quello di Kai, gli aveva chiesto se
poteva aiutarla ad imparare, e lui sorprendendola aveva accettato. Certo, non
era sembrato troppo entusiasta però aveva accettato, era quello che contava.
Inizialmente voleva chiederlo a Takao ma poi si era ricordata che aveva un
ragazzo, anche lui campione di quello sport. Non che se lo fosse dimenticato,
semplicemente era tutto così strano, nuovo, bellissimo e…incredibile.
Sistemò il beyblade nel caricatore, come aveva visto fare
tante volte ai suoi amici, e lo puntò davanti a sé, doveva ammettere di essere
emozionata, quello sarebbe stato il suo primo lancio. Trasse un profondo
respiro e tirò l’asticella del meccanismo facendo partire il beyblade che andò
a posarsi a terra poco distante da lei, girando su se stesso, barcollando,
tanto che pochi secondi dopo smise di ruotare, fermandosi immobile ai suoi
piedi. Beh, in fondo cosa si aspettava?
-Riprova- le disse il russo che intanto la osservava per
studiare come si muoveva e cercare di darle consigli per migliorare. La
brunetta annuì e non si perse d’animo, raccolse la trottola, lanciò una seconda
volta e sbuffò costatando che aveva ottenuto lo stesso risultato di prima.
-Devi tenere le braccia più alte- le suggerì avvicinandosi
alla quindicenne. Si mise dietro di lei e le prese le mani facendole fare il
giusto movimento di partenza, sotto la sua guida. Hilary rabbrividì appena
percependo il calore del corpo di Kai avvolgerla, e sentendo il cuore aumentare
notevolmente il ritmo dei battiti. Scosse la testa, doveva rimanere
concentrata, perciò si mise ad ascoltare quanto le diceva il blader cercando di
memorizzare ogni cosa. Con le gote leggermente arrossate tentò di nuovo e questa
volta andò decisamente meglio. Il suo beyblade non barcollava, certo non si
poteva dire che girava ad una velocità stratosferica distruggendo tutto quello
che le stava intorno, anzi era piuttosto lento, ma quella era una grande
conquista per lei.
-Continua a girare!- esclamò euforica.
-Non cantare vittoria troppo presto-
-Che fai? Il tifo contro di me?- gli domandò incrociando
le braccia al petto, a volte sapeva rendersi così antipatico che le veniva
voglia di prenderlo a schiaffi.
-E’ ancora in piedi e continua a ruotare, è già tanto, ti
pare?-
Il russo non le rispose, si allontanò dalla ragazza in
tutta calma e quando le fu a qualche metro di distanza si voltò di scatto e con
un gesto fulmineo estrasse Dranzer dalla tasca, lo caricò nel dispositivo di lancio
e lo scagliò contro quello di Hilary che, come prevedibile, venne sbalzato via
finendo immobile a terra.
-Ma così non vale!- ribatté.
-Devi essere sempre pronta a qualsiasi attacco- le disse
laconico.
-Si, ma tu sei un campione di bey e io sono alle prime
armi, non puoi pretendere che io riesca a neutralizzare un tuo attacco!-
-Puoi farcela invece- le sue parole la lasciarono di
stucco. Lo credeva davvero? Rimase impalata a fissarlo con un’espressione
stupita dipinta sul volto, non era il tipo di persona che diceva cose che in
realtà non pensava…
-Non dico a neutralizzarlo, ma ad attutirlo si- continuò
mentre raccoglieva da terra il beyblade della brunetta, avvicinandosi a lei per
restituirglielo. Nel riprenderlo la ragazza sfiorò la mano del russo e
lentamente alzò gli occhi castani fino ad incontrare i suoi ametista.
-Dici…dici sul serio?- gli chiese.
-Si- sussurrò, non c’era bisogno di parlare ad alta voce
dal momento che erano pochi centimetri distanti tra loro tanto che potevano
sentire l’uno il respiro dell’altra. La giapponese indietreggiò imbarazzata
prima di biascicare –Allora…continuiamo?-
Il sedicenne si allontanò andando a sedersi su una
panchina nelle vicinanze, si sedette sullo schienale e poggiò i piedi dove
solitamente ci si metteva seduti, osservando ciò che stava combinando la sua
ragazza. Un’espressione stupita e quasi di incredulità si manifestò sul suo
volto quando la vide impegnata a correre da una parte all’altra del parco dopo
aver lanciato nuovamente la sua trottola che ora sembrava la stesse…inseguendo.
-Aiuto Kai! Il beyblade mi insegue!- urlò mentre cercava
di non farsi acchiappare. Se lei andava a sinistra il beyblade andava a
sinistra, se lei andava a destra il beyblade andava a destra, e così via; e
pareva non avesse ancora intenzione di fermarsi. Una scenetta comica da primo
premio, non c’era da ridire. Il russo cercò di trattenere a stento una risata
portandosi una mano alla bocca. Solo lei può riuscirci! Pensò mentre tentava di
non scoppiare a ridere.
-Avresti potuto darmi una mano! Sono morta, non ce la
faccio più a correre- dichiarò stremata mentre si piegava per riprendere fiato.
Finalmente l’inseguitore di plastica e metallo aveva ceduto.
-E cosa avrei potuto fare?- le domandò provando a rimanere
serio, cosa che quella volta non riuscì per niente neanche ad uno freddo come
lui.
-Stai ridendo?- era sconvolta –Fammi capire, tu sorridi
due volte l’anno si e no, e ora stai ridendo di me?!- non poteva crederci. Il
suo interlocutore per tutta risposta scoppiò ridere, non ce la faceva a
resistere, la faccia della quindicenne poi aveva fatto il resto.
-Non ci posso credere!- esclamò mentre gli dava le spalle
allontanandosi arrabbiata. Rideva delle disgrazie altrui. Sadico, ecco cos’era,
un altro aggettivo da aggiungere alla lista. Si bloccò di colpo, visto che il
blader le si era piazzato davanti prendendole i polsi.
-E adesso che vuoi?-
Si sporse verso di lei e i loro visi si ritrovarono sempre
più vicini, finché le loro labbra non si sfiorarono…il loro secondo bacio,
ancora più bello del primo, forse perché vissuto da tutti e due con la stessa
intensità, con la stessa dolcezza…Kai lasciò andare i polsi di Hilary
permettendole di cingergli il collo con le braccia e di passargli le mani tra i
capelli che gli ricadevano sulla nuca provocandogli incredibili sensazioni di
piacere, mentre lui le accarezzava dolcemente la schiena.
-Sei ancora arrabbiata?- le chiese quando si separarono.
La brunetta lo guardò sognante, doveva ammettere che sapeva come corromperla.
Ma un pensierino furbetto si fece spazio nella sua mente, avrebbe potuto
approfittarne un po’…
-Si- replicò recitando indifferenza. Come previsto la
baciò di nuovo, fu un bacio più breve e semplice del precedente ma pur sempre
bellissimo.
-Non ti facevo così ingenuo- gli disse sorridendo mentre
il ragazzo le lanciava un’occhiata interrogativa.
-Ti ho detto che ero ancora arrabbiata…ma quello era solo
un pretesto per poterti baciare di nuovo- gli confessò all’orecchio prima di
allontanarsi e riprendere ad allenarsi, soddisfatta, lasciando il russo
completamente stupito.
-Non è ancora finito il tuo addestramento Vaguns?-
-Porta pazienza Baltazar, non manca molto ancora- gli
rispose come avrebbe fatto un saggio con un suo discepolo, peccato che lui non
fosse un saggio ma uno tra i demoni più pericolosi del mondo Infernale.
-Noi avevamo pensato di far capire all’evocatrice che non
scherziamo…tu che ci proponi?- gli domandò Axe affiancandosi al compagno.
-I sentimenti, i legami tra un individuo e l’altro- fece
quello con un responso che apparentemente pareva non avere senso –la forza
degli esseri umani ma allo stesso tempo la loro più grande debolezza- continuò
mentre un ghigno perfido gli si dipingeva sulle labbra. Sfiorò con le dita la
profonda cicatrice sul suo viso mentre con la mano libera, portandola davanti a
lui ed aprendo il palmo, produsse un’ immagine, si vedevano delle case e delle
strade, sembrava una città, più precisamente la città di Tokyo.
-Pagheranno per quello che hanno fatto…pagheranno
tutti…-
Lo vedeva camminare davanti a lei con quella sua solita
andatura orgogliosa e decisa e non poté fare a meno di sorridere. Gli voleva
bene, tantissimo. Era stato paziente con lei quel pomeriggio, conoscendolo
avrebbe potuto benissimo andarsene e lasciarla ad allenarsi da sola ma non lo
aveva fatto. Aveva cercato di insegnarle le nozioni fondamentali del beyblade,
a volte aveva anche alzato la voce ma sapeva che era solo per farla migliorare.
Era anche vero che era stata Hilary a chiedergli di aiutarla ad usare la sua
nuova, nonché prima, trottolina e che probabilmente se non l’avesse fatto, lui
non sarebbe mai venuto di sua spontanea volontà, non tanto perché non voleva,
ma perché…perché Kai era Kai. Affrettò il passo e si affiancò al russo che
continuava a guardare davanti a sé con le braccia lungo i fianchi. Lentamente
avvicinò la sua mano a quella del blader fermandosi poco prima di sfiorarla,
indecisa sul da farsi, avrebbe tanto voluto passeggiare mano nella mano con
lui, ma se gli avrebbe dato fastidio? Dolcemente gliela afferrò, in fondo se
non provava non lo avrebbe mai saputo.
Il ragazzo si bloccò, rivolgendo uno sguardo alla brunetta
che sembrava improvvisamente interessata al cemento della strada. Riprese a
camminare con grande gioia della quindicenne, non gliela aveva stretta più
forte nella sua come sperava, ma non l’aveva neanche allontanata. Kai abbozzò
un sorriso, trovava tutto quello incredibilmente piacevole, poche erano le
volte in cui ricordava di essersi sentito così.
-Kai…- esordì spezzando il silenzio –Tu credi che riuscirò
ad usare il beyblade?-
-Perché non dovresti?-
-Abbiamo poco tempo a disposizione…- sospirò estraendo
dalla tasca la sua trottola dorata e osservando il bit al suo centro che
scintillò sotto i raggi del sole. Al suo interno era disegnato quello che
avrebbe dovuto essere il suo bit-power, una lince dal manto color dell’oro e
gli occhi rosso fuoco. Un animale sacro, un’ Essenza che traeva la sua forza
dalla luce della speranza. Peccato che lei non fosse ancora riuscita ad
evocarla…come avrebbe fatto a riunire la forza di tutte le altre Essenze nella
sua se non era neanche in grado di farla venire fuori dal beyblade?
-Non è semplice evocare un bit-power- le disse come avesse
letto nei suoi pensieri. Hilary annuì, aveva ragione, ma non doveva perdersi
d’animo, non poteva non farcela, non poteva permettere a Vagnus di avere la
meglio. E poi aveva come maestro un campione di quello sport…la giapponese
diede un rapido sguardo alla persona che aveva accanto, si, ne era sicura, ce
l’avrebbe fatta, si sarebbe impegnata e ci sarebbe riuscita.
-Oh, siamo arrivati- dichiarò con delusione vedendo il
loro albergo apparirgli davanti agli occhi. Senza accorgersene il tempo era
passato in un baleno, immersa nei suoi pensieri, le sarebbe piaciuto stare
ancora un po’ con il suo bel russo…purtroppo non avevano molto tempo per stare
soli. Un altro motivo per eliminare quel demone, o semidio, almeno tutto
sarebbe tornato alla normalità e lei avrebbe potuto tornare a condurre una vita
pari a quella di tutti gli altri esseri umani, niente minacce sovrannaturali,
niente poteri, o forse li avrebbe ancora avuti ma la cosa non le importava, ciò
che contava era che avrebbe potuto passare le giornate con il ragazzo che
amava…sussultò appena, un pensiero la intristì immediatamente. E se lui sarebbe
partito di nuovo per la Russia? Non avrebbe potuto vederlo spesso, anzi non
avrebbe potuto vederlo per niente, sarebbero stati a migliaia di chilometri di
distanza e si sapeva che la distanza aveva una buona parte di responsabilità nella
rottura delle relazioni…scosse la testa, non era il momento adatto per pensarci
quello, bisognava fare una cosa alla volta. Ci avrebbe pensato a tempo debito e
si sarebbe trovata una soluzione. Niente avrebbe rovinato la sua storia con
Kai, aveva sognato e aspettato troppo quel momento…
-Beh…sono arrivata- disse fermandosi davanti alla porta
della sua stanza –Allora, ci vediamo dopo-
Il blader si allontanò dirigendosi verso il corridoio dove
si trovava la sua camera ma prima, fermandosi di spalle le domandò –Dopo cena
possiamo uscire, se ti va…- la brunetta non riusciva a credere alle sue
parole…se le andava? Certo che le andava, non c’era neanche da chiederlo.
Quello sarebbe stato un appuntamento vero e proprio, il loro primo
appuntamento, in realtà quello del pomeriggio non poteva considerarsi tale, non
avevano fatto altro che allenarsi a beyblade…bacio a parte…
-Si che mi va…- gli rispose sorridendo vedendo il
sedicenne riprendere a camminare e svoltare l’angolo, mentre anche lui, a
insaputa di lei, abbozzava un sorriso. Rimase incantata a fissare il punto dove
prima si trovava il russo, se tutto quello era un bel sogno non avrebbe voluto
svegliarsi mai più…
-Guarda che se ne è andato!- una voce la distolse dai suoi
pensieri.
-Mao!- esclamò vedendo l’amica appoggiata allo stipite
della porta –Da quanto sei lì?-
-Abbastanza per capire che sei innamorata persa di Mr.
asociale- ribatté ridacchiando, facendo arrossire la compagna.
-E Yuri dove lo hai lasciato?- le chiese facendole un po’
di spazio per entrare in stanza. Hilary si gettò sul suo letto distendendo le
gambe sul materasso mentre la cinese richiudeva la porta.
-Yuri mi piace ma…-
-Non è amore- concluse per lei. La giovane annuì mentre le
tornava in mente la scena di quando aveva parlato al capitano della Neoborg.
-A quanto pare Kai ricambia- si sedette vicino a lei
incrociando le gambe e poggiando il viso nelle mani.
-Di certo non mi porterà mai di notte su una spiaggia a
guardare le stelle sussurrandomi quanto mi ama…lui non palesa i suoi sentimenti,
però le sue carezze accennate, le sue frasi dolci e rassicuranti ogni tanto, i
suoi abbracci…capisco che ci tiene a me. Mi basta stargli accanto per essere
felice- Mao sorrise osservando lo sguardo della sua amica, uno sguardo che
conosceva molto bene. Lo stesso che aveva lei quando era insieme ad un certo
suo compagno dei Baihuzu…anche se cercava di far di tutto per nasconderlo.
Peccato che non le era andata bene come alla sua amica.
-Sinceramente credevo che Kai non avrebbe mai trovato una
ragazza…non perché non ne avesse la possibilità- si ricordò di quando allo
scorso campionato aveva assistito agli incontri delle altre squadre dagli
spalti, le ragazze perdevano completamente la testa quando combatteva lui –ma
perché…beh…insomma…lui è il freddo e impassibile Kai Hiwatari- disse come
stesse recitando una verità assoluta.
-Già…-
-Evidentemente il mondo sta giungendo alla sua fine e
nessuno ci ha avvertito- si alzò dal letto ma poi parve riflettere su quanto
aveva appena detto –Ora che ci penso ci hanno avvertito che il mondo sta per
giungere alla sua fine!- la blader guardò la giapponese. Ci fu un attimo di
silenzio prima che le due scoppiassero entrambe a ridere.
Daitenji, seguito da Galeno e Hitoshi, mise piede nella
hall dell’albergo, ormai si era fatta sera. L’archeologo ripensava ancora a
quanto gli era stato detto nel pomeriggio, che i ragazzi avevano scoperto chi
fosse l’ evocatore…era stato sorpreso quando quella fanciulla giapponese gli
aveva porto quella piccola pietra, ossia la Crystal. Quindici anni…era poco più
di una bambina, e adesso avrebbe avuto un grande peso sulle spalle, troppo
pesante per una della sua età che avrebbe dovuto pensare solo a divertirsi, e
invece aveva una responsabilità enorme da trasportare. Ma perché proprio lei? In
base a cosa sceglievano chi dovesse combattere Vagnus?
-Signor Daitenji!- la voce della segretaria che lavorava
come segretaria la distolse dai suoi pensieri, chiamando il presidente della
BBA.
-Si, mi dica- le rispose gentilmente quest’ultimo.
-C’è una telefonata per lei dal Giappone- gli comunicò
porgendogli il telefono. L’anziano vecchietto si avvicinò al bancone prendendo
il mano il ricevitore e portandoselo all’orecchio, mentre si chiedeva chi
potesse domandare di lui in quel momento.
-Si, pronto-
-Parlo con il signor Daitenji?- fece la voce all’altro
capo che apparteneva ad un uomo.
-Si, sono io-
-Sono il commissario Mahori del distretto 41 del
commissariato di Tokyo- un commissario di polizia? Cosa voleva da lui?
-Mi è stato riferito che con lei c’è anche la signorina
Hilary Tachibana, esatto?-
-Si…è con gli altri ragazzi- rispose titubante –Ma perché
la cercate?-
-Purtroppo devo darle una brutta notizia…- il presidente
si preparò a sentire quello che aveva da riferirgli, non gli era piaciuto per
niente quel tono allarmato che aveva usato il suo interlocutore per
quell’ultima frase. Ascoltò in silenzio sgranando gli occhi con un’espressione
a dir poco terrorizzata dipinta sul volto, non era possibile…
-Si…saremo lì al più presto- balbettò prima di riagganciare,
sperando che non fosse vero. Si portò una mano alla tempia chiudendo gli occhi,
dando l’impressione di non sentirsi bene.
-Sta bene presidente?- gli chiese Hitoshi avvicinandosi a
lui. Daitenji sollevò lo sguardo, fissando un punto indefinito davanti a lui.
-E ora come faccio a dirglielo…-
TO BE
CONTINUED…
Finito!! Spero vi sia piaciuto!! Fatemi sapere e
soprattutto preparatevi al prossimo cap…da come finisce questo avrete
sicuramente capito che il prossimo verterà sul drammatico, beh avete visto
giusto! La fic subirà una bella svolta!
Aspetto commy!! Così mi sbrigo a scrivere il seguito!!!
Ciao!!!
Capitolo 19 *** Il confine tra incubo e realtà ***
I suoi occhi sbarrati percorrevano ogni centimetro di quella casa che
ora non aveva neanche più le sembianze di un’abitazione
Lunga
attesa come al solito ma ora eccomi qui!! Allora…molti avranno sicuramente
intuito cosa sta per succedere (accidenti sono troppo prevedibile! nd.a) però
c’è una cosa che non potevate immaginarvi perché non ne ho mai fatto cenno nei
cap. precedente! (eh eh eh!!
nd.a). Allora prima di cominciare
ringrazio: LightAngel; Super Gaia; hilary14; solarial; Hilaria; Ilaria;
Kayx_chan; Jaly Chan; sesshomaru (allora aspetto la fan art!!); Hila92; Reika;
spero di non aver dimenticato nessuno!!!
E spero
anche che il cap sia buono a livello linguistico perché i concetti che volevo
trasmettere erano difficili da esprimere a parole!! Un bacio a tutti!!
Una villetta a due piani, semplice ma graziosa che
trasmetteva un senso di tranquillità e intimità a chiunque si fermava a
guardarla. Non era una delle abitazioni più sontuose della città ma a lei era
sempre parsa come la più bella che avesse mai visto. Ci aveva trascorso più di
dieci anni della sua vita, giorni, pomeriggi, notti, a volte felici, altre
malinconici. Nell’ultimo periodo aveva passato sempre meno tempo in quella
casa, fermandosi spesso a dormire da Takao, ma per lei rimaneva comunque un
punto di riferimento. Si ricordava ancora il momento esatto in cui l’aveva
vista per la prima volta, allora era ancora una bambina, era scesa dalla
macchina correndo in giardino, aveva alzato la testa per osservare la facciata
per intero, tanto che aveva finito per cadere all’indietro ritrovandosi con il
fondoschiena a terra. Aveva sorriso notando una finestra appena sopra la porta
d’ingresso, decidendo immediatamente che quella sarebbe stata la sua nuova
stanza, da lì avrebbe potuto avere la visione completa del giardino, colorato
di fiori. Sua madre le si era avvicinata aiutandola a rialzarsi e lei si era
attaccata alla sua gonna pregandola di entrare subito, curiosa di vedere come
fosse l’interno. Suo padre aveva chiuso la portiera della macchina, prima di
sventolarle davanti un paio di chiavi.
-Allora, vuoi essere tu la prima ad aprire la porta?- le
aveva domandato sorridendo. Hilary aveva annuito felice non perdendo tempo ad
inaugurare il loro primo giorno nella nuova casa. Era tutto così bello eppure
adesso…
I suoi occhi sbarrati percorrevano ogni centimetro di
quella casa che ora non aveva neanche più le sembianze di un’abitazione.
Bruciata, completamente. I muri anneriti dal fumo dell’incendio, i vetri delle
finestre in frantumi, sparsi in giardino, giardino non florido come un tempo,
l’erba era diventa steppa e di fiori nemmeno l’ombra. Si avvicinò, le transenne
impedivano il passaggio ma non le importava, doveva entrare. Scavalcò il
muretto che circondava la villa e con un salto fu dall’altra parte, cosa che le
permise di incamminarsi per il vialetto, che percorreva sempre ogni mattina
quando c’era scuola, e di raggiungere la porta d’ingresso. Si guardò intorno
per assicurarsi che nessuno la vedesse e spinse ciò che rimaneva dell’entrata
mettendo piede direttamente nel salone. Si portò una mano al viso, coprendosi
il naso e la bocca, l’odore penetrante e soffocante del fumo si avvertiva
ancora nonostante fosse passato un giorno dall’incidente. Aveva voglia di
urlare, ma non le riusciva, era spinta solo dalla forza di inerzia, la sua
mente non connetteva con il resto del suo corpo. I mobili della sala da
pranzo…tutti ridotti in polvere, non rimaneva più niente. Quella non era la sua
casa, non era possibile. Non era possibile che fosse il luogo in cui aveva
vissuto così tanto tempo, quella casa era di un altro, non sua. Si avvicinò a
quello che in principio doveva essere un tavolo, ora completamente carbonizzato
e lo sfiorò con le dita sporcandosi di una polvere nera, scura, il colore delle
tenebre in una notte senza Luna. Alzò gli occhi sul camino.
“Di colpo ha preso fuoco, non si è ancora capita la
dinamica dell’incidente, probabilmente il gas era acceso”. Quelle parole
continuavano a rimbombarle nella testa come un’ eco martellante destinata a
ripetere per sempre uno stesso suono. Un’ esplosione, un’ esplosione in casa
sua. Stava per recarsi in quella che prima era la cucina ma qualcosa sul
pavimento catturò la sua attenzione. Era un foglio rettangolare, colorato,
stranamente e perfettamente integro, tanto che si inginocchiò per vedere più da
vicino di cosa si trattasse. Il cuore le mancò di un battito, era una fotografia,
ritraeva lei, qualche anno prima, al mare insieme ai suoi genitori. Senza
pensarci prese l’immagine e la sollevò da terra…sgranò gli occhi e una
sensazione indescrivibile l’andò a colpire dritta nello stomaco, sotto la
fotografia c’era un foglietto, una frase era scritta in rosso, talmente scuro
che pareva quasi sangue: PER TE, EVOCATRICE.
La sua mente compì un volo enorme, sembrò risvegliarsi da
quello stato di coma profondo in cui era caduta che le permise di collegare
quello che era successo.
Non era stato un incidente, non era stato un caso.
Immediatamente si alzò, mise in tasca il ritratto e il messaggio correndo fuori
dalla casa il più velocemente possibile.
Un ghigno malvagio e soddisfatto si dipinse sulle sue
labbra e non poté fare a meno di pensare che finalmente quella mocciosa si
sarebbe resa conto con chi aveva a che fare. Con un gesto della mano fece
scomparire l’immagine proiettata sul muro che ritraeva l’evocatrice correre a
perdifiato per le strade di Tokyo. Aveva visto abbastanza. Trasse un profondo
respiro non smettendo di sorridere, sentiva i suoi poteri man mano tornargli,
presto li avrebbe recuperati in pieno e anzi sarebbero anche aumentati. Il
tempo che lo separava dalla sua discesa sulla Terra non era più tanto lungo.
Presto sarebbe stato il padrone assoluto del mondo e avrebbe dominato a suo
piacimento su tutto e tutti, i demoni avrebbero presto ridotti gli esseri umani
in schiavitù, o sterminati…o magari tutte e due le cose. Scoppiò in una sadica
risata che rimbombò per l’intera stanza, avrebbe continuato a lungo a gioire se
non fosse stato per un particolare…
Improvvisamente avvertì una bruciore tremendo alla guancia
destra tanto che fu costretto a sfiorare il viso con le dita, passandole sopra
la cicatrice che gli segnava il volto. Sembrava stesse andando a fuoco. Strinse
gli occhi con rabbia, conosceva quella sensazione, era stata una tra le ultime
cose che aveva provato prima di essere sconfitto mille anni prima. Non poteva
essere, non poteva crederci…eppure avrebbe riconosciuto quell’energia ovunque…
-Baltazar!- chiamò il suo sottoposto che si materializzò
immediatamente davanti a lui comparendo dal nulla.
-Cosa c’è Vagnus?-
-Ho una missione da affidarti in cui non puoi
assolutamente fallire- gli disse.
-Di che si tratta?- gli domandò notando che c’era qualcosa
che lo stava turbando profondamente.
-L’evocatrice…l’ex-evocatrice è sulla Terra. Voglio che la
porti qui subito, viva!-
-Cosa?!- rifletté sulle sue parole, non era possibile. Era
vero, quella ragazzina aveva sconfitto il Signore del Male un millennio prima
ma per farlo aveva sacrificato la sua vita, aveva utilizzato l’ Energia Pura
per riuscire nel suo intento…
-Sei ancora qui?- sbraitò contro il demone che sussultò,
riscosso dai suoi pensieri. Non osò contraddire Vagnus, né chiedere ulteriori
informazioni, si limitò a scomparire per recarsi sulla Terra, si sarebbe fatto
spiegare tutto in seguito.
-Stavolta non sarò io quello che verrà distrutto…-
Spalancò la porta della palestra, interrompendo il
silenzio teso e massacrante che regnava tra i presenti. Nessuno aveva voglia di
parlare, da quando erano tornati in Giappone l’atmosfera allegra e spensierata
che caratterizzava il loro gruppo sembrava essere sparita.
-Sono stati loro- asserì grave stringendo nel pugno il
foglio che poco prima aveva trovato in casa sua. Accartocciò il pezzo di carta,
lanciandolo quasi con sprezzo tra i bladers. Il professore lo raccolse da terra
aprendolo, mentre Daichi si avvicinava incuriosito, sporgendosi oltre la spalla
del compagno per vedere meglio cosa ci fosse scritto.
-Ma…ma questo che significa?- le domandò Kappa. Hilary non
rispose, gli diede le spalle dirigendosi verso la camera di Takao, aveva
bisogno di rimanere da sola.
Il capitano dei Bladebreakers sfilò il messaggio dalle
mani del ragazzo, per leggerlo di persona, e sgranò gli occhi non appena scorse
le parole che risaltavano immediatamente alla vista. Tre semplici parole che a
seconda delle circostanze avrebbero potuto significare tutto o niente…e quella
era decisamente una situazione in cui significavano tutto. L’incidente dei
genitori della brunetta non era stato un caso, non era avvenuto per un brutto
scherzo del destino avverso, era stato voluto. Voluto da coloro disposti a fare
qualsiasi cosa pur di raggiungere i loro scopi, senza un briciolo di
sensibilità, di umanità; in fondo quegli esseri non erano umani…
Kai si alzò dal pavimento, staccandosi dal muro, senza
proferire parola, attraversò la palestra sotto gli sguardi dei presenti fin
quando non scomparve oltre la porta. Yuri continuò a fissare il punto in cui
poco prima si trovava il compagno…stava andando da lei…
Il russo si fermò davanti alla porta della stanza di
Takao, rimanendo immobile alcuni secondi a guardarla, come potesse vedere
attraverso essa, prima di entrare. Hilary era seduta sul letto, cingeva con le
braccia le gambe, piegate al petto, mentre i suoi occhi contemplavano spenti un
punto indefinito davanti a lei, come in trance. In realtà il suo corpo era lì,
in quella stanza, ma la sua mente vagava rinchiusa nel suo mondo di ricordi,
riviveva i momenti più belli della sua infanzia, insieme ai suoi genitori,
ancora e ancora…le vacanze al mare, le gite in montagna d’inverno, le domeniche
a casa dei nonni, le litigate che poi finivano con una torta come segno di riappacificazione.
E intanto una voce rimbombava instancabile nella sua testa, come una furia
sovrastava la confusione che vi regnava e nitida e struggente urlava una sola e
semplice verità…quei momenti non sarebbero mai più tornati…
Mai più…niente sarebbe stato più come prima…
Allora lei cercava in tutti i modi di combattere quella
voce ripetendosi fino all’infinito che non era vero, che quella voce mentiva,
che non poteva essere tutto finito, una cosa non poteva non esserci più da un
attimo all’altro, non poteva perché non era giusto. Forse quello era solo un
incubo, presto si sarebbe svegliata e avrebbe scoperto che aveva fatto un
brutto sogno e nient’altro, sarebbe scesa in cucina, nella cucina della sua
casa, a fare colazione, suo padre l’avrebbe salutata con un bacio sulla fronte
prima di andare a lavoro, uscendo di casa presto perché odiava arrivare in
ritardo ai processi, sua madre sarebbe stata ancora a letto, recuperando il
sonno che aveva perso in ospedale per il turno di notte. Si, sarebbe andata sicuramente
così, quella era l’unica soluzione logica….Allora perché non mi sveglio? Si
domandava, solitamente quando una persona faceva un incubo si svegliava nel
momento di massima tensione, perché dunque non succedeva ancora? Quel sogno non
aveva ancora raggiunto il suo momento di massima tensione? C’era di peggio?
-Hilary…- la chiamò dolcemente Kai, avvicinandosi alla
ragazza che pareva non l’avesse sentito, continuava a guardare il vuoto davanti
a lei.
-Hilary!- ripeté alzando la voce, tanto che la brunetta
mosse appena lo sguardo su di lui, guardandolo come fosse la prima volta che lo
vedesse, quasi fosse…un estraneo. Estraneo sicuramente al mondo che lei stava
vivendo nella sua mente. Anche al blader fece un certo effetto essere guardato
in quel modo da lei, non lo aveva mai guardato in quel modo neanche quando
l’aveva appena conosciuto.
-Ora finirà tutto- affermò –Questo è solo un incubo, non è
reale…tra poco mi sveglierò e tutto tornerà come prima-
Il russo avvertì una strana sensazione, una fitta allo stomaco
che poi si espanse in tutto il suo corpo, non aveva mai provato nulla del
genere, stava male a vederla così. E il fatto di non poter fare nulla lo faceva
stare peggio.
-Non è un incubo Hilary…- le disse –per quanto brutta che
sia questa è la realtà- la giapponese lo fissò stranita, le sue parole non
avevano senso per lei.
-No invece, questa non è la realtà…tu stai mentendo-
ribatté mentre la voce le si riduceva a un sussurro.
-Vorrei poterti dire che sia così ma non lo è, non puoi
far finta che non sia successo niente, devi affrontare la realtà-
-Non è vero- insisté scotendo violentemente la testa
–Quello che dici non ha senso, questo è un incubo e nient’altro-
-Hilary non…- la prese per le spalle cercando di farla
ragionare, se continuava così si sarebbe fatta solamente più male.
-Non è vero! Non è vero! Non è vero!- urlò, non voleva
starlo a sentire, perché le parlava così? Perché voleva convincerla che quella
era la realtà? Non poteva essere tanto brutta, non poteva.
-Lasciami Kai!-
Mao spostò lo sguardo sull’ acqua del piccolo laghetto del
giardino, osservandola nei suoi riflessi rossastri per la luce del sole ormai
al tramonto, calma e piatta mentre alcune foglie verdi galleggiavano tranquille
sulla sua superficie. Era in pensiero per la sua amica, quando era rientrata a
casa non aveva detto una parola, a parte quando aveva lanciato quel foglio in
mezzo a loro, si era limitata a dirigersi in camera di Takao, come fosse in
trance, seguita subito dopo da Kai. Sperava che almeno lui riuscisse a farla
stare un po’ meglio, per quanto fosse possibile.
-E’ ingiusto-
-Cosa?- le domandò Rei sedendosi su una delle pietre che
contornavano lo stagno.
-Quello che sta succedendo ad Hilary…prima scopre di
essere l’evocatrice e di dover combattere per salvare il mondo da un essere
spietato che non sappiamo neanche come sia fatto e ora i suoi genitori…- adesso
che poteva essere felice insieme alla persona che ama, aggiunse mentalmente.
-Già…- si ritrovò ad annuire tristemente il suo
interlocutore –Purtroppo noi non possiamo fare niente per aiutarla se non darle
tutto il nostro appoggio-
-Deve essere terribile perdere due delle persone che si
amano di più- proferì –Io non riuscirei più a vivere senza di te…- sussurrò
pensando a cosa avrebbe fatto se un giorno avesse perso lui…probabilmente la
sua vita non sarebbe più stata la stessa, era inutile negarlo, il pensiero di
non poterlo più avere vicino la faceva stare male.
-Come?- le chiese credendo di non aver capito bene. La
cinese si riscosse, accorgendosi di aver pronunciato quella frase e di non
averla solo pensata, soprapensiero non ci aveva fatto caso.
-No, niente- si affrettò a rispondere scotendo la testa
–Dimentica quello che ho detto- si alzò bruscamente, con l’intenzione di
rientrare in palestra, insieme agli altri.
-Aspetta Mao!- sospirò, che altro voleva? Ma non poteva
fare più attenzione a quello che diceva? Si passò una mano sugli occhi –Senti
Rei, comincio ad essere stanca- disse snervata mentre si voltava per dargli le
spalle.
-Prima ho bisogno di sapere una cosa-
-Sarebbe?-
-Tu sei ancora…tu mi…insomma…tu ancora mi…- biascicò non
avendo il coraggio di completare la domanda.
-Ti sarei grata se mi dicessi quello che vuoi sapere prima
di domani mattina!- ribatté spazientita, non era da Rei balbettare in quel modo.
Si voltò verso l’amico notando che teneva la testa china a fissare il prato,
che probabilmente in quel momento per lui doveva avere acquistato un improvviso
interesse. Fece per aprire bocca ma preferì rimanere in silenzio, forse aveva
esagerato, lo aveva trattato un po’ troppo bruscamente e si era offeso. Si
sentì mortificata a quel pensiero, in fondo lui che colpa aveva se lei se ne
era innamorata?
-Rei, scusa, mi dispiace…- si scusò.
-Volevo sapere se tu…mi vuoi ancora bene- disse infine.
-In…in che senso?-
-Sai benissimo in che senso- replicò alzando lo sguardo e
puntando i suoi occhi ambrati nei suoi, dello stesso colore.
-Ma che domande vai a fare?- voltò la testa nelle
direzione opposta a quella del sedicenne, non voleva che la vedesse arrossire. E
poi perché lo voleva sapere? Perché proprio adesso? Non aveva senso, a lui non
importava di lei…almeno non in quel senso. Escluse immediatamente che Rei lo
aveva chiesto solo perché in caso di risposta affermativa avrebbe accresciuto
il suo ego, non era quel tipo di persona…e allora perché?
-E’ importante che lo sappia- insisté avvicinandosi a Mao,
costringendola a farle rivolgere di nuovo l’attenzione su di lui. La blader
esitò ancora prima di rispondere, chiedendosi se avesse fatto bene ad essere
sincera con lui. Magari dopo si sarebbe sentita meglio, si sarebbe finalmente
levata quel peso che l’opprimeva e le stringeva la bocca dello stomaco ogni
volta che lo vedeva, e chissà, forse sarebbe anche riuscita a dimenticarlo. In
fondo il primo passo per superare i problemi era quello di ammetterne
l’esistenza…
-Secondo te perché ultimamente non facevo altro che
evitarti?- si decise a dire infine, non riuscendo però a trattenere un sospiro
sconsolato. Il moro sussultò appena a quelle parole, allora le sue intuizioni
erano esatte. Davvero lo stava evitando ultimamente, come pensava.
-Io ti voglio bene…- sussurrò quest’ultimo.
-Si, lo so- esattamente come Lai, le voleva bene come ad
una sorella, nulla di più. Quante volte glielo aveva ripetuto? Ormai aveva
perso il conto e aveva smesso di illudersi.
-No, non puoi saperlo…- la corresse –perché non te l’ho ma
detto-
La quindicenne lo guardò perplessa, che stava blaterando?
Stava per chiederglielo quando lo vide avvicinarsi e fermarsi di fronte a lei.
Alzò appena lo sguardo, incrociando i suoi occhi dorati, erano seri, anche
troppo, eppure trasmettevano un senso di dolcezza. Le accarezzò una guancia
passandole poi una mano tra i capelli, stava succedendo qualcosa che non
riusciva a capire. Perché si stava comportando in quel modo? C’era qualcosa di
strano in lui, qualcosa che non era in grado di comprendere.
-Non nel senso che intendo adesso almeno- precisò, prima
di avvicinarsi con il viso al suo, fermandosi a poca distanza dalla sua bocca,
accertandosi che anche lei lo volesse. Mao esitò qualche istante, non perché
non lo volesse anche lei, ma perché stentava a credere che ciò stava succedendo
per davvero. Restò immobile aspettando che il ragazzo azzerasse le distanze,
lasciandogli posare le labbra sulle sue…
-Lasciami Kai!- cercò di strattonare il suo braccio e
dalla tasca dei pantaloni cadde a terra una fotografia. Quella fotografia. Si
immobilizzò a fissarla mentre il russo lasciava lentamente la presa, vedendo la
sua ragazza prendere in mano il piccolo foglio di carta lucida dal pavimento e
portarlo davanti ai suoi occhi. Rimase a contemplare l’immagine a lungo, in
silenzio, solo il ticchettio delle lancette dell’orologio appeso nella camera
di Takao spezzava il ritmo di quella monotona e tesa sensazione di atemporalità
che si era venuta a creare. Dopo qualche interminabile minuto si decise a
parlare.
-E’ colpa mia- proferì gelida. Il blader si sedette
accanto alla giapponese attendendo che continuasse.
-Sono stata io a uccidere i miei genitori…- proseguì
mentre la voce cominciava a tremarle. Kai aprì la bocca ma Hilary gli impedì di
dire qualsiasi cosa avesse in mente.
-Se io non fossi l’evocatrice non sarebbe mai successo-
volse lo sguardo verso la finestra accorgendosi che aveva iniziato a piovere
–E’ solo colpa mia…- proferì imperterrita e già sentiva rimbombarle nella mente
quelle quattro e terribili parole che non la volevano lasciar stare, non la
volevano abbandonare, volevano continuare a tormentarla a martellarle la testa,
a ripetersi e ad aumentare il suo senso di colpa.
-Hilary, cosa…-
-Hai visto cosa ho trovato a casa mia? Quel foglio…era per
me, capisci?- disse in modo confuso spostando l’attenzione sul sedicenne
stringendo forte i pugni avvolgendo anche le lenzuola del letto.
-Non è colpa tua- le disse cominciando a capire cosa
dovesse essere successo nonostante il discorso della brunetta non fosse
esattamente comprensibile. Aveva cercato di capire in quelle frasi spezzate da
lei pronunciate cosa volesse intendere e credeva di aver compreso. Probabilmente
qualcuno voleva far capire a loro contro chi stavano combattendo, e quel
qualcuno erano sicuramente i demoni. Persone collegate in qualche modo a
Vagnus, o meglio mostri. Non si trattava di certo di persone. Non meritavano
una simile determinazione.
-E’ strano…- sussurrò la quindicenne.
-Cosa?-
-Il comportamento degli esseri umani- continuò sorridendo
amaramente –Sono consapevoli del fatto di essere mortali, che prima o poi la
vita avrà una fine anche per loro e per chi gli sta accanto…eppure continuano a
stupirsi, ad arrabbiarsi, a piangere, quando ciò accade, come la morte fosse
qualcosa di assolutamente inaspettato…quando invece è l’unica certezza che
hanno. Non ti pare buffa come cosa?-
-Hilary…- dolcemente le sollevò la mano dalle lenzuola e
gliela strinse nella sua. La guardò preoccupato con il suo solito sguardo
serio, cercò di leggere nei suoi occhi ma non ci riuscì, quelle iridi castane
sembravano vuote, prive di vita…era sotto shock. Il suo corpo si muoveva solo
per forza di inerzia e nient’altro, non possedeva più quella sua solita
vivacità che da sempre lo caratterizzava. La sua passività faceva quasi paura
al russo, sentiva il suo animo riempirsi d’inquietudine, avrebbe fatto di tutto
pur di poterla aiutare e vedere ancora il suo sorriso.
-L’altra sera mia madre mi aveva chiamato sul cellulare,
io però non avevo voglia di rispondere, e mi ero ripromessa che l’avrei
richiamata la sera successiva…peccato che poi non ho più potuto farlo e non
potrò farlo mai più…- disse mentre sentiva la sua voce incrinarsi senza che lei
potesse farci niente –Se avessi risposto avrei sentito la sua voce per un’
ultima volta…e invece non l’ho fatto- una lacrima le rigò la guancia e lei la
lasciò libera di scendere velocemente sul suo viso prima di essere seguita da
numerose altre.
-Diamo per scontato che ci sia sempre un domani quando
invece non è affatto così, nessuno ci dà la certezza che il sole sorga di
nuovo, nessuno ci dà la certezza che domani saremo ancora qui e nessuno…sa
dirmi il perché…- aggiunse, questa volta si potevano distinguere i suoi
singhiozzi –NESSUNO LO SA!- urlò, piangendo disperatamente.
Kai l’ abbracciò, stringendola forte a sé, facendole
poggiare la fronte sul suo petto, tenendole delicatamente la testa, lasciandole
bagnargli la maglietta, permettendole di sfogarsi. Non seppe dire per quanto
continuò a piangere, senza pronunciare più una parola, forse qualche minuto o
qualche ora, finché non si addormentò, esausta, cullata dal suo calore,
rassicurata dalla sua presenza. La guardò dormire tra le sue braccia, gli occhi
ancora umidi, le gote arrossate per il troppo piangere, mentre in lui si faceva
spazio un sentimento sempre più forte…non avrebbe permesso a nessuno di farla
ancora soffrire, l’avrebbe protetta, sarebbe riuscito a farla sorride di nuovo,
le voleva bene…finalmente non aveva più dubbi. Lentamente, attento a non
svegliarla, si sdraiò sul letto tenendo Hilary vicino a lui, le sarebbe rimasto
accanto qualsiasi cosa fosse successa, anche se purtroppo non avrebbe potuto
prevedere il corso degli eventi…
-Devo farlo, è l’unica soluzione!-
-No invece! Tu non sei obbligata a fare niente!- il ragazzo l’afferrò per le
spalle puntando i suoi occhi blu notte in quelli smeraldo di lei. Non poteva
permetterle di compiere una simile sciocchezza, non se lo sarebbe mai
perdonato.
-Io sono l’evocatrice- disse come se quella frase potesse giustificare la sua
decisione in quel momento. Dolcemente gli accarezzò il viso sorridendo
amaramente –Ti prego…cerca di capirmi-
-Non voglio perderti- trovò il coraggio di sussurrarle.
-Nemmeno io…per questo lo faccio- si strinse a lui abbracciandolo forte mentre
sentiva le sue braccia cingerle la vita.
-Ti amo-
-Anch’io ti amo- si allontanò dal ragazzo cercando di trattenere le lacrime che
sembrava volessero a tutti i costi bagnarle il viso.
Spalancò
gli occhi, levandosi a sedere all’improvviso, respirando a fatica. Si guardò
intorno, quella era la stanza di Takao. Si portò una mano alla testa, sentiva
le vene delle tempie pulsarle, le facevano terribilmente male. Cercò di
recuperare un po’ di lucidità, che cosa era successo? Chi erano quei due
ragazzi? Lei non li conosceva…come poteva sognare e ricordarsi così nitidamente
due persone che non aveva mai incontrato e che non sapeva neanche se
esistessero? Eppure era come se fosse stato un suo ricordo…o quello di qualcun
altro. Spostò l’attenzione su Kai, si era addormentato anche lui ma non aveva smesso di starle accanto. Inconsciamente le parole
e le immagini del suo sogno tornarono a tormentarla, arrivando alle sue
orecchie e davanti ai suoi occhi, rimbombando da un lato all’altro della sua
mente fondendosi tra loro finché non le suggerirono una soluzione facendo
nascere in lei una nuova consapevolezza, una decisione impensata e che
probabilmente i suoi amici non avrebbero mai approvato. Ma lei sapeva che
quella era l’unica cosa giusta da fare, se non l’avesse fatto le persone a cui
voleva bene avrebbero sofferto prima o poi…e sarebbe stato drammatico, molto di
più di quanto non fosse già. Non l’avrebbe mai permesso, quel sogno seppur
all’apparenza privo di significato le aveva fatto comprendere tante cose…si
alzò dal letto camminando scalza sul pavimento, attenta a non far rumore. Aprì
la porta della camera ritrovandosi direttamente sul portico della casa di Takao,
ormai buio, la sera era scesa e solo le stelle illuminavano fioche la terra.
Lentamente passò davanti alla palestra affacciandosi appena al suo interno,
quel tanto che bastava per poter vedere i suoi compagni dormire, sparsi per la
grande sala. Abbozzò un sorriso, anche se loro erano gli eletti, l’evocatrice
era lei e lei sola per questo non doveva contare sul loro aiuto, avrebbe
risolto la situazione a modo suo…
-Hilary, sei in piedi?- una voce alle sue
spalle la fece voltare.
-Takao-
-Come stai?- le domandò preoccupato dopo aver
esitato un po’, indeciso se chiederglielo o meno, in fondo come poteva stare?
Bene no di certo. Era dalla sera precedente che non le aveva più rivolto la
parola, da quando cioè Daitenji aveva dovuto riferire la terribile notizia della
morte dei genitori di Hilary. Avrebbe voluto poter essere d’aiuto alla sua
amica ma non ne aveva avuto il coraggio, sapeva che se solo ci avesse provato
sarebbe scoppiato a piangere davanti a lei, cosa che non l’avrebbe affatto
aiutata. In fondo la madre della ragazza era stata un po’ come una madre anche
per lui, visto che la sua era scomparsa quando era ancora piccolo. Sull’aereo
per il viaggio di ritorno in Giappone aveva preso posto ben lontano dalla
brunetta, aveva passato quelle ore rinchiuso in un silenzio che non gli si
addiceva molto, con la visiera del capello abbassata fino a sopra gli occhi,
rimproverando a se stesso di non essere in grado di aiutarla in qualche modo.
-Ho preso una decisione- affermò seria.
-Quale?-
-Lo saprai domani- si, l’avrebbe scoperto il
giorno successivo quando probabilmente nessuno avrebbe più potuto farla tornare
sui suoi passi. Si avvicinò al blader sorprendendolo con un abbraccio –Ti
voglio bene Takao, sei il mio migliore amico- gli sussurrò prima di separarsi
da lui e correre di nuovo verso la stanza dalla quale era uscita, stringendo
gli occhi cercando di bloccare le lacrime che prepotenti volevano uscire a
tutti i costi. Il ragazzo restò immobile per qualche istante, il tempo per
rielaborare quello che gli aveva detto, o meglio il modo in cui l’aveva detto,
perché gli suonavano terribilmente come un addio? Aveva un brutto presentimento
addosso…
Rientrò nella stanza, sedendosi alla scrivania
e cominciando a scrivere su un foglio di carta quella che aveva tutta l’aria di
essere una lettera, gettando un’occhiata di tanto in tanto al letto dove
dormiva Kai, per assicurarsi che non si svegliasse. Qualche riga di inchiostro
nero su una superficie bianca, qualche frase per dare una breve spiegazione,
qualche frase per delle preghiere…ed un unico messaggio.
Si appoggiò al muro, cercando un sostegno per
non cadere a terra, sbattendo gli occhi più volte cercando di recuperare un po’
di chiarezza. Improvvisamente tutto intorno a lei aveva cominciato a girare
vorticosamente, le immagini della strada e dei palazzi si erano confuse tra
loro fino a mischiarsi per dare luogo ad altre immagini, ad un’altra scena, una
scena che lei conosceva benissimo e che aveva vissuto personalmente, circa
mille anni prima. Quel momento lo avrebbe ricordato in eterno probabilmente,
era stato uno dei più dolorosi della sua esistenza. Lasciare la persona che
amava…avrebbe potuto avere una vita con lui davanti, e invece il destino aveva
deciso un’altra strada per loro, una strada che si era incontrata una volta e
che poi si era separata formandone due parallele, che non si sarebbero toccate
mai più.
Sospirò mentre pian piano la testa smetteva di
farle male, cercando di capire come potesse quel ricordo esserle comparso
davanti involontariamente. Lasciò andare le braccia lungo i fianchi respirando
a fondo, quella non era stata proprio una bella giornata, aveva scoperto che le
persone che stava cercando non erano più dove pensava di trovarle, avevano
infatti lasciato la Grecia ed erano tornate in Giappone, stando a quando le
aveva detto la segretaria dell’albergo presso il quale avevano alloggiato
qualche giorno. Non c’era altra scelta, avrebbe dovuto farsi anche un viaggio
su uno di quei trabiccoli volanti che in quel tempo chiamavo “aerei”. Non
poteva andarle peggio.
-Da quanto tempo non ci si vede…Alena- quella
voce le raggelò il sangue nelle vene, si sbagliava, poteva eccome andarle
peggio. Si voltò di scatto alzando la testa verso il muretto che circondava
l’hotel, mettendo a fuoco la figura di un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi
di fuoco che la guardava dall’alto in basso con le braccia incrociate al petto
e un ghigno sadico dipinto sulle labbra.
-Baltazar- sibilò a denti stretti alla sua
vista.
-Vedo con piacere che ti ricordi ancora di me
dopo ben mille anni!- ironizzò irritando non poco l’ex-evocatrice.
-Non vi arrendete mai?-
-Assolutamente no, questa volta riusciremo nel
nostro progetto-
-Hilary vi fermerà proprio come ho fatto io
mille anni fa!- dichiarò riducendo gli occhi verdissimi a due fessure. O almeno
sperava, non avrebbe permesso a Vagnus e i suoi demoni di fare della Terra un
luogo di caos e disordine dove avrebbero regnato incontrastati sangue e morte,
sotto il controllo di quegli esseri infernali. Lo avrebbe neutralizzato, i
Saggi l’avevano richiamata per questo, era la sua missione da portare a termine
e l’avrebbe fatto in un modo o nell’altro, anche se non possedeva più i suoi
poteri, certo le avrebbero fatto comodo ma non poteva esserci più di un
evocatore al mondo, così parlava la profezia…
-Ti stavo aspettando-
-Come sapevate che io fossi qui?- gli domandò,
purtroppo l’incontro con i demoni era avvenuto prima del previsto, non lo aveva
programmato.
-Non è necessario che tu lo sappia- le rispose
sparendo in un attimo dalla sua vista, dissolvendosi nel nulla per poi
riapparire un momento dopo alle spalle della biondina, afferrandola con non
poco delicatezza, impedendole di scappare nonostante lei cercasse invano di
liberarsi dalla sua presa.
-Lasciami!-
-No piccola, tu ora vieni con me- e in una
frazione di secondo i due svanirono fondendosi con la folata di vento che si
era alzata nella via ormai deserta.
Si fermò per un’ ultima volta ad osservare il
portone della villa come a volerselo imprimere nella mente, così come tutti coloro
che in quel momento si trovavano al suo interno. Ormai era fuori dalla casa,
non poteva tornare indietro, aveva preso una decisione e per quanto fosse
dolorosa sarebbe arrivata fino in fondo. Aveva lasciato la lettera sul cuscino
vicino a Kai, così l’avrebbe trovata subito al suo risveglio. L’aveva baciato
dolcemente sulle labbra prima di afferrare la borsa per sistemarsela sulle
spalle, sbrigandosi ad uscire prima che avesse potuto cambiare idea e decidere
di rimanere con lui. Non poteva, non poteva permettere che gli accadesse
qualcosa, a lui come agli altri. Quella era l’unica soluzione…rigirò tra le
mani il suo beyblade, da quel momento in poi sarebbe andata avanti da sola.
Infilò la trottola nella tasca dei jeans, indietreggiò di qualche passo e si girò
iniziando a correre il più velocemente possibile in direzione della stazione,
senza più voltarsi indietro…
TO BE CONTINUED…
E ora??? Ve l'aspettavate una cosa del genere???? Che
succederà? Davvero Hilary continuerà da sola o tornerà sui suoi passi?? E se
tornerà sui suoi passi sarà per merito di chi??? Vi lascio con questi enigmi!!
Mi raccomando, aspetto commy!! ^_^
Ogni sentimento aveva il suo lato buono e il suo lato cattivo, e l’amore
era uno di questi
Ta-dan!! Scommetto che non mi aspettavate così presto!!
(noi veramente non ti aspettavamo proprio! nd.tutti) Ho voluto scrivere questo
cap in fretta perché sono ansiosa si scrivere il prossimo!! Il cap di oggi è
quindi volutamente corto, perché il prossimo sarà bello carico di roba visto ci
saranno un bel po’ di spiegazioni!! Cmq anche questo è abbastanza consistente
specialmente la discussione tra Yuri e Kai (è il pezzo che mi è piaciuto di
più! nd.me). Quindi commentate sempre!!!! E a proposito, ringrazio: solarial
(quanti complimenti ^///^…cmq non vedo l’ora di leggere il seguito della tua
storia, aggiorna presto perché è fantastica!!); LightAngel (davvero ti è venuta
qualche idea su Alena e il suo ragazzo?? Allora tra un po’ vedrai se
coinciderà!! ^_^); Jaly Chan; Kayx_chan; super gaia (tornerà per merito di Kai??
Lo scoprirai nel prossimo cap…o forse anche in questo!); hila92.
Ogni sentimento aveva il suo lato buono e il suo lato
cattivo, e l’amore era uno di questi. Senza accorgersene, l’altruismo, qualità
principale di tale emozione poteva trasformarsi nel suo esatto
contrario…l’egoismo. Egoismo di voler restare accanto alla persona che si
amava, egoismo di volere che questa facesse affidamento solo su di te, egoismo
di pretenderla sempre felice. Quanto è sbagliato tutto questo? Ma soprattutto…è
sbagliato?
Quando
leggerai questa lettera io sarò già lontana. Probabilmente non condividerai la
mia decisione ma ho bisogno di risposte che qui non posso trovare, ho bisogno
di capire chi sono, cosa sono. Non voglio rischiare di coinvolgerti in questa
storia, non voglio che ti accada qualcosa di male, non voglio che accada
qualcosa di male a tutti voi.
Non
so dove andrò e ti prego…non cercarmi…
Cerca di capirmi,
Ti amo
Hilary
Kai rilessequella lettera per l’ennesima
volta, come a volersi imprimere nella mente ogni singola parola, i suoi occhi
scorsero ancora sulla calligrafia limpida e chiara della ragazza. Appena si era
svegliato, aveva notato subito l’assenza di Hilary, non c’era più accanto a lui
e al suo posto, sul cuscino, aveva trovato una busta bianca sulla quale era
scritto il destinatario, ovvero lui. L’aveva presa in mano rimanendo immobile a
fissarla per alcuni secondi prima di aprirla. Aveva una brutta sensazione addosso,
sensazione che si rivelò esatta, quelle frasi di un freddo inchiostro nero non
avevano fatto altro che confermarglielo. Perché aveva preferito andarsene?
Scappare dai problemi non significava risolverli ma solo rimandarli, prima o
poi avrebbe dovuto affrontare comunque i suoi demoni, in tutti i sensi, quindi
che scopo aveva quello che stava facendo? Pensò che non poteva permetterle di
allontanarsi da Tokyo da sola, senza una meta precisa, senza sapere dove
recarsi e soprattutto cosa fare. Che aveva in mente?
Immediatamente si ritrovò a correre attraverso il giardino
della villa, varcò il cancello e si guardò intorno, cercando di prendere una
decisione su dove andare, quale strada seguire. Il sole si era levato da poco
più di un’ora, il giorno era appena agli inizi, e illuminava pian piano la via
nella quale si trovava la residenza dei Kinomiya. Si fermò a pensare dove
potesse essere andata ma si rese immediatamente conto di una cosa: non ne aveva
la minima idea. Qualunque direzione avesse preso sarebbe potuta essere quella
giusta o quella sbagliata a parità di probabilità. Non sarebbe mai riuscito a
trovarla in quel modo…la preoccupazione lo invase, i suoi pensieri,
insolitamente per lui, sfuggivano al controllo della sua volontà, li lasciava
vagare veloci nella sua mente sperando che prima o poi in un modo o nell’altro
uno di essi gli avrebbe dato la soluzione per giungere a lei…
-Kai! Come sta Hilary?- Takao si alzò dal pavimento della
palestra andando incontro al russo che aveva aperto la porta rimanendo immobile
sulla soglia, con gli occhi rivolti a terra, evitando di incrociare lo sguardo
dei presenti. La mattina era appena iniziata, ma erano tutti già in piedi, o
meglio, nessuno aveva chiuso occhio per più di dieci minuti di seguito, il
pensiero di ciò che era successo ai genitori di Hilary non gli aveva permesso
di dormire. Continuavano a pensare che gli avversari con cui avevano a che fare
non avevano il minimo scrupolo, e non erano altro che dei vigliacchi se per
riuscire ad ottenere quello che volevano coinvolgevano persone innocenti, del
tutto estranee alla piega che aveva preso la situazione. A questo punto non si
potevano più definire avversari, ma nemici mortali…nemici che purtroppo non
sapevano neanche che aspetto avessero, mai si erano presentati a loro, anche se
quella sarebbe stata una presentazione tutt’altro che piacevole, si erano
limitati a mandargli contro i loro sottoposti, agendo nell’ombra.
-Hilary non c’è- dichiarò il russo continuando a tenere lo
sguardo fisso sul parquet della sala dove Nonno J era solito allenarsi a kendo,
quando non aveva ospiti in casa. Alla fine aveva deciso che la cosa migliore
sarebbe stata parlare di ciò che era successo anche agli altri, in fondo prima
o poi l’avrebbero scoperto.
-Non sarà andata di nuovo a casa sua?- gli domandò.
-Credo sia andata molto più lontano- si decise finalmente
a sollevare lo sguardo puntandolo in quello del giapponese che assunse
un’espressione interrogativa alla frase appena pronunciata del compagno, non
poteva fare a meno di chiedersi cosa intendesse dire.
-Credi?- lo interpellò Rei, seguendo l’esempio del
capitano dei Bladebreakers, alzandosi a sua volta e accostandosi al blader.
-Questa mattina quando mi sono svegliato lei non c’era…al
suo posto ho trovato una lettera…-
-Stai cercando di dirci che…- biascicò Max pensando di
aver compreso quello che doveva essere successo.
-Si…ha deciso di andarsene- completò per lui –Non ha
scritto dove-
-Takao dove vai?- gli domandò il professore vedendo
l’amico correre verso l’uscita della stanza.
-Ad avvertire Daitenji e Galeno, forse loro possono
aiutarci a trovarla- lo sapeva, lo sapeva non nel senso che lo immaginava, ma
era certo che Hilary avrebbe fatto qualcosa del genere. La sera prima quando
lei lo aveva abbracciato una sensazione lo aveva colto, un brutto
presentimento, che a quanto pareva ora si stava rivelando esatto, nonostante
avesse tanto voluto sbagliarsi.
-Pensi che loro possano trovarla?-
-Non lo so prof! Ma so che devo fare qualcosa!-
-Io vengo con te!- disse Daichi, probabilmente non lo
avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma era preoccupato per la loro amica,
come tutti aveva paura che potesse capitarle qualcosa di male.
-Anche noi!- esclamarono la maggior parte dei presenti,
vale a dire anche la squadra dei Baihuzu e degli All Stars.
-Vi dispiace se mi aggiungo anch’io?- una voce fece
convogliare gli sguardi verso la porta.
-Phoebe!- fece sorpreso il capitano dei Bladebreakers,
chiedendosi cosa ci facesse lei a casa sua.
-Ho saputo cosa è successo ad Hilary e mi dispiace…ero
venuta per sapere come stava, mi ha fatto entrare tuo nonno Takao, e non ho
potuto fare a meno di sentirvi. Vorrei fare qualcosa anch’io- constatò
mentalmente che avrebbe potuto ingannare perfino lei stessa, fare la parte
dell’essere umano compassionevole le riusciva veramente bene…chissà forse
doveva cominciare a preoccuparsi…evitò di sorridere a quel pensiero, attendo
una risposta da parte dei bladers.
-Bene, allora andiamo!- dichiarò Takao per incitare gli
altri, prima di dirigersi tutti insieme verso la sede della BBA.
-Cosa hai intenzione di fare?- Yuri si alzò dal pavimento,
facendo leva sulle mani, appena gli altri furono usciti dalla palestra,
lasciando da sola la squadra dei Neoborg. Cercava in tutti i modi di non darlo
a vedere ma era preoccupato per Hilary, non poteva fare a meno di chiedersi
come le fosse saltato in mente di andarsene così all’improvviso.
-Cosa dovrei fare?- ribatté Kai impassibile appoggiato con
la schiena allo stipite della porta, mentre con le braccia incrociate al petto
continuava a fissare immobile il giardino della casa, senza nemmeno rivolgere
lo sguardo al suo compagno.
-Andarla a cercare, mi sembra ovvio!-
-Non so dove trovarla- si limitò a rispondere.
-Non sai dove trovarla?! E questa ti pare una
giustificazione? Fossi al tuo posto girerei l’intero mondo per riportarla
indietro!- gli urlò contro prendendolo per la sciarpa e sbattendolo al muro.
Kai era il suo ragazzo ma non aveva intenzione di andarla a cercare, possibile
che non gli interessasse quello che le sarebbe potuto accadere? In quel momento
lei poteva essere ovunque e correre chissà quali rischi, era vero, era
l’evocatrice ma non bisognava dimenticare che aveva appena subito un forte
shock come quello della morte dei suoi genitori. E se avesse compiuto qualche
sciocchezza? L’ultima volta che le aveva parlato era stata in albergo, ad
Atene, e la loro non era stata una conversazione molto piacevole…e se non
l’avesse rivista più? Non l’avrebbe mai sopportato, non poteva finire in quel
modo. Anche se lei non provava per lui i suoi stessi sentimenti voleva
rivederla ad ogni costo. La rabbia si impossessò del suo corpo, se pensava che
al posto del ragazzo che aveva di fronte poteva esserci lui cominciava a
perdere lucidità.
-Tu non meriti una come Hilary! Accidenti…possibile che
non ti importi nulla di lei?-
Il blader si limitò a strattonarsi dalla sua stretta senza
rispondergli, certo che gli importava di lei, era preoccupato, avrebbe dato
qualsiasi cosa pur di averla di nuovo accanto per poterla proteggere. Si era
ripromesso che avrebbe impedito a chiunque di farle del male, ma se ora la
brunetta si trovava lontana non poteva mantenere il suo proposito. Una parte di
lui capiva il perché avesse preso una decisione drastica come quella ma
un’altra non era dello stesso avviso, non riusciva a non pensare che andarsene
in quel modo, abbandonando tutti e tutto era stata solo una sciocchezza, una
grande sciocchezza, non poteva comprendere cosa le fosse passato per la testa.
Sapeva solo che se non avesse dormito quando la ragazza se ne era andata lui
l’avrebbe fermata. Dunque era stata colpa sua, almeno in parte?
Yuri, dato il silenzio dell’altro russo, si irritò ancora
di più, chiedendosi come poteva Hilary essere innamorata del ragazzo che gli
stava di fronte. Inconsciamente strinse il pugno della mano destra e si ritrovò
a sollevarlo, pronto a centrare in pieno il volto del suo compagno di squadra.
Cosa che sarebbe successa se qualcuno non fosse intervenuto afferrandogli il
braccio impedendogli di colpirlo.
-Allontanati Boris! Non ti intromettere!- si divincolò ma
quello non aveva intenzione di mollare la presa.
-Vedi di calmarti Yuri…stai perdendo la testa- le sue
parole bastarono a placarlo, lo immobilizzarono. Era vero, stava perdendo la
testa, completamente, si stava facendo trasportare come un piccolo e leggero
sassolino si lasciava trasportare dalla corrente di un fiume in prossimità di
una cascata. Ultimamente faceva fatica a riconoscersi, essersi innamorato lo
aveva cambiato, ogni giorno di più, impercettibilmente ma lo aveva cambiato,
solo da poco ne stava prendendo pienamente coscienza.
-Non sei stato in grado di farle capire…- proferì d’un
tratto interrompendo il silenzio che si era venuto a creare tra loro e anche se
non terminò la frase riuscì comunque a catturare l’attenzione di Kai che
finalmente si decise a rivolgergli lo sguardo.
-Se avessi parlato io con lei…-
-Cosa? Non se ne sarebbe andata?- sbraitò completando il
discorso per lui, intuendo già cosa volesse dirgli. Lasciò andare le braccia
lungo i fianchi lanciandogli una delle sue occhiate raggelanti. Sapeva che il
capitano era innamorato della sua Hilary, ma davvero credeva che sarebbe
riuscito a trattenerla? Pensava sul serio che se ci avesse parlato, lei non
avrebbe fatto l’errore di andarsene? Perché era solo un errore…come poteva
proteggerla se lei era lontana, come poteva averlo lasciato in quel modo? Lei
aveva bisogno di lui ma soprattutto lui aveva bisogno di lei, altrimenti quel
forte sentimento che provava nei suoi confronti, e che solo da poco si era reso
conto di che cosa si trattasse esattamente, non sarebbe servito a nulla. Fu un
attimo, quei pensieri bastarono a fargli perdere la ragione, e se si aggiungeva
anche quell’irritante conversazione che stava sostenendo, la reazione del russo
poteva essere facilmente comprensibile, sotto un certo punto di vista. Si mosse
verso il rosso con un’espressione in volto che non lasciava presagire nulla di
buono, ma anche questa volta il peggio fu evitato da un intervento esterno.
Serjey infatti bloccò per le spalle il blader dell’Aquila Rossa.
-Lasciami Serjey!- tentò di divincolarsi dalla sua presa,
cosa che non gli riuscì affatto, era praticamente impossibile liberarsi dalla
stretta di quel russo biondo, dal momento che era quasi il doppio di lui fisicamente.
-Non immischiatevi voi due! Non vedete che questa è una
cosa che riguarda solo me e lui?- gridò Yuri rivolto agli altri due blader
della squadra.
-Io vedo solo due ragazzi innamorati della stessa ragazza-
si limitò a dichiarare Boris, con tutta la calma di cui disponeva, come quanto
appena affermato fosse una tra le cose più ovvie e logiche dell’universo.
-Ma state dimenticando una cosa- aggiunse –Qui non si
tratta di quello che provate voi…ma di quello che prova Hilary, vi siete
immedesimati nei suoi panni almeno per un attimo?- entrambi i suoi
interlocutori sussultarono appena a quelle parole. Aveva ragione, erano stati
troppo impegnati a urlarsi contro per pensare a quello che dovesse provare la
giapponese. Kai ripensò alla lettera che aveva trovato la mattina sul suo
cuscino, ripercorrendone il contenuto a memoria…“ti prego…non cercarmi…”
Cosa avrebbe dovuto fare? Hilary lo pregava di non
cercarla ma lui non poteva lasciarla da sola in un momento come quello. Però
quella lettera diceva anche dell’altro, lei aveva bisogno di cercare delle
risposte su chi fosse, perché fosse stata scelta proprio lei come evocatrice,
su cosa dovesse fare…fu costretto a trarre le sue conclusioni. Se lui l’avesse
riportata indietro adesso, lei non avrebbe potuto raggiungere il suo scopo, non
avrebbe mai trovato quello che voleva sapere, non sarebbe mai stata in pace…e
lui desiderava solo che lei stesse bene, anche se ciò significava stare
lontani. E poi era certo che prima o poi sarebbe tornata…ne era certo…il cuore
gli diceva così e lui voleva ascoltarlo, non voleva reprimere la sua voce, già
troppo spesso repressa in passato, questa volta gli avrebbe dato retta, avrebbe
seguito il suo istinto e si sarebbe lasciato guidare da quello che sentiva.
Probabilmente si sarebbe perso nella tempesta impetuosa dei suoi sentimenti
senza riuscire a placarla e a tenerla sotto controllo, sarebbe sfuggita alla
ragione. Ma era davvero importante? Contava così tanto mantenere il controllo
razionale su tutto?
Amore…
Voltò le spalle ai suoi tre compagni di squadra
dirigendosi verso il giardino, ormai aveva preso una decisione, l’avrebbe
aspettata, per tutto il tempo necessario lui sarebbe rimasto ad attendere il
suo ritorno fin quando non si sarebbe sentita pronta di rientrare.
-Non andare a cercarla Yuri…lei non vuole- gli disse prima
di sparire oltre la porta.
-Ma…- replicò anche se fu costretto ad interrompersi dal
momento che se avesse continuato avrebbe solamente parlato al muro. Il suo
sguardo si fece più duro, non sarebbe andato a cercarla ma non era per niente
d’accordo con ciò che gli aveva appena ordinato Kai. Anche se Hilary non voleva
che qualcuno la cercasse non significava che quella era la cosa giusta per lei,
almeno lui era di questo avviso.
Amore…
Cercò di liberarsi da quelle morse che le stringevano i
polsi, quelle catene le impedivano di muoversi, per quanto lei tentasse di
sprigionarsi non c’era niente da fare. Sembravano spuntare dal nulla, nessuno
sarebbe riuscito a dire esattamente da cosa scaturissero, a cosa fossero legate
quelle serie di anelli in ferro, pesanti come il piombo, che la tenevano
inchiodata lì. Si guardò intorno, Baltazar l’aveva condotta nel regno infernale
non c’erano dubbi. In un modo o nell’altro Vagnus si era accorto della sua
presenza sulla Terra e aveva ordinato che fosse tenuta lontano dalla nuova
evocatrice, era chiaro, così non avrebbe potuto aiutarla, riducendo le sue
possibilità di vittoria. Rifletté sul fatto che quei demoni erano solamente dei
vigliacchi, ma in fondo cosa si aspettava? Lo aveva appena pensato…erano
demoni. Esseri crudeli, senza scrupoli e pietà, senza sentimenti. Dopo millenni
rimanevano sempre gli stessi. Abbassò la testa, rassegnata, lasciando ai suoi
capelli biondi di coprirle la parte superiore del viso, senza poteri si sentiva
inutile, non era in grado di ribellarsi a loro. Non le importava quello che
sarebbe potuto accadere a lei, in fondo cosa aveva da perdere? Non conosceva
nessuno in quel luogo, in quel tempo…ma era preoccupata per Hilary, sapeva
benissimo che non era affatto facile essere nella situazione in cui si trovava
lei, senza qualcuno che potesse darle le risposte alle sue domande. Tentò di
nuovo di liberarsi strattonando con forza quella specie di manette ma il
risultato fu sempre lo stesso.
-E’ inutile, piccola Alena, non riuscirai mai a liberarti-
una voce la riscosse facendole sollevare di colpo lo sguardo e incrociandolo
con le tenebre. Gli occhi di Vagnus, neri come la notte, fissavano soddisfatti
i suoi.
-Vagnus!- a quanto pareva il Signore del male in persona
si era scomodato per lei.
-Nessuno è mai uscito dalla Torre Delle Ombre- le disse
incrociando le braccia al petto e squadrandola dalla testa ai piedi, costatando
che non era cambiata di una virgola, era esattamente come se la ricordava, una
sciocca mocciosa che mille anni prima si era permessa di sconfiggerlo.
-Chi viene condotto qui dentro ci resta…per l’eternità-
aggiunse senza esitare nel mostrarle un ghigno sadico che esprimeva tutta la
sua cattiveria. Alena rabbrividì a quelle parole ma continuò a sostenere il suo
sguardo, pensando che per nulla al mondo avrebbe dovuto fargli capire che aveva
paura. Nemmeno lui era cambiato, l’unica differenza era quella cicatrice sulla
parte destra del volto di cui lei stessa era stata l’artefice quando era
l’evocatrice.
-Quanto tempo è passato, non sei contenta di rivedermi?-
-Bastardo!-
-Che caratterino! Non cambi mai, eh?- la ragazza stava per
ribattere ma Baltazar, comparendo dietro a Vagnus, prese a parlare con lui.
-Axe è con i mocciosi, e ha saputo che Hilary se ne è
andata- gli riferì, non prendendo per niente in considerazione la biondina che
adesso era rimasta in silenzio ad ascoltare.
-Se ne è andata? Non ha retto alla notizia della morte dei
suoi genitori?- si voltò verso il suo sottoposto.
L’ex-evocatrice sussultò non appena udì quelle parole. La
morte dei suoi genitori? Non poteva crederci, quel maledetto demone le aveva
riservato lo stesso trattamento che aveva fatto a lei. La rabbia si impossessò
del suo corpo.
-Sai Vagnus, forse dovresti aggiornarti, uccidere i
genitori dell’evocatrice non ti pare un po’ antiquato?- lo provocò con
un’ironia pungente.
-Chiudi il becco ragazzina, se non vuoi che ti uccida…oh,
scusa dimenticavo che sei già morta!-
-Beh, siamo in due!-
-Comunque posso sempre rispedirti da dove sei venuta prima
del tempo, e far prendere una bella paura ai “signori barba bianca e lunga”-
fece riferendosi ai Saggi del mondo celeste che avevano riportato in vita, se
così si poteva dire, Alena, che in quel momento pensò fosse meglio tacere.
-Devo dire Baltazar- tornò a rivolgersi al suo subordinato
–che tu ed Axe avete fatto un ottimo lavoro, se continuate così non mi vedrò
costretto a rinchiudervi qui dentro come già avevo minacciato di fare-
-Non ti deluderemo- ribatté quello.
Aprì la porta ed entrò immediatamente nell’appartamento,
chiudendosela alle spalle, poggiando il borsone a terra e massaggiandosi la
spalla, indolenzita, aveva camminato parecchi chilometri trascinandosi dietro
quello zaino. Diede una rapida occhiata alla stanza, c’era un letto, un
armadio, un tavolino, un angolo cottura e un piccolo bagno. Certo non era
granché, ma almeno aveva un tetto sopra la testa, e poi non aveva molti soldi
con sé e non poteva permettersi di meglio. Si andò a buttare sul materasso,
stendendosi a fissare il soffitto e pensando che il giorno successivo avrebbe
dovuto trovarsi un lavoro se voleva guadagnare un po’ di denaro, quel tanto che
le bastava per mangiare. Chiuse gli occhi, era stanca, aveva girato a lungo per
la città prima di trovare un posto che fosse un minimo decente nonostante a
compensare la situazione in peggio ci si mettesse il fatto che quel posto si
trovava in una delle zone più malfamate di Kawasaki. Non era troppo lontana da
Tokyo, ma sapeva che nessuno l’avrebbe mai trovata per il semplice fatto che
lei non voleva farsi trovare, almeno per il momento. Non aveva la minima idea
se un giorno sarebbe mai tornata dai suo amici, sapeva solo che prima doveva
riuscire a sconfiggere Vagnus, solo allora, quando il mondo sarebbe stato in
salvo ci avrebbe pensato. Urli e schiamazzi la costrinsero a destarsi da quello
stato di dormiveglia in cui era caduta, si alzò dal letto dirigendosi alla
finestra, che aprì, e si affacciò. Erano uomini, completamente ubriachi che se
ne andavano in giro per le strade di notte. Sospirò mordendosi il labbro
inferiore e sopprimendo la voglia di prendere il telefono e chiamare a casa di
Takao, per sentire la voce dei suoi amici, la voce di Kai…chissà come l’aveva
presa? Nella mente continuava a vagarle l’immagine del russo, forse era
arrabbiato, o preoccupato…non poteva saperlo. A quell’ora aveva sicuramente già
letto la lettera che gli aveva lasciato sul cuscino. Era ingiusto, ora che
finalmente poteva essere felice con lui, perdeva i suoi genitori. Se gli fosse
rimasta accanto avrebbe sicuramente sopportato, non bene, ma meglio, la morte
dei suoi parenti, ma non poteva rischiare…non poteva rischiare di perdere anche
lui o qualcuno dei suoi amici. In questo modo sperava che i demoni lasciassero in
pace almeno loro e se la prendessero solo con lei, in fondo era lei
l’evocatrice.
Dalla tasca tirò fuori il suo beyblade dorato e lo rigirò
tra le mani, avrebbe imparato ad usarlo da sola, aveva visto combattere i suoi
amici un’infinità di volte, ce l’avrebbe fatta. Doveva farcela. Si sedette sul
davanzale, poggiando la schiena a quella parte di muro che incorniciava la
finestra e continuò a fissare fuori, tra le fioche luci dei lampioni nelle via,
quasi spente. Un piccione le volò accanto rifugiandosi sotto il tetto
dell’edificio, chissà forse anche lui come lei era fuggito dal suo nido
sull’albero e adesso era in cerca di un riparo. Sbatté un paio di volte le ali
perdendo una piuma che cadde lentamente verso il basso, sospinta dalla leggera
brezza del vento, lo stesso che scompigliava i capelli castani della ragazza,
facendoglieli ricadere disordinati sulla fronte. Hilary allungò una mano e aprì
il palmo aspettando che quella piccola penna si posasse sopra di esso. La
osservò a lungo prima si soffiarci sopra facendola svolazzare e librare leggera
nell’aria. Anch’io vorrei essere leggera come questa piuma, pensò, leggera da
tutti questi pensieri che mi appesantiscono, leggera dalla responsabilità che
mi porto sulle spalle non per mia scelta, leggera…tornò ad osservare la sua
trottola.
-Lightness- disse in un sussurro appena udibile.
Leggerezza. Da ora in poi quello sarebbe stato il nome del suo beyblade. Non
poté fare a meno di domandarsi se sarebbe piaciuto anche a Kai, che quasi senza
accorgersene si ritrovò a sorridere impercettibilmente. La sua espressione
cambiò in una interrogativa non appena scorse qualcosa che ridestò la sua
attenzione a cui non aveva fatto caso prima. A poco meno di due metri dalla sua
finestra c’era una scala esterna al palazzo che saliva fin sopra e conduceva al
terrazzo. Si sporse qualche altro centimetro fuori dalla finestra, guardandosi
intorno e chiedendosi se con un salto sarebbe mai riuscita a raggiungerla, ma
era al terzo piano, se non ce l’avesse fatta si sarebbe potuta fare davvero
molto male…avrebbe tanto voluto raggiungere il terrazzo ed osservare le stelle,
le avrebbero dato quel senso di pace che sarebbe riuscito a calmare la sua
profonda inquietudine. Lo desiderò così ardentemente che ancora prima che
potesse rendersene conto si ritrovò su quella scala…d’improvviso avvertì il
vuoto sotto di lei, era sospesa a una spanna dal pianerottolo della scala, una
piccola distanza che non impiegò molto a dileguarsi, i suoi piedi toccarono
terra ma purtroppo, non abituataci perse l’equilibrio e cadde in avanti, riuscì
prontamente ad afferrarsi alla ringhiera, e si impedì di cadere giù. Aprì gli
occhi, che aveva chiuso per la paura e ciò che vide fu solo lo strapiombo che
la separava dal cemento della strada, ovvero tre piani di un edificio. Molto
cautamente si ritirò indietro, e sospirò profondamente portandosi una mano al
petto che si alzava e abbassava velocemente, si era presa una bella paura, per
una frazione di secondo aveva rischiato il peggio. Quando si fu calmata, cercò
di fare mente locale, come ci era arrivata fin lì? Ricordava perfettamente di
non essersi mossa, possibile che si fosse addormentata e da sonnambula avesse
raggiunto la scala? Era impossibile, scartò immediatamente quell’ipotesi, ma
allora…cos’altro rimaneva? Impiegò un attimo per afferrare…sfiorò la Crystal
con le dita…che avesse anche quel tipo di potere? Si domandò cosa avesse fatto
esattamente perché non lo aveva capito, poteva essersi teletrasportata fin lì,
oppure si era librata in aria. Scosse la testa, era inutile stare ad
arrovellarsi il cervello, tanto prima o poi l’avrebbe capito, ormai aveva
imparato. Sollevò lo sguardo e senza pensarci troppo iniziò a salire i gradini
ritrovandosi nel tanto ambito terrazzo. Diede un’occhiata intorno, era molto
grande, buio abbastanza per non essere vista da nessuno ma non abbastanza per
non vederci lei. Le venne un’idea mentre un sorriso tornò ad abbozzare le sue
labbra.
-Lightness!- urlò lanciando il suo bey, da quel momento
quel posto sarebbe stato il suo luogo di allenamento.
La risposta? Forse in amore niente è giusto e niente è
sbagliato…
TO BE CONTINUED...
Alla prossima!!
Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Capitolo 21 *** Il tempo delle spiegazioni (prima parte) ***
Il mare calmo e limpido, il cielo azzurro sgombro di nuvole, il caldo
estivo
Ciao!! Rieccomi dopo un mucchio di tempo!! Ma ho avuto
un sacco di cose da fare e anche nei prossimi giorni ho poco tempo libero!
Comunque farò del mio meglio per aggiornare il prima possibile!! Ok, ora passo
ai ringraziamenti: mewsana; solarial (te l’ ho mai detto che adoro i tuoi
commy??? ^_^); LightAngel; Kayx_chan; Hila92; Hilaria; Jaly Chan (meglio tardi
che mai, no??? Mi ha fatto tanto piacere risentirti!!). Ed ora 3, 2, 1…go!!!
Il mare calmo e limpido, il cielo azzurro sgombro di
nuvole, il caldo estivo, la spiaggia. Spiaggia affollata di bagnanti che
cercavano di rinfrescarsi chi con un bel bagno, chi con il prendere l’ombra
sotto l’ombrellone sdraiati comodamente sui loro asciugamani. Osservava da
lontano quelle persone rilassate e spensierate, con quella sua solita
espressione seria e impassibile che gli disegnava il volto. Rifletteva,
ultimamente non faceva altro, pensava che quegli uomini, quelle donne e quei
bambini non erano minimamente coscienti di quello che sarebbe potuto accadere,
che da un giorno ad un altro si sarebbe riversata sulla Terra una minaccia
pericolosissima, che quella spiaggia sarebbe potuta sparire per sempre, che lei
era lontana…già, lei era lontana. Da molto tempo ormai, che giorno era? Già…il
tredici di agosto…quasi tre mesi erano passati ormai dall’ultima volta che
l’aveva vista, dall’ultima volta che l’aveva stretta a sé. Non poteva fare a
meno di chiedersi dove fosse e se stesse bene, non avevano ricevuto notizie a
riguardo, niente di niente. Ogni volta che Daitenji veniva da loro, in cuor suo
sperava ardentemente che gli portasse novità riguardo ad Hilary. Ma ogni volta
era la solita storia, Takao gli rivolgeva uno sguardo che non aveva bisogno di
essere accompagnato dalle parole e lui si limitava a scuotere la testa facendo
chiaramente capire che non ne sapeva nulla. Eppure non poteva sbagliarsi,
sentiva che un giorno sarebbe tornata, sarebbe tornata da lui…probabilmente non
lo avrebbe mai ammesso ma gli mancava, gli mancava terribilmente. Quei suoi
occhi sempre allegri ma che l’ultima volta aveva visto colmi di lacrime e
tristezza, quel suo sorriso vivace, quelle sue labbra così innocenti e
invitanti, avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterle sfiorare ancora. Ormai non
si stupiva nemmeno più di pensare quelle cose, aveva rinunciato a capire come
quella ragazza provocasse in lui un simile effetto.
Lentamente si ritrovò a percorrere la strada che lo
portava al parco, completamente deserto, cosa che non era poi tanto strana, con
quel caldo si preferiva andare al mare. Si sdraiò all’ombra del suo albero
preferito, portandosi un filo d’erba alla bocca e intrecciando le mani dietro
la testa. Chiuse gli occhi provando a sgombrare la mente da ogni pensiero, ma
qualcosa glielo impedì, un rumore di passi dietro di lui lo fece levare a
sedere costringendosi a voltarsi. Takao si bloccò vedendo lo sguardo di Kai
puntato nel suo in silenzio. Si sedette accanto al russo solo quando
quest’ultimo distolse l’attenzione da lui per rivolgerla ad un punto
imprecisato davanti a sé.
Il giapponese piegò le gambe al petto, abbracciandole e
affondando la testa in esse, nascondendo il viso e pensando. Probabilmente le
stesse cose del compagno, la sua migliore amica era sparita ormai da quasi tre
mesi senza dare notizie, gli mancava ed era preoccupato, quando sarebbe tornata
le avrebbe fatto una bella ramanzina…perché sarebbe tornata, anche lui ne era
certo. Non poteva lasciarli in quel modo, abbandonando tutto e tutti, non era
da lei. Non era una che si arrendeva facilmente, un po’ come lui. Sorrise a qual
pensiero, da quando l’aveva conosciuta poteva dire di aver trovato qualcuno che
riusciva davvero a tenergli testa…sicuramente in quanto a testardaggine. Non la
sopportava quando voleva avere ragione a tutti i costi, il che avveniva spesso,
ma ora gli mancavano terribilmente anche quei momenti. Sollevò il volto
spostando l’attenzione sul blader accanto a lui, serio come sempre, rimanendo
immobile a fissarlo mentre la sua mente sembrava riflettere.
-C’è qualcosa che vuoi chiedermi, Takao?- la sua voce accompagnata
dal quel suo solito tono impassibile lo fece sussultare. Effettivamente aveva
qualcosa da chiedergli, ma prima di allora aveva sempre rinunciato, credendo
che si sarebbe arrabbiato come non mai. Ma in fondo se non provava non lo
avrebbe mai saputo. Valutò attentamente ogni sua parola, ancora indeciso sul da
farsi, a volte le reazioni del sedicenne erano estremamente prevedibili, altre
impossibili da immaginarsi. Era parecchio tempo che lo conosceva eppure ancora
faceva una certa fatica a comprendere cosa gli passasse per la testa.
-Beh…ecco…- esordì considerando il modo in cui potesse
continuare –che cosa c’è tra te ed Hilary?- si decise infine ad andare avanti.
Kai rimase in silenzio, in un certo senso si aspettava una simile domanda. Il
capitano dei Bladebraekers aspettando per qualche altro secondo ancora la
risposta che pareva proprio non volesse arrivare, fraintese la reazione del
russo e si alzò dal prato, diede le spalle al parco, intenzionato a ritornare a
casa.
-Fai conto che non ti abbia chiesto niente, anzi scusa,
non sono affari miei- stava per muovere un passo ma l’amico lo bloccò.
-Io e lei…- sussurrò richiamando l’attenzione del moretto
che fu costretto a voltarsi di nuovo –stavamo…- un momento, perché parlava al
passato?
-Stiamo insieme- si corresse. Anche se ora lei era
lontana, chissà quanto tra l’altro, non significava che loro…o almeno ci
sperava. Non poteva perderla dopo che finalmente aveva capito quanto fosse
importante per lui, adesso che era cosciente del fatto che probabilmente
avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederla felice, per averla accanto…sospirò,
poteva togliere il probabilmente e mettere il sicuramente.
-Beh, finalmente non sarò più l’unico che dovrà
sopportarla!- scherzò Takao facendo incredibilmente sorridere anche Kai.
-Comunque- continuò il giapponese facendosi serio –spero
che tu le voglia bene davvero Kai, altrimenti…-
-Me la farai pagare?- domandò intuendo già cosa volesse
dirgli.
-Esattamente…-
Richiamò il suo beyblade che tornò immediatamente nelle
mani della sua proprietaria rispettando l’ordine che gli era stato dato. La
trottolina dorata sfavillò sotto i raggi bollenti del sole, mentre Hilary
continuava a fissarla considerando che negli ultimi tre mesi, ovvero da quando
viveva a Kawasaki, aveva fatto notevoli progressi, non per vantarsi ma poteva
affermare di aver raggiunto il livello dei suoi amici, adesso riusciva perfino
ad evocare il suo bit-power. Non sapeva se la sua bravura, soprattutto in così
poco tempo, dipendesse dal fatto che lei fosse dotata di particolari poteri o
solo perché aveva visto migliaia di volte i suoi compagni combattere e che
quindi avesse appreso, magari inconsapevolmente, il modo di trattare i
beyblade, o entrambe le cose…ma l’importante era che riuscisse a controllarlo,
non contava altro. Il suo unico obbiettivo era battere Vagnus, al resto avrebbe
pensato in seguito. Guardò l’orologio, entro un’ora sarebbe dovuta essere al
lavoro, doveva muoversi se non voleva arrivare in ritardo, il bar si trovava
dall’altra parte della città e gli unici mezzi per raggiungerlo erano gli
autobus che ovviamente non passavano mai. Certo sarebbe stato tutto più facile
se avesse potuto usare il teletrasporto ma aveva paura di essere scoperta,
senza contare che avrebbe potuto commettere un errore di destinazione e
ritrovarsi chissà dove. Aveva fatto pratica anche con i suoi poteri ma
preferiva non rischiare, almeno sulla dislocazione a grandi distanze, in fondo
come si diceva: la prudenza non era mai troppa.
Sospirò, odiava profondamente quella routine quotidiana,
lavorare dalla mattina alla sera, con una paga minima che le bastava appena per
pagare l’affitto dell’appartamento, e in completa solitudine. Era vero,
incontrava ogni giorno molte persone ma nessuna le era veramente vicina ed in
quei momenti sentiva terribilmente la mancanza dei suoi amici, di Kai. Non
passava giorno in cui non si chiedesse cosa stavano facendo e ogni volta
provava ad immaginarli e la sua fantasia riusciva anche a strapparle un
sorriso…sorriso che si spegneva subito dopo, loro non erano lì con lei, o
meglio lei non era lì con loro. Perché doveva essere così difficile? Non sapeva
se ce l’avrebbe fatta da sola, ma non poteva fare altrimenti, non voleva
mettere in pericolo la vita delle persone a cui teneva.
-Oddio, ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare…non
ci riesco da sola…- disse mentre si portava una mano sugli occhi cercando di
non piangere mentre sentiva la sua voce incrinarsi contro la sua volontà.
E la Crystal sembrò rispondere ai suoi desideri…
-Ciao!- gli arrivò alle spalle facendolo spaventare e
costringendolo a distogliere l’attenzione dall’acqua e dalla sua immagine
riflessa.
-Mao! Mi hai spaventato!- esclamò Rei tornando a guardare
il fiume che in quel periodo era meno profondo del solito, dato il caldo e l’assenza
di piogge frequenti.
-Scusa, non volevo-
-Non ti preoccupare- le sorrise dolcemente alzandosi da
terra e scrollandosi di dosso l’erba che si era impossessata dei suoi vestiti.
Era una giornata veramente splendida, il sole brillava nel cielo limpido e
azzurro toccando tutto quello che incontrava sulla terra lasciando all’ombra
ben poco spazio. La ragazza lo afferrò per un braccio costringendolo a sedersi
di nuovo, accanto a lei.
-Ma se io avessi voluto stare in piedi?- le domandò.
-No, adesso stai qui un po’ con me- gli rispose poggiando
la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi per far in modo che i raggi
dell’astro colpissero dolcemente il suo volto.
-A che pensi?-
-Perché dovrei pensare a qualcosa?-
-Tutti pensiamo sempre a qualcosa- ribatté passandole un
braccio intorno alle spalle, accarezzandole i capelli che quel giorno portava
sciolti, liberi dal fiocco rosso che usava di solito.
-A dire la verità stavo pensando ad Hilary…ancora non è
tornata- era passato molto tempo ormai da quando se ne era andata ma di lei
neanche l’ombra, nemmeno una minuscola notizia riguardo a cosa facesse o se
almeno stesse bene, in fin dei conti era quello l’importante.
-E poi non capisco perché Kai non è andato a cercarla-
-E perché Kai sarebbe dovuto andare a cercarla?- le
domandò. Mao si tappò la bocca con una mano, come le capitava spesso non aveva
pensato prima di parlare dimenticandosi che quasi nessuno era al corrente della
storia tra Kai ed Hilary. Non sapeva se volevano tenere la cosa nascosta oppure
no, la sua amica era sparita prima che potesse chiederglielo e il russo non era
di certo un tipo che manifestava apertamente i propri sentimenti così aveva
creduto che nel dubbio la scelta migliore sarebbe stata starsene zitta, me a
quanto pareva non era riuscita a mantenere il suo proposito. Però non lo aveva
fatto volontariamente…comunque rimaneva un altro problema e cioè come rimediare
alla situazione che si era venuta a creare. In fin dei conti avrebbe potuto
raccontarlo a Rei, era il suo ragazzo e di certo non era un tipo a cui piaceva
andare a spifferare in giro gli affari degli altri, era certa che non ne
avrebbe fatto parola con nessuno. Stava quindi per aprire bocca ma il cinese la
precedette.
-Tranquilla, so già di Kai e Hilary- le confessò.
-Te lo ha detto Kai?- la quindicenne gli rivolse lo
sguardo, se lo sapeva già allora perché le aveva fatto quella domanda?
-In un certo senso…diciamo che l’ho capito-
-Sei empatico per caso?- quella poteva essere l’unica
possibilità, non poteva dire di conoscere a fondo quel russo quanto lo
conosceva Rei ma di una cosa era certa, vale a dire che era un’impresa quasi
impossibile riuscire a capire cosa gli passasse per la testa, era
troppo…ermetico.
-Chi è che è empatico?- una voce interruppe la
conversazione tra i due costringendoli a voltarsi.
-Ciao Lai!- esclamò il moro –Come mai da queste parti?-
-Sono venuto a controllarti- rispose quello avvicinandosi
al compagno di squadra che lo squadrò interrogativamente chiedendosi che cosa
intendesse.
-Sono venuto a vedere cosa combini con mia sorella-
-Ma Lai!- Mao arrossì fino alla punta dei capelli –Non hai
niente di meglio da fare?- replicò imbarazzata e arrabbiata allo stesso tempo,
non sopportava quando suo fratello pretendeva di farle da padre solo perché era
più grande di lei, di un anno per giunta.
-Ti preoccupi per lei?-
-Veramente Rei mi preoccupo per te…Mao sa essere davvero
insopportabile!- ribatté sorridendo.
-Lai! Non è vero!- la cinese si alzò in piedi correndo
verso l’ultimo arrivato e atterrandolo –Sei antipatico!- gli disse facendogli
la linguaccia.
-Senti chi parla! Permalosa e violenta! Mollami!- si
divincolò dalla sua stretta, cosa che non gli riuscì affatto, lei non gli
lasciava la minima possibilità di movimento.
-Così impari a dire che sono insopportabile!-
Attraversò il giardino e mise piede sul portico in legno
che circondava tutta la villa, quel giorno incredibilmente silenziosa.
Contrariamente al solito sembrava vuota…o quasi, era praticamente impossibile
che non ci fosse nessuno in quella casa dal momento che da mesi era affollata,
per dire un eufemismo. A quell’ora però erano quasi tutti fuori, chi per i
fatti suoi, chi in gruppo, chi ad allenarsi, chi a fare un giro per negozi.
Si diresse in cucina, e spalancò la porta trovando suo
nonno impegnato a lavorare sui fornelli e suo fratello comodamente seduto su
una sedia.
-Che profumino!- esclamò già con l’acquolina in bocca
mentre allungava una mano per riuscire a rubare un assaggino.
-Non ci provare!- Nonno J gli diede una mestolata in testa
impedendo al nipote di prendere d’assalto la pentola.
-Ahia! Nonno mi hai fatto male!- si lamentò massaggiandosi
la parte lesa.
-Possibile che non pensi altro che a magiare Takao? Non è
ancora ora di pranzo- lo rimproverò –A proposito, se vuoi puoi dire alla tua
amica se vuole fermarsi a pranzo con noi-
-Quale amica?- domandò rimettendosi a posto il cappello.
-La tua ragazza, ti sta aspettando in palestra- spiegò
calmo Hitoshi mentre intrecciava stancamente la mani dietro la nuca
appoggiandosi allo schienale. Le guance del moretto si colorarono di un vivace
rossore capendo che si stava riferendo a Phoebe. Era un mese che stavano
insieme e ultimamente uscivano e si vedevano sempre più spesso, lei gli piaceva
molto e poi era così bella…
-Non capisco a chi ti stai riferendo- ribatté cercando di
ricomporsi e provando a nascondere l’imbarazzo.
-Vuoi farmi credere che il bacio di ieri sera era un
semplice saluto tra amici?- domandò con un sorriso malizioso sulle labbra.
Takao, se possibile, arrossì ancora di più, cosa faceva suo fratello, li
spiava?
-Perché non ti fai gli affari tuoi?- replicò.
-Meno male, credevo che non saresti mai riuscito a
trovarti una ragazza- intervenne il vecchietto appassionato di kendo senza
staccare gli occhi dalla pietanza che stava preparando, continuando a cucinare.
-Vado in palestra- dichiarò prima che i suoi parenti
continuassero a prenderlo in giro. Perfino loro lo sfottevano, ma che aveva
fatto di male per meritarsi dei soggetti del genere come famigliari? Pensava
mentre un enorme gocciolone si posava sulla sua testa.
-Ciao! Credevo non venissi più-
-Phoebe! Scusa, ero al parco a parlare con Kai- le spiegò.
La ragazza gli sorrise, non avrebbe saputo spiegare il perché se qualcuno
glielo avesse chiesto ma ogni volta che era insieme a lui si sentiva
stranamente contenta. Stava con quel ragazzo da un mese, o almeno doveva
fingere di stare con lui per cercare di conquistare la sua fiducia e quella dei
suoi amici, questo era il piano iniziale. E Axe lo stava rispettando alla
lettera, forse anche troppo…ormai la consideravano tutti una del loro gruppo,
era riuscita perfettamente a raggiungere il suo scopo, e non era neanche stato
difficile. Mancava solo la seconda parte, ovvero colpire gli eletti a
tradimento quando meno se lo aspettavano, per poi avere campo libero con
l’evocatrice, ovunque si trovasse in quel momento, e a quel punto più nessuno
avrebbe potuto fermare Vagnus, il mondo sarebbe caduto nelle sue mani e in
quelle dei demoni riuscendo finalmente a realizzare quel progetto a cui il
mondo infernale ambiva ormai da millenni. Ma sarebbe stato davvero così
semplice? O forse c’era qualcuno che stava cominciando a cambiare idea…
-Ti va una sfida a bey?- propose la mora.
-Dovresti saperlo che accetto sempre le sfide…e vinco
ovviamente!- dichiarò con un sorriso a trentadue denti, sicuro di sé.
-Lo vedremo- estrasse la sua trottola caricandola nel
dispositivo di lancio –Non te la farò passare liscia! Questa volta ti batterò!-
-Non ci conterei se fossi in te! Ma prima di cominciare…-
si avvicinò alla ragazza baciandola dolcemente sulle labbra. Phoebe chiuse gli
occhi smarrendosi nel gesto di quel giapponese. Takao, tu mi fai sentire
così…umana…
Una luce la ridestò da quello stato di inattività,
risvegliando le tenebre che avvolgevano la sua elegante figura. Fu circondata
da un bagliore improvviso, nato da chissà dove, cercò di capire cosa fosse ma
appena provò a muoversi qualcosa le ricordò che non poteva, che era prigioniera
in un mondo dal quale avrebbe solamente voluto andarsene al più presto. Quelle
catene stringevano i suoi polsi, bloccandole quasi la circolazione, da quanto
era rinchiusa là dentro, in completo isolamento?
Poi d’un tratto delle parole risuonarono al suo orecchio,
rimbombarono nella sua testa: “Ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare…”
Alzò di scatto la testa, era la voce di Hilary non poteva
sbagliarsi. Come poteva sentirla? Lei era sulla Terra, non era possibile…
Si ritrovò inginocchio con le mani poggiate su quella
superficie rivestita di mattonelle appena ruvide, come se qualcuno l’avesse
spinta a terra, aveva sentito una strana pressione su di lei e di colpo era
lì…ma dove? Come ci era arrivata? Si guardò intorno, da quella posizione poteva
scorgere i tetti dei palazzi, pareva proprio di trovarsi sul terrazzo di
qualche edificio, e di certo in tutt’altro posto che nel mondo infernale.
La sua attenzione si spostò su una figura davanti a lei,
era di spalle, immobile a contemplare qualcosa che teneva tra le mani, sembrava
proprio non si fosse accorta del suo arrivo inaspettato. Sebbene non potesse
guardarla in viso riconobbe all’istante chi fosse…si alzò in piedi, cominciava
a comprendere cosa fosse successo, la voce che aveva sentito prima, era tutto
collegato. Era stata lei a richiamarla, a portarla lì, a liberarla da quella
tortura e da quelle catene insopportabili…finalmente l’avrebbe incontrata,
avrebbe smesso di parlarle solo in sogno, avrebbe portato a termine il compito
per cui era stata richiamata in vita. Si, ora non doveva pensare a
nient’altro…si avvicinò alla brunetta.
-Hilary- la chiamò.
Si voltò di scatto, spaventandosi un poco, nessuno saliva
fin lassù oltre…alzò lo sguardo su quella figura a lei sconosciuta, quella
ragazza aveva pronunciato il suo nome ma lei non l’aveva mai vista prima, come
poteva sapere come si chiamasse? La squadrò dalla testa ai piedi, gli occhi
verde smeraldo, il viso dai tratti delicati contornato da alcune ciocche di
capelli biondi che sfuggivano all’elastico blu elettrico che teneva ferma
l’alta coda di cavallo. Hilary non poté fare a meno di chiedersi perché
guardandola le sembrava familiare…eppure era certa di non averla mai
incontrata, se lo sarebbe ricordato, lei non scordava le persone tanto
facilmente, aveva una buona memoria. Poi d’improvviso sussultò e in quell’atto
allentò la presa della mano, lasciando cadere a terra il suo beyblade che
teneva stretto nel pugno. Non era possibile…ora si ricordava dove l’aveva già
vista…nel suo sogno, in quello strano sogno che le aveva fatto definitivamente
scegliere di andarsene da Tokyo e recarsi lì, dove viveva da quasi tre mesi
ormai. Allora esisteva davvero…ma chi era? La vide avvicinarsi e la Crystal
brillò di luce intensa per pochi secondi, quel tanto che bastò per farle
comprendere che esisteva un qualche legame, un’affinità tra lei e quella
ragazza. Ma non fu solo quello ciò che comprese, d’un tratto tutto le apparve
così chiaro, semplice, scontato. Si chiese come poteva non averlo capito
subito.
-Alena…- sussurrò quando l’ex-evocatrice le si fermò di
fronte.
-Scusami se ti ho fatto aspettare-
-Tu come…cosa…- era confusa, sapeva che prima poi Alena
sarebbe venuta per incontrarla, erano stati Ozuma e la sua squadra a
riferirglielo ma non se lo aspettava così all’improvviso, anzi a dire la verità
non se lo aspettava affatto, immaginava diverso qual momento anche se non
sarebbe stata in grado di spiegare in che modo. Tuttavia non riuscì a staccare
lo sguardo da quello della biondina che dolcemente le sorrise porgendole la
mano e invitandola a seguirla. La giapponese accettò l’invito e afferrò quella
mano tesa verso di lei senza indugiare, il suo cuore le diceva che poteva
fidarsi di quella sconosciuta arrivata da chissà dove, forse da mille anni
prima…
Si guardò intorno, dove era finita? Certamente quello non
era il terrazzo del palazzo del suo appartamento, non ricordava tanta nebbia.
Nebbia ovunque, davanti, dietro, sopra, perfino sotto di lei, le sembrava di
camminare sulle nuvole. Non aveva mai camminato su qualcosa di così soffice ma
allo stesso tempo così stabile, ma la cosa strana era un’altra. In quel luogo
in cui non si riusciva a vedere ad un palmo dal proprio naso, che poteva essere
sconfinato o limitato, non avvertiva la sensazione di essersi persa, non era
per nulla smarrita, si sentiva a suo agio, come se fosse certa che lì niente
potesse accaderle. Una stretta intorno al proprio polso le fece comprendere che
Alena era ancora con lei, la stava guidando, e la brunetta si lasciò trascinare
fin quando un enorme portone comparve davanti alle ragazze. Hilary sussultò, quel
maestoso portale si era materializzato dal nulla, un secondo prima non c’era e
un secondo dopo eccolo…come se esistesse già da tempo, anzi ancora prima che
venisse creato il tempo stesso, che ci fosse sempre stato e che ci sarebbe per
sempre stato…
-Grazie-
-Per cosa?- le domandò la blader.
-Per avermi richiamato sulla Terra, sei stata tu a farlo-
-Io? E come?-
-Immagino che tu abbia molte domande da fare- dichiarò la
sua interlocutrice non rispondendo direttamente alla sua domanda. Forse era
finalmente arrivato il momento delle risposte…
Estrasse dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi con
il quale aprì la porta dell’appartamento che richiuse immediatamente dietro di
lei. Si sciolse la coda lasciando ai suoi capelli nero ebano di ricaderle
liberi sulla schiena, riavviandoseli dietro le orecchie con le mani. Faceva
davvero molto caldo. Si diresse alla finestra aprendo i vetri permettendo
all’aria di entrare nella stanza e soffermandosi ad osservare il panorama che
si godeva da lì, doveva ammettere che era molto meglio rispetto a tutto quel
nero, grigio, e fiamme ardenti che caratterizzava il mondo infernale. Prendere
un abitazione in città per immedesimarsi al meglio nelle abitudini degli esseri
umani non era stata poi una cattiva idea, ormai erano mesi che vivevano come
comuni mortali.
-Ben tornata! Ti sei divertita?- il tono di quella
domanda, oltre a spaventarla perché credeva di essere sola in quel momento in
casa, le era parso piuttosto ironico.
-Baltazar!- si voltò verso di lui che la stava osservando
seduto al centro del letto a gambe incrociate, e con un’espressione in viso che
lasciava chiaramente trasparire che fosse irritato.
-Adesso usi perfino la porta per entrare?-
-Se non sbaglio è stata tua l’idea di vivere come gli
esseri umani per integrarsi di più con loro- ultimamente non gli andava bene
niente di quello che faceva lei e non riusciva a capirne il motivo, non sapeva
il perché ma sentiva, e aveva visto, che il suo compagno era cambiato,
ultimamente aveva strani atteggiamenti nei suoi confronti…molto freddi. Fino a
poco tempo prima invece non faceva altro che starle dietro. Adesso le era
quasi…antipatico, se voleva usare un termine tipicamente umano.
-Peccato che tu ti sia integrata un po’ troppo!- ribatté
alzandosi dal materasso e avvicinandolesi fin quando non gli fu di fronte. Ad
Axe sfuggì un sorrisino malizioso –Che c’è? Ti dà fastidio che io ci sia
riuscita e tu no?- effettivamente lui nei panni di William non si era integrato
così bene con gli eletti come aveva fatto lei, ma non era questo ciò che gli
dava sui nervi.
-In fondo basto io a tenerli d’occhio, o non ti fidi di
me?- continuò il demone dagli occhi di ghiaccio.
-Sei stata con quel moccioso?- le chiese non rispondendo
alla sua domanda. Da quando stava con Takao, o almeno doveva fingere di starci,
stava fuori dalla mattina alla sera, anzi che quel giorno era rientrata
addirittura poco dopo l’ora di pranzo, pensò Baltazar.
-Non sarai geloso?-
-Ma fammi il piacere! La gelosia è un sentimento
stupidamente umano!- ribatté infuriandosi ancor più di quanto già non fosse. La
ragazza indietreggiò a quella sua reazione, erano secoli che lo conosceva ma
mai una sola volta lo aveva sentito urlare rivolgendosi a lei. Che cosa gli
stava succedendo?
-Ti sei innamorata di lui?- le ringhiò contro facendola
sussultare e lasciandola completamente senza parole.
-Io non…- che domanda era? Non si sarebbe mai
immaginata…rifletté sulle sue parole, doveva ammettere che con Takao stava
bene, forse aveva ragione, ultimamente si era lasciata andare un po’ troppo, ma
quel ragazzino riusciva a farla sentire così…umana. Quando era in sua compagnia
riusciva quasi a dimenticarsi della sua missione e del perché in realtà lei
fosse lì.
-Non ci posso credere!- sbottò l’altro interpretando quel
suo silenzio al pari di una risposta affermativa.
-Hai dimenticato che noi siamo demoni? Non possiamo amare,
non possiamo amare nessuno!-
-Allora noi…perché siamo stati insieme?- chiese in un fil
di voce abbassando tristemente la testa che però fu costretta a rialzare subito
dopo quando sentì due mani stringere con forza i suoi polsi, facendole male.
-Io non ti riconosco più…fino a poco tempo fa una simile
domanda non ti sarebbe mai passata per la testa! Credi davvero che noi siamo
stati insieme perché ci amavamo? Ma per favore Axe, sai benissimo anche tu che
stavamo insieme solo perché ci attraevamo fisicamente e perché eravamo sulla
stessa onda di malvagità! Non c’era nient’altro tra noi!- mollò la presa e se
ne andò sbattendo la porta. Una classica reazione umana dettata dalla rabbia e
dalla gelosia. Se era vero quello che aveva detto allora perché se la prendeva
così tanto?
-Baltazar…- sussurrò la mora rimasta sola nella
stanza.
Si guardò intorno non potendo fare a meno di notare
l’incredibile, e stancante avrebbe aggiunto, monotonia in cui quel posto era
immerso. Camminavano per quel corridoio da quanto ormai? Aveva perso la
cognizione del tempo, sapeva però che si era stufata di vagare all’interno di
quella specie di deambulatorio infinito, possibile che quel palazzo fosse così
immenso? Non riusciva a non chiederselo, senza contare che non aveva ancora
capito cosa ci facesse esattamente là dentro. L’ultima frase pronunciata da
Alena era stata quella che probabilmente lei, Hilary, aveva molte domande da
fare…forse avrebbe finalmente ricevuto delle risposte? Ma se era così non
comprendeva come potesse riceverle continuando a camminare, non poteva
semplicemente esserci qualcuno disposto a dargliele?
Sussultò quasi quando vide improvvisamente comparirle
davanti una grande porta, era lavorata con degli strani segni, probabilmente
avevano un qualche significato mistico e sconosciuto e sembravano incisi sul
bronzo. Una porta di bronzo, e dietro quasi sicuramente doveva esserci una
stanza. Spostò l’attenzione sulla ragazza accanto a lei e rimase sorpresa
vedendo che le stava sorridendo, un sorriso rassicurante e che, senza bisogno
di accompagnamento vocale, le stava dicendo di non aver paura e di entrare. La
brunetta spinse le due ante del portone e si ritrovò in un sala illuminata da
una luce accecante…
-Ti aspettavamo Hilary- una voce la costrinse ad aprire
gli occhi, che aveva chiuso a causa dell’intensa luce improvvisa in cui si era
ritrovata immersa appena aveva messo piede in quella stanza, e a scoprire con
sua grande sorpresa che quel bagliore non le dava più fastidio…semplicemente
perché era sparito, era durato un solo attimo. Non ebbe tempo di rielaborare
quello che esattamente era successo perché la figura di un uomo anziano seduto
su un imponente trono la distolse dai suoi pensieri.
-Chi siete?- domandò riferendosi anche agli altri due
signori accanto a quello che aveva appena parlato.
-Noi siamo i Saggi- le rispose. Ah, ora mi è tutto più
chiaro, pensò ironica, quella risposta in realtà non le aveva spiegato un bel
niente, ma preferì rimanere in silenzio, aveva l’impressione che quelle persone
fossero piuttosto importanti, meglio non contraddirle.
-Prima di tutto dobbiamo ringraziarti per aver liberato
Alena dalla grinfie di Vagnus- esordì il Saggio che si trovava in mezzo agli
altri due, probabilmente doveva essere il più anziano, o quello con più potere.
-Non capisco…io non ho fatto niente- si stava allenando a
beyblade e improvvisamente dal nulla era apparsa l’ex-evocatrice, nient’altro.
-Sei stata tu a chiamarmi- le spiegò la biondina. Hilary
spostò l’attenzione sulla ragazza che le stava a fianco cercando di comprendere
il motivo per cui parlasse così, ma la sua espressione lasciava chiaramente
trasparire che non ci riusciva. Non le pareva di aver usato i suoi poteri, se
lo aveva fatto era stato inconsciamente ma…perché avrebbe dovuto?
-Ti serviva una guida, ricordi?-
-Io non…- spalancò gli occhi, ora che ci pensava poco
prima che incontrasse Alena aveva pregato che qualcuno le dicesse cosa
fare…possibile che fosse bastato per farla venire da lei? Indietreggiò di un
passo, non riusciva a crederci e contemporaneamente non capiva perché si
stupiva tanto, ormai in quanto a stranezze doveva esserci abituata…
-Non avere paura- la voce dell’anziano la riscosse,
richiamando l’attenzione delle ragazze su di lui.
-Vogliamo mostrarti una cosa Hilary…sei qui per questo…-
TO BE
CONTINUED...
Rullo di tamburi!! Mi interrompo qui…il seguito alla
prossima puntata!! Aspetto numerosi i commy!! Scusate se sono telegrafica ma è
tardi!! Ciao!!!
Dragoon subì passivamente l’attacco, non riuscì a difendersi, quel colpo
era stato incredibilmente veloce e imprevedibile e so
Lo so, lo so!! Sono in megaritardo!! Chiedo umilmente
scusa ma questi giorni sono stati infernali, gli ultimi compiti e
interrogazioni tutti insieme!! Ma martedì finisco scuola quindi potrò dedicarmi
a scrivere molto più spesso, e vi prometto che impiegherò molto meno per il
prossimo cap!! Beh, visto che vi ho fatto aspettare tanto termino qui!
Ringrazio: solarial (tra Takao e Axe non l’avresti mai pensato?? E questo è
niente!!); LightAngel; super gaia; elena96 (altri siti di fanfic io conosco
manga.it, ma forse lo conosci già anche tu…); Kayx_chan; Carolina37; Leticia23
(non preoccuparti, si è capito benissimo quello che volevi dire!! ^_^);
Hilla89; katia37; hilaria…un kiss!!
Si guardò intorno non impiegandoci molto a capire dove si
trovava…o meglio sapeva di essere già stata in quel posto, anche se non aveva
la minima idea di che luogo fosse. Un’immensa vallata si estendeva davanti ai
suoi occhi, al cui centro si ergevano quelle che avevano tutta l’aria di essere
antiche rovine in mezzo alle quali sembravano danzare strane fiammelle
colorate…si, era già stata lì, prima di partire per gli Stati Uniti e di
scoprire di essere l’evocatrice. Stava ancora per riprendersi dalla sorpresa
quando la sua attenzione fu catturata dal Saggio che fino a poco prima era stato
seduto sul trono, che in cinque semplicissime parole le spiegò cosa era
accaduto. Il Giardino Delle Luci Eterne. Tornò con i suoi occhi a scorgere
l’orizzonte, ora finalmente aveva capito il perché quel giorno si era ritrovata
lì di punto in bianco. Stavano cercando si comunicarle qualcosa e quel qualcosa
probabilmente era che lei sarebbe stata la futura prescelta, o che in un modo o
nell’altro avrebbe avuto a che fare con tutto ciò che aveva visto. Certo che
potrebbero aggiornarsi, pensò ironica, siamo nel ventunesimo secolo e ancora
non sanno che esiste il telefono.
-Noi non utilizziamo il telefono- quella frase la fece
sussultare come non mai, possibile che potesse leggerle nel pensiero? Si portò
una mano al petto cercando di tornare a respirare regolarmente, fantastico, ci
mancava solo quello! Adesso non era neanche più libera di pensare a ciò che le
pareva, doveva ammettere che cominciava a stufarsi, voleva ritornare a casa,
sul suo mondo.
-Vorrei farti conoscere qualcuno, anche se l’hai già
incontrata una volta- continuò il vecchio con la barba. Hilary sospirò cerando
di rilassarsi, magari se avesse fatto come diceva lui sarebbe tornata indietro
ad allenarsi con il suo beyblade, come stava facendo prima che Alena facesse la
sua entrata in scena apparendo dal nulla.
-Ciao!-
-Ah, ciao Max- fece Mariam senza entusiasmo prima di
tornare a rivolgere l’attenzione oltre l’orizzonte, interessandosi alle case
che si potevano scorgere in lontananza da lassù. Il biondino si sedette accanto
a lei, facendo attenzione a non scivolare, aveva fatto non poca fatica ad
arrampicarsi sul tetto della casa di Takao, c’erano pochi appigli a cui
aggrapparsi. Si chiedeva spesso come mai alla sua amica piacessero tanto i
luoghi alti, lui se solo provava a guardare verso il basso correva il rischio
di farsi prendere dalle vertigini. Però doveva ammettere che quel venticello
fresco che gli scompigliava dolcemente i capelli gli provocava una piacevole
sensazione, senza contare che con quel caldo torrido della stagione era l’ideale.
-Vuoi qualcosa?- gli domandò continuando a contemplare la
città davanti a lei.
-Niente di particolare- le rispose –Solo sapere come stai-
La blader gli rivolse lo sguardo chiedendogli il motivo
con una semplice espressione del viso, non era stata malata in quei giorni,
allora perché voleva saperlo?
-Ultimamente mi sei sembrata un po’ strana…- ribatté
l’americano alzando le spalle.
-Non c’è bisogno che ti preoccupi per me, so badare a me
stessa- reagì fredda.
-Lo so, mi preoccupo solo perché tengo a te-
Le sue gote si colorarono di un rosso porpora che
risaltava immediatamente, così in contrasto con i suoi capelli, le sentì
diventare improvvisamente calde tanto che fu costretta a voltare la testa
dall’altra parte sperando che il suo compagno non se ne accorgesse. Perché
tengo a te. Possibile che non si sentisse minimamente in imbarazzo nel dirlo?
Era vero, lui era un tipo estroverso, ottimista, allegro, ma non si aspettava
che dicesse quello che provava così apertamente. Lei, al suo contrario, faceva
fatica ad ammettere quello che aveva nel cuore anche con se stessa…
-Ehi, guarda chi sta appena uscendo!- esclamò riscotendola
dai pensieri in cui si era immersa.
-Rei! Mao!- li chiamò a gran voce, vedendoli varcare la
soglia del cancello del giardino della villa di Takao. I ragazzi alzarono lo
sguardo su di lui salutandolo con un gesto della mano prima di tornare ad
avviarsi dove erano diretti.
-Sono carini insieme- dichiarò mentre un sorriso gli
compariva sul volto.
-Si…- annuì vaga Mariam, ancora imbarazzata per quanto gli
aveva detto poco prima. Si passò una mano tra i capelli, scostando una ciocca
ribelle che le era andata davanti agli occhi. Non sapeva cosa dire, con quel
ragazzo si trovava bene ma allo stesso tempo a disagio.
-Senti Max…dicevi sul serio prima?-
-Quando?-
-Quando hai detto che tieni a me…- precisò anche se la sua
voce era ormai ridotta ad un sussurro. A dire la verità non sapeva neanche lei
il motivo per cui glielo aveva chiesto, l’argomento la imbarazzava parecchio e
ritornarci non era di certo un modo per sentirsi meno impacciata.
-Si…certo- arrossì lievemente, cosa che stupì la blader
dal momento che poco prima, quando glielo aveva detto per la prima volta, le
era parso tanto tranquillo.
-Nessuno me lo aveva mai detto…- gli disse raddolcendosi
mentre quasi inconsciamente il suo viso si ritrovò sempre più vicino a quello
del biondino.
-Max, io…- biascicò bloccandosi a pochi centimetri dalla
sue labbra ma non poté continuare la frase dal momento che il ragazzo l’aveva
fatta tacere poggiandole un dito sulla bocca. In un attimo azzerò la distanza
che li separava, dando vita ad un bacio dolcissimo.
-Resta con me…-
Restò incantata a guardarla attentamente, era di una
bellezza delicata ed angelica, i suoi occhi color ghiaccio, semitrasparenti, i
suoi lineamenti delicati, che pure esprimevano un’incredibile forza, il suo
corpo emanava una strana e avvolgente luce bluastra, un’aura che sembrava
celare quella potenza divina di cui era dotata, e la pietra rossa incastonata
al centro della fronte brillava come non mai.
Il Saggio aveva ragione, lei la conosceva già…l’aveva
vista tempo prima, lo stesso giorno in cui si era improvvisamente ritrovata,
senza capire come, in quel posto che ora sapeva essere Il Giardino Delle Luci
Eterne. La brunetta si avvicinò alla figura appena comparsa davanti a lei,
scrutando nelle sue iridi, quando l’aveva incontrata per la prima volta non
aveva la minima idea di chi si trattasse anche se inconsciamente sapeva che
esisteva un legame…ed ora tutto le pareva così chiaro.
-Lògos- sussurrò il suo nome provocando l’accenno di un
sorriso sulle labbra di Alena, rimasta accanto alla ragazza in silenzio fino a
quel momento, ad osservare la scena, mentre l’uomo anziano che aveva portato
Hilary in quel luogo etereo rimaneva del tutto impassibile, non era affatto
stupito del fatto che l’evocatrice avesse riconosciuto la guardiana delle
Essenze.
“Tu sei l’unica che può garantire l’armonia in questo
luogo di pace e nel tuo mondo”
-Perché proprio io?- finalmente poteva rivolgere a
qualcuno quella domanda che le premeva nel petto ormai da tempo. La biondina
osservò la scena con un improvviso velo di delusione negli occhi. Abbassò lo
sguardo a terra sconfortata.
-Tu non sei più l’evocatrice…non puoi sentire la voce di
Lògos- risollevò immediatamente la testa spostando l’attenzione sul Saggio che
molto probabilmente aveva letto nei suoi pensieri, era vero, non ricopriva più
quel ruolo da molto tempo ormai, si era dimenticata che solo i prescelti
potevano sentire la voce di Lògos, solamente loro avevano la capacità di farlo.
Mille anni prima era stato lo stesso anche per lei.
“Perché pensi che io ti abbia scelta?”
La quindicenne sembrò stupirsi, era stata Lògos a decidere
che lei diventasse un’evocatrice? Da lei derivavano tutti quei poteri?
-Io non…non lo so…- rispose flebile, per quanto si
sforzasse non riusciva a non pensare che buona parte della causa della morte
dei suoi genitori era dovuto al fatto che lei era stata scelta per combattere
Vagnus, senza che nessuno le avesse mai chiesto niente, senza che nessuno
l’avesse interpellata. Contava così poco quello che pensava al riguardo? Non
aveva mai chiesto di diventare ciò che era ed essere costretta ad un simile
destino.
-Io non lo so- ribadì –Ci sono moltissime altre persone
sul nostro mondo perché proprio io tra tante? Io non capisco!- strinse i pugni
cercando di moderare il tono di voce che già aveva cominciato ad alzare
eccessivamente.
“Non posso dirtelo io” quelle parole rimbombarono nella
sua mente, risuonarono forti come un’eco martellante che non voleva proprio
decidere a smettere di battere.
-Perché no? Allora che cosa ci sto a fare qui?!- era
assurdo, era stata condotta fino là per comprendere che nessuno aveva le
risposte alle sue domande, anzi ad una sola e semplice domanda ma non per
questo poco importante. Era andata via da casa, aveva lasciato i suoi amici
liquidandoli con una semplice lettera e adesso scopriva che era stato tutto
inutile? Tre mesi in completa solitudine cercando di superare il dolore per la
scomparsa dei suoi genitori, non era stato facile e ancora non era sicura di
esserci riuscita. Ma almeno sperava che lontano da Tokyo avesse trovato ciò che
cercava…invece a quanto pareva non era così.
“La risposta…dovrai cercarla in te stessa, e solo quando
l’avrai trovata potrai accettarti per quello che sei”
-No io…io non capisco, non ci riesco!- non sopportava di
sentirsi così debole, non sopportava che le lacrime scendessero dai suoi occhi
contro la sua volontà, proprio come le stava accadendo in quel momento.
Alena chiuse gli occhi, quella scena se la ricordava
perfettamente, solo che al posto di Hilary c’era lei…era accaduta esattamente
la stessa cosa, avrebbe voluto esserle d’aiuto e c’era solo un modo per farlo.
Si avvicinò alla brunetta poggiandole una mano sulla spalla e le asciugò le
guance bagnate con quella libera.
-Torniamo a casa Hilary- le disse. La giapponese sollevò
lo sguardo incrociando quello della biondina…per casa non intendeva quella a
Kawasaki…
“Un passerotto imparerà a volare solo quando sbatterà le
sue ali…non scordarlo mai Hilary…”
-Toglimi una curiosità- fece il capitano dei Bladebreakers
rivolto a Phoebe, che seduta su un muretto lo guardava allenarsi a beyblade. La
ragazza inclinò leggermente la testa di lato aspettando che continuasse.
-E’ un po’ che William non si fa vedere, è successo
qualcosa?-
La mora sussultò appena e abbassò lo sguardo assumendo
immediatamente un’espressione seria e triste allo stesso tempo tanto che il
giapponese le si avvicinò sedendosi accanto a lei mentre la sua trottola
continuava a ruotare incessantemente nel bel mezzo del parco.
-Beh…abbiamo litigato- gli spiegò, in fondo non aveva
mentito.
-Allora non c’è da preoccuparsi, anche io e mio fratello
litighiamo ma poi alla fine facciamo sempre pace!- la consolò sfoggiando un
sorriso rassicurante. Il demone spostò l’attenzione su di lui, sperava che
avesse ragione.
-Gia…- si sforzò di ricambiare il sorriso, peccato che
William non sia mio fratello, pensò, e che probabilmente non mi perdonerà mai.
-Takao!-
-Ragazzi, che ci fate qua?- domandò rivolgendosi agli
ex-componenti dei Bladebreakers più Daichi.
-Avevamo pensato di andare a prendere un gelato e volevamo
chiederti se ti andava di venire con noi- gli spiegò Max quando lo ebbe
raggiunto, insieme ai suoi compagni.
-Certo che gli va! Quando si tratta di mangiare Takao è un
pozzo senza fondo!-
-Parla per te scimmia!- urlò mollando un sonoro pugno
sulla zucca del ragazzino. Il rossino stava per ribattere quando qualcosa
glielo impedì, catturando in un attimo l’attenzione di tutti i presenti. Un
beyblade dai colori dell’oro, brillando abbagliante sotto i raggi del sole
colpì in pieno quello del blader giapponese facendolo traballare parecchio.
Dragoon infatti subì passivamente l’attacco, non riuscì a difendersi, quel colpo
era stato incredibilmente veloce e imprevedibile e soprattutto potente,
riuscire a cogliere di sorpresa un beyblade come quello di Takao e a
scaraventarlo ai piedi del blader non era di certo un’impresa in grado di
essere compiuta da molti.
La trottola dorata, con la stessa eleganza e grazia
dimostrata nello scontro, ritornò nelle mani di chi l’aveva lanciata facendo
convergere lo sguardo dei ragazzi su di lui…o meglio, su di lei. Non potevano
credere ai loro occhi ma la persona che si ritrovavano davanti era proprio…
-Hilary!- esclamò il capitano dei Bladebreakers appena si
fu ripreso mentre la brunetta riponeva il suo bey, che ormai sapeva guidare
alla perfezione, nella tasca dei jeans e subito dopo sfoggiava un sereno
sorriso.
-Ciao! Vi sono mancata?- domandò come se fosse andata in
vacanza per tre mesi. Kai non riusciva a staccare gli occhi da lei, aveva paura
che se l’avesse fatto sarebbe potuta sparire di nuovo.…
-Voglio presentarvi una persona- continuò non facendo
troppo caso all’espressione a dir poco scioccata e confusa dei suoi amici –Lei
è Alena- presentò la biondina che le stava accanto accompagnando le parole con
un gesto della mano.
-Sei stata bene in questi ultimi tre mesi?- Kai spostò
l’attenzione da Hilary e gettò uno sguardo disinteressato al paesaggio
sottostate al belvedere, oltre il quale era possibile dominare il mare, limpido
e calmo. La brunetta osservò il suo volto, impassibile come sempre, la sua voce
era stata così…fredda, le era suonata tanto come un rimprovero, nonostante a chiunque
sarebbe sembrata assolutamente atona. Forse era arrabbiato con lei per
essersene andata in quel modo, in fondo non avrebbe avuto tutti i torti. Un
sorriso però incurvò le sue labbra, non le importava se era arrabbiato l’unica
cosa che contava era che dopo tanto tempo aveva finalmente potuto rivederlo,
parlarci di nuovo, rimanere in silenzio con lui di nuovo…si gettò tra le sue
braccia poggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi, rilassandosi
ascoltando il battito regolare del suo cuore.
Il russo si irrigidì, non si aspettava una simile reazione
improvvisa da parte sua –Che ti prende?-
-Avrei voluto chiamarti…- esordì –non immagini nemmeno
quante volte sono stata tentata di prendere il telefono per sentire la tua
voce…mi sei mancato Kai-
-Sei diventata davvero forte a beyblade- le disse portando
una mano all’altezza della vita della ragazza. Si stava riferendo all’episodio
di poco prima, era vero che Takao era stato colto alla sprovvista, ma un
beybalde come Dragoon non si sarebbe fatto buttare fuori campo da un
principiante, per questo poteva affermare che lei non lo era, o almeno non lo
era più. Possibile che in poco tempo avesse raggiunto un simile livello?
-Mi sono allenata molto-
-E c’era bisogno di andartene per allenarti? Credevi che non
sarei stato in grado di insegnarti?- si scostò da lei lanciandole una delle sue
solite occhiate raggelanti, mentre serio incrociava le braccia al petto.
-No Kai! Non sono andata via per questo!- si chiese se
davvero pensasse una cosa del genere, non era certo per quello il motivo per
cui era fuggita a Kawasaki, anche lei avrebbe preferito rimanere con lui, ma
aveva bisogno di riflettere, aveva bisogno di stare da sola per qualche tempo
senza che qualcun altro la influenzasse.
Il russo le diede le spalle allontanandosi di schiena per
dirigersi chissà dove, sapeva perfettamente anche lui che non se era andata per
quello e a dire la verità non sapeva il perché si stesse comportando in quel
modo con Hilary, per tutto il periodo della sua assenza non aveva fatto altro
che pensarla e adesso che era lì davanti ai suoi occhi si era fatto sopraffare
dalla rabbia.
-Kai…- la sua voce lo bloccò –sono ancora la tua ragazza?-
gli domandò con il cuore che le batteva a mille e pareva proprio non avesse la
minima intenzione di decelerare. Quei momenti d’attesa la stavano uccidendo,
ognuno di essi durava un’eternità, non erano mai stati così lunghi.
-Perché?- si volse verso la blader incrociando il suo
sguardo.
-Cosa?- balbettò quasi sussurrando.
-Perché te ne sei andata?- specificò eludendo per il
momento la domanda che gli aveva posto. La brunetta inspirò a fondo prima di
dire –Non volevo che ti accadesse qualcosa…non volevo che accadesse qualcosa di
brutto a voi per colpa mia, non me lo sarei mai perdonato. Avevo bisogno di
risposte che qui non potevo trovare, Kai, per questo sono andata via-
-E hai trovato ciò che cercavi?- le si avvicinò.
-In parte si- si limitò a rispondere, anche se la parte
che più le interessava ancora non le era chiara. Prima o poi però l’avrebbe capita…forse,
così le aveva detto Lògos e anche Alena, non è che si fidasse molto della
custode delle Essenze, ma dell’ex-evocatrice si fidava, sentiva che tra loro
esisteva un legame speciale, probabilmente perché entrambe erano accomunate da
qualcosa. Alzò i suoi occhi color cioccolata e vide che il ragazzo davanti a
lei aveva voltato la testa verso il mare che si poteva ammirare all’orizzonte,
di nuovo…
-Non mi hai ancora risposto- dichiarò per attirare la sua
attenzione –Sono ancora la tua ragazza?-
Il russo spostò le sue iridi ametista su di lei,
osservandola. Aveva una faccetta preoccupata da riuscire a sciogliere perfino
un tipo freddo come lui. Dolcemente le sollevò il volto con un dito
avvicinandosi alle sue labbra e fermandosi a pochi centimetri di distanza.
-Sempre- le disse mentre vedeva comparire un sorriso sul
suo viso, le era mancata anche a lui…e di una cosa era certo: non le avrebbe
permesso di allontanarsi di nuovo…
-Da quanto tempo con ci vediamo Axe!- esclamò Alena
arrivandole di spalle. La mora stava sulla strada del rientro a casa ma si
fermò, senza voltarsi. Sapeva che sarebbe venuta da lei, lo sapeva dal momento
in cui aveva incrociato il suo sguardo quando era arrivata insieme ad Hilary e
le aveva lanciato un’occhiata che non aveva bisogno di essere accompagnata
dalle parole. Per un attimo aveva anche temuto che avesse potuto rivelare tutto
svelando chi fosse in realtà ma fortunatamente per lei non lo aveva fatto. In
fondo doveva aspettarselo, l’ex-evocatrice non era il tipo di persona a cui
piaceva provocare, anche se era passato un millennio dall’ultima volta che si
erano viste non l’aveva scordata; e come avrebbe potuto? Era stata colpa sua se
i piani di Vagnus erano andati a l’aria e di conseguenza anche i suoi…
-Che intenzioni hai?- le chiese schietta –Vuoi
conquistarti la fiducia degli eletti e pugnalarli alle spalle quando meno se lo
aspettano? Sarebbe da te- continuò imperterrita.
Phoebe strinse i pugni…aveva messo i bastoni tra le ruote
al signore del male, aveva sfumato i suoi progetti ambiziosi e quelli di
Baltazar…anche se adesso…
-Allora? Una risposta sarebbe gradita- fece portandosi le
mani sui fianchi, spazientita.
-Il mio piano era questo…-
-Era?- alzò un sopracciglio domandandosi perché avesse
usato un verbo al passato.
-Non ho più intenzione di schierarmi dalla parte di
Vagnus- ecco l’aveva detto, aveva finalmente fatto prendere forma alla
decisione a cui non aveva fatto altro che pensare negli ultimi giorni, dentro
di sé credeva che quella fosse la cosa migliore da fare, passando sempre più
tempo con gli eletti, e soprattutto con Takao, si era resa che ciò che voleva
ottenere il signore del male era assurdo…perché voleva conquistare e
sottomettere gli esseri che abitavano in quel mondo? Non sarebbe stato meglio
se ognuno fosse stato al suo posto a vivere la propria vita come meglio poteva,
senza più conflitti, senza più rischiare la morte? Sospirò, lei era un demone
eppure si faceva certe domande, cosa che fino a poco tempo prima non le
sarebbero mai passate per la mente, era cambiata, tutto sommato aveva ragione
Baltazar…già Baltazar, in quella sua decisione una buona parte di influenza
l’aveva avuta anche lui, e forse era stato proprio il loro litigio a farle
scegliere di imboccare definitivamente quella strada; ma il fatto era che lei
non aveva più motivo di conquistare il mondo terreno, ormai non aveva più
senso…
-Come hai detto scusa?- Alena rimase spiazzata, che
significava che non aveva più intenzione di schierarsi dalla parte di Vagnus.
Era impossibile, o forse la stava semplicemente prendendo in giro. Molto
probabilmente era così, magari la sua era una trappola in cui se non stava
attenta avrebbe potuto rischiare di cadere ingenuamente.
-Ci sono state delle cose che mi hanno fatto cambiare
idea- le spiegò voltandosi verso la biondina –Non voglio più stare dalla parte
di Vagnus-
-Certo! Come no!- ribatté ironica.
-Se non mi credi non posso biasimarti ma io sto dicendo la
verità, e per dimostrartelo vi aiuterò a sconfiggerlo-
L’ex-evocatrice rimase sconcertata, lasciò andare le
braccia lungo i fianchi, perplessa, chiedendosi se davvero stesse dicendo sul
serio. Eppure era assurdo, non aveva previsto nulla del genere da parte sua, e
poi non capiva da cosa dipendesse quel suo improvviso cambiamento. Certo non
poteva dire di fidarsi ciecamente di lei, era ovvio dato quello che era
accaduto mille anni prima, però le sembrava sincera. E se diceva la verità?
Doveva ammettere che un aiuto da parte di qualcuno che possedesse poteri
sovraumani sarebbe stato un gran bel passo avanti…ma se stava mentendo e si
stava prendendo gioco di lei? Non poteva rischiare.
-Dice la verità- una voce costrinse le due a voltarsi
ritrovandosi faccia a faccia con Baltazar, sotto le spoglie di William
naturalmente. Alena indietreggiò ricordandosi che il loro ultimo incontro non
era stato affatto piacevole.
-Tranquilla, non ho intenzione di riportarti da Vagnus-
fece in risposta alla sua reazione –Sono venuto solo per confermati la versione
dei fatti di Axe, credevo che non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo ma a
quanto pare mi sbagliavo…a quanto pare ha davvero intenzione di voltare le
spalle all’intero mondo demoniaco- continuò pronunciando con un accento quasi
rabbioso quell’ultima frase.
-Quel ragazzino ti ha fatto perdere la testa- aggiunse
rivolgendosi alla sua ormai ex-compagna e lanciandole uno sguardo gelido.
-Ascoltami bene, hai preso la tua decisione ma ricordati
che non potrai più tornare indietro, la prossima volta che ci incontreremo
saremo nemici-
-Baltazar, aspetta! Perché non passi anche tu dalla nostra
parte!- disse cercando di fermarlo.
-Stammi a sentire- fece avvicinandolesi pericolosamente
–Tu ti sei messa dalla parte dei mocciosi ma non puoi aspettarti che io faccia
lo stesso!- le urlò.
-Perché…perché continui a stare con Vagnus?-
Il demone dai capelli color fuoco indietreggiò fermandosi
senza staccare lo sguardo da lei quando le fu a qualche metro di distanza. Un
ghigno comparve sulle sue labbra prima di sparire smaterializzandosi davanti a
suoi occhi.
-Ciao-
Alzò la testa fino a quel momento poggiata sulle
ginocchia, strette al petto, stremata dal viaggio nel Giardino Delle Luci
Eterne, fisicamente non si era mossa dal momento che era stata Alena a
condurcela, e ancora non aveva capito come, ma psicologicamente era esausta anche
se non riusciva a spiegarsene il motivo. Si sentiva appesantita, ancorata alla
terra, prigioniera di una gabbia illusoria fatta di sbarre di dubbi. Costretta
in una frase, una semplice frase…“La risposta…dovrai trovarla in te stessa, e
solo quando l’avrai trovata potrai accettarti per quello che sei”.
I suoi occhi incrociarono quelli ghiaccio di Yuri.
-Ciao…- si alzò rimanendo però appoggiata con le spalle al
muro della palestra. Doveva ammettere che si sentiva piuttosto a disagio con
lui, l’ultima volta che si erano parlati non era stata una conversazione
piacevole, le aveva detto cose che l’avevano lasciata scossa.
-Come stai?- le chiese.
-Bene- rispose telegrafica.
-Ascolta io…- esordì il russo, aveva intenzione di
chiederle quale era stato il motivo che l’aveva spinta ad andarsene mesi prima,
che cosa avesse fatto in quel periodo, se fosse stata bene, ma l’aria piuttosto
sfinita della brunetta lo fece demordere dall’impresa –l’ultima volta che ci
siamo parlati sono stato un pò brusco con te e io…non volevo che finisse così-
-Non fa niente, in fondo…- si bloccò prima di terminare la
frase, abbassando lo sguardo non sapendo come continuare. O meglio, sapeva come
continuare ma temeva che il seguito l’avesse fatto arrabbiare, lui non
sopportava essere compatito, l’ultima volta che si erano visti glielo aveva
detto chiaro e tondo.
-Non devi sentirti a disagio quando sei con me- le disse
poggiando una mano allo stipite della porta e fermandosi sulla soglia, dandole
le spalle. Hilary sollevò gli occhi da terra, in effetti era stata nervosa per
tutto il tempo che ci aveva parlato.
-So che nel tuo cuore c’è solo Kai, non devi preoccuparti,
anzi ti prego…comportanti con me come fai con gli altri- altrimenti mi faresti
solo male, aggiunse mentalmente.
La quindicenne lo vide allontanarsi e dirigersi verso il
giardino, pensando di ritrovarsi in una situazione assurda, fino a poco tempo
prima i ragazzi non si interessavano a lei, nessuno le aveva mai detto o fatto
capire che gli piaceva.
-Stai bene?- Kai era entrato nella stanza notando la
giapponese persa nei suoi pensieri.
-Kai tu…- sussurrò evitando di rispondere –se un giorno
dovessi perdere i miei poteri tu…insomma, ti piacerò ancora?- chiese
ingenuamente cogliendo il blader di sorpresa che la guardò con un’espressione
stranita in volto, non riuscendo a comprendere il motivo per cui gli stesse
ponendo una simile domanda. Il cuore della ragazza prese a battere sempre più
forte, come se avesse appena corso una maratona interminabile. In effetti se ci
pensava razionalmente la prima volta che l’aveva baciata era stata dopo la
scoperta che l’evocatrice fosse lei.
-Non capisco dove vuoi arrivare- ribatté serio
avvicinandosi a lei e fissandola con uno dei suoi soliti sguardi raggelanti.
-Io vorrei solo sapere perché…perché ti piaccio- dichiarò
prendendo non poco coraggio.
-Io…non lo so- replicò, aveva una confusione pazzesca in
testa, la maggior parte causata da lei, non aveva la minima idea di cosa
rispondere e tanto meno capiva cosa le fosse preso.
-Io perché ti piaccio?-
La brunetta restò spiazzata. Perché le pareva tanto strana
quella domanda che era stata a porgli lei stessa, la stessa identica domanda?
Probabilmente perché non sapeva cosa dirgli.
-Non lo so…mi piaci e basta- incrociò le iridi ametista
del russo mentre la stanza sprofondava nel silenzio più totale. Il sedicenne
abbozzò un sorriso, sorriso che venne ricambiato dalla sua ragazza. Con una
mano le prese il volto facendo in modo che i loro visi si ritrovassero sempre
più vicini e come fosse la cosa più naturale del mondo le loro labbra si
sfiorarono teneramente. Hilary chiuse gli occhi lasciandosi completamente
trasportare da quella sensazione bellissima che la attraversò dalla testa ai
piedi, quanto le era mancato quel contatto, i suoi baci che la facevano impazzire…si
chiese come aveva potuto vivere senza per così tanto tempo. Sentì la mano di
Kai scendere dalla sua guancia al suo collo, per poi fermarsi alla spalla e
cingerle la schiena, stringendola forte a lui. Lei invece si lasciò cullare
dalla sua forte stretta, ricambiando il bacio, dolce e passionale allo stesso
tempo. Sarebbe rimasta così per sempre, custodita dal suo corpo, dal suo
calore…peccato che l’eternità non esisteva sul loro mondo…
-Ah-ehm- un colpo di tosse li costrinse a separarsi
–Scusate se interrompo…- fece Rei un po’ imbarazzato. La brunetta si separò dal
russo abbassando lo sguardo mentre le sue gote si coloravano di un rosso
pomodoro accesso.
-Capisco che voi abbiate di meglio da fare però, insomma,
noi siamo tutti in giardino, stiamo aspettando solo voi-
-A-arriviamo- rispose impacciata, mentre il russo già
stava sfrecciando verso la porta sorpassando il compagno.
Il blader cinese guardò l’amico dirigersi verso il
giardino, quando gli era passato accanto avrebbe giurato di averlo visto
arrossire…
TO BE CONTINUED…
Ecco compiuto un altro cap!! Ormai non manca molto alla
fine, credo due o tre cap…dovrò vedere!! Commentate please!! E grazie
a tutti quelli che mi hanno seguita fino a qui!! ^__^
Kai ed Hilary raggiunsero il resto del gruppo in giardino
Visto?? Questa volta ci ho messo poco a mettere un
nuovo cap!! Questo sarebbe il terzultimo!! Eh si ormai manca poco alla fine!
Allora come al solito passo a ringraziare chi ha commentato: LightAngel;
Katia37; super gaia; solarial (spero continuerai al più presto la tua
bellissima fic!); Leticia32; Carolina37 (grazie per avermi espresso la tua
opinione ma non cambierò il mio modo di scrivere proprio perché è “il mio modo
di scrivere”, né cambierò il contenuto perché piace a molti ma soprattutto
piace a me!); Jaly Chan (mi chiedevo che fine avessi fatto!! Ogni tanto
sparisci e poi ricompari!! Sono contenta che tu sia riuscita a commentare! Ah,
se ti capita cerca di fare una capatina al forum, c’è Isa che ti cerca!). Ok,
ora diamo inizio al cap!
Kai ed Hilary raggiunsero il resto del gruppo in giardino
che probabilmente non era mai stato affollato come quel giorno. Avevano riunito
tutti per il ritorno della brunetta ma soprattutto per conoscere Alena e sapere
qualcosa in più su di lei e su Vagnus, farsi raccontare i fatti da qualcuno che
aveva vissuto in prima persona quell’esperienza significava partire
avvantaggiati, e di certo nessuno andava meglio di colei che aveva rivestito il
ruolo dell’evocatrice in passato.
Come prevedibile la biondina fu ricoperta di domande a cui
aveva pazientemente risposto cercando di essere il più chiara possibile, non
era facile per lei parlare davanti ad un così alto numero di persone, persone
che oltretutto non conosceva nemmeno. Aveva una personalità estroversa, almeno
all’apparenza, però non erano poche le volte in cui preferiva la solitudine
alla compagnia. La tranquillità dei suoi pensieri era l’unica cosa che
riuscisse a rilassarla per quanto questi potessero essere confusi o tristi. Per
lo stesso motivo non amava parlare molto di sé, o meglio non amava parlare di
quello che provava, dei suoi sentimenti, per quanto invece riguardava vicende
che magari le erano accadute, esterne in qualche modo, non aveva problemi a
raccontarle…solo che tralasciava le sue emozioni. Si limitava all’esposizione
dei fatti così com’erano, né più né meno. Erano poche le persone con le quali
riuscisse ad aprirsi completamente. Tranquilla, non impulsiva, precisa,
probabilmente erano quelle le parole che chiunque avrebbe usato per
descriverla.
-Toglimi una curiosità…come fai ad essere qui? Voglio
dire, tu appartieni al mondo di mille anni fa- domandò Takao curioso facendosi
portavoce anche dei suoi compagni, che si stavano chiedendo tutti esattamente
la stessa cosa.
-Ecco…ci sono cose che mi sono state impedite di
rivelarvi- rispose scendendo da uno dei grandi sassi che tracciavano il
contorno del piccolo stagno, sentendosi troppo al centro dell’attenzione per i
suoi gusti.
-Impedite? E da chi scusa?-
-Insomma Takao, se ti ha detto che non può dirvelo non
insistere!- lo rimproverò Hilary, che invece aveva già una mezza idea di chi
potesse essere stato. Da tipi, per così dire, rigorosi e antiquati come loro
c’era da aspettarselo. Probabilmente seguivano la filosofia del “meno gente ne
è a conoscenza meglio è”.
-Tu sai qualcosa vero?- le chiese indagatore.
-Anche se fosse non te lo direi- ribatté mentre il
capitano intrecciava le mani dietro la testa sbuffando. Solo allora si rese
conto che le era davvero mancata in quei tre mesi che era stata via.
-Cos’è che puoi dirci allora?- il professore aprì il suo
inseparabile computer intenzionato a prendere appunti, così non si sarebbe
fatto trovare impreparato per qualsiasi evenienza.
-Lo scontro contro Vagnus, volete conoscere come sono
andate le cose?- sorrise appena, certa della loro risposta. Sarebbe stato
assurdo il contrario, e poi lei era lì proprio per quello, preparare
l’evocatrice e gli eletti all’imminente discesa del signore del male sulla
Terra.
-Sapere come si può sconfiggerlo sarebbe davvero un bel passo
avanti. Senza contare che finalmente ci sarà qualcuno che ci dirà le cose senza
filastrocche varie ed incomprensibili- commentò Lai alludendo chiaramente agli
Scudi Sacri.
-Non sono filastrocche ma profezie! Ed inoltre sono
chiarissime!- ribatté Mariam, l’unica presente della sua squadra in quel
momento, sentendosi offesa.
-Se lo dici tu- replicò il cinese per niente convinto.
-Avrei una domanda!- interruppe Max alzando la mano, quasi
come se stessero a scuola, in una classe –Perché Vagnus ci tiene tanto a
sottomettere il nostro pianeta e gli esseri che ci abitano?- continuò rivolto
all’ex-evocatrice.
-Perché il male vuole sempre avere qualcosa da
sottomettere, è sempre stato così!- rispose Takao convinto che quello potesse
essere l’unico motivo, in fondo non era la prima volta che qualcuno aveva
tentato di fare qualcosa del genere, anche se non in maniera così grande, era
ovvio.
-In realtà non è solo questo il motivo- lo corresse Alena
attirando nuovamente l’attenzione su di sé. C’era dell’altro sotto…spostò lo
sguardo sulla ragazza mora seduta sul portico in legno della villa, vicino al
capitano dei Bladebreakers. Phoebe sostenne la sua occhiata in silenzio,
immobile, era certa che la biondina non si fidava ancora di lei nonostante la
scena a cui aveva assistito tra lei e Baltazar, pensando probabilmente che si
era trattata solo di una commedia per farla cadere in trappola. In fondo chi al
suo posto non avrebbe creduto lo stesso? E se avesse detto tutto, compreso ciò
che lei era in realtà? Si chiese come avrebbero reagito tutti quanti…eppure una
parte del suo cuore sperava che quella parte nascosta di lei venisse allo
scoperto al più presto, si era stancata di mentire, avrebbe voluto spiegare
tutto, come stavano realmente le cose, ma la paura glielo impediva. Paura
perché nessuno le avrebbe creduto e probabilmente sarebbero stati solo
spaventati da lei e l’avrebbero mandata via, se non addirittura combattuta…ma
lei ormai non aveva più un posto dove andare…
-Scusate ma voi vi conoscete?- domandò Daichi riferendosi
a Phoebe ed Alena, anche se prima di ottenere una risposta avvertì un pugno
sonoro colpirlo dritto dritto sulla testa –Perché non ragioni, pidocchio? Come
fanno a conoscersi se Alena appartiene al passato di un millennio fa?-
-E’ vero! Non ci avevo pensato…eh eh…però non c’era
bisogno di colpirmi così forte Takao!- gli urlò massaggiandosi il capo sul
quale era spuntato un visibile bernoccolo.
-Te lo sei meritato!-
-Cosa hai detto?!-
-Vuoi fare a botte scimmia?!-
-Con piacere, ti aspetto sul retro!-
-Basta voi due, calmatevi!- Rei intervenne a dividerli
cercando di mettere pace tra loro prima che cominciassero a sbranarsi a vicenda
–Se non sbaglio Alena stava per dirci qualcosa di importante- i due litiganti
interruppero la loro discussione, mortificati, passandosi nervosamente una mano
tra i capelli. Il loro amico aveva ragione, non era il momento più adatto per
mettersi a discutere, avevano cose ben più importanti a cui pensare.
-Scusaci…- fecero dispiaciuti.
-Ehm…non ce n’è bisogno…- li rassicurò ancora stupita, non
si aspettava che gli eletti riuscissero ad essere così tranquilli nonostante
ciò che stava per succedere, ovvero una possibile fine del mondo. Ma in fondo
era meglio così, essere troppo in ansia non avrebbe giovato. Sorrise, doveva
ammettere che quei ragazzi le piacevano.
-Allora, volevate sapere di Vagnus, giusto?- continuò
preparandosi a raccontare sotto gli sguardi accondiscendenti dei suoi
ascoltatori. Li invitò a sedersi comodamente perché quella sarebbe stata
davvero una lunga storia…
-E’ passata dalla parte degli umani? Povera sciocca!- la
risata diabolica di Vagnus risuonò irritante nell’aria. Baltazar abbassò lo
sguardo rimanendo immobile, senza dire una sola parola. C’era una cosa che lo
turbava e lo assillava dall’ultima volta che aveva parlato, o meglio, si era
scontrato con Axe. Per quanto si sforzasse non riusciva a togliersi dalla mente
le sue parole, quella sua domanda…perché continui a stare con Vagnus? Già,
perché…non ci aveva mai pensato, non aveva mai sentito il bisogno di farlo, lui
era sempre stato dalla parte dei demoni, dopotutto lui stesso era un figlio del
male quindi per quale motivo non avrebbe dovuto portare il suo popolo al
potere? Non era una cosa più che naturale garantire la sopravvivenza e la
superiorità della propria specie? Eppure tempo prima era stata lei stessa a
dirgli quelle parole, quando ancora non aveva strane idee per la testa, quando
ancora non era passata dalla parte dei loro nemici, quando ancora non aveva
conosciuto gli eletti e soprattutto lui…quel ragazzino…lui gliela aveva portata
via.
-Non ho bisogno di smidollati al mio fianco, posso
benissimo fare a meno di lei!- continuò non facendo caso all’insolito silenzio
in cui si era immerso chi gli stava accanto.
-Anzi, è ora di andare ormai…finalmente il momento è
arrivato- si sgranchì le braccia come si fosse appena svegliato da un lungo
sonno. Dopo secoli di attesa sarebbe di nuovo tornato in scena e quella volta
niente sarebbe andato storto.
-A proposito, vai a fare una visitina agli eletti e all’evocatrice,
sai che mi piace che il mio arrivo sia annunciato-
-C’è anche Alena con loro- proferì atono Baltazar.
-Poco importa, lei non mi preoccupa. Avrei preferito che
marcisse nelle prigioni per il resto dell’eternità ma non fa niente. E ora vai-
-Si…-ubbidì senza replicare, sapeva perfettamente a chi
avrebbe fatto visita per primo…chiuse gli occhi cercando di captare la sua
presenza mentre il suo corpo svaniva pian piano nel nulla, dissolvendosi come
polvere al vento.
-C’è qualcos’altro- dichiarò solenne, ne era certa, nella
storia che aveva raccontato Alena c’era qualcosa che non la convinceva, ad
essere più precisi, qualcosa che non le era chiaro, nascosta, come se
l’ex-evocatrice avesse omesso volontariamente dei particolari. Nell’esposizione
dei fatti era stata molto dettagliata, non aveva tralasciato niente, gli aveva
detto esattamente come erano andate le cose durante l’ultimo scontro con
Vagnus. Eppure qualcosa le suggeriva che non era tutto, Alena si era limitata a
narrare la storia come se quella vicenda non l’avesse toccata più di tanto, non
l’avesse riguardata da vicino ma fosse stata per lei come una semplice
rappresentazione teatrale in cui il suo ruolo era semplicemente quello di
spettatrice…ma Hilary sapeva che non era così, aveva provato una strana
emozione, una sensazione mai provata prima e che era in grado di descrivere,
anche perché la sentiva non sua, come se appartenesse a qualcun altro, come se
appartenesse proprio a…
-Che intendi?- Kai interruppe il corso dei suoi pensieri
facendola sussultare appena. La brunetta sollevò lo sguardo sul suo ragazzo,
seduto in terra con la schiena posata tranquillamente alla parete di fronte a
quella a cui era appoggiata lei. Il russo inclinò leggermente la testa da un
lato in attesa di una risposta, vedendo la giapponese fissarlo come se avesse
appena chiesto la cosa più assurda del mondo.
-Credo che Alena non ci abbia detto tutto- gli rispose
dopo aver fatto mente locale di quanto gli aveva domandato il blader e aver
elaborato la risposta.
-Cosa te lo fa credere?-
-Non lo so…- era difficile da spiegare a parole, forse
impossibile. Era certa che il russo non potesse comprendere quello che provava,
era qualcosa che sentiva legato solo all’ex-evocatrice ma non riusciva a
capire, non tanto il perché, ma il come. Probabilmente era un nuovo potere, in
fondo ne aveva scoperti diversi da quando se ne era andata da Tokyo, non aveva
mai smesso di imparare. Oppure era per merito della Crystal, d’altra parte non
doveva dimenticare che tutte quelle capacità decisamente sovraumane e che solo
lei possedevaderivavano tutte da quel
piccolo oggetto. Si slacciò la catenina dal collo rigirando il ciondolo tra le
mani e passandoci sopra le dita come se quello in qualche modo potesse
rispondere a tutte le sue domande, e chissà, forse era davvero così. La sua
faccia assunse un’espressione interrogativa, corrugò appena la fronte provando
a riflettere…dunque, i suoi poteri provenivano dalla Crystal, la Crystal le era
stata data da suo padre, che però non era a conoscenza di cosa in realtà
fosse…o si? E se fosse stato proprio per quello il motivo per cui i suoi
genitori erano stati uccisi? Non lo avrebbe mai saputo, non poteva più
chiederglielo…scosse la testa, no, non poteva farsi prendere dai ricordi
tristi, quello era davvero il momento meno adatto, se si fosse distratta
avrebbe rischiato di fare la loro stessa fine e non avrebbe tardato a
raggiungerli e per quanto lei desiderasse rincontrarli sapeva che loro non
sarebbero stati affatto d’accordo, non così presto almeno. Cercò di rilassarsi
tornando ai suoi ragionamenti, sapeva di sicuro che la Crystal non era arrivata
a lei per caso ma per opera di Lògos stando a quanto aveva capito. Restava solo
da comprendere perché l’Essenza Suprema aveva scelto proprio lei tra tanti.
Sbuffò, tirando le somme giungeva alla conclusione che il viaggio nel Giardino
Delle Luci Eterne non era servito a granché, di certo non a schiarirle le idee
già confuse.
-Ehi, ma è incredibile!-
-Cosa Takao?- domandò Hilary al ragazzo che aveva appena spalancato
la porta della palestra e l’aveva fatta tornare immediatamente con i piedi per
terra costringendola involontariamente a mettere da parte per un momento i suoi
pensieri.
-Eravate in palestra da soli e non vi stavate
sbaciucchiando? Non ditemi che tra voi è già finita!-
-Takao!- lo ripresa la brunetta con le guance lievemente
rosse. Ecco un’altra cosa che Hilary avrebbe assolutamente dovuto fare appena
sarebbe finita la faccenda di Vagnus, non c’era neanche bisogno di appuntarlo
scritto da qualche parte perché se lo sarebbe sicuramente ricordato: uccidere
Takao, magari insieme a Daichi, come si diceva? “Prendere due piccioni con una
fava!”
Kai si alzò dirigendosi verso il compagno, a cui rivolse
un’occhiata indifferente prima di sorpassarlo e uscire.
-Ti diverte tanto farlo innervosire?-
-Dai Hilary! Sai come è fatto! Non è colpa mia, è lui che
si innervosisce sempre per niente!- si giustificò il moretto –Quel ragazzo è
troppo serio!-
-Tu invece sei troppo poco serio!- replicò alzandosi anche
lei.
-Almeno sono simpatico!-
-Su questo avrei i miei dubbi!-
-Ma hai sempre la risposta pronta tu? Beh…lasciamo stare.
Per caso hai visto Phoebe?- le domandò, dopo che Alena aveva terminato il suo
racconto non l’aveva più vista da nessuna parte, in casa non c’era di sicuro.
-Veramente no- sorrise –Quando tutta questa storia sarà
finita dovrai raccontarmi parecchie cose, come ai vecchi tempi-
Il blader le sorrise di rimando prima di tornare alla
ricerca della sua ragazza, era strano che fosse sparita così all’improvviso
senza avvertire nessuno, non era sua abitudine farlo. Non sapeva spiegarsi il
perché ma aveva una brutta sensazione addosso, come se stesse per succedere
qualcosa da un momento all’altro, e purtroppo non era una cosa bella…
-Insomma si può sapere io cosa c’entro in questa storia?
Phoebe è la tua ragazza, mica la mia! Perché dovrei venire con te a cercarla?-
si lamentò Daichi intrecciando le mani dietro la testa e sbadigliando
sonoramente. Aveva appena pranzato e dopo aver mangiato era solito per lui
farsi un bel pisolino, invece quella volta aveva dovuto rinunciarci perché il
suo capitano lo aveva “gentilmente invitato” ad accompagnarlo. In realtà lo
aveva preso di peso trascinandoselo dietro senza lasciargli nemmeno il tempo di
opporsi.
-Perché in due abbiamo più possibilità di trovarla- gli
rispose stranamente serio.
-Si può sapere perché ti preoccupi tanto? Sarà andata a
fare quattro passi- la buttò lì il rossino, non capiva il motivo di tutta
quell’ansia.
-Oggi mi è sembrata un po’ strana…- per tutto il tempo in
cui Alena aveva parlato gli era parsa piuttosto irrigidita come avesse avuto
paura di qualcosa, o fosse preoccupata. E non era per via di Vagnus, non del
tutto almeno. Si ricordava di essersi voltato verso di lei e di aver visto il
suo sguardo…uno sguardo assorto, immerso nel mondo dei suoi pensieri, ma non
disteso e incantato, piuttosto…deluso, amareggiato, o per meglio descriverlo,
colpevole. Perché? Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse
che il suo compagno lo stava chiamando già da un pezzo. Il giapponese gli
rivolse l’attenzione, Daichi stava puntando con il dito qualcosa poco distante
davanti a loro. Spostò lo sguardo nel punto indicatogli, un ragazzo, che
entrambi conoscevano, sembrava li stesse aspettando, sulle labbra però aveva un
sorriso poco rassicurante.
-William!- esclamò il capitano dei Bladebreakers quando
gli fu più vicino.
-Salve Takao-
-Sei venuto a cercare tua sorella? Perché a dire la verità
non riesco a trovarla-
-Anche…- il moretto assunse un’espressione interrogativa,
il tono con cui gli aveva risposto, pur essendo pacato, aveva un qualcosa di
inquietante.
-Sai Takao, c’è una cosa che dovresti sapere riguardo a me
e ad Axe…o scusami,avevo dimenticato che tu la conosci con il nome di Phoebe-
Il moretto lo guardò senza capire, perché aveva usato quel
nome prima? E soprattutto cosa intendeva dire che lui la conosceva con il nome
di Phoebe? Si irrigidì, non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo la
situazione, c’era qualcosa di diverso nello sguardo e nella voce del ragazzo
che si trovava di fronte, sembrava quasi che gli fosse ostile in qualche modo.
-Ascolta, non mi piace fare tanti giri di parole per dire
quello che mi interessa…perciò credo proprio che non lo farò!- non aggiunse
altro, in un attimo si sollevò da terra, in levitazione, e scagliò una sfera di
energia luminosa contro i due bladers.
-Ma che cavolo significa questo?- urlò Daichi rialzandosi
da terra , dove si era buttato per evitare il colpo.
-Vai a chiamare gli altri-
-Come?- domandò rivolgendosi a Takao.
-Vai a chiamare gli altri!- ribadì lui non prestando
troppa attenzione all’amico, guardando William che dalla sua altezza osservava
soddisfatto con le braccia incrociate al petto e un sorriso raggelante le facce
preoccupate e stupite dei ragazzi. Il rossino non ribatté notando l’espressione
del suo amico…era tremendamente e insolitamente serio. Senza aggiungere altro
cominciò a correre a perdifiato verso la residenza Kinomiya.
Il giapponese si alzò in piedi continuando a tenere lo sguardo
fisso in quello del demone, le labbra serrate sembravano non voler chiedere
spiegazioni, aspettando solamente che fosse l’altro a continuare.
-Aspetta un attimo- si mise in ascolto facendo cenno alla
sua interlocutrice di rimanere in silenzio per qualche istante, aveva percepito
un’aura particolare nell’aria, un’aura che lei conosceva fin troppo bene e
purtroppo non era sola, era con la persone sbagliata.
-Che c’è?- le domandò Alena spazientita, dopo il non breve
racconto della sua esperienza con Vagnus, Axe le aveva chiesto di seguirla,
lontano dagli eletti e dall’evocatrice, voleva risolvere la sua situazione una
volta per tutte e farle capire che quanto le aveva detto, riguardo al fatto che
lei non stava più dalla parte del signore del male, era vero, anche se non
aveva la minima idea di come convincerla; probabilmente le sarebbe stato più
facile farglielo credere se lei stava davvero solo fingendo, con le frottole se
la cavava alla grande ma a quanto pareva il destino voleva che nel momento in cui
doveva dire la verità ottenesse l’effetto opposto.
-Baltazar…-
-Dove?- chiese guardandosi intorno mettendosi in guardia.
-E’ qui vicino ed insieme a lui c’è Takao- aveva addosso
un brutto presentimento e non era per niente tranquilla sapendo che il blader
era da solo con lui. Cominciò a correre nella loro direzione concentrandosi per
non perdere le tracce mentre urlava alla biondina, che fino a poco fa stava
parlando con lei, di seguirla. La ragazza rimase sconcertata, la loro
conversazione era stata interrotta e doveva ammettere che non le riusciva di
fidarsi del demone dopo tutto quello che le aveva fatto passare mille anni
prima. Come dimenticarsi quegli occhi color ghiaccio penetranti e perfidi?
Quello sguardo soddisfatto nel provare sofferenza negli altri…non poteva
scordarselo, non poteva cancellare come se non fosse mai accaduto
quell’episodio…
-Shin! Shin! Riprenditi, come stai?- si era avvicinata
a lui, sbattuto in terra da un’energia potentissima che lo aveva colpito in
pieno senza dargli possibilità di salvezza. Il colpo era stato troppo violento
perché un essere umano potesse resistergli. Lei si era inginocchiata accanto al
ragazzo e gli aveva dolcemente sollevato la testa.
-Shin…-
-Alena…- aveva sussurrato poco prima di riaprire gli
occhi affaticato, non riusciva a muovere una sola parte del suo corpo senza
provare un forte dolore.
-Ce la fai a rialzarti?- gli aveva chiesto tra le
lacrime anche se sapeva già la risposta, ma voleva una frase, una semplice
frase che avesse potuto affermarle il contrario…
-Ascolta- le aveva detto sollevando lentamente la mano
per sfiorarle il viso, anche se per compiere quel gesto gli mancavano le forze
tanto che avrebbe lasciato andare il braccio a terra se lei non gli avesse
afferrato la mano e stretta nella sua –Non usare l’Energia Pura…per nessun
motivo…ti prego…- erano state queste le sue ultime parole, le ultime prima di
lasciare andare il corpo inerme tra le sue braccia.
Aveva alzato gli occhi sempre più offuscati dal troppo
piangere e incrociato quello sguardo…aveva giurato di fargliela pagare, a tutti
quanti, a costo della sua vita, a costo di andare contro la volontà di Shin…in
fondo cosa aveva da perdere ormai? La vita? Ma che vita era quella se doveva
continuare a vivere senza l’unica persona che contasse veramente qualcosa per
lei? Senza la persona più importante della sua esistenza?
Se ci ripensava si stupiva del fatto che non provasse odio
nei loro confronti. Un atteggiamento freddo e indifferente, come logico, ma non
di odio, perché al suo posto lasciava spazio la compassione. Provava pena verso
di loro…
-La colpa non è loro…ma del male che li ha sedotti, non
posso fare a meno di provare pietà nei loro confronti-
Anche quelle erano state sue parole…scosse la testa, non
poteva perdersi nei ricordi proprio adesso, anzi doveva impedire che una cosa
del genere potesse accadere di nuovo. Si decise a seguire Axe pensando che
quella fosse l’unica cosa giusta da fare al momento…
-Ragazzi!- Daichi si precipitò alla casa del capitano dei
Bladebreakers fermandosi per riprendere fiato solo quando ebbe varcato il
cancello della villa. Si piegò sulle ginocchia, affannato per la corsa che
aveva fatto partendo dal parco senza fermarsi neanche una volta.
-Daichi, che succede?- i ragazzi gli andarono incontro.
-Takao…- riuscì solamente a dire in un soffio dopo aver
inspirato a fondo.
-Gli è successo qualcosa?- gli domandò Rei.
-Insomma parla!- lo incitò Hilary vedendo che il ragazzino
non continuava. L’espressione del rossino non lasciava presagire nulla di
buono.
-Non c’è tempo per le spiegazioni! E’ al parco…e credo che
Vagnus non tarderà a farsi vedere…-
La reazione dei presenti fu facilmente prevedibile, a
quanto pareva lo scontro finale sembrava ormai essere alle porte.
-Dobbiamo sbrigarci altrimenti Takao sarò nei guai-
suggerì il professore voltandosi verso i suoi compagni, che nonostante lo
sgomento di una notizia così improvvisa si trovarono d’accordo con lui.
-Allora non c’è tempo da perdere- dichiarò l’evocatrice
risoluta. La battaglia decisiva, quella che avrebbe stabilito una volta per
tutte i vincitori e i vinti, l’unica perché non ce ne sarebbe più stata
un’altra…per i prossimi mille anni, almeno. La brunetta stava per andare ma la
mano di Kai le cinse il polso costringendola a fermarsi e girarsi verso di lui
incrociando così i suoi occhi. Non le disse una sola parola ma le fece comunque
capire, grazie ad un solo sguardo, che non avrebbe combattuto quella lotta da
sola…
-Takao!- Phoebe lo raggiunse, seguita da Alena. Gli si
avvicinò e alzò lo sguardo incrociando quello del suo ex-compagno. Lo
sapeva…strinse i pugni, poteva immaginare perfettamente quello che lui avesse
in mente e in fondo se lo sarebbe dovuto aspettare prima o poi, era consapevole
del fatto che non sarebbe riuscita a tenerlo nascosto ancora a lungo…
-Guarda quanti spettatori! Non pensavo di dover parlare
davanti a tanto pubblico!- fece ironico.
-Piantala Baltazar!-
-Ma come? Non vuoi che spieghi al tuo amichetto come
stanno realmente le cose?-
La mora ebbe un sussulto. Spostò l’attenzione sul blader
che nel frattempo aveva abbassato la testa e fissava in silenzio il cemento
della piazzetta.
-Ti ascolto- proferì atono rimanendo immobile.
La ragazza mosse un passo verso di lui ma Takao la bloccò
con un gesto della mano, facendole chiaramente capire di rimanere ferma
dov’era.
-Allora…da dove posso cominciare? Per farla breve io e
quel dolce visino laggiù- fece alludendo ad Axe –siamo demoni a servizio di
Vagnus. I più potenti. Il nostro scopo era quello di guadagnarci la vostra
fiducia per colpirvi alle spalle quando meno ve lo aspettavate-
-Ma cosa stai dicendo?- lo interruppe bruscamente
infiammandosi immediatamente e uscendo da quello stato di trance in cui
sembrava essere caduto -Se fosse come hai detto allora Phoebe dovrebbe avere…- si
bloccò di colpo sgranando gli occhi mentre la sua mente fu colpita in pieno da
un’immagine che gli impedì di terminare la frase lasciandolo quasi incapace di
respirare. Si ricordò delle parole di Daichi di quando aveva chiesto
ingenuamente se lei ed Alena si conoscessero…no, non poteva essere così, non
poteva…
Molto lentamente si voltò verso l’ex-evocatrice cercando
in lei un qualche segno che gli confermasse che quanto aveva appena detto quel
demone fosse la verità, solo lei poteva farlo. La biondina gli si avvicinò
recependo al volo ciò che Takao voleva chiederle anche se era rimasto in
silenzio, muto, come fosse diventato improvvisamente incapace di mettere
insieme le parole per formare una frase di senso compiuto.
-Quello che ha detto Baltazar è vero…Phoebe è un demone ed
il suo vero nome è Axe. Ho combattuto contro di loro mille anni fa, erano i
demoni spalla di Vagnus, quelli su cui contava di più- gli disse –Ma lei adesso
dice di non stare più dalla parte del male e che vuole aiutarci. A dire la verità
non so cosa le abbia fatto cambiare idea e soprattutto se dice la verità,
però…- si interruppe vedendo il blader allontanarsi senza nemmeno guardare dove
andava, pareva sotto shock.
-Dovresti seguire il tuo istinto…- continuò in un sussurro
la frase anche se il suo interlocutore non poteva più sentirla ormai. Phoebe
esitò ma alla fine si decise a seguirlo, non poteva lasciarlo andare così,
doveva spiegargli, non poteva finire tutto in quel modo assurdo.
-Basta poco a distruggere le certezze dei mortali-
commentò soddisfatto Baltazar con un sorriso cinico sulle labbra, assistendo
alla scena –A questo punto non rimane che attendere la sua entrata in scena…-
-Takao…- stava per avvicinarsi a lui ma qualcosa la
bloccò. Lo sguardo del ragazzo. Terribilmente serio, come mai gliene aveva
visti, fissava il fiume scorrere inconsapevole davanti a lui. Avrebbe voluto
essere quell’acqua in quel momento che continuava a seguire il suo corso,
ignara di ciò che le sarebbe potuto accadere, senza problemi, senza pensieri.
Ma lui non poteva, non ci riusciva, più si sforzava di non pensarci più i suoi
pensieri lo assillavano, incessanti, senza sosta, senza lasciargli un minimo di
tregua.
Sollevò il viso sentendo che qualcuno lo chiamava,
sentendo che lei lo chiamava…ma non rivolse gli occhi nella direzione di
Phoebe, continuò a fissare un punto indefinito davanti a lui, come fosse in
trance.
-Takao io…-
-Vattene- replicò senza nemmeno lasciarle terminare la
frase. La mora sussultò, non tanto per quello che le aveva appena detto, in
fondo si aspettava una reazione simile da parte sua ma per il tono in cui
l’aveva detto. Non era arrabbiato, non era urlante, era solo…deluso.
L’arrabbiatura dopo un po’ sbolliva ma la delusione no, per quella occorreva
tempo, occorreva ristabilire e riacquistare una fiducia ormai persa e che forse
non si sarebbe più riusciti a recuperare; e se veniva a mancare la fiducia
crollava la base di qualsiasi tipo di relazione, non potevano più esistere
sentimenti quali l’amore e l’amicizia.
-Mi hai usato solo per raggiungere i tuoi piani, solo
questo ti importava-
-No!- si affrettò a ribattere –All’inizio forse…però poi
con il tempo io…ho finito per affezionarmi davvero a te…- disse in un soffio.
-E dovrei crederti?- il moretto non accennava minimamente
a guardarla in faccia –Ho bisogno di tempo per farlo…se mai accadrà-
-Lo so, però…il tempo non c’è, Vagnus potrebbe essere qui
da un momento all’altro!- si portò una mano al viso accorgendosi di avere le
guance bagnate. Stava piangendo? Quando era stata l’ultima volta che aveva
pianto? Non se lo ricordava…forse perché non c’era mai stata una prima volta…
-Ascolta: puoi anche non credermi ma io combatterò lo
stesso contro Vagnus, e dovresti farlo anche tu, insieme ai tuoi amici!- vide
il blader alzare leggermente la testa –Altrimenti non potremo mai sconfiggerlo,
lui è molto più potente di quanto si possa immaginare-
-Su questo hai perfettamente ragione Axe…o preferisci che
ti chiami Phoebe?- quella voce improvvisa fece voltare immediatamente i due
ragazzi. Capelli rosso fuoco, occhi neri come le tenebre senza luce, e quella
profonda cicatrice…
-Vagnus!- esclamò la ragazza indietreggiando. Takao si
alzò squadrando attentamente colui che aveva di fronte, dopo averne tanto
sentito parlare era là, proprio davanti a lui, e adesso…l’inizio della storia e
della guerra che si sarebbe conclusa con dei vincitori e gli altri…gli altri
solamente vinti…
TO BE
CONTINUED…
E ci risentiamo nel prossimo cap!! ^__^ Ciao, ciao!!!
Salve!! Dopo una vita eccomi qui!! Ma c’è un motivo se ho
tardato tanto…questo infatti è l’ultimo capitolo e non il penultimo, ho deciso
di mettere tutto insieme e descrivere i fatti in una maniera un po’ particolare
(e molto complicata da mettere per scritto, ve l’assicuro!), però ce l’ho messa
tutta e la fine mi piace davvero molto, la trovo anche un po’ commovente!! Cmq
non voglio farvi perdere altro tempo perciò ringrazio tutti quelli che mi hanno
seguita e commentato fino a qui!! Un bacione e buona lettura!! ^_^
Il fiume. Continuava a
scorrere lento ma irrefrenabile del tutto inconsapevole di essere stato,
esattamente una settimana prima, teatro di una guerra ormai conclusa.
Guardava l’acqua seguire
costantemente il suo corso proprio come in quel momento, quando tutto era
iniziato. Si sedette sull’erba raccogliendo un sassolino che si trovava sulla
sponda rigirandoselo tra le dita, alzando poi la testa e spostando l’attenzione
sulle persone che passeggiavano tranquille sull’altro lato del canale. Lanciò
la piccola pietra sulla superficie dell’acqua che andò a fondo dopo aver
effettuato tre rimbalzi. Sospirò e si sdraiò sul prato chiudendo gli occhi,
lasciando al vento di scompigliargli i capelli. Nemmeno dieci giorni e sarebbe
finito anche il mese di agosto che ben presto si sarebbe portato via anche
l’estate. Si sentiva tremendamente vuoto, aveva come l’impressione che gli
mancasse qualcosa…e in effetti era proprio così, qualcosa l’aveva persa
davvero. Stava per assopirsi ma avvertì una sensazione di umido sul suo viso
che lo costrinse a ridestarsi. Aprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di
volte per mettere bene a fuoco l’immagine.
-E tu chi sei?- chiese
levandosi a sedere quando comprese che davanti a lui c’era un cagnolino che
voleva amabilmente giocare leccandogli il viso. Il cucciolo abbaiò una volta
quasi a volergli rispondere permettendo a Takao di intravedere un ciondolo
attaccato al suo collare sul quale probabilmente c’era inciso il nome di quella
simpatica palla di pelo.
-Mishu- disse leggendo quanto
c’era scritto –Che nome strano! Sei un maschio o una femmina?- poi si guardò
intorno in cerca del suo padrone, se aveva un collare aveva anche un
proprietario e probabilmente doveva trovarsi nelle vicinanze. Peccato che non
c’era nessuno oltre a lui…
Mishu gli si avvicinò
iniziando ad annusare il blader mentre la sua coda continuava a muoversi, non
aveva mai smesso di scodinzolare.
-Sei contento? Beato te…io
sono un po’ giù- a quelle parole il cagnolino cominciò a dare piccole spinte
con il naso al giapponese.
-Vuoi sapere il perché?- gli
domandò avendo interpretato il suo gesto come un incitamento a continuare –E va
bene…tanto non ho niente da fare- fece rassegnato accarezzando il morbido pelo
del suo nuovo amico.
Non saprei
spiegare come mi sentii quando vidi Vagnus, avevo una tale confusione in testa,
prima la scoperta di chi fosse Phoebe in realtà e poi all’improvviso mi si
presentò davanti il nostro nemico, quello di cui avevo sentito tanto parlare ma
che non avevo mai incontrato prima, e per fortuna, aggiungerei. Avevo una solo
consapevolezza: la battaglia finale stava iniziando.
-E’
cambiato un po’ il mondo dall’ultima volta che l’ho visto- aveva detto
guardandosi intorno non preoccupandosi troppo di me.
-Quante
cose possono succedere in mille anni, davvero tante, vero Phoebe?-
-Ti
conviene rinunciare al tuo piano, sarai sconfitto di nuovo- la guardai, non
sapevo più cosa pensare, probabilmente era vero che aveva deciso di passare
dalla nostra parte e che voleva impedire al signore del male di impossessarsi
del nostro pianeta ma non potevo fare a meno di pensare che mi aveva mentito.
Per tutto il tempo che siamo stati insieme…perché non me l’aveva mai detto
prima? Possibile che si fidasse così poco di me? Se era così perché io allora
dovevo avere fiducia in lei? Pensieri che mi assillavano e non facevano altro
che attraversarmi la mente, Vagnus si era presentato nel momento meno adatto.
Ma sapevo che non potevo distrarmi, un solo errore sarebbe bastato a
compromettere in maniera irreparabile l’esito della battaglia.
-Lo
vedremo- rispose pacato, sicuro probabilmente di avere la vittoria in mano. Si
avvicinò a me, accortosi finalmente della mia presenza, mi squadrò dall’alto in
basso come a voler mettere subito in chiaro che lui era di gran lunga
superiore. Un sorriso gelido apparve sulle sue labbra e con voce sprezzante mi
chiese –Tu sei uno degli eletti giusto? Quindi conosci bene l’evocatrice…dov’è
lei adesso?-
-Arriverà
presto e ti farà fuori- feci stupendomi quasi del tono deciso e per niente
scoraggiato che avevo usato.
-Hai
fegato moccioso, avrei una proposta: visto che mi sto annoiando che ne dici di
cominciare a batterci? Così vedremo se davvero la tua amichetta arriverà in tempo!-
Accettai ovviamente…cosa
vuoi farci? Sai che non mi tiro mai indietro di fronte ad una sfida, è più
forte di me. Presi in mano Dragoon nonostante Phoebe continuava a ripetermi di
non farlo e che sarei andato incontro a morte certa. Caricai il mio beyblade
nel dispositivo di lancio e glielo puntai contro posizionandomi pronto per
cominciare.
-Vuoi affrontarmi con una
trottolina? Che paura!- il mio nemico scoppiò in una fragorosa e sadica risata
–Ma visto che a quanto pare di questi tempi va tanto di moda te lo concedo…e
farò anche di più- allargò i palmi delle mani mettendoli uno di fronte
all’altro, quasi a formare una sfera, e fece comparire dal nulla un beyblade,
nero come le tenebre e con delle striature rosso sangue che si diramavano dal
centro fino a ricoprire i lati. Percepii un’enorme potenza, malvagia.
-Chissà, potrei anche
finire con il divertirmi- indietreggiò mentre faceva comparire anche un
caricatore, nello stesso modo in cui aveva fatto prima. Mi chiese se ero
pronto, come se davvero gliene importasse qualcosa.
Lanciai Dragoon e
l’incontro ebbe inizio. Lo mandai immediatamente all’attacco non volevo
permettere a Vagnus di fare lui la prima mossa, non avevo la minima idea di
come combattesse e non volevo dargli l’opportunità di mostramelo. La trottola
avversaria si scansò con una velocità inaudita, e piombò dietro la mia
colpendola con forza, ma non abbastanza da riuscire a fermarla. Avevo subito di
peggio in passato e ne ero uscito vincitore, potevo farcela. Avrei potuto
davvero se solo lui non avesse ricorso ai suoi poteri durante lo scontro. Ma in
fondo cosa potevo aspettarmi?
Il mio beyblade si bloccò
continuando a ruotare velocemente su se stesso, cercando di elaborare una
qualche strategia. Purtroppo però non ebbi il tempo di pensare, il nemico
comparve dall’alto, sopra Dragoon, deciso a piombargli addosso alla velocità di
un proiettile, ma per mia fortuna non ce la fece a prenderlo, riuscì a schivare
l’attacco, allontanandosi nella speranza di prendere un altro po’ di tempo,
cosa che purtroppo non avvenne. Il beyblade nero infatti riuscì a
raggiungermi…ma non per vie del tutto leali. Vidi infatti Vagnus sogghignare
–Se non ti dispiace ho altre cose da fare, quindi vorrei finire in fretta-
schioccò le dita e la mia trottola andò a sbattere contro un muro invisibile,
non poteva più andare avanti. Continuava a provare a sfondare quel muro ma
niente, non era possibile vederlo e non ero nemmeno sicuro di cosa fosse
esattamente in realtà. So solo che l’avversario si scagliò contro si me con una
potenza tale che al suo passaggio perfino la terra sotto di lui veniva
spaccata. La stessa fine che probabilmente avrebbe fatto Dragoon, che
intrappolato non poteva schivarlo. Stavo per chiamare in causa il mio bit-power
ricorrendo all’ultima carta che avevo a disposizione ma non ce ne fu bisogno,
almeno non ancora. Un altro beyblade, dal colore oro intenso, quasi giallo,
colpì violentemente quello nero facendolo allontanare da me.
-Phoebe!- il mio sguardo
si posò su di lei per qualche secondo, il tempo di vedere che teneva stretto
tra le mani il suo dispositivo di lancio.
-Ci penso io ad impedirgli
di usare i suoi trucchetti magici Takao, così tu potrai attaccarlo-
Rimasi indeciso sul da
farsi, non sapevo se dovevo fidarmi oppure o no, eppure c’era qualcosa nel suo
sguardo che mi diceva di fare come aveva detto…fui però scosso dalle parole di
Vagnus.
-Attaccatemi in quanti
volete, tanto il risultato non cambierà! Questa volta sarò io il vincitore!-
Mishu abbaiò interrompendo il
racconto del blader che sembrò tornare con la testa al presente, abbandonando i
suoi pensieri. Seguì con lo sguardo il cagnolino che sembrava essere diretto
verso una meta precisa, visto che aveva preso a correre, e si fermò ai piedi di
un ragazzo che veniva dalla sua direzione opposta e che lo prese in braccio.
Takao strinse gli occhi a causa del sole e squadrò quello che doveva essere uno
sconosciuto anche se in realtà aveva qualcosa di familiare.
-Rei!- esclamò sorpreso
quando gli fu più vicino.
-Ehi Takao!- il cinese lo
salutò sorridendo mentre si sedeva accanto a lui poggiando Mishu sul prato che
subito trotterellò verso il fiume bagnando il suo musetto per rinfrescarsi dal
caldo.
-Ma…quel cane è tuo?- gli
chiese indicandoglielo.
-Beh, non proprio. Questa
mattina l’ho trovata al parco, era da sola, non aveva il collare e sembrava
affamata- gli spiegò.
-L’hai trovata? Allora è una
femmina!-
-Si…credo che non abbia un
padrone e proprio per questo ti stavo cercando- spostò l’attenzione sul
giapponese che lo guardava interrogativo chiedendosi cosa volesse intendere
l’amico.
-Io non posso portarla con me
in Cina- continuò –Così pensavo che avresti potuto tenerla tu-
-Io?- ripeté il moretto
sorpreso. Rei si limitò ad annuire.
-Beh…non saprei, dovrei
chiederlo al nonno- lanciò un’occhiata verso la piccola palla di pelo
marrone-rossiccia che lo guardava ingenua con quei suoi occhietti scuri e le
orecchie a penzoloni –Ma penso che non ci siano problemi- disse sorridendo, la
sua espressione era davvero buffa.
-Mishu?- chiese al compagno
alzando un sopracciglio.
-E’ stata Mao a darle quel
nome- disse passandosi un braccio dietro la nuca –Se non ti piace puoi anche
cambiarglielo-
-No…è carino- sorrise
spostando lo sguardo sull’amico –Qualcosa non va?- gli domandò notando la sue
espressione fattasi improvvisamente seria. Il cinese scosse la testa prima di
rispondergli –No, solo che…mi sono accorto solo adesso che è stato proprio qui
che una settimana fa…- lasciò la frase in sospeso, non era necessario
continuarla.
-E’ stata una dura lotta…-
Appena
Daichi ci venne ad informare del pericolo imminente ci precipitammo al parco a
cercarti. Giungemmo al belvedere ma non ti trovammo al posto tuo c’era Alena
che ci spiegò cosa era successo. Inutile dire che rimanemmo scioccati dalle sue
parole, nessuno aveva mai sospettato chi Phoebe potesse essere in realtà…
Ma il
fatto era che non c’era più molto tempo, a quanto pareva l’arrivo di Vagnus era
questione di minuti, lo sapevamo tutti. Domandammo all’ex-evocatrice dove
potevamo trovarti e lei ci fece cenno di seguirla, portandoci qui, al fiume.
Non credo che riuscirò mai a dimenticare la scena che vidi appena arrivammo, e
sinceramente non credo nemmeno di riuscire a descriverla…so solo che percepii un’enorme
potenza, la potevo avvertire non solo nell’aria ma anche sulla pelle, un
brivido gelido e bollente mi attraversò dalla testa ai piedi mentre con le
braccia cercavo di ripararmi gli occhi dalla polvere che si era sollevata,
anche se non era stata sollevata solo polvere…ricordo che tu fosti sbattuto a
terra violentemente e scaraventato lontano dal punto in cui stavi combattendo,
ai miei piedi, mentre anche Dragoon ti raggiungeva e smetteva di girare, si
fermava, inerme.
Io ti
aiutai ad alzarti e ci fu una cosa che mi colpì particolarmente…il tuo
sguardo…ancora adesso non so se era carico di paura o di rabbia, o forse tutte
e due. Alzai gli occhi anch’io e vidi il nostro nemico, sembrava soddisfatto,
le sue labbra incurvate in quel sorriso gelido mi spaventarono anche se i suoi
occhi…in tutta la mia vita non avevo mai visto qualcuno con occhi così
scuri…erano puntati su Phoebe, anche lei colpita dalla sua potenza.
-Cosa è
successo?- ti chiese Hilary avvicinandosi a noi.
-Ho
combattuto a beyblade contro di lui- le rispondesti lasciando chiaramente
trasparire la tua rabbia verso l’esito finale dello scontro.
-Non
pensavo che Vagnus sapesse usare il beyblade-
-Infatti è
così Rei- mi voltai verso Alena –Allora come è possibile che abbia vinto?-
-Ha
utilizzato i suoi poteri- non fu l’ex-evocatrice a rispondere ma Yuri.
Era ovvio,
avrei dovuto pensarci…e sapevo anche che non avremmo mai potuto vincere contro
un avversario decisamente superiore a noi, lui aveva qualcosa che noi non
possedevamo.
-E come
facciamo a batterlo, allora?-
La mia
domanda non tardò a trovare risposta, risposta che ancora adesso se ci ripenso
mi lascia davvero stupito…
Guardava la gente passarle
davanti agli occhi, un via vai di persone che si trascinavano dietro le loro
borse e valigie intenti ad entrare o uscire dall’aeroporto. Si sdraiò
stancamente sulla panchina chiudendo i suoi occhi smeraldo, lasciando al vento
di giocare con i suoi capelli. Mancava ancora qualche ora alla partenza dei
suoi amici ma lei aveva preferito arrivare in anticipo. Quel giorno le squadre
dei Neoborg, dei Baihuzu e degli All stars sarebbero ritornate nel proprio
paese, in fondo ormai la minaccia di Vagnus era stata annientata e mancava
sempre meno tempo all’inizio del prossimo campionato mondiale, che prevedeva di
cominciare non più tardi di sei mesi. Sospirò, anche lui sarebbe tornato in
America…non quel giorno ma la settimana successiva, aveva preferito rimanere
ancora un po’ insieme ai suoi amici ma non poteva attardarsi più di tanto,
doveva iniziare gli allenamenti. Rimanevano pochi giorni ormai.
-Ciao!- una voce allegra la
costrinse a riaprire gli occhi, cosa che gli permise di vedere la figura di un
biondino chino su di lei.
-Max!- esclamò levandosi a
sedere -Mi hai fatto paura!-
L'americano per tutta risposta
le sorrise e le porse la mano. Mariam lo guardò in viso per qualche istante
prima di afferrarla e si sentì tirare verso il ragazzo, tanto che gli andò
quasi addosso, finendo tra le sue braccia. Arrossì appena e intanto lui posò le
sue labbra sul suo orecchio sussurrandole qualcosa. Le aveva chiesto se le
andava di fare una passeggiata.
-A cosa stai pensando?- le
chiese, era da un po’ che camminavano ma lei non aveva ancora spiccicato mezza
parola, sembrava immersa nei suoi pensieri, cosa piuttosto insolito per una
come lei che non poteva di certo essere considerata un tipo silenzioso.
-Allo scontro contro Vagnus…è
stato incredibile…o forse incredibile non è la parola giusta- gli rispose senza
neanche rifletterci.
-Incredibile invece è proprio
la parola giusta…-
Takao era stato sconfitto,
non avevamo assistito a tutto lo scontro ma ero certo che non sarebbe stato
facile sconfiggere Vagnus, ovviamente…eppure il nostro capitano non volle darsi
per vinto, come suo solito, si scostò da Rei cha lo stava ancora sorreggendo e
senza proferire una sola parola si chinò per raccogliere Dragoon. Lo vidi
osservare con un’espressione estremamente seria il suo bit e allora compresi
che ci avrebbe provato di nuovo…non si sarebbe arreso fino a quando le forze
non glielo avrebbero permesso. Spostai l’attenzione su Rei e dal suo sguardo
compresi che anche lui stava pensando alla stessa cosa a cui stavo pensando io.
Caricai Draciel nel dispositivo di lancio e lui fece lo stesso con Driger, non
avremmo lasciato il nostro amico a combattere da solo. Ed evidentemente non
eravamo gli unici di quell’avviso…anche gli altri fecero lo stesso, tu
compresa, credendo che forse se collaboravamo avremmo potuto sconfiggerlo.
-Fermi- fu la voce di
Alena a bloccarci. Ci voltammo verso di lei, perché voleva fermarci?
-Non potete fermarlo se
attaccate senza un piano preciso. Non potete immaginare la potenza che Vagnus è
in grado di sprigionare, quella che ha usato contro Takao era niente-
-Ma non possiamo stare
fermi con le mani in mano! Dobbiamo fare qualcosa!- protestò Daichi.
-Ha ragione, non possiamo
stare qui aspettando che ci distrugga!- concordò Rick.
-Non ho detto ques…- non
terminò la frase voltandosi improvvisamente verso il signore del male, cose se
stesse in attesa di qualcosa.
Accanto a Vagnus apparve
infatti William, o meglio quello che noi avevamo conosciuto come William ma
che, come ci aveva spiegato Daichi, in realtà era un demone.
-Non ho bisogno di te per
il momento Baltazar, rimani pure tranquillo a goderti lo spettacolo!- disse
ridendo malvagiamente. Il suo sottoposto si fece in disparte come gli era stato
ordinato limitandosi in silenzio ad osservare la nostra reazione.
-Sei ancora convinta che
dobbiamo rimanere qui ad aspettare?- chiese Mao all’ex-evocatrice. Vagnus
avrebbe potuto avere un potente alleato in qualsiasi momento, le cose per noi
andavano davvero peggiorando.
-Ascoltate, conosco
Vagnus, se improvvisate la pagherete cara, se andate allo sbaraglio e agite
solo di potenza gli darete solamente partita vinta!-
-E allora cosa dovremmo
fare?- le domandò Takao che sembrava improvvisamente aver riacquistato l’uso
della parola. Alena non gli rispose, era stata colta alla sprovvista.
-Sai perché non puoi
rispondere?- continuò lui –Perché sono passati mille anni da quando tu e gli
eletti che ci hanno preceduto l’avete sconfitto, e da allora le cose sono
cambiate. Ogni volta che rinasce diventa più potente, giusto? Quello che ci hai
raccontato ci può essere utile per capire i suoi punti deboli, ma il resto
lascialo fare a noi-
-Ma…- sospirò, capendo che
era inutile finire la frase, niente ci avrebbe fatto cambiare idea, eravamo
tutti dello stesso avviso del nostro amico.
-Phoebe!- la chiamò il
capitano –Se è vero che sei passata dalla nostra parte questo è il momento
giusto per dimostrarlo-
La ragazza si rialzò da
terra avvicinandosi a lui. Guardò il suo beyblade prima di stringerlo nel pugno
ed annuire.
Lo scontro fu a dir poco
incredibile e massacrante, aggiungerei. Attaccammo tutti insieme tanto che
Vagnus fu costretto a farsi dare una mano dal suo alleato, o almeno questa era
la sua intenzione.
-Allora, si può sapere
perché stai lì immobile?- mi ricordo che gli disse spazientito –Sbarazziamoci
di questi mocciosi!- ma William non sembrava intenzionato a fare come gli era
stato ordinato, continuava a fissare del tutto immobile i nostri beyblade che
cercavano disperatamente di abbattere la barriera di poteri del nostro nemico.
-Insomma, hai capito?!-
questa voltò urlò, di certo la pazienza non era il suo forte –BALTAZAR!-
-No- gli rispose senza
guardarlo in faccia, con una calma che contrastava l’impeto del signore del
male.
-No cosa?-
-Non farò niente di quanto
mi hai chiesto…mai più-
-Non dire assurdità, non
puoi rifiutarti!-
-E chi lo dice?-
finalmente alzò gli occhi su di lui –Phoebe aveva ragione…non ha senso quello
che stiamo facendo e io non parteciperò a questa follia-
-Questa è bella! Siete
impazziti tutti quanti?- ovviamente ciò che gli disse non gli piacque affatto
tanto che la sua ira aumentò e con essa crebbe anche la sua potenza che
purtroppo si riversò su di noi.
-A te ci penso io…-
ringhiò rivolto verso il demone –ma prima ho una faccenda da sistemare…TABULA
RASA!- un momento dopo il bit del suo beyblade si illuminò…forse ho usato il
verbo sbagliato…diciamo che uscì un’ombra molto scura in mezzo alla quale si
materializzò un bit-power, o per meglio definirla una Dark Essenza. Era
assolutamente spaventosa, qualcosa di molto simile ad un drago a tre teste,
ognuna provvista di zanne che si capiva solo a guardarle che bramavano sangue e
distruzione.
Non mi ricordo esattamente
cosa successe, so solo che in un attimo ci ritrovammo tutti a terra, i nostri
beyblade fermi ai nostri piedi. Io aprii gli occhi, ritrovandomi sdraiato sull’erba
polverosa e con la testa dolorante.
-Mariam!- eri accanto a
me, ti raggiunsi a carponi cercando di farti rinvenire.
-Sto bene Max- mi
rassicurasti sedendoti, anche se la smorfia della tua faccia non mi convinse
molto. Mi guardai intorno, quel colpo era stato micidiale per tutti quanti, ma
in realtà doveva essere molto più potente, probabilmente avrebbe dovuto
annientarci completamente, lo capii perché qualcosa ci aveva protetto cercando
di limitare la forza di quell’attacco. Hilary con i suoi poteri aveva creato
una specie di barriera difensiva che ancora teneva alzata dato che Vagnus
continuava imperterrito ad attaccare. Era l’unica rimasta in piedi, anche se
non si poteva dire lo stesso del suo beyblade…già, anche lei aveva combattuto
con noi…e tentava di resistere al nemico ma purtroppo dopo poco dovette
mollare, esausta, tanto che fu scaraventata a qualche metro di distanza, ma
prima di cadere a terra andò a sbattere con la schiena contro un albero.
-Hilary!- Kai e Takao si
precipitarono da lei che non sembrava essere nelle migliori condizioni,
fortunatamente però riacquistò i sensi immediatamente anche se non si poteva
dire che stesse in piena forma, anzi…
-Maledizione!- sentii
Vagnus imprecare –Se avessi attaccato anche tu a quest’ora li avevamo già fatti
tutti fuori!- urlò rivolgendosi di nuovo a William.
-Ti ho già detto che non
ho più alcuna intenzione di partecipare a questa guerra!-
-Davvero? Questo è da
vedere…in un modo o nell’altro ti ci farò rientrare, anche se non sarà dalla
mia parte! In fondo posso benissimo fare da solo piuttosto che farmi aiutare da
degli incapaci!- questa volta non attaccò con il beyblade, ma creò una sfera
d’energia pronta ad essere lanciata sulla sua prossima vittima. Francamente
pensavo che l’avrebbe scagliata contro di lui, ma mi sbagliavo.
-Phoebe!-
-Non ti alzare ti ho detto!
Sei ancora debole- lo rimproverò cercando in tutti i modi di farlo rimanere a
letto, cosa che non le fu affatto facile, non voleva sentir ragioni.
-Dai Phoebe, sto bene!-
-Hai sentito cosa ha detto il
dottore Will? Niente sforzi inutili per qualche altro giorno- la mora era
irremovibile. Il ragazzo sbuffò rassegnato, in fondo se l’era cercata. Tornò a
sedersi sul letto d’ospedale mentre guardava lei dirigersi verso la finestra,
lanciare un’occhiata distratta fuori e poggiare i gomiti sul davanzale.
-Tu sei pazzo…come ti è
saltato in mente di buttarti davanti a quella sfera di energia lanciata da
Vagnus? Per poco non ti ammazzava!- si voltò verso di lui.
-Se non l’avessi fatto
avrebbe colpito te…e questo non me lo sarei mai perdonato- le disse invitandola
a sedersi accanto a lui e cingendole le spalle con un braccio mentre la ragazza
si appoggiava al suo petto.
-Cosa ti ha fatto cambiare
idea?-
-Non lo so…so solo che
all’improvviso ho capito che quanto stavo facendo era sbagliato…e questo anche
grazie a te…-
-Baltazar!- sentii che mi
chiamavi mentre io ero a terra in stato di semicoscienza. Ti precipitasti
accanto a me preoccupata, mi prendesti dolcemente la testa tenendola sollevata
cercando di non farmi perdere i sensi, in quel momento sembravi davvero in
pensiero per me. Avvertivo le tue carezze leggere sul mio viso, la tua mano che
mi sfiorava i capelli dolcemente mentre continuavi a domandarmi perché l’avessi
fatto. Se ci ripenso mi viene da ridere,la risposta mi sembrava così ovvia…ma
in quel momento riuscivo a malapena a parlare, l’attacco di Vagnus mi aveva
colpito in pieno, sentivo le forze venirmi meno e probabilmente se non ci fossi
stata tu non ce l’avrei mai fatta a riprendermi. Già…lo devo a te se sono
ancora vivo.
-Phoebe…sei davvero
convinta che anche noi demoni possiamo amare?- riuscii a chiederti prima che
perdessi completamente coscienza.
Non avevo fatto altro che
pensarci, dal giorno in cui me ne sono andato sbattendo la porta della casa in
cui ci eravamo stabiliti in questa città, perché ilnostro piano era quello di conquistare la fiducia degli eletti e
dell’evocatrice per poi toglierli di mezzo quando meno se lo aspettavano, ti
ricordi? Da allora non ho fatto altro che ripensare alla nostra conversazione,
cercavo di comprendere cosa ti avesse spinta a fare quella scelta, quella di
voltare le spalle al mondo demoniaco, quello a cui appartenevi…ma non c’era
solo quello sotto. Il motivo per cui ero arrabbiato con te era un altro. Takao.
Non riuscivo a sopportare il fatto che tu avessi preferito stare insieme a lui,
un ragazzino, un mortale, piuttosto che a me, lui ti aveva portata via da me.
Mi resi conto ben presto
che lavorare a servizio di Vagnus per portare a termine il suo progetto, che
allora era anche il nostro progetto, non mi divertiva più…non senza di te. Più
il tempo passava più sentivo crescere l’abisso che aveva lacerato il nostro
rapporto diventare sempre più grande, ancora poco e avrebbe risucchiato tutto…e
poi…e poi ti ho visto combattere contro colui che fino a poco tempo prima era
anche il tuo “re” e non so cosa mi successe. Ti giuro che non lo so. L’unica
cosa di cui ero consapevole era che non potevo lasciarti morire. Così,
d’istinto, corsi verso di te e ti protessi con il mio corpo.
Oh…mi sto dilungando troppo,
finirò per perdere il filo se non sbaglio ero rimasto al punto in cui io ti
avevo fatto una domanda…
-Si…- mi rispondesti
mentre le lacrime solcavano il tuo viso.
-Allora io ti amo-
-Anche io ti amo- non so
come ma le tue parole mi fecero sentire immediatamente meglio, sorrisi appena e
chiusi gli occhi, certo che quando li avrei riaperti saresti stata tu la prima
cosa che avrei visto…e così fu…
Alzò gli occhi sul tabellone,
doveva attendere ancora tre ore prima di poter salire sull’aereo che avrebbe
riportato lui e il resto della sua squadra a Mosca. Era in anticipo ma non
aveva per niente voglia di gironzolare per la città come i suoi due compagni,
preferiva attendere all’aeroporto. Posò in terra la borsa e si avvicinò alla
parete completamente trasparente dell’edifico, interessandosi ai velivoli che
atterravano e venivano, diretti e tornanti da chissà dove. In pochi mesi ne
avevano passate davvero tante e adesso gli sembrava strano riprendere la vita
di sempre, anche se forse era la cosa che più desiderava…già, forse…
-Sapevo di trovarti qui- una
voce alle sue spalle lo fece voltare, pur sapendo perfettamente chi era stato
ad aver appena pronunciato quella frase.
-Kai-
Il russo non rispose, si
limitò a gettare un’occhiata su uno dei posti liberi della sala d’aspetto prima
di sedersi. Yuri lo guardò, era venuto per parlargli, ne era certo, era troppo
presto perché fosse venuto solo a salutarlo prima di partire anche perché gli
altri non erano ancora arrivati.
-Sono venuto per chiederti
una cosa riguardo ad Hilary- disse all’improvviso con la sua solita calma. Il
suo interlocutore sospirò, era certo anche di cosa volesse parlargli, e a quanto
pareva aveva visto giusto.
-Non preoccuparti Kai, Hilary
mi piace ma so benissimo che tra te e lei c’è…-
-Non è questo che volevo
chiederti- lo interruppe sollevando lo sguardo su di lui e lasciandolo
sorpreso. Era da qualche giorno che ci pensava ma non aveva ancora detto a
nessuno quello che gli era venuto in mente, neanche a lei.
-Ti darebbe fastidio vederla
tutti i giorni?- gli domandò infine.
-No…non credo…- biascicò non
capendo dove il suo compagno volesse andare a parare. Si sedette accanto a lui
chiedendogli spiegazioni, cosa che ovviamente non riuscì ad ottenere.
-Anche se stesse con me?-
continuò estraendo Dranzer dalla tasca tenendolo nel palmo della mano mentre i
suoi occhi fissavano la trottola, assorti. Il capitano dei Neoborg abbozzò un
sorriso, ora capiva…
-Ci tieni molto a lei, vero?-
-Io la amo, e…- strinse il
beyblade nel pugno –ho avuto davvero paura di perderla-
L’altro russo gli rivolse lo
sguardo, sapeva benissimo a cosa si stava riferendo…
Mi sentii
morire quando Hilary decise di usare l’Energia pura. Avendo visto quello che
Vagnus aveva fatto a noi e a William aveva deciso di farvi ricorso. Anche
Takao, che era accanto a me cercò di farla ragionare, Alena ci aveva raccontato
che cosa sarebbe successo se un evocatore o un’evocatrice l’avessero
utilizzata. Ricordo perfettamente la scena, lei aveva guardato l’ex-evocatrice
consapevole del fatto che l’Energia Pura era per il momento nelle sue mani, ma
anche quest’ultima non sembrava avere intenzione di dargliela. Però sapeva
anche che non poteva impedirglielo…
Hilary le
si avvicinò scansando il capitano, e dirigendosi verso di lei. Aveva
un’espressione tremendamente determinata, non voleva sentire ragioni, d’altra
parte è di una testardaggine unica…ma io so essere ancora più testardo.
L'afferrai
per le braccia impedendole di muoversi, non potevo permetterle di fare un
simile pazzia, se avesse usato l'Energia Pura avrebbe dovuto dare in cambio la
sua vita, proprio come aveva fatto Alena mille anni prima. Cercai di farle
capire inutilmente che era una cosa assurda, che non era giusto che chi
deteneva il potere della Crystal doveva sacrificarsi per il bene dell'umanità,
che doveva esserci per forza un'altra soluzione. Ma Hilary continuava a
ripetere che quello era l'unico modo per sconfiggere Vagnus e che se non
l'avesse fatto avrebbe vinto lui. Ma sai una cosa? Non me ne importava un
c***o, per me non aveva senso quello che voleva fare, e poi...
-Tu non lo
farai!- le urlai contro nonostante lei cercasse i tutti i modi di divincolarsi
dalla mia presa.
-Non
capisci! Io devo...-
-Tu non
devi niente!- replicai senza lasciarle nemmeno il tempo di finire la frase
-Troveremo un'altra soluzione-
-Non c'è
tempo per trovare un'altra soluzione Kai! Non lo capisci?-
-Sei tu
che non capisci! Ti impedirò di farlo!- l'abbracciai, stringendola forte a me,
assicurandomi che non potesse scappare via -Non ti permetterò di lasciarmi
così...- ripensandoci mi rendo conto di essermi comportato da vero egoista...ma
non potevo farci niente, io...
-Io ti
amo- le sussurrai...o urlai...non lo so, non me lo ricordo. Non glielo avevo
mai detto prima.
-Kai…-
fececon le lacrime agli occhi –Anch’io
ti amo ma…-
-Non
voglio sentire un’altra parola- la bloccai posandole un dito sulle labbra.
-E’ per questo che la voglio
con me- avendola accanto avrebbe potuto proteggerla più facilmente, anche se
adesso non ce ne era motivo. Il pericolo di Vagnus era stato annientato e il
suo piano sventato, senza contare che ora Hilary non era più l’evocatrice…
Si sedette sul portico della
casa di Takao, in completa solitudine, erano tutti fuori, a parte Nonno J che
si stava allenando in palestra, gli altri probabilmente erano impegnati negli
ultimi preparativi prima della partenza. Alzò gli occhi al cielo, limpido e
azzurro, adorava quelle giornate di sole. Sospirò ed estrasse dalla tasca dei
pantaloncini un piccolo oggetto, era la sua catenina preferita, quella che
portava sempre con sé, la Crystal…sembrava la solita catenina ma se la si
guardava meglio si poteva notare una differenza…la pietra incastonata al centro
del cuore era scheggiata, quasi spaccata a metà.
-Neanche tu te la sei passata
bene, eh?- le disse come se quella potesse risponderle. Nonostante tutto non
poté fare a meno di mandare un sospiro sollevato. Non le sembrava vero che
quella storia era finita, adesso poteva finalmente vivere una vita tranquilla…magari
non proprio tranquilla, visto che stando vicino ai suoi amici ogni tanto si
ritrovava coinvolta in qualche strana avventura, però di certo sarebbe stata
una vita più normale. Finalmente le cose parevano andare per il verso giusto,
era davvero contenta quando si trovava con i suoi compagni, e con Kai le cose
andavano a meraviglia, in quegli ultimi giorni si era dimostrato
particolarmente dolce…anche se l’aggettivo dolce riferito a Kai Hiwatari
significava semplicemente che le aveva concesso qualche carezza in più…sorrise
divertita.
-Già…è stato grazie a lui se
sono ancora qui…-
Mi ha impedito di usare l’Energia Pura, ha detto che non
mi avrebbe permesso di lasciarmi in quel modo…beh, anch’io di certo non bramavo
dal desiderio di andare incontro a morte certa ma il mio compito era salvare il
mondo dalla minaccia di Vagnus, ed ero disposta a sacrificarmi per questo, ma
soprattutto per loro, per i miei amici…erano gli eletti ma io non ritenevo
affatto giusto che anche loro avessero dovuto pagarne le conseguenze. In fondo
l’evocatrice ero io…
Ma se non avessi fatto
ricorso all’Energia Pura il problema rimaneva come eliminare Vagnus, anche
attaccarlo tutti insieme non era servito. Io non ne avevo davvero la minima
idea.
-Kai ha ragione- alzai lo
sguardo oltre la spalla del mio ragazzo che mi teneva ancora stretta tra le sue
braccia, a parlare era stata Alena.
-Non è giusto che tu
sacrifichi…io l’ho fatto solo perché non avevo più niente, avevo perso le
persone più importanti della mia vita, tu invece…sei ancora molto legata a
questo mondo, ed è proprio questo legame che devi tenere in conto-
-Che intendi?- le chiesi
separandomi da Kai.
-Qual è il tuo più grande
desiderio in questo momento?-
-Sconfiggere Vagnus e
continuare a vivere serena, con i miei amici- le risposi senza neanche doverci
pensare, secondo quello che diceva il mio cuore.
-Allora sarà questo tuo
desiderio a farti vincere, la tua capacità di mettere i sentimenti al primo
posto…è per questo che sei l’evocatrice- mi spiegò.
-Ma…non sono l’unica al
mondo a mettere i sentimenti al primo posto, perché allora proprio io?-
-Sai Hilary- mi disse
ammiccando –ci sono domande a cui bisogna ancora scrivere una risposta…scrivila
ora la tua risposta- mi sorrise.
Riflettei sulle sue
parole, il mio desiderio di stare con i miei amici mi avrebbe dato la forza per
sconfiggere Vagnus? Mi guardai intorno e ciò che vidi furono i miei compagni,
coloro con i quali avevo vissuto quella storia…loro mi avrebbero dato la forza.
Non persi tempo, caricai
di nuovo Lightness nel dispositivo di lancio e lo scagliai verso Vagnus, stava
per scoccare la sua ora, niente mi avrebbe più fermato, perché il mio desiderio
di vivere era più forte di qualsiasi altra cosa…
-Pensi che basti evocatrice?
Sei solo un’illusa- il signore del male chiamò di nuovo in causa la sua Essenza
malvagia mentre io evocai il mio bit-power.
-Lightness!- una maestosa
lince dal colore dell’oro uscì dal bit rivelandosi in tutta la sua bellezza.
D‘improvviso anche i bit degli altri beyblade si illuminarono e il loro fascio
colorato andò a concentrarsi nella mia Essenza. Quello che provai fu qualcosa
di assolutamente fantastico, potevo sentire i sentimenti delle persone che mi
erano accanto, la loro paura, la loro forza ma soprattutto la loro speranza. E
poi…e poi fu la luce contro le tenebre…
Oddio, sto diventando
troppo poetica!
Utilizzai tutta la mia
energia, fu per questo che dopo la lotta tu ti rompesti…mi dispiace Crystal, ma
anche se non ho più i miei poteri tu continuerai a vivere in una parte di me…
Mentre per quanto riguardo
Alena…credo che mi mancherà, potevamo diventare ottime amiche…ma in fondo
questo non era il suo tempo…
-Già…è stata una dura lotta
ma alla fine Vagnus è stato annientato- William si sdraiò sul suo letto
d’ospedale con calma, se si muoveva bruscamente avvertiva ancora qualche fitta
sparsa per il corpo.
-Fin quando tra mille anni
non ritornerà…-
-Allora ci sarà un nuovo
evocatore che lo sconfiggerà ancora senza sacrificare la sua vita, Hilary ne è
stata la dimostrazione- la tranquillizzò il ragazzo. Phoebe sorrise, non aveva
tutti i torti, sarebbe andata come aveva detto, quello era il momento più
adatto per guardare avanti con ottimismo.
-E Takao?- la domanda che gli
pose il suo compagno la fece sussultare appena, riportandola con i piedi nel
presente. Sospirò ricordando il giorno, di poco tempo prima, in cui gli aveva
parlato; da allora non l’aveva più visto…
Non so se abbia fatto più
male a me che a lui…il giorno dopo che Vagnus era stato sconfitto, dopo che io
ero venuta a farti visita in ospedale andai a casa sua, in fondo gli dovevo
delle spiegazioni, ne aveva tutto il diritto, senza contare che gli dovevo
anche dire quello che avevo scelto. Quando attraversai il cancello della villa
Nonno J mi salutò cordialmente e mi indicò dove potessi trovare Takao. Andai in
palestra ma prima di entrare presi un profondo respiro, avrei voluto girare i
tacchi e andarmene ma non sarebbe stato giusto, non potevo lasciarlo
così…dopotutto gli voglio bene, è stato grazie a lui che ho capito quanto
stavamo sbagliando e che nonostante noi siamo demoni possiamo comportarci come
esseri umani ed essere trattati come tali.
Aprii la porta e lo trovai
seduto in un angolo, impegnato a pulire Dragoon. Era da solo per fortuna.
-Sapevo che saresti
venuta- mi disse senza nemmeno sollevare gli occhi, probabilmente sapeva già
cosa dovevo dirgli.
-Come…come stai?- gli
domandai avvicinandomi a lui.
-Bene- non seppi
riconoscere se dicesse la verità o meno, il suo tono di voce era privo di una
qualsiasi enfasi.
-Io sono venuta per…-
-So perché sei venuta-
finalmente levò lo sguardo su di me e si alzò in piedi –O almeno lo immagino-
-Tu ami William, no?-
continuò lasciandomi completamente spiazzata dalla schiettezza della sua domanda,
anche se avrei dovuto aspettarmela. Inclinai la testa, non risposi ma il mio
silenzio non faceva altro che confermargli quello che non sarei riuscita a
dirgli a parole, avevo paura di ferirlo...anche se forse l'avevo già fatto.
-Takao io...-
-Non aggiungere
altro...anche lui ti ama, ha rischiato la sua vita per salvarti- si diresse
verso la porta -Senza contare che tra noi non avrebbe mai potuto funzionare,
prima o poi avremmo dovuto fare i conti con la nostra diversità, a partire
dalla cosa più evidente...tu sei immortale, io no- si voltò a guardarmi -E'
giusto che tu stia con qualcuno della tua specie-
-Aspetta!- lo bloccai
prima che uscisse -Possiamo essere amici?-
-Forse- fu la sua risposta
dopo un silenzio che a me sembrò interminabile -Ma non adesso-
E come ogni storia che si
rispetti arrivò anche l’ora dei saluti, chi prima chi dopo doveva ritornare da
dove era venuto, a casa, nel proprio paese, dove si sarebbero ripresi dagli
ultimi fatti accaduti e dove si sarebbero preparati per il prossimo campionato
mondiale di beyblade, ormai non più tanto lontano.
-Insomma Mao, vuoi muoverti?-
Lai la incitò a scollarsi dal braccio di Rei a cui la cinesina sembrava non
volesse staccarsi, dallo scontro finale con Vagnus era passata solo una
settimana e non le andava per niente di tornare in Cina, le pareva di aver
passato troppo poco tempo con il blader della Tigre Bianca, adesso che poteva
permettersi di stargli accanto senza preoccupazioni.
-Non mi va di venire Lai!
Posso rimanere con Rei?- gli domandò anche se la sua assomigliava di più una
supplica.
-No!- rispose senza lasciarle
possibilità di replica-
-Ma…- tentò di protestare.
Quando si metteva a fare il fratello autoritario non lo sopportava proprio.
-Rei torna a casa la prossima
settimana, non mi sembra questa tragedia!-
-Ma perché non ti trovi una
ragazza, almeno la smetti di starmi con il fiato sul collo…- disse a bassa
voce, imbronciata.
-Hai detto qualcosa
sorellina?- le chiese alterato, non aveva sentito la frase ma dal movimento
delle labbra della ragazza aveva potuto intuirla.
-Io? No, proprio niente!-
ribatté con un’espressione angelica sul volto che provocò un grande sospiro da
parte del fratello. Mao guardò uno degli orologi appesi alle pareti
dell’aeroporto, non mancava molto alla partenza del loro aereo.
-Rei…- si rivolse a lui come
ultima speranza.
-Dai, torno presto- le disse
sorridendole rassicurante, entro pochi giorni anche lui sarebbe tornato nel suo
villaggio per allenarsi in vista del torneo. Si avvicinò a lei e le imprigionò
il mento tra le dita baciandola sulle labbra sotto lo sguardo un tantino
contrariato di Lai.
Partiti i Baihuzu fu la volta
degli All stars e infine dei Neoborg, il loro aereo era l’ultimo a decollare, o
meglio il penultimo, se si considerava anche quello di Galeno che aveva deciso
di tornare anche lui nel suo paese natale, in Grecia.
-Beh, cosa sono quelle facce?
Andiamo in Russia, mica in guerra!- esclamò Boris.
-Ma la prossima volta che ci
incontreremo sarà guerra! E vi batteremo!- fece Daichi euforico, alludendo al
prossimo campionato.
-Io non ci conterei troppo
piccoletto!- ribatté il russo.
-Ci rivediamo ai campionati
mondiali Yuri- lo salutò Hilary mentre lo vedeva allontanarsi di spalle e
dirigersi verso il loro aereo, prossimo alla partenza.
-Anche prima- le disse
continuando a camminare, senza voltarsi, lasciando la ragazza un po’ perplessa.
Prima che potesse chiedere spiegazioni il suo ragazzo le posò una mano sulla
spalla invitandola a seguirlo con un semplice cenno del capo.
-Cosa c’è?- gli domandò
quando furono lontani dai loro amici.
-Ho deciso di tornare in
Russia per partecipare al prossimo campionato di beyblade con la squadra dei
Neoborg- le disse –Partirò la prossima settimana-
Il sorriso di Hilary
scomparve immediatamente dal suo volto, come poteva continuare a sorridere
avendo appena saputo che il suo ragazzo sarebbe stato lontano da lei? Era vero,
si trattava di sei mesi circa poi lo avrebbe di nuovo rivisto ai mondiali però
non avrebbero avuto molto tempo per stare insieme, Kai non poteva certo
permettersi di distrarsi. Ma in fondo poteva capirlo, sapeva quanto per lui
fosse importante il beyblade e non gli avrebbe impedito di andarsene, sarebbe
stato troppo egoistico da parte sua. Sperava solo che in quel periodo di
lontananza lui non si dimenticasse di lei e che i suoi sentimenti non
mutassero. Non lo avrebbe sopportato, lo amava troppo…lo amava troppo per
lasciarlo andare ma lo amava troppo per costringerlo a restare. Se non avesse
fatto così male sarebbe stato perfino buffo.
-D’accordo…so quanto è
importante per te- una settimana, solamente una settimana…si morse il labbro
inferiore cercando di reprimere le lacrime che desideravano a tutti i costi
uscire dai suoi occhi. Gli si avvicinò premendo il viso sul suo petto, non
voleva che la vedesse piangere. Il russo le cinse la vita con le braccia
stringendola più forte a sé.
-Vieni con me- le sussurrò
all’orecchio. Alla ragazza per poco non mancò il respiro pregando intanto che
quella richiesta non se la fosse solo sognata. Sentì il cuore batterle più
forte, alzò lo sguardo sul blader come se cercasse qualcosa che le confermasse
che quelle parole non se le era solo immaginate.
-Ormai sei diventata una
blader davvero in gamba quindi non vedo il motivo per cui non potresti
partecipare anche tu al campionato-
-Anche io?- ripeté con un
filo di voce.
-Con la nostra squadra-
aggiunse. La brunetta aprì la bocca ma non uscì alcun suono, era troppo stupita
per dire qualcosa. Partecipare ad un torneo così importante con la squadra dei
Neoborg? Non poteva crederci che lui davvero volesse questo.
-Ho già parlato con Yuri…non
ci sono problemi a farti entrare in squadra-
Hilary ripensò a quello che
gli aveva detto il capitano della squadra russa prima di salire
sull’aereo…adesso comprendeva il significato.
-Allora? Parteciperai con
noi?-
La sua interlocutrice non
rispose, si limitò a sorridere, uno di quei sorrisi che le illuminò tutto il
volto, si alzò in punta dei piedi e lo baciò sulle labbra, fu un bacio molto
lungo e molto dolce che valeva più di mille parole…Kai le passò una mano tra i
capelli accarezzandoglieli senza preoccuparsi della gente che andava e veniva
dagli imbarchi, in quel momento c’erano solo loro due…
Si separò da lui felice che
quella storia era finalmente finita, aveva perso i suoi poteri, ormai la sua
missione era terminata quindi aveva tutto il diritto di vivere una vita
normale. Non aveva bisogno di capacità particolari per sentirsi speciale, aveva
già una persona che la faceva sentire tale ogni volta che le era accanto.
Quello che le aveva appena detto il russo era stata la cosa più bella che le
fosse capitata dopo la morte dei suoi genitori. Tornò a rifugiarsi tra le sue
braccia approfittando di quel momento di tenerezza che il blader aveva concesso
al suo orgoglio.
-Ehi piccioncini, torniamo a
casa? Gli altri sono tutti partiti ormai- li richiamò Max mentre teneva ancora
Mariam per mano.
-Bleah! Baciarsi con
l’ochetta! Che ci troverà Kai di bello, mi chiedo!- fece Daichi disgustato alla
vista di quella scena, affiancandosi al biondino, seguito dai suoi compagni.
-Beh…come si dice, l’amore è
cieco- si ritrovò a commentare Takao, ma appena ebbe terminato la frase sentì
un qualcosa di piuttosto pesante arrivargli dritto dritto sulla testa, e pochi
secondi dopo anche il rossino fece la stessa fine.
-Hilary! Sei impazzita! Come
ti salta in mente di mollarci un pugno senza ragione!-
-Senza ragione?!- tuonò
spaventando non poco il capitano –Vi ho sentito! Tu e Daichi!-
-Perché non torni a sbaciucchiarti
col tuo ragazzo e lasci in pace noi?-
-Ma io ti…-
-E dai Hilary, scherzava!- si
intromise il professore ridacchiando nervosamente cercando di placare le ire
della ragazza.
-Ne riparleremo al campionato
mondiale- fece incrociando le braccia al petto, piuttosto sicura di sé.
-Che intendi?- domandarono in
coro i suoi amici. La brunetta lanciò uno sguardo a Kai abbozzando un sorriso
prima di rispondere -Intendo che la prossima settimana andrò in Russia con Kai
e mi allenerò con la squadra dei Neoborg per partecipare con loro al prossimo
torneo mondiale di bey-
-Cosa?! Stai scherzando?!-
-E perché dovrei!- ribatté
-Ormai sono abbastanza brava a beyblade-
-Questa si che è una
sorpresa! Questo significa che potremo ritrovarci a combattere contro di te-
osservò Rei.
-Quindi adesso andrai in
Russia...- fece Takao abbassando lo sguardo, il suo tono di voce era
stranamente triste. Prima Phoebe e adesso se ne andava anche la sua migliore
amica.
-Takao...- sussurrò la
brunetta intuendo il suo stato d'animo. Il giapponese sollevò gli occhi
incontrando quelli della compagna. In fondo era giusto che lei seguisse la sua
strada e stesse con la persona che amava, senza contare che c'era la
possibilità che loro due si ritrovassero a combattere in un torneo ufficiale e
questo lo rendeva contento. La sua espressione cambiò immediatamente e sulle
sue labbra si delineò un sorriso, sorriso a cui la ragazza rispose felice. Ma
si, da allora in avanti sarebbe andato tutto per il meglio…
Intanto da dietro una colonna
qualcuno sorrideva osservando i ragazzi, fortunatamente era finito tutto bene,
allora la sua presenza era servita a qualcosa…
-Alena, dobbiamo andare- la
biondina si voltò verso la figura che era alle sue spalle e che le stava
tendendo la mano, aveva ragione, quello non era il suo posto, non era il suo
tempo. Gettò un’ultima occhiata ai bladers che adesso stavano ridendo tra loro,
non li avrebbe dimenticati, come era certa che loro non si sarebbero
dimenticati di lei e di tutto quello che avevano passato. Afferrò la mano della
persona che gliela aveva offerta, stringendola nella sua.
-Sono pronta. Andiamo, Shin…-
THE END
Allora, che ve ne pare???
Aspetto i vostri commy mi raccomando e…aspettatemi perché tra pochissimi giorni
tornerò ad assillarvi con una nuova fic!! Eh eh eh!!