Un richiamo irrevocabile

di Lenn chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Stranezze ***
Capitolo 3: *** Di nuovo insieme...ma per cosa? ***
Capitolo 4: *** Vogliamo la verità ***
Capitolo 5: *** Lògos ***
Capitolo 6: *** Una domenica come tante... ***
Capitolo 7: *** Il risveglio di Vagnus ***
Capitolo 8: *** Confusione ***
Capitolo 9: *** Incontri pericolosi ***
Capitolo 10: *** Tutto ha inizio da qui... ***
Capitolo 11: *** L'evocatrice ***
Capitolo 12: *** Consapevolezza di sé ***
Capitolo 13: *** Dove nascono le speranze: i sentimenti ***
Capitolo 14: *** Il sabotaggio ***
Capitolo 15: *** Decisioni ***
Capitolo 16: *** La forza dei sentimenti ***
Capitolo 17: *** L'amore dei miei sogni... ***
Capitolo 18: *** Una nuova blader ***
Capitolo 19: *** Il confine tra incubo e realtà ***
Capitolo 20: *** L'egoismo dell'amore ***
Capitolo 21: *** Il tempo delle spiegazioni (prima parte) ***
Capitolo 22: *** Il tempo delle spiegazioni ***
Capitolo 23: *** L'inizio della storia ***
Capitolo 24: *** Il desiderio più grande ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Non posso scegliere…io non posso scegliere perché non so più cosa è giusto e cosa è sbagliato…”

Salve!!!!!! Sono tornata con una nuovissima fic!!! Ho scritto questo capitolo di getto, mi è venuto così!!!! So che ho in sospeso quell’altra fic ma vi prometto che entro l’ 8 dicembre aggiornerò l’ultimo cap!! (almeno spero) perché nella mia scuola si fa ponte e si sta a casa anche il 6 e il 7, così ho tempo per scrivere!!!! Ma intanto godetevi l’inizio di questa e ditemi cosa ne pensate…ci tengo soprattutto a sapere le opinioni delle persone che hanno seguito anche l’altra!!!!! Un bacio!!!!!

 

“Non posso scegliere…io non posso perché non so più cosa è giusto e cosa è sbagliato…”

 

Si svegliò di soprassalto, il respiro affannato, la fronte bagnata di sudore. Si levò a sedere accorgendosi di tenere strette nei pugni le lenzuola arancio albicocca del letto. Allentò la presa, aprendo lentamente i palmi delle mani e posandole sulle fresche coperte di cotone, provando a rilassarsi. Fece correre i suoi occhi da un angolo all’altro della stanza studiando ogni particolare intorno a lei. La scrivania sulla quale passava gran parte dei suoi pomeriggi a studiare, l’armadio in legno di noce posto appena di fronte la porta, la scimmietta di peluche poggiata vicino al cuscino che le sorrideva goffamente, la sveglia sul comodino…le sei e quaranta. Si passò le dita tra i capelli castani per poi portarle sugli occhi, attendendo pazientemente che il suo cuore decelerasse il ritmo dei proprio battiti. Era successo di nuovo, aveva avuto ancora quell’ incubo…una voce la tormentava, una voce a lei stranamente familiare ma di cui era certa sapere di non aver sentito prima. Un’ ombra sfocata e quella voce…non ricordava altro. Parole incerte rimbombavano nella sua mente come un’eco martellante, mischiandosi alla confusione che regnava nella sua testa. Che significato aveva tutto ciò? Chi era la persona che parlava? Si alzò dal letto, dirigendosi in cucina e aprì il rubinetto del lavello facendo scorrere l’acqua. Al buio prese un bicchiere dalla mensola sopra il lavandino e quasi con gesto meccanico lo mise sotto il getto del freddo liquido trasparente, riempiendolo fino all’orlo. Lo portò alle labbra, sorseggiando con calma il suo contenuto mentre sentiva una sensazione di rilassamento invaderle il corpo. Si lasciò cadere su una sedia e sospirò profondamente. Il ticchettio dell’orologio fissato sulla parete vicino alla finestra scandiva regolare il ritmo dei secondi, spezzando il silenzio nel quale era avvolta tutta la casa. Aprì il frigorifero per fare colazione, ormai era inutile tornare a letto dato che entro venti minuti si sarebbe dovuta alzare di nuovo.

-Buongiorno piccola!- un uomo alto dai folti capelli scuri fece il suo ingresso in cucina.

-Buongiorno papà-

-Già in piedi?- chiese allacciandosi i bottoni dei polsini della giacca. Hilary annuì annoiata mentre inzuppava nel latte un biscotto al cioccolato –E tu? Vai al lavoro così presto?-

-Il processo comincia alle otto ma voglio arrivare prima per verificare gli ultimi preparativi- suo padre era un importante avvocato, rinomato in tutta la città e non solo, capitava infatti che si trattenesse fuori Tokyo per giorni interi per lavoro.

-E la mamma?-

-Sta dormendo. Ha avuto il turno di notte in ospedale- bevve l’ultimo sorso del caffè che si era preparato e posò la tazzina sul lavandino, poi afferrò la ventiquattr’ ore sul tavolo –Ci vediamo stasera!-

-Ciao- rispose al saluto con scarso entusiasmo. Quella mattina non aveva proprio voglia di andare a scuola, ultimamente non riusciva a concentrarsi sulle lezioni, quel sogno la tormentava praticamente ogni notte. Se continuava così avrebbe sicuramente fatto colare a picco la sua media scolastica. Non che la cosa la turbasse più di tanto, pensava mentre si infilava la maglietta nera attillata e si guardava allo specchio per vedere come le stava. Un tempo sarebbe stato diverso…un tempo, prima di incontrarlo. Finito l’ultimo campionato mondiale era tornato in Russia con i suoi compagni di squadra, da allora non lo aveva più visto né sentito. Non aveva trovato il coraggio il coraggio di rivelargli quello che provava nei suoi confronti prima che partisse, a dire la verità non aveva trovato il coraggio neanche per scriverlo sul suo diario, lo stesso su cui ogni sera annotava tutto ciò che le succedeva durante la giornata. Soltanto una persona era a conoscenza di quel suo segreto e quella persona era Takao. Quando Kai aveva lasciato il Giappone, sei mesi prima, si era sfogata con lui, l’unico che si era accorto che qualcosa non andava in lei, che le aveva chiesto se andava tutto bene…quel giorno non era riuscita a tenersi tutto dentro e le lacrime avevano fatto il resto dandole la forza, o la debolezza come pensava lei, di confessargli ogni cosa.

Sospirò aprendo il cassetto della scrivania da cui ne estrasse una catenina con un ciondolo a forma di cuore in argento con al centro incastonata una pietra di ametista, avvolta da due rose color quarzo. La allacciò al collo e la sfiorò con le dita, non se ne separava mai, da quando suo padre gliela aveva regalata ne aveva fatto il suo portafortuna. Guardò l’orologio sul comodino, erano passate da poco le sette…si portò una mano alla testa, un dolore lancinante le attraversò improvvisamente le tempie, sbatté gli occhi un paio di volte ma la sua vista si faceva sempre più appannata finché tutte le cose intorno a lei sfocarono, acquisendo una forma indefinita, un’ombra, una voce…

 

“La cosa più difficile del mondo è viverci…vivi anche per me…”

 

Il suono del campanello della porta la risvegliò; si guardò intorno spaventata, che cosa era successo?

-Hilary!- Takao la stava chiamando, ogni mattina passava sotto casa sua insieme al professor Kappa per andare a scuola. Possibile che fosse già arrivato? Solitamente era in ritardo eppure quel giorno era in largo anticipo. La ragazza gettò un’occhiata alla sveglia…segnava le otto passate!

-Non è possibile- sussurrò fra sé. Cercò nervosamente il telecomando della televisione e selezionò la modalità televideo, dove in alto a destra indicava la data e l’ora…le otto e cinque. Sentì i suoi battiti cardiaci aumentare, solo pochi minuti prima aveva guardato l’orologio e segnava le sette. Come era possibile che fosse già trascorsa un’ora? Che cosa aveva fatto durante quel periodo? Era come se non lo avesse vissuto. Quella voce…

-Hilary! Allora, quanto ci metti?- di nuovo il blader che aspettava più o meno pazientemente davanti alla porta la distolse dai suoi pensieri. La ragazza si riscosse, afferrò la cartella e di corsa scese le scale.

-Alla buon ora!- si lagnò il moretto.

-Scusa, non mi era accorta che fosse così tardi- in fondo non aveva mentito.

-Almeno se questa volta facciamo tardi la colpa non sarà mia!-

-Non lamentarti Takao! Di solito quello che arriva tardi sei tu. Ti hanno buttato giù dal letto questa mattina?-

-E’ colpa di Daichi- rispose seccato intrecciando le mani dietro la testa. Quel piccoletto non lo aveva lasciato dormire oltre, gli aveva rovesciato addosso un secchio di acqua gelata che lo aveva fatto svegliare con tanto di urla. Se ci ripensava gli tornavano i brividi.

-Takao le hai detto quella cosa?-

-E’ necessario che venga anche lei?- chiese ricevendo un’occhiataccia da parte del professore. Il blader sbuffò poi si rivolse a Hilary –Prepara le valige, sabato si parte!-

-Per dove?- mancavano solo tre gironi a sabato.

-Andiamo in America. Mio fratello dice che il presidente Daitenji deve comunicarci delle importanti novità riguardo il prossimo campionato di beyblade-

-E perché farci andare fino in America?- la sede della BBA si trovava a Tokyo, non aveva senso recarsi in un altro continente. Takao alzò le spalle –Non ne ho idea. So solo che non è stata convocata solo la nostra squadra, ma anche gli All Stars, i Baihuzu e la Neoborg-

A Hilary mancò un battito…la Neoborg. Ciò significava che l’avrebbe rivisto finalmente dopo sei mesi. Non poteva credere alle proprie orecchie, sabato, il sabato successivo avrebbe potuto di nuovo incontrare il suo sguardo, i suoi splendidi occhi violacei. Un brivido le percorse la schiena e il cuore cominciò a batterle impaziente nel petto, anche troppo.

 

-La Rivoluzione Francese scoppia il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia…- Hilary sospirò profondamente, cosa gliene importava a lei della Rivoluzione Francese? Tempo tre giorni e lo avrebbe rivisto…inclinò leggermente la testa e cominciò a scarabocchiare soprapensiero sul suo quadernino a righe dove solitamente prendeva appunti. Disegnò un cuore con all’interno l’iniziale del nome del russo, una K. Sorrise mentre con il pastello rosso colorava attente il simbolo dell’amore. Doveva ammettere di essersi presa proprio una bella cotta, si era innamorata di lui come una principessa si innamora del suo principe. Non riusciva a spiegarsi come fosse successo, sapeva solo che un giorno sollevò gli occhi sul suo profilo, i suoi lineamenti perfetti, la sua espressione seria che trasmetteva un senso di solitudine eppure di infinita dolcezza…all’improvviso il cuore le aveva donato la chiave per aprirlo e lei quella chiave l’aveva usata, aveva scoperto cosa provava veramente, aveva scoperto se stessa.

La campanella della ricreazione avvertì che quella noiosissima lezione di storia era finalmente terminata, lasciando il posto ad una ventina di minuti di pausa prima della ripresa delle lezioni. Si affacciò alla finestra, lasciando al fresco venticello di aprile di scompigliarle i capelli castani che si riavviò con calma dietro le orecchie.

-Stai pensando a lui?- Takao appoggiò i gomiti sul davanzale in attesa della risposta della ragazza che non tardò ad arrivare manifestandosi con un dolce colore rosseggiante sulle guance.

-Immaginavo- commentò mordendo avidamente il suo panino ultrafarcito.

-Sai- continuò –Non capisco cosa ci trovi di tanto speciale-

-Sei geloso?- domandò rivolgendogli lo sguardo.

-Ma figurati! Quello che intendevo è che non pensavo che Kai fosse il tuo tipo. Voglio dire, è un blader eccezionale, nonché mio amico ma…beh, sai com’è fatto-

-Si, lo so…- ribatté con aria trasognata, incurvando gli angoli della bocca in un sorriso e fissando un punto indefinito davanti a lei; lo sapeva bene e spesso anche lei si domandava il perché quel russo così freddo e distaccato le piacesse tanto…

 

TO BE CONTINUED…

     

E’ un capitolo corto, lo so, ma questo era solo il prologo!! Il prossimo, che sarà un cap vero e proprio sarò più lungo, promesso!!!!! (ma non c’è bisogno che ti disturbi tanto! nd.tutti).

    

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Capitolo 2
*** Stranezze ***


Arieccome

Arieccome!!! Avevo detto che questo cap sarebbe stato più lungo…e in effetti lo è ma…di poco!! Il problema è che non ho il tempo materiale!! Spero che vi accontenterete lo stesso (ma a noi andava bene anche una riga! Sul serio! nd.tutti) (come siete comprensivi! Sono commossa! nd.me) (non ha capito l’ironia della frase nd. tutti)…grazie a tutti quelli che hanno commentato e scusate se non faccio i nomi ma non me li ricordo tutti, perché tra un sito e un altro ho ricevuto ben nove commy!! Grazie a tutti!!!!! E ora…si comincia…

 

 

Rigirò tra le mani la lettera che aveva ricevuto quella mattina, il colore bianco candido della busta era spezzato dal nero dell’inchiostro in alto a destra sul retro che indicava l’indirizzo a cui era stata spedita la comunicazione. Sul davanti era chiusa da un sigillo portante la sigla della Beyblade Battle Association, ovvero la BBA. L’aprì e ne estrasse il foglio perfettamente battuto al computer facendo scorrere i suoi occhi su quelle poche righe che lo informavano della convocazione. Inarcò le sopracciglia domandandosi come mai il presidente avesse deciso di richiamare le squadre proprio in America mentre un rumore assordante cominciava a farsi sempre più intenso. Gettò uno sguardo fuori dalla finestra, verso il cielo, dove una serie di aerei militari sfrecciavano uno dietro l’altro dirigendosi a nord in direzione della base. Era mercoledì, il giorno delle esercitazioni, e come ogni volta i veicoli dell’aviazione passavano a bassa quota proprio sopra la loro palestra, distanti solo pochi chilometri dalla caserma di Mosca. Tutto sommato, pensò, non sarebbe stato poi così male allontanarsi dalla Russia. Si appoggiò allo schienale della sedia, nell’ultimo campionato di beyblade la sua squadra si era classificata seconda in finale…questa volta sarebbe dovuta andare diversamente. La porta della stanza si aprì con un cigolio costringendo il capitano della Neoborg ad aprire gli occhi e puntarli in quelli dall’altro arrivato; ora che ci pensava doveva ancora riferire la notizia ai suoi compagni.

-E’ arrivata una lettera dal presidente Daitenji- proferì senza entusiasmo. Lasciò scivolare il foglio, accuratamente ripiegato in precedenza, sul tavolo fino al capezzale opposto, quel tanto che permise a Kai di prenderlo in mano e leggerlo. Alzò lo sguardo dalla lettera per rivolgersi a Yuri –Perché proprio in America?- domandò con la sua solita impassibilità.

-E io come faccio a saperlo scusa- si alzò dirigendosi alla finestra. Gli ultimi aerei si stavano allontanando diventando puntini sempre più piccoli nel freddo e azzurro cielo moscovita, almeno per altre tre o quattro ore sarebbero stati in pace, fin quando non sarebbero passati di nuovo. Si voltò, ma il ragazzo che fino a poco prima si trovava con lui aveva già lasciato la stanze per andare chissà dove, sparire e apparire all’improvviso era una delle sue specialità di cui poteva considerarsi maestro. Nessuno riusciva a fargli cambiare idea cocciuto e orgoglioso com’era. Il russo si sedette sul davanzale poggiando la schiena a quella parte di muro che incorniciava la finestra, non facendo caso alla sparizione del compagno, abituato ormai al suo comportamento.

Kai intanto aveva trovato uno spazio tranquillo dove starsene da solo per i fatti suoi, sdraiato sull’erba all’ombra di un albero. Quel giorno faceva particolarmente caldo per il clima primaverile della Russia, era un peccato non approfittarne. Le urla di alcuni bambini lo ridestarono dai pensieri in cui era immerso, si levò a sedere per vedere con i suoi occhi cosa fosse tutta quella confusione; dei ragazzini stavano giocando a beyblade, entusiasmandosi a vedere le loro trottoline scontrarsi l’una contro l’altra. Il russo piegò una gamba al petto e la circondò con un braccio continuando a guardare quei bimbi mentre si divertivano.

Chissà perché Daitenji aveva convocato la sua squadra, quella di Takao, Max e Rei in America solo per comunicargli delle novità riguardo il prossimo campionato, dal momento che avrebbe potuto raggiungere lo stesso scopo informando gli appassionati di questo sport tramite la televisione e i giornali, proprio come aveva fatto negli anni precedenti. C’era qualcosa di strano in tutto ciò…troppo vago per i suoi gusti.

 

Che strano, pensava Rei nello stesso istante mentre rimetteva a posto la lettera nella sua busta, solitamente avvertivano del campionato mondiale di beyblade alla televisione invece quella volta il presidente della BBA chiedeva la loro presenza in America. Forse tra le novità c’era anche quella di non far saper nulla in anteprima anche se la trovava una cosa senza senso…infatti non aveva senso, altrimenti non sarebbero stati convocati nemmeno loro! Portò la lettera con sé ed uscì per cercare i suoi compagni di squadra, non mancava molto a sabato e doveva comunicargli la notizia. Si allontanò dal villaggio, sapeva già dove andarli a cercare; prese la scorciatoia per il bosco risparmiandosi un bel tratto di strada e sbucò in una piccola radura verdeggiante, di cui gli alberi ne tracciavano il perimetro e la nascondevano agli occhi di chiunque non conoscesse quel posto incantevole, dove la squadra dei Baihuzu era solita allenarsi. Scorse i suoi amici sulle rive del laghetto che si apriva nel bel mezzo del prato, immersi nel dolce far niente, rilassandosi sotto la leggera brezza di primavera che portava con sé un profumo di fiori nuovo e delicato.

-Salve ragazzi-

-Ciao Rei!- Mao rispose al saluto, poi curiosa della busta che stringeva nella mano chiese indicandola –E quella?-

-E’ del presidente della BBA-

-Daitenji?- domandò Lai. Rei annuì e gliela mostrò –Siamo convocati insieme ai Bladebreakers Revolution, gli All Stars e la Neoborg in America questo sabato- i due fratelli cinesi si guardarono tra loro sconcertarti poi rivolsero un’occhiata al sedicenne come a chiedere altre spiegazioni, ma il blader si limitò ad alzare le spalle facendogli chiaramente capire che non sapeva altro.  

 

-Telefono, telefono, telefono!- Takao si precipitò giù per le scale della casa non appena l’apparecchio aveva cominciato a suonare incessante.

-Guarda che se lo chiami non viene mica da te- Daichi era comodamente spaparanzato sul divano a trangugiare un pacchetto di patatine e sembrava per niente intenzionato ad alzarsi.

-ZITTO PIDOCCHIO!- urlò esasperato –Piuttosto, potresti anche alzarti e risponde dal momento che sta squillando il telefono!-

-Questa non è casa mia, non posso mica rispondere io!-

-Ah, quando non ti fa comodo non è casa tua! Ma sentilo!- sibilò alzando il ricevitore dell’apparecchio. Quel piccoletto si era stanziato in casa sua senza troppi complimenti, lui non lo aveva di certo invitato eppure adesso se lo ritrovava dappertutto, non si ricordava nemmeno più come era potuto succedere. Sapeva solo che lo avrebbe cacciato volentieri a calci se suo nonno non glielo avesse impedito…era stato anche per un po’ di tempo ospite da Max, quando si trovava ancora in Giappone, e doveva ammettere che durante quel breve periodo aveva sentito la sua mancanza…ora invece lo voleva il più lontano possibile da lui!

-Stai dicendo a me?- domandò allegra la voce all’altro capo del telefono.

-No, no, non dicevo a te…- rispose meccanicamente –Piuttosto…chi sei?-

-Ma Takao! Non mi riconosci?-

-Max! Che piacere sentirti! Come va?-

-Bene, grazie! Hai saputo?- sembrava molto impaziente di rivelargli la notizia. Sul volto del moretto comparve un’espressione interrogativa, a che si riferiva? Stava per chiederglielo ma il biondino lo bruciò sul tempo –Daitenji vi ha convocato qui in America, sabato potremo rivederci!-

-Certo che ho saputo! Me lo ha detto Hitoshi, pare che il presidente debba comunicarci delle novità! Anche se…-

-Anche se?-

-Tu sai perché ci fa venire fino negli U.S.A? La sede della BBA si trova qui a Tokyo-

-Veramente volevo chiederlo a te- quando sua madre gli aveva dato la notizia che le squadre sarebbero venute a New York gli aveva confessato che anche a lei quella era parsa una stranezza, senza calcolare che poi non si sapeva assolutamente nulla del prossimo campionato di beyblade, non solo le novità ma anche la data d’inizio, mentre solitamente si annunciava in televisione mesi prima.

-Beh…potresti chiederglielo direttamente- propose l’americano. Takao si batté una mano alla fronte –Hai ragione! Perché non ci ho pensato prima? Vado subito, ci vediamo sabato Max!-

-Takao aspetta un…- troppo tardi, ormai aveva già riattaccato. Restò qualche altro secondo con la cornetta in mano, poi sorrise mentre la rimetteva al suo posto –Non cambierà mai!-

-Andiamo Daichi!- afferrò il ragazzino per il colletto della maglietta trascinandolo giù dal divano senza troppi complimenti.

-Ehi, mollami! Si può sapere dove stiamo andando?- chiese divincolandosi dalla stretta del capitano.

-Seguimi senza storie!- spalancò la porta di casa e si trovò davanti Hilary e il professore che li osservavano sorpresi –Dove state andando?- domandò la brunetta.

-Non fare storie ochetta!- ribatté Daichi.

-COME MI HAI CHIAMATO?!- e mollò un pugno dritto dritto sulla sua testa tanto che fu costretto a portarsi le mani sulla parte lesa e massaggiarsela per quanto gli aveva fatto male. Quella ragazza era troppo violenta per i suoi gusti, ma era pur vero che se le andava a cercare lui.

-Da Daitenji- rispose senza far caso alle lagne del rosso che si lamentava per la botta subita.

-Perché vai da lui?-

-Vedi prof…- gli raccontò della telefonata appena ricevuta da parte del loro amico e dell’idea che gli aveva suggerito di andare direttamente dal presidente per chiedergli di persona il motivo di un simile viaggio fino in America. In effetti anche Kappa aveva qualche dubbio a riguardo, gli sembrava tutto troppo strano, nessuno parlava ancora del prossimo campionato di beyblade, e non aveva senso tenere la notizia segreta…

Arrivarono davanti alla sede della BBA, finalmente avrebbero potuto avere qualche informazione in più a riguardo, o almeno questo era quello che pensavano -Mi dispiace ma il presidente non c’è- la segretaria della reception si scusò gentilmente con i ragazzi che a quanto pareva avevano fatto un viaggio a vuoto.

-Vorrà dire che passeremo più tardi-

-Veramente il signor Daitenji è partito questa mattina quindi non credo che lo troverete-

-Cosa? E dove è andato?-

-Probabilmente in America Takao, ti sei dimenticato che sabato dobbiamo andarci anche noi? Sarà andato prima per i preparativi- ipotizzò il professore.

-Veramente so che andava in Grecia prima- gli rivelò la giovane donna al di là del bancone –Ad Atene per la precisione-

-In Grecia?! E che cosa ci è andato a fare?-

-Questo non so dirtelo, mi dispiace-

Takao rimase piuttosto sconcertato, come gli altri del resto. Erano venuti per capire qualcosa in più e si ritrovavano ancora più confusi di prima. Hilary poggiò i gomiti sul bancone tenendosi il mento tra le mani –Ad Atene…- sussurrò a bassa voce, quella città non aveva alcuna relazione con la loro partenza di sabato, o almeno così sembrava all’apparenza…sentì le palpebre farsi d’improvviso sempre più pesanti e un fischio penetrante attraversarle le orecchie. Chiuse gli occhi per poi riaprirli un attimo dopo ma non vide più i suoi amici, non vide più la segretaria, il bancone, la stanza in cui si trovava…non vide più nulla, se non il buio più totale…

 

TO BE CONTINUED…

 

Ora comincio anch’io a fare la bastar inside!!! Eh eh eh…e vi lascio col fiato sospeso!!! Mi raccomando, voglio sapere che ne pensate e la prossima volta mi appunto tutti i nomi così non dimentico nessuno…baci e alla prossima!!!!!!

 

 

 

 

    

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Capitolo 3
*** Di nuovo insieme...ma per cosa? ***


Ho fatto presto questa volta

Ho fatto presto questa volta!! Sono stata brava!!! Però non prendetemi per pazza leggendo l’inizio di questo cap…non so nemmeno io da quale parte contorta del mio cervello è uscito fuori quello che ho scritto!!

Grazie a Blue Crystal, Meereky02 e Kayx per aver commentato gli scorsi cap! Cmq per risponderti Kayx, diciamo che possiamo dire che Hilary ha dei poteri particolari ma…non è così semplice!! Poi scoprirai!! Un bacio!

 

Il buio più totale…si guardò intorno, spaventata, dov’era? Come aveva fatto ad arrivare in posto simile? Pochi secondi prima era alla sede della BBA e ora…voleva tornare indietro, dai suoi amici, non le piaceva quel luogo, così isolato, avvolto dalle tenebre…poi una melodia, quasi un inno, una voce corale spezzavano in lontananza quel silenzio soffocante. Si portò una mano all’orecchio per focalizzare meglio quel suono, da dove provenisse, e si accorse di aver già sentito in passato quel canto che ora si faceva sempre più forte, ma non si ricordava quando e soprattutto perché. Istintivamente le sue labbra si mossero e la sua voce si unì come un sussurro a quella già presente intonando parole in una lingua nuova, una lingua che era certa di non aver mai imparato e che eppure conosceva…percepiva il motivo di quell’ode dentro di sé, lo sentiva crescere fino quasi ad esplodere…di chi era quella sensazione che ora si era appropriata del suo corpo, di chi erano quelle emozioni e quei sentimenti di inquietudine, di rimorso, di profonda tristezza che provava? Erano…suoi?

Camminò verso quella malinconica e affascinante melodia, quasi incantata, non sapeva perché ma aveva la consapevolezza che doveva inseguirla, era come se qualcuno dentro di lei le suggerisse di andare avanti, di rincorrerla. E mentre le sue gambe la conducevano attraverso il nulla una luce all’orizzonte apriva un varco nell’oscurità quasi volesse indicare ad Hilary la via da percorrere. Oltrepassò la porta di luce stringendo gli occhi per ripararli dal bagliore accecante che d’improvviso aveva circondato tutto intorno a lei, delle tenebre ormai non persisteva neppure un’ombra. Quando si abituò allo sfavillio raggiante del posto dove era finita sembrò ridestarsi dallo stato di trance in cui era caduta e cercò di capire che cosa fosse successo. Davanti a lei si estendeva un’infinita vallata ma completamente priva di alberi, al loro posto si innalzavano maestose antiche rovine tra le quali giocavano incuranti della sua presenza strane fiammelle colorate simili a quei fuochi fatui di cui si raccontano nelle favole; sembravano quasi vive, come possedessero un’autonomia propria, uno spirito proprio.

-Ma cosa…significa?- sussurrò tra sé incredula davanti ad uno spettacolo del genere. Di nuovo avvertì quell’ inno che poco prima l’aveva accompagnata attraverso il tunnel oscuro e di nuovo fu tentata a seguirlo, avvicinandosi lentamente verso il centro della valle. Nell’avvicinarsi le fiammelle colorate le andarono incontro, quasi a salutarla, come se la conoscessero, costringendo Hilary a fermarsi. Allungò la mano verso una di esse fin quando non la sfiorò; che strano, pensò, non brucia. Sorrise, quel luogo la faceva sentire incredibilmente tranquilla, eppure avrebbe dovuto essere spaventata a morte dal momento che non sapeva minimamente dove si trovava e se soprattutto sarebbe potuta tornare indietro. Ma il suo sorriso scomparve pochi attimi dopo, quando il cielo da luminoso che era iniziò a farsi più scuro e un’ombra misteriosa si materializzò in esso, scendendo lentamente sulla terra. La ragazza indietreggiò, ma c’era una strana forza che le impediva di scappare, che le bloccava le gambe, obbligandola a rimanere dov’era. Solo quando l’ignota figura si rivelò per quello che era Hilary si tranquillizzò. Chi aveva davanti assomigliava incredibilmente…ma si, assomigliava ad un bit-power come quello che possedevano i suoi amici. Un bit-power che non aveva mai visto prima, aveva i lineamenti femminili, una strana pietra a forma di rombo sulla fronte, di colore rosso e vestiva uno di quei lunghi e bellissimi abiti che si era solito attribuire alle ninfe della mitologia greca. Era avvolto da una luce azzurrina e il suo corpo sembrava non avere consistenza. I suoi occhi, quasi trasparenti, fissavano imploranti quelli della quindicenne, sembravano chiederle aiuto…ma aiuto per cosa? Cosa centrava lei in tutto ciò? Che cosa stava succedendo?

 

-Mah…qui i misteri si infittiscono. Il presidente Daitenji è partito per la Grecia e noi sabato dobbiamo andare a New York-

-Magari è andato a farsi una vacanza!-

Takao tirò un profondo sospiro, possibile che quel rompiscatole di Daichi sparasse solo cavolate? Ringraziò la segretaria per l’informazione e si diresse verso la porta –Andiamo ragazzi- stava per varcare la soglia, quando si accorse che c’era qualcosa che non andava –Dov’ è Hilary?-

Il professore si voltò nel punto in cui prima c’era la ragazza –Non lo so, era qui fino ad un attimo fa-

-Se cercate l’ochetta è lì- disse indicando il giardino che precedeva l’edifico, che era possibile vedere attraverso le porte trasparenti scorrevoli del palazzo. La brunetta sembrava imbambolata a fissare un punto indefinito davanti a lei, immobile, completamente estranea a ciò che la circondava.

-Ma che sta facendo?- chiese il capitano osservandola con un’espressione mista tra lo stupore e l’interrogativa. Le si avvicinò posandole una mano sulla spalla –Hilary?-

La brunetta sussultò facendo spaventare l’amico che indietreggiò di qualche passò continuando a non capire cosa le fosse preso.

-Dove sono?- si guardò intorno, ma ciò che vide fu solo una delle tante strade di Tokyo affollata dalle automobili, il giardinetto e la sede della BBA. Niente rovine, niente fiammelle, niente ninfa, niente di niente.

-Hilary…stai bene?-

Si voltò verso di lui, era Takao. Questo significava che era tornata nella sua realtà. Ma come era stato possibile? Che era successo? Si accostò al moretto squadrandolo dalla testa ai piedi, poi passò in rassegna con lo sguardo gli altri due compagni –Allora, che vi ha detto il presidente?-

-Ma…non hai sentito? Daitenji è partito per la Grecia!-

-Ah, è vero prof!- rise nervosamente cercando di nascondere la sensazione di smarrimento che le era rimasta addosso dopo quella specie di viaggio in un’altra dimensione.

-L’ochetta è completamente partita- commentò Daichi che stranamente non ricevette il pugno ormai di rito che era solita rifilargli Hilary per quel soprannome che lei detestava. E se avesse avuto ragione lui? Se stava cominciando a diventare pazza? In fondo quelle visioni non erano normali…ma non erano neanche solo delle visioni, ne era certa. Scosse la testa per rimuovere simili pensieri.

-Hey ragazzi!- una voce distolse, per sua fortuna, l’attenzione che i tre ragazzi avevano riversato su di lei.

-Fratellone!-

–Che ci fate qua?- domandò non sapendo ancora che il motivo per cui erano venuti fino laggiù era lo stesso per cui si trovava lì lui. Takao gli raccontò tutto compreso quello che gli aveva riferito la segretaria e cioè che il presidente Daitenji era partito per la Grecia.

-Per la Grecia?- ripeté Hitoshi stupito.

-Già…tu non sai niente fratellone?-

-Veramente no…anzi, ero venuto per sapere il motivo della decisione di spostarsi fino in America solo per comunicare le novità del campionato mondiale di beyblade, ma a quanto pare mi avete preceduto- affermò infilandosi le mani in tasca.

-Ma non abbiamo cavato un ragno dal buco- sospirò rassegnato il professore.

-Tutto ciò è molto strano…-

 

Scese dall’aereo che lo aveva portato fino all’aeroporto di Atene, trascinandosi dietro un pesante bagaglio. Prima di andare in America non sarebbe passato in Giappone perciò era indispensabile portarsi appresso tutto l’occorrente necessario. Si fece largo tra la folla di persone che occupavano la sala d’aspetto, guardandosi attentamente intorno. Sembrava che ancora non fosse arrivato. Si sedette su uno dei sedili liberi tirando un profondo respiro, alla sua età diventava faticoso viaggiare da soli; ma era necessario. Prese il fazzoletto di stoffa bianco dalla tasca, che usava spesso portare con sé, e si asciugò la fronte dal sudore. La temperatura era di parecchi gradi più alta rispetto a Tokyo. Lo ripose a posto e sospirò profondamente.

Gli dispiaceva mentire in quel modo ai ragazzi, ma non aveva altra scelta. Gli aveva detto di andare in America per ragioni ben precise, che ancora non poteva manipolare con troppa sicurezza, per questo aveva messo in giro la farsa delle novità sul campionato mondiale di beyblade. Probabilmente sarebbero rimasti delusi, se non arrabbiati, ma non poteva fare altrimenti. In fondo ciò che stava succedendo li riguardava da vicino; ed era troppo pericoloso parlarne apertamente.

-Immagino che lei sia il signor Daitenji- un uomo sulla quarantina, alto, con carnagione scura, profondi occhi marroni e capelli neri gli si avvicinò tendendogli la mano.

-Suppongo che lei sia il signor Galeno- (sembra strano ma era il nome di un filosofo greco nd.A)

-Mi chiami Arthur- lo pregò sorridendo. (questo non è per niente un nome greco ma è già tanto che ho trovato il cognome! nd.A)

 

Tre giorni dopo

 

Si stiracchiò senza contegno appena mise piede nella sala d’aspetto dell’aeroporto di New York, dopo essersi fatto una dormita dal momento del decollo a quello dell’atterraggio si sentiva pieno di energie. Finalmente era sabato, e finalmente si trovava in America, ogni mistero sarebbe stato chiarito…o almeno questo era quello che pensava. Non aveva la minima idea di ciò che lo aspettava. Il professore invece cercava di far sentire meglio Daichi che non era nelle sue condizioni fisiche migliori, ogni volta che prendeva l’aereo era sempre la stessa storia, soffriva il mal d’aria, mentre Hilary se la rideva sotto i baffi, tra sé e sé pensava che quella era la giusta punizione per tutte le volte che la chiamava “ochetta”. (sadica la ragazza! nd.A)

-Takao!- Max gli arrivò incontro correndo.

-Max! Come va la…- non gli diede il tempo di terminare la frase che gli saltò addosso facendolo cadere a terra.

-Ciao! E’ da tanto che non ci si vede, vecchio mio, come stai?- chiese euforico il biondino, entusiasta di rivedere i suoi amici dopo tanto tempo.

-Stavo meglio prima…- rispose cercando di tirarsi su. Si rialzò in piedi sistemandosi il capello e gli sorrise –Sei da solo?-

-Della mia squadra si, gli altri ci aspettano in albergo. Ehi, ciao Hilary, prof!-

-Ciao Max!- risposero quelli in coro avvicinandosi a lui.

-Maestro! Ti sei dimenticato di me!- l’americano si guardò intorno, aveva riconosciuto quella voce ma non lo trovava da nessuna parte. Il ragazzino gli arrivò alle spalle aggrappandosi alla sua gamba –Perché nessuno si ricorda mai di me?- piagnucolò.

-Daichi! Scusa, non ti avevo visto!-

-Se, se…dicono tutti così…-

-Takao! Chi non muore si rivede!- Rei si avvicinò al gruppetto seguito dai suoi compagni di squadra.

-Rei! Da quanto sei qui?-

-Sarà un’oretta ormai! Come te la passi amico?- chiese mentre si scambiavano un sonoro cinque con la mano.

-Hilary!-

-Mao!- la brunetta andò incontro all’amica abbracciandola. Sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che si erano visti tutti quanti insieme. Era bello ora poter essere di nuovo uniti, anche se ancora ignoravano il motivo per il quale erano stati chiamati.

-Ci siamo tutti?- domandò Max che ormai aveva perso il conto delle persone che aveva rivisto.

-Manca la Neoborg-

-Non più Takao- si voltarono verso chi aveva parlato. Dietro a loro c’era la squadra russa al completo. Ad Hilary mancò un battito, accanto a Yuri c’era lui, Kai. Con quella sua solita espressione impassibile sul volto, le braccia incrociate al petto, il suo sguardo glaciale eppure così penetrante, un sorrisetto che gli incurvava leggermente gli angoli della bocca.

Erano di nuovo tutti insieme, come una volta…ma quello era solo l’inizio…

 

TO BE CONTINUED…

 

Solo l’inizio, solo l’inizio (che è? una minaccia???? nd.tutti). Fatevi sentire!!!!

 

       

 

 

      

    

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Capitolo 4
*** Vogliamo la verità ***


Ed ecco un nuovo ed appassionante (e incasinatissimo

Ed ecco un nuovo ed appassionante (e incasinatissimo!) capitolo!!! Spero vi piaccia!!! Grazie a tutti quelli che hanno commentato. A proposito…più persone mi hanno chiesto se Hilary ha dei poteri sovrannaturali…beh diciamo si e no, poi capirete in seguito!!!! Baci, baci!!!!! Comincio subito!!!

 

 

Camminava a grandi passi lungo i corridoi del lussuoso albergo che il presidente Daitenji aveva prenotato per loro, non c’era da ridire almeno sotto questo punto di vista li aveva trattati con il massimo riguardo, quell’ hotel era uno tra i migliori di tutta New York. Le camere erano delle bellissime suite che si affacciavano sull’oceano Atlantico, spaziose e provviste di ogni comfort, per non parlare della struttura pittoresca ma allo stesso tempo moderna dell’edificio. Sul retro si apriva un giardino molto curato, con campi da tennis e piscina. In piscina, era proprio lì che si stava dirigendo, sicura di trovarlo a divertirsi. Ma perché sempre a lei spettava il compito di ripescare quella scimmia?

-Tu sei una ragazza e quindi dovresti saperci fare con i marmocchi- così le aveva detto Takao quando le aveva spiegato il motivo. Ma che centrava? Maschilista, pensava mentre aspettava l’arrivo dell’ascensore. Era una cosa che la mandava in bestia. Da che pulpito veniva la predica poi, aveva parlato colui che quando ci si metteva riusciva ad essere più ragazzino di Daichi. Le porte automatiche dell’elevatore si aprirono accompagnate da un non troppo elegante segnale acustico. Hilary indietreggiò per permettere alle persone di scendere e sollevò gli occhi da terra incrociando lo sguardo dell’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere. Conosceva bene quello sguardo, era l’unico in grado di farle sentire i brividi correre lungo la sua schiena. Accanto a Kai c’era il capitano della Neoborg mentre Boris e Sergey già si erano allontanati verso la loro stanza.

-Ciao Kai…- sussurrò arrossendo visibilmente e raccogliendo tutte le forze per non entrare in catalessi. E ora che cosa doveva fare? Cercò qualcosa di sensato da dire ma non le fu affatto facile in una frazione di secondo, così sparò la prima cosa che le passò per la mente –Hai per caso visto Daichi?-

Il russo la fissò in silenzio per alcuni istanti creando un certa soggezione in lei, prima di risponderle impassibile come al suo solito –Se ti riferisci a quel piccolo selvaggio è in piscina a combinare guai-

-Immaginavo- sbuffò e quasi sembrava esserle passato l’imbarazzo –Grazie- gli sorrise timidamente prima di entrare in ascensore, gli aveva rivolto la parola dopo sei mesi, lo aveva rivisto dopo sei mesi, ma l’effetto che lui le provocava era rimasto identico, se non addirittura aumentato. Yuri fissò Hilary finché la chiusura delle porte glielo permise.

-Quella ragazzina- proferì d’un tratto, attirandosi su di sé l’attenzione, come sempre silenziosa, del suo compagno.

-No…niente- pareva avesse cambiato idea a continuare il discorso. Il russò gli lanciò un’ultima occhiata fugace per poi avviarsi in direzione della camera che gli era stata assegnata, mentre sulle labbra del rosso compariva un sorrisetto indecifrabile.

Infilò una mano nella tasca dei pantaloni, quella dove aveva riposto Dranzer, Daitenji aveva fissato l’appuntamento con le varie squadre per le sei di quel pomeriggio presso il “The Antiquity’s Museum”. Cosa centrava un museo dell’antichità con il campionato di beyblade? Ormai era chiaro che c’era sotto dell’altro, Kai ne era sicuro, e non ne aveva mai dubitato dal mercoledì di tre giorni prima, quando aveva ricevuto la lettera del presidente. Ma al momento era inutile stare a lambiccarsi il cervello per cercare di darsi una spiegazione, entro quella sera stessa si sarebbe finalmente chiarita ogni cosa…

Stava per inserire la scheda magnetica, che fungeva da chiave, nell’apposita fessura della porta della sua camera quando delle grida, provenienti dal giardino, lo ridestarono dai suoi pensieri; uscì sul terrazzo comunale dell’albergo che dava sulla piscina e si affacciò alla ringhiera poggiando i gomiti su di essa lasciando a quel leggero vento d’aprile di scompigliargli i capelli, mentre di sotto Daichi urlava come un ossesso inseguito da una Hilary molto adirata per averla chiamata di nuovo “ochetta”. La brunetta riuscì a raggiungere il ragazzino e a cingergli il collo con un braccio da dietro –Se non la fai finita giuro che ti butto in acqua e ti affogo!-

-Non ne avresti il coraggio- ribatté cercando di divincolarsi dalla sua stretta.

-Vogliamo scommettere?-

-Tanto vincerei!- si liberò dalla presa delle quindicenne e anzi riuscì a far finire lei stessa nella piscina. Quando riemerse sentì il rosso che se la rideva come non mai, aveva le lacrime agli occhi –Chi è che doveva finire in acqua?- la prese in giro.

Giuro che ora lo uccido, pensava guardandolo storto, è la volta buona che commetto un omicidio. Cercò di raccogliere tutte le forze possibili per non esplodere e dare in escandescenza correndo il rischio di commettere atti di cui poi si sarebbe potuta pentire. Il piccoletto si inginocchiò sul bordo della vasca tendendole una mano –Questa volta te la sei cercata!- disse con la voce ancora spezzata dalle risa. Hilary afferrò la sua mano –Grazie…molto gentile…- proferì con finto tono angelico quando in realtà la sua mente stava già architettando una vendetta. Sulle sue labbra comparve un sorrisino maligno e senza preavviso diede un forte strattone al braccio di Daichi che gli fece perdere l’equilibrio, cosa che lo portò dritto dritto in acqua anche lui. La ragazza uscì dalla piscina strizzandosi i vestiti completamente zuppi –Oh, scusami tanto Daichi, non l’ho fatto apposta!- esclamò apparentemente dispiaciuta.

-Certo, come no!-

-Sul serio, non volevo!- continuò la farsa mentre un diavolo completo di corna e forcone si faceva spazio sotto quella maschera di finto dispiacere.

-Hilary! Daichi! Ma che avete combinato?- Takao, seguito dal professore e suo fratello guardava stupito i suoi compagni.

-Ha cominciato lei!- il ragazzino indicò la brunetta che con più classe possibile gli diede le spalle incrociando le braccia al petto –Sono superiore alle provocazioni!- disse mentre rientrava nella hall dell’albergo.

-Dove vai?- le domandò il professore.

-A cambiarmi- si passò una mano tra i capelli, completamente umidi, quando le si bagnavano sembravano diventare più scuri, quasi neri. Sorrise tra sé, in fondo nonostante non sopportasse quella scimmia si divertiva quando capitavano episodi di questo genere, doveva ammetterlo.

-Hilary che ti è successo?- Max e Rei squadrarono l’amica dalla testa ai piedi, con i vestiti zuppi d’acqua.

-Niente- sospirò rassegnata –Ci vediamo dopo- fece un vago gesto di saluto con il capo per poi sparire verso l’ascensore sotto gli sguardi curiosi dei due bladers. Il cinese e l’americano si rivolsero un’occhiata interrogativa –Mah…-

Intanto Hilary arrivò di corsa davanti la porta della camera che condivideva con Mao della squadra dei Baihuzu ed Emily della squadra degli All Stars che al momento non erano in stanza, le aveva viste di sfuggita al bar dell’hotel poco prima di salire. Estrasse dalla tasca la scheda magnetica, e la scrollò cercando di asciugarla, sperando che funzionasse lo stesso, quando Daichi l’aveva buttata in piscina si era bagnata anche lei.

-Bella performance!- una voce dietro di lei la fece trasalire. Si voltò –Kai! Mi hai fatto prendere un colpo!-

-Non pensavo di essere così brutto- a quelle parole la ragazza avvampò, le sue gote presero un colorito che non aveva niente da invidiare ad un estintore –No è che…- farfugliò abbassando lo sguardo; stava forse cercando di metterla in imbarazzo? Se davvero era così ci stava riuscendo alla perfezione. Sul volto del russo comparve un sorrisetto ironico.

-Beh, io adesso…- disse cercando di interrompere quella conversazione che non sapeva più come portare avanti –vado a cambiarmi- entrò nella stanza ma Kai bloccò la porta prima che potesse richiuderla dietro di lei –Aspetta-

-C-cosa c’è?- si girò verso il ragazzo che teneva una mano, poggiata al legno di faggio della porta, appena sopra la spalla della brunetta e i suoi occhi viola puntati in quelli scuri di lei.

-Per caso sai il vero motivo per cui Daitenji ci ha convocato qui?-

-Il vero motivo?- ripeté sconcertata.

-Non credo che si tratti semplicemente di comunicarci le novità sul campionato di beyblade-

-In effetti anche noi avevamo dei dubbi…volevamo andare a chiedere informazioni direttamente a lui ma la segretaria ci ha detto che era già partito per la Grecia-

Il russo si staccò dalla parete, incrociando le braccia al petto con addosso la sua solita impassibilità. Era già partito per la Grecia? Rivolse un ultimo sguardo freddo ad Hilary prima di allontanarsi di spalle e sparire tra i corridoi dell’albergo. La quindicenne entrò finalmente in camera e tirò un profondo sospiro. Si portò una mano al petto, poteva sentire il suo cuore battere ancora all’impazzata. Cercò di rilassarsi, tirò fuori la valigia da sotto il letto dove dormiva per prenderne dei vestiti asciutti, si infilò i pantaloncini jeans corti, il top nero e il suo giacchetto arancione preferito. Si guardò allo specchio e decise di togliersi la catenina che gli aveva regalato il padre, l’avrebbe lasciata ad asciugare sul comodino. Appese gli abiti bagnati allo stendino, rimise il borsone al suo posto e di corsa uscì dalla stanza per raggiungere i suoi amici nella hall.

 

Li trovò comodamente seduti chi sugli elegantissimi divani della sala principale, chi sulla moquette che copriva per intero tutti i pavimenti dell’albergo, impegnati a discutere riguardo ciò che gli avrebbe detto Daitenji; a quanto pareva nessuno credeva più di tanto al fatto che dovesse comunicargli le novità sul prossimo campionato di beyblade, era troppo assurda come cosa, non aveva senso farli muovere per così poco ma soprattutto non aveva senso dirlo solo a loro, dal momento che il torneo riguardava tutti gli appassionati di quello sport.

-Già, quando Judi ce lo ha comunicato siamo rimasti tutti un pò scettici-

-Nemmeno mia madre conosceva il motivo di una simile decisione- aggiunse il biondino continuando il discorso di Michael.

-Noi volevamo andarlo a chiedere direttamente al presidente…- disse il professore.

-Ma quando siamo andati da lui ci è stato detto che era partito per Atene-

-Per Atene?!- fecero gli altri in coro –E che centra con noi?-

-Non chiedetemelo, non ne ho la più pallida idea- il moretto intrecciò le mani dietro la testa –Ma forse non c’è una relazione tra il suo viaggio in Grecia e la nostra convocazione di oggi-

-Te l’ho detto, è andato a farsi una vacanza!- a quelle parole Takao gli mollò un pugno dritto sulla testa –QUANDO LA SMETTERAI DI SPARARE CAVOLATE, PIDOCCHIO?!-

-Ho solo espresso una mia opinione, perché non può essere?!-

Il capitano dei Bladebreakers Revolution sospirò profondamente, era inutile combattere con lui. Hilary si irrigidì, lasciò andare le braccia lungo i fianchi e serrò le labbra in un’espressione fin troppo seria, che poco le si addiceva. I suoi occhi sembravano caduti in trance  -No, c’è una relazione- affermò spezzando il silenzio che si era riversato sui bladers, con un tono che pareva non lasciasse repliche.

 

“Liberaci…libera coloro che sono sospesi tra la vita e la morte…”

 

Parallelamente la camera dell’albergo di Hilary e delle sue amiche fu inondata da un bagliore improvviso di luce bluastra, durò un attimo, poi quello strano raggio colorato venne risucchiato dalla pietra di ametista incastonata al centro del ciondolo della catenina della ragazza, che aveva lasciato sul comodino, dallo stesso punto esatto da cui era partito.

 

-Come fai ad esserne così certa?-

-Di che?- domandò la brunetta appena si fu ripresa.

-Del fatto che ci sia una relazione…l’hai appena detto!- Takao squadrò la sua amica dalla testa ai piedi…negli ultimi tempi era diventata sempre più strana, o meglio, più distratta, e questo non era da lei.

-No io…ho solo fatto una supposizione- ribatté cercando di essere il più convincente possibile –Mi sembra strano che parta per la Grecia a soli tre giorni dalla nostra convocazione qui…nient’altro- sapeva di aver tutti gli sguardi dei presenti puntati su di lei e ciò la rendeva piuttosto nervosa.

-In effetti…- disse il capitano permettendo ad Hilary di tirare un sospiro di sollievo.

-Vi piace così tanto giocare a fare i detective?- anche la squadra russa irruppe nella hall, era l’unica che fino ad ora mancava all’appello.

-Yuri!-

-Oggi pomeriggio sapremo ogni cosa, quindi vi conviene non stare tanto a scervellarvi-

-Vuoi dire che anche a te pare strano il fatto che il presidente Daitenji ci abbia convocati fin qui?-

-Non ti nascondo Takao, che ho anch’io i miei dubbi- proferì impassibile prima di allontanarsi da loro per dirigersi verso un’enorme sala con grandi vetrate colorate, seguito dai suoi compagni.

-Ehi dove stata andando?-

-A pranzare- questa volta fu Boris a rispondere. Effettivamente erano le tredici passate e un certo appetito cominciava a farsi spazio tra i bladers, appetito che si poteva tradurre con una fame insaziabile per Takao e Daichi.

-SI! E’ ORA DI PRANZO!- urlarono in coro i due mentre attraversavano la distanza che li separava fino alla sala ristorante alla velocità della luce, sotto gli sguardi allucinati dei compagni e degli altri ospiti dell’albergo.

-Devono sempre farsi riconoscere!- sospirò un molto sconsolato Rei portandosi una mano alla fronte per la disperazione.

 

Dopo un suntuoso pranzo le ore non tardarono nel loro scorrere e alle sei del pomeriggio le squadre non mancarono nel farsi trovare nel posto indicatogli dal presidente per il loro appuntamento. Finalmente avrebbero saputo ogni cosa, avrebbero saputo la verità…ma gli avrebbe fatto piacere?

-Ehi! Ma questo è un museo!- esclamò Daichi osservando l’enorme entrata dell’edificio.

-Ma dai! E io che pensavo si chiamasse “Antiquity’s Museum” perché fosse una caffetteria!- fece Rick ironico.

-Mi prendi in giro scimmione?- tuonò il ragazzino.

-Colpa mia se sei così ingenuo?-

-Cosa?! Prova a ripeterlo se hai coraggio!-

-Ragazzi, non mi pare il momento per mettersi a litigare!- il capitano degli All Stars cercò di intervenire per far calmare entrambi –Ora abbiamo una cosa più importante da fare-

-Michael ha ragione, ora dobbiamo…presidente Daitenji!-

Il presidente si avvicinò a loro accompagnato da un uomo che i ragazzi non avevano mai conosciuto prima.

-Siete puntuali ragazzi- esordì il vecchietto. I bladers fecero correre il loro sguardo da quest’ultimo all’ancora anonimo accompagnatore –Suppongo siate curiosi di saper cosa devo dirvi di così importante da farvi arrivare fino a qui…ma prima voglio presentarvi una persona- indicò la figura accanto a lui –Questo è il signor Arthur Galeno, un ricercatore greco che studia le civiltà antiche. Ma entriamo adesso, immagino che voi abbiate molte domande da farmi…-

 

TO BE CONTINUED…

 

Anch’io avrei una domanda…che cosa sto scrivendo????? Perché io quando mi metto al computer sono tipo attratta da una forza misteriosa…per cui scrivo ma non so più che!!! Mah…meglio se me ne vado a letto!!!! Fatevi sentire!! Alla prossima!                

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Capitolo 5
*** Lògos ***


Eccomi di nuovo qui

Eccomi di nuovo qui!!!!! Questo cap è piuttosto complicato ma leggendolo forse vi farete un idea della storia…anche se questo è solo l’inizio!!!! (per quanto ancora dovremmo sopportarti??? nd.tutti) (ma, non lo so…per molto cmq! nd.A) (che felicità nd. tutti)…………….

 

 

I ragazzi seguirono Daitenji e il misterioso ricercatore, non riuscendo ancora a comprendere la relazione che poteva esserci tra loro e uno studioso delle civiltà antiche. Il museo era stranamente deserto, fatta eccezione per la sorveglianza, nell’edifico sembrava esserci neanche un’ombra di visitatore, fatto curioso se si pensava che era sabato. Ancora non sapevano che quel luogo era stato chiuso al pubblico per tutta la giornata sotto richiesta del presidente della BBA.

-Ehi, guardate qua!- Takao indicò un cartello appeso al muro, sul quale c’erano scritti tutti i nomi delle persone che lavoravano lì. Tra quei nomi figurava anche quello di Arthur Galeno, ma il suo appariva il alto, contrariamente agli altri incolonnati uno sotto l’altro, sotto la voce “proprietario”.

-Significa che quel tizio è il proprietario del museo?-

-Esatto, questo museo è proprio di quel tizio, che sarei io!- fece l’uomo sulla quarantina avvicinandosi al moretto, con un sorriso divertito sulle labbra.

-Ops! Mi scusi, non volevo offenderla!- si portò una mano sulla bocca imbarazzato. Hilary gli tirò una gomitata –Takao, possibile che ti devi sempre far riconoscere?-

Il capitano si passò una mano dietro al collo facendo ridere Arthur –Non preoccuparti, non mi sono offeso!-

-Perché, perché lui e non una dolce e carina sorellina?- Hitoshi sospirò profondamente, rassegnato.

-Penso sia quello che ci chiediamo tutti! Vero Takao?-

-Grazie Max! Sei davvero gentile! Begli amici che mi ritrovo!- incrociò le braccia al petto, offeso, sotto le risate degli altri ragazzi. Rei gli poggiò una mano sulla spalla –Dai non prendertela, stavamo scherzando!-

-Si, come no…- si interruppe non appena vide il signor Galeno fermarsi davanti ad una porta di dimensioni poco più grandi del normali e prendere in mano una chiave per infilarla nella serratura. Sulla porta c’era chiaramente scritto che quel locale era riservato solo ed esclusivamente al personale. Allora perché li stava conducendo all’interno di quella stanza? Che fossero degli ospiti speciali?

La sala era molto spaziosa anche se spoglia nell’arredamento, al centro c’era un tavolo di quelli che generalmente si usavano per delle riunioni di ufficio, in legno pregiato, circondato da delle sedie, che a occhio e croce saranno state all’incirca una ventina. Sulla parete opposta all’entrata si aprivano delle grandi finestre mentre un enorme armadio, chiuso a chiave, occupava il muro a destra della porta. Lo studioso fece cenno ai ragazzi di prendere posto mentre lui andava a sistemarsi a capotavola, accanto a Daitenji.

-Bene ragazzi…- esordì il presidente non appena ognuno si fu sistemato –immagino che a questo punto abbiate capito che non è per comunicarvi delle novità riguardo al campionato mondiale di beyblade che vi ho fatto venire fin qui- il silenzio in cui era sprofondata la stanza lo indusse a continuare. Si schiarì la gola –Mi dispiace avervi convocato in America con questa scusa, ma era necessario, purtroppo non potevo dirvi nulla a riguardo in quanto ero in possesso di notizie importanti di cui dovevo assicurarmi personalmente-

-E’ per questo che è stato in Grecia?-

-Esatto- disse per rispondere alla domanda del professore –Il signor Galeno, come vi ho già accennato, è un ricercatore di civiltà antiche, un archeologo. Il suo è un nome molto noto in questo campo, ed il successo ottenuto nel suo lavoro gli ha permesso di aprire un museo qui a New York-

-Mi scusi, ma non credo che questo possa interessare ai ragazzi-

-Ha ragione Arthur- si alzò in piedi tornando a rivolgersi ai bladers –Verrò al punto. Ciò che devo comunicarvi non è facile e avrei voluto che voi restasse fuori da questa storia, siete solo dei ragazzi, ma purtroppo…non c’è scelta- il tono sommesso di Daitenji creò ancora più confusione tra le squadre. Che cosa intendeva dire? E perché tutti quei misteri?

-Presidente ci sta facendo preoccupare…che cosa deve dirci?-

Takao aveva ragione, ormai cominciavano tutti ad avere addosso un brutto presentimento –Quello che sto cercando di dirvi è che…-

-Il mondo potrebbe giungere alla sua fine- (azzo!!! l’ha detto come se doveva dire che domani pioverà! nd.A) Arthur terminò il discorso per lui. Sapeva che non era il modo migliore per dargli una simile notizia ma non si poteva perdere altro tempo. Il tempo, quello purtroppo mancava, e il poco che c’era scorreva inesorabilmente veloce.

I bladers fissarono il ricercatore con occhi sgranati. Le loro bocche spalancate per lo stupore, non riuscivano ad emettere alcun suono. Avevano capito bene? Il mondo sarebbe potuto giungere alla sua fine…era uno scherzo? No, non poteva esserlo…

-Non so voi…ma io non ben capito…- balbettò il capitano dei Bladebreakers Revolution.

-Che cosa significa questo?- domandò Rei dopo aver riacquistato un po’ di lucidità.

Daitenji guardò il ricercatore con aria preoccupata e quest’ultimo con un cenno della mano gli fece intendere che avrebbe provveduto personalmente alla spiegazione dei fatti e di quella all’apparenza inconcepibile rivelazione.

-Probabilmente quello che sto per raccontarvi vi sembrerà assurdo, ma vi prego di ascoltarmi…dopo tutto, ciò che vi dirò vi riguarda molto da vicino…-          

 

Avete tutti sentito parlare del monte Olimpo? Quel luogo perfetto ed eterno, sede della ristretta elite degli dei immortali, custodi dell’umanità, come vuole la mitologia greca? Bene, ma c’è una cosa che non potete sapere che è stata per secoli taciuta e da molti dimenticata. Parallelamente a questo mondo etereo esisteva sospeso nel nulla un eden accessibile solo a chi possedesse poteri di natura divina, ovvero gli dei; essi avevano il compito di controllare questo luogo incantato, di proteggerlo dalle insidie del male. Il Giardino Delle Luci Eterne, così era chiamato. Era abitato dalle Essenze, creature incorporee, guardiani della vita sulla Terra. Regolavano il tempo, la guerra e la pace, il dolore e la gioia, la nascita e la morte, secondo un ciclo continuo in cui vigevano armonia ed equilibrio. E poi c’era Lògos, l’essenza massima, di sembianze quasi umane, la sua funzione era quella di garantire che ogni Essenza rispettasse ciò che era conforme alla sua natura.

Ma un giorno questo equilibrio fu stravolto; un semidio, Vagnus,  una creatura per metà dio e per metà umana, riuscì a penetrare nel Giardino Delle Luci Eterne e a rapire Lògos. La sua parte umana aveva preso il sopravvento su quella divina, e la possibilità di avere il potere su ogni essere vivente l’aveva indotto a cadere nel peccato, nello stesso modo in cui un uomo non riesce a resistere alle tentazioni che il male gli offre. Da quel momento la Terra fu attraversata da tempeste, terremoti, catastrofi naturali, gli esseri umani si uccidevano tra loro senza motivo, l’ordine delle cose era stato alterato in maniera drastica.

Gli dei allora si riunirono in Consiglio e proibirono a tutti gli abitanti dell’Olimpo di scendere sulla Terra. Decisero di inviare nel mondo terreno le Essenze del Giardino Delle Luci Eterne, in cerca di Lògos per ristabilire l’equilibrio perduto, ma le Essenze da sole non erano in grado di sopravvivere fuori dall’eden. Gli diedero una forma, le plasmarono sotto le sembianze di creature leggendarie, le affidarono ad esseri umani capaci di controllare i loro poteri e di non cadere in tentazione, da quel momento gli eletti sarebbero stati guidati dalle Essenze, avrebbero collaborato con loro per rimediare alla punizione che si era riversata sul mondo umano. Ogni prescelto poteva sfruttare al meglio il potere dell’Essenza che gli era stata consegnata, e tutti insieme riuscirono a scoprire dove era stata portata Lògos; ma questo non bastava per eliminare il semidio che la teneva prigioniera, per sconfiggerlo serviva qualcuno capace di riunire in sé tutte le Essenze, fondere insieme i loro poteri ed utilizzarli contro Vagnus utilizzando una particolare pietra dalle forme e i colori più svariati chiamata Crystal. Questo qualcuno era l’evocatore, e ogni evocatore era in possesso di una di queste pietre. Ma Vagnus aveva la facoltà di rigenerarsi esattamente ogni mille anni, e ogni volta che tornava in vita  diventava sempre più potente, si circondava di demoni, creature appartenenti al mondo infernale, al suo servizio  e con il loro aiuto si riprendeva Lògos, e un nuovo evocatore aveva il compito di fermarlo ancora.

 Mille anni fa il semidio fu fermato da una giovane ragazza, un evocatrice di nome Alena.

 

Il racconto terminò nello stesso modo in cui era iniziato, assurdo, incomprensibile il motivo per cui ora quell’uomo gli aveva raccontato tutto ciò. Una storia, una favola, un mito…perché era logico che non potesse trattarsi di altro, si parlava di dei, di demoni, di altri mondi, anche un bambino avrebbe capito che non poteva essere vero. Era paradossale. Ma quante volte la logica ha superato i limiti della ragione? Tante…

-Davvero una bella storia ma non capisco cosa centri con noi- a rompere il silenzio incredulo che era calato nella stanza fu il capitano della Neoborg, ribattendo senza battere ciglio.

-Non è solo una storia…-

-Yuri-

-Non è solo una storia Yuri. Quello che vi ho detto corrisponde alla verità-

-Senta un po’, ci sta prendendo in giro?- Rick si alzò di scatto sbattendo i pugni sul tavolo preso dalla rabbia. Non sopportava di essere preso in giro, indipendentemente da chi fosse a farlo.

-Adesso calmati scimmione!- Micheal lo bloccò tenendogli il braccio.

-Calma ragazzi, calma. Non vi avrei fatto venire fin qui se non fosse una cosa seria- le parole del presidente bastarono ad acquietare l’americano che si rimise seduto, seppure non ancora convinto e con un’espressione non molto amichevole dipinta sul volto.

-Immaginavo la vostra reazione, per questo…- disse aprendo l’armadio alle sue spalle ed estraendo qualcosa dal suo interno –Vi ho portato le prove-

Galeno posò sul tavolo un oggetto di piccole dimensione, sembrava una pietra dal colore mischiato tra il giallo miele scuro, quasi arancione, e l’oro –All’apparenza può sembrare un frammento di ambra, piuttosto raro da trovare, ma del tutto normale- esordì mostrando il pezzetto di resina fossile ai bladers.

-In realtà questa è una delle pietre Crystal- continuò.

-Le pietre usate dagli evocatori?- Mao poggiò i gomiti sul tavolo sporgendosi leggermente in avanti per osservarla meglio. Lo studioso annuì –L’ho trovata durante l’ultimo dei mie scavi, ad Atene, presenta le stesse caratteristiche chimiche delle altre Crystal chiuse nel mio laboratorio in Grecia. Questa l’ho portata qui per darvi una dimostrazione della verità di ciò che vi ho raccontato-

-Però c’è una cosa che non capisco…- Daichi si era messo in ginocchio sulla sedia e teneva le braccia incrociate –Per quale motivo nessuno sapeva niente dell’esistenza di queste pietre?-

Takao lo guardò stupito, incredibilmente aveva fatto una domanda del tutto sensata…era strano che pietre dotate di questi poteri non fossero state mai menzionate.

-Per il semplice fatto che gli evocatori non volevano che si sapesse troppo di questa loro particolarità, qualcuno avrebbe potuto utilizzarle per fini sbagliati-

-E lei come fa a sapere tutto questo?- anche Hitoshi, rimasto in silenzio ad ascoltare fino adesso, non sembrava convinto di quella faccenda, se era vero che gli evocatori non volevano divulgare l’esistenza della Crystal, e l’ultima evocatrice risaliva a mille anni prima, lui come faceva a sapere?

-Perché…- esitò a rispondere –degli eletti di mille anni fa faceva parte un mio antenato-

Tornò indietro con la mente al giorno di diciassette anni prima, quando aveva trovato quel vecchio diario, quello che lo aveva spinto a diventare ricercatore. Era sceso in cantina, dove teneva riposti dei libri che in casa non sapeva più dove mettere e solo allora si accorse dello scricchiolio dell’asse centrale del pavimento; si inginocchiò per terra battendo nel punto dove aveva avvertito il rumore, sembrava cavo. Facendo più attenzione notò che la mattonella era leggermente rialzata…la sollevò del tutto scoprendo, con suo grande stupore, un piccolo nascondiglio in cui era riposto quello che aveva tutta l’aria di essere un vecchio diario. Soffiò sopra la copertina, togliendo lo strato di polvere che si era accumulata nel corso degli anni e lentamente lo aprì. Sfogliò con calma le prime pagine cercando di comprendere la scrittura…sembravano scritte in una lingua sconosciuta, o forse antica. La casa in cui abitava era molto vecchia, anche se ovviamente era stata ristruttura e modernizzata più volte, ma apparteneva alla sua famiglia da secoli, era stata tramandata da generazione in generazione. E se si trattava di qualcosa appartenuto ad un suo antenato? Scosse la testa chiedendosi come avesse potuto anche solo pensare una simile sciocchezza. Stava per riporre il volume al suo posto quando la curiosità si impossessò di lui. Ma se fosse stato davvero di un suo avo?

Il giorno successivo andò dal migliore studioso di lingue antiche della Grecia, e da lì tutto ebbe inizio…

Quella risposta sembrò bastargli anche se non servì a convincerlo. Ma ancora non si era avuta risposta riguardo a cosa centrassero loro in tutta quella storia.

-Ma noi…che relazione avremmo con tutto ciò?- chiese infine Lai, facendo forse la domanda che rimbombava nella mente di tutti i presenti. Galeno guardò Daitenji che con un cenno del capo gli fece intendere che aveva compreso le sue intenzioni –Max, ti spiace darmi per un momento il tuo beyblade?- chiese all’americano che in quel momento era il blader che gli si trovava più vicino.

-Il mio beyblade?- ripeté il biondino estraendo Draciel dalla tasca e porgendolo al presidente. L’anziano signore lo passò allo studioso che lo posò accanto alla Crystal. La stanza cadde nuovamente nel silenzio, e dopo pochi secondi il bit della trottola si illuminò contemporaneamente alla pietra, da cui partì un fascio di luce accecante che inondò la sala. I ragazzi si coprirono gli occhi colti dall’improvvisa e inaspettata reazione.

-E questo che significa?- chiese il professore non appena gli fu possibile tornare a vedere.    

-Le Essenze…- chiarì Arthur –sono i vostri bit-power-

Inutile spiegare la reazione che ebbero i bladers a quella rivelazione. Se le Essenze erano i loro bit-power questo significava che loro…erano gli eletti? Takao si alzò in piedi tenendosi la testa con le mani –Ahhhhh! Non ci capisco più niente!- urlò –Ci potrebbe spiegare esattamente e senza tanti giri di parole che dobbiamo fare?!- il capitano non era l’unico ad essere nervoso, quella storia stava superando i limiti dell’immaginazione.

-Sono trascorsi mille anni da quando Alena ha eliminato Vagnus. Lui adesso sta per tornare e vuole riprendersi Lògos-

-Mi faccia indovinare- proferì Kai, che fino a quel momento era rimasto in silenzio –Noi dovremmo eliminare di nuovo questo Vagnus per impedirgli di rapire Lògos, è così?- lanciò al ricercatore uno sguardo gelido.

-E così…ma non potete farcela da soli, avete bisogno dell’evocatore. Purtroppo non ho notizie su di lui, o lei. E’ probabile che sia in contatto con i bit-power ma non è detto; potrebbe essere chiunque, anche uno di voi-

-E come facciamo ad individuarlo? Di certo non andrà in giro con la scritta “evocatore” sulla maglietta-

Arthur rispose alla domanda di Boris –L’evocatore dovrebbe essere già in possesso della Crystal. Solo da quella pietra voi potrete capire chi sia, il problema è che se anche l’avesse già tra le mani non saprebbe ancora come utilizzarla e potrebbe non reagire ai vostri bit-power contrariamente a come ha fatto questa che ho portato- sospirò –Vedete, la Crystal accresce il suo potere insieme a quello dell’evocatore…-

-E dal momento che l’evocatore non ha ancora utilizzato i suoi poteri, la Crystal per il momento è una pietra qualsiasi- concluse Emily.

-Si…diciamo che è così-

-Una missione semplice semplice- commentò Takao ironico.

-Ragazzi, non per essere teatrale…ma il futuro del mondo è nelle vostre mani. Trovate l’evocatore prima che sia troppo tardi-

-Potrei indire un campionato mondiale qui a New York per facilitarvi il compito…se l’evocatore è un blader che possiede un bit-power vi sarà più facile trovarlo- propose il presidente. Daichi si alzò in piedi sulla sedia esultando, sicuro di vincere anche questo campionato e di scovare l’evocatore, e il capitano della squadra non fu da meno. Effettivamente parevano tutti piuttosto contenti.

Era strano, pensava, mentre faceva scorrere i suoi occhi castani sui bladers, sembravano tranquilli e soddisfatti nonostante ciò che avevano appena scoperto. Dovevano salvare il mondo, erano gli eletti eppure…la notizia non li aveva turbati più di tanto. Forse perché loro erano i prescelti e in un certo senso se lo sentivano, se lo aspettavano…ma lei? Lei non era una blader, non possedeva un bit-power…allora perché non era rimasta sconvolta come chiunque al suo posto sarebbe stato? Fu l’ultima ad uscire dalla stanza, ma prima di farlo si assicurò che non ci fosse nessuno oltre a lei e il signor Galeno, rimasto per sistemare la pietra Crystal, prima di chiedergli –Signor Galeno…-

-Si?- fece rivolto alla ragazza.

-Per caso lei sa com’è Lògos?- quella domanda lo lasciò sconcertato. Si passò una mano tra i capelli scuri –So solo che ha sembianze quasi umane…non l’ho mai vista, mi dispiace- il volto serio della quindicenne lo indusse a domandarle il motivo.

-Curiosità…- rispose –curiosità- ripeté abbassando la voce ed uscendo dalla stanza per accodarsi agli altri.

La guardò allontanarsi e raggiungere il gruppo, era strana, c’era qualcosa che non lo convinceva in lei…

-Kai, non vieni?- Takao si voltò per chiamarlo. Il russo si staccò dal muro esterno della stanza dove erano appena usciti, accanto la porta, lasciò andare le braccia lungo i fianchi e s’incammino verso l’albergo, insieme agli altri.

 

TO BE CONTINUED…

 

Piaciuto questo cap???? Scommetto che ora cominciate a capire un po’ di più…eh eh eh, ma questo è niente…fatevi sentire!!! A proposito che ne pensate della storia? Calcolate che l’ho pensata mentre la prof di latino stava interrogando in letteratura due mie compagni…alla prossima!!!!!

     

 

 

   

 

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Capitolo 6
*** Una domenica come tante... ***


Torno all’attacco

Torno all’attacco!!!! Non vi dico niente, solo ringrazio Sesshomaru, LightAngel, BlueCrystal e Kayx per aver commentato lo scorso cap!!!! A proposito, quando pensi di cominciare a pubblicare la tua fic Kayx??? Sono curiosa di leggerla!!!

Beh, ora vi lascio alla lettura dei tarocchi…cioè della fic!! (o santo cielo nd.tutti)

 

 

Si rigirò di nuovo nel letto, non riusciva a trovare una posizione comoda per addormentarsi. Quella notte sembrava proprio che il sonno non avesse intenzione di venirle a far visita, erano ore che provava a dormire. Si levò di dosso il lenzuolo, quasi con rabbia, ammucchiandolo ai suoi piedi, faceva piuttosto caldo. Intrecciò le mani dietro la testa rivolgendo gli occhi completamente spalancati al soffitto. La stanza nuotava nel buio, le sue compagne dormivano già da un pezzo, solo lei era ancora sveglia. Qualcosa la turbava, e Hilary sapeva anche che cosa fosse, l’incontro con il ricercatore greco le aveva lasciato il segno, le aveva lasciato un senso di inquietudine addosso, anche se non riusciva a spiegarsene il motivo. Aveva una strana sensazione, una sensazione che le si stringeva come una morsa sulla bocca dello stomaco, un peso che non le dava pace, non l’aveva più lasciata da quel pomeriggio; non era paura…o meglio, era paura ma non solo…non riusciva a comprenderlo. Sospirò profondamente e si alzò dal letto andando alla finestra, scostò le tende per guardare fuori…il cielo era limpido e colmo di stelle, perfino la Luna era visibile, così candida, così bella, luminosa, pareva quasi volesse rassicurarla. Sulle sue labbra rosee comparve un sorriso, un sorriso che si spense subito dopo, quando le riapparve davanti agli occhi l’immagine di quella strana creatura che aveva visto pochi giorni prima nella sua visione. Forse esisteva un legame con la storia che aveva raccontato Galeno…scosse la testa con veemenza, che andava a pensare. Si passò una mano tra i capelli sbadigliando, aveva sonno ma non riusciva a dormire.

Si sfilò rapidamente la maglietta e i pantaloncini che usava per andare a letto e si vestì facendo attenzione a non svegliare Emily e Mao, con cui divideva la stanza. Cercando di fare il minimo rumore possibile aprì la porta della camera e la richiuse alle sue spalle, per i corridoi dell’albergo non c’era nessuno, erano quasi le due di notte. Si diresse al bar, praticamente deserto in confronto alla mattina, c’erano soltanto due uomini, uno sedeva intorno al tavolino vicino alla finestra immerso nella lettura di un libro, il secondo dall’altra parte del locale occupato al computer portatile, con una tazzina di caffè a lato, probabilmente stava lavorando. Si sedette su uno degli sgabelli intorno al bancone, avrebbe bevuto qualcosa.

-Un succo di frutta, per favore-

-Come?-

-Faccia lei- si slacciò la catenina che portava sempre con sé e cominciò a giocherellare con il ciondolo; lo prese in mano rigirandolo più volte tra le dita osservando quasi incantata la piccola pietra incastonata al suo centro. Le tornò in mente il giorno di circa due anni prima quando suo padre era rientrato a casa con un sorriso raggiante sulle labbra dicendole che aveva un regalo per lei. Le aveva fatto vedere il pugno chiuso e quando aveva aperto il palmo Hilary era scoppiata dalla felicità.

-L’ho trovato per la strada, probabilmente qualcuno lo ha perso. Spero ti piaccia-

-E’ bellissimo papà!- gli aveva risposto, da allora non andava mai in giro senza, era diventato un portafortuna inseparabile, anche se un’altra forza lo legava indissolubile alla ragazza, una forza che lei ancora non conosceva e non aveva mai sperimentato.

Il cameriere aprì il frigorifero del bar e ne estrasse una bottiglietta di vetro di succo d’ananas. Glielo versò in un bicchiere e glielo porse –A lei-

-Grazie- fece rivolta al ragazzo.

-Offro io per la ragazzina- si voltò verso quella voce che aveva parlato alle sue spalle, era Yuri. Restò a guardarlo per alcuni istanti in silenzio finché non le si sedette accanto.

-Non sono una ragazzina…e mi chiamo Hilary-

-Lo so- ribatté impassibile. Strano, non era da lui prendere l’avvio ad una conversazione, figuriamoci offrire da bere a lei. La brunetta gli lanciò un’occhiata veloce per poi tornare ad interessarsi al contenuto del suo bicchiere -Comunque grazie-

-Sei qui da molto?-

-Cinque minuti-

-Hai visto passare Kai?- dopo la cena si era dileguato come suo solito, era uscito per rimanere da solo con i suoi pensieri ma non era ancora rientrato in albergo nonostante fosse già piuttosto tardi.

-Kai? No, non l’ho visto- bevve un sorso del suo succo di frutta pensando che purtroppo non aveva avuto questa fortuna, sperava di poter passare un po’ più di tempo con lui, le bastava guardarlo per sentirsi al settimo cielo.

-Sempre il solito, se non fa preoccupare gli altri non è contento- Hilary sorrise, in effetti non aveva tutti i torti.

-Posso sapere cos’è che ti piace tanto in lui?- la domanda a bruciapelo di Yuri la lasciò completamente senza fiato, non poteva credere alle sue orecchie. Come faceva il capitano della Neoborg a sapere che a lei…la sua indole non molto socievole le aveva impedito di far amicizia con lui come l’aveva stretta con gli altri bladers, se ci pensava il suo carattere non era poi tanto diverso da quello di Kai.

-Non capisco cosa intendi…di chi stai parlando?- chiese cercando di prendere tempo.

-Sai benissimo di chi sto parlando-

Terminò di bere, in silenzio, con l’intenzione di nascondere l’imbarazzo comparso sul suo volto, poi si alzò dallo sgabello –Ti sbagli, Kai non mi piace affatto- si voltò di spalle, per sua fortuna quella di “Pinocchio” era solo una favola, se la storia sul dire le bugie fosse stata vera a quell’ora il suo naso avrebbe raggiunto una lunghezza fuori dal normale.

-Grazie ancora, e buonanotte- il russo la guardò allontanarsi fino a che non scomparve in direzione dell’ascensore. Gettò un’occhiata all’entrata principale dell’hotel, del compagno di squadra nemmeno l’ombra, decise di tornare in camera, tanto presto o tardi sarebbe tornato, ormai ci era abituato.

-Aspetti!- il cameriere lo bloccò prima che potesse uscire dal locale –La sua ragazza ha dimenticato questa- gli disse porgendogli la catenina con cui Hilary stava giocando poco prima.

-Chi?-

-La signorina seduta con lei fino a poco fa-

-Quella non è la mia…- non terminò la frase soffermandosi a guardare il ciondolino che pendeva dal monile, la pietra di ametista incastona al centro del cuore brillò per un attimo. Yuri alzò gli occhi verso l’enorme lampadario appeso al soffitto del bar, probabilmente si era trattato di un riflesso della luce.

-Gliela riporto io- disse prendendola in mano. La rigirò tra le dita intento a contemplarla…scosse la testa e la infilò in tasca.

 

-MaoMao svegliati!- Emily chiamò l’amica immersa completamente nel mondo dei sogni, si era alzata per andare in bagno ma aveva trovato vuoto e disfatto il letto dell’altra compagna di stanza.

-MmmEmily, che vuoi?- sbadigliò sonoramente sbattendo gli occhi più volte per abituarli alla luce improvvisa che l’americana le aveva puntato in faccia. Guardò l’orologio, erano le due e mezza, come le era venuto in mente di svegliarla nel cuore della notte?

-Hilary non c’è-

La ragazza fissò per qualche istante il letto vuoto della giapponese, ancora intontita, poi si passò una mano tra i capelli scompigliati dal sonno –E’ abbastanza grande per fare quello che le pare, non trovi?- biascicò stanca prima di sdraiarsi di nuovo sul suo comodo materasso e affondare il viso sul cuscino. La blader della squadra degli All Stars stava per chiamarla ancora, spazientita, quando sentì scattare leggermente la serratura della porta della camera, da cui entrò la brunetta, sorpresa di trovare la luce accesa, pensava che le ragazze dormissero.

-Hilary!-

-Oh, sei sveglia Emily?-

-Mi ero alzata per andare in bagno ma ho visto che tu non c’eri-

La quindicenne annuì avvicinandosi all’armadio, si inginocchiò vicino al guardaroba ed aprì uno dei cassetti in cui aveva riposto i vestiti per la notte. Si tolse il top che indossava, piegandolo accuratamente, e si infilò la maglietta di cotone azzurra a mezze maniche per stare più comoda, sotto lo sguardo indagatore della compagna.

-Sono indiscreta se ti chiedo dove sei stata?-

-Ero al bar…- rispose vaga –con Yuri- aggiunse immaginandosi già la reazione dell’altra.

-Yuri…il capitano della Neoborg?!- domandò spalancando la bocca per lo stupore.

-Conosci qualcun altro che si chiama così?- ribatté ironica.

-Con chi è che stavi?- Mao si rimise immediatamente a sedere curiosa, sembrava esserle passato di colpo il sonno.

-Ma tu non dormivi?-

-Non cercare di cambiare discorso…che avete fatto tu e Yuri?-

-Ma niente! Non riuscivo a dormire così sono scesa giù al bar e lui mi ha offerto da bere, nient’altro!- che altro avrebbero potuto fare? Osservò lo sguardo divertito delle sue amiche, chiedendosi cosa avessero in mente. Sbuffò sonoramente pensando che era inutile continuare il discorso, se quelle due si mettevano in testa qualcosa era difficile fargli cambiare idea. Si avviò verso il suo letto, in silenzio, augurando solo la buonanotte alle bladers e spengendo la luce prima di infilarsi sotto il lenzuolo. Chiuse gli occhi, sospirando profondamente, che giornata che era stata! Si girò su un fianco ritornando con la mente alla scena di poco prima al bar dell’albergo. Effettivamente se ci pensava bene Yuri non era poi tanto diverso da Kai…entrambi erano dei bei ragazzi, entrambi erano freddi e introversi, entrambi erano ottimi bladers, solo una cosa li differenziava…una cosa che all’apparenza poteva sembrare banale, ma non lo era…Yuri non era Kai. E lei amava quest’ultimo. Infilò la testa sotto il cuscino, quasi volesse nascondersi, chiedendosi per quale motivo tra le tante persone esistenti sulla faccia della terra proprio di lui doveva innamorarsi. Perché l’amore doveva essere tanto ingiusto con lei? Che speranze poteva avere con un tipo come lui? Ma in fondo si sa, il destino è imprevedibile…

 

Sotto la luce della lampada al neon appesa al muro sopra al tavolo della sua stanza, il capitano della Neoborg fissava con insistenza il ciondolo della catenina che Hilary aveva scordato sul bancone del bar. Lo teneva sul palmo della mano e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, come fosse attratto da una strana e misteriosa forza.

-Insomma Yuri, vuoi spengere quella maledetta luce?- Boris si levò a sedere irritato, contrariamente a Serjey non riusciva a prendere sonno, erano venti minuti buoni che il suo compagno se ne stava immobile su quella sedia ad osservare chissà cosa. Il rosso non fece una piega, continuò a non proferire parola, immerso nei suoi pensieri incurante dei lamenti dell’altro. Il ragazzo lo guardò insistente per alcuni secondi chiedendosi cosa diavolo stesse combinando, prima di alzarsi rassegnato. Si avvicinò a Yuri, contraendo il viso in un’espressione indecifrabile –Cos’è?-

-Un ciondolo- gli rispose impassibile.

-Spero vivamente che non sia tuo!- un ghigno divertito apparve sulle sue labbra, in effetti un cuoricino avvolto da due rose non era proprio il suo genere, a dire la verità non era il genere adatto a nessun “uomo”.

-Infatti è di Hilary-

-Hilary?!- socchiuse gli occhi sentendo pronunciare il suo nome, facendo mente locale per capire chi fosse –Non è quella ragazzina dei Bladebreakers Revolution?-

-L’ha dimenticato sul bancone del bar e il barista mi ha chiesto se potevo riportarglielo- rispose intuendo la sua prossima domanda.

Boris trattenne a stento una risatina beffarda innervosendo il blader accanto a lui –Cosa ti ridi?- chiese con non molta gentilezza.

-Ti conosco da tanto ma non ti avevo mai visto pensare ad una ragazza-

-Non pensavo ad una ragazza-

-Ah no? Perché Hilary cos’è…un ragazzo?- ribatté ironico –A me non sembra…e aggiungerei anche che ha un visetto piuttosto carino, non è così?-

Stava per replicare quando l’irrompere silenzioso di Kai nella stanza interruppe i loro discorsi.

-Dove sei stato?-

-Non sono affari che ti riguardano- affermò impassibile come suo solito, dirigendosi verso il bagno.

-E figurati-

-Perché, eri preoccupato?- domandò a Boris affacciandosi alla soglia della porta con un sorriso pungente che gli incurvava gli angoli della bocca.

-Per quanto me ne importa- (che gentile scambio di battute! nd.A) si avviò verso il suo letto, con le mani intrecciate dietro la testa, ma non prima di aver rivolto un’ultima occhiata a Yuri tornato ad interessarsi al ciondolo.

 

I delicati raggi del sole filtravano dalla finestra semiaperta andando a posarsi sul suo viso quasi volessero svegliarlo. Takao si coprì gli occhi con una mano, infastidito dalla luce, aveva ancora sonno e nessuna intenzione di alzarsi. Si rigirò nel letto, non accorgendosi di trovarsi sul pizzo del materasso, finendo a terra senza tanti complimenti e sbattendo con forza il fondoschiena. Stava per lamentarsi dal dolore ma qualcosa glielo impedì, sputò quello che aveva tutta l’aria di essere un calzino colorato e lo prese in mano –Ma che diavolo…- strinse nel pungo l’indumento mentre la rabbia cominciava ad impossessarsi di lui –Scommetto che è stato quel pidocchio!- sibilò tra i denti, in effetti era stata di Daichi l’idea di mettergli un calzino in bocca per impedirgli di russare alla grande e tenere svegli sia lui che il professor Kappa. Uscì di corsa dalla camera con l’intenzione di farla pagare al ragazzino, ma appena spalancò la porta si trovò davanti HilaryEro venuta a chiamarti per la colazione…stiamo aspettando solo te- lo squadrò dalla testa ai piedi e arrossì imbarazzata distogliendo lo sguardo altrove.

-Che ti prende?- le chiese non capendo subito la sua reazione.

-No è che…- farfugliò impacciata.

-Hai lasciato stare Kai e ti sei innamorata pazzamente di me? In fondo posso capirti- sorrise compiaciuto. La brunetta gli lanciò uno sguardo truce –Mi spiace doverti contraddire, comunque…i tuoi boxer sono davvero molto carini-

-I miei cosa?- ripeté corrucciando la fronte. La quindicenne tossì un paio di volte indicando con un lieve movimento del capo verso le parti basse del blader.

-Accidenti, sono in mutande!- tornò immediatamente dentro la stanza infilandosi al volo i pantaloni che la sera precedente aveva gettato ai piedi del letto. Tutta colpa di quel nanerottolo, pensava, nella fretta aveva dimenticato anche di vestirsi.

Scesero nella hall dell’albergo, erano tutti radunati intorno al maxi schermo del salotto a vedere il notiziario sportivo, in televisione c’era il presidente Daitenji che annunciava la data d’inizio del prossimo campionato mondiale di beyblade, il torneo sarebbe iniziato entro poco meno di venti giorni, mentre le notizie relative al regolamento e alle varie squadre partecipanti sarebbero state annunciate alla fine della settimana successiva.

-Ha fatto presto il presidente ad indire il nuovo campionato-

-E’ normale Max, ricordati che dobbiamo trovare al più presto l’evocatore- Takao si spaparanzò sui morbidi cuscini del divano, accanto all’amico.

-Quindi…tu credi a questa storia Takao?-

-Perché tu no, Rei?- lo guardò sconcertato. Il cinesino si passò una mano tra i capelli –Beh, si però…non lo so, è tutto così strano, la cosa che più mi lascia perplesso è che noi non sembriamo turbati più di tanto-

-Su questo devo darti ragione, è come se…- un’ondata di profumo di cornetti caldi appena sfornati passò sotto il naso del capitano –…cornetti…- disse già con l’acquolina in bocca. L’odore che proveniva dalla sala ristorante si diffondeva per tutto l’enorme atrio dell’hotel avvertendo i ragazzi che era ora di colazione.

-Io direi di rimandare a dopo le discussioni- propose il professore vedendo l’espressione sognante dei compagni.

-Ehi ragazzina- Hilary si voltò sentendosi chiamare –Ti ho già detto che mi chiamo Hilary- gli ribadì scocciata, dopo “ochetta” detestava sentirsi chiamare in quel modo, e poi lui aveva si e no uno o due in più di lei.

-Questa è tua- le disse porgendole la sua catenina preferita. La ragazza guardò prima il piccolo oggettino che aveva in mano poi spostò gli occhi su Yuri –Perché ce l’hai tu?-

-L’hai dimenticata sul bancone del bar-

-Temevo di averla persa, ci sono molto affezionata…grazie- se la allacciò al collo mentre il russo si allontanava di spalle senza proferire parola. Takao, che era rimasto ad osservare la scena sorpreso, le si avvicinò sussurrandole all’orecchio in modo da non essere sentito dagli altri –Credevo avessi altri orizzonti…-

La brunetta gli lanciò un’occhiata interrogativa non capendo cosa volesse dire con quell’affermazione, al che l’amico indicò con un cenno del capo il ragazzo appoggiato al muro poco distante da loro. Kai aveva lo sguardo rivolto fuori dalla finestra e lasciava che i capelli gli ricadessero dolcemente sulla fronte e davanti agli occhi, contribuendo a dargli un’aria tremendamente attraente. Arrossì lievemente incantandosi a guardarlo, non poteva non pensare a quanto fosse bello; cercò di ricomporsi irrigidendosi leggermente –Piantala di sfottere!- sibilò tra i denti al capitano che se la rideva sotto i baffi.

-O vado a raccontare in giro che hai i boxer con gli orsetti-

-Non capisco che hai contro gli orsetti!- incrociò le braccia al petto, offeso, mentre le sue guance si tingevano di un divertente colore rosso.

 

-Ancora non ti sei stancata di osservare gli esseri umani, dolcezza?- una misteriosa figura si avvicinò ad una ragazza che spiava con insistenza la vita delle persone che abitavano la Terra, era molto bella, aveva lunghi e lisci capelli neri che lasciava ricadere liberi sulle spalle e sulla schiena e due occhi azzurro ghiaccio in grado di stregare chiunque.

-Non dimenticarti che dobbiamo trovare l’evocatore- con un gesto della mano dissolse l’immagine proiettata sul muro e si voltò verso il suo interlocutore –Per ucciderlo-

-Lo so- si avvicinò ad una speciale gabbia di vetro da cui proveniva una luce inquietante circondata da una malvagia aura scura, appoggiò le mani sulla sua superficie –I mille anni stanno per scadere, il risveglio di Vagnus ormai è imminente…-

 

TO BE CONTINUED…

 

Ho scoperto che è davvero divertente interrompere i chappy così…eh eh eh (sadica!!! nd.tutti). Che ve ne pare????? Il prossimo sarà più movimentato!!! Fatemi sapere con i vostri commy!!!!! Bacioni, Lenn!!  

 

       

 

        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

  

  

   

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Capitolo 7
*** Il risveglio di Vagnus ***


Era trascorsa una settimana da quando il presidente Daitenji li aveva convocati negli Stati Uniti e il giorno successivo avreb

Il titolo dice già tutto, ma non proprio tutto..eh eh…se volete sapere di più leggete!!! Un grazie immenso a tutti coloro che hanno commentato la ficcy, sono stati davvero tantissimi, non me lo aspettavo!!!! Grazie ancora e continuate a commentare!!! Baci!!!

 

 

Era trascorsa una settimana da quando il presidente Daitenji li aveva convocati negli Stati Uniti e il giorno successivo avrebbero annunciato le squadre partecipanti al prossimo campionato mondiale di beyblade. Ogni bladers era in fermento e attendeva con impazienza il giorno fatidico, l’inizio del torneo era un evento attesissimo da molti, ma soprattutto da loro, che avrebbero dovuto svolgere un compito di vitale importanza, letteralmente. Trovare l’evocatore non sarebbe stata un’impresa facile, non avevano neanche il più piccolo indizio per rintracciarlo, poteva essere chiunque camminasse sulla faccia della terra. Galeno continuava ininterrottamente con le sue ricerche, ma l’esito era lo stesso, nessuna traccia, nessun segnale, niente di niente.

-Ormai mancano meno di due settimane all’inizio del campionato- affermò sbadigliando e sgranchendosi le braccia –E la situazione sembra proprio non volersi sbrigliare-

-Non dobbiamo far altro che aspettare Rei, prima o poi qualcosa salterà fuori-

-Veramente più aspettiamo peggio è, Takao- sospirò Max appoggiando la testa su una mano e guardando l’amico che si strafogava di gelato.

-Allora cosa vorresti fare tu?-

-Non ne ho idea- effettivamente il compagno non aveva tutti i torti, nessuno sapeva da che parte cominciare e forse aspettare che si aprisse il torneo avrebbe facilitato le cose, o almeno questo era ciò che speravano tutti.

-E poi c’è gente che aspetta una vita per fare il primo passo- sghignazzò rivolgendo lo sguardo oltre la spalla dell’americano, dietro di lui sui divani della hall sedeva Hilary, con le braccia incrociate al petto e gli occhi fissi su un punto indefinito davanti a lei, che probabilmente doveva avere delle qualità molto interessanti, pensava il moretto osservando l’attenzione che sembrava metterci la ragazza.

-Che intendi?- domandarono in coro i due interlocutori.

-Niente, niente- rispose evasivo senza riuscire a trattenere una risatina beffarda.

-Che fate?- Daichi irruppe nei loro discorsi e con un’abile mossa si sedette sulla sedia libera intorno al tavolino.

-Io mangiavo il mio gelato fino a due secondi fa- marcò con la voce la parola “mio” dal momento che il rosso se ne era impossessato senza chiedere il permesso e pareva avere tutta l’intenzione di finirlo al suo posto. Il ragazzino gli rivolse un’occhiata ironica –Che c’è, non sai condividere le cose Takao?-

-Ma come ti permetti! Arrivi qui senza che nessuno ti abbia chiamato e pretendi di fare i tuoi comodi?!-

-Ma voi due non avevate imparato ad andare d’accordo?- i due smisero per un attimo di punzecchiarsi a vicenda e guardarono Rei con un’espressione di puro stupore dipinta sul viso –Nel torneo contro la BEGA mi sembrava che foste diventati ottimi amici- continuò. In effetti non aveva tutti i torti, con il passar del tempo avevano imparato a litigare sempre meno spesso.

-Necessità! Per vincere dovevamo rimanere uniti!- disse Takao con voce da falsetto, l’altro parve trovarsi pienamente concorde con lui, e non mancò di manifestarlo annuendo con convinzione. Quindi dal momento che la sfida Justice5 si era conclusa si poteva tranquillamente tornare alle vecchie abitudini, in fondo erano mancate a entrambi, era il loro modo per divertirsi e dimostrare il loro affetto anche se non lo avrebbero mai ammesso.

-Giusto! Ora posso di nuovo litigare quanto voglio con Takao e con l’ochetta- non fece neanche in tempo a terminare la frase che sentì una mano posarsi sulla sua testa, e di certo non aveva una presa molto gentile; strinse gli occhi sapendo già cosa fosse e aspettando quello che sarebbe successo dopo.

-Non ho capito, come mi hai chiamata?!- disse cercando di non alzar troppo la voce, ma dal suo tono si capiva che faceva un enorme fatica a trattenersi. Daichi si scostò leggermente da Hilary –Io? Mi pare…si, mi pare proprio “ochetta”!- ripeté cominciando già a defilarsi.

-E hai anche il coraggio di ripeterlo?!- sbottò inseguendolo attraverso la hall dell’albergo, se quella volta lo avesse raggiunto avrebbe terminato i suoi giorni in quell’istante, quando la chiamava così, il che avveniva piuttosto spesso, la irritava terribilmente, senza contare che in quel periodo era già abbastanza nervosa per altri motivi…e fu proprio uno di quei motivi ad andarle addosso, o meglio fu lei ad andargli addosso…nella fretta di raggiungere Daichi non riuscì ad evitare con il giusto tempismo la persona che le si parò davanti.

-Mi scusi, non l’avevo vis…- sollevò lo sguardo e le parole le morirono in gola. Al solo incrociare i suoi occhi freddi e inflessibili il cuore le mancò di un battito; l’unica cosa che desiderava in quel momento era che la terra la inghiottisse per evitare di fare altre figure simili davanti a lui. Arrossì visibilmente quando si accorse di trovarsi ancora tra le sue braccia –Scusami…mi…mi dispiace…Kai…davvero…- balbettò a mezza bocca separandosi dal ragazzo. Il blader la fissò impassibile come suo solito, in silenzio senza proferire parola.

-Hai dei pessimi riflessi ochetta!- Daichi le si avvicinò, con le mani intrecciate dietro la testa ridendo divertito per quella scena –Sei una frana! Ah ah ah!-

Hilary gli lanciò uno sguardo a dir poco minaccioso, quasi assassino, tanto che fece zittire immediatamente il ragazzino, che ammutolì spaventato. Silenzio che purtroppo per lei non durò molto, si stava ancora convincendo che uccidere quel piccolo selvaggio sarebbe stato sbagliato, per quanto a lei paresse giusto, quando il rosso si accorse dell’imbarazzo che aveva colorato il viso della brunetta –Hilary- incredibilmente la chiamò con il suo nome –Come mai sei diventata tutta rossa?- un ghigno di scherno comparve sulle sue labbra –In questo momento non c’è molta differenza tra te e un estintore!-

Hilary si ripeté per l’ennesima volta nella mente quali conseguenze avrebbe comportato un omicidio, c’era troppa gente che avrebbe potuto testimoniare di averla vista mentre svolgeva il misfatto, e purtroppo non era in grado di reggere dietro le sbarre di una prigione. Si voltò dando le spalle al russo, pensava che di situazioni imbarazzanti in quella giornata ne avesse avute già troppe. Kai la guardò avvicinarsi al tavolo dove erano seduti Takao, Rei e Max, che avevano assistito da lontano alla performance della quindicenne, divertiti; incrociò le braccia al petto senza staccare gli occhi da lei e senza accorgersene si ritrovò a sorridere fra sé.

-Lasciatelo dire Hilary…hai perso un’occasione- le sussurrò il giapponese quando gli si sedette accanto.

-Non ti ci mettere anche tu Takao!- ormai era al limite dell’esasperazione.

-Dico sul serio, avresti potuto fare un po’ di scena, inventarti qualcosa per stare un po’ di più stretta tra le sue braccia- suggerì sorridendo.

-Piantala, ti ho detto!-

-Come sei suscettibile!- sbuffò, ultimamente considerava la sua amica un po’ troppo nervosa, si irritava molto più facilmente del solito. Hilary sospirò prima di sbattere quasi volontariamente la fronte sul tavolo del bar.

-Si può sapere che state dicendo?- chiese Max che non aveva capito una sola parola di quello che si erano detti talmente parlavano a voce bassa. La brunetta risollevò il volto –Basta!- affermò con decisione alzandosi in piedi di scatto  spaventando i suoi compagni –Vado a fare quattro passi- e detto questo si avviò verso la grande entrata del lussuoso albergo del centro di New York.

-Ma che ha?- domandò il cinese sconcertato al moretto.

-Sai come sono le ragazze Rei! Per capirle ci vorrebbe un manuale-

 

Un’enorme sala i cui confini erano delimitati dalle fiamme ospitava centinaia di figure che sembravano attendere con impazienza, ma allo stesso tempo con ordine, l’arrivo di qualcosa o qualcuno. Disposte in fila davanti ad una specie di trono, vestivano tutte con una lunga tunica nera che toccava per terra, una cinta stringeva la veste in vita mentre un cappuccio copriva per la maggior parte i loro volti. Un mormorio soffuso attraversava l’aria pesante e irrespirabile che abitava quel posto oscuro, parole in una lingua sconosciuta sembravano provenire dalle loro bocche andando a creare un coro di sottofondo, un coro che sembrava pregare, o meglio evocare. Due di queste misteriose figure avevano posto una a destra e l’altra a sinistra del trono.

-Quanto dobbiamo ancora aspettare, Baltazar?-

-Pazienta Axe, pazienta…Vagnus sta per tornare tra noi…- la sua voce maschile sovrastò quella più femminile dell’altro demone, anche se non meno fredda. Baltazar avanzò di alcuni passi richiamando l’attenzione delle altre creature del mondo infernale che erano venute ad assistere al grande evento. Con una mano si tolse il cappuccio rivelando il suo aspetto, aveva capelli scurissimi, color pece, corti ai lati e lunghi dietro la nuca, occhi rosso rubino e lineamenti rigidi e marcati –Il momento che da tanto stavamo aspettando è giunto- disse ad alta voce rivolto alla folla –Colui che da mille anni stavamo aspettando finalmente tornerà tra noi e ci guiderà alla conquista del mondo umano- Baltazar era, insieme ad Axe, uno dei demoni spalla di Vagnus, quelli di cui il semidio si circondava per compiere i suoi maligni progetti.

-Più volte è stato sconfitto nel corso della storia, e noi con lui, ma questa volta né i nuovi eletti, né il nuovo evocatore saranno in grado di fermarci- continuò –Perché noi glielo impediremo, se ci sarà una battaglia…questa volta gli sconfitti non saremo noi!- urlò per sovrastare le grida di approvazione degli altri demoni.

-E ora- disse quando il loro entusiasmo si fu placato –Diamo il bentornato a Vagnus, nostro signore degli inferi!-

Si voltò verso il trono che improvvisamente venne accerchiato dalle fiamme, fiamme tra le quali si materializzò un’ombra fin quando non scomparvero lasciando posto solamente ad un’inquietante figura.

Aprì gli occhi, scuri, neri, talmente tanto che quasi non si distingueva l’iride dalla pupilla, solo le tenebre più profonde si leggevano in essi, i capelli erano rosso fuoco, tenuti in una coda bassa lunga fino a metà schiena, e una profonda cicatrice squarciava la parte destra del viso, partiva dalla fronte ed arriva giù fino al mento sfigurandogli il volto. Quello era il segno della sua ultima battaglia, risalente a mille anni prima, in cui fu sconfitto. Il suo sguardo cadde sulle proprie mani, aprì il palmo e lo richiuse, più volte, velocemente, come volesse accertarsi di essere davvero di nuovo in vita; le sue labbra si contorsero in un ghigno soddisfatto prima di lasciare il posto ad una risata satanica che metteva in mostra i suoi canini affilati –Dopo mille anni finalmente sono di nuovo qui-

 

Imbucò la via dell’albergo e affrettò il passo, la sera stava per calare, non si era accorta che fosse già così tardi, dopo pranzo era uscita per fare quattro passi in centro, non le capitava molto spesso di andare a New York, ma tra un negozio e un altro le ore le erano passate volando. Si strinse nella giacchettina che indossava, nonostante fosse primavera la sera faceva ancora piuttosto fresco, senza contare che si trovava nel Nord America.

-Hilary, si può sapere dove sei stata?-

-Mao! Che ci fai qui in giardino?-

-Che domande, ti aspettavo! Takao mi ha detto che sei uscita dopo pranzo e non eri ancora rientrata!

-Non mi sono accorta che fosse già sera!-

-Non è per quello…- rispose –Avresti potuto chiedermi di venire con te, almeno! Ci tenevo a fare il giro dei negozi del centro!- le spiegò sorridendo, un sorriso che si propagò anche sulle labbra della brunetta –Scusami…ma volevo restare un po’ da sola-

-Sola sola…o sola con qualcuno?- le chiese con un guizzo di malizia negli occhi. Hilary la guardò stupita, che intenda con quella frase? Sussultò appena quando una mezza idea cominciava a farsi spazio nella sua mente…lei se ne era andata dopo pranzo per conto suo, ma forse anche Kai aveva fatto lo stesso, in fondo spariva per tutto il giorno per poi rientrare la sera solitamente, e forse Mao stavo collegando tra loro le due cose…ma non era così, anche se non le sarebbe dispiaciuto affatto, questo doveva ammetterlo.

-No, guarda che lui fa sempre così, lo sai…io sono solo stata per negozi in centro…- tentò di giustificarsi.

-Lui fa sempre cosi?- ripeté la cinese non capendo cosa stesse cercando di dire l’amica.

-Ma si, lo sai…- lo sguardo sinceramente confuso della compagna la indusse a domandarle –Ma scusa…tu a chi ti stavi riferendo?-

-A te e a Yuri, mi pare logico!- rispose come fosse la cosa più naturale del mondo.

-A me…e a Yuri?- balbettò non riuscendo a collegare cosa centrasse con lei il capitano della Neoborg –Che centra Yuri, adesso?-

-Come che centra! Non ti sei accorta di come ti guarda?-

-Perché, come mi guarda?-

La blader sospirò rassegnata, evidentemente la sua amica viveva sospesa nel mondo delle nuvole –Andiamo Hilary, non dirmi che non te ne sei accorta! Non dico che sia innamorato pazzo di te però credo che un po’ tu gli piaccia, se poi conti quella volta in cui siete stati al bar insieme…-

-Appunto, siamo stati al bar insieme e basta!- quindi si stava riferendo a Yuri e non a Kai…sospirò sollevata.

-Perché tu a chi ti riferivi?- la domanda la colse un po’ alla sprovvista, ma in fondo se l’era cercata.

-Io? A nessuno, davvero! Nessuno!- sorrise nervosamente mentre si incamminava verso l’entrata dell’albergo –Non vieni dentro?- le chiese cercando di cambiare discorso il più in fretta possibile.

-No, sto aspettando Lai, l’ho costretto ad accompagnarmi al cinema; vuoi venire anche tu?-

-No grazie, preferisco rimanere in albergo-

-Come vuoi, ciao!-

-Ciao!- si recò alla reception per ritirare la chiave che aveva lasciato in custodia prima di uscire e corse su per la scale verso la sua camera, aveva bisogno di farsi una doccia e di cambiarsi. Mentre saliva i gradini le tornò in mente quello che aveva detto Mao…possibile che lei piacesse a Yuri? Era vero, la settimana precedente le aveva offerto da bere al bar dell’hotel, doveva ammettere che era stato gentile ma ciò non significava niente…e poi la chiamava sempre “ragazzina”, quindi non doveva avere più di tanta considerazione per lei. Sicuramente l’amica si sbagliava.

-Hilary, che ci fai qui?-

-Come che ci faccio, stavo andando in camera mia-

-Ma la tua camera non è un piano sopra?- Takao aveva ragione, la stanza della ragazza si trovava al terzo piano mentre lei stava attraversando i corridoi del secondo; evidentemente distratta dai suoi pensieri non si era accorta di dove stava andando.

-E’ vero, mi sono sbagliata!- esclamò battendosi una mano sulla fronte sotto lo sguardo stupito del capitano, non era da lei essere così distratta.

-Finalmente sei tornata- una voce alle loro spalle fece voltare i ragazzi –Takao non la smetteva più di chiedersi dove fossi…era preoccupato- Kai gli si avvicinò infilando le mani intasca e passandogli accanto, evidentemente stava scendendo per la cena.

-Davvero?- fece la ragazza con un sorriso rivolta al moretto.

-Beh…Kai ha esagerato. Si stava facendo tardi e credevo che con il senso dell’orientamento che ti ritrovi ti fossi persa e che poi spettava a me venire a cercarti-

-Era preoccupato, era preoccupato- ribadì ironico il russo.

-Non è vero Kai! Figurati se mi preoccupo per lei!- si difese raggiungendolo –Piuttosto…tu dove sei stata Hilary?-

 

-Mi dispiace Vagnus, ma non abbiamo ancora trovato l’evocatore- Baltazar gli stava riferendo gli ultimi aggiornamenti delle ricerche che avevano dato esito negativo, nessuna traccia ancora.

-Forse è ancora presto- continuò.

-No- Vagnus unì le mani in segno di preghiera, chiuse gli occhi e dal nulla comparve un fiore, una rosa appena nata, sospesa nell’aria, immobile davanti a lui. Prese il gambo tra le dita con delicatezza –Guarda Baltazar, una rosa appena nata ha già le sue spine…- disse poggiando il pollice su una di esse e facendo una lieve pressione, quel tanto che bastò per procurarsi un minuscolo taglietto –Esse danno fastidio ma non sono le più appuntite poiché il fiore è ancora giovane. Sono pertanto ancora abbattibili- spinse più forte fino a schiacciare la spina.

-Solo abbattendole una ad una quando è ancora possibile, si può arrivare a distruggerne l’essenza…- concluse mentre la sua mano stringeva nel pugno il delicato bocciolo della rosa, mandando in polvere i suoi petali che sospinti dal vento si disperdevano nell’aria.

 

Si sentì soffocare, le sembrava che qualcosa le stesse stringendo la gola impedendole di respirare. Cominciò ad ansimare mentre si portava le mani al collo come a voler allontanare quel qualcosa che le era addosso. Si appoggiò con la schiena al muro e scivolò giù sentendo le forze venirle meno, non capiva ciò che le stava succedendo…non riusciva a pensare a niente in quel momento, nemmeno la voce pareva volesse darle ascolto, le labbra non volevano aprirsi, sentiva solo farsi sempre più debole. Socchiuse gli occhi, la sua vista dapprima sfocò poi si rabbuiò, fino a che Hilary perse completamente i sensi.

-Hilary?!- gettò uno sguardo dietro di lui per comprendere il motivo del silenzio dell’amica –Hilary!- esclamò avvicinandosi di corsa alla brunetta.

-Hilary! Che ti prende? Rispondi!- provò a chiamare nuovamente la ragazza ma lei continuava a non reagire.

-E’ svenuta-

-Che significa è svenuta, Kai! Le persone non svengono così all’improvviso!-

-Portiamola in camera mia, è la più vicina- asserì non facendo troppo caso al moretto. Estrasse la chiave dalla tasca e aprì la porta della stanza indicando il suo letto con un cenno del capo, sul quale il compagno adagiò la ragazza.

-Vado a cercare qualcuno che possa aiutarci…rimani tu qui Kai? Nel caso dovesse riprendere i sensi-

Il blader annuì guardando il quindicenne sparire oltre la soglia della porta per poi richiuderla dietro di sé. Spostò l’attenzione su Hilary, il suo respiro era tornato regolare, sembrava tranquilla, come se dormisse. Si avvicinò a lei e si sedette sul letto, continuando a guardarla, era strano, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, si sentiva attratto da una forza misteriosa che gli impediva di fare altrimenti, non gli era mai capitato prima. Lui era quello che dominava le emozioni e non quello che si faceva trasportare da esse, erano rare le volte in cui succedeva, ma se accadeva avveniva solo durante gli incontri di beyblade e quello non era decisamente un incontro di beyblade…

Cosa le era successo? Takao non aveva tutti i torti, le persone non svenivano così all’improvviso senza un motivo…guardò fuori dalla finestra, ormai si era fatto buio, il cielo era limpido ma scuro, solo la Luna illuminava fioca quell’oscurità. Fu allora che vide riflettere sul vetro un bagliore bluastro, fu questione di un secondo. Tornò ad osservare la ragazza, gli era parso che provenisse da lei, anche se sembrava assurdo. Rimase immobile per qualche secondo prima di avvicinare una mano al suo viso, le scansò dolcemente i capelli dal collo, facendo attenzione a non svegliarla e le sfiorò con le dita la catenina che portava, soffermandosi sulla piccola pietra incastonata al centro del ciondolo; Hilary si mosse lievemente e Kai fu costretto a ritirare bruscamente la mano, sembrava stesse per riprendere i sensi.

 

TO BE CONTINUED...

 

 

Come al solito faccio la bastard inside e termino qui questo cap!!!! Eh eh eh!! Che succederà nel prossimo tra Kai e Hilary???? Sarà la rivelazione??? Mah..io dico che è ancora un po’ presto…bisogna pazientare ancora un po’, se no non ci sarebbe gusto, no??? (se lo dici tu nd.tutti) Però il prossimo cap sarà comunque molto molto interessante…intanto commentate questo!! Come mi è venuto??? (uno schifo! nd.tutti) (buhhhhhhhuhuhuh, non è vero!!!! nd.A). Ciao, ciao, e auguri a tutti per le feste passate e per le prossime!!

 

 

 

 

    

    

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Capitolo 8
*** Confusione ***


Aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più volte, la stanza era buia ma i delicati raggi della Luna filtravano dai v

Eccomi ancora!!!!!!! (noooooooooooooooooo nd.tutti) Sono tornata e non vi mollo più…eh eh eh…voglio ringraziare: Hila92, Kayx, Kagome13, Jaly Chan, super gaia (la tua idea non è assurda anzi ci avevo già pensato, non preoccuparti, sapessi che ho in mente…) , Hilary14, Sesshomaru, Hilla89!!!!!!!! Tante grazie per i commy!!!!

 

 

Aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più volte, la stanza era buia ma i delicati raggi della Luna filtravano dai vetri andando ad accarezzarle il viso; dove si trovava? Ma soprattutto cosa le era successo, non ricordava niente. Si levò a sedere portandosi una mano alla testa, le faceva male, sentiva le tempie pulsarle anche se fu questione di un attimo. In un secondo le era passato, non provava più dolore, solamente confusione, rammentava di trovarsi nei corridoi del secondo piano dell’albergo insieme a Takao e Kai e poi…più nulla. Spostò l’attenzione alla finestra, c’era qualcuno che guardava fuori, fece un po’ di fatica a capire chi fosse, si trovava di spalle, avvolto dalla semioscurità…solo quando si voltò verso di lei il suo cuore ebbe un sussulto, esisteva una persona soltanto in grado di farle un simile effetto. Non tardò a riconoscere i suoi occhi, la profondità di quegli specchi violacei capaci di penetrare chiunque, sembravano leggere l’anima delle persone, una sua occhiata poteva paralizzare…oppure sciogliere…o entrambe le cose. Restarono in silenzio per alcuni istanti, istanti che a Hilary sembrarono durare un’eternità.

-Kai…- sussurrò con un filo di voce –cosa ci fai qui?- chiese cercando di riprendersi, non voleva dare a vedere di essere troppo imbarazzata, anche se le sue gote la tradivano, le sentiva diventare bollenti e arrossire vistosamente, ma per sua fortuna c’era troppo buio perché lui potesse accorgersene. Il russo le si avvicinò impassibile come suo solito, facendo aumentare segretamente i battiti della ragazza –Veramente sei tu che sei nella mia stanza- disse fermandosi a pochi passi di distanza dalla brunetta continuando a tenere il suo sguardo fisso su di lei. Hilary rimase sorpresa da quelle parole, si guardò intorno come a verificare che avesse detto il vero, effettivamente quella non era la sua camera.

-Cosa ci faccio qui?-

-Non te lo ricordi?- si sedette sul letto accanto alla quindicenne che scosse la testa in segno di negazione, non ricordava niente.

-Sei svenuta per il corridoio e Takao ti ha portata qui. Ora è andato a cercare qualcuno che poteva aiutarti, era preoccupato-

-E tu?- si pentì immediatamente per quella domanda, che le era saltato in mente? Era completamente impazzita? Quelle due parole le erano uscite di bocca con fin troppa spontaneità, non era da lei parlare prima di riflettere. D’altro canto anche il blader era rimasto stupito, non se lo aspettava –Altrimenti non sarei rimasto ad aspettare che riprendessi i sensi- mentre lo diceva si accorse che quella era la verità, avrebbe potuto agire in quel modo solo per dovere, perché non era giusto lasciare qualcuno che non stava bene da solo, ma lui sapeva che c’era qualcos’altro, che non era rimasto solo perché si era sentito costretto a farlo per la sua etica, ma perché voleva…perché era preoccupato…per lei.

-Io…- biascicò, non sapeva che dire, era così in imbarazzo –non mi ricordo niente- sospirò profondamente, aveva la mente annebbiata, non sapeva che le era successo e ciò la preoccupava, prima di svenire aveva sentito qualcosa stringerla con forza, quasi avesse voluto soffocarla, strapparla alla vita, aveva provato solo tanta paura e nient’altro e poi il buio. Una lacrima le solcò il viso, e con quella tante altre, lo spavento era tornato di nuovo ad impossessarsi di lei, facendola quasi tremare. C’era qualcosa che non andava…qualcosa di terribile, se lo sentiva.

-Hilary…stai piangendo, perché?- era la prima volta che la vedeva così, ridotta in quello stato, si stava sciogliendo nelle lacrime, pareva non volesse più smettere. Sollevò lo sguardo e tirò su col naso –Kai- si gettò tra le sue braccia stringendo forte la sua maglietta tra le mani e bagnandola di pianto –Sta succedendo qualcosa…lo sento…- disse tra i singhiozzi. Kai rimase in silenzio, aveva ragione, stava succedendo qualcosa, ma cosa? Guardò la ragazza così stretta a lui con la fronte poggiata sul suo petto, che continua a piangere, ininterrottamente, inconsolabile. Stava per abbracciarla ma quando le sue mani arrivarono all’altezza delle spalle della brunetta cambiò idea. Le ritrasse lasciando che Hilary continuasse a sfogarsi, in silenzio per qualche altro minuto.

-Va meglio?- le chiese dolcemente quando si separò da lui, asciugandosi gli occhi.

-Si- si alzò dal letto pensando che ormai stava meglio e che non c’era più motivo per restare…o meglio, un motivo per rimanere lei lo aveva, poter stare con lui ancora per un po’, ma non avrebbe saputo che altro dire e lei detestava i silenzi imbarazzanti, le facevano capire di quanto fosse ancora infantile su certe cose. Senza contare il fatto che le era venuta fame, doveva recuperare le forze, perciò si diresse verso la porta  poggiando una mano sulla maniglia per aprirla.

-Kai…- sussurrò poco prima di andarsene. Mi piaci da morire, pensò. Chissà che faccia avrebbe fatto se glielo avesse confessato in quel momento. Sorrise, continuando a dargli le spalle, tanto non lo avrebbe mai saputo perché il coraggio per rivelarglielo non lo aveva.

-Grazie- si limitò a dire.

-Per cosa?-

-Per avermi lasciato sfogare- gli rivolse un’ultima occhiata accompagnata da un sorriso sincero, un sorriso che fu inaspettatamente ricambiato. Lasciò richiudere la porta alle sue spalle e si appoggiò ad essa abbandonandosi ad un profondo sospiro. Un’ombra le comparve davanti, alzò lo sguardo lentamente fino ad incontrare il suo viso, Yuri la stava fissando incutendole una certa soggezione –Devi entrare?- che domande, era davanti alla camera che condivideva con i suoi compagni di squadra, logico che dovesse entrare.

-Sai com’è…è la mia camera- fece ironico. Come volevasi dimostrare, doveva avere un talento naturale nel ritrovarsi in situazioni del genere, imbarazzanti, le sceglieva con un’accuratezza mortale probabilmente.

-Se non sono indiscreto, posso sapere cosa ci facevi in camera mia?-

-Ero con Kai-

-Con Kai?- ripeté facendo crollare l’impassibilità con cui le aveva rivolto l’ultima domanda. Cosa faceva quella ragazzina nella camera riservata alla squadra russa insieme a Kai?

-No, non fraintendere! Prima sono svenuta in corridoio…e così Kai mi ha portato qui…aspettando che riprendessi i sensi- balbettò.

-Ah- non riusciva a comprendere il perché ma si sentiva come se qualcuno gli avesse appena tolto un peso dallo stomaco. La brunetta ripensò alla conversazione avuto circa un’oretta prima con Mao “Non dico che sia innamorato pazzo di te ma credo che un po’ tu gli piaccia”, scosse la testa, ma cosa andava a pensare? Sicuramente si sbagliava. Si allontanò dal ragazzo, i morsi della fame cominciavano a farsi sentire, non aveva ancora cenato ma aveva tutta l’intenzione di farlo immediatamente.

-Hilary- si bloccò, era la prima volta che la chiamava per nome –Come stai adesso?-

-Bene…grazie- doveva ammettere che non si aspettava una simile domanda. In silenzio imboccò le scale, seguita dallo sguardo di Yuri, finché non scomparve dalla sua visuale.

-Credo di aver capito, sai?- il capitano della Neoborg fissò Kai che lo stava osservando dalla soglia della porta già da un po’ di tempo; un sorrisino ironico gli incurvò le labbra, cosa che infastidì non poco l’altro russo.

-Cosa stai cercando di dire?- chiese con non molto garbo. Incrociò le braccia al petto mantenendo quella sua aria sicura e impassibile –Hilary ti piace, non è così forse?-

-Cosa ti salta in mente?- figurarsi se lui si metteva a correre dietro alle ragazzine, lui, il blader russo dagli occhi di ghiaccio…gli faceva venire le lacrime agli occhi dal ridere il solo pensarci.

-Figurati se mi interesso ad una mocciosa che non ha mai lanciato un bey…- disse mentre gli passava accanto.

-Mi sembrava il contrario…- continuò con la sua solita indifferenza –dal modo in cui la guardi- concluse. Yuri si bloccò in mezzo alla stanza, si voltò e lentamente si avvicinò al sedicenne fin quando non gli fu davanti, sovrastandolo in altezza di qualche centimetro –Lo stesso in cui la guardi tu?-

 

Si portò una mano sullo stomaco, stava morendo di fame, non potevano chiudere la sala ristorante! D’accordo che la cena veniva servita alle otto in punto e che invece erano le dieci passate…ma se qualcuno ritardava per un motivo o un altro doveva rimanere digiuno? E pensare che era un albergo di lusso. Rassegnata si diresse al bar, quello rimaneva aperto per tutta la notte, si sarebbe accontentata. Si sedette su una delle sedie intorno al bancone, e si riavviò i capelli dietro le orecchie in attesa di qualcuno che la servisse.

-Stai meglio?- sentì due mani posarsi sulle sue spalle.

-Takao!- il ragazzo le si sedette accanto.

-Sono andato a cercare qualcuno che potesse aiutarti ma pare che in questo albergo non risiedano medici…ma ti ho comunque lasciato in buone mani!- sorrise divertito nel vedere l’imbarazzo comparso sul volto dell’amica.

-Racconta, che è successo?-

-Dannato il giorno in cui ti ho detto che mi piaceva Kai…- sospirò.

Erano passati sei mesi da allora, da quel giorno in cui lei, Takao, Daichi e il professore lo avevano accompagnato all’aeroporto che avrebbe portato il blader in Russia; Kai era stato l’ultimo a partire degli ex-membri dei Bladebreakers, Rei e Max si trovavano rispettivamente in Cina e in America già da diversi giorni. Hilary aveva cercato di sembrare il meno triste possibile, si era sforzata di sorridere anche se aveva fatto un’enorme fatica a trattenere le lacrime, avrebbe voluto saltare al collo del russo pregandolo di non lasciarla, immaginandosi che lui avrebbe ricambiato l’abbraccio, le avrebbe accarezzato i capelli sussurrandole che non si sarebbe allontano da lei per nessun motivo…fantasie…solamente sue fantasie…Kai si era limitato a rivolgere un cenno di saluto ai suoi compagni congedandoli con una semplice frase –Ci rivedremo…- già, ma quando? Quanto tempo sarebbe dovuto passare? Il non saperlo straziava di continuo il cuore di Hilary…quella stessa sera era andata al porto ad osservare le navi che salpavano e attraccavano incuranti della sua inquietudine…il sole stava tramontando tingendo il cielo di uno splendido colore rosso fuoco.

-Che fai qui?- era stato Takao a parlare. Lei gli aveva rivolto uno sguardo triste prima di voltare nuovamente il volto verso il mare.

-C’è qualcosa che non va? E’ da oggi che sei strana…silenziosa, giù di morale, non hai neanche litigato con Daichi- quell’ultima affermazione la fece sorridere.

-Sei triste perché è partito Kai? Anche io sono un po’ giù per questo, ma vedrai che domani andrà meglio, come è successo quando sono partiti Max e Rei- le aveva detto mentre le si sedeva accanto.

-Stavolta credo che sarà un po’ diverso…almeno per me- aveva nascosto il viso tra le mani sospirando profondamente.

-Perché?- le aveva chiesto il moretto non capendo la sua risposta.

-Perché non sono innamorata di Max e Rei-

-Sinceramente era l’ultima risposta che potessi aspettarmi…che centra?- prima di ribattere l’aveva guardata in silenzio a bocca spalancata, domandandosi se avesse capito bene. La ragazza da parte sua aveva sentito che non sarebbe riuscita a tenersi tutto dentro ancora a lungo, aveva bisogno si sfogarsi con qualcuno.

-Centra perché…- si era affrettata a continuare, altrimenti sapeva che non ne avrebbe più avuto il coraggio –il pensiero di non rivederlo per chissà quanto tempo mi fa star male.

-Scusa ma non ti seguo…di chi stai parlando?-

-Di Kai- aveva sussurrato tutto in un fiato.

-Di Kai?! Fammi capire…stai cercando di dirmi…che sei innamorata…di Kai?!-

Takao impiegava sempre parecchio tempo a comprendere situazioni complicate. Poggiò la testa sulle mano e guardò il capitano con un’espressione divertita, era strano ma ricordarsi di quel giorno la faceva ogni volta sorridere.

-Sono scoppiata a piangere tra le sue braccia- il blader la fissò sgranando gli occhi.

-Quando ho ripreso i sensi- continuò –ho provato una sensazione strana, non riesco a spiegarti. So solo di essermi spaventata per qualcosa ma non so cosa, è buffo se ci pensi-

-E lui? Voglio dire, che ha fatto quando gli sei saltata ad…- non terminò la frase perché fu bruciato dall’occhiataccia della brunetta.

-Insomma, quando sei scoppiata a piangere tra le sue braccia…ti ha detto qualcosa? Ti ha abbracciato o consolato?-

-Niente…mi ha lasciato sfogare-

-Tipico suo- affermò dopo qualche istante di silenzio. Già, tipico suo, pensò Hilary tra sé. Non ci si poteva fare niente…

-Dai, sbrigati a mangiare così andiamo a dormire. Domani c’è la presentazione delle squadre che parteciperanno al campionato e dobbiamo recarci allo stadio-

 

-Nessuna traccia?-

-Nessuna traccia- Axe pensava che forse era il momento di salire direttamente al mondo umano per trovare l’evocatore. Da laggiù si poteva fare ben poco, e loro dovevano sbrigarsi ad agire, ormai Vagnus si era risvegliato ed esigeva la morte del prescelto, non disponevano più di molto tempo, se l’evocatore avesse imparato ad usare pienamente i propri poteri sarebbe stato un problema e probabilmente un’altra sconfitta. Avrebbero dovuto eliminarlo quando ancora era possibile, senza di lui i demoni, capeggiati da Vagnus, avrebbero potuto finalmente impossessarsi della Terra e comandare i suoi abitanti a proprio piacimento mettendoli al loro servizio.

-Ma ho un’idea- Baltazar vide le labbra della ragazza incurvarsi in un sorriso diabolico –Tra pochi giorni sulla Terra comincerà il campionato di beyblade, e molti tra i partecipanti dispongono di un bit-power…-

-Le Essenze-

-Esatto, perciò ho intenzione di iscrivermi insieme a te a quel campionato…con molta probabilità l’evocatore sarà uno di quei bladers, o qualcuno che ha a che fare con loro, non credi? Avremmo la situazione sotto il nostro pieno controllo-

-Stai dicendo che dovremmo partecipare ad un evento…umano?- l’idea gli lasciava un po’ l’amaro in bocca, ma tutto sommato era buona.

-Non ti piace il mio piano?-

-E’ ottimo…solo una cosa tesoro…io non ho mai preso in mano una trottolina-

-Ma Baltazar…noi siamo demoni- ghignò. Avrebbero utilizzato i loro poteri, era ovvio –Stavi credendo di partecipare lealmente?-

Il ragazzo le si avvicinò mentre gli occhi gli si illuminavano di cinismo –Le tue idee mi mettono sempre i brividi addosso…di piacere, naturalmente- si chinò su di lei e la baciò sulla bocca, avidamente.

-E non sai ancora il resto…-

 

“Lo stesso in cui la guardi tu?” quella frase gli era rimbombata nella testa per tutta la notte impedendogli di dormire. Non che fosse la prima volta per lui, era abituato a restare sveglio, però…era arrabbiato, arrabbiato perché Yuri con quelle parole era riuscito a turbarlo. Guardò Hilary, seduta sul divano della hall insieme agli altri, che stavano aspettando Takao per recarsi insieme allo stadio. Non avevano senso quelle parole, possibile che guardava quella ragazza nello stesso modo del capitano della sua squadra? Probabilmente l’aveva detto solo per irritarlo, cosa che tra l’atro era riuscito a fare benissimo.

Hilary si strofinò gli occhi, anche i suoi sonni non erano stati piacevoli, aveva fatto uno dei suoi soliti incubi…quella voce continuava a tormentarla, che cosa voleva da lei? E doveva ammettere che ciò che stavolta aveva sentito l’aveva spaventata molto più di quanto già non avesse mai fatto.

 

“Stai per andare incontro al tuo destino…”

 

Incontro al suo destino…sospirò profondamente passandosi le mani tra i capelli pensando che forse avrebbe dovuto trovarsi uno psicologo, magari quei suoi strani sogni erano legati a qualche spiacevole incidente nel suo passato, anche se non riusciva minimamente ad immaginare quale potesse essere. La sua infanzia era stata tranquilla, come quella di una bambina qualsiasi e ora stava vivendo il pieno della sua adolescenza…certo i problemi non le mancavano però…scosse la testa, quel giorno ci sarebbe stata la presentazione delle squadre, non c’era tempo per pensare a delle sciocchezze.

-Dove sei stato questa notte Kai?-

Il russo si limitò a lanciare un’occhiata a Yuri senza scomporsi di un millimetro, dal momento che non riusciva a dormire era uscito a fare quattro passi, come spesso gli capitava, di notte o di giorno per lui non faceva troppo differenza.

-Non sono affari tuoi-

-Oggi sei particolarmente nervoso…- un sorrisino divertito parve comparirgli sulle labbra. Guardò nella stessa direzione in cui stava guardando Kai poco prima…avrebbe giurato di sapere quale era il motivo che lo rendeva tanto irritabile…

 

-E ora passiamo alla presentazione dell’ultima squadra iscritta a questo nuovo e ormai vicinissimo campionato mondiale di beyblade!- la voce di Djman risuonò per l’intero stadio, gremito di persone, nonostante quella fosse solo una presentazione il pubblico non era mancato all’appuntamento. Il cronista parlava ormai da parecchio tempo aveva presentato le altre squadre in gara e ora stava per passare all’ultima.

-Sono solamente in due, fratello e sorella, facciamo un applauso per una tra le nuove squadre iscritte, gli Hunters*- le luci furono puntate su due ragazzi, un maschio e una femmina, lei indossava un paio di jeans neri aderenti, anfibi delle stesso colore, un top rosso con disegnata sopra una fiamma dai contorni bianchi, mentre alle braccia portava degli scaldamuscoli neri, e completava il tutto una bandana rossa, in contrasto con il colore scurissimo dei suoi capelli. Un look che risaltava subito agli occhi non c’era da ridire, confermato anche dalle numerose grida di apprezzamento da parte della maggior parte dei ragazzi presenti.

Lui invece indossava dei pantaloni stile mimetica militare, anfibi neri e una camicia leggera grigia, tenuta fuori dai pantaloni, con le maniche arrotolate fino ad appena sotto i gomiti, di cui lasciava sbottonati i primi due bottoni.

-La squadra inglese i cui esponenti sono Phoebe e William!-

-William…non potevi trovarmi un nome migliore? Questo mi fa sembrare un moccioso viziato figlio di una famigliola benestante tutta per bene- le disse sottovoce. (a me il nome William piace! nd.A)

-Stai zitto! Volevi presentarti al campionato sotto il tuo vero nome?-

-Perché, cos’ha il nome Baltazar che non va?-

-Che non ti fa sembrare…umano. E noi dobbiamo sembrare umani altrimenti il nostro piano va in fumo- non potevano permettersi di essere scoperti.

-D’accordo, ma perché hai detto che siamo fratelli? Non potevi dire che sono il tuo…come si dice da queste parti…- sembrò rifletterci un poco –ragazzo?-

-Vuoi smetterla Baltazar? Mi stai facendo arrabbiare!-

-Appunto…sei molto sexy quando ti arrabbi- le sussurrò malizioso. Axe gli sorrise provocante mentre Djman ricominciava a parlare –Benissimo! E ora passiamo ad illustrare le regole di questo campionato: come quello dello scorso anno anche questo torneo verrà disputato in vari paesi del mondo con la sola differenza che le eliminatorie preliminari verranno sostenute qui in America, in questo stadio. Ma per rendere le sfide ancora più avvincenti il presidente della BBA Daitenji ha deciso che le squadre che avevano superato le eliminatorie dello scorso anno e che si sono nuovamente iscritte al campionato, sto parlando dei Baihuzu, degli All Stars, della Neoborg e della BBA Revolution, non dovranno sostenere le eliminatorie e saranno ammesse direttamente alle finali. Nelle finali dovranno rimanere sedici squadre che saranno divide in due gironi, quindi otto squadre per ciascun girone, ogni squadra metterà in campo due bladers, in caso di vittoria di entrambi la squadra passerà automaticamente al turno successivo, in caso di pareggio sarà disputato un terzo match di spareggio-

 

-Questo significa che non giocheremo dall’inizio?- Takao sembrava deluso.

-Credo- esordì Rei su cui tutti i ragazzi rivolsero la loro attenzione –Credo che il presidente abbia fatto questa scelta per un motivo ben preciso-

-Sono d’accordo con te Rei- anche Lai sembrava del suo stesso parere.

-Che intendete?- Daichi non riusciva a capire.

-Probabilmente non facendoci combattere fin dall’inizio vuole darci la possibilità di osservare con più calma le altre squadre partecipanti, seguendo i loro incontri potremmo riuscire a carpire qualche traccia riguardo all’evocatore-

-Si però io volevo combattere subito! Uffa…-

 

*= cacciatori

 

TO BE CONTINUED…

 

 

Allora, che ve pare di questo chappy???? Io ora devo scappare perciò vi dico solo: COMMENATE!!!!!!!!!!!!!!!

Auguri di buon anno nuovo a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

     

 

 

   

              

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Capitolo 9
*** Incontri pericolosi ***


Sono al capitolo nove

Sono al capitolo nove???? Le cose da adesso in poi si complicano perché dovrò far coincidere un sacco di cose e inventarne altrettante!!! Questo cap. è parecchio lunghetto (ma che felicità nd.tutti)…prima di cominciare vorrei ringraziare: Kayx; super gaia (non ti preoccupare, prima o poi lo attivo il piano bacetto); Jaly; Hilary14; Kagome 13; Blue Crystal; hermy91; sesshomaru (davvero faresti delle fanart di questa fic???? Che bello!!!! Mi farebbe piacere! Appena puoi mandamele!!!). E un’ultima cosa…non fate caso ai nomi che invento!!! Bene, ora posso cominciare…

 

-Pista! Pista! Lasciatemi passare!- di corsa salì le scale che precedevano l’entrata dello stadio e senza fermarsi, facendosi spazio tra la folla, imboccò uno dei tanti corridoi dell’edificio, diretto verso gli spalti. Come al solito era in ritardo, i suoi compagni non si erano scomodati a svegliarlo, dal momento che nulla lo avrebbe smosso dal suo materasso, secondo loro. Lo avevano liquidato con un biglietto sul suo comodino e due righe scritte sopra: IL SOLITO RITARDATARIO, TI ASPETTIAMO DIRETTAMENTE ALLO STADIO! MUOVITI!

Possibile che riusciva ad arrivare tardi anche il giorno d’apertura del campionato di beyblade? Era vero, loro non dovevano combattere fin da subito, però avrebbero dovuto osservare con attenzione le sfide delle altre squadre partecipanti, e forse sarebbero riusciti a raccogliere qualche indicazione in più sull’evocatore. Svoltò l’angolo e aumentò la velocità, aveva quasi raggiunto le tribune quando andò a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.

-Si può sapere chi ti ha insegnato a svoltare gli angoli in questo modo?!- sbraitò massaggiandosi il fondoschiena, nell’urto era caduto in terra.

-Guarda che sei tu che stavi correndo!-

-Ho fretta! Non ho tempo da perdere qui con…- alzò il viso incrociando il suo sguardo. Freddo, gelo. I suoi occhi sembravano due pezzi di ghiaccio, lo fissavano impassibili, pareva avessero il potere di congelare all’istante. Forse era davvero così visto che Takao non riusciva più a muovere un solo muscolo del suo corpo.

La ragazza cercò di trattenersi, maledicendo mentalmente la stupidità degli umani, se solo avesse voluto avrebbe potuto togliere di mezzo quel ragazzino con un gesto. Axe si alzò in piedi rivolgendogli un sorriso forzato e tendendo la mano al giapponese –Mi dispiace non ti avevo visto- non poteva permettersi di mandare in fumo i suoi piani per una simile sciocchezza. Il blader sembrò risvegliarsi da quella strana paralisi e accettò l’aiuto della bruna per alzarsi. Si scrollò la polvere dai pantaloni e si sistemò il berretto.

-N-non fa…niente- fu tutto quello che riuscì a dirle. Se non si sbagliava quella ragazza era una blader, l’aveva già vista la settimana precedente durante la presentazione delle squadre partecipanti al torneo. Si riscosse e le passò accanto, il campionato stava per cominciare e lui doveva ancora trovare i suoi compagni.

Lo guardò allontanarsi e sparire verso le gradinate, incrociò le braccia al petto e socchiuse gli occhi, aveva avvertito una strana sensazione quando le si era avvicinato, una strana energia, si, un’energia molto potente…l’energia delle Essenze. Dunque era uno tra gli eletti probabilmente, e se non errava apparteneva alla squadra dei Bladebreakers Revolution, incurvò gli angoli della bocca in un sorriso maligno, a quanto pareva era stata proprio un’ottima idea quella di partecipare di persona a quella competizione con le trottole. Si rilassò dirigendosi negli spogliatoi, tra poco avrebbe toccato a lei e Baltazar scendere in campo; non che la cosa la turbasse, chiunque fosse stato il suo avversario l’avrebbe sicuramente battuto, nessun essere umano era in grado di contrastare i suoi poteri demoniaci…

 

-Takao! Siamo qua!- si guardò intorno sentendosi chiamare e scorse il professor Kappa che agitando in aria le mani cercava di attirare la sua attenzione. C’erano tutti, mancava solo lui. Si fece strada tra il pubblico e raggiunse i suoi amici.

-Ce l’hai fatta ad arrivare! Pensavo stessi ancora ronfando beatamente nel letto!-

-Chiudi il becco Daichi! Non ho propria voglia di discutere adesso- il ragazzino sbuffò incrociando le braccia al petto –Comunque ora dovrai restare in piedi…non ci sono più posti!- disse divertito.

-Questo lo dici tu…Hilary- chiamò la brunetta che teneva la testa appoggiata ad una mano, sembrava persa nei suoi pensieri –Hilary!- ripeté il blader ancora senza ottenere risposta.

-Insomma Hilary!- l’urlo la ridestò dal mondo interiore in cui si era rinchiusa, alzò lo sguardo sul moretto che la osservava in modo interrogativo prima di rispondere –Dicevi a me?-

-A quanto ne so tra noi ci sei solo tu che ti chiami così…comunque volevo chiederti di farmi un po’ di posto per favore-

La ragazza si spostò permettendo al capitano di sedersi accanto a lei. Si passò le mani tra i capelli facendole scendere pian piano fino sugli occhi e soffermandosi qualche secondo in quella posizione.

-Sei sicura di star bene Hilary?-

-Si, non preoccuparti- sorrise ad Emily che le stava seduta all’altro lato, anche se non riuscì ad essere del tutto convincente. Rilassò le spalle, non doveva più pensare a quello che le era capitato la mattina, si era trattata sicuramente di un’illusione ottica, o di stanchezza, essendosi alzata da poco era ancora assonnata, sicuramente era per quello. Eppure l’immagine non faceva che ritornarle davanti agli occhi, ripercorreva con la mente ogni singolo gesto…stava facendo colazione, era stata la prima a svegliarsi tra tutti i suoi compagni, e dal momento che sentiva farsi strada i morsi della fame aveva deciso di scendere a mangiare. Come faceva da quando si trovava in quell’albergo aveva preso una tazza tra le tante messe a disposizione su un tavolo posto al centro della sala ristorante e si era versata del latte mischiandolo al caffè, accompagnandolo con una brioche. Fin qui non c’era nulla di strano…poi successe l’inaspettato. Terminato di bere aveva appoggiato il bicchiere, ormai vuoto, forse un po’ troppo in pizzo sulla tavola, e stiracchiandosi l’aveva urtato con un braccio facendolo sbilanciare e cadere in terra.

-No, fermati!- aveva imprecato a bassa voce allungando una mano nel tentativo di recuperarlo al volo poco prima che toccasse il pavimento e quello…si era fermato! La tazza si era bloccata di colpo a due centimetri dall’elegante parquet della sala. Hilary era rimasta scioccata, possibile che fosse vero? Aveva ritratto velocemente la mano, ancora sconvolta, e un sonoro rumore di cocci che si rompevano si era diffuso nell’aria. Tutto ciò era avvenuto nell’arco di due secondi. Aveva guardato i pezzi, che prima componevano il bicchiere, uno per uno, non poteva credere a quello che aveva visto. Era stata sicuramente una sua impressione, a volte la vista giocava brutti tiri, doveva essere stata per forza una sua impressione…scosse la testa, trattenendo a stento un risolino, doveva essere impazzita, un oggetto non poteva bloccarsi di colpo durante una caduta senza l’intervento di un fattore esterno, andava contro ogni legge della fisica. E di certo quel fattore esterno non era lei, non lo aveva nemmeno sfiorato!

-Pensierosa oggi la piccola, eh?- Yuri lanciò un’occhiata truce al suo compagno di squadra che non servì a intimorirlo, prima di tornare a guardare Hilary. Quella ragazzina era davvero strana, le prime volte che l’aveva vista, allo scorso campionato di beyblade, non le aveva rivolto la minima attenzione credendola una mocciosa viziata che voleva avere sempre ragione, però adesso era diverso…non riusciva a capire il perché ma qualcosa lo attirava in lei, non poteva negare di provare un certo interesse nei suoi confronti anche se ovviamente non poteva essere amore. Lui che si andava ad innamorare? Era impensabile.

-Si può sapere che hai da ridere Boris?- si voltò irritato verso l’altro russo avendolo sentito sghignazzare.

-Niente, solo che…quella ragazzina ti piace parecchio, eh?- disse continuando a tenere quel sorrisino beffardo sulle labbra.

-Cosa?! Si può sapere che ti salta in mente?-

-Sarà- rispose poco convinto gettando uno sguardo al centro dello stadio. Intanto qualche gradinata più in alto Kai osservava il capitano della Neoborg con fare molto più imbronciato del solito, ultimamente si sentiva particolarmente nervoso e il non capirne il motivo lo irritava ancora di più, non gli piaceva per niente non avere risposte alle sue domande, lui voleva sempre avere il controllo della situazione, compresi i suoi sentimenti…come se i sentimenti fossero dettati dalla ragione e non dal cuore…dal cuore…sembrava che tutti dessero importanza solo a quello, solo ad ascoltare le proprie emozioni. Lui lo aveva capito da poco, aveva capito da poco quanto fosse fondamentale sapersi ascoltare, lasciarsi andare; eppure non riusciva ancora a metterlo del tutto in pratica, erano rare le volte in cui il suo carattere freddo, impassibile e orgoglioso nei confronti del resto del mondo non continuava ad avere il sopravvento. Era vero, aveva provato cosa fosse l’amicizia, ma poi cos’altro? L’amore? No…scosse la testa e si riaggiustò la sciarpa, non era né il momento né il luogo per farsi prendere da certi sentimentalismi, decisamente non da lui.

-Ci siamo ragazzi!- la voce di Djman al centro dello stadio richiamò l’attenzione di tutto il pubblico –Finalmente possiamo dichiarare aperte le eliminatorie per questo nuovo ed attesissimo campionato mondiale di beyblade!- annunciò con il suo solito entusiasmo mentre un boato di approvazione proveniva dagli spalti andando a riempire l’intero edificio.

-Ma veniamo al dunque- disse stringendo più saldamente il microfono nel suo pugno, sembrava fosse nato con quell’aggeggio in mano, ce l’aveva nel sangue fare il cronista degli incontri di beyblade. Le grida di entusiasmo si placarono permettendo al presentatore di continuare –La prima sfida in programma per oggi prevede la squadra inglese degli Hunters contro la squadra australiana degli Mfour- i due gruppi nominati vennero illuminati dai riflettori.

-Vediamo chi saranno i primi due bladers a scendere in campo!- tutti i presenti alzarono lo sguardo sul maxi-schermo sul quale scorrevano le immagini dei membri delle due squadre, spettava alla sorte stabilire chi avrebbe combattuto per primo. Dopo qualche attimo di attesa il fato lasciò sul tabellone le foto dei “prescelti”.

-Sembra proprio che questa prima sfida sarà combattuta da Mark degli Mfour e Phoebe degli Hunters!- il pubblico ricominciò a urlare, in particolar modo i maschietti, che andavano in visibilio per la ragazza inglese.

-Ma quella è la ragazza di prima…- sussurrò Takao.

I bladers si posizionarono uno davanti all’altra mentre attendevano l’apertura del terreno di gioco. Axe si passò una mano tra i capelli nerissimi chiedendosi che cosa avesse di tanto speciale quello sport con le trottoline per cui tutti andavano matti. Non avrebbe perso troppo tempo con il suo avversario, pochi secondi e lo avrebbe buttato fuori dal campo senza troppe formalità, aveva un compito ben più importante da portare a termine. Estrasse dalla tasca un beyblade dal colore dell’oro con poche sfumature di un giallo più intenso mano a mano che ci si avvicinava al bit, sul quale era raffigurata l’immagine di una pantera dal manto nero come la notte e gli occhi color ghiaccio, identici a quelli del suo demone possessore. Non gli sarebbe servito il suo bit-power, o meglio la sua Dark Essenza.

Caricò la trottola nel dispositivo di lancio e solo allora rivolse lo sguardo a colui che le stava di fronte…un essere umano, pensò sdegnata, che brutta razza…

-Tre, due, uno…pronti, lancio!- Djman diede il via come era solito fare e i due beyblade furono scagliati l’uno contro l’altro dai rispettivi bladers. Entrambi sorvolarono il campo di gioco, guidati solo dalla potenza del lancio, fin quando si trovarono all’incirca al centro del campo, ancora dovevano toccare terra una prima volta…le labbra di Axe si incurvarono in un leggero sorriso tagliente…

-Mi dispiace per te, ma sei già fuori- disse glaciale. Mark sussultò a quelle parole, che intendeva dire? Avevano appena cominciato. La ragazza fissò i due bey che si stavano per scontrare, strinse gli occhi e…fu un attimo, la trottola dell’australiano si ritrovò incastrata al muro di cemento che sorreggeva le gradinate, aveva creato uno spacco di dimensioni notevoli. Lentamente rallentò la sua rotazione e attirata dalla forza di gravità cadde in terra lasciando il pubblico e lo stesso cronista letteralmente a bocca aperta.

-Ma come…- il ragazzo si voltò tornando a guardare Phoebe che incurante dello stupore generale tornò alla sua panchina dove l’attendeva Baltazar con un sorrisino ironico dipinto sul volto.

-Non avrai esagerato?- le sussurrò quando gli fu vicina.

-Non abbiamo tempo da perdere Baltazar- ribatté lei secca mentre con un veloce gesto della mano si toglieva la bandana rossa che indossava e la lanciava sbuffando sulla sedia.

 

-Non è possibile!-

-Cosa professore?-

-Quello…quello che ha fatto- balbettò osservando le immagini del brevissimo incontro che aveva registrato, incredulo. Trafficò ancora con la tastiera del computer catturando l’attenzione dei suoi compagni.

-Beh, effettivamente quella ragazza è davvero forte però…non capisco cosa ci sia da stupirsi tanto, pensi forse che noi non riusciremmo a batterla?- domandò Takao poggiando una mano sulla spalla dell’amico e sporgendosi verso il monitor dell’elaboratore elettronico.

-Non lo so ma…guardate qua- il capitano della BBA Revolution, Daichi, Max e Rei, che si trovavano una gradino dietro al professor Kappa guardarono con attenzione il filmato della sfida, ma non trovarono nulla di differente da quanto aveva visto con i propri occhi.

-Scusa prof. che cosa ci sarebbe di strano?- chiese il biondino.

-Osservate bene- proiettò di nuovo il filmato sullo schermo ma questa volta a rallentatore.

-Cosa?! Ma non è possibile!- esclamarono i quattro in coro suscitando la curiosità anche degli altri ragazzi.

-Eppure è così…-

-Si può sapere che state blaterando?- domandò Rick.

-Avete trovato qualcosa riguardo all’evocatore?-

-No Micheal…almeno credo-

-E allora?- si informò Mao.

-Pare assurdo ma sembra che il beyblade di Phoebe non abbia neppure sfiorato quello del suo avversario…-

-E allora come ce lo ha fatto finire addosso a quel muro di cemento alla velocità di un proiettile?!- Lai non era il solo ad essere sconcertato, dalle tribune era sembrato uno scontro normale, seppur breve e decisamente pieno di potenza, almeno dalla parte delle ragazza, ma se si andava a riguardare a rallentatore si vedeva chiaramente che la trottola dell’inglese aveva letteralmente sparato quella dell’australiano senza toccarla, il beyblade di Mark pareva essersi bloccato per un decimo di secondo e poi essere tornato indietro, aver sorpassato il proprio possessore per poi finire contro il muro ad una velocità e potenza a dir poco impressionanti.

-Pensate che abbiano un bit-power?- si decise a chiedere Hilary, che fino ad allora aveva ascoltato rimanendo in disparte il resto della conversazione tra i suoi compagni.

-E’ probabile- fu Takao a risponderle mentre tornava a rivolgere l’attenzione dove si stava per svolgere il secondo match –Se fosse così potrebbero essere degli eletti anche loro- non poteva sapere quanto si stava sbagliando…

-Forse dovremmo conoscerli un po’ meglio, non vi pare?-

 

-Dopo questo primo sbalorditivo match possiamo passare al secondo!- annunciò Djman senza perdere il suo solito entusiasmo –Vedremo scendere in campo Tai per gli Mfour e William per gli Hunters, quest’ultimo saprà dimostrarsi all’altezza della sorella?-

Sorella…Baltazar si voltò verso Axe sorridendo in modo seducente…ci mancava. Salì sulla pedana e si guardò intorno, certo che c’era davvero parecchia gente ad assistere, si sentiva quasi lusingato, anche se per lui era normale stare al centro dell’attenzione, nel suo mondo succedeva sempre essendo, si poteva dire, il braccio destro di Vagnus. Preparò il suo beyblade nel dispositivo di lancio, era rosso fiammante, come il sole al tramonto, come le fiamme dell’inferno, come i suoi occhi, identici a quelli del suo bit-power, Dark Essenza, un falco dal piumaggio che andava dal bianco sulla punta delle ali al marrone scuro mano a mano che ci si avvicinava al corpo.

-Siamo pronti ad iniziare! Tre, due uno…lancio!- di nuovo il cronista diede il via all’incontro e la trottola di William si scontrò contro quella dell’avversario. Avrebbe potuto far terminare il match nello stesso modo della compagna di squadra ma…decise di non farlo, voleva divertirsi almeno un po’, anche se ciò non significava che avrebbe giocato lealmente, ogni volta che il beyblade di Tai colpiva il suo, il demone creava una sorta di scudo difensivo invisibile intorno al proprio in modo che gli attacchi dell’australiano non lo scalfissero minimamente. Sorrise, cominciava a provare gusto nel schivare i colpi che l’avversario tentava invano di infliggergli.

“Baltazar, si può sapere che stai combinando?”

“Mi sto divertendo…non si vede?”

“Non è il momento di divertirsi! Fai fuori il beyblade di quel moccioso, non abbiamo tempo da perdere!”

“Andiamo piccola, anche i demoni hanno il diritto di svagarsi, non trovi?” interruppe il contatto telepatico voltandosi verso la ragazza ed incontrando il suo sguardo gelido. La vide incrociare le braccia al petto e fissarlo che un’espressione che non ammetteva repliche.

“Senti un po’…chi l’ha deciso che tra noi il capo sei tu?”

“Semplice…io sono più intelligente di te!”

William buttò fuori dal campo di gara il beyblade di Tai senza fatica, anche se non nel modo spettacolare che aveva fatto Axe. La sua era, apparentemente, una normalissima vittoria.

-Il beyblade di Tai è uscito fuori dal campo! William si aggiudica questo match facendo superare agli Hunters la prima fase delle eliminatorie!- il pubblico applaudiva e gridava euforico, pareva che i due demoni fossero riusciti ad accattivarsi le simpatie degli spettatori. Come succedeva ad una normale squadra di beyblade; il piano sembrava andare a gonfie vele.

-E così tu saresti più intelligente di me?- le sussurrò Baltazar quando le fu vicino.

-Ne dubiti?- ribatté lei a tono, ironica.

-Te ne approfitti perché sai che non riesco ad arrabbiarmi con te…sei la mia unica debolezza-

-Mi fa piacere-

-Voglio ben sperare…- le disse mentre le solleva il mento con una mano costringendola ad incrociare i suoi occhi.

 

Ascoltava in silenzio il rumore metallico del suo beyblade, che girava incessante al centro dello spiazzo in quel parco di New York. Qualche bambino si divertiva a rincorrersi tra loro, o giocare con la palla, mentre gli adulti passeggiavano tranquilli scambiandosi qualche parola o portando a spasso i propri cani. I prati erano rivestiti da bellissimi fiori colorati illuminati dal sole caldo di quei primi giorni del mese di maggio sotto un cielo limpido e azzurro e la tranquillità regnava sovrana. Si rilassò lasciando andare le braccia lungo i fianchi, continuando a tenere gli occhi chiusi, mentre Dranzer effettuava degli slalom perfetti tra gli alberi.

Le fasi eliminatorie del campionato erano iniziate, ed entro poco tempo avrebbero cominciato a gareggiare anche loro…come sarebbe terminato quel torneo? Sempre ammesso che sarebbe terminato, con il fatto dell’evocatore…sentì dei passi farsi sempre più vicini, parevano venirgli incontro. Spalancò gli occhi ametista rimanendo di spalle finché quel qualcuno non si fermò a poca distanza da lui, producendo uno strano scricchiolio, probabilmente per aver calpestato un ramoscello che si trovava in terra. Si sentiva osservato e non gli piaceva per niente quella sensazione. Il russo si voltò di scatto pronto ad ordinare a Dranzer di lanciarsi all’attacco di chiunque fosse il misterioso osservatore ma si bloccò di colpo non appena incrociò lo sguardo della persona che gli stava di fronte.

-Ciao- disse un po’ incerta, chiedendosi come le fosse saltato in mente di andarlo a disturbare probabilmente quando Kai si era allontano dall’albergo per rimanere da solo, come era solito fare. Il blader richiamò il suo beyblede, che ubbidendo al proprietario tornò immediatamente nella sua mano, continuando a fissare la ragazza. Hilary arrossì lievemente, quella sua espressione seria era in grado di congelarla e di scioglierla nello stesso istante, non poté non pensare a quanto fosse bello (lui è sempre bellissimo!!!! nd.A che_si_è_lasciata_trasportare). Era uscita a fare una passeggiata non le andava di rimanere in albergo, senza contare che aveva anche litigato con Takao, e senza accorgersene le sue gambe l’avevano portata in quel parco, non molto lontano dal Royal Hotel. Abbassò il volto a terra lasciando ai capelli di nasconderle la parte superiore del viso, non poteva farsi vedere da lui così imbarazzata, ma rimaneva un altro problema, fondamentale…che cosa gli avrebbe detto? A Kai magari la sua presenza lo infastidiva e lei gli era andata a rompere le scatole mentre si allenava a beyblade, non sapeva come agire, forse avrebbe dovuto fare dietro front e tornarsene da dove era venuta.

No, non poteva continuare così, doveva smetterla di comportarsi come una bambina, probabilmente le avrebbe risposto male ma meglio che non rivolgersi per niente la parola e continuare a morirgli dietro in silenzio come aveva fatto praticamente da quando lo aveva conosciuto, salvo le volte in cui non era riuscita a tenere a freno i suoi sentimenti. Non si parlavano molto tra loro, lei perché si imbarazzava come non mai e lui perché…beh, lui perché non parlava mai molto con nessuno. Eppure esisteva una particolare complicità tra i due, fatta di sguardi, azioni e soprattutto…silenzi. In fondo non è forse vero che il vero amore sa tacere?

-Ti allenavi?- gli chiese prendendo coraggio e rivolgendogli un piccolo sorriso.

-Già- il suo tono era neutro anziché freddo e distacco come se lo era immaginato la brunetta. Si guardò intorno, quel parco era davvero grande –Non credevo potesse esserci un parco così bello nel cuore di New York-

-Che ci fai qui?- quella domanda la fece sussultare leggermente.

-Beh…diciamo che ho più o meno litigato con Takao e allora…-

-Era da parecchio che non litigavi con lui, pensavo fossi troppo impegnata con Daichi-

-Infatti è anche per colpa sua se abbiamo litigato- sbuffò –Quella scimmia sta sempre in mezzo!- diede un calcio ad una lattina vuota lasciata da qualcuno poco rispettoso dell’ambiente, con rabbia, tanto che per la forza che vi impresse, quella andò a prendere in pieno un albero e ritornò dritta al mittente colpendola sulla fronte.

-Ahia! Dannata lattina!- si lamentò portandosi una mano sulla parte lesa. Kai guardò Hilary stupito prima di avvicinarsi a lei accorciando la distanza tra loro e riducendola si e no a mezzo metro.

-Superi qualsiasi mia immaginazione, lo sai?- disse un sorrisino divertito sulle labbra.

-Scusa tanto!- fece offesa incrociando le braccia al petto e dando le spalle al blader. Ma perché doveva fare simili figure in sua presenza? Sembrava che il destino ce l’avesse con lei, probabilmente si prendeva gioco di lei e magari ci provava pure gusto! Si stava ancora domandando cosa avesse fatto di male per meritarsi tutto ciò quando la voce del ragazzo la distrasse dai suoi pensieri –Torni in albergo?- le chiese sorpassandola.

-Io? Beh…si- biascicò.

-Allora andiamo- con quella frase il cuore della brunetta prese a battere all’impazzata, temeva che anche Kai avesse potuto sentirlo, se continuava a correre così velocemente avrebbe rischiato un collasso, questo era poco ma sicuro. Timidamente si affiancò al russo, avrebbe tanto voluto che il loro albergo si trovasse a chilometri e chilometri di distanza…

Non parlarono durante il ritorno all’hotel che contro ogni speranza di Hilary impiegarono neanche dieci minuti a raggiungere, non era riuscita nemmeno a spiccicare mezza parola, e già nella sua testa il pensiero di aver sprecato un’occasione irripetibile per rimanere sola con lui stava cominciando a tormentarla.

-Hilary!- appena varcarono il cancello del Royal Hotel il capitano della BBA Revolution si precipitò verso la brunetta.

-Sei tornata finalmente! Ti ho cercata dappertutto in albergo!-

-Allora era ovvio che non potessi trovarmi…ero uscita a fare quattro passi- rispose laconica.

-Senti…io mi volevo scusare per prima- esordì passandosi un braccio intorno al collo, quel pomeriggio si era schierato dalla parte di Daichi e aveva cominciato a prenderla in giro insieme al rossino e questo non aveva fatto molto piacere alla ragazza che senza pensarci due volte se ne era andata. Alzò gli occhi sulla sua amica, che fino a quel momento aveva tenuto bassi, e solo allora si accorse che non era da sola –Kai, ci sei anche tu?- sembrava stupito.

-Ma…siete usciti insieme?- domandò ingenuamente facendo arrossire vivacemente la ragazza che lo afferrò per polso ancora imbarazza –Ma che cavolo dici?!- gli sibilò all’orecchio, sotto lo sguardo del tutto impassibile del russo.

-Beh, pensavo che…- farfugliò mentre si massaggiava la mano –accidenti Hilary! Mi hai fatto male!-

-Mi piange il cuore!- ribatté in tono teatrale. Kai si allontanò lasciando i due a discutere e rientrò in albergo.

-MI DICI COME CAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE DI DIRE UNA COSA DEL GENERE?!- gli urlò contro quando fu sicura che il sedicenne non potesse più sentire.

-Vi ho visto rientrare insieme e credevo che finalmente si fosse sciolto qualcosa tra voi…quindi non ho interrotto niente?-

-No…- sembrava sconsolata –e non credo ci sarà mai qualcosa da interrompere tra noi-

-Secondo me state bene insieme- Hilary gli rivolse un’occhiata che parlava da sola.

-Guarda che dico sul serio. Siete l’uno l’opposto dell’altra-

-Appunto, non abbiamo niente in comune- replicò la brunetta.

-Appunto lo dico io, non lo sai che gli opposti si attraggono?- fece con un’aria da saputello che poco gli si addiceva.

-In fisica forse-

-Non è vero, è una legge universale…e poi essere caratterialmente opposti non implica necessariamente non avere interessi in comune. Pensa al beyblade ad esempio- Takao sembrava proprio un esperto che si offriva generosamente di dare una lezione di vita –Lui è un blader e tu no ma ad entrambi piace questo sport- gli occhi della quindicenne si riempirono si stupore costatando che tutto sommato il suo amico stava dicendo cose sensate.

-Sarà…io comunque resto un altro po’ qui in giardino, non mi va di rientrare subito-

-D’accordo! Ci vediamo a cena-

La ragazza si sedette sul prato che precedeva l’entrata dell’albergo riflettendo sulle parole del capitano, effettivamente aveva ragione, ciò che aveva detto non era del tutto sbagliato…sospirò, solamente Kai doveva ancora capirlo. Il venticello fresco della sera le scompigliava i capelli accarezzandole dolcemente il volto. Sorrise, la sua vita non era poi così brutta, aveva soltanto un difetto secondo lei: avrebbe tanto voluto vivere come nei suoi sogni, dove tutto era come desiderava, dove tutto era perfetto; si, aveva solo il difetto di essere una vita normale. Una normalità che avrebbe ben presto rimpianto…si alzò, cominciava a calare la sera e far freddino nonostante fosse primavera. Stava per rientrare quando la sua attenzione fu catturata da due ragazzi che passavano davanti al cancello dell’hotel, cercò di mettere a fuoco, sembravano proprio Phoebe e William, i due bladers che avevano passato la prima fase delle eliminatorie quella mattina stessa. Le tornò alla mente ciò che aveva detto Takao sul fatto che sarebbe stata una buona idea conoscerli un po’ meglio e quella poteva essere un’occasione.

 

-Aspettate!- i due ragazzi si voltarono verso chi li aveva chiamati che non tardò a raggiungerli.

-Voi siete Phoebe e William, giusto? I due bladers che hanno combattuto alle eliminatorie del campionato di beyblade questa mattina?-

-E tu chi sei?-

-Faccio parte della squadra dei Bladebreakers Revolution…beh, non sono una blader vera e propria però…- disse per rispondere a William. I due demoni si scambiarono uno sguardo complice. La squadra dei Bladebreakers Revolution? Allora doveva conoscere quel ragazzino con cui Axe si era scontrata prima del suo incontro, quello che aveva sentito possedere l’energia delle Essenze. Non potevano non approfittare della situazione, quella sconosciuta gli stava offrendo un’opportunità, che difficilmente sarebbe potuta ricapitare, su un piatto d’argento.

-Io sono Hilary- continuò porgendo per prima la mano alla blader. Lei la guardò per un attimo prima di sforzarsi di sorridere raggiante rispondendo al saluto –Io sono Phoebe invece-

 

Cosa accade quando bene e male si incontrano? E’ inevitabile…si scontrano.

 

Una forza misteriosa scaraventò Hilary e Phoebe a qualche metro di distanza l’una dall’altra come se qualcosa di incredibilmente potente le avesse colpite in pieno stomaco facendole cadere in terra. Baltazar si avvicinò preoccupato ad Axe, che intanto si teneva la testa bruna tra le mani, nell’impatto l’aveva sbattuta al muro del palazzo che si trovava alle sue spalle.

-Che è successo?- domandò stupito da ciò che aveva visto.

-L’evocatore…- il demone strinse gli occhi puntandoli sulla figura della quindicenne –quella ragazzina è l’evocatore, o meglio l’evocatrice- gli spiegò mentre l’aiutava ad alzarsi.

-Cosa?!-

-Ho sentito la sua forza Baltazar, quando mi ha stretto la mano ho percepito l’immensa potenza dei suoi poteri…lei è il bene, e noi il male, per questo c’è stata quell’esplosione di energia pazzesca-

-Ma…- non terminò la frase che già la compagna si stava avvicinando ad Hilary –Aspetta!- la afferrò per un braccio –E la Crystal? I suoi poteri dovrebbero dipendere da quella pietra-

-Non lo so…ma non posso sbagliarmi, l’evocatrice è lei-

-Ahia! Ma che è successo?- si guardò intorno aveva le braccia e la schiena indolenzite, e la testa non era da meno.

-Tutto a posto?- le domandò. La ragazza spostò l’attenzione sulla blader che nel frattempo le si era avvicinata.

-Si…ma che è successo?-

-Non ne ho idea- fece recitando un ruolo che da quel momento in poi avrebbe dovuto giocare alla perfezione. La brunetta si rialzò aiutata da William –Grazie…ultimamente succedono davvero delle cose strane-

Axe e Baltzar si scambiarono un’altra veloce occhiata accompagnata da un sorriso, uno di quei sorrisi malvagi di chi sa di aver vinto ancora prima di aver combattuto.

“Sembra proprio che la piccola non sappia ancora niente su chi sia”

“Un altro punto a nostro favore” i demoni avevano ricominciato a tenersi in contatto telepaticamente.

“Che hai intenzione di fare adesso Axe?”

“E’ semplice…continuiamo la nostra bella commedia e al momento opportuno manderemo qualcuno ad ucciderla”

Un piano perfetto se fosse andata come avrebbero previsto ma non potevano immaginare che cosa sarebbe successo in seguito, ciò che sarebbe accaduto avrebbe sconvolto la vita di tutti quanti…molte cose non potevano prevederle, come ad esempio il fatto che in quel momento c’era qualcuno che da dietro l’angolo li stava spiando, attento a non farsi scoprire. Due occhi verde prato avevano osservato l’intera scena.

 

“Hilary…è l’ora. Tra breve le nostre strade si incroceranno…”

 

TO BE CONTINUED…

 

Chi sarà mai quest’ultimo personaggio???? Eh…eh eh…eh eh eh…non ve lo dico!!! (sadica! nd.tutti), voi che pensate??? Cmq vorrei chiedervi una cosa: mi serve nella fic una ragazza per Max e Rei…voi che proponete??? Si accettano suggerimenti!!! Io non ho molte idee al riguardo per il momento…

Vi lascio dicendovi solo: COMMENTATE!!!!!!!!! E se pensate che questi cap. siano noiosi vi prometto che tra un po’ arriverà la vera fic (cosa??? Significa che questa non è ancora la fic????!!! nd,tutti) (Beh, no, anche questa è la fic però il bello arriverà tra un po’…e anche il drammatico…e non solo…nd.A) (non abbiamo capito una mazza ma è uguale nd.tutti).

Ciao!!!! Alla prossima, che spero sarà presto!!!!!!!!!

 

 

 

       

 

 

 

 

  

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Capitolo 10
*** Tutto ha inizio da qui... ***


Si sporse oltre l’angolo della strada per osservare meglio cosa stavano combinando Hilary e i due demoni, un’espressione seria

Allora boys and girls…siamo arrivati a quanto?? Dieci capitoli????????? Che bello!! Vorrei prima di tutto ringraziare le tantissime persone che hanno commentato!!! Siete tutti fantastici, grazie anche per i vostri consigli!!!! Spero di non dimenticare nessuno: super gaia (scusa, ma più in fretta di così non ho potuto aggiornare!); Lightangel; kagome13; hermy91; hilary14; sesshomaru (grazie ancora per la fanart!); Kayx (ero un po’ preoccupata perché all’inizio non ti facevi sentire, ma poi mi hai detto che sei partita, quindi tutto a posto!); Ria; Jaly; Blue Crystal; Kadma32. E ora vi lascio a questo cap in cui vi do degli indizi sul misterioso personaggio che compare alla fine dell’altro cap!!! Credo che capirete chi sia…io l’ho capito (ma va??? Se non lo capivi tu che scrivi la fic!!! nd.tutti) (ah, già…eh eh…è vero nd.A) (^_________^ nd.tutti)…

 

 

Si sporse oltre l’angolo della strada per osservare meglio cosa stavano combinando Hilary e i due demoni, un’espressione seria le marcava il volto dai lineamenti delicati, strinse gli occhi verde prato, non era ancora il momento di agire. Squadrò Axe e Baltazar, non erano per niente cambiati, abbigliamento a parte. D’altra parte in quel tempo, ormai lontano, non andavano certo di moda simili indumenti, e anche lei si era dovuta aggiornare per non destare troppi sospetti. Indossava infatti pantaloni bianchi a vita bassa, una maglietta viola chiaro con un scollatura molto larga che le lasciava appena scoperte le spalle, scarpe da ginnastica e guanti senza dita bianchi mentre i capelli biondo cenere erano raccolti in un’alta coda di cavallo che le ricadeva dolcemente sulla nuca. Sembrava una ragazza normale, una delle tante che si poteva incontrare passeggiando per le vie della città, magari insieme a delle amiche.

Tornò a nascondersi appoggiandosi con la schiena al muro, strinse i pugni delle mani e sospirò profondamente, c’era un solo motivo per cui le era stato permesso di essere lì in quel momento…sentì avvicinarsi dei passi e delle voci farsi sempre più forti, le avrebbe riconosciute tra mille, appartenevano a loro. Velocemente si guardò intorno cercando un posto migliore da cui non era possibile essere vista, la sua attenzione fu catturata da alcune macchine parcheggiate nei pressi del marciapiede. Corse verso le automobili e si accucciò dietro una di esse aspettando i due ragazzi.

-Vagnus sarà contento…abbiamo trovato l’evocatrice-

-Già- disse limitandosi ad annuire.

-Perché quella faccia?- le chiese vedendo la sua espressione preoccupata, avrebbe dovuto essere soddisfatta anche lei, erano appena due giorni che vagavano in giro sul mondo umano in cerca del prescelto e già lo avevano rintracciato. Axe si fermò incrociando le braccia al petto, era chiaro che qualcosa non le andava a genio.

-Non diciamolo ancora a Vagnus- proferì d’un tratto richiamando su di sé lo sguardo del compagno che la squadrò perplesso.

-Prima dobbiamo assicurarci che sia davvero lei l’evocatrice, se ci stiamo sbagliando lui non avrà molta clemenza con noi- proseguì prima che Baltazar potesse domandargli il perché. Era vero, quando le aveva stretto la mano aveva sentito l’enorme forza dei suoi poteri ancora in erba, un’energia che si contraddistingueva da tutte le altre, ma avevano bisogno di una prova che ne desse loro la certezza. Solo allora avrebbero riferito tutto al loro capo.

-Hai in mente un piano?- il demone gli rispose scuotendo la testa in segno di negazione. Il ragazzo fece correre i suoi occhi rossi oltre l’altro lato della strada con finta indifferenza –Forse ne ho uno io…-

La mora alzò lo sguardo sul suo profilo e notò che sulle sue labbra era comparso un ghigno…che cosa aveva in mente?

Ma lei non era l’unica a chiederselo, ancora accucciata dietro la macchina la biondina tentava invano di capire cosa stessero dicendo quelle sue due vecchie conoscenze…non poteva avvicinarsi oltre, l’avrebbero sicuramente scoperta e a quel punto sarebbe stato davvero un bel guaio, di sicuro l’avrebbero riconosciuta subito, e lei non avrebbe potuto neanche difendersi dal momento che non aveva più i suoi poteri. Un lieve sorriso le vivacizzò il viso, in fondo le mancavano anche se doveva ammettere che all’inizio li aveva odiati…era per quello che ora si trovava lì, già, era proprio per quello…

 

Stavano succedendo un mucchio di cose davvero strane e inspiegabili e da quando erano arrivati a New York, circa venti giorni ormai, il numero di fatti assurdi che le erano capitati si era notevolmente incrementato. Forse esisteva una relazione tra ciò, ma non riusciva a darsi una risposta, sarebbe stato troppo assurdo. Pensava a questo mentre si accingeva a salire le scale dell’albergo, sarebbe andata in camera a farsi una doccia per poi scendere di nuovo per la cena. Avrebbe anche detto ai suoi compagni di aver conosciuto i bladers della squadra degli Hunters, Phoebe e William, tralasciando volontariamente che dopo aver stretto la mano alla ragazza si era ritrovata scaraventata sulla strada, senza sapere come. In fondo si trattava solo di omettere un piccolo particolare…un piccolissimo particolare, non era certo di importanza vitale! Quello che contava era che li aveva avvicinati, come aveva suggerito Takao, in resto non li riguardava. Sollevò lo sguardo, che aveva tenuto abbassato sui suoi piedi per evitare di inciampare sui gradini, e vide Kai venire dalla direzione opposta alla sua.

-Ciao- gli disse rivolgendogli un timido sorriso. Il russo le indirizzò una delle sue solite occhiate impassibili prima di ricambiare il saluto con un lieve cenno del capo e sorpassarla. Hilary si voltò continuando a seguire con gli occhi il sedicenne che si allontanava, poco prima era rientrata insieme a lui e ora già riusciva…non faceva altro che sparire e apparire di continuo, era una tra le sue specialità, questo era uno dei motivi che lo rendeva misterioso e terribilmente affascinante. Trattene un risolino cercando di tornare seria e sospirò profondamente. Intanto una persona le si parò davanti, non aveva sentito nemmeno i suoi passi avvicinarsi per quanto si era persa nel mondo dei sogni.

-Yuri!- fece piuttosto sorpresa. Il capitano della Neoborg la stava squadrando con una certa aria di superiorità, braccia incrociate al petto e un’espressione seria dipinta sul volto. Spostò l’attenzione oltre la spalla della brunetta, nel punto che poco prima sembrava essersi incantata a fissare, facendo appena in tempo a scorgere Kai che svoltava l’angolo della hall dell’hotel, probabilmente diretto verso l’uscita. Tornò ad incontrare gli occhi nocciola della ragazza, questa volta con uno sguardo ancora più duro mentre sentiva un’inspiegabile fitta attraversargli lo stomaco. Per quale motivo quella mocciosa gli faceva un simile effetto?

Dal canto suo Hilary cominciava ad essere a disagio, Yuri sembrava proprio non volerle staccare gli occhi di dosso. Infilò le mani nelle tasche dei jeans corti che indossava, non sapendo minimamente che cosa dire. Il rosso, da parte sua, si trovava nelle stessa situazione, una voce nella sua mente gli suggeriva di andarsene per i fatti suoi, in fondo cosa gli importava di rimanere lì? Però i suoi piedi gli sembravano non volersi schiodare dal pavimento mentre continuava ad osservare la quindicenne. Doveva ammettere che era davvero carina…i capelli castani le ricadevano dolcemente sul collo e sulle spalle, quei suoi due grandi occhioni scuri parevano così dolci, nonostante li avesse visti anche pieni di rabbia e di stizza, soprattutto quando litigava con il piccoletto della squadra dei Bladebreakers, Daichi; i lineamenti delicati e poi…quelle labbra rosate, sottili, morbide…a chiunque sarebbe venuta voglia di strapparle un bacio. Il russo si riscosse, doveva essere completamente impazzito per pensare cose del genere. Pensieri simili non lo avevano mai sfiorato prima.

-Va tutto bene?-

-Si…- le rispose con una certa riluttanza. Odiava non capire cosa gli stava succedendo ma soprattutto odiava come lo faceva sentire quella ragazzina. Eppure sapeva di non poterne fare a meno e non riusciva a smettere di domandarsi il perché.

-Ehi Yuri, che ci fai qui per il corridoio?- la voce di Boris, fece voltare i due ragazzi. Il blader spostò lo sguardo dal suo capitano alla persona che gli stava accanto prima di tornare nuovamente ad incontrare quello del rosso.

-Oh, scusa, non mi ero accorto che eri in dolce compagnia!- un sorrisino divertito gli incurvò le labbra, facendo arrossire Hilary per l’imbarazzo mentre Yuri gli lanciava uno sguardo fulminante.

-Beh, allora ci vediamo più tardi- si allontanò da loro, ancora compiaciuto, seguito da Serjey.

-Divertitevi!- gli urlò quest’ultimo prima di sparire verso la loro camera.

Ne era certo, più tardi avrebbe ucciso i suoi compagni di squadra, tutti e due. Sospirò, l’avrebbe fatto sul serio se non avesse avuto bisogno di loro per il campionato. Si calmò prima di rivolgersi alla brunetta.

-Non farci caso- le disse atono, mentre nella sua testa si chiedeva il motivo per il quale avesse sentito la necessità di giustificarli.

-No…- fu tutto ciò che riuscì a dire, si trovava particolarmente a disagio. Il russo parve notarlo e reagì d’impulso, senza pensarci cominciò una conversazione con lei.

-Senti…- esordì, non sapeva minimamente cosa stava per dirle, pareva essere un burattino manovrato da qualcuno, ma era cosciente del fatto che stesse per sparare un cavolata.

-Stavo pensando che se ti va…potremmo uscire qualche volta…- era incredibile ma stava balbettando. La ragazza rimase piuttosto sorpresa per quella proposta, lui, il freddo e glaciale Yuri Ivanov la stava invitando ad uscire?

-Trovo piuttosto piacevole la tua compagnia…- lo stupore della sua interlocutrice aumentava ad ogni sua parola; la prima cosa che le passò per la mente era che probabilmente un alieno si era impossessato del corpo del blader e ora stava parlando al suo posto. Poi scartò l’ipotesi, era troppo assurda.

-Io…beh…si…qualche volta…potremmo uscire…- certo avrebbe preferito che fosse stato Kai a chiederglielo, però in fondo non c’era nulla di male. Senza contare che se fosse stato davvero Kai a chiederglielo a quell’ora si sarebbe trovata in ospedale, causa svenimento improvviso. Yuri si limitò ad annuire, poi dopo qualche secondo d’imbarazzo la sorpassò, ancora scosso per quanto aveva detto. Si avviò verso la sua camera fermandosi davanti alla porta, assicurandosi di non essere più visibile da lei.

-Devo essere completamente impazzito- si commiserò portandosi una mano alla fronte, non c’era altra spiegazione. Entrò nella sua stanza, già occupata dagli altri due suoi compagni di squadra, Serjey sdraiato sul letto con le mani intrecciate dietro la testa sembrava avesse tutta l’intenzione di schiacciare una pennichella e di non alzarsi tanto presto, Boris con un asciugamano intorno al collo poggiato sulle spalle si dirigeva verso il bagno.

-Sei tornato?- gli domandò fermandosi sulla soglia. Per tutta risposta il capitano non lo stette a sentire e si avvicinò alla finestra gettando un rapido sguardo all’esterno, pareva assorto nei suoi pensieri.

-Ehi Yuri, mi stai a sentire?- il rosso si limitò a spostare lo sguardo su di lui.

-Ti sei divertito con la piccola?- gli chiese sicuro di farlo arrabbiare.

-Le ho chiesto di uscire- ribatté impassibile.

-Cosa?!- esclamarono in coro Boris e Serjey, quest’ultimo sembrava essersi risvegliato. Di certo non si aspettavano un simile responso.

-Ma non so perché- continuò Yuri.

-Che significa che non sai perché?-

-Quello che ho detto, Boris…che non so perché l’ho fatto- ripeté scocciato, non era un concetto tanto difficile da comprendere.

-Vuoi che te lo dica io il perché?- gli fece avvicinandosi a lui.

-Sentiamo- replicò alterato dall’aria saccente dell’amico.

-Perché sei cotto di quella ragazza, solo che non lo vuoi ammettere!-

-Non dire cretinate!-

-Lo vedi che ho ragione?- il capitano sussultò. No, non era possibile, lui non si interessava a certe cose, figuriamoci ad una mocciosa. Strinse gli occhi quasi con rabbia, non poteva essere così, si stava completamente rammollendo? E poi non poteva farsi distrarre in questo modo, entro poco tempo avrebbero cominciato a scendere in campo anche loro nel campionato di beyblade, senza contare che c’era anche il problema dell’evocatore. Si voltò di scatto spaventando quasi i suoi compagni, poi uscì dalla camera sbattendo la porta.

 

Intanto in un piccolo locale dell’albergo provvisto di maxi schermo e comodi divanetti per poter guardare la televisione, Mao sprofondava su uno dei sofà poggiando la testa ad uno dei braccioli, annoiata. Alla televisione trasmettevano uno di quei telefilm sdolcinati che lei solitamente non sopportava ma che in quel momento stava seguendo, seppur con una smorfia di riluttanza dipinta sul volto.

Era la solita storia, dopo mille difficoltà alla fine i due protagonisti, un uomo e una donna, riuscivano a stare insieme e a dichiararsi l’immenso amore che provavano l’uno per l’altra, lui le sussurrava che esisteva solo lei, che era tutta la sua vita, e che l’avrebbe amata in eterno.

Sbuffò, tanto quelle cose non succedevano mai nella realtà per quanto una persona le potesse sognare, in pratica era giunta alla conclusione che mai nessuno gliele avrebbe dette parole del genere…in particolar modo una certa persona, una certa persona con cui ormai aveva perso ogni speranza, anche se era ritornata in squadra.

-Che c’è Mao? Perché quella faccia?- le domandò il fratello.

-Questo film è una cretinata! Sempre le solite cose smielate…- fece con un certo disgusto. In realtà era arrabbiata perché nei film andava tutto per il meglio e nella vita reale succedeva sempre il contrario.

-E allora perché lo guardi?- le chiese Kiki curioso.

-Perché sono arrivata ai limiti della disperazione- sibilò tra i denti.

-Che?!-

-Niente…-

-Kiki ha ragione, non ti è mai piaciuto questo genere di film- la ragazza spostò l’attenzione su Rei, anche lui presente nella stanza. Mao lo guardò corrucciata, in fondo era principalmente colpa sua se non le andavano a genio quei programmi, negli ultimi due anni, da quando gli aveva rivelato ciò che lei provava nei suoi confronti e lui non si era degnato di darle una risposta come si deve, la sua stizza era aumentata ancora di più.

-Si, ma non c’è nient’altro da vedere-

-Tanto tra poco si va a cena- affermò Lai.

-E comunque se non mi piacciono è perché sono film così falsi…- disse vaga. Rei si alzò dal divano, stiracchiandosi e dirigendosi verso la porta della sala, ma prima si avvicinò alla blader poggiandole una mano sulla testa e sorridendo –Già…tu non sei come le altre bambine- disse divertito scompigliandole affettuosamente i capelli e facendola arrossire.

-Io non sono una bambina!- ribatté.

-Lo so…- proferì con un tono che le parve piuttosto malizioso tanto che fece colorare le guance della quindicenne di un rosso ancora più forte, mentre Lai alzava un sopracciglio chiedendosi cosa volesse intendere l’amico. La ragazza abbassò lo sguardo ancora imbarazzata, a volte non riusciva a capire perché si comportasse in quel modo con lei, dal momento che non le aveva dato una risposta, e probabilmente non gliela avrebbe data mai, almeno questo era ciò che pensava, poteva evitare di farla illudere. Anche se sapeva che non lo faceva apposta…

 

La mattinata successiva non tardò ad arrivare e portò con sé uno splendido cielo azzurro e soleggiato, e anche la temperatura era piacevole. Quel giorno avrebbe dovuto annunciare un grande inizio, un inizio che avrebbe dovuto significare uno sconvolgimento totale della vita di molte persone…persone che fino a quel momento erano ignare di ciò che stava per accadergli.

Hilary passeggiava tranquilla per le vie del centro di New York, si era voluta prendere una mezza giornata per stare da sola con se stessa e cercare di rilassarsi. Troppe emozioni stava provando negli ultimi tempi e doveva ammettere che un po’ la stressava. Senza contare che il giorno seguente ci sarebbe stata la seconda e ultima fase delle eliminatorie del campionato di beyblade, poi avrebbero dovuto cambiare paese per dare l’avvio al vero e proprio torneo, dove sarebbero finalmente scesi in campo anche i suoi amici. Sorrise, da una parte era contenta di visitare altre città, le era sempre piaciuto viaggiare.

-Ecco la nostra evocatrice…- disse Baltazar compiaciuto, osservandola da lontano.

-Direi che si può dare inizio al piano- Axe ordinò al demone, che avevano scelto per svolgere quel compito, di seguire la ragazza. Per il resto sapeva già cosa avrebbe dovuto fare. Quella creatura aveva l’aspetto di un ragazzo normale, così come i finti bladers, ma in realtà era un

demone ombra, vale a dire un sicario del mondo infernale.

Il demone cominciò a seguire Hilary, che non si accorse subito di lui, anche se sentendosi stranamente osservata si voltava spesso nella sua direzione ed incrociava il suo sguardo, assolutamente glaciale. La sensazione di disagio aumentava ad ogni passo che muoveva e cominciò anche a farsi prendere dall’ansia, si girò un’ultima volta verso di lui per poi correre al fine di seminarlo, cosa che non le riuscì affatto, anche il demone aumentò l’andatura, era incredibilmente veloce, l’avrebbe presto raggiunta. Si fece spazio tra le persone che incrociava per la via poi il panico le fece commettere un grosso errore…svoltò un angolo ritrovandosi in una strada stretta e deserta. Non poteva tornare indietro perciò continuò a correre sbucando in un piccolo spiazzo senza via di fuga. Si fermò di colpo guardandosi in giro in cerca di aiuto.

-Finalmente ti ho raggiunta- la voce del ragazzo la fece sobbalzare. Lo guardò in faccia spaventata, cosa voleva da lei? Ormai era in trappola…

-E ora vediamo se è davvero l’evocatrice- Axe e Baltazar apparvero magicamente dal nulla sul tetto di una casa nelle vicinanze, in modo da poter tenere sotto controllo la situazione.

-Che vuoi da me?- Hilary era terrorizzata.

-Verificare una cosa- le rispose quello sincero –Almeno per il momento- sghignazzò. Il demone le si avvicinò facendo indietreggiare la ragazza che si ritrovò a sbattere le spalle al muro, ormai non poteva fare più niente, nessuno avrebbe potuto aiutarla. Il misterioso aggressore alzò una mano verso di lei, nonostante le fosse distante di qualche metro, all’altezza della sua testa, per poi stringerla violentemente a pugno. La brunetta si sentì improvvisamente soffocare, le mancava l’aria, si portò le mani sul collo cercando di capire cosa le stesse succedendo ma invano. Intanto il demone aumentava sempre di più la presa in attesa di qualche reazione, cosa che non avvenne. Irritato lasciò incompiuta la sua opera mentre fissava glaciale la sua vittima che tossiva cercando di riprendere una normale respirazione. Decise allora di cambiare sistema, gettò un’occhiata ad una cassa di legno ammaccata e abbandonata in quella via da qualcuno e con un gesto della mano la fece sollevare in aria sotto lo sguardo stupito e spaventato di Hilary.

-Come…come hai fatto?- non poteva credere a quello che vedeva, un oggetto si stava librando in aria da solo.

-Dovresti essere in grado di farlo anche tu-

-Cosa?- ma di che stava parlando? Perché le stava succedendo tutto ciò? I suoi pensieri furono interrotti da quella specie di baule che, sotto l’ordine del demone ombra, stava viaggiando alla velocità di un treno verso di lei…l’avrebbe colpita in pieno. Chiuse gli occhi, non avrebbe fatto in tempo ad evitarlo.

-No! Fermati!- urlò ormai disperata, come se davvero in quel momento quella cassa avrebbe potuto fermarsi…

Una luce bluastra uscì dalla pietra di ametista incastonata al centro del suo inseparabile ciondolo avvolgendola in uno strano involucro, pareva quasi uno scudo difensivo. Il baule andò a sbattere contro la barriera e si frantumò in mille pezzi, lasciando Hilary completamente illesa.

Axe e Baltazar dall’alto della loro postazione osservavano soddisfatti la scena; si scambiarono uno sguardo complice poi la mora si mise in contatto telepatico con il sicario.

“Uccidila” disse semplicemente.

“Non aspettavo altro”

Il ragazzo che aveva assistito ad una piccola dimostrazione dei poteri dell’evocatrice, a dir poco sconvolta per quanto aveva appena fatto, si rivolse di nuovo a lei.

-Mi dispiace, ma mi è stato ordinato di farti fuori!-

-Cosa?- la brunetta non riusciva più a capire quello che stava succedendo…probabilmente si trattava di un sogno, di un incubo, da lì a poco si sarebbe svegliata nel suo letto, un po’ spaventata ovviamente, ma le sarebbe presto passato. Poteva trattarsi solo di un incubo…

-Addio Hilary- fece ironico. Rivolse il palmo delle mano verso il cielo, preparandosi a raccogliere le forze malvagie e a scagliargliele contro, mentre una piccola ma potente sfera di energia si formava su di esso.

-E ora...il gran finale- concluse lanciandola contro quello strano ammasso di materia oscura.

-No! Aiuto!- gridò con tutto il fiato che aveva in gola.

 

-Che bello! Tra poco potremo scendere in campo anche noi! Dimostrerò a tutti che sono ancora il campione del mondo!-

-Non illuderti Takao perchè io ti batterò!- Daichi puntò il dito verso il suo capitano in segno di sfida con un'espressione seria sul volto. Troppo seria dal momento che il professor Kappa, Max e Rei scoppiarono a ridere divertiti dall'ingenuità del loro amico.

-Che avete da ridere?- domandò il rossino irritato.

-Guarda che tu sei in squadra con Takao...quindi non devi batterti con lui!- gli spiegò l'americano ancora scosso dalle risate.

-Ma non è giusto!- biascicò imbronciato, incrociando le braccia al petto e facendo l'offeso. Prima o poi lo avrebbe sconfitto, ne era più che sicuro.

-Dai Daichi, non te la prendere-

-Si, va bene...tanto lo sanno tutti che il migliore sono io!- esclamò con un sorriso a trentadue denti.

-Cosa?! Ripeti quello cha hai detto brutto pidocchio!-

-Lo dico e lo ripeto: il migliore a beyblade sono io!- urlò facendo infuriare il capitano della sua squadra.

-Quei due non impareranno mai..- il professore ormai si era rassegnato alle loro continue litigate.

-Basta! Io mi sono stufato di discutere con te!-

-Lo stesso vale per me...- si guardò intorno -senti un pò, come mai oggi l'ochetta non è tra i piedi?-

-Stai parlando di Hilary? Ha detto che voleva fare una passeggiata da sola-

-Strano...non è da lei andarsene in giro da sola-

-Hai ragione Rei...- concordò con il cinese -ma la cosa ancora più strada è che oggi Kai ci abbia degnato della sua presenza, non è vero Kai?- alzò il tono di voce sull'ultima frase in modo che anche il russo potesse sentirla. Il sedicenne si voltò verso il moretto rivolgendogli uno dei suoi soliti sguardi impassibili, prima girarsi di nuovo e proseguire in testa al gruppetto senza proferire parola.

-Appunto- commentò Takao atono, poi un sorriso comparve sulle sue labbra -Siamo tornati ai vecchi tempi...solo che allora non c'era la scimmia e stavamo tutti meglio!-

-Che hai detto?!- il ragazzino stava per prendere al pugni il giapponese quando un urlo proveniente da poco lontano richiamò l'attenzione dei bladers.

-Ma questa...è la voce di Hilary!- affermò il capitano preoccupato.

Kai strinse gli occhi e si concentrò cercando di capire da dove provenisse la voce, si voltò dalla sua parte destra e senza pensarci due volte si precipitò a vedere cosa fosse successo. Probabilmente si trovava in pericolo.

-Kai! Apetta, dove vai?- ma ormai era troppo lontano per sentirlo, aumentò l'andatura della corsa, aveva una brutta sensazione addosso e non gli piaceva per niente. I suoi compagni non potettero far altro che seguirlo, facendo il possibile per non penderlo di vista, era davvero veloce.

 

Vedeva avvicinarsi sempre di più la strana sfera di energia, quella volta era davvero la fine, non sapeva come prima fosse riuscita a respingere e a distruggere la cassa ma adesso era certa che non ce l'avrebbe fatta a ripetere di nuovo una simile magia, si sentiva troppo stanca anche per muovere un solo muscolo, senza contare che non aveva la minima idea di come aveva fatto quel piccolo miracolo. Si lasciò andare, sentiva le forze venirle meno, ormai l'attacco del demone stava per colpirla...e l'avrebbe fatto se qualcosa o qualcuno non l'avesse spostata di peso e portata in salvo. L'incredibile forza maligna si schiantò a vuoto contro il muro demolendolo, alzando moltissimo fumo e polvere. Hilary aprì lentamente gli occhi, sentiva un dolce calore avvolgerla, stringerla con forza ma allo stesso tempo attento a non farle male, erano due braccia che la stavano circondando, mentre il suo viso era poggiato sul petto di quel qualcuno che le aveva evitato una brutta fine. Sollevò il volto ritrovandosi a pochi centimetri di distanza da quello del ragazzo che ancora la teneva stretta a sé, del quale gli occhi la fissavano preoccupati, occhi di un bellissimo colore violaceo...

-Kai- sussurrò arrossendo.

-Stai bene?- a quella domanda la brunetta si limitò a dare un lieve cenno d'assenso col capo, sia per l'imbarazzo che per lo spavento. Non poteva crederci, stava per lasciarci la pelle quando lui era arrivato e l'aveva protetta.

-Grazie per...- per avermi salvata di nuovo, sarebbero state queste le sue parole se non le fossero morte in gola. Non riusciva a spiccicare più una sola sillaba, la sua voce pareva l'avesse abbandonata.

-Hilary! Come stai?- Takao e gli altri si precipitarono verso la ragazza, volevano assicurarsi che stesse bene. Il russo la lasciò andare, dolcemente, mentre la brunetta si portava una mano alla testa, che ora le martellava come non mai. Doveva fare il punto della situazione, cosa era successo? Aveva capito poco e niente di quegli attimi terribili che aveva vissuto.

-Credo di stare bene-

-Meno male...ma che è successo?- il moretto si voltò verso quello strano ragazzo che li osservava arrabbiato, quei mocciosi avevano mandato all'aria il suo piano, ma in fondo non c'era da preoccuparsi, li avrebbe fatti fuori tutti, rimediando alla situazione.

-Che cosa hai fatto ad Hilary?- chiese sprezzante avvicinandosi a lui.

-No Takao, stai fermo!- gli urlò la quindicenne -E' un demone-

I bladers puntarono lo sguardo su di lei, avevano capito bene, era davvero un demone? Uno di quelli a cui Galeno aveva accennato durante la visita al suo museo qualche settimana prima, quando gli aveva raccontato la storia degli evocatori e delle Essenze?

-Un demone come quelli di cui parlava Galeno?-

-Credo di si Max...- ma non seppe aggiungere altro.

-Si può sapere che vuoi?- il capitanò tornò a rivolgersi a quello che a quanto pare era un demone.

-E' semplice...io voglio solo l'evocatrice. Facciamo un patto, se voi me la consegnerete io risparmierò le vostre vite, in caso contrario mi vedrò costretto ad eliminarvi tutti-

-L'evocatrice!- esclamarono in coro.

-Noi non sappiamo nemmeno chi sia l'evocatrice!- questa volta fu Daichi ad intervenire.

-Non sapete chi è? Se volete allora ve lo dico io: l'evocatrice...- puntò un dito verso Hilary -è lei...-

 

TO BE CONTINUED...

 

E finisco qui...lo so sono cattiva a finirlo così ma che volete farci...altrimenti non c'è gusto, no???? (sadica! nd.tutti) Spero mi sia venuto bene questo cap. perchè l'ho scritto tutto oggi!!! Visto che gli altri giorni non potevo dal momento che la scuola mi tiene impegnata 24 ore su 24 praticamente!!!! Fatemi sapere se vi è piaciuto, ci tengo molto ai vostri commenti!!! Grazie a tutte le persone che hanno avuto la pazienza di leggere anche questo cap!!! Commentate!!!!!!!!!!!!!!!     

 

 

 

 

 

 

               

 

                       

 

 

 

  

        

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** L'evocatrice ***


Undici

Undici!!! Capitolo undici!!! Che bello!!!!! La storia comincia a farsi davvero più interessante (spero!)…non vi anticipo nulla di questo cap. leggete, leggete!!! Come al solito prima di cominciare, via con il ringraziamenti: LightAngel; Blue Crystal; Ria; Hilary14; Kagome13, hermy91; super gaia; Kayx; sesshomaru; Jaly chan; Hila 92.

I vostri commy mi caricano!!!!!!!!!! Un bacio a tutti!!!!

 

 

-Lei è l’evocatrice- ripeté deciso, come fosse la cosa più naturale del mondo. In fondo lui non aveva motivo per stupirsi, durante la sua lunga vita di demone aveva già incontrato tre prescelti, se includeva anche Hilary. Contrariamente al sicario i bladers rimasero sconvolti per quella rivelazione, o meglio, increduli. Come era possibile che la loro amica fosse l’evocatrice? La persona che stavano cercando era sempre stata con loro ma non se ne erano mai accorti…o forse…forse lei aveva voluto tenerglielo nascosto.

Takao fece un passo indietro non staccando però gli occhi dalla creatura infernale che lo guardava con un ghigno maligno sulle labbra. Il vicolo calò nel silenzio più totale, in lontananza si poteva sentire a malapena il rumore delle macchine che sfrecciavano sulle strade delle grandi vie di New York, ignare di quanto stava succedendo. Il capitano dei Bladebreakers si voltò verso la ragazza, imitato dagli altri, fissandola in un modo che Hilary giudicò indecifrabile, era così serio, non capiva se fosse arrabbiato, stupito, deluso, non lo capiva. Sapeva solo di essere molto confusa.

-Tu sei…- si interruppe, non era possibile, non era possibile che la sua migliore amica fosse l’evocatrice. Lei, che gli era sempre stata accanto, aveva partecipato ai campionati mondiali di beyblade, anche se non come blader, lei…Hilary.

-Dalle vostre espressioni deduco che voi non ne eravate a conoscenza- la voce del demone risuonò forte tra le mura dei palazzi che circondavano la stradina. Incrociò le braccia al petto, gli era venuta un’idea, un’idea che avrebbe convinto quei mocciosi a consegnargli la ragazza.

-Non glielo avevi detto?- chiese rivolgendosi alla brunetta.

-Io…- che diavolo stava dicendo, lei non sapeva neanche di essere l’evocatrice prima di adesso, e ancora non ne era sicura, stentava a crederlo, in fondo quel demone avrebbe benissimo potuto sbagliarsi. Perché proprio lei? Che aveva di tanto speciale?

-Non è stato molto carino da parte tua nascondere una cosa del genere ai tuoi amici, non ti pare?-

-Perché?- Hilary guardò Takao -Perché non ci hai detto niente?-

-Ma io non sapevo neanche di essere l'evocatrice!- si difese.

-Non mentire!- quelle parole le fecero lo stesso effetto di una coltellata dritta nel cuore. Non le credeva? La sua espressione era molto dura, non le aveva mai rivolto uno sguardo simile. Era vero, gli capitava di litigare, ma mai lo aveva visto così arrabbiato con lei.

-Ma io vi giuro che non ne sapevo niente!-

Il giapponese voltò la testa dall'altra parte, non voleva guardarla in faccia. Ora cominciava a capire, tutto gli appariva più chiaro, il suo strano modo di fare negli ultimi giorni, quando si parlava dell'evocatore lei sembrava come riscuotersi, oppure taceva, assumeva uno strano atteggiamento...solo adesso comprendeva per quale motivo si comportava così.

-Perché non mi credi?- davvero il ragazzo credeva alle parole del demone e non alle sue? Come poteva? Ne avevano passate tante insieme, ciò non significava niente? Non era possibile che preferisse dar retta al primo venuto, uno sconosciuto per di più proveniente dal mondo demoniaco, invece cha a lei. Guardò gli altri compagni, tenevano tutti la testa bassa rivolta a terra, non avevano proferito parola ma si capiva chiaramente che la pensavano anche loro come Takao…perfino Kai.

-Perché non mi credete?- indietreggiò mentre la voce le si spezzava e gli occhi cominciarono a farsi lucidi. Stava per scoppiare a piangere, lo sentiva. I suoi amici, loro erano i suoi amici, dovevano avere fiducia…ma forse si era solo illusa. Illusa di aver trovato qualcuno con cui condividere i momenti belli, e anche quelli brutti; illusa di aver trovato un’amicizia vera; illusa…una lacrima cominciò a scendere lungo le sue guance, seguita da molte altre. Lei avrebbe dato qualsiasi cosa per loro, per vederli contenti, gli voleva un bene dell’anima, a tutti quanti.

-Mi dispiace interrompere questo momento straziante- esordì il demone che fino a quel momento aveva assistito in silenzio allo spettacolo, soddisfatto di ciò che era riuscito a inscenare. Ora, sicuramente, gli avrebbero consegnato l’evocatrice, giudicandola una traditrice, e lui avrebbe potuto finalmente ucciderla e portare così a termine il suo compito. Vagnus sarebbe stato compiaciuto del suo lavoro e l’avrebbe promosso di livello, facendolo entrare nella cerchia dei suoi demoni spalla, conferendogli un potere maggiore, come lo avevano Baltazar e Axe.

-Se mi consegnate l’evocatrice possiamo farla finita qui e nessuno di voi si farà male…che mi dite?-

-No- affermò Takao con decisione pur continuando a tenere gli occhi a terra.

-Come?- si stava irritando, quel moccioso avrebbe dovuto essere il primo a consegnargli la ragazzina. Il blader sollevò il capo, aveva uno sguardo insolitamente glaciale.

-Non possiamo permettere che Vagnus domini il mondo a suo piacimento. Fermeremo prima te e poi lui-

Hilary si portò una mano alla bocca cercando di frenare le lacrime che prepotenti continuavo a scorrerle sul viso. Le parole fanno più male della spada. Ora capiva cosa significasse, con quella frase l’aveva ferita profondamente…era solamente quello il motivo per cui non l’avrebbe consegnata a quel sicario? Solo per impedire che Vagnus dominasse il mondo, non le importava di ciò che sarebbe capitato a lei, non importava a nessuno.

-E va bene ragazzino, adesso mi sono stancato- voleva dire che li avrebbe eliminati tutti, pazienza. Uno in più o in meno per lui non faceva molta differenza.

-APPARI DINANZI A ME SIGNORE DEL FUOCO!- urlò. Un qualcosa molto simile a nebbia cominciò a salire da terra, ma non poteva trattarsi di nebbia comune, era decisamente più densa, e poi proveniva dal suolo invece che dal cielo.

-Che sta succedendo?-

-Non lo so Rei, ma credo…niente di buono- purtroppo il professore aveva ragione. Una strana sorgente di luce squarciò l’aria, sembrava un vortice che si allargava diventando sempre più grande mentre si poteva sentire provenire dal suo centro un suono agghiacciante, pareva un urlo, o forse un ruggito. La nebbia si dissolse, lasciando al suo posto un leone a due teste e quattro code, dalle cui fauci ,ogni volta che soffiava, fuoriuscivano lingue di fuoco. Una possente armatura in oro lo rivestiva mentre le criniere erano di colore nero, oscurità totale, come una notte senza luna.

-Ma…quello è un bit-power!- esclamarono i ragazzi in coro. Immediatamente Kappa aprì il suo inseparabile computer portatile, avviò il programma di identificazione bit-power e cominciò a ticchettare qualcosa sulla tastiera dell’elaboratore elettronico, poi azionò la telecamera ad esso collegata. Sullo schermo apparvero strani dati e diagrammi difficili da comprendere a chi non fosse un esperto.

-E’ proprio un bit-power! Ha le stesse caratteristiche dei vostri! Anche se…- quest’ultima frase la aggiunse a voce bassissima tanto che gli altri non la sentirono.

-Come è possibile? Non vedo beyblade nelle vicinanze!- Daichi si stava guardando intorno con lo scopo di scorgere la trottola da cui doveva essere uscito quell’animale sacro.

-Forse è un bit-power libero- ipotizzò Max.

-Che intendi?-

-Ti ricordi ciò che ci ha detto Galeno, Takao? Riguardo ai nostri bit-power?- il capitano fissava l’amico senza capire.

-Un tempo i bit-power erano le Essenze-

-Vuoi farci intendere che quella è un Essenza?!-

-Sto solo facendo un’ipotesi Rei- l’americano alzò le spalle, non poteva dirlo con sicurezza.

-Il biondino ha ragione…anche se ha omesso un piccolo particolare. Questa non è un’ Essenza, è una Dark Essenza! In pratica le Essenze demoniache che io posso comandare pur non avendo quelle trottoline con cui giocate voi- esistevano pure Essenze appartenenti al mondo demoniaco? Il ricercatore non li aveva informati a riguardo, anche se avrebbero potuto arrivarci benissimo da soli, in fondo dove c’era il bene conviveva anche il male, così era sempre stato.

-Si può sapere che vuoi da noi?- quella faccenda stava prendendo una brutta piega perfino secondo Kai.

-E’ semplice…levare di mezzo l’evocatrice, ma a quanto pare per farlo dovrò prima far fuori voi, perciò se non vi dispiace comincio subito- ironizzò. La strana creatura attaccò i bladers, lanciandogli contro due potenti sfere di energia infuocata, che riuscirono a schivare per un pelo, buttandosi prontamente a terra prima che quelle “cose” potessero colpirli. Daichi si portò una mano alla fronte, drizzandosi a sedere, imitato dagli altri, mentre osservava stupefatto la distruzione che l’attacco del nemico aveva generato. Spalancò la bocca per lo stupore, uno dei due palazzi che circondavano il vicoletto era andato in macerie.

-Se ci avesse colpito ci avrebbe ridotto in poltiglia!-

Il demone li aveva mancati e cominciava ad irritarsi sul serio, strinse pugni, deciso a sfoderare uno dei suoi colpi migliori.

-L’avete voluto voi…PARADISE LOST!- la Dark Essenza eseguì il comando ed iniziò a creare una sfera di energia dieci volte più potente di prima e quasi pari alla grandezza della sua mole. Distruzione allo stato puro, era quello che ci voleva.

Hilary intanto osservava impotente lo scorrere delle scene, quasi come in sogno, dove non si riusciva a comandare le proprie azioni. Stava succedendo tutto troppo in fretta. Stava succedendo tutto per colpa sua…si, era solo sua la colpa, solo lei era la responsabile, e ora i suoi amici stavano rischiando la  vita. Il prossimo attacco li avrebbe colpiti, il prossimo attacco li avrebbe eliminati. Si morse il labbro inferiore nel tentativo di frenare quel tremore che aveva preso possesso del suo corpo, non poteva permetterlo…se era davvero lei l’evocatrice. Si portò una mano al collo, sfiorando con le dita il ciondolo della sua catenina e chiudendo gli occhi.

-Vi prego aiutateli…io non posso star qui senza far niente mentre guardo i miei amici morire…non voglio…NON VOGLIO!- urlò con tutta la forza che possedeva in quel momento.

Dalle tasche dei bladers, dove avevano i loro beyblade, fuoriuscì una luce intensa che si andò a concentrare nel cielo e che subito dopo lasciò il posto ai bit-power dei ragazzi.

-Drago Azzurro!- esclamò Takao sorpreso.

-Ci sono anche la Tartaruga, la Tigre Bianca, l’Aquila Rossa e il Drago Dorato! Ma come hanno fatto ad uscire dai beyblade senza che voi li evocasse?-

-Non lo so professore…ma di una cosa sono sicuro- affermò deciso, poi rivolse un’occhiata ai suoi compagni che non aveva bisogno di essere accompagnata dalla parole, avevano capito quello che aveva in mente. Presero i loro beyblade e li caricarono nel dispositivo di lancio, pronti alla battaglia.

-PRONTI…LANCIO!- le cinque trottole sfrecciarono sull’asfalto, o ciò che rimaneva, guidati dai loro spiriti sacri, ed andarono a circondare il leone a due teste.

-Attacca Dragoon!- sotto l’ordine del suo proprietario Dragoon aumentò la velocità di rotazione preparandosi a sferrare l’attacco, ma con grande sorpresa di tutti il beyblade invece di colpire l’animale lo attraversò, come fosse privo di consistenza.

-Ma…com’è possibile?!-

-Adesso ci penso io! Forza Gaiadragoon!- anche Daichi lo fece lanciare sul nemico ma ottenne lo stesso risultato del moretto.

-Max! Kai! Proviamo ad attaccare tutti insieme!- l'americano e il russo annuirono e seguirono Rei. Ma anche quel tentativo risultò vano, i tre beyblade non riuscirono minimamente a scalfire la Dark Essenza, andando a sbattere al muro dietro la bestia e recuperando l'equilibrio per miracolo, impedendo alle loro trottole di fermarsi. In fondo erano i bladers più forti del pianeta, ma allora perchè non riuscivano ad averla vinta? Probabilmente perchè quello non era un bit-power come tutti gli altri. E proprio di questo fatto stava approfittando il demone a cui restava solo di aspettare che il leone terminasse di raccogliere in sé una grande quantità di energia negativa, per poi rivoltarla contro quei mocciosi che a quel punto non avrebbero avuto scampo.

-Così non va ragazzi! Dobbiamo inventarci qualcos'altro!-

-Questo lo avevamo capito anche noi Takao!-

-Invece di star lì a criticare fatti venire in mente qualche idea Daichi!- lo ammonì il capitano della sua squadra. Come se fosse facile, non si erano mai trovati in una situazione del genere.

Hilary vedendoli in difficoltà unì le mani in segno di preghiera e chiuse gli occhi -Hanno bisogno di più forza...ne hanno bisogno- e in risposta il suo ciondolo cominciò a brillare di una bellissima luce bluastra, che circondò anche i bit-power dei suoi amici, avvolgendoli come un sottile velo di seta. Improvvisamente i beyblade dei ragazzi sembrarono animarsi di una forza nuova, sconosciuta perfino ai loro proprietari che osservavano le loro trottole aumentare la velocità di rotazione in modo impressionante e dirigersi, senza che gli fosse stato ordinato, verso la Dark Essenza.

-Ma che cavolo sta succedendo?!- chiese Takao.

-Ragazzi! Approfittate della situazione e provate a colpirlo adesso tutti insieme!- si affrettò a suggerirgli Kappa che aveva visto aumentare i valori di attacco, difesa e stabilità dei beyblade dei bladers in maniera vertiginosa. Eppure il computer non poteva sbagliarsi.

-E va bene...DRAGOON!-

-DRIGER!-

-DRACIEL!-

-DRANZER!-

-GAIADRAGOON!- ognuno urlò ad alta voce il nome della sua trottola.

-ATTACCATELO!- i cinque beyblade attaccarono contemporaneamente la Dark Essenza che si ritrovò circondata da un turbinio di luce e rumori, sentiva la potenza di un’energia positiva comprimerla e contrastarla, fino a che stremata della lotta parve scomparire. Erano riusciti a sconfiggerla...le avevano bloccato ogni possibilità di schivare i colpi, attorniandola su ogni fronte. Il demone restò spiazzato, come era potuto accadere? Cinque miseri esseri umani erano riusciti ad avere la meglio su di lui. Spostò lo sguardo su Hilary...era stata lei, ne era certo. Molto probabilmente senza il suo intervento avrebbe vinto tranquillamente. Axe e Baltazar non sarebbero stati contenti di ciò. Pensava a questo mentre si dissolveva nel nulla, teletrasportandosi chissà dove, grazie alla scomposizione molecolare.

 

-Incapace- sibilò Axe tra i denti.

-Non te la prendere- la mora spostò lo sguardo sul ragazzo che le stava accanto, non se la doveva prendere? Quel sicario da quattro soldi aveva fallito e come se non bastasse l'evocatrice aveva cominciato ad apprendere come usare i suoi poteri.

-Abbiamo sempre l'asso nella manica, non scordarlo-

-Asso nella manica?-

-Loro ancora non sanno chi siamo veramente- rispose con un ghigno divertito sulle labbra. Tutto sommato non aveva tutti i torti. La ragazza gettò un'ultima occhiata alla situazione, forse avevano un asso nella manica ma non era per niente soddisfatta del risultato raggiunto. Incrociò le braccia al petto, rassegnata. Il peggio sarebbe venuto dopo, bisognava solo capire il peggio per chi...

 

-Io non ho capito niente di quello che è successo! Qualcuno me lo spiega?- domandò Daichi con la sua solita ingenuità. Beh, in fondo la situazione non era molto chiara nemmeno per gli altri. D'improvviso i loro beyblade avevano acquistato più potenza e i bit-power altrettanto.

-Forse- esordì Rei, mentre Driger tornava nella sua mano, attirando su di sé l'attenzione dei suoi amici -è stata lei- continuò spostando lo sguardo su Hilary, imitato dai bladers. L'evocatrice...teneva ancora le mani intrecciate l'una con l'altra all'altezza del cuore, poi le lasciò andare lentamente lungo i fianchi. Alzò il volto aprendo lentamente gli occhi e ritrovandosi ad incontrare lo sguardo serio dei suoi amici. Chissà se le credevano adesso? Ma quello non era l'importante...la cosa che contava era che stessero bene. Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti, e anche la vista cominciava ad annebbiarsi, mentre le forze la abbandonavano, era la prima volta che utilizzava consapevolmente i suoi poteri ed ora era solo molto stanca. Si lasciò andare, le gambe non la reggevano più...svenne, ma qualcosa la sorresse, trattenendola per le spalle ed impedendole così di finire a terra.

-Che le è successo?- domandò il professore preoccupato avvicinandosi a Kai.

-Ha perso i sensi, forse si è sforzata troppo-

-Torniamo in albergo- proferì grave Takao prima di voltarsi e dirigersi verso il Royal Hotel, mentre gli altri ragazzi erano ancora intorno alla brunetta.

-Aspetta Takao!- lo chiamò Max, ma il giapponese continuò imperterrito sulla sua strada.

-Ma perchè fa così?-

-Lascia stare Max! Gli passerà, vedrai-

-Dai, andiamo- suggerì il professore, Hilary aveva bisogno di recuperare le forze, una volta ripresasi avrebbe potuto dargli tutte le spiegazioni che volevano. Forse avrebbero cominciato a capirci qualcosa in più riguardo quella strana storia in cui non volendo ora si ritrovavano immersi fino al collo. Il russo prese Hilary più comodamente, passandole un braccio dietro la schiena e l'altro dietro le gambe, e facendole poggiare dolcemente la testa sul suo petto. La guardò per qualche secondo, pareva così rilassata, quasi dormisse, il viso sembrava quello di un angelo, era così dolce...avvertì una strana fitta allo stomaco, avrebbe giurato che per un momento il suo cuore avesse accelerato il ritmo dei propri battiti. Che gli stava succedendo?

I suoi compagni lo riportarono alla realtà, si sarebbero dovuti affrettare a ritornare, il tempo non prometteva nulla di buono. Kai alzò gli occhi verso il cielo,nell’arco di un breve periodo enormi nuvoloni neri avevano coperto tutto l’azzurro di nemmeno un’ora prima, e in breve si sarebbe riversato sulla terra un acquazzone coi fiocchi a giudicare dai tuoni che si facevano di volta in volta più vicini. Cominciò a seguire gli altri ragazzi, Takao era in testa, parecchio più avanti di loro, quasi se non appartenessero allo stesso gruppo, e aveva un’aria scura che poco gli si addiceva, camminava in silenzio, a passo svelto, senza voltarsi indietro. A dire la verità nessuno dei bladers aveva molta voglia di parlare, si limitavano a percorrere una tra le strade principali della città, diretti verso l’hotel, sotto gli sguardi curiosi dei passanti che probabilmente non potevano fare a meno di domandarsi che cosa fosse successo a quella ragazza che il russo portava in braccio.

Hilary si riscosse leggermente tanto che Kai abbassò lo sguardo su di lei, non aveva ancora ripreso conoscenza.

-Kai…- le sue labbra si mossero leggermente. Il sedicenne si arrestò, che si stesse per svegliare? La osservò per qualche altro istante ma lei non accennava minimamente ad aprire gli occhi, si strinse un altro po’ a lui e un lieve sorriso le incurvò gli angoli della bocca. Forse stava sognando…

 

-Ragazzi, che facciamo ora?- chiese il professore appena misero piede nella hall dell’albergo. Non era certo una situazione facile da gestire e loro non avevano la minima idea da che parte cominciare, era successo tutto troppo in fretta, non avevano avuto il tempo di prepararsi, solo adesso se ne stavano rendendo conto. Sarebbe successo prima o poi, ma scoprire che l’evocatrice fosse Hilary…

Takao sembrò non far caso alla domanda dell’amico e in rigoroso silenzio cominciò a salire le scale che conducevano alle stanze dei residenti dell’hotel, seguito dagli sguardi cupi dei suoi compagni. Pareva proprio che non avesse preso bene quella notizia.

-Io direi di radunare tutti, ritroviamoci nella mia stanza- propose Rei sospirando, sarebbe stato giusto informare anche gli altri di come si stava evolvendo la storia, in fondo riguardava anche loro. E il presenti Daitenji? E Arthur Galeno? C’era da pensare a troppe cose, veramente troppe.

-Io vado a chiamare gli All Stars-

-Bene Max, allora io i Baihuzu. Ci pensi tu Kai a Yuri e gli altri?-

-Prima porto Hilary in camera sua- rispose mentre si stava già avviando verso l’ascensore, aveva bisogno di riposarsi, si era stancata molto durante il combattimento, una buona dormita l’avrebbe rimessa in sesto. Aspettò che le porte dell’elevatore si aprissero, portandolo al secondo piano del lussuoso palazzo e imboccò uno dei corridoi che conduceva alla stanza della ragazza. Finalmente era arrivato, non che Hilary fosse pesante, anzi, ma trasportarla per più di due chilometri gli aveva leggermente intorpidito le braccia.

-Kai- il russo vide con la coda dell’occhio avvicinarsi Yuri. Il capitano della Neoborg restò a fissare per qualche secondo la persona che il compagno teneva in braccio, prima di accorgersi di chi si trattasse.

-Che le è successo?- gli chiese, la sua voce lasciava stranamente trasparire un tono preoccupato.

-Sei arrivato al momento opportuno- gli disse ignorando la sua domanda. Il diciassettenne fece una strana smorfia interrogativa, mentre tentava di capire a cosa si stesse riferendo.

-Tienila un attimo tu- le porse la brunetta adagiandola delicatamente tra le sua braccia. Il rosso fu colto alla sprovvista, si irrigidì lievemente, gli stava capitando qualcosa che non aveva mai provato prima, sentì come un brivido percorrergli tutta la schiena e il cuore aumentare il ritmo dei propri battiti che non accennavano minimamente a decelerare. Abbassò gli occhi su di lei, vederla così abbandonata a lui, con la testa poggiata sul suo petto gli provocò una sensazione inspiegabile, sentiva le guance diventargli bollenti e pian piano un tenue rossore cominciò a colorare il suo viso, che gli stava succedendo? Possibile che stesse arrossendo? Espirò l’aria a fatica cercando di calmarsi, non ricordava di aver mai provato qualcosa di simile. Kai intanto prese la carta magnetica, che fungeva da chiave, dalla tasca del giacchetto della mora e la inserì nell’apposita fessura della porta della stanza che aveva davanti, aprendola.

-Portala dentro- le sue parole scivolarono via dalla mente di Yuri come acqua che cade su una roccia impermeabile, gli arrivarono alle orecchie come un sibilo lontano, si era completamente immerso nel dolce miele della sua immaginazione continuando a tenere lo sguardo su Hilary, immobile.

-Yuri!- lo chiamò ancora -Portala sul suo letto- ripeté impassibile.

-Ah…si- si limitò a biascicare mentre varcava la soglia della stanza delle ragazze. La appoggiò sul letto, la quindicenne continuava a dormire beatamente, si mosse solamente per spostarsi su un fianco per trovare una posizione più comoda, ma non si svegliò.

-Che le è successo?- gli rivolse nuovamente la domanda a cui Kai per la seconda volta non diede risposta. Si voltò, dopo aver gettato un’ultima occhiata all’amica per assicurarsi che stesse bene, e si diresse verso la porta.

-Insomma, mi vuoi dire che le è successo?- questa volta alzò il tono di voce, voleva sapere cosa le fosse capitato. Il russo si bloccò continuando a dargli le spalle e incrociò le braccia al petto.

-Ti interessa così tanto saperlo?-

-Si- affermò deciso. Il compagno dovette ammettere che rimase piuttosto stupito da ciò che aveva appena sentito…da una semplice e brevissima sillaba. Tornò a guardare il capitano della sua squadra, stava parlando con la stessa persona che conosceva? Il ticchettio dell’orologio appeso al muro della stanza scandiva regolare il ritmo dei secondi, l’unico suono appena udibile in quell’atmosfera di silenzio assoluto calato tra i due bladers. Yuri continuava a tenere gli occhi fissi in quelli del ragazzo che gli stava di fronte, si, gli interessava sapere cosa le era successo perché…era preoccupato.

-Vieni in camera della squadra di Rei. E chiama anche Boris e Serjei- poi uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Intanto il rosso si chiedeva per quale motivo dovessero andare nella camera della squadra cinese, avrebbe finalmente saputo ciò che era successo a Hilary? Spostò di nuovo l’attenzione su di lei, dormiva tranquilla…probabilmente inconsapevole anche lei di quello che stava succedendo…sicuramente inconsapevole di quello che stava accadendo a lui. Fu tentato di accarezzarle una guancia, quel visetto d’angelo avrebbe attirato chiunque, ma quando la mano si stava avvicinando alla ragazza cambiò idea; strinse il pugno, ritirandolo bruscamente. Pazzo, doveva essere diventato completamente pazzo…

 

-Insomma Rei, si può sapere cosa ci fanno tutti quanti nella nostra camera?- Lai sedeva sul suo letto a gambe incrociate, facendo correre il suo sguardo sui ragazzi che popolavano la stanza, c’era un sovraffollamento di persone. I Baiuhuzu, gli All Stars, la Neoborg e i Bladebreakers Revolution al completo fatta eccezione per quest’ultima squadra di cui mancavano all’appello Hilary e Takao. Non sarebbe stato molto ragionevole accamparsi nella hall dell’albergo alla portata di orecchie indiscrete, ciò di cui stavano per parlare era molto riservato, e non doveva essere preso troppo alla leggera.

-Dobbiamo dirvi una cosa…un cosa importante- annunciò Max fin troppo serio per il suo carattere allegro e vivace. Si avvicinò all’amico cinese che insieme al professore stava in piedi nel bel mezzo della stanza attirando su di sé l’attenzione di tutti i presenti.

-Riguarda l’evocatore- aggiunse il biondino facendo un profondo respiro.

-Avete scoperto qualcosa?- domandò Micheal, seduto sul pavimento, poggiato ai vetri della grande portafinestra che dava direttamente sul balcone.

-Credo proprio di si- affermò Kappa.

-Scusate, prima che cominciate…- esordì Mao –dove sono Hilary e Takao?-

Rei cercò con lo sguardo l’appoggio dei suoi amici che sapevano già cosa era successo…che gli avrebbe detto? Tutti aspettavano una risposta. La verità probabilmente, quella riunione era stata indetta proprio a quello scopo. Il sedicenne rivolse un’occhiata anche a Kai, che poggiato con la schiena al muro, nella sua posizione preferita, non proferì parola, facendogli ugualmente capire, con la sua solita aria impassibile, che sapeva già cosa dovesse fare.

-Hilary non si sente molto bene ed è rimasta in camera sua…mentre Takao…-

-Lo vado a cercare!- si offrì volontario Daichi ma il ragazzino non aveva neanche raggiunto la porta che la voce del blader americano lo bloccò.

-No Daichi, credo che Takao preferisca rimanere da solo per il momento…-

 

TO BE CONTINUED... 

 

Bene, bene, bene...che succederà in questa riunione di condominio???? (di condominio???!!!!! nd.tutti) ehm…cioè volevo dire riunione di…ehm…ehm…riunione e basta!!!! Spero che anche questo cap. sia stato di vostro gradimento, continuate a farmi sapere la vostra opinione, ci tengo molto!!!! Grazie a tutti e come al solito…

ALLA PROSSIMA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

        

 

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Capitolo 12
*** Consapevolezza di sé ***


Sono tornata

Sono tornata!!!!! Finalmente riesco a pubblicare un nuovo cap!!! Spero vi piaccia!!! Vi avverto che dal prossimo inserirò molto più romance, anche se qualcosina di romantico c’è anche in questo cap!!! La sto tirando un po’ per le lunghe però così la storia è più interessante, no????(se lo dice lei nd.tutti). Cmq…ringrazio: LightAngel; super gaia (ma ti riferivi a Takao??? Intendi se anche lui è innamorato di Hilary?? Se intendevi lui cmq la risposta è no…se leggi questo cap credo capirai perché ha reagito in quel modo); Hila92; sesshomoru, mewsana (scusate se ho ritardato un po’ ma sono stata impegnatissima in questi giorni!!!); hilary14; Jaly Chan; Kayx; Blue Crystal; Kadma32; cassandra. Uau, quanta gente!!!! Continuate così che mi fate contenta!!!  

 

 

Alzò gli occhi su uno dei tanti balconcini semicircolari che davano sui campi da tennis dell’hotel, stando a quanto le era stato detto la sua camera doveva essere quella. Stanza 214. Tirò un sospiro preoccupato, era successo prima del previsto, come temeva. Quella mattina aveva avvertito la forza di un’energia potentissima prorompere nell’aria, durata pochi secondi, ma lei l’avrebbe riconosciuta ad occhi chiusi, sapeva a chi appartenesse quell’enorme potere, d’altra parte tempo addietro era stato suo.

Non avrebbe dovuto scoprire di essere l’evocatrice così presto, sarebbe dovuto accadere tra qualche giorno ancora, così la situazione si complicava…si sedette sul muretto che recintava i campi appoggiando la fronte su una mano, aveva bisogno di riflettere sul da farsi. I suoi capelli biondi oscillavano sotto il vento che era alzato in previsione dell’ ormai prossimo temporale di maggio mentre i pensieri correvano veloci nella sua mente, loro l’avevano convocata e lei non poteva mancare all’appello, avrebbe dovuto eseguire un ordine per rinviarne un altro…l’unico motivo per cui si trovava lì era perché doveva portare a termine un compito, un compito molto importante, spettava a lei infatti insegnare tutto ciò che era necessario che l’evocatrice sapesse riguardo chi fosse in realtà e ciò che era in grado di fare, cosa si nascondeva alle radici di quelle sue speciali attitudini. Ma in quel momento non le era possibile. Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva di certo permettere che Hilary vivesse quell’esperienza da sola, senza una guida sarebbe stato troppo rischioso, per il mondo intero, ma soprattutto per lei, per quella ragazza che ora si trovava ad affrontare una situazione che sicuramente non avrebbe capito, non avrebbe accettato. Di nuovo i suoi occhi smeraldo tornarono ad osservare la finestra della sua stanza…serrò le labbra in un’espressione troppo seria per un’apparente adolescente di quindici anni circa, ricordava perfettamente tutto ciò che aveva passato, all’inizio quelle sue speciali capacità l’avevano un pò spaventata, poi le erano sembrate quasi un gioco, le piaceva sentirsi diversa dagli altri, le piaceva sentirsi speciale, ma in seguito…

 

Il futuro del mondo sarà nelle tue mani, se fallirai sarà nelle sue […] Devi scegliere […] E’ nel tuo destino […]

Io non posso scegliere…non posso perché non so più cosa è giusto e cosa è sbagliato […]

Tu sei unica […]

Non voglio essere unica […] Non ho chiesto io questi poteri…non ho chiesto io di essere così […] Non ho mai voluto essere così […]

 

Batté il palmo della mano sulla liscia superficie del muretto, non era il momento per farsi prendere da tristi ricordi, aveva cose ben più importanti da fare. Accidenti, ma non potevano scegliere un altro momento per convocarla? Un sorrisino spuntò sulla sua bocca, chissà se erano cambiati? Dall’ultima volta che li aveva visti era trascorso all’incirca un millennio, ma in fondo loro non invecchiavano mai, anche se a dire la verità faticava a rammentarsi i loro volti…sbadigliò sonoramente, pensare troppo le aveva sempre fatto venire sonno, non ci era portata per i ragionamenti, era un tipo piuttosto impulsivo. Buttò la testa all’indietro incantandosi a guardare il cielo, ormai cupo, le nuvole si scontravano violentemente l’un l’altra provocando tuoni che raggiungevano un frastuono di parecchi decibel. Un lampo rischiarò l’aria per qualche secondo, e insieme ad una potente scarica elettrica sembrò portare una soluzione al problema della biondina. Scattò in piedi, dandosi della stupida, come aveva fatto a non pensarci? Per il momento avrebbero potuto pensarci loro, il tempo che lei sarebbe stata via, poi sarebbe tornata ad occuparsi di Hilary personalmente. Si, loro erano decisamente le persone più adatte…

 

Si stiracchiò e sbadigliò sonoramente, prima di aprire lentamente gli occhi. Se li stropicciò con le mani, e si mise a sedere sul letto guardandosi intorno e cercando di capire cosa fosse successo. Era nella sua camera d’albergo, come ci era finita? Gettò un’occhiata all’orologio, erano da poco passate le undici, ed era mattina, anche se dall’oscurità del cielo poteva sembrare il contrario. La testa le doleva leggermente, che le era successo? Non ricordava granché. Si alzò, le sue compagne di stanza non c’erano in quel momento, sarebbe andata da Takao. Attraversò velocemente il corridoio, mentre il suo fisico cominciava pian piano a riprendersi, e si fermò davanti la porta della camera del capitano dei Bladebreakers. Bussò attendendo una risposta, risposta che non arrivò, pareva non ci fosse nessuno. Che fine avevano fatto tutti quanti? Annoiata decise di recarsi verso l’ascensore, forse avrebbe trovato qualcuno nella sala hobby, spesso i suoi amici si riunivano là per fare lunghe e interminabili partite ai videogiochi messi a disposizione dall’albergo e di cui loro sembrava avessero ormai il monopolio, senza contare che c’era anche un spiazzo fatto apposta per allenarsi a beyblade. Con molta probabilità li avrebbe trovati lì, stava quindi per avviarsi quando delle voci richiamarono la sua attenzione.

-Cosa?!- sentì un coro di esclamazioni provenire dalla stanza vicino alle scale. Ora che ci pensava quella era la camera di Rei e della squadra dei Baihuzu. Si avvicinò alla porta, mentre un sorriso si faceva spazio sul suo volto, a quanto pareva non era necessario andare troppo lontano per rintracciare i suoi compagni. Stava per bussare quando una frase, a dir poco urlata, la frenò.

 

-Stai dicendo che Hilary è l’evocatrice?! Quell’evocatrice che noi dovevamo cercare?!- Mao era scattata in piedi, stupita di ciò che aveva appena sentito.

-Già- Rei si limitò ad annuire. Quella sillaba la lasciò completamente senza parole, come era possibile che la sua amica fosse…

-Un momento, chi ci dice che quella ragazzina sia la persona che stiamo cercando?-

-Ma sei sordo scimmione? Lo ha appena detto Rei, non hai sentito?-

-Ho sentito, ma questo non ci assicura un bel niente- fece Rick scocciato al capitano degli All Stars.

-Guarda che noi lo abbiamo visto con i nostri occhi, ci prendi per visionati?- Daichi si inserì nella conversazione, inveendo contro l’americano. Tutti gli sguardi furono puntati sul rossino mentre un enorme gocciolone si formava sulla testa dei presenti.

-Per che cosa vi prendo, scusa?-

-Visionati!- ribatté convinto.

-Forse volevi dire visionari-

-Quello che è!- sbuffò –Comunque noi l’abbiamo visto- avevano visto la brunetta mentre utilizzava i suoi poteri, aveva chiamato i loro bit-power ancora prima che i bladers avessero potuto estrarre dalla tasca i propri beyblade, e aumentato i parametri delle loro trottole, e quindi degli animali sacri, permettendogli così di vincere contro quel demone che non aveva affatto buone intenzioni.

-Cosa avete visto?- domandò Lai.

Fu il professore a spiegare come si erano svolti i fatti dal momento che il ragazzino più apriva bocca e più confondeva le idee già abbastanza confuse degli ascoltatori. Gli raccontò per filo e per segno ciò che successe in quel vicolo e mentre gli riferiva quella strana, seppur vera, storia si rese conto di una cosa che lo turbò non poco…stava parlando dell’evocatrice con una certa ansia addosso, come avesse paura di lei, di quello che era in grado di fare. Era assurdo ma…aveva paura della sua amica. Cos’era? Nessun essere umano sarebbe stato capace di compiere simili magie, perché di quelle si trattava. Certo, non poteva sapere che in realtà si andava ben oltre…

Terminato il discorso incrociò lo sguardo di Max, Rei e Daichi, e nonostante non si parlarono comprese che anche loro provavano la stessa cosa. Paura, e un insopportabile senso di colpa. Come potevano dubitare di Hilary? Eppure non riuscivano a fare a meno di chiedersi chi fosse davvero in realtà, quali fossero le sue reali capacità.

-Scusate ma…come avete fatto a non accorgervene?- il pesante silenzio calato nella stanza venne interrotto nuovamente da Rick. I ragazzi lo guardarono senza capire.

-Io non conosco molto bene Hilary- aggiunse –Ma voi? Possibile che non vi siate accorti di queste sue capacità particolari?-

-Noi…- biascicò il biondino –beh, non è da molto che Hilary ha questi poteri, neanche lei era a conoscenza di chi fosse in realtà-

-Oppure ha tenuto nascosto davvero molto bene i suoi poteri…ma questo è ciò che pensa Takao- proferì il cinese sospirando.

-A proposito, dov’è ora?- chiese Emily notando che ancora non si era fatto vivo.

-Diciamo che…non ha preso molto bene la notizia-

-Che situazione assurda, noi cosa dovremmo fare adesso?-

-Non ne ho idea Lai, davvero non ne ho idea- sembrava tutto così irreale, così impossibile. Tutti loro avevano affrontato situazioni molto difficili e ne erano sempre usciti vittoriosi ma quella volta era differente, erano coinvolte troppe cose su cui loro conoscevano poco e niente. Galeno gli aveva raccontato la storia degli evocatori e degli eletti, ma non era sufficiente. Avevano bisogno di saperne molto di più, non potevano continuare ad andare allo sbaraglio sperando in un colpo di fortuna. Ancora non erano riusciti a comprendere i ruoli che loro ricoprivano…gli eletti, d’accordo, ma cosa erano esattamente gli eletti? Qual era il loro compito? Cosa dovevano fare? Forse la cosa più logica era parlare di nuovo con lo studioso e con Daitenji per riferirgli gli ultimi avvenimenti. Avrebbero chiesto a Hitoshi di organizzare l’incontro, ultimamente il fratello di Takao passava molto tempo con il presidente della BBA per aiutarlo nello svolgimento delle eliminatorie del torneo, non gli sarebbe rimasto difficile.

-Vi siete chiesti…perché proprio lei? Cosa ha di speciale?- proferì d’un tratto Yuri, riscotendo i bladers. Una domanda inaspettata, bisognava ammetterlo, da lui principalmente. Una domanda che per il capitano delle Neoborg aveva anche un secondo senso, secondo senso che nascondeva anche a se stesso, o forse no…non più.

-Veramente…no. Non abbiamo la minima idea del perché proprio lei sui miliardi di persone che ci sono sulla Terra- probabilmente perché era legata ai bit-power, o almeno sapeva che cosa fossero. Il russo si appoggiò con la schiena al muro sospirando, era assurdo eppure a lui quel fatto non stupiva più di tanto, era come se avesse sempre saputo che Hilary fosse speciale, d’altra parte per farlo innamorare di lei non poteva essere altrimenti. Sussultò impercettibilmente riflettendo sui suoi ultimi pensieri…per farlo innamorare di lei? Un lieve sorriso gli incurvò le labbra, in fondo non aveva senso continuare a nasconderlo. Alzò gli occhi da terra incrociando a distanza lo sguardo di Kai. Ormai era da qualche minuto che quest’ultimo lo stava osservando, con la sua solita aria d’impassibilità addosso.

Si trovò a pensare che fosse strano eppure poteva immaginare cosa stesse pensando il suo capitano, era certo che riguardava la brunetta, sarebbe stato pronto a scommetterci, e a lui…faceva un effetto…che non era in grado di descrivere, come quello che aveva provato quando lei era svenuta dopo aver utilizzato i suoi poteri d’evocatrice. Allora l’aveva presa in braccio e…assolutamente inspiegabile. Si staccò dal muro dirigendosi verso la porta della camera.

-Kai, dove vai?- gli domandò Rei.

-In bagno, se non ti dispiace. E già che ci sono porto qui Takao- il cinese sorrise tra sé, era sempre il solito.

 

Si chiuse la porta alle spalle, sarebbe andato a cercare Takao, in fondo era giusto che partecipasse anche lui alla riunione, anzi sarebbe dovuto essere il primo a non mancare. Eppure in quella stanza non c’era, aveva preferito starsene in disparte per i fatti suoi, cosa piuttosto insolita per uno come lui. Senza contare che l’argomento della discussione riguardava Hilary, la sua migliore amica, ormai tutti erano a conoscenza del particolare legame che esisteva tra i due, un legame di forte amicizia, un legame che Kai per alcuni versi…invidiava. Doveva ammetterlo, provava una strana forma di gelosia nei loro confronti, anche se non riusciva a capire da cosa scaturisse. Probabilmente perché lui non aveva mai avuto un rapporto simile con nessuno, o forse perché…in quel legame era coinvolta lei.

Una presenza accanto a lui richiamò la sua attenzione, non si era accorto che ci fosse qualcuno, troppo preso dai propri pensieri.

-Hilary- la ragazza aveva la schiena appoggiata al muro, e lo sguardo rivolto verso il basso lasciando che ciocche di capelli scuri le coprissero la parte superiore del viso. Le sue labbra erano serrate in un’espressione seria mentre il resto del corpo completamente immobile.

-Hai sentito…quello che dicevamo?- le chiese il russo con una nota insolitamente preoccupata nella voce. La quindicenne si limitò a fare un lieve cenno di affermazione con il capo. Sapeva che non era bello spiare, ma quei discorsi la riguardavano direttamente…ora cominciava a ricordarsi ciò che era successo e perché si era risvegliata nella sua stanza, in quel vicolo aveva utilizzato i suoi poteri e poi si era sentita terribilmente stanca ed era svenuta, perché lei…era l’evocatrice. Lentamente prese ad allontanarsi mentre un leggero tremore si impossessò del suo corpo, avvertiva dei brividi gelidi percorrerla dalla testa ai piedi.

-Aspetta- le disse il ragazzo con l’intenzione di fermarla. La brunetta non lo ascoltò, continuava ad allungare le distanze da lui.

-Aspetta!- ripeté e istintivamente le afferrò un braccio bloccandole il polso. Hilary si divincolò dalla sua stretta cercando di liberarsi, continuando a dargli le spalle, ma invano.

-Dove hai intenzione di andare?- domandò riprendendo la sua solita freddezza.

-Non lo so- gli rispose sommessamente, era terribilmente confusa –A te che importa?-

Il blader la fece voltare costringendola ad incrociare il suo sguardo, serio e impassibile. Le metteva una certa soggezione addosso, non sarebbe riuscita a sostenerlo ancora perciò prontamente abbassò gli occhi a terra. Dannazione alla tua solita freddezza Kai, pensò. Perché era sempre così glaciale? Perché si era innamorata proprio di lui, perché?

-Scappare non serve a niente-

-Io non volevo scappare…- sussurrò.

-Allora dove volevi andare?-

-Io non…non lo so…- lontano probabilmente, aveva bisogno di riflettere su ciò che le era successo, era sicura di non aver compreso esattamente cosa fosse, chi fosse. Fino al giorno prima era Hilary Tachibana e adesso…l’evocatrice. Un’altra persona, un’altra persona che non centrava assolutamente nulla con lei ma che ora era indissolubilmente legata al suo destino.

-Non so più chi sono- un mare in tempesta era niente paragonato a quello che si stava scatenando nella sua mente.

-Tu sei Hilary- proferì calmo il russo. La brunetta tornò a guardarlo negli occhi, sinceramente lo faceva più intelligente. Era vero, fisicamente rimaneva sempre Hilary ma dentro di lei qualcosa stava cambiando in modo irreversibile.

-Non più, ora sono l’evocatrice-

-Ciò non toglie che tu rimani quella di sempre- ribadì.

-Come faccio a rimanere quella di sempre? Ho dei poteri che altri non hanno!- e di cui avevano paura. Quando era rimasta in ascolto dietro la porta della camera di Rei aveva avvertito chiaramente il tono ansioso con il quale il professore aveva raccontato a chi non era presente quella mattina cosa era stata in grado di fare lei con i suoi poteri. Ma in fondo, loro non avevano colpa, chiunque si sarebbe spaventato se fosse stato costretto ad affrontare un situazione del genere, se fosse stato posto davanti ad un qualcosa di estremamente più grande di lui.

-E allora cosa vuoi fare?-

-Questo ruolo non mi appartiene…io voglio soltanto essere me stessa- si sentiva opprimere, una grande forza la stava schiacciando, come se qualcuno le stesse succhiando via l’aria dai polmoni e lei facesse tutto per cercare di tornare a respirare, ma invano. Nonostante i suoi sforzi una lacrima corse lungo la sua guancia, non voleva che Kai la vedesse piangere, avrebbe fatto la figura della ragazzina debole e lei non voleva assolutamente che il blader la considerasse tale.

Cos’era quella strana sensazione che provava? Il sedicenne sentì come una morsa stringergli lo stomaco, era la prima volta che la vedeva piangere, era sempre stata una ragazza dal carattere forte, che sapeva far valere le sue idee, che invece di offendersi e mettere il muso alle prese in giro prima di Takao e poi di Daichi li rincorreva con l’intenzione di prenderli a botte. Ma adesso la vedeva così, non debole…fragile. Senza pensarci le sollevò il mento con una mano mentre con l’altra le asciugò le lacrime. Hilary arrossì vistosamente, che cosa gli era preso? Non era da lui essere così dolce.

-E lo sei, non importa quanto gli altri dicono che tu sia cambiata- per un istante quelle parole riuscirono a confortarla, forse aveva ragione, evocatrice o no, lei restava sempre Hilary. Rimase a contemplare i meravigliosi occhi ametista di Kai per un tempo che le sembrò durare un’eternità, avrebbe potuto perdercisi all’interno, per quanto freddi nascondevano la profondità dell’oceano. Si riscosse cercando di togliersi quell’espressione imbambolata dalla faccia.

-Forse, però…- dichiarò tornando seria –io non so cosa devo fare con i miei poteri, con questo Vagnus che non so neanche chi sia o cosa sia, con te…-

-Con me?-

Si tappò immediatamente la bocca con la mano, come le era saltato in mente di dire una cosa del genere? Quando l’aveva pronunciata non pensava a ciò che stava dicendo, doveva trovare una scusa decente per rimediare.

-No…cioè si…con te…con voi- biascicò, consapevole che se avesse continuato a balbettare in quel modo non le avrebbe creduto nemmeno un bambino di tre anni. Perché la sua vita doveva essere tanto complicata? Non le sembrava di aver commesso qualcosa di tanto cattivo da meritarsi una simile punizione. Cercò di decifrare l’espressione del suo interlocutore, cosa che le risultò impossibile, dato il soggetto. Era certa che la stava prendendo per una stupida.

-Per caso sai dov’è Takao?- gli chiese con l’intenzione di sviare il discorso.

-Stavo andando a cercarlo-

-Allora se non ti dispiace vorrei andarci io- si era dimenticata del suo amico. Voleva parlarci, era sicura che si sentisse confuso, come lei, come tutti, del resto. Kai si limitò ad annuire mentre guardava la ragazza allontanarsi. Quando non era più nella sua visuale si guardò la mano destra, quella con cui aveva asciugato le lacrime della brunetta, quel gesto gli era venuto spontaneo…

 

La pioggia scendeva copiosa dal cielo scivolando sui lisci vetri delle finestre del terrazzo dell’albergo. Sarebbe voluto uscire su quell’enorme balcone ma con tutta l’acqua che veniva giù si doveva accontentare di rimanere lì a guardarla cadere. Di tanto in tanto un tuono spezzava il silenzio monotono che l’avvolgeva. Sospirò, sedendosi sul pavimento continuando a guardare fuori mentre giocherellava con il cappello passandoselo da una mano all’altra. Appoggiò la schiena al muro, chissà come stava procedendo la riunione straordinaria che Rei aveva organizzato nella camera della squadra cinese. Sarebbe voluto scendere anche lui a vedere cosa stavano facendo ma c’era qualcosa che glielo impediva, qualcosa chiamato senso di colpa, si era comportato da vero idiota. Però scoprire che Hilary fosse l’evocatrice l’aveva lasciato profondamente sconvolto, lei era una ragazza normale, un po’ più rompiscatole delle altre forse…probabilmente non lo avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura ma lui le voleva un gran bene, era la sua migliore amica.

-Finalmente ti ho trovato- il moretto spostò l’attenzione sulla giapponese, in un certo senso se lo aspettava che sarebbe venuta a cercarlo.

-Ti ho cercato dappertutto- continuò sedendosi accanto al capitano che tornò ad interessarsi alla pioggia.

-Come stai?- le chiese per rompere il rumore del ticchettio delle gocce d’acqua che si infrangevano insistentemente sui vetri.

-Bene…almeno fisicamente- aggiunse sussurrando, non poteva di certo dire di trovarsi nelle condizioni psicologiche migliori, aveva una tale confusione in testa. Il fatto dell’evocatrice stava mettendo tutti sotto pressione.

-Scusami- la brunetta lo guardò senza capire.

-Sono stato uno stupido…a dubitare di te- spiegò, si stava riferendo a quando invece di darle ascolto aveva preferito credere ad uno sconosciuto, un demone per giunta, che voleva convincerlo a pensare che lei gli avesse tenuto nascosto un segreto come quello di essere l’evocatrice. Non sapeva cosa gli era preso in quel momento, probabilmente gli si era offuscato il cervello.

-Non preoccuparti- lo rassicurò scotendo la testa. Takao si calcò il cappello sul capo, si sentiva molto più sollevato.

-Sai, gli altri hanno indetto una specie di riunione per parlare di ciò che è successo oggi…-

-Lo so- asserì intristendosi. Gli raccontò di quello che aveva sentito attraverso la porta, e della sensazione che gli altri ragazzi avrebbero potuto aver paura di lei adesso, ora che non sapeva chi fosse, o cosa fosse.

-Che significa che non sai chi sei?- le domandò facendo una smorfia buffa che fece sorridere Hilary.

-Ho delle capacità particolari, le hai viste anche tu oggi, no? Di certo non sono “normale” ed è logico che gli altri abbiano paura di questo-

-Beh, è logico che siano spaventati e che lo sia anche tu. Ci troviamo in una situazione che non siamo in grado di gestire, qualcosa di veramente incredibile, qui si parla di demoni, dei, magia, chi non lo sarebbe?- la quindicenne abbassò lo sguardo a terra.

-Ma non sarà così ancora per molto- aggiunse serio. La ragazza alzò di nuovo il volto, che intendeva dire?

-Dagli un po’ di tempo, sono sicuro che capiranno subito di trovarsi ancora di fronte la solita Hilary- quel discorso le ricordava incredibilmente quello che le aveva fatto Kai poco prima.

-La solita rompiscatole…- un sorrisino gli comparve sulle labbra.

-Cosa?!- ribatté leggermente alterata.

-La solita rompiscatole, isterica, insopportabile ragazzina di sempre- l’amica stava per rifilargli un destro ben piantato quando il blader continuò –Dal carattere forte, in grado di contagiare tutti con la sua allegria, di saper tirare fuori il meglio delle persone- lentamente abbassò il pugno allontanandolo dal volto di Takao che la guardava sorridendo.

-Ti sei sempre data da fare per noi, hai cercato di fare del tuo meglio per aiutarci senza mai abbatterti…standoti vicino ho avuto modo di conoscerti Hilary- disse –Per questo posso dirti che la tua domanda sul fatto che non sai chi sei non ha senso…tu sei Hilary, e sei speciale…e non lo dico perché sei l’evocatrice…-

La brunetta aveva cominciato a piangere in silenzio, le sue parole l’avevano toccata, davvero pensava quello che aveva detto? Sembrava sincero…il moretto avvicinò una mano al suo viso asciugandole le lacrime. La ragazza arrossì ripensando che poco prima Kai aveva fatto lo stesso.

-Cosa c’è?- le domandò notando il suo imbarazzo.

-No, è che…prima Kai…- balbettò, non riuscendo a continuare –No, niente!- si affrettò ad aggiungere tentando di deviare il discorso in un’altra direzione, cosa che non le riuscì affatto.

-No, no, ora mi racconti- le impose curioso il quindicenne, era desideroso di sapere se ci fossero delle novità nell’ambito sentimentale della sua amica. Hilary sospirò, cominciando a raccontargli cosa era accaduto tra loro, anche se purtroppo per lei c’era ben poco da dire, non era successo niente di particolare.          

-Kai…a volte fatico a comprendere quello che gli passa per la testa-

-Solo a volte?- ribatté la brunetta sorridendo.

 

Si guardarono intorno facendo correre i loro occhi sugli spalti, il pubblico sembrava entusiasta, urla e applausi dirompevano dalle gradinate, sembravano tutti appassionati per quello sport con le trottole in cui loro non trovavano niente di interessante. Gli serviva una copertura, gli serviva un modo per avvicinarsi agli eletti e all’evocatrice, e quello era l’unico. Un piano perfetto, nessuno gli avrebbe messo i bastoni fra le ruote. Axe e Baltazar avevano superato le eliminatorie senza problemi, non perdendo neanche un incontro, d’altra parte utilizzando i propri poteri non era stato difficile. La squadra degli Hunters si era dunque aggiudicata un posto nelle finali che si sarebbero svolte a partire da due giorni dopo in Grecia, ad Atene, meta decisa dal presedente della BBA Daitenji. La mora lanciò una rapida occhiata alle altre squadre che avevano superato le selezioni.

-Potrebbero tornarci utili- disse sottovoce a William.

-Molto utili- il demone si trovò d’accordo con lei, sapeva a cosa si stava riferendo. I Bladebreakers Revolution, I Baiuhuzu, gli All Stars e i Neoborg si sarebbero scontrati con loro…e con tutti gli altri. Un sadico sorriso spuntò sulle labbra dei falsi bladers, anche Vagnus si sarebbe trovato d’accordo con il loro piano.

-Intanto credo che dovremmo fare una visitina di “pace” all’evocatrice e i suoi amichetti…tu che ne dici Phoebe?-

-Dico che è un’ottima idea…-

 

Il giorno successivo sarebbero partiti per la Grecia, le finali del campionato di beyblade erano ormai alle porte e finalmente anche i suoi amici sarebbero scesi in campo. Quel pomeriggio avevano seguito l’ultima fase delle eliminatorie direttamente dal loro albergo, dal momento che un forte temporale si era riversato sulla terra avevano preferito rimanere all’asciutto e guardare gli incontri comodamente seduti sui divani della sala del maxi-schermo. O meglio, i bladers stavano comodamente seduti, Hilary era rimasta in piedi, sulla soglia della porta, scegliendo di rimanere in disparte. Quando era scesa nella grande sala, tutti gli sguardi dei presenti furono puntati su di lei, silenziosi, la ragazza li trovava piuttosto assoggettanti, e anche se non parlarono poteva immaginare benissimo a cosa stessero pensando i suoi compagni…non era difficile…avevano appena scoperto che la persona che stavano cercando era lei, quella in grado di riunire in sé la forza dei loro bit-power, l’evocatrice.

Sospirò e chiuse gli occhi mentre saliva le scale che la portavano sul piano della sua camera, voleva rientrare in stanza per preparare le valige dal momento che la mattina successiva sarebbero partiti molto presto, il volo per la penisola greca era prenotato per le sette. Forse fu proprio per questo che inciampò all’ultimo gradino della rampa e perse l’equilibrio, sicuramente sarebbe finita con la faccia schiacciata sul pavimento, la brunetta si era già preparata a ricevere l’impatto…che contrariamente alle sue aspettative fu meno duro del previsto. Di colpo riaprì gli occhi cercando di comprendere meglio la situazione, era finita su qualcosa, o per la precisione, su qualcuno…

Si trovava sotto di lei, poteva sentire il calore del suo corpo, il viso a pochi centimetri di distanza, i suoi occhi nocciola che lo fissavano sorpresi e imbarazzati allo stesso tempo. Arrossì lievemente, era strano ma sentiva di non riuscire a muoversi.

-Scusami! Mi dispiace…Yuri- fece impacciata cercando di rimettersi in piedi non appena capì la situazione disagevole in cui si trovava.

-Non…non fa niente- riuscì a dire. Si rialzò cercando di rilassarsi e sentendo il suo cuore che pian piano tornava a battere ad un ritmo regolare. Per un momento aveva pensato che gli sarebbe potuto esplodere. Incrociò lo sguardo di Hilary…era l’unica cosa che riusciva a scioglierlo, quando le stava accanto sentiva le proprie emozioni venire fuori, non riusciva a reprimerle, non voleva reprimerle, non più. Quella notte era rimasto sveglio a pensare a lei, nel suo letto, aveva fatto chiarezza con i propri sentimenti, aveva finalmente ammesso ciò che provava per quella ragazza, aveva fatto tutto questo, eppure si sentiva più confuso di prima anche se con una consapevolezza in più…si era innamorato di lei, non gli era mai capitato prima con nessuno, avrebbe potuto avere tutte le ragazze che voleva ma non se ne era mai interessato e ora…non ricordava neanche come era cominciato. Durante il precedente campionato mondiale l’aveva vista qualche volta insieme con Takao e la sua squadra ma non gli aveva provocato un simile effetto. Poi, circa una ventina di giorni prima erano arrivati in America e da allora qualcosa aveva cominciato a cambiare dentro di lui, impercettibilmente ma sempre di più…

 

TO BE CONTINUED…

 

Allora, vi dico solo che nel prossimo capitolo finalmente si incontreranno Phoebe e William, alias Axe e Baltzar, con tutti gli altri…e poi che Yuri e Hilary usciranno insieme per la prima volta…che succederà tra loro????? E Kai come la prenderà??????? Non ve lo dico! (bastarda!! nd.tutti) se volete saperlo dovete semplicemente leggere il prossimo cap e commentare questo!!!! Ciao ciao!!!!!!!!!!    

        

 

 

       

      

 

        

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Capitolo 13
*** Dove nascono le speranze: i sentimenti ***


La guardò mentre imbarazzata si attorcigliava i capelli castani intorno al dito e sollevava gli occhi da terra incontrando i s

Eccomi qui!!!! Scusate il ritardo, per farmi perdonare ho scritto un capitolo lungo lungo, ben 9 pagine di word, contenti?? (evviva evviva nd.tutti con entusiasmo nullo). Ci ho messo tutta me stessa in questo cap spero sia venuto bene…ma primaa voglio ringraziare: LightAngel, Hermy91, Hilary14, Kagome13, Sesshomaru (che ha commentato anche da parte di Kayx!), super gaia (mi dispiace ma ad inviare il cap entro venerdì non ce l’ho fa, scusa!!), mingx2, Jaly, Ria, Elene 96, Hilly89. Grazie!!!!

 

 

La guardò mentre imbarazzata si attorcigliava i capelli castani intorno al dito e sollevava gli occhi da terra incontrando i suoi, gelidi all’esterno e caldi interiormente. Timidamente la ragazza abbozzò un sorriso, un sorriso che venne stranamente ricambiato.

Hilary intanto si chiedeva cosa pensasse lui di quella storia, del fatto che l’evocatrice fosse lei, che possedesse poteri che, anche se ora sapeva di avere, non era ancora in grado di gestire, l’unica cosa di cui si era accorta era che essi venivano comandati dalle emozioni. Quella mattina nel vicolo aveva temuto per i suoi amici e la sua preoccupazione e la sua ansia avevano preso forma nelle speciali capacità che a quanto pareva facevano parte di lei. Si rendeva conto di conoscere così poco di se stessa, così poco del mondo che la circondava, era come un fiore che nonostante il clima caldo e favorevole si manteneva ancora rinchiuso nel suo piccolo bocciolo. Ma in fondo si sa, il fiore che sboccia per ultimo è sempre il più bello. Questa frase gliela aveva detta sua madre, tante volte…si incupì. Sua madre, suo padre, chissà come avrebbero reagito se fossero venuti a conoscenza del fatto che la loro figlia avesse particolari attitudini…sicuramente si sarebbero preoccupati per lei che avrebbe dovuto combattere per salvare il mondo. Sembrava di essere in un film, eppure era la realtà, ma forse l’evocatrice non si era ancora resa conto dell’enorme responsabilità che aveva sulle spalle, di quel ruolo che le avrebbe causato sofferenze, rinunce, perdite. Sarebbe stata in grado di accettarlo? Sarebbe stata in grado di trovare i lati positivi? Solo il tempo avrebbe dato le sue risposte…

-Tutto bene?- le chiese notando la sua preoccupazione. La brunetta sembrò riscuotersi, sussultò lievemente e spostò l’attenzione su di lui.

-Si, certo- si affrettò a dire, poi lo fissò negli occhi per alcuni istanti prima di aggiungere –Posso chiederti una cosa?-

Yuri incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio, cercando di ritrovare la sua solita freddezza.

-Sarebbe?- fece laconico.

-Tu…cosa provi nei miei confronti?- a quelle parole il cuore del russo mancò di un battito e per un interminabile istante sentì come una morsa stringergli il petto impedendogli quasi di respirare. Cosa intendeva con quella domanda? Possibile che avesse capito i suoi sentimenti? Eppure non gli sembrava di averle rivolto atteggiamenti compromettenti. Cosa avrebbe dovuto dirle? Che si era accorto di sentire qualcosa nei suoi confronti, che si era innamorato di lei, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di abbracciarla in quel momento, sapendo perfettamente che un giorno il suo orgoglio glielo avrebbe rinfacciato, oppure doveva risponderle freddamente, tagliando ogni possibilità di rapporto sul nascere?

-Si, insomma- continuò –Anche tu hai…paura di me?-

-Paura di te?- ripeté non riuscendo a comprendere.

-Io credo che gli altri siano spaventati da questa situazione, del fatto che io sia l’evocatrice e che abbia dei poteri particolari. Mi guardano tutti come se non mi conoscessero…voglio dire, hanno sempre lo stesso atteggiamento nei miei confronti però io sono convinta che il loro sia solo fingere- abbassò lo sguardo, sperando ardentemente che Takao avesse ragione e che entro poco tempo sarebbe tornato tutto come prima, che sarebbero tornati ad essere spontanei con lei.

Il blader ricominciò a respirare, sentendosi come se qualcuno gli avesse appena tolto un peso dallo stomaco. Si soffermò a contemplare i suoi occhi nocciola mentre lasciava andare le braccia lungo i fianchi.

-Io non provo niente- dichiarò –Niente di diverso da prima- era vero, i suoi sentimenti non erano cambiati, evocatrice o no per lui rimaneva la solita ragazzina di sempre. La solita speciale ragazzina di sempre.

-Se vuoi…parlare con qualcuno…questa sera potremmo uscire insieme, se ti va…- si stupì lui stesso per quanto le aveva appena proposto, non aveva minimamente pensato a ciò che le aveva detto. Credeva solamente che la ragazza in una circostanza del genere avesse avvertito il bisogno si sfogarsi e i suoi sentimenti avevano fatto il resto. Hilary rielaborò la sua ultima frase, tentando di capire se avesse sentito male, Yuri Ivanov che la invitava ad uscire, non c’era da ridire, il mondo si stava davvero rivoluzionando.

-Io…- in fondo non le avrebbe fatto male parlare con qualcuno che non fosse il suo migliore amico –Mi farebbe piacere- rispose sorridendogli. Il diciassettenne valutò con attenzione le sue parole, chiedendosi se davvero avesse accettato o se lo aveva solamente sognato.

-Bene, allora ci vediamo più tardi- proferì voltandole le spalle e dirigendosi verso la sua stanza.

 

-Ragazzi- Takao richiamò l’attenzione su di sé e nella stanza tutti i presenti puntarono gli sguardi su di lui attendendo che terminasse il discorso.

-Ho parlato con mio fratello e gli ho detto che dobbiamo incontrarci con il presidente Daitenji e con Galeno- continuò –Entrambi sono già partiti per la Grecia e Hitoshi ha detto che verranno a prenderci all’aeroporto di Atene domani mattina- avrebbero dovuto raccontargli ciò che avevano scoperto. Quando quella mattina aveva spiegato ad Hilary che sarebbe stato necessario che anche loro sapessero chi fosse in realtà l’evocatrice, lei non era stata molto d’accordo, ma alla fine aveva dovuto cedere.

-Hilary è d’accordo?- domandò Rei al capitano dei Bladebreakers Revolution.

-Non può fare altrimenti- sospirò il moretto. Si alzò dal divanetto fermandosi al centro della sala tenendo gli occhi abbassati a terra –Hilary crede che voi abbiate paura di lei- disse d’un tratto facendo sussultare lievemente i compagni.

-Io ho cercato di convincerla del contrario e che se anche fosse vero avreste capito in fretta che non ce n’è motivo…perché è così, vero?- si voltò lanciando un’occhiata indecifrabile ai ragazzi che gli stavano di fronte. I suoi amici si guardarono tra loro, dalla loro espressione era chiaramente intuibile che provavano un enorme senso di colpa.

-Io sono stato uno stupido…- continuò –Ho preferito dar retta alle parole di un demone piuttosto che a quelle di Hilary, pensavo che lei ci avesse tenuto nascosto che era l’evocatrice, la persona che noi stavamo cercando e questo mi ha fatto davvero arrabbiare…o almeno era quello che credevo- prima che si scusasse con la sua mica per il proprio atteggiamento aveva riflettuto a lungo su quale fosse la vera causa del comportamento freddo e risoluto che aveva riservato alla brunetta ed era giunto ad una conclusione. Lui non si era arrabbiato perché pensava che Hilary gli avesse tenuto segreta una cosa di tale importanza ma semplicemente perché era preoccupato. Non sapeva spiegarsi il motivo ma la sua preoccupazione lo aveva indotto a reagire in quel modo, aveva paura per ciò che le fosse potuto succedere, aveva paura dei numerosi cambiamenti che ne sarebbero potuti conseguire, aveva paura di perderla…negli ultimi tempi si era reso conto di provare un sentimento molto profondo per lei, non era amore, o forse si, dal momento che l’amicizia poteva essere considerata una forma d’amore…per lui era diventata come una sorella e la cosa era reciproca.

-Mi sono arrabbiato perché ero preoccupato…e spaventato. Proprio come voi adesso, in fondo chi non lo sarebbe nella situazione in cui ci troviamo noi? Poi però ho riflettuto a lungo su questa cosa, e sono arrivato alla conclusione che Hilary…resta sempre Hilary, evocatrice o no, con i poteri oppure senza- sospirò –E credo che dovremmo fare qualcosa per aiutarla, voglio dire, se ci siamo spaventati noi, figuriamoci lei- mentre parlava i ragazzi presenti si resero conto che il moretto aveva ragione, terribilmente ragione.

-Scusate, voi siete i bladers che fanno parte delle quattro squadre che partecipano direttamente alle finali del campionato mondiale di beyblade?- una voce femminile fece voltare i bladers, dietro di loro c’erano una ragazza dai lunghi capelli neri e splendidi occhi azzurro ghiaccio, e un ragazzo di cui risaltava immediatamente il colore delle iridi, rosso accesso ma allo stesso tempo semitrasparente, sembrava il colore di una pietra preziosa.

Max inclinò la testa da un lato, era certo di conoscere già quei volti, fece un piccolo sforzo per cercare di ricordare dove li avesse già visti –Voi siete gli Hunters, giusto?- chiese infine il biondino.

-Esatto- gli rispose Baltazar sorridendo amabilmente –Spero che non vi abbiamo interrotto, passavamo da queste parti e dal momento che sapevamo che voi alloggiavate in questo hotel ci è venuta voglia di conoscere meglio i nostri prossimi avversari-

-A dire la verità anche noi volevamo conoscervi meglio, perché volevamo sapere se anche voi possedete dei bit-power e siete quindi degli elet…- una mano che gli tappò la bocca gli impedì di completare la frase, Daichi si divincolò dalla presa ma invano, cosa aveva detto che non andava?

-Chiudi il becco moccioso- gli sibilò Rick all’orecchio.

-Perché?- fece nel tentativo di mordere un dito all’americano, stava per soffocare.

-Perché si- fu la sua risposta. I due demoni si scambiarono uno sguardo complice, avrebbero dovuto portare avanti quella stupida messa in scena per ancora un bel di tempo se avessero voluto far funzionare il loro piano.

-Vi abbiamo visto combattere alle eliminatorie…siete bravi- si complimentò il professore che non perdeva mai l’occasione per parlare di beyblade.

I falsi bladers sorrisero forzatamente “Giuro che se devo continuare a sorridere in questo modo idiota ancora a lungo li faccio fuori uno per uno”

“Rilassati Axe…li colpiremo quando meno se lo aspettano, e vinceremo” aggiunse sicuro per via telepatica.

-Sono contenta di incontrarvi, sapete anche se in questo torneo saremo avversari siamo dei vostri fan!-

-Già, io e la mia…sorellina abbiamo seguito tutti i vostri incontri allo scorso campionato e ora siamo molto emozionati di dovervi affrontare, ma ciò non significa che non ci impegneremo, anzi vi daremo filo da torcere- disse William mentre pensava tra sé di essere un attore nato.

-Questo ci fa piacere! Ma non illudetevi, non sarà facile battervi!- fece Takao con la sua solita euforia.

-Questo è da vedere!- ribatté Phoebe guardandolo negli occhi e provocandogli uno strano brivido lungo la schiena, era un brivido gelido ma allo stesso tempo…caldo.

-E’ stato un piacere conoscervi però adesso dobbiamo proprio andare, spero di incontravi di nuovo-

-Certo che ci incontrerai di nuovo amico, dopodomani cominciano le finali del campionato!- il demone lanciò un sorriso di sfida al capitano della BBA Revolution.

-Hai ragione…-

-Salutateci l’evoc…Hilary- si corresse al volo la ragazza, era stato un vero peccato che non fosse presente anche lei in quel momento, ma in fondo non era importante, avrebbero avuto molte altre occasioni per vedersi…anche se non sarebbero state affatto piacevoli.

-Conoscete Hilary?-

-Si, l’abbiamo conosciuta un paio di giorni fa- esattamente quando avevano scoperto l’interessante notizia che l’evocatrice che loro stavano cercando per uccidere era proprio quella mocciosa.       

     

Guardò fuori dalla finestra, la pioggia aveva da poco cessato di cadere e il cielo sembrava intenzionato a riacquistare tutta la sua limpidezza, le nuvole spazzate dal vento si allontanavano verso l’orizzonte lasciando dietro di loro una scia grigiastra che tendeva pian piano a dissolversi. Almeno il tempo sarebbe stato bello per quella sera, si ritrovò a pensare Yuri. Improvvisamente si rese conto di una cosa…non era mai uscito con una ragazza prima di allora e non sapeva minimamente da parte cominciare. Come le era saltato in mente di proporle di uscire insieme?

Si passò le mano tra i capelli, ormai non poteva tirarsi indietro avrebbe fatto la figura dell’idiota. Gettò un’occhiata all’orologio, non erano neanche le sette, non sapeva se sperare che le otto arrivassero in fretta oppure no. L’avrebbe passata a chiamare a quell’ora…spostò l’attenzione sui suoi compagni di stanza, Boris sembrava interessato ad un fumetto americano, Kai sdraiato sul suo letto con le mani intrecciate dietro la testa era come al solito chiuso nei suoi pensieri, mentre Serjey era sceso al bar a prendersi qualcosa da bere. Si appoggiò con la schiena al muro distendendo le gambe lungo il materasso e sospirando, si sentiva un cretino. Si stava rammollendo, era quella la verità. Lei lo aveva reso debole e sotto questo punto di vista la cosa gli dava parecchio fastidio però…nella lotta tra i suoi sentimenti nessuno riusciva ad avere la meglio creandogli solamente sempre più confusione nella mente.

-Si può sapere che hai?- gli domandò, l’agitazione del suo capitano lo irritava, non riusciva a leggere se si innervosiva, senza contare che quel manga era anche in inglese, lo sapeva parlare a livello linguistico ma in quanto a leggerlo faceva abbastanza fatica.

-Niente- ribatté asciutto. L’amico posò il giornaletto sul comodino e fissò il rosso per qualche secondo in silenzio.

-Io non ne sarei tanto sicuro- dichiarò infine. Yuri non disse nulla, si limitò a tacere, continuando a guardare un punto indefinito davanti a lui.

-Lasciami indovinare- continuò come se gli avesse risposto –Si tratta di Hilary-

A quel nome il capitano della Neoborg sussultò leggermente, mentre Kai si decise finalmente ad aprire gli occhi continuando però a mantenere la sua solita aria impassibile addosso. Lentamente si levò a sedere poggiando le mani sul letto e scaricando il peso su di esse mentre rivolgeva un’occhiata sfuggevole al compagno conservando la sua espressione disinteressata.

-Come…-

-Ho fatto a capirlo?- concluse al suo posto. Boris sorrise divertito –Semplice…ultimamente non fai che pensare a lei- spiegò calmo. Il suo tono saccente infastidì non poco il blader che alzando la voce sbottò –Ma tu che c***o ne sai di quello che penso io?-

-Ehi, non ti scaldare…vorresti forse farmi credere che non è così?- era così, eccome se lo era. In quegli ultimi giorni non aveva fatto altro, se non si allenava a beyblade i suoi pensieri ricadevano sempre e comunque su di lei, forse avrebbe fatto meglio a tenersi occupato dalla mattina alla sera incessantemente con la sua trottola.

-Più tardi esco con lei- proferì tutto d’un fiato. Il freddo e asociale russo avvertì per un attimo una fitta allo stomaco, si sentiva come se qualcuno gli avesse rovesciato addosso una secchiata d’acqua gelida…e non comprendeva il motivo. Allentò il pugno, che aveva stretto appena aveva udito quella frase. Possibile che Yuri uscisse con Hilary? Loro due da soli…con la stessa Hilary che conosceva lui?

-Esci con lei?!- l’interlocutore del capitano sembrava piuttosto stupito, aveva cominciato a punzecchiarlo con l’intenzione di fargli saltare i nervi, si divertiva quando accadeva, ma adesso era rimasto a dir poco stupefatto.

-Prima nel corridoio l’ho incontrata e…- esordì –mi ha detto che le sembrava che gli altri fossero quasi spaventati da lei per il fatto dell’evocatrice…così io le ho proposto di uscire se avesse avuto voglia di parlare con qualcuno- aveva volontariamente tralasciato il momento in cui la brunetta gli aveva chiesto cosa provasse nei suoi confronti, bloccandogli praticamente il normale processo di respirazione. Boris era rimasto letteralmente a bocca aperta, Yuri Ivanov che proponeva a qualcuno, ad una ragazza, di uscire con lui per parlare?

-E…lei?- fece appena si fu ripreso.

-Lei cosa?-

-Lei…che ha detto?-

-Beh, all’inizio era un po’ incerta ma poi…“Mi farebbe piacere”, sono state queste le sue parole- disse ricordandosi la scena.

-Tutto qui?-

-E cosa avrebbe dovuto fare?! Gettarsi tra le mie braccia dicendomi che era la cosa che desiderava di più al mondo?!-

-Ti sarebbe piaciuto, eh?- lo provocò.

-Non dire cretinate!- ribatté mentre le sue guance si tingevano di un bel rosso acceso che non aveva niente da invidiare al colore dei suoi capelli. Doveva ammettere che l’idea di stringerla tra le sue braccia, possibilmente quando fosse cosciente, lo aveva sfiorato diverse volte ormai.

-Ahia…- fece notando l’imbarazzo del ragazzo che però non comprese subito quell’esclamazione.

-Yuri- continuò serio -Non è che te ne sei innamorato davvero?- questa volta furono due le persone a cui il cuore mancò di un battito…Yuri, non sapeva come rispondere alla domanda che gli era appena stata posta, lui non si era innamorato di nessuno prima di allora, non sapeva cosa significasse esattamente. Anche se forse non è possibile dare una definizione dell’amore…o c’è, o non c’è, non esiste altra alternativa. Chiuse gli occhi e sospirò, non ricordava da quanto non si sentiva così confuso se mai lo fosse stato…Kai trattenne il respiro, sembrava avesse paura del responso del capitano della Neoborg e quasi senza rendersene conto si ritrovò a sperare che la risposta non fosse affermativa. Velocemente si alzò dal letto dirigendosi verso la porta, in fondo a lui cosa importava? Poggiò la mano sulla maniglia quando finalmente il diciassettenne si decise a parlare.

-Non lo so…- fu tutto ciò che gli uscì dalla bocca. Il blader dell’Aquila Rossa rimase immobile per alcuni istanti nella posizione in cui si trovava, mentre sentiva inspiegabilmente il suo corpo rilassarsi e sul suo viso comparve l’ombra di un sorriso. Sorriso che sparì immediatamente dopo…Yuri e Hilary sarebbero usciti insieme quella sera…una strana rabbia lo pervase tanto che non si accorse di uscire sbattendo rumorosamente la porta.

 

L’enorme palla di fuoco che fino a poche ore prima era stata nascosta dalle nuvole grigie di pioggia stava ormai calando oltre la linea dell’orizzonte congedando la terra con un ultimo e fioco raggio. La sera avanzava tranquilla così come l’irritante ma allo stesso tempo rilassante scorrere dei secondi. Nella penombra della sua camera Hilary fissava, come caduta in trance, il vuoto davanti a lei, mentre nella sua testa faceva mente locale di tutto quello che le era successo in quella giornata che probabilmente non avrebbe mai dimenticato. Fino al giorno precedente si lamentava della monotonia che era la sua vita e adesso, in nemmeno ventiquattr’ore le era accaduto di tutto e di più. La mattina aveva scoperto di essere l’evocatrice…si sedette sul letto posando accanto a lei sul materasso una matita e si incantò a guardarla socchiudendo gli occhi lasciando trasparire dal suo volto tutta la concentrazione possibile.

“Dovresti essere in grado di farlo anche tu” le parole di quel demone, quando aveva sollevato in aria la cassa di legno con un semplice gesto della mano, non riusciva a dimenticarle. Molto lentamente sfiorò il pastello con un dito prima di pronunciare un semplice ordine.

-Sollevati- affermò decisa, credendo di veder levitare il colore per tutta la stanza, ma non fu così, non si spostò di un millimetro.

-Sollevati!- ripeté con più fermezza ma il risultano fu identico. Perché non ci riusciva? Eppure aveva il potere di farlo, lo avvertiva. Chiuse gli occhi e rilassò le spalle facendo un profondo respiro, agitarsi non serviva a nulla se non a peggiorare la situazione. Immaginò di vedere la matita davanti a lei, sentì una strana forza percorrerle il corpo, una fonte di energia l’aveva inondata, in quel momento sentiva essere padrona di tutto ciò che la circondava, poteva fare quello che voleva, poteva perché…aveva il potere. Un leggero tonfo la risvegliò dallo stato di alienazione dalla realtà, velocemente riaprì gli occhi facendo svanire la magia, si guardò intorno accorgendosi che il pastello era finito in terra a qualche metro di distanza dalla ragazza. Lanciò un’occhiata fugace alla finestra, i vetri erano chiusi, dunque non era stato il vento…e nella stanza era da sola. Forse non aveva raggiunto il risultato sperato, ma si trattava pur sempre di un risultato, avrebbe dovuto esercitarsi di più. Si slegò la catenina che portava al collo e si sdraiò di peso sul materasso, rigirando il ciondolo tra le dita, chissà se suo padre gliela avrebbe regalata comunque se avesse conosciuto la speciale energia di quella piccola pietra? Ora che ci rifletteva meglio…forse era destino. Buffo, si ritrovò a pensare, lei non ci aveva mai creduto al destino, non le piaceva l’idea che fosse tutto già scritto, il futuro si costruiva giorno dopo giorno, gli unici artefici del domani erano coloro a cui era stato fatto il dono della vita. Su questo fatto era intangibile.

Quali erano le sue reali attitudini, cos’altro era in grado di fare? Chissà se aveva la possibilità di operare anche sul libero arbitrio. Se fosse così potrei far innamorare Kai di me, pensò mentre un sorriso le spuntava sulle labbra. Di scatto si levò a sedere, tornando immediatamente seria, che le saltava in mente? I suoi poteri erano di natura buona e di certo non avrebbero manipolato le decisioni di nessuno…e anche se fosse stato possibile lei non lo avrebbe mai fatto…non poteva. Costringere il russo ad innamorarsi di lei non era giusto, e poi i suoi sentimenti nei suoi confronti sarebbe stati falsi, spudoratamente falsi e lei questo non avrebbe potuto sopportarlo. Preferiva non significare niente per lui piuttosto che avere l’illusione dell’esatto contrario. Quel russo freddo e impassibile avrebbe dovuto amarla spontaneamente, perché lo sentiva nel cuore.

Forse avrebbe fatto meglio a dimenticarlo, in fondo…in fondo c’era Yuri adesso. Entro un’ora sarebbe uscita con lui, e doveva ammettere che un po’ il capitano della Neoborg le piaceva, però…la suoneria di un cellulare la fece sobbalzare, impedendole di proseguire con le sue riflessioni, aprì il cassetto del comodino vicino al suo letto e rispose al telefonino.

-Hilary, ce ne hai messo di tempo a rispondere- fece la voce all’altro capo del filo.

-Scusa mamma…è che non trovavo il cellulare-

-Va tutto bene, tesoro?- le chiese preoccupata la donna. La brunetta ragionò per alcuni istanti, non poteva certo dirle per telefono che sua figlia era l’evocatrice, non sapeva neanche cosa fosse un’evocatrice e spiegarglielo non sarebbe stato semplice, era complicato perfino per lei.

-Si, va tutto bene- si limitò a dire.

-Sono contenta, questo mi interessava. Ti diverti a New York?- non immagini quanto, avrebbe voluto ribattere la quindicenne ironica.

-Si…più tardi esco con un amico-

-Con Takao?-

-No…non lo conosci- se ricordava bene sua madre aveva visto Yuri giusto un paio di volte in televisione durante gli incontri di beyblade, nulla di più.

-Bene, ma stai attenta e fatti sentire- si raccomandò.

-D’accordo mamma…salutami papà-

-Ciao, tesoro-

Hilary spense il cellulare e lo ripose al suo posto sospirando e cercando di convincersi che aveva preso la decisione migliore non rivelando nulla ai suoi genitori, altrimenti li avrebbe solo fatti preoccupare inutilmente. Guardò l’orologio, mancavano circa quindici minuti alle otto, doveva preparasi per uscire. Infilò la sua mini preferita con l’inseparabile top nero ma invece di indossarci sopra la giacchetta arancione che ci abbinava sempre optò per un giacchetto jeans a maniche lunghe, dal momento che aveva piovuto faceva piuttosto fresco. Stava sistemando i vestiti quando Emily e Mao rientrarono in camera.

-Ciao! Dove siete state fino ad ora?-

-Abbiamo fatto conoscenza con Phoebe e William, sapevano che alloggiavamo al Royal e così sono venuti a presentarsi- le spiegò l’americana.

-Sembrano simpatici…ci hanno detto che tu già li conoscevi- aggiunse l’amica.

-Si, ci siamo presentati pochi giorni fa, per caso li ho visti passare davanti al cancello dell’albergo- calò uno snervante silenzio nella stanza. Le due compagne della brunetta si guardarono di sottecchi, sembravano mortificate.

-Ecco, Hilary…- esordì la cinese.

-Noi dobbiamo scusarci- continuò l’altra. La quindicenne le squadrò con un’espressione interrogativa, non riusciva a capire, per cosa dovevano scusarsi? Alla fine fu la blader della squadra dei Baihuzu a prendere la parola.

-Quando Rei e gli altri ci hanno detto che tu eri l’evocatrice…noi ci siamo un po’ spaventate. Voglio dire, scoprire all’improvviso che una tua amica è la persona che stai cercando, che ha particolari poteri, oltretutto legati ai nostri bit-power, e che è destinata a salvare il mondo da un essere diabolico come Vagnus…- fece una smorfia ascoltando l’ultima frase pronunciata, stava parlando come se stesse recitando un monologo.

-Insomma!- disse all’improvviso –Noi non sapevano più chi eri, ci sembravi un’altra persona solo perché avevamo scoperto cosa…chi fossi in realtà…e questo ci ha messo paura. Ma Takao ci ha fatto capire che in fondo tu sei la solita Hilary di sempre- il discorso del giapponese, incredibile ma vero, si ritrovò a pensare, aveva senso, eccome se ne aveva.

-Perdonaci per questo- si scusò Emily per entrambe.

La ragazza abbozzò un sorriso, in fondo non era loro la colpa se si erano spaventate, anche lei aveva avuto paura di se stessa…e probabilmente ne aveva ancora adesso.

-Non preoccupatevi- scosse la testa, aveva già dimenticato. Un bussare veloce e repentino distolse le tre amiche dalla conversazione.

-Vado io- disse la blader degli All Stars mentre si avviava alla porta dietro alla quale trovò, quando l’aprì, una tra le poche persone che si aspettava di vedere…forse una tra le ultime.

-Ciao…Yuri- fece incerta.

-Ciao…c’è Hilary?- domandò sbirciando oltre la soglia della camera. L’americana si voltò verso la brunetta.

-Hilary, c’è Yuri, è venuto per…ehm…perché sei venuto?- gli chiese. Effettivamente che cosa voleva il capitano della Neoborg dalla compagna? Il russo si irrigidì leggermente, non sapeva cosa risponderle, era venuto per uscire con la ragazza ma…era imbarazzante, terribilmente imbarazzante, e lui odiava provare una simile sensazione, non ci era abituato.

-Io…sono venuto per…per…- biascicò abbassando lo sguardo a terra, mentre la sua interlocutrice lo osservava sorpresa nel vederlo così titubante. Yuri era sempre sicuro di sé, a volte anche troppo, freddo, introverso, scorgerlo in quello stato era una novità.

-E’ venuto a prendermi- intervenne Hilary senza mezzi termini e velocemente salutò le sue amiche senza lasciargli il tempo di ribattere, anche se forse non lo avrebbero fatto comunque, visto che sembravano stupite al massimo livello.

 

Camminavano l’uno accanto all’altra in silenzio, lei un po’ imbarazzata, le guance colorate di un tenue colore rosato, lui anche, solo che tentava di non darlo a vedere. Per le strade i negozi erano chiusi e circolavano molte meno vetture rispetto al giorno, probabilmente erano tutti rintanati in casa a gustarsi la cena. Hilary si strinse nelle spalle, dopo l’acquazzone del pomeriggio la temperatura si era abbassata di qualche grado e il fresco si faceva sentire senza troppi complimenti.

-Hai freddo?- le domandò vedendola chiudersi il giacchetto jeans che indossava.

-Un po’- gli rispose a bassa voce. Yuri la guardò incrociare le braccia al petto per cercare di riscaldarsi, se fosse dipeso da lui l’avrebbe volentieri abbracciata. Scosse leggermente la testa chiedendosi intanto se fosse possibile che una presenza oscura si fosse impossessata del suo corpo costringendolo a pensieri ed azioni che non si sarebbe mai sognato di fare prima di allora.

-Senti…a me sta venendo fame- erano le otto passate e il suo stomaco cominciava a reclamare cibo.

-Vuoi che ci fermiamo a mangiare da qualche parte?-

La brunetta annuì leggermente, in effetti l’idea di un posto dove stare caldi e comodamente seduti a mangiare la allettava molto. Gettò un’occhiata all’orologio, a quell’ora i suoi amici stavano sicuramente a cena in albergo, chissà cosa avrebbero pensato non vedendo né lei né il capitano dei Noeborg…sorrise mentre già si immaginava Takao offeso perché non gli aveva detto che usciva con lui.

I due ragazzi dopo una breve ricerca entrarono in una piccola e accogliente pizzeria sita in una tranquilla stradina di New York. Si guardarono intorno, il locale era molto carino i tavoli erano in legno apparecchiati con simpatiche tovaglie colorate e ricamate e molti ragazzi popolavano il ristorante. Un cameriere gli indicò un posto dove sedersi così che potessero fare le loro ordinazioni. Il russo si appoggiò allo schienale della sedia e guardò Hilary, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, c’era qualcosa che lo attirava terribilmente in lei nonostante non avesse ancora compreso cosa. Incrociò il suo sguardo, quegli occhi nocciola erano in grado di scioglierlo, scuri e profondi, lo avevano stregato.

-Così dopodomani comincerà il campionato di beyblade vero e proprio- esordì la quindicenne per iniziare una conversazione, lo sguardo del ragazzo le metteva addosso una certa soggezione, per certi versi era identico a quello di Kai.

-Già- si limitò a dire il suo interlocutore. Finalmente sarebbero scesi in campo anche loro –Posso farti una domanda?- le chiese cogliendola alla sprovvista. La brunette diede un cenno d’assenso.

-Come mai non sei una blader?- faceva parte della squadra dei Bladebreakers Revolution ma non gareggiava, stando a quanto sapeva non possedeva un beyblade però aveva dimostrato di interessarsi a quello sport.

-A dire la verità…non so risponderti; all’inizio non mi piaceva neanche un po’ questo sport poi grazie a Takao ho cominciato a cambiare idea e alla fine ho finito per appassionarmi anch’io, ma non ho mai pensato di diventare una blader. Però ora che mi ci fai riflettere credo proprio che mi piacerebbe…-

 

-Sono arrivata. Posso entrare in camera da sola o devi controllarmi anche per questo?- Mao si voltò verso Rei con fare scocciato, quella sera il ragazzo aveva insistito per accompagnarla, lei aveva voluto fare una passeggiata per smaltire la cena e il cinese le aveva detto che andare in giro per la strade di una metropoli come New York da sola di notte era pericoloso. La blader aveva così dovuto sorbirsi la sua compagnia, nonostante pensasse che se la sarebbe cavata benissimo da sola, non era più una bambina. Un tempo averlo accanto le avrebbe fatto immenso piacere ma adesso…adesso aveva deciso di dimenticarlo dal momento che il sedicenne sembrava proprio non avere interesse per lei se non come amica. Ma come faceva a dimenticarlo se lo aveva sempre davanti?

-Non ti voglio controllare, solamente se questa sera non fossi venuto sarei stato preoccupato per te-

-Tu non ti preoccupi per me-

-Come?- le domandò guardandola in modo interrogativo, lui si preoccupava per lei, e in fondo perché non avrebbe dovuto? Le voleva bene…

-Tanto lo so che te l’ha detto Lai di venire con me- continuò chiedendosi per quale motivo non fosse nata figlia unica, a volte non riusciva davvero a sopportare suo fratello.

-Veramente no- ribatté, era stata una sua iniziativa, Lai non centrava niente.

-Si, certo- rispose abbattuta, alzò lo sguardo su di lui incrociando i suoi bellissimi occhi ambrati, sembrava dicesse la verità, quelle iridi dorate parevano incapaci di mentire…sorrise dolcemente, ci era caduta ancora. Sospirò, quanto avrebbe voluto non farle un simile effetto, per quanto si sforzasse non riusciva a reprimere i sentimenti che provava per lui, tutto sommato si sapeva che le emozioni non erano soggette al controllo razionale non si poteva amare qualcuno o smettere di amarlo solo perché si decideva di farlo.

-Comunque grazie lo stesso- gli si avvicinò posandogli un affettuoso bacio sulla guancia prima di augurargli la buonanotte e sparire oltre la porta della sua stanza. Rei rimase immobile per qualche secondo riflettendo sulle ultime frasi pronunciate dall’amica e chiedendosi perché non credeva al fatto che lui si preoccupasse per lei.

-E quello che significava?- una voce allusiva e indagatrice lo riscosse dai propri pensieri, si voltò di scatto.

-Lai! Mi hai messo paura!- fece il blader portandosi una mano al petto per riprendersi. Il compagno lo guardò sospetto inclinando la testa da un lato e incrociando le braccia al petto –Allora?- ripeté non avendo ottenuto una risposta.

-Allora cosa?-

-Perché quel bacio? Non è che tu e mia sorella…mi state nascondendo qualcosa?- domandò a bruciapelo cogliendo di sorpresa il suo interlocutore che rimase completamente spiazzato.

-Ma…che ti salta in mente?- le sue gote si colorarono di un leggero rossore –Sai benissimo che per me Mao è solo un’amica!-

-Sarà…- sussurrò mentre il moretto gli passava accanto –Ascoltami bene Rei, a costo di fare la parte del fratello protettivo…vedi di non farla soffrire o te la vedrai con me, sono stato chiaro?-

 

-Vieni avanti…Alena- con un gesto della mano le fece cenno di avvicinarsi. Una ragazza dai capelli biondo cenere e gli occhi verde prato si fece avanti umilmente, mentre l’anziano signore seduto su un imponente seggio congiungeva lentamente le mani come in una preghiera. Indossava una tunica come quelle che vestivano i sacerdoti, era color porpora con rifiniture dorate che formavano strani segni tribali, segni che potevano sembrare privi di significato a chiunque non conoscesse quella antica ed ormai estinta lingua. La barba ben curata gli ricadeva sul petto, e gli accenni della vecchiaia marcavano il suo viso, anche se dimostrava molti meno anni di quanti ne avesse realmente…circa due o tre migliaia. Accanto a lui due senili figure parevano essere in attesa di qualcosa. Alena si fermò davanti ai tre uomini, alzò il volto incrociando il loro sguardo, identico alla prima volta in cui li aveva visti.

-Suppongo tu sappia già quale sia il tuo compito- esordì il signore assiso sul trono con voce calma, una voce che la quindicenne ricordava non aver mai sentito incrinata o preoccupata, nemmeno nei momenti di maggior pericolo.

-Ti abbiamo riportata in vita affinché tu possa guidare la nuova evocatrice durante il suo percorso di addestramento e farle capire l’importanza e la responsabilità di questo ruolo che un tempo apparteneva a te- il saggio fece cenno alla persona alla sua sinistra di porgere alla biondina un piccolo oggetto, una pietra color avorio perfettamente sferica –L’energia negativa di Vagnus giunge sino a noi, è in continua ascesa e tra poco arriverà alla sua maturazione. Allora egli si preparerà ad affrontare l’evocatrice…e allora l’evocatrice dovrà essere pronta a scegliere- la ragazza accolse la sferetta nel palmo della sua mano.

-Ma questa…- fece spaventata.

-E’ l’Energia Pura- concluse l’anziano per lei –Così come mille anni fa facesti tu ora spetterà alla nuova prescelta decidere se usarla o meno. Ma ogni scelta comporta una rinuncia, la sicurezza di vincere e di salvare il mondo dalla sua distruzione in cambio…- l’ex-evocatrice chiuse gli occhi. Sapeva cosa sarebbe stato richiesto in quel cambio, lo sapeva fin troppo bene.

 

-Devo farlo, è l’unica soluzione!-

-No invece! Tu non sei obbligata a fare niente!- il ragazzo l’afferrò per le spalle puntando i suoi occhi blu notte in quelli smeraldo di lei. Non poteva permetterle di compiere una simile sciocchezza, non se lo sarebbe mai perdonato.

-Io sono l’evocatrice- disse  come se quella frase potesse giustificare la sua decisione in quel momento. Dolcemente gli accarezzò il viso sorridendo amaramente –Ti prego…cerca di capirmi-

-Non voglio perderti- trovò il coraggio di sussurrarle.

-Nemmeno io…per questo lo faccio- si strinse a lui abbracciandolo forte mentre sentiva le sue braccia cingerle la vita.

-Ti amo-

-Anch’io ti amo- si allontanò dal ragazzo cercando di trattenere le lacrime che sembrava volessero a tutti i costi bagnarle il viso.

 

Era riuscita a sconfiggere Vagnus ma a quale prezzo? Quante persone aveva fatto soffrire con quella sua scelta…aprì il pugno studiando attentamente la pietra, come fosse la prima volta che la vedesse. Non aveva il coraggio di proporre una simile alternativa ad una ragazzina e farle vivere lo stesso inferno che aveva passato lei. Lo avrebbe fatto solamente in caso di estrema necessità, ormai aveva deciso, non le importava quello che dicevano i Saggi a riguardo.

-Alena, dobbiamo rivelarti ancora alcune cose a proposito del nostro nemico e la purtroppo prossima apocalisse- l’uomo più anziano si alzò avvicinandosi alla biondina.

-L’evocatrice è al sicuro adesso?- le domandò.

-Credo di si…ho già mandato qualcuno che potesse sostituirmi nel mio compito fino a quando non prenderò io in mano le retini della situazione-

 

Si fermò davanti la porta della sua camera e si voltò verso Yuri, doveva ammettere di aver trascorso una serata piacevole in sua compagnia, credeva che il russo fosse un tipo di persona con cui non si potesse parlare, invece lui era stata ad ascoltarla per tutto il tempo, anche quando lei gli aveva confessato di essere molto preoccupata e spaventata della situazione che si era venuta a creare e soprattutto che il giorno successivo anche Daitenji e Galeno sarebbero venuti a conoscenza della verità.

Sorrise ripensando al momento in cui avevano finito di mangiare e dovevano pagare il conto. Era stata una cameriera a portargli lo scontrino, le cena era costata in tutto venti dollari e la brunetta voleva dividere la spesa a metà ma il blader si era proposto di pagare per entrambi nonostante Hilary non fosse per niente d’accordo.

-Mi scusi se mi permetto signorina…- si era inserita la donna del ristorante nella loro piccola discussione –Ma visto che ha la fortuna di avere un ragazzo così generoso le consiglierei di approfittarne ogni tanto- le aveva detto scherzosamente facendoli arrossire tutti e due. Li aveva scambiati per fidanzati.

-Grazie per avermi sopportato questa sera- gli disse rivolgendogli un timido sorriso, dopo che erano usciti dal ristorante avevano deciso di attraversare il parco, sembrava così diverso rispetto al pomeriggio, una vera oasi di tranquillità immerso nel raro silenzio di una grande metropoli come New York. Si erano fermati qualche minuto su una panchina e il ragazzo aveva trovato naturale parlare con lei…era una sensazione nuova per lui non si era mai lasciato andare con nessuno. Certo non si era messo a fare lunghi discorsi, era sempre rimasto un po’ sulla difensiva…in fondo quello era il suo carattere…

-Allora, buonanotte- gli augurò la brunetta.

-Buonanotte- il diciassettenne rispose al saluto, gli dispiaceva che quella serata fosse trascorsa così in fretta, l’aveva passata bene, veramente bene. Aspettò che richiuse la porta dietro di lei prima di dirigersi verso la sua camera, prese a camminare in direzione della sua stanza con un abbozzo di sorriso sulle labbra e talmente immerso nei suoi pensieri quasi non si accorse che qualcuno lo aveva appena sorpassato…alzò gli occhi sulla figura che sembrava andare nella sua stessa direzione, guardò l’orologio, erano da poco passate le undici e quella era l’ora in cui di solito tornava dalle sue solitarie passeggiatine serali…

-Kai- gli disse raggiungendolo –Ti sei divertito a fare la tua solita passeggiata?-

-Tu?- ribatté sapendo che era uscito con Hilary. Yuri sembrò pensarci un poco prima di rispondere –Si…-

Kai gli lanciò un’occhiata fugace –Sono contento per te- replicò intenzionalmente con un tono di voce che lasciava trasparire chiaramente che in realtà non gliene importava niente. Anche se poi aggiunse –Tu che ti diverti con una ragazzina…questa me la devo segnare- fece ironico.

-Signor Hiwatari, non sarà geloso?- non era la prima volta che i due cominciavano a lanciarsi frecciatine con lo scopo di far irritare volontariamente l’altro. Il blader si arrestò all’improvviso costringendo anche il suo compagno a fermarsi.

-Figurati se me ne importa qualcosa di quella mocciosa…- il suo sguardo si indurì notevolmente, lui geloso? Era inconcepibile.

-Fino a poco tempo fa parlavo anch’io così di lei- il rosso incrociò lo sguardo del suo interlocutore –Ma ora mi sono accorto che ha qualcosa di speciale, e non mi riferisco al fatto che è l’evocatrice…ma forse tu lo sai meglio di me- il sedicenne alzò un sopracciglio chiedendosi dove volesse arrivare con quella frase e soprattutto cosa volesse insinuare, non gli piaceva per niente quando qualcuno faceva delle insinuazioni su di lui. Yuri riprese a camminare distanziando Kai di qualche metro ma prima di sparire oltre l’angolo del corridoio si voltò di nuovo verso il compagno –Comunque Kai…non ho nessuna intenzione di sventolare bandiera bianca…-

 

TO BE CONTINUED…

 

Ho finito per oggi!!! Vi lascio con questa domanda: chi saranno le persone che Alena ha incaricato di controllare Hilary??? E questa risposta: lo saprete nel prossimo cap!!! E questa preghiera: commentate che mi fate tanto contenta!!! Spero che il cap. vi sia piaciuto, nel prossimo ci saranno tante cosucce interessanti...mi raccomando, continuate a leggere!!! Baci!!!!!

 

 

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Capitolo 14
*** Il sabotaggio ***


Visto

Visto?? Non ci ho messo poi tantissimo ad aggiornare! E ora beccatevi dieci pagine di word appena sfornate!! Ma prima i ringraziamenti…anzi ancora prima…per chi me lo ha chiesto: a Takao non piace Hilary (per lui ho già in mente un’altra cosa!) ho solo voluto che tra loro ci fosse un’amicizia molto bella e profonda. E ora…grazie a: hilary14; LightAngel; Sesshomoru; Jaly; Blue Crystal (allora Alena ha rinunciato al ragazzo che amava per una ragione molto semplice (il che non significa che sia bella anzi) però non posso dirti altro…lo scoprirai leggendo la fic, tranquilla!!);  Hilly89; elena96; Kayx chan (che bello sei tornata!!!); super gaia (anche tu sei tornata, che bello!!!)…poi volevo dire una cosa a carolina37: mi dispiace che la mia fic non ti piaccia perchè non ti piace la coppia…cmq non c'è problema, ognuno ha i suoi gusti!E caroline38: grazie grazie grazie per quello che mi hai detto!!! Cmq non ti preoccupare non me la sono presa!  Ora posso cominciare!!

 

 

Sospirò rassegnata portandosi una mano alla fronte, erano decollati da più di un’ora ma Daichi sembrava che non avesse nessuna intenzione di chiudere la bocca e smetterla così di urlare di lasciarlo scendere. Non c’era da ridire, quel ragazzino aveva una vera e proprio fobia di volare, da quel suo sbraitare pareva che qualcuno lo stesse torturando. Max e il professore cercavano, con non poca fatica, di tenerlo fermo, non che fosse il massimo per ammazzare il tempo, ancora lungo, che li separava dall’atterraggio all’aeroporto di Atene, se non altro si tenevano impegnati, o almeno questo era ciò che pensava Hilary tra sé. Lei invece si stava annoiando a morte, non le piacevano i viaggi troppo lunghi, senza contare che non avendo nulla da fare aveva molto tempo a disposizione per riflettere. I suoi pensieri correvano veloci nella mente, tentava di immaginarsi cosa sarebbe successo nei giorni seguenti ma proprio non le riusciva. Che cosa avrebbe dovuto fare? Aveva dei poteri che sapeva a malapena utilizzare, non era in grado di controllarli ancora…forse avrebbe dovuto stare ferma e non usarli, almeno per il momento, doveva prima conoscere qualcosa in più a riguardo. Il problema rimaneva quindi come scoprire qualcosa in più a riguardo, forse Galeno poteva aiutarla, ma se non fosse stato così? Chi le avrebbe detto cosa fare? Non poteva riuscire a fare ciò che doveva da sola, anche perché ancora non aveva compreso esattamente cosa doveva fare…d’accordo, per quel poco che le era stato riferito il compito di ogni evocatore era di sconfiggere Vagnus…ma lei non lo aveva neanche mai visto, non sapeva niente di lui. Era in netto svantaggio, di questo era pienamente consapevole. Una certezza in mezzo a tutta questa confusione, ironizzò mentre si appoggiava agli scomodi schienali dei sedili dell’aereo. Sbuffò sonoramente, non voleva più pensare all’evocatrice e roba affine, così tornò con la mente alla sera precedente. Spostò discretamente lo sguardo verso i posti che occupavano i membri della Neoborg, anche Yuri sembrava assorto, immerso nei propri pensieri. Doveva ammettere di aver trascorso delle ore piacevoli con il capitano della squadra russa, era stata bene in sua compagnia. Lo trovava un ragazzo molto carino, capace di essere dolce e gentile, nonostante fosse il suo carattere freddo e distaccato spesso a prevalere, aveva un fascino magnetico, proprio come…Kai. Il sedicenne gli sedeva accanto, con le braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi, pareva dormisse. A Hilary piaceva Yuri, però lui non le faceva battere il cuore come ci riusciva Kai. Lei amava quest’ultimo, era l’unico in grado di scioglierla semplicemente guardandola negli occhi, cosa che purtroppo avveniva di rado, l’unico per cui avrebbe dato tutto pur di farsi stringere tra le sue braccia, l’unico per cui aveva completamente perso la testa…peccato che la cosa non fosse reciproca, già era un traguardo quando le rivolgeva la parola, quelle erano volte che si potevano contare sulla dita di una mano per quanto fossero poche. Poggiò la fronte al finestrino, forse avrebbe fatto meglio a dimenticarlo, non aveva uno straccio di speranza con lui, mentre con il capitano della Neoborg…beh, non l’avrebbe invitata ad uscire se non avesse provato un minimo di interesse nei suoi confronti, ora doveva solo scoprire quanto era forte questo interesse…

-Ehi signorina…invece di fare la pensierosa potresti raccontarmi qualcosa di interessante- le propose Takao, seduto accanto a lei. La brunetta voltò la testa verso l’amico, assumendo un’espressione interrogativa, domandandosi cosa significasse “qualcosa di interessante”.

-Fai finta di non capire? Ieri sera sono venuto a cercarti in camera tua per proporti una passeggiata che ti aiutasse a distrarti, ma a quanto pare ci aveva già pensato qualcun altro- fece in chiaro tono allusivo.

-Mao ed Emily mi hanno detto che eri uscita con un certo Yuri Ivanov…- continuò non nascondendo un sorriso malizioso sulle labbra –Così mi domandavo se fosse lo stesso Yuri Ivanov che conosco anch’io-

-Lo sai benissimo- rispose con un lieve rossore sulle guance.

-Che avete fatto?- le chiese curioso.

-Cosa vuoi che abbiamo fatto?!-

-Non lo so, per questo te lo chiedo- ribatté come fosse la cosa più naturale del mondo.

-Che ficcanaso- le brunetta fu così costretta a dirgli tutto, anche perché il moretto non avrebbe demorso facilmente, l’avrebbe assillata fino a quando non sarebbero arrivati a destinazione, il che equivaleva a dire ancora per molte ore. Non lo avrebbe sopportato tanto a lungo.

-Non so che fare Takao!- si lamentò quando ebbe finito di raccontare –Tu che dici?-

-Io?!- esclamò indicando se stesso con l’indice della mano destra, doveva essere proprio in crisi profonda se si era abbassata a chiedergli consigli su questioni sentimentali, un ambito del tutto sconosciuto al blader.

-Credo che tu stia chiedendo alla persona sbagliata…non sono pratico di queste cose- biascicò imbarazzato e anche un po’ deluso.

-E probabilmente non lo sarò mai- aggiunse sconsolato.

-Perché parli così? Hai molti fan e tra questi ci sono anche delle ragazze- gli disse cercando di rallegrarlo.

-Certo, solo perché sono il campione del mondo di beyblade, se no non mi degnerebbero di uno sguardo-

–Io ti voglio bene- Hilary poggiò la testa sulla spalla dell’amico cercando di tirarlo un po’ su di morale, doveva essere lei quella demoralizzata in quel momento e lui l’avrebbe dovuta consolare, invece pareva proprio che i ruoli si fossero rovesciati.

-Lo so- il moretto sorrise.

-Dovremmo metterci insieme, in una volta risolveremmo i tuoi e i miei problemi- propose la ragazza in tono solenne.

-Oh, è una proposta interessante-

-Davvero?-

-Davvero- si guardarono negli occhi in silenzio per alcuni istanti prima di scoppiare entrambi a ridere.

Intanto Kai si riscosse da quello stato di torpore nel quale era assorto e spostò l’attenzione sul ragazzo che gli sedeva accanto, aveva gli occhi fissi verso Hilary, la osservava immobile, le labbra serrate in un’espressione seria. Il russo seguì la traiettoria dello sguardo di Yuri e vide la brunetta e il capitano dei Bladebreakers che ridevano divertiti tra loro. Avrebbe giurato che il suo compagno fosse geloso.

-Quella ragazzina ti ha fatto perdere completamente la testa- gli disse in modo che solo lui potesse sentirlo. Non riusciva a capire il perché ma le attenzioni che il rosso rivolgeva alla quindicenne lo infastidivano non poco, e il fatto di non comprenderne il motivo lo rendeva ancora più nervoso…forse era perché pensava che il blader avesse potuto deconcentrarsi proprio quando il campionato vero e proprio stava per iniziare, lui voleva vincere e per farlo aveva bisogno del suo compagno. Questa era un ragione…ma l’altra? Sentiva che c’era qualcos’altro sotto.

-Forse…comunque è una faccenda che non ti riguarda-

-Invece si- ribatté prima che il suo cervello comandasse alle parole di uscirgli dalla bocca. Non era da lui essere così impulsivo.

-Stai tranquillo, questo non mi impedirà di svolgere i miei doveri di blader- gli rispose atono prima di voltarsi e puntargli il suo sguardo gelido negli occhi –Mentre per l’altro motivo per cui ti riguarda hai ragione a non essere tranquillo- Kai inarcò un sopracciglio, l’altro motivo?

-Non mi arrenderò fino a quando non avrò la certezza di non avere più speranze- continuò mentre il suo interlocutore continuava a non capire, a cosa si stava riferendo?

-Non capisco di cosa tu stia parlando- proferì glaciale dopo un istante di silenzio.

-Io invece capisco che le possibilità sono due: o tu sai benissimo a cosa io mi stia riferendo e fai finta di non capire, cosa che ti riesce piuttosto bene aggiungerei, o davvero tu non sappia di cosa io stia parlando, il che mi lascerebbe sorpreso, significherebbe che ci sono arrivato prima io di te…- la prima ipotesi sembrava la più probabile, in fondo il sedicenne riusciva benissimo a nascondere i propri sentimenti e a rimanere impassibile in qualsiasi situazione.

-Si può sapere che stai blaterando?!- il tono lasciava trasparire una certa nota scocciata.

-Kai…davvero non capisci a cosa mi stia riferendo?- possibile che la seconda congettura fosse davvero quella esatta?

-No, e voglio saperlo- sul volto di Yuri comparve l’ombra di un sorriso, un sorriso di sfida. Il blader dell’Aquila Rossa cercò di studiare quella sua espressione non senza rivolgergli una sguardo tagliente. Non sopportava di essere preso in giro, ed era sicuro che era proprio quello che il compagno gli stesse facendo.

-Non sarò certo io a dirtelo…non posso permetterti di regalarti un punto a tuo favore…-

 

-Abbiamo fatto un ottimo lavoro- disse osservando il sole salire sempre più in alto nel cielo, mentre si faceva toccare dai suoi caldi raggi, gli piaceva quell’enorme palla di fuoco ardante che bruciava nell’aria, gli ricordava molto le fiamme del regno infernale dal quale proveniva.

-E la parte più bella deve ancora venire- un ghigno comparve sulle sua labbra mentre poggiava la sua testa sul petto di Baltazar. Lui le cinse le spalle stringendola con forza impedendole quasi di muoversi.

-Presto avremo tutto quello che vogliamo- le sussurrò passando una mano tra i suoi capelli e annusandone il profumo, un profumo di morte…come tutto il resto del suo corpo, un odore percepibile solo a chi non fosse umano, i demoni potevano sentirlo, perfino gli animali, che per difesa fuggivano da loro, ma non gli uomini…le imprigionò il mento tra le dita costringendola a incrociare il suo sguardo, si avvicinò al suo viso dai lineamenti perfetti e la baciò sulla bocca.

-Insieme governeremo questo mondo- disse Axe appena il compagno si staccò da lei.

-Mi vuoi davvero con te?- le chiese malizioso mentre le baciava il collo.

-Sai…mi sono resa conto che non sei male…- chiuse gli occhi lasciandosi percorrere dai brividi di piacere che sentiva attraversarle la schiena al solo contatto del respiro caldo del demone sulla sua pelle. Si discostò da lui per poi tornare a posare le sue labbra su quelle del compagno trasformando quel gesto in qualcosa di volta in volta più passionale.

-A quest’ora staranno sorvolando l’Atlantico- la mora intrecciò le sue dita con quelle del demone, entro poco tempo si sarebbero liberati per sempre dell’evocatrice e degli eletti, divertendosi ad ascoltare la loro energia vitale spegnersi lenta e sofferente.

-Non dobbiamo far altro che aspettare…-

 

Un’assistente di volo passava sorridendo a chiedere gentilmente alle persone sull’aereo se avessero bisogno di qualcosa, Takao la chiamò a gran voce pregandola di avvicinarsi, domandandole se fosse possibile mangiare qualcosa dato che il suo corpo stava reclamando cibo.

-Takao, possibile che tu non pensi ad altro?- gli disse Rei divertito, seduto appena un posto dietro di lui.

-Non è mica colpa mia se mi è venuta voglia di un panino- si giustificò.

-Panino…- biascicò Daichi portandosi una mano alla bocca e cercando di trattenersi nel dare di stomaco. Aveva una nausea tremenda, e il solo sentir nominare un qualsiasi tipo di cibo lo faceva stare male. Un bel problema dato il soggetto. In quel momento sarebbe stato disposto a buttarsi da quel “ammasso di ferraglia volante”, come lo chiamava lui, per di rimettere piede a terra.

-Stai male Daichi?- gli domandò il professore preoccupato dello stato di salute dell’amico.

-Di certo non sta bene! Ha la faccia che sembra quella di un morto!- il ragazzino si girò lentamente verso il suo capitano, era troppo conciato perfino per ribattere, ma l’avrebbe messa in conto, appena atterrati ad Atene gliela avrebbe fatta pagare. Velocemente si slacciò le cinture e con un piccolo balzo scese dal sedile, aveva seriamente bisogno di andare in bagno. Stava per raggiungere la porta quando qualcosa, preceduta da quella che sembrava una violenta esplosione, lo catapultò al pavimento facendogli battere la testa. Si rimise a sedere passandosi una mano sulla parte lesa cercando di capire cosa fosse successo. Sentì l’aereo barcollare sotto di lui, non pareva per niente stabile.

-Oh no, adesso che succede?!- imprecò ad alta voce ancora più spaventato del solito.

-Guardate!- Mao indicò atterrita il finestrino accanto a lei –C’è del fumo!- effettivamente l’elica dell’ala destra del velivolo aveva preso fuoco ed era avvolta da alte fiammate che bruciavano l’aria creando una densa nuvola di fumo che saliva verso l’alto. Inevitabilmente il panico si diffuse tra i passeggeri, che cominciarono ad urlare terrorizzati, incapaci di mantenere la calma, pensando che ormai c’era ben poco da fare…l’aereo stava cominciando ad inclinarsi verso il basso attratto a terra dalla forza di gravità, riuscendo a fatica a vincerla dato che gli rimaneva a disposizione solo un fianco ancora intatto, l’altro era andato praticamente distrutto.

Intanto nella cabina di volo si cercava di fare il possibile per riuscire a mantenere il controllo del mezzo.

-Clark, questo aereo non reggerà ancora a lungo, una sola ala non può sopportare il peso di tonnellate di ferro!- gridò il secondo pilota all’uomo, di circa una ventina d’anni più grande, accanto a lui con il quale aveva condiviso la guida del viaggio dal momento della partenza.

-Credi che non lo sappia?- Clark  cercò di studiare in fretta il computer di bordo sperando che il radar localizzasse qualcosa…un puntino, un misero puntino rosso in quello schermo grigiastro…

-George, preparati ad un atterraggio di emergenza- proferì con un tono che non ammetteva repliche. Il ragazzo stava per aprire bocca quando il collega glielo impedì –Guarda laggiù- gli disse indicando una piccola distesa verdeggiante in mezzo al blu profondo dell’oceano.

-Vuoi atterrate lì?!-

-Se non vuoi morire si-

-Ma io non ho mai fatto un atterraggio di emergenza! Faccio il secondo pilota da solo due anni!- replicò, anche se sapeva perfettamente essere inutile, non avevano altra scelta.

-C’è sempre una prima volta, ragazzo- il giovane guardò l’uomo afferrare con decisione la cloche, il suo veterano compagno era uno tra i più bravi piloti che avesse mai conosciuto, si fidava di lui. E doveva avere fiducia in se stesso, era il momento di mettere in pratica quello che aveva appreso solo in teoria.

-E va bene- si disse sottovoce cercando di farsi coraggio –In fondo non abbiamo nulla da perdere-

Il velivolo riprese con molta fatica una certa stabilità, seppur molto scarsa, intervallata da violenti e improvvisi scossoni, accompagnati dalle urla dei passeggeri. Una voce annunciò di sedersi e allacciarsi le cinture di sicurezza, perché si sarebbe tentato un atterraggio di emergenza, esortando le persone a mantenere la calma.

Daichi si fiondò immediatamente al suo posto, piagnucolando e immaginando di non trovarsi su quell’aereo ma su una bellissima spiaggia hawaiana a giocare a beyblade con incantevoli ragazze natie dell’isola.

Hilary guardò fuori dal finestrino, da dove fino a pochi minuti prima si poteva scorgere l’ala bianca dell’aereo, ora andata in mille pezzi, avrebbe voluto fare qualcosa ma era completamente terrorizzata, la paura bloccava ogni suo movimento, e sentiva congelati anche i suoi poteri. Come posso essere l’evocatrice se non sono neanche in grado di non farmi prendere dal panico, pensava scioccata. Intanto l’acqua si faceva sempre più vicina sotto di loro se l’aeroplano fosse finito nel bel mezzo dell’oceano sarebbe affondato e allora nessuno si sarebbe salvato…

 

Aprì gli occhi lentamente, ma subito li richiuse, la luce del sole era intensa e le sbatteva direttamente sul viso. Sentiva qualcosa di morbido sotto di lei, a giudicare dalla consistenza sembrava sabbia, era su una spiaggia. Ancora sdraiata e quasi inconsciamente si portò una mano al collo…tirò un sospiro sollevato quando constatò che aveva ancora la Crystal legata alla catenina, non sapeva spiegarsi perché ma per un attimo aveva temuto di averla persa. Ma dove era finita? E soprattutto, come ci era finita? Aveva un ricordo confuso, l’aereo sul quale stava viaggiando per la Grecia aveva avuto un problema all’elica dell’ala destra, se non sbagliava aveva preso fuoco…si mise a sedere, lasciando finalmente correre le sue iridi castane su ciò che le si estendeva davanti, un’immensa distesa d’acqua cristallina luccicante sotto i raggi dell’astro, come se tante pietre preziose fossero state disposte sulla sua superficie. Era di un rilassante colore azzurro chiaro. Pensava di essere finita all’inferno e invece quello che vedeva pareva il paradiso.

-Hai ripreso i sensi- una voce accanto a lei la riscosse, la sua voce…si voltò verso la persona che le sedeva accanto, aveva le gambe distese sulla rena mentre scaricava il peso del corpo sulle palme delle mani, anch’esse poggiate sulla sabbia. Schiuse le labbra con l’intenzione di pronunciare il suo nome cosa che non le riuscì, dalla sua bocca non si disperse neanche una parola. Si imbambolò a guardare il suo profilo, quei lineamenti perfetti, quegli occhi violacei rapiti dall’orizzonte, quegli strani segni blu sul suo viso, quei capelli color cenere sul davanti e più scuri sulla nuca…probabilmente era morta e ora si trovava davvero in paradiso, e lui non poteva essere che un angelo…

-Stai bene?- le chiese rivolgendole appena lo sguardo. La brunetta si riscosse resasi conto della figura terribilmente imbarazzante che aveva appena interpretato.

-Si…ma che è successo?- si guardò intorno, alla sua destra a qualche centinaio di metri di distanza si poteva scorgere un piccolo bosco verdeggiante, e oltre quella piccola macchia di vegetazione un fumo denso e grigio sembrava crescere verso il cielo.

-L’aereo è atterrato su quest’isola per nostra fortuna. Siamo riusciti a scendere tutti sani e salvi però…- Hilary incrociò di nuovo lo sguardo del blader preoccupata in attesa che continuasse –i motori si sono danneggiati, sono andati in corto e hanno fatto saltare l’intero aereo, praticamente non resta più niente-

-E…gli altri?- balbettò la ragazza spaventata dalla risposta che avrebbe potuto darle. Kai rimase in silenzio per alcuni secondi prima di dirle –Quando l’aereo è esploso eravamo già tutti a debita distanza…credo stiano bene, ma la confusione che c’è stata in seguito all’incidente ci ha fatto dividere. Probabilmente sono dispersi su quest’isola…proprio come noi-           

La quindicenne trasse un profondo respiro, si sentiva molto più sollevata, l’unica cosa che gli rimaneva da fare era quindi trovare gli altri, l’isola era piuttosto piccola anche se per girarla tutta a piedi ci si sarebbe impiegato almeno un giorno o due. E intanto i ricordi riaffioravano nella sua mente, iniziava a rammentarsi della profonda paura che aveva provato quando l’aereo aveva cominciato a scendere inesorabilmente verso il basso, si era spaventata a morte…gli occhi le si annebbiarono, facendosi sempre più umidi, senza pensarci si gettò tra le braccia del russo –Ho avuto paura di non rivederti più!- disse tra le lacrime. Il ragazzo sussultò appena per l’inaspettata reazione dell’amica che intanto bagnava la sua maglietta di pianto. Le sembrava così indifesa…improvvisamente gli venne voglia di proteggerla. Stupendo quasi se stesso le cinse le spalle con un braccio, stringendola con decisione ma anche con dolcezza.

-Ora è tutto a posto- le sussurrò. Il suo tono di voce era così insolitamente caldo che Hilary non poté fare a meno di arrossire. Nascose il viso nell’incavo del collo del blader per non farsi scorgere imbarazzata. Non poteva crederci, il freddo e impassibile Kai la stava abbracciando…si era chiesta circa un milione di volte come sarebbe stato se lui l’avesse stretta tra le sue braccia e ora lo sapeva, provava una sensazione a dir poco bellissima…chiuse gli occhi assaporando al meglio quel momento, voleva imprimerselo nella mente perché sapeva che non sarebbe più capitato, purtroppo. Con enorme fatica si separò dal sedicenne asciugandosi le guance e rivolgendogli un timido sorriso. Il russo provò una sensazione stranissima…il suo cuore aumentò di colpo il ritmo dei propri battiti, senza che lui di si fosse mosso, aveva provato qualcosa di simile solo durante importanti e avvincenti incontri beyblade. Ma in quel momento non stava disputando un incontro di beyblade…si alzò scatto recuperando un po’ della sua solita freddezza mentre sentiva pian piano attenuarsi quell’inspiegabile sensazione che lo aveva preso d’assalto poco prima.

-Dobbiamo trovare gli altri- proferì, non sapevano minimamente dove fossero finiti, l’unica cosa logica da fare era rintracciare i loro compagni poi avrebbe pensato al resto. La brunetta si incamminò dietro a Kai che proseguiva qualche metro davanti a lei, sembrava avesse intenzione di seguire la costa, in fondo qualsiasi direzione andava bene, si stavano basando solo sulla fortuna. Hilary si sfilò le scarpe lasciando all’acqua fresca di bagnarle i piedi, era piacevole passeggiare sul bagnasciuga, avrebbe camminato scalza finché non fosse terminata la spiaggia; di tanto in tanto si guardava intorno chiedendosi cosa avrebbero fatto quando sarebbe calata la notte, cosa avrebbero mangiato, dove avrebbero dormito.

Il sole picchiava forte, cominciava a sentire le guance farsi sempre più calde, così come tutte le parti scoperte del suo corpo, se non altro da quella brutta esperienza ci avrebbe guadagnato un’abbronzatura tropicale…da quanto erano in viaggio? Ore probabilmente, a giudicare dalla posizione del sole saranno state circa le due. Non ne poteva più, non solo era stanca morta ma aveva anche fame e sete, senza contare che era un’eternità che non rivolgeva una parola a qualcuno, il blader che era con lei non aveva aperto bocca per tutto il tragitto e continuava a starle distante, rivolgendole solamente un’occhiata fugace ogni tanto per assicurarsi che fosse ancora dietro di lui.

-Kai- lo chiamò a gran voce, sedendosi sulla sabbia ormai bollente, un altro passo e sarebbe crollata. Il russo si voltò verso di lei e vedendola a terra le si avvicinò.

-Non ce la faccio più!- esclamò esausta quando le fu a pochi passi, probabilmente le avrebbe risposto che non le importava niente e che se volevano salvarsi dovevano raggiungere gli altri…probabilmente l’avrebbe anche lasciata lì…chiuse gli occhi aspettandosi una di queste tre risposte se non tutte insieme.

-Possiamo riparaci sotto gli alberi del bosco- disse guardando gli arbusti tipici di quel clima sistemati un po’ più verso l’entroterra –Ci faranno ombra e forse troveremo anche dell’acqua- aggiunse. La brunetta gli rivolse uno sguardo stanco ma contento, contrariamente a quanto si aspettava non l’aveva trattata male anzi era stato quasi gentile.

-Ce la fai ad arrivare fin laggiù?- le chiese. Lei annuì e si rimise le scarpe, poi si alzò di nuovo in piedi.

-Andiamo!- esclamò sorridendo, allora non era vero che non le importava nulla di lei, anche se non si faceva affatto illusioni. Ricominciò a seguire il compagno, era ancora spossata ma le parole di Kai, nonostante non avesse detto nulla di particolare, le diedero una nuova forza.

 

Erano ore che vagava per quel bosco, non voleva ammetterlo ma probabilmente si era perso, anzi sicuramente si era perso dal momento che non aveva la minima idea di dove si trovasse. Dopo l’ultima esplosione dell’aereo, quella che aveva distrutto completamente il mezzo non aveva più visto i suoi compagni e si era avventurato da solo alla loro ricerca. Si sedette su un tronco di un albero caduto, le sue gambe si rifiutavano di andare oltre, si passò una mano tra i capelli, era terribilmente stanco. Chiuse gli occhi e li riaprì immediatamente dopo, aveva sentito uno strano rumore provenire attraverso gli alberi. Poteva trattarsi di un animale delle zone calde eppure c’era qualcosa che gli faceva scartare questa ipotesi, sembravano passi, passi di esseri umani. Istintivamente si avvicinò verso quelle che credeva persone e scorse infatti quella che pareva proprio una sagoma di un ragazzo, o meglio di una ragazza. La riconobbe all’istante, non riusciva a credere che fosse davvero lei, eppure…era di spalle, ma i suoi bellissimi capelli castani non potevano ingannarlo. Lentamente le si avvicinò posandole una mano sulla spalla e facendola voltare di scatto.

-Yuri!- esclamò spaventata, le aveva fatto prendere un colpo. Era già abbastanza tesa, se in più ci si metteva anche lui…

-Scusa, non volevo spaventarti- le disse, la stanchezza di poco prima sembrava essere solo un ricordo, non sapeva spiegare come ma averla vista lo aveva caricato di una nuova energia.

-Sono contenta che tu stia bene-

-Davvero?- quella sua ultima affermazione gli aveva fatto aumentare la velocità dei battiti del suo cuore che ora pareva correre impazzito. La brunetta gli sorrise…ciò significava che si preoccupava per lui…sarebbe rimasto a contemplare i suoi occhi nocciola per tutta la giornata probabilmente se qualcosa, anzi qualcuno, alle spalle delle ragazza non avesse richiamato la sua attenzione.

-Ah, ci sei anche tu Kai- asserì stizzito mentre il suo sguardo si faceva d’improvviso più duro. Kai alzò un sopracciglio, di certo non poteva dire che Yuri gli buttasse le braccia al collo quando lo vedeva, però non diventava nemmeno così arrabbiato come sembrava esserlo in quel momento. Hilary spostava lo sguardo da un ragazzo all’altro, sembrava parlassero con gli occhi che però non promettevano nulla di buono.

Oddio, sono su un’isola sperduta in mezzo all’oceano insieme ai due ragazzi che mi piacciono…si ritrovò a pensare. Già per lei risultava imbarazzante stare da sola con Kai, se si aggiungeva pure Yuri…ma perché la vita doveva essere così cattiva con lei? Gliene stavano succedendo una peggio dell’altra, prima il fatto di essersi innamorata persa del blader più freddo e impassibile che avesse mai incontrato, poi la scoperta di essere l’evocatrice, e in ultimo, cosa però da tenere comunque in considerazione, le piaceva anche il russo che ora le stava di fronte.

-Ehm…- biascicò cercando di attirare l’attenzione, non si capacitava del motivo ma sentiva che stava tirando una brutta aria tra i due –Non dovremmo continuare a cercare gli altri?-

Entrambi i bladers puntarono lo sguardo su di lei, rimanendo in silenzio, la ragazza si sentiva terribilmente in soggezione, inclinò leggermente la testa verso il basso, non poteva permettersi di arrossire, non in quel momento.

 

-Riesco ancora a sentire la loro energia vitale- disse Axe con un tono che lasciava chiaramente intuire che fosse arrabbiata. A quell’ora l’aereo sarebbe dovuto già essere precipitato e quindi l’energia vitale degli eletti e dell’evocatrice doveva essere spenta. Invece era ancora chiaramente percettibile, ciò significava che erano ancora vivi.

-Dannazione, come è possibile?-

-Calmati Axe-

-CALMARMI?! MI SPIEGHI COME FACCIO A RESTARE CALMA BALTAZAR?!- urlò contro il demone, per un qualche motivo che non avevano previsto qualcosa non era andato secondo i loro piani. E lei odiava quando qualcosa non andava come voleva.

-A quanto pare avete fallito- una voce dietro di loro li costrinse a voltarsi.

-Vagnus!- il semidio si era deciso a salire sulla Terra, voleva constatare con i propri occhi come le cose si stessero evolvendo, ma a quanto vedeva non stava procedendo tutto esattamente come pensava. Puntò i suoi occhi color nero notte sui suoi subordinati, era piuttosto insoddisfatto del loro operato, e dire che erano i suoi due demoni spalla migliori. Non mancava ormai molto tempo al risveglio completo dei suoi poteri, ogni giorno che passava sentiva un’enorme potenza crescere dentro di lui, merito anche del periodo di allenamento, se così si poteva chiamare, che stava svolgendo. Si rinchiudeva in un’enorme stanza che lo isolava da tutto ciò che lo circondava e là meditava in silenzio per giorni interi, invocando gli antichi poteri dei demoni primordiali.

-Purtroppo devo ammettere che sono rimasto piuttosto deluso da voi- disse scotendo la testa, lasciando a una delle due ciocche di capelli rosso fuoco che gli scendevano ai lati del viso di coprirgli in parte la lunga cicatrice che gli segnava tutta la parte destra del volto.

-Abbiamo un piano di riserva- si giustificò il ragazzo, se Vagnus si fosse arrabbiato per loro sarebbe stata la fine. La mora lo guardò in silenzio…di che piano parlava?

-Lo spero per voi- fece calmo –Voglio darvi un’altra possibilità: avete un mese di tempo, a partire da adesso, per eliminare l’evocatrice. Non mi interessa come la ucciderete, questo lo lascio decidere a voi- incrociò le braccia al petto –Ma vi avverto, se fallirete ancora sarò costretto a sostituirvi e voi verrete rinchiusi nella Torre Delle Ombre per l’eternità- e così come era spuntato dal nulla scomparve dalla loro vista avvolto da fiamme ardenti, di ritorno al mondo infernale, il suo regno.

La Torre Delle Ombre era una prigione, una prigione da cui era impossibile uscirne, ogni demone temeva quel luogo, si diceva che chi veniva sbattuto in quelle celle, presto o tardi finiva per togliersi la vita con le sue stesse mani tra atroci sofferenze, ormai ai limiti della pazzia.

-Baltazar noi non abbiamo un piano di riserva- fece Axe quando fu sicura che Vagnus non si trovasse più nelle vicinanze.

-Si che ce lo abbiamo- rispose quello tranquillo –Ricordi i bladers che hanno passato le eliminatorie con noi?-

-Hai intenzione di manipolare le loro menti?-

-No…sai bene che non è possibile manipolare le menti degli essere umani per più di dodici ore consecutive- il demone si avvicinò al parapetto in muratura che recintava l’ultimo piano dell’aeroporto. Ci si sedette sopra –Voglio farli diventare come noi-

-Cosa?! Sei impazzito? Sai bene che Vagnus non vuole avere a servizio demoni che si sono generati da essere umani-

-Già…ma se non sbaglio poco fa ha detto che potevamo agire come più ci piaceva, o no?- la ragazza rimase in silenzio, era vero, l’aveva detto però…non riusciva a capirlo, cosa avrebbero risolto trasformando quei bladers in demoni? Ne avevano tanti a disposizione, perché quindi non utilizzare loro che oltretutto erano anche più affidabili?

-Scommetto che ti stai chiedendo il perché di questa mia decisione- proferì intuendo i pensieri della mora che lo fissava senza comprendere.

-Ci servono dei veri bladers…che con i loro beyblade catturino le Essenze degli eletti- continuò.

-E cosa ce ne facciamo delle Essenze? Noi non possiamo utilizzarle, lo sai!-

-Allo stato in cui sono ora…- specificò Baltazar.

-Che hai in mente?-

-Come sei curiosa, piccola…fidati di me- il demone gettò un’occhiata sotto di lui, da lassù poteva scorgere il presidente Daitenji che, insieme ad un altro uomo, aspettava impaziente davanti l’uscita dell’aeroporto. Gli eletti, insieme all’evocatrice, dovevano essere arrivati già da un pezzo,ma a quanto pareva ciò non era successo. Probabilmente l’aereo, avendo subito quel piccolo “incidente” era precipitato da qualche parte nell’Atlantico, magari su un’isola, e loro erano riusciti a salvarsi. Quei ragazzini avevano avuto fortuna. Ma non sarebbe stato sempre così.

Dall’aeroporto uscirono alcune delle altre squadre partecipanti al torneo, che avevano preso il volo successivo a quello degli eletti. Sul volto del ragazzo comparve un sorriso maligno –Possiamo dare inizio alle danze…-

 

Una ragazza guardò l’orologio, erano le dieci passate, stava per calare la notte e loro ancora non erano arrivati. Sarebbero dovuti atterrare ad Atene già da un pezzo e invece non si sapeva ancora nulla. Cominciò a giocherellare con i suoi capelli nervosamente, non voleva ammetterlo ma stava cominciando a preoccuparsi, in fondo su quell’aereo c’era anche lui…scosse la testa, doveva smetterla di pensare a quel ragazzino, da quando Alena gli aveva affidato il compito di guidare l’evocatrice durante la sua assenza, non aveva fatto altro che immaginare come sarebbe stato rivederlo. Si stava comportando come una rammollita e lei questo non lo sopportava.

-Vuoi smetterla di camminare avanti e indietro? Mi fai innervosire!-

-Chiudi il becco Dunga!- non sopportava più quell’attesa, se poi ci si metteva anche quello scimmione a darle fastidio…

-A questo punto direi di andare a chiedere al presidente Daitenji se ha notizie su di loro, dovevano essere qui già da un pezzo ormai- propose Ozuma ai compagni che annuirono accondiscendenti. Il ragazzo si alzò dallo scatolone sul quale era seduto si sporse oltre l’angolo del palazzo dietro il quale stavano aspettando i bladers e riconobbe Daitenji. L’anziano signore sembrava preoccupato e parlava animatamente con un uomo sulla quarantina che loro non conoscevano.

-Presidente Daitenji!- il capitano lo chiamò a gran voce avvicinandosi a lui, seguito a ruota dai suoi compagni. Il vecchietto si guardò intorno per scoprire chi fosse stato a chiamarlo, si voltò e il suo viso mal celò un’espressione di sorpresa.

-Gli Scudi Sacri!- esclamò, sinceramente erano le ultime persone che si aspettava di vedere ad Atene, che ci facevano loro lì?

-Ragazzi…cosa fate qui?- domandò per placare la sua curiosità –Se non sbaglio non siete iscritti al torneo!-

-Infatti siamo venuti per fare il tifo per Takao e gli altri- mentì Jesse. Alena era stata chiara con loro, non avrebbero dovuto dire nulla circa il loro compito prima di parlare con l’evocatrice e gli eletti, che ironia della sorte loro conoscevano bene. Sotto questo punto di vista era un vero e proprio colpo di fortuna…

-Perché non sono ancora arrivati?- chiese Mariam, stanca di tutti quei convenevoli. Voleva sapere cosa gli fosse successo. Il signore con la bombetta in testa rivolse uno sguardo a terra mortificato, purtroppo neanche lui sapeva che fine avessero fatto i ragazzi.

-Mi dispiace ma non ne ho idea…sono molto in pensiero per questo-

-Forse dovremmo chiedere qualche informazione in più, dovranno pur sapere che fine ha fatto l’aereo che è partito questo mattina da New York!- Galeno si intromise nella conversazione, al momento quella era l’unica cosa che si potesse fare ed anche la più logica.

 

-Ci siamo persi! Ci siamo persi su un’isola senza nome sita chissà dove, probabilmente sconosciuta! Nessuno verrà mai a cercarci qui!- Takao stava gettando la spugna, nonostante non era un tipo che si arrendesse facilmente sembrava proprio aver perso le speranze di ritrovare i suoi compagni. Dopo l’esplosione dell’aereo si erano divisi ed ora nessuno sapeva più che cosa fare. Intorno a loro c’erano solo boschi, colline e spiagge, nient’altro, non un segno di civiltà. Un atollo sperduto nel grande oceano.

-Non esagerare Takao-

-Non esagerare?! Rei, dico, ma ti rendi conto? Non abbiamo la minima idea di dove ci troviamo, non possiamo contattare nessuno e soprattutto non sappiamo né dove si trovino né come stiano Kai, Hilary, Max, il professore e tutti gli altri!-

Il cinese sospirò, in fondo non poteva dargli torto. Il loro gruppo era formato solo da cinque persone, lui, il capitano dei Bladebreakers, Daichi, Mao e Lai, degli altri nessuna traccia. A peggiorare la situazione contribuiva l’ora tarda, era sera inoltrata, non potevano proseguire le ricerche con tutto quel buio, non sarebbe servito a niente se non a stancarli ancora di più. Avevano trascorso tutta la giornata a girovagare sull’isola e adesso erano sfiniti. Senza contare che con il tramonto del sole la temperatura aveva cominciato a calare, faceva perfino freddo. Avrebbero dovuto accendere un fuoco.

-Io ho anche fame- si lamentò Daichi portandosi una mano allo stomaco e sentendolo brontolare, era dalla mattina che non metteva qualcosa sotto i denti.

-Purtroppo ci dovremo accontentare di qualche frutto, e se ci va bene qualche fungo- disse Lai sconsolato, sedendosi per terra.

-Beh, mentre voi raccogliete la legna io vado a cercare qualcosa di commestibile- fece l’unica ragazza del gruppo dirigendosi tra gli alberi –Vieni con me Daichi-

-Perché proprio io?- si lamentò il rosso.

-Perché tu sei un tappetto e i pezzi di legna sono più grandi di te e non ce la fai a sollevarli!- lo prese in giro Mao.

-Come sarebbe a dire che sono un tappetto?!- replicò il piccolo blader. Non era affatto vero…almeno questo era ciò che pensava lui. In un attimo fu accanto alla quindicenne pensando che anche lei somigliasse all’ochetta, ma fu ben accorto a non dirlo ad alta voce, se davvero era come Hilary probabilmente l’avrebbe preso a pugni. Daichi intrecciò le mani dietro la testa cominciando a fischiettare, finché ad un certo punto quando entrambi furono lontani dagli altri disse rivolto alla compagna –Oltre ad essere antipatica sei pure stupida!-

-COSA?! COME TI PERMETTI?!-

-Avresti potuto chiedere a Rei di venire con te, non ti pare?-

-P-perché avrei dovuto chiederlo a Rei, scusa?- balbettò imbarazzata. Ci mancava, starsene sola soletta con lui non era certo il modo migliore per dimenticarlo.

-Andiamo, non fare finta di non capire, lo sanno tutti che hai una cotta per lui!- ribatté come fosse la cosa più logica del mondo.

-Non è vero! E poi tu che vuoi saperne di queste cose, moccioso?- arrossì fino alla radice dei capelli. Voltò la testa dall’altra parte con fare scocciato e si allontanò alla ricerca di qualcosa da mangiare.

Intanto nella piccola radura gli altri sembrava fossero riusciti ad accendere il fuoco, che nonostante non potesse ovviamente sostituire la luce solare permetteva almeno di guardarsi in viso e di riscaldarsi. Takao alzò gli occhi verso il cielo, era colmo di stelle, sarebbe stato uno spettacolo stupendo se non si fossero trovati in una simile circostanza…chissà che fine avevano fatto i suoi compagni. Sospirò sonoramente mentre Mao e Daichi tornavano al campo improvvisato portando con loro frutti e funghi. Si sedettero intorno al fuoco e con dei bastoncini infilzarono i funghi portandoli poi sopra il fuoco per cuocerli un po’.

-Spero siano commestibili- esordì la ragazza –Cioè, dovrebbero essere commestibili però…-

-Io ho fame e mangio, del resto non mi importa- il rosso stava per portare il cibo alla bocca quando si accorse che i suoi amici lo stavano fissando come se in attesa di qualcosa.

-Perché mi guardate così?- domandò sentendosi tutti gli sguardi puntati addosso.

-Aspettiamo che mangi, se ti senti male significa che sono funghi velenosi- gli spiegò il moretto con un sorriso a trentadue denti.

-Ehi, mi avete scambiato per una cavia?- sbuffò. Ma il suo stomaco reclamava cibo, qualunque cosa fosse, così non si fece tanti scrupoli e iniziò a mangiare.

-Come stai?-

-Se sto ancora mangiando significa che sono vivo- replicò il rosso masticando. Gli altri ragazzi stavano per seguire il suo esempio ma qualcosa glielo impedì, un qualcosa che assomigliava terribilmente ad un beyblade. Una trottola color miele sfrecciò infatti tra i cinque sventurati sollevando molta polvere.

-Disturbo?- chiese ironico lo sconosciuto proprietario del beyblade.

-Veramente si- Takao si voltò verso il misterioso ragazzo, egli aveva un cappello che gli teneva celata la parte superiore del viso ma che non nascondeva il ghigno sarcastico che le sue labbra erano andate a formare e vestiva un abbigliamento piuttosto leggero. Non conoscevano quel blader. Lo spostamento di vento causato dalla trottola provocò lo spegnimento del fuoco, ci fu quindi un momento in cui il buio calò tra i presenti.

-Scusate, se volete lo riaccendo subito- disse riferendosi al falò che aveva appena smorzato. Schioccò le dita e in un attimo il legno secco ricominciò a bruciare, ancora più ardente di prima.

-Ma…ma come ha fatto?- chiese Daichi stupito, non si era mosso dalla sua posizione, come aveva potuto riaccenderlo?

-Takao credo sia…-

-Un demone- concluse la frase per Rei. Il demone si avvicinò a loro di qualche passo riprendendo in mano il suo beyblade.

-Sapete mi hanno ordinato di catturare le vostre Essenze- proferì incrociando le braccia al petto. I blader sussultarono, quel tizio voleva i loro bit-power? Un pensiero cominciò a farsi spazio nella mente dei ragazzi, e cioè che l’incidente dell’aereo in realtà non fosse esattamente un incidente…

-Chi vuole essere il primo a sfidarmi?- chiese.

-Sarò io- pronunciò il capitano dei Bladebreakers e già dalla tasca si preparava ad estrasse il suo Dragoon.

-Ah!- Mao si portò una mano sul braccio, quasi all’altezza della spalla e si accorse di star sanguinando. Probabilmente il beyblade di quel demone l’aveva sfiorata quando era schizzato in mezzo a loro…non se ne era neanche accorta…

-Mao! Stai bene?- le domandò preoccupato il fratello, avvicinandosi a lei.

-Si Lai, non preoccuparti è solo un graffio- cercò di rassicurarlo. Rei spostò l’attenzione dall’amica, che cercava di nascondere una smorfia di dolore, al ragazzo che aveva interrotto la loro cena. Il suo sguardo si indurì.

-No, voglio batterlo io per primo, Takao- asserì con un tono che non lasciava repliche.

-Ma Rei…- Takao cercò di chiedere spiegazioni, ma lasciò stare appena vide il cinese prendere in mano Driger e caricarlo nel dispositivo di lancio. Sapeva perfettamente che non sarebbe servito a nulla replicare…

 

Guardava cielo, da quella parte della Terra era possibile vedere moltissime e bellissime costellazione che dalla Russia non era possibile scorgere. Le stelle brillavano con tutta la loro forza sembravano piccoli diamanti…sospirò, in che razza di situazione si ritrovava. L’ultima cosa che si aspettava era quella di perdersi su un’isola sconosciuta.

-Ciao! Che fai?- Hilary si avvicinò al blader.

-Niente di particolare- Yuri si voltò a guardarla, la luce della Luna si andava a posare dolcemente sul suo volto facendo risplendere i suoi occhi scuri di una sfumatura argentea, come quella delle onde del mare quando si infrangevano sugli scogli e schizzavano la loro candida schiuma nell’aria sotto i raggi del sole che la faceva brillare. Dio, quant’è bella…non riuscì a non pensarlo. Lo era davvero. Splendida, assolutamente fantastica, almeno per lui. Ne era innamorato, innamorato pazzo, e ciò lo spaventava molto…non aveva mai provato niente del genere per nessuno prima di allora. L’unica cosa che desiderava era poterla stringere tra le sue braccia, ora, in quel momento…le si accostò fermandosi solo quando fu a pochi centimetri di distanza da lei. Stava per fare una fesseria, se lo sentiva…

-Senti Hilary…- disse in un sussurro appena percettibile.

-Dimmi- fece la brunetta. Il russo la guardò negli occhi, sentendo il cuore aumentare lento ma inesorabile il ritmo dei suoi battiti. Si sporse verso la ragazza avvicinandosi al suo viso cosciente ma allo stesso tempo inconsapevole di quello che stava per fare.

Non avrà davvero l’intenzione di…sussultò appena intuendo ciò che aveva in mente. Lei era immobilizzata, non sapeva minimamente come reagire…socchiuse gli occhi aspettando che la labbra del russo si posassero dolcemente sulle sue. Yuri le cinse la vita con le braccia, non voleva forzarla a ricambiare il bacio però non voleva neanche che scappasse via…

 

Qual è il peggior nemico dell’uomo? Probabilmente il destino, il destino può essere gentile, può sorriderti, può farti felice…ma può anche esserti avverso e non guardarti in faccia…

 

Non poteva crederci, non voleva credere a quello che vedeva. Rimase praticamente scioccato, chi lo avesse visto in quel momento avrebbe giurato che non fosse il solito freddo e impassibile blader di sempre…Kai restò spiazzato. Si sentiva come se gli fosse crollato il mondo addosso in un istante. Non aveva la più pallida idea di cosa fare in quel momento, non riusciva neppure a percepire i suoi pensieri per quanto gli si confondessero nella mente. Che gli stava succedendo? Cercò di riprendersi e lentamente, come in trance, indietreggiò, si voltò dando le spalle ai due ragazzi che non si erano accorti della sua presenza e si diresse verso il bosco poco distante da lui.

Ma Kai non era il solo ad essere confuso…anche Hilary lo era, Yuri la stava baciando e lei non ci stava capendo più niente. Il suo primo bacio…ma che stava facendo? Ma che sto facendo? Pensò appena le tornò un momento di lucidità. Lentamente si scostò dal blader, sciogliendo l’abbraccio e ponendo fine a quel bacio. La brunetta alzò gli occhi ed incontrò quelli del diciassettenne.

-Scusa, io…- balbettò.

-No, sono io a dovermi scusare…- la interruppe, era completamente impazzito, cosa gli era saltato in mente? Con quale coraggio ora l’avrebbe più guardata in faccia?

-Non so che cosa mi abbia preso- cercò di giustificarsi. Un imbarazzante silenzio calò tra i due ragazzi.

-Io…vado a dormire…- disse la brunetta per far terminare lì quella, disagevole per entrambi, scena. Il russo annuì mentre la vedeva allontanarsi verso la spiaggia. Si passò una mano tra i capelli –Idiota…- si disse.

 

Si appoggiò con la schiena al tronco di un albero, e lasciò andare le braccia lungo i fianchi, inerti. Perché era rimasto così sconvolto, perché? In fondo a lui cosa importava di quello che facevano Yuri e Hilary, li aveva visti baciarsi, ma di certo non era affar suo. Allora per quale motivo si sentiva così? Non sapeva neanche spiegarsi cosa provava, non gli era mai successo prima. Si sentiva male…ma perché? Sbatté violentemente un pugno contro l’albero…perché?

 

Finito!!! Mamma mia che ho scritto!!! Che ho scritto? Ditemelo voi!! Dal prossimo cap inserirò gli incontri di bey per aggiungere un po’ più d’azione..e che fine hanno fatto Maxi e gli altri??? E Yuri? E Hilary? E Kai?? Che faranno??? Eh? Eh? Eh? (se non lo sai tu...nd.tutti). Seguitemi ancora e lo saprete!!!! Ciao!!!

 

 

 

 

          

 

 

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Capitolo 15
*** Decisioni ***


Piegò le gambe al petto e cinse le ginocchia con le braccia affondando il viso in esse…ancora non riusciva a crederci…era succ

In mega ritardo ma eccomi di nuovo qui!!! Allora non vi faccio aspettare troppo, quindi passo subiti ai ringraziamenti: Hilary14; Sesshomaru (ho l’impressione che terminato di leggere questo cap tu avrai voglia di linciarmi…ti prego non lo fare, aspetta qualche cap!!!!); Ria; Kayx; Blue Crystal (in questo cap capirai perché Alena ha dovuto rinunciare al ragazzo cha amava! (almeno credo…sono criptica a volte!!)); elena96 (scusa, non sono riuscita ad aggiornare entro mercoledì scorso! Senti mi mandi un'e-mail in cui mi dici il tuo indirizzo e-mail?? Così ti rispondo alla richiesta che mi hai fatto); carolina38; mingx2; Isidora scarfapatane; Hila92; Jaly; mewsana; uau, quante persone!!! Che bello!!!

Allora questo è un capitoletto di transizione perciò è più corto degli altri! Mi sono venute neanche sei pagine di word!

 

 

Piegò le gambe al petto e cinse le ginocchia con le braccia affondando il viso in esse…ancora non riusciva a crederci…era successo tutto così in fretta, in un attimo, neanche aveva avuto il tempo per rendersene conto. Si portò due dita sulle labbra ripensando al bacio che Yuri le aveva dato poco prima. Doveva ammettere che le era piaciuto, eccome se le era piaciuto, però…non le aveva dato le stesse emozioni che le aveva suscitato Kai con un semplice e distaccato abbraccio. Cosa avrebbe dovuto fare? Nella sua testa regnava solo la confusione. Alzò lo sguardo verso il cielo limpido e colmo di stelle, si lasciò andare sdraiandosi sulla sabbia fresca e intrecciando le mani dietro la testa socchiudendo gli occhi e provando a rilassarsi. Sospirò appena, ci avrebbe pensato il giorno successivo anche se il giorno successivo non sapeva minimamente come comportarsi con il capitano dei Neoborg. Trovava stupido fingere che non fosse successo niente, però non sarebbe stata capace di fare altrimenti, qualsiasi altra cosa l’avrebbe messa nell’imbarazzo più totale, lei questo lo sapeva. Un rumore dietro di lei la riscosse dai suoi pensieri, più che altro una presenza; si levò a sedere voltandosi di scatto verso quel qualcuno che la luce della Luna con i suoi raggi argentati permise di riconoscere all’istante. Rimasero a fissarsi negli occhi in silenzio per pochi interminabili momenti fin quando Hilary non si alzò in piedi del tutto continuando a stargli di fronte, immobile.

Doveva ammettere che aveva dubitato molto se andare subito dalla ragazza o aspettare il giorno successivo ma alla fine aveva deciso di recarsi da lei, cosciente che se avesse aspettato ancora non avrebbe più trovato il coraggio per parlarle. In fondo doveva darle una spiegazione per il suo comportamento anche se con molta probabilità l’aveva già capito. L’aveva baciata…più chiaro di così…

Appena si era allontanata, si era fermato a riflettere su quello che aveva fatto giungendo alla conclusione che a quel punto non aveva più niente da perdere perciò avrebbe fatto bene a dirle tutto liberandosi da quel peso che lo stava opprimendo da troppi giorni ormai. La guardò negli occhi, rapito da quella sua espressione spaventata e imbarazzata nello stesso tempo. Sembrava impossibile ma era riuscita a far cambiare qualcosa in lui. Quel suo ghiaccio perenne intorno al cuore si scioglieva gradualmente in sua presenza, lasciando posto ad un calore che neanche lui stesso sapeva di avere. Quando si è innamorati si cambia? Questa era una tra le tante domande che Yuri si poneva di continuo da quando si era reso conto di cosa provasse veramente nei confronti della ragazza. In fondo ognuno ogni giorno che passava era diverso da quello appena trascorso e questo grazie alle nuove esperienze vissute e le nuove emozioni provate…quindi l’amore aveva la sua buona parte di responsabilità.

Il blader si avvicinò alla brunetta che distolse immediatamente lo sguardo da quello del russo, chinando leggermente il capo, non sapeva minimamente come reagire. Di sottecchi lo vide arrestarsi poco distante da lei. Era confusa, sentimenti contrastanti si facevano battaglia dentro la sua testa e nessuno pareva riuscisse ad avere il sopravvento su un altro rendendola incapace di prendere una decisione che avesse senso. Pensando di fare la cosa migliore si voltò di scatto con l’intenzione di correre via ma appena mosse qualche passo sentì qualcosa afferrarle e cingerle i polsi con forza. Provò a divincolarsi dalla sua presa ma con scarso successo, il diciassettenne la teneva stretta in modo che non potesse fuggire.

-Hilary…- sussurrò alla brunetta ancora voltata di spalle. Lei si riscosse appena, il modo in cui aveva pronunciato il suo nome le era parso come se le stesse pregando di non andarsene. Lentamente si girò verso di lui sollevando lo sguardo e incontrando il suo.

-Mi dispiace per prima…non so cosa mi abbia preso- le disse allentando la stretta e facendo scivolare le sua mani su quelle di Hilary.

-Questo l’hai già detto- uno snervante silenzio calò sui due ragazzi, la quindicenne poteva sentire i battiti del suo cuore aumentare, si sentiva terribilmente sotto pressione.

-Immagino…- esordì alla fine il compagno sovrastando con la sua voce il rumore dell’acqua che dolcemente si infrangeva sul bagnasciuga a qualche metro di distanza da loro –che tu abbia capito cosa provo per te-

Le guance di Hilary si colorarono di un leggero rossore, possibile che stesse per farle una dichiarazione? Lui? Valutò attentamente le sue ultime parole…beh, l’aveva baciata, a meno che quello non fosse il suo modo di salutare le persone, l’aveva capito. Ricordò la scena di neanche dieci minuti prima, quando Yuri aveva sfiorato le sue labbra per un attimo si era lasciata andare, non aveva ricambiato il bacio ma gli aveva permesso di abbracciarla, di stringerla a sé.

-Io non…non so che dire- rispose impacciata.

-Tu mi…- non poteva dirlo, si sentiva un idiota. Una parte di lui gli diceva che doveva proseguire, che dopo averlo fatto si sarebbe sentito più sollevato, ma un’altra gli suggeriva di rimanere in silenzio perché se l’avesse detto poi sarebbe stato vero. Ma in fondo era vero, ora…lo era.

-Tu mi piaci, c’è qualcosa in te che mi attira…anche se non saprei spiegarti cosa. All’inizio non volevo ammetterlo, ma poi ho capito che non aveva senso continuare a mentire a me stesso- indietreggiò di qualche passo per poterla guardare meglio in viso. L’imbarazzo era chiaramente visibile sulle sue guance, un imbarazzo che la rendeva molto dolce, sembrava una bambina.

-Anche tu mi piaci Yuri…- il russo poté vedere il suo sguardo intristirsi.

-Però?-

-Come?-

-Scommetto che c’è un però- le spiegò non trattenendo un lieve sospiro. Purtroppo sapeva anche di cosa si trattasse, o meglio di chi si trattasse. Glielo leggeva in faccia. La brunetta  sussultò leggermente, in effetti c’era un però…un però che l’assaliva da quasi due anni ormai. Schiuse le labbra ma non riuscì a pronunciare una sola parola, le succedeva sempre così quando c’era di mezzo lui.

-Kai- proferì freddo il blader paralizzando quasi la ragazza per il modo in cui pronunciò il nome del suo compagno.

Non gli rispose, continuò a rimanere in silenzio, cosa avrebbe dovuto dire? A quanto pareva Yuri aveva centrato in pieno il nocciolo del problema…

 

Driger e il beyblade del misterioso sconosciuto si rincorrevano ad alta velocità sollevando al loro passaggio piccole quantità di sabbia che tornavano a depositarsi subito dopo sul terreno arenoso, scontrandosi tra loro di tanto in tanto. Per il momento sembrava si stessero studiando, ognuno stava cercando di capire quale fosse il metodo migliore per mettere in difficoltà l’avversario per poi infliggergli il colpo di grazia.

-Non riesco a capire-

-Cosa?- domandò ingenuamente Daichi al suo capitano che non staccava gli occhi dall’incontro neanche per un secondo. Takao spostò l’attenzione dalla trottola nemica al suo proprietario, c’era qualcosa che lo lasciava perplesso, quel demone non era come quello che avevano visto nel vicolo di New York, quando avevano scoperto che Hilary era l’evocatrice.

-Il demone che abbiamo incontrato la volta scorsa ci ha affrontati con un bit-power ma non era un blader-

-E’ vero- si trovò a concordare il rossino.

-Come non era un blader? Ci avete detto che possedeva un bit-power, come faceva ad averlo allora?- gli chiese Lai sempre più confuso.

-E poi ora Hilary non è con noi- aggiunse Mao mentre continuava a tenere la mano stretta sul braccio dove era stata ferita. Non voleva ammetterlo ma quel taglio doveva essere più profondo di quanto sembrasse e cominciava a bruciarle parecchio anche se si guardava bene dal darlo a vedere.

-Scusa ma questo che centra?- ribatté il fratello. Il moretto parve rifletterci per un secondo, in effetti non aveva tutti i torti.

-Ha ragione- proferì attirandosi su di sé gli sguardi dei compagni –Il demone che abbiamo incontrato la prima volta aveva uno scopo ben preciso, voleva che gli consegnassimo Hilary per…ucciderla- si era scagliato contro di loro solo perché volevano impedirgli di realizzare il suo piano.

-Allora perché adesso ci sta attaccando questo qui?- il ragazzino puntò i suoi occhi verdi sull’avversario. Aveva le labbra inclinate in un gelido sorriso, era tranquillo e come se fosse in attesa di qualcosa…ma cosa?

-Probabilmente ora vuole qualcosa da noi- Rei alzò la voce in modo da farsi sentire dai suoi amici che, dietro di lui, assistevano all’incontro. Il blader lanciò un’occhiata severa al suo nemico –Non è cosi?-

-Sagace cinesino!- esclamò ironico, cosa che fece irritare il ragazzo dai capelli corvini. Non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo la situazione, voleva terminare al più presto quell’incontro, aveva uno strano presentimento.

-ATTACCA DRIGER!- ordinò e il beyblade rispondendo ai comandi del suo proprietario si scagliò con forza contro l’avversario che arrancò nell’attutire il colpo. La trottola infatti vacillò per qualche momento ma riuscì a riprendersi poco dopo passando al contrattacco lanciandosi ad alta velocità su Driger sfoderando una potenza nuova che bastò per farlo volare via di qualche metro. Per sua fortuna il beyblade di Rei sbatté contro il tronco di un albero nelle vicinanze ma riuscì a tornare in gioco senza subire troppi danni alla stabilità o all’equilibrio. Il cinese pensò che l’incontro era durato anche abbastanza perciò si preparò ad invocare l’aiuto del suo bit-power.

-TIGRE BIANCA!- immediatamente il maestoso felino si materializzò fuoriuscendo dal bit avvolto da una luce accecante preparandosi a sferrare l’attacco finale. Il demone osservò la creatura sacra e non poté fare a meno di sorridere soddisfatto, era quello il momento che stava aspettando. Distese le braccia davanti a lui e aprì i palmi delle mani rivolgendoli verso l’animale.

-CAGE INACCESSIBLE!- urlò, e già una specie di gabbia molto stretta imprigionò la Tigre Bianca impedendole ogni tipo di movimento.

-Ha imprigionato la Tigre Bianca!- esclamarono all’unisono Takao, Daichi, Lai e Mao. Allora era questo il suo obbiettivo? Catturare i loro bit-power…ma a quale scopo?

-Punti ai nostri bit-power?- domandò il blader in gara al suo avversario.

-Esatto! Mi hanno detto di catturare le Essenze ed è quello che farò!-

-Chi te l’ha detto? Vagnus?- continuò, con lo scopo di raccogliere più informazioni possibili mentre il suo bit-power cercava invano di liberarsi dalla barriera che lo teneva prigioniero. La Tigre Bianca cercava in tutti i modi di sfondare quelle sbarre ma appena le sfiorava una scarica elettrica molto potenze la andava a colpire, facendola pian piano demordere dall’impresa. Rei avrebbe dovuto sbrigarsi se non voleva rischiare di perderla.

-No- rispose secco quello –Non direttamente almeno. Mi è stato ordinato da due demoni che lavorano direttamente sotto di lui-

-E tu perché ti fai comandare da loro?- si intromise Daichi che come gli altri stava ascoltando la conversazione. Il demone lo guardò storto da sotto la visiera del cappello.

-Perché mi hanno creato loro-

-Ti hanno creato loro? Che significa?-

-Adesso basta!- stava cominciando a perdere la pazienza –Voglio le vostre Essenze e le avrò!-

-Questo è da vedere! TIGRE BIANCA! ARTIGLIO DI TIGRE, ORA!- il felino, come invaso da una forza nuova, si liberò della gabbia che lo bloccava e si scagliò contro la trottola rivale ad elevata velocità.

-Ci vuole ben altro per fermarci- proferì il blader cinese vedendo l’espressione dell’avversario che non aveva bisogno di essere accompagnata dalle parole, si esprimeva benissimo da sola, era un’espressione di incredulità e scetticismo. Il demone non aveva programmato l’ipotesi che avrebbe anche potuto perdere. Il suo beyblade infatti venne colpito in pieno da quello di Rei  che, se non lo ridusse in mille pezzi, certamente gli procurò un’ammaccatura di non poco conto, tanto che tornò nelle mano del suo possessore e smisi di girare, danneggiato.

-Si! Sei grande Rei!- esultò euforico Takao, era sicuro che il suo amico avrebbe vinto, e così infatti era stato. Lo sconosciuto col cappello alzò lo sguardo verso i suoi nemici e strinse i pugni con rabbia…aveva fallito. Ma in fondo se lo aspettava, non sapeva perché ma una piccolissima parte di sé se lo aspettava. Rilassò le spalle e le braccia e si dissolse nel nulla, allo stesso modo in cui era comparso.

 

-Come sarebbe a dire che è sparito dai vostri monitor?!- urlò Hitoshi contro uno degli addetti che lavorava alla torre di controllo dell’aeroporto di Atene. Gli aveva appena riferito che l’aereo che quella mattina stessa era partito da New York e sul quale c’era suo fratello, e di conseguenza i blader delle quattro squadre che dovevano partecipare al campionato mondiale di beyblade, era sparito dai loro monitor di avvistamento e ora non riusciva più a mettersi in contatto con il velicolo.

-Hitoshi!- Daitenji non fu poi tanto sorpreso di trovarlo lì. Il ragazzo era arrivato in Grecia giorni prima per aiutare il presidente della BBA con l’inizio delle finali del torneo, ormai imminenti.

-Presidente Daitenji! Sono venuto a chiedere notizie del volo che avevano preso mio fratello e i suoi amici ma pare che ci sia stato un problema-

-Cos’è successo?- domandò preoccupato l’anziano signore.

-Purtroppo quell’aereo d’improvviso è sparito dai nostri monitor, non siamo stati più in grado di localizzarlo…è probabile che abbia subito un incidente- spiegò un uomo sulla quarantina accanto al ragazzo.

-Stiamo facendo di tutto per rintracciarlo ma ancora non ci sono notizie- continuò desolato. In realtà la situazione era ben più grave, c’era la possibilità, ormai la certezza, che il mezzo fosse precipitato e che tutti i suoi passeggeri avessero fatto una brutta fine. Nessuno si salvava se un aereo precipitava schiantandosi contro il suolo o se, trovandosi a sorvolare l’oceano, affondava. Ma non aveva il coraggio di rivelargli la sua paura, non ancora almeno, prima si sarebbero dovuti accertare della situazione, pregando che nessuno fosse rimasto ferito.

-Dica la verità!- gli domandò Ozuma –C’è la possibilità che sia precipitato?-

-Beh…-

-Allora?- gli urlò contro Dunga spazientito.

-Si- una sola sillaba. Non immaginava che una sola semplice sillaba formata da due lettere le avesse potuto farle tanto male. Si morse il labbro inferiore, non poteva essere, non voleva crederci…lei voleva rivederlo. Era trascorso circa un anno da quando insieme con la sua squadra se ne era andata da Tokyo e da allora non aveva più avuto notizie. Giorno dopo giorno era cominciato a mancarle sempre di più, si ritrovava spesso a pensare a lui, alla sua costante allegria, al suo ottimismo…

Poi quando l’ex-evocatrice aveva affidato agli Scudi Sacri il compito di guidare in sua assenza la nuova evocatrice tutto era cambiato. Quando aveva saputo che la nuova prescelta era Hilary, la stessa ragazza che avevano conosciuto quando avevano incontrato i Bladebrekers, si era riaccesa in lei la speranza. Avrebbe finalmente avuto una scusa per tornare a fargli visita. Ma adesso…non voleva perderlo di nuovo, non così.

-Max…- sussurrò talmente piano che nessuno fu in grado di sentirla.

-Sorellina, che hai?- le chiese preoccupato Jesse vedendola in quello stato. La ragazza non rispose, continuava a tenere lo sguardo fisso verso il pavimento lasciando alle due ciocche di capelli davanti di coprirle il viso. No, non era possibile…era certa che Max fosse ancora vivo.

 

-Che brutta situazione- sospirò passandosi la mano tra i capelli biondi e guardandosi in giro. Alcuni dei suoi compagni dormivano, altri se ne stavano in silenzio per conto loro e altri ancora purtroppo non si sapeva dove fossero finiti.

-Questo incidente non ci voleva proprio- il professore si sedette accanto a Max –Tu pensi che riusciremo a ritrovare gli altri?-

-Ma certo!- l’americano sorrise rassicurante, ottimista come sempre. Era sicuro che con un po’ di pazienza si sarebbero ritrovati. Alzò gli occhi cerulei verso il cielo, molto probabilmente ad Atene si erano già accorti del fatto che il loro aereo non fosse ancora arrivato a destinazione, era solo questione di tempo, prima o poi sarebbero venuti a cercarli. Bisognava solo sperare che riuscissero a capire dove fossero…il che non era affatto semplice. Scosse la testa scacciando simili pensieri, qualcosa gli diceva che sarebbero andati tutti quanti in Grecia sani e salvi e che avrebbe avuto un piacevole sorpresa. Non sapeva il perché ma glielo suggeriva il suo sesto senso; e lui era un blader perciò si fidava del suo istinto.

-Credi che il campionato mondiale comincerà senza intoppi prof?- gli domandò poggiando la schiena alla parete rocciosa dietro di lui.

-A questo punto non saprei dirtelo…mancano meno di quarantott’ore all’inizio…- rispose sconsolato. Dipendeva da che decisione avesse preso il presidente Daitenji.

-Non credo sia il caso di stare qui a scervellarsi. Quando rivedremo il presidente allora lo sapremo- s’intromise Rick, che aveva ascoltato tutto il loro discorso, mentre appoggiato ad un tronco di un albero teneva intrecciate le mani dietro la nuca e gli occhi chiusi.

-Ma non lo preoccupa mai niente?- chiese Kappa al biondino abbassando la voce.

-Che ci vuoi fare, Rick è fatto così- ribatté alzando le spalle.

-Qualcosa in contrario?-

-No, no, niente!- ridacchiò il quindicenne. Passò in rassegna con lo sguardo il resto del gruppo, di loro mancavano Takao, Daichi, Hilary, Rei, Kai, Yuri, Mao e Lai.

-Speriamo che almeno siano insieme…- sussurrò. Decise di rimandare i pensieri al giorno successivo e provò a dormire, non sapeva che ora fosse di preciso ma a giudicare dall’oscurità della notte doveva essere molto tardi. Chiuse gli occhi, accorciando così le distanze di tempo che lo separavano dall’alba.    

 

“Se un giorno qualcuno ti proponesse di sacrificare la vita di una sola persona per salvare il mondo dalla sua fine, tu chi sceglieresti, Hilary?”

“Perché mi fai questa domanda?”

“Rispondimi”

“Io…”

 

Aprì gli occhi scoprendo le sue iridi smeraldo in tutta la loro chiarezza. Ne era certa, era sicura che le avrebbe dato quella risposta eppure rimase sconvolta. Si guardò intorno, in quella grande sala era da sola e lei al centro perfetto della stanza sedeva a gambe incrociate, rifletteva su quello che era giusto. Rigirò tra le mani per l’ennesima volta la piccola pietra sferica che le era stata data dai Saggi, a vederla così pareva una perla dal dolce colore bianco rosato, sembrava così innocua e delicata, invece era pericolosa e distruttiva, lasciava dietro di sé solo devastazione…ma non una devastazione fisica, piuttosto una devastazione interiore, emotiva. Lei l’aveva usata nello stesso modo in cui l’avrebbe usata la nuova evocatrice, riuscendo in tal modo a salvare il mondo dalla minaccia di Vagnus ma perdendo tutto ciò che aveva di più caro e facendo soffrire le persone a cui teneva. L’Energia Pura, energia del bene su tutti, potere del male su alcuni…strinse forte il pugno. No, non poteva permettere che accadesse ancora, doveva impedirlo ad ogni costo. La nuova prescelta non sarebbe mai dovuta venire a conoscenza di quell’ultima e triste, anche se certa, possibilità di vittoria…

 

Si levò a sedere di scatto spalancando gli occhi che fu subito costretta a richiudere a causa dell’ondata di intensi raggi di sole che le battevano con insistenza sul viso. Si portò una mano alla fronte tentando di ripararsi dalla luce quasi bollente e accecante dell’astro e domandandosi ancora intontita dove si trovasse. Scosse la testa e impiegò appena qualche secondo per realizzare…era ancora sull’isola sperduta nell’oceano Atlantico. Sospirò alzandosi in piedi e scrollandosi la sabbia dai vestiti. Posò il suo sguardo sul mare, calmo e cristallino mentre nella sua mente si faceva spazio la strana voce che si era insinuata nei suoi sogni. Sapeva a chi apparteneva, o meglio sapeva che era la stessa voce che già altre volte l’aveva contattata mentre dormiva, ma non conosceva la sua proprietaria. Doveva trattarsi di una donna o di una ragazza perché le sembrava avesse un timbro femminile, a quel che riusciva a ricordare, i sogni erano sempre molto confusi. Erano parecchi giorni che non si faceva sentire se ci pensava bene. Prima non riusciva a capire il perché la tormentava ma adesso era certa che il motivo fosse legato al fatto che lei era l’evocatrice.

-Ti sei svegliata finalmente- una voce alle sue spalle la riscosse. Si voltò verso chi aveva parlato, era Yuri e accanto lui Kai che però con le braccia incrociate al petto e un’ espressione che le sembrava più seria del solito stava guardando dalla parte opposta alla sua, verso il bosco.

-Ehm…scusate…stavate aspettando me?- pensò di aver appena fatto una domanda che meritava l’oscar per gli idioti, era logico che stessero aspettando lei, il loro gruppetto era formato solo da tre componenti e dal momento che due erano già in piedi…però potevano svegliarla invece di rimanere ad aspettare che lo facesse da sola, il pensiero che fossero rimasti lì ad attendere che si alzasse e magari a guardarla dormire la metteva in serio imbarazzo. Incrociò per un attimo lo sguardo del capitano della Neoborg e le tornò immediatamente in mente la loro conversazione della sera precedente.

Non aveva avuto il coraggio di dirgli esplicitamente che era cotta di Kai ma lui pareva averlo già capito.

-Kai- aveva proferito freddo il blader paralizzando quasi la ragazza per il modo in cui aveva pronunciato il nome del suo compagno.

-Ascoltami Hilary- le aveva detto serio in volto dal momento che la sua interlocutrice non aveva aperto bocca –Io…ti aspetterò…fino a quando non avrai preso una decisione. Allora saprò se dovrò dimenticarti o meno-

Prendere una decisione, sembrava facile detta così. Ma una decisione comportava sempre la rinuncia di qualcosa.

Sospirò distogliendo lo sguardo da quello del diciassettenne, a lei Yuri piaceva e lui ricambiava, sarebbe stato talmente semplice se non ci fosse stato Kai. E invece un bel giorno lui era comparso nella sua vita e lei gli aveva permesso di stravolgergliela completamente. Al cuor non si comanda, si disse canticchiando mentalmente, adesso sapeva cosa significa anche se forse avrebbe preferito non sperimentarlo così direttamente.

-Passiamo per il bosco- la voce del rosso la riportò alla realtà –Forse incontreremo qualcuno-

Hilary si limitò ad annuire e cominciò a seguire i due ragazzi sperando ardentemente di incontrare qualcun altro dei suoi amici. L’imbarazzo a stare da sola con quei due bladers la stava schiacciando, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno. Si chiese dove potesse essersi cacciato Takao, una volta tanto che le serviva non c’era. Si portò una mano in tasca da cui estrasse il suo cellulare, era inutile provare a chiamarlo, non c’era campo. D’altra parte un’isola deserta non poteva di certo essere coperta da una rete telefonica. Si stropicciò gli occhi, doveva ammettere di essere ancora un po’ assonnata, senza contare che la sabbia non era affatto comoda come pensava, credeva che fosse come dormire su un materasso ma adesso sapeva che non era esattamente la stessa cosa.

-Dormito male?- le domandò Yuri affiancandola.

-No…ho solo avuto uno strano sogno- rispose sbadigliando appena. Strano era dire poco, solo lei poteva sognare una voce di una sconosciuta che le chiedeva chi avrebbe scelto di sacrificare per salvare il mondo. A ben pensarci doveva essere spaventata, in fondo quando ancora non sapeva di essere l’evocatrice lo era…forse era tutto collegato nonostante lei non riuscisse proprio a trovarci una connessione. Insieme al ruolo di evocatrice avrebbero potuto anche darmi le istruzioni, ironizzò con se stessa. Ma ben presto le istruzione sarebbero arrivate anche se non sotto forma di libro da sfogliare…

-Mi chiedo se riusciremo ad andarcene da quest’isola-

-Sicuramente notato che il nostro aereo non è giunto ad Atene ne manderanno un altro a prenderci- la rassicurò il ragazzo.

-Si…sperando che ci trovi!-

Lanciò un’occhiata fugace al suo compagno di squadra e ad Hilary rimasti indietro rispetto a lui, camminavano l’uno accanto all’altra e sembravano immersi in una breve conversazione. Immediatamente come un fulmine a ciel sereno gli rivenne in mente la scena della sera precedente, li rivedeva davanti agli occhi impegnati a scambiarsi un dolcissimo bacio…tornò con rabbia a guardare dritto davanti a sé, per quanto gliene importava quei due potevano fare ciò che gli pareva, la cosa non era affar suo. Ma allora da dove scaturiva tutta quella irritazione?

-Ahia!-

-Tutto bene?- Yuri afferrò la brunetta al volo prima che cadesse, aveva inciampato nella radice di uno dei tanti alberi intorno a loro.

Kai si voltò accorgendosi di aver accelerato troppo il passo e si fermò incrociando le braccia al petto e osservandoli da lontano. Il russo teneva un braccio intorno alla vita dalla ragazza mentre con la mano le cingeva il polso.

-Grazie…- gli disse mentre le sue guance si coloravano leggermente di rosso.

Indurì in un attimo lo sguardo stringendo gli occhi ametista…avrebbe potuto esserci lui al posto del suo compagno. O avrebbe voluto? Scosse la testa rendendosi conto della stupidaggine che stava pensando. Non c’era altra soluzione, si stava completamente rincretinendo.

-Scusate se vi interrompo- proferì d’un tratto rivolto verso i due ragazzi, un tono marcato da un certa irascibilità nella voce  –Se avete finito potremmo riprendere, vorrei trovare gli altri e andarmene da quest’isola-

Hilary guardò Kai dargli le spalle facendo ondeggiare la sua inseparabile sciarpa al vento, aveva sempre di più l’impressione che fosse arrabbiato anche se non riusciva a comprenderne il motivo.

 

TO BE CONTINUED…

 

Allora vi dico solo che nel prossimo cap arriveranno finalmente i soccorsi per i nostri bladers e i cattivi cominceranno a darsi da fare sul serio…ma questo farà solo da sfondo al cap!!! Eh eh eh!! Ci saranno tante altre cose!! Ora scappo!! Ciao ciao!!

   

 

  

         

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Capitolo 16
*** La forza dei sentimenti ***


Allora, prima di tutto mi scuso per l’immane ritardo ma non ho potuto fare prima, mi dispiace

Allora, prima di tutto mi scuso per l’immane ritardo ma non ho potuto fare prima, mi dispiace!! Comunque ora eccomi qui!! Mi sono scapicollata per riuscire a pubblicare il nuovo cap prima di partire quindi abbiate pietà! Intanto vorrei ringraziare: Blue Crystal; mewsana; Fire Angel; Kayx (anche tu vuoi uccidere Yuri??); sesshomaru (dai, che questo cap scommetto che ti piacerà!! Yuri non muore (mi serve nella fic!) però non ha un ruolo importante in questo cap e poi…beh, leggerai!); elena96; super gaia; LightAngel; katia37; Gemma24; mingx2.

 

 

Non avrebbe resistito ancora a lungo, la pressione la stava uccidendo. Quel silenzio tombale intervallato solo dal fruscio delle fronde degli alberi che si muovevano leggere sotto la brezza che spirava dal mare le era insopportabile. Quanto tempo era che non diceva una parola? Soprattutto, quanto tempo era che non dicevano una parola? Ma in fondo da due tipi come loro se lo doveva aspettare. Yuri camminava dietro di lei a neanche un paio di metri di distanza, mentre accanto aveva…Posò discretamente l’attenzione sul ragazzo e sussultò appena quando vide che la stava guardando. I suoi occhi castani incontrarono per un attimo quelli ametista di lui ed ebbe la prontezza di distogliere immediatamente lo sguardo, se avesse aspettato un solo secondo in più probabilmente sarebbe rimasta imbambolata a contemplarli fin quando, da perfetta idiota, la sua faccia non si fosse scontrata contro un tronco di un albero facendo una figura pessima davanti a loro…chinò leggermente il capo in modo che i capelli le coprissero la parte superiore del viso come a voler nascondere i suoi pensieri.

Kai dal canto suo fece lo stesso, con la sua solita impassibilità tornò a preoccuparsi di seguire la strada che stava percorrendo, non senza prima aver rivolto una fugace occhiata al compagno russo dietro di lui. Si comportavano come se non fosse successo niente…perché? Non faceva altro che domandarsi. Non sopportava che qualcuno gli tenesse nascosto qualcosa…sgranò gli occhi rendendosi immediatamente conto di ciò che aveva appena pensato. Lui non sopportava che qualcuno gli tenesse nascosto qualcosa? Stava impazzendo, era chiaro, lui non si era mai interessato a quello che facevano gli altri a meno che non si trattasse di beyblade. Non si immischiava negli affari altrui perché voleva che nessuno si immischiasse nei suoi. Allora che cosa gli stava accadendo? Non riusciva a comprenderlo ma una consapevolezza ormai l’aveva…si sentiva strano quando gli stava vicino lei, Hilary. Presumibilmente era dovuto al fatto che era l’evocatrice, poteva essere quella la ragione. Eppure qualcosa gli diceva che non centrava molto con ciò, gli era già successo altre volte di sentirsi così prima di scoprire chi fosse in realtà la ragazza. Anche durante l’ultimo campionato mondiale, quando sentiva lo sguardo della brunetta su di lui. Ma perché quella sensazione? Scosse la testa accorgendosi di ritrovarsi nel bel mezzo di una piccola radura, erano usciti dal bosco finalmente.

La quindicenne tornò ad alzare il viso vedendo davanti a lei estendersi uno spiazzo verdeggiante, desolato, in cui non si scorgevano altre anime vive. Sospirò chiedendosi se davvero sarebbero mai tornati a casa, l’idea di rimanere con Kai e Yuri su un’isola deserta se per certi aspetti sarebbe stato come un sogno, per altri sarebbe stato un incubo. Intanto il sole batteva insistente su tutto quello che era esposto, la ragazza fu costretta a ripararsi gli occhi portandosi una mano alla fronte. Provò per un attimo a rilassarsi, agitarsi non sarebbe servito a nulla se non a peggiorare le cose. Si calmò ed un senso di pace la invase, una tranquillità improvvisa in cui riuscì chiaramente a sentire, o meglio a percepire, delle altre presenze che si stavano avvicinando, una in particolare la avvertiva come fosse molto vicina, e nemmeno si accorse che la Crystal si illuminò per un brevissimo istante.

 

Non è un oggetto comune, non è uno oggetto speciale, è un’entità pensante, è la forza del suo portatore, è il riconoscimento dei propri simili, è il distacco e l’unione della verità, dell’amore, della vita. 

 

-Ma questo è…- sussurrò.

-Insomma Daichi ti ho detto si piantarla!- non aveva finito di assillarlo dal momento in cui aveva aperto gli occhi quella mattina lamentandosi di avere una fame immensa. Certo, non poteva dargli torto, in fondo non avevano fatto colazione, ma adesso stava esagerando. Se avesse potuto gli avrebbe volentieri tirato il collo e fatto arrosto come una gallina ma sapeva che poi nonno J sarebbe stato dispiaciuto di non averlo più in casa, o tra i piedi come invece intendeva il capitano dei Bladebreakers, suo nonno si era affezionato a quel ragazzino.

-Ma io ho fame!- continuò imperterrito.

-Takao!- esclamò Hilary cominciando a correre verso il moretto, aveva ragione, aveva avvertito la sua presenza, non sapeva come ma l’aveva sentito avvicinarsi.

-Hilary!-

La ragazza gli gettò letteralmente le braccia al collo, non era mai stata tanto felice di rivedere il suo amico.

-Ehi, piano! Mi stai strozzando!- le disse cercando di allentare la sua stretta.

-Sei ancora vivo!-

-Così pare!- scherzò mentre si risistemava il cappello, calcandoselo bene sulla testa.

-Ci siete anche voi!- aggiunse sorridendo lasciando andare il blader e spostando l’attenzione sugli altri quattro compagni. Finalmente una piccola parte del gruppo era stata riunita, ora si sentiva molto più sollevata, anche se mancavano ancora gli altri. Ma ormai era certa che avrebbe trovato anche loro, si…ne era certa.

-E tu sei da sola?- le domandò Mao.

-Veramente no…- rispose irrigidendosi e rivolgendo appena lo sguardo in direzione del bosco, dietro di lei.

-Ma quelli sono Kai e Yuri!- dichiarò Rei vedendo avvicinarsi a loro le sagome di due ragazzi.

-Qualcuno qui non se l’è passata tanto male, eh?- le disse Takao ironico con un sorrisino sulle labbra che non aveva bisogno di altre spiegazioni. La quindicenne gli lanciò un’occhiata assassina, era impazzito? Poteva almeno abbassare la voce…arrossì visibilmente notando che il resto del gruppo la guardava con un’espressione che parlava da sola, era chiaro, volevano sapere cosa significasse quella frase. Si passò una mano tra i capelli arrotolandosi una ciocca intorno al dito, da un po’ di tempo a quella parte aveva preso il vizio di giocherellare con i capelli quando era nervosa.

-C’è qualcosa che non va?-

-Sarebbe più appropriato chiedere: c’è qualcosa che va?- ribatté sconsolata al giapponese.

-Perché?- le domandò non capendo cosa intendesse dire.

-Niente…- sospirò stancamente –Più tardi ti spiego- si limitò ad aggiungere atona.

-Per fortuna eravate insieme- commentò il cinese quando anche i bladers della squadra russa li ebbero raggiunti. I due si rivolsero uno strano sguardo, sembrava potessero leggere l’uno nell’anima dell’altro, penetranti, seri come sempre, talmente che per un attimo chiunque avrebbe giurato che su quell’isola fosse calato un gelo improvviso che quasi riusciva a sovrastare il caldo intenso del clima tropicale.

La guerra fredda venne interrotta da uno strano e assordante rumore che si faceva più forte ad ogni minuto che passava e pareva proprio provenire dall’alto. Istintivamente gli occhi vennero puntati verso il cielo, per scoprire che non si trattava altro che di un aereo.

-Ma quello è un aereo!- esclamò Lai.

-Probabilmente sono venuti a prenderci- ipotizzò Rei sorridendo. Forse erano finalmente riusciti a scoprire dove fossero capitati e avevano mandato i soccorsi. Ciò significava che finalmente avrebbero potuto lasciare quella benedetta isola e giungere alla loro reale destinazione.

-Forza! Andiamo a vedere dove atterra!-

 

-Takao!-

-Hitoshi!- aumentò l’andatura mentre vedeva il fratello scendere dall’aereo e venirgli incontro.

-Finalmente vi abbiamo trovato- disse tirando un sospiro di sollievo. Alla torre di controllo dell’aeroporto di Atene avevano lavorato tutta la notte per cercare di rintracciarli, avevano calcolato il punto esatto in cui si erano persi i contatti con il velivolo, che stava sorvolando l’Atlantico, e i computer gli avevano rivelato quali fossero le isole più prossime su cui si sarebbe potuto praticare un atterraggio di emergenza. Per loro fortuna ce ne era solo una nelle vicinanze, e appena conosciute le sue coordinate avevano deciso di andare immediatamente a controllare, non perdendo la speranza di ritrovarli ancora tutti vivi. Solo Hitoshi era partito insieme ai piloti incaricati di soccorrerli, mentre il presidente Daitenji e Galeno erano rimasti in Grecia ad aspettarli.

-Credevamo di non riuscire a ritrovarvi- gli confessò il ragazzo.

-Vuoi scherzare? Sai benissimo che non possiamo assolutamente mancare ai campionati di beyblade!- ribatté con un sorriso a trentadue denti incrociando le braccia al petto e pensando che senza di loro il torneo non sarebbe stato interessante.

-Bhe…veramente…-

-Veramente?- lo incitò a continuare.

-Il presidente Daitenji ha deciso di rimandare le finali del campionato- concluse.

-Cosa? E perché?- gli domandò Rei anche se la risposta avrebbe dovuto aspettarsela. Dato quello che era successo forse aveva preferito aspettare che si riprendessero dallo shock dell’incidente.

-Ma non è giusto!- protestò Daichi, aspettavano quel momento da tanto, non gli andava giù per niente l’idea di dover attendere ancora.

-Ma non potremmo…- replicò Takao, che una volta tanto si trovava perfettamente d’accordo con il ragazzino.

-Arrivati ad Atene parlerete con Daitenji, per il momento pensiamo a salire a bordo- proferì interrompendo il fratello.

-E gli altri? Non possiamo lasciarli qui!-

-Ehi, Takao!- il blader si guardò intorno, si era sentito chiamare, avrebbe giurato che quella fosse la voce di…

-Max!- esclamò vedendo il biondino che affacciato alla porta dell’aereo lo salutava con un gesto della mano sorridendo. Impiegò meno di dieci secondi per raggiungerlo e scoprire che a bordo c’erano anche tutti gli altri.

-Ci siete anche voi! Ma allora…-

-Mancavate solo voi- il professore concluse la frase al suo posto. In effetti tutti i passeggeri che si trovavano sul volo con loro erano stati recuperati.

Ognuno si mise seduto al proprio posto in attesa del decollo, finalmente sarebbero potuti arrivare alla loro ormai agognata meta. Hilary si lasciò cadere sul sedile, ringraziando il cielo di poter lasciare l’isola. Chiuse gli occhi provando a sgomberare la mente da ogni tipo di pensiero, cosa che non le riuscì affatto. Poggiò il viso su una mano, non potendo fare a meno di sospirare. Accidenti, ma perché la sua vita doveva essere tanto complicata? Era assurdo ma il fatto di dover salvare il mondo da questo Vagnus, che lei non aveva la minima idea di chi fosse, le pareva niente se paragonata alla confusione sentimentale che aveva in testa e a cui doveva trovare una soluzione. Spostò l’attenzione su Yuri, seduto qualche posto davanti a lei, la sera precedente le era sembrato sincero quando le aveva rivelato i suoi sentimenti. E se fosse stato lui il ragazzo giusto? Chissà, forse sarebbe perfino stato capace di farle dimenticare di Kai una volta per tutte…in fondo sapeva fin dall’inizio che con lui non avrebbe mai avuto uno straccio di possibilità. Anche se ovviamente mai si sarebbe sognata il capitano della Neoborg al suo fianco…al massimo fino a poco tempo prima poteva pensare a Takao. Quando lo conobbe doveva ammettere di avere una certa simpatia per lui, simpatia che si riversava con delle litigate colossali, e per qualche tempo le era anche piaciuto…poi un giorno, all’improvviso, nella sua vita era comparso quel bellissimo russo dal carattere impossibile. Quanto ci aveva messo per innamorarsene? Poco, pochissimo. Scosse la testa con veemenza. Basta, doveva smetterla di pensare a lui.

-Salve!- Takao si sedette accanto alla brunetta.

-Salve- le rispose priva di entusiasmo. Il ragazzo la squadrò a lungo, le sembrava preoccupata per qualcosa.

-Allora?-

-Allora cosa?- ribatté continuando a guardare fuori dal finestrino, come se oltre al monotono colore azzurro del cielo ci fosse qualcosa di più interessante.

-Che è successo?- a quella domanda la ragazza si voltò verso il blader rimanendo a fissarlo in silenzio per qualche secondo prima di rispondere –Un casino-

-Andiamo, in un giorno che non ci siamo visti cosa può essere successo?- disse accomodandosi meglio sulla poltroncina e aprendo la lattina di Sprite che si era fatto dare dall’hostess.

-Yuri mi ha baciata- dichiarò tutto d’un fiato. Al moretto per poco non andò la bevanda di traverso, cominciò a tossire cercando di tornare a respirare regolarmente, per poco non si strozzava.

-COME?!- esclamò quando si fu ripreso, non si aspettava una cosa del genere –YURI TI HA BAC…mmmpf- prontamente la quindicenne lo fece tacere tappandogli la bocca con la mano.

-Zitto, che ti urli!- gli sibilò all’orecchio, cercando di distogliere l’attenzione degli altri passeggeri che curiosi si erano a voltati a vedere cosa stava succedendo.

-Scusa- ridacchiò passandosi un braccio intorno al collo, effettivamente aveva alzato un po’ troppo la voce, ma ciò che la sua amica gli aveva appena confessato lo aveva lasciato stupito a dir poco.

-Ieri sera…mi ha anche detto che…si, insomma, che gli piaccio- continuò arrossendo lievemente. Takao sgranò gli occhi, non se lo sarebbe mai aspettato da un tipo come lui.

-E poi anche Kai…-

-Anche Kai ti ha baciata?!- cos’era successo? Il mondo si stava rivoluzionando e nessuno lo aveva avvertito?

-No!- questa volta il tenue rossore sulle guance si trasformò in qualcosa di più acceso. Se Kai l’avesse baciata a quell’ora non sarebbe stata a rimuginare e contorcersi come un’anima in pena in attesa del giudizio universale.

-Intendevo dire che anche Kai mi è sembrato strano questa mattina…o meglio, arrabbiato, anche se non so per cosa- gli spiegò cercando di calmarsi.

-Che vuoi farci? Lui è fatto così- le disse alzando le spalle, non avrebbe dovuto starci a pensare più di tanto.

-Lo so…- concordò sconsolata –Sai che anche Yuri si è accorto che sono cotta di lui?-

-Quel ragazzo mi stupisce ogni minuto di più! E’ proprio vero che sono tutti pieni di sorprese- constatò gettando un’occhiata veloce in direzione del capitano della Neoborg.

-Ma tu che hai intenzione di fare?- le chiese.

-Non lo so…- sussurrò sperando ardentemente che esistesse un libro su cui trovare le risposte che cercava. Se stando con Yuri avesse avuto la certezza di dimenticarsi di Kai allora non avrebbe esitato, ma se non fosse stato così? D’altra parte non poteva stare insieme ad un ragazzo e pensare ad un altro, non sarebbe stato giusto nei confronti di tutti e due…e forse neanche nei confronti di se stessa…

 

-Presidente Daitenji!- urlò Takao appena sceso dall’aereo, dopo ore di viaggio, atterraggi di emergenza e problemi vari finalmente erano arrivati ad Atene. L’anziano signore si guardò intorno e sorrise sollevato vedendo i ragazzi farsi spazio tra la folla per raggiungerlo. Per fortuna stavano tutti bene. Accanto a lui c’era Galeno, il ricercatore che per la prima volta gli aveva parlato degli evocatori e degli eletti. Hilary sussultò costatando che era venuto anche lui.

-Tutto bene?- le domandò Emily che aveva visto l’amica farsi preoccupata.

-Mi ero dimenticata che dobbiamo ancora dirgli che abbiamo scoperto chi è l’evocatore…o meglio l’evocatrice, dato che sono io- aggiunse sconsolata. Un problema in più da sommare alla lista di quelli già esistenti, come se fossero pochi.

-Beh, ci penseremo quando ci saremo sistemati, per ora stai tranquilla, ok?- le suggerì con l’intenzione di tirarla un po’ su di morale. La brunetta annuì e si sforzò di sorridere. Forse aveva ragione, doveva risolvere una cosa per volta altrimenti non sarebbe mai giunta a niente.

-Sono contento di vedervi sani e salvi, ragazzi-

-Anche noi siamo contenti di essere qui, è stato un viaggio..stressante- disse Max cercando di minimizzare.

-L’avevo detto io che non c’era da agitarsi tanto- si pronunciò Rick con l’aria da superiorità con cui sempre si vestiva.

-Se non polemizza su tutto non è contento- si lamentò Micheal incrociando le braccia al petto.

-Scusa, hai detto qualcosa?-

-Io? Non mi permetterei mai- rispose ironico al suo compagno di squadra.

-Ragazzi, non mi sembra il luogo più adatto per mettersi a litigare- intervenne il capitano dei BladeBreakers Revolution con l’intenzione di calmare i due americani. Insomma, pareva che tutto fosse tornato alla normalità se non fosse stato per un’apparizione improvvisa…ammesso che così si potesse chiamare.

-Ciao Takao!- una voce alle sue spalle lo fece voltare.

-Ozuma!- esclamò colto all'improvviso di trovarlo lì. Cosa ci faceva in Grecia? Erano passati svariati mesi dall’ultima che lo aveva visto. Il suo stupore aumentò quando vide avvicinarsi anche gli altri membri della squadra degli Scudi Sacri, a quanto pareva c’erano proprio tutti.

-Che ci fate qui?- gli domandò curioso, non si aspettava proprio una simile sorpresa.

-Siamo venuti a fare il tifo per voi- rispose Jesse lanciando un’occhiata ai suoi compagni, gli avrebbero parlato con calma del vero motivo per cui erano giunti fin lì, era un argomento troppo delicato per discuterne in un aeroporto a portata di occhi e orecchie indiscreti. Mariam si guardò intorno per scorgere Hilary, l’evocatrice, ma una mano che si posò sul suo braccio la distolse dalla ricerca.

-Ciao!- la salutò.

-Ciao- replicò lei cercando di non mostrarsi troppo entusiasta anche se in realtà era molto contenta di vederlo, soprattutto dopo il fatto dell’incidente.

-Allora avevo ragione- la ragazza lo guardò chiedendosi che cosa intendesse.

-Sai, quando stavo sull’isola avevo l’impressione che quando sarei arrivato qui avrei trovato una bella sorpresa!- continuò il blader dagli occhi cerulei.

-Ma che dici, Max!- si affrettò a voltare la testa dall’atra parte, imbarazzata, lasciando ai capelli di coprirle le gote leggermente arrossate.

-A fare il tifo per noi?- ripeté Takao –Si, ma…Hitoshi mi ha detto che il presidente vuole rinviare le fasi finali del campionato- fece rivolgendosi a quest’ultimo per ottenere una conferma.

-Purtroppo mi vedo costretto a farlo- spiegò Daitenji –Ma non dovete preoccuparvi, appena possibile riapriremo il torneo, prima dobbiamo cercare di capire la dinamica dell’incidente-

La dinamica dell’incidente? Cosa c’era da capire? L’aereo aveva avuto un guasto ad uno dei motori…

-Ho no, che peccato…io volevo lanciare il mio Gaiadragoon- sbuffò Daichi rigirando con delusione il beybade viola tra le mani.

 

Salì la scaletta e uscì dalla piscina, scrollando la testa per togliersi l’acqua dai capelli, una nuotata rilassante era ciò che ci voleva dopo quello che avevano passato. C’era solo una cosa che gli dispiaceva, ed era dover aspettare ancora prima di gareggiare nel nuovo campionato mondiale, era dalla fine di quello precedente che lo aspettava. Senza contare che si preoccupava per Hilary, la storia dell’evocatrice, e adesso anche Yuri…e Kai…si era offerto più volte di parlare con quest’ultimo al posto suo, magari solo per introdurre un po’ l’argomento, ma lei aveva sempre rifiutato, anzi lo aveva addirittura minacciato di “ucciderlo con le sue stesse mani” se solo ci avesse provato. E conoscendola sapeva che diceva sul serio…

-Vai ad aiutare gli amici…- si lamentò –Mi chiedo quando mai troverà il coraggio di dirglielo dal momento che è già tanto se riesce a formulare una frase con soggetto, verbo e complemento quando deve parlargli-

-Di chi stai parlando?- gli domandò il professore incuriosito mentre il moretto si sedeva su una delle sdraie intorno alla grande vasca.

-Io? Di nessuno! Riflettevo ad alta voce!- si affrettò a rispondere prima di chiedergli –Ma Daichi che sta facendo?- vedendo che il rossino osservava con insistenza l’acqua della piscina accovacciato sul bordo pensò di approfittarne per cambiare discorso.

-Credo che sia indeciso se entrare o no, visto che non sa nuotare-

-Ehi Daichi! Vuoi che ti vada a comprare una ciambella? Magari ne trovo una a forma di scimmia!- lo prese in giro il capitano.

-Chiudi il becco Takao!- gli urlò contro quest’ultimo, rosso in viso di rabbia e imbarazzo –Colpa mia se non so nuotare?- (mia no di certo nd.A)

 

-Ma guardali come si divertono- disse sprezzante.

-Lasciali fare finché possono Axe. Tra poco non rideranno più…-

-Dobbiamo farlo per forza?-

-Se conquisteremo la loro fiducia ci sarà più facile farli fuori insieme all’evocatrice nel momento in cui meno se lo aspettano- nel frattempo avrebbero continuato a mandargli contro i loro demoni blader, dimostrandosi dalla parte degli eletti. Una farsa in piena regola. E questa volta non avrebbero dovuto fallire o Vagnus non li avrebbe perdonati.

-Allora diamo inizio al primo atto-

 

-Ciao!- una voce richiamò l’attenzione dei tre ragazzi. Daichi e Takao smisero di litigare e il professore poté finalmente smetterla di tentare di dividerli.

-Phoebe!William!- esclamò il capitano sorpreso.

-Siamo venuti a vedere come stavate, abbiamo saputo dell’incidente…- disse lanciando un’occhiata complice a quella che loro credevano essere sua sorella.

-Per fortuna l’aereo è riuscito ad atterrare su un’isola nelle vicinanze-

-Già…una vera fortuna- commentò la mora. E pensare che a quell’ora avrebbero potuto tornare da Vagnus riferendogli di aver completato con successo la missione invece di essere costretti a inscenare quella stupida commedia.

-Abbiamo sentito in televisione che il campionato verrà rimandato a data da destinarsi- disse il ragazzo.

-Già…-

-Che peccato, significa che dovremo aspettare ancora prima di batterci, avrei voluto tanto vedere come te le cavi a beyblade, dicono che tu sei il migliore!-

-Beh…- farfugliò arrossendo e scompigliandosi i capelli con una mano, gli occhi azzurro ghiaccio di lei gli facevano uno strano effetto, erano penetranti e…bellissimi…

-In fondo sono il campione del mondo!- continuò lasciando da parte quella già poca modestia che aveva.

-Siamo i campioni del mondo!- lo corresse Daichi arrabbiandosi, anche lui faceva parte della squadra, perché la gente non lo voleva capire?

-Si, certo pidocchio, hai ragione- disse per farlo stare buono, poi tornò a rivolgersi ai due bladers –Perché non rimanete a cena in albergo qui con noi?-

-Non vorremmo disturbare- si preoccupò con un tono che Baltazar stesso ignorava di saper recitare.

-Non preoccupatevi! Anche gli altri saranno d’accordo!-

-Ci sarà anche Hilary?- chiese Phoebe –Perché quando siamo venuti a trovarvi in albergo a New York non l’abbiamo trovata, così speravamo di salutarla-

-Certo! Ci saranno tutti! A proposito, andiamo ad avvertirli- propose il quindicenne mentre si avviava all’interno dell’hotel seguito dal rossino e dal professore. I due demoni li guardarono allontanarsi soddisfatti.

-Gli esseri umani sono troppo socievoli- disse Axe rivolgendo un sorriso perfido al compagno che si trovò perfettamente d’accordo con lei.           

          

Si tolse il ghiaccio dalla ferita guardandosi il braccio con una smorfia, quel taglio le aveva provocato un livido in piena regola. Speriamo almeno che non mi lasci il segno, pensò mentre con un sospiro si appoggiava alla poltrona sprofondando comodamente tra i suoi comodi cuscini. Se faceva movimenti troppo bruschi cominciava a dolerle tutto l’arto. Per almeno un paio di giorni non avrebbe dovuto fare troppi sforzi e ciò significava che non poteva usare il beyblade. Fortunatamente, sotto un certo punto di vista, Daitenji aveva preso la decisione di rimandare le fasi finali del campionato mondiale a data da destinarsi, visto gli ultimi fatti accaduti.

-Vado a prenderti dell’altro ghiaccio- propose Lai alla sorella mentre le prendeva dalle mani il sacchetto di quello ormai quasi sciolto dal calore della stagione e del corpo della ragazza.

-Grazie Lai- lo ringraziò gentilmente mentre si stava già avviando verso il bar. Si guardò intorno, quell’albergo le pareva ancora più lussuoso dell’altro, la stanza in cui si trovava era enorme, riempita da tavolini e divani e curiose colonne rettangolari coperte da specchi su tutti e quattro i lati, disposte con un ordine più o meno geometrico. Ma la cosa che più l’attirava era la porta d’ingresso fatta da una bellissima vetrata colorata a tema astratto.

-Stai bene?- una voce la riscosse facendole immediatamente voltare la testa verso la persona a cui apparteneva.

-Si, certo, non preoccuparti Rei- gli rispose osservando il ragazzo sedersi accanto a lei notando che in mano aveva qualcosa che aveva tutta l’aria di assomigliare a delle bende.

-Non sono riuscito a trovare di meglio- disse prendendole delicatamente il braccio e cominciando a fasciarle la ferita. Mao stava per bloccarlo ma il suo gesto era così dolce che non ne ebbe il coraggio. Si incantò a guardare il suo viso, ricordandosi di quando erano piccoli e giocavano insieme al villaggio, in confronto ad allora adesso i suoi tratti si erano fatti molto più maturi, senza perdere la loro bellezza, anzi…

Il sedicenne alzò gli occhi incontrando quelli della ragazza, quelle iridi ambrate le avevano sempre fatto un effetto incredibile, riuscivano a trasportarla da un luogo all’altro della Terra senza muoversi di un millimetro. Arrossì visibilmente, tanto che fu costretta a rivolgere lo sguardo altrove, fingendosi d’un tratto molto interessata a due anziani signori che tranquillamente giocavano a carte su uno dei tavoli vicini.

-Ho finito- la avvertì il cinese chiudendo le bende con un piccolo allaccio attento a non stringere troppo.

-Grazie- sussurrò toccandosi la fascia con le punte delle dita. Rimase in silenzio per qualche secondo prima di alzarsi, si sentiva a disagio a rimanere da sola con lui.

-Dove stai andando?-

-Io? Non…non lo so, in camera- si affrettò a dire. Stava per incamminarsi quando si sentì afferrare per i polsi, Rei la costrinse a sedersi di nuovo, mettendosi davanti a lei e poggiando le mani sui braccioli della poltrona impedendole di andare via.

-Perché ti comporti così?- le domandò con un’espressione talmente seria che Mao si sentì irrigidire. Il tono che aveva usato le aveva fatto quasi paura.

-Che…che intendi?- riuscì a dire.

-Perché mi stai evitando?- formulò in modo più chiaro.

-Ma no, io non…- non terminò la frase. Aveva ragione, ultimamente era proprio quello che stava facendo, cercava di evitarlo per quanto le fosse possibile. Fino al mese prima avrebbe fatto di tutto pur di stragli vicina, quando dopo l’ultimo campionato era ritornato al villaggio il suo cuore era quasi scoppiato dalla felicità. Il pensiero di poterlo vedere di nuovo tutti i giorni la inebriava ma da un po’ di tempo le cose erano cambiate. Si era resa conto delle realtà, e cioè che tra loro non ci sarebbe potuto essere niente che andava oltre all’amicizia; una bella e profonda amicizia, ma solo un’amicizia…per questo motivo aveva preso la decisione di dimenticarsi di lui, una volta per tutte. Com’era quel detto? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

Il cinese si inginocchiò cercando di incontrare lo sguardo della quindicenne, che teneva abbassato, sembrava triste.

-Mao…cosa c’è?- le domandò dolcemente accarezzandole una guancia con il dorso della mano. Ci teneva a lei e gli dispiaceva vederla in quello stato. Sospirò, forse aveva esagerato, non avrebbe dovuto reagire in quel modo quando lei se ne stava per andare.

-Voglio solo che tu la smetta di illudermi…- sussurrò in un soffio scostandosi dalla sua carezza. Il blader non riuscì a replicare a quella sua risposta. Che significava? Stava per chiederglielo quando il ritorno di Lai glielo impedì.

-Ragazzi, tutto bene?- chiese notando le strane espressioni dei due –E tu che fai lì per terra, Rei?- continuò.

-No…niente- rispose vago alzandosi di nuovo in piedi e rivolgendo un’occhiata alla ragazza che continuava a guardare insistentemente il pavimento.

-Beh…ti ho portato il ghiaccio nuovo- disse alla sorella cambiando discorso, anche perché non aveva capito granché di ciò che era successo.

-Grazie- Mao lo prese dalle mani del fratello che glielo stava porgendo e delicatamente lo poggiò sopra la fasciatura, rabbrividendo un poco al contatto che il freddo che le provocò sulla pelle.                  

 

L’albergo era completamente diverso dal Royal di New York eppure le sembravano estremamente simili, probabilmente a causa del lusso sfarzoso che li caratterizzavano. Per le quattro delle più forti squadre partecipanti al campionato mondiale di beyblade questo ed altro…peccato che non ci sarebbe stato un campionato mondiale di beyblade, il presidente della BBA aveva deciso di rinviarlo a data da destinarsi dopo quello che era successo. L’incidente aveva messo in subbuglio tutto e tutti, d’altra parte come poteva essere altrimenti? Senza contare la sorpresa…quando i soccorsi li avevano recuperati dall’isola e portati sani e salvi ad Atene, avevano trovato ad aspettarli la squadra degli Scudi Sacri al completo. Quando gli avevano chiesto cosa ci facessero in Grecia avevano risposto che erano venuti a fare il tipo per loro.

Sospirò, non sapeva il perché ma sentiva che c’era sotto qualcos’altro. Comunque in quel momento non aveva voglia di pensare perciò decise di andare a vedere come stava Mao, la ferita al braccio non era niente di preoccupante ma la sua amica faceva una certa fatica a muovere l’arto, di cui le si era indolenzita tutta la parte superiore. Per alcuni giorni sarebbe dovuta stare a risposo, anche se la cinese non voleva proprio saperne di non far niente, aveva un carattere ben poco domabile. Non ascoltava neppure suo fratello, solo Rei era in grado di farla ragionare…

I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che le passò accanto, riconobbe al volo la sua sagoma…si fermò ad osservarlo mentre si allontanava di spalle e immediatamente tornò con la mente alla mattina di quello stesso giorno. Era arrabbiato, per tutto il tempo in cui avevano cercato gli altri, prima di trovarli, si era comportato in modo estremamente freddo e distaccato, ancora più del solito. Hilary non faceva altro che domandarsi il motivo, sperava di non essere lei, non le pareva di aver fatto qualcosa che potesse averlo fatto irritare…inconsciamente gli corse dietro fin quando non lo raggiunse.

-Kai!- la brunetta lo bloccò costringendo a fargli rivolgere appena lo sguardo nella sua direzione.

-Io…ecco, mi chiedevo se…- ed ora che gli avrebbe detto? Il russo si voltò completamente a guardarla incrociando i suoi occhi. Con quel breve incontro il cuore le mancò di un battito e per un interminabile istante credé che non avrebbe più ripreso a battere.

-Se tu fossi arrabbiato- completò confusamente la frase. Lui non sopportava le persone invadenti e lei che cosa faceva? Lo andava a disturbare…bella psicologia Hilary, continua così, pensò facendo dell’ironia con se stessa.

-Ti interessa così tanto?- le domandò atono incrociando le braccia al petto e squadrandola in un modo che tolse quasi il fiato alla ragazza.

-Si…cioè no…- balbettò in preda all’imbarazzo. Cercò di organizzare un discorso che avesse un minimo di senso ma non era per niente sicura che ci sarebbe riuscita –Mi è sembrato che fossi arrabbiato e dato che questa mattina sull’isola solo io e Yuri eravamo con te credevo che la causa fosse stata uno di noi due…perciò volevo sapere se ero stata io che senza accorgermene ho fatto o detto qualcosa che possa averti fatto arrabbiare- disse come se stesse recitando un discorso a memoria, con sua grande sorpresa era riuscita a mantenere un certo autocontrollo. –Solo tu e Yuri…- ripeté a denti stretti con un tono leggermente sprezzante. Inevitabilmente gli tornò in mente la scena di loro due che si baciavano la sera precedente. Chiuse gli occhi, perché quell’immagine continuava a tormentarlo? E poi lui non era arrabbiato…non aveva motivo per esserlo…

-Non sono arrabbiato- continuò –Comunque se è solo questo che ti preoccupa posso assicurarti che non sarai di certo tu la causa delle mie arrabbiature…non mi importa di quello che dici o fai-

Le parole feriscono più della spada. Ora sapeva cosa significava. Non gli importava niente di lei…d’altra parte cosa poteva aspettarsi da un tipo come lui? Certo, sapeva che non era innamorato folle di lei come Hilary lo era di lui, però sperava almeno che la tenesse un minimo in considerazione, non chiedeva molto, e invece…

Gli diede le spalle perché sentiva che stava per scoppiare in lacrime, non voleva farsi vedere piangere, ma già gli occhi le si inumidivano…si morse il labbro inferiore, perché si comportava così? Non immaginava potesse fare tanto male.

-Bene- riuscì a dire in un soffio –E scusa se ti ho disturbato…- aggiunse non riuscendo a non far tremare la voce, prima di correre in direzione dell’uscita. Sei solo uno stupido Kai! Pensò mentre desiderava andarsene da lì, correre via, scappare il più lontano possibile per non rivederlo. Ma intanto le cresceva dentro la consapevolezza che nonostante lui non si interessasse minimamente a lei non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo, e questa era la cosa che più la faceva soffrire.

 

La guardò correre verso la hall dell’albergo, immobile, non smettendosi di chiedersi se davvero avesse sentito la voce della ragazza incrinarsi…gli sembrava che potesse scoppiare a piangere da un momento all’altro. Possibile che se la fosse presa tanto per quello che le aveva detto? Tornò ad incamminarsi verso la sua stanza, in fondo si sapeva che le ragazze si offendevano con poco…ma qualcosa lo bloccò. Si fermò davanti alle scale, non sapeva spiegare perché ma si sentiva strano. Senso di colpa? No, non poteva trattarsi di quello, lui non si era mai pentito di ciò che faceva, difficilmente tornava sui suoi passi, il suo insormontabile muro dell’orgoglio glielo impediva. Ma una voce continuava a rimbombargli nella testa “Stupido, fermala!” gli diceva.

Si ritrovò ad attraversare di corsa il cancello dell’hotel mentre la vedeva allontanarsi sempre di più, senza pensarci aumentò l’andatura finché non la raggiunse.

-Hilary!-

-Che vuoi?- gli rispose brusca fermandosi di spalle. Le aveva già fatto abbastanza male, cos’altro voleva?

-Ascoltami- le disse arrestandosi a sua volta.

-Non ho voglia di starti ad sentire- ribatté riprendendo a camminare senza rivolgergli neanche uno sguardo. Kai velocemente le afferrò i polsi bloccandola con la schiena al muro del palazzo dietro di lei.

-No, adesso mi ascolti!- le urlò contro. La brunetta sussultò appena, il russo le aveva impedito ogni possibilità di movimento. Cercò di divincolarsi dalla sua presa ma invano, la teneva stretta e sembrava non avesse alcuna intenzione di lasciarla andare.

-Non è vero che non mi importa niente di quello che dici o fai- continuò sentendo Hilary calmarsi e smettere di tentare di liberarsi.

-Scusami- aggiunse con non poca fatica. Non era stato per niente facile chiederle di scusarlo, aveva dovuto sopprimere il suo orgoglio per farlo, e non perché doveva…ma perché voleva. Solo adesso se ne rendeva conto. Il suo sguardo si fece più dolce e la giapponese rimase quasi incantata nel perdercisi al suo interno. Aprì la bocca per dire qualcosa ma non uscì alcun suono, era come se qualcuno le avesse rubato la voce e lei non fosse più in grado di parlare. Sfuggendo al suo volere dai suoi occhi cominciarono a scendere lacrime che le rigarono il viso mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi. Era contenta per quello che le aveva detto eppure non poteva fare a meno di piangere.

Il blader sentì una strana sensazione crescergli all’altezza dello stomaco, pervadergli il petto, impossessarsi di lui fino a farlo rabbrividire, non aveva mai provato nulla del genere. Possibile che fosse lei a fargli un simile effetto? Decise di seguire l’impulso e fece quello che non aveva mai fatto prima con nessuno…l’abbracciò. Dolcemente ma con decisione le cinse le spalle avvicinandola a lui, stringendola a sé, scatenando un istinto protettivo che nemmeno lui sapeva di avere. La ragazza si lasciò cullare da quella bellissima sensazione di serenità e di pace, dalle sue forti braccia che ora sembrava non la volessero più lasciare. Poggiata al suo petto poteva ascoltare il battito del suo cuore, che strano, avrebbe giurato che esso correva all’impazzata almeno quanto il suo…Un innocente rossore comparve sulle sue gote mentre nascondeva il volto nell’incavo della spalla del russo. Stava vivendo uno dei momenti più belli della sua vita. Sarebbe rimasta così per sempre se fosse stato possibile.

-Ti amo Kai…- gli sussurrò in un soffio, non era riuscita a trattenersi, il suo amore per lui era troppo forte per essere continuato a tenerlo nascosto. Probabilmente non sarebbe stata ricambiata ma non le importava…in quel momento non le importava più niente…

 

TO BE CONTINUED…

 

Questa volta devo dire che ho superato i limiti della bastard inside con questo finale…ma non potevo scrivere altro o non facevo in tempo a pubblicare e voi dovevate aspettare minimo un’altra settimana!!! Una richiesta per sessh (che ne dici di una fan art piccina piccina su quest’ultima parte?? Prenditi tutto il tempo che vuoi!).

Allora…come al solito commentate, così al mio ritorno troverò tanti bei commentucci che mi aspettano (spero!) io parto domani e torno venerdi sera quindi non preoccupatevi se per un po’ non mi faccio sentire…(e chi si preoccupa nd.tutti)..

Ciao!!!!!!!            

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Capitolo 17
*** L'amore dei miei sogni... ***


Dopo cent’anni d’assenza eccomi qui

Dopo cent’anni d’assenza eccomi qui!!! Scusate il ritardo ma una settimana non sono stata a casa, ultimamente ho avuto dei problemi con internet, ma ora tutto è a posto quindi…non vi faccio aspettare ancora!! Grazie a: Ria; mewsana; LightAngel; Blue Crystal; super gaia; Kayx; Fire Angel; sesshomaru (leggi il cap e sono sicura saprai che scena vorrei per la fan art!!!); Jaly; Hilla89; katia37 per aver commentato lo scorso cap!! Ora diamo inzio finalmente a questo!!!

 

 

Kai sgranò gli occhi continuando a tenere Hilary stretta a sé. Possibile che avesse capito bene? Lei gli aveva appena confessato di…amarlo, di provare qualcosa di molto forte per lui. Nessuno prima gli aveva mai detto una cosa del genere. Sua madre non l’aveva praticamente conosciuta, con suo padre non aveva di certo un ottimo rapporto, per non parlare di suo nonno che lo aveva sempre e solo usato per raggiungere i suoi fini. C’erano i suoi amici che gli volevano bene, però…lasciò andare la ragazza sentendola staccarsi da lui e vedendola incrociare i suoi occhi.

La brunetta sostenne il suo sguardo in silenzio, non c’era nessun altro che passava per quella via a quell’ora, l’unica cosa che riusciva a sentire era il proprio cuore che batteva sempre più forte ad ogni minuto che passava, sembrava quasi volesse uscirle dal petto. Quelle parole le erano venute spontanee, tra le braccia del russo aveva dato sfogo al segreto che si portava dentro da troppo tempo ormai. Da una parte si sentiva sollevata, era come se qualcuno le avesse tolto un peso ma dall’altra era preoccupata dalla reazione che avrebbe potuto avere il ragazzo.

-E’ vero quello che hai detto?- le domandò. La quindicenne si limitò ad annuire imbarazzata, le aveva chiesto se era vero ciò che aveva detto? No, non era vero…era molto di più.

-Io…- sussurrò, ormai il più era fatto tanto valeva dirgli tutto –So che tu non provi lo stesso per me però ti chiedo solo una cosa Kai- poteva non sembrare ma per lei valeva molto quanto stava per dirgli.

-Ti prego di non scambiarmi per una delle tue tante fan che impazziscono per te solo perché sei un blader eccezionale e bello…io ti voglio bene davvero- indietreggiò di un passo prima di dargli le spalle e cominciare a correre, senza nemmeno aspettare la sua risposta, tanto a cosa sarebbe servito? Anche se le aveva detto che non era vero che di lei non gli importava niente, era chiaro che lui non ne era innamorato. In fondo che cosa aveva di speciale? Gli altri probabilmente avrebbero detto per il fatto di essere l’evocatrice ma lei non lo credeva così…anzi, essere l’evocatrice lo considerava non essere normale. Una ragazza comune non faceva muovere oggetti semplicemente volendo e tanto meno faceva diventare più potenti i bit-power dei suoi amici. Pensava a tutto questo mentre si allontanava velocemente, diretta chissà dove.

Kai la guardò svoltare l’angolo non riuscendo a fare a meno di domandarsi per quale motivo si sentisse così strano. Quanto gli aveva confessato la ragazza non lo aveva lasciato impassibile, aveva scatenato in lui una serie di reazioni incomprensibili. Improvvisamente nella sua mente rivide per l’ennesima volta la scena del bacio tra Yuri ed Hilary avvenuta la sera prima. Inconsciamente si ritrovò a correre dietro la brunetta, le sua gambe si erano praticamente mosse da sole guidate forse dall’istinto.

-Aspetta!- quando la raggiunse con una mano le cinse un polso mentre con l’altro braccio le spalle, da dietro. La strinse ancora di più quando la sentì cercare di liberarsi dalla sua presa, accorgendosi di provare un’incredibile sensazione di benessere avendola così vicino.

-Lasciami! Non voglio la tua compassione!- gli urlò, non lo avrebbe sopportato. Non voglio che lui provi pietà per me, pensò e già si pentì di avergli rivelato i propri sentimenti. Forse non avrebbe dovuto, avrebbe fatto meglio a proseguire a tenere nascosto il suo amore per lui, almeno avrebbe potuto continuare a guardarlo in faccia quando lo incontrava, ora probabilmente non ne sarebbe più stata in grado.

-Sai che odio compartire così come odio essere compatito- a quelle parole la ragazza smise di divincolarsi.

-Yuri- proferì il blader stupendo completamente la quindicenne, che centrava adesso il capitano della Neoborg? Sentì la presa intorno al suo torace allentarsi, cosa che le permise di voltarsi verso il russo incrociando i suoi occhi.

-Ieri sera sull’isola vi ho visto mentre…vi stavate baciando- dichiarò infine. L’amica sussultò lievemente, cominciando pian piano a comprendere. Probabilmente Kai si stava chiedendo come fosse possibile che passato un solo giorno da quando Yuri l’aveva baciata lei gli avesse confessato di essere innamorata di lui. Cosa gli avrebbe raccontato? Le avrebbe creduto? Ma in fondo cosa importava…qualsiasi cosa avesse detto non avrebbe cambiato la realtà, quindi era inutile inventarsi scuse, gli avrebbe detto la verità, ormai non aveva più nulla da perdere.

-Sai, Yuri è stato l’unico che per un attimo ha fatto vacillare quello che provavo per te- gli spiegò mentre un sorriso amareggiato le compariva sulla labbra.

-E’ stato lui a baciarmi- continuò. Il ragazzo sentì una strana fitta all’altezza della bocca dello stomaco, se lo sarebbe dovuto aspettare, aveva capito che al suo compagno piaceva Hilary, però stando a quanto aveva visto non gli era parso che lei si fosse tirata indietro.

-Cosa provi per lui?- voleva saperlo. Voleva saperlo perché non sopportava essere preso in giro ma c’era dell’altro, dell’altro che ancora faticava a comprendere e che presto si sarebbe rivelato essere semplice gelosia. La brunetta abbassò lo sguardo rimanendo in silenzio per qualche secondo. Sospirò profondamente, avrebbe tanto voluto essere innamorata di Yuri, almeno sarebbe stata ricambiata, ma i sentimenti non funzionavano sotto imposizione. Al cuore non si comanda…non era una semplice frase sparata da uno che un giorno si era alzato dal letto con l’ispirazione poetica…ma certe cose non si potevano capire finché non venivano sperimentate in prima persona. Ora sapeva cosa significava.

-Io non…- esordì prendendo coraggio.

-Kai! Hilary!- una voce non le permise di concludere la frase. I due continuarono a guardarsi negli occhi mentre Takao gli si avvicinava correndo, fermandosi vicino a loro quando li ebbe raggiunti.

-Vi stavo cercando! In albergo ci sono…- non terminò di parlare notando i suoi amici fissarsi in silenzio non staccando l’attenzione l’uno dall’altra. La ragazza si decise a muoversi, sorpassò entrambi i suoi compagni e si avviò in direzione dell’hotel mentre Kai la vedeva allontanarsi di spalle.

-Ma che è successo?- domandò il moretto al russo, non comprendendo la reazione della sua amica.

-Niente…- gli rispose prima di seguire l’esempio della brunetta, con la consapevolezza però che appena avrebbe rimesso piede in albergo avrebbe dovuto fare una cosa, o meglio chiedere una cosa a qualcuno…        

 

-Voglio sapere cosa è successo esattamente ieri sera- proferì impassibile mentre la porta si richiudeva alle sue spalle. Boris e Serjey spostarono l’attenzione sul russo appena entrato non stupendosi dell’espressione seria che aveva in viso, ormai abituati. Yuri staccò i gomiti dal davanzale della finestra sul quale era poggiato e si voltò verso il compagno sicuro che si stesse riferendo a lui ed Hilary.

-Perché lo vuoi sapere?- ribatté.

-Non sopporto chi risponde ad una domanda con un'altra domanda-

Il capitano della Neoborg lasciò andare le braccia lungo i fianchi e fissò il suo compagno in silenzio per pochi secondi anche se carichi di tensione.

-Ho l’impressione che tu lo sappia già- rispose, quella sua domanda gli era suonata più come se avesse voluto una conferma. Si avvicinò a Kai continuando a tenere gli occhi fissi nei suoi prima di continuare –Non è così?-

-Voglio sapere cosa è successo dopo che tu hai baciato Hilary- disse, non aveva potuto ascoltarlo direttamente dalla ragazza così aveva pensato di chiederlo direttamente a lui. Gli altri due bladers li guardarono a bocca aperta anche se dalle loro labbra non uscì alcun suono, avevano quasi timore a chiedere se avessero sentito bene. Il rosso osservò l’espressione glaciale del suo compagno mentre un ghigno comparve sul suo viso.

-Ora capisco perché oggi eri così arrabbiato- commentò scotendo la testa e soffocando una risata. Li aveva visti baciarsi e lui ne era geloso, non ci voleva un genio per capirlo, era evidente. Ma la cosa che lo faceva divertire era che il sedicenne non voleva ammetterlo, non solo con gli altri ma anche con se stesso. Un divertimento sotto al quale però nascondeva la sua tristezza…in fondo anche lui non era poi tanto diverso dalla persona che si trovava di fronte. Hilary amava Kai e se quest’ultimo provava lo stesso nei confronti della brunetta, Yuri avrebbe potuto solo che farsi da parte.

-Che intendi?- gli chiese schietto.

-Dopo che l’ho baciata è andata sulla spiaggia- fece quello eludendo la sua ultima domanda –Io l’ho raggiunta e abbiamo parlato- continuò dirigendosi verso la finestra e alzando lo sguardo al cielo.

-Vorrei poterti dire che lei mi ha detto di provare qualcosa nei miei confronti, qualcosa che non la lasciasse indifferente ma non è così…o almeno non è del tutto esatto- strinse i pugni talmente violentemente che fece scricchiolare la gomma dei guanti che indossava. Un silenzio carico di tensione calò nella camera, un’atmosfera tesa che si poteva tagliare con un paio di forbici. Il capitano socchiuse gli occhi sospirando e allentando la presa della mani, rilassando le spalle. A cosa sarebbe servito arrabbiarsi?

Kai incrociò le braccia al petto, stava cominciando a spazientirsi, non sopportava il fatto che l’altro russo stesse prendendo tempo in quel modo. Che aspettava a dirgli di cosa avevano parlato? Lo squadrò dalla testa ai piedi mentre gli dava le spalle, chiedendosi cosa stesse pensando in quel momento. Probabilmente a quando lui ed Hilary avevano parlato sull’isola…rifletté sulle sue ultime parole…“o almeno non é del tutto esatto”…ma che significava? E perché non glielo spiegava subito? Si sentiva profondamente inquieto e questo gli dava tremendamente fastidio. Da un po’ di tempo a quella parte aveva cominciato a perdere un po’ della sua impassibilità e non gli piaceva affatto; non gli piaceva non riuscire a tenere sotto controllo le sue emozioni e ultimamente gli capitava sempre più spesso. E di solito quando era con Hilary, o comunque si parlava di lei. Aveva sentito dire che la maggior parte delle volte l’emotività prendeva il sopravvento sulla razionalità quando si era innamorati…ma non poteva di certo trattarsi del suo caso, lui che si andava ad innamorare? E di chi poi? No, non poteva essere. Tornò a spostare l’attenzione su Yuri che era tornato a voltarsi, e ora con la schiena appoggiata al muro lo osservava già da un po’ di tempo.

-Allora, vuoi sapere che mi ha detto o no?-

-Sto aspettando-

-Ha detto che io gli piaccio però…è un altro quello di cui è innamorata- doveva riconoscere di aver fatto fatica ad ammetterlo. Specialmente dal momento che l’altro era lì davanti a lui. Velocemente si staccò dal muro dirigendosi verso la porta della camera.

-Vieni con me- gli disse ancora con la mano sulla maniglia, e il suo pareva più un ordine. Sebbene Kai non prendesse mai ordini da qualcuno lo seguì fin dove voleva portarlo, cioè sul grande terrazzo dell’albergo, in quel momento non c’era nessuno, solamente loro due e un venticello leggero che scompigliava i capelli di entrambi. Il rosso estrasse dalla tasca il suo dispositivo di lancio e caricò il beyblade puntandolo verso quello che adesso era un suo avversario, senza proferire parola e l’altro russo fece lo stesso a seguito senza chiedere spiegazioni. Le due trottole vennero lanciate l’una contro l’altra e si scontrarono immediatamente appena toccarono terra creando un’onda d’urto che fece indietreggiare appena i due blader, in fondo non potevano far ricorso a tutta la loro forza, erano pur sempre sul tetto di un edificio frequentato da molte persone, e se l’avessero fatto crollare sarebbe stata una vera catastrofe. I due beyblade si attaccavano a vicenda, cercando di respingersi e schivarsi in un incontro piuttosto bilanciato. Mentre sfrecciavano sotto gli occhi dei loro proprietari Yuri alzò lo sguardo sul suo compagno, distraendosi per un momento dal campo improvvisato.

-Voglio che tu sappia che questo non è uno scontro in cui il vincitore si aggiudica Hilary- disse.

-Lo so- ribatté –Hilary non è un trofeo da vincere-

-Esatto- concordò abbozzando un sorriso –Però…se riesci a battermi ti dirò quello che mi ha detto e che, a quanto pare, vuoi tanto sapere-

Il sedicenne gli lanciò un’occhiataccia, non tanto per quello che aveva detto ma perché ci aveva preso in pieno. Non era mai stato curioso e non gli piaceva immischiarsi negli affari degli altri ma quella volta era diverso, non poteva farne a meno. Era importante che lo sapesse perché…non c’era un perché. Si irrigidì per un attimo. A cosa sarebbe servito continuare a mentire a se stesso?

Lui voleva stare vicino a lei, voleva stare vicino ad Hilary…

-E va bene! DRANZER! TEMPESTA DI FUOCO!- urlò ordinando alla trottola azzurra di sferrare l’attacco conclusivo.

-TEMPESTA DI GHIACCIO!- replicò il capitano della Neoborg che non aveva alcuna intenzione di restare a guardare…  

 

-Avete radunato tutti?- domandò Ozuma a Takao e gli altri, gli aveva detto che doveva parlargli riguardo ad una faccenda più o meno personale. Avrebbero dovuto dirgli che erano a conoscenza del fatto dell’evocatrice, degli eletti, anzi ne sapevano molto più di loro, per questo dovevano riferirgli quanto avevano notizia. William e Phoebe, fingendosi quei due bladers simpatici di una delle squadre che avrebbero dovuto partecipare al campionato mondiale, anche se era stato rimandato, gli avevano detto che sarebbero tornati più tardi per la cena a cui erano stati invitati, preferendo non immischiarsi in affari che non li riguardavano. Certo, una cosa del genere suonava piuttosto inverosimile per due demoni che invece centravano molto in quella storia, dal momento che erano i loro nemici, ma non potevano rischiare di compromettere quella farsa che stavano recitando.

-Beh, mancano solo Yuri e Kai…in camera non c’erano- lo informò il capitano della BBA Revolution. Hilary sussultò appena alle parole dell’amico, Yuri e Kai non c’erano? Ripensò a quanto era successo la sera precedente e immancabilmente quella mattina. Aveva la sicurezza che erano insieme e la cosa la rendeva piuttosto nervosa.

-Ora ci siamo anche noi- una voce alle sue spalle la fece voltare, sulla soglia della porta della camera degli All Stars, in cui tutti si erano riuniti, comparvero i due membri della squadra russa. La quindicenne incrociò per un attimo lo sguardo dei due ma prontamente voltò la testa dall’altra parte, imbarazzata, pregando che in quel momento venisse un alieno a rapirla e portarla su altro pianeta. Aveva combinato davvero un gran bel casino…

-Bene, allora possiamo cominciare- disse il ragazzo dopo aver riorganizzato le idee su ciò che avrebbe dovuto dire.

-I giri di parole sono inutili perciò arriverò subito al dunque- esordì –Probabilmente avrete già capito che non siamo venuti fin qui solo per fare il tifo per voi al campionato…-

-Ma per un’altra cosa che vi riguarda- continuò –Vagnus sta per tornare- la schiettezza di quella frase colpì tutti i presenti. 

-Ma voi come…-

-Come lo sappiamo?- Ozuma concluse la frase al suo posto e spostò lo sguardo su Mariam che annuì appena e rispose alla domanda della brunetta.

-Ce lo ha detto Alena-

-L’ex-evocatrice?!- domandò Rei che si ricordava ancora benissimo la storia che gli aveva raccontato Galeno per spiegargli l’esistenza degli eletti e dell’evocatore e da cosa avessero origine. Quella strana favola mitologica che non era affatto solo e soltanto una favola…

-E’ stata lei a dirci di spiegarti qualcosa in più sull’origine dei tuoi poteri- continuò il capitano degli Scudi Sacri rivolto ad Hilary –Almeno fino al suo arrivo-

-Alena verrà qui?- non poteva crederci, avrebbe incontrato la persona che in precedenza aveva rivestito il ruolo che ora ricopriva lei.

-Scusate, ma come può venire qui se è vissuta mille anni fa?- domandò Daichi che ci stava capendo sempre meno di quella storia.

-Ci sono cose che dovreste chiedere direttamente a lei- gli rispose Jesse.

-Ah- mugugnò il rossino –Ma se ha più di mille anni allora sarà davvero vecchia!- esclamò. Takao si portò una mano alla fronte sospirando rassegnato chiedendosi se fosse troppo faticoso per quel ragazzino azionare il cervello prima di parlare mentre gli altri cercavano di soffocare un risolino.

-Veramente ha la stessa età di quando è…- Dunga non terminò di parlare perché Ozuma gli lanciò un’occhiata gelante che lo mise immediatamente a tacere. Era ancora troppo presto per rivelare loro tutta la verità. Il ragazzo si sedette sul letto incrociando le braccia al petto e attirando su di sé gli sguardi dei presenti nella stanza, che bisognava ammettere, era davvero affollata.

-Conoscete già la storia di Lògos, vero?- chiese all’improvviso interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.

-Si- parlò l’evocatrice per tutti.

-Bene…allora posso passare a raccontarvi il seguito- disse preparandosi a pronunciare quello che aveva tutta l’aria di essere un monologo.

 

Ogni mille anni Vagnus si rigenera e torna in vita, il suo scopo è sempre lo stesso: rapire Lògos per far cadere il nostro mondo nel caos più totale nel quale il semidio potrà prendere il potere e diventare padrone dell’umanità intera. Ogni mille anni un evocatore sarà scelto per combatterlo, lui soltanto avrà il potere per riunire in sé le più potenti Essenze per sconfiggerlo. E la scelta non avviene a caso. Ad ogni evocatore sarà data una pietra, la Crystal, l’origine delle particolari doti di ogni prescelto. Non è un oggetto comune, non è un oggetto speciale, è un’entità pensante, è la forza del suo portatore, è il riconoscimento dei propri simili, è il distacco e l’unione della verità, dell’amore, della vita. L’evocatore soltanto può usarla, l’unico al mondo in grado di farla brillare; nessun altro può. Al suo interno è racchiusa la fonte del potere dell’evocatore, sta al possessore della pietra, capire qual è. Solo allora potrà disporre di una forza illimitata, e forse ricorrere all’unico modo che esiste di vittoria assicurata sul male…ma deve anche essere pronto ad uno scambio…

 

-Uno scambio? Che tipo di scambio?-

Il capitano degli Scudi Sacri guardò Hilary negli occhi, aveva promesso ad Alena che non avrebbe detto nulla riguardo all’Energia Pura, e lui manteneva sempre la parola data.

-Non è ancora arrivato il momento perché tu lo sappia-

La brunetta restò sconcertata da quelle parole, perché non era ancora arrivato il momento? E poi il discorso che aveva fatto poco prima l’aveva fatta riflettere ancora di più. Spettava a lei il compito di scoprire qual era la fonte dei suoi poteri. Come avrebbe fatto? Non aveva senso, già era tanto se riusciva a comprendere come funzionassero, e ancora non era un’esperta nel campo, figurarsi capire da cosa scaturissero. Inclinò la testa da un lato, e poi non vedo per quale motivo mi dovrebbe interessare, pensò. L’importante era riuscire a battere quel Vagnus, il resto era secondario. Sbuffò appena, invece di far luce e spiegargli qualche cosa in più su chi o cosa fosse, Ozuma non aveva fatto altro che confondergli le idee ancora di più.

-Scusate ma…c’è una cosa che non capisco- esordì Emily –Perché Alena è venuta proprio da voi?- chiese non conoscendo per intero la storia e le tradizioni che avevano alle spalle gli Scudi Sacri.

-Probabilmente perché loro hanno il compito di proteggere i bit-power, alias le Essenze, per impedire che cadano nelle mani sbagliate, è così?-

-Esatto- rispose laconica Mariam al professore, mentre si sedeva sul tavolo vicino ad uno dei letti della camera, accavallando le gambe.

-E perché non è venuta direttamente lei? Doveva farsi annunciare prima?- domandò Daichi con una smorfia stizzita. La ragazza lo guardò torva.

-No- replicò secca –Vi spiegherà lei il motivo- il piccolo blader sbuffò, cominciava a stancarsi di tutto quel mistero.

-E comunque è inutile stare qui a parlare, bisogna passare ai fatti- si intromise il capitano degli Scudi Sacri attirando l’attenzione su di sé.

-Per prima cosa dovete sapere che noi non conosciamo tutto riguardo a Vagnus, per questo Alena verrà qui; secondo…venite con noi- 

 

-Allora evocatrice…vediamo che sai fare- le disse Ozuma, mentre incrociava le braccia al petto con l’aria di chi stava aspettando di vedere da un momento all’altro qualcosa di straordinario. Hilary si guardò intorno, e dovette fare un giro completo su se stessa per vedere tutti i suoi compagni che avevano formato un cerchio intorno a lei. Si sentiva un po’ troppo al centro dell’attenzione per i suoi gusti e la cosa le metteva una certa ansia addosso. L’avevano forse scambiata per un fenomeno da circo?

-Ehm…scusate ma…- fece cercando di celare al meglio il nervosismo –Che cosa…dovrei fare?- domandò. Si trovavano a qualche chilometro dalla città, su una collinetta verdeggiante sulla quale si ergevano alberi sempreverdi, oltre a loro nessun’altro, si trattava di un posto tranquillo, poco frequentato e ben nascosto seppur da lassù si poteva benissimo vedere Atene estendersi sotto i loro piedi.

-Il nostro compito è quello di insegnarti ad usare i tuoi poteri- dichiarò Jesse.

-Io ho già usato i miei poteri!-

-Quindi sai come farli funzionare?- le chiese Mariam lanciandole uno sguardo torvo. La brunetta abbassò il volto. No, non lo sapeva, quelle poche volte che li aveva usati era avvenuto per caso, non sapeva se esistesse un metodo per farli funzionare.       

-Allora?- la incitò a rispondere, spazientita. La diretta interessata scosse la testa in segno di negazione, non ne aveva la minima idea.

-Controllo emozionale- proferì il capitano degli Scudi Sacri.

-Controllo che?!- esclamò Takao che non riusciva a capire cosa intendesse.

-E’ il metodo per farli funzionare. I poteri sono guidati dalle emozioni, dipendono da cosa si prova al momento che li si usa- cercò di spiegare, poi si rivolse di nuovo all’evocatrice –Dovrai allenarti ad usare i tuoi poteri sulla base delle tue emozioni. In praticare per imparare a dominarli dovrai prima imparare a dominare i tuoi sentimenti- la giapponese ascoltava con attenzione ciò che il ragazzo stava dicendo, poteva riscontrare del vero nelle sue parole, se andava indietro con la mente ai momenti in cui aveva fatto ricorso alle sue speciali attitudini. Il primo episodio che le sovvenne fu quello quando aveva scoperto di essere l’evocatrice, in quel vicolo di New York. Allora un demone stava lottando contro i suoi amici che lo combattevano usando i loro beyblade. Erano in difficoltà, non riuscivano neppure a scalfire il nemico e di ciò lei se ne rendeva conto. Non voleva che accedesse a Takao, Max, Rei, Kai e Daichi qualcosa di male perciò…perciò cosa? Che aveva fatto esattamente? Non se lo ricordava, sapeva solo di aver fatto ricorso ai suoi poteri ma non era in grado di spiegare in che modo.

-Comincia con una delle emozioni umane più difficili da controllare: la rabbia- le suggerì Ozuma, anche se il suo più che un suggerimento suonava come un ordine.

-Ehm…non si dovrebbe iniziare con qualcosa di facile?- si azzardò a chiedere semplicemente. Neanche aveva cominciato e già doveva provare con il complicato? Non era affatto giusto.

-Non abbiamo molto tempo, devi imparare ad usare i tuoi poteri al più presto- dichiarò atono Dunga.

-Ovvio, perché l’ho chiesto- sibilò tra i denti. Doveva salvare il mondo e oltretutto doveva anche sbrigarsi. Facile come bere un bicchiere d’acqua, pensò ironica. Non osò ribattere, ascoltò in silenzio e con attenzione ciò che le veniva detto fin quando le parole del capitano degli Scudi Sacri la lasciarono sorpresa –Ci sono due motivi per cui ti ho detto di cominciare con il dominare la rabbia: prima di tutto perché se riuscirai a controllarla riuscirai a controllare tutte le altre emozioni; secondo perché devi impedire assolutamente che si trasformi in odio-

-Impedire che si trasformi in odio…e perché?- domandò Hilary confusa.

-Perché l’odio e l’emozione umana più distruttiva che esista, se finirai con il farti comandare da essa rimarrai succube dei tuoi stessi poteri-

-In parole povere significa che i tuoi poteri finiranno per ritorcersi contro di te- spiegò Jesse con più chiarezza. La brunetta mosse le labbra come a voler parlare ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, preferì tacere, pensando che sarebbe stato inutile chiedere qualsiasi altro tipo di informazione, non avrebbe capito finché non avesse sperimentato di persona e sulla propria pelle quanto le era stato detto.

-Va bene…che devo fare?- chiese sospirando appena. Era pronta ad iniziare quella specie di allenamento. Ozuma lanciò un’occhiata al resto del gruppo –Sarà meglio che voi vi allontaniate- gli suggerì. L’evocatrice guardò i suoi compagni allontanarsi e sistemarsi chi seduto sul prato, chi all’ombra di qualche albero. In ogni modo aveva sempre di più l’impressione di essere l’oggetto principale di un grande spettacolo.

Max vide Mariam accomodarsi sull’erba, con quella sua solita aria seccata, dietro alla quale nascondeva la maggior parte delle sue reazioni. Sorrise guardandola sbuffare e facendo svolazzare le due ciocche di capelli che le scendevano ai lati del viso.

-Non ti sembra di essere stata un po’ troppo brusca?- le chiese continuando a sorridere sedendosi accanto a lei. La ragazza rivolse l’attenzione al biondino, scrutandolo come a chiedergli a cosa si riferisse. L’americano le indicò Hilary con un cenno del capo, prima con la sua amica le era parsa troppo inflessibile.

-Non abbiamo tempo da perdere- proferì come fosse la cosa più naturale del mondo. Quando Alena aveva parlato con loro gli aveva detto che non c’era rimasto ormai molto tempo, Vagnus avrebbe potuto intervenire da un momento all’altro se non aveva già cominciato a farlo.

-Ciò non toglie che avresti potuto essere un po’ più gentile con lei, non ti pare? Dopotutto, immagino che non sia stato facile per Hilary scoprire di essere l’evocatrice da un giorno all’altro-

-Sei venuto qui per farmi la predica?-

-Assolutamente no- fece il balder scotendo la testa –Ho espresso solo una mia opinione- aggiunse.

-Tanto per cominciare devi pensare ad un episodio che ti ha fatto particolarmente arrabbiare- le parole di Ozuma catturarono l’attenzione dei due che interruppero la loro conversazione e si dedicarono ad osservare ciò che stava succedendo.

-Dopodiché- continuò –devi concentrare la rabbia che provavi in quel momento in un unico punto per poi liberartene coinvolgendo tutti i tuoi sensi. Solo così potrai sbloccare i tuoi poteri- la brunetta guardò il suo insegnante provvisorio domandandosi in quale sconosciuta lingua stesse parlando. Era già difficile a dirsi, figuriamoci a farsi. Tuttavia decise di non arrendersi ancora prima di averci provato, perciò cercò di pensare ad un episodio che l’avesse fatta arrabbiare, come le era stato detto. Non erano poche le volte in cui aveva perso la pazienza, doveva ammetterlo ma in quel momento non le veniva in mente niente, probabilmente perché si trovava particolarmente sotto pressione e se si aggiungeva anche il fatto che era sotto l’attenzione di tutti era facilmente comprensibile che non ci riuscisse…

-Non mi viene in mente niente in questo momento…- affermò sconsolata.

-Mi sembra strano- commentò Daichi che se ne stava comodamente seduto sul prato –Di solito tu ti arrabbi per un nonnulla, ochetta!- ridacchiò.

-Così io mi arrabbierei per un nonnulla?!- chiese alzando un sopracciglio, leggermente irritata.

-Esattamente- dichiarò sbadigliando.

-Stupida scimmia- sibilò tra i denti.

-Come mi hai chiamato?!- sbraitò scattando in piedi.

-STUPIDA SCIMMIA!- ripeté.

-OCHETTA!-

-Siamo alle solite- constatò Rei sospirando. Possibile che quei due non riuscissero proprio ad andare d’accordo? Spostò l’attenzione dall’uno altro e un sorriso divertito comparve sulle sue labbra, doveva ammettere che però era divertente vederli litigare.

-Ma fanno sempre così?- chiese Lai osservandoli.

-Oh no…di solito è anche peggio!- esclamò Takao con l’aria di chi conosce molto bene il modo in cui potrebbe evolversi la situazione.

-PIANTALA ADESSO!-

-PIANTALA TU, OCHETTA!-

-Basta! Mi hai stufato!- urlò accompagnando le parole con un gesto della mano, quasi a voler allontanare il ragazzino, cosa che avvenne…più o meno. Daichi si sentì colpito in pieno da qualcosa di pesante e…invisibile, dal momento che niente o nessuno gli era andato addosso. Avvertì come un colpo allo stomaco tanto che lo fece indietreggiare strusciando i piedi sull’erba finché non venne sollevato e scaraventato contro il tronco di un albero, anche se prima finì dritto addosso al capitano dei Bladebreakers Revolution, che si trovava dietro di lui, e lo coinvolse nello schianto.

-Ahia, che botta!- si lamentò il rosso quando si rialzò da terra.

-Tu ti lamenti? E io allora che dovrei dire che non centro niente?- replicò il giapponese massaggiandosi il fondoschiena, che aveva sbattuto nell’urto.

-Scusa Takao- si giustificò Hilary con l’amico, anche se in fondo era soddisfatta di ciò che aveva fatto a Daichi, si meritava una lezione. Incrociò le braccia al petto mentre un ghigno un po’ sadico comparve sulle sue labbra.

-Complimenti- la voce del capitano degli Scudi Sacri la riportò alla realtà –Sei riuscita ad usare subito i tuoi poteri- la quindicenne lo fissò sbattendo gli occhi un paio di volte e riflettendo sulle sue parole. Si guardò le mani, aveva ragione, era stata lei…

Kai intanto continuava a non staccare gli occhi dalla brunetta, neanche ciò che aveva appena fatto lo distrasse da quel suo pensiero…non riusciva a smettere di ritornare con la mente a poco prima, quando aveva combattuto a beyblade contro Yuri, durante lo scontro gli era apparso tutto così chiaro ma ora faceva fatica a credere che fosse vero. Aveva vinto l’incontro contro l’altro russo, Wolborg si era fermato al centro del campo pochi istanti prima del suo Dranzer, e il suo compagno, mantenendo la parola, gli aveva rivelato cosa avessero detto lui ed Hilary la sera precedente sulla spiaggia…

Non poteva negare di provare per quella ragazza qualcosa che non aveva mai provato verso nessun altro. Si sentiva diverso quando lei gli era accanto, si sentiva un’altra persona. Un’altra persona che però era sempre lui…ma perché era tutto così dannatamente complicato? Non aveva mai provato il desiderio di stare vicino a qualcuno come lo provava per lei…

Era talmente impegnato a riflettere che non si accorse che il capitano della Neoborg lo stava osservando già da un po’ di tempo, lo vedeva fissare Hilary con un’espressione che pochissime volte gli aveva visto, era insolitamente dolce per uno come lui. Non poteva fare a meno di provare una certa gelosia, e non riusciva a smettere di chiedersi se avrebbe mai accettato il fatto che un giorno quei due si sarebbero potuti mettere insieme. Si alzò in piedi scotendo la testa, si stava completamente rammollendo, quella era una cosa che non gli piaceva per niente ed era tutta colpa di quella ragazzina, che gli aveva fatto? Strinse i pugni con rabbia ma subito lasciò la presa, sospirando…no, non era colpa di quella ragazzina se si era innamorato di lei…In silenzio si allontanò dal resto del gruppo, aveva bisogno di tornare alle vecchie abitudini e di starsene un po’ per conto proprio.

Tra mille pensieri anche Daichi pensava qualcosa guardando con aria quasi di sfida la brunetta di fronte a lui e ovviamente non tardò a rendere pubblico le proprie, almeno secondo il piccolo blader, accurate meditazioni –Non è affatto giusto però! Io sono completamente disarmato!- esclamò catturando l’attenzione di tutti. Il rossino prese immediatamente il suo dispositivo di lancio al quale caricò Gaiadragoon e lo puntò verso l’evocatrice.

-Scusa Daichi…ma che vuoi fare?- gli domandò Takao stupito, non comprendendo cosa avesse in mente il compagno.

-E lo chiedi? Se io uso il mio beyblade contro i suoi poteri siamo pari!-

-Ma…ma che ti salta in mente scusa? Io mica utilizzo il beyblade!- replicò la quindicenne.

-Non fare storie ochetta, e prova a colpirmi adesso!- la provocò ignorando le sue proteste. Hilary cominciò ad avvertire un leggero prurito alle mani, avrebbe volentieri preso a pugni quel moccioso, come si permetteva di chiamarla in quel modo? Non sopportava per niente quel soprannome.

-E va bene…- disse cercando di calmarsi –Fai pure come vuoi-

Il ragazzino sorrise soddisfatto e non se lo fece ripetere due volte, lanciò la sua trottola viola sul prato che iniziò a girare a grande velocità, sfrecciando qua e là tra i fili d’erba. Hilary provò a colpire il beyblade ma invano, era troppo rapido perché riuscisse a prenderlo con i suoi poteri; ogni volta produceva un piccolo squarcio sul terreno, non molto più grande di un piccola buca.

-Eh eh! Rassegnati, non potrai mai colpire il mio Gaiadragoon!- fece il possessore del beyblade incrociando le braccia al petto, ridendo compiaciuto, in quanto a velocità e potenza in pochi potevano reggere al suo confronto.

-Questo lo dici tu!- ribatté la ragazza concentrandosi sulla trottolina mentre la vedeva schizzare da una parte all’altra, irrefrenabile. Ripensò al modo in cui aveva scaraventato Daichi contro l’albero. In fondo non doveva far altro che la stessa cosa di poco prima…strinse gli occhi pensando di colpire Gaiadragoon…e ci riuscì, il beyblade subì l’urto contro la forza misteriosa che aveva centrato in pieno anche il suo proprietario, sebbene ciò non bastò per fermarlo, lo fece solamente sbilanciare riducendone la velocità.

Eppure fu proprio in quel momento che a Ozuma, osservando quell’incontro speciale, venne un’idea…incrociò le braccia al petto, riflettendoci sopra, avrebbe potuto funzionare…in fondo com’era quella frase?             

 

Il potere del prescelto con quello degli eletti nel luogo, il tempo, e lo spazio dove esiste la massima sintonia…        

 

Appoggiò le mani sulla fresca ringhiera del balcone della sua camera e si sporse oltre essa lasciando vagare il suo sguardo all’orizzonte, in lontananza si potevano vedere delle luci colorate disposte in fila sulle collinette dietro alle quali il sole era ormai tramontato. La città. Il loro albergo si trovava a qualche chilometro da Atene immerso in un bellissimo paesaggio campestre. Ispirò a fondo assaporando i profumi del luogo e chiuse gli occhi. I suoi amici erano tutti riuniti nella sala divertimento dello stabile, c’erano anche Phoebe e William, e doveva ammettere che era stata una cena divertente, aveva trascorso una piacevole serata in loro compagnia, le sembravano simpatici, oltre che loro grandi fan, avevano voluto sapere il più possibile, soprattutto sui blader campioni del mondo ma anche su di lei…Adesso invece preferiva rimanere da sola a riflettere su quanto le avevano detto quel pomeriggio gli Scudi Sacri. Si mise seduta, appoggiandosi con la schiena alla balaustra in muratura del terrazzino, slacciandosi dal collo la Crystal e rigirandola tra le mani. I suoi poteri avevano origini millenari e non era un caso che lei fosse stata scelta come evocatrice. Ma da chi? E soprattutto su quali criteri si erano basati per prendere una simile decisione? Quella piccola pietra gliela aveva regalata suo padre, l’aveva trovata in terra…e se davvero come le era stato detto non fosse stato solo un caso? C’era un solo modo per scoprirlo…appena tornata a casa avrebbe fatto una bella chiacchierata con i suoi genitori, anche se dubitava fortemente che loro potessero sapere qualcosa.

-Solo io sono in grado di usare i poteri di questa piccola pietra…- disse alzando lo sguardo verso il cielo e incantandosi a contemplare le stelle. Chiuse gli occhi, avrebbe rimandato ogni tipo di pensiero al giorno successivo, e lasciò che la leggera brezza serale le scompigliasse dolcemente i capelli. La suoneria del suo cellulare interruppe quel momento di quieto rilassamento, guardò il numero sul display e senza pensarci troppo spense il telefonino. Scusa mamma, adesso proprio non mi va di parlare, pensò. Si stiracchiò, era stanca ma non le andava di mettersi a letto, stava così bene dove si trovava. Sospirò appena, riflettendo su quanto fosse piacevole a volte entrare direttamente in contatto con la natura fin quasi a perdersi in essa, nei suoi colori, nei suoi sapori, nei suoi odori…sorrise lievemente. Ma la tranquillità interiore durò ben poco…aprì gli occhi e sulla soglia della finestra notò un’ombra che non tardò a farsi riconoscere. I raggi argentei della Luna lo andavano a colpire in pieno viso delicatamente, facendo risplendere i suoi occhi ametista nel buio della sera.

-Kai…- sussurrò mentre sentiva il cuore mancarle di un battito, che cosa era venuto a fare fin lì? Velocemente si alzò in piedi mentre a sua volta il ragazzo le si avvicinò.

-La porta era aperta- era entrato nella sua stanza e si era soffermato sulla porta che dava sul balconcino della camera a guardarla. Non l’aveva chiamata prima perché era rimasto ad osservarla quasi rapito da lei. Durante lo scontro a beyblade con Yuri di quel pomeriggio aveva finalmente capito una cosa importante…avanzò di un altro passo verso la brunetta e fermandosi a pochi centimetri di distanza da lei. Hilary arrossì imbarazzata ripensando a quello che gli aveva confessato, non trovava il coraggio di guardarlo in faccia. E poi adesso che cosa voleva? Gli diede le spalle, appoggiò i gomiti sulla ringhiera e rimase in silenzio sentendo il cuore batterle all’impazzata, e senza riuscire a fare nulla per rallentarlo. Il russo seguì l’esempio della ragazza e si dedicò a volgere uno sguardo all’orizzonte.

-Non riesco a capire…- esordì la giapponese. Kai voltò lentamente la testa nella sua direzione limitandosi a guardarla, aspettando che continuasse.

-Non capisco perché proprio io devo essere l’evocatrice- non sapeva il perché ma la vicinanza  dell’amico le aveva fatto tornare in mente i pensieri che la accompagnavano poco prima.

-Glielo chiederai- dichiarò il suo interlocutore impassibile, la solita calma tipica del suo carattere.

-A chi?-

-A quelli che ti hanno dato i poteri-

-Ma non so neanche chi siano! E soprattutto non so nemmeno se li incontrerò…o se ci siano- la squadra di Ozuma non era stata molto chiara a riguardo, loro stessi avevano detto di non saperne abbastanza, si stavano limitando a riferire quello che sapevano rifacendosi alle loro tradizioni e a ciò che gli aveva detto Alena, l’ex-evocatrice. Chissà che tipo di ragazza era? Non faceva altro che domandarselo, avevano detto che prima o poi l’avrebbe incontrata. Le sarebbe stata d’aiuto? Ma soprattutto…non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che una persona vissuta esattamente mille anni prima potesse essere ancora viva, o forse sarebbe stato più appropriato dire: essere tornata in vita. Almeno si immaginava una cosa del genere, della serie “i film insegnano”.

-E poi tu che ne sai?- sembrava sicuro di quello che affermava, ma lui non poteva saperne più di lei.

-Intuizione- rispose laconico. Hilary sbuffò appena chiedendosi se fosse mai possibile che dovesse esprimersi sempre in modo telegrafico. Mancava la parola “stop” al termine di ogni breve frase, e per il resto sarebbe stato identico ad un telegramma.

Ma come ho fatto ad innamorarmi di uno così…pensò tra sé con uno spicchio di autocompatimento. Si incantò a contemplare il suo magnifico profilo, sarebbe rimasta ore a guardarlo se fosse stato possibile, si sarebbe accontentata di così poco. Sotto i riflessi argentei della Luna era bellissimo, non aveva mai incontrato un ragazzo così affascinante dal carattere impossibile, misterioso e…e con due occhi calamitanti come i suoi. Gli stessi che in quel momento stavano scrutando in quelli di lei. La brunetta arrossì violentemente, accorgendosi di essere rimasta a fissarlo come un ebete. Un’altra figuraccia in sua presenza da mettere in conto. Fece per ritornare in stanza, aveva combinato abbastanza danni quel giorno, ma qualcosa glielo impedì. Sentì due mani posarsi delicatamente sulle sue spalle, da dietro che la costrinsero a voltarsi di nuovo verso il russo.

-Mi stavo chiedendo…ti sei divertita l’altra sera, quando sei uscita con Yuri?- la quindicenne dovette ammettere che quella domanda la lasciò incapace di comprendere dove il blader volesse andare a parare. Che centrava adesso? E poi perché voleva saperlo?

-Beh…ho passato un serata piacevole- si limitò a dire –Ma…perché?-

Kai la guardò in silenzio…doveva ammettere che con i capelli scompigliati sul collo era terribilmente carina. Lentamente si avvicinò al suo viso. Forse sto impazzendo…pensò. Chiuse gli occhi e posò delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza.

Si sentì avvolta da un calore improvviso, un morbido e umido contatto che la fece rabbrividire dalla testa ai piedi e che le fece perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Dove si trovava? In quel momento se era su un balcone di un lussuoso albergo o nel bel mezzo della foresta Amazzonica non faceva differenza.

Come era iniziato il bacio finì, pochi istanti dopo il russo si allontanò dalla brunetta. Un bacio. Un dolcissimo bacio…

Quando il ragazzo si separò da lei Hilary continuò a tenere gli occhi chiusi, aveva paura che quello fosse solo un sogno e non voleva svegliarsi a nessun costo. Voleva continuare a vivere quella meravigliosa illusione…ma li riaprì quando sentì la mano del sedicenne accarezzarle la guancia.

-Buonanotte- le disse prima di distanziarsi dalla quindicenne che come in trance lo vide varcare la portafinestra del balcone, attraversare la camera e uscire dalla stanza chiudendosi la porta alla spalle. La ragazza rimase a fissare il punto in cui era sparito per qualche minuto ancora, fino a quando riuscì a comprendere quello che era successo. Kai l’aveva baciata…non poteva crederci, quanto aveva atteso quel momento? Un’infinità di tempo, ormai aveva cominciato a perdere ogni tipo di speranza eppure adesso…era successo. Seppur breve, era stato bellissimo, perfetto.

-Hilary, stai bene?- Emily si avvicinò all’amica preoccupata perché se ne stava immobile al centro del balcone a fissare un punto indefinito davanti a lei. Hilary spostò l’attenzione sulla compagna di stanza, rientrata in camera; non l’aveva neanche sentita arrivare, completamente persa nei suoi pensieri, sciolta nel miele della sua immaginazione che si stava pian piano trasformando in realtà. Anzi, era stato anche meglio della sua immaginazione…

-Si, sto bene…sto benissimo!- rispose mentre un sorriso si faceva spazio sul suo volto illuminandolo di una felicità unica.

 

-Bene, ora sai tutto ciò che dovevi sapere riguardo a Vagnus e al suo diabolico progetto di conquista- l’uomo anziano dalla lunga tunica porpora si avvicinò alla ragazza –Contiamo su di te, Alena, addestra la nuova evocatrice e impedisci l’apocalisse-

-Lo farò- rispose inchinando leggermente il capo in segno di rispetto.

Finalmente ci incontreremo, Hilary…spero solo di riuscire ad evitarti il peggio, pensò mentre si preparava a scendere nel mondo umano. 

 

Non poteva credere di stare lì insieme a lui, su quella collinetta dove il pomeriggio precedente si era allenata con i suoi poteri. Quando quella mattina si era svegliata, o meglio si era alzata dal letto, dal momento che non era riuscita a chiudere occhio visto che i suoi pensieri non facevano altro che precipitare a capofitto su Kai e sul bacio che le aveva dato, lo aveva incontrato in corridoio e lui le aveva chiesto di seguirlo perché doveva parlarle. A dire la verità era molto agitata, sebbene cercasse in tutti i modi di sembrare la persona più calma sulla faccia della terra, aveva paura di quello che voleva dirle. E se quel bacio fosse stato solamente il risultato di una sua improvvisa debolezza? E se in realtà lo aveva fatto perché non aveva niente di meglio da fare, o voleva semplicemente prenderla in giro perché si era innamorata di lui? Sapeva che non era quel tipo di ragazzo ma non riusciva a smettere di pensare a simili ipotesi. Una cosa comunque era certa: quel silenzio la stava uccidendo.

-Kai…riguardo a ieri sera, tu…- si decise a chiedergli raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva, coraggio che si accorse subito non essere sufficiente perché non riuscì a completare la frase. Gli aveva dichiarato di amarlo, che aspettava a domandargli cosa significava il bacio della sera passata? Non sarebbe stato più complicato dell’impresa che aveva compiuto la mattina precedente, ormai non aveva più niente da perdere.

-Non aspettarti…- le parole del blader interruppero le riflessioni della ragazza che sussultò lievemente quando sentì l’inizio di quel discorso. Il cuore le mancò di un battito sicura che il seguito sarebbe stato qualcosa di equivalente a un “che io ti abbia baciata perché provo qualcosa per te” e già si stava preparando a prenderlo a schiaffi, si era preso gioco di lei e dei suoi sentimenti, ne avrebbe avuto tutto il diritto.

-Non aspettarti che io ti sussurri frasi romantiche o che mi inginocchi davanti alla tua porta con un mazzo di fiori in mano…non sono quel tipo di ragazzo- Hilary sgranò gli occhi a quella risposta, incredibilmente diversa da quella che si aspettava di ricevere. Spostò l’attenzione sul russo cercando di far calmare il suo cuore che proprio non voleva saperne di rallentare il ritmo dei battiti. Si portò una mano alla bocca cercando di non scoppiare a ridere immaginandosi Kai che davanti alla sua porta si inginocchiava porgendole un mazzo di fiori e facendole una dichiarazione d’amore. No, decisamente non era da lui…

-Si- replicò sorridendo.

-Si, cosa?-

-Voglio stare con te…- gli spiegò più chiaramente. Se aveva interpretato bene ciò che le aveva detto, le stava chiedendo se voleva stare con lui. Sapeva che aveva un modo tutto suo per esprimersi.

Il sedicenne incrociò lo sguardo della ragazza, ridente, radioso, dolce, e non poté fare a meno di abbozzare un sorriso. Aveva capito subito…era speciale, lo era davvero. Tornarono ad osservare la città, dall’alto della collina, che lentamente si svegliava sotto i raggi sempre più cocenti del sole greco di maggio. La brunetta scoppiava dalla felicità in quel momento, non ricordava da quanto tempo non fosse così contenta, il freddo e impassibile ragazzo che amava sembrava ricambiare i suoi sentimenti. Se era un sogno non avrebbe voluto svegliarsi mai più.

Kai le cinse il collo con un braccio facendo irrigidire la ragazza, colta del tutto alla sprovvista, mentre un tenue colore rosso le vivacizzava le guance. Poggiò dolcemente la testa sulla sua spalla, stava così bene che niente avrebbe potuto rovinare quel momento, niente…

-Kai…-

-Umh?-

-Mi piaci tanto…-

 

TO BE CONTINUED…

 

Ok! Non ce la faccio più a scrivere perciò finisco più!! Veramente volevo inserire un’altra piccola scena ma preferisco metterla nel prossimo cap!! Come avrete capito finalmente arriverà Alena! Che succederà se e quando incontrerà William e Phoebe? La riconosceranno?? Comunque vi dico che forse nel prossimo cap o al massimo in quello dopo comincerò a inserire il drammatico tosto…perciò preparate i fazzoletti! Ma non preoccupatevi, non faccio morire nessuno dei bladers, non sono così cattiva!!! (ah no??? nd,tutti) (no! nd.me). Alla prossima e come sempre commentate!! Ciao!!

 

 

              

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Capitolo 18
*** Una nuova blader ***


Rieccomi

Rieccomi!! Ho pubblicato prima di quanto avevo previsto! Questa sera ho scritto la metà del cap che mi mancava, la storia si è praticamente scritta da sola!!! Cmq questo cap non sarà molto lungo ma mi rifarò con il prossimo, non vi preoccupate!! (e chi si preoccupa? nd.tutti). Avevo detto che sarebbe finalmente arrivata Alena ma ho dovuto rimandare la sua entrata in scena tra un altro po’ di cap…prima devono succedere altre cose…cmq passo ai ringraziamenti: Hila92; LightAngel; SUPER GAIA; Jaly Chan; Fire Angel; Kayx_chan01; sesshomaru (scommetto che questo cap ti piacerà, soprattutto l’inizio!); Hilaria (sono contenta di averti come nuova lettrice!) Katia37; Ilaria; Carolina37 (ti ringrazio per avermi detto che lo scorso cap non era male nonostante non sopporti questa coppia, però ti pregherei di parlare direttamente con Katia se hai qualcosa da dirle altrimenti si ricrea la confusione che è successa la volta scorsa e io non vorrei che accadesse. Cmq se vuoi continuare a commentare fai pure, l’importante è che scrivi come hai fatto nelle tua ultima recensione. Grazie! ^_^). E ora posso davvero iniziare!!

 

 

Attraversò lenta i corridoi dell’albergo, sperando di prendere ancora un altro po’ di tempo, non avrebbe voluto, dal momento che non sapeva minimamente da che parte cominciare, ma doveva farlo. Trasse un profondo respiro, era già arrivata, e si avvicinò alla porta portando il pugno molto vicino alla sua superficie in legno nell’atto di bussare. Che gli avrebbe detto? Ma soprattutto…come l’avrebbe presa? Ritirò la mano, portandosela sul petto, d’altra parte non poteva non dirglielo. Quando avevano parlato la sera sull’isola dove erano naufragati lui le aveva detto che avrebbe aspettato finché lei non avesse preso una decisione. E adesso era sicura di ciò che voleva, in fondo l’aveva sempre saputo anche se dubitato. Amava Kai e nessun altro.

-Cerchi qualcuno, piccola?- le domandò Boris vedendola indugiare davanti alla porta della camera della sua squadra.

-Io…si…cercavo Yuri- disse. Il russo si spostò appena per permetterle di vedere il capitano della Neoborg che era dietro di lui.

-Io…ti dovrei parlare- sussurrò in un soffio. Il ragazzo lanciò un’occhiata ai suoi compagni che non aveva bisogno di parole di accompagnamento, voleva che li lasciassero soli. Aspettò che entrassero in camera, a quanto pareva aveva recepito al volo il messaggio, prima di iniziare.

-Allora?- le domandò per avviare il discorso, visto che la brunetta sembrava poco disposta a farlo.

-Ti ricordi quando sull’isola mi hai detto che mi avresti aspettato fino a quando io non avessi preso una decisione?-

-Si-

-Beh…io l’ho presa una decisione-

Vide il blader incrociare le braccia al petto, sembrava tranquillo, certo non poteva sapere che in realtà quella sua frase gli stava facendo battere il cuore a mille. Abbassò lo sguardo non trovando le parole adatte per continuare, cercò di ricordare tutto il discorso che si era preparata, ma in quel momento non le sovveniva nulla in mente, aveva scordato tutto. Ma perché doveva essere così difficile? Lei non voleva far soffrire nessuno…

-Ho capito, non c’è bisogno che continui- proferì d’un tratto facendola trasalire. Quel silenzio da parte sua poteva significare una sola cosa, in fondo se lo sarebbe dovuto aspettare...lei era innamorata di Kai, era lui che voleva accanto, glielo si poteva leggere negli occhi. Le si avvicinò e la sorpassò, non aveva senso rimanere lì se non a sentirsi peggio di quanto non fosse già. Era una cosa che non sopportava, se pensava che stava male a causa di una ragazzina non si riconosceva più in se stesso, si stava davvero rammollendo.

-Aspetta- fu bloccato dalla sua voce che lo costrinse a fermarsi pur rimanendo di spalle –Io e Kai ci siamo messi insieme ieri sera…- non poteva nasconderglielo, ormai tanto valeva dirgli tutto.

-Mi dispiace…- continuò.

Yurì si irrigidì…no, quello non poteva davvero sopportarlo…di scatto si voltò verso Hilary, l’afferrò per un braccio spingendola contro il muro, e poggiò le mani alla parete, ai lati del suo viso, sopra le sue spalle, impedendole di muoversi.

-Stammi bene a sentire- le disse gelido –Non voglio la tua compassione. Hai fatto una scelta e se adesso qualcuno ne soffre ne accetti le conseguenze, senza trovare assurde giustificazioni per sentirti meno in colpa, sono stato chiaro?- accidenti, non poteva permetterle di calpestargli quel briciolo di orgoglio che gli rimaneva.

La ragazza riuscì a rispondergli a malapena un si, mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime che lottavano per uscire. Non si aspettava che l’avrebbe presa bene, di certo sapeva che non le avrebbe mai augurato di essere felice con lui…anche se ci sperava.

Il russo si staccò lentamente dal muro, forse aveva esagerato, si era fatto prendere dalla rabbia. Avrebbe tanto voluto abbracciarla, ma non poteva…lei apparteneva ad un altro. La quindicenne tirò su con il naso e si morse il labbro inferiore evitando di mettersi a piangere. Si allontanò dal russo ricordandosi che quel giorno avrebbe dovuto parlare con Daitenji e Galeno riguardo al fatto dell’evocatrice, insomma, quella che le si prospettava davanti sarebbe stata davvero una bella giornatina…almeno con lei ci sarebbero stati i suoi amici, meglio di niente.

Alzò lo sguardo dal pavimento appena in tempo per non andare a sbattere contro Kai che veniva dalla sua direzione opposta.

-Stai andando da Dainteji?- le domandò dal momento che stava per scendere nell’atrio.

-Si-

-Qualcosa non va?- aveva un qualcosa di strano, anche se non avrebbe saputo dire con precisione cosa fosse, l’aveva vista un po’ giù. E la sua ipotesi venne confermata quando si limitò a rispondere un –No- secco prendendo a scendere le scale.

Non era da lei comportarsi così, quella era una sua prerogativa. Rivolse gli occhi in fondo al corridoio fin quando non vide il capitano della sua squadra. Seppur a qualche metro di distanza sostennero l’uno lo sguardo dell’altro in silenzio, fin quando il rosso quasi scocciato si voltò sparendo nella loro stanza chiudendosi con non troppa grazie la porta alle spalle.

Ora ho capito cosa c’è che non va, pensò mentre si apprestava a seguire la sua ragazza nella hall dell’albergo, dove il presidente della BBA li stava aspettando.

 

-Allora ragazzi, di cosa volevate parlarci?- domandò Daitenji sedendosi su una delle panchine dell’enorme e verdeggiante giardino che circondava l’albergo, mentre Galeno faceva altrettanto. Avevano preferito spostarsi in un luogo più tranquillo e soprattutto lontano da occhi e orecchie indiscreti, nella hall c’era un via vai di gente continuo.

-Avevate detto che dovevate dirci una cosa importante- intervenne Arthur. Takao, Max, Rei, Daichi e il professore si scambiarono uno sguardo preoccupato prima di rivolgere l’attenzione ad Hilary, dietro di loro.

-Va tutto bene?- gli chiese il presidente notando la loro agitazione.

-Ecco noi…- esordì il capitano dei Bladebreakers Revolution –Abbiamo scoperto chi è l’evocatore- disse senza tanti preamboli, venendo direttamente al punto della situazione, come era solito fare.

-Davvero?!- esclamarono i due uomini all’unisono e sgranando gli occhi. L’anziano signore si tolse il cappello massaggiando la testa con aria perplessa –E lo avete portato qui?-

-A dire la verità era già tra noi…- proferì Kappa.

-Dite sul serio? E chi…-

-Io- dichiarò solenne concludendo la frase al posto dell’archeologo e avvicinandosi a lui.

-Hilary?!- il presidente guardò confuso la ragazza mentre si slacciava la catenina che teneva legata al collo e la porgeva allo studioso che la prese in mano, rigirando tra le dita il ciondolo e scorgendo incastonato al suo interno una piccola pietra.

-La Crystal?- domandò alzando lo sguardo sulla brunetta che annuì accondiscendente. La studiò a lungo, facendola risplendere sotto i raggi del sole per poi rivolgersi ai bladers pregandoli di prestargli uno dei loro beyblade.

Takao gli diede il suo Dragoon che subito Galeno avvicinò alla catenina che si illuminò per qualche secondo di un’intensa luce bluastra, proprio come era accaduto al museo di New York, quando aveva dovuto dimostrare ai ragazzi la validità di quella che all’apparenza sembrava essere soltanto una favola.

-Riconosce le Essenze- constatò.

-Ma per quale motivo non si è mai illuminata prima? Voglio dire, Hilary ha passato molto tempo insieme a noi e a i nostri bey ce ne saremmo accorti se avesse scatenato una simile reazione- osservò Max mentre prendeva in mano Draciel e lo guardava come fosse la prima volta che lo vedeva.

-Probabilmente perché allora i poteri dell’evocatore…evocatrice, perdonami- si scusò con la brunetta che sorrise appena –Non si erano ancora risvegliati. I poteri fanno parte di ogni evocatore fin dalla nascita ma si manifestano solo quando sentono l’avvicinarsi di un pericolo imminente- spiegò soddisfacendo la curiosità dei ragazzi. Tornò a guardare la pietra –E’ la Crystal più piccola che abbia mai rinvenuto…si dice che più la Crystal è piccola, più i poteri dell’ evocatore sono grandi- continuò prima che gli tornasse in mente una cosa –Lògos…a New York, quando mi hai chiesto come fosse fatta…era perché tu l’avevi vista, vero?-

Ad Hilary tornò in mente quella strana visione che aveva avuto pochi giorni prima di partire per l’America. Probabilmente non se la sarebbe più scordata. Raccontò di aver visto una figura che assomigliava moltissimo ad un bit-power dalle forme femminili, che era scesa dal cielo e che il suo sguardo…i suoi occhi quasi trasparenti le chiedevano aiuto.

-Peccato, adesso non potrò più dire che l’ochetta è pazza- borbottò Daichi tra sé, lamentandosi di non potersi più divertire.

-Li sai usare i poteri?- le domandò Arthur dopo aver riflettuto su quanto aveva appena sentito.

-Beh…sono all’inizio- biascicò imbarazzata.

-Non c’è molto tempo…- sospirò preoccupato, avrebbe voluto tanto che fosse stato il contrario ma purtroppo non si poteva cambiare la realtà.

-Per questo ci siamo noi!- una voce femminile alle loro spalle attirò la loro attenzione. Mariam seguita dai suoi tre compagni si avvicinarono al gruppo.

-La squadra degli Scudi Sacri?!- esclamò il presidente –Anche voi sapevate…-

-Esatto- rispose Ozuma non aspettando che terminasse la frase –Noi abbiamo pensato ad una soluzione- si affrettò ad aggiungere rivolgendosi ad Hilary. Estrasse dalla tasca un beyblate dal chiaro colore dorato che andava a concentrarsi in sfumature più scure a mano a mano che ci si avvicinava al bit posto al centro. Le porse la trottola che la quindicenne prese in mano titubante guardando prima il bit, all’interno del quale scoprì esserci disegnato un bit-power, e poi il capitano della squadra degli Scudi Sacri con un’espressione che si spiegava da sola.

-E’ il bit-power migliore che abbiamo, spero te ne prenderai cura- le disse.

-Non…non capisco…- balbettò confusa, almeno quanto i suoi compagni.

-Se tu diventassi una blader i tuoi poteri diventerebbero molto più potenti di quanto non lo siano ora- esplicò Jesse, come se la cosa fosse ovvia.

-Che dovrei fare?!- esclamò sgranando gli occhi, chiedendosi se avesse sentito bene, mentre gli altri erano tutti a bocca aperta, Kai compreso.

-E perché poi? Perché i miei poteri dovrebbero incrementarsi?- non sapeva il motivo ma uno strano senso di panico stava cominciando ad impossessarsi di lei, conosceva bene quella sensazione, era la terribile paura di non essere all’altezza della situazione.

-Il potere del prescelto con quello degli eletti nel luogo, il tempo, e lo spazio dove esiste la massima sintonia- citò Ozuma.

-Capisco…ora è decisamente tutto molto più chiaro!- fece sarcastica.

-Capirai- la congedò lui mentre si allontanava con i suoi compagni per sparire nello stesso modo in cui erano apparsi.

La prossima volta ti pregherei di essere più criptico Ozuma, pensò ironica. Sospirò guardando quello che a quanto pareva avrebbe dovuto essere il suo beyblade da ora in avanti. Si era davvero andata a ficcare in una bella situazione…e adesso come ne usciva?

-Ascolta Hilary, non ci ho capito molto di quanto ha detto Ozuma…a parte il fatto che devi diventare una blader, perciò se hai bisogno di qualche lezione io sono qua!- si offrì Takao –Con un campione come me diventerai in poco tempo brava quasi quanto me. Dico “quasi” perché nessuno può superarmi, questo è ovvio…- si vantò facendo un sorriso a trentadue denti sotto le espressione scettiche dei suoi amici che in quel momento lo stavano fulminando con lo sguardo, anche se lui pareva non ci avesse fatto molto caso.

-Davvero?- fece Hilary –Grazie ma…- spostò gli occhi su Kai, che era tornato a poggiarsi con la schiena al tronco di un albero, immergendosi di nuovo nei suoi pensieri, noncurante di ciò che gli stava intorno. Avrebbe tanto voluto che fosse lui ad insegnarle ad usare il beyblade…

Un’ idea coraggiosa si fece spazio nelle sua mente, avrebbe sempre potuto chiederglielo lei, in fondo era il suo ragazzo adesso…

-Ecco, io veramente vorrei domandarlo a Kai, se può farmi da maestro- gli confessò sotto voce. Il capitano si stupì –Hai deciso di provarci?- le chiese, lui ancora non sapeva di quanto era successo la sera precedente e del fatto che ora stessero insieme.

-Beh…ecco…- arrossì.

-Hilary- cantilenò –Mi stai nascondendo qualcosa?- era troppo curioso.

-Ti racconto dopo!- lo liquidò mentre sfuggiva dal suo migliore amico rallentando il passo quando fu abbastanza vicino al russo…         

 

Rigirò per l’ennesima volta tra le mani la trottolina dorata che le era stata data da Ozuma. Non poteva crederci, aveva un beyblade tutto suo, era una blader. Beh, un’aspirante blader, almeno. Doveva ammettere che nell’ultimo campionato aveva sentito crescere sempre di più il desiderio di poter partecipare anche lei un giorno. Non pensava che quel giorno sarebbe arrivato tanto presto e soprattutto in un momento critico come quello. Eppure adesso doveva imparare quello sport al più presto, era per la salvezza di tutti. Dovrò trovargli un nome, pensò mentre continuava a tenere gli occhi incollati alla trottola. Ci avrebbe pensato in seguito con più calma, adesso purtroppo non aveva tempo per quello, doveva cominciare subito gli allenamenti. Alzò finalmente lo sguardo incrociando quello di Kai, gli aveva chiesto se poteva aiutarla ad imparare, e lui sorprendendola aveva accettato. Certo, non era sembrato troppo entusiasta però aveva accettato, era quello che contava. Inizialmente voleva chiederlo a Takao ma poi si era ricordata che aveva un ragazzo, anche lui campione di quello sport. Non che se lo fosse dimenticato, semplicemente era tutto così strano, nuovo, bellissimo e…incredibile.

Sistemò il beyblade nel caricatore, come aveva visto fare tante volte ai suoi amici, e lo puntò davanti a sé, doveva ammettere di essere emozionata, quello sarebbe stato il suo primo lancio. Trasse un profondo respiro e tirò l’asticella del meccanismo facendo partire il beyblade che andò a posarsi a terra poco distante da lei, girando su se stesso, barcollando, tanto che pochi secondi dopo smise di ruotare, fermandosi immobile ai suoi piedi. Beh, in fondo cosa si aspettava?

-Riprova- le disse il russo che intanto la osservava per studiare come si muoveva e cercare di darle consigli per migliorare. La brunetta annuì e non si perse d’animo, raccolse la trottola, lanciò una seconda volta e sbuffò costatando che aveva ottenuto lo stesso risultato di prima.

-Devi tenere le braccia più alte- le suggerì avvicinandosi alla quindicenne. Si mise dietro di lei e le prese le mani facendole fare il giusto movimento di partenza, sotto la sua guida. Hilary rabbrividì appena percependo il calore del corpo di Kai avvolgerla, e sentendo il cuore aumentare notevolmente il ritmo dei battiti. Scosse la testa, doveva rimanere concentrata, perciò si mise ad ascoltare quanto le diceva il blader cercando di memorizzare ogni cosa. Con le gote leggermente arrossate tentò di nuovo e questa volta andò decisamente meglio. Il suo beyblade non barcollava, certo non si poteva dire che girava ad una velocità stratosferica distruggendo tutto quello che le stava intorno, anzi era piuttosto lento, ma quella era una grande conquista per lei.

-Continua a girare!- esclamò euforica.

-Non cantare vittoria troppo presto-

-Che fai? Il tifo contro di me?- gli domandò incrociando le braccia al petto, a volte sapeva rendersi così antipatico che le veniva voglia di prenderlo a schiaffi.

-E’ ancora in piedi e continua a ruotare, è già tanto, ti pare?-

Il russo non le rispose, si allontanò dalla ragazza in tutta calma e quando le fu a qualche metro di distanza si voltò di scatto e con un gesto fulmineo estrasse Dranzer dalla tasca, lo caricò nel dispositivo di lancio e lo scagliò contro quello di Hilary che, come prevedibile, venne sbalzato via finendo immobile a terra.

-Ma così non vale!- ribatté.

-Devi essere sempre pronta a qualsiasi attacco- le disse laconico. 

-Si, ma tu sei un campione di bey e io sono alle prime armi, non puoi pretendere che io riesca a neutralizzare un tuo attacco!-

-Puoi farcela invece- le sue parole la lasciarono di stucco. Lo credeva davvero? Rimase impalata a fissarlo con un’espressione stupita dipinta sul volto, non era il tipo di persona che diceva cose che in realtà non pensava…

-Non dico a neutralizzarlo, ma ad attutirlo si- continuò mentre raccoglieva da terra il beyblade della brunetta, avvicinandosi a lei per restituirglielo. Nel riprenderlo la ragazza sfiorò la mano del russo e lentamente alzò gli occhi castani fino ad incontrare i suoi ametista.

-Dici…dici sul serio?- gli chiese.

-Si- sussurrò, non c’era bisogno di parlare ad alta voce dal momento che erano pochi centimetri distanti tra loro tanto che potevano sentire l’uno il respiro dell’altra. La giapponese indietreggiò imbarazzata prima di biascicare –Allora…continuiamo?-

Il sedicenne si allontanò andando a sedersi su una panchina nelle vicinanze, si sedette sullo schienale e poggiò i piedi dove solitamente ci si metteva seduti, osservando ciò che stava combinando la sua ragazza. Un’espressione stupita e quasi di incredulità si manifestò sul suo volto quando la vide impegnata a correre da una parte all’altra del parco dopo aver lanciato nuovamente la sua trottola che ora sembrava la stesse…inseguendo.

-Aiuto Kai! Il beyblade mi insegue!- urlò mentre cercava di non farsi acchiappare. Se lei andava a sinistra il beyblade andava a sinistra, se lei andava a destra il beyblade andava a destra, e così via; e pareva non avesse ancora intenzione di fermarsi. Una scenetta comica da primo premio, non c’era da ridire. Il russo cercò di trattenere a stento una risata portandosi una mano alla bocca. Solo lei può riuscirci! Pensò mentre tentava di non scoppiare a ridere.

-Avresti potuto darmi una mano! Sono morta, non ce la faccio più a correre- dichiarò stremata mentre si piegava per riprendere fiato. Finalmente l’inseguitore di plastica e metallo aveva ceduto.

-E cosa avrei potuto fare?- le domandò provando a rimanere serio, cosa che quella volta non riuscì per niente neanche ad uno freddo come lui.

-Stai ridendo?- era sconvolta –Fammi capire, tu sorridi due volte l’anno si e no, e ora stai ridendo di me?!- non poteva crederci. Il suo interlocutore per tutta risposta scoppiò ridere, non ce la faceva a resistere, la faccia della quindicenne poi aveva fatto il resto.

-Non ci posso credere!- esclamò mentre gli dava le spalle allontanandosi arrabbiata. Rideva delle disgrazie altrui. Sadico, ecco cos’era, un altro aggettivo da aggiungere alla lista. Si bloccò di colpo, visto che il blader le si era piazzato davanti prendendole i polsi.

-E adesso che vuoi?-

Si sporse verso di lei e i loro visi si ritrovarono sempre più vicini, finché le loro labbra non si sfiorarono…il loro secondo bacio, ancora più bello del primo, forse perché vissuto da tutti e due con la stessa intensità, con la stessa dolcezza…Kai lasciò andare i polsi di Hilary permettendole di cingergli il collo con le braccia e di passargli le mani tra i capelli che gli ricadevano sulla nuca provocandogli incredibili sensazioni di piacere, mentre lui le accarezzava dolcemente la schiena.

-Sei ancora arrabbiata?- le chiese quando si separarono. La brunetta lo guardò sognante, doveva ammettere che sapeva come corromperla. Ma un pensierino furbetto si fece spazio nella sua mente, avrebbe potuto approfittarne un po’…

-Si- replicò recitando indifferenza. Come previsto la baciò di nuovo, fu un bacio più breve e semplice del precedente ma pur sempre bellissimo.

-Non ti facevo così ingenuo- gli disse sorridendo mentre il ragazzo le lanciava un’occhiata interrogativa.

-Ti ho detto che ero ancora arrabbiata…ma quello era solo un pretesto per poterti baciare di nuovo- gli confessò all’orecchio prima di allontanarsi e riprendere ad allenarsi, soddisfatta, lasciando il russo completamente stupito.

 

-Non è ancora finito il tuo addestramento Vaguns?-

-Porta pazienza Baltazar, non manca molto ancora- gli rispose come avrebbe fatto un saggio con un suo discepolo, peccato che lui non fosse un saggio ma uno tra i demoni più pericolosi del mondo Infernale.

-Noi avevamo pensato di far capire all’evocatrice che non scherziamo…tu che ci proponi?- gli domandò Axe affiancandosi al compagno.

-I sentimenti, i legami tra un individuo e l’altro- fece quello con un responso che apparentemente pareva non avere senso –la forza degli esseri umani ma allo stesso tempo la loro più grande debolezza- continuò mentre un ghigno perfido gli si dipingeva sulle labbra. Sfiorò con le dita la profonda cicatrice sul suo viso mentre con la mano libera, portandola davanti a lui ed aprendo il palmo, produsse un’ immagine, si vedevano delle case e delle strade, sembrava una città, più precisamente la città di Tokyo.

-Pagheranno per quello che hanno fatto…pagheranno tutti…-      

 

Lo vedeva camminare davanti a lei con quella sua solita andatura orgogliosa e decisa e non poté fare a meno di sorridere. Gli voleva bene, tantissimo. Era stato paziente con lei quel pomeriggio, conoscendolo avrebbe potuto benissimo andarsene e lasciarla ad allenarsi da sola ma non lo aveva fatto. Aveva cercato di insegnarle le nozioni fondamentali del beyblade, a volte aveva anche alzato la voce ma sapeva che era solo per farla migliorare. Era anche vero che era stata Hilary a chiedergli di aiutarla ad usare la sua nuova, nonché prima, trottolina e che probabilmente se non l’avesse fatto, lui non sarebbe mai venuto di sua spontanea volontà, non tanto perché non voleva, ma perché…perché Kai era Kai. Affrettò il passo e si affiancò al russo che continuava a guardare davanti a sé con le braccia lungo i fianchi. Lentamente avvicinò la sua mano a quella del blader fermandosi poco prima di sfiorarla, indecisa sul da farsi, avrebbe tanto voluto passeggiare mano nella mano con lui, ma se gli avrebbe dato fastidio? Dolcemente gliela afferrò, in fondo se non provava non lo avrebbe mai saputo.

Il ragazzo si bloccò, rivolgendo uno sguardo alla brunetta che sembrava improvvisamente interessata al cemento della strada. Riprese a camminare con grande gioia della quindicenne, non gliela aveva stretta più forte nella sua come sperava, ma non l’aveva neanche allontanata. Kai abbozzò un sorriso, trovava tutto quello incredibilmente piacevole, poche erano le volte in cui ricordava di essersi sentito così.

-Kai…- esordì spezzando il silenzio –Tu credi che riuscirò ad usare il beyblade?-

-Perché non dovresti?-

-Abbiamo poco tempo a disposizione…- sospirò estraendo dalla tasca la sua trottola dorata e osservando il bit al suo centro che scintillò sotto i raggi del sole. Al suo interno era disegnato quello che avrebbe dovuto essere il suo bit-power, una lince dal manto color dell’oro e gli occhi rosso fuoco. Un animale sacro, un’ Essenza che traeva la sua forza dalla luce della speranza. Peccato che lei non fosse ancora riuscita ad evocarla…come avrebbe fatto a riunire la forza di tutte le altre Essenze nella sua se non era neanche in grado di farla venire fuori dal beyblade?

-Non è semplice evocare un bit-power- le disse come avesse letto nei suoi pensieri. Hilary annuì, aveva ragione, ma non doveva perdersi d’animo, non poteva non farcela, non poteva permettere a Vagnus di avere la meglio. E poi aveva come maestro un campione di quello sport…la giapponese diede un rapido sguardo alla persona che aveva accanto, si, ne era sicura, ce l’avrebbe fatta, si sarebbe impegnata e ci sarebbe riuscita.

-Oh, siamo arrivati- dichiarò con delusione vedendo il loro albergo apparirgli davanti agli occhi. Senza accorgersene il tempo era passato in un baleno, immersa nei suoi pensieri, le sarebbe piaciuto stare ancora un po’ con il suo bel russo…purtroppo non avevano molto tempo per stare soli. Un altro motivo per eliminare quel demone, o semidio, almeno tutto sarebbe tornato alla normalità e lei avrebbe potuto tornare a condurre una vita pari a quella di tutti gli altri esseri umani, niente minacce sovrannaturali, niente poteri, o forse li avrebbe ancora avuti ma la cosa non le importava, ciò che contava era che avrebbe potuto passare le giornate con il ragazzo che amava…sussultò appena, un pensiero la intristì immediatamente. E se lui sarebbe partito di nuovo per la Russia? Non avrebbe potuto vederlo spesso, anzi non avrebbe potuto vederlo per niente, sarebbero stati a migliaia di chilometri di distanza e si sapeva che la distanza aveva una buona parte di responsabilità nella rottura delle relazioni…scosse la testa, non era il momento adatto per pensarci quello, bisognava fare una cosa alla volta. Ci avrebbe pensato a tempo debito e si sarebbe trovata una soluzione. Niente avrebbe rovinato la sua storia con Kai, aveva sognato e aspettato troppo quel momento…

-Beh…sono arrivata- disse fermandosi davanti alla porta della sua stanza –Allora, ci vediamo dopo-

Il blader si allontanò dirigendosi verso il corridoio dove si trovava la sua camera ma prima, fermandosi di spalle le domandò –Dopo cena possiamo uscire, se ti va…- la brunetta non riusciva a credere alle sue parole…se le andava? Certo che le andava, non c’era neanche da chiederlo. Quello sarebbe stato un appuntamento vero e proprio, il loro primo appuntamento, in realtà quello del pomeriggio non poteva considerarsi tale, non avevano fatto altro che allenarsi a beyblade…bacio a parte…

-Si che mi va…- gli rispose sorridendo vedendo il sedicenne riprendere a camminare e svoltare l’angolo, mentre anche lui, a insaputa di lei, abbozzava un sorriso. Rimase incantata a fissare il punto dove prima si trovava il russo, se tutto quello era un bel sogno non avrebbe voluto svegliarsi mai più…

-Guarda che se ne è andato!- una voce la distolse dai suoi pensieri.

-Mao!- esclamò vedendo l’amica appoggiata allo stipite della porta –Da quanto sei lì?-

-Abbastanza per capire che sei innamorata persa di Mr. asociale- ribatté ridacchiando, facendo arrossire la compagna.

-E Yuri dove lo hai lasciato?- le chiese facendole un po’ di spazio per entrare in stanza. Hilary si gettò sul suo letto distendendo le gambe sul materasso mentre la cinese richiudeva la porta.

-Yuri mi piace ma…-

-Non è amore- concluse per lei. La giovane annuì mentre le tornava in mente la scena di quando aveva parlato al capitano della Neoborg.

-A quanto pare Kai ricambia- si sedette vicino a lei incrociando le gambe e poggiando il viso nelle mani.

-Di certo non mi porterà mai di notte su una spiaggia a guardare le stelle sussurrandomi quanto mi ama…lui non palesa i suoi sentimenti, però le sue carezze accennate, le sue frasi dolci e rassicuranti ogni tanto, i suoi abbracci…capisco che ci tiene a me. Mi basta stargli accanto per essere felice- Mao sorrise osservando lo sguardo della sua amica, uno sguardo che conosceva molto bene. Lo stesso che aveva lei quando era insieme ad un certo suo compagno dei Baihuzu…anche se cercava di far di tutto per nasconderlo. Peccato che non le era andata bene come alla sua amica.

-Sinceramente credevo che Kai non avrebbe mai trovato una ragazza…non perché non ne avesse la possibilità- si ricordò di quando allo scorso campionato aveva assistito agli incontri delle altre squadre dagli spalti, le ragazze perdevano completamente la testa quando combatteva lui –ma perché…beh…insomma…lui è il freddo e impassibile Kai Hiwatari- disse come stesse recitando una verità assoluta.

-Già…-

-Evidentemente il mondo sta giungendo alla sua fine e nessuno ci ha avvertito- si alzò dal letto ma poi parve riflettere su quanto aveva appena detto –Ora che ci penso ci hanno avvertito che il mondo sta per giungere alla sua fine!- la blader guardò la giapponese. Ci fu un attimo di silenzio prima che le due scoppiassero entrambe a ridere.

 

Daitenji, seguito da Galeno e Hitoshi, mise piede nella hall dell’albergo, ormai si era fatta sera. L’archeologo ripensava ancora a quanto gli era stato detto nel pomeriggio, che i ragazzi avevano scoperto chi fosse l’ evocatore…era stato sorpreso quando quella fanciulla giapponese gli aveva porto quella piccola pietra, ossia la Crystal. Quindici anni…era poco più di una bambina, e adesso avrebbe avuto un grande peso sulle spalle, troppo pesante per una della sua età che avrebbe dovuto pensare solo a divertirsi, e invece aveva una responsabilità enorme da trasportare. Ma perché proprio lei? In base a cosa sceglievano chi dovesse combattere Vagnus?

-Signor Daitenji!- la voce della segretaria che lavorava come segretaria la distolse dai suoi pensieri, chiamando il presidente della BBA.

-Si, mi dica- le rispose gentilmente quest’ultimo.

-C’è una telefonata per lei dal Giappone- gli comunicò porgendogli il telefono. L’anziano vecchietto si avvicinò al bancone prendendo il mano il ricevitore e portandoselo all’orecchio, mentre si chiedeva chi potesse domandare di lui in quel momento.

-Si, pronto-

-Parlo con il signor Daitenji?- fece la voce all’altro capo che apparteneva ad un uomo.

-Si, sono io-

-Sono il commissario Mahori del distretto 41 del commissariato di Tokyo- un commissario di polizia? Cosa voleva da lui?

-Mi è stato riferito che con lei c’è anche la signorina Hilary Tachibana, esatto?-

-Si…è con gli altri ragazzi- rispose titubante –Ma perché la cercate?-

-Purtroppo devo darle una brutta notizia…- il presidente si preparò a sentire quello che aveva da riferirgli, non gli era piaciuto per niente quel tono allarmato che aveva usato il suo interlocutore per quell’ultima frase. Ascoltò in silenzio sgranando gli occhi con un’espressione a dir poco terrorizzata dipinta sul volto, non era possibile…

-Si…saremo lì al più presto- balbettò prima di riagganciare, sperando che non fosse vero. Si portò una mano alla tempia chiudendo gli occhi, dando l’impressione di non sentirsi bene.

-Sta bene presidente?- gli chiese Hitoshi avvicinandosi a lui. Daitenji sollevò lo sguardo, fissando un punto indefinito davanti a lui.

-E ora come faccio a dirglielo…-      

 

TO BE CONTINUED…

 

Finito!! Spero vi sia piaciuto!! Fatemi sapere e soprattutto preparatevi al prossimo cap…da come finisce questo avrete sicuramente capito che il prossimo verterà sul drammatico, beh avete visto giusto! La fic subirà una bella svolta!

Aspetto commy!! Così mi sbrigo a scrivere il seguito!!! Ciao!!!

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Capitolo 19
*** Il confine tra incubo e realtà ***


I suoi occhi sbarrati percorrevano ogni centimetro di quella casa che ora non aveva neanche più le sembianze di un’abitazione

Lunga attesa come al solito ma ora eccomi qui!! Allora…molti avranno sicuramente intuito cosa sta per succedere (accidenti sono troppo prevedibile! nd.a) però c’è una cosa che non potevate immaginarvi perché non ne ho mai fatto cenno nei cap. precedente! (eh eh eh!! nd.a). Allora prima di cominciare ringrazio: LightAngel; Super Gaia; hilary14; solarial; Hilaria; Ilaria; Kayx_chan; Jaly Chan; sesshomaru (allora aspetto la fan art!!); Hila92; Reika; spero di non aver dimenticato nessuno!!!

E spero anche che il cap sia buono a livello linguistico perché i concetti che volevo trasmettere erano difficili da esprimere a parole!! Un bacio a tutti!!

 

 

Una villetta a due piani, semplice ma graziosa che trasmetteva un senso di tranquillità e intimità a chiunque si fermava a guardarla. Non era una delle abitazioni più sontuose della città ma a lei era sempre parsa come la più bella che avesse mai visto. Ci aveva trascorso più di dieci anni della sua vita, giorni, pomeriggi, notti, a volte felici, altre malinconici. Nell’ultimo periodo aveva passato sempre meno tempo in quella casa, fermandosi spesso a dormire da Takao, ma per lei rimaneva comunque un punto di riferimento. Si ricordava ancora il momento esatto in cui l’aveva vista per la prima volta, allora era ancora una bambina, era scesa dalla macchina correndo in giardino, aveva alzato la testa per osservare la facciata per intero, tanto che aveva finito per cadere all’indietro ritrovandosi con il fondoschiena a terra. Aveva sorriso notando una finestra appena sopra la porta d’ingresso, decidendo immediatamente che quella sarebbe stata la sua nuova stanza, da lì avrebbe potuto avere la visione completa del giardino, colorato di fiori. Sua madre le si era avvicinata aiutandola a rialzarsi e lei si era attaccata alla sua gonna pregandola di entrare subito, curiosa di vedere come fosse l’interno. Suo padre aveva chiuso la portiera della macchina, prima di sventolarle davanti un paio di chiavi.

-Allora, vuoi essere tu la prima ad aprire la porta?- le aveva domandato sorridendo. Hilary aveva annuito felice non perdendo tempo ad inaugurare il loro primo giorno nella nuova casa. Era tutto così bello eppure adesso…   

I suoi occhi sbarrati percorrevano ogni centimetro di quella casa che ora non aveva neanche più le sembianze di un’abitazione. Bruciata, completamente. I muri anneriti dal fumo dell’incendio, i vetri delle finestre in frantumi, sparsi in giardino, giardino non florido come un tempo, l’erba era diventa steppa e di fiori nemmeno l’ombra. Si avvicinò, le transenne impedivano il passaggio ma non le importava, doveva entrare. Scavalcò il muretto che circondava la villa e con un salto fu dall’altra parte, cosa che le permise di incamminarsi per il vialetto, che percorreva sempre ogni mattina quando c’era scuola, e di raggiungere la porta d’ingresso. Si guardò intorno per assicurarsi che nessuno la vedesse e spinse ciò che rimaneva dell’entrata mettendo piede direttamente nel salone. Si portò una mano al viso, coprendosi il naso e la bocca, l’odore penetrante e soffocante del fumo si avvertiva ancora nonostante fosse passato un giorno dall’incidente. Aveva voglia di urlare, ma non le riusciva, era spinta solo dalla forza di inerzia, la sua mente non connetteva con il resto del suo corpo. I mobili della sala da pranzo…tutti ridotti in polvere, non rimaneva più niente. Quella non era la sua casa, non era possibile. Non era possibile che fosse il luogo in cui aveva vissuto così tanto tempo, quella casa era di un altro, non sua. Si avvicinò a quello che in principio doveva essere un tavolo, ora completamente carbonizzato e lo sfiorò con le dita sporcandosi di una polvere nera, scura, il colore delle tenebre in una notte senza Luna. Alzò gli occhi sul camino.

“Di colpo ha preso fuoco, non si è ancora capita la dinamica dell’incidente, probabilmente il gas era acceso”. Quelle parole continuavano a rimbombarle nella testa come un’ eco martellante destinata a ripetere per sempre uno stesso suono. Un’ esplosione, un’ esplosione in casa sua. Stava per recarsi in quella che prima era la cucina ma qualcosa sul pavimento catturò la sua attenzione. Era un foglio rettangolare, colorato, stranamente e perfettamente integro, tanto che si inginocchiò per vedere più da vicino di cosa si trattasse. Il cuore le mancò di un battito, era una fotografia, ritraeva lei, qualche anno prima, al mare insieme ai suoi genitori. Senza pensarci prese l’immagine e la sollevò da terra…sgranò gli occhi e una sensazione indescrivibile l’andò a colpire dritta nello stomaco, sotto la fotografia c’era un foglietto, una frase era scritta in rosso, talmente scuro che pareva quasi sangue: PER TE, EVOCATRICE.

La sua mente compì un volo enorme, sembrò risvegliarsi da quello stato di coma profondo in cui era caduta che le permise di collegare quello che era successo.

Non era stato un incidente, non era stato un caso. Immediatamente si alzò, mise in tasca il ritratto e il messaggio correndo fuori dalla casa il più velocemente possibile.

 

Un ghigno malvagio e soddisfatto si dipinse sulle sue labbra e non poté fare a meno di pensare che finalmente quella mocciosa si sarebbe resa conto con chi aveva a che fare. Con un gesto della mano fece scomparire l’immagine proiettata sul muro che ritraeva l’evocatrice correre a perdifiato per le strade di Tokyo. Aveva visto abbastanza. Trasse un profondo respiro non smettendo di sorridere, sentiva i suoi poteri man mano tornargli, presto li avrebbe recuperati in pieno e anzi sarebbero anche aumentati. Il tempo che lo separava dalla sua discesa sulla Terra non era più tanto lungo. Presto sarebbe stato il padrone assoluto del mondo e avrebbe dominato a suo piacimento su tutto e tutti, i demoni avrebbero presto ridotti gli esseri umani in schiavitù, o sterminati…o magari tutte e due le cose. Scoppiò in una sadica risata che rimbombò per l’intera stanza, avrebbe continuato a lungo a gioire se non fosse stato per un particolare…

Improvvisamente avvertì una bruciore tremendo alla guancia destra tanto che fu costretto a sfiorare il viso con le dita, passandole sopra la cicatrice che gli segnava il volto. Sembrava stesse andando a fuoco. Strinse gli occhi con rabbia, conosceva quella sensazione, era stata una tra le ultime cose che aveva provato prima di essere sconfitto mille anni prima. Non poteva essere, non poteva crederci…eppure avrebbe riconosciuto quell’energia ovunque…

-Baltazar!- chiamò il suo sottoposto che si materializzò immediatamente davanti a lui comparendo dal nulla.

-Cosa c’è Vagnus?-

-Ho una missione da affidarti in cui non puoi assolutamente fallire- gli disse.

-Di che si tratta?- gli domandò notando che c’era qualcosa che lo stava turbando profondamente.

-L’evocatrice…l’ex-evocatrice è sulla Terra. Voglio che la porti qui subito, viva!-

-Cosa?!- rifletté sulle sue parole, non era possibile. Era vero, quella ragazzina aveva sconfitto il Signore del Male un millennio prima ma per farlo aveva sacrificato la sua vita, aveva utilizzato l’ Energia Pura per riuscire nel suo intento…

-Sei ancora qui?- sbraitò contro il demone che sussultò, riscosso dai suoi pensieri. Non osò contraddire Vagnus, né chiedere ulteriori informazioni, si limitò a scomparire per recarsi sulla Terra, si sarebbe fatto spiegare tutto in seguito.

-Stavolta non sarò io quello che verrà distrutto…-

 

Spalancò la porta della palestra, interrompendo il silenzio teso e massacrante che regnava tra i presenti. Nessuno aveva voglia di parlare, da quando erano tornati in Giappone l’atmosfera allegra e spensierata che caratterizzava il loro gruppo sembrava essere sparita.

-Sono stati loro- asserì grave stringendo nel pugno il foglio che poco prima aveva trovato in casa sua. Accartocciò il pezzo di carta, lanciandolo quasi con sprezzo tra i bladers. Il professore lo raccolse da terra aprendolo, mentre Daichi si avvicinava incuriosito, sporgendosi oltre la spalla del compagno per vedere meglio cosa ci fosse scritto.

-Ma…ma questo che significa?- le domandò Kappa. Hilary non rispose, gli diede le spalle dirigendosi verso la camera di Takao, aveva bisogno di rimanere da sola.

Il capitano dei Bladebreakers sfilò il messaggio dalle mani del ragazzo, per leggerlo di persona, e sgranò gli occhi non appena scorse le parole che risaltavano immediatamente alla vista. Tre semplici parole che a seconda delle circostanze avrebbero potuto significare tutto o niente…e quella era decisamente una situazione in cui significavano tutto. L’incidente dei genitori della brunetta non era stato un caso, non era avvenuto per un brutto scherzo del destino avverso, era stato voluto. Voluto da coloro disposti a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere i loro scopi, senza un briciolo di sensibilità, di umanità; in fondo quegli esseri non erano umani…

Kai si alzò dal pavimento, staccandosi dal muro, senza proferire parola, attraversò la palestra sotto gli sguardi dei presenti fin quando non scomparve oltre la porta. Yuri continuò a fissare il punto in cui poco prima si trovava il compagno…stava andando da lei…

 

Il russo si fermò davanti alla porta della stanza di Takao, rimanendo immobile alcuni secondi a guardarla, come potesse vedere attraverso essa, prima di entrare. Hilary era seduta sul letto, cingeva con le braccia le gambe, piegate al petto, mentre i suoi occhi contemplavano spenti un punto indefinito davanti a lei, come in trance. In realtà il suo corpo era lì, in quella stanza, ma la sua mente vagava rinchiusa nel suo mondo di ricordi, riviveva i momenti più belli della sua infanzia, insieme ai suoi genitori, ancora e ancora…le vacanze al mare, le gite in montagna d’inverno, le domeniche a casa dei nonni, le litigate che poi finivano con una torta come segno di riappacificazione. E intanto una voce rimbombava instancabile nella sua testa, come una furia sovrastava la confusione che vi regnava e nitida e struggente urlava una sola e semplice verità…quei momenti non sarebbero mai più tornati…

Mai più…niente sarebbe stato più come prima…

Allora lei cercava in tutti i modi di combattere quella voce ripetendosi fino all’infinito che non era vero, che quella voce mentiva, che non poteva essere tutto finito, una cosa non poteva non esserci più da un attimo all’altro, non poteva perché non era giusto. Forse quello era solo un incubo, presto si sarebbe svegliata e avrebbe scoperto che aveva fatto un brutto sogno e nient’altro, sarebbe scesa in cucina, nella cucina della sua casa, a fare colazione, suo padre l’avrebbe salutata con un bacio sulla fronte prima di andare a lavoro, uscendo di casa presto perché odiava arrivare in ritardo ai processi, sua madre sarebbe stata ancora a letto, recuperando il sonno che aveva perso in ospedale per il turno di notte. Si, sarebbe andata sicuramente così, quella era l’unica soluzione logica….Allora perché non mi sveglio? Si domandava, solitamente quando una persona faceva un incubo si svegliava nel momento di massima tensione, perché dunque non succedeva ancora? Quel sogno non aveva ancora raggiunto il suo momento di massima tensione? C’era di peggio?

-Hilary…- la chiamò dolcemente Kai, avvicinandosi alla ragazza che pareva non l’avesse sentito, continuava a guardare il vuoto davanti a lei.

-Hilary!- ripeté alzando la voce, tanto che la brunetta mosse appena lo sguardo su di lui, guardandolo come fosse la prima volta che lo vedesse, quasi fosse…un estraneo. Estraneo sicuramente al mondo che lei stava vivendo nella sua mente. Anche al blader fece un certo effetto essere guardato in quel modo da lei, non lo aveva mai guardato in quel modo neanche quando l’aveva appena conosciuto.

-Ora finirà tutto- affermò –Questo è solo un incubo, non è reale…tra poco mi sveglierò e tutto tornerà come prima-

Il russo avvertì una strana sensazione, una fitta allo stomaco che poi si espanse in tutto il suo corpo, non aveva mai provato nulla del genere, stava male a vederla così. E il fatto di non poter fare nulla lo faceva stare peggio.

-Non è un incubo Hilary…- le disse –per quanto brutta che sia questa è la realtà- la giapponese lo fissò stranita, le sue parole non avevano senso per lei.

-No invece, questa non è la realtà…tu stai mentendo- ribatté mentre la voce le si riduceva a un sussurro.

-Vorrei poterti dire che sia così ma non lo è, non puoi far finta che non sia successo niente, devi affrontare la realtà-

-Non è vero- insisté scotendo violentemente la testa –Quello che dici non ha senso, questo è un incubo e nient’altro-

-Hilary non…- la prese per le spalle cercando di farla ragionare, se continuava così si sarebbe fatta solamente più male.

-Non è vero! Non è vero! Non è vero!- urlò, non voleva starlo a sentire, perché le parlava così? Perché voleva convincerla che quella era la realtà? Non poteva essere tanto brutta, non poteva.

-Lasciami Kai!-

 

Mao spostò lo sguardo sull’ acqua del piccolo laghetto del giardino, osservandola nei suoi riflessi rossastri per la luce del sole ormai al tramonto, calma e piatta mentre alcune foglie verdi galleggiavano tranquille sulla sua superficie. Era in pensiero per la sua amica, quando era rientrata a casa non aveva detto una parola, a parte quando aveva lanciato quel foglio in mezzo a loro, si era limitata a dirigersi in camera di Takao, come fosse in trance, seguita subito dopo da Kai. Sperava che almeno lui riuscisse a farla stare un po’ meglio, per quanto fosse possibile.

-E’ ingiusto-

-Cosa?- le domandò Rei sedendosi su una delle pietre che contornavano lo stagno.

-Quello che sta succedendo ad Hilary…prima scopre di essere l’evocatrice e di dover combattere per salvare il mondo da un essere spietato che non sappiamo neanche come sia fatto e ora i suoi genitori…- adesso che poteva essere felice insieme alla persona che ama, aggiunse mentalmente.

-Già…- si ritrovò ad annuire tristemente il suo interlocutore –Purtroppo noi non possiamo fare niente per aiutarla se non darle tutto il nostro appoggio-

-Deve essere terribile perdere due delle persone che si amano di più- proferì –Io non riuscirei più a vivere senza di te…- sussurrò pensando a cosa avrebbe fatto se un giorno avesse perso lui…probabilmente la sua vita non sarebbe più stata la stessa, era inutile negarlo, il pensiero di non poterlo più avere vicino la faceva stare male.

-Come?- le chiese credendo di non aver capito bene. La cinese si riscosse, accorgendosi di aver pronunciato quella frase e di non averla solo pensata, soprapensiero non ci aveva fatto caso.

-No, niente- si affrettò a rispondere scotendo la testa –Dimentica quello che ho detto- si alzò bruscamente, con l’intenzione di rientrare in palestra, insieme agli altri.

-Aspetta Mao!- sospirò, che altro voleva? Ma non poteva fare più attenzione a quello che diceva? Si passò una mano sugli occhi –Senti Rei, comincio ad essere stanca- disse snervata mentre si voltava per dargli le spalle.

-Prima ho bisogno di sapere una cosa-

-Sarebbe?-

-Tu sei ancora…tu mi…insomma…tu ancora mi…- biascicò non avendo il coraggio di completare la domanda.

-Ti sarei grata se mi dicessi quello che vuoi sapere prima di domani mattina!- ribatté spazientita, non era da Rei balbettare in quel modo. Si voltò verso l’amico notando che teneva la testa china a fissare il prato, che probabilmente in quel momento per lui doveva avere acquistato un improvviso interesse. Fece per aprire bocca ma preferì rimanere in silenzio, forse aveva esagerato, lo aveva trattato un po’ troppo bruscamente e si era offeso. Si sentì mortificata a quel pensiero, in fondo lui che colpa aveva se lei se ne era innamorata?

-Rei, scusa, mi dispiace…- si scusò.

-Volevo sapere se tu…mi vuoi ancora bene- disse infine.

-In…in che senso?-

-Sai benissimo in che senso- replicò alzando lo sguardo e puntando i suoi occhi ambrati nei suoi, dello stesso colore.

-Ma che domande vai a fare?- voltò la testa nelle direzione opposta a quella del sedicenne, non voleva che la vedesse arrossire. E poi perché lo voleva sapere? Perché proprio adesso? Non aveva senso, a lui non importava di lei…almeno non in quel senso. Escluse immediatamente che Rei lo aveva chiesto solo perché in caso di risposta affermativa avrebbe accresciuto il suo ego, non era quel tipo di persona…e allora perché?

-E’ importante che lo sappia- insisté avvicinandosi a Mao, costringendola a farle rivolgere di nuovo l’attenzione su di lui. La blader esitò ancora prima di rispondere, chiedendosi se avesse fatto bene ad essere sincera con lui. Magari dopo si sarebbe sentita meglio, si sarebbe finalmente levata quel peso che l’opprimeva e le stringeva la bocca dello stomaco ogni volta che lo vedeva, e chissà, forse sarebbe anche riuscita a dimenticarlo. In fondo il primo passo per superare i problemi era quello di ammetterne l’esistenza…

-Secondo te perché ultimamente non facevo altro che evitarti?- si decise a dire infine, non riuscendo però a trattenere un sospiro sconsolato. Il moro sussultò appena a quelle parole, allora le sue intuizioni erano esatte. Davvero lo stava evitando ultimamente, come pensava.

-Io ti voglio bene…- sussurrò quest’ultimo.

-Si, lo so- esattamente come Lai, le voleva bene come ad una sorella, nulla di più. Quante volte glielo aveva ripetuto? Ormai aveva perso il conto e aveva smesso di illudersi.

-No, non puoi saperlo…- la corresse –perché non te l’ho ma detto-

La quindicenne lo guardò perplessa, che stava blaterando? Stava per chiederglielo quando lo vide avvicinarsi e fermarsi di fronte a lei. Alzò appena lo sguardo, incrociando i suoi occhi dorati, erano seri, anche troppo, eppure trasmettevano un senso di dolcezza. Le accarezzò una guancia passandole poi una mano tra i capelli, stava succedendo qualcosa che non riusciva a capire. Perché si stava comportando in quel modo? C’era qualcosa di strano in lui, qualcosa che non era in grado di comprendere.

-Non nel senso che intendo adesso almeno- precisò, prima di avvicinarsi con il viso al suo, fermandosi a poca distanza dalla sua bocca, accertandosi che anche lei lo volesse. Mao esitò qualche istante, non perché non lo volesse anche lei, ma perché stentava a credere che ciò stava succedendo per davvero. Restò immobile aspettando che il ragazzo azzerasse le distanze, lasciandogli posare le labbra sulle sue…            

 

-Lasciami Kai!- cercò di strattonare il suo braccio e dalla tasca dei pantaloni cadde a terra una fotografia. Quella fotografia. Si immobilizzò a fissarla mentre il russo lasciava lentamente la presa, vedendo la sua ragazza prendere in mano il piccolo foglio di carta lucida dal pavimento e portarlo davanti ai suoi occhi. Rimase a contemplare l’immagine a lungo, in silenzio, solo il ticchettio delle lancette dell’orologio appeso nella camera di Takao spezzava il ritmo di quella monotona e tesa sensazione di atemporalità che si era venuta a creare. Dopo qualche interminabile minuto si decise a parlare.

-E’ colpa mia- proferì gelida. Il blader si sedette accanto alla giapponese attendendo che continuasse.

-Sono stata io a uccidere i miei genitori…- proseguì mentre la voce cominciava a tremarle. Kai aprì la bocca ma Hilary gli impedì di dire qualsiasi cosa avesse in mente.

-Se io non fossi l’evocatrice non sarebbe mai successo- volse lo sguardo verso la finestra accorgendosi che aveva iniziato a piovere –E’ solo colpa mia…- proferì imperterrita e già sentiva rimbombarle nella mente quelle quattro e terribili parole che non la volevano lasciar stare, non la volevano abbandonare, volevano continuare a tormentarla a martellarle la testa, a ripetersi e ad aumentare il suo senso di colpa.

-Hilary, cosa…-

-Hai visto cosa ho trovato a casa mia? Quel foglio…era per me, capisci?- disse in modo confuso spostando l’attenzione sul sedicenne stringendo forte i pugni avvolgendo anche le lenzuola del letto.

-Non è colpa tua- le disse cominciando a capire cosa dovesse essere successo nonostante il discorso della brunetta non fosse esattamente comprensibile. Aveva cercato di capire in quelle frasi spezzate da lei pronunciate cosa volesse intendere e credeva di aver compreso. Probabilmente qualcuno voleva far capire a loro contro chi stavano combattendo, e quel qualcuno erano sicuramente i demoni. Persone collegate in qualche modo a Vagnus, o meglio mostri. Non si trattava di certo di persone. Non meritavano una simile determinazione.

-E’ strano…- sussurrò la quindicenne.

-Cosa?-

-Il comportamento degli esseri umani- continuò sorridendo amaramente –Sono consapevoli del fatto di essere mortali, che prima o poi la vita avrà una fine anche per loro e per chi gli sta accanto…eppure continuano a stupirsi, ad arrabbiarsi, a piangere, quando ciò accade, come la morte fosse qualcosa di assolutamente inaspettato…quando invece è l’unica certezza che hanno. Non ti pare buffa come cosa?-

-Hilary…- dolcemente le sollevò la mano dalle lenzuola e gliela strinse nella sua. La guardò preoccupato con il suo solito sguardo serio, cercò di leggere nei suoi occhi ma non ci riuscì, quelle iridi castane sembravano vuote, prive di vita…era sotto shock. Il suo corpo si muoveva solo per forza di inerzia e nient’altro, non possedeva più quella sua solita vivacità che da sempre lo caratterizzava. La sua passività faceva quasi paura al russo, sentiva il suo animo riempirsi d’inquietudine, avrebbe fatto di tutto pur di poterla aiutare e vedere ancora il suo sorriso.

-L’altra sera mia madre mi aveva chiamato sul cellulare, io però non avevo voglia di rispondere, e mi ero ripromessa che l’avrei richiamata la sera successiva…peccato che poi non ho più potuto farlo e non potrò farlo mai più…- disse mentre sentiva la sua voce incrinarsi senza che lei potesse farci niente –Se avessi risposto avrei sentito la sua voce per un’ ultima volta…e invece non l’ho fatto- una lacrima le rigò la guancia e lei la lasciò libera di scendere velocemente sul suo viso prima di essere seguita da numerose altre.

-Diamo per scontato che ci sia sempre un domani quando invece non è affatto così, nessuno ci dà la certezza che il sole sorga di nuovo, nessuno ci dà la certezza che domani saremo ancora qui e nessuno…sa dirmi il perché…- aggiunse, questa volta si potevano distinguere i suoi singhiozzi –NESSUNO LO SA!- urlò, piangendo disperatamente.

Kai l’ abbracciò, stringendola forte a sé, facendole poggiare la fronte sul suo petto, tenendole delicatamente la testa, lasciandole bagnargli la maglietta, permettendole di sfogarsi. Non seppe dire per quanto continuò a piangere, senza pronunciare più una parola, forse qualche minuto o qualche ora, finché non si addormentò, esausta, cullata dal suo calore, rassicurata dalla sua presenza. La guardò dormire tra le sue braccia, gli occhi ancora umidi, le gote arrossate per il troppo piangere, mentre in lui si faceva spazio un sentimento sempre più forte…non avrebbe permesso a nessuno di farla ancora soffrire, l’avrebbe protetta, sarebbe riuscito a farla sorride di nuovo, le voleva bene…finalmente non aveva più dubbi. Lentamente, attento a non svegliarla, si sdraiò sul letto tenendo Hilary vicino a lui, le sarebbe rimasto accanto qualsiasi cosa fosse successa, anche se purtroppo non avrebbe potuto prevedere il corso degli eventi…

 

-Devo farlo, è l’unica soluzione!-
-No invece! Tu non sei obbligata a fare niente!- il ragazzo l’afferrò per le spalle puntando i suoi occhi blu notte in quelli smeraldo di lei. Non poteva permetterle di compiere una simile sciocchezza, non se lo sarebbe mai perdonato.
-Io sono l’evocatrice- disse come se quella frase potesse giustificare la sua decisione in quel momento. Dolcemente gli accarezzò il viso sorridendo amaramente –Ti prego…cerca di capirmi-
-Non voglio perderti- trovò il coraggio di sussurrarle.
-Nemmeno io…per questo lo faccio- si strinse a lui abbracciandolo forte mentre sentiva le sue braccia cingerle la vita.
-Ti amo-
-Anch’io ti amo- si allontanò dal ragazzo cercando di trattenere le lacrime che sembrava volessero a tutti i costi bagnarle il viso.


Spalancò gli occhi, levandosi a sedere all’improvviso, respirando a fatica. Si guardò intorno, quella era la stanza di Takao. Si portò una mano alla testa, sentiva le vene delle tempie pulsarle, le facevano terribilmente male. Cercò di recuperare un po’ di lucidità, che cosa era successo? Chi erano quei due ragazzi? Lei non li conosceva…come poteva sognare e ricordarsi così nitidamente due persone che non aveva mai incontrato e che non sapeva neanche se esistessero? Eppure era come se fosse stato un suo ricordo…o quello di qualcun altro. Spostò l’attenzione su Kai, si era addormentato anche lui ma non aveva smesso di starle accanto. Inconsciamente le parole e le immagini del suo sogno tornarono a tormentarla, arrivando alle sue orecchie e davanti ai suoi occhi, rimbombando da un lato all’altro della sua mente fondendosi tra loro finché non le suggerirono una soluzione facendo nascere in lei una nuova consapevolezza, una decisione impensata e che probabilmente i suoi amici non avrebbero mai approvato. Ma lei sapeva che quella era l’unica cosa giusta da fare, se non l’avesse fatto le persone a cui voleva bene avrebbero sofferto prima o poi…e sarebbe stato drammatico, molto di più di quanto non fosse già. Non l’avrebbe mai permesso, quel sogno seppur all’apparenza privo di significato le aveva fatto comprendere tante cose…si alzò dal letto camminando scalza sul pavimento, attenta a non far rumore. Aprì la porta della camera ritrovandosi direttamente sul portico della casa di Takao, ormai buio, la sera era scesa e solo le stelle illuminavano fioche la terra. Lentamente passò davanti alla palestra affacciandosi appena al suo interno, quel tanto che bastava per poter vedere i suoi compagni dormire, sparsi per la grande sala. Abbozzò un sorriso, anche se loro erano gli eletti, l’evocatrice era lei e lei sola per questo non doveva contare sul loro aiuto, avrebbe risolto la situazione a modo suo…

-Hilary, sei in piedi?- una voce alle sue spalle la fece voltare.

-Takao-

-Come stai?- le domandò preoccupato dopo aver esitato un po’, indeciso se chiederglielo o meno, in fondo come poteva stare? Bene no di certo. Era dalla sera precedente che non le aveva più rivolto la parola, da quando cioè Daitenji aveva dovuto riferire la terribile notizia della morte dei genitori di Hilary. Avrebbe voluto poter essere d’aiuto alla sua amica ma non ne aveva avuto il coraggio, sapeva che se solo ci avesse provato sarebbe scoppiato a piangere davanti a lei, cosa che non l’avrebbe affatto aiutata. In fondo la madre della ragazza era stata un po’ come una madre anche per lui, visto che la sua era scomparsa quando era ancora piccolo. Sull’aereo per il viaggio di ritorno in Giappone aveva preso posto ben lontano dalla brunetta, aveva passato quelle ore rinchiuso in un silenzio che non gli si addiceva molto, con la visiera del capello abbassata fino a sopra gli occhi, rimproverando a se stesso di non essere in grado di aiutarla in qualche modo.

-Ho preso una decisione- affermò seria.

-Quale?-

-Lo saprai domani- si, l’avrebbe scoperto il giorno successivo quando probabilmente nessuno avrebbe più potuto farla tornare sui suoi passi. Si avvicinò al blader sorprendendolo con un abbraccio –Ti voglio bene Takao, sei il mio migliore amico- gli sussurrò prima di separarsi da lui e correre di nuovo verso la stanza dalla quale era uscita, stringendo gli occhi cercando di bloccare le lacrime che prepotenti volevano uscire a tutti i costi. Il ragazzo restò immobile per qualche istante, il tempo per rielaborare quello che gli aveva detto, o meglio il modo in cui l’aveva detto, perché gli suonavano terribilmente come un addio? Aveva un brutto presentimento addosso…

Rientrò nella stanza, sedendosi alla scrivania e cominciando a scrivere su un foglio di carta quella che aveva tutta l’aria di essere una lettera, gettando un’occhiata di tanto in tanto al letto dove dormiva Kai, per assicurarsi che non si svegliasse. Qualche riga di inchiostro nero su una superficie bianca, qualche frase per dare una breve spiegazione, qualche frase per delle preghiere…ed un unico messaggio.

 

Si appoggiò al muro, cercando un sostegno per non cadere a terra, sbattendo gli occhi più volte cercando di recuperare un po’ di chiarezza. Improvvisamente tutto intorno a lei aveva cominciato a girare vorticosamente, le immagini della strada e dei palazzi si erano confuse tra loro fino a mischiarsi per dare luogo ad altre immagini, ad un’altra scena, una scena che lei conosceva benissimo e che aveva vissuto personalmente, circa mille anni prima. Quel momento lo avrebbe ricordato in eterno probabilmente, era stato uno dei più dolorosi della sua esistenza. Lasciare la persona che amava…avrebbe potuto avere una vita con lui davanti, e invece il destino aveva deciso un’altra strada per loro, una strada che si era incontrata una volta e che poi si era separata formandone due parallele, che non si sarebbero toccate mai più.

Sospirò mentre pian piano la testa smetteva di farle male, cercando di capire come potesse quel ricordo esserle comparso davanti involontariamente. Lasciò andare le braccia lungo i fianchi respirando a fondo, quella non era stata proprio una bella giornata, aveva scoperto che le persone che stava cercando non erano più dove pensava di trovarle, avevano infatti lasciato la Grecia ed erano tornate in Giappone, stando a quando le aveva detto la segretaria dell’albergo presso il quale avevano alloggiato qualche giorno. Non c’era altra scelta, avrebbe dovuto farsi anche un viaggio su uno di quei trabiccoli volanti che in quel tempo chiamavo “aerei”. Non poteva andarle peggio.

-Da quanto tempo non ci si vede…Alena- quella voce le raggelò il sangue nelle vene, si sbagliava, poteva eccome andarle peggio. Si voltò di scatto alzando la testa verso il muretto che circondava l’hotel, mettendo a fuoco la figura di un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi di fuoco che la guardava dall’alto in basso con le braccia incrociate al petto e un ghigno sadico dipinto sulle labbra.

-Baltazar- sibilò a denti stretti alla sua vista.

-Vedo con piacere che ti ricordi ancora di me dopo ben mille anni!- ironizzò irritando non poco l’ex-evocatrice.

-Non vi arrendete mai?-

-Assolutamente no, questa volta riusciremo nel nostro progetto-

-Hilary vi fermerà proprio come ho fatto io mille anni fa!- dichiarò riducendo gli occhi verdissimi a due fessure. O almeno sperava, non avrebbe permesso a Vagnus e i suoi demoni di fare della Terra un luogo di caos e disordine dove avrebbero regnato incontrastati sangue e morte, sotto il controllo di quegli esseri infernali. Lo avrebbe neutralizzato, i Saggi l’avevano richiamata per questo, era la sua missione da portare a termine e l’avrebbe fatto in un modo o nell’altro, anche se non possedeva più i suoi poteri, certo le avrebbero fatto comodo ma non poteva esserci più di un evocatore al mondo, così parlava la profezia…

-Ti stavo aspettando-

-Come sapevate che io fossi qui?- gli domandò, purtroppo l’incontro con i demoni era avvenuto prima del previsto, non lo aveva programmato.

-Non è necessario che tu lo sappia- le rispose sparendo in un attimo dalla sua vista, dissolvendosi nel nulla per poi riapparire un momento dopo alle spalle della biondina, afferrandola con non poco delicatezza, impedendole di scappare nonostante lei cercasse invano di liberarsi dalla sua presa.

-Lasciami!-

-No piccola, tu ora vieni con me- e in una frazione di secondo i due svanirono fondendosi con la folata di vento che si era alzata nella via ormai deserta.     

 

Si fermò per un’ ultima volta ad osservare il portone della villa come a volerselo imprimere nella mente, così come tutti coloro che in quel momento si trovavano al suo interno. Ormai era fuori dalla casa, non poteva tornare indietro, aveva preso una decisione e per quanto fosse dolorosa sarebbe arrivata fino in fondo. Aveva lasciato la lettera sul cuscino vicino a Kai, così l’avrebbe trovata subito al suo risveglio. L’aveva baciato dolcemente sulle labbra prima di afferrare la borsa per sistemarsela sulle spalle, sbrigandosi ad uscire prima che avesse potuto cambiare idea e decidere di rimanere con lui. Non poteva, non poteva permettere che gli accadesse qualcosa, a lui come agli altri. Quella era l’unica soluzione…rigirò tra le mani il suo beyblade, da quel momento in poi sarebbe andata avanti da sola. Infilò la trottola nella tasca dei jeans, indietreggiò di qualche passo e si girò iniziando a correre il più velocemente possibile in direzione della stazione, senza più voltarsi indietro…

 

TO BE CONTINUED…

 

E ora??? Ve l'aspettavate una cosa del genere???? Che succederà? Davvero Hilary continuerà da sola o tornerà sui suoi passi?? E se tornerà sui suoi passi sarà per merito di chi??? Vi lascio con questi enigmi!! Mi raccomando, aspetto commy!! ^_^

                                

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Capitolo 20
*** L'egoismo dell'amore ***


Ogni sentimento aveva il suo lato buono e il suo lato cattivo, e l’amore era uno di questi

Ta-dan!! Scommetto che non mi aspettavate così presto!! (noi veramente non ti aspettavamo proprio! nd.tutti) Ho voluto scrivere questo cap in fretta perché sono ansiosa si scrivere il prossimo!! Il cap di oggi è quindi volutamente corto, perché il prossimo sarà bello carico di roba visto ci saranno un bel po’ di spiegazioni!! Cmq anche questo è abbastanza consistente specialmente la discussione tra Yuri e Kai (è il pezzo che mi è piaciuto di più! nd.me). Quindi commentate sempre!!!! E a proposito, ringrazio: solarial (quanti complimenti ^///^…cmq non vedo l’ora di leggere il seguito della tua storia, aggiorna presto perché è fantastica!!); LightAngel (davvero ti è venuta qualche idea su Alena e il suo ragazzo?? Allora tra un po’ vedrai se coinciderà!! ^_^); Jaly Chan; Kayx_chan; super gaia (tornerà per merito di Kai?? Lo scoprirai nel prossimo cap…o forse anche in questo!); hila92.

 

 

Ogni sentimento aveva il suo lato buono e il suo lato cattivo, e l’amore era uno di questi. Senza accorgersene, l’altruismo, qualità principale di tale emozione poteva trasformarsi nel suo esatto contrario…l’egoismo. Egoismo di voler restare accanto alla persona che si amava, egoismo di volere che questa facesse affidamento solo su di te, egoismo di pretenderla sempre felice. Quanto è sbagliato tutto questo? Ma soprattutto…è sbagliato?

 

Quando leggerai questa lettera io sarò già lontana. Probabilmente non condividerai la mia decisione ma ho bisogno di risposte che qui non posso trovare, ho bisogno di capire chi sono, cosa sono. Non voglio rischiare di coinvolgerti in questa storia, non voglio che ti accada qualcosa di male, non voglio che accada qualcosa di male a tutti voi.

Non so dove andrò e ti prego…non cercarmi…

Cerca di capirmi,

 

Ti amo

 

Hilary

 

Kai rilesse quella lettera per l’ennesima volta, come a volersi imprimere nella mente ogni singola parola, i suoi occhi scorsero ancora sulla calligrafia limpida e chiara della ragazza. Appena si era svegliato, aveva notato subito l’assenza di Hilary, non c’era più accanto a lui e al suo posto, sul cuscino, aveva trovato una busta bianca sulla quale era scritto il destinatario, ovvero lui. L’aveva presa in mano rimanendo immobile a fissarla per alcuni secondi prima di aprirla. Aveva una brutta sensazione addosso, sensazione che si rivelò esatta, quelle frasi di un freddo inchiostro nero non avevano fatto altro che confermarglielo. Perché aveva preferito andarsene? Scappare dai problemi non significava risolverli ma solo rimandarli, prima o poi avrebbe dovuto affrontare comunque i suoi demoni, in tutti i sensi, quindi che scopo aveva quello che stava facendo? Pensò che non poteva permetterle di allontanarsi da Tokyo da sola, senza una meta precisa, senza sapere dove recarsi e soprattutto cosa fare. Che aveva in mente?

Immediatamente si ritrovò a correre attraverso il giardino della villa, varcò il cancello e si guardò intorno, cercando di prendere una decisione su dove andare, quale strada seguire. Il sole si era levato da poco più di un’ora, il giorno era appena agli inizi, e illuminava pian piano la via nella quale si trovava la residenza dei Kinomiya. Si fermò a pensare dove potesse essere andata ma si rese immediatamente conto di una cosa: non ne aveva la minima idea. Qualunque direzione avesse preso sarebbe potuta essere quella giusta o quella sbagliata a parità di probabilità. Non sarebbe mai riuscito a trovarla in quel modo…la preoccupazione lo invase, i suoi pensieri, insolitamente per lui, sfuggivano al controllo della sua volontà, li lasciava vagare veloci nella sua mente sperando che prima o poi in un modo o nell’altro uno di essi gli avrebbe dato la soluzione per giungere a lei…  

 

-Kai! Come sta Hilary?- Takao si alzò dal pavimento della palestra andando incontro al russo che aveva aperto la porta rimanendo immobile sulla soglia, con gli occhi rivolti a terra, evitando di incrociare lo sguardo dei presenti. La mattina era appena iniziata, ma erano tutti già in piedi, o meglio, nessuno aveva chiuso occhio per più di dieci minuti di seguito, il pensiero di ciò che era successo ai genitori di Hilary non gli aveva permesso di dormire. Continuavano a pensare che gli avversari con cui avevano a che fare non avevano il minimo scrupolo, e non erano altro che dei vigliacchi se per riuscire ad ottenere quello che volevano coinvolgevano persone innocenti, del tutto estranee alla piega che aveva preso la situazione. A questo punto non si potevano più definire avversari, ma nemici mortali…nemici che purtroppo non sapevano neanche che aspetto avessero, mai si erano presentati a loro, anche se quella sarebbe stata una presentazione tutt’altro che piacevole, si erano limitati a mandargli contro i loro sottoposti, agendo nell’ombra.

-Hilary non c’è- dichiarò il russo continuando a tenere lo sguardo fisso sul parquet della sala dove Nonno J era solito allenarsi a kendo, quando non aveva ospiti in casa. Alla fine aveva deciso che la cosa migliore sarebbe stata parlare di ciò che era successo anche agli altri, in fondo prima o poi l’avrebbero scoperto.

-Non sarà andata di nuovo a casa sua?- gli domandò.

-Credo sia andata molto più lontano- si decise finalmente a sollevare lo sguardo puntandolo in quello del giapponese che assunse un’espressione interrogativa alla frase appena pronunciata del compagno, non poteva fare a meno di chiedersi cosa intendesse dire.

-Credi?- lo interpellò Rei, seguendo l’esempio del capitano dei Bladebreakers, alzandosi a sua volta e accostandosi al blader.

-Questa mattina quando mi sono svegliato lei non c’era…al suo posto ho trovato una lettera…-

-Stai cercando di dirci che…- biascicò Max pensando di aver compreso quello che doveva essere successo.

-Si…ha deciso di andarsene- completò per lui –Non ha scritto dove-

-Takao dove vai?- gli domandò il professore vedendo l’amico correre verso l’uscita della stanza.

-Ad avvertire Daitenji e Galeno, forse loro possono aiutarci a trovarla- lo sapeva, lo sapeva non nel senso che lo immaginava, ma era certo che Hilary avrebbe fatto qualcosa del genere. La sera prima quando lei lo aveva abbracciato una sensazione lo aveva colto, un brutto presentimento, che a quanto pareva ora si stava rivelando esatto, nonostante avesse tanto voluto sbagliarsi.

-Pensi che loro possano trovarla?-

-Non lo so prof! Ma so che devo fare qualcosa!-

-Io vengo con te!- disse Daichi, probabilmente non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma era preoccupato per la loro amica, come tutti aveva paura che potesse capitarle qualcosa di male.

-Anche noi!- esclamarono la maggior parte dei presenti, vale a dire anche la squadra dei Baihuzu e degli All Stars.

-Vi dispiace se mi aggiungo anch’io?- una voce fece convogliare gli sguardi verso la porta.

-Phoebe!- fece sorpreso il capitano dei Bladebreakers, chiedendosi cosa ci facesse lei a casa sua.

-Ho saputo cosa è successo ad Hilary e mi dispiace…ero venuta per sapere come stava, mi ha fatto entrare tuo nonno Takao, e non ho potuto fare a meno di sentirvi. Vorrei fare qualcosa anch’io- constatò mentalmente che avrebbe potuto ingannare perfino lei stessa, fare la parte dell’essere umano compassionevole le riusciva veramente bene…chissà forse doveva cominciare a preoccuparsi…evitò di sorridere a quel pensiero, attendo una risposta da parte dei bladers.

-Bene, allora andiamo!- dichiarò Takao per incitare gli altri, prima di dirigersi tutti insieme verso la sede della BBA. 

 

-Cosa hai intenzione di fare?- Yuri si alzò dal pavimento, facendo leva sulle mani, appena gli altri furono usciti dalla palestra, lasciando da sola la squadra dei Neoborg. Cercava in tutti i modi di non darlo a vedere ma era preoccupato per Hilary, non poteva fare a meno di chiedersi come le fosse saltato in mente di andarsene così all’improvviso.

-Cosa dovrei fare?- ribatté Kai impassibile appoggiato con la schiena allo stipite della porta, mentre con le braccia incrociate al petto continuava a fissare immobile il giardino della casa, senza nemmeno rivolgere lo sguardo al suo compagno.

-Andarla a cercare, mi sembra ovvio!-

-Non so dove trovarla- si limitò a rispondere.

-Non sai dove trovarla?! E questa ti pare una giustificazione? Fossi al tuo posto girerei l’intero mondo per riportarla indietro!- gli urlò contro prendendolo per la sciarpa e sbattendolo al muro. Kai era il suo ragazzo ma non aveva intenzione di andarla a cercare, possibile che non gli interessasse quello che le sarebbe potuto accadere? In quel momento lei poteva essere ovunque e correre chissà quali rischi, era vero, era l’evocatrice ma non bisognava dimenticare che aveva appena subito un forte shock come quello della morte dei suoi genitori. E se avesse compiuto qualche sciocchezza? L’ultima volta che le aveva parlato era stata in albergo, ad Atene, e la loro non era stata una conversazione molto piacevole…e se non l’avesse rivista più? Non l’avrebbe mai sopportato, non poteva finire in quel modo. Anche se lei non provava per lui i suoi stessi sentimenti voleva rivederla ad ogni costo. La rabbia si impossessò del suo corpo, se pensava che al posto del ragazzo che aveva di fronte poteva esserci lui cominciava a perdere lucidità.

-Tu non meriti una come Hilary! Accidenti…possibile che non ti importi nulla di lei?-

Il blader si limitò a strattonarsi dalla sua stretta senza rispondergli, certo che gli importava di lei, era preoccupato, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di averla di nuovo accanto per poterla proteggere. Si era ripromesso che avrebbe impedito a chiunque di farle del male, ma se ora la brunetta si trovava lontana non poteva mantenere il suo proposito. Una parte di lui capiva il perché avesse preso una decisione drastica come quella ma un’altra non era dello stesso avviso, non riusciva a non pensare che andarsene in quel modo, abbandonando tutti e tutto era stata solo una sciocchezza, una grande sciocchezza, non poteva comprendere cosa le fosse passato per la testa. Sapeva solo che se non avesse dormito quando la ragazza se ne era andata lui l’avrebbe fermata. Dunque era stata colpa sua, almeno in parte?

Yuri, dato il silenzio dell’altro russo, si irritò ancora di più, chiedendosi come poteva Hilary essere innamorata del ragazzo che gli stava di fronte. Inconsciamente strinse il pugno della mano destra e si ritrovò a sollevarlo, pronto a centrare in pieno il volto del suo compagno di squadra. Cosa che sarebbe successa se qualcuno non fosse intervenuto afferrandogli il braccio impedendogli di colpirlo.

-Allontanati Boris! Non ti intromettere!- si divincolò ma quello non aveva intenzione di mollare la presa.

-Vedi di calmarti Yuri…stai perdendo la testa- le sue parole bastarono a placarlo, lo immobilizzarono. Era vero, stava perdendo la testa, completamente, si stava facendo trasportare come un piccolo e leggero sassolino si lasciava trasportare dalla corrente di un fiume in prossimità di una cascata. Ultimamente faceva fatica a riconoscersi, essersi innamorato lo aveva cambiato, ogni giorno di più, impercettibilmente ma lo aveva cambiato, solo da poco ne stava prendendo pienamente coscienza.

-Non sei stato in grado di farle capire…- proferì d’un tratto interrompendo il silenzio che si era venuto a creare tra loro e anche se non terminò la frase riuscì comunque a catturare l’attenzione di Kai che finalmente si decise a rivolgergli lo sguardo.

-Se avessi parlato io con lei…-

-Cosa? Non se ne sarebbe andata?- sbraitò completando il discorso per lui, intuendo già cosa volesse dirgli. Lasciò andare le braccia lungo i fianchi lanciandogli una delle sue occhiate raggelanti. Sapeva che il capitano era innamorato della sua Hilary, ma davvero credeva che sarebbe riuscito a trattenerla? Pensava sul serio che se ci avesse parlato, lei non avrebbe fatto l’errore di andarsene? Perché era solo un errore…come poteva proteggerla se lei era lontana, come poteva averlo lasciato in quel modo? Lei aveva bisogno di lui ma soprattutto lui aveva bisogno di lei, altrimenti quel forte sentimento che provava nei suoi confronti, e che solo da poco si era reso conto di che cosa si trattasse esattamente, non sarebbe servito a nulla. Fu un attimo, quei pensieri bastarono a fargli perdere la ragione, e se si aggiungeva anche quell’irritante conversazione che stava sostenendo, la reazione del russo poteva essere facilmente comprensibile, sotto un certo punto di vista. Si mosse verso il rosso con un’espressione in volto che non lasciava presagire nulla di buono, ma anche questa volta il peggio fu evitato da un intervento esterno. Serjey infatti bloccò per le spalle il blader dell’Aquila Rossa.

-Lasciami Serjey!- tentò di divincolarsi dalla sua presa, cosa che non gli riuscì affatto, era praticamente impossibile liberarsi dalla stretta di quel russo biondo, dal momento che era quasi il doppio di lui fisicamente.

-Non immischiatevi voi due! Non vedete che questa è una cosa che riguarda solo me e lui?- gridò Yuri rivolto agli altri due blader della squadra.

-Io vedo solo due ragazzi innamorati della stessa ragazza- si limitò a dichiarare Boris, con tutta la calma di cui disponeva, come quanto appena affermato fosse una tra le cose più ovvie e logiche dell’universo.

-Ma state dimenticando una cosa- aggiunse –Qui non si tratta di quello che provate voi…ma di quello che prova Hilary, vi siete immedesimati nei suoi panni almeno per un attimo?- entrambi i suoi interlocutori sussultarono appena a quelle parole. Aveva ragione, erano stati troppo impegnati a urlarsi contro per pensare a quello che dovesse provare la giapponese. Kai ripensò alla lettera che aveva trovato la mattina sul suo cuscino, ripercorrendone il contenuto a memoria…“ti prego…non cercarmi…”

Cosa avrebbe dovuto fare? Hilary lo pregava di non cercarla ma lui non poteva lasciarla da sola in un momento come quello. Però quella lettera diceva anche dell’altro, lei aveva bisogno di cercare delle risposte su chi fosse, perché fosse stata scelta proprio lei come evocatrice, su cosa dovesse fare…fu costretto a trarre le sue conclusioni. Se lui l’avesse riportata indietro adesso, lei non avrebbe potuto raggiungere il suo scopo, non avrebbe mai trovato quello che voleva sapere, non sarebbe mai stata in pace…e lui desiderava solo che lei stesse bene, anche se ciò significava stare lontani. E poi era certo che prima o poi sarebbe tornata…ne era certo…il cuore gli diceva così e lui voleva ascoltarlo, non voleva reprimere la sua voce, già troppo spesso repressa in passato, questa volta gli avrebbe dato retta, avrebbe seguito il suo istinto e si sarebbe lasciato guidare da quello che sentiva. Probabilmente si sarebbe perso nella tempesta impetuosa dei suoi sentimenti senza riuscire a placarla e a tenerla sotto controllo, sarebbe sfuggita alla ragione. Ma era davvero importante? Contava così tanto mantenere il controllo razionale su tutto?

Amore…

Voltò le spalle ai suoi tre compagni di squadra dirigendosi verso il giardino, ormai aveva preso una decisione, l’avrebbe aspettata, per tutto il tempo necessario lui sarebbe rimasto ad attendere il suo ritorno fin quando non si sarebbe sentita pronta di rientrare.

-Non andare a cercarla Yuri…lei non vuole- gli disse prima di sparire oltre la porta.

-Ma…- replicò anche se fu costretto ad interrompersi dal momento che se avesse continuato avrebbe solamente parlato al muro. Il suo sguardo si fece più duro, non sarebbe andato a cercarla ma non era per niente d’accordo con ciò che gli aveva appena ordinato Kai. Anche se Hilary non voleva che qualcuno la cercasse non significava che quella era la cosa giusta per lei, almeno lui era di questo avviso.

Amore…      

 

Cercò di liberarsi da quelle morse che le stringevano i polsi, quelle catene le impedivano di muoversi, per quanto lei tentasse di sprigionarsi non c’era niente da fare. Sembravano spuntare dal nulla, nessuno sarebbe riuscito a dire esattamente da cosa scaturissero, a cosa fossero legate quelle serie di anelli in ferro, pesanti come il piombo, che la tenevano inchiodata lì. Si guardò intorno, Baltazar l’aveva condotta nel regno infernale non c’erano dubbi. In un modo o nell’altro Vagnus si era accorto della sua presenza sulla Terra e aveva ordinato che fosse tenuta lontano dalla nuova evocatrice, era chiaro, così non avrebbe potuto aiutarla, riducendo le sue possibilità di vittoria. Rifletté sul fatto che quei demoni erano solamente dei vigliacchi, ma in fondo cosa si aspettava? Lo aveva appena pensato…erano demoni. Esseri crudeli, senza scrupoli e pietà, senza sentimenti. Dopo millenni rimanevano sempre gli stessi. Abbassò la testa, rassegnata, lasciando ai suoi capelli biondi di coprirle la parte superiore del viso, senza poteri si sentiva inutile, non era in grado di ribellarsi a loro. Non le importava quello che sarebbe potuto accadere a lei, in fondo cosa aveva da perdere? Non conosceva nessuno in quel luogo, in quel tempo…ma era preoccupata per Hilary, sapeva benissimo che non era affatto facile essere nella situazione in cui si trovava lei, senza qualcuno che potesse darle le risposte alle sue domande. Tentò di nuovo di liberarsi strattonando con forza quella specie di manette ma il risultato fu sempre lo stesso.

-E’ inutile, piccola Alena, non riuscirai mai a liberarti- una voce la riscosse facendole sollevare di colpo lo sguardo e incrociandolo con le tenebre. Gli occhi di Vagnus, neri come la notte, fissavano soddisfatti i suoi.

-Vagnus!- a quanto pareva il Signore del male in persona si era scomodato per lei.

-Nessuno è mai uscito dalla Torre Delle Ombre- le disse incrociando le braccia al petto e squadrandola dalla testa ai piedi, costatando che non era cambiata di una virgola, era esattamente come se la ricordava, una sciocca mocciosa che mille anni prima si era permessa di sconfiggerlo.

-Chi viene condotto qui dentro ci resta…per l’eternità- aggiunse senza esitare nel mostrarle un ghigno sadico che esprimeva tutta la sua cattiveria. Alena rabbrividì a quelle parole ma continuò a sostenere il suo sguardo, pensando che per nulla al mondo avrebbe dovuto fargli capire che aveva paura. Nemmeno lui era cambiato, l’unica differenza era quella cicatrice sulla parte destra del volto di cui lei stessa era stata l’artefice quando era l’evocatrice.

-Quanto tempo è passato, non sei contenta di rivedermi?-

-Bastardo!-

-Che caratterino! Non cambi mai, eh?- la ragazza stava per ribattere ma Baltazar, comparendo dietro a Vagnus, prese a parlare con lui.

-Axe è con i mocciosi, e ha saputo che Hilary se ne è andata- gli riferì, non prendendo per niente in considerazione la biondina che adesso era rimasta in silenzio ad ascoltare.

-Se ne è andata? Non ha retto alla notizia della morte dei suoi genitori?- si voltò verso il suo sottoposto.

L’ex-evocatrice sussultò non appena udì quelle parole. La morte dei suoi genitori? Non poteva crederci, quel maledetto demone le aveva riservato lo stesso trattamento che aveva fatto a lei. La rabbia si impossessò del suo corpo.

-Sai Vagnus, forse dovresti aggiornarti, uccidere i genitori dell’evocatrice non ti pare un po’ antiquato?- lo provocò con un’ironia pungente.

-Chiudi il becco ragazzina, se non vuoi che ti uccida…oh, scusa dimenticavo che sei già morta!-

-Beh, siamo in due!-

-Comunque posso sempre rispedirti da dove sei venuta prima del tempo, e far prendere una bella paura ai “signori barba bianca e lunga”- fece riferendosi ai Saggi del mondo celeste che avevano riportato in vita, se così si poteva dire, Alena, che in quel momento pensò fosse meglio tacere.

-Devo dire Baltazar- tornò a rivolgersi al suo subordinato –che tu ed Axe avete fatto un ottimo lavoro, se continuate così non mi vedrò costretto a rinchiudervi qui dentro come già avevo minacciato di fare-

-Non ti deluderemo- ribatté quello.            

 

Aprì la porta ed entrò immediatamente nell’appartamento, chiudendosela alle spalle, poggiando il borsone a terra e massaggiandosi la spalla, indolenzita, aveva camminato parecchi chilometri trascinandosi dietro quello zaino. Diede una rapida occhiata alla stanza, c’era un letto, un armadio, un tavolino, un angolo cottura e un piccolo bagno. Certo non era granché, ma almeno aveva un tetto sopra la testa, e poi non aveva molti soldi con sé e non poteva permettersi di meglio. Si andò a buttare sul materasso, stendendosi a fissare il soffitto e pensando che il giorno successivo avrebbe dovuto trovarsi un lavoro se voleva guadagnare un po’ di denaro, quel tanto che le bastava per mangiare. Chiuse gli occhi, era stanca, aveva girato a lungo per la città prima di trovare un posto che fosse un minimo decente nonostante a compensare la situazione in peggio ci si mettesse il fatto che quel posto si trovava in una delle zone più malfamate di Kawasaki. Non era troppo lontana da Tokyo, ma sapeva che nessuno l’avrebbe mai trovata per il semplice fatto che lei non voleva farsi trovare, almeno per il momento. Non aveva la minima idea se un giorno sarebbe mai tornata dai suo amici, sapeva solo che prima doveva riuscire a sconfiggere Vagnus, solo allora, quando il mondo sarebbe stato in salvo ci avrebbe pensato. Urli e schiamazzi la costrinsero a destarsi da quello stato di dormiveglia in cui era caduta, si alzò dal letto dirigendosi alla finestra, che aprì, e si affacciò. Erano uomini, completamente ubriachi che se ne andavano in giro per le strade di notte. Sospirò mordendosi il labbro inferiore e sopprimendo la voglia di prendere il telefono e chiamare a casa di Takao, per sentire la voce dei suoi amici, la voce di Kai…chissà come l’aveva presa? Nella mente continuava a vagarle l’immagine del russo, forse era arrabbiato, o preoccupato…non poteva saperlo. A quell’ora aveva sicuramente già letto la lettera che gli aveva lasciato sul cuscino. Era ingiusto, ora che finalmente poteva essere felice con lui, perdeva i suoi genitori. Se gli fosse rimasta accanto avrebbe sicuramente sopportato, non bene, ma meglio, la morte dei suoi parenti, ma non poteva rischiare…non poteva rischiare di perdere anche lui o qualcuno dei suoi amici. In questo modo sperava che i demoni lasciassero in pace almeno loro e se la prendessero solo con lei, in fondo era lei l’evocatrice.

Dalla tasca tirò fuori il suo beyblade dorato e lo rigirò tra le mani, avrebbe imparato ad usarlo da sola, aveva visto combattere i suoi amici un’infinità di volte, ce l’avrebbe fatta. Doveva farcela. Si sedette sul davanzale, poggiando la schiena a quella parte di muro che incorniciava la finestra e continuò a fissare fuori, tra le fioche luci dei lampioni nelle via, quasi spente. Un piccione le volò accanto rifugiandosi sotto il tetto dell’edificio, chissà forse anche lui come lei era fuggito dal suo nido sull’albero e adesso era in cerca di un riparo. Sbatté un paio di volte le ali perdendo una piuma che cadde lentamente verso il basso, sospinta dalla leggera brezza del vento, lo stesso che scompigliava i capelli castani della ragazza, facendoglieli ricadere disordinati sulla fronte. Hilary allungò una mano e aprì il palmo aspettando che quella piccola penna si posasse sopra di esso. La osservò a lungo prima si soffiarci sopra facendola svolazzare e librare leggera nell’aria. Anch’io vorrei essere leggera come questa piuma, pensò, leggera da tutti questi pensieri che mi appesantiscono, leggera dalla responsabilità che mi porto sulle spalle non per mia scelta, leggera…tornò ad osservare la sua trottola.  

-Lightness- disse in un sussurro appena udibile. Leggerezza. Da ora in poi quello sarebbe stato il nome del suo beyblade. Non poté fare a meno di domandarsi se sarebbe piaciuto anche a Kai, che quasi senza accorgersene si ritrovò a sorridere impercettibilmente. La sua espressione cambiò in una interrogativa non appena scorse qualcosa che ridestò la sua attenzione a cui non aveva fatto caso prima. A poco meno di due metri dalla sua finestra c’era una scala esterna al palazzo che saliva fin sopra e conduceva al terrazzo. Si sporse qualche altro centimetro fuori dalla finestra, guardandosi intorno e chiedendosi se con un salto sarebbe mai riuscita a raggiungerla, ma era al terzo piano, se non ce l’avesse fatta si sarebbe potuta fare davvero molto male…avrebbe tanto voluto raggiungere il terrazzo ed osservare le stelle, le avrebbero dato quel senso di pace che sarebbe riuscito a calmare la sua profonda inquietudine. Lo desiderò così ardentemente che ancora prima che potesse rendersene conto si ritrovò su quella scala…d’improvviso avvertì il vuoto sotto di lei, era sospesa a una spanna dal pianerottolo della scala, una piccola distanza che non impiegò molto a dileguarsi, i suoi piedi toccarono terra ma purtroppo, non abituataci perse l’equilibrio e cadde in avanti, riuscì prontamente ad afferrarsi alla ringhiera, e si impedì di cadere giù. Aprì gli occhi, che aveva chiuso per la paura e ciò che vide fu solo lo strapiombo che la separava dal cemento della strada, ovvero tre piani di un edificio. Molto cautamente si ritirò indietro, e sospirò profondamente portandosi una mano al petto che si alzava e abbassava velocemente, si era presa una bella paura, per una frazione di secondo aveva rischiato il peggio. Quando si fu calmata, cercò di fare mente locale, come ci era arrivata fin lì? Ricordava perfettamente di non essersi mossa, possibile che si fosse addormentata e da sonnambula avesse raggiunto la scala? Era impossibile, scartò immediatamente quell’ipotesi, ma allora…cos’altro rimaneva? Impiegò un attimo per afferrare…sfiorò la Crystal con le dita…che avesse anche quel tipo di potere? Si domandò cosa avesse fatto esattamente perché non lo aveva capito, poteva essersi teletrasportata fin lì, oppure si era librata in aria. Scosse la testa, era inutile stare ad arrovellarsi il cervello, tanto prima o poi l’avrebbe capito, ormai aveva imparato. Sollevò lo sguardo e senza pensarci troppo iniziò a salire i gradini ritrovandosi nel tanto ambito terrazzo. Diede un’occhiata intorno, era molto grande, buio abbastanza per non essere vista da nessuno ma non abbastanza per non vederci lei. Le venne un’idea mentre un sorriso tornò ad abbozzare le sue labbra.

-Lightness!- urlò lanciando il suo bey, da quel momento quel posto sarebbe stato il suo luogo di allenamento.         

 

La risposta? Forse in amore niente è giusto e niente è sbagliato…

 

TO BE CONTINUED...

 

 

Alla prossima!! Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!         

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Capitolo 21
*** Il tempo delle spiegazioni (prima parte) ***


Il mare calmo e limpido, il cielo azzurro sgombro di nuvole, il caldo estivo

Ciao!! Rieccomi dopo un mucchio di tempo!! Ma ho avuto un sacco di cose da fare e anche nei prossimi giorni ho poco tempo libero! Comunque farò del mio meglio per aggiornare il prima possibile!! Ok, ora passo ai ringraziamenti: mewsana; solarial (te l’ ho mai detto che adoro i tuoi commy??? ^_^); LightAngel; Kayx_chan; Hila92; Hilaria; Jaly Chan (meglio tardi che mai, no??? Mi ha fatto tanto piacere risentirti!!). Ed ora 3, 2, 1…go!!!

 

 

Il mare calmo e limpido, il cielo azzurro sgombro di nuvole, il caldo estivo, la spiaggia. Spiaggia affollata di bagnanti che cercavano di rinfrescarsi chi con un bel bagno, chi con il prendere l’ombra sotto l’ombrellone sdraiati comodamente sui loro asciugamani. Osservava da lontano quelle persone rilassate e spensierate, con quella sua solita espressione seria e impassibile che gli disegnava il volto. Rifletteva, ultimamente non faceva altro, pensava che quegli uomini, quelle donne e quei bambini non erano minimamente coscienti di quello che sarebbe potuto accadere, che da un giorno ad un altro si sarebbe riversata sulla Terra una minaccia pericolosissima, che quella spiaggia sarebbe potuta sparire per sempre, che lei era lontana…già, lei era lontana. Da molto tempo ormai, che giorno era? Già…il tredici di agosto…quasi tre mesi erano passati ormai dall’ultima volta che l’aveva vista, dall’ultima volta che l’aveva stretta a sé. Non poteva fare a meno di chiedersi dove fosse e se stesse bene, non avevano ricevuto notizie a riguardo, niente di niente. Ogni volta che Daitenji veniva da loro, in cuor suo sperava ardentemente che gli portasse novità riguardo ad Hilary. Ma ogni volta era la solita storia, Takao gli rivolgeva uno sguardo che non aveva bisogno di essere accompagnato dalle parole e lui si limitava a scuotere la testa facendo chiaramente capire che non ne sapeva nulla. Eppure non poteva sbagliarsi, sentiva che un giorno sarebbe tornata, sarebbe tornata da lui…probabilmente non lo avrebbe mai ammesso ma gli mancava, gli mancava terribilmente. Quei suoi occhi sempre allegri ma che l’ultima volta aveva visto colmi di lacrime e tristezza, quel suo sorriso vivace, quelle sue labbra così innocenti e invitanti, avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterle sfiorare ancora. Ormai non si stupiva nemmeno più di pensare quelle cose, aveva rinunciato a capire come quella ragazza provocasse in lui un simile effetto.

Lentamente si ritrovò a percorrere la strada che lo portava al parco, completamente deserto, cosa che non era poi tanto strana, con quel caldo si preferiva andare al mare. Si sdraiò all’ombra del suo albero preferito, portandosi un filo d’erba alla bocca e intrecciando le mani dietro la testa. Chiuse gli occhi provando a sgombrare la mente da ogni pensiero, ma qualcosa glielo impedì, un rumore di passi dietro di lui lo fece levare a sedere costringendosi a voltarsi. Takao si bloccò vedendo lo sguardo di Kai puntato nel suo in silenzio. Si sedette accanto al russo solo quando quest’ultimo distolse l’attenzione da lui per rivolgerla ad un punto imprecisato davanti a sé.

Il giapponese piegò le gambe al petto, abbracciandole e affondando la testa in esse, nascondendo il viso e pensando. Probabilmente le stesse cose del compagno, la sua migliore amica era sparita ormai da quasi tre mesi senza dare notizie, gli mancava ed era preoccupato, quando sarebbe tornata le avrebbe fatto una bella ramanzina…perché sarebbe tornata, anche lui ne era certo. Non poteva lasciarli in quel modo, abbandonando tutto e tutti, non era da lei. Non era una che si arrendeva facilmente, un po’ come lui. Sorrise a qual pensiero, da quando l’aveva conosciuta poteva dire di aver trovato qualcuno che riusciva davvero a tenergli testa…sicuramente in quanto a testardaggine. Non la sopportava quando voleva avere ragione a tutti i costi, il che avveniva spesso, ma ora gli mancavano terribilmente anche quei momenti. Sollevò il volto spostando l’attenzione sul blader accanto a lui, serio come sempre, rimanendo immobile a fissarlo mentre la sua mente sembrava riflettere.

-C’è qualcosa che vuoi chiedermi, Takao?- la sua voce accompagnata dal quel suo solito tono impassibile lo fece sussultare. Effettivamente aveva qualcosa da chiedergli, ma prima di allora aveva sempre rinunciato, credendo che si sarebbe arrabbiato come non mai. Ma in fondo se non provava non lo avrebbe mai saputo. Valutò attentamente ogni sua parola, ancora indeciso sul da farsi, a volte le reazioni del sedicenne erano estremamente prevedibili, altre impossibili da immaginarsi. Era parecchio tempo che lo conosceva eppure ancora faceva una certa fatica a comprendere cosa gli passasse per la testa.

-Beh…ecco…- esordì considerando il modo in cui potesse continuare –che cosa c’è tra te ed Hilary?- si decise infine ad andare avanti. Kai rimase in silenzio, in un certo senso si aspettava una simile domanda. Il capitano dei Bladebraekers aspettando per qualche altro secondo ancora la risposta che pareva proprio non volesse arrivare, fraintese la reazione del russo e si alzò dal prato, diede le spalle al parco, intenzionato a ritornare a casa.

-Fai conto che non ti abbia chiesto niente, anzi scusa, non sono affari miei- stava per muovere un passo ma l’amico lo bloccò.

-Io e lei…- sussurrò richiamando l’attenzione del moretto che fu costretto a voltarsi di nuovo –stavamo…- un momento, perché parlava al passato?

-Stiamo insieme- si corresse. Anche se ora lei era lontana, chissà quanto tra l’altro, non significava che loro…o almeno ci sperava. Non poteva perderla dopo che finalmente aveva capito quanto fosse importante per lui, adesso che era cosciente del fatto che probabilmente avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederla felice, per averla accanto…sospirò, poteva togliere il probabilmente e mettere il sicuramente.

-Beh, finalmente non sarò più l’unico che dovrà sopportarla!- scherzò Takao facendo incredibilmente sorridere anche Kai.

-Comunque- continuò il giapponese facendosi serio –spero che tu le voglia bene davvero Kai, altrimenti…-

-Me la farai pagare?- domandò intuendo già cosa volesse dirgli.

-Esattamente…-

 

Richiamò il suo beyblade che tornò immediatamente nelle mani della sua proprietaria rispettando l’ordine che gli era stato dato. La trottolina dorata sfavillò sotto i raggi bollenti del sole, mentre Hilary continuava a fissarla considerando che negli ultimi tre mesi, ovvero da quando viveva a Kawasaki, aveva fatto notevoli progressi, non per vantarsi ma poteva affermare di aver raggiunto il livello dei suoi amici, adesso riusciva perfino ad evocare il suo bit-power. Non sapeva se la sua bravura, soprattutto in così poco tempo, dipendesse dal fatto che lei fosse dotata di particolari poteri o solo perché aveva visto migliaia di volte i suoi compagni combattere e che quindi avesse appreso, magari inconsapevolmente, il modo di trattare i beyblade, o entrambe le cose…ma l’importante era che riuscisse a controllarlo, non contava altro. Il suo unico obbiettivo era battere Vagnus, al resto avrebbe pensato in seguito. Guardò l’orologio, entro un’ora sarebbe dovuta essere al lavoro, doveva muoversi se non voleva arrivare in ritardo, il bar si trovava dall’altra parte della città e gli unici mezzi per raggiungerlo erano gli autobus che ovviamente non passavano mai. Certo sarebbe stato tutto più facile se avesse potuto usare il teletrasporto ma aveva paura di essere scoperta, senza contare che avrebbe potuto commettere un errore di destinazione e ritrovarsi chissà dove. Aveva fatto pratica anche con i suoi poteri ma preferiva non rischiare, almeno sulla dislocazione a grandi distanze, in fondo come si diceva: la prudenza non era mai troppa.

Sospirò, odiava profondamente quella routine quotidiana, lavorare dalla mattina alla sera, con una paga minima che le bastava appena per pagare l’affitto dell’appartamento, e in completa solitudine. Era vero, incontrava ogni giorno molte persone ma nessuna le era veramente vicina ed in quei momenti sentiva terribilmente la mancanza dei suoi amici, di Kai. Non passava giorno in cui non si chiedesse cosa stavano facendo e ogni volta provava ad immaginarli e la sua fantasia riusciva anche a strapparle un sorriso…sorriso che si spegneva subito dopo, loro non erano lì con lei, o meglio lei non era lì con loro. Perché doveva essere così difficile? Non sapeva se ce l’avrebbe fatta da sola, ma non poteva fare altrimenti, non voleva mettere in pericolo la vita delle persone a cui teneva.

-Oddio, ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare…non ci riesco da sola…- disse mentre si portava una mano sugli occhi cercando di non piangere mentre sentiva la sua voce incrinarsi contro la sua volontà.

E la Crystal sembrò rispondere ai suoi desideri…       

 

-Ciao!- gli arrivò alle spalle facendolo spaventare e costringendolo a distogliere l’attenzione dall’acqua e dalla sua immagine riflessa.

-Mao! Mi hai spaventato!- esclamò Rei tornando a guardare il fiume che in quel periodo era meno profondo del solito, dato il caldo e l’assenza di piogge frequenti.

-Scusa, non volevo-

-Non ti preoccupare- le sorrise dolcemente alzandosi da terra e scrollandosi di dosso l’erba che si era impossessata dei suoi vestiti. Era una giornata veramente splendida, il sole brillava nel cielo limpido e azzurro toccando tutto quello che incontrava sulla terra lasciando all’ombra ben poco spazio. La ragazza lo afferrò per un braccio costringendolo a sedersi di nuovo, accanto a lei.

-Ma se io avessi voluto stare in piedi?- le domandò.

-No, adesso stai qui un po’ con me- gli rispose poggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi per far in modo che i raggi dell’astro colpissero dolcemente il suo volto.

-A che pensi?-

-Perché dovrei pensare a qualcosa?-

-Tutti pensiamo sempre a qualcosa- ribatté passandole un braccio intorno alle spalle, accarezzandole i capelli che quel giorno portava sciolti, liberi dal fiocco rosso che usava di solito.

-A dire la verità stavo pensando ad Hilary…ancora non è tornata- era passato molto tempo ormai da quando se ne era andata ma di lei neanche l’ombra, nemmeno una minuscola notizia riguardo a cosa facesse o se almeno stesse bene, in fin dei conti era quello l’importante.

-E poi non capisco perché Kai non è andato a cercarla-

-E perché Kai sarebbe dovuto andare a cercarla?- le domandò. Mao si tappò la bocca con una mano, come le capitava spesso non aveva pensato prima di parlare dimenticandosi che quasi nessuno era al corrente della storia tra Kai ed Hilary. Non sapeva se volevano tenere la cosa nascosta oppure no, la sua amica era sparita prima che potesse chiederglielo e il russo non era di certo un tipo che manifestava apertamente i propri sentimenti così aveva creduto che nel dubbio la scelta migliore sarebbe stata starsene zitta, me a quanto pareva non era riuscita a mantenere il suo proposito. Però non lo aveva fatto volontariamente…comunque rimaneva un altro problema e cioè come rimediare alla situazione che si era venuta a creare. In fin dei conti avrebbe potuto raccontarlo a Rei, era il suo ragazzo e di certo non era un tipo a cui piaceva andare a spifferare in giro gli affari degli altri, era certa che non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Stava quindi per aprire bocca ma il cinese la precedette.

-Tranquilla, so già di Kai e Hilary- le confessò.

-Te lo ha detto Kai?- la quindicenne gli rivolse lo sguardo, se lo sapeva già allora perché le aveva fatto quella domanda?

-In un certo senso…diciamo che l’ho capito-

-Sei empatico per caso?- quella poteva essere l’unica possibilità, non poteva dire di conoscere a fondo quel russo quanto lo conosceva Rei ma di una cosa era certa, vale a dire che era un’impresa quasi impossibile riuscire a capire cosa gli passasse per la testa, era troppo…ermetico.

-Chi è che è empatico?- una voce interruppe la conversazione tra i due costringendoli a voltarsi.

-Ciao Lai!- esclamò il moro –Come mai da queste parti?-

-Sono venuto a controllarti- rispose quello avvicinandosi al compagno di squadra che lo squadrò interrogativamente chiedendosi che cosa intendesse.

-Sono venuto a vedere cosa combini con mia sorella-

-Ma Lai!- Mao arrossì fino alla punta dei capelli –Non hai niente di meglio da fare?- replicò imbarazzata e arrabbiata allo stesso tempo, non sopportava quando suo fratello pretendeva di farle da padre solo perché era più grande di lei, di un anno per giunta.

-Ti preoccupi per lei?-

-Veramente Rei mi preoccupo per te…Mao sa essere davvero insopportabile!- ribatté sorridendo.

-Lai! Non è vero!- la cinese si alzò in piedi correndo verso l’ultimo arrivato e atterrandolo –Sei antipatico!- gli disse facendogli la linguaccia.

-Senti chi parla! Permalosa e violenta! Mollami!- si divincolò dalla sua stretta, cosa che non gli riuscì affatto, lei non gli lasciava la minima possibilità di movimento.

-Così impari a dire che sono insopportabile!-

 

Attraversò il giardino e mise piede sul portico in legno che circondava tutta la villa, quel giorno incredibilmente silenziosa. Contrariamente al solito sembrava vuota…o quasi, era praticamente impossibile che non ci fosse nessuno in quella casa dal momento che da mesi era affollata, per dire un eufemismo. A quell’ora però erano quasi tutti fuori, chi per i fatti suoi, chi in gruppo, chi ad allenarsi, chi a fare un giro per negozi.

Si diresse in cucina, e spalancò la porta trovando suo nonno impegnato a lavorare sui fornelli e suo fratello comodamente seduto su una sedia.

-Che profumino!- esclamò già con l’acquolina in bocca mentre allungava una mano per riuscire a rubare un assaggino.

-Non ci provare!- Nonno J gli diede una mestolata in testa impedendo al nipote di prendere d’assalto la pentola.

-Ahia! Nonno mi hai fatto male!- si lamentò massaggiandosi la parte lesa.

-Possibile che non pensi altro che a magiare Takao? Non è ancora ora di pranzo- lo rimproverò –A proposito, se vuoi puoi dire alla tua amica se vuole fermarsi a pranzo con noi-

-Quale amica?- domandò rimettendosi a posto il cappello.

-La tua ragazza, ti sta aspettando in palestra- spiegò calmo Hitoshi mentre intrecciava stancamente la mani dietro la nuca appoggiandosi allo schienale. Le guance del moretto si colorarono di un vivace rossore capendo che si stava riferendo a Phoebe. Era un mese che stavano insieme e ultimamente uscivano e si vedevano sempre più spesso, lei gli piaceva molto e poi era così bella…

-Non capisco a chi ti stai riferendo- ribatté cercando di ricomporsi e provando a nascondere l’imbarazzo.

-Vuoi farmi credere che il bacio di ieri sera era un semplice saluto tra amici?- domandò con un sorriso malizioso sulle labbra. Takao, se possibile, arrossì ancora di più, cosa faceva suo fratello, li spiava?

-Perché non ti fai gli affari tuoi?- replicò.

-Meno male, credevo che non saresti mai riuscito a trovarti una ragazza- intervenne il vecchietto appassionato di kendo senza staccare gli occhi dalla pietanza che stava preparando, continuando a cucinare.

-Vado in palestra- dichiarò prima che i suoi parenti continuassero a prenderlo in giro. Perfino loro lo sfottevano, ma che aveva fatto di male per meritarsi dei soggetti del genere come famigliari? Pensava mentre un enorme gocciolone si posava sulla sua testa.

-Ciao! Credevo non venissi più-

-Phoebe! Scusa, ero al parco a parlare con Kai- le spiegò. La ragazza gli sorrise, non avrebbe saputo spiegare il perché se qualcuno glielo avesse chiesto ma ogni volta che era insieme a lui si sentiva stranamente contenta. Stava con quel ragazzo da un mese, o almeno doveva fingere di stare con lui per cercare di conquistare la sua fiducia e quella dei suoi amici, questo era il piano iniziale. E Axe lo stava rispettando alla lettera, forse anche troppo…ormai la consideravano tutti una del loro gruppo, era riuscita perfettamente a raggiungere il suo scopo, e non era neanche stato difficile. Mancava solo la seconda parte, ovvero colpire gli eletti a tradimento quando meno se lo aspettavano, per poi avere campo libero con l’evocatrice, ovunque si trovasse in quel momento, e a quel punto più nessuno avrebbe potuto fermare Vagnus, il mondo sarebbe caduto nelle sue mani e in quelle dei demoni riuscendo finalmente a realizzare quel progetto a cui il mondo infernale ambiva ormai da millenni. Ma sarebbe stato davvero così semplice? O forse c’era qualcuno che stava cominciando a cambiare idea…

-Ti va una sfida a bey?- propose la mora.

-Dovresti saperlo che accetto sempre le sfide…e vinco ovviamente!- dichiarò con un sorriso a trentadue denti, sicuro di sé.

-Lo vedremo- estrasse la sua trottola caricandola nel dispositivo di lancio –Non te la farò passare liscia! Questa volta ti batterò!-

-Non ci conterei se fossi in te! Ma prima di cominciare…- si avvicinò alla ragazza baciandola dolcemente sulle labbra. Phoebe chiuse gli occhi smarrendosi nel gesto di quel giapponese. Takao, tu mi fai sentire così…umana…                     

 

Una luce la ridestò da quello stato di inattività, risvegliando le tenebre che avvolgevano la sua elegante figura. Fu circondata da un bagliore improvviso, nato da chissà dove, cercò di capire cosa fosse ma appena provò a muoversi qualcosa le ricordò che non poteva, che era prigioniera in un mondo dal quale avrebbe solamente voluto andarsene al più presto. Quelle catene stringevano i suoi polsi, bloccandole quasi la circolazione, da quanto era rinchiusa là dentro, in completo isolamento?

Poi d’un tratto delle parole risuonarono al suo orecchio, rimbombarono nella sua testa: “Ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare…”

Alzò di scatto la testa, era la voce di Hilary non poteva sbagliarsi. Come poteva sentirla? Lei era sulla Terra, non era possibile…

 

Si ritrovò inginocchio con le mani poggiate su quella superficie rivestita di mattonelle appena ruvide, come se qualcuno l’avesse spinta a terra, aveva sentito una strana pressione su di lei e di colpo era lì…ma dove? Come ci era arrivata? Si guardò intorno, da quella posizione poteva scorgere i tetti dei palazzi, pareva proprio di trovarsi sul terrazzo di qualche edificio, e di certo in tutt’altro posto che nel mondo infernale.

La sua attenzione si spostò su una figura davanti a lei, era di spalle, immobile a contemplare qualcosa che teneva tra le mani, sembrava proprio non si fosse accorta del suo arrivo inaspettato. Sebbene non potesse guardarla in viso riconobbe all’istante chi fosse…si alzò in piedi, cominciava a comprendere cosa fosse successo, la voce che aveva sentito prima, era tutto collegato. Era stata lei a richiamarla, a portarla lì, a liberarla da quella tortura e da quelle catene insopportabili…finalmente l’avrebbe incontrata, avrebbe smesso di parlarle solo in sogno, avrebbe portato a termine il compito per cui era stata richiamata in vita. Si, ora non doveva pensare a nient’altro…si avvicinò alla brunetta.

-Hilary- la chiamò.

Si voltò di scatto, spaventandosi un poco, nessuno saliva fin lassù oltre…alzò lo sguardo su quella figura a lei sconosciuta, quella ragazza aveva pronunciato il suo nome ma lei non l’aveva mai vista prima, come poteva sapere come si chiamasse? La squadrò dalla testa ai piedi, gli occhi verde smeraldo, il viso dai tratti delicati contornato da alcune ciocche di capelli biondi che sfuggivano all’elastico blu elettrico che teneva ferma l’alta coda di cavallo. Hilary non poté fare a meno di chiedersi perché guardandola le sembrava familiare…eppure era certa di non averla mai incontrata, se lo sarebbe ricordato, lei non scordava le persone tanto facilmente, aveva una buona memoria. Poi d’improvviso sussultò e in quell’atto allentò la presa della mano, lasciando cadere a terra il suo beyblade che teneva stretto nel pugno. Non era possibile…ora si ricordava dove l’aveva già vista…nel suo sogno, in quello strano sogno che le aveva fatto definitivamente scegliere di andarsene da Tokyo e recarsi lì, dove viveva da quasi tre mesi ormai. Allora esisteva davvero…ma chi era? La vide avvicinarsi e la Crystal brillò di luce intensa per pochi secondi, quel tanto che bastò per farle comprendere che esisteva un qualche legame, un’affinità tra lei e quella ragazza. Ma non fu solo quello ciò che comprese, d’un tratto tutto le apparve così chiaro, semplice, scontato. Si chiese come poteva non averlo capito subito.

-Alena…- sussurrò quando l’ex-evocatrice le si fermò di fronte.

-Scusami se ti ho fatto aspettare-

-Tu come…cosa…- era confusa, sapeva che prima poi Alena sarebbe venuta per incontrarla, erano stati Ozuma e la sua squadra a riferirglielo ma non se lo aspettava così all’improvviso, anzi a dire la verità non se lo aspettava affatto, immaginava diverso qual momento anche se non sarebbe stata in grado di spiegare in che modo. Tuttavia non riuscì a staccare lo sguardo da quello della biondina che dolcemente le sorrise porgendole la mano e invitandola a seguirla. La giapponese accettò l’invito e afferrò quella mano tesa verso di lei senza indugiare, il suo cuore le diceva che poteva fidarsi di quella sconosciuta arrivata da chissà dove, forse da mille anni prima…

Si guardò intorno, dove era finita? Certamente quello non era il terrazzo del palazzo del suo appartamento, non ricordava tanta nebbia. Nebbia ovunque, davanti, dietro, sopra, perfino sotto di lei, le sembrava di camminare sulle nuvole. Non aveva mai camminato su qualcosa di così soffice ma allo stesso tempo così stabile, ma la cosa strana era un’altra. In quel luogo in cui non si riusciva a vedere ad un palmo dal proprio naso, che poteva essere sconfinato o limitato, non avvertiva la sensazione di essersi persa, non era per nulla smarrita, si sentiva a suo agio, come se fosse certa che lì niente potesse accaderle. Una stretta intorno al proprio polso le fece comprendere che Alena era ancora con lei, la stava guidando, e la brunetta si lasciò trascinare fin quando un enorme portone comparve davanti alle ragazze. Hilary sussultò, quel maestoso portale si era materializzato dal nulla, un secondo prima non c’era e un secondo dopo eccolo…come se esistesse già da tempo, anzi ancora prima che venisse creato il tempo stesso, che ci fosse sempre stato e che ci sarebbe per sempre stato…

-Grazie-

-Per cosa?- le domandò la blader.

-Per avermi richiamato sulla Terra, sei stata tu a farlo-

-Io? E come?-

-Immagino che tu abbia molte domande da fare- dichiarò la sua interlocutrice non rispondendo direttamente alla sua domanda. Forse era finalmente arrivato il momento delle risposte…

 

Estrasse dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi con il quale aprì la porta dell’appartamento che richiuse immediatamente dietro di lei. Si sciolse la coda lasciando ai suoi capelli nero ebano di ricaderle liberi sulla schiena, riavviandoseli dietro le orecchie con le mani. Faceva davvero molto caldo. Si diresse alla finestra aprendo i vetri permettendo all’aria di entrare nella stanza e soffermandosi ad osservare il panorama che si godeva da lì, doveva ammettere che era molto meglio rispetto a tutto quel nero, grigio, e fiamme ardenti che caratterizzava il mondo infernale. Prendere un abitazione in città per immedesimarsi al meglio nelle abitudini degli esseri umani non era stata poi una cattiva idea, ormai erano mesi che vivevano come comuni mortali.

-Ben tornata! Ti sei divertita?- il tono di quella domanda, oltre a spaventarla perché credeva di essere sola in quel momento in casa, le era parso piuttosto ironico.

-Baltazar!- si voltò verso di lui che la stava osservando seduto al centro del letto a gambe incrociate, e con un’espressione in viso che lasciava chiaramente trasparire che fosse irritato.

-Adesso usi perfino la porta per entrare?-

-Se non sbaglio è stata tua l’idea di vivere come gli esseri umani per integrarsi di più con loro- ultimamente non gli andava bene niente di quello che faceva lei e non riusciva a capirne il motivo, non sapeva il perché ma sentiva, e aveva visto, che il suo compagno era cambiato, ultimamente aveva strani atteggiamenti nei suoi confronti…molto freddi. Fino a poco tempo prima invece non faceva altro che starle dietro. Adesso le era quasi…antipatico, se voleva usare un termine tipicamente umano.

-Peccato che tu ti sia integrata un po’ troppo!- ribatté alzandosi dal materasso e avvicinandolesi fin quando non gli fu di fronte. Ad Axe sfuggì un sorrisino malizioso –Che c’è? Ti dà fastidio che io ci sia riuscita e tu no?- effettivamente lui nei panni di William non si era integrato così bene con gli eletti come aveva fatto lei, ma non era questo ciò che gli dava sui nervi.

-In fondo basto io a tenerli d’occhio, o non ti fidi di me?- continuò il demone dagli occhi di ghiaccio.

-Sei stata con quel moccioso?- le chiese non rispondendo alla sua domanda. Da quando stava con Takao, o almeno doveva fingere di starci, stava fuori dalla mattina alla sera, anzi che quel giorno era rientrata addirittura poco dopo l’ora di pranzo, pensò Baltazar.

-Non sarai geloso?-

-Ma fammi il piacere! La gelosia è un sentimento stupidamente umano!- ribatté infuriandosi ancor più di quanto già non fosse. La ragazza indietreggiò a quella sua reazione, erano secoli che lo conosceva ma mai una sola volta lo aveva sentito urlare rivolgendosi a lei. Che cosa gli stava succedendo?

-Ti sei innamorata di lui?- le ringhiò contro facendola sussultare e lasciandola completamente senza parole.

-Io non…- che domanda era? Non si sarebbe mai immaginata…rifletté sulle sue parole, doveva ammettere che con Takao stava bene, forse aveva ragione, ultimamente si era lasciata andare un po’ troppo, ma quel ragazzino riusciva a farla sentire così…umana. Quando era in sua compagnia riusciva quasi a dimenticarsi della sua missione e del perché in realtà lei fosse lì.

-Non ci posso credere!- sbottò l’altro interpretando quel suo silenzio al pari di una risposta affermativa.

-Hai dimenticato che noi siamo demoni? Non possiamo amare, non possiamo amare nessuno!-

-Allora noi…perché siamo stati insieme?- chiese in un fil di voce abbassando tristemente la testa che però fu costretta a rialzare subito dopo quando sentì due mani stringere con forza i suoi polsi, facendole male.

-Io non ti riconosco più…fino a poco tempo fa una simile domanda non ti sarebbe mai passata per la testa! Credi davvero che noi siamo stati insieme perché ci amavamo? Ma per favore Axe, sai benissimo anche tu che stavamo insieme solo perché ci attraevamo fisicamente e perché eravamo sulla stessa onda di malvagità! Non c’era nient’altro tra noi!- mollò la presa e se ne andò sbattendo la porta. Una classica reazione umana dettata dalla rabbia e dalla gelosia. Se era vero quello che aveva detto allora perché se la prendeva così tanto?

-Baltazar…- sussurrò la mora rimasta sola nella stanza.    

 

Si guardò intorno non potendo fare a meno di notare l’incredibile, e stancante avrebbe aggiunto, monotonia in cui quel posto era immerso. Camminavano per quel corridoio da quanto ormai? Aveva perso la cognizione del tempo, sapeva però che si era stufata di vagare all’interno di quella specie di deambulatorio infinito, possibile che quel palazzo fosse così immenso? Non riusciva a non chiederselo, senza contare che non aveva ancora capito cosa ci facesse esattamente là dentro. L’ultima frase pronunciata da Alena era stata quella che probabilmente lei, Hilary, aveva molte domande da fare…forse avrebbe finalmente ricevuto delle risposte? Ma se era così non comprendeva come potesse riceverle continuando a camminare, non poteva semplicemente esserci qualcuno disposto a dargliele?

Sussultò quasi quando vide improvvisamente comparirle davanti una grande porta, era lavorata con degli strani segni, probabilmente avevano un qualche significato mistico e sconosciuto e sembravano incisi sul bronzo. Una porta di bronzo, e dietro quasi sicuramente doveva esserci una stanza. Spostò l’attenzione sulla ragazza accanto a lei e rimase sorpresa vedendo che le stava sorridendo, un sorriso rassicurante e che, senza bisogno di accompagnamento vocale, le stava dicendo di non aver paura e di entrare. La brunetta spinse le due ante del portone e si ritrovò in un sala illuminata da una luce accecante…

-Ti aspettavamo Hilary- una voce la costrinse ad aprire gli occhi, che aveva chiuso a causa dell’intensa luce improvvisa in cui si era ritrovata immersa appena aveva messo piede in quella stanza, e a scoprire con sua grande sorpresa che quel bagliore non le dava più fastidio…semplicemente perché era sparito, era durato un solo attimo. Non ebbe tempo di rielaborare quello che esattamente era successo perché la figura di un uomo anziano seduto su un imponente trono la distolse dai suoi pensieri.

-Chi siete?- domandò riferendosi anche agli altri due signori accanto a quello che aveva appena parlato.

-Noi siamo i Saggi- le rispose. Ah, ora mi è tutto più chiaro, pensò ironica, quella risposta in realtà non le aveva spiegato un bel niente, ma preferì rimanere in silenzio, aveva l’impressione che quelle persone fossero piuttosto importanti, meglio non contraddirle.

-Prima di tutto dobbiamo ringraziarti per aver liberato Alena dalla grinfie di Vagnus- esordì il Saggio che si trovava in mezzo agli altri due, probabilmente doveva essere il più anziano, o quello con più potere.

-Non capisco…io non ho fatto niente- si stava allenando a beyblade e improvvisamente dal nulla era apparsa l’ex-evocatrice, nient’altro.

-Sei stata tu a chiamarmi- le spiegò la biondina. Hilary spostò l’attenzione sulla ragazza che le stava a fianco cercando di comprendere il motivo per cui parlasse così, ma la sua espressione lasciava chiaramente trasparire che non ci riusciva. Non le pareva di aver usato i suoi poteri, se lo aveva fatto era stato inconsciamente ma…perché avrebbe dovuto?

-Ti serviva una guida, ricordi?-

-Io non…- spalancò gli occhi, ora che ci pensava poco prima che incontrasse Alena aveva pregato che qualcuno le dicesse cosa fare…possibile che fosse bastato per farla venire da lei? Indietreggiò di un passo, non riusciva a crederci e contemporaneamente non capiva perché si stupiva tanto, ormai in quanto a stranezze doveva esserci abituata…

-Non avere paura- la voce dell’anziano la riscosse, richiamando l’attenzione delle ragazze su di lui.

-Vogliamo mostrarti una cosa Hilary…sei qui per questo…-

 

TO BE CONTINUED...     

 

Rullo di tamburi!! Mi interrompo qui…il seguito alla prossima puntata!! Aspetto numerosi i commy!! Scusate se sono telegrafica ma è tardi!! Ciao!!!                

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Capitolo 22
*** Il tempo delle spiegazioni ***


Dragoon subì passivamente l’attacco, non riuscì a difendersi, quel colpo era stato incredibilmente veloce e imprevedibile e so

Lo so, lo so!! Sono in megaritardo!! Chiedo umilmente scusa ma questi giorni sono stati infernali, gli ultimi compiti e interrogazioni tutti insieme!! Ma martedì finisco scuola quindi potrò dedicarmi a scrivere molto più spesso, e vi prometto che impiegherò molto meno per il prossimo cap!! Beh, visto che vi ho fatto aspettare tanto termino qui! Ringrazio: solarial (tra Takao e Axe non l’avresti mai pensato?? E questo è niente!!); LightAngel; super gaia; elena96 (altri siti di fanfic io conosco manga.it, ma forse lo conosci già anche tu…); Kayx_chan; Carolina37; Leticia23 (non preoccuparti, si è capito benissimo quello che volevi dire!! ^_^); Hilla89; katia37; hilaria…un kiss!!

 

 

Si guardò intorno non impiegandoci molto a capire dove si trovava…o meglio sapeva di essere già stata in quel posto, anche se non aveva la minima idea di che luogo fosse. Un’immensa vallata si estendeva davanti ai suoi occhi, al cui centro si ergevano quelle che avevano tutta l’aria di essere antiche rovine in mezzo alle quali sembravano danzare strane fiammelle colorate…si, era già stata lì, prima di partire per gli Stati Uniti e di scoprire di essere l’evocatrice. Stava ancora per riprendersi dalla sorpresa quando la sua attenzione fu catturata dal Saggio che fino a poco prima era stato seduto sul trono, che in cinque semplicissime parole le spiegò cosa era accaduto. Il Giardino Delle Luci Eterne. Tornò con i suoi occhi a scorgere l’orizzonte, ora finalmente aveva capito il perché quel giorno si era ritrovata lì di punto in bianco. Stavano cercando si comunicarle qualcosa e quel qualcosa probabilmente era che lei sarebbe stata la futura prescelta, o che in un modo o nell’altro avrebbe avuto a che fare con tutto ciò che aveva visto. Certo che potrebbero aggiornarsi, pensò ironica, siamo nel ventunesimo secolo e ancora non sanno che esiste il telefono.

-Noi non utilizziamo il telefono- quella frase la fece sussultare come non mai, possibile che potesse leggerle nel pensiero? Si portò una mano al petto cercando di tornare a respirare regolarmente, fantastico, ci mancava solo quello! Adesso non era neanche più libera di pensare a ciò che le pareva, doveva ammettere che cominciava a stufarsi, voleva ritornare a casa, sul suo mondo.

-Vorrei farti conoscere qualcuno, anche se l’hai già incontrata una volta- continuò il vecchio con la barba. Hilary sospirò cerando di rilassarsi, magari se avesse fatto come diceva lui sarebbe tornata indietro ad allenarsi con il suo beyblade, come stava facendo prima che Alena facesse la sua entrata in scena apparendo dal nulla.

 

-Ciao!-

-Ah, ciao Max- fece Mariam senza entusiasmo prima di tornare a rivolgere l’attenzione oltre l’orizzonte, interessandosi alle case che si potevano scorgere in lontananza da lassù. Il biondino si sedette accanto a lei, facendo attenzione a non scivolare, aveva fatto non poca fatica ad arrampicarsi sul tetto della casa di Takao, c’erano pochi appigli a cui aggrapparsi. Si chiedeva spesso come mai alla sua amica piacessero tanto i luoghi alti, lui se solo provava a guardare verso il basso correva il rischio di farsi prendere dalle vertigini. Però doveva ammettere che quel venticello fresco che gli scompigliava dolcemente i capelli gli provocava una piacevole sensazione, senza contare che con quel caldo torrido della stagione era l’ideale.

-Vuoi qualcosa?- gli domandò continuando a contemplare la città davanti a lei.

-Niente di particolare- le rispose –Solo sapere come stai-

La blader gli rivolse lo sguardo chiedendogli il motivo con una semplice espressione del viso, non era stata malata in quei giorni, allora perché voleva saperlo?

-Ultimamente mi sei sembrata un po’ strana…- ribatté l’americano alzando le spalle.

-Non c’è bisogno che ti preoccupi per me, so badare a me stessa- reagì fredda.

-Lo so, mi preoccupo solo perché tengo a te-

Le sue gote si colorarono di un rosso porpora che risaltava immediatamente, così in contrasto con i suoi capelli, le sentì diventare improvvisamente calde tanto che fu costretta a voltare la testa dall’altra parte sperando che il suo compagno non se ne accorgesse. Perché tengo a te. Possibile che non si sentisse minimamente in imbarazzo nel dirlo? Era vero, lui era un tipo estroverso, ottimista, allegro, ma non si aspettava che dicesse quello che provava così apertamente. Lei, al suo contrario, faceva fatica ad ammettere quello che aveva nel cuore anche con se stessa…

-Ehi, guarda chi sta appena uscendo!- esclamò riscotendola dai pensieri in cui si era immersa.

-Rei! Mao!- li chiamò a gran voce, vedendoli varcare la soglia del cancello del giardino della villa di Takao. I ragazzi alzarono lo sguardo su di lui salutandolo con un gesto della mano prima di tornare ad avviarsi dove erano diretti.

-Sono carini insieme- dichiarò mentre un sorriso gli compariva sul volto.

-Si…- annuì vaga Mariam, ancora imbarazzata per quanto gli aveva detto poco prima. Si passò una mano tra i capelli, scostando una ciocca ribelle che le era andata davanti agli occhi. Non sapeva cosa dire, con quel ragazzo si trovava bene ma allo stesso tempo a disagio.

-Senti Max…dicevi sul serio prima?-

-Quando?-

-Quando hai detto che tieni a me…- precisò anche se la sua voce era ormai ridotta ad un sussurro. A dire la verità non sapeva neanche lei il motivo per cui glielo aveva chiesto, l’argomento la imbarazzava parecchio e ritornarci non era di certo un modo per sentirsi meno impacciata.

-Si…certo- arrossì lievemente, cosa che stupì la blader dal momento che poco prima, quando glielo aveva detto per la prima volta, le era parso tanto tranquillo.

-Nessuno me lo aveva mai detto…- gli disse raddolcendosi mentre quasi inconsciamente il suo viso si ritrovò sempre più vicino a quello del biondino.

-Max, io…- biascicò bloccandosi a pochi centimetri dalla sue labbra ma non poté continuare la frase dal momento che il ragazzo l’aveva fatta tacere poggiandole un dito sulla bocca. In un attimo azzerò la distanza che li separava, dando vita ad un bacio dolcissimo.

-Resta con me…-                 

 

Restò incantata a guardarla attentamente, era di una bellezza delicata ed angelica, i suoi occhi color ghiaccio, semitrasparenti, i suoi lineamenti delicati, che pure esprimevano un’incredibile forza, il suo corpo emanava una strana e avvolgente luce bluastra, un’aura che sembrava celare quella potenza divina di cui era dotata, e la pietra rossa incastonata al centro della fronte brillava come non mai.

Il Saggio aveva ragione, lei la conosceva già…l’aveva vista tempo prima, lo stesso giorno in cui si era improvvisamente ritrovata, senza capire come, in quel posto che ora sapeva essere Il Giardino Delle Luci Eterne. La brunetta si avvicinò alla figura appena comparsa davanti a lei, scrutando nelle sue iridi, quando l’aveva incontrata per la prima volta non aveva la minima idea di chi si trattasse anche se inconsciamente sapeva che esisteva un legame…ed ora tutto le pareva così chiaro.

-Lògos- sussurrò il suo nome provocando l’accenno di un sorriso sulle labbra di Alena, rimasta accanto alla ragazza in silenzio fino a quel momento, ad osservare la scena, mentre l’uomo anziano che aveva portato Hilary in quel luogo etereo rimaneva del tutto impassibile, non era affatto stupito del fatto che l’evocatrice avesse riconosciuto la guardiana delle Essenze.

“Tu sei l’unica che può garantire l’armonia in questo luogo di pace e nel tuo mondo”

-Perché proprio io?- finalmente poteva rivolgere a qualcuno quella domanda che le premeva nel petto ormai da tempo. La biondina osservò la scena con un improvviso velo di delusione negli occhi. Abbassò lo sguardo a terra sconfortata.

-Tu non sei più l’evocatrice…non puoi sentire la voce di Lògos- risollevò immediatamente la testa spostando l’attenzione sul Saggio che molto probabilmente aveva letto nei suoi pensieri, era vero, non ricopriva più quel ruolo da molto tempo ormai, si era dimenticata che solo i prescelti potevano sentire la voce di Lògos, solamente loro avevano la capacità di farlo. Mille anni prima era stato lo stesso anche per lei.

“Perché pensi che io ti abbia scelta?”

La quindicenne sembrò stupirsi, era stata Lògos a decidere che lei diventasse un’evocatrice? Da lei derivavano tutti quei poteri?

-Io non…non lo so…- rispose flebile, per quanto si sforzasse non riusciva a non pensare che buona parte della causa della morte dei suoi genitori era dovuto al fatto che lei era stata scelta per combattere Vagnus, senza che nessuno le avesse mai chiesto niente, senza che nessuno l’avesse interpellata. Contava così poco quello che pensava al riguardo? Non aveva mai chiesto di diventare ciò che era ed essere costretta ad un simile destino.

-Io non lo so- ribadì –Ci sono moltissime altre persone sul nostro mondo perché proprio io tra tante? Io non capisco!- strinse i pugni cercando di moderare il tono di voce che già aveva cominciato ad alzare eccessivamente.

“Non posso dirtelo io” quelle parole rimbombarono nella sua mente, risuonarono forti come un’eco martellante che non voleva proprio decidere a smettere di battere.

-Perché no? Allora che cosa ci sto a fare qui?!- era assurdo, era stata condotta fino là per comprendere che nessuno aveva le risposte alle sue domande, anzi ad una sola e semplice domanda ma non per questo poco importante. Era andata via da casa, aveva lasciato i suoi amici liquidandoli con una semplice lettera e adesso scopriva che era stato tutto inutile? Tre mesi in completa solitudine cercando di superare il dolore per la scomparsa dei suoi genitori, non era stato facile e ancora non era sicura di esserci riuscita. Ma almeno sperava che lontano da Tokyo avesse trovato ciò che cercava…invece a quanto pareva non era così.

“La risposta…dovrai cercarla in te stessa, e solo quando l’avrai trovata potrai accettarti per quello che sei”

-No io…io non capisco, non ci riesco!- non sopportava di sentirsi così debole, non sopportava che le lacrime scendessero dai suoi occhi contro la sua volontà, proprio come le stava accadendo in quel momento.

Alena chiuse gli occhi, quella scena se la ricordava perfettamente, solo che al posto di Hilary c’era lei…era accaduta esattamente la stessa cosa, avrebbe voluto esserle d’aiuto e c’era solo un modo per farlo. Si avvicinò alla brunetta poggiandole una mano sulla spalla e le asciugò le guance bagnate con quella libera.

-Torniamo a casa Hilary- le disse. La giapponese sollevò lo sguardo incrociando quello della biondina…per casa non intendeva quella a Kawasaki…

 

“Un passerotto imparerà a volare solo quando sbatterà le sue ali…non scordarlo mai Hilary…”

 

-Toglimi una curiosità- fece il capitano dei Bladebreakers rivolto a Phoebe, che seduta su un muretto lo guardava allenarsi a beyblade. La ragazza inclinò leggermente la testa di lato aspettando che continuasse.

-E’ un po’ che William non si fa vedere, è successo qualcosa?-

La mora sussultò appena e abbassò lo sguardo assumendo immediatamente un’espressione seria e triste allo stesso tempo tanto che il giapponese le si avvicinò sedendosi accanto a lei mentre la sua trottola continuava a ruotare incessantemente nel bel mezzo del parco.

-Beh…abbiamo litigato- gli spiegò, in fondo non aveva mentito.

-Allora non c’è da preoccuparsi, anche io e mio fratello litighiamo ma poi alla fine facciamo sempre pace!- la consolò sfoggiando un sorriso rassicurante. Il demone spostò l’attenzione su di lui, sperava che avesse ragione.

-Gia…- si sforzò di ricambiare il sorriso, peccato che William non sia mio fratello, pensò, e che probabilmente non mi perdonerà mai.

-Takao!-

-Ragazzi, che ci fate qua?- domandò rivolgendosi agli ex-componenti dei Bladebreakers più Daichi.

-Avevamo pensato di andare a prendere un gelato e volevamo chiederti se ti andava di venire con noi- gli spiegò Max quando lo ebbe raggiunto, insieme ai suoi compagni.

-Certo che gli va! Quando si tratta di mangiare Takao è un pozzo senza fondo!-

-Parla per te scimmia!- urlò mollando un sonoro pugno sulla zucca del ragazzino. Il rossino stava per ribattere quando qualcosa glielo impedì, catturando in un attimo l’attenzione di tutti i presenti. Un beyblade dai colori dell’oro, brillando abbagliante sotto i raggi del sole colpì in pieno quello del blader giapponese facendolo traballare parecchio. Dragoon infatti subì passivamente l’attacco, non riuscì a difendersi, quel colpo era stato incredibilmente veloce e imprevedibile e soprattutto potente, riuscire a cogliere di sorpresa un beyblade come quello di Takao e a scaraventarlo ai piedi del blader non era di certo un’impresa in grado di essere compiuta da molti.

La trottola dorata, con la stessa eleganza e grazia dimostrata nello scontro, ritornò nelle mani di chi l’aveva lanciata facendo convergere lo sguardo dei ragazzi su di lui…o meglio, su di lei. Non potevano credere ai loro occhi ma la persona che si ritrovavano davanti era proprio…

-Hilary!- esclamò il capitano dei Bladebreakers appena si fu ripreso mentre la brunetta riponeva il suo bey, che ormai sapeva guidare alla perfezione, nella tasca dei jeans e subito dopo sfoggiava un sereno sorriso.

-Ciao! Vi sono mancata?- domandò come se fosse andata in vacanza per tre mesi. Kai non riusciva a staccare gli occhi da lei, aveva paura che se l’avesse fatto sarebbe potuta sparire di nuovo.…

-Voglio presentarvi una persona- continuò non facendo troppo caso all’espressione a dir poco scioccata e confusa dei suoi amici –Lei è Alena- presentò la biondina che le stava accanto accompagnando le parole con un gesto della mano.

 

-Sei stata bene in questi ultimi tre mesi?- Kai spostò l’attenzione da Hilary e gettò uno sguardo disinteressato al paesaggio sottostate al belvedere, oltre il quale era possibile dominare il mare, limpido e calmo. La brunetta osservò il suo volto, impassibile come sempre, la sua voce era stata così…fredda, le era suonata tanto come un rimprovero, nonostante a chiunque sarebbe sembrata assolutamente atona. Forse era arrabbiato con lei per essersene andata in quel modo, in fondo non avrebbe avuto tutti i torti. Un sorriso però incurvò le sue labbra, non le importava se era arrabbiato l’unica cosa che contava era che dopo tanto tempo aveva finalmente potuto rivederlo, parlarci di nuovo, rimanere in silenzio con lui di nuovo…si gettò tra le sue braccia poggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi, rilassandosi ascoltando il battito regolare del suo cuore.

Il russo si irrigidì, non si aspettava una simile reazione improvvisa da parte sua –Che ti prende?-

-Avrei voluto chiamarti…- esordì –non immagini nemmeno quante volte sono stata tentata di prendere il telefono per sentire la tua voce…mi sei mancato Kai-

-Sei diventata davvero forte a beyblade- le disse portando una mano all’altezza della vita della ragazza. Si stava riferendo all’episodio di poco prima, era vero che Takao era stato colto alla sprovvista, ma un beybalde come Dragoon non si sarebbe fatto buttare fuori campo da un principiante, per questo poteva affermare che lei non lo era, o almeno non lo era più. Possibile che in poco tempo avesse raggiunto un simile livello?

-Mi sono allenata molto-

-E c’era bisogno di andartene per allenarti? Credevi che non sarei stato in grado di insegnarti?- si scostò da lei lanciandole una delle sue solite occhiate raggelanti, mentre serio incrociava le braccia al petto.

-No Kai! Non sono andata via per questo!- si chiese se davvero pensasse una cosa del genere, non era certo per quello il motivo per cui era fuggita a Kawasaki, anche lei avrebbe preferito rimanere con lui, ma aveva bisogno di riflettere, aveva bisogno di stare da sola per qualche tempo senza che qualcun altro la influenzasse.

Il russo le diede le spalle allontanandosi di schiena per dirigersi chissà dove, sapeva perfettamente anche lui che non se era andata per quello e a dire la verità non sapeva il perché si stesse comportando in quel modo con Hilary, per tutto il periodo della sua assenza non aveva fatto altro che pensarla e adesso che era lì davanti ai suoi occhi si era fatto sopraffare dalla rabbia.

-Kai…- la sua voce lo bloccò –sono ancora la tua ragazza?- gli domandò con il cuore che le batteva a mille e pareva proprio non avesse la minima intenzione di decelerare. Quei momenti d’attesa la stavano uccidendo, ognuno di essi durava un’eternità, non erano mai stati così lunghi.

-Perché?- si volse verso la blader incrociando il suo sguardo.

-Cosa?- balbettò quasi sussurrando.

-Perché te ne sei andata?- specificò eludendo per il momento la domanda che gli aveva posto. La brunetta inspirò a fondo prima di dire –Non volevo che ti accadesse qualcosa…non volevo che accadesse qualcosa di brutto a voi per colpa mia, non me lo sarei mai perdonato. Avevo bisogno di risposte che qui non potevo trovare, Kai, per questo sono andata via-

-E hai trovato ciò che cercavi?- le si avvicinò.

-In parte si- si limitò a rispondere, anche se la parte che più le interessava ancora non le era chiara. Prima o poi però l’avrebbe capita…forse, così le aveva detto Lògos e anche Alena, non è che si fidasse molto della custode delle Essenze, ma dell’ex-evocatrice si fidava, sentiva che tra loro esisteva un legame speciale, probabilmente perché entrambe erano accomunate da qualcosa. Alzò i suoi occhi color cioccolata e vide che il ragazzo davanti a lei aveva voltato la testa verso il mare che si poteva ammirare all’orizzonte, di nuovo…

-Non mi hai ancora risposto- dichiarò per attirare la sua attenzione –Sono ancora la tua ragazza?-

Il russo spostò le sue iridi ametista su di lei, osservandola. Aveva una faccetta preoccupata da riuscire a sciogliere perfino un tipo freddo come lui. Dolcemente le sollevò il volto con un dito avvicinandosi alle sue labbra e fermandosi a pochi centimetri di distanza.

-Sempre- le disse mentre vedeva comparire un sorriso sul suo viso, le era mancata anche a lui…e di una cosa era certo: non le avrebbe permesso di allontanarsi di nuovo…

 

-Da quanto tempo con ci vediamo Axe!- esclamò Alena arrivandole di spalle. La mora stava sulla strada del rientro a casa ma si fermò, senza voltarsi. Sapeva che sarebbe venuta da lei, lo sapeva dal momento in cui aveva incrociato il suo sguardo quando era arrivata insieme ad Hilary e le aveva lanciato un’occhiata che non aveva bisogno di essere accompagnata dalle parole. Per un attimo aveva anche temuto che avesse potuto rivelare tutto svelando chi fosse in realtà ma fortunatamente per lei non lo aveva fatto. In fondo doveva aspettarselo, l’ex-evocatrice non era il tipo di persona a cui piaceva provocare, anche se era passato un millennio dall’ultima volta che si erano viste non l’aveva scordata; e come avrebbe potuto? Era stata colpa sua se i piani di Vagnus erano andati a l’aria e di conseguenza anche i suoi…

-Che intenzioni hai?- le chiese schietta –Vuoi conquistarti la fiducia degli eletti e pugnalarli alle spalle quando meno se lo aspettano? Sarebbe da te- continuò imperterrita.

Phoebe strinse i pugni…aveva messo i bastoni tra le ruote al signore del male, aveva sfumato i suoi progetti ambiziosi e quelli di Baltazar…anche se adesso…

-Allora? Una risposta sarebbe gradita- fece portandosi le mani sui fianchi, spazientita.

-Il mio piano era questo…-

-Era?- alzò un sopracciglio domandandosi perché avesse usato un verbo al passato.

-Non ho più intenzione di schierarmi dalla parte di Vagnus- ecco l’aveva detto, aveva finalmente fatto prendere forma alla decisione a cui non aveva fatto altro che pensare negli ultimi giorni, dentro di sé credeva che quella fosse la cosa migliore da fare, passando sempre più tempo con gli eletti, e soprattutto con Takao, si era resa che ciò che voleva ottenere il signore del male era assurdo…perché voleva conquistare e sottomettere gli esseri che abitavano in quel mondo? Non sarebbe stato meglio se ognuno fosse stato al suo posto a vivere la propria vita come meglio poteva, senza più conflitti, senza più rischiare la morte? Sospirò, lei era un demone eppure si faceva certe domande, cosa che fino a poco tempo prima non le sarebbero mai passate per la mente, era cambiata, tutto sommato aveva ragione Baltazar…già Baltazar, in quella sua decisione una buona parte di influenza l’aveva avuta anche lui, e forse era stato proprio il loro litigio a farle scegliere di imboccare definitivamente quella strada; ma il fatto era che lei non aveva più motivo di conquistare il mondo terreno, ormai non aveva più senso…

-Come hai detto scusa?- Alena rimase spiazzata, che significava che non aveva più intenzione di schierarsi dalla parte di Vagnus. Era impossibile, o forse la stava semplicemente prendendo in giro. Molto probabilmente era così, magari la sua era una trappola in cui se non stava attenta avrebbe potuto rischiare di cadere ingenuamente.

-Ci sono state delle cose che mi hanno fatto cambiare idea- le spiegò voltandosi verso la biondina –Non voglio più stare dalla parte di Vagnus-

-Certo! Come no!- ribatté ironica.

-Se non mi credi non posso biasimarti ma io sto dicendo la verità, e per dimostrartelo vi aiuterò a sconfiggerlo-

L’ex-evocatrice rimase sconcertata, lasciò andare le braccia lungo i fianchi, perplessa, chiedendosi se davvero stesse dicendo sul serio. Eppure era assurdo, non aveva previsto nulla del genere da parte sua, e poi non capiva da cosa dipendesse quel suo improvviso cambiamento. Certo non poteva dire di fidarsi ciecamente di lei, era ovvio dato quello che era accaduto mille anni prima, però le sembrava sincera. E se diceva la verità? Doveva ammettere che un aiuto da parte di qualcuno che possedesse poteri sovraumani sarebbe stato un gran bel passo avanti…ma se stava mentendo e si stava prendendo gioco di lei? Non poteva rischiare.

-Dice la verità- una voce costrinse le due a voltarsi ritrovandosi faccia a faccia con Baltazar, sotto le spoglie di William naturalmente. Alena indietreggiò ricordandosi che il loro ultimo incontro non era stato affatto piacevole.

-Tranquilla, non ho intenzione di riportarti da Vagnus- fece in risposta alla sua reazione –Sono venuto solo per confermati la versione dei fatti di Axe, credevo che non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo ma a quanto pare mi sbagliavo…a quanto pare ha davvero intenzione di voltare le spalle all’intero mondo demoniaco- continuò pronunciando con un accento quasi rabbioso quell’ultima frase.

-Quel ragazzino ti ha fatto perdere la testa- aggiunse rivolgendosi alla sua ormai ex-compagna e lanciandole uno sguardo gelido.

-Ascoltami bene, hai preso la tua decisione ma ricordati che non potrai più tornare indietro, la prossima volta che ci incontreremo saremo nemici-

-Baltazar, aspetta! Perché non passi anche tu dalla nostra parte!- disse cercando di fermarlo.

-Stammi a sentire- fece avvicinandolesi pericolosamente –Tu ti sei messa dalla parte dei mocciosi ma non puoi aspettarti che io faccia lo stesso!- le urlò.

-Perché…perché continui a stare con Vagnus?-

Il demone dai capelli color fuoco indietreggiò fermandosi senza staccare lo sguardo da lei quando le fu a qualche metro di distanza. Un ghigno comparve sulle sue labbra prima di sparire smaterializzandosi davanti a suoi occhi.    

 

-Ciao-

Alzò la testa fino a quel momento poggiata sulle ginocchia, strette al petto, stremata dal viaggio nel Giardino Delle Luci Eterne, fisicamente non si era mossa dal momento che era stata Alena a condurcela, e ancora non aveva capito come, ma psicologicamente era esausta anche se non riusciva a spiegarsene il motivo. Si sentiva appesantita, ancorata alla terra, prigioniera di una gabbia illusoria fatta di sbarre di dubbi. Costretta in una frase, una semplice frase…“La risposta…dovrai trovarla in te stessa, e solo quando l’avrai trovata potrai accettarti per quello che sei”.

I suoi occhi incrociarono quelli ghiaccio di Yuri.

-Ciao…- si alzò rimanendo però appoggiata con le spalle al muro della palestra. Doveva ammettere che si sentiva piuttosto a disagio con lui, l’ultima volta che si erano parlati non era stata una conversazione piacevole, le aveva detto cose che l’avevano lasciata scossa.

-Come stai?- le chiese.

-Bene- rispose telegrafica.

-Ascolta io…- esordì il russo, aveva intenzione di chiederle quale era stato il motivo che l’aveva spinta ad andarsene mesi prima, che cosa avesse fatto in quel periodo, se fosse stata bene, ma l’aria piuttosto sfinita della brunetta lo fece demordere dall’impresa –l’ultima volta che ci siamo parlati sono stato un pò brusco con te e io…non volevo che finisse così-

-Non fa niente, in fondo…- si bloccò prima di terminare la frase, abbassando lo sguardo non sapendo come continuare. O meglio, sapeva come continuare ma temeva che il seguito l’avesse fatto arrabbiare, lui non sopportava essere compatito, l’ultima volta che si erano visti glielo aveva detto chiaro e tondo.    

-Non devi sentirti a disagio quando sei con me- le disse poggiando una mano allo stipite della porta e fermandosi sulla soglia, dandole le spalle. Hilary sollevò gli occhi da terra, in effetti era stata nervosa per tutto il tempo che ci aveva parlato.

-So che nel tuo cuore c’è solo Kai, non devi preoccuparti, anzi ti prego…comportanti con me come fai con gli altri- altrimenti mi faresti solo male, aggiunse mentalmente.

La quindicenne lo vide allontanarsi e dirigersi verso il giardino, pensando di ritrovarsi in una situazione assurda, fino a poco tempo prima i ragazzi non si interessavano a lei, nessuno le aveva mai detto o fatto capire che gli piaceva.

-Stai bene?- Kai era entrato nella stanza notando la giapponese persa nei suoi pensieri.

-Kai tu…- sussurrò evitando di rispondere –se un giorno dovessi perdere i miei poteri tu…insomma, ti piacerò ancora?- chiese ingenuamente cogliendo il blader di sorpresa che la guardò con un’espressione stranita in volto, non riuscendo a comprendere il motivo per cui gli stesse ponendo una simile domanda. Il cuore della ragazza prese a battere sempre più forte, come se avesse appena corso una maratona interminabile. In effetti se ci pensava razionalmente la prima volta che l’aveva baciata era stata dopo la scoperta che l’evocatrice fosse lei.

-Non capisco dove vuoi arrivare- ribatté serio avvicinandosi a lei e fissandola con uno dei suoi soliti sguardi raggelanti.

-Io vorrei solo sapere perché…perché ti piaccio- dichiarò prendendo non poco coraggio.

-Io…non lo so- replicò, aveva una confusione pazzesca in testa, la maggior parte causata da lei, non aveva la minima idea di cosa rispondere e tanto meno capiva cosa le fosse preso.

-Io perché ti piaccio?-

La brunetta restò spiazzata. Perché le pareva tanto strana quella domanda che era stata a porgli lei stessa, la stessa identica domanda? Probabilmente perché non sapeva cosa dirgli.

-Non lo so…mi piaci e basta- incrociò le iridi ametista del russo mentre la stanza sprofondava nel silenzio più totale. Il sedicenne abbozzò un sorriso, sorriso che venne ricambiato dalla sua ragazza. Con una mano le prese il volto facendo in modo che i loro visi si ritrovassero sempre più vicini e come fosse la cosa più naturale del mondo le loro labbra si sfiorarono teneramente. Hilary chiuse gli occhi lasciandosi completamente trasportare da quella sensazione bellissima che la attraversò dalla testa ai piedi, quanto le era mancato quel contatto, i suoi baci che la facevano impazzire…si chiese come aveva potuto vivere senza per così tanto tempo. Sentì la mano di Kai scendere dalla sua guancia al suo collo, per poi fermarsi alla spalla e cingerle la schiena, stringendola forte a lui. Lei invece si lasciò cullare dalla sua forte stretta, ricambiando il bacio, dolce e passionale allo stesso tempo. Sarebbe rimasta così per sempre, custodita dal suo corpo, dal suo calore…peccato che l’eternità non esisteva sul loro mondo…

-Ah-ehm- un colpo di tosse li costrinse a separarsi –Scusate se interrompo…- fece Rei un po’ imbarazzato. La brunetta si separò dal russo abbassando lo sguardo mentre le sue gote si coloravano di un rosso pomodoro accesso.

-Capisco che voi abbiate di meglio da fare però, insomma, noi siamo tutti in giardino, stiamo aspettando solo voi-

-A-arriviamo- rispose impacciata, mentre il russo già stava sfrecciando verso la porta sorpassando il compagno.

Il blader cinese guardò l’amico dirigersi verso il giardino, quando gli era passato accanto avrebbe giurato di averlo visto arrossire…

 

TO BE CONTINUED…

 

Ecco compiuto un altro cap!! Ormai non manca molto alla fine, credo due o tre cap…dovrò vedere!! Commentate please!! E grazie a tutti quelli che mi hanno seguita fino a qui!! ^__^

               

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Capitolo 23
*** L'inizio della storia ***


Kai ed Hilary raggiunsero il resto del gruppo in giardino

Visto?? Questa volta ci ho messo poco a mettere un nuovo cap!! Questo sarebbe il terzultimo!! Eh si ormai manca poco alla fine! Allora come al solito passo a ringraziare chi ha commentato: LightAngel; Katia37; super gaia; solarial (spero continuerai al più presto la tua bellissima fic!); Leticia32; Carolina37 (grazie per avermi espresso la tua opinione ma non cambierò il mio modo di scrivere proprio perché è “il mio modo di scrivere”, né cambierò il contenuto perché piace a molti ma soprattutto piace a me!); Jaly Chan (mi chiedevo che fine avessi fatto!! Ogni tanto sparisci e poi ricompari!! Sono contenta che tu sia riuscita a commentare! Ah, se ti capita cerca di fare una capatina al forum, c’è Isa che ti cerca!). Ok, ora diamo inizio al cap!

 

 

Kai ed Hilary raggiunsero il resto del gruppo in giardino che probabilmente non era mai stato affollato come quel giorno. Avevano riunito tutti per il ritorno della brunetta ma soprattutto per conoscere Alena e sapere qualcosa in più su di lei e su Vagnus, farsi raccontare i fatti da qualcuno che aveva vissuto in prima persona quell’esperienza significava partire avvantaggiati, e di certo nessuno andava meglio di colei che aveva rivestito il ruolo dell’evocatrice in passato.

Come prevedibile la biondina fu ricoperta di domande a cui aveva pazientemente risposto cercando di essere il più chiara possibile, non era facile per lei parlare davanti ad un così alto numero di persone, persone che oltretutto non conosceva nemmeno. Aveva una personalità estroversa, almeno all’apparenza, però non erano poche le volte in cui preferiva la solitudine alla compagnia. La tranquillità dei suoi pensieri era l’unica cosa che riuscisse a rilassarla per quanto questi potessero essere confusi o tristi. Per lo stesso motivo non amava parlare molto di sé, o meglio non amava parlare di quello che provava, dei suoi sentimenti, per quanto invece riguardava vicende che magari le erano accadute, esterne in qualche modo, non aveva problemi a raccontarle…solo che tralasciava le sue emozioni. Si limitava all’esposizione dei fatti così com’erano, né più né meno. Erano poche le persone con le quali riuscisse ad aprirsi completamente. Tranquilla, non impulsiva, precisa, probabilmente erano quelle le parole che chiunque avrebbe usato per descriverla.

-Toglimi una curiosità…come fai ad essere qui? Voglio dire, tu appartieni al mondo di mille anni fa- domandò Takao curioso facendosi portavoce anche dei suoi compagni, che si stavano chiedendo tutti esattamente la stessa cosa.

-Ecco…ci sono cose che mi sono state impedite di rivelarvi- rispose scendendo da uno dei grandi sassi che tracciavano il contorno del piccolo stagno, sentendosi troppo al centro dell’attenzione per i suoi gusti.

-Impedite? E da chi scusa?-

-Insomma Takao, se ti ha detto che non può dirvelo non insistere!- lo rimproverò Hilary, che invece aveva già una mezza idea di chi potesse essere stato. Da tipi, per così dire, rigorosi e antiquati come loro c’era da aspettarselo. Probabilmente seguivano la filosofia del “meno gente ne è a conoscenza meglio è”.

-Tu sai qualcosa vero?- le chiese indagatore.

-Anche se fosse non te lo direi- ribatté mentre il capitano intrecciava le mani dietro la testa sbuffando. Solo allora si rese conto che le era davvero mancata in quei tre mesi che era stata via.

-Cos’è che puoi dirci allora?- il professore aprì il suo inseparabile computer intenzionato a prendere appunti, così non si sarebbe fatto trovare impreparato per qualsiasi evenienza.

-Lo scontro contro Vagnus, volete conoscere come sono andate le cose?- sorrise appena, certa della loro risposta. Sarebbe stato assurdo il contrario, e poi lei era lì proprio per quello, preparare l’evocatrice e gli eletti all’imminente discesa del signore del male sulla Terra.

-Sapere come si può sconfiggerlo sarebbe davvero un bel passo avanti. Senza contare che finalmente ci sarà qualcuno che ci dirà le cose senza filastrocche varie ed incomprensibili- commentò Lai alludendo chiaramente agli Scudi Sacri.

-Non sono filastrocche ma profezie! Ed inoltre sono chiarissime!- ribatté Mariam, l’unica presente della sua squadra in quel momento, sentendosi offesa.

-Se lo dici tu- replicò il cinese per niente convinto.

-Avrei una domanda!- interruppe Max alzando la mano, quasi come se stessero a scuola, in una classe –Perché Vagnus ci tiene tanto a sottomettere il nostro pianeta e gli esseri che ci abitano?- continuò rivolto all’ex-evocatrice.

-Perché il male vuole sempre avere qualcosa da sottomettere, è sempre stato così!- rispose Takao convinto che quello potesse essere l’unico motivo, in fondo non era la prima volta che qualcuno aveva tentato di fare qualcosa del genere, anche se non in maniera così grande, era ovvio.

-In realtà non è solo questo il motivo- lo corresse Alena attirando nuovamente l’attenzione su di sé. C’era dell’altro sotto…spostò lo sguardo sulla ragazza mora seduta sul portico in legno della villa, vicino al capitano dei Bladebreakers. Phoebe sostenne la sua occhiata in silenzio, immobile, era certa che la biondina non si fidava ancora di lei nonostante la scena a cui aveva assistito tra lei e Baltazar, pensando probabilmente che si era trattata solo di una commedia per farla cadere in trappola. In fondo chi al suo posto non avrebbe creduto lo stesso? E se avesse detto tutto, compreso ciò che lei era in realtà? Si chiese come avrebbero reagito tutti quanti…eppure una parte del suo cuore sperava che quella parte nascosta di lei venisse allo scoperto al più presto, si era stancata di mentire, avrebbe voluto spiegare tutto, come stavano realmente le cose, ma la paura glielo impediva. Paura perché nessuno le avrebbe creduto e probabilmente sarebbero stati solo spaventati da lei e l’avrebbero mandata via, se non addirittura combattuta…ma lei ormai non aveva più un posto dove andare…

-Scusate ma voi vi conoscete?- domandò Daichi riferendosi a Phoebe ed Alena, anche se prima di ottenere una risposta avvertì un pugno sonoro colpirlo dritto dritto sulla testa –Perché non ragioni, pidocchio? Come fanno a conoscersi se Alena appartiene al passato di un millennio fa?-

-E’ vero! Non ci avevo pensato…eh eh…però non c’era bisogno di colpirmi così forte Takao!- gli urlò massaggiandosi il capo sul quale era spuntato un visibile bernoccolo.

-Te lo sei meritato!-

-Cosa hai detto?!-

-Vuoi fare a botte scimmia?!-

-Con piacere, ti aspetto sul retro!-

-Basta voi due, calmatevi!- Rei intervenne a dividerli cercando di mettere pace tra loro prima che cominciassero a sbranarsi a vicenda –Se non sbaglio Alena stava per dirci qualcosa di importante- i due litiganti interruppero la loro discussione, mortificati, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Il loro amico aveva ragione, non era il momento più adatto per mettersi a discutere, avevano cose ben più importanti a cui pensare.

-Scusaci…- fecero dispiaciuti.

-Ehm…non ce n’è bisogno…- li rassicurò ancora stupita, non si aspettava che gli eletti riuscissero ad essere così tranquilli nonostante ciò che stava per succedere, ovvero una possibile fine del mondo. Ma in fondo era meglio così, essere troppo in ansia non avrebbe giovato. Sorrise, doveva ammettere che quei ragazzi le piacevano.

-Allora, volevate sapere di Vagnus, giusto?- continuò preparandosi a raccontare sotto gli sguardi accondiscendenti dei suoi ascoltatori. Li invitò a sedersi comodamente perché quella sarebbe stata davvero una lunga storia…

 

-E’ passata dalla parte degli umani? Povera sciocca!- la risata diabolica di Vagnus risuonò irritante nell’aria. Baltazar abbassò lo sguardo rimanendo immobile, senza dire una sola parola. C’era una cosa che lo turbava e lo assillava dall’ultima volta che aveva parlato, o meglio, si era scontrato con Axe. Per quanto si sforzasse non riusciva a togliersi dalla mente le sue parole, quella sua domanda…perché continui a stare con Vagnus? Già, perché…non ci aveva mai pensato, non aveva mai sentito il bisogno di farlo, lui era sempre stato dalla parte dei demoni, dopotutto lui stesso era un figlio del male quindi per quale motivo non avrebbe dovuto portare il suo popolo al potere? Non era una cosa più che naturale garantire la sopravvivenza e la superiorità della propria specie? Eppure tempo prima era stata lei stessa a dirgli quelle parole, quando ancora non aveva strane idee per la testa, quando ancora non era passata dalla parte dei loro nemici, quando ancora non aveva conosciuto gli eletti e soprattutto lui…quel ragazzino…lui gliela aveva portata via.

-Non ho bisogno di smidollati al mio fianco, posso benissimo fare a meno di lei!- continuò non facendo caso all’insolito silenzio in cui si era immerso chi gli stava accanto.

-Anzi, è ora di andare ormai…finalmente il momento è arrivato- si sgranchì le braccia come si fosse appena svegliato da un lungo sonno. Dopo secoli di attesa sarebbe di nuovo tornato in scena e quella volta niente sarebbe andato storto.

-A proposito, vai a fare una visitina agli eletti e all’evocatrice, sai che mi piace che il mio arrivo sia annunciato-

-C’è anche Alena con loro- proferì atono Baltazar.

-Poco importa, lei non mi preoccupa. Avrei preferito che marcisse nelle prigioni per il resto dell’eternità ma non fa niente. E ora vai-

-Si…-ubbidì senza replicare, sapeva perfettamente a chi avrebbe fatto visita per primo…chiuse gli occhi cercando di captare la sua presenza mentre il suo corpo svaniva pian piano nel nulla, dissolvendosi come polvere al vento.  

 

-C’è qualcos’altro- dichiarò solenne, ne era certa, nella storia che aveva raccontato Alena c’era qualcosa che non la convinceva, ad essere più precisi, qualcosa che non le era chiaro, nascosta, come se l’ex-evocatrice avesse omesso volontariamente dei particolari. Nell’esposizione dei fatti era stata molto dettagliata, non aveva tralasciato niente, gli aveva detto esattamente come erano andate le cose durante l’ultimo scontro con Vagnus. Eppure qualcosa le suggeriva che non era tutto, Alena si era limitata a narrare la storia come se quella vicenda non l’avesse toccata più di tanto, non l’avesse riguardata da vicino ma fosse stata per lei come una semplice rappresentazione teatrale in cui il suo ruolo era semplicemente quello di spettatrice…ma Hilary sapeva che non era così, aveva provato una strana emozione, una sensazione mai provata prima e che era in grado di descrivere, anche perché la sentiva non sua, come se appartenesse a qualcun altro, come se appartenesse proprio a…

-Che intendi?- Kai interruppe il corso dei suoi pensieri facendola sussultare appena. La brunetta sollevò lo sguardo sul suo ragazzo, seduto in terra con la schiena posata tranquillamente alla parete di fronte a quella a cui era appoggiata lei. Il russo inclinò leggermente la testa da un lato in attesa di una risposta, vedendo la giapponese fissarlo come se avesse appena chiesto la cosa più assurda del mondo.

-Credo che Alena non ci abbia detto tutto- gli rispose dopo aver fatto mente locale di quanto gli aveva domandato il blader e aver elaborato la risposta.

-Cosa te lo fa credere?-

-Non lo so…- era difficile da spiegare a parole, forse impossibile. Era certa che il russo non potesse comprendere quello che provava, era qualcosa che sentiva legato solo all’ex-evocatrice ma non riusciva a capire, non tanto il perché, ma il come. Probabilmente era un nuovo potere, in fondo ne aveva scoperti diversi da quando se ne era andata da Tokyo, non aveva mai smesso di imparare. Oppure era per merito della Crystal, d’altra parte non doveva dimenticare che tutte quelle capacità decisamente sovraumane e che solo lei possedeva  derivavano tutte da quel piccolo oggetto. Si slacciò la catenina dal collo rigirando il ciondolo tra le mani e passandoci sopra le dita come se quello in qualche modo potesse rispondere a tutte le sue domande, e chissà, forse era davvero così. La sua faccia assunse un’espressione interrogativa, corrugò appena la fronte provando a riflettere…dunque, i suoi poteri provenivano dalla Crystal, la Crystal le era stata data da suo padre, che però non era a conoscenza di cosa in realtà fosse…o si? E se fosse stato proprio per quello il motivo per cui i suoi genitori erano stati uccisi? Non lo avrebbe mai saputo, non poteva più chiederglielo…scosse la testa, no, non poteva farsi prendere dai ricordi tristi, quello era davvero il momento meno adatto, se si fosse distratta avrebbe rischiato di fare la loro stessa fine e non avrebbe tardato a raggiungerli e per quanto lei desiderasse rincontrarli sapeva che loro non sarebbero stati affatto d’accordo, non così presto almeno. Cercò di rilassarsi tornando ai suoi ragionamenti, sapeva di sicuro che la Crystal non era arrivata a lei per caso ma per opera di Lògos stando a quanto aveva capito. Restava solo da comprendere perché l’Essenza Suprema aveva scelto proprio lei tra tanti. Sbuffò, tirando le somme giungeva alla conclusione che il viaggio nel Giardino Delle Luci Eterne non era servito a granché, di certo non a schiarirle le idee già confuse.

-Ehi, ma è incredibile!-

-Cosa Takao?- domandò Hilary al ragazzo che aveva appena spalancato la porta della palestra e l’aveva fatta tornare immediatamente con i piedi per terra costringendola involontariamente a mettere da parte per un momento i suoi pensieri.

-Eravate in palestra da soli e non vi stavate sbaciucchiando? Non ditemi che tra voi è già finita!-

-Takao!- lo ripresa la brunetta con le guance lievemente rosse. Ecco un’altra cosa che Hilary avrebbe assolutamente dovuto fare appena sarebbe finita la faccenda di Vagnus, non c’era neanche bisogno di appuntarlo scritto da qualche parte perché se lo sarebbe sicuramente ricordato: uccidere Takao, magari insieme a Daichi, come si diceva? “Prendere due piccioni con una fava!”

Kai si alzò dirigendosi verso il compagno, a cui rivolse un’occhiata indifferente prima di sorpassarlo e uscire.

-Ti diverte tanto farlo innervosire?-

-Dai Hilary! Sai come è fatto! Non è colpa mia, è lui che si innervosisce sempre per niente!- si giustificò il moretto –Quel ragazzo è troppo serio!-

-Tu invece sei troppo poco serio!- replicò alzandosi anche lei.

-Almeno sono simpatico!-

-Su questo avrei i miei dubbi!-

-Ma hai sempre la risposta pronta tu? Beh…lasciamo stare. Per caso hai visto Phoebe?- le domandò, dopo che Alena aveva terminato il suo racconto non l’aveva più vista da nessuna parte, in casa non c’era di sicuro.

-Veramente no- sorrise –Quando tutta questa storia sarà finita dovrai raccontarmi parecchie cose, come ai vecchi tempi-

Il blader le sorrise di rimando prima di tornare alla ricerca della sua ragazza, era strano che fosse sparita così all’improvviso senza avvertire nessuno, non era sua abitudine farlo. Non sapeva spiegarsi il perché ma aveva una brutta sensazione addosso, come se stesse per succedere qualcosa da un momento all’altro, e purtroppo non era una cosa bella…

 

-Insomma si può sapere io cosa c’entro in questa storia? Phoebe è la tua ragazza, mica la mia! Perché dovrei venire con te a cercarla?- si lamentò Daichi intrecciando le mani dietro la testa e sbadigliando sonoramente. Aveva appena pranzato e dopo aver mangiato era solito per lui farsi un bel pisolino, invece quella volta aveva dovuto rinunciarci perché il suo capitano lo aveva “gentilmente invitato” ad accompagnarlo. In realtà lo aveva preso di peso trascinandoselo dietro senza lasciargli nemmeno il tempo di opporsi.

-Perché in due abbiamo più possibilità di trovarla- gli rispose stranamente serio.

-Si può sapere perché ti preoccupi tanto? Sarà andata a fare quattro passi- la buttò lì il rossino, non capiva il motivo di tutta quell’ansia.

-Oggi mi è sembrata un po’ strana…- per tutto il tempo in cui Alena aveva parlato gli era parsa piuttosto irrigidita come avesse avuto paura di qualcosa, o fosse preoccupata. E non era per via di Vagnus, non del tutto almeno. Si ricordava di essersi voltato verso di lei e di aver visto il suo sguardo…uno sguardo assorto, immerso nel mondo dei suoi pensieri, ma non disteso e incantato, piuttosto…deluso, amareggiato, o per meglio descriverlo, colpevole. Perché? Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse che il suo compagno lo stava chiamando già da un pezzo. Il giapponese gli rivolse l’attenzione, Daichi stava puntando con il dito qualcosa poco distante davanti a loro. Spostò lo sguardo nel punto indicatogli, un ragazzo, che entrambi conoscevano, sembrava li stesse aspettando, sulle labbra però aveva un sorriso poco rassicurante.

-William!- esclamò il capitano dei Bladebreakers quando gli fu più vicino.

-Salve Takao-

-Sei venuto a cercare tua sorella? Perché a dire la verità non riesco a trovarla-

-Anche…- il moretto assunse un’espressione interrogativa, il tono con cui gli aveva risposto, pur essendo pacato, aveva un qualcosa di inquietante.

-Sai Takao, c’è una cosa che dovresti sapere riguardo a me e ad Axe…o scusami,avevo dimenticato che tu la conosci con il nome di Phoebe-

Il moretto lo guardò senza capire, perché aveva usato quel nome prima? E soprattutto cosa intendeva dire che lui la conosceva con il nome di Phoebe? Si irrigidì, non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo la situazione, c’era qualcosa di diverso nello sguardo e nella voce del ragazzo che si trovava di fronte, sembrava quasi che gli fosse ostile in qualche modo.

-Ascolta, non mi piace fare tanti giri di parole per dire quello che mi interessa…perciò credo proprio che non lo farò!- non aggiunse altro, in un attimo si sollevò da terra, in levitazione, e scagliò una sfera di energia luminosa contro i due bladers.

-Ma che cavolo significa questo?- urlò Daichi rialzandosi da terra , dove si era buttato per evitare il colpo.

-Vai a chiamare gli altri-

-Come?- domandò rivolgendosi a Takao.

-Vai a chiamare gli altri!- ribadì lui non prestando troppa attenzione all’amico, guardando William che dalla sua altezza osservava soddisfatto con le braccia incrociate al petto e un sorriso raggelante le facce preoccupate e stupite dei ragazzi. Il rossino non ribatté notando l’espressione del suo amico…era tremendamente e insolitamente serio. Senza aggiungere altro cominciò a correre a perdifiato verso la residenza Kinomiya.

Il giapponese si alzò in piedi continuando a tenere lo sguardo fisso in quello del demone, le labbra serrate sembravano non voler chiedere spiegazioni, aspettando solamente che fosse l’altro a continuare.

 

-Aspetta un attimo- si mise in ascolto facendo cenno alla sua interlocutrice di rimanere in silenzio per qualche istante, aveva percepito un’aura particolare nell’aria, un’aura che lei conosceva fin troppo bene e purtroppo non era sola, era con la persone sbagliata.

-Che c’è?- le domandò Alena spazientita, dopo il non breve racconto della sua esperienza con Vagnus, Axe le aveva chiesto di seguirla, lontano dagli eletti e dall’evocatrice, voleva risolvere la sua situazione una volta per tutte e farle capire che quanto le aveva detto, riguardo al fatto che lei non stava più dalla parte del signore del male, era vero, anche se non aveva la minima idea di come convincerla; probabilmente le sarebbe stato più facile farglielo credere se lei stava davvero solo fingendo, con le frottole se la cavava alla grande ma a quanto pareva il destino voleva che nel momento in cui doveva dire la verità ottenesse l’effetto opposto.

-Baltazar…-

-Dove?- chiese guardandosi intorno mettendosi in guardia.

-E’ qui vicino ed insieme a lui c’è Takao- aveva addosso un brutto presentimento e non era per niente tranquilla sapendo che il blader era da solo con lui. Cominciò a correre nella loro direzione concentrandosi per non perdere le tracce mentre urlava alla biondina, che fino a poco fa stava parlando con lei, di seguirla. La ragazza rimase sconcertata, la loro conversazione era stata interrotta e doveva ammettere che non le riusciva di fidarsi del demone dopo tutto quello che le aveva fatto passare mille anni prima. Come dimenticarsi quegli occhi color ghiaccio penetranti e perfidi? Quello sguardo soddisfatto nel provare sofferenza negli altri…non poteva scordarselo, non poteva cancellare come se non fosse mai accaduto quell’episodio…

 

-Shin! Shin! Riprenditi, come stai?- si era avvicinata a lui, sbattuto in terra da un’energia potentissima che lo aveva colpito in pieno senza dargli possibilità di salvezza. Il colpo era stato troppo violento perché un essere umano potesse resistergli. Lei si era inginocchiata accanto al ragazzo e gli aveva dolcemente sollevato la testa.

-Shin…-

-Alena…- aveva sussurrato poco prima di riaprire gli occhi affaticato, non riusciva a muovere una sola parte del suo corpo senza provare un forte dolore.

-Ce la fai a rialzarti?- gli aveva chiesto tra le lacrime anche se sapeva già la risposta, ma voleva una frase, una semplice frase che avesse potuto affermarle il contrario…

-Ascolta- le aveva detto sollevando lentamente la mano per sfiorarle il viso, anche se per compiere quel gesto gli mancavano le forze tanto che avrebbe lasciato andare il braccio a terra se lei non gli avesse afferrato la mano e stretta nella sua –Non usare l’Energia Pura…per nessun motivo…ti prego…- erano state queste le sue ultime parole, le ultime prima di lasciare andare il corpo inerme tra le sue braccia.

Aveva alzato gli occhi sempre più offuscati dal troppo piangere e incrociato quello sguardo…aveva giurato di fargliela pagare, a tutti quanti, a costo della sua vita, a costo di andare contro la volontà di Shin…in fondo cosa aveva da perdere ormai? La vita? Ma che vita era quella se doveva continuare a vivere senza l’unica persona che contasse veramente qualcosa per lei? Senza la persona più importante della sua esistenza?

 

Se ci ripensava si stupiva del fatto che non provasse odio nei loro confronti. Un atteggiamento freddo e indifferente, come logico, ma non di odio, perché al suo posto lasciava spazio la compassione. Provava pena verso di loro…

 

-La colpa non è loro…ma del male che li ha sedotti, non posso fare a meno di provare pietà nei loro confronti-

 

Anche quelle erano state sue parole…scosse la testa, non poteva perdersi nei ricordi proprio adesso, anzi doveva impedire che una cosa del genere potesse accadere di nuovo. Si decise a seguire Axe pensando che quella fosse l’unica cosa giusta da fare al momento…      

 

-Ragazzi!- Daichi si precipitò alla casa del capitano dei Bladebreakers fermandosi per riprendere fiato solo quando ebbe varcato il cancello della villa. Si piegò sulle ginocchia, affannato per la corsa che aveva fatto partendo dal parco senza fermarsi neanche una volta.

-Daichi, che succede?- i ragazzi gli andarono incontro.

-Takao…- riuscì solamente a dire in un soffio dopo aver inspirato a fondo.

-Gli è successo qualcosa?- gli domandò Rei.

-Insomma parla!- lo incitò Hilary vedendo che il ragazzino non continuava. L’espressione del rossino non lasciava presagire nulla di buono.

-Non c’è tempo per le spiegazioni! E’ al parco…e credo che Vagnus non tarderà a farsi vedere…-

La reazione dei presenti fu facilmente prevedibile, a quanto pareva lo scontro finale sembrava ormai essere alle porte.

-Dobbiamo sbrigarci altrimenti Takao sarò nei guai- suggerì il professore voltandosi verso i suoi compagni, che nonostante lo sgomento di una notizia così improvvisa si trovarono d’accordo con lui.

-Allora non c’è tempo da perdere- dichiarò l’evocatrice risoluta. La battaglia decisiva, quella che avrebbe stabilito una volta per tutte i vincitori e i vinti, l’unica perché non ce ne sarebbe più stata un’altra…per i prossimi mille anni, almeno. La brunetta stava per andare ma la mano di Kai le cinse il polso costringendola a fermarsi e girarsi verso di lui incrociando così i suoi occhi. Non le disse una sola parola ma le fece comunque capire, grazie ad un solo sguardo, che non avrebbe combattuto quella lotta da sola… 

 

-Takao!- Phoebe lo raggiunse, seguita da Alena. Gli si avvicinò e alzò lo sguardo incrociando quello del suo ex-compagno. Lo sapeva…strinse i pugni, poteva immaginare perfettamente quello che lui avesse in mente e in fondo se lo sarebbe dovuto aspettare prima o poi, era consapevole del fatto che non sarebbe riuscita a tenerlo nascosto ancora a lungo…

-Guarda quanti spettatori! Non pensavo di dover parlare davanti a tanto pubblico!- fece ironico.

-Piantala Baltazar!-

-Ma come? Non vuoi che spieghi al tuo amichetto come stanno realmente le cose?-

La mora ebbe un sussulto. Spostò l’attenzione sul blader che nel frattempo aveva abbassato la testa e fissava in silenzio il cemento della piazzetta.

-Ti ascolto- proferì atono rimanendo immobile.

La ragazza mosse un passo verso di lui ma Takao la bloccò con un gesto della mano, facendole chiaramente capire di rimanere ferma dov’era.

-Allora…da dove posso cominciare? Per farla breve io e quel dolce visino laggiù- fece alludendo ad Axe –siamo demoni a servizio di Vagnus. I più potenti. Il nostro scopo era quello di guadagnarci la vostra fiducia per colpirvi alle spalle quando meno ve lo aspettavate-  

-Ma cosa stai dicendo?- lo interruppe bruscamente infiammandosi immediatamente e uscendo da quello stato di trance in cui sembrava essere caduto -Se fosse come hai detto allora Phoebe dovrebbe avere…- si bloccò di colpo sgranando gli occhi mentre la sua mente fu colpita in pieno da un’immagine che gli impedì di terminare la frase lasciandolo quasi incapace di respirare. Si ricordò delle parole di Daichi di quando aveva chiesto ingenuamente se lei ed Alena si conoscessero…no, non poteva essere così, non poteva…

Molto lentamente si voltò verso l’ex-evocatrice cercando in lei un qualche segno che gli confermasse che quanto aveva appena detto quel demone fosse la verità, solo lei poteva farlo. La biondina gli si avvicinò recependo al volo ciò che Takao voleva chiederle anche se era rimasto in silenzio, muto, come fosse diventato improvvisamente incapace di mettere insieme le parole per formare una frase di senso compiuto.

-Quello che ha detto Baltazar è vero…Phoebe è un demone ed il suo vero nome è Axe. Ho combattuto contro di loro mille anni fa, erano i demoni spalla di Vagnus, quelli su cui contava di più- gli disse –Ma lei adesso dice di non stare più dalla parte del male e che vuole aiutarci. A dire la verità non so cosa le abbia fatto cambiare idea e soprattutto se dice la verità, però…- si interruppe vedendo il blader allontanarsi senza nemmeno guardare dove andava, pareva sotto shock.

-Dovresti seguire il tuo istinto…- continuò in un sussurro la frase anche se il suo interlocutore non poteva più sentirla ormai. Phoebe esitò ma alla fine si decise a seguirlo, non poteva lasciarlo andare così, doveva spiegargli, non poteva finire tutto in quel modo assurdo.

-Basta poco a distruggere le certezze dei mortali- commentò soddisfatto Baltazar con un sorriso cinico sulle labbra, assistendo alla scena –A questo punto non rimane che attendere la sua entrata in scena…-

 

-Takao…- stava per avvicinarsi a lui ma qualcosa la bloccò. Lo sguardo del ragazzo. Terribilmente serio, come mai gliene aveva visti, fissava il fiume scorrere inconsapevole davanti a lui. Avrebbe voluto essere quell’acqua in quel momento che continuava a seguire il suo corso, ignara di ciò che le sarebbe potuto accadere, senza problemi, senza pensieri. Ma lui non poteva, non ci riusciva, più si sforzava di non pensarci più i suoi pensieri lo assillavano, incessanti, senza sosta, senza lasciargli un minimo di tregua.

Sollevò il viso sentendo che qualcuno lo chiamava, sentendo che lei lo chiamava…ma non rivolse gli occhi nella direzione di Phoebe, continuò a fissare un punto indefinito davanti a lui, come fosse in trance.

-Takao io…-

-Vattene- replicò senza nemmeno lasciarle terminare la frase. La mora sussultò, non tanto per quello che le aveva appena detto, in fondo si aspettava una reazione simile da parte sua ma per il tono in cui l’aveva detto. Non era arrabbiato, non era urlante, era solo…deluso. L’arrabbiatura dopo un po’ sbolliva ma la delusione no, per quella occorreva tempo, occorreva ristabilire e riacquistare una fiducia ormai persa e che forse non si sarebbe più riusciti a recuperare; e se veniva a mancare la fiducia crollava la base di qualsiasi tipo di relazione, non potevano più esistere sentimenti quali l’amore e l’amicizia.

-Mi hai usato solo per raggiungere i tuoi piani, solo questo ti importava-

-No!- si affrettò a ribattere –All’inizio forse…però poi con il tempo io…ho finito per affezionarmi davvero a te…- disse in un soffio.

-E dovrei crederti?- il moretto non accennava minimamente a guardarla in faccia –Ho bisogno di tempo per farlo…se mai accadrà-

-Lo so, però…il tempo non c’è, Vagnus potrebbe essere qui da un momento all’altro!- si portò una mano al viso accorgendosi di avere le guance bagnate. Stava piangendo? Quando era stata l’ultima volta che aveva pianto? Non se lo ricordava…forse perché non c’era mai stata una prima volta…

-Ascolta: puoi anche non credermi ma io combatterò lo stesso contro Vagnus, e dovresti farlo anche tu, insieme ai tuoi amici!- vide il blader alzare leggermente la testa –Altrimenti non potremo mai sconfiggerlo, lui è molto più potente di quanto si possa immaginare-

-Su questo hai perfettamente ragione Axe…o preferisci che ti chiami Phoebe?- quella voce improvvisa fece voltare immediatamente i due ragazzi. Capelli rosso fuoco, occhi neri come le tenebre senza luce, e quella profonda cicatrice…

-Vagnus!- esclamò la ragazza indietreggiando. Takao si alzò squadrando attentamente colui che aveva di fronte, dopo averne tanto sentito parlare era là, proprio davanti a lui, e adesso…l’inizio della storia e della guerra che si sarebbe conclusa con dei vincitori e gli altri…gli altri solamente vinti…

 

TO BE CONTINUED…

 

E ci risentiamo nel prossimo cap!! ^__^ Ciao, ciao!!!

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Capitolo 24
*** Il desiderio più grande ***


Salve

Salve!! Dopo una vita eccomi qui!! Ma c’è un motivo se ho tardato tanto…questo infatti è l’ultimo capitolo e non il penultimo, ho deciso di mettere tutto insieme e descrivere i fatti in una maniera un po’ particolare (e molto complicata da mettere per scritto, ve l’assicuro!), però ce l’ho messa tutta e la fine mi piace davvero molto, la trovo anche un po’ commovente!! Cmq non voglio farvi perdere altro tempo perciò ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita e commentato fino a qui!! Un bacione e buona lettura!! ^_^

 

 

Il fiume. Continuava a scorrere lento ma irrefrenabile del tutto inconsapevole di essere stato, esattamente una settimana prima, teatro di una guerra ormai conclusa.

Guardava l’acqua seguire costantemente il suo corso proprio come in quel momento, quando tutto era iniziato. Si sedette sull’erba raccogliendo un sassolino che si trovava sulla sponda rigirandoselo tra le dita, alzando poi la testa e spostando l’attenzione sulle persone che passeggiavano tranquille sull’altro lato del canale. Lanciò la piccola pietra sulla superficie dell’acqua che andò a fondo dopo aver effettuato tre rimbalzi. Sospirò e si sdraiò sul prato chiudendo gli occhi, lasciando al vento di scompigliargli i capelli. Nemmeno dieci giorni e sarebbe finito anche il mese di agosto che ben presto si sarebbe portato via anche l’estate. Si sentiva tremendamente vuoto, aveva come l’impressione che gli mancasse qualcosa…e in effetti era proprio così, qualcosa l’aveva persa davvero. Stava per assopirsi ma avvertì una sensazione di umido sul suo viso che lo costrinse a ridestarsi. Aprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte per mettere bene a fuoco l’immagine.

-E tu chi sei?- chiese levandosi a sedere quando comprese che davanti a lui c’era un cagnolino che voleva amabilmente giocare leccandogli il viso. Il cucciolo abbaiò una volta quasi a volergli rispondere permettendo a Takao di intravedere un ciondolo attaccato al suo collare sul quale probabilmente c’era inciso il nome di quella simpatica palla di pelo.

-Mishu- disse leggendo quanto c’era scritto –Che nome strano! Sei un maschio o una femmina?- poi si guardò intorno in cerca del suo padrone, se aveva un collare aveva anche un proprietario e probabilmente doveva trovarsi nelle vicinanze. Peccato che non c’era nessuno oltre a lui…

Mishu gli si avvicinò iniziando ad annusare il blader mentre la sua coda continuava a muoversi, non aveva mai smesso di scodinzolare.

-Sei contento? Beato te…io sono un po’ giù- a quelle parole il cagnolino cominciò a dare piccole spinte con il naso al giapponese.

-Vuoi sapere il perché?- gli domandò avendo interpretato il suo gesto come un incitamento a continuare –E va bene…tanto non ho niente da fare- fece rassegnato accarezzando il morbido pelo del suo nuovo amico.

 

Non saprei spiegare come mi sentii quando vidi Vagnus, avevo una tale confusione in testa, prima la scoperta di chi fosse Phoebe in realtà e poi all’improvviso mi si presentò davanti il nostro nemico, quello di cui avevo sentito tanto parlare ma che non avevo mai incontrato prima, e per fortuna, aggiungerei. Avevo una solo consapevolezza: la battaglia finale stava iniziando.

-E’ cambiato un po’ il mondo dall’ultima volta che l’ho visto- aveva detto guardandosi intorno non preoccupandosi troppo di me.

-Quante cose possono succedere in mille anni, davvero tante, vero Phoebe?-

-Ti conviene rinunciare al tuo piano, sarai sconfitto di nuovo- la guardai, non sapevo più cosa pensare, probabilmente era vero che aveva deciso di passare dalla nostra parte e che voleva impedire al signore del male di impossessarsi del nostro pianeta ma non potevo fare a meno di pensare che mi aveva mentito. Per tutto il tempo che siamo stati insieme…perché non me l’aveva mai detto prima? Possibile che si fidasse così poco di me? Se era così perché io allora dovevo avere fiducia in lei? Pensieri che mi assillavano e non facevano altro che attraversarmi la mente, Vagnus si era presentato nel momento meno adatto. Ma sapevo che non potevo distrarmi, un solo errore sarebbe bastato a compromettere in maniera irreparabile l’esito della battaglia.

-Lo vedremo- rispose pacato, sicuro probabilmente di avere la vittoria in mano. Si avvicinò a me, accortosi finalmente della mia presenza, mi squadrò dall’alto in basso come a voler mettere subito in chiaro che lui era di gran lunga superiore. Un sorriso gelido apparve sulle sue labbra e con voce sprezzante mi chiese –Tu sei uno degli eletti giusto? Quindi conosci bene l’evocatrice…dov’è lei adesso?-

-Arriverà presto e ti farà fuori- feci stupendomi quasi del tono deciso e per niente scoraggiato che avevo usato.

-Hai fegato moccioso, avrei una proposta: visto che mi sto annoiando che ne dici di cominciare a batterci? Così vedremo se davvero la tua amichetta arriverà in tempo!-

Accettai ovviamente…cosa vuoi farci? Sai che non mi tiro mai indietro di fronte ad una sfida, è più forte di me. Presi in mano Dragoon nonostante Phoebe continuava a ripetermi di non farlo e che sarei andato incontro a morte certa. Caricai il mio beyblade nel dispositivo di lancio e glielo puntai contro posizionandomi pronto per cominciare.

-Vuoi affrontarmi con una trottolina? Che paura!- il mio nemico scoppiò in una fragorosa e sadica risata –Ma visto che a quanto pare di questi tempi va tanto di moda te lo concedo…e farò anche di più- allargò i palmi delle mani mettendoli uno di fronte all’altro, quasi a formare una sfera, e fece comparire dal nulla un beyblade, nero come le tenebre e con delle striature rosso sangue che si diramavano dal centro fino a ricoprire i lati. Percepii un’enorme potenza, malvagia.

-Chissà, potrei anche finire con il divertirmi- indietreggiò mentre faceva comparire anche un caricatore, nello stesso modo in cui aveva fatto prima. Mi chiese se ero pronto, come se davvero gliene importasse qualcosa.

Lanciai Dragoon e l’incontro ebbe inizio. Lo mandai immediatamente all’attacco non volevo permettere a Vagnus di fare lui la prima mossa, non avevo la minima idea di come combattesse e non volevo dargli l’opportunità di mostramelo. La trottola avversaria si scansò con una velocità inaudita, e piombò dietro la mia colpendola con forza, ma non abbastanza da riuscire a fermarla. Avevo subito di peggio in passato e ne ero uscito vincitore, potevo farcela. Avrei potuto davvero se solo lui non avesse ricorso ai suoi poteri durante lo scontro. Ma in fondo cosa potevo aspettarmi?

Il mio beyblade si bloccò continuando a ruotare velocemente su se stesso, cercando di elaborare una qualche strategia. Purtroppo però non ebbi il tempo di pensare, il nemico comparve dall’alto, sopra Dragoon, deciso a piombargli addosso alla velocità di un proiettile, ma per mia fortuna non ce la fece a prenderlo, riuscì a schivare l’attacco, allontanandosi nella speranza di prendere un altro po’ di tempo, cosa che purtroppo non avvenne. Il beyblade nero infatti riuscì a raggiungermi…ma non per vie del tutto leali. Vidi infatti Vagnus sogghignare –Se non ti dispiace ho altre cose da fare, quindi vorrei finire in fretta- schioccò le dita e la mia trottola andò a sbattere contro un muro invisibile, non poteva più andare avanti. Continuava a provare a sfondare quel muro ma niente, non era possibile vederlo e non ero nemmeno sicuro di cosa fosse esattamente in realtà. So solo che l’avversario si scagliò contro si me con una potenza tale che al suo passaggio perfino la terra sotto di lui veniva spaccata. La stessa fine che probabilmente avrebbe fatto Dragoon, che intrappolato non poteva schivarlo. Stavo per chiamare in causa il mio bit-power ricorrendo all’ultima carta che avevo a disposizione ma non ce ne fu bisogno, almeno non ancora. Un altro beyblade, dal colore oro intenso, quasi giallo, colpì violentemente quello nero facendolo allontanare da me.

-Phoebe!- il mio sguardo si posò su di lei per qualche secondo, il tempo di vedere che teneva stretto tra le mani il suo dispositivo di lancio.

-Ci penso io ad impedirgli di usare i suoi trucchetti magici Takao, così tu potrai attaccarlo-

Rimasi indeciso sul da farsi, non sapevo se dovevo fidarmi oppure o no, eppure c’era qualcosa nel suo sguardo che mi diceva di fare come aveva detto…fui però scosso dalle parole di Vagnus.

-Attaccatemi in quanti volete, tanto il risultato non cambierà! Questa volta sarò io il vincitore!-

  

Mishu abbaiò interrompendo il racconto del blader che sembrò tornare con la testa al presente, abbandonando i suoi pensieri. Seguì con lo sguardo il cagnolino che sembrava essere diretto verso una meta precisa, visto che aveva preso a correre, e si fermò ai piedi di un ragazzo che veniva dalla sua direzione opposta e che lo prese in braccio. Takao strinse gli occhi a causa del sole e squadrò quello che doveva essere uno sconosciuto anche se in realtà aveva qualcosa di familiare.

-Rei!- esclamò sorpreso quando gli fu più vicino.

-Ehi Takao!- il cinese lo salutò sorridendo mentre si sedeva accanto a lui poggiando Mishu sul prato che subito trotterellò verso il fiume bagnando il suo musetto per rinfrescarsi dal caldo.

-Ma…quel cane è tuo?- gli chiese indicandoglielo.

-Beh, non proprio. Questa mattina l’ho trovata al parco, era da sola, non aveva il collare e sembrava affamata- gli spiegò.

-L’hai trovata? Allora è una femmina!-

-Si…credo che non abbia un padrone e proprio per questo ti stavo cercando- spostò l’attenzione sul giapponese che lo guardava interrogativo chiedendosi cosa volesse intendere l’amico.

-Io non posso portarla con me in Cina- continuò –Così pensavo che avresti potuto tenerla tu-

-Io?- ripeté il moretto sorpreso. Rei si limitò ad annuire.

-Beh…non saprei, dovrei chiederlo al nonno- lanciò un’occhiata verso la piccola palla di pelo marrone-rossiccia che lo guardava ingenua con quei suoi occhietti scuri e le orecchie a penzoloni –Ma penso che non ci siano problemi- disse sorridendo, la sua espressione era davvero buffa.

-Mishu?- chiese al compagno alzando un sopracciglio.

-E’ stata Mao a darle quel nome- disse passandosi un braccio dietro la nuca –Se non ti piace puoi anche cambiarglielo-

-No…è carino- sorrise spostando lo sguardo sull’amico –Qualcosa non va?- gli domandò notando la sue espressione fattasi improvvisamente seria. Il cinese scosse la testa prima di rispondergli –No, solo che…mi sono accorto solo adesso che è stato proprio qui che una settimana fa…- lasciò la frase in sospeso, non era necessario continuarla.

-E’ stata una dura lotta…-

 

Appena Daichi ci venne ad informare del pericolo imminente ci precipitammo al parco a cercarti. Giungemmo al belvedere ma non ti trovammo al posto tuo c’era Alena che ci spiegò cosa era successo. Inutile dire che rimanemmo scioccati dalle sue parole, nessuno aveva mai sospettato chi Phoebe potesse essere in realtà…

Ma il fatto era che non c’era più molto tempo, a quanto pareva l’arrivo di Vagnus era questione di minuti, lo sapevamo tutti. Domandammo all’ex-evocatrice dove potevamo trovarti e lei ci fece cenno di seguirla, portandoci qui, al fiume. Non credo che riuscirò mai a dimenticare la scena che vidi appena arrivammo, e sinceramente non credo nemmeno di riuscire a descriverla…so solo che percepii un’enorme potenza, la potevo avvertire non solo nell’aria ma anche sulla pelle, un brivido gelido e bollente mi attraversò dalla testa ai piedi mentre con le braccia cercavo di ripararmi gli occhi dalla polvere che si era sollevata, anche se non era stata sollevata solo polvere…ricordo che tu fosti sbattuto a terra violentemente e scaraventato lontano dal punto in cui stavi combattendo, ai miei piedi, mentre anche Dragoon ti raggiungeva e smetteva di girare, si fermava, inerme.

Io ti aiutai ad alzarti e ci fu una cosa che mi colpì particolarmente…il tuo sguardo…ancora adesso non so se era carico di paura o di rabbia, o forse tutte e due. Alzai gli occhi anch’io e vidi il nostro nemico, sembrava soddisfatto, le sue labbra incurvate in quel sorriso gelido mi spaventarono anche se i suoi occhi…in tutta la mia vita non avevo mai visto qualcuno con occhi così scuri…erano puntati su Phoebe, anche lei colpita dalla sua potenza.

-Cosa è successo?- ti chiese Hilary avvicinandosi a noi.

-Ho combattuto a beyblade contro di lui- le rispondesti lasciando chiaramente trasparire la tua rabbia verso l’esito finale dello scontro.

-Non pensavo che Vagnus sapesse usare il beyblade-

-Infatti è così Rei- mi voltai verso Alena –Allora come è possibile che abbia vinto?-

-Ha utilizzato i suoi poteri- non fu l’ex-evocatrice a rispondere ma Yuri.

Era ovvio, avrei dovuto pensarci…e sapevo anche che non avremmo mai potuto vincere contro un avversario decisamente superiore a noi, lui aveva qualcosa che noi non possedevamo.

-E come facciamo a batterlo, allora?-

La mia domanda non tardò a trovare risposta, risposta che ancora adesso se ci ripenso mi lascia davvero stupito…

 

Guardava la gente passarle davanti agli occhi, un via vai di persone che si trascinavano dietro le loro borse e valigie intenti ad entrare o uscire dall’aeroporto. Si sdraiò stancamente sulla panchina chiudendo i suoi occhi smeraldo, lasciando al vento di giocare con i suoi capelli. Mancava ancora qualche ora alla partenza dei suoi amici ma lei aveva preferito arrivare in anticipo. Quel giorno le squadre dei Neoborg, dei Baihuzu e degli All stars sarebbero ritornate nel proprio paese, in fondo ormai la minaccia di Vagnus era stata annientata e mancava sempre meno tempo all’inizio del prossimo campionato mondiale, che prevedeva di cominciare non più tardi di sei mesi. Sospirò, anche lui sarebbe tornato in America…non quel giorno ma la settimana successiva, aveva preferito rimanere ancora un po’ insieme ai suoi amici ma non poteva attardarsi più di tanto, doveva iniziare gli allenamenti. Rimanevano pochi giorni ormai.

-Ciao!- una voce allegra la costrinse a riaprire gli occhi, cosa che gli permise di vedere la figura di un biondino chino su di lei.

-Max!- esclamò levandosi a sedere -Mi hai fatto paura!-

L'americano per tutta risposta le sorrise e le porse la mano. Mariam lo guardò in viso per qualche istante prima di afferrarla e si sentì tirare verso il ragazzo, tanto che gli andò quasi addosso, finendo tra le sue braccia. Arrossì appena e intanto lui posò le sue labbra sul suo orecchio sussurrandole qualcosa. Le aveva chiesto se le andava di fare una passeggiata.

-A cosa stai pensando?- le chiese, era da un po’ che camminavano ma lei non aveva ancora spiccicato mezza parola, sembrava immersa nei suoi pensieri, cosa piuttosto insolito per una come lei che non poteva di certo essere considerata un tipo silenzioso.

-Allo scontro contro Vagnus…è stato incredibile…o forse incredibile non è la parola giusta- gli rispose senza neanche rifletterci.

-Incredibile invece è proprio la parola giusta…-

 

Takao era stato sconfitto, non avevamo assistito a tutto lo scontro ma ero certo che non sarebbe stato facile sconfiggere Vagnus, ovviamente…eppure il nostro capitano non volle darsi per vinto, come suo solito, si scostò da Rei cha lo stava ancora sorreggendo e senza proferire una sola parola si chinò per raccogliere Dragoon. Lo vidi osservare con un’espressione estremamente seria il suo bit e allora compresi che ci avrebbe provato di nuovo…non si sarebbe arreso fino a quando le forze non glielo avrebbero permesso. Spostai l’attenzione su Rei e dal suo sguardo compresi che anche lui stava pensando alla stessa cosa a cui stavo pensando io. Caricai Draciel nel dispositivo di lancio e lui fece lo stesso con Driger, non avremmo lasciato il nostro amico a combattere da solo. Ed evidentemente non eravamo gli unici di quell’avviso…anche gli altri fecero lo stesso, tu compresa, credendo che forse se collaboravamo avremmo potuto sconfiggerlo.

-Fermi- fu la voce di Alena a bloccarci. Ci voltammo verso di lei, perché voleva fermarci?

-Non potete fermarlo se attaccate senza un piano preciso. Non potete immaginare la potenza che Vagnus è in grado di sprigionare, quella che ha usato contro Takao era niente-

-Ma non possiamo stare fermi con le mani in mano! Dobbiamo fare qualcosa!- protestò Daichi.

-Ha ragione, non possiamo stare qui aspettando che ci distrugga!- concordò Rick.

-Non ho detto ques…- non terminò la frase voltandosi improvvisamente verso il signore del male, cose se stesse in attesa di qualcosa.

Accanto a Vagnus apparve infatti William, o meglio quello che noi avevamo conosciuto come William ma che, come ci aveva spiegato Daichi, in realtà era un demone.

-Non ho bisogno di te per il momento Baltazar, rimani pure tranquillo a goderti lo spettacolo!- disse ridendo malvagiamente. Il suo sottoposto si fece in disparte come gli era stato ordinato limitandosi in silenzio ad osservare la nostra reazione.

-Sei ancora convinta che dobbiamo rimanere qui ad aspettare?- chiese Mao all’ex-evocatrice. Vagnus avrebbe potuto avere un potente alleato in qualsiasi momento, le cose per noi andavano davvero peggiorando.

-Ascoltate, conosco Vagnus, se improvvisate la pagherete cara, se andate allo sbaraglio e agite solo di potenza gli darete solamente partita vinta!-

-E allora cosa dovremmo fare?- le domandò Takao che sembrava improvvisamente aver riacquistato l’uso della parola. Alena non gli rispose, era stata colta alla sprovvista.

-Sai perché non puoi rispondere?- continuò lui –Perché sono passati mille anni da quando tu e gli eletti che ci hanno preceduto l’avete sconfitto, e da allora le cose sono cambiate. Ogni volta che rinasce diventa più potente, giusto? Quello che ci hai raccontato ci può essere utile per capire i suoi punti deboli, ma il resto lascialo fare a noi-

-Ma…- sospirò, capendo che era inutile finire la frase, niente ci avrebbe fatto cambiare idea, eravamo tutti dello stesso avviso del nostro amico.

-Phoebe!- la chiamò il capitano –Se è vero che sei passata dalla nostra parte questo è il momento giusto per dimostrarlo-

La ragazza si rialzò da terra avvicinandosi a lui. Guardò il suo beyblade prima di stringerlo nel pugno ed annuire.

Lo scontro fu a dir poco incredibile e massacrante, aggiungerei. Attaccammo tutti insieme tanto che Vagnus fu costretto a farsi dare una mano dal suo alleato, o almeno questa era la sua intenzione.

-Allora, si può sapere perché stai lì immobile?- mi ricordo che gli disse spazientito –Sbarazziamoci di questi mocciosi!- ma William non sembrava intenzionato a fare come gli era stato ordinato, continuava a fissare del tutto immobile i nostri beyblade che cercavano disperatamente di abbattere la barriera di poteri del nostro nemico.

-Insomma, hai capito?!- questa voltò urlò, di certo la pazienza non era il suo forte –BALTAZAR!-

-No- gli rispose senza guardarlo in faccia, con una calma che contrastava l’impeto del signore del male.

-No cosa?-

-Non farò niente di quanto mi hai chiesto…mai più-

-Non dire assurdità, non puoi rifiutarti!-

-E chi lo dice?- finalmente alzò gli occhi su di lui –Phoebe aveva ragione…non ha senso quello che stiamo facendo e io non parteciperò a questa follia-

-Questa è bella! Siete impazziti tutti quanti?- ovviamente ciò che gli disse non gli piacque affatto tanto che la sua ira aumentò e con essa crebbe anche la sua potenza che purtroppo si riversò su di noi.

-A te ci penso io…- ringhiò rivolto verso il demone –ma prima ho una faccenda da sistemare…TABULA RASA!- un momento dopo il bit del suo beyblade si illuminò…forse ho usato il verbo sbagliato…diciamo che uscì un’ombra molto scura in mezzo alla quale si materializzò un bit-power, o per meglio definirla una Dark Essenza. Era assolutamente spaventosa, qualcosa di molto simile ad un drago a tre teste, ognuna provvista di zanne che si capiva solo a guardarle che bramavano sangue e distruzione.

Non mi ricordo esattamente cosa successe, so solo che in un attimo ci ritrovammo tutti a terra, i nostri beyblade fermi ai nostri piedi. Io aprii gli occhi, ritrovandomi sdraiato sull’erba polverosa e con la testa dolorante.

-Mariam!- eri accanto a me, ti raggiunsi a carponi cercando di farti rinvenire.

-Sto bene Max- mi rassicurasti sedendoti, anche se la smorfia della tua faccia non mi convinse molto. Mi guardai intorno, quel colpo era stato micidiale per tutti quanti, ma in realtà doveva essere molto più potente, probabilmente avrebbe dovuto annientarci completamente, lo capii perché qualcosa ci aveva protetto cercando di limitare la forza di quell’attacco. Hilary con i suoi poteri aveva creato una specie di barriera difensiva che ancora teneva alzata dato che Vagnus continuava imperterrito ad attaccare. Era l’unica rimasta in piedi, anche se non si poteva dire lo stesso del suo beyblade…già, anche lei aveva combattuto con noi…e tentava di resistere al nemico ma purtroppo dopo poco dovette mollare, esausta, tanto che fu scaraventata a qualche metro di distanza, ma prima di cadere a terra andò a sbattere con la schiena contro un albero.

-Hilary!- Kai e Takao si precipitarono da lei che non sembrava essere nelle migliori condizioni, fortunatamente però riacquistò i sensi immediatamente anche se non si poteva dire che stesse in piena forma, anzi…

-Maledizione!- sentii Vagnus imprecare –Se avessi attaccato anche tu a quest’ora li avevamo già fatti tutti fuori!- urlò rivolgendosi di nuovo a William.

-Ti ho già detto che non ho più alcuna intenzione di partecipare a questa guerra!-

-Davvero? Questo è da vedere…in un modo o nell’altro ti ci farò rientrare, anche se non sarà dalla mia parte! In fondo posso benissimo fare da solo piuttosto che farmi aiutare da degli incapaci!- questa volta non attaccò con il beyblade, ma creò una sfera d’energia pronta ad essere lanciata sulla sua prossima vittima. Francamente pensavo che l’avrebbe scagliata contro di lui, ma mi sbagliavo.

-Phoebe!-

 

-Non ti alzare ti ho detto! Sei ancora debole- lo rimproverò cercando in tutti i modi di farlo rimanere a letto, cosa che non le fu affatto facile, non voleva sentir ragioni.

-Dai Phoebe, sto bene!-

-Hai sentito cosa ha detto il dottore Will? Niente sforzi inutili per qualche altro giorno- la mora era irremovibile. Il ragazzo sbuffò rassegnato, in fondo se l’era cercata. Tornò a sedersi sul letto d’ospedale mentre guardava lei dirigersi verso la finestra, lanciare un’occhiata distratta fuori e poggiare i gomiti sul davanzale.

-Tu sei pazzo…come ti è saltato in mente di buttarti davanti a quella sfera di energia lanciata da Vagnus? Per poco non ti ammazzava!- si voltò verso di lui.

-Se non l’avessi fatto avrebbe colpito te…e questo non me lo sarei mai perdonato- le disse invitandola a sedersi accanto a lui e cingendole le spalle con un braccio mentre la ragazza si appoggiava al suo petto.

-Cosa ti ha fatto cambiare idea?-

-Non lo so…so solo che all’improvviso ho capito che quanto stavo facendo era sbagliato…e questo anche grazie a te…-

 

-Baltazar!- sentii che mi chiamavi mentre io ero a terra in stato di semicoscienza. Ti precipitasti accanto a me preoccupata, mi prendesti dolcemente la testa tenendola sollevata cercando di non farmi perdere i sensi, in quel momento sembravi davvero in pensiero per me. Avvertivo le tue carezze leggere sul mio viso, la tua mano che mi sfiorava i capelli dolcemente mentre continuavi a domandarmi perché l’avessi fatto. Se ci ripenso mi viene da ridere,la risposta mi sembrava così ovvia…ma in quel momento riuscivo a malapena a parlare, l’attacco di Vagnus mi aveva colpito in pieno, sentivo le forze venirmi meno e probabilmente se non ci fossi stata tu non ce l’avrei mai fatta a riprendermi. Già…lo devo a te se sono ancora vivo. 

-Phoebe…sei davvero convinta che anche noi demoni possiamo amare?- riuscii a chiederti prima che perdessi completamente coscienza.

Non avevo fatto altro che pensarci, dal giorno in cui me ne sono andato sbattendo la porta della casa in cui ci eravamo stabiliti in questa città, perché il  nostro piano era quello di conquistare la fiducia degli eletti e dell’evocatrice per poi toglierli di mezzo quando meno se lo aspettavano, ti ricordi? Da allora non ho fatto altro che ripensare alla nostra conversazione, cercavo di comprendere cosa ti avesse spinta a fare quella scelta, quella di voltare le spalle al mondo demoniaco, quello a cui appartenevi…ma non c’era solo quello sotto. Il motivo per cui ero arrabbiato con te era un altro. Takao. Non riuscivo a sopportare il fatto che tu avessi preferito stare insieme a lui, un ragazzino, un mortale, piuttosto che a me, lui ti aveva portata via da me.

Mi resi conto ben presto che lavorare a servizio di Vagnus per portare a termine il suo progetto, che allora era anche il nostro progetto, non mi divertiva più…non senza di te. Più il tempo passava più sentivo crescere l’abisso che aveva lacerato il nostro rapporto diventare sempre più grande, ancora poco e avrebbe risucchiato tutto…e poi…e poi ti ho visto combattere contro colui che fino a poco tempo prima era anche il tuo “re” e non so cosa mi successe. Ti giuro che non lo so. L’unica cosa di cui ero consapevole era che non potevo lasciarti morire. Così, d’istinto, corsi verso di te e ti protessi con il mio corpo. 

Oh…mi sto dilungando troppo, finirò per perdere il filo se non sbaglio ero rimasto al punto in cui io ti avevo fatto una domanda…

-Si…- mi rispondesti mentre le lacrime solcavano il tuo viso. 

-Allora io ti amo-

-Anche io ti amo- non so come ma le tue parole mi fecero sentire immediatamente meglio, sorrisi appena e chiusi gli occhi, certo che quando li avrei riaperti saresti stata tu la prima cosa che avrei visto…e così fu…

 

Alzò gli occhi sul tabellone, doveva attendere ancora tre ore prima di poter salire sull’aereo che avrebbe riportato lui e il resto della sua squadra a Mosca. Era in anticipo ma non aveva per niente voglia di gironzolare per la città come i suoi due compagni, preferiva attendere all’aeroporto. Posò in terra la borsa e si avvicinò alla parete completamente trasparente dell’edifico, interessandosi ai velivoli che atterravano e venivano, diretti e tornanti da chissà dove. In pochi mesi ne avevano passate davvero tante e adesso gli sembrava strano riprendere la vita di sempre, anche se forse era la cosa che più desiderava…già, forse…

-Sapevo di trovarti qui- una voce alle sue spalle lo fece voltare, pur sapendo perfettamente chi era stato ad aver appena pronunciato quella frase.

-Kai-

Il russo non rispose, si limitò a gettare un’occhiata su uno dei posti liberi della sala d’aspetto prima di sedersi. Yuri lo guardò, era venuto per parlargli, ne era certo, era troppo presto perché fosse venuto solo a salutarlo prima di partire anche perché gli altri non erano ancora arrivati.

-Sono venuto per chiederti una cosa riguardo ad Hilary- disse all’improvviso con la sua solita calma. Il suo interlocutore sospirò, era certo anche di cosa volesse parlargli, e a quanto pareva aveva visto giusto.

-Non preoccuparti Kai, Hilary mi piace ma so benissimo che tra te e lei c’è…-

-Non è questo che volevo chiederti- lo interruppe sollevando lo sguardo su di lui e lasciandolo sorpreso. Era da qualche giorno che ci pensava ma non aveva ancora detto a nessuno quello che gli era venuto in mente, neanche a lei.

-Ti darebbe fastidio vederla tutti i giorni?- gli domandò infine.

-No…non credo…- biascicò non capendo dove il suo compagno volesse andare a parare. Si sedette accanto a lui chiedendogli spiegazioni, cosa che ovviamente non riuscì ad ottenere.

-Anche se stesse con me?- continuò estraendo Dranzer dalla tasca tenendolo nel palmo della mano mentre i suoi occhi fissavano la trottola, assorti. Il capitano dei Neoborg abbozzò un sorriso, ora capiva…

-Ci tieni molto a lei, vero?-

-Io la amo, e…- strinse il beyblade nel pugno –ho avuto davvero paura di perderla-

L’altro russo gli rivolse lo sguardo, sapeva benissimo a cosa si stava riferendo…

 

Mi sentii morire quando Hilary decise di usare l’Energia pura. Avendo visto quello che Vagnus aveva fatto a noi e a William aveva deciso di farvi ricorso. Anche Takao, che era accanto a me cercò di farla ragionare, Alena ci aveva raccontato che cosa sarebbe successo se un evocatore o un’evocatrice l’avessero utilizzata. Ricordo perfettamente la scena, lei aveva guardato l’ex-evocatrice consapevole del fatto che l’Energia Pura era per il momento nelle sue mani, ma anche quest’ultima non sembrava avere intenzione di dargliela. Però sapeva anche che non poteva impedirglielo…

Hilary le si avvicinò scansando il capitano, e dirigendosi verso di lei. Aveva un’espressione tremendamente determinata, non voleva sentire ragioni, d’altra parte è di una testardaggine unica…ma io so essere ancora più testardo.

L'afferrai per le braccia impedendole di muoversi, non potevo permetterle di fare un simile pazzia, se avesse usato l'Energia Pura avrebbe dovuto dare in cambio la sua vita, proprio come aveva fatto Alena mille anni prima. Cercai di farle capire inutilmente che era una cosa assurda, che non era giusto che chi deteneva il potere della Crystal doveva sacrificarsi per il bene dell'umanità, che doveva esserci per forza un'altra soluzione. Ma Hilary continuava a ripetere che quello era l'unico modo per sconfiggere Vagnus e che se non l'avesse fatto avrebbe vinto lui. Ma sai una cosa? Non me ne importava un c***o, per me non aveva senso quello che voleva fare, e poi...

-Tu non lo farai!- le urlai contro nonostante lei cercasse i tutti i modi di divincolarsi dalla mia presa.

-Non capisci! Io devo...-

-Tu non devi niente!- replicai senza lasciarle nemmeno il tempo di finire la frase -Troveremo un'altra soluzione-

-Non c'è tempo per trovare un'altra soluzione Kai! Non lo capisci?-

-Sei tu che non capisci! Ti impedirò di farlo!- l'abbracciai, stringendola forte a me, assicurandomi che non potesse scappare via -Non ti permetterò di lasciarmi così...- ripensandoci mi rendo conto di essermi comportato da vero egoista...ma non potevo farci niente, io...

-Io ti amo- le sussurrai...o urlai...non lo so, non me lo ricordo. Non glielo avevo mai detto prima.

-Kai…- fece  con le lacrime agli occhi –Anch’io ti amo ma…-

-Non voglio sentire un’altra parola- la bloccai posandole un dito sulle labbra. 

 

-E’ per questo che la voglio con me- avendola accanto avrebbe potuto proteggerla più facilmente, anche se adesso non ce ne era motivo. Il pericolo di Vagnus era stato annientato e il suo piano sventato, senza contare che ora Hilary non era più l’evocatrice…

 

Si sedette sul portico della casa di Takao, in completa solitudine, erano tutti fuori, a parte Nonno J che si stava allenando in palestra, gli altri probabilmente erano impegnati negli ultimi preparativi prima della partenza. Alzò gli occhi al cielo, limpido e azzurro, adorava quelle giornate di sole. Sospirò ed estrasse dalla tasca dei pantaloncini un piccolo oggetto, era la sua catenina preferita, quella che portava sempre con sé, la Crystal…sembrava la solita catenina ma se la si guardava meglio si poteva notare una differenza…la pietra incastonata al centro del cuore era scheggiata, quasi spaccata a metà.

-Neanche tu te la sei passata bene, eh?- le disse come se quella potesse risponderle. Nonostante tutto non poté fare a meno di mandare un sospiro sollevato. Non le sembrava vero che quella storia era finita, adesso poteva finalmente vivere una vita tranquilla…magari non proprio tranquilla, visto che stando vicino ai suoi amici ogni tanto si ritrovava coinvolta in qualche strana avventura, però di certo sarebbe stata una vita più normale. Finalmente le cose parevano andare per il verso giusto, era davvero contenta quando si trovava con i suoi compagni, e con Kai le cose andavano a meraviglia, in quegli ultimi giorni si era dimostrato particolarmente dolce…anche se l’aggettivo dolce riferito a Kai Hiwatari significava semplicemente che le aveva concesso qualche carezza in più…sorrise divertita.

-Già…è stato grazie a lui se sono ancora qui…-

 

Mi ha impedito di usare l’Energia Pura, ha detto che non mi avrebbe permesso di lasciarmi in quel modo…beh, anch’io di certo non bramavo dal desiderio di andare incontro a morte certa ma il mio compito era salvare il mondo dalla minaccia di Vagnus, ed ero disposta a sacrificarmi per questo, ma soprattutto per loro, per i miei amici…erano gli eletti ma io non ritenevo affatto giusto che anche loro avessero dovuto pagarne le conseguenze. In fondo l’evocatrice ero io…

Ma se non avessi fatto ricorso all’Energia Pura il problema rimaneva come eliminare Vagnus, anche attaccarlo tutti insieme non era servito. Io non ne avevo davvero la minima idea.

-Kai ha ragione- alzai lo sguardo oltre la spalla del mio ragazzo che mi teneva ancora stretta tra le sue braccia, a parlare era stata Alena.

-Non è giusto che tu sacrifichi…io l’ho fatto solo perché non avevo più niente, avevo perso le persone più importanti della mia vita, tu invece…sei ancora molto legata a questo mondo, ed è proprio questo legame che devi tenere in conto-

-Che intendi?- le chiesi separandomi da Kai.

-Qual è il tuo più grande desiderio in questo momento?-

-Sconfiggere Vagnus e continuare a vivere serena, con i miei amici- le risposi senza neanche doverci pensare, secondo quello che diceva il mio cuore.

-Allora sarà questo tuo desiderio a farti vincere, la tua capacità di mettere i sentimenti al primo posto…è per questo che sei l’evocatrice- mi spiegò.

-Ma…non sono l’unica al mondo a mettere i sentimenti al primo posto, perché allora proprio io?-

-Sai Hilary- mi disse ammiccando –ci sono domande a cui bisogna ancora scrivere una risposta…scrivila ora la tua risposta- mi sorrise.

Riflettei sulle sue parole, il mio desiderio di stare con i miei amici mi avrebbe dato la forza per sconfiggere Vagnus? Mi guardai intorno e ciò che vidi furono i miei compagni, coloro con i quali avevo vissuto quella storia…loro mi avrebbero dato la forza.

Non persi tempo, caricai di nuovo Lightness nel dispositivo di lancio e lo scagliai verso Vagnus, stava per scoccare la sua ora, niente mi avrebbe più fermato, perché il mio desiderio di vivere era più forte di qualsiasi altra cosa…

-Pensi che basti evocatrice? Sei solo un’illusa- il signore del male chiamò di nuovo in causa la sua Essenza malvagia mentre io evocai il mio bit-power.

-Lightness!- una maestosa lince dal colore dell’oro uscì dal bit rivelandosi in tutta la sua bellezza. D‘improvviso anche i bit degli altri beyblade si illuminarono e il loro fascio colorato andò a concentrarsi nella mia Essenza. Quello che provai fu qualcosa di assolutamente fantastico, potevo sentire i sentimenti delle persone che mi erano accanto, la loro paura, la loro forza ma soprattutto la loro speranza. E poi…e poi fu la luce contro le tenebre…

Oddio, sto diventando troppo poetica!

Utilizzai tutta la mia energia, fu per questo che dopo la lotta tu ti rompesti…mi dispiace Crystal, ma anche se non ho più i miei poteri tu continuerai a vivere in una parte di me…

Mentre per quanto riguardo Alena…credo che mi mancherà, potevamo diventare ottime amiche…ma in fondo questo non era il suo tempo… 

 

-Già…è stata una dura lotta ma alla fine Vagnus è stato annientato- William si sdraiò sul suo letto d’ospedale con calma, se si muoveva bruscamente avvertiva ancora qualche fitta sparsa per il corpo.

-Fin quando tra mille anni non ritornerà…-

-Allora ci sarà un nuovo evocatore che lo sconfiggerà ancora senza sacrificare la sua vita, Hilary ne è stata la dimostrazione- la tranquillizzò il ragazzo. Phoebe sorrise, non aveva tutti i torti, sarebbe andata come aveva detto, quello era il momento più adatto per guardare avanti con ottimismo.

-E Takao?- la domanda che gli pose il suo compagno la fece sussultare appena, riportandola con i piedi nel presente. Sospirò ricordando il giorno, di poco tempo prima, in cui gli aveva parlato; da allora non l’aveva più visto…

 

Non so se abbia fatto più male a me che a lui…il giorno dopo che Vagnus era stato sconfitto, dopo che io ero venuta a farti visita in ospedale andai a casa sua, in fondo gli dovevo delle spiegazioni, ne aveva tutto il diritto, senza contare che gli dovevo anche dire quello che avevo scelto. Quando attraversai il cancello della villa Nonno J mi salutò cordialmente e mi indicò dove potessi trovare Takao. Andai in palestra ma prima di entrare presi un profondo respiro, avrei voluto girare i tacchi e andarmene ma non sarebbe stato giusto, non potevo lasciarlo così…dopotutto gli voglio bene, è stato grazie a lui che ho capito quanto stavamo sbagliando e che nonostante noi siamo demoni possiamo comportarci come esseri umani ed essere trattati come tali.

Aprii la porta e lo trovai seduto in un angolo, impegnato a pulire Dragoon. Era da solo per fortuna.

-Sapevo che saresti venuta- mi disse senza nemmeno sollevare gli occhi, probabilmente sapeva già cosa dovevo dirgli.

-Come…come stai?- gli domandai avvicinandomi a lui.

-Bene- non seppi riconoscere se dicesse la verità o meno, il suo tono di voce era privo di una qualsiasi enfasi.

-Io sono venuta per…-

-So perché sei venuta- finalmente levò lo sguardo su di me e si alzò in piedi –O almeno lo immagino-

-Tu ami William, no?- continuò lasciandomi completamente spiazzata dalla schiettezza della sua domanda, anche se avrei dovuto aspettarmela. Inclinai la testa, non risposi ma il mio silenzio non faceva altro che confermargli quello che non sarei riuscita a dirgli a parole, avevo paura di ferirlo...anche se forse l'avevo già fatto.

-Takao io...-

-Non aggiungere altro...anche lui ti ama, ha rischiato la sua vita per salvarti- si diresse verso la porta -Senza contare che tra noi non avrebbe mai potuto funzionare, prima o poi avremmo dovuto fare i conti con la nostra diversità, a partire dalla cosa più evidente...tu sei immortale, io no- si voltò a guardarmi -E' giusto che tu stia con qualcuno della tua specie-

-Aspetta!- lo bloccai prima che uscisse -Possiamo essere amici?-

-Forse- fu la sua risposta dopo un silenzio che a me sembrò interminabile -Ma non adesso-

 

E come ogni storia che si rispetti arrivò anche l’ora dei saluti, chi prima chi dopo doveva ritornare da dove era venuto, a casa, nel proprio paese, dove si sarebbero ripresi dagli ultimi fatti accaduti e dove si sarebbero preparati per il prossimo campionato mondiale di beyblade, ormai non più tanto lontano.

-Insomma Mao, vuoi muoverti?- Lai la incitò a scollarsi dal braccio di Rei a cui la cinesina sembrava non volesse staccarsi, dallo scontro finale con Vagnus era passata solo una settimana e non le andava per niente di tornare in Cina, le pareva di aver passato troppo poco tempo con il blader della Tigre Bianca, adesso che poteva permettersi di stargli accanto senza preoccupazioni.

-Non mi va di venire Lai! Posso rimanere con Rei?- gli domandò anche se la sua assomigliava di più una supplica.

-No!- rispose senza lasciarle possibilità di replica-

-Ma…- tentò di protestare. Quando si metteva a fare il fratello autoritario non lo sopportava proprio.

-Rei torna a casa la prossima settimana, non mi sembra questa tragedia!-

-Ma perché non ti trovi una ragazza, almeno la smetti di starmi con il fiato sul collo…- disse a bassa voce, imbronciata.

-Hai detto qualcosa sorellina?- le chiese alterato, non aveva sentito la frase ma dal movimento delle labbra della ragazza aveva potuto intuirla.

-Io? No, proprio niente!- ribatté con un’espressione angelica sul volto che provocò un grande sospiro da parte del fratello. Mao guardò uno degli orologi appesi alle pareti dell’aeroporto, non mancava molto alla partenza del loro aereo.

-Rei…- si rivolse a lui come ultima speranza.

-Dai, torno presto- le disse sorridendole rassicurante, entro pochi giorni anche lui sarebbe tornato nel suo villaggio per allenarsi in vista del torneo. Si avvicinò a lei e le imprigionò il mento tra le dita baciandola sulle labbra sotto lo sguardo un tantino contrariato di Lai.

 

Partiti i Baihuzu fu la volta degli All stars e infine dei Neoborg, il loro aereo era l’ultimo a decollare, o meglio il penultimo, se si considerava anche quello di Galeno che aveva deciso di tornare anche lui nel suo paese natale, in Grecia.

-Beh, cosa sono quelle facce? Andiamo in Russia, mica in guerra!- esclamò Boris.

-Ma la prossima volta che ci incontreremo sarà guerra! E vi batteremo!- fece Daichi euforico, alludendo al prossimo campionato.

-Io non ci conterei troppo piccoletto!- ribatté il russo.

-Ci rivediamo ai campionati mondiali Yuri- lo salutò Hilary mentre lo vedeva allontanarsi di spalle e dirigersi verso il loro aereo, prossimo alla partenza.

-Anche prima- le disse continuando a camminare, senza voltarsi, lasciando la ragazza un po’ perplessa. Prima che potesse chiedere spiegazioni il suo ragazzo le posò una mano sulla spalla invitandola a seguirlo con un semplice cenno del capo.

-Cosa c’è?- gli domandò quando furono lontani dai loro amici.

-Ho deciso di tornare in Russia per partecipare al prossimo campionato di beyblade con la squadra dei Neoborg- le disse –Partirò la prossima settimana-

Il sorriso di Hilary scomparve immediatamente dal suo volto, come poteva continuare a sorridere avendo appena saputo che il suo ragazzo sarebbe stato lontano da lei? Era vero, si trattava di sei mesi circa poi lo avrebbe di nuovo rivisto ai mondiali però non avrebbero avuto molto tempo per stare insieme, Kai non poteva certo permettersi di distrarsi. Ma in fondo poteva capirlo, sapeva quanto per lui fosse importante il beyblade e non gli avrebbe impedito di andarsene, sarebbe stato troppo egoistico da parte sua. Sperava solo che in quel periodo di lontananza lui non si dimenticasse di lei e che i suoi sentimenti non mutassero. Non lo avrebbe sopportato, lo amava troppo…lo amava troppo per lasciarlo andare ma lo amava troppo per costringerlo a restare. Se non avesse fatto così male sarebbe stato perfino buffo.

-D’accordo…so quanto è importante per te- una settimana, solamente una settimana…si morse il labbro inferiore cercando di reprimere le lacrime che desideravano a tutti i costi uscire dai suoi occhi. Gli si avvicinò premendo il viso sul suo petto, non voleva che la vedesse piangere. Il russo le cinse la vita con le braccia stringendola più forte a sé.

-Vieni con me- le sussurrò all’orecchio. Alla ragazza per poco non mancò il respiro pregando intanto che quella richiesta non se la fosse solo sognata. Sentì il cuore batterle più forte, alzò lo sguardo sul blader come se cercasse qualcosa che le confermasse che quelle parole non se le era solo immaginate.

-Ormai sei diventata una blader davvero in gamba quindi non vedo il motivo per cui non potresti partecipare anche tu al campionato-

-Anche io?- ripeté con un filo di voce.

-Con la nostra squadra- aggiunse. La brunetta aprì la bocca ma non uscì alcun suono, era troppo stupita per dire qualcosa. Partecipare ad un torneo così importante con la squadra dei Neoborg? Non poteva crederci che lui davvero volesse questo.

-Ho già parlato con Yuri…non ci sono problemi a farti entrare in squadra-

Hilary ripensò a quello che gli aveva detto il capitano della squadra russa prima di salire sull’aereo…adesso comprendeva il significato.

-Allora? Parteciperai con noi?-

La sua interlocutrice non rispose, si limitò a sorridere, uno di quei sorrisi che le illuminò tutto il volto, si alzò in punta dei piedi e lo baciò sulle labbra, fu un bacio molto lungo e molto dolce che valeva più di mille parole…Kai le passò una mano tra i capelli accarezzandoglieli senza preoccuparsi della gente che andava e veniva dagli imbarchi, in quel momento c’erano solo loro due…

Si separò da lui felice che quella storia era finalmente finita, aveva perso i suoi poteri, ormai la sua missione era terminata quindi aveva tutto il diritto di vivere una vita normale. Non aveva bisogno di capacità particolari per sentirsi speciale, aveva già una persona che la faceva sentire tale ogni volta che le era accanto. Quello che le aveva appena detto il russo era stata la cosa più bella che le fosse capitata dopo la morte dei suoi genitori. Tornò a rifugiarsi tra le sue braccia approfittando di quel momento di tenerezza che il blader aveva concesso al suo orgoglio.

-Ehi piccioncini, torniamo a casa? Gli altri sono tutti partiti ormai- li richiamò Max mentre teneva ancora Mariam per mano.

-Bleah! Baciarsi con l’ochetta! Che ci troverà Kai di bello, mi chiedo!- fece Daichi disgustato alla vista di quella scena, affiancandosi al biondino, seguito dai suoi compagni.

-Beh…come si dice, l’amore è cieco- si ritrovò a commentare Takao, ma appena ebbe terminato la frase sentì un qualcosa di piuttosto pesante arrivargli dritto dritto sulla testa, e pochi secondi dopo anche il rossino fece la stessa fine.

-Hilary! Sei impazzita! Come ti salta in mente di mollarci un pugno senza ragione!-

-Senza ragione?!- tuonò spaventando non poco il capitano –Vi ho sentito! Tu e Daichi!-

-Perché non torni a sbaciucchiarti col tuo ragazzo e lasci in pace noi?-

-Ma io ti…-

-E dai Hilary, scherzava!- si intromise il professore ridacchiando nervosamente cercando di placare le ire della ragazza.

-Ne riparleremo al campionato mondiale- fece incrociando le braccia al petto, piuttosto sicura di sé.

-Che intendi?- domandarono in coro i suoi amici. La brunetta lanciò uno sguardo a Kai abbozzando un sorriso prima di rispondere -Intendo che la prossima settimana andrò in Russia con Kai e mi allenerò con la squadra dei Neoborg per partecipare con loro al prossimo torneo mondiale di bey-

-Cosa?! Stai scherzando?!-

-E perché dovrei!- ribatté -Ormai sono abbastanza brava a beyblade-

-Questa si che è una sorpresa! Questo significa che potremo ritrovarci a combattere contro di te- osservò Rei.

-Quindi adesso andrai in Russia...- fece Takao abbassando lo sguardo, il suo tono di voce era stranamente triste. Prima Phoebe e adesso se ne andava anche la sua migliore amica.

-Takao...- sussurrò la brunetta intuendo il suo stato d'animo. Il giapponese sollevò gli occhi incontrando quelli della compagna. In fondo era giusto che lei seguisse la sua strada e stesse con la persona che amava, senza contare che c'era la possibilità che loro due si ritrovassero a combattere in un torneo ufficiale e questo lo rendeva contento. La sua espressione cambiò immediatamente e sulle sue labbra si delineò un sorriso, sorriso a cui la ragazza rispose felice. Ma si, da allora in avanti sarebbe andato tutto per il meglio…

 

Intanto da dietro una colonna qualcuno sorrideva osservando i ragazzi, fortunatamente era finito tutto bene, allora la sua presenza era servita a qualcosa…

-Alena, dobbiamo andare- la biondina si voltò verso la figura che era alle sue spalle e che le stava tendendo la mano, aveva ragione, quello non era il suo posto, non era il suo tempo. Gettò un’ultima occhiata ai bladers che adesso stavano ridendo tra loro, non li avrebbe dimenticati, come era certa che loro non si sarebbero dimenticati di lei e di tutto quello che avevano passato. Afferrò la mano della persona che gliela aveva offerta, stringendola nella sua.

-Sono pronta. Andiamo, Shin…-

 

THE END

 

 

Allora, che ve ne pare??? Aspetto i vostri commy mi raccomando e…aspettatemi perché tra pochissimi giorni tornerò ad assillarvi con una nuova fic!! Eh eh eh!!

Ciaooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!

 

  

 

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