The Prophecy

di Ronnie17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Nicolas ***
Capitolo 4: *** Sincerity ***
Capitolo 5: *** Sospetti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Sam camminava strascicando i piedi lungo il vialetto della sua casa nella zona di Swiss Cottage, a Londra.
La borsa in spalla sembrava molto piú pesante rispetto alla mattina, quando era uscita per recarsi nel negozio di abbigliamento dove lavorava durante l'estate, e sperava di trovare qualcosa che potesse saziare il suo stomaco affamato.
Salí svogliatamente i tre gradini che la portavano sulla veranda, e quindi alla porta d'ingresso.
Davanti ad essa, peró, trovó qualcosa di insolito: una lettera.
Si giró verso la casella della posta, che si trovava all'inizio del vialetto, chiedendosi perchè il postino non l'aveva lasciata lí, per poi far ricadere lo sguardo su quella busta.
La raccolse, e noto uno strano stemma a sigillare la busta.
Una volta in casa, peró, la lettera venne dimenticata sul tavolo del salotto.


Quella sera Sam andó a letto presto, stravolta dalla giornata appena trascorsa, ma fu costretta ad alzarsi quando sua madre e suo padre entrarono improvvisamente nella sua stanza.
Sua madre stringeva nella mano destra la lettera.
-dove l'hai trovata?- chiese, con gli occhi azzurri fissi sulla ragazza, e il tono leggermente sconvolto.
-em, davanti alla porta...posso tornare a dormire?-
-Sam, vieni giù in salotto, ORA!- suo padre ignoró la sua richiesta, per poi uscire dalla stanza e recarsi al piano di sotto, seguito dalla madre.
Sam gli andó velocemente dietro, pensando giustamente che si trattasse di qualcosa di importante, trascinandosi dietro la coperta per proteggersi dal freddo notturno.
Una volta in salotto, i genitori la invitarono a sedersi sul divano di fronte al quale erano seduti loro.
Suo padre aprì la busta, lesse attentamente il contenuto, e successivamente la appoggió sul tavolo di fronte a lui.
-Sam, tu sei una strega-

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Capitolo 2
*** Hogwarts ***


Sam si guardava intorno smarrita.
Era stata tante volte alla stazione di King's Cross, ma non si sarebbe mai immaginata nella situazione in cui si trovava in quel momento.
Stringeva nella mano desta un biglietto dorato, che le sarebbe servito per imbarcarsi nell'espresso che l'avrebbe portata nella sua nuova scuola.
Trascinó a fatica il carrello stracolmo di roba in giro per la stazione.
Dopo aver scoperto di essere una strega, la sua vita era totalmente cambiata.
Non era passato molto tempo, semplicemente un mese, ma lei si sentiva una persona del tutto diversa.
I suoi genitori erano babbani, ovvero senza poteri magici, ma conoscevano comunque il mondo della magia.
Infatti, il nonno di Sam era un mago, ed era stato lui ad aiutarla a capire meglio la situazione in cui si trovava.
La cosa strana era, peró, che la sua lettera fosse arrivata quando ormai aveva 16 anni.
Nessuno si capacitava dell'accaduto.
Era stata a Diagon Alley per procurarsi tutta la roba che le occorreva, sempre con suo nonno.
Le era sembrato tutto cosí fantastico e meraviglioso...ma in quel momento aveva problemi piú urgenti: il binario 9 e 3/4 non esisteva.
Continuava a fissare il biglietto in cerca di spiegazioni, mentre accarezzava con la mano il becco della civetta che aveva scelto, Jasy, accovacciata in una gabbia sul carrello.
Alla fine decise di chiedere aiuto a suo nonno, chiamandolo al telefono di casa.
-devi passare attraverso la colonna tra i binari 9 e 10-
-come?!- la ragazza fissava quella colonna incredula.
-passaci attraverso!- ripetè la voce del nonno, dall'altra parte della cornetta.
-non posso...cioè..-
-Sam, prendi la rincorsa e corrici incontro-
Lei sospiró, gonfió il petto e, con tutta la forza che aveva, corse contro la colonna ad occhi chiusi.
Non sentì nessun tonfo, così come l'impatto con la colonna.
Quando riaprì gli occhi si trovó davanti un treno meraviglioso, quasi surreale, e attorno decine di ragazzi e genitori intenti a salutarsi e abbracciarsi.



Il viaggio in treno fu meraviglioso.
Conobbe alcuni ragazzi e ragazze, che, successivamente allo sbalordimento per il ritardo della lettera della ragazza, le riassunsero la vita di Hogwarts.
A Sam sembró meraviglioso.
La prima volta che vide il castello fu indimenticabile: era immenso, pieno di torri e finestre, incantato.
Lo raggiunse in barca, insieme agli altri studenti.
Attraversarono il cortile per poi entrare tutti all'interno della fortezza.
Furono condotti dentro un'immensa sala, che Sam scoprì chiamarsi Sala Grande.
Ma notó che tutti sapevano esattamente dove andare a sedersi, eccetto gli alunni del primo anno, che rimasero fuori insieme ad una professoressa.
-ehi Sam, dovresti uscire anche tu...sai, non ti hanno ancora assegnato una casa- le sussurró Bonnie, una ragazza Grifondoro che Sam aveva conosciuto sul treno.
-oh..giusto- le sorrise lei, per poi andare dalla professoressa dai capelli rossi che badava ai primini.
-em...mi scusi...io sono...-
-quella nuova- la interruppe la vecchia signora, con un sorriso.
Gli occhi verdi la ringiovanivano, assieme ai denti bianchi, mentre le rughe che le ornavano la faccia svelavano un'età avanzata.
-cara, vieni pure, io sono la professoressa Wisley. Adesso entrerai con noi...vedi, anche questi ragazzi devono ancora essere smistati nelle proprie case. Tu rimani al mio fianco, ci penso io a te- sorrise ancora.
-ma..davanti a tutti?-
-sí, ma stai tranquilla, il cappello parlante ti assegnerà ad una casa in men che non si dica!-
La ragazza strinse i pugni.
Odiava essere posta al centro dell'attenzione, ma cercó di non agitarsi. Sapeva bene cosa sarebbe successo altrimenti.
Sbuffando, Sam la affiancó mentre entrava nella Sala Grande, seguita da tutti i nuovi studenti.
Notó che la sala era arredata principalmente da quattro lunghe tavolate.
Pensó che ognuna doveva appartenere ad una casa differente.
Tutti gli sguardi degli studenti a lei sconosciuti erano puntati sulla sua persona, più che sui piccoli, che la seguivano spaesati.
Evidentemente la domanda comune era : "perchè la sua lettera era arrivata così in ritardo?"
Tutti sapevano della situazione di Sam, se ne era parlato molto ovunque, anche se lei era ignara di tutto questo, come del resto era ignara di molte cose.
La professoressa Wisley lesse uno ad uno i nomi degli studenti del primo anno da una pergamena, che il cappello smistó con facilità.
Ad ogni nuovo arrivato, la casata corrispondente applaudiva e gioiva, mentre lo accoglieva nella propria tavolata.
I giovani alunni terminarono, cosí la professoressa guardó sorridendo la ragazza dai capelli chiari davanti a lei, per poi rivolgersi a tutti:
-quest'anno, per la prima volta, avremo il piacere di ospitare una nuova studentessa che frequenterà il sesto anno: Sam Jonson! Vieni pure...-
Lei si accomodó sullo sgabello sul quale precedentemente avevano seduto tutti i presenti, in attesa di essere smistata, mentre le veniva posizionato sulla testa il vecchio cappello parlante.
Seguí un attimo di silenzio.
Sam osservò gli studenti seduti ad ogni tavolo.
Uno in particolare attirò la sua attenzione.
Doveva certamente appartenere ai serpeverde, visto che si ricordava di un ragazzino appena smistato in quella casata dirigersi in quella direzione.
Vide solo le sue iridi blu, ma poi la sua attenzione venne richiamata dal cappello.
-mmm- sbuffó. Tutti erano in silenzio.
-è strano-
-cosa è strano?- domandó la ragazza.
-è come se mi fosse già capitato di guardare nella tua testa...ma è stato molto tempo fa.-
Sam non sapeva come rispondere.
-mi chiedo se...-
-cosa?- l'attesa la stava uccidendo.
-la tua testa è esattamente uguale a quella di un altro studente che ha frequentato questa scuola. Ma, come ho già detto, è stato molto tempo fa-
-chi era questo studente?-
-mmm...-
Seguirono altri secondi di puro silenzio.
-Grifondoro!- esclamó poi il cappello.
E la sua tavolata esplose in un boato.

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Capitolo 3
*** Nicolas ***


La prima mattinata di scuola Sam venne chiamata appena prima dell’inizio delle lezioni dal preside Granger, il quale la accolse con un sorriso.
Sembrava un uomo molto saggio, dimostrava circa cinquant’anni, ma Sam pensò che potesse averne anche 100 o qualcosa in più, visto che aveva da poco sentito parlare dell’età che certi maghi potevano raggiungere.
In una sola giornata la giovane Grifondoro aveva scoperto infinite cose sul castello che la ospitava e sul mondo in cui si trovava.
Il preside aveva dei capelli ricci e grigi sparsi sulla testa, non troppo lunghi, e dei rugosi occhi castani.
Dei denti perfetti erano incorniciati da una leggera barbetta sempre grigia.
Sedeva di fronte ad un’ampia scrivania.
Il suo ufficio era stracolmo di libri dall’aria piuttosto antica, e sulla parete i quadri animati davano quel tocco di magico che non mancava mai.
-siediti pure Sam- la incoraggiò.
La ragazza si accomodò sulla sedia sul retro della scrivania di fronte al preside, sorridendo leggermente imbarazzata.
-allora…una Grifondoro?- lei annuì.
-bene bene…anche io lo sono stato…ma veniamo al punto: ti stai trovando bene qui?-
-oh, certo…mi sembra tutto meraviglioso-
-mi fa piacere- il preside abbozzò un sorriso, poi guardò negli occhi la studentessa con aria più seria –so dei problemi che hai dovuto affrontare fuori di qui, e so anche quanto sia stata dura per te…ma se non ti dispiace, vorrei che mi raccontassi cosa ti succedeva. Se per te non è un problema, ovviamente-
Sam respirò profondamente, ricordandosi degli avvenimenti che le avevano fatto capire che lei non era una persona normale, prima di iniziare a raccontare.
Era strano che un preside di Hogwats volesse sapere quest genere di cose su uno dei suoi alunni, ma Sam questo non poteva saperlo.
-em…mi capitavano cose strane…-
-ad esempio?-
-mmm…una volta siamo andati in gita con la scuola. Un mio compagno ed io abbiamo litigato, e mi sentivo parecchio irritata. Così ho sbattuto un piede per terra e l’edificio più vicino è esploso-
l’uomo alzò un sopracciglio.
-bene, continua a raccontare…-
-mi capitava spesso che il tempo variasse in base al mio umore…mi capita ancora adesso in realtà.-
il preside diede uno sguardo veloce all’orologio, mentre assumeva un’aria dubbiosa.
Era strano che le foro successe tutte quelle cose insolite…
-bene, puoi andare, ma avrò ancora bisogno di parlarti. Ah, poi dovremo parlare delle lezioni di recupero che dovrei sostenere…sai, sei piuttosto indietro e non vorrei che fossi svantaggiata rispetto agli altri- abbozzò un sorriso, che venne immediatamente ricambiato
La ragazza si alzò e dopo aver salutato si diresse verso la sua prima lezione ad Hogwarts.
Quel giorno Bonnie le fece conoscere altri ragazzi: jack, un tassorosso dai capelli biondi e gli occhi castani, molto carino, Katy, un’altra Grifondoro, che sembrava avere una leggera cotta per il Tassorosso, June, una corvonero dai capelli scuri e gli occhi di ghiaccio.
A pranzo si sedette di fianco a Liam e Angie, due fratelli gemelli della sua stessa casa, entrambi dagli occhi verdi e i capelli castani.
Fu una giornata piuttosto pesante, ma trovò in quegli sconosciuti qualcuno su cui poter fare affidamento: degli amici.
Imparò moltissime cose nuove su quello strano mondo a lei sconosciuto, e i professori si mostrarono tutti disponibili verso di lei.
Presto avrebbe dovuto iniziare a frequentare delle lezioni extra per rimettersi al pari con il programma e per colmare le lacune che aveva in tutte le materie.
Alla fine delle lezioni, lei e Bonnie si ritrovarono nella sala grande.
Non erano molti i ragazzi e le ragazze al suo interno, e la seconda ebbe un po’ di tempo per spiegare alla nuova arrivata qualcosina sul Quidditch           .
Sam sembrò davvero sorpresa riguardo questo sport.
Ma le due vennero distratte da un colpo di tosse, proveniente da qualcuno alle spalle di Sam.
Bonnie alzò lo sguardo, e gli occhi le luccicarono.
La prima si voltò, e si trovò davanti gli stessi occhi azzurri che la avevano fissata anche la sera prima, e che le erano rimasti impressi.
Non potè fare a meno di notare la bellezza del ragazzo che si trovava di fronte: gli occhi contrastavano con i capelli neri, tirati all’insù, e un corpo alto e all’apparenza muscoloso gli dava un’aria slanciata e atletica.
Sorrise, e Sam fissò quei denti bianchi e perfetti.
Bonnie tornò in se.
-Nicolas…- la voce della ragazza era fredda.
-hey Bonnie, come va?-
Lei alzò un sopracciglio.
-bene presumo…che fai, non mi presenti la tua amica qui?-
Lei sbuffò. –Sam lui è Nicolas, Nicolas, lei è Sam-
Sam lo guardò con aria interrogativa.
-piacere di conoscerti- allungò una mano verso la ragazza, che non ricambiò il saluto.
-uhh, scontrosa la ragazza…- commentò lui, per poi sedersi al suo fianco.
-sparisci, Nicolas- Bonnie si rivolse a lui fredda.
-e dai, volevo solo dirti che è stato bello l’altro giorno…-
Bonnie arrossì, e Sam la guardò a bocca aperta.
-ehi, Nic…- una voce calda arrivò dalle spalle del ragazzo.
Una ragazza bionda, magra e dagli occhi castani gli cinse la spalla –vieni?-
Bonnie alzò gli occhi al cielo.
-arrivo subito…ciao Bonnie e….ciao Sam- l’ultima alzò un sopracciglio.
Nicolas se ne andò con la ragazza bionda.
-e lui sarebbe…?- Sam era incuriosita.
-Nicolas…-
-e…?-
-niente, è il ragazzo decisamente più bello che abbia mai visto e…me lo sono fatto, un paio di volte-
-wow, allora state insieme!-
Bonnie scoppiò in una fragorosa risata.
.credimi- disse, ridacchiando –il giorno in cui vedremo quel ragazzo fidanzato crollerà il mondo-
-perché?-
-Sam, è stato con mezza scuola…la metà femminile intendo. Nessuno gli ha mai negato una seratina, e davvero, il novanta per cento delle ragazze del quinto, sesto e settimo anno hanno avuto il piacere di assaggiare le sue labbra-
-tu compresa- Sam rise. Ma non poteva credere che quel ragazzo fosse così superficiale. O forse sì.
Non voleva limitarsi a sentire le chiacchiere dell’amica.
-ah, poi la gente in un certo senso ha anche paura di lui.- aggiunse Bonnie, abbassando la voce.
-perché?-
-perché se lo provochi finisci con qualcosa di rotto. Ha picchiato Liam una volta perché gli è andato addosso mentre camminava. Per non parlare della maledizione…-
-la maledizione?- Sam era confusa. Non aveva idea di cosa una maledizione potesse essere.
-bè, imparerai presto cosa sono le maledizioni…si tratta di magia oscura. Non è cosa a cui bisogna badare. Esistono tre maledizioni, una delle quali è la maledizione Cruciatus. Serve per torturare.
E lui l’ha usata, contro suo padre, ancora prima di scoprire di essere un mago, e una seconda volta qui, al quarto anno, contro il suo migliore amico, che ora non studia più qui. E non si possono utilizzare incantesimi di questo tipo: è vietato-
-ma…come ha fatto ad utilizzare una maledizione senza nemmeno sapere di essere un mago? Senza conoscere nemmeno un incantesimo?!-
-non si sa-
Sam si appoggiò allo schienale, allibita.
Aveva decisamente paura di Nicolas adesso, e l’unica cosa che avrebbe fatto sarebbe stata stargli alla larga.
 

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Capitolo 4
*** Sincerity ***


 
 
 
La prima settimana scolastica ad Hogwarts passò veloce.
Sam cercò di ambientarsi al meglio, ma le veniva piuttosto complicato, visto che non conosceva praticamente nulla riguardo il mondo che la circondava.
Scoprì che le sue materie preferite erano senz’altro pozioni e incantesimi, quest’ultima in particolare, anche se non le era ancora permesso duellare od utilizzare magie di alcun tipo, data la sua inesperienza in questo campo.
Un pomeriggio la ragazza venne chiamata nuovamente nell’ufficio del preside, per parlare dei corsi aggiuntivi che avrebbe dovuto sostenere.
Le venne assegnato un piccolo programma , dove venivano elencati materie e professori: ogni giorno, alla fine delle lezioni, avrebbe fatto un’ora in più, che secondo il professor Weasley le sarebbe servita per mettersi in pari con gli altri.
Avrebbe cominciato il lunedì successivo con Incantesimi, con il suo professore, il signor McMillan.
Poco dopo vagava sperduta per la biblioteca, in cerca di un libro che riassumeva tutto ciò che le serviva sapere riguardo la materia “storia della “Storia della magia”.
Non aveva la minima idea di dove poter trovare il libro che le serviva.
Sbuffò, cercando però di contenersi, ricordandosi cosa avrebbe potuto fare la sua magia se non avesse contenuto le emozioni.
-serve aiuto?- una voce roca, proveniente dalle spalle della ragazza, la costrinse a girarsi.
-no, grazie- disse, acida, al ragazzo che si ritrovò di fronte, tornando poi a fissare uno scaffale senza avere la benché minima idea di che argomento trattassero i libri che conteneva.
Nicolas la affiancò, fissando a sua volta lo scaffale.
-piante carnivore per il tuo giardino...- lesse il primo titolo che trovò, per poi rivolgersi alla ragazza –ti interessa davvero questa roba?-
Sam sgranò gli occhi. –em…sì, adoro le..em, piante carnivore- il ragazzo scoppiò a ridere.
-dai, cosa ti serve?- la ragazza sbuffò, e gli consegnò il foglio con il  titolo.
Nicolas in meno di un minuto ritrovò il manuale in uno scaffale che era esattamente dalla parte opposta rispetto a quella in cui Sam lo cercava.
-Grazie- la Grifondoro sorrise leggermene, per poi scansarlo e dirigersi verso l’uscita.
-ehi, non si saluta?- Nicolas ridacchiò.
Ma Sam non potè ribattere, perché una ragazza a lei sconosciuta dai capelli rossi e ricci le si parò davanti, andando incontro al Serpeverde, salutandolo calorosamente e prendendolo sotto braccio.
-dai Nic, vieni, ho un momento libero-
Sam alzò gli occhi al cielo, pensando che Bonnie le aveva fornito una perfetta descrizione di Nicolas, dopodiché si voltò e se ne andò, mentre lui cercava di capire come mai quella ragazza che si comportava in un modo così scontroso verso di lui lo incuriosisse tanto.
 
 
 
 
 
-allora Sam, sei pronta?-
Sam e il professore di Incantesimi si trovavano in una sala alla ragazza sconosciuta, con al centro un’enorme passerella.
-questa è la sala del Club dei Duellanti, dove ragazzi e ragazze possono sfidarsi e partecipare a vari tornei. Sei pronta ad utilizzare il tuo primo incantesimo? Ti ricordi quello che ti ho spiegato riguardoa lumos?-la Grifondoro annuì, totalmente eccitata.
Ma poi un pensiero le passò attraverso la mente, e la fece smettere di sorridere.
-è sicuro che posso farlo?-
-perché mai non potresti?- il professore, abbastanza giovane e dai capelli neri e lucidi, socchiuse gli occhi, fissando l’alunna davanti a lui.
-lo so che non è normale quello che mi è capitato…voglio dire, far esplodere edifici non è normale, non dovrei usare la magia, so che succederà qualcosa di simile-
il McMillan sospirò.
-tanto vale provare, non credi?-
Sam annuì. Alzò leggermente la bacchetta davanti a lei e pronunciò l’incantesimo a voce bassa.
-Lumos- appena finì di parlare, la punta della sua baccetta si accese, ma non solo.
Dopo qualche secondo iniziò a produrre fuoco, anziché luce.
All’inizio era una piccola fiamma, ma poi si tramutò in un vero e proprio incendio.
Il fuoco usciva come se fosse stato buttato fuori dalla gola di un drago e Sam era totalmente presa dal panico.
-Sanm, getta la bacchetta a terra!- la Grifondoro obbedì, e non appena interruppe il contatto con essa il fuoco cessò.
Rimase a fissarla, sconvolta.
-ascolta, Sam, non abbatterti, è la prima volta…proviamo con qualcos’altro- il professore raccolse la bacchetta da terra e gliela porse, cercando di tranquillizzarla e successivamente le spiegò come utilizzare Expelliamus.
-avanti- le sussurrò –ce la puoi fare- si mise piuttosto distante a lei, frontalmente, e aspettò che la ragazza, con mano tremante, lo attaccasse.
L’incantesimo funzionò, ma mentre il professore veniva disarmato, le grandi vetrate che incorniciavano uno dei muri di quel grande salone scoppiarono, andando in mille pezzi, che caddero a terra provocando un rumore assordante.
Questo era davvero troppo per Sam, che corse via, vergognandosi per le sue stesse azioni.
McMillan, invece, restò con lo sguardo fisso in avanti, cercando di capire come una ragazza tanto esile e indifesa potesse contenere un potere così grande.
Sam invece corse. Corse fino a che riuscì a correre, senza sapere bene dove andare. Aveva distrutto un’intera sala in meno di due minuti, ed era arrivata da pochissimo ah Hogwarts.
Presto tutti l’avrebbero evitata, ne era convinta, esattamente come la evitavano nella sua vecchia scuola.
E tutto perché era diversa. Pensava di aver finalmente trovato il suo posto, ma non poteva essere considerata normale nemmeno qui.
Sapeva che gli altri maghi o le altre streghe non facevano cose di questo tipo. Se lanciavano un incantesimo piccolo ed innocuo non appiccavano del fuoco involontariamente, non frantumavano le finestre, non facevano esplodere interi edifici.
Arrivò in un corridoio che non aveva mai visto , non immaginava nemmeno che piano fosse, e non le importava. Voleva semplicemente raggiungere il bagno più vicino.
Smise di correre per guardarsi intorno.
Da una porta sulla sinistra uscì una ragazza, che non si accorse di lei.
Si stava riallacciando i bottoni della camicia della divisa, che portava ancora addosso.
Odiavano tutti quella stupida divisa, infatti ogni studente, non appena finite le lezioni, correvano a cambiarsi, cosa che era stata concessa non da molto.
Sam sorrise immaginando cosa avesse potuto fare.
La ragazza le diede le spalle, sempre ignara della sua presenza, per poi andarsene chissà dove.
Ma dalla stessa porta, poco dopo, uscì Nicolas, con i capelli scompigliati.
Sam non se ne accorse, e continuò a camminare nella sua direzione.
Lui, invece, la vide immediatamente.
-ehi, Sam- la ragazza si fermò di botto, trovandosi di botto due occhi blu come il mare davanti.
Non appena lo vide, capì immediatamente cosa la ragazza stava facendo poco prima.
-ehi, stai piangendo?-
-no- la Grifondoro cercò di mascherare le lacrime, scansando il ragazzo e continuando a camminare.
-ehi, ma che ti ho fatto?- Sam si voltò per guardarlo negli occhi.
-niente-
-allora perché mi eviti?- si avvicinò leggermente a lei.
-perché non mi piaci-
-ma se mi conosci appena?-
-non mi piaci comunque-
-perché?- seguì un attimo di silenzio.
-per quello che so e che vedo, sei uno di quei soliti idioti, uno di quelli che crede di avere il mondo ai suoi piedi. Non fai altro che andare a spendere il tuo tempo ingannando ragazze, o semplicemente usando quelle più “facili”- virgolettò con le dita l’ultima parola.
Nicolas alzò un sopracciglio.
-sei superficiale. E non ho intenzione di farmi ingannare da uno come te-
-io non sono superficiale-
-con quante ragazze set stato oggi? E non intendo con quante ragazze hai chiacchierato, anche se saranno parecchie anche quelle-
Lui abbassò gli occhi –due…- la sua voce era roca.
-come si chiamavano?-
-Beth e…em…-
-appunto- la Grifondoro si girò nuovamente, riprendendo a camminare.
-perché stai piangendo?- la ragazza si fermò nuovamente per gurdarlo meglio negli occhi -non sono affari tuoi- sbottò, per poi andare via da lui.
Nicolas rimase un attimo a fissare il vuoto lasciato da Sam.
Nessuna ragazza, prima di quel momento, era mai stata così sincera con lui.
Si sentiva offeso, certo, e un po’ deluso da se stesso, ma la sincerità di quella Grifondoro, la sua ingenuità, e anche il suo mistero, lo avevano stupito.
Si chiedeva se sapesse qualcosa riguardo il suo passato movimentato: le risse, le maledizioni.
Per qualche strano motivo non voleva che lei sapesse. Gli interessava il suo parere, e non voleva che lei lo vedesse come qualcuno di cui avere paura.
Si passò una mano tra i capelli, cercando di dimenticare la conversazione appena avvenuta.
Ma aveva un metodo più efficace per dimenticare.
Andò nella sala comune della sua casa, dove sapeva di poter trovare Lauren, la bellissima ragazza bionda con cui “passava” spesso i pomeriggi.
La vide seduta su uno dei divanetti, mentre chiacchierava con un’amica.
-ehi Lauren, hai un momento?-
La ragazza sorrise, seducente –certo- prese la mano che Nicolas le offriva e si lasciò trascinare da lui.
Poco dopo era in uno stanzino, con la bocca su quella del ragazzo.
Lui, però, non riuscendo a dimenticare, interruppe il contatto.
-credi che io sia…non so…superficiale?- la ragazza sbuffò, volendo continuare ciò che stava facendo poco prima.
-non me ne frega niente, Nicolas, levati la maglietta- cercò di riavvicinarsi, ma lui la bloccò.
-perché non rispondi?-
-piantala di parlare, e levati quella maglia-
Lui obbedì. Già conosceva la risposta alla domanda che le aveva posto: certo che lo era.
Ma decise di smettere di pensarci, occupandosi della splendida ragazza che si trovava di fronte.
 

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Capitolo 5
*** Sospetti ***


 
-Dai Sam, ce la puoi fare…concentrati!- guardai Bonnie, seduta di fronte a me, che teneva il libro di Erbologia in mano.
-si chiama A…- Bonnie tentò di aiutarmi nuovamente, ma proprio non sapevo come rispondere alla sua domanda.
-A…Acocito?-
-Aconito- sbuffò lei -pianta velenosa, usata in alcune pozioni, specialmente per…ehi, Sam, mi stai ascoltando?-
Continuai a fissare la porta della biblioteca, sognando di poterla abbandonare per andare con il resto degli alunni della scuola a crogiolarmi al sole o a divertirmi al campo di Quidditch. Non avevo mai sentito parlare di quello sport fino a qualche settimana prima, ma mi era piaciuto subito moltissimo, e non vedevo l’ora di poterlo provare.
L’insegnante di volo era rimasta molto colpita dalla mia dimestichezza nell’usare la scopa, come del resto lo ero io. Ma poi, non avrei mai pensato che una scopa potesse volare!
-sono stanca…non ce la faccio più-  sbuffai alla fine, nascondendo la testa tra e braccia -per favore, possiamo continuare domani?-
-e va bene- Bonnie chiuse il libro, sorridendo. Probabilmente anche lei era felice di non dover più assistere a quella tortura.
Mi spiaceva doverle far perdere tutto quel tempo per aiutarmi a recuperare tutto ciò che non sapevo, e che lei (come il resto della gente) aveva imparato negli ultimi cinque anni, ma non sapevo come altro fare.
Il professor Mcmillan aveva tentano nuovamente di aiutarmi con gli incantesimi, ma ogni volta avevo problemi nel controllare la mia magia. Avevo sicuramente qualcosa che non andava.
Era stato un sollievo vedere come la sala che avevo distrutto con un semplice expelliamus era tornata come nuova (ancora non mi abituavo a tutta quella magia) e nessuno fortunatamente si era accorto di niente.
Camminammo velocemente fino alla sala grande, dove trovammo Jack e Katie, seduti a chiacchierare.
Non appena ci videro, ci salutarono con un sorriso.
-venite fuori a prendere un po’ di sole con noi?- chiese Bonnie.
_ma certo- Jack si alzò. Katie lo guardò storto, evidentemente voleva rimanere da sola con lui (era palese la sua attrazione nei suoi confronti) ma poi ci seguì riluttante.
Uscimmo nel giardino, dove ci incontrammo con Liam e Angie.
Mi sedetti di fianco a lei, che era assorta nella lettura di un libro, e a mala pena si accorse di me, mentre gli altri facevano qualche tiro con una palla da football.
Non avrei mai pensato che anche in questo posto si conoscesse quello sport!
Decisi di unirmi a loro, e quando fu il mio turno, tirai la palla un po’ più forte di quanto avrei dovuto.
Questa andò a finire addosso ad un ragazzo  che parlava con un gruppo di Serpeverde.
-ops- sussurrai, mentre Liam rideva –mi spiace!- gridai al ragazzo, correndo verso di lui per andare a recuperare la palla, ma mi fermai quando capii chi era.
-sei tu!- dissi involontariamente.
-potresti anche stare più attenta, idiota-sbottò Nicolas.
-ti ho detto che mi spiace- ribadii fredda, mentre Liam raccoglieva la palla al posto mio.
-Stupida- borbottò, girandosi verso gli amici.
A questo punto persi le staffe.
-Come hai detto?!- urlai, ma lui non si interessò minimamente, continuando a chiacchierare con gli amici. Uno di loro mi lanciò un’occhiata divertita: si stavano palesemente prendendo gioco di me.
Recuperai il pallone che Liam teneva in mano e lo tirai nuovamente addosso a Nicolas.
-ehi, ma che…- si girò, e quando vide Liam che rideva come un pazzo, la sua espressione si irrigidì.
Un ragazzo accanto a lui, biondo e con gli occhi azzurri, aveva un’espressione divertita per la figura che stavo facendo fare al suo amico.
Risi anch’io, ma smisi immediatamente quando lo vidi raccogliere il pallone e tirarmelo dietro. Non riuscii a evitare che questo mi colpisse dritto sulla fronte, facendomi cadere all’indietro.
La mia vista si ricoprì di puntini neri, e sentii la risata di Liam smettere.
Cercai di rialzarmi, ma la testa mi girava troppo. Non pensavo che quell’idiota mi avrebbe tirato addosso il pallone con una tale violenza da farmi cadere.
-Nicolas, ma che cazzo!- sentii dire, senza però riconoscere la voce.
Liam corse di fianco a me, seguito da Jack, Bonnie ed Angie, che mi aiutò a tirarmi su.
-ehi, Sam, stai bene?- annuii, gemendo leggermente.
-cazzo, guarda la fronte- esclamò Jack.
-vieni, ti porto in infermeria- disse Bonnie, tentando di mantenere calma la voce. Non capivo cosa ci fosse di tanto preoccupante.
-ehi, come sta?- scorsi il ragazzo biondo che avevo notato in precedenza. Si avvicinò a me. –le ha fatto mal…oh merda-si bloccò quando mi vide. La testa non smetteva di girare.
-che c’è di tanto preoccupante?- domandai alla fine.
-portiamola in infermeria- concluse il biondo.
-ok- dissi, tentando di alzarmi, ma non appena fui in piedi, la nausea si impossessò di me.
Volevo tornare a sedermi, ma qualcuno mi sostenne.
-non si regge nemmeno in piedi- sussurrò Bonnie. La preoccupazione traspariva dalla sua bocca.
-ci penso io- Ragazzo Biondo mi prese in braccio, ed io sgranai gli occhi.
-no, ce la faccio- protestai, ma mi irrigidì nel sentir tornare la sensazione di nausea.
-lo vedo- controbatté lui.
Pochi minuti dopo eravamo in infermerie, dove riuscii finalmente a guardarmi allo specchio.
La fronte era diventata praticamente viola, e del sangue usciva dal punto in cui la palla mi aveva colpita. Sgranai gli occhi. Non potevo credere che Nicolas mi avrebbe colpita in quel modo.
L’infermiera mi fece sedere su uno dei tanti letti, e mi diede del ghiaccio e una crema “speciale”, obbligandomi a bere un intruglio schifoso.
Ragazzo Biondo e Bonnie rimasero con me per tutto il tempo, ma poi lei fu costretta ad andare perché a quanto pareva suo fratello (primo anno) si era messo nei guai.
Quando l’infermiera mi chiese come mi ero procurata quell’orrore sulla fronte, non esitai.
-quell’idiota di….-
-è stato un incidente- fui interrotta -stavamo giocando con un pallone e per sbaglio gliel’ho lanciato con un po’ troppa forza, e…lei non è riuscita a penderlo-.
Aprii la bocca per protestare, ma la richiusi non appena vidi il suo sguardo, che mi implorava di non rivelare niente. Per quale assurdo motivo stava coprendo Nicolas?!
L’infermiera ci guardò interrogativa, e si congedò con qualche borbottio a proposito dei babbani.
Lanciai uno sguardo allo specchio di fronte a me, e notai con sorpresa che di quello che c’era fino a poco prima sulla mia fronte, non rimaneva che un piccolo taglietto sulla parte destra.
-non sei ancora abituata a tutta questa roba magica, vero?- sorrise lui –sono Christopher, comunque-
-mmm- bofonchiai –e dimmi, Christopher, per quale ragione adesso io non potrei correre dietro all’infermiera per spifferarle il gentile gesto del tuo amico?-
-perché…- abbassò lo sguardo –senti, Nicolas non è come può sembrare ok?...è solo…- sbuffò.
Aggrottai le sopracciglia, non riuscendo a capire.
-per favore, lascia stare. Non dire niente-
Fissai i suoi occhi azzurri, per poi sospirare –e va bene- scivolai giù dal letto, e lo superai, notando il suo sorriso soddisfatto.
-ehi, non mi dici nemmeno come ti chiami!?-
-oh giusto, scusa. Sono Sam- sorrisi, ormai arrivata sulla soglia.
-bene, allora…grazie Sam- continuavo a non capire. Aggrottai le sopracciglia e uscii.
 
Nei giorni successivi, non potei fare a meno di osservare Nicolas e Christopher, di tanto in tanto.
Non si separavano quasi mai, ma sembravano avere caratteri opposti.
Mentre Christopher salutava sempre tutti, ed era sempre pronto a fare due chiacchiere e a scherzare con chiunque passasse, Nicolas preferiva starsene in disparte, ricevendo saluti rispettosi da ogni studente, ovviamente. Sembrava piuttosto rispettato…o forse la gente aveva paura di lui.
Anche la moltitudine di ragazze che gli girava intorno aveva un certo distacco. Lui sembrava ignorare la maggior parte di loro, anche se comunque “passava il tempo” con tutte.
Molte non avevano il coraggio di avvicinarsi, ma quando lo vedevano passare non potevano fare a meno di commentare, innegabilmente attratte.
Eppure c’era qualcosa di stano in lui…scossi la testa e mi concentrai sul libro di storia della magia.
Ero seduta, con Bonnie di fronte a me, nella sala grande.
Avevo gli occhi incollati al libro, ed ero abbastanza concentrata da non accorgermi che qualcuno si era seduto acanto a me, finchè non parlò.
-che studi di bello?- sobbalzai, e trovai lo sguardo divertito di Chrisptopher.
-ma un ciao normale no, eh?- risi.
-scusa- sorrise lui. Gli mostrai il libro.
-mmm…sembra interessante-
-per niente- obbiettai. Mi accorsi dello sguardo interrogativo di Bonnie, che però continuò a fingere di leggere il suo giornale.
-come sta andando? So che devi recuperare un bel po’-
-sì...- sospirai –ma me la cavo, quindi va bene- feci un mezzo sorriso.
-ci sei alla partita di Quidditch domani?- quella domanda mi spiazzò.
Annuii –tu giochi, vero?-
-sì-
-dev’essere bello giocare a Quidditch, anche se non ho capito tanto bene le regole a dire la verità-
-eh no, così non va! Non puoi non conoscere le regole dello sport più fantastico del mondo!-
me le spiegò meglio che poteva, facendomi ridere, e lasciandomi una voglia di immensa di vedere la partita l’indomani.
Mentre Christopher mi spiegava cos’era un boccino, notai che Nicolas, dalla tavola dei Serpeverde, ci osservava. I nostri sguardi si incrociarono per un istante, finchè la sua attenzione non fu richiamata da qualcun altro.
-capito?-
Annuii, cercando di sembrare il più convinta possibile, nonostante mi fossi persa l’ultima parte della spiegazione.
 
 
 
 
Ero esausta, e non capivo una parola delle cose che leggevo.
-Auror, ministero…ma che diamine!- appoggiai la testa sul libro, consapevole di essere da sola all’interno della grande biblioteca.
Mi persi nei miei pensieri, e mi appisolai, per quelli che credevo fossero pochi secondi, anche se scoprii successivamente di essermi addormentata, quando qualcosa di freddo si riversò su tutto il mio corpo, a partire dalla testa.
Mi alzai immediatamente in piedi, grondante di acqua, incredula.
Mi ci volle un secondo per realizzare la mia situazione.
Nicolas mi guardava impassibile, con un secchio d’acqua in mano.
Ma che diamine stava facendo?
-sei pazzo?!- sbottai.
-stavi dormendo…e quello è il mio tavolo- accennò alla scrivania sulla quale mi ero “appisolata”.
Sgranai gli occhi.
-QUAL’E’ IL TUO PROBLEMA!? CURATI, NE HAI SERIAMENTE BISOGNO- recuperai il libro ricoperto d’acqua dalla scrivania, lo ficcai in borsa, e mi voltai. Quando arrivai sulla soglia, mi fermai nel sentire la sua voce.
-Sam- pronunciò freddo. Chi gli aveva detto il mio nome? –stai lontana da Christopher-
il blu nei suoi occhi sembrò farsi più agghiacciante.
Strinsi gli occhi, guardandolo senza capire, poi mi voltai e tornai il più velocemente possibile al dormitorio, ignorando i jeans appesantiti dall’acqua e i capelli gocciolanti.
In Nicolas c’era sicuramente qualcosa che non andava.

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