Cronache di Older Town

di LaMusaCalliope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: La Notte ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Fanny ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: La Festa ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Le ninfe ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: La Notte ***


Era notte. La luna brillava impavida nella volta celeste. L’intero villaggio di Older Town era profondamente addormentato. Una casa sola era illuminata. Una piccola casetta al confine con History Town, una casa come le altre si potrebbe dire, ma non era esattamente così. Una grande magia si stava verificando tra quelle mura. Una donna e sua figlia rischiavano la vita a causa di un potere più grande di loro. Il destino però volle che la bambina si salvasse. La donna era a terra, senza vita. La bimba era nella culla in lacrime. Quelle lacrime svegliarono l’intero villaggio. Per prima arrivò una fata, una creatura minuscola, ma così lucente da sembrare una stella. Era Dolly, la fata più giovane e allo stesso tempo più esperta di Older Town. Dopo di lei arrivarono i dottori per controllare la salute della piccola e verificare la causa della morte della madre. Infine accorsero i cittadini. Erano presenti tutti, perfino il Sindaco. “Come sta la bambina?” chiese preoccupato al dottor Clarence. “Lei sta bene, ma la madre è morta in circostanze misteriose. Il suo corpo è pieno d’aria. È ovunque, tranne che nei polmoni, lì c’è l’acqua. Ha le mani ustionate e i polsi e le caviglie legate con rami d’ortica. Ho paura che la causa della morte potesse essere …” “No, ma come è possibile? L’ ultima volta che è successa una cosa simile è stato più di mille anni fa, e …” “ Non ci sono dubbi Harry. Sono stati gli Spiriti.” “ E la bambina? Dove andrà?” “ Di lei si sta prendendo cura Dolly. Poi le cercheremo una famiglia che se ne occuperà.” Il sindaco si avvicinò alla bambina. Era piccola e aveva un colorito pallido. In quel pallore spiccavano due occhi bellissimi verdi accesi come il colore dell’erba nei prati. I suoi capelli erano biondi come il colore della luce che illumina il giorno. La prese in braccio e in quel momento decise che si sarebbe preso lui cura di lei. I cittadini accolsero la sua decisione con un clamoroso applauso. Il giorno seguente, sulla bacheca accanto al municipio c’era un cartello. “ INIZIA OGGI IL CONCORSO PER DARE IL NOME ALLA NUOVA VENUTA. PER INFORMAZIONI RECARSI IN SEGRETERIA”. Si presentarono in molti e i nomi furono svariati: Lucilla, Clara, Effigemia, ma nessuno sembrare soddisfare il povero Harry, finché non le capitò tra le mani il biglietto che aveva messo Dolly. Quel giorno il concorso si terminò. Il nome era stato scelto. La bambina avrebbe portato il nome che una fata aveva suggerito. Si sarebbe chiamata Fanny.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Fanny ***


Gli anni passarono e Fanny crebbe. Erano trascorsi tredici anni dal giorno in cui il Sindaco Harry Doose decise di tenerla con sé. In questi ultimi anni si era fatta molti amici. Dolly per cominciare. Lei le è sempre stata accanto. L’ha educata, consigliata, aiutata, e poi la conosceva meglio di chiunque altro. Sapeva quale sfumatura di viola le piacesse di più, quale fosse il suo nascondiglio segreto quando era piccola, sapeva che quando era rossa in viso era perché piangeva e a volte ne conosceva anche il motivo. All’età di sei anni ha conosciuto William; un elfo del bosco molto sveglio e intelligente. Si erano conosciuti in un giorno d’estate alle cascate di History Town. Lei cercava di saltare da una pietra all’altra nel fiume e lui l’aveva aiutata a non cadere. Sua madre era stata uno degli spiriti della natura che vegliavano sull’intero mondo. Lui ha ereditato parte dei poteri ed era capace di creare bellissimi giochi d’acqua. Fanny era affascinata dalle sue magie almeno quanto le storie che la madre raccontava. Narravano di cinque spiriti che possedevano poteri riguardanti la luce, l’acqua, l’aria, il fuoco e le piante. Ogni storia aveva un qualcosa di vero, ma allo stesso tempo di leggendario. Dafne, la madre di William, era l’unica che le parlava degli spiriti. Suo padre divagava e cambiava discorso quando lei le chiedeva qualcosa su di loro. Una volte si era persino arrabbiato, così aveva imparato9 a non chiedergli niente. La nostra storia inizia il giorno del suo quattordicesimo compleanno. L’intera città si era impegnata affinché la festa di Fanny potesse essere un successo. La piazza principale di Older Town era ornata di fiori colorati, era stato creato un grande arco floreale da cui uscivano numerosi getti d’acqua. Il fuoco era letteralmente ovunque. Le fiammelle creavano delle storielle prendendo la forma dei personaggi. Tutto il villaggio era stato invitato; in più avrebbero partecipato fenici, draghi, folletti, fate e unicorni. Alle prime ore del mattino era già tutto pronto per la festa che si sarebbe svolta la sera. Fanny dormiva ancora, quando un’ombra penetrò nella sua stanza. Si avvicinò all’orecchio di Fanny e gridò: “AUGURI!” A quell’urlo la ragazza si svegliò spaventata. “Tu sei pazzo. L’ho sempre pensato ma ora ne ho avuto la conferma.” “Neanche un Grazie?” William è sempre stato bravo con gli scherzi ma quel giorno aveva superato se stesso. “Hai ragione. Grazie. Ma la prossima volta evita di piombare nella mia stanza e urlarmi nell’orecchio.” “Va bene, la prossima volta farò venire la banda del villaggio”. “Ti fermi a fare colazione?” “No, devo fare … una commissione per mia madre. Mi dispiace”. “Oh va bene. Ci vediamo dopo allora. Ciao.” Lo cacciò dalla stanza lanciandolo per la finestra, che con un balzo atterrò sul terreno morbido. Rimasta sola, Fanny, si catapultò verso l’armadio. Non sapeva cosa indossare, era un dubbio che aveva da quasi una settimana. In quel momento qualcuno bussò alla porta, che si aprì lentamente mostrando un esserino luminoso. Fluttuava dolcemente in aria e si avvicinò a Fanny. “Qualche problema con i vestiti?” Dolly sapeva sempre cosa pensava. “Non so cosa mettermi!” ammise infine la ragazza. Dolly si diresse verso l’armadio e analizzò ogni singolo abito; finché non ne trovò uno bellissimo. Era molto lungo e aveva del tulle sulla gonna. E poi era blu; come la notte, presentava delle piccole sfumature di grigio e nero man mano che si scendeva verso il basso. In vita aveva un grande nastro che si legava con un grande fiocco color antracite dietro la schiena. Era perfetto. S’intonava benissimo con i suoi occhi azzurri. “Grazie! Grazie! Grazie! Ma dove lo hai trovato, ieri non c’era nell’armadio!” “Allora consideralo come un mio regalo di compleanno. Spero ti stia bene”. Fanny indossò l’abito, che le stava benissimo. Aveva trovato il suo vestito. Se lo tolse per non rovinarlo e scese a fare colazione. Il tavolo era già pronto, ogni tipo di prelibatezza era stato cucinato: torte, frittate, budini di ogni sorta. Al centro troneggiava un vaso pieno di bellissime rose color del fuoco, accompagnate da un bigliettino. Erano per lei; da suo padre. “ TANTI AUGURI, MI DISPIACE SONO DOVUTO CORRERE PER UN AFFARE URGENTE. CI VEDIAMO STASERA. PAPÁ.” Come sempre era troppo occupato perché le potesse fare gli auguri di persona o anche solamente per mangiare insieme. Si sedette su una qualsiasi delle sei sedie vuote che circondavano il lungo il tavolo, dopo il biglietto si era chiuso lo stomaco, così mangiò solo una fetta di pane e della marmellata spalmata sopra. Fatta colazione scese in piazza; la trovò già pronta. Tutto era stato preparato per festeggiarla. Vagò per la piazza osservando con attenzione ogni singolo dettaglio. Fu in quel momento che vide un folletto correre verso di lei sorridendo con una piccola scatoletta in mano. “ Ciao di nuovo. Tieni.” Le disse William porgendole la scatola, “Aprilo!” Fanny prese il pacchetto, una scatolina avvolta in una finissima carta viola. La strappò e si presentò un’altra scatolina; stavolta di seta. La aprì e trovò una collana finissima; con un ciondolo bellissimo. Una sfera d’acqua azzurra, fredda. “ È una goccia d’acqua cristallizzata, proviene dalle cascate di History Town. Ti piace?” “ Si, è molto bello! Grazie!” lo abbracciò con forza. William ricambiò l’abbraccio e dopo poco si staccò sorridendo. “ La conosci la leggenda del bosco? Vieni, te la racconto.” Fecero una passeggiata nella selva, di giorno c’era un’atmosfera magica: fate che volavano, elfi che si spostavano da un albero all’altro, gli gnomi che tagliavano il legno vecchio per il rigido inverno. “Di sera non si può vedere niente di tutto questo,” incominciò William, “di sera il bosco è un posto pericoloso per i suoi abitanti, così come per gli uomini. Molte leggende raccontano che di notte, boschi e foreste sono popolati da bestie terribili, assetate di sangue, intenti a uccidere pur di mangiare. Gli spiriti da millenni contro i demoni, sono riusciti a trovare un accordo: gli spiriti gli permettevano di cacciare nei loro boschi solo se non avessero attaccato la popolazione. Ma sanno tutti che non riusciranno a resistere a lungo e che presto torneranno ad attaccare la specie umana.” Fanny rimase impressionata dalla leggenda; fece per tornare indietro ma William la fermò: “ non mi hai sentito: i demoni arrivano quando è buio, sono creature notturne. Ma se vuoi possiamo tornare indietro.” Fanny annuì. Quando arrivarono, l’orologio sulla piazza segnava mezzogiorno, quindi i ragazzi si salutarono e tornarono a casa. Appena Fanny aprì la porta, si vide volare contro Dolly rossa in viso: “ Ma si può sapere dove sei stata? Ti ho cercato ovunque!” la abbracciò con forza strillandole contro tutta la sua preoccupazione. “ Adesso mi dici, dove sei stata?” le chiese quando si fu calmata. “ Ero con William a fare una passeggiata. Mi ha raccontato la leggenda del bosco. E mi ha regalato questa! Le disse mostrandole la collana. “È molto bella.” E s’incamminarono verso la sala da pranzo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: La Festa ***


Erano le sei del pomeriggio, e Fanny si stava preparando per la festa. Indossò il vestito di Dolly e la collana di William. Suo padre non era ancora arrivato e la festa stava per iniziare. Era già tutto pronto: il rinfresco, i regali, gli addobbi. Uscì da casa, ma, con grande sorpresa si accorse che non c’era ancora nessuno. Erano le sei e mezzo e la festa sarebbe iniziata alle sette. Guardò il cielo, e vide la luna ormai alta illuminare la piazza; oltre questa, il bosco appariva come una macchia verde che vigilava sulla città.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal suono dell’orologio che annunciava le sette. In quel momento la piazza cominciò a riempirsi.
Arrivarono i cittadini di Older Town, gli abitanti del bosco, Dafne lo spirito d’acqua, le fenici, un paio di draghi (che si accovacciarono al limite della piazza), gli ippogrifi e silver, un bellissimo cavallo alato dal manto nero, un colore che faceva risaltare la criniera e la coda dorate; il suo corno era d’argento, così come le ali. Con lui aveva attraversato l’intera costa della sua città e quella volta la ragazza aveva avuto l’occasione di conoscere le sirene: le loro code erano squamose e, bagnate dall’ acqua, sembravano brillare di luce propria.
 A un tratto le si avvicinò una driade. Era fatta completamente d’acqua e al collo, come tutte le altre, aveva un filo di cuoio a cui era legata un’acquamarina. Era un semplice frammento, in cui risiedeva tutta la vita e la potenza della ninfa; senza di quella non avrebbe potuto vivere. Si chiamava Marina; l’aveva conosciuta una settimana fa e l’aveva invitata.
Aveva avuto un colloquio con suo padre per una faccenda molto grave: il rapimento delle sue compagne driadi da parte di un uomo che voleva impossessarsi delle loro pietre per poter controllare i quattro elementi naturali: l’aria, l’acqua, la terra e il fuoco. Il signor Doose aveva acconsentito a mandare degli uomini per ispezionare il bosco, ma ancora non si avevano notizie.
“ciao Fanny, auguri!” le disse la driade.
“grazie. Si è saputo niente sulle indagini? Hanno trovato qualcosa?”
“no, purtroppo ancora niente. Sono un po’ preoccupata per le mie compagne; tuo padre sta organizzando un’altra pattuglia come scorta, spero che questo incubo finirà presto.”
“ne sono certa, ora rilassati e goditi la festa.”
“ringrazia tuo padre per l’aiuto che ci offre.”
“ ora devo andare, vorrei cercare di capire se è arrivato o sta ancora lavorando.”
Così detto si allontanò e si diresse verso la folla alla ricerca del padre che, naturalmente, non era ancora tornato. Si rifugiò allora accanto ad una piccola fontana che si trovava sul limitare ovest della piazza, sulla strada che portava al bosco. Ricordandosi della leggenda si allontanò e andò a cercare William. Lo trovò a intrattenere gli ospiti con piccoli giochi d’acqua. Gli si avvicinò: “devo parlarti.” Il tono grave della sua voce gli fece capire che era importante. Si allontanarono dalla confusione e si sedettero sulla fontana poco lontana dal bosco.
“che succede?” gli chiese. “hai presente Marina? La driade che stava parlando con mio padre per quella faccenda delle ninfe?” l’elfo annuì. “mi ha appena detto che la situazione non sta migliorando, e che mio padre sta mettendo a disposizione moltissimi uomini per capire chi c’è a capo di tutto questo. Noi dobbiamo aiutarlo.”
“ma sei impazzita? Cosa possono fare due ragazzini di quattordici anni in giro per il bosco o chissà dove? E poi credi che tuo padre e mia madre ci darebbero il consenso per andare ad impigliarci in qualcosa che potrebbe portare alla morte? No. Non se ne parla io non vengo e  tu resterai a farmi compagnia. Siamo intesi?”
“ci sono delle vite in pericolo. Non possiamo starcene qui senza fare niente mentre tutto il nostro mondo potrebbe finire controllato da un pazzo assetato del potere di controllare qualsiasi cosa. Io non ho intenzione di starmene con le mani in mano. E sul cosa possiamo fare … sto mettendo in ordine le idee. Qualcosa mi verrà in mente. Tu se vuoi non seguirmi, ma il tuo aiuto mi servirebbe e mi farebbe piacere che tu venissi con me.”
“Non se ne parla, ora, se permetti, andrei a cercare qualcosa da mangiare.” E si allontanò, dirigendosi verso il buffet. Lei rimase sola, a contemplare l’acqua della fontana scorrere tranquillamente, come se quella discussione non fosse mai avvenuta, come se l’intero mondo non sarebbe più esistito; o almeno non come lo conoscevano loro. A un tratto l’acqua si fermò, alcune gocce rimasero sospese a mezz’aria. “non avevi detto godiamoci la festa? Non startene lì seduta da sola!” William le porse un dolcetto al latte che era riuscito a prendere, poi schioccò le dita e l’acqua ritornò a scendere nella vasca della fontana esattamente come prima.” Grazie per il dolce. Non posso permettere che le ninfe spariscano, ma hai ragione, non devo pensarci oggi. Balliamo?”
Danzarono a lungo, fino a quando non ci fu il taglio della torta. Il sindaco era riuscito ad arrivare pochi minuti prima, con una faccia stanca e che sicuramente non portava buone notizie.
Il dolce era una torta bellissima, con tre piani di pan di spagna ricoperto da miele e glassa. In cima un biscotto con scritto “buon compleanno” con del cioccolato. Poi fu la volta dei regali; erano tantissimi: scarpe, vestiti, fiori, dolci, persino un cane. Era molto piccolo, aveva il pelo lungo, bianco e nero; gli occhi erano grandi e marroni. Aveva al collo un collare con una medaglietta, sulla quale era inciso il  nome del cane: Macchia.La cerimonia ; molto tardi,alba era prossima. I bambini erano andati via dopo i regali, salutando Fanny con abbracci e i migliori auguri. La ragazza si allontanò, dirigendosi verso uno strapiombo. Sotto, la foresta. William era seduto, a fissare il sole fare il suo ingresso nel cielo. Lei gli si sedette accanto. Videro il sole conquistare il mondo, in silenzio.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Le ninfe ***


Il giorno dopo, tutta la popolazione si impegnò a sistemare la piazza. Fanny e William si occuparono della parte più vicina al bosco.
Dopo un’ora avevano già finito, così si recarono insieme in biblioteca.
Quando entrarono furono travolto dal forte odore di libri e dal contrasto di colori del soffitto. Erano rappresentate scene di libri, oppure gradazioni di colori. Sulle pareti erano appesi ritratti di scrittori importanti.
Al centro dell’edificio c’era un grande bancone circolare, di legno di quercia, dove sedeva un donna occhialuta molto giovane. Indossava una camicetta bianca, ed una gonna rosa, lunga fino alle ginocchia. Ai piedi calzava delle scarpe bianche come la camicia.
La donna si chiamava Ilda ed era la bibliotecaria. Quando i ragazzi entrarono, uscì dalla sua postazione e corse loro incontro.
“ Salve ragazzi, vi serve qualcosa?”
“Si, per favore. Vorremmo consultare il libro sulla storia delle creature magiche. E per scuola.” William era stato molto convincente, così Ilda li condusse in giro per la maestosa biblioteca, oltrepassando milioni di scaffali pieni zeppi di libri ricoperti in pelli.
Si fermarono al terzo piano, davanti ad uno scaffale altissimo, raccoglieva tutti i libri riguardanti tutte le creature; magiche e non: la loro storia, le loro abitudini, i loro costumi
Ilda ne prese uno, enorme, portava una scritta d’orata sul dorso: storia delle creature magiche. E lo passò ai ragazzi.
“ lo rivoglio qui entro un mese non un giorno di più. Intesi??"
William e Fanny annuirono, salutarono la bibliotecaria e uscirono fuori.
Stavano andando a casa di Fanny. Lì avrebbero potuto leggere tranquillamente il libro.
Lessero per tutta la mattina storie su fate, nani, unicorni e William volle soffermarsi un po’ di più sugli elfi, la specie a cui apparteneva. Dopo centinaia di pagine trovarono finalmente le ninfe. Fanny lesse ad alta voce:
“ Le ninfe sono le figlie della natura, esse possono essere classificate secondo due gruppi: le driadi e le naiadi.
Le driadi sono fatte d’acqua, infatti vivono nelle acque dei laghi, dei fiumi e dei mari. Portano al collo un ciondolo di acquamarina.
Le naiadi sono creature fatte di foglie e rami, vivono infatti negli alberi delle foreste o dei boschi. Portano al collo un ciondolo di ambra.
La loro storia ha inizio centocinquanta anni fa, il momento della loro creazione.
“Un incendio aveva distrutto le foreste di Older e di History Town, gli alberi era andati perduti, non erano rimasti che tronchi bruciati
Un uomo, uno stregone, stava ispezionando la zona per poter capire quanta vita era rimasta in quella desolazione. Scorse un albero dal quale ramo usciva ancora della linfa, molta si era cristallizzata creando l’ambra. In quel momento venne l’idea. Fece un incantesimo che trasformo quell’albero in una creatura capace di vivere che chiamò NAIADE. Ne creò abbastanza da dare inizio ad una specie.
Queste creature erano fantastiche. La loro pelle era di legno, ma ciò non impediva loro di non essere agili e leggere, i capelli erano stati ricavati dal muschio e dai fiori. La loro vita era duratura perché legata a quel ciondolo, ma la resina si indeboliva e dopo centinaia di anni le naiadi morirono, la specie rimase in piedi grazie al fatto che nel frattempo si erano moltiplicati.
“Tempo dopo, lo stesso mago creò un altro tipo di creatura. Era fatta interamente d’acqua e i loro abiti di spuma di mare. Indossavano al collo un’acquamarina.
L’incantesimo di creazione delle DRIADI richiese molta fatica e fu così che il mago morì.
 “Una leggenda dice che, successivamente alla morte del mago, un gruppo di mercenari guidati da un giovane ribelle di nome Morgan decisero di impossessarsi delle pietre. Il colpo andò a buon fine: le ninfe vennero decimate. Alcune riuscirono a scappare e si nascosero, altre morirono.
La rivoluzione finì poco dopo con la cattura del giovane, ma nessuno sa che fine fece. Alcuni dicono che sia stato giustiziato, altri che sia morto di vecchiaia, altri ancora sostengono che sia ancora vivo e giurano di averlo visto aggirarsi nella foresta.”
Girarono pagina, ma il testo aveva già cambiato argomento.
“Credi che sia tornato?” chiese Fanny preoccupata.
“Non lo so. Dobbiamo fare altre ricerche, capire meglio chi era o è questo Morgan e perché vuole le pietre. Non credo che vorrà fermarsi ai primi due elementi, forse vuole conquistare l’aria e il fuoco. Dobbiamo capire quali creature identificano questi elementi.”
William prese il libro e cominciò a sfogliarlo velocemente. Si fermò su una pagina intitolata: Gli Elementi Naturali.
“Perché c’è questo argomento?”
“Perché inizialmente il nostro mondo era dominato da questi elementi: Aria, Fuoco, Terra e Acqua. Loro diedero vita alle piane, ai mari, agli astri e anche le creature. Furono create dal fuoco da cui tutto nasce e tutto muore. Sono le prime creature. Ecco perché sono presenti in questo volume. Ogni elemento è identificato da una creatura. Per l’acqua ci sono le driadi per la terra le naiadi. Qui c’è scritto che il fuoco è identificato dalle fenici e l’aria dalle silfidi.
 “ Le fenici sono uccelli bellissimi dal piumaggio rosso-dorato. Hanno il potere dell’immortalità. Alla loro morte prendono fuoco e rinascono dalle proprie ceneri. Legata sulla zampa hanno una pietra rossa: il rubino.
Quando l’uccello prende fuoco la pietra si scioglie e si ricrea con la nascita della fenice.”
William riprese a sfogliare il libro alla ricerca della pagina che parlasse delle silfidi. Lui stesso non le conosceva e la curiosità era forte. Crebbe ancora di più quando scoprì che non erano riportate nel libro delle creature.
Improvvisamente Fanny gli strappò il libro dalle mani.
“ei, ma che …” William non fece in tempo a finire la frase perché Fanny le mostrò due pagine. Tra queste era visibile una pagina che era stata strappata.
“ Possibile che non te ne sia accorto?”
“ Ero troppo concentrato a cercare la pagina che non mi sono accorto che una era stata strappata. Aspetta. Guarda qual è l’argomento.”
“Creature aeriformi. Pensi che la pagina strappata potesse contenere le informazioni sulle silfidi?”
“È possibile. Domani torniamo in biblioteca. Dobbiamo cercare in altri libri. Le silfidi appariranno da qualche altra parte, no? Ora vado a casa, il sole sta per tramontare, sai mia madre quanto si arrabbia se faccio tardi.”
“Aspetta che ti accompagno”.
Uscirono dalla casa di Fanny che la luna stava prendendo il suo posto nel cielo. Camminarono per un po’, poi la ragazza chiese:
“Secondo te dovrei parlarne con mio padre?”
“beh si, credo che sia opportuno, però non credo che dopo ci permetterà di prendere parte alle ricerche. Facciamo così: fra una settimana ne parleremo con i nostri genitori; anche se abbiamo le prove che sia stato quel Morgan. Okay?”
Fanny annuì convinta. William sapeva sempre cosa fare in qualsiasi situazione, era qualità che gli invidiava, essendo lei sempre indecisa e piena di dubbi.
Lo accompagnò a casa soprattutto perché al ritorno avrebbe voluto fermarsi in un posto. Così, invece di tornare a casa, Fanny proseguì e prese la via del mare.
Le piaceva guardare le stelle sdraiata sulla spiaggia. La calmava. Il rumore del mare era una ninna nanna. Chiuse gli occhi. Sentì l’odore di salsedine penetrarle nei polmoni.
Quando riaprì gli occhi, davanti a lei c’era Silver in tutto il suo splendore. La luna rifletteva i raggi sul suo corno che sembrava brillare di luce propria, le sue ali erano chiuse lungo i fianchi ma anche esse brillavano.
Fanny gli si avvicinò e le salì in groppa.
Cavalcarono per quasi tutta la notte sulla riva; gli zoccoli del cavallo alzavano migliaia di goccioline di acqua ogni volta che si immergevano in un’onda. Durante la corsa, la ragazza gli spigò ciò che lei e William avevano scoperto quel giorno. Appena ebbe finito di raccontare il cavallo alato disse:
“Io so cosa sono le silfidi. Sono dei geni dei venti. Non si fanno avvicinare dagli umani, ma se qualcuno di loro le chiede un favore, sarebbero capaci di fare qualsiasi cosa pur di portare a termine il favore. Anche loro hanno delle collane, la loro pietra è il diamante. Ma perché è stata strappata la pagina?”
“Non lo sappiamo. Io e William pensiamo sia stato Morgan ma non abbiamo alcuna prova. Non ci resta che aspettare domani per scoprirlo.”
Fanny scese dalla schiena di Silver e gli accarezzò il muso.
“Grazie per avermi ascoltata e consigliata. Sei un grande amico”.
“Non impicciarti troppo in faccende che non ti riguardano, potrebbe essere pericoloso.”
“Non preoccuparti, me la caverò!” disse mentre si allontanava dal mare.
Tornò a casa molto presto rispetto alle volte precedenti. Erano passate due ore dopo la mezzanotte quando si infilò nel letto e si addormentò.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

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