Have you ever seen the ocean?

di _starsmaycollide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***



Have you ever seen the ocean? 
Capitolo 1



Una cosa per cui era conosciuta New York era sicuramente il suo lungo traffico nelle strade più desiderate dai sognatori e dai viaggiatori. Dozzine e dozzine di macchine e taxi gialli si bloccavano per strada e altrettanti guidatori perdevano la pazienza facilmente: chi perchè era in ritardo per un appuntamento, chi perchè voleva andare a casa per riposarsi dopo una giornata pesante a lavoro, e chi perchè voleva semplicemente andare a fare la spesa. Gli orari di punta erano sicuramente i peggiori, ma era difficile evitare un blocco stradale anche negli orari meno ambiti.

Blaine era seduto sul sedile del guidatore della sua auto, con la schiena ricurva e le mani appoggiate mollemente sul volante. Erano già quindici minuti che era bloccato nel traffico, e sembrava che la situazione non sarebbe cambiata da lì a poco, anzi, sarebbe passato altro tempo prima che un veicolo facesse un solo movimento. Era curioso però di come un semplice imbottigliamento stradale poteva farti estraneare dal resto del mondo e ti portasse ad osservare fuori dal finestrino la città intorno a te.
Blaine viveva a New York già da due mesi, aveva finalmente lasciato quel buco di Lima agli inizi di ottobre, ma con il trasferimento, la ricerca di un lavoro e gli studi, non era riuscito a respirare un attimo e a prendersene uno per contemplare come si deve la Grande Mela. Ancora non riusciva a capacitarsi di aver realizzato ino dei suoi sogni più grandi e di non averlo assaporato come voleva veramente. Così, approfittandone della strada intasata, abbassò il finestrino dell'auto, mise leggermente la testa fuori e iniziò ad osservare la sua nuova città, la sua nuova casa.

C'erano svariati palazzi di mattoni rossi con attaccate delle rampe di scale esterne, e le finestre erano perfettamente distanziate una dall'altra. I cassonetti dell'immondizia ai lati della strada erano sporchi, e i ragazzini si erano divertiti ad imbrattarli con le bombolette spray con lo scarso intento di creare disegni che avessero senso. La luce dei lampioni illuminava le strade buie e mostrava le pozzanghere sui marciapiedi con le quali due bambini giocavano e si divertivano schizzandosi l'acqua.
 

Chissà cosa diranno le loro madri.. pensò Blaine con un piccolo sorriso sul volto, ricordando quando da bambino anche lui amava saltare nell'acqua e bagnarsi insieme agli altri bambini.

Si girò e guardò dritto davanti a sè. Poteva scorgere i grandi grattacieli erigersi con i loro lucenti ed enormi cartelloni che ritraevano locandine dei piú famosi musical, delle ultime serie televisive e altre pubblicità. Gli edifici erano alti e luminosi, e numerose finestre riflettevano la luce della città, creando una sorta di magica atmosfera.

"..E questa era P!nk con 'Perfect'!" disse il conduttore radiofonico della stazione radio preferita di Blaine. "Restate sintonizzati perchè dopo la pubblicità potrete chiamare qui in radio, rispondere correttamente alla domanda che vi faremo e vincere due biglietti per.. Non ve lo dico! Lo scoprirete tra poco!" concluse con una risata l'uomo, prima che una voce femminile che sponsorizzava un elettrodomestico riempisse l'obitacolo.

Blaine si sporse fuori dal finestrino per controllare la situazione in strada, ma non c'era stato ancora nessun cambiamento. Ritornò con la testa dentro la macchina e chiuse il finestrino a causa dell'aria che iniziava a diventare più fredda man mano che il tempo passava e la sera si faceva più vicina.
Stanco della pubblicità in radio iniziò a girare in altre stazioni, ma in nessuna trovò una canzone che gli piacesse, così ritornò in quella iniziale. Per sua fortuna le donne che pubblicizzavano oggetti per la casa e i dialoghi in cui si parlava di quanto fosse favoloso l'ultimo modello di un'automobile erano finiti, e il conduttore radiofonico era ritornato con la sua profonda voce, pronto per rivelare la sorpresa che aveva accennato qualche minuto prima.

"Cari ascoltatori, rieccoci qui. Avete i vostri cellulari in mano, pronti per digitare il nostro numero -che ripeto, è 39228? Potrete vincere.. rullo di tamburi.." l'uomo si fermò per un attimo per creare un po' di suspance e mistero ".. Una vacanza di tre settimane per due persone sulla Crociera S&L!" esclamò il conduttore.

A Blaine serviva proprio una vacanza. Le uniche volte in cui riusciva a fermarsi dalla vita frenetica che l'aveva travolto tutto in un colpo e a riposarsi era, appunto, quando rimaneva imbottigliato nel traffico, e durante quelle scarse quattro ore nelle notti in cui riusciva a dormire. Decise di prendere il telefono in mano, ma non era sicuro se chiamare o meno. Non sapeva cosa gli sarebbe stato chiesto, e in realtà non era nemmeno sicuro se potesse prendersi una vacanza di addirittura tre settimane.

"L'unica cosa che dovrete fare sarà ascoltare la domanda, chiamare dopo che vi sarà stato dato il via e rispondere correttamente. Farò due differenti domande così da avere due vincitori. Il primo che risponderà correttamente avrà i biglietti!" disse il conduttore radiofonico, sempre con la sua profonda e divertita voce.
"Pronti? Ricordatevi: potete chiamare solo dopo il mio via. La domanda è questa: quale canzone di Katy Perry è stata nominata al Grammy Award per la miglior esecuzione pop femminile?" chiese, finalmente, l'uomo.

"LA SO!" esclamò Blaine, sollevando di scatto la testa -tanto da attirare l'attenzione del guidatore nella macchina alla sua destra-, sopreso dalla domanda. Sapeva la risposta meglio del suo nome e cognome. Velocemente compose il numero della radio premendo con dita tremanti lo schermo del cellulare.

"Via! Chiamate!" esclamò il conduttore radiofonico. Blaine premette il tasto di chiamata tanto forte quasi da far cadere il telefono, se lo portò all'orecchio ed aspettò, ansioso.

Il tipico suono prima che la telefonata si agganci gli risuonò nell'orecchio. Alcuni secondi dopo finì, e..
"Pronto?" la voce del conduttore gli arrivò dritto nelle orecchie. Era riuscito a digitare per primo il numero. Era in onda.
"Mh, sì, pronto, buonasera!" disse impacciato Blaine con la voce leggermente più alta rispetto al normale a causa dell'emozione. "Mi chiamo Blaine ed ho la risposta alla domanda che ha appena posto!" Non sapeva esattamente cosa dire, così cercò di spiegare perchè aveva chiamato, anche se il motivo era ovvio.
"Ciao Blaine! Allora, dicci, quale sarebbe la canzone di Katy Perry che è stata nominata ai Grammy Awards?" chiese nuovamente l'uomo divertito e incuriosito, sperando che il ragazzo avrebbe risposto correttamente. "La canzone è Teenage Dream!" rispose eccitato Blaine, sapendo di aver vinto. Quella canzone aveva dato inizio ad un'importante parte della sua vita che non avrebbe mai dimenticato, era certo di aver risposto correttamente.
"La risposta è.. Esatta! Complimenti, hai appena vinto una vacanza in crociera! Blaine, ti richiameremo nei prossimi giorni per darti i dettagli. Ancora congratulazioni ragazzo!"
"Grazie mille, siete una radio fantastica! Buona serata e grazie ancora!" concluse Blaine, non sapendo, di nuovo, come rispondere, finendo così per dire le solite frasi da fan.

Chiuse la telefonata, felice, mentre digitava il numero del suo migliore amico. Aspettò un minuto e la scritta ''chiamata in corso'' apparve sullo schermo del suo cellulare.
 

"Pronto?"
"Seb, sono Blaine. Sei seduto vero? Se non lo sei, siediti. Devo dirti una cosa."
"Blaine non sono seduto e mi stai facendo venire l'ansia, cos'è successo?"
"Tranquillo, niente di grave! Ho solo vinto una crociera di tre settimane per due persone!"
"Tu.. cosa?! Stai scherzando? Buon Dio, Blaine, muovi il tuo meraviglioso culo e vieni subito a casa!"

 

***
 

 

In un altro stato, precisamente in Ohio, lontano anni luce da New York in tutto e per tutto, una donna stanca, reduce da 8 ore di lavoro passate in piedi a servire tavoli in un piccolo locale che lei odiava ma che evidentemente attirava la clientela- aveva sentito la voce dell'uomo che alla radio aveva appena vinto una vacanza in crociera. L'aveva riconosciuta senza difficoltà. Sapeva benissimo a chi apparteneva. E con altrettanta facilità i ricordi le inondarono la mente, numerose immagini di ragazzi felici si fecero spazio fra i suoi pensieri. E come i sorrisi si fecero vividi nella sua mente, lo fecero anche lacrime insieme alle ingiustizie subite e al dolore. Non si aspettava proprio di sentire quella voce, pensava non l'avrebbe mai piú fatto.

D'istinto e con il cuore a mille per l'inaspettata sorpresa, prese il telefono e chiamò il canale radio. Ebbe fortuna e rispose correttamente alla semplice domanda riguardante un attore inglese.

Non fu felice nè triste, ma aveva appena vinto una vacanza di tre settimane. Sarebbero state tre intere settimane insieme a Blaine Anderson. Quel Blaine Anderson.

E lei poteva portare una persona con sè. Sapeva anche chi, ma non era sicura di fare la cosa giusta. Con molte incertezze, compose sul cellulare un numero che sapeva a memoria.

 

Chiamata in corso:

"Pronto?"
"Kurt, sono io, Santana. Abbiamo appena vinto una vacanza in crociera."

Bip bip bip.

 

La ragazza chiuse velocemente la telefonata, senza dare possibilità all'uomo dall'altra parte del telefono di dire una sola parola.
Aveva reagito d'istinto, e l'aveva fatto per il suo migliore amico.

Dal secondo anno di liceo non era riuscita a vedere negli occhi di Kurt quel bagliore tipico di chi è amato e ha tanto amore da dare. Non l'aveva nemmeno visto quando a casa loro il ragazzo aveva portato un Adamo-delle-mele (così lo chiamava, lei), e neanche quando aveva avuto una relazione di un mese con un certo Chandler.

Non avrebbe sopportato un altro giorno di più senza il suo vero Kurt. Erano cresciuti insieme, si erano sempre sostenuti e aiutati a vicenda. Non c'era stata una volta in cui lui l'avesse abbandonata.

Sapeva con che cosa si era appena scontrata. Aveva deciso di rievocare il passato per il bene di due anime destinate a stare insieme che avevano trascorso molto, molto tempo separate.

Lei sapeva che non si erano dimenticati a vicenda. Sentiva che ancora si cercavano nei dettagli della vita quotidiana. Si accorgeva di come gli occhi di Kurt si illuminavano quando le raccontava di aver sognato il riccioluto, nonostante i due anni trascorsi.

 

Era Blaine a non sapere molte, troppe cose.




 



Note finali: 
Hola a todos! Sono _starsmaycollide e questa è la prima fanfiction che pubblico che ho intenzione di portare avanti e terminare. Ne avevo già iniziata una, ma non mi convinceva molto, così l'ho lasciata nella cartella delle mille one-shot che spero di sistemare e pubblicare. 
Comunque, ritornando alla storia. Ho intenzione di aggiornare una volta a settimana, ma non prendetemi in parola perchè potrei aggiornare due volte o addirittura non farlo proprio! Date la colpa alla scuola ^^
Il rating è giallo, ma potrebbe cambiare con il tempo e diventare arancione, visto che non so che piede prenderà lo svolgimento della storia.. emh :DD
Credo di non aver niente altro da dire, se non di farmi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo e che impressione vi ha fatto! Accetto anche le recensioni in cui mi dite che faccio schifo a scrivere, non c'è problema ^^'
Basta, okay, mi sto rendendo ridicola. Io la lascio qui e mi dileguo così evito i sassi che mi tirete insieme a parole come "ritirati!" Ah, sicuramente i prossimi capitoli saranno più lunghi rispetto a questo!
Unf, spero vi piaccia çç 
Al prossimo aggiornamento, _starsmaycollide.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Have you ever seen the ocean?

Capitolo 2.




Kurt guardò sbigottito lo schermo del cellulare: Santana gli aveva appena chiuso il telefono in faccia dopo avergli detto di aver vinto una vacanza in crociera, con un tono di voce calmo ma un po' alterato rispetto al solito, ma come se fosse una cosa normalissima da dire.

"Sarà sicuramente ubriaca.." pensò il ragazzo fra sé e sé, anche se era strano che la sua coinquilina si fosse ubriacata alle sette e mezzo di sera, visto non era proprio una cosa da lei.

Decise di lasciarla perdere per il momento, e che sarebbe stato meglio ritornare a lavorare sul modello che aveva iniziato a disegnare giusto qualche ora prima.

Lanciò con noncuranza il telefono sul divano del salotto, andò in cucina e si preparò il caffè: spesso questa procedura prima di creare un qualsiasi capo lo aiutava moltissimo.

Qualche minuto dopo, tornò nel suo studio e si sedette sulla morbida sedia girevole con schienale che gli aveva regalato sua madre, Elizabeth, come regalo per il trasferimento di due anni prima insieme a Santana.

Stimolato dall'odore amaro del caffè, dal calore della stanza, dai fogli e dai colori sparsi sulla scrivania, Kurt liberò la sua fantasia, e, accartocciato il progetto che aveva composto nelle ore precedenti, iniziò subito ad abbozzare le maniche per una giacca in un nuovo foglio. Sapeva che passati dieci minuti avrebbe bocciato anche questa idea, ma voleva provare a seguire l'istinto, cercando però di creare qualcosa di semplice, colorato, ma soprattutto che fosse.. Nuovo, originale. Doveva essere qualcosa di unico, di ineguagliabile.

Il completo che avrebbe disegnato doveva essere quello vincente: Kurt partecipava ad un concorso per i ragazzi del secondo anno all'università di moda di Lima, e in palio c'era una borsa di studio per la Parsons, l'università di moda più famosa di New York.

E lui non poteva assolutamente lasciarsi sfuggire questa occasione: due anni prima non era riuscito ad andarsene da quel buco di città in cui era nato e cresciuto. Ma di certo non sarebbe invecchiato e tanto meno morto lì. Certo, aveva trascorso momenti indimenticabili in quella città, specialmente fra le mura della scuola e della casa del suo ex ragazzo, ma c'erano stati momenti e periodi neri, bui, che avrebbe voluto solamente cancellare dalla sua mente.

I ricordi, purtroppo, non si possono cancellare. Puoi provare a dimenticarli, ma loro, senza preavviso, ritornano e ti colpiscono proprio al centro del cuore, portando felicità o tristezza, malinconia o amore. Si è costretti a vivere per sempre con flashback di avvenimenti importanti o non, spensierati o oscuri. Semplicemente perchè costruiscono la persona che si è, che si diventa e che si vorrebbe essere. Arriverà il giorno in cui penserai di esserti finalmente liberato dei tuoi demoni, ma sarà solo felicità momentanea. Nell'esatto istante in cui pensi di essere libero dai tuoi scheletri, eccoli che ritornano, più lucidi di prima. E Kurt ne sapeva qualcosa.

Era così che Kurt aveva vissuto la sua vita durante gli anni dopo il liceo: nella costante paura che tutto potesse riaccadere, o meglio, che tutto potesse ritornare a fargli visita nei momenti peggiori, quando meno se lo aspettava, cogliendolo impreparato senza la sua solida corazza. C'era una parte di passato che avrebbe voluto cancellare, buttare via, bruciare semplicemente per smettere di soffrire. Ma non poteva. L'unica cosa che poteva fare era vivere il presente in modo che il passato non ritornasse più. Doveva viverlo facendo l'opposto degli anni precedenti. Tutto ciò che aveva composto la sua adoloscenza era sbagliato, e lui non voleva continuare a vivere la sua vita nell'errore. Beh, non proprio tutto era stato un fallimento, ma alla fine anche le uniche cose che lo avevano reso felice si erano sgretolate fra le proprie mani, esattamente sotto i propri occhi.

E in fondo, era stata colpa sua, perchè non aveva dato ascolto a suo padre. O meglio, così l'uomo gli diceva.
 

"Devi sempre ascoltarmi, o non andrai avanti, stupido!"

 

Quando la figura maschile che l'aveva cresciuto e poi negato gli tornò in mente, la punta della matita con la quale stava disegnando si spezzò e di conseguenza il foglio era stato bucato. Lo prese e lo accartocciò, buttandolo per terra, non preoccupandosi di dove potesse andare a finire.

Il cuore gli si strinse nel dolore, mentre si passava una mano sul viso, come per cancellare le sue emozioni che però non se ne sarebbero andate, anzi, sarebbero rimaste lì a spezzarlo giusto un po' di più.

Si appoggiò allo schienale della sedia, pesante. Era stanco di dover avere sempre a che fare con i suoi scheletri. Era stanco di provare dolore, era stanco di quella casa, era stanco di aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato. Era stanco della vita che conduceva, della città in cui viveva, di sentirsi la persona più sola al mondo anche se era circondato da centinaia di individui. Era stanco della solita aria che respirava, di quel cielo grigio che rispecchiava il suo umore, della competitività dei suoi compagni di corso, delle persone che ridevano di lui.

Aveva vissuto sommerso dall'oscurità per anni, e non per causa sua, ma per colpa di suo padre.
Quell'uomo che gli aveva voluto bene solo durante gli anni precedenti al suo coming out.
Quell'uomo che gli aveva negato l'amore, la felicità, il poter essere se stesso.
L'aveva rinnegato prima come persona, e poi come figlio.

Kurt non era mai riuscito a capire perchè suo padre l'avesse respinto, e pur sforzandosi non ne trovava uno. Non aveva senso.

 

"Papà, mamma, posate le vostre forchette e fermatevi un attimo. Ho bisogno di dirvi una cosa."
La voce di Kurt era leggermente più alta del normale: dopo l'ennesima domanda "c'è qualche ragazza che ti interessa?" non ce l'aveva fatta più, e aveva bisogno di tirare tutto fuori. Non pensava che il momento della verità sarebbe arrivato proprio durante la loro cena speciale del venerdì, ma sapeva che prima o poi sarebbe arrivato, e forse era stato un bene che fosse stato proprio quella sera, così da evitare di scoprirlo attraverso situazioni di tutt'altro genere.

Un Kurt di sedici anni, impaurito e nervoso, prese un bel respiro ed iniziò a parlare.
"Sono stanco di queste domande sulle ragazze; non fate altro che chiedermi della mia vita amorosa. Non vi ho ancora detto cosa provo e verso chi lo provo, semplicemente perchè ho paura delle vostre reazioni. Ma mi avete sempre insegnato che essere onesti è alla base di tutte le buone relazioni, giusto? Ecco, voglio esserlo con voi, perchè non voglio più nascondermi, almeno non davanti ai miei genitori." fece una pausa per prendere un altro gran respiro, e per dare tempo ai suoi genitori di capire cosa stava per succedere. Alternando lo sguardo fra sua madre e suo padre, riprese: "Una persona che mi fa battere il cuore, c'è. Ma non è una ragazza. E' un ragazzo. E voi lo conoscete, è Blaine, quello che vi ho presentato come mio amico."

 

Kurt cercò di fermare subito il ricordo che stava riproducendo nella sua testa perchè non voleva vedere ancora una volta l'espressione che aveva avuto suo padre in viso dopo quella confessione. Decise che sarebbe stato meglio distrarsi, fare altro. Non voleva prodursi altro dolore ingiustamente.

Si alzò di scatto dalla sedia, corse in sala e prese velocemente il cappotto e le scarpe. Non curandosi dell'aspetto e dei vestiti che indossava -cosa rara per Kurt Hummel non preoccuparsi del suo outfit-, prese le chiavi della macchina, e una volta salito sul veicolo, nel buio pesto di una tipica giornata invernale, iniziò a guidare.

Una cioccolata calda e una bella chiacchierata con l'unica persona che lo conosceva meglio di chiunque altro, anche meglio di se stesso, avrebbero aiutato Kurt a dimenticare tutto, almeno per un po'.
 


 

Santana arrivò con la macchina sotto la casa che condivideva con Kurt, e una volta parcheggiato, spense l'automobile. Appoggiò la testa contro il sedile e cercò di fare mente locale:

Aveva appena vinto una vacanza in crociera.
Aveva appena detto a Kurt della vincita, come per fargli capire che sarebbero andati insieme.

E anche se il ragazzo non l'avesse capito, lei glielo avrebbe sicuramente rispiegato e lo avrebbe portato con sé. Non avrebbe colto l'occasione e magari inventato una scusa dicendo che la vacanza era solo per una persona, tirandosi così fuori da quello che, certamente, sarebbe diventato un pasticcio.

Il fatto era che Santana era convinta che così facendo avrebbe fatto felice Kurt. Che portandogli su un piatto d'argento parte del suo passato, avrebbe donato al suo migliore amico un futuro sereno e migliore.
Ma aveva reagito senza pensare, come sempre. Era stata istintiva e non aveva neanche minimamente pensato due secondi di più al fatto che magari il ragazzo stava cercando definitivamente di lasciare e chiudere tutto dietro un portone buttandone la chiave.
E non aveva nemmeno considerato una persona che, in quella faccenda, era abbastanza importante: Blaine.
Non aveva tenuto conto del fatto che Blaine poteva essersi rifatto una vita, che, come Kurt, non voleva più rimanere ancorato ai ricordi. Perchè tutto si riduceva lì, al ricordo. L'unica cosa che era rimasta era un'immagine sfumata di quello che sarebbe potuto diventare il presente, se le cose fossero andate diversamente.
Per un momento pensò anche che Blaine avesse un ragazzo e si fosse sistemato con lui. Questa cosa la colpì come un fulmine a ciel sereno, perchè se Blaine l'avesse avuto, avrebbe di sicuro portato lui in vacanza.

Santana iniziò a preoccuparsi perchè si era appena resa conto di non sapere più nulla di Blaine. Non sapeva se era cambiato ed era diventato qualcun altro che non si avvicinava nemmeno alla persona che era ai tempi del liceo. Non sapeva se adesso fosse a New York, se fosse riuscito a realizzare i suoi sogni. 
Da quando il ragazzo aveva cambiato scuola, non si erano più sentiti. Nessuno del Glee Club era stato contattato da Blaine o viceversa. Aveva esplicitamente chiesto di non avere più nessun contatto, perchè ogni componente del Club era collegato a Kurt, e lui non voleva più sapere niente del ragazzo dagli occhi blu.

C'era stata una volta, però, nella quale il Glee aveva potuto vedere Blaine e gli Warblers, il gruppo di canto della Dalton: erano stati rivali alle regionali.
Quando Kurt aveva saputo contro chi avrebbero dovuto gareggiare, Santana era lì di fianco a lui, per fortuna, perchè le gambe ragazzo, leggendo il nome della scuola privata sul foglio ricevuto dall'organizzazione delle competizioni di Canto Coreografato, avevano ceduto e Santana aveva evitato che sbattesse la faccia per terra.

La ragazza ricordava ancora perfettamente il respiro affannato di Kurt, le lacrime che gli rigavano il viso, le mani tremanti che accartocciavano il foglio e gli occhi increduli e spalancati di chi aveva appena ricevuto una forte botta al cuore, procurando così un'altra fragile crepa.
 

Quelle immagini che ripercorrevano la sua mente le diedero la spinta per agire e chiamare qualcuno che sicuramente sapeva più di lei sul conto di Blaine.

Prese il cellulare e cercò un numero particolare nella rubrica telefonica.
L'aveva salvato proprio quando la competizione di canto contro gli Warblers era finita, e da quel momento non era riuscita a cancellarlo. E forse, per una volta, aveva fatto bene a seguire il suo istinto.
Premette il bottone di chiamata, e attese.


 

-Chiamata in corso-

Pronto?”

“Sebastian, sono Santana Lopez. Ti ricordi di me? Sono l'amica di Kurt. Ci siamo incontrati alle regionali di qualche anno fa, ero nel Glee Club del McKinley. Ci siamo scambiati i numeri di telefono dopo aver parlato della situazione di Blaine e del mio amico.”

Passarono dei secondi prima che il ragazzo dall'altro capo del telefono rispose, incerto.

“Oh. Santana l'ispanica, sì, mi ricordo. Come va? E come mai mi cerchi adesso, dopo tutto questo tempo?”

“Volevo chiederti qualcosa riguardo a Blaine. Dopo ti spiegherò il perché, ma tu adesso rispondimi e basta, okay?”

“Beh, viva le buone maniere.. Io sto bene, grazie per l'interessamento.”

“Non m'importa di come stai, spilungone. Voglio sapere come sta Blaine. Cosa fa adesso? E' a New York? Ha un fidanza-”

Santana non riuscì a finire la frase perché Sebastian l'aveva interrotta bruscamente.

“Calma calma calma. Perchè vuoi sapere tutte queste cose? Cosa ti interessa la vita di Blaine? Ricordo abbia specificatamente detto di non voler più avere a che fare con voi. Okay, aveva 16 anni a quel tempo, ma nonostante l'età credo abbia dato un corretto peso a quelle parole.”

Santana rimase in silenzio per qualche secondo per pensare a come rispondere, e nel frattempo aveva sentito un rumore di sottofondo, come delle porte che si aprono. Con un sospiro, riprese:

“Sinceramente, non so come spiegartelo, quindi vado dritta al punto. Ho sentito Blaine alla radio rispondere ad una domanda su Katy Perry e vincere una vacanza di tre settimane in crociera. Così, visto che anche un'altra persona poteva partecipare e vincere i biglietti, ho risposto ad un'altra domanda, e adesso mi ritrovo con una vacanza gratis per due persone.”

Ah sì, lo so, mi ha parlato della crociera giusto mezz'ora fa. Ha detto che mi porta, visto che la vaca- Aspetta un momento! Non mi dirai mica che porterai Kurt!”

Santana dovette allontanare un poco il telefono dall'orecchio per evitare di diventare totalmente sorda, visto l'alto tono di voce del ragazzo.

“.. Sì. Secondo te perché ti ho chiamato? Se avessi voluto chiacchierare e prendere un tè come le signore sarei andata dalla mia vicina di casa!”

Tu non.. Non puoi. Non farlo. Non portare Kurt. Porta qualcun altro. Ma non Kurt. Non hai idea di come Blaine sia stato dopo il cambio della scuola. Mi ha raccontato tutto quello che era successo, e l'ha fatto in un modo.. doloroso. Lui non l'ha dimenticato. Non oso immaginare come potrebbe reagire nel vederlo a distanza di anni. Non.. No. E' il mio migliore amico, convivo con lui da due anni e lo conosco meglio di chiunque altro. Non è una buona idea.”

Santana rimase senza parole.
Lui non l'ha dimenticato.

Santana, adesso devo andare, Blaine è ritornato da cinque minuti e si chiederà dove sono. Sono dovuto uscire in terrazza in maniche corte e scalzo, con questo freddo, solo per non fargli sentire niente! Ti scrivo appena posso. Ciao.”

“Okay, va bene.. Ciao.”

-Chiamata terminata-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Perdonatemi per l'ENORME ritardo e per tutto il tempo che è passato dall'ultimo aggiornamento. Tra la scuola, impegni vari, io che non sapevo più cosa e come scrivere e i mille ripensamenti riguardo questa fanfiction, ho preferito fermare un attimo il tutto e prendermi un po' di tempo. Scusatemi davvero, spero non ricapiti più! ç_ç
Bene, riprendiamo in mano questa storia! ^^ Ci eravamo lasciati con Kurt che va da.. Scoprirete presto chi (:D) e con la telefonata fra Santana e Sebastian! Abbiamo potuto scoprire che Burt non è il meraviglioso e premuroso papà di Kurt come nel telefilm, anzi.. Lo so che mi state odiando per questo, ma sappiate che per me non è stato facile scrivere di un Burt per niente.. dolce. 
Comunque, questo capitolo è uno di quelli di passaggio. Avevo bisogno di approfondire un pochino il rapporto fra Blaine e Sebastian ed esplorare (?) per un secondo i pensieri del primo. Non sono presenti Kurt e Santana, ma sicuramente li vedrete nel prossimo capitolo ;)
Vi lascio alla lettura, ci vediamo con le note finali! ^^




Have you ever seen the ocean?
Capitolo 3

 

 

Blaine, dopo essere riuscito finalmente a ritornare a casa e a non impazzire a causa del traffico, buttò la borsa vicino l'attaccapanni sul quale mise il suo cappotto, lanciò le scarpe vicino ad un mobile all'entrata e raggiunse il divano, buttandocisi sopra pesantemente. 
Chiuse gli occhi e fece dei profondi respiri: era stata una giornata particolarmente intensa, e l'unica cosa che voleva fare era riposarsi e, almeno per quel fine settimana, stare tranquillo, pianificando la vacanza che attendeva lui e il suo migliore amico. 

A proposito di migliore amico.. Dove si è cacciato?

Era venerdì sera, e il turno di Sebastian al locale era solito terminare presto, il più delle volte prima di cena. Blaine controllò l'orologio: erano le otto e mezza, e nonostante l'orario, in casa regnava un inusuale silenzio. Il che era davvero strano: Sebastian, più che ad una normale e pacifica persona, somigliava ad un uragano pieno di vitalità ed energia.
In più, le luci del salone erano già accese quando lui era entrato, quindi doveva esserci per forza qualcuno in quella casa.

Un leggero fruscio d'aria fresca proveniente dalla cucina, seguito da un piccolo tonfo, gli procurò dei brividi lungo il corpo.
Si alzò allarmato dal divano, non sapendo cosa pensare. Così, preso da un leggero panico, prese l'ombrello più vicino a lui, e con passi felini raggiunse il tavolo, un po' piegato su se stesso, tenendo l'ombrello dritto davanti a sé come scudo. Girò intorno al mobile, cercando di non sbattere contro le sedie data la piccola grandezza della sala, e con attenzione raggiunse l'uscio della cucina. 
Con un piccolo salto si nascose dietro il muro, tenendo stretto l'ombrello: aveva visto una figura muoversi nel terrazzo ed allungare un braccio per aprire la portafinestra.

Cosa diavolo ci va a fare un ladro in terrazza? A prendere aria? Pensò Blaine, un po' sorpreso dall'atteggiamento del potenziale ladro.

Sentì dei passi avvicinarsi alla porta. Aspettò qualche secondo, e poi, di scatto, stese le braccia di lato, rischiando di tirare l'ombrello dentro la cucina, il quale colpì qualcosa- o meglio, qualcuno, proprio sul petto.
Un cellulare cadde per terra aprendosi in due. Di certo non era quello di Blaine, visto che il suo era ancora dentro la borsa.
Era un iPhone con la cover blu e rossa. Proprio come quella che si era fatta creare..

“Sebastian!” urlò il riccioluto, mentre si spostava per fronteggiare colui che pensava fosse qualcuno che era entrato in casa loro per derubarli: il suo migliore amico.

"Blaine! Mi hai quasi rotto una costola con quell'affare! Ma che diavolo!" urlò Sebastian, spaventato a causa dell'inaspettato colpo ricevuto, mentre si massaggiava nel punto in cui gli faceva più male.

Il più basso appoggiò subito l'ombrello al muro, e con fare imbarazzato disse: "Mi dispiace tanto! Scusami! Pensavo fossi un ladro.. Dio, ti ho fatto molto male?"

"No, tranquillo, mi hai solo conficcato un'ombrello nel petto, ma sto bene!" rispose Sebastian, stizzito, mentre oltrepassava Blaine e raggiungeva il divano sul quale si lasciò cadere, dolorante. Appoggiò i piedi sul tavolino davanti a lui, e accese la tv. Iniziò a cambiare canale in modo insistente, premendo con forza contro i tasti del telecomando.
Blaine, mentre osservava attentamente l'amico, si chinò per prendere i pezzi del cellulare che era rimasto per terra, e lo ricompose. 
"Per fortuna che il tuo cellulare non si è rotto.." ammise Blaine, cercando di rompere quella strana atmosfera che si era creata. Non l'aveva fatta apposta a colpire l'amico, non pensava neanche che fosse lui. Evidentemente però il più alto se l'era presa, perchè nella stanza era calato il silenzio, e i suoi atteggiamenti sembravano urlare ''ti odio, non ti parlerò più per i prossimi cinque mesi."

"Te la sei davvero presa perchè ti ho colpito?" chiese il più basso, preoccupato, non ricevendo però una risposta.

Blaine appoggiò il cellulare sul tavolo, mentre Sebastian lo osservava con gli occhi socchiusi e uno sguardo che avrebbe potuto perforare la sua mano e il cellulare in un istante.
Con un sorriso divertito andò in cucina. In quattro anni d'amicizia di cui due di convivenza, conosceva Sebastian come la collezione di cravattini che teneva nell'armadio- il che era tutto dire. Sapeva come farsi perdonare, ed era anche abbastanza semplice: bastava prendere un pacchetto di tortillas, uno di caramelle gommose, una bottiglia di Coca-Cola e una di rum, ovvero gli ingredienti perfetti che avrebbero fatto crogiolare Sebastian nella felicità. Come un bambino che riceva un pacchetto di caramelle- oh, un momento. Per far contento Sebastian, i dolciumi erano d'obbligo, se no si comportava peggio del bambino.

Blaine prese tutto ciò che gli serviva, comprese delle ciotole, anche se sapeva che avrebbero mangiato direttamente dal pacchetto come adoravano fare. Prese tutto sotto le braccia e stringendole al petto, camminò piano per evitare di andare a sbattere mentre usciva dalla cucina, con le buste che quasi gli coprivano la vista. Incespicando un po', arrivò fino al tavolo sul quale l'amico aveva messo i piedi, e appoggiò il cibo.
Si sedette tranquillo sul divano, aprì il pacchetto di caramelle e inizò a mangiarne, facendone cadere qualcuna a causa della poca delicatezza con cui le prendeva. 

"Beh, cosa fai? Non me ne offri un po'?" ruppè il silenzio Sebastian, provando a trettenere l'irrifrenabile voglia di prendere tutto e scappare in bagno ad ingozzarsi come se non ci fosse un domani. Blaine cercò di non ridere e nascose un sorriso dietro la busta di caramelle, e disse: "Magari dopo che mi hai detto se te la sei davvero presa per l'ombrello. Lo sai che non l'ho fatta apporsta." il riccioluto inclinò la testa e lo fissò, aspettando una spiegazione. 

Era già successo che lo colpisse per sbaglio con degli oggetti, come ad esempio quella volta in cui Sebastian gli aveva per sbaglio buttato via una pagina di spartito di una canzone che avrebbe dovuto suonare al piano il giorno dopo di fronte a tutti gli insegnanti come valutazione finale prima delle vacanze estive. Quella volta il più alto aveva ricevuto qualche libro in testa, ritrovandosi così dei bernoccoli abbastanza dolorosi. Oppure quella volta in cui Blaine si era dimenticato di andare a comprare le caramelle, proprio il giorno in cui Sebastian era stato lasciato dal suo ex fidanzato, l'unico che abbia mai amato, ricevendo un pugno sul naso mentre gli urlava contro di voler essere ingozzato con dello zucchero. In quel frangente, Sebastian aveva avuto una reazione esagerata, ma era comprensibile, e Blaine, tra ovatta e acqua ossigenata per fermare il sangue che aveva preso a scorrere dalle narici, l'aveva perdonato. 

Sebastian spense la televisione, anche perchè non ci aveva prestato minimamente attenzione da quando l'aveva accesa. Tolse i piedi dal tavolino e si sistemò sul divano, sedendosi composto. Congiunse le mani lasciandole sulle gambe e abbassò il capo, trovando così interessante i pelucchi sulla tuta che indossava in quel momento.

"No, non me la sono presa per la scenetta in cucina. Volevo chiederti.. Tu, ecco.. Ti capita mai di ripensare agli anni del liceo?" chiese piano, come per evitare che quella domanda esplodesse nelle orecchie e nel cervello di Blaine, visto che era stata buttata lì, senza preavviso. E sapeva quanto potesse essere pericolosa per l'amico. Ma la telefonata di Santana che lo aveva decisamente colto di sorpresa, l'aveva fatto preoccupare. Non sapeva bene se sarebbero andati in crociera, prima bisognava organizzarsi con i corsi universitari e il lavoro, ma nel caso in cui sarebbero partiti, doveva essere pronto ad ogni tipo di avvenimento. 


Blaine smise di mangiare le caramelle, e appoggiò la busta sul bracciolo di fianco a lui. Passarono alcuni secondi prima che iniziasse a torturarsi le mani, e altri ancora prima che dicesse una parola. 

"Umh.. Sinceramente sì, mi capita.. ogni tanto. Perché.. Perché questa domanda all'improvviso?" chiese il più basso, mordendosi l'interno delle guance. Guardava dritto davanti a sé, il corpo visibilmente teso e le labbra leggermente socchiuse, mentre il petto iniziava ad alzarsi ed abbassarsi più velocemente.

"No, niente. Volevo solo sapere come stava andando.. Insomma, la faccenda, ecco." mentì Sebastian. Avrebbe voluto esplicitamente chiederegli se pensava ancora a Kurt, ma con la coda dell'occhio aveva visto come l'amico aveva reagito e non voleva procurargli altre sensazioni di quel genere, peggiorando la situazione. 

"Beh, cosa fai? Hai deciso di mangiare tutte le mie caramelle?"

 
 
*******
 

Blaine si mise il pigiama e si infilò sotto le coperte. Era tardi, era esausto e la serata appena trascorsa era stata.. stancante. Sebastian e lui avevano mangiato schifezze e bevuto Coca-Cola e rum -non troppo, però- al posto di consumare una semplice cena. Avevano parlato della crociera, fatto dei progetti stravanganti riguardo le tre settimane di vacanza. Avevano deciso che ci sarebbero andati anche se fosse capitata durante il mese degli esami. Avevano tutti e due bisogno di staccare la spina per un po', e sembrava che quella fosse l'occasione giusta da cogliere.

Allungò il braccio per spegnere l'abat-jour sul comodino e si sistemò meglio nel letto, affondando la guancia nel cuscino. 
Come ogni notte, due iridi azzurre vennero a fargli visita, restando con lui tutto il tempo che voleva, cullandolo nel buio, trasmettendogli il calore di cui aveva sempre bisogno. Un calore che però poteva solo pescare dai ricordi, e che non avrebbe mai riavuto su se stesso ogni minuto della giornata, non come prima. 

Ogni sera, prima di dormire, si prometteva che non l'avrebbe sognato, che sarebbe riuscito a resistere. 
Ogni sera, però, rompeva questa promessa senza neanche tanta fatica.
Erano quattro anni che rimaneva ancorato al passato. La vita gli scorreva davanti agli occhi e lui non riusciva a fermala e a raggiungerla. Era come se la corda che aveva legato lui e l'altro ragazzo fosse ancora presente a ricordargli i bei momenti passati insieme che non sarebbero potuti ritornare. Solo per il volere di qualcun altro.

Sebastian mi ha chiesto se pensassi ancora al liceo.. In realtà, no. Pensò Blaine. Ed era vero, lui non pensava al liceo.
Lui pensava solamente a chi aveva segnato con un pennarello indelebile quegli anni.

Il fatto era che Kurt Hummel non era ancora uscito dal suo cuore, nonostante il dolore che gli aveva fatto provare. E aveva cercato di dimenticarlo andando a letto con qualche compagno universitario, ma anche se lo dimenticava per una notte, quella dopo era lì.
Era sempre lì, nonostante tutto.


 



Note dell'autrice:
Sinceramente non sono molto convinta di questo capitolo. Non è per niente lungo, anzi. E' tutto quello che sono risucita a mettere insieme dopo un blocco duranto più del solito, capitemi ç___ç
Spero di riuscire ad aggiornare presto e a rifarmi con il prossimo capitolo.

Al prossimo aggiornamento, _starsmaycollide.

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