Elleboro - Forza e Rinascita.

di Tomoko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1, Neve che zittisce. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2, La forza della neve. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3, Ricordi di neve. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4, Trappola di neve. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5, Neve beata. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6, Neve che ci avvolge. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7, La dolcezza della neve. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8, E fuori nevica. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9, Occhi neve. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10, Coltre di neve nella notte. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11, Dolore coperto da neve. ***
Capitolo 12: *** Sotto la neve che cade. ***
Capitolo 13: *** Neve a Natale. ***
Capitolo 14: *** Su una neve bianca. ***
Capitolo 15: *** L'ultima neve. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1, Neve che zittisce. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
Capitolo 1, Neve che zittisce.
 
Freddo gelido, cielo bianco candido.
Lentamente comincia a scendere qualche fiocco, piccoli petali, pezzi di cielo che accarezzano la terra.
Qualcuno, con la mano tesa, lascia che la neve si posi anche sul suo palmo: ecco, si scioglie già.
Quando cade la neve, tutto viene coperto dal silenzio. E’ il modo di zittirci della Natura. Ferma e guarda silenziosa, ci dice, gettando questa coperta bianca sul paesaggio.
E’ l’unico fenomeno davvero silenzioso, la neve: il fulmine esplode in un boato, la pioggia scandisce il tempo, il vento sussurra, mentre la neve ci abbraccia col suo silenzio assordante.
Non puoi che rimanere assorto da quella visione, intrappolato, legato a doppio filo.
Puoi solo osservare, senza parole per descrivere quell’ineffabile bellezza, sgranando gli occhi per cogliere tutte le sfumature.
La neve è fredda, congelata. Quando la prendi con le mani, senti subito dei brividi che ti percorrono il corpo. Puoi anche assaggiarla e allora quei petali scendono giù, rinfrescandoti la gola, dissetandoti.
Senti il corpo fremere: è difficile stare lì, in mezzo alla neve, anche se è divertente giocarci, osservare, tastare.
Però, tu continui a giocarci, Naruto.
Stai lì, in mezzo alla neve, la guardi felice, senza fiato, indossando solo una maglia leggera. Non hai nemmeno il cappotto!
Porti le tue piccole mani alla bocca e ci soffi sopra, cercando di riscaldarti. Ti butti a terra, apri e chiudi gli arti spasmodicamente, disegnando felice come non mai un angelo bianco. Nevica, sei felice.
Ti rialzi, nella gloria dei tuoi otto anni, e cominci a correre per la strada, urlando di gioia. Qualcuno ti guarda dalla finestra, infastidito: con i tuoi capelli biondi e le tue grida stridule rovini la visione eterea della neve.
Per qualcuno, però, sei una gioia per gli occhi. Infatti c’è una bambina che ti guarda, ben vestita, con un lungo cappotto rosa pallido che la scalda. È diversa da te, non ha il tuo sorriso, né le è permesso correre sulla neve, come fai tu. Ha però una luce brillante negli occhi color ghiaccio, così in sintonia con l’atmosfera. Ti sorride dolcemente e leggermente imbarazzata, quando tu la guardi a tua volta.
Corri incontro alla piccola fanciulla, che si stringe contro il muro: non ha paura, ma non vuole che qualcuno della sua famiglia la veda comunicare con te. Tu questo non lo sai, ma non ci badi.
<< Ciao! >> saluti, con un sorriso infinito quanto il cielo << Lo sai? Ho visto un fiore crescere sulla neve! >>


 

Questa storia è arrivata al primo posto del contest
indetto da Dolcemente Complicata sul forum di Efp,
"Winter Contest {NaruHina}", e ha vinto
i premi originalità, grammatica e miglior Hinata.
Non me lo aspettavo proprio, perciò ringrazio la 
carissima Giudice, che più tardi commenterà
dandomi il giudizio completo. Che dire...
ormai ci sono molte persone che mi conoscono
su Efp e tutte sanno quanto ami la NaruHina e
la SasuHina. Quando mi sono iscritta qui, 1 anno
e mezzo fa, ero piuttosto scarsa e avevo poca 
fiducia in me; ma la speranza ci forgia, e sono
felice e meravigliata di aver vinto il mio primo 
contest. Ma di cosa parla questa storia?
E' il racconto di due persone che hanno imparato
ad essere forti grazie al dolore e a rinascere 
sempre miglior, seppur con qualche cicatrice in 
più. E' la storia di Naruto e Hinata, della loro vita
vista nel corso del tempo, in continuo mutamento.
Spero che mi seguirete in questo viaggio nel tempo!
Grazie a tutti per la pazienza e per l'affetto
che mi dimostrate giorno dopo giorno ( siete
arrivati fin qui?Davvero? *.* ) !
Tomoko.


I miei complimenti alle altre partecipanti, a Naruhinafra e a Ayumi Yoshida!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2, La forza della neve. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
 
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
Capitolo 2, La forza della neve.
 
Ogni anno, un rituale particolare avveniva appena la neve cadeva: un ragazzo e una ragazza, fin da quando erano bambini, spinti da una forza sconosciuta, s'incontravano e condividevano quel momento speciale e tanto caro, lontano da occhi indiscreti.
Quel periodo dell’anno, a Konoha, era il più freddo e il più difficile. Le giornate finivano prima, il freddo stancava, allenarsi era più arduo, così come le missioni.
Con tutto quello che era successo quell’autunno, per giunta, Hinata temeva che quella tradizione potesse spezzarsi. Non che fosse una cosa che avessero stabilito insieme, certo, ma per lei era davvero importante. Così, nonostante avesse questo brutto pensiero nella mente, la ragazza, tredici anni appena compiuti, si era incamminata sulla strada innevata, avvolta nel suo cappotto rosa pallido.
Aveva osservato il candore della neve appena caduta con estrema meraviglia; il suo profumo, delicato eppure pungente, la inebriava; la sua morbidezza, passo dopo passo, la tranquillizzava.
Ogni tanto si fermava, osservando le orme appena lasciate su quel manto delicato, simbolo del suo movimento, della sua crescita: nonostante tutto, lei stava percorrendo una strada, interiore ed esteriore, e stava andando avanti imperterrita.
Camminava, Hinata, per poi inoltrarsi nel bosco innevato. Ammirava estasiata ogni singolo ramo coperto di neve, ogni sempreverde, ogni angolo, tutto era diventato bianco e puro.
Poveri alberi! Pensava da piccola, quando tutto le faceva paura, devono sentire tanto freddo!
Sorrise, a quel ricordo, mentre tutto intorno cadeva la neve. E pensare che adesso amava così tanto quel periodo dell’anno, il mese in cui era nata, dove il tempo sembrava fermarsi, frenando ogni cosa e portando quel silenzio dolce che lei tanto adorava.
Il rumore evanescente della neve che cade, ecco che cosa amava. Quel candore delicato seppur forte, capace di zittire ogni cosa, di fermare il tempo, di impedire ai fiori di crescere.
Ecco, cos’altro amava: era strano a dirsi, ma Hinata venerava il modo in cui la Natura stessa si arrestasse davanti al potere della neve candida. Non crescevano fiori, né piante; non si vedevano nemmeno molti animali in giro. Esisteva solo la neve, il suo pallore, il suo silenzio. Erano una certezza. Tutto si bloccava, tutto era reso intramontabile, fino allo sciogliersi della neve.
Tutto, tranne una cosa.
Hinata aveva percorso il solito tragitto all’interno del bosco, fino a ritrovare il cespuglio che in primavera si colorava di fiori rosa, accanto a quell’albero biforcuto, tutto inarcato, che, da quanto ricordava, non era mai cambiato. Proprio lì, ai piedi di quell’albero, crescevano dei fiori che Hinata aveva avuto il piacere di ammirare solo d’inverno, in quella settimana di metà Dicembre.
Sbocciavano in mezzo alla neve, quei fiori candidi sporcati di rosa: lottavano contro il freddo, contro le intemperie, contro Dicembre e Gennaio, ed erano fiori vittoriosi, poiché non si arrendevano, continuando imperterriti a crescere.
Si era inginocchiata, sfiorando con le ginocchia la neve ormai alta, per osservare da più vicino quei fiori bellissimi. Le foglie, verdi e longilinee, nascondevano gli steli alti; cinque petali bianchi, leggermente rosa verso il centro, formavano un meraviglioso calice illuminato all’interno da un bel po’ di giallo, che rendeva quel fiore più allegro e colorato.
Forte, bello, perfetto: tutto ciò che lei stessa avrebbe voluto essere era raccolto lì, davanti ai suoi occhi, in quell’esempio vivo di Arte Naturalistica.
<< Hinata-chan. >>
La mora trasalì, stupita, sentendo quella voce tanto adorata quanto conosciuta richiamarla.
Non lo aveva sentito arrivare e quando si voltò per guardarlo, non ebbe il tempo di arrossire per l’imbarazzo, poiché le si mozzò il fiato alla visione di un Naruto tanto malandato e triste.
Ed ecco che i ricordi, insieme al suo viso, le tornarono davanti agli occhi lesti e violenti.
Sasuke aveva tradito la foglia, scappando per mettersi al servizio di Orochimaru, abbandonando Naruto e tutto il team sette. Il biondo, che lo aveva seguito, aveva avuto un brutto scontro con l’amico, causa delle ferite riportate.
Il suo viso adesso era rattristato, gli occhi azzurri e solitamente brillanti di gioia adesso erano due pozze scure, profonde e misteriose quanto la notte. Naruto aveva la testa fasciata, le mani e le braccia ricoperte da garze, il camice azzurro dell’ospedale addosso. Non indossava cappotti, né qualcosa che potesse davvero coprirlo, così Hinata scattò in piedi, aprendo veloce lo zaino per porgergli una coperta che aveva portato con sé, per ogni evenienza.  Il biondo le sorrise gentile, ringraziandola.
Insieme si sedettero ai piedi di quel grande albero, con l’intenzione di assistere, come tutti gli anni, a quello spettacolo meraviglioso che era la Natura.
Il biondo si coprì con la coperta, facendo attenzione a sistemarla anche su Hinata, che sulle prime rifiutò, rossa in viso.
<< Fa freddo! >> aveva obbiettato lui, mostrando i denti bianchissimi con un gran sorriso.
Presto il calore arrivò a entrambi, il tepore dei loro corpi vicini sotto il plaid, che però ancora non si sfioravano.
Era raro per loro scambiarsi qualche parola, mentre entrambi guardavano la neve fioccare, ma c’era come un tacito accordo che li legava: ritrovarsi sempre lì, tutti gli anni, per condividere qualcosa che amavano entrambi allo stesso modo. Eppure, per la prima volta, Hinata sentiva che quel silenzio andava interrotto, perché era troppo pesante: aveva visto Naruto piuttosto amareggiato, sconfitto nell’animo, deluso. Non poteva rimanere inerte, guardare senza fare niente.
<< Cre..credevo che non saresti venuto, Na..Naruto-kun. >> mormorò allora, non sapendo bene che altro dire, per poi arrossire, già pentita di quello che aveva detto.
<< E perché mai? >> chiese lui, voltandosi verso di lei << Non mi perderei mai questo spettacolo! >>
<< Sei… sei scappato dall’ospedale? >> chiese allora lei, sinceramente preoccupata.
<< Sì! >> annuì vigorosamente, fiero della sua bravata << Probabilmente Sakura mi ucciderà! >>
Hinata gli sorrise docilmente, tornando a guardare la neve. Piombò nuovamente il silenzio, così cominciò a sentirsi inutile, a pensare che non riusciva mai a fare niente per lui, per dargli una mano. Non era capace di farlo sfogare ed era quasi innaturale che fosse Naruto ad aver bisogno di lei e non il contrario.
Fu distratta da quei pensieri tristi quando lui si schiarì la voce, per poi guardarla.
<< Sai, Hinata… In primavera, partirò con Jiraya-sensei. Ho bisogno di allenarmi. >> lo vide tornare a guardare la neve, il volto corrucciato in un’espressione incredibilmente seria, mentre lui stesso le apriva il suo cuore  << Non so quanto starò via. Tutto il tempo necessario per diventare abbastanza forte da riportare Sasuke indietro. L’ho promesso, devo riuscirci. >>
La ragazza rimase senza parole. Naruto sarebbe partito per allenarsi, probabilmente per molto tempo non avrebbero goduto di quei momenti soltanto loro. Tante emozioni si affollarono dentro di lei: paura di rimanere sola, timore che lui si dimenticasse di lei, di quei momenti, fiducia nei propri sentimenti, ammirazione verso quel ragazzo che non si arrendeva mai.
Lei non sarebbe stata da meno. Nel tempo che lui avrebbe trascorso lontano da Konoha, lei sarebbe diventata più forte e sicura di sé, in modo da affiancarlo quando avrebbero riportato Sasuke a casa.
<< Hinata. >> si sentì nuovamente richiamare ed incontrò gli occhi azzurri di Naruto guardarli seri, tanto da farlo sembrare molto più grande e maturo << Pensi che ci riuscirò? >>
La ragazza gli sorrise ancora, sinceramente fiduciosa.
<< Certo. >>  disse, cercando di non balbettare, in modo da apparire più sicura possibile << Perché tu sei già forte. Forte e tenace come questi fiori, che continuano a crescere anche se la neve tenta di fermarli. >>





 

Ed eccomi qui, sono tornata con un nuovo capitolo
di questa storia che mi ha fruttato tanta allegria
e che spero possa piacere anche a voi n.n
Ringrazio naruhinafra e Puffin che hanno recensito
lo scorso capitolo n.n
Spero che mi lascerete una recensione!
A presto, 

Tomoko.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3, Ricordi di neve. ***


Elleboro - Forza e Rinascita.
 
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.

Capitolo 3, Ricordi di neve.
 
Non si sentiva affatto stanca: ne era fiera.
Aveva corso per due giorni interi, quasi completamente senza pause, dopo una missione di due lunghe settimane.
C’era stata la guerra.
Le pareva ancora impossibile, a pensarci, ma le cicatrici che aveva sparse sul corpo e sul cuore ne erano la dolorosa testimonianza. Sul cuore, sì… Neji era morto.
Ecco perché non poteva crederci. Aveva partecipato ad una guerra ed il suo Neji-nii-san era morto da eroe, per proteggere lei e Naruto.
Già… suo cugino, il suo eroe personale, aveva salvato Naruto, l’eroe delle cinque terre, da una morte certa, dandogli la possibilità di sconfiggere Obito, il Juubi e Madara. Insieme a Sasuke, per giunta, che dopo la guerra era tornato a Konoha da eroe, tanto quanto Naruto.
Un po’, era anche merito suo… non poteva fare a meno di pensarci. Aveva affiancato Naruto nella battaglia, lo aveva ridestato dalla trans in cui era caduto quando Obito gli stava facendo il lavaggio del cervello. Gli aveva dato man forte, letteralmente, ricordandogli tutti i motivi che aveva per vincere quell’assurda guerra. Un po’, era anche merito suo.
Subito dopo la guerra, la foglia aveva reclutato tutti coloro che avevano dimostrato di esserne degni -e che non riportavano ferite gravi- come Ambu.
I confini erano deboli, la stessa Konoha andava ricostruita da zero: non potevano assolutamente rischiare di essere attaccati nuovamente da qualche approfittatore. Così, lei era diventata un Ambu, ed insieme a Kiba, Shino, Ten Ten e Rock Lee, era entrata a far parte di una nuova squadra  che riceveva ordini direttamente dall’Hokage. Per tre lunghi mesi era stata lontana da casa ad intermittenza, facendo lunghe missioni, difficili quanto segrete.
La guerra l’aveva forgiata, rendendola una Kunoichi perfetta: forte, slanciata, agile, resistente, silenziosa, abile col chakra, nel taijitsu, nel ninjutsu e nel genjutsu , intelligente e responsabile.
Era stata spesso lodata dal suo comandante, perché cercava sempre di migliorarsi. Non aveva mai commesso un errore, fino a quel momento, e si era concentrata anima e corpo per diventare un’ottima Kunoichi, cercando di pensare il meno possibile a Neji.
Quella sera, tornando a Konoha, nevicava. Adorava la neve, erano anni che non si fermava a guardarla, come faceva una volta. Le mancava molto stare lì, assorta, rilassata, così, dato che non si sentiva affatto stanca, dopo aver fatto rapporto insieme agli altri a Tsunade-hime, decise di fare una passeggiata per il villaggio, ancora in costruzione.
Riconobbe qualche chiosco che aveva resistito alla guerra ma, mentre girava per le stradine, incontrava soltanto case nuove, tutte uguali, tanto diverse da come ricordava Konoha. Più avanti, c’erano ancora altri edifici in costruzione, materiale di recupero, utensili vari. Una Konoha divisa, spezzata, mezza nuova, mezza vecchia.
La neve scendeva, bianca, a coprire i resti di quel marciume di città. Con un po’ di quel candore, Konoha le sembrava già più bella. Ricopriva lentamente ogni angolo del villaggio, che lei, senza accorgersene, girò in lungo e in largo, per poi finire nel bosco tanto amato, ancora intatto.
I piedi di Hinata ricordavano perfettamente il tragitto da fare, le orme da imprimere nella neve, quanti passi fare per arrivare lì, al suo albero biforcuto, ai suoi fiori testardi.
Un pensiero le balenò in testa all’improvviso: doveva tornare lì, ai ricordi migliori della sua infanzia, cresciuta, mostrando a quel bosco bianco e puro la nuova Hinata.
Rimise la maschera da Ambu, bianca con disegni celesti, saltò su un albero, tanto silenziosa ed agile che non cadde nemmeno la neve, attraversando lesta il bosco. L’ultimo albero su cui si posò era quello tanto sognato, quello con quella forma strana e particolare, dal quale scivolò un po’ di neve.
<< Ehi, tu! >> una voce forte e arrabbiata anticipò un gancio destro che riuscì ad evitare, spostandosi alle spalle dell’avversario che l’aveva attaccata.
Era pronta ad attaccare e, in un millisecondo, guardò il suo nemico, riconoscendo l’uomo alto che aveva di fronte principalmente perché aveva una folta e scompigliata chioma bionda.
Contemporaneamente, decise di non rispondere all’attacco, ma lui ancora non l’aveva riconosciuta, così si voltò e l’attaccò con un Kunai.
<< Naruto, fermo, sono io! >> urlò, bloccando l’arma ad un centimetro dal suo petto, premendo forte i palmi sulla lama.
Il biondo strabuzzò gli occhi, confuso da quella frase, ed Hinata si tolse la maschera per farsi riconoscere. Naruto allora la riconobbe, incredulo, sgranando gli occhi.
<< Hinata! >>  esclamò, ancora stupito << Scusa se ti ho aggredito, ma non ti avevo riconosciuta e… wow. >>
Hinata gli sorrise, davvero felice di rivederlo per la prima volta dopo la guerra. Rimasero per un attimo a guardarsi, entrambi estasiati.
Lui, solita benda attorno al viso e agli arti, più alto, ormai uomo, nel suo grande cappotto bianco sporco, forse regalo di qualche anima pia che non voleva che l’eroe comune prendesse la febbre al freddo della neve.
Lei, maschera in mano, capelli lunghissimi legati in una coda bassa costellata dai fiocchi di neve, maglioncino nero, pantaloni neri, corazza in ferro battuto per proteggere il busto dagli attacchi dei nemici. Più alta, più bella, più donna.
<< Sei così… diversa. >> mormorò il ragazzo, incredulo << Bella. >>
Hinata arrossì. Non era affatto abituata ai complimenti di Naruto: per poco tempo si erano visti da quando lui era tornato dall’allenamento con Jiraya, ed intanto ne erano successe di tutti i colori. Non avevano mai avuto davvero il modo di parlare da soli o, come facevano da piccoli, di condividere in un silenzio estasiato momenti preziosi come quello. Perciò, nonostante fosse cresciuta, cambiata, diventata più forte e un ninjia affermato, si sentiva ancora bambina, ancora in imbarazzo, sotto le semplici attenzioni di quel ragazzo amato così a lungo.
<< Non sapevo che fine avevi fatto! >> cominciò il biondo, parlando a raffica << Pensavo mi venissi a trovare, mentre ero bloccato in ospedale, invece non ti sei mai fatta vedere! Mi hai fatto preoccupare da morire, ‘tebayò! Così sono venuto qui, con la speranza di incontrarti! Ti trovo e non ti riconosco perché sei diventata un Ambu! Ed io sono ancora un genin! >>
Si guardarono, per un attimo, entrambi allibiti da tutte le parole che Naruto era riuscito a pronunciare in meno di mezzo minuto, per poi sbottare in una fragorosa risata.
Quando la risata si smorzò – e ce ne volle di tempo – Hinata guardò Naruto con occhi che sembravano brillare per la felicità.
<< Insomma, ero così felice perché avevamo vinto la guerra e perché potevo rompere le palle a Sasuke, che è in stanza con me nell’ospedale… Mi sono sentito così libero, eppure c’era qualcosa che mancava! Non facevo che pensare a dove fossi finita! >>
<< Perdonami, Naruto, ma come vedi ho avuto da fare… >> spiegò, la voce dolce << Sono davvero felice per te. >>
<< Dimmi, com’è essere Ambu? >> chiese, curioso come un bambino.
<< Non posso dire niente, lo sai! >> mormorò lei, con un mezzo sorriso sulle labbra.
<< Sei stata via molto? >>
<< Quasi tre mesi >> rispose lei, un poco rossa in viso per tutte quelle attenzioni.
<< Allora devi essere stanca! >> la guardò preoccupato, per poi togliersi il cappotto << Ed infreddolita. >>
Gli mise il suo cappotto sulle spalle, avvicinandosi a lei. Il suo viso era diventato talmente rosso da essere visibile di notte. Poi, Naruto si ricordò di avere indosso il suo pigiama arancione, così si imbarazzò a sua volta.
<< Ti prego, non prendermi in giro! >> disse, con una risata isterica.
Hinata si strinse nel cappotto, che aveva odore di arance, dal quale rimase inebriata. Poi gli sorrise, sperando che lui non l’avesse colta su fatto.
<< No, anzi, grazie. Sei gentile. >> sussurrò lei, con uno sguardo molto grato.
Lui si portò una mano sulla nuca, com’era solito fare, scompigliandosi i capelli.La mora si scostò, fece qualche passo, per poi piegarsi sulle ginocchia.
Ancora una volta, si fermò ad ammirare quei fiori incantati che era stato lui, Naruto, a farle vedere per primo.
Infatti, lui la seguì poco dopo.
<< Sai, mentre sei stato via in questi anni, ho avuto tempo per informarmi su questo fiore. >>  disse, flebile, cominciando a spostare la neve dalla pianta << Si chiama Elleboro, conosciuto anche come “Rosa di Natale”. È simbolo di rinascita, di liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia. Si può dire che in questo momento ti rappresenti a pieno. >>
Naruto la guardò dolcemente, scostandole una ciocca di capelli sfuggita alla coda, e lei si beò di quel tocco cercando di non darlo a vedere.
<< E tu, Hinata? Come stai? >> chiese, preoccupato << Spero che tu ti sia liberata dal tuo dolore. >>
La ragazza sorrise, un sorriso che sembrava più una smorfia, con gli occhi cupi e malinconici al ricordo di Neji. Neji che moriva davanti ai suoi occhi.
<< Non ancora, Naruto-kun… ma prima o poi, questo fiore rappresenterà anche me. >>
<< Mi dispiace. >>  mormorò lui, accarezzandole la nuca << Vorrei tanto tornare indietro, impedire che accadesse, impedire che tu soffrissi… >>
Lei lo guardò molto seriamente, lasciandolo interdetto, per poi alzarsi e chinarsi in segno di profonda gratitudine.
<< Ma Hinata, che fai… >> mormorò il biondo, balbettando << Ti prego, sta su! >>
<< Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per le Cinque Terre, per la Foglia, per Konoha, per noi, per me. >>  asserì, con una voce ferma che non sembrava appartenerle, per poi tornare dritta e guardarlo con occhi pieni di commozione << Neji è morto, ma è stato lui a sacrificarsi, a morire da eroe, per proteggere te, perciò lo accetto. Non lo accetterei se fosse morto invano, ma sei riuscito a fare tutto quello che desideravi, a riportare indietro Sasuke, a sconfiggere i nemici, a riportare la pace. Ho sempre creduto in te. Sono sicura che diventerai un ottimo Hokage, Naruto. Il migliore. >>
Il biondo rimase senza parole. La bocca dischiusa, gli occhi sgranati. Aveva cominciato a tremare, commuovendosi per tale fiducia e amore. Non sapeva assolutamente cosa dire, così, istintivamente, l’abbracciò, stringendola forte a sé. Inspirò il suo profumo fresco, infilando una mano fra i suoi capelli per approfondire quel contatto. Lei era rimasta stupita, folgorata. Per anni non aveva desiderato altro che quello, un abbraccio, il suo calore, il suo amore, ed ora non riusciva a crederci.
<< Grazie a te, Hinata-chan. >>





 
*^.^* carini carini i miei Naruto e Hinata <3 *^.^*
Niente, non ho nulla da dire, loro sono così dolci che
parlano da soli. Il contesto in cui è inserito è facile da 
riconoscere: post guerra. Dal prossimo capitolo in poi
si andrà nel What If, ovverò qualcosa di immaginato 
unicamente da me, ciò che potrebbe accadere 
dopo qualche anno dalla guerra. Niente, spero vi piaccia !
A presto,
Tomoko.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4, Trappola di neve. ***


Elleboro - Forza e Rinascita.

Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.


Capitolo 4, Trappola di neve.
 
 
In quella missione era successo il finimondo.
Era passato appena un anno dalla guerra, ma già i nemici insorgevano, cercando continuamente di attaccare un paese fragile, in ricostruzione.
Qualcuno di diverso da Kabuto voleva seguire le orme di Orochimaru, così per quasi un intero mese avevano dovuto scovare tutti i suoi vecchi covi, per trovare il nuovo nemico.
Lo avevano trovato soltanto dopo tanto tempo, nel villaggio dell’Erba, dove una vorticosa tempesta di neve stava provocando danni.
Hinata, Sakura e Sai avevano dovuto vedersela con gli scagnozzi dell’avversario, mentre Naruto aveva seguito il nemico in una grotta, cercando di metterlo a tappeto. Sasuke non era ancora stato riabilitato, perciò non aveva potuto seguirli.
C’era voluto molto tempo per sconfiggerli. Hinata, con il suo byakugan, cercava a tutti i costi di individuare il biondo per andare a dargli una mano.
In quel lungo anno avevano stretto una grande amicizia. Si vedevano spesso, parlavano di qualsiasi cosa, ma non era successo ancora nulla fra di loro, nonostante lui sapesse benissimo cosa lei provasse. Lei, invece, non ne aveva alcuna idea.
 
Naruto era chiuso in quella grotta ormai da ore. Aveva sconfitto il nemico, ma era stato sfiancante sia per lui che per Kurama, così quando il tempo provocò dei danni alla parete della grotta, facendo cadere dei massi che avevano bloccato l’uscita, vani erano stati i tentativi di uscire con un Rasengan.
Era ferito gravemente, perché come al solito era stato imprudente. Sakura lo avrebbe sicuramente rimproverato, per non parlare dello sguardo preoccupato di Hinata… quello doleva più di tutto, il fatto di farla preoccupare.
Continuava a perdere i sensi e a rinvenire, portando al limite il proprio chakra pur di uscire. I massi erano diventati molto più resistenti, perché si erano saldati tra loro grazie al ghiaccio che quel tempo orribile aveva portato.
<< E’ qui, l’ho trovato! >> quella era la voce angosciata di Hinata che proveniva da fuori.
Naruto tentò di alzarsi, trascinandosi lungo la parete rocciosa. Sentì alcuni colpi, probabilmente quelli di Hinata che, con il suo taijutsu, rompeva il ghiaccio.
<< Forse dovresti provare tu, Sakura >> distinse perfettamente la voce di Sai << … con la tua forza mascolina, distruggeresti pure una montagna. >>
Sentì un tonfo ed un mugolio: sicuramente, la ragazza dai capelli rosa aveva colpito in testa il ragazzo, che ora mugugnava di dolore.
Poi, un pugno della ragazza colpì i massi, che si sbriciolarono all’istante. Subito, Hinata accorse.
<< Pensavo di non rivederti più! >> affermò intristita e preoccupata, mentre lo aiutava a sorreggersi. Una lacrima di sangue le scendeva lungo una gota: doveva essersi sforzata troppo. Naruto le sfiorò la guancia con il pollice, cancellando quella macchia dal suo viso diafano.
<< Io no. >> mormorò il ragazzo, con un sorriso grande come una casa << Ero sicuro che mi avresti trovato. >>
Con la mano che le aveva accarezzato la guancia, Naruto la voltò verso di sé, tenendola delicatamente per il mento. L’osservò, per un attimo, notando su quel pallore candido delle note di rosso sulle guance, a sottolineare gli occhi sgranati e stupiti, la bocca tremante. Si fiondò sulle sue labbra, venendo quasi subito ricambiato, deliziandosi del dolce sapore dell’amore di Hinata. Quello fu il loro primo, intenso bacio.
Sakura sbuffò scocciata, osservando quella scena leggermente disgustata.
<< Non ha la forza per distruggere una parete rocciosa ma per limonare sì… >>
 




 

Ciao, sono tornata!
Capitolo importantissimo, anche se corto;
sono passati dei mesi, un anno, e c'è stato il primo bacio *.*
Spero che il capitolo vi piaccia n.n
Grazie a tutti,
un bacio,
Tomoko.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5, Neve beata. ***


Elleboro - Forza e Rinascita

Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.

 
Capitolo 5, Neve beata.
 
 
Naruto la baciava passionale, scosso da fremiti che non si potevano descrivere a parole.
Le mordeva le labbra mentre le sfilava il cardigan nero, passando poi a stuzzicarle il collo, accompagnato dal respiro affannato e godurioso di lei.
Con una mano fra i capelli la teneva stretta a sé, aggrappandosi a lei senza remore, mentre con l’altra le abbassava la cerniera del vestito viola stile impero. L’abito, quello che aveva scelto con cura per la festa di Capodanno che avevano organizzato i loro amici, scivolò a terra, lasciandola coperta solo dalla sottoveste di chiffon color porpora.
Il biondo rimase per un secondo a guardarla: conosceva bene quel corpo, lo aveva sfiorato con le dita, accarezzato e amato tante volte, in quell’ultimo anno, ma ogni volta si fermava a studiarlo meravigliato; un atto doveroso, le aveva spiegato un giorno, perché una bellezza così rara e particolare andava in qualche modo onorata, perciò, prima di violarla, la lodava ancora una volta scorrendo con lo sguardo tutti le maggiori attrattive.
Le gambe disegnavano sempre un arco perfetto; i fianchi erano morbidi e caldi; la vita strettissima sormontata dal seno prosperoso; le spalle sottili, marmoree; il collo lungo, un ponte candido verso la felicità; il viso gentile, femmineo; la bocca carnosa, dolce e succosa, come pesche; gli occhi bianchi, puri, candidi, così desiderosi in quel preciso istante; i capelli lunghissimi, blu notte, ad incorniciare quella bellezza perfetta.
E mentre lui faceva quei pensieri, guardandola incantato, lei scioglieva il nodo della cravatta nera, sbottonava la camicia arancione e lucida, scoprendo il corpo tonico, muscoloso, gli addominali ben delineati, le spalle larghe, le braccia possenti.
Hinata si avvicinò veloce per rubargli un bacio, stretta al suo collo. Lui la strinse, la prese in braccio e, approfondendo quel bacio passionale, la portò in camera da letto, dove poco prima, ridendo e scherzando, si erano preparati di tutto punto per la festa.
Quella festa… Hinata e Naruto avevano accettato di parteciparvi con felicità, soprattutto perché il motivo secondario, se non principale, di quella grande celebrazione di Capodanno era di festeggiare loro. Sì, loro: Naruto Uzumaki e Hinata Hyuga.
Entrambi, dal giorno seguente, avrebbero realizzato i loro più grandi sogni: lei Capo del Clan Hyuga, lui Hokage della Foglia.
La verità, però, era un’altra: a causa di tutti i preparatavi per quello che dal giorno dopo si sarebbero apprestati a fare, non si erano visti per giorni. Una forza maggiore li aveva separati, portandoli lontano l’uno dall’altra.
Ciò li aveva fortemente intristiti, rendendoli nervosi e irascibili.
Così, quando quella sera una provvidenziale tempesta di neve li aveva bloccati in casa – letteralmente, a meno ché uno dei due non avesse tentato di distruggere l’ingresso con un rasengan, avrebbero dovuto aspettare il fabbro fino a due giorni dopo – avevano colto l’occasione per recuperare il tempo perso.
E adesso eccoli, mentre Naruto stendeva la ragazza su letto morbido che condividevano da qualche mese, per poi liberarsi di tutto ciò che aveva indosso e andarle vicino, riprendendo a baciarla senza darle respiro. Inspirò forte il suo profumo, capace di calmarlo e sconvolgerlo allo stesso tempo. Con una mano accarezzò la pelle marmorea delle cosce, salendo sui fianchi, infilandosi sotto il tessuto sottile della sottoveste, sfiorando le sue morbide carni e le forme sinuose, mentre lei si inebriava di quel tocco caldo, sospirando estasiata fra le sua braccia. La spogliò anche dell’intimo e, finalmente, dopo tanto tempo, passò la notte in casa al caldo con la sua donna, a coccolarla, ad abbracciarla, ad amarla.
Beata tempesta di neve.



 

Muy Caliente!
Dio mio, quanto ho adorato scrivere
questo capitolo xD Spero che vi piaccia!
A presto,
Tomoko.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6, Neve che ci avvolge. ***


Elleboro - Forza e Rinascita

Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
Capitolo 6, Neve che ci avvolge.
 
La neve scendeva lentamente, coprendo di bianco il giardino, i tetti, i lampioni, il viale.
Fioccava pian piano, ed il guardarla attraverso i vetri appannati del suo soggiorno le dava conforto e tranquillità.
Con calma sorseggiava la cioccolata calda, accostando di tanto in tanto il viso alla tazza fumante, deliziandosi di quel profumo.
Quel giorno era stato un po’ stressante per lei, perciò stava tentando di rilassarsi attraverso quel rito tanto caro e familiare: guardare la neve.
Era mezzanotte passata, ma il chiarore della neve sembrava rischiarare ogni cosa. Era rimasta in piedi tutta la notte, agitata poiché Naruto, che era in un missione di grado S con la sua squadra speciale, stava tardando ad arrivare.
Quando stanco, deciso a non far rumore per non svegliarla, era balzato dentro casa attraverso la finestra della loro camera, l’aveva trovata seduta in mezzo al letto matrimoniale, la luce accesa e tanti documenti sparsi sul lenzuolo. Stava lavorando per non pensare alla sua lontananza.
Lei gli aveva dato un bacio dolce a fior di labbra, contentissima di rivederlo, e lui ridendo aveva evitato di stringerla a sé, sporco com’era.
Così, adesso, mentre in salotto ripensava alla sua giornata, scaldata dal calore del fuoco e della cioccolata calda fra le mani, non si accorse della presenza di Naruto dietro di lei fin quando lui le baciò delicatamente una spalla.
Dolcemente, le scostò i capelli per appoggiarsi alla sua spalla, inspirando il suo profumo. Chiuse gli occhi rilassato. La avvolse in un abbraccio, coccolandola, appoggiando le mani sul suo ventre gonfio. Hinata reclinò piano il capo, appoggiandosi alla spalla di lui, contenta di ricevere quell’abbraccio inaspettato.
Le baciò amabilmente i capelli, guardando poi insieme a lei quello spettacolo mozzafiato.
<< Stiamo arrivando alla data di scadenza, eh? >> mormorò il biondo, accarezzandole ancora il pancione.
Hinata appoggiò le mani su quelle calde di lui che la stavano accarezzando, disegnandogli cerchi leggeri con le dita sul dorso.
<< Non immagini che ansia quando abbiamo cominciato a tardare. >> asserì lui, accostandosi alla sua guancia bianca << Ho pensato: “ e se arrivo troppo tardi?”. Anche se ancora non è arrivato il giorno, non si sa mai… >>
Allo stesso tempo, i due, che stavano guardando la neve fioccare, osservarono il loro riflesso sulla finestra. Naruto sorrise felice, passando la mano a delineare il profilo di quel pancione di nove mesi, mentre ad Hinata si coloravano le guance di un tenue porpora.
<< Ho cominciato a correre velocissimo mentre gli altri mi seguivano a fatica, lo giuro! >> affermò, stringendola maggiormente << Non mi perderei mai la nascita di mio figlio, ‘tebayò! >>
<< Grazie, Naruto-kun >> sussurrò la ragazza, voltandosi per baciarlo.
Il biondo la strinse a sé, le accarezzò i capelli, le guance. Era meraviglioso guardarla: la maternità la rendeva più donna, più matura, più angelica. Sembrava una creatura ultraterrena, sempre silenziosa, divinamente elegante, mentre una vita cresceva e viveva di lei.
<< Sei bellissima. >> le disse, facendola avvampare maggiormente. Le scostò una ciocca di capelli, per poi tornare a guardarla negli occhi, profondamente serio << Hinata, sei felice? >>
Lei non ebbe bisogno di pensarci molto. Si alzò sulle punte per dargli un bacio a fior di labbra, per poi perdersi in quelle due pozze azzurre.
<< Tu sei la mia Rosa di Natale. >>




 
Vi siete dimenticati di me? XD
Mi dispiace aver ritardato tanto,
davvero, ma è stato un periodo nero!
Niente, sono tornata con... una Hinata incinta!
Spero che vi piaccia n.n
A presto,
Tomoko.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7, La dolcezza della neve. ***


Elleboro - Forza e Rinascita

Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.

Capitolo 7, La dolcezza della neve.
 
<< Haruto, smettila di frignare e aiutami. >>
Come si sentiva stupido! Chiedere aiuto ad un bambino di quattro anni, che piangeva perché voleva andare a giocare!
<< Ma… papà! >> il bambino singhiozzava deluso, dicendo parole disconnesse fra loro, che insieme non avevano nessun senso. Riusciva solo ad indicare la porta che lo separava dall’oggetto del suo desiderio.
<< Giocherai dopo con Daisuke. >> continuò Naruto, indaffarato << Quello non scappa, a meno che non si dimostri figlio di Sasuke, qual è. >>
Se non si muoveva a sbrigare quell’importante missione, avrebbe corso il rischio che qualcuno li sorprendesse. Perciò, non si demoralizzò e tentò nuovamente di convincere il figlio, testardo quanto lui, lo sapeva.
<< Haruto, guarda, è divertente! >> disse, agitando la boccetta colorata che aveva in mano << Non vuoi provare? >>
<< No! >> obbiettò il bambino, la voce infantile e gli occhi pieni di lacrime << Voglio picchiare Daisuke! >>
<< Per quanto questo in un altro momento possa farmi piacere >> disse il padre, abbassandosi sulle ginocchia per arrivare all’altezza del figlio con un gran sorriso << adesso ho un estremo bisogno del tuo aiuto. >>
Il bambino ricominciò a fare i capricci e Naruto sospirò, demoralizzato. Ma in trent’anni della sua vita non si era mai arreso, perciò…
<< Avanti, Haruto. >> disse, richiamandolo all’ordine << E’ per la mamma. Vuoi bene alla mamma? >>
<< Io amo la mamma. >> pronunciò secco il bambino biondo, che aveva ereditato il viso e i lineamenti eleganti dalla madre.
<< No, io amo la mamma. >> rispose stizzito Naruto, con una punta di gelosia anche verso il figlio << Tu vuoi bene alla mamma. Perciò mi aiuterai a fare questa cosa per lei, vero? >>
Il bambino annuì, finalmente convinto, e l’Uzumaki vittorioso prese il figlio in braccio e lo fece sedere sul tavolo.
<< Adesso metti queste stelline sulla panna, facendo bene attenzione a non rovinare niente. >> spiegò, guardandolo negli occhi.
Eh sì… la missione importante era una torta, con tanta panna bianca, stelline brillanti, fiocchi di neve e brillantini. Per il compleanno di Hinata.
Ed anche se qualsiasi cosa fatta da due Uzumaki era doppiamente incasinata e doppiamente orrenda, Hinata fece comunque un guizzo e un sorriso felice quando suo figlio Haruto e Naruto le portarono la torta e un mazzo di Rose di Natale.



 
 Capitolo corto, ma tanto dolce!
Spero che vi piaccia! Come sempre vi ringrazio
per le recensioni, mi scuso se non ho ancora risposto, 
lo farò presto!
A presto, Tomoko.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8, E fuori nevica. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
 
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
 
Capitolo 8, E fuori nevica.
 
Nonostante fosse stanco, dopo una giornata di duro lavoro, aveva atteso a letto il ritorno di sua moglie, rivedendo intanto alcuni documenti. Lei era tornata tardi da una riunione con il Clan, si era fatta una doccia veloce e, da qualche minuto, si era seduta davanti allo specchio e aveva preso a spazzolarsi i capelli con cura.
I capelli lunghi, setosi, risplendevano d’un blu notte particolare; le sue mani sottili e affusolate a tratti emergevano dalla folta capigliatura; le sue spalle si muovevano candide sotto movimenti e gesti familiari; il corpo, candido e puro, accennava a brevi movimenti coperti da un sottile baby doll rosa antico; le gambe, lunghe e flessuose, erano abbandonate nude e composte su un lato della sedia.
Amava guardarla, anzi, l’amava e basta. Ogni giorno non faceva che pensare a lei, a quanto desiderasse tornare a casa da lei, a quanto bello fosse trovare lei, le sue braccia bianche, il suo corpo marmoreo, i suoi occhi dolci attenderlo.
La donna posò la spazzola al suo posto, si voltò e, sentendosi osservata, arrossì come da ragazza, regalandogli un sorriso. Lo raggiunse sul letto e si sistemò accanto a lui, con il capo sul suo petto, in un tenero abbraccio.
<< E’ stata una giornata dura. >> sospirò, stanca << Non dovevi aspettarmi sveglio. >>
Lui giocò con la sua guancia, evitando di risponderle. Le bacio i capelli, poi il naso, sfiorandole infine le labbra con un sorriso. La strinse a sé, baciandola all’improvviso passionale. Le baciò la guancia, il collo, la spalla, mentre con una mano accarezzava le sue morbide forme, facendola gemere.
Si accostò alla sua gota, che trovò accaldata, per sussurrargli un ti amo all’orecchio, scostandole intanto una spallina. Ripensò a ciò che lo aveva attanagliato tutto il giorno e si decise a dirlo.
<< Voglio una femmina. >> affermò dopo un istante, stupendola << Si chiamerà Yukiko, ovvero figlia della neve, e sarà bella come te. >>
Hinata annuì, con un gran sorriso, lasciandosi spogliare e lambire dal suo Naruto.
Fuori nevicava.





 
 
Imploro perdono!
Sono in ritardissimo, lo so! E torno pure con un capitolo corto!
Però ho avuto davvero trooooppo da fare! E ho scritto così tanto
(per vari contest) che adesso ho i calli! Chiedo venia!
Quanti punti esclamativi! Quanto siete belli!
Scusatemi!
Sparisco!
Puff!


Ok, sto diventando matta!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9, Occhi neve. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
 
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
Capitolo 9, Occhi neve.
 
Tenendo la sorella per mano, che aveva sei anni ed era assolutamente incontrollabile, dimodoché non le sfuggisse, scostò leggermente la porta, il minimo indispensabile per sbirciare.
Incuriosita, anche la bambina, ora fattasi più attenta, accostò un occhio per vedere cosa Haruto, il suo idolo, suo fratello maggiore, stesse guardando.
<< Guarda, c’è la mamma! >> esultò la bionda, squittendo felice.
<< Shhhh! >> l’ammonì il fratello, di dieci anni << Non possiamo stare qui, devi fare silenzio. >>
Due lunghe schiere di Hyuga, tutti uguali, tutti nella stessa identica posizione, con gli stessi abiti e la stessa postura, erano riuniti in quella stanza ormai da ore.
<< Guarda, Onii-san! >> disse la bionda, stavolta sussurrando << Hanno tutti gli occhi come i miei! >>
Ed in effetti era vero… quegli Hyuga erano tutti uguali, a parte sua sorella, che non era né composta ed elegante né, tantomeno, calma. Era “la pecora gialla” della famiglia. Una Hyuga bionda!
<< Proviamo a contarli >> propose lui, tanto per fare qualcosa.
Entrambi cominciarono a contare le paia di occhi presenti in quella sala ed ogni volta Yukiko ricominciava quando arrivava a quindici, il numero più grande che conoscesse.
Haruto tentò allora di insegnarle gli altri numeri, adesso non più attento ai loro toni di voce.
Hinata, bella e composta, elegantissima, unica ad avere un Kimono diverso, sedeva fra le due file con una postura regale e autoritaria. E, quando le cadde l’occhio sui suoi figli intenti a contare sulle dita delle mani, i Kami soli seppero come riuscì a non scoppiare in una fragorosa risata.



 


Un altro mini mini estratto della vita dei nostri piccoli Uzumaki n.n
Cari lettori non preoccupatevi, perchè già dal prossimo capitolo
la lunghezza sarà maggiore e ne succederanno tante e tante!
Allora alla prossima, con un altro anno della nostra famiglia
preferita <3

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10, Coltre di neve nella notte. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
Capitolo 10, Coltre di neve nella notte.
 
Aprì la porta piangendo, alzandosi sulle punte per aprirla. Si intrufolò nel letto infilandosi sotto il piumone bianco candido, così latteo da sembrare neve, per poi scuotere una spalla della donna, che si svegliò subito.
<< Akira, piccolo mio! >> mormorò, asciugando le lacrime di suo figlio, tre anni << Ancora quel brutto sogno? >>
Il piccolo annuì, cercando conforto fra le braccia materne. Lei lo strinse a sé e, accarezzandogli i capelli, aspettò che si riaddormentasse per tornare anch’ella fra le braccia di Morfeo.
 
<< ‘Kaa-chan! >> la bambina di otto anni aveva la voce tremante e Hinata lo capì anche al buio che i suoi occhi chiari brillavano a causa dei lacrimoni << Voglio ‘tou-chan! >>
<< Lo so, pulcino mio. >> disse la donna, che aveva soprannominato sua figlia così perché quando era più piccola con i suoi capelli biondi sembrava proprio il suo piccolo pulcino << Ma il tuo ‘tou-chan adesso non c’è. >>
<< Perché non c’è? >> la bambina stava per cominciare a frignare e, per impedire che lo facesse, Hinata allungò una mano e le scompigliò i capelli.
<< Tranquilla tesoro mio, sta solo facendo tardi a lavoro. >> affermò sincera, con un sorriso dolce << Quando tornerà faremo i dolcetti che gli piacciono tanto, va bene? >>
La bambina annuì, convinta. << Posso dormire con te, ‘kaa-chan? >>
<< Certo, pulcino mio. >> acconsentì la donna, per poi sorridere vedendola arrampicarsi sul letto e stendersi silenziosa accanto al fratellino, che dormiva beato ora stretto fra lei e la madre.
 
Questa volta, Hinata sentì i passi lenti e leggeri sopraggiungere. Aspettò che il ragazzino di dodici anni aprisse la porta, per poi vedere il suo volto serio, tanto bello e simile a quello del padre, accostarsi al suo. Le diede un bacio sulla guancia, guardandola negli occhi. Per la sua età, era molto intelligente e responsabile, soprattutto verso il fratello e la sorella.
<< Sei sveglia, ‘kaa-chan? >> chiese, sussurrando.
<< Sì, tesoro mio. >> rispose lei, allungando una mano per prendere la sua.
<< Mi sono svegliato e ho visto che non c’era più nessuno. >> affermò, leggermente preoccupato << Perché dormono con te? E’ successo qualcosa? >>
<< Niente di diverso dal solito, Haruto. >> gli disse, apprezzando quel suo essere così premuroso << Akira ha avuto un brutto sogno, Yukiko voleva tuo padre. >>
<< Papà dov’è? >> chiese allora il biondo.
<< Ancora nel suo ufficio, purtroppo. >>
<< Ah, va bene. >> mormorò lui << Beh, allora dormo anche io con voi. >>
Il ragazzino aggirò il letto, salì prendendo il posto di suo padre e, prima di coricarsi sotto le coperte e dormire, diede un bacio alla sorella e al fratello, che non accennarono a svegliarsi.
Hinata si addormentò con un sorriso sulle labbra.
 
Naruto, quel giorno, tornò all’alba. Il lavoro lo stava intrappolando per giornate intere nella sede dell’Hokage. Ultimamente gli impegni erano molti, le missioni tante e in più andavano organizzate le selezioni dei chuunin, nonostante la neve avesse bloccato mezza Konoha, quell’inverno.
Quando però varcò stanco la soglia della sua camera da letto e vi trovò tutta la sua famiglia dormire beata, mentre dei tenui raggi del sole cominciavano a penetrare dalla finestra, sorrise, ricordandosi che almeno, adesso, aveva davvero qualcosa per cui lottare.



 


Ehem... ECCOMI! Ultimo capitolo cortino, poi dal prossimo 
ci sarà qualche cambiamento! Quanti siete a seguirmi *.*
Vi adoro tutti! Grazie!


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11, Dolore coperto da neve. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
Capitolo 11, Dolore coperto da neve.

 
L’apparecchio emetteva lo stesso suono ad intervalli sempre uguali da giorni, ormai.
Le lenzuola bianche si muovevano a stento sopra il petto di lui, che faticava a respirare.
Hinata aveva più volte usato il byakuugan per guardare dentro di lui, dentro suo figlio.
Aveva constatato che l’afflusso di chakra era debole, ma costante. Aveva visto il cuore battere, era anche riuscita a scandirne il moto meglio di quella macchina a cui era attaccato. Aveva visto che, nonostante tutto, Haruto era vivo.
Sakura le aveva detto che era solo questione di tempo. Che, nonostante i nemici avessero colpito alcuni punti vitali, Haruto aveva superato l’intervento con successo. Il paziente – aveva usato quel nome tanto impersonale su suo figlio, nonostante l’avesse visto crescere insieme a Daisuke. Non l’avrebbe mai perdonata – avrebbe dovuto riprendersi con calma, con i suoi tempi. Prima o poi si sarebbe svegliato.
Yukiko, la sua unica figlia femmina, di sedici anni da poco compiuti, fremeva di rabbia. Poche volte l’aveva vista così furente, quasi impaziente. Sua figlia, bionda, con gli occhi degli Hyuga, la pelle candida e i lineamenti di Naruto e Kushina, aveva ereditato da lei la calma, la pazienza, la diplomazia e l’eleganza, venuti fuori con la crescita, ed il temperamento forte e deciso da Naruto. In quei giorni però, era totalmente cambiata. Il giorno prima aveva urlato contro Sakura, affermando che se ne infischiava delle sue belle parole, che doveva fare qualcosa invece di starsene con le mani in mano, perché suo fratello era completamente fuori uso da due settimane. La donna era rimasta scioccata, ma sapeva che aveva pienamente ragione. Anche lei si stava preoccupando e la notte non dormiva, passando il tempo a rivedere le cartelle.
Akira, il più piccolo della famiglia, che era identico a lei nel fisico e uguale a Naruto nel carattere, nonostante i suoi dieci anni, diceva che avrebbe rivoltato la terra se il suo onii-san non si fosse svegliato. Ogni giorno gli raccontava la sua giornata, lo prendeva in giro perché “si era perso quella scena mitica” e quando arrivava al motivo della sua assenza, a stento tratteneva le lacrime.
Naruto lo vedeva poco e niente. Lui, l’Hokage della Foglia, stava dando anima e corpo per ritrovare i nemici, i quasi assassini, che avevano fatto questo a suo figlio. Le poche cose che si sapevano erano che suo figlio, in missione con la sua squadra nel villaggio della Nebbia, era stato isolato e preso di mira dagli avversari. Sul suo corpo erano chiari i tentativi di difendersi e attaccare a sua volta, ma dopo un probabilmente estenuante conflitto, Haruto era caduto a terra esamine. Gli anziani del villaggio avevano tentato di togliere Naruto dall’incarico, poiché considerato troppo poco obbiettivo per portare a termine l’indagine. Lui, di rimando, aveva mobilitato mezza Konoha per le ricerche, mettendosi in prima fila. Pochi erano stati i momenti in cui aveva visto la sua famiglia, ma Hinata sapeva bene che suo marito, ogni notte, andava a far visita a suo figlio, guardandolo sconsolato mentre dentro ribolliva, cercando inutilmente di guarirlo con il potere di Kurama, promettendogli che avrebbe trovato i colpevoli.
Lei stessa non capiva come stesse riuscendo ad apparire la più calma nella sua famiglia. Dedicava tutto il suo tempo ad Haruto, standogli vicino in ogni momento. Per distrarsi dal dolore che provava, gli teneva la mano e gli raccontava di come lei e suo padre si fossero innamorati.
Avrebbe tanto voluto andar via da Konoha e uccidere con le sue stesse mani coloro i quali avevano osato sfiorare suo figlio con tale violenza e malignità, ma lo stesso impeto che la spingeva a far giustizia da sola le impediva di lasciare quella stanza, dove suo figlio respirava a stento, dove qualcuno aveva bisogno di lei, delle sue cure, delle sue premure. Poco si era interessata del Clan, in quelle due settimane. Aveva lasciato il comando a sua sorella Hanabi, che la andava a trovare tutti i giorni con molti messaggi di rassicurazione da parte degli Hyuga. In quei venti anni aveva rivoluzionato il Clan, rendendolo una comunità salda e forte, diventando un Capo deciso, risoluto e soprattutto amato. Così adesso si ritrovava a leggere tante, tante lettere.
Naruto entrò nella stanza aprendo di scatto la porta, seguito da Yukiko.
Lui aveva il fiatone per la corsa, la giacca da Hokage sopra i suoi usuali vestiti, la testa coperta di neve. Lei indossava la giacca del padre, arancione, sopra i suoi vestiti da ninjia blu scuro.
Stava nevicando? Non se ne era accorta. Diede uno sguardo veloce alla finestra: era buio pesto e la neve scendeva veloce. Un altro inverno, un altro Natale.
Naruto incrociò gli occhi tristi della moglie. Storse il naso, facendo una smorfia addolorata: purtroppo non poteva fare molto per lei, più che condividere la sua stessa malinconia.
<< Dì qualcosa a tua figlia. >> mormorò il biondo, avvicinandosi al letto per sfiorare in segno di saluto i capelli del figlio << E’ uscita senza il mio permesso. >>
<< In che senso “uscita”? >> chiese la donna, guardando prima il marito e poi la ragazza.
<< Uscita da Konoha. >> affermò l’altro, la voce solenne.
<< Per? >>
 << Tua figlia ha organizzato una squadra di alto livello, con Kiba, Shikamaru e gli altri, per andare alla ricerca di quegli stronzi che hanno torturato Haruto, nonostante io glielo avessi severamente vietato. >> disse, stringendo i pugni e guardando severamente la figlia.
<< E li ha trovati? >>
<< Sì! >> stavolta fu la figlia a rispondere, esultando. << Li stanno già interrogando. >>
Hinata si alzò di scatto e abbracciò la figlia. << Sei stata bravissima. >> mormorò, al suo orecchio.
<< Ma come? Non le dici niente? >> chiese il biondo, stupito << Poteva morire! >>
<< Come in ogni missione. >> ribatté la donna << E poi, si è comportata esattamente come te alla sua età. >>
<< Ciò non toglie che sia un comportamento stupido. >> rispose seccato lui.
<< Yukiko, va a casa di zia Hanabi, adesso. >> disse la donna alla ragazza, ignorando le parole dell’uomo << Occupati di Akira, mi raccomando. >>
La ragazza salutò la madre con un bacio sulla guancia, che diede anche al fratello, stringendolo in un piccolo abbraccio. Fece una linguaccia al padre, che la guardava ancora stizzito, per poi uscire dalla stanza.
Appena la porta si chiuse, Hinata prese per mano Naruto e lo fece sedere, si appoggiò sulle sue gambe e lo strinse forte a sé, scostandogli la neve di dosso mentre entrambi guardavano stanchi il figlio Haruto.
<< Lo hanno fatto per colpire me. >> mormorò il biondo, desolato << Hanno preso Haruto per ferire me. Stanno tentando di indebolirmi e, insieme a me, tutta Konoha. >>
<< Shhh… >> sussurrò lei, tentando di cullarlo, di calmarlo << Non puoi fartene una colpa. >>
<< E’ tutta colpa mia. >> Naruto si portò una mano sul viso, intristito e mortificato.
<< Cos’è colpa tua, amore? >> chiese lei, alzandogli il viso per guardarlo negli occhi << I nemici tenteranno sempre di farti del male ed è normale che attacchino le persone che ami. Ma non è una colpa avere una famiglia che ti ama, anzi, è la tua forza. >>
Sentì le sue membra rilassarsi sotto i suoi tocchi leggeri e rassicuranti. Per fortuna non erano più bambini, lei era cresciuta, erano cresciuti insieme, altrimenti non sarebbe mai riuscita a tranquillizzarlo così.
<< Non puoi portare Yukiko da me e pretendere che la punisca, quando tu stesso non riesci a farlo. >> disse lei, aiutandolo a togliersi la giacca da Hokage.
<< E’ che… non avrei sopportato di perdere anche lei. >> mormorò lui, dandole un bacio sulla guancia per poi appoggiarsi al suo petto, chiudendo gli occhi.
<< Noi non abbiamo perso nessuno. >> rispose lei candidamente, stringendolo a sé nuovamente << Guarda, Haruto è lì. >>
Naruto aprì gli occhi e vide il figlio per l’ennesima volta in quel letto di ospedale. Vide i suoi capelli biondi, il viso delicato ereditato dalla madre, la pelle leggermente più simile alla sua. Vide la sua bocca socchiusa attaccata al respiratore. Desiderò ardentemente rivedere i suoi occhi guizzanti guardarlo incantato, come da bambino. Si scostò dal petto di Hinata e con una mano fra i suoi capelli l’attirò a sé, baciandola a lungo, aggrappandosi alle sue labbra rosee come a strapparle la forza che serviva a lui. Gli scese una lacrima.
<< Non so come fai, Hinata. >> le disse, appoggiando la fronte contro la sua << Sei la roccia di questa famiglia. >>
Hinata era incapace di rispondere a quel complimento, assolutamente esagerato a parer suo, così tornò ad abbracciare il marito, cercando di trasmettergli calma e tranquillità. Osservò il mazzo di fiori poggiato sul comodino accanto al letto del figlio. Rose rosse, rosa, gialle, blu, e poi quei fiori particolari, le Rose di Natale.
Ripassò a memoria il loro significato: liberazione, liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.




 


Mi perdonerete, vero? Perchè stare lontanto da EFP per un mese è più un dolore per me che per voi! 
Perdonatemi! Ma intanto torno con un super capitolo, lungo e, purtroppo, abbastanza triste. 
Spero vi piaccia!
 

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Capitolo 12
*** Sotto la neve che cade. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
Capitolo 12 , Sotto la neve che cade.
 
Hinata, come ogni pomeriggio, aspettò il fischio perpetuo e petulante che annunciava che il thè era pronto per sollevare la testa dai suoi documenti, sospirando stanca. Diede un bacio veloce sui capelli di Akira, che emise uno squittio contento, per poi alzarsi e andare in cucina. Versò in una tazza il suo thè al mirtillo, per poi tornare in salotto, dove suo figlio teoricamente studiava concentrato il suo manuale dell’accademia mentre in pratica non faceva che sbuffare annoiato e sbirciare fra i documenti del clan. Gli scompigliò i capelli infilando le dita in quei sottili raggi di notte, rimproverandolo dolcemente.
Uno sbraitare improvviso la fece sussultare, richiamando la sua attenzione di giovane madre. Dal giardino proveniva il suono di due voci alte e conosciute, così la Hyuga si accostò alla finestra, incuriosita. Stava cadendo la neve, il sole stava calando e, fintanto che il paesaggio cambiava intorno a loro, Daisuke, fotocopia in tutto e per tutto di Sasuke, e Yukiko litigavano con foga nel vialetto. 
Non era insolito vederli litigare, anche perché, favoriti dall’amicizia fra i loro genitori e dal fatto che erano praticamente vicini di casa, avevano vissuto sempre fianco a fianco. Haruto e Daisuke erano migliore amici, Yukiko e Ayumi erano inseparabili, Akira e i due gemelli Daichi e Daiki fingevano di odiarsi a morte anche se a volte dormivano nello stesso letto.
I più grandi fra loro si trovavano spesso insieme, uscivano insieme, a volte erano nella stessa squadra per le missioni. Tutti erano a conoscenza della loro vicinanza e del loro affetto, ma era raro vedere Yukiko e Daisuke insieme, da soli.
Sembrava che sua figlia fosse davvero arrabbiata e, nonostante gridasse, non riuscì a distinguere bene ciò che diceva. Daisuke, coetaneo di Haruto e più grande di lei che era appena maggiorenne di circa quattro anni, la guardava con in volto la solita espressione indecifrabile, senza dire una parola.
Lei gesticolava, a tratti lo prendeva per il bevero, poi cominciava di nuovo a gridare. Lui non sembrava nemmeno ascoltare, anzi, appariva più attento al modo in cui i capelli biondi di Yukiko svolazzassero leggeri raccogliendo al volo piccoli fiocchi di neve.
All’improvviso lui afferrò le sue mani e la baciò, calmandola all’istante. Hinata riuscì a scorgere facilmente il sorriso accennato di Daisuke mentre sentiva il corpo di lei rilassarsi istantaneamente sotto il suo tocco.
L’espressione stupita della madre, che per poco non si mise a ridere, incuriosì Akira, che si voltò a guardare nella sua stessa direzione.
<< Oh, cavolo. >> mormorò, con una faccia orripilata << Credo che mi si sia appena bloccata la crescita, ‘kaa-chan. >>
A quel punto Hinata sbottò in una risata e Haruto, che stava scendendo le scale proprio in quel momento, attirato da quelle risa, li raggiunse con un’aria confusa.
<< Cosa c’è da ridere, ‘kaa-chan? >> chiese, guardando sia lei che il fratello di tredici anni.
<< Da quando nostra sorella patteggia con il nemico? >> chiese invece il bambino, guardandolo interdetto.
<< Il nemico sarebbe… ? >> indagò lui, prendendogli il quaderno dalle mani per controllare i suoi compiti.
<< Daisuke. >> affermò il bambino, con un’aria schifata.
<< Oh, da quando sono stato in ospedale pare si siano messi d’accordo per farmi impazzire. >> poi finalmente si voltò verso il giardino e all’improvviso sgranò gli occhi, vedendo i due approfondire quel bacio << Cavolo. Ci stanno riuscendo alla perfezione. >>
Rimase per un attimo a guardarli e poi restituì il quaderno al proprietario. Andando via si portò una mano sulla bocca, probabilmente per trattenere un conato. << Credo che andrò in bagno a vomitare un po’… >>
<< Che schifo. >> concordò il minore << Non oso pensare alla faccia di papà quando lo saprà. >>
Hinata, invece, ci pensò. E rise, rise di gusto.

 


 


Ecco qui come è andata a finire: adesso sapete come sta Haruto, 
ma soprattutto, c'è il primo amore *.* Capitolo allegro, per far felice
crazyfrog95 ! Spero che vi sia piaciuto, commentate!
 

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Capitolo 13
*** Neve a Natale. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.

 

Capitolo 13, Neve a Natale
 
Mentre portava il pasto caldo in tavola, aiutata dalla figlia Yukiko, Hinata guardava la sua grande famiglia. Guardò Naruto, le rughe ad incorniciargli il volto, il biondi capelli tanto amati non più così colorati ma solcati da fili bianchi, il suo viso che si increspava ad ogni sorriso. Adesso aveva sessant’anni, esattamente come gli amici seduti a quel tavolo, ovvero Sasuke, Sakura, Shikamaru, Temari, Ino, Sai, Choji, Kiba, Hanabi e Ten Ten.
Guardò i suoi figli, non più bambini, ma tutti grandi, adulti, muscolosi.
Haruto era forte, alto, padre di famiglia, follemente innamorato di Yume, la figlia di Temari e Shikamaru, che aveva una bellezza strana e particolare, con i suoi lunghi capelli scuri e gli occhi verdi, da gatta. Avevano due figli, altrettanto belli, completamente diversi fra loro: lui biondo, gli occhi verdi, lei capelli scuri, occhi azzurri. Li vedeva felici e sorridenti, insieme.
Yukiko era incinta per la seconda volta. Si era sposata con Daisuke, il figlio maggiore di Sasuke e Sakura, con grande dolore del padre, che adesso era costretto a vedere quel baka di Naruto ad ogni maledetta festa. Era stata un’unione strana, che aveva dato vita ad una nuova abilità oculare: il loro primo figlio, il suo amato nipotino Ai, dieci anni, possedeva occhi grigi, capaci di dare illusioni quanto di vedere il chakra come gli Hyuga. Ancora non si sapeva come si sarebbe evoluto, ma era l’orgoglio dei due Clan.
Akira aveva sposato la figlia di Ino e Sai, identica alla madre. Erano assolutamente una coppia pazza e stravagante e adesso aspettavano il loro primo figlio. Insieme erano felici, ma non facevano che punzecchiarsi!
Quella tavolata era così grande! Si chiedeva se il cibo sarebbe bastato. C’era Choji, felicemente sposato con due figli, che avrebbe sicuramente fatto razzia di ogni cosa. E poi c’erano tutti i cugini, i figli di Kiba e Hanabi, con i loro nipoti, e Ten Ten con suo figlio e la nuora, il loro piccolo figlio. Sì, perché Ten Ten era incinta quando avevano combattuto la guerra e ciò aveva provocato talmente tanti danni che si credeva avesse perduto il bambino. Ma lui era forte: era figlio di Neji, d’altronde.
E quando lo guardava, nonostante avesse contribuito a crescerlo, gli veniva sempre un colpo al cuore: era identico al suo amato e perduto cugino.
Neji-onii-san, colui che probabilmente l’aveva protetta anche dal cielo, altrimenti non riusciva a capacitarsi di così tanta fortuna e felicità.
Grazie, nii-san.
 
<< Anche tu sei cambiata, cosa credi? >> le disse Naruto quella sera di Natale, dopo essersi messi a letto in seguito a tutto quel festeggiare << Sei cambiata così tante volte, nella tua vita, che non puoi ricordartelo. >>
Le sfiorò una guancia, la ruga che solcava il suo volto diafano vicino agli occhi. Con un gesto minimo ed usuale liberò i suoi lunghi capelli dallo chignon. Capelli blu notte, costellati da fili bianchi: era caduta la neve del tempo.
<< Sei stata una bambina sola, fragile; sei stata una ragazza determinata, bisognosa di cambiare; sei stata una donna forte, di cui Konoha aveva bisogno, di cui un Clan aveva bisogno; sei stata la madre dolce, determinata, amorevole che ha cresciuto tre figli incredibili che adesso sono persone importanti; sei la donna che adesso è nonna e riempie di vizi e di storie i suoi nipotini. >> le sfiorò le labbra con un bacio << Sei la donna che mi ha insegnato ad amare, la donna con cui sono cresciuto, con cui sono cambiato e migliorato. Sei la donna che amo, Hinata Hyuga. >>
Hinata gli sorrise, accoccolandosi fra le sue braccia. << Siamo invecchiati, Naruto? >>
<< Molto! >> rise lui, accarezzandole una guancia << Abbiamo visto così tante tempeste, così tante nevicate, così tante Rose di Natale… >>



 

Torno, accompagnata da una breve riflessione tutta NaruHina sulla loro vita,
dopo all'incirca sessant'anni (se ricordo bene). Spero che vi piaccia e che mi
perdonerete per l'assenza!
   
 
 
 

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Capitolo 14
*** Su una neve bianca. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
Capitolo 14, Su una neve bianca.
 
<< Hai visto? >>
Sasuke trepidava a vedere suo nipote allenarsi con Naruto, che nonostante i suoi settanta anni se la cavava ancora bene. Ai, venti anni, ricordava estremamente la sua persona. Era agile, forte, veloce, abile nel contrattacco, capace di usare i suoi occhi in un modo assurdamente unico e incomprensibile agli occhi degli altri.
<< Hinata, hai visto? >> ripeté ancora, senza distogliere gli occhi dal nipote.
<< Sì, ho visto. >> affermò lei, con un certo non so che nella voce che la faceva apparire diversa, quasi arrabbiata.
<< Guarda come corre, anche sulla neve. >> continuò lui, stranamente in vena di parlare << Questo è merito della parte Uchiha che ha nel sangue. >>
Lei non rispose. Continuò a guardare il nipote allenarsi con suo nonno, il viso felice e orgoglioso di Naruto che, quando sorrideva in quel modo luminoso , sembrava ancora un giovanotto, nonostante i capelli bianchi e le articolazioni dolenti. Guardò Ai, che aveva il suo stesso viso, il suo sorriso, il naso, la corporatura e i capelli di Sasuke. Guardò la sua determinazione, la sua forza di volontà e fu lì che trovò i punti in comune con lei.
<< Dobbiamo proteggerlo, Hinata. >> riprese il moro << Mi preoccupano i nemici, i cacciatori di occhi, ma soprattutto il tuo Clan. Non sia mai che mettano le mani su Ai, perché io… >>
<< Sasuke, sono sul punto di prenderti a schiaffi. >> affermò calma la mora, alzando un tantino la voce, abbastanza che nonno e nipote interrompessero il loro allenamento, voltandosi interessati.
 << E non ho mai preso a schiaffi nessuno in settant’anni di vita. >>
Lui la guardò fra l’infastidito e lo stupito. Hinata Hyuga, in settanta anni, era cambiata a dir poco in modo… incredibile.
<< Cosa credi, Sasuke? E’ anche mio nipote e fidati che finché avrò vita nessuno metterà le mani su di lui. Non ci riusciranno né i nemici, né il Clan, né tantomeno tu. >> affermò sicura, alzandosi dal gradino della veranda, pronta ad andarsene << E come vedi è capace di difendersi da solo. Questo, caro mio, è merito del sangue degli Hyuga che ha in corpo. >>
Detto questo, Hinata se ne andò, raggiungendo Sakura nell’altra stanza.
Naruto cominciò a ridere, schernendo l’amico, che si era fatto fare la ramanzina pure da vecchio.





 


Angolo Autore~
Siamo arrivati al penultimo capitolo e non smetterò mai di ringraziarvi per il vostro appoggio.
Il prossimo sarà l'ultimo e, forse, il più struggente, ma come sempre dolce e, spero, speciale.
Vi adoro tutti, grazie per la partecipazione! Intanto, vi invito a leggere qualcos'altro di mio :)
Kiss.

 

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Capitolo 15
*** L'ultima neve. ***


Elleboro - Forza e Rinascita
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
Capitolo 15, L'ultima neve.


 
Camminava in mezzo alla neve, come aveva sempre fatto, lasciando dietro di sé orme leggere.
La gente lo salutava per le strade, mentre con il suo bastone camminava lentamente. Lui contraccambiava, qualcuno gli chiedeva come stava, qualcun altro gli chiedeva se avesse bisogno di una mano, ma lui aveva un obbiettivo e detestava che qualcuno lo rallentasse, proprio a lui, che le articolazioni si muovevano a malapena.
Si infilò in un’ultima stradina, dopo una buona mezzora di viaggio, e finalmente arrivò a destinazione. Cercò, con gli occhi stanchi e la cataratta, il luogo esatto dove fermarsi.
Camminò ancora un poco, facendo la sua strada abituale, inoltrandosi nel cimitero imbiancato.
Giunto al sepolcro che cercava, a stento riuscì ad abbassarsi per togliere la neve e posare il mazzo di Elleboro che teneva in mano, in una stretta non più così salda.
<< Ciao, amore. >> salutò, come sempre, sfiorando l’immagine che ritraeva Hinata in uno dei suoi sorrisi migliori << E’ caduta la neve e, come abbiamo sempre fatto, ti ho portato un mazzo di rose di Natale, cosicché potessimo osservarle insieme. Sai, penso che sarà l’ultima volta che verrò qui, a trovarti. Sono invecchiato e sento che non riuscirò a superare questo inverno. Non preoccuparti, sto bene, mi sento solo stanco, come mai in tutta la mia vita. >>
Gli scese una lacrima sul volto rugoso, dissipato dagli anni trascorsi. Mise una mano fra i capelli, come faceva da giovane, ormai completamente bianchi e lisi.
<< Mi manchi molto. >> disse, osservando gli occhi bianchi della foto << Tanti tentano di farmi compagnia, ma mi sento così solo senza di te. Tutti i nostri allievi vengono a salutarmi. Ogni tanto faccio una camminata fino a casa di Sasuke e Sakura, per fare una chiacchierata e prendere un caffè. Haruto è un ottimo Hokage, sai? La sua testa sta molto bene vicino alla mia, ricorda incredibilmente il tuo volto. Mi dispiace soltanto per Konohamaru, che voleva diventare il settimo Hokage…. Ah, anche lui viene a trovarmi. Yukiko aiuta Haruto in tutto. Si è messa pure a fare dolci, dice che gli mancano i tuoi. Akira… beh, lui è indomabile, lo sai. E’ sempre in missione, sempre impegnato in qualcosa. È diventato un ottimo generale degli Ambu. Tutti i nostri nipoti stanno bene, crescono, qualcuno si è sposato già. La moglie di Ai è davvero dolce e simpatica. Mi ricorda molto te. E’ stato deciso che alla mia morte, Kurama passerà a lui. Sto cercando di insegnargli tutto, penso che ce la farà. Ha anche il nostro sangue in corpo! Neji, il figlio di Ten Ten e Neji, è diventato capo del Clan Hyuga, te lo avevo già detto? Non mi ricordo… è davvero bravo, ma è già vecchio per questo incarico. Spero che in poco tempo riesca a dare una marcia in più agli Hyuga. >>
Cominciò a piangere. Non sapeva nemmeno lui perché, ma pianse forte, singhiozzando. Un anziano di ottant’anni frignare così, come un bambino! Si vergognava di sé!
<< Che bella vita, che abbiamo avuto! >> disse, fra le lacrime << Ci siamo amati così tanto, abbiamo avuto così tanti problemi, ma insieme siamo stati così felici! Ho amato il modo in cui sapevi riempirmi la giornata, tranquillizzarmi, rilassarmi! E i figli che mi hai dato…! Sono il mio cuore, sono pezzi di te! E i nostri adorati nipoti! Parlano sempre di te, di come gli raccontavi le storie, la guerra, la tua vita, di come gli hai insegnato ad essere brave persone! Tu, tu Hinata Hyuga, sei stata la persona più importante della mia vita, e rimpiango di non essermi accorto di te in gioventù, perché è stato tempo perso! Ti ringrazio dell’amore che mi hai dato, ti ringrazio per i tuoi gesti, i tuoi baci, il tuo sostegno! Ti ringrazio per essere sempre stata te stessa, di essere stata la costante della mia vita, la casa a cui tornare! Amore mio, voglio morire per tornare da te… ! >>

 
 




 
Angolo Autore~
Siamo arrivati alla fine di questo bel viaggio, ebbene sì. Mi dispiace se ho aggiornato 
con questo ritardo, ma il periodo non è dei migliori. Capitolo finale, miei cari lettori,
triste e melodrammatico, come piace a me. Ma presto Naruto e Hinata si ricongiungeranno,
no? E la loro è stata una bella vita!
Devo ringrazirvi tutti, dai lettori silenziosi, a coloro che hanno inserito la storia nei preferiti/seguiti/ricordate
e soprattutto coloro i quali mi hanno sostenuto con le loro parole: crazyfrog95, nhfan25, Maiko-chan, 
YourCorpesBride, GRAZIE. Un grazie infinito, lungo un eternità, perchè mi avete aiutato a crescere
e a migliorare. Spero che ci ritroveremo con tutti in qualche altra mia storia, sarebbe un piacere 
immenso 
A presto!

 

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