The Lock.

di Serpeverde_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 'Capitolo uno' ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



                    

Prologo

‘Carissima signorina Claudette Evans,
siamo lieti di comunicarle l’accettazione
della sua gentile richiesta per unirsi 
alle crocerossine inglesi.’
Cordiali saluti,
                                                    London Army
5 agosto 1915’

La ragazza fece scivolare la lettera a terra facendo uscire un piccolo gemito di contentezza che riempì l’intera stanza,semivuota.
Raccolse il pezzetto di carta e corse precipitosamente dalla madre che stava raccogliendo i pomodori
appena maturati nel piccolo orticello di famiglia. Le scarpette nere vennero completamente
ricoperte dal fango a causa della violenta pioggia che si era abbattuta la sera prima nelle pianure del Hetton,
ma la ragazza dai lunghi capelli mossi continuò verso la madre con un sorriso stampato in faccia.
Era il suo sogno, aiutare le persone. Si sentiva forte e utile a qualcuno, finalmente.
Si sentiva onorata e fiera di quello che stava per affrontare, e che non sarebbe stato una passeggiata.
Senza aprire bocca,porse la lettera alla madre che,con le mani impastate di terra, lesse incuriosita.
Al termine della lettura alzò gli occhi al cielo e disse una soffocata preghiera per poi allungare la mano verso la figlia e baciarla sulla fronte tremolante.
Era stata lei a incoraggiare Claudette  nel richiedere l’incarico di crocerossina ma  fu come se,per un attimo, si fosse pentita di quello che aveva fatto; come se si fosse resa conto che la figlia sarebbe stata in continuo pericolo, sotto le canne dei fucili nemici e sotto gli incessanti bombardamenti aerei.
‘Sei davvero sicura di ciò che stai per fare Claudette?’ sussurrò lasciando cadere una leggera lacrima amara.
La ragazza sorrise e annuì debolmente prima di allargare le braccia in un lungo e dolce abbraccio rassicurante. Non sarebbe partita il giorno stesso,ma presto sarebbe stata fuori da quella casa in cui è nata e in cui ha passato l’infanzia, per trovarsi sola in un posto a lei sconosciuto.
Mise la lettera in tasca e rientrò dentro casa. Il sorriso stava man mano scomparendo per far posto a delle lacrime. Lacrime di gioia? No, lacrime di tristezza. Aveva lentamente realizzato quello che stava per fare e soprattutto quello che stava per vedere. Distruzione morte e dolore, e quello in cui poco prima credeva ..ora stava crollando.
Doveva mettere in chiaro le idee, doveva riflettere. Afferrò degli stivaletti neri e corse nella stalla dove alloggiava il suo piccolo puledro purosangue. Le era stato regalato dalla madre tre anni prima, e ormai il cavallo era diventato suo. Di sua legittima proprietà.
Aprì lentamente le porte della scuderia e infilò le calzature leggermente sporche per le scorse escursioni.
Si diede due spinte sullo stipite del recinto e poi salì in groppa al magnifico purosangue inglese, West. Prese il galoppo salendo su e giù per le colline mentre realizzava che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto quel  paesaggio, per mesi, anni o anche per sempre.
 
7 agosto 1915

‘La guerra è iniziata!Siamo in guerra!’ ormai questa frase era circolata di lungo e in largo in tutto il paese e nessuno poteva fare a meno di criticate,intervenire e spaventarsi. Tutti i genitori piangevano per i figli che da lì a una settimana sarebbero partiti per il fronte, compresi i genitori di Claudette.
Piangevano per lei e per suo fratello che sarebbe partito anche lui per la guerra. Piangevano perché sapevano che uno di loro non ce l’avrebbe fatta, sapevano cosa significava la parola ‘guerra’ e sapevano quanto era dura e quanto era pericolosa.
Claudette era una ragazza dolce,forte e determinata.
Andrew era un ragazzo forte,coscienzioso ma ingenuo. Era contrariato per la sua sorellina, era preoccupato per quello che poteva accaderle. Lei aveva solo diciassette anni, era piccola per tutto ciò, per tutta questa crudeltà. Era piccola per vedere gli uomini morire, era davvero troppo piccola.
D’ altro canto, Claudette, pensava che anche suo fratello lo era pur avendo diciannove anni. Anche lui era ‘piccolo’ e fin troppo ‘ingenuo’ per combattere in guerra. Ma nonostante i dubbi loro sarebbero partiti insieme. Ormai così era stato detto e nessuno si sarebbe tirato indietro.
Una macchina nera costeggiò la valle fermandosi proprio davanti al cancelletto della fattoria Evans.
Era il momento.
Era il loro momento.
Salutarono i genitori in lacrime e tenendosi per mano aprirono lo sportello della macchina.
Ora erano in mano al destino.
Ora nessuno poteva sapere a cosa sarebbero andati incontro.
 



#SPAZIO AUTRICE
Buonasera! 
Eccomi qui con una nuova FF.
è diversa dall'altra, è più dettagliata e meno allegra, dato il contesto.
Spero comunque che vi possa interessare <3 Recensiteeee
Bacioni,
Tulia xx
 

 

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Capitolo 2
*** 'Capitolo uno' ***




'Capitolo uno'
(1)

 

La macchina era entrata silenziosamente dove le strade si diradavano e gli alberi si innalzavano imponenti sempre più fitti ad ogni metro.
Claudette sentiva il respiro pesante di suo fratello sul suo collo coperto solo da una leggera sciarpa di lino regalatomi da mia nonna. Aveva la testa avvolta in una bandana grigia e ai piedi degli scarponi ormai trasandati che avevano passato fin troppi anni a camminare.
Cercava un faro di speranza negli occhi di Andrew ma quel giorno erano spenti, non risplendevano più come il solito, non emanavano più sicurezza e coraggio.
«Siamo arrivati» sussurrò poco dopo Claudette constatando che la macchina si era finalmente arrestata. Il ragazzo alzò gli occhi verso la sorella e li accennò un sorriso, un sorriso sincero che nonostante la situazione la rassicurò molto.
Lei uscì a piccoli passi dalla vettura guardandosi intorno.
Ragazzi e ragazze ovunque.
Gli occhi di alcuni di loro finirono su i due fratelli Evans appena scesi dalla automobile, ma poco dopo gli sguardi tornarono assenti proprio come lo erano all'inizio.
Si sentivano persi, disorientati e miseri di fronte a tutto.
Un signore brizzolato si accese un sigaro di fronte ai due, reggendo in mano un taccuino rovinato dal tempo. Aveva un aria di presunzione, di superbia nei suoi occhi e nel suo atteggiamento «Voi siete?» chiese espellendo il fumo dalla sua bocca stringendo la penna tra le mani in attesa di una risposta.
«Claudette signore, Claudette Evans» affermò la ragazza precedendo Andrew «E lui è mio fratello, Andrew Evans» finì cercando di racimolare quel poco del coraggio che le era rimasto.
L'uomo aspirò dell'ulteriore nicotina per poi schiacciare il mozzicone sotto i suoi scarponi.
«Tu ragazza, da quella parte» disse indicando una baracca di legno ove stavano in fila altre signorine all' incirca della sua età.
«Tu ragazzo, dall'altra parte» finì lasciandoli una leggera pacca sulla spalla prima di passare alla coppia di giovani alle loro spalle.
Andrew strattonò la sorella dalla parte opposta del campo per allargare le sue braccia verso la ragazza che aveva cominciato a piangere.
«Non piangere, ci rivedremo al fronte» cercò di rassicurarla nonostante fosse un tentativo completamente vano.
Aumentò la stretta «Ti prego non lasciarmi» lo supplicò la sorella. Una goccia amara li bagnò la guancia e con un pollice gliela asciugò «Pensa al lato positivo» la incitò.
«Quale può essere il lato positivo in tutto questo?» chiede alzando il tono guardandosi intorno.
Dolore e Paura.
«Se mi ferirò sarai tu a curarmi» sussurrò sistemandole la bandana che era lentamente scivolata all'indietro.
Tirò un sospiro prima di baciarla in fronte e allontanarsi verso la lunga fila di ragazzi davanti alla vecchia baracca.
Claudette rimase ferma immobile a guardarlo andarsene, a guardare quei leggeri tratti dolci per un ultima volta. Quei capelli color nocciola, quella bocca rosacea, quegli occhi blu come il mare.
'Addio' sussurrò tra sé prima di accodarsi accanto ad altre ragazze.
La sua attenzione ricadde su una ragazza, una giovane ragazza dai capelli neri come la pece, dagli occhi color cioccolato, dai lineamenti soffici e dalla carnagione perlacea proprio accanto a lei.
Stava salutando un ragazzo più alto di lei, completamente diverso.
Occhi color smeraldo, ricci racchiusi al di sotto di una fascia, labbra rosate e corpo allenato.
Il giovane si accorse immediatamente dell'attenzione rivolta da Claudette su di loro ma la ragazza subito cercò di abbassare lo sguardo in un tentativo vano di nascondersi.
Quando rialzò lo sguardo lui non c'era più, l'unica rimasta era la ragazza misteriosa ancora in fila accanto a lei.
«Claudette Evans» urlò una voce squillante appostata di guardia.
La ragazza si guardò attorno spaventata.
«Oh giovincella non aver paura vieni» proclamò la stessa signora addolcendo il timbro.
Claudette avanzò titubante verso una donna alta vestita di bianco con una croce rossa al centro del petto ed un copricapo blu adagiato sul vertice della testa.
Le porse la stessa divisa tra le mani sorridente per poi urlare un altro nome «Emilì Styles» procedette chiamando la giovane accanto a Claudette.
Era quello il nome della ragazza misteriosa: Emilì Styles.
Continuava a urlare nomi e a consegnare le divise.
Claudette cercava disperatamente un appiglio, chi meglio di una nuova amica?
Non era mai stata brava a relazionarsi con gli altri, nell'Hetton possedeva solo un'amica del cuore: Clarisse O'Connor ma lei (s)fortunatamente non si era arruolata con le crocerossine, lei voleva studiare per diventare attrice.
La voce squillante era cessata e un fiume di ragazze si getto contro la porta spinte da qualcuno «Su signorine entrate» continuava a ripetere la stessa voce.
Claudette fu spinta all'interno di un cortile lastricato quasi come un animale.


 

9 Agosto

«Evans, Styles farete voi il turno di notte oggi» sbraitò una donna dai capelli corvini.
Annuirono all'unisono mentre assaporavano la minestra di patate calda appena afferrata. Quella era la loro cena, una cena misera e insaziate.
«Claudette, prima ho visto tuo fratello vicino alla trincea nord. Mi ha detto di darti un bacio e di stare tranquilla per lui» affermò la chioma nera sorseggiando la zuppa.
Sorrise nonostante i suoi presentimenti non furono completamente pacati, come si può stare tranquilli quando tuo fratello è ogni minuti esposto a spari nemici?
Il tempo dentro quella piccola baracca non passava mai, le lancette sembravano immobili, il tic toc quasi inesistente.
Erano le 21.00 di sera e la stanchezza si faceva lentamente sentire tra le aspiranti crocerossine: occhiaie e occhi spenti ovunque.
Claudette però preservava ancora in sé uno spirito di volontà che riusciva a sovrastare gran parte delle altre, forse costrette ad arruolarsi dalle madri.
«Sarà forse il fatto di sostenere i nostri fratelli che ci manda avanti?» chiese Emilì mentre sistemava un paio di bende in un cassettone.
«Sì, forse hai ragione» mormorò la castana seduta su uno dei letti liberi nella sala, liberi probabilmente perchè era soltanto il primo giorno e la sparatoria non ancora intensa.
Ci si distese lentamente sentendo una sensazione di sollievo alla pancia.
Poi un tuono, uno scoppio fraudolento fece tremare le fioche luci appese sul soffitto.
Sul viso di Emilì comparve un'espressione di terrore.
Il letto tremava e Claudette tirò un urlo soffocato.
«Ragazze uscite è appena scoppiata una bomba sul fronte nord!» sbraitò Helene dopo aver fatto capolino nella stanza.




 

Hola,
Eii, sono passati mesi dall'ultimo aggiornamento e mi dispiace molto.. Spero che come capitolo sia stato al'altezza delle vostre aspettative.
Recensite, vi lascio con l'altra mia fanfiction:

 

I will fight for us Alla prossima

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