Perchè una cosa tanto bella può essere allo stesso tempo così sbagliata?

di PolvereDiLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 11 anni ***
Capitolo 2: *** V anno ***
Capitolo 3: *** VI anno ***
Capitolo 4: *** VII anno ***
Capitolo 5: *** 5 anni dopo... ***



Capitolo 1
*** 11 anni ***




01/09/2016 (I anno) - mattina


<< Mamma mamma guarda! C’è James lì! >>
La piccola Dominique iniziò a correre per la stazione per raggiungere il cugino e gli zii. Quello sarebbe stato il loro primo anno a Hogwarts, e lui era la sua unica compagnia. Certo, c’era anche sua sorella Victoire a scuola, ma avrebbe iniziato il VI anno, per cui non sarebbe stata molto con lei.
<< Non correre, mon bèbè! Potresti farti male >>
La ragazzina non la sentì e continuò a correre gridando il nome del cugino nella speranza che la sentisse.
Quando finalmente fu vicino a loro, James la vide e le sorrise.
<< Mamma, papà, aspettate! Dominique sta venendo qui >>
La piccola li raggiunse e poggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
<< Dove sono i tuoi genitori, Dominique? >> le chiese zia Ginny.
<< Stanno arrivando. Sono così lenti, loro >>
<< E tu sei una pappamolla! Già sei così stanca? >> la prese in giro James.
<< Prova tu a fare tutta quella strada di corsa! Scommetto che anche tu saresti così stanco! >>
<< No no! Io sarei di sicuro più bravo! >>
<< Sbruffone antipatico! >> mormorò la bambina, prima di allontanarsi dal cuginetto. Era il suo cugino preferito, quello che la faceva sempre ridere e la tranquillizzava quando gli diceva che aveva paura di finire nella Casa sbagliata a Hogwarts, non adatta alle sue qualità, o una Casa di cui i genitori si sarebbero vergognati. Ed era lui quello da cui andava quando, nei giorni in cui erano tutti insieme alla Tana, era spaventata dal rumore dei tuoni. Ma proprio non sopportava quando si dava tutte quelle arie. In fondo era più piccola di lui solamente di un mese, eppure la trattava come se fosse una bambina in confronto a lui.
<< Papà andiamo nel treno, prima che parta senza di me >>
Prese per mano suo padre, che nel frattempo li aveva raggiunti, e lo trascinò verso il treno. Non aveva realmente paura che il treno partisse prima che lei ci salisse sopra, l’aveva fatto solo per allontanarsi da James. Lo odiava!
<< Che le hai detto, James? >> gli chiese Harry.
<< Cosa ti fa pensare che sia andata via per colpa mia? >>
<< Direi il fatto che Dominique è la bambina più tranquilla che io conosca, e che tu sei l’unica persona in grado di farla arrabbiare >>
<< Ma io non ho fatto niente! Uffa! Ma sono sempre così complicate le femmine? >>
Harry rise << E questo è niente, piccolo mio. Vedrai quando crescerai... >>
<< E ora cosa dovrei fare io? >>
<< Troverai qualcosa per farti perdonare. Ne sono sicuro. Ora però conviene che entri anche tu nel treno, se non vogliamo che tu lo perda >>
<< Ok >>
Prese il suo baule e, dopo aver salutato i suoi genitori e i suoi fratelli (Lily proprio non voleva lasciarlo andare!), salì sul treno, iniziando a ispezionare tutti i vagoni alla ricerca di Dominique. Le voleva bene, non voleva farla arrabbiare. Doveva assolutamente fare pace con lei.
All’improvviso si fermò. L’aveva appena trovata in una cabina, da sola, che guardava fuori dal finestrino gli alberi in movimento a causa della partenza ormai da qualche minuto del treno.
Entrò e si sedette accanto a lei.
<< Minnie >>
<< Non chiamarmi così, James >> replicò continuando a guardare il paesaggio che avanzava veloce.
<< E tu non chiamarmi James. Mi chiami sempre Jay >>
<< Io chiamo Jay il te che mi sta simpatico. Oggi sei James >>
<< Dai, scherzavo. Non volevo farti arrabbiare >>
<< No, James, tu sei sempre così! Sei sempre arrogante e antipatico. E credi sempre di essere superiore rispetto a tutti quelli con cui parli >>
<< Hai ragione. E mi dispiace >>
Dominique si girò sorpresa verso lui e lo fissò con un sopracciglio alzato << Come? >>
<< Ti sto chiedendo scusa, Minnie. So che ho esagerato. Che esagero sempre, in realtà >>
La ragazzina lo fissò sempre più stupita <>
<< Eddai, Minnie, non farmelo ripetere. Sai che è difficile per me dirlo >>
<< Certo che lo so. Non chiedi mai scusa nemmeno a tua madre >>
<< Già. Per favore non dirglielo. Potrebbe prendersela >>
Dominique rise e lo abbracciò. Era quello il James che le piaceva.
 

01/09/2016 - sera

<< Potter, James Sirius >>
La preside della scuola, la professoressa McGranit, stava chiamando i nuovi studenti per assegnarli alle varie Case.
James guardò la cugina sorridendo e andò a posizionarti sullo sgabello, mentre la preside gli metteva in testa il Cappello Parlante. Sicuramente lui sarebbe finito a Grifondoro, Dominique ne era certa. Ma lei? Era convinta di non avere le qualità adatte per finire a Grifondoro. Ma allora qual sarebbe stata la Casa giusta per lei?
<< Weasley, Dominique Gabrielle >>
Nemmeno si era accorta che James era stato già smistato, o che la preside aveva già chiamato altri ragazzi.
Lanciò uno sguardo veloce al tavolo di Grifondoro ed ebbe la conferma che il cugino era stato assegnato a quella Casa.
Dopo un sorriso di incoraggiamento proprio da parte del cugino, andò a sedersi sullo sgabello, in modo che la preside le mettesse il Cappello in testa.
<< Ma guarda, una Weasley. Se non sbaglio è stata proprio tua sorella la prima a venire qui ad Hogwarts. E, se non ricordo male, l’ho smistata a Grifondoro, come anche tuo cugino poco fa. Ma tu hai una bella testa. Saresti sprecata per Grifondoro. Ti ci vorrebbe una Casa adatta alle tue qualità, e questa Casa è... CORVONERO! >>
 

2/09/2016 - notte

La seconda notte nel Castello fu caratterizzata da un fortissimo temporale. Dominique non riusciva a prendere sonno, troppo spaventata per dormire tranquilla. Un tuono più forte degli altri le fece nascondere la testa sotto il cuscino. In quel momento voleva solo essere tra le braccia di suo padre o di James, gli unici due che riuscivano a tranquillizzarla.
Subito le tornò alla mente una cosa successa quella mattina. James le si era avvicinato con l’aria di uno che non voleva essere visto da nessuno e le aveva dato un biglietto in mano. “Usala quando hai bisogno di me”, le aveva detto solamente. Poi le aveva dato un bacio sulla guancia ed era corso via.
Le aveva detto di usarla quando avesse avuto bisogno di lui, quindi in qualche modo doveva servirle per poterlo raggiungere. Che fosse...? Non poteva essere. Ma doveva tentare. Si alzò velocemente dal letto e, noncurante del fatto che fosse in pigiama, uscì dal suo Dormitorio prima e dalla Sala Comune di Corvonero poi. Corse più che poteva, nella speranza di riuscire a ricordare senza troppa difficoltà dove fosse la torre di Grifondoro. James gliel’aveva fatta vedere proprio quella mattina, prima di darle quel biglietto.
Proprio quando stava per perdere la speranza, svoltando l’angolo vide il quadro di una signora addormentata, proprio quello che aveva visto quella stessa mattina.
Si avvicinò timorosa e svegliò la signora.
<< E tu che ci fai in giro a quest’ora? Non sai che non si può andare in giro per il Castello di notte, bambina? Avanti, dimmi la parola d’ordine >>
Dominique prese il foglio di James e lesse ciò che c’era scritto all’interno. Il quadro si aprì rivelando il passaggio per arrivare in Sala Comune, e la ragazzina entrò timorosa, mentre la signora ancora brontolava.
<< Dominique! >>
La ragazzina stava quasi per perdere l’equilibrio, tanto era stato lo spavento nel sentire quella voce. Stava per fargli una delle solite ramanzine, quando l’ennesimo tuono la fece chiudere la bocca e gettare tra le braccia di James.
<< Temevo non venissi più. Vieni, stanotte dormirai con me. >>
La prese per mano e la portò nella stanza che condivideva con altri 3 compagni di Casa. Chissà che avrebbero pensato il giorno dopo vedendo una ragazza nel suo letto.

  Ciao! Questa storia sarà formata da 5 capitoli, ognuno dei quali vedrà i protagonisti in 5 periodi diversi della loro vita. Qui potete trovare le immagini che caricherò di volta in volta durante l'aggiornamento della storia https://www.facebook.com/profile.php?id=100007478402117 Spero vi piaccia :)

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Capitolo 2
*** V anno ***


28/05/2022

<< Andiamo, James, devi dirmelo! Con chi andrai al Ballo? >>
Dominique si mosse quasi impercettibilmente nel letto.
<< Abbassa la voce, Cameron, o la sveglierai >>
<< Scusa. A volte dimentico che in questo Dormitorio siamo in 5 anziché 4 >> rispose sarcastico Cameron Cooper, compagno di stanza di James.
<< Dai, lo sai che non vuole stare da sola quando c’è un temporale fuori >>
<< Lo so. E non mi da fastidio, lo sai. Ricordo ancora l’urlo di Simon la prima mattina che l’abbiamo trovata in camera. Poverino, la sera prima aveva lasciato in quel letto un ragazzino con i capelli neri e la mattina dopo si era trovato di fronte dei lunghi capelli biondi. E’ stato shockante per lui >>
Entrambi risero al ricordo di quella scena. Alle urla di Simon, quella mattina, erano seguite poi quelle di Dominique e quelle di Adam, altro compagno di stanza, mentre James era troppo occupato a ridere per la scena che aveva davanti per spiegare ai suoi compagni di Dormitorio che Dominique non era un’assassina, ma semplicemente sua cugina.
<< E comunque la sua presenza qui non mi dispiace affatto. E’ diventata parecchio carina la piccola Dominique. E’ un bel risveglio la mattina quando c’è lei >>
Lo sguardo che aveva in quel momento Cameron su Dominique non gli piacque affatto, così con uno spintone lo costrinse a distogliere lo sguardo da lei.
<< Ehy ma che ti prende? >> chiese il ragazzo sconvolto.
<< Sei il mio migliore amico, Cameron, ma prova a toccarla e giuro che ti Crucio >>
<< Sta calmo, amico. Non voglio mica portartela via. So che lei è roba tua >>
<< Lei non è “roba mia”. E poi che diavolo vuol dire che lei è roba mia? >>
<< Oh, andiamo! Agli altri potrà anche sembrare un normale rapporto tra cugini, il vostro. Certo, cugini molto appiccicosi, ma pur sempre cugini. Ma io ti conosco, Jim, sono il tuo migliore amico. Lo vedo come la guardi, e vedo come guardi tutti gli esemplari di sesso maschile che osano anche solo avvicinarsi a lei. L’unico che risparmi dalle tue occhiate omicide è suo fratello. Persino gli altri tuoi cugini non possono avvicinarsi a lei >>
<< Tu vaneggi, Cam. Non so di cosa stai parlando. Ti stai inventando tutto >>
<< Lo sai che è la verità. Tu sei inna... >>
La sua frase rimase a metà. James aveva fermato in tempo il suo amico coprendogli la bocca con la mano.
<< Shh! Vuoi che ti senta?! >>
Cameron sorrise sornione << Allora lo ammetti? >>
<< Te l’ho detto, non so di cosa tu stia parlando. Solo non vorrei che lei sentisse le cazzate che dici e si facesse un’idea totalmente sbagliata >>
Detto questo prese la divisa e si chiuse in bagno.
 
*
 
<< Cam mi fai troppo ridere! >>
James uscì dal bagno e trovò Dominique e Cameron seduti sul suo letto a ridere insieme. Mise da parte il dolore allo stomaco nel vedere quella scena e mise su il suo miglior sorriso.
<< Dominique. Sei sveglia >>
La ragazza si girò verso il cugino e sorrise (“il sorriso più bello del mondo”, pensò James in quel momento).
<< Ciao Jay >>
Si alzò e si avvicinò al cugino, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia.
<< Posso usare il bagno? >>
Notando lo strano silenzio del suo amico, fu Cameron a parlare << Certo. Fai con comodo >>
<< Grazie! >> con un sorriso rivolto ad entrambi, Dominique si diresse nel bagno, chiudendosi poi la porta alle spalle.
In tutto quel tempo, da quando la ragazza gli aveva dato quel bacio, James l’aveva guardata, l’aveva perforata con lo sguardo perso totalmente nei suoi pensieri, e l’aveva seguita con lo sguardo fin quando non era sparita dietro la porta.
<< Sei ancora convinto che quello che ti ho detto prima non ha senso? >> lo punzecchiò Cameron.
<< Sta zitto, Cam! >> gli intimò, lanciandogli un cuscino addosso.
“Colpito e affondato”, pensò Cameron, ridendo. Ormai era vicino ad ammettere, almeno a se stesso, di provare qualcosa di più del semplice affetto tra cugini per quella ragazza.
<< E comunque non mi hai ancora detto con chi andrai al Ballo di Fine Anno >>
Cercò di spezzare l’aria cupa che si era creata in quella stanza.
James sospirò e si girò a guardare l’amico << Anita Spancer >>
 
*
<< Anita Spancer? Quella del V anno di Tassorosso? >>
<>
Dominique andava avanti e dietro nella sua stanza, mentre la sua migliore amica, Allison Parker, era seduta sul suo letto a cercare di non farsi venire il mal di mare nel vedere la sua amica girare così tanto per la stanza.
<< Ma sei sicura di aver capito bene? >>
<< Si, Ally, te l’ho detto. Mentre ero in bagno ho sentito James che lo diceva a Cameron >>
<< Forse lei gli piace >>
<< Piacergli? Quel sedano rinsecchito? >>
<< Che hai contro quella povera ragazza, Dom? >>
<< Povera ragazza? E’ solo una stupida ragazzina che in questo momento starà girando per la scuola spiattellando a tutti quanti che andrà al Ballo con James Sirius Potter. E le sue amiche, oche anche loro, la guarderanno ammirate perché lei è riuscita nell’impresa che sembra coinvolgere tutta la schiera femminile di Hogwarts: uscire con James Sirius Potter. Perché James Sirius Potter, oltre a essere un indiscusso bel ragazzo, è anche, udite udite, il figlio dell’Eroe del Mondo Magico Harry Potter. E allora come lasciare una così succulenta opportunità? “James Sirius Potter sarà mio!”. Stupide ragazzine ignoranti! Stupida Anita Spancer! E’ solo una stupida, stupida ragazzina che non ha abbastanza fegato per essere a Grifondoro, nè abbastanza cervello per far parte di Corvonero. Nemmeno tra i Serpeverde era degna di essere. Non sa nemmeno cosa sia l’astuzia, quella lì. Ma lei è talmente idiota che il Cappello Parlante, pur di assegnarla ad una Casa, ha scelto quella dove sarebbe stata meno fuori posto di tutte. Non che Tassorosso sia una Casa per idioti. Teddy era un Tassorosso, ma aveva numerose qualità, che lei comunque non ha. Anita Spancer dal cuore grande? Ma chi vogliamo prendere in giro? E’ solo una stupida oca che adesso diventerà la ragazza che ha conquistato il cuore di James Sirius Potter. Patetica!>>
<< Ma si può sapere perché ti da tanto fastidio? >>
<>
<< Ma che ti prende, Dominique? >>
Allison la guardava spaesata. Non aveva mai capito perché avesse quell’attaccamento quasi morboso nei confronti di James. Certo, un’idea se l’era fatta, ma non era possibile.
<< In che senso? >>
<< Sembri quasi... gelosa >> tentò. Sperava con tutto il cuore di sbagliarsi, perché in caso contrario sarebbe stato un bel guaio.
<< Non essere ridicola, Ally! E’ mio cugino, perché mai dovrei essere gelosa? >>
<< E’ quello che mi chiedo anche io >>
Sperò davvero, davvero!, di essersi sbagliata. Voleva un bene immenso a Dominique e, conoscendola, sapeva che se i suoi timori fossero veri, lei avrebbe sofferto tantissimo.
 

30/05/2022

La Sala Grande era gremita di persone. I ragazzi riempivano la Sala con il loro chiacchiericcio, mentre, tra i professori, alcuni, i più socievoli, erano in mezzo agli studenti, la maggior parte intenti a salutare gli studenti del VII che stavano passando le loro ultime ore nel castello, mentre gli altri erano vigili e attenti che la serata procedesse nel migliore dei modi.
James era vicino al tavolo delle bevande, a far finta di ascoltare il discorso che gli stava facendo la sua accompagnatrice.
La sua voce acuta e il suo insistente voler parlare lo innervosivano, e ogni minuto che passava cresceva in lui la voglia di piantarla lì e tornarsene in dormitorio. In fondo, non aveva avuto particolarmente voglia di partecipare al Ballo, quell’anno. E aveva tutte le intenzioni di starsene tranquillo in camera quella sera, cosa decisamente strana visto che lui adorava stare in mezzo alla gente. Ma quell’anno tutto stava cambiando. Da essere il solito burlone che aveva il solo scopo di primeggiare sugli altri e di essere il ragazzo che tutte le ragazze volevano e che tutti i ragazzi volevano essere, si stava trasformando in un qualcosa che non sapeva ancora definire. Sapeva benissimo cosa voleva prima, ma in quel periodo era tutto così confuso.
James era insieme a Dominique nella Sala Comune di Corvonero, ben oltre il coprifuoco. Ma quello era quello che amavano fare di più: parlare all’infinito a notte fonda, in modo da avere tantissimo tempo a disposizione e non essere disturbati da nessuno.
Quella sera, Dominique gli stava parlando dei suoi sogni dopo la scuola.
<< Dici che ce la farò? >> gli chiese titubante.
<< Scherzi?! Tu sarai la più brava Medimaga che il San Mungo abbia mai avuto! >>
Dominique rise nervosa << Addirittura il San Mungo? È difficilissimo riuscire a fare uno stage lì. Prendono solo due diplomati all’anno >>
James le sorrise rassicurante << Ma tu sei la migliore studentessa di Hogwarts! Devono prendere te! >>
<< James Sirius Potter, giuro che non mi prendono al San Mungo vengo a cercarti per torturarti, per avermi illuso così stasera >>
James rise, e con un braccio sulle spalle la tirò a sé, baciandole i capelli.
<< E tu? >>
La domanda di Dominique lo colse alla sprovvista, così tanto che aveva perso il filo del discorso.
<< Io, cosa? >>
<< Cosa vuoi fare dopo Hogwarts? >>
Bella domanda. Un’idea lui ce l’aveva, ma non era sicuro di riuscirci. Aveva troppa paura di deludere tutti, soprattutto suo padre.
<< Allora? >>
<< Non lo so >>
<< Oh, andiamo, Jay! Tutti abbiamo dei sogni. Non devi vergognarti del tuo >>
La guardò negli occhi, e fece la cosa che faceva ogni volta che guardava quei pozzi profondi: dirle la verità. Perché ogni volta che guardava i suoi occhi, si sentiva ascoltato e capito, ma anche così forte da non avere paura di niente.
<< Vorrei diventare un Auror >>
Il sorriso enorme che gli rivolse Dominique lo lasciò di stucco. Sembrava quasi che volesse trasmettergli che lei l’aveva sempre saputo, di questo suo desiderio. Sembrava quasi che aspettasse solo che lui prendesse il coraggio per dire quello che, in realtà, solo lui sapeva.
<< E’ bellissimo, James! Tuo padre sarà così fiero di te! >>
James sospirò << Non è per lui che lo faccio. Cioè, si, ma... >> sospirò ancora << Non voglio che si pensi che lo faccia solo per seguire le sue orme. È che... sentire tutte quelle storie, da bambino, su Voldemort e i Mangiamorte, mi ha fatto desiderare, da sempre, di combattere per difendere le persone. Ma sembra che non importi a nessuno quello che voglio io. Sono il figlio di Harry Potter, è logico che diventi un Auror. E poi mio padre ha superato il test per accedere al corso, prima, e gli esami, poi, con il massimo dei voti, e io, ovviamente, non dovrò essere da meno >>
Dominique lo ascoltava in silenzio. James sapeva che lo capiva, lo capiva realmente. Certo, lei aveva subito in misura ridotta la pressione della gente, visto che i suoi genitori non avevano fatto parte del Trio capeggiato da Harry Potter, ma era pur sempre una Weasley, e tutti i Weasley sanno cosa vuol dire avere i riflettori costantemente puntati addosso.
<< Mi conosci, Minnie, io ho sempre odiato studiare, come posso essere all’altezza di tutte le aspettative che si creeranno intorno a me? >>
Dominique gli strinse una mano << Tu sei diverso da tuo padre, James, non devi sentirti in competizione con lui, perché, anche se fallirai in questo tuo obiettivo, lui continuerà a volerti bene. E poi sono sicura che riuscirai nel tuo obiettivo. E so che pensi che potresti non essere abbastanza intelligente per superare il test per entrare in Accademia, ma non è così. Tu sei un ragazzo realmente in gamba, te lo assicuro. Il problema è che non hai fiducia in te, e questo ti porta a non impegnarti nelle cose che fai. Ma se solo vedessi quello che io vedo in te, ti renderesti conto che sei in grado di affrontare qualunque cosa. Devi solo metterci un po’ d’ impegno, e il gioco è fatto >>
 
Ebbene, dopo quelle parole James decise che era finito il tempo in cui prendeva la scuola come un gioco. E quell’anno aveva iniziato realmente a studiare. Certo, non prendeva i voti di Albus e Rose, ma a volte riusciva anche a prendere un Eccellente.
Decisamente era cambiato quell’anno.
<< James, mi stai ascoltando? >>
Si diede mentalmente dell’idiota per aver invitato quella petulante al Ballo. Doveva liberarsene subito.
<< Si, certo. Scusa, vado a prendere qualcosa da bere >>
Si allontanò quasi di corsa da lei. Ne aveva abbastanza delle sue chiacchiere.
Si avvicinò al tavolo delle bevande alla ricerca di qualcosa da bere. Era l’inizio della serata, non voleva puntare subito sul Whiskey Incendiario, perciò optò per il Succo di Zucca. Prese un calice e iniziò a versarsene un po’.
<< Ciao James >>
Avvolta in un vestito azzurro lungo fin poco sopra le ginocchia, Dominique lo guardò sorridendo.
<< Ehy, ciao! >> un largo sorriso si dipinse sul suo volto. Merlino, era bellissima.
<< Solo? Dov’è la tua accompagnatrice? >>
<< L’ho lasciata lì >> la indicò con la testa << Merlino, quanto parla >>
Dominique scoppiò a ridere, e quasi si sentì più leggera nel sentire che lei non gli piaceva veramente.
<< E il tuo accompagnatore? >>
<< Gli ho detto che venivo a salutarti. Sarà meglio che torni da lui, adesso >>
Gli posò una mano sulla spalla e lo baciò su una guancia, poi si allontanò da lui per tornare da Peter Golb, il ragazzo che l’aveva invitata.
James la seguì con lo sguardo mentre si avvicinava a lui, e vide lui prenderle la mano e portarla in mezzo alla pista per ballare.
Lasciò il calice che aveva riempito con il Succo di Zucca e ne prese un altro vuoto. Poi prese la bottiglia di Whiskey Incendiario e ne versò un po’ nel calice. Decisamente quello che gli serviva quella sera.
 

10/07/2022

<< Mamma vado da Teddy >>
Ormai la decisione era presa: doveva parlarne con lui. Era il suo migliore amico, insieme a Cameron, ma, a differenza sua, Teddy era più maturo, e gli avrebbe dato un consiglio più adeguato.
E aveva bisogno di un consiglio il più presto possibile, o non avrebbe retto e avrebbe fatto qualche cavolata. Era qualcosa di troppo grande per lui. Doveva sapere cosa ne pensava Teddy. Voleva sentire da lui come doveva comportarsi, lui da solo non era più in grado di gestire la situazione.
In realtà non sapeva cosa gli stesse succedendo. Cioè lo intuiva, ma non ne capiva il motivo, né quando avesse iniziato a vederla in modo diverso. Aveva una vaga idea di quando fosse iniziato tutto, ed era da ricondurre al loro IV anno, quando, mentre passeggiava per i corridoi alla ricerca di qualcosa da fare, visto che la noia lo stava divorando, trovò Dominique accovacciata in un angolo. Immediatamente si era avvicinato a lei per chiederle cosa fosse successo, ma stava piangendo, e i singhiozzi erano così forti che non le permettevano di parlare, così James la abbracciò nella speranza di riuscire a calmarla un po’. Solo parecchi minuti dopo era riuscito a sapere il motivo del suo pianto: Geremy Smith, Corvonero del V anno e suo primo ragazzo, da cui lei era totalmente presa, l’aveva lasciata con un bigliettino dicendo che era troppo infantile per uno come lui. La verità era che lui voleva andare ben oltre i semplice baci, glielo aveva confessato lei stessa una sera in cui avevano litigato proprio per questo motivo, mentre lei non era ancora pronta. James era sicuro che fosse questo il motivo reale, aveva preferito liberarsi di lei piuttosto che aspettare e rispettare i suoi tempi. Il primo pensiero che ebbe , a parte di uccidere con le sue stesse mani quell’idiota di Smith, fu che lui non avrebbe mai fatto del male alla sua piccola Dominique, e che lui avrebbe aspettato in eterno per lei. Ma aspettato cosa? Improvvisamente un’immagine di loro che si baciavano si fece strada nella sua mente. Immediatamente si staccò da sua cugina e con una scusa si allontanò da lei, lasciandola sola con il suo dolore e la confusione per il suo comportamento.
Era stato un vigliacco, era vero, ma era tremendamente spaventato da ciò che la sua mente aveva elaborato, che aveva bisogno di tempo per riflettere per conto suo. Quell’immagine continuava a farsi largo nella sua mente, ma ormai ci era abituato e aveva imparato a controllarsi. In fondo Dominique era sua cugina, non avrebbe mai potuto realizzare quel suo desiderio.
 
*
Dominique era stremata. Finalmente, dopo tanto, il piccolo Alexander, figlio di sua sorella e Teddy, si era addormentato, e ora lei era seduta sul divano. Sperava di godersi la meritata pace, ma le condizioni del tempo non la aiutavano: era appena iniziato un vero e proprio temporale.
Il suono del campanello la fece sobbalzare. Si diede mentalmente della stupida e si alzò per andare ad aprire la porta. Doveva stare più calma, in fondo non le sarebbe successo niente. O almeno sperava.
Era convinta di trovarsi sua sorella e Teddy davanti una volta aperta la porta, anche se le sembrava strano che tornassero così presto. Ma non erano loro.
<< James >> lo guardò stupita << Che ci fai qui? >>
<< Ehm... cercavo Teddy >>
Sembrava stupito quanto lei di vederla lì, e anche piuttosto imbarazzato. Strano, visto che James non era proprio il tipo da imbarazzarsi facilmente.
<< Non c’è. Lui e Vicky sono usciti e io sono qui per Alexander. Perché lo cercavi? >>
<< Dovevo parlargli di una cosa. Ma se non c’è non importa >>
Rimasero qualche secondo in silenzio. O forse era qualche minuto. Ma non riuscivano a guardarsi negli occhi, o a trovare qualcosa di cui parlare. Ed era strano per loro, visto che erano praticamente sempre insieme e di solito non la smettevano un secondo di parlare. Eppure quella sera c’era qualcosa di strano tra di loro, un imbarazzo che non c’era mai stato, e Dominique non ne capiva il motivo.
Solo dopo molto James si decise a parlare. << Comunque, se Teddy non c’è vado via >>
In quel momento ci fu un altro tuono, anche più forte dei precedenti, se possibile, e Dominique proprio non voleva rimanere sola con quel tempaccio. << No! >> gridò prendendogli la mano.
James sussultò a quel contatto, e purtroppo non solo per la mano fredda della ragazza.
 
*
La serata sembrava procedere abbastanza tranquilla. Dopo qualche minuto di inspiegabile imbarazzo, i due, poco alla volta, avevano iniziato a parlare normalmente e a ridere e scherzare. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, quando la vedeva ancora solo come una delle sue cugine. La preferita, certo, quella con cui andava più d’accordo, ma semplicemente sua cugina.
<< Che stupida! Sei qui da quasi 1 ora e non ti ho chiesto se vuoi qualcosa da
mangiare >>
<< Non disturbarti, tranquilla. Non ho fame >>
<< James Potter che non ha fame? Chi sei tu? Che ne hai fatto di mio cugino? >>
James rise.
<< E poi c’è una novità che non sai. Nonna Molly mi ha insegnato a cucinare con la magia. E tu mi farai da cavia >>
<< Non vedo l’ora >> rispose sarcastico.
Dominique lo prese per mano e lo portò in cucina.
<< Ti vanno le uova al bacon? >> gli chiese con la testa nel frigorifero.
<< D’accordo. Vediamo cosa sai fare >>
Si poggiò allo stipite della porta a braccia incrociate e seguì ogni sua mossa. Certo che era davvero bella, Dominique.
Sospirò. Doveva smettere di pensare certe cose. Dominique era sua cugina e lui doveva togliersela dalla testa. Non vedeva l’ora che tornasse Teddy per sapere da lui come fare per non pensare più a lei.
<< Ehy, tu. Invece di stare lì impalato a sospirare, perché non mi aiuti? >>
Si riscosse di colpo. Doveva smettere di pensare e tornare normale, o lei si sarebbe insospettita e chissà cosa avrebbe pensato.
<< Ma non eri tu la cuoca, oggi? Sto ammirando il lavoro della mia maestra >>
Dominique rise << Quanto sei stupido, Jay. Piuttosto, dicevo, potresti prendere la padella? E’ in quel mobile in alto vicino a te >>
Dominique indicò per un attimo il mobile, per poi tornare a guardare il tavolo su cui erano poggiati i vari ingredienti.
Era concentratissima nel cercare di ricordare la formula che le aveva insegnato nonna Molly, quando un rumore sordo la fece voltare di scatto.
James si teneva la mano sulla fronte, mentre a terra c’erano due pentole.
<< James! Che è successo? >> Subito si avvicinò a lui per vedere se si era fatto male.
<< Fa vedere >>
Delicatamente gli spostò la mano e guardò attentamente il taglio che si era fatto sulla fronte, da cui usciva un po’ di sangue.
<< Ma come hai fatto a farti cadere tutto addosso? >>
<< Non ne ho idea >>
<< Sei il solito maldestro, James >> la sua risata risuonò cristallina nel silenzio della casa << Accio Cassetta del Pronto Soccorso >>
Dopo qualche secondo volò sul tavolo una cassettina di forma rettangolare. Dominique prese per mano James e lo fece sedere su una sedia. Dopodiché la aprì e versò un po’ di disinfettante su un batuffolo di cotone, passandolo subito dopo delicatamente sulla ferita.
James si scostò di colpo. << Brucia! >>
<< Sta fermo, James. Devo disinfettare bene la ferita prima di curarla, per cui cerca qualcosa per distrarti, così non pensi al dolore >>
James si sforzò il più possibile per cercare qualcosa che non lo facesse pensare al bruciore che sentiva, ma sfortunatamente l’unica cosa a cui riusciva a pensare era ancora quanto fosse bella Dominique. Così concentrata su ciò che stava facendo, con le sopracciglia aggrottate come se stesse cercando la soluzione a un problema importantissimo, e le sue mani perfette che gli accarezzavano piano la pelle.
<< Questa è la tua serata fortunata. Proverai anche le cure di una futura Medimaga >>
Rise ancora. Che bella risata che aveva, la sua Dominique. Lo sguardo si spostò quasi inevitabilmente alle sue labbra, così piccole e rosse. E dannatamente invitanti. Quante volte aveva pensato di toccarle con le sue?! E quante volte aveva immaginato di baciare lei, ma poi, aprendo gli occhi, aveva realizzato che in realtà stava baciando un’altra ragazza?! Tante. Troppe. E ora erano lì, a pochi centimetri di distanza. Sarebbe bastato poco per toccarle. Quasi inconsapevolmente fece leva quel tanto che bastava per essere alla sua altezza e le sfiorò le labbra. Ma ciò non gli bastava. Ci sarebbero state delle conseguenze per quello che stava facendo, lo sapeva, per cui tanto valeva fare le cose per bene. Si sollevò ancora di più e la baciò.
Per un attimo gli era sembrato addirittura di sentirla ricambiare il bacio, ma subito dopo lo aveva allontanato da lei guardandolo terrorizzata. Poi era corsa su per le scale senza dire niente.
James si prese la testa tra le mani e si diede mentalmente dello stupido. Aveva rovinato tutto, tanto per cambiare. Dominique non gli avrebbe più rivolto la parola e lui sarebbe morto dentro senza il sorriso che lei gli rivolgeva ogni volta.
Arrabbiato, diede un pugno al tavolo.
<< Dominique?! Che succede? >>
Victoire, appena materializzatasi in casa, entrò come una furia in cucina, seguita subito da Teddy.
<< James? Che ci fai tu qui? E dove sono Dominique e Alexander? >>
James inghiottì a vuoto. E ora cosa le avrebbe raccontato? << Alexander è a letto, mentre Dominique è salita proprio ora per controllare che fosse tutto a posto >>
<< Vado da loro, allora >>
Victoire scomparse sulle scale, mentre Teddy lo guardava dubbioso.
<< Si è fatto tardi. E’ meglio che io torni a casa adesso >>
Proprio quando stava per prendere le sue cose, Teddy lo fermò.
<< Che succede, James? E non dirmi che non succede niente, perché ti conosco fin troppo bene e lo vedo che sei turbato. E poi Vicky ti ha chiesto cosa ci fai qui, ma tu non le hai risposto. Che succede? >>
<< Dovevo parlarti. Per questo sono venuto qui >>
<< Possiamo farlo ora, se ti va >>
James sospirò. Si, aveva decisamente bisogno di confidarsi con lui, ora più che mai.
<< Ti dispiace se andiamo fuori? >>
 
*
<< L’hai baciata? >>
James, seduto sugli scalini di casa Lupin, annuì piano, ancora sconvolto per quanto successo solo qualche minuto prima.
<< Ma è tua cugina >>
<< Ma davvero? Non me ne ero reso conto >> rispose sarcastico il ragazzo, alzando gli occhi al cielo.
<< Sai quello che voglio dire, James. E’ una cosa che non può andare avanti >>
<< Lo so. Ero venuto qui stasera proprio per chiederti un consiglio. E’ da così tanto tempo che sento queste cose con lei. Ho sempre provato a far finta di niente, ma ultimamente stava diventando sempre più difficile bloccarmi. Volevo che mi dicessi tu cosa fare, perché io sono talmente confuso che non riesco a pensare lucidamente >>
Teddy gli posò una mano sulla spalla. << So cosa provi. Era quello che provavo io prima di dichiararmi a Victoire. Voi mi avete sempre fatto sentire parte della famiglia, e io considero te, Al e Lily come se foste i miei fratelli. Di conseguenza vedevo Victoire come se fosse realmente mia cugina >>
<< Ma nel tuo caso Vicky non era tua cugina >>
L’occhiata che gli rivolse James era in misto di terrore e preoccupazione. Aveva davvero bisogno di qualcuno che gli dicesse cosa fare, e Teddy temeva di non essere la persona giusta. Si sedette vicino a lui, pensando all’unica cosa sensata che gli veniva in mente << Devi allontanarti un po’ da lei, James. E trovare una ragazza. E’ l’unica soluzione che ho, per ora >>
James sospirò << Ci proverò >>




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Spero che questo capitolo vi piaccia :)

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Capitolo 3
*** VI anno ***


27/09/2022 (VI anno)
Notte fonda. Dominique, con gli occhi pieni di lacrime, entrò correndo nella torre di Grifondoro e prese le scale che conducevano al Dormitorio maschile. Trovata la porta che cercava, vi entrò senza troppo badare al fatto che fosse notte e che un minimo rumore avrebbe potuto svegliare tutti. Raggiunse in fretta il letto del cugino e gli si stese accanto, singhiozzando silenziosamente.
James aprì gli occhi, confuso dallo strano peso che sentiva sul braccio. Una chioma bionda spiccava tra le coperte rosse del suo letto.
<< Dominique? >> chiese, assonnato.
L’unica risposta che ottenne fu un singhiozzare più forte dei precedenti.
Aprì gli occhi, spaventato per quella improvvisata durante la notte. Non si parlavano dall’estate, e non c’era nessun temporale quella notte. E Dominique stava piangendo disperata. Doveva essere successo qualcosa di davvero grave. << Che è successo, Minnie? >>
La ragazza non rispose, così James la abbracciò stretta a sé finché i singhiozzi non si calmarono.
<< Ti va di dirmi che è successo, adesso? >>
Dominique si asciugò le ultime lacrime. << Mio padre è al San Mungo >>
<< Cosa? Perché? >> Ora iniziava a capire.
<< Era a trovare zio Charlie ed è stato aggredito da uno dei suoi draghi >>
Alcune lacrime tornarono a scendere sulle sue guance. James le asciugò con la mano.
<< E ora come sta? >>
<< Non lo so. Victoire mi ha mandato un gufo, e ha detto che per ora non si sa ancora niente. Appena saprà qualcosa mi farà sapere >> sospirò << Ho paura, James >>
Il ragazzo la abbracciò stretta ancora una volta e lei ricominciò a piangere.
 
28/09/2022
Il professor Arthur Diamond parlava ininterrottamente ormai da quasi un’ora, ma Dominique non aveva ascoltato nemmeno una parola di quello che stava dicendo, troppo preoccupata a pensare a suo padre. Victoire non le aveva fatto sapere ancora niente, e l’ansia ormai la stava divorando.
Nemmeno il rumore di qualcuno che bussava alla porta dell’aula riuscì a distrarla dai suoi pensieri. Solo quando le parve di sentire il suo nome si voltò.
Vicino alla porta c’era la preside McGranit che la guardava.
<< Mi segua >> le disse.
Dominique si alzò, le gambe che quasi non la reggevano in piedi e le mani tremanti. Forse lei aveva avuto notizie di suo padre.
Istintivamente lanciò uno sguardo a James, che l’aveva tenuta d’occhio da quando era entrato in aula e l’aveva vista già seduta e con lo sguardo perso nel vuoto. Quando vide che Dominique lo stava guardando, cercò di trasmetterle sicurezza, provando a farle capire che sarebbe andato tutto bene.
Alla preside non era sfuggito quello sguardo, in seguito al quale la giovane Weasley sembrava aver riacquisito un po’ di contegno.
<< Scusami, Arthur, ma avrei bisogno anche del signor Potter, se per te non è un problema >>
<< D’accordo. Potter, va con la professoressa McGranit >>
James annuì, leggermente confuso, poi si alzò e, preceduto dalla preside e da Dominique, uscì dall’aula.
<< Ha notizie di mio padre, professoressa? >> chiese subito Dominique, con voce tremante.
<< Purtroppo non ho notizie precise, ma sua sorella mi ha chiesto di darle il permesso di andare al San Mungo >>
Dominique annuì << Verrà anche Louis? >>
<< No. Sua sorella mi ha chiesto solo di lei. Adesso vada nel suo dormitorio e prenda ciò che le serve. Ci vediamo tra mezzora nel mio ufficio >>
Annuì ancora e si avviò verso la Torre di Corvonero.
<< Professoressa, io... >> iniziò James.
<< Lei andrà insieme a sua cugina, signor Potter. Nella lettera che mi ha mandato sua cugina Victoire c’era scritto che sua madre è distrutta, e lei da sola non ce la fa. Per questo vuole che la signorina Dominique sia con lei. Ma nelle condizioni in cui è dubito che possa essere molto di aiuto. Per questo ho bisogno che lei vada insieme, signor Potter. Ho visto lo sguardo che le ha rivolto, e lei è sembrata quasi stare meglio grazie ad un solo sguardo. Non sarà facile stare lì e vedere suo padre in quelle condizioni per lei. Avrà bisogno di tutto il sostegno che lei riuscirà a darle >>
James annuì serio << Lo so, professoressa >>
<< E’ maturato molto, signor Potter, per questo mi fido di lei. E ora vada a prendere dall’aula i suoi libri e quelli di sua cugina, poi torni in Dormitorio a prendere qualcosa da portare. Ci vediamo tra poco nel mio studio >>
 
*
James camminava in un corridoio deserto di Hogwarts con una sacca contenente lo stretto necessario su una spalla. Voltò l’angolo del corridoio e notò Dominique ferma di fronte al Gargoyle che conduceva allo studio della preside, ma non accennava ad entrare.
<< Non entri? >> le chiese avvicinandosi a lei.
<< Ho paura. Non fraintendermi, voglio con tutta me stessa andare a vedere di persona come sta mio padre, ma ho paura di trovarlo in condizioni peggiori di quello che pensavo >>
<< Andrà tutto bene, ne sono sicuro >>
La ragazza lo guardò un attimo, per poi tornare a fissare il Gargoyle << Verrai con me, James? >>
<< La McGranit dice di si, ma verrò solo se tu vuoi >>
Dominique si girò completamente verso di lui e lo guardò negli occhi << Sei l’unica persona che vorrei accanto a me in questo momento >>
James la guardò incredulo. Non gli aveva rivolto la parola per mesi, precisamente da quando aveva avuto la malsana idea di baciarla, e ora gli stava dicendo quelle cose. Doveva essere per forza un sogno, del resto non aveva fatto altro che aspettare il momento in cui lei gli avrebbe parlato di nuovo. Non poteva credere che quel giorno fosse finalmente arrivato. Certo, non era una bella situazione quella che l’aveva spinta a riavvicinarsi a lui, ma non riusciva a non essere felice.
<< Entra con me, ti prego >> gli sussurrò.
James la abbracciò << Sarò sempre con te, se tu lo vuoi >>
Gli rivolse un sorriso, triste, certo, ma sincero, e lo prese per mano.
<< Felino Saltellante >> gridò James al Gargoyle, e questo girò su sé stesso fino a rivelare le scale che conducevano all’ufficio della preside.
 
29/09/2022
Fin da quando era ancora una bambina, Dominique Weasley aveva sempre avuto le idee chiare: da grande sarebbe stata una brava Medimaga e avrebbe aiutato le persone a guarire. Magari avrebbe scelto di specializzarsi nella cura dei bambini, ma questo era ancora da decidere. Camminare nei corridoi del San Mungo, però, la faceva dubitare della sua scelta. Dubbio che divenne più grande una volta visto suo padre. Per sua fortuna, non aveva mai avuto parenti ricoverati in ospedale, a parte una volta suo nonno quando aveva ancora 4 anni. Perciò aveva una sua idea di come fosse l’ambiente di un ospedale, e non era certo quello che si trovava davanti. Non aveva considerato il continuo andare avanti e dietro dei medici, o la pesante aria di dolore che si respirava tra i parenti dei pazienti. E soprattutto non aveva considerato l’impatto emotivo nel trovarsi una persona realmente sofferente sul letto.
In quel momento si trovava seduta su una delle sedie che si trovavano nel corridoio dove c’era la porta della stanza di suo padre. Victoire era riuscita a convincere sua madre ad andare insieme a lei a prendere un caffè, mentre James era andato in bagno.
<< A cosa stai pensando? >>
La voce di James la riportò alla realtà. Non si era nemmeno accorto che era tornato e che le si era seduto accanto.
<< Credo di non essere tagliata per la MediMagia >>
James aggrottò le sopracciglia << Perché? >>
<< Non ero preparata a tutto questo, Jay. Non avevo idea dell’aria cupa che si respira qui dentro. E non avevo idea dell’effetto negativo che mi fa vedere un malato su quel letto. Mi bloccherei presa dal panico >>
<< E’ normale che tu ti sia sentita così. Era tuo padre quello che hai visto sul letto. Anche la persona più razionale del mondo sarebbe sopraffatta dalla paura se si trovasse a dover curare il proprio genitore. Ma tu sarai perfetta, ne sono sicuro. Tu sei nata per fare questo >>
Dominique gli diede un bacio sulla guancia e poggiò la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi. << Grazie. Non so cosa farei senza di te >>
<< Nemmeno io >> fu la risposta di James, sussurrata a voce fin troppo bassa perché lei lo sentisse.
 
30/09/2022
<< James! James! >>
Dominique correva per i corridoi dell’ospedale, incurante delle occhiatacce e delle ammonizioni che le rivolgevano i vari medici e infermieri. Doveva assolutamente trovare James e dirgli che suo padre si era finalmente svegliato.
Finalmente lo vide. Era in un corridoio senza uscita che guardava fuori dalla finestra.
<< James! >>
Il ragazzo si voltò di scatto, temendo che fosse successo qualcosa di grave. Il viso finalmente rilassato di Dominique, però, gli fece cambiare idea.
Si fermò di fronte a lui, con un sorriso che le illuminava il volto, come ormai non succedeva da tempo.
<< Si è svegliato, Jay! Mio padre è sveglio, finalmente! >>
Vedere quel sorriso, dopo mesi di silenzio totale, gli scaldò il cuore. L’unica cosa che riuscì a fare fu ricambiare quel bellissimo sorriso.
<< Io... grazie James. Senza di te non ce l’avrei fatta >>
Lo abbracciò di slancio, rischiando quasi di far cadere entrambi.
<< Ehy >> rise indietreggiando leggermente << Non devi ringraziarmi. Non ho fatto niente >>
<< Si invece>> si staccò da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi << Mi hai dato la forza per sperare che tutto si risolvesse per il meglio, mi hai fatto ridere, hai sopportato le mie lacrime. E io non so davvero come ringraziarti >>
<< Ehy, io ti voglio bene, farei di tutto per te >>
Subito dopo aver pronunciato quelle parole, si diede dell’idiota patentato. Dominique aveva appena ricominciato a parlargli dopo quel lunghissimo periodo di silenzio, e lui che faceva? Se ne usciva con una frase che sicuramente l’avrebbe fatta scappare ancora una volta da lui. Doveva assolutamente rimediare, non poteva permettere che si allontanasse ancora da lui.
Non ebbe il tempo di pensare a come rimediare al disastro combinato, però, che lei lo stava baciando. E, Merlino, in quel momento doveva essere in Paradiso, perché non riusciva a immaginare qualcosa di più bello che sentire le labbra di lei sulle sue.
Ma l’attimo di Paradiso durò ben poco, perché lei, veloce come si era lanciata sulle sue labbra, se ne staccò, mormorando un flebile “scusa”, e fece per allontanarsi da lui.
Questa volta, però, James la trattenne dal braccio. Non avrebbe permesso che si allontanasse da lui. Non di nuovo.
<< Scusa, James, non avrei dovuto... non so cosa mi sia preso ma... >>
<< Non evitarmi ancora >> la interruppe lui.
<< Cosa? >> chiese in un sussurro.
<< Non farlo, Dominique. Non questa volta, ti prego >>
 
31/10/2022
<< Allora, Jim, sei pronto? >>
James si guardò un’ultima volta allo specchio. Non voleva proprio andarci, a quella stupida festa. A convincerlo era stato Cameron, che gli aveva proposto di andare alla festa di Halloween da soli, in modo da poter ballare con più di una ragazza, quelle sole e quelle che non erano soddisfatte dai loro accompagnatori, e quindi scegliere quella che meritava la loro compagnia anche nel dopo-festa. James aveva accettato subito la proposta dell’amico, non perché particolarmente entusiasta del suo programma, più che altro l’aveva considerato una buona scusa per tornare in Dormitorio se si fosse annoiato. Almeno, in questo modo, non avrebbe avuto nessuna ragazza a impedirgli di andare via.
Cameron si affacciò alla porta del bagno << Allora? >>
<< Si, scusa. Sono pronto >>
I due amici scesero in Sala Comune, ormai vuota visto che il Ballo era iniziato da un pezzo, e aprirono il passaggio celato dalla Signora Grassa per raggiungere i loro compagni di scuola.
<< Ma mi stai ascoltando? >>
James si girò di scatto verso il suo amico, cercando di nascondere l’aria colpevole che stava venendo fuori, consapevole di non aver ascoltato una parola di quello che Cam gli aveva detto. L’unica cosa che gli era parso di sentire era “Tre Manici di Scopa”, ma non aveva idea del perché l’avesse nominato.
<< Certo. Stavi dicendo che vuoi tornare al più presti ai Tre Manici di Scopa per rivedere Eliza >>
Cameron aveva una cotta per Eliza dal loro terzo anno, da quando, cioè, avevano messo per la prima volta piede ai Tre manici di Scopa. Lei lavorava lì e lui non perdeva occasione per passare dal pub solo per vederla. E ovviamente parlava in continuazione di lei. James sperava solo che anche in quel momento parlasse di Eliza.
Cameron sbuffò << No, James. Ti stavo dicendo che ho sentito in giro che nell’ultima partita i Serpeverde hanno truccato magicamente i loro manici di scopa. Ma si può sapere dove hai la testa, ultimamente? >>
James lo guardò un attimo, ma continuando a camminare mormorò un “Lascia stare” intendendo chiudere la questione.
<< E’ per via di Dominique, vero? >>
James si fermò di colpo, guardando confuso l’amico. Come diavolo aveva fatto a capire che c’era lei dietro i suoi strani comportamenti?
<< Non dire idiozie, Cam >> cercò di sviarlo lui.
<< Non sono così stupido, James. L’ho capito che questa estate è successo qualcosa tra voi. Non vi siete parlati per niente da quando è ricominciata la scuola. Poi vi siete riavvicinati da quando suo padre è stato male, ma non siete riusciti a tornare come prima, il che mi fa pensare che durante l’estate sia successo qualcosa di irreparabile. L’unica cosa che mi viene in mente, ora, è che tu le abbia detto quello che provi per lei. Allora, quanto ho indovinato della faccenda? >> chiese, infine, con un sorriso strafottente stampato in viso, certo di aver centrato appieno il problema.
James lo guardò sconvolto. Non avrebbe mai capito come diavolo faceva a capire ogni volta quello che succedeva. A questo punto era inutile negare. Si passò una mano tra i capelli, come faceva sempre quando era imbarazzato. << Praticamente tutto. Solo una cosa non è esatta: non le ho parlato di niente. L’ho baciata >>
Vide Cameron strabuzzare gli occhi, per poi scoppiare a ridere.
James era sbigottito. Perché diavolo aveva scelto lui come migliore amico? Aveva bisogno di qualcuno che gli consigliasse come comportarsi, non che gli scoppiasse a ridere in faccia.
<< Sei grande, amico! >>
James era sempre più esterrefatto. Che diavolo blaterava? Non era stato grande per niente, visto che il suo rapporto con Dominique si era irrimediabilmente incrinato da allora.
<< Smettila di dire idiozie, Cam. Ho fatto una grandissima cavolata, e ora lei non vuole avere più niente a che fare con me per paura che possa succedere di nuovo. Mi parla ancora solo per educazione, temo >>
<< E tu smettila di piangerti addosso. Hai fatto la cosa giusta, te lo dico io. Non potevate mica continuare a fare gli splendidi cugini, mentre poi da sotto vi mangiavate le mani se vedevate l’altro con un’altra persona. Ogni giorno eravate li a guardarvi quando l’altro non ci faceva caso, come uno che è a dieta guarda una torta alla zucca. Uno dei due prima o poi avrebbe dovuto fare il primo passo per smuovere le acque >>
<< Parla al singolare. Dominique mi ha fatto capire in tutti i modi di non ricambiare quello che provo per lei. Ne abbiamo parlato tante volte >>
Cameron alzò gli occhi al cielo << E’ mai possibile che tu sia così cieco? E pensare che volevo imparare da te qualche trucco per conquistare le ragazze. Mi sembra, invece, che sia tu ad aver bisogno di consigli. Dominique prova per te quello che tu provi per lei, solo non lo ha ancora accettato >>
<< E tu che ne sai? >>
<< Hai presente quando la guardi di nascosto, per poi spostare lo sguardo quando lei si gira verso di te? >>
<< Io non faccio queste cose! >> Più che altro cercava di convincere se stesso di non sembrare davvero così patetico.
Un’occhiata molto eloquente di Cameron, però, lo costrinse ad ammettere la realtà << E allora? >>
<< Assisto alla stessa stomachevole scena ogni volta che tu sei distratto. Lei ti guarda cercando di non farsi vedere. Siete semplicemente patetici >>
Patetico. Appunto.
 
*
 
Prima del Ballo, James aveva poca voglia di ballare. Quando, poi, appena entrato in sala Grande, aveva visto Dominique ballare con quel Michael Tunner, la sua voglia di ballare e di divertirsi era andata a fare compagnia alla suola delle sue scarpe. Era ormai quasi mezzora che era seduto su una delle sedie a seguire ogni movimento di Dominique.
<< E’ davvero Cameron quello che sta ballando con Alicia Spancer?! >>
James si girò immediatamente verso sua sorella, appena avvicinatasi a lui, cercando di non farle capire a chi era rivolto il suo sguardo.
<< Ma non è fidanzata? Perché balla con lui e non con il suo ragazzo? >>
James sorrise  << E’ il piano di Cameron. Venire al Ballo senza aver invitato nessuna ragazza, in modo da poter ballare con le ragazze che si sono presentate sole come lui e con quelle che hanno un cavaliere che non sa valorizzarle appieno negando loro un ballo >> Lily lo guardò perplessa
<< Parole sue >> si giustificò subito James.
Lily rise, pensando che probabilmente l’amico di suo fratello non sarebbe mai cambiato.
<< E tu? Sei venuto solo anche tu, perché non ti butti su qualche ragazza? >> chiese, sedendosi accanto a lui.
Lo sguardo di James si posò nuovamente sulla figura di Dominique, e quello che vide gli fece rivoltare in modo estremamente doloroso lo stomaco: Michael Tunner stava baciando Dominique. Subito si alzò e, liquidando sua sorella con un semplice “scusa, devo andare”, si affrettò verso l’uscita della Sala Grande.
Lily, dopo qualche momento di smarrimento passato a guardarsi intorno per cercare di capire cosa avesse sconvolto tanto suo fratello, si alzò e corse a cercarlo.
Dopo qualche minuto, finalmente Lily trovò James. Era in un corridoio isolato del Castello, seduto a terra con la testa nascosta tra le gambe.
<< James >> sussurrò, prima di sedersi accanto a lui.
Il ragazzo sollevò lentamente la testa fino ad incontrare gli occhi di sua sorella. In quel momento voleva solo che lei lo abbracciasse, come quando, da piccoli, la mamma lo sgridava e lei andava sempre da lui per confortarlo con un abbraccio.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Lily si sporse verso di lui e lo abbracciò, accarezzandogli dolcemente i corti capelli. Certe volte le sembrava quasi che il suo fratellone tornasse bambino solo per godere di quelle piccole attenzioni da parte di chi gli voleva bene.
James la strinse forte a sé e lottò con tutte le sue forze per non piangere. Come diavolo c’era finito in quella situazione, doveva ancora capirlo. D’accordo, aveva scoperto di provare qualcosa di più di un semplice affetto per Dominique, ma non pensava di arrivare a sentirsi quasi morire solo per un bacio dato a un altro ragazzo.
<< Jamie?! >> lo chiamò dolcemente, senza staccarsi da lui.
James rispose mugugnando, segno che aveva sentito che lo stava chiamando, ma che non aveva voglia di parlare.
<< Posso sapere perché sei andato via all’improvviso? >>
James si staccò da lei quel tanto che bastava per guardarla. La sua sorellina era cresciuta, ormai. Chissà che avrebbe pensato di lui se avesse saputo di Dominique. Probabilmente avrebbe provato ribrezzo per lui. Come cavolo faceva a essere innamorato di sua cugina?!
Un sospiro rassegnato sfuggì dalle sue labbra.
Lily, come se avesse intuito i suoi pensieri, gli strinse le mani e lo guardò negli occhi.
<< Puoi fidarti di me, Jamie. Forse mi consideri ancora piccola, ma se provi a spiegarmi che ti succede, magari posso aiutarti. E poi sono tua sorella, non potrei mai giudicarti. Io ti sarò sempre accanto, qualunque cosa tu abbia fatto o ti turbi. Io sono qui. Con
te >>
Si, era decisamente cresciuta la sua sorellina.
<< Promettimi che non smetterò di essere il tuo fratello preferito >>
Lily rise << Lo sei e lo sarai per sempre. Qualunque cosa tu abbia fatto >>
<< Io... mi sono innamorato, Lily >>
La ragazza lo guardò sorpresa << E tu ti comporti così solo perché ti sei innamorato? Non fraintendermi, James, è una cosa bellissima. Ma non c’è bisogno di essere spaventati da questo. E’ una cosa che capita a tutti i ragazzi e... >>
<< Sono innamorato di Dominique, Lily >>
Un’espressione di puro stupore si dipinse sul volto. << Oh >>
 
*
Dominique camminava velocemente per i corridoi ormai bui della scuola. Quando Michael l’aveva baciata, la prima cosa che aveva pensato era che quel bacio non aveva niente a che vedere col bacio che le aveva dato James tempo prima. Quando, poi, aveva realizzato di aver realmente pensato quelle cose, si era staccata immediatamente da lui e si era guardata intorno per controllare che James non avesse visto nulla. Ma il panico si era impossessato di lei quando aveva visto che lui stava lasciando la Sala Grande.
Non sapeva cosa, di preciso, l’avesse spinta a seguirlo, e non sapeva nemmeno cosa gli avrebbe detto quando lo avrebbe avuto davanti, ma doveva trovarlo. E parlarci.
Quando ormai aveva quasi perso la speranza di trovarlo, girò l’angolo e si fermò di colpo. James era seduto a terra, vicino a lui Lily, ma nessuno dei due sembrava averla notata.
<< James >> sussurrò timorosa, col cuore che le martellava nel petto.
<< Dominique >> mormorò il ragazzo, sorpreso di vederla lì, alzandosi immediatamente in piedi.
Anche Lily si era alzata subito in piedi, e con un “Torno alla festa” lasciò i due. Ciò che aveva sentito quella sera era stato sconvolgente. Certo, aveva intuito che fosse successo qualcosa tra suo fratello e sua cugina, ma non avrebbe mai immaginato che si nascondesse l’amore dietro i loro atteggiamenti.
<< Che ci fai qui? >> chiese James facendo un passo incerto verso di lei << Non eri con Tunner? >>
<< Io... mi ha baciata >>
<< Lo so >> l’immagine di loro che si baciavano tornò prepotentemente davanti ai suoi occhi, e faceva dannatamente male.
<< E io sono scappata subito via >>
James tirò un sospiro di sollievo, felice di sentire che non era stata contenta del bacio.
<< Perché me lo stai dicendo? >>
<< Non lo so >>
Ormai James era vicinissimo, e lei doveva alzare la testa per riuscire a guardarlo negli occhi.
<< Credo che abbiamo un problema, James >>
<< Non dev’essere necessariamente un problema >>
<< Si che lo è. Siamo cugini, ricordi? Non dovremmo neanche pensarci >> mormorò allontanandosi di poco da lui.
<< Minnie... >>
<< Non potrà mai esserci niente tra noi, James. Siamo cugini, maledizione, è contro natura! >>
<< Io sono innamorato di te >> fece un passo verso di lei << e credo che lo sia anche tu. Impedirci di provare quello che proviamo, questo sarebbe contro natura >>
<< Ma siamo cugini... >>
<< A me non importa. A te? >>
<< James... >> sussurrò quasi in lacrime.
Le prese il viso tra le mani << Sarebbe contro natura non provarci >>
Quasi la sussurrò, quell’ultima frase, e col cuore che martellava nel petto si avvicinò quel tanto che bastava per unire ancora una volta le loro labbra. Merlino, come gli era mancata quella sensazione.

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Capitolo 4
*** VII anno ***


1/09/2023 (VII anno)
Dominique aprì piano gli occhi. Doveva abituarsi alla luce del sole che entrava dalla finestra della camera. Girò un poco la testa e controllò l’ora, strabuzzando gli occhi nel notare quanto fosse tardi. Tra una mezzora si sarebbero svegliati tutti quanti.
Come ogni anno, il 31 Agosto si riunivano tutti alla Tana e i ragazzi che il giorno dopo dovevano partire per Hogwarts rimanevano lì a dormire, per poi essere raggiunti dai rispettivi genitori la mattina dopo e andare in stazione.
Quell’anno erano rimasti alla Tana lei, James, Lily, Rose, Albus, Hugo, Louis e Lucy, così nonna Molly aveva deciso di sistemare le ragazze in 2 camere separate, Dominique e Lily in una camera e Rose e Lucy in un’altra, mentre i ragazzi avrebbero dormito tutti nella stessa stanza.
Beh, tutti tranne uno, pensò Dominique stendendo le labbra in un sorriso. Accarezzò piano i capelli del ragazzo steso accanto a lei. Merlino, com’era felice in quel periodo. Anche sua madre e Vicky se ne erano accorte, nonostante lei cercasse di non mostrare a nessuno quella sua strana felicità e spensieratezza. Ma non poteva farci niente, era felice e non era capace di nasconderlo.
Lasciò in un angolino della sua mente quei pensieri e si concentrò sul ragazzo accanto a lei, che proprio non ne voleva sapere di svegliarsi quella mattina.
<< James >> lo chiamò dolcemente.
<< James >> riprovò, vedendo che lui non accennava a svegliarsi.
<< Dai, James, è tardi. Devi tornare in camera tua >>
Finalmente aveva ricevuto una risposta, certo era solo un grugnito, ma Dominique lo conosceva fin troppo bene e aveva capito benissimo che era sveglio. Sorridendo avvicinò il viso al suo e gli diede un leggero bacio su una guancia.
<< Jay >>
Passò alla fronte.
<< E’ tardi >>
Il naso.
<< Devi andare >>
Il mento.
Con uno scatto fulmineo James la prese per i fianchi e la portò su di sé, facendo emettere un gridolino alla ragazza.
<< Ma sei pazzo? >>
Lo sguardo severo si addolcì immediatamente quando incontrò gli occhi assonnati e divertiti di James.
<< Colpa tua. Ti decidi o no a darmi un bacio come si deve?! >>
Dominique sorrise e, Merlino, non c’era niente di più bello al mondo che vedere gli occhi della ragazza, la sua ragazza, così luminosi e quelle labbra così naturalmente stese in quel sorriso. Era quello che voleva vedere per sempre sul suo viso: quegli occhi e quel sorriso disarmanti. Impaziente, le mise una mano dietro la nuca e l’avvicino a sé, alzando un poco la testa per andarle incontro e baciarla, baciarla come se fosse la prima volta, perché era così che si sentiva ogni volta che la baciava, come se non l’avesse mai fatto e fosse quello che desiderava da tutta una vita.
Fu Dominique a staccarsi, provocando un’espressione imbronciata sul viso di James, che la fece ridere.
<< Devi tornare in camera, James. E’ davvero tardi, tra poco nonna Molly verrà a svegliarci e sai che succederebbe se ti vedesse qui. Senza contare che Louise, Hugo o Albus potrebbero essersi accorti della tua assenza e... A proposito sei stato attento ieri sera, quando sei venuto qui? Sei sicuro che nessuno ti abbia visto? Sapevo che ieri sera non dovevo permetterti di venire qui, stiamo rischiando troppo e... >>
James le pose un dito sulle labbra. << Tranquilla, non mi ha visto nessuno, ho controllato bene prima di venire >>
Andavano sempre a finire così ogni volta che si incontravano di nascosto dai parenti. Lei aveva sempre paura che venissero scoperti. Certo, anche lui ne aveva, ma era pronto ad affrontarne le conseguenze. Lui amava Dominique, ed era pronto a lottare contro tutto e tutti per lei.
<< Vado in camera >> Le accarezzò una guancia << Ci vediamo tra poco >>
Le diede un leggero bacio sulla fronte e facendo meno rumore possibile uscì dalla stanza.
Era sempre così. Ogni volta che lei si faceva sopraffare dalla paura di essere scoperti dai parenti, lui le baciava la fronte per rassicurarla.
E funzionava davvero.
 
*
Ora ne aveva la certezza: sua madre non sarebbe cambiata mai! Come ogni anno era stata la prima, insieme a suo padre, ad arrivare alla Tana, e aveva costretto i suoi figli a prepararsi il più in fretta possibile, per non rischiare di perdere l’Espresso. E invece, come ogni anno, erano arrivati in largo anticipo. In quel momento James era seduto su una panchina di King’s Kross, vicino a lui Lily e poi suo padre. Sua madre, invece, era in piedi intenta a fare un monologo su come avrebbero dovuto comportarsi a scuola.
Sbuffò, spazientito, pensando che Albus aveva fatto bene a scappare in bagno prima che iniziasse “il Discorso”. Lily sbadigliò sonoramente accanto a lui, e questo sembrò depistare sua madre dall’argomento Scuola.
<< Lily, tesoro, sei stanca? Non hai dormito bene stanotte? >>
<< Ho fatto fatica ad addormentarmi ieri sera. E stamattina mi sono svegliata presto a causa di un urlo di Dominique >>
James si girò di scatto verso sua sorella lanciandole un’occhiata allarmata.
<< Come mai Dominique ha urlato? Le è successo qualcosa? >>
<< Stava per cadere dal letto >> rispose con noncuranza scrollando le spalle.
Ginny sembrava abbastanza convinta della risposta della figlia, distratta dalla preoccupazione di non veder tornare Albus.
<< Caro, forse dovresti andare a controllare che non sia successo niente ad Al >>
Harry si alzò svogliatamente dalla panchina, pensando però che forse era meglio alzarsi subito piuttosto che ascoltare le prediche di sua moglie.
Ginny si allontanò di poco dai figli, seguendo suo marito con lo sguardo con la speranza di scorgere Albus in mezzo alla folla che iniziava seriamente a infittirsi.
<< Mi dispiace >>
La voce di James era talmente bassa, che per un attimo Lily credette di averla solo immaginata. Si girò verso di lui rivolgendogli un’occhiata confusa.
<< Per stanotte. Non riuscivi ad addormentarti perché io e Dominique parlavamo in continuazione, vero? >>
Lily sorrise. << Si. Ma sono così contenta per voi due che per questa volta ci passerò sopra senza conseguenze per voi >>
James rise e, passando un braccio intorno alla sua spalla, la avvicinò a sé scompigliandole i capelli. Adorava più di ogni altra cosa la sua sorellina. Era l’unica a sapere di lui e Dominique, oltre a Cam, ovviamente, e aveva temuto il suo giudizio inizialmente, ma Lily era, se possibile, più entusiasta di loro di questa storia, e questo aveva tranquillizzato un po’ i loro animi. In fondo, se a Lily non sembrava così sbagliato, forse anche i loro genitori e tutti gli altri non avrebbero avuto troppo da ridire.
<< Ecco la tua bella >>
Lily ridendo gli indicò un punto della stazione da cui stavano arrivando Dominique, Louise e i loro genitori. Ma era normale che ogni volta il suo cuore doveva battere così forte in sua presenza? Iniziava seriamente a pensare che sarebbe morto di infarto di questo passo.
Poco più indietro iniziavano ad avvicinarsi anche Rose e Hugo con i loro genitori.
<< Bene, direi che è ora di salire sul treno >>
Ginny salutò prima Lily e Albus, appena tornato insieme a suo padre, per poi concentrarsi totalmente su di lui, con gli occhi lucidi.
<< Mamma... >> iniziò James.
Lei non gli diede tempo di formulare la frase che già lo stava abbracciando.
<< Oh, Jamie, sei già arrivato all’ultimo anno. Mi sembra ieri che ti ho preso per la prima volta tra le braccia >>
James alzò gli occhi al cielo, sorridendo, sua madre gli stava facendo esattamente lo stesso discorso che gli aveva fatto prima di partire per il suo primo anno.
<< Hai proprio rasgione, Sginnì >>
Ginny lasciò andare James e guardò Fleur, anche lei con gli occhi lucidi che teneva Dominique tra le braccia.
<< Oh, andiamo, non fatela tanto lunga, o perderanno il treno >>
Harry approvò le parole di Bill e dopo aver salutato anche Albus e Lily, si avvicinò a suo figlio per dargli una pacca sulla spalla (sapeva che lui ormai credeva di essere troppo grande per certe cose, quindi concedeva manifestazioni di affetto solo alla mamma).
Bill invece strinse la sua piccola Dominique tra le braccia. Era sempre un dolore vederla partire, come lo era stato a suo tempo con Victoire. Per Louise  era diverso, lui ormai era grande e sapeva cavarsela da solo. Dominique, invece, restava sempre la sua piccola principessa. Ma stava crescendo anche lei, e probabilmente avrebbe avuto la sua prima cotta, e allora chi l’avrebbe difesa e consolata? Sapeva che Louise era troppo piccolo ancora per queste cose e che Dominique lo considerava non abbastanza grande per potergli confidare certe cose. Guardò James, insieme a tutti i suoi cugini, che rideva su quanto erano patetici i loro genitori a fare ogni anno tutte quelle moine prima di lasciarli andare. Era lui la persona perfetta per difendere la sua piccola Dominique, questo era certo. Si avvicinò e lo prese per le spalle allontanandolo dal gruppetto.
<< Devi farmi una promessa, James. Io non sono ad Hogwarts da un po’, ma credo che le cose tra ragazzi e ragazze vadano più o meno come ai miei tempi. Tu e Dominique avete 17 anni, ormai, e ricordo bene come ci si sente a quell’età. Le ragazze cercano l’amore della loro vita, mentre i ragazzi, o almeno la maggior parte di loro, cercano... insomma, cercano quello >>
James rise tra sé e sé. Quei pensieri iniziavano a farsi strada nelle menti dei ragazzi già qualche anno prima, in realtà.
<< Io non voglio che Dominique soffra perché un ragazzo le ha promesso amore eterno solo per arrivare a... >>
James strabuzzò impercettibilmente gli occhi. Possibile che suo zio fosse arrossito?
<< Insomma, devi promettermi che la proteggerai tu da quei ragazzi. Anzi, se ci riesci cerca proprio di non far avvicinare nessuno a lei >>
<< Papà è tardi. Lascia andare James, dobbiamo salire sul treno >>
Entrambi si voltarono verso Dominique e annuirono.
<< Promettimelo, James >>
<< Hai la mia parola, zio Bill >> decisamente non avrebbe fatto avvicinare nessuno a Dominique. Non lo avrebbe permesso. Quindi, in fondo, non era proprio una bugia quella che gli stava dicendo.
Dopo un ultimo saluto generale, i ragazzi salirono tutti sul treno alla ricerca di un vagone libero per stare tutti insieme.
<< Si può sapere che ti ha detto mio padre? >> chiese Dominique, che camminava avanti a James.
<< Mi ha detto di proteggerti >>
La ragazza si girò un attimo verso di lui con aria scettica.
<< Proteggermi da cosa, scusa? >>
James si avvicinò ghignando al suo orecchio, in modo da far sentire solo a lei quello che le stava per dire. << Dai ragazzi che vogliono fare sesso con te >>
Non poteva vederla in faccia, ma giurò che fosse diventata più rossa della maglia che indossava.
 
13/12/2023
<< Smettila di torturare quella povera polpetta, ti prego >>
Solo qualche secondo dopo James riuscì a comprendere realmente le parole di Cam.
<< Vorrei tanto capire che cavolo le sta dicendo per starle così vicino mentre parla >>
Inizialmente non aveva capito a cosa si riferisse, ma poi, seguendo il suo sguardo, comprese molto bene quello che voleva dire. Al tavolo dei Corvonero c’era un ragazzo accanto a Dominique che le parlava praticamente a 2 cm dal suo orecchio.
Ad un sorriso fatto dalla ragazza, James non ce la fece più. Si alzò di scatto e uscì dalla Sala Grande, senza finire da mangiare. Subito dopo vide Dominique alzarsi per seguirlo. Sbuffò. Era una scena a cui doveva assistere ogni volta che un ragazzo si avvicinava a Dominique.
<< Ehy, Cam, ma perché James è andato via all’improvviso? Che gli è preso? >>
<< Credo abbia dimenticato qualcosa in camera >> Cercò di sembrare il più possibile tranquillo. Ma non era semplice, quando si trattava di raggirare Albus Potter.
<< Mmm... vado a controllare lo stesso >>
Ecco, appunto. Dannazione. Si alzò anche lui dal tavolo per cercare di fermare Albus, giurando a sé stesso che questa l’avrebbe fatta pagare cara a James.
 
*
<< Fermati James >>
Dominique stava correndo per raggiungerlo, tanto camminava a passo svelto. Gli prese una mano con le sue e lo fece voltare verso di lei.
<< Accidenti, James, si può sapere che ti è preso? >>
<< Che ti ha detto quel tipo? Era proprio necessario che ti parlasse a 2 cm dal viso? >>
Dominique sorrise, intenerita dalla gelosia di James. Sembrava un bambinone quando faceva così.
<< Mi ha chiesto se volevo andare a Hogsmade con lui sabato prossimo >>
Se James avesse potuto uccidere con lo sguardo, avrebbe potuto compiere un omicidio di massa in quel momento.
Dominique gli accarezzo piano una guancia, e lui sembrò tranquillizzarsi all’istante.
<< Gli ho detto che sono innamorata di un ragazzo e non mi andava di illudere lui. Perché il mio cuore appartiene già a un altro >>
James sorrise, la rabbia sparita totalmente dal suo viso, e la avvicinò a sé per i fianchi.
<< E chi sarebbe questo tipo? Devo essere geloso anche di lui? >>
<< Mmm... forse >>
Dominique rise prima di alzarsi sulle punte e baciarlo.
 
*
<< Albus, dai, torna a mangiare, tanto tra poco James tornerà. Figurati se salta un pasto, lui >>
Cameron tentò di dissuadere il fratello del suo amico da quella ricerca in svariati modi, ma Albus sembrava non ascoltarlo, occupato a osservare chiunque gli passasse davanti. Poi vide una coppia di ragazzi intenti a baciarsi, e, a guardarli meglio, la ragazza sembrava Dominique. Magari avrebbe potuto chiedere a lei se aveva visto James. Sorrise tra sé al pensiero che la ragazza avrebbe di certo voluto infliggergli qualche maledizione se l’avesse interrotta. Ma la cosa lo divertiva troppo. Accelerò il passo, ma quando si avvicinò ai due, si rese conto che il ragazzo sembrava proprio James. Andiamo, era impossibile che Dominique stesse baciando James. Era impossibile, contro natura, sbagliato. E allora perché il ragazzo sembrava sempre di più suo fratello?
<< James...? >> Provò a chiamarlo, sperando con tutto il cuore di sbagliarsi.
I due ragazzi si voltarono di scatto verso di lui, il terrore disegnato negli occhi di entrambi. E, dannazione, erano proprio suo fratello e sua cugina.
<< Scusa, James. Ho provato a fermarlo, ma... >>
Albus si girò di scatto verso Cameron. Quindi lui sapeva tutto? E, quindi, facevano davvero sul serio, quei due?
<< Mi spiegate  che cavolo sta succedendo? E perché eri attaccato come un polipo a nostra cugina? >>
L’inflessione che Albus aveva alla parola “cugina” non gli piacque affatto. Sembrava volesse esprimere tutto il suo disgusto con quella parola. D’istinto si mise davanti a Dominique, come per proteggerla dalla cattiveria che sgorgava dagli occhi e dalle parole di Albus.
<< Fammi spiegare, Al >>
<< Spiegare? >> chiese sarcastico << Direi che era piuttosto ovvio quella che stava succedendo qui. Ma ti rendi conto di quello che fai? Come ti è passato per la testa di baciare tua cugina? Perché, se non te lo ricordi, lei è tua cugina. Nostra madre e suo padre sono fratelli. Non ti vergogni nemmeno un po’ di quello che fai? >>
<< Smettila, Al! Con che diritto vieni qui a dirmi con chi posso o non posso stare insieme?! >>
Dalle labbra di Albus uscì una risata maligna << Stare insieme?! E’ tua cugina, James. TUA CUGINA. Come puoi dire di stare insieme a lei? Cos’è questa, una trovata per far imbestialire mamma e papà? Complimenti, ci riuscirai benissimo! >>
A quel punto non ce la faceva più. Si avvicinò ad Albus e gli diede un pugno in pieno viso. Come si permetteva di parlare in quel modo? Lui non sapeva niente della loro storia. Non sapeva quanto lui e Dominique avevano lottato contro quel sentimento che era nato poco alla volta. E non poteva permettersi di parlare in quel modo. Non davanti a Dominique, dopo tutta la fatica che aveva fatto per convincerla a lasciarsi andare. Che diritto aveva lui di rovinare tutto?
<< Ma sei impazzito? >>
Non voleva ascoltare più una sola parola uscire dalla sua bocca.
Prese Dominique per mano e la portò lontano da lì. La sua priorità, ora, era capire cosa frullava nella testa di lei. Trovò un’aula libera e ci entrò insieme alla ragazza chiudendosi la porta alle spalle.
<< Minnie... >> La chiamò piano, avvicinandosi a lei.
Sembrò risvegliarsi solo in quel momento, e piccole lacrime iniziarono a solcarle il viso.
<< Che abbiamo fatto, James? Non dovevamo nemmeno iniziarla, questa cosa assurda. Lo sapevo che non avrebbero capito, e ora... come facciamo, James? >>
La strinse tra le braccia, cercando di farla calmare.
<< Capirà, vedrai. E’ stato lo shock del momento a farlo parlare. Ma lo conosco, gli passerà presto, vedrai >>
<< Che facciamo ora, James? >>
<< Io ci tengo a noi, Minnie >>
<< Anche io, ma... >>
James le prese il viso tra le mani. << E allora non dobbiamo farci intimidire dalle sue parole >>
Dominique annuì piano, non convinta a pieno delle parole di James. Gli allacciò le braccia al collo e nascose la testa nella sua spalla. Come poteva una cosa così bella essere allo stesso tempo così sbagliata?
 
13/03/2024
<< Si può sapere dove mi stai portando? >>
<< Non ti dirò niente. Devi solo fidarti di me >> le sussurrò James in un orecchio, per poi continuare a camminare tenendola per mano.
Pochi minuti prima, James era entrato di soppiatto nel dormitorio di Dominique e l’aveva svegliata con un bacio. Quel giorno avrebbe compiuto 17 anni, e lui aveva in mente una sorpresa. Per questo, dopo averla fatta vestire, l’aveva bendata e l’aveva portata fori dalla torre di Corvonero.
<< Ma non mi dai un indizio? Un aiutino piccolo piccolo! >>
La risata limpida di James le strinse il cuore.
<< Nemmeno per sogno! >>
Dominique sbuffò divertita e rimase in silenzio, curiosa di sapere dove l’avrebbe portata James, fin quando non sentì il freddo penetrarle nelle ossa.
<< Aspettami un attimo qui. Torno subito! >>
<< Cosa? >> James le lasciò la mano << No, Jay. Non lasciarmi sola >>. La sua voce era poco più che un sussurro.
Dopo pochi secondi James la raggiunse e le tolse la benda. Quello che Dominique vide fu il ragazzo sorridente con la sua scopa in mano, il cielo dietro di lui pronto per albeggiare.
<< Jay, che...? >>
Il ragazzo salì in groppa alla sua scopa << Salta su >>
Anche se un po’ titubante, fece quello che James le aveva chiesto, e partirono subito. Una folata di vento gelido li investì immediatamente, e Dominique si strinse ancora di più al ragazzo.
Dopo pochi minuti di volo, i due si fermarono proprio sul punto più alto della scuola, da cui si vedeva il panorama della Foresta Proibita, del Lago Nero e di tutte le montagne in lontananza. Dietro queste ultime, poi, si iniziava ad intravedere il sole, più grande del solito e rossissimo, pronto a sorgere.
Dominique assisteva senza fiato alla scena. Era la prima alba della sua vita, e James le aveva regalato il più bel panorama per guardarla.
<< Wow >> fu l’unica cosa che riuscì a dire, prima di girarsi verso il ragazzo e abbracciarlo, ripetendogli in continuazione “grazie”.
James la strinse a se. << Ti amo >>
La ragazza aveva gli occhi lucidi. Sapeva che ci teneva veramente a lei, ma non le aveva mai detto che l’amava. Presa dall’euforia che stava provando, lo baciò con uno slancio tale che per poco non fece cadere entrambi a terra.
Quando la mancanza di fiato divenne insopportabile, si staccarono lentamente, continuando, però, a tenere unite le fronti, in un bisogno incontrollabile di sentire l’altro a contatto con la propria pelle.
<< Ti amo anche io >> sussurrò la ragazza. James, allora, la baciò di nuovo, stringendola a sé ancora più forte. Le mani iniziarono a correre sulla sua schiena, sopra il pesante maglione che indossava. Merlino, aveva una voglia matta di sentire la pelle di lei a contatto con la sua. Lentamente le sue dita andarono a sollevarle un poco il maglione e poi iniziarono ad accarezzarle la pelle.
Dominique rabbrividì. Non aveva mai provato quelle sensazioni. Voleva solo che James continuasse a baciarla e ad accarezzarla dolcemente, come se lei fosse la cosa più preziosa per lui. E lei si sentiva esattamente così tra le sue braccia. Niente poteva scalfirla quando era insieme a lui, perché sapeva che l’avrebbe protetta sempre. Fu per questo che, in quel momento, Dominique prese la decisione più importante della sua vita.
<< Voglio fare l’amore con te >> sussurrò. Sapeva che lui aveva già avuto esperienze in quel campo, mentre lei ancora no. Per questo abbassò subito lo sguardo, perché aveva paura, ma non dell’atto in sé, semplicemente di non essere all’altezza.
James cercò il suo sguardo, col cuore che, a quelle parole, aveva preso a battergli furiosamente nel petto. Sapeva che sarebbe stata la sua prima volta, e voleva essere sicuro che lei fosse consapevole di quello che gli aveva chiesto. << Sei...? >> Non riusciva nemmeno a parlare, la bocca totalmente asciutta. Fu allora che Dominique si sollevò sulle punte e lo baciò di slancio ancora una volta, e la mente di James si annebbiò. Se avesse detto a qualcuno da quanto tempo aspettava quel momento, probabilmente non ci avrebbe creduto. Erano anni che intimamente desiderava lei e il suo corpo, e non come desiderava le altre ragazze. No. Il suo era un pensiero fisso e costante in cui immaginava di amarla come meritava di essere amata, perché lei era speciale e aveva bisogno di qualcuno che la facesse sentire tale. E lui desiderava così tanto essere quel “qualcuno”, che non ebbe la forza di protestare, di fermarsi per chiederle se era veramente quello che voleva. Semplicemente voleva cedere al suo desiderio, per amarla come con nessuna mai aveva fatto e come nessuno avrebbe mai fatto con lei.
 
07/04/2024
<< Devo andare, James >>
Dominique si mise seduta su quel letto improvvisato. Erano in una specie di parco abbandonato in cui non andava mai nessuno. Lì avevano steso una coperta ed erano rimasti stesi tutto il tempo a scambiarsi baci, come se in quel posto mai nessuno li avrebbe scovati. Quel parco era diventato il loro rifugio, il posto dove incontrarsi di nascosto da tutti quando non erano ad Hagwarts. E in quei giorni, a casa per le vacanze di Pasqua, potevano incontrarsi solo per poco tempo.
Anche James si mise a sedere, sbuffando contrariato per le parole della ragazza. Perché il tempo con lei passava sempre così velocemente?
Dominique si sporse e gli diede un leggero bacio sulle labbra, per poi alzarsi in piedi pronta a Smaterializzarsi.
<< Ci vediamo tra un paio di ore alla Tana >>
Appena Dominique scomparve, James si stese ancora una volta sulla coperta. Tra poche ore sarebbero andati tutti alla Tana per la tradizionale cena di Pasqua, e, come ogni volta, avrebbe dovuto fingere che tutto ciò che ormai legava lui e Dominique non fosse mai esistito. Lily diceva sempre che solo un cieco non si accorgerebbe degli sguardi che si lanciavano ogni volta. Eppure, a quanto pareva, riuscivano a ingannare benissimo i loro parenti, visto che nessuno si era ormai accorto di niente.
Ormai tutti i cugini che erano ad Hogwarts quell’anno avevano scoperto tutto. Il primo era stato Albus, che dopo una sfuriata iniziale aveva accettato la loro relazione. Poi era stato il turno di Rose e Hugo, seguiti qualche giorno dopo da Lucy. Anche Louise, l’ultimo a scoprire della loro relazione, nonostante Dominique fosse molto preoccupata del giudizio del fratello, aveva accettato abbastanza bene la cosa.
Un sospiro uscì dalle sue labbra. Sperava con tutto il cuore che anche gli adulti avrebbero capito, col tempo.
 
*
Domonique si Materializzò a casa di sua sorella. Poco prima le aveva mandato un gufo in cui le diceva di passare da casa sua prima di andare alla Tana perché voleva parlarle, ma non aveva specificato di cosa. Era un po’ in ansia, in effetti. Temeva fosse successo qualcosa di grave.
<< Vicky? >> la chiamò.
Subito sua sorella scese le scale di casa << Eccoti, finalmente >>
<< Teddy dov’è? >>
<< E’ già alla Tana con Alexander. Volevo fossimo sole in casa per parlare >>
Ecco, ora era veramente spaventata. Che cosa poteva essere di così urgente e segreto da volere che neanche Teddy ascoltasse?
<< Vicky,è successo qualcosa? Mi stai facendo preoccupare >>
<< Non lo so. Dimmelo tu cosa è successo. O forse dobbiamo chiederlo a James? >>
Il terrore si impossessò di lei. Come poteva averlo scoperto?
<< Vedo che hai capito di cosa volevo parlarti >>
<< Come...? >>
<< Come l’ho scoperto? Volevo chiederti una mano per Alexander, e volevo prendere in prestito la Bacchetta giocattolo che avevi da piccola. So che la tieni ancora conservata. Così sono passata da casa, ma la mamma mi ha detto che non c’eri, che eri uscita. Sono salita lo stesso in camera tua e, involontariamente, ho visto queste >>
Prese dal cassetto di un mobile lì vicino alcune lettere. Guardando meglio, Dominique si rese conto che erano le sue lettere, quelle che James le aveva mandato in quei giorni, per dirle di volta in volta a che ora si sarebbero incontrati. E sulla prima, dannazione!, c’era scritto anche il luogo preciso in sui si sarebbe dovuta Materializzare.
<< Mi è bastato seguire le indicazioni scritte su una di queste per capire dove eri. Devo ammettere che trovavo strano che alla fine di ogni lettere ti scrivesse I love you, ma non ho sospettato niente, finchè non vi ho visti stesi a terra a baciarvi >>
L’inflessione che sua sorella aveva dato a quell’ultima parola le ricordava tanto la reazione di Albus, quando li aveva scoperti.
<< Ti rendi conto che siete cugini, tu e James, vero? >>
<< Ma va?! Non me ne ero resa conto! >> Non voleva risponderle così, in fondo aveva tutte le ragioni di essere così scettica riguardo la loro relazione. Ma, dannazione!, era stanca di sentirsi dire che erano cugini, e due cugini non dovevano fare quello che facevano lei e James. Ma credevano davvero che lei non ci avesse pensato? Che avesse ceduto ai suoi sentimenti senza mai lottare contro sé stessa? Lo sapeva, lo sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto cedere. Ma, davvero, non ce la faceva proprio a pentirsi quando era con James. A volte le capitava di pensare che non avrebbero mai dovuto iniziarla, quella relazione. Ma quando c’era lui tutto era così perfetto che ogni dubbio si allontanava, abbagliato dalla luce del sorriso di James.
<< Da quanto va avanti questa storia? >>
<< Un anno e mezzo, quasi >>
Victoire si strofinò gli occhi. Non poteva credere che quella pazzia andasse avanti da un anno e mezzo. Senza che nessuno se ne fosse accorto, poi.
<< Un anno e mezzo >> ripetè, piano << Bene. Devi chiudere con lui subito. È durata anche troppo questa storia >>
<< Ma, Vicky... >>
<< Niente ma, Dominique. Questa storia deve finire immediatamente >>
La ragazza era ormai quasi in lacrime << Ma tu non capisci... >>
<< No, Dominique, sei tu che non capisci! Sei maggiorenne, ormai. Devi iniziare a ragionare come un’adulta. E, francamente, questa cosa di James mi sembra molto infantile >>
<< Non puoi parlare così, Vicky. Tu non hai idea di quanto io ci abbia provato a rinnegare quello che provavo >>
<< Ci credo, Domi >> il suo tono, adesso, si era addolcito << Ma è proprio questa la differenza tra una ragazzina e una donna: la capacità di controllare le proprie emozioni, di non cedere, anche se queste ci sembrano troppo forti da contenere. Ragiona un attimo: è da un anno e mezzo che andate avanti così, e immagino che siate sicuri di quello che provate. Ma, allora, perché non avete detto niente a nessuno? Se siete così sicuri di amarvi e di voler passare la vostra vita insieme, avreste dovuto dirlo da un po’ ai nostri genitori. Invece non l’avete ancora fatto. E sai perché? Perché sapete che loro non capirebbero e farebbero di tutto per allontanarvi. Per come la vedo io, la vostra storia può andare in 2 direzioni: o vi lascerete, a un certo punto, perché capirete di non essere fatti l’uno per l’altra, oppure deciderete di passare tutta la vita insieme, e a quel punto dovrete fare davvero in conti non i nostri genitori. E loro vi obbligheranno a lasciarvi. E conosci papà: sai che farà di tutto per allontanarvi >>
Victoire fece una piccola pausa, dando il tempo a Dominique, che nel frattempo non aveva più emesso un suono, di elaborare quello che le aveva appena detto. Poi continuò << Io ti voglio un bene dell’anima. Sei mia sorella, non potrebbe essere altrimenti. Per questo non voglio vederti soffrire. Fidati, lasciarlo ora è la cosa più giusta: più avanti andrai, più ti sarà difficile farlo >>
Vedendo che ancora non dava segni di vita, si avvicinò alla sorella e le sfiorò un braccio. Come se si fosse appena riscossa da un sogno lunghissimo, Dominique spostò lo sguardo sulla sorella, dando il via libera alle lacrime di scendere sul suo viso. Victoire la abbracciò immediatamente: la sua sorellina meritava un amore da poter vivere alla luce del sole, non uno da tenere nascosto.
<< Mi dispiace, Domi, ma devi lasciarlo oggi stesso, altrimenti dirò tutto a mamma e papà >>
La presa di Dominique sul vestito della sorella si fece più stretta.
<< Lo dico per il tuo bene, Domi, davvero! >>
E lei lo sapeva che le parole di Victoire erano vere. L’aveva sempre saputo, in cuor suo, che non ci sarebbero state possibilità di vivere il suo amore con James come due persone normali. Sentire le parole della sorella le aveva solo fatto aprire gli occhi. Odiava essere così perfettamente Corvonero anche in queste cose, ma, anche se le faceva dannatamente male, avrebbe dovuto lasciare James quello stesso giorno.
 
*
Quando si Materializzarono alla Tana, la prima a venire loro incontro fu nonna Molly, che le abbracciò contemporaneamente, felice di vedere anche le ultime due persone che mancavano ancora all’appello. Subito Dominique pensò allo sguardo pieno d’amore che la nonna le rivolgeva ogni volta, e al suo sorriso caloroso. Sarebbe stato ancora così, se avesse scoperto che due dei suoi nipoti se ne infischiavano del legame di sangue che li univa?
Salutò il resto degli adulti, per poi dirigersi dai suoi cugini, che erano nel pieno di un torneo di scacchi. In quel momento stavano giocando Albus contro Rose.
<< Ciao Dominique >>
La prima a salutarla era stata Lily, la quale stava aspettando il suo turno per giocare. Subito James, che non l’aveva ancora vista perché girato di spalle, si girò a guardarla.
<< Ehy >> fu l’unica cosa che le disse, prima di rivolgerle un sorriso caldissimo. Sorriso che le fece tremare le gambe e che le fece comparire una voce nella testa che gridava “Non farlo! Perché vuoi distruggere l’unica cosa bella che ti sia mai capitata?”.
Ma doveva farlo. Prima di perdere completamente le forze per farlo. Lanciò uno sguardo in direzione di Victoire, e vide che la stava guardando, che aspettava il momento in cui avrebbe preso da parte James per rompere con lui.
Prese un bel respiro prima di parlare << James, hai un minuto? Ho bisogno di parlarti >>
Uno sguardo malizioso si accese nei suoi occhi e subito si alzò in piedi << Certo! >>
<< James, dopo Rose e Albus tocca a noi due scontrarci >> lo avvertì Hugo << Se non torni in tempo, vinco io a tavolino >>
Il cugino sorrise malandrino << Tranquillo! Non ho intenzione di lasciarti vincere così >> poi si rivolse a Dominique << Andiamo? >>
La ragazza annuì e si avviò verso le scale, in modo da trovare una stanza tranquilla in cui parlare senza la paura di essere ascoltati.
La voce di nonna Molly, però, li raggiunse prima di essere arrivato al piano superiore
<< Ragazzi, dove state andando? Tra 5 minuti si mangia >>
La voce di James la raggiunse lontana << Scendiamo tra poco, tranquilla >>
I due entrarono nella camera che un tempo era appartenuta a Ginny, e Dominique chiuse la porta. Poi si girò verso James sospirando.
<< Minnie, che hai? Stai bene? >> le chiese preoccupato.
<< Si >>
Nel pronunciare quella semplice sillaba, però, la voce le si incrinò terribilmente.
<< Ehy, sono qui. Va tutto bene >>
E Dominique voleva crederci. Voleva davvero pensare che sarebbe andato tutto bene, ma stava per rovinare tutto. James l’avrebbe odiata per la sua eterna debolezza, e avrebbe fatto bene. Anche lei si odiava per non avere il coraggio che aveva James. Ma lei era solo una Corvonero, il coraggio non era la sua caratteristica; lei era razionale, fin troppo a dir la verità, ed era proprio questa estrema razionalità che le faceva sempre analizzare tutte le situazioni e tutte le possibili implicazioni che avrebbero potuto portare. E si odiava immensamente per essere così anche in questa situazione.
James le sfiorò una guancia in una lievissima carezza, e Dominique si spostò di scatto, come se si fosse scottata.
<< Devo parlarti, James >>
<< Questo l’ho capito. Minnie, mi stai spaventando. Che diavolo succede? >>
Dominique prese un respiro profondo prima di parlare << Dobbiamo finirla qui, James >>
<< Cosa? >> la sua voce faceva trasparire tutta la sua incredulità.
<< Hai capito bene, James. Non possiamo più andare avanti in questo modo. Dobbiamo lasciarci >>
<< Tre ore fa non sembrava la pensassi in questo modo. Cosa è cambiato nel frattempo? >>
Non voleva, non poteva credere che Dominique volesse lasciarlo.
<< Non andrà a finire bene tra di noi, James. Non possiamo nasconderci per sempre. E non possiamo dirlo ai nostri genitori, non capirebbero >>
<< Questo non è detto. Potrebbero capire >> Non poteva, non poteva finire così, dannazione!
Dominique rise ironica << Credi davvero che potrebbero capire? Mia madre e tua madre, probabilmente, morirebbero sul colpo e mio padre ti ucciderebbe >>
<< Non è detto. Potrebbero davvero capire, alla fine. Come hanno capito i nostri fratelli e gli altri >>
<< Ma loro sono ragazzini ancora! Gli adulti non la prenderanno mai così >>
<< Non puoi esserne sicura >>
Domonique abbassò lo sguardo << Victoire ci ha visti, oggi, e l’ha presa malissimo. E lei è un’adulta: è così che la prenderanno gli altri >>
James la prese per le spalle << Capisco che tu sia sconvolta per quello che ti ha detto tua sorella, ma le passerà, come è passata ad Albus la prima volta che ci ha visti. Noi due ci amiamo, Minnie. Dobbiamo lottare per questo! >>
Le lacrime iniziarono a solcare il viso della ragazza << Come possiamo lottare per qualcosa che non può avere futuro, James? Dobbiamo arrenderci prima che sia troppo tardi >>
Proprio mentre James stava per ribattere ancora una volta, la porta si aprì, rivelando una Lily imbarazzata per la consapevolezza di aver interrotto probabilmente qualcosa di importante.
<< Scusate, ma nonna Molly mi ha mandato ad avvisarvi che il pranzo è pronto >>
Dominique approfittò dell’abbassamento di guardia del ragazzo e si liberò dalla sua presa << Mi dispiace, è finita! >> sussurrò prima di uscire dalla camera, lasciando James con un grande vuoto che si espandeva dentro di lui.
 
*
<< Dovresti mangiare, Dom >>
La voce di Rose le giunse lontana, anche se, in realtà, era seduta proprio accanto a lei. Le lanciò un’occhiata assente, mormorando semplicemente un “Non mi va”.
Victoire, appena scese le scale, le aveva chiesto com’era andata, e l’aveva rassicurata dicendole che tutto presto sarebbe passato. Lei, però, non ne era tanto sicura. Lo sguardo ferito di James non era una cosa che avrebbe dimenticato tanto facilmente.
<< Dominique, James, allora come va la preparazione per i M.A.G.O.? >>
La voce di zio Percy la risvegliò ancora una volta.
<< Bene >> si limitò a rispondere la ragazza, facendo quasi fatica a riconoscere la sua stessa voce, tanto era bassa e roca.
<< Perfetto. E tu, James? >>
Non si girò a guardarlo, non ne aveva la forza. Ma ebbe l’ennesimo blocco al cuore nel sentire la sua voce, anch’essa senza colore e senza espressione, proprio come la sua. E il vuoto dentro di lei si ampliò ancora di più al pensiero del male che stava facendo anche a lui.
<< Oh andiamo, Percy! Oggi è Pasqua e stiamo festeggiando tutti insieme qui a casa. Non dovremmo parlare di scuola anche oggi! >>
Per fortuna la voce di zio George interruppe l’ennesima domanda sulla scuola. Adesso che l’attenzione si era spostata da loro, poteva tornare a essere invisibile.
<< Piuttosto, chiediamo loro se hanno una persona speciale nel loro cuore >>
Dominique alzò di scatto la testa in direzione dello zio e vide una luce tremendamente divertita nei suoi occhi. << James? >>
<< Non più >>
Ancora una volta la sua voce le arrivò assente e priva di emozioni. Lo squarcio nel suo cuore, intanto, diventava ancora più grande, sempre di più. Non sapeva se sarebbe riuscita a reggere ancora per molto.
<< Che risposta insoddisfacente, James. Da te mi sarei aspettato molto do più. E tu, piccola Dominique, c’è qualcuno nel tuo cuore? >>
<< No che non c’è nessuno, George >> proruppe suo padre, dopo aver scampato la morte per essergli andato di traverso il cibo che stava mangiando << E’ ancora piccola per queste cose! >>
Per fortuna suo padre l’aveva salvata. Era solo riuscita a sentire lo zio George che gli ricordava che loro a 17 anni avevano fatto anche di peggio, ma le bastava. L’importante era non avere più l’attenzione su di sé. Si alzò in fretta dal tavolo e uscì dalla cucina prima che qualcuno potesse notare le sue lacrime.
Riuscì a fare solo pochi passi, però, prima che qualcuno la fermasse e la facesse scontrare contro il suo torace per abbracciarla.
James.
Il suo profumo le invase le narici e lei non potè fare altro se non stingersi maggiormente a lui.
<< Possiamo farcela, Minnie >>
La ragazza scosse la testa << No, Jay, non possiamo. Io non posso farcela. Perdonami >>
James le prese il viso tra le mani << Ascoltami bene. So che è difficile, ma finchè saremo insieme andrà tutto bene. Anche se reagissero nel peggiore dei modi, non riuscirebbero a separarci >>
<< Non possiamo, James >>
Il ragazzo poggiò la fronte su quella di Dominique << Ce la faremo >>
<< No >>
<< Si >> Avvicinò le labbra a quelle di lei e la baciò. Sapeva che non c’era modo di convincerla con le parole, era troppo intelligente per farsi abbindolare dalle sue parole. Ma sperava, almeno, di convincerla scatenando in lei tutti i sentimenti che provava per lui. Era l’unica arma che poteva utilizzare e non aveva intenzione di cedere.
Un misto di voci che chiamavano i due ragazzi li colse di sorpresa e li fece staccare immediatamente. L’incubo peggiore di Dominique si era appena avverato: tutta la famiglia li stava guardando.
 
*
<< Ti rendi conto di quanto sia sbagliato tutto quanto, vero? Sei una Corvonero, dove diavolo è finita tutta la tua decantata intelligenza? >>
 << Papà... >> cercò di obiettare Dominique, ma le lacrime e il groppo che aveva in gola le impedivano di parlare.
<< Non sci posso credere. Eri una ragassa così intellisgente. Come ti è venuto in monte di comportarti così da sconsiderata? >>
<< Mamma, non... >> Victoire cercò di aiutare sua sorella, evidentemente in difficoltà.
<< Non immischiarti, Victoire >> la interruppe suo padre << Torna a casa e porta con te anche Louise. Noi dobbiamo finire di discutere con Dominique >>
<< Ma... >> provò ancora la giovane donna.
<< Fa come ti ha detto tuo padre sensa discutere >>
Victoire lanciò un ultimo sguardo a Dominique, che non aveva ancora avuto il coraggio di guardare i loro genitori negli occhi. Le dispiaceva lasciarla da sola, vedeva che non aveva la forza di rispondere ai loro rimproveri. Ma alla fine fece quello che i suoi genitori le avevano ordinato: prese Louise per mano e si Smaterializzò da lì, con l’immagine dei suoi genitori che avevano ricominciato ad accusarla di essere stata un’incosciente per non aver pensato alle conseguenze del suo atto infantile.
 
*
<< Si può sapere che diavolo ti è venuto in mente? >>
Stessa scena in casa Potter. Ginny ed Harry erano in piedi di fronte a James, mentre Lily e Albus erano stati mandati in camera loro per lasciarli discutere senza intromissioni.
<< Tra tutte le ragazze che avresti potuto avere... Ma che ti ha detto il cervello? >> continuò Harry.
<< Sei sempre stato impulsivo e imprevedibile, James, ma addirittura questo ?! >> continuò Ginny << Perché proprio lei? >>
<< Perché la amo >>
Harry rise amaro << La ami? Non lo sai nemmeno cosa è l’amore, alla tua età >>
<< Oh, certo! E voi due, invece, che vi siete messi insieme quando tu eri al VI anno e la mamma solo al V? >>
<< Erano tempi diversi, i nostri >> ribattè Harry.
<< Ma non è questo il punto >> si intromise Ginny << Avresti potuto scegliere veramente qualunque altra ragazza >>
<< Ma non erano tutte quelle ragazze che volevo >>
Ginny si strofinò gli occhi con la mano. Reale o no, suo figlio credeva davvero di provare qualcosa per sua cugina. Come avrebbe potuto fargli capire che non poteva, che non doveva assolutamente avere certi pensieri per una ragazza che aveva il suo stesso sangue?
 
02/06/2024
Dominique stava passeggiando nel giardino di casa, alla ricerca di fiori da mettere nei vasi. Un pop la fece girare di scatto.
Il cuore iniziò a batterle furioso nel petto. Aveva la sensazione che volesse uscire dal suo corpo per buttarsi tra le sue braccia ancora una volta, perciò si posò una mano sul petto, con la stupida illusione di riuscire a fermarlo. Sospirò rassegnata, impossibile farlo quando c’era lui di mezzo.
<< James >> lo chiamò, quando vide che stava andando verso la villa.
Il ragazzo si girò sollevato, tirando un sospiro di sollievo. Doveva assolutamente parlarle, ma non voleva entrare in casa. Non voleva vedere le facce deluse dei suoi zii, gli bastavano già quelle dei suoi genitori.
<< Che ci fai qui? >>
<< Devo parlarti >> rispose avvicinandosi a lei.
<< Mi dispiace, James, ma non puoi stare qui. E poi io devo tornare dentro. Mia madre sta aspettando i suoi fiori >>
<< E’ importante, Dominique. Non sarei venuto se non lo fosse >>
<< Non posso, cerca di capire. Torna a casa, James >>
Detto questo, lo superò avviandosi verso casa.
<< Sto partendo! >>
Quasi lo urlò, tanto era il bisogno di farla rimanere lì.
Dominique si girò e lo guardò cercando ancora di sembrare tranquilla. << Buon viaggio, allora >>
<< Non hai capito >> si avvicinò di qualche passo con cautela, non voleva farla scappare di nuovo << Vado via >>
<< Che... che significa? >>
Continuò ad avvicinarsi pochi passi alla volta << Vado a vivere in Italia. Lì frequenterò l’Accademia per diventare Auror >>
<< Perché proprio in Italia? In Inghilterra non andava bene? >> chiese con gli occhi lucidi.
<< E’ stato mio padre a consigliarmi di frequentare quella italiana. Dice che è la migliore in tutta Europa. Crede che io sia tanto stupido da non capire che lo fa solo per allontanarmi da te >>
Dominique girò la testa di lato, cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime e stringendo più che poteva i fiori che aveva in mano.
James la guardò con una morsa allo stomaco che gli faceva un male incredibile.
<< Dai a me questi fiori. Li stai torturando >>
“Sempre il solito stupido” pensò Dominique mentre lui le sfilava i fiori di mano. E si ritrovò a pensare che lei, in fondo, adorava quando lui cercava di sdrammatizzare le situazioni più tese per regalarle un sorriso. Ma questa volta non c’era riuscito. Niente avrebbe potuto risollevarle il morale dopo quello che aveva sentito.
Sentì alcune lacrime sfuggire al suo controllo.
<< Ehy, che fai, piangi? >> le chiese cercando di sorridere, carezzandole col dorso della mano la guancia sinistra.
La sua espressione tornò seria quando vide che non rispondeva. La conosceva bene, la sua Dominique. Sapeva che se solo avesse provato a dire qualcosa, sarebbe scoppiata a piangere, e la abbracciò, la abbracciò più forte che poteva.
A quel punto Dominique non ce la fece più. Strinse tra le mani la maglia di James e iniziò a piangere disperata. https://www.facebook.com/kla.ca.12

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Capitolo 5
*** 5 anni dopo... ***


28/04/2029

Era fermo di fronte allo specchio da qualche minuto, ormai. Si stava guardando, ma non realmente. Stava per uscire con una ragazza, Vanessa, che frequentava con lui il corso per diventare Auror. Una ragazza anche molto bella, a detta degli altri suoi compagni di corso. Era da molto che lei gli chiedeva di uscire insieme, ma lui aveva sempre rifiutato. Lo incuriosiva quella ragazza, doveva ammetterlo, e in un’altra situazione magari sarebbe stato anche interessante conoscerla meglio. Ma con le ragazze aveva chiuso ormai, e aveva sempre declinato i suoi inviti con la scusa che era stanco dall’addestramento. Che poi in parte era vero. Era strano, non si era mai impegnato a scuola, e ora, invece, metteva anima e corpo in quello che faceva.
Quel pomeriggio, però, all’ennesima richiesta della ragazza, aveva accettato. La settimana precedente Lily era passata a trovarlo, e lo aveva rimproverato di non avere più una vita vera. Aveva ragione, e per questo aveva deciso di uscire con Vanessa. Magari con lei sarebbe riuscito a non pensare troppo per una sera. Magari lo avrebbe aiutato davvero.
Guardò l’orologio Babbano che gli aveva regalato nonno Arthur. Erano le 20:45, e alle 21:00 avrebbe dovuto essere a casa di Vanessa. Aveva ancora il tempo per bere qualcosa prima di Smaterializzarsi. Andò in cucina e prese la bottiglia di Whisky Incendiario. Proprio mentre stava per versare la bevanda in un bicchiere, sentì picchiettare alla finestra. Si girò incuriosito ed ebbe un tuffo al cuore. Non era un semplice gufo, quello che era appena arrivato. Era una rarissima civetta nera. Proprio come quella di...
Scosse la testa e si avvicinò alla finestra per prendere la lettera che il piccolo volatile portava. Magari non era lei a scrivergli.
Afferrò con delicatezza la zampa dell’animale e sfilò la lettera.
James Sirius Potter
La sua mano tremò appena, una volta riconosciuta la calligrafia. Immediatamente aprì la busta e ne estrasse la lettera. Fece un respiro profondo e iniziò a leggere.
Ciao James,
come va?
Lo so, è un inizio stupido, ma è da così tanto tempo che non ci sentiamo che non so come iniziare questa stupida lettera. Avrei voluto parlarti guardandoti negli occhi, ma non credo che ce l’avrei fatta. Mi manchi...
Ma non ti ho scritto per dirti questo.
Il vero motivo per cui ti scrivo oggi è un altro.
Ricordi Adam Leheroy? Era un Tassorosso del nostro stesso anno.
Beh, in questi 5 anni mi ha fatto un corte spietata. E, conoscendolo, ho scoperto che è davvero una bella persona. Credo che avrei potuto anche innamorarmi di lui prima, se non... beh, lo sai. Non sei ancora uscito del tutto dal mio cuore.
E comunque lui dice di amarmi davvero, e un po’ di tempo fa mi ha chiesto di sposarlo.
E io ho accettato.
Domenica 14 ci sposiamo.
So che avresti voluto saperlo prima, che avresti dovuto saperlo prima, ma non trovavo il coraggio di dirtelo. In fondo sei sempre stato tu quello in grado di affrontare qualunque situazione, no? Il Cappello Parlante ci ha visto giusto con noi due: tu Grifondoro doc e io perfetta Corvonero. E questa distinzione ci ha caratterizzato perfettamente. Tu sei sempre stato quello che non aveva paura delle conseguenza delle nostre azioni, mentre io ho sempre considerato tutti gli aspetti della nostra situazione, finendo per essere fin troppo razionale. Forse eravamo destinati a questo, a prendere strade diverse. Io con Adam, e tu con qualcuno che non abbia paura come ne ho avuta io. Spero che ci sia davvero questa persona per te.
Ovviamente anche lei è invitata al matrimonio, ma soprattutto spero che ci sia tu. Ho bisogno che tu sia vicino a me quel giorno. So che è difficile, ma torna a essere il ragazzo sempre pronto a proteggermi, nonostante tutto, ne ho bisogno. Devo vederti per avere il coraggio di fare questo passo. Lo so, sono egoista, e magari tu non ci vuoi venire. Ti capirei. Volevo solo farti sapere che mi farebbe piacere vederti quel giorno.
E poi mia madre ha organizzato una specie di riunione di famiglia a Villa Conchiglia. In pratica sei invitato a passare le tue giornate con tutti i parenti da lunedì 8 al giorno del matrimonio. Sarà come tornare indietro nel tempo a quando ci riunivamo tutti alla Tana il giorno prima di partire per Hogwarts e restavamo tutta la notte svegli a parlare tutti insieme.
Se partecipassi a questa cosa mi farebbe davvero piacere.
So che sarà difficile, lo sarà anche per me.
Non inventare la scusa del lavoro, però. Poco fa è venuta tua sorella a trovarmi e ha detto che la scorsa settimana, quando è passata a trovarti per qualche giorno, avete parlato e tu le hai detto che in questa settimana non ci sono allenamenti speciali o cose del genere. E ha parlato anche con tuo padre, che le ha detto che puoi prenderti una settimana di pausa dal corso senza rimanere indietro col programma o avere penalità. E chi meglio di lui può saperlo, visto che si occupa lui stesso dell’organizzazione del Reparto Reclutamento Auror in tutta Europa?
Se non vuoi venire, dimmelo. O scrivimelo, in questo caso. Ma non raccontarmi bugie. Mi dispiacerà non averti qui, ma capirò, tranquillo.
Credo di essermi dilungata anche troppo in questa lettera. E’ inutile, certe cose non cambiano. Resto sempre la solita logorroica (come dicevi sempre tu).
Con la speranza di rivederti presto,
Dominique.
Le mani stringevano talmente forte il foglio, che le nocche erano diventate bianche, e stava facendo uno sforzo immenso per non spaccare tutto quello che aveva davanti.
Era davvero finita, quindi. Lei stava per sposarsi, e per loro non ci sarebbe stata più nessuna possibilità.
 

07/05/2029

<< ...e quindi papà ha distratto la mamma proprio quando la padella era vicino alla faccia di Al. Il suo occhio nero è uno spettacolo >>
James si lasciò cadere sul divanetto di fronte al camino, da cui stava parlando con Lily, ridendo a crepapelle << Cavolo, vorrei proprio vederlo, con quell’occhio nero >>
<< Beh, in realtà potresti >>
James smise immediatamente di ridere, capendo subito dove voleva arrivare sua sorella.
<< Se venissi domani... >>
<< No! >> la interruppe subito il ragazzo. Non aveva nessuna intenzione di andare in quella stupida settimana a Villa Conchiglia per sentir parlare 24 ore su 24 del matrimonio di Dominique. Temeva di non avere la forza per sopportare tutto.
<< Ma perché? >>
<< Non... Ho un impegno >> disse spostando lo sguardo.
Lily aggrottò le sopracciglia, non capendo quale fosse realmente il problema del fratello, quando poi si portò una mano davanti alla bocca, con l’espressione sorpresa di chi finalmente aveva capito tutto << Tu la ami ancora! >>
James distolse lo sguardo dal camino. Colpito e affondato.
<< Oh, Jamie... >>
<< Non ho bisogno della tua pietà >> disse alzandosi di scatto in piedi << Non ho bisogno della pietà di nessuno. E non verrò a quella stupida riunione di famiglia >>
Si allontanò a grandi falcate dal camino, fingendo di non sentire Lily che lo chiamava. Non aveva proprio voglia di sentirsi fare la predica.
 
13/05/2029
James si era Materializzato da un paio di minuti ormai nel giardino di Villa Conchiglia. Ci aveva pensato fino all’ultimo, e aveva cambiato idea così tante volte che se non suonava il campanello subito probabilmente sarebbe tornato a casa sua. Alla fine si era detto che, almeno in quell’ultimo giorno prima del matrimonio, avrebbe dovuto unirsi alla sua famiglia, almeno per evitare che qualcun altro capisse che il motivo per cui non si faceva vedere era che amava ancora Dominique.
Prese un profondo respiro e suonò il campanello. Dentro casa sentiva delle voci ovattate e a tratti anche delle risate. Il cuore cominciò a battergli furiosamente nel petto. Che avrebbe dovuto fare quando l’avrebbe avuta davanti ai suoi occhi? Subito si pentì di essere lì e di aver suonato. Voleva tanto tornare a casa. Ma che razza di Grifondoro era? Era lì a guardarsi la punta delle scarpe e desiderare di scappare da quella situazione. Dove era finito tutto il suo coraggio?
<< Si? >> sentì dire dalla sua voce, mentre la porta veniva aperta.
Sollevò lo sguardo, pronto a vederla di nuovo dopo tanti anni, ma il cuore gli si fermò nel petto e il respiro gli si mozzò subito. Dominique era davanti a lui, bellissima, avvolta da un vestitino verde che le fasciava quel corpo perfetto che anni prima aveva esplorato in ogni centimetro.
<< James >> fu l’unico suono che uscì dalla sua bocca. Non si aspettava proprio di vederlo arrivare così. Certo, ci aveva sperato, ma non vedendolo arrivare fino a quel giorno, aveva iniziato a dubitare anche che venisse al matrimonio vero e proprio.
<< Ciao >> tentò di sorriderle, cercando disperatamente quel po’ di coraggio che sembrava essergli tornato, ma che poi era svanito non appena l’aveva avuta di fronte a sé. Merlino, quanto avrebbe voluto fregarsene di tutto e baciarla proprio lì, sull’uscio di casa, con tutta la famiglia (quella famiglia che li aveva costretti a dividersi) a guardare la scena.
<< Jamie, sei arrivato! Che bello! >>
Sua sorella era comparsa dietro Dominique e l’aveva superata per abbracciarlo, mentre lei era rimasta immobile. Solo dopo qualche secondo, riscossasi dalla sorpresa di vederlo lì, si era fatta da parte per farlo entrare. Che stupida era stata a invitarlo. E ora come lo avrebbe trovato il coraggio di sposare un altro, se lui era lì davanti a lei?
Nel salotto di casa, notò James, c’era tutta la componente femminile dei suoi cugini seduta sui divani intenta a sorseggiare del the. Dopo averlo salutato tutte, lo informarono che i ragazzi erano nel giardino posteriore della villa a giocare a Quidditch. Solo una volta uscito per raggiungerli gli sembrò di essere tornato finalmente a respirare.
 
*
James si girò ancora una volta nel letto. Proprio non riusciva a dormire quella notte. Sbuffando si alzò per scendere in cucina a prendere un po’ d’acqua, scocciato dal fatto di non riuscire proprio ad addormentarsi.
Scese le scale e notò uno spiraglio di luce provenire dalla cucina. Si affacciò alla porta e vide Dominique girata di spalle, in pigiama e con i capelli raccolti in una coda, intenta a preparare qualcosa vicino ai fornelli. Un brivido gli attraversò la schiena al pensiero di essere solo con lei mentre tutti dormivano e non potevano disturbarli.
Deglutì e fece un profondo respiro. Ormai era lì, non poteva tornare indietro senza farsi vedere. Non voleva.
<< Ti serve aiuto? >>
La scatola dove c’erano le bustine di the di tutti i gusti le cadde di mano, facendo un rumore sordo che sperò non avesse svegliato nessuno. Il cuore le batteva fortissimo nel petto, conscio di chi fosse il proprietario di quella voce.
Si abbassò per raccogliere tutte le bustine che le erano cadute e in meno di un secondo si ritrovò James vicino che l’aiutava.
Quando tutte le bustine erano sul tavolo, si girò verso di lui e finalmente lo guardò.
<< Mi hai fatta spaventare. Non credevo ci fosse qualcuno dietro di me >> si giustificò, cercando di sorridere e tenere nascosta tutta la sua agitazione.
James le sorrise semplicemente, incapace anche solo di pensare a qualcosa da dire.
<< Vuoi un po’ di the? >>
Il ragazzo annuì << Grazie >> Poi si sedette su una sedia e la osservò in quella semplice azione che sapeva di quotidianità. Una quotidianità che, però, non avrebbe vissuto con lui.
<< Allora, agitata per il grande giorno? >> le chiese, quando ormai avevo entrambi una tazza fumante di the davanti a loro.
<< Un po’ >> Dominique divenne subito rossa in viso. La imbarazzava parlare del matrimonio proprio con lui.
Seguirono attimi interminabili di silenzio. Quel silenzio imbarazzante che si crea quando tra i due interlocutori ci sono una marea di cose non dette, sottointese e da non rivelare.
Non ho mai smesso per un solo istante di pensare a te e di amarti. Anche se ero lontano, non c’è stato giorno in cui non abbia pensato di mollare tutto e correre da te, prenderti e portarti via. E scappare lontano, dove nessuno mai ci potesse ostacolare. Dove non c’era nessun genitore a costringermi ad andare via solo per allontanarmi da te. Un posto dove ci saremmo stati solo tu ed io. E invece domani sarai di un altro...
Mi sembra così strano averti davanti e non potermi comportare come ero abituata a fare. Non poterti abbracciare e baciare come vorrei. Perché anche se sono passati 5 anni, in cui non ho avuto tue notizie, e sto per sposare un altro, l’ho sempre saputo che non eri ancora uscito definitivamente dal mio cuore. E oggi pomeriggio ne ho avuto la dimostrazione. Quando ti ho visto davanti a me era come se non fosse cambiato nulla, come se non fosse passato nemmeno un singolo giorno da quando ci incontravamo di nascosto dai nostri parenti, e vederti mi faceva battere il cuore all’impazzata. Ma devo convincere il mio cuore che deve appartenere ad un altro, adesso. Domani sposerò Adam e per noi non ci sarà più nessuna possibilità.
 
*
<< James... >>
Dopo aver finito di bere il the, il ragazzo aveva proposto di tornare a letto, vista la giornata intensa che avrebbero avuto l’indomani, e si era offerto di accompagnarla fino alla sua stanza.
<< Si? >>
Erano fermi davanti alla porta, ormai, ma nessuno dei due sembrava realmente voler andare a dormire, voler lasciare l’altro.
<< Verrai accompagnato domani? >>
<< Si >> rispose il ragazzo dopo qualche secondo. Era stato difficile decidere di andare al matrimonio, e sapeva che sarebbe stata dura sopportare tutto quanto. Per questo aveva deciso di invitare Vanessa. Avere qualcuno che lo accompagnasse, magari, lo avrebbe distratto dalla consapevolezza di tutto quello che avrebbe perso.
<< Oh... >> sembrava delusa.
Il ragazzo si girò, pronto ad andare verso la sua stanza. Doveva lasciarla andare, anche se faceva dannatamente male. Ma Dominique lo richiamò.
<< Jay..? >>
Sussultò nel sentire in che modo lo aveva chiamato, perciò decise di non girarsi verso di lei. Sarebbe stato troppo doloroso guardarla negli occhi.
<< Si? >>
<< Ti... >> chiuse gli occhi per prendere coraggio << Ti va di baciarmi per l’ultima
volta? >>
Sorpreso, James si girò verso di lei e la vide mordersi il labbro inferiore, in attesa di una sua risposta.
Cosa doveva fare?
Di certo moriva dalla voglia di baciarla ancora una volta, ma aveva paura di non riuscire a fermarsi. Anzi, era certo che non sarebbe riuscito a fermarsi.
Rimasero per qualche minuto l’uno di fronte all’altra, ad attendere. L’uno indeciso sul da farsi, l’altra in ansia per la risposta che stava per ricevere.
<< Non importa >> aveva sussurrato alla fine, quasi l’avesse detto solo per convincere se stessa. Proprio quando Dominique si era ormai arresa e si era girata verso la porta della sua stanza per andare a dormire, James la prese per il polso e la fece girare verso di lui.
<< Aspetta >> le sussurrò << Io... >>
Poggiò la fronte contro quella della ragazza, incapace di esprimere qualunque pensiero ormai, tanti erano quelli che affollavano la sua testa. E si sentì in pace con se stesso, come ormai non gli capitava da anni.
Ogni volta che sentiva l’odore del mare pensava a lei. Sarà stato perché lei era sempre vissuta vicino al mare e quindi aveva associato le due cose, o perché proprio vivendo al mare, ormai era davvero impregnata del suo odore, oppure perché erano i suoi occhi a ricordargli il colore del mare, ma ogni volta che pensava a lei gli veniva in mente il mare, e ogni volta che si trovava davanti al mare, pensava a lei. E ora finalmente il suo profumo di mare tornò a invadergli le narici, e lui lo inspirò a pieni polmoni.
Era quella la sua pace: guardarla negli occhi, accarezzarla, respirare il suo profumo.
E invece lei il giorno dopo avrebbe dovuto sposarsi, e lui l’avrebbe persa per sempre.
Ripensò alla sua richiesta, sussurrata come se fosse l’unica cosa veramente importante per lei. L’unica cosa che le serviva per andare avanti era un suo bacio. E allora perché non regalare un ultimo attimo di Paradiso ad entrambi?
Lentamente le accarezzò una guancia, e lei, chiudendo gli occhi, si adagiò meglio nella mano del ragazzo. James avvicinò il suo viso a quello della ragazza, il cuore che gli batteva come se fosse il loro primo bacio.
E ora eccola lì, ancora una volta ad aspettare che lui poggiasse le labbra sulle sue.
Dopo un tempo che era sembrato infinito ad entrambi, le loro labbra dapprima si sfiorarono, per poi farsi più audaci e baciare l’altro con una tale urgenza da far desiderare a entrambi di perdere la necessità di respirare, per non doversi dividere più. Quando la mancanza di fiato era ormai impossibile da sostenere, si staccarono.
Il respiro affannato di James sul collo fece tremare per un attimo Dominique. Il ragazzo, vedendo la sua pelle scossa da leggeri tremolii, le posò un leggero bacio nell’incavo del collo.
<< Jay... >> sussurrò Dominique al contatto delle labbra di lui con la sua pelle.
E sentire la Sua voce sussurrare in quel modo il suo nome lo costrinse a cercare ancora una volta le sue labbra, in un bisogno impellente di baciarla ancora. E ancora. E ancora.
 
*
Ancora una volta James non riusciva ad addormentarsi. Sospirando girò la testa di lato. Di fronte al lui Dominique dormiva serena, come se non fosse successo nulla di sbagliato. E invece c’era stato eccome, quello sbaglio. Dopo averla baciata più e più volte, erano entrati in camera e James l’aveva spinta subito sul letto, totalmente incapace, ormai, di controllarsi. La voleva, la voleva con tutto il suo corpo e tutte le sue forze. L’aveva raggiunta subito, continuando a baciarla, e aveva preso ad accarezzarle prima le gambe per poi risalire a sfiorarle i seni. Merlino, quanto gli era mancata in tutti quegli anni. Ripensò a quanto era stato impaziente di entrare di nuovo in lei, e a come lei si era morsa il labbro inferiore, chiudendo gli occhi e sollevando il busto verso di lui. A quel punto era tornato a baciarla, mentre lentamente si muoveva dentro di lei, sentendosi finalmente vivo. Da quanto non si sentiva più così? Aveva dimenticato come ci si sentisse, e iniziava a pensare di non riuscire più ad uscire da quello stato di apatia in cui viveva. Ma poco prima Dominique gli aveva dimostrato che anche lui era capace di reagire, di vivere, ma solo con lei. E invece entro poche ore avrebbe sposato un altro. Si sentiva uno stupido per aver ceduto. Come avrebbe fatto ad abituarsi di nuovo alla sua assenza?
Innanzi tutto doveva uscire da lì, si disse. Si alzò dal letto e prese le sue cose. Controllò che non ci fosse nessuno nel corridoio e uscì, lasciandola sola.
Dominique, appena si chiuse la porta, aprì gli occhi. L’aveva sentito muoversi nel letto e prepararsi per andare via, ma non aveva avuto la forza di fermarlo. Alcune lacrime iniziarono a scendere sul suo viso. Si sentiva uno schifo, aveva appena fatto l’amore con la persona che amava, ma entro poche ore avrebbe dovuto sposare un altro, quando invece l’unico con cui voleva stare era anche l’unico di cui non avrebbe mai dovuto innamorarsi.
 
*
James guardò la sveglia babbana poggiata sul comodino accanto al suo letto. Erano le 9.00. Mancavano solo 3 ore al matrimonio, ormai, e lui non aveva minimamente voglia di alzarsi. Ma doveva, anche perché alle 11.00 sarebbe dovuto andare a prendere Vanessa dalla stazione degli arrivi europei, dove arrivavano tutte le passaporte  provenienti da tutta Europa.
Controvoglia, dunque, si alzò e si trascinò giù fino alla cucina, dove c’erano solo i suoi cugini maschi.
<< Le ragazze dove sono? >> chiese sedendosi accanto a suo fratello.
<< Stanno già iniziando a prepararsi >> rispose appunto lui.
James annuì semplicemente, versandosi nella tazza il caffè rimasto nella brocca.
Pochi minuti dopo li raggiunse in cucina Lily, già quasi pronta. << Jamie, vieni con me >>
James la guardò dubbioso << Perché? >>
<< Dai, vieni e non fare storie! Ho bisogno di te per una cosa >>
Il ragazzo si alzò sbuffando, lasciando la colazione a metà sul tavolo << Giuro che se è per una cavolata... >>
<< Mi ha chiesto Dominique di venire a chiamarti >> lo interruppe, appena fuori dalla cucina e lontani dagli altri.
Il cuore prese a battergli furioso nel petto. Doveva essere qualcosa di urgente, se aveva mandato Lily a chiamarlo. Sussurrò un semplice “grazie” alla sorella e salì le scale due gradini alla volta per raggiungerla nella sua camera.
Fece un respiro profondo e bussò.
<< Avanti >>
Aprì la porta ed entrò nella stanza, richiudendola poi dietro di sé. Deglutì appena, ritrovandola davanti a sé avvolta nel suo abito da sposa, così bella da fare male al cuore. << Lily ha detto che mi cercavi >>
Dominique annuì appena, lo sguardo basso e gli occhi lucidi di chi sta facendo uno sforzo immenso per non scoppiare a piangere. James si avvicinò a lei lentamente, consapevole che quello che era successo quella notte aveva indebolito entrambi in maniera evidente. Si erano distrutti a vicenda, cedendo al loro desiderio, e ora ne dovevano pagare le conseguenze.
<< Jay... >> il ragazzo si fermò a pochi passi da lei. Avrebbe voluto abbracciarla e dirle che andava tutto bene, ma non poteva farlo. Non quando sapeva benissimo che non avevano le forze necessarie per resistere al loro amore.
Passarono parecchi secondi prima che Dominique parlasse ancora. Sembrava che stesse affrontando una dura lotta interiore << Non... non permettermi di sposarlo >>
<< Cosa? >> James spalancò gli occhi.
<< Se mi chiedessi di mollare tutto e venire via con te, in questo momento, non ci penserei due volte. Lo farei e basta >> Per la prima volta da quando era entrato, Dominique lo guardò negli occhi. << Chiedimi di venire via con te, ti prego >>
James contrasse la mascella e rimase immobile, spiazzato dalla sua richiesta. Merlino, che voglia che aveva di andare lì e baciarla fino allo sfinimento, per poi prenderla e scappare con lei, senza dare conto a nessuno. Avrebbe fatto di tutto per lei, anche diventare un fuggitivo, se questo avesse voluto dire passare il resto della vita con lei. Ma non poteva fare a meno di chiedersi se era davvero quello che voleva. Insomma, lei...
<< Mon bèbe >>
La porta si spalancò di scatto e Fleur Weasley entrò come un tornado nella stanza per andare ad abbracciare sua figlia. Quando si staccò da lei e si rese conto che c’era anche James nella stanza, gli rivolse un’occhiata truce, pronta ad intimargli di andare via e non disturbare la sua bambina.
<< Io vado, allora >> si costrinse a dire, allora, James, uscendo dalla stanza e lasciando mamma e figlia da sole.
 
*
Il momento era ormai giunto. La musica nuziale iniziò a diffondersi per la sala e James, con Vanessa accanto, si alzò in piedi, voltandosi verso l’entrata principale, da cui comparve Dominique accompagnata da suo padre. Il cuore gli si strinse nel petto, mentre la consapevolezza che stava davvero per finire tutto quanto si faceva largo in lui.
Mentre gli passavano davanti, Dominique gli lanciò uno sguardo breve. James sospirò. Poche ore prima la ragazza era sembrata così sicura di voler scappare con lui, ma James la conosceva bene. Sapeva che poi se ne sarebbe pentita, che quella era una frase detta solo a causa di quello che era successo quella notte, che le aveva tolto ogni barlume di razionalità. Ma scappare insieme avrebbe voluto dire avere tutta la famiglia contro, e sapeva che lei non l’avrebbe sopportato. Magari i primi giorni l’avrebbe fatto, ma poi, ragionandoci, si sarebbe convinta che avrebbe dovuto ascoltare i suoi genitori e non scappare con lui. E lui avrebbe preferito perderla in quel momento, piuttosto che illudersi di averla riavuta e poi vederla andare via ancora una volta da lui, o, peggio ancora, vederla restare, ma soffrire tantissimo. No. Avrebbe rinunciato subito a lei, piuttosto. Prima o poi se ne sarebbe fatta una ragione, in fondo.
Ci sarebbe voluto del tempo, però, e in quel momento non riusciva proprio a vederla lì davanti all’altare con il suo quasi marito che la aspettava sorridendo. Senza dire una parola, uscì all’aperto.
 
*
<< Sei qui >>
<< Vanessa... come mai non sei dentro? >>
<< E tu? Come mai sei qui fuori? >>
James abbassò lo sguardo << Dentro mi sentivo soffocare. Avevo bisogno di aria >>
In fondo era vero. Proprio non ce la faceva a rimanere lì dentro a vederla mentre sposava quel tipo.
<< Dì un po’, stai pensando di tornare dentro a interrompere il matrimonio per prenderti la sposa? >>
<< Cos... Perché dovrei? E’ mia cugina >> Rise nervosamente.
<< Ho visto come la guardi, James >>
<< Perché? Come la guardo? >> le chiese sorridendo, leggermente a disagio.
<< Come se fosse la cosa più preziosa del mondo, come se fosse l’unica persona di cui ti importi veramente. Come vorrei che guardassi me >>
<< Vanessa... >> Il sorriso era ormai scomparso dalle sue labbra.
<< Ascolta, io non so cosa è successo tra voi, e non voglio nemmeno saperlo. Ma ormai è tardi. Probabilmente in questo momento avrà già promesso di amare Adam per sempre. Non c’è più niente che tu possa fare, ormai. Solo andare avanti, con qualcuno che ti ama davvero >>
James la guardò sorpreso. Davvero Vanessa lo amava?
<< E io posso essere quella persona, James, davvero. So che adesso non provi niente per me, ma un giorno potresti davvero arrivare ad amarmi. Non mi hai mai dato la possibilità di farmi conoscere realmente, ma potrei piacerti davvero. Non ti chiedo tanto, solo di provare a stare con me. Potrei aiutarti a non pensare più a lei. Dammi una possibilità. Ti prego >>
<< Sei davvero disposta a questo per me? >>
<< Si >>
James le prese il viso tra le mani. Non voleva usarla solo per dimenticare Dominique, ma era quello che lei gli aveva chiesto. Era davvero tanto sbagliato?
<< Chiudi gli occhi >>
Eseguì la richiesta e sentì Vanessa avvicinarsi e baciarlo.
                                         ADDIO, DOMINIQUE.
 
*
<< Vuoi tu, Dominique Gabrielle Weasley, prendere Adam Leheroy come tuo sposo? >>
Si guardò un attimo intorno, per incontrare i suoi occhi un’ultima volta prima di pronunciare quella piccola parola che l’avrebbe allontanata per sempre da lui, ma non lo trovò.
Prese un lungo respiro.
                                           ADDIO, JAMES.
 
 
 
 

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