London

di asia_b
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un volantino blu ***
Capitolo 2: *** Milan collection ***
Capitolo 3: *** Milan collection 2 ***
Capitolo 4: *** Chic ***
Capitolo 5: *** On the rooftop ***
Capitolo 6: *** B.C. ***
Capitolo 7: *** Red Paris ***
Capitolo 8: *** L.A. ***
Capitolo 9: *** La coppia Londinese ***



Capitolo 1
*** Un volantino blu ***


Camminavo velocemente davanti allo Starbucks di Londra, erano le 9,30 di mattina. “Merda, farò tardi anche oggi.” Pensai.
Dovevo ancora abituarmi al caos che regnava nel centro di quella città, da dove venivo io, tutto questo traffico non c’era.
Urtai più di un passante, e mi scusai a raffica senza nemmeno constatare se effettivamente avessi urtato qualcuno o soltanto qualche cestino o palo.
Corsi ancora un po’, quando mi trovai davanti all’enorme ufficio che mi ospita come apprendista da ormai due mesi.
Entrai e mi diressi immediatamente nell’ufficio della mia direttrice, la Signora Simone, che mentre sorseggiava il suo caffè sfogliava alcuni modelli di alta moda appartenenti all’ala più snob di tutta quella sezione. Appena mi vide, li lanciò in un angolo e sorrise ampiamente.
-Oh, Alex, dimmi che hai qualcosa di nuovo per me!- 
-Certo Signora Simone, ecco qui.- 
Tirai fuori dalla mia valigetta alcuni modelli in scala di vestiti da sera, che il giorno prima mi aveva commissionato Simone.
La sentii mugugnare qualcosa, per poi piantare gli occhi su di me.
-Esattamente quello che cercavo, Alex. Da oggi prendi tutte le tue cose dall’ufficio perché diventerai la mia personal consulting!- 
Rimasi a bocca aperta; Io? La personal consulting del capo? Non potevo crederci.
-Oh, la ringrazio vivamente!- Dissi stringendole la mano.
-Ora vai a prendere le tue cose, oggi ci daremo da fare.- Disse poi lei ammiccando.
Scesi le scale con un espressione più seria che mai, ma appena arrivai alla mia auto, scoppiai in un urletto di gioia. Cercai le chiavi della macchina in borsa, in vano. Pensai di averle lasciate in ufficio, quindi sbuffai e mi rigirai verso l’ufficio, quando vidi un volantino blu proprio sotto il mio piede. “Milan 2014/summer collection” Era scritto in alto ad esso con un font stilografico. 
Decisi di portarlo con me, ed una volta salita a recuperare le chiavi e sistemare le mie cose nell’ufficio accanto a quello della Signora Simone, mi misi ad ideare qualche nuovo outfit come richiesto.

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Capitolo 2
*** Milan collection ***


Mi tirai su i capelli in modo da lasciarli cadere in boccoli voluminosi da un lato, amavo il pigmento rosso di quest’ultimi, racchiusi in un elegante acconciatura.
Indossai il vestito Blu che mi regalò Simone al mio compleanno, ed un paio di parigine in camoscio.
Mi guardai allo specchio per l’ultima volta; L’eyeliner messo bene, rossetto color carne bene, borsa… Ah, sì! Borsetta da mano beige. 
Uscii dal mio piccolo e rustico appartamento poco distante dal teatro dove ero diretta per la sfilata, salii in macchina e guidai con “She will be loved” in sottofondo fino ai parcheggi del teatro, dove lasciai la mia Audi regalatami da mio padre quando mi trasferii qui a Londra.
Iniziai a salire le scale molto timidamente, e quando vidi tutte quelle persone sedute per vedere la sfilata, mi sentii piccola come una formica.
-Signora, che biglietto desidera?- 
Focalizzai la mia attenzione davanti a me, dove un ragazzo ben vestito mi mostrava i prezzi dei biglietti. Diedi un occhiata veloce e decisi di prendere i posti VIP proprio sotto la passerella, assieme a giornalisti e stilisti.
-Sono 250 sterline.- 
-Ecco a lei.- Sorrisi porgendo i soldi, per poi andare a sedermi al posto 221B.
Sorrisi all’ironia di quell’assegnazione, lo stesso numero dell’appartamento di Sherlock Holmes, di Doyle. Il mio preferito, soprattutto nella versione della BBC.
Mentre feci tutte queste riflessioni, mi accorsi di essere arrivata al mio posto, con un posto vuoto alla mia sinistra, ed un giornalista occhialuto intento a sistemare la sua fotocamera alla destra.
Le luci calarono, la musica iniziò a segnare l’inizio della sfilata e le modelle sfilavano convinte sulla passerella, indossando i capi con i marchi più noti di sempre.
Sentii vociferare, ma ero troppo occupata a guardare quegli abiti, e dopo qualche secondo un improvvisa scia di profumo da uomo si insinuò sotto il mio naso. Inspirai pensando a quanto potesse essere pregiata quella colonia, e mi girai verso la sinistra, cercando di capire da dove potesse venire. 
Rimasi pietrificata.
Un profilo perfetto, occhi chiari fissi sulla passerella, capelli perfettamente pettinati. Benedict Cumberbatch. Si voltò dopo poco,  e rivolgendomi un sorriso indicò il suo posto, chiedendomi -Era occupato?-  

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Capitolo 3
*** Milan collection 2 ***


Mi voltai con nonchalance a guardare quell’uomo perfetto seduto accanto a me, e con aria disinvolta risposi -No, figurati.- Lui mi sorrise ed entrambi tornammo concentrati sulla sfilata. Sfilarono altri 4 o 5 capi, e poi risentii la sua calda e soave voce al mio orecchio. -Sei qui da sola, signorina?- Trattenni un urletto e mi girai rispondendo ad alta voce accostandomi al suo orecchio, dato che la musica rendeva impossibile una chiacchierata. -Sì, sono venuta sola.- -Beh, piacere, io sono Benedict.- Mi porse la mano. -Lo so. -Risposi stringendogliela fermamente. Lui alzò lievemente il sopracciglio e ridendo continuò. -Tu sei ..?- -Oh, che stupida. Io sono Alex, sono una stilista.- Si sistemò sulla sedia ormai quasi dando le spalle alla sfilata, e continuò a domandarmi. -Oh, e lavori per una marca in sfilata questa sera?- Io arrossii visivamente. -Veramente no, lavoro alla London Design.. Sono la personal consulting della direttrice.- Mi ricomposi leggermente tentando di dare un tono a quello che stavo dicendo. -Oh, capisco. Quindi sei qui per interesse? Bello.- Annuii guardando di tanto in tanto la passerella. -Oh, ma che maleducato! Vorrai vedere la sfilata.. Ti prego di perdonarmi. Ma appena questa sarà finita, ti prego di venire a prendere un aperitivo con me.- Detto ciò si voltò con un espressione molto serena, e poco dopo sentii il suo braccio poggiare sul bracciolo della poltroncina in cotone rossa, proprio accanto alla mia, e le nostre mani si sfiorarono appena.

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Capitolo 4
*** Chic ***


CAP 4
 
La sfilata era da poco finita, quando mi ritrovai nel bel mezzo di una folla di gente che si era fermata a discutere appena fuori il teatro. Con lo sguardo cercai Benedict invano, e dentro di me piano piano quella felicità che si era creata al suo incontro, si trasformò in una delusione. Magari mi aveva detto tutte quelle cose soltanto per cortesia, chi mai si sarebbe interessato a me?
Sospirai e presi la decisione di tornare in macchina, quando sentii una mano posarsi sulla mia.
-Eccoti qui!- Mi disse appena prima di entrare nel garage del teatro, sotto gli occhi di giornalisti e persone che lo avevano riconosciuto. Mi sentivo alquanto a disagio.
-Se vuoi seguirmi, non lontano da qui c’è un bar abbastanza elegante.-
Sorrisi e lo presi sotto braccio, ed entrambi camminammo per non più di tre minuti, per poi entrare in un bar effettivamente molto chic.
L’entrata era ampia, con un tappeto blu che percorreva tutto il corridoio di ingresso fino ad un bancone con due camerieri a dare il ben venuto.
Superati questi ultimi, vi era un lungo tavolo da bar in vetro brillante, con miriadi di colorate bottiglie dietro esso, e delle luci neon anch’esse variopinte che illuminavano il vetro del bancone, rendendolo più piacevole alla vista e più in tema col resto del locale, attrezzato di tavolini alti con sedute blu, ed un soffitto molto alto, dipinto come un cielo stellato con tanto di piccole lampadine a dare l’illusione d’esser stelle. 
Era tutto così perfetto, e davvero troppo, per me.
Mi voltai cercando il viso di Benedict, che si mostrò subito illuminato da un sorriso molto cordiale. Mi fece cenno di raggiungere un tavolo, ed entrambi ci sedemmo.
-Beh, che ne dici? Ti piace?- Mi domandò poggiando i gomiti sul tavolino.
-Ehm.. sì. E’ un bel posto.- Dissi guardandomi intorno ciondolando appena con la testa. Lui mi guardò più profondamente ed alzando un sopracciglio continuò.
-Sei proprio sicura?- 
Mi scappò un risolino, e giocando col bordo del menù che mi trovavo fra le mani in quel momento, non ebbi il coraggio di mentirgli.
-In realtà, non sono proprio abituata a tutto questo, e mi sento anche un tantino a disagio con tutte queste persone che ci fissano..- Borbottai per poi ricongiungere il suo sguardo col mio.
-Oh, beh.. Ti capisco sai? Ed è un sollievo che tu mi dica questo, odio questa fottuta aria snob diffusa per tutto questo bar.- 
Mi sorprese con quelle parole, e dal suo atteggiamento sembrava anche più leggero, più sicuro di se.
-Vieni, andiamo in un posto molto più “chic”- Rise per un attimo, e noi uscimmo da quel bar.

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Capitolo 5
*** On the rooftop ***


-Prendiamo anche queste.- 
Disse Benedict mostrandomi un altro pacchetto di patatine, mi aveva (ringraziando Dio) trascinato fuori dal quell’ultra chic bar, e adesso stavamo facendo shopping di schifezze in un market indiano sulla parallela al teatro.
Era davvero una scena comica; Un attore famoso in smoking, una ragazza molto elegante ed un carrello pieno di patatine ed alcolici, in un supermarket indiano. 
Mentre lo seguivo col carrello sono rimasta per un po’ ad osservarlo mentre guardava gli scaffali, era perfetto come in televisione. Forse anche di più, ora che lo conoscevo davvero.
-Bene, credo basti.- Mi sorrise mettendo un altra lattina di birra nel carrello.
-Okay ma.. Basti per cosa di preciso?- Domandai incuriosita, ma lui ammiccando andò soltanto a pagare, per poi prendere due buste e lasciarmi quella più leggera.
-Ben, seriamente.- Dissi ridendo mentre col suo fare spedito attraversava la strada, e per poco non si faceva mettere sotto.
-Lì.- Indicò con la mano un palazzo dall’altro lato della strada, apparentemente abbandonato.
-Lì?!- Mi fermai per un attimo, per poi continuare a seguirlo, cercando di capire cosa intendesse veramente.
 
Salimmo le scale antincendio, ma circa al terzo piano il mio tacco si ruppe, e fui costretta a proseguire scalza.
-Dai dai, prendi la mia mano.- Disse porgendomi la mano dal tetto di quel palazzo, dove la scala antincendio finiva e per arrivarci bastava un piccolo salto.
-Perchè siamo qui?- Chiesi sistemandomi il vestito.
-E’ il mio personale bar chic.- Disse stendendo un telo impermeabile in terra, e tirando fuori tutte le cose comprate dalle buste, ci sedemmo a mangiare e bere, guardando le stelle e parlando davvero di tutto.
-Quindi, questo è il tuo sogno? Dico,essere un attore.- Chiesi con la voce sensibilmente brilla.
-Esatto, è quello che amo fare,seguo le orme dei miei genitori.- Rispose lui altrettanto ubriaco.
-E tu? E’ questo il tuo sogno? La moda intendo.- Mi domandò poi gesticolando con una Guinness in mano.
-Diciamo di sì. Cioè, se potessi sarei una stilista, non una sorta di segretaria.-
Risposi sdraiandomi, per poi iniziare ad osservare le stelle.
-Chissà se diventerò qualcuno.- Mi domandai poi sotto voce.
-Certo. Se non ti arrendi, puoi essere quello che vuoi.- Mi rispose lui avendomi sentito.
Quello che seguì fu un silenzio di svariati minuti, nei quali in silenzio le nostre spalle si toccavano, ed i nostri occhi erano fissi al cielo. Non so se l’alcool centrasse qualcosa, ma quel momento era il migliore di tutta la mia vita. Stavo iniziando a capire davvero, a credere nel futuro e credere in me. Così mi misi su di un gomito e sentii i miei capelli rossi scivolarmi sulle spalle ed una ciocca proprio davanti il viso, mentre Benedict mi guardava con un leggero sorriso.
-Perchè ora sei qui con me? Potresti avere tutte le donne del mondo, eppure sei qui. Perché?- Gli chiesi con una nota di malinconia.
-Perchè? Beh, tutti si aspettano che io solo perché sono un attore di fama internazionale aspiri alle donne mature e ricche, persone di alta classe. La verità è che ho notato come guardavi quelle modelle e quei vestiti in passerella, ho notato come osservavi ogni singolo particolare come a fissarlo nella tua mente, ed in quella stanza non c’era nessun altro così realmente interessato a quello che stava guardando. Perché tu non guardavi solo, tu capivi e ricreavi nella tua mente.- A quelle parole scandite da quella calda e sensuale voce corrispondevano le sue tiepide mani che mi carezzavano delicatamente il viso. -Eri l’unica persona piena di qualcosa lì dentro. Qualcosa che io probabilmente non conosco. Molte donne sono vuote dentro, non hanno passioni, o modi di pensare, hanno solo soldi, e persone che pensano al posto loro. Io non voglio questo. Anche se probabilmente domani non ti rivedrò più, intanto sono riuscito a vedere da vicino che oltre a vuote maschere piene di egoismo, ci sono ancora persone come te. Quando mi sono avvicinato ho tentato di distrarti. E nonostante avessi notato di piacerti, tu hai preferito guardare quella sfilata. Non per i soldi, o per fare la difficile, semplicemente perché è quello che ami fare. E non credo ci sia cosa più sexy di una donna determinata a scrivere il proprio futuro.-
Rise spontaneamente probabilmente per colpa dell’alcool,ma subito dopo si rialzò prendendomi il viso con una mano, mentre mi spostava una ciocca di capelli col pollice e l’indice, e lentamente le sue labbra toccavano le mie, in un vero bacio, che ricambiai lentamente all’istante.

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Capitolo 6
*** B.C. ***


La sveglia faceva un rumore assordante nelle mie orecchie, così metallico e continuo che la buttai giù dal comò cercando di spegnerla. Mi voltai nel letto, portando una mano sulla mia tempia ed aprendo lentamente gli occhi, una luce fioca mi avvolgeva. Sabato. Ovvero, niente lavoro, niente pensieri e niente di niente. Mi misi seduta sul letto e mi accorsi di essere ancora vestita. La sveglia segnava le dieci di mattina, normalmente ogni sabato andavo a fare jogging, ma quella mattina ero troppo stanca e troppo occupata a ricordare ogni singolo dettaglio della serata prima, forse irripetibile. Non gli avevo lasciato nulla di mio, né un numero né una parola. Non mi ricordavo nemmeno come fossi arrivata a casa. Aprii la doccia entrandoci lentamente, rilassando i muscoli del collo. Una vampata di calore mi accolse, ed accompagnata da un dolce profumo di rosa, canticchiavo una canzone a caso. Uscita dalla doccia, spannai il vetro con l’asciugamano prima di legarmelo in testa come un turbante, tenendo l’accappatoio bianco legato su di me. Improvvisamente, il suono del campanello mi fece trasalire. Guardai dall’occhiello e vidi un uomo in tenuta da lavoro, così aprii la porta per quanto il catenaccio di sicurezza mi permetteva. -Sì? Posso esserle utile?- Chiesi lasciando intravedere solo il mio occhio. -Salve, signorina Alex Sind?- Domandò. -Sì, sono io.- -Bene, c’è una consegna per lei.- Sorrise il fattorino. -Da parte di Benedict C.- Disse mentre controllava il biglietto posizionato sopra quella scatola rosa confetto che avevo notato solo allora. -Oh, certo, mi scusi.- Aprii la porta e mi feci consegnare quella scatola, per poi osservare il ragazzo andar via. Avevo il cuore a mille, presi il biglietto sopra la scatola e lo lessi, lentamente: “Ieri sera mi hai dato modo di esprimere un lato di me che pensavo ormai di aver dimenticato. Siamo rimasti su un tetto a guardare le stelle per ore, e la stella più bella era proprio sdraiata accanto a me. Ci vediamo stasera? B.C.” Aprii di conseguenza la scatola, e dentro vi trovai 15 rose rosse, profumatissime, ed una locandina di un bel ristorante. Sorrisi, per poi tornare a vestirmi per andare a comprare qualcosa di inerente al tipo di serata.

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Capitolo 7
*** Red Paris ***


Uscii dal mio appartamento a passo svelto, la mattina stessa avevo comprato un vestito abbastanza elegante, stretto sulla parte superiore, scollo a barchetta, e morbido dalla vita in giù, rosa cipria. Abbinai delle decollete nere, semplici; Capelli sciolti, un trucco molto naturale ed un bracciale come unico gioiello.
Chiamai un taxi, gli feci vedere la locandina e mi diressi a quel ristorante, con un po’ d’ansia e preoccupazione per la serata.
“Paris” citava l’insegna sopra il ristorante, nel quale entrai e cercai con lo sguardo Benedict.
Vedi dopo qualche secondo lui che mi veniva in contro, molto elegante, i capelli pettinati perfettamente indietro, e quegli occhi trasparenti che mi guardavano.
-Alex! Vieni, il nostro tavolo è qui.- Mi disse dirigendosi verso un tavolino abbastanza isolato, e spostandomi la sedia mi invitò ad accomodarmi.
-Come stai?- Mi chiese poi sistemarsi davanti a me. Il tavolino era apparecchiato con una tovaglia rossa, delle rose ed una candela nel centro.
-Sto bene, e.. grazie per il biglietto, e le rose.- Risposi arrossendo visibilmente in viso.
-Figurati, è stato un piacere.- Disse prendendo la mia mano, poggiata sul tavolino. Rimasi in un imbarazzante silenzio, nel quale lui mi carezzava il dorso della mano.
-Sai, onestamente pensavo non saresti venuta.- Mi guardò con lo sguardo leggermente perso.
-Oh, no c’era solo un po’ di traffico.. S-sono stata bene anche io ieri sera, e non avrei mai fatto una cosa del genere..- Cercai di rispondergli, mentre nella mia mente mi maledicevo. Sono sempre stata molto timida, e quando la parte più imbarazzata di me esce fuori, sembro una piccola bimba che cerca di dire le sue prime parole.
-Bene, dai ordiniamo qualcosa.- Sorrise per poi sollevare la sua mano dalla mia, e prendere il menu. Entrambi decidemmo cosa prendere, per poi fare una ricca cena, e lui da perfetto gentiluomo si offrì per pagare il conto.
Camminavamo sul marciapiede vicino a molti negozi, per poi fermarci davanti una vetrina di dolci.
-Oddio! Quel muffin è a forma di panda!- Sorrisi guardandolo, e lui fece altrettanto, indicandomi delle coloratissime ciambelle.
Erano le due e un quarto, quando decidemmo di rincasarci.
-Alex, che dire.. sono stato benissimo con te.- Mi sorrise mentre mi cingeva la schiena con un braccio, ed io risposi molto brevemente con un -Altrettanto.-
-Posso accompagnarti alla macchina?- Mi chiese prendendomi la mano, ed io ebbi un fremito.-Veramente devo prendere un taxi per oggi.- Dissi alzando appena le spalle.
-No, assolutamente. Vieni con me, se mi dici dove abiti posso accompagnarti io. Passiamo prima da me, ci prendiamo qualcosa e ti accompagno.- Annuii. Sembrava una buona idea.
 
La casa di Benedict era a dir poco meravigliosa. L’ingresso era in stile molto moderno, e dava direttamente alla sala, che aveva una lunga vetrata che si affacciava sul suo balcone a piscina, e poi il nulla più totale. Solo verde, prati e colline. Londra mi ha sempre affascinato per questo.
Posai il mio giubbotto su una sedia, per poi sedermi sul divano, ad osservare le stelle dal vetro della porta finestra.
-Wow, da qui le stelle si vedono proprio tutte.- 
-Sì, anche meglio del tetto di quel palazzo.- Rise appena, e si sedette al mio fianco, porgendomi dello champagne che aveva versato in un lungo ed elegante bicchiere poco  prima.
-Sai perché?- Mi chiese, ed io mi voltai guardandolo, e scuotendo il capo presi un sorso dello champagne.
-Perchè in città la luce è più forte, con i lampioni e tutto il resto. Qui c’è solo la mia casa, o quasi. Quindi le stelle si vedono meglio.- Concluse a tono più basso, avvicinandosi di poco a me.
-Sembrano ancora più belle viste da qui.- Continuai io quasi in un sussurro, guardandolo negli occhi.
-Più.. vicine..- Finì di dire, prima di posare il bicchiere sul tavolino davanti al suo divano, e carezzarmi la nuca mentre venivo avvolta da un altro dei suoi baci. Ogni volta era come la prima.
Mi allungai sul divano, finendo con la testa sul bracciolo, mentre lui, appena sopra di me, mi baciava il collo delicatamente. Avvampai per poi tirarlo su di me, cercando le sue labbra che ritrovai non troppo tardi, mentre con la sua mano destra tirava giù la zip del mio vestito. Lo aiutai a togliersi il giaccone fra un bacio e l’altro, finché io non rimasi con degli slip, e lui con i pantaloni.
-Sei bellissima, davvero.- Mi sussurrò all’orecchio, ed io risposi ironica. -Chissà quanti altri bei nudi hai visto, Ben.-
Mi carezzò il lato del corpo, soffermandosi sulla mia gamba, per poi baciarmi nuovamente il collo e rispondermi. -No, sono tutti falsi, finti. Quando si recita si cambia in tutti i sensi, ma tu sei qui. Vera e bella come mai nessuna è stata.-
Invertii le posizioni. Salii su di lui a gambe aperte, mentre continuavamo a baciarci. Ci fermammo solo un istante, salimmo le scale e giungemmo alla camera da letto. Mi gettai ridendo sopra le sue rosse lenzuola, e lui sorrise notando che avevano il medesimo colore dei miei capelli. Si tirò giù i pantaloni, ed era nudo davanti a me. Mi sentivo bene. Sapevo che era ciò che volevo. Ci baciammo ancora, per poi spingerci l’uno contro l’altro. Sentivo il suo calore, il suo respiro, ed in quella notte silenziosa, perfino il suo cuore. Ma la cosa che sentivo ancor più vicina, era la sua onestà, era la nottata perfetta,l’attimo perfetto.

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Capitolo 8
*** L.A. ***


Mi risvegliai avvolta da un profumo davvero piacevole, mi voltai e vidi Benedict dormire beato al mio fianco. Mi cingeva la vita con un braccio, e ridacchiai sentendolo russare. Poco dopo aprì gli occhi, e lentamente mi sorrise. Così mi sporsi in avanti col busto e gli diedi un dolce e piccolo bacio a stampo. Lui mi prese e mi tirò su di se, abbracciandomi.
-Buongiorno.- Mi disse col suo tono basso, assonnato e sensuale.
-Buongiorno.- Gli sorrisi dolcemente.
-Bella nottata..- Continuò lui, ed io mi limitai ad annuire.
-Alex, dovrei proporti una cosa.-
Io mi alzai seduta sul letto e lo guardai. -Cosa?-
-Vedi, per lavoro dovrei andare a Los Angeles per qualche settimana, e.. vorresti venire con me?-
Lo abbracciai euforicamente annuendo, e prima di dargli un bacio, ci guardammo a lungo negli occhi.
Mi alzai mentre Ben scendeva le scale per mettere le cialde nel prepara caffè automatico, ed andai nel bagno per fare una doccia, della quale uscii gocciolante con un asciugamano attorno al corpo. Ben nello stesso momento aprii la porta del bagno per fare la medesima cosa, ed io scesi a controllare il caffè.
-Ben, dovrei andare a casa a prepararmi le valigie, sai?- Gli dissi mentre versavo il caffè in due bicchieri.
-Tranquilla, ho chiamato la proprietaria di casa, ha aperto la porta al mio autista ed assieme alla truccatrice hanno preparato le tue valigie.-
Io rimasi in silenzio ed annuii, mentre lui morse una ciambella.
-O forse non volevi? Che maleducato che sono.- Cercò di scusarsi.
-No, macchè. Fare le valigie è una tale noia.. Poi non ho nulla di che da dover nascondere dentro casa.- Lo rassicurai io, ma l’unica cosa che mi preoccupava era il gossip che Mrs Hudson poteva alimentare. Quella vecchietta è molto sveglia, e spero soltanto che il colloquio fra lei e chi lavora per Ben non sia stato del tipo troppo invadente.
Okay, la mia fantasia vola troppo in alto.
-Alex? A che pensi?- Mi domandò Benedict, togliendomi dai miei folli pensieri.
-A nulla, davvero.Ero assorta nei miei pensieri stupidi.- Risi appena.
 
Così mi trovai a correre per un aeroporto, Benedict che mi teneva la mano si era munito di cappello ed occhiali per non essere riconosciuto, e la cosa non funzionò. A decine, i paparazzi ci circondarono, e dovemmo spingerli letteralmente via.
Una volta saliti, furono le 11 ore più pesanti del mondo. Io e Ben parlammo molto, ma volevo toccare terra con tutta me stessa.
Arrivammo a Los Angeles alle 3 del pomeriggio. Era una giornata infinita, quella.
Scesi dall’aereo non ci risparmiarono nemmeno lì, ed ancora una volta vi erano persone che facevano domande, ed altri che scattavano foto. Io ero anche in condizioni pietose, e cercai di coprirmi l volto.
Ben aveva già noleggiato una Lamborghini per tutta la durata della permanenza a Los Angeles, ed una volta raggiunta la villa affittata a West Hollywood, ci buttammo entrambi sotto la doccia, e poi per circa due ore nel letto.
La sveglia del mio iPhone mi fece balzare giù dal letto, erano le cinque meno un quarto di sera.
-Ben? Ben svegliati, dobbiamo andare alla presentazione di quei due stilisti.. alzati.- Dissi alzandomi e sentendomi completamente a mio agio, mentre mi vestivo. Benedict fece lo stesso, indossando uno smoking, mentre io indossai un paio di zeppe, jeans aderenti a vita alta ed una maglia color menta. Non spesi tempo nei capelli, quindi li tirai su, e mi truccai.
Arrivammo giusto in tempo alla presentazione, mentre dall’altro lato della sala scorsi due visi fin troppo conosciuti.
-Tutto bene Alex?- Mi disse Ben sorridendo, cercando di non destare sospetti sorrisi anche io ai fotografi e mi limitai a divagare in altro, ma sapevo bene ciò che avevo visto.

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Capitolo 9
*** La coppia Londinese ***


La luce filtrava dalle persiane quel giorno di caldo ordinario a Los Angeles, e mentre un frastuono riempiva il silenzio della casa, Bill si alzò per andare a scoprire cos’era che lo aveva svegliato con tanto baccano.
A piedi nudi e t-shirt macchiata si diresse verso la cucina, dove trovò suo fratello Tom intento a fare colazione, o forse pranzo?
-Buongiorno,fratellino!- Esordì Tom ridendo appena, mentre divorava un muffin.
-Buongiorno,ma che ore sono?- Borbottò Bill, sedendosi su una sedia del tavolo che avevano in cucina e prendendo anche lui un muffin.
-Le dieci e quaranta.-Rispose suo fratello con la bocca piena, mentre sfogliava un giornale.
-Sono stato da Starbucks per prendere i muffin ed i caffè, ed ho preso anche i giornali.- Bill notò solo in quel momento le cose elencate dal fratello.
-Noti niente?- Continuò poi Tom facendogli un cenno vago col giornale.
-Ti sei depilato le ascelle?- Rispose sarcastico Bill, non prestando attenzione al gemello come al muffin.
-Idiota, pagina quattro, la figura a sinistra.Ringraziami.-
Bill prese il giornale, e non volle credere a quello che stava leggendo.
-Cumberbatch ed Alex? Alex?- Sbottò in una piccola risatina quasi isterica, che preoccupò suo fratello.
-Sì, la rivedrai, no?- Commentò Tom bevendo dalla sua tazza.
-No! Come posso fare? Sta con.. sta con quello!- Continuò Bill, che sembrava improvvisamente essersi svegliato.
-Parlale? Dai andiamo, sono otto anni che non fai altro che cercare un modo per parlarle, ed ora che il tuo adorato fratellino te l’ha trovata, non lo fai?-
Bill fulminò Tom a quelle parole. Come poteva lontanamente pensare che lui avrebbe avuto il coraggio di andare da Alex e scusarsi, o perlomeno parlare di quanto era accaduto, e spiegare il motivo della sua improvvisa scomparsa?
Bill lo sapeva, sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Sapeva che prima o poi o lo avrebbe spifferato alla prima intervista, o avrebbe rivisto Alex, e quindi le avrebbe dovuto dire tutto.
-Tom, non è facile. Non è facile per niente io.. Lo sai cosa provo per lei, ed ora la vedo con un altro, una persona più grande di me, e.. beh, è anche un bel tipo,sinceramente.- Disse Bill tutto d’un fiato, rassegnato.
-Non dirlo davanti ai giornalisti, alimenteresti l’ennesimo rumor sulla tua eterosessualità.- Giocò Tom gesticolando con la carta di un muffin.
-Tom, dico sul serio. SERIAMENTE. Aiutami.- 
Gli occhi del fratello sembravano così supplicanti da non poter rifiutare, così Tom roteò gli occhi, e si mise a smanettare con il proprio iphone.
-Io ti chiedo aiuto e tu mandi messaggini amorosi alla tua ragazza?- Si spazientì Bill.
-Brutto idiota, sto mandando un messaggio a Shiro e Shay, sono loro gli stilisti che terranno la convention di stasera dove Alex e Benedict saranno presenti. Se solo tu non ti limitassi a guardare le figure e leggessi qualche volta, magari lo avresti visto anche da solo.-
Bill fece una smorfia, per poi alzarsi dal tavolo e salire nel bagno, mentre a Tom arrivò la conferma dei posti prenotati, proprio una fila dietro la coppia Londinese.

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