Tsukuyomi Moon Phase 2: Diebus Fatalibus

di KyubiKonanOfAkatsuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il viaggio ricomincia... ***
Capitolo 2: *** La nubile Kuzunoha ***
Capitolo 3: *** Guhin, Kuko e attacco al Villaggio dei Tengu ***
Capitolo 4: *** Il segreto del Re ***
Capitolo 5: *** La fondazione del clan Uchiha e l'alleanza con la Foglia ***
Capitolo 6: *** Tradimento al popolo dei Tengu ***
Capitolo 7: *** L'eredità ***
Capitolo 8: *** Il castello dello Shogun ***
Capitolo 9: *** Il ritorno a Konoha ***
Capitolo 10: *** Indietro nel tempo... ***
Capitolo 11: *** Il giorno fatale di Masamune ***
Capitolo 12: *** Konoha è libera ***
Capitolo 13: *** Il ritorno del Team OkamiKitsuneInu e la partenza ***
Capitolo 14: *** Entrata nel covo della Serpe ***
Capitolo 15: *** Missione compiuta. Avanti con la spada di Giada... ***
Capitolo 16: *** Amaterasu... Masamune?! ***
Capitolo 17: *** Il cavaliere del lupo Shiranui... ***
Capitolo 18: *** Amaterasu risorge... ***
Capitolo 19: *** La fine. Ritorno al villaggio. ***



Capitolo 1
*** Il viaggio ricomincia... ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

 

 

Erano passati due anni da quando Hinata, insieme al Re dei Tengu Sojobo, il dio dei tuoni Raijuu e la reincarnazione del Quarto Hokage, Masamune avevano sconfitto il male, Yomi. Ma ad un altissimo prezzo: l’uccisione degli dei, dato che esso era anche il custode delle anime divine. La distruzione della Speranza. Il luogo della battaglia, il Takamagahara, fu macchiato di sangue.La Collina dei Kami, il luogo in cui il confine tra il mondo dei mortali e quello degli dei si affievoliva, era ora la dimora dei loro corpi. Avevano pregato intensamente, e fu proprio in quel momento che divennero statue di pietra. Ma le anime ora vagavano, senza riposo. Dopotutto, la Speranza è l’ultima a morire…

 

Hinata riposava tranquillamente, nascosta dietro un cespuglio, all’ombra di un ciliegio. Da quando aveva salvato non solo Konoha, ma anche le altre nazioni non aveva un attimo di riposo: tutti che la cercavano, tutti che volevano stare con lei, ecc. Non si sarebbe mai aspettata che sarebbero successe tutte quelle cose: conoscere di persona il Re dei Tengu, il Quarto Hokage, la Divina Amaterasu Omikami e il Divino dei Tuoni, Raijuu. E soprattutto, di essere stata costretta a ucciderli, Yomi li aveva posseduti. Aveva ancora quelle terribili immagini nella mente…

Negli ultimi anni Hinata era cresciuta, Naruto era partito per l’addestramento con Jiraiya e Sasuke aveva tradito il villaggio. Degli Strumenti Divini, gli oggetti che l’avevano aiutata nella battaglia finale contro L’Oscurità, nessuna traccia: durante lo scontro si erano tramutati in pietra, per poi finire dispersi, in chissà quale remoto angolo della Terra. Sojobo gli mancava moltissimo. Aveva conservato il suo biglietto gelosamente, per tutti quei due anni. Sperava in un suo ritorno, aspettava il leggendario Masamune. Un fruscio d’ali interruppe il suo riposo. Hinata si alzò di scatto, dicendo:

 

“SOJOBO?!”

 

Ma il Re non c’era. Un’aquila era atterrata di fronte a lei e ora la osservava curiosa. Aveva un messaggio legato a una delle zampe. La ragazza lo prese, srotolandolo. C’era un sigillo in ceralacca rossa, con l’immagine di un corvo che teneva tra gli artigli un ventaglio di piume. Lesse:

 

“Ciao, Hinata.

In questi due anni non sono potuto venire a trovarti: la ricostruzione del villaggio mi ha totalmente preso!

Ti prego di scusarmi.

Adesso è tutto pronto. Naturalmente l’ho migliorato, ora ci sono anche delle torrette per avvistare i nemici! Certo, adesso devo ricostruire casa mia… Ma ci penserò dopo. Hai avuto notizie di Masamune? Compare sempre nei momenti più inaspettati… Non vedo l’ora di vederti! Chissà quanto sei cresciuta! Io sono rimasto lo stesso… Sai, noi tengu invecchiamo molto lentamente e siamo più longevi di voi umani… Io sono ancora giovane, avrò sì e no solo duemila anni! Comunque… Ti aspetto! Ho qualcosa di importante da dirti. Il villaggio è sempre al suo posto, sul monte Kurama. Se non sai dove si trova, segui Karu-Chan. Ti indicherà la via.

Saluti, Sua Maestà il Re dei Tengu Sojobo”

 

Hinata era felicissima: dopo tutto quel tempo, avrebbe finalmente rivisto Sojobo. Corse a villa Hyuga, non c’era nessuno, tutti partiti in missione. Andò in camera sua e preparò uno zaino con tutto il necessario: panini, acqua, e un cambio di vestiti. Karu-Chan era l’aquila che le aveva recapitato il messaggio. Stava aspettando la ragazza su un albero appena fuori Konoha. Lei si avviò, evitando accuratamente la gente che passeggiava per le strade, e uscì…

 

 

 

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Capitolo 2
*** La nubile Kuzunoha ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

Karu-Chan volava alta nel cielo. Non troppo veloce, in modo che Hinata potesse tenere il passo. Era emozionantissima e non vedeva l’ora di arrivare. Cercava di controllarsi e di non correre, per non perdere di vista l’aquila. Dopo due ore buone di camminata, tra erba alta e sentieri poco battuti, urlò all’animale di fermarsi. Esso atterrò sulla spalla di lei, seduta per terra, beveva un po’ d’acqua. Una voce lamentosa proveniva dalla fitta boscaglia…

 

“Hinata… Mi daresti un po’ d’acqua?”

 

Hinata sussultò. Chi era che la chiamava? E la cosa strana è che non aveva mai sentito una voce simile in tutta la sua vita! Inquietata, disse:

 

“C-c’è qualcuno qu-qui?”

“Sì… Ti prego, dammi un po’ d’acqua…”
”Chi… Chi s-sei?”

“… Mi chiamo Kuzunoha. Sono così stanca… Ti prego, aiutami!”

“V-vieni avan-avanti!”

 

La creatura non se lo fece ripetere due volte. Con passo strascicato, una donna uscì allo scoperto. Alta, con un kimono scarlatto, con sopra intricati disegni ricamati di seta d’oro. Era tutto sgualcito, la gonna strappata lasciava scoperta una gamba della donna, che aveva la pelle di un candore inumano. I capelli lisci e neri le arrivavano alle caviglie, ma il viso era coperto da una maschera in porcellana, anch’essa di un bianco innaturale, a forma di muso di volpe. Apparentemente, non c’erano buchi per gli occhi e Hinata si chiedeva come facesse a vedere. Le porse la bottiglia d’acqua e la donna gliela strappò di mano, senza tanti complimenti. La “bocca” della maschera si aprì, permettendole di bere. Era molto strano.

 

“Aahh… Grazie… Avevo proprio sete… Ehehe…”

“Le-lei ha detto di chi-chiamarsi Kuzunoha?”

“Hehe… Sì, perché?”

“No… Nu-nulla… Lo sa che mi ricorda qual-cosa?”

“Huhuhu… Sarà…”

“Beh, adesso devo andare a riempire la bottiglia… Qui vi-vicino c’è una sorgente… Mi-mi accompagna?”

“Eh… Va bene”

 

L’aquila sulla spalla di Hinata guardava sospettosa la donna, e così fece per tutto il tragitto, seppur breve, per la sorgente. Quella continuava a sghignazzare, e qualche volta scoppiava in sonore risate senza motivi apparenti. Stava diventando piuttosto preoccupante. Erano arrivate, ma quella si fermò, evitando di avvicinarsi all’acqua.

 

“Continua tu”
”Per-perché non mi accompa-accompagna fin laggiù?”

“Sai… Ehee… Ho paura di cadere nell’acqua e bagnarmi… Sai… Io non so nuotare… Ehe”

“Va bene…”

 

Hinata riempì la bottiglia. La donna insistette per accompagnarla nel viaggio, ma sopraggiunse la sera e si fermarono.

 

“Hihihi… Sai, anche se Yomi è stato sconfitto, continua a non essere prudente aggirarsi fuori di notte… Hehe…”

“P-perché?”

“Heh… Ci sono ancora degli spiriti maligni superstiti… I briganti, i ladri… Hahaha!”

 

Hinata si sentì subito spaventata. Prese dei legni dal bosco, tutta frettolosa, sfregandoli tentando di accendere un fuoco. Almeno avrebbe tentato di bruciarli, se il suo Byakugan non fosse bastato.

 

“Che… CHE FAI HINATA?”

“Acc-accendo un fuoco… Fa anche freddo…”

 

Kuzunoha arretrò nella vegetazione, lontana dal fuoco che la ragazza era riuscita ad accendere.

 

“Vie-vieni a scaldarti!”
”NnNo… Meglio di no…”

 

La donna aspettò che Hinata si addormentasse, per poi avvicinarsi al fuoco. La sua ombra non era umana, ma volpina. Si sedette vicino a lei, mentre con una mano, si sfilava la maschera. Era una volpe. Lasciò uscire la coda, simile a un pennacchio rosso, da quel che restava del kimono. Aveva una sola coda, e doveva stare bene attenta ai riflessi o alle ombre, che l’avrebbero tradita rivelando la sua natura. Guardò con odio la ragazza, Karu-Chan lanciava grida.

 

“Via, maledetto uccellaccio!”

 

E l’aquila volò via. La volpe tornò a fissare Hinata, dicendo…

 

“Maledetta… Se solo tu non fossi l’unica capace di salvare Inari, ti avrei già dilaniata! Penso però che prima mi divertirò un pò con te, mentre dormi...”

 

Disse, mentre si leccava le labbra. Si rimise la maschera, nascose la coda e si addormentò

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Capitolo 3
*** Guhin, Kuko e attacco al Villaggio dei Tengu ***


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月夜見の尊 月齢2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

Hinata si trovava in luogo buio… Così familiare… Sentiva la preghiera di due anni fa. Vedeva Amaterasu posseduta, gli occhi spalancati, mentre pregava, le lacrime le scendevano sul viso.

 

“Ieyui… Nobomeno…”

“AMATERASU…”

“Renmiri… Yojuyogo…”

“No…”

“Hasatekanae… Kutamae…”

 

E in quel momento, non di sua volontà, il suo corpo prese la Spada di Giada conficcandola nel cuore della dea. E Hinata piangeva, la dea continuava a pregare… Sentendo mille volte la sua voce che diceva:

 

“Non piangere… Addio”

“AMATERASU! NON MORIRE, TI PREGO NON MORIRE!”

 

Ma un’altra cosa che sentiva erano delle risate, risate maligne che la deridevano, mentre lei continuava a piangere, abbracciando il corpo di Amaterasu che stava lentamente scomparendo… Quando si svegliò all’improvviso. Kuzunoha la guardava sorridente. Il fuoco si doveva essere spento da poco e Karu-Chan era al suo fianco.

 

“Ooohh, povera piccola… Hihi… Chissà che brutto sogno…”

 

Disse la donna, fingendo dispiacere. Con un lembo del kimono, asciugò le guance di Hinata.

 

“Povera piccola… Su, è ora di incamminarsi!”

 

La poveretta era ancora in evidente stato di shock, ma si alzò e si preparò. Kuzunoha era una compagna davvero sgradevole: rideva da sola, faceva pessime battute, si rivolgeva a Hinata dicendole “Umana” e si comportava in modo palesemente ostile. Durante il viaggio, però, sembrò calmarsi. Era tesa, allerta, pronta al combattimento. Come se qualcosa le attendesse da un momento all’altro… Ed ecco spuntare dall’erba alta un guhin*. Esso saltò addosso alla donna, attaccandola. Lei, terrorizzata, prese le sue vere sembianze. Hinata era scioccata. Non sapeva da che parte stare, Kuzunoha era fuggita. Il tengu disse:

 

“Hi… Hinata… Il nostro villaggio è stato… Attaccato! Sua Maestà  Sojobo… Mi ha detto… Di scortarla!”

“Co-cosa? Il villaggio è stato attaccato?!”

“Sì… Dalle Kuko*”

“Dobbiamo fare qualcosa, e in fretta!”

“Sì… Sono d’accordo… “

 

Lanciando un ululato, il tengu prese sulle spalle Hinata. Per quanto le facesse impressione, dovette aggrapparsi per non cadere. Era tanto veloce che non vedeva nemmeno la strada, ma in pochi minuti arrivarono al Villaggio dei Tengu. Delle frecce volavano in cielo, e delle volpi guizzavano in aria. Sojobo stava combattendo armato di una alabarda contro una di esse, a otto code. In aria, la battaglia era feroce. Dalle torrette, altri guhin scagliavano frecce avvelenate contro i nemici…

 

“Sei capitata in piena battaglia, Hinata”

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*Guhin: Sono dei tengu senza caratteristiche di uccelli, somigliano a cani.

*Kuko: Volpi volanti maligne, molto cattive, considerate dei tengu

 

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Capitolo 4
*** Il segreto del Re ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

Un karasu tengu atterrò davanti Hinata e al Guhin.

 

“Capitano Daigorou! E’ tornato con la Prescelta?!”

 “Sì, soldato! Ora sbrighiamoci, dobbiamo portarla al sicuro nei sotterranei!”

“NEMMENO PER SOGNO, IO VADO AD AIUTARE SOJOBO!”

 

Disse Hinata, correndo via, muovendosi agilmente tra i detriti e i corpi dei combattenti. Cadde a terra, qualcosa proveniente dall’alto aveva tentato di afferrarla. A quel punto, la voce del re le gridò:

 

“HINATA! VATTENE! E’ PERICOLOSO! VAI DA DAIGOROU!”

“Ma Sojobo-kun! Io voglio combattere con lei!”

“VAI! SBRIGATI! KYUSHICHI CERCHERA’ DI PRENDERTI!”

 

Kyushichi doveva essere la volpe contro cui stava combattendo. Riluttante, si alzò e corse via. Daigorou la acchiappò, mentre il karasu tengu teneva lontane a colpi di katana le kuko. Salirono fino al punto dove un tempo c’era la casa di Sojobo, scostarono la terra via. Una botola chiusa a chiave. Il Guhin le si avvicinò, si tagliò un dito per farsi uscire del sangue e tracciò lo Stemma Regale. La botola si aprì e loro vi si infilarono immediatamente dentro. Il corridoio di terra fiocamente illuminato da delle torce andava sempre più giù. Lo percorsero, fino ad arrivare in una sala circolare rozzamente decorata con delle tovaglie per coprire la terra. I tengu che si trovavano lì la guardarono incuriositi. C’erano anche delle donne, alcune di loro con la fronte fasciata. Avevano gli occhi proprio come quelli di Hinata.

 

“Hyuga?!”

“Sì. A quanto vedo, Sojobo-sama non ti ha spiegato, ancora… Le persone e i tengu che vedi sono gli abitanti evacuati durante l’assalto. I più forti sono lassù, a combattere… Hinata?!”

 

Ma lei era già fuggita fuori. Non voleva saperne di obbedire ad una specie di cane, voleva combattere, lei! Senza contare che le doveva delle spiegazioni! Appena uscì, però, qualcosa la agguantò da dietro, sollevandola in aria. Era Kyushichi. Le zampe erano mani umane, scheletriche. Il muso irto di denti affilati e il pelo bianco-grigio, le punte delle code scarlatte.

 

“E ora… Sojobo… Prova a uccidermi!”

 

La volpe stava usando Hinata come scudo umano! Sojobo non l’avrebbe mai colpita, con la ragazza davanti. Il re la guardò con un’espressione mista tra rabbia e preoccupazione. Non aveva più un’alabarda, ma la sua fida katana.

 

“Non toccare Hinata…”
”Aaahh, è così è questo il nome della Prescelta?”

“…”
”Non preoccuparti… Ce ne occuperemo noi… Dopo che Orochimaru ci avrà dato il permesso…”

“HINATA! CHIUDI GLI OCCHI!”

 

Lei obbedì. In un attimo, la volpe la lasciò, mentre cadeva a terra. Braccia forti la afferrarono… Braccia che lei conosceva bene.

 

“Sojobo-kun!”

 

Disse Hinata. Giurò di vedere per un istante rossi gli occhi del tengu. Lei abbassò subito la testa, capendo che non era il momento. La kuko si schiantò a terra, shockata, ma appena si riprese, esclamò:

 

“Ci rivedremo… Maledetto Uchiha!”

 

Nei sotterranei, regnava il più cupo silenzio. Tutti si erano sparsi nei vari cunicoli, a riposarsi. Sojobo era nella sua grotta personale, da solo, seduto a gambe incrociate sul pavimento. Hinata era con Daigorou, che la guardava storto. Il karasu tengu tornò da lei…

 

“Hinata… Il Re vuole vederti… Buona fortuna”

 

Lei deglutì, e si avviò nel buio cunicolo. Sojobo le dava le spalle.

 

“Sojobo-kun… Io…”
”Mi hai molto deluso e disobbedito deliberatamente! E la cosa peggiore è che potevi morire!”

“Mi dispiace… Io… Io volevo solo aiutarti e dimostrarti che posso essere d’aiuto… Ho avuto paura di…”

“Sai, Hinata, anche io ho avuto paura…”
”Di che? Tu non hai mai paura…”

“E invece ho avuto paura. Ho avuto paura di perderti”

“!”

“Ah… Penso di doverti anche delle spiegazioni…”

 

 

 

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Capitolo 5
*** La fondazione del clan Uchiha e l'alleanza con la Foglia ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

“Come tu sai, Uchiha e Hyuga sono due dei più grandi clan di Konoha, e utilizzano entrambi le arti oculari… No?”

“S-sì…”

“Ecco. Io sposai una Hyuga, per la precisione… Una tua antenata. Fondendosi il mio “sharingan”, che poteva semplicemente creare illusioni, con il Byakugan, si creò uno sharingan potenziato in grado di vedere i flussi di chakra nel corpo di una persona e prevedere il futuro. Si potenziarono anche le illusioni, che non erano più tali. Ma questo richiede un grande influsso di chakra negli occhi, rischiando la perdita della vista. Comunque… Ebbi due figli: Madara, possessore dello “sharingan potenziato” e… Aspetta… Come si chiamava l’altro… Aaahh, ora non ricordo! Ora non so che fine abbiano fatto, ma ho sentito che quindici anni fa qualcuno avesse evocato Kyuubi… E penso proprio sia stato lui… Ha vissuto tanto a lungo proprio perché ha preso la longevità da tengu. Purtroppo, sua madre morì. E’ questo il difetto di voi umani, avete una vita così breve… Comunque, Madara potrebbe essere vivo, da qualche parte. Anche lui, probabilmente, si sarà sposato, continuando la dinastia… In alcuni soggetti prevaleva lo Sharingan e in altri il Byakugan…”

“Allora…”

“Esatto. Io sarei tuo parente, per la precisione il tuo bisbisbisbisbis…”

“Ho capito… Bisbisbisbis nonno, se non sbaglio…”

“Giusto. Vedi, sei anche segnata qui…”

 

Il tengu prese una cassa nascosta in una cavità della terra, la spolverò e la aprì. Tirò fuori una specie di tappeto in seta pregiatissima, dove erano ricamati i volti di tutta la Famiglia Reale. In ordine. Era un albero genealogico: in basso, alla base, c’era l’immagine di Sojobo e, al suo fianco, una donna molto bella. Lei era una Hyuga. Affiancando Madara e Sojobo, risultarono molto simili. Il re la documentò su tutta la storia della famiglia fino al presente.

 

“Adesso, però, la smetterò di annoiarti… Le kuko si sono ritirate, ma non escludo che torneranno, probabilmente con dei rinforzi. Dobbiamo fermarle, anche perché sono alleate di Orochimaru…”

“Sì… Il tuo villaggio potrebbe allearsi con quello della Foglia!”

“Non è una cattiva idea, sai? Le nostre due potenze potrebbero sconfiggere quei demoni… DAIGOROU!”

 

Quando urlava, Sojobo era una cosa assordante. Il Guhin entrò di corsa, sull’attenti.

 

“Sì Maestà?”

“Vai a Konoha a parlare all’Hokage, il più presto possibile! Riferisci che proponiamo un’alleanza tra il villaggio dei Tengu e il villaggio della Foglia! E dici anche che verrò io stesso!”

“Signorsì Maestà!”

 

E corse via, perdendosi nell’oscurità del tunnel.

 

“Adesso, Hinata… Vai a riposarti. Se tutto va bene, entro questa mezzanotte dovrei avere una conferenza con l’Hokage. Ma dovremo trasferirci in un’altra base, in modo che per il nemico sia più difficile trovarci, e quindi ci servi al massimo delle forze, in caso di combattimento”

“Va bene…”
”Allora io vado!”

“Sì… Sojobo…”

“Mhm?”

“Non sono inutile”

 

Il re sorrise, le scoprì la fronte e la baciò.

“Buonanotte, principessa... E ricorda che essere re o regina non vuol dire andare in cerca di guai!”

 

Quella notte, quando Daigorou tornò, Sojobo partì. Lui volava veloce, in silenzio assoluto. Konoha era buia, solo la luce dello studio dell’Hokage era aperta e quelle delle torrette alle porte del villaggio. Lui sorvolò, bussò delicatamente al finestrino. Tsunade aprì e lo fece sedere davanti alla sua scrivania.

 

“Allora… Lei è Sua Maestà Sojobo?”

“Sì… Sojobo Uchiha al suo servizio, Hokage-sama”

 

Tsunade rimase interdetta a sentire “Sojobo Uchiha”, ma rispose…

 

“Non mi chiami Hokage-sama… Chiamami Tsunade”

“E lei non mi chiami Sua Maestà… Chiamami Sojobo e basta”

“Comunque… Se non sbaglio, avremmo un’alleanza…”

“… Da firmare. Propongo un’alleanza tra le nostre due potenze, abbiamo nemici in comune e molto pericolosi…”
”Mmm…”

 

E così, Tsunade e Sojobo stettero tutta la notte a discutere sui pro e i contro...

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Capitolo 6
*** Tradimento al popolo dei Tengu ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

All’alba, Tsunade e Sojobo si misero d’accordo, firmando l’alleanza dei villaggi. Lui volò prima che la città si svegliasse.

 

“Ora devo volare da Hinata… Le kuko potrebbero attaccare…”

 

Disse lui, mentre controllava che nessuno lo seguisse. Atterrò tra la boscaglia fuori dal villaggio, muovendosi cauto tra l’erba. Inspirò profondamente, nessun odore sospetto… O almeno, fino a quel momento: puzza di bruciato. Non molto distante.

 

“I SOTTERRANEI! SE NON EVACUIAMO SUBITO LE PERSONE, MORIRANNO!”

 

Riprendendo il volo, giunse a destinazione. Dalla grossa botola, spalancata, usciva un’enorme nuvola color pece. Il re si buttò nella profonda galleria in terra senza esitare: gran parte delle grotte e dei cunicoli erano in fiamme, ma lui non se ne preoccupava più di tanto: doveva salvare il suo popolo. Prese le donne, spingendole con quanta più forza poteva verso la superficie, guidava i tengu alla luce del sole.

 

“Se non ci sbrighiamo, moriremo soffocati!”

 

Disse Sojobo, mentre faceva uscire Daigorou. Sentì una voce chiamarlo da lontano…

 

“SOJOBO-KUN!”

“HINATA!”

 

Corse, non curandosi della terra ardente come la brace. Arrivò da Hinata, la prese in braccio in modo da non farla bruciare. Ormai non aveva molta forza. Arrivò all’uscita, ma non riusciva a scalarla. Daigorou si affacciò dall’alto:

 

“Hinata, afferra la mia mano!”

 

E la tirò fuori. Il re si spinse con le sue ultime energie verso il Guhin…

 

“Daigorou… Aiutami!”


Lui guardava Sojobo, senza muoversi. Lo afferrò di colpo dai capelli, tirandolo, sussurrandogli maligno…

 

“Lunga vita a Sua Maestà… EX Re dei Tengu”

 

Il re aveva gli occhi spalancati, terrorizzato, mentre l’altro lo buttava con forza verso la voragine, simile all’inferno. Il traditore chiuse la botola, la terra crollava, riempiendo i cunicoli e le caverne. Probabilmente, la terra aveva spento le fiamme. Hinata si precipitò all’apertura dei sotterranei sigillata, cercando di cacciare via la terra e le pietre, sollevando un polverone che le si posava sui vestiti. Muoveva quanta più terra poteva, graffiandosi con le rocce taglienti. Qualcuno le arrivò alle spalle.

 

“Hinata… Che hai fatto?”
”Daigorou… Sojobo… E’ là sotto…!”

“Lo so, lo so… Se non fosse stato per te, se il Re non avesse usato le sue ultime forze per salvarti, a quest’ora sarebbe ancora qui… Ma ora è morto…”


Lei si abbracciò con forza al Guhin, non riuscendo a trattenere le lacrime.

 

“Cosa diranno al tuo villaggio? Ti considereranno una traditrice, ti cacceranno per aver rotto un’alleanza… Ti considereranno un’assassina!”

“Che… Che posso fare ora?”
”Resta con noi… Non faremo trapelare una sola voce sull’accaduto… Ma tu, sai come puoi aiutarci?”
”…”

“Troverai gli Strumenti Divini, e li userai per noi… Va bene?”

“S-sì…”

 

Il Guhin, mentre Hinata non osservava, fece un segno a una volpe nascosta tra l’erba… Kuzunoha. Le comunicò telepaticamente:

 

“Una parte del piano è compiuta. Avvisa le altre”

 

Quella annuì e si dileguò. Ma non sapeva di essere stata vista, a sua volta, da una vecchia conoscenza di Hinata… E di Konoha: Masamune, la reincarnazione del Quarto Hokage. Una lacrima scese sul suo viso, e mormorò:

 

“Anche i più grandi guerrieri piangono… Sojobo, sei morto da eroe…”

 

Quella notte, il traditore convocò tutti i Tengu e le Hyuga in una radura della foresta. Naturalmente, nessuno sapeva che lui fosse l’assassino…

 

 Popolo dei Tengu, e voi Umani… La morte di Sojobo-Sama è una grave perdita per tutti… Per Hinata, poi, perdere un parente… Ed è quindi con la morte nel cuore che salgo al trono, come consigliere fidato del re. Ma non preoccupatevi, perché questo è un nuovo inizio… In cui Tengu, Umani e Kuko costituiranno insieme un nuovo glorioso Impero!”

 

Esclamò, mentre dall’erba alta e dal cielo arrivavano le volpi, ridendo, capeggiate da Kyushichi. Masamune osservava tutto dall’alto di una rupe.

 

“No… Non posso crederci…”

 

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Capitolo 7
*** L'eredità ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

Masamune osservava silente la scena, consapevole di non poter fare nulla. Proprio per questo, lacrimava di rabbia. Strinse i pugni, non voleva lasciarsi sopraffare dai suoi sentimenti. Aspettò seduto tra l’erba, che le volpi e i tengu se ne andassero, per poi scendere rapidamente ed andare ai resti del villaggio. Anche lui, si mise disperatamente a scavare in quella che era ora la tomba del Re, come se potesse fare qualcosa. Chinò la testa giù, prese una pietra e la conficcò nel pavimento, incidendoci la scritta:

 

“Sojobo, il Re dei Tengu.

Riposa in pace nel Takamagahara, proteggici, guidaci.

Addio, compagno.

Da Masamune”

 

Strappò qualche fiore dai dintorni, e li poggiò là sopra. Salutò, come se Sojobo fosse ancora lì, e se ne andò. Intanto, Daigorou era già alla ricerca degli Strumenti Divini. Hinata era perennemente triste, e niente sembrava poterla rallegrare: il Guhin la faceva infilare nei più bui anfratti di caverne, la calava nei pozzi, la mandava dovunque per trovarli. Più che come una principessa, era trattata da schiava, anche perché la notte si dormiva massimo tre, quattro ore, poi ci si muoveva da un posto all’altro. Hinata aspettò che tutti andassero a dormire, per poi andarsene il più lontano possibile. Fu fermata da Masamune, che gli era piombato davanti all’improvviso. Lei lo salutò con un sorriso forzato, sebbene fosse felice di aver rincontrato il samurai dopo tutti quegli anni, quel che le avevano fatto credere di aver compiuto la deprimeva troppo.

 

“Dove vai, Hinata?”

“Che importanza ha, ormai…”

“Vai a Konoha?”

“… Tanto non posso più tornarci…”

“Che è successo?”

“… Non mi va di parlarne…”

“Non hai ucciso tu Sojobo”

 

Queste parole sconvolsero Hinata, che corse via. Non poteva più sentire quel nome senza versare lacrime. Mentre correva, nella prateria aperta presente dopo la foresta, vide qualcosa… Un fantasma?! Avvicinandosi, vide lo spirito della sacerdotessa Rao seduto su una roccia, gli occhi chiusi, chiamava…

 

“Hinata… Tu sai chi sei tu?”

“… Solo un’assassina…”

“Sbagliato. Io conosco Sojobo…”

“Vorrei non dovertelo dire, ma Sojobo è morto…”

“Sbagliato di nuovo… Sojobo è vivo… E se vuoi seguirmi, te lo dimostrerò”

 

Lo spettro levitò a mezz’aria, invitando Hinata a seguirlo. Corse per almeno mezz’ora, quando arrivarono a una grotta. Per infilarsi dentro, dovette appiattirsi quanto più poteva alla parete rocciosa. Dentro, era grande più o meno quanto una casa. Una sorgente dall’acqua trasparentissima al centro, e sopra, al soffitto, un’enorme buco circolare che consentiva di vedere le stelle. Rao le fece cenno di avvicinarsi all’acqua, lentamente, senza avere fretta.

 

“Shhh… Ora guarda…”

 

Hinata si specchiò nell’acqua, ma vide solo il suo riflesso…

 

“Quello non è Sojobo-kun… E’ solo il mio riflesso…”

“No… Guarda con più attenzione…”

 

Disse la sacerdotessa, allungando il braccio fino a sfiorare l’acqua con un dito. Hinata si sporse di nuovo: al posto del suo riflesso, c’era ora il volto del re, serio e paterno.

 

“Vedi? Lui c’è, vive in te”

 

Hinata alzò stupefatta lo sguardo al cielo, mentre delle nuvole nere prendevano una forma sempre più familiare… Sojobo?

 

“Hinata… Mi hai dimenticato!”

“No… Come potrei…?”

“Hai dimenticato chi sei, dimenticando così anche me! Tu sei la mia legittima erede, e come tale devi prendere il mio posto…”

“Ma come posso fare… Sono solo un’assassina… E’ stata tutta colpa mia…”

“Non sono morto a causa tua. E’ stato Daigorou a uccidermi, quando cercai di evacuare tutti dai sotterranei”

“Allora… Ci ha traditi?”

“Esatto. Vuole aiutare Orochimaru a impossessarsi del villaggio della Foglia, con questa alleanza le kuko e i tengu, che lui avrà ingannato con qualche scusa, invaderanno il villaggio, colto alla sprovvista. Lo bruceranno, uccideranno gli abitanti o li ridurranno in schiavitù… Tu permetterai che succeda tutto questo?”

“No… Ma… Come potrei tornare?”

“Tu sei l’unica che può salvare gli dei, l’unica che può impugnare gli strumenti divini. E chissà, forse potrei ritornare in vita… Ricordati, chi sei. Tu sei la mia erede, e l’unica vera Regina. Ricordati…”

“NO! NON LASCIARMI!”

“… Chi sei”

 

Mentre diceva queste parole, veniva inghiottito dalle nuvole, che si dissiparono…

 

“… Non lasciarmi…”

“Allora, quello chi era? Visto, lui è vivo”

“Ora ho capito…”

 

Hinata ringraziò Rao, uscì dalla caverna e corse via, ritornando al punto da cui era partita…

 

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Capitolo 8
*** Il castello dello Shogun ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

“Di ritorno, Hinata?”

 

Era Masamune, dietro un albero nella foresta, che parlava a Hinata. Silenzio assoluto, interrotto dai fruscii dell’erba e il canto dei grilli. Una piacevole brezza sfiorava i volti di entrambi.

 

“Se stai cercando l’assassino, le volpi, le Hyuga e i tengu sono andati tutti al villaggio della Foglia. Penso che sia giunto il momento, Daigorou controlla mentalmente la maggior parte di persone… Hanno attaccato”


Hinata, sentendo le parole del samurai, cominciò a correre, ma quello la bloccò.

 

“Non ti pare che siamo un po’ pochini per fronteggiare un Sannin, un Guhin e due eserciti?”

“Vero…”

“Dobbiamo andare alla ricerca dei tuoi Strumenti Divini, Hinata. Con essi, potremmo avere qualche possibilità…”

“Il problema è… Dove sono?”

“Sei proprio sicura di non saperlo?”

 

Disse Masamune, in tono profetico.

 

“Concentrati… Pensa intensamente…”

“Vedo… Vedo un castello… E’ circondato da alberi di ciliegio… Ci sono delle tigri… In cima al castello, c’è qualcosa in pietra… Rotondo… Non ho mai visto quel posto…”

“Deve essere lo specchio di Amaterasu! Hinata… Tu hai l’onniveggenza!”

“Ma… Ma io… In tutti questi anni non…”

“Da quando hai combattuto con gli Strumenti Divini, un po’ della forza degli dei deve essersi trasferita in te… O almeno credo. Adesso, stringi forte la mia mano… Ecco… E adesso proverò a individuare il castello…”

 

Masamune tirò fuori un kunai dalla strana forma, tutto d’oro. In un istante, scomparirono. Atterrarono su una via in ciottoli, un castello dritto davanti a loro. Circondato appunto da ciliegi in fiore.

 

“Hinata… Siediti sulle mie spalle… Non siamo al sicuro…”

 

Hinata obbedì. Il samurai sfoderò svelto due katane, all’erta come non mai. Hinata usò il Byakugan: intorno a loro non c’erano solo grilli e altri animaletti notturni, ma grosse tigri accucciate. Sembravano non averli ancora visti. L’Hokage sussurrò, quasi impercettibilmente:

 

“Ora dovremo essere molto cauti. Questo è il castello dello Shogun. Ci saranno di sicuro guardie di ronda”

“Va bene… Userò il mio byakugan per individuare i nemici”

 

Le uniche luci erano le lanterne, la grandissima luna dietro al castello. Masamune si muoveva veloce e silenzioso, come si confà a un samurai, ma anche a un ninja. Si appiattì contro la parete del castello, appena vi arrivò, sentendo qualcuno parlare. Si appostò dietro l’entrata e uccise la guardia senza problemi.

 

“Scusa Hinata… Ma in caso di fuga, avremo la via sgombera”

“Si, ma… Non sarebbe meglio passare da qualche altra parte? L’entrata principale è… Come dire… Scontata?”

“Ma sai che hai ragione? Volevo evitartelo, ma lo farò”

 

Tirò da una tasca un rampino, lo lanciò e il gancio si arpionò a una delle tegole del tetto. Masamune si arrampicò fino in cima, Hinata sulle spalle. La fece scendere, considerando sicuri i tetti.

 

“La cima del castello è molto in alto… Dovremo sbrigarci prima dell’alba…”

 

Disse Masamune, posando nel fodero le katane…

 

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    Ecco un’immagine del castello in cui Masamune-Yondaime e Hinata si trovano: http://members.aol.com/tomoda97/nikken/castle20.jpg (beh... Basta immaginarlo di notte con la luna di sfondo)

 

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Capitolo 9
*** Il ritorno a Konoha ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

“Dopo che avremo recuperato lo specchio, potremo facilmente trovare gli altri oggetti, tu continua col byakugan, in caso le guardie all’interno del castello si insospettiscano”

“Va bene…”

 

Il samurai e la Hyuga si muovevano con agilità felina sulle tegole dell’enorme costruzione. Salivano il più piano possibile, per non fare troppo rumore. All’improvviso, un passo falso: una tegola cade a terra, facendo un rumore fortissimo. Le tigri nel giardino iniziarono a ruggire.

 

“Masamune-kun… Le guardie hanno sentito…”

“Shhh… Ora provo a illuderle… NYAA NYAA*”

“NYAA!”

 

Sentirono le guardie, sotto, tirare un sospiro di sollievo.

 

“Sono solo dei gatti. Tornate alle vostre postazioni!”

“Sì signore!”

“Ma guarda tu che stupidi, non distinguono nemmeno un’imitazione…!”

 

Esclamò Masamune. Anche Hinata tirò un sospiro. Dovevano stare più attenti… Salirono ulteriormente: si avvicinavano alla stanza dello Shogun, da quel punto in poi dovevano stare in silenzio assoluto. Erano arrivati. Girarono attentamente, in modo da evitare le finestre, e poi Masamune alzò Hinata in modo che raggiungesse la cima del castello. Si arrampicò un po’, aggrappandosi all’enorme specchio divino, ridotto in pietra. Appena lo toccò, si illuminò. Avevano di sicuro attirato l’attenzione delle guardie in basso.

 

“Forza Hinata… Penso ci abbiano visti… Voglio evitare una strage inutile”

 

Appena finì di brillare, lo specchio gigante si coprì di fiamme, non era più di pietra. Masamune e Hinata si sedettero su di esso, tenendosi quanto più possibile in modo da non cadere…

 

“Questa volta Sojobo-kun non mi prenderà se cadrò…”

 

Pensò lei, mentre lo specchio sfrecciò nell’oscurità della notte.

Intanto, al villaggio della Foglia… Le kuko, l’ex esercito di Sojobo e Orochimaru avevano preso il controllo. Della vitalità del villaggio, del verde da cui era circondato… Non c’era più nulla. La vegetazione rasa al suolo, ovunque quella spaventosa forza era passata aveva distrutto tutto. Grigio. Grigio il cielo, grigio il villaggio, grigia la foresta di Konoha. Delle gioiose risate dei bambini, ora non rimaneva più niente, se non flebili lamenti. La gente era stata sopraffatta, persino Tsunade, venuta a sapere della morte del Re, fu costretta a lavorare come gli altri. Ormai tutto e tutti erano stati ridotti in miseria…

Intanto, Masamune e Hinata erano arrivati a una sorgente Divina, luoghi sacri agli dei. Dovevano purificare lo specchio, prima di far ritornare la vita ad Amaterasu. Lo immersero nell’acqua, e quello cambiava: non era più di bronzo, ma d’oro con delle lame attorno. Le fiamme non si spegnevano neppure a contatto con l’acqua.

 

“Coraggio, Hinata… Lo specchio è ancora più potente, lo sento. E’ intriso della potenza di Amaterasu, e dovrebbe esserci la sua anima custodita all’interno. Ora dobbiamo solo cercare una statua che la raffiguri e passare l’anima lì… Allora essa perderà la dura consistenza di roccia e la dea resusciterà”

“Ho capito… Va bene. Prima liberiamo Amaterasu, prima potremo salvare il nostro villaggio”

“Ma prima dobbiamo liberare Yomi”

“Giusto… Come ti sentii dire due anni fa, non può esistere un mondo perfetto senza male… Perché non ci sarebbe la speranza”

“…”

“Beh… Yomi è stato sigillato nella spada Kusanagi, dovremo spaccarla in due per liberarlo… Sai dove si trova?”

“Orochimaru… L’ha presa lui. E noi la riprenderemo con la forza. Mettiamoci in viaggio, si torna a Konoha, Hinata”

 

Era ormai l’alba. Masamune e Hinata si erano già incamminati. A piedi, per non attirare l’attenzione quando si sarebbero intrufolati al villaggio. Non poterono credere ai loro occhi quando arrivarono: tutto devastato, cupo, e si respirava un’aria malsana. Al posto degli abitanti, kuko e tengu passeggiavano per le strade.

 

“Hinata… Vedi anche tu quel che vedo io? Quei tengu… Sono stati assoggettati…”

“Sì… Non è possibile…”

“Usiamo la tecnica della trasformazione e infiltriamoci nel villaggio”

 

Si trasformarono in due kuko dal pelo insanguinato e dal cappello di paglia, in modo da nascondere gli occhi di Hinata, che rimanevano del solito bianco, ed entrarono. Passarono totalmente inosservati, anche se sentivano i bisbigli degli abitanti:

 

“Chi sono questi due?”

“Io non li ho mai visti…”

 

Come facessero a riconoscersi tra di loro era un mistero: sembravano tutti uguali! Trascorsero un’intera giornata a setacciare i dintorni alla ricerca di informazioni, e vennero a scoprire che tutti i veri abitanti di Konoha erano nei sotterranei del villaggio, costretti a lavori forzati. Stava calando la notte, mentre delle nuvole oscure riempivano il cielo, cariche di pioggia. Ad un tratto, tutte le volpi e i tengu vennero chiamati a raccolta in un piazzale. Ordine del traditore, Daigorou in persona. Il samurai e la Hyuga andarono a vedere di cosa si trattasse.

 

“TSUNADE!”

 

Tuonò la voce del Guhin, ora sottoposto di Orochimaru, insieme a Kyushichi. Tsunade, con la sua aria fiera e decisa, si fece avanti, incurante delle occhiatacce e i ringhi che venivano dalla folla.

 

“Sì, Daigorou?”

“Non c’è più acqua, le scorte di cibo del villaggio sono finite, i campi sono distrutti! Che fine ha fatto la vecchia Konoha?”

“E’ finita, non ci è rimasto più nulla… Oramai non abbiamo altra scelta, dobbiamo andarcene da qui!”

“No! Non andiamo da nessuna parte!”

“In questo modo stai condannando tutti a morte!”

“E sia!”

“Non puoi farlo, Daigorou!”

“Io sono il re, posso fare ciò che voglio!”

“Se solo valessi la metà di quel che valeva Sojobo…!”

“IO VALGO DIECI VOLTE PIU’ DI LUI!”

 

Gridò rabbioso il Guhin, dandole una “zampata” in viso che la buttò a terra. Un tuono. Hinata non si trattenne e andò in soccorso del suo Hokage. Tornò umana.

“Hinata… Sei… Sei viva… Sei tornata…”
”Sì… Sono a casa ora…”

“Hinata… Cara Hinata… Sei tornata, vedo…”

“Fatti da parte, Daigorou! Il trono non ti spetta!”

“Oohh, vorresti forse uccidermi? Vedi, loro pensano che IO sia il re…”

 

Disse Daigorou, indicando le Kuko e i tengu ipnotizzati.

 

“Ma noi no! Hinata è la legittima sovrana!”

 

Dissero Masamune, Naruto, Tsunade e Kurenai, fino a quel momento rimasti silenti.

 

“Aaahhh, vuoi dire che i tuoi “sudditi” non conoscono ancora quella storiella? ”

“Taci, Guhin! Quella storia l’ho dimenticata!”

“Ah sì? Ma allora non hai svelato loro quel tuo piccolo segreto… Bene, ora hai l’opportunità di farlo! Dì loro chi è il responsabile della morte di Sojobo!”

 

Hinata, benché innocente, perse tutto il suo coraggio, rispondendo flebilmente:

 

“… Sono io”

“No non è vero… Dimmi che non è vero!”

 

Si fece avanti Tsunade.

 

“… E’ vero…”

“Avete sentito? Lo ha dovuto ammettere! Assassina! Se non fosse stato per te, Sojobo sarebbe ancora vivo, lo vuoi negare?”

“N-NO!”

“Allora sei colpevole!”

“NO, NON SONO UN’ASSASSINA!”

 

Altro rombo di tuono. Un uomo dalle piumate ali nere e le zampe di corvo balzò giù da una casa.

 

“Sojobo?! No, sei morto!”

 

Esclamò sconvolto il traditore.

 

“Ti bastasse quel che mi hai fatto a uccidermi!”

“Sojobo… Sei… Sei vivo? Ma come è possibile…?”

 

Hinata gli corse incontro, abbracciandolo.

 

“Non importa ora…”

“Sojobo-sama… Sono sorpreso di vederla… Ancora vivo…”

 

La folla non sapeva che fare. Il vero re guardò dritto negli occhi il Guhin.

 

“Per tutti questi anni che mi hai servito… Io ti ho trattato come un familiare… Ma tu hai sempre complottato contro di me… Non è così?”

“…”

“Ho indovinato. Dammi ora tre buone ragioni per cui non dovrei farti a pezzi… Tu insisti a volere la guerra tra gli umani, volpi e tengu! E poi, scommetto che avresti tradito anche le volpi! Perché, Daigorou? Guardati intorno: sono come noi! Provano sentimenti, anche se sono diversi!”

 

La folla, borbottando cose incomprensibili, guardava con astio Daigorou, e passò dalla parte del tengu e della Hyuga.

 

“Fermi, che fate? Tornate qui!”

 

Ma tra tutte le volpi e i tengu che erano passati dalla parte del bene, Kuzunoha rispose:

 

“Sojobo ha ragione… Basta così…”

 

In quel momento irruppero Kyushichi e Orochimaru, arrabbiati come non mai…

 

 

 

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Capitolo 10
*** Indietro nel tempo... ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

Daigorou strisciò dietro il suo signore, ridendo maligno. Più che una risata, però, sembrava un latrato. Hinata chiamò a sé lo specchio di Amaterasu, mentre le kuko mostravano i denti, le donne Hyuga attivavano il Byakugan e i tengu si preparavano al combattimento corpo a corpo. La volpe dalle otto code, Kyushichi, in posizione eretta, faceva impressione con i suoi tre metri di altezza, senza considerare le code. Era mascherata, e vestiva di un kimono maschile completamente bianco-giallo crema. Si preparò a scattare alla gola di Sojobo, ma Orochimaru lo trattenne con un semplice gesto della mano. Sibilando, si rivolse a Hinata…

 

“Non permetterò a una ragazzina, anzi, a una mocciosa, di ostacolarmi… Dammi lo specchio”

“No… Mai!”

“Lo distruggerò, lo ridurrò in mille pezzi… E l’anima di Amaterasu sarà costretta a vagare in terra… Come quella della sacerdotessa che in questo momento ti ha dato la vita, trasferendosi momentaneamente nel tuo corpo… Non è così, Vostra Maestà?”

 

Disse il Sannin, rivolto al re.

 

“…!(ha capito subito!!)”

“Allora… Se non mi darete lo specchio di vostra volontà… Lo prenderemo con la forza”

“Orochimaru, fattene una ragione! Siamo in gran maggioranza, vi batteremo!”

“Vedremo… Tengu”

 

Aggiunse Orochimaru, prima di mandare Kyushichi all’attacco, mentre lui eseguiva dei sigilli con le mani. Le kuko andarono incontro al loro ex capo, assalendolo, ma con una scrollata se le tolse di dosso. Ancora un’altra orda di kuko, mentre Daigorou andò all’assalto di Hinata, ma Sojobo lo allontanò con la katana, ferendolo al petto.

 

“Sojobo-kun… Dove sono gli abitanti di Konoha?”

“Hinata… Sono… Nei sotterranei!”

 

Si intromise Kurenai.

 

“Andrò a salvarli io…”

“Sojobo… No!”

“Hinata… La battaglia, nonostante siamo molti di più, si preannuncia la fine per molti. Lontano da qui… Lontano anche dal monte Kurama… Nelle terre del Nord… C’è una porta sigillata da quando ero solo un bambino… In grado di portare indietro nel tempo… Se tu e Masamune cambierete il passato… Più di una vita sarà salvata…”

 

Furono le sue ultime parole, prima di addentrarsi nella mischia del combattimento. Masamune la prese dal polso, si sedettero sullo specchio e volarono via.

Senza sosta, senza fermarsi mai. In una giornata arrivarono a Kamui, la terra benedetta degli dei. Il vento gelido sferzava il loro volto senza pietà, come una frusta, sputando loro la neve. Abituati al clima di Konoha, temettero di morire congelati. Atterrarono, la neve ghiacciata si insinuava nelle scarpe. Un uomo dai pesantissimi vestiti, il volto coperto, si offrì di ospitarli a casa sua. Il samurai e la Hyuga accettarono, ansiosi di riposarsi al caldo…

La capanna in cui abitava l’uomo era calda e confortevole.

 

“Vi ho portato un po’ di cioccolata calda, mi sembrate… Quella spada…”

 

Disse l’uomo, vedendo la spada del samurai brillare di luce divina.

 

“Lei deve essere Masamune, quella affianco a lei è la Prescelta?”

 

Masamune prese la cioccolata, offrendola a Hinata, assicurandosi la ingoiasse tutta. Spiegò all’uomo il perché del loro viaggio, sentendo che era una persona di cui fidarsi.

 

“Capisco… Io, comunque, sono Okikurmi. La porta di cui mi avete parlato è nel cuore del bosco qui vicino. Ma senza dei vestiti adatti, morirete congelati”

 

Okikurmi diede loro dei giacconi, anche se stavano larghi a entrambi. Poi salutarono e se ne andarono alla ricerca della porta. Seguendo le indicazioni degli abitanti di quel che sembrava un villaggio, arrivarono alla loro meta. Il gigantesco portone davanti a loro, in grigia pietra, era chiuso. Anche dopo i numerosi colpi di Hinata, rimaneva chiusa, ma poi lo Yondaime infilò la katana nella serratura ed essa si aprì. Un fascio di luce bianco-verde li illuminò.

 

“Coraggio, Hinata… Speriamo di capitare nell’epoca giusta”

“S-sì…”

 

Varcarono quella soglia, sperando di non sbagliare. Si trovarono in un’enorme pianura, una gigantesca montagna interrompeva tutto, racchiudeva delle piccole capanne. Un ragazzino sui dodici anni camminava davanti a loro, piccole ali piumate nere, capelli scompigliati anch’essi neri, fino alle spalle. Aveva artigli di corvo e una piccola coda di piume. Aveva un’armatura rossa col simbolo di un ventaglio, sotto portava una tuta nera. Ad un tratto, girandosi, vide il samurai e la Hyuga. Gli occhi verdi e a fessura, sul naso un cerotto, l’espressione spensierata.

 

“Chi siete voi?”

 

Domandò il piccolo tengu.

 

“Guarda, Hinata… Quello è Sojobo… Da piccolo. Siamo tornati…”

“… Duemila anni indietro nel tempo”

“Esatto. Ancora il clan Uchiha doveva nascere…  E il villaggio non esisteva ancora. In un certo senso… Non siamo nati nemmeno noi!”

 

Sussurrò Masamune all’orecchio a Hinata.

 

“Non avete risposto alla mia domanda!”

 

Disse il piccolo re, incrociando le braccia.

 

“Noi siamo solo due viaggiatori, e ci chiedevamo perché un ragazzino come te andasse in giro da solo…”

“Io sono Sojobo Uchiha, il futuro re dei tengu! Ora sto andando a trovare un mio amico, Kyuubi, in quel villaggio laggiù”

 

Hinata e Masamune sobbalzarono, a sentire quel nome.

 

“E… Chi sarebbe questo Kyuubi?”

“E’ una volpe… Una volpe normalissima”

“Aahh, ora ricordo… Qui Kyuubi non aveva ancora le nove code…”

“Mhm?”

“No, nulla ragazzino… Continua il tuo viaggio”

“Va beh… A rivederci, viaggiatori!”

 

E si allontanò. La porta ricomparse magicamente alle loro spalle.

 

“Abbiamo sbagliato… Dobbiamo stare più attenti… Ah, Hinata…”

“Sì?”

“Quando arriveremo in un futuro più prossimo… Dovremo stare attenti a non incontrare noi stessi… Potremmo alterare le dimensioni”

“Va bene…”

 

E rientrarono nella porta, che scomparì…

 

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Capitolo 11
*** Il giorno fatale di Masamune ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

Questa volta, il villaggio della Foglia c’era. I nostri eroi entrarono tranquillamente nel villaggio. Ancora, sulla grande montagna non era scolpito alcun volto. In città, però, c’era la vitalità di sempre. Camminavano per i fatti loro, quando qualcuno li scansò violentemente per passare. Davvero una persona dall’aspetto familiare… Anch’essa dalla rossa armatura. Masamune stava per chiamare: “Sojobo, i re non si comportano così”, ma qualcuno rivolse loro la parola.

 

“Scusate… Il comportamento di mio figlio Madara”

 

Era Sojobo in persona, stavolta però aveva mille anni. Identico a Madara, tranne che aveva le ali, la coda e gli artigli da rapace. Aveva lo stesso aspetto a cui era abituata Hinata.

 

“Nessun problema… Vostra Maestà…”

 

Il re sorrise, fece loro un inchino e andò a cercare suo figlio.

 

“Hai visto? Quello era Sojobo…”

“Sì… Identico a quello attuale”

“Peccato si sia rovinato col tempo…”

“Che vuoi dire?”

“Beh, in questo anno non ha ancora la tipica personalità da tengu…”

“Eh?”

“I tengu sono creature capricciose… A volte benevoli, a volte malvagi… Sono orgogliosi, vendicativi, facili all'ira, particolarmente intolleranti di arroganti, blasfemi, coloro che abusano del loro potere e della loro conoscenza per tornaconto personale, e coloro che arrecano danno alle foreste in cui essi abitano… Fortuna che Sojobo è uno di quei tengu benevoli… Inoltre fanno scherzi molto pesanti… Come mangiare le persone… Ma è raro che lo facciano, anche quelli malvagi. Oppure… Beh, qualche volta rapiscono i bambini e li fanno ritornare dopo giorni…”

“A me non sembra si sia rovinato…”

“Beh, certe volte è iperprotettivo… Ma per questo, il motivo c’è…”

“…?”
”Ha perso un nipote…”

“Oh… Mi dispiace…”

“Un nipote alla lontana… Che ha perso per colpa mia… Gli avevo promesso… Che non gli sarebbe successo niente…”

“?”

“Obito Uchiha”

 

Uscirono veloci dal villaggio, entrando inosservati nella porta, nel silenzio più assoluto. Una foresta. Erano immersi nel silenzio, quando Masamune sentì dei fruscii dietro di loro. Lanciò immediatamente un kunai, e qualcosa cadde a terra. Il samurai e la Hyuga si avvicinarono, cauti.

 

“E’ un ninja… Un ninja del villaggio della Roccia… Mi ricordo…”

 

Lo avevano colpito al cuore. Il copri fronte che portava sulla testa aveva due rocce incise.

 

“Hinata… Siamo nella Terza Guerra Mondiale dei Ninja… Prima che io morissi e mi reincarnassi… Qui ero lo Yondaime Hokage”

“Quindi… Dovremo stare attenti a… Te stesso?”

“Esatto. E forse, potrei salvare persino Obito, ora che so cos’è successo…”

“Meglio di no, Masamune… Altereresti la realtà, Kakashi-san non avrebbe lo sharingan… E senza quello… Non potrebbe salvare Naruto e gli altri nei momenti del bisogno…”

“Vero… Grazie, Hinata…”

 

Si nascosero immediatamente, sentendo delle voci… E nel sentiero battuto, l’ancora giovane Kakashi, concentrava il chakra tenendosi il braccio… Per poi partire all’attacco di alcuni ninja della Roccia. Colpì  numerose copie, e quello vero gli stava davanti, pronto ad attaccarlo, quando qualcosa lo afferrò, buttandolo indietro… Ma il ninja ferì il futuro possessore dello sharingan a una spalla…

 

“Vedi, Hinata? Qui è quando salvai Kakashi da un ninja nemico…”

 

Hinata era troppo presa a guardare, quando sopraggiunsero gli altri suoi compagni, Rin e Obito. Cacciato il ninja, sentirono l’Hokage parlare…

 

“Per il momento, ritiriamoci e accampiamoci, anche perché la ferita di Kakashi non è delle più leggere…”

“Sto bene!”

“Cosa stai bene, Kakashi? Tutto questo è successo perché hai esagerato senza ascoltare il maestro!”

 

Obito e Kakashi iniziarono a litigare, come facevano sempre… Ma Masamune e Hinata erano già entrati nella porta… L’attacco della Volpe a nove code al villaggio della Foglia. Madara osservava tutto, nascosto.

 

“Hinata… Qui siamo di quindici anni indietro nel tempo… Quando io morii”

 

Una scossa da terremoto. Gamabunta e lo Yondaime Hokage erano davanti alla Volpe,  che corse loro incontro, pronta all’attacco. L’Hokage alzò qualcosa davanti alla volpe.

 

“SIGILLO DEL DIAVOLO!”

 

Sentirono urlare. Il demone ruggì, mentre il suo corpo diventava come quello di un fantasma, e scomparì. Madara scappò via, non visto. Un fruscio d’ali. Ecco il re dei tengu, Sojobo. Masamune e Hinata si avvicinarono, attenti a non essere visti. Il corpo dello Yondaime era disteso a terra, tra le braccia un fagotto. Il re lo prese delicatamente. Era un bambino, era Naruto. Un uomo gli si avvicinò e il tengu gli porse il bambino. Era Iruka, da giovane.

 

“Quel giorno, Sojobo e alcuni dei suoi discendenti Hyuga si trasferirono sul monte Kurama, la sua vera casa. Gli Uchiha restarono al villaggio, nella villa del re, che non sapeva che uno dei suoi nipoti  avrebbe sterminato il clan… Uchiha Itachi… Seguiamo Sojobo, mi pare che qui sia quando Rao morì…”

 

Silenziosi e agili come felini, seguirono il re che portava il corpo dello Yondaime dalla sacerdotessa, in modo che lo benedisse per non farvi entrare spiriti maligni…uesta

 

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Capitolo 12
*** Konoha è libera ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

Masamune e Hinata precedettero Sojobo, arrivando al tempio appena in tempo, mentre la volpe a nove code Tamamo no Mae stava per bussare alla porta. La presero di sorpresa, infilzandola con la katana. Hinata prese il suo corpo, nascondendolo tra l’erba. Masamune le fece cenno di seguirlo, dietro un cespuglio. Il re arrivò, il corpo dello Yondaime tra le braccia. Bussò al tempio e Tsuruzarao aprì. Sconvolta, andò a prendere dei sigilli.

                               

“Missione compiuta Masamune!”

“In parte. Ora dobbiamo salvare Sojobo”

 

Entrarono di nuovo nella porta, stavolta in epoca più recente. Mattina presto, quando ancora tutti gli abitanti del villaggio di Sojobo erano nei sotterranei… Quando il re morì.

 

“Coraggio, Hinata… Io vado a salvare le persone, tu appena arriva Daigorou… Pestalo”

“Va bene…”

“Dobbiamo finire prima che arrivi Sojobo”

 

Masamune ruppe l’entrata dei sotterranei ed entrò. Era molto veloce. Ecco Daigorou, in mano, una tanica di alcool.

 

“Madamigella Hinata… E’ pericoloso per lei stare fuori… Ci sono le Kuko…”

“Racconta questa storia ad un’altra… Traditore”

 

Hinata cominciò a picchiare forte il Guhin, che balzò lontano.

 

“Vedrai… Tornerò con i rinforzi!”

 

Svanì in una nube di fumo. Il samurai si nascose con Hinata prima che Sojobo arrivasse. Prima spiegò a tutti del tradimento. Il re arrivò, parlando con i suoi sudditi scoprì tutto. Poi balzò nell’erba alta, davanti a Hinata e Masamune, e disse:

 

“Ringraziatemi da parte mia!”

“Tu… Sapevi…?”

“Certo! La porta del tempo… Allora funziona!”

“Esatto. Ora scusaci, ma torniamo nel presente!”

“Va bene! A tra poco!”

 

Salutò il re. Il samurai e la Hyuga entrarono nella porta per l’ultima volta, tornando nel presente. Al villaggio della Foglia. L’attacco era ancora in corso, ma stavolta si erano preparati tutti in tempo. Kyushichi giaceva a terra, coperto di sangue. La pioggia batteva, come per pulire dal sangue le strade di Konoha, cadeva sul viso dei guerrieri, purificava i loro colpi. Rao c’era, combatteva a colpi di karate e sigilli contro Kabuto. Vedendola brutta, Orochimaru e il suo servo se ne andarono, ma i nostri eroi erano riusciti a rompere la Kusanagi. La volpe esalò il suo ultimo respiro e morì. Kuzunoha, imbrattata di sangue, abbracciò Hinata.

 

“Mi dispiace… Per averti tradita… Hinata…”

“Ormai è tutto finito, dai!”

 

Sojobo, anche lui ridotto come tutti gli altri, si avvicinò contento a Masamune e Hinata.

 

“Ah, Sojobo… Mi hai detto di ringraziarti…”

“Giusto! Senza di me, a quest’ora…”

“Visto Hinata? Te l’ho detto che si era rovinato col tempo”

“Tu che hai detto alla mia nipotina?!”

“Nulla, nulla…”

“Tengu ni naru!*”

“Esatto, Hinata!”

 

Intanto, però, il villaggio era stato ridotto comunque in rovina. Lo specchio dietro la schiena di Hinata brillava più che mai. Rao le poggiò le mani sulle spalle, guardandola:

 

“E’ giunto il momento. Ricordati… Chi sei!”

“Sì… L’erede del Re dei Tengu e la salvatrice dell’umanità!”
”Esatto!”

 

Sorrise la sacerdotessa. La folla si aprì, per farla passare, mentre avanzava verso i volti degli Hokage. Prese lo specchio e lo alzò al cielo. Le nuvole nere si aprirono, e il sole si riflesse su di esso. Per un attimo, Hinata vide chiaramente il volto di Amaterasu sorriderle, nello specchio… Anzi, sentì anche la sua voce, nella sua testa…

 

“Ben fatto, bimba…”

 

Ora che Yomi era stato liberato, gli dei potevano tornare in vita.

 

“Hinata…”

“Sì, Rao?”

“Prima di salvare le divinità, dovrai prima trovare i restanti Strumenti Divini, per svegliare gli dei principali”

“D’accordo!”

“Mi fido di te, allora! Intanto, goditi la festa!”

 

Aggiunse la sacerdotessa, mentre il potere dello specchio infondeva l’energia di Amaterasu tutto intorno, gli alberi rifiorivano e la terra tornava fertile…

 

 

*tengu ni naru: è un detto giapponese, letteralmente: "diventare un tengu" cioè una persona molto vanitosa

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Capitolo 13
*** Il ritorno del Team OkamiKitsuneInu e la partenza ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

La festa fu una delle più grandi mai date a Konoha. Il villaggio riunito sotto il palazzo dell’Hokage, una enorme tavolata piena di cibo. Hinata non aveva molta fame e mangiò poco, osservando Sojobo e Naruto che si ingozzavano come due… Maiali. Non riuscì a fare a meno di ridere quando Masamune si avvicinò al ragazzo e gli tirò una pacca che lo raddrizzò.

 

“Non voglio che a mio figlio… Hem, a questo ragazzino venga la scoliosi”

“Ma perché, Masa? Io e Naruto ci stavamo divertendo!”

 

Disse Sojobo, con in bocca del ramen. Certo che si lasciava veramente andare durante le feste…

 

“Che schifo Sojobo! Ti sembrano modi di un re?!”

“Mpf… Non mangiavo così bene da almeno cinquecento anni!”

 

Fece finta di non sentire il re. Masamune sospirò rassegnato…

 

“Coraggio Hinata… Mangia!”

 

Disse Naruto, porgendo una ciotola di ramen a Hinata. Dapprima arrossì, per non dire che rischiò il collasso…

 

“… Grazie, Naruto-kun!”

 

Era persino riuscita a non balbettare. Mangiava tranquilla, quando Hiashi le disse, all’improvviso…

 

“Scappi anche di casa, eh?!”

“Ma veramente… Io…”

“Niente ma. A casa, ti sistemerò io…”

“Hiashi… Non toccare Hinata”

 

Questa era la voce di Sojobo, che si era avvicinato, vedendo il padre di Hinata minaccioso.

 

“Io e lei possiamo comunicare telepaticamente… Se le farai qualcosa, io lo saprò… E prenderò provvedimenti… Penso che la cosa non ti piacerà per nulla…”

“Mi scusi… Sojobo-sama… Mi scusi…”

“Così va meglio”

 

Hiashi si allontanò. Hinata alzò la testa, osservando Sojobo in tutti i suoi due metri di altezza.

 

“… Lui…”

“… Sapeva tutto, Hinata. Solo che non te l’ha mai detto… Tutti gli Uchiha e gli Hyuga lo sanno…”

“Oh…”

“Va beh, su con la vita… Domani ci mettiamo in viaggio… Vuoi?”

“Sì… Sono pronta anche adesso…”

“Va bene, ma… Godiamoci l’ultimo giorno di calma”

 

Hinata acconsentì. La festa durò fino a tarda notte, poi tutti a dormire. La ragazza li portò a casa loro, sistemandoli in due stanze a parte. Tanto villa Hyuga era grande. Il mattino dopo, prima che partissero, Rao corse loro incontro.

 

“SOJOBO! MASAMUNE! HINATAAAAA!”

“Calmati Rao! Sveglierai tutto il villaggio!”

“Masamune… Sempre così serio…?”

“…”

“Comunque… Posso venire con voi? Avrete bisogno di una sacerdotessa karateka… Insomma… Per esorcizzare qualche posseduto, liberare tombe… Queste cose qui! Posso?”

“Se Hinata è d’accordo…”

“Ti prego Hinata-Hime… Senza contare che posso comunicare con le anime dei defunti, degli dei… Ti prego!”

“Va bene… Per me non c’è nessun problema! Benvenuta!”

“Come ai vecchi tempi…”

“Già…”

“Di che parlate?”

“Io, Sojobo e Masamune eravamo una squadra una volta… Il team OkaKitsuInu!”

“Abbreviazione di Okami, Kitsune e Inu, lupo, volpe e cane… Sono gli animali in cui amano trasformarsi le tre divinità principali”

 

Aggiunse il samurai.

 

“Rao era la specializzata in jutsu medici, esorcismi e taijutsu, rappresentava la volpe bianca, Tsukuyomi. Masamune, il candido lupo di Amaterasu, usava sigilli, tecniche del richiamo, la dislocazione istantanea e il Rasengan. Io, invece, il cane Susano, ero lo stratega e l’esperto d’armi”

“Dovevate essere molto forti!”

 

Osservò Hinata.

 

“Beh, penso che lo scoprirai quando combatteremo di nuovo… Il team OkaKitsuInu torna in azione!”

 

Detto questo, il gruppo capeggiato da Hinata, partì alla ricerca dei restanti due Strumenti Divini…   

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Entrata nel covo della Serpe ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

Tsuruzarao, Sojobo, Masamune e Hinata procedevano tranquillamente il loro tragitto. Spensierati, sembrava che nulla potesse andare storto, quando all’improvviso la sacerdotessa si bloccò. Occhi chiusi, si massaggiava le tempie…

 

“Che ti succede, Rao?”

“Hinata… Io vedo…”

 

Aprì gli occhi all’improvviso, ma non erano più normali… Un fascio di luce bianca scaturiva da essi, mentre la donna si sollevava leggermente da terra… Levitava. Il re e il samurai non sembravano per nulla sorpresi, ma la Hyuga non riuscì a non rimanere stupita…

 

“Io vedo… Io vedo con gli occhi di Amaterasu…”

“Sojobo, Masamune… Che le succede?!”

“Oh, sta solo avendo una visione… Anche tu puoi averle… Sarebbe l’evocazione della dea Amaterasu per ricevere l’onniscienza…”

“… Ma ciò comporta una grande forza di spirito… Solo i sacerdoti e le sacerdotesse più potenti possono sperare di arrivare alla visione divina… Tu, pur non essendo sacerdotessa scintoista, sei riuscita ad averla… Perché sei speciale…”

 

Disse Masamune.

 

“Io vedo tutto… Vedo gli Strumenti Divini, vedo la Collina dei Kami e le anime degli dei, vedo Amaterasu…”

 

Hinata si accasciò a terra, tenendosi la testa. Ora anche lei stava iniziando a vedere qualcosa…

 

“Masamune… Che le succede?”

“Niente, Sojobo… Mentre Rao vede Amaterasu, Hinata ascolta le sue parole… Parole che solo una persona è degna di sentire…”

 

Intanto, Hinata e Rao non si trovavano, almeno mentalmente, nei pressi del villaggio della Foglia. Erano in un prato verdeggiante e vastissimo, e davanti a loro una fila apparentemente infinita di torii. Istintivamente, le due li attraversavano, come spinte da una forza sconosciuta. Attraversati tutti, un tempio si materializzò loro davanti. Entrando, una specie di vasca con dentro dell’acqua.

 

“Hinata… Vedi l’acqua? E’ benedetta. Prova a immergerci lo specchio…”

“Sì”

 

Lei obbedì, sistemando lo specchio sott’acqua. Tsuruzarao si avvicinò, osservando attentamente.

 

“Il rosario… Lo vedo… Il covo di Orochimaru…”

“E io sento chiaramente Amaterasu… Mi sta dicendo come prenderlo senza un combattimento…”

“Che dice?”

“Sì… Ho capito… Amaterasu”

“Che ti ha detto?”

“Te l’ho detto… Però, ci dobbiamo trasformare!”

“Eh?”

 

Hinata e Tsuruzarao si risvegliarono, Masamune stava buttando loro dell’acqua in viso.

 

“Io e Sojobo ci stavamo preoccupando… Non vi svegliavate più!”

“Rao ha visto il luogo in cui si trova il rosario di Tsukuyomi, io ho sentito da Amaterasu come arrivarci…”

“E cioè?”

 

Masamune, Hinata, Rao e Sojobo si erano trasformati nei quattro del Quartetto del Suono, ed erano arrivati al covo di Orochimaru.

 

“Ok, ragazzi… Gli diciamo una scusa ed entriamo tranquillamente…”

 

Disse un’Hinata-Kidomaru.

 

“Va bene… Ma se le cose si complicano?”

 

Aggiunse Rao-Sakon…

 

“Beh, Rao… Il team OkaKitsuInu combatterà come non ha mai fatto!”

 

Rispose Sojobo-Jirobo

 

“Non capisco perché devo essere io a fare la femmina…”

 

Borbottò Masamune-Tayuya. Entrarono, incrociando Kabuto, che si mostrò stupito nel vedere i quattro del Suono vivi.

 

“Ragazzi… Siete vivi?”

“Certo idiota… Ti pare che dei mocciosi ci possano battere?!”

 

Replicò, in perfetto stile Tayuya, Masamune. Kabuto sospirò e li lasciò passare, ma mentre dava loro le spalle lo catturarono, legandolo, bendandolo e imbavagliandolo. Lo nascosero in una delle tante stanze del covo, che sigillarono…  

 

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Capitolo 15
*** Missione compiuta. Avanti con la spada di Giada... ***


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                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

I nostri quattro camminavano normalmente, cercando di non fare troppo rumore. Dovevano comportarsi con assoluta naturalezza, per quanto fosse difficile. In più, il covo era pieno di stanze, cunicoli e corridoi, il rosario divini poteva essere dappertutto.

 

“Hinata… Volevo dire, Kidomaru…”

“Sì… Jirobo?”

“Puoi usare il tuo Byakugan, mentre sei trasformata?”

“No… Temo di no…”

“Mmm… Possiamo provare a… No, troppo rischioso…”

“Cosa… Tayuya?”

“Non chiamarmi così… Comunque… Ti ritrasformi, e noi ti nascondiamo dietro ‘Jirobo’, così non ti vedranno… E appena si mette male, torni Kidomaru. Col tuo Byakugan, potrai vedere attraverso i muri ”

“Non è una cattiva idea”

 

Hinata tornò normale, attivando il Byakugan. Localizzò l’oggetto, ma si bloccò, spaventata.

 

“Che succede, Hinata?”

 

Disse Rao-Sakon…

 

“Quella stanza… C’è Orochimaru… Tiene in mano il rosario…”

“Questa sì che è malasorte!”

 

Replicò Sojobo-Jirobo. Hinata tornò Kidomaru. Dovevano architettare qualcosa… In fretta. Arrivarono alla porta della stanza, riluttanti a proseguire. Tsuruzarao poggiò una mano alla maniglia, e la porta si aprì da sola.

 

“Oro… Orochimaru-sama?”

 

Nessuno rispose. Nessuno nella stanza. Nemmeno il rosario c’era… Nell’aria, si avvertiva la tensione dei quattro.

 

“Orochimaru-sama? Siamo quelli del quartetto… Siamo vivi…”

 

Disse Masamune, tentando di essere il più convincente possibile. Nessuna risposta. Si sedettero nelle quattro sedie di fronte alla scrivania del Sannin, rivolti verso la porta. Magari, stava solo aspettando qualche mossa falsa.

 

“Noi la aspettiamo qui…”

 

Disse inquieta Hinata. Un fruscio, come qualcuno si stesse trascinando a terra. Orochimaru. Era tornato. Il rosario stretto in mano. Non sembrava assolutamente sorpreso.

 

“Lo sapevo… Non vi sareste lasciati uccidere tanto facilmente…”

 

Il Sannin sorrise. Uno dei più inquietanti ed equivoci sorrisi che Masamune, Sojobo, Hinata e Rao avessero mai visto. Quello si sedette nella poltrona davanti a loro, osservandoli, incuriosito.

 

“E come avete fatto a sopravvivere, raccontatemi…”

“Ora sì che siamo nei guai…”

Sussurrò preoccupata Rao. Sojobo trasmise mentalmente a tutti l’ordine di saltare addosso a Orochimaru e stordirlo con una botta. Ci riuscirono.

 

“E’ incredibile… Che l’abbia fatto apposta?! Insomma... A farsi mettere sotto così facilmente?”

“Non penso, Hinata… Forse eravamo realistici…”

“Ora prendiamo il rosario e filiamo via, prima che arrivino gli amichetti di questo qui…”

 

Aggiunse Sojobo. Ripresero tutti le loro vere sembianze e corsero via quanto più in fretta poterono. Gli occhi della Hyuga e della sacerdotessa, però, si illuminarono di nuovo e svennero.

 

Si ritrovarono nello stesso luogo, davanti la vasca d’acqua sacra. Rao si avvicinò e si sporse, osservando la visione. Hinata ascoltava le parole di Amaterasu. Oramai, mancava poco al risorgimento degli dei…

Quando si svegliarono, erano al monte Kurama, vicino alla botola che portava ai sotterranei.

 

“Queste visioni mi spaventano… Non è molto normale svenire all’improvviso…”

 

Disse Sojobo. Masamune era a schiena contro un albero, addormentato.

 

“Oh, sì. Masamune vi ha portato sulle spalle per tutto il tragitto. Io facevo strada, in caso di attacco vi avrei difesi… Ora sta riposando… Allora, che mi raccontate? ”

“Abbiamo individuato la spada. Ora sta a Hinata dirci come arrivarci…”

“Ma Rao… Tu hai visto il luogo… Comunque Amaterasu mi ha detto ‘segui i ricordi del lupo bianco’ ”

“Mmm… Si riferiva a Masamune o a se stessa?”

“O a entrambi?”

 

Hinata, Rao e Sojobo pensavano. Avrebbero dovuto chiedere al samurai, ma non era il caso di svegliarlo…

 

 

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Capitolo 16
*** Amaterasu... Masamune?! ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

                       

 

Per quanto ci pensassero, non riuscivano ad arrivare al significato delle parole della dea. All’improvviso, Rao esclamò:

 

“Beh… Per essere… Io nell’acqua sacra ho visto bianco… Una specie di villaggio coperto di bianco… Il cielo era grigio… La gente sembrava lamentarsi… Quando ad un certo punto un lupo bianchissimo, abbastanza inusuale…”
”Che vuoi dire con ‘abbastanza inusuale’ Rao?”

“Beh, Hinata… Sulle spalle e le zampe il pelo era riccioluto alzato in su. Emanava una luce meravigliosa, ed era tutto bianco. Sul pelo c’erano dei segni rossi, specie sul groppone, sembrava disegnato una specie di fuoco! Sulla fronte, un cerchio intricato, tipo una spirale, che continuava fino al naso…”

“Sì… Poi?!”

“ Sulla schiena aveva uno specchio, un po’ più piccolo del tuo, rosso. Era avvolto da delle fiamme arancioni-rosse, ma alla punta erano azzurre! E poi, la luce che lo avvolgeva… Sembrava un dio… E mi guardava…”

“Ho capito! Dobbiamo andare in quel posto, e cercare quel lupo! Ma dalla tua descrizione, mi sembra una versione un po’ diversa di Amaterasu…”

“In ogni caso, ragazze, dobbiamo metterci in viaggio”

 

Aggiunse Sojobo. Però, con ‘villaggio coperto di bianco ’ si riferiva alla terra in cui Masamune e Hinata erano passate, mentre cercavano la Porta che aveva consentito loro di salvare le vite della sacerdotessa e del Re, insieme a tutta Konoha.

 

“Ho sentito parlare, una volta, di un candido lupo bianco come quello…”

 

Disse all’improvviso Masamune, che si era svegliato. Sembrava stare bene, anche se si massaggiava la schiena.

 

“… Lo chiamavano Shiranui”

“Sai qualcos’altro?”

“Sì… Quel luogo innevato, la cosiddetta ‘Terra dell’estremo Nord’, è Kamui. Letteralmente, ‘Terra degli Dei’… Si dice che lì vi sia un’arca… Che consente agli dei di scendere sulla terra… E si dice che quando tornerà in cielo, porterà con sé l’oscurità… La chiamano ‘L’ Arca di Yamato ’ ”

“…”

“Come so queste cose? Un centinaio di anni fa, combattei al fianco di Susano per uccidere il demone Orochi… Mi chiamavano Shiranui, letteralmente ‘Luce abbagliante ’. Mi vedevano non come un eroe, bensì come un mostro, familiare del demone, che reclamava una fanciulla da dare in pasto a esso. Poi, quando il dio stava per ricevere un morso mortale da Orochi, io mi feci colpire. Susano, in preda alla rabbia, uccise il mostro dopo averlo ubriacato con del sakè. Il mio corpo coperto di sangue si teneva a malapena in piedi, e con le mie ultime forze, ululai al cielo oscurato dalle nuvole. La luna splendeva, mentre il dio alzava la spada al cielo… Poi, non vidi più nulla… Ma quando mi reincarnai, in quello che ora conoscete come Quarto Hokage, nel luogo in cui ero morto, c’era una statua raffigurante un lupo. Ero io. Nella terra di Kamui morii, e la tribù locale, gli Ainu, da quel giorno venerano il ‘Dio Ululante ‘. Io ero Amaterasu, la sua anima e la mia in un solo corpo “

“E perché me lo hai sempre tenuto nascosto? Pensavo fossimo amici!”

“Perché, mio caro Sojobo, non sei tu forse il re che sa sempre tutto?”

“Gradirei che i miei ‘sudditi’ mi tenessero informato, comunque…”

“Allora… Masamune… Quel lupo che ho visto saresti… Tu?!”

“In un certo senso… Ero io, ma era anche Amaterasu… Dobbiamo essere passati dalla Porta del tempo… Qui per aiutarci?”

“Mi stai facendo venire il mal di testa!”

“… Comunque si torna a Kamui”

 

Disse Masamune. Hinata rabbrividì, l’ultima volta che ci era stata aveva rischiato di morire congelata! Stavolta, si sarebbero preparati. Magari, Okikurmi avrebbe potuto aiutarli…   

 

 

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Capitolo 17
*** Il cavaliere del lupo Shiranui... ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

Si prepararono come meglio poterono. Purtroppo, non avevano vestiti pesanti, abituati al clima dei rispettivi villaggi. Quindi si avvolsero attorno degli stracci. Sojobo sarebbe invece stato costretto a camminare a piedi nudi sulla neve, dato che non c’erano stivali adatti ai suoi artigli di corvo. Arrivati, dopo ore di tragitto, a Kamui cominciarono i primi lamenti…

 

“Dove sono i portantini reali quando ti servono? Mi sto congelando!”

“Oddio Sojobo… Mi ricordi te da giovane!”

“Zitto Masamune…”

“… E’ il futuro re che te lo ordina, vero?”

“Ho nostalgia… Un attimo… Io prima di aver avuto seicentocinquanta anni non ti ho mai incontrato!”

“E invece sì! Il lupo bianco! Quando Orochi era ancora vivo!”

“Aahhh… Ma sai che non mi ricordavo… Io ancora ero agli inizi del mio regno!”

 

Si erano trovati tutti e quattro in piena tormenta di neve. I chicchi di grandine cadevano sulla loro pelle come tanti piccoli aghi. La visibilità molto scarsa, il silenzio più cupo, interrotto solo dal rumore del vento. I loro passi erano lenti, Hinata sprofondava nella neve, Sojobo la tirava su, mentre vicino a lui, sotto le sue enormi ali, proteggeva i compagni dalla grandine.

Un ululato.

Un ululato squarciò quel silenzio, per un attimo, la grandine sembrò fermarsi in cielo. Dall’alto di quella che sembrava una rupe, un grosso lupo dalla pelliccia splendente li osservava. Sembrava che qualcuno fosse a cavallo sulla sua schiena… La creatura atterrò loro davanti, il suo ‘cavaliere’ dagli occhi rossi e scintillanti, dalla tuta nera sotto la corazza scarlatta.

 

“Non ci sono dubbi…”

 

Disse Hinata, tremando dal freddo…

 

“Sojobo. All’età di dodici anni umani!”

“Il futuro re è qui a soccorrere i suoi futuri sudditi!”

 

Il piccolo principe saltò giù da Shiranui, percorso da un brivido appena toccò terra. L’espressione spensierata, gli occhi tornati del loro verde smeraldo, scosse le ali coperte da un sottile strato di ghiaccio. Si avvicinò a… Se stesso, osservandosi attentamente…

 

“Shiranui… La porta del tempo funziona! Questo… Sono io?”

“Sì… E tu sei me!”

“WOW! Com’è essere re? Eh, eh? Dai dimmi!”

 

Il giovane Sojobo era curiosissimo e non smetteva di fare domande, ma poi Rao pensò a dirgli:

 

“Che ne dici se andiamo da qualche parte… Più riparata? Si congela, specie se si sta fermi!”

“Oooh, però mi spiegherete tutto dopo!”

“Sì sì, adesso andiamo al coperto!”

“Va bene! Venite, conosco un posto segreto!”

 

Il piccolo tengu saltò sulla schiena di Shiranui, che lo guardava in disapprovazione. Il team OkaKitsuInu e la Hyuga si raccolsero stretti, in modo da accumulare più calore possibile. Accompagnati dalle chiacchiere dell’allora logorroico re, si misero in marcia…

 

 

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Capitolo 18
*** Amaterasu risorge... ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

 

 

“Ma come… Eppure ero sicuro…”

 

Diceva il piccolo re, tra sé, mentre continuavano lui e il gruppo a camminare nella neve. Ormai non avrebbero tenuto il passo ancora a lungo. Shiranui si voltava spesso, assicurandosi che Hinata e gli altri ci fossero. Poi si scrollò di dosso il futuro re, che cadde a terra.

 

“MA CHE FAI?!”

 

Il lupo si avvicinò a Hinata, prendendola sul groppone. Era caldo, e la Hyuga si aggrappò forte, in modo da non cadere. Poi, si diresse in direzione della montagna dalla quale era saltato giù.

 

“Segui i ricordi del lupo bianco… Segui Shiranui!”

“Ci arrivi adesso, Sojobo?”

“Certo che potevi anche dircelo prima!”

“L’ho fatto”

 

I due si lanciarono all’inseguimento, quando il giovane Sojobo gridò:

 

“E IO?”

“Tu vieni con noi! Forza!”

“Ahem… Io non so volare!”

“Quanta pazienza… Vieni, ti porto io!”

 

Il re si caricò se stesso del passato sulla spalla, alzandosi in volo. Rao diede a Masamune un sigillo, dicendogli di posarlo in cima alla montagna. Il samurai, velocissimo, scalava la montagna con rapidi salti, sembrava quasi si teletrasportasse. Arrivato in cima, posò il sigillo e in una nuvola di fumo comparì la sacerdotessa. Doveva essere una tecnica simile a quella dell’Hokage, solo senza kunai dorati. I due Sojobo, Masamune e Rao si lanciarono all’inseguimento di Shiranui, seguendo le orme sulla neve, veloci in modo da evitare che la neve le coprisse.

Intanto, il lupo\divinità e la Hyuga erano arrivati a quella che era la statua di un lupo, dentro una grotta. Un lupo identico a Shiranui, sulla schiena era appoggiata una spada pietrificata molto grande. La spada di Susano. Il lupo la spinse leggermente col muso vicino alla statua. Lo specchio si illuminò incredibilmente, Hinata lo prese, avvicinandosi piano. La luce divenne abbagliante e la Hyuga e Shiranui dovettero chiudere gli occhi. La statua  non c’era più, c’era un lupo bianco come Shiranui, ma dai disegni scarlatti meno elaborati. Ululò, e anche l’altro ululò. Amaterasu era risorta.

Lo specchio tornò a levitare sulla schiena della dea, che si sedette a terra, scodinzolando. Shiranui le si avvicinò, sfregando la testa contro quella della dea. Si stavano salutando?

All’ingresso della caverna, una figura animale era comparsa. Era grossa quanto un leone, e si intravedeva attorno al collo una criniera. Hinata si preparò al combattimento, ma Amaterasu e Shiranui non erano preoccupati. La bestia si avvicinò: aveva il pelo blu scuro, la criniera rossa, e una collana con quelli che sembravano denti. Aveva il pelo ispido. La dea abbaiò, la creatura rispose abbaiando a sua volta, roca. La Hyuga si calmò: era un amico? Vista più da vicino, la creatura sembrava una specie di lupo-leone, era molto grossa. Si spaventò quando si alzò su due zampe, il pelo si ritirava, fermandosi alla schiena. Erano capelli, capelli blu scuro dalle punte rosse, ispidi. Un vestito in pelle, per resistere al freddo del Nord.

 

“O… Okikurmi?!”

“Mi hai riconosciuto, Hinata! Chiamami Oki!”

 

Intanto, Sojobo del presente e del passato, Masamune e Rao continuavano a correre nella neve…

 

“Rao… Li abbiamo persi!”

“No… Non ancora, Masamune! Forse posso fiutare il loro odore!”

 

Lei si trasformò immediatamente in una volpe bianchissima, che corse velocissima via. Il re e il samurai aumentarono il passo…

 

 

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Capitolo 19
*** La fine. Ritorno al villaggio. ***


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月夜見の尊 月齢 2

                                                                    (Tsukuyomi Moon Phase 2)

“Okikurmi? Il guerriero…”

“Della tribù Ainu, Hinata! Ma anche… Il possessore della leggendaria katana Kutone!”

“La katana Kutone?”

“Sì! Che risplenderà di argento, quando giungerà il momento…”

 

Disse il guerriero, sfoderando la katana al cielo, o meglio, al soffitto della grotta. Intanto, Il team OkamiKitsuneInu era quasi arrivato a destinazione. Si erano fermati di fronte a un lago ghiacciato, al suo centro, una gigantesca nave di metallo, bloccata nel ghiaccio. La porta era lontanissima da loro, sembrava chiusa da tanti anni. Sopra l’imbarcazione, c’erano dei segni che brillavano di una luce azzurra. Sembravano raffigurare sagome di animali… Una volpe dalle nove code, un serpente a otto teste con otto code… E altre svariate figure, fino ad arrivare a una coda. Sotto queste figure, la sagoma enorme di una sfera. Questa ultima brillava di rosso.

 

“Secondo te, Rao… Che cos’è? Sembrerebbe…”

“Mmm… Non so, Masamune… Potrebbe essere…?”

“Sì. E’ l’arca di Yamato”

“Sojobo, la conosci?”

“Certamente. Ho sentito dire che si trovasse qui da prima che io nascessi! Quando Amaterasu la usò per scendere sulla terra, a vedere come fossero gli umani. Ma dall’arca uscirono via le forze del male e dell’oscurità, e quando la dea se ne accorse non riuscì a catturarle”

“Però queste forze… Vennero sigillate in poveri innocenti…”

“Sì, Masamune”

“Allora la volpe a nove code era una delle bestie uscite da qui?”

“Sì”

 

Rao disse, però, di non distrarsi e continuare a seguirla. Loro obbedirono, arrivando così in poco tempo da Hinata, Shiranui, Okikurmi e Amaterasu.

 

“Ragazzi! Siete tornati!”

“Sì, Hinata!”

“Indovinate… Amaterasu è risorta! Ora possiamo liberare gli altri dei!”

 

Amaterasu abbaiò, freneticamente. Nessuno, a parte Oki e Shiranui, sembrarono capirci qualcosa. Poi il guerriero Ainu tradusse:

 

“Amaterasu dice che non riesce a ritrasformarsi in dea. Dice che non ha abbastanza potere”

“Come facciamo allora a farla tornare umana?”

“Un attimo Hinata… Sta dicendo… Ha detto che ha bisogno che liberiate i suoi fratelli… Qui, in tutta Kamui, ci sono altri due templi… Lontanissimi”

“Questa non ci voleva, uffa! Io sono il re, voglio i portantini reali!”

 

Disse il giovane Sojobo. Hinata sobbalzò, e il re più anziano si coprì il viso sospirando una nuvola di vapore. Spiegò tutto alla Hyuga e si misero in viaggio. Dopo circa una settimana, risvegliarono le ultime due divinità principali. Assunte le sembianze umane, ripresi i loro strumenti, dissero a Hinata:

 

“Grazie a te, siamo di nuovo liberi. Grazie, Hinata”

 

Gli dei fecero addirittura un inchino, e Hinata arrossì. Tutto il gruppo si diresse all’arca di Yamato, la porta dell’imbarcazione si aprì e un arcobaleno arrivò fino a terra. Amaterasu, Tsukuyomi e Susano lo usarono, non si sa come, ponte. Alla fine, la dea del sole si voltò per salutarla, dicendole:

“Mancano le altre divinità alla Collina dei Kami. Ciao bimba mia”

 

Hinata salutò, insieme ai suoi amici. La porta dell’imbarcazione si chiuse, il ghiaccio si ruppe, mentre l’arca prendeva quota. Saliva verso il cielo, mentre la fredda neve di Kamui si scioglieva. Il giovane Sojobo, salendo sulla schiena del futuro Quarto Hokage Shiranui, li salutò con un ‘Arrivederci’, mentre entrava nella porta del tempo, comparsa davanti a loro, richiudendosi appena la soglia fu varcata, chiudendosi magicamente, scomparendo come era apparita. Salutando Okikurmi, si avviarono alla Collina dei Kami, dove Hinata usò parte dei suoi divini poteri per liberarli dalla prigione di pietra. Raijuu guardò stupito Hinata, vedendola tanto cresciuta in soli due anni. Tornando al villaggio, accolsero gli eroi con una festa. La Hyuga era felicissima, i festeggiamenti durarono fino a sera, ma Sojobo e Masamune erano scomparsi. Appena fuori dal villaggio, sulla cima di una collina…

 

“Hai visto, Masamune, che ce l’avremmo fatta?”

“Sì, tengu. Avrei voluto vedere ancora una volta Naruto…”

“Quando sarà tempo, quando sarà pronto a vedere il padre che non ha mai conosciuto”

“E anche quando il villaggio della Foglia sarà pronto a rivedere il defunto Quarto Hokage. Vuoi un po’?”

 

Disse il samurai, offrendo una bottiglia di sakè al compagno.

 

“Grazie”

“Comunque, sarà meglio che torniamo appena finiscono i festeggiamenti”

“Infatti. Non mi fido di Hiashi. E poi, vorrei essere un po’ più presente… Dopotutto, è mia nipote…”

“Mhm”

 

Disse infine l’Hokage, distendendosi sull’erba, guardando al cielo. Poi esclamò:

 

“Dove sono finite tutte le stelle?”

“La fine di qualcosa è sempre l’inizio di un’altra… Ancora un’altra avventura…”

“Beh, per il momento, pensiamo a rilassarci…”

 

FINE

 

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Finita anche questa fic. Ma ci sarà seguito, dato che “Tsukuyomi Moon Phase” è una trilogia XD La prossima sarà anche una NaruHina!(avventura\azione\suspence)(Oh, poveri noi ndTutti)

 

 Leggende usate nella fanfiction:

 

Sojobo, il Re dei Tengu: Nella mitologia, era un daitengu(letteralmente, ‘Tengu Superiore’) che possedeva la forza di mille tengu, ed era appunto il loro re. Si racconta che vivesse sul monte Kurama e che addestrò Minamoto no Yoshitsune, eroe\samurai realmente esistito. Sojobo era considerato una divinità minore.

 

Tsuruzarao: Una sacerdotessa che viene avvicinata da un uomo dalla faccia di volpe, che la uccide, prendendone le sembianze. Quando lo uccisero, si rivelò una volpe a nove code.

 

 Okazaki Masamune: Era un fabbro di katane, conosciuto come il miglior forgiatore del Giappone. La sua esistenza non è certa. Si ritiene che abbia operato nel periodo compreso fra il 1288 e il 1328. Suo nemico era Muramasa(lett. ‘Pioggia di Sangue), un forgiatore di katane maledette. La “Masamune”(lett. ‘Essenza Divina della Giustizia Eterna’) è il nome dato in suo onore alle katane di alcuni samurai.

 

Arca di Yamato: E’ una famosa nave da guerra giapponese, qui rappresentata come mezzo per gli dei per tornare al Takamagahara, loro dimora.

 

Amaterasu Omikami: La dea del Sole dello Shintoismo, considerata l’antenata della famiglia imperiale giapponese. Descritta come divinità femminile, alcuni testi la descrivono come divinità maschile. Si racconta sia nata dopo che Izanagi(padre di tutti gli dei) si purificò dopo una visita nel mondo sotterraneo(Yomi), dal suo occhio sinistro. I suoi fratelli sono Tsukuyomi e Susano. Amaterasu non va d’accordo con il dio, infatti si racconta che egli distrusse gli argini delle risaie e ostruì i fossati. La dea, arrabbiata, si chiuse in una caverna, Ama-no-Iwato, facendo precipitare il mondo nell’oscurità. Gli dei la pregarono di uscire, ma nulla, fin quando la dea Ama-no-Uzume ebbe un’idea. Appesero uno specchio di rame ad un albero fuori dalla caverna e iniziò a danzare, facendo ridere gli dei. Amaterasu, curiosa, andò a vedere e vide il suo riflesso nello specchio. Stupita, cercò di nascondersi di nuovo, ma gli dei la presero e la convinsero a tornare in cielo. E’ rappresentata con uno specchio di rame.

 

Tamamo no Mae: Parla di una donna, descritta come la più bella di tutto il Giappone. Era intelligente e molto bella, tanto che persino l’Imperatore si innamorò di lei. Si scoprì poi essere una volpe con due code. La gente la inseguì, mentre le lanciavano pietre. La volpe si trasformò anch’essa in una pietra, che venne chiamata ‘Sesshoseki”, cioè, la pietra che uccide.

 

Kuzunoha: Anch’essa una volpe, ebbe un figlio da un umano, e lo chiamarono “Abe no Seimei”. Quando venne scoperta, scomparì.

 

Tsukuyomi no Mikoto:  Fratello di Amaterasu e Susano, dio della Luna e della Notte, nato dall’occhio destro di Izanagi.(è rappresentato femmina nella fic. Errore mio XD) Per aver ucciso Ukemochi, dea del cibo, Amaterasu si spostò arrabbiata in un altro lato di cielo, e quindi luna e sole non sono mai insieme. A lui è associato un rosario.

 

Susano no Mikoto: Fratello di Amaterasu e Tsukuyomi. E’ il dio delle tempeste e del mare. Ha fatto molti dispetti alla sorella, poi viene esiliato sulla terra. Uccise Yamata no Orochi, il serpente dalle otto teste e otto code. E’ raffigurato dalla spada Kusanagi, che si dice sia custodita nel tempio Atsuta(che esiste), dove però nessuno la può vedere.

 

Raijuu: Gioco di parole con Raijin. Dio dei tuoni trasformato in una bestia(donnola). Si dice che il rumore dei tuoni in cielo siano i suoi versi.

 

Okikurmi e il popolo Ainu: Okikurmi era un leggendario eroe Ainu. Gli Ainu sono una tribù di origine europea, confinati nell’isola di Hokkaido. Veneravano il ‘Dio Ululante’, che sarebbe il lupo giapponese, una specie estinta di lupo. La loro religione è la 'Kamui', che sembra essere collegata ai Kami, mentre 'samui' significa freddo.

 

Se ne ho dimenticata qualcuna, avvertitemi XD Alla prossima!

  

 

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