There is no more end.

di welcometomywonderland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Come confidenti. ***
Capitolo 3: *** Non è ancora arrivato il suo momento. ***
Capitolo 4: *** All'arte non si può dare un limite. ***
Capitolo 5: *** In macchina. ***
Capitolo 6: *** Il vuoto dentro ***
Capitolo 7: *** Mary's Cottage ***
Capitolo 8: *** Fra le fronde. ***
Capitolo 9: *** Rory. ***
Capitolo 10: *** Il fuggitivo. ***
Capitolo 11: *** Victoria's Secret. ***
Capitolo 12: *** Semplicemente, ti amo. ***
Capitolo 13: *** Sbuffi rumorosi. ***
Capitolo 14: *** Partenza. ***
Capitolo 15: *** Iris e diamanti. ***
Capitolo 16: *** Attenzione gente, i Cullen sono tornati! ***
Capitolo 17: *** Omini baffuti con i sombrero. ***
Capitolo 18: *** Fratello? ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Salve a tutti, sono Alice e m'improvviso scrittrice.
Non mi ritengo granchè, del resto sta agli altri giudicare, però adoro provare :)
Questa è la mia prima ff che pubblico, nonostante la passione che ho per la scrittura fa si che abbia già in corso altre storie!

Spero che la storia vi piaccia, ho inserito un nuovo personaggio per dare una svolta e non cadere nella banalità.
Spero che il mio stile e le mie idee vi entusiasmino e trasmettino qualcosa.
Spero, di conoscere altre persone che come me adorano questo mondo fatto di carta ed inchiostro!
Un bacione a tutti,
Ali.





Prologo



Non avrei mai pensato che in tutta l'eternità davanti a me, avrei provato così presto e così intensamente, un dolore più forte rispetto a quando stavo andando a morire con mio marito nella radura, abbandonando mia figlia.

Già, avevo immaginato minimo qualche secolo di tranquillità e perchè no, di riposo.

E invece eccoci quì, solo quarant'anni dopo, e lacrime invisibili mi scendono dagli occhi.

Occhi ormai diventati di un dorato abbagliante, segno di grande forza di volontà e autocontrollo.

Charly, sta morendo.

Ed io non posso fare altro che sperare che non stia soffrendo e che si ricordi tutte le volte che gli ho detto che lo amavo.

Non posso vederlo, perchè sarebbe impossibile mascherare la mia eterna figura di quasi diciannovenne agli occhi delle persone ma soprattutto ai suoi, occhi.

Non posso sentirlo, perchè è in una continua fase di decesso; è sveglio si e no quanto basta per mangiare due pasti al giorno e a volte neanche ne è consapevole.

Ciò che mi preoccupa di più è l'incapacità dei dottori.

Essendo abituata a vivere con un medico-vampiro che sa il fatto suo da secoli, ho paura che se anche ci fosse una soluzione, i medici umani potrebbero farsela sfuggire o addirittura non conoscerla.

Ma neanch'egli può mostrarsi; lo riconoscerebbero i colleghi che all'epoca erano poco più giovani di lui.




Dei passi leggeri come una farfalla in volo calpestano l'aiuola davanti casa seguiti a poca distanza da zampe che lasciano profonde tracce nel terreno.

Mia figlia sta arrivando accompagnata dal suo "lupacchiotto" come lo chiamava lei e devo ridarmi un minimo di contegno.

Sapevo che sarebbe successo.

Sapevo che questa scelta mi avrebbe portato sofferenza quanta, spero, felicità dopo tutto.

Lo sapevo da quando mio marito, allora un misterioso ragazzo dalla bellezza straordinaria, mi disse di stargli lontano e io decisi quasi inconsciamente di non starlo a sentire.

Lo sapevo quando mi sono lasciata affascinare dal suo mondo.

Lo sapevo quando ho messo all'anulare l'anello che come oggi, porterò in eterno.

Lo so, ora che sono sua moglie, e madre di sua figlia.

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Capitolo 2
*** Come confidenti. ***


Ed eccomi quì, al mio primo "appuntamento" puntuale come un orologio svizzero.
(sperando perseguiti a non farvi aspettare.)
Spero che come inizio non lasci a desiderare.
Spero di riuscire a trasmettervi tutto ciò che io voglia.
Spero che per chi come me, necessita di un continuo, sia abbastanza.



 


1. Come confidenti

 

La luce penetra tra gli alti alberi nella piccola radura e un lieve odore si rose selvatiche profuma l'aria.

Quasi si confonderebbe con il bosco, la piccola casetta in pietra posta nel mezzo circondata da un alone di tranquillità e riservatezza.

Mi affaccio sul porticato giusto in tempo per vedere mia figlia spinta a terra in mezzo alle betulle dal "lupacchiotto" grosso cinque volte più di lei, dal manto rossiccio.

Lei ridacchiando si alza sulle ginocchia e approfittando della velocità amplificata da vampiro risalta addosso al lupo che si riversa all'indietro.

È stesa sulla pancia dell'animale che ride, facendola sobbalzare sul suo petto come fosse in svolgimento un terremoto.

Sono ancora intrecciati l'un l'altro quando sul volto delicato di mia figlia prende il posto del sorriso, un rossore sempre più accentuato.

Il lupo si ferma all'improvviso mentre si rende conto che mia figlia sta tentando di rialzarsi in piedi.

Riuscita nel suo intento, si da qualche pacca sulla gonna sgualcita, aspetta che il lupo si rialzi e viene dritta verso di me con lo sguardo basso mentre quello dell'animale è fisso sul suo volto in fiamme.

Penso di capire il perchè di tutto quel colore fluito alle sue guance: Renesmee non è più una bambina e sa che quello lì in realtà, non è un lupo, bensì un ragazzo.

Sa che non è più normale per la sua età strusciarsi contro quello che da bambina, pensava fosse un enorme peluche tutto suo.

«Grazie per avermi riaccompagnata, Jacob...» mi sorpassa velocemente senza aspettare risposte ed entrata in casa, la sento emettere un sospiro di sollievo.

Jacob o meglio il lupo mi fissa con quei suoi enormi occhioni che trasmettono tranquillamente tutto il disagio che sta provando. Alzo le spalle di tutta risposta.

Chiudo la porta e raggiungo mia figlia che ancora si calma. «Mami...» la voce di mia figlia è strozzata; boccheggia data la lotta svoltasi poco prima.

«Nessie, tutto ok?» domando già sapendo che la risposta sarebbe stata negativa.

«Mami, che mi succede? In quarant'anni non mi sono mai sentita così, così... superficiale!» Le sorrido cautamente «Che hai di così superficiale da darti tanto fastidio?» aggrotto le sopracciglia, tentando di capire cosa intenda «Bhè» borbotta tornando bordeaux «Mi viene normale preoccuparmi del mio aspetto, di come stanno i capelli, di come mi vede Jake...» diventa anch'ora più rossa se possibile.

«Vieni quì» l'abbraccio; il suo piccolo cuore da mezza vampira-umana, batte più velocemente di quello di un normale umano, conto 17 battiti, pari all'età che dimostra, prima di allontanarla giusto quel poco che serve a guardarla negli occhi.

Nessie non ha mai avuto rapporti esterni alla famiglia o ai licantropi, e non ha mai guardato tanto la televisione, figurarsi film sulle "problematiche" adolescenziali.

E dato che tutti abbiamo sopra i vent'anni d'età, non sa che è normale che inizi a comportarsi da.. adolescente.

Lei ama la natura, è selvaggia come un lupo.

Ed è la perfezione fatta persona, come un vampiro.

Preferisce godere della vista del bosco innevato, che quella di un lungo viale pieno di negozi d'abbigliamento.

Preferisce abbandonarsi in mezzo alla natura con il vento a scompigliarle i capelli, che andare a farsi una manicure.

Preferisce rigirarsi tra le mani vari tipi di foglie di sfumature differenti, che l'ultima collezione in voga "primavera-estate".

«È normale tesoro, calmati. Sei una giovane donna ormai, sei stupenda oltre ogni dire e io penso che sotto sotto tu pure lo sappia e abbia paura che Jake sia d'accordo con me» insinuai maliziosa nonostante quell'ipotesi non mi facesse impazzire.

«BELLA!» mi sgrida pronunciando il mio nome, come suo solito quando si surriscalda «Non dire sciocchezze!» mi intima, ma non la prendo sul serio, così, scompaio ridendo e prima che possa chiamarmi sono di ritorno con uno specchio.

L'abbraccio da dietro, la sua testa che mi arriva sotto al mento, e le alzo lo specchio davanti al volto.

«Guarda» le bisbiglio emozionata; non mi sarei mai abituata alla sua bellezza naturale, ha sempre quell'aria da fiorellino delicato ma nel contempo sembra più salda e dura di una roccia.

Noto che sposta lo sguardo sullo specchio, ma non fissa se stessa, bensì me. «Te, sciocca» le ordino, allora ride, il suono di mille campane riempie la stanza e mi fa venire voglia di aggregarmi a lei, e infine decide timorosa di osservarsi nel rettangolo posto di fronte a se.

«Io vedo dei morbidissimi riccioli scenderti lungo le spalle. Due occhi da cerbiatta dolcissimi e un nasino dritto. Una bocca rossa, con il labbro superiore leggermente più gonfio rispetto a quello inferiore...» «Come il tuo!» mi interrompe lei stupita da quella somiglianza.

«Ah-ah» annuisco io «E anche gli occhi; sono uguali ai miei prima della trasformazione!» «Davvero?» mi chiede entusiasta; io non posso fare almeno di sentirmi lusingata dalla gioia che si accende sul viso di mia figlia quando nota che ci somigliamo tanto.

«A che stai pensando?» Nessie ha una piccola ruga tra le due sopracciglia, segno che i suoi pensieri sono tutti concentrati su un qualcosa.

«Se sono bella come te... non sarà difficile trovare un uomo come papà!» m'illuminai anch'io.

Per mia figlia non posso che sperare trovi un compagno come lo è per me Edward.

Deve trovare qualcuno che se la meriti. E non accontentarsi del primo che capita.

A proposito, un pensiero insistente si insinuò nella mia testa, Jacob cos'è per lei a questo punto?

Non mi pare lo stia prendendo tanto in considerazione... Sorrido, ma subito l'immagine del mio migliore amico non ricambiato dalla sua fonte d'imprinting mi intristisce.

«Renesmee basta fantasticare...» le dico, più che altro per distogliermi quei pensieri tanto amari.

«Che dici, stasera vogliamo fare tutte e due le superficiali per la festa?» la fissai complice.

Lei di rimando buttò indietro la testa e rise di gusto alla mia battuta.

Non mi rispose a parole, ma quando stava ancora tentando di calmare le risa, mi poggiò delicatamente la mano sulla guancia mostrandomi noi due che camminiamo a braccetto.

Tutte in tiro sorridenti, come non fossimo madre e figlia, ma due sorelle, due confidenti.

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Capitolo 3
*** Non è ancora arrivato il suo momento. ***


Mi scuso enormemente per il ritardo pazzesco.
Aspetto qualche recensione in più, dato che come si suol dire,
la speranza è l'ultima a morire (e la prima a fregare..)
Ma vabbè, fa lo stesso.

Questo capitolo mi è venuto in mente un sacco di tempo fa, ma non ero mai stata sicura di inserirlo in questa FF
Eccovelo, spero vi piaccia e incuriosisca quel che basta per continuare a seguirmi.




2. Non è ancora arrivato il suo momento.



Lei sentiva. Lei era viva!


La ragazza non sapeva da quanto fosse rimasta sdraiata lì, in mezzo al manto di foglie e rami spezzati, a chilometri di distanza dal centro abitato più vicino.

Un centinaio, per la precisione.

Pazzesco.

Prima non riusciva a sentire nulla, le sembrava di morire, il dolore la accecava, la immobilizzava, la isolava.

Ora invece, lo scricchiolio delle alte, contorte braccia degli arbusti sulla sua testa, le faceva scoppiare la testa, come lo sgranocchio di non si sa cosa sopra un cespuglio di biancospini.

Ora, riusciva a sentire lo sciabordio delle onde che si frantumavano contro le alte scogliere che si scagliavano in mezzo al cielo alla sua destra, distanti un paio di chilometri, e il fischiettio fastidiosissimo di un operatore di una pompa di benzina sulla statale vicino al centro abitato.

Ancora apriva gli occhi, no, per quello avrebbe aspettato ancora un po'.

Non era ancora arrivato il suo momento.

Non si sentiva tutta intera, ma neanche male come prima.

Prima.

Prima quanto? Non rammentava, per quanto ricordava lei.. non ricordava affatto.

Non sapeva nemmeno se era ancora in grado di muoversi, l'unica cosa che sapeva, era che la sua mente era rimasta sveglia per tutto il tempo, senza lasciarle un solo minuto di tregua da quella folle situazione. Aveva avuto paura? Si. Ma non quando il fuoco aveva iniziato a soffocarla, facendole pizzicare la gola, senza incenerirla.

Non quando il fuoco la stava letteralmente corrodendo dall'interno. Ma quando ad esempio, convinta che fosse morta, iniziò a sentire i graffi su tutto il corpo svanire, recandole altro dolore ma la certezza che il peggio fosse passato.

Quando il suo udito le permise di sentire un branco di lupi avvicinarsi, e anche quando sentì il loro improvviso cambiamento di direzione, mentre la gola iniziava di nuovo a bruciare.

Ma soprattutto, quando capì la ragione di quel bruciore; i lupi erano stati attirati da tre volpi sfortunate che proprio in quel momento erano uscite a caccia,

ma questo era un dettaglio futile, se si conta quello che lei ne sentiva l'odore del sangue che scorreva nelle vene, e ne aveva sete.

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Capitolo 4
*** All'arte non si può dare un limite. ***


Scusate il ritardo, ma scuola e danza non mollano!
Spero vi piaccia, e... ditemi un pò cosa ne pensate, anche critiche son ben accette se poste con i giusti modi!






3. All'arte non si può dare un limite.
 


«Ancora due minuti...»

«Alice sono venti minuti che ne mancano due!»

spazientita soffio via dal volto una ciocca di capelli messa lì apposta, secondo la pettinatura che ha in testa di farmi la mia folletta preferita, un po' fuori di testa.

«All'arte non si può dare un limite.» risponde lei allegra; ancora non crede che le abbia chiesto di agghindare me e Renesmee per la festa.

Nessie aspetta impaziente il suo turno sulla sedia affianco alla mia: di fronte a noi un enorme specchio e una lunga scrivania dove sono posti gli infiniti trucchi, creme, profumi di Alice.

Mia figlia indossa un paio di shorts e infilati in essi, i bordi di una camicia che le va a pennello, giusto un poco a sbuffo alla fine, ricoperta da stampe floreali molto piccole.

È una meraviglia, i capelli legati in una piccola crocchia con qualche ciuffo fuori posto le danno un'aria fresca, elegante e allo stesso tempo semplice; è perfetta per una calda serata d'estate.

Poi il loro colore... mentre cresceva hanno assunto sempre più una sfumatura dorata, che solo alla luce del sole risplende.

Ha un sorriso smagliante stampato in faccia da quando è entrata nel tempio della bellezza di Alice, e questa sua gioia mi fa pensare che possiamo organizzare qualche altro pomeriggio così, insieme a questa fastidiosa, ogni tanto.

«Bella!» mi riprende per l'ennesima volta Alice, dato che muovo la testa mentre lei tenta di fermare i capelli con le forcine. Le sento delicate tenere fermi i capelli; quando Alice toglie le mani, due ciocche cadono morbidamente ad incorniciare il mio volto.

«Et voilà!» urla concitata Alice.

«Nessie, tesoro, vieni pure» aggiunge subito dopo tirandomi via la sedia; anche se vampira a fatica mi alzo una frazione di secondo prima che non abbia più appoggi.

«Mamma sei stupenda!» mi osservo allo specchio; si, non posso lamentarmi.

Anzi, quest'abitino viola sta veramente bene con il colore dei miei occhi e delle scarpe, mette in risalto la carnagione pallida.

«Finito»

«Ma come?!» guardo strabiliata Alice, lei di rimando mi caccia la lingua arricciando il naso.

«Renesmee è già stupenda di suo, rischio solamente di rovinarla!» Mia figlia arrossisce, Alice ridacchia e io mi fingo offesa.

Nessie si alza e si guarda allo specchio, ora due finissime linee di eyeliner sono vicine all'attaccatura delle ciglia, e le labbra sono color dei petali di rosa.

«Chissà se Edward ha trovato un...»

«Il tavolo è prenotato per le 20.30» Alice mi fissa divertita; ogni tanto tendo a scordarmi che può prevedere il futuro, più o meno. Chissà se si è ricordato di...

«I posti sono esattamente sette, tranquilla»

«Perfetto»

«Chi siamo mamma?» mi chiede Nessie improvvisamente nervosa.

«Noi due, Edward, Carlisle, Esme, Seth e Jacob... »

«Alice, perchè non vieni?» Nessie aggrotta le sopracciglia, forse sta scacciando qualche altro pensiero.

«Tesoro, Jasper non se la sente di passare un'intera serata dentro ad un ristorante pieno di umani..»

Dispiace anche a me che Alice non venga ma, per questa sera lasciare i due piccioncini da soli non è nemmeno tanto male come cosa!

«Papà!» i passi veloci di Edward si avvicinano sempre più alla casa, fra qualche secondo salterà il fiumiciattolo.

Renesmee esce dalla stanza di corsa ma si blocca all'improvviso.

Un altro rumore, più pesante e lento di quello di mio marito, si avvicina alla casa.

Jacob trasformato in lupo ha la delicatezza di un ippopotamo diceva Renesmee, e non aveva torto.

Edward è ancora fuori quando sente Jacob arrivare, e si gira verso la casa, al muro a vetro dove c'è Nessie che, immagino quanto urlino i suoi pensieri.

Si dicono qualcosa che non sento; Alice, si immobilizza nell'esatto istante in cui i due aprono bocca.

Sgrana gli occhi.

Io mi avvicino pronta a sostenerla.

Il cuore di Nessie accelera il battito.

Poi, la visione finisce qualunque essa sia, e la voce di Edward risuona decisa, in un tono che non ammette repliche.

«Ti ho detto che ci vediamo direttamente al ristorante, cane.»

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Capitolo 5
*** In macchina. ***


Miglioro a vista d'occhio! Sono in orario c:
Eccovi qui un nuovo capitolo.
Ringrazio tutte le persone che nonostante non lascino segni, passano e leggono!






4. In macchina



Era molto confuso, sul serio, non sono sicura per niente, c'era Jake non sono sicura di nulla!

La macchina sfreccia silenziosa attraverso il bosco.

Alice era rimasta sconvolta dalla visione. E questo mi preoccupa.

Non ci ha voluto dire nulla, solo che non era niente di 'drasticamente preoccupante'.

Accusava Jake di avere, come al solito, interferito nel 'canale' previsioni ma, sembrava comunque che avesse visto abbastanza da dirci di tenere d'occhio il posto e di non allontanarci troppo gli uni dagli altri.

Dico a mio marito di rallentare, non ci rincorre nessuno, Renesmee è senza cintura e non è resistente come noi, e stiamo infrangendo una decina di leggi stradali che se ci fosse qualche poliziotto in zona...

Jasper sarebbe sussultato al mio improvviso cambio d'umore.

Charlie.

Quant'è che non lo vedo? Quand'è stata l'ultima volta che ho parlato al telefono con lui?

Troppo. Non sono mai stata una ragazza affettuosa, soprattutto con Charlie ma, non è solo che sta male; la sua scomparsa soccombe su di me, come un macigno indistruttibile.

Non posso farci nulla, il suo ciclo vitale è terminato ed io sento già la sua mancanza.

Sospiro, attirando l'attenzione di Edward; quei suoi occhi splendenti sarebbero capaci di farmi dimenticare di tutto, di tutto fuorchè di Charlie in fin di vita.

A volte, i pensieri dettati forse dalla disperazione sono veramente insistenti.

Sarebbe fantastico scoprire che il sangue di unicorno guarisca qualsiasi malattia, o che per lo meno, esiste un unicorno.

Edward si accorge che non lo sto veramente guardando, e prima di prendere la mia mano, quella più vicina a lui, infila un disco nella radio.

Appena parte la mia ninna nanna, subito mi sento meglio.

Chiudo gli occhi e stringo la sua mano nemmeno fosse l'unico appiglio ancorato al terreno capace di trattenermi.

Lo faccio.

Lo faccio per Renesmee, per non rovinare anche questa serata a mio marito che ha già sorbito abbondanti lacrime invisibili, e se vogliamo, anche per lo stupido make-up che mi ha fatto Alice.

Renesmee piano piano si avvicina, allunga la mano verso il mio volto ed è come vedere un piccolo raccoglitore multimediale di immagini:

il giro che ha fatto con Jake, lui la rincorre ma Nessie riesce a saltare un pizzico più in su del solito e sale su un albero.

Le foglie che ha raccolto.

Le briciole di pane secco che lancia lungo un ruscello e tutti i pesciolini che salgono a galla a mangiarli.

L'immagine nello specchio, me truccata, lei con quei vestiti, papà che rimette in riga Jake e Alice con gli occhi che le scattano da tutte le parti, un grosso punto di domanda.

Ridacchio.

È sempre quello, non è mai cambiato, mentre la qualità delle immagini si, i colori i bordi e i particolari sono sempre più simili al vero.

«Non lo so» rispondo sinceramente.

«Ma se non ci ha avvisati di quel poco che ha capito, vuol dire che non era così importante!» le bacio la mano, ricordandomi quanto era piccola il primo anno dalla sua nascita, e rallegro un poco il tono giusto per riaccendere lo sguardo.

Quando siamo nelle vicinanze di La Push non rallentiamo, sappiamo che ci hanno sentiti ed erano pronti, infatti, dopo una svolta, quando entriamo nella nazionale ci si affianca in seconda corsia, una macchina tutta infangata che fa ben misera figura davanti alla volvo argentata.

Ma al posto affianco del guidatore un sorriso smagliante, quello di Seth, ci aspettava.

Ricambiamo, Nessie poco convinta, più preoccupata di nascondersi dalle occhiate che provava a lanciarle il guidatore.

Jacob accelera e ci sorpassa alzando un polverone che Edward accelerando a sua volta evita.

Ridacchia anche lui, io spero solamente che rallentino entrambi.

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Capitolo 6
*** Il vuoto dentro ***


Lalalaaa non ci credo, sono in orario!
E voi invece siete aumentati *-* siete in quattrocento!
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate della storia, dei personaggi, di come scrivo :)

Grazie grazie grazie,
Ali.





6. Il vuoto dentro



Aria.

Aria, semplice, aria pura.

Non c'è più la traccia di, del...

Ah, non riesco nemmeno a nominarlo, quando mai sono stata una tipa schizzinosa?!

Mmh interessante, a dire il vero, non ricordo che tipa sono.

Chi sono?

Mi sforzo di entrare nella mia testa, sempre più in profondità, vedo solo il buio, la sensazione di fiamme che lambiscono il mio corpo, ma non lo bruciano.

Com'è possibile?

Non sono appena nata, dovrò pur avere dei ricordi, ho vissuto la mia vita fino a... quanto tempo fa?

Odio tutti questi punti interrogativi.

Non fanno per me! O almeno credo... Eccolo di nuovo; basta!

Avrò avuto già prima questa capacità? Sento da sempre l'odore del sangue? Cos'è, una specie di brutto scherzo?!

Respira, calmati, ragiona.

L'odore pungente del muschio intorno a me, arriva e crea tanti piccoli spilli che spingono la mia testa per uscire.

La sento esplodere, o meglio, aprirsi a tutte le nuove informazioni che riesce a recepire: sto pensando a come sono finita in un bosco, alla direzione che prenderò una volta in piedi e se riuscirò ad alzarmi, nello stesso istante.

Volendo credo di riuscire anche mettermi a cantare l'inno di Mameli!

Il rumore delle ali di un'aquila, lontana chilometri, che vola alla ricerca di cibo, raschia la mia testa e mi distoglie dalla follia di quel momento.

L'arrancare di una colonia di formiche su quell'albero, scandisce un tempo tutto suo, che non mi è possibile quantificare.

Apro gli occhi?

Lo faccio; la penombra dello spiazzo dove giacio sembra troppo luminosa, vedo i colori brillanti anche nelle zone più coperte.

È magnifico! Nemmeno avessi, al posto degli occhi, due macchinette fotografiche ad alta definizione.

È tutto così nitido!

Allungo lentamente una mano.

L'erba pare essere così morbida a contatto con le dita e la mia guancia, anche se, in quel punto poco avanti, sembra essere stata calpestata... mi concentro su quella zona e noto che se non fisso lo sguardo su un singolo filo, la parte schiacciata ha proprio la forma di un piede.

Un fruscio dall'altro lato mi fa accapponare la pelle e accelerare i battiti, o almeno credevo mi avrebbe fatto reagire così, ma non sento la pelle pizzicare, ne il cuore battere...

Il mio cuore.

Non può essere.

Il solito rumore sordo presente nel petto è scomparso lasciando un'agghiacciante vuoto.

Un bisbiglio.

Accidenti, per l'ennesima volta mi son lasciata distrarre da queste novità e dimenticata di un pericolo imminente.

Pericolo imminente?

Ma come parlo? Cosa penso?! Cosa sono tutte queste paranoie, sarà uno scoiattolo... un coniglio curioso uscito dalla tana...

«Guardami.»

Allora avevo sentito bene, anche prima quella parola aveva sfiorato delicatamente le mie orecchie.

Ora si, che sono spaventata. Non mi muovo.

Non è che sia congelata dal terrore, o voglia fare l'impavida che non esegue gli ordini impartitole, semplicemente non mi ricordo come far girare la testa!

Apro la bocca ed emetto un cupo borbottio.

Lacrime di frustrazione mi salgono agli occhi; com'è possibile che per certi versi mi senta migliore e in altri così patetica?!

«Shhh lo so, lo so. Sono qui per questo.»

Un altro sussurro. Mi zittisco, provo a calmarmi e stranamente ci riesco.

Ora riesco a sentire con chiarezza l'odore della persona dietro di me. Strano, o non è una persona oppure com'è possibile che non ne senta l'odore del sangue?

Sembra perfettamente mimetizzato con quello della foresta... sto impazzendo?

Tu-tum, tu-tum, tu-tum

Il suo cuore è qualcosa di così rumoroso! Batte all'impazzata, sarà perchè è sorpreso? Spaventato?

Emozionato?

Cosa pompa se non ha niente con cui farlo?

Lentamente, faccio leva sulle braccia, e non solo riesco a girarmi verso di lui (o lei), ma anche ad alzarmi a sedere.

Vicino a degli alberi pieni di fogliame intravedo una sagoma.

È indeciso se andare via o venire più vicino.

Opta per la seconda, ne sembra convinto quando fa un passo nella piccola radura.

Sgrano gli occhi.

Lui fa lo stesso, poi sorride affettuoso, e scappa.

Ho come l'impressione che non abbia più intenzione di tornare sui suoi passi.

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Capitolo 7
*** Mary's Cottage ***


Che dire, mentre la scuola, danza e tutto il resto termina,
l'ispirazione torna a farmi visita!
Non voglio illudere nessuno ma tenterò di pubblicare un pò prima del solito!
Grazie mille a tutte le quattrocento e passa persone che son passate a leggermi *-*
Non vedo l'ora di sentire più pareri/consigli/critiche da più gente possibile.

Vi lascio al capitolo, un bacio:*
Ali.






5. Mary's Cottage



Il posto è molto carino. E rustico, aggiungerei.

Il ristorante si presenta come una casetta in legno e salito qualche gradino ci ritroviamo in un ampia veranda piena di gente seduta intorno a tavolini molto bassi, intenta a bere un aperitivo o a giocare a carte.

L'interno è fantastico: lasciato alle spalle lo stile casetta nel bosco, una sala enorme e molto elegante si pone davanti ai nostri occhi.

Appena varchiamo la soglia una signora di mezz'età, vestita solo di un lungo abito bianco che le fascia un corpo slanciato e magrissimo scoprendole l'incavo dei seni infossati e le spalle, si avvicina con in mano un registro.

«Mmh... i Cullen?» domanda con voce atona, dopo aver aperto il quadernino.

Edward conferma e prima che possa dire altro la signora ci sorride.

Un sorriso piuttosto freddo, come se ci stesse facendo un favore, come se solo alzare gli angoli della bocca le costasse chissà quale immane fatica.

«Benvenuti al Mary's Cottage!» ci dice con finto entusiasmo «Siete in perfetto orario, venite.» aggiunge subito dopo avendo ripreso il controllo delle emozioni, di nuovo seria.

«Aspetti!» Seth si avvicina alla signora.

«Si?» sospira lei aprendo il registro mentre distrattamente ascolta il ragazzino.

«Chi è Mary?» le chiede interessato. «Io.» rispose gelida Mary.

«Le si addice proprio il nom...» «Ci porti al tavolo, grazie.» Il vocione di Jacob copre velocemente quello più esile di Seth.

Nessie ridacchia e Seth, ingenuo come al solito, alza le spalle con un'espressione in volto che più angelica non ce n'è.

Con passo lento Mary, si porta dietro noi e lo strascico dell'abito, Seth incrocia gli occhi e fa una smorfia alle sue spalle rachitiche che fa ridacchiare anche me.

Nessie gli mette un braccio intorno alle spalle ridendo di gusto; sorrido anch'io nel vederla all'improvviso così tranquilla.

Ci incamminiamo verso il nostro tavolo sorpassandone un paio, sono tutti rettangolari, di varie lunghezze, ma molto distanti fra loro e menomale.

Il nostro tavolo per fortuna è uno di quelli più vicini ai bordi della sala che, meraviglia delle meraviglie, non finiscono con dei muri, ma con delle modernissime vetrate che lasciano l'impressione di essersi addentrati in profondità, nel bosco.

Come richiesto il tavolo è posizionato vicino l'unica porta, anch'essa trasparente, presente nelle vetrate.

La prima cosa che facciamo è aprirla. Subito l'aria fresca, pura della sera mi fa respirare.

Anche se sono quarantanni che riesco a controllarmi senza particolari attenzioni, ed Esme, Carlisle ed Edward non sono proprio fonte di preoccupazione, figuriamoci i licantropi, Nessie ancora è attratta dall'idea di assaggiare sangue umano.

Non glielo abbiamo permesso ovvio, ma ogni tanto si vede che anche se per solo curiosità, le piacerebbe lasciarsi andare al piacere.

Infatti appena aperta la porta senza darlo a vedere, o almeno crede, riempie i polmoni di aria fresca.

«Una piccola domanda...» inizia Seth, alzando la mano.

«Seth, ti dico solo di pensarci sopra bene. Sono già stanco delle tue domande.» lo interrompe Jake esasperato.

«Ma dai, lascialo stare, Seth dicci pure» Nessie si indispettisce subito; non è mai stata insensibile contro le prepotenze.

Jacob inarca leggermente le sopracciglia, sorpreso che Renesmee gli abbia rivolto, anche se indirettamente, la parola.

«Ben svegliata Ness.» aggiunge subito dopo affiancandola.

«Scusa?» gli risponde imbarazzata mia figlia, abbassando lo sguardo.

Jacob vede Seth prendere fiato per aprire bocca ma lo frena di nuovo «Seth, ti ho avvisato»

«No ma questa è innocente, giuro!» entrambi i ragazzi posano lo sguardo scettico su Seth che ridacchia per la tensione.

«Bella!» vede che lo osservo e non aspetta un solo istante di più per sfuggire ai due paia di occhi fulminanti raggiungendomi.

«Tesoro!» utilizzo il suo stesso tono entusiasta.

«Bella volevo sapere se si può uscire in giardino» non ho neanche il tempo di girarmi verso Mary che prontamente, risponde proprio lei.

«Il giardino, come l'hai chiamato tu, non è di nostra proprietà. Fa parte del resto del bosco, per cui se si venissero a creare situazioni spiacevoli noi non ne saremmo minimamente responsabili. In quanto però, è posto nel perimetro del cottage, è severamente vietato portare fuori il cibo, buttare cartacce, strappare fiori, portare dentro foglie secche, sporcarsi le scarpe con il fango e...»

«...E tossire senza mettere la mano e portare la canotta fuori dalle mutande! Ha finito?» Jacob blocca il flusso di quegli insulsi avvertimenti, sorridendo a trentadue denti, quel sorriso che tanto amo e che tutta oggi non voleva mostrare.

Devo abbassare il volto, spero solo non si senta la mia risata; no, è un sussurro troppo debole per le orecchie umane.

«Uao, nemmeno avesse stampato in testa il regolamento del posto.» aggiunge Seth.

«Spero che la cena sia... di vostro gradimento. Il tavolo è quello.» deve aver perso la pazienza, ci liquida così, senza nemmeno lasciare che la ringraziassimo.

«Ragazzi...» li rimprovera Esme lanciando un'occhiataccia ai due licantropi che scoppiano a ridere.

«Un poco di buone maniere! Povera signora!» ma le parole stonano con quello che dicono gli occhi divertiti di Esme che si avvicina ai due con le braccia incrociate.

«Stava per prendervi a parole, e ne sapeva molte» Edward assottiglia gli occhi, probabilmente ricordando i pensieri di Mary.

Io ed Esme lasciamo finalmente scivolare le borse dalle nostre spalle e le poggiamo sulle sedie.

Carlisle appende la sua giacca allo schienale della sedia a capotavola, da un lato Esme, Seth e Nessie, dall'altro, mio marito me e Jacob.

«Che posto incantevole!» esclama Esme entusiasta.

«Si, davvero grazioso» convengo io.

«Ma è una noia qui!» Seth gira lo sguardo e probabilmente l'unica cosa che riesce a pensare la sua testolina di cinquantenne, ancora birbante come quarantanni fa, è che il posto sia borioso e monotono.

Eh già, sia lui che Jake hanno deciso di rimanere con l'aspetto che avevano più o meno poco dopo la mia trasformazione.

Jake per Nessie, ovvio.

Seth, forse per godere di una giovinezza che sembrava dover evitare di vivere a pieno, ma anche, credo, perchè aspetti di avere l'imprinting.

Si, in modo tale da poter vivere la sua vita con la ragazza che farà scattare la scintilla.

«Penso che uscirò di qui e ruberò la dentiera a qualche vecchietto» ridiamo tutti eccetto Jake che prende il ragazzo per la collottola e fissandolo negli occhi gli intima parole che sarebbero poco consone se fosse veramente un ragazzino di sedici anni.

«Traaanquillo, amico!» e Seth sgattaiola fuori giusto in tempo per evitare una pacca amichevole da parte di Jake.

La cena sarà molto tranquilla.

Abbiamo organizzato tutto nei minimi particolari.

Abbiamo ordinato abbastanza cibo per non fare insospettire i camerieri, ma non troppo, giusto per far si che i due licantropi affamati ne abbiano abbastanza per i loro denti, il che è tutto dire!

E le porzioni per Nessie, si, noi proveremo ad assaggiare qualche vino, anche se, è come se versassi acqua in un tubo; la sento scendere insapore, ma non placa di certo la sete.

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Capitolo 8
*** Fra le fronde. ***


 

Saalve a tutti! Fiuu, ci sono con il tempo della storia, che più o meno
(non so se avete notato) consiste in ogni 3 settimane,
e ho già iniziato a scrivere il prossimo capitolo con il punto di vista dell'incognita
che piano piano non sarà più tanto incognita! :D
Eh si, siamo solo e ancora all'inizio, e si sta gradualmente sviluppando qusto fitto intreccio che la mia testolina bacata ha messo su!
Tutto si sfilerà davanti ai vostri occhi!

Ci vediamo sotto con un piccolo spoiler,
Alice.






7. Fra le fronde


 

«Com'è?» Edward solletica l'alquanto scontenta Nessie.

Di rimando, lei lo fulmina con lo sguardo prima di fare una smorfia.

«Niente a confronto anche semplicemente con certi odori che alleggiano nell'a-»

«Renesmee» la riprendo allora io, all'improvviso sull'attenti. «Non ti concentrare su di loro, de-»

«Devi imparare a fingere bene di farti andare giù questa sbobba e a non sentire il sangue, lo so» m'interrompe lei.

Il tono è quello esasperato di una bambina che per anni s'è sentita ripetere la stessa cosa; ma nonostante tutto questo tempo ancora se lo vuole mettere bene in testa.

Non so perchè ma secondo lei bere sangue non è qualcosa... non dico di cui vergognarsi, ma nemmeno di cui andare fieri!

Per lei 'siamo vampiri? Beviamo sangue? Mi pare normale!'

Così, tranquillamente, senza l'ombra di quella preoccupazione che vedevo da umana in Edward, o in me stessa, quando ero decisa a diventare vampira.

Quindi a suo parere, obbligarla ad abituarsi alla sbobba, come la chiama lei, è un ingiustizia bella e buona, del tutto fuori luogo.

«Dai, non sarà così male» esordisce Esme che ingenuamente continua «Guarda quei due; a momenti se non fanno attenzione rischiano di mangiarsi anche le posate!»

fa un cenno verso i due licantropi che di fronte a Renesmee stanno svuotando tutti i piatti che i camerieri gli portano alla velocità della luce.

Renesmee alza gli occhi al cielo mentre Carlisle scoppia a ridere.

Mia figlia si guarda attorno alla ricerca di un cameriere e quando finalmente lo trova alza una mano facendogli cenno di avvicinarsi.

Le sue guance diventano di un leggero color porpora mentre il cameriere si avvicina.

Il cameriere, un ragazzo con dei dolcissimi occhi nocciola, si avvicina al tavolo e quando incontra lo sguardo di Renesmee inciampa nei suoi piedi come solo io sapevo fare da umana.

Edward allunga un braccio e impercettibilmente sposta il vassoio fra le mani del cameriere poco prima dell'imminente impatto, proprio quando il ragazzo aveva rirpeso l'equilibrio.

Il tutto in una manciata di secondi.

«Scusi, io... mi-mi dispiace...» balbetta il ragazzo.

«No, non è niente...» dice Renesmee mentre il cameriere si ferma imbambolato a fissarla, cosa che la metterebbe in imbarazzo se non fosse attratta dall'odore che emana.

Sposto la mano sotto al tavolo e tiro un pizzicotto a Renesmee che pare non sentirlo.

Un profondo schiarire di voce, invece, pare risvegliarla all'istante.

Lei si raddrizza, e come fosse una macchina prende il piatto con una mano e senza degnare di uno sguardo l'alquanto confuso cameriere, gli lascia prendere il suo piatto ancora mezzo pieno.

«Ho bisogno di una boccata d'aria.» dice poi «C'è un caldo, non trovate?» aggiunge mentre scosta la sedia e si alza in piedi.

L'accompagno con lo sguardo fuori dalla sala e mi giro giusto in tempo per scorgere Jake fare lo stesso prima di abbassare gli occhi.

«Torna pure in cucina» un tono freddo che non gli si addice per niente esce dalle labbra di Jake.

Gli tiro un calcio da sotto al tavolo. Lui trattiene un urlo e il che mi fa ridere.

È sempre piacevole ripagare Jake di quella frattura alla mano che mi causò (o meglio auto-causai, ma sono particolari) quarantanni fa.

«Io... raggiungo Renesmee» sorrido a Seth e faccio lo stesso. «Vengo con te»

Nessie come quando era piccola, è seduta nel bel mezzo della radura, vicino a degli alti alberi sempre verdi, e raccoglie foglie avvicinandole al volto per annusarle,

poi le pigia fra le dita per saggiarne la sottigliezza e infine seguendo le piccole linee presenti su di esse le spezza in piccoli pezzi che cadono sull'erba ai suoi piedi.

«È una bella serata questa, vero?» le domando osservando un cielo pieno di stelle.

«Mamma, non voglio parlare» mia figlia non stacca nemmeno lo sguardo dalle foglie.

Seth le si avvicina e inizia ad analizzarle con lei.

«D'accordo» sussurro io.

Seth non mi ha sentito, ma lei si, si nota da come una piccola ruga sulla sua fronte sia scomparsa e le sue spalle si siano rilassate.

Il suono di una risata che amo da tanto raggiunge le mie orecchie.

Mi volto, Edward sorride, ha un espressione alquanto sorpresa e brilla più di quando è sotto i raggi del sole; poi, sussura qualcosa, un paio di parole, ma che hanno l'effetto di confondermi all'istante.

«I tuoi pensieri»

Mi arrivano, perfette, chiare, alle orecchie che non vogliono crederci.

Il sorriso smagliante di mio marito svanisce poco dopo, dato che non ci vuole molto per leggere la confusione ed il terrore improvviso che attanagliano il mio stomaco.

Ne sei sicuro?

Ho perso il mio dono.

Io non sto allontanando il mio scudo e, ora che ci provo, se tento di sentirlo non c'è più! Inizio a urlare pensieri senza filo ne logica fino a quando la mia mente nè è sommersa.

Come vi proteggerò dai Volturi?! E Jane? Appena lo scoprirà...

«Non lo saprà nessuno, Bella» mi tranquillizza, il tono di voce comprensivo e sicuro.

Poi, faccio caso ad un rumore costante, che già da prima andava avanti.

Le foglie di quell'albero non si muovono alla stessa maniera, alcune fanno uno strano suono come fossero ferme, informo Edward col pensiero.

«Papà!» si spaventa Nessie «Non ti avevo visto!» e ride.

Edward rivolge un sorriso composto a Renesmee che continua imperterrita a raccogliere foglie prima di avvicinarsi a grandi passi verso di me.

Lo fisso negli occhi, mi calmo, come solo loro riescono a farlo.

«Bella... il tuo dono è tornato, vero?» le sopracciglia di mio marito si toccano quando nego con un cenno della testa.

«Ma come, non è possibile...» si gira verso il ristorante e si pietrifica.

Smette si respirare, non apre bocca, la storce in una smorfia e chiude gli occhi.

«Papà» questa volta la voce di Nessie è imbevuta nel dubbio.

Edward sembra non sentirla, quando con la stessa smorfia riapre gli occhi e li concentra su una signora che osserva con molta malizia un ragazzo di almeno una decina d'anni più giovane, poi su Mary che sta regalando uno sguardo glaciale ad un cameriere che pare abbia fatto scivolare una posata per terra, ed infine, assotigliando ancora di più gli occhi, su Jacob.

Lui lo osserva di rimando, mi lancia un'occhiata interrogativa; non mi serve continuare ad osservarlo per sapere cosa sta per fare.

Lo stridio della sedia mi fa capire che si è alzato e sta venendo, e lo stesso, subito dopo, fanno altre due sedie.

«C'è silenzio» la voce di mio marito mi fa sobbalzare. È atona, non c'è ombra di spossatezza, indecisione.

Non capisco, o meglio, non voglio capire.

«C'è silenzio!» ripete lui con emozione questa volta «Non sento i pensieri della gente!» conclude incredulo.

Poi anche lui, riflette sulla gravità della situazione, sugli alti e i bassi.

Ma vengo distratta dal vento che si alza e di nuovo quel rumore sbagliato rispetto a come dovrebbe essere.

Indico ad Edward il punto in cui mi pare tutto troppo statico.

I tre paia di occhi dorati, seguiti da quelli scuri di Nessie, Jacob e Seth guizzano subito verso le fronde di un albero poco distante da noi.

In quell'istante, l'albero in questione viene scosso, si sente un rumore attutito di foglie compresse dietro di esso, e l'improvviso scalpicciare di passi svelti allontanarsi.

Non me l'ero immaginato, c'era davvero qualcuno che bloccava il movimento delle foglie davanti ad esso.

Il problema dei doni scomparsi pare essere di secondaria importanza rispetto a questo.

«Cosa diavolo era?» sobbalzo e mi volto verso Jacob che si para di fronte a Renesmee.

«Uno come noi, data la velocità con la quale si sta allontanando» propone Carlisle.

«O uno come lei» aggiunge Esme, indicando Nessie.

«Dato l'uccellino spaventato che aveva nel petto».





*Chi e cosa è caduto dall'albero? Edward e Bella, ritroveranno i loro 'poteri'? * ahah ci potrei prendere la mano c:
Eccovi lo spoiler, grazie per avere letto e a presto!

-Spoiler-


" Mi porto le mani alla testa. Non ci credo, ho detto il mio nome! [...]

Lo sfilo dal ramo che si spezza in due; la metà non attacata all'albero cade per terra e rimbalza di poco in avanti.

Trattengo il respiro.

Un'impronta umana, la sua impronta, spicca nel terriccio umido.

Non ci penso due volte. Lo lego al polso e decido di seguire le orme davanti ai miei occhi. [...] "

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Capitolo 9
*** Rory. ***


Halo! Chiedo venia per questo minuscolo ma comunque ritardo!
D'estate non so voi ma a fatica mi ritrovo a guardare il calendario,
o meglio lo evito come la peste dato che il mio pensiero fisso da quando finisce la scuola è proprio che manca poco che ricominci :c
Sisi, tranquilli la smetto di ammorbarvi e vi lascio a questo bel (si spera!) capitolo.

Ci vediamo sotto con un piccolo spoiler,
Ali.






8. Rory

 

Sbadiglio.

Troppo stanca, mi ero addormentata di nuovo su quel manto di foglie che scricchiolando mi avevano accolta.

Cosa... cos'era successo?

I ricordi del pomeriggio mano a mano che li cercavo raffioravano, sempre più vividi: il mio passato dimenticato, la vista, il sangue... quei magnifici occhi verdi.

Già, quasi sembrava che avesse rubato i colori al bosco per quanto erano luminosi.

Mi alzo di scatto a sedere. Stringo gli occhi aspettandomi l'emicrania di prima ma stranamente mi sento bene, e non ho nemmeno giramenti di testa.

Quanto tempo ho dormito?

Nah, Rory, inutile, non riuscirai mai a raggiungerlo, hai visto come correva.

Mi porto le mani alla testa.

Non ci credo, ho detto il mio nome! Facciamo passi avanti Rory!

Rory... Ro-ry, mmh, potrebbe essere l'abbreviazione di un nome...

Grandioso, solo adesso mi rendo conto che continuo a parlare nella mia testa, e cosa più preoccupante, con la mia testa.

Mi alzo in piedi, stiracchio le braccia dietro la schiena, piego un poco le gambe, muovo il collo facendolo scriocchiolare.

Bene Rory, ripeto mentalmente per l'ennesima volta il mio nome, sei in piedi.

Provo ad aprire bocca, ma ne esce solo un cupo borbottio, che scatena un dolore acuto che sembra corrodermi.

La gola mi pare andare in fiamme!

Sposto qualche ramo basso sopra la mia testa cercando di distrarmi e mi accorgo del sole che ha quasi finito la sua discesa.

Strano, non avevo mica notato la differenza di luce da oggi pomeriggio, quando la corteccia di un abete a circa venti metri da me, era apparsa così luminosa ai miei occhi.

O anche quel bracciale appeso al ramo di un albero non poco distante dall'abete.

Mi avvicino lentamente al braccialetto, sono tre fili non molto spessi che si rincorrono, uno verde, uno bianco ed infine un altro rosso.

Mi sembrano famigliari, ma ehi, che dico, io non ho ricordi.

Lo sfilo dal ramo che si spezza in due; la metà non attaccata all'albero cade per terra e rimbalza di poco in avanti.

Trattengo il respiro.

Un'impronta umana, la sua impronta, spicca nel terriccio umido.

Non ci penso due volte. Lo lego al polso e decido di seguire le orme davanti ai miei occhi.

Corro verso il centro della foresta, allontanandomi sempre più dalla costa, avvicinandomi alla pompa di benzina di cui inspiegabilmente sapevo già la posizione.

Poi improvvisamente sento un'odore così... buono, come un mix di tante spezie.

Mi volto nella direzione da cui proviene, e inizio a correre parallela alla statale.

Non so come inizio ad avere uno strano effetto agli occhi: vedo tutto perfettamente se non fosse per la parte periferica che pare sfumi.

Come se corressi così veloce da potere solo intravedere le cose ma invece riesco a contare gli aghi di pino che calpesto.

Tre minuti dopo, intravedo il retro di un... ristorante mi pare, dall'odore del fumo che esce dal comignolo sopra le cucine, ad un paio di chilometri.

È pieno di persone, mi avvicino ancora un poco, sicura che alti alberi circondati da cespugli non mi coprano la visuale e che invece mi permettono di passare inosservata.

Una ragazzina rossa in viso esce rigida dalla porta-finestra e raggiunge la piccola radura dove mi stavo dirigendo anche io.

È carina, sembra delicata come un fiore, ma ha un turbine che vortica nella sua testa.

Poi, sono costretta a tapparmi il naso; che puzza!

Sembra ci sia una discarica da queste parti, ma non appartiene ad una zona, l'odore si concentra tutto in un punto, su di un ragazzino che sta uscendo adesso dal ristorante per raggiungere la ragazza che ora si è seduta e sta raccogliendo qualcosa da terra.

Diamine, ho fame, lo stomaco brontola, la gola invece, stranamente da quando mi sto avvicinando al ristorante non la sento più.

Non brucia, ma la sento secca. Come se avessi bisogno di dissetarmi ma allo stesso tempo non ne abbia la necessità.

Una donna molto giovane, potrebbe essere la sorella maggiore dei due si avvicina e tenta di scambiare due parole con la ragazza che però la zittisce.

Mi avvicino ancora e trovo un masso davanti ai miei piedi, faccio per saltarlo ma non so come mi ritrovo a metri per aria diretta verso l'ultimo albero davanti alla radura.

Che cosa diavolo è successo?!

Mi immobilizzo. Non respiro e non sento la necessita di emettere neanche un fiato.

Sono a venticinque metri di altezza. E ci sono arrivata con un solo balzo.

Cosa diavolo sono?!

La sorella maggiore o quel che è si gira verso la mia direzione e assottiglia gli occhi scrutando prima ai piedi del tronco e poi al di sopra di esso.

Sarei sicura che prima del mio risveglio in questo bosco un rivolo di sudore sarebbe sceso dalla mia nuca, ma adesso, che neanche dopo che ho corso i chilometri ho le ascelle che puzzano non so davvero cosa aspettarmi.

La fisso di rimando.

Non so come, mi sento risucchiare dalla sua figura. E prima di sentire improvvisamente la testa più pesante, noto con orrore che ha degli occhi stupendi quanto spaventosi.

Sono gialli.

Tipo quelli dei gatti potrebbe dirvi la mia parte dignitosa, come quelli di una dea, vi direbbe quella con zero autostima.

La testa mi gira. Non so cosa mi abbia fatto quella donna, ma è estremamente fastidiosa…

Adesso la osservo immobilizzarsi quanto me, e fissare qualcuno all’interno del ristorante.

È panico quello che leggo sul suo volto, e spero proprio che non sia dovuto ad una certa persona che si è ritrovata a spiarli sopra le loro teste.

Ancora quell’odoraccio.

Un altro -uao- fascio di muscoli esce dal ristorante e sono delusa dal constatare che anche lui puzza di… fogna?

Non mi ero accorta invece del ragazzo che sta abbracciando la tipa con gli occhi da gatto.

Mmh, si sta affollando un po’ troppo qua fuori.

La ragazzina che era seduta per terra si alza e avvicina ai due chiamando il ragazzo papà.

E di papà vi posso assicurare che non c’è l’ha proprio l’aspetto.

Mi sposto impercettibilmente da un piede all’altro a disagio.

Non l’avessi mai fatto che tutti i paia d’occhi che avevo ai miei piedi si alzano verso di me.

La prima cosa che penso, credo sia il caso di sloggiare.

La seconda, anche il papà ha gli occhi gialli!

Mi perdo in quell’oro fuso, più dolce del miele, e la testa credo mi scoppi.

Accade tutto piuttosto velocemente, come prima con la sua ragazza: lui alza lo sguardo che io intercetto immediatamente, e mi sento attratta da lui, zummo il viso, si sfocano i contorni, mi sento risucchiata.

Poi, finalmente, quello strano contatto si interrompe, sposto il piede indietro dimenticandomi dove sono.

Ruzzolo giù dall’albero.

E non riesco a far altro che correre.




NDA. Saaalve, essendo una patita della serie prendo molto alla lettera le 'leggi vampiriche' scritte dalla Meyer, se vado un po' troppo nello specifico, rendetemelo noto cosicchè, possa magari mettere note a fine capitolo che aiutino la comprensione del testo!


 
Beeene, ringrazio tutta quanta la bella gente che mi legge, quella mi scrive in privato, quella che mi recensisce, quella che mi ha appena scoperta c:
Siete fantastici e ogni volta che vedo che aumentate mi fate nascere in viso un sorriso COSI'!
Un bacione, ed eccovi un piccolo spoiler...


-Spoiler-

«Io... non è possibile» la versione di Alice sbalordita mi mancava.

E ora sono sicura che ne avrei fatto anche volentieri a meno.

«Alice, possibile che tu non abbia visto nulla?» Esme le si avvicina in ansia con le mani raccolte al petto.

«In realtà si, ma non mi sembrava una cosa seria! Ho visto Edward che diceva a Bella che sentiva i suoi pensieri, poi immagini confuse... e infine loro due chiusi in camera e, ehm...» si ferma imbarazzata abbassando lo sguardo che subito dopo è assai malizioso.

 
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Il fuggitivo. ***


Saaalve bellissime (ed -issimi se ce ne sono) c:
Come state? Le vacanze scorrono tranquille? E Ferragosto? Spero sia andato todo bien!
Seconda volta che mi ritrovo a pubblicare con un giorno di ritardo, cribbio.
Non volevo ma ieri quando ho riletto il capitolo non mi convinceva del tutto! E alla fine ho deciso di revisionarlo prima di pubblicarlo.
Capitolo 'importante' questo, le vite delle nostre due protagoniste stanno per incrociarsi gente!
E non vi assicuro che ne usciremo vivi! Ahah che cosa macabra :3

Detto ciò vi auguro una buoona e attenta lettura!
Alice.






9. Il fuggitivo


 

«Già di ritorno?» così ci saluta Emmett appena mettiamo piede fuori dall’auto.

Il viaggio di ritorno è stato uno strazio e dopo quarant’anni mi sento in dovere di notare che ora mi sento più viva che mai, anche se in senso negativo.

Così vulnerabile. Inutile.

Privata di qualcosa che oramai era diventata così scontata come la presenza di un braccio.

Così piena di emozioni. Terrore. Ansia.

E perché no, anche una gran bella dose di confusione.

Mentre lasciavamo di corsa il cottage avevo già iniziato a tentare di riordinare le idee.

In macchina poi, il silenzio era quasi fastidioso.

A qualcosa ero arrivata, ma avrei aspettato di sapere cosa ne pensavano tutti gli altri prima di aprire bocca.

Punto primo, improvvisamente, io e mio marito non abbiamo più sentito i nostri doni. Solo noi due.

Renesmee riesce ancora a trasmettere immagini con il suo tocco. I licantropi si trasformano ancora.

Punto secondo. Chi e cos’era quella persona caduta dall’albero?

Io non ho sentito calore provenire dall’alto dell’albero.

Non ho sentito il battito del cuore fino a quando non ha iniziato a correre nella foresta.

L’ho visto correre ad una velocità raggiungibile solo da noi vampiri.

Umano? Impossibile.

Ibrido come mia figlia? Il cuore che batteva sarebbe a favore. Ma il fatto che non aveva battuto da subito no. E nemmeno il fatto che non aveva lasciato una scia dell’odore del sangue che sarebbe dovuto scorrere nel suo corpo.

Vampiro? Non saprei…

È un gran casino e basta. E in effetti a me interessa solo in parte. Mi basta sapere che non torni più.

Ma il mio scudo? Che fine ha fatto! Com’è possibile che se ne vada così, che si esaurisca?

No, altrimenti il mio avrebbe dovuto durare un altro po’…

«Chiama Alice.» il tono freddo di Edward con cui ignora la domanda fa alzare un sopracciglio al fratello e mi rinsavisce.

«Per favore, Emmett» aggiunge Esme sperando di fargli comprendere l’importanza della richiesta.

Di risposta Emmett scompare mentre noi altri saliamo le scale per raggiungere il salone.

La televisione è accesa e sta mandando in onda la replica di una partita di football.

Mi lascio cadere sul divano nonostante non mi interessi, e Nessie si avvicina e poggia la sua testa sulle mie gambe.

«Eccola» Emmett ci raggiunge seguito da Jasper ed Alice.

«Manca solo Rose» borbotta Carlisle.

E compare anche Rosalie con qualche chiazza di olio su una maglia che stranamente le va assai grande, coprendone le morbide curve perfette di cui è composto il suo corpo.

Nota che le sto fissando la maglia allora mi spiega sorridente che stava sistemando l’auto e che

«Per questo mi son fatta prestare una maglia dal mio orsacchiotto» si avvicina ad Emmett che la trascina sulla poltrona su cui si era seduto e le molla un bacio profondo ma veloce sulle labbra.

Bene, una delle poche volte che è felice in maniera palpabile ci tocca oscurarle la giornata.

Ottimo. Ora si che terrò la bocca chiusa a non darle la buona notizia.

«Che succede?» chiede Jasper ad Emmett che con un ghigno da idiota patentato gli risponde scherzando.

«I Seattle Seahawks stanno perdendo 6 a 0».

Nemmeno quando vede che nessuno ridacchia riesce a togliersi quella espressione di dosso.

Siamo qui, sono qui che do di matto e lui si permette, come al solito, da fare le sue battutine!

«Alice, riesci ancora a prevedere il futuro? E tu, Jasper, senti le mie emozioni come quelle degli altri?» chiedo infine, oramai al limite della pazienza.

«Ancora?» mi chiede confusa Alice.

«Siete tutti preoccupati, e tu soprattutto in ansia, vuoi che ti dia una mano?» domanda Jasper tranquillo.

Non rispondo a nessuno dei due. Sono un pizzico più tranquilla, si vede che è accaduto nello specifico, nel nostro caso, tutti gli altri vampiri hanno ancora i loro poteri. Ed Alice e Jasper hanno i loro, per fortuna.

Senza accorgermene ho messo a fuoco una mattonella scheggiata del pavimento, quella causata dal vaso che cadde di mano ad Alice quarant’anni fa quando aveva previsto l’arrivo dei Volturi.

I Volturi.

L’ansia riprende ad impossessarsi della mia testa, nonostante il mio respiro invece rimane immutato.

«Io e Bella abbiamo perso i nostri doni» li informa senza troppe cerimonie con voce grave Edward.

«Io... non è possibile» la versione di Alice sbalordita mi mancava.

E ora sono sicura che ne avrei fatto anche volentieri a meno.

«Alice, possibile che tu non abbia visto nulla?» Esme le si avvicina in ansia con le mani raccolte al petto.

«In realtà si, ma non mi sembrava una cosa seria! Ho visto Edward che diceva a Bella che sentiva i suoi pensieri, poi immagini confuse... e infine loro due chiusi in camera e, ehm...» si ferma imbarazzata abbassando lo sguardo che subito dopo è assai malizioso.

Sento ridere ed è inutile girarmi per confermare che sia Emmett.

«Come diavolo è possibile?» si surriscalda Rosalie al contrario del suo compagno.

Ha le labbra strette e i suoi occhi mandano lampi.

«Non lo so! Ma è così! Non riesco a leggervi» Edward pare ancora indeciso se essere felice o disperato sull'accaduto; dopotutto sarebbe quello che ha desiderato per secoli... non sentire voci all'infuori di quelle che provengono dalla bocca.

Ma adesso la situazione è cambiata; ha me e Nessie a cui badare.

«Sul serio?» chiede ancora incredula Rose.

«Sul serio!» esclama Emmett all'improvviso «Altrimenti non starebbe ancora fermo mani nelle mani ed io qui tutto intero» e giù a ridacchiare sotto ai baffi.

Idiota. Già l'ho detto? Ebete.

«E adesso? Alice, vedi qualcosa?» Jasper sembra afferrare la gravità della situazione. Almeno lui.

«Io... io continuo a vedere loro due in camera! E... e non ci crederete ma Edward riavrà i suoi poteri a breve. E credo anche Bella!» lancio un sospiro di sollievo così lieve che solo un vampiro lo può sentire.

Sembra come uno di quegl'incubi che non mi lasciavano dormire le notti da umana.

Quelli che mi facevano sudare e tremare fin nelle ossa, che mi lasciavano più stanca di prima al sorgere del sole.

«È successo qualcosa al cottage?» chiede improvvisamente Rose.

E la paura torna ad attanagliare il mio petto.

E questa volta capisco. La sensazione che sentivo prima. In macchina. E appena quella persona è corsa via.

C'entra qualcosa... E anche il giramento di testa che ho provato quando ho alzato la prima volta lo sguardo verso la chioma dell'albero?

Mi giro verso Edward che intercetta subito il mio sguardo. «Hai... provato qualcosa quando hai alzato gli occhi dove ti ho indicato, verso quella persona?»

Aggrotta le sopracciglia pensieroso.

E noto quando connette anche lui.

«Nessie non l'ha visto in faccia.» spalanco gli occhi; non so come lui riesce sempre a fare quel passo avanti necessario per comprendere.

«Cosa Edward?» Esme chiede spiegazioni.

Ad aprire bocca però è Carlisle, che a quanto pare è stato silenzioso solo perchè ci stava pensando sopra.

«La sparizione a quanto pare momentanea dei loro doni, ha a che fare con la persona scappata nella foresta. Potrebbe essere un vampiro con un dono! Quello di sottrarre i poteri alle persone con il contatto visivo da parte di entrambi... ormai dovremmo saperlo che non si può dare nulla per scontato; tutto è possibile.»

«E il cuore che batteva?» gli ricorda scettica Esme.

Carlisle si passa una mano sul mento.

Ed io non ce la faccio più.

«Perchè non andiamo a chiederglielo direttamente» bisbiglio infine.

Edward mi osserva colpito dalla mia idea così semplice e scontata quanto impensabile.

Carlisle chiede silenziosamente ad Alice di controllare cosa vede.

«I vostri poteri scompariranno di nuovo... a quanto pare c'entra sul serio il fuggitivo di cui mi avete parlato!» dice entusiasta.

«Ottimo» aggiunge Emmett.

Ottimo un corno, penso io. Spero solo non sia aggressivo o chissà cos'altro.

«Gesù, EMMETT!» mio marito si alza in piedi all'improvviso.

«La pausa è finita. Ricomincia a censurare i pensieri.» lancio uno sguardo ad Edward che di rimando socchiude gli occhi scuotendo la testa.

«Doni tornati. Nessie che dorme. Ora si che ci starebbe una sana sco-»

«EMMETT» lo richiamo io questa volta.

Da umana sarei sicuramente arrossita violentemente.

Adesso mi posso permettere di spostare Nessie dalle mie gambe quanto basta per farmi alzare e in un secondo raggiungere quell'emergumeno rimbecillito e dargli una spinta che con suo disappunto e mia contentezza lo fa ricadere violentemente sulla poltrona, come un sacco di patate.

Bene, osservo Edward prendere in braccio nostra figlia, a quanto pare andremo a fare visita al fuggitivo, come l'ha chiamato Alice.




 

NDA. Per quanto riguarda il football spero che in quelle due parole che ci ho messo non abbia sparato la baggianata più grande di questo universo! I punti ho letto che si contano a sei a sei, per cui nel nostro caso era come se stessero 1 a 0.

 
Beeene, ci avete capito qualcosa? Speriamo, io mi fido eh!
Per domande, curiosità personali, riguardanti la storia, pareri o qualunque cosa che vi passi per la testa basta che le includiate nelle recensioni o anche semplicemente per messaggio privato, rispondo a tutti senza problemi :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ed eccovi un piccolissimissimo...


-Spoiler-

[...]

Mi ritrovai ai margini della foresta, che si apriva intorno una strada che mano a mano si rimpiccioliva mentre entrava in un centro abitato.

Trovai uno schifoso cartello ricoperto in parte di muschio e sul quale stavano piano piano arrampicandosi delle piantine a salutarmi:

'LA CITTA' DI FORKS TI DA IL BENVENUTO'

Dunque ero finita a Forks.

Mi sforzai di scoprire se nella mia mente, da qualche parte, sapessi dove posizionare quella cittadina in una cartina immaginaria, ma invano.

Dovrò trovare un centro di informazione per turisti, allora. [...]

 

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 11
*** Victoria's Secret. ***


10
Non mi è mai piaciuto come numero.
Ma credo di dover cambiare opinione!
Gente sono al decimo capitolo di questa mia prima ff!
Scroscio di applausi e urla di giubilio per me! (Ahahah)
Non so davvero da dove cominciare... e voi sicuramente preferite leggere la storia senza stare a sentire i miei sproloqui...

Peeer cui, eccovi un bel capitolo! E a dopo con i ringraziamenti!
Siete fantasticiiii,
Ali.






10. Victoria's Secret


 

Corro. Corro più veloce che mai.

Non riesco a fermarmi, la paura è paralizzante.

Non so dove sto andando, dove le mie gambe mi stanno portando in automatico.

Non so come, la poca lucidità rimasta l'ho utilizzata per felicitarmi; il mio cuore.

Quando mi sono avvicinata non solo alla ragazza dagli occhi di gatto, ma quando sono salita sull'albero ancora più vicina alle altre persone, il mio cuore ha ripreso a battere.

E non ho più sentito quel fastidioso odore di fogna.

Tu-tum, tu-tum, tu-tum

Finalmente riesco a calmarmi e rallentare il passo.

Strano, ma ho l'impressione di aver corso per un'infinità di tempo che in realtà è pari ad una manciata di secondi.

Non ho il fiatone e non ho i piedi doloranti.

Poggio una mano sul seno da dove proviene quel battito tranquillo, invulnerabile.

È rassicurante sentirlo, anche se ha un rumore sordo, piatto.

Mi lascio cullare da quel ritmo fino a che anche la mia testa riesca a trovare un attimo di pace.

Una bella dormita Rory, ti ci vuole una bella dormita.

Vedrai domattina come ti risveglierai e riderai di questo sogno pazzesco con... con...

La mia memoria è ancora una schifezza.

C'è un viso, una bambina dai capelli biondi e gli occhi di un verde chiaro, quasi trasparente.

Mia sorella, una cugina, o un'amica presuppongo... e spero.

Non mi vedo ancora in faccia ma sento di non avere più di vent'anni, o comunque l'età per avere una bambina di... saranno dieci anni?

Anche le mie mani non sono piene di rughe, al contrario, sono piccole e la pelle è liscia.

Le unghia sono corte e tutte scheggiate, causa la passeggiata nella foresta.

Il bracciale! Non mi ricordavo di averlo addosso, il che è strano dato che pizzica leggermente a contatto con la pelle del polso.

Verde, bianco e rosso... chissà cosa significa.

Potrei cercarlo su internet una volta trovata una rete wifi.

Ho un cellulare! Era dentro uno zainetto in tessuto, di quelli piccolini, a righe marroni che sfumavano nel caramello...

Uhm, zaino che credo di avere sulle spalle.

È comica come cosa: sento il battito del mio cuore, riesco a vedere particolari che occhio umano non ha mai notato e non mi accorgo di avere uno zaino poggiato sulle spalle.

Mi lascio ad una risata liberatoria, rimbomba nell'aria, cristallina, pura, e sembra che un fresco vento di primavera si espande nella foresta.

Degli uccelli (spaventati) sentendo l'improvviso scampanellio che è stata la mia risata si alzarono nel cielo in lontananza.

Mi sento più libera, come se davvero stesse per finire tutto questo.

Ottimo direi.

Sfilo un braccio e lascio ricadere davanti la borsa-zaino.

Faccio scattare la piccola chiusura che c'è sul davanti; spero con tutte le forze che contenga qualcosa di veramente utile per la mia memoria...

Un paio di quadernini, due libri, un astuccio, e un paio di portafogli; del telefono non c'è traccia.

Spalanco gli occhi; e se ero una ladra?

Gesù, ci mancava questo; nella mia vita precedente ero una scippatrice!

Apro il portafoglio sicuramente appartenuto ad un uomo; si capisce per via della forma e del materiale, un cuoio chiaro.

È pieno di soldi, ma non vedo ne carte di credito ne quelle di identità.

Cavolo, sarebbe stato utile! Anche se non sarebbero appartenuti a qualcuno vicino a me almeno avrei potuto restituirli.

Conto e sono ben 2100$ .

Sono un bel gruzzoletto. Un enorme gruzzoletto!

Butto il portafoglio nello zaino e afferro il secondo.

Lo apro e questa volta non sono i soldi che attirano la mia attenzione. E nemmeno le carte mancanti.

C'è un foglietto lungo e stretto, ripiegato più e più volte.

Lo sfilo dalla tasca e lo srotolo; sono sei foto messe una dopo l'altra, come quelle che si fanno alle macchinette dove chiudi la tendina premi play e inizia a scattare un'infinità di foto in automatico.

Solo che non provengono da nessuna macchinetta perchè i due soggetti, sempre gli stessi, sono prima piccoli, poi crescono, ed ogni volta lo sfondo o il loro abbigliamento cambia.

La prima foto vede come soggetto una bambina di cinque anni con la madre, si somigliano molto, hanno anche lo stesso colore degli occhi. Sono dolci, la bimba sembra vergognarsi della presenza della madre e tenta di allontanarsi mentre la mamma ride di gusto.

Tutte le altre invece sono la stessa bambina sempre più grande e sua sorella; anche lei con lo stesso colore degli occhi.

Prima che la tiene in braccio, poi che si stanno tirando i capelli, un'altra travestite, e ancora, al settimo compleanno della più piccola e...

Non ci credo.

L'ultima foto, quella più recente, mi lascia sconvolta.

La bambina, quella di dieci anni, dato che l'altra avrà almeno sei, sette anni di più ha lo stesso volto di quella che mi era tornata alla mente prima.

La stessa!

Stessi capelli biondi, stessi occhi... osservo la ragazza accanto, sta preparando la valigia -quella della bambina è già chiusa affianco- indossa una maglietta che porta gli stessi colori del mio braccialetto!

Ed una scritta: 'ITALY WE'RE COMING!'

Okok, Rory connetti le sinapsi, so che ce la puoi fare.

 

Alloora, la mia maglietta preferita dell'Abercrombie.

La felpa bianca e nera con le orecchie e la coda da panda che mi hanno regalato a Natale, un vestitino in jeans, quelle calzamaglie che mi fanno impazzire.

Qualche paio di jeans, calzini, mi sto sicuramente scordando qualcosa! Ma cosa...

«Rooory, ti dai una mossa o nooo?»

«Amy scendi dal mio letto, subito!» urlai a mia sorella; non mi devo distrarre!

Mutande, reggiseni... dove l'avrò messo?

«Uffa, d'accordo calmati...» Amy mise il broncio e iniziò ad afferrare maglie che avevo appena finito di piegare. «E lascia stare la mia roba!»

«Uaaao e questo a cosa ti serve? Eeh? Credi di fare conquiste in Italia!» ammiccò verso di me afferrando l'unico reggiseno di Victoria's Secret in pizzo di mia proprietà posizionandolo sul suo petto dove quell'anno era appena comparso un accenno del seno.

Eccolo!

«Ma cosa dici... Non sono fatti tuoi.» borbottai arrossendo mentre glielo strappavo dalle mani.

Tirò fuori la lingua per farmi una smorfiaccia delle sue che ricambiai nell'immediato.

«Tanto con quel brufolone che ti ritrovi i bell'Italiani ti staranno alla larga!»

«CHE COSA?! L'avevo coperto con il correttore...» corsi allo specchio, più preoccupata che mai, e solo quando sentii mia sorella ridacchiare mi tranquillizzai un poco.

«Brutta-» le lanciai addosso il reggiseno in questione e lei se lo tolse dalla faccia con espressione schifata.

«BLEAH» disse teatralmente e lo lanciò nella mia valigia.

 

Mi ha colto alla sprovvista, questo è... era, era un ricordo.

Mio.

Ho gli occhi ancora vacui che rivedevano quella scena quando mi distrassi, ritrovandomi ai margini della foresta, che si apriva intorno ad una strada che mano a mano si rimpiccioliva mentre entrava in un centro abitato.

Trovai uno schifoso cartello ricoperto in parte di muschio e sul quale stavano piano piano arrampicandosi delle piantine a salutarmi:

'LA CITTA' DI FORKS TI DA IL BENVENUTO'

Dunque ero finita a Forks.

Mi sforzai di scoprire se nella mia mente, da qualche parte, sapessi dove posizionare quella cittadina in una cartina immaginaria, ma invano.

Dovrò trovare un centro di informazione per turisti, allora.





 

Non ve lo aspettavate così lungo, ah?
La vena della scrittrice che è in me, o meglio le vene -quelle delle mani!-
si sono lasciate andare e non mi hanno fatta fermare fino a quando non erano soddisfatte di aver tirato fuori questo capitolo in una volta sola!
Bene, che ne dite? È uscita comunque 'na schifezza 'sto capitolo o è accettabile?
E il 'ricordo'? Vi è piaciuto o potevo anche tenerlo per me? c:
Rory iniziate ad inquadrarla? Vi piace come personaggio?
Si inizia a capire qualcosa o vi state ancora chiedendo cosa mi sono fumata prima di scriverlo?

Aspetto risposte, come sempre! :)

 




RINGRAZIAMENTI

Mi fa venire le lacrime agli occhi, sembra che sia già la fine di questa storia!
E invece no, volevo solo -e finalmente!- ringraziare voi, lettori/lettrici fantastici/fantasticose che mi seguite/recensite/leggete/pensate/preferite.
Ringrazio le quasi 600 persone (594 per essere pignoli!) che mi hanno letta.
Ringrazio le 5 fantasticissime che mi hanno già inserita nelle Preferite!
Ringrazio le 5 stupende che mi hanno inserita nelle Ricordate.
Ringrazio le 15 bellissime che mi hanno inserita fra le seguite.
Spero continuerete sempre più ad aumentare!

E ancora di più, vorrei ringraziare loro:
in primis In_Caelis_fedelis e Blonde985 che mi hanno esposto i loro pensieri più volte! Grazie, ma veramente col cuore.
E poi, elenri, FraeGaia, Always_Allison che spero torneranno a farmi sapere la loro e la mia amica che ormai non c'è più sul sito, Rea.
Infine, la pazza riccia più stupendosa che esista che mi ha segnalato questo robo per le Storie Scelte!
Chriswrite (anche lei scrive una storia, se volete, è ancora in corso :3) continuerò sempre a ringraziarti per la fiducia e a maledirti per le aspettative che questo implica!

Yhuuuhuu ho finito gente!
Chissà chi è arrivato fin qui c:

Un bacione enorme-enorme,
Ali.

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Capitolo 12
*** Semplicemente, ti amo. ***


E rieccomi qui!
Un mese di scuola e già non ce la faccio più D:
Si può? Non credo.
Spero il rientro non sia stato traumatico quanto il mio!

Vi auguro una gustooosa lettura del capitolo, spero, ben saporito c;
Ali!





11. Semplicemente, ti amo.




«Nessie è tranquilla» esordisco entrando in camera da letto.

Edward ha appena finito di lavarsi, più per poter sentire l'acqua scivolargli delicata sulla pelle, che per altro.

Annuisce e vola nella cabina armadio per mettersi dei pantaloncini scuri e lasciare il suo petto scoperto.

Lo osservo, e lui osserva me osservarlo, smanioso come al solito, di sapere a cosa sto pensando.

Sono le 3 del mattino e la luce delicata della luna che tra un paio d'ore ci lascerà è alle spalle di Edward che per la prima volta mi pare scuro, non più di un pallido quasi argentato.

La sua ombra raggiunge i miei piedi, e solo ora ricordo di aver dovuto indossare delle scarpe col tacco vertiginoso, e non mi ero fermata abbastanza in tempo per evitare di avere i soliti pensieri negativi, schivi.

Come ad esempio: 'Bella, ti romperai l'osso del collo, vedrai!' oppure 'Inciamperai e dirai addio a quei bei denti che ti ritrovi'.

Ridacchio, e alzo un poco la voce quando mi accorgo che ancora di più divertente c'è che Edward mi lancia un'occhiata quasi supplichevole.

Da quando gli ho aperto per la prima volta le porte della mia mente, se ne è assefuatto.

Non riesce più a farne a meno.

È fantastico poterti sentire sul serio, mi pare di raggiungere uno stato di unione ancora più assoluto di quello che abbiamo già, mi disse una volta facendomi per l'ennesima volta sorridere.

Cosa ci sarebbe di così speciale se tu mi sentissi ogni santissimo attimo? Quante volte gliel'ho detto!

E lui ridendo controbatteva sempre che era impossibile abituarsi a me, ai miei pensieri.

Ma comunque questa è rimasta una delle poche cose di cui vado fiera di esser riuscita a mantenere salda la mia decisione.

La mia mente si sarebbe aperta a lui, solo in situazioni straordinarie o in quelle in cui io, ritengo opportuno sia il caso fare uno strappo alla regola.

Inutile dire che Edward le ha provate e le sta ancora provando tutte per convincermi a far cambiare idea; ma per questa volta gli è andata male.

Lentamente mi sfilo l'abitino viola.

Finalmente non mi sento più goffa come una volta, mi sento me stessa, libera, più sciolta.

Quasi esperta.

Mi giro verso lo specchio, dando le spalle ad Edward, e inizio a togliere le forcine.

Le mie dita non si intrecciano, i capelli sono morbidi e setosi, lisci, liberi da qualsiasi nodo appena li inizio a strecciare.

Edward per cavalleria accorre anche senza che ce ne fosse bisogno.

Mi toglie i ferretti e gli fa tracciare una linea immaginaria fin alle scapole con i bordi.

I brividi di piacere non tardano ad arrivare e continuano fino a quando ho le spalle totalmente coperte dai capelli.

Cosa che non piace a mio marito.

Li sposta velocemente tutti su di una spalla, mi afferra per i fianchi e dolcemente poggia le sue labbra sull'incavo del mio collo.

Lascia un bacio delicato vicino alla mascella, appena sotto l'orecchio, sulla tempia...

Inizia a mordere l'elice, e poi il lobo dell'orecchio, a torturarmi, fino a quando per l'ennesima volta sussura «Lasciami entrare».

Un sorriso malizioso gli basta come risposta, e non gli do il tempo di ribattere che mi giro verso di lui e le nostre labbra si toccano.

Prima con delicatezza, pure, poi, dal bacio più casto che si possa immaginare, le labbra si schiudono e finalmente sento il sapore di Edward sulle mie labbra.

Il suo respiro che diventa mio, la mia lingua che senza vergogna lo stuzzica.

Le mie mani salgono sulle sue spalle ed infine le mie dita si intrecciano fra i suoi capelli.

Le sue mani invece mi farebbere accapponare la pelle, giocando con la mia pelle sulla parte finale della schiena.

Mi tira a se, sempre più vicini fino a che pare impossibile distinguerci.

Ogni centimetro di pelle che ho verso di lui è in contatto con la sua.

Mi stacco e slaccio il reggiseno, lui lascia scivolare i pantaloni; sotto i boxer.

Metto le mani sulle sue spalle spingendolo verso il letto.

La mia forza ormai è quella di un vampiro adulto, non più della neonata capace di battere Emmett.

Infatti, non lo avrei spostato se non fosse stato consenziente.

Lui mi asseconda e scivola piano verso il letto poggiando la fronte sulla mia, lasciando un attimo di pace alle mie labbra pulsanti.

Sopra il letto, torniamo ad essere una cosa sola, le gambe attorcigliate, i miei capelli prima a solleticargli il petto, poi sparsi sul cuscino.

Lui, mi tocca, mi stuzzica, e con quel suo modo di fare che pare sempre mi corteggi, abbia cura come fossi ancora delicata pari ad un fiore.

E allo stesso tempo quella passione che forse una volta non comprendevo, mentre adesso è il mio dogma.

«Ti amo» sussurra sulle mie labbra.

«Ti amo» rispondo per la milionesima ed una volta.

Ce lo diciamo sempre, in ogni momento che ci sembra opportuno, e anche quando non lo è.

Ed è sempre come la prima volta.

Non pare mai banale alle nostre orecchie.




 

Glaaab primo capitolo con contenuti un pizzico... hot e spero pieni di sentimento!
Come è uscito? Vi ho trasmesso qualcosa oppure è uscito piatto come una tavoletta?
Spero continuamente che qualcuno mi scriva!
Non vi andranno in cancrena le mani, giuro!
Bene, giunti qui vi saluto con un mini SPOILER.
Au revoir,
Alice (:

-Spoiler-

 

Non so come riesca a sentirlo, non sono nemmeno sicura che non me li stia inventando io...

Ma per ora, l'unica cosa che mi fa andare avanti, e il non pensarici troppo.

Non farmi domande.

A cui per di più, non so dare risposta.

 


Al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Sbuffi rumorosi. ***


Saaalve piccole anime silenziose,
come state?
Io sto sopravvivendo ad un periodo di tartassamento generale di compiti e interrogazioni varie...
Ma sono ancora qui, con un nuovo capitolo e non solo!
Piccola proposta:
Che ne dite se il prossimo capitolo provo a pubblicarlo per il giorno del mio compleanno,
ovvero tra un'esatta settimana... il 31 Ottobre?
Proverei a fare un'eccezione per festeggiare anche con voi c:
Che ne dite?
Rispondetemi pure, magari aggiungendo una bella ma anche coincisa recensione! YHEA!

Arrivedoorci.
Ali :3






12.Sbuffi rumorosi

 

Il sole è ormai sprofondato fra le punte degli alberi, e la luna si è appropriata del cielo da un po'.

A spezzare un silenzio quasi irreale, il brusio dei lampioni ai lati dell'enorme stradone che sto percorrendo.

Ho scoperto che Forks è uno sputacchio dimenticato da Dio.

La mappa che ho in mano è così inutile!

C'è la strada principale e una manciata di viuzze che partono da essa e vanno verso l'esterno. In ognuna di esse c'è qualcosa di utile alla comunità.

Il che è tutto dire, non c'è granchè: una stazione di polizia, qualche negozietto, una scuola superiore, l'ospedale, un bar e il centro d'informazioni, il tutto, in mezzo ad una manciata di case e un sacco di natura.

Non è stato difficile trovare un centro d'informazione, è una delle prime cose che vedi, continuando per la strada principale che attraversa Forks.

I lampioni che rischiarano la via sono distanti, nonostante questo, mi sembra che sia mezzogiorno per quanto ci vedo bene!

L'odore pungente della foresta si è solo affievolito, oppure sono io che non riesco più a porli attenzione pari a prima, da quando ho imboccato la strada nuovi odori hanno invaso le mie narici.

E per lo più sono sgradevoli.

Come quello dell'asfalto mischiato all'umidità che pare essere lì da secoli.

O un odore di frittura da friggere i peli nel naso!

Non so come riesca a sentirlo, non sono nemmeno sicura che non me li stia inventando io...

Ma per ora, l'unica cosa che mi fa andare avanti, e il non pensarci troppo.

Non farmi domande.

A cui per di più, non so dare risposta.

Aspetterò, aspetterò fino a quando non mi torni la memoria e non sappia cosa ho di strano.

Infatti, lo zaino che ho in spalla non l'ho più toccato da oggi.

Non l'ho riaperto, non ho continuato a curiosare.

Ci ho buttato dentro i due portafogli con le foto e poco ci è mancato che la tentazione di lasciarlo nella foresta, nella speranza che qualche animale lo distruggesse, mi convincesse.

Con l'insegna luminosa a forma di una gigante i, il piccolo edificio si erge dopo poche case, alla mia destra.

Ci siamo, spero.

Più mi avvicino, più il mio cuore sta riprendendo la sua andatura rumorosa nel mio petto.

Prima era fermo, poi, aveva ripreso a battere quando mi sono avvicinata al ristorante, dopo di nuovo silenzio ed ora, che sono in questa cittadina, pulsa costantemente.

Come il raschiare alla gola, forse il contrario... Prima era così forte da non farmi ragionare, poi nelle vicinanze del ristorante era scomparso, poi ritornato mentre correvo per sparire nel momento in cui sono entrata in città.

Come ho detto prima, tento di spegnere la mia mente e cercare di pensare semplicemente al presente.

A cosa farò stasera.

Entro ed un forte odore di pino mi accoglie; trovo subito il punto da cui proviene, dove è più concentrato.

Un diffusore di profumi per ambiente quasi scarico sta lasciando filtrare il profumo per gli ultimi minuti, prima di consumarsi del tutto.

«Sera» saluto entrando.

Non c'è nessuno nei tre box per le richieste, mi avvicino ancora, fino a che non sfioro il vetro con il naso.

Intravedo la porta che stavo cercando, quella a cui hanno accesso solo gli addetti, ma è spalancata e le luci sono tutte spente.

Sbuffo rumorosamente e sto giusto pensando che la mia solita sfortuna sta colpendo ancora...

 

Sbuffai rumorosamente.

«Quante volte ti ho detto di non sbuffare davanti a me?!» mamma mi riprese mentre sistemava la spesa.

«Ma mamma! Ci vanno tutti ed io no!» il tono lamentoso della mia voce diede fastidio anche a me, se devo dirla tutta, ma la festa di Jackson, il quarterback della squadra di football della scuola, non potevo certo perderla.

«Niente ma, Rory. Tu non sei tutti, e neanche un cavallo!»

Al che sbuffai ancora più forte, d'istinto, senza sapere che mi avrebbe causato il sequestro del telefonino per una settimana intera.

E comunque alla festa non ci sarei andata.

 

Ok, credo di aver capito.

Questi son miei ricordi, sicuro.

La donna era mia madre, ma questa volta, l'immagine non era molto nitida.

Non son riuscita a ricordarmi bene il suo volto. Il volto di mia madre...

Decido di uscire dal centro informazioni, ferita nell'orgoglio perchè il mio piano così perfettamente semplice è stato un gran bel buco nell'acqua.

Mi siedo sui gradini ai piedi dell'ingresso.

Accidenti se sono stanca.

I fari di un automobile compaiono dietro una curva poco più avanti.

È della polizia ma è fuori servizio, di certo non mi aspettavo che si fermasse, accostando proprio davanti alla scalinata.

Il finestrino automatico del sedile affianco a quello del conducente si abbassò.

«Signorina, posso esserle d'aiuto?» l'uomo probabilmente molto giovane, aveva una voce molto pacata, ma non apatica, solo molto tranquilla.

Mi infastidii il modo con cui si rivolse a me, e non risposi.

Cosa potrei dirgli?

Sinceramente si, vorrei sapere chi sono, volendo dov'è la mia famiglia e casa mia.

Ah, già, e perchè oggi ho sentito l'odore del sangue, ho corso veloce tipo la luce e vedo la piccola cicatrice sul tuo viso nella penombra, dentro alla macchina!

«Signorina-»

«Mi chiami Rory» lo informo seccamente.

Che diamine, come nomignolo è fastidiosissimo!

«Rory... non mi pare di averti mai vista o sentita nominare» pare che ci rimurgini un poco su, poi si arrende.

Ed io mi scoraggio ancora di più; a quanto pare non sono di qui, immagino che in uno sputo di terra ci si conosca tutti.

«Cognome? Quello sicuro lo riconosco!» aggiunse sorridendo un poco, tentando di tirarmi su di morale.

Pareva avermi letto nella testa!

Ma forse la mia espressione era abbastanza esplicita.

Al contrario suo, io non riesco a controllare le mie emozioni.

«Non parlo con gli sconosciuti» provo a distarlo. Non lo so il mio cognome!

«Ma io non sono-»

«Si che lo è, per quanto ne so lei potrebbe essere tranquillamente un maniaco» menomale che riesco a zittirlo con questa facilità.

«Un maniaco?» chiede incredulo «Allora perchè sei entrata nella macchina se credi che lo sia? E sappi che non ho tempo da perdere. Dimmi dove abiti che ti ci porto»

Mi era parso automatico salire su quell'auto, non ci avevo fatto tanto caso a dire la verità.

«Non qui» dico semplicemente «Mi sono... persa» dire qualcosa di più simile alla realtà mi fa sentire meno punibile dalla legge.

Dopo tutto è così, mi sono persa.

Lui, giovane quanto pensavo che fosse, mi fissa un attimo prima di girare la chiave.

Non mette in moto il veicolo, credo stia ragionando su qualcosa.

«Hai un documento?»

Mi trattengo dal dirgli qualcosa come 'Credo di essere minorenne!' ma non migliorerebbe la situazione.

Metto lo zaino che tanto ho ripugnato sulle mie ginocchia.

Lo apro e infilo la mano, scuotendolo un poco... credo di avere sfiorato una carta...

Tiro fuori ed è un schedina con su scritto in lingua straniera:

'STANZA 473 FAMIGLIA EVANS'

poi, in basso sulla destra:

'L'ALBERGO PENDENTE'

e di sfondo un orrido disegnino di una torre, pendente per l'appunto.

Per tutti i santi che esistono, da dove viene?!

Il poliziotto lo prende in mano.

«Ottimo... Rory Evans, per stasera... è tardissimo! Ash mi ucciderà... starai da me» conclude premendo il piede sull'acceleratore.

«Ho una stanza in più appena risistemata, a meno che non pensi che sia un mania-»

«D'accordo» lo fermo ancora.

«E non interrompermi più» mette in chiaro; io ridacchio.

«Evans» sussurro alla ventata fredda che mi investe dal finestrino aperto.

E se non c'entra niente con me? Penso dopo un poco.

Cavoli! Ho dato un nome falso alla polizia, potrebbero arrestarmi!

 

 

Mmmh capitolo lunghino, nuovo ricordo, nuovo personaggio!
Secondo voi sarà semplicemente una comparsa o qualcuno di importante? E soprattutto, chi è?
Mi raccomando, fatemi sapere, motivandomi ancora di più a pubblicare il 31!
A meno che non vi interessi... vaaa buono,
alla prossima!

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Capitolo 14
*** Partenza. ***


S C U S A T E M I

Il ritardo, anche se di pochi giorni è stato causato da motivi più che validi; non sono stata bene!
Prego la gentile clientela di perdonare la povera sottoscritta :3
Ok, a parte questo, il capitolo fa schifo. Ma lo pubblico lo stesso. La coerenza!
Si perchè vi ho fatto aspettare abbastanza,
ma a causa del malanno non ho potuto terminare e ricontrollare per bene più volte.
Spero non vi faccia ritorcere le budella così tanto da cancellare questa storia dalle vostre liste!

PS: avrei pure pubblicato il capitolo 'extra' di Halloween, ma proprio non sono risucita a terminarlo in tempo, e nessuno si è fatto vivo :c
è così brutta 'sta storia da non meritare nemmeno un parere, critica che sia?

A sotto,
Alice.




 

13. Partenza


 

«Allora siamo d'accordo?» chiede Edward mentre da una spintarella allo sportello del bagagliaio che si richiude velocemente.

Gli altri annuiscono, Rose e Carlisle stanno per andare a caccia, e quando torneranno andranno Alice, Esme e Nessie.

Non si muoveranno dalla villetta fino al nostro ritorno.

Jasper ed Emmett vengono.

Io ed Edward perchè diretti interessati.

Se le cose si mettessero male, Emmett e Jasper, l'uno con la forza, l'altro col dono, anche se potrebbe fare ben poco se glielo rubano, potrebbero essere utili.

La destinazione, è Forks, Alice ha previsto che il nostro prossimo incontro con il fuggitivo, se avessimo deciso di partire, sarebbe stato proprio lì.

Non sappiamo dove di preciso perchè Alice non lo ha nemmeno intravisto, però a riconosciuto un'insegna che è presente identica proprio lì, nella cittadina che avremmo dovuto evitare come la peste e che fino a quel momento eravamo riusciti a tenere alla larga.

Una città che sa che i Cullen sono partiti una decina di anni dopo il diploma della sottoscritta.

Avevano salutato giusto Charlie e Renèe, tornata dalla Florida giusto per l'occasione.

Si sono trasferiti di massa, chi a Toronto per lavoro, chi perchè voleva cambiare aria, e non avevano fatto più ritorno se non a Natale o qualche settimana durante l'estate, per trovare i genitori di Bella.

E non sempre.

Perchè?

Il trucco fa miracoli, ma ovviamente non è proprio il massimo del comfort e della sicurezza andare in giro perennemente travestiti.

Con chili e chili di trucco in viso, delle lenti da cambiare ogni tot, e dei comportamenti da imitare, come la schiena gobba, e così via.

E la paura di essere scoperti è quella di sempre, se non più forte.

Emmett è su di giri: dopo un bacio lungo circa un quarto d'ora nel quale pare aver ripassato il tutto per un'ultima volta con Rose,

ha sbattuto la portiera dietro di se, nella parte anteriore al posto del passeggero, ed ora è ancora li che con un sorriso sornione aspetta impaziente la partenza.

Jasper non pare così entusiasto, ma raramente lascia intravedere ciò che prova agli altri.

Da parte mia, preferirei mille volte rimanere qui con Renesmee

Lasciarla qui, non senza difese, ma senza il mio sguardo apprensivo ogni secondo mi spaventa.

So che la mia famiglia, nonchè la sua, le starà accanto sempre, e anche Jake, che guarda caso sta già venendo qui.

Anzi, spero che lui e Nessie riescano a risolvere questi piccoli bisticci che pare abbiano da poco.

So che se tutto va bene non dovremo rimanere separati a lungo, ma comunque è mia figlia, e con l'eternità davanti, non impari solamente ad aspettare, ma anche ad apprezzare ogni singolo giorno.

Salgo in macchina e osservo Nessie affacciata all'enorme finestra.

È triste, il suo viso è così trasparente che non ho dubbi.

Forse anche un poco preoccupata, e non credo sia per la mia partenza, ma per l'arrivo di qualcuno...

Il rombo del motore dell'auto mi riscuote.

La farsa è e sarà sempre la stessa.

Pare quasi che sia diventata una tradizione di famiglia.

Siamo quattro fratelli, figli di Emmett e Rosalie.

Molto più probabile che avrebbero avuto un sacco di figli loro che altri, immaginate il perchè.

E poi per spiegare i capelli biondi di Jasper e gli occhi gialli di tutti.

Ormai un gene di famiglia.

Chissà come andrà a finire. Ho paura che non tutto andrà per il meglio.

Ho paura di ciò che non conosco.

Questo mi fa tornare alla mente i Volturi. Quarant'anni fa volevano portarmi via Renesmee proprio per la loro ignoranza nei suoi confronti.

E qui capisco. Qui capisco che è sbagliato avere paura.

E sono pronta ad accogliere questa novità che presenta il fuggitivo non più come un nemico, un pericolo.

 

Lo so, lo so, siete d'accordo con me che è una gran bella ***
Mandatemi una Recensione con su scritto quanto non vi sia piaciuta (bella pe' me)
Ahahah si, sono abbastanza disperata ç-ç mi pare di parlare ad un muro!
Arrivedooorci anime e per stavolta, nessuno spoiler c:

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Capitolo 15
*** Iris e diamanti. ***


Saalve anime, eccoci quì puntuali nonostante è sera!
Prossima settimana da suicidio ma non importa, il capitolo, anche per questa volta, è pronto.
Rory delinea sempre più il suo passato... ma anche questo presente che è quasi più complesso.
Cos'è? Chi è questo poliziotto che l'ha raccolta dalla strada?
Nei prossimi capitoli inizieremo a capire meglio...
E ci sarà anche una novità! (spero a voi gradita)

PS. Per le traduzioni di eventuali parti in inglese vedere alla fine del capitolo, sono presenti in ordine di comparsa.

Un bacione,
Alice.






14. Iris e diamanti

 

Apro gli occhi, la penombra nella stanza dovuta da delle semplici tende bianche alla finestra aiuta i miei occhi ad abituarsi alla luce.

Il letto è scomodissimo infatti il risveglio è quasi paragonabile a quello doloroso del giorno prima, in mezzo alla foresta.

Il materasso è così duro, che credo sia riempito di massi spigolosi.

Allungo una mano alla bocca per coprirla, mentre la apro quanto basta per farci passare un treno, ovvero per sbadigliare.

Mi rigiro fra le coperte, che hanno uno strano odore familiare.

Molto tenue ma penetrante, credo profumino di...

 

Iris.

E ora questi quattro iris dove li metto?

Analizzai il mazzo di rose blu, intorno posizionai tante margheritine bianche, e ai quattro angoli subito parve lampante dover inserire quei quattro fiori magnifici!

Osservai fiera di me stessa la composizione floreale che mi aveva affidato mia madre,

controllando che i colori e le forme fossero in un'elaborata armonia fra loro.

Era perfetta.

Andai da lei gongolante; era alla cassa che ridava il resto ad un cliente.

«Annabelle» la chiamai con il suo nome di battesimo dato che mi rifiutavo alla mia età di chiamarla ancora mamma.

«Si?» si gira verso di me. Un fremito percorre il mio corpo, e gli occhi, che sicuramente hanno un'aria vacua, li sento stringersi in un vano tentativo di mettere a fuoco la scena.

Una donna dal volto tirato, stanco, ma con un bellissimo sorriso sincero si gira a fissarmi.

«Rory? Hai finito la composizione?» annuisco sorridendo.

Poi cambiai espressione, non volendo che la sua opinione di genitore verso la figlia teenager, ovvero che ero una superficiale gallinella a cui pesava soltanto alzare un dito, cambiasse.

«Eccola» dissi con tono di sufficienza.

«Rory!» esclamò lei estasiata «Sei proprio portata, tesoro mio, dovresti darmi una mano qui in negozio più spesso!»

Evitai di risponderle che in quanto sedicenne avevo di meglio da fare che stare in un negozio di fiori ad improvvisarmi fioraia.

Ma prima che potessi aprire bocca, i suoi occhi incontrarono i miei.

Erano bellissimi, puri, così chiari da specchiarcisi, e non riuscii a dire ciò che l'avrebbe ferita.

Non le dissi nulla, ma sorrisi, perchè dopotutto mi piaceva.

 

Strizzai gli occhi, e li strofinai rabbiosamente notando che erano diventati umidi.

Non solo ricordavo sprazzi della mia vita a caso e all'improvviso.

Dovevo pure sforzarmi per averne qualcuno.

Era frustrante.

Mi alzai svelta scostando impetuosamente le coperte.

Posai i piedi sul pavimento freddo decisa a raggiungere il bagno, ovunque esso fosse.

Socchiusi piano la porta della camera: due porte una sulla sinistra, l'altra di fronte alla mia si presentarono davanti al mio sguardo.

A destra, una piccola scalinata.

Per fortuna una porta era aperta, le finestre spalancate, e il letto disfatto con sopra un pigiama maschile mi fecero escludere la stanza dalla lista di quelle che potrebbero essere il bagno.

Bussai alla porta chiusa di fronte, e non sentendo nessun rumore, la aprii.

Il bagno era piuttosto piccolo ma tutto era sistemato in modo tale da non farlo apparire claustrofobico.

Velocemente andai al lavandino sormontato da un grande specchio rettangolare.

In alto, subito attirò la mia attenzione una scritta rosso sangue... no, ormai pare una fissa!

Direi piuttosto rosso labbra, un rossetto.

 

'CALL ME WHEN YOU'LL WAKE UP, TODAY I HAVE THE TURN OF 6 A.M. KISSES'

 

e l'impronta di due piccole labbra a seguire.

Mmm, il poliziotto fa conquiste!

Ieri sera mi ha lasciato in casa da sola, dicendo che aveva un appuntamento importante... che a quanto pare è finito assai bene.

Apro il rubinetto e scende un getto forte di acqua gelata che non dopo molto rinfresca il mio viso.

Mi ci voleva proprio, è piena estate e il ricordo mi aveva alquanto scosso.

Asciugai il viso, e aspettai qualche secondo prima di togliermi l'asciugamano dalla faccia.

Ormai ero più che sicura di quello che avrei visto.

Ma non mi sentivo molto pronta, anzi.

Non so come mi resi conto che non ero mai stata una persona molto riflessiva, al contrario.

Una scossa bollente risalì per la schiena e una forte collera mi salì al petto.

Mi ricordai di essere molto ma moolto impulsiva.

Lasciai cadere per terra l'asciugamano.

Il mio volto, quello sconosciuto.

Non ero niente male constatai più che compiaciuta, sollevata.

Avevo una carnagione molto chiara, un piccolo naso, e appena tiravo su gli angoli della bocca, che formava un bel cuore rosso, si formavano delle fossette che mi davano un'aria graziosa.

I denti, erano bianchi, le orecchie non parevano avere forme particolari, come lo stile da elfo, e non erano nemmeno a sventola come quella di certe razze di cane.

I capelli di un caldo ma scuro color cioccolato parevano un accozzaglia indefinita di onde spettinate, li toccai tentando di dargli una sistemata e vi ritrovai alcune foglie.

E poi arrivò il loro momento.

Quegli occhi che tanto ricordavo.

Gli stessi occhi di mia madre, e di mia sorella.

Avevo due pietre al posto degli occhi, due diamanti con sfumature verdi per quanto erano brillanti.

E allora accettai quella intuizione logica.

I ricordi, sono della mia vita prima del risveglio nella radura.

Ho una sorellina, ha gli occhi verdissimi come i miei, e come quelli di mia madre, Annabelle.

Lo zaino è mio, e quelli sono i portafogli dei miei genitori.

Portafogli senza nessun documento se non soldi, e quelle foto.

Corro nella camera e sopra una scrivania affianco al letto che, appunto mentalmente, devo rifare, appoggiato su una pila di libri, c'è il mio zaino.

Lo afferro urtando i libri ed uno cade per terra facendo un gran rumore.

Lo raccolgo sperando che non si sia piegata nessuna pagina, lo spolvero e leggo il titolo:

 

'CREATURES OF THE NIGHT vol.2

-VAMPIRES, THE DEMONS OF BLOOD'

 

Ma che razza di gusti ha il poliziotto?!

Scuoto la testa immaginandomi il ragazzo seduto a letto che prima di andare a dormire legge avido le pagine di questo libro.

Che roba! Di giorno protettore della legge, un uomo di fiducia e da stimare.

Di notte un patetico ragazzo con ancora questi 'hobbie' da bimbetti!

Non sono molto informata, ma da quello che so i vampiri sono creature fantastiche.

E non nel senso che sono bellissime, ma che non esistono.

Bevono sangue, hanno paura dell'aglio e della luce, i paletti nel cuore li uccidono... poi non ricordo, è passato troppo tempo da quando ci credevo.

Lo appoggio sul materasso, sbuffando e lasciandomi scivolare sul pavimento.

Apro lo zaino, tiro fuori il portafoglio di mia madre, e sfilo le fotografie.




Nda. Traduzione del messaggio sullo specchio: Chiamami quando ti sveglierai, oggi ho il turno delle 6 a.m. Baci
Traduzione del titolo del volume: Creature della notte, volume 2 -Vampiri: i demoni del sangue



 
Bieeeen, finisco col ringraziare le due fantastiche che mi hanno recensito!
E do il benvenuto ad una delle due dato che è nuova: blonde985 e astrosara
Grazie!
Ci sentiamo tra 21 giorni, e vi ricordo che ci sarà una novità!
Curiose?

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Capitolo 16
*** Attenzione gente, i Cullen sono tornati! ***


Buon pomeriggio a tutte!
Come va? Io non ci credo ancora che tra poco più di una settimana è Natale!
Finalmente posso prendermi una pausa da tutto e da tutti!
Per quanto riguarda il capitolo è lunghino, capirete poi il perchè.
Spero che questa sorpresa che diventerà abitudine vi piaccia,
e sappiate che non sarà l'unica.

Un bacio,
Alice (:






 

 Dedicato alla Chips;
mentre scrivevo, e le parole uscivano, non ho potuto fare a meno di pensarti, ed incominciare ad ispirarmi.




15. Attenzione gente, i Cullen sono tornati!

 

«Qualcuno ha visto Emmett poggiare la mia chiave inglese da qualche parte?!» Rosalie accentua l'aggettivo quanto basta per fare capire che si sta spazientendo.

È da un po' che gira per la casa alla ricerca di quell'aggeggio, cosa abbastanza strana per dei vampiri, e soprattutto per lei che è una maniaca del controllo.

Quindi strano che non sapesse dove fosse qualsiasi cosa.

«No Rose, hai controllato in garage?» chiede bonariamente Esme.

Si noterebbe lontano un miglio che Rosalie si deve contenere per non rispondere a tono.

«Si! È stato il primo posto dove ho controllato...» un pensiero improvviso le fece arricciare le labbra in un ghigno diabolico.

«Scordatelo!» la interrompe Alice ridacchiando «Di sicuro non è nel suo trofeo di caccia, non glielo smantellerai, lo sai quanto ci tiene» aggiunge tentando di convincerla a non mettere in atto la decisione che aveva preso e che Alice, abituata com'era, aveva già captato.

Trofeo di caccia? Già immagino la testa di un uomo vicina a quella di un orso e perchè no, se fosse papà, di qualche puma.

Ah si! Lo zio ha un unico muso di animale, quello dell'orso che crede lo abbia ferito quando poi Rose lo ha salvato da morte certa... è enorme, e il pelo fulvo è di un nero così scuro che pare inchiostro.

«Rosalie» bisbiglio piano, come mio solito.

«Si dolcezza?» ovviamente lei addolcisce il tono ed il suo viso solitamente tirato in espressioni imbronciate si trasforma.

Due guanciotte che sembrano morbide come cuscinetti, che non additeresti mai e poi mai alla glaciale bionda, come la chiama Jake, le compaiono sotto gli occhi.

«Mi racconteresti di nuovo di te e dello zio?» arrossisco come a scusarmi per tutte le volte che le ho già chiesto di ripetere quelle stesse parole che però non smettono mai di affascinarmi.

Anzi, è Rosalie che mi affascina. Il suo carattere, per la precisione.

È esattamente l'opposto del mio e provo una gran desiderio di assomigliarle sempre più in futuro.

Così fredda, cinica, ma che si scioglie al calore dell'affetto di chi le sta vicino.

Così umana, nonostante non ci si senta e non lo sia.

Apparentemente scocciata, sulle sue e anche con la luna storta. Lunatica quanto basta da confonderti.

Con un passato che l'ha sporcata.

L'unico desiderio che abbia mai veramente provato dal profondo incompiuto, che si tiene dentro ancora adesso.

E tutto questo si riflette incondizionatamente, direttamente e in maniera meno visibile, più nascosta, sul suo carattere.

Mi piace osservare le persone, si.

Non sono brava a stare al centro dell'attenzione, e non è quel che desidero.

Anche se soprattutto da piccola non ho fatto altro...

Sono giunti persino i capi supremi dei vampiri, i Volturi, e una congrega di vampiri che così numerosa non si vedeva da millenni, per salvarmi!

Adoro leggere le espressioni che una persona può avere, e analizzarne le cause.

È stimolante doverlo fare in una famiglia di vampiri.

Riescono a rimanere freddi come marmo, senza nemmeno un'ombra di emozione sul loro volto, anche davanti alla scena più commovente, buffa o drammatica che sia.

E non hanno un battito del cuore che può accelerare per aiutarmi nell'impresa.

Neanche sangue caldo che sale sulle guance a mostrarmi l'imbarazzo.

Ma a volte è veramente demoralizzante... se vogliono, davvero non riesco a capire cosa provano.

È snervante.

Ma anche qui ho un rimedio.

Jake.

Si, Jake, è un libro aperto, ma non per me, per chiunque!

L'emozioni che prova sono così evidenti, in qualsiasi momento, e sono così tante e diverse, che starei ore ad osservarlo.

Si, Renesmee, convinta, è per questo che non riesci a staccargli gli occhi di dosso quando siete insieme.

Sisi, è solamente una cavia perfetta e piuttosto attraente che ti è capitata sotto tiro.

Alzo gli occhi al cielo al solo pensiero di quello che mi direbbe ora Emily.

Con lei parlo di tutto, è un'amica fidata.

Ma se a prima vista sembra una persona mite, di poche parole, e abbastanza riservata per via della cicatrice che ha in viso, beh, vi state sbagliando alla grande.

Da quando ci siamo conosciute, è stato automatico per tutt'e due legare.

Odiamo entrambe essere al centro dell'attenzione.

E lei non mi ha mai rinfacciato che dal suo canto è un motivo... più serio, o valido del mio.

Non si è mai permessa e ha dato importanza a questo lato del mio carattere che altri hanno tentato di cambiare.

Ma dai sei così carina, come non puoi piacere agli altri!

Nessie vieni qui che ti vogliono conoscere.

Sono sempre stata riluttante nonostante accondiscente per non recare danno a nessuno.

Ma non è facile passare inosservata se son gli altri per primi a tirarti con forza nel mezzo.

Il che non è del tutto negativo, e mamma, ma soprattutto papà lo sa.

Sanno che mi faccio piccola per far passare gli altri, aspetto che tutti stiano bene per iniziare poi a preoccuparmi di me stessa.

Ma non riesco ad apprezzare a pieno tutto questo.

Preferisco quando come uno spirito libero sento ciò che provo.

O come quando Jake incontra il mio sguardo e in un attimo capisce.

Andiamo.

Mi dice, ed in un attimo siamo nel bosco a correre via da tutti quegli occhi indiscreti.

Liberi.

 

 

 
POV Bella
 

Edward mi da un colpo sulla mano.

Apro gli occhi all'improvviso, e li sposto subito su di lui.

«Che c'è?»

Lui mi osserva e sorride, gli occhi pieni di amore e di sottofondo solo il rumore della pioggia che si infrange sui vetri dell'auto.

«Nulla» poi ritorna con lo sguardo sulla strada «Il tuo volto... era uguale a quello che osservavo di notte anni fa» aggiunge dopo un poco.

Gli prendo la mano che poggia sul cambio e lui sorride ancora di più.

«Eee se dovete scaricare un po' gli ormoni basta che ce lo dite e facciamo cambio posto. Guido io mentre voi due potete fare-»

«Emmett...»

«...Muto.» Concludo io ciò che aveva iniziato a grugnire infastidito Edward.

«Cazzo, Bella, sembrate come quelle coppiette novelle che si completano le frasi a vicenda!»

«Non ce ne frega niente di quello che ti sembriamo» gli rispondo alzando gli occhi al cielo.

«Ohoh, trasgressiva, io l'ho sempre detto che anche se sembri un'imbranata a letto sei una bomba.»

«E adesso cosa diavolo c'entra?!» chiedo esasperata; perché deve inserire allusioni sessuali in ogni frase che dice?

Nel frattempo Edward e Jasper ridono, forse per il mio tono, o forse per quell'idiota che si è affacciato tra i sedili anteriori, rovinandoci quel nostro piccolo momento d'intimità.

«Proprio non mi sopporti!» dice lui più divertito che offeso.

Ovvio, dato che sa che in realtà, allusioni sessuali a parte, è come un fratello.

«Ma no, solo quando apri bocca, o sei davanti ai miei occhi, ma ancora di più quando respiriamo la stessa ari-»

«Ho capito! Ho capito!» scoppio a ridere e sono sicura che se fossi umana mi sarebbero salite le lacrime agli occhi.

Lui grugnisce qualcosa a Jasper quando gli fa notare che l'ho zittito, e riappoggia la schiena contro il suo sedile.

Mi piace il rapporto che ho con Emmett, è impossibile non adorarlo.

Non glielo dirò mai, mi pare scontato.

Dovesse mai sentirlo pronunciare dalle mie labbra me lo rinfaccerebbe a vita.

E non gli mancano i motivi per farlo di già, quindi...

Ecco il cartello di Forks.

Edward decelera imitando un qualunque essere umano che sotto questa pioggia non avrebbe superato i 20 Km orari.

Ed entriamo finalmente in quel piccolo centro urbano che nonostante non vedo da decenni, è ancora impresso nella mia memoria, indelebile.

«Ti ricordi qui JJ?» dice improvvisamente Emmett a Jasper che si immobilizza.

«È dove hai quasi ucciso quella ragazzina riccia... secondo me, poteva essere la tua cant-»

«EMMETT» lo fermo io.

Diamine, ora Jasper ha migliorato notevolmente la sua capacità di controllo.

Ma gli pesa come non mai il periodo durante il quale non riusciva ancora ad averne quanto gli altri, perché infierire?

«No, Bella» e il suo potere si attiva, e sento le mie membra tranquillizzarsi, e distendo un sorriso sul volto.

«Jasper!» lo riprende Edward, mentre io cerco di capire che cosa sta facendo Jasp...

«Smettila!» gli dico subito dopo quando mi rendo conto che stava controllando le mie emozioni.

Mi da fastidio e lo sa.

Raramente lo fa, e la maggior parte di queste perché sono io che voglio provare a vedere se raggiungo la sua onda di trasmissione e provare a modificare quella del mio scudo per proteggermi anche dal suo potere e da tutti quelli come il suo.

È un'idea un po' campata per aria, ma mi è entrata in testa e sono più che decisa a riuscirci.

Edward frena, e finalmente posso osservare la mia vecchia casa.

O meglio, la casa di Charlie.

Staremo qui.

Spero solo che non ci saranno intoppi.

Dato che sono e sarò sempre una calamita per calamità, passi la ripetizione.

Poi Emmett da voce ai miei pensieri.

«Attenzione gente, i Cullen sono tornati!» e lo vedo sorridere già pronto per il prossimo giorno.


 

Ookay, sono curiosissima di sapere se questa novità è di vostro gradimento.
Sul serio!
È troppo confusionaria? Oppure soddisfa anche chi tiene di più ad altri personaggi?
Ve la immaginavate così la testa di Renesmee oppure diversamente?
E il quartetto in auto?
Mi raccomando non finirò mai di ripeterlo, ditemi la vostra! Recensite!
Al prossimo capitolo anime!

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Capitolo 17
*** Omini baffuti con i sombrero. ***


Capitolo piuttosto lungo e pieno zeppo di informazioni gente!
Iniziamo finalmente a scoprire le carte che ci sono in tavola.
Ultima novità, un ulteriore punto di vista, che come Rory,
come primo capitolo sarò descritto in terza persona.
Cosa ne pensate? Credete di riuscire a reggere il passo,
oppure 4 menti in cui impersonificarsi sono troppe?
Ne vedremo delle belle, ve lo prometto!
Nel frattempo, sono curiosissima di sapere se avete già qualche idea, qualche intuizione.
Davvero! Inviatemeli che li leggo con più che piacere c:
Ali.




 

16.Omini baffuti con i sombrero


 

Nonostante fosse estate, a Denali il tempo era tiranno.

Un manto bianco ricopriva la foresta e il verde degli alberi spiccava, come anche la figura scura che sfrecciava fra gli arbusti che con le punte cercavano di toccare il cielo plumbeo.

O forse erano gli alberi a spostarsi davanti ad esso, per quanto andava veloce.

Non lasciava impronte, il suo passo troppo svelto e quindi leggero, non lasciava tracce.

La figura fece un balzo e per un paio di centinaia di metri volteggiò in aria come fosse sospinto dal vento.

Appena ritoccò terra, girò verso destra e in un paio di secondi raggiunse il sentiero che, se non ricordava male, portava al retro della casa del clan di vampiri dagli occhi d'oro.

Accelerò ancora un poco nonostante iniziasse a sentire la stanchezza del lungo viaggio.

Non appena aveva scoperto che lei era ancora viva, non ci aveva visto più.

Era dovuto partire nell'immediato con la finta scusa di una richiesta di supervisionare una coppia di neovampiri in America.

Aveva corso fino in Spagna per poi attraversare a nuoto l'oceano Atlantico.

L'acqua che mano a mano ghiacciava non lo aveva minimamente disturbato e a dirla tutta, niente sarebbe riuscito ad allontanarlo dalla sua reale missione.

Anche se aveva incontrato quella ragazza per pochi minuti, ne era rimasto abbagliato.

Aveva attraversato l'oceano in diagonale e aveva raggiunto il Canada, da lì, aveva corso fino a raggiungere il terreno già gelato dell'Alaska e giungere finalmente dall'altra parte del continente americano, a Denali.

Il tutto in metà giornata, contando che si era dovuto fermare per fare rifornimento.

Ecco la casa, pensò.

Eleazar aveva assicurato che le sue compagne non lo avrebbero attaccato, che le avrebbe spiegato tutto il minimo indispensabile per farle capire quella visita inattesa e soprattutto indesiderata.

Demetri sapeva di far parte del gruppo di vampiri più odiato del mondo da sempre.

Quello più pericoloso, più spaventevole, ingiusto.

E di conseguenza lui non veniva considerato come un vampiro a se, come una persona distinta, con una propria testa.

In effetti difficilmente si può immaginare come lui potesse rimanere se stesso se doveva sottostare alle regole di quella setta.

Doveva ragionare come i suoi superiori, agire come essi, diventare un loro pari, un mostro.

Non era così.

No, Demetri era ormai un membro così stabile del clan, che era diventato quasi libero.

Ora, la fiducia che veniva riposta in lui era tale che aveva di nuovo spazio per coltivare suoi interessi, avere segreti nascosti ad Aro, che non sente più il bisogno di leggere la sua mente a fine giornata, cosa che faceva secoli prima.

Ma sotto sotto, questa prima sottospecie di libertà, a lui non bastava.

È una storia lunga, la sua.

E stava cadendo nella più totale noia, prima che ci fosse quell'incontro che gli ha svoltato la giornata, o meglio la vita.

Da allora Demetri quasi non ricorda più tutte le cose che sono successe.

Troppe per un paio di settimane.

Il vampiro, la ragazza, sua sorella...

Non riusciva a capire com'era finito così in basso.

Lui, uno dei vampiri più importanti e potenti, del mondo, impietosito davanti una bambina.

Una bambina per di più, che dovrebbe essere morta, come sua sorella d'altronde.

Una bambina che se esce allo scoperto e i Volturi la scoprono, lui e quell'altra idiota sarebbero finiti ad essere una pira gigante di fuoco.

Una bambina che si è fidata dell'assassino e l'ha trasformato, gli ha dato una scusa per dimostrarsi migliore di quanto non sia realmente.

Non era la prima volta che Demetri rimuginava su di Amy.

Quella peste dagli occhi di un brillante verde era riuscita a fargliela.

Aveva corrotto Heidi, che da sempre ha un debole per i bambini e lo sanno tutti.

Infatti, pensò il vampiro, quando organizza le incursioni nel nostro palazzo, sta molto attenta a scegliere coppie senza figli, single e così via dicendo da mandare a morire, raramente si sono visti bambini nel palazzo di Volterra.

E poi, come se non bastasse quell'idiota, la piccolina voleva sua sorella.

'Lei è ancora viva, lo so!' Come smentirla, si disse Demetri.

La ragazza è più che viva; è diventata una creatura immortale.

Un vampiro.

E l'unico rimorso che il bel vampiro può avere, è quello di non potere più osservare quei suoi occhi color giada, così grandi che, a detta sua, non si poteva non osservarli.

Da quanto mi ha detto Serjej, ragionò ancora dentro la sua testa, la ragazza è stata affidata ad un suo amico.

Mentre lui le ha cancellato la memoria di quel giorno, il nostro incontro e la sua trasformazione.

Questo gliel'aveva chiesto lui, almeno glielo avrebbe risparmiato.

Come anche il dolore che i ricordi le avrebbero riportato.

Una settimana fa, Serjej lo aveva informato che la ragazza era sopravvissuta e si era svegliata.

E adesso finalmente aveva trovato una scusa e il coraggio per andare da lei.

Si dispiacque che Serjej le aveva cancellato anche il loro primo incontro.

Ma si rallegrò più che mai, quando pensò che aveva una seconda possibilità.

L'avrebbe trovata, aiutata e l'avrebbe fatta sua per sempre.

Il vampiro non aveva il minimo dubbio che sarebbe stato ricambiato.

E finalmente farò stare un po' zitta quella mocciosetta, pensò rivolto di nuovo ad Amy.

Era stranamente eccitato all'idea di rincontrare la sua anima gemella.

La ragazza che da umana lo aveva lasciato senza parole, come uno stoccafisso.

 

Rory, che con gli occhi aveva rubato i colori al bosco.

 

 

 

 

 

POV Rory

 

Non so da quanto tempo stavo fissando quegli occhi color giada.

Mi incantavano e spaventavano al tempo stesso.

Mia sorella, dov'è?

E i miei genitori, che fine hanno fatto?

Belle domande, Rory, davvero.

Chissà se troverò le risposte. Decido di alzarmi dal pavimento freddo.

Appoggio le foto che avevo tirato fuori non so quanto tempo prima dal portafoglio e l'appoggio sul comodino.

Mi alzo e sollevo anche il libro che avevo fatto cadere, quello sui succhiasangue.

Non so cosa mi prese, ma fatto sta che afferrai un quaderno e una penna dentro il mio zaino, e andai in cucina.

 

'CREATURES OF THE NIGHT vol.2

-VAMPIRES, THE DEMONS OF BLOOD'

 

Recitava il titolo in grassetto sulla copertina.

“Demoni del sangue”, che losca nomenclatura! Chissà da dove l'aveva cacciato fuori...

Apro la prima pagina ingiallita ed un foglietto scivola fuori.

Ecco da dove! È la ricevuta di una biblioteca... a Port Angeles.

Port Angeles? Non so dove sia, e se devo dirla tutta ora che ci penso nemmeno questo sputacchio di terra, Forks.

Prossima mossa, trovare un atlante!

Entro in una stanza piuttosto piccola e trovo una libreria enorme in fondo ad essa vicino ad una piccola finestrella.

La raggiungo e, ringraziando il poliziotto che aveva attaccato dei piccoli cartellini con il genere dei libri, trovai subito ciò che cercavo nella sezione “geografia”.

Tornai in cucina, appoggiai sullo stretto tavolo attaccato al muro, affianco al resto del “materiale”, ovvero il quaderno e il libro sui vampiri, l'atlante e salii su uno sgabello.

Dunque... apro il quaderno e noto con grande disappunto che è vuoto.

Si, sotto sotto avevo sperato che avessi scritto una qualsiasi cosa in passato, anche semplicemente un'introduzione iniziale, com'è che si fa di solito?

Nome: Rory (sempre se non è un'abbreviazione di altro!)

Cognome: Evans (Se non ho capito male e quella tessera, dunque, è di mio padre...)

Età: vorrei saperla.

Magari, numero di cellulare! E perché no, un indirizzo!

Ma ovviamente, alla povera e piccola Rory non può andare niente liscio!

Brava, praticamente non ti conosci e già ti compatisci?! Si vede che sei un'adolescente.

Blocco questi miei graaandi discorsi mentali che mi fanno sentire leggermente una svitata e apro l'atlante.

Dunque, siamo in America, poco ma sicuro.

Stati Uniti, e dall'accento proporrei il versante orientale.

Entra molto nei particolari, mi presenta anche molti parchi naturali importanti, e ci sono dei simboli che mostrano caratteristiche delle città.

Come, per fare un esempio stupido, Parigi è contrassegnata dalla Tour Eiffel.

In fondo alla pagina ci sono le bandiere delle nazioni di cui è composto ogni Stato.

Ah-ah!

Finalmente trovo lo sputacchio di terra dove mi trovo.

Forks. Mmh... di vicino abbiamo... Seattle? Portland? Che schifezza!

Sono sicura che io invece abito, o meglio abitavo da qualche parte come New York, Los Angeles!

Sono fatta per stare in mezzo alle persone, mi ricordo che dalle mie parti avevo una vita sociale!

Mmh... ok, spero che dalle mie parti abbia avuto una vita sociale.

Sbuffo rumorosamente, appoggiando la testa divenuta improvvisamente pesante alla mano, impuntando il gomito sulla tavolata.

Cosa ho fatto di male per meritar-

Stavo giusto rincominciando a compatirmi quando una macchia indistinta colorata di verde, bianco e rosso, mi fa strizzare l'occhio.

Allontano il braccio per poter mettere a fuoco l'oggetto di cui mi ero completamente scordata.

Il braccialetto con i tre fili che si rincorrono.

Carino, ma non il mio genere, chissà perché l'ho preso...

Una bandiera sull'atlante attira la mia attenzione; verde, bianco, rosso...

Ora, vorrei proprio sapere cosa c'entra il Messico.

Perchè devo avere una testa così... osservatrice!

Diamine, teniamo fuori gli omini baffuti con i sombreri e cerchiamo qualche vero indizio su dove provengo!

Bene, avete presente quei flash che rappresentano momenti che avevate completamente rimosso dalla vostra testa? Di quelli che magari, vi sembravano banali, inutili e che invece possono tornarvi utili?

Credo di averne avuto uno.

Cos... mi rivedo un paio di giorni prima.

Appena scoperti i portafogli nella foresta: il primo conteneva dei soldi, mentre il secondo, delle foto...

 

L'ultima foto, quella più recente, mi lascia sconvolta.

La bambina, quella di dieci anni, dato che l'altra avrà almeno sei, sette anni di più ha lo stesso volto di quella che mi era tornata alla mente prima.

La stessa!

Stessi capelli biondi, stessi occhi... osservo la ragazza accanto, sta preparando la valigia -quella della bambina è già chiusa affianco- indossa una maglietta che porta gli stessi colori del mio braccialetto!

Ed una scritta: 'ITALY WE'RE COMING!'

Okok, Rory connetti le sinapsi, so che ce la puoi fare...

Ma veramente Rory, sarà che sei, sono ripetitiva, ma connetti quel carciofo che ti ritrovi in testa!

Ora sai che quelle due siete tu e tua sorella.

Quella orrida maglia che indossi e che per fortuna tua sorella... Amy non ha, non è simile a quella che ti avevano comprato l'anno prima i tuoi genitori, quella con su scritto 'ENGLAND WE'RE COMING!', quando ti hanno annunciato la vacanza in Inghilterra?

Ok gente, ora, avete presente quella sensazione di tranquillità, quando finalmente le palpebre si distendono, gli occhi luccicano e la bocca si apre in un ghigno che sta a significare che avete capito?

Prima di fare qualche figura del cavolo con il mio cervello, controllo che la mia ipotesi sia corretta.

Giro le grosse pagine dell'atlante, raggiungo l'Europa e scivolo con il dito su tutte le bandiere che ci sono.

Giallo. Qui c'è una croce blu... Questa è verde, bianca e rossa...

OH SIIIII!

Torno indietro sulla bandiera che porta i colori del mio braccialetto e leggo: Italy.

Com'è che finalmente i pezzi sembrano incastrarsi alla perfezione?

Sfoglio ancora un poco l'atlante e raggiungo le due pagine dedicate allo Stato Italiano.

È pieno di disegnini!
Mmmh Roma ha il colosseo, P-Pàlerm e... Chempbass -credo, non ho la più pallida idea di come si pronuncino!- hanno molti ombrelloni da mare, poi su una città, Balogn... Bologna? I tortellini, che ridere gente, simbolo di una città la pasta! Milano presenta il Duomo con la Madonnina.

Non ho neanche il tempo di abbattermi dato che non capivo più cosa ero venuta a fare sulla cartina di questo stivaletto che qualcosa attira la mia attenzione.

È una torre pressochè identica a quella che c'è sulla carta che corro a prendere.

Una volta recuperata raggiungo il tavolo di corsa e l'appoggio affianco a quel disegnino...

La torre è storta, e anche dallo stesso lato!

Rileggo i dati sulla schedina:

'STANZA 473 FAMIGLIA EVANS'

poi, in basso sulla destra:

'L'ALBERGO PENDENTE'

Questi geroglifici potrebbero essere... italiano?

Un tuono scuote i vetri della finestra di fronte al mio viso.

Per la miseria che spavento! I peli delle braccia si sono accapponati dal terrore.

Per quanto ero presa non mi ero minimamente accorta del tempo che cambiava.

Lanciai uno sguardo all'orario, e decisi di dover staccare qualche minuto... avevo scoperto molto, ma comunque non abbastanza.

Mi serviva un dizionario di italiano/inglese, o ancora meglio internet!

Manca poco a mezzogiorno e mezza, decido così di andare a farmi una tanto agognato bagno caldo.

Non vedo l'ora di combattere con i miei capelli.

Sinceramente ho paura di quello che potrei ritrovarci in mezzo, ma vabbè, è un rischio che prima o poi dovrò correre.

Prima di alzarmi però, scribacchio qualcosa sul quadernino.

 

'Braccialetto verde, bianco e rosso = Italia

Italia+Torre pendente= Pisa

Ero lì con i miei prima di risvegliarmi a Forks?

 

Mamma Annabelle

Sorella Amy

Papà … Evans'

 

E poi un'ultima riflessione:

 

'A volte non mi batte il cuore, percepisco cose che non dovrei percepire e sento l'odore del sangue;

cosa sono?'

 

Chiusi il quaderno accorgendomi solo in quel momento quanto mi sia stancata.

Ripongo tutto nel mio zainetto, anche il volume sui vampiri che alla fine non ho usato, e raggiungo velocemente il bagno.

Penso che se mi sbrigo, potrei far trovare il pranzo pronto al poliziotto...

 


 

*COFF COFF*, siete ancora vivi?

Io no, per cui vi capirei... che dirvi, sono emozionatissima *^* finalmente iniziamo a scoprire qualcosa,
a collegare i pezzettini che magari non avevato nemmeno preso in considerazione!
Chi è Serjej? E l'altro vampiro?
Che fine farà Amy?
Avete capito tutto o avete dubbi?
Per i secondi ci sono io eh, non vergognatevi e chiedetemi tutto ciò che volete.

PS. Notato il particolare della biblioteca?! È la stessa dove era andata Bella... ok, mi sa che me lo ricordo solo io ahah
Ci sentiamo al prossimo capitolo, o attraverso recensioni e messaggi privati animeee!

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Capitolo 18
*** Fratello? ***


Emm... pardon!
Scusate per il piccolo ritardo ma sono stata/sto male e veramente
non me la sentivo per niente di terminare il capitolo e pubblicarlo!
Ho aspettato giusto il tempo per riuscire di nuovo a scrivere frasi di senso compiuto ma...
Ditemi voi che orrore è uscito!
Scusate se c'è qualche errore, se me li segnalerete rimedierò il prima possibile!
Si, sono una vergogna.
Finalmente un capitolo con Jake e Nessie e... boh, sono da lapidare, lo so :3
Firmata la mia condanna a morte, che dirvi, anime?
Spero che il capitolo non faccia così schifo come credo,
fatemi sapere se è così o il contrario c:
(messaggi subliminali per spingervi a scrivermi recensioni, eheh!)

Per il resto ringrazio Jada96 per il commento alla storia che mi ha inviato per messaggio privato
e G_fever per la recensione spettacolare che ha lasciato per il capitolo precedente! *-*
Che gioia che siete!

Ho finito di ammorbarvi, ecco quà il capitolo!
Ali c:






17.Fratello?



Bella's POV
 

Entriamo nello spiazzo davanti casa.

Rimango ferma sotto la pioggia, non riesco a farne a meno dato che tutto è così diverso da quando ci sono stata l'ultima volta.

La casa è stata ripitturata ultimamente, di un arancione non troppo acceso, le finestre sono state cambiate, sono molto più ampie di prima, e spero meno difettose.

Tutt'intorno, come a creare un recinto, degli alti cespugli pieni di fiori creano un dolcissimo odore.

Risultato di circa... cinque tipologie diverse di piante.

E anche se sta piovendo la mia mente nel giro di due secondi riesce a determinare con precisione quali.

Rose, tulipani, margherite, rosmarino e... salvia.

Abitare nel bel mezzo della foresta ha fatto sì che il mio olfatto si abituasse e riconoscesse le svariate tipologie di piante senza grandi difficoltà.

Strano che la casa di Charlie sia così ben curata, da quanto ne so, sua moglie Sue, è tornata a La Push per avere intorno a se la famiglia, mentre suo figlio...

Suo figlio.

Suo figlio che tornato da una qualche università prestigiosa, ha deciso di ritornare sui suoi passi e intraprendere la fantastica carriera di poliziotto qui a Forks.

Ephraim, lo avevano chiamato.

Mio fratello.

Un fratello con cui non ho potuto passare tanto tempo.

Ebbene, secondo un qualche ragionamento che la mia testa non era riuscito ad articolare prima, in casa, doveva esserci stato anche lui.

Magari prima di trovare un appartamento proprio... si, doveva essere così.

Un piccolo particolare che prima non avevo notato adesso mi salta all'occhio.

Sotto al piccolo porticato ci sono delle scarpe, femminili.

E poi osservo la perfezione di quella casa.

Papà è in ospedale già da un bel po', abbastanza perché i fiori marciscano, il piccolo porticato si riempisse di polvere e la vernice iniziasse a sgretolarsi, o almeno ad opacizzarsi.

Cose che non si sono affatto verificate.

«Bella» Edward mi chiama.

«Qui abita qualcuno, ne sento l'odore» sibila Jasper nonostante ormai riesce quasi totalmente a tenere sotto controllo la sete.

«Diamine» borbotta Emmett mentre si passa una mano fra i capelli scuri: un interrogativo che si pone, fa sì che si formi una piccola ruga in quel volto perfetto.

Poi alza gli occhi su di me come se avessi una soluzione.

Non avevo minimamente pensato che avremmo dovuto convivere con un umano, per di più il mio fratellastro.

«E adesso che facciamo?» alzo gli occhi e li fisso su Jasper che mi sta osservando con un sopracciglio inarcato, segno che è leggermente infastidito.

«Abbiamo una camera per gli ospiti. Io ed Edward possiamo stare in camera mia, e voi due lì...» faccio finta di non aver visto l'occhiata maliziosa di Emmett e mi concentro sui rumori provenienti dalla casa.

Una manovella che si chiude, qualcosa che si schianta per terra, forse metallo? E un rumore... particolare.

Emmett ridacchia molto probabilmente chiedendosi cosa sarà stato.

Poi il rumore ovattato di piedi che salgono le scale, una porta che sbatte e il lieve sibilio di tendine che vengono scostate.

Alzo il volto verso il punto da cui proveniva quell'ultimo rumore e intravedo a malapena il volto che si era affacciato e ritirato velocemente appena si era accorto di essere stato “beccato”.

Una ragazza.

Direi troppo giovane perché fosse la fidanzata, ma anche la moglie di mio fratello.

Il suono del campanello mi fa risvegliare.

«Emmett!» Edward gli lancia uno sguardo truce.

«E se Bella avesse cambiato idea?» gli domanda gentilmente mentre si gira verso di me per sapere se è così.

«Troppo tardi!» risponde da sotto il porticato quel gigante senza cervello che è mio fratello lasciandosi ad una grassa risata.

Ottimo.

Faccio cenno ad Edward e mi avvicino alla porta sforzandomi di sorridere.

 

 


 

POV Renesmee
 

«JAKE!»

«Ti prego, aspetta... LASCIAMI»

«No. NO, LÌ NO!»

Mm, che dire? Non riesco a comporre nessun pensiero che abbia un senso.

E a quanto pare nemmeno a formulare una qualche frase capace di fermare Jake.

Siamo in camera mia e, arrivato inaspettatamente dopo la partenza dei miei, si è fiondato in casa, mi ha buttata sul letto e ha iniziato a farmi il solletico.

Cosa che odio profondamente dato che lo soffro ovunque!

Sto ridendo come un'emerita babbea da circa una mezzoretta, lanciando urletti qua e là, avendo crampi alla pancia e le lacrime agli occhi, ma lui non si ferma.

Anzi, ogni tanto pare che si sia stancato, che ne abbia abbastanza, ma non faccio in tempo a riprendere fiato che rincomincia.

Si sta divertendo anche lui, dato che quasi ride più forte di me e ha gli occhi stretti in due fessure più luminose che mai.

«Adesso me lo dici cos'hai? Ah? Me lo dici?» mi bisbiglia all'orecchio mentre con le mani scende a torturarmi i fianchi.

Vuole sapere il perché del mio comportamento di qualche giorno prima, quando ero scappata come una bambinetta perché mi sentivo a disagio.

Mentre mi contorco sempre più sicura di sembrare orribilmente ad un verme, cerco di rispondergli.

Vorrei rispondergli sicuramente no, perché la verità se la scorda proprio, ma non riesco che a far uscire una S strascicata che lui pare prendere per un si dato che ritira le mani nell'immediato lasciandomi finalmente respirare.

Aspetto che il mio respiro si regolarizzi, poi rotolo sulla schiena per ritrovarmi davanti agli occhi scuri di Jake.

«Allora?» chiede lui impaziente, i denti bianchi che spuntano fra le labbra carnose.

«Jacob Black, quanto è vero che sono una mezza vampira, non ti rivolgerò una sola parola per il resto dei miei giorni!» lo intimo, dato che è più che consapevole di quanto odi il solletico.

«Ma se sei immort-»

«Appunto» lo interrompo saccente.

Lui alza gli occhi al cielo per poi borbottare «Sei proprio figlia di Bella...»

Io ridacchio appoggiando la testa sul cuscino.

Jacob mi osserva, poi si alza in piedi avvicinandosi mentre io mi sposto per fargli posto sul letto.

Mi rannicchio con la schiena che poggia sul muro fresco, mentre lui si butta a peso morto affianco a me facendomi rimbalzare un paio di volte e nascere un sorriso sul mio volto.

«Sei proprio strana Ness» mi dice improvvisamente, io apro gli occhi e ritrovo i suoi così vicini da poter dire che vicino l'iride c'è una sottile striatura di verde.

«Da che pulpito...» il mio respiro che s'infrange sulle sue labbra.

La tensione nella stanza sale, i pensieri che affollano le nostre teste riecheggiano nella stanza.

«Ness, i tuoi scoiattoli si stanno dando da fare» ride come un bambino della sua battuta stupida.

Da quando ero piccola, i soliti cricetini che abbiamo nel cervello li avevo scambiati, con Jake, in fantastici scoiattoli di cui la foresta è praticamente infestata e che mi facevano e fanno ancora adesso impazzire.

«Se per questo anche i tuoi, cane» l'appellativo più offensivo, che per la cronaca mi aveva consigliato Rose, per un licantropo, o per lo meno per Jacob.

L'osservo: gli zigomi alti scolpiti e l'abbronzatura perenne, i capelli che sarebbero di nuovo da accorciare sul davanti dato che cadono in piccole ciocche color dell'ebano e coprono tutta la dolcezza di quegli occhi che tanto adoro. Quel naso tipico dei Quilete, e quelle labbra piccole ma carnose.

Labbra che improvvisamente umetta.

«Ness, ho capito che sei attratta da me e questo comporta la perdita di certe facoltà che normalmente, non comportano nessuno sforzo, ma sono cinque minuti che non apri più bocca, devo preoccuparmi?»

Fuoco.

Credo di stare bruciando.

Non sono più nel mio letto con quel cafone, ma nel bel mezzo di un falò.

Con i piedi, nel falò.

Altrimenti non saprei spiegarmi perché le mie guance stanno esplodendo.

«JACOB, MA COSA DICI!» punto le mani sul materasso e con un balzo raggiungo l'altro lato della piccola, microscopica direi ora, camera.

«Ness, scherza-»

«Cosa succede quì?» La testa piena di corte ciocche ribelli di zia Alice compare all'improvviso fuori dalla finestra.

«E tu da dove sbuchi?!» le domando agitata; se si fosse affacciata un attimo prima mi avrebbe trovata stesa a pochi centimetri da Jake.

«Molto contenta che tu sia felice di vedermi... Ma, che puzza Ness!» borbotta lei, e prima che possa scusarmi Jacob aggrotta le sopracciglia e ribatte «Ha parlato quella che profuma di morte!».

Io strabuzzo gli occhi mentre Alice rivolge una risata sarcastica a quel cane.

«JAKE! Alice, non fraintendere...» tento di rimediare a ciò che ha detto quell'idiota ma Alice non è Rose, e ha anche in simpatia i licantropi da tempo.

«Non ti preoccupare stella ma purtroppo, avete passato anche troppo tempo insieme per oggi. È ora di andare» mi sorride comprensiva facendomi l'occhiolino consapevole di tirarmi così, fuori da una situazione alquanto scomoda.

«Ma-» Jake prova a controbattere ma Alice lo ferma sul nascere urlando «Niente da fare bello, ci si vede!»

Raggiungo la finestra e vedo la zia ritornare da Esme, che ha un cestino pieno di fiori.

Mi rigiro verso Jake e alzo le spalle.

«Il capo ha parlato, ci vediamo Jake» esco dalla stanza accompagnata dallo sbuffo più rumoroso che io abbia mai sentito.


 

 

Un bacione a voi e al prossimo capitolo!

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