Le parole che non ti ho detto

di frisifra
(/viewuser.php?uid=210469)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** P come Passato ***
Capitolo 3: *** A come Amore ***
Capitolo 4: *** R come Ritorno ***
Capitolo 5: *** R come Ricordo ***
Capitolo 6: *** S come Sorpresa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
4 anni,4 lunghissimi anni,lontana da Konoha.
 Un sospiro le uscì dalle labbra carnose, ecco a cosa pensava mentre un paesaggio selvaggio e silenzioso, le faceva compagnia, in quei rari momenti di quiete.
Un rumore alle sue spalle la fece sussultare, forse Neji si era svegliato e, da li a poco, avrebbe sicuramente richiesto tutte le sue attenzioni.
Il suo bambino, l'unico vero amore della sua vita. Quel diavoletto di appena 4 anni che, con il suo carattere e la sua sola presenza, riusciva a renderle la vita migliore.
Aveva lottato, per lui.
Aveva abbandonato il suo paese, il suo Clan, i suoi amici e Lui.
"Mamma, mamma! L'ho fatto ancora!Ho sognato di essere il Ninja più forte del Mondo! La gente mi amava e, con i soldi che guadagnavo facendo missioni, comperavo un grandissimo palazzo per me e te".
Fu impossibile non sorridere, per Hinata, sentendo i sogni del suo bambino. E ne era convinta, un giorno li avrebbe realizzati tutti, quei sogni.
Andare via da Konoha, aveva comportato anche questo: una vita spartana, nella povertà.
Ma era forte Hinata, sapeva adattarsi e rimboccarsi le maniche, se necessario.
Anima nobile e semplice, non era mai stata un'amante dell'ostentazione e della ricchezza, cosa che la faceva sentire più volte un pesce fuor d'acqua, nel suo antichissimo ed illustrissimo Clan.
"Mamma?!Ci sei?Mi stai ascoltando?!"le chiese Neji, sempre più euforico, "C'era una volpe enorme e feroce, ed io riuscivo a sconfiggerla!Era enorme,mamma!E io diventavo l'eroe!".
Hinata sussultò, quasi le si bloccò il cuore. Una volpe,enorme,per giunta.
Che potesse trattarsi di...no!
Inutile fantasticare, il suo bambino non avrebbe mai messo piede sul suolo di Konoha, né tantomeno avrebbe conosciuto il suo passato.
Troppo doloroso, complicato.
"Su, Neji, calmati!Non agitarti così tanto, bambino mio"disse Hinata, mentre ripiegava il futon sul quale aveva dormito il piccolo di casa,"Piuttosto vai in cucina, o la zuppa di miso si raffredderà".
Non fece in tempo a finire la frase che il piccolo Neji stava già divorando avidamente la sua colazione nella piccolissima cucina.
Si guardò intorno, la giovane Hinata, quella casa era piccolissima e ridotta in pessime condizioni:infiltrazioni d'acqua, finestre che non si chiudevano bene, lasciando passare tutto il freddo o l'umidità esterna, e le numerose crepe sui muri, che sembravano ingrandirsi sempre di piú.
Sarebbe facile, tornare a vivere a Konoha, pensò; io e Neji vivremmo nel lusso, potrei dargli tutto ciò di cui ha più bisogno; frequenterebbe l'Accademia e potrebbe diventare facilmente un ottimo Ninja; conoscerebbe Hanabi, Kiba e Shino e, ne sono sicura, impazzirebbe di gioia al pensiero di poter giocare tutto il giorno con Akamaru.
Una lacrima le sfuggì, veloce e solitaria, le rigò il bel volto niveo.
Era bella, Hinata, lo era sempre stata:lunghi capelli neri che, illuminati, sembravano avere tantissime sfumature di blu;occhi chiarissimi tendenti al bianco, eredità genetica degli Hyuga; pelle bianco latte e lunghe gambe toniche.
La gravidanza non aveva affatto alterato la sua bellezza, anzi. Hinata aveva un seno ancor più generoso di quello che già la caratterizzava, attirando le numerose invidie femminili, ventre piatto e vita sottile.
Aveva sempre avuto tanti ammiratori, Hinata, ma lei sembrava sempre non accorgersene, troppo presa dai suoi pensieri, dalle sue preoccupazioni, dalle sue insicurezze.
“Mammina, ho finito tutta la zuppa di miso, era squisita!Cosa mangeremo a pranzo?”chiese il bambino speranzoso,bevendo poi il the che sua madre aveva riscaldato, la corvina lo guardò meravigliata. L’appetito del bambino aumentava ogni giorno di più, sorrise.
“Se non vai subito a lavarti e vestirti, dubito che, al mercato in paese, troveremo le verdure che ti piacciono tanto”e ,dandogli un bacio sulla piccola testa rossiccia, lo vide sparire nel piccolo bagno della loro abitazione.
Sorrise, Hinata, era lui il suo tutto.


Buonasera,cari lettori e care lettrici,forse,alcuni di voi,mi conosceranno come recensore,altri non mi conosceranno prorpio.
Mi sembra doveroso presentarmi,innanzi tutto.
Sono Francesca,ho 22 anni,e per la prima volta pubblico qui su Efp un mia fanfiction;non vi nascondo che questa nuova avventura mi spaventà un po'.
Ho paura di deludervi,di farvi crescere false aspettative o di non essere puntuale nell'aggiornare la storia.
La storia ha dei ritmi un po' lenti,è introspettiva e,spero,vi piacerà.
Lasciatemi pure una recensione per farmi capire e conoscere un po' i vostri pareri.
Ho molte idee e la storia è già chiara,palese e completa,nella mia testa.
Ma...mai dire mai,potrebbe succedere di tutto :)
Bacioni,
al prossimo aggiornamento
Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** P come Passato ***


Image and video hosting by TinyPic Capitolo 1
Era notte, Hinata guardava il suo bambino dormire nel futon accanto. Il respiro del bimbo era leggero, le piccole e sottili labbra rosee erano rilassate, donandogli un’espressione serena, gioiosa.
Magari stava sognando di essere l’eroe del Mondo, di salvare l’immaginaria fanciulla che sarebbe diventata sua moglie e di andare a vivere in un gigantesco castello.
Da quanto tempo, da quanti anni, non sogni più, Hinata? - chiese beffarda - forse dal giorno in cui tutto è finito, dal giorno in cui  hai lasciato per sempre alle spalle Konoha, dal giorno in cui hai smesso di essere la vecchia Hinata Hyuga, dal giorno in cui hai scoperto che tutto era stato solo una dolce, dolcissima, illusione.
Era una notte fredda, il cielo era buio. Non c’era nemmeno una piccola stella a farle compagnia, nella sua insonnia. Dalla piccola finestrella di legno si poteva facilmente vedere tutta la valle dove il silenzio era assoluto. Anche la natura stava dormendo.
Ma lei no. Hinata non dormiva più serenamente da quando, quattro anni prima, tutte le sue certezze, tutto  il suo Mondo, così sereno e fiabesco venne violentemente distrutto dagli orrori della Guerra.
La Quarta Guerra Ninja, per l’esattezza. Era stato un incubo, un inferno senza tregua. Erano anni ormai che i sogni della giovane erano popolati da visioni. Il sorriso sadico di Madara, lo stesso ghigno che dipingeva il volto dell’Uchiha mentre estraeva Kurama dal corpo stanco di Naruto e trafiggeva, a sangue freddo, Sasuke Uchiha. Riviveva quei momenti drammatici da anni, ormai.
-La guerra ti ha segnata a vita, Hinata. Guardati. Sogni le stesse cose da anni quando accanto a te c’è la persona che potrebbe rendere i tuoi sogni, la tua vita, una grande favola. Perché non ti lasci il passato alle spalle e non ricominci a vivere per costruirti un futuro? Se non vuoi farlo per te, fallo per il piccolo Neji.- “Proprio mentre pensava quelle parole Hinata si voltò a guardare il suo bambino. Lo guardava con amore, come solo una mamma sa fare. Ha ragione. Ha dannatamente ragione il suo “Io” interiore.”
E’ stata troppo egoista, Hinata. La guerra è capace di rendere egoista anche il cuore più generoso. Hinata egoista non lo era mai stata. Non lo era mai stata, almeno fino a 4 anni fa. 
Chiuse gli occhi, più per riposarli che per dormire. Ormai non dormiva mai per più di tre ore a notte da quando la sua vita era stata stravolta, ma questa sembrava essere una di quelle notti più tormentate del solito. Una di quelle notti in cui non vedi l’ora che spunti il giorno. Che il Sole ti venga a salvare dalle tenebre oscure dei tuoi pensieri.
Lui era immobile, stremato e Sakura, la temeraria Sakura, con il poco chakra rimastole, tentava di strapparlo alla morte, alla fine di tutto. L’hai sempre ammirata, Sakura, o forse l’hai solamente invidiata, per il posto speciale che aveva nel suo cuore, nel cuore di Naruto. E mentre la vedevi lì, china sul suo corpo, mentre cercava di rianimarlo, l’hai fatto.
Senza pensarci due volte ti sei messa a correre verso il tuo amore morente, verso la tua unica luce che stava per spegnersi. Gli avresti donato tutto il tuo chakra, saresti morta, ma gli saresti rimasta accanto per l’eternità. Non avevi paura della morte, giovane Hinata, non ne hai mai avuta, nemmeno quella mattina contro Pain.
Ma tutto cambia in un attimo. Eri troppo debole, Hinata, eri stanca, debilitata dalle lunghe ore di combattimento. Eri piena di lividi e ferite, sulle tue mani c’era ancora il sangue di Neji, il tuo amato cugino, morto per salvare te e Naruto dagli aculei mortali di Obito.
E’ stato un attimo. Sei caduta a terra e non hai sentito più nulla. Quando hai riaperto gli occhi eri in una delle tante tende dell’accampamento, ignara di tutto e lontana da Lui.
Lentamente ti sei alzata dalla brandina malconcia in cui riposavi forzatamente e sei uscita fuori, per cercare di capire cosa era successo al Mondo in quelle ore, giorni.
Il tuo cuore perse un battito. Naruto stava esultando, piangendo e ridendo allo stesso tempo, abbracciando un malconcio Sasuke e un’euforica Sakura. La Guerra era finita e loro, i “Tre Nuovi Ninja Leggendari” venivano acclamati da tutti come degli eroi, gli eroi della Quarta Guerra Ninja.
Piangesti tanto, quel giorno Hinata, ricordi? Madara era morto e con lui, molto presto, sarebbe morta anche la tua vecchia vita.
Era stanca Hinata. Ogni notte la sua coscienza, i suoi ricordi, erano pronti a farle rivivere quei momenti duri, tristi.
Si tolse le coperte di dosso e si avviò verso il bagno, pensando che un po’ d’acqua fredda le avrebbe fatto bene.
Baciò Neji sulla testolina dalla capigliatura ribelle e si avviò nel bagnetto. Si muoveva al buio, senza paura di sbattere contro quei pochi mobili che abbellivano la loro casetta. Per un possessore di Byakugan era normale farlo.
Si specchiò e non si riconobbe. Che fine aveva fatto la ragazzina timida ed impacciata? Davanti a se vedeva una donna, una donna triste e seria, che provava gioia, amore e serenità solo quando il suo bambino, il suo unico tesoro, era sveglio e le stava accanto. La faceva sentire viva. Era il suo ossigeno.
Un tuono improvviso la fece sussultare, stava arrivando il temporale.
 “La giornata perfetta, ci mancava solamente il temporale” - sussurrò Hinata, per non svegliare il piccolo - “sarà meglio che vada a preparare la colazione, con il sonno leggero che ha, Neji si sveglierà molto presto”.
Mentre metteva sui fornelli il bollitore per il the e la pentola per bollire il riso, Hinata sentì il piccolo Neji parlare nel sonno.
“Papà, perché non ci sei mai stato per me e per la mamma?” – mormorò il bimbo nel sonno - “con noi ti divertiresti, lo sai? E poi la mamma è tanto bella, non ti viene la voglia di abbracciarla o darle un bacio? E a me potresti insegnare tutte le fortissime tecniche ninja che conosci e poi staremmo sempre insieme, io, tu e la mamma”. Il sonno si rifece tranquillo e il piccolo Neji riprese a respirare dolcemente in balia di Morfeo.
Lo stesso non si poteva dire di Hinata. La ragazza si era allontanata velocemente dal futon del suo bambino, piangendo sommessamente. Era stata così egoista, il suo bambino aveva bisogno di un papà, del suo papà.
Ma come, come poteva spezzare ed infrangere i sogni di Neji, dicendogli che suo padre, il suo vero padre, non sapeva nemmeno che lui esistesse? Come poteva farlo? Con quale cuore?
E così, tutte le volte che il bambino le chiedeva notizie ed informazioni sul suo papà, lei rispondeva sempre la stessa cosa: “Neji, il tuo papà è stato un ninja coraggioso, ha combattuto per salvare me e te dagli attacchi di un gruppo di banditi. Tu eri qui” – diceva Hinata toccandosi il ventre ormai piatto - “e lui ha fatto il possibile per salvarci da quell’agguato. Ci è riuscito ed è grazie a lui se tu oggi sei qui, bambino mio” raccontava poi con un sorriso, accarezzandogli le guanciotte piene. La curiosità di Neji però non aveva mai fine, continuando a chiedere quante più cose possibili alla sua mamma.
“E mi assomigliava? Gli assomiglio mamma?” chiedeva poi con un’espressione pensierosa ma speranzosa allo stesso tempo.
“Gli assomigli molto, bambino mio, soprattutto caratterialmente” gli rispondeva Hinata sorridendo a Neji che le rispondeva con un sorriso felice. Quello di Hinata, però, era un sorriso forzato.
Un giorno, tesoro mio, saprai tutta la verità, ma ora vivi serenamente la tua infanzia, amore mio.
 
I ricordi furono interrotti dal fischio improvviso del bollitore del the. Hinata si asciugò le lacrime e, indossato il grembiule da cucina, si mise a tagliuzzare tutte le verdure che tanto piacevano al suo bambino. Almeno l’amore per le verdure e gli occhi li ha presi da me. Non avrei sopportato i Suoi stessi occhi, sarebbe stato troppo – pensò Hinata con una punta d’amarezza.
 
Il piccolo Neji faceva colazione, il temporale era ormai passato, portando con sé anche tutti gli incubi notturni della corvina. I timidi raggi del Sole cominciavano a riscaldare la valle. Era Autunno.
“Mammina, posso andare a giocare nel bosco? Ti prometto che non mi addentrerò, rimarrò dove ci sono tutti gli altri bambini” – esclamò ad un tratto Neji, abbracciando poi sua madre in cerca d’approvazione. Al suo cenno d’assenso, cominciò a saltellare felice.
“Grazie mamma, grazie grazie grazie” – e salutandola con la manina uscì velocemente di casa per raggiungere gli altri bambini.
“Che ciclone che sei, bambino mio” disse in un sorriso Hinata mentre ripuliva e risistemava la piccola casa. L’occhio le cadde sul plico di lettere gelosamente conservato sullo scaffale della libreria, accanto alla finestra. Quelle lettere rappresentavano il legame con il suo passato, con la sua famiglia, con i suoi amici.
Vide l’unica lettera solitaria, l’unica non inserita nel plico. Era arrivata una settimana prima. A mandarla era Hanabi ma Hinata non l’aveva ancora aperta, troppo presa dal piccolo Neji.
Hanabi e Kiba erano gli unici a sapere dove lei fosse. Più e più volte avevano cercato di convincerla a tornare indietro, a tornare a Konoha ma era stato tutto inutile. Non aveva motivo di ritornare nel vortice del suo passato e, pertanto, aveva sempre rifiutato.
Doveva assolutamente leggere l’ultima lettera, erano quasi sei mesi che non sentiva sua sorella.
Fece per prendere la lettera quando, all’improvviso, un Neji piangente spalancò la porta d’ingresso.
Perse un battito. Cosa era successo al suo bambino, al suo tutto?
 
 
 
 
 
 
Note:  Comincio subito con una parola, dettata dal cuore: GRAZIE.
Grazie, davvero. Siete fantastici, non mi sarei MAI aspettata un tale successo e così tanti complimenti, davvero.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno contattata su Facebook per farmi i complimenti.
Ringrazio le 229  persone che hanno visionato e letto la mia storia, i commenti sono ben accetti, guys :D
Ringrazio le 19  persone che hanno inserito la storia tra le “seguite”, le 2 che l’hanno inserita tra le “ricordate” e le 7  che l’hanno inserita tra le “preferite”; che EMOZIONE,grandissima :’)
Ringrazio le 10  fantastiche persone che hanno avuto il coraggio ( xD ) e la voglia di recensire, Grazie,grazie,grazie,grazie di cuore :’) Con le vostre recensioni mi avete fatta emozionare e mi avete dato la forza ed il coraggio per continuare questa nuova avventura J
Un ringraziamento speciale va ad una persona speciale. Alla mia dolcissima e pazientissima BETA: Beckill; senza di te sarebbe stata un’ impresa ben più ardua e complicata. Ci sarebbero stati tantissimi orrori improponibili, tantissime imperfezioni…..ma tu, con estrema pazienza, rendi tutto perfetto, magico. Cosa posso dirti di più? Sei fantastica cara ;* (e poi hai il privilegio di poter conoscere in anticipo gli avvenimenti della storia….ahahahaha J )
Non finirò mai di ringraziarvi, siete voi che fate muovere le mie mani su questa tastiera. SOLO VOI. <3
Mando un bacio virtuale ad ognuno di voi, preziosissimi e fantastici lettori/recensori J
Il secondo capitolo è quasi pronto e il terzo è già in fase di produzione J
Ci vediamo presto….sempre più numerosi, eh?! J                           
Baci, Fra :*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** A come Amore ***


Image and video hosting by TinyPic
Capitolo 2 
 “Mamma,mamma!” - il piccolo Neji piangeva disperatamente, grosse lacrime scendevano dai suoi occhi chiari - “mi hanno cacciato! Dicono che sono un mostro, che sono cattivo, è tutta colpa dei miei capelli! Li odio! Perché non ho anche io i tuoi bellissimi capelli neri? Perché ho questi capelli color pomodoro? Perché, perché? Nessun bambino vuole giocare con me, dicono che chi ha i capelli rossi è figlio del Diavolo, è cattivo, deve essere emarginato. Perché, mammina mia, perché? Io vorrei solo essere come tutti loro, giocare a nascondino, avere degli amici”.
A Hinata si strinse il cuore. Una mamma non vorrebbe mai vedere il suo bambino triste o sofferente. La ragazza dunque abbracciò il piccolo, trasmettendogli tutto l’amore possibile, riuscendo così a tranquillizzarlo.
“Neji, sei un bambino molto intelligente, mi stupisco che ti sia fatto così suggestionare dalle parole di quei bambini, guardati, bambino mio, sei stupendo ed io amo il colore dei tuoi capelli, sono bellissimi, di un rosso così raro da racchiudere in sé tutte le sfumature esistenti” – mentre diceva queste parole così rassicuranti, Hinata asciugò le piccole e sfuggenti lacrime che scivolavano via dagli occhi color ghiaccio di Neji - “sai, quando tu sei fuori di casa, o lontano da me, aspetto con impazienza il momento in cui, da quella piccola finestra, vedo il lontananza sbucare una piccola e graziosa testolina rossa. Ti distingue da tutti, amore mio, ti rende unico e diverso” -  prendendo poi in braccio Neji, lo abbracciò ancor più forte - “lo vedi, Neji? Vedi quel piccolo fuoco acceso nel caminetto? Vedi quelle fiamme dalle mille sfumature? Tu sei come il fuoco. Sei forte, vivace e dannatamente bello. Quando lo vedo ti penso, ringrazio il Cielo per avermi fatto un tale regalo. Tu sei il più grande regalo che potessi mai ricevere.” Hinata infine posò teneramente un bacio sul piccolo nasino dritto, così uguale al Suo.
Il piccolo Neji, nonostante qualche lacrima minacciasse ancora di scendere, ora aveva dipinto sul suo viso un sorriso grande e sincero, pieno di ammirazione per la sua mamma.
“Grazie mammina, riesci sempre a farmi tornare il sorriso! – disse Neji tirando un po’ su col naso - sei tanto bella e tanto dolce – l’espressione del piccolo si fece più pensierosa - perché papà ci ha abbandonati? E’ stato uno stupido, mamma! Ma io ti proteggerò, diventerò il ninja più forte del Mondo e staremo sempre insieme! Sempre sempre!”
Hinata rispose all’entusiasmo del bambino con un grosso sorriso.
“Certo, tesoro, certo! Ma guarda i tuoi pantaloni, sono pieni di fango, corri subito a cambiarti e a lavarti le mani, o il pranzo si raffredderà!”
 Il piccolo corse a lavarsi lasciandosi alle spalle la madre sorridente.
Neji, per Hinata, era l’unico motivo di orgoglio, ormai. Da quando aveva perso tutto le era rimasto solo il suo bambino. Il suo bellissimo bambino.
Sebbene avesse solo quattro anni, Neji sembrava molto più grande. Aveva bellissimi e morbidissimi capelli rossi, di media lunghezza e sempre ribelli. Erano la disperazione di Hinata che, sebbene provasse più e più volte, con l’aiuto di innumerevoli spazzole, non riusciva mai a domarli.
I suoi grandi occhioni color ghiaccio erano capaci di trasmetterle tutta la forza e la gioia di vivere, di cui Hinata aveva tanto bisogno. Non dimenticherà mai, Hinata, quell’afoso 11 Agosto. Mai. Il suo Mondo è stato stravolto, quel giorno, ribaltato nel giro di poco tempo. Il baricentro del suo piccolo, confuso, universo è diventato lui, Neji, nato in un piccolissimo ospedale del Villaggio della Nuvola.
Hinata chiuse gli occhi, mentre riportava alla mente quell’avvenimento così importante per la sua vita.
“Ragazza cara, ci sei quasi, spingi!” - le disse l’ostetrica.
Urlava, Hinata mentre un’ infermiera sconosciuta le stringeva la piccola mano.
 
I minuti che seguirono furono i più lunghi e dolorosi della tua giovane vita.
O forse no.
Pochi minuti si susseguirono finché non successe.
Neji venne al mondo, vedendo per la prima volta la luce.
“Devi esserne fiera, ragazza – l’ostetrica si rivolse a Hinata con un sorriso soddisfatto - Il tuo bambino è venuto al Mondo senza versare nemmeno una lacrima. E’ uscito da te con gli occhi spalancati, pronti alla vita. Ha i tuoi stessi occhi, i più belli che io abbia mai visto nella mia lunga vita. I vostri occhi sono unici, sei una Hyuga, vero?”
Sussultasti. Perché proprio ora quell’ostetrica doveva far rivivere così il tuo passato? Perché proprio ora, quando da questo momento dovresti solo pensare al tuo presente, al tuo futuro? Non hai il tempo di pensarci, il tuo respiro si blocca.
Ti hanno appena messo tra le braccia il tuo bambino. Boccheggi e dentro di te cambia qualcosa.
Hai la consapevolezza, anzi la certezza, che da oggi è lui la priorità. E’ strano come in un secondo possa cambiare tutto, vero Hinata?
Lo guardi, rapita. Non è vero ciò che ti ha detto l’ostetrica, è uguale a Lui. Identico. Solo gli occhi sono i tuoi ma i suoi son più vivi, sereni. Lo ami, lo amavi già da sei mesi a questa parte.
“Ti amo, Neji” - sussurrando dolcemente lo stringesti al tuo petto. E’ così piccolo, indifeso. Ed è tuo, vostro.
“Sei il frutto dell’amore, dell’amore più sincero.” – ma queste parole ti bloccarono subito. Stai mentendo a lui, Hinata. Stai mentendo a te stessa.
“Bambina, che ne diresti di attaccarlo al seno? Guardalo, ha fame”  - la voce dell’anziana ostetrica ti richiama alla realtà. Continua a chiamarti bambina la gente. Bambina. Nonostante i tuoi 19 anni. A Dicembre, il 27 Dicembre, ne farai 20 e il tuo corpo è quello di una donna, da anni ormai. Ma per tutti sei solo una bambina. Una bambina sola. Accanto a te non hai nessuno, non avevi nessuno. Ma ora tutto è cambiato. Adesso non saresti più stata sola. Adesso è lì, tra le tue braccia, la tua famiglia, il tuo “uomo”, il tuo tutto.
E pensare che, quando quella maledetta notte di quasi dieci mesi  fa scappasti da Konoha, non sapevi nemmeno di lui. Non sapevi che lui ti era già accanto con il suo spirito, con il suo amore. Non lo sapeva nessuno. Quando lo scopristi eri già al quarto mese e furono giorni tremendi.
Eri sola, povera, sconvolta. Come potevi addossarti il fardello di un figlio? Come?
Fu così che cominciasti a scrivere, ovunque, in ogni momento. Così facendo trovasti il coraggio, contattasti la tua famiglia, quella vera, Hanabi e Kiba.
Chiedesti perdono per l’essere andata via e dicesti loro di Neji, del tuo piccolo raggio di Sole in tutto quel mare di sofferenza.
La risposta non tardò ad arrivare. Hanabi ti disse di stare tranquilla, di riprenderti e tornare presto a Konoha. La piccola di casa Hyuga disse pure di aver parlato con il Capoclan, tuo padre, Hiashi Hyuga. Stranamente la sua reazione non era stata violenta o furiosa, si trattava pur sempre di sua figlia, bugiardo! di suo nipote, bugiardo! di un possessore di Byakugan. Il Clan avrebbe perdonato la madre ribelle ed indegna e avrebbe accettato il piccolo come membro del Clan.
In cambio tu, Hinata, avresti dovuto sposarti, subito, per mascherare il disonore subito dalla famiglia Hyuga, da tutto il Clan.
Quella lettera non ebbe mai una tua risposta. Quel bambino per te non era disonore. Per te quel bambino era dono di un Dio, era il tuo stesso sangue, il vostro stesso sangue. Era amore.
Hinata fu portata alla realtà dalla voce squillante di Neji.
“Mammina, che ci fai imbambolata davanti alla libreria?” urlò Neji mentre le abbracciava le lunghe gambe lasciate scoperte da una gonna sportiva nera, nonostante le ormai rigide giornate autunnali.
Non si vergognava più del suo corpo formoso, Hinata. Era una donna, ormai. Una giovane donna forte e coraggiosa. Gli sguardi lascivi e, il più delle volte, perversi degli uomini non le facevano più effetto. Era una ninja lei e non temeva nessuno, o quasi.
“Ci sei, mammina? Ho cambiato i pantaloni e ho lavato le manine! Guarda tutte pulite e profumate!” – cantilenò Neji mentre mostrava tutto orgoglioso il suo operato.
“Certo che ci sono, amore. Andiamo a mangiare, che ne pensi?” disse complice Hinata mentre si piegava sulle ginocchia, raggiungendo così l’altezza del piccolo. Guardò Neji con amore dandogli poi un timido bacio sulla piccola fronte rosea, abbracciandolo forte.
                                    *
Era sera, Neji si era già addormentato. Nel vederlo dormire così serenamente, Hinata si tranquillizzò. Neji era sereno, felice. Tutta quell’assurda situazione non sembrava turbarlo.
Gli rimboccò le coperte e, per non svegliarlo, lo baciò dolcemente. Afferrò delicatamente la sua manina destra, così piccola, così perfetta e se la portò alla bocca, baciandola.
“Non lasciarmi mai, non andare mai via da me piccolo Neji”- sussurrò poi nel buio.
Bambino mio, insegnami, quale poesia è l’amore, a me che non ne ho mai provato sulla mia pelle. L’ho solo dato, inutilmente. Rimani con me, amore. Per sempre insieme, tu ed io.”
Si asciugò le lacrime Hinata, quelle parole, dette più a sé stessa che al suo bambino, l’avevano provata, duramente. Decise di non pensarci, di pensare ad altro. Lentamente si avvicinò alla libreria e prese la lettera che sua sorella le aveva mandato una settimana prima.
Chissà cosa c’era scritto in quella lettera.
Curiosa l’aprì e le si gelò il cuore.
Non poteva essere. Non era possibile.
Cosa avrebbe fatto ora lei?
NOTE: Ragazzi, ragazze….GRAZIE! Non so cosa dirvi di più per ringraziarvi del tanto affetto e dei tanti complimenti che mi state facendo! GRAZIE DI CUORE! Siete fantastici, sul serio.
Ringrazio Beckill, la dolcissima Sara che mi sta aiutando a rendere tutto questo possibile, vero ;’)
Ringrazio le fantastiche e dolcissime 11 persone che mi stanno supportando, di settimana in settimana e mi stanno dando la forza e la voglia di continuare a scrivere.
Ringrazio le 34 persone che hanno inserito la storia tra quelle “Seguite” ;D
Ringrazio le 15 persone che l’hanno inserita tra le “Preferite” :D
Ringrazio le 5 persone  che hanno avuto il “coraggio” di inserirla tra le “ricordate” ;D
Ringrazio le 308 persone che hanno visualizzato e letto la storia J
Ragazzi, ragazze, se voleste lasciarmi anche una piccola recensione, mi rendereste una delle ragazze più felici del Mondo :D Dai, su J Fatemi sapere cosa ne pensate :’)
Il prossimo capitolo è già pronto ;D Siete curiosi? Volete conoscere il contenuto della lettera? Non vi resta che aspettare una settimana, solo una ;D
Vi lascio con una bellissima Fanart del piccolo Neji che ha creato la mia amica Cri (kaede-93) :3 Grazie di cuore Cri  ;’)
Alla prossima, guys
Stay tuned, Fra <3
Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** R come Ritorno ***


Image and video hosting by TinyPic

Capitolo 3



“Hinata, amore di mamma, lo sai? Presto avrai una sorellina. Ora è qui, riposa al caldo nel mio ventre,  nell’ attesa di venire al Mondo e giocare con la sua dolce sorellina” - le disse dolcemente Hikari, la sua amata mamma. Era bellissima ed irradiava luce. Luce, come il significato del suo nome. Aveva lunghissimi capelli neri con riflessi blu, occhi color perla e piccole labbra sottili.
“Sai, mio piccolo raggio di Sole, la chiameremo Hanabi. Ti piace questo nome?” – chiese alla piccola Hinata che intanto, dolcemente, le intrecciava i lunghi fili corvini.
“Si, mammina. Mi piace tanto! Ma quando potrò giocarci con la sorellina? Quando? Sarò la sua seconda mamma, giocherò sempre con lei e le insegnerò ad amare i fiori! Vedi che bella questa rosa, mamma? L’ho raccolta prima per te, era la più bella di tutte. Come te! “
 
A soli 5 anni, con una mamma così giovane e bella, mai avresti immaginato che per la piccola Hanabi, una seconda mamma la saresti stata sul serio. Anzi. Saresti stata la sua unica mamma. La tua si sarebbe spenta in quel piovoso 27 Marzo. Anche il cielo piangeva per la sua prematura morte.
 Durò diverse ore, la sua agonia, ma Hikari ne fu felice. Poté tenere Hanabi tra le braccia, darle il suo latte, regalargli gli ultimi istanti della sua giovane vita. Poté salutare l’amore della sua vita, Hiashi, quell’uomo così burbero e freddo all’ apparenza, ma tanto dolce e innamorato.
Poté consolare la sua Hinata, il suo Sole splendente, il suo rimpianto più grande.
“Amore mio – la voce di quella donna così bella tremava, pregna di emozioni soffocanti - mamma sta andando via ma tu non devi piangere. Io sarò sempre qui, nel tuo piccolo ma grandissimo cuore.”
“No, mamma, no. Ti prego! – la piccola Hinata non capiva, non poteva capire perché la sua mamma se ne stesse andando, ma soprattutto dove. Calde lacrime percorrevano le guance piene e rosee della bimba - Non lasciarmi mammina, mammina bella, io ti voglio bene perché devi andare via? Non stai bene qui con noi, con me? Tu sei la mia forza, non puoi abbandonarmi. Ti prego mammina, resta con me! Chi mi insegnerà a capire cos’è l’Amore? A chi potrò raccontare tutti i miei sogni? Chi mi consolerà quando fallirò? Chi mi darà affetto e baci, nelle notti buie e fredde? Rimani qui mammina, te ne prego!”- piangeva Hinata, senza fermarsi. Si disperava. Sarebbe diventata grande troppo presto.
“Amore della mia vita, è tremenda per me l’idea di lasciare te, il tuo papà, la tua sorellina, le mie adorate amiche. Ma io sarò sempre e comunque con tutti voi in ogni momento, perché io Vi amo. L’ Amore è questo, mia amata bambina. L’ Amore vince il tempo e lo spazio. L’Amore è per sempre.”- sorrideva Hikari, anche se la vista si affievoliva e non riusciva più a respirare.
L’ultima mezz’ora fu la più triste. Non poteva più parlare Hikari, le sue braccia non riuscivano più a stringere il piccolo fagotto rosa, attorno a lei il buio più intenso.
 
Le ultime parole, gli ultimi pensieri di quella goccia di luce che ormai si era spenta, risuonavano ancora, chiare e malinconiche.
-La sensazione che li perderò per sempre e senza essere mai davvero entrata nei loro Mondi. Ero felice quando potevo condividere con loro le gioie, le risate, l’Amore. La vita sta scivolando tra le mie dita. Sogno un futuro roseo per loro. Un futuro pieno di amore e serenità. Bambine mie, anche se non potete sentirmi, vi auguro di crescere felici, serene, con l’amore di vostro padre a farvi da faro nei momenti bui. Innamoratevi, principesse mie, innamoratevi. Donate l’amore, donatelo a chi non l’ha mai conosciuto, a chi non lo conoscerà mai. Trovate un uomo che vi ami, che vi completi. Un uomo forte, buono e leale. Un uomo che vi faccia innamorare di lui ogni giorno. Siate per i vostri figli la madre che io avrei voluto essere per voi. Non macchiate il vostro cuore con la malizia, l’avidità e l’odio. Vi ho amato, vi amo e vi amerò per sempre. - il suo cuore si fermò.
L’ultimo pensiero a loro, la sua vita.
 
Da quel giorno niente fu più la stessa cosa. Hikari si era portata via tutta la luce di quel grande palazzo. Hiashi si chiuse in se stesso, ignorando il tacito bisogno d’amore delle sue bambine.
Donò anima e corpo al Clan, ai severissimi allenamenti, alla politica di Konoha. Amava le sue bambine ma doveva farle diventare forti. Nessun sentimento poteva e doveva renderle schiave.
Voleva che diventassero fredde, insensibili ai sentimenti. Voleva proteggerle.
Hanabi, a soli 7 anni, era forte, cinica, insensibile. Hinata, a 12 anni, era dolce, coraggiosa, timida, innamorata.
“E’ mai possibile che i tuoi allenamenti siano sempre così disastrosi? Sei un’ incapace Hinata!” - urlava Hiashi. Sofferenza, dolore, delusione. Per entrambi.
Hinata era convinta che lui la odiasse. Tutt’ora Hinata non poteva far a meno di essere convinta che il suo stesso padre la considerasse la causa della morte della sua amata Hikari.
Era un leone, Hiashi. Forte, coraggioso, duro, insensibile. Nessuno conosceva il suo animo, però. Nessuno conosce il numero delle lacrime versate per la morte di Hikari. Le lacrime versate per la morte del suo gemello Hizashi. Le più recenti lacrime represse, ma poi inevitabilmente lasciate libere per la morte di suo nipote Neji. Il giovane e talentuoso Neji. Nessuno conosce le parole fredde e spietate con cui si epitetava, si puniva, dopo aver rimproverato la sua bambina speciale, Hinata.
 Nessuno conosce la gioia che ha provato nel vedere la sua Hinata combattere senza paura e timore. Nessuno conosce le parole tristi e sconsolate che urlò disperato nel suo studio, 4 anni prima. Le parole che urlò a se stesso ma che erano rivolte alla sua principessa, ormai lontana. 
 
Avere te
Bambina mia
Un'altra me
È già poesia
 
Quegli occhi tuoi
Uguali ai miei
E un giorno poi
Già donna sei
 
Bambina mia
Bianco geranio
Dono di un Dio
O del demonio
 
Avere te è un crimine
Dove chi ha colpa
È chi subì
Rimani qui
 
Perché per me sei più di Dio
Continua in te il sangue mio
Sei frutto dei vent’anni miei
Maledirò gli amanti tuoi
La bestia che ha l’uomo in sé
 
Ucciderei
Scoprendo che
Qualcuno poi
Ha offeso te
Bambina mia
Tu insegni a me
Quale poesia
La donna è
Rimani qui
 
Mi uccide chi ti guarda già
Con strategie, con voluttà
Chi nel tuo cuore avrà il posto mio
E salutando dirà “Signore addio”
Da allora in poi
Non parlerò mai più di noi
Ti scorderò
Non sentirò
Mi stordirò
 
E volerai senza di me
Ma se cadrai sarò con te
Rimani ancora un po'  (*)
Qui con me
Da padre io ora lo chiedo a te
Negli occhi tuoi piangono i miei
Nessuno mai dividerà
Quello che Dio ha unito già
 
Avere te bambina mia
Quegli occhi tuoi uguali a miei
Avere te è un crimine
Dove chi ha colpa è chi subì
Bambina mia
Rimani qui
 
 
“Non può essere vero! Non è possibile! Perché? Perché?” - piangeva Hinata. Piangeva mentre le lunghe dita sottili stringevano il foglio inviatole da Hanabi.
 
Cara sorella,
ti scrivo questa  breve lettera per avvisarti che nostro padre sta molto male. Recentemente ha avuto diversi malori, ma tutti pensavamo fosse semplicemente il troppo stress.
Quando la venerabile Tsunade l’ha visitato non ha più avuto alcun dubbio. Nostro padre sta morendo, Hinata. Sta morendo e tu non ci sei. Tsunade ha detto che gli restano solo pochi mesi di vita. Non sa dirci con esattezza quanti. Due, cinque, otto o addirittura un anno. Nessuno lo può dire, Hinata.
So bene che non vuoi tornare a Konoha per nessun motivo al Mondo, ma questa mi sembra una eccezione, un caso a parte.
Devi esserci, Hinata. E’ cambiato molto, sai? Penso che con l’età abbia capito che non è reprimendo un’ emozione che si diventa più forti. Non è mostrandosi duri e freddi che si ottiene rispetto ed ammirazione.
Ha cercato di cambiare anche le regole antichissime ed inutili del Clan e ci è riuscito.
Ma tutto questo potrai vederlo solo se deciderai di tornare sui tuoi passi, sorella.
Credo che il tuo bambino, mio nipote, abbia il diritto di conoscere il resto della sua famiglia. Del padre non si sa nulla e non vuoi dirci nulla, ma almeno l’amore di una zia, di un nonno, merita di averli.
Rifletti Hinata. Devi farlo per Neji. Quante possibilità in più avrebbe qui a Konoha?
E tu, quanto staresti meglio? Avresti l’amore incondizionato dei tuoi amici, di nostro padre, il mio.
Non passa giorno che, quello stupido cagnaccio di Kiba non venga qui alla villa per sapere se ci sono tue notizie. Quel leone bianco che lo accompagna, poi, lascia peli ovunque. Shino è sempre più inquietante. Indossa degli occhiali da sole ancora più grandi. Brr!
Scherzi a parte, torna Hinata. Abbiamo tutti bisogno di te.
Fammi sapere quale sarà la tua decisione.
                                                                                                           Tua, Hanabi
Quella lettera non ebbe mai risposta. Dopo l’ennesima notte insonne, Hinata raccolse lo stretto necessario e, dopo aver raccontato al bambino le condizioni di salute precaria di suo nonno, partirono.
Direzione Konoha.
 
 
 
(*) Avere te, Vittorio Matteucci    Romeo&Giulietta   –Ama e cambia il Mondo-




Note:


Carissimi e carissime, non finirò mai di ringraziarvi!
Beck, grazie della pazienza e del lavoraccio che fai per  me, hai un posto in Paradiso assicurato <3
Ringrazio i 13 coraggiosi che hanno condiviso con me opinioni, dubbi e complimenti. Non potete immaginare quanto, per  me, siano fondamentali i vostri pareri e i vostri consigli.
Lasciatemi un parere, ve ne prego, anche di poche parole :D E’ un incentivo a migliorarmi e migliorare la storia J
Ringrazio tutti i lettori che hanno inserito la storia tra le seguite e preferite. Ringrazio ed esorto tutti  i lettori silenziosi a lasciarmi un piccolo commento :)
Questo capitolo è leggermente piu’ corto degli altri. Introspezione e ricordi nostalgici. La storia, quella vera, è cominciata.
Cosa succederà ad Hinata e al suo bambino? Chi è il padre del bambino? Perché Hinata è scappata da Konoha? Cosa succederà?
Lo scoprirete molto presto, è una promessa.
E ricordate, nulla è come sembra :)
Come già sapete, gli aggiornamenti saranno settimanali. Ci sentiamo la prossima settimana.
Un bacio enorme,
Francesca 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** R come Ricordo ***


Capitolo 4


Sarebbe stato un viaggio lungo quello che lei ed il suo bambino avrebbero dovuto affrontare. Vivevano da quattro anni in quella piccola baracca nel Villaggio della Nuvola.
Il villaggio era situato sulla cima di un’alta montagna coperta dalle nubi. Trovare quella casetta libera, sebbene fosse in pessime condizioni, era stato un vero e proprio miracolo. Nessuno mai sarebbe andata a cercarla lì, in quel villaggio così ostile alla famiglia Hyuga. Nessuno mai avrebbe pensato che Hinata avesse deciso di usare proprio quel villaggio come nascondiglio. Ma lei l’aveva scelto proprio per quello.
Mai avrebbe dimenticato quel lontano giorno del suo triste passato.
 
Avevi solo cinque anni dolce Hinata. A quell’età una bambina è spensierata, con la testa tra le nuvole, allegra, vivace. Una bambina a quell’età cerca di conoscere il Mondo, i sentimenti.
Era notte. La notte di quel giorno così felice in cui il Trattato di pace che sanciva il ritrovato equilibrio diplomatico tra Konoha ed il Villaggio della Nuvola, venne finalmente firmato e ufficializzato.
Avevi cinque anni piccola Hinata. Ed eri già grande. Erano passati solo sei mesi dalla morte di Hikari, la tua mamma. Hanabi era piccolissima e tuo padre troppo scostante. Eri chiusa in te stessa, soffrivi ed eri convinta che per tuo padre fossi tu la causa della morte di tua madre. Ne eri sicura. Ti riservava solo sguardi d’odio, quelle rare volte che ti concedeva un suo sguardo.
Eri invisibile, un fantasma, un ologramma di una bambina di cinque anni dal cuore straziato. Lui era duro, severo, insensibile al tuo dolore. Era una lastra di ghiaccio, durissimo ed indistruttibile.
Era Settembre. In quel mese il clima era mite. Faceva caldo e tu dormivi nella tua candida e linda cameretta. La finestra era aperta. Hai sempre trovato piacevole la leggera brezza estiva che ti accarezza dolcemente e lentamente la pelle candida, cullandoti. Tutto accadde velocemente, troppo velocemente. Un uomo dal volto coperto riuscì ad infiltrarsi nella tua cameretta, un ragazzo alto e robusto. Ti tappò la bocca con la sua mano sudata e callosa.  Era entrato silenziosamente e, dopo averti zittito e tramortito, ti afferrò, pronto a lanciarsi dalla finestra da cui era entrato.
 
Fu solo un attimo. Ti ritrovasti tra le braccia del fedele e dolce Ko dopo che tuo padre, con un colpo del suo potentissimo Juken, uccise il misterioso rapitore.
L’orrenda verità uscì allo scoperto poco dopo. Il rapitore, vittima del Pugno Gentile, era quello stesso ambasciatore che quella stessa mattina firmò quel Trattato di Pace così sperato e voluto.
Ma se tuo padre non l’avesse fermato saresti diventata una cavia da laboratorio. Il Raikage voleva impadronirsi del Byakugan e conoscerne tutti i segreti.
 
Da quel giorno, tutto precipitò. Il Kage del Paese del Fulmine pretendeva come risarcimento per l’assassinio il corpo dell’assassino, di tuo padre Hiashi. Per proteggere la purezza del Byakugan fu mandato al suo posto il suo fratello gemello, Hizashi. La verità è che Hizashi si offrì di sua spontanea volontà. Hizashi scelse così il suo destino. Ma questo non vi fu rivelato.
 
Fu un giorno nefasto, triste. Tuo zio era morto. Si era sacrificato per tuo padre, per il clan. Ti sentivi la causa di tutto, della sua morte. Tuo cugino Neji cominciò a provare un grande risentimento nei tuoi confronti. Ti odiava e non mancò mai di ricordartelo.
 
Quel giorno, all’esame di selezione Chunin, stava superando se stesso. Ti stava ammazzando con una serie di potentissimi colpi. Stava per vendicare la morte, il sacrificio, di suo padre. A nulla valse l’incoraggiamento di quel ragazzino biondo e vivace di cui ti eri innamorata.
Quel ragazzino biondo e dagli occhi azzurrissimi che pochi anni prima, quando di anni ne avevi solo sette, ti aveva salvato da quel gruppo di feroci bulletti. Quel ragazzino solo e senza amici. Quel ragazzino tanto simile a te.
 
A bloccare Neji furono i vostri sensei, Kurenai, Asuma, Kakashi e Gai. Intervenne anche Genma, che supervisionava l’incontro. Ti salvasti per un soffio. Ma lui, Naruto, fece una promessa sul sangue che avevi sputato poco prima a causa delle lesioni. Giurò che ti avrebbe vendicata. E così fu. Dopo lo scontro con Naruto, Hiashi spiegò a Neji che suo padre si era sacrificato di sua  spontanea volontà e da quel momento cessò l'ostilità di Neji nei confronti della casata principale. Tuo cugino non ti odiava più e si scusò più e più volte giurando che da quel giorno ti avrebbe sempre protetto, anche a costo della sua stessa vita.
 
“Mammina, quanto manca? Sono stanco! Stiamo correndo da ore! Posso venire in braccio a te? Posso? Posso?” - Neji, il piccolo Neji, si fermò all’ improvviso per bere dell’acqua da un piccolo ruscello.
Hinata guardò con sgaurdo materno e soddisfatto il suo bambino. D’altronde erano ore che camminavano. Era stato bravo.
“Ma certo che puoi venire in braccio,Neji! Sono o non sono la tua mamma? E sai quanto ama la tua mamma tenere in braccio un piccolo volpacchiotto come te! Vieni qui, amore mio!” – felice, Hinata iniziò  a fargli il solletico e, spensierati come non lo erano da tempo, caddero a terra ridendo come matti fino a quando il fiato venne meno.
Dopo aver recuperato il respiro Neji parlò-
“Mammina, perché prima che io nascessi, decidesti di scappare da Konoha? – il bimbo aggrottò le sopracciglia, come immerso in un profondo pensiero - Era tanto brutto vivere con il nonnino Hiashi?” 
Neji abbracciò la sua mamma stringendosi forte a lei. Un brivido di freddo gli percosse la piccola schiena. Hinata si slacciò la felpa e lo avvolse dentro, provocando le proteste del bambino che cercava di liberarsi dall’involto.
“Ma no, mamma! Guardami! Sono ridicolo! E’ troppo grande per me! Se mi vedesse il nonno, riderebbe di me! Per non parlare dei bambini di Konoha, mi insulterebbero!” – disse Neji con un finto broncio. D’un tratto, come se si fosse ricordato di qualcosa, il suo sguardo si illuminò – “a proposito, mamma! Come sono le bambine di Konoha? Sono belle? – sussurrò Neji, per poi schiaffarsi una mano in fronte - Oh ma che stupido che sono! Se posseggono almeno l’un percento della bellezza della mia mamma, saranno le bambine più belle dell’intero Mondo! Si mamma, ho deciso! La mia principessa sarà sicuramente di Konoha!”
Hinata non potè fare a meno di ridere, seguendo i buffi ragionamenti del figlio.
“Amore, io non sono così bella come dici tu. Non mi è mai interessato essere definita bella.” – disse poi con un sorriso.
O meglio, ho sempre sperato di sentire quella parola pronunciata da un’unica persona ma non è mai successo.
Neji per tutta risposta mise su un broncio adorabile.
“Mamma, dovresti avere più fiducia in te stessa. – la rimproverò il piccolo - Sei la mia mammina unica e bellissima! E poi amo l’abito che hai in quella foto. Quella dove sei con quella bella ragazza bionda e quella con gli strani capelli color maialino”.
A quelle parole Hinata spalancò gli occhi incredula.
“Neji! Non si dice così! Capelli rosa, non color maialino!”- lo rimproverò Hinata. Poi il suo sguardo si addolcì –“ quelle ragazze si chiamano Ino e Sakura ed erano le mie due più grandi amiche”.
Hinata alzò la testa malinconica ripensando a quel lontano giorno di quasi cinque anni prima.
 
La guerra si era conclusa una settimana prima e la venerabile Tsunade, il quinto Hokage, aveva deciso, insieme agli altri Kage, di organizzare una grandissima festa, la più grande festa mai organizzata prima, per celebrare la sconfitta di Madara, la remissione di Obito e Sasuke Uchiha e per ricordare tutte le migliaia di vittime che la Quarta Guerra Ninja aveva provocato.
Il villaggio era quasi del tutto ricostruito. Nonostante ciò, dalla furia tremenda di Pain si erano salvati solo pochi edifici originali e la grande casa Hyuga era fra questi, essendo costruita vicino al confine del villaggio, più lontano dall’epicentro del disastro. Decidesti di invitare a casa tua le tue grandi amiche, Ino e Sakura, per prestare anche a loro, che avevano perso la casa e tutti i loro averi, due Kimono.
 
“Oh,Hinata. Grazie per questo regalo che ci stai facendo! Sai, ho sempre amato le stoffe e gli abiti pregiati degli Hyuga! Ma sei sicura che il Kimono ci andrà bene? Abbiamo fisicità differenti noi tre! Io penso di poterci stare tranquillamente in uno dei tuoi Kimono, ma Sakura no! Forse dovremmo darle uno di tua sorella Hanabi”- rise civettuola Ino, la bella Ino Yamanaka, mentre con la mano destra ravvivava la lunga coda di cavallo biondo platino.
“Come sei simpatica, Ino-pig! Le donne più apprezzate sono quelle con il cervello non quelle con la terza di seno!- urlo Sakura Haruno brandendo il pugno destro in direzione della bionda –“ e poi i Kimono di Hinata sarebbero troppo grandi anche per te! Non so se hai notato che Hinata non usa reggiseni imbottiti o altre diavolerie per rendere la sua seconda scarsa una terza, come invece fa un certo maial-Ino di nostra conoscenza!” – concluse poi Sakura annuendo convinta e provocando l’ira della bionda.
“Io ti ammazzo, Fronte Spaziosa! Non devi urlare certe informazioni riservate per la strada! Ne va del mio prestigio!”- rispose a tono Ino –“ diglielo, Hinata! Dille che ho ragione! E dimmi come fai ad avere una quarta di seno! Non è giusto! Anche io la voglio, le voglio” -piagnucolò Ino, toccandosi con decisione il seno poco voluminoso- “dimmi come fai, Hina!”
“Smettila Ino-pig! Ti stai rendendo più ridicola del solito! Stai facendo voltare tutti, urlando come una bambina capricciosa! Non so proprio come io ed Hinata facciamo a sopportarti e ad esserti amiche nonostante tutto!” –disse la rosa mentre faceva una linguaccia ad un’ inviperita Ino –“ e ora sarebbe meglio che stessimo zitte, altrimenti la povera Hinata, nel sentirti tanto starnazzare, potrebbe benissimo cambiare idea e non prestarci più alcun Kimono!”
Hinata si limitò a scuotere la testa rassegnata ma divertita. Ormai quelle scenette erano ruotine quotidiana per loro.
 
Ci vollero ben quattro ore di preparativi ma ne valse la pena. Eravate bellissime.
Ino indossava un Komon di seta azzurra con un Obi di broccato argentato. Su tutta la superficie dell’abito vi erano tanti piccoli ciclamini bianchi. Ino, per l’occasione, aveva lasciato i capelli sciolti e aveva scelto una piccola borsetta abbinata all’ Obi argentato.
Sakura aveva forzatamente, visto che era il Kimono più piccolo presente nel tuo armadio, scelto un Tsukesage verde smeraldo con un Obi di seta rosa. Il Kimono era reso unico dai piccoli e vari fiori,  di tutte le possibili tonalità di rosa, che si distribuivano sulle maniche e sotto la cintura. Sakura era bellissima. Il suo corpo minuto e snello, i suoi occhi verdi da cerbiatta e i suoi tanto particolari capelli rosa, tanto legavano con il prezioso abito.
Hinata indossava un Furisode dalle sfumature violacee. Le maniche erano ampie e lunghe 75 cm, proporzionate al metro e sessantotto della ragazza. Il kimono era completamente decorato: sulla base dell’ abito vi era un piccolo stagno con delle piccole carpe azzurre e delle dolcissime libellule lillà, sulle maniche ampie un cielo stellato con una grande Luna piena al centro dell’indumento, un Obi di seta blu con leggerissimi decori argentati. Sembravi una Dea, una principessa. I tuoi bellissimi capelli neri erano intrecciati fino a formare una lunga e spessa treccia corvina.
“Ma siamo stupende! Sakura, devo dire che anche tu sei passabile! - disse Ino ridendo allegramente e schivando un sandalo che puntava con precisione al suo naso – stasera qualcuno farà conquiste, eh? E dimmi, “dottoressa” – disse poi rivolgendo a Sakura uno sguardo saputo - chi avrà l’onore di farti da cavaliere? Il biondone folle ed inopportuno oppure l’imperturbabile moro? Tanto lo sanno tutti che è da un po’ di tempo a questa parte che il Volpacchiotto lo vedi con occhi diversi! “ – ma la risata che provocò la vista di una Sakura furiosa e imbarazzata che usciva dalla stanza le morì sulle labbra e Ino si pentì subito delle parole inopportune. Si voltò verso Hinata e la guardò mortificata. Non avrebbe dovuto parlare, non così superficialmente. Il sorriso era scomparso dalle labbra carnose di Hinata, il suo volto si era rabbuiato.
 
Se ne era accorta anche lei. Lo aveva notato da un po’ di tempo, ormai. Ma preferivi illuderti Hinata. L’avevi sempre fatto.
Ci pensò una voce allegra e squillante che le chiamava a riscuotere le due ragazze.
“Ragazze! Siete stupende! Avvicinatevi che vi scatto subito una fotografia!” – disse un’ euforica Hanabi – “ecco fatto!”
 
“Mamma te la ricordi quella foto? Quella che ti mandò la zia Hanabi un anno fa! Te la ricordi?” disse Neji tirandole la manica della felpa azzurra che aveva indossato dopo aver dato la sua felpa al bambino.
“ Certo Neji, certo tesoro.” – la voce minacciava di tremarle a quei pensieri ma si fece forza.
Erano passati due giorni ed ormai Konoha era vicina, vicinissima.
Fu Neji e la sua voce euforica a spezzare il filo dei suoi pensieri.
“Mammina, le vedo! Vedo le porte del villaggio!  - il piccolo cominciò a dimenarsi urlando felice - Ce l’abbiamo fatta! Si! Incontrerò il nonnino, incontrerò il nonnino! Fammi scendere mammina! Corriamo!”
Come mise piede a terra Neji cominciò a correre sulle sue gambe agili, verso quei grandi, enormi cancelli. Non aveva mai visto nulla del genere.
Emozioni contrastanti animavano madre e figlio.
Hinata scosse le spalle, si schiarì le idee e, nonostante tutto, sentì un sorriso nascere sulle labbra rosee.
-Ormai ci siamo. Konoha, eccomi. Sono tornata!-
 
 
 



Note dell’ Autrice:




Carissimi e carissime, non mi sembra vero! 15 Recensioni, non me lo sarei mai aspettato :’)
Beck, tu sei la mia santa <3
Comincio subito con lo scusarmi del leggero ritardo ma, purtroppo, è davvero un periodo molto intenso per me. Vi prometto che cercherò di essere il quanto più puntuale possibile.
Capitolo leggermente più lungo dei precedenti, spero non vi dispiaccia J Ormai il dado è tratto. Hinata e Neji sono arrivati a Konoha. Ed ora? Cosa succederà?
Ci sono e ci saranno diversi misteri da svelare, eheheheh :D
 Lasciatemi un parere, ve ne prego, anche di poche parole :D E’ un incentivo a migliorarmi e migliorare la storia J Le vostre parole, i vostri commenti, sono per me fondamentali J
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, preferito o inserito la mia storia tra quelle seguite. Un grazie anche ai lettori silenziosi e una richiesta: non siate timidoni, leggere le vostre recensioni sarebbe per me un onore J Inoltre, trama permettendo, potrei cercare di accontentarvi inserendo molti dei personaggi del manga.Fatemi sapere quali sono quelli a voi più graditi e, trama permettendo, li inserirò con piacere J
Aggiornerò, come ormai ben sapete, settimanalmente.
Preparatevi, il prossimo capitolo sarà fondamentale e, leggermente, shokkante J
Ci sentiamo presto.

Un bacio enorme,
Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** S come Sorpresa ***


Capitolo 5


 
-Ormai ci siamo. Konoha, eccomi. Sono tornata!-
Il cuore di Hinata batteva a mille. Lo aveva giurato, aveva promesso a se stessa che a Konoha non ci avrebbe messo mai piu’ piede.
Ironia del destino, ora era nuovamente lì. Era cresciuta. Era diventata una donna. Ed era diventata mamma.
-E’ per lui che sono qui. Pensa a Neji, Hinata. Non pensare a nient’altro, a nessun’altro. Pensa a quanto sarà felice. A quante cose in più potrai offrirgli. Al suo futuro, pensa a quello. Il tuo passato, ormai, è andato. Non tornerà mai più.-
A discapito delle tue parole forti, coraggiose, incentivanti, le tue mani tremavano. L’ansia si stava impossessando di te.
-Hai ventiquattro anni, Hinata!- si rimproverò ancora la ragazza-Non sei più la timida e riservata ragazzina sedicenne. Hai un bambino, un bambino che ha solo te. Ha sempre avuto solo te.-
 
Nel frattempo, il bimbo chiamava con insistenza la mamma, del tutto ignaro delle preoccupazioni che attanagliavano il cuore della giovane donna.
“Mammina?! Sbrigati! Ci sono due signori che non mi vogliono fare entrare!” - urlò un super eccitato Neji, battendo le piccole mani - “vedete signori?! La mia mamma è qui!”
Izumo Kamizuki e Kotetsu Hagane erano i guardiani del cancello all’entrata del villaggio sin da quando Tsunade Senju era diventata il Quinto Hokage.
Ed erano ancora loro a guardia di quell’enorme cancello. Hinata ne fu sorpresa.
 
Immediatamente un’espressione stupita si impossessò del viso di uno dei due uomini.
“Non ci posso credere! Tu sei Hinata Hyuga, la figlia di Hiashi Hyuga! Non credevo che il tuo “allenamento speciale” consistesse nel mettere al mondo e crescere un figlio. E il padre dov’è, Hyuga-san? Altrimenti potrei darti io una mano…beh, a dire il vero, anche altro”- Kotetsu rivolse con tono cospiratorio alla mora, sfoderando un seducente sorriso e scompigliandosi i ribelli capelli neri, per poi abbassare lo sguardo sul giovane accompagnatore della Hyuga -“ciao piccoletto, come ti chiami?”
Il piccolo Neji, spaventato dall’improvviso interesse di quell’uomo strano, si nascose prontamente dietro le gambe della sua mamma.
“Kotetsu! Contieniti! C’è un bambino, per tutti i Kami! Ed è irrispettoso rivolgersi in quella maniera alla signorina Hyuga! – disse mortificato Izumo - Le chiedo scusa per l’accaduto, Hinata-san” – si scusò poi, inchinandosi leggermente.
-Allenamento speciale? Beh, avrei dovuto aspettarmelo, dopo quella mia fuga per tutti sarei diventata una Nukenin. Una traditrice del Villaggio della Foglia. –
 
“Hinata-san, sta riflettendo e pensando alla proposta che le ho appena fatto?” – asserì malizioso l’Hagane, squadrando lascivamente il corpo sinuoso della giovane Hinata.
La ragazza d’altro canto sembrava tutto meno che interessata.
“Potremmo limitarci solo al registrare me ed il mio bambino, cortesemente? Il viaggio di ritorno è stato lungo e vorrei tornare il prima possibile a casa” –spiegò decisa la corvina e, rivolgendosi ad Izumo, aggiunse in tono più gentile – “ il mio nome lo conoscete già. Il mio bambino si chiama Neji, Neji Hyuga.”
Dopo essere stati inseriti nel registro del villaggio mamma e figlio si incamminarono, mano nella mano, per le strade affollate di Konoha.
Non appena anche l’ultimo capello scuro della Hyuga fu sparito dietro l’angolo, Izumo colpì Kotetsu con un secco scapellotto.
“Kotetsu sei un idiota! Se Hiashi-sama sapesse cosa hai appena detto a sua figlia… - Izumo si mise le mani nei capelli - di te rimarrebbe solo quella ridicola benda che porti sul naso! Sei inopportuno, come sempre!”- urlò infine, disperato.
“Kami, Izumo! Hai visto con i tuoi occhi cosa è diventata la Hyuga? O quello stupido ciuffo che ti copre l’occhio destro ti ha fatto perdere lo “spettacolo”? E’ la donna più bella che io abbia mai visto ed io, di donne, ne ho viste veramente tante! – rispose incredulo Kotetsu, massaggiandosi il collo dolorante - Sono sicuro che, se il nuovo Hokage la vedesse, non se la lascerebbe scappare.”  –concluse trasognante mentre ripensava ai movimenti della ragazza che lentamente spariva all’orizzonte.
Izumo per tutta risposte appoggiò una mano in fronte, esasperato dal comportamento da latin lover dell’amico.
“Ti ricordo che l’Hokage è già occupato! E tu, maiale che non sei altro, smettila di riguardarle il sedere in replay nella tua mente! Altrimenti sarò io in persona a riferire il tutto al Capoclan degli Hyuga!”
Un brivido gelido percorse l’intera spina dorsale dell’Hagane, che si affrettò a correre ai ripari.
“La smetto ma non farne parola con nessuno, specialmente con Hiashi.”
 
Erano le quattro del pomeriggio. Le quattro del pomeriggio del 22 Ottobre. Il vento pungente autunnale soffiava verso Ovest. Le fronde degli alberi sembravano danzare sulle note di una musica lenta ed immaginaria.
Non vi era più alcuna traccia dei disastri causati dalla furia distruttiva di Pain. La Montagna degli Hokage si ergeva imponente e silenziosa sulla cittadina, quasi a volerla proteggere da eventuali attacchi nemici.
Konoha era sempre stato un grande villaggio, dall’architettura insolita e contorta, un gigantesco nodo di edifici, tetti, pali, cavi scoperti e tubature. Non era cambiata poi così tanto. I colori caldi di quel villaggio le avevano sempre donato una sensazione di serenità e conforto. Si sentiva protetta quando percorreva le miriadi di stradine e vicoletti, oppure quando saltava da un tetto all’altro o camminava lungo i grandi viali alberati che costituivano alcune delle strade principali.
Già, non era proprio cambiata per nulla. Alzando lo sguardo, però, non potè fare a meno di spalancare appena gli occhi. Anzi. Questa si che è nuova, pensò Hinata.
Venne riscossa dai suoi pensieri dalla voce squillante del suo bambino.
“Wooow! Che bello! Quanta gente, quante case! E quella montagna strana cos’è, mamma? Perché sopra ci sono tutte quelle facce? Chi sono mammina?” – il piccolo cominciò a saltellare sul posto per attirare maggiormente l’attenzione della sua mamma che sembrava persa nel contemplare qualcosa. Qualcosa che lui non riusciva ad identificare.
Hinata rivolse lo sguardo al piccolo e mentre faceva questo non potè non pensare a quanto il suo bambino fosse adatto a Konoha, con quei suoi capelli rossi e il carattere vivace, pronto ogni giorno ad una nuova scoperta. Gli accarezzò la testolina e poi gli rispose con tono gentile.
“Bambino mio, loro sono gli Hokage. Sono i capi del Villaggio delle Foglia e tra tutti gli shinobi, loro sono i più forti”.
Neji non poteva credere alle sue orecchie. Sbalordito non potè che guardare con ancora più interesse quelle grandi sculture.
“Woow! Ma sono tutti morti, vero? E perché la…uhm, uno, due, tre, quattro”- disse il piccolo contando aiutandosi con le piccole dita – “si! la faccia numero quattro assomiglia tanto alla numero…uhm…”- Neji sembrava essere in difficoltà nel contare.
Hinata fece una mezza risata e, intenerita, accorse in suo aiuto.
“Alla numero sei? Perché, il signore della “quarta faccia”, come dici tu, era il papà del ragazzo della “sesta faccia”. Il sesto viso è quello dell’attuale Hokage. Si chiama Naruto Uzumaki-Namikaze ed è il ninja più forte che io abbia mai conosciuto in vita mia.”
L’espressione di Hinata in quel momento divenne indecifrabile.
-E così ci sei riuscito, Naruto-kun. Hai ottenuto quello che volevi, il tuo sogno è diventato realtà. Se solo la fredda roccia della montagna potesse rendere minimamente onore alla bellezza e alla profondità dei tuoi splendidi occhi. Non rende onore nemmeno al tuo sorriso magnetico, affascinante e…- dovette fermare di colpo i suoi pensieri, prima che fosse troppo tardi.
Ma che stai facendo, Hinata? – si rimproverò - Ti basta così poco per perderti nella malinconia e nel desiderio? Ti basta solo vedere il suo volto scolpito nella roccia per dimenticare tutto il resto? Basta! Non perderti in ricordi nostalgici ed in dolci memorie, è solo l’Hokage. E’ solo un vecchio compagno di disavventure. – ma poi non poté fare a meno di pensarci - E’ solo l’uomo, l’unico, che ami ininterrottamente da quasi diciotto anni. E’ solo una illusione. –
 
“Mamma, mamma! Mi senti? Mammina?- il bambino le tirava la manica della felpa azzurra per richiamare la sua attenzione, mentre con lo sguardo era ancora intento ad ammirare il monumento – “come si chiamano? Devo saperlo perché un giorno ci sarò anche io su quella montagna! Sarò il ninja più forte di tutti e proteggerò il Mondo dai cattivoni che ci sono in giro! Dai mammina, dimmi come si chiamano quelle “facce” e poi andiamo a casa…mi sta venendo sonno…e fame.”
Hinata sorrise al piccolo Neji, apprestandosi a spiegare, ma non riuscendo a trattenere i suoi pensieri.
-A volte mi chiedo da chi abbia ereditato tutta questa energia e voglia di fare. Ah, bambino mio, come vorrei raccontarti tutta la verità. Non so se ne avrò mai il coraggio. Troppo complicato, troppo difficile. Nessuno mi capirebbe. Nessuno. A volte, una persona innamorata, distrutta dal dolore e dalla sofferenza, è capace di compiere qualsiasi azione. La vecchia Hinata, quella timida ed impacciata, non avrebbe mai fatto quello che ho realmente fatto. Ma c’è stato un momento, un avvenimento, che mi ha fatto realizzare e compiere il tutto. Subito dopo sono stata male, malissimo. Ma a distanza di quasi cinque anni non me ne pento, non del tutto.-
“Allora piccolo, il primo signore è il grandissimo Hashirama-sama, è stato il primo Hokage. Accanto a lui c’è il secondo Hokage, suo fratello, Tobirama-sama. Poi vi è il terzo, Hiruzen Sarutobi. Il quarto, il “Lampo Giallo”, Minato-sama. Poi vi è la venerabile Tsunade, nipote del primo Hokage. Infine c’è il nuovo Hokage, Naruto-ku…Naruto-sama.”
“Wow! Mammina me lo farai conoscere? Da grande voglio essere forte come lui, mammina!” - saltellava felice Neji – “ma ora andiamo a casa, ho fame, tantissima fame.” E si incamminò con lo stomaco brontolante, il sonno completamente dimenticato.
 
Konoha era affollata, sebbene fossero solo le prime ore del pomeriggio. Il vociare della gente e l’allegro andirivieni della folla risultava fin troppo familiare ad Hinata. Dopo aver preso in braccio il Neji, Hinata si incamminò verso casa prendendo vie meno frequentate, nella speranza di non incontrare nessun conoscente.
 
Quello era uno di quei momenti in cui malediva il fatto di essere una Hyuga. Di avere quegli occhi così unici e magnetici da attirare tutti gli sguardi e le attenzioni dei passanti.
-Avrei dovuto indossare una maschera, un paio di occhiali. Che stupida che sono stata. Hinata Hyuga che ritorna a Konoha, dopo più di quattro anni, con un bambino. Non ho nulla di vergognoso da nascondere, che mi guardassero, mi criticassero. La gente critica qualsiasi cosa tu faccia o non faccia. Mi chiamassero in tutti i modi possibili, mi insultassero. Io lo faccio per te, Neji. Perché io ti amo.-
Orgogliosa baciasti la testolina rossa del piccolo adagiata dolcemente, nell’incavo tra la tua spalla destra e il tuo collo. Neji, sopraffatto dalle tante emozioni provate e dalla scorpacciata di takoyaki, si era addormentato tra le tue braccia.
Camminavi velocemente. Avevi timore di tornare a casa, di rivedere tuo padre, di sentire i commenti negativi del tuo clan. Temevi di essere giudicata, anzi, ne eri sicura che lo saresti stata.
Mancava poco, pochissimi metri e saresti tornata nel cuore del tuo passato. Pochi metri.
Ma il tuo cammino, la tua quasi corsa verso casa, si interruppe bruscamente.
D’altronde nulla poteva sfuggire ai tuoi occhi. Purtroppo.
 
In una piccola piazza, con pochi alberi e qualche aiuola, si ergeva prepotentemente una statua.
La statua raffigurava due ragazzi, abbracciati, sorridenti, felici.
Quella statua raffigurava Naruto e Gaara.
Il tuo cuore perse un battito per l’ennesima volta. Una lacrima solitaria scivolò sul tuo volto niveo per morire infrangendosi fra i capelli rossi del tuo bambino.
I tuoi occhi furono catturati da una placca commemorativa posta alla base della grande statua.
 
In memoria di Gaara. Ninja leggendario, Kage giusto e leale. Grande amico. Che la sabbia possa cullarti nel tuo sonno eterno.”
 
 
 
 


Note dell’Autrice:

Salve, mie e miei adorati.
Comincio con il chiedervi scusa per il ritardo.
Purtroppo l’Università e altri impegni vari ed eventuali hanno fatto si che ritardassi l’inserimento dell’ultimo capitolo. Scusatemiii xD

16 recensioni, non ci posso credere *.* GRAZIE, GRAZIE ed ancora GRAZIE!! :D

Ringrazio come sempre la mia adorata Beckill, sei la mia salvezza :3
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, preferito o inserito la mia storia tra quelle seguite. Un grazie anche ai lettori silenziosi e una richiesta: non siate timidoni, leggere le vostre recensioni sarebbe per me un onore J Inoltre, trama permettendo, potrei cercare di accontentarvi inserendo molti dei personaggi del manga. Fatemi sapere quali sono quelli a voi più graditi e, trama permettendo, li inserirò con piacere :)

Aggiornerò, come ormai ben sapete, settimanalmente, ritardi permettendo :D

I misteri si infittiscono sempre piu’ e ne vedrete delle belle :D

Ci sentiamo presto.

Un bacio enorme,

Francesca

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2430466