Due Date

di Preussen Gloria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** La prova ***
Capitolo 3: *** L'immagine ***
Capitolo 4: *** La Minaccia ***
Capitolo 5: *** La Regina ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


L'inizio

[Tony]

“Io vorrei che tu scegliessi... Che prendessi una decisione vera!”

Tu-Tun…Tu-Tun… Tu-Tun…

*Risponde la segreteria telefonica del numero…Tony? Tony sono Steve. Rispondi, per favore… Tony, so cos’è successo, ne discutono tutti! Se non ti va di parlare, va bene, però… Non perdere la testa…*

 
Tony ricordava vagamente di avere un cellulare. Non ricordava a che cosa servisse, come non ricordava chi fosse questo Ste-Qualcosa. Eppure, aveva la netta sensazione che fosse utile come arnese. Era ad appena venti centimetri da lui e si ritrovava a fissarlo come se fosse un’irraggiungibile miraggio nel deserto.
C’era anche il suo nome scritto sopra: decisamente figo!
Peccato che sembrasse complicato, che girasse come una trottola impazzita sul tavolo della cucina mentre quel rumore insopportabile gli trapanava i timpani, già resi decisamente più sensibili dalla medicina per tutti i suoi mali. Per non parlare dell’irritazione crescente che gli faceva venire l’acido in gola ogni volta che la segreteria partiva e a la voce di quell’individuo – con cui credeva di avere un certo rapporto lavoro o simil– attaccava la solita solfa con quel tono da paternale, capace di fargli partire un embolo anche nelle pessime condizioni in cui versava.
Non ce l’aveva mai avuto un padre ed era cresciuto comunque benissimo!
Per questo, per quanto interessante potesse sembrare, ignorava quella scatoletta nera chiamata cellulare. Aveva l’aria complicata, di quelle cose che richiedono un minimo di attenzione per essere usate correttamente: uno sforzo che non era in grado di affrontare, nemmeno grazie alla sua natura megalomane.

“Ma in realtà… In realtà ti sto pregando, Tony! Scegli me! Ama me! Fallo vivendo come un grande uomo…”

La bottiglia di fronte a lui, invece, era un oggetto semplice. Anche il liquido al suo interno era un qualcosa d’incredibilmente facile da capire, nonostante i suoi effetti fossero miracolosi per la malattia di cui soffriva e che, di recente, aveva diagnosticato a sé stesso.
Non doveva fare altro che afferrarla, inclinarla di poco più di centottanta gradi e stare bene attento a versare quel liquido divino all’interno del bicchiere e non su tutto il ripiano dell’angolo bar.
Semplice, veloce…

“Non morendo come un eroe…”

Si era illuso, Tony Stark.
Rendere una fabbrica di armi qualcosa di utile per l’umanità.
Trasformare il genio superficiale e lascivo in un uomo.
Lasciare che l’uomo si evolvesse in eroe, all’occorrenza.
Cambiare tutto, ogni cosa, fino all’ultimo squallido dettaglio, per amore di una singola donna.
La donna giusta.
L’unica che avrebbe potuto definire della sua vita e che era stata tanto vicina ad esserlo da impedirgli di capire come fosse possibile che tutto fosse finito così, ad un passo da un traguardo che avrebbe dovuto essere un nuovo inizio. Non il suo, questa volta, ma il loro.

“Io amo Tony Stark con tutto il mio cuore…”

“Io sono Tony Stark,” mormorò ingurgitando un altro bicchiere.

“Ma non posso vivere nel terrore di Iron Man.”

“Io sono Iron Man.”
Non erano due opposti, non erano nemmeno due entità parallele. Erano i sinonimi con cui indicare un’unica cosa.
“Chiedevo solo che lo capissi…”
Il bicchiere vuoto cadde a terra.

[Steve]

*Risponde la segreteria telefonica del numero…*

“Maledizione, Tony!” Steve premette il tasto per terminare la chiamata talmente forte che il cellulare si spaccò in due, alla stregua di un biscotto. Restò a guardare i rottami tra le sue mani con frustrazione per una manciata di secondi, poi lo gettò nel cestino della spazzatura più vicino.
Si cacciò le mani in tasca e si rimise a camminare: non fosse mai che il grande Tony Stark si azzardasse a mettergli tra le mani una delle sue auto lussuose, c’era pur sempre il rischio che lo sgraziato Capitano provocasse qualche ammaccatura qua e là solo aprendo e chiudendo la portiera.
Quello che Steve temeva, era di ritrovarla ridotta a rottami lungo la strada, una di quella auto, con Tony all’interno in bella compagnia di qualche bottiglia vuota.
Non gli aveva detto una parola a proposito di Pepper.
Niente!
Restavano a contatto per la maggior parte della giornata e Tony non aveva lasciato trasparire nulla. Certo, forse c’erano stati dei segnali: troppe poche battute, troppo poco rumore, troppe poche espressioni… Ma Tony era rimasto in lutto per mesi solo perché la sua adorata maglietta degli ACDC aveva, casualmente, preso fuoco durante un esperimento di prova con l’armatura!
Era impossibile capire cosa gli passasse per la testa.
Figurarsi se era pensabile valutare quando e come intervenire.
C’erano più possibilità che Thor accettasse la perdita di Loki, piuttosto che Tony realizzasse che aveva bisogno di aiuto da parte di un amico e Steve non lo capiva.
Comprendeva che Howard non aveva contribuito un granché nel dargli fiducia nell’umanità.
Comprendeva che aveva vissuto all’interno ed era stato parte integrante del lato più squallido dell’alta società.
Comprendeva anche che era stato tradito e abbandonato abbastanza spesso da portarlo a fare ogni cosa da solo, ma…
Già, c’era sempre quel ma.
Quel ma che aveva portato Steve a tornare a New York e a smettere di cercare in lungo ed in largo un posto che non esisteva. Casa, in qualunque modo l’avesse intesa negli anni della seconda guerra, non esisteva più da tanto… Tanto tempo.
New York, l’appartamento nelle vicinanze della Stark Tower che Tony gli aveva ceduto – ovviamente, in affitto – era l’unica sostituzione che era riuscito a trovare. Non era così male… Forse…
Alzo gli occhi: l’insegna della Stark Tower era ben visibile in lontananza.
Sospirò profondamente e si rimise a camminare: forse sarebbe arrivato in tempo per scortare Tony in bagno, prima che vomitasse per tutto l’angolo bar.

[Thor]

Thor non sapeva se gli altri fingessero di non vedere o se, a forza di stare vicino ad un ricercato, era finito con l’imparare come nascondere le cose invece di portarle stampate in faccia.
Sua madre era convinta che passasse il suo tempo insieme a Jane.
A Tony piaceva abbellire questa versione con particolari che Thor non si era mai permesso di confidargli: non sarebbe stato capace di mentire fino a quel punto.
Steve non chiedeva e non commentava e gli era grato.
Se suo padre sospettava di lui, non lo dava a vedere.
Non che temesse qualcosa: Loki sapeva esattamente quello che voleva e cosa doveva fare per ottenerlo.
Thor, semplicemente, lo lasciava fare.
Quando riuscì ad infilarsi i boxer e la t-shirt, il principe delle illusioni era già completamente vestito e pronto ad andarsene.
“Resta…”
Ogni volta era la stessa preghiera, la stessa umiliazione, la stessa pugnalata al cuore.
Loki gli rispose con una smorfia, “sono più che appagato per questa notte…”
Mancava che gli allungasse due o tre monete d’oro – o, forse, un rotolo di banconote sarebbe stato più adatto al contesto – e la scena sarebbe stata completa.
“Non dobbiamo fare per forza qualcosa.”
Non era un idiota, a differenza di come molti credevano, era solo troppo disperato per farsi scudo col suo orgoglio.
“Vorrei solo che rimanessimo insieme per un’intera notte, è chiedere troppo?”
Sì, perché dopo gli avrebbe chiesto di rimanere al mattino. Poi, avrebbe cominciato a desiderare di averlo con sé per un giorno intero. E dopo…
Non poteva permettere al suo cuore di sognare di più, sarebbe stato troppo pericoloso.
“Non sono tuo fratello.”
“Questo lo so.”
“Non sono il tuo compagno.”
Thor ingoiò a vuoto, “allora perché vieni a cercarmi quasi ogni notte? Perché vieni da me? L’universo è pieno di puttane pronte a soddisfarti per poco denaro o di uomini affamati di qualcosa di proibito!”
Rabbia, sì, di quella ancora ne aveva.
Loki sorrise diabolico, “e togliermi la soddisfazione di vederti così?” Domandò freddamente, “ho perso tutte le battaglie contro di te e i tuoi animaletti da compagnia, è vero. Ma così… Qui, su questo letto, vinco sempre io ed è un trionfo a cui non ho intenzione di rinunciare.”
“Quanto ancora pensi che te lo lascerò fare?” C’era fermezza nella voce di Thor, ma nel suo cuore c’era solo dolore e la consapevolezza che non si sarebbe mai lasciato scappare l’occasione di avere Loki, anche solo per qualche ora.
“Quando ancora pensi di poter sperare?” Ribatté Loki ed aveva dolorosamente ragione. Thor non sarebbe mai riuscito a combatterlo, non sarebbe mai riuscito a respingerlo sul serio, se prima non avesse smesso di amarlo. In che modo non lo sapeva più… Sapeva solo che rinunciare a Loki significava rinnegare tutta la sua vita e non ne era capace.
“Resta almeno fino all’alba.”
Loki sapeva quanto male gli faceva, mentre si allontanava dalla finestra e si avvicinava a lui con lenti passi, “e che cosa saresti disposto a fare per avermi fino al sorgere del sole?”
Non conosceva l’amore, il principe delle bugie.
“Qualunque cosa…”Thor sapeva che gli avrebbe fatto pagare un prezzo decisamente troppo alto per il profitto.
“Hai imparato a prenderti le tue responsabilità, principe Thor?”
E la cosa peggiore…
“Perché questa volta, nessuno sarà dalla tua parte per aiutarti…”
Era che gli andava bene.

***

“Oh! Voglio morire!” Gemette Tony, un istante prima di riaffondare il viso nel water a causa di un altro conato di vomito.
“E finirai per ammazzarti sul serio, così!” Esclamò Steve alla sue spalle che lo sorreggeva per non farlo affogare nel suo stesso vomito, sebbene l’immagine non gli dispiacesse poi tanto, “pensi che l’autodistruzione sia la soluzione migliore?”
Tony approfittò di un attimo di lucidità per guardarlo in cagnesco, “ha parlato quello che mi faceva la predica sullo spirito di sacrificio…”
Steve lo lasciò e Tony batté la testa sul bordo della tazza, “vai al diavolo…”
“Ma perché te la prendi tanto?” Si lamentò Tony massaggiandosi la fronte dolorante, “si tratta dei miei fottuti affari, sono libero di dirli a chi cazzo mi pare i miei fottuti affari.”
Steve non si sforzò di mascherare la sua delusione, “pensavo fossimo amici!”
“Oh! La mia testa…” Tony si prese il cranio tra le mani dondolandosi nel vano tentativo di trovare un po’ di conforto, “troppi paroloni in pochi giorni. Quella parlava di scelta, responsabilità, eroi, uomini… E adesso arrivi tu a parlare di legami. Che brutta cosa che sono!”
“Beato tu che sai vivere senza,” borbottò Steve tirandogli un asciugamano. Tony lo cercò alla cieca sul pavimento per una manciata di secondi, “non vedo niente, Steve! Sono cieco!”
Steve non seppe se mettersi a ridere o piangere. Decise di essere benevolo e sollevò l’asciugamano dalla testa di Tony. Glielo porse, questa volta.
“Che cosa ti ha fatto per ridurti in questo stato?” Non avrebbe dovuto chiederlo così direttamente, ma non aveva potuto farne a meno.
Tony gli sorrise: il sorriso di un condannato a morte. “Mi ha chiesto di uccidere la parte migliore di me…”

***

Loki era stato maledettamente gentile.
Per Thor, era stato tutto incredibilmente meraviglioso.
Ma nessuno dei due era preparato ad una cosa simile.
Quando tutto era finito per la terza volta, Loki era rimasto sopra di lui a fissarlo come un bambino smarrito e Thor aveva ricambiato l’espressione terrorizzata con altrettanta sincerità.
Erano mesi che andavano a letto insieme.
Era passato diverso tempo da quando Loki aveva concesso a Thor quello che non aveva permesso di avere a nessun altro.
Quella prova era stata la più difficile, no? Era stato difficile tornare a mentire, dopo quella notte.
Non poteva accadere tra loro qualcosa che…
Invece sì, quello che avevano condiviso quella notte era molto peggio.
Thor si era accorto di quel tentennamento, di quella pausa, di quel momento di assoluta paura. Aveva alzato una mano per sfiorargli una guancia, “Loki…”
Il primo raggio di sole aveva illuminato la stanza e suo fratello si era allontanato da lui con uno scatto rabbioso, come se volesse mettere tra sé e quel che era successo tra loro tutta la distanza possibile.
Thor rimase sul letto: nudo, esposto, umiliato.
Si mise a sedere.
Faceva male, ma doveva farlo.
Doveva guardare Loki negli occhi e capire che quello che era successo non lo aveva sentito solo lui.
“Loki?”
“Stai zitto!” Sbottò l’altro allacciandosi i pantaloni con rabbia.
“Loki, per favore, noi…”
“No!” Loki si fermò davanti al letto: era bellissimo con i capelli ed i vestiti in disordine e Thor si odiò per non poter evitare di pensarlo. “Non esiste nessun noi e, da oggi, mi assicurerò che lo capisca anche tu.”
Thor inarcò le sopracciglia, “cosa?”
Loki non rispose: corse verso la finestra, come se stesse fuggendo da qualcosa di pericoloso, fatale. La spalancò in panico e fece per andarsene, poi qualcosa lo bloccò…
Qualcosa…
Dannata incertezza. Si voltò a guardare Thor un’ultima volta, “che cosa ho fatto?” Mormorò e sparì prima che l’altro potesse replicare.
Il cuore di Thor si fermò per una manciata di secondi, prima di riprendere a battere con velocità dolorosa. Si alzò dal letto tremando come una foglia, si rivestì come un automa e, in panico, cercò con gli occhi il suo martello.
Lo trovò nell’angolo della stanza, esattamente dove lo aveva lasciato. Un terrore irrazionale lo colse di colpo e si ritrovò ad esaurire la distanza che li separava con poche, ampie falcate.
Allungò la mano, afferrò l’impugnatura.
L’orrore provocato da quel che non accadde, lo dilaniò.

[Primo mese.]

Tony si era addormentato attaccato al radiatore del bagno.
Steve aveva cercato di rimetterlo in piedi e di portarlo a letto, ma al primo segno di obiezione, l’aveva lasciato crollare sul pavimento e aveva deciso di fregarsene.
Alla fine, non era riuscito a dormire per il senso di colpa e Tony riprese coscienza alle prime luci dell’alba dichiarando che un Hulk impazzito doveva aver ballato la tarantella sopra il suo corpo privo di coscienza.
“Ti porto sul divano.”
Trascinare Tony in soggiorno non fu una grande impresa per il Capitano, evitare di sbatterlo contro un muro ad ogni delirio, invece, fu un enorme sacrificio.
“Non posso avere un nonnino per badante, è controproducente! Adesso cosa accadrà? Assumerò Thor come domestica?” Si mise a ridere sguaiatamente da solo, mentre Steve faceva appello a tutta la sua buona volontà.
“Ti porto un bicchiere d’acqua, ti aiuterà a smaltire l’alcol che ti è rimasto in corpo…”
Tony sgranò gli occhi e spalancò la bocca, “Uh! Il nostro Cap sa come affrontare le sbornie! Questo sì che è uno scoop! Allora non facevi la suora prima di entrare nell’esercito!”
“Piantala di urlare, Tony…” Lo pregò Steve appoggiando il bicchiere ricolmo d’acqua sul basso tavolino davanti al divano, “ci sento benissimo.”
“Io no!” Replicò Stark, “tutto è ovattato e distante! Non mi sentivo così da quando ero in punto di morte, che ricordi!”
“Contento tu,” Steve annuì distrattamente, poi il campanello dell’ingresso attirò la sua attenzione.
“Pepper va ad aprire la porta, sono troppo impegnato a non fare niente!”
Tony parlò come se l’altro fosse nella stanza più remota della casa e non ad appena mezzo metro da lui, ma Steve non ebbe il cuore di farglielo notare né di correggere il nome con cui l’aveva chiamato.
“Probabilmente è Thor che ha deciso di farmi da domestica,” si rimise a ridere da solo, mentre Steve premeva il pulsante per accendere la telecamera del citofono.
Guardò il piccolo schermo inarcando le sopracciglia, “Tony? Per caso hai seriamente chiamato Thor, tra un delirio e l’altro, ieri notte?”
“Oh, Steve! Quella di Thor come domestica era una battuta, possibile che tu non l’abbia capito?” Tony bevve un’ampia sorsata dal suo bicchiere d’acqua e Steve desiderò che vi annegasse dentro, prima di permettere al loro ospite di accedere all’ascensore.
Se lo Stark sul divano era uno spettacolo tanto pessimo da far ridere anche il più veterano dei paparazzi, Thor era la rappresentazione vivente della parola trauma.
“Ma che ti è successo?” Domandò Steve allarmato.
“Che maleducato!” Commentò Tony dal divano, “neanche saluti!”
Thor tentò di offrire una qualche spiegazione, ma tutti i suoi tentativi finirono con uno sguardo basso ed un’espressione imbarazzata. Steve fu abbastanza sensibile da non insistere oltre e farsi da parte, “entra, accomodati…”
“Non puoi dire entra ed accomodati a qualcuno in una casa che non è tua!” Lo rimproverò Tony voltandosi di trequarti: si zittì di colpo quando riconobbe il secondo gigante biondo nella stanza.
“Perdona il disturbo, Anthony,” si scusò Thor continuando a tenere gli occhi azzurri incollati al pavimento.
Tony si limitò a fissarlo come se gli fossero spuntate, improvvisamente, due corna ed una paio di ali.
“Non preoccuparti, non è in grado d’intendere e di volere,” lo rassicurò Steve invitandolo a sedersi accanto all’angolo bar con un cenno del capo, “tra due ore, probabilmente, non si ricorderà nemmeno come siamo arrivati qui!”
“Sei tu che soffri di demenza senile, non io!” Tony riprese a ridere come un ossesso.
“Che gli è successo?” Chiese Thor confuso sedendosi su uno degli alti sgabelli accanto al bancone.
Steve sospirò, “Pepper se n’è andata…” Mormorò a tono abbastanza basso da non farsi sentire dall’essere delirante sul divano.
“Lady Pepper ha…” Thor non completò la frase, “perché?”
“Ero venuto qui per capirlo,” confessò Steve, “pensavo che gli avrebbe fatto bene parlare. L’ho trovato che era già così…”
Tony si alzò solo per ricadere seduto a causa di una violenta vertigine,” figo! La stanza gira!”
Steve alzò gli occhi al cielo e tornò a guardare Thor, “a te, invece, che è successo?”
Il semi-dio lo fissò incerto per alcuni istanti, “ho un problema…”
“Sì, mi basta guardarti in faccia per capirlo.”
“Il vecchio saggio ha parlato!” Tony tentò si rialzarsi ed avvicinarsi, solo per finire ripiegato sul basso tavolino di fronte a lui.
Thor prese un respiro profondo, “non riesco più ad alzare il martello.”
Steve lo fissò smarrito per una manciata di secondi, poi il suo sguardo divenne allarmato.
“Il grande Thor non riesce ad aprire l’ombrello!” Tony emise una risatina stridula.
Steve lo guardò di traverso, “ignoralo…”
“Non riesco a capire da cosa possa dipendere,” la voce di Thor era malferma e sottile, difficile credere che non vi fosse altro da dire sul suo stato, ma era Tony quello perennemente sospettoso, non Steve.
“Tuo padre ha…”
“No,” Thor scosse la testa, “non parlo con mio padre da mesi. Non torno ad Asgard da molto tempo, a dire il vero.”
“E dove sei stato tutto questo tempo, allo S.H.I.E.L.D. non ti convocano da qualche settimana, no?”
“In un appartamento a circa mezzo kilometro di distanza da qui…” Bofonchiò Tony con la faccia premuta contro il vetro del tavolino, “gliel’ha comprato papà…”
Thor si tese di colpo, “come fa…”
“S’introduce nei dati segreti dello S.H.I.E.L.D. una volta alla settimana, se hai registrato la tua permanenza qui, Tony non deve averci messo molto a scoprirlo…”
Thor annuì, “pensavo fosse giusto.”
“Lo è…”
“Se avessero avuto bisogno di me, almeno… Devo pur far qualcosa per sdebitarmi della vostra accoglienza.”
Steve sorrise, “è un mondo libero questo.”
“Sì, ma per i guai della mia famiglia, l’umanità ne ha passati di ben peggiori,” Thor si passò nervosamente una mano tra i capelli, “non è così scontato che mi accettiate.”
Steve gli appoggiò una mano sulla spalla, “sei tra amici qui,” lo rassicurò, “io non ho la minima idea di come aiutarti, ma se c’è qualcosa che non va nel tuo corpo, forse…”
Steve guardò Tony che, nel tentativo si tirarsi in piedi, finì col rotolare sul pavimento.
“Magari tra un paio d’ore…”

Due ore e quarantacinque minuti dopo, Tony li aveva condotti in uno dei laboratori della torre, indossando un paio di occhiali scuri che lo facevano sembrare un uomo affetto da cecità.
“Non c’è nemmeno il sole, oggi,” gli fece notare Steve.
“Non farmi parlare più del dovuto,” bofonchiò Tony dolorante, invitando Thor a stendersi sul lettino operatorio di fronte a lui.
Il semi-dio esitò.
“Coraggio, non ti apro in due, Conan!”
Sebbene Thor non sapesse se questo conan fosse un tipo d’insulto o altro, decise di ubbidire.
“Tirati su la manica del braccio destro.”
Thor annuì ed eseguì.
Tony prese una piccola fiala con un ago dal tavolo alle sue spalle, “per capirci: ti bucherò il braccio per rubare qualche goccia del tuo sangue divino. Resta rilassato, nervi saldi e guai a te se provochi un corto circuito in tutta la struttura.”
“Tony, stai minacciano un semi-dio,” gli fece notare Steve.
“Un semi-dio disarmato, però…”
“Ho capito,” Thor annuì, “non mi muoverò.”
Tony procedette con il prelievo e, in meno di trenta secondi, Thor fu libero di rilasciare il respiro che aveva, inconsciamente, trattenuto.
“Tieni, Steve, fai da infermiera,” disse Tony passandogli distrattamente una garza pulita. Steve si avvicinò al semi-dio, “premi e chiudi il braccio, in pochi secondi passerà.”
Thor era troppo agitato per rispondere o preoccuparsi di un danno minimo come quello, così si limitò ad annuire ed osservare in silenzio.
Tony inserì la parte superiore della fiala all’interno di quello che sembrava un minuscolo computer, “la uso per controllare i miei valori regolarmente, funziona!”
“E quell’arnese capirà che cos’ho?”
“Questo arnese,” disse Tony acidamente, “progettato e costruito personalmente…”
“Dacci un taglio, Tony,” lo frenò Steve alzando gli occhi al cielo.
Stark sbuffò sonoramente, “a voi comuni mortali basti sapere che se c’è qualche anomalia nel sangue di Thor, questo arnese saprà individuarla. Certo, non ho l’opzione dio norreno tra i dati generali ma qualcosa dovrebbe uscirne fuo…”
L’arnese emise un improvviso rumore simile ad un gemito, seguito da una serie di scintille che fecero sobbalzare i presenti.
Tony rimase immobile a fissare la propria invenzione, che ora emetteva fumo, con gli occhiali da sole storti sul naso. Steve non poté trattenersi da ridere, “oh… la geniale invenzione è esplosa.”
Stark guardò il semi-dio steso di fronte a lui, “ti avevo detto di non far esplodere nulla!”
“Io non ho fatto niente!” Si difese Thor.
In quel mentre, un rombo assordante fece tremare l’intera struttura. Steve s’irrigidì, Tony lasciò andare l’arnese per reggersi al tavolo alle sue spalle. Thor rimase immobile: lo sguardo terrorizzato, come quello di un bambino.
“Chi è arrivato, ora?” Sibilò Stark.

***

Se fosse stato per Tony, lui e Steve si sarebbero dati alla fuga tattica, abbandonando Thor in balia del suo destino, ma l’ultima volta che aveva lasciato la sua adorata torre nelle mani di quel semi-dio e degni parenti, era stato costretto a darsi alle gioie della ristrutturazione forzata.
Tony non sapeva realmente chi pregare, mentre le porte dell’ascensore si aprivano sull’entrata dell’appartamento all’ultimo piano, ma era certo di non aver invocato lui in nessuna maniera.
“Padre…”
Tony aveva la netta sensazione che se Thor fosse stato poco poco meno orgoglioso, avrebbe fatto un passo indietro e li avrebbe usati come scudo. Ma non c’era alcuna traccia di rimprovero negli occhi di Odino, né di rabbia o delusione.
Piuttosto, il re degli di Asgard sembrava incredibilmente triste.
“Perdonate il disturbo,” si rivolse a Steve e Tony che scossero appena la testa rimanendo in silenzio, “ma avevo una questione urgente di cui parlare con mio figlio.”
“È accaduto qualcosa, padre?” Domandò Thor allarmato percorrendo la stanza con ampie falcate, “Asgard è…”
“Il nostro regno è al sicuro, Thor. Non devi temere per la nostra gente.”
Thor tentò di calmare il suo cuore impazzito, ma non vi riuscì, “di che si tratta?”
Non poteva essere quello che temeva: suo padre era troppo quieto perché fosse sul punto di punirlo.
Odino abbassò gli occhi sul pavimento, come se non sapesse cosa dire e Thor sapeva che era un evento causato solo dalle tragedie peggiori. Non osò chiedere. Non voleva sapere.
Il re sospirò profondamente, poi guardò il figlio negli occhi per un lungo minuto d’esitazione, “odio dover essere io a dirtelo.”
Thor ingoiò a vuoto, poi annuì, “io non ti odierò, padre.”
Odino non ne sembrava convinto, ma sul suo viso vi era la stessa rassegnazione di chi si arrende al suo crudele destino. Scoprì il braccio destro dal mantello rosso rivelando ciò che stringeva in pugno.
Istintivamente, Steve afferrò il braccio di Tony.
Thor non fece niente, non disse niente. Solo un nero ed oscuro desiderio di morte si distingueva nel caos calmo in cui versava la sua anima.
“Mi dispiace, Thor…”
L’elmo dorato era coperto di fango e sangue fin sulla punta delle corna ricurve.
“Tua madre non sopporta di guardarlo, non avrebbe voluto che tu lo vedessi così, con il suo… Io sapevo che se te lo avessi consegnato immacolato, non mi avresti mai creduto.”
Thor non replicò, non lo guardò nemmeno in faccia.
Non esisteva più nulla in quella stanza o nel mondo che non fosse l’elmo lordo di sangue di Loki.
“Uno di quegli esseri schifosi che servono Thanos ce lo ha consegnato appena un’ora fa,” raccontò Odino, “mi sono premurato che facesse una fine raccapricciante.”
Sia Tony che Steve fissarono Thor, attendendo un suo segno, una sua reazione, qualsiasi cosa. Ma Thor non era lì, non del tutto, almeno.
“Lo ripuliremo noi,” intervenne Tony, senza nemmeno rendersene conto.
Steve annuì, “penseremo anche a Thor. Non credo che voglia tornare ad Asgard, ora.”
Odino si voltò nella loro direzione, gli rivolse un forzato sorriso di gratitudine, poi alzò una mano in direzione del figlio. Thor fece un brusco passo indietro scuotendo la testa, “no, padre… No…”
Odino annuì e si diresse verso la balconata, senza voltarsi.
Una luce abbagliante e di lui non rimase traccia.

Steve era molto più bravo a cavarsela in quelle situazioni di Tony, per questo Stark rimase in silenzio, mentre il Capitano prendeva l’iniziativa in quell’orribile momento, “Thor…”
“Sto bene!” Sbottò il semi-dio voltandosi di colpo verso di loro.
Tony, invece, era molto più bravo a perdere la pazienza e a sbattere scomode verità in faccia alle persone, “non ci crede nessuno, Thor…”
“Allora fingete di farlo,” sibilò il principe di Asgard. Steve non riusciva a capire dove trovasse la forza di non piangere.
“Fate quello che volete,” aggiunse, “ma risparmiatemi la vostra compassione. Non c’è nessuno che possa soffrire con me di questo. Non lo pretendo, ma almeno voglio evitare di guardarvi mentre vi fingete dispiaciuti per la sua…” Thor sentì l’aria mancargli improvvisamente, come il terreno sotto i piedi. Portò una mano sul bordo del bancone dell’angolo bar, ma non fu un sostegno sufficiente: era come se la forza di gravità lo stesse spingendo contro il pavimento.
“Thor!” Steve gli fu subito accanto, seguito da Tony, “Thor, con calma, siediti. Ti aiutiamo noi!”
Thor si ritrovò seduto a terra e dovette chiudere gli occhi per contrastare un capogiro.
“Ehi, Point Break! Ci stai spaventando, parlaci!”
“Mi gira la testa…” Gemette Thor.
“Sì, questo l’avevamo capito, qualcos’altro?”
“Non lo so, non riesco a stare in piedi.”
“Va bene, Thor,” Steve gli strinse una spalla, “non ci muoviamo di qui, fin quando non ti senti pronto.”
“C’è qualcosa che fa male,” disse Thor mordendosi il labbro inferiore.
“Cosa?” Domandò Tony quasi alterato.
“Non lo so… Sotto l’ombelico… Ah!” Thor si piegò in due premendo una mano contro il basso ventre.
“Va bene, ho capito!” Esclamò Tony che, in realtà, non ci stava capendo più niente ma qualcuno doveva pur reagire, “Steve, aiutalo ad alzarsi e portalo in laboratorio! Trascinacelo di peso, se necessario!”

“Un semi-dio può avere la febbre?” Domandò Steve poggiando un panno umido sulla fronte di Thor.
“Non lo so,” ammise lui, “non mi sono mai sentito così, prima d’ora.”
“E forse quello che voi ignoranti chiamate arnese, è riuscito a capire perché,” disse Tony trionfante armeggiando con ciò che rimaneva della sua invenzione insieme ad un computer tradizionale.
“Ho freddo,” mormorò Thor stendendosi su un fianco e raggomitolandosi.
“C’è una coperta sulla sedia, Steve.”
Il Capitano si premurò di coprire il loro divino paziente con cura, “meglio?”
“Sì, grazie,” rispose Thor con un mezzo sorriso.
“Tombola!” Esclamò Tony, mentre il computer cominciò a sputare un lungo foglio stretto simile ad uno scontrino, “i risultati erano ancora in memoria!”
Steve alzò gli occhi al cielo, “immagina quanto saranno attendibili.”
Ma Thor nemmeno lo guardò, assorto in un groviglio di pensieri dolorosi che non miglioravano le sue condizioni fisiche. Steve sospirò tristemente sentendosi incredibilmente inutile. Tornò a guardare Tony e inarcò un sopracciglio: l’espressione di trionfo di Stark si era trasformata in una maschera di orrore e sorpresa al contempo.
Si alzò in piedi, lo scontrino stretto nel pugno, e, in totale silenzio, si fermò di fianco al lettino di Thor fissandolo dall’alto al basso con una certa insistenza.
“Che c’è?” Domandò Thor debolmente.
“C’è che questo è il meraviglioso momento in cui ti guardiamo con sguardo inquisitorio e ti confessiamo che abbiamo capito che non ci hai detto tutta la verità.”
Thor guardò Steve che scrollò le spalle, “io non ho capito niente…”
Tony sbuffò, “segui il copione, Steve! Non hai mai visto una scena simile nei film?”
“I film dei miei tempi erano muti!”
“Oh, per tutte le divinità della mitologia norrena, non l’accendi mai quella tv di ultima generazione che ho installato nel tuo…
“Basta!” Sbottò Thor tirandosi a sedere, “che cos’ho?” Domandò, quasi in panico.
Steve guardò Tony di traverso, “che cos’ha?”
“Non ne ho la più pallida idea,” confessò Tony allargando le braccia in un gesto teatrale, “perché penso che questo fottuto arnese sia rotto!”
Thor sbatté le palpebre un paio di volte, “che significa?”
“Oh, questo devi dirmelo tu, Thor,” rispose Tony guardandolo dritto negli occhi, “c’è una ragione, anche solo lontanamente umana, per cui tu debba aspettare un bambino?”
Steve lo guardò con un’espressione sconvolta che decide d’ignorare per non rischiare di scoppiare a ridere, Thor, invece, sembrava tutto meno che divertito.
“Che scherzo è questo, Stark?” Domandò con voce tremante, forse cercando di sembrare rabbioso.
“Non lo è,” disse Tony gravemente, rendendosi lentamente conto che la possibilità che quei risultati fossero corretti si stava concretizzando nello sguardo disperato di Thor, “considerando i livelli di ormoni nel tuo sangue, è una cosa piuttosto recente ma…”
“No!” Tuonò Thor scuotendo la testa, “no, non può essere no,” piegò le labbra in un sorriso isterico, “non può essere che sia vero questo, come non può essere che sia morto!”
“Stiamo parlando di Loki?” Domandò Steve confuso.
“Sì, Thor, stiamo parlando di Loki?” Ripeté Tony con tono più gelido.
“Non può essere morto! Non può!” Finalmente, una lacrima si decise a scendere da quegli occhi azzurri, “era con me, poche ore fa!”
Steve allontanò subito lo sguardo da Tony per posarlo su Thor e Stark sbatté una mano sula tavolo, “e lo sapevo! Lo sapevo!”
“Non sapevi proprio niente, Tony!” Cercò di zittirlo Steve.
“Ah, no?” Tony lo guardò in cagnesco, “hai riflettuto per almeno una manciata di secondi nelle ultime quattro ore? Il principino ha un appartamento dietro l’angolo, ma sta ben attento a farsi vedere solo quando capita e per brevi periodi. Tuttavia, ci fa la legale cortesia d’informare lo S.H.I.E.L.D. così che nessuno s’insospettisca e quando qualcuno, tipo me, comincia a fare battutine irritanti su di lui ed una certa Jane, la cosa non lo tocca minimamente.”
“Quindi?” Chiese Steve.
“Quindi elementare, Watson! Perché sei venuto da noi?” Domandò Tony al semi-dio, “hai un’intera sacra famiglia che ti adora, ma quando il Mew-Mew ha fatto il capricci, sei corso qui, da un gruppo di comuni mortali inutili. Scelta poco logica, non credi? A meno che… Tu non avessi qualcosa di molto più grosso da nascondere e, credimi, se Steve fosse un po’ più sveglio si sarebbe accorto che hai varcato l’ingresso con la faccia di chi è rimasto a guardare mentre qualcuno di amato gli calpestava il cuore. Sono diventato un esperto di certe faccende, mio malgrado.”
“Mi hai appena insultato?” Chiese Steve irritato.
“Segui il ragionamento, Steve! Segui!” Tony tornò a guardare Thor che si era chiuso dietro un’espressione glaciale ed un muro di mutismo, “Loki era con te poche ore fa? O Loki è stato con te per parecchie ore negli ultimi tempi?”
Anche Steve puntò gli occhi su Thor, a questo punto.
“Non sono affari…”
“Thor, io m’impegnerò solennemente ad essere gentile ed a non giudicare il tuo operato incestuoso, se la smetti di recitare la parte del bugiardo perché, sai, non è tua. Era di Loki…”
“Tony, con calma,” Steve gli appoggiò una mano sulla spalla.
“No!” Esclamò Tony, “non credere che il nostro povero Thor sia una vittima, se lo fosse stato, non sarebbe qui a vergognarsi come un adolescente che appena beccato a compiere atti osceni.”
“Lascialo parlare, almeno!”
“Non mi pare sia molto incline a…”
“Va bene!” Esclamò Thor impulsivamente, “so che non capirete, ma se volete sapere la verità, devo chiedervi che non esca da questa stanza per nessuna ragione al mondo.”
“Hai la nostra parola…” Steve annuì.
“Hai la sua,” lo corresse Tony guadagnandosi una gomitata da parte del Capitano.
Thor si morse il labbro inferiore abbassando lo sguardo, “è successo e basta.”
Tony si passò una mano tra i capelli nervosamente, Steve sembrò non capire.
“Non ci siamo mai persi del tutto,” confessò Thor, “dopo la fuga da Asgard, l’ho ritrovato praticamente subito ma è riuscito a sfuggirmi. Abbiamo giocato al gatto e al topo per un po’, la mia famiglia non sa niente di tutto questo. Mio padre crede che lo stia ancora cercando senza aver ottenuto alcun risultato, fino ad ora.”
Le guance di Thor si colorarono appena di rosso per l’imbarazzo, “alla fine, è successo e basta. Eravamo in questo mondo ma in una regione remota. Non c’era nessuno. Nevicava, faceva freddo e Loki piangeva… Piangeva…” Sorrise con leggerezza a quel ricordo, “Loki mi ha donato la sua verginità, quella notte. Abbiamo fatto l’amore in mezzo alla neve…”
Steve strabuzzò gli occhi, “che cosa?!”
“Congratulazioni per la velocità delle tue intuizioni, Steve!” Commentò Tony sarcastico, “e dopo? Cosa è successo, dopo?”
Thor s’intristì di nuovo, “per tutta la notte lo strinsi a me sperando di averlo salvato, di averlo riportato da me. Non m’importava di riportarlo ad Asgard, volevo solo aggiustare le cose tra noi.”
“Ma Loki si è comportato da perfetto bastardo, vero?”
Thor annuì, “per lui, era come se non fosse successo niente e, di fronte a tanto rancore, ho cominciato a provare vergogna per quel che avevo fatto. Avevo giaciuto con mio fratello, gli avevo tolto la verginità e…”
“Non è tuo fratello, Thor.”
“Sì, ma ci hanno cresciuti come tali. Anche ammesso che, vi fosse stata un’evoluzione del nostro legame da qualche parte, non era così semplice per me accettarlo.”
“E non ne hai parlato con nessuno?” Chiese Steve incredulo.
“Con chi avrei potuto?” Domandò Thor di rimando, “fare l’amore con un uomo è già abbastanza umiliante nel mio mondo, figurarsi con un fratello adottivo, un criminale, uno Jotun.”
“Tu lo amavi?” Tony fu piuttosto crudele nel chiederlo così direttamente.
 Thor sorrise tristemente, “non ho mai fatto l’amore con nessun altro, escluso lui. Ho capito la differenza con il mero sesso, solo dopo la nostra prima notte insieme.”
Tony sospirò stancamente, “ti ha fottuto…”
Thor rise senza gioia, “se vogliamo metterla in questi termini…”
Steve era troppo occupato a rielaborare le confessioni che il semi-dio aveva appena fatto, per poter dire la sua.
“Thor,” la voce di Tony era stranamente gentile, “è Loki il padre del tuo bambino?”
Thor scosse la testa, “non posso aspettare un bambino, non è…”
“Non devi cercare di convincere che non è possibile, Steve è già abbastanza confuso così. Su questa sottospecie di scontrino c’è scritto che aspetti un bambino.”
“Non è possibile, Anthony,” La voce di Thor era ferma, “gli ho concesso di prendermi solo una volta ed è successo appena dieci ore fa. Cinque, se partiamo dall’ultimo rapporto…”
Tony lanciò un’occhiata veloce a Steve, tanto per assicurarsi che, dopo l’attacco di mutismo, non si fosse preso un attacco di cuore. Dall’espressione sembrava solo irrimediabilmente traumatizzato, nulla di letale.
“Questo renderebbe inutili ulteriori analisi,” commentò Tony, “ma il mancamento che hai avuto poco fa, associato alla debolezza improvvisa e al dolore al basso ventre…”
“Io non posso avere un bambino!” Esclamò Thor con rabbia, “è vero, ho lasciato che Loki venisse dentro di me…”
“Eh?” Bofonchiò Steve, dando segno di vita e Tony lo rassicurò con una veloce pacca sulla spalla.
“Ma non è possibile che io aspetti un bambino, a nessun Aesir è mai successo!”
“Dunque… A nessun mortale è capitato di trasformarsi da un asmatico esserino anoressico ad un super-soldier, tanto per fare un esempio tra i tanti che conosci anche tu. Da non dimentica Hulk…”
“Non c’è niente dentro di me,” disse Thor fermamente e Tony non sprecò parole per convincerlo, “non c’è… Io non posso… Non…”
Era straordinario che avesse retto tutto quello stress emotivo fino ad ora, ma Thor non poteva andare oltre, non più. Non dopo quello che era successo nelle ultime ore. Si portò le ginocchia al petto e vi affondò il viso singhiozzando senza vergogna.
Questo sembrò riportare Steve in vita, miracolosamente.
“No, no… Thor, ti prego, non piangere! È più probabile un errore di Tony, piuttosto che tu sia…”
“Rogers, io non sbaglio mai!” Esclamò Tony armandosi di orgoglio e testardaggine.
“Non stiamo parlando di te, se non l’avessi notato!” Lo rimproverò, voltandosi nella direzione del miliardario che si era velocemente spostato dietro al tavolo da lavoro.
“L’ho notato,” aprì un cassetto rivelando una decina di bottiglie di alcolici consumate a metà, “per questo mi faccio un doppio drink!”
“Hai fatto anche le analisi con un doppio drink in mano?!” Sbottò Steve irritato da tanta immaturità da parte dell’altro.
“Non potrei interferire su ormoni divinamente alieni nemmeno volendo… E, credimi, ora lo vorrei!”
“No, voi… Voi non capite…” Singhiozzò Thor riemergendo per guardarli negli occhi.
“Non lo vogliamo, davvero!” Lo pregò Stark disperatamente bevendo una sorsata di scotch.
“Tony!”
L’interpellato alzò le mani al cielo, “che c’è? Thor, ascoltami bene, abbiamo Bruce dalla nostra… Se vuoi, un intervento veloce e…” Tony non era famoso per essere una persona sensibile, ma Steve non poté che scandalizzarsi di fronte a quella proposta mal celata.
“Ma che diavolo stai dicendo?!” Esclamò con orrore.
“No, quello che voglio dire è…” Thor sorrise, non un sorriso forzato. Un sorriso vero, al sapore di lacrime. “Io… Ne sono felice… C-Credo…”
Un silenzio sconfortante cadde sopra i tre Vendicatori. Thor abbassò gli occhi sul suo stesso corpo, poi, con esitazione, posò entrambe le mani sul basso ventre in un chiaro gesto di protezione ed accettazione.
Il sorriso che comparve sulle labbra di Steve ebbe dell’assurdo e Tony si ritrovò a fissare i suoi biondi, baldi, beoti compagni d’armi con profonda rassegnazione, “va bene,” riempì il bicchiere con un mix di alcolici che avrebbe steso persino un energumeno, poi si avvicinò alla neo-mam… No, non poteva accettarlo nemmeno per scherzo. “Thor, prendi la medicina e passa tutto!”
La reazione scandalizzata di Steve non si fece attendere, “santo cielo, Tony, aspetta un bambino!”
“Oh scusa, vuoi la medicina anche tu?” Propose Stark gentilmente, prima di ritrovarsi l’intero contentuo del bicchiere versato in testa.

***
Varie ed eventuali note:
Cosa ci sto facendo qui con l'ennesimo delirio, invece di finire quelli già pubblicati e commentati? Sono masochista, non c'è altra spiegazione, ma questa fic proprio voleva venire fuori e dato che, questa volta, conto di cavarmela con pochi capitoli, ho deciso di non trattenerla oltre.
Lo so! Lo so! La tematica mpreg è già un pochino tabù di per sè, figuriamoci se l'appiccino addosso ad un principe guerriero virilotto come Thor. Ma proprio perchè Thor non è usato in questo modo nemmeno nel fandom inglese, ho deciso di divertirmici un po'.
In realtà, vi confesserò che tutto è nato dalla voglia di scrivere qualcosa con focus sul magnifico Tris-Avy: Tony-Steve-Thor, decisamente sottovalutato da queste parti.

Non temete fan di Loki, non rimarrete a bocca asciutta nemmeno voi!
Fatemi sapere che ne pensate!


 

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Capitolo 2
*** La prova ***


La Prova

[Secondo Mese.]

“Ok, uomini, mettiamo in chiaro la situazione: l’unico periodo in cui ho dovuto badare a me stesso in senso pratico ero stato preso in ostaggio da un gruppo di terroristi che mi servivano sbobba, tanto per non farmi morire. Non so cucinare, non ho intenzione d’imparare ma vi posso assicurare che la colazione non è avvelenata.”
“Rassicurante, Tony,” commentò Steve sarcasticamente, ciò nonostante afferrò al volo una delle frittelle ancora calde, “davvero rassicurante.”
“Nessuno ti obbliga a mangiarle!”
Thor non fece commenti, si limitò a servirsi quanto più velocemente possibile e prendendo il primo boccone senza troppe cerimonie.
“Oh, bene! Qualcuno apprezza i miei sforzi!” Esclamò Tony sedendosi a sua volta.
“Sono buone!” Apprezzò Thor entusiasta, appena un istante prima di vomitare sul piatto pieno di Stark.
“Credo che al bambino non siano piaciute…” Mormorò Steve allontanando da sé le sue frittelle.
Quella mattina, nessuno fece colazione.

Quattro settimane di convivenze ed ancora non era morto nessuno.
Forse… Solo forse, Tony poteva cominciare a credere che esistesse la possibilità di un lieto fine per quella storia assurda.                 Questo, ovviamente, non dava per scontato che potesse esserci un lieto fine anche per la sua sanità mentale perché era disturbante che Steve – sì, proprio Rogers, il reperto di guerra – avesse accettato di buon grado l’evento che aveva investito Thor, mentre lui cercava automaticamente una bottiglia dal contenuto alcolico ogni volta che vedeva il semi-dio diventare verde per le nausee mattutine.
Come Thor riuscisse ad affrontare la situazione con tanto contegno, poi, era un mistero a cui proprio non riusciva a trovare una degna spiegazione.
Si era preparato psicologicamente a mesi e mesi di pioggia e fulmini causati da scompensi ormonali ed emotivi di vario genere, invece, Thor affrontava l’evento come se fosse qualcosa di completamente ordinario. Il modo in cui si era deciso a portare fino in fono quella questione aveva dell’incredibile!
Un istante prima piangeva ed era in completa negazione e quello dopo era stato come se qualcuno gli avesse mandato un insperato dono dal cielo.
Sorrideva, Thor. Si toccava la pancia distrattamente, poi allontanava la mano imbarazzato.
Poi andava a rifugiarsi in camera sua con la scusa che non si sentiva bene ed era a quel punto che, probabilmente, il fantasma legato a quell’elmo dorato tornava a tormentarlo.
“Pensi che pianga?” Domandò ingenuamente Steve risistemando i piatti nella credenza.
“Lo spero…” Confessò Tony da dietro il giornale, “se fingesse anche mentre è da solo, comincerei a temere in che condizioni arriverà alla fine.”
Steve scrollò le spalle, “non credo gli faccia bene piangere da solo.”
Tony alzò lo sguardò dalle pagine incolori, “e con chi dovrebbe? Aveva ragione quando ha detto che nessuno può condividere questo dolore con lui e ha ragione a non volere la nostra pietà, quando sa benissimo che Loki morto, per noi, è solo una lieta notizia!”
“E parla piano!” Lo rimproverò Steve sedendosi davanti a lui, “non so… Ha accettato questa storia del bambino così velocemente…”
“Lo hai fatto anche tu…”
“Non avere, per ora, tutto completamente in vista è stato di aiuto.”
“E come la metti con tutto il resto, eh?” Domandò Tony ripiegando il giornale, “va bene, io ho qualche problema a guardare un metro e novanta di muscoli e pensare che diventerà mamma sotto i nostri occhi! Ma, sinceramente, se ci penso con un po’ più di calma, dopo tutto quello che ci è passato davanti negli ultimi anni, posso quasi catalogarlo sotto assurdità quotidiane. Quello che davvero mi disturba, come disturba te, è la questione paternità.”
“Non ho il cuore di mettermi a giudicare le azioni di Thor in questo momento.”
“Oh, certo, nemmeno io. Di fatto, non siamo noi il problema.”
Steve inarcò le sopracciglia, “che vuoi dire?”
“Che dobbiamo cominciare a fare progetti a lunga scadenza.”
“Smettila di essere vago!”
Tony sbuffò, “abbiamo un principe semi-dio che aspetta un bambino e tu non ti poni nessun problema tecnico? Ok, il fagiolino dovrebbe avere all’incirca un mese. È troppo presto per preoccuparsi di ogni cosa. Ma, mentre noi ce ne stiamo qui e ripeterci che l’argomento Loki può essere evitato per bontà d’animo, Thor ha una vita al piano di sopra,” disse puntando l’indice verso il soffitto, “un padre che non deve essere stato un granché, una madre che penso sia amorevole ma non è qui ad accudire un figlio distrutto e un motivo deve esserci, una schiera di amici di cui Thor nemmeno parla. È un sacco di gente e vorrei tanto sapere come il nostro semi-dio ha intenzione di affrontarli!”
Steve non la prese in modo così nefasto, “Beh… Se riusciamo a comportarci bene noi, non vedo perché i suoi amici d’infanzia debbano infierire,” disse, “e i suoi genitori… Sono i suoi genitori! Non hanno nessun altro, oltre a lui e quel bambino sarà pur sempre loro nipote… Da più punti di vista del dovuto…”
Tony lo fissò per un lungo minuto di silenzio, “sai perché io non sono di là a dire a Thor quanto sia stato sbagliato, per non dire di peggio, divenire l’amante di un elemento caotico ed instabile come Loki?” Domandò, “perché ho fatto la mia fortuna sulla morte della gente, Steve. Non ne vado fiero, ho cercato di migliorare ma ci sono peccati che non si cancellano. Per questo, per quanto abbia tante cose poco carine da dire a riguardo, non sono di là a calpestare quel che rimane di Thor…” Una pausa, “ed anche perché, poteri o no, una sberla e finisco al creatore…”
“Capisco te…” Annuì Steve riflettendoci su, “ma cosa centra con i suoi affetti ad Asgard?”
“Centra che, per quel che ho capito, ad Asgard o sei perfettamente conforme a determinati schemi o puoi anche abbonarti all’umiliazione pubblica. È la società che ha creato Loki, non dimentichiamolo. Ora, immaginiamo che Odino, creduto un re senza macchia e senza paura, venga a sapere che il suo adorato erede aspetta un bambino, e quindi erede al trono a sua volta, dal figlio criminale e traditore. Quanto potrebbe mai essere rosea la sua reazione?”

Thor non era mai stato capace di recitare, sul serio.
Tony aveva ragione: quel ruolo spettava a Loki, ma non poteva mostrarsi in quelle condizioni davanti ai suoi compagni. Era già stato infinitamente fortunato a non essere stato umiliato e cacciato per pretendere che gli fossero di qualche conforto.
Loki era morto.
Loki era morto appena poche ore dopo aver fatto l’amore con lui.
Loki era morto… Senza sapere…
Thor fece in tempo a chiudere la porta della propria camera che vi appoggiò la schiena lasciandosi scivolare a terra. Il destino aveva una pietà crudele: avevano concepito un figlio, la cosa più bella che potevano fare in vita l’avevano fatta insieme e Loki non l’avrebbe mai saputo. Avrebbe voluto piangere, Thor, ma non ci riusciva: se avesse cominciato, dopo temeva non sarebbe riuscito più a smettere e non poteva provocare un simile stress al suo corpo. Si portò una mano al grembo fissando qualcosa che non poteva ancora vedere, cercando di percepire quella piccola vita che cresceva dentro di sé in mezzo a tutta la morte che sentiva opprimergli il cuore. Non ci riusciva.
Non aveva nulla che gli ricordasse che quel che stava facendo anche solo respirando, c’erano state solo le parole di Tony e, per quanta fiducia potesse dare al compagno d’armi, viveva nel terrore di scoprire che quella dolce assurdità non fosse altro che questo: un’assurdità.
Non si era fermato a riflettere, Thor.
Non aveva valutato tutti i pro ed i contro, non poteva: Loki era morto e suo figlio era dentro di lui.
Una vita per una vita.
Era l’unico equilibrio precario a cui riusciva ad aggrapparsi per non cadere nel baratro. Perché se si fosse ritrovato completamente da solo in questo, avrebbe cominciato a ripensare a tutto il veleno che gli aveva sputato addosso Loki, anche dopo le più dolci notti d’amore e avrebbe realizzato che, probabilmente, di quel bambino non gli sarebbe mai importato niente.
Come non gli era mai importato niente di lui…

Il cercapersone di Steve suonava a tutte le ore e Tony lo odiava.
Odiava quel suono monotono che lo disturbava di giorno e di notte e un giorno di quelli si sarebbe premurato di far misteriosamente sparire l’oggetto che lo provocava, godendosi l’immagine mentale di Fury che premeva a ripetizione un pulsante di chiamata che non sarebbe mai arrivata al destinatario.
Anche Steve cominciava ad odiarlo il suo cercapersone solo che, a differenza di Tony, teneva quel sentimento per sé.
Se Thor fosse disturbato da quel bi-bip stridulo e continuo durante la giornata, non era dato saperlo.
“Ma Fury non ha qualche altro super-qualcosa?” Domandò Tony una mattina esasperato dall’ennesima chiamata, “chiama sempre te! Solo te!”
“E chi altri dovrebbe chiamare?” Replicò Steve annoiato afferrando lo scudo e cercando la giacca con lo sguardo, “Bruce è disperso e sappiamo il motivo. Thor è meglio che sia irreperibile per i prossimi anni. Tu sei troppo occupato a non fare niente!”
Tony finse un’espressione scandalizzata, “oh, davvero? E il mio continuo monitoraggio dei file dello S.H.I.E.L.D. come lo chiami?”
“Appropriazione illecita di materiale top secret?” Provò Steve con una nota di sarcasmo.
Tony sbuffò, “a proposito di Thor…” Cominciò colto da un pensiero improvviso, “tu non hai detto nulla della condizioni in cui si trova al nostro vecchio, caro Nick, vero?”
“Mi credi un idiota?”
“Nel dubbio…”

***

C’era solo neve tutt’intorno, ma non faceva freddo.
La strana creatura che lo aveva evocato era davanti a lui avvolta alla peggio in un mantello rosso che gli sembrava vagamente familiare. Storse il naso…
“Chi sei?”
La creatura lo guardò con occhi vuoti ed incolori. Non aveva capelli, non aveva nemmeno un viso reale.
“Cosa sei?”
Non aveva neanche una voce.

***

“L’ho sentito muoversi!” debuttò Thor una mattina, mentre sul grande schermo del televisore il telegiornale annunciava il lieto fine dell’ennesima impresa di Captain America. Tony gettò il telecomando sul divano inarcando entrambe le sopracciglia, “penso proprio che te lo sia immaginato…” Commentò.
Thor fece una smorfia, “so quello che ho sentito.”
“Senza dubbio,” Tony annuì, “ma sei in boxer e t-shirt e questo mi fa presumere che ti sei appena svegliato, sei sicuro di non averlo sognato o qualcosa del genere?”
“No, l’ho sentito chiaramente, è stato questo a svegliarmi.”
“Forse devi andare in bagno…” Ipotizzò Tony, “non credo che il fagiolino abbia ancora qualcosa che assomigli a delle gambe, Thor. Dubito che possa già cominciare a scalciare.”
Thor si acquietò di colpo: sembrava deluso. Abbassò lo sguardo e si toccò la pancia piatta, “l’ho sentito veramente…”
“Non fare quella faccia! Da quel che si legge e si vede in tv, molte mamme pensano di sentire il bambino muoversi molto prima che questo sia possibile.”
Thor scosse la testa poco convinto e Tony decise di lasciargli credere quel che voleva: qualche settimana e forse il bambino avrebbero cominciato a sentirlo tutti.
“Che succede?” Domandò Steve, appena le porte dell’ascensore d’ingresso si aprirono.
“Oh, è tornato il grande eroe!” Esclamò Tony indicando il televisore con un cenno del capo, “è dall’alba che mandano servizi speciali solo per te.”
Steve si fermò dietro al divano fissando con sguardo funereo i titoli scorrevoli del telegiornale.
Captain America… Captain America… Captain America…
Gli facevano quasi venire la nausea. “È tutto per il Capitano,” commentò acidamente Steve, “non per me.”
Tony lo squadrò, “che avete tutti e due stamattina?”
“Perché tu cos’hai?” Chiese Steve sinceramente preoccupato all’indirizzo di Thor che lo guardò per la prima volta da quando era entrato nella stanza.
“Deve andare in bagno,” intervenne Tony.
“Ho sentito il bambino muoversi,” rispose Thor con convinzione e Stark alzò gli occhi al cielo.
“Thor, è la tua immaginazione, come te lo devo dire?”
Steve sgranò gli occhi, “è possibile?”
Tony gli puntò un indice contro, “non ti ci mettere anche tu, adesso! Secondo i miei calcoli, il fagiolino ha circa sei settimane: in condizioni normali, una donna potrebbe anche non sapere di essere incinta ancora, figurarsi sentire qualcosa!”
“Ma io non sono una donna,” commentò Thor forte delle sue convinzioni, “non sono nemmeno umano.”
Steve annuì, “è vero! Non lo è!”
Tony si portò le mani alla testa, “piantatale di coalizzarvi contro di me!” Esclamò irritato, “l’appartamento è mio, quello che sborsa i soldi e vi mantiene sono io…”
“Anche io lavoro…” Protestò Steve indicando il teleschermo.
“Tu fai volontariato, è diverso!”
“Io non collaboro in alcun modo,” realizzò improvvisamente Thor. Steve lanciò a Tony un’occhiata obliqua avvicinandosi al semi-dio, “nessuno te lo chiederebbe mai, Thor…”
“Cap ha ragione,” Tony annuì, “dicevo per dire, non pretendo mica che tu ti metta a cercare un lavoro, quando ancora nemmeno sappiamo se il fagiolino divino sta bene…”
“Mi chiamo Steve, Stark,” lo corresse l’altro Vendicatore con freddezza.
“Cos’è successo?” Domandò Tony frustrato, “lui è gravido e tu stai sviluppando una sindrome da pre-ciclo mestruale?”
 L’espressione di Thor divenne improvvisamente allarmata, “perché? C’è qualche possibilità che stia male?”
“Io…” Tony si guardò intorno smarrito, “sinceramente, non lo so.”
“Allora perché ne parli?” Sbottò Steve.
“Si faceva per parlare…”
“Non puoi dire una cosa così delicata tanto per parlare!” Lo rimproverò Steve.
“Ma chi sei? Mia madre?”
“Smettetela!” Sul viso di Thor era comparsa di nuovo l’espressione dura del guerriero facilmente irritabile, “non è mia intenzione arrecarvi più disturbo del necessario…”
“Non ci arrechi alcun disturbo,” intervenne subito Tony per tranquillizzare la situazione, “piuttosto traumi.”
Thor non credette di capire ma accennò un sorriso pieno di gratitudine, “esiste… Non so se quel che dico ha senso, ma nel mio mondo è possibile valutare se una gravidanza sta procedendo nel modo giusto.”
“Anche noi abbiamo i nostri metodi,” confermò Tony, “non so se siano paragonabili ai vostri, ma per i cuccioli di mortale funzionano piuttosto bene.”
Thor annuì mordendosi il labbro inferiore imbarazzato, “sarebbe possibile provarli ad usare su di me?”
Steve scrollò le spalle, “servirebbe un dottore…”
“Bravo, Rogers!” Tony applaudì, “ho ancora il numero del ginecologo di Pepper. Lo chiami tu per spiegargli che abbiamo un maschio in dolce attesa?”
“Ovviamente non possiamo rivolgerci ad un medico qualunque,” sottolineò Steve.
“Se stai proponendo lo S.H.I.E.L.D. scordatelo! Non mi sento responsabile per l’incolumità di Thor e del suo fagiolino, ma non per questo lo scaricherei nelle mani sbagliate…”
“Sono alleati,” disse Thor confuso, “perché dovrebbero farmi del male?”
“Oh, amico mio, gli esseri umani sono creature diabolicamente infime,” spiegò Tony e Steve si guardò dal ribattere in alcun modo.
“Tony ha ragione,” disse il Capitano.
“Che il cielo si apra!” Esultò sarcastico Stark.
“Sì, sono alleati, ma non sono per forza amici, Thor. Non so come funzioni su Asgard, ma qui da noi, un uomo nelle tue condizioni potrebbe diventare interessante agli occhi delle persone sbagliate e credo che qui nessuno voglia vedere tuo figlio divenire una cavia.”
“Disse l’ex cavia!” Esclamò Tony.
Thor si sedette sul divano, le mani ancora in grembo, “devo aspettare e sperare?” Domandò con sguardo basso. Tony sospirò profondamente, “intuisco che proporti di tornare a casa e chiedere aiuto a mamma e papà non sia fattibile.”
Thor scosse la testa immediatamente, “se tornassi ad Asgard in queste condizioni…” Si passò una mano tra i capelli con nervosismo, “no, non posso rischiare tanto!”
“Siamo messi bene!” Sbuffò Tony, “lo S.H.I.E.L.D. è una possibile minaccia, l’Olimpo sembra anche peggio. Mi chiedo cosa faremo tra nove mesi…”
Thor abbozzò un sorriso, “non ci sarà alcun problema per allora.”
“Davvero?”
Il semi-dio annuì, “mio figlio nascerà su Asgard, non vi getterò addosso una responsabilità così grande.”
Tony e Steve si scambiarono uno sguardo confuso.
“Avevamo capito che non era tua intenzione coinvolgere la tua famiglia,” disse Steve inarcando un sopracciglio.
Thor annuì, “non ora… Ora potrebbero fargli del male…”
“E dopo?” Tony non sembrava riuscire ad intuire il grande piano del principe, “hai intenzione di trascinarti davanti alla porta di casa in pieno travaglio, così che nessuno abbia nulla da ridire?”
“No, voglio solo aspettare che il bambino si senta,” Thor arrossì appena, “e si veda.”
“Non capisco e la cosa m’irrita, cosa cambia dall’avere il bambino dentro al far vedere a tutti che c’è?” DomandòTony incrociando le braccia intorno al petto.
Thor sospirò e guardò Stark negli occhi, “sappi che non è mia intenzione offenderti, Anthony.”
Steve rise sotto i baffi, “oh! Oh! Se è quello che credo, ti odierà per tutta la vita.”
Tony sgranò gli occhi, “pensi che i risultati della mia invenzione siano errati?!” Sbottò e Steve rise di cuore, “lo capisco perfettamente.”
“Zitto tu.”
“Ne ho paura, Anthony!” Esclamò Thor al massimo della sincerità, “voi non avete… Ero terrorizzato all’inizio e tutt’ora lo sono. Non so cosa farò, quando questo bambino nascerà. Ogni giorno mi sveglio pensando a cosa gli dirò quando sarà abbastanza grande da chiedermi chi era suo padre e perché non è con lui. Cerco d’immaginarmi la scena, poi rivedo il mio stesso padre dire a Loki che non è figlio di Asgard, che ha vissuto tutta la vita all’ombra di una menzogna e morirei… Morirei se dovessi provocare a mio figlio un dolore simile a quello di mio fratello...”
Thor sentì un nodo stringergli la gola.
“Poi penso a chi era Loki, penso a quanto ho provato a farmi amare, solo per perdere un altro frammento di cuore e mi chiedo se avrò mai il coraggio di raccontare a mio figlio una verità simile, se lui sarà mai abbastanza forte d’accettarla. Alla fine, non faccio che realizzare che non sono pronto a questo e che non lo sarò mai, non importa quanto tempo abbia per prepararmi.”
Il semi-dio alzò gli occhi blu sui due compagni, “fa paura… Fa dannatamente paura. Ma c’è qualcosa che mi terrorizza più di questo ed è la possibilità che Loki sia morto e… Basta. Che tutto sia finito, che non ci sia nulla dentro di me, che non ci sarà più nulla di lui… di noi se non ricordi e… Ricordi.”
Dovette stringere gli occhi con forza per non scoppiare a piangere. Si chiese quando era diventato così debole, ma sapeva già che la risposta era legata a Loki.
“Io ho bisogno di vedere mio figlio,” Thor sorrise istericamente, “so che è un’assurdità, ma questo dubbio mi distrugge… Ho bisogno di avere una prova concreta che è dentro di me e che sta bene.”

***

“Voi avete bisogno di sapere dove si trova Banner…” Ripeté Nick Fury osservando i due Vendicatori al di là della sua scrivania con sguardo indecifrabile.
“Sì!” Tony annuì con vigore sorridendo esageratamente.
“Ed io non dovrei fare nessuna domanda in merito.”
Steve abbozzò un sorriso, “si tratta di una cosa personale e…”
“Rimpatriata tra vecchi compagni d’armi,” intervenne Tony e Fury gli fu subito addosso, “temo che gli ultimi avvenimenti abbiamo minato al tuo talentuoso sarcasmo, Stark.”
Tony sospirò sconfortato alzando le mani in segno di resa, “touché!”
“Seriamente, signore, non è nulla di grave,” tentò di nuovo Steve, “vorremmo solo avere l’opportunità di parlare con Bruce, niente di più.”
“Risparmiami quella faccia da bravo ragazzo innocente, nessuno contatta l’Hulk per fare due parole.”
“Noi non vogliamo l’Hulk,” sottolineò Tony, “vogliamo Bruce. La differenza non è poi così sottile: quello che ci serve è un dottore dalla mente brillante, non un mostro verde furioso. Quest’ultima cosa potrebbe suonare sospetta, ma la seconda! Suvvia, che c’è di male nel condividere un’informazione tanta banale con chi ha salvato il mondo?”
“C’è del male in qualcuno che viene a chiederti un’informazione di persona, solo perché non è riuscito trovarla con le sue sole forze introducendosi di nascosto nei nostri date-base.”
Tony non smise di sorridere nemmeno per un istante, “non so di che cosa…”
“Risparmiamelo, Stark e Capitano, tu risparmiami un’altra scusante che vi siete preparati lungo la strada da casa a qui. Perché volete contattare Bruce Banner con tanta urgenza?” Il tono di Nick Fury era perentorio, non avrebbe ammesso un’altra bugia, come non avrebbe ammesso una risposta vaga e priva di sostanza.
 Steve guardò Tony e Stark ricambiò l’occhiata.
“Spiacente di averti fatto perdere tempo, buon, vecchio Nick!” Si scusò Tony alzandosi di colpo dalla sedia, “evidentemente non solo il vostro sistema informatico fa ridere i polli, ma persino le vostre spie sono esperte nel perdere i loro soggetti da osservare ed ecco spiegato perché nei vostri file ci sono tutti i movimenti della mia carta di credito e nemmeno mezza informazione su Bruce da circa un anno.”
Steve si alzò a sua volta con fare incerto. Nick lo imitò, “voglio la mia risposta, Stark.”
Tony fece spallucce, “il mondo va avanti a forza di scambi, Fury. La nuova residenza di Bruce per il mio piccolo segreto. Tu non possiedi la prima, non vedo perché io debba metterti la seconda su un piatto d’argento.”
“Devo trattenervi per farvi parlare?”
“Signore…”
“Rilassati, Steve, non può farlo,” intervenne Tony prima che il compagno inciampasse nell’ennesimo trucchetto della spia, “non solo è illegale, ma sa bene che può sprangare la porte, legarci a queste due sedie e liberare tutti i suoi adorati cagnolini e nulla sarebbe sufficiente a fermare un nostro amico in comune il cui nome comincia per T.”
Fury sospirò rilassando le spalle, “Steve ci aveva informato del cambio di residenza di Thor. È bello avere degli amici nei momenti difficili, vero, Stark?”
“In realtà sto facendo beneficienza!” Spiegò Tony con espressione teatrale, “Thor è un pericolo per se stesso e per il gli altri non appena si avvicina ad un elettrodomestico e Steve è un poveraccio che non può pagarmi l’affitto perché è troppo occupato a fare beneficienza qui da voi, per cercarsi un lavoro vero.”
Steve sgranò gli occhi e lo fissò scandalizzato.
Fury si lasciò cadere di nuovo sulla sua poltrona, “ti tengo d’occhio, Stark.”
“Reciproco amico mio!”
Non appena usciti, Tony sbuffò rumorosamente, “tu e le tue fottute idee moraliste.”
“Valeva la pena tentare…” Replicò Steve.
“Sì! Adesso dovrò riprogrammare ogni sistema della casa in modo che sembri un bunker!” Esclamò Stark stancamente imboccando il corridoio che portava all’ascensore di uscita, “se mi avessi lasciato fare a modo mio…”
“Ci saremmo ritrovato Fury direttamente dentro casa!” Lo interruppe Steve premendo il pulsante di chiamata, “sapevo che avevano individuato una falla nel sistema e sapevo che erano risaliti a te.”
“Oh, certo! Perché tu sei il Cap senza macchia e senza paura a cui si può riferire tutto!”
“Fai l’offeso, ora? Pensa a cosa sarebbe successo se lo S.H.I.E.L.D. ci fosse piombato in casa con Thor in quelle condizioni.”
“Quali? Quelle che ancora non si vedono?” Le porte scorrevoli si aprirono con un bip e Tony fu il primo ad entrarvi. Fu il turno di Steve di sbuffare, “non si tratta di qualcosa di visibile, Tony. Thor non ha più il controllo delle sue emozioni…”
“È sempre stato un tipo emotivo!” Commentò Tony facendo spallucce, “non credo avesse il totale controllo delle sue emozioni nemmeno quando ha proposto a Loki si cambiare schieramento in piena distruzione di New York.”
Steve sospirò tristemente, “dopo le ultime rivelazioni, dovremmo reinterpretare molte cose.”
Tony gli lanciò un’occhiata inquisitoria, “mi meraviglio di te, sai? Quando abbiamo scoperto del bambino di Thor, sembravi sul punto di avere una crisi di panico.”
“Te l’ho già detto,” Steve abbozzò un sorriso, “Thor è scettico, figurati se non lo sono io!”
“Quindi fingi di non crederci?”
Steve fissò il proprio riflesso nella parete metallica dell’ascensore per qualche secondo, “seriamente, Tony… Quanto erano attendibili le tue analisi?”
Tony alzò gli occhi al cielo, “è strano, ok? Se quello che ha detto Thor è vero, il concepimento dovrebbe essere avvenuto appena poche ore prima la comparsa dei primi sintomi.”
“E?”
“Umanamente parlando è impossibile valutare se vi è una gravidanza o no, dopo così poco tempo.”
“Eppure uno dei sintomi è piovuto sopra la tua colazione.”
“Devi proprio ricordarmelo?”
“Domanda diretta,” Steve si spostò per guardare Tony negli occhi, “so cos’hanno detto quelle analisi, ma considerando quello che è Thor e tutto il resto… Puoi affermare con assoluta certezza che Thor aspetti un bambino?”
Tony lo fissò come un moccioso indignato, “Cap, io penso che il tuo autocontrollo derivi tutto da una fase di negazione, ordinariamente compresa nel pacchetto trauma.”
“Ti è così difficile prendere in considerazione l’idea che tu abbia sbagliato?”
“Te l’ho già detto, Cap! Io non sbaglio mai e, dopo di me, c’è solo una persona a cui potrei dare un minimo di fiducia.”
“Bruce?”
“No, Loki.”
Steve inarcò un sopracciglio, “cosa centra lui adesso?”
“Beh…” Tony fece spallucce, “ha preso molto bene la mira, quando ha spruzzato.”
Steve aprì la bocca inorridito al pensiero, poi le porte scorrevoli si aprirono e corse fuori scuotendo la testa con forza, “per l’amore del Cielo, Tony!”
“Che c’è? È vero! E prima o poi dovrai accettarlo anche tu!”

***

C’era di nuovo neve intorno a lui, di nuovo quella creatura dall’aspetto che non era un vero aspetto.
“Te lo chiederò di nuovo,” disse con freddezza, “chi sei? Cosa sei?”
La creatura lo guardò confusa e, forse, spaventata. Gli s’inginocchiò davanti ed essa afferrò i lembi del mantello rosso avvolgendoselo intorno al corpo nel tentativo di proteggersi.
Che sciocca presunzione.
“Perché mi hai evocato?”
La creatura scosse la testa. Decise di osare: allungò una mano per toccarla.
Quando i suoi polpastrelli gli sfiorarono la guancia, si sorprese di scoprire che era calda.

***

Thor si svegliò di colpo con una mano premuta contro il ventre.
Il respiro corto ed il cuore impazzito.
Non ricordava di essersi addormentato ma Tony lo aveva rassicurato su questo fin dall’inizio: sarebbe stato stanco per i prossimi nove mesi e la mancanza di sonno notturno non migliorava la situazione. Un familiare senso di nausea lo indusse ad alzarsi dall’angolo del divano in cui si era appisolato, sebbene non avesse fatto colazione quella mattina, c’era pur sempre la possibilità che il bambino trovasse qualcos’altro da fargli buttar fuori.
Il bambino…
Strinse con forza la stoffa della t-shirt: aveva detto ai suoi compagni che avrebbe tolto il disturbo non appena il piccolo fosse stato abbastanza grande da vedersi  ma la verità era che non si fidava del suo stesso mondo e questo lo dilaniava. Tony aveva ragione, sarebbe bastato tornare a casa per trovare qualcuno che gli confermasse che sì, dentro di lui c’era il figlio di Loki e sì, era forte e sano e tutto andava bene.
E dopo? Nessuno ne sarebbe stato felice, nessuno e se avessero deciso di portargli via il bambino, avrebbero trovato un modo molto velocemente, perché senza i suoi poteri non avrebbe potuto far molto per proteggersi.
Avrebbero detto che era stata colpa di Loki.
Avrebbero detto che lo aveva ingannato, stregato, usato.
Avrebbero detto che aveva pianificato tutto fin dal principio, che rendere il grande Thor l’incubatrice del suo mostruoso erede era il modo migliore per sconfiggerlo ed umiliarlo anche dopo la sua dipartita.
Inutile sarebbe stato raccontare loro della notte in cui avevano concepito il bambino.
Inutile sarebbe stato dirgli che il terrore e la sorpresa che aveva provato, Thor li aveva visti riflessi anche negli occhi verdi di Loki.
Inutile sarebbe stato dire che suo figlio lo voleva!
Il nodo alla gola lo bloccò a metà strada tra la cucina ed il corridoio. Appoggiò una spalla alla parete trovando difficile il semplice respirare: la parte più ingenua di sé continuava a ripetere che sarebbe andato tutto bene, che se si fosse presentato ai suoi genitori con la prova concreta di quanto fosse bello quello che gli stava succedendo, forse avrebbero provato a capirlo.
Si lasciò scivolare sul pavimento colto da un’improvvisa debolezza.
Avrebbe tanto voluto che suo figlio nascesse ad Asgard, che suo padre lo presentasse alla corte ed al popolo nella grande sala del trono come era accaduto a lui e suo fratello ed ogni altro principe, prima di loro. Avrebbe voluto tante cose per lui. Tante, troppe.
“Loki…” Bastava sentire il nome che si ritrovava a chiamare in quel momento di disperazione per capire quando fosse infinitamente solo in quella storia.
“Oddio, Thor!”
Una mano gli strinse una spalla con un po’ troppa forza.
“Point Break, rispondi! Stai bene?”
Quando riuscì a focalizzare di nuovo l’ambiente intorno a sé, li riconobbe: Steve sembrava mortalmente preoccupato, Tony gli tastava il polso per non sapeva quale motivo. Il primo alzò due dita e gliele mise davanti agli occhi, “quante ne vedi?”
L’altro sbuffò sonoramente e gli diede una gomitata, “niente metodi dell’anti guerra in mia presenza, grazie!”
“Non vi ho sentiti rientrare…” Fu l’unica cosa che Thor riuscì a bofonchiare.
“Oh, grazie al cielo, parla!”
“Certo che parla, Cap. Non è in coma vegetale,  è solo gravido.”
“Ti gira la testa? Non ti senti le gambe? Qualcos’altro non va?”
“Gravido, Cap! Non paralitico!”
“Potresti chiamarmi col mio nome, per favore!” Sbottò il Capitano e Tony gli fece la linguaccia. Era tutto molto maturo. Thor accennò un sorriso, poi scosse la testa, “sto bene, io stavo solo…” Fece per alzarsi in piedi e Steve si offrì subito per aiutarlo.
“Ok, stai bene ma… Possiamo fare qualcosa per farti stare meglio?”
“Ditemi che avete trovato Banner,” sospirò Thor.
Steve guardò Tony che sbuffò di nuovo, “Oh, tocca a me, ora? Dunque, Thor, Bruce per quel che ne sappiamo noi ed anche lo S.H.I.E.L.D. potrebbe aver deciso di trasferirsi momentaneamente sulla luna!”
Thor inarcò un sopracciglio.
“Intende dire che nessuno sa dove si trova,” tradusse Steve.
“Oh…” Thor abbassò lo sguardo deluso.
“Però! C’è un però!” Tony raccolse da terra una busta di plastica che Thor non aveva assolutamente notato, “dato che il divino principe dubita dell’attendibilità della mia tecnologia e l’irritabile ed irritante Capitano non fa che migliorare la situazione…”
“Steven, Stark! Mi chiamo Steven!”
“… Ho deciso che faremo un tentativo con questi!” Tony gettò la busta di plastica a terra mostrando ai due compagni una piccola scatola con aria trionfante. Steve lesse la scritta della confezione con espressione perplessa, “Test… Test che?”
“Testa di gravidanza, analfabeta! Ma che te lo dico a fare? Ai tuoi tempi si uccidevano le rane (1)! Questo è il contributo del ventunesimo secolo!”
Thor prese la scatola tra le mani ancor più confuso di quanto non fosse Steve, “non capisco…”
“Nemmeno io,” concordò il Capitano.
Tony sospirò stancamente, “lui non è di qui e passi, ma tu, Rogers…”
“Spiegaci e basta!”
“Bene!” Tony si riappropriò della scatola tirandone fuori un piccolo arnese di plastica, “tu urini qui sopra e noi ci togliamo un pensiero! Sì, per funzionare dovresti avere degli ormoni femminili e non credo che tu… Al diavolo! Tu non dovresti nemmeno aspettare un bambino! Prendi questo affare e vai!”
Thor prese il Test tra le mani, poi guardò Steve che ricambiò lo sguardo confuso.
“Ma che avete! Devo accompagnarvi anche al bagno?”

***

Questa volta non parlò: aveva perfettamente capito che era inutile.
Si sedette sulla neve rimanendo ad osservare la creatura che si era accoccolata tra il mantello rosso e il terreno ghiacciato. Non faceva nulla, non diceva nulla, eppure continuava a trascinarlo in quel mondo che sembrava simile all’onirico ma aveva come la sensazione che fosse di tutt’altra natura.
La creatura respirava con la bocca aperto, come se avesse difficoltà ad usare il naso. Inalava aria velocemente, come se stesse per soffocare, ma dall’espressione rilassata non sembrava essere quello il problema.
“Chi sei?”
Era un ritornello ormai.
“Cosa sei?”
La creatura lo guardò e, come era prevedibile, rimane in silenzio.

***

“Qualcuno mi dica perché ce ne stiamo tutti qui,” borbottò Tony seduto sopra la toilette.
“Siamo amici,” Steve fece spallucce dall’angolo della vasca in cui si era accomodato, “facciamo sostegno morale.”
“A me sembra di fare l’adolescente in ritardo…”
“Quindi se vi sono due linee, è positivo… Cioè significa che il bambino c’è,” ripeté Thor seduto sul tappetino accanto alla vasca, “mentre se ve ne è solo una…”
Steve gli appoggiò gentilmente una mano sulla spalla, “a quello penseremo dopo, in caso.”
Tony annuì distrattamente armeggiando con il mobile del lavandino.
“Che stai facendo?” Domandò Steve, l’altro fece spallucce, “credevo di aver nascosto una bottiglia…”
“Tony!”
“Che c’è?”
“Quanti minuti sono passati?” Chiese Thor. Tony controllo l’orologio che aveva al polso, “sì, direi che possiamo procedere…”
Thor non doveva essersi aspettato un risposta simile, perché non si mosse.
“Coraggio, Thor…” Lo incitò Steve amichevolmente. Il Dio del Tuono prese un respiro profondo, poi si alzò in piedi. Gli bastò un passo per arrivare al lavandino, eppure gli sembrò una distanza infinita.
Decise di non dilungare ulteriormente l’attesa: afferrò il Test in un movimento fulmineo.
Due linee, positivo. Una linea, negativo, si ripeté, prima di rigirarsi tra le dita quell’arnese di plastica.

***

“Chi sei?”
“Non lo so.”
“Che cosa sei?”
“Non lo so.”
“Perché mi hai evocato?”
“Volevo vederti, prima di nascere.”

+++
Varie ed eventuali note:
Ed eccoci qua con il secondo mese. Non sapete quanto mi faccia piacere che questa storia sia stata così ben accolta!
Sì, so che Preg!Thor può essere un trauma per molti amanti del ThunderFrost che sono stati abituati ad altre modalità, anche io sono tra questi e volevo sperimentare un total reverse della situazione canonica del fandom. Con Tony e Steve invece mi diverto da morire e penso lo si capisca dai lunghi dialoghi che caratterizzano le loro scene, spero che divertano anche voi in un modo o nell'altro.
Che cosa sono le piccole scene in corsivo? Chi sono i due personaggi misteriosi? Non ve lo dico! Anche se so che la maggior parte di voi ha già intuito perfettamente...

(1) in realtà non so se in America usasserro questo metodo, tuttavia il riferimento alla rane è dovuto ad un tipo di test di gravidanza entrato in uso negli '40 nei laboratori medici europei per accertarsi dell'esistenza di una gravidanza o meno. Alle rane in questione veniva innietato un campio di urina della donna e, a seconda della reazione dell'animale, si poteva valutare se la paziente fosse in stato interessante o meno. 

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Capitolo 3
*** L'immagine ***


L'immagine
[Terzo mese.]

Tony sapeva di aver compiuto tante cattive azioni nella sua vita, non era tanto superbo da considerarsi perfetto.
Geniale, sì.
Perfetto, non pretendeva neanche di esserlo.
Tuttavia, credeva di aver espiato alla grande i suoi peccati rischiando la vita una dozzina di volte per il bene dell'umanità, una delle quali coinvolgeva anche un'invasione aliena ed una bomba atomica. 
Abbastanza per guardagnarsi un posto in paradiso, avrebbe pensato, se solo ci avesse creduto.
Ma il destino, no... Il fato era ben convinto che, per pulirsi la coscienza, Anthony Stark dovesse ancora soffire parecchio e, per assurdo, era proprio quella sua oggettiva genialità che gli suggeriva che quel giorno non sarebbe stato nemmeno uno dei peggiori.
"È così importante sapere se è maschio o femmina?" Domandò Thor infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.
Steve fece spallucce, "non è necessario ma, ai giorni d'oggi, sembra sia utile per scegliere tra questa," sollevò una tutina con sopra stampata la faccia di Hulk, "e questa," ne sollevò una completamente rosa con sopra il logo della Disney.
"Se il povero Bruce lo sapesse," mormorò Tony con aria distrutta.
"Tu non ti salvi, sai?" Gli fece notare Steve armeggiando con altre t-shirt minuscole, "nessuno di noi può."
"Uno salva il mondo ed ecco cosa diventa, merchandise!" Gemette Iron Man aggiustandosi meglio il cappuccio della felpa sopra la testa. 
"Ci farai arrestare," gli fece notare il Capitano, "sembri un manico conciato così."
"Non ho nessuna intenzione di farmi vedere in un negozio specializzato per la prima infanzia con due biondini che giocano alle bambole!" Escalmò Tony irritato.
Thor continuava a guardarsi intorno confuso e spaesato. Coppie di giovani genitori continuavano a passare accanto a loro tenendosi per mano. Sorrisi luminosi, occhi pieni di emozione e dolcezza, tanta dolcezza.
A qualche metro di distanza, una ragazza si fermò bruscamente toccandosi la pancia rotonda, poi fece segno al compagno di avvicinarsi e guidò la sua mano nel punto preciso in cui il bambino doveva muoversi. Si scambiarono un sorriso innamorato e Thor sentì un dolore improvviso all'altezza del petto.
"Già non posso uscire di casa per paura che la stampa mi dia addosso per qualche commento sulle mie vicende sentimentali!" Comtinuava a lamentarsi Tony aggiustandosi gli occhiali da sole sul naso, "ci manca solo che qualcuno metta in giro voci su un sospetto erede degli Stark che non sta per arrivare e non arriverà mai!"
Steve lo guardò sorpreso, "l'idea ti piace talmente poco?"
"Che idea?"
"Figli, famiglia... Quell'idea."
Tony gli lanciò un'occhiata da sopra le lenti scure, "con la vita che facciamo, Cap? Non ci penserei proprio a mettere al mondo un figlio sapendo che ogni nemico davanti a me potrebbe farci leva per sconfiggermi!"
Steve sembrò rifletterci un istante, "non ci avevo mai pensato."
"Che egoista sarei a farlo? Nessuno ci garantisce che non si potrebbe ripetere un'occasione come quella di New York e nessuno può assicurarci che, anche una seconda volta, potrebbe andare bene... Che ne sarebbe di mio figlio, allora? Certo, avrebbe altre persone accanto a sè ma... La nostra, non è la vita giusta per pannolini, biberon e ninnanne nel cuore della notte!"
Thor lo guardò di traverso, "seguendo il tuo ragionamento, io dovrei rinunciarci."
Steve si allarmò, poi guardò il miliardario con espressione accusatoria.
"Cosa vuoi?" Chiese Tony alzando le braccia al cielo esasperato, "Sei stato tu a cominciare questa conversazione!"
"Thor," il Capitano si avvicinò al compagno, "per te è diverso: c'è già un bambino in arrivo. Io penso sia molto coraggioso quello che stai facendo."
"Benvenuti ad una nuova puntata di Sixteen And Pregnant!" Esclamò Tony con sarcasmo.
"Come dice?" Domandò Thor confuso.
"Ignoralo..." Steve sospirò.
"In ogni caso, ragazzi," Tony prese la via dell'uscita, "possiamo passare qui anche tutto il pomeriggio, ma non scopriremo il sesso del bambino di Thor invocando un segnale alla faccia verde di Bruce stampata su di una maglietta e, dato che qui è tutto o rosa o azzurro, la nostra missione risulta essere alquanto inutile. In breve, io me ne torno a casa e, siccome sono l'unico a possedere un auto e la capacità di guidarla, vi conviene seguirmi!"
"Bruce!" Esclamò Steve di colpo.
"Cap, ti ho appena detto che le invocazioni divine nel reparto neonati sono inutili!"
"Che cosa ci fai qui?" Domandò Thor.
Tony raggelò. No, non era vero! Non potevano aver incontrato nessuno di loro conoscenza lì dentro!
Nessuno!
A meno che la Vedova e Clint non avessero messo in cantiere un pupo ma, improvvisamente, Tony pensò che Thor era molto più probabile come figura materna. Si voltò come un automa e dovette togliersi gli occhiali da sole perchè, per un istante, fu seriamente convinto di essere vittima di un'allucinazione.
"Bruce..." Mormorò.
Il dottor Banner sorrise imbarazzato, "felice di rivedervi anche se, lasciatemelo dire, non è proprio questo il luogo in cui pensavo di rincontrarvi."
Tony gli corse incontro come un naufragho di fronte ad uno scoglio, "ringrazio qualsiasi volontà superiore esistente, per questo!"
Bruce sembrò capire ancora meno, "grazie... Credo..."
"Ti manda il vecchio Nick?" Chiese speranzoso, "siamo tutti non raggiungibili ma, forse, c'è un'emergenza, in qualche paese lontano, in cui Iron Man può essere di aiuto!"
Steve lo guardò sconcertato, "cosa non si fa per darsi alla fuga..."
"Non giudicarmi!" Replicò Tony, "l'unico motivo per cui sei calmo e controllato è perchè non hai ancora realizzato cosa sta realmente accadendo!"
Bruce inarcò un sopracciglio, "perchè?" Domandò, "sta succedendo qualcosa?"

Una volta rientrati alla Stark Tower, Tony si sentì in dovere di raccontare la sua versione della storia, alludendo al fatto che Thor era troppo coinvolto emotivamente per parlare e Steve non era psicologicamente in grado di esplicare il grado di drammaticità di quella situazione.
Thor rimase calmo per tutto il tempo, cercando di seguire ciò che l'uomo di metallo stava dicendo.
Steve ebbe da ridere al termine di ogni frase.
Alla fine, Bruce non comprese poi molto dei dettagli ma fu impossibile farsi sfuggire il motivo di tanto caos. Guardò il semi-dio seduto davanti a lui, cercando di nascondere il più possibile l'incredulità che sentiva: non voleva che l'altro si sentisse a disagio.
"Aspetti il bambino di Loki?" Chiese con voce appena esitante.
Thor arrossì ma strinse le labbra per obbligarsi a darsi un contegno, "non pretendo che tu capisca, io..." Il semi-dio prese un respiro profondo, "mi spiace di scaricare sulle tue spalle una responsabilità simile ma devo chiederti di mantenere questa cosa segreta."
Bruce annuì, "non ho difficoltà a capirne il motivo," ammise, "sono la cavia che tutti desiderano, dopotutto."
"Questo ti batte!" Esclamò Tony sorridendo.
"Per sfortuna di Thor, temo di sì," il dotto Banner squadrò con attenzione il trio di Vendicatori, "avete un piano? Posso aiutarvi in qualche modo?"
Gli occhi di Tony s'illuminarono di colpo, "vuoi il reperto di guerra ed il principe di Follilandia? Due al prezzo di uno!"
Steve gli lanciò un'occhiata storta.
Thor prese un respiro profondo, prima di parlare, "tu sei un curatore, Bruce?"
Il Capitano lo guardò confuso.
"Sono un dottore," rispose Bruce, "i dottori curano la gente, sì. Io solevo fare tutt'altro tipo di lavoro ma possiedo le conoscenze per..."
"Conosci il modo per valutare le condizioni del mio bambino?" Domandò Thor in modo diretto.
Tony schioccò le dita, "non ci avevo pensato! Bravo, principino!"
"Calma," Steve alzò entrambe le mani, "che cosa abbiamo deciso?"
"Ancora niente, Cap! Tutto dipende dalla dispinibilità del nostro dottor-ostetrica Banner!"
Bruce rimase concentrato su Thor, "vuoi che faccia degli esami per scoprire se il bambino sta bene?"
L'altro annuì, "non posso tornare a casa... Non ancora, almeno," spiegò, "ma... Non so cosa fare, non... Nessuno mi ha preparato a tutto questo per ovvie ragioni e... Ho paura di fargli del male involontariamente, che gli possa succedere qualcosa, senza che io me ne accorga."
Bruce ci pensò un attimo, "vorreste che seguissi Thor, fino a che non avrà il bambino?" Chiese incerto al piccolo gruppo.
Tony alzò le braccia al cielo, "Bruce, seguimi: come Thor avrà il bambino non è una nostra preoccupazione. Noi non dobbaimo pensare a come quel bambino uscirà da dove si trova, figurarci pianificarlo! Per l'amore del cielo, non vorrei dover sotterrare il cadavere del Capitano a Centrak Park in seguito ad un arresto cardiaco per trauma."
Steve lo guardò esasperato, "progetti anche la mia morte, ora?"
"La prevedo, è diverso."
"Ma chi si occuperàndella nascita del bimbo?" Domandò Bruce confuso, "nessuno, a parte noi, sa nulla e lui non può tornare a casa."
"Non ancora," rettificò Thor, "Anthony ha ragione, non posso darvi la responsabilità della vita di mio figlio, state già facendo fin troppo. Inoltre, sarei felice che il bambino nascesse ad Asgard, come ogni principe degno di tale nome. Quando arriverà il momento, la mia famiglia si prenderà cura di tutto."
Bruce annuì poco convinto ma non aggiunse altro. Guardò Stark, "posso usufruire del tuo materiale e dei tuoi ambienti?"
"Quanto vuoi collega!"
"Bene..."
"Accetti?" Domandò Thor speranzoso.
"Le mie conoscenze si limitano agli esseri umani," sottolineò Bruce, "tuttavia, ci sono dei test che possiamo tentare senza rischiare di danneggiare la salute del piccolo nè la tua."
Thor si alzò in piedi di colpo e gli porse la mano, "grazie... Grazie mille!"
Bruce la strinse, "dovere."
Tony guardò la scena in silenzio, mentre una vocina sospettosa nella sua testa formulava dubbi scomodi di cui non riusciva ad identificare la fonte.
Guardò Steve: lui non sembrava aver notato nulla.
Thor era troppo felice di avere la possibilità di assicurarsi che suo figlio stesse bene per poter sopettare di qualcosa.
Tuttavia, Bruce faceva di tutto per non incontrare i suoi occhi.

"Cominceremo con un'ecografia..." Disse Bruce, armeggiando con un macchinario provvisto di schermo.
Thor lo fissò, "ovvero?"
"Ovvero un sistema d'indagine diagnostica medica che sfrutta gli ultrasuoni per..." Tony si guadagno una gomitata dal Capitano.
Steve alzò gli occhi al cielo, "Bruce, traduci per le persone normali."
"In breve, su questo schermo sarai in grado di vedere un'immagine del tuo bambino."
Thor sgranò gli occhi, "sul serio?" Chiese, improvvisamente spaventato.
"Tranquillo, Point Break, non è nulla di pericoloso," lo rassicurò Tony.
"Di quante settimane dovrebbe essere, all'incirca?" Domamdò Bruce con tono fin troppo calmo e professionale. Stark fece una smorfia ma si limitò a rispondere, senza indagare oltre, "circa dieci settimane, forse undici."
Il dottor Banner prese nota mentalmente ed accese lo scanner.
"Devo chiederti di alzare la felpa e slacciarti i pantaloni."
Thor eseguì con mani tremanti fissando un punto del muro davanti a sè.
Sentì qualcosa di freddo contro l'addome, poi una leggera pressione.
"Thor, lo schermo è alla tua destra," gli fece notare Tony.
Il semi-dio chiuse gli occhi e sospirò, "ditemi che va tutto bene e guarderò."
"Io non ci capisco niente," ammise Steve da qualche parte accanto a lui.
"Non ce ne sorprendiamo, Cap."
"Forse, questo ti convincerà ad aprire gli occhi," disse Bruce gentilmente. 
Improvvisamente, la stanza venne riempita da un suono ritmico e veloce, simile a quello di un tamburo.
Thor aprì gli occhi: vide il viso sconvolto di Steve e il sorrisetto di Tony.
"Senti che battito tuonante, è proprio tuo, Thor!" commentò quest'ultimo.
Il semi-dio si voltò verso Bruce, "questo è..."
"È il cuore del tuo bambino," concluse il dottor Banner con un sorriso, poi girò lo schermo picchiettando il dito contro una sagoma scura, "eccolo qui."
"Ma che..." Steve era diventato pallido di colpo.
Tony gli diede una pacca sulla spalla, "seguimi, Capitano: occhio e croce, quella è la testa, vedi quella specie di nasino? Poi quelle cosine a ventaglio sono le mani..."
Thor aveva smesso, letteralmente, di respirare.
Continuava a guardare quell'immagine confusa e priva di colori come se non esistesse niente altro al mondo.
"Sta bene?" Domandò con voce tremante.
"Sta benissimo," rispose Bruce, "il battito è forte, le dimensioni sono regolari... Va tutto bene."
Thor sospirò profondamente chiudendo gli occhi e passandosi entrambe le mani tra i capelli.
Suo figlio stava bene. Era sano. Era forte. Era vivo ed era dentro di lui.
Un tonfo improvviso lo fece sobbalzare.
"Non allarmatevi!" Esclamò Tony scavalcando la sagoma priva di sensi di Steve, "sarebbe accaduto comunque, prima o poi!"

"Sei sicuro di non voler rimanere qui?" Chiese Tony speranzoso, "farebbe bene alla mia sanità mentale parlare con qualcuno della mia stessa razza, non so se mi spiego..."
Bruce sorrise e scosse la testa, "Ho un appartamento a cui tornare e tu hai il mio numero, nel caso Thor abbia bisogno di qualcosa."
"Passerà il prossimo mese a fissare le stampe dell'ecografia," disse Tony sospirando, "e, se il cielo vuole punirmi, Steve gli farà compagnia."
"È incredibile..."
"Che cosa?"
"Che la cosa non ci terrorizzi o disgusti come dovrebbe."
Tony scrollò le spalle premendo il pulsante per chiamare l'ascensore, "forse, di tutte le mostruosità che l'universo ci vomita addosso, questa non è proprio la peggiore."
"Forse..." Concordò Bruce, mentre le porte scorrevoli si aprivano.

Quando arrivò in cucina, Thor era seduto sul lato destro del tavolo sorridendo alle immagini in bianco e nero del suo bambino. Steve era davanti a lui, pallido come un morto, con una coperta sulle spalle e, tra le mani, una tazza fumante.
Tony gli aveva propinato una tisana rilassante di Pepper.
Lo aveva fatto più per liberarsi della confezione e di tutti i ricordi che si portava dietro, più che per aiutare il compagno d'armi. A pensarci bene, una volta, doveva averne bevuto un sorso e doveva averla trovata disgustosa.
Scrollò le spalle: non c'era realmente cura per il trauma di Steve, a parte il tempo.
"Penso sia una femmina," commentò Thor di colpo, mentre Tony era intento a mettere insieme un'accozzaglia di cibo che potesse assomigliare ad una cena.
Steve sembrò riprendere vita di colpo, "come fai a dirlo?" Domandò, come se l'altro gli avesse appena confidato di essere capace di vedere i morti.
Thor scrollò le spalle appoggiando una guancia contro il pugno chiuso ed accarezzando l'immagine dell'ecografia con la punta dell'indice, "non lo so... Lo sento..."
Tony gli lanciò un'occhiata veloce, "è credenza popolare che una madre sappia, a prescindere, il sesso del bambino. Come una sorta di sesto senso... Credo che, alla fine, una donna creda di aspettare quello che desidera di più avere."
"A me non importa," replicò distrattamente Thor, "lo amerei qualsiasi cosa fosse ma sento che sarà una bambina."
"Tecnicamente lo è già," preciso Stark sedendosi accanto al Capitano, "gli organi interni sono già formati, ora c'è solo da sperare che non faccia la timida alla prossima ecografia."
Steve lo guardò, "hai usato il femminile."
L'altro scrollò le spalle, "in fin dei conti, c'è un 50% di possibilità che lo sia... Che ne sappiamo noi di come funzioma un Aesir?"
Thor rise, "a questo punto non lo so nemmeno io!"
"Allora, domani torniamo al negozio per..." Steve venne immediatamente interrotto da una gomitata di Tony.
"Torna nella tua dimensione traumatizzata, Cap!" Esclamò, "qui nessuno fa niente, prima dell'ultimo trimestre! Porta sfortuna!"
Il Capitano lo guardò scettico, "da quando credi a queste cose?"
"Da quando i Vendicatori sono diventati un'organizzazione per ragazzi padri gravidi, ti sta bene?"
"Non credo sarà necessario fare nulla neanche tra sei mesi," s'intromise Thor, "voglio dire... Forse, dopo la nascita, sarebbe bene che il bambino restasse su Asgard."
Tony ridacchiò, "lascia che ti accompagni, quando consegnerai a Fury i documenti per il congedo di maternità, voglio vedere la sua faccia!"
Thor li guardò, "pensate di poter proteggere la Terra senza di me, allora?"
Steve sorrise, "cosa può mai capitarci di così terribile in qualche mese?"
"Vuoi una lista?" Chiese Tony sarcastico.
Thor si appoggiò allo schienale della sedia e si accarezzò la pancia piatta, "se ci penso, anche casa mi fa paura."
Tony e Steve si scambiarono un'occhiata.
"Voglio dire," aggiunse il semi-dio, "i miei genitori non mi abbandonerebbero mai con un bambino, ma..."
"È complicato," concluse Tony.
Thor annuì, "la gravidanza, forse, sarebbe il male minore ma..."
"Loki," Steve sospirò, "sei certo di non rischiare nulla per...?"
Il semi-dio si oscurò, "se mio padre decidesse di punire me, farebbe di tutto per evitare che anche lei paghi, ne sono certo."
"Non c'è modo di punire te e lasciare illesa lei," gli fece notare Tony, "non importa che sia fuori o dentro di te, sei l'unico genitore che avrà e ne avrà bisogno più di qualsiasi altra cosa al mondo."
Thor sorrise tristemente, "non c'erano alternative," replicò, "sarei stato il suo unico genitore comunque..."
Gli altri due non replicarono.
"Loki aveva capito qualcosa quella mattina, prima di andarsene. Non saprò mai se... Sapesse," si guardò la pancia, "ma, qualunque cosa abbia fatto dopo, non è stato casuale, nè un comportamento naturale. Loki non è morto semplicemente perchè si è fatto beccare."
Steve appoggiò la tazza mezza vuota sul tavolo, "vuoi dire che Loki si è reso conto di ciò che avevate fatto insieme un istante prima di lasciarti?"
"Non posso saperlo, lo intuisco..."
"Pensi che la sua morte abbia a che fare con..." Tony indicò le immagini dell'ecografia.
Thor sospirò profondamente, "ci sono individui che, se sapessero che il principe dorato di Asgard aspetta un figlio, senza che possa usare il suo leggendario martello, farebbero di tutto per catturarmi prima che lei nasca."
Spiegò.
"Se sapessero che la mia bambina è anche figlia di Loki, il numero di questi individui aumenterebbe, insieme alle possibilità di pericolo."
Si morse il labbro inferiore.
"È una pazzia," ammise, "ma mi piace pensare che Loki sia morto nel tentare di liberarci dalla minaccia di uno di quegli individui."
 
***



Bruce fece ritorno all'appartamento che era già buio.
Il suo ospite non aveva acceso le luci: non ne aveva bisogno.
Il dottor Banner non poteva vantare di possedere le sue stesse capacità, ma quegli occhi verdi erano talmemte penetranti che non fece difficoltà ad individuarlo seduto sul divano del salotto.
"Avevi ragione," commentò, togliendosi il cappotto ed appendendolo accanto alla porta, "li ho trovati al negozio di cui mi hai parlato."
L'altro rimase in totale silenzio: non aveva bisogno di sentirsi confermare ciò di cui era già certo.
"Devo avvertirti, credo che Stark abbia intuito qualcosa e..."
"Non ti ho mandato a cercarlo per avere informazioni su quei due cagnolini che gli stanno a presso," lo interruppe la figura nel buio
Bruce scrollò le spalle, "pensavo ti facesse piacere sapere che gli sono leali al punto che, pur sapendo i dettagli della vicenda, si stanno prendendo cura di lui."
"Poveri stupidi..."
"Mi sarei comportanto allo stesso modo, al posto loro."
"Oh, ma lo stai facendo."
"Non con la sincerità che vorrei," Bruce si sedette sulla poltrona di fronte al divano, "non mi chiedi nulla su di lui?"
"Non intuisci già da solo ciò che voglio sapere?"
"Sta bene, esteriormente," raccontò il dottore, "dentro è completamente a pezzi per causa tua."
Non vide il sorriso diabolico dell'altro ma lo percepì.
"Significa che crede quel che è giusto che creda."
"Giusto per chi?"
"Non pretendo che una formica mi comprenda."
Bruce gli mostrò la cartellina che stringeva sotto il braccio destro, "qui ci sono tutte le buone notizie."
"Voglio sentirle da te."
L'uomo sospirò profondamente cercando di essere paziente, poi allungò una mano verso l'interruttore ed accese la luce.
Gli occhi verdi del suo ospite lo fissavano annoiati.
Aprì la cartellina e l'appoggiò sul basso tavolino che li divideva.
"Congratulazioni," disse Bruce con sarcasmo, "stai per diventare padre."
Loki abbassò lo sguardo sull'immagine in bianco e nero di fronte ai suoi occhi. La studiò a fondo, prima di prenderla tra le mani e guardarla da vicino. Il suo viso non tradiva alcuna emozione.
"Questo è dentro di lui?"
Eppure, le mani gli tremavano.
"E, dalla forza del suo battito cardiaco, ha tutte le intenzioni di restarci," Bruce gli rivolse un mezzo sorriso, "sta bene... Stanno bene entrambi. Al momento, non ho riscontrato nulla di preoccupante."
"Tornerai?" Loki lo guardò.
"Thor vuole che mi occupi della salute del bambino, fino a che resterà qui."
Il semi-dio inarcò un sopracciglio, "perchè? Dove ha intenzione di andare, mentre l'incarnazione della vergogna cresce nel suo grembo?"
Bruce sospirò rilassandosi contro la poltrona, "vuole che il bambino nasca su Asgard."
Loki scoppiò a ridere immediatamente, "poche settimane e non ne avrà più il coraggio."
"Sembrava convinto, Loki."
"Non può far nascere quel bambino su Asgard!" Esclamò con forza il principe degli inganni, "moriranno entrambi, se decide di farlo."
"Non metto in dubbio la tua opinione," rispose Bruce duramente, "metto in dubbio che ascolterà le mie o le parole di chiunque altro tenti di convincerlo che Asgard sarà la tomba di suo figlio!"
Loki sbuffò, "a quello penserò io," disse, infine, "il bambino non nascerà su Asgard. Verrà alla luce qui e sarai tu a farlo nascere, quindi, ignora qualsiasi cosa Thor ti dica e fai tutto quello che è necessario per arrivare pronto a quel giorno!"
Bruce lo fissò, "penso di poter eseguire un cesareo anche domani ma Thor non sarà preparato nemmeno tra dieci anni."
"Non tentare di arrivare al mio cuore, Banner," lo avvertì il semi-dio, "non ne ho uno."
Il Vendicatore sorrise divertito, "allora perchè tutti i tuoi gloriosi piani di conquista e vendetta sono stati improvvisamente accantonati per l'occasione?"
"Chi ti dice che la bambina non lo sia?"
Bruce si bloccò per un istante, "dall'ecografia non ho visto il sesso," gli fece notare, "non ti ho mai detto che sia una femmina."
Il viso di Loki divenne una maschera di pietra.
Abbandonò la foto dell'ecografia sul divano ed uscì dalla stanza.
"Esegui gli ordini, Banner e nessuno si farà male."
 
***



"Riproviamo... Si-Sif?" Propose Steve.
Thor rise e scosse la testa, "è una mia amica d'infanzia."
"Davvero?" Tony non alzò gli occhi dal libro di mitologia norrena che stringeva con entrambe le mani, "qui c'è scritto che avete avuto un paio di figli insiemi..."
Thor sgranò gli occhi, "scherzate, vero?"
"Anche la mia versione dice così!" Confermò Steve allugando le gambe sul divano. Dal pavimento, Tony lo guardò male, "so leggere da più tempo di te, Rogers."
"E Thor da più tempo di me e te messi insieme."
Il semi-dio, tuttavia, non aveva nemmeno sfiorato uno dei libri di mitologia che Tony aveva sparso sul tavolinetto davanti alla tv. 
"Secondo le vostre leggende, io e Loki abbiamo una bambina?" Domandò curioso e timoroso al tempo stesso.
"Non mi pare di averlo letto," rispose Steve, tornando indietro di qualche pagina.
"Non insieme," sottolineò Tony, "tu hai una figlia con quella che definisci la tua amica d'infanzia e Loki ne ha una che, se non ricordo male, è la dea della morte o la regina del regno dei morti... Qualcosa del genere."
"Hela?" Chiese Thor inarcando le sopracciglia.
"Lei!" Esclamò Steve rileggendo il capitolo in questione.
L'altro rise, "Hela è più vecchia di mio padre. Com'è possibile che sia la figlia di mio fratello?"
Tony scrollò le spalle, "qui ci sono scritte un sacco di cose che devono essere impossibili anche per il tuo mondo, altrimenti tu non saresti qui... Steve! Il capitolo di Loki lo devi saltare a piedi pari! Sei appena uscito da un attacco da sindrome di stress post traumatico!"
Troppo tardi.
"Il cavallo, cosa?"
Tony alzò gli occhi al cielo e gli prese il libro dalle mani, "come ho detto, cose impossibili!"
Thor sorrise.
Gli sembrava impossibile riuscire a farlo, eppure con loro gli veniva naturale.
In cuor suo, sapeva che nè Steve nè Tony lo comprendevano. Nemmeno Loki, che era stato suo compagno e complice in quella follia, ci era riuscito. Probabilmente, i suoi genitori non avrebbero saputo fare di meglio.
Tuttavia, Thor sentiva un enorme senso di gratitudine nei loro confronti e sapeva che, qualunque cosa avesse fatto, non sarebbe mai riuscito a sdebitarsi del tutto.
"Sceglietene uno voi."
Tony e Steve lo guardarono senza comprendere.
"Prego?" Chiese il primo.
"Scegliete voi il nome di mia figlia," propose Thor con un sorriso, "sarebbe un onore per me."
"Oh..." Steve si grattò la testa con difficoltà, "è una cosa importante, Thor."
"Io propongo Antoniette!" Esclamò Tony con sarcasmo alzando la mano.
Il Capitano alzò gli occhi al cielo, "troppo importante, forse."
Thor scosse la testa, "non dovete rispondermi ora, lei non sarà qui ancora per un bel po'..."
"E quando ci sarà, io proporrò ancora Antoniette!" Lo interruppe Tony, "una volta che l'evento si sarà consumato su Asgard, molto lontano da me e, sopratutto, da Steve!"
"Potreste venire su Asgard con me, se voleste vederla subito dopo la nascita," propose Thor con entusiasmo.
"Chiedi a Steve di tenerti la mano, mentre... Oh! No, grazie, penso che attenderò di vedere il risultato di tutto questo casino saltando il passaggio finale!" Tony forzò un sorriso.
"Ci farai sapere se stai bene?" Si preoccupò Steve.
"Certo..." Thor annuì, "voglio che la bambina nasca su Asgard ma, non appena avrò recuperato le forze, la porterò qui. Non voglio che cresca conoscendo solo il suo mondo: li dovrà proteggere tutti, un giorno."
"Evita di farle un fratellino e non ce ne sarà bisogno!" 
"Tony!"
"Che c'è? Che ho detto?"
E Thor continuò a sorridere.
 
***



Conosceva quel giardino: vi aveva trascorso i più bei pomeriggi della sua infanzia, quando era ancora sua madre ad essere artefice della sua felicità o frustrazione.
La ricordava nitidamente.
Bellissima ed elegante, con un sorriso più luminoso del sole ed i lunghi capelli dorati lasciati sciolti.
Anche la fanciulla inginocchiata tra i fiori era bellissima.
Tuttavia, era troppo giovane per essere una madre ed i suoi capelli erano neri ed ondulati.
Come sarebbero stati i suoi, se li avesse lasciati crescere ancora un poco.
Voltò gli occhi azzurri nella sua direzione e sorrise.
Nè quelle iridi color del cielo, nè il modo in cui quelle labbra si piegarono gli apparteneva.
Eppure, gli ricordavano casa.
Una casa che non aveva nulla a che fare con un palazzo dorato ed un regno di luce e gloria.
"Mi riconosci?"
"Avrei dovuto capire chi eri fin dall'inizio," rispose.
Lei si alzò e si avvicinò lentamente. Aveva lo stesso modo di camminare di sua madre.
"Non ti ho sentito, sei venuto a trovarmi?"
Lui scosse la testa, "sono morto, ricordi?"
Lo sguardo di lei divenne triste, "come potrei dimenticarlo? Quel dolore mi culla con la stessa forza dell'amore. Entrambi animano il cuore che batte con il mio."
"L'amore per te deve essere più grande."
"L'amore per me è immenso," confermò lei, "ma è compagno del dolore per la tua perdita."
"Gli passerà..."
"Senza di me, forse," concordì lei, "con me, sarà un sentimento eterno."
Lui le sorrise e le prese il viso tra le mani, "non te ne accorgerai mai. Quando ti vedrà, il desiderio di farti felice sarà tanto grande da permettergli di dimenticarmi."
"O ti renderà immortale nel suo cuore."
"Lo sono già," rispose lui con sicurezza, "qualunque cosa accada, lo sono già... Lo sono dal momento in cui sei stata concepita."
Lei coprì la sua mano con una delle sue, "quello che vedi ora, è ciò che lui crea nella sua anima. Prima, aveva troppa paura d'immaginarmi perchè potessi assumere una forma definita."
Lui sorrise, "è questo che vede? Una principessa dai lunghi capelli corvini e con i suoi occhi?"
"Vede te e lui in un solo essere."
"Guardati..." Le passò amorevolmente una mano tra i capelli, "esisterà mai nulla di più perfetto?"
"Non puoi dire questo," lo avvisò lei, "in quanto, io non esisto ancora."
"Morirò perchè accada, principessa."
Se aveva dubitato di amarla, ora non lo ricordava più.
"Non morire," lo pregò lei, "non morire, nemmeno in una bugia. Vivi e torna da noi."


Loki si svegliò.




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Capitolo 4
*** La Minaccia ***


La minaccia
[Quarto mese.]


"Thor, smettila immediatamente!"
L'espressione del principe Aesir era radiosa, quando si voltò, "comincia a vedersi," mormorò timidamente, tornando a fissare il riflesso del proprio profilo sulla vetrata.
Steve girò la testa di lato, "forse appena..."
Tony alzò le braccia al cielo e collassò sul divano, "non sperare in qualcosa di enorme, non assomigli proprio ad un giunco!"
"Prego?" Domandò il semi-dio confuso.
"Non sei una fanciullina di mezzo metro, la principessa ha un sacco di spazio da sfruttare, prima di sfondare la tartaruga!"
Thor tornò a guardare la propria immagine lisciando la stoffa della t-shirt per poter notare qualche cambiamento, "ti vedo, sai?" Mormorò abbassando lo sguardo, "non vedo l'ora di sentirti."
"Aspetta a dirlo, viste le tue capacità metereologiche, ho paura di quello che potrebbe accadere ad ogni calcio!"
 
***



"Quattro mesi..."
Bruce ricordava quel giorno come se fosse stato ieri.
Ricordava il buio della sua casa dall'altra parte del mondo, ricordava l'insopportabile odore di carne bruciata,ricordava l'orrore provato di fronte a quel corpo ricoperto di ustioni. Non c'era nulla di riconoscibile in quell'ammasso di carne annerita che, miracolosamente, emetteva ancora qualche terribile ansimo.
Poi, la creatura aveva aperto gli occhi e, pur nella sua deformità, l'aveva riconosciuta.
Ora, Loki fissava distrattamente la televisione, come se quelle ustioni non lo avessero mai toccato.
"Devo andare da Thor, oggi," lo informò tamburellando un dito sul calendario appeso al frigo. La pagina era quella di luglio.
"Sei già andato la settimana scorsa."
Non si era voltato ma il solo fatto che gli avesse risposto era una cosa positiva.
"Ho deciso di fare controlli settimanali," spiegò Bruce prendendo un pennarello indelebile e alzando le pagine, fino ad arrivare a dicembre. Fece scorrere il dito sui numeri dell'ultima riga facendo un veloce calcolo a mente, poi cerchiò più volte il numero ventinove in modo da ottenere un bel segno rosso ed evidente.
"Che cosa stai facendo?"
Bruce sobbalzò: il suo ospite era arrivato accanto al frigo senza fare il ben che minimo rumore.
"Segno la due date di Thor," disse con un sorrisetto.
"Non conosco i vostri ridicoli termini mortali."
Il dottor Banner picchiettò la punta del pennarello sopra il giorno segnato.
"Partendo dalla data del concepimento," spiegò, "e, considerando che Thor è un primiparo, quindi è più probabile che il bambino decida di prendersi il suo tempo, il ventinove dicembre è, indicativamente, la nostra data di scadenza."
"Il bambino nascerà quel giorno?"
Bruce scrollò le spalle, "se non ci manda qualche segnale prima, quello è il limite che il dottore gli concede."
Loki lo fissò, "puoi farlo nascere con la forza, senza compromettere la sua salute?"
"È una pratica che su Midgard usiamo spesso e ha i suoi lati negativi ma è meno pericoloso di protrarre un gravidanza per troppo..."
"Comprometterai la loro salute?" Chiese ancora Loki.
Bruce lo guardò, poi lasciò ricadere le pagine del calendario sul mese di luglio, "pensi veramente che comprometterei le due vite da cui dipende il tuo equilibrio mentale?"
"Taci..."
"Taci tu!" Esclamò il dottore annoiato, "o a visitare Thor, questo pomeriggio, sarà il mio mostro nascosto e non gli piace fare visite a domicilio da solo!"
Loki lo sfidò con lo sguardo, ma sviò il discorso, "perchè vuoi andare da lui una volta a settimana?"
"Perchè oggi entra nella sedicesima," spiegò Bruce, "posso cominciare a fare test approfonditi sul bambino e..."
"Non è una cavia!" Inveì Loki.
Bruce gli afferrò il braccio con rabbia, "lasciami finire di parlare, maledizione!" Tuonò.
Loki impallidì di colpo, contò fino a dieci ma non successe nulla.
Il mortale lo lasciò andare, "sono per seguire lo sviluppo del bambino, non per studiarlo," fece una pausa, "ad ogni modo, stai perdendo il tuo stile."
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire," Bruce gli puntò l'indice contro il petto, "che se il tuo disinteresse si manifesta in modo tanto emotivo, allora non ho più motivo di preoccuparmi."
"Stai delirando, mortale."
"Forse..." Il Vendicatore annuì, "ma se Thor dovesse, come dire... Scomparire dalla sua stanza, in silenzio, senza lasciarsi alle spalle segni di lotta... Non avrei difficoltà a trovare una storiella da raccontare a Tony e Steve per arginare il panico."
Ci riflettè un istante.
"O, forse, finirei per peggiorarlo, il panico..."

***


Il terzo evento che rischiò di far precipitare Anthony Stark nel baratro dall'alcolismo, dopo la separazione da Pepper e l'improbabile gravidanza del principe dorato di Asgard, si verificò alle prime luci di una mattina di metà luglio.
A quell'ora improponibile, di solito, a disturbarlo era il cercapersone del maledetto Capitano senza macchia e senza paura che, nonostante l'attività illecità di ginecologia aliena che mandavano clandestinamente avanti, continuava a lavorare con le forze dell'ordine e, cosa più importante, per Nick Fury.
Quella mattina, fu sempre Steve a disturbare il suo sonno ma non con quel bi-bip infernale che proseguiva fino a che non usciva di casa. No! Steven Rogers, quel giorno, decise che una botta di sano isterismo era quello che mancava a quella squadra d'improbabili difensori del mondo... E oltre!
"No!" 
Tony per poco non ebbe un attacco di cuore.
"No! Non è possibile! No... Non andesso!"
Per un raggelante momento, Tony ebbe seriamente paura di uscire dalla stanza per scoprire che Thor era entrato in una sorta di travaglio prematuro o qualcosa del genere. 
"Perchè? Perchè adesso?"
Poi, si rese conto che quella voce non apparteneva al principe asgardiano.


"Steve?" Chiamò e quasi inciampò nei suoi stessi piedi nel tentare di alzarsi dal letto, "Steve!"
Uscito in corridoio, trovò Thor che bussava insistentemente alla porta del compagno d'armi.
"Anthony..."
"Che succede?" Domamdò questi barcollando nella sua direzione.
"L'ho sentito urlare."
"Sì, persino i tuoi amici lassù lo avranno sentito!" Esclamò Tony spalancando la porta senza troppe cerimonie.
Non fu affatto pronto a quello che si ritrovò davanti.
Steve era in piedi, davanti allo specchio, e si tastava disperatamente il petto alla ricerca dei pettorali scolpiti che non c'erano più. 
Tony sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Quello era Steven Rogers? Il vero Steven Rogers?
"Steve..." Chiamò Thor incerto.
Il Capitano... O, meglio, quello che era rimasto del Capitano si voltò nella loro direzione: gli occhi azzurri colmi di disperazione. 
"Che cosa mi è successo?" Domandò con voce rotta.
"Non lo so," ammise Tony, "ma devono averti affamato da qualche parte tra la Seconda Guerra ed oggi. Forse, dovresti mangiare, prima che io sia costretto a trascinarti in ospedale per anoressia fulminante."

Persino i vestiti di Stark gli stavano larghi, quando, solo il giorno prima, avrebbe potuto scambiare i suoi con quelli di Thor.
Se non si fosse sentito completamente vuoto, a causa del trauma, forse, sarebbe scoppiato a piangere.
"Steve."
Thor gli mise davanti una tazza di caffè fumante.
"Bevi questo, ti farà stare meglio."
Il ragazzo gracile lo guardò, "lo credi davvero?"
"No," ammise Thor sorridendo amaramente, "ma, forse, riuscirà a farti smettere di tremare."
Tony uscì dall'ascensore un minuto più tardi e Steve si alzò in piedi di colpo, "allora?"
"Allora, se escludiamo l'asma, il sottopeso e un paio di valori un po' bassi ma non preoccupanti, posso dire che non hai nulla che non va... Rispetto ad una persona normale, intendo."
"Persona normale?" Ripetè Steve, "io non sono una persona normale, Stark!"
Tony alzò entrambe le mani, "agitarsi non cambierà la situazione!" Esclamò, "Bruce sarà qui nel pomeriggio, gli racconteremo tutto, lasceremo che si prenda cura di Thor e, poi, darà un'occhiata anche a te... È diventato quel che è lavorando sui dati del tuo creatore, forse, riesce a capirci qualcosa."
"Tuo padre aveva gli stessi dati!"
"Tra me e mio padre non c'era dialogo!" Gli ricordò Tony improvvisamemte irritato, "per me, tu eri un delirio della sua giovinezza, nulla di più!"
"Bene! Ora hai l'occasione di vedere quanto sono reale!"
"Ehi!" Intervenne Thor, "se ci mettiamo l'uno contro l'altro è la fine dei gochi, cerchiamo di mantenere la..." Si bloccò di colpo fissando un punto nel vuoto. 
"Thor?" Tony esaurì la distanza tra sè ed i compagni.
"Ti senti bene?" Domandò Steve, alle sue spalle.
"Mi gira la testa..." Thor chiuse gli occhi ma la sensazione finì solo per peggiorare.
"Ok! giù, giù..." Stark lo afferrò per le spalle, mentre il Capitano girava la sedia da lui precedentemente occupata.
L'Aesir dovette anche appoggiare una mano sul tavolo per mantenere l'equilibrio, "perchè fa così freddo?"
"Freddo?" Tony si sporse verso il salotto, "l'impianto dell'aria condizionata è spento e fuori saranno trenta gradi!"
"Io ho freddo," insistette Thor avvolgendosi le breccia intorno al corpo.
Steve prese a strofinargli le spalle, poi si spostò al suo fianco per appoggiargli una mano sulla fronte, "ma tu scotti!"
"Anche dopo l'ultimo svenimento aveva la febbre," commentò Tony imitando il gesto del Capitano, "maledizione, tu bruci!"
"La bambina..." Mormorò Thor debolmente.
"Senti qualche dolore particolare all'addome?" Domandò Stark allarmato.
Thor scosse la testa e la sensazione di vertigine peggiorò.
"Bene, il fagiolino non deve aver subito danni ma dobbiamo portarti subito a letto... Steve, dammi una mano!"


***


"Steve... Steve, calmati! Thor aspetta un bambino, può capitare che..."
Fu l'improvvisa immobilità di Bruce che attirò l'attenzione di Loki, sebbene gli occhi verdi fossero ancora puntati in direzione del teleschermo.
"Che cosa hai detto?"
La voce del mortale era diversa.
"Avverte dolori?" Domandò con urgenza, "perde sangue?"
Loki si alzò dal divano e lo guardò.
"Tenetelo al caldo, arrivo subito!"
Bruce cacciò il cellulare in tasca e saettò in direzione della porta. Il semi-dio gli si parò davanti, "che succede?" Domandò freddamente. Bruce sbuffò e fece per scansarlo ma Loki oppose resistenza, "tu non esci da qui, senza dirmi che cosa succede."
"Thor ha la febbre alta!" Esclamò Bruce con rabbia, "togliti di mezzo, se non hai intenzione di seguirmi!"
Loki lo fissò senza espressione, "che cos'ha?"
"Sei diventato improvvisamente stupido?"
"Fai un'ipotesi, Banner..."
"Sei folle!" Urlò, "quello è tuo fratello, maledizione! Tuo fratello!" Mise nel braccio una forza che non gli apparteneva, non direttamente, almeno, e scaraventò Loki sul pavimento. 
Il semi-dio rimase immobile, con la guancia premuta contro il suolo. Poi, improvvisamente, strinse il pugno e lo sbattè contro il muro al suo fianco, "maledizione..." sibilò frustrato. 
Si passò entrambe le mani tra i capelli tirandoli con rabbia, "maledizione! Maledizione! Maledizione!"
 
***


Thor non la smetteva di tremare, su quel lettino operatorio.
Bruce sentiva il cuore andargli in mille pezzi di fronte a quella scena.
Scottava, eppure le labbra cominciavano a diventargli blu, come se stesse per congelare.
"Che forma d'ipotermia è mai questa!" Esclamò Tony frustrato continuando a strofinare la mano destra del semi-dio. Steve faceva lo stesso con la mancina, "è cianotico, eppure sembra un vulcano sul punto di esplodere."
"Comincio a sentire freddo anche io," mormorò il Capitano.
"È solo empatia, non preoccuparti."
Bruce studiò con attenzione le immagini in bianco e nero sullo schermo, muovendo lentamente lo scanner sull'addome di Thor. Si morse il labbro inferiore e il semi-dio se ne accorse.
"Che succede?" Domandò terrorizzato.
"Il battito..." Bruce scosse la testa e si voltò a guardarlo, "Thor, ho bisogno di pensare a te, ora."
Steve guardò Tony allarmato, questi puntò gli occhi sul pavimento.
"Che cosa significa?" Thor a stento riusciva a tenere gli occhi aperti, "che cosa succede alla bambina?"
Bruce gli strinse una spalla, "il battito sta rallentando," confessò.
Il giovane Aesir si sentì morire, "no... No..."
"Non posso far star meglio lei, senza far star meglio te," spiegò Bruce.
"Allora facciamolo!" Esclamò Steve, "cosa sono quelle facce rassegnate, la bambina è ancora viva!"
"Non sappiamo che fare," intervenne Tony, "non sappiamo cos'abbia Thor e potrebbe volerci del tempo prima di capirlo... Forse, troppo perchè il feto resista."
Thor girò il viso da una parte incapace di dire qualsiasi cosa, non l'ho nemmeno sentita muoversi...
Bruce strinse i pugni ed uscì dalla stanza a grandi passi.
"Bruce?" Chiamò Tony ma il dottore nemmeno si voltò.
Una volta in corridoio, estrasse il cellulare dalla tasca e digitò il numero del suo appartamento. Come era prevedibile, il telefono squillò a vuoto, fino allo scattare della segreteria.
"Tua figlia sta morendo," sibilò nel ricevitore, "avevi ragione, maledetto bastardo, è una bambina... Ora, l'ecografia è chiara."

Loki continuò a fissare il soffitto, mentre quell'aggeggo infernale gli sputava addosso parole velenose con la voce di Banner.
"Non te l'ho mai detto, ma anche Thor ne è sempre stato convinto fin dall'inizio."
Loki lo sapeva già. Vedeva nei suoi sogni quello che suo fratello s'immaginava ed era la cosa più bella al mondo.
Era perfetta, non era ancora nata, eppure il buon dottore gli stava dicendo che stava morendo.
"Ed ora non posso confermarglielo, perchè non posso garantirgli che salverò nemmeno la sua vita... Non so cosa fare, Loki, va oltre le conoscenze dei mortali..."
Sbagliato... Gli stava dicendo che stavano morendo entrambi. 
"Hai detto che Asgard non può vederlo grazie a te... Se vuoi rimanere morto, almeno lascia che loro vivano!"
Loki strinse gli occhi ed il telefono andò in mille pezzi.

Buce gettò il cellulare a terra.
"Bruce!" Urlò Steve uscendo in corridoio, "Thor non si sveglia più!"
 

***


Il giardino di sua madre era sempre stato ricco di fiori perennemente freschi.
Ma quello che aveva davanti, era un giardino morto... Soffocato dalla neve.
"Non riesco a controllarlo..."
Lei piangeva e giaceva a terra.
Lui le fu subito accanto, "il mostro..." Mormorò, "il mostro che avvelena la mia anima, ha stretto tra le sue spire anche te."
Lei tentò di alzarsi a sedere.
Lui l'afferrò per le spalle, "non può essere un mostro, se è parte di te."
"Non avrei voluto che lo fosse anche di te..." Lui la strinse a sè e le baciò i capelli, "questa doveva essere solo la mia maledizione."
Lei strinse il lembo del suo mantello, "sto morendo, vero?"
Lui non rispose.
"Se muoio, lui si salva, vero?" 
Lui strinse gli occhi.
"Per questo non corri da noi," Lei sorrise tristemente, "non vuoi essere costretto a scegliere... Che stupida, non c'è scelta, perchè io non posso vivere senza di lui e lui può solo morire con me... Non vuoi essere tu ad uccidermi, vero?"
Sentì un dolore acuto all'altezza del petto. Lì, dove, un tempo, aveva avuto un cuore.
"Puoi restare con me?" Domandò lei chiudendo gli occhi, "resta fino a che non mi addormento, padre."


Quando si svegliò, Loki si raggomitolò sul pavimento e scoppiò a piangere.
Guardò il cielo azzurro fuori dalla finestra.
Non conosceva un modo per salvarli entrambi.
Ma, forse, questo non significava che un modo non ci fosse.
"L'ho giurato sulla mia vita..." Sibilò, "se ne vorrai una, Odino, non dovrai nemmeno provare a toccare la loro."

 

***

Era nel suo vecchio letto su Asgard.
Lo seppe ancor prima di aprire gli occhi.
Innumerevoli fanciulle erano state accolte tra quelle lenzuola ma quella che si ritrovò davanti era diversa da ogni altra.
Lo sapeva, anche se non era ancora nata.
Lo sapeva, perchè era stato il primo a conoscerla. 
Eppre, non l'aveva mai vista prima.
Eppure, sapeva esattamente chi era pur non conoscendo il suo nome.
"Ciao..." Mormorò passando una mano tra quei lunghi capelli neri.
Lei fece intrecciare le loro dita con un sorriso commosso, "mi hai riconosciuto?"
Lui sorrise, "come potrei non riconoscerti?"
Lei gli baciò il palmo della mano con devozione, "non volevo farti male."
"Come potresti?"
"Ti ho quasi ucciso."
"Ho già perso tuo padre, avrei preferito morire che non sentire più il tuo cuore."
"Non dire così, ti prego."
Gli occhi azzurri di lei erano lucidi a causa delle lacrime, lui si avvicinò e le baciò la fronte, "ti amo... Ti amo in un modo che non credevo fosse possibile."
"Sei il mio mondo," rispose lei, "sei tutto per me."
Lui sorrise amaramente, "non per sempre."
"Invece sì, se mi terrai stretta al tuo cuore."
"Vorrei tenerti lontano dal dolore che vi è contenuto, amore mio."
Lei non rispose, poi abbassò lo sguardo, "ti prego, non odiarlo."
"cosa vuoi dire, piccola?"
Lei scosse la testa, "non odiarlo, nemmeno quando saprai la verità, promettilo."


Quando Thor riaprì gli occhi, Midgard era ormai lontana.
Ma casa lo era ancora di più, in un modo che non aveva nulla a che fare con la distanza fisica.
Il gelo era scomparso.
Un meraviglioso tepore lo avvolgeva, solo le dita che, di tanto in tanto, passavano tra i suoi capelli erano fredde.
Nel recuperare i sensi, Thor appoggiò entrambe le mani sul suo grembo: poteva ancora percepire la piccola vita sotto le sue dita ed un sorriso commosso comparve sulle sue labbra, mentre apriva gli occhi.
Raggelò nel momento stesso in cui riuscì a mettere a fuoco il viso del giovane accanto a lui.
"Thor!"
"Conan, stai bene?"
Steve e Tony stavano urlando, come se avessero paura che non potesse udirli. 
Ma Thor non poteva voltare lo sguardo e cercarli. Aveva paura di quello che sarebbe successo, se avesse distolto la sua attenzione da quegli occhi verdi. 
"Ehi, zombie, potresti dirci qualcosa, almeno tu!" Sbottò Tony frustrato.
Loki continuò a fissare il viso del fratello senza tradire la ben che minima emozione.
"Ti credevo morto," il tono di Thor era incolore.
L'altro annuì, "era quello il piano."
Il principe dorato sorrise orribilmente, "il piano..." Mormorò stringendo i pugni, "il piano?!" Scattò a sedere. Voleva colpirlo, voleva fargli male, voleva vederlo sanguinare ed implorare pietà ma un improvviso senso di vertigine lo fece collassare di nuovo contro i cuscini. 
"Idiota..." Sibilò Loki premendogli una mano contro la fronte per controllare la temperatura, "hai rischiato di morire e..."
"Non mi toccare!" Urlò Thor scostando quella carezza alla cieca, "non devi toccarmi, non devi parlarmi, non devi nemmeno guardarmi."
"Thor..." Era la voce di Bruce quella, "Thor, lo so che è difficile, ma Loki ha salvato te e la bambina e..."
"E ci ha fatto rinchiudere in una scatola magica!" Concluse Tony con rabbia.
"Scatola..." Mormorò Thor guardandosi intorno per la prima volta: c'era un sacco di luce, ma non vi era nessuna finestra; giaceva su di un letto comodo, ma non era il suo e quella non era la sua camera. Si voltò e solo allora vide i suoi compagni, sul lato opposto del corridoio, oltre una barriera invisibile che gli avrebbe ustionati, se solo avessero provato a toccarla.
"No..." Mormorò alzandosi sui gomiti, "no..."
"Sì, invece," replicò Loki fissando gli Avengers nella cella dirimpetto alla loro, "fornicare con il proprio fratello è scandaloso. Fornicare con un traditore, un ricercato, uno Jotun e concepirci un figlio... Oh, quello sì che è un peccato imperdonabile."
"Che cosa è successo?" Chiese il giovane Aesir continuando a fissare i tre compagni.
"Ti stava congelando da dentro," spiegò Loki senza guardarlo, "ha sviluppato quel potere, come se fosse un organo indispensabile alla sua vita... Non sei uno Jotun, ti avrebbe ucciso se non l'avessimo fermata."
"Che cosa le avete fatto?" Chiese Thor con urgenza.
"Il re ha bloccato i suoi poteri," spiegò il più giovane, "non è pericoloso, l'incantesimo svanirà non appena uscirà dal tuo corpo."
"Nostro padre non sapeva?"
"Pensi che saresti arrivato al quarto mese se avesse saputo?" Loki gli rivolse un sorriso beffardo, "l'ha salvato solo perchè era indispensabile per salvare anche te. Ho dovuto ritirare la barriera che ci celava ai loro occhi per permetterlo ed eccoci qui, Thor! Nel regno dorato dove credevi che tua figlia sarebbe nata amata e al sicuro!"
"Ma tu come fai a sapere tutto questo?" Chiese il principe dorato confuso e arrabbiato, "tu non c'eri, tu non puoi...!"
Guardò i tre Vendicatori: Tony fissava il pavimento con espressione chiaramente contrariata, Steve, invece, sembrava non sapesse cosa guardare, Bruce era l'unico di cui incrociò lo sguardo. Uno sguardo colpevole.
"Mi dispiace," disse abbastanza forte perchè potesse udirlo, "quando tutta questa storia sarà finita, spero che mi darai l'opportunità di spiegare..."
Thor strinse le labbra e girò il viso nella direzione opposta, "voglio parlare con i nostri genitori."
"Per quale motivo?"
"Voglio che sentano parlare della bambina da me!" Esclamò Thor cercando di ricacciare indietro le lacrime rabbiose, "padre è arrabbiato, va bene, non ho mai pensato che potesse accettarlo subito, io..."
"Odino non è arrabbiato," lo interruppe Loki, "sei il suo unico figlio, aspetti un bambino e sei in una cella..."
Thor tremava, "voglio parlare con i nostri genitori," ripetè sforzandosi di mantenere una voce ferma.
Loki annuì, si avvicinò alla barriera e chiamò le guardie all'entrata, "il principe si è svegliato," comunicò, "avvertite il vostro re," quando si voltò, Thor lo guardò dritto negli occhi, "perchè anche loro?"
"Uno mi ha tenuto nascosto, gli altri hanno protetto il tuo segreto."
"Non centrano nulla con questa storia!"
"Sono d'accordo!" Intervenne Tony guadagnandosi una gomitata da Steve. 
"Non preoccuparti per noi," disse quest'ultimo gentilmente, "ce la caveremo! Abbiamo passato di peggio, no?"
In quel mentre, un gran numero di soldati entrò nel corridoio a passo di marcia.
Tony sospirò, "sì, ma mai un re divino profondamente incazzato, Steve."
Odino fu l'ultimo ad entrare e lo fece con passo lento, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. I tre Vendicatori lo fissarono, quando passò davanti alla loro cella, lui nemmeno li vide. L'attenzione del suo unico occhio era tutta per i due giovani all'interno della seconda cella.
Thor forzò un sorriso tirandosi a sedere a fatica, "padre..." Chiamò con voce carica di speranza.
Odino, però, non guardava lui ma Loki, pronto a sfidarlo anche con una semplice occhiata.
"Lasciateci," ordinò alle guardie che, senza battere ciglio, eseguirono.
Nessuno parlò, fino a chenil fragore delle armature non si dissolse in lontananza.
"Padre, io..." Tentò Thor.
"Qualcosa non va?" Domandò Odino ma non a lui, al figlio traditore.
Loki scosse la testa.
Thor li guardò e non capì, "padre... Dov'è madre? Ho bisogno di parlare ad entrambi."
Odino lo ignorò di nuovo, "ti ho lasciato in questa cella per una ragione, Loki."
"Idea poco saggia," commentò l'altro, "le mie parole vengono interpretate come crudeltà gratuita."
"Grazie per aver salvato la mia bambina," continuò Thor imperterrito, "riferite a mia madre che è una femmina, sono certo che ne sarà felice!"
Steve fissò la scena scuotendo la testa, "è orribile."
"Zitto, Steve..." Lo ammonì Tony a bassa voce, "qui non esistono i diritti umani, ti possono far saltare la testa per capriccio."
"Non convocarmi più inutilmente," disse perentorio il re, prima di voltarsi e dirigersi verso l'uscita.
"Padre!" Urlò Thor tentando di alzarsi in piedi.
Loki lo prese subito per le spalle e lo spinse a rimanere sul letto, "non devi muoverti!" Esclamò.
Il maggiore gli afferrò le braccia e lo guardò smarrito, "ho bisogno di parlargli..." Respirava a fatica, "ho bisogno di spiegargli, ho bisogno che mi capisca..."
"Thor!" Loki lo spinse contro il cuscino e gli appoggiò una mano sul petto, "respira!"
Il giovane Aesir si aggrappò al fratello cercando di riprendere un respiro regolare, "perchè?" Domandò in lacrime, "perchè?"
"Shhh..." Loki gli appoggiò le labbra contro la fronte, "non puoi farti questo... Non stai facendo del male solo a te stesso."
"Ma che t'importa?!" Sbottò Thor e Loki si ritrovò con la schiena contro il muro della cella.
I tre Vendicatori sobbalzarono.
"Avevate detto che non poteva usare i poteri," disse Bruce, senza staccare gli occhi dalla scena.
"Era così, infatti," rispose Steve.
"Il fratellino è più sorpreso di noi, ragazzi," Tony incrociò le braccia contro il petto, osservando Loki che prendeva un respiro profondo, prima di avvicinarsi di nuovo al letto.
"Dovevi lasciarmi morire," mormorò Thor con rabbia, "dovevi lasciarmi morire!"
Loki ghignò, "non crucciarti, se si fosse trattato solo di te, lo avrei fatto."
"Se ti fosse importato di questa bambina, saresti rimasto con me!"
"È stato un errore!" affermò Loki, "non doveva essere così!"
Thor trattenne il fiato.
"Ascoltami," il più giovane si sedette sul letto accanto a lui, "Odino vuole scendere a compromessi ma nessuna delle sue soluzioni c'interessa, quindi devi fidarti di me."
Il principe dorato non capiva, "se mio padre ha delle proposte da farmi, perchè mi ha ignorato."
"Non lo immagini?" Domandò Loki abbassando lo sguardo sulla mano che suo fratello teneva premuta contro il grembo.
Thor lo imitò, poi scosse la testa, "dovrebbe odiarmi per una cosa del genere?"
Loki inarcò un sopracciglio, "hai idea di quello che hai fatto?"
"Un bambino!" Esclamò l'altro irritato, "ecco che cosa ho fatto ed successo dopo poche ore d'amore con te!"
"Davvero non vedi nulla di strana in questo?"
"Mi prendi in giro, Loki? Non c'è niente di normale in tutto questo!"
"Allora perchè ti sorprendi che tuo padre ti abbia chiuso in cella e non voglia parlarti?"
"Perchè..." Thor abbassò gli occhi.
Perchè sono suo figlio, perchè la bambina che porto in grembo è sua nipote.
Non disse nulla e si morse il labbro inferiore.
"L'ha chiamata abominio," raccontò Loki, "voleva farmi giustiziare e liberarsi di lei, mentre eri privo di sensi."
Thor cominciò ad ingoiare aria a fatica.
"Quando ho abbassato lo scudo, sono venuto da te... Sapevo di non poterti salvare ma potevo tenerti stabile, fino a che Padre-Tutto non fosse sceso a distribuire il suo giudizio tra noi e quelli che ha definito i nostri complici."
"Che cosa gli hai detto?"
"La verità... Sorprendente, vero? Non ha dato credito alle tue parole... Eir non ci ha messo molto a capire in che stato versavi e quell'emotivo di un mortale si è lasciato sfuggire qunto fosse importante per te la bambina."
Steve arrossì fino alla punta dei capelli, Thor nemmeno si voltò a guardarlo.
"Hai detto ai nostri genitori che siamo amanti?" Domandò.
"Non avrebbe avuto senso mentire," spiegò Loki, "la bambina stava usando i poteri di uno Jotun."
"Perchè ci ha lasciato insieme?" Chiese Thor, "perchè un simile gesto di pietà, quando..." Si guardò intorno, poi tornò a fissare la propria mano.
"Perchè io servo ai suoi scopi," rispose Loki.
Gli occhi azzurri lo penetrarono, "e quali sarebbero?"
Il più giovane fissò il pavimento, "come ho detto, ci ha concesso due possibilità," disse con tono incolore ma Thor lo vide stringere i pugni con forza, "puoi avere la bambina qui dentro e lasciare che Eir si prenda cura di te per i prossimi mesi," una pausa, "ma, una volta nata, verrà portata in un luogo lontano... Non ti sarà detto dove."
Calò il silenzio più assoluto tra loro, poi Thor rise... Una risata isterica.
"Nostro padre non può credere che io asseconderò una follia simile!"
Loki continuò a fissare i propri piedi, "lo crede, invece."
"Non lo farò mai!" Urlò Thor, "mai e poi mai rinuncerò a mia figlia. Dovranno uccidermi, prima di portarmela via."
"L'alternativa è simile."
"Cosa?"
"Puoi avere la bambina e seguire il volere del re," Loki lo guardò dritto negli occhi, "oppure puoi permettermi di ucciderla con le mie stesse mani, mentre la porti ancora in grembo."
Thor sentì qualcosa spaccarsi dentro di lui e, per un folle attimo, temette che anche la sua piccina potesse avvertirlo. Sperò che i frammenti del suo cuore non arrivassero a lei: non si sarebbe mai perdonato di farle conoscere un dolore così grande.
"Il re mi offre la possibilità di perderla ora o tra cinque mesi?" 
Avrebbe voluto piangere ma non aveva più emozioni da sprecare nei confronti del suo carceriere.
Loki annuì.
"Che venga a strapparmela dalle braccia, se ne avrà il coraggio!"
Loki sorrise.

***


La fanciulla aveva i capelli biondi, arriciolati sulle punte.
Indossava una sottoveste color smeraldo che le arrivava poco sopra il ginocchio.
Era stesa sull'erba con fare un poco sgraziato.
Teneva un libro sospeso sopra la sua testa senza che dovesse toccarlo.
Thor sorrise, "sei cambiata..."
La fanciulla lo guardò ed il volume le cadde in testa con un tonfo.
"Oops!" lui le se inginocchiò subito accanto, mentre lei si massaggiava la fronte mettendosi a sedere, "mi dispiace..."
Lei rise, "non fa niente."
"Perchè sei diversa?" Domandò, prendendo tra le dita una lunga ciocca di capelli dorati.
"Non posso decidere il mio aspetto," rispose lei, "non ne ho uno ancora."
"Allora perchè ti vedo come se fossi vera?"
"Perchè nei nostri pensieri lo è," rispose una voce che conosceva bene.
Loki fece capolino da dietro un albero e Thor non sembrò così sorpreso di vederlo.
"È così che la vedi?" Domandò il maggiore alzandosi in piedi.
Il più giovane annuì sorridendo alla fanciulla seduta sull'erba.
"Assomiglia a me," gli fece notare Thor, come se fosse una cosa strana.
"Assomigliava a te anche prima."
"Non così," insistette il principe dorato, "perchè non c'è nulla di te in lei, quando la immagini?"
"C'è, invece," replicò lui aprendo il palmo della mano destra: il libro si alzò da terra e si spostò nella sua direzione, "solo che non si vede."
Lei si mise piedi ed afferrò il volume fluttuante, "proveresti vergogna per me, se ti assomigliassi?"
"No," Loki scosse la testa, "non io, mai."
"Pensi che io lo farei?" Domandò Thor alterato.
"Sarebbe più facile per lei, se la gente la guardasse e vedesse te," rispose Loki accarezzandole la guancia, "una principessa dorata... Tutti l'ammirerebbero, senza sapere che è stata concepita dall'oscurità."
"L'oscurità che tanto odi è già dentro di me, padre," affermò la fanciulla, "ed ha quasi distrutto la mia ed un'altra vita, pur non avendo ancora emesso il mio primo vagito."
Loki le prese il viso tra le mani e la osservò.
Thor stentava a riconoscerlo, mentre quella luce gli illuminava gli occhi: non aveva mai guardato nessuno così, nemmeno lui. Si sentì un idiota nel momento stesso in cui lo realizzò, ma era geloso di questo.
La fanciulla si voltò nella sua direzione ed, nonostante tutto, il principe dorato non poteva che adorare il modo in cui quella creatura gli assomigliava. Gli posò una mano sul petto e lui la coprì con la sua.
"Non temere che il tuo dolore mi ferisca," gli disse dolcemente, "lo fa ma sento che questo cuore batte per me, mi culla ogni istante da quando esisto. Sono dentro di te. Mi ami. Mi proteggi. Non devi temere di farmi del male."
Thor avrebbe solo voluto stringerla forte e non lasciarla mai andare, "ti amo come non credevo fosse possibile amare."
Fu Loki a lanciargli un'occhiata, ora ma non disse nulla.
Restò a guardare, mentre sua figlia, quel peccato tramutatosi in carne, si lasciava stringere tra le braccia forti del suo fratello ed amante. Loki aveva conosciuto la forza di quel calore prima di lei ed era proprio perchè era stato stordito da quell'illusione di amore e pace che quella creatura era stata concepita.
Avrebbe voluto odiarla, perchè aveva occupato un posto nel cuore di Thor che non sarebbe mai dovuto appartenere ad altri che a lui. Ma l'amava troppo, non aveva importanza quanto fosse insopportabile.
Era lei che si addormentava col cuore di quel principe ad un palmo di distanza dal suo. Non avrebbe avuto importanza quanti errori avesse fatto nella sua sua vita, Thor non le avrebbe mai negato la ninnananna di quel battito.
Loki, invece, sapeva di aver sbagliato troppo spesso e abbastanza gravemente da non poter più pretendere di avere un simile privilegio.

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Capitolo 5
*** La Regina ***


La Regina 


Thor chiuse gli occhi, strinse le labbra e respirò profondamente attraverso il naso.
Entrambe le mani premute contro la pancia.
Bruce, dal lato opposto del corridoio, fu il primo ad accorgersene.
"Loki?" Chiamò.
L'interpellato guardò prima il vendicatore, poi si voltò in direzione del letto: Thor se ne stava con la schiena appoggiata contro il muro e la gambe distese di fronte a sè, il respiro non era regolare.
"Che ti prende?" Domandò avvicinandosi, "che cosa senti?"
Thor prese un altro respiro, "nausea..."
Il più giovane rilassò le spalle, "sei un idiota."
L'altro si limitò a guardarlo storto.
"Devi dirmelo se senti dei cambiamenti!" Loki si sedette sul bordo del letto facendo aderire il palmo destro contro il ventre del fratello, stando ben attento a non toccare le sue mani. Una luce verdognola uscì dalle sue dita ed il maggiore s'irrigidì.
"Stai calmo."
Il bagliore durò pochi istanti. Quando la mano di Loki smise di toccarlo, Thor si rese conto di non avvertire più alcun fastidio.
"Non le ho fatto nulla," si affrettò a dire il più giovane, "ho solo posto un freno ai sintomi."
"Grazie."
Loki non rispose ed abbassò gli occhi sull'addome del fratello, "comincia a vedersi..."
Thor sorrise, "sì, lo penso anche io."
Nell'altra cella, Tony si premette le mani contro le orecchie, "io finirò in manicomio, me lo sento."
Steve, seduto sul pavimento, scrollò le spalle, "dopo questa esperienza, ti sembrerebbe di essere in vacanza."
"Tu finirai in un centro per anoressici asmatici, invece," continuò Tony reclinando la testa all'indietro e fissando il soffitto, "Bruce sarà l'unico a prendersi cura di noi, mentre il coso oscuro di là si porterà via Thor e il nostro buon motivo per sopportare tutto questo."
"Hai finito?"
"Non guardarmi così, Rogers... Devo pur combattere l'apatia in qualche modo! Il mio cervello non conosce riposo!"
"Ci servirebbe qualcosa di alcolico," disse Steve con sarcasmo.
"Non parliamondi alcolici! Avrei dovuto farmi rapire insieme al mini-bar."
"Senti qualcos'altro, Thor?" Domandò Bruce gentilmente.
Il semi-dio alzò gli occhi azzurri nella sua direzione e scosse la testa: non aveva una gran voglia di rivolgergli la parola.
"Dovresti essergli grato," lo rimproverò Loki.
Thor abbassò gli occhi e non rispose.
"Mi ha salvato la vita," aggiunse il più giovane con voce incolore: non avrebbe mai lasciato che il ricordo di quell'esperienza lo marchiasse per l'eternità! Era una vittoria che non era disposto a concedere al suo carnefice!
Thor sgranò gli occhi azzurri, "che cosa ti è successo?" Domandò, "quattro mesi fa, dopo che mi hai lasciato solo... Che cosa ti è successo?"
Loki fece una smorfia, "nulla di così terribile da eliminarmi."
"Lei non ti crede," replicò Thor.
L'altro inarcò un sopracciglio scuro, "non l'hai detto veramente..."
"La sento," insistette il principe dorato, "come lei sente me..."
"Fammi indovinare, siete entrambi d'accordo sul non darmi fiducia."
"Dobbiamo," replicò Thor amaramente, "probabilmente, sei l'unica persona della nostra famiglia che la ama."
Loki fece una smorfia e si alzò dal letto, "non essere stolto, Thor."
Il maggiore non si lasciò convincere, "ho visto come la guardavi, sai?"
"Era solo un sogno."
"Stai mentendo di nuovo."
"Non è la prima volta che entro nel sogno di qualcuno, se lo vuoi sapere. Anche se, probabilmente, non credi neanche a questo."
"A questo ci credo!" Esclamò Thor con un sorriso.
"E perchè?" Domandò l'altro curioso.
"Lei lo fa da dentro la pancia, non può averglielo insegnato nessuno... E non è un talento che può aver ereditato da me."
Loki tornò a fissare l'addome del fratello con una tristezza che non avrebbe mai dovuto mostrare.
"Loki..."
Certe volte si domandava se quegli occhi azzurri fossero diventati così dolci solo dopo che aveva smesso di cercarli con i suoi con disperazione.
"Parlami," lo pregò Thor, "non dobbiamo discutere di noi... Non dobbiamo parlare nemmeno di quello che è successo in questi quattro mesi, se non vuoi ma dimmi qualcosa di lei."
L'altro ridacchiò, "cosa vuoi che ti dica, io? Sei tu a portarla dentro..."
"È di entrambi."
"Non l'ho mai negato, questo."
"Quando ho scoperto di aspettarla, nella mia testa si sono accavallati una moltitudine di pensieri a cui ho cercato di dare un'ordine ed un nome e, mentre lo facevo, tutto ciò di cui avevo bisogno era parlarne con qualcuno."
"I tuoi animaletti non sono stati abbastanza utili come ascoltatori?" Loki indicò Steve e Tony con un cenno del capo.
"Devo tutto a loro," ammise Thor, "se solo penso a cosa sarebbe successo se avessi cercato aiuto qui, ad Asgard, io... Mi hanno dato più loro di quanto non abbiano fatto le persone che credevo avrebbero dato tutto per me."
Loki non aggiunse altro: il suo rancore nei confronti di Odino era proverbiale ma ora che anche suo fratello aveva aperto gli occhi non sapeva se sentirsi sollevato, oppure dilaniato. 
"Ma non potevo condividere con loro il mio dolore," continuò Thor, "mi stava succedendo l'ultima cosa al mondo che mai avrei pensato mi sarebbe accaduta e ho fatto di tutto per poter soffocare il terrore. Ho provato a pensare a lei... Mi guardavo la pancia alla ricerca di una prova che mi confermasse che c'era. Lei era l'unica cosa ad evitarmi di cadere a pezzi. Immaginarla tra le mie braccia era la sola forza di cui disponevo, perchè... Perchè se mi fossi fermato a riflettere, se avessi realizzato che ero completamente da solo in questo, che tu non saresti più tornato, io..." Si morse il labbro inferiore e calò il silenzio.
Loki strinse i pugni ma non si mosse.
"Ero lì," replicò per scrollarsi di dosso un'accusa che l'altro non aveva pronunciato, "non me ne sono mai andato davvero."
Thor piegò le gambe contro il petto, "non te ne saresti dovuto andare e basta."
"Avrei potuto abbandonarti," gli ricordò il più giovane con una nota di rabbia nella voce, "sarei potuto vivere per sempre protetto dalla mia falsa morte, pur sapendo che era venuta alla luce mia figlia."
"Lo avresti fatto?" Domandò Thor, "se non avessi rischiato di morire... Se tutto fosse andato bene e fossi riuscito a darla alla luce in un posto sicuro, saresti rimasto nell'ombra?"
Loki fu incapace di rispondere e Thor sorrise in modo orribile, "avevo bisogno di te, quando quel test è risultato positivo, avevo bisogno di te, quando facevo appena in tempo ad assaggiare la colazione che la nausea mi piegava in due, avevo bisogno di te, quando ho fatto la mia prima ecografia e l'ho vista... Avevo bisogno di te e tu eri lì, ma non eri con me... Alla fine, mi hai abbandonato comunque."



Frigga attraversò l'intero palazzo correndo.
Non aveva importanza che fosse poco elagante. Non le importava di nulla.
L'unica cosa che contava, era raggiungere la sala del trono il più in fretta possibile, prima che il suo cuore la informasse che non poteva sopportare oltre. Il re sedeva sul suo trono in silenzio e con lo sguardo puntato nel vuoto.
"Odino!" Chiamò con rabbia.
Il sovrano la fissò ma non disse una parola: non aveva bisognon d'indagare sulle ragioni della sua ira.
"Punisci anche me, ora?" Domandò la regina attraversando la sala con ampi passi, "tutti i membri di questa famiglia dovranno pagare per il tuo discontento?"
"Non esiste alcuna famiglia!" Tuonò Odino sporgendosi in avanti, "la nostra famiglia è morta ed è ora che te ne fai una ragione."
"Allora rinchiudi anche me!" Replicò Frigga con forza, "confinami nelle prigioni, così che io possa stare accanto ai miei figli!"
"Se Thor era figlio nostro, è tempo che ce lo dimentichiamo."
"Cosa può aver mai fatto per meritarsi tanto disprezzo da parte tua?" Frigga non riusciva proprio a capirlo, "ha quasi scatenato una guerra, poche stagioni fa! Di che grave colpa si è macchiato per subire una sorte simile per mano tua?"
"È solo rinchiuso, mia regina, non gli è stato fatto alcun male... Nè a lui, nè al traditore."
"Chiamalo col suo nome, vigliacco!"
Odino scattò in piedi ma la regina non retrocedette di un passo.
"Sono scesa nei sotterranei per vedere i miei figli," spiegò, "mi hanno impedito di passare."
"Loki e Thor sono isolati dagli altri, nessuno può vederli."
"Quanto pensi possa durare, prima che i suoi amici sappiano che è qui?" Domandò la donna con aria di sfida, "faranno di tutto per vederlo, lo sai... In particolare, Sif."
"Se dovessero venire da te, informali che la verità è più spiacevole di quel che credono."
"Negala a chi vuoi," Frigga annuì, "negala all'intera Asgard, non sarebbe la prima volta che lo facciamo."
Una pausa.
"Ma non puoi negarla a me."
Odino sospirò tristemente, "dici che ti punisco... Oh, no, mia cara, ti proteggo da qualcosa che non vuoi sapere."
"Non ho bisogno della tua protezione, mio re," gli ricordò lei, " non c'è nulla che non potrei sopportare per i miei figli."
Il sovrano annuì, "se sei convinta delle tue parole, moglie mia, non ti tratterrò oltre," le lanciò un'ultima occhiata, "parla con Eir, assicurati che nessuno senta e agisci come ritieni più giusto ma non cercare di cambiare le mie volontà."



Era ormai notte inoltrata, quando Loki e Thor ricevettero quella visita.
Il più giovane era seduto sul letto con le spalle appoggiate ai voluminosi cuscini, l'altro dormiva profondamente al suo fianco dandogli le spalle.
"Ho bisogno di alcol," gemette Tony. Steve si era addormetato con la guancia contro la sua spalla e gli stava simpaticamente sbavando sull'unica maglietta che possedeva all'interno di quella scatola per scarpe dorata. Poco male, gliel'aveva regalata Pepper.
Bruce era seduto accanto alla barriera luminosa ed osservava i due semi-dei nell'altra cella.
"Perchè è venuto da te?" Domandò Tony di colpo.
Il dottore lo guardò.
"Ha detto che gli hai salvato la vita..."
Bruce scrollò le spalle, "non ho fatto molto di più che dargli un tetto sotto cui nascondersi."
"Sapevi tutto, molto tempo prima che t'incontrassimo in quel negozio per bambini e ti raccontassimo le nostre disavventure, non è così?"
"Quando Loki è tornato in forze, aveva bisogno di qualcuno che vegliasse su Thor per conto suo."
Tony fece una smorfia, "potresti definirlo affetto?"
"Non mi sbilancio," ammise Bruce, "io l'ho definito interesse... Loki vuole che la bambina nasca, questo te lo posso assicurare. Il motivo? Sono curioso di scoprirlo quanto te."
"Ti ammiro per aver retto lo scoop dell'incesto in totale autonomia, se non fossi stato preoccupato per Steve, a quest'ora sarei in coma etilico!"
"Come hai detto tu, non è la cosa più brutta di quelle che ci siano capitate di vedere."
Tony annuì poco convinto, "di sicuro è la più triste."
Bruce inarcò un sopracciglio.
"Andiamo, Banner, tra geni c'intemdiamo bene."
"Temo di non aver captato la linea del tuo pensiero."
"Che futuro hanno?" Domandò Tony indicando l'altra cella con un movimento del capo, "ovunque vada, Loki è un criminale. Thor, se usciremo vivi di qui, non avrà un futuro migliore. Quella bambina ha un'inferno di vita ancor prima che abbia tirato il primo calcio!"
Bruce ci pensò, "Thor sarebbe disposto a combattere tutta la vita, per sua figlia."
"E se dovesse fallire?" Tony non si sentiva molto ottimista in quella situazione, "chi ci sarà per lei?"
"Stiamo sottovalutando Loki, temo."
"Forse..." Ammise Stark, "ma finchè non lo vedo sacrificarsi attivamente per la causa, non lo considererò emotivamente coinvolto."
Bruce fece per rispondere, quando un movimento alla fine del corriodio attirò la sua attenzione.
Loki si accorse del suo repentino cambio d'espressione ed appoggiò una mano sulla spalla di Thor, "svegliati," mormorò chinandosi verso di lui, "devi svegliarti..."
Il semi-dio si girò a guardarlo aprendo gli occhi con difficoltà, "cosa c'è?"
Loki continuò a stringergli la spalla, poi tornò a guardare la barriera: trattenne il fiato, quando la vide.
Frigga fece lo stesso: aveva gli occhi gonfi, doveva aver pianto molto, prima che le fosse concesso di scendere fino alla prigione dei suoi figli.
Thor si alzò sui gomiti ed un sorriso gli illuminò immediatamente il viso, "mamma..." Mormorò mettendosi a sedere contro i cuscini.
Loki lo trattenne sul materasso ma si alzò in piedi, "che sei venuta a fare?" Chiese freddamente.
Thor lo fissò sbalordito.
Frigga prese un respiro profondo, "non lo sapevo..." Confessò, "vostro padre non mi ha detto nulla, prima di..."
"Che cosa sei venuta a fare?" Tuonò Loki e Thor gli afferrò il polso con forza.
"Calmati, fratello, ti prego."
Il più giovane gli lanciò un'occhiata veloce, poi tornò a rivolgersi alla regina, "ha rischiato la vita, appena un giorno fa."
Frigga annuì, "lo so."
"Ha chiesto di te e tu non sei venuta."
"Non sapevo nulla," insistette la regina avvicinandosi alla barriera, "ti prego, non gli farò alcun male, ti prego."
Loki la scrutò ancora un poco, poi si fece da parte allontanandosi dal letto. 
Frigga si asciugò velocemente due lacrime sfuggite al suo controllo, poi attraversò la barriera come se non esistesse.
Thor fece per alzarsi dal letto, ma lei lo raggiunse prima che potesse.
"Amore mio," lo strinse tra le braccia come se fosse ancora un ragazzino, "mio adorato..."
Il giovane la lasciò fare godendosi quell'amore materno che mai, come negli ultimi quattro mesi, gli era mancato così tanto.
"Come ti senti?" Domandò lei prendendogli il viso tra le mani.
Thor sorrise e scosse la testa, "non devi preoccuparti per me."
"Oh, tesoro!" Esclamò lei, "e come posso non preoccuparmi?"
"Penso io a lui," intervenne Loki, senza alzare lo sguardo dal pavimento, "non ha bisogno di nulla da voi."
Thor sospirò, "non dargli retta, è felice di vederti."
Loki decise d'ignorarlo.
"Sai tutto dunque, mamma?"
Aveva bisogno di chiamarla così, come quando era bambino. Aveva bisogno di sentirla vicina.
Lei lo scrutò timidamente e lui si sedette contro i cuscini lisciandosi la maglietta sull'addome con orgoglio, "è ancora piccola ma comincia a vedersi, non pensi?"
Frigga appoggiò il palmo sulla piccola curva incriminata e si premette la mancina contro la bocca.
"Mamma, ti prego, non piangere!" Esclamò Thor coprendo quella mano con la sua, "stiamo bene... Va tutto bene!"
"Non va tutto bene," gli ricordò Loki.
"Non c'ero," mormorò Frigga tra le lacirme, "perdonami, amore mio, non ero lì con te."
"Non ero solo, mamma, non temere."
"Dovevi essere così spaventato..."
E Thor non ebbe il cuore di dirle che sì, lo era stato e lo era ancora.
"Mamma, mio padre ti ha detto..."
"Ho dovuto parlare con Eir per sapere la verità."
Loki ridacchiò, "il vecchio vigliacco non delude mai!"
"Ti supplico, mamma," Thor le afferò la mano, "passerò il resto della mia vita in questa cella, se lo vorrete... Ma non mandate via la mia bambina!"
"È inutile, Thor," sospirò Loki annoiato.
"Crescetela voi," propose il maggiore, "tu e mio padre ma, per favore, non lasciate che la perda per sempre!"
Loki sgranò gli occhi, "se impazzito, Thor?!" Sbottò, "hai sentito le parole di quel tiranno? La vuole morta o lontano da noi e tu gliela cederesti? La ucciderei io stesso, piuttosto che...!"
"Loki!" Urlò Frigga alzandosi in piedi e lui strinse le labbra, "che cosa ha detto Odino?"
"Ti fidi della mia risposta, mia regina?" Chiese il giovane con sarcasmo.
"Basta giochetti, voglio una risposta chiara!"
"Una risposta chiara?" Loki le si avvicinò con rabbia, "il re non tollera il frutto di un incesto nella sua casa e le sue proposte in merito sono state un aborto eseguito da me, oppure una seperazione forzata!"
Frigga sgranò gli occhi e guardò Thor che aveva preso a fissarsi la pancia. 
"Non rinuncio a mia figlia," sottolineò il principe dorato rivolgendosi al fratello, "ma saperla nelle mani di nostra madre..."
"Non te lo permetto, Thor!" Loki era fuori di sè dalla rabbia e Thor sapeva che, se non fosse stato per la vita che portava dentro di sè, non avrebbe esitato a mettergli le mani addosso. Senza il suo martello, senza i suoi poteri, senza il vecchio se stesso sapeva di non potere nulla contro Loki. Suo fratello lo sapeva bene. Se avesse deciso di far del male alla bambina, Thor non avrebbe potuto far nulla per difenderla.
Frigga rimase a riflettere in silenzio per una manciata di secondi, "è una bambina?" Domandò con un'emozione che non avrebbe dovuto provare. 
Thor sorrise, "Sì, mamma... Per la prima volta, dopo generazioni, Asgard avrà una principessa."
La regina gli passò una mano tra i capelli tristemente, "è sicuro?" Chiese al minore dei suoi figli.
Loki annuì, "finchè si trova nelle mani giuste..."
"Anche tu vuoi questa bambina, Loki?"
Thor non glielo aveva ancora chiesto direttamente, sebbene il suo comportamento parlasse da solo. Tuttavia, avvertì l'improvviso bisogno di sentirglielo dire chiaramente, di sapere che, al mondo, c'era qualcun altro che sarebbe stato disposto a tutto per lei. 
"Volete sapere come l'abbiamo concepita, madre?" Chiese il giovane con sarcasmo.
Frigga abbassò lo sguardo, "siete adulti, non è affar mio quello che fate nei vostri letti."
"Come siete permissiva! Peccato che di letto ce ne fosse solo uno e fosse occupato solo a metà!"
"Loki..." Sibilò Thor, le guance rosse.
"Mi avrebbe concesso tutto, pur di tenermi con sè, il vostro adorato figlio," continuò Loki imperterrito, "prima di quella notte, mi sono lasciato prendere molte volte dal vostro principe senza macchia e senza paura."
"Loki!" Tentò ancora Thor.
Frigga non riusciva a dire una parola.
"Dite al vostro re, mia signora, che il seme del suo erede è stato deposto dentro di me per molti mesi e non ha generato nulla, nonostante la mia natura Jotun... A me sono bastati tre amplessi per compromettere irrimediabilmente il vostro erede. Fategli presente che il seme di uno Jotun traditore è più forte di quello con cui i sovrani dorati hanno marchiato le loro puttane d'alto borgo da generazioni!"
Lo schiaffo lo colse di sorpresa ma si guardò bene dal mostrarla, scoppiò a ridere piuttosto.
"Dicono che il principe dorato abbia ereditato il temperamento di suo padre," commentò guardando Thor, il quale aveva sgranato gli occhi di fronte al gesto della madre, "poveri stolti, ti hanno sempre sottovalutata."
L'espressione di Frigga era una maschera di pietra.
Regalò un'ultima carezza a Thor promettedogli che avrebbe parlato con il re all'alba.
"Prenditi cura di tuo fratello, Loki," furono le ultime parole che disse.



Fu Odino a cercare lei, quella mattina.
La trovò nei suoi giardini privati, mentre era occupata a prendersi cura di un roveto ricoperto di rose. Il suo sguardo, però, era lontano.
"Hai visto i tuoi figli?"
Lei non si voltò a guardarlo, "vorrei poterti dire che condivido i tuoi sentimenti in merito alla questione," disse lei freddamente, "invece, devo arrecarti questo dispiacere."
"Hai sempre avuto il cuore troppo tenero, mia cara."
"Ho il cuore di una madre!" Replicò Frigga con forza voltandosi a guardare il sovrano, "e, in quanto tale, sai bene che farò tutto il possibile per impedirti di far subire a Thor un simile dolore."
"Ha deciso, dunque?"
"Hai proposto a Loki di eseguire l'aborto lui stesso perchè speravi di mostrare a Thor da che razza di mostro si è lasciato sodomizzare?"
"Credevo che Thor fosse il solo favorevole ad una simile follia," ammise il re, "credevo che Loki non avrebbe esitato a sporcarsi le mani col sangue del suo sangue pur di liberarsi da un inconvenevole simile."
Frigga fece una smorfia, "avrei voluto vedere la tua faccia, quando ti sei reso conto che Loki si sente padre tanto quanto Thor. Sebbene, non si permetterà mai di ammetterlo a sè stesso, figurarsi a qualcun altro. Le sue azioni parleranno al posto di quelle bugie che proprio non riesce a tramutare in parole e, nel momento in cui terrà quella creatura tra le braccia, Thor imparerà a capirlo."
Una pausa.
"Forse sei abbastanza potente da piegarli uno alla volta, Odino," commentò con rancore, "ma insieme? Non come fratelli, non come alleati o amanti ma come genitori della stessa figlia. Avrai il coraggio di condannarli entrambi a morte, mio re? Perchè è questo che dovrai fare, se vorrai che quella bambina non veda mai il sole di Asgard."
"Che cosa vorresti, donna?" Chiese il sovrano, "dovrei lasciar correre, forse?"
"Chiediti cosa farà più male," rispose lei, "ragiona come re, se non riesci a faflo come padre. Chiediti che cosa sarebbero disposte a fare due creature come Loki e Thor per riavere la loro bambina."
"Sarebbero sforzi inutili..."
"Pensi che questo sia sufficiente a mettere in ginocchio un genitore?"
"Non parlarmi, come se non sapessi che cosa vuol dire essere padre!" Tuonò Odino.
Frigga nemmeno sobbalzò, "un padre, dici? Riesci a ricordare quello che hai provato quando hai stretto Thor tra le braccia per la prima volta? Riesci a farlo e a sopportare il peso delle azioni che stai compiemdo contro di lui?"
Odino si rifiutò di rispondere.
Frigga strinse le labbra con rabbia, "vuoi il mio giudizio in merito alla questione? Il giovane principe del caos che, per comodità, consideri un Laufeyson è un padre più capace dinte e sua figlia non è neanche nata."


"Thor?"
Il principe dorato era girato su di un fianco e gli dava le spalle.
"Non puoi essere arrabbiato con me in eterno!"
"Perchè hai dovuto dirle delle cose tanto orribili?!" Esclamò il maggiore esasperato, tirandosi a sedere e guardando il fratello negli occhi.
Loki sbuffò, "non ho detto nulla, tranne la verità."
"Ed era necessario offendere la nostra famiglia in quel modo per dire la verità?"
"Perdonami se ho colto una qualunque occasione per umiliare la dorata stirpe di Odino."
"Hai umiliato anche me!" Gli fece notare Thor, "Hai umiliato nostra madre! Hai umiliato nostra figlia!"
Loki appoggiò un ginocchio sul materasso sporgendosi nella sua direzione. Thor fece aderire le spalle al muro.
"Devi cominciare a pensare a te stesso come qualcosa di diverso da un principe dorato," fu il consiglio crudele del più giovane, "non fai più parte di questa famiglia."
"Lo so bene, maledetto!" Esclamò Thor con rabbia, "cerca almeno di non essere così felice per me!"
"Felice?" Loki ridacchiò, "in tutta questa situazione, trovi una valida ragione per essere felice?"
"Dimmelo tu!" Esclamò Thor frustrato, "parlami! Dimmi che cosa provi per questa bambina, dimmi che cosa hai provato quando hai capito che..." Una pausa. Un'immagine passò davanti agli occhi del giovane Aesir, un dubbio antico tornò alla superficie.
"Quando mi hai lasciato, quella mattina," si umettò le labbra, "tu lo sapevi, non è vero?"
Non c'era rabbia negli occhi di Loki.
Non c'era noia. Non c'era nulla.
"C'era qualcosa di strano, in te," ammise Loki, "mi ha spaventato, per questo me ne sono andato."
"Spaventato?" Domandò Thor aggrottando la fronte.
"C'erano delle cose su cui dovevo indagare," spiegò il più giovane, "dirti qualcosa quella mattina sarebbe servito solo ad alimentare il panico."
"Tu avevi il presentimento che avessimo comcepito un bambino e te ne sei andato comunque?!"
"Non era possibile, Thor!" Esclamò Loki frustrato.
"Su che cosa dovevi indagare? Che cosa c'era di così complicato? Io l'ho scoperto grazie ad un test di Midgard!"
Loki sospirò ed allargò le braccia, "cosa vuoi sentirti dire? Che l'ho fatto a posta e me ne sono andato perchè sono un codardo? Spiacente deluderti, principe decaduto, un bambino non era nei miei piani!" Ghignò, "specialmente con te..."
Thor scattò in piedi: voleva fargli male... Molto male.
Non appena mosse un passo, perse completamente il controllo del suo corpo ed un improvviso senso di vertigine lo fece collassare a terra.
"Thor!" Erano le voci dei suoi compagni d'armi, quelle che sentiva.
"Per l'amore del cielo, Loki, smettila di stressarlo così!" Era Bruce quello, "hai idea del trauma che ha appena subito il suo corpo? L'hai visto rialzarsi dopo ferite mortali per i più ma questo è diverso, maledizione! Non puoi..."
"Fate silenzio!" Tuonò Loki e Thor ebbe la netta sensazione di sentire qualcosa rompersi.
Nessuno emise più un verso, mentre s'inginocchiava e lo aiutava ad arrampicarsi sul materasso.
"Che cosa mi succede?" Domandò Thor lasciando che Loki lo aiutasse ad appoggiare la testa sui cuscini.
"È lei..." Mormorò Loki guardandolo in faccia, "è forte."
Thor sorrise debolmente, "certo che lo è."
"È una cosa seria, Thor."
"Per questo non riesco a sollevare il martello, vero?" Domandò Thor debolmente, "per questo non riesco ad usare il mio talento... Questa forza serve a lei per crescere."
Loki gli passò una mano tra i capelli, "diverrai sempre più debole, Thor."
"Non ho mai sentito dire una donna che sia facile."
"Tu non sei una donna, Thor," replicò Loki a bassa voce, "non sei nato per questo... È già un miracolo che il tuo corpo sia arrivato fino a questo punto."
"Non volevi crederci, vero?" Gli occhi azzurri erano stanchi ma sembrava volessero penetrarlo, "non lo volevi e, quando è successo, ti sei fatto prendere dal panico e te ne sei andato..."
Loki gli strinse il polso, "dovevo capire..."
"E che cos'hai capito?"
Il più giovane abbassò lo sguardo e, senza pensarci troppo, fece scivolare il palmo sul grembo del fratello, "l'ho sentita," raccontò, "quella mattina, l'ho sentita dentro di te... A stento esisteva e l'ho sentita dentro di te. Era forte, tanto forte che l'ho temuta... Tanto forte che non potevo accettare che fosse quello che era."
Gli occhi verdi incontrarono quelli azzurri.
"Se avessi saputo che potevi... Non ti avrei mai preso in quel modo."
Thor non replicò. In fondo, poteva capire.
"Ho pensato al Seiðr... Ho pensato che potevo averti contaminato in qualche modo ma lei non era un parassita, un mostro generato dalla magia. Sapevo che ti avrebbe ucciso e sapevo di averlo provocato io, sebbene non intenzionalmente. Avevo bisognondi capire che cosa fosse successo tra noi quella notte... Ho ottenuto le mie risposte, ma mi hanno impedito di tornare."
"Chi ti ha impedito di tornare?"
Loki scosse la testa, "quando ho chiesto a Banner di scoprire dov'eri, tu eri già alla fine del primo trimestre... Allora ho capito. Ho capito che non era un parassita quello che avevo messo dentro di te. Non era un mostro quello che vedevo nei miei sogni."
Thor accennò un sorriso, "la vedevi?"
Loki annuì, "sappi che se avessi avuto la forza, sarei venuto da te e l'avrei uccisa senza neanche pensarci."
Thor non provò particolare sorprese di fronte a quella confessione ma fece comunque male, "allora perchè non l'hai fatto dopo? Potevi lasciarmi morire. Potevi accettare l'offerta di nostro padre e portarmela via, mentre ero privo di conoscenza."
Loki rimase in silenzio per dei momenti che parvero eterni, "ha bussato alla mia anima e, quando le ho permesso di entravi, mi ha guardato con i tuoi occhi e mi ha sorriso come se fossi tu... Eppure aveva la notte tra i capelli, aveva l'inverno sotto la pelle. Era l'incarnazione di tutto ciò che odiavo, eppure era perfetta."
Sorrise amaramante.
"Improvvisamente, quel che avrei voluto cancellare si era trasformato nella cosa più bella che avessi mai visto."
Anche Thor sorrise.
"Non ho potuto fare altro che amarla."
Quella notte, Loki dormì sul letto insieme a suo fratello.
Sebbene il più giovane si fosse assopito quasi sul ciglio del materasso per evitare qualsiasi contatto fisico impreviso, Thor non aveva potuto evitare di scivolargli vicino.
"Ma tu guarda quello!" Borbottò Tony nell'altra cella.
Bruce si premette l'indice contro la bocca.
"Noi siamo rinchiusi qui dentro e quello dorme!"
"Lasciamo che Thor si riposi un po', non accadrà nulla, fino a domani."
Thor, da parte sua, continuò a fissare il profilo di suo fratello come soleva fare durante le loro notti d'amore clandestine, quando viveva nel terrore che Loki se ne sarebbe andato senza più ritornare. Si appoggiò una mano sulla pancia, lì, dove l'aveva accarezzata Loki.
Sorrise e lasciò che la stanchezza prendesse il sopravvento.
Non aveva più paura di svegliarsi in un letto vuoto.


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