-I want you to Know-

di Liris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Bruschi risvegli, novità e grandi manovre- ***
Capitolo 2: *** -Fratelli degeneri: quando si cade in mani sbagliate- ***
Capitolo 3: *** -La fine dell'incubo e l'inizio dell'amara realtà- ***
Capitolo 4: *** -Un patto, due vite sospese- ***
Capitolo 5: *** -La cosa giusta sempre all'ultimo momento- ***
Capitolo 6: *** -I want you to Know- ***
Capitolo 7: *** -La cerimonia degli Alchimisti- ***
Capitolo 8: *** -Sole, marmellata e bagni fuori progamma- ***
Capitolo 9: *** -Omake: quando Lilith si annoia- ***



Capitolo 1
*** -Bruschi risvegli, novità e grandi manovre- ***


Titolo:I want you to know
Categoria:FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura
Raiting:Arancione
Riassunto Capitolo: Mustang si buttò stravolto sul letto, affondando il viso nel cuscino, inebriandosi del profumo che riportava impresso.
Era stata una giornata a dir poco stressante!
Edward entrò strascicando i pieni, mentre si abbandonava accanto a Roy, sbuffando piano.

C’era da dire che su una cosa erano d’accordo:

Il matrimonio era una cosa sacra, ma grazie al cielo ne esisteva solo uno per coppia.





I don't want this moment
To ever end
Where every thing's nothing, without you
I wait here forever just to,
To see you smile
Cause it's true
I am nothing without you





I want you to know







Meraviglioso e tiepido riposo.
Coperto fino al mento dal leggero lenzuolo candido e profumato, cambiato proprio ieri dal suo amore.
Il fine cinguettio dei passeri ad allietare quella mattina, entra con grazia dalla finestra semi chiusa, e dalle tapparelle di poco abbassate
Pochi raggi a disturbare il suo sereno dormiveglia, accoccolato sul comodo letto, immerso nella semi oscurità della camera

Bella la vita quando si è Furher.

Un baldo uomo di bell’aspetto, che neanche quella bandana nera sul suo ormai assente occhio sinistro, può rovinare ma anzi, da ancora di più l’effetto desiderato.
Mori capelli, iridi del medesimo colore, ora coperte dalle palpebre vibranti e bocca da far invidia alla più bella statua mai scolpita.
Un bell’uomo sulla quarantina, che naturalmente non dimostra con quel suo bel visino, accomodato in quel lettone con affianco il suo tenero e bellissimo…


GATTO?!


Si alzò di colpo, Roy, trovandosi vicino la palla di pelo nera, accoccolata sul cuscino dove avrebbe dovuto esserci la sua testolina bionda preferita

-EDWARD!!- gridò il Furher, facendo schizzare via il felino, non prima naturalmente di averlo graffiato sul naso, come ringraziamento.
I passi frettolosi del suo Mame-chan si fecero sentire, e un trafelato biondino sui ventisei anni fece la sua comparsa sulla soglia della camera da letto.
-Che c’è??- chiese preoccupato, notando l’altro uomo sdraiato sul letto, mugolante di dolore, con una mano al viso.
Il micio nero zampettò veloce fuori dalla stanza, passandogli fra le gambe.
-Cosa ci fa quella palla di pelo qui?!- ringhiò Roy, tornando seduto sul letto, ricevendo però poi un cuscino in piena faccia.
-Razza di cretino! Mi è preso un colpo!- affermò Edward, riprendendo fiato dalla corsa che aveva fatto, mentre osservava il suo uomo prendere il proiettile di piume appena lanciatogli, guardandolo con viso sofferente.
Il ragazzo aveva pensato chissà che a quell’urlo, e quel demente se ne usciva con la trovata del gatto.
-Mame-chan, ma..beh, ci sono rimasto male…vieni qui?- mugugnò in segno di scusa, porgendo la mano al suo tenero biondino, ricevendo però un secco rifiuto.
-Scordatelo! C’è di la Alphonse con Lilith, e non voglio scandalizzarli di prima mattina.- Edward assunse un aria che non ammetteva repliche; con passo pesante andò alla grande finestra e tirò su la tapparella, inondando così la stanza della luce del sole, al quale Roy si nascose sotto il lenzuolo, biascicando un mezzo rimprovero.
-Alzati di lì e vieni che è pronta la colazione- continuò l’Elric, uscendo dalla camera, senza degnarlo di uno sguardo, ancora memore dello spavento fattogli prendere.

Roy sospirò sconsolato, mettendo da parte il lenzuolo, e stropicciandosi l’occhio offeso dal sole.


Addio caldo e morbido riposo fra le lenzuola.

Addio coccole mattutine al suo Mame-chan.

Che iella…oltre al danno, la beffa!.

Com’era difficile essere Furher.



-Nii-san, tutto a posto?- domandò Alphonse, sporgendosi dalla soglia della cucina, notando il maggiore degli Elric avanzare con un cipiglio ben visibile.
Lilith nel mentre stava grattando dietro all’orecchio sinistro del micio nero, quando i due ragazzi tornarono in cucina.
-Scusatemi..un certo Furher se ne è uscito con un’altra trovata delle sue.- disse il più grande, andando ai fornelli.
Alphonse e Lilith si guardarono in faccia, ghignandosela poi, mentre il nero felino si leccava una zampina, colpevole della pazzia mattutina.

Roy si era rinchiuso in quel momento, in bagno per la sua pulizia/sveglia personale, che comprendeva una bella lavata di faccia, una rasata al procinto di barba, lavaggio di denti, e una buona scrollata alla zazzera bruna che si ritrovava in testa.
Come non aggiungere anche una controllata di capelli grigi?
Edward gli avrebbe riso in faccia, vedendolo tutto intento a cercarsi i maledetti fili grigiastri che caratterizzavano metà dei suoi compari quarantenni.

Beh…era una cosa naturale, no?…

Sorrise affabile alla sua copia nello specchio, sentendosi soddisfatto della sua falsa giovinezza.
Neanche uno piccolo piccolo…vittoria sull’età! Ahah!


Sembrava un cretino…


O forse lo era..mah, l’importante era dirselo da soli con convinzione.
-Roy! La colazione!- l’urlo di Edward gli giunse da oltre la porta chiusa del bagno, e con un sospiro spense la luce sopra lo specchio; tornò in camera per infilarsi almeno qualcosa sulla pelle candida e perfetta, tranne per alcune cicatrici che la guerra gli aveva lasciato come ricordo, e poi percorse il corridoio, fino ad arrivare in cucina.
Qui trovò un Alphonse intento a leggere il giornale consegnato quella mattina, una Lilith che sorseggiava del buon the caldo e un Edward che trafficava ai fornelli, con un bel grembiule bianco intorno alla vita, per non sporcarsi i chiari pantaloni della divisa.

-Buongiorno Generale- lo salutò Al, alzando gli occhi dalla pagina che stava controllando, con un bel sorriso stampato sul viso.
La ragazza invece appoggiò la tazza che teneva con entrambe le mani, sul piattino al tavolo, puntando i suoi occhi nocciola su di lui, sorridendo.
-Buongiorno a voi, e niente formalismi qui in casa, per favore- mormorò ancora assonnato Roy, accomodandosi su una sedia, intorno al circolare tavolo, che era stato riempito di ogni ben di dio, per iniziare la giornata con una colazione coi fiocchi: ottime fette di pane, imburrate e piene di marmellata ai mirtilli, una teiera di the fumante su un lato, dei biscotti in un piattino in un altro, del, stranamente, latte al centro, etc….

Edward si girò, avanzando verso di loro con nell’auto-mail una caraffa di caffé, che appoggiò accanto alla tazza messa davanti a Mustang.
Non salutò il suo uomo, più perché il buongiorno se l’erano già dato in un certo qual modo pochi minuti prima.
Roy sospirò, quasi distrutto.

La giornata era appena iniziata, e già tutto andava a gonfie vele, poteva notare!
Naturalmente, è da prendersi in senso ironico.

Si versò nella tazza una buona dose di caffé, così, bello amaro e caldo, proprio quel che ci voleva per tenerlo su per tutta la giornata.
Il suo Mame-chan si sedette accanto a lui, senza degnarlo di uno sguardo, mentre osservava con una certa sofferenza il latte posto al centro della tavola, per il suo Nii-chan, che adorava berne almeno un bicchiere ogni mattina.
-Allora. Come mai voi due siete qui?- domandò curioso Roy, portando il suo occhio d’alabastro sui ragazzi fermi davanti a loro, ora che erano stati interpellati.

Lilith pareva alquanto imbarazzata, mentre Alphonse si grattava la testa, sorridendo difficoltosamente.
-Ehi, ehi, che ho detto?- domandò preoccupato l’uomo, incontrando finalmente gli occhi color del miele del suo fagiolino, che alzò le spalle, perplesso quanto lui.

I due erano arrivati solo un ora prima, tutti allegri e con qualcosa da dire, e Edward li aveva invitati per colazione, accogliendoli ben volentieri in casa.
Ora sembrava quasi che le loro parole avrebbero causato la fine del mondo, ed infatti rimasero silenziosi, come sotto lo sguardo famelico di un cacciatore.
-Nii-chan, di sicuro non vi mangiamo, eh- affermò ridendo Ed, puntando il suo sguardo dorato in quello un po’ più scuro del fratello, che finalmente sorrise, imporporandosi.

Alphonse era sempre stato un po’ timido e imbarazzato: non era un sempliciotto, e quando si arrabbiava era meglio fare quattro passi indietro e darsi alla fuga, oppure non aprire proprio bocca.
L’aria sempre un po’ angelica e perennemente giovane rimaneva sempre su quel viso dolce e amabile. Era un dato di fatto.
Dal canto suo, Lilith, era molto difficile vederla imbarazzata: sempre dall’espressione sbarazzina dipinta sul quel viso acqua e sapone, che raramente mostrava arrabbiato.
Oh, si imbronciava facilmente, più volte di quando sorrideva, ma pur sempre allegra e ridente.


Ora vederli così imbarazzati, e quasi restii a parlare fecero scambiare a Roy e a Ed un’altra occhiata perplessa.

-Beh…Nii-san, Roy, vedete, ho finalmente deciso di chiedere a Winry di sposarmi, e..- una bella pausa, che durò anche troppo per Mustang.
Difatti Edward si alzò di botto, facendo così tirar su di colpo anche il fratello per lo spavento. Il maggiore sorrise, piacevolmente sorpreso dalla dichiarazione di Al, donandogli una bella pacca sulla spalla, abbracciandolo poi.
Vero amore fraterno.
Invidiabile persino dai più stretti gemelli.

-Era ora, Nii-chan!! Ci stavamo chiedendo quando avresti fatto questo passo!- affermò, ridendo, mentre Alphonse sembrò tornare del suo colorito originale, ricambiando la stretta di Edward.
-Ci ha messo meno tempo Havoc, a prendere la mano di Lilith, che te, e questo è tutto dire!- continuò il maggiore degli Elric, staccandosi da quell’abbraccio, e osservando negli occhi l’altro.
La giovane sembrò diventare ancora più rossa, scomparendo quasi sotto al tavolo, mentre i due fratelli si scambiavano affettuosi gesti.

-Oh, piantala Nii-san! Ognuno hai il suo tempo!- rispose a tono Alphonse, ridendo, mentre sentiva l’affetto di Edward riversarsi su di lui da quei dorati occhi.
Aveva anche aspettato di avere un età decente per fare il grande passo….mica poteva buttarsi a capofitto su certe cose!
Puntò i suoi occhi su Mustang, sentendosi osservato da quell’unico antracite dell’uomo, che gli rivolse un sorriso.
-Penso che Mame-chan abbia espresso la felicità di entrambi, egregiamente, Al- affermò inclinando il viso di poco su un lato, mentre Roy faceva l’occhiolino al minore degli Elric.
-Congratulazioni. E a quando il lieto evento?- domandò mentre vedeva il ragazzo diventare rosso come un bel pomodoro maturo.
-Beh, Signo…cioè, Roy, non so neanche se accetterà la prop..- Alphonse fu interrotto dal fratello, che gli mise un braccio intorno alle spalle, sospingendolo a risedersi.
-Suvvia, Al! Ma se Winry non sta aspettando altro!- affermò ridendo dell’imbarazzo del suo tenero Nii-chan, sedendosi anche lui al suo posto.
Sentì la mano di Roy raggiungere la sua sotto al tavolo, stringendola in un gesto affettuoso, al che lui portò il dorato sguardo sull‘uomo che amava.

La loro famiglia…
Unita e grande…nessuno escluso.

Riportando l’attenzione su Al, vide come si grattava la tempia, ridacchiando imbarazzato.
-Beh…la mia idea era di organizzarsi per i primi giorni di primavera…una cerimonia semplice, a Reesembol, sai…- gli occhi di Alphonse si spostarono sul tavolo, quasi trovando qualcosa di immancabilmente interessante nelle venature del legno.
-Si, Nii-chan…ricordo quale era un tuo desiderio..- sussurrò Edward, ritrovandosi gli occhi del fratello puntati nei suoi, pieni di un misto d’amore e dolcezza.

Da piccoli lo dicevano sempre, immersi nei grandi spazzi di erba alta, sulle colline di Reesembol: un giorno, quando si sarebbero sposati con la persona giusta, sarebbe stato proprio li.

Poi le loro fantasticherie si perdevano a chi arrivava prima a casa, in una carezza della mamma, e nel pranzo preparato da questa, insieme a Pinako e Winry.


L’attenzione di Roy, però si spostò su Lilith, ora, notando come questa se ne stava buona buona sulla sua sedia, con il micio nero accoccolato sulle sue gambe
-Mi sembra che le novità non sono finite, vero?- affermò l’uomo, attirando anche i dorati occhi di Edward sulla ragazza, che ora si ritrovò osservata da due persone curiose, e una terza tranquillamente in attesa.

Lilith si gratto la testa, imbarazzata, guardando uno ad uno i presenti.
-beh….ecco…l’importante è che rimanga fra noi- affermò, sorridendo, mentre sospirava piano, sentendo gli occhietti curiosi e felini del micio, puntati su di lei.




Edward finì di ripulire il tavolo, mentre Roy chiudeva la porta di casa, dopo aver salutato i due ragazzi.
Come mattinata era stata abbastanza movimentata, si ritrovò a pensare.
Era comunque stata ricca di sorprese.

Sistemò le tazze nel lavandino, dopo aver finito di mettere via le scatole con i biscotti, e prese poi a lavarle, dopo aver aperto l’acqua calda.
Il rumore del boiler si fece sentire, lento e costante, mentre avvertì un profumo conosciuto vicino a lui.
Sorrise leggermente, sapendo benissimo che si era avvicinato silenziosamente alle sue spalle.
L’uomo gli cinse i fianchi, in modo delicato e morbido, avvicinandoselo di poco al petto coperto dal fine maglione nero che aveva indosso.
Edward tirò indietro il viso, incontrando l’unica pozza nera che si stava specchiando in quegli occhi dorati che tanto amava.

-Mi perdoni per prima, Mame-chan?- domandò Mustang, scendendo a baciare la punta del naso del suo personale angelo, scaldandosi il cuore quando questo gli sorrise.
-Stupido….- sussurrò, a mo’ di risposta positiva, sentendo poi le labbra di Roy incontrare le sue in un casto bacio.
La stretta dell’uomo si fece più forte, ma senza recare certo danno al corpo del più giovane. Edward lasciò perdere le stoviglie, gemendo piano in quel bacio, mentre alzava le mani ancora bagnate dall’acqua calda, portandole fra i capelli del suo personale diavolo. Questo, dopo aver lasciato la sua lingua, col quale aveva ingaggiato una lotta feroce per la supremazia delle loro bocche, ridacchiò, guardandolo. -Mi son già lavato i capelli, Mame-chan…- sussurrò, leccando quelle labbra morbide e calde, sentendo un altro sospiro uscire da esse, mentre i dorati occhi erano celati dalle palpebre.
Nessuna risposta provenne da Edward, che rimase così piacevolmente appoggiato a Roy, mentre questo continuava a riempirlo d’attenzioni. Non si sarebbe mai stancato di lui, come l’altro non avrebbe fatto mai a meno di quell’angelo che stringeva fra le braccia.
D’un tratto un piccolo miagolio provenne dal basso, e i due staccandosi e portando lo sguardo a terra, trovarono ad incontrarli due occhi verdi con striature di giallo.

-Temistocle!! Che diamine ci fai ancora qui?- disse allibito Edward, notando come il felino si grattava disinteressato l’orecchia, e Roy scioglieva invece il suo abbraccio, per raccogliere la peste ai loro piedi.
-Lilith se lo deve essere scordata qui.- affermò affranto l’uomo, notando come il nero micio, dal musino spruzzato di bianco si dimenava fra le sue mani, cercando di mordergli il pollice.
-Va bene va bene!! Ora ti porto dai tuoi padroni!- affermò scocciato Roy, guardando affranto Edward, che al suo sguardo rise divertito.


Perché quella mattina tutti gli impedivano di coccolare il suo angelo?

Sbuffò irritato, il grande eroe di Ishbar, e preso il cappotto e infilatosi le prime scarpe trovate sotto mano, uscì con la palla di pelo demoniaca, cercando di raggiungere Lilith e Alphonse.


***




Giorni di ferie.
Si poteva desiderare altro?

Jean Havoc si stiracchiò, cercando di non cadere dall’amaca appesa giusto fra due grandi e forti pini, sul lato destro del giardino.
Aveva deciso di portare Lilith nella sua piccola casa che aveva nella campagna fuori Central City, per passare quella bella settimana di ferie dal duro lavoro in ufficio.
I suoi nonni gli avevano lasciato quell’angolo di paradiso molto tempo addietro, quando ancora era un giovane cadetto, e non aveva mai avuto molte occasioni di andarci.
D’altro canto, tutte le belle donne che si portava a letto, prima di conoscere la sua dolce mogliettina, non amavano posti sperduti, ma conoscevano solo la bella vita di città.
Le donne sono proprio stupide..

Naturalmente non la sua Lilith.

Sospirò piano, ispirando poi il profumo di fiori di campo che proveniva da uno spiazzo poco più avanti, dove il terreno era completamente disseminato di colori.
Il cielo era terso, e neanche una nuvola minacciava il suo momento di meritato relax,, mentre il giornale era ripiegato sul suo petto e una bibita fresca stava appoggiata ad un tavolino, posto sul terreno, poco più in là.

Come aveva fatto a sopravvivere senza quelle bellissime sensazioni che solo la campagna gli dava? Ricordava da piccolo quando i suoi lo accompagnavano dai nonni, e lui si divertiva un mondo con il vecchio Cruch, un concentrato di pelo e bava che era il suo cagnone Komondor. Era il tempo delle crostate di ciliegie e dei barbecue con i vicini.
Guerre, esercito, alchimia e quant’altro non era neanche lontanamente vicino alla mente della famigliola Havoc.

Quelli si che erano bei tempi.

Ma mica si doveva lamentare di dove il destino l’aveva portato.
Anzi!

Sorrise mesto, chiudendo gli occhi, mentre portava le braccia dietro la testa, ascoltando tranquillo il cinguettio degli uccelli.

Che calma….che pace assolut..

-JEAN!!-

L’urlo di Lilith gli arrivò dall’interno della casa, fino alle sue orecchie.
Sentì i passi della giovane pestare con decisione sul parquet, fino al terrazzino esterno, scendendo poi velocemente i tre gradini che la separavano dalla distesa di prato davanti ed intorno alla casa, e dopo pochi minuti se la ritrovò li accanto.

Venne letteralmente e fisicamente ribaltato dall’amaca, trovandosi con il sedere pestato sul terreno.
-Lilith! Che..- cercò di dire Havoc, trovandosi la ragazza torreggiare su di lui, con il viso attraversato dalla rabbia.
-Ora, Jean Havoc, spiegami queste!!- affermò, buttandogli in faccia qualcosa di rosa.
L’uomo prese fra le mani quel pezzo di stoffa, ritrovandosi a tenere fra le dita un paio di slip da donna.

Ingoiò una volta, sgranando gli occhi.

E quelli da dove saltavano fuori??

-Lilith, amore..- provò ancora, alzando a fatica i ceruli occhi sul viso di sua moglie, trovando davvero spaventosa l’espressione che questa aveva sul viso.
-Amore un corno! Cosa ci facevano queste nel divano del nostro appartamento??- ringhiò, con un pugno alzato, mentre i suoi grandi occhi nocciola prendevano strane sfumature smeraldine.

Ahia.. Havoc cercò di indietreggiare sul terreno, portando avanti le mani per protezione dal pericolo imminente.
-Aspetta, ASPETTA!! Chiedilo a quei deficienti dei nostri amici!- affermò d’un fiato il Tenente Colonnello, notando un velo d’irritazione sul viso della donna che amava.


Maledetto Furher….

Lui e quel deficiente di Breda e FullMetal gli avevano fatto trovare quegli slip in un pacchetto, ad una piccola festicciola, e lui se li era dimenticati infognati nel divano.

-A-amore…davvero, era uno stupido scherzo…prenditela con…con Roy e gli altri..- balbettò Havoc, con occhi imploranti.
Lilith dal suo canto si accucciò davanti a lui, con occhi attraversati da una nota triste, guardando suo marito.
-Davvero non mi tradisci?- sussurrò, quasi sul punto di piangere, mentre aspettava una risposta dall’uomo.

Era passata da Central con Alphonse per dire le novità a Roy e a Edward, ed aveva fatto un salto a casa a prendere una cosa che si era dimenticata.
Ritrovare Temistocle sul divano, dopo che Mustang glie l’aveva riportato, con fra le zampe quello slip sconosciuto, le aveva davvero fatto prendere un colpo.

Jean sorrise sornione alla sua piccola maga, prendendogli un polso e trascinandola fra le sue braccia.
-Sciocca…come potrei mai tradire la donna più bella di tutta Amestris e dei paesi confinanti?- sussurrò, baciandogli una guancia, mentre la sua tenera mogliettina si stringeva a lui.
Havoc si sdraiò poi sul prato, portandosi sopra la ragazza che sorrise, guardandolo con una dolcezza infinita, mentre i suoi sbarazzini capelli castani le incorniciavano il viso.
-Allora, pulcino, sei andata a trovare i due fidanzatini?- domandò curioso l’uomo, accarezzandogli un braccio, mentre Lilith inclinava di poco il viso su un lato, socchiudendo gli occhi.
La giovane annuì, ridacchiando, mentre si portava un dito sulle labbra, pensierosa.
-Sembra che Edward faccia rigar dritto Roy con solo lo sguardo.- affermò, tornando a guardare Jean, mentre questo rideva
-Oh, amore, non avevo dubbi sulla cosa!- disse fra le risate, mentre il nero micio si posizionava vicino a loro, grattandosi un orecchietta, annoiato.

La loro piccola famiglia era ben assortita, dopotutto.

Avevano un buon appartamento a Central City, e una casupola estiva fuori città, un bell’animale domestico, tanto amore fra di loro…

Ci voleva altro?


Lilith diede un leggero buffetto sul naso di Jean, sorridendogli.



Oh, per lei mancava ancora una piccola cosa..


***




-RAZZA DI DEFICIENTI!!-
L’urlo del Tenente Colonnello Jean Havoc risuonò per tutto il Quartier Generale, mentre Breda e Edward, nell’ufficio Amministrativo, guardavano il soffitto, quasi come se ci fosse qualcosa di estremamente interessante.
-Che succede bella gente?- domandò curioso Huges, entrando tutto zelante con alcuni documenti fra le mani, osservando come nella stanza ci fosse un Havoc completamente senza fiato, e gli occhi fuori dalle orbite, una Riza tutta impegnata ad insegnare nuove regole a BlackHayate, e un Fury e un Falman impegnati nello scambio di dati su alcuni tabulati.

-A quanto pare questi due hanno quasi mandato all’aria il matrimonio del Tenente Colonnello.- rispose tranquilla Hawkeye, senza alzare lo sguardo dalla zampa che il suo addestrato cane le aveva appena dato.

-Oh, a gambe all’aria ci sono andato io! E appena arriva quell’altro imbecille di Mustang, lo scaravento fuori dalla finestra!- affermò tutto impettito Havoc, prendendo di nuovo fiato, senza pensare a quello che aveva appena detto.
-Jean, ti ricordo che è l’uomo più potente di tutta Amestris.. - provò a buttarla li Fury, squadrando preoccupato l’amico, mentre questo si girava a guardarlo.
-E chissene frega! Lo uccido comunque!!- e si diede ad una risata maligna.

-Cos’è che vorresti fare, scusa?- domandò una voce alquanto annoiata, mentre Huges si spostava dalla porta, dove in quel momento era comparso la persona presa di mira dal Tenente Colonnello.
Un Roy Mustang appoggiato allo stipide della porta, braccia conserte, viso completamente assente di espressioni, e unico occhio antracite puntato sul biondino, rimase ora curiosamente in attesa che questo continuasse.
Havoc si girò, con uno sguardo assassino verso il Furher, senza riuscire ad esplicare parola
-Niente, Signore, è solo che il Tenente Colonnello è stato letteralmente sbrandato dalla sua amaca dalla moglie, per colpa di uno slip.- si intromise Falman, senza alzare gli occhi dai numeri che Fury aveva ricominciato a riportare sul suo schedario.
Mustang alzò perplesso un sopraccigli.

-Perché dovrei allora rientrare nei suoi problemi personali?- domandò, puntando ora lo sguardo su Edward
-Perché lei e questi altri due avete….ehi! Dov’è finito Breda!?- affermò Havoc, ora accortosi dell’assenza del rosso.

Questo aveva compiuto una mirabile impresa, sgusciando via proprio accanto al Furher, oltre la porta dove l’attendeva la libertà, fuggendo.
-Tenete Colonnello Jean Havoc, rammenti che potrei benissimo imporle il divieto di fumare nelle ore lavorative- disse tranquillo Mustang, sentendo sghignazzare Huges accanto a lui.
Il povero Havoc si ritrovò subito senza parole, bianco come un cadavere, con un nodo alla gola.
Edward cercò di trattenersi dal ridere, andando a dare una pacca amichevole sulla spalla del povero amico.
-Suvvia, Jean, direi che l’episodio si è risolto in maniera alquanto favorevole, no?- disse questo, notando il viso del biondo tornare solare e pieno di colore, mentre un sorriso a trentadue denti si formava sulle sue labbra.
Roy osservò la scena; scuotendo poi la testa se ne tornò nel suo ufficio, da dove si era allontanato richiamato da tutto quel baccano che proveniva dalla stanza.

Il caso “Slip” fu archiviato in men che non si dica da una bel racconto completo delle ferie felicemente passate dal Tenente Colonnello Havoc e la promessa di niente più festicciole di quel genere in casa sua..



***





Mustang si buttò stravolto sul letto, affondando il viso nel cuscino, inebriandosi del profumo che riportava impresso.
Era stata una giornata a dir poco stressante!
Edward entrò strascicando i pieni, mentre si abbandonava accanto a Roy, sbuffando piano.

C’era da dire che su una cosa erano d’accordo:

Il matrimonio era una cosa sacra, ma grazie al cielo ne esisteva solo uno per coppia.

Erano proprio di ritorno da uno di questi, e dire che era stata un esperienza traumatica era dir poco…
Oddio, esageravano un po’
Il divertimento di certo non era mancato, l’amore nei due sposini si poteva quasi toccare e l’amicizia e l’affetto che legava ogni invitato era indissolubile.
Ma in quanto a pazzia….si sforava i limiti.

Edward si girò su un fianco, quando Roy accarezzò lentamente i suoi dorati capelli, lasciati finalmente liberi solo pochi minuti prima, proprio mentre mettevano piede in casa.
-Mame-chan…dire che sono peggio di un uomo caduto a terra può farti capire in che condizioni sono?- domandò in un mormorò l’uomo.
Il biondo socchiuse gli occhi, come in una risposta affermativa, mentre si avvicinava a lui, nascondendo il viso contro il suo petto, sentendo come le braccia di Roy lo strinsero a se.
-Siamo in due allora…- mugugnò, sospirando con fatica, chiudendo gli occhi.

Erano le due di notte, e la festa dopo la cerimonia era durata fino a un quarto d’ora fa.
Questo poteva già dare un idea del perché erano così distrutti.
Se poi ci si mettevano venti palle di pelo di ogni tipologia, e le pazzie di Huges, unite a quelle di Breda e Havoc, e ancora, alle dimostrazioni del Generale Armstrong…beh…questo era solo un assaggio della giornate più serata, passata in allegria.

-L’importante è che Al sia felice…- sussurrò ad un certo punto Edward, dopo che era calato un dolce silenzio fra di loro.
Roy ebbe solo la forza di annuire, passando una mano fra quei fili color del grano che era la chioma del suo Mame-chan, chiudendo saporitamente l’occhio.

Era stato un bellissimo matrimonio, e come diceva il suo angelo, l’importante era che i due sposi fossero felicemente e ufficialmente uniti

-Roy..- mugolò ancora Edward, senza alzare nemmeno il viso, sentendo il suo uomo mugugnare un qualcosa che doveva essere inteso come un “si?”
-Domani ci diamo in malattia?- continuò il giovane alchimista, mentre inspirava il buonissimo profumo di Mustang.
-Ovvio, FullMetal…a meno che tu non abbia intenzione di alzarti presto ed andare a lavorare da solo- sussurrò l’uomo, sentendo il suo angelo ridere

Ne aveva la forza….davvero lodevole!

Di certo non sarebbero stati gli unici a dar forfait in ufficio.


Il Quartier Generale se la sarebbe cavata anche senza di loro, per una volta…










“Gioco di semplici gesti è l’amore
Abbraccio, carezza, bacio

Anche se uno di questi mancasse
Il legame non subirebbe danno
Perché sono solo gesti
Che donano al sentimento
Quel qualcosa in più

Che lo rende unico"







*-* uhuhuhuh e indovinate chi tornò? XD
Pensavate di esservi liberati di me, vero? Ehh, no, non ci riuscirete mai *ride sguaiatamente*
Ed eccomi qui, con il seguito di “I Promise You”
Questo primo capitolo vi introduce alla serena (e movimentata XD) vita dei nostri cari protagonisti, dopo i fatti raccontati nella prima ficcina, e forse sarà l’unico così spensieratamente allegro.
Avete capito bene, perché i guai per Edward & Co. non sono che all’inizio! (di più per Edward ç.ç n.d. Ed)(shh, non fare spoiler v.v n.d. Me)
Naturalmente, come avrete capito, le tre vicende si svolgono in momenti diversi nel tempo:
(la visita di Al e Lilith + la vicenda fra Lilith e Havoc XD)
(Havoc agguerrito al lavoro)
(il matrimonio fra Al e Winry, o meglio, il ritorno dal matrimonio XD)


Cosa aggiungere…dunque, la Fic come già detto è stata messa sotto avvertimento Arancione, perché da qui in poi prenderà una piega diversa.
Hm..la canzone all’inizio è dei Sum41 ed è “With Me” da cui la Ficcina prenderà esempio, per così dire.
Alla fine il titolo è preso proprio dalla prima frase del ritornello^^


Adesso, visto che la mia promozione è andata a farsi benedire XD non so bene se i miei mi porteranno via il pc v.v (lotterò fino alla morte perché non succeda! >.< *alza pugnetto vittoriosa*) quindi i capitoli successivi potrebbero arrivare in ritardo ç_ç
Per quanto riguarda il capitolo speciale di “I Promise You” devo rifare alcuni disegni che sono andati a farsi friggere per colpa del gatto v.v (ovvero, ci si è fatto sopra le unghie v.v n.d.Ed) (Maledettoo >.< n.d. me)

Bene miei cari, spero di farmi sentire al più presto A_A intanto confidate in me, uahau! XD
Bacio ^-^

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Capitolo 2
*** -Fratelli degeneri: quando si cade in mani sbagliate- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura
Raiting:Arancione
Riassunto Capitolo: -ORA!- gridò Lilith, e FullMetal non poté far altro che picchiare la punta del bastone che teneva saldo, sentendo solo un forte bruciore alla mano che lo stringeva, e tutto davanti a lui dissolversi in un secondo.

“come hai fatto? È stupefacente!” aveva affermato Alphonse ridendo, mentre il fratello aveva preso in mano la pesca, scuotendo la testa, incredulo
“Bisogna soprattutto pensare al luogo dove si vuole andare, oppure alla cosa che ci preme di raggiungere” aveva spiegato Lilith, sedendosi divertita accanto a loro


“Roy…..Roy, ti prego” aveva pensato come un desiderio represso Edward


Quello che avvenne dopo fu solo un tremendo vuoto sotto e intorno a loro che fece perdere al biondo conoscenza






-Fratelli degeneri: quando si cade in mani sbagliate-







-Roy..- una voce melodica, calma e quasi serafica che lo chiamava.
-Roy, è tardi..- avrebbe voluto sentire ancora il suo nome su quel tono così bello
-Roy..dai, svegliati..- mugolò ora la stessa voce, mentre un piccolo sorriso si allargava sulle labbra dell’uomo in questione, che se ne stava beatamente accomodato, in modo scomposto, sul grande letto.
“Ancora una volta, Mame-chan…mi piace quando mi chiami” pensò il grande eroe di Ishbar, senza però tener conto della poco pazienza di un certo biondino.
-Maledizione, Roy, vuoi alzarti?!- ringhiò questa volta Edward, prendendo un cuscino e sbattendolo in faccia al moro, che di colpo si tirò su, con l’unico occhio antracite stralunato.
-Ma….ma…TI SEMBRANO I MODI?- gridò in direzione del ragazzo, che di tutta risposta gli fece una linguaccia.
-Quando uno non vuole svegliarsi dopo tutta mattina che lo chiamo….SI!- affermò, non calcolando però la prontezza di movimenti di Mustang, che in un batter di ciglia l’aveva afferrato, tirandolo sul letto.

L’aveva gabbato con la falsa sfuriata!.

Edward cercò di liberarsi dall’abbraccio dell’uomo che si faceva sempre più poco casto, mentre i baci che questo posava sul suo collo lasciavano evidenti segni.
-ROY!! Lasciami dai, siamo in ritardo, accidenti a….- un tocco più marcato sul suo fondoschiena gli fece mordere il labbro inferiore, mentre Mustang prendeva questo attimo di incertezza, facendolo amabilmente cadere supino sul materasso, proprio sotto di lui.

I dorati occhi del biondino si fecero grandi e meravigliati dalla facilità del Furher di atterrarlo e piegarlo al suo volere.

-Maniaco! Pervertito!! Non hai in mente altro!- affermò, cercando di svincolare dalla sua presa, mentre Roy gli baciava la pancia scoperta per colpa di quei movimenti impacciati.
-Shh, che la vicina potrebbe spaventarsi..- mormorò lui, sorridendo sotto i baffi, mentre mordeva la parte più sensibile del fianco destro del suo Mame-chan. -Che ora che ci penso, ormai dovrebbe essersi abituata a certi rumori molesti- aggiunse ridacchiando
Edward, per effetto del morsetto, si inarcò di poco, mugolando un dissenso che però non fu preso in considerazione da Roy che ripartì all’attacco.
“L’hai voluta tu!” pensò il biondino, cambiando d’un tratto espressione, trasformando quelle polle dorate di ira in un mare di miele, pieno solo di sensualità.
Mustang notò quel cambiamento, e pensando di averla fatta franca, catturò le labbra del suo fagiolino, sentendo le sue gambe stringergli intorno ai fianchi.

Poi tutto gli sembrò confuso e troppo veloce per la sua testa.

Come diamine si era ritrovato per terra?

Massaggiandosi il fondoschiena, notò il sorriso vittorioso di Edward, mentre questo si era alzato sul letto, con le mani sui fianchi, e la vittoria stampata negli occhi.

Roy ci mise qualche minuto ad ingranare, indicando poi con dito tremulo il suo tenero angelo.
-Mi hai fregato!!- affermò, con l’occhio sgranato.


Altro che “tenero angelo”
Quello era un diavolo con tanto di corna, coda e forchettone


Edward si sistemò la divisa nera, scendendo con un balzo dal letto, mentre prendeva ad intrecciarsi i capelli nell’abituale treccia.
Roy sospirò, alzandosi, sconfitto.
1 a 0 per Mame-chan.
-Almeno un piccolo regalo me lo fai?- domandò, guardando a terra, il Flame Alchemist, il grande eroe di Ishbar, il Furher, l’uomo più importante di Amestris.

Un uomo innamorato.

Edward alzò un sopracciglio, arrivando quasi alla fine della treccia, con le dita, osservando il SUO uomo.
-Cosa?- domandò curioso, preparandosi psicologicamente a qualche richiesta assurda di Roy.
Questo si grattò la testa, alzando il viso, per puntare la sua iride pece in quel miele dorato.
-Fatti la coda…- sussurrò, avvicinandosi a lui, che rimaneva stranamente immobile, con un leggero sorriso spuntato sulle labbra.

Il personale sorriso di Roy..
Solo per lui.

L’uomo più grande disfò in un abile gesto la treccia appena conclusa da Edward, facendolo girare così che potesse dargli le spalle, e con lentezza alzò i capelli, raccogliendoli con maestria.
Il maggiore degli Elric gli passò l’elastico, e Mustang legò quella cascata di lino dorato in un alta coda, baciandone poi le punte.
Edward sbuffò piano, sentendosi le guance andare un pochino in fiamme, chiedendosi se avrebbe mai superato quelle fasi da “prima cotta”
Rigiratosi di fronte all’uomo che amava, lo guardò in viso, notando come l’occhio dal taglio orientale sembrava avere quella sua solita luce particolare.
Il biondino si avvicinò a lui, alzandosi un pochino per raggiungere quelle labbra perfette, in un dolce bacio del buongiorno, e poi lo sospinse in bagno.

-Muoviti ora, e tralascia le cavolate! Siamo come al solito in ritardo, e se non ti sbrighi ti lascio qui, così poi dovrai..- Edward fece una piccola pausa, puntando il dito sulle labbra, mentre Mustang sbiancò.
-Non….non mi lascerai vero..da solo ad entrare in ritardo al Quartier Generale..?- mugolò, quasi come un bambino che ha paura di essere sgridato da una maestra severissima, dopo essere arrivato tardi alla lezione.

Beh….il paragone non si allontanava tanto dalla realtà.

Edward sogghignò, guardandolo crudelmente -si, mio caro, ti lascerei nelle mani della Hawkeye, che ti accoglierebbe con un bellissimo scaricamento del suo intero caricatore addosso.- finì il ragazzo, rigirandosi per tornare in sala, tutto fischiettante.

Roy rimase li impalato, quasi pronto per piangere.

Demonio…

Era innamorato del peggiore dei diavoli.

Si rinchiuse in bagno, preparandosi a tempo di record, sperando davvero che il suo Mame-chan lo aspettasse.


***





-Il problema si fa sempre più serio, mano a mano che andiamo avanti- mormorò Huges, osservando la mappa stesa davanti a loro, controllando come i punti rossi erano concentrati su West City in modo impressionante.
Si grattò distratto la sua barbetta mora, mentre i piccoli occhi, dietro alle spesse lenti, andavano da Dublith a Rush Valley, in cui altri episodi di disordini si erano verificati, ma di minore importanza.
Edward, accanto a lui, faceva passare con attenzione, il dito indice su un foglio che teneva fra le mani, sul quale erano riportati gli esatti giorni in cui questi erano avvenuti.
-Direi che il problema si è incentrato su West City. I ribelli devono aver iniziato da Dublith, per poi passare a Rush Valley, e vedendo che la cosa non funzionava, si sono spostati su questa.- spiegò in breve Roy, dopo aver ricontrollato le due date che il maggiore degli Elric gli aveva fatto saltare all‘occhio, mentre con un dito sostava sulla città quasi del tutto punteggiata di rosso.

Erano riuniti nel suo ufficio, lui, Huges, Edward, Riza e Armstrong, più un altro paio di sottoposti con il grado alto.
-Sarà meglio controllare anche le prime città, Signore- mormorò il Colonnello Hawkeye, alzando il viso sull’uomo, mentre Maes annuiva, convinto anche lui che un esame più accurato sul territorio sarebbe stato l’ideale.
Mustang si massaggiò una tempia, decidendo sul da farsi, e poi si girò verso gli altri due ufficiali che attendevano solo un suo ordine.
-Bene, allora Colonnello Anderther, voi con alcuni dei vostri uomini controllerete Rush Valley, mentre lei, Maggiore Elpast, andrà con la sua truppa a Dublith. Non voglio schieramenti di forze in massa, ma solo pochi soldati. Non vogliamo allarmare la cittadinanza.- concluse Mustang, guardando i due ufficiali, che con un gesto militare accettarono l’incarico, uscendo per prepararsi alla partenza.

Rimasti solo in cinque, Roy osservò i suoi sottoposti, non che amici, e sospirò piano.
-Credo che dovremo prendere e andare a West City per risolvere questa situazione una volta per tutte.- affermò, tornando ad accomodarsi sulla sieda dietro alla scrivania, mentre Edward alzava un sopracciglio perplesso.
-Roy…..spiegami che diamine ci fa mio fratello a West City..- disse, puntando i suoi dorati occhi sul Generale, mentre Huges, incuriosito, si avvicinava all‘alchimista d‘acciaio, notando dove il dito indice della mano destra si era fermato sul foglio che aveva in mano.

-Effettivamente questi appunti sono firmati dal SoulHands Alchemist…- affermò il Generale di Brigata, sorpreso, mentre come il maggiore degli Elric, puntava lo sguardo su Mustang.
Questo alzò le mani, come a discolparsi, notando l’irritazione del suo Mame-chan.
-Ehi ehi! Non guardatemi così, io non c’entro nulla. Alphonse era già a West City per una faccenda con sua moglie! Mi ha solo chiesto se poteva rimanere sul luogo a controllare e gli ho dato il via libera.- spiegò, mentre Riza sistemava le ultime disposizioni con Armstrong.
-E tu non c’entreresti niente, eh? Gli hai dato il permesso di stare in una città presa da assalto da un gruppo di rivoltosi!- gli ringhiò contro il biondo, mentre Huges annuiva convinto nelle parole dell’Elric.
-Ed, calmati..è un alchimista, e poi…beh…me l’ha chiesto insistentemente…e…non dovevi neanche venirlo a sapere, però..- Roy si morse il labbro inferiore, notando un luccichio pericoloso nel miele che erano gli occhi di FullMetal.

-Con te…faccio i conti dopo..- sibilò Edward, lasciando il foglio sul tavolo, prima di uscire e sbattere la porta dietro di se, diretto come una furia verso il primo telefono, per fare una lavata di capo ad Alphonse.

Huges si grattò il mento, pensieroso, notando come il viso di Mustang era sbiancato di colpo, e all’uscita del biondino, era tornato lentamente di un bel rosa.
-Quanto vorrei esserci alla punizione…- affermò Maes, sospirando mesto, mentre una vena ballerina pulsava sulla fronte di Roy.
-Lasciamo perdere…- ridacchiò il generale di Brigata, mentre il suo superiore si infilava uno dei suoi immancabili guanti, guardandolo piuttosto malevolo -Cambiando…hm, si, discorso, hai già pensato a chi portare con te a West Valley?- domandò l’uomo, tornato di colpo serio, mentre Roy tralasciava, per il momento, i suoi propositi omicidi, grattandosi una guancia.
-Avevo già fatto una lista dei probabili sottoposti, lasciando via naturalmente Edward…ma ora che sa che il suo adorato fratellino è nel punto della missione, credo che dovrò cambiare i piani- sbuffò Roy, grattandosi nervosamente la testa, spettinandosi così i neri capelli, già di per se, in disordine.
Huges si sedette su una delle poltroncine, prendendo il foglio che stava revisionando prima Edward, notando come SoulHands, o meglio, Alphonse Elric fosse stato meticoloso nella ricostruzione dei fatti e nelle date.

-Era davvero già sul posto per un lavoro con Winry?- domandò Maes, senza alzare gli occhi dai numeri.
Riza in quel momento lasciò un plico a Mustang, e poi uscì, seguita dal Generale Armstrong, dopo un saluto militare, da parte di entrambi.
Roy osservò perplesso l’amico occhialuto, e poi sorrise, chiudendo l’occhio antracite, mentre si appoggiava allo schienale della sedia.

-Credevi che sarei rimasto vivo, se avessi detto ad Edward che Alphonse ha espressamente chiesto di partire in missione?- mormorò, con un sospiro, notando il sorriso di Huges.



-Tu che dici? Se ci avviciniamo morde?- bisbigliò Havoc a Breda, entrambi con gli occhi fissi su un biondino alquanto irritato, rilegato alla sua scrivania.
-Edward, il Furher ha richiesto la tua presenza- disse Riza, fermatasi davanti a lui, notando come una vena ballerina comparve sulla fronte del FullMetal.
-Gli dica che può anche andare al diavolo.- affermò tranquillo, sistemando alcuni fogli che si trovava sul ripiano di lavoro, sbuffando alle manifestazioni del Colonnello Hawkeye.
Difatti questa si mise con le braccia conserte, guardando il ragazzo con cipiglio.
-È un diretto ordine del tuo superiore, Edward- riprese lei, mentre finalmente gli occhi dorati di lui si posarono sul viso di lei.
-Me ne sbatto, Colonnello- rispose, e Havoc e Breda poterono constatare come la cosa sembrava familiare.

Sembrava quasi che davanti ad Edward ci fosse Mustang, e quel Colonnello fosse rivolto a lui.

Bei tempi…

Havoc sghignazzò, mentre spense il resto della sigaretta nel posacenere, tornandosene alla sua postazione, mentre Breda grugniva, stufo del lavoro di oggi.
Riza intanto stava ancora impalata davanti alla scrivania, fissata da Edward, che sperava ardentemente che questa se ne andasse a firmare qualche plico di fogli.
-Colonnello, le ripeto che..- la sua affermazione fu fermata da un colpo di proiettile passato più o meno a cinque centimetri dal suo orecchio destro.

Quello che poterono constatare le persone di quell’ufficio, fu che Riza Hawkeye sapeva farsi rispettare, a differenza di un certo ex-Colonnello di loro conoscenza.


***





Caldo.
Solo un inesorabile ed impossibile calore
Tutto bruciava e lui era completamente in balia delle fiamme.
-R-Roy!- cercò di urlare, ma il fumo lo fece tossire e piegare in due dal dolore.
Sentiva i polmoni quasi ostruiti e l’impossibilità di respirare ora non era più un pensiero, ma una certezza.
Con le lacrime agli occhi, per colpa dell’aria satura, cercò la figura a cui sapeva di potersi aggrappare in un momento così disperato.
-Roy!- riuscì a trovare la forza di urlare, trovando finalmente l’uomo davanti a lui, a pochi passi.

Ma quei pochi metri sembravano un intera strada, impossibile da percorrere in pochi secondi.

L’uomo era girato su un fianco, e Edward poté distinguere il suo occhio antracite vagare avanti, fino a fermarsi su di lui, guardandolo così di traverso.
Fece finalmente un passo, certo di riuscire ad avere la forza di raggiungere quella stabile colonna avanti a se.
Bruciava ancora, il mondo intorno a lui, ma non gli importava.
Tese una mano tremante, sentendo il calore del fuoco intorno, e forse dentro di se.
-R..Roy- lo chiamò disperatamente, mentre gli afferrava la manica della camicia nera che l’uomo indossava.
Un piccolo e faticoso sorriso vittorioso comparve sulle labbra di Edward, mentre si avvicinava a colui che amava, che gli circondò la vita con un braccio, mentre intorno a loro il fuoco continuava a bruciare ogni cosa, alimentato dal nulla.

Una presa che si sciolse quasi subito

Una spinta

E tutto intorno ad Edward, le lingue delle fiamme, divennero ancora più alte.

La mano stringeva ancora quella manica, come un ultimo disperato appiglio.

Gli occhi del biondo si spalancarono increduli, mentre un sorriso che non aveva mai visto sul volto di chi amava più della sua stessa vita, si apriva beffardo su quelle labbra.
-Roy!!- gridò Edward, sentendo la presa su quella manica farsi minore e con uno strattone si ritrovò a terra, circondato dalle fiamme, mentre Roy era al di là, tranquillo, con le mani in tasca e di lato, come per far vedere solo quella parte in cui specchiava il suo occhio antracite.


Cosa aveva lui da temere?

Il fuoco lui lo dominava.

Era piegato al suo volere, e non l’avrebbe minimamente toccato


Che bruciassero gli altri.

Edward lo continuò a chiamare, mentre le fiamme gli lambirono il corpo, circondandolo in un calore mortale.


-Edward! Per l’amore del cielo, apri gli occhi!- affermò una voce, e lui ubbidì, spalancando le iridi color del miele, che non ricordava di aver chiuso.


Roy lo stava guardando con dipinto sul viso uno sguardo preoccupato.
-Ed…mi hai fatto prendere un colpo! Ti dimenavi e chiamavi il mio nome, e non volevi svegliarti- affermò l’uomo, stringendosi al petto il più giovane, mentre questo rimaneva turbato.
Dopo poco portò le braccia intorno al corpo di Roy, affondando il viso nel suo petto, mentre una mano di questo gli stava facendo piccole carezze sul capo.
-West City! Ripeto, West City, Capolinea signori!- l’urlo del controllore arrivò a tutti i passeggeri del treno, e Edward si tirò su, guardandosi intorno, riconoscendo la loro cabina presa sul treno per West City, appunto.
Roy lo lasciò libero di alzarsi, mentre lui si massaggiava una guancia.
-Mi hai tirato una manata, e grazie al cielo che non era con l’auto mail.- mormorò, tirandosi su, mentre Edward guardava basso, cercando di scusarsi.

Era ancora scosso da quello che aveva sognato; non ricordava esattamente cosa, però sapeva solo di aver provato un dolore terribile.


E c’era del fuoco.


Qualcuno bussò alla porta della cabina, e la faccia di Havoc fece capolino, con la sua immancabile sigaretta fra le labbra.
-Capo, siamo arrivati- affermò tranquillo, osservando poi curioso il più giovane, che guardava a terra.
-Ehi Ed, tutto a posto?- domandò ora leggermente preoccupato, ricevendo però un sorriso da questo, che alzò il pollice in alto, rassicurandolo.
Jean alzò le spalle, facendogli l’occhiolino, e poi li lasciò di nuovo soli.
Roy osservò il suo amante, notando come sembrava aver ripreso l’aspetto di sempre, mentre indossava la mantella rossa.
-È davvero tutto ok?- domandò l’uomo, infilandosi il pastrano nero, senza staccare gli occhi dalla sua testolina bionda preferita, mentre Edward si fermava un secondo.
Si girò poi, annuendo piano.

-Tutto bene, Roy, sta tranquillo- mormorò, sorridendogli.

A Mustang quell’espressione serena bastò.






Di una cosa era sicuro Roy, in quel momento.

West City era la città più odiosa

Per quale motivo?
Semplice…il tempo era orribile.

O meglio, il clima faceva schifo.

Strizzò per l’ennesima volta i suoi guanti, buttandoli poi sul tavolo, sconsolato, mentre Havoc e Huges se la ghignavano.
-A quest’ora Riza le aveva sparato per aver trattato così male un oggetto del mestiere- affermò Jean, osservando fuori il tempo che peggiorava.
Erano arrivati da solo un tre giorni e non avevano ancora notizie di Alphonse, né si erano creati scompigli in città.
In quel momento solo l’acquazzone che si stava scatenando su West City sembrava l’unica nota diversa.

Edward entrò in quel momento nella stanza, completamente zuppo di pioggia.
Si tolse la rossa mantella, ormai inutile, e la lasciò all’attaccapanni.
-A quanto pare il tempo non migliorerà nei prossimi giorni- affermò, guardando gli altri, mentre un gemito di dolore provenne da Mustang.

Se fosse successo qualcosa, qualunque cosa, lui era inutile con la pioggia.

Il Quartier Generale di West City aveva accettato di buon grado l’arrivo del Furher, mettendo a disposizione quei pochi uomini di cui disponevano, e le informazioni che avevano reperito in quelle settimane, grazie anche al SoulHands Alchemist.
Quelli che stavano portando disordini in città era un gruppo di uomini sulla trentina, tutti pregiudicati per piccoli furti in diverse campagne fuori dal paese.
Sembrava che i motivi di quelle rivolte, per ora finite con solo pochi feriti, fosse un malcontento, o meglio, odio profondo verso il Furher.

-Ma si può sapere che ho fatto a questa gente?- borbottò Mustang, revisionando per la centesima volta i file dei pregiudicati, comodamente seduto sulla poltrona della stanza, mentre sui divanetti ai lati stavano Huges, Havoc, Fury e Armstrong, mentre Edward si stava asciugando i lunghi capelli biondi, davanti alla porta del bagno di servizio dell’ufficio.

Non lo dava a vedere, ma era preoccupato per Alphonse.
Aveva deciso di rimanersene buono, li al Quartier Generale, solo perché immaginava che sarebbe stato il primo posto in cui il suo fratellino sarebbe tornato.
-Glie lo chiederemo di persona, appena avremo appurato che questo casolare sia il loro covo.- affermò Huges, indicando un punto cerchiato sulla mappa della città.
-Non ci sono dubbi, Signore. Le intercettazioni telefoniche parlano chiaro: il luogo è quello- disse Fury, abbassando le cuffie sul quale stava ricontrollando tutte le registrazioni fatte in quei pochi giorni.

Erano riusciti ad individuare uno del gruppo, e avendo nome ed indirizzo, avevano atteso e controllato ogni telefonata.
Come organizzazione potevano anche essere scaltri, ma lasciavano molto a desiderare.

-Allora è deciso. Domani sera potremo dar via all’operazione di scovo e cattura.- affermò Havoc, guardando come gli altri Roy, ricevendo un cenno positivo di via libera.
-Bene signori, allora domani faremo tuonare i muscoli e schiacceremo ogni forma di rivolta!- affermò il Generale Armstrong, saltando in piedi e liberando il suo petto dall’inutile divisa.
Edward si abbatté una mano sul viso, scuotendo piano la testa, mentre gli altri sorrisero faticosamente, sciogliendo per così dire quell’improvvisato raduno.

Stavano giusto in quel momento lasciando l’ufficio messo a loro disposizione, quando un soldato arrivò trafelato, facendo il saluto militare al gruppo, ma più precisamente al Furher.
-Signore! Un incendio nell’ala sud degli alloggi!- affermò, ricevendo poi spicci ordini dal Generale per risolvere la situazione, mandando giu una squadra con tutto il necessario.

Edward rimettendosi la mantella, anche se totalmente inutile, osservò Roy e gli altri.
-Un attacco così diretto?- disse perplesso, notando il viso corrugato dell’uomo, mentre Armstrong e Havoc erano partiti per dare una mano e a radunare quanto più aiuto possibile.
Fury si era diretto, invece al centro di comunicazioni per tenere d’occhio la situazione.
Gli unici rimasti nel corridoio erano Roy, Huges, e Edward, che presero a dirigersi verso l’ingresso.

-Maledizione, non perdono un minuto..- disse il primo, certo che quell’incidente fosse causato dai rivoltosi.
-La migliore tattica è la sorpresa, Roy. Non ci saremmo mai aspettati un attacco così basso sotto un temporale del genere.- affermò Maes, portandosi due dita al mento.

Rimasero poi tutti e tre perplessi.

Dopo essere usciti sotto l’acqua torrenziale, notarono più avanti, dove si stavano consumando i soccorsi per salvare almeno in parte l’ala sud degli alloggi, il Generale Armstrong intento a stringere qualcuno.

Una frangia biondiccia, una coda alta, una mantella identica a quella di Edward, solo di colore azzurro e alle mani dei guanti con simboli alchemici sui palmi.

Il maggiore degli Elric prese a correre sotto l’acqua, vedendo come il Generale lasciò andare proprio in quel momento il suo fratellino.
-Nii-chan! Ma dove diavolo eri finito??- lo riprese Edward, mentre l’altro si grattava la testa, col viso basso, a mo’ di scusa.
Non fece in tempo ad aspettare la risposta, che qualcosa si strusciò ai suoi piedi miagolando, e per poco il Tenente Colonnello Edward Elric, non che FullMetal Alchemist non fece un balzo per lo spavento.

Furono raggiunti da Huges e Roy, di cui quest’ultimo continuava a imprecare verso la pioggia che si insinuava nel suo cappotto nero, scivolandogli lungo la schiena, bagnandola con tocco gelato.
-Beh, ero impegnato in un sopralluogo fuori città. Uno dei casolari era stato usato come raduno per il gruppo rivoltoso, ma a quanto pare è stato abbandonato da molto.- spiegò Alphonse, salutando i due ufficiali appena giunti, con un gesto militare.
Roy e Huges ricambiarono, felici almeno di vedere che il giovane alchimista fosse tutto intero
Suo fratello invece lo guardava con sguardo di sufficienza, anche se dentro di se tirava un respiro di sollievo.
-Dovrei pigliarti a calci, Alphonse! Che diamine ti è saltato in testa di venire qui a immischiarti in questo casino?- domandò irritato Edward, mentre Huges andava a dirigere i soccorsi su un punto lasciato scoperto.
-Ma Nii-san, sono pur sempre un Alchimista di Stato! È mio dovere prendere parte a queste operazioni. E poi ero già qui..- rispose Al, guardando distrattamente Roy, che nascose un sorriso sotto un colpo di tosse.

Il tempo era davvero uno schifo, e non accennava a smettere di piovere.
Solo ora Edward puntò nuovamente gli occhi sul nero micio.
-A proposito…che diamine ci fa con te Temistocle??- chiese, alzando un sopracciglio perplesso, mentre notava il suo fratellino grattarsi distrattamente una guancia, ridacchiando imbarazzato.
-Non….ehi, non è colpa mia se..- ma le sue parole furono interrotte dalla discussione che si stava creando più avanti.

-Non è posto per una ragazza! Dovresti essere a Central City!- diceva una voce.
-Ho promesso a Winry che avrei fatto tornare indietro Alphonse, con ogni mezzo! E non sono così indifesa!- rispondeva l’altra.

Edward osservò Lilith da una parte, che agitava il bastone concentricamente, aiutare a spegnere con la sua magia le alte fiamme che prendevano gran parte dell’edificio.
Vicino a lei, Havoc passava i secchi pieni d’acqua all’ufficiale davanti a lui, che a sua volta lo passava al soldato accanto, in una catena fatta per velocizzare il processo.
-Almeno potevi avvertirmi! Così ti avrei messo quella testaccia a posto!- continuò Jean, passando un altro carico d’acqua.
Lilith pestava il piede a terra, e sembrava che l’incanto proveniente dal suo bastone diventasse più forte, come la sua irritazione. -Mi annoio a stare a casa! Non ho niente da fare! E comunque non mi avresti fatto demordere dall‘idea di venire qui!- lo riprese lei.
-Stupida!-
-Rompiscatole!-

Un pezzo dell’edificio venne giu e il Generale Armstrong prese entrambi per il coppino, tirandoli indietro.
-Fra tutti e due non so chi è più testardo.- affermò, sbuffando, mentre Edward e Alphonse si erano avvicinati per dare una mano.

In meno che non si dica il fuoco fu domato, grazie alla prontezza di spirito di Armstrong e Havoc, l’alchimia degli Elric, la magia di Lilith, e la guida di Huges e Roy.

Quando tutti poterono prender un bel respiro di sollievo, il tempo sembrò prenderli in giro, smettendo in quel momento di piovere.

Havoc stava seduto su un secchio capovolto, guardando con occhi alzati sua moglie che rimaneva a braccia conserte davanti a lui, con addosso una coperta.
-Ti voglio subito a casa.- affermò piano, poggiando una mano sul ginocchio, mentre l’altra andava alla bocca, per riprendere la sigaretta appena accesosi.
Lilith fu più veloce e glie la prese, buttandola a terra, mentre lui rimaneva immobile a guardarla perplesso.

Sembrava quasi una bambina dispettosa e inviperita.
Qualcuno che nasconde in realtà, dietro ad una maschera arrabbiata, tanta tristezza e dolore.
Havoc sospirò piano, passandosi una mano fra i capelli fradici, guardando a terra, mentre si alzava.
Strinse poi a se la ragazza, accarezzandogli la schiena coperta dal caldo tessuto, sentendosela stringere addosso.

Edward e Alphonse rimanevano distanti, insieme agli altri, anche loro coperti da pesanti coperte, per cercare di asciugarsi almeno in parte.
Il maggiore si passò un lembo sul viso, ripulendolo dalla pioggia, mentre il più piccolo osservava la scena fra i due.
-Pensa se Havoc sapesse..-
-Ringrazia il cielo che non ne sa ancora nulla Al, altrimenti avrebbe preso a calci tua moglie..- sbuffò Edward, interrompendo il suo Nii-chan.

E faceva solo bene, si ritrovò a pensare l’Elric più grande, guardando per un momento i due che si stavano avvicinando, sentendo poi vicino a se la presenza di Roy e Huges.
-Per stasera direi che abbiamo fatto il possibile..- affermò quest’ultimo, arruffandosi i neri capelli, mentre si toglieva gli occhiali per ripulirli dalle gocce rimaste.
L’edificio preso di mira era per metà bruciato, anche se l’intervento era stato tempestivo.
-Domani mattina vedremo di ricostruirlo. Adesso siamo troppo stanchi anche solo per pensarci.- disse Edward, lasciando li la coperta che sarebbe stata ritirata.
Lui con gli altri avevano affittato delle camere in un Hotel li vicino, dopo aver saputo che Alphonse aveva preso anche lui li una stanza.

-Stavi dicendo che sei stato a fare un sopralluogo in un casolare, o sbaglio?- domandò Huges, prendendo così l’attenzione del minore degli Elric, che annuì.
-Si, era il covo dei rivoltosi, ma l’hanno abbandonato ormai da giorni.- spiegò notando il viso corrugato di Mustang.
-Bene, così il nostro piano va a farsi benedire..- sospirò questo, portandosi due dita al mento, pensando come avrebbero agito ora.
Maes diede ancora l’attenzione su Alphonse -Hai per caso scoperto qualcosa su un probabile nuovo rifugio?- chiese ancora, mentre questo faceva segno di no con la testa.
-Potrebbe essere qualsiasi cosa, da una casa ad uno scantinato.- mormorò Roy, guardando Huges, che chiudeva gli occhi, affranto.

-L’unica cosa che possiamo fare ora è andarcene a letto. Forse la notte porta consiglio davvero- affermò questo.
Mustang si tolse la coperta, trovando fastidioso la divisa bagnata, che sembrava pesar più di prima.

E forse non era neanche un impressione.

-Voi andate pure, noi vi raggiungiamo più tardi.- disse Roy, girandosi a guardare Edward e Alphonse, che annuirono, mentre Lilith si era fatta vicina a loro.
Havoc era stato richiamato da Armstrong, e fece un segno ai due fratelli, come a dire di tenere d‘occhio sua moglie.
Le guance della ragazza si gonfiarono leggermente, mentre portava le braccia incrociate al petto, ancora stizzita.
Gli Elric scuoterono la testa e salutato il resto dei compagni si diressero verso l’albergo.


Sarebbero volentieri caduti su un bel letto comodo, dopo una buona doccia….

…se qualcosa non l‘avesse impedito loro prima.


***





Il dolore alla guancia era qualcosa di imparagonabile a quello che sentiva dentro di se.
Sapeva perfettamente che ora quel lembo di pelle del suo viso stava diventando rosso, per colpa della forza impiegata nel gesto.

E ancora, lui, non ci credeva.

Guardava davanti a se l’uomo che si era permesso di dargli uno schiaffo.

Solo un’altra volta l’aveva preso a schiaffi, ma era passato tanto tempo…erano solo all’inizio, e l’aveva fatto terribilmente preoccupare.

E sapeva per certo che quel gesto aveva tutt’altro scopo.

-Che diamine ti prende?!- gli ringhiò contro, mentre sentiva il suo orgoglio riaffiorare con forza nel suo animo.
Di tutto si poteva dire di Edward Elric, ma non che era un debole, una donnina facile da prendere a schiaffi.

Il ragazzo prese il colletto della camicia nera dell’uomo con la mano sana, non riuscendo però minimamente a spostarlo.
Questo di tutta risposta gli afferrò il polso, facendogli mollare la presa, e torcendolo indietro, così che un gemito di dolore mal represso uscì dalle labbra del biondo.
Cercò di chiudere l’auto mail a pugno, ma questo sembrava inerme, come se fosse rotto.

Effettivamente era rotto..

Alzò il viso per guardare nell’unico occhio antracite dell’uomo, non capendo perché non si girava a fronteggiarlo.
Voleva rassicurarsi vedendo quella benda nera che gli copriva metà viso sulla sinistra.

Perché non poteva vederlo interamente?.
-Non giocare col fuoco, Edward..- gli sussurrò nell’orecchio Roy, mentre lo mollava e con una spinta lo faceva cadere a terra, torreggiando su di lui.

-O vuoi morire ancora?- domandò con quel sorriso che il biondo aveva visto solo una volta, mentre intorno a lui vi erano solo fiamme.


E come quella volta, il tocco di qualcuno e la sua voce lo riportò alla realtà.

-Nii-san! Nii-san, svegliati!- lo chiamò Alphonse, mentre Lilith accanto a lui si guardava intorno spaesata.
-D..dove siamo..- mugolò Edward, cercando di tirarsi su, mentre teneva una mano sulla tempia, sentendo una consistenza densa.

Bene, gli avevano dato una bella botta in testa, tanto da fargli un bel taglio.
Alphonse controllò che non fosse nulla di grave, e tirò un respiro di sollievo vedendo che era solo una piccola ferita.
Vedere però, all’inizio, i biondi capelli del fratello sporchi di sangue l’aveva mandato letteralmente in agitazione.
-Al…dove siamo..?- mormorò ancora Edward, ora seduto, con la mano del suo Nii-chan dietro la schiena, a sorreggerlo.
-Dalla padella alla brace, Ed…- mormorò Lilith, guardando il gruppo di uomini entrato in quel momento.


Il maggiore degli Elric cercò di fare mente locale, riconoscendo in cinque di quegli uomini, i loro assalitori

Stavano tornando in albergo, e su li non ci si sbagliava.
Alphonse gli stava raccontando di come Lilith era arrivata una settimana prima, e di come avevano iniziato a svolgere insieme le indagini, visto che lui era irremovibile sulla questione del rimanere li.

E poi?

Giusto.
Li avevano agguantati e spinti in un vicolo.
Ricordava vagamente di aver atterrato due di loro, ma qualcosa di pesante l’aveva colpito alla nuca, facendogli così perdere i sensi.


Ora quello che assomigliava al capo, si era messo davanti a loro, con le mani sui fianchi e un sorriso sghembo che faceva mentalmente desiderare a tutti e tre di prenderlo a pugni.
Era alto, di buona corporatura, vestito con semplici stracci da montanaro; lunghi capelli neri erano legati in una bassa coda, mentre una cicatrice passava lungo la guancia destra, fino ad arrivare sotto al mento, lungo tutto il collo.
Due vivaci e divertiti occhi verdi osservarono il trio li a terra, mentre il corpo si piegò, per essere alla loro stessa altezza.
-Bene, e così abbiamo qui due alchimisti, e la giovane amante del Furher. Direi un ottimo bottino di fine serata- affermò questo.

Sei occhi lo guardarono perplessi.

-Come, prego?- disse, sperando di aver capito male, Lilith.

Amante?

Di Mustang?

Lei??

Avevano le idee chiare i tipi li davanti a loro.

-Non credevo che una bella ragazza potesse essere anche sorda. Come stavo dicendo, avere fra le mani la compagnia del Furher potrebbe finalmente fruttarci la vittoria tanto sperata.- riprese l’uomo, posando due dita sotto il mento della brunetta, sollevandoglielo, per vedere meglio i suoi occhi color nocciola .

Edward notò il cipiglio sul viso di Lilith, e sperò vivamente che quella situazione non peggiorasse…ovvero che quello scemo non dicesse altre fesserie per scatenare l’irritazione della maga.

-Potremmo sapere dove ci troviamo?- domandò d’un tratto Alphonse, richiamando così l’attenzione dell’uomo, mentre alcuni uomini si appostavano vicino alla finestra a sbarre, da dove potevano controllare la situazione fuori.
-Nel nostro nuovo rifugio, visto che l’ultimo è stato scoperto da voi dell’esercito.- sputò con veemenza il capo del gruppo, lasciando andare Lilith, che rilassò la mano che aveva tenuto fino a quel momento stretta a pugno.
Lo scantinato dove si trovavano doveva essere uno di quelli dei grandi magazzini. Vi erano contenute scatole di ogni dimensione, con riportati sopra fogli e scritte per identificarne il contenuto.
Naturalmente doveva essere abbandonato, perché da come le scatole erano ingiallite e da come i topi si sollazzavano nei rifiuti in un angolo, di certo li dentro non vi era entrata anima viva da molto tempo.

-King Bradley è sempre stato abile in certe cose…siamo riusciti a star lontano da tutte quelle assurde vicende di guerra che creava per anni, finché abbiamo deciso di scendere in campo e sistemarlo una volta per tutte.

Edward e Alphonse parvero ancora più perplessi.

-Scusate, ma….King Bradley non è più il Furher ormai da anni…- mormorò accigliato Ed, mentre il minore degli Elric annuiva.
L’uomo tirò su di peso Lilith, stringendola per un braccio, mentre i due fratelli si tirarono su di botto, alla reazione allarmata della ragazza
Due paia di fucili furono puntati però alle loro gole, facendoli così desistere dal provare ad aiutare la giovane.

-Questa l’abbiamo già sentita anche a Rush Valley e Dublith, ma non siamo stupidi. Chi altri potrebbe esserci al potere, con una benda all’occhio sinistro?- ringhiò l’uomo, lasciando Lilith in mano ad un suo sottoposto accanto a lui.
-Dovreste rivedere la vostra capacità intuitiva, allora, perché al potere ora c’è Roy Mustang, e guarda caso ha una benda all’occhio sinistro- affermò Edward di rimando, sentendo il freddo metallo del fucile puntato sul suo collo.
-Il Flame Alchemist? Quel bastardo ha ammazzato metà dei nostri nella guerra a sud! Altasar, se questi qui dicono la verità, allora il nostro nemico è cambiato!- sbraitò uno degli uomini dietro il capo, che rispondeva al nome di Altasar.

“Oh, bene…Roy ha nemici anche fra i montanari….

No, retifico, ha nemici SOLO fra montanari rimbecilliti“ si ritrovò a pensare Edward, trovando nel suo Nii-chan lo stesso suo sguardo da sufficienza.

-Ma dove avete vissuto negli scorsi dieci anni?- domandò perplessa Lilith, cercando di farsi levare le mani di dosso da quel bestione che la teneva ferma.
Altasar la osservò, imbronciato.
-Abbiamo passato più della metà di questi dieci anni confinati in un paesino sulle montagne, a nord di qui. Eravamo scappati alle distruzioni giu a sud, e abbiamo cercato di vivere in pace fino a che non ci siamo decisi a scendere per dare una fine a tutto. Le informazioni arrivavano da un nostro fidato amico, ma ormai da molti mesi non ne abbiamo avuto più notizia.- spiegò sbrigativo l’uomo, riprendendo il polso di Lilith, valutando il viso della ragazza, quasi come se fosse una perla pregiata.
-Direi però che Mustang si tratta bene…ci hanno dato delle immagini del grande eroe di Ishbar niente male, ma noi l’abbiamo visto in azione, e sappiamo che quell’uomo non prova certo emozioni…- ringhiò Altasar, e qui Alphonse e Edward iniziarono ad avere le loro preoccupazioni.

Potevano anche essere degli ignoranti , ma quella nota di rabbia non prometteva niente di buono.
E l’irritazione, quasi palpabile, non proveniva solo dal capo.

-Sai, piccola, che questa cicatrice me l’ha provocata proprio il tuo uomo?- sussurrò, estraendo dalla fondina che teneva dietro la schiena, un pugnale, passandolo con attenzione sulla pelle della ragazza.
Questa rimandava uno sguardo di sfida ad Altasar, che lo fece sorridere -Un tipino bello coraggioso…che ne dite, ragazzi? Potremo restituirla a Mustang con ogni ferita che lui ha provocato a noi.- affermò l’uomo, prendendo Lilith per i capelli, tirandogli leggermente indietro la testa.

Alphonse in quel momento scattò insieme ad Edward; mentre uno disarmava il rivoltoso che lo teneva a terra, l’altro trasmutava il pavimento, stringendo in una morsa il piede di Altasar, che sorpreso, lasciò Lilith.

Ponendosi davanti all’amica, il maggiore degli Elric atterrò altri due uomini, mentre suo fratello aveva ingaggiato una lotta con una daga appena trasmutata con un altro rivoltoso.
Erano però svantaggiati in partenza, e Alphonse venne ferito ad una gamba e rispedito a terra.
-Nii-chan!- Edward controllò subito che stesse bene, mentre uno sparo fece come fermare il tempo.

-Direi che una collaborazione da parte vostra sia d’obbligo, amici miei…- affermò Altasar, guardando i due Elric e Lilith, mentre teneva puntato contro di loro un fucile.
Fece segno poi a due suoi uomini di prendere la ragazza, ma Edward si mise in mezzo.
-Lei non c’entra niente- affermò, guardando con le iridi dorate il capo di quell’accozzaglia di pazzi.

Non poteva di certo lasciare Lilith in mano a quel folle. Jean lo avrebbe sicuramente pestato.

-Cos’è, vuoi sostituirti a lei?- domandò Altasar con una risata, notando però lo sguardo risoluto del ragazzo che aveva davanti; tornò di colpo serio, portandosi due dita sul mento.
-Hai abbastanza lineamenti femminili, per passare quasi per una donna, sai?- affermò questo, al che Edward si trattenne dal saltargli addosso e picchiarlo a sangue.
-Comunque, non può essere il tuo momento di gloria, mi spiace. Mi serve la ragazza del Furher, non un suo sottoposto.- affermò l’uomo, facendo segno ai suoi uomini di prenderla, ma ancora Edward non si tolse da davanti.
-Non credo di essere stato chiaro…LEI non è la donna del Furher.- riprese il maggiore degli Elric, mentre Altasar sembrava allibito.

-Non vorrai farmi credere che tu…- l’uomo incrociò le braccia al petto, incredulo. -Bene, allora prenderemo te, avanti- affermò, convinto il capo, mentre i suoi uomini afferrarono Edward per le spalle, buttandolo in avanti, in modo che lui potesse prenderlo per il bavero della divisa nera.
Altasar sembrò soppesare il suo viso, sorridendo mellifluo -interessante vedere come l’uomo più conosciuto come grande donnaiolo di tutta Amestris si sia dato ai bei ragazzi..- disse tranquillo, trascinandolo verso l’uscita, mentre Lilith e Alphonse rimanevano sotto tiro di due uomini.

Un boato, seguito da degli spari però fecero bloccare il capo, e i tre prigionieri presero la palla al balzo, cercando di scappare.

A quanto pare, all‘esterno di quell‘edificio si stava svolgendo un attacco in piena regola

-Dite che la cavalleria è arrivata?- fece Lilith, prendendo per un braccio Edward, salvandolo così da un colpo da parte di uno dei rivoltosi.
-Non fateli scappare!! Se li rivogliono allora si troveranno i loro cadaveri! Lasciate in vita solo il ragazzo- gridò Altasar indicando il maggiore degli Elric, parandosi davanti all’entrata dello scantinato, insieme ad altri due uomini, mentre altri si erano lanciati all’attacco consci del fatto che fuori poteva essere ben peggio.
Edward cercò di trasmutare il suo braccio in lama, ma il pugnale di uno degli uomini lo fece indietreggiare, prima che potesse colpirlo.
Alphonse afferrò Lilith e insieme si tuffarono dietro a degli scatoloni, prima di ricevere una scarica di proiettili.
-Situazione brutta, Li- affermò il ragazzo, notando come gli occhi nocciola della ragazza avevano preso una leggera tonalità verde.
-Per loro- ringhiò questa, facendo apparire il bastone, per poi scaraventare addosso all’uomo che gli dava contro, le scatole di bottiglie dietro il quale si erano riparati.

Quello scantinato diventò un vero inferno, tanto che alla fine Edward e Lilith si ritrovarono vicini, mentre Alphonse di nuovo in un angolo, con la gamba ferita che tornava a dolere, mentre intorno a loro stavano cinque rivoltosi a terra, privi di sensi.
Un uomo arrivò accanto ad Altasar, tenendosi un braccio ferito.
-Siamo circondati, capo! Ormai la resistenza alla porta sta cedendo!- affermò questo, mentre i tre prigionieri esultarono mentalmente.

Era questione di minuti, e li avrebbero tirati fuori di li sani e salvi.

Dovevano solo resistere ancora un po’
Il problema era che il lavoro all’incendio dell’ala sud degli alloggi aveva tolto loro forze, e la stanchezza nei movimenti stava già dando i suoi frutti.

Alphonse in un angolo cercava di riprendere fiato, mentre si parava grazie ad una parete di pietra appena trasmutata dal muro; Lilith usava la sua magia per difendere sia lei che Edward dai colpi di un fucile dei rivoltosi, resistendo a stento.

I colpi fuori si fecero più forti e vicini, segno che la resistenza alla porta d’accesso era caduta, e i loro salvatori stavano arrivando.
Fu in quel momento che la magia di Lilith si interruppe e lei lasciò cadere il bastone e scivolò a terra.
Fu sorretta da Edward, che preoccupato la prese tra le braccia stringendola a se; per aiutare la ragazza non era riuscito ad ergere un muro con l’alchimia, così alcuni colpi gli sfiorarono il fianco, facendolo cadere in ginocchio e stringere i denti dal bruciore.

Nel caos generale, a quanto pare quegli stupidi montanari si erano scordati l’ordine del loro capo, che difatti fece sentire il suo dissenso con parole sconnesse.
Quando però delle bombe fumogene ruppero due finestre, il caos fu assoluto.
Tanto che Edward riuscì a capire fra le grida, le imprecazioni, e gli spari, l’ordine di Altasar di uccidere tutti i prigionieri.
-Ed, il bastone…- mugolò Lilith, stretta a lui, cercando a tentoni con una mano, in mezzo a tutto quel fumo, l’oggetto.

Se volevano salvarsi da quell’inferno, dovevano trasferirsi subito.

Lilith glie l’aveva mostrato molte volte, quando se ne stavano comodi comodi sulle verdi distese di Reesembol; l’amica amava spiegare cose del suo vecchio mondo, come un insegnante ai piccoli alunni coscienziosi.

FullMetal cercò il bastone dell’amica, trovandolo dopo pochi secondi, mentre un proiettile sibilava vicino al suo orecchio, facendolo buttare a terra per lo spavento.
-Dov’è Alphonse?? Al!!- chiamò il fratello, sentendo la sua voce poco più in là.
-Nii-san, non riesco a vedervi! Se mi sposto da qui potrei essere colpito! Non ti preoccupare per me!- gridò il ragazzo, riparandosi dietro al muro che aveva creato, sentendo anche lui solo un grande caos e fumo.

Edward cercò di alzarsi in piedi, stringendo il bastone in una mano, mentre l’altro braccio era intorno alla vita di Lilith, che teneva gli occhi chiusi perché avevano preso a bruciare per il fumo
L’ombra che si parò davanti a loro li fece desistere dal proseguire, mentre il fucile che teneva in mano Altasar fu puntato proprio a pochi centimetri dal viso del biondo, nell’istante che Lilith aveva aperto gli occhi.

“….è facile, bisogna picchiare a terra il bastone, così” e lei glie l’aveva mostrato, scomparendo davanti ai loro occhi, per ricomparirgli con in mano una pesca rubata all’albero che Winry aveva accanto a casa.

-ORA!- gridò Lilith, e FullMetal non poté far altro che picchiare la punta del bastone che teneva saldo, sentendo solo un forte bruciore alla mano che lo stringeva, e tutto davanti a lui dissolversi in un secondo.

“come hai fatto? È stupefacente!” aveva affermato Alphonse ridendo, mentre il fratello aveva preso in mano la pesca, scuotendo la testa, incredulo
“Bisogna soprattutto pensare al luogo dove si vuole andare, oppure alla cosa che ci preme di raggiungere” aveva spiegato Lilith, sedendosi divertita accanto a loro



“Roy…..Roy, ti prego” aveva pensato come un desiderio represso Edward


Quello che avvenne dopo fu solo un tremendo vuoto sotto e intorno a loro che fece perdere al biondo conoscenza



***





La figura era immobile davanti a lui, e lo guardava di traverso, mentre stava in posizione di fianco, rispondendo veloce a qualcosa che un uomo gli stava riferendo.
Il suo sguardo era terribile, quasi come se l’avesse voluto trapassare da un momento all’altro.

Ancora e ancora l’avrebbe visto, ne era sicuro

Ormai occupava anche i suoi sogni e i suoi incubi.
Terribile e splendente in quell’aura che si portava dietro.

Il sorriso che si apriva con una nota quasi derisoria su quelle labbra, e l’unico occhio antracite che lo studiava.

Aspettava Edward, che una voce rassicurante lo svegliasse
Che lo riportasse alla realtà, perché quello che aveva davanti non era davvero il suo amato Mustang.

Non poteva esserlo.
Era solo frutto di un incubo.

-Edward. Tutto bene?- domandò preoccupata una voce accanto a se, e girandosi vide il viso di Lilith tremendamente preoccupato, che portava i suoi grandi occhi nocciola sulla ferita che il biondo aveva al fianco.

Un incubo

Solo un brutto sogno


Allora perché quando si girò di nuovo, Roy, quel Roy Mustang rimaneva ancora li, ora perfettamente girato verso di lui?

-Edward, mi dispiace, è colpa mia..- sussurrò con sguardo colpevole Lilith, mentre gli stringeva il polso sano, guardandolo.
-D-dove siamo..?- mormorò Ed, sentendo l’antracite pura puntata nel suo miele dorato che erano i suoi occhi.


-Nel mondo di Huges…- mugolò Lilith, puntando anche i suoi occhi verso l’uomo che l’amico stava guardando.

Due paia, perfettamente sani, color della pece squadrarono i due giovani a terra, mentre un sorriso derisorio si apriva sulle labbra.


-Più comunemente detto inferno, FullMetal…- disse Roy, incrociando le braccia al petto, mentre il fumo di un esplosione si alzava poco più in là, e i sottoposti di quell’uomo scattarono per raggiungere il punto colpito.










“Amicizia non vuol dire solo
Conoscere qualcuno.

Ma significa voler bene
Ed essere pronti a sacrificarsi
per gli altri

Per proteggere un legame
così bello“














E finalmente eccomi giunta al secondo capitolo
Sinceramente all’inizio non mi soddisfaceva molto, ma credo che sia iniziato ad andarmi a genio quando l’ho riletto per la miliardesima volta XD
Cosa dire, le parti più interessanti sono i sogni che si ritrova il povero Edward, e che iniziano a prendere forma solo dopo che si ritrova davanti a Roy…naturalmente non il suo Roy XD
Come sono finiti in un altro mondo?
Che casino hanno combinato?
Cosa li aspetta ora li?

Ma soprattutto….
Riusciranno a tornare a casa? XD

(Le domande della vita *annuisce*…n.d.Roy)(si si *.* n.d.me)(*gratta sullo schermo* n.d Ed)(sta buono su v.v..n.d.me) XD

Contenta che mi sono arrivati almeno 4 commenti XD anche se la mia povera ficcina è finita in senconda pagina per colpa di un invasione di fan Roy/Ai XD mio dio, quel giorno sono rimasta basita davanti al pc XD

Bene, che dire? Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo A_A ahah! Il pc come potete vedere è rimasto in mano mia *-* e i miei non mi hanno maciullato (non ancora v.v n.d. Ed)(shhh >.< non portare sfiga! n.d. me)
Questo anche era un capitoletto abbastanza tranquillo (ma sei matta?? >.< n.d. Al)(*-* su tesoro, sei stato lontano da Winry, no? Quindi fai il bravo v.v n.d.me)(ç.ç Nii-san.. n.d. Al) e i guai seri inizieranno penso nel prossimo…anzi, di sicuro nel prossimo ^^’ sento già l’accetta delle mie fan incombere su di me XDD

Un bacio e alla prossima^^



Ringraziamenti:

FightClub: oddio, mi puntano un coltello alla gola o.o…mi sa che diventerà la regola minacciare con oggetti contundenti l’autrice XD ghghg *-* uh, vero, vero?? Son teneri *___* mi piace descriverli insieme al lavoro o anche a casa *si crogiola* anche se cado nell’ovvietà >.< e nella ripetizione XD


mua: contenta che tu sia riuscita a vedere il disegno finale di là ^^
Ahhh, tata, aspettavo il tuo commento ghghgh sicura che ti avrei attirata come l’ape col miele *-* (attenta è pericolosa…o.o n.d. ed)(v.v..n.d.me)
Ohh, shi, povero Roy XD pensare che certe situazioni a me capitano ogni volta che mi sveglio v.v con ogni mattina un gatto diverso XD
*-* i disegni tesora li faccio prima a mano e poi li coloro con la tavoletta grafica a photoshop (tranne alcune volte, come in questo, che ho dovuto aggiungere Alphonse che mi ero scordata XD e allora se non ho voglia di ri-scannerizzarlo, lo aggiungo con un disegno veloce fatto a tavoletta^^
A colorarli mi va insieme la vista >.< XD però mi piase*-*


shikadance: oddio, l’abbraccio alla Armstrong mi ha ucciso XD
Visto che ho aggiornato? Uahauhaua A_A Pensa che la storia degli slip è una vicenda di vita vissuta i colpevoli mio padre e i suoi amici XD da morire ogni colta che me lo raccontano^^’’
Ahahah vedo che Temistocle è piaciuto mentre si fa le unghiette sul visino di Roy XD amore lui XD


Elmeren kun: non dovevo passartela Nonciclopedia XD ormai ti ho perso XDD
E si, Temistocle*-* come non chiamarlo così? XD d’altronde Lilith non avrebbe mai scelto un nome normale per il suo gatto….ma siete sicuro che l’ha chiamato lei così? Ghghgh chi vi dice che non sia il gatto stesso che le ha detto il suo nome XD v.v un micio politico ehi XD
Bene….so che potrei morire fra atroci dolori ç.ç ma su…doveva accadere no?….povero Al v.v…in realtà se la fa con i 20 gatti uahauaha XD
Ho la bocca cucita sulla storia di Lilith v.v ihihi XD



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Capitolo 3
*** -La fine dell'incubo e l'inizio dell'amara realtà- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura
Raiting:Arancione
Riassunto Capitolo: Un esplosione distrusse metà dell’edificio dove erano stati portati alcuni feriti.
Le grida dei soldati si diramarono in tutte le direzioni del campo base, mentre il dottor Knox usciva tossendo dalla porta ancora integra del’ospedale di fortuna ormai quasi del tutto distrutto, tenendosi un fianco ferito.
Edward e Lilith che si trovavano proprio li, lo aiutarono a raggiungere un posto riparato, mentre altre esplosioni e spari si susseguirono senza sosta.
Mustang era accanto al suo plotone, schierato in difesa, che davano filo da torcere all’avanzata nemica
Era stato un attacco improvviso, e Edward si era ritrovato solamente con le mani coperte di sangue, e le grida dei militari colpiti, nelle orecchie, mentre Lilith cercava di aiutarlo a dare una mano in quel grande macello.






-La fine dell'incubo e l'inizio dell'amara realtà-







Una colonna di fumo si alzò poco più avanti, oltre ad un edificio già mezzo distrutto.
Gli uomini presenti in quella stanza scattarono ad un secco ordine, con le armi alle mani e la decisione negli occhi.
Non c’era più spazio per la paura da molto tempo ormai
Da quando quel conflitto dilaniava il loro mondo.

E questo ad Edward fece paura.

Seduto su una cassa vuota, lasciava che Lilith gli fasciasse la mano ustionata, continuando a chiedergli scusa.
-Non preoccuparti, non è niente- disse il biondino, girando i suoi occhi dorati sulla figura ranicchiata a terra della ragazza, che con cura stava eseguendo la medicazione con le poche bende di fortuna che si era riuscita a procurare.
-Invece sì, Edward. Dovevo ricordarmi che il bastone reagisce in mano ad altri che lo usano, che non sia io..- mugolò, lasciando andare la mano ferita dell’amico, alzando gli occhi color della nocciola su di lui, sconsolata.

-È rimasto di là, vero..?- sussurrò Edward, con tono normale, anche se una punta di amara rassegnazione si riuscì a percepire nella sua voce.
Qualcuno da lassù voleva il loro male, perché Lilith annuì, mettendo al corrente Edward che il loro “mezzo di trasporto” era rimasto ad Amestris, mentre loro erano bloccati lì.
Il biondo sospirò, portandosi l’auto-mail alla testa, pensando ad una soluzione, senza però trovarne alcuna..

Non sapeva esattamente cosa cercare per riuscire a tornare nel loro mondo, e sperava che il suo Nii-chan stesse bene, anche se Lilith l‘aveva rassicurato, dicendogli che aveva sentito la voce di Roy, nel mentre che loro sparivano.
Dovevano essere riusciti ad entrare e a salvare il suo fratellino e loro..

Ma loro erano lì….

Cercò negli occhi della ragazza un aiuto, o almeno una speranza.
Lilith sembrava immersa nei suoi pensieri, ranicchiata a terra, con il viso rivolto a terra.

Edward prese quel momento di silenzio fra di loro per studiarla.

Aveva il viso sciupato e sporco di terra, probabilmente dovuto al gran caos precedentemente accaduto.
I vestiti erano ora di un cupo colore dato dal fumo che avevano dovuto attraversare per arrivare li, e strappati in vari punti, mentre l’orlo della gonna era sfatto e così l’indumento risultava ancora più sgualcito.

L’avvicinarsi di passi tranquilli e ben ponderati, fece distogliere Edward dallo studio dell’amica, portando i dorati occhi sulla figura che si era fermata davanti a loro.
Davanti a lui stava l’Havoc di quel mondo, ben diverso da quello che conoscevano loro, o almeno esteriormente era così: era sicuramente più grande di una decina d’anni, una lunga cicatrice correva dalla fronte sulla parte destra, fino all’occhio, che miracolosamente era stato risparmiato, mentre i capelli avevano delle striature più scure dei biondi capelli che questo aveva.
L’unica cosa che rimaneva identica, a parte i ciuffi dorati, erano gli occhi, di quell’azzurro cielo intenso, ma dall’aspetto più profondo, quasi come se avessero visto tutto il male del mondo.

E forse non si allontanava troppo dalla realtà dei fatti.

-Il capitano vuole vedervi.- disse solamente, quasi come se fosse scocciato di essere stato interrotto dalla pausa che si era preso dal giro di ronda.
Edward annuì, mentre sentiva accanto a se Lilith alzarsi, e osservare per un paio di minuti l’uomo davanti a loro, che però osservava Ed, per poi girare i tacchi e tornare dietro alla trincea, tirando fuori una delle sigarette superstiti dalla tasca della divisa.
FullMetal scosse la testa, incamminandosi con l’amica fuori da quella stanza, dirigendosi verso il punto di comando di quell’inferno.
-Alcune cose rimangono uguali…- mormorò Ed, notando Lilith far comparire un debole sorrisino sulle labbra tirate.


Il luogo dove era stato piazzato il comando era un altro piccolo edificio ancora in piedi, in quel mare di detriti e case diroccate.
Quel mondo, a quando gli aveva raccontato Lilith in quella mezz’ora che erano rimasti soli, attua alla ragazza per medicarlo, era ormai devastato da una guerra che durava da tantissimi anni.
Più volte si era ritrovata ad affermare che fosse un conflitto senza via di salvezza, perché gli schieramenti che partecipavano, mettevano in quegli scontri tanta di quella fermezza e crudeltà, che era impossibile tornare ad una vita normale dopo tutto quell’orrore.
Le città distrutte di estendevano per chilometri, e il fumo si innalzava a distanza di pochi minuti, in diversi punti colpiti da esplosioni.
Non sapeva come era iniziata, e non trovava una speranza che finisse.

Edward aveva constatato, mentre si dirigevano verso l’edificio, che lo schieramento del Capitano Mustang si era stanziato in una zona un tempo cittadina, dove case ancora mezze superstiti davano rifugio ai commilitoni, mentre solo una, probabilmente un tempo un edificio amministrativo, dava protezione alla base di comando.
Passano per le vie piene di detriti e buche, riconobbe più facce note, come Riza in un angolo, a sistemare il fucile, Falman in un altro, mentre aiutava un compagno ferito alla gamba a stendersi, il Dott. Knox che si dava da fare con altri feriti, Breda in un altro che sistemava delle cariche, e persino Kimbley che dava ordini per il turno di guardia successivo e Bradley che portava via insieme ad un altro soldato un sacco contenente di sicuro un morto.
Tutti sembravano i loro amici, o nemici, di Amestris, ma ognuno di loro aveva qualcosa che li contraddistingueva, come una ferita, una vecchia cicatrice, o semplicemente gli occhi profondi e quasi spenti.

Pieni di un sentimento che solo una guerra portava.

All’entrata del posto di comando trovarono Brosh, che fece loro strada fino alla stanza adibita come ufficio, in cui, entrati da soli, trovarono Roy Mustang chino su una cartina ben spiegata, dove erano poste alcune pedine di un rosso cupo riunite in un punto e altre di color blu e viola sparse ovunque.
Quando la porta venne chiusa dietro i due ragazzi, il Capitano alzò il volto dai suoi ragionamenti, studiando i due che aveva davanti.

-Vi hanno fornito le cure richieste?- domandò, sedendosi su uno sgabello li vicino, facendo segno a loro di accomodarsi pure li davanti, su due casse vuote.
Edward e Lilith si sedettero, mentre il primo socchiuse di poco un occhio, alla fitta che il fianco gli riportò, senza che a Roy il fatto sfuggisse.
-Il dottore era occupato con altri pazienti ben più gravi..- affermò Acciaio, portandosi una mano sul punto ferito dallo scontro avvenuto a West City, studiando le iridi d’ebano fisse su di lui, con una certa sofferenza.
Mustang appoggi le mani unite sul tavolo, guardando prima uno e poi l’altro, soffermandosi poi su Lilith.
-Ebbene? Che ci fai di nuovo qui? Credevo avessi risolto la cosa, molto tempo fa, con Huges..- il tono che quell’uomo aveva usato, pensò Edward, così tranquillo e passivo, sembrava invece nascondere un tono di collera repressa.
La ragazza sembro prendere tutto il suo indomito coraggio, affrontandolo seriamente.
-Abbiamo avuto dei problemi nel nostro mondo, e per un malaugurato caso, siamo finiti qui.- spiegò spiccia, senza alcuna voglia di riferire nei minimi dettagli l‘accaduto.

FullMetal intuì che qualcosa non andava.

Lilith, prima di arrivare li, si era guardata attorno più volte alla ricerca di qualcuno, cercando di non farsi scorgere da Edward, ma il non aver trovato la persona cercata aveva messo addosso alla giovane una strana urgenza.
Anche ora davanti a Mustang, sembrava essere sulla difensiva, pronta a scattare a qualunque sua parola.

Edward trovò tutto questo troppo strano…già il fatto che quel Roy lo conoscesse gli aveva messo una ansia addosso da fargli rodere l‘animo nel corpo.

L’uomo si alzò, facendo qualche passo, prima di riposare i suoi neri occhi proprio sul biondino, portandosi dietro la schiena le braccia.
-È straordinario vedere come possano esistere diversi mondi…e con le stesse persone.- mormorò, lasciando poi il miele delle iridi di Ed che stava studiando, portando il suo sguardo su Lilith.
-Non è posto per delle scampagnate, come ti dissi tempo fa. Ogni giorno gli eserciti nemici attaccano su diversi fronti, e le esplosioni hanno già portato via metà del mio plotone…- disse Mustang, tornando al tavolo -Quindi, se dovete rimanere per non so quale motivo, vedete di rimanere entro il campo. Non voglio altre seccature, visto che ho già i miei problemi.- riprese dopo.
Il modo di far di quel Roy, si ritrovò a pensare Edward, era talmente odioso che avrebbe voluto prenderlo a calci personalmente.
L’insistenza poi di quegli occhi d’alabastro sulla sua persona gli davano in un certo senso fastidio..

Cos’aveva da guardare?


Lilith si alzò, seguita subito dal ragazzo -Vedremo di non darle scocciature, Capitano. Risolveremo la nostra situazione il prima possibile. Grazie dell’ospitalità..- affermò la giovane, inchinandosi appena, seguita da Edward, e poi uscirono, mentre Mustang si rimetteva seduto, continuando a guardare la porta che si era chiusa dietro ai due, con un malcelato interesse.



-Questa cosa non mi piace….e non sopporto che le cose che mi stanno strette continuando a girarmi attorno- affermò Lilith, diretta a passo veloce nella casupola dove aveva curato Edward, per decidere il da farsi.
Dal canto suo, l’alchimista, la osservava spaesato.
Non capiva il suo borbottare sommesso, e sentiva, mentre passavano per la via precedentemente percorsa, gli occhi di molti, puntati su di lui.
-Lilith…c’è qualcosa che dovresti dirmi?- mormorò lui, notando solo per un momento due paia di occhi nocciola rivolgergli uno sguardo d‘apprensione, guardando poi di nuovo avanti.

Entrarono poi nella casa, senza che il ragazzo avesse una risposta dall’amica.


Nella stanza ora vi erano due uomini feriti che stavano riposando, mentre il Dott. Knox sistemava le bende appena usate.
Quando Edward e Lilith entrarono, l’uomo si girò e si alzò dalla posizione accovacciata.
-Voi siete quelli appena arrivati, vero? Mi hanno detto che uno di voi è ferito…- mormorò l’uomo, avvicinandosi a Edward, che poté notare come anche quell’uomo indossasse un uniforme identica al loro mondo, ma dal colore scarlatto.

Come tutti gli altri, del resto..

Lilith si fece da parte, mentre il biondino veniva fatto sedere sulla cassa precedentemente usata, e il dottore gli toglieva la giacca nera, e alzava la maglietta imbrattata di sangue, per controllare la ferita al fianco.
-Sei stato fortunato, ragazzo. Se ti colpivano più a sinistra eri bello che morto dissanguato, a quest’ora,..- affermò l’uomo, prendendo delle bende e quel poco disinfettante rimasto, sistemandogli per bene la fasciatura, in modo che tenesse lontano polvere e batteri.
-Non ho con me ago e filo, altrimenti ti potevo dare due punti..- borbottò Knox, mentre Edward sbiancava e ringraziava almeno per quello la sua buona stella.

Odiava i dottori, le punture, e soprattutto i punti.

-Ecco fatto. Cerca di farti vedere spesso da me, perché bisogna cambiarla ogni tanto. È facile che si allenti o che della polvere ci vada sopra, in queste condizioni.- spiegò l’uomo, guardandolo per un momento. Poi dopo essersi congedato, li lasciò soli.


Dopo essersi rimesso la giacca, Edward lanciò uno sguardo a Lilith, che si era ranicchiata su un’altra cassa vicino a lui.
-Allora..non hai niente da spiegarmi? Che cosa sta succedendo?- domandò con calma il biondo, mentre la giovane alzava il viso, per incontrare i suoi occhi dorati.
Un gemito provenne da uno dei due feriti, e quando questo aprì gli occhi, li puntò sul biondino.
-E-Edward Elric?- domandò a fatica, cercando di tirarsi su, ma senza successo. Tutto l‘addome era fasciato di candide bende, che iniziavano però a macchiarsi in più punti, dopo il movimento troppo brusco. -Cavolo, devo essere proprio messo male, se inizio a vedere i morti..- sbuffò questo, tossendo poi, dopo essersi sdraiato di nuovo sulla coperta messa a terra.
Edward sgranò di poco i suoi dorati occhi, guardando per un momento Lilith, che gli restituì uno sguardo colpevole, e poi raggiunse il militare ferito.
-Mi…mi conosci?- domandò perplesso, inginocchiandosi accanto ad esso, studiandone il viso.
Il viso era scarno, e piccole ferite di minore danno si aprivano vicino al labbro inferiore, e sul sopracciglio destro; gli occhi erano di un bel verde intenso, mentre i capelli, macchiati in un punto di sangue, erano castani e brizzolati.
Non aveva l‘aspetto familiare per Ed, ma in qualche maniera lo conosceva….o forse doveva dire che conosceva il suo doppio di quel mondo?

Doveva essere così…

-Solo….solo per sentito dire…signore.- sussurrò il soldato, portandosi una mano sulla ferita all’addome. -Dicevano che eravate morto giu a Sud, cinque anni fa…ma a quanto pare si sbagliavano.- affermò con un colpo di tosse il giovane, non notando lo sguardo stralunato che Edward rivolgeva a Lilith.
Questa si alzò, raggiungendo il giovane soldato, affiancando così Ed.
-Nella guerra a Sud? E come sarebbe morto?- domandò, interessandosi anche lei.
Il ragazzo tossì ancora, portando lo sguardo su di lei -A quanto dicevano, era morto in un incendio, dopo che il plotone nemico aveva attaccato il rifugio di alcuni sopravvissuti. Se non ricordo male, diedero per morto anche un certo Maes Huges, ma non si ritrovò mai il corpo.- spiegò lui, chiudendo gli occhi per riprendere fiato -Il Capitano Mustang doveva avere un certo affetto per entrambi, perché ricordo di aver sentito dire che impazzì e cercarono di fermare il suo reggimento. Naturalmente dimostrò di essere sano di mente, e gli fu dato l‘incarico qui a Est.- finì, tossendo e rigirandosi su un fianco, cercando il sonno dovuto.

Lilith e Edward si alzarono, lasciandolo riposare, tornando dove erano seduti prima.
-Era lui che cercavi?- domandò, senza attendere oltre il biondino, studiando il volto perplesso della ragazza.
Questa annuì, portandosi una mano fra gli sbarazzini capelli castani, usando le dita a mo’ di pettine, dividendone così le ciocche.
-Ricordi quando raccontai a te e ad Alphonse del salvataggio di Huges?- chiese lei, aspettando in una risposta affermativa da parte di Ed, che non tardò ad arrivare -Bene,…vi dissi che aveva trovato un mondo percorso dalla guerra, e che pochi sopravvissuti si erano rifugiati in un luogo sicuro. Dissi anche che molti di quelli riuniti in casa di Havoc, erano morti…beh, di vivi trovai Jean, ferito al volto, Breda, Huges, appunto, Riza che riposava in un angolo, Falman, Roy ed infine te, Edward..- proseguì Lilith, osservando la reazione dell’amico, che di tutta risposta annuì solamente.

Stava facendo mente locale, perché in quel momento ragionare sui fatti era l’unica cosa che potessero fare.
-Anche in questo mondo…io e Roy..- cercò di trovare la parola giusta, ma Lilith lo precedette.
-Sì, Ed..anche in questo mondo voi due stavate insieme. Lo vedevo da come eravate l’uno accanto all’altro, e dagli sguardi che vi lanciavate, quando nessuno vi guardava.- disse lei, sospirando piano.
A Lilith era saltato all’occhio come Mustang guardava Edward, solo pochi minuti prima, e come l’aveva studiato quando erano finiti lì.
-Edward, ascoltami…… Forse c’è un modo per ritornare indietro. Ma voglio che tu provi ad usare l’alchimia.- affermò la ragazza, notando lo sguardo perplesso del biondo.
-In questo mondo non esiste, no? Ancora adesso mi domando come sono riuscito ad usarla in Germania.- sbuffò Edward, portandosi una mano sulla testa, grattandosela confuso.
Lilith lo guardò con un sopracciglio alzato -non te l’ho mai spiegato?- domandò, sorpresa, mentre l’amico scuoteva la testa.
Lei si sbatté una mano sul viso, dandosi dell‘idiota.
-Ti chiedo scusa, Ed, ma sono successe così tante cose, che alla fine mi è scappato di mente.- affermò lei, sorridendo tristemente.
Sentivano dietro di loro, fuori da quella casa, alcune esplosioni lontane, e con questo sottofondo, e con le grida dei soldati, Lilith si mise comoda, per cercare di far capire tutto ad Edward, nel minore tempo possibile.
-In quel frangente, Ed, il mio bastone ti è stato d’aiuto per usare l’alchimia- iniziò, subito interrotta da lui.
-Ma il bastone è rimasto di là, quindi..-
-Se mi lasci parlare, forse capirai meglio!- affermò imbronciata Lilith, ricevendo un scusa dal ragazzo.
Sospirando, la ragazza scosse piano la testa, tranquillizzandolo -Allora, Edward. Devi capire essenzialmente una cosa. Ogni mondo ha una sua energia, giusto? Oh, allora, questa, chiamiamola energia confluisce in ogni mondo, in ugual parte. Prendiamo l’Alchimia. Questa è molto sviluppata nel tuo mondo, ma non vuol dire che non ci sia anche in Germania, o qui. Solo è che non è stata scoperta, o utilizzata.- Lilith si fermò un attimo, per vedere se Edward la stava seguendo.

Quando ricevette un segno positivo, riprese. -Ora, il mio bastone ha la capacità di ampliare i miei poteri, o di trattenerli, capito? È un oggetto d’aiuto, ma questo non vuol dire che senza di quello io sono completamente inutile, ci sei?- sorrise nell’ultima affermazione, mentre Edward annuì.

-Quindi, vorresti dirmi che anche qui, la mia alchimia esiste?- domandò, vedendo il viso di Lilith illuminarsi, vittoriosa.
-Esatto! Il problema è che non sarà facile attivarla, diciamo. Ad Amestris è semplice, perché è utilizzata giorno e notte, da grandi e da piccoli. Qui nessuno sa cos’è, e questo filone che passa da un mondo all’altro, qui è semplicemente assopito. È di passaggio.- concluse la ragazza, notando Edward che si alzava e si guardava le mani, pensieroso.
-Dovrai fare molto esercizio, Ed…..e ora ti spiego perché voglio che tu sappia usare l’alchimia anche qui.- mormorò Lilith, prendendosi un attimo di pausa, mentre FullMetal portava i suoi dorati occhi sulla sua figura.

-Te lo dirò senza mezzi termini, Ed…Roy Mustang, questo Mustang, non mi piace.- mormorò, notando nel giovane vicino a lei, in piedi, fermo come una statua, un cenno d’assenso nei suoi occhi.
A quanto pare anche lui la pensava come lei.
-È autoritario, severo, e non metto in dubbio le sue capacità di comando…..ma il modo come si comporta, non mi convince. Hai sentito no? Diceva che era impazzito..- affermò lei, indicando con un gesto del capo il militare ora dormiente.
-Ma provò di essere sano….- sussurrò Edward, provando a sbattere le mani e posarle a terra, senza alcun risultato.
-Continua a provare. Beh, si, lo reputarono sano, ma la mente umana sa essere molto laboriosa…. Non necessariamente chi è pazzo o svitato si comporta in modo completamente strano…- spiegò Lilith, muovendo le gambe, mentre rimaneva seduta su quella cassa, quasi come una bambina.


Passarono così una buona mezz’ora, mentre il dottor Knox tornò a controllare i due feriti e anche la benda di Edward, che si preoccupò di cambiare anche se il lavoro fuori chiamava.
-Ad ogni paziente le sue cure- disse per giustificarsi, prima di lasciarli di nuovo soli, in compagnia del lieve respiro dei due soldati dormienti.

-Non mi hai detto come hai intenzione di tornare a casa- mormorò Edward, unendo per l’ennesima volta le mani, sentendo ora qualcosa quando le posò a terra. -Ehi! Forse ce l’ho fatta!- affermò, esultante, rimediandosi un grugnito da parte di uno dei due feriti in fondo alla stanza.
-Bravissimo, ora riprova!- affermò Lilith in un sussurro, per non disturbare il sonno dei poveretti, controllando le mani di Edward, quando tornarono a scontrarsi e ad incontrarsi col pavimento.
Questa volta la reazione alchemica ci fu, anche se minima, e il biondino riuscì a trasmutare un pezzo di pavimento con una figura primitiva di giocattolo.
-Ottimo, voglio che nei prossimi giorni continui così, Edward. Come ti stavo dicendo, forse so come farci tornare a casa, ma ho bisogno necessariamente del mio bastone per viaggiare.- Lilith fece una pausa, alzandosi in piedi e facendo qualche passo.

-Hai idea di come riprenderlo?- domandò Ed, continuando a trasmutare il pavimento, naturalmente cancellandone poi le tracce.
-Si, ma è una cosa che non ho mai provato…e sinceramente non saprei quanto ci metterei.- borbottò, facendo piccoli passi, pensando a come agire.
-È pericoloso?- domandò subito lui, rimanendo immobile, non per un qualche timore alla sua persona, ma per la ragazza.
Questa si fermò, guardandolo per alcuni minuti, cercò di nascondere la preoccupazione dietro ad un sorriso.
-Solo se va storto qualcosa, Ed, ma non devi preoccuparti.- -Allora non mettere in atto la tua idea- affermò subito lui, riprendendo a trasmutare il pavimento, senza guardarla in faccia.
Lilith sbuffò, inginocchiandosi a terra, accanto a lui, posandogli una mano sulla spalla per farlo fermare.
-Devo fare tutto il possibile, Ed, anche se ci sono dei rischi. Vuoi tornare a casa, no? E io non posso permettermi di rimanere qui. Devo dire una cosa a Jean, e la saprà, per la miseria! Quindi…- gli diede una pacca, sorridendo questa volta sinceramente, prima di alzarsi. -Non ci arrenderemo. E poi è colpa mia e della mia sbadataggine se siamo qui.- sbuffò, portandosi le mani ai fianchi.

Edward alzò il viso, incontrando i suoi occhi.
Nocciola e oro sembravano scontrarsi in un gioco pari.
Ed, poi, riabbassò la testa, guardandosi la mano fasciata. -Come abbiamo fatto a finire qui? Pensavo che, a parte la situazione che il bastone poteva esser utilizzato solo da te, saremmo finiti lontani dal punto scelto..- mormorò, alzando di nuovo gli occhi su di lei
Lilith incrociò le braccia al petto, seria - L‘avevo pensato anche io che fosse strano, ma quando ho visto Mustang ho fatto due più due. Edward, tu hai pensato a lui, vero?- domandò, studiandolo.
Lui annuì, arrossendo di poco e la giovane sorrise -Vedi Ed, perché penso che sia pericoloso? Questo Roy pensa al suo Edward giorno e notte…deve aver avuto una qualche influenza sulla mia magia, e il fatto che il bastone ti avesse rifiutato ci ha fatto capitare qui…certo, sarebbe stato meglio un luogo migliore..- sbuffò piano, grattandosi nervosamente una tempia, sorridendo poi al biondino.
-Ora continua ad esercitarti. Più avanti ti spiegherò il piano.- disse, sedendosi sulla cassa, e osservando il cielo che andava a prendere i caldi colori del tramonto, mentre le esplosioni e i comandi urlati sembrano finalmente tacere.



Passarono così tre giorni, in cui Edward continuò ad esercitarsi, finché non ebbe preso piena padronanza della sua alchimia, e Lilith chiedeva un po’ più informazioni sul Capitano Mustang, che non mancava di venirli a controllare un paio di volte al giorno.

Una sera, Edward si trovò solo nella stanza dove ormai si erano accampati, mentre Lilith era andata a fare un giro di sopralluogo, anche questo parte integrate del suo piano.
-Dov’è la ragazza?- domandò una voce d’un tratto, e il biondino cercò di trattenersi dal cadere a terra dallo spavento.
Mustang era proprio accanto a lui, a pochi centimetri, e gli aveva soffiato quella domanda nell’orecchio.

Tipico comportamento da bastardo, si ritrovò a pensare Edward.

-Credo che stia parlando con Havoc più avanti.- rispose il biondo, degnando di un veloce sguardo l’uomo.
Questo annuì, pensieroso, portandosi le braccia dietro la schiena, soppesando il ragazzo accovacciato ai suoi piedi.
-Ancora non avete risolto il vostro problema?- domandò ancora, mentre Edward si rialzava, pulendosi le mani, mentre l’occhio vigile di Roy cadeva su quella meccanica.
-Ci siamo vicini. Ancora poco e vi lasceremo al vostro conflitto, senza più recarvi disturbo..- dichiarò questo, alzando ora gli ambrati occhi sul Capitano.

L’unica cosa che aveva di diverso dal suo Roy era la presenza di entrambi gli occhi.
Nessuna benda ad oscurargli quello sinistro, e nessuna cicatrice che lo attraversasse.
La divisa e i gradi erano diversi, ma in tutto e per tutto quello era Roy Mustang.
-Immagino che la tua amica ti abbia detto che esisteva anche in questo mondo un Edward Elric, vero?- disse più come affermazione che come domanda, mentre il ragazzo annuiva distrattamente.
-Abbiamo anche saputo che è morto tre anni fa..- mormorò lui, notando una strana luce passare veloce negli occhi dell’uomo.
Pensò che fosse semplicemente un argomento troppo profondo da toccare con facilità, e che quella luce fosse una ferita aperta ancora da rimarginarsi.
-Già…una valente perdita per l’esercito.Fortuna vuole che solo pochi lo conoscevano bene, e conoscono anche i fatti di Huges. Non vorrei trovarmi a gestire un esercito completamente impazzito per un fantasma che cammina sulle loro strade.- disse Roy, mentre Edward annuiva, capendo la situazione.

A conoscere Lilith erano quell’uomo, Havoc, Breda, Riza, Falman…e chi altro?
Ah, beh, l’Edward defunto.

Si ritrovò con un brivido addosso al pensiero che in quel mondo era morto fra le braccia di un incendio, tanto che Mustang inclinò la testa di lato
-Freddo, FullMetal?- domandò, mentre lui negava col un cenno del capo.
-Anche qui quel soprannome?- domandò curioso, mentre Roy si sfilava il pastrano nero, offrendolo gentilmente al giovane, che con un certo malcelato imbarazzo lo ringraziò.

Non era facile stare vicino all’uomo che amava, cercando di ficcarsi in testa che non era lui.

-Si, era un nome in codice che ci diedero nella guerra giu a Sud, e alla fine decisi di continuare ad usarlo….a quanto pare lo faceva andare un po’ in bestia, quando lo chiamavo così..- spiegò Roy, ridendo, mentre si portava vicino alla finestra.
Edward osservò invece un punto indefinito della stanza vuota, dove solo pochi giorni prima vi erano due soldati moribondi, ora tre metri sottoterra.

-Anche nel tuo mondo c’è uno come me?- domandò Mustang, cogliendo in contropiede Acciaio, che si girò verso di lui, con un nodo alla gola.
Si sentì quegli occhi antracite puntati addosso, quasi come a volergli cavare l’anima con solo lo sguardo.

E questo gli mise una certa apprensione

Annuì debolmente, notando il sorriso odioso di quell’uomo aprirsi sul suo viso.
-Capisco..- mormorò solamente, studiandolo con attenzione, prima di dirigersi verso l’uscita.
-Buon riposo, FullMetal.- disse solamente, mentre Lilith rientrò proprio in quel momento, salutando l’uomo con un cenno del capo.
Si diresse poi verso Edward, che era rimasto impalato li, in mezzo alla stanza, posandogli una mano sulla spalla.
-Ed…ti avevo detto di non rimanere solo con lui…- mormorò la giovane, mentre il biondino puntava i suoi occhi dorati su di lei, portandoli poi nuovamente verso l’entrata da dove Roy era sparito.
-Non…non era mia intenzione rimanere solo con lui..- sussurrò, ancora scosso da quella visita e da quegli occhi.


Decisamente quell’uomo non era il suo Furher.





Un esplosione distrusse metà dell’edificio dove erano stati portati alcuni feriti.
Le grida dei soldati si diramarono in tutte le direzioni del campo base, mentre il dottor Knox usciva tossendo dalla porta ancora integra del’ospedale di fortuna ormai quasi del tutto distrutto, tenendosi un fianco ferito.
Edward e Lilith che si trovavano proprio li, lo aiutarono a raggiungere un posto riparato, mentre altre esplosioni e spari si susseguirono senza sosta.
Mustang era accanto al suo plotone, schierato in difesa, che davano filo da torcere all’avanzata nemica
Era stato un attacco improvviso, e Edward si era ritrovato solamente con le mani coperte di sangue, e le grida dei militari colpiti, nelle orecchie, mentre Lilith cercava di aiutarlo a dare una mano in quel grande macello.
Il biondo non aveva mai pensato di ritrovarsi un giorno nel bel mezzo di una guerra, anche se, lavorando come cane dell’esercito, questo poteva essere scontato.
Si era avvicinato ad un conflitto quando era in Germania con il suo Nii-chan, ma Lilith li aveva portati via prima che potesse arrivare il vivo del massacro.

Ma ora si trovavano li.
I corpi mutilati dei soldati venivano portati via su barelle di fortuna, mentre gli altri, senza vita, giacevano senza vita, con espressioni orribili dipinte sul volto, o naturali, come se dormissero, a terra.
Mustang insieme ai suoi uomini riuscì a cacciare indietro l’avanzata nemica, raggiungendo così lo scopo di vincere quella battaglia giornaliera, ma non ancora la guerra.
Ci volle un giorno intero per risistemare le file e cercare un altro posto dove mettere i feriti, mentre il centro di comando non era stato per fortuna attaccato.
Edward ormai aveva preso nota di ogni punto che costituiva l’accampamento, mentre Lilith sembrava aver trovato un vecchio scantinato in una casa mezza diroccata, attuo ai suoi scopi.
La sera dello stesso giorno, portò l’amico giu, per spiegargli il piano.

-Sei sicura di quello che stai per fare?- domandò dubbioso Edward, studiando i movimenti della giovane, che iscriveva con il dito macchiato del suo stesso sangue, un largo cerchio.
-Non sto andando alla cieca, se è questo che ti stai chiedendo, Ed..- mormorò lei, chiudendo i due lembi, iniziando a tracciare strane rune nei punti a lei noti come principali.
-Allora spiegami cosa stai per fare..- disse lui, incrociando le braccia al petto, mentre il cerchio sembrava prendere un leggero bagliore verde.
Lilith osservò la sua opera, e poi entrò nel’iscrizione, esattamente al centro, guardando Edward con un sospiro.
-Qualunque cosa succeda, Ed, io non devo essere svegliata, hai capito?- mormorò, notando il giovane annuire, poco convinto.
Lilith si massaggiò le tempie, preparandosi psicologicamente a quello che poteva essere una grandissima cavolata, la prima e ultima, della sua lunga esistenza.

-Quello che voglio provare a fare, è un incantesimo che solo i nostri saggi possono fare…è di potere superiore, è non so esattamente che cosa succederà, tranne che mi addormenterò.- spiegò velocemente, mentre si sedeva, sentendo il potere scorrere dagli estremi del cerchio, fino a lei.
-Dimmi cosa devo fare, per aiutarti- disse l’amico, guardandola con fiducia ora, mentre riponeva in lei ogni speranza di successo.
Lilith annuì, unendo le mani e chiudendo gli occhi per un momento, richiamando a se la sua magia, sentendo il notevole sforzo sulla sua pelle, moltiplicato, per via della sua situazione fisica.
-Non succederà niente a…- tentò di chiedere Edward, ma lei scosse la testa.
.Non lo so….ma spero di no..- mormorò, con una nota di paura, guardando ora gli occhi dorati dell’amico.

Poteva solo pregare ogni Dio conosciuto, che tutto andasse bene.

-Edward, ascoltami. Quando mi vedrai scivolare addormentata, devi sigillarmi, hai capito?- disse Lilith, notando l’aura intorno a lei farsi più forte, mentre leggere scariche violacee si innalzarono a ritmo diverso dalle rune.
-In che modo? Cioè, come ti devo sigillare??- domandò nel panico il biondino, rimanendo all’esterno del cerchio, anche se avrebbe voluto fermare l’amica con ogni mezzo.
-Non a caso ti ho lasciato li vicino dei secchi d’acqua. Vedi? Voglio che trasmuti l’acqua in ghiaccio, e mi sigilli dentro. Tranquillo, non morirò soffocata o congelata. La mia magia mi proteggerà. È fondamentale che sia il ghiaccio a rinchiudermi, e non chiedermi perché.- disse Lilith, con un espressione mortificata in viso, sapendo solamente che i saggi nel suo mondo usavano quel rituale in quel preciso modo.
Edward annuì, osservando i secchi posti intorno al cerchio; erano in tutto sei.
Gli sarebbe bastata tutta quell’acqua.
Lilith aveva proprio pensato a tutto nei minimi particolari in quei quattro giorni.
-Come farai ad uscirne?- domandò, mentre vide la giovane iniziare a chiudere gli occhi, e prepararsi del tutto.
-Se avrò di nuovo il mio bastone, non ci saranno problemi. Devi solo tener conto che niente e nessuno interrompa il mio sonno, altrimenti non saprei cosa potrebbe succedermi…- mormorò lei, prima di scivolare a terra, colpita da una luce argentata, che accecò per pochi secondi Edward, facendolo cadere sul pavimento di marmo freddo.

Quando Edward si ritirò su, vide Lilith ranicchiata a terra, coperta da quella strana consistenza brillantinosa e argentata, profondamente addormentata.

Senza perdere tempo trasmutò l’acqua e creò in pochi secondi una cupola di ghiaccio spessa, che preservò la giovane dormiente.
L’alchimista osservò in pensiero l’amica, augurandole mentalmente buona fortuna.

Ne aveva bisogno..

E anche lui ne aveva bisogno, soprattutto quando sentì dietro di se la presenza di due figure in rosso.
Quando si girò, pronto con il pugno d’acciaio a colpire gli intrusi, lo ritrovò imprigionato in una stretta ferrea, e due occhi d’alabastro puntati nei suoi di miele.
-Ecco dove eravate finiti…cosa sta succedendo qui?- domandò imperioso un Roy Mustang visibilmente irritato.
Jean Havoc rimaneva accanto a lui, col fucile imbroccato, che abbassò, nel vedere la giovane imprigionata in una cupola di ghiaccio.
Edward riuscì a sciogliersi dalla sua presa, studiandoli guardingo.
-Lilith ha trovato il modo di risolvere il nostro problema…mi ha detto di sigillarla, per impedire che il suo sonno venga disturbato.- spiegò velocemente il biondo, sentendo gli occhi di entrambi sulla sua persona, mentre i suoi erano rivolti verso la cupola.
-Bene…se vuoi potrò lasciarvi un uomo di guardia, nel caso dovesse esserci qualche reazione…- disse Mustang, facendo un cenno con la mano, come ad invitare Edward ad uscire.
-Grazie.- riuscì solo a mormorare lui, mentre seguiva l’invito del Capitano, seguito poi da Havoc, che lanciò una veloce e non vista dal biondo, occhiata al suo superiore, che annuì con la testa.


I patti sarebbero rimasti quelli stabiliti..



***





-Non li avete ancora trovati?- domandò ansioso l’uomo, mentre il suo subordinato faceva un cenno di diniego, dando le sue profonde scuse, dopo un veloce saluto militare
Il superiore fece un cenno, lasciandolo così andare, mentre ricadeva pesantemente sulla sedia dietro alla scrivania.
Il giovane Elric se ne stava fermo sul divanetto, con fra le mani ancora quel bastone, cercandovi come una soluzione a quel mistero.

Roy Mustang si portò entrambe le mani nei capelli color della pece, martoriandoseli nervosamente, mentre i gomiti rimasero appoggiati alla scrivania

Avevano fatto irruzione nel luogo dove erano sicuri si trovassero prigionieri Edward, Alphonse e Lilith; una giovane aveva visto degli uomini portarli via e li aveva seguiti, per poi venir a riferire tutto all’esercito.
Una botta di fortuna.
Certo….se almeno quando erano entrati nella stanza dove vi erano i prigionieri, di questi ne avessero ritrovati tre incolumi..

Ma invece si erano trovati Alphonse, in lacrime, ferito ad una gamba, e con il bastone, appartenente di sicuro a Lilith, fra le mani.

Havoc era rimasto paralizzato, quasi senza più vita, e l’aveva dovuto aiutare lui a riprendersi.


Lui che era in uno stato ben peggiore, ma che non lo dava a vedere.


Avrebbe voluto sfogarsi con il capo, quel grandissimo pezzo di idiota, che aveva riconosciuto subito, dopo neanche un occhiata.
Il suo passato a quanto pare l‘avrebbe tormentato fino alla fine della sua vita.
E avrebbe influito senza sosta su Edward.
Il suo Ed…

Dove poteva essere ora?
Huges con gli altri aveva iniziato a perlustrare la zona, alla ricerca di lui e di Lilith, ma nulla.
Volatilizzati nel nulla.
E Maes aveva fatto una faccia stralunata, quando aveva visto l’oggetto della sua figliola adottiva, e nessun segno della proprietaria.
Gli aveva spiegato che non si sarebbe mai separata da quel bastone…

-Signore..- la voce di Alphonse lo riportò alla cruda realtà, mentre Roy alzava l’occhio sul giovane seduto su quel divanetto di pelle, mentre Armstrong era entrato, accompagnato da Riza.
-Nessuna notizia?- domandò speranzoso Mustang, alzandosi in piedi, mentre Al girava il viso, anche lui con occhi colmi di speranza, ma che tornarono bassi e angosciati, quando i due appena giunti, scossero la testa.

Con un pugno, abbattuto sulla scrivania, l‘uomo più potente di Amestris tornò impotente sulla sedia, portandosi una mano sul viso.
“Ed, ti diverti a farmi angosciare…” pensò, sbuffando piano, mentre Armstrong e Riza si sedettero scoraggiati sul divanetto, di fronte ad Alphonse, che si appoggiò stanco allo schienale.
-Dobbiamo aver fiducia…il mio Nii-san e Lilith sanno cavarsela, ovunque siano.- mormorò, guardando uno ad uno i presenti, mentre Mustang lasciava libero il suo unico occhio, posandolo sul giovane, che sembrava aver riacquistato tutta la sua forza.
-Sono insieme di sicuro….e torneranno. Ne sono certo- affermò, stringendo la presa sul bastone, che si illuminò di colpo di un bagliore argentato.
Roy si alzò di colpo, mentre gli altri sgranarono gli occhi.
-Che cosa hai fatto, Alphonse Elric?- domandò, sorpreso quanto i compagni, vedendo Al spaesato.
-Io? Niente!! Non ho fatto..- ma fu interrotto dalla comparsa di una piccola luce che si formò proprio davanti a loro, sospesa sopra al tavolino che divideva i due divani in pelle.

-WOW! Stupendo!! Vecchi decrepiti! Potevano dirlo prima che era una cosa così strepitosa!!- la vocina tutta allegra che uscì dalla sfera di luce pura fece sobbalzare i quattro presenti, mentre l’entrata in scena in quel momento di Huges, proruppe nell’uomo un esclamazione sorpresa.
-La mia Lilith?- domandò Maes, chiudendosi la porta alle spalle, avvicinandosi in fretta al tavolino, dove in pochi istanti, al posto della sferetta di luce, si materializzò la brunetta.

Sembrava una figura evanescente, che in pochi minuti prese pian piano consistenza, fino a diventare visibile a tutti.
Roy si precipitò subito accanto ad Alphonse, che si era alzato, come del resto gli altri, all’arrivo della giovane, che tutta spaesata, si guardò intorno.
-Diamine….sembra che abbiate visto un fantasma!- affermò, rimanendo sospesa a pochi centimetri sopra al tavolino, notando il suo bastone nelle mani di Al.
-Lilith!! Ma dove eravate finiti!!- affermò Huges, pronto a lanciarsi in lacrime sopra alla sua figliola adottiva, che prontamente si spostò, lasciando che l’uomo rovinasse sopra al mobile di legno.
-Fermo li! Non toccatemi! Non so esattamente che cosa potrebbe accadere!- affermò, perplessa la giovane, mentre portava le mani sui fianchi, e si librava sopra la scrivania dell’ufficio.

Roy aiutò Huges ad alzarsi, mentre portava di nuovo l’unico occhio sulla giovane.
-Lilith, dov’è Edward?Cos‘è successo?- domandò subito, con la speranza ora nel cuore, dopo aver visto la ragazza viva e vegeta….o così pareva.
Questa si rabbuiò subito, guardandoli uno ad uno, prima di posare lo sguardo su Maes.
-Siamo finiti per un malaugurato caso nel mondo di Huges….dell’altro Huges intendo…- mormorò, mentre l’uomo dagli spessi occhiali fu l’unico ad avere la reazione di irrigidirsi a quelle parole, perché solo lui sapeva esattamente com’era trovarsi in quel luogo.
Armstrong tirò un respiro di sollievo, sentendo che entrambi stavano bene, mentre Riza partì subito per avvertire almeno Havoc che sua moglie era alla vista incolume.
Roy osservò Huges, chiedendosi cosa avesse, mentre Al guardava Lilith con una certa ansia.

E lei lo colse subito.

-Alphonse, tu stai bene vero?- domandò subito, avvicinandosi a lui, rimanendo ad una certa distanza, mentre studiava ogni sua parte, non notando ferite, se non quella alla gamba, che era stata steccata e fasciata.
-Lilith..per tornare vi serve il bastone vero?- domandò lui, senza dar retta alle preoccupazioni della giovane, che rimase in silenzio, annuendo piano.
-Sono riuscita a fare questo- e si indicò, sorridendo - per riuscire a recuperarlo. Ringrazio il cielo che non ci sono stati problemi nel rituale, ma poi vi racconteremo quando torneremo qui…Al, passamelo, così potrò risvegliarmi di la e compiere il passaggio.- disse, porgendogli la mano, ma vedendo il giovane Elric abbassare gli occhi, stringendo le mani sull’oggetto.

-Lilith…non so come spiegartelo ma….beh..- Alphonse rialzò il viso, bianco come un lenzuolo, mentre appoggiava il bastone sul tavolino, e finalmente Lilith poté comprendere il perché del suo stato d’animo.

Naturalmente nello stesso stato ci cadde lei, diventando, se sia possibile, ancora più pallida, lasciando ricadere il braccio lungo il fianco.
Le due polle nocciola divennero sgranate, mentre si posarono sul bastone.

-Oh…..bene…..- mormorò, senza staccare gli occhi dall’oggetto, come in uno stato di trance.

L’attenzione dei presenti fu portata prima sul legno sinuoso e finemente lavorato, divenuto ora come un inutile pezzo di scarto, poi sulla giovane che rimaneva sospesa solo per un briciolo di forza di volontà.

-Siamo fregati…- bisbigliò questa, portandosi le mani sulla zazzera castana, senza staccare gli occhi dal suo, una volta, bastone diviso a metà.









“Sogni

Una finestra sul tempo
Senza che esso interferisca
Tranne che per il gioco
Del giorno e della notte“










Ed eccomi col terzo capitolo*_* ce la feceee XD
Non riuscivo a trovare alcuna ispirazione ma alla fine ce l’ho fatta ahah A___A
Certo, poi il fatto che 70 letture ma solo 4 recensioni ti lasciano un po’ l’amaretto (si, di Saronno XD) in bocca ._. Ma va beh A___A
Come già ho detto, poche ma buone ahah A_A
Sorpresi? Delusi? Pronti a farmi fuori? XD (prepara le valige *annuisce* n.d. Ed)(Suu, non sanno cosa capiterà nel prossimo *_* ihihih n.d.me)(ecco…v.v .n.d. Ed)
Devo dire che l’idea di una Lilith svolazzante come un fantasmino mi è arrivato all’ultimo momento XD come un salvataggio in extremis XD mentre la storia del bastone a metà, beh, quello era essenziale, altrimenti, pensavate che già si risolveva tutto? Ahah, illusi *_* (ç_ç aiuto..n.d.Ed)(*-* n.d. Altro Roy)(>.< autriceee!! N.d.Roy)(*-*’ n.d.Me)
Bene, il prossimo è già in stesura, e spero di riuscire ad inserirlo presto, salvo impegni^^
Un bacione a tutti coloro che recensiscono e che leggono ^^ grassie*_*



Ringraziamenti:

FightClub: uauahauah certo *-* io adoro complicare la vita ai poveri pg (ne sappiamo qualcosa ç_ç n.d. tutti i pg di Liris)(uahauah *-* n.d. me)
O.O uadi, già una minaccia di picchiarmi ç.ç nu dai….sono tenera ç-ç …..*fa occhietti pucciosi* *-* vedi che sono tenera? Come puoi picchiarmi ç_ç? XD davvero anche la mia povera One-shot si è andata volatilizzando per le fan Roy/Riza XD signor, v.v


shikadance: buahauahua morirò nei tuoi abbracci XD Ehh si, immaginati la strage da parte di Lilith e Ed per la storia della “donna di Mustang“ uahauahuah infatti ora che ci penso, hanno dato a Edward della donna O-O…..buahauahaahaua *rotola dal ridere* (>.< piantalaaa n.d.Ed)
*_* stracontenta che ti sia piaciuto cara, e siii, la ficciola continua *_* il pc sarà sempre in mano mia uahauahau A_A
In quanto al ritorno a casa di Edward, come puoi ben notare, beh…sarà più lungo del previsto XD poveretto v.v in questo cap adoro l‘apprensione di Roy ç.ç piccolo lui…( ç_ç n.d. Roy)



chamaedrys: Eh si, povero Havoc XD ha proprio fortuna con le donne eh? Ghghghg si è scelto proprio la donna giusta XD
Si, in realtà Edward porta sfiga v.v non lo si voleva dire, ma è così (>.< non è veroo n.d.Ed)(uahuahaua XD n.d.me)
Eh già, io vi avevo preparato nel primo capitolo XD pensavate che sarebbe stata una ficcina zuccherosa? Ehh no hihihi….v.v forse alla fine, ma BOH! Ho la bocca cucita^^
La clemenza di chi scrive? Uhuhuhu *-* (siamo in buone mani allora…*tono depresso* n.d.Ed)(*annuisce* n.d.me) *-*


mua:Tranqui*-* anzi posso immaginare il caos XD povera tata ^^
*-*ma nuu, non dirmi così che arrossisco *gratta per terra, rossa rossa* *-* anche io li preferisco Al…ci ho inveito contro non so quanto, perché non veniva come dicevo io XD mi sviava il pennino grafico ghghgh
*____* davvero hai una cartella tutta per me??? Waaaaaaaaaaaa *le salta addosso, strusciando la guancia contro la sua* ammmmore tatolaaa ma certo che puoi! (è impazzita n.d. Ed&Roy)(sto dimostrando il mio affetto v.v n.d. Me)(se lo dici tu O_O n.d.Ed&Roy)
Ehh, povero Eddino si XD non è bello sognarsi il lato malefico del Furher XD
Mi è piaciuto particolarmente descrivere quei sogni *_* mi son piaciuti troppo, soprattutto per il fatto che vedesse solo una parte di Roy, *.*
Bocca cucita cara *-* anche se penso che da qui in poi si capisce che piega prenderà la situazione, no?


Elmeren kun:Buahauahauha Elmeren mi mancavi solo tu XD
Povera pallina antistress XD lasciala in pace XD domani dovrò togliertela dalle mani v.v io invece sono circondata da faleneeeeeeeee >.< dio quanto le odio ç_ç mi colpisconooo >.< uff!
Buahuaha Sii, povero Roy, è inutile XD *-* farò sempre piovere (nooooo ç_ç n.d. Roy)(naa, ti voglio troppo bene *.* e poi mi piace quando fai i tuoi giochetti da piromane *saltella* n.d me)(ecco… v.v n.d.Roy)
Ihihih Elmeren, vedremo cosa verrà fuori XD uahuahaau magari non è in cinta *alza occhietti al cielo* uhuhuhu
Riza l’adoro *-* anche perché nel film l’hanno distanziata d Roy ahah! XD *_* comunque! Lei spara! E sparerà sempre XD *_* mito…..Elmeren, con i tuoi sogni erotici trattieniti v.v (uahauhauahaa domani mi picchia XD)
Come avrai potuto appurare da questo chap, è proprio così. Il Roy di questo mondo pensava morbosamente al suo Edward, e i due poveretti sono capitati così in questo mondo^^…e ora ci si chiede cosa stava pensando il Roy Furher v.v… (ma…ma io ç.ç ero tutto preso dal combattimento e….e… ç.ç Ed io ti amo, lo sai? N.d. Roy)(v.v e lo spero…n.d. Ed) XD
Na na, tata cara, Alphonse è rimasto di là XD era troppo lontano per finire nell’incanto con gli altri due XD lui è al sicuro ^^..(non dico “dalla sua Winry“, perché se no mi uccide, ma anche perché non è così v.v Winry è a casa a giocare a monopoli XD )
La pallinaaaa XD si si mi ricordo^^ *-*
Le cansoni che ascolto mi ispirano troppo*-* waaa, adoro fare capitoli così uahauahaua *-*

Un bacione a tutti^^ e grazie dei vostri commenti ç_ç sono il mio pane quotidiano ç.ç

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Capitolo 4
*** -Un patto, due vite sospese- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura
Raiting:Arancione
Riassunto Capitolo: Un sogno troppo bello per essere vero.

-Edward….Ed…dove sei adesso, eh, Mame-chan?- mormorò Roy, baciandogli la fronte.

E mai contatto fu più reale, in quel sogno, tanto che il biondino cercò di aggrapparsi a quel gesto, sperando che fosse tutto vero.

-Lontano Roy…..voglio tornare a casa…- sussurrò, nascondendo il viso contro il suo petto, sentendo il dolce sollevarsi dato dal respiro dell‘uomo.


Questo si chinò su di lui, baciandogli la nuca bionda.
-Cosa dici, Edward….- mormorò, sbuffando piano per trattenersi dal ridere, prima di guardarlo in viso con affetto.


-…tu sei a casa, Ed..- finì, mentre il ragazzo rimaneva di ghiaccio fra le sue braccia, guardando quel viso pulito e perfetto, senza una benda a coprire l’occhio sinistro, in cui in esso brillava la stessa luce che c’era nell’altro.






-Un patto, due vite sospese-








Si passò una mano sulla fronte, sollevandosi così da essa delle ciocche bionde sfuggite al suo controllo, portandole indietro con il resto della chioma dorata.
Erano già passati due giorni, e Lilith era ancora dormiente in quella cupola di ghiaccio.
Il conflitto proseguiva senza alcun esclusione di colpi, e lui cercava di dare più aiuto possibile all‘esercito che gli dava riparo.

Il freddo pungente, segno dell‘arrivo dell‘inverno in quel mondo, era l‘ultima preoccupazione arrivata di giornata

-Edward..- lo chiamò una voce, e lui si girò senza troppa convinzione, incontrando i ceruli occhi di Havoc, che si era avvicinato a lui e sedutosi accanto, gli aveva allungato una vecchia tazza di ferro, mezza rovinata.
Il biondino sentì l’aroma di quello che doveva apparire come caffè, e ringraziò il militare, sorseggiando piano la bevanda

Il corpo si scaldò con quel piccolo gesto, e lui poté finire di rabbrividire ogni due per tre.

Non voleva essere di troppo disturbo ai commilitoni già con il loro bel da fare, ma questi, o meglio, alcuni di essi gli avevano concesso volentieri una giacca per ripararsi e un paio di vecchi guanti usati e bucherellati alle dita.

Sempre meglio di niente.

E lui era grato che anche con tutto quel disastro intorno a loro, le buone azioni esistessero ancora in quelle persone.

I primi giorni era come un estraneo, trattato freddamente o con indifferenza da parte degli altri….
Col passare dei giorni, si era messo più vicino al fuoco, dove la maggior parte dei soldati sostava, per riposare le membra, ad ascoltare le nuove che giungevano da fronti lontani, o vecchie storie dei più anziani.

Era come salito di grado nella convivenza nell’accampamento.


In quanto a Mustang….


Beh, rimaneva poche volte da solo con il Capitano, come Lilith gli aveva suggerito, e quando era insieme ad altri era sempre con Havoc o con Breda….

Ma avrebbe fatto a meno di tutti e tre, se era possibile…tranne forse Jean, in quelle situazioni, che gli teneva solo per pochi minuti compagnia, raccontandogli aneddoti di alcuni suoi compagni, o della sua vita.

Era una piacevole compagnia, dopotutto.


Finchè non arrivava Mustang, e tutto diventava così teso, che quasi poteva tagliarlo con la lama del suo auto-mail.

A proposito di questo….
La cosa iniziava a farsi seria.
Era la seconda volta, in due giorni, che il suo braccio aveva qualche problema di mobilità.
Ci aveva messo un po’ d’olio, ma pregava un qualsiasi essere che non lo mollasse proprio in quel momento.
Aveva bisogno di entrambe le braccia, o per meglio…

Entrambe le mani….

Il pericolo era vicino…
E non tutto proveniva necessariamente da fuori quell’accampamento…
-Come va’ la ferita?- domandò Havoc, dopo che Edward gli ebbe allungato la tazza vuota.
Il giovane storse di poco le labbra, in un tirato sorriso -Diciamo bene…il dottor Knox voleva darmi due punti, ma ho declinato la gentile offerta- spiegò, notando Jean scoppiare a ridere.
-Non sei uno da suture, eh?- affermò, posandogli una mano sulla spalla, prima di rialzarsi, e pulirsi velocemente i pantaloni dalla polvere.
Edward a quel contatto puntò gli occhi in basso, quasi come se i suoi stivali imbrattati di fango fossero più interessanti in quel momento

Era tutto così familiare, che gli dava un senso d’oppressione…avrebbe voluto, una parte di lui, che quell’Havoc non lo guardasse nemmeno, mentre l’altra parte richiedeva quei piccoli gesti quotidiani, che lo facevano sentire a casa.

Sbuffò, alzandosi anche lui, guardando l’immensa distesa davanti a loro, dove si potevano benissimo vedere le linee nemiche molto più avanti: i cannoni puntati su un lato, le trincee che correvano linearmente al terreno, qualche soldato che faceva la ronda..
Era un momento di stallo, come un intervallo prima del secondo tempo di una partita…

Una brutta situazione, per alcuni, che vi vedevano quasi un silenzio di morte aleggiare sopra le loro teste, mentre per altri era solo un attimo di riposo in più che aspettavano da tanto.

-Il dovere mi chiama…darò il cambio fra mezz‘ora alla guardia nel posto indicato.- disse spiccio Havoc, mentre Edward annuiva.

Mustang era stato di parola.

Almeno di questo doveva dargli atto.
Aveva messo a disposizione una guardia all‘ingresso dello scantinato dove si trovava Lilith, per qualunque emergenza.


Quando fu di nuovo solo, Edward si scosse nel grande cappotto che indossava, dirigendosi più all‘interno dell‘accampamento, diciamo amico, incontrando poche volte sulla sua strada lo sguardo di Riza, intenta sempre a fare un controllo alle sue armi, o di un Falman, che alzava il viso dalle carte appena consegnategli da un suo superiore, da portare al Capitano.

Edward cercò di evitare quegli sguardi, rifugiandosi velocemente nell‘abitazione, dove alle sue fondamenta stava il corpo addormentato dell’amica.
Scese le scale, facendosi riconoscere della guardia di turno, che dopo pochi minuti lo lasciò solo di poter sostare davanti a quella cupola di ghiaccio, dove all’interno stava il corpo immobile di Lilith.

Edward si chiedeva giorno e notte, quando si sarebbe svegliata….e se era riuscita davvero nel suo intento.
La sera precedente era rimasto seduto li, fino a tardi, e grazie alla stanchezza gli era sembrato che la giovane si era mossa.

Si appoggiò al muro di pietra, lasciandosi scivolare fino a terra, dove si sedette, sbuffando piano.
-Lì….torna presto, per favore…- mormorò, il biondino, portandosi una mano fra i morbidi capelli, scuotendoli piano.

Sarebbe rimasto in quell‘edificio per un po‘.
Fuori sembrava che il freddo si fosse fatto più pungente, e sperava solo che non si mettesse a nevicare.
Sembrava che quel pensiero fosse il desiderio di ogni militare in quell‘accampamento.
La neve non portava niente di buono, in quelle condizioni già abbastanza disperate.
Il gelo sarebbe entrato nelle ossa dei giovani soldati, e avrebbe dato problemi alle armi.

Naturalmente era una cosa che avrebbe lasciato in stallo ancora di più quel conflitto.
Invece di un semplice intervallo di due ore, si sarebbe andati ai giorni.

E non potevano permettersi altri arrancamenti.

Si strinse nella divisa, cercandovi un po‘ di calore in più, mentre affondava con il viso sotto il colletto alto.
Solo un ora e poi si sarebbe alzato e si sarebbe reso utile da qualche parte in quell‘inferno.
Un ora soltanto..




Erano passate più di due ore ma ancora nulla.
Roy era rimasto ad osservarla, senza sbattere quasi nemmeno le ciglia, mentre gli altri erano arrivati pian piano, ognuno con un nuovo documento da firmare o da preparare.
Alphonse non si era nemmeno mosso da quell‘ufficio
Erano due giorni che dormiva su quel divanetto, e non c‘era stato verso di spostarlo di lì.
Havoc aveva naturalmente categoricamente scelto di rimanere a fargli compagnia.

O meglio, tutti sapevano che voleva star lì solo per sua moglie, che ora svolazzava intorno alla stanza, quasi come se stesse facendo passi cadenzati intorno all‘ufficio, pensierosa.
L‘avevano vista provare di tutto, ma sembrava che il bastone rimanesse comodamente appoggiato sul tavolino, inerme.
-Non posso usare troppa energia…- borbottava a volte, mentre altre pronunciava parole nella sua lingua natale.

Allo scoccare della quarta ora, batte le mani, con un il viso trionfante.
-Sei riuscita a trovare una soluzione?- domandò illuminandosi Alphonse, mentre anche Roy scattava in piedi, guardando la giovane partire in quarta, svolazzando sopra al tavolino.
Si mise sdraiata a pancia in giu, su una superficie invisibile, proprio a pochi millimetri dal suo bastone, portandosi la testa appoggiata sui pugni chiusi.
Guardò Al, davanti a lei, ed annuì piano.
-Ho pensato di poter usare tutto il mio potere qui, per riparare il bastone, ma nello stato in cui sono, potrei farmi fuori con le mie mani.
Havoc sbiancò, alzando poi un sopracciglio perplesso.
-In che stato?- domandò, preoccupato ora, avvicinandosi alla moglie, come a controllare se avesse ferite o altro.
Lei lo guardava un po‘ imbronciata, cercando una scusa buona, prima che Roy intervenisse con un colpo di tosse

-Nel senso, che è così, Havoc…cioè, incorporea, e….si, beh, così!- affermò, grattandosi una guancia, senza guardare in faccia il suo subordinato, che venne tranquillizzato, tornando a sedersi.

Tirando mentalmente un sospiro di sollievo, Lilith proseguì -naturalmente ho pensato anche di riportarlo così dall‘altra parte, ma rimarrei rinchiusa nella cupola creata sicuramente da Edward….- borbottò, mentre Alphonse annuiva, seguendo ora le sue mosse.
La ragazza si era rimessa seduta, grattandosi la testolina castana, studiando il suo bastone.
-L’unica cosa che posso fare è iniziare a ripararlo da questa parte, e finire una volta di là….ma ci vorranno comunque alcuni giorni..- sbuffò, portandosi la testa fra le mani.

I tre intorno a lei annuirono piano, mentre Roy si sedeva, portandosi una mano fra la frangia mora, scuotendola piano.
-Fai tutto il possibile, Lilith, senza rischiare. L’importante è che tornate indietro sani e salvi…- mormorò, guardandola, mentre lei restituiva lo sguardo, annuendo piano.

Non era dell‘idea di perdere un attimo ancora.
Difatti li fece allontanare, mentre disegnava idealmente intorno al tavolino un cerchio, pronunciando alcune parole.
Questo, come se fosse stato davvero tracciato a terra, comparve con un leggero bagliore azzurrognolo, osservato curiosamente dai presenti.
Lilith si mise su un lato di questo, rimanendo perfettamente immobile, mentre piccole scintille verdi partirono dalle due parti divise del bastone, iniziando come una lenta ricostruzione, scheggia per scheggia.

Sarebbe stato un lavoro lungo, ma avrebbe usato ogni energia disponibile per ripararlo, e tornare da Edward.


Ogni singolo minuto era prezioso…soprattutto per lui.


***




Si girò su un fianco, stropicciandosi l‘occhio destro, ancora chiuso come l‘altro, mentre quel dolce tepore che lo circondava lo calmava.
Sembrava quasi di essere tornati a casa, che tutto quello fosse stato un brutto sogno e che si trovasse nel suo letto, abbracciato a Roy.
Quando finalmente si decise ad aprire gli occhi, effettivamente si trovava fra le braccia di qualcuno, accoccolati entrambi su un letto.
-Ed, ti sei svegliato finalmente, razza di dormiglione- sussurrò la voce dell’uomo, mentre lui alzava i dorati occhi sul suo viso.

Un dolce sorriso si aprì sulle sue labbra, mentre incontrava quell’unico occhio antracite tanto amato, e quella benda a celare il sinistro

-Devi sempre rovinarmi i sogni, Colonnello di merda…- borbottò lui, nascondendo il naso sotto al mento dell‘uomo che amava, sentendolo ridere.
-Pure Colonnello…- mormorò lui, tanto che Edward non capì, tralasciando poi, fregandosene solamente del dolce tepore di casa che avvolgeva entrambi.

Un sogno troppo bello per essere vero.

-Edward….Ed…dove sei adesso, eh, Mame-chan?- mormorò Roy, baciandogli la fronte.

E mai contatto fu più reale, in quel sogno, tanto che il biondino cercò di aggrapparsi a quel gesto, sperando che fosse tutto vero.

-Lontano Roy…..voglio tornare a casa…- sussurrò, nascondendo il viso contro il suo petto, sentendo il dolce sollevarsi dato dal respiro dell‘uomo.

Questo si chinò su di lui, baciandogli la nuca bionda.
-Cosa dici, Edward….- mormorò, sbuffando piano per trattenersi dal ridere, prima di guardarlo in viso con affetto.


-…tu sei a casa, Ed..- finì, mentre il ragazzo rimaneva di ghiaccio fra le sue braccia, guardando quel viso pulito e perfetto, senza una benda a coprire l’occhio sinistro, in cui in esso brillava la stessa luce che c’era nell’altro.


-No!- e di colpo si tirò su, dalla posizione sdraiata in cui era scivolato addormentato, stringendo convulsamente le dita intorno alla giacca posata sul suo corpo.


Era solo nella stanza, tralasciando l’amica ancora perfettamente immobile al centro della cupola che la proteggeva.
Si portò una mano alla fronte, sentendola sudata, mentre un leggero dolore alla ferita faceva sentire la sua presenza insistentemente.
“Un sogno…solo un sogno…” mormorò, tirandosi su, guardando per un paio di secondi la giacca che aveva fra le mani.

Non ricordava di averla tolta.

Uscì velocemente, sentendo ancora il bacio di quel Roy nel sogno premere sulla sua fronte, troppo reale….troppo vero.

Trovò Havoc di guardia, che con uno sbadiglio lo salutò, chiedendogli se andava tutto bene.
-Mi scusi…volevo sapere se è entrato qualcuno mentre dormivo..- mormorò, stringendo la giacca ancora in mano, mentre gli occhi ceruli dell’uomo lo studiavano attentamente.
-No, Edward…non è entrato nessuno, a parte io che ti ho visto li per terra, così ti ho messo la giacca sopra..- spiegò lui, notando lo stupore nelle iridi dorate.

Ed si diede dello stupido, scuotendo la testa.


Un sogno….solo un brutto sogno…


-Grazie Havoc…ora torno alla camerata, e buon lavoro.- mormorò, passandosi una mano fra i capelli, scivolando lungo la stradina che portava all’abitazione con funzione di “dormitorio” del campo.
Doveva aver dormito quelle tre ore che gli avevano fatto saltare la cena, così che si sarebbe dovuto accontentare di qualche tozzo di pane raffermo prima di ritrovare il sonno nell’edificio.

Mentre si incamminava, ancora mezzo scosso, non si accorse dello sguardo del soldato di guardia, tale Jean Havoc, che gli stava rivolgendo.


Un patto era un patto, dopotutto…






E altri due giorni passarono, mentre lo scontro era ripreso.
Il rimbombo delle esplosioni, e le grida dei soldati erano le uniche cose che Edward riusciva ad avere in testa in quel momento.
Dava una mano al dottor Knox, visto che la sua alchimia, in quella battaglia, poteva essere utile solo in poche occasioni, come una pioggia di detriti caduti dai resti di una casa, fermati dal suo intervento.
Non voleva poi essere di parte in quel mondo.

In fin dei conti non sapeva neanche perché combattevano, e quale idee avevano gli oppositori.

Magari era lui ad essere nella campo sbagliato.


In quel momento stava aiutando un altro soldato a portare un ferito nell‘ospedale alla ben in meglio tirato su, in una casa ancora intera.
Fuori le esplosioni si facevano più ravvicinate l‘una all‘altra, mentre la voce dei comandanti in carica gli arrivava ben udibile, quasi fosse stato dietro di loro.
-Mettetelo li- disse Knox, finendo di curare una brutta ferita allo sterno di un altro uomo, rivolgendosi ai due “aiutanti“.
Edward, dopo aver appoggiato il militare, si avvicinò ad un altro, allungandogli dell‘acqua
Si sentiva inutile in quelle situazioni…..ma cosa poteva fare?
Ogni giorno che passava sembrava uguale agli altri, prima di allora.
La neve iniziò a scendere a piccoli fiocchi, e il biondino riuscì distintamente a sentire gli ordini di Mustang, dall‘altra parte del campo, sul cessare il fuoco.
Anche dalla parte nemica si era fermato tutto.

Le esplosioni non si sentivano più, mentre grida lontane, e quasi inudibili, stavano sicuramente facendo cessare quell‘inferno, per ora.
Knox sembrò tirare un sospiro di sollievo, lasciandosi per un attimo cadere su una cassa vuota, usandola come sedia.
-Non so se gridare al miracolo o alla tragedia…- borbottò, guardando Edward, mentre questo si rimetteva la giacca, toltosi per alcuni minuti, sentendo il freddo.
Il biondino annuì, capendo perfettamente cosa voleva dire il dottore.

Stava forse accadendo quello che tutti gli uomini avevano temuto nei giorni precedenti?

Ci sarebbe stata una situazione di stallo?

Quando la neve scese ora come una bufera, molti in quell‘edificio fecero dei versi strozzati.

Si. Questa era la risposta.


Avrebbero dovuto aspettare che il gelo dell‘inverno passasse su di loro, prima di ritornare a combattere.

Edward uscì dalla casa adibita ad ospedale di campo, affrontando quella bufera, per tornare al luogo dove aveva già passato quattro giorni, da quando Lilith era “partita“
Entrò, osservando i militari distrutti dalla fatica, buttarsi sulle coperte stese sul pavimento, per cercare un momento di riposo.
Si diresse a passo veloce verso l‘angolo più in fondo di quella stanza, dove aveva la coperta che gli avevano dato loro, il suo giaciglio, per stare un momento in pace.
Si guardò le mani per un momento, trovandole sporche e in alcuni punti coperte di sangue rappreso, dei militari che aveva trasportato.

Era proprio un inferno la guerra….

Chiuse gli occhi, trovando in quel gesto un modo per scappare a tutto quello, sentendo ora il terribile silenzio sceso sul campo, interrotto solo a volte dal vento che fuori soffiava furioso.

Voleva dimenticare per un momento tutto

E ciò che successe lo scosse interiormente.

Ricordò ancora quel sogno e il bacio sulla sua fronte da parte di Roy…..quel Roy, non il suo.
Riaprì gli occhi, guardando davanti a se, sentendo le proprie interiora quasi attorcigliarsi dallo sconforto.
Si alzò, e subito uscì di li, fregandosene del freddo che aveva preso ad entrargli nelle ossa…….lui aveva già freddo interiormente.

Qualcuno lo prese dentro, e subito alzò la testa, per chiedere scusa, incontrando solo lo sguardo di un Breda pallido e dal viso macchiato di sangue per una ferita sul sopracciglio destro.
Trascinava qualcuno, aiutato da un altro soldato, e con orrore, Edward, vide che si trattava di Falman.

Le parole di scusa gli si bloccarono in gola, mentre gli occhi andavano dal viso terribilmente cereo, alla ferita da arma da fuoco che riportava al centro del petto
Il sangue aveva reso più scura la divisa già di quello stesso colore.

Anche se non era il Falman che conosceva lui, la cosa gli aveva stretto comunque un nodo alla gola.

Un nodo terribilmente stretto.

Era terribile pensare al viso di una persona amica pallido e senza vita….
Cercava di ripetersi che lui non era la persona che conosceva…ma era difficile pensarlo.

-Edward- la voce di Mustang lo riportò per un attimo alla realtà, e alzando lo sguardo, vide l’uomo sovrastarlo, coperto dal pesante pastrano nero.
Gli occhi del medesimo colore erano puntati sul viso stravolto che Ed doveva avere, mentre una mano veniva portata sulla spalla del ragazzo.
-Vieni…la tempesta non si fermerà, e non fa bene rimanere fuori in questi momenti- disse l‘uomo, spingendolo via, verso l‘edificio di comando, mentre il corpo di Falman veniva portato via in silenzio.


Quando furono al riparo, nel così dire “ufficio” del Capitano, Edward riprese piano colorito osservando Mustang sbattere le mani sul pastrano, liberandolo dalla neve che lo stava bagnando.
-Maledetta bufera…maledetto inverno.- sbuffò, scuotendosi con una mano i capelli, mentre il biondino si lasciava sedere sulla cassa, ancora leggermente scosso.

-Lo conoscevi, vero?- domandò l’uomo, senza alzare lo sguardo, cercando in un’altra cassa, piena, qualcosa. -cioè…nel tuo mondo- aggiunse, alzando finalmente gli occhi, e tornando accanto al FullMetal, posando sul tavolino mal ridotto una bottiglia di quello che sembrava liquore, e due tazze di ferro.
Edward annuì piano, notando in un angolo della stanza la cartina che la prima volta che erano entrati, era posta su quello stesso tavolo, a terra e tutte le pedine sparse in giro.

A quanto pare le cose stavano andando abbastanza male.

Roy seguì il suo sguardo, sbuffando nervoso, prima di togliere con un leggero pop il tappo alla bottiglia rotonda e senza una scritta.
-Quella cartina è ormai inutile. Abbiamo perso i contatti con i nostri informatori, così non sappiamo neanche più dove sono stanziati gli altri eserciti, oltre che qui.- disse amaramente l’uomo, versando il liquore nelle due tazze, offrendone una al giovane.
Questo la guardò per un paio di minuti, prendendola poi fra le mani tremanti, per il freddo, bevendone il liquido forte che prese a bruciargli nell’esofago.

Aveva bevuto poche volte negli ultimi anni; solo quando Roy e Huges si trovavano a blaterare insieme in sala con lui in mezzo che non sapeva se prendere a calci uno o l’altro.
Faceva schifo come sapore, ma almeno avrebbe affievolito il freddo che si sentiva addosso.

-Per quanto vi fermerete?- domandò Edward, alzando il viso per cercare gli occhi dell’uomo, che si passò una mano fra la chioma nera, sospirando pesantemente.
-Ci siamo messi d’accordo via messaggeri, che finché la neve ci disturberà, nessuno dei due alzerà le armi. Speriamo solo che non voglia durare per un intero mese! Non riusciremo a sopportarlo con le poche scorte rimaste a disposizione..- spiegò Mustang, puntando le sue iridi d’alabastro sul giovane, mentre questo annuiva piano.
-Il vostro quartier generale non può neanche mandarvi rinforzi?- chiese ancora, mentre lui si sedeva davanti al giovane, scuotendo la testa.
-Il quartier generale, se ancora si interessa di noi, non potrebbe comunque aiutarci. Questa bufera taglierà di sicuro le vie di comunicazione a terra, e ogni aiuto sarebbe impossibile.- rispose Roy, alzandosi di nuovo, prima sorseggiare il suo liquore, guardando fuori dalla finestra ancora integra.
Edward si trovò d’accordo con quel ragionamento, posando la sua di tazza sul tavolo, prima di alzarsi, sfregandosi la mano sana sul pantalone, come per cercare un attimo di calore in più.
-La lascio, Capitano…il dottor Knox avrà sicuramente bisogno d’aiuto- disse Ed, facendo un breve inchino, prima di raggiungere la porta.

-Così..dall’altra parte sono Colonnello…-

Un semplice mormorio, che però al biondo alchimista fece come l’effetto di un urlo nelle sue orecchie.

Si girò verso l’uomo, guardandolo con gli occhi leggermente sgranati e sorpresi, avendo udito fin troppo bene quello che aveva detto.
-C..cosa?- sussurrò, studiando il viso tranquillo di Mustang -Come fa…a saperlo?- continuò Edward, rimanendo immobile dove era.
Il moro teneva i suoi occhi fissi su di lui -Parli nel sonno, FullMetal, o almeno così mi hanno riferito i miei uomini. A quanto pare due giorni fa, mentre eri in quello scantinato, hai detto qualcosa del genere...- disse pacato Roy, tornando a fissare fuori dalla finestra.
Edward cercò di fermare il battito frenetico del suo cuore, senza continuare a muoversi.
“Calmo….tranquillo…ti hanno sentito parlare nel sonno mentre eri da Lilith,…è così” si disse, girandosi verso la porta, dandosi immediatamente dello stupido per quei inutili pensieri.
-Beh, nel mio mondo Roy Mustang è stato Colonnello….ora è Furher, cioè, è a capo dello stato.- spiegò tranquillo, passandosi una mano sul viso, sentendo di nuovo il gelo prendere però possesso del suo cuore.

No, Edward…non è entrato nessuno, a parte io che ti ho visto li per terra, così ti ho messo la giacca sopra..

-Però…un bel passo avanti.- disse Mustang, posando la tazza sul davanzale, girandosi ancora sul biondino, mentre questo rimaneva immobile, ora girato verso l‘entrata.
-Già…- sussurrò Edward, ripetendosi ancora le parole di Havoc nella mente.

Chi poteva averlo sentito, se non era entrato nessuno?
Lui, Jean, glie l’avrebbe detto, o comunque chiesto, visto che si interessava spesso del suo mondo, quando rimanevano da soli,….

Quindi..

Sentì un movimento dietro di se, e fece giusto in tempo a sbattere le mani e posarle sulla porta, creando così una mano di legno che bloccasse con il palmo aperto il Capitano dietro di lui.
Scivolò a terra, tirando un calcio. con la gamba d’acciaio, alle caviglie dell’uomo, che indietreggiò per i due colpi subiti, tenendosi il petto con una mano.

A quanto pare i due Roy avevano la prerogativa di fregare le persone alle spalle.
Ma una seconda volta lui non ci sarebbe cascato, soprattutto perché questo Mustang, non aveva alcun diritto su di lui.

-A volte i piani non vanno come si pensa.- disse sorridendo l’uomo, guardando il ragazzo accovacciato a terra, che si rialzò, pronto a fronteggiarlo.
-Ha peccato su un punto, Capitano. Havoc mi ha detto che non è entrato nessuno quel giorno, a parte lui- affermò l’alchimista, notando la smorfia sulla bocca dell’uomo, fregato con le sue stesse parole.
-Ahh, accidenti. Una vera seccatura..- borbottò Mustang, riportando la sua persona in una posizione eretta e fiera.
-Ora se permette, mi ritiro..- ringhiò il biondino, pronto ad andarsene subito da quell’ufficio, ma il ghigno dell’uomo che non voleva sparire lo fece tentennare.
-FullMetal, mi credi così sprovveduto? Pensi che non abbia scelto come giocare le mie carte con estrema precisione e cura?- domandò questo, avvicinandosi di nuovo a lui, fermato di nuovo da un calcio da Edward.
Il giovane notò la piccola chiave che Roy si divertiva a far dondolare con due dita, sentendo il panico iniziare a prendersi possesso di lui.

-Non creda che una porta chiusa possa fermarmi! Uscirò di qui buttandola giu!- affermò, osservando però il sorriso di Mustang allargarsi, inquietante.
-Una bufera direi di si, FullMetal….e poi, ti devo ricordare dove sei?- disse l’uomo, riprovando ad avvicinarsi al giovane, che di nuovo tentò di allontanarlo con un calcio, ma il suo piede fu trattenuto, e fu lui, sta volta a ritrovarsi in trappola.
-Non pensi che il fatto di trovarmi in mezzo ai suoi uomini possa rendermi docile, Capitano- l’ultima parola la marcò in modo dispregiativo, mentre il sopraccitato lo afferrò per il colletto della giacca, lasciando andare la gamba che aveva tentato di colpirlo.

Il risultato fu che un pugno d’acciaio si abbatté sulla sua guancia destra.

Edward tentò nuovamente di battere le mani, ma il corpo dell’uomo lo bloccò contro la porta chiusa, con una tale violenza da farlo mugolare dal dolore.
-Allora considera un altro fattore, Edward..- sussurrò al suo orecchio Roy, mentre gli afferrava i capelli, legati nell’alta coda, portandogli così indietro la testa.
Il ragazzo strinse le labbra per non farsi uscire neanche più un sussurro, per non dar soddisfazione a lui, mentre cercava di liberarsi della presa.
Riuscì a pestargli un piede con il suo d’acciaio, levandoselo così di dosso, prima di sbattere di nuovo le mani, posandole sul muro li accanto, creando così uno spuntone che si protese per tentare di colpire il Capitano.

Al diavolo tutto, per la sopravvivenza l’avrebbe anche ferito a morte, si ritrovò a pensare FullMetal, bloccando però a neanche un quarto la trasmutazione.

Perché qualcosa, in quel frangente contava…

Il viso di Mustang era quello del suo Roy…non erano la stessa persona, ma la sua mente, vedendolo ferito, l’avrebbe reso tale.

Come era successo con Falman pochi minuti prima.

Questo fu solo di vantaggio all’uomo, perché presolo di nuovo per il colletto della giacca, e tirato in avanti verso di lui, lo ricacciò indietro solo quando l’auto-mail al braccio destro si incastrò nel suo stesso spuntone trasmutato.

Sentì come la puntura di un ago attraversare i suoi nervi collegati al braccio d’acciaio, segno che qualcosa di essenziale nell’oggetto era stato colpito, per la mobilità di esso.
-Direi che senza questo, iniziamo a pareggiare le forze, non credi?- sibilò Roy, tirandolo di nuovo verso di se prima di buttarlo a terra.


Edward si tenne con la mano sana il braccio d’acciaio immobile.
Era un incubo….solo un brutto sogno, cercava di convincersi il giovane, vedendo Mustang torreggiare sopra di lui, a pochi passi.

Ora si sarebbe svegliato, anche in un campo pieno di Homunculus, non gli importava….ma che si svegliasse!


-Che diavolo vuole da me?- gli urlò contro, cercando di rialzarsi, allontanandosi, una volta in piedi, di qualche passo.
L’uomo alzò un sopracciglio, sorpreso, guardandolo -davvero non ci sei ancora arrivato, FullMetal?- domandò, sorridendo mentre il ragazzo glie lo avrebbe tolto a furia di pugni quell’odioso ghigno.
-La pianti di chiamarmi così! Non sono l’Edward che conosceva!- gli ringhiò contro, preso però in contropiede quando se lo ritrovò dietro in un secondo, con un suo braccio stretto intorno alla sua vita.
Cercò in tutti i modi, scalciando, graffiando con la mano sana il braccio, coperto dalla divisa, dell’uomo, di liberarsi.
-Lo so benissimo, Edward….sei di un altro vero? Dell’altro Roy..- soffiò nel suo orecchio, sentendolo ribellarsi ancora nella sua stretta.
-Esatto! Non sono una sua proprietà, quindi mi lasci!- gridò, sentendo però in un secondo una fitta tremenda alla ferita al fianco.

Imprecò mentalmente contro quel bastardo, cercando di riprendere fiato, avendo perfettamente capito che dopo tutto quel casino, la ferita si doveva essere riaperta.
Difatti la camicia che indossava prese a macchiarsi di poco, e questo non sfuggì a Mustang, che rimaneva col viso sopra la sua spalla sinistra.
-Non dovresti agitarti troppo, Edward…altrimenti…questa ferita non guarirà mai, no?- soffiò ancora nel suo orecchio con quella maledetta voce a cui il ragazzo faceva fatica a resistere.
L’unico pensiero che lo distraeva era che il suo Roy non sarebbe mai stato così con lui…non gli avrebbe mai fatto del male.

E questo pensiero si amplificò, quando due dita della mano libera di Mustang si spinsero con forza sulla ferita.

Dolore.
Era l’unica cosa che urlava la sua mente, perché la bocca era sigillata dalle labbra che stringevano l’una contro l’altra per non far uscire alcun suono.
Tanto, troppo dolore si espandeva come un morbo lungo tutti i suoi nervi fino al cervello.
Si era irrigidito il suo corpo, perché non aveva neanche più la forza di scalciare, di liberarsi dalla stretta del suo aguzzino.
Perché?
Perché, se davvero aveva amato l’Edward di quel mondo, ora lui veniva trattato così?
L’amore poteva portare dolore?

Quel tipo di dolore?

Era pazzia!
Non c’era altra spiegazione!
Amore…odio…cosa provava davvero quell’uomo?

Spinse di più, e Edward chiuse gli occhi, ricacciando le lacrime che volevano uscire, aprendo la bocca per prendere fiato.
-Ricordi…FullMetal, che ho preso in considerazione un altro fattore?- sussurrò Mustang, lasciandogli la ferita, ma stringendo il corpo del più piccolo al petto, mentre questo tornava a respirare, calmando il battito furioso del suo cuore.
-C..cosa..?- riuscì a sussurrare senza fiato Edward, mentre Roy, gli portava la mano sporca di sangue sotto al mento, alzandoglielo, per poterlo guardare negli occhi.
-Hai detto che niente riuscirà a renderti docile, vero?..hai pensato alla tua cara amica?- continuò lui, mentre al giovane gli si ghiacciava il sangue.

Lilith….

Non avrebbe osato toccarla, vero?.

Non sarebbe riuscito comunque a torcerle un capello, visto che era protetta.
Mustang sembrò leggergli nel pensiero, perché ridacchiò, baciandogli la testolina bionda, sortendo il risultato che Edward cercò di colpirlo col braccio libero.
-Non credere che non ho i miei mezzi per togliermela dai piedi, FullMetal…- soffiò sul suo collo, sorridendo, mentre l’altro sentiva un brivido risalirgli lungo la schiena.

E di sicuro non era per i gesti del Capitano.

-Non….non creda di potermi mettere nel sacco così..- sussurrò, con poca convinzione Edward, mentre Roy passava la mano libera fra i suoi capelli, liberandoli dal fastidioso laccio.
Il rosso tinse il grano, mentre Edward cercava ancora di liberarsi.
-Io credo il contrario.- affermò, girandolo con un veloce movimento verso di se, sorridendo.
-Non sono una sua proprietà!- gli gridò contro di rimando l‘alchimista, senza riuscire a scalfire minimamente quel ghigno sul volto.


-Lo diventerai, Ed…- soffiò sulle sue labbra Mustang, puntando i suoi neri occhi nel miele infuriato che erano quelli del ragazzo, prima di colpirlo con uno schiaffo.





-A che punto sei, Lilith?- domandò in pensiero Roy, osservando il lavoro della giovane a poca distanza.
Altri due giorni erano passati, e la tensione si stava accumulando nel Furher.
Non poteva incolpare nessuno, neanche quella dolce creatura che si stava sforzando di fare il più in fretta possibile..

Era il destino il vero autore di tutto quello.

E Mustang sentiva che Edward giorno dopo giorno si stava avvicinando al pericolo sempre maggiore.
Huges gli aveva raccontato di quel mondo, e quando Lilith aveva frettolosamente spiegato come stavano i fatti, il gelo si era impadronito di Roy.

Edward era in pericolo.

Ne era certo!

Accidenti! Erano legati loro due! Lo sapeva. Sapeva che un altro giorno poteva essere fatale

-Ci sono!- affermò Lilith, tirandosi su in piedi, sospesa a pochi centimetri dal pavimento, mentre Alphonse saltava su, felice.
-Bravissima amore!- affermò Jean, in un impeto di gioia, cercando di abbracciare la ragazza, che appena sfiorata dalle sue braccia scomparve.


-OH MIO DIO!- gridò Havoc, tirando un respiro di sollievo, quando la moglie ricomparve davanti a loro, pallida e con gli occhi sgranati dallo spavento.

-Jean…..non….farlo…più…- sussurrò, senza guardarlo, respirando piano, ancora impaurita da quello che era successo.
Roy si trattenne dal saltare addosso al suo subordinato e picchiarlo, avvicinandosi di poco a Lilith, cercando di rassicurarla, mentre Alphonse era del colore di un lenzuolo.
-Co..cos’è successo?- sussurrò spaventato, guardando l’amica, che gli puntò gli occhi addosso, più spaventata di lui.
-Devo essere tornata per pochi secondi nel mio corpo…..ho visto distintamente la cupola dall’altra parte, e qualcuno che mi guardava…credo una guardia…pauraaa!- si portò le mani sugli occhi, soffiando fuori il fiato, riprendendolo poco dopo, ora calma.
-Ragazzi, pensiamo, prima di partire in quarta con altre cavolate del genere…- sussurrò Roy, portandosi una mano sul viso, passandosela piano, mandando via un invisibile sudore freddo.
Lilith si avvicinò al bastone, svolazzandogli sopra, mentre pensava ora a come tornare.
Le due parti di legno erano unite solo per meta: gli mancava ancora una parte prima di essere del tutto unito.
-Come farai a tornare indietro col bastone?- domandò Havoc, guardando la moglie soppesare il suo oggetto.
-Beh, è legato a me, quindi non ci sono problemi. Piuttosto…- e qui, dopo essere riuscita a prendere fra le mani l’oggetto, che divenne più chiaro, e della stessa consistenza di Lilith


-come diavolo faccio a tornare nel mio corpo in modo normale…- borbottò, guardando i presenti, che rimasero alquanto basiti e preoccupati.


-Lilith….dimmi che stai scherzando..- implorò Mustang, guardandola implorante.
Lei scosse la testa, cercando di concentrarsi -l‘ho detto che non l‘avevo mai fatto Roy…non so cosa devo fare adesso…però non ho detto che non ci proverò.- borbottò, anche lei in realtà preoccupata per ciò che stava accadendo di là.
Si concentrò, avvertendoli che se fosse sparita, allora tutto si sarebbe risolto…

Forse…




Havoc camminava con passo svelto per il campo, salutando poche volte i suoi compagni d‘armi, quelli almeno che si arrischiavano fuori con quel tempo.

La tormenta era peggiorata, come ci si era aspettato, e lui doveva per forza fare rapporto di quello che era successo.

Dio…..era stato terribile…

Vedere quegli occhi che si aprivano di colpo, e poi si richiudevano…come se lo stessero silenziosamente incolpando.


E non avevano torto…


Ma l‘aveva fatto per un ottima ragione….

Un ottima ragione,….si..


Arrivato davanti alla porta dell‘ufficio del Capitano, si era tolto la pesante sciarpa che si era avvolto intorno al capo, per riuscire a passare fra la tormenta che si stava scatenando fuori, bussò alla porta.
-Cosa c‘è?- domandò la voce imperiosa dell‘uomo, suo superiore, dall‘altra parte.
-Signore, sono Havoc….la ragazza è…- ma fu interrotto da un colpo proveniente dall‘interno, un imprecazione e la voce di qualcuno.
-Havoc!! Aiutami ti prego! Son…- ma le parole del giovane Edward, perché Jean riconobbe la voce, furono bloccate da qualcosa, o da qualcuno.
-Cos’è successo?- si informò di nuovo Mustang, mentre il soldato tentennava un po’
-La…la ragazza Signore…ha aperto gli occhi….ma poi li ha richiusi, senza altre mosse..credo…credo che stia per svegliarsi- affermò, sentendo un altro colpo, e un’altra imprecazione, questa volta da parte di Edward, mentre Roy si rivolgeva ancora a lui.
-Mi sembra che gli ordini li hai, soldato. Ora torna al tuo posto.- disse tranquillo, mentre Jean titubante, rimase fermo.
-Signore…io.- cercò di dire qualcosa, ma ancora fu interrotto.
-Jean…ricordi il nostro accordo? Bene. Torna di guardia, ed esegui gli ordini- il tono di Mustang non ammetteva repliche, e il soldato fu costretto a fare un saluto militare alla porta, e rispondere con un affermativo prima di andarsene, e tornare nel luogo dove riposava la ragazza.


Non poteva fare nulla per Edward….era il patto, dopotutto.


Arrivato nello scantinato dove quella cupola rimaneva integra, e leggermente illuminata da un faretto che avevano posizionato loro, si rimise di guardia, osservando ora da vicino la giovane ancora dormiente.


L‘aveva fatto per lei….


Solo per lei.




Un altro schiaffo, e si era ritrovato di nuovo a terra, col viso in fiamme.

Dio quanto avrebbe desiderato che il suo braccio funzionasse, per spaccargli quella faccia.
Ma la cosa che lo stava facendo star ancora più male, era che Havoc fosse d’accordo con lui….
Aveva degli ordini precisi per Lilith…..

Quali?

-Havoc!- cercò di rialzarsi, riuscendo a scappare alla presa di Mustang, prima di appiattirsi di nuovo alla porta, sbattendo il pugno contro di essa. -Jean!! Non farle del male!!- gridò, sperando che il soldato non se ne fosse andato.
Mustang lo fece girare verso di lui, tenendogli il braccio sano piegato dietro la schiena.
-Credo sia inutile urlare, Edward…è già tornato al suo lavoro- mormorò al suo orecchio, mordicchiandogli il lobo, mentre il biondo cercava di liberarsi dalla sua presa.
-Lasciami!- gli gridò contro, cercando di spingerlo via, ricevendo solo l‘effetto di far stringere la presa sul suo braccio.

Aveva male d‘dappertutto: il braccio che gli teneva dietro la schiena, la ferita al fianco…le guance che bruciavano per quei due schiaffi.
Voleva solo uscire da quel luogo e scappare il più lontano possibile…in qualunque posto…

Ma lontano da lui

Si sentì sollevare, e prese a scalciare, per liberarsi dalla presa dell‘uomo.
Lo stava trasportando da qualche altra parte.
Ma se la porta era chiusa, dove….

Tutto gli fu chiaro, quando notò la porta più piccola, oltre una pila di scatole.
Una stanza secondaria?

Scalciò ancora, come un animale impazzito, riuscendo nell’intento di colpire uno stinco del Capitano con l’auto-mail alla gamba sinistra.
Sperava di essere messo giu, e lasciato in pace, ma quello che guadagnò fu solo una tirata di capelli, e un terzo maledettissimo schiaffo.
-Pensavi che mi sarei fatto trasportare così, senza ribellarmi? Sei un pazzo!- gli gridò contro, mentre veniva rovesciato su una vecchia brandina consunta.
-Sembrava che ti piacessero le mie attenzioni, due sere fa..- disse Roy, guardandolo divertito, mentre si massaggiava il punto dolente.
Gli occhi dorati di Edward erano un premio prelibato di qualunque altro….soprattutto vederle attraversate dal terrore.

Dal canto suo, Ed, tremò, portando le sue iridi ambrate al pavimento, sentendo un forte dolore al cuore.
Era così allora….

pensava che Mustang si fosse solo accontentato di ascoltarlo parlare nel sonno, invece…

Si portò una mano alla fronte, e sentì l’uomo ridere, mentre si chinava su di lui.
-Vedo che ricordi…- tacque per alcuni secondi, posando una mano sulla gamba destra di Edward, avvicinandosi meglio al suo viso -dovevi vederti come ti stringevi a me..- gli bisbigliò nell’orecchio, sentendo un verso strozzato da parte dell’altro, che cercò di fuggire ancora dalle sue braccia.
-Ti ammazzerò! Non la passerai liscia!- gli gridò, venendo zittito dalle labbra di Mustang.

Caldo il contatto, ruvido e rozzo.
Niente a che vedere con i piccoli baci d’amore che il suo Roy gli donava con dolcezza, la mattina quando si svegliavano, o quando andava a fargli visita in ufficio.

Quello non era amore…non era dolcezza.
Era solo una mera illusione fatta di possessione e violenza.
Gli morse il labbro, fino a farglielo sanguinare, ritrovandosi con un movimento fulmineo dell’uomo, disteso sulla branda, la mano inerme sopra la sua testa, stretta al polso da quella forte di Mustang.
-Lasciami!!- gridò ancora, cercando di tirargli un altro calcio, ma facilitando invece il compito del suo aguzzino, che in meno di pochi secondi era in mezzo alle sue gambe.

Il viso bollente, ora, non solo per i colpi ricevuti.
In fiamme, perché il viso era quello di Roy…il suo Roy…
-Era così che lo amavi?- sussurrò Edward ferito, stringendo le labbra, mentre osservava gli occhi d’onice dell’uomo.
Questo lo studiò, alzandosi da quella posizione, lasciandogli la mano, libera ora di muoversi, mentre lui rimaneva fermo, in mezzo alle sue gambe.
-L’ho amato….e l’ho odiato…- mormorò Mustang, guardando ora con ferocia Edward, mentre questo sentiva il gelo prendere possesso del suo corpo.
-E ti amo e ti odio ancora, FullMetal…perché sei mio e di nessun altro…- sibilò, stringendo i pugni.


Odio..
Amore…
Incentrato in una sola persona.
Su una sola persona.

-Io non sono lui…- mormorò Edward, cercando di muovere l’auto-mail, senza successo.
-Invece lo sei!- per la prima volta fu Roy a gridare, e il biondo rimase immobile, sotto di lui, capelli sparsi su quel cuscino sfatto, e un braccio meccanico abbandonato oltre il bordo.
Leggeva sul quel viso tanto dolore e tanta rabbia, che ne fu angosciato.

Troppo…..era troppo pericoloso tutto quello.

Mustang si piegò sopra di lui, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla sinistra, baciandogli il collo, con lentezza.
-Lo sei….- sussurrò, mentre Edward chiudeva gli occhi, portando il braccio sano sul petto dell’uomo, per tentare di levarselo di dosso.
Altri baci vennero sparsi sul sulla sua pelle bollente, e il più grande sorrise, guardandolo in viso, mentre il più piccolo rimaneva ansimante sotto di lui.
-Lo sei, Ed…- mormorò, baciandogli le labbra, sentendo il suo alito caldo fondersi con il suo, spingendolo ad aprire la bocca e lasciargliela violare con passione.

Il biondo non sapeva più cosa fare per fermarlo.
Sentiva troppo caldo, e la cosa non era normale…non era per via di quelle attenzione, e di certo in quella stanza non si crepava per la temperatura.

Quando le sue labbra furono di nuovo libere, cercò di parlare, sentendo la gola secca, e le palpebre pesanti.
-Roy…ti prego…fermati..- sussurrò, non venendo minimamente calcolato dall‘uomo, che in poco tempo gli tolse i vestiti di sopra.
Riprese a ribellarsi, ma con movimenti più lenti, senza forze.
-Non…basta!- cercò di gridare, ma la voce era in realtà solo un mugolio.
Stava male..

Fisicamente e psicologicamente male.

E l’uomo che diceva nella pazzia di amarlo lo stava letteralmente uccidendo, ignorandolo.

Artigliò la sua spalla, quando seppe di essere completamente in sua balia, i vestiti sparsi per qualche assurdo motivo per la stanza, e lui legato al suo corpo, non ancora completamente.
-Lo sei sempre stato, Edward…- sussurrò per un ultima volta Mustang nel suo orecchio, stringendolo a se, prima di afferrare la sua mano, inchiodandola di nuovo al materasso, dove non avrebbe potuto allontanarlo.
E l’alchimista riuscì a trovare quel briciolo di forza per tornare a lottare, con ogni mezzo a sua disposizione, ovvero calci e morsi.
-NON LO SONO!- gridò con uno sforzo, sentendo le lacrime agli occhi, lasciate libere di scorrere.
Il suo Mustang avrebbe baciato quelle palpebra chiuse, asciugandogli le guance.
Il suo Colonnello di Merda avrebbe sorriso, e lo avrebbe stretto a se, chiedendogli scusa di tutto.

Il suo Roy lo avrebbe amato


Quello che voleva quell‘uomo era qualcosa che lui non poteva dargli.
Quel Mustang voleva un Edward che non esisteva più


E che vedeva erroneamente in lui.


Si sentì stringere i capelli, e la testa gli fu portata indietro di poco, facendolo gemere.
-Allora lo diventerai…- sibilò, liberandogli la massa dorata che tornò a sparpagliarsi sul cuscino, prima di legarlo a se, completamente.





Buttò fuori il fumo dalle labbra leggermente screpolate, mentre guardava quella bufera sferzare con forza le poche tende che sorgevano in mezzo alla città distrutta in cui si erano stanziati con il campo.
Il freddo entrava nelle ossa, e la consolazione di avere il suo fidato pacchetto gli dava una speranza in più di sopravvivere.

Sorrise amaramente, buttando la cicca consumata a terra, schiacciandola col piede, prima di rientrare nella casa
Scese le poche scale che lo dividevano dallo scantinato, prima di giungere finalmente nel luogo scelto.
Si buttò sul giaciglio che si era fatto, sapendo perfettamente che sarebbe stato bloccato li per i prossimi giorni.
Guardò la cupola davanti a se, sospirando piano, prima di portarsi la testa fra le mani.

Avrebbe mai fatto per una volta la scelta giusta?


Un colpo richiamò la sua attenzione, ma non alzò il viso, immaginandosi che fosse il vento che sbatteva qualche finestra, al piano superiore.

Due

Tre colpi.

Finalmente si decise ad alzare gli occhi ceruli verso la vera origine di quei rumori, e rimase immobile, vedendo Lilith dall‘altra parte, perfettamente sveglia, che colpiva sulla superficie di ghiaccio.

Sembrava stesse bene, e aveva il bastone fra le mani.

Si alzò, raggiante, raggiungendola, notando che stava cercando di dirgli qualcosa….ma la cupola gli impediva che le parole raggiungessero alla perfezione le sue orecchie.


-Cosa?- domandò Havoc, alzando le spalle, senza riuscire a capire.
La ragazza sembrò sbuffare, guardando male quella sua prigione, pestando il bastone a terra, da cui partirono alcune scintille, e nel quale la giovane cercò di fuggire, sorpresa.

Doveva avere qualche problema quell‘aggeggio

Difatti Lilith sembrò imprecare contro di questo, lasciandolo a terra, mentre lei si guardava intorno.
Scuotendo poi la testa, esasperata, cercò di fargli capire la sua domanda, grazie ad una piccola magia.
Con il dito passò sulla superficie della parete di ghiaccio, tracciando in modo veloce delle parole, che presero colore, lettera per lettera, dopo che la giovane ebbe tolto il dito.
In una bella scritta blu, Havoc poté finalmente capire cosa la ragazza volesse chiedergli, e sbiancò di colpo.


Dov‘è Edward?
















0

“Mera illusione

È la vita

Che ti affascina con le sue delizie
Per ributtarti poi
In un amaro dolore“













Ebbene sì, eccomi con il 4° capitolo A_A
So per certo che qualcuno mi farà fuori, così mi sono munita di una protezione umana ahahahaha A___A *Armstrong è tenuto davanti a lei, tipo scudo* ^^’
Devo dire che è stata dura….non è mai facile scrivere certi capitoli ç.ç Edward mi uccide….o meglio Roy mi uccide ç.ç uff
Lo so che il nostro Ed può sembrare troppo arrendevole verso la fine, ma mettetela così: ci sono dei punti essenziali.
Sono abbastanza semplici: in primo luogo, Edward è combattuto nel suo interno, perché sa per certo che quel Roy non è colui che ama, ma teme comunque di fargli del male. In secondo luogo, e per niente meno importante, Ed ha una bella ferita che gli sta dando non pochi problemi, che capirete nel prossimo capitolo^^
Fine spiegazione XD



Questa volta però, la cosa la dico seriamente….
Ragazzi…per favore, commentate!!! >.< non sapete che delusione vedere tante persone leggere la mia fic, e solo 3, e dico 3 commenti…..ç_ç
Per me sono linfa vitale ç_ç mi fanno capire che avete apprezzato la mia fic, o dovrei invece sotterrarmi ç_ç Non posso neanche minacciarvi di non postare il prossimo capitolo, perché lo posterei comunque v.v mi piace scrivere, e per me l‘importante è postare il mio lavoro.

Però! Uffy mi piacerebbe davvero qualche commento in più ç_ç sob.
Detto questo, vi lascio nell‘angoscia del capitolo finito in questa maniera XD e aspettatevi il prossimo, in cui dovremo rispondere alle domande:
-Lilith riuscirà ad uscire dalla cupola?
-Havoc verrà picchiato a sangue?
-Edward si vendicherà su Roy?
-Roy verrà fisicamente buttato giu da una rupe da Lilith?

Questo e altro nel prossimo capitolo XDD



Ringraziamenti:

FightClub: buahauahaua ti chiederò fior fior di milioni *-* XD anzi….forse.. *si guarda intorno* sarebbe meglio chiederti *continua a guardarsi intorno* di risparmiarmi la vita ç.ç su….vedrai che andrà tutto bene….forse o.o’
Mi spiace ma adoro mettere in difficoltà, come già detto, i personaggi ç.ç’’’
XD si è proprio photoshop *annuisce* ^.^


Elmeren kun: Ho visto quella pallina nelle tue mani, e mi fa paura O_O (non so se lei o te XD) ehhh, si! Ti blocco i capitoli così buahauahauha e di questo cosa ne pensi, visto che mi hai tirata scema per averlo finalmente fra le tue manine XD
Hm, vedo che hai delle idee chiare su certi punti, eh? Ma da me non saprai nulla! Auahuahaau A___A attendi il prossimo v.v gnik!



chamaedrys: Come hai potuto appurare, dal nuovo capitolo, ci avevi ben azzeccato ^^
Niente è più pericoloso di una persona pazza d’amore et odio, a quanto dice il nostro alter Roy, naturalmente il tutto verrà spiegato nel prossimo^^
Speraci cara A____A vedrai che tutto non verrà buttato! Non saranno vane A__A….

Forse…. (piantala con i forsee >.< n.d.Ed&Roy)(shhh, lascia più suspance*-* n.d.me)*viene trucidata* +_+




Un bacione a tutti^^ e commentate, commentate COMMENTATE ç.ç vi pregooo *gratticchia sullo schermo*

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Capitolo 5
*** -La cosa giusta sempre all'ultimo momento- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura
Raiting:Arancione
Riassunto Capitolo: -Non me lo porterai via, come hai fatto con Huges..- ringhiò Roy, puntando la lama verso la ragazza, mentre portava avanti un piede, così che il biondo prigioniero nel suo braccio fosse dietro la sua persona.

Prigionia.

Protezione.

In quel momento le due parole sembravano fondersi fra loro






-La cosa giusta sempre all‘ultimo momento-








Aveva paura…

Dopo tanti anni che aveva impiegato al servizio dell‘esercito, fra esercitazioni, missioni, e infine guerre, Jean Havoc aveva una vena di terrore che attraversava le sue iridi cerule.
Il motivo?

Alquanto semplice.

Solo pochi minuti prima stava osservando il viso curioso di una ragazzina proveniente da chissà dove, appena risvegliatasi da un lungo sonno durato quattro giorni.

Tutto tranquillo, fino ad ora, no?

Bene….e qui iniziava il dramma.

La semplice domanda che gli aveva rivolto la giovane, aveva ricevuto come risposta l‘immobilità e il silenzio da parte del soldato.
Era calato quell‘innaturale assenza di suoni e di gesti, che aveva fatto scorrere sulla schiena di entrambi un brivido di freddo.

Naturalmente non della stessa natura
Non per gli stessi motivi.

E poi le aveva dovuto rispondere: semplice, conciso
Aveva fatto un saluto militare, e non era bastato che un insignificante secondo a Lilith, per capire che Jean Havoc le stava cercando di far intendere, che Edward era col Capitano.


Semplice….

Conciso…

Come fu la reazione della ragazza, che aveva cambiato l’espressione curiosa in una completamente diversa
Rabbia, e angoscia si erano mischiati insieme in quegli occhi dal caldo color della nocciola, screziandoli di un tenue smeraldo, che aveva preso subito il posto del precedente colore.
In un gesto secco, Lilith aveva fatto intendere ad Havoc di spostarsi, e l’uomo non aveva fatto neanche in tempo ad arrivare alla scala che portava di sopra, che una forte esplosione dietro di se l’aveva scosso fin dentro le viscere.
Quando si era girato, un buco di dimensioni notevoli si era formato nella cupola di ghiaccio, e un irritata Lilith era uscita con passo pesante e fiato corto.
-Ora mi dici immediatamente cosa sta accadendo qui- aveva sussurrato con voce talmente bassa, che Havoc aveva sentito un secondo brivido percorrere la sua schiena.

Un maledettissimo terrore aveva attraversato le sue iridi, mentre la giovane gli si era fatta vicino, guardandolo con occhi irati.

Voleva una spiegazione..
Essenzialmente in pochi secondi.

E lui stava proprio cercando di cavare una soluzione fuori dal suo cervello, quando aveva fatto il suo ingresso Roy Mustang.



Ecco perché ora Jean Havoc si sentiva fra due fuochi pronti a darsi battaglia, in cui, da una parte, sembrava che la noncuranza predominasse, mentre dall‘altra l‘ira sostava in attesa.


-Vedo che sei tornata.- disse solamente Mustang, incrociando le braccia al petto, mentre della neve si era attaccata sul pastrano nero, e i suoi scompigliati capelli del medesimo colore.
Lilith studiò l‘uomo, alzando un sopracciglio alla vista della consistenza bianca, chiedendosi come diavolo era cambiato il clima, da quando se ne era andata.

Ma questo lo lasciò per dopo.
Ora c‘era una questione urgente da sistemare, e sentiva troppo bene la stanchezza sulle sue membra.
D‘altronde aveva usato un bel po‘ di energia per ogni incantesimo…non era stato un riposo tranquillo il suo, e ora cercava di apparire il più forte possibile davanti a quel Roy.

Mai…..mai mostrarsi deboli..

Mai.

-Edward?- domandò, con tono atono.
-Hai risolto il problema?- chiese invece Mustang, senza degnarla di una risposta, vedendo che in una mano la giovane teneva il suo caratteristico bastone.
Lei ridusse gli occhi a fessura, mettendosi stabile su entrambi i piedi
-Edward?- ridisse lei, senza mollare nemmeno per un secondo quegli occhi pece, puntati anch‘essi nei suoi.

Mustang sbuffò, irritato, levandosi la neve dalle spalle.

-Il tuo amico è nel mio ufficio, intabarrato nella sua giacca, con la febbre. A quanto pare il nostro inverno non ha risparmiato nemmeno lui- rispose Roy, ostentando un innaturale sicurezza, come si ritrovò a studiare Havoc, davanti a quello sguardo poco convinto.

-Sta bene…?- continuò Lilith, portando il peso del corpo sulla gamba sinistra, stringendo la presa sul bastone di legno, ancora incompleto.
-A parte un leggero malessere dato dalla febbre, si, sta bene- rispose l‘uomo, portano le braccia dietro la schiena, in una posizione seria ed austera.

Fiero e indomito

Nessuno avrebbe mai piegato Roy Mustang….di questo Havoc era sicuro.

Lilith rimase immobile per ancora una decina di minuti, ferma in quel silenzio pesante che si era creato, portando poi una mano ad una tempia, massaggiandosela piano.
-Ho bisogno di dormire un paio d‘ore…devo rimettermi poi subito dietro a riparare questo coso- affermò, appoggiando il suo peso al bastone, mentre Jean si muoveva, dopo un cenno del Capitano, verso di lei.
-Havoc sarà a tua disposizione. Non uscire da qui senza di lui. Il tempo è peggiorato, e se ti perdessi non voglio dover mandare qualcuno a riprenderti, sia chiaro.- Parole veloci e scocciate uscirono dalle labbra di Roy, e Lilith alzò gli occhi al cielo, ripensando invece al carattere dell‘altro, con cui aveva passato quattro giorni, che preferiva di gran lunga.
-Non si preoccupi, Capitano, non sono nelle condizioni per farmi una scampagnata in una tormenta di neve, a quanto ho visto dalla sua divisa…appena mi sarò rimessa, sistemerò le ultime cose, e poi vi lasceremo alla vostra guerra.- rispose lei, lasciandosi aiutare da Havoc, che la fece sedere sul suo giaciglio provvisorio, che si era preparato in quei giorni di guardia.

Il Capitano li lasciò poi soli, dopo essersi congedato con un breve gesto, ritornandosene ai suoi doveri
O almeno così pensò Lilith.


-Davvero non avete bisogno di altro?- domandò Havoc, coprendola con la pesante e calda giacca della divisa, vedendola per un momento tremare.
La giovane sorrise, annuendo piano -Grazie Havoc, stai facendo già troppo- mormorò, sentendo poi un braccio cingerla per le spalle.
Lasciò che l‘uomo l‘attirasse a se, stringendosela addosso, in modo da infonderle più calore.
-Non si preoccupi. È il dovere di un buon soldato.

Lilith sbuffò piano, divertita, mentre arrossiva
-Siete uguali…- borbottò, attirando così l‘attenzione del giovane uomo, che abbassò il viso su di lei, appoggiandosi meglio al muro dietro di loro.
-Uguali?- domandò, curioso, mentre i suoi ceruli occhi incontrarono quelli nocciola di lei.
La giovane annuì piano, nascondendo poi il viso bordeaux al soldato, che non capì.
-Forse lui è un po‘ più pasticcione…ma i vostri caratteri sono identici- continuò lei, chiudendo gli occhi, per riposarsi in quel dolce tepore che l‘uomo gli stava donando.

Questo rimase per un tempo indeterminato in silenzio, e poi si arrischiò a parlare.
-Lilith?- la chiamò, sentendo un piccolo mugolo in risposta, che lo esortava ad andare avanti.
-Tu…tu perché vuoi tornare di là? Cioè…devi portare Edward, e poi ripartirai, vero?- domandò, abbassando il viso su quello rilassato della giovane.
Questa, tenendo gli occhi chiusi, fece un segno negativo con la testa
-Mi fermerò anche io…ho qualcuno che mi aspetta- rispose, sentendosi stringere ancora di più al corpo dell‘uomo, prendendolo come un gesto normale.

Havoc invece sembrava aver ricevuto un primo pugno nello stomaco a quelle parole.

-Faresti di tutto per tornare, vero?- domandò ancora, e Lilith mugolò piano, come in una risposta affermativa.
-Devo dire una cosa importante a questa persona…- mormorò, aprendo poi gli occhi nocciola, e puntandoli sul viso serio di Jean.

Lui la guardò, sorridendo appena, mentre le sistemava meglio la giacca addosso -è qualcuno di importante, vero?- sussurrò, e vide la giovane annuire piano.
-è la persona che amo- rispose imbarazzata, grattandosi una guancia, mentre abbassava gli occhi a terra.

Jean socchiuse gli occhi, osservando avanti a se visibilmente irritato, ma la ragazza non poteva vederlo.

Cercò di apparire normale, senza nessuna particolare espressione in viso, e tornò a guardarla.
-Com‘è? Alto e muscoloso?- domandò, ridacchiando, mentre Lilith sorrideva, scuotendo la testa, ancora più imbarazzata.
No..è come te- mormorò la giovane, guardandolo, mentre lui rimaneva leggermente perplesso.
-Stai dicendo che stai con me?…cioè, il me dell‘altro mondo?- domandò, sorridendo, vedendo la ragazza annuire.

Era una piacevole sorpresa per il soldato…

Soprattutto perché così aveva la certezza che quella ragazza potesse essere sua..


In fondo…erano uguali, no? Perché non poteva innamorarsi di lui?


-Cosa devi dirgli di così importante? Che lo ami?- chiese ancora Havoc, passando una mano su quella testolina ribelle, mentre lei ridacchiava
-Glie l‘ho già detto troppe volte…secondo me inizierà a stufarsi- affermò piano Lilith, sorridendo mentre Jean stava al gioco, scuotendo la testa.
-Se è come me, ti dico che non mi stuferei mai di sentirmi dire una cosa così bella da una persona a cui tengo- disse, solenne, osservando poi quegli occhioni nocciola puntati nei suoi ceruli.
Si morse il labbro inferiore, Lilith, inclinando di poco la testa su un lato.
-Ti dispiacerebbe….se lo dicessi a te?- domandò, lasciando cadere fra loro un pesante silenzio, che fu interrotto di nuovo dal suono della voce di lei.
-Per me….sarebbe come liberarmi un pochino dall‘impazienza di farglielo sapere, lo sanno solo pochi amici e..….e poi, non lo so, credo di non sapertelo spiegare il perché voglia dirtelo- sussurrò imbarazzata, abbassando il viso, che fu di nuovo tirato su dalla mano di Havoc.
-Sarei onorato di saperlo, rientrando così nella cerchia dei soli a conoscere questo segreto…mi piacerebbe essere considerato un amico da te.- mormorò lui, sorridendole con dolcezza.

Lilith lo osservò per un po’, poi avvicinatasi al suo orecchio gli bisbigliò qualcosa, al quale Jean sgranò di poco gli occhi, lasciando la presa su quelle spalle piccole e morbide.

Socchiuse poi le palpebre, sulle iridi cerule, lasciando che Lilith gli sorridesse, e si accoccolasse a lui, per poter finalmente riposare.

Quando fu sicuro che la ragazza era entrata in un riposante sonno, la adagiò con delicatezza a terra, alzandosi e uscendo da quello scantinato, senza prima aver rivolto uno sguardo atono a quel fagotto rosso che era la giovane.



Uscito fuori dalla casa, osservò la neve cadere ora più calma, ma sempre abbondante.
Il vento non spirava più così forte come prima, e sembrava aver esaurito le sue urla terribili.
Si passò una mano fra i capelli, il soldato Jean Havoc, osservando davanti a se, tutto completamente innevato di quella bianca sostanza fredda.
Accesosi una sigaretta, notò con un sospiro infelice che era l’ultima presente nel pacchetto.

Forse era giusto così…se lo meritava

Era un mostro lui, che non aveva fatto nulla…


Appoggiatosi al muro della casa, osservò i fiocchi cadere veloci, e poggiarsi in silenzio su quella distesa bianca già a terra, ripensando alle parole della ragazza.


Come poteva volerla ancora per se….strapparla a chi amava veramente, dopo quello?



Non c’erano ragioni che tenevano..

Andava fatto.







Brividi di freddo si mischiavano a vampate terribili di calore.
Il corpo avvolto in qualcosa di ruvido e caldo, non riuscivano a dargli nemmeno un po’ di sollievo.
La ferita pulsava e mandava scariche ai suoi nervi, e al cervello che in quel momento stava cercando di funzionare, dopo quegli attimi di pura incoscienza, dovuta di sicuro alla febbre che gli era salita.
Dischiuse le palpebre, liberando quell’oro colato che erano i suoi occhi, resi opachi dalle troppe lacrime versate.

Aveva voluto sperare che fosse tutto un incubo

Aveva chiesto a un Dio a cui molti si erano affidati, ma in cui lui non credeva, di farlo svegliare a casa

Aveva sognato calde coperte e il profumo delle federe appena cambiate e pulite.


Aveva pregato, ma a nulla era valso.
Quando le nebbie dell’incoscienza si dissolsero dalla sua vista, puntò lo sguardo sul muro sudicio di quella camera.
Li aveva richiusi all’istante, stringendo nel pugno la giacca che aveva addosso, messa alla ben in meglio.

Era solo, e di questo ringraziava almeno in parte il cielo.
Cercò di tirarsi su, ma una fitta di dolore lo fece desistere, almeno per il momento.
Vedeva a pochi passi la porta della stanza, e si chiedeva se fosse per qualche miracolo aperta.
Una speranza poteva averla, in quell’orrore?

Riprovò a tirarsi su, dopo aver chiesto uno sforzo terribile al suo braccio buono, visto che doveva fare tutto da solo senza l’aiuto dell’auto-mail.
Riuscì nel suo intento, scivolando però a terra, dopo aver provato a mettersi in piedi.
Un mugolio di dolore era uscito dalle sue labbra, anche se strette fra loro.
Alzò il viso, alla ricerca della porta, e con lentezza, riuscì a scivolare fino ad essa, sollevandosi in piedi a fatica.

La testa gli girava, e la vista andava e veniva a seconda di un fatto semplice, come la febbre alta.
Fu per prontezza di spirito che non ricadde a terra.
Si appoggiò alla porta, spingendo più volte in giù la maniglia, ma niente.

Si impose di non piangere.

Aveva urlato e versato lacrime abbastanza.
Non doveva sprecare altre inutili forze per quello.
Abbassò gli occhi sull’auto-mail immobile al braccio destro

-Mi chiedo come il tuo Roy possa accettare questi… se mi conoscessi, e mi conosco….li troverei semplicemente orribili…-
Edward ricordava fin troppo bene cosa gli aveva sussurrato, mentre lo stringeva a se, solo pochi minuti prima, su quella branda.

E questo gli faceva ancora più male…

Si impose di muoverlo….se lo disse nella mente
“Muoviti…muoviti ti prego..” continuo, senza sosta.
Come una macabra cantilena

Ma nulla.

Tutto inutile.

Si lasciò scivolare a terra, portandosi la mano sana sugli occhi, mentre la schiena si piegava in avanti, lasciando che la chioma dorata gli coprisse il viso ai lati.


-Più comunemente detto inferno, FullMetal…-


Dio, quanto era vero…
Le parole di quel bastardo gli rimbombavano in testa, facendolo stare ancora più male.
I suoi sussurri bramosi, e i baci violenti rubatigli…cosa voleva ancora Dio da lui?

Aveva sofferto abbastanza?
Era un peccatore, e lo sapeva..

Dunque, dopo aver assaggiato il paradiso, con Roy…il suo Roy, il cielo l’aveva punito rimandandolo all’inferno che era quel mondo.

Si…era così
Un peccatore non meritava la gioia della vita e dell’amore.

-E ti amo e ti odio ancora, FullMetal…perché sei mio e di nessun altro…-
No…no!
Non era suo, non era una cosa che aveva un padrone.

Lui…lui era…


Cos’era lui?

-Non sono il tuo Edward…- sussurrò, stringendo le labbra in modo convulso e ferito.


-Allora lo diventerai…-


Quelle parole sembravano rispondergli ancora, nella sua mente, mentre alzava la testa, cercando un attimo di aria.
Rannicchiato contro il muro sembrava ancora bambino, come quando faceva una marachella e veniva sgridato; allora fuggiva nell‘angolo più remoto della casa, nascondendosi in soffitta o in cantina, fra l‘odore di chiuso e le ragnatele negli angoli, a piangere sul latte versato.

Riabbassò il viso, guardando davanti a se, conscio che non poteva scappare ora…non poteva rifugiarsi da nessuna parte.
Lasciò la mano sana abbandonata senza forze sul pavimento, mentre gli occhi tornavano a quella brandina.
La stoffa che aveva coperto il suo corpo, vestito ora solo della sua giacca, era a terra.
Il rosso scarlatto della giacca della divisa andava in contrasto con la scia di sangue che si era lasciato lui.

Amare gocce salate tornarono a scendere dagli angoli dei suoi occhi, mentre sorrideva amaramente.

Aveva brividi di freddo, e stare su quel pavimento di pietra non gli dava alcun sollievo.

Con dannata lentezza, si trascinò fino alla brandina che era stata il suo altare sacrificale a quel Dio maledetto, raccogliendo la giacca del bastardo e mettendosela addosso, trovandovi un po’ di calore necessario a sopravvivere.
Rimase immobile, osservando una scatola che gli era saltata all’occhio, mentre si avvicinava.
Era di ferro, e stava proprio sotto alla branda, e con un movimento, riuscì ad afferrarla, tirandola fuori dal suo mesto nascondiglio.
Con fatica si tirò su, lasciandosi poi cadere seduto sul telo della branda, gambe incrociate, con il bottino su di esse.

Aveva due scelte…o continuare a piangersi addosso, per quello che era successo, o aspettare che Mustang, quel maledetto tornasse e gli aprisse quella porta.

Era stufo di versare lacrime

Tirò su il coperchio impolverato della semplice scatola, trovando all’interno di essa un mucchio di cianfrusaglie rovinate.
Sentiva un leggero odore di bruciato, come residui di polvere da sparo.
Calcandosi meglio addosso la giacca della divisa, per tenersi al caldo, prese in mano un oggetto alla volta, soppesandolo con occhi atoni.

Quella piccola miniera doveva appartenere a Roy, e a tempi passati, visto come erano tenuti e rovinati.
C’erano diversi stemmi militari, e stellette al valore; alcune lettere mezze bruciate e infine delle foto vecchie di anni.
Alcune raffiguravano scene di vita in una possibile accademia, mentre altre erano ritratti di singole persone.

Vecchi ricordi, segregati come il più prezioso tesoro, in quella scatola.

Abbandonò tutto sulla parte di brandina libera, davanti a se, tranne una fotografia che tenne in mano.

Era recente, e ancora in buono stato
Un dolore colpì nell‘animo Edward, che trovò in quello scatto una somiglianza terribile a quello che il suo Roy aveva sulla scrivania.

Passò con le dita della mano buona, mentre l’auto-mail rimaneva abbandonato vicino alla coscia destra, sui visi sorridenti delle persone in posa.
C’erano tutti, di quella truppa, più alcuni altri commilitoni che dovevano aver fatto parte della squadra giu a Sud…
Si soffermò con le dita sul viso di un Alphonse più grande, con degli occhialetti da vista cascanti sul naso e fra le braccia carte e libri di qualche tipo.

Socchiuse gli occhi, Edward, notando come anche li c’era un Al, che chissà dove era in quel momento..


Magari morto anche lui.


Chiuse le palpebre sulle iridi dorate, prendendo fiato, dopo il pensiero appena passatogli nel cervello.
Il SUO Alphonse in quel momento era al sicuro con tutti gli altri….ne era certo.

Un suono lo riportò alla realtà, ma non si mosse.
Lasciò che la porta si chiudesse, che lui si avvicinasse alla sua persona, e sedendosi dietro gli circondasse la vita con un braccio.
-Vedo che ti sei svegliato…- mormorò, soffiando quelle parole sul suo orecchio destro, mentre la mano libera andava a posarsi sulla sua gamba sinistra.
Non rispose Edward, abbassando la foto che teneva in mano, mentre l’uomo lo stringeva a se, senza troppa forza.

Sembravano una coppia normale che rimanevano uno fra le braccia dell’altro, sul proprio letto.

Con la differenza che uno aveva violentato l’altro, che il più giovane aveva le forze ridotte al minimo per quella dannata febbre, e che si trovavano su una brandina in una sudicia camera, in mezzo ad un campo militare.

Un perfetto quadro.

Roy allungò la mano sulla foto che Edward teneva in mano, facendo una piccola smorfia.
-Vecchi ricordi..- borbottò, lasciandola andare, mentre il biondino non aveva ancora alzato lo sguardo dal viso del suo doppio, di quel mondo, che sorrideva.
Un sorriso di scherno, divertito dal fatto di essere circondato da persone che amava e conosceva.

Vicino a lui quello che voleva apparire un cadetto serio e austero, un superiore onorato e dal titolo ben meritato, tale Roy Mustang, che sorrideva divertito per essere stato abbracciato al collo da un Havoc scherzoso.

-Le cose cambiano..- sussurrò l’uomo dietro di lui, baciandogli la nuca, sentendo ora lo sguardo del giovane su di se.
Gli occhi dorati che aveva desiderato solo per se stesso, ora sembravano opachi, senza vita.
-Perché?- mormorò questo, mentre lasciava abbandonato il braccio che teneva la foto, quasi fosse stato un mattone in realtà, quello che aveva nella mano.

Roy studiò quel viso senza espressione, accarezzando la pelle bollente del collo, girandolo meglio verso di lui.
-Perché, dici?- chiese, alzando un sopracciglio -La vita fa schifo, Edward..- mormorò in risposta, sfiorando quelle labbra increspate, che non ricambiarono il gesto, ma anzi, fuggirono da esso.
-La vita non va mai come deve andare…- Roy lo prese di forza, facendolo sedere sulle sue gambe, mentre il ragazzo cercava di svincolare dalle braccia che ora lo stringevano, lasciando cadere a terra la foto.
-Prima ti da tutto, e poi te lo leva in modo crudele…- sussurrò Mustang, prendendo il viso di Edward per guardarlo.

Il miele incontrò l’onice

Un miele spento…diverso da quello che aveva sognato tante volte.

Come mille aghi che pungevano la sua pelle in modo singolare..


Ma sopportò il dolore.


Lasciò andare il viso del ragazzo, continuando a stringerlo a se, mentre Edward era rimasto immobile.
-Quando ti ho visto, ho pensato…- iniziò Roy, sentendo poi la mano dell’altro posarsi sul suo petto, per allontanarlo da se.
-Di poterti prendere tutti i diritti sulla mia persona?- gli soffiò contro Edward, stringendo il pugno, in cui intrappolò la camicia dell’uomo.
Roy scosse la testa, accarezzandogli la schiena.
-Ho pensato che forse Dio mi stava dando una seconda possibilità, dopo i miei sbagli- mormorò, scendendo a baciargli il collo.
Ed gemette, cercando di spostarlo ancora, senza forze, mentre lui continuava a torturare la sua pelle con le labbra e i denti.
-Invece hai fatto un altro sbaglio…- mugolò, nascondendo il viso contro la spalla del più grande, che fermatosi, lo guardò.

-Ti renderei felice, Edward….ti proteggerei e ti amerei..- sussurrò, cercando quegli occhi dorati, che quando si posarono nei suoi d’onice pura, apparvero spenti e senza quella luce fiera e vitale che aveva visto per tanti anni e in quegli ultimi giorni -Se il tuo Roy ti amasse davvero, ti avrebbe già sposato, no?- continuò, senza freni nella voce, vedendo come le sue parole animavano per pochi secondi quel miele opaco, di un sentimento indefinito.
Un sorriso amaro increspò le labbra del più giovane -Questo è il tuo modo di amare?- mormorò, aprendo il braccio sano, guardando l‘uomo, lasciando cadere il fatto del suo Roy.
-Quando perdi una cosa, Mustang…la perdi per sempre- continuò, sentendosi stringere al corpo di questo, grazie al braccio che teneva dietro la sua schiena.
Roy abbassò gli occhi sui due auto-mail, passandovi sopra la mano libera.

Gli alzò la mano d’acciaio non funzionante, riportando poi le sue iridi scure sul viso dell’Elric.

Quegli occhi stazionavano ancora così…immobili, senza una scintilla di gioia o amore..


Rimasero per interminabili minuti in silenzio, finché Roy non si mosse, liberandolo dalla sua presa, per prendere la foto lasciata cadere dal ragazzo, finita proprio ai suoi piedi.
-Io credevo di si…- mormorò l’uomo, osservando il suo viso sorridente e quello dell’Edward che aveva amato.

Il maggiore degli Elric si allontanò da lui, studiandolo, mentre si portava meglio addosso la divisa, rabbrividendo per il freddo.
-Cosa gli è successo…davvero..?- si decise finalmente a chiedere Edward, rivolgendo lo sguardo dorato verso quel Roy, che rimaneva immobile ora, con gli occhi fissi sulla foto. Li alzò poi su di lui, socchiudendoli come in cerca di qualcosa in quel viso arrossato e febbriciante.

-Pensi che l’abbia ucciso io?- sibilò l’uomo, vedendo ora qualcosa attraversare il viso del più giovane, quasi come una nota affermativa.
Si alzò dalla branda, facendo qualche passo, dando così la schiena ad Edward che rimase seduto, tremante per colpa della febbre alta, stringendosi addosso la giacca che l’uomo gli aveva lasciato.
-Tu credi che l’abbia fatto fuori io, non è così?- mormorò, ancora, tornando a guardarlo, con una luce negli occhi che al maggiore degli Elric non piacque.
Si rintanò più sulla branda, contro il muro, come a cercare di trapassarlo ed uscire di lì, da quegli occhi d’onice pura che si stavano di nuovo avvicinando al suo viso.
Roy appoggiò un ginocchio sulla superficie morbida del suo giaciglio, avvicinando le labbra all’orecchio di Edward, aperte in un sorriso ambiguo.

-Direi che ci hai preso, FullMetal..- sussurrò.

Lo bloccò poi contro la parete, guardandolo negli occhi.
Quelle iridi ambrate ora terrorizzate da ciò che poteva succedere.
Era in una stanza con un pazzo…una bomba ad orologeria che sarebbe esplosa da un momento all’altro.
Edward lesse in quelle pozze nere solo un infinito vuoto…un baratro in cui si perse, quando le mani dell’uomo ripresero ad accarezzarlo in punti troppo sensibili.
Fu steso di nuovo sulla branda, mentre Mustang gli si metteva sopra, scendendo a baciargli il collo, risalendo fino al suo orecchio, che morse delicatamente.
-L’ha voluto lui, Ed…mi ha tradito….voleva distruggere quello che stavo pian piano raggiungendo con la fatica e il sacrificio…- mormorò, sentendo sotto di lui il corpo del giovane tendersi e irrigidirsi ai suoi baci, miste alle sue parole -…e l’ho fermato…- finì, guardando gli occhi resi lucidi dalla semi incoscienza dovuta alla febbre alta.

-Ucciderai anche me..?- sussurrò a fatica Edward, girando il viso su un lato, mentre portava la mano alle labbra, tossendo affaticato.
Mustang non rispose, aiutandolo a girarsi su un lato, per continuare a tossire, e stringersi addosso la divisa. Lo sentiva tremare per il freddo che pungeva la gamba sana scoperta, e osservò la mano buona staccarsi dalle labbra screpolate per aggrapparsi alla sua camicia sgualcita.
Cercò di tirarsi su Edward, con gli occhi socchiusi perché la testa gli doleva e la vista non era delle migliori.
Avvertì il braccio di Roy intorno alla sua schiena che lo sorreggeva, e sollevò il viso per incontrare le sue iridi nere.
Le labbra dell’uomo si posarono sulla sua fronte bollente, dandogli un po’ di sollievo.
-Copriti..- sussurrò soltanto, portandolo seduto, mentre lui si alzava e recuperava i pantaloni di Edward, porgendoglieli.

Lo osservò in silenzio, mentre si rivestiva delle parti inferiori tossendo di tanto in tanto.
Non aveva alzato il viso per guardarlo, ne aveva detto nulla.
Sembrava essere sveglio e tenersi in piedi per miracolo.

E difatti barcollò alla fine, finendo tra le braccia di Roy che lo sorresse, stringendolo a se.

Edward rimase con il viso nascosto contro il petto dell’uomo, mentre piccole lacrime scivolavano dagli angoli dei suoi occhi.
Perché era così?
Non lo capiva….a volte semplicemente perfido, e altre premuroso, pronto a tutto per lui.
Si sentì sollevare il viso, e gli occhi di tenebra del Capitano si puntarono nei suoi, mentre lo stringeva a se, come in un abbraccio protettivo.

Dei colpi alla porta fecero voltare Mustang, mentre Edward abbassava affaticato il viso, sorreggendosi grazie solo all’uomo che lo teneva stretto.
-Capitano apra! Sappiamo che è li dentro!- affermò una voce nell’altra stanza, mentre una seconda continuava a chiamare il biondino.


-Edward! Ed, stai bene??- Lilith era dietro ad Havoc, mentre questo continuava a picchiare contro la vecchia porta della stanza del suo superiore.

Aveva aspettato che la ragazza si svegliasse, per parlarle.
Erano passate solo due ore, e quando era rientrato nello scantinato, aveva trovato la giovane intenta a lavorare sul suo bastone.
Gli aveva spiegato che doveva finirlo di riparare per poter ripartire, che non ci avrebbe messo molto…forse.

Non le aveva dato tempo.
Gli aveva riferito subito il piano di Mustang, e aveva assistito all’espressioni del suo viso che erano cambiate lentamente, mano a mano che raccontava.

Stupore
Smarrimento.
Rabbia

Tutto si era susseguito in pochi minuti, e si era ritrovato sbattuto a terra da quel soldo di cacio che era la giovane, cavalcioni su di lui.
Si era preso lo schiaffo e le urla della ragazza, e aveva visto la preoccupazione di quest’ultima per Edward.
Lo aveva letto nei suoi dolci occhi color della nocciola, la colpa che dava a se stessa.
E aveva subito fermato le sue lacrime, abbracciandola e chiedendogli perdono per tutto, che era in realtà colpa sua.

-Edward!!- chiamò ancora Lilith, per nulla infreddolita dal gelo che entrava dalla finestra di quel “ufficio” provvisorio del campo.
Havoc la guardò e poi portò la sua attenzione sulla porta, che abbatté con una spallata.

-Così mi hai tradito?- domandò Mustang, rimanendo perfettamente immobile, guardando i due appena entrati da quella soglia senza più una porta, mentre teneva un braccio intorno alla vita di Edward, e un coltello puntato alla sua gola.
La ragazza strinse la presa sul suo bastone, guardando con un leggero tremore del labbro inferiore il Capitano che teneva in ostaggio l’amico.
-Lascialo, Mustang- soffiò, senza però muoversi, usando un tono gelido e impensabile per un viso così dolce che era il suo.
Gli occhi di Edward erano sbarrati, puntanti sul pavimento di pietra, senza riuscire a capacitarsi di quello che stava accadendo.

Una bomba ad orologeria pronta a scoppiare..

Ecco infatti…pochi istanti, e da premuroso, quell’uomo si era trasformato in una minaccia.
Sentì la lama puntata alla sua gola, senza riuscire a fare altro che stringere la presa della sua mano sana sul braccio di lui che lo stringeva a se.
Nessuna reazione, se non un leggero graffio che segnò la sua pelle del collo.
-Signore…lo lasci andare.- mormorò Havoc, azzardandosi a fare un passo, al quale il suo superiore rispose con un allontanamento maggiore da loro, e la lama di quel coltello premuta ancora di più sulla gola del giovane.
Questo rimaneva silente, anche se dentro di se il terrore lo attanagliava.

Perché tutto quello?….cos’era davvero per quel Roy?

-Lascialo Mustang!- ripeté ora più forte Lilith, stringendo le labbra, per trattenersi dal pronunciare anche solo un incantesimo.
Non voleva rischiare la vita di Edward.

-Non me lo porterai via, come hai fatto con Huges..- ringhiò Roy, puntando la lama verso la ragazza, mentre portava avanti un piede, così che il biondo prigioniero nel suo braccio fosse dietro la sua persona.

Prigionia.

Protezione.

In quel momento le due parole sembravano fondersi fra loro

-Non hai diritti su di lui! Lascialo ti ho detto!- ribattè Lilith, vedendo un sorriso di scherno comparire sul viso del Capitano.
-Non ho diritti su di lui?…credo che tu sia in errore, mia cara..- sussurrò Mustang, riportando davanti a se Edward, sollevandogli il viso con una mano sotto al mento, mentre il coltello era tenuto in modo che non lo ferisse. -Ormai mi appartiene, Lilith…mi spiace per te, ma te ne tornerai senza di lui- proseguì l’uomo.
La ragazza rimase immobile, guardando con occhi sbarrati il viso di Edward, senza alcuna espressione ora disegnata sopra, niente luce che attraversasse i suoi occhi resi opachi, e il sudore imperlare la sua fronte.
-Cosa…cosa gli hai fatto?!- sussurrò Lilith, facendo due passi furiosa, ma fermata subito dalla lama tornata a premere sulla gola dell’amico.
Gli occhi di Mustang fermi nei suoi, e quel sorriso terribile disegnato sulle sue fini labbra.
-Cosa gli hai fatto??!- gridò ora la maga, trattenuta da Havoc, che guardava con occhi sbarrati il suo Capitano.
Questo abbassò il viso fino a sfiorare la testolina bionda di Edward, senza staccare le polle d’onice da loro.

-Lui è mio..- soffiò.

Nell’esatto momento che un esplosione colpì un lato di quella camera, facendo cadere tutti e quattro a terra.


Lilith si sollevò a fatica, tossendo per colpa del polverone alzatosi, cercando senza perdere un solo attimo Edward.
Questo rimaneva sdraiato a pancia in giù, vicino al corpo privo di sensi di Roy.
-Ed!!- chiamò la giovane, alzandosi subito in piedi, e raggiungendo l’amico a terra, seguita a ruota da Havoc, che con delicatezza girò il biondino supino.
FullMetal teneva gli occhi socchiusi, mentre un rivolo di sangue scendeva lento dalla tempia sinistra, e il respiro era frettoloso.
-Ha la febbre- disse Jean, buttando l’occhio sul suo superiore, vedendo che era immobile, ma sicuramente vivo.

La ragazza portò una mano sul petto di Edward, chiamandolo piano.
-Ed…ce la fai ad alzarti?- sussurrò, vedendo lui annuire sofferente, mentre con l’aiuto di Havoc si tirava su.
-Cos…cos’è successo…?- mormorò, aggrappandosi al soldato, in un momento di capogiro, avvertendo nell’aria grida ed altre esplosioni.
Jean si girò verso il buco creato dal botto di prima, irrigidendo la mascella.
-Il fronte nemico non ha rispettato la tregua, e ci sta attaccando- spiegò spiccio e furente, mentre faceva strada ai due fuori di lì, aiutando Edward a reggersi in piedi.
Questo si girò solo un attimo verso l’uomo ancora steso a terra, riportando poi lo sguardo avanti, pensando solo a salvarsi da quell’inferno.


Fuori la situazione era peggio di quello che si aspettavano.
I nemici erano riusciti a fare una breccia nella trincea, e soldati di entrambi i fronti si scontravano in corpi a corpi terribili sotto la furia del vento e della neve.
Havoc portò i due ragazzi dietro ad un pezzo di edificio, al riparo dal fuoco nemico, proteggendoli contro gli uomini che si avvicinavano, con le pistole spianate, pronti a far fuoco.
Edward era ranicchiato contro il pezzo di cemento tenendosi la ferita al fianco e cercando di respirare più lentamente, mentre Lilith imprecava contro la sua magia che andava e veniva.
-Come…come torneremo?- domandò il ragazzo, portando indietro la testa ad una fitta maggiore.
La ragazza scosse la testa, appoggiando il bastone a terra, cercando di ripararlo ancora per un po.
-Mi manca poco, Edward. Nel mio corpo posso lavorare più velocemente che invece come ho fatto quando ero di là….il problema è muoversi- borbottò, sentendo gli spari uscire dalla pistola di Havoc che rispondeva al fuoco nemico.
-Veloce Lilith! Non riuscirò a tenerli ancora a bada- affermò questo, riparandosi dietro al loro “scudo” di emergenza, ferito lievemente ad una spalla.

Ed rimase a guardarlo, mentre si portava un pezzo di camicia appena strappata, intorno alla ferita.
Incontrò poi i suoi occhi ceruli, e notò il viso prendere una piega sconfortata.
-Mi dispiace Edward…io non..- cercò di dire, ma il più giovane scosse la testa, sorridendogli.
-Non scusarti Havoc…non ce n’è bisogno. Quello che…stai facendo adesso..può valere più delle parole- mormorò a fatica, riportando lo sguardo su Lilith.
Questa un po’ riparava il bastone, e un po’ inveiva contro le esplosioni.

-Ho pensato…di poterla avere- la voce di Jean raggiunse solo le orecchie di Edward, che giratosi di nuovo, lo guardò negli occhi.
Apparivano tristi, velati di amaro rancore verso se stesso.
-Per questo…ho strinto un patto con Mustang..ma..- si interruppe da solo Havoc, stringendo le labbra e guardando avanti a se.
Si rialzò di nuovo, riprendendo a sparare contro gli uomini che avevano l’ardire di avanzare, fermandoli e facendo cadere i loro corpi senza vita nella neve.

A raggiungere tutti gli altri.

Cambiò il caricatore il biondo, mentre Lilith esultante, strinse a se il bastone.
-Ci siamo!- affermò la giovane, alzandosi in piedi, e contrattaccando con la sua magia.
Voleva tornare ad Amestris, ma allo stesso tempo la sua coscienza le diceva di tentare di aiutare l’Havoc di quel mondo.
Edward chiuse per un momento gli occhi, per riprendere fiato, sentendo la neve sotto di se gelargli le ossa; intorno a loro sentiva solo spari e grida, e i fiocchi cadere dal cielo ora più lentamente, non erano più sferzati dal vento, che taceva.

Quando riaprì gli occhi, fu troppo tardi per avvertire Lilith.
Due dei soldati nemici erano alle loro spalle, e solo lui, in quel momento se ne era accorto.
Lo sparo arrivò proprio nel mentre che chiamava l’amica, che giratasi di colpo, riuscì solo a vedere il corpo di Havoc cadere in ginocchio.
Occhi sbarrati, labbra dischiuse, e il respiro mozzato, mentre il sangue usciva dalla ferita alla schiena.

Edward cercò di muovere ancora il braccio, di alzarsi…di fare qualunque cosa..
Senza risultato
La ragazza si era gettata a sorreggere Jean, mentre lui rimaneva immobile.
I due soldati pronti a fare di nuovo fuoco, fermati soltanto dall’idea di poter usare i due “civili” come ottimo premio.

I loro pensieri furono stroncati da due perfetti colpi ai loro petti da Roy Mustang comparso dietro i due.
Il braccio sinistro tenuto parallelo al corpo, ferito forse dall’esplosione iniziale, e il passo incerto.
-Havoc! Te la caverai, adesso sdraiati, e respira- la voce di Lilith scosse Edward che era rimasto a guardare il Capitano che aveva salvato loro le vite, facendolo tirar su in ginocchio per aiutare almeno l’amica a portare al riparo il soldato ferito.

Jean respirava appena, tenendo gli occhi socchiusi e una mano sul petto che si stava pian piano macchiando.
Il proiettile doveva essere uscito, visto il piccolo foro nella giubba, ma non era certo che avesse mancato punti vitali.
Roy prese il posto del biondo sottoposto, proteggendo il gruppetto dai nemici, mentre la truppa più avanti eseguiva il proprio mestiere, seguendo solo l’istinto.

Una battaglia persa

Una guerra sulla fine…

-Havoc…respira piano, avanti- mormorò Lilith, china sull‘uomo, mentre questo sorrideva a quelle parole, portando con fatica la mano sulla testolina bruna della giovane.
-Mi dispiace… di averti creato tanti….tanti problemi..- sussurrò, guardandola con occhi velati dall‘incoscienza.
-Stupido, risparmia il fiato- affermò di risposta lei, stringendo le labbra, mentre Edward tentennando nei movimenti, cercava di tamponare la ferita, dando veloci sguardi a Roy, che glie ne restituiva altrettanti.

-Ehi, piccola…..puoi…puoi esprimere il desiderio di questo…stupido?- domandò ancora Havoc, per nulla dell‘idea di rimanere silente, sentendo la vita scivolar via velocemente.
Lilith annuì debolmente, mentre piccole stille salate uscivano dagli angoli dei suoi occhi.

Mai…

Mai avrebbe voluto vedere una persona morire.

Ne aveva viste troppe nella sua lunga vita, e troppe importanti.


Non era giusto.


-Lui…è un uomo fortunato…e..digli che non deve provare…a fare l‘idiota. Digli che ha…un tesoro prezioso vicino…a se, e che…fra di noi ha vinto lui..- mormorò, sorridendo lievemente, accarezzando la guancia morbida e calda di quella giovane ragazza, con cui avrebbe voluto costruirsi una vita migliore.
Il pensiero che era un altro lui, un altro Jean Havoc ad averla per se….era qualcosa di semplicemente appagabile
-E…se mai avessi…- fece una sola piccola pausa, e poi riprese -..io…gli avrei dato il…nome di mio padre…e..- chiuse le labbra e gli occhi, inarcando la testa ad una fitta di dolore, mentre Lilith scendeva a baciargli la fronte.
-Lo farò, Jean..- sussurrò, guardandolo nelle iridi cerule, quando tornarono ad aprirsi.
Non parlò Havoc, ma si soffermò ancora su quel viso tanto desiderato
Così dolce
Così fine
Così bello da abbracciare la morte con un sorriso.

-I promise you..- sussurrò ancora Lilith, chiudendogli le palpebre sugli occhi, con estrema dolcezza, mentre intorno a loro si scatenava ancora l‘inferno.


-Lilith…- mormorò con fiato corto Edward, aggrappandosi al braccio della ragazza, per farla staccare dal corpo del soldato morto.
Dovevano andarsene
Immediatamente
-Lì..- chiamò ancora il biondo, piegandosi quando il dolore colpì ancora il suo fianco.
Roy si era riparato, dopo aver finito i proiettili nel caricatore, dietro al pezzo di muro.
Osservò il suo sottoposto con sguardo serio e rammaricato.
Edward lo studiò per alcuni secondi, tenendosi vicino a Lilith, non ancora del tutto sicuro che quel Mustang fosse davvero in se, e dalla loro parte.

Ricordò la foto che aveva stretto, mentre lui non c‘era.
E rivide l‘Havoc stringere un Roy più giovane in una stretta amica e quasi fraterna.


Come erano arrivati a quello?
A quel finimondo?


Dopo essere rimasto un paio di minuti fermo vicino al corpo di Havoc, il Capitano si era alzato quel tanto per rimanere riparato, ed era andato dietro ad Edward, prendendolo per un braccio, tirandolo a se.
Il biondo si girò di scatto, cercando di allontanarlo con movimenti impacciati, mentre Lilith si era voltata, pronta a reagire contro Mustang.
-Dovete andarvene di qui!- affermò l‘uomo, prima che lei potesse farlo volare con qualche sua diavoleria
Edward rimase immobile nella sua presa, alzando il viso per incontrare i suoi occhi, sorpreso.
Anche Lilith sembrava alquanto perplessa delle parole dell‘uomo, ma si riprese subito -Non possiamo qui! La mia magia è al limite. Devo poter usare le mie ultime forze in un posto meno esposto, altrimenti potremmo essere colpiti!- affermò, guardando Edward e anche lui fece lo stesso

Non si era riposata abbastanza.

Lo vedeva dai suoi occhi stanchi, e la pelle pallida
Nelle condizioni in cui era, e tutto quella magia che aveva usato….non potevano tornare a casa in maniera rapida.
-Venite con me- affermò Roy, alzandosi, e prendendo la pistola carica di Havoc, rispondendo al fuoco di tre uomini, prima di gettarsi in una via stretta e libera, tenendo sempre Edward, e seguito a ruota da Lilith.

Li condusse su per delle vie deserte, anche se di certo l‘esercito nemico, in piccoli gruppi era passato, dati i cadaveri dalle giubbe rosse che vi trovarono riversi in modo scomposto, sulla neve.
Le urla e gli spari sembravano più lontani, ma questo non poteva essere una rassicurazione.

Edward sentiva sia il dolore alla ferita aumentare, che la testa dolergli, forse per la botta presa precedentemente.
Fatto sta che inciampò più volte, iniziando a non vederci più chiaro.
Non voleva perdere conoscenza.
Stava lottando con tutte le sue forze per rimanere sveglio, ma la cosa era più facile a dirsi che a farsi.

Cedette sull‘ultimo passo, e Mustang fu costretto a prenderlo in braccio, sentendone il respiro corto e difficoltoso.
-Cosa succede?- si informò subito Lilith, preoccupata, mentre non toglieva di dosso gli occhi dall‘uomo.

Lo teneva sempre sotto tiro…non voleva essere ingannata di nuovo.
Roy la guardò, fermandosi un momento per riprendere fiato dalla corsa, controllando che nessuno li stesse seguendo, mentre Edward si era aggrappato con la mano sana alla sua camicia, e piccole nuvole di condensa uscivano dalle sue labbra.
-La febbre deve essersi alzata ancora….devi farlo subito vedere da un dottore appena tornate nel vostro mondo- affermò Roy, stringendo a se il corpo di Ed, sentendolo tremare.
Lilith annuì piano, riprendendo a camminare a passo svelto, quando Roy tornò a cercare un luogo sicuro e riparato.

Senza indugio si infilò in un‘abitazione mezza distrutta dalle esplosioni, dove i corpi di amici e nemici erano riversi sul pavimento, e due contro il muro, in schizzi di sangue.
Il forte odore di morte e polvere da sparo, mischiate insieme, fece tappare il naso con una manica al capitano che depose Edward a terra, visto che riusciva a reggersi in piedi.
Lilith si guardò intorno, cercando almeno un posto libero da sangue e corpi, e tracciò con precisione e velocità un cerchio con il bastone.

Era l‘unica possibilità di andarsene da quell‘inferno, vivi

Mustang rimase leggermente distante dal biondo ragazzo, osservando in silenzio il lavoro della giovane, che stanca ma decisa, tracciò strani simboli intorno e dentro al cerchio appena disegnato.
Borbottava strane parole, che facevano illuminare ogni linea una volta che il suo bastone si alzava dal pavimento.
Quando ebbe finito, si mise al centro e picchiò l‘oggetto a terra, sentendo la magia percorrere interamente il disegno.
-Bene…Edward ora possia- le parole di Lilith furono interrotte dai passi frettolosi fuori da quella casa, e l‘arrivo improvviso di una truppa nemica.
Tre uomini la componevano, e quando li videro, non attesero neanche un secondo per far fuoco.

Lilith si era accovacciata a terra, in un gesto naturale, mentre il bastone reagiva da solo e la proteggeva dai proiettili, trovandosi lei all‘interno della sua stessa magia tracciata sul pavimento.

Solo in un secondo momento rialzò il viso terrorizzata dalla sorte toccata ad Edward


Lui non era li accanto a lei


Non aveva neanche potuto premeditare di proteggerlo.

Gli uomini che li avevano attaccati stavano avanzando, mentre a terra, in ginocchio stava Mustang.
Cercò disperata con lo sguardo il biondino, Lilith, e rimase immobile alla scena.

Roy non era il solo ad essere chinato..
Teneva stretto fra le braccia qualcuno ranicchiato su se stesso, con il viso nascosto contro il suo petto.
Qualcuno con biondi capelli leggermente macchiati di sangue, e dagli intensi occhi dorati che si posarono sbarrati sul viso dell‘uomo che l‘aveva protetto.
Questo teneva le palpebre strette sulle iridi d‘ebano, nascondendole allo sguardo del più giovane, mentre le labbra cercavano respiro.
Edward si allontanò di poco dall‘uomo, posando una mano sul suo petto e sentendo qualcosa di vischioso. Abbassò gli occhi sul liquido vermiglio che macchiava il palmo e le dita e ne cercò la causa.
Mustang gemette, cercando di tirarsi in piedi, senza successo, scivolando a terra supino, mentre gli uomini che li avevano attaccati ora erano a pochi passi.

E li vi rimasero.

Un verso strozzato e più colpi di spari fendettero l‘aria, prima che l‘unico suono rimasto fu il continuo ticchettio che dimostrava che la pistola aveva finito i colpi.
Edward rimase immobile, fermando il dito che sembrava essersi mosso di sua iniziativa mentre premeva il grilletto, rimanendo con il braccio teso e l‘arma ormai scarica puntata nel vuoto.
Il viso stravolto, attraversato da quell‘orrore che un bambino si ritrova dopo aver visto un mostro sotto al suo letto.

Lui ne aveva visti troppi nella sua vita.

-Ed….- il nome sussurrato appena, e la mano posata sul braccio ancora teso, in modo da abbassarlo.
Il biondo lasciò andare la pistola a terra, senza degnare di uno sguardo i corpi dei tre soldati, puntando solo i suoi dorati occhi sul Capitano davanti a lui che l‘aveva chiamato.
Edward alzò il braccio sano, portandolo sul viso dell‘uomo..
-No..no! Non morire ti prego…non morire…- mugulò guardando quelle iridi d‘alabastro che sembravano sorridergli, cercando di rassicurarlo.
-è..è quello che voglio, Ed..- sussurrò, fermato subito da un secco rifiuto dell‘alchimista, che si guardò intorno come un pazzo, in cerca di qualcosa.

Roy….lui non doveva morire..

Se lo ripeteva nella mente, lo gridava nella sua anima, mentre faticava anche solo a respirare per colpa di quella dannata ferita al fianco che gli aveva fatto schizzare la febbre in maniera vertiginosa.

Aveva visto morire Falman…Havoc…lui no, lui no!

-Edward, non possiamo fare nulla, las- iniziò Lilith, provando a raggiungerlo, ma il biondo si girò con le lacrime agli occhi -Stai ferma! Io….io non posso lasciarlo morire!- gridò lui, tornando a guardare Mustang.
-Sei un idiota! Perché l‘hai fatto se mi odi? Perché…- mugulò, sentendo la mano dell‘uomo sulla sua testa.
-E tu perché l‘hai fatto?- mormorò questo, tossendo, mentre lo osservava con occhi socchiusi.

Già….anche lui non era rimasto fermo..

L‘aveva tirato via dalla traiettoria del primo uomo….gli aveva salvato la vita..


E lui l‘aveva sprecata salvando lui


-Io…io..- sussurrò, fregandosene delle lacrime che rigavano il suo volto, mentre Roy sospirava, continuando ad accarezzargli la testolina bionda, facendo incontrare le loro fronti.
-Dovresti odiarmi, Edward…per per quello che ti ho fatto….Volevo che mi odiassi, Ed..- sussurrò, chiudendo gli occhi per riprendere fiato, riaprendoli subito dopo.
-C..cosa? Perché?- domandò il biondo, senza capire.
Mustang sorrise, con quel suo sorriso da schiaffi che non sarebbe sparito neanche in punto di morte.
-Io ti ho lasciato morire, Edward….Volevo scalare il potere con quella maledetta…guerra. Tu avevi trovato un modo per …per fermare il conflitto, ma avresti così fermato anche…anche la mia probabile promozione..e…- cercò di spiegare Roy, stringendo ora fra le mani il viso del ragazzo -Ti ho scoperto e ti ho fermato…ma..ma poi quell‘esplosione, e tu che sei rimasto li…io…perché mi hai sorriso Edward? Perché mi hai detto che mi amavi?? Dovevi odiarmi- le lacrime avevano preso possesso anche degli occhi del Capitano, che dopo aver cercato di alzarsi, era ricaduto di nuovo a terra.
Il ragazzo rimase in silenzio, con gli occhi sbarrati, ora conscio di ciò che era accaduto veramente…

Perchè Mustang voleva portarlo ad odiarlo con tutto il cuore, trattandolo così.

-Merito…merito solo il tuo odio, Ed….odiami ti prego- sussurrò, portando le mani sulle spalle di Edward, lasciando che il viso si nascondesse nell‘incavo di quella sinistra.
Lilith rimaneva in disparte, senza proferir parola, mentre il cerchio ancora luminoso e pieno di magia aspettava solo un suo ordine.
Edward era fermo in ginocchio davanti all‘uomo, guardandolo come se avesse detto la più grande cavolata del mondo.
-Sei un idiota Roy! Edward…il tuo Ed ti ha dimostrato che anche se avresti sacrificato la sua vita, ti avrebbe sempre amato….sei….sei…un idiota!- gli gridò, alzandogli la nuca e posando la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi, mentre sentiva il respiro dell‘uomo farsi più sottile.
-Edward..io…- mormorò, guardando ora quelle pozze d‘oro. -Mi dispiace per…per tutto Edward…non non c‘è stato giorno che non abbia visto il tuo…viso sorridente fra le fiamme…e ..e io che ti ho lasciato li…..ti prego perdonami Edward…perdon..- strinse la presa sulla mano del biondo, che a sua volta stringeva la sua, fissandolo per l‘ultima volta, senza più fiato per le parole.
-No…no Roy….ti prego…- si dondolava stringendo la presa su quella mano insanguinata.

-Ed, andiamo!- gridò Lilith, stringendo il bastone, sentendo che non avrebbe resistito ancora la sua magia.
Il ragazzo guardava ancora l‘uomo, che attendeva una risposta, con le sue ultima forze.
-Ti ha già perdonato…stupido Roy..- sussurrò con viso stravolto ma sereno, lasciando andare la sua mano, mentre questo riusciva a fare un sorriso tirato, chiudendo gli occhi.


Edward si alzò, entrando nel cerchio con Lilith, e si strinse le suo abbraccio, chiudendo gli occhi.
-Torniamo a casa Ed….torniamo subito…- mormorò la ragazza, guardando l‘uomo spegnersi con un dolce e malinconico sorriso sulle labbra, scivolando a terra ormai un corpo vuoto, prima di avvertire la magia fare il suo corso.
Intorno a loro tutto apparve confuso, e movimentato.
Chiuse gli occhi, nascondendo il viso fra i biondi capelli di Edward, mentre questo era col viso nell‘incavo della sua spalla, lasciando i dolori in quel mondo ormai finito….

Ma non dimenticato.



***





L’Incoscienza l’aveva preso in un secondo.
Forse da quando era iniziata la magia di Lilith…o da quando Roy era morto…non lo sapeva.
-Ed!- la voce appariva confusa e lontana, e sapeva solo che doveva stringersi con forza a qualunque appiglio.

-Edward, oddio Ed- ancora la stessa voce, e con sforzo riuscì ad aprire di poco gli occhi, puntandoli sul viso della persona china su di lui.

Sfocata
Indistinguibile

Familiare

-Ed…..Qualcuno chiami immediatamente il dottor Knox!- un grido perentorio che gli perforò le orecchie, facendolo gemere e abbassare la testa, mentre la mano sana continuava a stringere qualcosa di ruvido e caldo.
Riconosceva quel tessuto….
Era lo stesso stretto anni addietro, quel giorno che tornarono.

Una fitta di dolore lo fece inarcare e mugolare, mentre un abbraccio pieno d’amore lo stringeva ad un corpo.
-Edward…restisti, va bene?…Mame-chan…sei qui..- il sussurro ora più udibile e facilmente riconoscibile.
-R…oy….Roy…- a fatica quelle parole uscirono dalle sue labbra, mentre tornava a chiudere gli occhi per la troppa luce presente in quella stanza.

-Ed!…..Edward!!- voce confusa…

Voce lontana

Il silenzio a circondarlo.


Il buio ad avvolgerlo.






0

“Pazzia e amore
Nessuno ha mai detto
Che le due cose siano separate


È stolto colui
Che crede il contrario“










E finalmente arrivò il 5° oooooo *_*
Trett’anni per finirlo v.v dio mio…e poi, dopo che l’avevo finito, mi guardo intorno spaesata e rimango così O_O


Il disegnoooooooooooooooooooo finaleeeeeeeeeee o-o’

Il mio urlo devono averlo sentito fino a Roma XD bauhaua
Cmq, eccomi A__A per chi era in attesa, buahauhaua sono risorta A__A inseguita dai soliti insetti geneticamente modificati XD ma ancora vivaaa XD
Bene, il capitolo parla da se v.v e il disegnino come sempre tenta di sdrammatizzare il momento serio ^^ (ç_ç n.d. Ed)(su su..*fa pat pat* n.d.me)(è…è…è mortooooooooooo ç_ç n.d. Ed)(Ehi! Non iniziare come la Doby eh v.v altrimenti ti sopprimo v.v n.d.me)
Per il prossimo capitolo, beh, dovrete aspettare e penare XD perché non l’ho proprio iniziato, anche se è tutto qui *indica testolina*
La mia piccola gitarella in Molise mi ha dato molti spunti XD
Cosa dire in mia discolpa nel capitolo precedente….beh..
v.v mi spiace, ma qui avrete ben capito che alla fine dell’altro, il BlackRoy (come lo chiama Elmeren XD) ha fatto quello che doveva fare o.o’
So che non l’ho scritto nell’altro, ma comprendetemi ç.ç non ne avevo il coraggio *fa caressina a Edward* povero piccolo ç.ç non potevo scriverlo per intero… (v.v ci hai provato..<.< n.d. Ed)(shhh >.< n.d me)

Cooomunque XD ringrazio tutti i commenti, buahauaha che vedo sono arrivati a 7 A___A ihihih allora le mie suppliche sono servite ^^ ohh, bene bene ^^

Al prossimo cari ^^ un bacioneee
E vi prego di una sola cosa...COMMENTATE A____A ALTRIMENTI...

....vi mangio le orecchie v.v..
XD


Ringraziamenti

Elmeren kun: ohh, vedi? Son buona io v.v a volte.
Belle risposte XD buahauahau
Allora, si, anche io adoro questo Roy. Ha un suo perché XD un po’ mi è dispiaciuto fargli fare questa fine, ma v.v….dovere, mi spiace XD
Ehm, coff coff…il materasso ce l’ho messo io XD così stanno più comodi XD pardon, mio errore.
Come già ti dissi, è Falman ad essere morto ._. non Breda.
Sai che sono bastardissima e non dico niente ^^ ihihihi

nemesi06: Spero che le motivazioni del nostro Roy cattivo siano state limpidi ed esaurienti XD
Ehh, purtroppo ha fatto quel che voleva con Ed, anche se non l’ho scritto^^’ cioè, l’ultima parte prima del risveglio di Lilith, doveva far capire che beh…si quello o.o’ XD però come ho già detto non avevo cuore per scrivere i particolari^^’
Anche le motivazioni di Havoc dovrebbero essersi capite^^
Contenta di averti nel gruppo di commentatrici^^ ghghgh e grazie


FightClub: ehm…coff coff, ci ho messo un po’ di più ^-^….ma non mi uccideree O_O *si mette le manine sulla testa, ranicchiandosi* ç,ç
Spero ti sia piaciuto anche questo ^^ almeno qualcosa si risolve ci ci, anche se è triste ç.ç


shikadance: *viene stritolata dall’abbraccio, e viene poi rigonfiata da Lilith* unii @.@ XD ohh, la mia tata Shika ^^ ved vedi che sono tornata *-*? Ihhihihi non sparirò tanto facilmente bushsushs
Ehh, in realtà c’è stato un accordo ben fatto fra Roy e Havoc, come hai potuto vedere cici v.v uno voleva Ed, mentre l’altro Lilith. L’importante era che nessuno mettesse il naso negli affari dell’altro.
Havoc proteggeva Lilith, perché Roy non ci avrebbe pensato due minuti di più a farla fuori *annuisce*
Tranquilla, come vedi, qualcuno sta stringendo coccolosamente il nostro Ed ^^ ma chi sarà mai? XD


chamaedrys: cara ^^ ho risolto i tuoi dubbi? ^^
Alter Roy è “diventato” diciamo, così, per colpa della morte di AlterEd, del quale si da la colpa (in parte è proprio colpa sua v.v poveretto). Come leggerai, Alter Roy si comporta così proprio perché vuole farsi odiare da Ed, perché non capisce il fatto che il suo Alter Ed non lo mandasse al diavolo, mentre moriva.
Comunque si capisce di più nella storia XDD
Havoc è tato, poverino, in entrambi i mondi v.v anche se forse in questo è più “adulto infame” perché non si fa scrupoli, se non alla fine, ad avere Lilith ^^…ma poi si vede che è tutto finto, v.v cioè, rimane comunque un animo buono ^^


saku_chan the crazy dreamers: Ehilà XD benvenuta ^^ contenta che la mia ficciola viene pubblicizzata XDD *__*
Ehh, si, questo è il seguito di un’altra,^^ però son contenta che ti sia piaciuta fino a questo punto^^



Per i commenti di -Here Without You- un grandissimo ringraziamento a chi l’ha letta e commentata, e son felice che la mia idea sia piaciuta ^^
Per fare un sunto, si è triste e molto intensa, per questo la trovo particolarmente azzeccata e bella ^_^
Per quanto riguarda la piccola zingara per il quale Edward si è prodigato fino alla fine, lascio a voi un idea della sua fine.
Non ho voluto scriverlo, punto prima perché incentrandomi molto su come mandare avanti la one-shot su Ed e Roy, me la sono persa per strada XD punto secondo, mi piace dar spazio alle vostre idee.
Qualcosa di bello, sarebbe che si è salvata, e che il sacrificio di Ed è valso a qualcosa, ma non voglio neanche gettare troppo finali felici, perché si sa bene cosa succedeva in quel campo, e che le speranze di sopravvivenza, soprattutto per una ragazzina erano poche.
Ho lasciato dunque il finale a se ^^ molto meglio credo^^
Per quanto riguarda Roy, dunque, è rimasto dietro quella scrivania per qualche anno, finchè non si è deciso a mollare tutto e seguire Ed. Questa era l’idea *annuisce* è un po’ come dire che ha fatto quello che l’altro Roy non ha avuto il coraggio di fare, cioè, mollare tutto e seguire Edward ç-ç
Un pensiero bello e triste direi ç.ç

Comunque, vedrò se mettere i miei commenti ai commenti, nella ficciola^^ così è meglio, visto che lo fanno molti ^^

Ora finisco qui^^ e un bacioneee
Alla prossima XD che sarà fra un bel po’, credo XD dipende dagli impegni^^



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Capitolo 6
*** -I want you to Know- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura
Raiting:Arancione
Riassunto Capitolo: -Gocciola gocciola gocciolaaa..-

L’autunno in quella città faceva sentire la propria presenza con un temporale in piena regola
La mattina sembrava essere scivolata via, come l’acqua che ora scorreva agli angoli della stradina asfaltata che portava all’ospedale , tanto velocemente da sorprendere la ragazza che rimaneva sporta dalla finestra della sua stanza.

-Gocciola, gocciola…-






-I want you to know-





Un fulmine illuminò l’esterno, mentre un tuono non aspettò di far sentire la sua forte voce.
La pioggia battente sui vetri scendeva obliqua, quasi a voler cercare di rompere le finestre del Quartier Generale dell’Ovest.
Un tempo davvero da lupi
Un tempo davvero perfetto per una situazione allarmante come quella.

Stringeva fra le braccia quel tremante corpo avvolto in una giubba rossa, tanto simile alle loro casacche militari, ma così diversa.
-Ed!- ancora cercò di fargli aprire gli occhi, ma niente.
Aveva paura, in quel momento, il Comandante Supremo, mentre portava la mano libera sulla chioma dorata e disordinata di Edward, portando così la nuca abbandonata all‘indietro, contro il suo petto.
-Avete chiamato Knox??- domandò, autoritario Roy, mentre sentiva il sangue secco fra i polpastrelli, impresso sui fili biondi del ragazzo privo di conoscenza.
Sentì Huges rispondere affermativamente, e buttò poi l‘occhio poco più in là, dove Havoc reggeva a sua volta una Lilith dormiente.

-Come sta?- si interessò subito Mustang, senza però lasciare il corpo di Ed, stringendolo quasi per paura che qualcosa o qualcuno glie lo portasse via di nuovo.
-Sembra che si sia solo addormentata. Non ha ferite né riporta danni di alcun genere- spiegò Maes chinandosi davanti all‘amico; visionando il ragazzo privo di sensi fra le sue braccia, notò subito la macchia di sangue che andava allargandosi su un fianco.
Si strappò senza pensarci due volte un pezzo di manica della sua camicia, spingendola contro il punto del biondo alchimista, che nell‘incoscienza tremò e strinse la presa con la mano buona sul braccio di Roy.
-Tienilo premuto e alzati. Dobbiamo subito portarlo in infermeria.- affermò Huges, alzandosi, mentre Mustang seguiva il suo consiglio, e teneva fermò il pezzo di stoffa sulla probabile ferita di Edward.
Tiratosi su, seguì l‘amico fuori da quell‘ufficio con fra le braccia la persona più importante della sua vita.


Alphonse si faceva strada fra i militari, che per una cosa o per un’altra, stavano girando per i corridoi del Quartier Generale.
Il cuore a mille e le mani tremanti, mentre apriva ogni porta che si instaurava sul suo cammino, fra lui e la sua meta.

L‘infermeria

Era entrato quasi per caso, pochi minuti prima, nell‘ufficio provvisorio del Comandante Supremo, ed era rimasto di sasso.
Havoc si era alzato in quel momento, bianco un cencio, con fra le braccia una Lilith tranquillamente addormentata.
Non ci aveva messo molto per capire che doveva avercela fatta, a tornare indietro.

Ma Edward?

E poi l‘aveva visto.
Il sangue che macchiava un punto al centro della stanza, poco distante da quello dove si trovava Havoc.
E il panico si era preso possesso della sua anima.
-D..dov‘è? Dov‘è??- aveva iniziato a chiedere, aggrappandosi alla spalla di Armstrong, che aveva cercato di tranquillizzarlo, inutilmente.
Appena scoperto il luogo in cui il Comandante aveva portato suo fratello, si era fiondato fuori dalla porta, percorrendo i lunghi corridoi, gremiti di soldati, diretto all‘infermeria.

Ora che si trovava davanti a quella porta, aveva il timore di entrare.
Giusto mentre appoggiava la mano sulla maniglia, questa si aprì e ne uscì uno Huges silenzioso e dagli occhi colmi di apprensione.
Per poco i due non si scontrarono, e mentre Al si aggrappava quasi in lacrime alla divisa del Generale di Brigata, questo gli portò una mano sulla spalla, donandogli un sorriso tirato.
-Traquillo Alphonse, tuo fratello è in ottime mani- mormorò, accompagnandolo ad una panca li vicino, dove lo fece sedere.
Il più giovane era notevolmente scosso, e Maes continuò a tranquillizzarlo, mentre lanciava vacue occhiate alla porta dal quale era uscito.

Dopo neanche un minuto ne uscì Roy, che si lasciò cadere a peso morto lungo il muro, scivolando fino a terra, alla destra della porta.
Il viso stravolto e la divisa sporca di sangue, mentre fra le mani teneva quella giubba rossa.
Huges gli si avvicinò, guardandolo dall‘alto.
-Ho dovuto…lasciarlo da solo- mormorò, Mustang, alzando gli occhi sull‘amico, che annuì lentamente.
-Knox sa bene quello che fa. Saresti stato solo d‘intralcio lì dentro, Roy…vedr-
-Mi ha implorato di non lasciarlo, Maes- lo interruppe l‘altro, stringendo la presa sulla divisa rossa che aveva fra le mani, alzando l‘unico occhio antracite sull‘amico.
Questo sapeva perfettamente quanto stesse soffrendo.
In poche occasioni, davvero importanti, lo chiamava con il nome.

E quella era una di queste.

Huges osservò il giovane Alphonse risedersi con gli occhi chiusi e le mani strette portate vicino alla fronte.
Non si era nemmeno reso conto che si era alzato di botto, quando Mustang era uscito
Con un sospiro, l‘uomo si levò gli occhiali, massaggiandosi gli occhi con due dita, mentre si lasciava scivolare lungo il muro anche lui.
Finito seduto accanto all‘amico, rimase con il braccio teso, tenente gli occhiali nella mano, posato sul ginocchio destro piegato.

Cosa servivano gli amici, in fondo, se non a stare vicino in quei momenti?

-Per un momento…mi è sembrato di tornare ad Ishbar. Per un solo istante..- si fermò, Roy, alzando il viso verso il soffitto grigio, portandosi poi una mano fra la zazzera nera e scomposta.
L‘odore pungente del sangue non era difficile sentirlo e le vaghe voci che provenivano da dietro quella maledetta porta davano un fastidioso stridio al cuore.
Maes annuì solamente guardando Alphonse fermo nella stessa posizione di prima, respirare piano e scacciare con decisione altre probabili lacrime.
-Edward è forte…vedrai che si rimetterà in poco tempo..- mormorò, portando la mano libera sulla spalla dell‘amico, che appoggiò la testa all‘indietro, contro il muro.
Il viso attraversato da ansia e preoccupazione.

Nessuna lacrima a solcare il suo viso.

Roy Mustang, Eroe di Ishbar e Comandante Supremo di tutta Amestris non avrebbe mai più versato lacrime.
Se l‘era ripromesso.
Non avrebbe permesso alle piccole stille di acqua salata di solcare ancora il suo volto.
-Dovevo rimanere dentro..- mormorò d‘un tratto, chiudendo sofferente la palpebra sull‘unico occhio antracite, non accorgendosi dell‘espressione scocciata di Huges.
Non gli interessava l‘idea di essere di troppo.
Perché Edward glie lo aveva chiesto esplicitamente.
Nell‘incoscienza, è vero…
Ma la voce sofferente e implorante del suo Mame-chan continuava a risuonare nella sua mente, come a voler amplificare il senso di tradimento che sentiva nascere nel suo cuore.

L‘aveva lasciato da solo, alle cure di Knox.

Ma sempre solo.

Si alzò, seguito dagli occhi limpidi e attenti di Huges, e ora anche di Alphonse
Senza aspettare neanche una parola, appoggiò la mano sulla maniglia dell’infermeria, sentendo accanto a se subito l’amico che tentava di impedirgli di perdere la calma.
-Roy! Piantala ora, e stai buono ad aspettare- affermò Maes, vedendo però il corpo del compagno d’armi tremare.
-Come posso starmene qui fermo, quando la persona che amo sta rischiando la vita dietro questa maledetta porta!- sbraitò Mustang, liberandosi con un gesto nervoso della mano di Huges, strettasi per un momento intorno al suo polso, e abbattendo la sua con un pugno sull’inutile pezzo di legno che lo separava da Edward.
Il Generale di Brigata tacque, fermo accanto al suo Furher e amico di tante vicende, mentre questo respirava con affanno, appoggiato con la fronte alla porta.
-Perché è la cosa giusta da fare, Roy. Per Ed…- mormorò poi, portando la mano destra sulla spalla dell‘amico, facendolo così staccare dalla porta.
In quel preciso momento questa si aprì, rivelando un Knox alquanto scocciato.
-Se continuate a fare baccano il mio paziente non potrà riposare.- borbottò, asciugandosi le mani bagnate con un panno bianco.
Alphonse si alzò di botto, avvicinandosi ai tre, senza staccare gli occhi dorati dal dottore.
-S..sta bene?- domandò subito, precedendo il Comandante Supremo, che rimase in silenzio ad aspettare la risposta dell‘uomo davanti a loro.

Knox sembrò prendere alcuni minuti prima di rispondere, dando ad un infermiera comparsa accanto a lui il panno.
-Dovete ringraziare la buona sorte che mi ha portato qui a Ovest. Ha perso molto sangue, e se non fossi stato qui, non ce l‘avrebbe fatta.- fece una pausa, per sistemarsi gli occhiali, mentre posava i suoi occhietti attenti sui presenti. -Di sicuro sarebbe morto sulla strada per l‘ospedale.- affermò, passandosi una mano fra i capelli.
Huges diede una lieve pacca a Roy, facendogli così riprendere fiato, mentre Alphonse si posava una mano sugli occhi, sospirando piano, ora più tranquillo.
Knox prese da parte Mustang, lasciando il giovane Elric nelle mani di Maes.
-Grazie…per quello che hai fatto- stava iniziando il Comandante Supremo, fermato quasi subito dal dottore.
-Dovere, Signore.- affermò sorridendo l‘altro, prima di posare una mano sulla spalla del moro.
-Naturalmente ho fatto del mio meglio, e son riuscito a fermare l‘emorragia provocata da alcune lacerazioni interne e sistemare l’infezione di una ferita, ma il prima possibile sarebbe meglio trasferirlo in ospedale dove potrò curarlo con più attenzione.- spiegò Knox, lasciando che l‘amico prendesse con calma le sue parole.

Roy parve per un momento sbiancare, e rimanere senza fiato, per poi riprendersi poco dopo.
-è fuori pericolo…vero?- sussurrò, stringendo la presa intorno al polso di Knox, che lo lasciò fare, annuendo piano.
-Ora sta riposando, quindi se devi sincerarti delle sue condizioni, fallo con il dovuto silenzio- disse, sorridendo il dottore, mentre lo lasciava li impalato, andando dagli altri due, chiedendo se c‘era qualcun altro da mettere sotto i ferri, come se fosse un passatempo per lui.
Mustang scosse la testa, vedendo come Alphonse riprendeva piano colore, e Huges rideva, dando forti pacche sulla spalla di Knox, offrendogli una bella bevuta.

Lasciando che i due si allontanassero, portando con loro Alphonse, leggermente restio a disturbare suo fratello, Roy posò la mano sulla maniglia della porta. Prese un bel respiro, prima di aprirla e varcare la soglia, ritrovandosi in un ampia stanza sul grigio chiaro.
Una giovane, aiutante di Knox, stava mettendo a posto le ultime cose, e a lei Mustang chiese di Edward.
Venne guidato lungo il corridoio libero della stanza, fra le poche brandine presenti ed immacolate, fino all’ultima, separata dalle altre da una tenda bianca.
Congedando l‘infermiera, e promettendole che se ne starebbe stato buono per pochi minuti, oltrepassò quel inutile pezzo di stoffa che lo divideva da Ed.

Rimase a contemplarlo per diversi minuti, fermo ed immobile lontano di pochi passi dalla brandina sul quale stava dormiente il biondo.
Delle fasciature a cingergli la fronte, dove alcuni capelli ribelli ricadevano, dando così fastidio al piccolo naso che si muoveva scocciato, inspirando piano.
Era coperto fino a metà fa un fine lenzuolo bianco, mentre il petto era scoperto in parte, rivelando la pelle nivea; il resto era fasciato da bende che odoravano di medicinali.
Quando Mustang si avvicinò, per poter posare la fronte contro quella di Edward, poté avvertire, con un certo sconforto, che il profumo che contraddistingueva il suo Mame-chan era quasi completamente annullato da quello di medicinali e disinfettanti.
Passò due dita sui morbidi capelli biondi del ragazzo, lasciati liberi di ricadere sul morbido cuscino, mentre il viso era disteso e profondamente addormentato.

Roy sospirò piano, donandogli un leggero bacio sulla punta del naso, socchiudendo l’occhio, prima che anche solo l‘idea di una lacrima potesse decidere di solcare la sua guancia sana.
-Bentornato Mame-chan..- mormorò solamente, allontanandosi poi dal suo unico tesoro, lasciandolo così riprendere le forze.

Uscì dall‘infermeria, ringraziando ancora la giovane donna, prima di dirigersi in ufficio
Avrebbe sistemato le ultime cose, prima di richiedere il trasferimento di Edward in ospedale, dove di sicuro Knox avrebbe svolto ancor meglio il suo lavoro, come lui stesso gli aveva rassicurato.


***




Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che pensò fu “Ecco, sono defunto e son finito in paradiso“ con il conseguente pensiero che testualmente diceva “Non è possibile, sono un gran peccatore!”

E dopo queste delucidazioni mentali, Edward Elric ritornò a pensare razionalmente con il suo cervello da Alchimista, tirandosi lentamente su seduto.

Il lenzuolo candido e profumato che ora si ritrovava arrotolato sul suo stomaco gli dava una sensazione morbida sulle sue gambe per metà scoperte
Tutto sembrava così morbido e vellutato, che non era stato difficile pensare all‘inizio che fosse in Paradiso
Si portò una mano alla testa, cercando di far tornare la vista perfettamente funzionante, mettendo così a fuoco la piccola stanza in cui si trovava.
La lieve luce del sole filtrava da una grande finestra mezza aperta, facendo così entrare anche una fresca brezza, profumata di fiori.
Alzando un sopracciglio, alquanto perplesso, cercò altri indizi per capire dove diavolo era finito.
Un apparecchio spento era posizionato alla sua destra, mentre il tubicino di una flebo scendeva con lentezza dalla boccetta mezza piena, fino ad infilarsi nel suo braccio sinistro.

Deglutì, pensando con un certo sollievo, che quando gli avevano infilato quel aghetto maledetto, lui doveva essere privo di sensi.
Grazie al cielo!
Odiava maledettamente gli aghi!
Ma tornando al suo problema principale…la risposta doveva essere lampante
Stanza di un bianco candido, macchinari e flebo, profumo di disinfettante e medicinali.

Un ospedale.

E qui un ovazione alla sua intelligenza non mancò.

Ma il problema rimaneva.
In quale mondo si trovava? Cioè…
Con una certa apprensione, ora controllava gli oggetti che erano in più, in quella stanza: un vado di fiori su sul piccolo comodino con le rotelle alla sua sinistra, una sedia con i suoi vestiti, puliti e in ordine, e un’altra dove c‘era una giacca di una divisa.

E qui il cuore di Edward mancò un battito.

La divisa era identica alle giubbe dell‘esercito di Amestris
Peccato solamente in un minuscolo dettaglio.


Era rossa.


Si portò una mano sugli occhi, chiudendoli per un secondo, dando così una calmata al suo cuore ora dal battito più accelerato.
“Tranquillo Ed, è tutto a posto. Ti sei appena svegliato da non sai quanto tempo che sei privo di sensi. Hai solo visto male. Ora riapri gli occhi e vedrai che è blu, come deve essere…” cercava dirsi, respirando piano.
Un leggero dolore alla testa iniziava a dargli fastidio, mentre il fianco sembrava essersi per il momento quietato, per sua fortuna.
Quando però si decise a togliere la mano dal viso e riaprire le palpebre, le sue dorate iridi si posarono ancora insistentemente sulla giubba di quel rosso acceso.

Un verso piccolo e strozzato uscì dalle labbra socchiuse di Edward, mentre nello stesso momento la porta della stanza veniva aperta, e le voci del corridoio entravano allegre e squillanti.
-Piantatela di fare tutto questo baccano! È la volta buona che vi degrado- affermò la voce profonda e pacata di quello che a Edward pareva Roy, mezzo dentro e mezzo fuori dalla camera.
Si rannicchiò nel letto il biondino, stringendo con entrambe le mani il lenzuolo, mentre studiava con occhi attenti il mezzo viso che vedeva dell‘uomo, ancora rivolto alle persone fuori.

Era davvero il Roy che….che conosceva, o…
Il fiato del giovane uscì tutto in un botto, silenzioso e sollevato, quando Mustang si girò verso di lui, entrando con il viso illuminato, a vederlo sveglio.
Capelli perfettamente in disordine, come suo solito, del medesimo colore dell‘unico occhio antracite, puntato su di lui.
La benda nera svettava morbida e perfettamente in sintonia sul quel volto sorridente.
-Edward!…Ti sei svegliato finalmente- mormorò Roy, chiudendosi alle spalle la porta, fallendo miseramente, visto che fu sbattuto da parte da un Huges pimpante e del tutto restio a venir tenuto fuori.
-Ehilà Ed! Era ora che la finissi di ronfare!- affermò questo, avvicinandosi al giovane FullMetal, basito di quella scena, mentre un Roy visibilmente irritato rimaneva alla porta, col pugno pronto ad aprirsi per far schioccare le dita sul suo sottoposto.

Un sorriso imbarazzato e grato si disegnò sulle labbra del ragazzo, mentre altri entravano nella stanza, facendogli mille domande, principalmente: “come sta?””tutto bene?””ma cosa vi è successo?” e via dicendo.
Quella carica, da parte di Havoc, Alphonse, Fury e anche di Winry, veniva tenuta d‘occhio dal Furher, restio a tallonare ancora di più Edward, rimanendo così in un angolo.
Questo, da parte sua, cercava di rispondere, leggermente imbarazzato per tutte quelle attenzioni.
Venne comunque a sapere che Lilith stava bene, e continuava tranquillamente a dormire in un’altra stanza, controllata da Havoc; il braccio gli era stato riparato da Winry che era accorsa subito da Reesembol, e tutto il resto era stato risolto.


Quando tutti furono soddisfatti per aver visto e parlato con il giovane, furono allegramente sbattuti fuori da Huges, con la scusa che il ragazzo dovesse ancora riposare, lasciando così Roy e Edward soli.
Il primo finalmente si avvicinò, sorridendo al più piccolo (di età, intendiamoci), sedendosi con calma su una delle sedie, senza pensare minimamente alla giubba posata su essa
Ed rimaneva con gli occhi puntati sul lenzuolo bianco, mentre sentiva la presenza dell‘uomo accanto a se.

Il silenzio sembrava sacro in quel momento, mentre Roy si appoggiava con i gomiti sulle gambe e portava l’unico occhio su chi amava, muto ora come un pesce
Non si sa quanto tempo passò, prima che la testolina bionda di Edward si alzasse e le sue dorate iridi si perdessero in quella di Mustang.

-Quanto sono rimasto incosciente?- domandò soltanto, notando l‘altro creare una smorfia con le sue labbra.
-Cinque giorni esatti, Mame-chan..- rispose, grattandosi la zazzera nera, volgendo questa volta lui, l’attenzione sul lenzuolo, come se fosse in quel momento più interessante.
Edward sgranò il suo sguardo dorato, perplesso dal tempo che gli era scivolato addosso senza che se ne rendesse conto.
-È normale Edward. Dovevi recuperare le forze dopo la perdita di sangue subita. Poi una sutura non si supera mica così, come un inezia- affermò tranquillo Mustang, portando la gamba destra accavallata sulla sinistra, mentre le braccia si mettevano conserte al petto, come in una posa statuaria.
-Beh, si, immagino che sia………...UNA SUTURA??- sbottò, bianco ora come un cencio Ed, rimanendo immobile, mentre un sorrisino si dipingeva all‘angolo della bocca di Roy, ben conscio del fatto che il suo Mame-chan era un irreparabile fifone su certe “pratiche“ mediche.
-Suvvia Ed, dormivi come un pargolo, che manco te ne sei reso conto- sdrammatizzò l‘uomo, prendendola sul ridere, per non ricordare quegli attimi in totale agonia per chi amava.

Ciò che ora poteva fare, vedendo il suo tesoro più grande sveglio e perfettamente lucido, era prenderlo un po‘ in giro, aspettandosi le sue abituali reazioni.

Non voleva ricordare per il momento, o meglio, non voleva sapere ciò che aveva passato.

C‘era tempo, dopotutto..


-Sta dicendo per caso che sono un perfetto moccioso?!- affermò Ed, assottigliando lo sguardo, mentre il sorriso di Roy si allargava di più, prima di scoppiare in una fragorosa risata.
-No, che sei stato un coraggioso soldato!- disse, annuendo piano, alle sue stesse parole il Furher.
-Ma se ha detto che stavo dormendo?- borbottò Edward, mentre l‘altro scioglieva le braccia dalla loro posizione, muovendo una mano.
-Sottigliezze, Mame-chan, sottigliezze.- concluse Roy, alzandosi per raggiungere il viso del suo angelo.
Questo rimase immobile, controllandolo con i dorati occhi, mentre l‘uomo scendeva a donargli un bacio sulla fronte.
-Ora riposati, Edward. Prenditi tutto il tempo che vuoi per recuperare, e poi torneremo insieme a casa- mormorò, sorridendogli prima di uscire.

Il FullMetal era rimasto silente, vedendo la figura di Roy sparire dietro la porta, che si richiuse alle spalle.
Non aveva trovato davvero la forza di aprire la bocca.
Sembrava che quel momento di scherzo, fra loro, avesse avuto il potere di scacciare quei pensieri che ora tornarono ad affollare la mente del giovane.

Appoggiatosi con lentezza ai due cuscini che aveva dietro, portò lo sguardo sul cielo terso che si poteva intravedere dalla finestra mezza aperta.
Avrebbe dovuto dirglielo subito…raccontargli cosa era successo, invece che lasciare che tutto questo gli scivolasse addosso, momentaneamente dimenticato.

Ma….
Come l‘avrebbe presa Roy?

Edward si portò una mano sugli occhi, chiudendoli quando le palpebre vennero toccate dai polpastrelli.
La paura ora si infittiva nel suo animo, anche se a parole non l‘avrebbe mai ammesso.
Perché era…naturale, no? Avere paura.

Paura di perdere l‘affetto di una persona importante.
Era normale che Roy…l‘avrebbe allontanato, sapendo ciò che era successo..


La mano ricadde sul lenzuolo, mentre gli occhi rimanevano chiusi, e la testa portata leggermente all‘indietro.


Doveva dirglielo.
Era un suo diritto sapere

Era un suo diritto abbandonarlo.


Anche se lui aveva paura.


***




Il lieve bussare alla porta, seguito subito dopo dal permesso per entrare, risuonarono in quella stanza.
Una testolina bionda fece capolino dall’entrata, mentre un sorriso si apriva sulle labbra della giovane, perfettamente sveglia e seduta sul letto.
-Ed! Era ora che venissi a trovarmi- mormorò la giovane, mentre il biondo si faceva avanti, chiudendosi la porta alle spalle.
Avanzando con piccoli saltelli, dovuti all’uso delle stampelle, il FullMetal arrivò accanto all’amica, sedendosi poi comodamente sulla sedia li vicino.

Il cielo prospettava un pomeriggio di pioggia, mentre una leggera brezza spirava dalla finestra aperta.
-Non hai freddo qui dentro?- domandò Edward, osservando il viso solare di Lilith scuotere la testa.
-Affatto! Anzi, è piacevole ascoltare il vento- disse, tranquilla, portando le mani finemente curate, incrociate sul ventre piatto.
Edward borbottò qualcosa che non fu udibile all’amica, ma che comunque le strappò un piccolo risolino.
-Come stai Ed? Vedo che ti stai rimettendo in forze- affermò la maga, mentre l’altro annuiva piano.
-Tu invece?- domandò preoccupato
La ragazza si stiracchiò, mugolando soddisfatta -Io benissimo. Mi ci volevano quei giorni di riposo assoluto per recuperare- affermò, riaprendo poi gli occhi, momentaneamente chiusi, per puntarli su Edward.
-Ho usato ogni briciola della mia magia che alla fine è stato impossibile non svenire appena giunti qui. Penso di aver dormito per….quattro giorni credo- borbottò, grattandosi i ribelli capelli.
FullMetal si sistemò meglio sulla sedia, imbronciandosi un attimo
-Non dovevi….rischiare così…- sussurrò, tenendo gli occhi bassi, ma rialzandoli, quando sentì la ripresa di Lilith.
-Ehi! Ricordati che se faccio una cosa, è perché lo decido io.- affermò, portando le braccia incrociate al petto, guardandolo male.-E poi…sei uno dei miei amici, Edward….sei una parte della mia famiglia! Credi che ti avrei lasciato in un posto e in una situazione del genere?- proseguì, vedendo il ragazzo sussultare un po’, sulla sedia.

Una pausa seguì quelle parole.
Quel tanto da mettere in imbarazzo ancora di più il FullMetal, mentre quelle parole pronunciate da Lilith gli rimbombavano nella testa.

Una famiglia..
La loro grande famiglia.

Era così che aveva sempre visto lui e Roy, Al con Winry, Havoc, Lilith, Huges e tutti gli altri.

Si portò una mano fra i biondi capelli, smuovendo quei ciuffi ribelli, sospirando piano.
-Hai ragione…scusa- mormorò, sorridendole dolcemente, ma vedendo ora lo sconforto nelle iridi di lei.
-Devo essere io a chiederti scusa.- sussurrò a sua volta Lilith, portandosi dietro l’orecchio destro una ciocca sfuggita alle piccole clip che aveva sulla parte alta della testa
-Era un mio preciso dovere tirarti fuori da lì dopo..-
-Shh….nei casini mi sono messo da solo, trasportandoti dietro con me- prese parola Edward, stringendo i pugni e guardando a terra.
-Diciamo che la colpa è di entrambi, e siamo a posto?- domandò Lilith, riportando il viso del biondino alto, così da poter guardare le sue iridi ambrate.
Era una posizione di stallo.
E ad entrambi andava bene

L’importante era che era finita

Edward sorrise, scuotendo piano la testa
-Cambiando discorso, dopo aver sistemato la questione….hai detto ad Havoc…- il viso di Lilith contratto da un broncio fece presagire al biondino, che la ragazza non aveva ancora aperto bocca.
Si schiaffò la mano buona sulla faccia, ridendo, come se ciò che si erano detti prima fosse solo un ricordo lontano, come molte delle loro discussioni passate, ridendo allo sbuffo della giovane.
-Sei impossibili Lilith! È tuo marito! Dovrebbe essere il primo a saperlo- affermò Edward, vedendo la moretta borbottare qualcosa in una lingua non conosciuta.
-Sono timida, ecco! Ho paura…- mugolò, grattandosi la testa, desolata, mentre l’amico si alzava, e le posava una mano sulle sue.

I dorati occhi di Edward sembravano più luminosi, ma allo stesso tempo attraversati da una nota dolente, che Lilith non capì.
-Non devi aver paura, Lì. È una cosa bella…e Havoc ne sarà entusiasta, vedrai- mormorò, salutandola poi, per lasciarla rimuginare su quelle parole.



Quando tornò nella sua stanza, Edward rimase imbambolato, nel vedervi Roy, seduto sulla sedia accanto al letto vuoto.
Era mattina presto e pensava che le visite fossero consentite solo più tardi….
Ma poi l’idea che un certo Furher di sua conoscenza avesse certe “libertà” e agevolazioni, gli attraversò il cervello.
Si chiuse la porta alle spalle, avanzando a zompetti, mentre l’uomo si alzava sorridente.
-Vedo che non riesci più a stare fermo!- affermò Mustang, aspettando che si avvicinasse a lui, per abbracciarlo con dolcezza.

Edward rimase un po’ rigido in quel contatto, rispondendo solo dopo un bel po’, nascondendo così il viso sotto al mento di Roy
Questo pensò che fosse più che altro alle stampelle che mettevano un po’ difficoltà, ma sentì quella piccola stretta….strana.
Gli alzò il viso, perdendosi in quel mare d’oro colato, sentendo l’inquietudine salire nel suo animo.
-Edward…c’è qualcosa che non va?- domandò l’uomo, lasciandolo riprendere a saltellare fino al letto, dove si sedette.
Mustang rimase in mezzo alla stanza, mentre FullMetal appoggiava le stampelle di lato, passandosi una mano sul fianco, coperto dalle bende e a loro volta dalla stoffa del pigiama.

-Voglio….voglio raccontarti cosa è successo in quel mondo.- mormorò Edward, alzando gli occhi sul suo uomo, mentre questi si muoveva, raggiungendolo.
Si sedette accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Non è così impellente…per adesso la cosa più importante è la tua salute. Poi mi…- iniziò Roy, ma il diniego con la testa del giovane fu veloce ed ebbe l’effetto di zittirlo.
-Devi saperlo, Roy- affermò, incontrando con i suoi dorati occhi l’unico antracite dell’altro.

Non era per cattiveria…ma il Furher aveva una certa paura di sapere.
Da come era tornato il suo Mame-chan aveva intuito che fosse successo qualcosa di grave.
Che avesse assistito a cose terribili…e non voleva fargliele rivivere proprio ora, che ancora era in convalescenza.
Quelle ferite…la perdita di così tanto sangue, e i giorni passati ad aspettare che riaprisse gli occhi.
Non glie l’aveva detto…ma più volte si era agitato nel sonno, urlando parole senza senso apparente.
Una cosa che lo preoccupava maggiormente era....

Il suo nome sempre fra le righe.


Edward prese tutto il coraggio di cui si era armato in quei giorni, e fronteggiò Mustang, stringendo per un momento le labbra.
Un solo tentennamento..

E poi iniziò a raccontare.

Gli disse tutto. Dall‘inizio fino alla fine.
Da quando erano finiti in quel mondo, e aveva fatto la prima conoscenza del Capitano Mustang e del suo sottoposto Jean Havoc.
Del piano di Lilith, e dei giorni passati a vegliare su di lei.
Narrò della guerra che correva fra i due fronti, così violenta e terribile, che almeno in una giornata, più di venti uomini ci lasciavano le penne.
Delle sue paure, e delle sue speranze, e dell’amicizia di Havoc, in quel mondo così grigio e pieno di dolore e sangue.
Della vista dei compagni feriti e di quelli ormai senza vita, così simili a chi conosceva.

E si fermò, quando arrivò al momento di dirgli la cosa più importante.

Roy aveva seguito ogni parola di Edward, senza fiatare, senza fermarlo.
Aveva trattenuto il fiato, per ogni nuova rivelazione che veniva fuori da quel racconto terribile.
E ora la cosa lo stava portando ad uno stato ancora più preoccupato.
Mame-chan si era fermato, e sapeva benissimo, che quello era un momento cruciale..
Gli occhi dorati di Ed non erano più riflessi nel suo unico, e la cosa gli aveva stretto il cuore in una morsa terribile.

Cos’era successo?

Per la prima volta, in quei minuti di silenzio, Roy posò una mano su quella di Edward, cercando i suoi occhi.
Quando li incontrò, rimase pietrificato dal dolore che vi lesse dentro.
Era una cosa preziosa. Ogni singolo sentimento che uscivano da essi, erano rivolti sempre e solo a lui.
Mai a nessun altro aveva permesso di vederlo in lacrime, o pieno d‘angoscia.

Mai.

E questo per Mustang era sia un bene che un male.
Era fiero di poter essere l‘unica persona col quale Edward si apriva, ma era pieno di tristezza, sentendo il peso di questo grande sentimento che il biondo riponeva in lui.
Questa grande fiducia…

Portò per un momento l‘occhio antracite a terra, poi sulle loro mani, semplicemente l‘una appoggiata sull‘altra, e infine tornò nell‘oro colato pieno di infinito dolore e paura.
-Edward…che cos‘è successo…?- mormorò calmo, anche se dentro di se ogni cosa bruciava di una fiamma viva.
Aveva paura, è vero, ma provava ora un tremendo odio verso chi aveva solo azzardato posare un dito sul suo Mame-chan.

Sentì la presa di FullMetal intorno alla sua mano, mentre la voce tornava a raccontargli i fatti.

E quello che sentì lo portò inesorabilmente a immobilizzarsi sul posto, e la presa sul cuore farsi più stretta, impedendogli così di respirare.
L’unico occhio si sgranò, quando Edward gli spiegò per filo e per segno ciò che aveva passato.
Di come quell‘uomo l‘aveva immobilizzato prima con le parole e poi con i gesti.
Di come quell‘uomo l‘aveva portato in una stanza che sapeva solo di chiuso.
Di come quell‘uomo l‘aveva colpito e umiliato, e infine preso contro la sua volontà.

E, Dio, Roy si ritrovò malgrado tutto a pensare, che quell‘uomo era lui.

Certo…non lui fisicamente…ma..

Si alzò di botto in piedi, interrompendo le parole di Edward, che a quella reazione lo seguì con lo sguardo pieno di paura.
Il terrore che si celava nel suo cuore…e che non l‘aveva mai abbandonato da quando aveva iniziato a raccontargli i fatti.

Il terrore di essere abbandonato, perché ormai sporco, ormai non più l’angelo preferito del suo Roy.

Questo, da parte sua, si era portato una mano sul viso, chiudendo l’occhio e prendendo un bel respiro.
Sentiva il fiato mozzato, e un terribile dolore ai polmoni, quasi come se la gabbia toracica avesse deciso di chiudersi sui suoi organi.


Edward cercò di alzarsi, vedendo però l‘uomo davanti a lui girarsi a guardarlo.
Per un solo singolo istante
E in quell‘occhio di pece vi lesse una profondità inaudita.
Un nero pozzo mai esplorato, pieno di sentimenti contrastanti.
Alzò una mano il biondino, cercando di afferrargli la manica della camicia della divisa che aveva indosso Roy, ma questo si scosto.
-S..scusami Ed..- mormorò, non riuscendo a tenere lo sguardo in quello del giovane, portandolo così sul pavimento. -Io…ho bisogno di qualche minuto da solo..- proseguì Mustang.
Questa volta fu il cuore di FullMetal a fermarsi per un paio di minuti.
La mano bloccata a mezz‘aria si abbassò, tremando leggermente per quelle semplici parole.
Annuì piano il ragazzo, semplicemente lasciando che l‘uomo che amava uscisse dopo un breve saluto.

E poi il suo castello di carte, miracolosamente tenuto su fino ad adesso, crollò in un sol colpo.
Un unico ed insignificante alito di vento, equivalente ad una tempesta.

Si portò le mani sul viso, chiudendo gli occhi e lasciando che la sua anima si sfogasse.
Ecco come riduceva l‘amore…una cosa inutile, un sentimento stupido.

Qualcosa di altamente pericoloso.

E che lui aveva appena gettato al vento.



Roy uscito dalla stanza si appoggiò al muro, guardando quello davanti a se, con l‘unico occhio sbarrato.
Cercò respiro, mentre continuava a passarsi una mano fra le ciocche nero pece, nervosamente.
Le parole di Edward ancora vivide nella sua mente.
Il dolore che da esse traspariva, e la paura in quegli occhi dorati.
Si staccò dal muro, quando un infermiera si avvicinò, chiedendogli se fosse tutto a posto.

Non rispose.

Come poteva essere tutto a posto?
Come?!

Non lui, ma sempre lui….

Si prese la testa fra le mani, quando fu fuori da quel corridoio immacolato e che sapeva solo di medicinali.
Fuori all‘aria aperta, seduto su una panchina.
Il cielo carico di pioggia che iniziava a borbottare il suo malcontento, mentre il vento si faceva più gelido ed entrava prepotentemente nei vestiti
“Potrebbe succedere..anche con me..” pensieri stupidi forse, ma sempre presenti nella sua mente ora.
Passivi e pressanti.
-Potrei……mio Dio- sussurrò, stringendo i polpastrelli sul suo cuoio capelluto, chiudendo la palpebra sull‘unico occhio, per non vedere niente se non l‘oscurità.

Un tuono più forte annunciò l‘arrivo insistente della pioggia, che come se si fosse rovesciato un catino da sopra le nuvole, si riversò con forza sulla terra.
Non gli importava all‘uomo seduto su quella panchina, di bagnarsi.
Cos‘era poca acqua, in confronto al fuoco che bruciava dentro la sua anima.
Un fuoco gelido, pieno di paura e dolore.



-Gocciola gocciola gocciolaaa..-

L’autunno in quella città faceva sentire la propria presenza con un temporale in piena regola
La mattina sembrava essere scivolata via, come l’acqua che ora scorreva agli angoli della stradina asfaltata che portava all’ospedale , tanto velocemente da sorprendere la ragazza che rimaneva sporta dalla finestra della sua stanza.

-Gocciola, gocciola…-

Il visino tondo, le mani tenute dietro la schiena e gli occhietti vispi le davano un aria così infantile

-Gocciola!- esclamò infine, dopo il continuo sussurrare cantilenato in cui aveva riempito il tempo negli ultimi venti minuti, fermandosi con un piccolo saltello dei piedi nudi

Aveva dondolato avanti ed indietro, in un precario e divertente equilibrio, contando idealmente le gocce che scendevano dall’angolo della finestra
Un miagolio scocciato provenne dal basso sulla sua destra, dove un gatto, dal manto nero leggermente spruzzato di bianco sul muso e sul davanti del collo, sostava immobile sul davanzale.
Il felino si portò una zampetta, con fare nervoso, a pulirsi un orecchia appena bagnatasi da una goccia maligna mentre la giovane riprendeva ad andare avanti indietro, sbuffando. -Temy voglio il sole!- affermò lei, scocciata da quell’interruzione del suo vagar con la mente, da parte del compagno peloso. Questo, di tutta risposta miagolò ancora, scuotendo la testolina in modo frettoloso, fino ad alzarsi su tutte e quattro le zampe, arruffando il pelo.

Una chiara risposta menefreghista all’affermazione dell’umana.

-Cattivo..- borbottò lei, alzando gli occhi di un bel nocciola in alto, osservando così con il nasino all’insù il cielo grigio

Avanti e indietro.

Il lento movimento della ragazza riprese, mentre il viso le si imbronciava, e le mani rimanevano con le dita intrecciate, dietro la schiena.

-Sole, sole, sole-

E la cantilena riprese, questa volta come una lieve preghiera a quei nuvoloni tanto scuri, che non ne volevano sapere di aprirsi e lasciar libero l’astro diurno, anche se per quelle poche ore che rimanevano prima della sera.

Le piaceva e non le piaceva la pioggia.
Le dava tristezza e malinconia, ma allo stesso tempo qualcosa di indefinito, come un piacevole formicolio sulla punta del naso.

Ma in quel momento, quei nuvoloni sembravano trasmettere qualcos’altro alla piccola maga, che con occhi grandi e curiosi, guardava avanti.

La porta si aprì piano, mentre una testolina bionda, diversa da quella della mattina, faceva capolino.
Un sorriso lieve si formò sul viso del giovane Havoc, mentre si chiudeva la porta alle spalle e avanzava nella stanza, silenziosamente, cercando di prendere di sorpresa la moglie.

Ma Temistocle non era dello stesso avviso.

Un lieve miagolio distolse Lilith dalla sua contemplazione del cielo; si girò a guardare con aria furbetta il marito, che ora sostava scocciato in mezzo alla stanza.
-Grazie tante Temy…e poi te che diavolo ci fai qui!- affermò, indicandolo con un dito tremante di falsa rabbia, mentre la ragazza rideva e correva a buttarsi fra le braccia del suo tesoro.
-Tranquillo, ha i suoi mezzi- disse con aria saccente la maga, dando un bacio a schiocco sulle labbra dell’uomo che amava.

Questo la guardò di sottecchi, stringendola poi fra le braccia per poterla alzare leggermente e rubargli più che un semplice bacino.
Lilith quando si staccò dalle labbra morbide e sensuali di Havoc, rise, passando il contorno di quella parte del viso con due dita calde.
-Jean, Jean…sei sempre il solito- mormorò, poggiando la sua fronte contro quella di lui, chiudendo gli occhi e inspirando il suo profumo.
Sapeva di tabacco e pesca allo stesso tempo.

Un misto semplicemente perfetto, a dire di Lilith

Il silenzio che scese fra i due fece muovere nervosamente la coda a Temistocle che, con un piccolo miagolio scocciato, sparì oltre il davanzale.
Havoc emise un mezzo verso strozzato, lasciando la presa sulla moglie, rimettendola così a terra.
-Il gatto!! Si è lanciato!!- affermò, indicando il punto e raggiungendo subito dopo la finestra, guardando di sotto.
Erano al terzo piano e Jean si preoccupò della sorte del felino, di cui però non vi era traccia.

La risatina di Lilith lo fece voltare.
-Tranquillo amore. Il detto Tutti i gatti cadono in piedi non è mica stato inventato a caso.- affermò lei, avvicinandosi al marito per baciarlo ancora.
-Sei teso come la corda di un violino…- borbottò staccandosi un po‘ per guardarlo negli occhi.
Era alquanto preoccupata
E dire che era lei quella con una notizia da dargli.

Ma se era già teso di suo, come avrebbe reagito?

Beh…ci voleva coraggio da entrambi i fronti.
“Sai Havoc…c‘è una cosa che dovrei dirti, e…. no troppo banale.” si ritrovò a pensare lì per lì la ragazza, guardandolo nelle pozze azzurre.
“Tesoro! Sai che c‘è? Si,…è arrivata la Befana..” Lilith si sedette borbottando nella sua lingua natale poche parole, mentre pensava ad un mondo di alleggerire quella notizia
Il marito alzò perplesso un sopracciglio, seguendo la moglie e sedendogli accanto
-Che c‘è piccola?- domandò Jean, portando una mano su quella di lei, facendole così alzare lo sguardo.

Occhi nocciola si incontravano con iridi cerule, e fu un mescolarsi di amore e dolcezza

-Sai, Jean. C’è stato un punto fisso, un obbiettivo preciso nella mia mente, che non mi ha fatto desistere, anche nei momenti più disperati.- iniziò Lilith respirando piano, e prendendo coraggio.
“Su…tranquilla…ora spiattelli tutto da brava..che ci vuole, per i Numi!” La sua mente naturalmente non poteva lasciarla per un solo secondo in pace, continuando a spronarla
Una nota positiva c‘era..

Aveva completamente attirato l‘attenzione del giovane su di se

Certo…ma quando mai Jean Havoc non si prestava alla minima esigenza o problema della sua piccola Lilith?

-E…..beh….questo obbiettivo era una cosa che….dovevo assolutamente dirti..- prese un’altra pausa, sentendo la stretta preoccupata del suo uomo sulla sua mano.
Alzò gli occhi al cielo, la maga, sbuffando sonoramente -Beh! In poche parole….vedi…..tu…-

“Troppe pause Lì! Troppe pause“

-Oh!! Insomma! Tu…stai….. per diventare padre!!- le ultime tre parole furono gridate dalla ragazza, che subito per la vergogna chiuse gli occhi e strinse i pugni, portando il viso leggermente in avanti, così che i ribelli capelli glie lo nascondessero in gran parte.


La reazione di Havoc tardò a manifestarsi, tanto che, dopo un buon quarto d’ora di silenzio, Lilith si azzardò ad aprire un occhio, rimanendo leggermente perplessa tanto da aprire anche l’altro e tirarsi su eretta.

Il viso di Jean, come il busto, ciondolava a destra e a sinistra, mentre un sorrisino idiota era ben disegnato sulle sue labbra.

-Amore…stai gongolando?- domandò preoccupata la ragazza, ricevendo solo un cenno affermativo con la testa da parte dell’uomo.
Rise lei, buttandogli le braccia intorno al collo, mentre questo ampliava ancora di più il sorriso, stringendo a sua volta la dolce moglie, riempiendola poi di piccoli e affettuosi baci.



I want you to Know




Perché questa è una storia fatta di parole

Sussurrate, dette, lasciate in sospeso.

In un cammino irto di ostacoli, che è la vita


Voglio che tu sappia che…




Due persone con due diverse parole da dire

Due diversi significati

Due diverse reazioni da parte di chi amano


Sarà questa la dura realtà per una sola delle due?

Sarà questa la giusta fine da mettere?



I want you to Know





O c‘è ancora qualcosa da dire….?

















“Quando si pensa di aver perso tutto
Ci si guarda attorno
Non capendo che a volte

Il problema è che non siamo capaci
Di aprire bene gli occhi

Arrivando a capire di stare sbagliando

Ormai troppo tardi.“









E dirò di nuovo…….FINALMENTEEEE *__* ce l’ho fattaaa *-* gnaaa….(ok, finiamola v.v XD)
Altro che i trent’anni di quello precedente XD


È esattamente l’una buahauahau…e Elmeren esulta in msn XD dopo la sfaticata anche in piscina XD

Dite la verità..>_> chi mi aveva data per defunta? Eh? EH? XDD
o.o ecco, forse ora chi leggerà mi dirà che si, voleva vedermi morta bauahauah A___A credete che sia finita? Uhuhuhuh *.*

Sono sempre inseguita da insetti giganti O.O e questa volta ben 3 falene geneticamente modificate, più una mosca >.<…..come si fa a lavorare cosììì >.< uffola..


Il disegno è stupendo XD cioè…mi è venuto un giorno sempre con la Elmeren, e mi stavo scompisciando dalle risate all’idea XD
Per quanto riguarda il comportamento di Roy: beh, che dire, spendiamo due parole.
Come avete visto, l’AlterHavoc e il nostro Havoc hanno in comune molte cose, tra cui un grande cuore e il senso del dovere.
Ora, Edward spiega per filo e per segno ciò che è successo, e Roy non ci mette mica trent’anni a collegare ogni cosa, e capire esattamente un punto per lui vitale: il BlackRoy e lui hanno molte cose in comune, come la scalata al potere, l’amore per Edward, la buona strategia militare etc etc.
Ma soprattutto le prime due.
Naturalmente, a tutti verrebbe da pensare, dopo così tanti indizi, che forse gli alter di quel mondo non sono tanto differenti da quelli di Amestris, portando così il nostro caro Mustang a pensare che un giorno potrebbe essere lui stesso a fare del male a Ed.

Fine spiegazione XD

Oh, gioisco per i commenti v.v eh….lo dico e lo ripeto, sono una gioia per i miei occhietti di vent’enne idiota*.* (*viene portata via* n.d. me ç.ç)
Bene….e ora vi chiederete, visto che siete arrivati a leggere fino a qui….il prossimo? Ahah…ah…ah…a…..o.o…cioè..*si guarda attorno terrorizzata* dovrei riuscire….*tenta la fuga* a postarlo prestoooo *è sparita* XDD


^^ un bacioneee


Ringraziamenti

FightClub: Ehh, tata, ç.ç lui piange perché ha il cuore tenero! Davvero!! *-*
Io Edward me lo sono immaginato così: è un infame nanerottolo (O_O cosaaa?? N.d.Ed)(Zitto >.< n.d.me) rompiscatole e quant‘altro, ma ha un cuore grande così *fa segno* cioè…alla fine capisce che BlackRoy (mio dio mi ha contagiato ormai XD) amava profondamente l‘altro Ed, e che l‘amore può davvero portare a fare pazzie.
Anche io gli avrei messo il ditino nella ferita v.v credimi, ma pensare che Ed, oltre ad essere alquanto sconvolto da una permanenza in quel mondo alquanto costretta, a tutto quello che a visto, e ciò che ha subito, vedere in più il volto di Roy (intendiamoci, non è il nostro Roy, ma come detto anche per l‘esempio di Falman..) sofferente e morente che chiedere perdono…beh…non è una vista tanto allegra ç.ç cioè….gnaaa *si rintana a piangere mentre i suoi personaggi scuotono la testa perplessi*
Dimmi (ti sei ripresa in fretta v.v n.d. tutti) se ti è piaciuto questo tata ^^


nemesi06: Come vedi, il nostro caro fagiolo (piantalaaaa n.d. Ed)(v.v n.d. me) ha deciso di spiattellare tutto, anche per una questione di principio e fiducia, con Roy….anche se i due si sono incompresi al massimo XD
Sono contenta che il Black Roy, anche dopo tutto quello che ha combinato, ti sia piaciuto. È uno dei personaggi che ho adorato mettere in scena, per questo doppio svolgimento della sua vita e della sua personalità ^^
La mente umana è imperfetta, purtroppo e BlackRoy ne è un esempio. Oddio, se lo mettevano in un bel manicomio era meglio, ma o.o….la sua salda lucidità la salvato non in poche occasioni v.v
Cmq, come ho detto, il bello di questo pg è appunto la personalità dalle mille sfaccettature, che cerca infine la redenzione nell‘anima, salvando Edward^^


chamaedrys: Ehh si, alla fine tutti si sono detti tutto XD
Lilith come vedi si è finalmente decisa a dire a quel povero crispiolo (O.O da dove viene fuori questo?..n.d. Jean(Toh *-* Havoc! Niente niente ghghgh *-*n.d.me) che diventerà padre XD e Lilith ha detto in poche parole perché non l’ha detto a lui per primo^^ (in realtà voleva prima pararsi con tutti gli amici, così nel caso che l’avesse buttata fuori di casa, aveva l’appoggio degli altri XD bauahau)(non è vero ç_ç n.d. Lilith)
Come vedi Roy sembra, almeno agli occhi di Edward, aver reagito male alla storia.
I due sono degli emeriti idioti, e questo lo sappiamo bene XD che per orgoglio e paura non riescono ad aprir bocca per sistemarsi v.v così uno pensa che l’altro lo stia abbandonando, mentre l’altro pensa di poter un giorno far del male al suo mame-chan. v.v


saku_chan the crazy dreamers: come promesso XD visto? Ho scritto metà fine mentre ero in piscina XD bauahau io ed Elmeren tentavamo di affogarci a vicenda, e li poi mi è venuta l’ispirazione per continuare l’ultima parte ^^ bauahauah
Eh si, Edward ne passa di tutti i colori….anche qui a casa v.v XD
Mi spiace che avete dovuto sudare tanto, ma spero che il risultato sia di vostro gradimento ^^ gnaaa


mua: *__* tesoraaaa!! Da quanto!! XD visto visto? Eh*-*? Contenta di quelle poche scene pucce, e di un Roy altamente preoccupato?
Il BlackRoy sa farsi amare *.* ehh….
Bauahauah siii sono sfigati *-*…XD poveretti. ora si prospetta calma da una parte e agitazione dall’altra XD indovina indovina ^^ grazie tesora ^^


Elmeren kun: Elmeren XD io non ti rispondo neanche guarda XD hai tentato di mettere fine alla mia vita oggi v.v….e so per certo che anche mercoledì lo farai XD mio dio..
Cmq…ecco, ciò che temevo v.v smettila di dire che è mortooo XD bauahau si, in quanto a strage non mi batte nessuno*-* Sono l‘allieva del triste mietitore di The Sims XD bauahauah
Beh, no, l‘alterErdward era un povero cristo che ha tentato di fermare la guerra XD e l‘alrteHuges non era stronzo O.O‘ poverino XD lui aveva seguito degli ordini, e difatti si rodeva lo stomaco v.v (non starò qui a raccontare la vera storia di AlterHuges, che se no usciamo dalle pagine XD)
Beh, AlterHavoc, come detto, è uguale all‘altro, solo forse più approfittatore in alcuni punti.
Ha però un fondo molto grande di cuore d‘oro, indi, per forza doveva reagire così, nello scorso capitolo ^^
Ed è per questo motivo che Roy pensa che anche lui potrebbe fare un giorno del male a Edward. D‘altronde anche il BlackRoy aveva la fissa della scalata al potere, e l‘amore viscerale per un certo Mame-chan, no? ^^

Cacchio,….a volte mi chiedo dove mi invento certi guazzabugli tutti legati da un filo logico..o.o sono un mito XD bauahah





Ora finisco qui^^ e un bacioneee
Alla prossima XD e mi raccomando…>_> commentate!
Vige il solito avviso:

Vi mangio le orecchie v.v

XD



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Capitolo 7
*** -La cerimonia degli Alchimisti- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura
Raiting:Arancione
Riassunto Capitolo: Non alzò gli occhi, Maes, ma sempre concentrandosi sulla pulizia dei suoi occhiali, sospirò piano.
-Allora, Mustang….che sta succedendo davvero?- domandò con calma.
L‘altro lo osservò per diversi minuti, abbassando poi successivamente il viso sofferente.
-Mi sto allontanando da lui, Maes…- sussurrò, lasciando andare la penna, per focalizzare poi l‘attenzione sulla foto che aveva sulla scrivania.






-La cerimonia degli Alchimisti-




-Edward! Ed!! Mi stai ascoltando??-

Era il terzo richiamo quel giorno, tanto che ormai Jean Havoc non se la prendeva più.

Metà mese era passato dalla loro partenza da West City e la calma che regnava nell‘ufficio del Quartier Generale di Central era così irreale che molti non parevano crederci.
Poche volte Huges aveva fatto la sua comparsa giornaliera, con al seguito un carretto pieno di foto di sua figlia.
Roy invece non usciva quasi mai dal suo ufficio, tanto che il Colonnello Hawkeye si era domandata più volte se quel uomo, chino sui fogli da revisionare e le pratiche da firmare, fosse davvero il Furher Roy Mustang.

In quando Edward…

Beh, il quarto richiamo, ora, in quella mattinata, tolse i dubbi alle persone raccolte in quell‘ufficio.
Non stava bene.
La ripresa di “coscienza“ del giovane FullMetal, arrivò poco dopo che Havoc l‘aveva richiamato per la quinta volta di seguito.
Destatosi dai suoi pensieri, alzò i dorati occhi su Jean, distogliendoli così dalla finestra che dava sul cortile.
Mortificato, chiese scusa al Tenente Colonnello, che di tutta risposta gli pose una mano sulla spalla, osservandolo bonariamente.
-Non ti preoccupare Ed…è solo che ci stai facendo preoccupare con il tuo comportamento…- mormorò questo, rimettendosi eretto e afferrando fra pollice e indice la sigaretta che teneva in bocca, per buttar fuori un po’ di fumo.
FullMetal rimase in silenzio, portando i dorati occhi di lato, su una mattonella del pavimento, stranamente più interessante in quel momento per il giovane alchimista.

Come farlo?
Come non preoccuparsi?

Stava rovinando l‘esistenza a tutti…lo vedeva
Ogni persona in quell‘ufficio si preoccupava per lui, e lo coprivano quando spariva sul lavoro, per strane ragioni, ritrovandolo poi in cortile a perdersi nei suoi pensieri.
E la questione nella sua testa era sempre la stessa…
Più volte da quando erano tornati a Central City, si era domandato se aveva fatto la scelta giusta, dicendo tutto a Roy.

Il loro rapporto, se così si poteva ancora chiamare, si era incrinato.

Sul treno del ritorno, solo le continue chiacchiere di Havoc sulla novità che gli aveva finalmente rivelato la moglie, erano state le uniche cose che gli avevano tirato su il morale decisamente sotto i piedi.
Ascoltare il suo miglior amico parlare così felicemente, si, gli aveva fatto male su un punto, ma sul resto…era qualcosa di bello.
Vederlo mettere il broncio per via del fatto che Lilith avesse tenuto solo lui all‘oscuro della sua gravidanza, e poi litigare scherzosamente con gli altri, gli scaldava almeno un po‘ il cuore, distogliendolo da pensieri più cupi.

Ripreso poi subito a lavorare al Quartier Generale, passava quasi come il fantasma di se stesso.
Lasciava che bisbigli e teorie sul suo conto scivolassero sulla sua persona, senza dire nulla, svolgendo da bravo cane dell‘esercito il suo compito.

Non gli importava..

Potevano pensare benissimo quello che volevano, a lui non importava.
Che pensassero fosse solo un periodo..


Congedandosi dal resto della truppa, lasciò l‘ufficio per portare direttamente nelle mani del Furher l‘ultimo rapporto su una missione li a Central svolta da lui e suo fratello.
Passava pochissimi momenti con Roy.
Come già detto, il loro rapporto si era incrinato, o meglio, non esisteva proprio più, a patto per le piccole cose.
A casa rientravano sempre tardi, oppure lui rientrava prima, e quando Mustang varcava la soglia, molto più avanti, Edward stava già dormendo.

Per la risposta alla domanda…si, pensava di aver fatto la cosa giusta a dirgli tutto.
Glie lo doveva, anche se questo li aveva portati a non parlarsi quasi mai, e a non scambiarsi più l‘amore reciproco di un tempo, neanche tanto lontano.
Eppure si chiedeva perché non mettessero semplicemente fine a tutto.
Perché Roy non l‘aveva sbattuto fuori di casa a calci?
Perché lui continuava a stare nell‘esercito?
Poteva benissimo lasciare l‘orologio e il suo lavoro, tornandosene a Reesembol.
Si diceva che lo faceva per Alphonse…per non lasciarlo solo, con cui si lanciava in diverse piccole missioni fuori paese per stare lontano da li.

Grandissima e stupidissima, non che falsa, motivazione.

Non ce la faceva e basta.
Non aveva il coraggio di fare i bagagli e lasciare tutto.
Non aveva la capacità di prendere Roy, dirgli chiaramente che era meglio interrompere tutto, e svignarsela nel migliore dei modi.
Non lo voleva…
Aveva le sue piccole speranze, che mano a mano si stavano lentamente consumando, per spegnersi definitivamente.
Quel giorno sarebbe arrivato: il giorno in cui avrebbe perso ogni minima certezza o speranza, e sarebbe rimasto così.
Il vero fantasma del vecchio Edward Elric.

Era solo questione di tempo.

Con quel pensiero si fermò, appoggiandosi alla parete di sinistra del corridoio deserto, prendendo un lieve respiro.
Le ferite gli dolevano ancora, anche se ormai erano solo cicatrici in più sul suo corpo di peccatore.
Chiuse gli occhi, sospirando appena, non riuscendo più a muovere nemmeno un passo.
Era troppo stanco….di tutto questo.

Forse quel giorno era proprio oggi..

-Edward? Tutto bene?- domandò la voce familiare di Huges, mentre la sua figura si avvicinava da dietro al giovane.
Questo alzò il viso, aprendo gli occhi e puntando le iridi dorate sull‘uomo ora accanto a lui.
-Non si preoccupi, Generale di Brigata….è solo un po‘ di sonno arretrato- mormorò, cercando di sorridere e rimettersi eretto.
Maes gli appoggiò una mano sulla spalla, ricambiando il sorriso -Eh,…dovreste andarci piano, voi due- affermò tutto allegro, notando però con la coda nell‘occhio la reazione di Edward, che a quelle parole sobbalzò appena.

Huges non era uno stupido, e si era accorto fin da West City che qualcosa non andava per il verso giusto.

Rigido, e con l‘espressione persa, attraversata da un dolore malcelato, Edward annuì piano, cercando di ridacchiare.
-Dovrebbe dirlo al suo amico, Signore, che porta una venerabile età- cercò di sdrammatizzare il biondino, stringendo la presa sul plico che aveva in mano.
-Eh già..- mormorò solamente l‘uomo, di rimando, guardando il ragazzo accanto a se.

Tutti erano preoccupati per lui.
E l‘ansia cresceva perché nessuno sapeva esattamente cosa era successo.
Lilith aveva dato loro un racconto spiccio ed essenziale, ma non era scesa nei particolari, come giusto era fare.
-Mi farebbe un piacere, Generale?- domandò Edward, portandosi tutta l‘attenzione di Huges su di se. -Porterebbe questo al Furher? Io credo…che tornerò a casa. Ho bisogno di riposare..- continuò Edward, porgendo all‘uomo il resoconto, e aspettando una sua risposta.

Maes osservò per alcuni minuti i fogli, per poi prenderli fra le mani e sorridere al biondino -Tranquillo, arriveranno in un batter d‘occhio dal caro Mustang. D‘altronde devo mostrargli delle foto di Elycia che non ha ancora potuto rimirare! Ahh, il mio splendore! Appena starai meglio, te le mostrerò anche a te, Ed!- affermò, tutto impettito e solare il Generale di Brigata, girandosi e partendo a passo di marcia verso l‘ufficio di Roy.

Edward scosse di poco la testa, sorridendo appena, prima di tornare in ufficio a richiedere un permesso per poter tornare a casa.

Poi li, avrebbe potuto finalmente abbassare quel velo pietoso che si era messo come maschera, e affondare nella commiserazione della sua persona.

Patetico….vero….
Ma era pur sempre umano…

***



Senza bussare e con il suo solito passo zelante, più ad una considerevole delicatezza da elefante, Maes Huges entrò nell‘ufficio del Furher aspettandosi la caratteristica vampata di fuoco anti-scocciatori.
Che però tardò ad arrivare
-Ehilà! Signor Furher, Signore!- esclamò il Generale di Brigata, ricevendo solo un gesto della mano, segno di vita, da parte dell’amico.
-Sono venuto a portarti il rapporto di Edward, salutarti e magari sentire come te la passi- continuò imperterrito l‘uomo, avvicinandosi alla scrivania dove il superiore era immerso nelle pratiche da firmare.
-Come sempre, Huges…si tira avanti e ci si immerge nel lavoro che ormai ci esce dalle orecchie, tanta la quantità.- borbottò senza entusiasmo Roy, alzando l‘unico occhio antracite sul compagno.

Tralasciando magari di dire che si sentiva un emerito idiota, che i sensi di colpa continuavano a svegliarlo la notte e che gli mancava la sensazione di accarezzare Edward.

-Ah beh…..vedo che tutto è rimasto inesorabilmente uguale da ieri.- fece una pausa, sospirando appena, mentre lasciava andare il plico di fogli sulla scrivania -E per quanto riguarda le vostre…notti insonni?- si interessò Maes, ricevendo però un occhiata perplessa da parte dell‘altro.
-Ma si! Dai!! Edward mi dice che ha il sonno arretrato, e l‘unica spiegazione è che tu lo tieni sveglio con le tue voglie incessanti!- affermò l‘uomo, togliendosi gli occhiali per pulirli, notando silenziosamente il pallore comparso sul viso dell‘amico.

-No…beh..- cercò di parlare Roy, buttando poi lo sguardo sul plico di fogli lanciatogli precedentemente da Huges, sulla scrivania.
Il nome di Edward Elric spiccava nel titolo, dopo le parole “Rapporto sulla missione n°….“ etc, etc..
-Ma perché hai portato tu il suo rapporto?- domandò perplesso, riuscendo così a sviare la domanda del Generale di Brigata.
-Semplice. Come ti ho detto, il nostro Ed ha il sonno arretrato. L‘ho trovato nel corridoio, e si vedeva che non stava bene, Così mi ha chiesto di portatagli il rapporto al posto suo, mentre tornava a casa. Penso che abbia chiesto un permesso al Colonnello Hawkeye.- sbuffò, pulendo la prima lente, lasciando che Roy afferrasse bene le sue parole.

Il silenzio prese il posto nell’ufficio.
Un silenzio che gravava sui due soli presenti.

Non alzò gli occhi, Maes, ma sempre concentrandosi sulla pulizia dei suoi occhiali, sospirò piano.
-Allora, Mustang….che sta succedendo davvero?- domandò con calma.
L‘altro lo osservò per diversi minuti, abbassando poi successivamente il viso sofferente.
-Mi sto allontanando da lui, Maes…- sussurrò, lasciando andare la penna, per focalizzare poi l‘attenzione sulla foto che aveva sulla scrivania.

Un gruppo di persone in divisa, più alcuni “civili“, tutte sorridenti e dall‘aria felice, erano in posa davanti al Quartier Generale.
Vi erano tutti: Havoc con Lilith, zia Pinako con Alphonse, Winry e Dan, Armstrong, Huges e famiglia, e tutti gli altri della Truppa Mustang

E c‘erano anche loro…

Lui era stato preso proprio nel momento in cui aveva stretto Edward con un braccio intorno alla sua vita, e cercava di rubargli un bacio, mentre il biondo rideva e tentava di liberarsi.
Un angelo caduto dal cielo….

Un angelo che stava perdendo lentamente

-Perché lo stai facendo?- il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla domanda di Maes, a cui rivolse poi l‘attenzione del suo sguardo antracite.
-Non potresti capire…è complicato e..- iniziò Roy, portandosi una mano sul viso, sospirando piano. L‘amico era conosciuto per la sua grandissima testardaggine, e difatti parlò ancora. -Potresti benissimo spiegarmi. Hai tutto il tempo del mondo…o pensi che quei documenti siano più importanti di Edward?- chiese con un cipiglio alzato Huges, sorridendo al compagno d‘armi.
Si mise poi comodo su una delle poltroncine davanti alla scrivania, aspettando che Mustang cominciasse.

Con un sospiro sofferente e arrendevole, Roy iniziò a raccontare.

***



Entrò in quel momento in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Fuori aveva deciso di scatenarsi una fitta pioggia, cogliendolo così di sorpresa e inzuppandolo fino al midollo.

Così, gocciolante e con il morale sotto i piedi, si diresse in bagno, dove cercò in qualche modo di asciugarsi.
Buttando a lavare la parte superiore della divisa nel cesto dei panni rimase così scalzo, visto che gli stivali li aveva lasciati all’ingresso, e con solo indosso i pantaloni.
Si appoggiò al lavandino, guardandosi allo specchio, dove il suo riflesso sembrava colpevolizzarlo.

Non l’avrebbe mai superata, ne era certo.

Lui, il grande FullMetal Alchemist, l’arrogante tappo di tutta Amestris (e gia ammettere da solo quell’infame parola era tanto)….così…..

debole.

Ora che Roy si era allontanato da lui, le parole dell’altro, di quel Mustang che lo aveva violentato e umiliato, riprendevano a risuonargli nella mente.

Credi davvero che ti ama?

Si,….lo credeva ancora.

Se fossi in lui, ti avrei già abbandonato da tempo

No..non era solo Mustang che gli parlava, ma anche la sua dannata mente che amava prendersi gioco di lui.
Quel Roy…lui, gli aveva chiesto perdono per tutto..

Ma è vero che non ti vuole, o adesso sarebbe qui con te.

Lui…lui sta lavorando…

Balle, Edward! Sta soltanto prendendo tempo prima di prenderti e sbatterti felicemente fuori di casa a calci, per rispedirti a Reesembol.

Scivolò in ginocchio sul pavimento piastrellato, continuando a tenersi al lavandino con mani tremanti.
Si ripeteva che Roy gli voleva bene. Che forse…forse avrebbe ripreso ad amarlo un giorno..

Illuso…

-Smettila!!- gridò Edward, stringendosi le gambe al petto, mentre nascondeva il viso contro le ginocchia.
I capelli liberi scivolavano agli angoli del suo viso, nascondendolo ancora di più
Prese a singhiozzare, lasciando che il suo corpo fosse scosso di tanto in tanto.
-Sono….solo un moccioso senza casa…- sussurrò, mordendosi il labbro inferiore, mentre si incurvava ancora di più
“Roy….ti prego..” il pensiero rivolto sempre e solo a lui..

“ROY!”

E la porta del bagno si aprì, facendolo sobbalzare.
-Edward! Che…che cosa stai facendo?- la voce di Mustang arrivò chiara nelle orecchie, come l’unico occhio si specchiò nelle iridi dorate, velate di lacrime.
I capelli neri e gocciolanti, sul viso dipinta un espressione ansiosa.
Il suo Roy..
L’uomo si inginocchiò di fronte al più giovane, portandogli una mano sulla guancia sinistra.
La preoccupazione si leggeva in quell’antracite pura, mentre il biondo rimaneva atterrito dal gesto di Roy.
-Ed…Maes mi ha detto che…stavi male- mormorò, studiando l’espressione sofferente, mista a sorpresa, sul viso del suo angelo.

Si era precipitato subito a casa, dopo quella chiacchierata animata…

Doveva ringraziare solo Huges, e la sua esistenza.

-Razza di idiota!!-

L‘urlo aveva fatto sobbalzare Mustang, dopo che aveva taciuto, alla fine delle sue impressioni sull‘accaduto ad Edward
-Ma che diavolo ti urli? Mi hai fatto prendere un colpo!!- gridò a sua volta Roy, appiattito però dalla nuova reazione dell‘amico
-Ti avrei dovuto uccidere prima! Non capisci quello che stai facendo?? Quello che hai fatto??- continuava imperterrito Maes, ormai in piedi e livido dalla rabbia -Fila subito a casa!! Ora! Immediatamente, razza di mulo!-


E non se lo era fatto ripetere due volte

Ora poteva leggerlo negli occhi dorati che tanto amava, quello che aveva fatto.

Portò le braccia sotto le ascelle di Edward, aiutandolo a sollevarsi, e stringendoselo addosso.
-Sei gelato, Mame-chan..- mormorò, sentendolo irrigidirsi, mentre gli passava una mano fra i bagnati capelli.

Dio….cosa aveva fatto…

Stava distruggendo la cosa più bella che avesse mai avuto.

Lo stava perdendo per una motivazione idiota.

Tenendoselo sempre vicino, si abbassò ad aprire l‘acqua calda, e a tappare il buco di scarico.
-Fai subito un bagno caldo, o ti ammalerai- continuò, guardando per alcuni minuti il ragazzo che rimaneva perplesso.

Dal canto suo, Edward era confuso.
Perché tutto ad un tratto…

Perché Roy era di nuovo vicino a lui?

Un tepore al cuore cresceva nel suo petto, ogni volta che la mano dell‘uomo gli accarezzava la guancia, o lo scrutava preoccupato, in quei minuti.
-Edward….io…- iniziò Mustang, tacendo però subito dopo, lasciando a Ed ancora l‘amaro in bocca.
Si discostò da lui, tenendo il viso leggermente basso e di lato, in modo da non poter guardare l‘uomo che amava.
Questo gli pose una mano sulla nuca, scendendo a sfiorargli la fronte con le labbra.
Chiuse gli occhi, Ed, cercando di non sospirare, piacevolmente sorpreso per quel gesto.

Il primo, di vero affetto, in quel mese.

-Fai il bagno. Parliamo dopo..- mormorò Roy prima di uscire e lasciare FullMetal da solo.


Dopo un quarto d‘ora, il giovane uscì, tenendosi un asciugamano intorno alla vita, e passandosene uno piccolo sui biondi capelli.
Il viso rilassato, ma con una punta perplessa, non ancora sicuro che quello che fosse successo fosse vero.

Fece qualche passo, sempre con i piedi scalzi, per il corridoio ancora leggermente in penombra, prima di arrivare in salotto, dove Roy lo stava aspettando.
Si era tolto il pastrano nero, buttato ora sulla poltrona, e la giacca della divisa, rimanendo così in camicia.
-Edward…- l‘uomo si avvicinò a lui, che rimase immobile, e con le braccia abbandonate lungo i fianchi, mentre l‘asciugamano bianco restava sui suoi lunghi e biondi capelli.

Mustang portò le mani sul panno candido, riprendendo il lavoro che stava facendo il più giovane, che non fece niente per fermarlo, osservandolo solamente con i suoi dorati occhi, sempre più confuso.
-Roy…io- iniziò FullMetal, interrotto però subito dall‘altro, che gli intimò il silenzio con l‘indice della mano destra, posato sulle sue labbra.
-Non dire niente, Ed…sono solo un idiota..- mormorò, riprendendo a massaggiargli i capelli con cura, prima di far scendere l‘asciugamano e rivelare quei fili del colore del grano.

-Perdonami, Mame-chan….se puoi, perdonami- sussurrò, tenendo le mani ora sui lati del viso di Edward, mentre l‘asciugamano era caduto a terra, dimenticato da entrambi.
Il giovane rimase ancora più confuso a quelle parole, portando una mano su quella destra di Roy, cercando di chiedergli qualcosa, ma ancora fu zittito dall‘altro, che prese la parola prima.

-Volevo proteggerti, Edward. Avevo paura..- e qui rimase in silenzio, il grande eroe di Ishbar, portando lo sguardo lontano dalle pozze di miele colato che erano gli occhi del compagno, prima di guardarlo di nuovo -Avevo paura di farti del male…di assomigliare a…a quel Roy- riprese subito dopo, inginocchiandosi ai suoi piedi.
-Perdonami Ed..- mormorò ancora, posando la fronte contro lo stomaco del più giovane, che sgranò gli occhi.

Tutto gli ricordava dolorosamente la scena dell‘altro mondo.
Della morte di Roy.

Ebbe seriamente il terrore di vedere il viso di quel rosa pallido diventare freddo e sentirlo scivolare a terra.

Per un momento il volto dell’altro si sovrappose.

Buttò così le braccia intorno al collo del suo uomo, stringendogli addosso, mentre veloci lacrime scivolavano giù dagli angoli dei suoi occhi chiusi.
Mustang rimase spiazzato da tutto quell‘impeto, da quella stretta forte da parte del suo angelo.
Non ricambiò l‘abbraccio per diversi secondi, finchè il singhiozzo scappato al ragazzo non gli crepò il cuore, facendogli così portare le braccia intorno a quel corpo morbido e caldo.
-Shh, Edward….Mame-chan, non piangere…- sussurrò, baciandogli la guancia, e cercando i suoi dorati occhi.

Era così speciale, quel momento.
Pensare che anni prima erano così, un pomeriggio inoltrato, che si erano giurati amore eterno.
In quella stessa posizione, e con la stessa stretta.

Baciò le sue guance bagnate, portando via le stille d‘acqua con le labbra, mentre il respiro di Edward si acquietava, diventando normale, e le lacrime smettevano di scendere, dopo un buon cinque minuti.

-Andiamo, non sei mica un moccioso..- mormorò Roy, aspettandosi una reazione da parte del più giovane, che però si scostò di poco, guardando in basso.
-Non sono piccolo..- borbottò solamente, alzando poi i dorati occhi, scovando l‘uomo a cui era stretto, sorridere.
-Devo dirti allora che sei un meraviglioso tappo?- domandò questa volta, notando un lampo passare per il miele delle iridi e lo sguardo assottigliarsi e diventare deciso.
-Chi hai chiamato super fagiolo ambulante??eh?- esclamò Edward, tutto infervorato, scatenando un piccolo riso nel compagno.
Questo notò in quegli occhi la stessa decisione e luce che vide moltissimi anni prima, quando ancora FullMetal era un bambino, un vero moccioso.
-Voglio sempre vederti così, Edward….e mi impegnerò per non farti più piangere..- sussurrò vicino al suo viso.

Il giovane cercò di ribattere, ma le labbra di Mustang si posarono con delicatezza sulle sue, rubandogli un casto e dolce bacio.

Roy si tirò su, trascinandolo con se, mentre gli teneva un braccio dietro la schiena, e una mano sulla guancia morbida del suo angelo, donandogli altri piccoli baci sul viso.
-Ti amo, Edward. Non ti abbandonerò più, te lo giuro- sussurrò, guardandolo negli occhi, mentre il biondino si aggrappava alle sue spalle, guardandolo con occhi velati e socchiusi.
Nascose poi il viso sotto al mento di lui, ispirando il profumo della pelle di Mustang e perdendocisi dentro, quasi come una droga.
-Ti amo anche io….e…- ma non riuscì più a dire niente, perché la sensazione di quel calore gli era mancato così tanto, che le parole gli sembravano superflue.

Aveva paragonato il suo Roy con quell‘altro…

Ma avevano tantissime differenze.

Prima di tutte, le sue mani erano calde. In ogni momento, anche di inverno, avevano questo piacevole tepore che le attraversava.
Si preoccupava poi per lui…
Ogni volta, in qualunque momento, appena gli diceva di smetterla o di fermarsi, lui si fermava.
Era come se fosse qualcosa di altamente prezioso, da maneggiare con una certa cura.
Si imbronciò a quel pensiero, ma il viso perplesso di Roy lo fece sorridere, e scuotere la testa.

Il suo Roy era unico….

Si ricordò di essere mezzo nudo, solo quando sentì l’angolo dell’asciugamano scivolare dalla presa, sulla sua vita.
Si staccò dal suo uomo per fermarlo, diventando di colpo rosso.

Un comportamento infantile e da femmina, pensò da solo….quante volte Roy l’aveva visto nudo!
Però….rimase piacevolmente imbarazzato, e questo all’altro fu un dono dal cielo.
-Perché sei diventato rosso?- domanda bastarda da parte del compagno, che con la mano libera (quella del braccio non posato intorno alla sua schiena) sfiorò l’ombelico, fino a scendere leggermente sotto.
-R..Roy…non ci provare..- borbottò Edward, guardandolo male, anche se i suoi occhi erano socchiusi per colpa del leggero formicolio alla colonna vertebrale.
-A fare cosa?- altra domanda bastarda di Mustang, che sfiorò deliberatamente sotto l’asciugamano la pelle morbida, proprio sopra l’inguine, avvicinandosi a se il corpo del biondino, ormai bordeaux come un pomodoro maturo.

La vendetta di Edward non tardò ad arrivare

Difatti questo, avvicinatosi al collo di Roy, gli mollò un piccolo morso, liberandosi così della mano e del braccio a polipo del compagno.
-Ehi! Questo è un colpo basso!- affermò questo, sorridendo mentre il suo angelo personale si allontanava, saltellando sui piedi nudi, e con il piccolo clangore dell’auto-mail alla gamba sinistra.
-In amore e in guerra tutto è concesso- disse a sua volta Edward, con il sorriso sulle labbra.

Roy lo studiò, rimanendo piacevolmente in contemplazione del suo amante, che sentendosi osservato abbassò il viso, in imbarazzo.
-Ed…alza quella testolina bionda, che voglio ammirare i tuoi occhi…- mormorò Mustang, vedendo il compagno eseguire, con il lieve rossore sulle gote.
Vederli così vivi…quelle polle di miele puro, luminose e belle…era qualcosa di assolutamente unico.
Lo lasciò poi fuggire in camera, seguendolo con più calma, dopo aver spento le luci e controllato di aver chiuso la porta.

Arrivato nella camera da letto, si spogliò, senza staccare gli occhi dalla figura slanciata di Edward che si stava mettendo i boxe, e guardando allo stesso tempo fuori dalla finestra.
Si avvicinò a lui, una volta che ebbe indossato i pantaloni del pigiama, e lo abbracciò da dietro, baciandogli la nuca.
Ed si appoggiò al suo petto, alzando il viso, mentre Roy gli prendeva la mano destra, quella meccanica, e la osservava alla luce della luna.

FullMetal si irrigidì, rimirando l’unico occhio antracite di Mustang percorrere pensieroso il metallo del suo auto-mail, ora impaurito di poter sentire le parole che aveva sempre temuto potessero uscire un giorno dalle sue labbra.
Così fu il primo a parlare.
-Roy….per te…queste protesi, danno fastidio, vero? Sono…qualcosa di orribile?- chiese in un sussurrò, sentendo però il braccio libero dell’uomo cingergli la vita, e lo sguardo spostarsi nei suoi occhi.

Era perplesso, Mustang, da quelle parole.

-Che diavolo stai dicendo, Ed? Ogni più piccola parte di te…ogni minimo lembo di pelle…io la amo. E gli auto-mail che indossi, che ti aiutano a camminare, e che tu hai coraggiosamente messo fin da piccolo, sono parte integrate di te.- detto questo, Roy baciò la mano meccanica di Edward, per poi salire, fino all‘attaccatura, dove piccole cicatrici segnavano la nivea pelle.
Il biondo alchimista chiuse gli occhi, sentendo i baci del compagno sulla sua pelle, e cercò di immaginarli anche quando sfiorarono l‘auto-mail.

Ecco un altro punto in favore al SUO Roy.

Lo amava e basta….non c‘erano cose che lo disgustavano, né le sue protesi, né le sue cicatrici
Niente.

I baci sfiorarono il suo collo, facendolo leggermente gemere, e poi salirono fino ad incontrare le sue labbra.
Non era più solo un incontro di bocche.
Era un fondersi di anime, una lotta per la supremazia.

E alla fine finirono entrambi seduti sul letto, il più giovane fra le gambe del più grande.
Roy cinse i fianchi di Edward, portandolo in ginocchio davanti a lui, per guardarlo negli occhi.
L‘oro brillava in quelle iridi ambrate
Il ragazzo portò le braccia intorno al suo collo, avvicinandoglisi per baciarlo ancora.
Quando si staccarono, Roy rise lievemente.
-A letto, uomo in mutande!- affermò, affabile, notando il broncio adorabile del suo Mame-chan.

Suo, e di nessun altro.

Si stesero dunque, stringendosi l‘uno nelle braccia dell‘altro, e cercando il calore e l‘affetto che quel legame portava.

Avevano superato le difficoltà…come sempre.
Ora rimaneva solo di recuperare il tempo perso.

Ma per ora, ci voleva solo un lungo e buon riposo.





Quando il giorno dopo Edward si sveglio, trovò piacevolmente addormentato di fianco a se, un angelo tentatore di nome Roy Mustang.

Lo guardò per diversi minuti dormire, e poi, dopo avergli baciato con delicatezza la fronte si alzò, sbadigliando e infilandosi in bagno.
Ne uscì leggermente più sveglio di prima, e tornò in camera per cercare qualcosa da mettersi, notando però l‘assenza di Roy.

Dove diamine era finito?

Scosse leggermente la testa, sentendolo spadellare in cucina, e riprese a cercare qualcosa da infilarsi, per non rimanere mezzo nudo.
Notò sul letto la camicia bianca, lasciata li apposta dal suo compagno.
Come faceva a sapere che l‘aveva lasciata di proposito?

Il bigliettino parlava chiaro.

“Mame-chan, visto che sei lento in bagno, almeno ti lascio l‘indumento che voglio vederti addosso questa mattina.

La colazione sarà pronta tra breve.”


Edward scosse la testa, lasciando il biglietto da parte, mentre osservava la camicia bianca.
Era LA camicia, non c‘erano dubbi.
Ridacchiò, prendendola fra le mani e avvicinandosela al viso, per inspirare il profumo del suo uomo, prima di indossarla.

Sentì i passi di Roy nel corridoio, ma quando si girò a sorridere alla sua figura, questo si era già rintanato nel bagno.
Il broncio che si formò sul viso di Edward fu di completa delusione.
Che stava combinando quel pazzo di un Furher?

Borbottando, si alzò e si diresse verso la cucina, rimanendo tranquillamente scalzo.
Entrando nella stanza illuminata del salotto, si riparò per alcuni minuti gli occhi, abituatisi alla semi oscurità della camera da letto.
Il sole finalmente splendeva alto nel cielo, e con passo sicuro entrò nella cucina, trovandovi già la colazione pronta.

Altro che lampo, il suo Roy!
Perplesso, afferrò una fetta biscottata piena di miele, studiando con minuziosità, la tavola imbandita.
Notò poi i guanti del Flame Alchemist sul tavolo, con accanto un altro biglietto.
Infilandosi la fetta biscottata in bocca, prese il foglietto, leggendolo tranquillo.

“Non azzardarti a metterli!”

Con un sopracciglio alzato, il giovane rilesse un’altra volta la calligrafia, sentendosi un idiota
Cioè…il messaggio era chiaro.
Però….una cosa contraddistingueva Edward Elric.

L’inebriante piacere nel fregarsene delle regole e degli ordini.

Beh…però quella era una richiesta del suo amante e…
Edward rilesse il biglietto, notando il punto esclamativo, che dava al senso della frase una nota imperativa.
No…era decisamente un ordine.

Con gli occhietti illuminati da una strana lucina di piacere, appoggiò il biglietto, prese la fetta biscottata, gli diede un bel morso e attese.
Inghiottì il boccone e se la rimise in bocca, così da poter prendere i guanti.
Ne soppesò la stoffa, sentendoli leggermente ruvidi, ma non troppo.
Infilatone uno, provò a schioccare le dita, ma niente.
Imbronciò il viso, per il fallimento appena avvenuto.

Ma non si perse di certo d’animo.

Infilò anche l’altro, dimenticandosi di controllare se Roy usciva dal bagno.
Ora con entrambi i guanti ne sentì la consistenza della “stoffa d’accensione” sulle dita, e sorrise, piacevolmente sorpreso di trovarli comodi.
Il suo amore si trattava bene…
Ridacchiò, appoggiandosi al bancone dietro di lui, ricordandosi troppo tardi di sentire rumori.

-Lo sapevo che non mi avresti ubbidito- affermò una voce, e giratosi di scatto, Edward poté notare il suo uomo comodamente appoggiato allo stipite dell’entrata della cucina, con le braccia conserte.
Beccato sul fatto.

Roy sorrise sornione, notando il suo angelo colto sul misfatto, con in bocca una fetta biscottata mangiata a metà e i suoi guanti infilati nelle mani.
Edward si sentì un po’ in colpa, notando poi perplesso i guanti che teneva stretti in un pugno Mustang. Li indicò, perplesso, con un cenno del capo, e l’uomo si staccò dallo stipite, raggiungendolo.
-Sai, Mame-chan….esiste una cerimonia, fra gli Alchimisti di Stato, che volevo dirti quando saremo tornati a Central- iniziò Roy, mettendosi davanti a lui.
Lo fece poi sedere sul bancone, rubandogli dalle labbra la fetta biscottata, ricevendo un mugolio contrariato da Edward.
-Era mio…- borbottò, il biondino, mettendo su l’adorabile broncio che Mustang amava tanto.
-Hai detto bene,…era- ghignò Roy, dopo essersi tolto dalla bocca il bottino ai cereali, finendolo con pochi morsi.

Edward rimase in silenzio, aspettando che l‘uomo proseguisse, mentre muoveva di poco le gambe.
Il Flame Alchemist, una volta finito, si avvicinò ancora di più a lui, portandosi fra le sue gambe, che accarezzò con una mano sola, visto che l‘altra era occupata a tenere i guanti bianchi.
Ed socchiuse gli occhi, sentendo le lievi carezze sulla pelle, prima che queste si interrompessero.
-Come ti dicevo…dovevo rivelarti la mia idea al ritorno da Central, a fine missione, ma tutto il trambusto mi ha fermato. Ora che ci siamo chiariti..- e qui fece un’altra pausa, prendendo la mano sinistra di Edward, per baciarla, provocando nel più giovane un leggero imbarazzo.

-Vuoi tu, FullMetal Alchemist Edward Elric, prendere il qui presente Flame Alchemist Roy Mustang, come tuo legittimo sposo, per amarlo e onorarlo fino alla fine et oltre?- domandò tranquillo l‘uomo, facendo sgranare gli occhi dorati del biondino, che si ritrovò nella mano uno dei suoi guanti.
Bianco e senza iscrizioni….decisamente il suo, dato anche la misura.
-C..cosa?- chiese, perlesso Ed, vedendo Roy sorridere e alzare gli occhi al cielo.

-Mi vuoi, Edward?- domandò a sua volta, ricevendo un flebile da parte del suo Mame-chan.
-Bene…allora- e qui gli porse la mano sinistra, facendogli segno di infilargli il guanto -Il qui presente Roy Mustang, accetta il pegno del nostro patto, davanti a Dio e alla Scienza, fino et oltre la morte- disse solennemente.
Edward, ancora più confuso, infilò con pazienza il suo guanto nella mano di Roy lasciando che l‘altro se lo mettesse poi lui, chiedendo infine spiegazioni con lo sguardo dorato.

Il suo uomo lo baciò sulla punta del naso, guardando in quei meravigliosi occhi color del miele.

-Come ti dicevo…una cerimonia tra Alchimisti di Stato, dove i due promessi sposi si scambiano un oggetto personale, e lo portano per un giorno, indosso, per tutto il Quartier Generale, mostrando così la loro unione a Dio e alla Scienza. È una cerimonia pari al matrimonio, Edward, ma viene usata in casi particolari…- spiegò raggiante, vedendo il viso del suo Mame-chan pian piano come risvegliarsi.

Il messaggio era arrivato ben chiaro alle orecchie e al cuore dell‘angelo.

Con gli occhi velati, si buttò fra le braccia di Roy, che ridendo lo sollevò, baciandolo mentre lo teneva fra le forti braccia.

Erano ufficialmente sposati…almeno…per loro.

Un bel giro per l‘ufficio avrebbe mostrato anche al resto del mondo che oltre all‘amore, una cerimonia ufficiale li univa.
D‘altronde, era il Furher che ufficializzava l‘unione, no?

La bellezza di essere Furher....


***




-Io volevo vedere Edward in abito da sposaaa- il piagnucolio di Huges risuonò nell‘ufficio, come una vampata di fuoco, partita direttamente dalle mani del primo citato.
-Wow, complimenti Mame-chan! Non avrei saputo fare di meglio!- affermò Roy, appoggiato sullo stipite, insieme al suo novello sposo.
Questo annuì, soddisfatto, mentre incrociava le braccia al petto, lasciando però che tutti potessero rimirare i guanti del Flame Alchemist alle sue mani.

Non era stata che una sorpresa, per tutti, vederli arrivare insieme, passo tranquillo e viso allegro.
Nessuno non aveva notato lo scambio di guanti da parte dei due, come nessuno aveva avuto dubbi sulla novità della giornata.
E Huges naturalmente doveva dimostrare il suo malcontento.

-Ed!! mi avevi promesso che Elycia avrebbe fatto da damigellaaa- riprese, integrò, il Generale di Brigata, che si era salvato in extremis, lanciandosi dietro la scrivania di Havoc.
-Io non ti avevo promesso un accidenti!- affermò il biondino, rosso come un pomodoro, mentre Alphonse rideva insieme a Breda e Havoc, in un angolo e Riza che scuoteva il capo sorridente.

Quell‘ufficio non poteva andare avanti senza quei momenti di delirio assoluto.

E tutti erano completamente d‘accordo sul dire che Edward, sorridente e pieno di vita, anche da furioso, era qualcosa di particolare.
Non potevano sopportare di vederlo come i giorni passanti.
Tutti, senza darlo a vedere fisicamente, ci erano stati male.
-Dai, Eddino, ti faccio fare il vestito dalla mia Glacer..- provò ancorò Huges, riparatosi ora dietro ad Alphonse, che si stava quasi strozzando, tanto era rosso per il ridere.
-Non ci penso nemmeno! E comunque….ehi….EHI! Con quell‘Eddino ti stai forse riferendo al fatto che sono alto come un microbo in mezzo ad un campo di grano?? EH??- sbraitò Edward, fermato da Roy, prima che potesse davvero incenerire Maes.
-Calmo, Mame-chan, diciamo che ci serve Huges, poi quando sarà inutilizzabile, ti do il permesso di friggerlo- affermò Mustang, ricevendo un borbottio da parte del biondo alchimista e un verso contrariato dall‘amico occhialuto.

Alla fine Maes Huges si salvò dalla furia omicida di Edward, e ripresero a malincuore, dopo quel momento di pura follia, a lavorare tutti.

Per tutta la mattinata FullMetal fu impegnato a sistemare alcuni fascicoli insieme al Generale di Brigata, mentre il resto della truppa lavorava su piccoli problemi quotidiani della città.
Verso il pomeriggio, Edward lasciò Huges a finire il lavoro, per portare dei rapporti al Furher, sperando di poter passare qualche minuto con lui in santa pace.

Entrato nell‘ufficio, dopo aver ricevuto il permesso dal diretto interessato, si chiuse la porta alle spalle e sorrise sornione al suo amore.
Questo si spostò dalla scrivania, aspettando che il suo angelo si facesse avanti, e dopo neanche due secondi, se lo ritrovò seduto comodamente sulle gambe.

Il rapporto naturalmente dimenticato sulla scrivania.

-Allora, mia cara mogliettina..- iniziò, ma FullMetal iniziò già a dettar legge.
-MOGLIETTINA? Mettiamo in chiaro una cosa, io non sono la donna- esclamò Edward, ricevendo un sorrisino preoccupante da parte di Roy.
-Beh…devo ricordarti che sei tu la parte passiva del nostro rapporto?- domandò infatti, facendo diventare stile peperone grigliato Ed, che strinse la presa sul colletto slacciato della camicia di Mustang.

C’era da chiedersi quando gli aveva tolto la parte superiore della divisa…

Forse in un remoto passato che ora non ricordavano.
Ma il punto principale era ancora in dibattito.
-Questo non c’entra nulla! È che…- iniziò il giovane, che fu interrotto amabilmente dalle labbra del maggiore.
Questo lo strinse a se, portando le mani guantate, di cui la stoffa gli andava leggermente stretta, sotto la giaccia e la camicia di Edward, accarezzando la pelle morbida e calda della schiena.
Il biondino inarcò di poco la schiena, stringendo le labbra per non emettere alcun suono, quando le mani si portarono avanti, accarezzandogli il ventre.
-Questo….q..questo non vale…- sussurrò, portando la testa in avanti per nascondere il viso contro il petto del Furher, che se la ghignava amabilmente.

Naturalmente il momento, per così dire romantico fu interrotto dall‘entrata zelante di Huges, che con tutta la calma del mondo rise e fece una delle sue osservazioni idiote.
-Ehi voi due! Dovete aspettare questa sera per consumare la prima notte di nozze!- esclamò, ricevendo un occhiata omicida dai due, e un ennesima fiammata da parte di Edward, che con quei guanti ormai ci aveva preso gusto.

Rispedito Huges al lavoro, anche FullMetal dovette alzarsi dalle comode gambe del Furher, per tornare alla sua di scrivania.
Roy però non sembrava del suo stesso avviso, e infatti, quando Edward arrivò alla porta per uscire, fu tirato indietro e appoggiatovi contro.
Le labbra di Mustang premevano sulle sue, richiedendo un contatto più profondo e passionale, che non tardò ad arrivare.
Gemette in quel bacio, Edward, stringendosi addosso Roy che era tutto intento a non cadergli fisicamente addosso.

Ma il momento dei due “novelli sposi“ fu interrotto di nuovo dal bussare del Generale Armstrong, che richiedeva il permesso di entrare.
Borbottando e maledicendo la sfortuna, Mustang liberò dalla sua presa Edward, non prima di avergli morso con amore le labbra, lasciando poi entrare il possente uomo.
Il biondino, con il sorriso sulle labbra, scivolò fuori lasciando il povero Roy alle prese con i muscoli del subordinato.



Quando entrambi tornarono a casa, poterono finalmente tirare un bel respiro di sollievo.

Liberi da scocciatori e incombenze lavorative.

Edward non fece in tempo nemmeno a mettere piede nel grande salone, che Roy, dopo aver chiuso la porta d’ingresso, lo agguantò.
Ridendo l‘uno e inveendo l‘altro, si ritrovarono in camera da letto.
Entrambi avevano fame del proprio compagno, e in pochi minuti furono avvinghiati sotto le coperte, pelle contro pelle e solo i guanti indosso.
-Come diceva Huges….abbiamo aspettato che giungesse la sera..- soffiò nell‘orecchio di Edward, lasciando che lo sguardo poi vagasse sulla pelle nivea del compagno.
FullMetal osservò i guanti che avvolgevano ancora le mani di Roy, e senza tanti complimenti afferrò fra i denti la stoffa di ogni dito, riuscendo infine a sfilare quello della prima mano.

Mustang rise, lasciando fare al suo angelo, mentre studiava con minuziosità ogni più piccola parte di quel corpo perfetto.
Semplice, bello e proporzionato.
Passò ora la mano nuda sulla pelle morbida e calda del petto, notando con la coda nell’occhio il viso di Edward leggermente imporporato e con le labbra dischiuse in un sospiro perfetto.
-Hai intenzione di rimanere a guardarmi ancora a lungo?- domandò Edward, mordendosi poi il labbro inferiore, per la piccola luce sbarazzina che illuminò l‘unico occhio del suo amante.

Oh, di certo sapeva come cacciarsi nei guai, a regola d‘arte…

-Allora, signor Fagiolo..- e qui un pugno sulla sua capoccia mora non glie lo tolse nessuno.
-CHI HAI DEFINITO UN BORLOTTO PIU‘ PICCOLO DELL’INTERO ORTO??EH??- esplose inviperito il biondino.
-A volte mi chiedo se certe cose te le sogni la notte o le pensi al momento- ribatté tranquillo Roy, passandosi una mano fra le ciocche nere che gli scivolavano davanti alla fronte.
Prima che Ed potesse ribattere, l’uomo gli era già sopra, bloccandolo in uno dei suoi baci da togliere il fiato, mentre una mano si infilava nel guanto destro indossato dal giovane.
Glie lo tolse con lentezza, senza lasciare che le loro bocche si allontanassero, ne che le loro lingue finissero di combattere, avvinghiandosi in una lotta furiosa.

Perfetta armonia di gesti.

Perfetta notte, e perfetto momento.

C‘era qualcosa di imperfetto?


Nulla.

Proprio Nulla.











“Gli amici

Sono indispensabili
Perchè quando da soli non si riesce a far nulla
Possono darti una mano
E farti capire il modo
Per riportare il sole dove c‘è solo tempesta.“









Oh…..ed ecco finalmente il 7° capitolo!
Avanti v.v chi pensava che fossi così infame da farli separare, eh? Su su, tanto so che l‘avete pensato *-* bauahuaauah

Va bien, lasciamo perdere i miei momenti idioti XD e concentriamoci su questo capitolo*-*
Che dire? Sto crogiolando per la pucciosità di quello che ho scritto! Si, insomma, all‘inizio descrivere Edward così…così triste ç.ç ecco, mi faceva male, tanto che per darmi la mazzata finale mi sentivo canzoni dall‘aria tristissima v.v (te le vai a cercare te v.v n.d.Roy)(vuoi che ti faccia diventare impotente? >_> n.d.me)(NuooOOoo O-O‘ n.d.Roy)
Ecco v.v come dicevo, XD il momento in cui Roy entra in bagno e fa prendere un colpo a Ed è semplicemente pucciosa *-*
Delucidazioni per chi pensa che Edward sia un po‘ deboluccio, mentre Mustang cerca di tirarlo su: beh, fate conto che per metà mese non ha ricevuto nessun cenno di affetto o altro da parte dell‘uomo che ama, e tutto ad un tratto ritrovarselo addosso, premuroso et altro…beh, tutti rimarrebbero così O_O (XD eh si)
Indi, via, si sono riappacificati direi, no? XD

L‘idea poi della cerimonia fra alchimisti è spuntata tempo fa e mi è sembrato bello svilupparla verso la fine *-* cioè, è bella no? *-* con lo scambio “equivalente“ XD
Che dire poi *pensicchia* beh, sembra che Edward si sia ripreso…no? *.* ghghghg….(posso avere paura? N.d. Ed)(Si *-*n.d.me) no tranquilli, non finirà in altri mondi XD ma l‘esperienza l‘ha segnato a vita ç.ç

Bene, penso che ci sarà un altro capitolo e poi uno piccolo e speciale ^^ tipo Omake, e via….siamo alla fine ç___ç gnaaa, non ci credo!!
Verserò fiumi di lacrime quando posterò l‘ultimo v.v….gna ç-ç

Grazie dei numerosi commenti^^ e anche grazie a chi ha solo letto ^-^


^^ un bacioneee



Ringraziamenti

nemesi06: Eh si, la mente umana è contorta v.v Contenta che condividi la scelta di Ed di dire tutto^^ si, decisamente non sarebbe stata una mossa saggia tacere, perché poi magari, saltando fuori la discussione più avanti, Roy poteva benissimo pensare di essere “messo da parte“ v.v Indi.
Visto visto? Si è risolto per il meglio ^^


chamaedrys: ehhehehe devi aggiungere “e quel sant‘uomo di Huges“ ^^ che ha dato una bella botta in testa a Roy e gli ha fatto riaprire gli occhi.
Ghghgh già, doveva fare così quel testone v.v ma sai, lui è un uomo che si crea molti problemi da solo XD
Come avrai potuto leggere, anche Edward si rende conto di quanto sono diversi lui e l‘altro ^^ piccole differenze che gli aprono quella mente da borlotto scemo che si ritrova( >_< alloraaaa n.d. Ed)


Elmeren kun Ho preso la mia vendetta chiudendoti fuori di casa col cane XD bauauahauaa A___A chi lo dice che non finisce v.v? Ed, non ascoltarla..*-* (>_> n.d.Ed) *-* e finirai presto in paradiso per mia volontà…anzi ci sei finito nell’altra ficciola *-* (v.v n.d.Ed) bauahaua
Cmq…Giusto, Al compare per cinque secondi v.v come anche qui XD viene citato! XD la camionista lo tiene occupato, poverino v.v anche se ho omesso che è stata presa a vangate da Havoc per aver mandato Lilith gravida in missione *-* bauahaua
SI, concordo..Roy sotto la pioggia è uno spettacolo che ripeterò all’infinito*-* cioè…gnam! XD (O-O n.d.Roy)(tranquillo^^n.d.me)
E Havoc che gongola? XD mi son trattenuta davvero da mandargli Patrick con il Gongolo XD buahauaha

FightClub: Giudizio giudizio!! *la folla urla* XDD
Si, voglio proprio sapere cosa ne pensi di questo A__A ahah! XD faccio paura.
*porge fazzolettino* basta piangere per Roy v.v, anzi piangi un po‘ per Ed, e poi fammi sapere XD bacio^^

saku_chan the crazy dreamers: Sono stata buona v.v volevo aspettare ancora un po’ prima di postare questo capitolo, ma poi il “capitoletto speciale” mi è venuto fuori, che avevo l’impazienza di postarlo XD ma prima dovevo mettere questo…O.O gnaaaa XD
Comunque A__A eccomi! Ahah! Dimmi cosa ne pensi del rinsavimento del Furher XD che forse ha fatto finalmente una cosa buona v.v XD


mua: Ri tesora *-* eccomi!! Ahahah, no! Ci vanno vicini però a separarsi^^ ma tutto si risolve, visto? Amori loro *crogiola* *-*
Meno sfigato? Ma stiamo scherzando? A__A lui DEVE essere sfigato XD così poi viene teneramente coccolato dal suo Roy XD


Aki_: Aki…io mi inginocchio ai tuoi piedi *-* neanche io sono mai riuscita a leggermi una ficciola in un giorno e una in una notte XD
Ho letto tutti i tuoi commenti e sono strafelice che sei andata a curiosare anche nelle altre piccole one-shot ^^ e tranqui, sono davvero contenta che commenti dopo aver letto ^-^
Prima di tutto, ti ringrazio per i complimenti *-* dici che son migliorata? *ci pensicchia* ti credo sulla parola allora *-*
Già, il passato torna; non so, non avevo in mente di fare un seguito, ma visto che molti me l’avevano chiesto, e l’idea mi stuzzicava, alla fine ecco ^^ poi, mi lasciava l’amaro in bocca aver tirato in ballo l’altro mondo, quello di AlterHuges, senza ampliarlo maggiormente, che alla fine l’ho preso come punto fisso della trama del seguito^^
Ecco, anche AlterRoy. Vedo che è molto apprezzato^^ e devo dire, come in precedenti commenti, che mi è venuto naturale. Non lo so, mi piace creare dei personaggi con personalità nascoste e misteriosamente affascinanti^^ poi, la storia del suo amore per Edward che l’ha portato inesorabilmente a dividersi interiormente, si è scritta da sola. ^-^
Ehh, immaginati che mentre scrivevo la morte sia di Havoc che di Roy mi piangeva il cuore. Fa sempre un certo effetto far morire dei personaggi che si è seguiti fin dall’inizio. Ho un certo rimorso, soprattutto per Havoc. Roy può aver trovato finalmente il perdono ed essersi tolto il peso della vita orribile che stava seguendo, ritrovando il suo Ed, ma Jean…beh, lui se ne va lasciando nelle mani del suo alter di Amestris la giovane donna che ha amato fin dal primo momento. Nel prossimo Edward poi farà una domanda a Lilith, e lì si capirà ancora qualcosina sia sulla sua natura, che su quella del “destino” che bisogna seguire e costruirsi anche un po’ alla volta ^^
Sono stra felice, ripeto XD dei tuoi commenti e ti erigo una statua per esserti letta le due fic *_* Per questo capitolo, avevo in mente di tirare più in ballo i pensieri di Ed e Roy, ma alla fine mi sembrava di caricarla troppo emotivamente, che la storia forse si perdeva un po‘. Cioè, avrei dovuto fare un capitolo solo sulla battaglia interiore dei due e mi si sarebbe corrotto lo stomaco @.@ magari ci farò una piccola one-shot a parte, se verrà richiesto^^ l’importante è capire che in quel mezzo mese Edward di certo non è stato affatto bene ç.ç anzi. Non a caso viene considerato il fantasma di se stesso anche da lui.
^-^ da brava scrittrice non vi ho fatto penare troppo, contenta? XD v.v per questa volta tu e Edward avete vinto v.v uff, son troppo buona XD


A proposito *-*…..dunque, visto che qualcuno mi considera “la donna che taglia nel momento cruciale“ XD ho deciso appunto di fare un piccolo capitolo speciale, separato dalla fic, ma contenente la fic (che cavolo vuol dire v.v….n.d.Ed/Roy)(v.v….n.d.me)
Ovvero, con “Capitoletto Speciale“ mi riferisco ad una breve One-shot/Song-Fic da infilare esattamente alla fine di questo cap e all‘inizio del prossimo^-^

Naturalmente vi lascio prima digerire questo XD e poi lo posterò *-* se la cosa interesserà qualcuno..bauahaua A__A non vi aspettate grandi cose ç.ç…sono timidosa e non riuscirei mai a scrivere puramente cose forti (<.<….n.d.Ed)(cos‘è quello sguardo da sufficienza?n.d.me)(v.v niente…n.d.Ed)
XD va beh, è per dire XD…



Ora finisco qui^^ e un bacioneee
Alla prossima XD e mi raccomando…>_> commentate!

Vige il solito avviso:

Vi mangio le orecchie v.v

Chi legge e non commenta v.v su su, i vostri pareri mi interessano, anche se mi lanciate pomodori *fa occhietti pucci* mica vi mangio ç.ç (lo faccio se non commentate v.v ghghghg)
XD



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Capitolo 8
*** -Sole, marmellata e bagni fuori progamma- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura
Raiting:Arancione
Riassunto Capitolo: -Suvvia, Roy..-
-No.- risposta secca.
-Eddai…solo una volta..- borbottò l‘altra voce, implorante
-Scordatelo.- ennesima negazione.
-Ti mando in bianco sai?- asso nella manica.
Attimo di silenzio

-Solo una volta…- mormorio vinto.
Occhietti che si illuminano e manine che vengono protese verso la figura del possente e figo Zio Roy.
Un uomo tutto d‘un pezzo, un grande comandante e quant‘altro.
Un povero essere vivente che si era rovinato l‘esistenza la prima volta che l‘aveva fatto.

Ovvero, un Roy Mustang ufficialmente sputtanato davanti mondo.







-Sole, marmellata e bagni fuori programma-





Il sole che splendeva quel giorno sembrava quasi sorridere alle persone radunate intorno a quella grande tavolata.

Imbandita di ogni ben di Dio, da favolose bruschette con pomodorini di campagna a crostate dal profumo invitante, era situata proprio fuori nel grande spazio verde che si trovava a destra della casa dei Rockbell.
Il profumo della marmellata di mirtilli appena spalmata su una fetta di pane caldo si espanse nell‘aria, grazie ad una lieve brezza estiva, che si divertì poi a sfiorare la chioma del grande quercia producendo un lieve fruscio.
L’ombra proiettata sul prato sembrava quasi un gioco magico dettato dalla natura, tanto che più occhi curiosi si soffermarono su di essa, mentre la marmellata colava sulle dita che incoscienti avevano inclinato la fetta colma della prelibatezza.
-Heimrich!- il richiamo, seguito subito dalle risa della giovane donna ora accanto al piccolo della combricola, rimediarono al pasticcio.

Come detto, l‘estate era ormai giunta, e il ritrovo nella piccola casa campagnola di Reesembol era diventato ormai di routine, grazie anche al fatto del compleanno del frugoletto Kyle Heimrich Havoc.
Due anni di vita e già sgambettava e formulava piccole frasi che rendevano estremamente orgoglioso il padre, che in quel preciso momento confrontava con il compagno d‘armi le foto dei bimbi.
-Non c‘è paragone, Jean! Elycia era semplicemente un amore, e guarda! Già che tentava di aprire la porta per sgambettare fuori nel mondo!- affermò Huges, con un bell‘album fra le mani, tutto gongolante mentre indicava col dito indice una foto dove una tenera bimba si era aggrappata con la manina alla maniglia di una porta, girando però lo sguardo verso chi l‘aveva scoperta.
Naturalmente l‘altro di stare in silenzio proprio non ci teneva.
-Non c‘è neanche bisogno che ti faccia vedere i miei scatti, per farti notare come Kyle sia estremamente abile e intelligente!- esclamò di suo, Jean, indicando il suo piccolo discendente, che proprio in quel momento scivolò a terra, mettendosi però a ridere.

Lo scoppio di ilarità del piccolo fece sorridere Lilith, ora di nuovo vicino a Winry, che studiò i movimenti incerti di suo figlio mentre cercava di rialzarsi sulle sue gambette paffutelle e stabili.
La cosa particolare e bella di Kyle era proprio quella: cadeva, si sbucciava una manina, o altro, ma le lacrime non scendevano mai dai suoi occhi nocciola.

I capelli corti e perennemente disordinati erano di un biondo acceso, mentre il viso aveva le connotazioni della madre.
I lievi segni sulle ginocchia, denotavano quanto quel bimbo non stava un attimo fermo, segno che aveva preso la sua personalità da entrambi i genitori.

Un bel guazzabuglio di birbanteria e dolcezza, insomma.


Intorno al tavolo c‘erano tutti, nessuno escluso:
Winry e Al rimanevano l‘uno accanto all‘altra, mano nella mano, mentre ridevano alla vista di Huges e Havoc che si litigavano sulle foto, quasi come se fossero uno scambio di figurine; Glacer e Lilith scuotevano la testa sconsolate.
Fury e Riza osservavano perplessi Breda mentre cercava riparo sulla quercia, intanto che zia Pinako fumava tranquillamente la sua infallibile pipa proprio sotto questa, per fuggire da BlackHayate e Dan.
Armstrong stava illustrando le gesta di uno dei suoi grandi antenati, mentre Falman accanto a Sheska tentava di non lanciarsi oltre la collina, per trovare una morte veloce.

Giusto. Anche loro sembravano aver trovato un punto in comune, tanto che era difficile non beccarli più volte insieme per il Quartier Generale, a parlare di libri e fascicoli vecchi di secoli.

Per quanto riguarda Roy e Edward, il primo era bellamente spaparanzato all’ombra del grande albero secolare, dalla parte opposta a quella di Pinako, mentre il più giovane ascoltava divertito il fantasticare di Elycia, ormai una signorina di tutto punto.

In tutta questa grande famiglia, il piccolo Kyle si era portato accanto al Furher, guardandolo curioso mentre questo apriva l’unico occhio, verso la nuova presenza.
-Zi Roi! Tu e me caalluccio?- l’innocente richiesta del biondino fece imbronciare le labbra al più grande, che con un leggero colpo di tosse si tirava su dalla sua rilassante posizione.
-Ehm..credo che certi giochi dovremmo farli solo quando siamo a casa di mamma e papà, solo io te, lo zio Ed e i tuoi genitori, Kyle- cercò la scappatoia poi nello sguardo del suo angelo, che intuendo la richiesta del piccolo, se la rise.
Kyle non era tipino da demordere, come sua madre, e difatti si attaccò al braccio del rinomato Furher, eroe di Ishbal e quant’altro, facendo tanto di occhi alla cerbiatto.
-Ti plego, Zi Roi!- mugugnò il bimbo, mentre il maggiore si trovava messo alle strette.

Certo…fare il cavalluccio con in groppa un bambino di due anni, davanti a tutta la truppa non era una dei suoi desideri..
Già si era piacevolmente rovinato la vita davanti a Jean, che non aveva perso tempo il giorno dopo al lavoro a ridacchiare e fare battutine di spirito, anche sotto minaccia di un bel barbecue con la sua persona.
D‘altronde, si prospettava l‘alternativa di far imbronciare e arrabbiare il suo figlioccio, che tanto adorava, quasi come fosse suo figlio.

L‘intervento di Edward fu alla fine una manna mandata dal cielo.
-Kyle, piccolo, lo Zio Roy ha dei problemi alla schiena e non può giocare con te. Sai, quando si inizia ad avere una certa età…- disse tranquillo FullMetal, prendendo in braccio il giovane Havoc, che ascoltava rapito il suo secondo zio, mentre tornavano insieme da tutti gli altri.

Il Flame Alchemist intanto era rimasto con tanto d‘occhio.

Ok…manna dal cielo un paio di scatole.
Il suo Mame-chan glie l‘avrebbe pagata cara.
Di questo ne era totalmente sicuro.

Anche se con questi pensieri nella testa, il moro si perse per qualche minuto ad osservare il maggiore degli Elric, mentre rideva dell‘affermazione di sicuro innocente del piccolo Kyle, che ora si era aggrappato tutto contento al collo del biondo.
Vedere il sorriso disegnato sulle sue labbra era qualcosa che scioglieva letteralmente il suo cuore.

Semplicemente magnifico.

Elycia si era messa a braccetto di Edward, guardandolo con affetto negli occhi, mentre suo padre ora piagnucolava con la moglie che la sua tenera figliola l‘aveva dimenticato.
Roy scosse la testa, alzandosi a sua volta e pulendosi dell‘erba che si era attaccata ai jeans neri che portava.
Camicia bianca coi primi bottoni sbottonati, e maniche arrotolate fino ai gomiti.
Ah si, gli anni passavano, ma sapeva per certo come attirare ancora lo sguardo felino del suo Mame-chan.
Questo lasciò la peste a Jean, che tutto allegro se lo spupazzò facendo così emettere al figlio dei versetti felici e falsamente contrariati e lo scoppio di ilarità nella tavolata.
Tornò poi dal moro, che senza aspettare che si fosse fatto più vicino di sua iniziativa, lo prese per un braccio e gli scompigliò la frangia ribelle con una mano.

-Devo iniziare a preoccuparmi che possano portarti via da me?- domandò, indicando con un cenno del capo Elycia e Kyle, mentre Edward, riuscito a liberarsi della presa pericolosa del suo uomo, se la ghignava.
-Geloso dei marmocchi?- chiese curioso, ricevendo uno sguardo di superiorità da Mustang.
-Mio caro, non c‘è storia tra me e loro- esclamò, notando però Mame-chan scuotere la testa, falsamente indignato.
-Come ci siamo ridotti, Comandante Supremo..- borbottò, ridendo poi della reazione che prese Roy, mettendosi a braccia conserte.

Questo alzò il capo, mostrando al suo angelo tutta la dignità e la superiorità che sapeva ben sfoggiare davanti ai suoi sottoposti.
Il problema era che il maggiore degli Elric rispose con un altro scoppio di ilarità, prima di attirarlo a se e donargli un lieve bacio sulle labbra.
-Più diventi vecchio, e più ti rimbambisci- affermò innocentemente, scappando poi da Roy che prese ad avere manie omicide.



La grande famiglia li radunata, dopo aver aiutato a sparecchiare la tavolata, si disperse un po‘ per l‘immenso spazio verde per poter passare così le ore più fresche del pomeriggio in completa tranquillità.
O quasi.
Glacer insieme a Winry e Pinako, tutte e tre accomodatesi su una panca di legno, seguivano il gioco di Elycia e Kyle, mentre questi si erano sistemati sotto la quercia.
Huges, Havoc e Breda avevano sfidato Roy, Al e Fury a carte, mentre Falman e Sheska si stavano dando ad un lungo passeggio giù per la collina.
Armstrong parlava tranquillo con Riza, dando un occhio ai due cani, che si divertivano a correre a perdifiato, insieme a tutta la banda di felini che popolavano ormai l’interno e l’estero della casa dei Rockbell/Elric.

Gli unici che sembravano essere spariti dalla circolazione erano Edward e Lilith.
Il Furher alzò lo sguardo, leggermente perplesso per via del fatto che non riusciva a vedere la sua antennina bionda preferita nelle vicinanze.
I suoi fidati soldati notarono il loro Capo distratto, ridendosela sotto i baffi.
Era bello vedere come Mustang ormai non lasciava più un secondo l’Elric maggiore, come un tempo.
Huges in particolare capì come il suo vecchio amico aveva paura di commettere lo stesso errore di lasciar solo il compagno.

Ci doveva essere lui a sistemare sempre le cose.

Con questo pensieri, sbuffò e diede una pacca sulla schiena di Roy, per tranquillizzarlo.



Nello stesso momento, sulla riva del fiume che scorreva più avanti, passante alla base di una collina, stavano i due fuggiaschi.

Lilith a pancia in giù giocherellava con la superficie dell’acqua limpida del torrente, mentre Edward stava seduto a studiare i suoi movimenti.
Con piccoli gesti e un pizzico di magia, la giovane faceva alzare rivoletti d’acqua, che seguivano come legati al suo dito, ogni forma che disegnava immaginariamente nell’aria.
Era un giochino divertente e semplice, almeno a suo dire, e FullMetal rimase in silenzio per diversi minuti, sentendo la leggera brezza pomeridiana che spirava su di loro.

Finché una domanda non gli sorse spontanea.
-Kyle è come te?- domandò, curioso, notando gli occhi limpidi e di quel particolare nocciola ora puntati su di lui, mentre l’incanto sull’acqua rimaneva sospeso.
Lilith storse di poco le labbra pensierosa, scuotendo poi lievemente la testa in segno di diniego.
-No. La nostra magia si trasmette solo alle femmine- affermò poi, tornando a guardare i rivoletti che avevano ripreso a muoversi ad un suo gesto, danzando sulla superficie del torrente.
Edward trovò la cosa interessante e stramba, al che lo fece notare alla ragazza che di tutta risposta rise.

-È una cosa normale, Ed. Nel mio mondo la maggior parte delle persone con poteri come i miei sono appartenenti al gentil sesso.- spiegò tranquilla, senza togliere l’attenzione dal suo operato.
L’acqua era tornata normale, e il torrente continuava a scorrere senza che altra magia interrompesse il suo lento andare.
-Ma non c’è una spiegazione logica?- domandò l’Alchimista, portando le mani in avanti, in modo da tirarsi così su e sdraiarsi come Lilith a pancia in giù sull’erba.
Questa rise a quella domanda curiosa del biondino, che stranito, alzò un sopracciglio perplesso alla reazione dell’amica.
-Edward! Tu cerchi sempre un qualcosa di logico nelle cose!- affermò lei, tranquilla, puntando il suo sguardo nocciola sul ragazzo. -Sono un Alchimista, uno scienziato. È naturale che cerco una logica in tutto. Come potrebbe non esserci?-

-Semplicemente perché è qualcosa di naturale e semplice, Ed. Come lo definirei io, è un mistero della natura.- disse a sua volta Lilith provocando nell’altro uno sbuffo contrariato.
-Te e questo mistero. Vanno svelati ad un certo punto!- continuò cocciuto FullMetal, mentre la maga apriva maggiormente il sorriso.
-Ma così si perderebbe il fascino su qualcosa- affermò tranquilla, mettendo a tacere così l’amico -Voi uomini dovete sempre mettere il naso in cose che sarebbe meglio lasciar così come sono. Non ha un suo fascino la natura? Come è nata, come voi siete venuti al mondo? Cercate sempre una spiegazione logica a tutto, anche dove non ve ne è bisogno- spiegò con naturalezza, alzando in un gesto lento la mano.

Edward alzò gli occhi al cielo, trovandosi leggermente in accordo con Lilith.
Ma di poco poco.

Il silenzio tornò a regnare sovrano fra i due, mentre qualche passerotto si sollazzava nel passare, planando, a pochi millimetri dalla superficie dell’acqua quel giusto per bagnarsi le zampette protese, per poi spiccare via, in volo.
Altre domande frullavano nella testa del biondino, e non attese molto, la giovane, prima che queste uscissero dalle sue labbra.
Era LA domanda che stava aspettando da un bel po’ di tempo.
-Lì….pensi che, se non fossimo arrivati noi, in quel mondo, qualcosa sarebbe potuto cambiare?- la voce dell’Elric pareva così sommessa che quasi Lilith aveva pensato di essersela immaginata.

Soltanto il fruscio del corpo della giovane che si alzava dalla sua posizione, e il lento sospiro che usciva dalla sua bocca semichiusa, interruppero quella pace.
Si tirò su, la maga, sedendosi comodamente sulla riva, in modo da poter affondare il candido piede destro nell’acqua fresca e limpida del torrente.
Edward fu tentato di ripetere la domanda, o di andare avanti, articolarla meglio, ma decise di tacere quando i suoi dorati occhi incontrarono le polle nocciola dell’amica.

-Ed, certe cose non le sapremo mai. Non dico che c’è un indissolubile destino che grava su di noi, visto che ti ho dimostrato più di una volta che le cose possono cambiare dal loro inesorabile corso. Ma forse un fato comune ci lega tutti.- prese una pausa, mentre Edward si azzardava a chiedere ancora.
-Poteva però andare diversamente..cioè, magari quell’Havoc avrebbe trovato un’altra Lilith oppure- ma il tutto fu interrotto prima che finisse.

-Come ti dissi una volta…per alcune cose, la storia è diversa. La mia esistenza è una ed unica. Per le persone dei mondi che visitavo io ero come il vento che scivola silenzioso di notte. La mia presenza era votata all’anonimato.- spiegò tranquilla, con il sorriso di una madre comprensiva e paziente sulle labbra, mentre Edward ascoltava in silenzio.

-Siamo creature, Ed, che non dovrebbero esistere in nessun mondo, tranne quello a cui si è legati. Molti ci definiscono angeli, molti spiriti. In realtà seguiamo solo il corso del nostro fato, studiando e imparando. È qualcosa che nessuno, a parte noi stessi potrebbe mai capire- finì, storcendo di poco il viso su un lato.
-Quindi il nostro Jean era come “destinato” a conoscerti?- domandò, cercando di capire, il giovane Alchimista.
Lilith scosse la testa in segno di diniego -Non so dirtelo, Edward. Forse se le cose fossero andate diversamente, sarei rimasta con un altro Havoc o un’altra persona. Oppure c’è davvero qualcosa che lega un anima ad un’altra, per completarla. Chi lo sa- sospirò, ora con un sorrisino ambiguo disegnato sulle labbra

-A volte mi chiedo se mi prendi deliberatamente in giro, nascondendomi la verità, o altro..- borbottò il biondo, distogliendo lo sguardo dall’amica che aveva ripreso a ridere, falsamente offeso.
-È una domanda che non avrà mai risposta, Edward Elric!- affermò questa, abbracciandolo con affetto.

La figura alle loro spalle, a pochi metri di distanza, fece sentire la sua presenza con un colpo di tosse.
-Devo sempre preoccuparmi che potresti portarmelo via, Lì?- domandò la voce divertita di Roy, mentre Edward si girava a guardarlo con un sorrisino di vittoria dipinto sulle labbra.
-Geloso?- domandò curioso, mentre Lilith tornava a ridere, ora in piedi.
Mustang alzò le spalle, inclinando il viso di lato, mentre puntava l‘unico occhio antracite sul compagno -Conoscendoti, previdente, fagiolo bisbetico-
Il giovane preso in causa assottigliò lo sguardo, mandando leggermente i zona pericolo il cervello del moro.

E non aveva neanche tutti i torti.


Gli sbraiti e le imprecazioni furono avvertite fin sopra alla collina dove si trovava la casa dei Rockbell, più esattamente dal resto della truppa, che con un sospiro, poterono asserire che Mustang aveva perfettamente trovato FullMetal.

Soprattutto dal tonfo in acqua che si sentì e il ritorno di un Flame Alchemist completamente zuppo, seguito dai due fuggiaschi incolumi e ridenti.


***





-Avanti, grande Comandante Supremo! Ci racconti come è accidentalmente finito in acqua!- esclamò allegro Huges, mentre abbracciava la sua amata Glacer, guardando con occhietti divertiti il compagno d‘armi.
-Maes, potrei scordarmi che siamo amici di vecchia data e passarti sopra con la macchina un giorno di questi.- disse a sua volta un Roy comodamente seduto sulla panca, con la camicia bianca slacciata e ancora leggermente stropicciata, per colpa del bagno fuori programma.
I capelli ora asciutti, erano più in disordine del solito, mentre l‘unico occhio era puntato in alto, verso le stelle, completamente sparse per il nero mare che era il cielo.
-Ma se poi finisci davanti al Tribunale Militare per aver attentato deliberatamente alla vita di un tuo subordinato!- affermò indignato l‘altro, mentre la moglie portava una mano alle labbra per trattenere le risate.
-Veramente io ti faccio fuori, mica ti manco. In secondo luogo, guida Falman la macchina, quindi io non c‘entro niente- rispose Roy, mentre quello preso in causa alzava la testa dagli scacchi con cui si stava scervellando con Fury, per far notare un suo leggero dissenso.

Glacer non ce la fece più e scoppiò a ridere, seguita poi dagli altri a turno.

-Basta fare casino voi! Non vorrete svegliare le pesti!- affermò bisbigliando in modo furioso Havoc comparso sulla porta di casa, mentre tutti gli altri riuniti sulla terrazza esterna, portavano la loro attenzione su di lui.
Roy, sempre rimanendo con i gomiti appoggiati sul bordo dello schienale, girò lentamente il viso verso il suo subordinato, indicando con un dito in basso.
-Rientra nel gruppo delle pesti?- domandò atono, mentre gli occhi ceruli del Tenente Colonnello si puntavano sulla figura rannicchiata con la testa appoggiata sulle gambe del Furher, e un braccio abbandonato quasi rasente il pavimento.

Edward era sprofondato nel mondo dei sogni a metà serata, quasi in contemporanea di Heimrich, ora dormiente nel lettone di Al e Winry, insieme a Elycia che aveva deciso di fargli compagnia.

-Sarebbe come dire che è un moccioso, no?- chiese innocentemente Jean, strabuzzando perplesso gli occhi, come gli altri, quando sentì il cigolio dell‘auto-mail dell‘Elric maggiore, e la sua voce biascicare un “Chi sarebbe il microbo…più microbo….di un virus?”
Roy al dito del compagno d’armi puntato sul suo amante, rispose con un cenno affermativo.
-Penso che sia ormai una reazione istintiva del proprio corpo- esclamò a bassa voce, portando una mano nei lunghi e setosi capelli biondi, lasciati sciolti, sparsi sulla schiena e sulla spalla visibile.
-Non voglio immaginare cosa succede se gli parli direttamente- affermò Huges, accavallando le gambe, mentre Roy storceva le labbra
-Meglio non scoprirlo mai, Maes, per la tua incolumità- esclamò, ridendo poi piano, con gli altri.

Alphonse arrivò proprio in quel momento, scuotendo la testa alla vista del suo Nii-san così accoccolato, sedendosi al posto di Glacer; questa, a malincuore del marito, aveva deciso di andar a dare una mano alle donne in cucina per lavare i piatti.
Meglio lasciare gli uomini ai loro momenti di relax.
-Di cosa si discuteva di così divertente?- domandò curioso il minore degli Elric, dando un occhio alla partita che si era fermata tra Falman e Fury.
Breda sonnecchiava, o così pareva, sulla sdraio fuori nel prato, Armstrong dormiva beatamente sotto la quercia, mentre Huges aveva ora portato un braccio intorno alle spalle di Al, scuotendo la testa, intanto che Havoc si accendeva una sigaretta, rimanendo sulla porta appoggiato allo stipite.
-Di quanto tuo fratello sia rimasto infantile!- affermò Maes, ridacchiando dall’espressione furbamente dipinta sul viso del giovane Elric a quelle parole.
-Ma questo si sapeva già! Argomenti vecchi, signori miei- disse, muovendo la mano in un gesto scocciato che fece ridacchiare gli altri.
-Piuttosto….è passato un anno, ma sembra essere ormai tutto passato..vero?- domandò soprapensiero Jean, ispirando una buona boccata di fumo, prima di farlo uscire con lentezza

Il silenzio cadde di nuovo pesante su di loro, mentre leggeri cenni affermativi dai presenti lo seguirono.
Roy abbassò lo sguardo sul suo angelo dormiente, portando una mano sul suo fianco, come a tenerselo più vicino, mentre questo nel sonno si aggrappò con la mano penzolante, alla sua gamba.
-A certe cose serve più tempo, Jean..- mormorò Alphonse, seguito subito dall’annuire di Huges, che portò le braccia conserte dietro la testa, stiracchiandosi silenziosamente.

Nessuno, a parte Alphonse e Roy sapeva cosa era successo veramente, ma tutti si trovavano d’accordo nel dire che Edward, un anno prima, era stato male per qualcosa che aveva vissuto e che stava rivivendo ancora.
O almeno, quello era il pensiero comune.
-Cambiando argomento, Havoc! Sbaglio o quella peste di tuo figlio a un nome abbastanza importante?- domandò tutto zelante Huges, mentre Falman finalmente muoveva la regina per mangiare l’alfiere rimasto di Fury.
-Ah si?- si interessò subito Mustang, sorridendo verso il sottoposto biondo, che perplesso si passò una mano fra la zazzera disordinata.
-Beh, Kyle è il nome che ha scelto Lilith, per una promessa che ha fatto…e, beh, Heimrich era il nome di mio padre, così..- borbottò, imbarazzato, sapendo perfettamente perché la sua dolce metà aveva scelto di dare due nomi al piccolo.

Voleva accontentare entrambi…

Lui non poteva che essere d’accordo con quel dolce musetto che aveva sposato.
Era una promessa, dopotutto, e poi un gesto davvero speciale.

-Orsù, Havoc! Spiega il significato del nome, che siam tutti curiosi! A quanto pare solo Maes lo sa e non vuole aprire bocca- affermò Breda, facendo notare a tutti che era bello che sveglio, e che stava seguendo la discussione, insieme ad Armstrong che aveva ripreso a far volteggiare le sue stelline quasi come un insegna pubblicitaria.
-Suvvia Tenente Colonnello! Non ci tenga sulle spine!- esclamò questo, mentre Jean deglutiva.

-Oh via!…Heimrich significa “dominatore in patria”- rispose infine scocciato, portando le braccia conserte al petto, mentre Huges rideva.
Roy ci pensò su, sorridendo poi in modo malevolo verso il subordinato.
-Havoc, è un modo di dirmi che fra qualche anno dovrò lasciar posto al tuo baldo giovanotto?- chiese, mentre il biondo sudava freddo e gli altri se la ghignavano.
-No…cioè…magari prenderà le orme del suo papà e diventerà un militare, anche se non me lo auguro….però…beh, ne sarei orgoglioso e…- farfugliò Jean, inspirando ancora un po’ di fumo, rimanendo sul vago.
-Animo, ragazzo!- esclamò Armstrong, ora miracolosamente accanto a lui, dandogli lente e possenti pacche sulla spalla tanto da mandarlo quasi a gambe all’aria.

L’ennesimo scoppio di ilarità fece tirar su Edward, che stordito e rintronato si passò una mano sugli occhi, guardando poi perplesso gli altri.
-Che succede qui?- domandò mezzo ancora addormentato, mentre le polle dorate si portavano su Roy, che con dolcezza gli sistemò una ciocca ribelle.
-Il nostro Jean sta mandando suo figlio sulla strada del potere già ad un anno.- lo informò, sorridendo quando notò un sopracciglio di Edward alzarsi, e le risate continuare, come i tentativi di farfugliamento di Havoc.
-Se pensiamo che già fa cavalluccio suMHPF….- le parole di Edward furono interrotte tempestivamente da una mano di Mustang che fu posata sulle sue labbra.
-Ehm, CERTO Ed, che dovresti dormire ancora un po‘ e..- Roy sorrideva come un demente, mentre tutti gli occhi erano puntati su di loro.
Quelli di Havoc poi erano diventati particolarmente lucenti, ed ergendosi per tutta la sua altezza, sorrise pericolosamente.
-Edward ha proprio ragione! Vede Signore? Ormai il posto di Furher è deciso che passerà al mio piccolo Kyle, visto che più di una volta ha saputo mettere l‘attuale Comandante Supremo..-
-Non una parola di più, Jean, se non vuoi finire come le braciole di maiale di oggi…- sibilò Mustang, riuscendo per la seconda volta a fermare le frasi impudenti.

Gli altri stavano capendo poco o nulla, e quando comparve Lilith sulla porta, notò la scenetta divertente che si stava consumando, con Edward furioso con Roy, che quasi lo soffocava.
-Finitela voi due, altrimenti se svegliate il bimbo, la prossima volta che venite a casa nostra vi attacco ad un carretto e faccio fare a tutti e due i cavalli.-

La leggera brezza parve rubar il respiro a tutti, prima che uno scoppio di risa prorompesse dalle gole di tutti, tanto che molti dovettero tenersi la pancia, o posarsi le mani davanti alla bocca per attutire il rumore.

-Così è questo che tentava di nascondere il grande Roy Mustang! Quante volte ti è toccato fare il cavalluccio con il piccolo Heimrich?- domandò con le lacrime agli occhi Maes, ricevendo un occhiata che avrebbe incenerito, dal suo amico.
La cosa lo fece ridere ancora di più.
-Non c‘è storia che tenga, allora! Se il bimbo già inizia a sottomettere il Furher, non ci vorrà molto che lui stesso lo spodesterà e si siederà sulla sua poltrona!- esclamò Breda a sua volta.

Edward teneva una mano sulle labbra per trattenersi più che poteva, perché ridere avrebbe segnato la sua fine, visto l‘occhiata di sbieco che gli diede il suo uomo.
Alphonse conteneva l‘ilarità con fatica, mentre la fautrice del disastro era scivolata vicino a Mustang, baciandogli con dolcezza la fronte
-Bacio di Giuda…scappa finchè puoi, Lì!- ringhiò, falsamente infuriato Roy, lasciando tutti per inseguire la giovane saltellante dentro casa, dove Glacer, Winry e Pinako rimasero perplesse ad osservare il tentativo di sbrindellamento da parte del moro, verso la bruna.


***





-Suvvia, Roy..-
-No.- risposta secca.
-Eddai…solo una volta..- borbottò l‘altra voce, implorante
-Scordatelo.- ennesima negazione.
-Ti mando in bianco sai?- asso nella manica.
Attimo di silenzio

-Solo una volta…- mormorio vinto.
Occhietti che si illuminano e manine che vengono protese verso la figura del possente e figo Zio Roy.
Un uomo tutto d‘un pezzo, un grande comandante e quant‘altro.
Un povero essere vivente che si era rovinato l‘esistenza la prima volta che l‘aveva fatto.

Ovvero, un Roy Mustang ufficialmente sputtanato davanti mondo.

Edward osservò con il sorriso sulle labbra, trattenendosi dal mettersi a rotolare a terra dal ridere, il suo amante a quattro zampe, mentre il piccolo Heimrich dava colpetti del tutto innocui sui fianchi.
Lilith era vicino al marito, intanto che questo si stava infilando il cappotto, ridacchiando contenta del pensiero gentile di Roy di far divertire in quegli ultimi cinque minuti il suo frugoletto.
La voce che si era sparsa per il Quartier Generale sulla scoperta avvenuta la sera del compleanno del piccolo Kyle.
Dire che il moro aveva preso a lanciare fiammate in ogni momento non era proprio un aforisma.
Havoc e Huges erano quelli che avevano rischiato di più, visto come tiravano fuori l’argomento ogni due per tre.
E poi cercavano riparo dietro a Edward, il quale alzava le spalle e si toglieva da davanti, lasciando che il suo amante scaricasse la furia omicida sui due colpevoli.

Se le andavano a cercare, loro….

…che almeno si prendessero le responsabilità delle loro azioni


Ora Lilith prese dalle braccia di un Roy super imbarazzato il piccolo Kyle, che tutto contento salutò i suoi due zietti preferiti, uscendo attaccato al collo della madre.
-Allora a lunedì- affermò Jean, alzando la mano e scuotendola a mo’ di saluto, prima di chiudersi la porta d’ingresso alle spalle.
Mustang sospirò, stancamente, portando poi la sua attenzione sul biondino poco dietro di lui, con ancora le labbra coperte dalla mano.
-E tu piantala di ridacchiare….potrei usare la tua stessa carta!- affermò, con un sorrisino preoccupante dipinto sul viso.
Un sopracciglio di Edward si alzò, guardando l’uomo con aria di sfida.
-Io posso resistere…e tu?- domandò curioso, allontanandosi di un passo, notando come l’occhio antracite di Roy si dilatava.

Colpito e affondato.

-Accidenti, Mame-chan! Non ti basta avermi umiliato per l’ennesima sera?- domandò stizzito, vedendo quanto il suo adorato FullMetal se la ridesse sotto i baffi.
-Io sono peerfido, amore- gli ricordò, tornando vicino a lui per sfiorargli delicatamente le labbra con le proprie.
Naturalmente Roy non si accontentò, e catturatolo nella sua presa con un braccio intorno alla sua vita, lo trasse a se, incatenandolo in un bacio da togliere il fiato.
-Perfido legume…- soffiò quando si staccarono, riprendendolo subito, prima che l’intero palazzo cadesse per colpa della sua sfuriata.

Il modo migliore per zittirlo.

-Brutt….infa..me…io…n…-

O quasi.

-Zitto e subisci- affermò ridacchiando, mentre se lo portava sulle spalle, stile sacco di patate, fino al divano.
I piatti erano stati già lavati e accuratamente sistemati nella credenza, come tutte le altre piccole cose.
La casa era in ordine, ed era ancora presto per andare a letto.

In tutti i sensi.

Lasciatolo cadere tipo barilotto di vino sul sofà, si sedette a sua volta, Roy, accanto al suo angelo.
Prese il telecomando e accese la tv, lasciando che le voci dei protagonisti di un qualche film già a metà si diffondessero nel loro piccolo spazio vitale.
Puntò il suo unico occhio antracite sulla figura di Edward, che in silenzio sgattaiolò via, tornando poi con in mano due bottiglie di birra.
-I mocciosi non dovrebbero bere..- lo cantinelò Roy, ricevendo però una di quelle occhiate che se avessero potuto, avrebbero ucciso.
-Continua, continua….vediamo poi dopo chi la spunta…- borbottò il giovane Elric, passandogli una delle due bottiglie, prima di lasciarsi cadere seduto accanto a lui.

L’attenzione fu portata sulla televisione, anche se il sorrisetto comparso sulle labbra di Mustang rimase immutato, anche dopo che ebbe bevuto un sorso di quel liquido dorato.
Edward sorseggiò la sua, abbandonando poi il contenitore di vetro mezzo pieno sul tavolino, stringendosi al corpo del suo compagno.
Il film si articolava su una serie di coincidenze e indizi che avrebbero portato inesorabilmente al colpevole, e che dopo neanche un quarto d’ora di scene, i due più grandi Alchimisti l’avevano già individuato.

Roy prese a fare un po’ di zapping fra i canali, mentre sentiva il peso di Edward gravare con morbidezza sulle sue gambe, col passare dei minuti.
Abbassò lo sguardo dopo aver spento definitivamente l’inutile e noiosa tv, dopo una buon ora, sperando specchiarsi nelle pozze dorate del suo compagno.
Vana speranza.
Difatti il biondino stava egregiamente dormendo, appoggiando con la testa sulle sue gambe mentre una mano era artigliata con dolcezza intorno al suo braccio posato sul petto dell‘angelo.
Con un sospiro il moro si scompiglio la zazzera nera, prima di cercare di tirarsi su, nell‘ardua impresa di non svegliare Mame-chan.

Ardua in tutti i sensi.

Il “dolce“ peso di Edward gravava con decisione, che il minimo movimento, il più piccolo passo falso, l’avrebbe destato, e in quel momento nessun santo l‘avrebbe di sicuro salvato.


Ma non andò proprio così.
Il movimento sbagliato ci fu, e il mugolio di protesta di Ed non tardò ad arrivare.
Con quello Roy pensava che l‘avrebbe seguito un bel pugno d‘acciaio con la sua mascella.
Chiuse l‘occhio, preparandosi mentalmente e fisicamente per il colpo che però tardò ad arrivare.
Riaprì la palpebra, puntando la polla d‘onice in quelle dorate e visibili di poco, per via che erano socchiusi, che gli restituì uno sguardo morbido e dolce.
-Andiamo a letto, Roy?- mugugnò con fare quasi bambinesco, FullMetal, allungando le braccia per circondare il collo del suo compagno.

Come non accontentare quel bellissimo angelo?
Soprattutto quando chiedeva una piccola richiesta come quella in modo talmente dolce e soffuso, da non sembrare suo.
In una situazione normale, la sua vigile coscienza l‘avrebbe messo in allerta.
Perché da Edward Elric ci si poteva aspettare di tutto.

Faccia d‘angelo, ma sotto sotto un vero demonio

Ma quella sera avevano passato tutti i santi minuti a giocare con Kyle e a parlare con Lilith e Havoc.
Avevano mangiato una buona cena preparata da entrambi i padroni di casa e avevano bevuto dell‘ottima birra.
FullMetal era sinceramente stanco, e Roy lo capiva da quegli occhi di miele colato velati leggermente dal sonno, e i suoi gesti così felini.

Un piccolo fagiolo in cerca di affetto.

Si trattenne dall‘esporre quell‘immagine a parole, per non rovinare quel momento, mentre lo tirava su, baciandogli con amore le labbra.
-Inizia ad andare, Mame-chan. Io mi assicuro di aver chiuso tutto e arrivo.- mormorò, accarezzandogli una guancia, mentre gli indicava con un gesto del capo il corridoio.

Il biondino annuì, stropicciandosi un occhio, mentre con uno sbadiglio si dirigeva a passo lento verso la zona notte.
Roy lo guardò sparire dietro l’angolo, prima di mettersi al lavoro e chiudere prima l’entrata e poi le finestre.
Controllando che il gas fosse accuratamente chiuso, e tutto il resto a posto, spense le luci dirigendosi in camera da letto.
Entrò togliendosi la camicia, mentre cercava con lo sguardo il suo adorato angelo, che con gesti lenti della mano di carne, stava passandosi le dita affusolate e lunghe fra i morbidi capelli, mentre era vicino al letto con solo i boxer e la camicia bianca sua preferita.

Sciolti lungo la schiena, sembravano una cascata d’oro che riluceva di luce propria.
Le polle di miele si posarono sul suo viso, proprio mentre si stava infilando i pantaloni grigi del pigiama, rimanendo così a torso nudo.
-Che c’è?- domandò curioso Edward, salendo sul letto, dove rimase al centro in ginocchio, in una posizione quasi femminea e infantile.

Un gatto dagli occhi dorati…ecco cosa sembrava a Roy
Un micio silenzioso e perfetto.

Alzò le spalle, scuotendo la testa -Mi piace osservarti- disse semplicemente, causando un dolcissimo rossore sulle gote del compagno.
Sapeva che con il suo attento studio lo metteva sempre a disagio ed in imbarazzo.
Dire che lo faceva apposto, forse avrebbe risolto la questione.

Sorrise sornione, Mustang, mentre Mame-chan teneva lo sguardo basso e il viso imbronciato, salendo poi sul letto anche lui dopo aver acceso la lampada sul comodino di fianco al letto, e spento quella grande.
-Vieni qui, piccola peste- mormorò con affetto il moro, attirando a se quel rarissimo gioiello, per riempirlo di baci.
-Di un’altra volta pic….picco….quella insulsa parola, e ti ritroverai a dormire sul balcone!- sibilò il più giovane, lasciandosi però catturare dalle labbra dell’amante, che sapientemente riuscì a scioglierlo come burro.

Maledetto Furher…

Portandosi fra le gambe di Mustang, mentre questo rimaneva seduto comodamente al centro del materasso dietro di lui, appoggiò la schiena contro il suo petto, sospirando piano.
Non aveva contato però la natura pervertita del suo uomo, che in men che non si dica l’aveva già imprigionato con un braccio intorno alla vita.
-Ehi…ehi! Non fare il maniaco! Ho troppo sonno per….per…- le parole di Edward furono interrotte dal lento operato di Roy, che tutto tranquillo, aveva preso ad assaporare la pelle scoperta del suo collo con la lingua e le labbra.
La mano libera era scivolata con maestria sul suo petto, facendolo rabbrividire, mentre lo esplorava con tocchi dolci e affettuosi.

Chiuse gli occhi, Edward, tirando leggermente indietro la testa, e sospirando piano, godendo di ogni secondo speso con quelle carezze d’amore.
La camicia che prese a scivolare sulle sue braccia, scoprendole, quasi senza che se ne accorgesse.
-R-Roy…..- un piccolo gemito, mentre le dita affusolate e calde del moro sfioravano la bianca cicatrice che gli segnava il fianco, dove un anno prima c’era stata una ferita terribile, per scendere poi fino all’elastico dei boxer.

Dal canto suo, Mustang si beava dei leggeri sospiri e mugolii prodotti dal suo angelo, mentre si curava di donargli tutto l’affetto possibile.
Il profumo di quella seta dorata che era la cascata dei suoi capelli, lo inebriava, facendogli quasi toccare il cielo con un dito.
-Mame-chan…- soffiò nel suo orecchio, mentre un gemito basso e piacevole uscì dalle labbra appena dischiuse, mentre la sua mano scendeva ancora, e il corpo dell’amante era completamente abbandonato contro al suo petto.
Le mani di questo si stringevano una sul polso del braccio che lo intrappolava con affetto, mentre l’altra era posata sulla gamba sinistra del moro.
-..:sei ancora convinto…di essere stanco?- domandò in un lieve sussurrò, sorridendo divertito quando Edward portò indietro il viso, per far incontrare il miele dei suoi occhi con l’antracite pura del suo unico.
-Baka….Taisa..- rispose a fatica, venendo fermato ancora una volta dalle lievi carezze di Roy, che gli fecero scappare un gemito più forte.

La dolcezza e l’affetto in quella stanza e in quei gesti semplici d’amore, si poteva toccare quasi con mano, tanto era forte.
Roy baciò la sua testolina bionda preferita, continuando a regalare piacere ad Edward, in modo naturale.
Poteva benissimo dire che si stava vendicando per la figura di prima…
Una perfetta tortura in stile Roy Mustang.
La cosa sarebbe proseguita ininterrottamente, se non che un rumore sospetto fece fermare il moro, e i due amanti si guardarono perplessi negli occhi.

-Meow..-

Entrambi portarono lo sguardo sulla palla di pelo nero che rimaneva perfettamente immobile e comoda sul comò davanti a loro.


-TEMISTOCLEEEE!-


Addio coccole e lente torture..






-Dici che è rimasto qui da loro?- la voce di Lilith pareva così tranquilla e allegra, che Havoc si chiese se veramente la cosa era stata davvero innocente.
-Beh…quel gatto ci segue dappertutto. Non escluderei che sia come un deficiente, dai due.- rispose tranquillo, alzando le spalle di poco, mentre Kyle rimaneva profondamente addormentato contro il petto della moglie.

Davanti alla porta d’entrata di casa Mustang/Elric, i giovani coniugi rimanevano impalati, chiedendosi se era doveroso disturbare gli amici, suonando il campanello.
-Dai Jean. È già tardi, e ci siamo accorti appena in tempo di non avere più con noi Temy. Suona e via- disse Lilith, accarezzando piano la schiena del figlio.
-La fai facile tu….quello che rischia di finire tipo barbecue sono io!- borbottò il marito, pronto a spingere il dito sul pulsantino.
Era già tanto se il portiere aveva aperto loro la porta.
Ora li dovevano azzardarsi loro a richiamare i due “innamorati sposini”, come si divertiva a definirli Huges.

Giusto nel preciso istante che Jean schiacciò il campanello, la porta si aprì di colpo, e qualcosa di nero e peloso fu buttato in braccio al Tenente Colonnello biondo.
Questo con un mezzo grido, si ritrovò Temistocle addosso, tutto intento a fare le fusa.

Sulla porta vi era un Mustang altamente scocciato, che guardava con una vena pulsante e pericolosa sulla tempia, il sottoposto.
Senza dire nulla, ne buongiorno ne buonasera, chiuse la porta con un tonfo, girando la chiave, lasciando i due davanti ad essa.

Lilith e Havoc si guardarono, e poi tornarono ad osservare il legno lucido e scuro dell’entrata dell’appartamento.
-Dici che…- iniziò Lilith, mordicchiandosi il labbro inferiore.
-…abbiamo interrotto un momento intimo..- finì per lei Jean.

-Beh…il gatto era qui, no?- iniziò lei, scendendo le scale, seguita dal marito che annuì
-Tutto risolto..- disse ancora lui

Scoppiarono poi entrambi a ridere, mentre Kyle continuava indisturbato a dormire beatamente, allacciato al collo della madre.





Roy tornò da Edward, con passo pesante e un broncio sulle labbra.
E il pathos del momento era andato a farsi benedire.
Scuotendo la testa, entrò in camera, dove il suo angelo personale si era comodamente accoccolato sul letto, dalla sua parte.
I capelli sparsi disordinatamente sul cuscino e le mani abbandonate accanto al viso, mentre il corpo era rannicchiato in una posizione fetale.
Il moro si perse ad osservare le gambe scoperte, una lucida per l’acciaio che la componeva, e una liscia e dall’aspetto morbido, di carne.
Il resto del corpo era coperto dalla sua camicia bianca, mentre gli occhi dorati e che tanto amava, erano celati dalle palpebre.

Con un sospiro sofferente, Roy salì sul letto, sdraiandosi accanto a lui, prima di spegnere la lampada sul comodino.
-Notte mio dolce angelo..- sussurrò poi, attirandolo a se e stringendoselo contro il petto, mentre Edward mugolava appena, nascondendo il viso sotto al suo mento.
Un bacio fu regalato su quella testolina bionda, mentre con il suo abbraccio gli donava tutto il calore e l’affetto di cui disponeva.

-Ti amo, Mame-chan…- soffiò ancora Roy, sorridendo quando Edward strofinò il naso contro il suo collo, in un gesto semplice ma pieno di significato.

-Ti amo, stupido Taisa- un mormorio ben udibile uscì dalle labbra dell’angelo, mentre il moro chiuse gli occhi, racchiudendo fra le sue braccia la cosa più importante che avesse al mondo.


Di parole se ne erano dette abbastanza.


Ora era il tempo di sognare














“Sogna, piccolo angelo“
Perché quando aprirai gli occhi
Potresti scoprire che ciò che hai solo immaginato

È invece la pura realtà
Che ti porta alla consapevolezza
Che i sogni, molto spesso

Son veri"






E fine!
Ce la fece A___A buahauahauhaua
Ufficialmente questo è l’ultimo capitolo della ficciola, e ora vado a suicidarmi perché l’ho terminata ç___ç……noooo ç_ç sono triste io, pensate.
Di sicuro dopo questa fine ufficiale, ci sarà un piccolo Omake richiestomi con insistenza da Elmeren XD nei momenti nostri, e che avrei dovuto inserire prima, ma i momenti mi sembravano troppo drammatici per inserire della sana follia e idiozia XD così arriva alla fine
Che dire….ho lavorato come una matta per tre giorni interi A_A perché avevo promesso a due persone che l’avrei postato, ad una prima che tornasse dalle vacanze XD e all’altra prima che partisse

XD penso di essere riuscita ad accontentarle

Oggi poi mio padre mi ha ricordato che era venerdì e che domani sarebbe finita la settimana (mio termine per la “consegna“)….dire che sono entrata nel panico è poco XD

Per quanto riguarda il disegnino, mi spiace annunciare che dovrete aspettare un bel po’, se non che non lo posterò mai per questo capitolo ç_ç motivo? Il mio amore di Hardisk esterno ha deciso di dare forfait, così che io ho perso esattamente…TUTTO il mio pc v.v (tranne le imme e le cose di FullMetal Alchemist, che miracolo, si sono salvate da sole sul pc portatile o.o……hanno vita propria XD)(o.o’ n.d Roy/Ed)

Indi, come dire, ho perso perfino Photoshop ç__ç gnaaa….magari utilizzo a tempo di record il pc della Elmeren domenica *-* così faccio iper disegno veloce XD anche se l’immagine puffosa che ho scelto per questo direi che basti di per se, no? È un amore *-* poi anche la Doujinshi da dove l’ho presa è semplicemente tenera ^^

Alla fine mi son divertita un casotto a scrivere questo ultimo chap XD anche se ho avuto difficoltà con la parte riguardante Lilith v.v il mio morale era a terra per via del “casino Hardisk”, quindi fate un po’ voi XD
Ringrazio i Numi che tutte le mie ficciole erano salvate sul pc v.v…sob.. ç_ç
Per quanto riguarda la ficciola -Hero- ringrazio tutti per i commenti ^^ sono davvero contenta che vi sia piaciuta XD
Prossimamente arriveranno altre due o tre one-shot/Song-fic che ho in mente da un po’ e che sto scrivendo proprio ora, dopo questa. Una, come promesso, si allaccerà alla ficciola, e saranno i “pensieri” di Edward, nel periodo “nero”, dopo che Roy è venuto a conoscenza di tutto.

Per quanto riguarda altre ficciole a capitoli….beh *-* bauahauahau…..vedrete più avanti XD W l’ispirazioneee XD

Grazie dei numerosi commenti^^ e anche grazie a chi ha solo letto ^-^
Soprattutto grazie a chi ha messo nei preferiti le mie ficciole ^^ sono davvero contenta che piacciono così tanto *-* yuuuu


^^ un bacioneee



Ringraziamenti

FightClub: *osserva perplessa Fight fuggire via con le lacrimucce agli occhi* *-* oh, tata, sono contenta di averti creato così tante emozioni ^.^ ehh, sono due paffuti puccioli quei due *_* (mi sembri idiota v.v n.d. Ed)(Tu…ti stai scavando la tomba da solo v.v n.d me)(O.O n.d. Ed)
Torna quivi, che devi dirmi cosa ne pensi di questo XD *prepara il microfono per il prossimo commento* *.*


nemesi06: Avevo infatti il terrore di finire in “zona smielatura“ uscendo così troppo dai personaggi ç.ç per fortuna che invece non è successo ^^ Huges deve essere fatto Santo subito XD penso che appena mi tornerà in mano Photoshop farò un bellissimo banner con “Maes, Santo subito” buahauahau XD


saku_chan the crazy dreamers: mi diverto infatti XD a fare certe scene pucciosissime *-* Poi Roy da muovere è qualcosa di unico XD è un romantico ma anche un marpione, sa trattenersi ma anche no bauahauah XD Edward è un tesoro *-* la cosa più bella di Mame-chan è farlo imbarazzare o farlo esplodere come una ciminiera XD Eh purtroppo si ç-ç siamo alla fine, purtroppo. Non credo che ci sarà un seguito, perché i nostri tenerotti saranno troppo grandi v.v e mi piace muoverli quando sono ancora un po’ nell’età della deficienza XD bauahauah e poi un seguito si incentrerebbe troppo su Kyle o altri….magari in un futuro molto lontano mi verrà in mente qualcosa ^^ ma per adesso, gno gno *muove ditino*


Aki_: Come promesso, eccomi *-* uahuahaua. Concordo nel dire che lo scorso capitolo è particolarmente puccioso e romantico. Mi è piaciuto scrivere la parte in cui Roy dona amore con piccoli gesti a Edward, e se dovessi scegliere i miei capitoli preferiti prenderei questo, quello precedente, e quello con la morte di Roy e Havoc. Contenta si che hai commentato tutto^^ e contenta che ti siano piaciute XD Edward donna? Bauahaua na, è più divertente travestirlo da donna *-* uahauaha se vai a vedere la mia pagina di Deviant, noterai che ho fatto un piccolo disegnino di Ed vestito da sposa XD da scompisciarsi XD (le pazzie sue e di quell‘altra pazza di Elmeren v.v n.d. Ed)(*-* ti stava bene però n.d. Roy)(>.< n.d.Ed)(XD n.d. me)
Altre song-fic, come dicevo sopra arriveranno, e come ti dicevo, di sicuro arriverà presto quella sul momento nero di Edward ç.ç in cui a me ha personalmente straziato l‘animuccia (la Elmeren si scompisciava per una roba che avevo scritto XD come al solito)


Elmeren kun Elmeren, tesora, non stavo affatto sparlando di te *-* ghghghgh
A parte gli scherzi….mi spieghi che ti sei fumata mentre scrivevi il commento?XDD bauahauah cmq noo, come al solito non segui i miei infallibili ragionamenti e la mentalità del mio cervello*-* perché QUESTO è ufficialmente l‘ultimo *.* uhuhuhuhu hai sbagliato, ritenta la prossima volta v.v XD
Bene, ho seguito il tuo ragionamento, e l‘unica cosa che posso fare è annuire e far finta di ascoltarti XD bauahuahaa scherzo ^^ sai che ti voglio bene (coff coff, io inizierei a scappare n.d. Roy)(dici? o.o n.d me)(*annuisce* n.d. Roy)
Huges è FATTO per farsi i cavoli degli altri XD facciamo una fic tutta su di lui e c‘è posta per te? XD (Mariaaaaaaaaaaaaaaa XD) Lilith invece come hai potuto leggere se sei arrivata fino a qui, si è divertita a portare scompiglio in questa XD Alphonse purtroppo compare solo per nn dar manforto al suo Nii-san XD infamissimo *-* ma avrà una parte speciale nella One-shot sul Pov di Ed ^^ così sarai contenta v.v XD
Buahauahauahau sei subdolaaaa, povero Al XD ma credo che non scambierà mai un GATTO col tuo coniglio v.v (coniiiiiiglioo *-*)(ha un nome, sai? N.d Elmeren)(*guarda Elmeren, guarda il coniglio, poi Ellere e infine il coniglio* Coniglioooo*-* nd.me)(v.v si, va bene…n.d.Elmeren) bauahauahua mi ricorda tante cose XD cmq, contenta di averti stupito *-* uhuhuhu con la cerimonia dico.
Il mitico disegno di cui parlavo sopra XD…La camicia….si, ci facciamo un santino e un culto tutto suo XD LA camicia XD
Riddle, hai fatto una parte del tuo dovere a farla fuori v.v XD Si, Edward deve essere versione stuprabile (per mio modesto parere n.d. Roy)(Ecco XD n.d. me)(mio dio v.v…nd. Ed) sai che mi piace troppo andare sul soft *-* fusione di anime etc….v.v la volgarità me la tengo per me XD buahauaha (o.o‘ n.d.Roy/Ed)(suvvia v.v scherzavo..n.d.me)


chamaedrys: è ufficiale, devono fare una statua a Maes che salva sempre il culo a tutti XD in ogni occasione v.v W Lilith e l‘idea di salvarlo v.v ecco. Contenta che ti sia piaciuto tesora ^^ baci


Shikadance:tranquilla XD come vedi anche io ho avuto i miei problemi, e ti capisco XD vacaaaaanze ç.ç io sono sempre a casa…sob ç-ç voglio la montagnaaa ç.ç
Già, la situazione drammatica doveva finire A__A ed infatti ecco che appare San Huges XD che risolve il tutto *-*
Non sono degli amori?*-* tati loro. Non mancheranno ficciole tristi però v.v mi viene particolarmente bene far soffrire i protagonisti *-* (*tremano abbracciandosi stretti* ç___ç n.d.Ed/Roy) sono peggio del Triste Mietitore di The Sims 2 XD buahauahau A___A





Ora finisco qui^^ e un bacioneee
Alla prossima XD e mi raccomando…>_> commentate!

Vige il solito avviso:

Vi mangio le orecchie v.v

XD



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Capitolo 9
*** -Omake: quando Lilith si annoia- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico, Avventura
Raiting:verde





-Omake: ovvero, quando Lilith si annoia-





Un piccolo sbadiglio disturbò il silenzio che permaneva nella sala, o per meglio dire, per tutta la casa.
Due occhietti gialli si puntarono sulla figura di una ragazzina, seduta svogliatamente al divano, con le lunghe e snelle gambe distese per tutta la lunghezza di questo.
-Gnaaa…Temy..non c‘è niente da fare- borbottò con voce leggera e quasi infantile, mentre scivolava sdraiata e a pancia in giù, sollevando le gambe e muovendole avanti e indietro.

Lilith si annoiava…

Certo, era risaputo che alle tre e mezza di notte la gente normale si coricava, o si era già coricata da un pezzo, nel letto, e cadeva dolcemente nel mondo dei sogni.
Beh, per la giovane e speciale brunetta, la normalità non era all’ordine del giorno.

Aveva sempre viaggiato per ogni dove ed a ogni ora, e non era di certo abituata a mettersi in un caldo lettuccio per dormire.
Quando era giovane e spensierata non chiudeva nemmeno occhio.
Forse andando avanti nel tempo, e rimanendo perfettamente impregnata in un mondo, avrebbe iniziato a prendere queste abitudini abbastanza umane…
Ma per ora, la noia e la perfetta mente lucida le impediva di accoccolarsi al suo Jean e prendere finalmente sonno.

Tornata seduta, ora con le gambe piegate e circondate dalle braccia, osservava il suo bel micione nero che le restituiva uno sguardo eloquente, come per dire che forse doveva sforzarsi di dormire.
-Temy…giochiamo un po’? andiamo per i tetti?- domandò speranzosa, vedendo il gatto scuotere la testa con aria annoiata.
Il piccolo broncio che si formò sul visino spento di Lilith fece muovere nervosamente la coda di Temistocle.
Un ennesimo piccolo sbuffo chiuse la questione.


La serata che avevano passato tutti insieme, come una grande e perfetta famiglia, si era conclusa solo verso mezzanotte.
Al e Winry erano rimasti a dormire da Ed e Roy, mentre lei e Jean alla fine erano tornati a casa, visto che distava pochi isolati.
La sua dolce metà era bellamente crollata appena varcata la soglia di casa, forse per il troppo lavoro della giornata o della fatica che ci voleva per star dietro al piccolo Heimrich.
Quest’ultimo infatti, quando stava in compagnia diventava una vera e propria trottola, non stando fermo un secondo e tirando matto sia Roy che Havoc con le sue strambe richieste.

Temistocle mosse nervoso la coda al viso imbronciato dell’amica, osservandola con occhietti ridotti a fessura.
-No! Non la pianto Temy! Voglio divertirmi…..usciamo dai..- mugolò, punzecchiando il micio con un dito sul collo.
Adottò poi la tecnica “Acchiappalo col grattino” iniziando per l’appunto, a fargli dolci coccole sotto al mento.
Il gatto sembrò abboccare all’esca, perché gli occhietti gialli sparirono sotto le palpebre di pelo chiuse, e un leggero rumore si diffuse per la sala.

Le fusa regolari del gatto diedero così la vittoria alla piccola Lilith, che tutta allegra, gli diede un bacio sul muso.
-Andiamo?- affermò alzandosi di colpo, lasciando il micio mezzo intontito e abbastanza insoddisfatto di quel raggiro ben architettato.
La giovane si sistemò la lunga vestaglia beige, osservandosi poi con occhio critico.

Decisamente non andava.

Corse in camera, così silenziosamente che dette l’impressione di star camminando su una soffice nuvola, e aprì l‘armadio per prendere qualcosa da indossare.
Sistematasi quindi con dei pantaloni neri e un bel maglioncino dello stesso colore, lungo e legato in vita da una bella cintura marrone, scosse la testa per liberare meglio la sua massa di corti capelli infilando poi in una ciocca alcune perline colorate.
Una bella sciarpa rossa fu avvolta intorno al suo liscio e candido collo, celandolo alla vista, e proteggendolo da qualcosa che in realtà non le avrebbe mai dato fastidio.
Indossò infine dei piccoli scarponcini beige, con solo pochi millimetri di tacco in legno e si diede una seconda veloce occhiata allo specchio, alla luce della luna che entrava dalla finestra aperta.

Molto meglio….decisamente

Un piccolo movimento verso il letto la fece sobbalzare, ma un sorriso si dipinse sulle sue labbra chiuse e ben modellate.
Si avvicinò con passo, come dire, felino, e diede un lieve bacio al suo tesoro addormentato.
Havoc mugugnò nel sonno, sorridendo inconsciamente, prima di girarsi sull’altro lato, dove Heimrich dormiva sereno accoccolato al suo papà

Sarebbero sopravvissuti almeno per qualche ora, senza di lei.

Il, chiamiamolo, richiamo della natura stava chiamando a gran voce gli occhietti vispi e il volto sbarazzino di Lilith, che in men che non si dica era di nuovo in sala, ora di nuovo sotto l’attento sguardo di Temistocle.
Uscirono insieme sul balcone e la ragazza si assicurò di aver chiuso dietro di se la porta finestra, per sicurezza.
L’aria era fresca e pulita, mentre il cielo stellato sembrava brillare sotto lo sguardo meravigliato di Lilith.
Il silenzio era sovrano, e l’unica cosa sveglia e attiva, quella notte, erano i due che si apprestavano a lanciarsi per la città addormentata.

Con un semplice balzo Lilith e Temistocle si ritrovarono sul davanzale, pronti e con le farfalle che svolazzavano allegre nello stomaco; come quando l’emozione di un momento ti sale alla gola d’improvviso, e tu non sei pronto e ti lasci travolgere….

In quel momento, il salto fu fatto.


E il mondo, insieme alla notte, fu ai loro piedi.





L’aria che sfiorava la pelle scoperta del viso, il lieve fruscio della sciarpa e il leggero picchiettare del tacco degli stivaletti, erano tutti piccoli rumori e sensazioni perfette in quelle ore.
Una figura piccola e ben coordinata saltava di tetto in tetto seguita da una più minuta e ben riconoscibile come un micio.
Era un gioco privato il loro, sconosciuto al mondo circostante, mentre le stelle spiavano il loro veloce peregrinare di via in via, con occhi invisibili e brillanti.

Semplice libertà

Lo spirito si acquietava, il corpo si rilassava, appena concluso il balzo, e il sorriso si allargava, ben disegnato sul viso dolce e sbarazzino di una ragazza, mentre gli occhietti dell’animale si riducevano a due fessure brillanti di intelligenza e serenità.
Non era stata una cattiva idea, in fondo, accontentare e seguire quella piccola e pazza bambina già grande.
Aveva fatto bene, era questo il pensiero della creatura nera e dal portamento fiero, mentre si rilassava sull’ennesimo tetto che visitavano.
Il mondo intero sembrava davvero ai loro piedi, ed era una sensazione favolosa

Stiracchiandosi leggermente, Lilith alzò il naso all’insù, verso le stelle curiose del loro gioco, studiando quanto esse brillassero lassù, lontano da tutti.
Qualcosa poi sembrò attirare la sua attenzione più di quegli astri luminosi, perché rivolse lo sguardo da tutt’altra parte.
Il micio studiò l’amica, perplesso di quel repentino cambio di espressione: da allegra e spensierata a triste e pensierosa.
Si domandava cosa potesse struggere così una così bella creatura del creato, mentre si metteva comodo sulle zampe posteriori e la coda si muoveva con lenti movimenti

Proprio mentre un miagolio era pronto a uscire dalla bocca del felino, Lilith si mosse, flettendo le gambe e lanciandosi in un sinuoso balzo sotto di loro.
Un tetto anonimo, con un bel balcone pieno di piante e fiori.

Beh….proprio anonimo non era

Qualcosa di familiare sembro riportare l’attenzione di Temistocle sull’unica finestra aperta, dove si intravedeva una candida tenda semi trasparente, che si muoveva alla brezza serale.
-Vieni Temy- sussurrò piano piano Lilith, guardando il micio con aria dolce e allegra, mentre con passo leggero scivolava in un sol gesto sul pavimento del balcone.
Nessun tonfo, nessun rumore.
Un angelo che si muoveva su una nuvola e con le ali ai piedi.

Ancora un po’, il micio si aspettò di vedere una piuma bianca scivolare a terra, caduta da quelle ali nascoste.

Ma niente di questo accadde, e si ritrovò indietro il felino, mentre la giovane amica era riuscita a balzare sul fine davanzale dell’unica finestra aperta.
Come un perfetto gatto, si teneva in equilibrio su quel poco spessore, sulle dita dei piedi.
Un minimo alito di vento, e Temistocle l’avrebbe vista scivolare giù, sulla strada.
Ma Lilith non era una creatura maldestra.


Scivolarono entrambi dentro, come due silenziosissimi e abilissimi ladri, mentre un profumo di the alla menta li investì con dolcezza, avvolgendoli nelle sue spire.
La ragazza rimaneva silenziosa, a contemplare le due figure teneramente abbracciate, strette in un gesto d’amore.
Una zazzera mora e una cascata di biondi capelli sembravano sciogliersi fra loro, mischiandosi in un bellissimo gioco di colori.
Un fine lenzuolo ad incorniciare il tutto.
-È passato un anno…..ma certe ferite fanno fatica a rimarginarsi.- un lieve mormorio che scosse Temistocle dalla contemplazione delle due figure dormienti.
Alzò il musino spruzzato di bianco sull‘amica umana, che rimaneva ora silenziosa e ferma, proprio davanti alla sponda, dalla parte del biondo.

Quando si era mossa?

Era stato un movimento tanto fulmineo che non l‘aveva vista?
Oppure il passo così silenzioso e sinuoso della giovane non si era udito?
Che i suoi istinti di felino stessero iniziando a difettare?


Lilith si abbassò dolcemente sul viso del più giovane dei due dormienti, accarezzandogli la zazzera bionda e scoprendo per qualche secondo la fronte pallida e madida di sudore freddo.
Solo ora Temistocle si rese conto, dopo aver fatto un piccolo zompo sul materasso, sentendo così sotto le zampette il morbido e caldo tessuto chiaro che ricopriva i due, che il ragazzo osservato dall’amica aveva un espressione dolorosa dipinta in volto.
Il viso leggermente contratto, mentre la mano sana stringeva quella del compagno, che senza volerlo, sembrava dargli conforto con solo la sua presenza.

Chissà cosa turbava il sonno del biondino
Lilith sembrava conoscere il motivo, e Temistocle lo capì solo incontrando gli occhi della ragazza

Il problema era tutto nei sogni…


Se avesse avuto un viso, il micio avrebbe l‘avrebbe imbronciato


Sapeva perfettamente che Lilith non se ne sarebbe stata con le mani in mano, e che anzi avrebbe ficcato subito il naso nelle questioni personali dei due.
Con un piccolo miagolio, tentò di richiamare l’amica, che però fece uno scocciato segnale con la mano destra, posando l’altra sulla fronte sudata del biondo.

Sembrò calmarsi per poco, rilassando il viso, per poi ricontrarlo con più dolore, sussurrando qualcosa che anche all’udito fine e perfetto di Temistocle non arrivò.
-Temy, tu mi aiuterai…- sussurrò la brunetta, puntando i suoi occhietti ora di un bel colore smeraldino, sul felino nero.
Questo alzò i suoi dorati al soffitto, muovendo la coda con nervosismo, salendo poi con delicatezza sullo stomaco coperto del giovane ragazzo.
Non gli piaceva ficcare il naso nelle faccende altrui, ma quando la giovane maga chiedeva una cosa con fare così serio e sincero, niente poteva esserle negato.

Tutta felice, ora questa si portò perfettamente eretta davanti al lato del letto dalla parte del ragazzo, portando le mani avanti in un gesto quasi naturale.
Sussurrò qualcosa e una luminescenza si formò dalle dita lunghe e affusolate, percorrendo tutto il braccio e scivolando ai piedi, disegnando così un cerchio semplice sul pavimento della stanza.

Una leggera luce illuminava il corpo di Lilith, come anche quello minuto e perfettamente immobile di Temistocle, che chiudendo gli occhi, rimase col musetto a poca distanza ora di quello fermo e teso del biondino.
Il silenzio regnava nella stanza, mentre come fantasmi, i corpi dei due intrusi pian piano si facevano sempre più evanescenti, fino a diventare due piccoli e brillanti fiocchi, che in un secondo sparirono del tutto, illuminando il viso di uno dei due dormienti.






Freddo e solitudine erano le uniche due cose che avvertiva intorno a se, mentre il suo corpo seduto si rannicchiava ancora di più, spaventato da tutta quella oscurità
Il piacevole calore avvertito all’inizio, quando la mente anche se nell’incoscienza, era ancora sveglia, sembrava essere stato totalmente risucchiato da quel buio impenetrabile.
Aveva provato a parlare, ad urlare ed infine a piangere, ma niente….

Nessuno era venuto a salvarlo, e nessuno sembrava riuscire a sentirlo.

L’oro dei suoi occhi sembrava perdere l’intensità pura e immacolata in tutto quel nero, mentre il gelo percorreva la sua schiena come un serpente velenoso.
Nascose il viso contro le braccia incrociate sulle ginocchia, mentre le gambe venivano chiuse di più contro il petto.

Tutto sembrava chiuderlo in una morsa terribile, quando qualcosa o qualcuno picchiettò sulla sua spalla sinistra e un leggero miagolio sembrò richiamarlo premurosamente.

In un solo istante qualcosa cambiò,
Un dolce profumo sembrò espandersi intorno a lui, mentre il silenzio opprimente si riempiva di suoni e parole di conforto.

Quando riuscì ad aprire gli occhi ed alzare il viso, si ritrovò davanti due occhietti castani e un visetto allegro e sbarazzino, ormai ben conosciuto.
-Edward? Tutto bene?- domandò, accarezzandogli dolcemente la testolina bionda, mentre gli occhietti dorati segnati dal pianto si dilatavano, ora pieni di sollievo nel vedere una figura amica.
-Lilith..- mugolò, lasciando che l‘amica l‘abbracciasse, e gli desse conforto.


Tutto sembrava essere cambiato in quel secondo che era passato.
Non c‘era più oscurità intorno a loro, e sembrava che il paesaggio intorno a loro rispecchiasse le colline verdeggianti di Reseembol.
L’unica cosa che però fecero capire al giovane Elric che il luogo in cui si trovava non poteva essere la sua campagna natale, erano delle piccole luminescenze disseminate intorno a loro.
Spuntavano dal terreno dolcemente, formando strani ghirigori fatti di un materiale simile al ghiaccio, che però riluceva di una luce propria.

-Dove….dove siamo?- domandò perplesso Edward staccandosi del tutto dall’abbraccio dell’amica, e puntando quelle iridi di puro miele colato sul paesaggio intorno a se, che appariva come un sogno sfocato.
Lilith sorrise, aiutando l’amico ad alzarsi mentre Temistocle si avvicinava anche lui curioso a quelle strane cose.
Ad un attento studio, Edward si rese conto che quello che era parso ghiaccio, era in realtà un tipo di minerale, forse diamante, liscio e levigato naturalmente.
-Non siamo….a Reesembol, vero?- continuò, girandosi verso la brunetta, che silenziosa chinava positivamente il capo di lato, socchiudendo gli occhi castani.
-Siamo in un sogno, Ed. Ti sei reso conto che stai dormendo, vero?- domandò lei, notando l’amico annuire lentamente -Bene. Saprai allora che molto spesso i sogni sono lo specchio dei nostri ricordi, giusto?- fece qualche passo mentre Temistocle alzava il musetto interessato, sedendosi comodamente sul terreno verdeggiante e caldo.
-Ma…non ho mai visto un luogo del genere….anche se assomiglia alle campagne del luogo dove sono nato- fece Edward, mettendo le braccia conserte, tutto preso da strani ragionamenti, come se quello successo poco prima non fosse mai avvenuto.

Lilith ridacchiò, passandogli affettuosamente una mano sulla spalla, mentre gli faceva alzare il viso verso il paesaggio intorno a loro, che mano a mano si arricchiva di sempre più particolari: un sentiero lungo e di terra battuta, alberi alti, maestosi, quasi come se volessero raggiungere con i loro lunghi e affusolati rami la volta del cielo, piccole costruzioni lontane e così via.
-Certo Ed…perché questo è un mio ricordo.- fece tranquilla la giovane, posandogli entrambe le mani sulle spalle, da dietro, e abbassandosi con il viso al suo orecchio. -Ti presento uno spruzzo del mio mondo…- sussurrò dolcemente, lasciando che gli occhi dorati del ragazzo si dilatassero sorprese.

Beh, dire che quella realtà rispecchiava perfettamente la natura misteriosa e ambigua di Lilith..era davvero dir poco.

-È …..è il tuo mondo?- ripetè Edward ancora sorpreso, mentre si incamminava a passi piccoli sull’erba con lei, accorgendosi solo in quel momento di essere scalzo e di non aver l’auto-mail alla gamba sinistra.
Alzò interrogativo lo sguardo sull’amica che scosse la testa divertita.
-Non guardare me! Il tuo aspetto è dato da te soltanto. Io ho voluto donarti questi piccolo ricordo per tirarti fuori da quell’incubo in cui eri caduto- spiegò portando le braccia dietro la schiena, mentre Temistocle si incamminava dietro di loro, trotterellando tranquillo e silenzioso.
-Ma….come fate ad essere qui?- domandò perplesso lui, posando lo sguardo prima su una e poi sull’altro, per un paio di volte.
Lilith si grattò imbarazzata una tempia, ridacchiando -Diciamo che eravamo di passaggio, vero Temy?- fece lei, guardando il felino, che alzato il musino la guardò in maniera colpevolizzante.

La giovane fece uno sbuffo scocciato, scatenando l’ilarità in Edward, che scosse la testa -Non importa. Sono….sono contento che mi avete aiutato…- mormorò, abbassando lo sguardo sul terreno malinconicamente.
Lilith puntò lo sguardo gentile su di lui, posandogli poi una mano sulla testolina bionda.
-Dovere Ed.- disse solamente, facendo un grande sospiro, portandosi poi le mani sui fianchi -Bene! E ora cerchiamo la tua metà!- affermò, scatenando un leggero rossore sulle gote dell’Alchimista.

-Eh??-



-Quindi….aspetta, ricapitoliamo. Siamo in un mio sogno, giusto?- Edward camminava insieme a Lilith e Temistocle, ora tutti sul sentiero che sembrava non finire mai, mentre ai lati stavano quelle strane formazioni di cristallo a forma di ghirigori.
I due annuirono all’unisono, lasciandolo continuare.
-Bene…siete venuti perché ero diciamo in difficoltà, e ora non volete andarvene perché…?- riprese il biondo guardando l’amica che prese la parola.
-Questo ricordo non è duraturo Ed, e ho bisogno di sapere che tu non soffra ancora. Per questo dobbiamo cercare qualcuno che possa tenerti con se nel suo sogno- disse annuendo alle sue stesse parole, seguita dal micio.

Il FullMetal parve ancora leggermente spaesato, mentre si riportava le braccia incrociate.
-Ma chi può essere?- domandò curioso mentre Lilith alzava le spalle.
-Beh…abbiamo tre possibilità, no?- disse furbamente, guardandolo con quel suo solito sorrisino misterioso, mentre lo afferrava per un polso iniziando a correre.
-Ehi ehi!! Dove andiamo ora??!- gridò Edward preso in contropiede, lasciandosi trascinare dall’amica.
-In un altro sogno, no?- fece lei, come se fosse la cosa più naturale a questo mondo, mentre Temistocle li superava ad occhietti chiusi.

Una leggera luce si formò intorno al corpo del felino, mentre questa si trasferiva a loro, avvolgendoli in modo gentile e pieno di un dolce tepore.
Lilith portò una mano davanti a se, come se stesse afferrando qualcosa di invisibile, ed abbassò questo qualcosa, lasciando che una luce di un bel azzurro li investisse in pieno lasciandoli mezzi intontiti per mezzo minuto.

Quando riaprirono tutti e tre gli occhi, Edward alzò un sopracciglio, trovandosi ora in un ambiente decisamente diverso.
-Dove siamo?- domandò spaesato, notando però qualcosa di familiare in quel posto.

Era una cucina, dove un bel tavolo di noce era posizionato al centro, con una tovaglia di plastica colorata e adornata di disegni di frutta e verdura a coprirlo e un cesto pieno di mele rosse e dall’aspetto succoso posato al centro.
-Mi sembra di…- mormorò Ed, spostando lo sguardo sulle stoviglie che si trovavano posizionate perfettamente in ordine su un ripiano, scendendo poi su i mobili ben tenuti e di legno.
Mattonelle di un bel colore ocra pavimentavano la stanza, mentre in un angolo c’era una bella pianta in un vaso bordeaux e di ceramica.
-…conoscerla?- finì per lui Lilith, guardandosi anche lei intorno mentre Temistocle era scivolato alla loro destra, ad annusare delle ciotole piene di cibo.

Edward sgranò gli occhi, sbattendo il pugno destro, anch’esso di carne, sul palmo aperto sinistro.
-È la cucina di zia Pinako!- affermò, riconoscendo ora perfettamente il mobilio.
Anche la giovane dovette dargli ragione, scoprendo attaccate alla parete libera alla loro sinistra delle cornicette con delle fotografie di tutta la combricola.

Un miagolio attirò la loro attenzione, e abbassarono entrambi il viso su un paio di occhi azzurri che li osservavano curiosi.

-È uno dei gatti di Al….mi sfugge decisamente il nome…- fece ironico Edward, riconoscendo che suo fratello ne aveva troppi di mici e che ad ognuno aveva dato un nome assurdo….
Solo lui se li ricordava tutti!!
Lilith si abbassò ad accarezzare il musino del felino, sorridente, mentre un altro comparve dala porta aperta, strusciandosi contro le sue gambe piegate.
-Ehi piccoli…dov’è il vostro padrone, eh?- domandò curiosa, ricevendo un terzo miagolio dall’altra parte, mentre i mici iniziavano ad aumentare.

Troppo velocemente

-Ehm….Lì…- mormorò perplesso Edward, ritrovandosi con la visuale dei suoi piedi ostruita dalla presenza di sei felini comparsi dal nulla.
Se prima i mici erano solo tre, ora si ritrovarono con un ventina miagolante e dai musetti coccolosi.

Troppo coccolosi.

-Lì….la cosa sta diventando problematica!- affermò il biondo, guardando la sua amica presa d’assalto da felini allegri e miagolanti.
Un incubo!
Edward osservò Lilith ridere come una matta, da tutte quelle attenzioni, posando una mano sul fianco.

Beh….non per tutti forse

Il problema comunque persisteva.
Ora erano letteralmente invasi da quaranta esemplari vari di gatti, che saltavano su mobili o ne ricoprivano altri con le loro moli pelose e pigre.
-Qualcosa mi dice che siamo finiti nel sogno di Alphonse- affermò ridendo ancora Lilith, alzandosi mentre un micio le era rimasto appisolato sulle spalle, comodamente spaparanzato con le zampine distese.
Edward fece una smorfia dando ragione alla ragazza, cercando di muoversi ma impossibilitato da tante masse pelose.
-Mi spieghi come ne usciamo?- domandò perplesso lui, mentre Lilith si portava un dito sul mento, picchiettandoselo.
-Hm…bella domanda.- fece di rimando lei, cercando nel grande casotto di code ritte e sventolanti, la pelosona e nera di Temistocle. -Non credo tu voglia rimanere qui, vero?- domandò divertita, mentre gli occhi di Edward si sbarravano spaventati.
-Spero tu stia scherzando!- affermò, venendo preso di mira da una micetta terribilmente possessiva, che prese ad arrampicarsi lungo la sua gamba sinistra fasciata dal pantalone nero.

Il seguente tentativo di scrollarsela di dosso, e il tuffo su uno sprazzo di mobile libero, fecero ridere Lilith che lo raggiunse facendo un perfetto e felino balzo sul tavolo ancora illeso.
Puntarono entrambi la finestra aperta, fiondandocisi senza troppi ripensamenti, seguiti da una palla di pelo nera.
-Toh! Temistocle! Per fortuna sei riuscito ad uscirne- affermò Lilith, atterrando dolcemente sull‘erba vicino ad un Edward disteso e dal fiato corto.
-Accidenti ad Al e alle sue manie gattifere!- affermò, scatenando ancora di più l‘ilarità nell‘amica che teneva in braccio un inviperito Temistocle.

D‘altronde lui rientrava nella suddetta mania…come dargli torto?

La brunetta comunque osservò il giovane FullMetal rimettersi in piedi e spolverarsi i vestiti dal pelo lasciatogli dai felini nella casa, con fare dolce e contento.
Aveva fatto bene ad uscire quella sera, e ancora aveva fatto bene ad entrare nel suo sogno.
Il viso di Edward era disteso, e anche se leggermente ancora un po‘ perplesso dell‘invasione appena scampata, sembrava si stesse divertendo a saltellare da un sogno all‘altro.

Avvicinandosi a lui, Lilith gli posò con affetto una mano sulla spalla destra, sorridendogli, lasciando che le polle dorate la guardassero in modo confuso.
-Proseguiamo Ed, e vediamo dove capitiamo questa volta..- disse solamente, riprendendogli il polso e ritornando a correre con il micio davanti a loro.
FullMetal lasciò correre tutta quello strano rituale buttando l‘occhio dietro di se, in tempo per vedere la casa dei Rockbell da fuori, con mici che uscivano per ogni dove e scorgere un Alphonse divertito che accarezzava affettuosamente due felini uno sulla sua spalla sinistra e l‘altro sulle sue gambe.

Scosse la testa, arrendendosi all‘evidenza che suo fratello era proprio fissato, lasciando che di nuovo la luce azzurra calda e intensa gli togliesse la visuale.



Un leggero ticchettio si espandeva nell‘aria in maniera echeggiante e quasi lugubre.

-Ehm….Lilith..- mormorò Edward leggermente impaurito, tenendo stretta la mano sinistra intorno ad un angolo della stoffa della gonna dell‘amica.

Un altro suono di ingranaggi si avviluppò intorno a loro

-Non per volerne male…ma..- continuò Ed, mentre avanzavano in quello strano corridoio ricoperto sui muri da manopole e molle.

Una risata maligna e vittoriosa provenne da dietro alla porta presente poco più avanti, fatta di un materiale dall‘aspetto solido e pesante, come ferro, con agli angoli ingranaggi che giravano lentamente.

-Credo che…preferirei tralasciare questo…ehm…sogno- finì, fermandosi come Lilith e Temistocle davanti alla porta chiusa.
-Suvvia Ed, non vuoi sapere cosa sogna Winry?- domandò divertita, avendo immaginato subito dall‘inizio che quello doveva essere il sogno dell‘amica meccanica del giovane
Questo emise un verso strozzato, guardando la porta aprirsi da sola con un cigolio sinistro.

No, decisamente non ne era curioso.
Sapeva per certo che li ne avrebbe prese soltanto.

Difatti una chiave inglese sbucò dal nulla, e Lilith si scansò in tempo, lasciando che questa colpisse in piena fronte il povero Edward
-Centro!- affermò una voce squillante e allegra, mentre il biondino cadeva a terra con un tonfo e un bernoccolo terribile e pulsante sul viso.
La brunetta si chinò su di lui, con un espressione leggermente colpevole, insieme a Temistocle.
-Ehm….Ed, tutto bene?- domandò curiosa, notando la furia prendere possesso del giovane amico.
-WINRYY!! Razza di pazza!!- ringhiò, alzandosi al volo, mentre i suoi dorati occhi, insieme a quelli degli altri due, furono puntati sulla figura allegra e spensieratamente seduta su un trono fatto di marchingegni.

La suddetta, se ne stava comodamente spaparanzata, con una corona in testa fatta di metallo finemente decorato, e una chiave inglese di proporzioni più grandi del normale in una mano.
-Toh, il tappo- affermò Winry con occhietti allegri, mentre picchiettava lo strumento di lavoro sul palmo libero, in maniera cattiva e furbesca.
-A CHI HAI DATO DEL BULLONE TROPPO PICCOLO PER ESSERE STRETTO DA UNA CHIAVE INGLESE EH?? EH???- scattò Edward, facendo fare un passo di lato a Lilith, leggermente perplessa di quella sfuriata improvvisa, scoppiando poi a ridere.
-A te, microbo! E porta rispetto alla regina dei meccanici!- proseguì tranquilla Winry, lanciando un’altra chiave inglese, presa da chissà dove.

Questa volta il FullMetal riuscì a scamparla, riparandosi poi dietro all‘amica bruna, che lo guardò ridendo.
-Io l‘ammazzo!!- sbuffò, studiando con occhietti inviperiti Winry da sopra la spalla di Lilith, che cercò di tornare per lo meno seria.
-Oh Numi….allora perché ti ripari dietro di me?- domandò la ragazza mentre la bionda sul trono rideva, alzandosi in piedi.
-Codardo di un piccolo Elric! Vieni fuori se hai coraggio, e affrontami!- gridò all’indirizzo dell’amico, che sembrò una teiera, tanto il fumo gli usciva dalle orecchie per l’irritazione.
-Waaa, la odio!!- sbucò fuori, con l’intenzione di raggiungere Winry e prenderla a schiaffi per quante volte gli avesse detto pic….picc…..quella parola infame!

Peccato che una terza chiave inglese volò, e finì per centrare una seconda volta il povero Edward, che si ritrovò di nuovo a terra.

-Ahia…..ma se è un sogno perché fa così male!- sbuffò, notando il visino di Lilith sopra il suo, tutta sorridente.
-Perché sei tu a renderlo reale, Ed. Tranquillo è una cosa normale- affermò ridacchiando, aiutandolo ad alzarsi, di nuovo.
Quando fu in piedi, squadrò Winry che era tornata seduta comoda comoda, ora con Dean al suo fianco.
-Forse dovremo giocarcela in un’altra maniera, non credi?- domandò Lilith all’orecchio del biondo che la guardò come se fosse pazza.
-Non possiamo scappare? Io qui non ci resto neanche morto!- affermò, mentre l’amica rideva.
-Vuoi scappare?- ripeté lei, notando come Edward osservasse la chiave inglese che Winry teneva come scettro, con un groppo alla gola.

Capendo quale fosse il suo timore, Lilith rise ancora.

-Va bene Ed, andiamo via- fece, prendendolo per mano, e facendo un breve inchino verso la “regina” -Sua maestà, i nostri ossequi. Il nostro viaggio deve proseguire- fece con un tono sottomesso e pieno di educazione.
Winry fece un gesto accondiscendente con la mano libera, alzando il viso in maniera altezzosa.
-Vada pure, Lady Lilith, e si porti via quell’insopportabile pulce- affermò, senza degnarli più di uno sguardo, mentre da qualche parte un orologio a pendolo scattava e suonava la sua litania
-ANCORAA!!- gridò Edward, cercando di fuggire dalla presa di Lilith, che ridendo lo tirò indietro.
-Ma prima, vostra magnificenza, permetteteci di darvi un dono per la vostra regalità- disse Lilith fischiando

Un’unica e sibillina nota.

La terra prese a tremare, e in quella stanza, in un solo istante, si riversarono una miriade di palle di pelo feline, che presero a miagolare e ad arrampicarsi sul trono sommergendo così una Winry inviperita

Lilith e Edward stavano già correndo come pazzi fuori di lì, ridendo come matti delle urla isteriche della Regina dei meccanici, seguiti da uno sbuffante Temistocle.
-Bel colpo Lì!- affermò il biondo, notando come intorno a loro tutto stesse svanendo, inghiottito da quella ormai familiare luce azzurra.
-Dai, non dirmi che non se lo meritava? Immagino la faccia, poverina….un po‘ mi fa pena- disse Lilith, fermandosi in quella folle corsa, quando tutto tornò alla normalità, e si trovarono in un altro sogno.
-Guarda, per come ci ha trattato, questo e altro..- sbuffò Edward, tralasciando che la persona che aveva subito tutto era stato solo lui.

Piccolez…ehm….dettagli.

Il silenzio innaturale di quel luogo fece sparire il sorriso divertito dai due, e mettere Temistocle sull’attenti
Si trovavano in una camera immersa nella semioscurità e nessun rumore risuonava in essa.
Lilith guardò Edward per un secondo, rivolgendo poi di nuovo l‘attenzione sull‘unica porta presente, e da cui proveniva quello spiraglio di luce.
Strinse la mano dell’amico, portandoselo dietro, mentre con passo lento avanzavano a tentoni.
Riusciti ad arrivare alla porta, la giovane la spinse, ritrovandosi sulla soglia che portava ad un corridoio poco illuminato.
-Lì….dove siamo?- domandò il FullMetal, guardandosi indietro e studiando la camera dove erano comparsi.
Era familiare…

Terribilmente familiare.

L’abat-jour sul comodino, qualche quadretto attaccato sulla parete al quale il letto si attaccava con la sponda superiore, e questo stesso sfatto e qualche vestito buttatoci sopra.
Una divisa militare con dei gradi sulla giacca e sul lato sinistro.

Perché sapeva per certo che mancava qualcosa?

Lì, sull’angolo destro, sull’altro comodino al posto dei libri posativi sopra doveva esserci una cornice in legno levigato e decorato.
Dall’altra parte, sul muro est, vicino alla finestra chiusa doveva esserci un piccolo comò e degli oggetti su esso.

Perché quelle cose mancavano?

-Vieni Ed…sento qualcosa- mormorò Lilith trascinandolo con se, senza dargli il tempo di farle notare quelle mancanze.
Temistocle era davanti a loro; zampettava ora tranquillo, guardandosi intorno di tanto in tanto, studiando il posto dove erano capitati.
Quando tutti e tre si ritrovarono in una bella e confortevole sala, nessuno ebbe più dubbi su dove erano finiti.

-È ….casa mia….mia e di Roy- mormorò Edward vedendo Lilith annuire piano.
Aveva il viso serio e attento, mentre notava come il giovane Elric la mancanza di altre cose al loro posto.
Foto, mobili e molte altre piccole cose.
-Lì…- sussurrò FullMetal, stringendo la presa sulla mano calda dell’amica, che si girò ad osservare il suo viso preoccupato.
-Si, Ed….ho notato- sussurrò perplessa, cercando la fonte dei rumori che aveva avvertito prima.

Dirigendosi lentamente verso la cucina, sentirono lo sciabordio dell’acqua nel lavello, e senza far capire che erano li, buttarono un occhio curioso dallo stipite della porta.
La stanza era illuminata, e una sola presenza vi era, tutta intenta a lavare un piatto e qualche altra stoviglia, in silenzio.
Vestito da casa con un grembiule bianco intorno ai pantaloni scuri, così da non sporcarli, stava Mustang.
-Roy…- mormorò Edward, lasciando la presa dell’amica, entrando nella cucina
Il moro non si girò, come se non l’avesse sentito, proseguendo nel suo lavoro.
Lilith rimase sulla soglia della cucina, studiando il tutto con occhio attento, mentre il biondino tentava di farsi vedere dal suo uomo, che però sembrava cieco alle sue chiamate e ai suoi tocchi.

Anzi…

La mano di Edward passò attraverso Roy, quando provò ad appoggiarla sul suo braccio.
Dire che si spaventò a quell’effetto è un euferismo.
Il ragazzo fece un balzo, arretrando spaventato, mentre l’amica lo raggiungeva in apprensione.
-Ed, cos…- stava per dire, ma lui la precedette con occhi sbarrati.
-Lilith!! Hai…hai visto?? Sono…sono come un fantasma! Perché non mi vede? Perché non ci sono le mie cose??- disse tutto così velocemente che la brunetta non riuscì a stargli dietro, cercando di calmarlo.
-Edward, tranquillo! Ci sarà una spiegazione, ok? Ora sta buono- fece, posandogli le mani sulle spalle, facendogli fare un respiro profondo.

La cosa comunque era strana

Lilith guardò verso Roy, studiandone il viso e i gesti.
Faceva tutto con dannata lentezza, mentre l’espressione del viso sembrava stanca e afflitta.
Quello di sicuro non era un sogno, come quelli allegri e spensierati che avevano vissuto prima.

Un incubo…non c’erano altre possibili spiegazioni.

Quindi non era solo Edward ad avere problemi nel sonno….
Roy sembrava distante, e quasi assente, e la mancanza delle cose di Ed…della presenza del giovane amico, erano un chiaro segnale che qualcosa li avesse separati.

-Lilith…- sussurrò il biondino, guardando il suo amore chiudere l’acqua e scivolare fuori dalla cucina con passo lento ma pesante.
Lo seguirono senza dire nulla, osservandolo lasciarsi cadere sul divano dopo aver preso una bottiglia di Wisky ed essersi riempito fino all’orlo un bicchiere.
La ragazza lasciò la presa su Edward, andando di filato dal moro per tentare di togliergli dalle mani quella roba, non riuscendoci.
-Oh, accidenti!- affermò, sbuffando, sedendosi sul tavolino.

E dire che tutto si era risolto fra loro…

Dormivano assieme, e tutto andava bene…


Che diavolo di inconscio malsano.


Mettendo un adorabile broncio, Lilith guardò il biondino fermo in mezzo alla stanza, con il viso stravolto dal dolore.
Porse la mano sinistra, la giovane, invitandolo a raggiungerla, mentre Temistocle rimaneva ad osservare la scena da sopra una poltrona.
-Edward, vieni qui e cerchiamo di risolverla una volta per tutte- fece, notando come il ragazzo si avvicino piano, prendendo la sua mano e sedendosi accanto a lei.

Fermi davanti a un Roy dall‘aspetto trasandato e dal volto spento, stettero in silenzio per qualche minuto.

Lilith poi interruppe quel silenzio bruscamente, posando con un sorriso la mano sulla testolina bionda dell‘amico Alchimista.
-Ahh….stupidi uomini innamorati!- affermò, ridacchiando, ricevendo così un espressione perplessa e ferita da parte di Edward, ma che sparì quando la giovane maga gli posò un bacio sulla fronte.

Si osservarono poi negli occhi e in quelli di Lilith il maggiore degli Elric poté leggervi affetto e serenità
-Edward…avete superato tutte le avversità che vi sono venute incontro…- iniziò la ragazza, sospirando pazientemente, guardando con occhietti di sufficienza Roy. -Ce l’avete fatta no? Perché ora vi state rinchiudendo in voi stessi? Non lo fate vedere nella realtà, ma nei sogni quelle paure e quelle sofferenze tornano in forma di incubo. La tua idea di essere solo e abbandonato da tutti….- fece, socchiudendo gli occhi, indicando poi il moro -…e la sua di non averti più al suo fianco, di essere anche lui solo e perso senza di te…- fece una pausa più lunga lasciando così il tempo al giovane di capire bene le sue parole.
Edward, guardò prima Roy e poi Lilith, abbassandoli per un momento come se le sue mani potessero essere più interessanti in quel momento.

L’amica prese quel viso così dolce e tenero, rialzandoglielo per poterlo di nuovo guardare nelle polle dorate.
-Hai capito cosa intendo Ed?- domandò, sorridendo con dolcezza.
Questo annuì piano, abbozzando un piccolo sorriso -Sì….dobbiamo mettere in pace le nostre…anime, giusto?- mormorò, ricevendo un cenno affermativo dall‘amica.

Fece un bel respiro il biondino, alzandosi ora con una luce decisa in quelle polle dorate.
Lilith si mise comoda, con le gambe incrociate e il busto eretto su quel tavolino, pregustandosi finalmente la scena e la sistemazione delle cose.
Edward si mise davanti al suo stupido e perenne Taisa, stringendo i pugni.

Avrebbe messo un freno a tutto quel caos.

E avrebbero finalmente potuto vivere in pace.

Un altro bel respiro, il cuore che dava una pompata più forte, e finalmente rilasciò tutta la voce che aveva in corpo.

-RAZZA DI COLONNELLO RIMBAMBITO!! APRA QUEGLI OCCHI E MI GUARDI, PIANTANDOLA DI FARE IL BAMBINO!!-

Lilith quasi si ribaltò, mentre Temistocle fece uno di quei zompi, ricadendo con tutto il pelo ritto sul pavimento soffiando verso il ragazzino biondo.

“Alla faccia della svegliata…” pensò alibità Lilith, sorridendo però divertita dell‘espressione stranita che comparve sul viso di Mustang.

Questo lasciò il bicchiere sul mobiletto li vicino, grattandosi la testa perplesso -FullMetal…sarei diventato Comandate Supremo da un po‘, non per dire…- mormorò spaesato, senza togliere gli occhi dal pavimento davanti a se, come se non lo vedesse realmente.

Edward non si perse d‘animo, sbuffando e inginocchiandosi sul divano accanto a lui.
Si avvicinò al suo orecchio, socchiudendo gli occhi dorati.
-Per me rimarrai sempre il mio stupito Taisa…- sussurrò, portando poi le braccia intorno al suo collo.

Lilith portò i gomiti sulle cosce coperte dalla gonna, e fece ricadere mollemente il viso sui palmi aperti delle mani.
-Ooh….e ci voleva tanto?- disse, divertita, mentre la stanza sembrò prendere più luce e mano a mano si trasformò come esattamente doveva essere.
Le foto incorniciate comparvero sulle pareti come i mobili cambiarono la disposizione e si misero al loro posto, riempiendosi di tutte quelle piccole cose che rappresentavano i due alchimisti ora l’uno perso negli occhi dell’altro.

Edward rise, quando Roy prese a scompigliargli dispettosamente i capelli biondi -Royyy, smettilaa- riuscì a dire, ricadendo fra le sue braccia, mentre il calore familiare inondava quella stanza e tutta la casa.
Lilith con un balzo si tirò su, ormai invisibile agli occhi dei due piccioncini alle prese con le loro piccole dolcezze.
Si diresse verso la porta d’entrata, richiamando con un fischietto il micio nero.


-Vieni Temy, il nostro compito è finito!- disse allegra, aprendo la porta e uscendo in una luce calda e di un azzurro intenso, sparendo alla vista, mentre il felino diede un ultima occhiata ai due Alchimisti.

Scuotendo poi la testolina spruzzata di bianco, attraversò l’uscio, sparendo infine anche lui

Quando due piccole figure ricomparvero nella stanza dove i due dormienti stavano riposando, poterono notare come questi fossero stretti l’uno nelle braccia dell’altro.
E quando uscirono con un balzo felino dalla finestra lasciata aperta, si portarono nel cuore il viso dei due innamorati, ora sereno e disteso coscienti entrambi dell‘amore che li univa indissolubilmente.






Piccoli raggi del sole toccarono con dolcezza il viso disteso e mezzo addormentato di un giovanotto dalla zazzera bionda e ribelle.
Con uno sbadiglio si tirò su, aprendo con fatica le palpebre pesanti, mentre cercava di capire dove si trovava, chi era e che cosa doveva fare

Messo in funzione il cervello, sorrise sornione, cercando con occhietti ceruli la figura del suo dolce amore accanto a se, trovandola bella e dormiente con il suo pargolo fra le braccia e il gattone di casa acciambellato fra di loro.
-Ahh….la miglior vista appena sveglio…- mormorò Jean Havoc, ricadendo dolcemente sul letto e stringendo i suoi tre tesori a se, lasciando perdere la coscienza che gli diceva che l’ora della sveglia era passata da un pezzo.


Al diavolo la sveglia.






Le forti braccia nude strette intorno ad un corpo leggermente minore e quasi bisognoso di protezione, si strinsero di più protettive quando la coscienza tornò nella mente ora sveglia del moro.
Le palpebre si alzarono di poco, e le iridi d’antracite sotto celatevi incontrarono due polle di miele colato.
-Buongiorno amor mio…- sussurrò il maggiore, sfiorando con dolcezza le labbra del biondino al quale era stretto che di tutta risposta ridacchiò attirandolo in un bacio più passionale.

Un ottima sveglia, quella dei due Alchimisti di Stato.


E chi diamine voleva alzarsi?





Piccoli raggi del sole toccarono con dolcezza il viso disteso e mezzo addormentato di un giovane dall‘aspetto leggermente trasandato, e da ciuffi ribelli ricadenti sugli occhi mezzi socchiusi.
Un mugolio, uno sbadiglio, e il ragazzo si tirò su, guardando la persona distesa accanto a lui, perfettamente sveglia.

O quasi.

Due occhiaia a caratterizzare il volto e un broncio ben marcato
Alphonse Elric alzò un sopracciglio, guardando sua moglie in modo strano.
-Tutto bene Winry?- domandò, avvicinandosi a lei, ma ricevendo un occhiataccia terribile
-Odio. I. tuoi. Gatti.-

Semplice.
Concisa.

Alphonse scosse la testa sospirando piano; pace.


In malora coccole e baci quella mattina.
Girava decisamente male.



Forse era tempo di alzarsi e lasciar perdere i sogni….

….e cominciare a vivere una nuova giornata.




Un unico pensiero ad unire ogni persona, quella mattina:


Insieme

Per sempre






















“Sogno
È davvero qualcosa di effimero?

Realtà
È davvero qualcosa di tangibile?

Chiudi gli occhi, e osserva.
Non c‘è niente che sia sogno o realtà

Le due cose sono le stesse e medesime

Sono solo parole che riportano la stessa cosa


Esistenza







Note d‘Autrice

Ecco, come dire……questa cosa doveva venire fuori subito dopo aver finito l’ultimo capitolo di questa ficciola….il problema è che l’ispirazione è una brutta bestia XDDD


Allora, è un capitolo speciale ^^ e l’avevo promesso ad una mia cara amica *-* (chissà chi, eh? Ghghgh) e finalmente sono riuscita a finirlo A___A muahauahuaha
Cronologicamente può essere messo o prima o dopo la grande festa ^^ lo lascio al vostro giudizio^^
Magari non è originale come piccolo capitolo, però mi sono divertita davvero tanto a descrivere alcune scene XD tra cui l’annientamento della megera muahauahua povera XD
Mi sono poi accorta, o meglio v.v la mia collega mi ha fatto notare che il capitolo doveva prendere tutt’altra strada XD ma che alla fine ho decisamente cambiato ghghghg v.v pardon, a volte casino il tutto XD

Per quanto riguarda il disegno finale mi dispiace non essere riuscita a finirlo di colorare ç___ç forse quando avrò più tempo lo sistemerò ç.ç sigh….

Basta, penso di non dover aggiungere altro ^^ se non che con questo, la ficciola è davvero finita ç.ç uff….capita XD




Ringraziamenti

Aki_: Ahhh, tata sei un tesoro ç__ç e sono contenta che la mia ficciola ti rimarrà nel cuore ç-ç aww, ti adoro! Si l’idea di loro tutti insieme è tenera e soprattutto vedere come gli anni passano guardando la piccola Elycia ormai grandicella e Havoc con il suo pargolo ç__ç L’amore di Ed e Roy è qualcosa di tangibile e assolutamente indissolubile, come (se leggerai) vedrai anche qui^^
Cmq, ç__ç il tuo commento mi ha davvero stretto il cuore tesora, e per questo ti ringrazio tantissimo per la tua assidua costanza nel seguirmi ç__ç

FightClub: Aww anche a te ç.ç su su non piangere :** shi, come detto, la scena finale del pranzo tutti insieme è qualcosa di particolare e bella ç__ç me la rileggo sempre perché è troppo tenera e piena d’affetto.
Tranquilla cara A___A di sicuro ne scriverò altre di scene così coccolose…..le adoro troppo!! *saltella a destra e a manca* XD


nemesi06: ^^ grassie cara, contenta che quell‘ultimo (che poi ultimo non è v.v n.d.Ed)(*da scapellotto* n.d.me)(ç__ç n.d. Ed) capitolo ti sia piaciuto ç_ç ho cercato di dare una caratterizzazione e una presenza ad ogni personaggio^^ ognuno aveva la sua parte dolce presente ^^


Shikadance: XD te e sto continuo!! Non posso XDD ç__ç poi dovrei fare Ed e Roy vecchi….*ci pensa* nuooooooooooo oddio nuo ç___ç troppo tristi ç__ç *scuote testolina* v.v ti regalo questo piccolo omake, ecco v.v *-* bacio

saku_chan the crazy dreamers: Contenta cara che ti sia piaciuta ^^ grassie ç__ç ehh, altre ce ne saranno di sicuro, come hai potuto vedere XD e molte altre ne seguiranno A___A uahuahaua XD


chamaedrys: effettivamente la pace è arrivata finalmente ^^ questo piccolo Omake dovrebbe essere inserito forse prima di quella festa XD o così penso hm….chi lo sa XD libera interpretazione ^^ cm shi *-* le cose tenere e le riunioni familiari sono sempre belle da descrivere. Sono momenti quotidiani troppo teneri *__*


Elmeren kun *prende fiato, guarda la recensione, riprende fiato e viaaaa* ok v.v dovevo prepararmi psicologicamente per risponderti XD (anche se posso tranquillamente venire a casa tua e parlarti facilmente XD muahaua mi diverto) cm, aww *__* a quanto ti amo? (abbasso lo yuri v.v mi spiace XD) eh si, te rimarrai sempre AlxEd v.v purtroppo ne sono cosciente, ma son felice che hai seguito la mia fic e spero che questo (finalmente) Omake finale ti piaccia XD W la rinvincita su Winry, no? Ghghghghgh
Ehm, coff coff, lasciamo perdere il nome di quel povero bambino, che ho dovuto sacramentarmi per una sera intera alla ricerca dei due nomi che mi servivano v.v ecco! Ghghghgh si, la scalata al potere inizia dalla schiena di Roy XDD
Roy e le sue frasi bastarde mi rimarranno nel cuore *__* ho adorato inventarmele e ancora di più quando entravano perfettamente nel contesto XD Poi anche le spiegazioni @-@ awww, orribile trauma che mi son fatta XD ma che ho risolto bellamente ghghghg
Si, Lilith e Havoc abitano a qualche isolato di distanza dai due XD son tutti li v.v d‘altronde è la zona residenziale bella bella di Central XD (tutte scuse v.v n.d. Havoc)(*scapellotto anche a lui* v.v n.d.me)(*fa cerchietti* n.d. Havoc) e si, dovevo allungare in modo pucci *__*non potevo farlo finire così ghghghgh poi è divertente *.* huhuhuh.
W la Signora Fletcher v.v cioè, credo di si XD era lei alla televisione buahauah XD poi Ed si è addormentato a causa sua v.v (ma nooo XD) cmq, W la camicia e l‘altarino che le abbiamo fatto *__* e con questo *prende fiato dopo la faticaccia* concludoo XD muhauahauha bacio*__*


Shun: ohh, io ti adoro cara *__* adoro te e le tue ficciole, e ti strapazzerei di coccole (OHMIODIO topogigio O__O n.d. me)(waaaaaaaaaa *fugge via urlando* n.d. Ed) XD perché ti sei letta tutte le mie fic XD ma come hai fatto anche te? *si asciuga le lacrimuccie* grassie ç__ç ti adoro.
Ehm, v.v lo so, dovevo essere uccisa per quello che ho fatto passare ai due v.v però ho risolto no? Ghghgh XD *-* Falman e Sheska sposiii XD e si, v.v anche loro fanno la loro parte XD W Huges v.v punto XD
Spero che ti sia piaciuto questo capitolo definitivo ^^ bacio





Ora finisco qui^^ e un bacioneee
Alla prossima XD e mi raccomando…>_> commentate!

Vige il solito avviso:

Vi mangio le orecchie v.v

XD



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