Angel.

di OllysAngel
(/viewuser.php?uid=398172)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ci conoscevamo da quando eravamo picoli, sempre insieme, inseparabili, migliori amici. O almeno così dicevamo. Ho sempre provao qualcosa di più che semplice amicizia, per lui. Non so esattamente quando lo capii, ma a un certo punto iniziai a sentire brividi, quando la sua pelle sfiorava la mia anche solo per prendermi la mano e portarmi da qualche parte, sentire il cuore cercarlo quando non c'era e gli occhi illuminrsi quando lo trovavano nuovamente, gli angoli della bocca allargarsi in un sorriso appena mi rivolgeva la parola, anche solo per un "ciao". Lui per me era tutto il mio mondo. Non facevo nulla senza di lui, anche quando era malato o non stava bene, andavo a trovarlo e savo un po' con lui.
Non gli avevo mai detto quello che provavo per lui, e non lo avrei fatto: avrei potuto perderlo a causa di questo, ed era l'ultima cosa che desiderassi, non avrei potuto sopportarlo,  tutto perfetto così, fino a quando me lo portarono via...
Sì, si era ammalato. Non usciva da settimane, diceva di sentirsi debole, restava sempre sdraiato a letto, a mala pena si reggeva in piedi. Passavo i pomeriggi con lui nonostante non potesse uscire, fare sport o altro. Stavamo in camera sua e parlavamo e scherzavamo come sempre, come se nulla fosse. 
Tao mi diceva sempre tutto, con me si sfogava, poteva dirmi qualsiasi cosa; ma quella volta non lo fece. Forse voleva vitare di deludermi, o farmi preoccupare, forse voleva dimiuire il dolore per la nostra improvvisa e inevitabile separazione. Forse non ce l'avebbe fatta a vedermi con gli occhi lucidi, e sapeva che io non sarei riuscito a sostenere il suo sguardo, proprio come lui. Forse aveva paura che mi arrabbiassi e me la prendessi con lui... Ma quando lo andai a trovare quel pomeriggio, come facevo sempre, lui non c'era più. Trovai solamente alcuni dei nostri amici.
"Kris..." mi accolse Xiumin senza i suoi soliti brio ed allegria.
Gli rivolsi immediatamente uno sguardo che era un misto di preoccupazione e confusione e dissi a mezza voce:
"Xiumin.... Che... che succede?"
"Tao è dovuto andare via..." rispose Suho, quasi in un sussurro; un palese dispiacere squarciava la tranquillità che solitamente possedeva la sua voce.
"C-come...? D-dove è andato...?" cercai di mostrarmi forte senza far trasparire il dolore dalla voce.
"L'ha lasciata per te..." Baekhyun mi si avvicinò con una lettera in mano.
Presi la lettera, la aprii lentmente e la esaminai attentamente. Era stata bagnata probabilmente dalle sue lacrime. La scrittura era sicuramente quella delicata e dolce di Tao.
Avevo gli occhi lucidi e la vista offuscata dalle lacrime che essi tentavano di trattenere. Iniziai a leggere. Quasi sentivo la sua voce, lo sentivo parlare vicino a me.

"Ehi Kris gege...
Come stai? Spero bene... Almeno tu... Se stai leggendo questa lettera significa che la mia malattia sta peggiorando. Mi stanno portando in Francia, dicono che lì hanno una cura, ma io... io non lo so.... Potrei non tornare. Ma nel frattempo potremmo scambiarci altre lettere come questa.
Mi dispiace di non averti salutato di persona, ma non ce l'avrei fatta, sai che odio gli addii, specialmente a chi considero come un fratello.
Già mi manchi. Spero che accetterai quest'idea delle lettere; la cura è in fase sperimentale e potrebbe non funzionare, ma so per certo che non ce la farei senza di te...
Ti voglio bene. Aspetto una tua lettera.
XOXO, Tao"
Mi bruciavano gli occhi che intanto vevano già iniziato a lasciar andae le lacrime, che mi solcavan il viso; lo tagliavano in due, lo dividevano come io ero stato diviso da Taozi. Il naso mi pizzicava. Cercai di mantenere un respiro regolare, ma con scarso successo. Tremavo visibilmente. La lettera diceva che sarebbe potuto non tornare, che la cura avrebbe potuto fallire... Quindi quella malattia era grave? Quanto? E se non fosse più torato davvero? O peggio se... s-se se ne andasse? C-come farei senza di lui? Stavo già malissimo per quella distanza che ci aveva bruscamente separati, figuriamoci se se ne andasse, se la vita scivolasse via da lui... da me.
Sentii Kai mettermi una mano sulla spalla e sussurrare:
"Stai bene?" 
Loro sapevano quanto io e Tao fossimo legati, ma non sapevano quello che io provavo per lui. Mi limitai ad annuire, anche se penso fosse evidente il contrario.

Piano piano, uno ad uno, i ragazzi tornarono a casa, mentre io rimasi seduto sul pavimento di quella che era camera sua, contro il muro, singhiiozzando con la sua lettera tra le mani. La esaminavo, la rileggevo, pensavo a lui e piangevo. Pensavo a un modo di raggiungerlo, strgli accanto, aiutaro. Non era giusto che tutto questo stesse succedendo a lui, la creatura più dolce e gentile che questo universo abbia mai conosciuto. Riflettevo sulle parole che aveva scritto. "Potrei non tornare", "Sai che odio gli addii", "La cura è in fase speimentale e potrebbe non funzionare"...
Mi addormentai sul pavimento, con il volto rigato dalle lacrime, singhiozzando in silenzio, con tutto quello che mi rimaneva di li tra le mani.

Mi svegliai, ancora per terra, il volto umido dal pomeriggio appena passato. Fuori era buio e tirava un leggero e freddo vento autunnale. Mi alzai, ormai arreso all'idea che Tao fosse andato via, ma determinato a rivederlo e a non lasciarlo da solo in quel momento.
Uscii e corsi verso casa, rabbrividendo al contatto della brezza gelata con la pelle del mio viso. Mi strinsi nella giacca per ripararmi dal freddo. Appena entrai in casa, non mi tolsi neanche la giacca; lasciai la lettera che ancora tenevo in mano in un cassetto e presi carta e penna, iniziando a scrivere la mia risposta a Tao. Tao... Tao, il ragazzo che conoscevo da tutta la vita. Tao, che mi aveva rubato il cuore. Tao, che mi completava. Tao, che con solo un sorriso riusciva a migliorare le mie giornate. Tao, che si era ammalato e non tiusciva ad alzarsi dal letto. Tao, per cui soffrivo. Tao, che aveva dovuto lasciarmi qui per provare a curarsi. Tao, che dovevo salvare.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Giorno, Tao.

Come stai? Ti cureranno, vero? E poi tornerai a casa, da me? Ti trattano bene? Vorrei essere lì con te, vederti e scherzare come sempre, aiutarti... Quando ci potremo vedere? Se venissi lì da te? Mi manchi, Taozi... Ti scriverò tutti i giorni, se vorrai, se ti farà stare anche solo minimamente meglio. Lo dai, per te farei di tutto.

Manchi a me...e a tutti gli altri... Perchè non mi hai parlato della tua malattia...? O del fatto che saresti dovuto andare via...? Sai che puoi dirmi tutto, qualsiasi cosa. Puoi fidarti di me, lo sai.

Ti voglio bene Taozi, non dimenticarlo mai.

XOXO, Kris”

Imbucai quella lettera, già impaziente di riceverne un'altra in risposta dal mio Panda.

Sì, Panda, perchè Tao aveva gli occhi di un panda: attenti, allegri, dolci, puri, come quelli di un bambino. Erano specchi neri che riflettevano la vita, anche ora che era costretto a letto, lui era sempre allegro e con la voglia di vivere dentro.

 

Passai le giornate aspettandomi una sua risposta, sue notizie, qualsiasi cosa. Forse aveva cambiato idea sulle lettere. Forse non voleva più né sentirmi né vedermi. Forse voleva dimenticarmi. O forse stava così male da non riuscire neanche a scrivere, non avrei potuto sopportare l'idea che Tao stesse male, preferivo pensare che volesse dimenticarmi, io non lo dimenticherò mai.. Certo che non lo farò, lui è tutta la mia vita, il mio mondo. Quanto avrei voluto essere al suo posto, essere io quello che non poteva alzarsi dal letto, che stava male, e lui avrebbe continuato a vivere, pieno di allegria, come sempre, sarebbe stato più facile lasciarlo andare in questo modo, e lui non sarebbe stato male.

 

Tutti i giorni, i ragazzi che mi accolsero quel pomeriggio a casa di Tao, mi trascinavano fuori di casa, ridevano, scherzavano, cercavano di distrarmi dalla risposta di Tao non ricevuta, ma io restavo isolato nel mio mondo. Non ero più niente senza di lui.

Ormai era passato almeno un mese e la sua risposta non arrivava.

“ORA BASTA, KRIS! NON PUOI CONTINUARE A STARE COSÌ! SE NON TI HA SCRITTO CI SARÀ UN MOTIVO! NON PUOI FARE IL BAMBINO E PRENDERTELA IN QUESTO MODO!” mi urlò contro Baekhyun, dopo che ebbi rifiutato l'ennesimo invito a uscire di Suho. Non gli risposi, lo ignorai restando seduto sul letto. Non ero più lo stesso senza Tao, o almeno così dicevano Kai, D.O. e Chanyeol. Nessuno tocava mai “l'argomento Tao”, e ora Baekhyun se ne usciva con questa scenata isterica definendomi un bambino.

“NON PROVARE AD IGNORARMI! ORA ALZATI, USCIAMO CON GLI ALTRI.” continuò poi lui. Erano tutti immobilizzati, sorpresi quanto me dalla sua reazione, così ruppi quel breve silenzio con appena un sussurro:

“Non mi va...”

“MUOVITI!” urlò lui nuovamente, in risposta “NON PUOI ASPETTARLO QUI PER SEMPRE, TI STA DIMENTICANDO!”

“Baekhyun...” Si avvicinò appena a lui, Chanyeol, per cercare di calmarlo, quando io mi alzai in piedi.

“IO LO AMO, BAEKHYUN, NON POSSO DIMENTICARLO! PERCHÈ NON LO CAPISCI?!” urlai, tappandomi immediatamente la bocca con una mano, imbarazzato dopo essermi reso conto di quello che avevo appena detto. Rimasi in silenzio, scuotendo la testa e indietreggiando lentamente. Poi mi voltai e corsi fuori, sbattendo rumorosamente la porta.

Prima di uscire, vidi Baekhyun rimanere immobile, mentre l'espressione dure che aveva sul viso si trasformava in un misto di sorpresa e dispiacere, come se volesse chiedermi scusa. Gli altri si lanciavano occhiate confuse ma forse quasi comprensive. Baekhyun mosse qualche passo verso di me, vedendomi uscire con gli occhi lucidi, ma Chanyeol lo fermò spiegando poi il suo gesto:

“Credo che sia meglio lasciarlo un po' da solo, ora”

Dopo di questo non vidi più niente di quel che successe, uscii, il solito vento freddo soffiava più forte del solito e portava in giro le foglie arancioni cadute dal loro albero, creando confusione come dentro di me; il cielo grigio prometteva pioggia, ma non sarebbe cambiato molto, visto che dentro di me pioveva già da tempo.

Mi rifugiai nell'unico posto in cui lo sentivo ancora vicino a me, dove, da piccoli, trascorrevamo la maggior parte del nostro tempo: avevamo costruito una casetta sull'albero, nel bosco vicino casa. Era l'unico posto in cui eravamo davvero solo io e lui, nessuno sapeva della sua esistenza. Era da un po' che non venivo qui, sentivo ancora la sua presenza, in quelle quattro mura composte da semplici assi di legno... e ora che avevo bisogno di lui, era il luogo perfetto.

 

Le goccie iniziarono a scendere, dal cielo fino al tetto che mi riparava, dai miei occhi fino al pavimento legnoso.

Non so per quanto rimasi lì.

Passai il tempo a scrivere l'ennesima lettera a Tao. Le scrivevo ogni giorno, era l'unica cosa che facevo. Non le inviavo, le lasciavo tutte in un cassetto, aspettando ancora che rispondesse all'unica che avevo inviato. Mi serviva per sfogarmi, aggrapparmi a qualcosa per non crollare.

 

Caro Tao,

lo sai, mi manchi tanto. Senza di te non riesco più a fare niente. Non ho più un motivo di andare avanti, non riesco e non voglio dimenticarti. Non penso ad altro, mi sento vuoto, perchè tu eri la parte migliore di me, e sei andato via. Non so neanche se stai bene, se la malattia peggiora, se è grave, quante possibilità ci sono che tu torni.

E pensare che mi basterebbe un semplice foglio di carta. Sì, uno che racchiuda la tua dolcezza con la tua delicata scrittura, un foglio firmato “XOXO, Tao”.

Se stai male, credimi, farei di tutto pur di essere al tuo posto, alleviare il tuo dolore. Tu non meriti di stare male.

Spero di vederti presto..

XOXO, Kris

P.S.: Non dimenticarti mai... Ti amo.”

 

Era solo un'altra delle lettere che non gli avrei mai inviato, ancora in attesa della prima risposta, fiducioso. Avevamo passato tutta la vita insieme, non poteva dimenticarmi così facilmente neanche se avesse voluto. E poi era lui che aveva chiesto di tenerci in contatto con quelle lettere...

 

Dopo qualche ora smise di povere e mi alzai svogliatamente, sospirando, dall'angolino della casetta in cui mi ero rannicchiato, cercando di scacciare il freddo, ma quello era l'ultimo dei miei pensieri in quel momento. Uscii dalla caserra e iniziai a camminare per il bosco, mettendo i piedi uno davanti all'altro, a fatica, nella terra zuppa d'acqua, immerso nei miei pensieri.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Nei giorni seguenti mi recai nei boschi e nella casetta mia e di Tao. Ci andavo tutti i giorni, mi faceva uno strano effetto. Per qualche ora, lì, riuscivo ancora a percepire il calore e l'amicizia di Tao. Ne avevo bisogno, mi mancava troppo.

 

Quel giorni decisi di restare al mio rifugio un po' più a lungo del solito. Il mio umore stava peggiorando, non reggevo più la sua mancanza.

Rimasi lì seduto per terra, rannicchiato in un angolino della casa sull'albero, in silenzio. Per una volta, anche la mia mente era in silenzio. Ma la pace era ancora ben lontana da me.

Quando tornai a casa, trovai Sehun sorridente ad accogliermi che mi apriva la porta.

“Kris! Finalmente sei tornato!” squillò la sua voce, allegra come l'espressione che aveva dipinta sul viso.

Aggrottai la fronte confuso dal suo comportamento apparentemente senza motivo. Camminai lentamente, attraversando l'anticamera che creava l'ingresso dell'abitazione e mi tolsi la giacca. Varcai la soglia del salotto e rimasi immobile, con gli occhi spalancati che lucicavano, la prima volta da quando lui era andato via. Non potevo crederci, non era possibile... Tao era lì davanti a me. Rideva con gli altri ragazzi, senza accorgersi della mia presenza. Mi precipitai ad abbracciarlo con gli occhi lucidi e il cuore che batteva tanto forte da perdere il suo lento ritmo regolare. Sentii che Tao restava immobile, le braccia lungo i propri fianchi. Non ricambiava l'abbraccio... Perchè? Dopo pochi istanti, percependo la sua reazione fredda, mi allontanai e lo guardai, quasi con delusione, aspettando spiegazioni dal ragazzo per cui ero sato tanto male gli ultimi tempi. Lui si limitò ad ignorarmi e riprese il discorso che aveva lasciato in sospeso a causa mia con Luhan, Chen e Lay, come se non ci fossi. Non mi degnò di uno sguardo. Perchè si comportava in quel modo? Cosa gli avevano fatto in quel periodo in cui eravamo stati divisi?

“Tao.. Sei..sei guarito...?” chiesi a mezza voce guardandolo voltarsi nuovamente dandomi le spalle, mentre cercavo di sorridere. Non ottenni risposta. Mi avvicinai nuovamente.

“Tao, che succede?” gli sfiorai appena un braccio con la mano. Lo ritrasse appena sentì il mio tocco, rispondendo a bassa voce mentre tutti gli altri si zittirono.

“Io avevo bisogno di te.. Ne avevo davvero bisogno. E tu non mi hai mandato neanche una lettera.” disse con lo sguardo basso, ferito.

“C-come neanche una lettera..?” lo guardai confuso e perplesso. Era lui a non avermi risposto. “Io ti ho inviato una lettera, ma non ho mai ricevuto una risposta...” spiegai giustificandomi.

“E allora perchè io non ho ricevuto niente in tutto questo tempo?!” alzò la voce e mi guardò negli occhi: si vedeva dal suo sguardo triste che ci stava male... Detto questo, si diresse in camera mia; ormai ci conoscevamo da così tanto tempo che se io non ero da lui, lui era da me e quindi, in un certo senso, casa mia era anche casa sua.

Non mi opposi alla sua reazione: rimasi immobile, paralizzato; spaesato e confuso.

“C-cosa significa questo..?” sussurrai appena.

Vidi Tao tornare con la giacca in mano e dire agli altri mentre se la infilava

“Usciamo?”. Era una domanda senza importanza: lui sarebbe uscito anche da solo, se la risposta degli altri fosse stata negativa. Tao, tuttavia, pronunciò quella domanda in tono freddo e distaccato evitando di guardarmi. I ragazzi rimasero in silenzio ed uscirono con lui, e io li seguii. Camminai con lo sguardo basso mentre ci dirigevamo al bar di una sala giochi in cui ci divertivamo quando eravamo poco più piccoli.

Tao si precipitò con sicurezza al bancone e rimase in attesa che il barista di degnasse di dargli attenzione. Mi mossi piano, passo dopo passo, verso di lui, fino ad arrivargli accanto.

Tao era completamente voltato e dava le spalle alla porta. Io continuavo a lanciare occhiate preoccupate all'ingresso, sentendo nell'aria qualcosa che non andava.

Tao ordinò un drink, senza alcol: non beveva mai e a quanto pare, fortunatamente, non aveva intenzione di iniziare.

Dopo qualche minuto entrarono sei ragazzi, con una maschera che gli copriva il viso dal naso in giù. La maschera era decorata a somiglianza della dentatura di un teschio. Si dispersero con noncuranza per la sala giochi. Si comportavano normalmente, stando solo attenti a non svelare la propria identità, continuando a tenere la maschera. Uno di loro volgeva continuamente lo sguardo nella mia direzione. Una di quelle volte i nostri occhi si incrociarono. Le sue iridi, marrone scuro, mi trasmettevano qualcosa di familiare, come se ci fossimo già conosciuti, in un passato abbastanza lontano, forse. Ad ogni modo decisamente non era una sensazione rassicurante. Anzi esattamente il contrario. Ma probabilmente mi sbagliavo. Quasi sicuramente era una mia paranoia e mi ero immaginato le sue occhiate quasi minacciose, o i suoi occhi scuri che esaminavano prima me e poi si spostavano su Tao. No, non lo avevo immaginato. Sono lì che ci scrutano attentamente, ci esaminano, ci studiano, come se stessero progettando qualcosa solo per noi. O forse solo per uno di noi due. E allora improvvisamente mi ritrovo a pregare che sia io quella preda immaginaria, non avrebbe dovuto neanche sfiorare Tao. Né lui, né uno dei suoi amici. Non mi importa se non mi rivolge la parola da quando è tornato. Nessuno farà del male al mio piccolo Panda. Dovranno passare sul mio cadavere, prima di mettere le mani su di lui.

A un tratto i ragazzi mascherati, ancora disposti sparsi, tutti lontani uno dall'altro, si scambiano sguardi e occhiate. Annuiscono l'uno all'altro, come se si stessero mettendo d'accordo per qualcosa di segreto. Qualcosa che nessuno avrebbe dovuto saperte, o almeno non fino al suo accaduto.

Il ragazzo che prima osservava me e Tao, ora abbandona la propria posizione avvicinandosi a noi. Deve avere sui vent'anni, più o meno, ventitrè forse, mentre altri membri mascherati sembrano un po' più piccoli. Indossa una felpa larga, nera con una scritta bianca in caratteri ben leggibili: “B.A.P.”. Non porta niente di buono questo. Ora ricordo perchè mi sembrava familiare. Sono spacciatori, nonché assassini a sangue freddo, di tanto in tanto. Nessuno osa mai mettersi contro il loro volere. Tutti li conoscono nel nostro quartiere. Mi riguardavo di tenere Tao lontano da compagnie come quella, quando ancora mi parlava, ma era da un po' di tempo che ci tenevano d'occhio.

Ma ora cosa vogliono da noi? Non li abbiamo mai infastiditi, non avevano motivo di prendersela con noi. Eppure lui, Bang, il capo di quel gruppo, i B.A.P., si avvicina a noi con passo tranquillo e sicuro. Alla sua destra, dietro di lui, lo segue Zelo, il membro più fidato della banda, lui e Bang sono molto legati, anche se non lo danno molto a vedere. Zelo è uno dei ragazzini più piccoli, avrà si e no sedici, forse diciassette anni.

Quando Bang è appena a due metri di distanza dal bancone e quindi da noi, alza un lebo della felpa mostrando così una pistola sulla cintura. In quel momento mille pensieri e preoccupazioni mi attraversano la mente. Devo proteggere Tao, qualsiasi cosa Bang voglia fare.

La afferra, la carica. Poi la impugna più saldamente, con la mano destra. Prende accuratamente la mira e alza l'arma puntandola contro Tao.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Anche gli altri della banda dei B.A.P. si sono avvicinai, ma restano comunque più lontani di Bang e Zelo. Alcuni stanno con le mani nelle tasche della felpa, come quella di Bang, tutte uguali, con la scritta bianca e lo sfondo scuro, poggiavano la schiena al muro. Due di loro, Youngjae e Himchan, sono in piedi accanto a me, con le braccia incrociate al petto. Si sistemano abbastanza vicini, così che io possa sentire la loro conversazione, mentre Bang si avvicina e prepara l'arma.

Himchan deve essere stato fuori città per un po', da quello che ho sentito; Youngjae gli sta spiegando le ultime novità che comprendono questa situazione e anche... A-anche Tao...

“Il ragazzo era venuto a chiederci aiuto con la sua malattia, sperava che avessimo qualcosa che potesse...non dico curarlo, ma non so, voleva stare meglio. Jongup è riuscito a persuaderlo e fargli provare la nostra roba. Bang voleva farlo diventare uno di noi e l'ha portato in Francia di punto in bianco per curarlo sul serio” spiega lui a mezza voce; io ascolto con discrezione, lo sguardo inchiodato ai movimenti di Bang.

“Pagò tutto lui, a patto che il ragazzo entrasse a far parte dei B.A.P.. Per qualche strano motivo, era ed è pronto a tutto pur di averlo con sé... Ma il ragazzino si rifiutò, era troppo preso da... un ragazzo forse... Così Bang cercò di dividerli, continuando a pagare la sua cura. Cercò di tenerlo con sé con le buone: nascose la lettera che gli era arrivata da questo ragazzo e tentò di farglielo dimenticare. Ma a quanto pare non ha funzionato... E sai come diventa Bang quando le cose non vanno secondo i suoi piani. Se non può averlo lui, non lo avrà nessuno.” conclude Youngjae, sospirando appena, con una debole nota di dispiacere per Tao. Mi rendo conto solo ora che in tutta la conversazione non l'ha mai chiamato per nome, ma si è sempre riferito a lui quasi con disprezzo, con nomignoli come 'ragazzino'.

Appena la conversazione finisce, Bang alza la pistola contro Tao, che trema terrorizzato accanto a me.

Iniziai velocemente a collegare tutto.

Quindi erano stati loro a portarmelo via, era colpa loro se Tao non aveva mai ricevuto la mia lettera che a quanto pare aspettava davvero; e pensava a me, anche mentre faceva tutto questo. Adesso sono io a pensare a lui, pensare a salvarlo, qualsiasi cosa accada.

Mi fiondo davanti a lui, urlando “NO!” nel preciso istante in cui Bang preme il grilletto. Una pallottola mi buca il torace, all'altezza del cuore. Sento il respiro mancarmi improvvisamente. Faccio appena in tempo a girarmi verso Tao, prima di cadere sulle ginocchia. Il dolore si disperde nel mio copro partendo dal petto.

È lì, davanti a me. Trema come una foglia, con gli occhi lucidi. Piccolo, tenero innocente, indifeso... Il mio Panda non riesce neanche a parlare dallo shock che gli è appena stato inflitto.

Volsi lo sguardo per un secondo anche ai ragazzi. Immobilizzati dalla paura, come Tao, senza parole, a bocca aperta e con gli occhi spalancati.

W-wo ai ni...” sussurro con il fiato che mi è rimasto, tirando fuori la voce dalla gola con difficoltà. Ho gli occhi pieni di lacrime, proprio come il ragazzo a cui erano rivolte le mie parole, Huang Zi Tao.

Il dolore è così intenso che non riesco a muovermi. Crollo sul pavimento. Il mio tempo è finito. È arrivato il momento in cui Kris, anzi no.. Wu Yi Fan deve lasciare tutto e tutti, andare via. Avevo sprecato tutte le occasioni che avevo di costruire qualcosa con Tao, e per cosa..? Paura. Certo, ero stato un vigliacco, un fifone. Non gli ho mai detto una parola su ciò che provo, da quanto lo provo, quanto intenso fosse quel sentimento che mi mangiava il cuore tutte le volte che vedevo quel ragazzo. E tutto questo perchè avevo paura di rovinare tutto. Sono riuscito a dirgli 'ti amo' solo oro, appena prima di morire.

Sentii il sangue in bocca arrivare dallo stomaco.

Lui non risponde. Forse è ancora scosso dall'accaduto. Forse non voleva dirmi che non ricambia, in un momento simile.

A un tratto la stanza si anima. I ragazzi iniziano a parlare, hanno un tono agitato e preoccupato. Chiamano i soccorsi, mentre la mia vista si annebbia e perdo lentamente i sensi.

Da quello che riesco ancora a capire della situazione, Bang sta cercando ancora di colpire Tao con uno dei suoi proiettili, ma Daeyhun e Jongup lo fermano. E 'ultima cosa che vedo è Tao, che si sta appena per avvicinare a me, mi tende una mano, ma viene bruscamente strattonato via da Zelo. Vorrei urlare, fermare Zelo, proteggere Tao. Ma non ho più forze e resto a guardare, mentre me lo portano via di nuovo.

Zelo mi guarda negli occhi ed annuisce, come se volesse dire 'fidati'... ma non gli credo..

Chiudo gli occhi e perdo definitivamente conoscenza, mentre sento vagamente delle sirene in lontananza e qualcuno solleva il mio corpo. Lo trascinano via, mentre ormai è già senza vita. Cercano di rianimarmi, ma ormai è troppo tardi. Tutto quello che tentano di fare per salvarmi è inutile e io mi ritrovo a guardare il tutto da fuori. Sono lì, a fianco al mio corpo, mentre tutti gli altri gli trafficano intorno, senza fare caso a me.

Sono confuso. Continuo a fissare il vestito di pelle e ossa che indossavo fino a pochi minuti prima. Poi realizzo davvero per la prima volta. Sono morto.

A questo punto, non ha più senso stare qui a guardare. Devo raggiungere Tao prima che Zelo riesca a portarlo da Bang e ucciderlo.

Mi muovo lentamente, per la prima volta in questo nuovo stato. Ogni piccolo gesta provoca una strana fredda sensazione. Ma non ci faccio tanto caso, non mi importa.

Torno nel luogo in cui avevo visto Tao per l'ultima volta. Bang sta urlando contro Jongup e Daeyhun che cercano di calmarlo. Himchan e Youngjae continuano a restar immobili, annoiati, tranquilli come se tutto questo fosse la normalità più assoluta e fissano i tre ragazzi, dopo aver spostato lo sguardo da una porta che dà sul retro del locale e che si sta chiudendo in questo istante. Mi dirigo verso la porta passando con noncuranza accanto a Bang, ancora adirato con i suoi compagni che lo stanno distraendo probabilmente da quello che è uscito dalla porta.

Passo attraverso ad essa, incapace di afferrare la maniglia. Zelo sta facendo salire Tao su una macchina nera, con i vetri oscurati. Sale anche lui e l'auto parte. Inizio a correre in messo alla strada, seguendoli.

Avevo paura. Avevo salvato Tao da una pallottola di Bang, pagando con la mia vita, ma riuscirò a proteggerlo anche da Zelo, ora?

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Arriviamo ad un alto palazzo vecchio e abbandonato. Avevo visto Zelo e gli altri aggirarsi spesso da queste parti, ma non mi sono mai azzardato ad avvicinarmi, di certo non cercavo guai.

Zelo e Tao scendono dall'auto: Zelo lo trascina velocemente all'interno della costruzione, che quasi crolla a pezzi, strattonandolo violentemente per il polso destro. Lo seguo in silenzio osservando Tao che ha ancora gli occhi lucidi, seguendo la loro velocità e il loro andamento.

Tao aveva lo sguardo di chi supplica. Supplica ma non di essere risparmiato, di lasciarlo vivere;

“D-dobbiamo aiutarlo... N-non possiamo lascialo lì... M-morirà...” dice Tao con voce tremante. Supplica di aiutare me.

“Tao.” Zelo si gira di scatto verso di lui, fermandosi in uno dei corridoi e guardando l'altro con freddezza. “È già morto.” scandisce bene le parole guardandolo negli occhi. Tao rimane immobile, muto, senza dire una parola. Mi avvicino a lui da dietro e appena sono abbastanza vicino gli sussurro:

“Sono qui, sto bene, non preoccuparti per me”

Il ragazzo rabbrividisce, ma non si gira e ignora le mie parole. Gli metto una mano sulla spalla, ma quando entriamo in contatto, lui si stringe nella giacca. Mi sposto esattamente di fronte a lui, quando Zelo lo chiama, invitandolo a seguirlo.

“Devo mostrarti una cosa” si limita a dire, dando le spalle a Tao e iniziando ad avviarsi verso una delle stanze che si affacciavano sul lungo corridoio.

Tao mi viene incontro e seno una strana sensazione di vuoto quando mi trapassa e si allontana dietro di me, seguendo Zelo. Mi giro e mi avvio verso la medesima stanza e inizio a girare intorno al ragazzo biondo, che nel frattempo apre il cassetto dell'unico oggetto di mobilio presente nella camera:un piccolo comodino che mi arriva all'altezza dell'anca. Tira fuori dal cassetto un foglio scritto, un po' rovinato. Zelo lo esamina tenendolo a trenta centimetri dal volto con entrambe le mani. Sembra quasi che stia pensando invece di leggerla; come se dentro di lui si stia svolgendo un conflitto su sé stesso su cosa fare. Poi sospira e si avvicina a Tao che è in un angolino della stanza.

“Questa è tua, è giusto che la abbia tu” dice Zelo quasi in un sussurro. Tao prende tra le mani il foglio, tremando, quando legge la firma di quella lettera. La noto anche io

XOXO, Kris”

Tao legge tutto, ha gli occhi lucidi. Poi volge lo sguardo a Zelo e sussurra con la poca voce che ha il coraggio di tirar fuori

“Perchè...? Perchè lo hai fatto...? Pensavo che fossimo amici..”

“Bang ha voluto nasconderla..” si giustifica il biondo. Tutti sanno che Zelo obbediva alla lettera agli ordini di Bang, faceva qualsiasi cosa lui dicesse. E Bang sembrava avere un debole per lui.

Tao scuote la testa ed esce dalla stanza, mentre le lacrime ricominciano a macchiargli il viso, stringendo la mia lettera in una mano stropicciandone il bordo.

“Tao... aspetta..” Zelo lo segue per appena due passi, poi si ferma, capendo che è meglio lasciarlo solo. Tira un calcio al comodino urlando, per sfogarsi. A quanto pare tiene a Tao, anche solo come amico, oltre a volerlo nei B.A.P. come Bang. E ora ha deluso Tao, nascondendogli la lettera, obbedendo agli ordini che gli erano stati imposti dal suo capo, e ha deluso Bang andando contro il suo volere e mostrando la lettera a Tao.

Si vede che Bang è tutto per lui, lo segue sempre come un cagnolino: ruba, addirittura uccide. Per lui, è diventato un assassino ad appena sedici anni. È pronto a tutto, Bang lo sa e ne approfitta; non gli importa dei suoi sentimenti, né di quelli di nessun'altro; gli importa solo di sé stesso, anche se a volte lascia trasparire un altro lato di sé, ma è come se nascondesse quella parte. Per qualche ragione a me sconosciuta, Bang si ostina ad essere solamente uno spacciatore, un rapinatore e un killer a sangue freddo. Leader dei B.A.P., ragazzi che vogliono ribellarsi alla vita di tutti i giorni e divertirsi, che Bang tiene con sé solo perchè gli fanno comodo. O almeno, così fa credere.

Sento un rumore e mi giro di scatto a vedere. Sulla porta, immobile, Himchan fissa la scena in silenzio. Dietro di lui, si presenta Bang con espressione fredda e delusa dal comportamento di Zelo, che nel frattempo ha calmato la sua rabbia e si è voltato verso di loro, rilassando i muscoli del volto, mostrandosi quasi dispiaciuto. Guarda Bang negli occhi, senza dire nulla.

“Io mi fidavo di te” inizia Bang a mezza voce, avvicinandosi a lui.

“Non pensavo mi avresti tradito in questo modo” abbassa la voce, girando lentamente attorno a Zelo, fissando la pistola che ha in mano. La accarezza, ci gioca; quasi come se gli volesse bene. Parla con tranquillità, mentre Zelo resta a testa bassa.

Bang carica l'arma e Zelo alza immediatamente la testa, udendo il suono corrispondente. Scuote la testa e lo guarda mormorando

“Yongguk, io...”cerca di spiegare, ma viene interrotto dall'urlo di Bang.

“SILENZIO!” ringhia tra i denti sparando al pavimento sotto ai miei piedi.

Zelo si ammutolisce senza distogliere lo sguardo, che si sforzava di mantenere calmo e rilassato, dal suo compagno.

“Non hai scuse per il tuo comportamento!” urla ancora Yongguk. È ovvio che sta tentando di tenere a bada il suo io interiore che mostrava amore e affetto, specialmente nei confronti di Zelo, anche se questa lottava per mostrarsi al mondo esterno.

“Mi hai deluso” dice Bang con freddezza e senza lasciar trasparire alcun sentimento.

“Non succederà più” risponde Zelo quasi in un sussurro mentre abbassa lentamente lo sguardo cupo.

“Oh, di questo ne sono certo” replica Bang, abbassando sempre più la voce a mano a mano che si avvicinava, di fronte a Zelo, fino a quando non ci sono che un paio di centimetri a dividerli. Yongguk volge uno sguardo agli altri che sono rimasti a vedere la scena sulla porta e alza la voce voltando il capo nella loro direzione.

“Uscite.” ordina con freddezza.

I ragazzi si guardano perplessi e con passo esitane escono, continuando a buttare ochiate a Bang, che punta l'arma alla testa di Zelo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


I ragazzi escono e chiudono la porta dietro di loro e Bang riporta lo sguardo sul viso di Zelo. Abbassa l'arma. Jun Hong lo guarda confuso senza capire le reali intenzioni dell'altro. Quest'ultimo sospira seguendo con lo sguardo i lineamenti del suo viso, ancora da bambino.

“Non posso farlo...” sussurra Bang portando lo sguardo altrove. Per una volta, il suo alter ego ha vinto sul suo lato freddo e mostra sé stesso per quello che veramente è.

Zelo, sorpreso dalla sua reazione, rimane senza parole. Se fino a pochi minuti prima era occupato a nascondere la paura di essere ucciso da chi considerava come un fratello, ora, improvvisamente, si comporta come tale. Lascia la pistola cadendo per terra e la calcia facendola finire contro il muro della stanza e abbraccia Zelo. Lui gli stringe le braccia dietro la schiena e sospira chiudendo gli occhi.

“N-non mi ucciderai...?” chiede Jun Hong, con il tono innocente di un bambino. Bang scuote la testa.

“Ma dovrò inscenare la tua morte: non posso mostrarmi così debole davanti agli altri. Devono sapere cosa succede se non rispettano i miei ordini.”

Zelo rimane in silenzio, piano piano sta realizzando.

“Quindi non...non potremo più vederci...” quest'affermazione è quasi una domanda anche se, dentro di sé, probabilmente già sapeva la risposta

“No” risponde l'altro in un sussurro ma con la solita freddezza e decisione di quando da ordini. Quello è un ordine. Ordina a Zelo di andarsene e di non tornare. Solo per la propria gloria personale. Vedo la delusione negli occhi di Zelo che lascia ricadere le braccia fino ai propri fianchi, allontanandosi dall'abbraccio.

“Non ti sei ancora stancato di questa vita...? Di giocare con la vita delle persone, di fare l'assassino” inizia a dire Zelo, cercando di capire il ragazzo che gli stava davanti.

“Io non ho mai voluto questa vita, Zelo.” spiega Bang per poi continuare “Ci sono finito in questa vita. Ma forse hai ragione. C'è un altro modo. Sai, io mi fido di te, so che quello che hai fatto ha un motivo. Quale?” conclude lui il discorso con questa domanda, mettendogli le mani sulle spalle.

“Ha il diritto di sapere. Lo amava. Capisco quello che provava per lui, e se fossi stato al suo posto, avrei avuto bisogno di qualcosa a cui aggrapparmi, per sopravvivere, avrei avuto bisogno di sapere la verità. Sapere che mi amava” Zelo punta gli occhi in quelli di Yongguk. Quest'ultimo lascia rilassare i muscoli facciali, lasciando da parte l'io crudele e senza sentimenti che si era cucito addosso. Butta l'occhio ad un angolo della stanza in cui c'è la carcassa di un cervo che non avevo notato prima, troppo occupato hai seguire la scena. Bang riporta l'attenzione su Zelo

“Zelo... ascoltami. Fingerò di ucciderti, tu prendi Tao e scappa. La polizia starà cercando principalmente me e te, e visto che tieni tanto a Tao... potremmo provare ad aiutarlo. Dopo tutto, è colpa mia..”

“E tu? Non ti lascerò ad affrontare le forze dell'ordine da solo!” replica Zelo

“Non preoccuparti, vi raggiungerò dopo” lo rassicura Bang “Ora vai, qui ci penso io”

Zelo annuisce e si avvia verso una delle finestre rotte e senza vetri, ma Bang lo ferma un ultima volta, con il suono della sua voce.

“Jun Hong”

Lui si gira e lo guarda in silenzio. Bang si avvicina e gli prende il viso tra le mani, premendo le proprie labbra su quelle del ragazzo, che, anche se preso alla sprovvista, chiude gli occhi e ricambia il dolce bacio. Dopo poco il ragazzo più grande sussurra un debole “Vai” abbandonando il tocco del volto dell'altro, mentre quest'ultimo si allontana annuendo al suo ordine.

Dopo che Zelo è uscito, Bang spara un paio di pallottole alla carcassa dell'animale e ne sparge il sangue in giro. In quel momento, realizzo che avrei dovuto seguire Tao quando se n'era andato, quindi decido di seguire la strada che Zelo ha percorso poco prima. Riesco a rintracciare il ragazzo e seguirlo. Tao è già con lui. Ha una borsa verde che usa per mettere qualsiasi cosa. Quindi ha deciso di seguirlo... Non sono ancora pienamente convinto di potermi fidare di Yongguk e quindi, di conseguenza, neanche di Jun Hong. In ogni caso li seguirò per tenerli d'occhio.

Due ragazzi sono fermi in strada, quando arriva a gran velocità un suv nero con vetri oscurati e frena bruscamente davanti a loro. Loro spariscono velocemente nel veicolo e io mi volto di scatto sentendo delle sirene provenienti da dietro di me. Mi avvicino all'auto scura. Se Tao era riuscito a passarmi attraverso, forse... Poso una mano sulla portiera e ce la affondo. Sì, la mia teoria era giusta. Entro completamente nell'auto che ha appena iniziato a muoversi. Nessuno mi nota.

Bang guida ad alta velocità, mentre Zelo guarda attraverso il vetro posteriore dell'automobile. L'auto della polizia ci sta seguendo, o per lo meno tenta di starci dietro.

“Come ci hanno trovato?!” ringhia Zelo.

“Deve essere stato uno dei ragazzi” risponde Bang continuando ad accelerare. Tao è rannicchiato contro il finestrino e si stringe al petto la borsa. Ha l'aria triste e lo sguardo perso nel paesaggio di varie e differenti edifici, spento e vuoto; sembra quasi non essere toccato minimamente da quello che gli succede intorno.

 

Alla fine riusciamo a seminare la polizia. Inizi a nevicare, mentre ci allontaniamo dalla città. La neve attecchisce quasi subito e noi arriviamo in poco tempo in una specie di piccolo villaggio, dove la neve al suolo è già alta due dita.

Non sono mai venuto qui, non sapevo neanche dell'esistenza di questo posto. Bang scende dall'auto sorridendo mentre un paio di bambini sui sette, forse otto, anni, corrono ad abbracciarlo. Lui ricambia l'abbraccio e Zelo ride vedendo la scena mentre scende dalla macchina, insieme a Tao, che si sforza di sorridere. Ma i suoi pensieri sono distratti da altro... Sembra quasi riflettere su una decisione da prendere.

Bang avanza verso una casa non molto lontana dall'auto. Zelo si volta verso Tao e sorride, mentre i fiocchi di neve che scendono sul cielo diventano sempre più grandi.

“Dai, vieni” dice invitandolo ad entrare nell'abitazione, dove Bang e i bambini li hanno già preceduti. Tao annuisce e lo segue, e io dietro di lui.

Era una casetta piuttosto piccola, ma molto accogliente, composta solamente da soggiorno, con divano dai cuscini un po' consumati dal tempo e un vecchio televisore, la cucina con un tavolo che reggeva al centro un vaso vuoto e intorno al quale i due bambini corrono dopo aver trascinato Bang all'interno. Lui apre appena la propria giacca e sorridendo ne tira fuori una rosa vermiglia che posiziona nel vaso sul tavolo.

Ci sono anche due camere: una racchiude un grande letto matrimoniale, con una vecchia coperta, dai colori spenti ormai sbiaditi dal tempo; l'altra mostra due letti singoli; erano tutti sfatti.

Zelo si comportava come se nulla fosse successo: dalla mia uccisione al bacio ricevuto da Yongguk.

“Dove siamo?” chiede Tao a bassa voce un po' spaesato

“A casa di Bang. Sta sempre molto attento a non farsi notare, la polizia non ci troverà” sorride guardandolo mentre la maschera con il finto sorriso di Tao si scioglie lentamente.

“Tutto bene..?” chiede Zelo. Tao annuisce. Bang torna in salotto con i bambini.

“Tao, dormirai in camera con Zelo” disse tornando più serio, poi si avvicina a lui e abbassa la voce mettendogli una mano sulla spalla.

“Mi dispiace. Ti aiuteremo a superarlo” è ovvio che ha notato il suo malessere e ne ha individuato la causa, ovvero la mia morta. Zelo era davvero riuscito a convincerlo a cambiare vita, oppure anche lui si era affezionato a Tao. Quest'ultimo lo guarda negli occhi con sguardo cupo e triste, quasi accusativo.

“Ad ogni modo... Loro sono Yongnam e Natasha” sorride presentando i bambini, che timidi si nascondono dietro di lui, sbirciando Tao con gli occhietti dolci. Il ragazzo si abbassa di fronte a loro sorridendo appena, forzatamente, e ignorando le parole precedenti di Bang.

“Io sono Tao” dice con un filo di voce.

“Zelo... Ti devo parlare..” dice serio Bang ed esce insieme a lui e i bambini, che ricominciano a giocare tra di loro con la neve, dalla porta principale. Io resto in casa con Tao. Lui prende dei fogli dalla borsa e inizia a leggerli, lasciandosi sfuggire qualche lacrima amara, bagnando il pavimento dopo essersi seduto con la schiena contro il muro. Mi avvicino a lui. Quei fogli... Quei fogli sono le mie lettere per lui. Devono avergliele mostrate gli altri ragazzi.

D'un tratto si alza, con una delle lettere ancora stretta in mano, rovinando il foglio. Era la lettera più importante che gli avessi scritto, in cui esprimevo i miei sentimenti e gli dicevo tutto.

Si dirige nella camera con il letto matrimoniale, che doveva essere quella di Yongguk. Apre velocemente vari cassetti di comodini e scrivania, singhiozzando, in cerca di qualcosa. Fino a quando non la trova. L'oggetto tanto ambito dalla sua ricerca. In un posto nascosto, in modo che i bambini non la trovino, Bang teneva una pistola, curata perfettamente. Tao la impugna tremando e la fissa con gli occhi lucidi. Si avvia verso la porta che da sul retro della casa.

“Tao. Fermati, non farlo.” fa qualche passo nella neve mentre cerco di fermarlo, ma non mi sente.

Avanza nel bosco dietro l'abitazione, coperto dal candido e dolce manto bianco della neve, fino a quando non trova uno spiazzo tra gli alberi. Guarda la lettera un'ultima volta, tremando e piangendo. Non poteva più sopportare tutto questo, glielo si leggeva in faccia. Punta la pistola alla propria tempia.

“S-sto arrivando... A-areumdaun nae sarang, Kris.”

Spara, lasciando cadere la lettera e l'arma, cadendo poi a sua volta sulla morbida neve, fresca e pura, macchiandola indelebilmente di rosso.

Lo vedo, di fianco a me. Sorride, guardandomi. Mi avvicino a lui e lo abbraccio stringendolo tra le mie braccia, ma lui si allontana. Si allontana e mi guarda negli occhi, serio. Poi inizia a sorridere e riavvicinandosi mi bacia, premendo dolcemente le labbra sulle mie. Sorpreso, ma felice di quel gesto da parte sua, ricambiai il bacio con la stessa dolcezza e tenerezza sorridendo sulle sue labbra, mentre ci isoliamo da tutto il resto. Il mondo esterno, dal quale eravamo entrambi appena stati strappati via, si stava dissolvendo, fino a quando non ci ritroviamo abbracciati l'uno all'altro in un luogo sconosciuto ma dalle sembianze perfette: è una piccola radura cosparsa di fiori colorati, circondata da boschi in ogni direzione. Il sole batte sulla nostra pelle e illumina il volto pallido di Tao. Non c'è una nuvola a coprire il cielo, azzurro e limpido. È tutto perfetto.

Tao orride guardandomi, a pochi centimetri di distanza da me, e sussurra

Wo ai ni”

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Epilogo ***


-TO: Tao

FROM: Kris

 

Caro Tao,

...bhe, prima o poi lo verrai a sapere in ogni caso, quindi tanto vale che te lo dica io, sarebbe più giusto, non credi?

Quindi... ehm... come posso iniziare...? Ok... Ti ricordi quando, da piccoli, abbiamo costruito quella casa sull'albero? Era la nostra casetta, il nostro mondo, lontano da tutti gli altri. Bene, per me lo è ancora. È il mio rifugio sicuro che mi permette di sentirti ancora vicino, mentre te ne sei andato. Te ne sei andato portando via con te una parte del mio cuore.

Non sono più lo stesso senza di te... non sono niente. Tu sei la parte migliore di me, o almeno lo eri.

Sei speciale, sei il ragazzo migliore che io abbia mai conosciuto. Mi rendi migliore, sotto ogni aspetto.

Ti sei mai fermato un attimo, voltandoti a guardare i ricordi, a pensare come saremmo se non ci fossimo conosciuti? Io sì, ogni tanto lo faccio, con la malinconia della nostalgia che mi trafigge il cuore, quasi fosse un pugnale. E sai cosa vedo? Un ragazzo trascurato, che si è arreso, con qualsiasi cosa, e per mascherare il suo dolore e le sue insicurezze, causate dai numerosi insuccessi e fallimenti, è finito sulla cattiva strada. È seduto per terra in una stanza buia, strafatto e ubriaco fradicio, con una bottiglia di un qualche forte alcolico ancora stretta in una mano. È al limite, sta per oltrepassarlo. Questo sono io senza di te: senza speranza. Non avrei nulla che mi lega a questo mondo, non avrei motivo per vivere.

Morirei, per te. Perchè tu sei la persona più importante della mia vita, sei parte di me, ormai, la parte migliore di me.

Non posso vivere senza di te... Ti prometto che ci rivedremo, fosse l'ultima cosa che faccio.

Sto male, quando stai male tu e mi sento in dovere di aiutarti e tirarti su il morale; mi sento vuoto quando sono senza di te.

A volte mi chiedi “A chi importa di me?”, “Chi ha bisogno di me?” bhe... io ho bisogno di te, e mi importa di te; e sai perchè? Perchè io ti amo, Panda. Wo ai ni, Huang Zi Tao. Spero che tu ricambi il profondo sentimento che mi lega a te, anche s emi sembra improbabile.

Non ho mai espresso nulla di tutto ciò perchè avevo paura di perderti, ma ora te ne sei già andato, quindi...

A me basta averti vicino, anche solo come amico

Bene, non ho altro da aggiungere... Spero che tornerai presto... Mi manchi..

Wo ai ni –Yours, Wu Yi Fan

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2433932