I disagi di Alex

di svuotarsi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


18 febbraio 1997.

L'aria è gelida, il cielo grigio e l'inverno sta giungendo al termine. La neve della settimana scorsa ormai si è sciolta e nessuno ha intenzione di uscire. 
Nebbia, vento e freddo non sono il clima adatto ad una passeggiata. 
Nessuna macchina, nessun passante..niente vita. La via principale è completamente vuota, le case hanno le luci accese, i negozi sono chiusi e i parchi distrutti. C'è un parco però abbandonato da quattro anni. Nessuno è riuscito a metterci piede dopo quel violento episodio. Fino a qualche anno fa era il luogo più frequentato del paese ma poi..

Era il 18 febbraio 1993 quando un uomo ubriaco e armato entrò nel parco. Una vittima..Josh, un ragazzo di dodici anni fu ucciso mentre tornava a casa. 
Due colpi, uno in fronte ed uno al petto. Cadde a terra accasciato. La giovane madre alla notizia fu avvolta da una grande depressione.
Quattro anni sono passati e da quello stesso tempo nessuno ha avuto il coraggio di tornare là..troppa paura.

Tra la nebbia si intravede una sagoma scura inginocchiata a terra. Singhiozzi e lamenti sono l'unica cosa che si riescono a percepire nel silenzio più assoluto.

''Hey Josh, sono passati quattro anni.. Mi manchi così tanto.
Quante cose non ho avuto il tempo di dirti, quanti rimpianti mi porto dentro..''


La sagoma si getta a terra continuando a piangere.
Alex. La migliore amica di Josh, il ragazzo morto.
Alexandra Paige una ragazza di sedici anni afflitta da mille problemi. Quante lacrime ha versato..forse troppe. Ogni anno, il 18 febbraio, va in quel parco e piange. Piange fino a svuotarsi completamente. 
Lei è diversa. Lei soffre. Lei è insicura. 
Alex ha i capelli di un rosso sbiadito con striature color carota, i suoi occhi sono neri come la pece..sono degli abissi. E' eye-liner sciolto e delusioni. Da quando Josh è morto, lei si odia. Sembra che il mondo le crolli addosso.
Non è riuscita a dirgli cosa sentiva. Non è riuscita a salvarlo..secondo lei. Rimandava sempre il confessargli i suoi sentimenti, ora è tardi. Aveva solo dodici anni ma lei amava quel ragazzo, avrebbe fatto di tutto per lui. Ora lei era lì, in quel parco a piangere. 
Non voleva andarsene. Non voleva lasciarlo da solo. Qualche volta rimaneva lì a dormire sulle panchine, le mancava troppo. 
I suoi genitori non sanno che soffre, loro pensano che lei sia felice. Non si rendono conto che Alex si fa del male da sola e che ha provato ad uccidersi per raggiungere il suo amico. Loro non sanno nulla.
Lei si sentiva vuota..persa..a pezzi. Sta solo cercando di sopravvivere ma non riesce, ormai è stanca di lottare però.
Vive in un corpo che non le appartiene più, ha fatto di tutto per piacersi ma niente. Da quando Josh non c'è, tutto è cambiato.
Ha iniziato ad andare male a scuola, la sua anima allegra è appassita, i suoi occhi sono pieni di dolore..è pelle ed ossa. Non è più lei. Si porta dentro enormi vuoti che nessuno riesce a colmare. Si nasconde sempre.
Il bello è che salta la scuola per andare in quel parco, ignora lo studio per sentire Josh vicino a lei. Gli altri la considerano strana, non ha più amici. Tutti la odiano e lei odia tutti.
Preferisce il parco, preferisce la solitudine. Preferisce non essere salvata.

Decide di tornare a casa. Decide di tornare dallo schifo.
Ormai è tardi, deve andare.

''Ci sentiamo un'altra volta Josh, mi manchi.''

Pronuncia queste parole con la voce rotta dal pianto e lentamente si allonta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


19 febbraio 1997

Alex ha la sveglia alle 06:00 del mattino. E' un mercoledì e la giovane ragazza sono giorni che non va a scuola. E' costretta ad andare.
Il suo corpo bianco e freddo si alza lentamente dal letto, con le mani si strofina gli occhi e dolcemente si accarezza i capelli; corre in bagno a lavarsi per poi precipitarsi in camera a vestirsi.
Nel disordine spiccano una gonna nera di pelle e una maglia anch'essa nera..ama il nero.
Il nero è un colore triste, è il colore dei suoi occhi..il colore della sua anima.
Un paio di anfibi scuri e delle calze completano il suo outfit, uno stile parecchio trasandato il suo : calze bucate, riga d'eye-liner sbavata..per non parlare dei suoi capelli sempre in disordine o delle sue scarpe distrutte.

07:00
Scende velocemente in cucina e sedendosi su una sedia fissa il vuoto. La cucina è desolata, stanno tutti dormendo. Si sveglia sempre presto per poter andare anche solo per due minuti al parco; la fermata del bus poi è lì di fronte.
L'inferno stava per ricominciare.
Sono le 07:05 quando Alex esce di casa e con passo veloce si avvia verso il parco.

«Josh sono tornata, avevo detto che sarei tornata..
Purtroppo devo andare a scuola, non posso rimanere a lungo.»


Lacrime rigano il suo viso, eye-liner sciolto e un sorriso finto l'accompagneranno tutto il giorno..tutta la vita.

«Ciao Josh..»

07:15
Ecco l'autobus, con le cuffiette nelle orecchie sale a bordo.
''You found me'' al massimo volume, testa appoggiata al finestrino e sguardo perso nel vuoto.
Quaranta minuti di viaggio.
Quaranta minuti con la stessa canzone in ripetizione.
Quaranta minuti di voltastomaco.
Nessuno la guarda, nessuno le parla.
Quaranta minuti orrendi.. come il resto della sua vita. Una vita piena di delusioni..disagi e brutte giornate. Una vita di errori. Lei, l'errore più grande.

07:55
Il bus si ferma definitivamente. L'edificio denominato ''scuola'' la sta aspettando.
Gente falsa, doppie facce, la massa..i bulli. Non sopporta i bulli..
Era una loro vittima. Ma cosa dico, è una loro vittima. Non veniva picchiata, veniva insultata..umiliata, discriminata. Nessuno le rivolgeva la parola..solo Josh. Lui era il suo mondo.
Quei bulli, se così posso chiamarli, l'avevano distrutta dentro. Lentamente. Ogni giorno sempre più.

Quell'enorme porta d'ingresso rossa, quel lungo corridoio bianco, quelle porte di legno rovinate..la prima classe a sinitra, era la sua. Mani gelide afferrarono quella maniglia di un lieve color bronzo. Serrato il pugno aprì la porta.
Era tutto buio all'interno, non c'era nessuno. Era sola, come sempre. Sperava di rimanere così ma piano piano le persone cominciarono ad arrivare. Prima una, poi tre, poi otto..fino ad essere tutti presenti.
Stessa storia. Stessa orribile storia. Era seduta in un angolo. 
Molti pensavano che si desse della arie. Loro non sapevano che il dolore la stava uccidendo. Non sapevano delle ferite mai ricucite, lasciate aperte per anni.

08:05
Entra la professoressa di storia. Dopo aver fatto l'appello propone ai suoi alunni una lezione diversa dal solito.
Un esperimento per provare a capire come si sentono le persone.

«Dovrete scrivere su un foglio quel che provate ogni giorno. Bisogna parlare  di voi, di cosa avete intenzione di fare..
Tutto questo senza mettere il nome, in anonimo.»
disse.

«Avete due ore di tempo ragazzi e al termine del tempo prenderò i vostri lavori e a caso li consegnerò ai vostri compagni. Leggendo i testi ad alta voce riuscirete a capire come una persona può sentirsi.» aggiunse.

I ragazzi un po' storditi cominciarono a scrivere e sfogarsi.

10:05
«Bene, il tempo è scaduto, potete portarmi i fogli.» disse una voce ferma e decisa.

Tutti si alzarono a consegnare.

-suona la campanella-

«Perfetto, domani continueremo il lavoro cosi leggeremo i testi insieme.»

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