Dark Night

di irishdance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno. ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre. ***
Capitolo 4: *** Quattro. ***



Capitolo 1
*** Uno. ***


Holmes Chapel è una cittadina dell’Inghilterra centrale, situata nella contea del Cheshire, a circa 30 chilometri a sud di Manchester.

Un villaggio immerso nel verde di un tipico paesaggio inglese costituito da casette di mattoni, giardini ordinati e numerosi spazi aperti.

Non essendo molto abitata, qui, tutti sanno tutto di tutti e una faccia nuova come la mia non passa di certo inosservata.

Guidai la mia range rover sulla London Road rallentando davanti alla casa bianca vicino al boschetto, alla fine della strada.

Un bambino di circa tre anni, capelli castano chiaro, frangetta e occhi verdi, giocava nel giardino con un piccolo pallone rosso.

Era lui. Lo guardai attentamente: le gote e il naso arrossati per il freddo, mentre si affannava a rincorrere il suo pallone, in un giubbotto di una o due taglie più grandi, di colore blu scuro.

Proseguii per un’altra via, fino a raggiungere un piccolo hotel nel centro. Parcheggiai il mio fuori strada sul retro e caricato in spalla il mio borsone entrai nell’edificio.

‘Buongiorno, come posso aiutarla?’ mi sorrise la donna sulla trentina dietro il bancone.

‘Salve, avevo prenotato una stanza qui’ ricambiai il sorriso, anche se un po’ tirato.

‘Oh, lei deve essere Mr. Malik è un piacere conoscerla’ mi porse la mano e io gliela strinsi prontamente.

‘Prego mi segua, l’accompagno al piano di sopra’ Betty così si chiamava, mi lasciò nella mia stanza. Poggiai il borsone ai piedi del letto, chiusi a chiave la porta della stanza e mi buttai sotto la doccia.

 
* * *
 
Quando fuori fu buio, uscii in paese. Le strade erano deserte, qua e la illuminate da un lampione, a rendere il paesaggio meno tetro.

Mi incamminai verso la casa alla quale mi ero fermato quel pomeriggio appena arrivato a Holmes Chapel.

 L’unica luce accesa era quella nella camera affacciata al boschetto: la camera del bambino.

Sua madre gli stava leggendo un libro per farlo addormentare, era troppo presto e io avevo fame.

Mi addentrai in fretta nella boscaglia, arrampicandomi con facilità su di un arbusto abbastanza alto per avere una vista migliore del paesaggio avvolto nell’oscurità.

Attesi. Ancora qualche secondo. Ed eccolo. Un cervo, giovane e maschio, doveva essersi perso.

 Meglio di niente pensai, prima di fiondar mici sopra. Lo addentai al collo, sentendomi rinvigorire da quel liquido caldo e rosso che scendeva lungo la gola.

Una volta sazio e soddisfatto lasciai l’animale a terra, ormai privo di vita.

Non mi ero sporcato, nemmeno una goccia di sangue sul maglione chiaro.

Tornai verso la casa, la madre del piccolo se n’era andata e potevo sentire il respiro calmo e regolare del bambino.

Mi arrampicai senza alcuna fatica alla griglia di legno ricoperta d’edera che arrivava fino alla piccola finestra. Entrai nella camera parzialmente illuminata, una piccola luce notturna per bambini illuminava il viso angelico del piccolo.

Mi sedetti accanto a lui guardandolo dormire con la bocca semi aperta e i capelli scompigliati sparsi sul cuscino.

Gli accarezzai lentamente una guancia ‘Harry’ sussurrai più a me stesso che a lui ‘cresci in fretta ti prego.’

Per il resto della notte vegliai su di lui, guardarlo dormire mi faceva sentire più tranquillo. Lui era lì vicino a me, stava bene ed era vivo.

All’alba gli lasciai un leggero bacio sulla fronte con la promessa che sarei tornato da lui più tardi, uscii e tornai in hotel prima che Betty si accorgesse della mia assenza.

 
* * *
 
‘Degli escursionisti hanno chiamato la polizia questa mattina. Hanno trovato degli animali morti’ mi raccontò Betty mentre ripuliva il bancone.

 ‘Quanti animali?’ chiesi con nonchalance.

‘Cervi, ma anche alci. Credono che si aggirino degli animali feroci in zona, non è consigliato addentrarsi nei boschi e uscire soprattutto di notte, capito?’  si raccomandò riordinando alcune scartoffie.

‘Tranquilla, farò attenzione’ la rassicurai prima di prendere il cappotto e uscire. Ero lì da ormai due settimane e Betty si era già affezionata a me, ‘mi ricordi tanto mio figlio’ diceva spesso.

Tornai alla casa sulla London Road, nascosto tra il fogliame guardavo Harry giocare con il suo pallone.

Sentivo sua madre parlare al telefono, con un’amica probabilmente, era preoccupata per la storia dell’animale feroce che aveva messo in allerta l’intera cittadina. E soprattutto per il suo Harry.

Il piccolo, infatti, aveva la brutta abitudine di addentrarsi nel bosco per giocare, con la scusa di andare a riprendere il pallone.

Come stava facendo in questo momento, lanciandolo sempre più lontano e sempre più vicino al mio nascondiglio.

Il pallone mi arrivò proprio davanti alle gambe incrociate, e il bimbo si stava già avvicinando per mettersi a cercarlo, colto dal panico glielo rilanciai facendolo rotolare fino ai suoi piedi.

Lui guardò prima la palla poi la parete di arbusti e fogliame che mi nascondeva da lui spaesato e sorpreso allo stesso tempo.

Calciò  il pallone, che tornò di nuovo ai miei piedi, glielo rilanciai. Lo guardò rotolare di nuovo davanti a lui ridendo e creando sbuffi condensati con il fiato.

Sorrisi, era un bambino adorabile.

‘Harry! Harry!’ Anne comparve dalla porta, il bambino si girò verso di lei ‘Vieni dentro, fa freddo’ lo pregò stringendosi di più la giacca addosso.

‘Arrivo mamma!’ prese il pallone sottobraccio dando un’ultima occhiata al cespuglio dietro cui ero seduto, prima di raggiungere sua madre. Per un attimo pensai che potesse vedermi, ma no. Certo che non poteva.

‘Ti preparo della cioccolata calda’ sorrise richiudendo la porta dietro di loro, una volta che furono entrati.

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Capitolo 2
*** Due ***


Erano passati tre anni, non potevo fermarmi più a lungo o la gente avrebbe cominciato ad accorgersi che non invecchiavo.

‘Più il tempo passa più diventi bello, ce l’hai la ragazza?’ mi chiese Betty pizzicandomi una guancia.

‘No, ma in un certo senso sono impegnato’ sorrisi, ripensando alla visione.

‘Oh e lei è una bella ragazza mh?’ continuò curiosa dandomi delle leggere gomitate al fianco facendomi ridere.

‘Un ragazzo’ precisai ‘Sì, un bel ragazzo’ sarà un bel ragazzo, aggiunsi mentalmente.

Mi passai una mano tra i capelli ‘Betty io parto domani mattina per Manchester’ lei smise di sistemare i centro tavola della sala da pranzo.

‘Oh, mi ero talmente tanto abituata ad averti qui, mi dispiace che te ne vai’ disse tristemente prima di abbracciarmi.

‘Mi mancherai Betty’ sussurrai stringendola.

‘Non dirlo a me’ disse lei, sbattendo velocemente le palpebre nel tentativo di impedire alle lacrime di uscire, aveva gli occhi già lucidi.

Non avevo mentito,  me ne sarei andato a Manchester, in modo da poter tornare e accertarmi che Harry stesse bene e che fosse felice.
 
* * *
 
Era la sera del ballo di fine anno, Harry aveva quindici anni e frequentava il quarto anno alla Holmes Chapel Comprehensive School.

Il riccio se ne stava seduto sui gradini all’entrata dell’edificio scosso dai singhiozzi, avrei voluto abbracciarlo e farlo smettere di piangere, ma non potevo. Non era il momento.

Stan Evans. Il ragazzo più bello e popolare della scuola, non poteva non essere quello di cui il mio Harry si sarebbe innamorato e quello che gli avrebbe spezzato il cuore. Per di più proprio la sera del ballo.

Harry aveva passato tutta la mattinata a scegliere che cosa indossare, Stan l’aveva invitato al ballo ed era così felice. Nonostante fossi geloso e triste allo stesso tempo, la sua felicità era anche la mia.

Poi quell’idiota si è presentato a scuola accompagnato dalla sgualdrina di turno, e adesso il mio riccio era in lacrime e con il cuore a pezzi.

Non potevo andare lì e tirarlo su di morale, ma a quello gliel’avrei fatta pagare. Cercai con lo sguardo l’auto di Evans nel parcheggio, quando la trovai iniziai a strisciarla con le chiavi della mia auto.

Adesso un Sono Frocio era ben leggibile a caratteri cubitali sulla fiancata, quando sentii delle voci avvicinarsi al parcheggio tornai a nascondermi sul mio albero dal quale potevo tener d’occhio anche Harry.

Stava togliendo i petali al fiore bianco che prima era nella tasca superiore del suo smoking, vederlo così mi faceva male.

Qualche ragazzo ubriaco uscì dal retro. Avevano corretto il punch. Tipico, scossi la testa.

Il gruppetto si fermò davanti all’auto di Stan scoppiando a ridere completamente andati, prima di sgonfiargli anche le ruote, riempirla di rotoli di cartai genica e altre scritte con bombolette spray. Bella pensata, sorrisi immaginandomi la reazione dello stronzo una volta vista com’era ridotta la sua auto.

‘Mamma’ Harry stava chiamando sua madre ‘Sì, va tutto bene. Sono solo stanco e vorrei tornare a casa, puoi venirmi a prendere ora?’

Aveva ancora la voce roca e alterata dal pianto, mi distruggeva sapere di non poter far nulla per farlo stare meglio.

Quando fui sicuro che Harry fosse in macchina con sua madre, andai a casa loro prima che arrivassero.

Il riccio entrò in camera sua asciugandosi le guance rigate dalle lacrime con i palmi delle mani, trovando sul letto una rosa bianca, come quella che aveva messo nella tasca del suo smoking per quella sera.

Una rosa bianca come il suo fiore preferito, la accarezzò un po’ titubante e confuso. Ovviamente non era stato lui a mettercela sul letto, e nemmeno Stan, questo lo sapeva anche lui.

Si addormentò sul letto con la rosa, senza spine, tra le mani e un sorriso sulle labbra.

Alla fine ero riuscito a farlo stare meglio.

Lo guardai dormire seduto vicino a lui, come un angelo custode qualcuno avrebbe detto, e il pensiero mi faceva sorridere.

Peccato che di angelico non avessi proprio nulla.

Guardai le spine della rosa che ancora tenevo in un pugno, prima di lasciarle cadere tra il fogliame del bosco. Niente e nessuno doveva più ferirlo in quel modo.
 
* * *
 
Adesso Harry era finalmente maggiorenne ed emozionato per il suo primo giorno alla University College, a Londra.

‘Hai tutto?’ potevo sentire sua madre riempirlo di domande dentro l’auto, allarmata ed agitata quanto Harry.

‘Sì, mamma. E’ la terza volta che me lo chiedi’ alzò gli occhi al cielo, sorrisi portandomi una sigaretta alle labbra.

‘Chiamami appena ti sei sistemato, okay?’ si raccomandò Anne prima di lasciargli un veloce bacio sulla guancia. Harry scese dall’auto con i suoi bagagli e quella nuvola informe di ricci che adoravo.

‘Hazza!’ un ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli scuri scombinati gli si lanciò addosso, stringendolo in un abbraccio.

‘Lou! Mi sei mancato’ sorrise Harry, un sorriso tutto denti e fossette.

‘Ho un sacco di cose da raccontarti! Tu che cos’hai fatto tutta l’estate?’ iniziò allegro Louis Tomlinson aiutandolo con le borse che aveva al collo.

Louis era amico di lunga data di Harry, non era male, lo faceva ridere e il mio riccio adorava la sua compagnia, tanto da definirlo il suo migliore amico.

Più di una volta mi era capitato di pensare che forse tra lui e Harry ci sarebbe potuto essere qualcosa in più dell’amicizia e la cosa non mi faceva stare tranquillo.

Ma la visione non aveva predetto questo.

I due mi passarono accanto, mentre io appoggiato al muretto, ray ban scuri a coprirmi gli occhi neri per la fame, fumavo una sigaretta per rilassare i nervi.

Harry era incantato a fissarmi, la cosa mi fece sorridere, non era indifferente a me, un passo in avanti.
‘Mi stai ascoltando?’ chiese ad un certo punto il ragazzo più basso vicino a lui.

‘S-si certo, dicevi? Tu e Niall in campeggio, il pesce gatto e il barbecue poi?’ balbettò colto in fragrante quando volutamente mi voltai verso di lui.

‘Era una trota non un pesce gatto’ scosse la testa l’altro.

Proseguirono verso l’entrata, potevo ancora sentire la scia del profumo dolce che aveva Harry mescolato a quello del suo sangue.

Dovevo mangiare.

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Capitolo 3
*** Tre. ***


Ancora un passo. Tre. Due. Uno. Voltai l’angolo in cui il corridoio degli armadietti e quello per le scale si univano, andando per sbaglio addosso a qualcuno.

E non un qualcuno qualsiasi.

‘Oddio scusami, non ti avevo visto mi dispiace’ il riccio partì come un treno in corsa a scusarsi, facendomi ridacchiare. Alzò lo sguardo incrociandolo con il mio, allora iniziò a balbettare ‘I-io’

‘Tranquillo non è successo niente’ gli sorrisi, facendolo avvampare. Potevo sentire la frequenza del suo battito cardiaco accelerare.

‘Ti aiuto a raccoglierli’ mi offrii inginocchiandomi ai suoi piedi, iniziando a prendere i fogli che non si era ancora accorto di aver perso.

‘Gra-grazie non ce n’è bisogno, posso fare anche da solo’ si inginocchiò anche lui dandomi una testata.

‘Ahia’ si lamentò massaggiandosi le tempie.

‘Hai la testa dura’ commentai ridacchiando, mi toccai la fronte dove avvertivo un leggero dolore.

‘Nemmeno tu scherzi’ sorrise lui, arrossendo ancora ‘Scusami, sono imbranato’ scosse la testa, distogliendo lo sguardo dal mio raccogliendo gli ultimi fogli.

‘Scusami tu, non stavo guardando dove andavo, pensavo fossero tutti in dormitorio a quest’ora’ lo aiutai ad alzarsi.

‘Anche io, è che devo riportare questi in laboratorio altrimenti Mr. Jefferson se la prenderà con me, ed è solo la mia prima settimana qui … non voglio fare una cattiva impressione’ lo lasciai spiegare anche se sapevo già perché lui era lì.

‘Bene, allora ehm ci vediamo in giro’ iniziai, cercando di fargli capire ciò che volevo sapere.

‘Oh, sì’ si mise i fogli sotto braccio per potermi stringere la mano ‘Harry’ sorrise.

‘Zayn’ ricambiai, toccandogli una fossetta con un dito.

Facendo accelerare ancora di più, come fosse possibile, il suo cuore.

‘Allora’ iniziò incerto ‘A presto Zayn’ mi salutò, incamminandosi verso il laboratorio di chimica.

‘Harry’ lo chiamai facendolo voltare verso di me ‘Non sei imbranato, sei carino’ sorrisi, lui arrossì violentemente, mordendosi il labbro sorridendo.

‘Buonanotte’ lo salutai, rimettendomi le mani in tasca diretto alla mia stanza.
 
* * *
 
Harry si stava affannando su per le scale con una pila di libri in mano a coprirgli gran parte della visuale. Gli finii volutamente addosso, facendo cadere solo due libri.

‘Scusa, con questa pila di libri non vedo niente, ma non volevo fare due giri’ sbuffò prima di guardarmi in faccia.

‘Zayn’ sgranò gli occhi, per poco non cadeva rotolando giù per la rampa. Lo presi per i fianchi rimettendolo dritto. Il suo cuore aveva ricominciato a martellare freneticamente nel petto e un rosso tenue velava le sue guancie.

‘Dovremmo smetterla di incontrarci così uno dei sue potrebbe finire per farsi male’ disse imbarazzato, guardandomi raccogliere i due volumi da terra.

‘Forse siamo destinati a stare insieme’ flirtai un po’ facendolo arrossire ancora di più.

‘Ti do una mano’ dissi prendendo la maggior parte dei libri.

‘Non ce n’è bisogno davvero’ iniziò lui.

‘Tranquillo per me è un piacere’ sorrisi ‘Allora, dove devi portare tutti questi libri?’

‘Nella mia stanza, vieni’ lo seguii fino all’area debita ai dormitori ‘La tua dov’è?’ chiese incuriosito, armeggiando con le chiavi nel tentativo di aprire la serratura senza far cadere il resto dei libri. Glieli presi dalle mani, lui mi ringraziò aprendo la porta.

‘La mia è infondo al corridoio, non molto distante dalla tua’ dissi entrando.

‘Stai con qualcuno?’ gli domandai mentre lui si mise a riordinare un po’ di vestiti sparsi in mezzo alla stanza.

‘N-no’ balbettò un po’ ‘diciamo che in passato ho avuto una specie di relazione, se così si può chiamare, ma lui era un idiota. Sono omosessuale comunque, il mio migliore amico dice che si capisce subito che lo sono, non so ancora se lo devo prendere come un complimento o no, ma, aspetta. Tu non ti riferivi a questo vero?’ annuii, appoggiando i libri sopra la scrivania vicino alla finestra.

‘Sono io l’idiota scusami’ si schiaffeggiò la fronte.

‘Non sei un idiota Harry’ sorrisi, quant’era tenero.

‘E invece lo sono, tu volevi sapere se ho un compagno di stanza e io ti ho parlato della mia sessualità senza pensare che, magari, non potresti sentirti a tuo agio con uno come’ lo interruppi subito, poggiando un dito sulle sue labbra.

‘Sei un chiacchierone’ lo guardai sorridendo facendolo arrossire violentemente ‘anche a me piacciono i ragazzi’

‘Davvero? Cioè davvero ti piacciono i ragazzi?’ mugugnò contro il mio dito, sorpreso.

‘Sì sono gay’ ridacchiai ‘E ho un debole per capelli ricci, occhi verdi e fossette’ lui arrossì ancora di più, come se fosse possibile.
‘Allora chi è il tuo compagno di stanza?’

‘Ehm il mio migliore amico Louis … Lou è un po’ disordinato’ si massaggiò il collo imbarazzato, spingendo con il piede un paio di pantaloni sotto il letto.

‘Immagino anche quelli siano suoi’ indicai dei boxer neri di rete trasparenti appesi ad una lampada a terra, vicino alla porta del bagno.

Lui avvampò ‘Oddio, giuro che non sono miei! Sono sicuramente suoi’ e io potevo confermare, i vestiti di Harry avevano un odore diverso.

‘Tranquillo ti credo’ ridacchiai ‘Harry, non so se qualcuno te l’ha già chiesto’ in realtà già lo sapevo ‘in questo caso farei la figura dell’idiota, ma … ti andrebbe di venire con me alla festa in palestra il prossimo fine settimana? Ti capisco se mi dirai di no, infondo ci conosciamo appena e’ iniziai ma lui mi interruppe.

 ‘Sì!’ si coprì la bocca con una mano dopo essersi accorto di aver urlato ‘scusami, volevo dire no, non me l’ha chiesto nessuno e sì, sarei davvero felice di venire con te alla festa’

‘Perfetto’ sorrisi ‘allora … ti va di conoscerci meglio? Magari potremmo vederci domani, ti va?’ lui sorrise al settimo cielo ‘Per me è okay’

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Capitolo 4
*** Quattro. ***


Entrai nella palestra già gremita di studenti intenti a ballare. Non avevo mai avuto così tanta fame come in quel momento.

Il sudore, le vene pulsanti, sangue. Gli occhi dovevano già essere diventati scuri, avevo bisogno di nutrirmi e in fretta prima che ‘Zayn’

‘Harry’ mi voltai sorridendogli, ero felice di vederlo. Il suo profumo e il battito frenetico del suo cuore però non aiutavano per niente.

‘Tutto bene?’ chiese visibilmente preoccupato.

‘S-sì, sì certo. Sei bellissimo’ lui arrossì nella sua camicia di lino bianca fin troppo sbottonata per i miei gusti, non volevo che altri mettessero gli occhi su di lui. Abbottonai per lui altri due bottoni ‘Meglio’ sorrisi ‘Harry, devo fare una cosa importante, torno da te però, aspettami qui’ non gli lasciai il tempo di ribattere e uscii il più in fretta possibile da una delle uscite di sicurezza.

Scavalcai l’inferriata che recintava il college e mi addentrai nella boscaglia.

Mi appoggiai al tronco di un albero per riprendere fiato, la fame mi stava indebolendo.

Non capivo più niente, tutto quello che volevo era qualcosa da mettere sotto i denti, forse per questo non mi accorsi subito che qualcuno mi stava seguendo.

Mi addentrai verso la fonte di alcuni rumori, un’altra alce. Mi acquattai dietro un  cespuglio, non appena fu abbastanza vicina mi avventai su di lei.

Una volta sazio lasciai cadere il corpo privo di vita dell’animale a terra.

In quel momento sentii un ramoscello spezzarsi, mi voltai, il suo odore. Una folata. Lo avrei riconosciuto anche tra altri mille.

‘Harry’ lui boccheggiava come un pesce, indietreggiando ‘Harry, aspetta’ lui si mise a correre nel tentativo di uscire dal fitto di arbusti e tornare a scuola.

Lo raggiunsi in un lampo, comparendogli davanti, non volevo che lui avesse paura di me. Non doveva essere così.

‘Harry ti prego’ riprovai, ma lui indietreggiò ancora prima di inciampare sui suoi stessi passi. Lo presi in tempo, prima che potesse rovinare a terra.

‘Harry non voglio farti del male’ lo liberai dalla mia presa, una volta fui sicuro riuscisse a reggersi in piedi da solo.

‘T-tu l’hai ucciso e … avevi le zanne’  iniziò deglutendo.

‘Sono un vampiro, sì’ finii aspettando una sua qualsiasi altra reazione.

‘E non mi farai del male?’ alzò un sopracciglio sospettoso.

‘No, non voglio fare del male alle persone e soprattutto, non voglio fare del male a te’ risposi sincero, accarezzandogli una guancia.

‘Oddio, è … assurdo’ si prese il viso tra le mani scuotendo la testa.

‘Non allontanarmi da te, ne morirei ti prego’ non potevo stare senza di lui, proprio ora che ci eravamo appena conosciuti, lui divise due dita per potermi guardare con un occhio solo.

‘Per favore’ lo pregai di nuovo.

‘Okay’ sussurrò lui incerto ‘da-da quanto sei’ mi indicò vagamente con una mano dalla testa ai piedi.

‘Risponderò a tutte le tue domande, ma non qui. Non è sicuro per te’ sussurrai fiutando l’aria, c’era qualcosa che non andava.

‘Bene, allora dov’ me lo caricai in spalla prima che potesse finire, spostandomi velocemente fino alla mia stanza.

‘C-come fai a-a spostarti così in fretta?’ balbettò guardandomi allibito e facendomi ridacchiare ‘Essere un vampiro ha i suoi vantaggi’

‘Tipo? Che altro sai fare?’ sinceramente? Non mi sarei mai aspettato una reazione del genere da parte sua. Pensavo si sarebbe spaventato, e invece era solo … curioso.

‘Beh, sono immortale, poi ehm vedo molto bene al buio, sensi molto sviluppati e … posso spostare oggetti pesanti’

‘Tipo una superforza vero?’ chiese lui ammaliato.

‘Sì, più o meno’ sorrisi.

‘Wow’ sussurrò lui senza fiato ‘E quanti anni hai?’

‘Ventuno’ sorrisi, vedendolo arrossire.

‘Nel senso, davvero, quanti anni hai?’ riprovò diventando ancora più rosso in viso.

‘Sono nato il 12 Gennaio del 1905’ lui spalancò gli occhi facendo qualche conto mentalmente.

‘Hai 109 anni cazzo!’ si tappò la bocca rendendosi conto di averlo letteralmente urlato ‘Cioè, volevo dire, hai ventuno anni da 109 anni … oddio’

‘Già … sono un po’ vecchio’ ridacchiai leggermente a disagio.

‘Wow … e ce ne sono altri come te?’ chiese sempre più curioso.

‘Molti in realtà, ma io non ho rapporti con nessuno di loro’ il riccio sembrò pensarci su, quando pensavo non avrebbe chiesto altro, mi dovetti ricredere ‘Come sei diventato un vampiro?’

 ‘Harry, credo che tu abbia scoperto anche troppo per sta sera non credi sia meglio riparlarne domani mh?’ cercai di farlo ragionare.

‘Ma ho così tante domande da farti’ si lamentò, imbronciandosi, sembrava ritornare a quando aveva cinque anni e sua madre non lo voleva lasciar uscire a giocare quando pioveva.  Il pensiero mi fece sorridere.

‘Risponderò ad ogni tua domanda, ma domani, quando ti sarai riposato, okay?’ gli alzai il mento con due dita.

Lui sbuffò, ma poi annuì.

‘E’ tardi, ti accompagno alla tua stanza’ camminammo nel corridoio vicini, ma nessuno dei due osava aprir bocca. Harry sembrava avere la testa da un’altra parte, probabilmente stava ripensando a tutto ciò che aveva scoperto quella sera.

Arrivati davanti alla porta della sua stanza, dalla quale si sentivano provenire un leggero russare e non serviva avere un udito come il mio per sentirlo, ci salutammo.

‘Beh, allora buona notte … sempre se, ecco, tu dorma, non lo so’ ridacchiò imbarazzato, abbassando lo sguardo e arrossendo leggermente.

‘Dormo come qualsiasi altra persona’ sorrisi divertito ‘niente bare’ aggiunsi poi, immaginando cosa stesse per chiedermi.

‘Oh okay’ intrappolò il labbro inferiore tra i denti ‘Mi dispiace per la festa, ci tenevo davvero molto a farti da accompagnatore’

‘Ah tranquillo, è che credevo volessi darmi buca’ scosse la testa, non potevo leggerlo nel pensiero, ma non ci voleva un genio per sapere che stesse pensando a lui, a Stan Evans.

‘Non l’avrei mai fatto’ lo dissi, guardandolo negli occhi, perché lui sapesse che ero sincero.

‘Allora … ci vediamo domani?’ chiese speranzoso, un tonfo sordo gli fece aprire la porta preoccupato: Louis era caduto dal letto nel sonno, l’odore forte di alcool mi arrivò alle narici, doveva aver bevuto molto. Harry richiuse la porta alle sue spalle tornando a guardarmi.

‘Comunque, sì, sicuro, abbiamo un bel po’ di cose di cui parlare’ lui annuì sorridendo ‘Allora a domani, notte’

‘Buona notte’ sorrisi prima di lasciargli un leggero bacio sulle labbra e tornarmene in camera in un lampo, tanto che, quando Harry riaprì gli occhi e si toccava le labbra sorridendo come un’ebete, io non c’ero già più.

 
Angolo dell'autrice

Buonsalve a tutte le mie sexyfaces!
Come alqune di voi sanno questa fanfiction avevo intenzione di continuare ad aggiornarla nel mio secondo account qui su efp, ma ho deciso di spostarla qui per comodità.
Come al solito vi chiedo di lasciarmi qualche recensione, mi farebbe davvero molto piacere leggerne alcune:))
Alla prossima, un bacione
Sam

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