The Brand Of The Assassin Angel.

di choppy_choppy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Memorie perdute. ***
Capitolo 3: *** Come una stella. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

 

« Scappate! Sono arrivati i NoTaisho! »
Un urlo squarciò l’atmosfera quotidiana nel villaggio di Ojihama.
Il sole stava appena per tramontare, quando tra le case, si scatenò una confusione generale.
Tutto era completamente in disordine: i campi, erano stati abbandonati nel bel mezzo del raccolto, le porte, lasciate spalancate per la troppa fretta e gli animali erano come impazziti, percependo nell’aria il pericolo.
La gente, terrorrizata, si era ammassata all’imbocco della foresta, cercando, tra spintoni, grida e pianti, di raggiungere il limitare di quella boscaglia.
Un vento autunnale accompagnava gli abitanti del villaggio, scuotendo le chiome quasi secche, degli alberi.
Kagome correva, insieme a sua madre, spaventata quanto lei. Entrambi i volti, così simili nei lineamenti, erano deturpati da una smorfia di puro terrore, sebbene cercassero di celarla dietro una maschera di apparente calma.
La ragazzina le strinse di più la mano, fino a far sbiancare le nocche, ma sentendo il bisogno di avere un sostegno fisico.
Strinse per un momento gli occhi, che avevano cominciato a pizzicarle per via delle lacrime, sentendo un enorme peso all’altezza del petto.
La donna, percependo lo stato d’animo della figlia, rinforzò la stretta, sorridendole appena, per rassicurarla.
Kagome la guardò per un momento, per poi voltare lo sguardo indietro, sbiancando subito dopo.
Eccoli, erano già arrivati.
Sei demoni maggiori, fecero il loro ingresso correndo, uccidendo le persone una dopo l’altra, ignorandone le suppliche e le loro grida di pura agonia.
Kagome aveva solo una parola per definire quello scenario: terrificante.
La donna si fermò di colpo, per poi spronare la bimba ad andare avanti, senza di lei.
« Kagome tesoro, fuggi via! Almeno tu devi sopravvivere figlia mia.. » gridò, con le lacrime agli occhi. Le baciò velocemente la fronte, come ad assaporare per un momento, l’ultimo istante con sua figlia.
« No mamma, io non ti lascio qui da sola! » ribattè la piccola, impuntandosi.
La donna la guardò terrorizzata, ma si riprese velocemente quando vide i demoni avanzare.
Tirò fuori dalla sua faretra una freccia, che posizionò sull’arco che portava legato dietro la schiena, subito dopo.
« Muoviti Kagome, ti prego.. » la pregò, disperata.
Ma la ragazzina era irremovibile, non voleva assolutamente lasciare andare l’unica persona che le restava. Sarebbe rimasta vicino alla madre anche da morta, sicuramente.
Kagome stava per ribattere ancora, quando il rumore di un rametto spezzato vicino a loro, le fece trasalire.
Un demone, dal volto semilluminato dalla luce e dai lunghi capelli color pece, le guardava con un sorrisino stampato in viso.
Per un momento solo, Kagome pensò che fosse l’uomo più bello che avesse mai visto.
Due iridi scure come la notte, erano in contrasto col volto bianco la neve. I capelli lunghi, gli incorniciavano il viso a meraviglia, evidenziando gli zigomi alti e ben pronunciati.
Due spalle larghe erano in perfetta armonia con il petto solido e il busto scolpito.
Affascinante, lo avrebbe definito. O magari un angelo, le cui mani però erano state macchiate da uno dei più grandi peccati.
La donna coprì subito la figlia col proprio corpo e, ancora una volta, la esortò ad andare via.
Ma Kagome non accennava a muoversi, troppo impressionata dalla possente figura maschile che le si trovava davanti.
« Commovente – commentò il demone – decisamente, commovente » continuò, accennando ad un sorrisino ed avvicinandosi.
« Dannato! Tu sei il più piccolo di quella famiglia di bastardi, il famoso Katsurou..(*) » sputò la donna nascondendo ancora di più la figlia, ma senza mollare la presa sull’arco, che tendeva verso di lui.
« Oh bhè.. mi chiamano così, ma è un nome talmente stupido.. preferisco l'originale.. » sorrise ancora, guardando la bimba che era caduta in una specie di trance, dietro la figura femminile della madre.
Avanzò di qualche passo, passandosi la lingua sui canini bianchi e ghignando subito dopo quando la vide riprendersi e tremare sommessamente.
Si fermò un attimo, squadrandole per bene: la donna era sicuramente una sacerdotessa, dato che indossava la tipica veste bianca e rossa.
Bella, senza ombra di dubbio: lunghi capelli neri raccolti in una treccia, erano perfettamente in sintonia col viso etereo e gli occhi caffè.
Le labbra, piene e rosse, erano tese e semichiuse.
Poi guardò la piccola: era il ritratto della madre, tranne per alcuni e piccoli dettagli.
I capelli –proprio come la donna-, erano di un colore scuro come la notte, che evidenziavano i tratti ancora dolci e infantili del viso.
Le guancie, leggermente paffute, erano di un colore roseo, così come le labbra.
Ma gli occhi, quelli erano senza dubbio diversi. Rimase per qualche secondo affascinato da quell’azzurro intenso che la rendevano ancor più bella.
Per un attimo sentì il bisogno di fuggire via da quella situazione, ma si riscosse immediatamente, dandosi mentalmente dello sciocco.
La donna, intercettando lo sguardo del demone, si mosse ansiosa, scoccando subito dopo una freccia contro di lui.
Katsurou rimase imperturbato, osservando la freccia che, veloce, veniva verso di lui, per poi afferrarla tra le dita, sotto lo sguardo scioccato della sacerdotessa.
« Donna, non hai speranza con me. E' inutile, qualsiasi cosa tu faccia alla fine, a vincere sarò io. »
Si avvicinò fulmineo, prendendo la donna per il colletto.
Incontrò per un secondo gli occhi spaventati della ragazzina e, come a voler togliere quell’immagine dalla sua testa, trapassò senza esitazione, il petto della donna con i suoi artigli.
Kagome spalancò gli occhi, mentre un urlo che stava per nascere spontaneo dalla bocca le si fermò in gola.
Guardò il corpo della madre cadere a terra, in un pozza di sangue.
Lanciò un ultimo sguardo verso la figlia, sussurrando un flebile ‘scappa’.
Kagome si buttò a terra, scuotendo la madre con forza.
Gli occhi, ormai vitrei, erano ancora spalancati per il dolore, ma non un suono le era uscito dalla bocca.
Era successo tutto in pochi secondi, neanche il tempo di reagire gli era stato concesso.
Katsurou si leccò gli artigli insanguinati, gustandosi l'espressione addolorata e impaurita della bambina.
Tuttavia, sentì un’enorme peso al petto,a cui non seppe proprio dare nome. Decise comunque di non badarci, ignorandolo.
Le si avvicinò lento, guardandola per bene.. piccole lacrime cominciarono a rigarle il volto sconvolto, facendolo sorridere.
Chiuse gli occhi.
Adorava sentire l'odore della paura delle sue vittime, lo elettrizzava da morire.
Assaporò quel momento per alcuni istanti, sentendo la piccola indietreggiare leggermente. Lì riaprì di scatto, sorridendo ampiamente.
Gli occhi neri del ragazzo luccicarono in un leggero spostamento del volto, le ciglia scure puntate contro di lei. La tirò per la maglia e, la stoffa le si strinse intorno al collo, facendola annaspare in cerca d’aria.
« Piccola, non avere paura. » la schernì passando una mano tra i lunghi capelli color pece e,  trovandoli davvero morbidi al tatto.
Kagome tremò a quel contatto così freddo. Le sembrò quasi la mano di un morto e, non potè fare a meno di reprimere quel brivido di puro disgusto che la colse.
Puntò le sue iridi color cielo contro il demone, guardandolo con sfida, nonostante le lacrime le appannassero la vista.
Il demone sentì ancora una volta un dolore all’altezza del petto, ma nuovamente, lasciò perdere.
« Shh.. non tremare piccina. Come ti chiami? » le domandò, mollando un po' la presa dalla maglia che diventava sempre più stretta attorno al suo collo.
Si sorprese del suo gesto, tant’è che spalancò gli occhi sorpreso. Qualcosa dentro di lui era scattato, un qualcosa di davvero fastidioso, constatò.
La bambina tentennò. Era prudente rivelargli il suo nome? Ma infondo che importava, sarebbe morta tra pochi minuti.
« Allora? » la incitò serafico.
« K..Kagome.. » rispose balbettando.
Il demone rimase a fissarla per pochi minuti poi mollò la presa, buttandola senza troppi complimenti, per terra.
« Bene Kagome. Ho deciso di lasciarti andare. Aspetterò il giorno in cui ci rincontremo, il giorno in cui mi cercherai per vendicare la morte di tua madre. E quando sarà il momento sicuramente non mi tirerò indietro, battendomi lealmente con te. » dichiarò.
Ma prima che lei potesse anche solo spiccicare una parola, il demone la baciò.
Solo un piccolo sfiorarsi di labbra, ma che immobilizzò Kagome sul posto.
Poi, senza che se ne accorse, il demone lasciò le sue labbra, per mordegli a forza una spalla.
Kagome urlò dal dolore e, non appena questo indietreggiò, la ragazzina cadde a terra.
« Questo è il mio marchio di sangue, così ti ricorderai di me. Saprai dove cercare. » disse, leccandosi le labbra sporche del sangue della ragazza.
Kagome respirò affannosamente, premendosi la ferita con una mano, cercando un minimo di sollievo.
« Perché tutto questo? A che scopo? » si fece il coraggio di chiedergli, ormai sul punto di piangere per il dolore.
Il ragazzo rise. « Ogni cosa a tempo debito ragazzina. Ora devo andare, ci rincontremo.. Kagome. » sottolineò bene.
« Non mi scorderò mai di te, Katsurou. » promise, mentre le palpebre si facevano pesanti.
« Oh lo so.. ma chiamami.. Inuyasha. » detto questo scomparve, così com'era apparso.
Inuyasha.. un nome troppo bello per appartenere ad uno come lui.
Ed aveva ragione quando aveva detto che le sembrava un angelo, ma era un angelo assassino.
« Ti ucciderò.. Inuyasha. » dichiarò, prima che intorno a lei calasse il buio più totale.

 



(*) Katsurou: figlio della vittoria :D

 

Angolino Autrice

Okkey, premetto che questa è un idea campata in aria così.. non so cosa potrebbe uscirne fuori sinceramente xD

In realtà non volevo neanche pubblicare, ma alcune mi hanno minacciato xD

Dai a parte gli scherzi xD

Voi direte: Ma già hai 3 storie in corso mo pure una quarta?

Bè avete ragione xD mi piace complicarmi la vita hahaha ma vi dico che per il momento lascio il prologo, se piace la continuerò altrimenti la cancellerò ^_^

Ora vi lascio.. spero mi farete sapere cosa ne pensate :)

Ah, Voglio dedicare il capitolo ad Ilenia, dato che è tutta la mattinata che mi incoraggia xD grazie *____*

Ora vi saluto.. Un bacio Marty <3 <3 <3

 

P.s il capitolo l'ho corretto velocemente, scusate eventuali erorri|orrori  ^_^

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Capitolo 2
*** Memorie perdute. ***


1 Capitolo – Memorie perdute.


<< Kagome, per piacere smettila di startene con le mani in mano e aiutami! >>

Una signora, dai tratti gentili, cercava in tutti i modi di attirare l'attenzione della figlia, per farsi aiutare con la legna che stava raccogliendo qua e là.

A fianco a lei, una giovane ragazza dai capelli corvini, osservava costantemente il fitto bosco che poco le distanziava.

Percepiva qualcosa, qualcosa di cui sentiva doveva averne paura, ma non capiva perchè. .

Non c'era niente che non andava, quella era una giornata come le altre, eppure qualcosa non la convinceva. Se lo sentiva.

L'inverno era arrivato molto in anticipo, una cosa davvero strana. Di solito nemmeno lo si sentiva dato che la loro regione era abbastanza soleggiata.

Si chiese se questo non dipendesse da qualcosa che aveva cambiato le sorti climatiche.

Ma alla fine, non era molto importante se facesse caldo o meno, non le faceva differenza.

Lanciò un ultima occhiata a quella boscaglia, prima di rispondere alla donna, che attendeva che la mora le prestasse attenzione.

<< Certo mamma.. ti aiuto con la legna? >>

La donna annuì grata.

Oramai non era più giovane come una volta, l'età avanzava, e purtroppo non riusciva a stare al passo di tutto quello che la circondava.

I dolori alla schiena e la stanchezza, si facevano sentire. Non poteva di certo evitarli.

Anche se, non dimostrava per niente la sua “vecchiaia”. La statura nella media, gli occhi color verde pastello, e i capelli bruni. Sul suo volto, non vi era traccia di rughe o imperfezioni. Una bella donna, insomma.

Guardò la figlia prendere il resto del raccolto, per poi incamminarsi verso il villaggio di Kiito.

Era un sentiero abbastanza spianato quello che conduceva al villaggio. Non c'era niente nel mezzo, o meglio, niente che potesse ostacolare il loro cammino.

La mora proseguiva a passo veloce, ignara di aver lasciato la madre indietro, stanca e col fiatone.

Le mani le sudavano, così come la fronte. Era certa che le stava succedendo qualcosa. Forse, le stava venendo la febbre.

Ultimamente si trovava spesso fuori dal villaggio, magari il cambio repentino di ambiente le aveva fatto male.font>

Cercò di non pensarci, ma un dolore improvviso alla spalla destra, arrestò di punto in bianco il suo passo. Si toccò nel punto preciso, stringendo convulsamente la stoffa della sua veste.

<< Ma cosa.. >> si disse confusa.

Ritrasse velocemente la mano, quando sentì che era bagnata. Sangue.

Si guardò stupita le dita coperte di un liquido rosso scuro, cercando di capire come e quando, si era provocata quella ferita.

Non capiva nemmeno perchè, le avesse incominciato a far male solo ora.

Pizzicava, come se qualcuno le stasse disinfettando un ginocchio sbucciato.

Non riuscì neanche a completare il pensiero, che il dolore era già sparito. Ora era sicura. C'era qualcosa che non andava.

Lanciò un'occhiata veloce alla madre, che l'aveva quasi raggiunta, e riprese a camminare.

Voleva sbrigarsi a tornare, voleva vedere prima di tutto cosa le era successo alla spalla, e poi magari, andare a controllare la situazione in giro.

Ormai, era fermamente convinta, che in questa giornata ci sarebbero stati dei grossi problemi. Proveniente da chi, o da cosa, non lo sapeva.

Poteva solo contare sul suo sesto senso, che la maggior parte delle volte, non sbagliava mai. Certo, c'erano quelle minime eccezioni, ma alla fine erano scarse le possibilità che poteva andare in errore.

Era una sacerdotessa no? L'intuito era importante.

Raggiunsero il villaggio dopo pochi minuti, con la stessa identica sensazione, che a quanto pare non voleva lasciarla stare.

Sospirò.

Era inutile pensarci, non sarebbe arrivata a grandi conclusioni, rimuginando sempre sulla stessa cosa.

<< Venerabile Kagome! >> la richiamò un anziano.

Si girò di scatto verso la voce dell'uomo, così velocemente che la spalla le bruciò di nuovo, facendole perdere l'equilibrio.

Si toccò leggermente là dove aveva sentito dolore, ma ritirò subito la mano, come scottata. Di nuovo, si disse. Che cosa si trovava in quel punto?

Cercò di riacquistare un po' di compostezza, rispondendo cordiale << A vostra disposizione. >>

Le piaceva essere una sacerdotessa, ma quel ruolo a volte era davvero faticoso. Spesso l'allontanava da casa per parecchie settimane.. se non addirittura mesi.

<< Ci sono dei feriti nel villaggio vicino, e stamani alcuni uomini la sono venuti a cercare.. hanno detto che torneranno al tramonto. >> spiegò, stropicciandosi leggermente le mani.

A..allontanarsi dal villaggio? Proprio oggi?

Kagome si girò intorno, indecisa sul da farsi.. pensierosa.

Quella sensazione che le attanagliava la gola, le gambe molli, gli occhi attenti.. erano dovuti a qualcosa. Qualcosa di molto potente.

La spalla le bruciò ancora.

Sembrava che qualcuno le stesse lanciando palline infuocate, tanto era il calore che la circondava.

Non sapeva cosa pensare.. che fosse un segno per non allontanarsi? Oppure c'era davvero qualcosa in lei, che non andava?

Sperò in cuor suo che si stesse sbagliando, e che tutto quello che provava era dovuto alla stanchezza.

Accettò, sorridendo falsamente, mentre il signore tirò un sospiro di sollievo.. ma sollievo di cosa?

Lo guardò dubbiosa, ma non disse niente.

Forse si stava lasciando prendere la mano.. o forse stava completamente impazzendo. Difficile a dirsi.

Anche se effettivamente, quell'anziano signore, le aveva già dato una brutta impressione, quando era arrivato la prima volta qui. Sei anni fa.

Lo ricordava bene, aveva più o meno quattordici anni, a quel tempo stava ancora prendendo i voti di sacerdotessa, e aveva smarrito la strada dopo il suo solito allenamento spirituale.

Si era ritrovata così a vagare per la foresta.. e fu allora che lo incontrò.

Era steso a terra. Il kimono nero strappato in più parti, il viso coperto da del sangue secco.

Si era subito preoccupata di andarlo a vedere. Le ferite non erano gravi, aveva pensato subito di curarle, e per poi sarebbe andata a cercare la via di casa.

Ma i suoi piani erano andati a farsi benedire, quando lui aveva aperto gli occhi. Neri come il carbone. E le aveva sorriso. Un sorriso gelido.. raccapricciante.

Tuttavia, lasciarlo in quel posto, da solo e ferito, non le andava molto a genio, e così aveva deciso di portarlo con sè.

Naraku, aveva detto di chiamarsi.

Il cognome? Non era dato saperlo a quanto pareva. Forse era proprio per quello che non riusciva a fidarsi al cento per cento di quell'uomo.

Infondo, cosa sapeva di lui? Niente.

Solo il nome, che poteva benissimo essere una copertura. Magari era un criminale.. o ancora peggio un kaishakunin(*).

Scacciò via quel pensiero. Perchè mai doveva essere responsabile del suo malumore.

E' la stanchezza!” si ripetè tra sé e sé.

Doveva farsi un bagno, era davvero stanca, magri rilassandosi un po' avrebbe ragionato meglio.

Così, si dileguò, non prima di aver comunicato che ci avrebbe messo meno di un ora, e che quindi, sarebbe tornata prima di quegl'uomini.


*O*O*O*O*






<< Razza di imbecille vuoi stare attento? Ti ha quasi scoperto! >>

L'anziano signore si girò, lanciando un occhiata di fuoco all'ultimo arrivato.

<< Non credo proprio! E' una tale demente che non si accorgerà mai di niente. E poi, non dovresti andare a chiamare Katsurou.. Miroku? >> gli domandò spavaldo, sapendo che lo infastidiva essere chiamato col suo vero nome da lui.

<<Per te, sono Akihiro(*), Atsushi(*). >> dichiarò voltandosi << e.. Inuyasha è già in azione, pronto per tornare a casa vittorioso. >>

Sparì, così com'era apparso, lasciando un Naraku contrariato e arrabbiato.

Odiava Miroku, anzi odiava tutti i Taisho, anche se lui ne faceva parte. Era il braccio destro del Grande Inuno Taisho, e lo rispettava certo, ma odiava in egual modo tutti i suoi discendenti.

Inutili bambini viziati che pensavano di avere tutto tra le loro mani.. il potere, che a lui era stato negato, perchè era un mezzodemone, un ibrido, nato da una madre demone e un padre umano.

Ancora si chiedeva cosa la madre ci avesse trovato in uomo così fallito come il padre. Era un falegname, povero. I genitori l'avevano ripudiato, la sorella quasi ucciso. Ma nonostante tutto, la madre si era perdutamente innamorata.

Strano vero? Erano rari i casi in cui demoni e umani si trovassero in accordo.. figurarsi se potevano pensare all'amore.

L'amore poi.. uno dei sentimenti più inutili al mondo. Lui non amava nessuno e odiava tutti. Voleva sterminare questo mondo. Voleva che tutti soffrissero come aveva sofferto lui.

Perchè sì.. lui aveva sofferto. Il padre un povero disgraziato, aveva lasciato la madre quando scoprì ch'era incinta di un mezzodemone.

Poi la morte prematura di lei..

Era solo. Inutile. Senza forze.

Qualche tempo dopo, incontrò Inuno: lo accolse dopo aver ascoltato la sua storia e gli promise che sarebbe diventato più forte.

Era assetato di sangue come lui, voleva una vendetta. Voleva ritrovare quel dannato di un falegname e farlo fuori.

Tuttavia i suoi propositi non potevano essere compiuti. Doveva portare a termine il piano che gli era stato affidato sette anni fa.

Se ci pensava, ancora non capiva il perchè di quella scelta:


<< Perchè hai lasciato che fuggisse?! Lo sai che se diventa come sua madre potrebbe essere un pericolo?! >> lo rimproverò il padre.

<< So quello che faccio. Uccidere una ragazzina non mi da per niente soddisfazione. Voglio vederla combattere fino all'ultimo, accesa dalla vendetta che prova nei confronti della morte prematura della madre. Solo allora la ucciderò. Mi rifiuto di farlo prima. >> setenziò con aria annoiata ed incrociando le braccia al petto.

<< Non vuoi Inuyasha? Allora manderò Eiji(*). A te la scelta. >> ribattè Inuno.

<< Mi dispice dirtelo, papà, ma Sesshomaru non può farle niente. >> disse sicuro.

<< E perchè mai? >>

Inuno era sempre più nervoso, se il figlio avesse detto ancora una parola storta, era sicuro che non avrebbe risposto di se stesso.

<< L'ho marchiata. E sai cosa vuol dire quando un demone marchia un'umana no? Significa che è di sua proprietà e che perciò i membri della famiglia non possono minimamente sfiorarla. Voglio avere io il piacere di trafiggerle la gola. Quindi ora, lasciatemi riposare in pace. >>

Si allontanò con un ghigno soddisfatto, sicuro che nessuno avrebbe provato a contraddirlo. Infondo erano quelle le regole dei demoni.


Scacciò subito via quella scena. Era sicuro che tutto quello che aveva detto Inuyasha fosse solo una scusa. E lui, doveva capirne il motivo.


*O*O*O*O*



Kagome si trovava al di fuori del villaggio, pronta ad accogliere quegl'uomini venuti in mattinata, dato che il tramonto era ormai giunto.

Era un po' nervosa, trovarsi da sola, fuori dai margini della propria casa, la metteva abbastanza soggezione.

Fortunatamente, dopo qualche minuto, erano già lì, pronti a trattare con lei.

<< Lei è la sacerdotessa di questo villaggio? >> domandò un uomo.

Era alto, molto alto, le spalle larghe e le braccia muscolose. Portava una divisa da soldato, e Kagome si chiese come mai, dei soldati fossero interessati alla vita dei cittadini comuni.

Di solito venivano considerati di un ceto più basso, e quindi meno importanti.

<< Sono io. >> confermò << come mai avete bisogno del mio aiuto.. buon uomo? >> domandò incespicando sulla parola 'buon'.

Tutto gli pareva tranne che buono, ma questo commento lo tenne per sé.

L'uomo alzò un sopracciglio, scrutandola bene << Ma siete sicura di essere veramente una sacerdotessa? >> domandò ancora.

La ragazza si indispettì.

Di certo non era come le sacerdotesse del passato, alte, belle e con un bel corpo, ma questo non importava no?

<< Dubitate della mia parola, signore? >> la voce le uscì talmente gelida, che Kagome se ne sorprese.

Non era solita arrabbiarsi, e sicuramente, neanche rispondere male.

Anche se quell'uomo le avrebbe sfilato i peggiori insulti, se avesse dubitato ancora sulla persona che rappresentava.

<< No di certo, volevo solo accertarmene.. >> sorrise << Il mio signore vorrebbe conoscervi. >> disse infine.

<< Conoscermi? Ma non c'erano degli uomini feriti? >> domandò irritata.

L'uomo emise un ghigno, avvicinandosi a Kagome.

<< Era solo una scusa per tornare qui. >>

Kagome era scioccata. Perchè non avevano detto subito la verità? Così almeno si sarebbe presa la briga di andare a riposare, rifiutando subito.

<< Non mi interessa. >> dichiarò voltandosi.

Non fece in tempo neanche a fare un passo che si ritrovoò stretta nella morsa di quell'uomo.

Urlò spaventata, e colta di sorpresa. Inoltre, se prima quelle braccia le erano sembrate muscolose, ora le parevano fatte di vero acciaio.

<< Lasciatemi! Subito! >>

Scalciò, nel vano tentativo di allontanarlo da lei, ma con scarsi risultati.

<< Ho detto che dovete venire con me.. chiaro donna? >>

Kagome stava già per rispondergli per le rime, quando una voce, fin troppo conosciuta, andò in suo aiuto.

<< Lasciatela stare voi. >> disse strattonando l'uomo, e facendo allentare la presa su Kagome.

La ragazza ne approfittò, e con un calcio ben assestato, riuscì a scivolare via, andando a rifuggiarsi subito dietro al suo salvatore.

<< Koga.. >> disse preoccupata.

<< Perchè non mi hai aspettato stupida? Sarei venuto con te! >> la sgridò, spingendola delicatamente dietro di sé in modo che fosse al sicuro.

Kagome stava per ribattere, ma la voce dell'uomo glielo impedì.

<< Ma che strano.. cosa ci fa un demone in un villaggio umano? >> domandò sorridendo apertamente.

<< Non sono di certo affari che ti riguardano. >> sputò Koga.

L'uomo storse la bocca in una smorfia ironica << virile.. >>

<< Tutti i demoni possono restare nel nostro villaggio, purchè non abbiamo cattive intenzioni. >> si sentì di chiarire Kagome, ignorando la smorfia di disapprovazione di Koga.

<< Ah bene.. quindi gli fate la carità. >> sorrise nuovamente l'uomo.

Questione di pochi secondi e si ritrovò steso a terra, la mano a coprirsi il naso, mentre un rivolo di sangue fuoriusciva lentamente.

<< Bastardo, come hai osato tu.. >> minacciò pronto a controbattere.

<< Basta voi. >>

Una voce del tutto sconosciuta, risuonò in quello spazio vuoto, di assoluta vegetazione.

Kagome si voltò incuriosita. Chi aveva fermato con due semplici parole una 'rissa'?

Un demone. Si rispose riuscendo finalmente a vederlo.

Era alto, carnagione chiara e fisico mozzafiato, evidenziato in parte, da quello strano kimono rosso che indossava. Per non parlare di quei lunghi capelli color pece, lasciati liberi che gli conferivano un'aria davvero.. sexy..

<< Ma voi chi.. >> le parole le morirono in gola, quando i suoi occhi, neri come il carbone, incontrarono i suoi.

Come una scarica elettrica, la spalle le bruciò ancora una volta in quella giornata.

Che le stava succedendo? Aveva anche controllato, non aveva niente, nemmeno un graffio o una piccola incisione. Zero.

Cadde a terra, contorcendosi dal dolore. Questa volta le aveva fatto più male del solito.

Annaspò alla ricerca d'aria, mentre Koga, si era già precipitato in suo soccorso.

<< Allontanati. >> dichiarò lo sconosciuto avvicinandosi.

Koga le fu subito davanti, sbarrando la strada al nuovo arrivato << nessuno mi dice cosa devo fare. E tu, stai lontano da lei. >>

La rabbia era tanta, ma cercò di contentersi.

<< Io so come fermare il dolore, ma se vuoi che continui così.. bene. Ma non dire poi che io non mi sono offerto di aiutarla. >>

Il demone lupo emise un ringhio basso, e sebbene non si fidasse di lui, decise di metterlo alla prova. Si spostò, facendolo passare.

Lo sconosciuto s'inginocchiò davanti a lei, sorridendo. Le passò la mano artigliata sulla spalla, toccandola in un punto preciso.

<< Ecco, ora non sentirai più dolore per il momento. >>

Era davvero come diceva. In un attimo, era sparito tutto, anche quella sensazione che l'aveva accompagnata da tutto il giorno.

Non si seppe spiegare il motivo, ma in quell'istante si sentì davvero protetta, al sicuro, nelle mani di quel demone che non aveva mai visto.

Alzò lo sguardo, incrociando nuovamente quegl'occhi scuri. Il demone si alzò, per poi porgerle la mano, aiutandola così, a rimettersi in posizione eretta.

Kagome biascicò uno specie di 'grazie', mentre un dubbio prendeva forma nella sua mente: lo conosceva?

<< Vi ho già visto da qualche parte? >> domandò allora, dando voce alla sua curiosità.

Il demone si prese qualche minuto dal risponderle e la scrutò per bene.

Era cresciuta non vi era dubbio. Quella piccola bambina, aveva lasciato spazio ad una giovane donna, molto più bella.

Oramai, i suoi capelli color pece, erano arrivati fino ai fianchi, morbidi e lisci. Gli occhi erano gli stessi di allora, ma vi lesse qualcosa di strano, come se fossero.. vuoti.

Fece poi scorrere lo sguardo scuro, sul suo esile corpo, trovandola davvero più affascinante e.. matura.

Quel viso paffutello che aveva da bambina, era dimagrito, mentre dolci forme avevano preso il posto giusto.

<< Ma come.. non ti ricordi di me piccina? >> domandò sorridendo divertito.

La ragazza lo fissò dubbiosa. Che la stesse prendendo in giro?

Era quasi sicura di non conoscerlo.. insomma, si sarebbe ricordata di un giovane angelo così bello.

Arrossì quando si rese conto del pensiero che aveva fatto. Non lo conosceva nemmeno da dieci minuti che già aveva la bava alla bocca.

Bhè ma alla fine, non gli si poteva dire di certo che non era un bel ragazzo, anche se era un demone completo.

<< No, cioè.. non lo so.. dovrei? >> farfugliò confusa.

Il demone sorrise, stava andando tutto secondo i suoi piani.

Kagome era sempre più confusa, non riusciva davvero a capire chi fosse, e non capiva nemmeno il perchè di tutta quella confidenza nei suoi confronti.

Che si fosse dimenticata di un suo lontano parente?

No, impossibile. Lei conosceva tutti, ed era certa che lui non fosse incluso nella lista di quel gigantesco albero genealogico.

<< Senti, Kagome non ti conosce, o comunque non ricorda di te. Se vuoi dirci chi sei, te ne saremmo grati, altrimenti puoi anche andartene. >> s'intromise Koga, che era restato tutto il tempo indietro a guardare la scena sconvolto. Chi si credeva d'essere quello lì?

<< Koga non fare il maleducato! >> lo rimproverò.

Koga la ignorò, aspettando la risposta di quel.. quel.. botolo ringhioso, ecco.

Ma la risposta non arrivò, dato che fu interrotta da un'altra persona, attirando così, l'attenzione di tutti.

<< Kagome! E' tardi, che aspetti a venire?! >>

La corvina chiamata in causa si girò, dando le spalle a quel ragazzo di cui, in effetti, non ne conosceva nemmeno il nome.

<< Arrivo subito mamma! >> rispose.

Ritornò a fissare il ragazzo davanti a lei, indecisa sul da farsi.

Poteva anche condurlo all'interno del villaggio, infondo cosa avrebbe mai potuto fare un demone, con una così scarsa aura demoniaca?

Inoltre sembrava conoscerla, perciò non doveva averne di cattive intenzioni. Almeno credeva.. sperava.

A rompere il silenzio fu lui << Credo che tua madre, ti stia chiamando. >> sottolineò.

La ragazza lo guardò interrogativa.

Aveva capito benissimo, non c'era bisogno di ricordarglielo.

Sbuffò. Infondo nemmeno lo conosceva, poteva anche essere un tizio che non stava bene con la testa.

<< Ma tu.. come ti chiami? >> domandò improvvisamente.

Il ragazzo si fece pallido, colto di sorpresa, reazione che, non sfuggì all'occhio accusatore di Koga.

Rivelarle il suo soprannome forse non sarebbe stata una buona idea, magari aveva già sentito quel nome.

Così decise di dirgli la verità.. infondo nessun'altro lo conosceva.

Fece spalluce: << Inuyasha, piccina. >>

Sorrise, mostrando quei denti perfettamente bianchi.

E non si seppe spiegare il motivo, ma a Kagome, parve il sorriso più bello che avesse mai visto.



*Angolo di quella degenerata ritardataria autrice.*

Allora, ormai l'avrete capito che sono sempre in ritardo, ma la cosa putroppo non dipende da me :(

Sto cercando di mettercela tutta, e spero di riuscire ad aggiornare anche le altre storie che ho in corso, durante questa settimana.

Ma vabbè andiamo avanti.. XD

All'inizio, ero indecisa se continuare o meno questa storia, ma dato che molte lettrici mi avevano incoraggiata a scriverla, ho deciso di portarla avanti :)

E qui vi devo fare alcuni chiarimenti, sia per lo scorso capitolo (sbadta come sono mi sono dimenticata XD), sia per questo :D

Molte di voi, nello scorso capitolo hanno frainteso il gesto di Inuyasha nei confronti di Kagome XD Quel bacio, ( detta da voi: alla-sono-un-pedofilo XD) in realtà serviva. Serviva perchè come avete potuto notare Kagome non si ricorda di Inuyasha, e quel bacio serviva per completare il tutto.. ora non posso e non so, come spiegarlo, ma durante lo svolgimento della storia, tutto si spiegherà XD

Mentre in questo capitolo devo fare un po' di chiarezza obbligatoria XD Allora, Inuyasha non è un mezzodemone, bensì un demone, con l'aspetto di un umano (che cosa complicata hahaha XD).

Come avete potuto notare, nel villaggio, ci sono degli alleati di Inuyasha e Co., tra cui Naraku.. strano eh XD

Chissà se se ne starà buono, buono XD

Poi, tutti quelli che fanno parte della famiglia di Inuyasha hanno dei soprannomi, perchè altrimenti la cosa sarebbe stata troppo facile XD qui ci sono le definizioni se vi interessano:

(Miroku) Akihiro(*) :

(大 畠): "Immensa gloria."

(Naraku) Atsushi(*) :

(): "Laborioso."

(Sesshomaru) Eiji(*) :

(永 次): “Eternità, prossimo.”

Ultima cosa XD Ho utilizzato l'espressione kaishakunin(*), che in realtà non è proprio appropriata, ma vi spiegherò in breve cosa sia, tante volte vogliate saperlo XD:

Un kaishakunin (giapponese: 介 錯人) è una persona incaricata di fare da secondo durante il seppuku, il suicidio rituale giapponese: è suo compito, nella fattispecie, il kaishaku, ovvero la decapitazione del suicida durante l'agonia.

Il seppuku è anche conosciuto come harakiri (腹切り, "taglio del ventre").

Questo, veniva eseguito, secondo un rituale rigidamente codificato, come espiazione di una colpa commessa o come mezzo per sfuggire ad una morte disonorevole per mano dei nemici. Si riteneva che il ventre fosse la sede dell'anima, e pertanto il significato simbolico era quello di mostrare agli astanti la propria anima priva di colpe in tutta la sua purezza.


Spero non vi abbia annoiato troppo con tutte queste spiegazioni XD

Spero che il capitolo, vi sia piaciuto, e come al solito lascio a voi il giudizio. :)

Ringrazio intanto chi ha inserito la storia in una delle tre categorie.. Grazie! *-*

E grazie anche ai bellissimi 14 commenti che ho riscontrato solo nel prologo.. davvero, grazie infinite *____*

Spero di non deludervi! <3

Ora vi lascio XD

Un bacione, e tantissimi auguri (anche se un po' in ritardo XD) di buona Pasqua, Marty<3<3<3<3



P.s Il capitolo non è ancora stato corretto, perciò scusatemi eventuali errori, li correggerò appena posso :)

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Capitolo 3
*** Come una stella. ***


3 Capitolo – Come una stella.


<< Sapete, per essere un demone completo.. avete davvero una scarsa aura demoniaca. >> proferì Kagome, guardando accigliata il demone che le sedeva davanti, intento a mangiare del riso lesso.

Non alzò nemmeno lo sguardo, limitandosi a fare solo un cenno con la mano, gesto davvero scortese secondo la ragazza.

<< Hei, ti sei reso conto che Kagome ti sta parlando botolo? >> sputò acido Koga, appoggiato ad un'asta dell'abitazione.

Kagome gli lanciò un occhiataccia, come a dire che sapeva cavarsela benissimo da sola.

InuYasha poggiò pacato le bacchette, posando lo sguardo sul demone lupo << Ho un udito perfetto a dire il vero. Ma non vedo il motivo per cui dovrei risponderle, visto che la sua è stata un'affermazione e non una domanda. >>

Koga emise un ringhio basso, mentre quel demone dall'aria prepotente sorrideva soddisfatto.

<< Però.. potreste farmi il favore di dirmi cos'è che cercavate. Perchè volevate condurmi da voi? >> domandò la ragazza, curiosa.

<< Volevo sedurla, Kagome. >> rispose semplicemente, come se fosse la cosa più normale al mondo.

La giovane arrossì di colpo cercando di formulare una frase di senso compiuto, mentre Koga lo prendeva per il collo, sollevandolo di qualche centimetro.

<< Cos'è che volevi fare tu?! >>

InuYasha sorrise, quel demone sarebbe stato aggiunto alla lista delle persone da uccidere. Diventava sempre più lunga..

<< Lascialo Koga. >> Irruppe la madre di Kagome, frapponendosi tra i due.

Koga lo lasciò andare stizzito, non riuscendo a capire il perchè di quella interruzione per niente desiderata.

La donna si avvicinò, studiando quel demone e osservandone i vari particolari che lo caratterizzavano: i suoi occhi erano di un colore davvero insolito, troppo insolito per i suoi gusti. Eppure, aveva la strana sensazione di averli già visti.. ma dove?

Il colorito chiaro della pelle - che permetteva di intravedere i lineamenti perfetti e degni di un demone - , era in contrasto con il nero dei suoi capelli lunghi.

L'abito, di un rosso acceso, sottolineava bene il fisico scolpito, asciutto, e le grandi spalle.

Chi era questo demone?

<< Hai detto di chiamarti InuYasha, non è vero? >> domandò seria.

Kagome guardava la madre stupita. Non era da lei utilizzare un tono così serio e autoritario..

InuYasha le sorrise, o forse era un ghigno quelle che vedeva?

<< Sì, signora. >> rispose.

La donna lo guardò curiosa, ancora una volta. << Bene InuYasha, cosa sei venuto a fare in questo povero villaggio? Da quello che vedo, non sei tipo a cui manca denaro, e qui, anche volendo non riusciresti ad arricchirti dato che sopravviviamo a stento. >> disse, accennando ad una sorta di sorriso, anche se Kagome l'avrebbe definito inquetante.

<< Signora intendiamoci: il denaro non mi interessa, non è affar mio. Io sono venuto qui per sua figlia. >> disse, laconico.

Kagome indietreggiò di qualche passo, non sapeva spiegarsi bene il motivo, ma quell'affermazione le aveva intriso timore.. cosa voleva da lei?

Kaede lo guardò torva per un momento, tornando poi seria subito dopo << Vieni con me. >>

Non era una richiesta, ma un ordine vero e proprio. InuYasha, malgrado odiasse essere comandato, la seguì nell'altra stanza, curioso di sapere come avrebbe risposto.

La vide dirigersi verso un bauletto, per poi tirarne fuori alcune vedure, che dispose ordinatamente sul banco della cucina.

<< Sono sicura di averti già visto da qualche parte.. >> commentò la donna, facendo irrigidire InuYasha << eppure, non riesco a ricordare dove. >> concluse, facendolo rilassare.

<< Che importa se mi ha già visto.. non è un dettaglio importante. >> provò, cercando di sviare l'argomento.

<< Certo che sì. Ma non al momento almeno. Più che altro vorrei sapere, che intenzioni hai con mia figlia. Vuoi chiederle la mano? >> domandò, affettando una carota.

InuYasha rise, quella donna per fortuna non aveva capito un bel niente << E se anche fosse? >> domandò, divertito.

La donna sollevò lo sguardo su di lei << Non lo permetterei mai. E' solo una bambina e per di più tu sei un demone maggiore. Mia figlia forse ancora non ha abbastanza esperienza da capire che tu stai cercando di nascondere la tua aura demoniaca, ma io sì. E ti giuro, che se dovessi avvicinarti a lei, ti ucciderò con le mie mani. >>

Lo sguardo imperturbabile, le labbra tese. Diceva sul serio! InuYasha era davvero sorpreso non si immaginava che quella donna in un certo senso, fosse così sveglia.

<< E chi è lei per dirmi questo? >> domandò infastidito.

La donna lo guardò accigliata, mettendo la verdura affettata in un una piccola ciotola di legno scuro << Sua madre, ovvio. >> proferì.

InuYasha rise di gusto << Certo, ha ragione sua figlia è proprio Kagome! >> esclamò divertito.

Kaede gli lanciò un occhiataccia << Che vorresti insinuare scusa? >>

<< Che lei è una bugiarda. Perchè continua a mentire? Lei non è sua figlia. >> domandò serio, scrutandone i movimenti all'improvviso meccanici.

La donna si era irrigidita, nessuno aveva mai scoperto il suo segreto in tutti quegl'anni che si era ritrovata in quel villaggio, e allora come mai un ragazzo che non aveva mai visto l'aveva capito subito?

<< Certo che è mia figlia. >> provò, affettando altre verdure.

InuYasha rise, anche di fronte all'evidenza, quella donna, avrebbe negato.

<< No, non lo è. E lei lo sa benissimo. >> continuò avvicinandosi.

La donna smise la sua faccenda, alzando lo sguardo e puntandoglielo contro. Come poteva uno sconosciuto fare irruzione in casa sua, e impicciarsi così della sua vita?!

<< Come fai a dirlo? Tu non mi conosci. >> setenziò sicura, fronteggiandolo faccia a faccia.

<< E' vero – acconsentì – non conosco voi, ma conosco Kagome. >> avanzò di qualche passo, fiero di aver creato timore in quella donna.

Kaede prese di mano il coltello, puntandoglielo alla gola << chi sei? >> domandò.

InuYasha emise un verso soffocato, accennando ad un sorriso divertito. Cosa credeva di fare con quell'utensile da cucina? Speravo forse di contrastare un demone?

<< Ti ho chiesto chi sei! >> urlò, esausta.

<< Non ha importanza sapere chi sono davvero. Io mi preoccuperei più per lei signora.. Kagome non è affatto stupida, la conosco bene. Ha perso la memoria, ma non è detto che un giorno non la riacquisti. Faccia attenzione perchè alla fine a rimetterci sarà solo lei.. finta madre. >> esalò, allontandosi ed uscendo fuori da quella stanza.

Era fiero di se stesso. Ora aveva quella donna in pugno, e così sarebbe stato molto più facile avvicinarsi alla ragazza.



Kagome lo guardò tornare e uscire definitivamente dall'abitazione. Cosa si erano detti in quella stanza? E perchè lui sembrava così tranquillo?

Decise di chiedere alla madre, che raggiuse dopo pochi secondi.

<< Mamma.. che succede? >> domandò, cogliendola di sorpresa.

Strano, non era tipa da lasciarsi cogliere impreparata, forse parlare con quel demone l'aveva un po' turbata, anche se non ne immaginava minimamente il motivo.

<< Bambina.. non preoccuparti, sono solo un po' stanca.. credo che andrò a riposare. >> le sorrise affetuosa, scoccandole poi, un bacio sulla guancia rosata.

Kagome le sorrise di rimando, anche se non credeva alle sue parole. Le era accaduto qualcosa, e InuYasha centrava sicuramente. Ma cosa le aveva mai detto per ridurla in quello stato.. era curiosa, e avrebbe sicuramente scoperto qualcosa in più.

Se non da sua madre.. da lui.

Tornò nella stanza in cui si trovava poco prima, trovandola inespiegabilmente vuota. Sia InuYasha che Koga erano spariti. E la cosa non era per niente positiva, dato che tra i due non scorreva buon sangue.. e sopratutto Koga non era intenzionato ad essere “civile” con l'ultimo arrivato.

Sospirò, doveva trovarli il prima possibile. Stava per uscire quando si ricordò che indossava ancora il vestito sporco che le aveva sgualcito una guardia di InuYasha il giorno prima. Girare così non le andava per niente a genio, e così decise che prima di andare si sarebbe fatta un bel bagno.. in fondo erano grandi abbastanza da comportarsi da adulti.. sperava.

Riempì un enorme bacinella di acqua calda, iniziando a spogliarsi lentamente. Questa giornata era stata davvero particolare.

Entrò nell'acqua con cautela, assaporando quella dolcissima sensazione di calore che andava a propagarsi su tutta la pelle della ragazza. Le piaceva stare al caldo, si sentiva a suo agio.

Pian piano sentiva la sporcizia scivolare via, come tutti i pensieri negativi del resto. Prese a strofinarsi la pelle, con delicatezza, stando attenta a non lasciare nemmeno un singolo punto. Si fermò quando toccò la spalla che il giorno prima l'aveva fatta dannare per tutta la giornata. Lei aveva provato di tutto per non sentire dolore, e poi lui, arrivato dal nulla, l'aveva semplicemente toccata e tutto era passato.

Come poteva spiegarsi una cosa del genere? Semplice. Non poteva.

Quel demone era uno sconosciuto, mai visto prima, eppure qualcosa in lui la spingeva a fidarsi, ma allo stesso tempo a stare attenta. Lui aveva detto che la conosceva, ma lei non lo ricordava proprio. E poi tutta quella storia di volere lei.. sembrava soo una scusa.

Forse non voleva proprio lei, carne e ossa, ma voleva qualcosa da lei. Ma il bello era proprio quello.. cosa?

Erano dubbi su dubbi con lui, ma infondo era la prima volta che lo vedeva, forse con qualche giorno avrebbe scoperto qualcosa in più, avrebbe capito. O almeno, in cuor suo ci sperava.

Guardò fuori: era quasi il tramonto. Doveva sbrigarsi, così uscì a malincuore dall'acqua, asciugandosi per bene e mettendo poi il suo abito da sacerdotessa.

Si legò i capelli con un nastrino bianco, lasciando libere solo due ciocche corvine, vicino a gli occhi.

Prese la faretra e l'arco, e andò a cercarli. Sperava solo che fossero nelle vicinanze e che.. stessero tranquilli a conversare.

Si sbattè la mano sulla fronte.. certo a conversare tranquilli..





InuYasha stava passegiando tranquillo per quel sereno vilaggio che lo stava ospitando, conscio del fatto che qualcuno lo stesse seguendo.

Sospirò, quel demone lupo non gli andava per niente a genio, e doverlo sopportare era un grandissimo sforzo persino per lui. Ma non doveva cedere, altrimenti tutti quegl'anni ad aspettare il momento giusto sarebbero andati in fumo.

Continuò la sua passeggiata tranquillo, arrivando vicino ad un piccolo fiume. L'aveva visto tante volte da lontano, ma non si era mai avvicinato. Yoshiyuki lo chiamavano, “che va nella giusta direzione”. Un nome abbastanza strano per un fiume, tuttavia gli sembrava azzeccato, anche se non sapeva spiegarsi bene il perchè. Ma in fondo cosa importava?

Avvicinò la punta delle dita all'acqua: era gelida. Rabbrividì ma non tolse la mano. C'era qualcosa che lo attirava, qualcosa di insolito che lo incuriosiva.

Sembrava fatta di ghiaccio.. sembrava brillasse sotto i raggi del sole che andava pian piano a sparire. Si concesse un momento, per pensare.

Perchè mai il sole, a fine giornata se ne andava lasciando spazio alla luna? Perchè le tenebre prendevano possesso della luce?

Si sentiva strano, pensando che il sole, arrivata la notte scompariva, facendo credere a tutti di essere perduti nell'oscurità, ma, puntualmente la mattina si trovava di nuovo lì.

Scosse la testa, perchè doveva interessarsi ad una cosa così banale? Ritirò la mano, schiarendosi la voce: quel puzzo di lupo lo stava facendo nauseare.

<< Hai intenzione di seguirmi ancora per molto? >> chiese in modo tutt'altro che gentile, facendolo trasalire.

Koga inghiottì pesante, avanzando di qualche passo.

<< Sai, forse Kagome si fida di te, ma non io. Non mi incanti con quel viso d'angioletto. Cosa stavi facendo poco fa? >> domandò acido.

InuYasha rise.

Quel demone lupo non gli stava per niente simpatico, ed era già intenzionato ad ucciderlo. Ma così, stava solo anticipando i tempi.

Tuttavia, toglierlo subito di mezzo, non sarebbe stata una mossa furba e avrebbe sicuramente fatto saltare i suoi piani assassini.

Decise infine di ignorarlo, continuando a camminare.

Koga ringhiò. Come poteva permettersi di darsi tutte quelle arie davanti a lui?!

<< Che fai bastardo m'ignori?! >> urlò atterandogli con un salto davanti, e colpendolo in pieno viso.

InuYasha indietreggiò di qualche passo, colto alla sprovvista. Non si era nemmeno reso conto dello spostamento del lupastro, troppo preso, ancora una volta, dalla bellezza di quel fiume.

Alzò lo sguardo verso di lui, incenerendolo. Ora era davvero di cattivo umore.

Aprì con un movimento piuttosto veloce, il suo kimono, sfoderando un'enorme spada. Una zanna a dire il vero.

Koga trasalì, ma non si tirò indietro. Non vedeva l'ora di spaccargli quel musetto perfetto che si ritrovava. Si preparò, pronto a colpirlo.

Dal canto suo InuYasha era rimasto immobile, indeciso se colpirlo o meno.. ne valeva davvero la pena, di combattere con un lupacchiotto del genere? Decisamente no.

Sbuffò, riponendo la spada nel suo fodero.

Koga ghignò << Cos'è? Hai paura per caso? Vuoi che ti porti a fare i bisognini? >> rise.

InuYasha si stava trattenendo dall'impulso di ucciderlo sedutastante, stringendo i pugni e conficcandosi gli artigli nella carne. Un rivolo di sangue scese dalla sua mano, e una goccia finì nel fiume. InuYasha si sentì colpevole per aver macchiato la purezza di quel fiume.. tutta colpa del lupastro!

<< Ora mi hai davvero stancato. >> ringhiò, scrocchiando gli artigli.

Stava per colpirlo quando qualcuno lo interruppe << Koga, dove ti eri cacciato?! Sono ore che ti cerco! Ti eri dimenticato che oggi è il tuo turno di guardia? >> lo rimproverò un signore.

<< Naraku, vecchio! Sempre a rompermi le scatole eh? Tsè, ora vado, vecchio brontolone! >> gli rispose, dirigendosi verso il centro del villaggio, ma non prima di aver lanciato un occhiataccia a quel cagnaccio.

<< Oh Atsushi, come stai? >> domandò spavalso, sorridendo apertamente. Naraku lo fulminò.

<< Sei il solito idiota Katsurou, stavi per mandare a monte tutti i tuoi piani! >> lo rimproverò, puntandogli il dito contro.

InuYasha alzò le mani << ma non è successo, perciò puoi stare tranquillo. >> lo stuzzicò.

<< Stai attento a quel che fai e basta. >> disse, andandosene.

Katsurou sbuffò. Certe volte proprio non lo sopportava, lui voleva sempre che fosse tutto perfetto, ed ogni singolo sbaglio per lui era un errore madornale. Toppo noioso e precisino per i suoi gusti.

Si allontanò di poco dal villaggio, sedendosi su uno strato di terra che si trovava su una collina, dove quel fiume così lungo, continuava il suo percorso.

Il sole ormai era scomparso, e la notte era arrivata, veloce.

Puntò lo sguardo verso il cielo, ammirando quella meraviglia della luna. Non sapeva perchè trovasse affascinanti questi due elementi, eppure era così.

Era stata una giornata piuttosto faticosa, prima la discussione con la.. diciamo madre di Kagome, la sua velata curiosità e infine lo scontro con Koga.

Era successo tutto troppo velocemente, e pensare che il giorno prima, c'era stato tutto quel putiferio. Nonostante tutto però, Kagome l'aveva ospitato nella sua casa, a patto che i suoi uomini non vi facessero accesso.

Aveva accettato senza troppi problemi, non aveva bisogno di quegli stolti, non erano coinvolti nel suo piano, erano solo pedine pronte ad essere utilizzate.

In quei momenti si sentiva davvero potente, come se fosse a capo del mondo. Bhè, forse presto lo sarebbe diventato davvero, e tutti lo avrebbero temuto.

<< Perchè vi trovate qui da solo? Vi piace la solitudine? >> Gli domandò Kagome, facendolo spaventare appena. Non l'aveva sentita arrivare, davvero strano, visto che i suoi sensi captavano ogni singolo rumore.. era stata davvero brava.

<< Veramente no. Odio stare da solo, ma non ho mai avuto qualcuno che potesse condividere i miei spazi. >> rispose semplicemente.

Kagome si avvicinò un po' << posso sedermi? >> gli domandò, timida.

InuYasha sorrise di fronte a quell'inutile imbarazzo, e la invitò a prendere posto accanto a lui.

Rimasero qualche minuto in silenzio, osservando il meraviglioso cielo sopra di loro.

<< Sapete.. siete una tipa piuttosto strana. >> ruppe lui il silenzio.

Kagome lo guardò confusa << e perchè mai? >> chiese.

<< Non so.. il vostro modo di fare è strano. A prima vista, sembrate una ragazza forte e decisa, e non dico che in realtà non è così ma.. sembra che nei vostri occhi ci sia una grande guerra in corso. Guardandovi attentamente, sembrate davvero fragile. >> stava cercando di copirla in qualche modo. Voleva istaurare una sorta di fiducia, cosa che a quanto pareva non era impossibile, dato che la ragazza sembrava pendere dalle sue labbra.

<< Perchè dite questo? >> domandò, arrossendo lievemente. Sperò che il buio coprisse quel rossore che le stava imporporando secondo dopo secondo, le guancie.

<< Un'impressione, Kagome. Sembra che qualcosa vi tormenti, ma ancora non ho capito cos'è. >> per un attimo InuYasha dimenticò i suoi piani. Si concentrò invece sulla figura della ragazza. Questa volta non l'aveva detto per copirla, ma perchè era davvero quello che pensava.. voleva capire, voleva scoprire ogni cosa di lei.

<< Parlate come se mi conosceste da tempo immemore.. >> l'aveva detto senza pensarci, perchè in fondo era quello il suo reale pensiero. Sembrava conoscerla.

Quel modo di parlare così sicuro e serio, sembrava volesse farle intendere qualcosa che lei non aveva recepito bene, o qualcosa di cui lei era all'oscuro. Ma cosa poteva mai esserci di così misterioso al punto di girarci intorno?

Voltò la testa di lato, seguendo con gli occhi lo spostamento fiero del demone dai capelli color pece.

<< Forse, vi conosco davvero. O forse no. Chi potrebbe dirlo.. sono un tipo dalle mille sorprese.. >> ghignò soddisfatto.

Kagome si impose di mantenere la calma, anche perchè agitarsi o innervosirsi, non sarebbe servito a niente, anzi, avrebbe solo complicato le cose.

Si schiarì la voce cercando di essere il più educata possibile << Parlate dunque di probabilità, ma a me sembra che lei sappia le cose con certezza. Perchè non illuminarmi su questa faccenda, evitando così inutili battibecchi? Chi siete voi in realtà? >> domandò.

InuYasha si irrigidì, colto alla sprovvista da quello strascico di parole e domande, a cui forse, non sarebbe stato capace di rispondere.

La sua domanda gli rimbombava nella testa : Chi siete voi in realtà?

Già, chi era lui? A dire il vero, non sapeva nemmeno rispondersi da solo. Era cresciuto in una famiglia di criminali, i cosiddetti Taisho, e sin da piccolo gli era stato imposto il principio di uccidere per ottenere qualcosa.

Ma cosa voleva lui in realtà? Il potere? Probabilmente sì. Ma la voglia di sottomettere le persone lo eccitava ancor di più.. amava vedere le proprie vittime pregarlo prima di essere uccise. Amava vedere quella smorfia di dolore che era solita deturpare i loro volti. Amava le grida soffocate, i respiri affannosi, le lacrime ed anche i singhiozzi spesso trattenuti.

Ma perchè si comportava, o sentiva così, non avrebbe saputo spiegarselo. Era una cosa che ti prendeva non c'era nessun “ma” e nessun “perchè”, succedeva e basta.

Questo gli era stato insegnato, e questo faceva. E a dirla tutta non gli dispiaceva per niente.

Di solito uccideva senza pensare.. giovani, bambini, donne, uomini.. non facevano alcuna differenza per lui, passavano tutti sotto i suoi artigli. Non c'era mai stata eccezione. Anche quando aveva attaccato il villaggio di quella ragazza, lui si era promesso di sterminare tutti, dal primo all'ultimo.

Però.. quando aveva visto la figlia della sacerdotessa più potente al mondo, non era stato in grado di ucciderla. Quegl'occhi cioccolata l'avevano stregato, e per un momento aveva per fino pensato di scappare via da quell'espressione terrorizzata.

In quel momento, per la prima volta, si era sentito un vero mostro, colpevole di essersi macchiato le mani con del sangue innocente. Ma poi aveva scosso la testa, non l'aveva mai pensata così, e non avrebbe iniziato in quel momento.

Voleva liberarsi di lei, e di quella strana sensazione, ma non c'era riuscito. Così aveva deciso di lasciarla stare, di farla vivere ancora per un po', uccidendola in seguito e facendola soffrire il più possibile.

Aveva assoporato il sangue della sacerdotessa morta leccandosi gli artigli insanguinati, e dopo aver baciato la figlia mescolando così il proprio sangue con quello della madre, l'aveva morsa, applicandole un sigillo. Le aveva fatto perdere i ricordi, le esperienze, e persino quello che era accaduto quella notte. Era stato lui poi, dopo che ella era svenuta, a trascinarla in un altro villaggio, dove una signora l'aveva accolta nella propria casa.

Sapeva di star sbagliando, e che crescendo la ragazza sarebbe potuta diventare ancora più forte della madre ma.. in quel momento la mente gli aveva suggerito di comportarsi in quel modo, ignorandone le conseguenze.

L'aveva seguita per anni, e aveva imparato e conosciuto tutto di lei. Sapeva ogni singola cosa.

Il desiderio di ucciderla era aumentato, perchè sentiva di non potersi staccare da lei, ormai era diventata quotidianità e questo non andava per niente bene. Doveva smetterla.

Ora, che aveva raggiunto la maggiore età e doveva cercarsi un marito, avrebbe agito. Non avrebbe mai permesso una cosa simile.. lui l'avrebbe uccisa e basta, questa volta per davvero. Non si sarebbe fatto incantare di nuovo.

<< Chi sono io? Potrei essere il vostro angelo salvatore, oppure il vostro incubo peggiore. Dipende da come potreste affrontare la situazione.. ma sappiate, che non è un caso che ora, mi ritrovi qui a camminare, incrociando così il vostro destino al mio. Era tutto già programmato. >> o calcolato, concluse mentalmente.

Kagome era sbigottita, non sapeva mai come comportarsi con lui, le toglieva sempre le parole di bocca, non sapeva mai come rispondergli, e questo la irritava non poco.

Sbuffò, alzando di nuovo lo sguardo verso il cielo. La luna e le stelle erano le uniche testimoni quella sere, e le uniche ad illuminarli. E pensò, che forse la notte era meno buia con loro vicino.. o forse, era lui a renderla così.



Emm vi prego non uccidetemi! Lo so avevo detto che sarei stata più attiva, ma tra una cosa e l'altra.. non ho saputo mantenere la parola! Vi chiedo davvero scusa!

Non pensate che me ne sia andata abbandonando tutte le storie.. sono in fase di scrittura e i capitoli arriveranno a breve ;D

Con queste vacanze spero di essere puntuale.. xD

Bene.. diciamo che questo capitolo mi risulta un po' strano sinceramente.. non mi soddisfa molto.. ma spero comunque che sia stato di vostro gradimento! :D

Detto questo, vorrei ringraziare quelle fantastiche persone che continuano a seguirmi nonostante i miei continui ritardi.. grazie mille!

Grazie anche a chi ha inserito la storia tra seguite\preferite\ricordate.. grazie! *-*

Grazie anche a chi ha semplicemente letto, siete davvero fondamentali *-*

E sopratutto grazie a chi, ha impiegato un po' del suo tempo per farmi sapere cosa ne pensava.. grazie! *-*

Ora mi dileguo, al prossimo capitolo! <3 P.s Vorrei dedicare questo capitolo ad Ale, la mia cyber cuginetta xD <3

Baci, Marty <3<3<3<3<3

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