La Seconda Rinascita

di DarciaSama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Preghiera Di Genjo Sanzo ***
Capitolo 2: *** La nuova vita di Sanzo ***
Capitolo 3: *** La Terra ritrova il Sole ***
Capitolo 4: *** Liberi Dall'eterno presente. ***



Capitolo 1
*** La Preghiera Di Genjo Sanzo ***


- Mi dispiace Goku...Non sono riuscito a difenderti. - Dice il biondo monaco dagli occhi d'ametista;il sangue scarlatto che esce dalle sue ferite contrasta fortemente con il candore della sua pelle e delle sue vesti sacerdotali.Sta agonizzando ,ma ha ancora forza di stingere a sé quel piccolo corpo ove non alberga più vita . - Scusa per ogni volta che ti ho sgridato ingiustamente,per tutte le volte che ti ho picchiato solo perché volevi dimostrarmi affetto e io non telo permettevo…solo perché non volevo più soffrire…ti prego,scusa questo miserabile e dannato bonzo!Ti prometto che sarò di nuovo il tuo sole… - Sanzo si guarda attorno per un attimo:accanto a lui giace inerte un ragazzo dai capelli purpurei che sbiadiscono nel mare scarlatto che esce dalle sue ferite e anche da quelle del suo inseparabile amico ,accasciato al suo fianco, che lo ha seguito fin nell’oblio profondo.
- Anche voi…Gojyo…Hakkai…perdonate i miei errori! -
Detto questo tornò a guardare il volto di quel ragazzino che un tempo esprimeva vivacità e tenerezza,ma ora sembra solo una bambola senz’anima.
Il monaco alza lo sguardo al cielo…un cielo cupo, con nuvole tinte di rubino e ombre che sembrano voler riflettere la devastazione terrestre...una lacrima percorre il suo viso e con le sue ultime energie rivolge una preghiera agli dei supplicandoli di permettergli di mantenere la promessa fatta alla sua piccola scimmia.
La vista di Sanzo comincia a farsi annebbiata,le forze lo stanno abbandonando…appoggia la sua fronte di semidio sui capelli castani del demone eretico tra le sue braccia e respirando per l’ultima volta il profumo di quel dolce ragazzo,lascia che la vita scorra via dal suo corpo…
Quello fu l’ultimo duello combattuto dai quattro ragazzi ,che dopo aver risolto l’anomalia del togenkyo,si stavano avviando verso est,ma erano stati circondati dagli scagnozzi di gyokumen koshu.
Anche se sfiniti,il gruppo di sanzo aveva lottato con le loro ultime forze che erano bastate a eliminare tutti quei demoni,ma non a salvarli.
I loro corpi giacevano su quel terreno color cremisi ed erano al centro di una distesa di cadaveri.
Ormai più nessun barlume di vita si scorgeva in quel territorio dimenticato dagli dei,ma tutto questo non impediva ad una preghiera invocata da soavi labbra candide di raggiungere le orecchie della dea della misericordia..






500 ANNI DOPO In una scuola di tokyo…

Delle urla si sentono provenire da un’aula. sembrano una professoressa sclerata e un alunno indisciplinato che stanno litigando molto vivacemente. Ad un certo punto si riesce a distinguere dal groviglio di urla un - Douji, TI SBATTO DAL PRESIDE! – un brusco spostamento di una sedia che poi cade a terra e l’alunno che replica - LE RISPARMIO IL DISTURBO,PROFESSORESSA DEL MIO CAZZO! -
Ed ecco l’alunno in questione che esce sbattendosi la porta alle spalle:capelli biondi con gli spyke tirati su con la colla di pesce, frangetta e due ciuffi di capelli che scendono lungo le guance candide, occhi suadenti del color dell’ametista,un viso da angelo dai tratti dolci e femminei aggrottato in un espressione collerica,abbigliamento punkeggiante adagiato su un corpo perfetto con borchie a seguito. la cartella su una spalla fa intuire quanto sia “tanta”la sua voglia di rimanere tra le mura scolastiche.
- sempre a combinare guai.. vero Konzen? - Konzen si volta e guardare un ragazzo appoggiato sulla porta della sua classe:lunghi capelli rossi e occhi dello stesso colore,il fisico atletico interamente rivestito da pelle nera,anelli e catene varie e le mani vicino alla bocca nell’atto di accendersi una sigaretta.
- che vuoi anche tu,Kenren? - gli domanda con fare burbero il biondino.
- Non credi che facendo questo daresti un cattivo esempio a Goku? -
La risposta alla domanda del metallaro fu un – tsk - molto irritato.Ma il punkettone girò sui tacchi, tornò in classe risbattendo la porta e ignorando le strilla della prof. intanto il rosso che lo aveva osservato aveva bofonchiato tra sé: - che tipo strano! - ed era tornato in classe con le mani incrociate dietro la testa. sapeva che konzen si stava impegnando molto facendo dei lavoretti partime dopo la scuola per mantenere il suo goku che era come un fratellino per lui, e kenren cercava un po’ di aiutarlo a dargli l’esempio frenando gli istinti da teppistello di Konzen che a volte riaffioravano dal passato.

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Capitolo 2
*** La nuova vita di Sanzo ***


La madre di Konzen morì il giorno stesso in cui nacque e il suo adorato padre lo lasciò quando aveva solo 13 anni perché ucciso da uno stupido branco di ragazzi che giocavano a fare i pistoleri. Da quel giorno il dolce bambino che era stato fino a quel momento, scomparve.

Fu accolto da un orfanotrofio cattolico dove procurò non pochi problemi alle suore che lo gestivano. Esse lo consideravano il bambino di lucifero perché un giorno, durante la preghiera mattutina in cappella, Konzen, che si rifiutava di pregare da quando era arrivato lì, si alzò sbraitando che chi prega e crede in un qualsiasi dio è un idiota, un debole, perché si attacca a qualcosa che non esiste solo per sentirsi meno fragile e insignificante.

L’animo di Konzen diventava sempre più freddo e insensibile man mano che i mesi passavano e gli altri stupidi bambini gli stavano alla larga guardandolo con timore perché plagiati dalle parole della suora superiora. - È il figlio del demonio! - Aveva affermato con tanta assurda convinzione durante la riunione dell’istituto a cui Konzen non doveva partecipare - il solo guardarlo porta alla tentazione della carne sia donne che uomini e persino noi che abbiamo scelto di dedicare la nostra vita al signore, con le sue parole vuole condurci alla perdita della fede in cristo nostro signore, ma noi combatteremo contro questo suo indurci alla perdizione, quindi, bambini, non rivolgetegli più la parola! Fate come non esistesse! -

Konzen aveva sentito tutto quella sera, era seduto sulle scale che portavano ai dormitori, di fronte alla sala riunioni, ridacchiando amaramente fra sé e pensando a quanta ipocrisia e ignoranza si celavano dietro a quelle belle parole.

Nei sei mesi seguenti, Konzen si divertì a distruggere tutte le effigi e le statue della madonna e del cristo alimentando le male lingue…si divertiva a vedere le facce dei bambini e di quelle stupide suore pieni di terrore e sgomento.

Un giorno, i ragazzi di un altro istituto, vennero a far visita in quello dove si trovava Konzen. Naturalmente tutti furono informati di quello che faceva e gli fu detto di stargli alla larga.

Mentre Konzen se ne stava in un angolo della mensa, un ragazzo si sedette al suo stesso tavolo e gli rivolse la parola: - tu devi essere il cosiddetto figlio di satana, bhe piacere, io sono Cho Gensui. Credo che anche tu abbia un nome dietro quell’orribile appellativo…potrei avere l’onore di saperlo? - Douji replicò - non dovresti parlare con me,sai?a meno che tu non voglia farti mettere in punizione… in fin dei conti sono affari tuoi - detto questo, riprese a sorseggiare il suo tè. - non mi importa dell’ignoranza di questa gente. Io faccio ciò che mi sento di fare e non vedo perché non ti dovrei parlare! Ora ti dispiace dirmi il tuo nome? - Konzen lo guardò con il suo bellissimo sguardo che riusciva a far rabbrividire anche l’etero più convinto del mondo, e gli rispose - Konzen Douji. - Dopo un minuto di silenzio, il biondino riprese - Come mai ti comporti da bravo bambino se tu, da quanto ho capito, odi questa gente? - Cho gli sorrise - per il semplice fatto che voglio farmi una vasta cultura e se mi sbattono fuori, io non potrò più apprendere. Ora ti sembrerà strano, ma se hai una cultura puoi sconfiggere l’ignoranza e farti un’idea tua, senza che qualcuno ti dica come devi pensare… -

Gensui fu il primo che lo trattò con gentilezza da quando era entrato in quel dannatissimo orfanotrofio: era un ragazzo dai capelli castano scuro e dagli occhi verdi, un sorriso perennemente stampato in volto, un carattere mite ed educato ed un abbigliamento molto singolare, ma in fondo Konzen sentiva che il suo animo era triste quanto il suo.

Cho gli fece ascoltare diversi gruppi punk che piacquero molto al biondino, così il morettino, prima di tornare nel suo istituto assieme agli altri ospiti, gli regalò un lettore CD e alcune compilation punk.

Dopo quel giorno la vita dell’istituto tornò come al solito…o no!? Infatti Konzen aveva deciso di impegnasi negli studi, diventando il primo della classe e comportandosi anche da alunno modello. Questo suo comportamento suscitò ancora più terrore tra i suoi compagni e la comunità di suore. Queste ultime, che temevano le sue capacità intellettive lo spostarono dal dormitorio e lo confinarono in una stanza del seminterrato, in quella che doveva essere una cella di una suora di clausura, dato che pensavano potesse traviare la dottrina dei loro ragazzi con le pressioni psicologiche.

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Capitolo 3
*** La Terra ritrova il Sole ***


Passò un anno, e le condizioni di Konzen peggiorarono. Ma qualcosa stava per cambiare il grigiore della sua vita…

Una mattina di dicembre, Konzen si era svegliato alle 5 per il freddo che si ostinava a penetrargli nelle ossa. Sentì dei rumori al piano di sopra, e grazie alla grata che collegava la sua cella alla sala riunioni, sentì la suora superiora che parlava con una sua sottoposta a proposito di un ragazzino a cui erano morti i genitori in un incidente d’auto, non aveva parenti, e sarebbe arrivato quella notte stessa. Improvvisamente le due suore si zittirono e un rombo di motore attirò l’attenzione di Konzen che subito si precipitò a guardare dalla finestrella che dava sul cortile dell’orfanotrofio:una macchina si era fermata davanti al portone e ne erano scese due figure, una più piccola e una più grande.

Konzen sentì uno strano presentimento che lo portava ad andare a dare una sbirciatina al piano di sopra.

Salì le scale in silenzio e vide le suore che aprirano il portone:un sacerdote dalle vesti nere e un bambino apparvero dietro quelle grandi e pesanti imposte. Quando il biondino vide quella piccola creatura, il suo cuore perse un battito:capelli castani, grandi occhi dorati e sinceri in cui si leggeva una grande tristezza, un’ampia sciarpa lo avvolgeva e copriva parzialmente il suo tenero viso, il corpo infagottato in un cappotto invernale e le sue manine guantate spuntavano appena, appena da sotto le lunghe maniche…Konzen si sentì inspiegabilmente avvampare vedendo quella piccola figura che si stagliava su un paesaggio reso candido dalla neve d’inverno che ancora si ostinava a cadere e reso surreale dal cielo che ormai era prossimo all’alba.

Quando il bambino alzò finalmente gli occhi dal pavimento che si ostinava a contemplare, guardò all’interno dell’edificio e incontrò lo sguardo di Konzen…in quel momento qualcosa si risvegliò nei loro cuori. sentimenti che sembravano appartenere ad un tempo remoto, come se si conoscessero da millenni, un affetto e un calore senza eguali era nato da quella semplice intersezione di sguardi.

Il bambino cercò di raggiungerlo, ma le suore lo fermarono dicendoli che non gli doveva dare confidenza a lui, pecorella smarrita; Konzen pensando che fosse meglio per quel piccolo angioletto, si precipitò giù dalle scale. Il bambino protese una mano nella sua direzione gridando “aspetta” e cercando di divincolarsi da quella pinguina, ma fu costretto a rinunciare e a lasciarsi condurre in dormitorio.

Il bel biondino, rifugiatosi nella sua “stanza”, si gettò sul suo smilzo e scomodo letto ripensando alla strana sensazione che aveva provato nel guardare gli occhi di quel bambino tanto dolce, aveva inoltre avvertito un senso di beatitudine, calore e imbarazzo…Konzen si paragonò a una stupida ragazzina e si diede dell’idiota sogghignando fra sé…non aveva mai mostrato interesse nei confronti di nessuno, maschio o femmina che fosse, ma quel bambino…quel bambino lo aveva letteralmente stregato!

La sera dopo, Konzen si era recato nella biblioteca dell’orfanotrofio per leggere in santa pace un buon libro, non era da molto che si era immerso nella lettura quando si sentì tirare per una manica. Abbassò il tomo che aveva tra le mani e ruotò gli occhi di lato…rimase sbalordito! Il bambino dagli occhi oro era in piedi di fianco a lui e lo guardava con il suo sguardo tra il dolce e il triste. Il piccolo reclinò il capo e, arrossendo, gli disse con non poco imbarazzo: - ciao…i-io mi chiamo Goku…e tu? -

Konzen vedendolo così tenero e impacciato, sentì uno strano tepore scaldargli l’animo, e dopo un attimo di esitazione, gli rispose: - Konzen - . Il biondino però, rammentò che le suore potevano punirlo se lo vedevano in sua compagnia. Allora Konzen, con una dolce carezza percorse la guancia di Goku con le dita per arrivare fino a sotto il mento e sollevargli il capo, di modo che potesse perdere il suo sguardo in quelle iridi auree. - ascoltami piccolo, se qualche suora ti vede parlare con me, potrebbe metterti in punizione e io non voglio che questo accada. - disse il più grande con una dolcezza che da molto tempo non faceva più parte del suo essere. Goku lo guardò e in un sussurro ribattè - perché? Perché non dovrei parlare con te?non mi importa di cosa accadrà, io voglio restarti vicino -. Si erano appena rivolti la parola per la prima volta, ma a loro sembrava di conoscersi da sempre. Istintivamente, konzen si avvicinò al viso del bambino e sfiorandogli le labbra con le sue, gli dette un leggero e casto bacio, al che entrambi arrossirono violentemente: uno per l’imbarazzo dell’ azione che aveva appena compiuto e, l’atro per lo stupore di quel malizioso brivido lungo la schiena, mai assaporato fin ad allora. Si erano separati da qualche attimo, quando avvertirono il desiderio di sfiorarsi e accarezzarsi di nuovo: uscirono dalla biblioteca per recarsi nella cella del biondino, e lì poterono coccolarsi a vicenda, quasi stessero cercando di colmare quella loro mancanza di affetto che era rimasta incolmata per tanto, troppo tempo.

Verso il declino dell’inverno, ormai tutto l’istituto sapeva della loro relazione e venivano additati come “ legame proibito”,ma a loro questo non importava. Goku e Konzen si erano costruiti un rapporto fatto di carezze e di baci, senza chieder di più al compagno.

Una notte il piccolo Goku si svegliò e non trovò il suo ragazzo sdraiato al suo fianco; si tirò su a sedere e scrutò nell’oscurità della stanza, Konzen era in piedi davanti alla finestrella di quella gattabuia e contemplava il cielo stellato come un’aquila ingabbiata brama la libertà. Il ragazzino scostò silenziosamente le coperte, si avvicinò al biondo e, cingendogli la vita in un caldo abbraccio, gli sussurrò in tono infantile: - Qualcosa non va, Konzen? - il bel quindicenne intrecciò una mano che gli accarezzava il ventre caldo con la sua e, senza voltarsi rispose: - Goku, ti prometto che ti farò uscire da qui, da questo inferno…a costo di qualunque sacrificio. -

Detto questo, si voltò a guardare il suo ragazzo negli occhi e, quasi a suggellare quella promessa, lo baciò intensamente. Dopo qualche minutio Konzen lo prese in braccio e lo posò delicatamente sul letto, gli rimboccò le coperte e gli disse in un dolce soffio di non preoccuparsi. Poi, quando anche il ragazzo più grande si fu infilato sotto le coperte, si addormentarono nel calore rassicurante dei loro corpi.

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Capitolo 4
*** Liberi Dall'eterno presente. ***


Canti gioiosi di cinciallegre salutavano la primavera, e lo sbocciare della prima margherita riempì i loro cuori di sicurezza e coraggio.

La loro corsa verso la libertà era stata salutata dai primi raggi di una nuova stagione.

Non sapevano dove stavano andando, non sapevano se avrebbero mai trovato una collocazione in quel mondo, ma non gli importava; loro si sentivano adeguati stando insieme, come se facessero parte di una realtà distante anni luce.

La pioggia cominciò a scendere delicata, dando il tempo ai due ragazzini di rifugiarsi sotto la tettoia di una lussuosa villa, prima di inasprire il suo scroscio.

Konzen accolse il piccolo Goku tra le sue braccia tenendolo al riparo dal freddo. Quel corpicino esile adagiato sul suo petto, così caldo e rassicurante, lo stimolava ad andare avanti, a provare a vivere, a costruire un futuro al suo piccolo dio.

Guardò la villa alle loro spalle pensando a quando avrebbero potuto vere un loro tetto sulla testa.

<< Goku >> disse, spezzando il silenzio << Ti piacerebbe vivere in una casa come questa? >>   

Il piccolo si girò osservando, con l’oro curioso dei suoi occhi, l’edificio che li sovrastava.

<< È una bella casa, ma se tu non abitassi con me, diventerebbe il posto più brutto e triste che io possa immaginare.>>

Konzen, sentendo tali parole, lo aveva abbracciato con quanta forza aveva in corpo.

<< Troveremo una casa provvisoria e io cercherò lavoro. Ne farò 2, 3, 4…quanti ne bastano affinché tu non debba lavorare mai. Andremo a scuola e se avrai voglia di proseguire gli studi, ti farò frequentare la migliore università del Kanto; mi laureerò anch’io per trovare un buon lavoro e comprare la casa dei nostri sogni… >>

Il biondo si chiese se quello era ciò che tutti chiamavano “pensare al futuro”. Lui non lo aveva mai fatto, non aveva mai visto una via d’uscita in quello statico e inespressivo orfanotrofio, ma ora la sensazione quella situazione bloccata in un presente infinito era diventata passato. Stava pensando all’avvenire come poteva fare un comune ragazzino alla sua età.

Goku si strinse sempre di più a lui riscuotendolo dai suoi pensieri che, davanti a quegl’occhi dorati, sembravano trovar conferma e perder di significato allo stesso tempo.

Ad un tratto la porta di quella villa si aprì.

<< Signora Yashiro, io vado. Tornerò per cena! >>

<< Ok, va bene! Ma, Cho, quante volte ti devo ripetere di chiamami mamma? >>

Si sentì rispondere dall’interno.

Konzen conosceva quella voce, e poi quel nome, Cho, non gli era nuovo.

Infatti, quando vide il ragazzo chiudere la porta di casa e allontanarsi sotto un ombrello nero, non ebbe più dubbi: capelli scuri e cresta, giacca di pelle, pantaloni scozzesi e borchie… non poteva essere che il ragazzo che lo aveva iniziato al punk.

<< Hey, Gensui! >> Urlò il biondo. Il ragazzo si girò e, vedendolo, sorrise dolcemente: << Douji! Che piacere rivederti! Cosa ci fai da queste parti? >>

Konzen gli raccontò le sue vicende e il moro che, con i suoi occhi smeraldo sembrava leggere nell’anima, sorrise di nuovo, poi si avvicinò al piccolo e si presentò.

Quel fortuito incontro fu decisivo per la loro nuova vita senza catene. La madre di Gensui, Ryoko Yashiro, una donna un po’ singolare, dal comportamento a volte infantile, a volte maturo e autoritario, li adottò assieme al suo marito Daisuke Yashiro, un uomo dolce e dai tratti femminei, che non avevano avuto problemi con il rapporto molto intimo fra Konzen e Goku.

Per mesi vissero tranquilli, finché un giovane dai capelli rossi, non fu ritrovato in pessime condizioni, davanti alla loro porta di casa.

 

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