La Seconda Rinascita di DarciaSama (/viewuser.php?uid=49494)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Preghiera Di Genjo Sanzo ***
Capitolo 2: *** La nuova vita di Sanzo ***
Capitolo 3: *** La Terra ritrova il Sole ***
Capitolo 4: *** Liberi Dall'eterno presente. ***
Capitolo 1 *** La Preghiera Di Genjo Sanzo ***
- Mi dispiace Goku...Non sono riuscito a difenderti. - Dice il biondo
monaco dagli occhi d'ametista;il sangue scarlatto che esce dalle sue
ferite contrasta fortemente con il candore della sua pelle e delle sue
vesti sacerdotali.Sta agonizzando ,ma ha ancora forza di stingere a
sé
quel piccolo corpo ove non alberga più vita . - Scusa per
ogni volta
che ti ho sgridato ingiustamente,per tutte le volte che ti ho picchiato
solo perché volevi dimostrarmi affetto e io non telo
permettevo…solo
perché non volevo più soffrire…ti
prego,scusa questo miserabile e
dannato bonzo!Ti prometto che sarò di nuovo il tuo
sole… - Sanzo si
guarda attorno per un attimo:accanto a lui giace inerte un ragazzo dai
capelli purpurei che sbiadiscono nel mare scarlatto che esce dalle sue
ferite e anche da quelle del suo inseparabile amico ,accasciato al suo
fianco, che lo ha seguito fin nell’oblio profondo.
- Anche voi…Gojyo…Hakkai…perdonate i
miei errori! -
Detto
questo tornò a guardare il volto di quel ragazzino che un
tempo
esprimeva vivacità e tenerezza,ma ora sembra solo una
bambola
senz’anima.
Il monaco alza lo sguardo al cielo…un cielo cupo, con
nuvole tinte di rubino e ombre che sembrano voler riflettere la
devastazione terrestre...una lacrima percorre il suo viso e con le sue
ultime energie rivolge una preghiera agli dei supplicandoli di
permettergli di mantenere la promessa fatta alla sua piccola scimmia.
La
vista di Sanzo comincia a farsi annebbiata,le forze lo stanno
abbandonando…appoggia la sua fronte di semidio sui capelli
castani del
demone eretico tra le sue braccia e respirando per l’ultima
volta il
profumo di quel dolce ragazzo,lascia che la vita scorra via dal suo
corpo…
Quello fu l’ultimo duello combattuto dai quattro ragazzi ,che
dopo aver risolto l’anomalia del togenkyo,si stavano avviando
verso
est,ma erano stati circondati dagli scagnozzi di gyokumen koshu.
Anche
se sfiniti,il gruppo di sanzo aveva lottato con le loro ultime forze
che erano bastate a eliminare tutti quei demoni,ma non a salvarli.
I loro corpi giacevano su quel terreno color cremisi ed erano al centro
di una distesa di cadaveri.
Ormai
più nessun barlume di vita si scorgeva in quel territorio
dimenticato
dagli dei,ma tutto questo non impediva ad una preghiera invocata da
soavi labbra candide di raggiungere le orecchie della dea della
misericordia..
500 ANNI DOPO In una scuola di tokyo…
Delle
urla si sentono provenire da un’aula. sembrano una
professoressa
sclerata e un alunno indisciplinato che stanno litigando molto
vivacemente. Ad un certo punto si riesce a distinguere dal groviglio di
urla un - Douji, TI SBATTO DAL PRESIDE! – un brusco
spostamento di una
sedia che poi cade a terra e l’alunno che replica - LE
RISPARMIO IL
DISTURBO,PROFESSORESSA DEL MIO CAZZO! -
Ed ecco l’alunno in
questione che esce sbattendosi la porta alle spalle:capelli biondi con
gli spyke tirati su con la colla di pesce, frangetta e due ciuffi di
capelli che scendono lungo le guance candide, occhi suadenti del color
dell’ametista,un viso da angelo dai tratti dolci e femminei
aggrottato
in un espressione collerica,abbigliamento punkeggiante adagiato su un
corpo perfetto con borchie a seguito. la cartella su una spalla fa
intuire quanto sia “tanta”la sua voglia di rimanere
tra le mura
scolastiche.
- sempre a combinare guai.. vero Konzen? - Konzen si
volta e guardare un ragazzo appoggiato sulla porta della sua
classe:lunghi capelli rossi e occhi dello stesso colore,il fisico
atletico interamente rivestito da pelle nera,anelli e catene varie e le
mani vicino alla bocca nell’atto di accendersi una sigaretta.
- che vuoi anche tu,Kenren? - gli domanda con fare burbero il
biondino.
- Non credi che facendo questo daresti un cattivo esempio a
Goku? -
La
risposta alla domanda del metallaro fu un – tsk - molto
irritato.Ma il
punkettone girò sui tacchi, tornò in classe
risbattendo la porta e
ignorando le strilla della prof. intanto il rosso che lo aveva
osservato aveva bofonchiato tra sé: - che tipo strano!
- ed era
tornato in classe con le mani incrociate dietro la testa. sapeva che
konzen si stava impegnando molto facendo dei lavoretti partime dopo la
scuola per mantenere il suo goku che era come un fratellino per lui, e
kenren cercava un po’ di aiutarlo a dargli
l’esempio frenando gli
istinti da teppistello di Konzen che a volte riaffioravano dal passato.
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Capitolo 2 *** La nuova vita di Sanzo ***
La madre
di Konzen morì il giorno stesso in cui nacque e il suo
adorato padre lo lasciò
quando aveva solo 13 anni perché ucciso da uno stupido
branco di ragazzi che
giocavano a fare i pistoleri. Da quel giorno il dolce bambino che era
stato
fino a quel momento, scomparve.
Fu
accolto da un orfanotrofio cattolico dove procurò non pochi
problemi alle suore
che lo gestivano. Esse lo consideravano il bambino di lucifero
perché un
giorno, durante la preghiera mattutina in cappella, Konzen, che si
rifiutava di
pregare da quando era arrivato lì, si alzò
sbraitando che chi prega e crede in
un qualsiasi dio è un idiota, un debole, perché
si attacca a qualcosa che non
esiste solo per sentirsi meno fragile e insignificante.
L’animo
di Konzen diventava sempre più freddo e insensibile man mano
che i mesi
passavano e gli altri stupidi bambini gli stavano alla larga
guardandolo con
timore perché plagiati dalle parole della suora superiora. -
È il figlio del
demonio! - Aveva
affermato con tanta
assurda convinzione durante la riunione dell’istituto a cui
Konzen non doveva
partecipare - il solo guardarlo porta alla tentazione della carne sia
donne che
uomini e persino noi che abbiamo scelto di dedicare la nostra vita al
signore,
con le sue parole vuole condurci alla perdita della fede in cristo
nostro
signore, ma noi combatteremo contro questo suo indurci alla perdizione,
quindi,
bambini, non rivolgetegli più la parola! Fate come non
esistesse! -
Konzen aveva
sentito tutto quella sera, era seduto sulle scale che portavano ai
dormitori,
di fronte alla sala riunioni, ridacchiando amaramente fra sé
e pensando a
quanta ipocrisia e ignoranza si celavano dietro a quelle belle parole.
Nei sei
mesi seguenti, Konzen si divertì a distruggere tutte le
effigi e le statue
della madonna e del cristo alimentando le male lingue…si
divertiva a vedere le
facce dei bambini e di quelle stupide suore pieni di terrore e sgomento.
Un
giorno, i ragazzi di un altro istituto, vennero a far visita in quello
dove si
trovava Konzen. Naturalmente tutti furono informati di quello che
faceva e gli
fu detto di stargli alla larga.
Mentre
Konzen se ne stava in un angolo della mensa, un ragazzo si sedette al
suo
stesso tavolo e gli rivolse la parola: - tu devi essere il cosiddetto
figlio di
satana, bhe piacere, io sono Cho Gensui. Credo che anche tu abbia un
nome
dietro quell’orribile appellativo…potrei avere
l’onore di saperlo? - Douji
replicò - non dovresti parlare con me,sai?a meno che tu non
voglia farti
mettere in punizione… in fin dei conti sono affari tuoi -
detto questo, riprese
a sorseggiare il suo tè. - non mi importa
dell’ignoranza di questa gente. Io
faccio ciò che mi sento di fare e non vedo perché
non ti dovrei parlare! Ora ti
dispiace dirmi il tuo nome? - Konzen
lo
guardò con il suo bellissimo sguardo che riusciva a far
rabbrividire anche
l’etero più convinto del mondo, e gli rispose -
Konzen Douji. - Dopo
un minuto di silenzio, il biondino
riprese - Come mai ti comporti da bravo bambino se tu, da quanto ho
capito, odi
questa gente? - Cho gli sorrise - per il semplice fatto che voglio
farmi una
vasta cultura e se mi sbattono fuori, io non potrò
più apprendere. Ora ti
sembrerà strano, ma se hai una cultura puoi sconfiggere
l’ignoranza e farti
un’idea tua, senza che qualcuno ti dica come devi
pensare… -
Gensui fu
il primo che lo trattò con gentilezza da quando era entrato
in quel
dannatissimo orfanotrofio: era un ragazzo dai capelli castano scuro e
dagli
occhi verdi, un sorriso perennemente stampato in volto, un carattere
mite ed
educato ed un abbigliamento molto singolare, ma in fondo Konzen sentiva
che il
suo animo era triste quanto il suo.
Cho gli
fece ascoltare diversi gruppi punk che piacquero molto al biondino,
così il
morettino, prima di tornare nel suo istituto assieme agli altri ospiti,
gli regalò
un lettore CD e alcune compilation punk.
Dopo quel
giorno la vita dell’istituto tornò come al
solito…o no!? Infatti Konzen aveva
deciso di impegnasi negli studi, diventando il primo della classe e
comportandosi anche da alunno modello. Questo suo comportamento
suscitò ancora
più terrore tra i suoi compagni e la comunità di
suore. Queste ultime, che
temevano le sue capacità intellettive lo spostarono dal
dormitorio e lo
confinarono in una stanza del seminterrato, in quella che doveva essere
una
cella di una suora di clausura, dato che pensavano potesse traviare la
dottrina
dei loro ragazzi con le pressioni psicologiche.
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Capitolo 3 *** La Terra ritrova il Sole ***
Passò
un
anno, e le condizioni di Konzen peggiorarono. Ma qualcosa stava per
cambiare il
grigiore della sua vita…
Una
mattina di dicembre, Konzen si era svegliato alle 5 per il freddo che
si
ostinava a penetrargli nelle ossa. Sentì dei rumori al piano
di sopra, e grazie
alla grata che collegava la sua cella alla sala riunioni,
sentì la suora
superiora che parlava con una sua sottoposta a proposito di un
ragazzino a cui
erano morti i genitori in un incidente d’auto, non aveva
parenti, e sarebbe
arrivato quella notte stessa. Improvvisamente le due suore si zittirono
e un rombo
di motore attirò l’attenzione di Konzen che subito
si precipitò a guardare
dalla finestrella che dava sul cortile dell’orfanotrofio:una
macchina si era
fermata davanti al portone e ne erano scese due figure, una
più piccola e una
più grande.
Konzen
sentì
uno strano presentimento che lo portava ad andare a dare una
sbirciatina al
piano di sopra.
Salì
le
scale in silenzio e vide le suore che aprirano il portone:un sacerdote
dalle
vesti nere e un bambino apparvero dietro quelle grandi e pesanti
imposte. Quando
il biondino vide quella piccola creatura, il suo cuore perse un
battito:capelli
castani, grandi occhi dorati e sinceri in cui si leggeva una grande
tristezza,
un’ampia sciarpa lo avvolgeva e copriva parzialmente il suo
tenero viso, il
corpo infagottato in un cappotto invernale e le sue manine guantate
spuntavano
appena, appena da sotto le lunghe maniche…Konzen si
sentì inspiegabilmente
avvampare vedendo quella piccola figura che si stagliava su un
paesaggio reso
candido dalla neve d’inverno che ancora si ostinava a cadere
e reso surreale
dal cielo che ormai era prossimo all’alba.
Quando il
bambino alzò finalmente gli occhi dal pavimento che si
ostinava a contemplare,
guardò all’interno dell’edificio e
incontrò lo sguardo di Konzen…in quel
momento qualcosa si risvegliò nei loro cuori. sentimenti che
sembravano
appartenere ad un tempo remoto, come se si conoscessero da millenni, un
affetto
e un calore senza eguali era nato da quella semplice intersezione di
sguardi.
Il
bambino cercò di raggiungerlo, ma le suore lo fermarono
dicendoli che non gli
doveva dare confidenza a lui, pecorella smarrita; Konzen pensando che
fosse
meglio per quel piccolo angioletto, si precipitò
giù dalle scale. Il bambino
protese una mano nella sua direzione gridando
“aspetta” e cercando di
divincolarsi da quella pinguina, ma fu costretto a rinunciare e a
lasciarsi
condurre in dormitorio.
Il bel
biondino, rifugiatosi nella sua “stanza”, si
gettò sul suo smilzo e scomodo
letto ripensando alla strana sensazione che aveva provato nel guardare
gli
occhi di quel bambino tanto dolce, aveva inoltre avvertito un senso di
beatitudine, calore e imbarazzo…Konzen si
paragonò a una stupida ragazzina e si
diede dell’idiota sogghignando fra
sé…non aveva mai mostrato interesse nei
confronti di nessuno, maschio o femmina che fosse, ma quel
bambino…quel bambino
lo aveva letteralmente stregato!
La sera
dopo, Konzen si era recato nella biblioteca dell’orfanotrofio
per leggere in
santa pace un buon libro, non era da molto che si era immerso nella
lettura quando
si sentì tirare per una manica. Abbassò il tomo
che aveva tra le mani e ruotò
gli occhi di lato…rimase sbalordito! Il bambino dagli occhi
oro era in piedi di
fianco a lui e lo guardava con il suo sguardo tra il dolce e il triste.
Il
piccolo reclinò il capo e, arrossendo, gli disse con non
poco imbarazzo: -
ciao…i-io mi chiamo Goku…e tu? -
Konzen
vedendolo così tenero e impacciato, sentì uno
strano tepore scaldargli l’animo,
e dopo un attimo di esitazione, gli rispose: - Konzen - . Il biondino
però,
rammentò che le suore potevano punirlo se lo vedevano in sua
compagnia. Allora
Konzen, con una dolce carezza percorse la guancia di Goku con le dita
per
arrivare fino a sotto il mento e sollevargli il capo, di modo che
potesse
perdere il suo sguardo in quelle iridi auree. - ascoltami piccolo, se
qualche
suora ti vede parlare con me, potrebbe metterti in punizione e io non
voglio
che questo accada. - disse
il più grande
con una dolcezza che da molto tempo non faceva più parte del
suo essere. Goku
lo guardò e in un sussurro ribattè - perché?
Perché non dovrei parlare con te?non mi importa di cosa
accadrà, io voglio
restarti vicino -. Si erano appena rivolti la parola per la prima
volta, ma a
loro sembrava di conoscersi da sempre. Istintivamente, konzen si
avvicinò al
viso del bambino e sfiorandogli le labbra con le sue, gli dette un
leggero e
casto bacio, al che entrambi arrossirono violentemente: uno per
l’imbarazzo
dell’ azione che aveva appena compiuto e, l’atro
per lo stupore di quel
malizioso brivido lungo la schiena, mai assaporato fin ad allora. Si
erano
separati da qualche attimo, quando avvertirono il desiderio di
sfiorarsi e
accarezzarsi di nuovo: uscirono dalla biblioteca per recarsi nella
cella del
biondino, e lì poterono coccolarsi a vicenda, quasi stessero
cercando di
colmare quella loro mancanza di affetto che era rimasta incolmata per
tanto,
troppo tempo.
Verso il
declino dell’inverno, ormai tutto l’istituto sapeva
della loro relazione e
venivano additati come “ legame proibito”,ma a loro
questo non importava. Goku
e Konzen si erano costruiti un rapporto fatto di carezze e di baci,
senza
chieder di più al compagno.
Una notte
il piccolo Goku si svegliò e non trovò il suo
ragazzo sdraiato al suo fianco;
si tirò su a sedere e scrutò
nell’oscurità della stanza, Konzen era in piedi
davanti alla finestrella di quella gattabuia e contemplava il cielo
stellato
come un’aquila ingabbiata brama la libertà. Il
ragazzino scostò silenziosamente
le coperte, si avvicinò al biondo e, cingendogli la vita in
un caldo abbraccio,
gli sussurrò in tono infantile: - Qualcosa non va, Konzen? -
il bel quindicenne
intrecciò una mano che gli accarezzava il ventre caldo con
la sua e, senza
voltarsi rispose: - Goku, ti prometto che ti farò uscire da
qui, da questo
inferno…a costo di qualunque sacrificio. -
Detto
questo, si voltò a guardare il suo ragazzo negli occhi e,
quasi a suggellare
quella promessa, lo baciò intensamente. Dopo qualche minutio
Konzen lo prese in
braccio e lo posò delicatamente sul letto, gli
rimboccò le coperte e gli disse in
un dolce soffio di non preoccuparsi. Poi, quando anche il ragazzo
più grande si
fu infilato sotto le coperte, si addormentarono nel calore rassicurante
dei
loro corpi.
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Capitolo 4 *** Liberi Dall'eterno presente. ***
Canti
gioiosi di cinciallegre salutavano la primavera, e lo sbocciare della
prima
margherita riempì i loro cuori di sicurezza e coraggio.
La loro
corsa verso la libertà era stata salutata dai primi raggi di
una nuova
stagione.
Non
sapevano dove stavano andando, non sapevano se avrebbero mai trovato
una
collocazione in quel mondo, ma non gli importava; loro si sentivano
adeguati
stando insieme, come se facessero parte di una realtà
distante anni luce.
La
pioggia cominciò a scendere delicata, dando il tempo ai due
ragazzini di
rifugiarsi sotto la tettoia di una lussuosa villa, prima di inasprire
il suo
scroscio.
Konzen
accolse il piccolo Goku tra le sue braccia tenendolo al riparo dal
freddo. Quel
corpicino esile adagiato sul suo petto, così caldo e
rassicurante, lo stimolava
ad andare avanti, a provare a vivere, a costruire un futuro al suo
piccolo dio.
Guardò
la
villa alle loro spalle pensando a quando avrebbero potuto vere un loro
tetto
sulla testa.
<<
Goku
>> disse, spezzando il silenzio << Ti
piacerebbe vivere in una casa
come questa? >>
Il
piccolo si girò osservando, con l’oro curioso dei
suoi occhi, l’edificio che li
sovrastava.
<<
È una bella casa, ma se tu non abitassi con me, diventerebbe
il posto più
brutto e triste che io possa immaginare.>>
Konzen,
sentendo tali parole, lo aveva abbracciato con quanta forza aveva in
corpo.
<<
Troveremo una casa provvisoria e io cercherò lavoro. Ne
farò 2, 3, 4…quanti ne
bastano affinché tu non debba lavorare mai. Andremo a scuola
e se avrai voglia
di proseguire gli studi, ti farò frequentare la migliore
università del Kanto;
mi laureerò anch’io per trovare un buon lavoro e
comprare la casa dei nostri
sogni… >>
Il biondo
si chiese se quello era ciò che tutti chiamavano
“pensare al futuro”. Lui non
lo aveva mai fatto, non aveva mai visto una via d’uscita in
quello statico e
inespressivo orfanotrofio, ma ora la sensazione quella situazione
bloccata in
un presente infinito era diventata passato. Stava pensando
all’avvenire come
poteva fare un comune ragazzino alla sua età.
Goku si
strinse sempre di più a lui riscuotendolo dai suoi pensieri
che, davanti a
quegl’occhi dorati, sembravano trovar conferma e perder di
significato allo
stesso tempo.
Ad un
tratto la porta di quella villa si aprì.
<<
Signora Yashiro, io vado. Tornerò per cena! >>
<<
Ok, va bene! Ma, Cho, quante volte ti devo ripetere di chiamami mamma?
>>
Si
sentì
rispondere dall’interno.
Konzen
conosceva
quella voce, e poi quel nome, Cho, non gli era nuovo.
Infatti,
quando vide il ragazzo chiudere la porta di casa e allontanarsi sotto
un
ombrello nero, non ebbe più dubbi: capelli scuri e cresta,
giacca di pelle,
pantaloni scozzesi e borchie… non poteva essere che il
ragazzo che lo aveva
iniziato al punk.
<<
Hey, Gensui! >> Urlò il biondo. Il ragazzo si
girò e, vedendolo, sorrise
dolcemente: << Douji! Che piacere rivederti! Cosa ci fai
da queste parti?
>>
Konzen
gli raccontò le sue vicende e il moro che, con i suoi occhi
smeraldo sembrava
leggere nell’anima, sorrise di nuovo, poi si
avvicinò al piccolo e si presentò.
Quel fortuito
incontro fu decisivo per la loro nuova vita senza catene. La madre di
Gensui,
Ryoko Yashiro, una donna un po’ singolare, dal comportamento
a volte infantile,
a volte maturo e autoritario, li adottò assieme al suo
marito Daisuke Yashiro,
un uomo dolce e dai tratti femminei, che non avevano avuto problemi con
il
rapporto molto intimo fra Konzen e Goku.
Per mesi
vissero tranquilli, finché un giovane dai capelli rossi, non
fu ritrovato in
pessime condizioni, davanti alla loro porta di casa.
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