L'incantatore di MystOfTheStars (/viewuser.php?uid=42764)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Hyuu
^^/
Ciao a tutti.
...sì lo so che avevo detto che ho esami fino a luglio e
invece eccomi qui che parto con questa nuova fiction a capitoli...
(invece di continuare quella già in corso...)
Ma questa cosa richiedeva di essere scritta.. perchè manca
ancora molto all'uscita del prossimo capitolo di Tsubasa e, anche se
questo significa un po' riposo dalle assurdità ecc, per me
significa ricominciare a pensare CON TERRORE a cosa potrebbere
succedere alla fine della storia... soprattutto a Kurogane e Fay...
Eccomi quindi con una what IF...? che più IF non si
può - speriamo che non accada nulla del genere - basata
inoltre su un mio trip mentale... e cioè:
Sappiamo tutti la storia delle anime gemelle, no? Abbiamo visto che
Touya e Yukito stanno assieme in tutte le dimensioni, Ashura e Yasha
anche, Arashi e Sorata pure... ma.... Kurogane e Fay provengono da
mondi diversi! Da qui, mi chedo se forse nel loro incontro non ci sia
qualcosa di "sbagliato"... il Fay/Yuui che conosciamo noi è davvero quello destinato a Kurogane, e viceversa?
(Nota: cercherò di parlare il meno possibile di Sakura e
Shaoran in questa fiction... non perchè li voglia ignorare,
ma perchè con tutti i misteri irrisolti ancora in sospeso,
non ho davvero la forza di pensare a qualche ipotesi assurda a loro proposito... non
vogliatemene...)
Per la serie: come potrebbe andare a finire...? Myst&TrenItalia
production presenta...
*…L’incantatore…*
La morte si
impossessò di Yuui troppo velocemente perché lui
potesse prendere coscienza di qualcosa di più delle tenebre
che improvvisamente seguirono allo scoppio di luce
dell’incantesimo.
Tuttavia, se avesse
potuto provare qualcosa, sicuramente gli sarebbe dispiaciuto di essere
costretto ad abbandonare quella vita che aveva imparato ad amare da
così breve tempo… ma solo un poco. Dare quella
vita per lui – che così tante volte
gliel’aveva salvata – era l’unica scelta
che poteva fare in quel momento. E l’aveva fatta…
Fay sarebbe stato fiero di lui.
>>>
<<<
Tomoyo passeggiava lungo il ponte di legno dipinto, nel
giardino del suo palazzo a Nihon. La primavera aveva lasciato il posto
all’inizio dell’estate, ma quel giorno
l’afa era attenuata da una brezza gentile, che spandeva
intorno il profumo dei fiori che coloravano le aiuole e incorniciavano
i vialetti ghiaiosi.
La principessa osservò la sua immagine
nell’acqua del laghetto: il cielo blu circondava il suo viso
increspato da piccole onde, e pesci esotici e multicolori nuotavano
fuori e dentro una piccola nuvola bianco latte.
Diversi metri dietro di lei, veniva Kurogane. Bardato della
sua armatura e del suo mantello nero, il ninja non sembrava affatto
risentire della temperatura. A dire il vero, da quando era tornato a
Nihon dal suo viaggio nelle dimensioni, sembrava che nulla potesse
toccarlo: non il freddo dell’inverno, non il calore del sole
estivo, non le gemme primaverili ed i boccioli che nascevano in quel
giardino… non le battaglie con i nemici, che un tempo lo
animavano tanto, né il conforto delle persone intorno a lui.
Quel giorno, in quella dimensione lontana, qualcosa era
andato male: la fatica, forse un guasto… il suo braccio
meccanico non aveva risposto bene, e il ninja si era ritrovato inerme
di fronte al nemico.
Yuui gli aveva fatto da scudo con il suo corpo, ma
l’incantesimo era stato troppo potente per il suo sangue di
vampiro, e il suo corpo senza vita era caduto a terra, sotto lo sguardo
impotente di Kurogane.
Ciò che era successo dopo, non aveva importanza.
Sembrava che per lui il tempo si fosse fermato in
quell’istante.
Tomoyo riprese a camminare, diretta verso il padiglione
centrale, per incontrare la sorella.
Nessuno avrebbe potuto restituire Yuui a Kurogane, nessuno. E
purtroppo lui lo sapeva bene.
>>>
<<<
I punti da discutere quel giorno erano un po’
noiosi, e nel padiglione chiuso l’aria era pesante e calda.
Tomoyo si ravviò i capelli e agitò il suo
ventaglio colorato.
“…infine, dobbiamo pensare a cominciare
i preparativi per la festa di mezza estate.” Disse il
segretario, un ometto anziano e minuto vestito di uno yukata chiaro.
“Avevamo già compilato una lista con
gli artisti da mandare a chiamare, se non erro.”
Commentò Amaterasu, con tono vagamente annoiato.
“A questo proposito, Imperatrice, mi è
giunta voce che nel nord di Nihon è arrivata una compagnia
da oltreoceano. Pare sia composta da artisti incredibilmente bravi, mia
Signora… prestigiatori, acrobati… stanno
spopolando, al nord.”
“Davvero? – fece Amaterasu, che sembrava
voler tagliare corto – Beh, allora lascio a te il compito di
decidere se si tratta di artisti validi, segretario. Se ritieni che lo
siano, chiamali, e sarà bello vedere uno spettacolo nuovo a
palazzo, quest’anno.”
L’omino capì che quello era un congedo,
si inchinò rispettosamente e uscì dal padiglione.
“Hai già deciso che cosa suonerai la
sera della festa, sorella?” chiese Tomoyo
all’imperatrice.
Era ormai tradizione che Amaterasu, durante i
festeggiamenti, si esibisse davanti al suo popolo con la sua
arpa… la bellezza del suo suono era tale, che quello era uno
dei momenti più attesi della festa.
“Quasi. Mi hanno scritto una nuova melodia, e sono
impaziente di provarla.” Rispose lei alzandosi.
Salutò la sorella ed uscì anche lei dal
padiglione.
Tomoyo si alzò a sua volta. La festa di
quell’anno sarebbe stata sontuosa come al solito, ricca di
musiche, danze, spettacoli e banchetti. La parte che lei apprezzava di
più, personalmente, era quella dei fuochi
d’artificio… e poi, era anche vagamente curiosa di
vedere cosa sapevano fare questi nuovi artisti su cui si era diffusa la
voce.
Sperava vivamente che una serata di gioia e festeggiamenti
avrebbe potuto donare un po’ di sollievo al cuore ferito del
ninja.
>>>
<<<
Kurogane osservava il tramonto mentre tornava a casa.
Uno stormo di corvi si era alzato in volo e le loro ali si
agitavano contro la luce rossa del sole morente, mentre le prime stelle
cominciavano a splendere nel cielo ancora azzurro.
Tornava a casa, come faceva sempre. Ma non che avesse molto
senso tornare a casa, per lui.
Aveva voluto fare ritorno a Nihon, con tutto se stesso,
l’aveva giurato a Tomoyo ed aveva mantenuto il giuramento.
Ma tornare a casa non l’aveva mai fatto sentire
così vuoto.
A che serve guadagnare qualcosa e tentare di conservarla con
tutta la nostra forza, se poi ci viene strappata senza che noi possiamo
fare nulla?
Si chiuse la porta alle spalle, si tolse i pesanti stivali
che portava e si slacciò il mantello. Prese a togliersi
l’armatura, e imprecò quando quella ferraglia
spigolosa si impigliò nella stoffa nera che portava legata
al polso sinistro. Tenendo su alla bell’e meglio
l’armatura, per evitare che strappasse il tessuto cadendo a
terra, armeggiò con la mano destra per sciogliere il nodo
– era molto stretto, d’altronde, non correva certo
il pericolo di bloccare la circolazione del sangue nel braccio.
Non c’era luce, nella stanza – il sole
era ormai tramontato – e Kurogane si affidò al
tatto per districare lentamente la stoffa dalle maglie
dell’armatura.
Questa cadde a terra, ignorata, mentre Kurogane stringeva
tra le dita quell’insolito bracciale.
Avrebbe dovuto prepararsi il futon, a questo
punto…
Avrebbe dovuto essere felice di essere a Nihon, di
nuovo…
Invece, si portò al viso la benda di Yuui. Quella
benda che si era legato al polso dopo aver detto addio al suo cadavere.
All’inizio, la stoffa aveva addirittura conservato
l’odore dei suoi capelli. Adesso, era logora… ma
ancora legata al suo braccio.
Un improvviso dolore alla bocca dello stomaco lo costrinse a
sedersi sul pavimento.
Crollò, più che sedersi.
Lo spasmo lo lasciò senza fiato, mentre un
brivido gli percorreva la schiena.
Tremava, e i singhiozzi gli uscivano a stento, mentre le
lacrime gli rigavano le guance.
…non ho
chiesto io di incontrarti. Stavo bene anche senza di te. Ma avresti
dovuto rimanere, dannazione, invece di andartene!
Strinse i pugni, le unghie gli penetrarono nella carne del
palmo. Sofferenza fisica… un conforto rispetto al mostro che
gli stava strappando via l’anima a morsi.
Lo stupido mago camminava
accanto a lui col suo solito incedere felino, a passi lunghi e leggeri.
La nebbia li circondava e la piccola polpettina bianca si divertiva
alle sue spalle… “Brr.. che paura!”
squittiva, imitando la sua voce. Yuui si voltava, sul suo viso
compariva un sorriso rassicurante, caldo “Non
temere…ci sono io vicino a te!”
Ora che non ci sei
più che cosa dovrei fare, eh?!? BRUTTO IDIOTA!!!
Non doveva prendersela con lui… ma…
avrebbe tanto voluto avere di fronte un’orda di oni da
sterminare. Ma anche una volta sfogatosi così…
sarebbe ritornato a dormire in una stanza vuota.
In quella stanza di Nihon… non ci sarebbe
più stato Yuui a regalargli un pugno di buon risveglio ed un
sorriso di gratitudine.
Smettila di
piangere, idiota… ma i singhiozzi continuavano
a scuoterlo. Kurogane si prese la testa tra le mani, mentre la stoffa
dei pantaloni si intrideva delle sue lacrime.
>>>
<<<
“…puoi ripetere, per favore?”
la principessa non era sicura di aver sentito bene.
Il segretario la guardò e celò a
malapena un sospiro. “Stavo dicendo, mia signora, che mi sono
informato su quella compagnia di artisti di cui vi avevo parlato in
precedenza. Pare che il loro punto forte siano i gemelli Fluorite, una
coppia di giovani prestigiatori straordinari che si esibiscono in
numeri che lasciano gli spettatori strabiliati. Me ne hanno parlato con
così tanto entusiasmo, che ho deciso di
chiamarli… Mia signora, so bene che vostra sorella
l’Imperatrice è poco interessata a questi dettagli
organizzativi, ma noto che anche voi non vi state porgendo
attenzione… comprendo di annoiarvi con questi discorsi, ma
avevo ritenuto che fosse mio dovere informarvi della mia decisione a
riguardo e dei motivi che…”
“Ma certo, hai fatto benissimo, come sempre
– lo interruppe Tomoyo con un cenno brusco della mano
– Ora ti prego di scusarmi.”
Il segretario, rassegnato, chinò il capo in segno
di deferenza, mentre la principessa spariva per i corridoi del palazzo.
Tomoyo si allontanò in fretta, ma poi
rallentò il passo, mentre raggiungeva le sue stanze. Anche i
pensieri che le invadevano la testa cominciarono a prendere una forma
meglio definita.
… i gemelli Fluorite… Fay D
Fluorite…Yuui, anzi… il mago biondo per cui
Kurogane aveva perduto il braccio e… per fortuna che
Kurogane era di guardia all’esterno del palazzo, adesso, e
non poteva vedere il turbamento sul suo viso.
…che fosse una coincidenza…? Ma
no… lo sapeva, non esistono coincidenze, a questo mondo.
Solo l’INEVITABILE.
Le ancelle le servirono un calice colmo di una bevanda
fresca e la osservarono preoccupate: forse la signora stava male a
causa del caldo?
Tomoyo tentò di spiegare loro che era tutto a
posto, e le ancelle, un po’ incerte, la lasciarono sola. Era
raro vedere la principessa Tomoyo così turbata.
Si era più volte chiesta se non fosse inevitabile
che Yuui morisse. Beh, era successo, e nulla poteva portare indietro il
tempo e farlo tornare in vita… ma…
Chissà, forse quel mago, dopotutto, non era la
persona destinata a Kurogane. Forse.
Forse… forse c’era un altro Yuui, che
Kurogane avrebbe potuto incontrare, in quel mondo.
Chissà, forse il Kurogane di Yuui era morto a
Valeria, ucciso dall’Imperatore folle… o da
Ashura-o, a Celes.
E forse, lo Yuui destinato a Kurogane non era mai stato
così distante come l’altro, che veniva da
un’altra dimensione… ma aveva vissuto da qualche
parte in quel mondo, ed ora era arrivato nel loro regno.
Ah, se solo avesse posseduto ancora il potere di vedere nei
sogni…certo, non si pentiva affatto di avervi rinunciato. Ma
adesso era così confusa… Due gemelli con lo
stesso nome…
Sapeva che le coincidenze non esistevano, ma… il
fatto di aver perso i suoi poteri la rendeva incerta.
Mancava meno di un mese alla festa di mezza
estate… e fino ad allora, fino a quando non avesse visto con
i suoi occhi i due prestigiatori, non sarebbe stata sicura di nulla.
E non ne avrebbe fatto parola con Kurogane,
naturalmente…
Perché turbarlo, farlo sperare, se poi si fosse
rivelato un grande equivoco?
>>>
<<<
Arrivò il tanto atteso giorno della festa.
Lanterne e festoni colorati erano appesi ovunque per le
strade e sulle case, l’afa era terribile ma tutti guardavano
con sollievo al cielo limpido e al sole accecante: un temporale avrebbe
portato un po’ di fresco ma avrebbe rovinato i preparativi e
reso impossibili i fuochi d’artificio!
A palazzo, i cuochi si affaccendavano nelle cucine, una
serie di camerieri in livrea si rincorrevano nei corridoi portandosi
appresso scale, chiodi e attrezzi vari, le ancelle correvano fuori e
dentro gli appartamenti reali portando gioielli e nastri e tutti gli
animi erano pervasi da un’allegra laboriosità.
Tomoyo trattenne un sospiro, mentre osservava come le
venivano acconciati i capelli. Si sentiva impaziente, ma non poteva
certo darlo a vedere. Avrebbe tanto voluto poter incontrare gli artisti
appena arrivati… ma non ce n’era stato il tempo. E
poi, una principessa che andava a incontrare degli artisti
itineranti…?
Respirò profondamente. Perdere i suoi poteri
sembrava averle fatto perdere anche la sua capacità di
autocontrollo.
Il banchetto si dipanò lungo la serata afosa
– le portate venivano servite con una lentezza estenuante, e
Tomoyo mangiava automaticamente, lo stomaco stretto
dall’ansia.
La sala si fece silenziosa, mentre Amaterasu pizzicava le
corde della sua arpa… ma nemmeno quelle melodie bellissime
riuscirono a distrarla.
Gettava delle occhiate furtive a Kurogane, ogni tanto, ma il
ninja si comportava come al solito. Al suo fianco, i suoi occhi
scarlatti sondavano incessantemente la sala, tutti i suoi sensi tesi a
catturare anche il minimo segnale di pericolo per
l’incolumità della principessa.
Alla fine, venne il momento dello spettacolo. La sala venne
sgombrata dai tavoli per fare spazio, e le persona si schierarono
contro le pareti, curiose di assistervi.
Tomoyo era seduta sul suo scranno accanto a quello di
Amaterasu; ai loro fianchi, entrambi vestititi di nero, stavano
silenziosi Kurogane e Souma.
Il portone d’ingresso era spalancato, e da
lì fece il suo ingresso un gruppo di giocolieri vestiti di
colori sgargianti…
Tomoyo seguì con il cuore in gola le evoluzioni
degli acrobati - non solo per il fatto di vederli eseguire
numeri così difficili e potenzialmente pericolosi, ma
soprattutto perché sapeva che, presto o tardi, sarebbero
comparsi loro.
Ritrovò un po’ di serenità
con l’incredibile esibizione di una bella ragazza che
indossava una veste rosso fuoco... agitava degli enormi ventagli
decorati con lingue di fuoco, da cui sprigionavano scintillanti miriadi
di fiammelle. Una arrivò a posarsi sul suo kimono, ma la
principessa constatò deliziata che non bruciava affatto.
Alla fine del numero, la ragazza fece esplodere il piccolo
sole che aveva creato tra le mani, e scomparve in una nuvola di fumo
profumato.
Il fumo azzurrino andò svanendo, e pian piano al
centro della sala comparvero due figure.
Erano vestiti di seta viola scuro, un tessuto
così brillante che il fuoco delle lanterne disegnava ricami
cangianti sulle pieghe dei pantaloni e delle casacche dalle ampie
maniche. I giovani si tenevano per mano, i capelli biondi sparsi sulle
spalle, i loro occhi che scrutavano la folla… due gemelli
identici.
I loro sguardi si incrociarono per un attimo, poi con le
mani libere tracciarono velocemente un cerchio di luce attorno ai loro
corpi.
Il cuore di Tomoyo saltò diversi battiti, ed
immediatamente si voltò verso Kurogane. Il ninja era
impietrito al suo posto, le pupille dilatate e il respiro accelerato.
Accanto a lei, Amaterasu le diede un colpetto quanto più
possibile discreto sul braccio… Tomoyo si ricompose
immediatamente, ma impiegò un poco prima di riuscire a
prestare davvero attenzioni all’esibizione dei
gemelli… sentiva la folla scrosciare di applausi, e vedeva
luci vorticanti sfiorare l’alto soffitto della sala.
I due tenevano in piedi un perfetto gioco di squadra: i loro
incantesimi venivano generati insieme e in perfetta coordinazione.
Ad un tratto, dalle mani di uno di loro scaturì
un denso fumo violaceo, che andò piano piano condensandosi
in quello che alla fine divenne un uccello dal piumaggio rosso e blu.
Aveva una lunga coda screziata ed una cresta di piume gli ornava il
capo. Con il becco ricurvo posò un piccolo bacio sul naso
del giovane che lo aveva creato, e poi planò graziosamente
fino a posarsi sulla spalla dell’altro, che con un cenno del
braccio lo incitò a volare in alto.
L’animale volteggiò fino al soffitto
della sala, mentre i volti del pubblico lo seguivano estasiati,
trattenendo il fiato… improvvisamente, spalancò
le ali e sembrò ingrandirsi a dismisura… ali di
fiamme fredde, trasparenti come il ghiaccio… e si
gettò in picchiata verso gli scranni
dell’imperatrice e della principessa.
Immediatamente, Kurogane fu di fronte a loro, la lama della
Ginryu sguainata a proteggerle dall’incantesimo.
Un secondo dopo, l’uccello magico si
arrestò improvvisamente di fronte alla spada: era tornato
alle dimensioni normali, e sbatteva pigramente le ali mentre i suoi
occhi neri osservavano curiosi l’acciaio.
“Kurogane, che ti salta in mente?”
esclamò Tomoyo.
Ma il ninja non rinfoderò la lama. Tutto
all’improvviso, nella sala era calato un silenzio teso.
A quel punto, il giovane dalle cui mani era scaturita la
creatura alata fece alcuni passi in avanti.
“Sono estremamente rammaricato, vostre
Maestà. – disse inchinandosi profondamente, mentre
la sua voce rimbombava nella sala; una voce uguale a quella di
Yuui… o di Fay, forse… - Non era mia intenzione
minacciarvi… era solo un innocuo incantesimo.” Si
giustificò rialzandosi.
Dall’altezza dello scranno, Kurogane
fissò diritto in volto il mago. I suoi occhi blu
ricambiarono lo sguardo, interrogativi, ma poi un sorriso scherzoso gli
illuminò il volto.
Mosse piano le mani, e l’uccello si
posò sulla lama della spada, ancora brandita.
Osservò diritto negli occhi il ninja, e poi gli
beccò dolcemente il naso. Kurogane inconsciamente
agitò una mano per scacciare l’animale, che
volò via in un frullo d’ali, tornando velocemente
dal suo padrone.
Il ragazzo rise, e la bestia magica scomparve in una piccola
esplosione.
Gli spettatori tornarono ad applaudire, divertiti, mentre i
due prestigiatori si inchinavano di fronte alle loro maestà.
Kurogane tornò lentamente al proprio posto, senza
smettere di fissare il giovane che aveva parlato. Quando questo si
rialzò dopo l’inchino, i loro sguardi si
incrociarono e il mago gli rivolse di nuovo un grande sorriso divertito.
To be continued...
Grazie per aver letto fin qui...
Commentate anche solo per dirmi che mi uccidereste per aver osato
immaginare un tale scenario...
Ringrazio MUCHISSIMO Adrienne che si adoperata come beta anche
stavolta, e SteelRose Alchemist caVa che al solito si è
sorbita le mie allucinazioni mentali...
*fugge ad autopunirsi per la cosa che ha scritto*
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Salve ^__^
Rieccomi... e inizio ringraziando di cuore - ma di cuore davvero -
tutti quelli che hanno commentato il primo capitolo di questa
fiction... sia qui che sul LJ... grazie davvero!!
Vi lascio alla storia, comunque..
*...L'incantatore...*
Capitolo II
Kurogane aspettava vicino all’ingresso delle stanze della
principessa. L’alba non era sorta da molto, e corridoi del
palazzo erano silenziosi.
La luce del sole si faceva pian piano strada attraverso le finestre,
colorando di un rosa tenue le pareti bianche. Era un’alba
limpida, serena, con il sole che si alzava piano dalle colline boscose
intorno al castello. Uno spettacolo che avrebbe rasserenato qualsiasi
animo tormentato dal nero della notte.
Ma Kurogane aveva vegliato, nel suo turno di guardia, e le tenebre non
erano qualcosa che potesse spaventarlo… erano un nemico da
controllare e tenere a bada.
I suoi occhi fissi sul buio, i suoi sensi pronti a percepire il minimo
rumore nell’oscurità lo avevano aiutato a tenere a
bada i pensieri e le emozioni che gli si agitavano dentro.
Li aveva tenuti il più lontano possibile e non aveva cercato
di farci chiarezza… c’erano solo pochi punti saldi
che continuavano a tornargli in mente, e attorno a questi, un marasma
di confusione…
Il mago era morto. Il giovane che era arrivato a palazzo la sera prima
non era che il suo alter ego dimensionale… quanti ne avevano
incontrati, nel loro viaggio? Persone che condividevano
l’aspetto e l’anima, ma… che non erano le stesse.
Eppure… Kurogane aveva imparato ad essere sincero, rispetto
ai suoi sentimenti. E sì, sapeva di essere sconvolto.
Perché rivederselo davanti così…
all’improvviso…
Osservò la porta vicino a lui. Avrebbe aspettato
lì fino a che Tomoyo non fosse uscita. Non si sentiva
affatto stanco, nonostante la nottata passata in bianco… e
poi, non sarebbe riuscito a dormire, in ogni caso.
Ma non dovette aspettare tanto.
Sentì dei passi, al di là della parete sottile, e
poi la porta si aprì lentamente, lasciando uscire una delle
ancelle. Questa sobbalzò non appena vide il ninja, immobile
contro la parete.
“Di’ alla principessa che voglio
parlarle.” disse, secco.
L’ancella, che si stava avviando a fare una qualche
commissione, annuì in fretta e ritornò dentro. Un
momento dopo, era di nuovo sul corridoio, facendo cenno a Kurogane di
entrare.
Il ninja entrò a passo deciso nell’anticamera.
Gli appartamenti di Tomoyo erano ancora in penombra, ma alcuni
luccichii alle pareti sottolineavano la ricercatezza
dell’arredamento: finissime porcellane, e due grandi specchi
dalle cornici intarsiate.
La principessa gli venne incontro avvolta in una lunga veste da camera
rossa, dove i ricami floreali sembravano intrecciarsi alle lunghe
ciocche di capelli scuri che, sciolti, si spandevano sulla sua schiena
e sul suo petto come una coltre morbida e splendente.
“Buongiorno, Kurogane.” Gli disse con un sorriso.
La miko non poteva saperlo, ma quelle erano le ultime parole che lui
avrebbe voluto sentirle pronunciare, come saluto.
“Principessa Tomoyo…”
“So perché sei qui stamattina. - rispose lei
annuendo – lasciami il tempo di vestirmi, e ne parleremo
meglio passeggiando in giardino, finché è ancora
fresco.”
Kurogane annuì e uscì ad aspettarla.
La notte prima, non aveva avuto il tempo di parlarle… Certo,
non poteva mettersi a disquisire con lei finché stava seduta
sul suo scranno, ma anche dopo, quando aveva cercato di chiederle
qualcosa, lei lo aveva zittito con un autorevole gesto della mano.
Maledizione, pensò, delle mani così piccole,
eppure dei gesti che non lasciavano mai spazio a nessuna replica.
Tomoyo non ci mise molto a uscire, il che lo sorprese…
solitamente, le ancelle impiegavano una vita a prepararla. Non era
bravo a valutare quel tipo di cose, ma gli parve che
l’acconciatura della principessa fosse meno accurata del
solito, e che portasse un numero minore di gingilli tra i
capelli… che avesse voluto sbrigarsi per parlare con lui?
Si avviarono verso l’uscita per il giardino interno, mentre
due delle dame di compagnia, composte e silenziose, li seguivano a
diversi passi di distanza.
Una volta usciti all’aperto, vennero accolti dal profumo
delle foglie umide di rugiada e dal cinguettio degli uccelli. Un merlo
zampettò sul vialetto davanti a loro, e sparì
saltellando in un’aiuola.
Il ninja osservò apertamente la principessa, aspettando che
parlasse. Ma Tomoyo sembrava avere difficoltà a trovare le
parole. Alla fine, esordì con un “Sappiamo bene
che tutto ciò che accade è hitsuzen.”.
Kurogane serrò le labbra. Odiava quella frase.
“Tu probabilmente vorrai chiedermi se avevo previsto qualcosa
del genere… ma, come ben sai, la risposta è
negativa. Non posso più vedere nei sogni, né
avevo mai sognato che a palazzo sarebbero arrivati loro, Kurogane.
Ma se nulla accade per caso, a questo mondo… e non
solo… allora sono certa che nemmeno quest’incontro
è privo di un significato.”
Il ninja pestò il piede con troppa foga, camminando. La
sapeva la storia dell’hitsuzen
e compagnia bella, maledizione.. l’aveva sentita fino alla
nausea. E inevitabile di qua, e non è un caso di
là…
“Sarebbe troppo sperare di capirne il significato, non
è così?!” fece alla fine. Ma non
c’erano fastidio o rabbia nella sua voce, c’era
semmai uno sfondo di frustrazione.
Se è hitsuzen,
a che serve pensarci, porsi dei problemi, tentare di cambiare la
situazione o anche solo di fare qualsiasi cosa…?
“Kurogane! – esclamò Tomoyo fermandosi
improvvisamente, e squadrandolo per bene – Niente accade per
caso… ma questo non significa che noi dobbiamo stare a
guardare il corso degli eventi, e subirli passivamente! L’hitsuzen esiste
solo perché esistiamo noi, le nostre scelte e le nostre
azioni. Qualsiasi significato abbia ciò che accade, siamo
noi a doverglielo trovare.” disse, con una certa allegria che
stupì il ninja, che tutto si sentiva fuorché
allegro.
“Ah… e comunque – continuò
riprendendo a passeggiare – sapevo il nome dei due
gemelli… anche se naturalmente non ero sicura che fossero
davvero loro…
che fai, ti fermi?”
Kurogane la stava guardando male, ma in due passi le fu di nuovo
accanto.
“Non prendertela – continuò la
principessa, sempre di buonumore – ma non me la sentivo
davvero di anticipartelo… insomma, non potevo esserne certa
io per prima e… non volevo darti troppi pensieri.”
“…pensieri?”
“Beh… Kurogane, come avresti passato queste ultime
settimane sapendo che stavi per rivedere Yuui?”
“Quello.. insomma, uno di quei due… no, nessuno di quei due
è il mago.” rispose asciutto Kurogane.
Tomoyo assentì. Forse era presto per spingere oltre il
discorso…
“In ogni caso, avresti potuto controllarti un po’
meglio, ieri sera… a quel tuo gesto, le guardie stavano per
scattare e arrestare quel poverino…”
Il ninja corrugò le sopracciglia, spazientito “Se
volevate che mantenessi la calma, forse avreste potuto lasciarmi il
tempo di prepararmi psicologicamente… e magari, per una
volta, dirmi cosa stava per succedere.”
“Era un incantesimo fatto per divertire, Kurogane…
non voleva certo farmi del male!”
Il ninja scosse la testa. Lo sapeva benissimo… ma non era la
prima volta che vedeva quella magia, e nell’altra occasione,
il mago aveva usato quell’essere alato per attaccarlo, mentre
difendeva Ashura-o…Tuttavia, prima che potesse rispondere
alla principessa, da qualche parte del giardino provenne una voce
squillante, affatto sconosciuta, che parlava in una lingua
incomprensibile.
Gli occhi del ninja, sotto il pesante elmo che portava, si incupirono.
La stessa Tomoyo sentì il cuore saltarle nel petto, ma si
controllò… ed anzi, le venne un’idea.
“Kurogane… credo mi farebbe piacere parlare a tu
per tu con il capocomico della compagnia… non è
che potresti mandarlo a chiamare? Io lo aspetterò nelle mie
stanze.” disse, sempre allegra, e senza aspettare la risposta
del ninja tornò sui suoi passi.
Kurogane la osservò allontanarsi, alquanto
contrariato… poteva aver perso la sua capacità di
vedere nei sogni, ma sicuramente aveva conservato quella di agire in
modo imprevedibile e misterioso.
Il ninja proseguì svogliatamente lungo il viale. Un ordine
della principessa era un ordine, anche se proveniva da un capriccio del
momento, ma ciò non cambiava il fatto che sapeva chi si
celava dietro ai cespugli fioriti di quel giardino, e che lui non aveva
nessuna voglia di incontrarlo e di parlargli.
La voce tornò a squillare, più vicina. Sembrava
allegro.
Ma stavolta Kurogane udì anche un’altra voce.
Più profonda, ma molto delicata e musicale. Il tono era
pacato, ma il ninja ne riconobbe immediatamente il timbro…
istintivamente, aveva di nuovo messo mano all’elsa della
spada, ma si trattenne.
No, quell’Ashura non aveva sicuramente compiuto stragi
né era in procinto di strangolare il mago o di cercare di
farsi uccidere da lui… lo sapeva… razionalmente,
ne era consapevole. Ma nella sua mente quella voce si legava
indissolubilmente alla parola nemico.
“Kurogane!” esclamò Souma raggiungendolo
silenziosamente alle spalle. La ninja gli si fermò accanto.
“La principessa Tomoyo mi ha detto che avrei dovuto
accompagnare una persona alle sue stanze… e che avrei dovuto
venire con te.”
Kurogane annuì brusco e riprese a camminare. Prima si era
fermato senza rendersene conto.
Finalmente, i due ninja svoltarono l’ennesimo di quel
giardino labirintico, e si trovarono davanti ad un piccolo laghetto su
di cui passava inarcandosi un grazioso ponte di legno intarsiato.
Il sole si era alzato, e le piccole onde che increspavano
l’acqua, create dalla brezza mattutina, sembravano tante
frammentate linee di luce.
Sul ponte, Ashura e Yuui – sì, perché
nel suo cervello quelle due figure erano indissolubilmente legate a
quei nomi – stavano osservando la superficie del laghetto, e
si voltarono immediatamente quando sentirono i passi dei due ninja
sulla ghiaia del viale.
Il ragazzo biondo si staccò immediatamente dal parapetto a
cui era appoggiato, ed esclamò “E’ il
cagnone rabbioso!!” correndo a rifugiarsi dietro Ashura, che
lo aveva redarguito con lo sguardo.
Kurogane aggrottò le sopracciglia, mentre sentiva un vago
nervosismo pervaderlo.. gli sembravano secoli che non provava
quell’irritazione così.. così..
fastidiosa… e quel cretino non solo gli aveva dato del
“cagnone rabbioso”, ma aveva parlato apposta nella
lingua di Nihon perché lui potesse capirlo.
“Buongiorno, signori. Stiamo cercando il capocomico della
compagnia.” esordì con garbo Souma, rivolta ad
Ashura, ignorando tranquillamente l’espressione scavolata sul
viso del compagno.
“Buongiorno a voi! Il capocomico… beh, sono io in
persona.”
“La principessa Tomoyo gradirebbe parlarle…
vorrebbe seguirmi fino alle sue stanze?”
“Ma certamente.” annuì Ashura con un
sorriso tranquillo. Si allontanò insieme a Souma, dopo aver
fatto un breve cenno al giovane mago.
Il ragazzo lo osservò allontanarsi con uno sguardo
eccessivamente preoccupato, poi rivolse un sorriso smagliante a
Kurogane, che non si era mosso e aveva sempre un’espressione
piuttosto arrabbiata.
Bene – pensò il ninja, racimolando quel poco di
calma che gli era rimasta, come preparandosi ad un combattimento
– era ovvio che Tomoyo voleva solo quello –
metterlo a tu per tu con il mago… no, il suo alter
ego… insomma, chiunque fosse… beh, se era questo
che lei voleva, l’avrebbe fatto.
“Non te la sarai mica presa perché ti ho chiamato
cagnone, vero?” fece quello tutto giulivo, saltando a sedere
sul parapetto del ponte.
In ogni caso, era sorprendente la somiglianza…
no… erano proprio uguali…
“E’ che ieri sera mi hai davvero ricordato un
grosso cane da guardia che si mette ad abbaiare per un
nonnulla!”
…parlava con un accento strano… i suoi occhi
celesti lo osservavano da sotto la frangia spettinata… due occhi azzurri…
no, in fondo, gli somigliava soltanto.
“Parli, oltre ad abbaiare?” chiese con aria
perplessa, piegando la testa da un lato.
“Piantala di paragonarmi ad un cane.” Fu la secca
risposta.
“Aww… beh, hai un nome?”
“Sì, ma preferisco non dirtelo.”
“…mmh… allora potrei chiamarti
Fido…?”
“E smettila! Non occorre che tu mi chiami in alcun
modo.” odiava, odiava il fatto di ritrovarsi davanti
quell’idiota che sembrava divertirsi. Perché no,
lui non si stava divertendo nemmeno un po’.
“Tu, piuttosto… sei Fay o Yuui?”
Il giovane lo guardò sorpreso, ma si esibì subito
in una mezza linguaccia.
“Segreto! – annunciò, divertito ma anche
un po’ seccato – Dovresti saperlo che non
è prudente rivelare il proprio vero nome al primo che
capita, no? E poi, nemmeno tu mi hai detto il tuo, signor
cane!”
Kurogane lo osservò, scontroso. A
quell’occhiataccia, il biondino sembrò raddolcirsi.
“Però… non so, tu chi preferisci che
sia, io?” ammiccò.
Kurogane sentì che qualcosa, in un’imprecisata
parte del suo essere, andava in frantumi.
Chi preferirei che fossi
tu…?
Ma al suo solito, reagì con un moto di stizza. Doveva essere
Yuui. Non credeva che anche il fratello gemello dell’idiota
potesse essere così antipatico.
“Mmh.. anche se in effetti sono un po’ ingiusto, in
questo… - continuò l’altro ammiccando
– in fondo io conosco il tuo nome.”
Allo sguardo minaccioso del ninja, il ragazzo biondo rispose con
un’alzata di spalle “La tua principessa ti ha
richiamato, l’altra sera… ti chiami Kurogane,
giusto?”
“Tsk.” Fu l’unica risposta del guerriero,
che si voltò a guardare il lago.
Il biondino lo osservò con aria interdetta.
“Sembri un po’ stressato, sai? Hai fatto troppi
turni di guardia extra a causa dei
festeggiamenti…?”
“Ma non dire idiozie. E’ che la gente come te mi da
sui nervi.”
La replica arrivò dopo qualche attimo. “Oh.. mi
dispiace.” Il ragazzo scivolò
giù dal parapetto e cominciò ad avviarsi con
passo silenzioso lungo le assi del ponte.
“E adesso dove te ne vai?!” esclamò
Kurogane, sorpreso. Il tono dell’altro era sembrato davvero
dispiaciuto.
“Beh, ti dò fastidio, no? Tolgo il
disturbo.” fece l’altro, incerto. Il sorriso
canzonatorio gli era sparito dal viso.
Kurogane respirò a fondo. Tomoyo gli avrebbe fatto la
ramanzina se avesse saputo che aveva fatto andare via il giovane per la
sua scortesia. “Sei Yuui, forse?”
Come se n’era andato, il sorriso riapparve sul volto del
ragazzo come una fiamma, mentre accennava due passi di danza verso il
ninja “Che importa, scusa? Non riusciresti a
distinguerci… però puoi chiamarmi Yuui, se vuoi!
Magari sono proprio Yuui, ehehe!”
Kurogane tentò di ignorare l’arrabbiatura. Un
dialogo normale, era questo quello a cui doveva mirare. Anche se
sicuramente l’arte della conversazione non era una cosa in
cui eccelleva.
“Quell’incantesimo di ieri… è
magia vera, non è così? Non è una
semplice illusione.”
Di nuovo, Yuui – beh, in ogni caso, nella mente del ninja
quel viso si associava indissolubilmente a quel nome… tanto
valeva chiamarlo così, no…? –
sembrò stupito dalla sua affermazione.
“Già, magia pura. Ma non era affatto pericolosa,
in ogni caso… non userei mai un incantesimo rischioso
durante uno spettacolo, credimi!” rispose con
foga… un po’ eccessiva.
Kurogane lo osservò. I suoi occhi rossi, così
fissi nei suoi, sembrarono fare impressione all’altro, che
subito distolse lo sguardo, mentre un sorriso furbo tornava a regnargli
sul viso.
Con un piroetta, batté le mani e l’uccello di
fuoco della sera prima si materializzò improvvisamente sopra
la sua testa.
“E’ una fenice!” esclamò
mentre questa gli si posava sulla mano.
Le piume sembravano ardere di un fuoco interno, composte da filamenti
che sembravano altrettante lingue di fiamma.
“E’ dello stesso scarlatto dei tuoi
occhi!” disse Yuui, che per un momento si era ritrovato ad
osservare il bagliore che quelle piume riflettevano nelle iridi del
ninja.
Fece volare l’uccello sul laghetto “E’
una creatura magnifica, no? Così aggraziata eppure
maestosa… ma anche così
fragile…” mosse le mani e la fenice si
tuffò verso la superficie del lago. Sfiorò appena
l’acqua, e svanì in uno sbuffo di fumo, generando
una serie di piccole onde.
“Ma sai… il bello della fenice, è che
rinasce ogni volta!” rise, voltandosi.
Kurogane seguì il suo sguardo e vide che l’uccello
era dietro di loro, appollaiato sul parapetto, intento a lisciarsi le
penne.
Lo sguardo del ninja si incupì per l’ennesima
volta. Quello non era un essere vivente, era una magia, solo per questo
poteva spegnersi e riaccendersi così. Una vita vera,
invece…
>>>
<<<
…una vita vera non è un’illusione, e
non la si riporta indietro con la magia.
Yuui lo sapeva, eppure quei giochetti con gli incantesimi gli piacevano
comunque.
Entrò nella stanza che condivideva con Fay. Il suo gemello
era seduto alla finestra, e osservava fuori con aria assorta.
“Ho incontrato un tipo un po’ strano,
prima… sai, voleva sapere chi ero. Ha pure indovinato che
sono Yuui. Ma tanto non importa, no?”
Si avvicinò a Fay e lo abbracciò, e
poggiò il volto sulla sua spalla “Può
credere quello che vuole… ma non può
distinguerci…”
Una mano di Fay si alzò ad accarezzare i capelli del
fratello… perché loro due erano una persona sola,
e niente li avrebbe divisi.
*...to be continued...*
Bene... ehm.. sì, comunque, riguardo a ciò.. un
po' di tempo fa, avevo chiesto su un forum che cosa ne pensavano di
questa possibilità... ovvero del fatto che esistessero un
Nihon!Yuui nonchè un Valeria!Kurogane... mi era stato
risposto che Yuko, (ma non ricordo il capitolo) dice che esistono delle
"anime uniche" e probabilmente Kurogane e Fay appartengono alla
categoria.. però, non è che venga detto
chiaramente...
..e no, non stavo dimenticando i ringraziamenti per Adrienne
<3333
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
…ehm…
salve… qualche tempo che non aggiorno, eh..?
Dunque…
per chi leggesse ancora questa storia…
riassunto delle puntate precedenti (che poi sono solo due).
Siamo
a Nihon, dopo un’ipotetica fine di Tsubasa. Nel
combattimento contro FWR, Fay/Yuui (il nostro mago, insomma) si
sacrifica per
salvare la vita di Kurogane.
A Nihon si tiene, come tutti gli anni, una festa in
onore dell’estate, e al castello arrivano vari artisti per
dare spettacolo; tra
di loro c’è un gruppo il cui capocomico
è nientemeno che Ashura-o (o meglio, la
sua controparte dimensionale del mondo di Nihon) e tra i componenti del
gruppo
ci sono Yuui e Fay, che usano la magia per intrattenere.
Nonostante Tomoyo-Hime pensi che questo incontro potrebbe
risollevare il ninja dall’angst in cui è piombato
dopo la morte del mago,
Kurogane è sì scioccato dalla
“ricomparsa” dell’altro, ma anche molto,
molto
cauto…
*…l'incantatore…*
Capitolo
III
Il
sole scintillava nel mezzo del cielo terso. Nel
palazzo, accanto alle stalle, in un riquadro di terra battuta
delimitato da una
sottile staccionata, qualcuno sollevava nuvole di polvere rossa, che
vorticavano, spostate dai suoi movimenti frenetici.
Kurogane si stava allenando. Il suo mantello ed il
suo elmo giacevano accatastati vicino allo steccato, mentre il metallo
della
Ginryu e quello del suo braccio meccanico splendevano al sole
pomeridiano.
Per un guerriero come lui, l’allenamento regolare era
un bisogno primario come il cibo o il sonno.
Inoltre, allenarsi assorbiva tutte le sue energie,
mentali e fisiche… un ninja doveva essere in grado di
concentrarsi alla
perfezione, lasciando da parte tutti i pensieri che non riguardassero
la presa
sulla katana, i movimenti dell’avversario di fronte.. tutti i
pensieri
estranei..
… certo …e lui era un fallimento come ninja, quel
giorno.
Si fermò e rimise la Ginryu nel fodero. Era stato
tentato di farlo con stizza, ma prendersela non l’avrebbe
aiutato a ritrovare
la concentrazione.
“Woah, ma complimenti!” esclamò qualcuno
alle sue
spalle. Qualcuno che lui aveva sentito arrivare.. e per questo si era
distratto.
Voltandosi, incrociò lo sguardo del biondo e questo
si profuse in un lungo applauso di approvazione
“E’ bello starti a vedere! Fai delle cose
molto…
molto artistiche, con quella spada!”
Lo valutò un attimo. Doveva trattarsi di Yuui… lo
stesso che aveva incontrato quella mattina. Il fratello stava accanto a
lui, e
a sua volta lo fissava con due occhi di un blu intenso. Ma il suo
sguardo era
distante, annoiato.
“Si chiama katana. E questo è un
allenamento.”
rispose, secco.
“Katana.. beh.. davvero spettacolare, Kuroninja!!”
Una vena prese a pulsare intensamente sulla fronte
del guerriero… già gli era difficile concentrarsi
da sé, e se poi quello ci si
metteva di nuovo…
“PIANTALA con questi nomi assurdi!”
“Ahahah, non prendertela, ma è più
forte di me!”
“Mi chiedo che diamine ci sia di così
divertente!”
ringhiò il ninja avvicinandosi a grandi passi verso lo
steccato dove Yuui si
stava appoggiando con fare pigro.
“Eheh, perché te la prendi così tanto,
ad esempio!
Insomma, un guerriero non dovrebbe avere un po’ di
flemma?”
“Ma te la faccio vedere io la flemma!”
sbottò
brandendo la Ginryu.
“E’ un invito a combattere?”
Prima che Kurogane potesse ribattere, Yuui aveva
saltato la staccionata ed era in piedi di fronte a lui.
“Yuui… non credo che…” fece a
quel punto Fay,
allungando una mano a toccare il braccio del fratello, e gettando a
Kurogane
uno sguardo diffidente.
“Nah, tranquillo! Aiutare un ninja ad allenarsi è
un
passatempo più che nobile, non credi?”
Senza aspettare che il guerriero rispondesse, Yuui
indietreggiò, fissando negli occhi il suo avversario. Fece
qualche metro a
passi lunghi, misurati. Kurogane lo squadrò attentamente:
aveva un’aria
giocherellona ma anche determinata.
“A te la prima mossa, Kuroninja!”
incoraggiò il
biondo.
Kurogane strinse l’elsa della katana, sempre
soppesandolo. “Niente armi?”
Yuui ammiccò “Macchè armi! Dai,
attaccami!”
Stufo, il ninja non se lo fece ripetere due volte. La
lama dell’arma balenò, ma, come si era aspettato,
Yuui la schivò con un salto,
e si portò a fianco del ninja.
La Ginryu roteò con un movimento splendidamente
fluido, nuovamente diretta sul bersaglio. Di nuovo, il giovane si
spostò,
fulmineo ma con grazia, finendo alle spalle del ninja.
Questo si voltò di scatto, e l’acciaio
formò un
bagliore ricurvo mentre tagliava l’aria dall’alto
verso il basso.
“Non devi mica uccidermi davvero, Kuroguerriero!”
rise l’altro gettandosi all’indietro.
“Lo farò, se non contrattacchi!”
“Aww, come sei frettoloso!” replicò
Yuui,
abbassandosi repentinamente mentre la lama gli sibilava a poca distanza
dalle
punte dei capelli biondi.
Battè le mani, e una piccola cascata di scintille gli
scaturì tra le dita.
“Ma che diamine…!” esclamò
Kurogane mentre le luci
gli danzavano attorno al volto, coprendogli la vista.
“Sono un mago, eh! Con cosa ti aspettavi che
contrattaccassi?!” ridacchiò Yuui battendogli con
una mano sulla spalla.
La katana vorticò da quella parte, ma il mago era
già
distante.
“Combatti lealmente, idiota!” sbottò
frustrato il
ninja. Quelle maledette luci non solo gli offuscavano la vista, ma gli
impedivano persino di concentrarsi sugli altri sensi – cosa
che era tranquillamente
in grado di fare, abituato com’era a combattere anche in
condizioni di scarsa
visibilità…
“Come sei scontroso.” Le luci improvvisamente
sparirono, e Kurogane lanciò un’occhiataccia al
ragazzo.
Yuui era appollaiato sul bordo del pozzo vicino alle
stalle, e si stava atteggiando ad un falso broncio, che divenne un
sorriso
sornione non appena i loro sguardi si unirono.
Il ninja si accorse di un certo tramestio alle sue
spalle, e si voltò: accanto alla staccionata che delimitava
l’area di allenamento,
si era formata una piccola folla di spettatori. Vicino a Fay, qualche
ninja si
era fermato ad osservare lo scontro. Per un lungo, scomodo istante,
Kurogane
ebbe l’impressione che quei soldati non fossero incuriositi
soltanto dallo
svolgersi dell’allenamento.
“Se non vuoi combattere sul serio, vattene.” disse,
secco, tornando a rivolgersi a Yuui. Non sarebbe stata una
novità, per il mago,
fare una cosa del genere.
Ma il ragazzo scese dal pozzo “Hai ragione,
Kuroninja.” rispose, serio. Nella sua mano destra era
comparsa improvvisamente
una lama di luce fredda. Il mago la osservò per qualche
istante, come a
considerare il risultato.
“Non so come si combatte con una spada, ma ci posso
provare!” disse, e un attimo dopo partì
all’attacco.
Kurogane parò con facilità, ma quando
contrattaccò
anche Yuui deviò la sua katana con grazia. Come
c’era da aspettarsi, il mago
sapeva perfettamente come tenere in mano una spada…
Lo scambio di colpi andò avanti
“Allora, come sto andando?!”
“…manchi di forza!”
Il ninja accennò un mezzo sorriso. La spada magica di
Yuui aveva una consistenza strana, cedevole eppure solida…
la sentiva
attraverso il metallo della sua Ginryu… gli ci era voluto un
po’ per capire
come fare, ma…
Modificò l’inclinazione della sua katana, e questa
tornò
a fendere l’aria con mortale precisione:
incontrò l’altra arma e ne
tagliò a metà la lama.
La spada esplose in tante scintille, e quando riaprì
gli occhi, semiaccecato dall’intenso bagliore,
Yuui si ritrovò a terra, in mezzo alla polvere,
la punta della Ginryu
così vicina alla sua gola che poteva sentire sulla pelle il
freddo del metallo.
“…beh, mi arrendo!” disse sorridente,
alzando le
mani.
Troneggiante di fronte al mago inerme, Kurogane
inarcò un sopracciglio. Le pupille erano ridotte a due
fessure nel rosso acceso
delle sue iridi.
“Ah, davvero?” la lama si avvicinò, ma
il mago non si
spostò. Guardava il ninja negli occhi. Un piccolo puntino
scarlatto sulla pelle
bianca del suo collo comparve non appena la spada si ritrasse.
Yuui osservava il volto di Kurogane. Non aveva potuto
fare a meno di notare che nei suoi occhi era passata
un’espressione
malinconica.. dispiacere?
“Ehi! Ma che fai?!” esclamò Fay,
allarmato.
Un secondo dopo, Kurogane rimetteva la Ginryu nel
fodero.
“La prossima volta prova con una spada vera.”
Yuui si rialzò, spolverandosi i vestiti. “Ma se
non
ne ho mai usata una, scusa. Ho tirato a indovinare!”
Kurogane sbuffò, voltandogli la schiena.
“..ehi, Kuroninja! Allenami tu!”
L’altro lo guardò interdetto.
“Ma piantala, Yuui! Andiamo!” fece Fay sporgendosi
dallo steccato. Yuui gli lanciò un’occhiataccia,
come per zittirlo, e tornò ad
osservare Kurogane con aria speranzosa.
Il ninja si asciugò il sudore dalla fronte.
...che farsa era questa? Il mago che gli chiedeva
lezioni di katana?!
“… e perché diamine dovrei
farlo?!”
“Non so che fare, finché rimaniamo qui a
palazzo… e
poi, così posso esserti più utile nel prossimo
allenamento, no?” il sorriso che
gli era comparso sul viso era così sfacciato che perfino il
mago sembrò
pentirsene.
“… l’arte della katana non si
può imparare per
passatempo.”
“E chi l’ha chiamato passatempo? Ora che sono qui e
ho la possibilità di farlo... e poi, potrebbe tornarmi
utile. Meglio so
combattere, meglio posso difendere quello che devo
difendere!” ammiccò Yuui.
Kurogane lo fissò per un lungo istante. Cosa aveva da
difendere questo mago?
>>>
<<<
Ashura
attraversava il parco del palazzo a passi misurati
e lenti. Era già pomeriggio inoltrato, anche se il caldo non
accennava ad
alleggerire la sua morsa. Se non altro, gli appartamenti reali erano
ombreggiati e freschi, ed era stato servito un pranzo leggero
accompagnato da
bevande raffinate e dissetanti. La corte di Nihon era veramente un
luogo
accogliente, pensò, trovando conforto in quella
constatazione.
La conversazione con la principessa Tomoyo era durata
più a lungo del previsto, ma non lo aveva colto del tutto
impreparato… del
resto, lui possedeva il potere di vedere nei sogni. E, in parte, sapeva
già
quello che ella gli aveva appena narrato.
Naturalmente, sognare qualcosa e poi sentirsi dire lo
stesso nella realtà era ben differente, se non altro
perché i sogni poteva
tenerli per sé, mentre la realtà avrebbe dovuto
per forza condividerla con gli
altri...soprattutto se i fatti li riguardavano in prima persona.
La Hime non aveva più la capacità di leggere nei
sogni, ma l’intuito e la perspicacia non le mancavano
certamente. Ora che
sapeva nel dettaglio tutto quanto, doveva parlare con Yuui. Anche se
non era
sicuro di quanto gli avrebbe detto… di quanto sarebbe stato
bene che il ragazzo
sapesse…
Seguendo
le indicazioni che gentilmente la ninja
dalla pelle scura gli aveva fornito, arrivò in vista delle
stalle. Tra i
cespugli, in lontananza, gli apparve uno dei due gemelli.. Fay, che gli
voltava
la schiena e, appoggiato ad un recinto di legno, stava osservando
qualcosa.
Appena superò il salice le cui fronde gli impedivano
la vista, rallentò il passo.
Yuui
era vicino al ninja che avevano incontrato
quella mattina. Avevano delle spade in mano, sembrava che stessero
facendo
degli esercizi… improvvisamente, Yuui stuzzicò
l’altro con la punta della sua
arma, e questo gli urlò addosso minacciandolo con la katana.
Il giovane rise e
saltellò all’indietro come ad evitare un attacco.
Ashura si avvicinò lentamente. Nemmeno Fay si era
accorto di lui… Yuui doveva essere davvero concentrato su
quello che stava
facendo...
“Ashura, signore!” esclamò
improvvisamente. Nello
scappare dal ninja, si era voltato e l’aveva visto arrivare.
Il volto dell’uomo si rasserenò, vedendo i visi
dei
due gemelli che lo guardavano con aspettativa. Oltre, il ninja lo
scrutava con
aria corrucciata, ma questo non lo preoccupò particolarmente.
“Oh, non vi volevo interrompere… vi prego,
continuate.” commentò facendo un gesto con la mano.
“Ci chiedevamo dove fossi finito.” disse Fay.
“Ho goduto della splendida ospitalità della
signora
di questo palazzo.” rispose, sorridendo alla volta di
Kurogane, che tuttavia lo
ricambiò aggrottando maggiormente le sopracciglia.
“Ora, credo che andrò a riposarmi nella mia
stanza.”
Yuui fece per andare da lui, ma Ashura si affrettò ad
alzare una mano per fermarlo “Ma no, rimani qui.
Verrà Fay con me, non ti
preoccupare. A più tardi.”
Si congedò con un lieve cenno del capo e se ne
andò,
seguito immediatamente da Fay, che si voltò un momento a
salutare il fratello. Yuui e Kurogane rimasero a guardarli mentre
sparivano
alla vista.
E così, Tomoyo aveva trattenuto il capocomico fino ad
allora… conoscendola, il ninja immaginava che in tutto quel
tempo non si era
limitata a mostrarli il palazzo e a fargli i complimenti per lo
spettacolo
della sera prima.
Ashura
si risolse a non voltarsi indietro. Dopotutto,
poteva parlare a Yuui anche più tardi. Come si sarebbe
dovuto aspettare, le
cose avevano già preso una chiara direzione… sia
che il mago sapesse, sia che
rimanesse all’oscuro di tutto.
“Allora…
insomma, non puoi tenere le braccia così
rigide! Piegale, diamine! …. Ma non in questo
modo!”
“Oh, non sei per nulla un maestro paziente! Fammi
vedere come devo fare!”
Kurogane sbuffò. “Sta’ fermo. Si fa
così.”
Si avvicinò a Yuui e gli passò un braccio dietro
la
schiena, sovrapponendo le sue mani a quelle del mago
sull’elsa di legno.
“Segui il mio movimento.” disse, perentorio, le sue
labbra a poca distanza dall’orecchio destro del mago.
Mentre il respiro – con sua grande sorpresa – gli
si
fermava, Yuui prese improvvisamente coscienza del fatto che erano soli
nel
campo di allenamento. Loro due, mentre l’afa del pomeriggio
li avvolgeva, e la
polvere copriva i loro stivali.
La mano destra del ninja, stretta sul dorso della
sua, era calda; quella sinistra, metallica, appena tiepida
*… guardò l’elsa
della spada: le sue dita erano sparite nella presa di Kurogane.
Sentiva il metallo della sua armatura sbattere
lievemente contro le sue scapole, l’acciaio liscio e asciutto
del braccio
sinistro aderire alla pelle del suo, mentre il guerriero gli faceva
muovere
lentamente l’arma.
Durò il tempo di quattro, cinque respiri del ninja
(poteva contarli perché li sentiva sulla nuca –
respiri lenti e controllati; si
stupì scoprendo che il suo cuore aveva evidentemente deciso
di fare una gara di
velocità con loro, superandoli immediatamente con la
velocità dei suoi
battiti), poi le sue mani lasciarono improvvisamente la presa.
“Non è affatto difficile.”
commentò aspro il
guerriero, allontanandosi di un passo. Un passo fatto di fretta.
Yuui non era sicuro di ricordarsi quello che gli
aveva appena mostrato. Guardò l’altro in faccia,
con uno sguardo perso nelle
iridi azzurre “…dici? A me è sembrato
di sì.”
Kurogane distolse in fretta gli occhi, prima che si
soffermassero un attimo di troppo in quelli del mago, un poco nascosti
da
sottili ciocche di capelli sudati, o sulla sua bocca dalle labbra
semichiuse.
“Se trovi difficile questo, voglio proprio vedere
come troverai il resto…”
…il resto?!
Per un momento, Yuui immaginò di sentire il viso del ninja
che si avvicinava al
suo, il suo respiro che sfiorava la sua guancia, il calore delle sue
labbra a
poca distanza dal suo collo…
“… ma no, Kuroninja! Ma che cosa dici! Ecco,
guarda
qui!” ridacchiò imbarazzato, riportando
improvvisamente sguardo e
concentrazione sulla spada di legno che aveva tra le mani.
Sperava solo che il guerriero attribuisse il rossore
delle sue guance al caldo e al movimento fisico…
>>>
<<<
Il
sole stava tramontando. Kurogane e Yuui sedevano
appoggiando la schiena alla pietra fresca del pozzo, che proiettava a
terra
un’ombra scura e rettangolare. Tra di loro stava il secchio
dell’acqua, ormai
semivuoto.
Il ninja sedeva a gambe incrociate, come al suo
solito, lo sguardo calmo che si aggirava sull’ambiente
attorno a loro.
Si stavano riposando dopo l’allenamento, mentre il
tramonto cominciava a rinfrescare l’aria e nugoli di
moscerini uscivano dalle
fronde delle piante del giardino. L’atmosfera era
rilassata… che strano, pensò
Yuui. In fondo, aveva incontrato quel ninja nemmeno un giorno prima,
eppure
adesso erano seduti lì, tranquilli, dopo aver passato
insieme un pomeriggio
intero. Era come se… se si conoscessero già,
forse. Questo lo metteva
stranamente a suo agio - anche se sapeva bene di non poter abbassare la
guardia
più di tanto.
Così, senza particolare ragione, si sentì in vena
di
porgli una domanda che lo accompagnava da tutto il pomeriggio, da
quando, cioè,
aveva visto il ninja senza il pesante mantello che era solito indossare.
“…ma senti… quel braccio…
è interamente di metallo,
non è così?”
Kurogane annuì
“Sai, non mi è mai capitato di vedere una cosa del
genere, in nessuno dei posti che ho visto.”
“Per forza. Viene da un altro mondo.”
Yuui lo guardò di sottecchi. Un altro mondo?
…stava
forse facendo dell’ironia? Ma il viso del ninja era serio
come al solito, e il
mago decise di sorvolare.
“L’hai perso in combattimento?”
“Me lo sono tagliato di mia spontanea
volontà.”
Questa volta Yuui spalancò gli occhi. Stava per
sfuggirgli un’esclamazione di sorpresa, ma si trattenne ed
abbassò lo sguardo.
C’erano cose che si potevano chiedere, anche se con
discrezione, e c’erano
argomenti che era meglio non sondare. E poi, per l’appunto,
aveva incontrato
quel ninja appena un giorno prima: non aveva certo diritto di curiosare
nel suo
passato. Anche perché non voleva che, in seguito, fosse
l’altro ad indagare sul
suo.
Ma fu Kurogane a continuare: “Perdere questo braccio
mi ha permesso di ritrovare una cosa molto più
importante.”
“Un braccio, in cambio di qualcos’altro?
Beh… come si
dice, ogni cosa ha un suo prezzo.” commentò Yuui.
Un’elementare legge della
magia… elementare e fondamentale.
“Anche se certe cose non si possono ottenere,
nonostante si sia disposti a tutto pur di averle.” disse
ancora il ninja,
voltandosi a guardare l’altro in faccia. Yuui
sentì il cuore sobbalzare a
quello sguardo. Le pupille rosse erano penetranti, piene di domande e
sospetti,
ma c’era un fondo di solitudine, in quegli occhi…
come se volessero trapassare
i suoi e rubare tutto quello che vi si trovava dietro.
“…la vita di qualcuno a cui tieni, ad
esempio.” finì.
Yuui deglutì a vuoto. Dove voleva arrivare?!
“Ehi, devo dire che dei vari paesi che ho visitato
questo Nihon è il più strano di tutti…
continuo a vedere cose incredibili! –
esclamò divertito (o almeno, così suonava la sua
voce) – Braccia che vengono da
altri mondi… ma devo dire che la cosa più strana
sei tu, Kuroninja, che te ne
vieni fuori con questi discorsi!”
Questo sbuffò, spazientito “Ma siete tutti
così voi
maghi?!”
“Noi? Hai conosciuto altri maghi?” fece Yuui
sorridente. La conversazione poteva ancora prendere pieghe pericolose.
Kurogane si voltò e tornò a guardare il cielo che
si
arrossava, sopra i tetti del palazzo. “Beh, era
più un idiota che non un mago.”
“Un po’ come me, insomma.”
>>>
<<<
I
passi di Kurogane rimbombarono sul legno delle
scale che portavano al giardino. Lo aspettava un’altra notte
praticamente
insonne… almeno, così si aspettava. Stava andando
a sostituire una sentinella
di guardia; se non altro, avrebbe fatto qualcosa di utile.
Avrebbe potuto tentare di porre qualche domanda a
Yuui, prima. Ma del resto, perché farlo? Lo aveva incontrato
appena un giorno
prima. Era vero, quei suoi occhi azzurri avevano lo stesso sguardo di
quelli
del mago nel primo momento in cui si erano incontrati… occhi
le cui palpebre si
abbassavano, mentre fingeva di sorridere. Erano anche occhi troppo
grandi per
nascondere tutte le bugie e le cose non dette.
Il cielo notturno era terso, conteso dalla luna e
dalle stelle. Appese qua e là a dei pali di legno,
splendevano file di piccole
lanterne da cui emanava un tenue chiarore, che faceva risplendere
d’argento le
foglie e gli steli d’erba. Soffiava un tenue venticello, le
luci si muovevano e
facevano danzare le ombre delle fronde sul sentiero percorso dal ninja.
I
suoi passi lo avevano portato in una ben
determinata direzione: tra le frasche dei cespugli fioriti gli
apparvero ben
presto Yuui e Fay, che avevano scostato i rami flessuosi di un piccolo
salice,
per osservare la danza che le lucciole stavano facendo attorno al suo
tronco.
Ridevano sottovoce, e anche se il ninja non poteva
capire le loro parole – un po’ per la distanza, un
po’ perché parlavano una
lingua sconosciuta – Yuui gli sembrava felice. Teneva per
mano il gemello, e
scherzavano insieme.
Vedere il mago aggirarsi sui sentieri di quel
giardino, fermarsi ad annusare il profumo di un bocciolo, vederlo
sorridere, il
volto incorniciato dai rami verdi di un salice… non era
questo che aveva
voluto?
Non è il mago, non è il mago…
Ma maledizione, se solo il suo viso non fosse stato
lo stesso! Se solo la sua voce non avesse avuto la stessa inflessione
canzonatoria! Se almeno non gli avesse affibbiato quegli stupidi
nomignoli
anche lui…se si fosse tenuto a distanza!
Si
voltò e tornò all’interno del palazzo.
Non voleva
disturbare i due fratelli… sapeva quanto avrebbe contato,
per il mago, poter
passare anche solo un momento così con il suo gemello.
Yuui
si rilassò visibilmente non appena lo sentì
allontanarsi. Un momento dopo, si voltò, ma il mantello nero
del ninja era già
sparito alla vista.
“Mi dispiace di averti lasciato solo, questo
pomeriggio, Fay… - commentò, aumentando
considerevolmente la presa sulla mano
del fratello, anche se questo non sembrò accorgersene -
…ma la verità è che
oggi… mi sono davvero divertito. Ma non prendertela per
questo…”
Non lo guardò in faccia. Sapeva che gli occhi di Fay
erano fissi sui rami dell’albero, immobili.
>>>
<<<
*=
in realtà non so se forse il metallo, scaldato
dal sole (anche se non è proprio a picco) forse dovrebbe
essere più caldo della
pelle umana…? Però c’è anche
il movimento, che al braccio normale da calore,
mentre non ne dà a quello artificiale… *confusa
sulle nozioni di fisica*
Mi scuso nuovamente per il ritardo negli aggiornamenti, ma vorrei
comunque ribadire che sia questa fiction che "all'ombra del castello
nel cielo" verranno senz'altro portate a termine... ho solo una vita un
po' incasinata! :D
In ogni caso per chi volesse darci un'occhiata ho comunque prodotto
cose kurofayose e potete vederle sulla my pagina di Deviant Art, e
più specificamente sulla gallery
dedicata al pairing!
Chu chu!
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Capitolo 4 *** Capitolo IV ***
*...l'incantatore...*
capitolo
IV
Il
giardino del palazzo di Nihon seguì Yuui fin
dentro i suoi sogni. La luce delle lampade sospese sui vialetti era
cangiante,
e nei suoi bagliori gli angoli e le piante che circondavano il ragazzo
svanivano silenziosamente, rimpiazzate da nuovi rami e cespugli.
C’era un profumo intenso e dolcissimo di fiori…
Yuui
era incantato dalla flora rigogliosa e curata di quel giardino
splendido. La
brezza era tiepida, e il ragazzo poggiò le dita sulla
corteccia tiepida di un
grande ciliegio. Nel sogno, le foglie verdi dell’estate si
erano colorate di un
rosa chiaro; il vento ne fece cadere qualcuna sui capelli…
ma no, non erano
foglie, erano petali, petali morbidissimi.
Ne sentì uno posarglisi sul viso, e chiuse gli occhi
per assaporarne la leggerezza sulla palpebra, come un bacio posato a
fior di
labbra…
…era un sogno, perché non era certo di sapere
cosa si
provasse a ricevere un bacio su una palpebra.
Il
profumo cambiò improvvisamente in un forte odore
di resina. Il petalo svanì, portato via da una folata di
aria gelida.
Yuui riaprì gli occhi. C’era una abete coperto di
neve, accanto a lui, adesso.
La neve era ovunque, perfino sotto i suoi piedi
scalzi, ma non aveva freddo… anche se era consapevole del
fatto che avrebbe
dovuto averne. …era come se il piccolo bacio del petalo
stesse irradiando
calore dal suo viso in tutto il suo essere.
(lol Yuui è a Narnia NdA)
Attorno a lui e all’abete era tutto bianco… bianco
perché nevicava fitto fitto. Tutto era silenzioso e
l’unico odore era quello
della resina e del gelo.
Poteva essere un posto qualsiasi dei luoghi dove era
cresciuto lui, un posto qualsiasi durante una qualsiasi giornata
invernale. Si
voltò a cercare Fay – di certo il fratello stava
già preparando le palle di
neve… ma dietro a lui c’era ancora solo la
tormenta.
Poi,
una figura apparve all’improvviso,
materializzandosi quasi dalla nevicata stessa. Era vestito di un
mantello
candido - Yuui non avrebbe saputo dire se il candore era dato dalla
stoffa o
dalla neve che lo aveva ricoperto tutto.
Alzò un mano avvolta in un guanto nero, e le sue dita
sottili alzarono il bordo del cappuccio che gli nascondeva il viso.
Fay…! Pensò immediatamente
Yuui quando vide le
ciocche di capelli biondo cenere che gli ricoprivano la fronte, e i
contorni
del suo viso che erano identici ai suoi. Gli si avvicinò e
gli scostò quei
ciuffi morbidi dal volto, finché non si specchiò
letteralmente nelle iridi
turchesi dell’altro.
“…Fay? Che vestiti strani indossi?”
Il nuovo arrivato abbassò lo sguardo e scosse
lievemente la testa in segno di diniego. Sotto i capelli fatti
ondeggiare dal
movimento, il suo viso cambiò: al posto
dell’occhio sinistro, apparve una
cicatrice profonda, e l’iride del destro si
infiammò di un intenso color
dorato.
Yuui si ritrasse improvvisamente, e i fiocchi di neve
avvolsero lo sconosciuto, che fissò il suo unico occhio sul
giovane.
Il suo sguardo esprimeva qualcosa che poteva essere a
metà tra il rammarico e la speranza, mentre si portava le
mani al petto. Sotto
le sue dita, qualcosa brillò, e un momento dopo tra le sue
mani c’era quella
che a Yuui sembrò una fiamma di luce blu. La neve
vorticò intensamente attorno
ad essa, finché non si formò una spessa crosta di
ghiaccio a intrappolarla.
…una piccola stalattite, mentre la luce del fuoco al
suo interno pulsava sempre più fiocamente…
Le mani di Yuui si protesero verso quelle dell’altro
senza che lui ne avesse l’intenzione, e ora la fiamma
ghiacciata era poggiata
sui suoi palmi nudi.
Al di là della semi-trasparenza del ghaccio, la luce
non ardeva più, c’era solo nero.
E tuttavia non era fredda… il giovane avvicinò il
viso per scrutare al suo interno, e la luce riprese improvvisamente a
pulsare,
irradiandosi dal ghiaccio che si sciolse immediatamente, sgocciolando
tra le
sue dita. Ma quella che liberò non era una fiamma,
bensì una piuma. Una piuma
con nitidi segni violacei che ne solcavano la peluria bianca. Un
simbolo… con
la consapevolezza improvvisa e tipica dei sogni, Yuui seppe che quello
non era
che il disegno stilizzato delle ali di una fenice. …forse
quella era una
piccola piuma di fenice, appena rinata dalle sue ceneri…?
Alzò gli occhi per chiedere allo sconosciuto, ma
quello che vide fu solo un fugace sorriso sul suo volto, e poi la sua
figura si
smaterializzò in una delle impetuose folate di vento e neve
che lo avvolgevano.
Ancora impegnato a cercare di ritrovare l’altro in
mezzo al bianco vorticante, non si accorse che la piuma si era
sollevata, e che
stava penetrando nel suo petto. Sentì sprigionarsi un calore
fortissimo, tutto
all’improvviso, e prima che potesse accorgersi di quello che
stava accadendo,
il suo corpo sprofondò nella coltre di neve che ricopriva il
suolo…
>>>
<<<
Quando
si svegliò, era accaldato. Si accorse di aver
scalciato via le lenzuola, durante il sonno.
Era appena l’alba, e Fay era immobile nel futon
accanto al suo.
…si sentiva come se avesse dovuto provare un gran mal
di testa, ma non si sentiva male. Doveva aver sognato molto, quella
notte.
Aveva l’impressione di aver sognato a lungo del
ninja… di lui e di Kurogane…ma
non ricordava assolutamente che cosa.
Si fece aria con la mano; sentiva caldo anche se
l’aria della prima mattina di Nihon era fresca.
Improvvisamente, rivide davanti agli occhi il volto
sfigurato dello sconosciuto che gli era apparso in mezzo alle raffiche
di neve.
Non poteva fare a meno di provare un terrificante sentimento di
nostalgia, a
ripensarci… una cicatrice così profonda su un
volto identico al suo… che gli
ricordava così tanto il gemello…
Automaticamente, si voltò verso Fay, ma il suo viso
era intonso, gli occhi chiusi e i capelli sparsi sul cuscino.
Si
alzò e gattonò fino a lui, per stringergli una
mano fra le sue.
Lo aveva fatto tante volte, ma quella mattina quel
gesto consueto non gli diede le emozioni che gli dava solitamente.
Avrebbe potuto
svegliarlo e parlargli del sogno… ma all’idea di
vedere di nuovo quegli occhi
turchesi provò una forte sensazione di disagio.
In fretta, ripose la mano di Fay sul suo petto, e si
alzò, indossando il più velocemente possibile lo
yukata che gli avevano dato a
palazzo.
Si sentiva come nel suo petto stessero vorticando
insieme petali di ciliegio e fiocchi di neve gelida.
Camminò a passi lenti e controllati lungo il
corridoio, verso la stanza di Ashura. Ancora prima che le sue nocche
sfiorassero l’intelaiatura di legno della porta, la voce
calma dell’uomo lo
invitò ad entrare.
La
camera era in penombra, le tende erano semichiuse
a filtrare la fioca luce del sole nascente.
Ashura si era già alzato, anche lui adorno delle
vesti che erano state messe a loro disposizione a palazzo. Un motivo di
draghi
viola si snodava sulla seta del suo yukata, e i suoi capelli corvini
appena
pettinati scintillavano sulle sue spalle.
“Buongiorno.” gli sorrise.
“Buongiorno, Ashura, signore.”
“…hai fatto un sogno?”
Non era insolito che Yuui si precipitasse nelle
stanze di Ashura anche nel bel mezzo della notte. Ashura era il suo
mentore
nell’apprendimento della magia, ed era un sognatore. Forse
non tutti i sogni
avevano un significato, e certo Yuui non era uno yumemi, che poteva
vedere il
futuro o ricevere la conoscenza attraverso i sogni, ma la sua
curiosità lo
spingeva sempre a consultarsi con Ashura non appena qualche visione
insolita
turbava il suo sonno.
“Un sogno… beh… a dire il vero, sono
stati tanti
sogni…” Cominciò a raccontare del
giardino e dell’improvvisa tormenta di neve
che lo aveva avvolto, dell’incontro che aveva fatto, e della
piuma di fenice.
Ma poi si fermò. Dopo che gli era sembrato di svenire nella
neve, il sogno era
continuato… era come se tutte le immagini della notte,
condensate in lui,
accalcate l’una sull’altra, premessero per uscire,
senza riuscirci.
“…però sono sicuro che nel sogno
c’entrasse anche
Kurogane, il ninja.”
Ashura aveva ascoltato attentamente. Alla fine,
sorrise.
“Sai, credo proprio che la persona più adatta a
cui
chiedere a proposito di questo sogno non sia io, ma qualcun
altro.”
Yuui lo guardò con aspettativa.
“…intendo la principessa Tomoyo.”
Il giovane sporse il labbro inferiore, pensieroso.
“…la Hime del palazzo… ma non credo che
acconsentirà
a parlare con una sorta di giocoliere come me… non di una
cosa come questa.”
“Credi che la principessa riterrebbe il tuo sogno una
cosa futile?” chiese Ashura, aprendo le tende.
“…i sogni non sono una cosa futile. Ma forse una
principessa non ha tempo da dedicare ai sogni di uno come me.”
Ashura gli sorrise. Il suo classico sorriso che
significava tu sai che io so di cosa parlo e che se dico una
cosa non la
dico a vanvera.
“Io credo proprio che se proverai a parlarle, la troverai
più che disponibile ad ascoltarti.”
L’aria dubbiosa non aveva abbandonato il volto di
Yuui, ma del resto conosceva Ashura ormai da anni, e, di conseguenza,
avrebbe
provato.
“…ricorda una cosa, però. Quello che
potresti
ascoltare rischia di andare ben al di là di quanto
immagini.”
Già sulla soglia della stanza, Yuui si voltò di
nuovo
a guardarlo. I suoi occhi azzurri furono attraversati da un breve lampo
di
preoccupazione, ben presto sostituito da un sorriso.
“La mia vita è già andata ben oltre
rispetto a quello
che avrei potuto aspettarmi. Non credo sarà un
problema.”
Ashura annuì, mentre sentiva i passi dell’altro
dirigersi di nuovo verso la sua stanza.
Aveva fatto un sogno anche lui, ma avrebbe potuto
aspettare ancora un po’ a parlargliene. Almeno per quel
giorno.
>>>
<<<
Quando
i componenti della compagnia di artisti si
ritrovarono a fare colazione nella stanza a loro riservata per i pasti,
Yuui si
sedette al primo posto libero, senza curarsi troppo di chi aveva vicino.
Inizialmente, non prestò particolare attenzione al
cibo, ma se ne pentì immediatamente, non appena il riso
crollò impietosamente
nel piattino della salsa, schizzandogli il tessuto dello yukata.
Yuui cancellò la macchia con un veloce gesto delle
dita. Il cibo di Nihon era passabile, ma mangiarlo con quei bastoncini
che
usavano loro era l’impresa più ardua mai
sperimentata. Anche se doveva dire di
essere migliorato abbastanza, nei mesi che aveva passato in quel paese.
Ma bastava calare l’attenzione, e le bacchette erano
pronte a tradirti.
“Sei
ancora un po’ addormentato, stamattina?” chiese
qualcuno che si era appena seduto accanto a lui
“A dire il vero no, sono sveglio da prima
dell’alba…
ma queste bacchettine continuano a ribellarsi alle mie dita.”
La donna gli sorrise maternamente. I suoi capelli
avevano lo stesso colore delle fiamme che faceva scaturire tra le sue
mani
delicate, una chioma che incorniciava un viso delicato e talvolta
malizioso.
“Eppure sembri un po’ perso nei tuoi
pensieri.”
replicò lei, strizzandogli l’occhio.
Yuui sorrise. Karen era forse l’unica persona con cui
si sentiva a suo agio, parlando. L’unica a cui poteva aprire
il cuore, oltre ad
Ashura, naturalmente.
“E’ che ho fatto un sogno strano, questa
notte.”
“E non ne hai parlato con Ashura?” chiese lei
cominciando a mangiare.
“Sì, ma ha detto che non è a lui che
devo rivolgermi
per capire il suo significato…”
“…e?” lo incoraggiò.
“…dovrei parlarne con la principessa del palazzo,
ma
quando ho chiesto di lei mi è stato risposto che
sarà lontana dal palazzo per
tutta la giornata.”
Karen sorrise di nuovo. Era strano vedere Yuui
impaziente per qualcosa… ma era una stravaganza davvero
benvenuta e salutare.
“Il sogno non cambierà di qui a domani mattina. E
in
più, avrai del tempo per rifletterci per conto tuo. La
signora del palazzo
sembra una persona accogliente e gentile, vedrai che
accetterà di parlarti
molto volentieri.”
Yuui annuì “Lo ha detto Ashura, che ci ha
conversato
così a lungo, ieri.”
Karen annuì. E improvvisamente si chiese se
quell’impeto
di salutare curiosità del giovane non lo avrebbe portato a
scontrarsi con
qualcosa di scomodo.
Prima che Yuui si alzasse, gli passò affettuosamente
una mano tra i capelli.
>>>
<<<
Poco
dopo colazione, Yuui tornò al campo di
allenamento e non fu sorpreso di trovarci lì il ninja.
Per una volta, non gli era stato ordinato di scortare
la principessa nella sua uscita, (e Kurogane non se n’era
meravigliato, sapeva
ormai bene il perché), quindi avrebbe passato la giornata ad
allenarsi.
Il guerriero non si stupì nemmeno quando vide
arrivare il biondino saltellando lungo il sentiero.
Del resto, avrebbe potuto scegliere di occuparsi
della manutenzione delle armi, o di supervisionare le sentinelle, o di
andare
in esplorazione. Invece era tornato ad allenarsi. Tsk.
La
giornata di allenamento passò in fretta,
sorprendentemente in fretta. Alla presenza di Kurogane,
l’ansia che aveva colto
Yuui a causa del sogno era svanita improvvisamente, rimpiazzata da un
sensazione di appagamento. Perfino le farfalle nel suo stomaco si erano
calmate.
L’unica cosa strana era che, ogni tanto, fissando il
ninja, aveva come l’impressione che la sua sagoma si
sovrapponesse alle
immagini che gli dovevano essere apparse in sogno. Ma era tutto
fuorché una
sensazione spiacevole…
Di nuovo, si avvicinò il tramonto, e i due si
fermarono a riposare.
Yuui inspirò profondamente l’aria serale, ancora
afosa e umida. E ripensò ancora al sogno.
“Cade mai, qui, la neve?”
“D’inverno, sì.” rispose
l’altro, intento a mettere
in ordine gli oggetti che avevano usato.
“Questo giardino è davvero splendido,
Kurosama… sai,
qui a Nihon ci sono un sacco di piante che non avevo mai visto prima! E
tutte
così fiorite e rigogliose!”
Improvvisamente, a Kurogane venne in mente Celes, e
le sue sterminate distese di bianco.
“Tu vieni da un paese freddo, non è
così?”
“Ah, sì! Beh, è facile da indovinare,
no? E’ una
paese piuttosto freddo, e anche piuttosto lontano… - rispose
Yuui, dondolandosi
sulla staccionata dove si era seduto – Ma i fiori ci sono
anche lì, solo che
non ce ne sono così tanti, e non così
profumati.”
“E quanto è distante?”
“Mmh.. non saprei! Da me, almeno un paio
d’anni…”
“Due anni?”
“Siamo artisti girovaghi. Esibirci e farci
conoscere in nuovi posti è il nostro mestiere! Prima di
arrivare qui, ne
abbiamo girati, di posti!” sorrise.
“Credevo che anche gli artisti ambulanti avessero un
posto dove tornare.”
“Beh, non tutti, magari.” gli occhi rossi del ninja
dardeggiarono su Yuui, ma il sorriso del ragazzo si era congelato.
“Se non hai una casa, cos’è che vuoi
proteggere con
la tua spada?” continuò allora.
Il sorriso sulle labbra di Yuui si tese
impercettibilmente, o così Kurogane credette di
vedere… ma aveva visto così
tanti sorrisi su un volto uguale al suo, che sapeva di non sbagliarsi
“Se avessi qualcosa da proteggere a tutti i costi, e
volessi tenerlo segreto, non andresti a dirlo in giro, no?”
Il ninja non gli staccò gli occhi di dosso. Sentiva
l’urgenza di penetrare il muro di ghiaccio di quegli occhi
azzurri…
“Hyuuuu! Yuui! La cena sarà servita tra
poco!” Fay
apparve improvvisamente dal sentiero del giardino, gesticolando alla
volta del
fratello.
“Ah, si è fatto tardi! Grazie per gli insegnamenti
di
oggi!” esclamò Yuui, saltando giù dallo
steccato per correre incontro al
gemello.
Kurogane li osservò sparire, e si accinse a rimettere
a posto la spada da allenamento che avevano usato. Era presto, per la
cena.
>>>
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Dopo
cena, Yuui approfittò della stanza da bagno del
palazzo e trovò rifugio nelle volute di vapore che si
alzavano dall’acqua
bollente della vasca.
Anche quella sera, sarebbe uscito volentieri ad
osservare le bellissime lucciole che giocavano a nascondino tra le
foglie dei
cespugli… ma lui sarebbe venuto a cercarlo, e gli avrebbe
fatto altre domande.
Non lo spaventava il fatto di per sé, ma gli faceva
male sapere di non potergli rispondere onestamente. E questo era
assurdo… era
abituato a nascondere la verità, perché mai
mentire a quell’uomo gli avrebbe
dovuto dare fastidio? E del resto, perché mai avrebbe dovuto
rispondergli
sinceramente? A lui, che sarebbe mai importato?
Avvolto
nel tessuto fresco dello yukata pulito, si stava dirigendo verso
la sua stanza, quando incrociò Ashura.
“Signore?”
“Yuui, prepara le tue cose. Domattina partiremo.”
Il giovane lo guardò senza capire. “Di
già?”
…ma non aveva ancora parlato del sogno alla
principessa… e poi…
“Anch’io ho fatto un sogno, stanotte. E non saremo
al
sicuro, se rimaniamo qui ancora a lungo… abbiamo dato
nell’occhio. Non
faticheranno a rimettersi sulle nostre tracce. Domani
partiremo.” il tono di
Ashura era calmo e fermo, come al suo solito.
“Certo, signore.” Yuui chinò la testa.
Dovevano andare, e il suo posto era al fianco del suo
signore Ashura. Per difenderlo.
Egli sorrise e augurò la buonanotte.
Yuui
faticò a prendere sonno, quella sera. Avrebbe
tanto voluto che qualcuno gli spiegasse… mai un sogno gli
era sembrato così
reale… e quella piuma… era certo che era da essa
che si erano sprigionate tutte
le immagini che ancora non vedeva nitidamente, ma che sentiva premere
dall’interno del suo petto, insistenti.
…ma non potevano rimanere lì. E se Ashura pensava
che
occorresse partire domani, così avrebbero fatto.
Prima di addormentarsi, si soffermò a pensare che il
guerriero, quel giorno, era stato un po’ più
gentile nell’allenamento.
Sarà un timidone, quel Kuroninja, pensò con un
piccolo sorriso sulle labbra.
>>>
<<<
Poco
prima che la notte cedesse il posto al giorno,
tuttavia, sul palazzo si abbattè una tempesta estiva di
forza spropositata. Il
gruppo di artisti era pronto alla partenza, ma al messaggio di Ashura,
che
comunicava con rammarico alle loro altezze che sarebbero partiti di
lì a poco,
la risposta perentoria era stata che non si sarebbero certo potuti
muovere, con
quel tempo; che ogni spostamento sarebbe stato pericoloso, con quelle
condizioni atmosferiche…
Ashura
ascoltava il vento soffiare impetuoso, e pensò
che era davvero inevitabile che Yuui ascoltasse quella storia.
Yuui
si avviò di buona lena alle stanze della
principessa. Era leggermente in ansia, ma di certo non lo dava a
vedere. Era
soprattutto curioso.
La principessa Tomoyo lo accolse con un sorriso, e
lui, inchinatosi al suo cospetto, le sorrise a sua volta. Un momento
dopo, le
ancelle della principessa chiudevano le porte della sala alle sue
spalle.
>>>
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Quando
si riaprirono, il giovane ne uscì a capo
chino.
La storia che Tomoyo gli aveva appena raccontato si
stagliava nitida nella sua mente, lasciando solo buio al suo intorno.
Le
fronde delle piante del giardino erano piegate e
sferzate dal vento e dalla pioggia. Non sapeva dove fosse Kurogane, e
improvvisamente si sentiva gelare. Raggiunse in fretta la sua stanza, e
si
chiuse lì fino a che non arrivò l’ora
di cena.
Sembrava
che il suo sogno combaciasse con le immagini
che la narrazione della principessa aveva evocato in lui.
…una spiegazione lampante a tanti dei quesiti che si
era posto in quegli ultimi giorni.
…altrimenti, perché mai qualcuno avrebbe dovuto
interessarsi a lui?
>>>
<<<
L’aria
era fredda e pungente; il temporale aveva
lasciato il cielo terso e il laghetto era un piccolo frammento di cielo
in
mezzo alle piante del giardino… si poteva distinguere dove
finivano le sponde
buie e cominciava l’acqua perché questa brillava
del riflesso delle stelle.
La luce del quarto di luna che si affacciava sopra i
tetti del palazzo era tenue, ma Yuui distingueva benissimo la sagoma
del ninja
appoggiato al parapetto di legno. Il vento era ancora forte e faceva
svolazzare
il suo mantello.
Camminò silenzioso fino a raggiungerlo e si
appoggiò
al parapetto, accanto a lui.
“Più lo guardo, più mi rendo conto che
è davvero un
bellissimo giardino, questo. - disse dopo un po’ –
Peccato, non poterci
vivere.”
Kurogane non rispose, ma si voltò a guardarlo.
“E’ il tuo turno di guardia?”
Il ninja scosse la testa “No. Ma non riuscivo a
dormire.”
Yuui sporse il labbro inferiore con aria vagamente
canzonatoria “Ooh…poverino! Paura del temporale?
Ma adesso è tutto finito!”
Kurogane non reagì con stizza. Osservò
l’altro per
qualche istante ancora e poi tornò a voltarsi
e ad osservare il timido riflesso della luce delle stelle.
“E tu che ci fai qui?”
“Oh, nemmeno io riuscivo a dormire. Beh, domani
partiamo e… insomma, le partenze mi rendono sempre un
po’ nervoso.”
…partenze… Kurogane ripensò al mago,
alla curiosità
che sprizzava non appena giungevano in un nuovo mondo… un
entusiasmo che
serviva a mascherare il suo nervosismo.
Questo Yuui non lo nascondeva, almeno.
“Anche se, visto il venticello che tira, non credo
che passeggiare qua fuori mi concilierà il
sonno…”
“E tuo fratello? Riesce a dormire bene, lui?” fece
Kurogane togliendosi il mantello.
“…lui? Oh, sì. Dorme meravigliosamente,
mio fratello…
Beh, sai, nel paese da cui veniamo non sono rare le tempeste. Questo
vento non
è nulla, in confronto…”
Kurogane osservò
scettico l’altro, ma non chiese nulla.
“Ah… questo sì che è freddo,
invece!” esclamò Yuui.
Aveva sfiorato il braccio sinistro del ninja: il metallo, a contatto
con l’aria
notturna, era diventato gelido.
Lo prese tra le mani e lo soppesò.
“La persona per cui hai dato questo braccio era
fortunata…”
Kurogane attese un attimo prima di rispondere
“…non
credo che lui avrebbe mai parlato di fortuna.”
“Beh, avere accanto una persona disposta a
sacrificare così tanto per un altro…”
Yuui gli strinse la mano artificiale tra le sue.
Cadde il silenzio, e le stelle arrivarono a spostare
visibilmente il loro riflesso nello specchio d’acqua, prima
che Yuui parlasse
di nuovo.
“Ho sentito la tua storia… so che forse non vuoi
parlarne, ma… beh, mi ha fatto piacere ascoltarla. Anche se
un po’ mi è
dispiaciuto che non sia stato tu, a raccontarmela. Tutte le cose che ti
sono
successe, le persone che hai incontrato, i mondi che hai
visitato… incredibile…
oh, senti, ora sì è un po’
riscaldata.” disse riappoggiando la mano artificiale
sul parapetto.
Kurogane se la sfiorò con la destra: il metallo era
tiepido, grazie al calore delle mani di Yuui.
Il ninja pensò che la cosa avrebbe dovuto urtarlo.
Che, in fondo, non voleva che il ragazzo sapesse del suo
passato… perché questo
significava mettere anche lui di fronte ai suoi ricordi…
sì, come se li avesse
lasciati alle spalle… ma se lui sapeva,
era un altro discorso…
“Era un viaggio che forse avrei preferito non
affrontare. Ma era inevitabile.”
Eppure non se la prese. Le sue sensazioni erano
ovattate, come se a provarle fosse qualcun altro. Se quello davanti a
lui non
era quel mago, forse nemmeno lui era più
sé stesso… forse quel passato
non lo riguardava.
Al suo fianco, sentì l’altro deglutire e sospirare
“Io non sono il tuo Yuui, però. Ho viaggiato, ma
non attraverso i mondi. Non
sono quello per cui hai dato questo braccio, e… non lo posso
sostituire,
Kurogane.”
Il ninja si voltò a guardarlo, ma l’altro
abbassò gli
occhi… forse Yuui si sarebbe aspettato – forse
avrebbe sperato – una sfuriata,
qualcosa che cominciasse con un “Ma piantala di dire
idiozie!” ma non arrivò.
Del resto, Yuui sapeva di avere ragione.
Perché mai, sennò, un tipo burbero come quel
guerriero gli si era avvicinato senza nemmeno conoscerlo? O meglio,
perché mai
gli si era avvicinato come se lo conoscesse da sempre?
“Domani mattina partiremo presto…
tenterò di dormire.
Buona notte, Kurogane.” Si congedò.
Sparì in fretta nel buio del sentiero.
>>>
<<<
Nota:
ormai è chiaro come lo Yuui di questa storia
sia ben diverso da quello che conoscevamo. Innanzitutto, nella mia
testa questo
Yuui è leggermente più giovane di quello che
vediamo nel manga – nella mia
idea, qui ha meno di vent’anni – inoltre,
nonostante si intuisca che il suo
passato nasconde eventi tristi, è cresciuto in un contesto
che è riuscito a
dargli amore, anche se non si può parlare di famiglia vera e
propria.
Questa sua maggiore infantilità rispetto
all’originale è dovuta anche a questo, al fatto di
essere circondato da persone
che gli vogliono bene. Cosa che lo Yuui originale non si è
nemmeno mai sognato.
Sono
contenta di aver scritto questo capitolo.. finalmente cominciano a
essere introdotti altri personaggi!
Ringrazio
infinitissimamentissimamente Adrienne per il lavoro di beta, che svolge
al meglio nonostante le avversità tecnologiche... :(
Al
prossimo capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo V ***
Nota: premetto che sono
consapevole del fatto che non aggiorno da secoli. Ma per chiunque segua
la fiction... la scriverò tutta ^^ anche se molto, molto
lentamente..
Oh, e grazie innanzitutto ad
Adrienne perchè mi punzecchia e vuole gli spoiler XD e alle
persone che leggono e commentano questa storia.
Questo capitolo lo dedico a
Neera aka Reiko, che ha sofferto tanto prima di vederlo pubblicato!
(sì, ho visto la data dell'ultimo aggiornamento e sono
colpevole...)
*...l'incantatore...*
capitolo V
Il
giardino sembrava vuoto e silenzioso.
Era una contraddizione, perché il sole splendeva e
tutto era un tripudio di vita, tra i canti degli uccelli, lo stormire
delle
fronde, il ronzare degli insetti.
Ma da quando gli artisti girovaghi se n’erano andati,
era come se fosse venuto meno il suo senso dell’udito.
Una musica cessata all’improvviso.
Era quel tipo di armonia della cui esistenza ci si
accorge solo nel momento in cui svanisce.
Kurogane non aveva mai pensato che Yuui fosse
circondato da una musica – non aveva mai razionalizzato una
simile
considerazione.
Eppure, ora che se n’era andato, queste note si erano
spente. E dalla loro assenza, era risalito al loro aleggiare
nell’aria, tra i
rami di quel giardino: quelle note avevano preceduto Yuui prima del suo
arrivo
vicino al campo di allenamento, e si erano soffermate attorno a loro
nei
momenti di riposo all’ombra del pozzo.
In quegli ultimi giorni, per il ninja era stato come
riguadagnare un senso – una sorta di percezione fisica, una
scossa che
percorreva il lato del suo corpo dalla parte dove l’altro gli
si avvicinava.
Una bussola interna che avvertiva e segnalava la sua
presenza, quando era nei pressi.
Ora, il segnale era lontano.
Era come aver perso nuovamente una parte del suo
corpo.
***
La
carovana degli artisti girovaghi procedeva lungo
la strada ghiaiosa, costellata di pozzanghere. Normalmente, gli zoccoli
dei
cavalli e le ruote del carro, con il loro movimento, avrebbero
sollevato una
nuvola di polvere, ma il terriccio umido rimaneva incollato a terra,
plasmandosi docilmente nelle impronte dei viaggiatori.
Il numero dei componenti della carovana era
consistentemente diminuito, dopo che avevano lasciato il palazzo
dell’Imperatrice. Per l’evento, Ashura aveva
assoldato anche alcuni artisti del
luogo – era la prima volta che si ritrovavano a dare
spettacolo davanti a un
pubblico così importante a Nihon, e il capocomico aveva
ritenuto più saggio non
rischiare di sfigurare, incrementando il loro numero con altri acrobati.
Ma questi erano stati licenziati immediatamente dopo
la partenza: dovevano muoversi in fretta, e, per farlo, dovevano essere
in
pochi. Inoltre, Ashura-o non voleva certo coinvolgere estranei nei loro
problemi, anche perché non si poteva mai sapere chi si
nascondesse dietro
l’allegra facciata di un saltimbanco.
Erano rimasti in sette.
Karen, che cavalcava in testa alla comitiva, il viso
dallo sguardo dolce contornato da boccoli dello stesso colore delle
fiamme che
scaturivano dai suoi eleganti incantesimi di fuoco.
Accanto a lei Karura, i capelli argentei legati sulla
nuca, il viso fiero e il mento diritto, alto, mentre osservava sicura
la strada
davanti a lei.
Insieme a loro viaggiava anche la sorella di Karura,
la piccola Karyoubinga, una bambina dalle eccezionali doti canore, la
cui
salute era purtroppo molto instabile: per questo, si esibiva assai
raramente. Durante
gli spostamenti, la piccola sedeva sempre sul carro dei bagagli e
dell’attrezzatura, accanto ad Ashura-o, dove poteva riposare
e dormire.
Karura, sorella estremamente protettiva e preoccupata
del benessere della piccola, non avrebbe mai scelto di farle
intraprendere un
simile viaggio, se solo le circostanze che le avevano spinte a farlo
non
fossero state così gravi.
Un uccello andò a posarsi sulla spalla della donna
dai capelli argentei; aveva lunghe penne bianche e nere, e un collo
arcuato,
potente quanto grazioso: Garuda. Agli spettatori, era presentato
semplicemente
come un bell’animale ammaestrato, in grado di fare i numeri
più impensabili al
comando della sua padrona, ma era molto più di questo.
Durante il viaggio,
sorvegliava la carovana dall’alto, andando in ricognizione
per loro lungo il
tratto di strada che dovevano percorrere, avvertendoli nel caso di
pericoli o
agguati. Karura aveva saputo creare un’intesa perfetta con
l’uccello, e i due
sembravano legati da un filo invisibile.
Con la sua grande esperienza in fatto di volatili, la
donna era stata di grande aiuto a Yuui nel perfezionamento
dell’incantesimo
della fenice, e l’aspetto del suo animale magico era in buona
parte ispirato
alla magnificenza di Garuda.
Dietro il carro, a formare una solitaria
retroguardia, veniva un uomo dai capelli castano chiaro, un volto
gentile:
Seichiiro era un maestro delle magie che comandavano il vento, e i suoi
numeri
includevano improvvisi mulinelli d’aria, che, opportunamente
combinati al fuoco
di Karen, diventavano aggraziate danze e caroselli di fiamme e
scintille
sospese nel vuoto… ma le folate del suo vento potevano
diventare
improvvisamente taglienti come lame invisibili, imprevedibili nella
direzione e
devastanti nella potenza.
Aveva un modo di fare sempre premuroso e gentile,
anche se ogni tanto i suoi pensieri sembravano volare indietro, alla
casa
lontana dove aveva lasciato moglie e figlia.
Forse non erano una vera e propria compagnia di
artisti girovaghi, ma il loro travestimento stava funzionando bene. Era
anche
piacevole.
Erano i primi a perdersi nei loro spettacoli, come se
i loro poteri fossero finalizzati soltanto a quello, a divertire un
pubblico
deliziato e plaudente. Era piacevole crederci: era uno dei poteri della
magia,
riuscire a trasportare lontano dalla realtà perfino il suo
stesso creatore -
che tuttavia doveva essere sempre pronto a tornare indietro, senza
esitazioni.
A fianco del carro condotto da Ashura, Fay e Yuui viaggiavano
sulla stessa cavalcatura, un alto destriero bianco.
La principessa Tomoyo era stata molto generosa nel fornire
alla compagnia i cavalli per il viaggio, in modo tale che ce ne fossero
a
sufficienza anche per dare il cambio agli animali, una volta che
fossero stati
troppo stanchi.
Eppure i due fratelli montavano lo stesso cavallo,
che non sembrava risentire della fatica di trasportare due cavalieri.
Yuui manovrava le briglie con una certa noncuranza,
in maniera quasi automatica, i pensieri persi tra le sponde tristi e
infide che
erano abituati a percorrere da molto tempo e le nuove correnti che li
avevano
sfiorati solo in quegli ultimi giorni.
Inoltre, Ashura-o aveva detto che erano di nuovo in fuga.
Che li stavano inseguendo ancora.
Sospirò, ma strinse le briglie più saldamente;
avrebbe avuto bisogno di un àncora - si sentiva ogni giorno
di più come una
piccola scialuppa in balia di onde sempre più alte e scure.
Ma non ce l’aveva,
non ce l’aveva.
***
Accadde
qualche giorno dopo; la compagnia viaggiava
verso sud a velocità sostenuta – per lo meno, la
più sostenuta che potesse
permettersi viste le dimensioni e la composizione.
Si avvicinava il tramonto, e la strada proseguiva in
mezzo alle colline brulle, senza dar segno di incrociare centri
abitati. C’era
tempo, prima che facesse buio, ma ci avrebbero messo un po’ a
montare
l’accampamento, visto che dovevano pernottare
all’aperto.
Così, non appena trovarono un luogo che sembrava
adatto, decisero di accamparsi.
Vicino al carro venne acceso un fuoco da campo, e
cucinarono una cena piuttosto frugale, mentre alcuni si recavano in
fretta e
furia a fare scorta di legname per il fuoco.
La serata era limpida e così sembrava sarebbe stata
anche la notte.
Yuui si raggomitolò nel suo giaciglio osservando le
stelle oltre i rami degli alberi sopra di lui.
Il palazzo della principessa gentile e del ninja
scontroso era sempre più lontano, a nord. Yuui chiuse gli
occhi, per non vedere
quelle stelle ed impedire a se stesso di chiedersi se risplendevano
allo stesso
modo anche tra le fronde degli alberi di quel giardino… e
se, per caso, lui non
fosse ancora lì, ad osservarne il riflesso nelle acque scure
del laghetto.
Ben presto, la stanchezza ebbe la meglio sui
pensieri, e il giovane si lasciò trasportare nel mondo dei
sogni come dalla
lenta risacca della marea.
Ma il riposo dei viaggiatori, quella notte, non era
destinato a durare a lungo.
Yuui spalancò gli occhi, svegliandosi di soprassalto,
nello stesso istante in cui Fay – gli occhi fissi sulle
tenebre che permeavano
il bosco vicino al loro accampamento, si chinava su di lui, silenzioso,
per
avvertirlo.
Una mezza dozzina di uomini, forse qualcuno di meno.
Dovevano aver notato la presenza delle donne, e ne avevano dedotto che
la
superiorità numerica del gruppo di artisti girovaghi non
sarebbe stata un
problema.
Yuui non poté impedire che un sorriso leggermente
amaro gli inarcasse gli angoli della bocca. Avrebbero pagato caro
quell’errore
di valutazione.
Sentì un cambiamento nel respiro di Karen, che
dormiva a poca distanza da lui, segno che anche lei si era svegliata.
Usò un piccolo incantesimo per accertarsi che tutti
fossero all’erta, e così era.
Fay si alzò per andare ad avvertire Ashura-o (non ve
n’era bisogno, di fatto, perché era già
sveglio, ma faceva parte della
strategia): in quel momento, rendendosi conto che le loro prede si
erano
accorte della loro presenza, gli aggressori uscirono allo scoperto,
slanciandosi fuori dagli alberi all’improvviso, pur di non
perdere il vantaggio
della sorpresa.
Balzarono in piedi, e Yuui attivò l’incantesimo in
cui quelli erano già incappati avvicinandosi troppo
all’accampamento: sulla
fronte di ciascuno degli uomini comparve un marchio luminoso.
Quelli rallentarono la carica, sorpresi e
perfettamente visibili nel buio della notte, e quando tornarono a
posare gli
occhi sull’accampamento, trovarono che i suoi componenti
avevano formato un
cerchio difensivo intorno al carro dove dormivano Ashura-o e
Karyoubinga.
Furono Karen e Seichiiro a scagliargli addosso i loro
incantesimi, e gli assalitori osservarono allibiti e improvvisamente
tremanti
di paura la barriera fatta di fuoco e vento che li circondava, sorta
dal nulla,
eppure rovente e sibilante.
Un momento dopo, piombarono a terra, immobilizzati da
una magia di Yuui.
Seichiiro e Karen lasciarono svanire i loro
incantesimi, mentre si avvicinavano assieme a Yuui ai malcapitati,
osservandoli
con un certo sospetto attraverso la cortina di fuoco e vento che andava
rapidamente dissolvendosi.
“Avete sprecato la vostra magia, con questi. Non
sembrano molto più che comuni banditi.”
Commentò inespressivo Ashura-o,
raggiungendoli.
Si avvicinò ad uno dei prigionieri, inginocchiandosi
accanto a lui, e Yuui allentò leggermente il suo
incantesimo, così da lasciare
che l’uomo fosse in grado di parlare.
“Vi manda qualcuno?” chiese nella lingua di Nihon.
Per un attimo, prima che pronunciasse quella frase,
gli occhi di Ashura-o brillarono di magia.
Il malvivente fece per scuotere vigorosamente la
testa, ma, non riuscendoci, si lasciò sfuggire un mugolio
che somigliava ad un
“no, signore”.
Era sinceramente spaventato.
Ashura sorrise con fare rassicurante, tornando a
rivolgersi agli altri.
“Sono solo dei malviventi di strada. Non avrebbero
mandato gente così sprovveduta nemmeno per
testarci… In ogni caso, non gli farà
male passare la notte così. Avranno del tempo per
riflettere.”
Aggiunse usando nuovamente la lingua del luogo.
Questo suggeriva che i poteri di Ashura avrebbero
avuto una qualche influenza sui sogni che i banditi avrebbero fatto
quella
notte. Sempre che fossero riusciti ad addormentarsi.
***
“Sembrava
un po’ più giovane, ma sempre idiota
uguale.” commentò Kurogane. O forse era lui ad
essere invecchiato, nel
frattempo.
Tomoyo sorrise, osservando distrattamente gli uccelli
che svolazzavano tra le fronde degli alberi. Ovviamente, non era quella
la
risposta che si aspettava alla sua domanda.
Negli
ultimi tempi, constatò Kurogane, camminare nel
giardino del palazzo portava quasi sempre a sgradevoli conversazioni.
Cominciava ad odiarli, quei vialetti.
Dal silenzio della principessa, tuttavia, capì che la
risposta non era sufficiente, e che lei stava ancora aspettando.
“Mi è sembrato che nascondesse qualcosa”
disse alla
fine.
Tomoyo annuì lentamente. Ashura-o e la sua compagnia
di artisti girovaghi erano molto più di quello che
lasciavano apparire.
“Di cosa pensi che si tratti?”
“E come accidenti faccio a saperlo?! Non si riesce a capire
mai nulla fino a che non è troppo tardi, con quell’idiota!”
Kurogane si
rese conto di quello che aveva appena detto, e si incupì
ancora di più.
Tomoyo aspettò che gli passasse l’impeto di
rabbia,
prima di parlare.
“Kurogane, pensi che se non avessi mai incontrato lo
Yuui di Valeria saresti riuscito a capirlo comunque?”
“Non ne ho idea.”
Kurogane incrociò le braccia con un gesto nervoso.
Avrebbe reagito allo stesso modo a quell’incantesimo, se non
l’avesse già visto
in azione a Celes?
I loro occhi si sarebbero incontrati comunque?
L’idiota sarebbe comunque riuscito a trovare una
scusa per chiamarlo “Kurobau” o con qualsiasi altro
stupido nomignolo?!
Anche Tomoyo sembrava persa nelle sue meditazioni.
“Però forse non saresti stato tanto pronto a
recepire i suoi segnali, non
credi?” la principessa si voltò verso il ninja con
un sorriso dolce ad
incresparle le labbra.
“Chissà, anche questo Yuui potrebbe aver bisogno
di
una mano da parte tua… magari non in senso letterale, questa
volta!” ridacchiò
lei, mentre Kurogane la fulminava con un’occhiataccia.
“Cosa diamine vorresti dire?”
“Che se niente accade per caso, ci sarà
sicuramente
un senso nel vostro incontro.”
“E cosa dovrei fare? Rincorrerlo e fargli da balia?”
Tomoyo lo guardò, sempre sorridente, ma con gli occhi
seri.
“E’ questo che senti di voler fare?”
Kurogane aggrottò le sopracciglia.
“E a che scopo?” Questo Yuui
aveva qualcuno
con cui stare. Questo Ashura-o non sembrava affatto
in preda alla
follia. Il mago non sembrava solo. “Il mio posto è
qui.” Commentò pacato ma con
decisione.
Tomoyo annuì lentamente, mentre il sorriso tornava ad
estendersi agli occhi.
“Il tempo non smette mai di apportare
cambiamenti…”
disse, quasi tra sé e sé.
Nonostante avesse dei presentimenti piuttosto chiari
riguardo alla situazione, non poter conoscere il futuro
l’aveva privata delle
certezze. Ma da questo vuoto sentiva nascere una forte
curiosità, ed anche una
buona dose di speranza.
Amaterasu
guardava in silenzio il giardino dalle
finestre delle sue stanze.
Aveva osservato il comportamento di Kurogane, in
quegli ultimi tempi.
Generalmente, era difficile che il ninja lasciasse
trapelare i suoi sentimenti – a meno che non si trattasse
dell’esaltazione per
un’imminente battaglia – ma per chi lo conosceva
bene, il disagio ed il
contrasto di emozioni del suo animo si erano rivelati evidenti, in quel
periodo.
E la stessa Amaterasu non poteva fare a meno di
sentirsene coinvolta.
Souma la raggiunse presso la finestra.
“Siete preoccupata per Kurogane?”
Amaterasu annuì, gli occhi sempre fissi sul giardino.
“Ha sofferto così tanto. Ricordi quando lo
incontrammo per la prima volta?”
Souma annuì. Nella mente di entrambe il ricordo era
ben vivido: un ragazzino con il viso sconvolto dall’orrore e
dalla follia che
il dolore aveva causato, coperto di sangue, gli occhi dilatati tinti di
un
rosso demoniaco. La forza con cui stringeva il cadavere dilaniato della
madre e
la katana del padre, nell’altra mano.
Allora, Tomoyo l’aveva salvato dai demoni che si
erano impadroniti di lui. Era stato soprattutto grazie alla
principessa, se il
guerriero aveva potuto a sua volta essere in grado di aiutare anche i
suoi
compagni, di dare amore a chi ne aveva ricevuto così poco.
“Vederlo così mi fa sentire impotente.
E’ così
ingiusto. Nemmeno i miei poteri di Imperatrice possono nulla, contro il
suo
dolore. Nemmeno la mia musica.”
Souma le prese la mano. “La principessa Tomoyo ha
fiducia che il futuro potrà migliorare le cose.”
Amaterasu voltò verso di lei i suoi grandi occhi
celesti, sorridendole. “E io ho fiducia in mia sorella. Ma la
fiducia nel
domani non basta a cancellare il dolore del presente.”
Racchiuse la mano scura della ninja tra le sue dita
candide.
Scrutando le iridi ambrate di Souma, poteva intuire
cosa significasse rimanere soli in un mondo dove la persona amata aveva
smesso
di esistere.
“Se tu dovessi andartene, non credo sarei in grado di
resistere all’impulso di seguirti.”
Souma la guardò sorpresa, ma poi sorrise quasi
maternamente, posando l’altra mano su quelle
dell’Imperatrice.
“Avete un compito molto importante da svolgere, qui.
Non dovreste comportarvi impulsivamente.”
Amaterasu sbuffò, sporgendo leggermente il labbro
inferiore, facendo prendere alla sua piccola bocca una piega quasi
imbronciata.
“I miei sentimenti e il mio ruolo politico vanno in
direzioni troppo diverse. Vedi di non mettermi nella posizione di dover
scegliere… - tornò seria, un sorriso appena
accennato e un’espressione decisa
negli occhi – Non morire senza di me.” disse in
tono che non ammetteva repliche.
Souma sorrise mestamente, mentre acconsentiva,
chinandosi a baciarla.
***
Il
viaggio della compagnia di artisti proseguiva.
Yuui osservava il paesaggio scorrergli accanto con un
distacco che a tratti si tingeva di nostalgia.
Nostalgia senza senso, perché quell’armonia che
aveva
ascoltato come da dietro una porta chiusa, quel tepore avvertito come
mettendosi addosso una coperta o un indumento ancora tiepido del calore
altrui,
era qualcosa che lui non aveva mai posseduto, né desiderato
razionalmente di
avere.
Del resto, nessuno avrebbe davvero ricavato nulla di
buono dallo stargli accanto. Quindi… perché mai
aveva anche solo inconsciamente
desiderato che qualcuno si interessasse a lui? Che qualcuno gli si
volesse
avvicinare?
Era meglio che il paesaggio scorresse via ai suoi
lati, e che lui si limitasse ad osservarlo. Era bello così,
il paesaggio.
Lontano, senza di lui.
***continua***
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