Oriente ed Occidente

di miriel67
(/viewuser.php?uid=44395)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente arrivati ***
Capitolo 2: *** la casa dei Signori dell'Ovest ***
Capitolo 3: *** conoscere per capire ***
Capitolo 4: *** una goccia nel mare del tempo ***
Capitolo 5: *** Youkai ***
Capitolo 6: *** una sera di luglio ***
Capitolo 7: *** Sesshomaru ***
Capitolo 8: *** Caterina ***
Capitolo 9: *** La scelta di Cate ***
Capitolo 10: *** Gennaio 1574 ***
Capitolo 11: *** Gennaio 1574 parte seconda ***
Capitolo 12: *** Luna Piena ***
Capitolo 13: *** Venezia ***
Capitolo 14: *** Shashee ***
Capitolo 15: *** Prelude ***
Capitolo 16: *** Mezzanotte ***



Capitolo 1
*** Finalmente arrivati ***


Oriente ed Occidente Il paesaggio scorreva lentamente,assomigliava un po' a quello che Cate aveva già visto in uno dei suoi primi viaggi in Italia, nel regno Sabaudo, tranquille e ordinate risaie e ogni tanto un piccolo villaggio o un insieme di capanne.
Così quello era il Giappone.Sporse il naso fuori dalla portantina, suo padre a cavallo,i 4 carri con le merci e i doni per il suo vecchio amico.
Erano partiti da Venezia quasi due anni prima, poco dopo la morte di suo fratello Marco durante la battaglia di Lepanto.Ecco, al solo pensiero le erano salite le lacrime agli occhi,le respinse subito, con un moto di rabbia!

Già. Doveva essere il "suo" viaggio di istruzione per prendere le redini dei commerci familari e non il suo.Ma suo padre era stato irremovibile:-Non venderò le licenze a nessuno!la nostra famiglia commercia con l'oriente dai tempi dei Polo, non sarà la mancanza di un figlio maschio ad impedirmi di continuare l'attività!-
D'altronde ,Cate aveva studiato con il fratello e aveva intelligenza e bellezza da vendere, cosa che nel commercio non guastava mai,e in più aveva imparato un poco di giapponese e cinese dai vecchi servitori di casa, sprattutto da Kento che da anni era il servitore e amico più fidato del padre.
Caterina Farsetti Cornaro si chiese quanto mancasse alla residenza dell'amico di suo padre.Erano sbarcati una settimana prima in una cittadella chiamata Edo ed erano in viaggio da circa due giorni.
Kento aveva predisposto ogni cosa per il viaggio.La guerra fra daimyo aveva reso quella terra preda di bande di briganti e predoni. Solo la portantina di Cate era circondata da ben 4 guardie a cavallo con tanto di archibugi e di nuovissimi moschetti. Ogni carro aveva altrettanta scorta.Trasportavano tessuti da Como e Firenze, raffinate suppellettili in vetro da Murano, spezie dalla Cina e dall'India,essenze dalla Francia.E ovviamente l'arpa di Caterina, strumento dal quale mai si separava e che suonava da quando aveva 6 anni.Durante i lunghi trasferimenti per terra e per mare, sempre Cate aveva suonato, e spesso quando avevano fatto tappa in qualche città, il signore del luogo aveva chiesto a Cate di suonare.E tutti erano rimasti incantati da tanta bravura e avevano fatto prezzi migliori a suo padre.
Sul cavallo del padre,poi, erano state messe le preziosissime lame spagnole, che aveva fatto fare a Toledo da un artigiano che conosceva personalmente, per il signore ed i suoi figli.

-Siamo arrivati!-Kento scostò la tenda e guardò la sua padroncina.Aveva compiuto da poco i 19 anni ed era di una disarmante bellezza.Solo i capelli erano una rarità,di quel rosso particolare reso celebre da un pittore di cui avevano qualche quadro in casa,a Venezia e anche nella villa su nel bellunese.Capelli così in Giappone , non se trovavano e neanche di occhi color giada.
-Finalmente!-sospirò Caterina, non ne poteva più, avrebbe preferito cavalcare a fianco di suo padre, ma glielo avevano sconsigliato.In Giappone le donne non godevano della libertà relativa che potevano avere in Europa.Kento le aveva spesso riferito che non credevano possibile che ci fosse una donna a capo del Regno di Inghilterra.Era inconcepibile per loro.
Da lontano videro avvicinarsi delle figure a cavallo, suo padre aveva fatto fermare la carovana ed era sceso dal suo destriero..Cate non riusciva a vedere, intravedeva il mantello di suo padre e altre figure, c'erano i carri davanti che le impedivano la vista.Stava per scendere quando Kento le aprì il portellino della portantina e le disse solo due parole, nell'aiutarla a scendere -Ricordati quello che ti ho insegnato!-

Cate mise il piede sulla scaletta e scese,aiutata dal suo servitore.Fece subito un bell'inchino, come le era stato insegnato e rimase ferma , a capo chino.
-E così tu sei la piccola Caterina-una voce con un curioso accento la invitò ad alzare gli occhi-Sono passati molti anni da quando ti ho vista a Venezia Caterina-chan.-
Cate alzò gli occhi verso quella voce gentile, un bell'uomo,imponente e fiero, con uno splendido kimono bianco le stava sorridendo.Aveva lunghi capelli argentati e occhi color ambra.
-Grazie, Mio signore- disse sfoggiando il suo giapponese con grazia.
Ma quello che fece sussultare Cate, fu il giovane al suo fianco.
Aveva gli stessi occhi dorati e gli stessi capelli ma un espressione indecifrabile sul volto, un misto di arroganza e freddezza, ma era indubbiamente bello, molto bello, pericolosamente bello.
-Caterina questo è Sesshomaru, il figlio maggiore del nostro ospite-Caterina lo guardò con un lampo rapido negli occhi, poi memore degli insegnamenti di Kento,accennò un lieve inchino.
-Molto onorata Sesshomaru-sama-Disse lei, cercando di pronunciare ogni parola alla perfezione
Il ragazzo non rispose, ma fece un lieve cenno con il capo,alzando le sopracciglia.
-Se il buon giorno si vede dal mattino...-pensò Caterina mentre prendeva affettuosamente il padre sottobraccio.
-Il viaggio è stato lungo, ma siete arrivati. Le vostre stanze sono pronte.Manca poco alla mia dimora-
-Padre permettetemi di cavalcare ora che siamo arrivati, non ce la faccio più a stare seduta-chiese Cate, nonostante  l'occhiataccia di Kento.
-Come vuoi mia cara.Kento porta il cavallo di Cate- Non senza una seconda occhiataccia il buon servo andò a prendere il cavallo della ragazza , che era legato dietro ad un carro.
Cate salì agilmente e rise dentro di se scorgendo lo sguardo di stupore fra i servi che avevano accompagnato il loro ospite, ma non le sfuggì  lo sguardo di palese indifferenza che Sesshomaru le aveva rivolto mentre saliva a cavallo.
-Vieni Caterina-chan, cavalca al mio fianco e conversiamo nella tua bella lingua-
Inu No Taisho sorrise nel vedere la faccia del figlio maggiore, mentre Caterina si affiancava.
Comiciarono a conversare amabilmente, mentre le porte della grande dimora si avvicinavano.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** la casa dei Signori dell'Ovest ***


Oriente e occidente 2 Le porte si aprirono e tutta la carovana entro nell'ampio cortile del palazzo.

Cate aveva conversato con Inu No Taisho nel breve tratto di strada e suo padre si era affiancato al giovane Sesshomaru.
Era stanchissima, desiderava solo togliersi l'abito da viaggio,il maledetto bustino e fare un bagno. Il loro ospite era un uomo affascinante e parlava discretamente la sua lingua.
Era stato in Italia tanti anni addietro, proprio per venire a trovare il famoso mercante di Venezia con il quale la sua famiglia da secoli ormai intratteneva rapporti commerciali e di amicizia.
Così aveva conosciuto suo padre Alvise e si ricordava di lei e di suo fratello Marco.
-Dovete essere fiera di vostro fratello, è morto da eroe in una grande battaglia!-Le disse annuendo con il capo Inu No Taisho.
-Grazie mio Signore, nella mia famiglia siamo fieri di lui-ma mentiva, avrebbe preferito mille volte rivedere il sorriso di Marco e la sua faccia quando la scongiurava di non dire niente al padre riguardo alle sue scappatelle e ai prelievi dal baule degli zecchini,ovviamente non autorizzati.
Cate sorrise , ma era un sorriso amaro.

La dimora dei Signori dell'Ovest era splendida, sull'ampio cortile si affacciava l'entrata principale di una costruzione centrale con due grandi ali laterali che chiudevano lo spazio interno. Cate girava la testa riempiendosi gli occhi, cercando di memorizzare ogni dettaglio:i tetti all'insù, il colore del legno,il pozzo centrale, ogni piccolo particolare.
Suo padre ordinò ai carri di fermarsi e di cominciare a scaricare;subito un nugolo di servitori apparve dal nulla,come per magia.Cate girò il cavallo verso il carro dove la sua preziosissima arpa viaggiava. Voleva essere sicura che venisse trattata con ogni riguardo. Stava per smontare da cavallo quando qualcune le trattenne le briglie: -Non è bene per una donna salire e scendere da cavallo senza aiuto, non è bene per una donna andare a cavallo-
La lingua era perfetta,l'accento anche,Cate si girò, Sesshomaru era di fronte al suo cavallo con le briglie in mano
-Sesshomaru -sama,voi parlate molto bene la mia lingua- gli rispose Caterina,spalancando gli occhi per lo stupore, ma riprendendo subito tutto il suo contegno di nobildonna -Aiutatemi a scendere,dunque, in Europa è buona abitudine aiutare le dame,anche se in verità,vado a cavallo da quando avevo 5 anni- e qui le sfuggì un piccolo sorriso ironico -e potrei farcela anche da sola.- Lui si mise al fianco dell'animale e senza farle quasi finire la frase le prese la mano e velocemente la tirò verso di se prendendola per i fianchi e facendola atterrare con brusca dolcezza a terra.

-Grazie mio Signore-disse Cate, cercando di non fare vedere che era arrossita.Ma come diavolo si era permesso di toccarla!
Pensò mentre si sistemava la lunga amazzone: li lasciò la mano subito,sembrava scottasse.Nell'alzare lo sguardo da terra incrociò i suoi occhi,glaciali e divertiti.Cate sostenne lo sguardo mentre i suoi occhi verdi lo guardavano senza timore.
-La mia Arpa!-esclamò Cate e poi subito in giapponese-Fate attenzione è uno strumento delicato,ha fatto tanta strada per arrivare fino a qui-

Alvise sorrise guardando la figlia,mentre Inu No Tahiso gli si avvicinava-che cos'è quell'oggetto a cui Caterina tiene così tanto?- -E' la sua Arpa, uno strumento musicale,mio figlio Marco gliela ha comperata in Francia quando ha compiuto 15 anni...-la voce gli si velò leggermente -Cate suona divinamente e non se ne separa mai-
-Sarà un piacere ascoltarla questa sera ,se vorrà deliziarci con la sua arte-
disse il Signore dell'Ovest prendendo l'amico sottobraccio.

Cate seguì i servitori,mentre le portavano i bauli e la sua preziosa arpa nelle sue stanze. Per fortuna si era ricordata di levare le scarpe prima di entrare,come Kento si era tanto raccomandato. Quella casa era come un gioco di scatole cinesi,porte e pareti che scorrevano,corridoi che si aprivano e si chiudevano.Un labirinto.
Finalmente entrarono in quella che sembrava una stanza, i suoi bauli appoggiati a terra,il futon di seta appoggiato al tatami, un piccolo tavolo con una brocca di acqua e asciugamani e la sua arpa.Cate fece scorrere uno degli shoji scoprendo una piccola sala da bagno.Era giusto quello che le ci voleva, un bel bagno. Le due serve che l'avevano accompaganta fino a lì, le chiesero se desiderasse fare un bagno,le avevano letto nel pensiero. Cate cominciò a spogliarsi:Cominciò a slacciare il corpetto dell'abito e a sfilarsi la lunga gonna, poi la camicia di fine batista e la sottogonna in seta,infine l'odiato bustino.Si inginocchio su uno dei cuscini posati a terra vicino al futon e tirò fuori da uno dei bauli uno specchio per guardare mentre si scioglieva i capelli. Comiciò a togliere forcine e pettinini e i lunghi capelli mogano le ricaddero morbidamente sulla schiena e sulle spalle
-Nobile Signora il bagno è pronto-
Le due serve la osservarona alzarsi dal cuscino, i capelli le coprivano come un mantello anche il bacino ed era rimasta con dei buffi calzoni con gli sbuffi e una sottile camiciola di mussola.-Grazie,adesso posso fare da sola-disse loro Cate, congedando le due donne che si ritirarono camminando all'indietro. Cate si liberò degli ultimi indumenti rimasti e si immerse in quella delizia, non prima di aver versato nell'acqua un po'di essenza di rosa e qualche goccia di olio di bergamotto.

-Cos'era quel profumo?-
Si chiese Sesshomaru, non lo aveva mai sentito prima, dolce e intenso.Proveniva dalle stanze assegnate alla ragazza occidentale.Il Giovane principe dell'Ovest aspirò l'aria, era molto forte,come il carattere di quella giovane donna.Non gli era sfuggito lo sguardo di fuoco che gli aveva rivolto quando l'aveva "aiutata" a scendere da cavallo.Per nulla intimorito dai suoi occhi d'ambra o dal fatto che lui era il principe delle terre dell'Ovest.Sapeva che lei era nobile quanto lui e che veniva da una delle città più belle che il padre avesse visitato in gioventù.
-L'Italia è uno scrigno di pietre preziose e Venezia è l'unica perla di questo scrigno"-glielo aveva ripetuto mille volte. Il profumo si dissolse lentamente,lasciando una scia delicata nell'aria.Sesshomaru guardò verso le stanze della ragazza e poi con passo silenzioso si avvio verso il retro della casa.

Cate si stava asciugando e stava pensando a cosa indossare per la sera e per la cena.Aveva fame.Si infilò veloce in una vestaglia tirata fuori al volo dal baule e cominciò a spazzolarsi i capelli.Non li avrebbe legati e avrebbe indossato quello splendido abito che il padre le aveva comperato in Cina, la tunica di seta azzurra con quel magnifico ramo di pesco ricamato e i comodi e morbidi pantaloni in tinta.Basta bustino per oggi.
Si avvicinò all'arpa e la sfiorò con la mano -Ciao-le disse.
il suono dolce e armonioso risuonò per la casa.Scostò un altro shoji e apparve uno stupendo giardino separato dalla sua camera da un piccolo portico.Non c'era nessuno e senza pensarci Cate mise uno dei cuscini sopra il tavolino, pizzicò le corde per controllare che l'accordatura fosse giusta e cominciò a suonare.

La casa si fermò ad ascoltare, Alvise stava parlando con Kento su come predisporre il ritorno dei carri ad Edo per ritirare il resto del carico, quando il suono lo raggiunse.
-Non ha aspettato stasera-sorrise fra se e se.Kento alzò gli occhi al cielo-Oh kami-pensò.
Tutti si fermarono mentre piano piano quella musica si allargava dolcemente, e anche il Signore Dell'Ovest sorrise,riconosceva quel suono e gli riportava alla mente i suoi viaggi di gioventù.
Accordi e Arpeggi si diffondevano con infinita grazia,Caterina suonava, gli occhi socchiusi, le mani sulle corde,il corpo ad abbracciare sensualmente lo strumento musicale, i capelli sciolti mossi dalla brezza.
Sesshomaru l'osservava dal giardino, gli occhi fissi su quelle mani dalle quali provenivano quei suoni che mai aveva udito.
Una strana sensazione nel petto, fece un profondo respiro e si allontanò.Era quasi ora di cena.
























Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** conoscere per capire ***


Oriente ed occidente 3

Fu una cena sobria, servita in ginocchio, ognuno sul suo piccolo tavolino.Una minestra, del riso, carne bianca e pesce.Cate mangiò tutto di buon appettito,ormai dopo due anni di navigazione e di cibi fra i più diversi non andava tanto per il sottile.Ricordava tutte le regole che Kento le aveva insegnato:mangia piano,mastica senza far rumore,non fare briciole,metti una mano sotto il mento quando bevi.Usava le bacchette con destrezza e riusciva anche a prendere anche pezzi minuscoli e a portarli alla bocca come se l'avesse sempre fatto.Era seduta al fianco di Inu No Taisho e aveva di fronte Sesshomaru che non le aveva rivolto più la parola da quando l'aveva fatta gentilmente smontare da cavallo.

-Caterina-chan-si rivolse a lei affettuosamente il Signore dell'Ovest-Suonereste per noi qualcosa?già oggi pomeriggio abbiamo avuto un piccolo saggio della vostra arte...-

-Ne sarò lieta mio Signore-annuì Cate e prontamente le portarono la sua bella arpa.

Cate sedette su un piccolo baule con un cuscino e guardò Sesshomaru:quel ragazzo la indisponeva, non le  aveva detto una parola durante tutta la cena,e questo era scortese, molto scortese!Ma chi si credeva di essere!

Fece scorrere velocemente le mani sulle corde e cominciò un brano del Gabrieli, un madrigale che andava per la maggiore a Venezia prima che lei partisse e che aveva adattato all'arpa.Come sempre mentre suonava socchiuse gli occhi e lasciò che la musica la trasportasse. Era quasi alla fine del brano, e aprì gli occhi, Sesshomaru la stava fissando, gli occhi liquidi su di lei.Quel ragazzo la rendeva nervosa.

Cate finì l'arpeggiò e chiuse il brano, suo padre si alzò per andare ad abbracciarla.-Bravissima mia cara, sei la mia gioia!-le disse mentre le dava un bacio sulla guancia.

Inu No Taisho sorrise nel vedere il lampo negli occhi del figlio.Simili affettuosità erano qualcosa che si scambiavano solo la servitù e i loro familiari, non dei nobili.

-Sesshomaru, hai fatto vedere il giardino alla nostra ospite?-Chiese il Signore dell'Ovest

-Domani sarai il suo ospite, io e Alvise andremo ad Edo per il resto del carico-Sesshomaru assentì con il capo, non aveva nessuna voglia di fare da balia a quella donna,avrebbe voluto prendere il cavallo e fare una bella cavalcata, esercitarsi con la nuova spada che Alvise aveva portato, mica stare insieme ad una insulsa femmina umana, Dannazione era uno Youkai, lui!

Alvise accompagnò Caterina alla sua camera,e la ragazza non si fece sfuggire l'occasione per una sfilza di domande,era tutto il giorno che ci stava pensando, ma dove erano capitati!?

-Padre-cominciò Cate-spiegatemi quei capelli e quegli occhi!e chi sono in realtà i Signori dell'Ovest!?-

-sono Youkai, è difficile da spiegare, sono specie di immortali,non sono ecco,umani,anche se ne hanno la forma, neanche io saprei bene come spiegartelo tesoro mio, sono così ecco, vivano fra di noi ma non sono come noi-

Cate cominciò a spaventarsi-Sono diavoli?!Sono spiriti maligni?-

-Alcuni di loro si, lo sono, ma non i nostri amici, sono diciamo così benevoli-e sorrise.

Ma Cate non era convinta ed insistettete-Ma padre , la nostra famiglia ha rapporti con il Cipango da quasi un secolo, non mi vorrete dire che Inu No Taisho è...- e non finì la frase.

-Si mia cara-replicò suo padre-Immortale, così come suo figlio e l'altro che non hai ancora visto.Ma non ti crucciare, sono brava gente-concluse con la praticità del mercante-non abbiamo nulla da temere, siamo gli unici della Serenissima Repubblica ad essere giunti fin qui,e ci stimano e ci rispettano...Dormi ora, domani partirò presto e tu passerai la giornata con il giovane Sesshomaru...-

-Sai che divertimento-di rimando Cate-Conversa amabilmente come un manico di scopa-e sbuffò!

-Sii cortese Caterina Farsetti Cornaro, ricordati che sei anche tu una nobildonna e non hai niente da temere, è un bel giovane poi è anche ..celibe!-

-Padre!-esclamò Cate-Voi scherzate!io non voglio spasimanti o cavalieri!Sarò la vostra erede punto!e mi prenderò cura degli affari di famiglia-

Caterina pronunciò le ultime parole con enfasi,e suo padre la baciò nell'augurarle la buona notte.

La giornata era splendida, la primavera esplodeva nei suoi colori più belli,Caterina aveva finito la colazione in camera, quando il vecchio Kento arrivò nella sua camera.

-Caterina,Sesshomaru-sama vi aspetta  sotto alla veranda per mostrarvi il giardino e le scuderie-era agitato,sembrava quasi preoccupato.

-Kento cosa sono gli Youkai?-chiese Cate mentre indossava un abito da passeggio e raccoglieva i lunghi capelli.

-Oh non posso rispondervi, vi dico solo di essere gentile, rispettosa e femminile!-e Kento non volle aggiungere altro.

Era, li di spalle,alto con i lunghi capelli color argento sciolti,il kimono bianco ricamato.

-Sesshomaru-sama,grazie delle vostra gentilezza e cortesia-esordì Caterina con una delle sue migliori riverenze e tenedo a fatica il capo chino.

-Andiamo-disse lui e si mosse lasciandola là, impalata.-

Cate stava per dirgli qualcosa ma si trattenne, contando fino a dieci mentre lo raggiungeva e lo affiancava.Riuscì a mantenere un contegno ammirabile,anni e anni di educazione che finalmente le stavano servendo a non esplodere.

-Quanti anni avete, mio Signore?-

-Volete davvero saperlo mia Signora?!-le rispose Sesshomaru con un lievissimo accenno di ironia.

-Io ho compiuto gli anni in viaggio, da poco ne ho fatti diciannove...non mi sembrate molto più vecchio di me!-

-Beh potremmo dire che ho qualche anno più di voi...-e non concluse la frase. Erano entrati nel magnifico giardino.

A Cate non sfuggì un piccolo grido di sorpresa,sembrava un angolo di paradiso:dominavano i toni del verde, felci e bambù, e poi un fiore che Cate riconobbe subito.

-Sono Azalee-disse -ci sono anche da noi-e sorrise, guardando Sesshomaru.

-Che occhi!-pensò lui-Erano color giada con dei riflessi dorati -Molto insoliti-e proseguì

-A Venezia nella corte del mio palazzo abbiamo molte piante di Azalee,saranno fiorite anche a casa-disse Cate con una punta di malinconia nella voce.

-Parlatemi di Venezia-disse lui con tono neutro,ma un angolino del suo animo era curioso, suo padre aveva viaggiato, nei secoli della sua vita e lui si apprestava a fare altrettanto.L'Europa lo incuriosiva,dei regni così vasti ed estesi da esplorare,cose da conoscere,avventure.

A Cate sembrò un miracolo,uno spiraglio dove entrare e cominciò a raccontargli del Doge, del suo amato Leone di San Marco, della sua città sospesa fa cielo acqua e terra...

Mentre camminavano arrivarono alle scuderie,Caterina guardò il suo interlocutore negli occhi.

-Vi va una sfida a cavallo?Sesshomaru-sama?-chiese Cate-

-Una sfida,Caterina?- -Oh Mi chiama per nome...-pensò la ragazza.

-Si,Mio signore, vi sfido se volete accettare una gara con una donna.....-e Cate accentuò le ultime parole...

Lui non rispose ma si diresse con passo deciso alle porte della scuderia.

Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono.

L'ambientazione storica è il più fedele possibile ,l'unico escamotage che mi sono permessa è di fare arrivare in Giappone i Veneziani prima dei Portoghesi,anche se la Serenissima conosceva il Cipango,coem ha giustamente citato Glaucopide, dal tempo dei Polo.

La storia era nella mia testa da un po',e avevo già scritto questi capitoli ma non avevo il coraggio di pubblicarli!

Grazie ancora

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** una goccia nel mare del tempo ***


oriente ede occidente 4 -Dovete darmi il tempo di cambiare d'abito, mio Signore-Gridò Cate alle spalle di Sesshomaru, mentre svelta si alzava le gonne e di corsa rientrava nella sua stanza per indossare qualcosa di consono alla cavalcata e a quel presuontuso.
Sesshomaru si girò, fece in tempo a vedere un turbine rosa di gonne e pizzi involarsi verso la residenza.
-Bene, ti faccio vedere io-disse Cate fra se e se mentre indossava pantaloni di camoscio e rimaneva in maniche di camicia.
Indossò gli alti stivali e si precipitò alle scuderie.

Lui era là con i due cavalli per le briglie-Sembrate un uomo,Caterina-disse lui con il suo solito tono monocorde e altezzoso.-Beh, Sesshomaru-rimarcò Cate-quest'uomo è pronto a battervi!-e gli lanciò uno dei migliori sorrisi di cui era capace.
Ma come si permetteva!Lei era una donna nobile da svariate generazioni, libera, colta e intelligente,sapeva leggere e scrivere, aveva studiato con i migliori maestri e aveva viaggiato per due anni in giro per il mondo.Youkai o non Youkai,diavolo o no, gliela avrebbe fatto vedere lei.

Cate montò a cavallo prima che lui si azzardasse solo a pensare di aiutarla,e anche lui salì sul suo in un unico fluido movimento.
-Lo vedete quell'albero laggiù?-Le indico il Principe dell'Ovest, un enorme albero solitario in mezzo ad un campo-Fino a li e ritorno-
-Bene-Rispose Cate e senza attendere segnali o altro spronò il cavallo al galoppo,appiatendosi sul collo dell'animale e sollevando il bacino dalla sella,come le aveva insegnato il suo maestro di equitazione .
Sessohmaru inarcò un sopracciglio-Sorprendente...-e si lanciò all'inseguimento della ragazza.
Cate era un tutt'uno con il suo destriero,come un provetto fantino non si girò neanche quando sentì gli zoccoli del cavallo del suo rivale farsi vicini.
Girò per prima all'albero,incitando il cavallo come una pazza.Sesshomaru la affiancò, ma lei non lo degnò di uno sguardo, tesa a vincere quella piccola grande sfida.
-Prima,prima, primaaaa!-Urlò Caterina, fermando il cavallo davanti al portone delle scuderie.Era sudata e raggiante, i capelli sfuggiti alle forcine in ordine sparso sulle spalle
Sesshomaru percepì lo stesso profumo della sera prima insieme al profumo di quella donna ansante che lo stava squadrando con aria di sfida.

-Siamo arrivati insieme, ma il mio cavallo era avanti di circa mezza testa-disse lui, con gli occhi più freddi possibili.
-Cosa!!!Ma avete perso!-e si mise a ridere, Caterina rideva-Mi aspettavo di tutto ma non che NON SAPESTE PERDERE!-La risata di Cate non sembrava finire,il corpo scosso dalle risate,le spalle lasciate scoperte dalla morbida camicia.
-Mi avevano detto che siete una specie di diavolo, o spirito o non so che cosa e mi aspettavo qualche trucco da parte vostra,ma negare l'evidenza, quello no.-
Sesshomaru strinse gli occhi e un bagliore attraversò le iridi gialle.
Cate avvicinò il suo cavallo a quello di Sesshomaru,era irritato, e molto,quella donna, come osava prendersi gioco di lui!
E fu qui che Caterina si spaventò, sembrava che lui non avesse nemmeno corso, non era neanche sudato e stava sorridendo, cioè le stava mostrando i denti,bianchi perfetti con i canini leggermente lunghi.
Si ricordò le parole del vecchio Kento-"Sii gentile,rispettosa e femminile"
Caterina si affiancò-Mio signore, dovete perdonarmi,non volevo prendermi gioco di voi-e gli lanciò uno sguardo che sforzò di far sembrare rispettoso e gentile.

Ma lui non le rispose,continuava a guardarla con quegli occhi straordinariamente dorati, un espressione imperturbabile sul volto.
Caterina arrossì, senza sapere perchè sotto quello sguardo.
Sesshomaru scese da cavallo,aveva avuto la sua vittoria, ben consapevole dell'effetto che solitamente aveva sulle femmine.
Si avvicinò al cavallo di Caterina.
-Volete scendere Caterina?!-Il tono non ammetteva repliche, ma Cate era orgogliosa e testarda,non si sarebbe fatta aiutare!
-Grazie mio Signore, posso farcela da sola, grazie.-e Caterina fece per scendere dalla sella, ma lui era già là, pronto a tendergli la mano.
Cate si rassegnò e mise la sua mano nella sua, come era fresca!, pensò e lui in un solo movimento la trasse a se.
Caterina chiuse gli occhi per un istante, percependò un sottile e delicato profumo con un sottofondo selvaggio,nel riaprirli si accorse che il suo naso era pericolosamente vicino al suo petto.
Fece istintivamente due passi indietro-Gra, grazie Sesshomaru-sama-Ma perchè agitarsi?si chiedeva dentro di se,
-Per farvi perdonare la vostra sfacciataggine suonerete per me stasera-Disse lui inarcando la fronte, davanti all'evidente imbarazzo della fanciulla.E se andò,lasciandola da sola.
-Bhe me la sono cavata con poco-pensò Caterina-Suonerò per lui,pensavo volesse mordermi!-
Rientrando nelle sue stanze decise che avrebbe sottoposto Kento ad un interrogatorio.

Voleva capire come comportarsi con quel ragazzo, immortale o no,era pur sempre un uomo e lei qualche libro l'aveva letto, rigorosamente di nascosto, rubato dalla biblioteca chiusa a chiave di suo fratello.Ruzante andava per la maggiore a Venezia ed i sonetti dell'Aretino,e aveva anche tradotto bei pezzi del Ars Amatoria di Ovidio, per non parlare di quel curioso libretto illustrato che era custodito dentro uno scrigno di legno,con tutti quei disegni.

Quando Marco l'aveva scoperta,aveva circa 15 anni,si era fatto una bella risata,ancora Caterina sentiva l'eco della sua voce-Bene sorellina curiosa, tu tieni il segreto sugli zecchini che mi servono per le mie amiche e io non dirò nulla alla tata Maria!-Le aveva sorriso e strizzato l'occhio-Ma stai attenta Caterina Farsetti Cornaro,se provochi un incendio è difficile fermarlo,neanche versandoci l'acqua del Canal Grande sopra,e tu hai la tendenza a scherzare con il fuoco-

Come le mancava Marco!Era il suo confidente, il suo amico, il suo compagno.
Piangere su di una tomba vuota era diventato il rito quotodiano di sua madre,e la messa tutte le mattine.Caterina preferiva pensarlo con un bicchiere di vino in mano e sorridente, insieme a qualche allegra signora.Infatti dopo il periodo di lutto, aveva cominciato ad addurre scuse per sfuggire a sua madre e al parroco, non aveva senso pregare per qualcuno che sentiva ancora vivo dentro di se e si era buttata nell'aiutare il padre nei commerci.
Ma nonostante tutto il tempo, il dolore non passava, e spesso Caterina si ritrovava a piangere da sola, quando era ben sicura che nessuno la vedesse.

Entrò nella sua stanza,chiese gentilmente se le potevano preparare il bagno.Era stanca, la tensione e la stanchezza si facevano sentire.Si lavò e sistemò i lunghi capelli per farli asciugare.Spizzicò della frutta dal cesto che le avevano lasciato in camera e un po' di riso.
Voleva parlare con Kento e lo andò a cercare.
Quando gli uomini la incontravano le facevano un rispettoso inchino e così anche le donne, e Cate sempre rispondeva con un sorriso o un cenno del capo.
Le donne spesso ridevano mettendosi la mano davanti alla bocca, quando lei passava, Cate pensava fosse per il suo abbigliamento insolito e per il fatto che conversava con gli uomini da pari.
Kento era nel magazzino, intento a controllare che i preziosi vetri fossero sopravvissuti a quel lunghissimo viaggio.
-Ciao Kento-esordì la ragazza-hai tempo per un paio di domandine?-
-Stavolta non mi salvo-pensò il povero servitore.Conosceva bene il tono della piccola Caterina quando voleva sapere assolutamente qualcosa,ed era rassegnato.
-Papà mi ha detto che gli Youkai sono immortali?è vero? Quanti anni hanno?e da dove vengono?
-Una cosa alla volta Caterina-chan,i nostri ospiti sono Grandi Signori, di una nobiltà diversa dalla tua,ma egualmente orgogliosi e fieri di quello che sono.-
Caterina si sedette su di una cassa non ancora aperta,fissando gli occhi sul servitore.
-Tu sei nobile, i tuoi avi sono fra i fondatori della Serenissima e avete partecipato alle Crociate.Beh la loro è una nobiltà diversa,sono spiriti con particolari poteri che risiedono su questa terra da moltissimi anni, da molto prima che la tua Venezia venisse fondata.-

-Spiriti?come spiriti?mi sembrano di carne e ossa-rispose Caterina che continuava a non capire.
-Si,hanno forma terrena,ma solo per noi.Per rendersi visibili a noi umani e per poterci proteggere ed aiutare...o per tormentarci-
-Sono angeli o sono diavoli??-chiese Caterina e dentro di se pensava a Sesshomaru-Beh per angelo potrebbe passare, forse-
-Angeli o diavoli, o no, non come quelli dipinti nelle vostre chiese,possono essere buoni o cattivi, o tutte e due le cose insieme e poi vivono fra noi non in cielo o all'inferno come i tuoi dei,hanno passioni,amano o odiano,ma tutto in maniera assoluta,è questo che è difficile da capire.-
-ma i Signori dell'Ovest?-
-Ricordati Caterina che per loro tu sei una goccia nel mare del tempo,Il Signore Inu no Taisho conobbe tuo nonno quando era bambino e Sesshomaru già camminava su questa terra.
Caterina rimase in silenzio,ma avrebbe chiesto direttamente alla fonte,tutti quei discorsi di Kento, si aveva capito ma voleva andarci a fondo.
L'avrebbe chiesto a Sesshomaru cosa è uno Youkai.Quella sera,dopo cena,dopo aver suonato per lui.Avrebbe messo in pratica un po'di "arte"femminile,così per giocare a vedere come avrebbe reagito e se le avrebbe risposto.Beh,aveva giusto anche lei qualche trucco da mettere in pratica.
Con passo deciso si diresse verso la residenza mentre il sole tramontava.




-Grazie  a chi legge .Cate  è il diminutivo per eccellenza di Caterina a Venezia, insieme a Nina.
La "siora Catte"è la protagonista di molte commedie di Carlo Goldoni.


 







Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Youkai ***


oriente ed occidente 5 -Eccoci-disse Caterina guardandosi allo specchio, dopo aver passato un velo di cipria sulla profonda scollatura quadrata.
Amava quell'abito,la faceva sentire una regina,in broccato color oro,e le meravigliose trine di Bruges che uscivano dalle ampie maniche.
Aveva raccolto i capelli in una elaborata acconciatura ed inserito tutti i suoi spilloni di perle,regalo di sua nonna.Perle a goccia anche alle orecchie e un velo di essenza di rosa e bergamotto,dolce e leggermente aspro,come piaceva a lei.
Quello che Cate non sapeva e che scoprì non appena entrò nella grande stanza dove avevano cenato la sera prima, era che, ne suo padre, ne il Signore dell'Ovest avrebbero cenato con loro.Erano rimasti ad Edo.
Già,Caterina era entrata tronfante come la regina di Cipro,frusciante di seta,e aveva incontrato solo gli algidi occhi gialli di Sesshomaru che la guardavano sornioni,seduto che l'aspettava.
-Mia Signora-disse lui con un tono di voce che le fece gelare il sangue dalle vene.
-Mio Signore-rispose con un leggero tremito Cate, mentre velocemente lo sguardo vagava in cerca degli altri commensali.
-Siamo soli,Mio padre ed il vostro sono rimasti ad Edo-
Qualcosa mise in allarme Caterina,il fatto di non sapere con chi o cosa aveva a che fare la impauriva e contemporaneamente le metteva addosso anche una curiosità alla quale non riusciva a dire di no.

Quel campanello d'avvertimento lo mise presto a tacere e si propose di proseguire con il suo piano.
Mentre portavono da mangiare,Caterina cominciò,e graziosamente rivolta al suo ospite
-Sesshomaru-sama cosa sono gli Youkai?-
Il giovane Principe rise dentro di se-Curiosa come tutte le femmine umane- e pregustava il seguito della conversazione.
-Davvero volete saperlo?-le rispose,con voce profonda.
-Sono curiosa-disse lei,e si leggeva negli occhi verdi che era sincera.
-Mio padre e il mio vecchio servitore dicono che siete un immortale, una specie di spirito,un demone...-
-E non avete paura Caterina?-e aveva quello strano sorriso,che non era un sorriso, e quello strano bagliore negli occhi ambrati.
-Paura?!No, non ho paura di voi,e perchè dovrei?Non siete uno spirito,mi sembra che abbiate corpo e i demoni di casa mia sono brutti,con le corna e puzzano di zolfo!- e si mise a ridere,di nuovo,stava cominciando a rilassarsi.
-Neanche il fatto che sono immortale vi turberebbe? e che ho più di 300 anni?-
-Mamma mia!-disse Caterina di colpo seria-No l'immortalità non è per me, si soffre già abbastanza in una vita sola, figuriamoci in una vita che non finisce mai.Carpe diem, questo è il mio motto,cogli l'attimo perchè comunque non ritornerà,anche se dovessi vivere 300 anni,come voi ,mio Signore - e sorrise,abbassando lo sguardo,in un improvviso istante di timidezza.
Il Principe dell'Ovest la guardò,e dopo averla fissata per qualche istante le rivolse nuovamente la parola.
-Vi ricordo la vostra promessa,di suonare per me.-
-Si,suonerò per voi-e si alzò per dirigersi all'arpa.
Le mani affusolate sulle corde,il collo sottile e la nuca bianca.Mentre suonava Sesshomaru la osservava e la trovava interessante,e percepiva quel fuoco latente sotto gli occhi verdi e la sua natura ribelle soffocata dalle buone maniere.
Caterina finì l'ultima nota.
-Volete vedere cosa è uno Youkai dunque? e non griderete, ne vi spaventerete?-
Il tono di Sesshomaru era serio.
-Non mi spaventerò ne griderò, lo prometto-rispose Caterina di getto, eccitata e curiosa come un bambino a cui regalano il gioco tanto desiderato.
Non sapeva cosa aspettarsi,ma immaginava trucchi e magie ,come durante il Carnevale a casa,quando saltimbanchi, maghi e giocolieri invadevano calli e campielli.

Lui la guardò-Griderai,eccome-Sesshomaru si alzò, invitando l'ignara Caterina a seguirlo
Uscirono fuori verso il giardino,la luna chiara e luminosa nel cielo,l'aria tiepida.Si fermarono poco distanti da un grande spiazzo verde che collegava la residenza con le scuderie.
-Ricordatevi,niente grida-le disse,freddo, allontanandosi di qualche passo.A Caterina batteva il cuore all'impazzata,percepiva un  pericolo ma come una incosciente rimaneva li,guardando quel ragazzo bellissimo dai capelli d'argento e gli occhi d'oro.
Accadde tutto in un attimo interminabile.
L'aria si fermò e Sesshomaru,guardandola, prese un profondo respiro imponendo al suo corpo di cambiare.
Era li di fronte a lei-Oh si-pensava-piccola ningen,vedrai che spavento, vedrai come ti farò gridare-
La prima cosa che Cate percepì fu quell'aroma selvaggio che improvvisamente aleggiava intorno a se e poi lo guardò.
Gli occhi di Sesshomaru erano diventati rossi e due segni violacei sotto le guance insieme ad una luna blu sulla fronte trasparivano sotto la sua pelle chiara.
Il suo respiro divenne sempre più pesante,poi si sollevò da terra,fluttuando a mezz'aria, e fissò quelle iridi incandescenti negli occhi di lei.Caterina era come pietrificata,l'istinto le diceva di scappare e di non vedere la fine di quell'inizio,ma dentro di se la curiosità era troppo forte,troppo.
Respirò e strinse i pugni,-E'un trucco-pensò.
Vento,fortissimo,Cate fece piccoli passi all'indietro per trovare alla fine la propria schiena contro un albero di pesco.
Davanti a lei un enorme ,immenso,demoniaco, cane bianco.
Caterina si morse le labbra a sangue per non urlare,mentre gli occhi spalancati per la paura continuvano a guardare quel cane gigantesco che la guardava fisso.Dove era finito Sesshomaru? Non poteva non poteva essere lui....
-Odore di sangue,sangue umano,non l'avrò ferita?!-si chiese il principe dell'Ovest mentre guardava la figura stampata contro l'albero,le braccia lungo i fianchi e gli occhi bene aperti.
Ma lei non gridava,anzi teneva le labbra ben serrate, fu allora che si accorse del rivolo di sangue che le usciva dalla bocca.
-Stupida...e coraggiosa.-pensò mentre si avvicinava pericolosamente con l'enorme muso a Caterina.
Fu allora che accadde quello che lui non si aspettava,lei stese una mano tremante e lo accarezzò, così come si fa con un cucciolo di cane,e poi svenne,scivolando sul tronco d'albero

Cate si svegliò nella sua stanza, era mattino.Era confusa,sentiva la testa pesante e il corpo aggranchito.
Si mise a sedere, era  ancora vestita,come se si fosse distesa sul futon troppo ubriaca per spogliarsi.Ma sapeva che non aveva bevuto.
Le faceva male il labbro inferiore e si guardò allo specchio,era leggermente gonfio, e con profondi segni lasciati dai suoi incisivi.

Dopo che era svenuta,senza emettere un solo suono,Sesshomaru era ritornato alla sua normale forma, toccandosi la guancia e guardando la ragazza ai suoi piedi.
Con il pollice le aveva sfiorato le labbra, per toglierle il sangue,e poi  l'aveva annusato,come per imprimerselo bene nella memoria.
L'aveva presa in braccio e portata in camera sua,accomodandola sul futon con cura.
Si era inginocchiato al suo fianco e aveva sfilato uno degli spilloni dai suoi capelli,appuntandoselo sull'obi ricamato che gli cingeva la vita.
Silenzioso come era entrato,era uscito dalla sua stanza.

Caterina bevve una tazza di tè,la testa che cercava di andare alla sera prima ma riusciva a ricordare la cena,loro che uscivano fuori e poi la nebbia,solo l'immagine di occhi rossi che la guardavano.
-Basta-si sfilò l'abito e si lavò la faccia,cominciando a disfare l'elaborata acconciatura.
Se ne accorse subito,mancava uno degli spilloni di sua nonna.
-Devo averlo perso in giardino,l'avrei sentito cadere sul legno...- Si vestì in fretta e uscì dallo shoji che dava verso il giardino.
Guardò dappertutto ma non riusciva a trovarlo,si incamminò verso lo spiazzo antistante le scuderie e andò verso un albero di pesco.
Le ricordava qualcosa.
Lui era li,immobile,bianco nella luce del sole.
Si girò verso di lei e Caterina subito vide lo spillone appuntato sulla seta.Tremò ma avanzò verso di lui,e lui,sguardo di ghiaccio e fuoco insieme -Allora Caterina,adesso credete di sapere cosa è uno Youkai?!- le si avvicinò,lentamente sfilò lo spillone dall'obi e con gesto delicato e studiato,le prese una ciocca di capelli,la arrotolò sulle sue lunghe dite artigliate e vi infilò il gioiello.




Grazie a tutti quelli che leggono :)siete anche troppi! e le recensioni sono sempre benvenute










Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** una sera di luglio ***


oriente ed occidente 6 Inu No Taisho osservava suo figlio conversare con quella donna.Si rammaricava che il momento della partenza dei Farsetti Cornaro si avvicinasse.L'estate stava finendo e presto avrebbero dovuto riprendere il mare per sfruttare al meglio venti e correnti.
Avevano progettato di arrivare in Cina prima dell'inverno e poi in primavera passare lo stretto di Malacca e arrivare nelle Indie

Alvise osservava sua figlia conversare con quell'uomo.Caterina era ritornata Caterina,com'era prima che Lepanto portasse via Marco.Sarebbero tornati a Venezia e forse tutto sarebbe tornato come prima,lei sarebbe tornata ai suoi studi,avrebbe trovato un moroso e si immaginava già circondato da nipotini e nipotine il giorno di Natale.

Caterina non aveva più parlato di quella notte,e neanche lui,il principe dell'Ovest vi aveva più accennato.
Lei sapeva,lui sapeva che lei sapeva.Una specie di gioco fra loro due.Ma Caterina non aveva mai avuto paura a rimanere sola con lui,nonostante avesse visto la sua vera natura e quando erano soli,lui lasciava apparire i marchi sul viso,che solitamente in presenza di umani ,accuratamente nascondeva.
Cosa significassero glielo aveva spiegato una calda sera di luglio-Sono il segno del mio casato-le aveva risposto con il consueto distacco e lei tranquillamente aveva sfilato l'anello di famiglia dalla mano e glielo aveva mostrato:riproduceva un leone incoronato e il motto:"Pour Lialté Maintenir" -per conservare l'onore-
Sesshomaru aveva guardato Cate-Onore?come è possibile in una vita così breve come la vostra?-Caterina non si era scomposta più di tanto e gli aveva risposto-In una vita non immortale è molto più difficile mantenere l'onore,lo si può perdere facilmente,non si ha il tempo di rimediare agli errori...? E poi noi Cornaro per l'onore della famiglia abbiamo già dato...-
La mente di Caterina andò al giorno della partenza di Marco-Per san Marco,Per la Gloria del nostro Leone!!!-le aveva gridato dal ponte della nave,e non l'avrebbe più rivisto.
Una piccola lacrima che non riuscì a reprimere, le scivolò lungo il viso.Lui ne percepì l'odore e si voltò.Allungò un dito e la raccolse dalla guancia prima che cadesse a terra.
-Lacrime, perchè?-chiese lui.
-Scusate, pensavo a mio fratello...-Che occhi che aveva lui,mentre la guardava.Dentro quelle iridi ambrate si poteva scorgere lo scorrere del tempo,come in una clessidra piena di finissima sabbia d'oro.
-Vostro fratello è morto e non tornerà più,lo sapete questo-le disse lui con tono fermo.
-Si,lo so ma mi manca ugualmente,vorrei che l'anello ce l'avesse ancora lui e non me lo avesse dato prima di partire-

-Tieni Cate-le aveva detto Marco infilandole l'anello al dito-non vorrei che qualche turco mi tagliasse il dito per questo!-e suo fratello aveva riso, abbracciandola forte.

Catrina alzò gli occhi e lo guardò,c'era silenzio rotto solo dal leggero rumore del vento sulle foglie.
-Venite con me-e le porse la mano.Caterina la prese e lui rapido l'afferrò mentre i loro piedi si staccavano da terra.
Volare fu un esperienza fantastica per Cate,lui sembrava dominare l'aria con la semplice forza della volontà e Caterina percepì l'enorme potere che lui nascondeva.
Si fermarono vicino ad una cascata che formava un piccolo lago.La luce della luna si rifletteva sull'acqua.Era incantevole,Caterina si avvicinò allo specchio d'acqua,tolse i sandali,sollevando quel tanto l'abito per potersi bagnare i piedi.Poi il rumore di un tuffo e vide Sesshomaru riemergere vicino alla cascata.
-Oh-Disse e fece una pazzia,dimenticandosi etichetta,educazione e anche che era una nobildonna da sette da generazioni .Slacciò il corpetto e sfilò l'abito dalla testa,tolse la sottogonna e la camicia,rimanendo con la sola sottoveste.-Oh a chi importa?!-disse dentro di sè.Sapeva nuotare bene e raggiunse la cascata velocemente,l'acqua deliziosamente fresca sul corpo.
Non lo vedeva,si era nascosto dietro il pesante velo d'acqua della cascata,per osservarla.Il suo corpo era molto diverso da quello delle donne della sua terra.Aveva seni pieni e tondi,gambe lunghe e fianchi morbidi con una vita deliziosamente sottile.Il delicato tessuto bagnato non lasciava nulla all'immaginazione.
Il freddo principe dell'Ovest sentì i canini che sfioravano il labbro inferiore e per la prima volta desiderò mordere una donna e per di più umana.Inspirò profondamente e socchiuse gli occhi.
La sua mente gli suggerì che era mortale e corrutibile.
Ricordò con finta indifferenza la scelta del suo fratellastro mezzosangue e della giovane miko.Ma ricordò anche quella cosa come la chiamavano?amore?felicità? che emanava da quei due e la sottile ironia che accompagnava le parole di Inuyasha ogni volta che si vedevano-Ancora solo Sesshomaru?Brr che freddo!-
Ma a lui non importava, se non fosse stato per il desiderio di mordere quella femmina!


-Beh,se non uscite allo scoperto,Sesshomaru,penserò che non abbiate mai visto una donna nuda in tutta la vostra lunga vita.-
Caterina si sentiva una sciocca,come quando da bambina si era fatta scoprire ad indossare gli abiti di sua madre per vedere se le era un po' cresciuto il petto.La tua lingua e la tua curiosità ti metteranno nei guai,le ripeteva da sempre sua madre.
-Non siete la prima donna che vedo nuda in vita mia-La sua voce di velluto sulla pelle.Caterina deviò subito il discorso e immerse le spalle sotto la superfice dell'acqua.
-Bello questo posto,venite spesso qui?-disse lei con il tono più distaccato possibile, cercando di mascherare il tremito leggero della voce.
-Solo quando fa caldo- lui calmo le rispose.Lei continuava a non vederlo fino a quando scorse un bagliore sotto la cascata,un bagliore dorato, i suoi occhi.
-Vi siete nascosto?o siete pudico? Avete vergogna di me?Perchè sono una donna?-Caterina non scherzare con il fuoco!quelle parole le risuonarono nella mente ma era troppo tardi.
Lo vide uscire da sotto la cascata,la luna sulla fronte sembrava brillare,e Caterina gli guardò gli avambracci,dove facevano capolino gli stessi segni che aveva sul viso.Si avvicinava,e non diceva nulla.
Cate percepì la sua nudità e all'improvviso si rese conto che era da sola,dentro l'acqua e con un uomo di rara bellezza che aveva la sorprendente capacità di trasformarsi in un cane gigantesco.
-Angelo di Dio che sei il mio....-
In un solo istante le si formarono nella mente immagini e parole dei libri che aveva letto di nascosto,e mentre imbarazzo e desiderio camminavano insieme, la bocca di Caterina se ne uscì con-Vi facevo più muscoloso,mio Signore-mentre lentamente retrocedeva passo dopo passo verso la riva.Non voleva dargli le spalle.Non voleva dargli l'impressione che avesse paura o che fosse turbata dalla sua fisicità statuaria.Nella mente di Cate si formò un immagine mentre lui man mano avanzava verso di lei e l'acqua si abbassava,rivelando gli ampi pettorali e il ventre piatto,a lui Caterina sovrappose quella del David davanti a Palazzo Vecchio,che aveva visto visitando i suoi zii di Firenze.L'acqua gli lambiva i fianchi,rivelando due strisce violacee,l'acqua cominciava ad essere bassa,oh,pericolosamente bassa.Troppo bassa!
-Oh Santissima Vergine -Pensò Caterina facendo l'ultima cosa che le rimaneva da fare,prese un grandissimo respiro e si immerse,sfiorando Sesshomaru con la sottoveste,mentre gli passava vicino al fianco,sott'acqua,riprendendo il centro del laghetto.

Riemerse senza fiato,ma non tanto per la breve apnea,quanto per l'agitazione.Si sentì veramente una grandissima stupida,mentre buttava la testa all'indietro per togliersi i capelli dalla faccia.
-Qualcosa vi turba Caterina?-quel tono di voce perfettamente controllato e vagamente ironico.Non lo vedeva.
-Nulla Sesshomaru-sama,volevo concedermi l'ultima nuotata solament...-
Due mani affusolate e forti si appoggiarno in solo gesto sulle sue spalle nude,facendola lentamente girare verso di se.
Occhi verdi scintillanti,occhi d'ambra liquidi.
Per la prima volta,da quando era li, Caterina non ce la fece a reggere il suo sguardo e riprendendo fiato disse-Per la vostra età non siete messo per niente male,Sesshomaru...-
A lui brillarono gli occhi-Sfacciata!-mentre i canini gli continuavano a pungere il labbro.
-Dobbiamo tornare-disse lui infilando un artiglio sotto il leggero spallino della sottoveste,guardandola con un espressione indecifrabile nel viso.
Staccò le mani dalle sue spalle e le indicò la riva.
-Dopo di voi Mia Signora-
Caterina raccolse quel po' di coraggio che le rimaneva e a testa alta uscì dall'acqua,camminando fiera e dritta,la sottoveste ben appiccicata sul corpo e la consapevolezza che diavolo o no,era stato più furbo di lei.



Grazie a chi legge e a chi recensisce...Come sapete i commenti son benvenuti:
il leone coronato è il simbolo di Caterina Cornaro e della città di Asolo(Tv) e il motto è quello dei cavalieri di Cipro
 

 






Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Sesshomaru ***


oriente ed occidente 7 La partenza si avvicinava,luglio aveva lasciato il passo ad un caldo ed afoso agosto.
Dopo la sera del lago Sesshomaru era partito,si era presentato a suo padre di buon mattino,dicendogli che sarebbe andato dal suo vecchio Sensei,non una parola di più,non una parola di meno.
Velocemente si era trasformato nel gigantesco cane bianco e in poco meno di mezza giornata era arrivato sulle montagne dove abitava il suo Maestro.
Il posto era come lui lo ricordava,il torrente a fianco della capanna,i picchi innevati alle spalle e il bosco di abeti sempreverdi.
Tornato in forma umana,Sesshomaru si avvicinò alla tenda che fungeva da porta del capanno-Sensei Dayu-chiamò il giovane principe dell'Ovest,scostando la tela-Maestro...-.
Dal fondo del capanno una voce rauca e antica-Giovane Sesshomaru!cosa ti porta a far visita ad un vecchio?-
Dall'ombra emerse un vecchietto magro,con una corta tunica rossa,pelato e pieno di rughe.
-Maestro!-E il giovane principe piegò il ginocchio a terra in segno di profondo rispetto e devozione.
-Uh Sesshomaru,quante formalità,considerando che saranno circa 80 anni che non ti fai vedere...-
-Per la precisione sono circa 50,anzi 52-
-Sempre il solito ragazzo preciso,noto-e la facci grinzosa del vecchio Sensei Dayu,si increspò in un largo sorriso.
-Sono venuto a farvi vedere questa-e Sesshomaru,sfoderò dal fianco la bella lama spagnola,dono di Alvise.
-Uhh bella...è occidentale,si si,spagnola direi,ottimo filo,ben bilanciata... bella impugnatura...Avete ospiti alla residenza,immagino?-disse l'anziano Dayu con voce neutra.
-Si,un nobile Veneziano,amico di mio padre-rispose Sesshomaru,con tono distaccato.
-Ah!Venezia,l'Italia,l'Europa!-sospirò il vecchietto-che bei ricordi...-
-Non sapevo ci foste stato,Maestro-
-Tu ancora non sai un sacco di cose,mio caro Sesshomaru-con tono velatamente ironico,gli rispose Dayu.
-Beh,non vuoi provare con me questa spada?Sei venuto fin quassù per questo no?!-
-Voi mi onorate Sensei Dayu-rispose il principe dell'Ovest.Ma il vecchietto sapeva che il giovane gli stava nascondendo qualcosa.
Lo conosceva da quando era un giovanissimo Youkai e Inu No Taisho gli aveva affidanto la sua educazione,tanti,tanti anni addietro.
Uscirono all'aperto,il Maestro aveva una vecchia Katana con la lama ricamata in blu e argento.
Si posizionarono uno di fronte all'altro.Sesshomaru sciolse l'obi dalla vita e sfilò gli stivali,impugnando la lama di Toledo,i piedi scalzi sull'erba.
-Pronti-dissero insieme.
Parata,attacco,attacco,affondo.
-E così un nobile Veneziano è venuto a trovare vostro padre,eh?-il vecchio Sensei volteggiava a mezz'aria menando fendenti a destra e a manca con agilità degna di un felino.
il rumore delle lame che si toccavano risuonava in tutto il bosco.
-Si come vi dicevo poc'anzi-rispose educatamente Sesshomaru.Attacco,fendente parata affondo.
Sesshomaru finì con un elegante salto mortale all'indietro.
-Ed è venuto solo?-Chiese il vecchio dopo aver sfiorato di pochissimo la testa del giovane con un affondo volante.
-No-fu la risposta secca di Sesshomaru.
-Interessante-disse il vecchio-e lei com'è?-
Sesshomaru,inarcando la fronte, menò un terribile fendente,ma il vecchio si spostò agilmente,facendo colpire l'erba al giovane principe.
-E'una femmina umana.-Sesshomaru attaccò con tutta la velocità possibile,cercando la lama del suo maestro,che invece scartò verso destra in mezzo volo parando l'attacco del suo allievo.
-Questo lo supponevo-sorrise Dayu-Vi ho chiesto com'è infatti,occhi...capelli....-
Sesshomaru si stava irritando,ma perchè era arrivato fino a li,quel dannato vecchio aveva il potere di farlo uscire fuori dai gangheri.
Attacco,parata di taglio, affondo,parata,montante.
-Occhi verdi,capelli...-e ripensò a Caterina-Capelli scuri con riflessi rossi-Un'altro attacco del giovane principe, una parata del vecchio Sensei.
-Uh uh inconsueto accostamento da queste parti...ed è bella?-
Bella?!Sesshomaru ripensò a quel viso,alla sua conversazione viva e colta,a quella espressione contemporaneamente dolce e intelligente,alle sue mani sulle corde dell'arpa,e soprattutto a quelle curve pericolose,a tutta quella morbidezza dove avrebbe voluto affondare i denti...
Il sibilo della Katana vicino all'orecchio gli giunse appena in tempo per evitare il colpo di Dayu.
-Siete distratto,mio giovane allievo,lei deve essere estremamente bella ed interessante!-
Sesshomaru cominciava ad essere particolarmente nervoso.Si alzò in aria per caricare il vecchio,ma Sensei Dayu ancora evitò l'attacco del giovane.
-E l'avete avuta allora,quale donna,umana o no, potrebbe resistervi,eh,vi siete divertito!?qui qualche notiziuola è arrivata sulle vostre avventure con le giovani demoni al palazzo della vostra signora madre!-
Sesshomaru era VERAMENTE infastidito a quel punto!
Cominciò ad attaccare con velocità doppia rispetto a prima,ma non riusciva a colpire il suo Maestro che  sempre parava od evitava i colpi.
-Siete furibondo,mio giovane amico,ma l'ira non vi porta da nessuna parte dovreste saperlo,soprattutto se non ne conoscete la causa....-Le lame si toccarno più e più volte lanciando scintille in tutte le direzioni.Maestro e allievo combattevano a mezz'aria,sospesi a parecchi metri da terra,sfiorandosi ed incrociandosi ininterrottamente.
-Sesshomaru,mio giovane youkai,perchè siete così arrabbiato?-in volo dopo una mezza capriola in avanti,il maestro incrociò la lama con quella del suo antico allievo.
Già perchè sono così arrabbiato,se di rabbia si tratta...pensieri nella mente del giovane principe dell'Ovest
Sesshomaru si fermò e disse-E'una femmina umana,maestro Dayu ed io desidero morderla -
Sensei Dayu si fermò a sua volta-Capisco,deve essere tremendo per te desiderare come tua compagna un essere umano,tanto da volerla segnare con il marchio degli inu-youkai....deve essere speciale-
I due duellanti si posarano a terra e gli occhi di Sesshomaru brillavano.
-Vieni dentro a bere una tazza di tè-lo invitò il maestro,Sesshomaru si rinfilò gli stivali e avvolse l'obi in vita.
-Cosa ti turba così tanto-Dayu porse al giovane principe una elegante tazzina nera colma di Tè Bancha
-E' umana,è una straniera,mortale-Sesshomaru assunse il consueto tono freddo e controllato.
-Ed è un problema?-chiese sorseggiando il tè il Maestro-Cosa temi mio giovane e potente Youkai?-
-Io non ho paura di nulla,Maestro voi lo sapete-rispose il giovane appoggiando la tazza sul tavolino di fronte a se.
-Tu temi quello che non conosci,mio buon allievo.I sentimenti sono un pianeta sconosciuto per te,ma ricorda,la tua forma è umana e solo tu puoi capire cosa questo comporta.Tuo padre e anche tuo fratello lo hanno appreso a costo di enormi sacrifici e sofferenze: è questo che temi?!-e poi il maestro aggiunse sorridendo-Puoi sempre scegliere di restare nella forma di un enorme e peloso cane bianco,è nelle tue facoltà...-
Il vecchio maestro alzò gli ironici occhi arancio verso quelli dorati dello Youkai.Mille pensieri nella sua mente,e molti di questi avevano il viso di Caterina.





Grazie a chi legge e a chi posta le recensioni :)
Grazie!









 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Caterina ***


oriente ed occidente 8 il giorno dopo Caterina si alzò tardi.Non aveva dormito tutta la notte e si era addormentata verso l'alba.
Ogni volta che chiudeva gli occhi gli appariva l'immagine di Sesshomaru che lentamente avanzava verso di lei,gli occhi dorati i fianchi snelli e tutto il resto.Impossibile dormire.
Quello che la svegliò fu un festoso vociare all'esterno, voci di bambini e il rumore di un carro.La curiosità fece da sveglia, meglio del'acqua gelida che si era spruzzata sulla faccia.Indossò una semplice camicia bianca e una bella gonna,aggiustò in vita l'alta cintura di seta e calzò i sandali.Intrecciò i capelli e uscì in cortile.
C'era suo padre,il Signore dell'Ovest con due bimbi in braccio e un giovane uomo di spalle con dei lunghi capelli neri,vestito di un rosso acceso.Sul carro, una giovane donna sorridente con un bimbo molto piccolo dentro una specie di tracolla messa di traverso sulle spalle.Il giovane uomo parlava animatamente con suo padre,chiamandolo Alvise-sama
-Caterina vieni figlia mia-Alvise chiamò la figlia e Caterina avanzò,tenendo la mano sulla fronte per schermarsi dal sole.
Il giovane si girò-Sesshomaru!-sobbalzò Cate,ma non era lui,i lineamenti erano simili ma diversi,era leggermente più basso e i capelli erano neri come l'ala di un corvo,solo gli occhi erano straordinariamente uguali a quelli del principe dell'Ovest,color ambra e oro.
-Come potete scambiarmi per mio fratello-rise il giovane uomo-mi chiamo Inuyasha-
-E' l'altro mio figlio-spiegò Inu No Taisho,mentre metteva a terra i due bimbi-e questi sono Izayoi e Hiro i miei primi nipoti.
La giovane donna sul carro sorrideva-e questo è il piccolo Tadao-
-Vieni mia cara scendi-disse Inuyasha prendendo Kagome fra le braccia.
Caterina non poteva credere che quel giovane allegro fosse il fratello di Sesshomaru,solo la somiglianza teneva in piedi quella possibilità.
Fu un pranzo poco formale,il Signore dell'Ovest aveva perso tutta la sua aura,e si faceva tirare gli hakama dai nipoti,mentre serenamente Kagome allattava il piccolino,seduta all'ombra di un grande albero.Suo padre aveva versato del vino e avevano mangiato e bevuto all'aperto.
Le sembrava una scena delle Bucoliche di Virgilio,in una Arcadia immaginaria che non pensava possibile in un luogo così lontano da casa.
Caterina suonò l'arpa e persino in bimbi si fermarono ad ascoltarla,incantati dalla bellezza e dalla bravura dell'esecutrice.Dopo aver riposto lo strumento,Cate si avvicinò alla compagna di Inuyasha-Posso sedermi?-Chiese Caterina in giapponese,il piccolo Tadao dormiva e quella giovane madre irradiava una specie di luce e di forza che colpivano.
-Inuyasha...è il fratell...-non sapeva come cominciare Caterina.
-Inuyasha è il fratellastro di Sesshomaru-la corresse Kagome con un sorriso.
-Ah,scusate non volevo essere curiosa o invadente...-Cate arrossì dall'imbarazzo ma voleva saperne di più.
-Si la madre di Inuyasha era un essere umano come me e voi,Caterina,mentre la madre di Sesshomaru è una Youkai-Caterina ascoltava in silenzio,era la prima volta che con franchezza qualcuno le parlava di Youkai ed esseri umani.
-Sesshomaru è uno Youkai,Inuyasha ha scelto me e l'umanità-e rivolgendo lo sguardo alla piccola Izayoi che correva inseguita dal  fratellino-Quasi 8 anni fa...-
Caterina taceva mentre la sua testa si perdeva in mille ragionamenti,ma non riusciva a venire a capo di nulla.Non capiva.
-Sesshomaru è immortale,Inuyasha ha scelto di non esserlo-disse semplicemente Kagome.-
-So che Sesshomaru è...immortale.Mi ha fatto vedere com'è realmente e i segni che ha sul viso e sulla fronte...-
Kagome spalancò gli occhi scuri,non poteva credere alle sue orecchie.
-Cosa!?!Si è mostrato,a voi,nella sua forma di Inu-Youkai e vi lascia vedere il segno della Meidou sulla fronte!-Le disse fra lo sconcertato e l'incredulo.
-E'grave?-chiese Caterina un po' spaventata.
-Beh,non so rispondervi,sicuramente vi tiene in grandissima considerazione,se vi ha permesso di vedere tutto questo!-
Caterina stava per raccontarle del lago,ma si trattenne.Bocca taci,pensò dentro di sè.
-Sesshomaru è l'ultimo dei Signori dell'Ovest,colui che succederà al padre,sente molto questa responsabilità ed è stato educato per questo,ciò non toglie che la sua forma umana gli dia qualche problema...-
Cate stava per chiedere di più ma si avvicinò Inuyasha che dolcemente prese il piccolo Tadao in braccio-Izayoi e Hiro dormono già sul carro,andiamo,dopo il tramonto le strade non sono più molto sicure.-
-Inu-chan,non mi dire che la cosa ti preoccupa...-scherzò Kagome.Lui le lanciò una occhiata e sorrise,dandole il braccio.
-State attenta Caterina-chan-Le disse Kagome salendo sul carro e mentre tornavano a casa sulle colline di Musashi,Inuyasha chiese a cosa si riferiva quello stare attenta,e Kagome guardandolo negli occhi gli rispose-Al suo lungo viaggio...-

Sesshomaru non si faceva vedere da parecchi giorni e Cate non sapeva a cosa pensare.
Si alzava presto al mattino e andava a cavallo,spingendosi sempre più lontano dalla residenza.Kento l'aveva redarguita più di una volta-Cate,non sei in campo San Polo o al Mercato di Rialto,non ti allontanare troppo!-
Suo padre era troppo impegnato nei preparativi per la partenza che ormai era prossima.
Ma Caterina aveva bisogno di stare da sola con i suoi pensieri e poi aveva il moschetto e sapeva usarlo e anche lo stiletto nascosto negli stivali.
Immortale,immortale ,immortale,quella parola le rieccheggiva nella mente,ma era troppo grande per comprenderla e faceva a pugni con quella specie di sentimento che aveva dentro di se,quel desiderio bruciante che aveva provato per la prima volta nella sua vita.
Caterina sedeva sulla riva del famoso lago,gettando sassi e cercando di liberare la mente.Fra un po' sarebbe partita,un viaggio lunghissimo,che anno era?Sarebbero arrivati in Cina nell'anno del Signore 1574,se tutto andava bene e poi le Indie,arrivare al Porto delle Lacrime,risalire il Mar Rosso ed attraversare il deserto del Sinai,arrivando infine in Egitto a Damietta e poi imbarcarsi per casa.
Sforzò la mente verso Venezia,si stese e chiuse gli occhi,immaginando il sole sulle calme acque di fronte all'Isola di San Giorgio maggiore e il riflesso sulle cinque cupole di San Marco.
Non si accorse dei due briganti che erano arrivati alle sue spalle,uno le mise la mano sulla bocca,mentre l'altro cercava di tenerla ferma.
Ma Cate non era proprio una fragile fanciulla,prese la piccola lama dallo stivale e lo piantò nel braccio del primo che gli era venuto a tiro,riuscendo a liberarsi.Dov'era finito il cavallo,il moschetto era sulla sella.Dannazione!
Cate correva come una pazza,il cavallo era sparita e quei due le erano addosso.Fu un attimo,inciampò e cadde e la ripresero.
Il più grosso le diede uno schiaffone che le fece sanguinare il naso. Era furibonda ma impotente.Impugnò lo stiletto con tutte e due le mani, cercando di difendersi,ma con due mosse l'avevano già atterrata.Gli occhi verdi pieni di lacrime.
Poi il vento impetuoso e i due uomini scaraventati via da lei,un lampo bianco e sangue,molto sangue.Erano già morti prima di toccare terra
Gli occhi di Sesshomaru erano infuocati e gli artigli della sua mano sfoderati come lame.Mai vista una furia così,Caterina era terrorizzata ed ammirata,nello stesso istante.Non riusciva neanche a guardare i due corpi morti vicino a se.
-Le donne non dovrebbero andare in giro da sole!-tono freddo e alterato.
Le si avvicinò e prese un angolo del suo kimono bianco per toglierle il sangue che si era rappreso sulle guance.Caterina teneva la testa bassa.Lui le prese il mento con una mano per sollevarle il viso.
Caterina alzò gli occhi verso di lui,sembravano due pozze verdi.
-Grazie-disse lei,in un soffio-Avete salvato il mio onore e quello della mia famiglia- Tremava,ma ugualmente resse il suo sguardo.
Fu lui che distolse gli occhi,ancora il cuore gli batteva all'impazzata,dall'istante esatto in cui aveva percepito l'odore del suo sangue e delle sue lacrime.
Non riusciva a dominarlo e dovette esercitare il suo autocontrollo per imporre al corpo di fermarsi.
Respirò a fondo,e fece per andarsene,ma Caterina senza alcun timore,gli prese la mano sporca di sangue,e guardandolo dritto negli occhi gli disse-Andiamo-




Non so cosa dire...Grazie come al solito a chi legge e a chi recensisce.e a chi ha messo la Ff nei preferiti sono onoratissima!
Un piccolo cameo di Inuyasha e Kagome,e Caterina sta per partire....
Grazie!

 













Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La scelta di Cate ***


oriente ed occidente 9


Il cavallo era riapparso da chissà dove, vicino alla riva del lago,lui le aveva lasciato la mano per sciacquare via il sangue di quei due uomini,e Cate si era lavata il viso e si era tastata il naso per vedere se era tutto a posto.
-Io...Io...-cominciò lei e poi recuperando un minimo di autocontrollo-Come avete fatto a trovarmi?-
-Ho fiutato il vostro sangue.-le rispose lui con il solito tono distaccato e calmo.
- Ah, beh...certo...-Che domanda idiota che aveva fatto!era anche un cane grande e grosso come un galeone! e poi subito dopo con un mezzo sorriso-eppure non avete il naso tanto pronunciato...-
Caterina si avvicinò e allungò la mano verso il suo viso,accennando una timida carezza,con la punta delle dita su quel naso perfettamente dritto.
Sesshomaru si trattenne silenziosamente dal ricambiare quel gesto.
-Il vostro si gonfierà invece se non ci mettete qualcosa di freddo-le disse risoluto.
-Non direte niente vero?!a mio padre...-Ancora quella fragilità nelle sue parole,quella incomprensibile fragilità umana.
Lui la guardò con uno sguardo che non ammetteva repliche e Caterina capì che avrebbe taciuto.
Sesshomaru recuperò il cavallo e senza tanti complimenti ci fece salire Cate,per poi sedersi dietro di lei.
-Pensavo tornaste a casa volando...-disse lei,atona,Cate era messa fra il collo del cavallo,le briglie e le sue braccia.Sentiva il suo profumo,delicato e selvaggio,come una nevicata fra i rami di pino.
-Volete starvene un po'zitta?!-Disse lui,secco e Caterina ammutolì.
Sesshomaru era perso nei suoi pensieri,averla così fra le sue braccia,il pericolo che aveva corso,quella sensazione che aveva provato,paura?!,di non arrivare in tempo...Io sono una Youkai,l'ultimo dei potenti Signori dell'Ovest,io non so cosa sia la paura,eppure...
Il cavallo procedeva al passo,lentamente;Caterina si era addormentata,la tensione aveva lasciato il posto alla stanchezza e aveva chiuso gli occhi, appoggiando la testa fra il suo petto e un braccio,i lunghi capelli sparsi morbidamente sul bianco della seta.La guardò,le labbra morbide e dischiuse,il respiro calmo e regolare.Sentì nuovamente i canini pungergli il labbro inferiore e il desiderio salire lentamente dallo stomaco e diffondersi in ogni singola fibra del suo corpo.
-Ma ricorda,Sesshomaru,la tua forma è umana e solo tu puoi capire cosa questo comporta-
Le parole del Sensei ronzavano nella sua testa,fermò il cavallo.-Solo tu puoi capire...-
Caterina aprì gli occhi e lo guardò,socchiudendo le lunghe ciglia,stregata dalla profondità di quegli occhi d'oro.
Lui lesse in lei lo stesso suo desiderio,riflesso d'ambra in quei grandi occhi verdi.
Respiro...Caterina allungò la mano sul suo viso e infilò le dita nei capelli d'argento,in una carezza leggera.
Respiro...Sesshomaru lasciò le briglie del cavallo e la strinse a sè,percependo in pieno il suo profumo e sentendo la morbida pienezza del suo corpo.

Lui voleva capire,voleva sentire,toccare,guardare,ascoltare questa forma umana,si, e voleva anche sentirne il sapore.Forse quello intendeva il Maestro,conoscere per capire.

Le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere lentamente,l'ultimo temporale dell'estate.
Tic Tic Tic...
Ma nessuno dei due se ne era accorto,il tempo si era fermato in quell'istante.

Tic tic tic...la pioggia continuava a cadere,lentamente.
-Piove-disse lei alzando il viso,con la voce spezzata dall'emozione-ci bagneremo tutti-
-Si,piove-disse lui,senza guardarla e spronò il cavallo al galoppo,tenendo le briglie con una sola mano,mentre con l'altra abbracciava con forza la sottile vita di Cate.

Arrivarono alla residenza giusto in tempo prima che si scatenasse il temporale.
Si separarono senza dire niente.Sapevano che cosa era,anche se nessuno dei due aveva preso una decisione.
Lei pensava che lui sarebbe vissuto per sempre,immutabile come la luna e le stelle che si affacciavano fra le nubi rotte dopo la tempesta.
Lui pensava a lei che stava per partire,al fatto che desiderava così ardentemente qualcosa che il tempo gli avrebbe portato via comunque.
Cenarono in compagnia dei loro genitori,Caterina suonò ancora,ma le note avevano una nota malinconica sottile che non sfuggì al Signore dell'Ovest.
-Siete triste,Caterina-chan-disse Inu no Taisho
-Si,sto per lasciare delle cose che amo qui-rispose sorridendo.

Era notte alta e Cate non dormiva.Non voleva rimpianti e così si decise.Si alzò e silenziosamente aprì lo shoij che dava sul corridoio.Un fruscio di pizzo e piccoli passi sulle tavole di legno.Lo percorse fino a dove sapeva c'erano le sue stanze.Fece scorrere la porta,facendo meno rumore possibile e intravide nella pallida luce della luna la sua figura distesa sul futon.
Con il cuore in gola si avvicinò,Sesshomaru sembrava dormire.Lui aveva già sentito il suo profumo ,ancora prima che facesse scivolare silenziosamente lo shoij per aprirlo.
Caterina si inginocchiò al suo fianco,consapevole che stava accendendo un fuoco che non avrebbe potuto spegnere e poi con tutto il coraggio che aveva pose un timido bacio su quelle labbra.
Lui sapeva di mandorle.
-Sono sveglio-sottovoce ma il tono era quello che lei ben conosceva.
Aprì gli occhi e in un attimo imprigionò Caterina fra le sue braccia.Il bacio arrivò subito,e Caterina sentì i suoi canini allungarsi mentre lui assaggiava la sua bocca di miele.Ma non ebbe paura.
Finito il bacio lui la guardò-Le donne non vanno nelle stanze degli uomini da sole,di notte soprattutto-ma il tono era canzonatorio e insolitamente incredibilmente non freddo.
-Non riuscivo a dorm...- un'altro bacio di mandorle e miele che tolse a Caterina la capacità residua di respirare.
Lui studiò il suo abbigliamento notturno,allungò una mano e tirò un nastro e poi un'altro.Lentamente la camicia da notte di Cate cominciò a scivolarle dalle spalle.
Caterina era immobile,solo quando l'ultimo nastro fu sciolto e il seno scoperto ebbe un tremito e nascose il petto con le mani,con  gesto istintivo.
-Io...Io..non so...-Lui delicatamente le prese le mani e se le appoggiò sul petto,occhi negli occhi,riempiendo le sue con il suo seno.
Miele e mandorle,ambra e giada.La luna sulla sua fronte brillava intensamente e così i due segni sulle guance.
Lui assaggiò ogni angolo della sua pelle e Caterina sentì che si stava perdendo per sempre,quando lui si liberò degli hakama bianchi e rimase splendidamente nudo davanti a lei.
-Io non ho ...mai...-disse lei mentre con le mani disegnava cerchi di fuoco su quel torace perfetto,cercando di nascondere il rossore e il languore che insieme la stavano divorando.
-Lo so-Le disse lui.
Distesa sul futon,nuda fra le sue braccia,Caterina chiuse gli occhi.
-Apri gli occhi-le chiese,mentre le sue labbra avevano ricominciato a disegnare nuovamente la forma del suo corpo di donna.

Lui non riusciva a comprendere il perchè dell'immenso piacere che provava nel toccare,guardare,sentire,gustare e odorare il profumo di quella donna,e non riusciva a capire neanche il perchè ad ogni tocco di Caterina il suo corpo reagisse come se mai fosse stato toccato prima.
Forse avere forma umana significava quello...

Caterina aprì gli occhi nell'istante esatto in cui lui e le sue labbra avevano raggiunto il punto da dove tutto quel piacere partiva,le sue mani affondate nella rotondità dei suoi fianchi.
Ancora si morse le labbra per non gridare.
-Sesshomaru...-sospirò.
Lui si staccò da lei e le chiese,
-Toccami-non era abituato a chiedere, ma doveva capire.
Con esitazione prima e con passione poi,Caterina fece a lui quello che poc'anzi aveva sperimentato sul suo corpo.
E quando lei lo raggiunse con le labbra,prima, e con la bocca, poi,il Principe,per la prima volta tremò e pensò che non avrebbe controllato il suo corpo.
Lui respirò,e la stese sotto di se,Caterina già immaginava, ma lo voleva anche lei.Tenne gli occhi aperti,fissi nei suoi, mentre con inesorabile lentezza la prendeva.
Esitò,ma non trovò paura in quegli occhi di giada,vide solamente i suoi riflessi.
Si mossero insieme e quando lui sentì che la vita stava scappando dal suo corpo,affondò i denti nel candore della sua spalla,marchiandola per l'eternità.





Sempre grazie a chi legge e a chi recensisce....Spero di non essere stata volgare,non è stato un capitolo semplice da scrivere! i commenti sono sempre benvenuti sono una specie di piccolo incoraggiamento! :)


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Gennaio 1574 ***


oriente ed occidente 10
Prima di questo decimo capitolo grazie  a voi mie commentatrici :) Rosencrantz,Celina,War,Uraniaglo e Blackvirgo. Per voi .
"Ho sognato nella mia vita,sogni che son sempre rimasti con me,e che hanno cambiato le mie idee;son passati attraverso il tempo e attraverso me,come il vino attraverso l'acqua,e hanno alterato il colore della mia mente."
Emily Brönte


Gennaio aveva portato la neve ed un freddo pungente ed intenso.
Anche in quel momento cadeva soffice e leggera.
La casa dei signori dell'Ovest era avvolta da un manto bianco,i tetti ricamati di ghiaccio e il giardino delle azalee silenzioso.La luce solare rischiarava appena il grande salone centrale ,dove il fuoco centrale ardeva continuamente alimentatato.
Inu No Taisho sedeva sul tatami fra cuscini di seta,sorseggiando tè Oolong e rileggendo gli ultimi resoconti sulla situazione delle scorribande dei predoni e dei briganti sul territorio e dei crescenti scontri fra daymio confinanti.
Era una situazione che presto sarebbe potuta degenerare in una guerra.
Un servitore entrò reggendo un pacco e delle lettere.
-Mio signore,un messaggero ha appena portato questi da Edo,dei mercanti portoghesi li hanno lasciati per voi-
e inchinatosi rispettosamente mise nelle mani del Signore dell'Ovest un pacchetto e delle buste ceralaccate.
Non si stupì quando vide che il pacco era per Sesshomaru,aveva riconosciuto quel profumo di rosa e bergamotto.
-Andate a chiamare il Principe-
Il servitore,si ritirò e subito si mise a cercare il Principe dell'Ovest.
Fu abbastanza facile trovarlo,dietro le scuderie mentre si allenava con due spade,volteggiando leggero sulla neve ,senza quasi lasciare impronte.
In una mano Tenseiga e nell'altra Bakusaiga.Il servitore lo osservò ammirato mentre con un solo fluido gesto incrociava le spade.
-Mio signore,vostro padre desidera vedervi-disse il servitore a testa bassa.
Sesshomaru inarcò la fronte,non sopportava essere interrotto durante gli allenamenti con la spada,si fermò,indossò il pesante haori che aveva appeso ad un ramo li vicino e si avviò verso casa.
-E' per te-disse Inu No Taisho,distaccato e calmo, e continuò.
-Queste lettere arrivano dalla colonia portoghese di Macao,sono della fine di ottobre,sono dei Farsetti Cornaro.-
Sesshomaru teneva il pacco in mano ma non lo apriva.
Suo padre,si alzò e lo lasciò solo.Non lo avrebbe mai aperto in sua presenza.
Conosceva lo smisurato orgoglio di suo figlio maggiore e anche quanto fosse riservato.
Sesshomaru staccò con cura il sigillo di cera rossa con lo stemma di San Marco e tagliò con un artiglio le corde che chiudevano la piccola scatola di legno.
All'interno,un foglio accuratamente piegato in quattro e sotto di questo uno spillone per capelli con una grossa perla ed un anello.
L'anello di Caterina,lo stemma di famiglia.
Aprì il foglio e con una grafia chiara e regolare erano vergate poche righe.
"Il mio onore è rimasto con voi,Mio Principe,Ve ne lascio il pegno,
a me non serve più.
Ma il vostro dolce veleno è rimasto in me,per ricordarmi dove e quando,insieme alla
luna sulla mia spalla.
 Un Segno e  un Sigillo.
Addio C."
Sesshomaru si sedette,quelle parole avevano un solo significato e le aveva ben comprese.
Caterina...Caterina

I venti erano stati favorevoli ed erano arrivati a Madras ,con quasi due mesi di anticipo.Faceva caldo.
Alvise aveva trovato una bella casa vicino al porto da dove si poteva vedere il mare.
Cate si stava pettinando i lunghi capelli,mentre una giovane ragazza tamil le stava mettendo a posto la camera.Scostò la tenda e guardò verso il mare,il sole era veramente forte,anche se stava tramontando..Rimise la tenda a posto.
Mentre si guardava allo specchio gli occhi le caddero sulla spalla,a volte quella piccola luna brillava di un intensa luce violetta.Si era abituata a quel piccolo segno e non si era neanche tanto sorpresa quando,poco dopo iniziato il viaggio si era accorta che non erano arrivate le regole
In un certo senso se lo aspettava.
Andare per mare,si sa,fa vomitare ed era una buona scusa per la ciurma,anche se al vecchio Kento e a suo padre non l'aveva data a bere.Prima si erano proccupati e poi...
Erano arrivati in Cina in meno di tre mesi e Caterina aveva considerato il da farsi.
A Macao,aveva preso carta e inchiostro,e insieme ad un biglietto,aveva messo l'anello e uno degli spilloni della nonna dentro una piccola scatola di teak.
Poche righe.Era giusto che sapesse.
Suo padre aveva reagito male, l'aveva schiaffeggiata e forte,Kento aveva gridato qualcosa in giapponese,ma Caterina aveva tenuto duro e non aveva pianto.Era stato suo padre a cedere,quando l'aveva vista così risoluta e ferma.Immobile sotto le sue grida con le braccia incrociate ,come quando la sgridava da bambina se aveva combinato una marachella.
-Non voglio perdere anche te,ho gia perso un figlio-Le aveva detto,fra le lacrime, e poi l'aveva abbracciata e finalmente Caterina si era lasciata andare...
Era stato Kento a non rivolgerle la parola per un pezzo.Sembrava offeso.E spaventato.
-Tu non sai in che guaio ti sei messa,bambina mia-le aveva detto fra i denti.
Ma Caterina era serena,da quando erano arrivati a Madras aveva ripreso a mangiare regolarmente e si sentiva meglio.Aveva contato circa sei regole saltate e sapeva che verso aprile,avrebbe visto quello che Kento chiamava han'yo.
Detto da lui sembrava una brutta cosa,ma Cate era solo curiosa di vedere come era fatto.Altro non le importava.
Suo padre aveva deciso che avrebbero proseguito il viaggio,dopo.
Tutto sommato erano arrivati in anticipo e stava aspettando dei preziosi rotoli di seta cruda da portare a Venezia e
nel frattempo aveva preso accordi con i tessitori del luogo e con diversi mercanti portoghesi che conoscevano bene quei mari.
Gli affari andavano a gonfie vele e Cate era già stata soprannominata"la fanciulla dell'arpa".Suonava tutte le sere,per la gioia di chi l'ascoltava.
Andava tutto bene,Caterina finì di pettinarsi e si alzò.Aveva sempre sonno e cominciava a dolerle la schiena.Il suo profilo curvava appena,ma sotto l'ampia gonna non si vedeva nulla.
Spesso Caterina pensava che Sesshomaru le avesse trasmesso anche quella calma e quel distacco.
Si avvicinò alla sua arpa e comiciò a suonare,una bella melodia,che le ricordava il giardino dietro gli shoji e quegli occhi d'ambra.
La mente comiciò a viaggiare.
Sesshomaru...Sesshomaru



Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Gennaio 1574 parte seconda ***


Oriente ed occidente 11 Due settimane dopo la parenza di Caterina,il Principe dell'Ovest era andato a trovare sua madre.Era un rito d'autunno,uguale da anni.
Voleva mettersi alla prova e capire alcune cose.
Sembra bella,sempre perfetta,la Signora dell'Ovest.Erano anni,secoli che i suoi genitori non vivevano insieme.Si stimavano vicendevolmente,ignorandosi.
Lei non gli aveva mai perdonato l'amante umana e lui che avesse trasformato Sesshomaru in una specie di statua di ghiaccio.Il tempo aveva smussato gli angoli ma la sostanza era rimasta.
Sua madre gli aveva preparato le sue stanze e conoscendolo,o pensando di conoscerlo,gli aveva mandato le sue dame più belle,le più attraenti e nobili fra le youkai,sperando che alla fine ne mordesse una.Poteva sopportare di aver perso un marito,ma l'idea di suo figlio no,le era intollerabile.
il giorno dopo erano tornate tutte con stesse parole,si, il Principe era un amante divino,soave e instancabile,ma ahimè,nessuna di loro era stata morsa...

Mentre cavalcava nella neve verso Musashi,Sesshomaru ripensava che era stato come le altre volte a palazzo.Una danza codificata alla quale aveva partecipato,nella quale ogni cosa era sotto controllo,compreso il suo corpo e il suo spirito.Totale controllo,nel dare e nel ricevere.E lui non aveva dato nulla di suo,solo l' abilità.
Niente a che vedere con quello che aveva provato e sentito con Cate.Neanche lontanamente.
Razionalmente aveva deciso,dopo aver ricevuto quel pacco e quell'anello,di parlarne con l'unico che forse avrebbe potuto aiutarlo a capire,con l'unico che avesse scelto nella sua famiglia.
Quanta fatica gli era costata quella decisione,pensata e ripensata mille volte,di abbassarsi a parlare con quell'umano che era diventato suo fratello,fratellastro per la precisione.

Ecco in vista il piccolo villaggio,avvolto nelle fredde nebbie dell'inverno e laggiù la casa di Inuyasha.
Scese da cavallo,prendendolo per le briglie,mentre si avvicinava all'engawa,chiusa da pesanti pannelli di legno intagliato.
Se ne aprì uno,l'olfatto di suo fratello e il suo udito non erano affatto diminuiti con la forma umana.
-Quale buon vento?-il solito tono canzonatorio ed ironico,un dono di famiglia evidentemente.
Occhi d'ambra in occhi d'ambra,e poi un-Vieni in casa, si gela.Kagome sarà felice di fare il tè.-
Semplice e diretto,quello era diventato Inuyasha,o forse lo era sempre stato.
Sesshomaru legò le briglie del cavallo ad un albero vicino ed entrò,togliendosi gli stivali sul doma.
C'era già stato,mai di propria iniziativa.Quella era la prima volta.Una casa semplice dove si vedeva la mano di una donna.
I bonsai sul piccolo tavolo,gli shoij delicatamente disegnati,il fuoco acceso.
-Sesshomaru-sama che sorpresa!-Kagome sorrise con la stessa innocenza e calore  di quando l'aveva vista ragazzina, la prima volta,con quell'assurdo vestito verde e le gambe nude.Portava un komon di pesante seta azzurra e i capelli raccolti semplicemente.
Fece un lieve cenno con il capo e disse
-Izayoi,sii gentile prendi l'haori di tuo zio-
La bimba,occhi grandi come quelli di sua madre,gli fece una piccola riverenza.
-Ojisan Sesshomaru-
Sentiva gli occhi di suo fratello addosso,si tolse la veste pesante e la pose sulle braccia stese della bambina,facendo attenzione a non urtarla con gli artigli.
-E'una bambina beneducata-commentò piatto e distaccato.
-Si,quando ti ha visto arrivare non voleva neanche uscire dalla sua camera,non ho ancora capito se gli piaci o se ha paura di te-
disse Inuyasha ridendo.
La miko sorrise,sua figlia era innamorata dello zio,anche se non l'aveva mai presa in braccio o fatto una carezza.

Kagome capì che dovevano parlare da soli e si ritirò a preparare il te.
-Scommetto che si tratta della fanciulla straniera-esordì senza tanti preamboli Inuyasha.
Il principe dell'Ovest alzò un sopracciglio ma non disse nulla.
-Perchè hai scelto di essere umano?-
Erano passati tanti anni,non si aspettava una domanda simile.
-per Kagome e per me stesso-rispose,era semplice.
-Perchè?-sempre quel tono indifferente.
-hai visto Izayoi?e Hiro e il piccolo Tadao?non volevo che soffrissero come ho sofferto io da bambino.La mia eternità sono loro e i figli che avranno, così fino alla fine del mondo-
Kagome arrivò con il tè e insieme a lei Hiro che guardò il principe dell'Ovest con due occhi di ambra uguali ai suoi,distaccati e solenni,anche se assonnati.
Sesshomaru non disse una parola,silenziosamente bevve il te e Inuyasha non gli chiese nulla.
Non invidiava suo fratello,ultimo di una stirpe millenaria,era grato di aver avuto quella possibilità,svegliarsi alla mattina con Kagome fra le braccia e serenamente invecchiare accanto a lei.Il Principe non l'avrebbe avuta quella possibilità,era un Inu-Youkai.
Non avrebbe neanche mai creduto possibile avere un qualche tipo di rapporto con lui,ma era stato merito dei bambini e di Rin.
Già la piccola Rin,che viveva con Sango e Miroku e ovviamente Kohaku,lassù al villaggio degli sterminatori.
La piccola Rin che era cresciuta e che presto si sarebbe anche lei sposata con il fratello della 
taijiya.
L'unico tramite che il principe avesse mai avuto con i ningen,un fiore che aveva scavato fra i ghiacci dell'esistenza di Sesshomaru.
-La vita è un cerchio,Sesshomaru, prima o poi bisogna scegliere cosa essere e come essere-
Gli disse congedandolo sulla porta di casa,Izayoi in braccio.
Sesshomaru aveva preso una decisione.
Aveva un pegno da restituire ed un lungo viaggio davanti per farlo.










Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Luna Piena ***


oriente ed occidente 12 -Qui fa sempre caldo-
Un caldo umido,appiccicoso,mitigato appena dalla brezza del mare.
Caterina stava bevendo avidamente,non ne poteva più.Ogni cosa le dava fastidi:il sole,il caldo,la gente che andava e veniva da quella casa.
Ogni cosa.Era terribilmente insofferente.
Aprile,più o meno un anno fa,socchiuse gli occhi.Faceva fatica a ricordarselo e non voleva dimenticare.
Si era fatta portare carta e carboncini e ne aveva fatto un ritratto in bianco e nero.
Si era lui,con i lunghi capelli e gli occhi d'ambra,peccato non potergli dare colore.Ma quello se lo ricordava bene,le bastava chiudere i suoi,di occhi.Eccolo la, davanti a lei,bello e distante.
Si passò una mano sulla pancia,non si muoveva da molti giorni.La vecchia levatrice indiana le aveva detto che era normale,mancava poco,ogni momento è buono,le aveva ripetuto più volte.
Ma quei calci le mancavano,la facevano sentire meno sola.
Suo padre era affettuoso,ma gli affari andavano splendidamente ed era indaffaratissimo a tessere tutta una rete di scambi e contatti che gli sarebbe stata utile appena tornati a casa.
Venezia e la sua casa le mancavano tanto.
Voleva tornare a guardare il suo mare.
Kento la trattava con un misto di affetto e di paura, lei aveva cercato inutilmente di farsi spiegare che cosa è un han'yo,ma non aveva avuto nessuna risposta.
E così stava impazientemente aspettando.
Madras era in fermento,quel giorno, per una festa dedicata al Purnima,la luna piena del mese di Chaitra.Era arrivata tanta gente e tutti andavano verso il mare,alle spiagge e al porto.
Il pantheon indiano era un po'troppo complicato per Cate,ma la sua levatrice era devota a Lakshmi,la sposa di Visnu e le aveva fatto imparare a memoria delle parole,una specie di cantilena,un mantra l'aveva chiamato.
Le sarebbe stata utile,le aveva detto e l'avrebbe fatta respirare :Om Sry, Mahlakshmi,Namah,Om...

Il sole aveva iniziato la sua discesa verso il tramonto,quando le si ruppero le acque.
Non si spaventò,rimase calma e si tolse gli abiti bagnati.
-Fa male-pensò mentre mandava a chiamare le donne.
Prepararono subito una grande vasca,le fecero spogliare,le sciolsero i capelli e le fecero togliere ogni gioiello.Sentiva la luna sulla spalla che scottava.Bruciava.
Una sensazione che non aveva mai provato,neanche quando lui l'aveva morsa.
Un bagno caldo,ma non troppo,profumo di spezie,cannella e zenzero.Le donne intorno a lei sorridevano mentre cantavano dolcemente.
Immersa nella vasca era concentrata sul suo corpo,su ogni fremito, su ogni contrazione.
Fluttuava leggera immersa fino al seno,mentre mani gentili le spazzolavano i capelli e le massaggiavano le spalle.
La sera stava scendendo lentamente,il rumore delle voci della gente che andava verso la spiaggia per offrire latte e burro chiarificato alla luna.
Caterina uscì dall'acqua,sostenuta dalle donne.La levatrice la fece inginocchiare su di un tappeto e si mise di fronte a lei...
-Non spingete-le sussurrò-Non ancora-mentre gentilmente le massaggiava il ventre.
Caterina respirò, a fondo.
La fecero alzare e camminare e poi inginocchiare ancora e camminare.
Il tempo sembrava non passare mai,suo padre era due stanze più in la,passeggiava nervosamente.Aveva preso in mano il diario di viaggio,quel vecchio quaderno su cui scriveva tutto quello che succedeva.
Vergò la data: Anno Domini 1574 ,6 aprile.
Il vecchio Kento invece guardava la luna piena che lentamente stava sorgendo,sarebbe stata alta nel cielo,non appena le ultime luci del tramonto si fossero spente.
Il dolore era appena appena sopportabile,le avevano fatto bere un infuso caldo,dolce.Cosa ci fosse dentro,Cate non se lo chiese,le aveva dato forza.
Non si aspettava sarebbe stata una cosa così lunga,la vecchia levatrice la fece inginocchiare per l'ennesima volta.
Sorrise,mentre le altre due donne si posizionavano dietro di lei,sostenendola dalle spalle.
-Vi ricordate il mantra mia signora- chiese la levatrice -Respirate-
-Om...-
-T
enete il respiro e buttate fuori l'aria dal naso-
-Sry Mahlakshmi -
-Respirate coraggio e spingete!-
-,Namah,Om-
Faceva male,ma quella cantilena l'aveva quasi ipnotizzata,anche le due donne alle sue spalle cantavano e respiravano insieme a lei.
Caterina chiuse gli occhi,-Eccolo lo vede,oh si,il profilo,è di spalle...il kimono ondeggia dolcemente al soffio leggero del vento.
-Spingete mia signora!-le disse la levatrice.
Ti prego girati e guardami,si ecco così,non lasciarmi sola adesso,per favore.Voltati...
-
Più forte spingete!,spingete! ci siamo,forza!-
 Oh ti vedo,ti vedo!vedo i tuoi occhi su di me il tuo viso le tue labbra...continua a guardarmi ti prego,ancora un istante...ANCORA!
Il canto delle donne sempre più alto.

Un grido.Un pianto.
Un leggero profumo sembra entrare dalla finestra.
-Conosco questo odore-
pensa Cate.
La luna è alta in cielo,riflessa nel mare.
-Shashee-dice l'anziana donna-è un maschio-
-Lo sapevo-dice Caterina,allungando le braccia verso di lei.
-Sono stanca,ma lo ha aspettato così tanto.-
Le donne le coprono le spalle con uno scialle di seta.Bianco.
E'piccolo e sta ancora piangendo.Profuma di mandorle.Anche se è ancora sporco di sangue.
In un gesto antico quanto il mondo,Caterina se lo sistema fra le braccia e gli offre il seno.
Due occhi meravigliosamente color ambra la guardano,brillano e poi si chiudono prima di iniziare a succhiare.
Caterina sorride,ha una minuscola luna blu che traspare sulla fronte e le orecchie leggermente appuntite.

"AD 1574, sesto giorno del mese di Aprile,città di Madras Indie Portoghesi
Oggi nasce Alvise Marco Farsetti Cornaro,Shashee,l'ha chiamato la
levatrice.Così lo chiamerò io,assomiglia al nome di suo padre.
Significa "Luna".
C."




Due note :
In India il Calendario è luni-solare  il mese di Chaitra comincia  il 22 di Marzo .
Purnima  è la luna piena
E'il primo mese dell'anno  e corrisponde alla  Rinascita
il 6 aprile 1547 c'è stata Luna Piena
 http://www.liceofoscarini.it/didattic/astronomia/astro/calendario.phtml
Chandra e Shashee  sono due fra i nomi indiani maschili  che significano Luna
Mi piaceva di più il secondo,per assonanza :)
Il mantra è quello classico per invocare Sry Lakshmi,la dolce sposa di Visnu

Grazie alle mie commentatrici,siete fantastiche!
e a chi legge!















Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Venezia ***


Oriente ed Occidente 13 -Sono in ritardo,sono in ritardo,sono in ritardo!!!-

Nina stava correndo, attraversando leggera Campo Santa Margherita, in direzione di Ca'Foscari e di Campo San Tomà.
Finalmente oggi il notaio le avrebbe dato le chiavi e sarebbe entrata in possesso del resto dell''eredità di sua nonna,il piccolo negozio di antiquariato vicino San Polo
Già da quindici giorni abitava in Fondamenta Foscarini a Dorsoduro.
Un'appartamento a Venezia,una fortuna.Anche quello le aveva lasciato.Era la sua unica nipote.
Avevano appuntamento alle otto e mezza ed erano già quasi le otto e un quarto.
Via di corsa giù dal ponte in Crosera San Pantalon.
Troppe cose in troppo poco tempo.
Erano passati solo due mesi dal suo ritorno precipitoso a Venezia dagli Stati Uniti,dove stava finendo una lunga vacanza post-laurea.
La nonna stava male; il tempo di prendere l'aereo e non c'era più.
Giusto il giorno prima era stata a San Michele a trovarla, al cimitero,dove c'era l'austera tomba di famiglia,vicino ai campi della Misericordia.
Aveva comperato un piccolo bouquet di rose gialle e le aveva sistemate con cura.
-ciao nonna,ciao nonno-Non c'era fotografia,solo i nomi:Alvise Farsetti Cornaro e Alba Zorzi in Farsetti Cornaro.

Non si aspettava anche quella eredità da lei,il suo piccolo negozio in campo San Tomà,dove aveva sempre lavorato anche da sposata e dove Nina aveva giocato fra libri antichi,stampe,oggetti fra i più strani, persi nel tempo e spesso nella polvere.
Nel retrobottega la nonna le aveva insegnato a suonare il pianoforte,quel vecchio Steinway and sons a mezza coda...Chissà se c'era ancora.
-Oddio ce l'ho fatta,il Notaio non è ancora arrivato-Nina si sistemò i lunghi capelli color mogano, e tirò fuori uno specchietto dalla borsa per controllare se era tutto a posto.
Non voleva dare l'impressione di una che aveva corso come una pazza.
Lo specchio le restituì l'immagine di una giovane donna,con grandi occhi color giada screziati d'oro.
-Bella-pensò l'anziano notaio mentre si avvicinava di buon passo verso Nina.
La ragazza indossava un abito di lino color corda che le sottolineava le spalle nude e un paio di sandali.
Un semplice scamiciato per quel luglio caldo.
Quando lo vide sorrise,un bel sorriso,solare e gentile.
-Signor Notaio,eccomi qui-disse la ragazza andando verso l'anziano signore.
-Nina!brava brava,la nonna sarà felice di sapere che adesso ci sei tu qui-
-Anche io lo penso,anche se non ero molto sicura di accettare, ma eccomi qui!-rispose la ragazza con entusiasmo.
-Ecco le chiavi e fammi una firma su questo foglio.-
-Ecco fatto-disse il notaio,-ora il negozio è tuo.-

Nina era emozionata nell'aprire il vecchio portone,disinserì l'allarme e aprì la porta.
Era tutto come allora,la vecchia scrivania dell'800 che fungeva da banco,gli scaffali pieni di libri e oggetti diversi,le vetrinette fine '700 con gli argenti e i gioielli antichi,diversi tavolini comò e secretaire con sopra ogni tipo di bicchiere soffiato e strani oggetti e tante stampe e quadri alle pareti.
Nel retrobottega una sorpresa,eccolo li.Coperto da un lenzuolo bianco,il vecchio piano nero della nonna.
-Sarà accordato?-in un attimo il coperchio della tastiera si solleva.
Nina sfiorò i tasti,e poi subito le mani corrono delicate,un pezzo di Schumann,Sogno... e poi un Notturno di Chopin...
Si sta perdendo nella musica,come sempre,amica e compagna di tanti anni.

Il campanellino della porta sta suonando.
-oh-
La porta si apre,ed entra qualcuno.
-Sarà il Notaio,avrà dimenticato di dirmi qualcosa-pensa Nina,girandosi verso la porta.
Lui è alto,snello.Indossa un paio di pantaloni scuri ed una camicia candida.Decisamente elegante.Decisamente bello.Decisamente straniero.
Un paio di occhiali da sole ma niente di eccessivo.
-Che capelli!-
Sembrano bianchi ma non lo sono,sono argentati,lisci, tagliati appena sopra le spalle.
Eppure non le sembra molto più vecchio di lei...e non sembra neanche un turista.
-Il negozio è chiuso,ma se posso aiutarla...-
-Si-una voce calma, profonda,senza nessuna inflessione,una bella voce.
-Mi hanno detto che qui si trova un disegno di un guerriero giapponese,molto antico.-
Nina è sorpresa.E non lo nasconde,spalanca gli occhi
-Come fa a saperlo? il negozio è  stato chiuso per tanto tempo da quando mia nonna si è ammalata-
Gli occhi della ragazza brillano,due perle di giada.
-Una vecchia storia-dice lui,una voce che sembra venire da lontano.
-Posso vederlo?-chiede,non è una richiesta,ma un ordine gentile.
Nina è curiosa,lo è sempre stata e senza capire il perchè, si fida ed obbedisce a quel giovane.
-Glielo vado a prendere-e mentre si gira gli mostra le spalle,nude.
Eccola,la piccola luna violacea,sembra un tatuaggio, ma lui sa che non lo è.
Ha percepito il suo odore nel sangue di lei,ancora fortissimo.
Tanto forte che quasi gli da alla testa,proprio a lui,che è freddo e calmo come un mattino d'inverno.
E sente i canini nuovamente pungergli il labbro inferiore.
-Non ora- pensa.
Lei parla,chiacchera-Dicono che sia stata una mia antenata a farlo,sapesse che storia!, attorno alla fine del '500,non abbiamo mai voluto datarlo esattamente,è troppo delicato per gli esami.-
La voce arriva dal retro,allegra e scanzonata.
Nina apre la cassaforte,tira fuori una cornice con un vetro spesso.
E'un disegno a carboncino su carta,rappresenta un guerriero giapponese,di spalle,girato con la testa verso chi guarda.
Fiero bello e distante il suo viso e lunghi capelli.
-Eccomi qui-sorride Caterina Farsetti Cornaro,detta Nina.
E porge garbatamente il disegno al visitatore.
Lui si toglie gli occhiali da sole,lentamente.

-Oddio che occhi!-Sono ambra,scintillanti come l'oro.
Nina arrossisce come una ragazzina,senza sapere il perchè, solo perchè lui la sta guardando con quei due occhi pazzeschi,due occhi che lei ha già visto,ma non ricorda dove.
Guarda il ragazzo e guarda il disegno...non è possibile,la somiglianza è... incredibile,impossibile.
Caterina è senza parole.
-Mi chiamo Sesshomaru-le dice lui,lentamente,scandendo bene ogni sillaba.
La sta guardando.Intensamente.
-Pia...piacere Caterina,ma mi chiamano tutti Nina- Abbassa il viso,ma perchè?si chiede dentro di sè.
-Devo dire qualcosa,qualsiasi cosa- Nina rialza gli occhi
-Di dove sei?-voce smetti di tremare! Una domanda banale.
-Potrei definirmi cittadino del mondo-una sfumatura ironica nella voce di lui.
-Diciamo che vengo da Oriente...-e inarca appena le sopracciglia e la bella bocca in quello che potrebbe sembrare un sorriso.
-Mi stavi dicendo di una storia lunga su questo disegno...-
-Si-risponde Caterina-e'una specie di leggenda di famiglia,una di quelle storie romantiche...-
-Romantiche?!-Lo sguardo di lui è qualcosa in cui perdersi,Nina se ne è accorta,ma non alza le solite difese.
-Beh se vuoi andiamo a bere un caffè da Rosa Salva,sono due passi da qui,vicino a Rialto,così approfitto anche per fare colazione...-
Nina non crede a quello che sta uscendo dalla sua bocca-Ma cosa sto facendo?!la gattamorta!?io?!?-
-Meglio una tazza di tè-risponde lui-Fai pure strada-












Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Shashee ***


Oriente ed Occidente 14 Un cappuccio ed un tè,freddo, alla menta e limone.
Avevano camminato fianco a fianco.Il leggero ticchettio dei sandali di lei,il passo quasi impercettibile di lui.
Il flusso dei turisti che andavano e venivano.
Strana sensazione quella del Deja-vu.
Nina continua a pensare dove ha già visto quegli occhi,il Principe dell'Ovest continua a pensare che lei è uguale anche se diversa.
Questa Caterina sorride anche quando parla e quando ascolta sorridono i suoi occhi.
Ed è bella,viva ed intelligente come non mai.
-Si è una storia di famiglia..Una mia antenata che si chiamava come me,aveva accompagnato suo padre in un lungo viaggio verso oriente, alla fine del 500, ed era tornata a Venezia,con un bambino...Molto sconveniente all'epoca!-
Nina addenta un pezzo di brioche,solleva il viso e lo osserva.
-Bambino?!-Lui alza un sopracciglio,sorseggiando lentamente il suo te.
-Alvise Marco!Lui è stato un grande della nostra famiglia!E'stato membro del Maggior Consiglio da giovanissimo,Ammiraglio della Serenissima e dobbiamo ringraziare lui se non fummo tutti esiliati durante il dogato di Giovanni Corner!Aveva un soprannome Shashee,in lingua hindi vuol dire "luna",pare sia nato in India...-
Lui ascolta ma la sua mente è persa nel passato.
-In famiglia si è sempre detto che il padre di Shashee fosse il guerriero fatto a carboncino,ma nei diari di Caterina non ho mai trovato una traccia...nulla a riguardo-
Nina lo guarda,mentre finisce di bere il cappuccino.
E'un bel ragazzo,un uomo,anche se un po'strano.Parla poco e ascolta.
Non le ha ancora detto nulla di se, ma come fa a conoscere il ritratto?E perchè gli somiglia così tanto?
Un profondo respiro e lui comincia,come spiegare,come farle capire...impossibile.
Ma decide di non mentire,non può.
-La mia famiglia viene dal Giappone,ma io ho vissuto fra la Cina e l'Europa per molti anni-
-Più di 400...-la sua mente va a ritroso,alla sua partenza da Edo.

Era partito alla fine di aprile,non appena era stato possibile andare per mare.
Aveva valutato di rimanere in forma demoniaca,ma le distanze erano enormi e si era dovuto adattare
a quello che adoperavano gli umani per spostarsi.
Adattarsi...
Che enorme rabbia aveva provato,per la prima volta limitato nei suoi spostamenti, come un comune mortale!
Suo padre l'aveva guardato partire,il suo erede designato,alla ricerca di qualcosa che si ostinava a chiamare onore,ma che per il Signore dell'Ovest aveva un altro nome,che quel figlio ostinato e perfetto, non voleva capire.
A Macao era arrivato in piena estate e già si era sparsa la voce del suo arrivo.
Nel paese del Celeste Impero ogni creatura demoniaca era pronta.
Sesshomaru,Principe dell'Ovest,dententore di Spade, ultimo degli Inu-Youkai era sbarcato in Cina.
Quale onore incrociare la propria lama con Tenseiga e Bakusaiga!
Che immenso paese da vedere! visitare! conoscere!
Tutti volevano sfidarlo e da ultimo HuangLong,il Drago d'Oro del Montagne Gialle
Un combattimento terribile,che aveva fatto tremare i monti e comporre canti.
Inseguimenti,sfide, attese ed agguati.Ed intanto il tempo passava, ine-so-ra-bil-men-te.
 
Tempo,un fattore trascurabile per un immortale.

Ma il tempo trascorreva lo stesso,nonostante lui,e non gli era bastato il susseguirsi delle stagioni per capirlo.
Lo capì una mattina,quando di ritorno dall'ennesimo viaggio e dall'ennesimo combattimento,arrivato al porto di Macao sentì che in Europa la Morte Nera si stava portando via tutto e tutti.
Era il 1630.
Un attimo nella sua vita.
Una vita, secondo i parametri dei ningen.

L'indomani era partito per le Indie,sbarcato a Madras,aveva saputo, si, di mercanti veneziani,ma nulla di Caterina e suo padre.
Il tempo gli aveva giocato un brutto scherzo e per la prima volta,stringendo l'anello di Cate fra le mani,aveva intuito il perchè della scelta di suo padre prima e di Inuyasha poi.
Una sera,mentre osservava la luna specchiarsi piena sul mare,in completa solitudine,una donna anziana lo aveva avvicinato,timorosa ed aveva osato rivolgergli la parola.
-Mio Signore,voi cercata qualcuno che non è più qui da molto,la fanciulla dell'arpa e il figlio della luna,riconosco il segno.-
La luna sulla sua fronte scintillava.
Quella donna aveva aiutato Caterina durante la maternità e lo aveva riconosciuto.
Ricordava il ritratto che ne aveva fatto poco prima di diventare madre.
Così aveva saputo di Shashee e di Caterina,ed aveva appreso che era un maschio.
Anche se in cuor suo lo sapeva che sarebbe stato maschio.
Il suo erede,un han'yo.
Come Inu No Taisho,come suo padre,anche lui.

-Sesshomaru?! -
Una voce,la voce di questa Nina lo riporta al presente.
-Io devo andare...-dice lei -ho tantissime cose da fare, devo riaprire il negozio la prossima settimana...io...-
Il tono di lei è un strano,sembra che voglia dirgli qualcosa.
Lui la guarda,ambra e giada si incrociano,di nuovo.E' lei che non resiste e chiede
-Stai qui a Venezia o stai fuori,cioè volevo dire,sei in vacanza o...-
-Non sono in vacanza-la risposta è talmente breve che Caterina non sa cosa rispondere.
Vorrebbe rivederlo,ma non osa chiedergli altro.
E'troppo anche per lei.
Ne è come intimorita,non sa neanche cosa sta provando in quel momento.
Lui si alza e prima di andarsene,gli occhi scintillano,un lampo di freddo oro.
-Ti verrò a cercare io-

Nina pensa, mentre lo guarda allontanarsi e una immagine le si forma chiara davanti agli occhi.
Sa dove ha già visto quell'ambra,lo sa,se ne è ricordata all'improvviso.
Veloce si alza e lo rincorre.
-Io so dove ho visto i tuoi occhi!-Gli si para davanti e lo guarda fisso,con il fiato corto.
Ha corso per raggiungerlo e per non perderlo fra la folla dei turisti a Rialto.
Il Principe dell'Ovest aspetta che lei parli.
-il ritratto di Alvise Marco si,il ritratto a palazzo Corner, come te,come te...-
Caterina respira a fondo.
-Il ritratto di Alvise Marco ha gli occhi come i tuoi!-Finalmente riesce a dire Nina.
Sesshomaru sente un fremito in fondo all'animo.
-Voglio vederlo-le dice con un tono a stento controllato.
-E'qui vicino,vieni-e lei con naturalezza gli prende la mano.
Un breve contatto fisico e la barriera è rotta.

A Ca'Corner entrano quasi correndo e subito Nina si dirige verso il secondo piano dove sa,che in quell'antico palazzo,ora sede della prefettura,c'è la galleria di ritratti di famiglia.
Tira fuori il tesserino dell'Università e il custode non fa neanche in tempo a dirle -Buongiorno dottoressa-
Ha fretta,vuole vedere,vuole fargli vedere quel ritratto.
Salgono le scale,lei non gli ha ancora lasciato la mano.
La stringe forte,come se avesse paura di perderlo.
Una sensazione fortissima che Nina non si sa spiegare,ma nemmeno lui le lascia la mano,gli artigli ben nascosti.
Lei sa dove andare e si piazza di fronte ad un dipinto ad olio.
-Inuyasha...-
Il ritratto mostra un giovane,sul ponte di una nave,con lunghi capelli mogano mossi dal vento.La mano destra sull'elsa della spada,pronta ad essere sguainata e gli occhi brillanti e profondi fissi sullo spettatore.Sono di un colore particolare ed insolito: sono color dell'ambra.
Indossa un abito di velluto nero ed ai suoi piedi giace addormentato un cane bianco.Un magnifico cane bianco.
Lo sguardo è fiero e allo stesso tempo pieno di determinazione.
Sulla giubba una decorazione finemente ricamata:il leone coronato e sopra alla corona una mezzaluna d'argento.
Nina è senza parole,la voce rotta dall'emozione-Lui è,lui è... Shashee,Alvise Marco!-finalmente riesce a dire-Ha gli occhi come i tuoi,guarda!-
-Shashee-
Il Principe dell'Ovest fissa il ritratto senza dire nulla,ma sente dentro di se salire qualcosa che non ha mai provato prima,parole che non ha mai pronunciato.Mai.
-Mio figlio-


Grazie come sempre a chi legge e recensisce.
Se vi capita visitate Ca'Corner,magnifico palazzo affacciato sul Canal Grande










Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Prelude ***


Oriente ed Occidente 15 Un attimo e si lasciano le mani,allacciate fino ad un attimo prima di fronte a quel quadro.
Una specie di scossa elettrica ha attraversato il corpo di Nina,conscia all'improvviso della sua mano,grande e affusolata, nella sua.
-Scusa-gli dice ritirando la mano e abbassando la testa.
-A volte mi comporto come una pazza...-
Lui ha appena ripreso il perfetto controllo di se,e stringe appena i pugni per dominare quella cosa che gli umani chiamano emozione.
Non è riuscito per un istante a controllarsi,soprattutto quando ha visto il cane bianco addormentato ai piedi di Shashee.
E immediatamente ne ha capito il significato.
-Il ritratto è stato commissionato dalla prima Caterina...-Una pausa della voce -io sono la seconda-
Sesshomaru guarda Nina,uno sguardo che è insieme domanda e risposta.
-Già...-prosegue lei con la voce bassa-io sono la prima donna in famiglia,dopo di lei.Ci sono stati solo discendenti maschi da Alvise Marco in poi...e poi prosegue a voce ancora più impercettibile...
-Con me finiscono i Farsetti Cornaro...sono figlia unica-

Il custode in quell'istante entra e spezza la tensione dentro quella sala.
-Dottoressa  devo chiudere,è quasi l'una...-
-Si Bepi,mi devi scusare,volevo far vedere questo quadro a questo mio amico...-
Il Principe dell'Ovest non ha ancora detto nulla,semplicemente l'intensità di quella occhiata è imbarazzante.
-Dottoressa?!-un tono assolutamente distaccato.
-Beh,si,in conservazione dei beni culturali,sono una specie di archeologa-storica dell'arte, un po' complicato...-
Un lampo di orgoglio e il viso si distende illuminato da un sorriso.
Finalmente.
Scendono insieme le scale, lentamente.
-Beh ciao,e scusa ancora-
Caterina si volta,un lieve tremore delle spalle.
Sta andando via,ancora una volta.
Ancora una volta.

-
Caterina-
Lui pronuncia il suo nome,con calma.
Non si è mosso dal fondo della scala,aspetta che lei si volti,lo sa che si volterà.
Nina si volta,la bocca socchiusa,una muta attesa dipinta su quel bel viso.
-Non avere paura...di me-
Il tono della sua voce sembra vento che appena increspa l'acqua.
La bocca di Caterina si piega in un sorriso,dolce.
-Non ho paura...di te-
Un invito ed una sfida,ancora,come allora.

Nella sera veneziana,Caterina cammina verso casa,immersa nei suoi pensieri.

Nella sera veneziana,Sesshomaru cammina,immerso nel passato.
Si ferma a San Marco,di fronte all'isola di San Giorgio.
Domani ci sarà la festa del Redentore e stanno già allestendo la grande chiatta galleggiante nello specchio d'acqua di fronte a palazzo Ducale e il ponte di barche alla Giudecca.
Riesce a scorgere gli artificeri che nella riva di fronte a lui stanno preparando le migliaia di fuochi di artificio che incendieranno la laguna 

Un ricordo,la prima volta che era sbarcato in Europa,anno 1640,in Portogallo nel pieno della rivolta anti-spagnola.
E di tutto quel sangue versato.Quanto ne ha visto in questi anni...secoli per la precisione...
Strani gli esseri umani,scannarsi per un idea o per una nazione...
Strani gli esseri umani,capaci di creare con la mente e con le mani arte e poesia e contemporaneamente strumenti di morte terribili,come le armi da fuoco che avevano tolto ogni grazia al combattimento.
Pensava lui di essere uno strumento del Cielo,uno straordinario strumento di morte,freddo come le sue lame e preciso come i suoi artigli.
Si era ricreduto.
Gli umani erano molto più creativi di lui,in quanto alla morte.
Molto più crudeli.
Il suo animo aveva avuto un moto di ribellione in Spagna,quando aveva scoperto che cosa era l'Inquisizione.
E contemporaneamente aveva ammirato a Madrid i quadri del Velasquez.
Che ironia.
Era arrivato in Italia nei primi anni del 1700 e aveva ammirato e studiato a Roma,e nella dotta Bologna.
A Venezia non vi erano tracce dei Farsetti Cornaro.
Non poteva sapere che si erano tutti trasferiti nel bellunese e nel trevigiano.
E che avevano mutato il nome in Corner.
Se ne era andato in Francia,spettacolare la reggia di Versailles e la vita che vi si conduceva.
Quanti cuori avesse infranto,con i suoi argentei capelli al vento,mentre cacciava cervi con tre re chiamati Luigi,non lo sapeva.
Ma il suo rimaneva intatto.Inviolabile.Integro.
Ricordava con nitidezza le meravigliose dame ed una in particolare,bella e sfrontata,che si era fatta trovare nuda cosparsa di petali di rose rosse, nella sua stanza.
Fremeva nell'attesa,e lui le aveva sfiorato il seno con un artiglio,per poi elegantemente allungarle una vestaglia per coprirsi.
Non aveva tempo per quello.
Studiava,imparava,leggeva.Ogni cosa.
Rousseau e Diderot. E Voltaire.
La mente umana continuava a sorprenderlo.Razionale e Critica.
E la sua assorbiva,confrontava,reagiva,imparava.
Il Romanticismo l'aveva sorpreso e incuriosito.Quale tensione per l'Assoluto,per degli umani...mortali.
E lui che pensava fosse una prerogativa degli immortali e degli Youkai...
Com'erano dotte le passioni umane elevate ad arte e Londra era una splendida città dove vivere dopo Parigi.
Si era fermato li fino allo scoppio della seconda guerra mondiale e poi se ne era andato nel cosiddetto Nuovo Mondo.
Non che fuggisse la guerra,ma non c'era grazia,non c'era poesia,non c'era arte in quel modo di dare la morte.
Gli umani continuavano a sorprenderlo,barbari e a volte toccati dalla grazia,come quando aveva ascoltato a Vienna la prima esecuzione della Nona sinfonia di Beethoven...Aveva sentito,percepito il suo animo.
Qualcosa in lui era mutato.
Neanche lui avrebbe saputo dire cosa.
Era sempre se stesso,ben inteso.
Freddo e intangibile come le nevi eterne.
Ma aveva acquisito quella sensibilità data dalla conoscenza o più semplicemente, aveva portato alla perfezione la sua,conoscendo.
Essere immortale aveva qualche vantaggio.
Nessun rimpianto,tranne uno.
Aver sfiorato la vita senza aver avuto gli strumenti per possederla.
Guardando l'ultimo raggio di sole nascondersi all'orizzonte,pensò che stava per avere una seconda occasione.
E che questa volta non l'avrebbe persa.

Caterina guarda dall'altana di casa sua verso il mare.
Il sole sta incendiando di rosso la laguna,il profilo della città delineato dalle ombre della sera.
Le scie di spuma dei vaporetti e dei motoscafi.
Lo stereo le rimanda le note dei Dire Straits,Tunnel of Love.
-E'stata una giornata lunga-pensa mentre si accoccola sulla sdraio allungando le gambe nude e lunghe sul parapetto.
I capelli umidi di doccia,una maglietta oversize grigia a coprirla appena.
E'stanca,una tensione così non se la ricordava più dai tempi dei primi esami all'Università
Le hanno già telefonato in cinque...-cosa fai domani,dai vieni,andiamo in barca a fare il Redentore...dai Nina vieni ,non vorrai lavorare tutto sabato-
Ma non ha voglia.
Si sente sciocca.Continua a pensarlo.Affascinante e misterioso.
Come un libro in una lingua sconosciuta che devi imparare a decifrare,perchè lo vuoi leggere e vuoi capire.
Basta trovare la chiave.
-Non gli ho neanche chiesto dove sta e un telefono-
Morde la pesca noce e chiude gli occhi...
....She said you are the perfect stranger she said baby lets keep it like this...
-Ma cosa sto pensando...-
ma l'assolo di chitarra è già partito e la voce di Mark Knopfler, una carezza ruvida.
Risente la sua mano nella sua e non riesce ad impedire alla mente di correre.
Sta vagando,immagini...avvolta dal calore e dalla luce del tramonto...
-Lei che cavalca insieme a lui fra i ciliegi in fiore,una notte a fare il bagno in un lago,cosa sono quei segni?,oh quelle mani sui suoi fianchi...quelle mani...Oddio,oddio,oddio.-
Spalanca gli occhi,come quando ci si sveglia improvvisamente da un sogno.
Le gira leggermente la testa,come se avesse bevuto.Le sue labbra sentono di mandorle,come sempre, dopo una forte emozione.
La spalla brucia.
Si guarda.
La mezzaluna brilla così intensamente che quasi Nina si spaventa.
-Ho bisogno di un bicchiere d'acqua-
Scende la scaletta che la porta in casa,la finestra della sala è aperta...
Strano la zanzariera è su e lei odia le zanzare e quel profumo di fresco in casa cos'è,sembra neve.

Entra in cucina a piedi scalzi e apre il frigo.Sesshomaru la osserva,avvolto dalle prime stelle della sera,appoggiato con leggerezza al cornicione del suo palazzo,appena fuori dalla finestra.
Sente il suo profumo,non l'aveva scordato,rose e bergamotto.Dolce con una leggera nota aspra.Ne osserva le forme contemporaneamente morbide e sottili,che la t-shirt svela mentre si versa l'acqua nel bicchiere.
Poi lentamente si allontana,silenziosamente come è arrivato.





Grazie :)
Spero di non essere stata noiosa con La Storia... La festa del Redentore si tiene la seconda o la terza domenica di Luglio ed è la più sentita tradizione popolare di Venezia
 




Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Mezzanotte ***


oriente ed occidente 16  -Mamma mia quanta polvere!-
Caterina sta letteralmente mettendo il negozio sottosopra,si, è tanta la polvere e si vede che è stato chiuso per un bel po'.
Ogni tanto si ferma,un libro antico da sfogliare,un vaso prezioso da pulire...
Ha tirato fuori il guerriero giapponese e lo ha appeso dietro alla scrivania,in modo tale da poterlo vedere da ogni angolo della stanza.
-Sono una sciocca-si dice fra se e se,mentre lo guarda, riponendo con cura su di uno scaffale due leggerissimi bicchieri in vetro blu e rosso.
Il flusso dei turisti si è intensificato molto.
Tutti cercano Piazza San Marco e la Riva degli Schiavoni.
Il posto migliore dove vedere i fuochi dopo ovviamente una barca ormeggiata fra San Giorgio e la Giudecca.Il cellulare ha smesso di suonare da poco.
Gli amici un po' si sono arrabbiati con lei perchè non va sul bragozzo a far festa e a vedere lo spettacolo...
Nina finisce di sbocconccellare un tramezzino,ancora due cose da sistemare e poi ha finito.
Il campanellino della porta sta suonando.
Il cuore le balza così velocemente in gola che quasi il boccone le va di traverso.
-Si?!-quasi soffocato riesce a dire.
- DHL Corriere espresso!-
C'è un uomo con un pacchetto in mano.
-Farsetti Cornaro?!- chiede ad una attonita Nina.-Si,sono io-risponde lei.
-Un pacco per lei,ecco metta una firma qui,bene...grazie arrivederci-
Nina non riesce a leggere il mittente,una grafia bella e regolare,ma incomprensibile...
Toglie la carta marrone che avvolge una piccola scatola in legno scuro,chiusa da alcune cordicelle e dalla ceralacca.
La ceralacca,d'un verde brillante ha impressa una mezzaluna.
Lentamente Nina apre il cassetto dove tiene le forbici e taglia i sigilli.
Le manca il respiro,con mani tremanti apre la scatola e dentro,appuntatato su di un cuscino di velluto nero c'è uno splendido spillone per capelli ed un biglietto.
-Stasera prima della mezzanotte ti aspetto ai sotoporteghi di Rialto.S-
Nina si siede,rigirando fra le dita lo spillone con la perla a goccia...
Ne ha altri nove a casa,perfettamente identici.Lo stomaco in rivolta mentre guarda l'orologio,sono quasi le sette di sera.
Come una furia chiude tutto ed inserisce per ben tre volte il codice dell'antifurto,non se lo ricorda più.
E vola verso casa.

Cosa indossare?Gonna,jeans, abitino...
-Devo stare calma-se lo sta ripetendo da circa un ora ,da quando è uscita dalla doccia ed ha spalancato l'armadio in cerca di qualcosa da mettersi...
- Non sono una adolescente di 16 anni al primo appuntamento-
Cerca di svuotare la mente e di concentrarsi, ma è una vera impresa.
Mai stata così,mai.

Finalmente le cade l'occhio su un vestitino di organza color glicine,comperato in un negozietto vicino a casa.
Un delizioso contrasto con i suoi capelli mogano e gli occhi verdi.E'morbido,scollato e le lascia la schiena nuda sin quasi alla vita.
Le gambe si intravedono dagli spacchi.
Raccoglie i capelli,infilando lo spillone.Ed infila un paio di sandali.
Si da l'ultima occhiata allo specchio.
-Beh sono esagerata!-e finalmente sorride,riuscendo a rilassarsi e a non cedere all'enorme tensione che sente dalla testa ai piedi.

Sono le undici,ha deciso di andare a piedi,per scaricare l'ansia.
C'è gente nelle calli ,ma non tanta.Sono tutti in Piazza.
Molti si girano a guardarla,con uno sguardo così e due occhi così...Due frammenti di giada che scintillano nella notte.
Ha passato San Polo,non manca molto,due ponti e due calli,come diceva la nonna quando non aveva più voglia di camminare.
Eccoci,basta svoltare l'angolo in Ruga San Giovanni e cominciano i sotoporteghi degli Orefici di Rialto.
Silenziosi, senza il via vai del mercato e della gente.
I tacchi sul selciato sono l'unico rumore che sente.
Le serrande sono tutte giù.Ed è silenzio rotto in lontananza dalla musica che proviene dalla festa.
20 minuti a mezzanotte.
Ha un brivido.
Lui è appoggiato con la schiena proprio in fondo al sotoportego.Proprio prima che cominci il Ponte.
E' vestito di chiaro,sembra bianco.
Lo raggiunge rallentando il passo...
Uno di fronte all'altro.
Sesshomaru semplicemente le chiede-Hai paura di volare?!-
Il tono è serio.Come il suo viso.
Caterina spalanca gli occhi-Ma che razza di domanda è?! E Tu come fai ad avere questo?!-
e con la mano si sfila lo spillone dai capelli,mentre alcune ciocche le ricadono sulle spalle.
-Hai paura di volare?!-
-
Ma certo che no!-le risponde lei il naso all'insù nonostante i tacchi.

Con un unico movimento il Principe dell'Ovest le circonda la vita sottile con un braccio,Nina è talmente sorpresa che non reagisce.
Solo quando vede che i suoi piedi si staccano da terra,chiude le braccia velocemente attorno al suo busto,soffocando un grido di sorpresa e spavento mentre appoggia la guancia al suo petto e vede che lentamente il terreno si allontana.
Sono sopra i tetti,invisibili agli occhi dei più.
Nina sente il tessuto del suo abito svolazzare...il vento sulle gambe,il suo braccio che la avvolge forte e sicuro e Venezia illuminata sotto di se,le luci del Canal Grande e delle migliaia di barche in attesa dei fuochi della mezzanotte.

-Io intendevo l'aereo...-
Riesce a dire in un sospiro,mentre non visti, posano i piedi sulla loggia del campanile di San Marco.
Ha le ginocchia sciolte dalla tensione,ma si riprende subito.
Ci prova almeno.
-Mi spieghi come fai ad avere questo?!?!-
Lo spillone in mano,una mano sul fianco e gli occhi lampeggianti.
-E'mio- Semplicemente le risponde lui, e sta dicendo la verità.
Ha gli occhi così incredibilmente belli,lui è tutto così incredibilmente bello,così incredibilmente sensuale, che Nina si arrende e si volta verso la laguna,incapace di nascondere la propria emozione e di fare altre domande.
Ecco! I rintocchi lenti della Nona annunciano la mezzanotte.
Parte il primo botto e comincia lo spettacolo!
Due braccia forti le circondano le spalle mentre sente la sua voce dirle
-E' bello visto da qui,vero?!-
Il cielo è illuminato a giorno da meravigliosi giochi di luce.Fontane e zampilli di fuoco sembrano nascere dall'acqua incendiandola di mille colori diversi.
Nina non vuole girarsi,non vuole rispondere,non vuole guardarlo.
-Caterina-
Le sue mani sulle spalle nude la stanno invitando.
Occhi negli occhi è un attimo,lui la bacia.
Piano e delicatamente,mentre attorno a loro esplode la festa.
Dolce come il miele e profuma di mandorle quel bacio.E punge come i suoi canini che lei sente sulle labbra.
Nina non si accorge neanche che è lei che gli circonda il collo con le braccia e che lo sta ricambiando con una passione che non sospettava neanche di avere.
E che mentre si stanno baciando sono di nuovo in volo sopra la città illuminata a giorno,due anime allacciate che navigano nella luce.
Quando Nina riapre gli occhi sono sull'altana di casa sua.
Non riesce a dire nulla.
Neanche lui.Aspetta.
Poi dopo qualche istante  lei alza il viso e gli prende la mano.
-Vieni-
E lo guida in casa.Scendendo a fatica i gradini della scala.
Uno di fronte all'altro,prendono fiato,nell'ombra della stanza buia.
Caterina appoggia le mani sui bottoni della sua camicia e lentamente la slaccia,facendola scivolar via dalle spalle larghe.
Non ha mai fatto nulla di simile in tutta la sua vita.
Vuole toccarlo e sentire se è vero,se è reale,se non è un sogno.
Con le dita gli sfiora il torace e le spalle,scendendo lentamente con le mani appoggiate al ventre piatto e muscoloso.
E raccogliendo tutto il coraggio che ha,non si ferma.Scende con le mani,proseguendo nel suo disegno di timide carezze.
Lui le sfiora la schiena con gli artigli,e incontra la debole resistenza del tessuto.Ed è fin troppo facile infilare un unghia e lacerare quella stoffa sottile.
Un attimo e finalmente può affondare le mani nei suoi fianchi.Soffoca e trattiene il desiderio fra le labbra.
Lei è vera ,è reale, è viva,qui, in questo istante.
Lei pensa che non è un sogno perchè sente il vestito che in un attimo le arriva alle caviglie.Insieme a tutto il resto.
Alle sue labbra deliziosamente fresche che si spostano dalla gola verso il seno,e che si impadroniscono di ogni segreto.
Alle sue mani che esplorano e lasciano solchi infuocati al loro passaggio.
Nudi,modellati l'una sul corpo dell'altro come cera fusa che lentamente prende forma.
Distesi sul tappeto si guardano negli occhi,mogano e argento mescolati insieme.
Lei ha un fremito,nuda sotto di lui che sta aspettando.
-io non ho mai...mai...non sono mai arrivata....in fondo con nessuno-
Ecco l'ha detto.
Sembra scusarsi della sua inesperienza.Anche se non è più una ragazzina.
Un dito sulla sua bocca,un dito lungo,forte ed artigliato.
-Hai paura...di me?-
Lei gli sposta una ciocca di capelli dagli occhi,quella meravigliosa ambra piena di riflessi.
Nella quale può vedere finalmente se stessa.Come se fosse la prima volta.
Bacia quel dito che sa di mandorle.
-No,ma non mi lasciare più da sola-
Nina non sa perchè ha detto così,ma l'ha detto.
Il Principe dell'Ovest le regala un bacio infinito prima di riprendersi quello che è sempre stato suo.

Lei dorme serena appoggiata al suo petto,le mani delicate da pianista sui fianchi snelli di lui.
Sesshomaru senza svegliarla le infila un antico anello all'anulare.Un leone coronato ed una scritta incisa."Pour Lialtè Maintenir"
H
a fatto aggiungere una mezzaluna e due parole"Ma vie"
Le appoggia la mano sulla pancia,con il palmo bene aperto.Sa già che la vita è in lei.La bella bocca piega all'insù.
Socchiude gli occhi e prima di addormentarsi pensa.
-Sono tornato-


Eccoci alla fine,un grandissimo grazie a tutte le ragazze che hanno recensito questa storia,in particolare  a Rosencrantz,Blackvirgo ,Celina e War.
Essendo la mia prima ff  vi devo proprio dire grazie per l'apprezzamento!!!Sono commossa!
Quest'anno guarderò verso il campanile allo scoccare della mezzanotte al Redentore...Chissà che...
Grazie !!! PS:non mi sono dimenticata di Shashee :)







Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=232577