Dalla moderna villa dei gemelli
Kaulitz affacciata
direttamente alla sconfinata spiaggia di Malibu, provenivano delle
melodie
dolci e armoniose; una voce e una chitarra classica che sembravano
danzare
all’unisono con una sintonia pressoché perfetta. I
due fratelli erano chiusi
nel loro studio di registrazione intenti a rivisitare una loro vecchia
demo ed
entrambi stavano lavorando sodo. O quasi.
“Ancora Tom! È la
settima volta che rifacciamo questo pezzo, vuoi metterci un
po’ di impegno?”
Bill si tolse una cuffia dall’orecchio e riprese il fratello,
agitando
nervosamente gli spartiti per aria.
“Bill, sono le 3
del mattino e siamo chiusi qui dentro dalle 10 di sera. Sono
stanco.” Rispose
Tom togliendosi entrambe le cuffie e appoggiandosi stancamente alla
chitarra.
“Altre volte siamo
stati ben di più qui dentro e di certo facevamo qualcosa di
decente!” sbottò
Bill. “Impegnati Tom, maledizione!! Di questo passo
l’album non lo finiremo
mai!”
“Ah, e così la colpa di questo
ritardo sarebbe mia adesso?! Non dire
stronzate Bill!!” Tom si alzò di scatto tenendo la
chitarra con una mano,
esplodendo e urlando più del dovuto. Bill rimase sorpreso
dalla reazione
esagerata del fratello, ma di certo lui non era il tipo che se ne stava
zitto e
buono e chiedeva scusa. Così cominciò ad urlare
anche lui.
“Si può sapere cos’hai?!
Sono giorni che sei fuori di te! Se hai le
palle girate per conto tuo non te la devi prendere con me!! E almeno
concentrati su quello che facciamo!”
“Ma stai zitto, Bill, che quando hai tu le palle
girate nessuno può
dirti nulla e allora tutti zitti agli ordini del
principino!!” Tom era
incontrollabile, rosso in volto e si scaldava sempre più.
“Almeno io ci metto impegno nel mio lavoro anche
se ho dei problemi per
conto mio, e di certo non mi faccio influenzare dai cavoli miei
personali!”
“Se permetti è anche il MIO lavoro e
non penso proprio di fare schifo
come dici tu!!”
“Tom, io non ho detto questo..”
“Oh, no, lui non dice o non fa mai cose
sbagliate!! ‘No stavo insinuando
quello che dici tu.’ Un tuo classico Bill!!” Ormai
la situazione stava
degenerando e Bill se ne era accorto. Certo, lui e Tom litigavano
spesso, anche
per motivi futili, ma riuscivano sempre a riappacificarsi, anche grazie
a quel
legame che li univa e che gli faceva mettere da parte
l’orgoglio per scusarsi
l’uno con l’altro. Ma questa volta era diverso, Tom
era molto agitato e si era
innervosito troppo per nulla e Bill non riusciva a capirne il motivo.
“Tom, non esagerare...” Bill
tentò di calmare il fratello.
“Basta, Bill, ne ho abbastanza di queste
stronzate.” Tom appoggiò la
chitarra al muro, si girò e cominciò a salire le
scale che portavano
all’interno della casa.
“Aspetta Tom!” Bill si tolse le
cuffie, stava appoggiando gli spartiti ma
Tom era già uscito dallo studio sbattendo la porta.
‘Scusami..’ pensò Bill
fissando la porta della sala registrazioni.
Appena
entrato in casa Tom prese le
chiavi della macchina, il guinzaglio di Scotty che, appena lo vide si
alzò e lo
seguì, capendo di dover andare col suo padrone, e si diresse
verso l’ingresso,
senza prendersi neanche la giacca. Sebbene fosse estate e a LA faceva
sempre
molto caldo, a quell’ora del mattino era sempre fresco e di
certo non c’era la
temperatura ideale per uscire in maniche corte.
Il
giovane si diresse verso la sua
Cadillac, fece salire Scotty dalla parte del passeggero e
salì a sua volta
nell’auto. Mentre Tom accendeva la macchina, Scotty lo
fissava scodinzolando
con il classico sguardo ingenuo e devoto dei cani. Accesa la macchina,
Tom
partì uscendo dal vialetto di casa. Durante il tragitto si
sentiva ancora più
nervoso. Cosa gli stava capitando? Rabbia, tristezza, nervosismo,
stress..quel
turbinio di emozioni lo fece scaldare ancora di più, tanto
che abbassò del
tutto il finestrino dell’auto cercando di ritornare in
sé. Arrivato su uno
spazio erboso a lato della strada, parcheggiò, mise in
guinzaglio al suo fedele
compagno, ed entrambi scesero dalla macchina, dirigendosi verso una
delle tante
sconfinate spiagge libere di Malibu. Ma quella non era una delle tante.
Era la
sua preferita, frequentata solo da chi conosceva bene quel posto e dove
lui, a
qualsiasi ora del giorno e della notte, poteva venire e poter stare
davvero
tranquillo. Non appena arrivarono in prossimità della riva,
Tom tolse il
guinzaglio a Scotty che prese subito a gironzolare qua e là
annusando le varie
tracce che incontrava. Lui intanto si sedette sulla sabbia,
appoggiandosi con
le mani e fissando il riflesso magico della luna sull’acqua
leggermente increspata
da una leggere e fresca brezza. Si maledisse per non aver portato la
giacca.
Cosa gli stava succedendo? Cos’era quella cosa che gli stava
facendo
quell’effetto? O meglio..chi? Oh si, lui lo sapeva bene. Non
aveva più rivisto
quella ragazza che incontrò per caso insieme a Bill. Era
rimasto folgorato.
Aveva la sua immagine stampata nella mente. Lei che gli sorride, con i
capelli
appena spettinati dal vento e la camicia bianca appena abbondante che
svolazzava. Di solito era Bill quello che credeva nel colpo di fulmine,
nel
fato, non di certo lui. Perché gli era successa una cosa
simile? Era ormai una
settimana che non la vedeva. Sebbene passasse ‘per
caso’ davanti al palazzo in
cui lei lavorava, non l’aveva mai incontrata. Tanto sapeva
che non l’avrebbe più
rivista. La rabbia cominciò a salirgli dentro, prese un
pugno di sabbia e lo
lanciò lontano, cercando di sfogarsi. Da lontano, Scotty si
girò verso di lui,
osservandolo. Ad un tratto prese a camminargli incontro e si sedette al
suo
fianco, osservando ciò che guardava il suo padrone, quasi
sapendo che in realtà
Tom non stava ammirando il chiaro di luna.
“Bravo, il mio bimbo.” Disse Tom
accarezzandolo e abbozzando un sorriso.
Si sentiva deluso da sé stesso e da ciò che gli
era successo. Perché il destino
gli aveva tirato quel tiro mancino? Cosa succederà? Rivolse
le sue domande al
cielo stellato, che lo osservava da lassù apparentemente
immobile.
“Cos’hai in serbo per me?”
chiese lui sapendo di non ricevere nessuna
risposta. Ma voleva disperatamente sapere.
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