Sometimes the ice warms the heart.

di Lylyt26
(/viewuser.php?uid=235863)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'introduzione. ***
Capitolo 2: *** L'inizio, alla Montagna del Nord. ***
Capitolo 3: *** Le presentazioni. ***
Capitolo 4: *** La verità su di te. ***
Capitolo 5: *** Vivo, vivo per davvero. ***
Capitolo 6: *** Nient'altro che te. ***



Capitolo 1
*** L'introduzione. ***


Non ho mai creduto di poter provare dei sentimenti, di qualsiasi genere. Insomma, sono Jack Frost, sono colui che comanda la neve, il ghiaccio, tutto quello che viene associato alla tristezza, alla solitudine. Ma io stavo bene, non avevo alcun problema, nessuna preoccupazione, niente a cui pensare insomma. Ma poi, ho conosciuto loro, le 5 leggende. Beh, non è stato facile, stare in un gruppo, avere qualcuno che si preoccupa costantemente per te. Riavere una famiglia, si, perché per me loro sono diventati la mia famiglia, la mia casa, qualcuno con cui combattere i mostri. Insomma, alcuni sentimenti erano riusciti ad evadere dal mio cuore, ma ancora avevo il controllo di me stesso. Tutto questo prima di conoscere lei..

SPAZIO AUTRICE:
Hei, ciao! Grazie per essere passato nella mia storia, e se stai leggendo questo piccolo spazio vuol dire che almeno questa intro l'hai letta, se ti è piaciuta oppure no sei pregato di cominicarmelo, tramite recensione o come messaggio privato, risponderò di sicuro:) Detto questo voglio presentarmi, mi chiamo Lylyt e questa è la mia prima storia per questo genere e sopratutto è il mio primo cross-over. L'idea era quella di una one-shot, ma la mia fantasia si è scatenata. Questa ff è nata dopo aver visto alcune fan-art su i due cartoni Frozen e le 5 leggende (due dei miei cartoni preferiti.) Non aspettatevi la storia da 3456789 capitoli, saranno al massimo 10, esagerando. Quindi niente, spero che vi piaccia. :)
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'inizio, alla Montagna del Nord. ***


L'inzio, alla Montagna del Nord.

Era una giornata come un'altra, un po' di neve, un po' di ghiaccio, qualche scazzottata col Coniglio di Pasqua,niente di particolare. Quando, per farmi un giretto, vado a finire dall'altra parte del mondo, in uno dei miei posti preferiti in realtà, dove raramente trovi qualcosa di diverso dagli alberi. Quelli dei paesi vicini la chiamano 'Montagna del Nord' beh, e non sbagliano, è una montagna ed è a nord. Beh, comunque, arrivo lì, convintissimo di essere da solo, quando, ad un certo punto sento una voce in lontananza, incuriosito cerco di sporgermi per capire da dove arriva, quando vedo questa ragazza cantare, da sola, in mezzo al nulla. Gli effetti del freddo possono essere gravi, lo so benissimo, ma non avevo mai sentito qualcuno con allucinazioni o sintomi di pazzia. Comunque rimasi in ascolto, era intonata la ragazza. Quando, ad un certo punto, iniziai a pensare di averle io le allucinazioni. La ragazza stava creando un castello, COL GHIACCIO! Si! Quella cosa fredda e bagnata che si crea durante l'inverno, e che è IL MIO ELEMENTO. IL MIO. Shoccato caddi come una pera cotta dalla montagna, riducendomi ad una palla di neve umana. La ragazza però non si accorse, probabilmente troppo presa dalla sua esibizione, cantare e creare castelli devono essere i suoi hobby. Dopo aver creato 15 piani di ghiaccio e svariate scale, la ragazza smette di cantare. Ed entra dentro questo castello, ma, col silenzio della montagna dei singhiozzi rimbombarono. Ed è lì che iniziarono i miei casini. E' come se quei singulti avessero creato una crepa nel mio cuore. Siccome non so mai farmi i fatti miei, decisi di entrare anche io in quel castello. Cercando di fare più silenzio possibile, seguì i singhiozzi fino ad una grande sala con un enorme lampadario creato con una moltitudine di stalattiti. Troppo preso a guardarmi intorno non tenni la guardia alta e in pochi secondi mi ritrovai all'interno di un cerchio fatto di enormi punte di ghiaccio con una bellissima, stupenda e molto incazzata ragazza dai capelli biondi davanti a me. Ma la fanciulla, non si aspettava che con un gesto della mano avrei ribaltato la situazione, mettendo lei all'interno di quel cerchio acuminato. Povera, proprio non se l'aspettava, tanto che per lo spavento cadde all'indietro, con un enorme smarrimento in faccia.

Questo, era solo l'inizio.

My Corner:

Ecco quì il primo capitolo, è corto, ma spero di avervi creato quella souspance che ci vuole sempre. Non saranno ancora molti, non vi stresserò a lungo. :)
Con affetto,

Lylyt. 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Le presentazioni. ***


Le presentazioni


La ragazza, dopo svariati tentativi di ribaltare nuovamente la situazione, si rese finalmente conto che avevo il suo stesso potere, e che, ovviamente il più potente ero io. Senza abbassare la guardia mi rivolse la parola per la prima volta chiedendomi chi fossi. Con sorriso malizioso le risposi 'Il tuo angelo della neve.' Ma, a quanto pareva, la bionda non possedeva il senso dell'umorismo, anzi, s'incazzò ancora di più. Era parecchio suscettibile. Dopo vari sguardi minacciosi senza alcun effetto finalmente la ragazza abbassò la guardia, ritornando in una posizione normale, e non più di attacco. Con un sorriso ritirai il cerchio di ghiaccio, lasciando così tra noi solo pochi metri. Con fare spavaldo mi avvicinai a lei e le porsi la mano 'Sono Jack, Jack Frost. Guardiano, e padrone del ghiaccio. E tu, bellezza, sei?' Con sguardo ancora confuso essa mi rispose 'Sono Elsa, regina di Arandelle e padroneggio il ghiaccio dalla nascita.'

Mh, quindi era una regina eh? Non mi sembrava così vecchia a vederla. Era alta qualche spanna in meno di me, con lunghi capelli biondi, tendenti al bianco, raccolti in una crocchia stretta. Indossava degli abiti eleganti, per le mie ristrette conoscenze potevano essere da cerimonia, ma non ne ero certo. Ma, in pochi secondi, vidi la regina trasformarsi sotto i miei occhi, con un movimento della mano aveva trasformato quei vestiti così statici in un bellissimo vestito color cobalto, ornato da minuscoli cristalli, e i capelli si erano liberati in una morbida treccia. Ok, la ragazza ci sapeva fare. In ogni caso presi quella trasformazione in una sfida di capacità, e dal nulla creai un enorme trono con tanto di scettro e corona incastonato all'interno e lo posizionai dietro di lei. Le emozioni sul suo viso cambiarono talmente in fretta da lasciarmi in uno stato di confusione; all'inizio la ragazza era rimasta sorpresa, ma dopo aver visto la mia creazione il suo sguardo si era incupito, per poi diventare ardente nel momento in cui distrusse il trono. Rimasi un attimo basito, per poi inveirle contro, era una delle mie migliori creazioni! Il suo sguardo mi zittì all'istante, era uno sguardo di puro dolore, e la sua risposta mi confermò i suoi sentimenti 'Non merito e non voglio nessun trono.' 'Ma sei una regina, devi avere un trono!' fu la mia risposta. Mai l'avessi fatto! Un urlo risuonò nel castello, per poi concludersi con Elsa per terra scossa dalle lacrime. Devo ammetterlo, con le ragazze non ci ho mai saputo fare, ma questa era davvero strana!

Confuso mi avvicinai piano, inginocchiandomi per arrivare alla sua altezza. Le misi una mano sulla spalla, cercando di calmarla. Lei scattò subito in piedi, come se avesse preso la scossa. Di risposta mi allontanai anch'io di scatto, per poi guardarla con uno sguardo pieno di domande. Elsa lesse il mio sguardo e mentre parlava strinse i pugni. 'Sono una regina, è vero. Ma lo sono solo di me stessa.' La situazione iniziava ad essere comica, non capivo se ero io che non riuscivo a tradurre le sue parole in codice o lei che si aspettava la mia immediata comprensione, così un sonoro 'Ah?' fuoriuscì dalla mia bocca. Un accenno di sorriso s'intravide sul volto della giovane, per poi essere sostituito da un sonoro sbuffo. 'Lascia stare. Ma dimmi, Jack Frost, cosa ci fai qui?' senza farmi udire risposi 'Bella domanda', ma a voce più alta le dissi 'Potrei chiederti la stessa cosa, ma immagino che la tua reazione non sarebbe delle migliori, quindi evitiamo.' E rieccolo, quell'accenno di sorriso. Ed ecco di nuovo quella strana sensazione, il cuore che si crepa, il calore che subentra. Ed ecco l'inizio dei miei casini. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La verità su di te. ***


La verità su di te


Cercando di riprendere il controllo di quelle strane emozioni che stavo provando mi venne in mente che il tempo era passato in fretta, forse troppo in fretta. Era già calata la notte, ed io ero a mille miglia da quella che era ormai casa mia, dovevo andare dai 5. Elsa era rimasta ferma, sovrappensiero, così, con un colpo di tosse attirai di nuovo la sua attenzione su di me, insomma, come poteva essere così disattenta? Aveva il dio del ghiaccio di fronte a sé, in tutta la sua splendida bellezza. In più, quel giorno indossavo una magnifica felpa color dei miei occhi, blu, ovviamente. Chissà cosa passava per la testa di quella ragazza così giovane e così tormentata. Con fare annoiato le dissi 'Io vado', Elsa si riprese dal suo stato di trance, ma non disse niente, alzò solo lo sguardo verso il mio viso. Non so perché, e ancora oggi me lo chiedo, ma come se fosse una rassicurazione le dissi 'Tornerò.'. Mi uscì spontaneo, come se stessi parlando a qualcuno con cui condividessi la vita da tempo, come se parlassi con qualcuno che aveva bisogno di me, come se parlassi con qualcuno di cui io avessi bisogno. Nonostante tutto questo, il suo viso si rilassò, come se fosse tutto quello che aspettava di sentirsi dire. Senza aggiungere altro mi alzai in volo, percorsi le lunghe scale di ghiaccio per poi uscire dal castello, al gelo della notte.

Quella temperatura mi aiutò parecchio, mi schiarii le idee, e mi fece anche arrivare a casa coi vestiti congelati, ma quelli erano dettagli. Arrivati alla base trovai solo Tooth, che non si accorse di me, troppo presa ad organizzare il lavoro di quella notte. Così, senza attirare la sua attenzione, volai sul tetto. Ero andato via per stare da solo, e ancora non c'ero riuscito. Ma, se prima volevo solo un po' di solitudine per allontanarmi dal caos del lavoro, ora avevo assolutamente sogno di solitudine per pensare a tutto quello che era successo.

Avevo conosciuto una splendida ragazza, una regina per l'esattezza, che padroneggiava il ghiaccio come me, che viveva da sola, che possedeva il ghiaccio nel cuore, esattamente come me. Cosa poteva esserle successo? Un idea mi balzò in testa, in fondo, avere una donna, o anche una fata, in questi casi risultava sempre utile. Facendo finta di essere appena tornato entrai di nuovo in casa, facendomi notare questa volta. Tooth si girò, e mi sorrise, era quella che si preoccupava di più per me. Con fare disinvolto, iniziai a chiederle delle informazioni, e lei troppo presa dal lavoro non mi chiese mai il perchè di tutte quelle domande.

Alla fine della chiacchierata avevo scoperto che Elsa mi aveva detto la verità. Era la regina di Arandelle, orfana dall'età di 15 anni, con un unica sorella rimasta al suo fianco. Da poco era successo uno scandalo, ma Tooth non sapeva i dettagli, sapeva solo che la regina era sparita da un paio di giorni dal regno, e che nessuno sapeva dove fosse, nessuno tranne me. 

My Corner:


Voglio iniziare ringraziando di cuore quelle ragazze che hanno utilizzato il loro tempo per leggere, ricordare e addirittura recensire questa piccola storia. Mi avete davvero fatto sorridere di cuore, grazie mille. Per il resto, la storia sta risultando più lunga del previsto, in teoria sarebbe potuta durare anche 2 capitoli, ma sarebbero usciti dei capitoli lunghissimi, pesanti e sarebbero risultati noiosi, quindi ho deciso di fare più capitoli un po' più corti. Questo capitolo comunque non è il massimo, non è uscito come immaginavo, ma non è neanche così male. Credo.
Con affetto,
Lylyt.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Vivo, vivo per davvero. ***


Vivo, vivo per davvero

Mi sentivo così tremendamente elettrizzato, senza alcun motivo specifico, beh, forse qualche motivo c'era, avevo trovato una persona come me, avevo trovato qualcuno che forse avrebbe capito come ci si sente a stare da soli, a non essere accettati, qualcuno che, finalmente accettasse me. Non volevo fare la vittima, non è mai stato nel mio DNA, ma nonostante i 5 fossero la mia nuova famiglia, mi sentivo sempre un po' fuori posto, sempre un po' messo da parte, per l'amor del cielo, vivevo con le 5 leggende, vivevo con Babbo Natale! L'uomo più amato di tutti i secoli probabilmente. Io, infondo cos'ero? Un bellissimo ragazzo con un innata capacità col ghiaccio, e quindi? Che cos'avevo di così speciale? Per una volta, una sola volta nella vita, non mi sentivo più così tremendamente solo, così tremendamente diverso da tutti quanti, c'era qualcuno come me, e giurai a me stesso che niente e nessuno me l'avrebbe portato via. Così, in fretta e furia all'alba del giorno seguente partì verso la Montagna del Nord, attanagliato dall'ansia di essermi immaginato tutto, di essermi immaginato quel magnifico castello e quella ragazza dal cuore di ghiaccio e i capelli color dell'oro, e invece, eccolo lì, quel castello nella sua immensa bellezza si stagliava alto nel cielo, quasi a volerlo toccare con le sue punte illuminate dal sole leggero. Mi sentì completo, così dannatamente felice senza alcun motivo, e lo divenni ancor di più quando dall'enorme vetrata vidi una treccia color oro che con aria assorta guardava la solitudine che la circondava. Un sorriso spontaneo si impadronì del mio viso, era così bella, così esageratamente bella e sola. Senza pensarci due volte atterrai esattamente davanti a lei, che spaventata scattò all'indietro, fin quando non mi riconobbe e con un'espressione stupita e tranquilla mi aprì la grande vetrata, permettendomi di entrare in quel castello, che meraviglioso era, ma sapeva di tutto tranne che di casa, e anche Elsa lo sapeva bene. Cercai di impadronirmi di nuovo delle mie emozioni, mi avrebbe preso per un pazzo se fossi andato lì e l'avessi davvero abbracciata come tanto avrei voluto fare, ma, ehi, sono Jack Frost, io sono il re dei pazzi; così, con cautela mi avvicinai, permettendole di capire i miei movimenti fin quando così, senza tanti preamboli mi avvinai a lei e la strinsi piano, avendo paura di scalfirla, come se anche lei fosse fatta di quel ghiaccio che ci avvolgeva;Elsa rimase interdetta e anche un po' shoccata, ma con il passare del tempo si lasciò andare e si strinse piano a me, come se avesse capito era l'unica cosa sensata da fare. Rimanemmo così per un po', non so di preciso quanto, forse pochi minuti, forse ore, mi sentivo così al sicuro, così apprezzato in quell'abbraccio che volevo davvero che non finisse mai. Con riluttanza da parte di entrambi ci staccammo da quell'ammasso di braccia strette, ma ancora non me la sentivo di lasciarla andare, così, sempre con cautela, come se fosse un cerbiatto impaurito e non una splendida regina le presi la mano, e lei mi ricambiò la stretta con un sorriso. Passammo tutto il giorno a parlare, a ridere ed a inseguirci, non mi sono mai sentito così tanto tranquillo, così tanto Jack in vita mia. E quando le luci del sole ci abbandonarono totalmente il viso di Elsa si incupì, sapeva che da lì a poco sarei dovuto andare via, ma non le avrei permesso di passare un'altra notte chiusa lì da sola, così, facendo finta di salutarla, mi feci accompagnare al di fuori del castello, esattamente in mezzo alla neve più bianca, per poi, con uno slancio di forza e pura frenesia la sollevai in aria insieme a me, facendola fluttuare come se fosse un leggero fiocco di neve, le urla di Elsa si espansero probabilmente per tutto il globo, ma ero troppo divertito per darle ascolto e metterla giù come con forza mi obbligava. Dopo qualche attimo di puro terrore Elsa decide di rilassarsi, e appoggiarsi al mio petto come avrebbe dovuto fare dall'inzio e iniziare a godersi la magia del volo. Passammo il restante della notte a volare ovunque, ad osservare le stelle e a ridere, divertirci e prenderci in giro e a sentirci vivi, vivi come non mai.  


 
My corner:


Buona sera a tutti, e si, odiatemi, sono da mesi che non aggiorno e non do notizie, ma mi sono davvero affezzionata a questa storia, a voi e mi sentivo troppo in colpa a lasciarla così, a metà, senza una conclusione ben definita. Questo è il penultimo capito, e giuro che per l'ultimo capitolo, il quinto, non passeranno altri 4 o 5 mesi. Lo prometto, parola di Scout che non sono, ops. 
Scusate ancora, vi chiedo venia in ginocchio.
Vi adoro, e vi prego, fatemi sapere se vale la pena pubblicare la fine di questa piccola storia.
Con affetto,
Lylyt. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Nient'altro che te. ***


Nient'altro che te

Quando il sole riapparve tiepido, io ed Elsa stavamo ancora svolazzando nel cielo come due fringuelli, quando Elsa, distrutta dalla serata si addormentò sul mio petto, come se fosse il suo rifugio. Con estrema tenerezza le accarezzai la fronte, spostandole alcuni capelli ribelli sfuggiti alla treccia. Elsa nel sonno apprezzò la mia carezza, tanto che un sospiro pesante le fuoriuscì dalle labbra per poi accomodarsi ancor di più su di me, che con tutta l'attenzione possibile atterrai, in quella che ormai, era casa mia. Il rifugio dei 5 era un vecchio rudere in mezzo al nulla riadattato per poter diventare vivibile. Sperai che all'interno non ci fosse nessuno, ma il cielo non fu dalla mia parte quel giorno. Sempre cercando di non svegliare la mia bella addormentata aprì la porta, per venire accerchiato quasi immediatamente dal Coniglio Pasquale e da Babbo, che con sguardo preoccupato osservavano il corpo inerme di Elsa tra le mie braccia. La scena poteva sembrare ambigua, ma non mi sarei fatto rovinare la serata da loro, così con un balzo li superai per dirigermi verso la mia camera e appoggiare Elsa su quello che era il mio letto. La ricoprì, e quando mi girai per andarmene, nel sonno la regina pronunciò il mio nome, riempiendomi il cuore di un'emozione mai provata, probabilmente riempiendolo d'amore. Quando tornai nella stanza adibita a soggiorno trovai la stessa situazione trovata al mio ingresso, solo che le facce dei miei compagni d'avventura erano ancora più corrucciate e preoccupate. Senza troppi giri di parole il Coniglio Pasquale mi chiese chi fosse la ragazza, ma capì subito dalla faccia di Babbo che la domanda era retorica e che lo stava chiedendo solo per certezza, e che, c'era qualcosa che io non sapevo mentre loro si. Prima che potesse iniziare un'animata discussione tra me ed il coniglio, Babbo s'intromise rispondendo per me: "Quella è Elsa, regina di Arandelle, fuggitiva da mesi e probabile assassina" ringrazio tutt'ora i miei riflessi da guardiano, o dopo quelle parole mi sarei trovato atterrato sul pavimento, senza niente da controbattere. Ma le mie parole vennero di nuovo anticipate da quelle di un'altra voce, quella di Elsa, che risvegliatasi per colpa del trambusto aveva origliato la conversazione per poi dichiarare la sua presenza dicendo "senza il probabile, sono un'assassina, ho ucciso mia sorella." Con la più totale confusione negli occhi mi voltai verso Elsa, che con sguardo sicuro osservava il coniglio e l'uomo con la lunga barba, che stanco, si accomodò sulla sua poltrona, invitando noi tutti a fare lo stesso. La discussione durò ore, Elsa ci spiegò cosa l'aveva condotta a scappare dal suo regno, e che, per colpa del suo potere, ancora non del tutto controllato, aveva ghiacciato il cuore della sorella, strappandole via la vita. Mentre Elsa ne parlava, i suoi occhi trasmettevano un immensa tristezza ed un immenso rimorso che non si sarebbe mai rimarginato. Babbo, con sguardo comprensivo, ascoltava le parole della regina, senza emettere un suono. Quando Elsa finì di raccontare, Babbo c'informò delle notizie che aveva appreso nelle ultime settimane, Elsa era ricercata per omicidio, accusata di aver accoltellato con un elemento non identificato sua sorella. Il Coniglio Pasquale con un'estrema calma pronunciò semplicemente "scappate." E così facemmo, abbandonammo per sempre quelle lande desolate che circondavano il territorio di Arandelle, viaggiammo per ogni paese che ci veniva in mente, imparando a conoscere noi stessi ed amarci, ad amare l'altro. Non m'importó mai il fatto di non avere mai un luogo fisso dove tornare, perché il mio luogo era Elsa, e non sentì mai il bisogno di nient'altro.

My corner:

Ed eccolo quì, dopo svariati mesi, l'ultimo capitolo di questa mini-long. Sono soddisfatta, non sono mai stata un asso a scrivere i finali, ed invece di questo sono contenta. Come avete potuto vedere nella mia storia Anna in realtà muore, cosa che non succede in Frozen, e la fuga di Jack ed Elsa è una cosa magari inaspettata, ma volevo far capire che il loro amore andava contro ogni cosa, che il loro amore gli bastava, e spero di esserci riuscita. Fatemi sapere se vi è piaciuto o se avreste preferito che finisse diversamente. Grazie per essere rimasti fino alla fine.
Con affetto,

Lylyt. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2440250