Le Verdi Guardiane

di Chiara F
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Le Verdi Guardiane
Prologo


Chiara e Giulia abitavano nello stesso condominio ed ogni pomeriggio, specialmente in estate, giocavano in cortile insieme alla sorella di Chiara, Sabrina, e gli unici maschi del gruppo: i fratelli Andrea e Riccardo. Giocavano a nascondino, a cercare posti “segreti” nel condominio, che intendiamoci era il garage o il sottoscala, o semplicemente si divertivano nella piscina privata dei due fratelli.

In quel bel periodo, Chiara aveva circa sette anni, era la più grande del gruppo, aveva capelli castani raccolti sempre in una coda e grandi occhi marroni e vestiva come tutte le bambine della sua età. Frequentava insieme alla sua sorellina il Grest della Parrocchia del suo paesino. Essendo la più grande del gruppo era anche il capo, anche se poi tutti insieme si mettevano di comune accordo per fare la qualsiasi. Continuando in ordine di età vi era Giulia, di un anno più piccola di Chiara, aveva anche lei capelli castani cortissimi e occhi verdi. Fanatica di Harry Potter ed indossava sempre carinissimi vestiti fioriti. Poi abbiamo Andrea, il più grande dei fratelli Coco. Aveva capelli castano chiaro ed occhi marroni; qualche volta complottava con il fratello per fare scherzi e molte, ripeto molte, volte litigava con Sabrina. Quest’ultima aveva cinque anni, era identica alla sorella e soffriva di sordità, problema risolto quando fu più grande. Ed infine Riccardo, biondo ed occhi azzurri, capriccioso e frenetico bambino di quattro anni.

Ma la felicità che arieggiava in quel piccolo gruppo finì quando Giulia si dovette trasferire in un altro paesino, poiché sua madre era incinta e  con la nascita del pargolo non ci sarebbe più entrati nel loro appartamento. Chiara e Sabrina non giocarono più con Andrea e Riccardo né tanto meno ci parlarono. Ognuno andò per la propria strada finché all’età di quattordici anni Chiara si iscrisse su Facebook e man a mano iniziò ad aggiungere tutti i suoi nuovi e vecchi amici, tra cui Giulia. Si scrissero per un periodo di tempo poi non si cercarono più; solo dopo un anno si risentirono ed entrambe scoprirono di avere molte passioni in comune, come: i libri di fantasia, i film di avventura e soprattutto le lunghe passeggiate tra i boschi o luoghi dimenticati dalla gente. In una di queste lunghe passeggiate nacquero le Verdi Guardiane, chiamate così per il modo particolare di relazionarsi con la natura di Chiara e Giulia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


«Abbiamo sbagliato il sentiero o stiamo girando intorno allo stesso punto?» chiesi 

«Quel cespuglio di mirtilli neri l’abbiamo incrociato minimo tre volte.» conclusi esasperata girandomi verso la mia amica di avventure.

Giulia era intenta a schiacciare i tasti del suo i-Phone e lo alzava ogni tanto verso l’alto, di sicuro per prendere campo «Siamo inoltre isolate dal mondo. Tecnologia inutile.» disse posando malamente il cellulare in tasta. Risi sotto i baffi, «non capisco perché si sforzi ancora a dare possibilità a quegli obbrobri moderni”.

«Qual è il sentiero che dovevamo percorrere?» chiese mentre si avvicinava a me. «Doveva essere questo» le dissi indicandole il percorso 6 sulla mappa «Ma credo che all’incrocio tra il sentiero 4 e 3 abbiamo girato verso il 7.» «Bene.» Confuse e smarrite iniziammo a girarci intorno per trovare qualche cartello segnaletico, ma con scarso risultato. Vidi la mia amica sconfortata dall’idea di esserci perse, così le misi una mano sulla sua spalla «Giù tranquilla. Sai chi siamo noi, no?» la vidi annuire «Te lo voglio sentir dire» ricurvò leggermente le labbra e rialzò il volto verso di me «Noi siamo le Verdi Guardiane!» gridò mettendosi in posa da super eroina e ridemmo insieme allegramente al ricordo di quello stupido nomignolo che ci eravamo date.

A un tratto si sentì il suono di un corno e di sottofondo la marcia di quel che sembrava di un esercito di uomini obesi. Con un solo sguardo decidemmo di nasconderci dietro una siepe e quando rialzammo il capo per capire chi fossero vidimo in lontananza un orchetto. UN ORCHETTO?!

«Non possiamo restare qui: sentiranno il nostro odore. Siamo in tempo per scappare, andiamo!» fui trascinata da Giulia via dal nostro nascondiglio e ci dirigemmo nel folto della foresta «Nella mappa c’era indicata una grotta non molto lontano da dove siamo» mi urlò mentre correvamo «Lì sarà più sicuro da certi nasi investigatori» Sorrisi al pensiero di quegli orchetti con il viso tumefatto che avrebbero annusato la scia del nostro profumo e non mi accorsi di un ramo di un albero troppo basso in cui sbattei la fronte.

«Dio mio che dolore!» gridai fermandomi e portandomi una mano nel punto in cui avevo sbattuto. Prontamente la mia bocca fu tappata dalla mano di Giulia «Zitta o ci trover..» Troppo tardi: due orchetti si precipitarono verso di noi; per fortuna entrambe eravamo munite di un coltellino ed anche se non avevamo mai ucciso qualcuno, per la nostra salvezza era meglio iniziare subito. Aprì cautamente il meccanismo e l’unica cosa che ricordo, o semplicemente voglio ricordare, erano i corpi inermi dei due esseri.

«Bella sorella» le dissi battendole il cinque. Tuttavia il nostro momento di gloria terminò presto quando altri sette orchetti si avventarono su noi due. Ci difendemmo nel migliore dei modi ed improvvisamente vidi Giulia volare di mezzo metro ed atterrare sulla folta erba. Non ci pensai due volte ed uccisi, con qualche difficoltà e con un taglio sulla guancia sinistra, un macabro essere  che si stava avvicinando alla mia amica. Mi abbassai sul corpo di quest’ultima per constatare che stesse bene, però fui colta di sorpresa quando sentì il suono di un corno diverso dal precedente.

«No ti prego, no altri orchetti» mi alzai lentamente, scostando dalla mia spalla la lunga treccia ormai scomposta, e invece di arrivare chi non stavo di certo bramando, vidi circa una dozzina di uomini dai lunghi capelli castani, corvini e biondi che si stavano avvicinando nel punto in cui mi trovavo.

Non sapendo chi fossero mi spostai davanti al corpo di Giulia, che di svegliarsi non voleva proprio, e puntai contro di loro il mio piccolo coltello.  Li guardai un ad uno fin quando il mio sguardo si posò su uno di loro che si stava pericolosamente avvicinando verso di me con passo sicuro. Era vestito con i colori della natura, aveva lunghi capelli biondi e azzurri ipnotici occhi che mi mettevano a disagio. Ritrassi di qualche passo, ma lui continuava ad avanzare. «Che faccio? Che faccio? Che faccio? Lo uccido? No no no, ci sono troppi altri uomini da uccidere in seguito, non ci riuscirei. Che faccio?» Venni risvegliata dai miei frustanti pensieri quando sentii una mano che abbassava le mie braccia. Trasalii. «Chi sei?» chiesi con molto coraggio. «Tranquilla, sono un elfo. Siamo elfi.» Si corresse «Elfi?» Ero più confusa che persuasa. «Sì. Chi c’è dietro di te?» Chiese curioso sporgendosi oltre il mio corpo. Io ero completamente bloccata, lo vidi spostarsi di lato per poi prendere la mia amica in braccio. «Che stai facendo?» Chiesi rialzando il coltello verso di lui. Lo vidi sorridere, «Sono così imbranata che non riuscirei a fermarlo ecco perché ride.» «Non fare domande e seguimi. E per l’amore dei Valar abbassa quell’arma non ti faremo niente.» Sentii qualche risatina di sottofondo e con le guance rosse eseguii il suo ordine. Camminai a testa bassa sotto lo sguardo degli altri elfi e prima di mettermi dietro l’alta figura di quel che sembrava il capo, vidi due grandi occhi verdi di un giovane elfo che si affiancò a me.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Io non posso crederci. Per niente. Una volta tanto che scelgo io, e ripeto, io, il bosco che dobbiamo visitare, veniamo attaccate da un gruppo di orchetti e poi, come ciliegina su una torta decisamente terribile, veniamo fatte prigioniere da degli elfi.
Di solito una pensa di trovare in un bosco scoiattoli, fiori particolari, piante commestibili, qualche grotta e noi cosa incontriamo? Elfi ed orchetti! Ma certo!
Continuo a darmi pizzicotti sul braccio sinistro pensando che sia un sogno, ma rimango ancora in questo luogo: o non voglio svegliarmi (e giuro che quando lo farò mi auto-punirò non mangiando per tre giorni Nutella. Magari due.. ma almeno uno di sicuro!) o questa è proprio la realtà. Che sfiga assoluta.. Sbuffo esasperata e ricevo un'occhiata interrogativa dall'elfo accanto a me.
«Qualcosa che non va?» chiede guardando davanti a sé.
Sì: la tua presenza e tutto il resto! «No, no. Tranquillo.» Non convinto dalla mia risposta aspetta un altro poco, fin quando io non abbasso le braccia pesantemente lungo il corpo. «Sto camminando da due orette, senza sapere la destinazione e inoltre si muore dal caldo. Tu non hai caldo?» Gli chiedo dato che non ha neanche una goccia di sudore sul viso. Ridacchia alla mia domanda alla quale non dà una risposta, o almeno credo, perché subito dopo svengo.
 
Al mio risveglio sono in un stanza di legno color scuro, ma che viene illuminata da una finestra accanto al letto in cui sono stata lasciata. Mi guardo intorno alla ricerca di un altro letto offerto a Giulia, ma vi è solo un armadio e uno specchio in cui appena poso lo sguardo noto che i miei capelli sono stati sciolti dalla mia solita treccia ed indosso altri vestiti:
la maglietta bianca degli Avengers e i pantaloncini scuri a vita alta sono stati sostituiti da un vestito color celeste, che è lungo fin sopra le caviglie, ha uno scollo a "u" e le maniche sono lunghe e stette e che ai polsi si allargano leggermente.
Poi abbasso lo sguardo sui miei piedi che sono chiusi da semplici ballerine di stoffa dello stesso colore del vestito. Accetto volentieri il fatto che mi abbiano lavato, anche se il pensiero di essere stata nuda di fronte a qualcuno, mi fa colorare le guancie di un rosso accesso, e che mi abbiano messo in questa stanza e non in una prigione, ma i miei adoratissimi scarponi di pelle nera, che ho comprato con il mio primo stipendio da professoressa privata di Inglese, siano spariti e mi tocca cercarli per tutta la stanza, mi innervosisce. Fortunatamente, dopo pochi secondi, riesco a trovarli ai piedi del letto e accanto ad essi vi sono la maglietta ed i pantaloncini. Me li porto al petto abbracciandoli come se fossi una bambina con il suo peluche preferito e mi siedo sul letto con poca delicatezza facendo così svolazzare leggermente la parte bassa del vestito.
In quello stesso momento qualcuno bussa alla porta e lascio, con tristezza, i miei scarponi mettendoli accanto ai miei piedi e con voce abbastanza alta, per far sì che colui/colei che è dall'altra parte della porta possa sentire il mio «Avanti», in quanto vi è molta gente che passa dal corridoio in cui si trova la mia stanza.
Entra un uomo dai capelli castani e gli occhi verdi e capisco da qual particolare che è l'elfo che era accanto a me, mentre ci stavano deportando in questo, presumo, palazzo. Si avvicina a me, ma non troppo, con un leggero sorriso sulle labbra. «Buon risveglio, mia signora.»
Signora? Che galanteria: nessuno mi ha mai chiamato in questo modo e di certo alcuni non si sono fatti molti scrupoli ad utilizzare alcuni vezzeggiativi su di me. Ho la fronte corrugata e lo sguardo  basso, il che viene subito notato «Ho detto qualcosa che non avete gradito?» chiede veramente preoccupato. «Ehm, no, no!» rimedio immediatamente. «Certo che no! Ma sono colpita dal mondo in cui mi avete chiamata» gli confido, mentre lui sistema accanto a me un vassoio su cui vi sono una ciotola colma di brodo di pollo fumante e dei toast davvero particolari. «Cosa sono?» chiedo mentre assaggio quei pezzetti di pane. «Lembas» alzo il sopracciglio destro non capendo cosa siano, così si spiega meglio: «Lembas! Pane da viaggio elfico. Un piccolo morso riempie lo stomaco di un uomo adulto.» Abbasso lo sguardo sul vassoio, costatando che ormai è completamente vuoto tranne per il brodo di pollo e sento la risata dell'elfo che si affievolisce leggermente quando io lo fisso con le guancie in fiamme.
«Oh, scusatemi.» continua a ridere con una mano davanti la bocca per cercare di smettere. «Ma lei è davvero divertente.» a quanto pare senza successo. Tossisco leggermente e mi faccio un po' d'aria con le mani per ritorno al mio colore naturale. «La mia amica Giulia dov'è? Vorrei parlarle.» Occhi Verdi si ricompone, assumendo una posizione più "regale". «E' a quattro stanze dalla sua da destra.» «Grazie mille.» mi alzo dal letto ed abbandono l'idea di portarmi con me la ciotola colma di brodo di pollo: devo parlarle immediatamente, capire in che situazione ci siamo imbattute e come uscirne.
Sto per aprire la porta quando mi ricordo che ancora non so il suo nome, «Scusami, sono stata davvero maleducata.. potresti dirmi il tuo nome? Sai, caso mai mi servisse aiuto tu sei l'unico che "conosco".» dico gesticolando per il nervosismo. Lo vedo sorridere leggermente «Ethilian. Lei?»
«Chiara.» Prima di chiudere la porta mi affaccio dentro la stanza «E dammi del tu, tranquillo» gli sorrido e lui ricambia. Mi volto a destra ed inizio a contare le porte: 1... 2... 3... e dov'è la quarta? Mi chiedo quando al posto di una porta vi è un lungo corridoio che poi gira a sinistra. Mi guardo intorno per chiedere a qualcuno aiuto, ma non c'è nessuno; penso di ritornare nella mia stanza per richiedere ad Ethilian, ma perderei solo tempo e molto probabilmente se ne sarà già andato. Così m'incammino lungo il corridoio, cercando di non far scricchiolare il pavimento di legno sotto i miei piedi, volto a sinistra ma non trovo ancora nessuna porta, solo un grande portico che conduce all'esterno. Sicuramente mi sono persa, ma un po' d'aria fresca non mi fa di certo male e il giardino di fronte a me è molto invitante; da Giulia passerò dopo penso, mentre attraverso il porticato con un sorriso a trentadue denti.

 


Salve!
Finalmente ho aggiornato la mia storia; sono davvero imperdonabile per l'immenso ritardo, ma cercherò di rimediare. Ho riscritto la parte iniziare tre volte e finalmente alla terza mi è piaciuta (spero anche voi), mentre il resto, per fortuna è arrivato da sé. 
Non è particolarmente entusiasmante, ma vi sono più particolari su Chiara e finalemente avete il nome dell'elfo dagli occhi verdi: Ethilian. Che ne dite? Vi piace?

Il prossimo capitolo è pronto, nella mia testa, quindi devo solo scriverlo. Povera Chiara.. ancora le sue disavventure non sono finite!

Spero vi piaccia il capitolo! Come sempre apprezzo critiche/pareri/suggerimenti, quindi non esitate a recensire.

Grazie per aver letto.
A presto,
Chiara F.


P.S.: Avrete notato anche che ho cambiato il modo di scrivere, fatemi sapere che ne pensate (;


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
 
Alle mie spalle vi è il grande porticato e più lontano il corridoio da cui giungo. Di fronte vi è un'ampia scalinata che finisce su un giardino di un verde chiaro, decorato da fiori lilla, rossi e rosa, da alberi centenari, sullo sfondo noto qualche pino ed il recinto è formato da alti cespugli di un verde più scuro rispetto a quello del prato. Prendo uno dei due sentieri che circondano il giardino, quello a destra, ai cui lati vi sono colonne di legno con piccoli disegni dorati, ricoperte da foglie di vite. Esso mi conduce davanti ad una grande cascata circondata da una quercia alla sinistra e da un salice piangente alla destra ed lì che io vado. Mi siedo alle sue radici ed inizio a giocherellare con l'erbetta strappandola delicatamente e rigirandomela tra le mani; poi noto ai miei piedi una dozzina di margherite e decido di costruire una coroncina con esse. Passa un po' di tempo prima che io la finisca, dato che è la prima volta che ne faccio una, e la poso sulla mia testa mentre mi alzo per sgranchirmi le gambe. Mi avvicino al lago che la cascata produce al suo termine e creo con le dita delle mani dei disegni sulla superficie dell'acqua; noto che è fresca e così immergo i piedi fino alle ginocchia e mi poggio sulle mani alzando il viso verso il sole: almeno mi abbronzo un po' dato che sono pallida come una mozzarella.
 
E' già trascorsa un'ora da quando sono giunta qui e credo che sia il momento di rientrare prima che Ethilian possa preoccuparsi e poi sta per arrivare un vento molto freddo ed io non ho né una sciarpa né una giacca per proteggermi. Mi alzo e guardando attraverso la cascata noto una grotta; troppo presa dal mettermi le scarpe e raggiungere in fretta la caverna, non noto che mi è caduta la coroncina di margherite. L'entrata è abbastanza semplice, ma quello che colpisce è l'interno: il tetto è composto da stalattiti di ghiaccio che si rifletto sul lago. Esse inoltre creano colori che passano dall'azzurro chiaro ad un viola scuro. Cammino vicino alla riva del lago sfiorando con le dite queste stupende decorazioni naturali, ma poi ritraggo di scatto la mano ricordandomi che devo rientrare immediatamente: non voglio ricevere una ramanzina da Ethilian o dal suo capo.. Non oserei immaginare la mia punizione. Esco correndo dalla grotta, con il pericolo di scivolare su una roccia al limite dalla cascata, ed il meraviglioso paradiso è misteriosamente scomparso, sostituito da una lunga passerella di marmo bianco sospesa sul nulla. Sotto di essa vi è solo l'acqua della cascata che scende lungo le pareti della montagna. Niente lago. Niente salice piangente. Niente percorso. Dove sono finita?
 
Ricevo una fulminea risposta dal suono di un corno. Esso ha qualcosa di molto familiare, mi ricorda qualcosa che era avvenuta ieri, ma cosa? Ci penso per un po' e mi viene in mente l'immagine di Giulia scaraventata al suolo. Cosa le era successo? Perché non lo ricordo? Chiara pensa. Qualcuno l'avrà spinta, ma chi? La nuvola nera che acceca i miei ricordi si dissolve quando davanti a me sbucano dal nulla una decina di orchetti. Iniziano ad avanzare ed io sono nel panico più totale. Che faccio? Non sono armata, accanto a me non c'é niente con cui difendermi, né un ramo, né un sasso, niente. Essendo cintura marrone di karate, sfrutto l'occasione per dare sfoggio di quei sette anni di duro impegno. Mi posiziono davanti ad uno di questi esseri per farlo fuori, il che è abbastanza difficile in quanto ha con sé una spada. Paro più colpi, ma sto per stancarmi, così con una veloce mossa lo disarmo e con uno sgambetto riesco a buttarlo giù dalla passerella, nel vuoto. Ed uno andato, mi dico incoraggiandomi, ma mentre combattevo non mi sono accorta che il resto dell'esercito mi aveva accerchiata.
 
«Uhm, che bella donzella abbiamo qui» disse uno, leccandosi orribilmente le labbra. Si avvicina a me e mi alza il mento per guardarmi negli occhi. Sta tremando, ma devo dimostrare che non ho paura, così gli sputo in un occhio. Ricevo un forte schiaffo sulla guancia sinistra e cado a terra per la forza con cui me lo da. Lo guardo nuovamente in faccia e mentre risalgo lo sguardo noto un piccolo coltellino alla vita dell'orchetto. Vuole giocare con me? Lo accontento subito: striscio verso i suoi piedi, mi alzo di scatto e riesco a prendere la mia unica ancora di salvezza. L'essere, ovviamente non si è accorto di nulla, stupido, ed appena sono abbastanza vicina al suo viso come per baciarlo, gli conficco il coltellino nel torace all'altezza del petto.
 
«Volevi giocare ed io ti ho accontentato» gli dissi a pochi centimetri dalle sue labbra. Mi stacco dal suo corpo con il coltellino ancora in mano, il corpo cade a terra, e due orchetti alle mie spalle mi prendono di peso e uno di questi mi ordina di mettermi in ginocchio.
 
«Io inginocchio non mi metto» dico, ma ricevo un calcio allo stomaco che mi mise in quella posizione e levandomi il coltellino dalla mano. Emisi un leggero gridolino, che fermai mordendomi il labbro inferiore; non devo dimostrare che mi arrendo, ma comunque sia sto con il volto abbassato. Qualcuno si è messo di fronte a me e mi alza il volto. Prima lo gira verso sinistra e poi verso destra.
 
«Tu non sei un elfo femmina» constata.
«Perspicace» gli dico con un mezzo sorriso. «Noti qualcos'altro, che io già so?» chiedo.
«Sì» rispose lui con durezza prendendomi il mento fra due dita «Parli troppo per essere circondata da esseri orribili come noi, dolcezza»
«Ci sono abituata» affermo, divincolandomi dalla presa.
 
Si alza ed urla verso gli altri sui simili «Feccia! Siamo qui per divertirci, giusto?!»
E si eleva un grido di approvazione. Sono finita. Posso dire addio a tutti i miei progetti, alla mia famiglia, a Giulia, al mio futuro.
«Bene, divertiamoci!» ed un urlo di gioia si alza.
Sento che qualcuno dietro la mia schiena strappa la parte superiore del vestito lasciando scoperta la pelle. Che vogliono farmi? Non sono pronta per morire. Sono troppo giovane ancora! Cerco ancora di divincolarmi dalla presa dei due orchetti per fuggire, ma vengo colpita da una frusta e cado a terra. Ne ricevo un'altra, che mi mozza il fiato. Dov'è Giulia? Dov'è Ethilian? Dove sono finiti tutti?! Continuano a frustarmi ed io urlo al vento che sembra essere scomparso, lasciandomi anche lui da sola.
 
Sto per svenire, lo sento, e l'unica persona a cui penso è Ethilian. Perché anche lui non mi pensa e viene qui a salvarmi da questa tortura? Preferivo morire di una morte veloce e non dolorosa. Le ferite bruciano come fuoco ardente. Non posso resistere ancora. Ma poi sento un profumo. Profumo di qualcosa, o forse di qualcuno. Odora di bosco, di pioggia e di.. uhm, questo odore è difficile da capire. Lo confondo con la puzza del mio sangue. Alzo leggermente il volto con quelle poche forze che mi sono rimaste e scorgo un'alta figura correre verso di me. Metto a fuoco per capire chi è e poi sento meglio quell'odore: rose. E' Ethilian! Ricordo questo profumo che portò con sé quando stamattina era entrato nella mia stanza ed era rimasto addosso ai miei vestiti. Non sentivo più dolore. Non sentivo più le urla felici di quei orchetti. Sentivo solo la sua presenza farsi più vicino a me, sempre di più, fin quando un corpo pesante cade a terra. Uno dietro l'altro vengono uccisi, in quanto disarmati e impreparati all'arrivo di qualcun'altro. Tranne uno.
 
Mi sono leggermente spostata dopo che i due esseri che mi reggevano erano morti. E lì che io l'ho visto: indossa una casacca viola che emana riflessi azzurri, come i colori che trovai nella grotta, e si muove agilmente tra le carcasse di quelli che già ha ucciso, per ucciderne ancora ed ancora. Ma qualcuno sta per uccidere lui. Lo vedo che arranca affaticato verso Ethilian, cerco di avvisarlo ma non ho più una voce con cui gridare. Forse i suoi sensi lo hanno avvertito e lo vedo girarsi per affondare la sua spada nello stomaco di quel orchetto, ma anch'esso lo infligge della sua stessa morte. Vedo la lama entrare nel suo corpo, le ginocchia per abbassarsi e il suo sguardo su di me. Non posso abbandonarlo. Mi alzo, con una forza che credevo fosse stata risucchiata da ogni frustata, e riesco appena in tempo per prenderlo sotto il collo e cadere insieme a lui per terra.
 
«Ethilian» sussurro spostando una ciocca di capelli che gli era caduta sul naso. Lo vedo aprire la bocca per parlare, ma lo zittisco con un dito sulle sue morbide labbra.
«Non c'è bisogno che tu mi dica qualcosa. Hai già fatto molto per me» e sorrisi per la prima volta con sincerità.
Gli accarezzai i capelli finché non chiuse gli occhi. E' morto ed io non ho potuto fare niente per salvarlo. Sono demoralizzata, depressa, a brandelli (in tutti i sensi) e sola. Probabilmente non sono sola come credo, quando qualcosa dalla massa di carcasse si solleva, negando l'ultima mia affermazione. Lo guardo meglio e riconosco che è colui che ha ucciso Ethilian. Non ho fatto niente per salvarlo, è vero, ma posso vendicarlo. Prendo una spada accanto a me, mi alzo e con le ultime forze che ho gli mozzo la testa e poi sputo su di essa. Quel poco che mi rimane per muovermi lo uso per ritornare da Ethilian, stendermi accanto a lui e dormire per l'eternità.
 
 
 
 
 
Un leggero lenzuolo avvolge il mio corpo ed un cuscino sotto la mia testa mi augura un buon risveglio, seguito da "signora". Corrugo la fronte. Solo una persona mi chiamava così, ma è morta. Starò sognando. Mi riaddormento e sento di nuovo quella voce, adesso accompagnata da una carezza sulla guancia. Stavolta apro gli occhi ed un sorriso che emana luce mi accoglie nella realtà. Sempre se ancora ci sono, dato che davanti a me c'è Ethilian.
 
«Ethilian?» chiedo con una voce roca da risveglio mattutino.
«Sì, signora?» risponde lui scherzoso.
 
Mi alzo di scatto. «Ethilian sei veramente tu?» lo vedo annuire «Ma tu eri morto» affermo sconvolta.
 
«Era un'esercitazione di livello 10, il massimo, e c'è stato un errore: tu non dovevi essere lì, hai confuso i goblin-ologrammi dato che non sei un elfo e hanno fatto quello che hanno fatto. Solitamente, in quanto l'esercitazione è un mondo parallelo, ciò che succede lì non si ripercuote nella realtà, ma tu non sei entrata tramite il nostro nuovo sistema, ma tramite quello vecchio. Io non sono morto, ma le tue ferite sulla schiena sono rimaste»
 
«Non mi importano.»
 
«E invece devono importarti!» dice esasperato. «Come puoi dire che non ti interessa? Cosa hai in quella testolina? Fogliame secco?!» chiede facendo avanti ed indietro per la stanza.
 
«Ethilian.» cercai di richiamarlo perché è troppo preso dai suoi pensieri, così mi alzo e lo abbraccio. «A me interessa che tu sia vivo. Le ferite guariranno, alla morte non si può sfuggire.» Lo sento sospirare e mi abbraccia ed anche se lo fa con delicatezza, sento delle fitte di dolore.
 
«Scusatemi.»
 
«Come devo farti capire che non mi devi dare del lei? Vuoi infilzata una spada nella realtà?»  ed inizia a ridere. Adoro come ride, così puramente.
 
Rimane con me per tutto il pomeriggio e la prima sera, aiutandomi a mangiare qualcosa di caldo, anche se ogni tanto prendo un pezzo di Lembas sotto lo sguardo divertito del mio nuovo amico. Arriva la notte e gli chiedo di dormire con me, dato che c'è un altro letto in questa stanza. Accetta e propone anche di farmi una treccia particolare: divide i capelli in due sezioni ed ad entrambi i lati fa una treccia incastonata. Poi unisce le due trecce in un'unica treccia a spina di pesce.
 
«Stupenda, mani fatate» lo ringrazio io, sorridendo. Ma ad un tratto non lo vedo più e neanche la stanza.
 
«Ethilian?» chiedo «Se ti stessi vendicando perché ti ho chiamato mani di fate, scusami» allungo una mano alla sua ricerca, ma continuo a non trovarlo. «Ti prego Ethilian, non è divertente.» ho sempre avuto paura del buio, perché non riesco a vedere cosa mi circonda e chissà cosa può nascondere il buio alla mia vista.. Improvvisamente la mia mano viene afferrata da un'altra ed una piccola luce verde illumina il mio volto e quello di Ethilian. Mi accompagna fino alla finestra e guarda fuori.
 
 
«E' mancata la luce in tutto il reame.» mi informa «Ma noi siamo elfi: siamo noi la luce di riserva.» Guardo la sua mano che emana una splendida luce verde. «Abbiamo paura del buio, ed anche se riusciamo a vedere senza luce, preferiamo essere accompagnati sempre da essa.» mi spiega.
Volto il viso verso l'esterno e noto che in ogni stanza c'è una o più luce, ognuna di colore diverso. Rigirandomi verso Ethilian vedo che i suoi occhi sono grigi e capisco perché ogni luce ha un colore diverso: la luce di Ethilian è verde, perché i suoi occhi sono verdi e quando la emana quest'ultimi perdono il loro colore.
 
«Esatto» disse lui soddisfatto.
 
«Uhm?» ritornai in me «Cosa è esatto?»
 
«Gli elfi leggono i pensieri delle menti altrui, tranne se l'altro non vuole o se c'è una forte barriera a proteggerli.» sgrano gli occhi a quella confessione «Tranquilla, non ho letto nessun tuo pensiero tranne quello di pochi istanti fa.» lo guardo torva in quanto si è permesso di entrare nella mia mente «Ti ho detto tranquilla: non entrerò più in una mente piena di foglie secche.» si mise a ridere ed io mi sciolsi. Vado verso il letto, mi corico, lui mi imbocca le coperte e mi addormento con il sorriso stampato sulle labbra.
 
 
 
 
 
La mattina dopo mi sono svegliata cercando con gli occhi Ethilian, ma non c'è e mi hanno rimesso nella mia stanza di ieri. Mi alzo lentamente a causa delle ferite sulla schiena e noto un foglietto accanto ai miei piedi. Lo prendo e lo apro:
 
"Mi dispiace non avervi potuto dare il buon risveglio, signora, ma il re ha chiesto di me. Dovrò sicuramente spiegare cosa è successo ieri durante l'esercitazione. Durante il giorno avrò altre mansioni, quindi ci potremo rivedere solo stasera in mensa. Se non sarai lì entro le nove, ti verrò a prendere con la forza.
 
Buona giornata,
Ethilian."
 
Richiudo la lettera dentro la busta, con il buon proposito di andare in mensa alle nove, ma poi mi ricordo che ho lasciato l'orologio nello zaino. Fortunatamente lo ritrovo accanto all'armadio e decido di sistemarlo, almeno avrò qualcosa da fare prima di stasera.
 
Dopo circa venti minuti qualcuno bussa alla mia porta. Dico senza esitare «Avanti» ed un'elfa dai lunghi capelli biondi, dagli occhi azzurri e da un vestito color lilla, mi informa che il re vorrebbe parlarmi. La ringrazio ed esce senza dire nient'altro.
 
Mi alzo e vado verso lo specchio notando che indosso un vestito bianco, simile al camice di un dottore, e dato che devo andare da un re è meglio un abbigliamento un poco più elegante. Apro l'armadio alla mia destra, in cui ci sono quattro vestiti e delle ballerine abbinate ad ognuno di essi: ci sono uno molto simile a quello di ieri, ma lo scarto, uno bordeaux con un lunga scollatura sulla schiena, ed anch'esso non va bene, poi nelle mie condizioni non mi sembra il caso. Rimangono un vestito giallo molto chiaro semplice ed uno verde con delicate decorazioni d'oro sull'orlo del vestito. Opto per quest'ultimo. Riesco ad indossarlo dopo cinque minuti, sempre a cause delle ferite sulla schiena, sciolgo la treccia fatta ieri sera da Ethilian, e scuoto un po' i capelli per dargli un po' di volume. Prima di andarmene noto che le mie labbra sono screpolate e mi metto il mio preferito burro-cacao che estraggo dal mio zaino. Esco e trovo accanto alla porta la stessa elfa che prima mi aveva informata dell'invito del re. Mi guarda ed acconsente la scelta del vestito con un sorriso. Inizia a camminare ed io la seguo.
 
Finalmente incontrerò il re di questo luogo dimenticato da tutti, a cui potrò chiedere molte informazioni.


 


Hey!
Ecco il terzo capitolo. In molte mi hanno chiesto di fare i capitoli un po' più lunghi: va bene così? :)

Parlando di come si stanno sviluppando le vicende, la nostra Chiaretta si è messa in un grosso guaio, cosa molta naturale ormai, ma fortunatamente è salvata dal caro Ethilian! Come credete che andrà avanti la storia? c:

Spero vi piaccia il capitolo. Come sempre apprezzo critiche/pareri/suggerimenti, quindi non esitate a recensire ;)

Grazie per aver letto.
A presto,
Chiara F.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


DOPO AVER FINITO IL CAPITOLO LEGGI L'ANGOLO AUTRICE.
 
 
 
 
 
Capitolo 4
 
Rispetto alla mia stanza, giriamo a sinistra ed imbocchiamo un altro corridoio che questa volta non conduce in un giardino, ma fuori dall'edificio in cui, a quanto pare, alloggio. E' una costruzione di legno con grandi finestre a forma di rombo che emanano luce; è stranamente piccolo rispetto a ciò che contiene. Uscita dalla porta di ingresso vi sono ai lati due soldati ed entrambi sono vestiti nello stesso modo: stivali marroni con delicate decorazioni dorate, i pantaloni e la casacca sembrano ricoperte di squame di color marrone, arancione e grigio, una particolare gonna fatta di piume sempre marroni dai riflessi gialli, copre i pantaloni, le spalle e le braccia sono ricoperte da foglie verde scuro e la loro arma è un arco. Mi giro di fretta, per non destare sospetti, e scendiamo una scalinata anch'essa di legno. Qui è tutto fatto di legno, sembra di essere all'interno di un enorme quercia e da alcuni punti entra la luce del sole. Ciò mi fa pensare a quanto è successo ieri e a quanto sia davvero strana la vita: il giorno prima sei tranquilla con la tua migliore amica nei boschi ed il giorno dopo ti tocca combattere contro dei globin per sopravvivere. Nel frattempo siamo giunte dinanzi ad un ponte, salgo i quattro scalini e quando arrivo alla piattaforma, mi giro verso sinistra, mi appoggio alle colonne di legno che verso il tetto si diramano in particolari decorazioni che richiamano la natura e poi guardo sotto: tanti corridoi che si intersecano tra di loro come una ragnatela ed arrivano fino alle viscere della Terra. Vengo richiamata dall'elfa e proseguiamo all'interno di un tronco che conduce a uno di quei corridoi che avevo visto prima. Devo camminare lentamente perché ho paura di cadere nel vuoto e mi avvicino il più possibile alla ragazza, così che se dovessi scivolare forse lei mi salverà. Continuiamo per una buona mezz'oretta a salire e scendere scalini, attraversare ponti e camminare su corridoi sospesi in aria. Ho lo sguardo basso, per stare attenta a non mettere male i piedi, e tengo con le mani il vestito un po' alzato così da non inciamparvi.
 
Ad un tratto una voce familiare giunge alle mie orecchie. «Chiara! Ei! Sono qui!» mi giro e vedo Giulia camminare scortata da un elfo nel corridoio parallelo al mio. «Giulia!» mi vorrei fermare per parlare, ma poi mi ricordo della convocazione del re «vorrei parlarti, davvero, ma il re ha chiesto la mia presenza» le spiego.
«A quanto pare hanno chiamato anche me!»
«Strano.. Qui c'è qualcosa che mi puzza» le confido preoccupata.
«Ma dai tranquilla! Non ci hanno fatto niente di male fino ad ora. Non ti preoccupare» cerca di confortarmi, ma a me questo incontro non mi piace proprio.
 
I due percorsi si fondono in un solo e finalmente posso riabbracciare la mia amica. Di fronte a noi vi è uno spettacolo indescrivibile. Un gigantesco tronco di albero vuoto, con colonne decorative, ai cui lati fuoriesce acqua limpida, è la base del trono del re di questo reame. Vi sono quattro soldati in entrambi i lati.  Sono diversi da quelli che ho visto precedentemente: non hanno una gonna di piume ed i pantaloni e la casacca sembrano fusi, le loro armi sono una lancia, che all'estremità ha la forma di una mezza punta di freccia, ed una spada. La vera particolarità è la parte superiore: sulla testa hanno un elmo che da sotto le orecchie in poi ha la forma di petali di rosa, il viso è coperto da un pezzo di stoffa e si notano solo gli occhi. Un uomo vestito allo stesso modo, è in piedi accanto al trono; di sicuro è la guardia personale del re. Passiamo a quest'ultimo. E' comodamente seduto sul trono di legno, che è in cima ad una rampa di scale, sopra un mantello di rosso scarlatto. Indossa pantaloni e stivali neri, una lunga mantella di color grigio con decorazioni che brillano ad ogni suo movimento. Una mano è appoggiata sulla gamba accavallata ed è ornata da diversi anelli, mentre l'altra è appoggiata ad un lungo bastone. Salgo ancora lo sguardo e vengo intrappolata dai suoi occhi azzurri e freddi come il ghiaccio; provocano in me dei brividi, come se fossi veramente accanto ad un pezzo di ghiaccio. Il viso delicato è circondato da lunghi capelli biondi, quasi tendenti al bianco di quanto sono chiari. Ed infine la sua corona, non è di oro, impreziosita da ricchissime gemme, ma di legno, impreziosita da foglie color rosso: segno che è arrivato l'autunno. Le sue spalle sono circondate da vere corna di cervo. Gli elfi che hanno accompagnato me e Giulia sono stati congedati dal re con un movimento della mano. Solo ora noto come è vestita: indossa un vestito viola scuro, simile al mio tranne per le maniche che sono aperte dal gomito in poi.
 
«Benvenute» la voce calda del re mi porta di nuovo a concentrarmi su di lui. Prontamente Giulia risponde con un «Grazie» ed io ancora non riesco a dire nulla. Sono troppo imbarazzata ed è come se mi avessero mangiato la lingua. Però a quanto pare il re non ci fa molto caso e continua con il suo discorso. «Dove ora poggiano i vostri piedi è il Reame Boscoso, il mio regno che in un tempo non troppo lontano sarà di mio figlio Legolas» ed è lì che io rivedo l'elfo che aveva preso Giulia quando ci condussero qui. Lui e suo padre sono due gocce d'acqua, forse il figlio è un po' più sobrio e guerriero, ma poi nient'altro non può dire che non sono parenti. «Il mio nome è Thranduil. Il vostro?» e si alza dal trono avvicinandosi a noi. Indietreggio sempre più imbarazzata. Miseriaccia Chiara, hai intervistato persone molto più famose di codesto, respira e rispondi. «Io mi chiamo Chiara» dico velocemente abbassando subito dopo la testa, pensando che non si debba guardare il re negli occhi, anche se io già prima l'ho fatto. Il re si sposta davanti a Giulia, gli rivela il suo nome e tranquillamente rimane a guardarlo. Così rialzo il volto e noto che Thranduil sta ritornando al suo posto, fissandomi con sguardo lascivo.
«Bene, ora che ci siamo conosciuti è arrivato il momento che vi spiega perché vi ho convocate» si siede ed accavalla lentamente le gambe, riprendendo la posizione precedente. «Vi ho convocate perché vorrei che entraste nel mio esercito» alzo leggermente il sopracciglio e mi giro verso Giulia per constatare la sua reazione, ma lei, anzi, è molto interessata all'offerta. «Siete scaltre, veloci e sprezzanti del pericolo ed è questo che io voglio dal mio esercito.» prende una pausa e poi continua «Ho iniziato a proteggere il mio reame da quando una forza oscura proviene da Mordor. Ogni giorno i miei uomini sono costretti a tenere a bada ragni giganti e orde di globin. Ed io ho bisogno di voi.» l'ultima frase fa scattare in me una piccola scintilla di orgoglio, ma comunque ancora non sono molto convinta «Noi abbiamo combattuto solo perché dovevamo salvarci la pelle. Io non conosco voi, tanto meno il vostro popolo. Non posso proteggere gente che non conosco. Non posso sacrificare la mia vita per gente che non conosco. Non ho nessun tipo di conoscenza in campo di guerra contro ragni giganti, globin e le forze oscure che provengono da Mordor» prendo un lungo sospiro per darmi la forza di negare l'offerta, però Giulia mi interrompe «Ed è per questo che prima di accettare vorremo prendere delle lezioni sul combattimento, studiare la vostra storia e le vostre tradizioni, conoscere meglio la gente che abita in questo reame e comprendere il vero spirito che anima i vostri guerrieri» Non posso crederci che l'ha detto veramente! Io non voglio fare niente di tutto questo! Io voglio semplicemente tornarmene a casa e dimenticare tutto. Ma gli occhi lucidi per la contentezza del re, mi fanno cambiare opinione. Forse hanno veramente bisogno di noi e a me non piace lasciare la gente in difficoltà, sono stata sempre gentile con i miei amici, anche se ne ho pagato le conseguenze diventando un facile oggetto nelle mani altrui, però qui la questione è un'altra: devo, anzi dobbiamo salvare un popolo da forze nemiche troppo numerose rispetto all'esercito di Thranduil, la cui umiltà nel chiederci questo favore è stata immensa. Sono stata una vera sciocca a pensare di voler negare questo barlume di speranza. «Infatti vorrei proporvi una festa in vostro onore questa sera alla mensa, così che possiate fare nuove conoscenze in tutti i campi!» e così non posso che accettare. «Perfetto! Celìan riporta Giulia nella sua camera» ordina indicando uno dei soldati all'entrata «E tu Ethilian riporta Chiara nella sua, in quanto dopo passerò da lei e tu mi servi» Ethilian guardia personale del re? Oh ma questa è proprio bella!
 
Ritorno nella mia camera con Ethilian al mio fianco. Dalla sua bocca non esce neanche una parola e ciò mi preoccupa, solitamente è lui quello a rompere il ghiaccio tra noi due.
«Come mai il re deve venire qui?» chiedo mentre mi siedo sul letto.
«Deve curarti le ferite sulla schiena» mi informa
«Ma questo potresti farlo benissimo anche tu: me le hai disinfettate e fasciate, perché tu non potresti anche curarle?»
«Perché il re te le curerà con la magia» chiude secco.
«Ah» non ci diciamo nient'altro e nel frattempo lui si toglie l'elmo, liberando così i suoi capelli ed il suo volto, e inizia a preparare ciò che servirà per dopo: un sottile materasso su cui mi dovrò sdraiare e due cuscini. Entra re Thranduil che ha cambiato la splendida veste in pantaloni marroni e una leggere maglietta verde, e gli stivali sono marroni. Si inginocchia su uno dei due cuscini e mi invita a sdraiarmi. Taglia il vestito il necessario per poter vedere per intero la schiena e mi leva le fasciature. Ethilian intanto si è sistemato anche lui sull'altro cuscino e mi ha preso una mano.
«Qual è il tuo compito Ethilian?» domando, quando ad un tratto vengo presa da una fortissima fitta proprio sulle ferite. Il re richiama Ethilian e lui ricambia con un movimento del capo. Si abbassa vicino a me e mi guarda fisso negli occhi. Continuo a non capire fin quando un vento caldo inizia ad avvolgermi dolcemente e sento la presenza dell'elfo nella mia testa. Non voglio che frughi fra i miei ricordi, che insolenza! E cerco di levare la mano dalla sua presa, ma un'immagine viene proiettata nella mia mente: un bambino che corre felice in un giardino, si diverte a giocare in acqua e poi, in contrapposizione, fiamme che divampano da tutte le parti: dolore e tristezza mi invadono, poi una luce verde annebbia quei ricordi riportando le cose allo stato iniziale, solo che non c'è più un bambino, ma un uomo forte che combatte contro la sua stessa figura avvelenata di male. Riesce a sconfiggerla e ritorna così bambino.
Appoggio una mano sul volto di Ethilian e catturo una lacrima che gli stava rigando la guancia.
 
Probabilmente mi sono addormentata quando stavo sistemando lo zaino, non so neanche dell'incontro con il re, della richiesta di aiuto di questo ultimo, della festa in onore di me e di Giulia ed ancora ho le ferite sulla schiena, però poi ricordo ed apro gli occhi. Sono sdraiata sul letto, mi alzo appoggiandomi sui gomiti e non sento dolore sulla schiena. Finalmente! Scendo dal letto e decido di scegliere il vestito per la festa di stasera; ovviamente opto per quello rosso scarlatto con la lunga scollatura sulla schiena ora che la mia pelle è come prima, anche migliorata. Mi faccio un bagno caldo nella vasca che c'è nella mia stanza e mi preparo: indosso il vestito e le ballerine dello stesso colore, porto i capelli tutti da un lato e li fermo con delle forcine che ho trovato nello zaino. Aspetto che Ethilian mi venga a prendere e nel frattempo trovo delle more rosse e mi viene l'idea di spalmare il succo sulle labbra, come fosse un rossetto. Sono già passate le nove, così decido di andarlo a prendere io. Mi incammino verso l'uscita dell'edificio e chiedo ad una delle guardie, che è rimasta, dove potessi trovare Ethilian. Seguo le indicazioni datemi e mi incammino. Giungo in meno di cinque minuti, l'edificio in cui abita è due ponti più avanti, entro ed arrivo di fronte alla sua stanza. Busso freneticamente, in quanto siamo in ritardo e non voglio mancare di rispetto al re. «Un attimo!» sento urlare dalla stanza. Ridacchio sotto i baffi all'idea di Ethilian che ancora si sta preparando e saltella per la stanza per infilarsi i pantaloni. Dopo pochi secondi mi apre ed eccolo in tutta la sua bellezza da elfo: indossa una lunga veste color panna con decorazioni di foglie dorate, una cintura di un colore più scuro gli cinge la vita ed un mantello color beige, le cui maniche si aprono al polso creando delle onde, ed arrivano fino a terra.
«Scusami, lo so, dovevo venire a prenderti io, ma ho avuto altri impegni e quindi..»
«Tranquillo» lo interrompo io sorridendogli. «Ma ora devi muoverti! Non voglio arrivare in ritardo alla mia festa» gli dico scherzando.
Usciamo a passo veloce dall'edificio e seguo Ethilian tra i mille corridoi che prendiamo per giungere alla mensa.
Essa è un piccolo locale e si trova dentro una grotta. I tavoli sono stati costruiti intorno a degli alberi e le sedie sono molto simili a quelle di un bar, solo che sono di legno; lo spazio è illuminato da lanterne appese tra i rami e le foglie degli alberi.
Vengo immediatamente accolta dalle braccia di Giulia, la quale indossa un semplice vestito blu chiaro, dalle maniche color celeste che si allargano dal gomito in poi ed il petto e la vita sono delineati da una striscia argentata.
 
«Oh ma finalmente! Ti aspettiamo da venti minuti!» mi dice all'orecchio, mentre mi abbraccia.
«Scusami, ma sono dovuta andare a prendere Ethilian»
«Ethilian? E chi è?» mi chiede curiosa
«La guardia personale del re ed ormai mio amico» le dico «Se vuoi te lo presento»
«Certo!»
Vado vicino ad Ethilian, con Giulia al seguito, e gli poggio una mano sulla spalla per non disturbare troppo la conversazione che sta avendo. Si gira verso di me ed io gli presento molto velocemente la mia amica, in quanto re Thranduil è appena entrato in sala con suo figlio per dare inizio alla festa.
Io e Giulia veniamo invitate da Legolas ad avvicinarci a lui.
«Che cosa imbarazzante» confido a Giulia sottovoce
«Eh dai, sorridi!» mi dice spingendomi verso Legolas; ovviamente vado a scontrarmi con il braccio del principe e prontamente gli chiedo scusa, ma lui non ci da molto peso e mi sorride.
«Ma sei pazza?» chiedo arrabbiata a Giulia, sempre sottovoce. Re Thranduil nel frattempo ci presenta e tutti ci danno il benvenuto calorosamente.
«Che la festa abbia inizio!» conclude gioioso il re.
 
Mi allontano un poco, non mi piace essere al centro dell'attenzione, ma vengo subito trovata da un gruppo di elfi. Sono tutti simpatici ed ho già aggiunto alla mia lista mentale delle conoscenze buone del Reame Boscoso Bruinen, un elfa dai capelli neri, Hunthor, un elfo, che dalle imprese che mi racconta, è molto coraggioso, Melime, un elfa dolcissima e Aegnor, biondo ed occhi azzurri, che ci sta provando con me da circa mezz'ora. Cerco con lo sguardo Ethilian e lo trovo a fissarmi dall'altra parte della stanza. Lo imploro con gli occhi di venire, tuttavia sposta lo sguardo indifferente.
Ma guarda che cosa! Sbuffo seccata e mi allontano da Aegnor con la scusa che avevo fame. Al bancone vedo Celìan parlare con Giulia, e prontamente quest'ultima si avvicina.
«Che fai tutta sola?» mi chiede mettendosi di fronte a me, oscurandomi la vista del delizioso cibo che avevo intravisto.
«Vorrei mangiare, se non ti dispiace» la vedo spostarsi rassegnata. Addento immediatamente un pezzo di Lembas, sotto lo sguardo di Giulia. Non le do conto perché Thranduil dà il via alle danze ed io scappo completamente dalla sala, quando ad un tratto qualcuno mi spinge ed io finisco rovinosamente sul petto di Ethilian. Mi giro per vedere chi è stato e la linguaccia di Giulia mi arriva ad un soffio dal naso mentre Celìan la fa girare tra le sue braccia per concludere con un caschè
«Questa me la paghi» le dico con le labbra. Mi giro verso Ethilian il quale, ovviamente, mi invita a ballare.
 
«Perché prima non sei venuto in mio soccorso?»
«Credevo che non te ne servisse così tanto» mi risponde con un mezzo sorriso. «E poi tu e Aegnor fate una bella coppia»
«Non sei per niente divertente Ethilian» commento e noto che Aegnar mi sta fissando mentre sta ballando con un elfa. «Mamma mia che zecca! Ma fa con tutte così?» chiedo sorridendo
«No no, solo con chi è esageratamente attraente» mi confida ed io divento rossa quanto il colore del mio vestito.
«Smettila dai» gli dico, dandogli un leggero colpetto sul petto.
Continuiamo a ballare, ma ancora il mio stomaco non è riempito a sufficienza e mi avvicino nuovamente al bancone abbuffandomi di tutto ciò che le mie mani riescono a contenere. Ethilian mi fissa sconvolto.
«Che c'è?» chiedo assaggiando una fetta di torta.
«Niente» ma continua a fissarmi. Poso la fantastica torta alle nocciole che stavo mangiando e lo guardo anche io. «Allora?»
«Devo parlarti» e me lo annuncia con sguardo serio, diverso da quello di prima.
Intuisco che è qualcosa di molto importante e così mi asciugo le mani e la bocca e lo seguo fuori dalla grotta.
 
 
 
 


 
Hey!
Scusami per il ritardo, ma come avrai notato, è un capitolo molto fondamentale perché da qui si decidono le sorti delle nostre protagoniste e quindi ho pensato molto a ciò che dovevo scrivere.
Aspetta!
 
Vorrei aprire un gruppo su Facebook così che possa stare più in contatto con te e poter condividere le foto dei vestiti o dei luoghi da cui prendo spunto.
 
Fammi sapere cosa ne pensi con una recensione o un messaggio privato, come preferisci :)
 
 
Baci, al prossimo capitolo
Chiara F.

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