Tra le piume di un ventaglio

di Ailis_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutti sono architetti del destino che vivono in queste mura del tempo ***
Capitolo 2: *** La sua persona illuminò la giornata fredda e grigia, al punto che un uccello pensò che fosse arrivata la primavera ***
Capitolo 3: *** The day I first met you, you told me you never fall in love ***
Capitolo 4: *** Bisogna giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti ***
Capitolo 5: *** Scommettere dipende solo da quanto sei disposto a rischiare ***
Capitolo 6: *** L'altra faccia dell'amore è solo la gelosia ***
Capitolo 7: *** Il balen d'un sorriso, d'una stella vince il raggio ***
Capitolo 8: *** Nascondi chi sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni ***
Capitolo 9: *** Dichiarato o taciuto, esiste in ogni cuore una meta ***
Capitolo 10: *** Quando saremo stanchi di contarli, continueremo a baciarci senza pensarci ***
Capitolo 11: *** Il segreto non è correre dietro alle farfalle, ma curare il giardino in modo che vengano da te ***
Capitolo 12: *** Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli ***
Capitolo 13: *** Conosci le regole e poi gioca meglio di chiunque altro ***
Capitolo 14: *** La speranza non è che un sogno fatto ad occhi aperti ***
Capitolo 15: *** Chi ama non perdona facilmente ***
Capitolo 16: *** Chiedere scusa chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l'odio ma non è segno di debolezza ***
Capitolo 17: *** Dissi che la mia casa era dov'erano i miei libri ***
Capitolo 18: *** Ed era mia, semplicemente mia ed era tutto ciò che potessi volere ***
Capitolo 19: *** Quando ci incontreremo, la morte non sarà stata nulla più di un inizio ***
Capitolo 20: *** Muore ***



Capitolo 1
*** Tutti sono architetti del destino che vivono in queste mura del tempo ***


Buongiorno!
Questa è la prima volta che scrivo su questo fandom, al quale mi sono appassionata grazie alle puntate trasmesse su la5.
Poche parole sulla raccolta.
Saranno per lo più drabble, con qualche flash e one-shot inserita qua e là. Il filo conduttore della raccolta sarà la storia d'amore tra il mio OC e Charles Brandon, duca di Suffolk.
Il nome della ragazza è Anne, ma non sarà una dama né una nobile qualunque. Anne è niente meno che la nipote del re di Francia, una principessa del sangue.
Viene mandata in Inghilterra come “ostaggio”, se così la vogliamo definire. L'inizio della storia è idealmente collocato tra l'ultimo episodio della prima stagione e la prima puntata della seconda e poi va avanti fino alla quarta stagione, fino agli ultimi episodi.
Ultima cosa, poi giuro che taccio.
Il banner è opera di Lights e io trovo che sia stupendo. La lei in questione è Kate Mcgrath, un'attrice inglese che io trovo bellissima.

Buona lettura^^


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Tra le piume di un ventaglio



 "L'absence diminue les médiocres passions et augmente les grandes,
comme le vent éteint les bougies et allume le feu”
François de la Rochefocauld






Tutti sono architetti del destino che vivono in queste mura del tempo-H.W. Longfelllow

{1. Destino}


"A garanzia della nostra buona fede e amicizia, manderò una delle principesse di Francia che sarà ospite di Sua Maestà fino a quando lo vorrete"
Rimase in piedi mentre il re -solo quando erano in famiglia osava chiamarlo “zio”- camminava avanti e indietro per lo studio, dettando la lettera al suo segretario.
La principessa Anne dovette fare buon viso a cattivo gioco nel sentire quella lettera e fu solo con un grande sforzo che riuscì a rimanere impassibile.
"Chi manderete, Maestà?"
Suo zio la guardò con quel cipiglio ironico e malizioso che la divertiva e la faceva arrabbiare allo stesso tempo e Anne immaginò che si stesse chiedendo dove fosse finito tutto il suo acume.
"Andrete voi, Anne"
"Ma permettetemi di farvi notare che ci sono molte altre persone in grado di adempiere perfettamente a..." tentò, ma sapeva perfettamente che quando Francesco prendeva una decisione, quella era.
"No, andrete voi. Nessuno è più adatto per questo compito e io ho bisogno di qualcuno di furbo, ma abbastanza leale da non insospettire Enrico"
"Ma..."
"Andate a fare i bagagli: partirete tra una mese" detto ciò, le diede le spalle e Anne capì che la conversazione era finita.
Uscì dalla stanza sbattendo la porta. Si sentiva tradita a morte dalla propria famiglia, coloro che avrebbero dovuto mostrarsi leali con lei proprio come Anne faceva con loro.
Pure, non avevano esitato a sacrificarla sull'altare delle loro ambizioni, senza curarsi di ciò che voleva lei.
Non avrebbe dovuto aspettarselo: essere una principessa voleva dire anche inchinarsi alla ragion di stato, ma Anne non era sicura di poterlo fare.
Mentre percorreva i corridoi a passo di marcia verso le proprie stanze, si disse che quella sarebbe stata l'ultima volta: da quel momento in poi, nessuno avrebbe scelto al posto suo.
Sarebbe stata l'artefice del proprio destino.



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Capitolo 2
*** La sua persona illuminò la giornata fredda e grigia, al punto che un uccello pensò che fosse arrivata la primavera ***


Capitolo 2-Tudors

Buongiorno!
Non so se sono riuscita a rimanere fedele al progetto di un aggiornamento a settimana, ma comunque...
Secondo capitolo della raccolta.
Spero che vi piaccia. La frase del titolo non è mia, ma l'ho trovata su Aforismario, ma non ricordo l'autore e stupidamente non me lo sono segnata.
L'ho leggermente modificata, questo sì, ma resta il fatto che non sia mia e lungi da me prendermene il merito.

Detto ciò, vi auguro una buona lettura.


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La sua persona illuminò la giornata fredda e grigia, al punto che un uccello pensò che fosse arrivata la primavera
{2.Autunno}


La prima volta che l'aveva vista era una fredda giornata d'autunno.
Charles faceva parte del piccolo seguito che re Enrico aveva scelto per accogliere la principessa di Francia.
Nelle lettere si era parlato di “ospite”, ma Charles sapeva che la fanciulla sarebbe stata più che altro un ostaggio, una garanzia che avrebbe assicurato lo stato di non-belligeranza da parte della Francia.
Attendevano pazientemente in un piccolo spiazzo.
Il sole filtrava tra le chiome oramai rosse, segno che sarebbe presto cadute sulla terra umida.
Si era sentito il rumore di ruote e di cavalli al galoppo e poi una carrozza era comparsa all'orizzonte. Sullo sportello c'era lo stemma di Francia e l'intera corte fu attraversata da un mormorio.
Ricordava di aver aver visto lo sportello aprirsi, ma poi non avrebbe saputo dire cosa fosse successo.
Di fronte a lui c'era la creatura più bella che avesse mai visto.
Anche a distanza di tempo, Charles ricordava perfettamente l'abito rosso e la pelliccia bianca, il cappellino e i gioielli d'oro a contornare quel viso d'alabastro finissimo.
Era un giorno d'autunno quando Sua Altezza reale la principessa Anne era entrata nella sua vita, ma a Charles era sembrato che fosse appena arrivata la Primavera.



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Capitolo 3
*** The day I first met you, you told me you never fall in love ***


Capitolo 2- Tudors

Buonasera!
Avrei voluto evitare di pubblicare la sera, ma visto che di giorno ho poco tempo libero ne approfitto ora.
Lo studio mi sta sommergendo completamente e questo è l'unico “buco” che ho trovato fino ad ora.
Non c'è molto da dire su questa terza drabble, credo che parli da sé, perciò vi lascio alla storia e basta.
Ah, ultima cosa: il titolo è tratto da una canzone di Demi Lovato, se non sbaglio, che ho sentito a Glee, cantata da Lea Michele e Dean Geyer (Rachel Berry e Brody Weston nel telefilm).
Un bacio a tutti.


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The day I first met you, you told me you never fall in love

{3.Innamorarsi}



Anne ricordava perfettamente la prima volta che aveva parlato con Charles Brandon.
Le sue dame avevano già avuto modo di metterla in guardia sul favorito del re, un uomo che era stato nominato Duca per l'affetto che il re gli portava. Le avevano detto che era un donnaiolo incallito, ma ad Anne non era importato. A dire il vero a lei non importava nulla di quella corte: era lì per il suo paese, per la sua famiglia, per fare ciò che doveva essere fatto.
Non ricordava come fossero arrivati a parlare d'amore, forse era stato il re a tirare in ballo l'argomento mentre cenavano.
"Io non mi innamoro mai" questo aveva asserito Charles.
"Non è triste?" gli aveva domandato e lui e il re erano scoppiati a ridere. Anne sapeva che per loro l'amore era solo un'utopia, l'irraggiungibile meta a cui tutti cercavano vanamente di arrivare.
Il re si era alzato e aveva iniziato a danzare con la regina; erano rimasti lei e Charles al tavolo, l'uno di fronte all'altro.
"Davvero non avete mai amato una donna?"
"Non ho detto questo. Ho amato molte donne per un breve momento, ma non credo che fosse l'amore che intendete voi"
"Capisco"
"E voi? Avete mai amato?"
"Pensavo di sì, ma mi sbagliavo" ammise sinceramente  "ma mi piacerebbe scoprire come ci si sente ad essere amati davvero"
Charles afferrò il calice di fronte a sé e lo alzò nella sua direzione.
"Brindiamo a questo, dunque. A voi e alle vostre speranze, affinché si realizzino"
"Direi che potremmo brindare anche a voi. Sapete come si dice, no? Mai dire mai"
Charles rise e bevvero a quello senza staccare gli occhi l'uno dall'altro.


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Capitolo 4
*** Bisogna giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti ***


Sfida- Tudors

Buongiorno a tutti!
Ora, questo capitolo doveva uscire qualcosa come due settimane fa, ma sono stata sommersa dalle interrogazioni e poi, diciamocelo, quando avevo un momento libero crollavo stremata oppure scappavo di qua e di là per un motivo o per l'altro.
Insomma, tra le guide per cercare di patentarmi, i regali di Natale e i gatti dal veterinario, sono state due settimane intense.
Ma ora sono arrivate le vacanze e cercherò di pubblicare di più perché ho l'impressione che da gennaio in poi, fino a Giugno, avrò ben poco tempo.
Però ora vi lascio al capitolo; una cosa: la frase del titolo è di OscarWilde.
Fine.
Buona lettura!



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Bisogna giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti

{4.Sfida}

La bravura nel giocare a carte della principessa Anne fu una sorpresa per Charles.
Lo guardava con un mezzo sorriso e gli occhi le brillavano di un luccichio divertito da dietro le carte aperte a ventaglio.
"Avete deciso quale sarà la vostra prossima mossa?" lo punzecchiò lei nel vederlo così titubante. La verità era che Charles non voleva perdere l'occasione di poterla osservare così da vicino.
Gettò la carta e Anne accennò a una specie di smorfia ammirata che fece sembrare il suo viso ancora più bello.
"Cosa ne dite?"
"Una bella mossa"  ammise con noncuranza, nascondendo la voglia di ridere  "ma non sufficiente per vincere"
Posò le carte sul tavolo con un gesto elegante e un sorriso soddisfatto che fece sorridere anche Charles.
"Avete barato, ammettetelo"  rise e Anne si sporse oltre il tavolo, fintamente indignata.
"Bisogna giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti, non credete?"
Charles rise, ma avrebbe preferito poter assaggiare quelle labbra rosse e sottili, tentatrici come mele mature.



[164 parole]



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Capitolo 5
*** Scommettere dipende solo da quanto sei disposto a rischiare ***


Tudors 5

Buondì!
Come promesso, ecco un nuovo aggiornamento e a breve distanza.
Lo so, sto migliorando.
Spero di riuscire a portarmi il più avanti possibile con le pubblicazioni così quando riprenderà la scuola -e di conseguenza un periodo super incasinato- sarò avanti con le storie.

Perciò, a sorpresa, oggi pubblico due flash e, forse, oggi pomeriggio ne potrei mettere ancora una.

Detto questo, vi lascio alla lettura.



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Scommettere dipende solo da quanto sei disposto a rischiare
{5.Cavallo sauro}


"Davvero siete convinti che non ci sia donna in grado di tenervi testa a cavallo?"
Anne sembrava davvero stupita, con gli occhi sgranati mentre la smorfia sul suo viso dava l'impressione di essere indecisa tra l'incredulità e il divertimento.
"In Inghilterra abbiamo ottime cavallerizze, ma non ho ancora avuto il piacere di conoscere una donna che sapesse spingere il cavallo a starci dietro"
Enrico rise e Charles gli diede man forte mentre entrambi trattenevano i cavalli e li facevano girare in tondo.
Anne sentì che sotto di lei Zefiro scalpitava nervoso e batteva gli zoccoli a terra. Sorrise, mentre un'idea le balenava in testa e prendeva forma.
"Quindi potrei proporvi una scommessa?"
"Cosa avete in mente?" le domandò Enrico con un sorriso curioso e divertito.
"Una gara di velocità. Se vincerà uno di voi, avrà cento sterline. Se vincerò io, mi concederete un ducato o un marchesato"
Enrico rise e Anne capì che andava bene, che era sicuro di vincere e pensava che fosse un modo stupido, ma divertente, di sperperare i propri soldi.
Si disposero l'uno accanto all'altro e Anne si chinò appena per accarezzare il collo di Zefiro. Era un bell'animale, una miscela di grazia e potenza con quei muscoli flessuosi e frementi. Un regalo di suo padre.

Questo cavallo è come voi. All'inizio vi sembrerà difficile e ribelle, ma quando ne avrete conquistato la fiducia diventerà il compagno più leale che abbiate mai avuto e vi amerà”
Era vero e Anne amava Zefiro perché era come lei e perché lui le voleva bene allo stesso modo: sapeva che avrebbe dato il massimo per lei.
"Avanti bello, facciamogli vedere di che pasta siamo fatti"
Il cavallo nitrì e sembrò quasi darle la sua conferma e poi partì, più veloce del vento di cui portava il nome. Già al via, Anne sapeva che avrebbero vinto.
Trenta minuti e parecchi chilometri dopo, Anne divenne duchessa di Twiford.



[318 parole]



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Capitolo 6
*** L'altra faccia dell'amore è solo la gelosia ***


Tudors 6

Come promesso, ecco la seconda pubblicazione di oggi!


L'altra faccia dell'amore è solo la gelosia
{6.Gelosia}

Accanto al trono del re, Charles guardava la sala gremita di nobili. Le coppie danzavano di fronte al trono del sovrano e lì, al centro della piccola folla di ballerini, c'era la principessa di Francia.
Danzava con grazia e rideva con il suo accompagnatore: sembrava divertirsi davvero e il suo compagno la guardava come se non avesse mai visto creatura più graziosa.
Charles non poteva dargli torto: con quell'abito verde era bella come la luna che illuminava il cielo.
"La principessa Anne e Lord Cumberbach sono una bella coppia, non pensate?" chiese il re senza staccare gli occhi dalla coppia in questione.
"Non credo che Lord Cumberbach sia il candidato ideale per Lady Anne"  asserì Charles, cercando di sembrare il più distaccato possibile.
Forse non riuscì bene nel suo intento perché Enrico lo guardò come se avesse capito e accennò a un sorriso, ma non disse nulla e neanche Charles lo fece.
Intanto, Anne gli scoccò un'occhiata e poi continuò a ballare nel suo abito verde come la speranza, l'invidia e la gelosia.

[173 parole]

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Capitolo 7
*** Il balen d'un sorriso, d'una stella vince il raggio ***


Tudors- Sorriso

Buongiorno!
Oramai non c'è neanche più bisogno che vi dica che sicuramente i miei aggiornamenti non sono regolari: direi che ci siete arrivati benissimo tutti da soli.
In ogni caso, visto che sono così saltuari, pubblicherò anche stavolta due flash, come “risarcimento”
Il titolo è preso da un aforisma trovato su internet, ma giustamente non ricordo chi sia il l'autore perciò... accontentatevi di sapere che non è farina del mio sacco :)
Spero che vi piacciano e ringrazio chi legge, commenta e tutto il resto.
Buona lettura.


Il balen d'un sorriso, d'una stella vince il raggio
{7.Sorriso}


"Altra birra"
Era da tempo che non beveva così tanto, ma ne aveva bisogno se voleva cercare di dimenticare il sorriso della principessa Anne.
Era mai possibile che una donna lo stregasse a tal punto? E per di più con un semplice mezzo sorriso.
Doveva togliersela dalla testa per un milione di motivo.
Era sposato e lei era una principessa francese, un gradino troppo alto perché lui la raggiungesse.
Se qualcuno avesse saputo dei pensieri che si era ritrovato a fare di fronte a quel sorriso malandrino e un po' sfacciato, forse avrebbe rischiato la galera.
Per sua fortuna la testa era ancora la sua e nessuno vi aveva accesso.
O meglio, quasi nessuno. In realtà, la principessa Anne era sempre lì, con i suoi occhi e il suo sorriso che sembrava quasi ridere di lui.
Aveva davvero bisogno di altra birra.


[142 parole]



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Capitolo 8
*** Nascondi chi sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni ***


Tudors 7- Ballo in maschera

Come promesso, la seconda pubblicazione è tra voi.
Anche qui, il titolo è una frase d'autore ma, indovinate un po'?, non ricordo l'autore. Giuro che un giorno comincerò a segnarmeli.
In attesa di quei giorno, prendetemi così come sono.
Buona lettura.


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Nascondi chi sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni
{8.Ballo in maschera}


Danzare era una delle passioni di Anne. Quella sera, avvolta nel suo abito fluttuante, si muoveva al suono della musica insieme alla folla di ballerini.
Una piroetta, un piccolo passo e si trovò a fronteggiare il duca di Suffolk. Nonostante la maschera, Anne lo avrebbe riconosciuto sempre. Non c'era nessun altro alla corte di re Enrico in grado di provocarle quelle sensazioni che mai aveva provato prima.
Con un sorriso misterioso, afferrò la mano che le porgeva e volteggiò con lui per la sala.
Ne incontrò lo sguardo e non riuscì più a smettere di guardarlo. Ma non era la prima volta: da quando era arrivata in Inghilterra non faceva altro, anche se era brava a nasconderlo.
Non abbandonò mai il contatto con il viso e lo sguardo di Charles era così intenso che se non avesse avuto la maschera a nasconderla sarebbe arrossita.
Ad un tratto, la musica cessò e i ballerini si inchinarono.
"Chi siete?" sussurrò Lord Suffolk al suo orecchio
Dal canto suo, Anne si limitò a un sorriso misterioso e non disse niente: non era ancora il momento di svelargli la propria identità.


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Capitolo 9
*** Dichiarato o taciuto, esiste in ogni cuore una meta ***


Cuore

Buongiorno!

Non vi sto neanche ad annoiare con la questione degli aggiornamenti irregolari: accontentatevi di sapere che cercherò di essere il più regolare possibile.
In ogni caso, visto che sono così saltuari, cercherò di pubblicarne due per volta.
Il titolo è preso da una poesia di Emily Dickinson, autrice che amo molto e reputo strepitosa. 
Spero che vi piacciano e ringrazio chi legge, commenta e tutto il resto.
Buona lettura.


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Dichiarato o taciuto, esiste in ogni cuore una meta

{9.Cuore}

"Il duca vi piace"
Anne si voltò a malapena verso Lady Sheldon. Era una donna poco più grande di lei, di buon carattere e riservata. Era ciò che le piaceva di lei e il motivo per cui l'aveva chiesta al re come dama di compagnia.
Ovviamente parlava di Suffolk. Lady Sheldon aveva una strana teoria secondo la quale tra Anne e il duca stesse succedendo qualcosa.
Anne sbuffò poco elegantemente e abbandonò il libro sul tavolo per voltarsi verso la donna, impegnata a cucire perle su un velo.
"Non dite sciocchezze. Il duca non mi piace affatto né apprezzo la sua compagnia più di quanto non apprezzi quella di qualunque altro gentiluomo del re"
Lady Sheldon nascose il proprio pensiero -e il fatto che non credesse minimamente al disinteresse della principessa- dietro un sorriso diplomatico.
Anne lasciò cadere l'argomento. Non aveva affatto mentito quando aveva negato che le piacesse il duca.
Charles Brandon le aveva letteralmente rubato il cuore.


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Capitolo 10
*** Quando saremo stanchi di contarli, continueremo a baciarci senza pensarci ***


Primo bacio



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Quando saremo stanchi di contarli, continueremo a baciarci senza pensarci
{11.Primo bacio}


Si era trovata con le spalle al muro, il volto nascosto dietro il ventaglio che le copriva le labbra e una maschera nera tempestata di diamanti come un cielo notturno trapunto di stelle che le lasciava scoperti solo gli occhi, verdi come l'erba della brughiera a maggio.
Charles era pericolosamente vicino a lei, con le mani appoggiate sul muro ai lati del suo viso. La sua espressione e il suo sguardo erano così intensi da farle palpitare il cuore e mozzarle il respiro.
Lasciò scivolare il ventaglio e socchiuse le labbra per respirare meglio: ogni boccata d'aria era piena del profumo di Charles.
"Se non farete nulla per impedirmelo, vi bacerò"
"Bacereste una sconosciuta in un corridoio, Vostra Grazia?"
Charles si aprì in un sorriso appena accennato, poi la baciò.
Il petto le si sollevò e poi sprofondò di nuovo. Anne aveva già baciato più di un uomo, ma nessuno era riuscito a farle provare l'emozione giusta. Non sapeva esattamente quale fosse, ma era certa che dovesse essere qualcosa di misterioso e potente, una sorta di fuoco in grado di propagarsi fino alla punta dei piedi.
"Vostra moglie..."  riuscì solo a sussurrare dopo, incapace di costruire un pensiero coerente nella sua testa.
"L'ho amata, prima che arrivaste. Voi siete voi, Altezza, e non posso fare a meno di amarvi ora"
"Come avete capito chi sono?"
Le sfiorò una scapola con le dita "Questa piccola voglia"  le rispose semplicemente, sfiorandola con le labbra.
Poi la baciò una volta, due, tre, quattro, cinque, fino a quando la sua bocca non fu rossa e gonfia.
Anne sapeva che quei baci le avrebbero cambiato la vita. Il tempo le avrebbe dato ragione.


[278 parole]

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Capitolo 11
*** Il segreto non è correre dietro alle farfalle, ma curare il giardino in modo che vengano da te ***


Il segreto non è correre dietro alle farfalle. E' curare il giardino perché vengano da te

 

 

Il segreto è non correre dietro alle farfalle. È curare il giardino perché esse vengano da te.
{12. Pic nic}

 

"Smettetela di prendermi in giro!" si indignò Anne con un'espressione fintamente risentita.
L'aria di maggio era mite e c'erano solo lei e Chales in quella landa sconfinata, seduti su un ampia coperta a godersi un pic nic con vino, carne fredda e dolci a volontà.
"Perdonatemi, amore mio, ma vi siete innamorata davvero molte volte"
Charles rise e Anne decise che era davvero l'essere più spregevole sulla faccia della Terra.
"D'ora in poi non vi racconterò più nulla" si indignò e Charles decise che era giunto il momento di farsi perdonare.
Si mise a sedere e le carezzò il viso.
"Amo il fatto che mi parliate di voi e vi chiedo scusa se vi ho ferito"
Lo disse con un tono così serio e convinto, con una tale contrizione che Anne scoppiò a ridere e lo spinse a terra con un balzo.
"Le vostre parole sono molto dolci, Vostra Grazia, ma credo che ci vorrà un po' di più per farvi perdonare"  sussurrò avvicinandosi alle sua labbra e posandovi soffici baci, delicati come gocce di pioggia.
Non appena sentì che cercava di approfondire il bacio, sgattaiolò via prima che potesse abbracciarla e si allontanò.
"Che cosa state facendo?" le chiese "Venite qui!"
"Se mi volete, Vostra Grazia, dovrete prendermi"  lo invitò con un sorriso e l'espressione malandrina che a Charles tanto piaceva. Si alzò e stava per afferrarla quando lei corse via ridendo.
Non sarebbe stato troppo difficile prenderla, ma Charles preferì continuare a correre e afferrarla per poi lasciarla di nuovo libera di correre, proprio come una meravigliosa farfalla.

 

 

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Capitolo 12
*** Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli ***


Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli

So che sembra strano, ma ho aggiornato.
Dopo decenni, è vero, ma ho deciso di pubblicare in un’unica tranche tutte le drabble restanti. Il fatto è che sto progettando un sacco di nuove storie, tra cui un’originale piuttosto complessa.

Dunque, vorrei concludere in fretta le storie ancora in corso e dedicarmi alle long in corso.
Bene, buona lettura dunque.

 

 

Grazie a chi ha letto e recensito.
Questa storia è dedicata a voi.

 

 

Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli
{13. Incubi}

 

 

Charles si svegliò all'improvviso e nel cuore della notte. Aveva avuto un incubo: aveva rivisto i volti di quegli innocenti che aveva fatto impiccare al nord e sembrava che lo stessero guardando con i loro occhi oramai vuoti.
Era sembrato tutto così reale, dal rumore del vento tra gli alberi alle loro grida di disperazione.
Ma era tutto un sogno e loro appartenevano al passato, oramai, anche se continuavano a tormentarlo.
Accanto a lui, Anne si agitò appena e aprì gli occhi.
“Un altro incubo?” domandò con la voce impastata dal sonno.
“Sì”
La donna si mise a sedere e si stropicciò gli occhi.
“Tornate a dormire, Anne. Io aspetterò l'alba, oramai nulla potrà più farmi addormentare”
Ma Anne lo sorprese.
Lo costrinse a coricarsi e poi gli passò le braccia intorno alle spalle, attirandolo a sé. Gli carezzò dolcemente i capelli.
“Chiudete gli occhi e dormite, Charles. La notte è ancora lunga e vi prometto che per oggi non avrete altri incubi”
“Pensate di poterli scacciare con la vostra presenza?” le domandò, scettico, anche se sentiva un delizioso torpore spandersi per tutto il corpo e sentiva di essere prossimo al sonno.
Anne ridacchiò e il suo corpo vibrò contro quello di Charles. Vide che si era addormentato di nuovo perciò chiuse gli occhi.
“Vi stupiresti nel sapere quante cose farei per voi” sussurrò.
Quella notte non ci furono altri incubi per Charles.

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Capitolo 13
*** Conosci le regole e poi gioca meglio di chiunque altro ***


Conosci le regole poi gioca meglio di tutti gli altri

 

Conosci le regole e poi gioca meglio di tutti gli altri
{14.Tiro con l'arco}

 

Anne aveva una gran voglia di ridere mentre guardava Charles che si dilettava con il tiro con l'arco: chissà perché gli era venuta una gran voglia di insegnarle tutto ciò che sapeva di quell'arte.
Si sforzò di non ridere e compose il volto nell'espressione più concentrata che potesse mettere insieme mentre le spiegava.
“Quando incoccate la freccia, non trattenetela con le dita: tendete semplicemente l'arco, prendete la mira e lasciate andare”
Lasciò la freccia e questa si conficcò a due cerchi di distanza dal centro: non male, Anne dovette ammetterlo.
“Provate voi”
Prese l'arco che un servitore le porgeva e si sistemò proprio accanto a Charles.
“Non preoccupatevi se non farete centro subito”
Anne avrebbe voluto ridere, ma sapeva di doversi concentrare. Chiuse gli occhi un attimo e ascoltò il sibilo del vento. Soppesò l'attimo, proprio come le aveva insegnato il suo precettore in Francia e poi lasciò andare.
Aprì gli occhi e con un sorriso trionfante si trovò di fronte a un centro perfetto e all'espressione stupita di Charles.
“Non avevate detto di non saper tirare con l'arco?”
“Questo lo avete pensato voi. In realtà”  la sua voce si abbassò mentre appoggiava le mani sul petto di Charles e lo guardava da sotto le ciglia “sono molto brava con l'arco, ma posso far finta di non saperlo usare se vi farà sentire meglio”
Charles non disse nulla: consegnò l'arco a un servitore e si allontanò. Quella era l'unica reazione che Anne non si sarebbe mai aspettata perciò sollevò le gonne e lo rincorse.
“Charles! Charles, per favore! Non ve la sarete presa per quello che ho detto, vero?”
Si scontrò con la sua schiena e barcollò, ma non cadde: Charles la afferrò appena in tempo e in un attimo fu intrappolata tra le sue braccia. Quando scoppiò a ridere le venne voglia di schiaffeggiarlo e di ridere allo stesso tempo.
“Non è stato divertente”
“Vi siete divertita con lo scherzo del tiro con l'arco; non spetta anche a me un po' di divertimento?”
Anne storse il naso e gli diede le spalle, sdegnata.
“Dovrete fare qualcosa per farvi perdonare”
Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che si ritrovò sollevata da terra, tra le braccia di Charles che le copriva il volto di baci dolci come il miele.
“Questo è un buon inizio” sussurrò prima di essere coinvolta in un bacio mozzafiato.

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Capitolo 14
*** La speranza non è che un sogno fatto ad occhi aperti ***


La speranza non è che un sogno fatto da svegli

La speranza non è che un sogno fatto da svegli
{15.Speranza}

 

Anne aveva cominciato a sospettare qualcosa quando Edward Seymor aveva iniziato a fare visita a Charles anche nei suoi appartamenti.
Anche se cercava di restar fuori da ciò che stava accadendo, Anne non era stupida e aveva intuito che stavano iniziando a tramare qualcosa contro lord Cromwell.
Tuttavia, aveva sperato con tutta se stessa di essersi sbagliata e si era obbligata ad avere fiducia in Charles.
Aveva preferito ignorare la voce nella sua testa che le diceva che se doveva imporsi la fiducia nell'uomo che amava allora forse c'era davvero qualcosa che non andava.

Aveva guardato Lord Cromwell mentre veniva incarcerato, processato e condannato a morte e aveva capito, ma non aveva detto nulla.
Seduta davanti alla finestra, si era rifiutata di vedere chiunque e non aveva fatto altro che pensare. Era una principessa, sapeva come andavano le cose a corte e gli intrighi erano parte integrante di quel mondo.
Pure, era sicura che mai il suo smisurato senso della giustizia le avrebbe permesso di accettare ciò che stava succedendo.
Dio solo sapeva quando avrebbe voluto, per una sola volta, poterlo mettere da parte e fingere che andasse tutto bene, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita.
Lo seppe quando si trovò di fronte al patibolo e vide l'espressione sul volto del figlio di Lord Cromwell.
La verità, la crudele e immutabile verità, era che non poteva soprassedere, non mentre quell'uomo veniva martoriato a colpi d'ascia come ennesimo gesto di disprezzo.
“Ditemi che non avete nulla a che fare con tutto questo”
Il silenzio di Charles fu l'ultimo colpo al fragile mondo di speranza che aveva costruito e lo sentì distintamente andare in frantumi. Aveva sperato, con ogni fibra del proprio essere, ma alla fine aveva dovuto scendere a patti con la dura realtà.
“Capisco”
Cadde il silenzio tra loro.
“Dite qualcosa” la supplicò.
“Sono sempre stata fiera del mio senso della giustizia: è ciò che mi rende una buona principessa e aiuta a dimenticare la mia intransigenza e la mia testardaggine. Non pensavo che avrei mai desiderato non possederlo, Charles. Dio solo sa quando vorrei poter far finta che vada bene quel che avete fatto. Ma non posso.”
“L'ho fatto per l'Inghilterra. Voi più di chiunque altro dovreste capire il sacrificio per qualcosa di più grande”
“Non c'è paragone. Amavo l'uomo onesto e sincero che eravate, ero fiera di amarvi, ma ora...”
Anne scosse il capo. Le sarebbe davvero piaciuto avere fiducia nelle sue parole e nelle sue buone intenzioni, ma non poteva.
Non disse altro, ma Charles preferì vederla andarsene in silenzio: poteva almeno sperare che non fosse un addio e che per lui ci fosse la possibilità di redimersi.

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Capitolo 15
*** Chi ama non perdona facilmente ***


Chi ama non perdona facilmente

Chi ama non perdona facilmente
{16.Perdono}

 

Come ogni giorno, Charles entrò nell'appartamento di Anne sperando che qualcosa fosse cambiato.
In cuor suo, sapeva che nulla sarebbe mutato, non dopo appena un mese dall'esecuzione di Cromwell.
Anne, la giusta e a volte inflessibile Anne, non avrebbe dimenticato in così poco tempo.
Sapeva già cosa avrebbe visto una volta entrato, mentre varcava la soglia della stanza.
L'avrebbe trovata intenta alla lettura di un libro, seduta sul divanetto proprio sotto la finestra. Non avrebbe alzato nemmeno lo sguardo per vedere chi fosse e lui si sarebbe seduto su una poltroncina.
Poi, avrebbero passato il pomeriggio in perfetto silenzio, lei a leggere, lui a guardarla.
Ma quel giorno accadde qualcosa di diverso.
Anne voltò appena il capo e nei suoi occhi Charles poté vedere un guizzo, un lampo di tristezza che lo spinse ad avvicinarsi.
Si inginocchiò di fronte a lei e riuscì a incontrare ancora il suo sguardo. Per un attimo, capì perché lei non poteva perdonarlo.
Comprese quanto fosse rimasta delusa e la consapevolezza di averla ferita gli fece venire voglia di abbassare il capo per la vergogna.
Anne non era brava a perdonare, Charles lo sapeva. Lei era granitica, asserragliata sulle proprie convinzioni quando sapeva che esse erano giuste.
E la giustizia era per lei fondamentale, una di quelle caratteristiche che la contraddistinguevano e la rendevano una principessa leale e corretta.
Prese il coraggio a due mani e posò il capo sul suo grembo, abbandonandosi contro il morbido velluto.
Non lo scacciò e questo gli fece palpitare il cuore. Capì che non era un perdono, ma dunque di cosa si trattava?
Fu solo quando sentì le dita di Anne sfiorargli la nuca e giocherellare con i capelli che comprese che era il suo modo per dirgli che c'era ancora speranza.

 

 

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Capitolo 16
*** Chiedere scusa chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l'odio ma non è segno di debolezza ***


Chiedere scusa chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l'odio ma non è mai segno di debolezza

 

 

Chiedere scusa chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l’odio, ma non è mai segno di debolezza

{17.Scusa}

 

Anche se Anne non gli rivolgeva ancora la parola, si lasciò condurre in una delle residenze di campagna di Charles.
Si disse che lo faceva per sfuggire dal caldo asfissiante che attanagliava Londra, ma non poteva ingannare se stessa e dovette ammettere che sarebbe andata anche se la città non fosse stata coperta da una cappa di calore.
Charles le mancava e a volte pensava che avrebbe potuto perdonarlo. Erano passati due mesi e lei, dopotutto, non era mai stata così legata a Cromwell.
Eppure, c'era sempre il problema di ciò che era giusto. Come poteva negare l'ingiustizia commessa da Charles quando era così palese? Come poteva perdonarlo senza sentirsi sporca?
L'uomo la colse di sorpresa quando, dopo averla fatta smontare da cavallo in una radura ombreggiata, le prese le mani.
“Perdonatemi” la scongiurò con l'intensità di un supplice, portandosele alla fronte con gli occhi chiusi e la testa piegata.
“Vorrei averne la capacità” ammise sinceramente.
“Voi siete per i sentimenti assoluti: o tutto o niente. Se non potrete perdonarmi, mi priverete anche del vostro amore?”
“Sarebbe sicuramente più facile per tutti se lo facessi” iniziò e Charles sentì che una voragine si stava aprendo sotto i suoi piedi, pronto a risucchiarlo se lei lo avesse scacciato.
Anne sapeva che niente sarebbe stato come un tempo. Scoprì per la prima volta che il sentimento più puro che avesse mai provato -la giustizia- aveva un limite e che doveva cedere il passo a un altro sentimento. Fu una sorpresa comprendere che l'amore per Charles poteva competere con una cosa che era stata parte di lei da sempre.
Quando la consapevolezza la colmò di sé, seppe cosa doveva fare. Non sarebbe stato facile, ma quello le diede la certezza che era la cosa giusta da fare.
“Vorrei essere capace di dirvi di andarvene e non tornare, ma non posso. Per quanto non riesca a perdonarvi, non riesco nemmeno a smettere di amarvi e questo mi strazia”
Charles decise di osare: la baciò con la disperazione del condannato a morte. Non si allontanò, ma anche quando si lasciò andare nel suo abbraccio, Charles seppe che tutto era cambiato.
Bene, si disse, quella sarebbe stata la sua seconda occasione per dimostrarsi un degno compagno.

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Capitolo 17
*** Dissi che la mia casa era dov'erano i miei libri ***


Dissi che la mia casa era dov'erano i miei libri

Dissi che la mia casa era dov’erano i miei libri
{18.Scelta}

 

Si era sempre chiesta cosa avrebbe provato se suo zio l'avesse richiamata in Francia.
Nel primo periodo in Inghilterra aveva aspettato con ansia l'arrivo di quella lettera, ma ora che la stringeva tra le mani erano passati anni e lei era una persona diversa.
Ricordava ancora il Louvre dove aveva passato metà della sua vita, i giardini Reali e le campagne francesi, che erano quanto di più bello avesse mai visto.
Provava un vago senso di calore quando pensava a quei luoghi che rivedeva nella sua mente vagamente sfuocati, come appartenessero a un passato lontano.
Sarebbe stato facile tornare: sarebbe bastato scrivere una lettera e re Francesco l'avrebbe accolta a braccia aperte.
“Avete deciso cosa fare?”
Charles aveva detto che non si sarebbe intromesso: era una sua scelta. L'avrebbe lasciata libera di andare, se era ciò che voleva: desiderava solo che fosse felice e Anne lo sapeva.
Lo guardò. Provò a immaginare come sarebbe stato cavalcare di nuovo tra i prati francesi, accarezzare le spighe di grano e godere del cielo azzurro della propria patria. Poi pensò al risvolto della medaglia: fare tutte quelle cose senza Charles.
“Avete scelto se tornare a casa o restare qui?”
“Sapete una cosa, Charles? La mia casa è dove sono i miei libri”
Charles non comprendeva, glielo leggeva in faccia. Sapeva che amava alla follia i suoi libri, più dei gioielli e dei bei vestiti, ma non riusciva a capire che nesso avesse con quella discussione. Anne fece un passo avanti con un sorriso disteso.
“E se non sbaglio voi avete ancora il mio libro di poesie di Saffo, nel vostro palazzo”
Fu allora che Charles comprese e con un sorriso la strinse a sé.
“Credo tuttavia di averlo perso”
“Possiamo cercarlo. Resterò per tutto il tempo necessario a trovarlo”
Quella sera, Charles nascose il volume in fondo a un baule, laddove sapeva che nessuno sarebbe mai andato a cercarlo.

 

 

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Capitolo 18
*** Ed era mia, semplicemente mia ed era tutto ciò che potessi volere ***


Ed era mia, semplicemente mia ed era tutto ciò che potevo volere

Ed era mia, semplicemente mia ed era tutto ciò che potevo volere
{19. Tesoro prezioso}

 

Anne si nascose dietro un albero del grande parco del castello di Charles e cercò di non scoppiare a ridere.
Era da tanto tempo che non si divertiva tanto e aveva dimenticato cosa volesse dire essere tanto spensierati.
Sentì passi leggeri, probabilmente attutiti dall'erba, così si acquattò e si preparò a saltare addosso al suo inseguitore.
Ne contò i passi e quando decise che era oramai abbastanza vicino, saltò fuori dal suo nascondiglio.
“Presa!”
Charlotte, la sua piccola e bellissima Charlotte, scoppiò a ridere e si lasciò carpire volentieri dall'abbraccio della madre. Anne la sollevò e la fece volteggiare per poi baciarle la fronte.
Credeva che essere madre non facesse al caso suo, ma da quando era nata lei non avrebbe potuto immaginare come avesse fatto fino ad allora senza la sua Charlotte.

“Sei mia prigioniera, ma cherie
Charlotte rise: le piaceva quando la madre le parlava in francese e l'avrebbe ascoltata discorrere con suo padre in quella lingua per ora. Peccato non lo facessero più spesso.
Charlotte si agitò nell'abbraccio della madre.
Anne la lasciò andare e con gli occhi colmi di tenerezza la guardò inseguire una libellula. Le sue cameriere dicevano che era uguale a lei, ma Anne sapeva che non era vero: i riccioli, le labbra e qualcosa nel sorriso le ricordavano lui.  E Anne la amava perché era parte di lei, ma soprattutto perché era anche parte di Charles.
Solo quando la figlia fu abbastanza lontana si mosse per correrle dietro e la sentì ridere. Non c'era suono più delizioso per le sue orecchie.
Dall'alto del suo cavallo, appena tornato da Londra, Charles guardò le sue due donne che tentavano di acchiappare una libellula e sorrise.

 

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Capitolo 19
*** Quando ci incontreremo, la morte non sarà stata nulla più di un inizio ***


Quando ci rivedremo, la morte non sarà

Quando ci rivedremo, la morte non sarà stata altro che un nuovo inizio
{20.Addio}

 

Aveva raggiunto la residenza di Charles proprio mentre la duchessa se ne andava, ma per Anne era stato un sollievo non incontrarla.
Voleva poter dare l'ultimo addio a Charles da sola, senza doversi dimostrare forte come, probabilmente, qualcuno si sarebbe aspettato.
Si lasciò condurre verso la stanza dove il duca riposava in attesa di essere seppellito e poi fu lasciata sola. Anne non sapeva neanche chi l'avesse scortata, ma d'altronde non era nemmeno pienamente sicura di sapere come fosse vestita e che gioielli avesse addosso.
Quando le era arrivata la notizia della morte di Charles era crollata. Era stata una sensazione strana, come se qualcuno si fosse divertito a mandare in frantumi il suo mondo e lei lo avesse guardato farlo.
Non aveva avuto il tempo di provare dolore perché tutte le sue emozioni erano state spazzate via dal vuoto.
All'improvviso, il suo universo era collassato su se stesso ed era un pensiero inquietante, ma mai quanto guardare il volto senza vita dell'uomo che aveva amato per metà della sua vita.
Fu come un pugno nello stomaco la sensazione di assenza che la colpì e gli afferrò con più determinazione gli abiti eleganti, come a volerlo trattenere lì con lei.

Vorrebbe poterlo stringere un'ultima volta, anche solo per una manciata di secondi. Altri secondi per abbracciarlo, erano chiedere troppo?
Ma sapeva che non sarebbe stato possibile e non sarebbe successo. Ingoiò i singhiozzi e si costrinse ad accennare un sorriso tremulo prima di carezzargli il viso.
Non lo avrebbe baciato perché farlo le avrebbe ricordato inevitabilmente che lui era davvero morto e lei voleva ricordare i suoi baci come erano quando era vivo: caldi, appassionati e pieni di dichiarazioni d'amore.

Si sarebbe incontrati di nuovo, un giorno, ma per ora Anne poteva farselo mancare e basta.

 

 

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Capitolo 20
*** Muore ***


Muore

Muore
{21.Fine}

 

Quando Anne si rese conto che stava per morire provò una curiosa sequenza di sensazioni.
Dapprima fu la paura a farla da padrone, ma con l'avvicinarsi della fine la sua mente si fece più sgombra e riuscì a provare altre sensazioni.
Alla fine, sentì che da qualche parte c'era il sollievo. Le dispiaceva abbandonare sua figlia -che era poco più di una bambina, dannazione!- e sapere che non l'avrebbe mai vista diventare una donna le riempiva il cuore di dispiacere.
Eppure, quando la sua vista si fece più offuscata, le venne in mente che morire l'avrebbe riportata da Charles e fu felice.
Non era sempre stata una buona cristiana e a volte aveva dubitato dell'esistenza del paradiso, ma in quel momento sperò che ci fosse qualcosa dall'altra parte per portare stare ancora con Charles.

Guardò un'ultima volta sua figlia e vide nei suoi lineamenti se stessa -l'incarnato pallido e gli occhi verdi-  e anche Charles, in quel sorriso stentato e lacrimoso e nei riccioli che le ricadevano, castani, intorno al viso.
Le carezzò il voltò e poi chiuse gli occhi. Pensò al primo Natale di Charlotte, mentre la teneva in braccio e Charles la baciava dolcemente davanti al fuoco.
E con quell'immagine si accomiatò dal mondo.

 

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