Famiglia

di Mikayla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piccole Donne Crescono... ***
Capitolo 2: *** Vita ad Ostacoli ***
Capitolo 3: *** Cotta, non Bruciata ***
Capitolo 4: *** Domande ***
Capitolo 5: *** Presentazioni - Setsuna ***
Capitolo 6: *** Presentazioni - Michiru ***
Capitolo 7: *** Presentazioni - Haruka ***
Capitolo 8: *** Trenta Secondi ***
Capitolo 9: *** Transitività ***



Capitolo 1
*** Piccole Donne Crescono... ***


Parla l’autrice:
Benché sia di maturità imminente e non abbia ancora finito di scrivere Wishes (la finirà, per vostra sfortuna, deve solo finire di scrivere un’altra shot che permetterà di capire alcune cose del racconto di Shia), Liz è ancora qui, con una nuova raccolta.
Con decisione unanime ma non per questo meno incasinata e priva di discussioni, le personalità dell’autrice è fiera (?) di presentarvi la nascita di Tales Od True Life, la seie che racchiude Stagioni e le sue spin-off più future nuove storie ispirate ad essa. (per maggiori informazioni visitare il profilo di Mikayla)
Sì, lo sappiamo tutti che ha rotto le scatole e che si sperava prima o poi la smettesse di scrivere, ma le speranze di tutti noi sono state deluse per l’ennesima volta.
A differenza di Wishes, per leggere questa storia non c’è bisogno d’aver letto nulla di nulla. Si capisce benissimo da sola.
Taaaaanti saluti, e buona lettura!


Piccole Donne Crescono…


Haruka sospirò.
Posò il libro che fingeva di leggere sul comodino e guardò l’ora.
Erano già le dieci.

E lei non era tornata.
Posò lo sguardo sulla copertina del libro ed impallidì.
Se lei fosse entrata in casa e l’avesse vista leggere quel libro avrebbe capito immediatamente che la stava aspettando.
Lei era fin troppo sveglia.
E si sarebbe infuriata mettendole il broncio per giorni.
Avrebbe sostenuto che non si fidava di lei.
Ma Tenou era degli altri, che non si fidava.

Tornò a guardare l’ora.
Era passato solo un altro minuto.

Gettò lontano il libro di anatomia comparata e si diresse in cucina.
Poteva sempre fingere di star preparando una bella camomilla perché non riusciva a dormire.

Dieci e due minuti.

No, lei non ci sarebbe cascata.
Sapeva fin troppo bene che neppure le cannonate la svegliavano.

Dieci, due minuti e venti secondi.

Prese del latte dal frigo e lo mise a scaldare.
S’arrabattò in giro per la cucina - regno indiscusso di Michiru - alla ricerca del cacao amaro e dello zucchero.
Salvò appena in tempo il vaso della farina e portò il necessario sul bancone.

Un bella cioccolata calda le avrebbe fatto bene, aveva deciso.

Premurandosi di non sporcare - se no poi chi l’avrebbe sentita Michiru?! - miscelò gli ingredienti.

Dieci e tre minuti.

Mescolava con precisione l’intruglio, cercando di smorzare la tensione che la attanagliava.
Era preoccupata, maledettamente preoccupata.
E non voleva ammetterlo.

Dieci e quattro minuti.

Haruka continuava a girare il mestolo, mentre batteva il piede a terra.
Sempre più veloce.
Non teneva il conto dei secondi da un bel pezzo.
Neppure quello dei decimi di secondo, se era per quello.

Alle dieci e sei minuti la cioccolata era pronta.
Fumante, dall’intensa fragranza che avvolgeva ogni cosa.
Ma era troppa per una persona sola.

Haruka guardò per l’ennesima volta l’orologio.

Dieci, sei minuti e quindici secondi.

Sedici.

Diciassette.

Diciotto.

Tenou versò il liquido fumante nella sua tazza preferita.
Lentamente ruotò il cucchiaino e se lo portò alle labbra.

Era calda, troppo calda.
Era amara, troppo amara.

Recuperò un altro poco di zucchero.
Amalgamò il tutto.
Ne bevve un sorso, soffiando sopra per freddarla.

Già meglio. Decisamente.

Haruka guardò l’ora.

Dieci e sette minuti.

Fortuna che aveva detto puntuale, lagnò nei suoi pensieri.
Tenou si lasciò cadere sulla sedia accanto al tavolo.
Strinse di più tra le mani la tazza bollente.
Ci soffiò ancora sopra.

Dieci e otto minuti.

Poi due lampi.
All’improvviso.
La luce dei fari.
L’ansia sparita.

Haruka girò la tazza tra le mani, se la portò alle labbra e sorrise sulla ceramica.

Era arrivata.
E lei era tranquilla.

Sentì il rumore delle chiavi nella toppa.
Il tintinnio allegro la rincuorò.
Sentì l’uscio aprirsi e le suole scricchiolare.
Poi un ciabattare lungo il corridoio.

Il silenzio.

Aveva visto la luce accesa, di certo.
Lo spiraglio sotto la porta.
La dischiuse e sbucò il suo capo.
Osservò Haruka sorseggiare la bevanda.
C’era profumo di cioccolata nell’aria.

« Cioccolata calda? »
« Ne vuoi un po’? »

Lei annuì, entrando.
Tenou travasò il liquido in una tazza piccolina e gliela porse.
Lei la accettò sorridendo.

La finì in un battibaleno.

Posò la tazza vuota nel lavello.
Posò un bacio sulla guancia di Haruka.

« Io vado a dormire. »
« Mi raccomando, lavati i denti! »

La tredicenne Hotaru fece la linguaccia al padre.
Sparì, dietro alla porta.

Haruka sospirò nascondendo a stento la gioia di riavere la figlia sotto il tetto di casa.
Non gliel’avrebbe mai detto, ma amava essere suo padre.
Hotaru la rendeva sempre fiera… anche quando tornava a casa con sette minuti di ritardo!



Parla l’autrice, di nuovo:
Sì, avete ragione: è una cavolata coi fiocchi e I controfiocchi, ma è sotto pressione ed ha bisogno di sfogarsi in qualche modo. Putroppo per noi lo fa rifilandoci simili fic.
Unica nota che trovo da dire è la seguente: Hota-chan, in questa flash-fic ha tredici anni, come intuite, da qui un minuscolo particolare: lei non sa ancora che la sua Chibiusa non nascerà! Per questo se n’è andata allegramente fuori con gli amici (festa di compleanno, tipicamente).
E no, noi non odiamo Hota-chan, tutt’altro!
Prima di lasciarvi informo che questa storia è stata scritta per fidanzatO, poiché mi aveva chiesto di scrivere qualcosa su Haruka e Hotaru. Spero che ti spia piaciuta! :* Comunque, anche se il rapporto tra le due non è proprio il soggetto di questo capitolo non ti preoccupare: successivamente diventerà il vero e proprio protagonista!

Au Revoir!

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Capitolo 2
*** Vita ad Ostacoli ***


Parla l’autrice:
Bene, bene, bene. In realtà bene per l’autrice, che non corrisponde necessariamente al bene di voi lettori, specifichiamo.
L’autrice è tornata, ancora.
E questa volta deve sfogarsi per quella che è una comune pratica a scuola, parodiata fino nelle viscere in questa storia.
Non aggiungo altro o mi ammazza, ma vi auguro comunque una bona lettura!



Vita ad Ostacoli



Hotaru strinse tra le mani il foglio di carta.
Non aveva nessuna voglia di rileggere quelle poche righe, quella condanna a morte.

Ma perché esistevano le pagelle?
Perché bisognava informare i genitori dei minimi dettagli?

Accidenti, la vita scolastica era solo ed esclusivamente sua, non dei suoi genitori, no?

…no?

Tomoe incurvò le spalle e tornò a guardare con astio e desolazione quel pezzo di carta.
Era ingiusto che fosse un poco d’inchiostro a decidere della sua carriera scolastica!

Hotaru sapeva di essere brava.
Lei aveva imparto e capito la relatività di Einstein a soli cinque anni, anche se effettivamente erano passati neppure due mesi dalla sua rinascita… ma non era quello il punto!

Il punto era che lei era sempre preparata e decisamente brava a scuola.
Era capoclasse, eletta all’unanimità.
Aiutava più che volentieri i compagni che non capivano qualcosa.
Senza poi dimenticare che in storia - la sua materia preferita - raggiungeva l’eccellenza!

Eppure…
Eppure…

Hotaru mise il foglio nella cartellina e corse in avanti: le amiche non l’avevano aspettata.

Meglio godersi la vita, finché ne avrebbe avuta una, no?

Non era sicura se dover temere di più Haruka-otou-chan o Setsuna-okaa-chan.
La prima sarebbe stata delusa dal suo scarso, scarsissimo risultato, ma poi avrebbe capito, sperava… Setsuna, invece… beh, lei era sempre stata l’addetta all’istruzione e non le sarebbe andato giù facilmente il suo mancamento.
No, decisamente: l’avrebbe costretta allo studio, all’esercizio costante, alla mort… beh, allo sfinimento.

« Hotaru-chan! Non stare indietro, dai! »
« Eccomi! Non correte! »

Arrancò dietro alle amiche, raggiungendole con il fiatone.
Haruhi le prese la cartella mentre Kumiko la afferrava per mano.

« Su, sfaticata! »
« Ragazze, no! Basta correre! »

Le due risero di gusto.
Non corsero, accogliendo la sua richiesta, ma la alleggerirono comunque del carico.

« Andiamo alla Crown? »
« Sì, dai! Un bel gelato per la nostra Hotaru-chan che deve risollevarsi il morale! »

Tomoe scosse appena il capo, sconsolata.

« L’ultimo pasto del condannato? »
« Dici che i tuoi non te la faranno passare liscia? »
« L’unica che non mi ammazzerà sarà Michiru-okaa-chan. »
« Allora un bel gelato doppio ci vuole! »
« Per l’occasione offriamo noi, vero Haruhi-chan? »
« Non dovet–– »
« Vogliamo! »

Senza voler sentire qualsiasi altra storia o pretesto le due ragazze affrettarono il passo, trascinandosi dietro la povera malcapitata.




Il gelato finì troppo presto.
Venne sera troppo presto.
Le ragazze dovettero andare a casa troppo presto.
Hotaru si avviò al patibolo troppo presto.

Era semplicemente troppo presto.

Hotaru non riusciva neppure a pensare a tutto ciò che le mancava di provare.

Senza rendersene conto le iniziò ad elencare sulla punta delle dita, e quando si trovò davanti al cancello di casa si trovò ad aver fatto il giro di tutte e dieci le dita già sei volte, e non aveva ancora finito.

Sospirando e scuotendo il capo attraversò il giardinetto.
Infilò le chiavi nella toppa e, col cuore in gola, aprì la porta.

« Hota-chan, allora? I risultati? »

Hotaru deglutì.
Setsuna e Haruka sostavano davanti a lei, con un sorriso smagliante sul viso.

Si tolse in fretta le scarpe e superò le due donne.
Poi infilò la mano della cartella e porse il foglietto ai genitori.

Un attimo dopo era già sparita in cucina, attaccata al grembiule di Michiru con la testa nascosta tra il collo e la spalla della madre.

Un attimo dopo un urlo disumano.
Una catastrofe imminente.
La fine del mondo.

« HOTARU TOMOE, COME HAI POTUTO PRENDERE INSUFFICIENTE IN GINNASTICA?! »



Parla l’autrice, di nuovo:
Eccoci qui, a ringraziare tutti voi per aver letto fino a qui questa cavolata (non dite all’autrice che l’ho detto o mi sbrana XD).
Altro da aggiungere? Mah, Hotaru ha un anno in più, rispetto al primo capitolo. Se vi chiedete che fine abbiano fatto successivamente Kumiko e Haruhi la risposta è: booooh! Poiché non verranno più trattate non se ne sono preoccupati più di tanto.
However, passiamo alle cose serie: i ringraziamenti.
Ci prostriamo riconoscenti ai piedi di Mononoke, chiarucciapuccia, blackdragon e kalos per le bellissime recensioni lasciateci. Siamo tutte orgogliose di sapere che il primo capitolo vi sia piaciuto!

Au Revoir!

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Capitolo 3
*** Cotta, non Bruciata ***


Cotta, non Bruciata



Hotaru socchiuse la porta e sbirciò all’interno.
Non c’era nessuno.

Via libera!

Sgattaiolò nella stanza come un gatto silenzioso, con passo felpato.
Con altrettanta cura, ben attenta a non farsi sentire, la ragazza recuperò ciò che le serviva.

« Questo, questo e… quest’altro! »

Volteggiava da una parte all’altra, aprendo ante e cassetti.

« Ma dov’é…? Trovato! »

Mise il tutto sul tavolo e ricontrollò un paio di volte.
Enumerò sulla punta delle dita tutto ciò che le doveva servire.
Soddisfatta annuì e si legò un grembiule attorno alla vita.




Hotaru socchiuse piano la porta e sbirciò all’interno.
Deglutì ed avanzò, palesando la propria presenza.

« Hota-chan! Ma che hai fatto? »

Michiru si alzò dalla scrivania e controllò meticolosamente le condizioni della figlia.

Tomoe aveva i capelli completamente bianchi.
Il naso sporco di marrone.
Una foglia tra i capelli - ma dove l’aveva presa?
Un dito con un cerotto rosso e giallo, altre due dita fasciate in un fazzolettino.
Inoltre il grembiule era strappato all’altezza del ginocchio.

« Hai combattuto contro un mostro? »

La domanda preoccupata della madre depresse di più la ragazza.
Capo abbassato e mani in tasca Hotaru lasciò la stanza seguita da Michiru.

Tre minuti dopo erano in cucina.

Tre minuti dopo erano in un campo di battaglia.

Tre minuti dopo Michiru svenne, vedendo com’era ridotta la sua cucina.

Mezz’ora dopo Hotaru riuscì a far rinvenire la madre.

« Hota-chan ma… cosa…? »

La ragazza sospirò.
Se possibile chinò ancora di più il capo.
Poi recuperò dal forno quello che doveva essere un vassoio di biscotti.

Neri.
Carbonizzati.
Più neri del carbone.

Michiru le passò una mano tra i capelli, scollando un po’ di farina.

« La prossima volta che vuoi cucinare, avvertimi. »

Hotaru annuì, mentre le sue guance si arrossavano senza pudore.
La madre dovette farsi violenza per non sfiorarle la fronte in cerca della febbre che di certo doveva avere.

Kaiou reclinò il capo e cercò di fissare la figlia negli occhi.
Non ci riuscì, dato che Tomoe stava letteralmente cercando di sprofondare e diventare un tutt’uno con le piastrelle del pavimento.
Allora scrollò le spalle e le alzò il viso con due dita della mano.
Anche così, comunque, non incrociò gli occhi della ragazza.

« Dimmi tutto, Hota-chan, ti ascolto. »

Appena un mormorio uscì dalle labbra di Hotaru.
Fu però sufficiente a far sorridere Michiru.




« Sono tornata! »

La squillante voce di Haruka interruppe la pace della villa.
La risposta venne dalla cucina, attutita.

Quando entrò nella stanza e vide Michiru intenta a pulire quello che pareva un campo di battaglia spalancò occhi e bocca, incredula.

« Che è successo?! »

« Hotaru. »

Rispose, sorridendo.

« Una cotta. »

Tenou si lasciò cadere sul pavimento.
La bocca ancora più aperta, la preoccupazione dipinta negli occhi.

« Sta bene? Come ha fatto a bruciarsi? »

Michiru rise di gusto.

« Non si è bruciata, si è presa una cotta! »

Dopodichè ci fu solo un tonfo.
E Haruka distesa per terra.





Parla l’autrice, di nuovo:
Okay, stiamo sfiorando la demenzialità, ma non abbiamo potuto resistere XDDD
Era troppo caruccia come idea quella della prima cotta di Hota-chan! XD
Giusto per chiarezza la nostra amica dovrebbe avere sui quindici anni, forse anche meno XD

Riguardo al capitolo precedente, visto che ci è stato chiesto chiariamo un punticino:
Hotaru ha sempre odiato educazione fisica, e una delle cose che più non sopporta sono le maratone.
Il fatto che sia imbranata, poi, si nota in tutto il manga: non corre mai! XD
Eppoi ho conosciuto gente con l’insufficienza in ed fisica, gredetemi! XD È possibile averla! X°°DDD

However, passiamo alle cose serie: i ringraziamenti.
Ci prostriamo riconoscenti ai piedi di Chiarucciapuccia, mononoke, Nemo TheNameless, Athanate e kalos per le bellissime recensioni lasciateci. Siamo tutte orgogliose di sapere che il capitolo vi è piaciuto! *inchino*

Au Revoir!

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Capitolo 4
*** Domande ***


Domande


Hotaru camminava avanti e indietro, nella sua stanza.
Accendeva un’abat-jour qui, camminava, e ne accendeva una lì.
Quando furono tutte accese si sedette a gambe incrociate sul letto e sospirò forte.

Una.
Due.
Tre volte.

Sospirava senza sosta, mentre giocava con le mani.
Univa gli indici, poi li staccava.
Appoggiava i pollici, poi i medi.
Separava le due mani e poi combaciava i palmi.

Oh, accidenti!

Voleva sua madre, subito.
Desiderava avere la sua kaa-chan accanto!

Setsuna sapeva sempre tutte le risposte.
Hotaru ne era certa.
Quando studiavano assieme, la madre rispondeva sempre a tutte le domande che le poneva.

Sette per otto?
Cinquantasei.

Cosa significa “amor c’ha nullo amato amar perdona”?
Che non si può essere amati senza riamare.

Perché non cadono in cielo, quelli che stanno sotto la Terra?
Per la gravità.

Poi, a dieci anni - ma solo d’aspetto - le era venuto un dubbio.
Una domanda che non aveva mai posto prima.
Tra tutto quello che aveva desiderato conoscere, non aveva mai domandato quello.
Non si era mai preoccupata di saperlo.
Mai.

Ora che se l’era chiesto, voleva una risposta.
E al più presto, possibilmente.

Tou-chan la chiamava “sete di sapere”.
A Hotaru non sembrava di avere sete, però…
Era più una curiosità morbosa che ti prende lo stomaco.

Poteva, in effetti, consultare un libro.
Ma…
Ma Hotaru desiderava che fosse la madre, a rispondere.
Perché lei avrebbe centrato la questione, spiegandola senza troppi problemi.

Per questo Tomoe se ne stava in camera, a misurare il perimetro in passi, respiri, spanne, penne e… e ogni singola cosa che avesse in quella stanza.

Sapeva perfino che contava duecentotrentasette temperamatite e mezzo.

Guardò l’orologio sulla parete e sospirò ancora, stendendosi sul letto.

Toc toc.

« kaa-chan! »

Setsuna entrò nella stanza, con un sorriso disteso sul bel viso.
Hotaru le saltò letteralmente incontro, cingendole le gambe con le braccia.
Incontrò i suoi occhi e pose la sua questione.

« Da dove vengono i bambini? »

Meiou spalancò gli occhi ed arrossì.
Tomoe si aspettava una risposta diretta, non quel silenzio… imbarazzato?

« È un segreto? »

Le era venuto il dubbio che forse non le era permesso conoscerlo.
D’altra parte non poteva conoscere il futuro, né rivelare alcunché della morte quindi… quindi forse sapere da dove venivano i bambini non le competeva.
E dire che lei era anche la guerriera della rinascita!

« No, Hota-chan, non è un segreto. »

Hotaru sgranò gli occhi contenta.
Non si accorse del tono cauto che aveva usato la madre.
Le rivolse un’occhiata zelante e sollecita.
Setsuna sospirò e la fece sedere sulle proprie ginocchia.

« Quando due persone si vogliono bene, Hota-cha, vedi… loro… hem. Quelle due persone, se posso permettersi di allevare un bambino, ecco… Vedi, se due persone così stanno… assieme, unite, hanno un bambino. »

La donna si passò una mano sulla fronte, pregando che la figlia si accontentasse di una risposta così… vaga? Poco scientifica? Assurda? Neppure lei sapeva davvero come definirla.

« Ho capito, kaa-chan! Grazie! »






Hotaru entrò velocemente nella stanza buia e piombò senza preavviso sul lettone.

« Tou-chan! Kaa-chan! »

Haruka e Michiru si sistemarono alla bene e meglio sotto le coperte.
Soffocarono ansimi nel cuscino, nascosero nel buio le facce accaldate.
Nel buio cercarono di mantenere la purezza della bambina.

« Cosa c’è, Hota-chan? »

La gentile domanda di Michiru fece voltare la bambina raggiante verso di lei.

« Tu vuoi bene a Haruka-otou-chan? »
« Sì, certo… »
« E tu ne vuoi a Michiru-okaa-chan? »
« Direi proprio di sì, perché? »

Hotaru afferrò le mani delle due e le unì sopra al suo grembo.
Era davvero raggiante.

« Allora potete avere un bambino, e io una sorellina! »





Parla l’autrice, di nuovo:
Non poteva mancare la questione “donde vengono I bimbi” con conseguente “mi date una sorellina?” XDDDD
Sono stata cattiva? XD Ho interrotto le due sul punto di fare… hem, qualcosa che non posso dire per via del rating XD Ma a buon intenditore poche parole, neh? ^____=
Tanto per essere precisi saiamo tornate a quando Hotaru aveva una decina di anni, quindi quando era appena cresciuta in un paio di mesi.
Spero di non aver creato confusione con questo sbalzo temporale, ma è una raccolta e quindi è possible e probabile ce ne saranno altri!
Ne approfitto anche per chiedere se avete in mente qualche situazione che vorreste leggere e qualche idea da suggerirmi ^^

However, passiamo alle cose serie: i ringraziamenti.
Ringrazio moltissimo Nemo TheNameless, chiarucciapuccia, mononoke, Peorth e kalos per le bellissime recensioni lasciatemi. Mi fanno davvero piacere e sono lieta di sapere che i capitoli vi siano piaciuti, davvero. Grazie. *inchino*

Au Revoir!

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Capitolo 5
*** Presentazioni - Setsuna ***


Parla l’autrice:
Eccoci ancora qua, con la prima di tre “presentazioni” un po’… particolari
Da qui entra in scena un nuovo personaggio, estraneo alla famiglia ma non a Tales of True Life, se non lo conoscete fa niente, ma vi consiglio di leggere almeno Valentine’s Day.
Comunque, ora non vi scoccio più e vi auguro buona lettura!! ^__^



Presentazioni - Setsuna


Hotaru guardò l’orologio di soppiatto per la millesima volta nel giro di due minuti.
Setsuna aveva il sospetto che ci fosse qualcosa che non andava.
La vaga idea che non fosse stata attenta si insinuò nel suo animo quando vide il quaderno completamente bianco.

Le posò una mano sulla spalla e la vide sobbalzare di scatto.
Un sorriso tirato sulle labbra e un ciuffo ribelle insistentemente sugli occhi.

« Hotaru-chan? »

La ventiduenne sorrise di più e si alzò dalla sedia.

« Vado a prendere una boccata d’aria, kaa-chan! »

Neppure il tempo di chiedere alcunché che era uscita.
La porta sbatté un paio di volte, portata dal vento, poi si chiuse.
Setsuna rimase a bocca aperta a fissare il vuoto.

Che la sua dolce ed innocente Hotaru-chan fosse impazzita?





« Hota-chan! Come mai qui? »
« … »
« Hota-chan? »
« … »
« Hotaru? Inizio a preoccuparmi… »

La ragazza si gettò tra le braccia del ragazzo dagli occhi color lampone, reprimendo una smorfia per l’olezzo di sudore.
Hotaru era andata - o meglio corsa - da Takashi mentre questi aveva gli allenamenti di Karate.
Come mai il maestro non le avesse sbraitato contro di star intralciando tutti, Hotaru non ne aveva idea.
Così aveva letteralmente trascinato fuori dal dojo Takashi e l’aveva stretto forte.
Molto forte.
Troppo forte.

« Ho–… ta–– soff…! coo-o! »

Fu il colorito violaceo a far convincere Hotaru a mollare la presa.
Anche se una morte per soffocamento, in quel momento, l’avrebbe decisamente aiutata.

Takashi inspirò ed espirò profondamente.
Tornò ad un colore decente e finalmente riuscì a parlare di nuovo.

« Hota-chan, che succede? »
« Non riesco a mentire ai miei. »
« Mentire? »

Hotaru abbassò lo sguardo sulle proprie mani.

« Non ho detto loro di noi… »

Takashi le sorrise, le alzò delicatamente il viso e le diede un bacio a fior di labbra.

« Ti ho detto che io non ho problemi a conoscere i tuoi. »
« Ma sono tre! »
« Potrebbero essere mille, non mi importa! Ti chiedo da mesi di presentarmi! »

Lei scosse il capo sconsolata.

« Sono tre, sono donne, sono assolutamente strane...! »

Sorrise appena.

« Una come me non poteva essere cresciuta in una famiglia normale… »

Takashi la strinse un poco a sé, e questa volta Tomoe non riuscì a trattenere il leggero disgusto. Risero assieme.

« Allora devo pure ringraziali per averti fatta così. »
« Verrai? Li… conoscerai? »
« Certo! »
« Ma in modo… diluito, meglio. »





Finiti gli allenamenti, Takashi si offrì di riaccompagnare Hotaru a casa.
Teneva per mano la fidanzata, capo alzato e passo sicuro. Aveva un sorriso smagliante, certo che sarebbe riuscito a tener testa alle tre donne - mica erano dei cerberi!

« Tomoe Hotaru! »

Ops, forse ci si avvicinavano a dei cerberi.

« K… aa-chan… »

Gli occhi bordeaux di Setsuna Meiou erano come carboni ardenti. Se avesse potuto avrebbe volentieri lanciato un Dead Scream a colui che osava tenere per mano la sua bambina!
Coraggiosamente il ragazzo fece un passo avanti ed allungò la mano verso di lei.

« Myokatono Takashi, il fidanzato di Hotaru. »

Ci fu una sfida di sguardi.
Occhi che non volevano assolutamente cedere ed abbassarsi.
Attorno a loro tre si era perfino formata una piccola cappella di persone che spiavano.

Hotaru si passò una mano sugli occhi e arrossì per l’imbarazzo.

Poi, l’illuminazione.

« Kaa-chan, Takashi mi aiuta sempre a studiare! »

Setsuna afferrò con un sorriso la mano del ragazzo e la scosse amichevolmente.

« Benvenuto in famiglia! »





Parla l’autrice, di nuovo:
Non l’avreste mai immaginata una Setsuna così, neeeeh? XDDD
Sinceramente, me la sono sempre vista così, soprattutto dal carattere conosciuto nel manga. Eppoi è troppo affezionata ad Hotaru per poter permettere facilmente che il primo bell’imbusto che passi per di là gliela rubi! Però si può fare un eccezione, se quel bell’imbusto aiuta a studiare… XDD

However, passiamo alle cose serie: i ringraziamenti.

Mononoke, chiarucciapuccia (Ho seguito il consiglio e ho detto a Michi e Ruka di chiudere la porta la prossima volta che…! XDD), Nemo TheNameless e kalos, grazie mille per le recensioni lasciateci, ne siamo veramente grate ed onorate! *Inchino mooolto profondo*

Au Revoir!

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Capitolo 6
*** Presentazioni - Michiru ***


Parla l’autrice:
Tornata dopo delle vacanze che dei giorni ci sembravano poco delle vacanze, eccoci qui ad aggiornare questa raccolta con la seconda pesentazione… riuscirà Takashi a sopravvivere il tempo necessario a conoscere il terzo genitore?
Se siete curiosi di saperlo (XD) leggete!





Presentazioni - Michiru


Hotaru fissò nuovamente gli occhi acquamarina della madre e sospirò rumorosamente.
Takashi le strinse piano la mano sopra il tavolo e le sorrise.

« Devo andare… »

Messaggio in codice: lascia che assorba il colpo.

Hotaru annuì e guardò Michiru in stato catatonico.
E dire che era sembrato fosse andato tutto bene!
Kaiou era andata alla porta ed aveva accolto con un sorriso luminoso Takashi.

« Buongiorno signora. »
« Buongiorno! Qui per Hotaru immagino, no? »

Lui aveva annuito e lei l’aveva condotto nella stanza della ragazza.
Libri sotto il braccio e un paio di quaderni in una cartella, sembrava l’immagine esatta dello studente modello.

Tre ore dopo, li aveva invitati a bere insieme a lei un tè.

Niente di più innocente, no?
« Raccontami qualcosa di te, dai! »
« Hem… Sono Myokatono Takashi, ho frequentato la Mugen dalle medie e ora mi sto laureando… »

Michiru lo aveva fermato chiedendo quanto zucchero volesse.
Tomoe ne aveva approfittato subito.

« Kaa-chan, Takashi è il mio fidanzato… »

Appena sganciata la bomba, la donna aveva reagito bene, sorridendo e complimentandosi con loro.
Avevano parlato del più e del meno, giusto per permetterle di conoscere meglio il ragazzo che frequentava sua figlia.

Poi si era bloccata.

Paralizzata.

Non aveva più detto una sola, singola parola.
Pure il suo sguardo si era fissato in un punto non bene precisato.

Hotaru sospirò nuovamente.
Da allora erano passati venti minuti, e la madre non si era mossa di un millimetro.

« Ti accompagno alla porta. »

Una volta sulla soglia della libertà - uscire illesi dalla tana di tre cerberi, dopo averne affrontato uno, è cosa di cui vantarsi - Hotaru scoccò un bacio sulle labbra del ragazzo e sospirò nuovamente.

« Hota-chan, da che è andata bene. »
« Tu dici? »
« Pensaci: siamo ancora vivi! »

Ridacchiando Tomoe chiuse la porta un po’ più sollevata.
Prima di affrontare nuovamente la madre, però, optò per una pausa di riflessione nella propria stanza.

Chiusasi la porta alle spalle la ragazza fece per buttarsi sul letto, ma lo trovò occupato.
Divenne dapprima bianca in volto, poi rossa, infine violetto.

Hotaru fu la prima persona al mondo a strozzarsi con l’aria.

Sul letto c’era una confezione di preservativi, una di diaframmi e una spirale, una quantità incalcolabile di pillole varie, tre test di gravidanza, un numero di telefono di una ginecologa, una cintura di castità priva di chiave e un biglietto con la calligrafia di Michiru: “Guai a te se divento nonna prima dei settant’anni!





Parla l’autrice, di nuovo:
*coff… coff* - le varie personalità dell’autrice fischiettano innocentemente e sorridono beote - queste ingrate si divertono a scrivere boiate, e poi lasciano a ME il’ingrato compito di parlare con i lettori e prendermi i pomodori in faccia T__T sfruttatrici
Dicevamo??? Ah, sì. Non chiedeteci come sia saltata fuori questa fic, perché abbiamo deciso di comune accordo di dare la colpa alla borsa di Mary Poppins.
Okay, è decisamente demenziale, come… roba. E se vi chiedete perché Michiru si sia bloccata all’improvviso presto ecco la risposta: si è ricordata di aver lasciato i ragazzi soli in camera per tre ore. Ora il suo comportamento si spiega? XD

However, passiamo alle cose serie: i ringraziamenti.

Chiarucciapuccia, Athanate e Nemo TheNameless (sfoderiamo la carta del “è una raccolta” per quanto riguarda il salto temporale XD comunque Haruka la vedrai il prossimo capitolo!), grazie mille per le recensioni lasciateci, ne siamo veramente grate et onorate! *Inchino mooolto profondo*
Last but not the least, ringraziamo tantissimo Strega_Morgana per la recensione all’ultimo capitolo di Wishes (ci siamo commosse tutte quante, come se avessimo tagliato una cipolla e ce la fossimo messa proprio sotto il naso!) e per rispondere alla tua domanda… no, non siamo stanche, almeno finché voi recensori ci commuoverete coi vostri meravigliosi commenti! *.*


Au Revoir!

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Capitolo 7
*** Presentazioni - Haruka ***


Parla l’autrice:
Bene, Takashi è riuscito a sopravvivere al secondo incontro ed ora dovrà affrontare l’ultimo e più difficile! (a voi l’interpretazione di ultimo XD) Oddio, detto così ci sembra di assistere ad un incontro di box XDD
*ed ecco che all’angolo destro abbiamo Myokatono Takashi! Ragazzo sveglio e dal sorriso solare, nonché fidanzato del premio in palio: Tomoe Hotaru! Nell’altro angolo, invece, la grandiosa Tenou Haruka aka Sailor Uranus guerriera del vento! Donna dalla potenza devastante e padre del premio! Chi dei due contendenti riuscirà a spuntarla, ma soprattutto verrà uccisa l’autrice perché ha osato definire Hotaru un premio? Questo ed altro nella prossima puntata!*
Coff… coff… scusateci, ci siamo lasciate prendere la mano ^__^’’’’
Dicevamo… niente! Vi lasciamo all’atteso match–– presentazione del fidanzato con il padre.
Buona lettura! (speriamo)





Presentazioni - Haruka




Hotaru, dopo le prime due presentazioni, si trovava spesso e volentieri a tremare ogniqualvolta la sfiorasse anche solo il pensiero di suo padre e Takashi nella stessa stanza.

Se Haruka-otou-chan avesse anche solo osato torcere un capello a Taka-chan nessuno l’avrebbe salvata da un Death Ribbon Revolution.

« Hota-chan, ci sei? »
« È in ritardo. »
« Mnh?! Chi? »

Tomoe si morse la lingua: aveva parlato toppo.
Tenou guardò preoccupata la figlia. Erano un po’ di giorni che era… diversa. Come se qualcosa la preoccupasse.

« Hota-chan, c’è qualcosa di cui vuoi parlarmi? »

La ragazza deglutì rumorosamente, insospettendo ancora di più il padre -già per natura ansioso.

« Tou-chan, tu vuoi la mia felicità? »

Haruka la guardò incuriosita, poi si sciolse in un sorriso meraviglioso e annuì con vigore.

« Certo, neko-chan. »

Hotaru annuì a sua volta, ma non aggiunse altro.

« Per me, la tua felicità è la prima priorità. »

Ammise Tenou decisamente in imbarazzo.
Aveva le gote imporporate, per niente abituata a rivelare un lato così dolce del suo carattere.

Hotaru la abbracciò con slancio.

« Ti voglio bene, tou-chan! »

Haruka era sul punto di collassare, quando suonò il campanello della grande villa.
E visto che erano sole a casa, Hotaru la lasciò per andare ad aprire.

Haruka si scoprì debitrice di chi aveva suonato.

Quando poi, sulla porta del salotto, comparve un bel ragazzo, alto, con occhi color lampone e riccioli castani il suo sorriso sparì e pure la sua riconoscenza.

« Tou-chan, ti presento una persona… »

Takashi si inchinò cerimoniosamente, ricordando che la fidanzata gli aveva detto di essere il più rispettoso possibile. Anzi, il più rispettoso impossibile.

« Konnichi wa, Tenou-sama. Sono Myokatono Takashi. »

Speranzoso rimase inchinato per un minuto, attendendo un invito ad accomodarsi.
Quando non arrivò e il silenzio si fece massiccio e simile ad una spada di Damocle, il ragazzo rinunciò e si mise composto.

Per Haruka non fu un mistero capire che odiava chi aveva suonato. Indipendentemente dal fatto che l’avesse salvata da una morte per imbarazzo.

La donna si alzò lentamente, scoccando uno sguardo penetrante al ragazzo.
Lo scannerizò con gli occhi chiari.
Si fermò sul volto, e concluse di non essere per niente soddisfatta.

« Chi saresti? »

Takashi deglutì, e si portò istintivamente una mano al collo, a proteggere la giugulare - Haruka era peggio di un cerbero inferocito.

« Myokatono Ta–– »
« Non sono sorda. »

L’aria si fece pesante, e Hotaru sudava freddo.
Takashi deglutì sonoramente e i suoi occhi guizzarono in cerca di quelli ametista.

Gesto intercettato da Haruka, alla quale non piacque per niente.

La donna stava quasi digrignando i denti e i pugni erano visibilmente contratti, pronti e vogliosi di accarezzare la guancia del ragazzo se avesse dato la risposta sbagliata.

« È il mio fidanzato, tou-chan. »

Il tono sicuro con cui Hotaru pronunciò quelle parole ferì Haruka.
Tenou quasi si accasciò al suolo, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua.

« Forse, in effetti, sono sorda. »

Si corresse la donna, supplicando che la sua bambina non avesse pronunciato quelle fatidiche parole.
Hotaru si accostò al ragazzo, proteggendolo col suo esile e minuto corpo dagli sguardi omicidi del padre.
Senza farsi notare da Takashi mimò una falce che oscillava.

« Taka-chan è il mio fidanzato. »

Quella pugnalata al cuore uccise Haruka sul momento.
La donna svenne sul colpo, e non riprese i sensi fino al giorno dopo.






« Mi-mi… Michiruuu! »
« Ruka-chan… suvvia, lo sai che è grande. »
« Ma… Ma… Ma! La nostra bambina! »

Kaiou sospirò, stringendosi al seno la donna quasi in lacrime.
Possibile che, dopo aver scoperto che tutto quello non era un sogno, l’unica cosa a cui aveva pensato era stato uccidere Takashi-san? E ci aveva pure provato!

« Mi… Mi… Hota-chan mi ha tradita! »

Nuovo sospiro e nuova pacca sulla spalla.
Perfino la donna si era stufata di dover subire tutte quelle paranoie, quando non doveva tenerla per la collottola e impedirle di disintegrare il ragazzo.

« Mi… Mi… Oh, mi ha minacciata con il Death Ribbon Revolution! »

Michiru, a dire la verità, era stata più che felice della cosa: almeno da quel giorno gli scatti improvvisi diretti all’offesa di Takashi erano drasticamente calati.
Da trentanove in un ora erano arrivati a due in un giorno.

Decisamente un successo.

Michiru si promise di ringraziare la figlia, appena sarebbe riuscita a parlarle a quattrocchi.

« E… E… E poi! Oh! L’ha buttata sulla felicità! »

Tirò rumorosamente su col naso, suscitando il disgusto della compagna.

« Lo sa, che io voglio sia fe-fe felice! E ha detto che lei era felice con quel… quel… coso! »
« Si chiama Takashi. O fidanzato, se preferisci. »

Haruka finalmente scoppiò in lacrime.
Michiru si appuntò mentalmente di buttare l’abito dopo che tutto quello fosse passato.

Guardò la compagna con compassione e provò a consolarla in qualche modo.

« Dai, pensaci, è normale che abbia un ragazzo, no? È cresciuta! E con ogni probabilità non sarà neppure il primo… Non costringerla a scegliere tra te e lui. »

E Haruka si sollevò.
Lo sguardo raggiante inquietò oltremodo Michiru.
Il sorriso che le era comparso sul volto sembrava quello di un pervertito. O di un pazzo omicida. A seconda dell’inclinazione da cui lo guardavi.
Ad ogni modo, inquietante.
E non prometteva nulla di buono. Proprio nulla.

« Ha–Haruka? »
« Ti amo, Michiru! »

Si alzò, e non venne mai più presa dallo sconforto.







« Tou-chan? »

Hotaru rimase sconcertata, quando la vide sulla soglia della cucina mente Takashi era lì con lei.

« Hota-chan. Takashi-san, konnichi wa! »

A Takashi la mano divenne di pasta frolla e gli cadde la tazza di tè, che precipitò sul suo grembo bagnandolo del liquido bollente. Il tutto mentre la sua bocca spalancata e gli occhi sgranati si rivolgevano a Haruka.

Dopo un urlo disumano e aver ricomposto la faccia da ebete, Takashi rispose al saluto.

« Konnichi wa, Tenou-sama. »

La donna storse il naso.

« Chiamami Haruka-san, per favore. »

La bocca di Takashi tornò a spalancarsi.

« Michiru, andresti a prendere i miei pantaloni beige? Non possiamo lasciare Takashi-san bagnato! Hotaru, lo accompagni in bagno? Intanto io pulisco e faccio dell’altro tè. »

Hotaru, Takashi, Michiru e Setsuna la guardarono, muti e occhi sgranati.

Che fosse un nemico travestito?

Kaiou le si avvicinò di soppiatto, ma non sentì alcuna energia negativa.
Allora le toccò la fronte ma non sentì neppure una linea di febbre.

« Va tutto bene? »
« Lo chiedi a me?! Haruka, sei tu quella strana! »
« No, assolutamente. Ora andate! »

E mentre ripuliva il tè, da sola, le tornò il sorriso inquietante.

« Tanto si lasceranno, ed io sarò lì a consolarla! Tou-chan è il meglio! »




Parla l’autrice, di nuovo:
Okay… niente pomodori, grazie!
Spero di non aver deluso nessuno, con questo capitolo (che è dovuta essere una one-shot: Haruka mi avrebbe fucilato se l’avessi costretta in una flash-fic come tutte le altre…).
Ora, piccole noticine per distrarvi da quello che avete letto e così non ci uccidete ^_^ alloooooora… Neko-chan significa gattina ^.^ Haruka è dolce dolce sotto la scorza dura che dimostra! E il Deth Ribbon Revolution è l’attacco finale di Hotaru: è con esso che nella terza serie rischia di distruggere tutta la terra ma alla fine uccide solo Pharaon 90; quindi non minaccia solo Haruka di morte, ma minaccia di fare una vera e propria strage… insomma, avrà pur preso qualcosa dal padre, no? XDD
However, passiamo alle cose serie: i ringraziamenti.

Kalos (grazie, cara! :* ), Nemo TheNameless (dici che ho tirato fuori qualcosa di decente dal cappello magico? XD) e chiarucciapuccia (temo che Haruka le cesoie non le possa usare, se non vuole finire la sua vita precocemente XD spero ti abbia fatto ridere comunque -e non morire, suvvia! Hotaru non ha voglia di fare altro lavoro per colpa mia XD), grazie mille per le recensioni lasciateci, ne siamo veramente grate ed onorate! *Inchino kungfuico*


Au Revoir!

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Capitolo 8
*** Trenta Secondi ***


Trenta Secondi



« Concentrati. »

La voce di Haruka, calma e penetrante, circondò Hotaru.
Una cappa protettiva che cavava su lei con dolcezza, carezzevole.
Lei fece un lungo e profondo respiro.

« Ora, ricorda ciò che ho ti detto. »

La ragazza annuì con decisione.
Mantenne lo sguardo fermo, fisso proprio davanti sé.

Deglutì.
Aveva la gola secca.
Deglutì ancora

« Andrà bene, tranquilla. »

Haruka tamburellò le dita un paio di volte.
Sembrava davvero rilassata, mentre la figlia era un fascio di nervi.
Hotaru dava l’impressione di essere pronta a scattare in qualsiasi momento.

« Tou-chan…? »

Tenou le fece un cenno col capo.
Perentorio.
Hotaru si fece contagiare da quella sicurezza e si preparò.
Girò la chiave nel quadro, inserì la marcia, lasciò la frizione e pigiò l’acceleratore.

Neppure quattro secondi dopo scattava in avanti a quaranta all’ora, il cuore in gola.

Ventisei secondi dopo si fece prendere dal panico.
Spaventata frenò all’improvviso.
Per il rinculo sbatté la testa all’indietro.
La macchina morì sibilando.

Gli occhioni ametista si rivolsero al padre.

« Tou-chan? »

Haruka era bianca come un cencio, la bocca spalancata in un muto grido.

« Tu aspetti un altro paio d’anni per la patente! »






Parla l’autrice:
Eccoci a quello che miss ispirazione ha reso l’ultimo capitolo di questa raccolta; ma non piangete (credi davvero che qualcuno possa dispiacersene?) c’è sempre la possibilità che la miss decida di farci visita e la raccolta si allunghi! XD
Oh, giusto perché siamo pignole vi informiamo che questa è, tecnicamente, una doppia drabble (200 parole esatte)

However, passiamo alle cose serie: i ringraziamenti.

Chiarucciapuccia (sei troppo buona ç__ç non si merita tutti I complimenti che le hai fatto! Anche perché adesso ti ha delusa dato che non ci sarà la scenetta del pollo allo spiedo ç__ç) e mononoke, grazie mille per le recensioni lasciateci, ne siamo veramente grate ed onorate! *Inchino mooolto profondo*

Essendo the last but not the least capitolo, ringraziamo anche tutti coloro che la fic l’hanno anche solo letta, e chi l’ha messa tra i preferiti. Ovviamente ringrazio chi ha commentato ogni capitolo e chi mi ha lasciato qualche impressione ai capitoli che gli sono piaciuti di più. Grazie! ^.^


Au Revoir, alla prossima storia!

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Capitolo 9
*** Transitività ***


Transitività


Hotaru sbadigliò vistosamente, stropicciandosi gli occhi con le manine.
Chiuse il libro di matematica e si rassettò la gonna.
Aveva fame, e gli argomenti che Setsuna le aveva detto di imparare quel giorno erano noiosamente sciocchi - chi non lo sapeva che a era uguale ad a?!

Scalpicciando per i corridoi la bambina giunse alla cucina, che emanava un profumo di buono.
Senza l’aiuto di Haruka-otou-chan si sistemò fieramente sulla propria sedia alta. Quel suo trono, poiché era la principessina di casa, le piaceva davvero tanto: era stato decorato da Michiru-okaa-chan con tanti gattini.
D’altra parte, senza di esso non sarebbe mai arrivata alla tavola: aveva ancora solo quattro anni!

Sistemandosi attentamente e con disinvoltura il tovagliolo sul grembo attese che Setsuna-okaa-chan facesse il suo ingresso e sedesse accanto a lei.
Frattanto osservava curiosa tutto ciò che la circondava: kaa-chan che cucinava e profumava di buono, tou-chan che leggeva con interesse la gazzetta sportiva.

Improvvisamente un’idea balenò nella mente della bimba.

« Haruka, tu sei il mio tou-chan, vero? »

La voce di Hotaru era quella di una cospiratrice.
Si era perfino abbassata e avvicinata il più possibile al padre, tanto che Tenou dovette fare uno sforzo e abbassarsi altrettanto per poter sentire.

« Certo, neko-chan! »
« Michiru e Setsuna sono le mie kaa-chan, giusto? »
« Sì, perché lo chiedi? »
« E tu sei innamorata di Michiru, no? »

Haruka era sconcertata, incapace di capire dove quel discorso volesse andare a parare.
Nel rispondere esitò per un lungo istante.

« Esatto… »

Un sorriso illuminò il volto paffuto di Hotaru.

« Allora per la proprietà transitiva sei innamorata anche di Setsuna! »

Quando le due kaa-chan si presentarono attorno alla tavola imbandita trovarono una Haruka rossa in viso che balbettava incoerente qualcosa e tossicchiava senza pudore.






Parla l’autrice:
Ebbene, miss Ispirazione -cammuffata abilmente da libro di Algebra- mi ha fatto aggiungere questa piccola tripla drabble (300 parole), che vede come sempre protagoniste Hotaru e Haruka XD
La voglio dedicare alla fidanzatO, per due ovvi motivi che lei conosce XD W la transitività tra fidanzati! XDDD
Bene, torniamo ad eclissarci e addio! :* (sempre che miss Ispirazione non si ripresenti mascherata da cactus…)

However, ringrazio tantissimo chi ha commentato lo scorso capitolo: è stato anche per merito vostro che questo, chiamiamolo extra, è nato. Grazie mille, di cuore :*


Au Revoir, alla prossima storia!

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