Ancestral di Giangie (/viewuser.php?uid=15416)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio ***
Capitolo 2: *** L'incontro ***
Capitolo 3: *** La Profezia ***
Capitolo 4: *** Battaglia ***
Capitolo 5: *** Controllo ***
Capitolo 6: *** Buio ***
Capitolo 7: *** Risveglio ***
Capitolo 8: *** Orgoglio ***
Capitolo 9: *** Abiltà ***
Capitolo 10: *** Avviso ***
Capitolo 1 *** Preludio ***
Ancestral
Preludio
1000
anni or sono il mondo fu devastato da una guerra senza precedenti,
gli eserciti dei vari regni esistenti si affrontavano in una lotta
per il potere che ogni giorno contava centinaia di vite.
L'esercito
del regno di Sote: i potenti alchimisti e scienziati dell'est,
sfoderavano con intelligenza e strategia la propria scienza e
tecnologia. Nonostante si trovasse di fronte a tutto questo, il regno
di Myria: che vantava i migliori maghi del sud, resisteva imponente
poiché alleato con i saggi maestri e cavalieri di Oxten, regno
dell'ovest.
L'unico
che avrebbe potuto ribaltare le sorti della guerra che ormai
infuriava da un secolo era il regno di Yume, culla della più grande
civiltà conosciuta: gli Ancestral.
Questo
popolo discendeva dalla stirpe dei nomadi delle foreste del nord, si
diceva che avessero ricevuto in dono dagli spiriti le abilità e le
caratteristiche degli animali delle foreste nelle quali vivevano.
Però il Regno si asteneva dal prender parte alla guerra poiché non
ancora in grado di gestire quel popolo, troppo giovane e ribelle per
organizzarsi e vivere secondo le regole altrui.
Dopo
2 secoli di guerre, dove nessuno dei regni ebbe la meglio, si arrivò
ad un armistizio: il patto voleva che ognuno di loro si impegnasse ad
aiutare gli altri, con le dovute risorse, a riparare i danni inflitti
dai vari scontri.
All'inizio
fu difficile accettarsi l'un l'altro ma pian piano le differenze
vennero colmate e i popoli dei tre regni cominciarono a mescolarsi,
arrivando così in poco tempo ad una ripresa e ad uno sviluppo mai
visto.
In
questo nuovo mondo, nato dalla devastazione di una guerra senza
eguali, scienza e magia cooperano per il benessere e lo sviluppo
della civiltà, solo l'unico regno rimasto neutrale era vittima di
violente lotte interne. Queste erano causate da quello stesso popolo
che ancora non voleva saperne di essere sottomesso difendendo la
propria libertà; fra le casate degli Ancestral vi era chi credeva
fosse inutile opporsi al sovrano e dunque perseguitati da coloro che
pensavano l'opposto.
Tutto
questo durò mezzo secolo, fino a quando la casata dei Combattenti, i
diretti discendenti dei lupi, non presero il comando sottomettendo
tutte le altre con la propria immensa forza.
Sono
passati 400 anni dalla fine di quella che venne chiamata la “Guerra
delle Casate”, il regno di Yume, finalmente in pace, aveva potuto
raggiungere lo stesso splendore dei regni vicini e con essi lavorava
duramente per il benessere del proprio popolo. Risolti i problemi con
gli Ancestral tutto sembrava andare per il meglio, fino a quando
nacque il terzogenito del capofamiglia dei combattenti: una leggenda
narra di un eroe nato in una notte di plenilunio ma la luna, quella
volta, assunse una tonalità vermiglia macchiando il manto stellato
di un rosso scarlatto facendo presagire sciagura, paura e
distruzione.
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Capitolo 2 *** L'incontro ***
L’incontro
Avalon…
Borgo dalla dubbia fama, piena di botteghe e con il mercato più
vasto in tutto il territorio di Yume. La più grande e caotica città
del continente potrebbe pensare qualcuno, in effetti è così. Questo
era il pensiero principale di un ragazzo mentre camminava stando
attento a non urtare nessuno. Dal suo sguardo si poteva facilmente
intuire che fosse a disagio in quel luogo, con cautela controllava
che nessuno lo seguisse o facesse caso a lui. Non sembrava avere una
meta precisa e appena vedeva qualcosa che pareva attrarre la sua
attenzione vi si dirigeva con calma, tenendo sempre d'occhio le
persone che gli passavano accanto; proprio quando aveva intravisto
qualcosa in una bancarella cominciò a sentirsi osservato. Si girò
lentamente, per non destare sospetti, senza però nessun risultato;
così tranquillamente riprese il suo cammino. Quella sensazione
sembrò abbandonarlo, continuò ad andare avanti finché non si sentì
trafiggere da uno sguardo penetrante; si girò ancora, guardando in
tutte le direzioni ma come prima nessuno sembrava seguirlo.
“Che
strano, sarà una mia impressione, evidentemente tanti anni in fuga
mi hanno fatto diventare paranoico... Eppure qualcosa mi dice che
farei bene a non fidarmi, anche perché il mio istinto non mi ha mai
tradito, perché dovrebbe farlo ora?! Beh non mi rimane molto da fare
se non accertarmene di persona... “
Con
questi pensieri in testa cominciò a cambiare strada, prima di tanto
in tanto poi sempre più spesso, fino ad inoltrarsi nel cuore della
città: pieno di stradine e vicoli dove le vecchie case, ancora
antecedenti alle innovazioni tecnologiche importate dopo la fine
della guerra, si stagliavano verso il cielo oscurandolo. Arrivato in
un vicolo cieco si guardò intorno: vi erano due case una di fianco
all'altra con un giardino di fronte a quella che pareva essere la
cucina, il muretto di pietra che le circondava e divideva era alto
non più di 2 metri.
“Da
li sarà un gioco da ragazzi arrivare sul tetto!”
Gli
sfuggi un ghigno prima di cominciare ad arrampicarsi sul muro: una
volta scalato prendere una leggera rincorsa e lanciarsi, dandosi la
spinta sulla facciata della casa ed afferrare saldamente le grondaie
di rame che sporgevano dal tetto. Saltandovi sopra si nascose dietro
il comignolo, attendendo paziente l'arrivo di un possibile
inseguitore.
Dopo
quella che gli parve un infinità quest’ultimo arrivò veramente,
si bloccò per un secondo prima di mettere a fuoco il fatto di aver
perso il proprio obbiettivo poi iniziò a sondare il terreno in
cerca di tracce o di un solo indizio che potesse indicargli la
direzione presa dalla sua preda. Il ragazzo rimaneva in silenzio
dietro il suo nascondiglio, mentre osservava la scena, studiava i
movimenti dello sconosciuto; appena quest'ultimo gli diede le spalle
con un salto si portò dietro di lui tappandogli la bocca con la mano
sinistra, nella destra un coltello da caccia con lama di puro acciaio
, lunga più di sei dita. Prima lo tese in avanti per poi avvicinarlo
lentamente alla gola del suo cacciatore.
“Se
prometti di non urlare, ti lascerò senza farti alcun male,
d'accordo?”
Al
cenno di quest'ultimo lo lasciò andare rinfoderando il coltello,
solo in quel momento il giovane focalizzò che l'inseguitore era una
ragazza: viso dai
lineamenti
principeschi mentre lunghi boccoli del color del grano facevano
capolino da cappuccio del mantello, occhi acquamarina che mostravano
spavento e confusione.
“ Visto?
Non voglio farti nulla e non te ne farò, a meno che tu non ne faccia
a me ovviamente... Ora, chi sei e perché mi stavi seguendo?”
“ Quel
coltello non sembrava rispecchiare molto le tue parole, comunque sia
il mio nome è Ashley e non ti stavo affatto seguendo! Mpf! “
La
fanciulla voltò la testa con un gesto di stizza mentre lui la guardò
in modo scettico, nonostante non potesse vederlo bene poiché i
capelli neri come la pece dai riflessi bluastri del ragazzo gli
coprivano parzialmente gli occhi, quest’ultimi erano molto
particolari: di per sé erano bianchi ma delle venature nere andavo a
fondersi con la pupilla, creando così dei riverberi grigi.
“ Bene
Ashley, allora se così fosse vorresti spiegarmi il motivo per il
quale sei arrivata qui di corsa ed hai cominciato a guardarti intorno
come se avessi perso disperatamente qualcosa, o meglio, qualcuno...
Non mi sembri molto brava come inseguitrice, perché questo è quello
che sei vero? Se vuoi puoi anche non dirmi il motivo, basta che tu la
smetta di infastidirmi. “
La
sua voce aveva assunto una tonalità che sembra essere un misto di
scherno e tranquillità tranne che per l'ultima frase, che risultò
molto più dura e greve.
“ Ma
come ti permetti?! Si è vero, sono un inseguitrice ed ero sulle tue
tracce anche se non sei il mio bersaglio primario. Ammetto di aver
commesso il grave errore di abbassare la guardia anche se non sono
affari che ti riguardano. A proposito, perché non dovrei
infastidirti?! Se no ti arrabbi?! “
La
risata cristallina della ragazza aveva coperto il breve silenzio dopo
le sue ultime parole, il ragazzo ne aveva approfittato per
avvicinarsi, si sporse verso il suo orecchio cogliendola di sorpresa.
“ Beh
se sai veramente chi sono, dovresti anche sapere cosa sono in grado
di fare... “
Aveva
fatto un passo indietro per poter osservare il volto di Ashley
assumere una leggera tonalità vermiglia, facendogli così scappare
un sorriso malizioso, sentendola poi deglutire ottiene conferma delle
sue parole.
“ Visto
che le cose stanno così, io me ne vado. Per quanto possa essere
tranquillo questo posto per parlare, potrebbe non restare così
ancora a lungo... “
Si
volta tranquillamente per andarsene, venendo però bloccato
all'altezza del braccio destro, girandosi per poterla guardare in
volto le rivolge uno sguardo scettico seguito da una domanda di lei.
“ Aspetta...
Ecco, io... Perché non mi hai uccisa quando avresti potuto farlo?!
Perché anche se di fatto dovremmo essere nemici, tu mi hai
risparmiata? “
“ Nessun
uomo ha il diritto di poter decidere della vita di un altro uomo,
l'unica possibilità che avrei di poter uccidere qualcuno sarebbe per
auto difesa: Uccidi per non essere ucciso... Tuttavia non so che idea
tu ti sia fatta di me, anche se la immagino, però vorrei solo dirti
una cosa: Io non ho mai pensato come loro poiché non sono come loro,
qualunque sia il mio nome, Io non sono un Ancestral! “
Quelle
furono le ultime parole che rivolse alla ragazza prima di voltarsi
verso la strada ed andarsene, continuò dritto finché sparì
nuovamente fra le case.
“ Non
so il perché ma ho una strana sensazione: non riesco però a capire
se riguardi Ashley o il motivo per il quale ha lasciato perdere il
suo obbiettivo per seguire me... Meglio non abbassare la guardia, non
si sa mai. “
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Capitolo 3 *** La Profezia ***
La
profezia
Il
sole era ormai alto nel cielo, nessuna nuvola rovinava la perfezione
di quel mare azzurro. Incuranti di questo gli abitanti di Avalon
continuavano a sbrigare le loro faccende, ignari del fatto che una
figura vestita di nero si stesse allontanando verso nord. Passo
tranquillo, testa ben alzata come qualcuno che non ha nulla da
nascondere.
“ In
fondo nessuno sa di preciso che aspetto abbia, a parte gli Ancestral
ovviamente, però trovo strano che dopo la mia fuga, 5 anni fa, non
abbiano mai veramente tentato di catturarmi o uccidermi; si sono
semplicemente limitati a tenermi d'occhio per tutto questo tempo,
evidentemente non rappresento una minaccia per loro...”
C’era
qualcosa nello sguardo di quel giovane, nei suoi occhi una luce di
preoccupazione mentre sul viso vi era dipinta un espressione
indecifrabile quasi volesse nascondere i sentimenti che turbavano il
suo animo. Mentre camminava nella sua mente ripensava a tutto quello
che era successo in così tanti anni, il volto si fece cupo e scuotendo
la testa, come per scacciare via quei tetri pensieri,
riprese la strada di casa.
Arrivò
ai margini della foresta che ricopriva la montagna alle spalle di
Avalon non prima del crepuscolo, quando ormai il sole, sempre più
basso, allungava le ombre come se fossero degli oscuri segugi pronti
a trarre in inganno chiunque non fosse abbastanza sveglio o
preparato. Attraversò quella che sembrava una porta di pietra, uno
dei tanti resti della tribù dei nomadi del nord: antenati degli
Ancestral.
“ L'unica
mia fortuna è che tutti credono che questo posto sia infestato da
demoni o spettri, scambiano i resti di antiche civiltà per manufatti
demoniaci o blasfemi... Come biasimarli, dopotutto quello che è
successo tra le varie Casate, non mi stupirei se fossero arrivati ad
organizzare delle spedizioni punitive; L'unico motivo per il quale
non si sono mai spinti a tanto è la paura: sanno bene tanto quanto
me come avrebbe potuto reagire il concilio degli anziani. La loro
ostinazione per le tradizioni ed il passato sarebbe stata sufficiente
a scatenare un guerra civile all'interno di Yume, arrivando persino a
detronizzare il Re; non voglio pensare a cosa sarebbe potuto accadere
se gli anziani fossero diventati i capi del Regno... Mi vengono i
brividi al solo pensiero! ”
Continuò
a camminare, il suo sguardo vagava sui giochi di luce creati dai rami
e dalle foglie di quegli alberi possenti che lo circondavano, una
strana sensazione di calore lo avvolse.
“ Ah...
Finalmente a casa! Non vedevo l'ora, l'unico posto tranquillo dove
possa dormire serenamente! “
Alla
vista di una piccola baita di legno, affiancata da un piccolo
ripostiglio che faceva da magazzino, che dava le spalle alla cima di
un lieve monte e guardava un lieve dislivello di circa 5 metri, un
placido sorriso rischiarò il viso del ragazzo; lasciandosi
preoccupazioni e tetri pensieri alle spalle, varcò la soglia di
casa.
Della
brace scoppiettava ancora nel caminetto solitamente usato per
cucinare, un metro più in là un tavolino con quattro sedie
riempivano il centro della stanza, si preoccupò di ravvivare
leggermente il fuoco, prima di entrare nella sua camera da letto.
Appena entrato si guardò intorno e cominciò a
rivivere gli ultimi eventi della giornata, mentre si stendeva sul
letto senza preoccuparsi di come fosse vestito. Mentre
pensava guardava il soffitto sperando di trovarvi le risposte a
quelle domande che lo tormentavano, senza però venirne a capo. Si
mise a sedere sospirando lievemente, per poi distendersi nuovamente
finchè il sonno non ebbe la meglio…
La
leggenda parla di un popolo che viveva nei remoti angoli a Nord di
questo continente, in mezzo a lande desolate che si alternavano a
enormi foreste.
Si narra che questa gente si fosse abituata a
vivere in simbiosi con la natura, imparando a rispettare tutte le
creature viventi difendendole anche a costo della loro stessa
vita.
Commossi da questa purezza d'animo, gli spiriti della
Foresta, della Luna e del Cielo decisero di fare loro un dono molto
particolare: Gli concessero le abilità e le virtù degli animali con
cui erano in sintonia, affinché potessero vivere al loro fianco come
in una famiglia.
I
discendenti di quel popolo impararono ad usare le capacità che
ricevettero i loro antenati, dividendosi in casate mantenendo però
lo stesso nome: Ancestral.
Giungerà
fra di loro la disperazione quando un uomo, un discendente dei lupi
in grado di controllare quello stesso istinto che li caratterizza,
porterà morte e distruzione anche fra i suoi simili; ponendo così
fine alla pace che aveva fino ad allora regnato. Costui sarà celato
dall'oscurità e con l'aiuto di essa agirà; Allora sarà la fine per
gli spiriti stessi.
M….
-
AAAAAAAAAAAAH - Con
uno scatto era in piedi sul letto, il volto sudato ed il respiro
affannato, gli occhi sgranati intenti a fissare i tronchi che
facevano che corrispondevano al perimetro della baita.
-
Maledizione! Un altra volta! -
Quelle esclamazioni riecheggiarono cupe nella sua stanza, mentre
cominciava a pensare all’incubo appena vissuto.
-
Quelle parole… Erano la profezia che narra l’origine degli
Ancestral, quella stessa litania che 10 anni fa…. No, non devo
pensare al passato: ora l'importante è capire perché ho nuovamente
sognato quelle parole, dopo così tanto tempo per giunta... Tsk, ma
cosa mi scervello a fare?! Tanto non riuscirei a venire a capo di
nulla, come sempre; anche se questa volta credo che abbia qualcosa a
che fare con il mio incontro con Ashley... E' inutile stare qui a
pensarci, ora come ora penso sia meglio procurarsi qualcosa da
mangiare anche se sarà difficile… -
Così
dicendo guardò attraverso la finestra, che si trovava sulla parete
destra rispetto al letto, notando che il crepuscolo stava volgendo al
termine per lasciare spazio ad una notte stellata.
Uscì di casa
senza preoccuparsi di chiudere la porta, andò sul retro della casa
dove c’era il capanno, superandolo entrò nel bosco. Dopo una
cinquantina di metri scorse un piccolo sentiero che sembrava essere
battuto solo da animali selvatici, decise di seguirlo controllando
prima le traccie lasciate sul terreno. Erano di cervi, caprioli,
cinghiali, a volte persino delle lepri l’avevano usato, sperando di
trovarvi gli animali appena riconosciuti, aumentò il passo pregando
che non fossero tutti tornati nelle loro tane poiché era appena
calate le tenebre.
Man
mano che proseguiva il bosco si faceva più fitto e gli animali non
si preoccupavano di nascondersi o di tornare ai loro nidi, sembravano
tutti riuniti a bere da una piccola fonte che sgorgava da una piccola
parete di roccia; non appena li vide si nascose, fu abbastanza veloce
e silenzioso da non farsi notare;
“ Che
fortuna! Oggi vogliono fare le ore piccole, meglio così! Credo
proprio che mi mangierò quella lepre “
Pensò
il ragazzo, nel frattempo l’animale indicato da lui mentalmente si
stava avvicinando ad un cespuglio per mangiarne le foglie.
“
Ora!!! ” E in una
sola frazione di secondo uscì da dietro l’albero usato come
riparo, si avventò sulla preda catturandola senza troppa
difficoltà.
-
Mi dispiace ma anche io ho fame -
Mormorò alla lepre, quest'ultima cercava invano di scappare dalle
mani del giovane, l’avrebbe uccisa a casa perché l’odore del
sangue spaventava a morte gli animali. Vi si era già avviato quando
uno strano rumore attirò la sua attenzione, sembrava un insieme di
suoni metallici come più corazze che si urtano fra di loro.
Successivamente delle urla, comandi impartiti ad un esercito ben
addestrato.
-
Avanti, fatevi forza, siamo quasi arrivati!!! ”
Il
giovane lasciò libera la sua preda iniziando a correre verso gli
inusuali ospiti di quel bosco. Appena arrivò gli mancò il fiato,
c’erano uomini da per tutto erano almeno un centinaio se non oltre,
alla testa del gruppo c’erano due uomini: Il primo era alto circa
un metro e novanta, capelli neri piuttosto lunghi e gli occhi
bianchi, fisico asciutto e ben allenato, viso serio e composto, si
capiva che comandava lui tutti quegli uomini. Il secondo era poco più
basso del primo, leggermente meno muscoloso, occhi e capelli dello
stesso colore, solo che quest’ultimo li portava a spazzola: avendo
così un aria molto meno seria.
“
Santissimi Spiriti! Cosa hanno in mente di fare quei due?! Che motivo
avrebbero di essere qui, se non per me! Brian, Mark, giuro che questa
volta vi dimostrerò quanto valgo! “
Il
ragazzo non aspettò che lo notassero, si parò di fronte a loro,
questi lo fissarono inizialmente con stupore, poi con odio. Non
indietreggiò di fronte a quegli sguardi, bensì li ricambiò con uno
di scherno e sfida.
“
Sei molto cambiato dall’ultima volta che ti abbiamo visto… “
Disse
Mark trattenendo la rabbia con tutta la calma che aveva in corpo.
“
Però il tuo fetido odore di selvatico non è affatto cambiato… “
Brian,il
maggiore, non perse l’occasione di provocare il fratello.
“
Tsk… Sapete solo destreggiarvi a parole? “
Freddo
e distaccato come sempre, il ragazzo, replicò facendo innervosire i
due.
“ Rilassati,
non farti dominare dalla rabbia, pensa lucidamente: non sai quale sia
il loro vero potenziale perciò, non abbassare la guardia! “
-
Che cosa c'è Alexander? Fremi forse dalla voglia di combattere? Tu
si che desideri veramente finire all'inferno! “
-
Calmati Mark! Non vedi? Non è nient'altro che un povero cucciolo
solo ed impaurito, cosa credi che possa fare? Nemmeno gli animali
selvatici lo vogliono! Ahahahah -
-
Grrr - Un
ringhio di rabbia usci dalle labbra del giovane mentre le sue
orecchie si riempivano dell'eco di quella risata.
-
Andiamo fratellino! Non arrabbiarti se non ti vuole nessuno, comunque
non preoccuparti perché presto sarà tutto finito! -
-
Ha ragione Mark! Tra poco morirai per mano dei tuoi fratelli
maggiori, dovresti essere contento!!! -
Fece
a malapena in tempo a prendere la posizione di attacco, che i due
Ancestral alzarono le braccia all'unisono ed indicarono Alexander con
l'indice destro, urlando:
-
ANDATE NOSTRI FEDELI GUERRIERI!!! -
|
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Capitolo 4 *** Battaglia ***
Battaglia
Alexander rimase
immobile all’ordine dei suoi fratelli, non indietreggiò nemmeno di
un centimetro, rimanendo in posizione; ora il rumore del metallo gli
rimbombava nelle orecchie e non riusciva a pensare ad altro se non ai
suoi nemici che avanzavano inesorabili verso di lui. I soldati
infatti cominciarono ad avvicinarsi circondandolo, si capiva
benissimo che erano stati addestrati molto duramente ed erano pronti
a tutto, persino alla morte. Stava leggermente piegato in avanti, il
braccio sinistro davanti al corpo con il palmo della mano che
guardava il terreno, il braccio destro posto nello stesso modo solo
all’indietro, era una posizione molto strana, sembrava rievocasse
un animale pronto ad attaccare la sua preda.
I suoi avversari
avevano quasi completato lo schieramento ed erano a 6 metri da lui,
un cerchio perfetto dove il ragazzo era al centro, li stava
osservando: i loro volti erano segnati da solchi e rughe profondi, i
loro occhi stanchi e in essi si potevano leggere le innumerevoli
fatiche che avevano dovuto sopportare fino a quel momento. Nonostante
questo, Alexander non capiva cosa li avesse spinti a combattere: se
la gloria, l’onore o chissà cos'altro.
“ Cosa
diavolo hanno in mente?! Perché continuano a volermi combattere?!
Maledizione, perché? Non gli basta tutto quello che mi hanno fatto
passare? Tutte le difficoltà che ho incontrato sono state solo per
causa loro, per la precisione di colui che un tempo era mio padre...
Non permetterò che vada a finire come vuole lui, ne ora ne mai!
L'ultima cosa che farò sarà proprio farmi ammazzare! “
Finirono di
sistemarsi e ognuno impugnò saldamente un arma, preparandosi al
peggio. A quel punto Brian prese un ultima volta la parola prima di
impartire un qualsiasi ordine.
-
Ascoltami attentamente Alexander, potremmo decidere di risparmiarti
se decidessi di venire con noi, nostro padre potrebbe essere
clemente, guardarti con occhi diversi se ti mostrerai pentito e
ritorni sotto il nostro comando... Infondo anche tu sei un Ancestral,
avanti riflettici: potrebbe essere vantaggioso per entrambe le parti!
-
Il ragazzo era
sveglio, non aveva avuto problemi a notare la lieve noto di scherno e
sarcasmo nella voce dell'uomo, senza farsi nemmeno sfuggire il lieve
incresparsi delle sue labbra nel pronunciare la parola “ clemente
“. Rispose senza scomporsi, tranquillamente ma con celato odio.
-
Addirittura la sua magnanimità arriverebbe a tanto?! Stento a
crederci, visto soprattutto cos'è successo l'ultima volta...
Comunque sia non sono più un Ancestral, ricordatevi che ho
rinnegato quel nome molti anni fa... -
Non lasciò nemmeno
il tempo di rispondere, con uno scatto simile a quello di un lupo si
porto di fronte ai primi tre uomini che impreparati cominciarono a
subire inerti i primi colpi: calci e pugni mirati ai punti vitali. Li
aveva messi fuori gioco, mentre i soldati restanti si riprendevano
dall'attacco a sorpresa ed iniziarono a concentrarsi sul ragazzo,
senza però apparente successo. Riusciva a schivare tutti i loro
attacchi con estrema facilità ma dopo il raid iniziale non
rispondeva più, si limitava ad aspettare una loro possibile mossa
falsa così da poterli sconfiggere con le loro stesse mani.
Un uomo che
combatteva con una katana cercò di colpirlo con un fendente così
forte che se non l'avesse evitato l'avrebbe tagliato in due,
Alexander saltò al di sopra della spada e il suo avversario si
sbilanciò perdendo l'equilibrio scoprendo così il fianco destro.
Una volta a terra ne approfittò per sferrare una gomitata alle
costole che si incrinarono sotto forza del colpo appena subito.
Gli uomini si
bloccarono come spaventati poi con rabbia ricominciarono il loro
assalto e vista la quantità dei nemici, il ragazzo decise di
contrattaccare immediatamente. Un salto mortale in avanti per
arrivare direttamente alle spalle di un soldato e spezzargli la
schiena con un calcio, intanto dalle retrovie si sentivano delle urla
e in meno di un secondo delle lance vennero scagliate contro il
ragazzo, riusci a schivarle tutte senza ricevere danno alcuno se non
qualche strappo sul suo vestiario.
“ Maledizione!
Quei bastardi stavano mirando al cuore! Altro che clemenza, mi
vogliono morto... “
Si voltò in tempo
per schivare un colpo di alabarda, estrasse il suo coltello da
caccia, schivò un altro colpo e glielo piantò prima nella spalla
destra, quella che reggeva l'arma, poi nel costato forandogli un
polmone; nei suoi occhi grigi, come il cielo che preannunciava la
pioggia imminente su quel campo di battaglia improvvisato, si poteva
leggere la determinazione di chi non si sarebbe mai arreso, nemmeno
di fronte alla morte stessa.
Per quanti ne
sconfiggesse o uccidesse c'era sempre qualcuno pronto a rimpiazzare i
posti vacanti continuando ad attaccarlo incurante del destino che
poteva attenderlo, tutto questo faceva apparire quel cerchio di
combattenti una sorta di giostra infernale . Alexander si ritrovò
di fronte l'ennesimo avversario, parò i suoi attacchi con una spada
rubata da uno dei feriti che gli si trovavano accanto, nel tempo di
un respiro gli era già spalle e lo finì sgozzandolo.
Non voleva perdere
tempo, doveva eliminare i suoi fratelli e non tutte quelle marionette
che erano ai loro comandi. Mark e Brian erano restati per tutto il
tempo dietro ai loro soldati a godersi lo spettacolo, nell’attesa
che il fratello mostrasse anche solo il minimo segno di cedimento;
non si erano limitati a guardarlo per tutto il tempo: avevano cercato
di memorizzare le sue mosse, il modo in cui combatteva ma soprattutto
cercavano il suo punto debole. Eppure sembrava non averlo, qualsiasi
avversario gli si parasse di fronte Alexander lo eliminava o lo
lasciava privo di sensi, sembrava quasi che quei soldati non fossero
abbastanza per lui e non stesse facendo sul serio. Questo mandò in
bestia i suoi fratelli maggiori che decisero di passare all’azione.
-
Fermatevi -
Un solo ordine,
pronunciato con freddezza e distacco, bastò a placare i guerrieri
rimasti.
Il giovane rimase
scioccato, fermandosi anche lui fissava il più grande senza però
abbassare la guardia.
“Perché
li avrà fatti fermare? Vorranno ritirarsi?! A giudicare
dall'espressione di Brian dev'esserci sotto qualcosa... “
Con questo pensiero
in testa saltò all’indietro con una capriola portandosi di fronte
a tutti gli avversari in modo da poterli tenere sotto controllo senza
alcuna difficoltà. I due capi si misero davanti al loro piccolo
esercito e ora guardavano il fratello con odio e disprezzo,
richiamarono tutti gli Ancestral combattenti presenti tra le
loro fila e ordinarono al resto del gruppo di tornare alla loro base.
-
Sai fratellino, non credevamo di dover arrivare a questo punto ma
cerca di capire, ci hai costretti… -
-
Alexander, Brian ha ragione, non ti permetteremo di vivere anche solo
un secondo di più. Tu non saresti nemmeno dovuto esistere, sei solo
un mostro, un abominio! -
Così dicendo si
misero in posizione d’attacco e un grido squarciò l’aria carica
di tensione
-
ISTINTO ANCESTRALE!!! -
Mark, Brian e tutti
il loro uomini cominciarono ad emettere strani versi poi a ringhiare,
si misero a quattro zampe, come se non riuscissero a stare in piedi,
la loro massa muscolare stava aumentando abbastanza visibilmente, al
posto dei denti c’erano zanne molto pronunciate, le mani si
allungarono così come le unghie andando a formare dei veri e propri
artigli, le colonne vertebrali si prolungarono creando code dalle
tonalità variopinte mentre i capelli si allungarono lievemente ed
assunsero lo stesso colore della coda.
“ Questo
è il vero potere della casata dei combattenti... Diventare dei veri
e propri lupi, possedere la loro forza, il loro senso del gruppo, la
loro resistenza e velocità, ma a quale prezzo?! Non vorrei mai
perdere la ragione, preferirei morire piuttosto che non essere più
in grado di intendere e di volere! Cedere all’istinto che accomuna
i predatori delle foreste, quello della sopravvivenza, uccidi per non
essere ucciso; Un conto è farlo se si è costretti e non per volontà
propria! “
Diventavano esseri
senza controllo, in grado di uccidere chiunque non avesse un odore a
loro gradito senza contare che in gruppo potevano diventare delle
feroci macchine da guerra.
-
Tsk! E dopo dicono che io sono un mostro, ma si sono visti?! Che
schifo, sbavano pure! -
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Capitolo 5 *** Controllo ***
Controllo
I guerrieri se ne
stavano lì, immobili, aspettando che il loro nemico si muovesse
anche solo di un millimetro per poterlo sbranare; sbavanti e
ringhianti di fronte alla loro preda, in tutto erano una ventina…
Un vero e proprio branco.
Alexander li
fissava con uno sguardo strano, un insieme di emozioni, tutte oscure
e malvagie. Tutti sentimenti provati in passato e che tutt’ora
ardevano nel suo cuore, rischiando di accecarlo e di fargli perdere
il controllo.
Sapeva cosa
rischiava a mettersi contro la casata dei combattenti Ancestral,il
suo corpo portava ancora i segni delle punizioni che subì quando era
ancora un bambino, quelle cicatrici che gli dolevano ogni volta che
ricordava il passato o che faceva un incubo su di esso.
“ Ho
giurato a me stesso che non mi sarei mai più fatto trattare in quel
modo, che non ricorderò più il significato di prigionia, le mie
mani non saranno più usate per servire gli altri, il mio corpo non
ricorderà più il significato del dolore ed i miei occhi non saranno
più costretti a vedere il buio della disperazione! “
Ripensando a tutto
ciò la rabbia e l’odio esplosero dentro di lui e con un balzo si
lanciò contro i suoi avversari ma questi, nonostante fossero ormai
delle bestie, non si fecero cogliere impreparati anzi, si separarono
all’ultimo, senza nemmeno un cenno d'intesa si erano già appostati
pronti ad attaccarlo da tutte le angolazioni.
Per evitarli, appena
atterrò, Alexander spiccò nuovamente un salto all’indietro
atterrò ai piedi di un albero, si fermò ad osservarli un secondo
prima di fare uno scatto, uno di loro lo segui e con un salto gli fu
quasi addosso, il giovane ghignò: si abbassò pronto a caricare un
montate ma all'ultimo aprì il palmo della mano destra e rivolgendolo
verso alla bocca dello stomaco gridò: -
RYOKUSEN -
Il semi lupo non
riuscì nemmeno ad avere il tempo di parare il colpo che all’impatto
i polmoni si svuotarono di tutta l'aria presente in essi, atterrò di
schiena e si udì un rumore secco come di ossa rotte, sputò sangue
ed esalò il suo ultimo respiro. Alla vista di tutto questo i
combattenti rimasti cominciarono ad assalirlo, in quel momento erano
in quattro su di lui: il primo alla sua sinistra saltò nella sua
direzione, non ebbe nessun problema a schivarlo e riuscì a ferirlo
sulla spalla con il suo coltello; si abbassò all'ultimo poiché
aveva sentito il ringhio del combattente alla sua destra prima che
questi cercasse di morderlo alla giugulare, reggendosi con le mani
gli tirò un calcio al collo, direttamente sul pomo d'Adamo, volò
per un paio di metri all'indietro finchè cadde e non si rialzò più.
Alexander rotolò su stesso rimettendosi in piedi pronto a
fronteggiare gli altri due ma questi si erano nuovamente avvicinati
ai loro compagni, raggiunti anche dal combattente ferito.
Il giovane, per
nulla dispiaciuto del suo operato, cominciò a parlare con il resto
dei combattenti anche se non era del tutto sicuro che lo capissero.
-Tsk.
Tutto qui quello che sapete fare!? Avanti se foste davvero i
discendenti dei lupi dovreste essere così veloci e silenziosi da non
riuscire ne a vedervi ne sentirvi, così forti da uccidermi con un
solo colpo, così astuti da riuscire a vincere ogni preda ed ogni
battaglia! A meno che… Il fatto che siate delle bestie senza
cervello vi impedisca di sfruttare appieno le capacità derivanti
dalla vostra natura! Se fosse veramente così , allora sappiate che
l'unico vantaggio che avete su di me e la superiorità numerica,
nulla di più!!!-
Ringhi: potenti,
forti e acuti, ma pur sempre dei ringhi, a confermare le parole di
Alexander, gli bastarono quei suoni per capire che ora doveva dare il
meglio di se poiché i suoi nemici erano veramente infuriati.
Attaccarono ancora,
cercando di morderlo e graffiarlo con i loro artigli ma i loro sforzi
sembravano vani: era troppo veloce per loro e questo gli permetteva
di schivare ogni loro attacco. Sembrava veramente invincibile ma
tutti cedono alla fatica e allo sforzo, ed il ragazzo lo sapeva bene.
“ Maledizione!
Non posso andare avanti così all'infinito: sono troppi! Devo pensare
a qualcosa e in fretta... “
Tutto accadde in un
attimo: si era appena spostato a destra per schivare un soldato che
lo aveva attaccato di fronte quando un altro, sbucando dal nulla, lo
colpì alla parte destra della schiena mentre un altro gli graffio la
gamba sinistra.
Arretrarono così da
non perderlo di vista, mostravano le zanne pronunciate come se
stessero ridendo. Nel vederlo accasciarsi al suolo, mentre l’odore
del sangue cominciava a riempire l’aria della foresta, guaiti che
sembravano risa uscivano dalle bocche di quei mostri che ora si
leccavano le zampe sporche di quel liquido scarlatto.
Il respiro di
Alexander si fece più pesante, era in ginocchio mentre rantoli di
fatica e dolore misti ad imprecazioni uscirono dalla sua bocca; i
versi ed i suoni emessi del branco di fronte a lui gli riempirono le
orecchie come se fossero echi lontani.
“ Andate
al diavolo! Bastardi, non penserete veramente di avermi messo con le
spalle al muro!? “
Con uno sforzo che
sembrò costargli molta fatica riuscì ad alzarsi, faticava a
tenersi in equilibrio ma dopo essersi bilanciato cercò con occhi
leggermente annebbiati i suoi avversari, si tolse la cappa nera come
la pece mostrando il suo vestiario che a prima vista ricordava quello
di un soldato.
Una cotta di maglia
riparava il suo busto, nonostante fosse ormai lacera a causa
dell'attacco appena subito, era tenuta ferma da due copri spalle,
gli avambracci coperti da delle bende bianche come la neve e sopra di
esse delle protezioni che finivano all’altezza del gomito,
pantaloni di pelle coprivano per metà le scarpe della stesso
materiale, fasciavano il piede fino alla caviglia e la suola era più
spessa di un quarto di pollice rispetto a quelle usate dai comuni
soldati locali, gli stinchi erano coperti da protezioni in metallo
mentre i polpacci erano anch’essi fasciati da bende: quello
sinistro presentava i recenti graffi dai quali usciva ancora del
sangue ma per un quarto della lunghezza si erano già cicatrizzati.
“ Per
fortuna posso contare su un fattore di recupero molto più veloce del
loro, non ci dovrebbe volere molto prima di riprendermi, devo almeno
riuscire ad assorbire il colpo alla schiena così da potermi muovere
quasi come prima. “
Serrò le mascelle
per resistere al dolore mentre si tolse l’armatura di anelli
intrecciati mostrando così il torso coperto da cicatrici scure, in
contrasto con la candida pelle. Segni di angherie subite in passato
per colpa di quella che sarebbe dovuta essere la sua famiglia che
invece lo aveva trattato nel peggiore dei modi, il tutto a causa di
una piccola differenza, che a tutti gli Ancestral però non andava a
genio.
Alexander squadrò
uno ad uno tutti i suoi avversari fermandosi in particolare su i suoi
fratelli, il suo sguardo non diceva nulla buono e le sue parole
confermarono quel cattivo presagio.
-Tsk!
Stupide bestie senza controllo! Vi credete i più forti solo perché
avete il potere del re della foresta?! Ma non sapete che non serve a
nulla possedere qualcosa che non si può controllare?! Finalmente ho
capito il motivo per cui mi temete così tanto: ogni essere presente
in natura teme ciò che non conosce, così anche voi non sapendo cosa
può fare qualcuno in grado di controllare il potere che a voi nega
la ragione lo temete... In sostanza avete paura che, essendo in grado
di sfruttare tutto il potere derivante dalla nostra natura, vi possa
uccidere tutti!!!-
Terminata la frase
il ragazzo si tolse le protezioni che aveva sia agli avambracci che
ai polpacci e liberò i capelli dal nastro che li imprigionava: una
cascata di capelli neri come la notte andò a coprirgli metà della
schiena e il viso.
La pioggia cominciò
silenziosamente a cadere, il giovane volse il viso al cielo come se
volesse rivolgergli una silenziosa preghiera, una sola frase bastò a
fare in modo che tutta l’attenzione fosse rivolta a lui:
– Sappiate
che giunta la vostra ora… -
Le sue parole lasciarono
indifferenti i combattenti mentre il giovane divaricava leggermente
le gambe e cercò di concentrarsi al massimo. Appena videro
l'espressione concentrata sul volto del ragazzo nei combattenti
qualcosa cominciò a cambiare, come se sapessero già cosa sarebbe
accaduto. Per istinto scattarono pronti a colpirlo quando un grido li
fece arrestare:
-Assagerete
la mia abilità innata del controllo… ISTINTO ANCESTRALE!!!-
Così come accadde
per i suoi fratelli, Alexander, cominciò a ringhiare e a piegarsi.
La massa muscolare non aumentò ma sembrò invece definirsi. Zanne
ancor più pronunciate rispetto a quelle dei guerrieri cosi come gli
artigli che presero il posto delle unghie delle mani e dei piedi, le
orecchie scomparvero e ora erano identiche a quelle di un lupo che,
come la coda, avevano un colore argenteo.
Diversamente dai
suoi avversari si tirò in piedi, i capelli gli coprivano il viso
senza però impedire al suo sguardo di trovare le sue prede. Assunse
la posizione d’attacco e mentre i suoi avversari lo osservavano
quasi fossero allibiti, ne approfittò per scagliarsi su di essi.
Quest’ultimi colti alla sprovvista cercarono di fuggire, senza però
alcun risultato.
I suoi artigli erano
più affilati dell’acciaio, con essi colpi un combattente alla
schiena penetrandogli la carne, un altro cercò di colpirlo alle
spalle ma captò il movimento e girandosi di scatto, gli trapassò il
petto strappandogli il cuore.
Alexander non capì
perché si stava comportando in quel modo, non aveva perso il
controllo, non avrebbe potuto perderlo neanche volendo, forse stava
solo dando sfogo ad una piccola parte di tutti i sentimenti che
giacevano in fondo al suo animo e nel farlo provava un immensa
soddisfazione.
Mentre pensava
questo altri cinque lo circondarono per azzannarlo con le loro fauci…
-
Non potevate commettere errore più stupido… RAISEN!!! -
Dicendo questo roteò
su stesso ad una velocità incredibile travolgendo così i suoi
avversarsi che finirono contro gli alberi esalando il loro ultimo
respiro. Erano rimasti in undici e sapeva benissimo chi gli avrebbe
dato la soddisfazione più grande quando gli avrebbe uccisi…
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Capitolo 6 *** Buio ***
Buio
I nove guerrieri
rimasti si disposero a cerchio attorno a Mark e a Brian
cercando di creare una specie di barriera tra loro e Alexander. Lui
si limitò a fissarli senza pronunciare alcun suono, soltanto un
pensiero attraversò la sua mente.
“ Una
formazione difensiva?! Che diavolo hanno intenzione di fare, meglio
non abbassare la guardia...“
La cosa lo lasciò
molto perplesso, quando i combattenti risvegliano il proprio istinto
questi sacrificano la ragione in cambio della forza, della velocità,
della resistenza di un lupo allora perché cercano di difendersi l’un
l’altro? Era forse il senso del branco o della famiglia che si
incarna dentro di loro?
Non riusciva a
trovare una risposta e questo fece infuriare ancora di più il
ragazzo perché nemmeno quando era bambino avevano dimostrato quel
tipo di amore con lui, erano sempre impegnati con gli allenamenti,
con riunioni dei clan, persino sua madre dedicava più tempo ai
fratelli invece di preoccuparsi di lui.
Ricordando tutto
questo, Alexander, sentì un immensa rabbia bruciare dentro di lui,
come se una parte di se rimasta sopita per molto tempo ora fosse
tornata a vedere la luce, quella parte che da sempre cercava
vendetta. Balzò in avanti pronto ad attaccarli frontalmente ma
all’ultimo istante questi si separano mandando a vuoto l’attacco
del giovane, questi non si fece impressionare, con incredibile
velocità riacquistò l'equilibrio e riusci a colpirne uno al fianco
con i suoi artigli; arretrò nuovamente così da non perderli di
vista.
Guaiti di dolore
riempivano l’aria, la pioggia cadeva incessantemente sul campo di
battaglia facendo appiccicare i capelli del ragazzo sul viso e
lavando via il sangue dalle sue mani. Non fece un passo, aspettò che
fossero i suoi avversari ad attaccarlo, come a voler dimostrare la
sua superiorità nei loro confronti. Questi ripresero la loro
posizione di difesa comunicando al loro compagno ferito di rimanere
fuori dalla formazione, vedendo che non si muoveva si
scagliarono su di lui però furono troppo lenti poiché con uno
slancio li evitò senza alcuna difficoltà dirigendosi invece verso
il soldato rimasto in disparte, ponendo fine alla sua vita.
“Ora
ne mancano otto e dopo sarà il turno di Mark e Brian!”
Pensando questo
Alexander riprese la sua posizione, proprio in quel momento però i
suoi fratelli si misero davanti al branco e gli altri guerrieri si
disponevano dietro di loro andando a formare una sorta di V.
“Una
nuova formazione d’attacco… Interessante… Vedremo fin dove
sarete in grado di arrivare!!!”
I due comandanti si
fecero avanti insieme a al resto dei guerrieri, ora usavano una nuova
strategia, attaccavano e fuggivano di continuo impedendo così ad
Alexander di mettere a segno un solo colpo. Intanto lui si limitava a
schivare tutti gli attacchi avversari anche se questi erano scagliati
a gran velocità.
Uno dei guerrieri
spiccò un salto e l’attaccò di fronte, il ragazzo lo schivò con
una capriola all’indietro e appena atterrò sentì uno di loro
cercare di colpirlo alle spalle, si abbassò di colpo e flettendosi
sulle ginocchia caricò il colpo con la quale lo uccise,
trapassandogli il petto con i suoi artigli più affilati
dell'acciaio.
Incuranti del loro
compagno, i combattenti tornarono all'attacco con rinnovata violenza,
la loro furia sembrava implacabile volevano la testa del loro
avversario e non si sarebbero fatti scrupoli per ottenerla; dal canto
suo Alexander non demordeva, anzi più i suoi avversari facevano
resistenza più la rabbia e l'odio crescevano dentro di lui
donandogli un forza senza pari.
Scatenava la furia
dei suoi sentimenti in maniera sorprendente ma nemmeno quella bastò
a difenderlo da un attacco a sorpresa infertogli da Mark, fu colpito
al fianco destro ruzzolando per quasi quattro metri.
Ora era a terra
gemeva di dolore e di rabbia, il primo per il colpo subito e la
seconda per la sua stessa distrazione, cercò di rimettersi in
posizione eretta ma non ci riuscì; la ferita era abbastanza
profonda, probabilmente gli si erano rotte tre costole o più.
Chiuse gli occhi
cercando di calmare il proprio cuore che batteva all'impazzata ed il
respiro mozzato, intanto rifletteva sul da farsi. Passò meno di un
minuto ed il viso del ragazzo parve rasserenarsi, non sembrava per
nulla turbato, osservò bene la ferita che gli ricopriva la parte
finale del fianco dove le ultime costole proteggevano la gabbia
toracica, attraverso i cinque tagli provocati dagli artigli del
fratello vide la propria carne pulsare mentre gli estremi
cominciavano a cicatrizzarsi anche se molto più lentamente rispetto
alle precedenti ferite.
“ Per
fortuna che il mio potere mi garantisce una guarigione più rapida
rispetto ai normali esseri umani anche se comunque troppo lenta per
poter proseguire senza problemi un combattimento di questo livello...
“
Per nulla intimorito
dai nuovi ringhi che stavano lanciando i soldati ritornò a
concentrarsi su di loro, si rialzò e riprese la posizione d’attacco
deciso più che mai a porre fine a quello scontro.
“Maledizione
devo farla finita! Anche perché non reggerò a lungo… Credo che
sia finalmente giunto il momento di utilizzare quella tecnica…”
Con questo pensiero
in testa Alexander gridò:
-
Preparatevi perché è giunta la vostra ora!!! Danza degli Artigli
Demoniaci! –
Dopo aver
pronunciato l’ultima parola si scagliò contro i suoi nemici ad una
tale velocità che per un secondo sembrava essere scomparso,
ricomparve davanti a tre guerrieri e con altrettanti colpi li uccise
sgozzandoli macchiando così di sangue caldo non solo l’erba della
radura in cui combattevano, anche il suo volto e il suo torace.
I quattro
combattenti, così come i suoi fratelli, rimasero impietriti di
fronte a quell’elevata dimostrazione di abilità, talmente scossi
da non accorgersi che il ragazzo stava già di fronte a loro pronto a
dilaniarli. Il primo si girò cercando di attaccarlo si espose
divenendo però vulnerabile, non fece in tempo ad azzannarlo con le
sue fauci che un colpo di inaudita potenza si scagliò su di lui
squartandogli il costato; un altro cercò invece di fuggire, se ne
accorse subito e dopo nemmeno un paio di metri andò a sbattere
contro il tronco di albero a causa dell'attacco appena ricevuto,
rivelando così la schiena lacerata dove una fila di candide ossa
andavano via via macchiandosi di un rosso scuro.
Il terzo invece
aveva tentato di sfuggirgli superandolo di lato ma un sibilo, simile
a quello di mille spade, gli perforò i timpani rendendolo una facile
preda per Alexander che con i suoi artigli lacerò il petto e la
pancia facendone fuoriuscire le interiora ormai ridotte in poltiglia.
Quel suono era prodotto dai capelli del giovane che frustavano l’aria
e dagli artigli che, data l’alta velocità, premevano su di essa.
Intanto Mark e
Brian, seguiti dall'ultimo guerriero si erano già inoltrati
nel folto della foresta sperando di riuscire a sfuggire a quella
furia argentea ma fu inutile. Non fecero in tempo a muovere un solo
passo che un ombra proveniente dal lato di un pioppo ferì il
combattente prima una volta e poi di seguito altri mille colpi,
sembrava che ci fosse un esercito a scagliare proiettili su quel
malcapitato e non un solo ragazzo.
Morì dissanguato a
causa delle troppe ferite , mentre i due generali continuavano a
guardarsi intorno spaesati cercando di prevenire il prossimo punto da
cui l’ombra potesse scagliare l’attacco, ogni tentativo era
inutile: la scarsa visibilità rendeva gli occhi del tutto inutili,
il vento che soffiava copriva i passi del giovane mentre la pioggia
cancellava il suo odore.
Comparve davanti a
loro gridando:
-
RAISEN! –
All’ultimo i due
fratelli incrociarono le braccia e fu solo grazie alle protezione che
indossavano sugli avambracci che riuscirono a parare il colpo senza
che le braccia fossero ridotte in brandelli. Proprio quando il
giovane fece per saltare di nuovo su un albero colsero al volo
quell’occasione e vi si scagliarono contro.
Non gli diedero
nemmeno il tempo di pensare ad una possibile contro misura che
l’avevano già colpito alla bocca dello stomaco mozzandogli il
fiato, dopo di che cominciarono a graffiarlo e a morderlo su tutto il
corpo finché non divenne completamente rosso a causa di tutto il
sangue perduto. A quel punto ritornarono normali e lo guardarono
mentre, a fatica, cercava di rialzarsi e ringhiava contro di loro.
Si guardarono e con
un muto assenso si voltarono dandogli le spalle, poi però si
girarono nuovamente e guardandolo negli occhi dissero
contemporaneamente:
-
Oggi ci hai dato dimostrazione della tua forza, non solo hai
sconfitto e ucciso tutti i nostri combattenti ma sei persino stato in
grado di metterci in difficoltà… Complimenti! Non credevamo che
fossi capace di questo, ci hai veramente colpiti, per questa volta ti
lasceremo andare ma sappi che non ti andrà sempre bene, un giorno
dovrai fare i conti con tutto il casato degli Ancestral e allora
dovrai vedertela non solo con noi ma anche con nostro padre. Ti
consigliamo di allenarti se vuoi arrivare vivo per quell’incontro
altrimenti malediremo il giorno in cui abbiamo deciso di lasciarti in
vita. Addio Alexander, ricordati che la prossima volta non sarai così
fortunato... –
Così dicendo se ne
andarono, sparendo poco dopo nel fitto della foresta, il ragazzo li
guardò avviarsi verso un sentiero nascosto dove nemmeno i suoi occhi
di lupo potevano arrivare, si lasciò cadere sulle ginocchia e guardò
la terra sotto di se intrisa del suo stesso sangue poi cominciò a
tempestare di pugni il terreno reso morbido dalla pioggia che ancora
cadeva instancabile.
Urlava e imprecava
contro di loro perché non lo avevano ucciso quel giorno poi le forze
lo abbandonano, senti una voce, era così vicina eppure per lui
sembrava solo un eco lontano: qualcuno stava chiamando il suo nome…
Ma chi? Cadde sul terriccio con tonfo sordo e li il buio.
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Capitolo 7 *** Risveglio ***
Risveglio
“ Ora dovrai affrontare una
prova, l’abbiamo svolta tutti
prima di te… Serve per capire se sei un vero Ancestral
Combattente. Dovrai
attraversare il bosco ed arrivare in cima al Monte Kaze, una volta
arrivato lì
prendere la pietra sacra che ha lo stesso colore della Luna; non
preoccuparti
perché sarà l’istinto a guidarti. Ora
và… “
Un bambino di cinque anni con capelli
neri raccolti in una
piccola coda si addentrò nella foresta che aveva di fronte,
subito si ritrovò
immerso nell’oscurità causata dalle fronde dei
grossi alberi che lo
circondavano. Cominciò a camminare percorrendo un sentiero
piuttosto battuto,
più avanzava e più le tenebre diventavano fitte,
si sentiva solo il frusciare
del vento fra le foglie e il verso di qualche animale selvatico.
Il piccolo si chiese come potessero
far fare ad un bambino
una prova così difficile e pericolosa, eppure non si perse
d’animo penso invece
che fosse per il bene della casata, dopo questo pensiero strinse i
denti e
cominciò a correre finché non arrivò
alla cima della montagna. Era
arrivato, ora doveva solo trovare la
pietra, provò dappertutto ma non trovò nulla;
allora ripensò alle parole del
padre:
“ … Non
preoccuparti, sarà l’istinto a guidarti...
”
Si chiese cosa potesse significare
quella frase, non
riusciva proprio a venirne a capo ma in quel momento sentì
un ululato e
girandosi vide un lupo saltare dall’altura che faceva da
picco alla montagna e
porsi dinanzi a lui ringhiando. Il ragazzino indietreggiò
spaventato ma si
riprese subito, gli si mise di fronte ed estrasse un coltello da
caccia, regalo
di sua madre e della sua sorellina, e sfidò il lupo con lo
sguardo.
Erano ormai cinque minuti che si
fissavano senza muovere un
muscolo, entrambi aspettavano la prima mossa da parte
dell’avversario, sembrava
che dovessero fissarsi in eterno ma la bestia, di scatto,
balzò addosso al
bambino cercando di azzannarlo alla gola. Il piccolo riuscì
a schivarlo
all’ultimo istante rotolando di lato, fece appena in tempo a
rimettersi in
piedi che gli fu subito addosso in una serie continua di attacchi
mortali; fu
in quel momento che prese il coltello da caccia, parò un
ultimo assalto prima
che la belva lo azzannasse e nella sua bocca vide che uno dei canini
sembrava
diverso, più liscio e splendente dei soliti denti
così capì che doveva
trattarsi della pietra che stava cercando.
Purtroppo appena realizzò
quel pensiero il lupo lo caricò
per cercare di porre fine allo scontro, questi lo centrò in
pieno facendogli
scivolare il coltello di mano e mandandolo sull’orlo del
dirupo che costeggiava
la vetta della montagna. Era senza forze, non aveva energie nemmeno per
riflette su quale fosse la sua sorte.
“ Oh mio Dio... Sono morto,
non ho alcuna possibilità contro
di lui, è troppo forte! Sapevo che avrei dovuto a mio padre
di rimandare la
prova, non ero pronto... Non sono pronto, sono solo un bambino!!!
“
Vide la bestia che, con le fauci
spalancate, si dirigeva
verso di lui per mordergli il collo, in quel momento chiuse gli occhi e
vide il
volto dei suoi genitori, dei suoi fratelli maggiori: Mark e Brian, le
sue
sorelline: Sara e Caitlyn, tutti sorridevano e riponevano le loro
speranze in
lui.
Li riaprì di scatto
alzandosi pronunciando queste parole:
“ No... Io non posso
arrendermi... Non voglio arrendermi...
ISTINTO ANCESTRALE!!! “
Una fortissima luce argentea
brillò, talmente abbagliante
che persino la belva si fermò e dovette coprirsi gli occhi
con le zampe
anteriori. Il bambino si piegò su se stesso cominciando a
ringhiare mentre sul
suo corpo comparivano degli strani simboli che avevano lo stesso colore
della
notte senza stelle, le unghie e i denti si allungarono diventando
artigli e
zanne quasi uguali a quelle del suo avversario, le orecchie si
spostarono in
alto allargandosi e allungandosi ricoperte però da un
sottile strato di peli
argentei come quelli della coda che gli stava spuntando e che, premendo
per
uscire, bucò i pantaloni e cominciò a fendere
l’aria lentamente con la folta
peluria.
Il piccolo si rialzò e
perse qualche istante a osservare le
sue nuove sembianze dopodiché
assunse la
sua solita posizione di battaglia e sfidò il suo avversario
con lo
sguardo,quest’ultimo appena ripresosi cominciò a
ringhiare e contemporaneamente
al bambino scattò in avanti nel suo ultimo assalto.
Il combattimento consisteva ormai in
una serie infinita di
scatti e parate da parte dei due combattenti, un bambino e una bestia,
ma ora
il primo molto più simile al secondo. Nel fare una capriola
all’indietro per
schivare le zanne del suo avversario il piccolo si sbilanciò
e proprio quando vide
le zanne del lupo contro la sua gola usò i suoi nuovi
artigli per strangolarlo,
dopo quelli che parvero minuti la bestia smise di muoversi e cadde al
suolo con
un tonfo sordo, privo di vita.
Aprì le fauci del lupo,
tolse la pietra sacra ammirandola
con occhi rapiti, riprese il suo coltello e cominciò a
scuoiare la bestia come
gli aveva insegnato suo padre, mise a seccare la pelle legandola a dei
rami di
legno che aveva recuperato nel bosco, dopodiché
andò a caccia.
Il sole stava ormai tramontando
quando la figura di un
bambino cominciò ad apparire sul sentiero che conduceva alla
dimora della
casata dei combattenti Ancestral, tutta la sua famiglia era in piedi di
fronte
alla porta ad attenderlo ma i visi degli adulti si oscurarono quando
videro la
scena che si presentò loro dinanzi agli occhi: Alexander in
piedi di fronte a
loro, nella mano sinistra reggeva il suo il coltello, nella destra la
pietra e
sulla sua schiena era posata la pelle del suo avversario.
“ Guarda padre ho
recuperato la pietra ed ho persino
riportato la pelle del lupo con cui ho combattuto! Ho superato la prova
vero?
Non siete orgoglioso di me? ” Chiese con innocenza il bambino
eppure non sapeva
che proprio quel giorno sarebbero iniziati tutti i suoi guai.
Suo padre si mosse lentamente verso
di lui, gli si parò di
fronte e gli mollò un pugno sullo zigomo destro
tagliandoglielo, poi prese la pelle
e la esaminò.
“
Com’è possibile?! Questa pelle è
perfetta,nessun segno di
tagli o di sangue? Come hai fatto?! Senza contare che per noi i lupi
sono
animali sacri come hai osato scuoiarne uno eh?! Ora fammi vedere come
hai fatto
ad eliminarlo ed in seguito deciderò la tua punizione...
”
“ Padre io... Io mi sono
trasformato e poi l’ho
strangolato... “
“ Trasformato?! E in cosa
scusa? “
“ Così...
“
Allora Alexander ripensò
al momento prima di trasformarsi,
sentì tutto quel mare di emozioni scorrere in lui e un
istante dopo si
trasformò in quello che sembrava il cucciolo di un demone
lupo. Allora da tutti
i presenti si levò un semi grido strozzato poi dal ringhio
del capo casata che
cominciò a fissare suo figlio con odio puro.
“ Non è
possibile... Non ci posso credere allora sei tu...
Allora sei tu il discendente dei lupi di cui parla la profezia... Se le
cose
stanno così dunque non ce molto che si possa fare...
“
Così dicendo
sferrò un pugno alla bocca dello stomaco del
piccolo, una volta a terra lo fece sdraiare sulla schiena e con lo
stesso
coltello del bimbo cominciò ad incidere un simbolo poco
sopra l’osso sacro, era
un cerchio perfetto che conteneva una A rovesciata e sbarra da tre
righe
diagonali per parte.
“ Perfetto... Sei stato
marchiato con il simbolo dei rinnegati,
ora non appartieni più alla famiglia Ancestral, sarai dato
come schiavo ad una
delle famiglie che ci servono fedelmente da anni... Considerati
fortunato ad
essere ancora in vita mostro ripugnante e non osare rivolgerci mai
più la
parola o farti vedere da noi... “
Così dicendo se ne
andò lanciando al piccolo Alexender uno
sguardo pieno di vergogna al quale seguirono quello di tutti i suoi
famigliari
e di tutti gli Ancestral appartenenti alla sua stessa casata, venne poi
strattonato da un uomo con il viso duro e gli occhi taglienti come lame
che gli
rivolse queste parole:
“
Vieni mostro, sarai
punito per ciò che sei... “ lo portò al
tronco di un albero dove gli legò i
polsi e cominciò a frustarlo e più il bambino
piangeva, si dimenava e urlava
più questi aumentava il numero delle frustate e la loro
forza”
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH”
Un ragazzo sui diciotto anni si
svegliò in un posto a lui sconosciuto
e vedendo intorno a sé solo il buio cominciò a
chiamare l’unico nome che gli
veniva istintivo e familiare:
“ Ashley! Dove sei Ashley!?
“
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Capitolo 8 *** Orgoglio ***
Orgoglio
“ Ashley!!! Ashley!!! Dove
sei? Ti prego rispondimi!!! ”
Continuava a gridare Alexander senza
però ottenere risposta,
per quanto si sforzasse di aprire gli occhi il suo mondo restava fatto
di
oscurità e ombre senza riuscire a vedere nulla,
però poteva comunque sentire
gli odori e i suoni che riempivano l’aria intorno a lui.
Sentiva il frusciare
delle foglie mosse dal vento che proveniva da fuori, ci doveva essere
un
finestra in parte al letto su cui era seduto poiché sentiva
quel vento
accarezzargli dolcemente il volto, percepiva anche l’odore
dei fiori mischiarsi
con quello della stanza: odore di legno stagionato da chissà
quanti anni,
quello dell’acqua che doveva trovarsi in un catino di fianco
alla finestra,
quella particolare essenza di pesca che aveva sentito solo su Ashley ed
infine
l’odore del suo sangue sul letto,sul pavimento della stanza e
su di lui.
Sentì dei passi
avvicinarsi alla porta, subito scattò in
piedi, facendo attenzione a non scivolare, prendendo la posizione di
combattimento. Questa si aprì e un odore in lontananza
simile a quello di
Ashley entrò nella stanza.
“Vedo che riesci a stare in
piedi senza problemi, il tuo fattore
rigenerante è molto potente Alexander...”
La voce era quella di una donna di
mezza età,ma non l’aveva
mai sentita quindi il ragazzo non le poté associare nessun
volto.
“Chi sei e cosa vuoi da
me?! Dove mi trovo e perché non ci
vedo?!”
“Cavolo quante domande che
fai! Innanzitutto mi chiamo Meron
e sono la nonna di colei che stavi chiamando poco fa, secondo sono io
che ti ho
curato insieme a mia nipote quindi mi aspetterei un minimo di
gratitudine,
terzo sei in casa mia e quarto non ci vedi perché ti abbiamo
messo una benda
sugli occhi per precauzione.”
“Quindi sei anche tu un
Ancestral... Aspetta hai detto che
siamo a casa tua, questo vuol dire che...”
Detto questo Alexander fece per
togliersi la benda dagli
occhi ma Meron lo bloccò.
“Hei calmati,so cosa stai
pensando ma no! Non siamo nel maniero
degli Ancestral, stai tranquillo e rilassati adesso ti tolgo le
bende.”
Così dicendo la signora lo
fece sedere sul letto e
delicatamente cominciò a sfilargli le fasce di cotone,
dapprima la luce filtra
debole e pallida poi sempre intensa e abbagliante.
“Ecco fatto, aprili
delicatamente mi raccomando”
Il ragazzo fece come disse e
lentamente aprì gli occhi,
constatando che la sua vista non aveva avuto danni, in seguito
cominciò ad
esaminare tutto il suo corpo scoprendo che era già quasi del
tutto guarito.
Solo una cosa non gli tornava...
“Come mai i miei capelli
sono così corti?!”
“Semplice gli abbiamo
tagliati per riuscire a curarti senza
problemi, guarda che così sono ancora lunghi senza contare
che è stata Ashley a
pensare ad un taglio che ti stesse bene e che nascondesse i tuoi
occhi.”
“Quindi è stata
lei... Capisco! Ma adesso dov’è?”
“E’ andata a
sistemare delle faccende in sospeso con gli
inseguitori, tranquillo sarà qui fra poco.”
Alexander pareva pensieroso e poi si
ricordò di una cosa
molto importante.
“Scusi Meron dove avete
messo la mia armatura?”
“Non essere così
formale, comunque Ashley non è riuscita a
trovarla per via della tempesta che aveva colto la foresta quattro
giorni fa,
mi dispiace figliolo.”
“Quattro giorni fa ha
detto!? Ho dormito così tanto?”
“Si, non ti avrebbero
svegliato neppure le cannonate!”
Allora sentirono il rumore della
porta d’ingresso aprirsi ed
una voce melodiosa parlò:
“Ciao nonna sono a casa!!!
Come sta Alex non si è ancora
svegliato?”
Meron uscì dalla stanza e
andò in soggiorno per accogliere
la nipote mentre Alexander fu lasciato in quella stanza con un
espressione di
gioia e curiosità, non vedeva l’ora di rivedere
quella ragazza, così si alzò di
scatto dal letto ed uscì anche lui raggiungendo la padrona
di casa al piano di
sotto.
“Alex...”
Questa fu l’unica parola
che la fanciulla riuscì a
pronunciare prima di correre nella sua direzione ed abbracciarlo.
“Ciao Ashley,ahio mi stai
facendo male!”
Rispose lui con un sorriso, eppure
c’era un ombra che
oscurava i suoi occhi, lei se ne accorse e disse subito:
“Oh scusa! Comunque sia, ti
ricordi la prima volta che ci
siamo incontrati?! Ti avevo detto che avrei avuto delle informazioni da
darti.
Ora vieni con me che ti racconto tutto!”
Senza proferire parola lui la segui
in giardino dove, all’ombra
di una possente quercia, la ragazza si andò a sedere e
cominciò a parlare:
“ Innanzitutto ti informo
che non sono più una inseguitrice,
quindi non sono più in contatto con nessuna famiglia
Ancestral, poi volevo
dirti che in questi giorni sono venuta a conoscenza di quella che
sembrerebbe
essere una seconda della profezia che i miei familiari stanno
traducendo nelle
fondamenta del maniero degli Ancestral. Il fatto è che
sembra connessa a questa
tua abilità innata del controllo, il problema è:
in che modo ti riguarda?”
“Davvero esiste una seconda
parte? Bhe, non so in che modo
possa avere a che fare con me ì, mi fa saltare i nervi il
fatto che per saperne
qualcosa dovrei andare
direttamente
incontro alla morte... Comunque sia mi fa piacere che ti sia fatta in
quattro
per aiutarmi!” Rispose il ragazzo
“Oh figurati, è
stato un piacere! Comunque mi chiedo come
abbiano fatto a sconfiggerti nonostante la tua abilità
innata, le tue tecniche
di combattimento e il fatto che indossassi la tua armatura!? Davvero,
non
riesco a spiegarmelo e poi scusami se non sono riuscita a
recuperarla...
Perdonami!”
“Non preoccuparti,non era
poi così importante, fatto sta che
la maggioranza numerica ha giocato a loro vantaggio però non
solo quella, loro
sapevano quasi tutto di me mentre io di loro sono sempre stato allo
scuro tranne
sulle informazioni che mi hai riferito tu stessa. Inoltre credo che
loro
fossero molto più allenati di me dato che avevano
più tempo per farlo, poiché loro
non erano costretti a scappare ogni giorno in un luogo diverso per non
essere
trovati, mentre io si! Ed è proprio questo che mi manda in
bestia, il fatto che
loro mi sottovalutino però da adesso comincerò ad
allenarmi e farò vedere loro
chi sono in realtà, mostrerò loro il vero
orgoglio di un lupo!!!”
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Capitolo 9 *** Abiltà ***
Abilità
“Che tipo di allenamento
intendi fare Alex?!”
“Semplice, non
farò come loro che allenandosi ingrossavano i
loro muscoli credendo così di essere più forti,
ovviamente allenerò anch’io la
mia forza però il mio pregio è la
velocità, inoltre sento che posso potenziare
la mia abilità innata, non so il perché ma sento
che è così...”
“Potenziarla e come
scusa?”
“E’ proprio
questo il problema, non so come fare... Comunque
non è impossibile, a quello penserò dopo,mi
riposerò per un paio di giorni
finché non guarirò del tutto ed intanto
cercherò un Ancestral armaiolo in grado
di costruirmi un armatura più resistente di quella di
prima...”
“Lo sai che quella degli
armaioli è una casata che è andata
in rovina quasi 350 anni fa dopo che forgiarono una spada chiamata La
Lama
dell’Incubo?!”
“Lama
dell’Incubo? E che cos’è?”
“E’ una katana con
delle abilità molto particolari, si dice che possa essere
impugnata solo da chi
possiede un cuore colmo di oscurità però colui
che la impugna dovrà avere anche
un barlume di luce nel proprio cuore altrimenti verrà
soggiogato dalla spada
perdendo la ragione per sempre... Quella spada fu vinta da noi filosofi
agli
armaioli durante una delle prime guerre fra casate avvenuta ormai
più di 300
anni fa...”
“Incredibile, sai per caso
dove si trova ora questa spada?”
“Perché ti
interessa?! Non vorrai utilizzarla spero...”
“Con gli allenamenti, la
Lama dell’Incubo ed una nuova
armatura riuscirei a sconfiggere gli Ancestral combattenti senza
problemi,
potrei persino affrontare colui che un tempo era mio padre...”
“E’ troppo
rischioso Alex, non sei sicuro che riusciresti ad
impugnarla senza farti controllare!!!”
“Ashley ha ragione,
però io ho fiducia in te Alexander!”
Senza nemmeno fare un rumore Meron
era arrivata accanto ai
due ragazzi e facendo un cenno ai due gli chiese di seguirla dentro
casa, una
volta lì cominciarono a scendere una scala stretta e buia,
continuarono così
per almeno due piani sotto terra finché arrivarono di fronte
ad una porta di
ferro sprangata. Lì la donna porse la torcia a sua nipote e
cominciò a levare i
vari lucchetti finché questa si aprì con un forte
cigolio.
L’aria nella stanza era
viziata, quasi irrespirabile, Ashley
con la torcia accese quelle che si trovavano sui muri,
finché si riuscì a
vedere normalmente. Sul fondo della stanza, su di una specie di altare
si
trovava un piedistallo a due braccia che sorreggevano un fodero nero
nel quale
era contenuta una katana dall’elsa dello stesso colore.
“Vai pure avanti Alexander,
sono sicura che non avrai
problemi ad impugnare la Lama dell’Incubo...”
Così disse Meron prima di
appoggiare una mano sulla spalla
del giovane per incitarlo ad andare avanti.
Non se lo fece ripetere due volte, il
ragazzo cominciò ad
avanzare lentamente verso l’altare, mancavano due passi per
prendere la spada
ma all’improvviso si bloccò. Nell’aria
si sentiva una strano suono, prima
confuso, poi sempre più chiaro: era una litania,delicata ma
profonda allo
stesso tempo, dolcemente arrivava alle orecchie di Alexander
accarezzandole ed
incitandolo ad afferrare la spada.
Così fece, nello stesso
istante in cui impugnò l’elsa un
vortice innaturale di energia bluastra cominciò a vorticare
intorno a lui,
rendendolo temporaneamente invisibile agli occhi delle due sole
spettatrici di
quello strano fenomeno. Quando tutto fini ciò che comparve
dinanzi a loro le
lasciò a bocca aperta.
In piedi c’era
Alexander,senza più nessuna fasciatura sul
corpo, completamente guarito, il simbolo dei rinnegati sulla schiena ed
un
tribale mai visto prima faceva bella mostra di sé al centro
del suo petto, un
cuore nero stilizzato che sembrava fatto
di spine, simbolo della sua luce e della sua oscurità. La
cosa le stupì di più
però, fu vedere il ragazzo completamente trasformato come se
avesse usato la
sua abilità innata, però con artigli e zanne meno
pronunciate del solito.
"Quando hai attivato la tua
abilità Alexander?!"
Fu Meron a parlare.
"Eh?" Chiese il ragazzo confuso.
Allora decise di specchiarsi in una
pozza di umidità
creatasi poco distante dall'altare su cui si trovava prima la spada,
non appena
vide il suo riflesso fece uno scatto all'indietro per poi riavvicinarsi
nuovamente di fronte a quello specchio improvvisato.
"Incredibile... E così
è questo il potere oscuro della
Lama dell'Incubo, risveglia la vera natura di chi la impugna!"
"Sembra che sia io che mia nonna
abbiamo fatto bene a
riporre la nostra fiducia in te... Anche se, in verità, ero
un po' preoccupata..."
Alexander si voltò verso
Ashley e con ghigno malizioso
dipinto sul volto le disse:
"E così eri preoccupata
per me?!"
"Cosa?! Io non ero affatto
preoccupata per te! Più che
altro pensavo che saresti rimasto ferito dal vortice o posseduto dalla
spada..."
"In sostanza eri preoccupata per me!
Ammettilo!!!"
Disse il giovane con un sorriso in volto.
"Umph... Ora che hai ottenuto la tua
katana andiamo a
cercare un Ancestral Armaiolo, lo possiamo riconoscere
perché rispetto agli
altri sono un po' più bassi, tozzi e molto muscolosi."
Così dicendo si incammino
verso l'uscita della stanza,
Alexander la segui però si fermò sul ciglio e
voltandosi verso Meron disse:
"Volevo ringraziarla Meron per avermi
permesso di
prendere un cimelio della vostra casata... So quanto siano importanti
le
reliquie..."
"Non preoccuparti, nessun Filosofo
come noi diverrà mai
un guerriero, perciò non preoccuparti, anzi sono felice di
sapere che ti
aiuterà a diventare più forte così da
poter sistemare le cose una volta per
tutte!"
"Grazie di cuore, davvero! A
proposito lei non
viene?!"
"No, starò qui ancora un
po', piuttosto se non ti
sbrighi perderai di vista mia nipote!"
"Non si preoccupi, anche se la
perdessi di vista la
troverei seguendo il suo odore! Ci vediamo più tardi!"
Così dicendo si
voltò e cominciò a correre per le scale,
raggiungendo Ashley e cominciando a camminare con lei, verso un cielo
volgente
al crepuscolo, in testa un solo pensiero.
"Anche volendo sarebbe impossibile
non vedere una
ragazza bella come lei, con un profumo così dolce ed intenso
da annebbiare
tutti i sensi, diventerò più forte,
sconfiggerò tutti coloro che si metteranno
fra me ed il mio cammino, finché un giorno
riuscirò a stare con te senza
dovermi preoccupare di nulla e finalmente potrò dichiararti
i miei sentimenti..."
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Capitolo 10 *** Avviso ***
Volevo avvisare tutti coloro che
seguono, o meglio, seguivano, leggono o hanno dato anche solo una
sbirciata ad “Ancetral” di una cosa. Ci tenevo a scusarmi per lo
scostante aggiornamento, addirittura interrotto, della mia storia,
dovuto a molti cambiamenti non solo a livello di impegni o
quant'altro, più che altro a livello emotivo.
Ci sono molte cose che prima mi
andavano ben e adesso non più, questo non vuol dire che mollerò la
storia, bensì che ho intenzione di rivederla, modificarla senza però
intaccare quella che è la struttura principale.
Spero di non peggiorare le cose ma di
migliorarle.
A presto, Gianluca.
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