Ancestral

di Giangie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio ***
Capitolo 2: *** L'incontro ***
Capitolo 3: *** La Profezia ***
Capitolo 4: *** Battaglia ***
Capitolo 5: *** Controllo ***
Capitolo 6: *** Buio ***
Capitolo 7: *** Risveglio ***
Capitolo 8: *** Orgoglio ***
Capitolo 9: *** Abiltà ***
Capitolo 10: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Preludio ***


Ancestral


Preludio


1000 anni or sono il mondo fu devastato da una guerra senza precedenti, gli eserciti dei vari regni esistenti si affrontavano in una lotta per il potere che ogni giorno contava centinaia di vite.

L'esercito del regno di Sote: i potenti alchimisti e scienziati dell'est, sfoderavano con intelligenza e strategia la propria scienza e tecnologia. Nonostante si trovasse di fronte a tutto questo, il regno di Myria: che vantava i migliori maghi del sud, resisteva imponente poiché alleato con i saggi maestri e cavalieri di Oxten, regno dell'ovest.


L'unico che avrebbe potuto ribaltare le sorti della guerra che ormai infuriava da un secolo era il regno di Yume, culla della più grande civiltà conosciuta: gli Ancestral.

Questo popolo discendeva dalla stirpe dei nomadi delle foreste del nord, si diceva che avessero ricevuto in dono dagli spiriti le abilità e le caratteristiche degli animali delle foreste nelle quali vivevano. Però il Regno si asteneva dal prender parte alla guerra poiché non ancora in grado di gestire quel popolo, troppo giovane e ribelle per organizzarsi e vivere secondo le regole altrui.


Dopo 2 secoli di guerre, dove nessuno dei regni ebbe la meglio, si arrivò ad un armistizio: il patto voleva che ognuno di loro si impegnasse ad aiutare gli altri, con le dovute risorse, a riparare i danni inflitti dai vari scontri.

All'inizio fu difficile accettarsi l'un l'altro ma pian piano le differenze vennero colmate e i popoli dei tre regni cominciarono a mescolarsi, arrivando così in poco tempo ad una ripresa e ad uno sviluppo mai visto.


In questo nuovo mondo, nato dalla devastazione di una guerra senza eguali, scienza e magia cooperano per il benessere e lo sviluppo della civiltà, solo l'unico regno rimasto neutrale era vittima di violente lotte interne. Queste erano causate da quello stesso popolo che ancora non voleva saperne di essere sottomesso difendendo la propria libertà; fra le casate degli Ancestral vi era chi credeva fosse inutile opporsi al sovrano e dunque perseguitati da coloro che pensavano l'opposto.

Tutto questo durò mezzo secolo, fino a quando la casata dei Combattenti, i diretti discendenti dei lupi, non presero il comando sottomettendo tutte le altre con la propria immensa forza.


Sono passati 400 anni dalla fine di quella che venne chiamata la “Guerra delle Casate”, il regno di Yume, finalmente in pace, aveva potuto raggiungere lo stesso splendore dei regni vicini e con essi lavorava duramente per il benessere del proprio popolo. Risolti i problemi con gli Ancestral tutto sembrava andare per il meglio, fino a quando nacque il terzogenito del capofamiglia dei combattenti: una leggenda narra di un eroe nato in una notte di plenilunio ma la luna, quella volta, assunse una tonalità vermiglia macchiando il manto stellato di un rosso scarlatto facendo presagire sciagura, paura e distruzione.



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Capitolo 2
*** L'incontro ***


L’incontro



Avalon… Borgo dalla dubbia fama, piena di botteghe e con il mercato più vasto in tutto il territorio di Yume. La più grande e caotica città del continente potrebbe pensare qualcuno, in effetti è così. Questo era il pensiero principale di un ragazzo mentre camminava stando attento a non urtare nessuno. Dal suo sguardo si poteva facilmente intuire che fosse a disagio in quel luogo, con cautela controllava che nessuno lo seguisse o facesse caso a lui. Non sembrava avere una meta precisa e appena vedeva qualcosa che pareva attrarre la sua attenzione vi si dirigeva con calma, tenendo sempre d'occhio le persone che gli passavano accanto; proprio quando aveva intravisto qualcosa in una bancarella cominciò a sentirsi osservato. Si girò lentamente, per non destare sospetti, senza però nessun risultato; così tranquillamente riprese il suo cammino. Quella sensazione sembrò abbandonarlo, continuò ad andare avanti finché non si sentì trafiggere da uno sguardo penetrante; si girò ancora, guardando in tutte le direzioni ma come prima nessuno sembrava seguirlo.

Che strano, sarà una mia impressione, evidentemente tanti anni in fuga mi hanno fatto diventare paranoico... Eppure qualcosa mi dice che farei bene a non fidarmi, anche perché il mio istinto non mi ha mai tradito, perché dovrebbe farlo ora?! Beh non mi rimane molto da fare se non accertarmene di persona... “

Con questi pensieri in testa cominciò a cambiare strada, prima di tanto in tanto poi sempre più spesso, fino ad inoltrarsi nel cuore della città: pieno di stradine e vicoli dove le vecchie case, ancora antecedenti alle innovazioni tecnologiche importate dopo la fine della guerra, si stagliavano verso il cielo oscurandolo. Arrivato in un vicolo cieco si guardò intorno: vi erano due case una di fianco all'altra con un giardino di fronte a quella che pareva essere la cucina, il muretto di pietra che le circondava e divideva era alto non più di 2 metri.

Da li sarà un gioco da ragazzi arrivare sul tetto!”

Gli sfuggi un ghigno prima di cominciare ad arrampicarsi sul muro: una volta scalato prendere una leggera rincorsa e lanciarsi, dandosi la spinta sulla facciata della casa ed afferrare saldamente le grondaie di rame che sporgevano dal tetto. Saltandovi sopra si nascose dietro il comignolo, attendendo paziente l'arrivo di un possibile inseguitore.

Dopo quella che gli parve un infinità quest’ultimo arrivò veramente, si bloccò per un secondo prima di mettere a fuoco il fatto di aver perso il proprio obbiettivo poi iniziò a sondare il terreno in cerca di tracce o di un solo indizio che potesse indicargli la direzione presa dalla sua preda. Il ragazzo rimaneva in silenzio dietro il suo nascondiglio, mentre osservava la scena, studiava i movimenti dello sconosciuto; appena quest'ultimo gli diede le spalle con un salto si portò dietro di lui tappandogli la bocca con la mano sinistra, nella destra un coltello da caccia con lama di puro acciaio , lunga più di sei dita. Prima lo tese in avanti per poi avvicinarlo lentamente alla gola del suo cacciatore.

Se prometti di non urlare, ti lascerò senza farti alcun male, d'accordo?”

Al cenno di quest'ultimo lo lasciò andare rinfoderando il coltello, solo in quel momento il giovane focalizzò che l'inseguitore era una ragazza: viso dai lineamenti principeschi mentre lunghi boccoli del color del grano facevano capolino da cappuccio del mantello, occhi acquamarina che mostravano spavento e confusione.

Visto? Non voglio farti nulla e non te ne farò, a meno che tu non ne faccia a me ovviamente... Ora, chi sei e perché mi stavi seguendo?”

Quel coltello non sembrava rispecchiare molto le tue parole, comunque sia il mio nome è Ashley e non ti stavo affatto seguendo! Mpf! “

La fanciulla voltò la testa con un gesto di stizza mentre lui la guardò in modo scettico, nonostante non potesse vederlo bene poiché i capelli neri come la pece dai riflessi bluastri del ragazzo gli coprivano parzialmente gli occhi, quest’ultimi erano molto particolari: di per sé erano bianchi ma delle venature nere andavo a fondersi con la pupilla, creando così dei riverberi grigi.

Bene Ashley, allora se così fosse vorresti spiegarmi il motivo per il quale sei arrivata qui di corsa ed hai cominciato a guardarti intorno come se avessi perso disperatamente qualcosa, o meglio, qualcuno... Non mi sembri molto brava come inseguitrice, perché questo è quello che sei vero? Se vuoi puoi anche non dirmi il motivo, basta che tu la smetta di infastidirmi. “

La sua voce aveva assunto una tonalità che sembra essere un misto di scherno e tranquillità tranne che per l'ultima frase, che risultò molto più dura e greve.

Ma come ti permetti?! Si è vero, sono un inseguitrice ed ero sulle tue tracce anche se non sei il mio bersaglio primario. Ammetto di aver commesso il grave errore di abbassare la guardia anche se non sono affari che ti riguardano. A proposito, perché non dovrei infastidirti?! Se no ti arrabbi?! “

La risata cristallina della ragazza aveva coperto il breve silenzio dopo le sue ultime parole, il ragazzo ne aveva approfittato per avvicinarsi, si sporse verso il suo orecchio cogliendola di sorpresa.

Beh se sai veramente chi sono, dovresti anche sapere cosa sono in grado di fare... “

Aveva fatto un passo indietro per poter osservare il volto di Ashley assumere una leggera tonalità vermiglia, facendogli così scappare un sorriso malizioso, sentendola poi deglutire ottiene conferma delle sue parole.

Visto che le cose stanno così, io me ne vado. Per quanto possa essere tranquillo questo posto per parlare, potrebbe non restare così ancora a lungo... “

Si volta tranquillamente per andarsene, venendo però bloccato all'altezza del braccio destro, girandosi per poterla guardare in volto le rivolge uno sguardo scettico seguito da una domanda di lei.

Aspetta... Ecco, io... Perché non mi hai uccisa quando avresti potuto farlo?! Perché anche se di fatto dovremmo essere nemici, tu mi hai risparmiata? “

Nessun uomo ha il diritto di poter decidere della vita di un altro uomo, l'unica possibilità che avrei di poter uccidere qualcuno sarebbe per auto difesa: Uccidi per non essere ucciso... Tuttavia non so che idea tu ti sia fatta di me, anche se la immagino, però vorrei solo dirti una cosa: Io non ho mai pensato come loro poiché non sono come loro, qualunque sia il mio nome, Io non sono un Ancestral! “

Quelle furono le ultime parole che rivolse alla ragazza prima di voltarsi verso la strada ed andarsene, continuò dritto finché sparì nuovamente fra le case.

Non so il perché ma ho una strana sensazione: non riesco però a capire se riguardi Ashley o il motivo per il quale ha lasciato perdere il suo obbiettivo per seguire me... Meglio non abbassare la guardia, non si sa mai. “



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Capitolo 3
*** La Profezia ***


La profezia


Il sole era ormai alto nel cielo, nessuna nuvola rovinava la perfezione di quel mare azzurro. Incuranti di questo gli abitanti di Avalon continuavano a sbrigare le loro faccende, ignari del fatto che una figura vestita di nero si stesse allontanando verso nord. Passo tranquillo, testa ben alzata come qualcuno che non ha nulla da nascondere.

In fondo nessuno sa di preciso che aspetto abbia, a parte gli Ancestral ovviamente, però trovo strano che dopo la mia fuga, 5 anni fa, non abbiano mai veramente tentato di catturarmi o uccidermi; si sono semplicemente limitati a tenermi d'occhio per tutto questo tempo, evidentemente non rappresento una minaccia per loro...”

C’era qualcosa nello sguardo di quel giovane, nei suoi occhi una luce di preoccupazione mentre sul viso vi era dipinta un espressione indecifrabile quasi volesse nascondere i sentimenti che turbavano il suo animo. Mentre camminava nella sua mente ripensava a tutto quello che era successo in così tanti anni, il volto si fece cupo e scuotendo la testa, come per scacciare via quei tetri pensieri, riprese la strada di casa.

Arrivò ai margini della foresta che ricopriva la montagna alle spalle di Avalon non prima del crepuscolo, quando ormai il sole, sempre più basso, allungava le ombre come se fossero degli oscuri segugi pronti a trarre in inganno chiunque non fosse abbastanza sveglio o preparato. Attraversò quella che sembrava una porta di pietra, uno dei tanti resti della tribù dei nomadi del nord: antenati degli Ancestral.

L'unica mia fortuna è che tutti credono che questo posto sia infestato da demoni o spettri, scambiano i resti di antiche civiltà per manufatti demoniaci o blasfemi... Come biasimarli, dopotutto quello che è successo tra le varie Casate, non mi stupirei se fossero arrivati ad organizzare delle spedizioni punitive; L'unico motivo per il quale non si sono mai spinti a tanto è la paura: sanno bene tanto quanto me come avrebbe potuto reagire il concilio degli anziani. La loro ostinazione per le tradizioni ed il passato sarebbe stata sufficiente a scatenare un guerra civile all'interno di Yume, arrivando persino a detronizzare il Re; non voglio pensare a cosa sarebbe potuto accadere se gli anziani fossero diventati i capi del Regno... Mi vengono i brividi al solo pensiero! ”

Continuò a camminare, il suo sguardo vagava sui giochi di luce creati dai rami e dalle foglie di quegli alberi possenti che lo circondavano, una strana sensazione di calore lo avvolse.

Ah... Finalmente a casa! Non vedevo l'ora, l'unico posto tranquillo dove possa dormire serenamente! “

Alla vista di una piccola baita di legno, affiancata da un piccolo ripostiglio che faceva da magazzino, che dava le spalle alla cima di un lieve monte e guardava un lieve dislivello di circa 5 metri, un placido sorriso rischiarò il viso del ragazzo; lasciandosi preoccupazioni e tetri pensieri alle spalle, varcò la soglia di casa.

Della brace scoppiettava ancora nel caminetto solitamente usato per cucinare, un metro più in là un tavolino con quattro sedie riempivano il centro della stanza, si preoccupò di ravvivare leggermente il fuoco, prima di entrare nella sua camera da letto. Appena entrato si guardò intorno e cominciò a rivivere gli ultimi eventi della giornata, mentre si stendeva sul letto senza preoccuparsi di come fosse vestito. Mentre pensava guardava il soffitto sperando di trovarvi le risposte a quelle domande che lo tormentavano, senza però venirne a capo. Si mise a sedere sospirando lievemente, per poi distendersi nuovamente finchè il sonno non ebbe la meglio…

La leggenda parla di un popolo che viveva nei remoti angoli a Nord di questo continente, in mezzo a lande desolate che si alternavano a enormi foreste.
Si narra che questa gente si fosse abituata a vivere in simbiosi con la natura, imparando a rispettare tutte le creature viventi difendendole anche a costo della loro stessa vita.
Commossi da questa purezza d'animo, gli spiriti della Foresta, della Luna e del Cielo decisero di fare loro un dono molto particolare: Gli concessero le abilità e le virtù degli animali con cui erano in sintonia, affinché potessero vivere al loro fianco come in una famiglia.

I discendenti di quel popolo impararono ad usare le capacità che ricevettero i loro antenati, dividendosi in casate mantenendo però lo stesso nome: Ancestral.


Giungerà fra di loro la disperazione quando un uomo, un discendente dei lupi in grado di controllare quello stesso istinto che li caratterizza, porterà morte e distruzione anche fra i suoi simili; ponendo così fine alla pace che aveva fino ad allora regnato. Costui sarà celato dall'oscurità e con l'aiuto di essa agirà; Allora sarà la fine per gli spiriti stessi.
M….


- AAAAAAAAAAAAH - Con uno scatto era in piedi sul letto, il volto sudato ed il respiro affannato, gli occhi sgranati intenti a fissare i tronchi che facevano che corrispondevano al perimetro della baita.

- Maledizione! Un altra volta! - Quelle esclamazioni riecheggiarono cupe nella sua stanza, mentre cominciava a pensare all’incubo appena vissuto.


- Quelle parole… Erano la profezia che narra l’origine degli Ancestral, quella stessa litania che 10 anni fa…. No, non devo pensare al passato: ora l'importante è capire perché ho nuovamente sognato quelle parole, dopo così tanto tempo per giunta... Tsk, ma cosa mi scervello a fare?! Tanto non riuscirei a venire a capo di nulla, come sempre; anche se questa volta credo che abbia qualcosa a che fare con il mio incontro con Ashley... E' inutile stare qui a pensarci, ora come ora penso sia meglio procurarsi qualcosa da mangiare anche se sarà difficile… -


Così dicendo guardò attraverso la finestra, che si trovava sulla parete destra rispetto al letto, notando che il crepuscolo stava volgendo al termine per lasciare spazio ad una notte stellata.
Uscì di casa senza preoccuparsi di chiudere la porta, andò sul retro della casa dove c’era il capanno, superandolo entrò nel bosco. Dopo una cinquantina di metri scorse un piccolo sentiero che sembrava essere battuto solo da animali selvatici, decise di seguirlo controllando prima le traccie lasciate sul terreno. Erano di cervi, caprioli, cinghiali, a volte persino delle lepri l’avevano usato, sperando di trovarvi gli animali appena riconosciuti, aumentò il passo pregando che non fossero tutti tornati nelle loro tane poiché era appena calate le tenebre.


Man mano che proseguiva il bosco si faceva più fitto e gli animali non si preoccupavano di nascondersi o di tornare ai loro nidi, sembravano tutti riuniti a bere da una piccola fonte che sgorgava da una piccola parete di roccia; non appena li vide si nascose, fu abbastanza veloce e silenzioso da non farsi notare;


Che fortuna! Oggi vogliono fare le ore piccole, meglio così! Credo proprio che mi mangierò quella lepre “


Pensò il ragazzo, nel frattempo l’animale indicato da lui mentalmente si stava avvicinando ad un cespuglio per mangiarne le foglie.

“ Ora!!! ” E in una sola frazione di secondo uscì da dietro l’albero usato come riparo, si avventò sulla preda catturandola senza troppa difficoltà.

- Mi dispiace ma anche io ho fame - Mormorò alla lepre, quest'ultima cercava invano di scappare dalle mani del giovane, l’avrebbe uccisa a casa perché l’odore del sangue spaventava a morte gli animali. Vi si era già avviato quando uno strano rumore attirò la sua attenzione, sembrava un insieme di suoni metallici come più corazze che si urtano fra di loro. Successivamente delle urla, comandi impartiti ad un esercito ben addestrato.


- Avanti, fatevi forza, siamo quasi arrivati!!! ”


Il giovane lasciò libera la sua preda iniziando a correre verso gli inusuali ospiti di quel bosco. Appena arrivò gli mancò il fiato, c’erano uomini da per tutto erano almeno un centinaio se non oltre, alla testa del gruppo c’erano due uomini: Il primo era alto circa un metro e novanta, capelli neri piuttosto lunghi e gli occhi bianchi, fisico asciutto e ben allenato, viso serio e composto, si capiva che comandava lui tutti quegli uomini. Il secondo era poco più basso del primo, leggermente meno muscoloso, occhi e capelli dello stesso colore, solo che quest’ultimo li portava a spazzola: avendo così un aria molto meno seria.


“ Santissimi Spiriti! Cosa hanno in mente di fare quei due?! Che motivo avrebbero di essere qui, se non per me! Brian, Mark, giuro che questa volta vi dimostrerò quanto valgo! “


Il ragazzo non aspettò che lo notassero, si parò di fronte a loro, questi lo fissarono inizialmente con stupore, poi con odio. Non indietreggiò di fronte a quegli sguardi, bensì li ricambiò con uno di scherno e sfida.

“ Sei molto cambiato dall’ultima volta che ti abbiamo visto… “


Disse Mark trattenendo la rabbia con tutta la calma che aveva in corpo.

“ Però il tuo fetido odore di selvatico non è affatto cambiato… “


Brian,il maggiore, non perse l’occasione di provocare il fratello.

“ Tsk… Sapete solo destreggiarvi a parole? “


Freddo e distaccato come sempre, il ragazzo, replicò facendo innervosire i due.


Rilassati, non farti dominare dalla rabbia, pensa lucidamente: non sai quale sia il loro vero potenziale perciò, non abbassare la guardia! “


- Che cosa c'è Alexander? Fremi forse dalla voglia di combattere? Tu si che desideri veramente finire all'inferno! “


- Calmati Mark! Non vedi? Non è nient'altro che un povero cucciolo solo ed impaurito, cosa credi che possa fare? Nemmeno gli animali selvatici lo vogliono! Ahahahah -


- Grrr - Un ringhio di rabbia usci dalle labbra del giovane mentre le sue orecchie si riempivano dell'eco di quella risata.


- Andiamo fratellino! Non arrabbiarti se non ti vuole nessuno, comunque non preoccuparti perché presto sarà tutto finito! -

- Ha ragione Mark! Tra poco morirai per mano dei tuoi fratelli maggiori, dovresti essere contento!!! -

Fece a malapena in tempo a prendere la posizione di attacco, che i due Ancestral alzarono le braccia all'unisono ed indicarono Alexander con l'indice destro, urlando:


- ANDATE NOSTRI FEDELI GUERRIERI!!! -

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Capitolo 4
*** Battaglia ***


Battaglia



Alexander rimase immobile all’ordine dei suoi fratelli, non indietreggiò nemmeno di un centimetro, rimanendo in posizione; ora il rumore del metallo gli rimbombava nelle orecchie e non riusciva a pensare ad altro se non ai suoi nemici che avanzavano inesorabili verso di lui. I soldati infatti cominciarono ad avvicinarsi circondandolo, si capiva benissimo che erano stati addestrati molto duramente ed erano pronti a tutto, persino alla morte. Stava leggermente piegato in avanti, il braccio sinistro davanti al corpo con il palmo della mano che guardava il terreno, il braccio destro posto nello stesso modo solo all’indietro, era una posizione molto strana, sembrava rievocasse un animale pronto ad attaccare la sua preda.

I suoi avversari avevano quasi completato lo schieramento ed erano a 6 metri da lui, un cerchio perfetto dove il ragazzo era al centro, li stava osservando: i loro volti erano segnati da solchi e rughe profondi, i loro occhi stanchi e in essi si potevano leggere le innumerevoli fatiche che avevano dovuto sopportare fino a quel momento. Nonostante questo, Alexander non capiva cosa li avesse spinti a combattere: se la gloria, l’onore o chissà cos'altro.



Cosa diavolo hanno in mente?! Perché continuano a volermi combattere?! Maledizione, perché? Non gli basta tutto quello che mi hanno fatto passare? Tutte le difficoltà che ho incontrato sono state solo per causa loro, per la precisione di colui che un tempo era mio padre... Non permetterò che vada a finire come vuole lui, ne ora ne mai! L'ultima cosa che farò sarà proprio farmi ammazzare! “



Finirono di sistemarsi e ognuno impugnò saldamente un arma, preparandosi al peggio. A quel punto Brian prese un ultima volta la parola prima di impartire un qualsiasi ordine.

- Ascoltami attentamente Alexander, potremmo decidere di risparmiarti se decidessi di venire con noi, nostro padre potrebbe essere clemente, guardarti con occhi diversi se ti mostrerai pentito e ritorni sotto il nostro comando... Infondo anche tu sei un Ancestral, avanti riflettici: potrebbe essere vantaggioso per entrambe le parti! -



Il ragazzo era sveglio, non aveva avuto problemi a notare la lieve noto di scherno e sarcasmo nella voce dell'uomo, senza farsi nemmeno sfuggire il lieve incresparsi delle sue labbra nel pronunciare la parola “ clemente “. Rispose senza scomporsi, tranquillamente ma con celato odio.

- Addirittura la sua magnanimità arriverebbe a tanto?! Stento a crederci, visto soprattutto cos'è successo l'ultima volta... Comunque sia non sono più un Ancestral, ricordatevi che ho rinnegato quel nome molti anni fa... -



Non lasciò nemmeno il tempo di rispondere, con uno scatto simile a quello di un lupo si porto di fronte ai primi tre uomini che impreparati cominciarono a subire inerti i primi colpi: calci e pugni mirati ai punti vitali. Li aveva messi fuori gioco, mentre i soldati restanti si riprendevano dall'attacco a sorpresa ed iniziarono a concentrarsi sul ragazzo, senza però apparente successo. Riusciva a schivare tutti i loro attacchi con estrema facilità ma dopo il raid iniziale non rispondeva più, si limitava ad aspettare una loro possibile mossa falsa così da poterli sconfiggere con le loro stesse mani.

Un uomo che combatteva con una katana cercò di colpirlo con un fendente così forte che se non l'avesse evitato l'avrebbe tagliato in due, Alexander saltò al di sopra della spada e il suo avversario si sbilanciò perdendo l'equilibrio scoprendo così il fianco destro. Una volta a terra ne approfittò per sferrare una gomitata alle costole che si incrinarono sotto forza del colpo appena subito.

Gli uomini si bloccarono come spaventati poi con rabbia ricominciarono il loro assalto e vista la quantità dei nemici, il ragazzo decise di contrattaccare immediatamente. Un salto mortale in avanti per arrivare direttamente alle spalle di un soldato e spezzargli la schiena con un calcio, intanto dalle retrovie si sentivano delle urla e in meno di un secondo delle lance vennero scagliate contro il ragazzo, riusci a schivarle tutte senza ricevere danno alcuno se non qualche strappo sul suo vestiario.



Maledizione! Quei bastardi stavano mirando al cuore! Altro che clemenza, mi vogliono morto... “



Si voltò in tempo per schivare un colpo di alabarda, estrasse il suo coltello da caccia, schivò un altro colpo e glielo piantò prima nella spalla destra, quella che reggeva l'arma, poi nel costato forandogli un polmone; nei suoi occhi grigi, come il cielo che preannunciava la pioggia imminente su quel campo di battaglia improvvisato, si poteva leggere la determinazione di chi non si sarebbe mai arreso, nemmeno di fronte alla morte stessa.

Per quanti ne sconfiggesse o uccidesse c'era sempre qualcuno pronto a rimpiazzare i posti vacanti continuando ad attaccarlo incurante del destino che poteva attenderlo, tutto questo faceva apparire quel cerchio di combattenti una sorta di giostra infernale . Alexander si ritrovò di fronte l'ennesimo avversario, parò i suoi attacchi con una spada rubata da uno dei feriti che gli si trovavano accanto, nel tempo di un respiro gli era già spalle e lo finì sgozzandolo.

Non voleva perdere tempo, doveva eliminare i suoi fratelli e non tutte quelle marionette che erano ai loro comandi. Mark e Brian erano restati per tutto il tempo dietro ai loro soldati a godersi lo spettacolo, nell’attesa che il fratello mostrasse anche solo il minimo segno di cedimento; non si erano limitati a guardarlo per tutto il tempo: avevano cercato di memorizzare le sue mosse, il modo in cui combatteva ma soprattutto cercavano il suo punto debole. Eppure sembrava non averlo, qualsiasi avversario gli si parasse di fronte Alexander lo eliminava o lo lasciava privo di sensi, sembrava quasi che quei soldati non fossero abbastanza per lui e non stesse facendo sul serio. Questo mandò in bestia i suoi fratelli maggiori che decisero di passare all’azione.

- Fermatevi -

Un solo ordine, pronunciato con freddezza e distacco, bastò a placare i guerrieri rimasti.

Il giovane rimase scioccato, fermandosi anche lui fissava il più grande senza però abbassare la guardia.

Perché li avrà fatti fermare? Vorranno ritirarsi?! A giudicare dall'espressione di Brian dev'esserci sotto qualcosa... “



Con questo pensiero in testa saltò all’indietro con una capriola portandosi di fronte a tutti gli avversari in modo da poterli tenere sotto controllo senza alcuna difficoltà. I due capi si misero davanti al loro piccolo esercito e ora guardavano il fratello con odio e disprezzo, richiamarono tutti gli Ancestral  combattenti presenti tra le loro fila e ordinarono al resto del gruppo di tornare alla loro base.

- Sai fratellino, non credevamo di dover arrivare a questo punto ma cerca di capire, ci hai costretti… -

- Alexander, Brian ha ragione, non ti permetteremo di vivere anche solo un secondo di più. Tu non saresti nemmeno dovuto esistere, sei solo un mostro, un abominio! -

Così dicendo si misero in posizione d’attacco e un grido squarciò l’aria carica di tensione

- ISTINTO ANCESTRALE!!! -

Mark, Brian e tutti il loro uomini cominciarono ad emettere strani versi poi a ringhiare, si misero a quattro zampe, come se non riuscissero a stare in piedi, la loro massa muscolare stava aumentando abbastanza visibilmente, al posto dei denti c’erano zanne molto pronunciate, le mani si allungarono così come le unghie andando a formare dei veri e propri artigli, le colonne vertebrali si prolungarono creando code dalle tonalità variopinte mentre i capelli si allungarono lievemente ed assunsero lo stesso colore della coda.

Questo è il vero potere della casata dei combattenti... Diventare dei veri e propri lupi, possedere la loro forza, il loro senso del gruppo, la loro resistenza e velocità, ma a quale prezzo?! Non vorrei mai perdere la ragione, preferirei morire piuttosto che non essere più in grado di intendere e di volere! Cedere all’istinto che accomuna i predatori delle foreste, quello della sopravvivenza, uccidi per non essere ucciso; Un conto è farlo se si è costretti e non per volontà propria! “

Diventavano esseri senza controllo, in grado di uccidere chiunque non avesse un odore a loro gradito senza contare che in gruppo potevano diventare delle feroci macchine da guerra.

- Tsk! E dopo dicono che io sono un mostro, ma si sono visti?! Che schifo, sbavano pure! -

 

 




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Capitolo 5
*** Controllo ***


Controllo

 

I guerrieri se ne stavano lì, immobili, aspettando che il loro nemico si muovesse anche solo di un millimetro per poterlo sbranare; sbavanti e ringhianti di fronte alla loro preda, in tutto erano una ventina… Un vero e proprio branco.

 Alexander li fissava con uno sguardo strano, un insieme di emozioni, tutte oscure e malvagie. Tutti sentimenti provati in passato e che tutt’ora ardevano nel suo cuore, rischiando di accecarlo e di fargli perdere il controllo.

Sapeva cosa rischiava a mettersi contro la casata dei combattenti Ancestral,il suo corpo portava ancora i segni delle punizioni che subì quando era ancora un bambino, quelle cicatrici che gli dolevano ogni volta che ricordava il passato o che faceva un incubo su di esso.

Ho giurato a me stesso che non mi sarei mai più fatto trattare in quel modo, che non ricorderò più il significato di prigionia, le mie mani non saranno più usate per servire gli altri, il mio corpo non ricorderà più il significato del dolore ed i miei occhi non saranno più costretti a vedere il buio della disperazione! “

Ripensando a tutto ciò la rabbia e l’odio esplosero dentro di lui e con un balzo si lanciò contro i suoi avversari ma questi, nonostante fossero ormai delle bestie, non si fecero cogliere impreparati anzi, si separarono all’ultimo, senza nemmeno un cenno d'intesa si erano già appostati pronti ad attaccarlo da tutte le angolazioni.

Per evitarli, appena atterrò, Alexander spiccò nuovamente un salto all’indietro atterrò ai piedi di un albero, si fermò ad osservarli un secondo prima di fare uno scatto, uno di loro lo segui e con un salto gli fu quasi addosso, il giovane ghignò: si abbassò pronto a caricare un montate ma all'ultimo aprì il palmo della mano destra e rivolgendolo verso alla bocca dello stomaco gridò: - RYOKUSEN -

Il semi lupo non riuscì nemmeno ad avere il tempo di parare il colpo che all’impatto i polmoni si svuotarono di tutta l'aria presente in essi, atterrò di schiena e si udì un rumore secco come di ossa rotte, sputò sangue ed esalò il suo ultimo respiro. Alla vista di tutto questo i combattenti rimasti cominciarono ad assalirlo, in quel momento erano in quattro su di lui: il primo alla sua sinistra saltò nella sua direzione, non ebbe nessun problema a schivarlo e riuscì a ferirlo sulla spalla con il suo coltello; si abbassò all'ultimo poiché aveva sentito il ringhio del combattente alla sua destra prima che questi cercasse di morderlo alla giugulare, reggendosi con le mani gli tirò un calcio al collo, direttamente sul pomo d'Adamo, volò per un paio di metri all'indietro finchè cadde e non si rialzò più. Alexander rotolò su stesso rimettendosi in piedi pronto a fronteggiare gli altri due ma questi si erano nuovamente avvicinati ai loro compagni, raggiunti anche dal combattente ferito.

Il giovane, per nulla dispiaciuto del suo operato, cominciò a parlare con il resto dei combattenti anche se non era del tutto sicuro che lo capissero.

-Tsk. Tutto qui quello che sapete fare!? Avanti se foste davvero i discendenti dei lupi dovreste essere così veloci e silenziosi da non riuscire ne a vedervi ne sentirvi, così forti da uccidermi con un solo colpo, così astuti da riuscire a vincere ogni preda ed ogni battaglia! A meno che… Il fatto che siate delle bestie senza cervello vi impedisca di sfruttare appieno le capacità derivanti dalla vostra natura! Se fosse veramente così , allora sappiate che l'unico vantaggio che avete su di me e la superiorità numerica, nulla di più!!!-

Ringhi: potenti, forti e acuti, ma pur sempre dei ringhi, a confermare le parole di Alexander, gli bastarono quei suoni per capire che ora doveva dare il meglio di se poiché i suoi nemici erano veramente infuriati.

Attaccarono ancora, cercando di morderlo e graffiarlo con i loro artigli ma i loro sforzi sembravano vani: era troppo veloce per loro e questo gli permetteva di schivare ogni loro attacco. Sembrava veramente invincibile ma tutti cedono alla fatica e allo sforzo, ed il ragazzo lo sapeva bene.

Maledizione! Non posso andare avanti così all'infinito: sono troppi! Devo pensare a qualcosa e in fretta... “

Tutto accadde in un attimo: si era appena spostato a destra per schivare un soldato che lo aveva attaccato di fronte quando un altro, sbucando dal nulla, lo colpì alla parte destra della schiena mentre un altro gli graffio la gamba sinistra.

Arretrarono così da non perderlo di vista, mostravano le zanne pronunciate come se stessero ridendo. Nel vederlo accasciarsi al suolo, mentre l’odore del sangue cominciava a riempire l’aria della foresta, guaiti che sembravano risa uscivano dalle bocche di quei mostri che ora si leccavano le zampe sporche di quel liquido scarlatto.

Il respiro di Alexander si fece più pesante, era in ginocchio mentre rantoli di fatica e dolore misti ad imprecazioni uscirono dalla sua bocca; i versi ed i suoni emessi del branco di fronte a lui gli riempirono le orecchie come se fossero echi lontani.

Andate al diavolo! Bastardi, non penserete veramente di avermi messo con le spalle al muro!? “

Con uno sforzo che sembrò costargli molta fatica riuscì ad alzarsi, faticava a tenersi in equilibrio ma dopo essersi bilanciato cercò con occhi leggermente annebbiati i suoi avversari, si tolse la cappa nera come la pece mostrando il suo vestiario che a prima vista ricordava quello di un soldato.

Una cotta di maglia riparava il suo busto, nonostante fosse ormai lacera a causa dell'attacco appena subito, era tenuta ferma da due copri spalle,  gli avambracci coperti da delle bende bianche come la neve e sopra di esse delle protezioni che finivano all’altezza del gomito, pantaloni di pelle coprivano per metà le scarpe della stesso materiale, fasciavano il piede fino alla caviglia e la suola era più spessa di un quarto di pollice rispetto a quelle usate dai comuni soldati locali, gli stinchi erano coperti da protezioni in metallo mentre i polpacci erano anch’essi fasciati da bende: quello sinistro presentava i recenti graffi dai quali usciva ancora del sangue ma per un quarto della lunghezza si erano già cicatrizzati.

Per fortuna posso contare su un fattore di recupero molto più veloce del loro, non ci dovrebbe volere molto prima di riprendermi, devo almeno riuscire ad assorbire il colpo alla schiena così da potermi muovere quasi come prima. “

Serrò le mascelle per resistere al dolore mentre si tolse l’armatura di anelli intrecciati mostrando così il torso coperto da cicatrici scure, in contrasto con la candida pelle. Segni di angherie subite in passato per colpa di quella che sarebbe dovuta essere la sua famiglia che invece lo aveva trattato nel peggiore dei modi, il tutto a causa di una piccola differenza, che a tutti gli Ancestral però non andava a genio.

Alexander squadrò uno ad uno tutti i suoi avversari fermandosi in particolare su i suoi fratelli, il suo sguardo non diceva nulla buono e le sue parole confermarono quel cattivo presagio.

-Tsk! Stupide bestie senza controllo! Vi credete i più forti solo perché avete il potere del re della foresta?! Ma non sapete che non serve a nulla possedere qualcosa che non si può controllare?! Finalmente ho capito il motivo per cui mi temete così tanto: ogni essere presente in natura teme ciò che non conosce, così anche voi non sapendo cosa può fare qualcuno in grado di controllare il potere che a voi nega la ragione lo temete... In sostanza avete paura che, essendo in grado di sfruttare tutto il potere derivante dalla nostra natura, vi possa uccidere tutti!!!-

Terminata la frase il ragazzo si tolse le protezioni che aveva sia agli avambracci che ai polpacci e liberò i capelli dal nastro che li imprigionava: una cascata di capelli neri come la notte andò a coprirgli metà della schiena e il viso.

La pioggia cominciò silenziosamente a cadere, il giovane volse il viso al cielo come se volesse rivolgergli una silenziosa preghiera, una sola frase bastò a fare in modo che tutta l’attenzione fosse rivolta a lui:

Sappiate che giunta la vostra ora… -

Le sue parole lasciarono indifferenti i combattenti mentre il giovane divaricava leggermente le gambe e cercò di concentrarsi al massimo. Appena videro l'espressione concentrata sul volto del ragazzo nei combattenti qualcosa cominciò a cambiare, come se sapessero già cosa sarebbe accaduto. Per istinto scattarono pronti a colpirlo quando un grido li fece arrestare:

-Assagerete la mia abilità innata del controllo… ISTINTO ANCESTRALE!!!-

Così come accadde per i suoi fratelli, Alexander, cominciò a ringhiare e a piegarsi. La massa muscolare non aumentò ma sembrò invece definirsi. Zanne ancor più pronunciate rispetto a quelle dei guerrieri cosi come gli artigli che presero il posto delle unghie delle mani e dei piedi, le orecchie scomparvero e ora erano identiche a quelle di un lupo che, come la coda, avevano un colore argenteo.

Diversamente dai suoi avversari si tirò in piedi, i capelli gli coprivano il viso senza però impedire al suo sguardo di trovare le sue prede. Assunse la posizione d’attacco e mentre i suoi avversari lo osservavano quasi fossero allibiti, ne approfittò per scagliarsi su di essi. Quest’ultimi colti alla sprovvista cercarono di fuggire, senza però alcun risultato.

I suoi artigli erano più affilati dell’acciaio, con essi colpi un combattente alla schiena penetrandogli la carne, un altro cercò di colpirlo alle spalle ma captò il movimento e girandosi di scatto, gli trapassò il petto strappandogli il cuore.

Alexander non capì perché si stava comportando in quel modo, non aveva perso il controllo, non avrebbe potuto perderlo neanche volendo, forse stava solo dando sfogo ad una piccola parte di tutti i sentimenti che giacevano in fondo al suo animo e nel farlo provava un immensa soddisfazione.

Mentre pensava questo altri cinque lo circondarono per azzannarlo con le loro fauci…

- Non potevate commettere errore più stupido… RAISEN!!! -

Dicendo questo roteò su stesso ad una velocità incredibile travolgendo così i suoi avversarsi che finirono contro gli alberi esalando il loro ultimo respiro. Erano rimasti in undici e sapeva benissimo chi gli avrebbe dato la soddisfazione più grande quando gli avrebbe uccisi…


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Capitolo 6
*** Buio ***


Buio

 

I nove guerrieri rimasti si disposero a cerchio attorno  a Mark e a Brian cercando di creare una specie di barriera tra loro e Alexander. Lui si limitò a fissarli senza pronunciare alcun suono, soltanto un pensiero attraversò la sua mente.

Una formazione difensiva?! Che diavolo hanno intenzione di fare, meglio non abbassare la guardia...“

La cosa lo lasciò molto perplesso, quando i combattenti risvegliano il proprio istinto questi sacrificano la ragione in cambio della forza, della velocità, della resistenza di un lupo allora perché cercano di difendersi l’un l’altro? Era forse il senso del branco o della famiglia che si incarna dentro di loro?

Non riusciva a trovare una risposta e questo fece infuriare ancora di più il ragazzo perché nemmeno quando era bambino avevano dimostrato quel tipo di amore con lui, erano sempre impegnati con gli allenamenti, con riunioni dei clan, persino sua madre dedicava più tempo ai fratelli invece di preoccuparsi di lui.

Ricordando tutto questo, Alexander, sentì un immensa rabbia bruciare dentro di lui, come se una parte di se rimasta sopita per molto tempo ora fosse tornata a vedere la luce, quella parte che da sempre cercava vendetta. Balzò in avanti pronto ad attaccarli frontalmente ma all’ultimo istante questi si separano mandando a vuoto l’attacco del giovane, questi non si fece impressionare, con incredibile velocità riacquistò l'equilibrio e riusci a colpirne uno al fianco con i suoi artigli; arretrò nuovamente così da non perderli di vista.

Guaiti di dolore riempivano l’aria, la pioggia cadeva incessantemente sul campo di battaglia facendo appiccicare i capelli del ragazzo sul viso e lavando via il sangue dalle sue mani. Non fece un passo, aspettò che fossero i suoi avversari ad attaccarlo, come a voler dimostrare la sua superiorità nei loro confronti. Questi ripresero la loro posizione di difesa comunicando al loro compagno ferito di rimanere fuori dalla formazione,  vedendo che non si muoveva si scagliarono su di lui però furono troppo lenti poiché con uno slancio li evitò senza alcuna difficoltà dirigendosi invece verso il soldato rimasto in disparte, ponendo fine alla sua vita.

Ora ne mancano otto e dopo sarà il turno di Mark e Brian!”

Pensando questo Alexander riprese la sua posizione, proprio in quel momento però i suoi fratelli si misero davanti al branco e gli altri guerrieri si disponevano dietro di loro andando a formare una sorta di V.

Una nuova formazione d’attacco… Interessante… Vedremo fin dove sarete in grado di arrivare!!!”

I due comandanti si fecero avanti insieme a al resto dei guerrieri, ora usavano una nuova strategia, attaccavano e fuggivano di continuo impedendo così ad Alexander di mettere a segno un solo colpo. Intanto lui si limitava a schivare tutti gli attacchi avversari anche se questi erano scagliati a gran velocità.

Uno dei guerrieri spiccò un salto e l’attaccò di fronte, il ragazzo lo schivò con una capriola all’indietro e appena atterrò sentì uno di loro cercare di colpirlo alle spalle, si abbassò di colpo e flettendosi sulle ginocchia caricò il colpo con la quale lo uccise, trapassandogli il petto con i suoi artigli più affilati dell'acciaio.

Incuranti del loro compagno, i combattenti tornarono all'attacco con rinnovata violenza, la loro furia sembrava implacabile volevano la testa del loro avversario e non si sarebbero fatti scrupoli per ottenerla; dal canto suo Alexander non demordeva, anzi più i suoi avversari facevano resistenza più la rabbia e l'odio crescevano dentro di lui donandogli un forza senza pari.

Scatenava la furia dei suoi sentimenti in maniera sorprendente ma nemmeno quella bastò a difenderlo da un attacco a sorpresa infertogli da Mark, fu colpito al fianco destro ruzzolando per quasi quattro metri.

Ora era a terra gemeva di dolore e di rabbia, il primo per il colpo subito e la seconda per la sua stessa distrazione, cercò di rimettersi in posizione eretta ma non ci riuscì; la ferita era abbastanza profonda, probabilmente gli si erano rotte tre costole o più.

Chiuse gli occhi cercando di calmare il proprio cuore che batteva all'impazzata ed il respiro mozzato, intanto rifletteva sul da farsi. Passò meno di un minuto ed il viso del ragazzo parve rasserenarsi, non sembrava per nulla turbato, osservò bene la ferita che gli ricopriva la parte finale del fianco dove le ultime costole proteggevano la gabbia toracica, attraverso i cinque tagli provocati dagli artigli del fratello vide la propria carne pulsare mentre gli estremi cominciavano a cicatrizzarsi anche se molto più lentamente rispetto alle precedenti ferite.

Per fortuna che il mio potere mi garantisce una guarigione più rapida rispetto ai normali esseri umani anche se comunque troppo lenta per poter proseguire senza problemi un combattimento di questo livello... “

Per nulla intimorito dai nuovi ringhi che stavano lanciando i soldati ritornò a concentrarsi su di loro, si rialzò e riprese la posizione d’attacco deciso più che mai a porre fine a quello scontro.

Maledizione devo farla finita! Anche perché non reggerò a lungo… Credo che sia finalmente giunto il momento di utilizzare quella tecnica…”

Con questo pensiero in testa Alexander gridò:

- Preparatevi perché è giunta la vostra ora!!! Danza degli Artigli Demoniaci! –

Dopo aver pronunciato l’ultima parola si scagliò contro i suoi nemici ad una tale velocità che per un secondo sembrava essere scomparso, ricomparve davanti a tre guerrieri e con altrettanti colpi li uccise sgozzandoli macchiando così di sangue caldo non solo l’erba della radura in cui combattevano, anche il suo volto e il suo torace.

I quattro combattenti, così come i suoi fratelli, rimasero impietriti di fronte a quell’elevata dimostrazione di abilità, talmente scossi da non accorgersi che il ragazzo stava già di fronte a loro pronto a dilaniarli. Il primo si girò cercando di attaccarlo si espose divenendo però vulnerabile, non fece in tempo ad azzannarlo con le sue fauci che un colpo di inaudita potenza si scagliò su di lui squartandogli il costato; un altro cercò invece di fuggire, se ne accorse subito e dopo nemmeno un paio di metri andò a sbattere contro il tronco di albero a causa dell'attacco appena ricevuto, rivelando così la schiena lacerata dove una fila di candide ossa andavano via via macchiandosi di un rosso scuro.

Il terzo invece aveva tentato di sfuggirgli superandolo di lato ma un sibilo, simile a quello di mille spade, gli perforò i timpani rendendolo una facile preda per Alexander che con i suoi artigli lacerò il petto e la pancia facendone fuoriuscire le interiora ormai ridotte in poltiglia. Quel suono era prodotto dai capelli del giovane che frustavano l’aria e dagli artigli che, data l’alta velocità, premevano su di essa.

Intanto Mark e Brian, seguiti  dall'ultimo guerriero si erano già inoltrati nel folto della foresta sperando di riuscire a sfuggire a quella furia argentea ma fu inutile. Non fecero in tempo a muovere un solo passo che un ombra proveniente dal lato di un pioppo ferì il combattente prima una volta e poi di seguito altri mille colpi, sembrava che ci fosse un esercito a scagliare proiettili su quel malcapitato e non un solo ragazzo.

Morì dissanguato a causa delle troppe ferite , mentre i due generali continuavano a guardarsi intorno spaesati cercando di prevenire il prossimo punto da cui l’ombra potesse scagliare l’attacco, ogni tentativo era inutile: la scarsa visibilità rendeva gli occhi del tutto inutili, il vento che soffiava copriva i passi del giovane mentre la pioggia cancellava il suo odore.

Comparve davanti a loro gridando:

- RAISEN! –

All’ultimo i due fratelli incrociarono le braccia e fu solo grazie alle protezione che indossavano sugli avambracci che riuscirono a parare il colpo senza che le braccia fossero ridotte in brandelli. Proprio quando il giovane fece per saltare di nuovo su un albero colsero al volo quell’occasione e vi si scagliarono contro.

Non gli diedero nemmeno il tempo di pensare ad una possibile contro misura che l’avevano già colpito alla bocca dello stomaco mozzandogli il fiato, dopo di che cominciarono a graffiarlo e a morderlo su tutto il corpo finché non divenne completamente rosso a causa di tutto il sangue perduto. A quel punto ritornarono normali e lo guardarono mentre, a fatica, cercava di rialzarsi e ringhiava contro di loro.

Si guardarono e con un muto assenso si voltarono dandogli le spalle, poi però si girarono nuovamente e guardandolo negli occhi dissero contemporaneamente:

- Oggi ci hai dato dimostrazione della tua forza, non solo hai sconfitto e ucciso tutti i nostri combattenti ma sei persino stato in grado di metterci in difficoltà… Complimenti! Non credevamo che fossi capace di questo, ci hai veramente colpiti, per questa volta ti lasceremo andare ma sappi che non ti andrà sempre bene, un giorno dovrai fare i conti con tutto il casato degli Ancestral e allora dovrai vedertela non solo con noi ma anche con nostro padre. Ti consigliamo di allenarti se vuoi arrivare vivo per quell’incontro altrimenti malediremo il giorno in cui abbiamo deciso di lasciarti in vita. Addio Alexander, ricordati che la prossima volta non sarai così fortunato... –

Così dicendo se ne andarono, sparendo poco dopo nel fitto della foresta, il ragazzo li guardò avviarsi verso un sentiero nascosto dove nemmeno i suoi occhi di lupo potevano arrivare, si lasciò cadere sulle ginocchia e guardò la terra sotto di se intrisa del suo stesso sangue poi cominciò a tempestare di pugni il terreno reso morbido dalla pioggia che ancora cadeva instancabile.

Urlava e imprecava contro di loro perché non lo avevano ucciso quel giorno poi le forze lo abbandonano, senti una voce, era così vicina eppure per lui sembrava solo un eco lontano: qualcuno stava chiamando il suo nome… Ma chi? Cadde sul terriccio con tonfo sordo e li il buio.



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Capitolo 7
*** Risveglio ***


Risveglio

 

“ Ora dovrai affrontare una prova, l’abbiamo svolta tutti prima di te… Serve per capire se sei un vero Ancestral Combattente. Dovrai attraversare il bosco ed arrivare in cima al Monte Kaze, una volta arrivato lì prendere la pietra sacra che ha lo stesso colore della Luna; non preoccuparti perché sarà l’istinto a guidarti. Ora và… “

Un bambino di cinque anni con capelli neri raccolti in una piccola coda si addentrò nella foresta che aveva di fronte, subito si ritrovò immerso nell’oscurità causata dalle fronde dei grossi alberi che lo circondavano. Cominciò a camminare percorrendo un sentiero piuttosto battuto, più avanzava e più le tenebre diventavano fitte, si sentiva solo il frusciare del vento fra le foglie e il verso di qualche animale selvatico.

Il piccolo si chiese come potessero far fare ad un bambino una prova così difficile e pericolosa, eppure non si perse d’animo penso invece che fosse per il bene della casata, dopo questo pensiero strinse i denti e cominciò a correre finché non arrivò alla cima della montagna.  Era arrivato, ora doveva solo trovare la pietra, provò dappertutto ma non trovò nulla; allora ripensò alle parole del padre:

“ … Non preoccuparti, sarà l’istinto a guidarti... ”

Si chiese cosa potesse significare quella frase, non riusciva proprio a venirne a capo ma in quel momento sentì un ululato e girandosi vide un lupo saltare dall’altura che faceva da picco alla montagna e porsi dinanzi a lui ringhiando. Il ragazzino indietreggiò spaventato ma si riprese subito, gli si mise di fronte ed estrasse un coltello da caccia, regalo di sua madre e della sua sorellina, e sfidò il lupo con lo sguardo.

Erano ormai cinque minuti che si fissavano senza muovere un muscolo, entrambi aspettavano la prima mossa da parte dell’avversario, sembrava che dovessero fissarsi in eterno ma la bestia, di scatto, balzò addosso al bambino cercando di azzannarlo alla gola. Il piccolo riuscì a schivarlo all’ultimo istante rotolando di lato, fece appena in tempo a rimettersi in piedi che gli fu subito addosso in una serie continua di attacchi mortali; fu in quel momento che prese il coltello da caccia, parò un ultimo assalto prima che la belva lo azzannasse e nella sua bocca vide che uno dei canini sembrava diverso, più liscio e splendente dei soliti denti così capì che doveva trattarsi della pietra che stava cercando.

Purtroppo appena realizzò quel pensiero il lupo lo caricò per cercare di porre fine allo scontro, questi lo centrò in pieno facendogli scivolare il coltello di mano e mandandolo sull’orlo del dirupo che costeggiava la vetta della montagna. Era senza forze, non aveva energie nemmeno per riflette su quale fosse la sua sorte.

“ Oh mio Dio... Sono morto, non ho alcuna possibilità contro di lui, è troppo forte! Sapevo che avrei dovuto a mio padre di rimandare la prova, non ero pronto... Non sono pronto, sono solo un bambino!!! “

Vide la bestia che, con le fauci spalancate, si dirigeva verso di lui per mordergli il collo, in quel momento chiuse gli occhi e vide il volto dei suoi genitori, dei suoi fratelli maggiori: Mark e Brian, le sue sorelline: Sara e Caitlyn, tutti sorridevano e riponevano le loro speranze in lui.

Li riaprì di scatto alzandosi pronunciando queste parole:

“ No... Io non posso arrendermi... Non voglio arrendermi... ISTINTO ANCESTRALE!!! “

Una fortissima luce argentea brillò, talmente abbagliante che persino la belva si fermò e dovette coprirsi gli occhi con le zampe anteriori. Il bambino si piegò su se stesso cominciando a ringhiare mentre sul suo corpo comparivano degli strani simboli che avevano lo stesso colore della notte senza stelle, le unghie e i denti si allungarono diventando artigli e zanne quasi uguali a quelle del suo avversario, le orecchie si spostarono in alto allargandosi e allungandosi ricoperte però da un sottile strato di peli argentei come quelli della coda che gli stava spuntando e che, premendo per uscire, bucò i pantaloni e cominciò a fendere l’aria lentamente con la folta peluria.

Il piccolo si rialzò e perse qualche istante a osservare le sue nuove sembianze  dopodiché assunse la sua solita posizione di battaglia e sfidò il suo avversario con lo sguardo,quest’ultimo appena ripresosi cominciò a ringhiare e contemporaneamente al bambino scattò in avanti nel suo ultimo assalto.

Il combattimento consisteva ormai in una serie infinita di scatti e parate da parte dei due combattenti, un bambino e una bestia, ma ora il primo molto più simile al secondo. Nel fare una capriola all’indietro per schivare le zanne del suo avversario il piccolo si sbilanciò e proprio quando vide le zanne del lupo contro la sua gola usò i suoi nuovi artigli per strangolarlo, dopo quelli che parvero minuti la bestia smise di muoversi e cadde al suolo con un tonfo sordo, privo di vita.

Aprì le fauci del lupo, tolse la pietra sacra ammirandola con occhi rapiti, riprese il suo coltello e cominciò a scuoiare la bestia come gli aveva insegnato suo padre, mise a seccare la pelle legandola a dei rami di legno che aveva recuperato nel bosco, dopodiché andò a caccia.

Il sole stava ormai tramontando quando la figura di un bambino cominciò ad apparire sul sentiero che conduceva alla dimora della casata dei combattenti Ancestral, tutta la sua famiglia era in piedi di fronte alla porta ad attenderlo ma i visi degli adulti si oscurarono quando videro la scena che si presentò loro dinanzi agli occhi: Alexander in piedi di fronte a loro, nella mano sinistra reggeva il suo il coltello, nella destra la pietra e sulla sua schiena era posata la pelle del suo avversario.

“ Guarda padre ho recuperato la pietra ed ho persino riportato la pelle del lupo con cui ho combattuto! Ho superato la prova vero? Non siete orgoglioso di me? ” Chiese con innocenza il bambino eppure non sapeva che proprio quel giorno sarebbero iniziati tutti i suoi guai.

Suo padre si mosse lentamente verso di lui, gli si parò di fronte e gli mollò un pugno sullo zigomo destro tagliandoglielo, poi prese la pelle e la esaminò.

“ Com’è possibile?! Questa pelle è perfetta,nessun segno di tagli o di sangue? Come hai fatto?! Senza contare che per noi i lupi sono animali sacri come hai osato scuoiarne uno eh?! Ora fammi vedere come hai fatto ad eliminarlo ed in seguito deciderò la tua punizione... ”

“ Padre io... Io mi sono trasformato e poi l’ho strangolato... “

“ Trasformato?! E in cosa scusa? “

“ Così... “

Allora Alexander ripensò al momento prima di trasformarsi, sentì tutto quel mare di emozioni scorrere in lui e un istante dopo si trasformò in quello che sembrava il cucciolo di un demone lupo. Allora da tutti i presenti si levò un semi grido strozzato poi dal ringhio del capo casata che cominciò a fissare suo figlio con odio puro.

“ Non è possibile... Non ci posso credere allora sei tu... Allora sei tu il discendente dei lupi di cui parla la profezia... Se le cose stanno così dunque non ce molto che si possa fare... “

Così dicendo sferrò un pugno alla bocca dello stomaco del piccolo, una volta a terra lo fece sdraiare sulla schiena e con lo stesso coltello del bimbo cominciò ad incidere un simbolo poco sopra l’osso sacro, era un cerchio perfetto che conteneva una A rovesciata e sbarra da tre righe diagonali per parte.

“ Perfetto... Sei stato marchiato con il simbolo dei rinnegati, ora non appartieni più alla famiglia Ancestral, sarai dato come schiavo ad una delle famiglie che ci servono fedelmente da anni... Considerati fortunato ad essere ancora in vita mostro ripugnante e non osare rivolgerci mai più la parola o farti vedere da noi... “

Così dicendo se ne andò lanciando al piccolo Alexender uno sguardo pieno di vergogna al quale seguirono quello di tutti i suoi famigliari e di tutti gli Ancestral appartenenti alla sua stessa casata, venne poi strattonato da un uomo con il viso duro e gli occhi taglienti come lame che gli rivolse queste parole:

  Vieni mostro, sarai punito per ciò che sei... “ lo portò al tronco di un albero dove gli legò i polsi e cominciò a frustarlo e più il bambino piangeva, si dimenava e urlava più questi aumentava il numero delle frustate e la loro forza”

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH”

Un ragazzo sui diciotto anni si svegliò in un posto a lui sconosciuto e vedendo intorno a sé solo il buio cominciò a chiamare l’unico nome che gli veniva istintivo e familiare:

“ Ashley! Dove sei  Ashley!? “

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Capitolo 8
*** Orgoglio ***


Orgoglio

 

“ Ashley!!! Ashley!!! Dove sei? Ti prego rispondimi!!! ”

Continuava a gridare Alexander senza però ottenere risposta, per quanto si sforzasse di aprire gli occhi il suo mondo restava fatto di oscurità e ombre senza riuscire a vedere nulla, però poteva comunque sentire gli odori e i suoni che riempivano l’aria intorno a lui. Sentiva il frusciare delle foglie mosse dal vento che proveniva da fuori, ci doveva essere un finestra in parte al letto su cui era seduto poiché sentiva quel vento accarezzargli dolcemente il volto, percepiva anche l’odore dei fiori mischiarsi con quello della stanza: odore di legno stagionato da chissà quanti anni, quello dell’acqua che doveva trovarsi in un catino di fianco alla finestra, quella particolare essenza di pesca che aveva sentito solo su Ashley ed infine l’odore del suo sangue sul letto,sul pavimento della stanza e su di lui.

Sentì dei passi avvicinarsi alla porta, subito scattò in piedi, facendo attenzione a non scivolare, prendendo la posizione di combattimento. Questa si aprì e un odore in lontananza simile a quello di Ashley entrò nella stanza.

“Vedo che riesci a stare in piedi senza problemi, il tuo fattore rigenerante è molto potente Alexander...”

La voce era quella di una donna di mezza età,ma non l’aveva mai sentita quindi il ragazzo non le poté associare nessun volto.

“Chi sei e cosa vuoi da me?! Dove mi trovo e perché non ci vedo?!”

“Cavolo quante domande che fai! Innanzitutto mi chiamo Meron e sono la nonna di colei che stavi chiamando poco fa, secondo sono io che ti ho curato insieme a mia nipote quindi mi aspetterei un minimo di gratitudine, terzo sei in casa mia e quarto non ci vedi perché ti abbiamo messo una benda sugli occhi per precauzione.”

“Quindi sei anche tu un Ancestral... Aspetta hai detto che siamo a casa tua, questo vuol dire che...”

Detto questo Alexander fece per togliersi la benda dagli occhi ma Meron lo bloccò. 

“Hei calmati,so cosa stai pensando ma no! Non siamo nel maniero degli Ancestral, stai tranquillo e rilassati adesso ti tolgo le bende.”

Così dicendo la signora lo fece sedere sul letto e delicatamente cominciò a sfilargli le fasce di cotone, dapprima la luce filtra debole e pallida poi sempre intensa e abbagliante.

“Ecco fatto, aprili delicatamente mi raccomando”

Il ragazzo fece come disse e lentamente aprì gli occhi, constatando che la sua vista non aveva avuto danni, in seguito cominciò ad esaminare tutto il suo corpo scoprendo che era già quasi del tutto guarito. Solo una cosa non gli tornava...

“Come mai i miei capelli sono così corti?!”

“Semplice gli abbiamo tagliati per riuscire a curarti senza problemi, guarda che così sono ancora lunghi senza contare che è stata Ashley a pensare ad un taglio che ti stesse bene e che nascondesse i tuoi occhi.”

“Quindi è stata lei... Capisco! Ma adesso dov’è?”

“E’ andata a sistemare delle faccende in sospeso con gli inseguitori, tranquillo sarà qui fra poco.”

Alexander pareva pensieroso e poi si ricordò di una cosa molto importante.

“Scusi Meron dove avete messo la mia armatura?”

“Non essere così formale, comunque Ashley non è riuscita a trovarla per via della tempesta che aveva colto la foresta quattro giorni fa, mi dispiace figliolo.”

“Quattro giorni fa ha detto!? Ho dormito così tanto?”

“Si, non ti avrebbero svegliato neppure le cannonate!”

Allora sentirono il rumore della porta d’ingresso aprirsi ed una voce melodiosa parlò:

“Ciao nonna sono a casa!!! Come sta Alex non si è ancora svegliato?”

Meron uscì dalla stanza e andò in soggiorno per accogliere la nipote mentre Alexander fu lasciato in quella stanza con un espressione di gioia e curiosità, non vedeva l’ora di rivedere quella ragazza, così si alzò di scatto dal letto ed uscì anche lui raggiungendo la padrona di casa al piano di sotto.

“Alex...”

Questa fu l’unica parola che la fanciulla riuscì a pronunciare prima di correre nella sua direzione ed abbracciarlo.

“Ciao Ashley,ahio mi stai facendo male!”

Rispose lui con un sorriso, eppure c’era un ombra che oscurava i suoi occhi, lei se ne accorse e disse subito:

“Oh scusa! Comunque sia, ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?! Ti avevo detto che avrei avuto delle informazioni da darti. Ora vieni con me che ti racconto tutto!”

Senza proferire parola lui la segui in giardino dove, all’ombra di una possente quercia, la ragazza si andò a sedere e cominciò a parlare:

“ Innanzitutto ti informo che non sono più una inseguitrice, quindi non sono più in contatto con nessuna famiglia Ancestral, poi volevo dirti che in questi giorni sono venuta a conoscenza di quella che sembrerebbe essere una seconda della profezia che i miei familiari stanno traducendo nelle fondamenta del maniero degli Ancestral. Il fatto è che sembra connessa a questa tua abilità innata del controllo, il problema è: in che modo ti riguarda?”

“Davvero esiste una seconda parte? Bhe, non so in che modo possa avere a che fare con me ì, mi fa saltare i nervi il fatto che per saperne qualcosa dovrei  andare direttamente incontro alla morte... Comunque sia mi fa piacere che ti sia fatta in quattro per aiutarmi!” Rispose il ragazzo

“Oh figurati, è stato un piacere! Comunque mi chiedo come abbiano fatto a sconfiggerti nonostante la tua abilità innata, le tue tecniche di combattimento e il fatto che indossassi la tua armatura!? Davvero, non riesco a spiegarmelo e poi scusami se non sono riuscita a recuperarla... Perdonami!”

“Non preoccuparti,non era poi così importante, fatto sta che la maggioranza numerica ha giocato a loro vantaggio però non solo quella, loro sapevano quasi tutto di me mentre io di loro sono sempre stato allo scuro tranne sulle informazioni che mi hai riferito tu stessa. Inoltre credo che loro fossero molto più allenati di me dato che avevano più tempo per farlo, poiché loro non erano costretti a scappare ogni giorno in un luogo diverso per non essere trovati, mentre io si! Ed è proprio questo che mi manda in bestia, il fatto che loro mi sottovalutino però da adesso comincerò ad allenarmi e farò vedere loro chi sono in realtà, mostrerò loro il vero orgoglio di un lupo!!!”

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Capitolo 9
*** Abiltà ***


Abilità

 

“Che tipo di allenamento intendi fare Alex?!”

“Semplice, non farò come loro che allenandosi ingrossavano i loro muscoli credendo così di essere più forti, ovviamente allenerò anch’io la mia forza però il mio pregio è la velocità, inoltre sento che posso potenziare la mia abilità innata, non so il perché ma sento che è così...”

“Potenziarla e come scusa?”

“E’ proprio questo il problema, non so come fare... Comunque non è impossibile, a quello penserò dopo,mi riposerò per un paio di giorni finché non guarirò del tutto ed intanto cercherò un Ancestral armaiolo in grado di costruirmi un armatura più resistente di quella di prima...”

“Lo sai che quella degli armaioli è una casata che è andata in rovina quasi 350 anni fa dopo che forgiarono una spada chiamata La Lama dell’Incubo?!”

“Lama dell’Incubo? E che cos’è?”

  “E’ una katana con delle abilità molto particolari, si dice che possa essere impugnata solo da chi possiede un cuore colmo di oscurità però colui che la impugna dovrà avere anche un barlume di luce nel proprio cuore altrimenti verrà soggiogato dalla spada perdendo la ragione per sempre... Quella spada fu vinta da noi filosofi agli armaioli durante una delle prime guerre fra casate avvenuta ormai più di 300 anni fa...”

“Incredibile, sai per caso dove si trova ora questa spada?”

“Perché ti interessa?! Non vorrai utilizzarla spero...”

“Con gli allenamenti, la Lama dell’Incubo ed una nuova armatura riuscirei a sconfiggere gli Ancestral combattenti senza problemi, potrei persino affrontare colui che un tempo era mio padre...”

“E’ troppo rischioso Alex, non sei sicuro che riusciresti ad impugnarla senza farti controllare!!!”

“Ashley ha ragione, però io ho fiducia in te Alexander!”

Senza nemmeno fare un rumore Meron era arrivata accanto ai due ragazzi e facendo un cenno ai due gli chiese di seguirla dentro casa, una volta lì cominciarono a scendere una scala stretta e buia, continuarono così per almeno due piani sotto terra finché arrivarono di fronte ad una porta di ferro sprangata. Lì la donna porse la torcia a sua nipote e cominciò a levare i vari lucchetti finché questa si aprì con un forte cigolio.

L’aria nella stanza era viziata, quasi irrespirabile, Ashley con la torcia accese quelle che si trovavano sui muri, finché si riuscì a vedere normalmente. Sul fondo della stanza, su di una specie di altare si trovava un piedistallo a due braccia che sorreggevano un fodero nero nel quale era contenuta una katana dall’elsa dello stesso colore.

“Vai pure avanti Alexander, sono sicura che non avrai problemi ad impugnare la Lama dell’Incubo...”

Così disse Meron prima di appoggiare una mano sulla spalla del giovane per incitarlo ad andare avanti.

Non se lo fece ripetere due volte, il ragazzo cominciò ad avanzare lentamente verso l’altare, mancavano due passi per prendere la spada ma all’improvviso si bloccò. Nell’aria si sentiva una strano suono, prima confuso, poi sempre più chiaro: era una litania,delicata ma profonda allo stesso tempo, dolcemente arrivava alle orecchie di Alexander accarezzandole ed incitandolo ad afferrare la spada.

Così fece, nello stesso istante in cui impugnò l’elsa un vortice innaturale di energia bluastra cominciò a vorticare intorno a lui, rendendolo temporaneamente invisibile agli occhi delle due sole spettatrici di quello strano fenomeno. Quando tutto fini ciò che comparve dinanzi a loro le lasciò a bocca aperta.

In piedi c’era Alexander,senza più nessuna fasciatura sul corpo, completamente guarito, il simbolo dei rinnegati sulla schiena ed un tribale mai visto prima faceva bella mostra di sé al centro del suo petto,  un cuore nero stilizzato che sembrava fatto di spine, simbolo della sua luce e della sua oscurità. La cosa le stupì di più però, fu vedere il ragazzo completamente trasformato come se avesse usato la sua abilità innata, però con artigli e zanne meno pronunciate del solito.

"Quando hai attivato la tua abilità Alexander?!" Fu Meron a parlare.

"Eh?" Chiese il ragazzo confuso.

Allora decise di specchiarsi in una pozza di umidità creatasi poco distante dall'altare su cui si trovava prima la spada, non appena vide il suo riflesso fece uno scatto all'indietro per poi riavvicinarsi nuovamente di fronte a quello specchio improvvisato.

"Incredibile... E così è questo il potere oscuro della Lama dell'Incubo, risveglia la vera natura di chi la impugna!"

"Sembra che sia io che mia nonna abbiamo fatto bene a riporre la nostra fiducia in te... Anche se, in verità, ero un po' preoccupata..."

Alexander si voltò verso Ashley e con ghigno malizioso dipinto sul volto le disse:

"E così eri preoccupata per me?!"

"Cosa?! Io non ero affatto preoccupata per te! Più che altro pensavo che saresti rimasto ferito dal vortice o posseduto dalla spada..."

"In sostanza eri preoccupata per me! Ammettilo!!!" Disse il giovane con un sorriso in volto.

"Umph... Ora che hai ottenuto la tua katana andiamo a cercare un Ancestral Armaiolo, lo possiamo riconoscere perché rispetto agli altri sono un po' più bassi, tozzi e molto muscolosi."

Così dicendo si incammino verso l'uscita della stanza, Alexander la segui però si fermò sul ciglio e voltandosi verso Meron disse:

"Volevo ringraziarla Meron per avermi permesso di prendere un cimelio della vostra casata... So quanto siano importanti le reliquie..."

"Non preoccuparti, nessun Filosofo come noi diverrà mai un guerriero, perciò non preoccuparti, anzi sono felice di sapere che ti aiuterà a diventare più forte così da poter sistemare le cose una volta per tutte!"

"Grazie di cuore, davvero! A proposito lei non viene?!"

"No, starò qui ancora un po', piuttosto se non ti sbrighi perderai di vista mia nipote!"

"Non si preoccupi, anche se la perdessi di vista la troverei seguendo il suo odore! Ci vediamo più tardi!"

Così dicendo si voltò e cominciò a correre per le scale, raggiungendo Ashley e cominciando a camminare con lei, verso un cielo volgente al crepuscolo, in testa un solo pensiero.

"Anche volendo sarebbe impossibile non vedere una ragazza bella come lei, con un profumo così dolce ed intenso da annebbiare tutti i sensi, diventerò più forte, sconfiggerò tutti coloro che si metteranno fra me ed il mio cammino, finché un giorno riuscirò a stare con te senza dovermi preoccupare di nulla e finalmente potrò dichiararti i miei sentimenti..."

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Capitolo 10
*** Avviso ***


Volevo avvisare tutti coloro che seguono, o meglio, seguivano, leggono o hanno dato anche solo una sbirciata ad “Ancetral” di una cosa. Ci tenevo a scusarmi per lo scostante aggiornamento, addirittura interrotto, della mia storia, dovuto a molti cambiamenti non solo a livello di impegni o quant'altro, più che altro a livello emotivo.


Ci sono molte cose che prima mi andavano ben e adesso non più, questo non vuol dire che mollerò la storia, bensì che ho intenzione di rivederla, modificarla senza però intaccare quella che è la struttura principale.


Spero di non peggiorare le cose ma di migliorarle.



A presto, Gianluca.

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