Male Figure - Cronache di una vita Sfigata

di Clara_Oswin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Mare ***
Capitolo 2: *** Natale ***
Capitolo 3: *** Gesso ***
Capitolo 4: *** Tutta colpa di Minnie ***
Capitolo 5: *** SENZANOME ***
Capitolo 6: *** L'ospite indesiderato ***
Capitolo 7: *** Il professore ***



Capitolo 1
*** A Mare ***


Salve a tutti,

è la prima volta che scrivo in questa sezione, e tra l’altro non so neanche se sto pubblicando nella sezione giusta, le storie che seguiranno sono realmente accadute, i nomi e i luoghi e ovviamente date sono state cambiate; mi sembrava più opportuno farlo ;) adesso senza indugi vi lascio alla storia per cui siete entrati : )

eravamo sette ragazzi quella giornata del 5 luglio, ma in questa discussione ne interverranno solo quattro, IO alias Clara( nome fittizzio), Angela,Marco e Stefano .

I nomi e i luoghi sono stati cambiati, il fatto è realmente accaduto.

Mala figura numero uno :

Era una calda e afosa giornata d’estate, io e i miei amici eravamo arrivati al lido da poco e c’erano quasi tutti i posti occupati.

Io :-“ Ragazzi dato che dopo il bagno possiamo sederci a bere qualcosa, occupiamo quel tavolo li?”-

-“si mi sembra una buona idea, ma c’è una borsa, vuol dire che è già occupato.”

-“si ma non è giusto, noi siamo in 7 e occupiamo tutti i posti, la borsa sarà di una sola persona che si poteva mettere tranquillamente nella sdraio accanto!”-

Da lontano vediamo una signora che ci guardava :-“SIGNORAAAA!!” – gridiamo finemente noi –“è SUA LA BORSA??” –

-“mi pare che abbia detto di si.” –

-“perché tu ci senti a questa distanza?”

-“mi pare abbia annuito!”-

-“ah allora hai una vista di falco proprio!!”

Dopo vari minuti di congetture decidiamo di prendere la borsa e di spostarla nella sdraio accanto. Lasciamo i nostri asciugamano in bella mostra sulle sedie e ci buttiamo a fare il bagno.

Non appena finito il bagno, ritorniamo al “nostro” tavolinetto e notiamo che ancora la signora non era rientrata, ci mettiamo tranquillamente a chiacchierare e a scherzare; passano 10 minuti e dall’acqua esce una signora furente che ci viene incontro.

-“comunque ragazzi non si spostano le cose degli altri!” – dice stizzita lei

-“ci scusi” – fa il mio amico Stefano –“ci servivano i posti” –

-“è da maleducati, avevo le cose dentro la borsa, il cellulare i soldi…le chiavi di casa...” – insomma la signora si lamenta parecchio.

Passano alcuni minuti e io non la sento più lamentarsi –“però abbiamo chiesto il permesso in fin dei conti, non c’era bisogno di fare tutta quella scena” – dico stizzita io.

I miei amici cercavano in tutti i modi di farmi segno di tacere, ed io ovviamente non ne capivo il motivo

-“è stata parecchio acida, si poteva fare un bagno e rinfrescarsi lei idee!”

-“Clara… emh… ce l’hai dietro…” – mi sussurra Marco alla mia sinistra.

Ed io rossissima di vergogna -“… no… ma aveva tutte le ragioni!!”

La signora mi affianca, mi lancia un occhiataccia che in quel momento avrebbe potuto aprire un varco sotto la mia sedia, tipo supersaian e farmi sprofondare all’interno;

 poi dice : -“va bene marco, io vado, ci vediamo a casa per pranzo, non fare tardi!”-

-“ok mamma, a dopo.”-

….

 

 

Angolo autrice

Vi immaginate la nostra faccia quando abbiamo scoperto che era sua mamma?? Non l’aveva riconosciuta perché era senza occhiali, ma vi dico solo che io da quel momento non misi mai più piede in casa di Marco XD

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Capitolo 2
*** Natale ***


Natale


La città era piena per le feste di gente traboccante di pacchi e pacchetti, in cerca dell’ultimo dono non ancora acquistato per quel lontano parente giunto a casa loro per le festività natalizie.

Io ero in giro con una mia cara amica per ultimare le commissioni natalizie, incantate dalle vetrine, non muovevano un passo senza entrare in un negozio attratte dal ninnolo di turno.

Uscendo dal negozio ricominciammo a camminare per le vie affollate della città, ad un tratto il mio sguardo si illuminò e cominciai a gridare a gran voce
-“Francescaa !! Francescaaa”-
La ragazza che avevo riconosciuto e che chiamavo a gran voce era poco avanti a me con una sua amica e con le sue buste regalo;cauta mi avvicinai.

-“ciao! Anche tu qui per le feste di natale! È proprio una bellissima sorpresa!”-
La sua amica parlò - voi vi conoscete? -
 
Ed io – “certo! Io e Francesca eravamo compagne di scuola alle medie!” – proclamai io entusiasta

- “Noi abbiamo fatto le medie insieme e di te non mi ricordo...”- continuava l’amica.

-“scusa tu non hai fatto le medie dalle suore?”- chiedo io stranita a Francesca
E lei – “no, sono andata alla scuola pubblica”.-
Ed io – “scusa ma tu non sei Francesca?”-
- “no, sono Jessica” -
 

La vergogna mi assalì quando mi accorsi che non conoscevo quella ragazza e che avevo fatto una figura orrenda, cosi per salvare la faccia mi arrampicai sugli specchi... 
-“ah no vero, Jessica! Ci siamo conosciute a ginnastica...ritmica?”- abbozzai
-“no”- fu secca la sua risposta
-“nuoto?”-
-“no”-
-“Pallavolo?”-
-“No”-
-“…Forse in discoteca? - accennò lei
-“si si, ecco, in discoteca! Comunque si è proprio fatto tardi, noi dobbiamo scappare, ci vediamo!”- le salutai calorosamente e prendendo sottobraccio la mia amica ci allontanammo.


-“Clara, chi era quella ragazza?”-
-“una conosciuta in discoteca”- le risposi io.
-“Ma Clara, tu non sei mai andata in discoteca,”-
-“Shhh”- le feci segno di tacere,-“Noi lo sappiamo ma lei no”- XD

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Capitolo 3
*** Gesso ***


Ok premesso che non so se questa fa ridere, ma vi assicuro che io rimasi traumatizzata… vi narro quindi gli eventi

Terza Media, io ero una piccola innocente bimba di tredici anni, ( e non sbaglio quando dico proprio tredici, da poco fatti ), la classica brava ragazza, compiti sempre fatti, interrogazioni sempre perfette, mai una volta marinato, ( che noia direte voi, e io vi rispondo, si è stata una vera noia,) amichevole sempre con tutti… o quasi…

Era appena finita la ricreazione, sapete no, il solito chiasso e disordine in classe, soprattutto se al rientro dalla merenda avevate come materia musica, che parliamoci chiaro, ci è veramente servito nella vita suonare fra martino con il flauto imitando malamente il pifferaio magico ubriaco? Beh ma comunque, il punto centrale della storia si focalizza su di me e altre tre persone, Valerio, Chiara e Enrico.

Io e Chiara, la mia compagna di banco stavamo “lottando” contro Enrico e Valerio, quest’ultimo si era rubato il mio santissimo diario e stavamo in tutti i modi cercando di riprendercelo.

IO -“Dammelo subito!”-

V. –“altrimenti che fai??” – canzonandomi con il diario davanti.

C. – “dai ridaccelo! Oh sennò ti picchio!”-

E-“ Se vabbè, Chiara, ma che devi fare!” – la spintona verso la lavagna lui

Ma chiara non demorde –“ una volta ho mandato mio cugino all’ospedale per avergli dato un calcio!”-

Ovviamente i due ci ridono palesemente in faccia.

Io prendo la spugnetta della lavagna per tirarla a Valerio, lui ovviamente scappa e iniziamo a rincorrerci per tutta l’aula.

v.-“tanto non lo lanceresti mai!” –

Io –“scommetti!” –

Si ferma davanti alla porta, il tutto si svolge in un attimo, io verde di rabbia, dopo aver intinto la spugnetta nel gesso la lancio violentemente verso di lui, nei pochi istanti  che separano la spugnetta dalla sua faccia vedo che è stupito e inorridito al tempo stesso, la spugnetta a tipo rallenty si avvicina alla sua faccia, Valerio si abbassa all’ultimo momento, da fuori la porta sentiamo una voce

-“Ragazzi ma che sta succedendo qua!?” –

Ed ecco che la spugnetta bianca centra in pieno faccia la preside con la bocca ancora mezza socchiusa.

 

 

 

****

Ed ecco, non so se vi ha divertito, ma io ero sconvolta, non avevo mai fatto nulla del genere, e la prima volta che la faccio guarda tu che mi deve succedere!

Kmq nell’attesa di ricordare altre male figure della mia tranquilla vita, vi saluto sperando di avervi almeno fatto sorridere J

A presto!

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Capitolo 4
*** Tutta colpa di Minnie ***


Era una tranquilla giornata di marzo, come al solito, la vostra protagonista era ignara di quello che le sarebbe successo di li a poco…

Passeggiavo tranquillamente percorrendo le vie della città, mi stavo dirigendo a casa di due mie amiche per studiare, voi direte, “SEeeee studiare ! tre ragazze rinchiuse fra quattro mura fanno di tutto tranne che studiare!” e invece io vi dico che eravamo seriamente interessate a studiare, di li a poco ci aspettava un interrogazione importante e volevamo prendere un bel voto.

Finalmente arrivo a casa sana e salva da ogni pozzanghera, suono alle ragazze, mi risponde Lorella e mi fa salire; Camilla l’altra nostra amica già era arrivata e all’appello, da solita ritardataria quale sono, mancavo solo io.

Studiammo tutto il pomeriggio tranquillamente … la giornata si stava concludendo senza nessuno strafalcione (cosa assai strana da parte mia); i problemi iniziarono quando Camilla ci mise al corrente di un problema che l’assillava, tirando fuori dall’armadio una borsa seminuova di stoffa.

C –“mia mamma mi ha dato questo borsa per andare a scuola” – ci sventola davanti una borsa a tracolla, firmata Disney, con una piccolissima minnie sull’angolo in basso a destra, per il resto poteva sembrare una comunissima borsa di Jeans. –“ sarebbe comoda da portare, ma dai… non la posso mettere!”

IO-“ma dai, perché no? È carina!”-

C-“ Ma scherzi? C’è minnie! Poi con le trecce sembro una bambina delle elementari e mi prendono tutti in giro”-

IO-“ ma non si vede nemmeno! Poi oggi si usano queste cose della disney, con i sette nani, Winnie the Pooh ecc.”

C-“vorrei vedere , tu te la metteresti?”-

IO-“… se è comoda…”

Lorella:-“Camy, dimentichi con chi stai parlando… Clara fino all’anno scorso usava ancora la borsa di High school Musical!”-

IO-“ era comoda!! U.u   io me ne frego delle marche onestamente!Dovresti fragartene anche tu!”-

C-“Sai che quasi quasi mi hai convinta…? Poi se hai detto che tu ne hai una simile… diciamo che ci sono pure affezionata, se non fosse per questo disegnino.“ dice indicando il minuscolo marchio della Disney

Camilla si era finalmente convinta a metterla, ed io per incoraggiarla me ne esco con una delle mie solite gaff

-“ma  si dai, usala! Tanto è schifosa come la mia!”-

Ci guardiamo un attimo rimanendo in silenzio.

Dopodiché scoppia una risata per tutta la stanza.

E dopo aver rotolato letteralmente dalle risate, con le lacrime agli occhi,

Camilla ributtò la borsa nel fondo dell’armadio, decisa a non uscirla più per i prossimi 10 anni!

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Capitolo 5
*** SENZANOME ***


Vi è mai capitato di uscire con una persona e non conoscere il suo nome?
Bene, a me è capitato e questa è la mia folle storia

 

Tutto iniziò grazie a una serie di “s”fortunati eventi, quel giorno dopo aver perso due autobus e scordato a casa il cellulare, sono arrivata seppur in ritardo ad un seminario tenuto nella mia facoltà. I miei amici erano tutti nelle prime file ed io non potendo raggiungerli decisi di sedermi in un posto libero accanto ad un ragazzo dai capelli castani molte file più indietro. Mi rivolse la parola per primo chiedendomi delle informazioni ed io mentre gli parlavo notai che aveva gli occhi verdi, dettaglio più che superfluo ad un seminario di Arte nel post guerra, ma che mi distolse proprio mentre mi accennava al suo nome. Era molto simpatico (oltre ad essere carino) e non ci eravamo mai parlati prima perché non frequentavamo gli stessi corsi,  fu destino o forse fortuna ma ci trovammo subito in sintonia, chiacchierando per tutta la durata del seminario.  

Da quel giorno iniziammo ad incontrarci sempre più spesso per i corridoi della facoltà, fino a che un giorno il ragazzo non mi chiese di uscire, avvenne all’incirca così:

-“ehi, ciao! Non facciamo che incontrarci per ora!” – disse lui

-“ sarà un segno del destino!” –ridevo io stringendo i libri di storia tra le braccia.

-“questo pomeriggio vorrei farmi un giro in centro, ti va di venire con me?”- mi chiede lui sorridendomi

-“Perché no, non ho nulla da fare questo pomeriggio” – gli risposi io.

-“Dove abiti? Ti passo a prendere”-

Io abbastanza imbarazzata dal fatto di non ricordarmi nemmeno il suo nome scuoto il capo dicendogli che sarei venuta da sola al luogo dell’appuntamento, e che ci saremmo visti direttamente li.

Senza nemmeno avere il suo numero di telefono mi fidai solo della sua parola, rimanendo nel corridoio con in mente il luogo e un orario di un appuntamento con una persona di cui non conoscevo nemmeno il nome.

Arrivata l’ora dell’appuntamento quel pomeriggio uscii di casa per andare davanti al locale in cui ci saremmo dovuti vedere, e non appena svoltai l’angolo lo vidi, era li che mi aspettava eppure io ero in anticipo di ben 20 minuti!

-“ehi” – mi venne incontro abbracciandomi, io mi limitai a sorridere e a rivolgergli un timido “ciao” –

-“ma l’appuntamento non era alle 18?” – gli chiesi io iniziando ad incamminarmi, -“si, sono arrivato un po’ in anticipo e a quanto pare non sono il solo” – mi sorrise sghembo.

Passammo tutto il pomeriggio insieme, mai che incontrasse una persona o un amico che lo chiamasse per nome, io in tutti i modi tentavo di farglielo dire senza farmi accorgere di non saperlo, facendo cadere nello scherzo il fatto di chiamarlo “ bel ragazzo in camicia”; lui mi chiamava con il mio nome o di tanto in tanto “Biondina” ma ormai a quel nomignolo ci ero abituata. Dopo la fine della serata mi chiese di poterci rivedere, io annuii contenta, in fondo pur non sapendo il suo nome mi ero divertita, gli diedi il mio numero e lui promise di chiamarmi, promessa che mantenne dopo appena due giorni, quando mi chiamò per fissare un altro appuntamento. In quei due giorni con nonchalance andai in giro per mezza università chiedendo a chiunque conoscessi se sapeva il nome di questo ragazzo descrivendolo meglio della polizia di Scotland Yard!

Niente. Nessuno lo conosceva.

 Al termine del secondo appuntamento la storia è la stessa, lui chiede di potermi rivedere ed io non ho nulla in contrario, se non fosse per la curiosità di conoscere il nome del ragazzo di cui mi sto innamorando!

-“sai mi piace proprio uscire con te, mi trovo bene” – mi confessa accompagnandomi sulla strada di casa.

-“anche per me è lo stesso … se non fosse che…” – dico timidamente abbassando lo sguardo sul marciapiede

Lui mi guarda curioso di sapere cos’altro dirò –“che?”- mi esortò

-“ mi sento a disagio perché…” – alzo lo sguardo e noto nei suoi occhi verdi un barlume di preoccupazione che mi fa arrossire ancora di più.

-“perché NON CONOSCO IL TUO NOME, CAVOLO!” –Sbotto io

lui mi guarda serio poco prima di scoppiare a ridere.

-“tutto qui?” – riesce a dire tra le risate,

-“allora?” – chiedo io ansiosa di scoprire il suo nome

-“allora niente, buona notte” –

Mi da un bacio sulla guancia voltandosi dalla parte opposta ridendo va via, lasciandomi sbigottita sul ciglio della strada.

Quella sera mi arrivò un messaggino da parte di SENZANOME, ( così l’avevo memorizzato) diceva:

“buonanotte biondina…

Comunque sei una frana, era Gabriele ;)”

 

The End

A.A.

Ok forse non fa ridere questa, comunque fa parte delle bizzarrie che mi sono capitate, ed è una storia VERISSIMA .

Grazie per aver letto!

Smack :*

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Capitolo 6
*** L'ospite indesiderato ***


L’ospite indesiderato

 

 

Era una calda e afosa giornata d’agosto, ogni cosa in paese sudava, i muri, i gelati, le persone…

C’era un ragazzo che conoscevo da poco e con cui da qualche giorno ( tipo 2 ) avevo iniziato ad uscire, mi aveva fatto capire di interessargli ma io non ero presa da lui quanto lui da me e quando quel pomeriggio mi invitò ad andare a mare con lui decisi che infondo era un modo per poter parlare e conoscerci meglio, perché tutti a mio parere meritano almeno una chance per fare breccia nel mio cuore.

La sua chance finì per le 18:00 del pomeriggio, quando all’ennesimo discorso palloso non potei fare a meno di trattenere uno sbadiglio fragoroso che tentava disperato di uscire dalla mia bocca per riversarglisi direttamente in faccia. Oltre a non essere particolarmente bello infatti, era noioso e completamente diverso da me; a me piaceva lo sport l’aria aperta e la vita attiva, lui era pigro e aveva pochi interessi, io amavo leggere e nuotare, lui non amava nessuna delle tante cose che dicevo io, recuperando le sue mancanze che io attribuivo ad un “impoverimento caratteriale” con qualche complimento sul mio aspetto, i miei occhi o i miei lunghi capelli dorati, buttato nel discorso senza nessun nesso logico.

“Ti piace nuotare?” e lui mi rispondeva “non proprio… ti hanno mai detto che hai dei bellissimi occhi?”

Potete immaginare ovviamente la mia faccia, un misto tra depressione e insofferenza. Io adoravo e adoro a tutt’oggi nuotare, specialmente a mare. A differenza delle altre ragazze che scendevano al mare per cuocersi sotto i caldi raggi solari sino agli orari più impensabili in strettissimi bikini, io ero il tipo che non comprava un costume se poi quando dovevo nuotare questi se ne andava per conto suo (una volta comprai un bikini che durante un tuffo se ne andò letteralmente via ahahah) e mi piaceva portare quando potevo maschera e pinne e nuotare sott’acqua.

Il pomeriggio si era inoltrato ed io avevo voglia di fare un bel bagno rinfrescante, con o senza il mio accompagnatore, non avrei rinunciato al mio bagnetto perché a lui non andava.

Inaspettatamente forse per lo spirito di emulazione o non so, forse per fare una buona impressione, si fece il bagno anche lui iniziando a nuotare verso il largo. Mi mantenevo sempre il più possibile lontano da lui, mi infastidiva persino urtarlo per sbaglio...

Poi, ad un tratto lo vidi.

Rimasi scioccata in un primo momento, poi cercai di controllare il mio ribrezzo.

Cercai di distogliere più volte lo sguardo mantenendo un aria dignitosa, ma mi era impossibile non fissarlo ad occhi sbarrati.

Mentre il mio accompagnatore stava parlando ininterrottamente, una sostanza verde appiccicosa aveva preso a scendere lentamente dalla sua narice.

Non era la solita colata di sostanza quasi incolore, era viscida, verde e molto corposa.

Pensai. Ora se ne va, ora si bagna e se ne va.

Ma lui continuava a parlare e questa cosa scendeva ancora.

Ero schifata ma anche combattuta...  mai mi ero trovata in una situazione del genere. Fosse stato un mio amico intimo gliel’avrei detto senza problemi, ma lui lo conoscevo appena da tre giorni! Sicuramente si doveva leggere la mia espressione schifata sul viso, così decisi di scendere sotto acqua nel tentativo di essere emulata e scacciare l’orrore verde. Quando mi finì l’ossigeno nei polmoni e fui costretta a risalire, ma la cosa era ancora lì così come il suo proprietario. Era arrivata quasi al labbro, poteva misurare un bel po’ di centimetri. Probabilmente il ragazzo avvertì qualcosa sulla bocca, o forse fu solo un colpo di fortuna mentre alzò la mano e si sciacquò il viso.

Tirai un sospiro di sollievo, era finita finalmente.

Va tutto bene?” mi chiese

Ed io pensai che aveva proprio una gran faccia tosta, “Avevi una schifo di caccola che ti colava dal naso!” gli avrei volentieri urlato, ma decisi che non era il caso così mentii dicendo che andava tutto bene ma che volevo uscire dall’acqua.
Andai via di fretta con qualche scusa balorda, mia madre rimasta fuori di casa, dar da mangiare al coniglio della vicina, badare ai figli di mia zia; la scusa mi riuscì tanto bene che lui non sospettò minimamente mentre mi guardava scappare via, che in realtà fuggivo da lui e la sua caccola!


Fu il peggiore appuntamento che (sino ad ora) ho avuto.

Quella fu l’ultima volta che lui mi vide, ma io al contrario mai dimenticherò la sua faccia e la sua sostanza verde viscosa scendere lungo il naso sino ad arrivare sulle labbra; nei miei incubi peggiori sogno che mi insegue per baciarmi con quel muso viscido, ma grazie al cielo la mattina mi sveglio e penso che è finita e che dopo avergli gentilmente detto che non era il mio tipo, scappando a gambe levate, adesso penso con tristezza che forse, quell’orrore verde, sarà il problema di qualche altra ragazza!

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Capitolo 7
*** Il professore ***


Il Professore

Capita a tutti una volta nella vita di fare qualche brutta figura con un professore, la mia invece è una cronicizzazione della sfiga.

Un giorno, durante una splendida giornata di pioggia, quelle in cui per la cronaca avresti voglia di sprofondare il naso sotto le coperte e dimenticare persino il tuo nome, correvo trafilata per le strade della città inzuppata fino all’osso per raggiungere la mia destinazione, l’aula della lezione.

La bellezza della vita universitaria è quella di poter arrivare in dignitoso ritardo e sederti in fondo all’aula senza che nessuno ti noti, aprire il tuo magico pc e scriverci con solerzia tutte le parole della lezione facendoti i benamati C… Affari tuoi.

Quella giornata però ero particolarmente sfortunata, dopo essere arrivata in ritardo mi ero pure dovuta mettere in uno dei posti in prima fila, nemmeno uno di quelli frontali bensì nei banchi laterali che rivolgevano il monitor e tutto quello che stavo facendo verso tutta l’aula. Ma io non avevo nulla da nascondere e dopo aver modificato il mio sfondo di Sailor Moon in “vista di Parigi notturna” la sera prima, mi sentivo piuttosto tranquilla.

La lezione che seguivo era una degli anni precedenti quindi i colleghi che assistevano erano per me perfetti sconosciuti, questo non mi creava alcuna sorta di disagio, dopotutto ero un tipo abbastanza socievole ma in quel caso mi faceva piacere stare un po’ per i fatti miei.

Avevo posato il computer sulla scrivania, collegato il carica batterie e aspettato che caricasse la pagina internet, poi avevo rivolto il mio sguardo interessato al professore che continuava a discutere sull’importanza di non so che cosa… ad un tratto si voltò verso di me, mi lanciò un occhiata penetrante e poi guardò alle mie spalle come se avesse visto un fantasma.

“signorina!” mi richiamò con urgenza. (inutile dire che tutti gli occhi della stanza si riversarono su di me)

Io scattai “che cosa…?” ma non ebbi neppure il tempo di formulare una domanda che mi disse.

“eh brava… si guarda dei film P***o durante la lezione”

Io rimasi scioccata, potete immaginare i miei occhi sgranarsi sino a diventare due biglie, con sguardo furbo mi invitò a girarmi e in quel momento sarei voluta sprofondare mille kilometri sotto terra sino ad incontrare la lava bollente e morire in maniera rapida.

Sul mio schermo c’era una donna nuda.

Si, avete capito bene, era una donna nuda di una pubblicità di carte o non so che o quale sito web. Quando avevo aperto internet mi ero voltata tranquillamente mentre il computer caricava l’immagine di quella pubblicità oscena. ( da qualche tempo avevo preso un virus che mi apriva pagine di pubblicità, ma erano del tutto innocenti, giochi di carte o d’azzardo o siti che dicevano che avevo vinto qualche premio)

Chiusi velocemente la pagina ma ormai il danno era fatto, oltre ad essere diventata rossa dalla punta del naso fino alle orecchie, tutto il resto della classe mi fissava sgomento, chi ridacchiando chi sparlottando un po’. Specialmente il popolo maschile.

Sospirai, non avevo avuto nemmeno il tempo di dirgli “ ma no, era una pubblicità di Internet!”  che subito mi rispose “si si… dicono tutti così…” poi riprese con la lezione come niente fosse, rivolgendomi qualche occhiata di rimprovero ogni tanto,  inutile dire che io ormai ero morta e defunta dalla vergogna.

Finita la lezione scappai letteralmente via, per buona sorte era l’ultima con quel docente e con mia fortuna si sarebbe presto dimenticato della mia faccia e del mio incidente.

Di una cosa ero sicura, gli studenti di quella lezione non lo dimenticheranno mai, visto che una volta usciti continuavano a guardarmi e a sghignazzare!

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