Change of life

di Ashura_exarch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Trasformazione ***
Capitolo 2: *** 2. Fraintendimento ***
Capitolo 3: *** 3. Risveglio ***
Capitolo 4: *** 4. Ripresa ***
Capitolo 5: *** 5. Responso ***
Capitolo 6: *** 6. Partenza ***
Capitolo 7: *** 7. Inseguimento ***
Capitolo 8: *** 8. Battaglia ***
Capitolo 9: *** 9. Comprensione ***
Capitolo 10: *** 10. Pericolo ***
Capitolo 11: *** 11. Lotta ***
Capitolo 12: *** 12. Altruismo ***
Capitolo 13: *** 13. Rapimento ***
Capitolo 14: *** 14. Spiegazioni ***
Capitolo 15: *** 15. Rituale ***
Capitolo 16: *** 16. Colloquio ***
Capitolo 17: *** 17. Riposo ***
Capitolo 18: *** 18. Attacco ***
Capitolo 19: *** 19. Liberazione ***
Capitolo 20: *** 20. Offerta ***
Capitolo 21: *** 21. Regalo ***
Capitolo 22: *** 22. Prova ***
Capitolo 23: *** 23. Desiderio ***
Capitolo 24: *** Epilogo - Decisione ***
Capitolo 25: *** Epilogo - Finale ***



Capitolo 1
*** 1. Trasformazione ***


1. Trasformazione

Come iniziare? Mi chiamo Matt, e vi sto per raccontare una serie di "avvenimenti", se così si possono chiamare, che sono successi a me e ad Allyn, il mio migliore amico. Ma cominciamo dal principio.
Io ed Allyn eravamo cresciuti insieme nella città di Nobilia. Non ci siamo mai interessati di lotte pokemon, e forse è per questo che siamo diventati amici. Tutti gli altri ragazzini della nostra età stavano sempre a sfidarsi con i loro pokemon, mentre noi due eravamo sempre distaccati dal gruppo a parlare. Nonostante non ci piacessero granché i combattimenti, eravamo affascinati dai pokemon. Furono proprio questi interessi a farci conoscere quando eravamo piccoli, e man mano che crescevamo sviluppammo anche dei sogni. Ogni volta che potevamo guardavamo i programmi dei vari professori pokemon, che illustravano quel meraviglioso mondo e i suoi contenuti. Nel corso degli anni sviluppammo delle ambizioni per il futuro: io scelsi di diventare uno zoologo, mentre Allyn di diventare un archeologo.
Ogni anno venivano infatti scoperte nuove specie di pokemon, e poi mi era sempre piaciuto catalogare e dare nomi alle cose. Allyn invece era sempre stato affascinato dai fossili, anche perché la sua famiglia gestiva il museo di storia naturale di Nobilia.
Insomma, crescemmo, e alla fine del percorso scolastico obbligatorio decidemmo di andare all'università. Optammo per quella di Litiopoli, poiché era quella più prestigiosa e attrezzata. Ci trasferimmo a Litiopoli, e cominciammo immediatamente a studiare. Restammo per un po' di tempo in quella metropoli, cosicché avemmo anche il tempo di conoscere la città e dintorni. 
Era un paese situato nell'interno della regione di Annor, e nei secoli aveva tratto beneficio dai traffici commerciali lungo il fiume Azzurrasponda, emissario della ben più nota meta turistica, il Lago Onestà. Attorno al fiume si estendevano fitte ed impenetrabili foreste, che solo quà e là erano state violate dall'uomo per la costruzione di strade.
Ma torniamo alla storia. Erano ormai quasi tre anni che ci trovavamo a Litiopoli, ed eravamo a malapena a metà dei nostri corsi di preparazione. Ovviamente, volendo fare mestieri diversi, avevamo corsi diversi, così che ci vedevamo poche volte, nonostante fossimo anche compagni di stanza. Nel periodo in cui si svolge la storia che vi racconto i professori dell'università erano scesi in sciopero e l'edificio scolastico era stato chiuso. Io ed Allyn ne approfittammo per prendere qualche giornata di vacanza. Decidemmo infatti di andare a riposarci sulle rive del Lago Onestà. Affittammo una camera in un albergo di Lidargento per quattro giorni, e partimmo verso la fine di luglio. Arrivammo dopo un'ora e mezza di viaggio, e per i tre giorni successivi non facemmo altro che fare il bagno. La regione di Annor era stata infatti investita in quei giorni da un'ondata di caldo senza precedenti, e tra cocktail ghiacciati e bagni nelle acque cristalline del lago ce la stavamo godendo come non mai quella vacanza.
Quando inizia la nostra storia il caldo si era un po' attenuato. Io ed Allyn, non avendo proprio voglia di fare il bagno l'ultimo giorno di vacanza, decidemmo di fare una passeggiata nel bosco, arrivare fino alla sponda opposta del lago Onestà e tornare indietro. Ci sembrava una bella idea, in quanto nel bosco si stava molto meglio rispetto che all'aperto.
Partimmo la mattina presto dall'albergo, muniti di borsa-frigo e macchina fotografica, diretti verso uno dei tanti sentieri che partivano da Lidargento e si inoltravano nel bosco. Camminammo per alcune ore, e quando arrivammo sull'altra sponda del Lago Onestà si era fatto mezzogiorno passato. Mangiammo, bevemmo, e mentre io davo da mangiare ai pokemon selvatici Allyn li fotografava. Cominciammo a ritornare dopo un'oretta, e calcolammo che così satolli ci avremmo messo di più che all'andata. Dopo circa due ore di cammino arrivammo ad un gruppo di stagni che avevamo superato velocemente all'andata per via del ronzio fastidioso degli Yanma, ma quando tornammo regnava il silenzio più assoluto.
- Quasi quasi mi viene voglia di dormire - disse Allyn.
- Non dire sciocchezze - risposi - Il terreno qui è instabile, e rischi di sprofondare.
In effetti sembrava più una piccola palude che un gruppo di stagni. 
- E poi hai avuto tutto il tempo prima.
Ma Allyn non sembrò sentire l'ultima mia affermazione, in quanto la sua attenzione era stata attirata da qualcos'altro. Gli chiesi cosa stava guardando, e lui mi indicò un pantano alla sua sinistra. 
Era una strana pozza di fango. O meglio, quello che doveva essere fango. Di solito infatti il guano ha un colore marrone, o che comunque faccia parte della tonalità dei colori della terra. Questo invece no. Non aveva un colore definito. A me sembrava arancione, mentre quando chiesi ad Allyn che cosa ne pensava, mi rispose che secondo lui non era normale che nel fango ci fossero striature di verde. Ci spaventava un po' quella strana poltiglia. Facemmo testa o croce per decidere chi dovesse tentare di stimolarla. Ci sembrava di essere ritornati bambini, quando si scopre qualcosa di nuovo e si vuol farlo reagire. Scelsi testa e persi, così raccolsi un bastone da terra, e cominciai a smuovere quello strano fango. Immediatamente quello ebbe una violenta reazione: strisciò velocemente su per il bastone e si attaccò al mio braccio. 
Quasi mi venne un colpo. Sentivo ancora il mio braccio, ma sentivo che stava cambiando. Non so spiegare bene cosa provavo, ma era come se stesse mutando.
- Che schifo! - urlai come una ragazzina spaventata - Cos'è questa roba? Allyn aiutami! Toglimela di dosso! - andai completamente nel panico.
Allyn corse prontamente in mio aiuto, non prima di essersi infilato un paio di guanti di gomma. Tentò di rimuovere quella dannata poltiglia, ma gli unici risultati che ottenne fu di spargermela ancora di più fino alla spalla e anche di ritrovarsela appiccicata addosso. Adesso anche lui ne era stato contagiato, e dalle mani quello strano fango cominciò a strisciargli fino alle spalle. Adesso anche quello che io avevo addosso aveva cominciato a propagarmisi addosso, e in breve mi ebbe ricoperto il torso.
Entrambi ci ritrovammo nella più cieca disperazione. Vedevo Allyn rotolarsi a terra, e quel fango inglobare parti del suo corpo.
"Forse con l'acqua andrà via!" pensai disperatamente. Mi chinai sullo stagno più vicino, e con il braccio ancora sano cercai di strofinarmi via quell'abominio di dosso. Non servì a niente. Anzi, ora il fango stava inglobando anche l'altro braccio.
Ormai tutto il tronco era stato inglobato, e la poltiglia si stava anche impossessando delle gambe. Alcune lingue avevano anche cominciato a risalirmi il collo.
"No!" pensai "Non devono arrivare alla testa!". Cominciai a strofinarmi con l'acqua, tentando di togliermi quella roba di dosso, ma fu tutto inutile, anzi l'acqua sembrò accelerare la velocità di quella roba immonda. 
Mi era quasi arrivata alla bocca. Ero terrorizzato, non sapevo più quello che facevo. Iniziai a divincolarmi come un pazzo, provando a separami da quella roba. Senza accorgermene misi un piede in fallo e caddi nello stagno.
L'acqua, come ho detto prima, accelerò il processo, così che anche la mia testa fu presa da quel fango maledetto. Cercai in tutti i modi di liberarmi, di riemergere, ma non ci riuscivo. Il mio corpo era completamente paralizzato. 
Sentivo che il mio fisico cambiava. Non ero in me, ma lo percepivo ugualmente. Non so dire esattamente in cosa stava cambiando, ma lo sentivo. Mi sentivo più leggero, così che dopo un po' cominciai lentamente a riemergere.
Alla fine ce la feci, ed uscì dallo stagno tremante e ricoperto di alghe.
Non ricordo cosa successe dopo, probabilmente svenni, perché mi risvegliai che il sole stava cedendo il posto alla notte.
Quando mi alzai da terra, mi sentì incredibilmente agile, sembrava che avessi perso peso. Mi guardai per verificare, e quasi svenni di nuovo. Al posto della mia pelle si trovava una soffice pelle giallognola sulla pancia, mentre sul resto del corpo era arancione. Mi fu impedito di guardarmi dietro perché una specie di anello giallo che avevo al collo mi ostacolava i movimenti. Mi guardai le mani, o meglio, quelle che ricordavo fossero mani. Erano arancioni come il resto del corpo, e al posto di cinque dita ne avevo tre. Dall'attaccatura dei polsi partivamo delle membrane azzurre, che mi fecero impressione al tatto. Mentre tentavo di girami la mia mano, o meglio, la mia zampa, sfiorò qualcosa di altrettanto soffice dietro di me. Man mano che continuai a toccare, scoprì che era una coda. Quando arrivai all'attaccatura però notai che accanto alla prima coda ce n'era un'altra. 
In testa mi balenò un'idea. Corsi immediatamente allo stagno dal quale ero uscito, e mi specchiai nell'acqua limpida. La mia faccia era arancione fin sotto al naso, mentre da sopra la bocca era giallognola. Sotto gli occhi avevo due macchie nere.
La mia idea era giusta. Ero un Buizel.

Nota dell'autore
Grazie per essere arrivati a leggere qui in fondo, questo è il primo lavoro che pubblico, e potrebbe essere utile se lo recensiste, così potrei correggere eventuali errori. Grazie in anticipo ;)

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Capitolo 2
*** 2. Fraintendimento ***


2. Fraintendimento

Rimasi quasi incredulo nel verificare che la mia ipotesi era vera. Caddi a terra, scosso.
"No, no, non è possibile" riflettei "E' assolutamente impossibile. Dev'essere un sogno. Sono ancora svenuto, vero?". Per vedere se ero ancora addormentato cominciai a darmi dei pizzicotti, ma non servirono.
Realizzando che era quella la realtà, cominciai a riflettere. "E adesso come faccio? Dannazione, proprio a me doveva capitare. Non posso certo tornare conciato così. Beh, almeno anche Allyn... Allyn!". Dov'era? Quando ero uscito dallo stagno non ci avevo fatto caso, come nemmeno adesso. Cominciai immediatamente a guardarmi intorno. Avevo la vista indebolita per via dell'imminente sparizione del sole, ma individuai immediatamente una macchia scura stesa per terra, poco lontano da dove ero svenuto io.
Appena arrivai mi chinai, e iniziai a scuotere quello che pensavo fosse Allyn.
- Hey, Allyn, hey, svegliati!
Quello si riscosse, e mi accorsi che non era Allyn, bensì un Chespin.
- Oddio, che è successo? - chiese confuso. Appena notò il Buizel davanti a lui, indietreggiò spaventato.
- Fermo! - dissi - Sono io, Matt!
- Fantastico, ora sogno anche pokemon parlanti.
- Vorrei che fosse così, amico.
- Chi mi dice che tu sia veramente Matt? Provamelo.
- OK - sospirai, decidendo di ricorrere ad un mezzo drastico:- Ti ricordi quando ti sparì l'album delle foto della tua vacanza a Sinnoh? Bene, sono stato io. L'ho usato come tiro a segno per una settimana finché non si è sfascicolato.
- Hmmm - borbottò Allyn - Non ti credo. Deve essere per forza un sogno, perché ti vedo dal basso, e io sono più alto di te. Devo stare per forza sognando. E comunque mi devi un album.
- Hem, ti sei visto per caso?
- Cosa intendi? - chiese lui con tono insicuro.
- Hai capito benissimo. Guardati.
Allyn abbassò lentamente lo sguardo, e rimase sgomento quando realizzò di essersi trasformato.
- Non è possibile - disse - Non è possibile.
- E invece è possibile - dissi - Oppure stiamo facendo un sogno congiunto, ma ne dubito.
- Deve essere per forza così, stiamo sognando insieme. - e prese a darsi pizzicotti, cantilenando che quella non era realtà ma solo un sogno.
- E' inutile - insistetti - Non succederà niente.
A quel punto Allyn cadde a terra disperato, e poco mancò che si mettesse a piangere:- No! Non posso finire così! Devo fare ancora un sacco di cose! Come faccio adesso?
- Sta calmo - intimai - Dobbiamo cercare aiuto. Forse qualcuno può farci ritornare come eravamo.
Allyn si asciugò una lacrima che gli era scesa dall'occhio destro, e concordò con il mio piano. Decidemmo di seguire il sentiero a ritroso, per tornare a Lidargento e cercare aiuto. Procedemmo silenziosi per un po'. Ancora non ci capacitavamo di quello che ci era successo. Mentre camminavo cominciai a guardarmi attorno. Mi appariva tutto più alto, infatti mi ricordai solo in quel momento che i Buizel erano alti solo settanta centimetri. Mi chiesi come doveva apparire il mondo ad Allyn adesso che era un Chespin, visto che al massimo potevano essere alti quaranta centimetri.
Dopo qualche tempo arrivammo ad un bivio, che sinceramente non ricordavo avessimo passato all'andata.
- Dove si va? - chiese Allyn - Non mi ricordo di essere passato per di qua.
- Nemmeno io, ma forse non ci abbiamo fatto caso perché abbiamo tirato dritto. Penso sia la strada a destra.
Imboccammo il sentiero di destra, ma non ero per niente sicuro di me. Non ero il massimo quando si trattava di orientarsi.
Camminammo ancora per un po'. Cominciai a sentirmi spossato. I Buizel erano infatti dei pokemon d'acqua, e non gli faceva bene starne troppo tempo fuori. Allyn, vedendo il mio disagio, mi indicò un laghetto ai lati del sentiero. Mi immersi completamente, e mi sentì subito in forma. Mentre mi facevo una nuotata, vidi che Allyn non era a suo agio.
- Mi dispiace se stiamo così, è solo colpa mia - cercai di consolarlo.
- No, è colpa mia, se non avessi notato quella dannata pozza non saremmo così.
Allyn però non sembrava in vena di riprendersi, così mi guardai un po' attorno, e notai una pianta di baccarance. Ne presi una manciata e ne porsi alcune ad Allyn. Mi sedetti accanto a lui, e mangiammo un po'. Mentre assaporavo il sapore acidulo della bacca, osservai il mio amico. Le baccarance lo avevano sicuramente rimesso un po' in sesto, ma Allyn non sembrava darvi peso. Stavamo per rimetterci in cammino, quando la terra fu scossa da un boato.
- Cos'è stato? - domandai io.
- Non lo so! - rispose Allyn - Mi sembra che provenisse da laggiù! - e indicò un gruppo di alberi che stavano visibilmente tremando. Mi venne una certa ansia.
- Andiamocene - dissi io, ma non facemmo in tempo a fare un altro passo che ci fu un nuovo tuono, e stavolta un paio di alberi si spezzarono, e da dietro i tronchi caduti emersero alcuni Scolipede. Con una velocità imprevedibile per un pokemon della loro stazza, ci si pararono davanti. Quello più grande, che sembrava essere il capo, si fece avanti.
- Come avete osato invadere il nostro territorio?!? - tuonò. "Incredibile, riesco a capire il loro linguaggio" pensai. - Come vi giustificate? - riprese lo Scolipede.
- Non sapevamo fosse vostro territorio - disse Allyn - Non volevamo invaderlo. Ce ne stavamo andando appunto.
- Pensate di poter andare via così, dopo aver usato la nostra acqua e il nostro cibo? - disse un altro - Non pensate di essere un po' troppo audaci?
- Vi dico che non sapevamo fosse vostro territorio - riprese Allyn. - Tieniti pronto - mi sussurrò accostandomisi leggermente. Capì al volo le sue intenzioni, così appena uno Scolipede fece per bloccarlo, Allyn scartò di lato. Feci così anch'io, e con un balzo scivolai nel laghetto. Gli Scolipede esitarono, e poi optarono per inseguire Allyn. Nonostante fosse abbastanza agile, venne circondato da quei pokemon giganteschi. Decisi di correre in suo aiuto.
"Se sono un pokemon" mi dissi "devo conoscere per forza qualche mossa". Mi concentrai con tutto me stesso, e dalla mia bocca partì un potente getto d'acqua. Riconobbi subito la mossa, era Idropulsar. Diressi il colpo verso lo Scolipede più vicino, e quello cadde a terra stordito. Altri due Scolipede si girarono rabbiosi, e si diressero verso di me. Feci in tempo a vedere Allyn schizzare verso il buco lasciato dai bestioni. Altri due da dietro lanciarono dei dardi viola, la mossa Velenospina. Due di essi colpirono Allyn alla schiena, e cadde riverso a terra. Corsi immediatamente fuori dall'acqua, schivai due Megacorni e arrivai ad Allyn. Me lo caricai sulle spalle. Era sorprendentemente leggero.
Ero completamente circondato. Provai di nuovo con Idropulsar, ma non avevo abbastanza forza, e il getto che uscì fu troppo debole. Mi misi allora a correre verso il laghetto, e mi tuffai, badando a tener fuori il mio amico dall'acqua. Gli Scolipede tentarono di colpirmi con un Velenospina, e sentì un dardo beccarmi alla schiena. Accusai il colpo, ma continuai ad avanzare nell'acqua. Nuotai finché non arrivai ad un torrente, che presto sfociò nell'Azzurrasponda.
Dopo qualche tempo approdai a riva, e feci per posare Allyn, quando sentì ancora quel rombo familiare. Non mi ero allontanato molto dal luogo del combattimento. Mi immersi subito nel fiume, e continuai a nuotare fino a Lidargento.
Quando approdai vicino al paese, cominciai a dirigermi verso di esso, per cercare il Centro Pokemon. Era ormai sera, e per strada non c'era nessuno. Vidi però un'auto della polizia di pattuglia. Feci per richiamare la sua attenzione, e quando quella si fermò ne scese l'agente Jenny.
- Agente Jenny! - esclamai - Mi aiuti per favore! Il mio amico è ferito, ha bisogno del Centro Pokemon! - dissi mentre poggiavo il mio amico a terra. Ero molto scosso, e non avevo ancora compreso che l'agente non mi poteva capire.
- Non ti capisco, cosa c'e Buizel? - chiese lei.
- Come cosa c'é? Gliel'ho appena detto! -. A quel punto presi a gesticolare in preda all'emozione. Evidentemente l'agente continuava a non capirmi, così cominciai a urlare come non mai. Senza accorgermene dalla mia bocca spalancata partì un Idropulsar, che fece esplodere i vetri della macchina dell'agente Jenny. Quella si buttò a terra. Si portò subito alla bocca il walkie talkie.
- Pronto? Abbiamo un 4704, un Buizel rabbioso. Penso che abbia ferito un Chespin.
- No! - gridai - Non è così! - ma la donna aveva già portato la mano alla fondina della pistola. Capendo le sue intenzioni mi caricai Allyn in spalla e mi diressi verso la riva. L'agente Jenny nel frattempo aveva caricato la pistola con un tranquillante, che mi sparo dietro. Mi colpì ad una spalla. Mi girai e ripresi a correre. Sentì che un altro tranquillante mi colpiva, ma proseguì noncurante. Mi tuffai nel lago e cominciai a nuotare.
Non ricordo per quanto nuotai. So solo che quando ripresi terra crollai esausto al suolo. L'ultima cosa che vidi fu Allyn che rotolava inconsapevolmente via.

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Capitolo 3
*** 3. Risveglio ***


3. Risveglio

Galleggiavo nel buio più totale. Non riuscivo a vedere nulla, tranne me stesso. Nella forma in cui ero al momento, certo. Mi guardavo, e non potevo fare a meno di spaventarmi, o anche solo di stupirmi. Non sapevo nemmeno se stavo sognando o se era la realtà. Avveniva una cruenta battaglia nel mio cervello, per stabilire cosa stesse succedendo. Rimasi sospeso in quell'oscurità per non so quanto tempo, perso nel silenzio. Solo qualche volta riuscivo a sentire dei sussurri, deboli voci lontane. "...non adesso...", "...non penso che ce la farà...", "...si sveglierà?", "no...non credo...". Non avevo la minima idea se si stessero riferendo a me, ma in cuor mio sapevo che era così. Non sapevo da quanto tempo mi trovavo in quello stato. Potevano benissimo essere pochi minuti che anche mesi. Ogni tanto vedevo anche sprazzi colorati, veloci battiti di ciglia che mi facevano percepire momenti di realtà.
Finalmente, dopo non so quanto tempo, mi svegliai. All'inizio non vedevo niente, ma poi cominciai a capire che non ero io che non vedevo, ma era l'ambiente in cui mi trovavo che non mi faceva vedere. Mi trovavo infatti all'interno di una caverna. E a quanto pare non ero nemmeno solo, in quanto sentivo voci concitate non lontano da me.
Inizialmente non riuscivo a muovermi. Mi chiedevo per quanto tempo avessi dormito, visto che i miei muscoli sembravano essersi atrofizzati. Finalmente, dopo numerosi sforzi, riuscì a muovere le braccia. Tentai di alzarmi, ma un tocco leggero mi rispinse giù. Non ebbi la forza di oppormi; dovevo essere ancora molto debole. Udì una voce. - Dormi. Non è ancora il momento. - diceva. Non era un comando, suonava più come un suggerimento. Cedetti, e mi distesi, ma non riuscì subito a riaddormentarmi. Volevo prima conoscere chi mi aveva parlato. Inclinai leggermente il capo di lato, e feci appena in tempo a distinguere una forma più scura rispetto al resto della grotta, che qualcosa di freddo e bagnato mi coprì gli occhi e fui obbligato a rimettere la testa nella posizione giusta da un tocco un ben più rude del precedente, segno che chi mi aveva in custodia non voleva ancora che me ne andassi.
Alla fine mi arresi, e mi misi a dormire di nuovo. Questa volta non ero più sospeso da solo nel buio, ma attorno a me danzavano fiaccole azzurre, finché cominciai a precipitare, le fiamme sempre attorno a me. Sentivo che mi stavano divorando, risucchiando via tutta la vita. Alla fine però le persi di vista, e sentì che stavo impattando con l'acqua. Tentai di riemergere, ma sembrava che qualche oscuro potere mi stesse trascinando giù. Allora mi diedi una vigorosa spinta con le code e le gambe, e riemersi in un trionfo di luce.
Luce che quasi mi accecò. A quanto pare qualcuno aveva portato il sole direttamente dentro la grotta. Mi ci volle un po' per capire che quel bagliore non era il sole, ma la fiamma della coda di un Charmander.
Mi alzai di scatto, e subito sentì delle esclamazioni di stupore.
- Thar! Perché gli stai così vicino? Non lo vedi che gli fai male agli occhi?
- Si è svegliato! Si è svegliato!
- Non sembrava possibile!
- Sembrava spacciato!
Mi strofinai gli occhi, e mi accorsi che sulla fronte avevo un impacco di foglie bagnate e odorosissime, che mi fecero storcere il naso.
- Sì, hanno proprio un odoraccio. - confermo qualcuno vicino a me.
Alzai lo sguardo, e vidi una piccola folla di pokemon davanti a me. Più vicino a me di tutti c'era un piccolo Charmander, a quanto pare quello che aveva rischiato di accecarmi.
- Fanno schifo anche a me quelle foglie, sì. - disse, quasi che non avessi capito la sua precedente affermazione.
- Dove mi trovo? - mi venne istintivamente da chiedere.
- Mi sembra ovvio - si fece avanti un Lombre - sei in una caverna.
Sinceramente pensai che "caverna" non era il termine più adatto. Il tetto era alto al massimo un metro, ed era larga al massimo la metà, al massimo si poteva chiamare "apertura". E, francamente, dei pokemon abbastanza piccoli come quelli che avevo davanti sembravano dei giganti, messi in quel buco.
D'improvviso mi sentì dell'appiccicume sulla schiena che mi tirava indietro.
- Hey tu, chi ti ha detto che ti potevi alzare?
Mi sentì ancora tirare indietro. Mi girai irritato, e vidi che uno Swadloon aveva usato Millebave su di me. - Non ti ho detto che ti potevi alzare - mi rimproverò - Non sei ancora guarito.
"Guarito?" mi chiesi "Ah, già, i tranquillanti che mi avevano colpito. E il Velenospina". Velenospina. Velenospina. Quella parola mi fece ricordare qualcosa. Allyn! Anche lui era stato avvelenato! Ma dov'era?
- Scusate - mi rivolsi ai pokemon che mi attorniavano - Non c'era per caso qualcun altro con me?
- Sì - rispose secco lo Swadloon - Se ti riferisci al Chespin, si trova in fondo alla grotta.
Feci per andare, ma mi sentì di nuovo trattenere dalla seta. - Ti ho detto di non muoverti, sei ancora debole - avvertì lo Swadloon.
- Non ho tempo per questo - ribattei io, e mossi alcuni passi verso il fondo della caverna, ma questa volta mi sentì stringere la vita. Lo Swadloon mi aveva definitivamente immobilizzato. Con uno strattone mi fece ritornare dove avevo dormito, e mi obbligò a sedermi. Immobilizzato, non potei far altro che sottostare alla sua forza, debole com'ero. A quel punto lo Swadloon tranciò la seta, senza liberarmi, e sparì nell'interno della caverna. A quel punto fui in balia degli altri pokemon. Fui assalito da un mare di domande sul chi fossi, da dove venissi, sul come ero stato avvelenato e su molte altre cose. Oltre al Charmander e al Lombre già citati, c'erano anche un Tangela, un Oddish, un Venonat e un Ledyba. Almeno il Lombre non mi assalì.
Pensavo che non ci fosse più nessuno, ma fortunatamente mi sbagliavo.
Dopo pochi secondi da che lo Swadloon mi aveva immobilizzato, sentì una voce suadente:- Greenleaf, ti sembra questo il modo di trattare gli ospiti? -
I pokemon che mi attorniavano si fecero da parte, e vidi che a parlare era stato un Purrloin. 

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Capitolo 4
*** 4. Ripresa ***


4. Ripresa

Era uno strano esemplare di Purrloin. La pelliccia, al posto di essere purpurea, era di un profondo blu notte, mentre le parti sopra gli occhi erano di un violetto intenso invece di essere rosa. A parte questo (come se fosse poco), gli occhi erano normali, verdi come tutti gli altri Purrloin. E ci fu qualcosa in quegli occhi verdi che mi lasciò spiazzato. Mi sarei immobilizzato immediatamente dopo averla guardata, se non lo fossi già stato.
- Perdona Greenleaf - riprese - E' un po' ruvido, ma in compenso è un esperto di erbe curatrici. Senza di lui probabilmente non ce l'avresti fatta.
Mi si accostò, e usando Graffio strappò le corde di seta che mi avvolgevano.
- Grazie - dissi.
- Non c'è di che. Su, andate via voi - ordinò ai pokemon attorno a noi - Andate fuori a trovare qualche bacca.
Quando se ne furono andati, tornò a rivolgersi a me:- Mi dispiace se il risveglio non è stato particolarmente piacevole, ma non mi sono scelta io i compagni. Comunque è meglio che aspetti ancora un po' prima di vedere il tuo amico, è ancora debole. Non si è ancora svegliato, e ormai sono quattro giorni che è in quello stato. Ma comunque il peggio è passato.
- Dove siamo qui?
- Oh, non lontano dal posto in cui vi abbiamo trovato.
- Che è successo? - mi venne spontaneo, nonostante lo sapessi perfettamente.
- A giudicare dai sintomi siete stati avvelenati tutti e due. Tu un po' di meno, anche se avevi due strani dardi nel corpo.
In effetti sentivo un certo prurito dove ricordavo che i tranquillanti mi avessero colpito, così, quando mi toccai, scoprì due piccole croste.
- Non le toccare - mi avvertì Purrloin - Si sono formate da poco, e sono ancora delicate. Oh, che maleducata, non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Reyne. E tu?
- Io sono Matt, e il mio amico laggiù è Allyn.
- Matt, che strano nome per un pokemon.
- Già, in effetti è un po' strano. E' la situazione che è strana.
All'improvviso ebbi un mancamento, e piegai il ginocchio.
- Greenleaf non aveva torto, sei ancora debole per poter fare chissà cosa. Meglio che ti stendi di nuovo.
Mi aiutò a distendermi, poiché i sintomi dell'avvelenamento non erano del tutto passati. Una volta che ebbe finito, la guardai allontanarsi. Tornò poco dopo, con un nuovo impacco di quelle sgradevoli foglie, che mi venne messo sulla fronte.
- Non hanno un buon odore, vero? Lo so, non sono il massimo, ma credimi, aiutano.
Mi accorsi che l'impacco grondava d'acqua ghiacciata. Mi dissi che era normale, visto che ero un tipo acqua, e logicamente i tipi acqua, per mantenersi in forma, hanno bisogno d'acqua. Mentre Reyne portava via il vecchio impacco mi girai verso il fondo della grotta, tentando di scorgere il mio amico. Riuscì a malapena a distinguere lo Swadloon chino su una massa marrone, che probabilmente era Allyn.
"Certo che è proprio buio il fondo" pensai "Quel Charmander ora farebbe comodo". Mi toccai una guancia: scottava. Realizzai di avere la febbre, e pensai che forse Reyne aveva ragione, era meglio che continuassi a riposarmi. Guardai fuori: era giorno, ma poco dopo riuscì ad addormentarmi di nuovo.
Mi svegliai quando il sole tramontava. Mi guardai attorno. A parte me non c'era nessuno nella grotta. Mi alzai, e mi diressi verso Allyn. Si vedeva che stava male, anche se era incosciente e non mostrava segni di vita. Mi accostai a lui, e lo sentii respirare, anche se con una certa fatica. Le sue guance erano color viola purpureo, cosa molto anormale rispetto al normale colorito marrone dei Chespin. Era coperto da un involto di foglie, che dubitavo gli tenesse caldo, e invece, quando lo toccai, sentì che emanava un piacevole tepore.
Sulla fronte aveva un impacco simile al mio, solo che si era ormai scaldato, ed era inutilizzabile. Vidi una piccola ciotola di legno fatta a mano piena d'acqua e due o tre impacchi pronti da bagnare, così ne presi uno, lo immersi nell'acqua e lo sostituii a quello che aveva.
Una volta fatto, esaminai la situazione. Mi faceva un po' pena vedere Allyn conciato così. In fondo non lo potevo biasimare, visto che probabilmente anch'io ero stato in quelle condizioni.
Ero lì già da un po', quando sentii un familiare appiccicume alla schiena.
- Sei forse sordo? Ti ho detto che sei ancora troppo debole, non ti devi alzare!
Me ne tornai indietro di malavoglia, e Greenleaf mi sorpassò con in mano alcune erbe curative con cui preparò una specie di tisana che fece bere ad Allyn.
Fui costretto a ridistendermi, e mi addormentai ancora.
Mi svegliai a sera inoltrata. Fuori dalla caverna vidi il gruppo di pokemon seduto in cerchio accanto ad un fuocherello che mangiava alcune bacche. Notai che anche vicino al mio giaciglio erano state lasciate delle bacche. Riconobbi baccarance, baccamele e anche una baccaliegia. Devo ammettere che dopo aver mangiato quest'ultima mi sentii molto meglio, ma sempre molto stanco e spossato, così che decisi di mettermi di nuovo a riposare.


Nota autore
Mi dispiace se il proseguo vi sembra lento, ma vorrei realizzare una storia il più realistica possibile. Per quanto i Pokemon possano essere realistici.

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Capitolo 5
*** 5. Responso ***


5. Responso

La mattina dopo, quando mi svegliai, mi sentii molto meglio rispetto al giorno prima, così mi alzai, mi stiracchiai e cominciai ad esplorare la zona in cui mi trovavo. Questa volta Greenleaf non si oppose al fatto che mi alzassi, ma ogni tanto sentivo che mi lanciava delle occhiataccie (ed era molto difficile distinguerle dal suo sguardo normale).
Scoprì che mi trovavo in una piccola radura. La "caverna" si apriva su una piccola e frastagliata parete rocciosa, che minacciava anche di far crollare la terra sovrastante al minimo disturbo. Non volevo certo essere io a causare quel disastro, così per il momento lasciai stare quella parte. Attorno alla radura gli alberi erano molto fitti, cosa che offriva molta protezione a chiunque volesse spiare. In effetti quella caverna non era una posizione molto vantaggiosa. Al centro della radura c'erano i rimasugli di molti fuochi, e ai limiti dello spazio verde alcune pianticelle di bacche, dalle quali probabilmente venivano i frutti che avevo mangiato la sera prima. Sentì di avere fame, così colsi alcune bacche, e me le sgranocchiai mentre guardavo i pokemon del giorno prima che giocavano. Mi tenni abbastanza ai limiti del prato, così notai che quei pokemon erano meno rispetto a quelli che aveva visto.
Mentre ero assorto nei miei pensieri, senza che me ne accorgessi Reyne si venne a sedere vicino a me.
- Scommetto che hai notato che c'è meno folla oggi.
- Già - risposi io - Come mai?
- Il fatto è che questo posto è solo, hem, un magazzino diciamo. Qui ci teniamo le scorte alimentari. Noi viviamo in un'altra grotta, un po' più ad ovest, ma il posto dove vi abbiamo trovato era più vicino al magazzino rispetto alla tana principale.
Una volta che Reyne ebbe finito di spiegare, scese un silenzio quasi imbarazzante. Per rompere il ghiaccio chiesi come stava Allyn.
- Meglio che nei giorni scorsi - rispose lei - Ma è ancora molto debole, e non si è ancora svegliato. Greenleaf dice che bisogna lasciarlo riposare. Non mi è chiara una cosa però.
Quest'ultima affermazione attirò la mia attenzione. - Come siete finiti lì in quelle condizioni? - chiese.
Mi aspettavo quella domanda, e non sapevo se fidarmi o no, se raccontare quello che c'era successo oppure dare risposte evasive. C'era qualcosa in quella Purrloin che mi fece dire la verità, per filo e per segno. Non so nemmeno io perché lo feci, ma per lei sentivo che dentro di me c'era qualche emozione che non avevo mai provato prima d'allora.
Quando ebbi finito di narrare le nostre disavventure, Reyne sembrò rimanere spiazzata.
- Quindi voi non sareste veramente pokemon.
Non era una domanda, era un dato di fatto, una conclusione. Mi sembrava che ci fosse una punta di amarezza in quella frase, e in effetti era così
- Già - dissi - Sembra incredibile, ma è così. Non so cosa ci sia successo. Io ed Allyn speriamo di trovare delle risposte.
Reyne sembrò soppesare le mie ultime mie parole, e rimase in silenzio per alcuni minuti. Mentre lei rifletteva, ripresi a guardare gli altri che giocavano. Greenleaf faceva avanti e indietro dalla caverna con nuovi impacchi. Non mi stupì, visto che quelle foglie puzzolenti si consumavano che era un piacere.
- Beh - disse lei - Forse c'è qualcuno che vi può aiutare.
Quella frase mi lasciò sorpreso, avvilito e sollevato allo stesso tempo. Non so perché mi sentissi anche avvilito. Forse c'era qualcosa, nella mia nuova forma, che mi piaceva, eppure non riuscivo a capire cosa. Forse era la capacità di usare le mosse, non so, anche se per il momento avevo imparato solo Idropulsar, e nemmeno tanto bene.
- Ah sì? - feci io, un po' spiazzato - Chi?
- Conosco un pokemon che non vive lontano da qui. E' molto saggio, ma anche molto strano, però vi potrebbe dispensare dei consigli preziosi.
Ormai ero disposto a tutto, così le chiesi se mi ci poteva portare. Dopo il suo cenno d'assenso fui al settimo cielo. Però avvertivo sempre quella sensazione di rammarico, un'emozione che provavo ogni qual volta pensavo di tornare umano. Eppure non riuscivo a capire il perché di quei pensieri. "Del resto" pensai "non riesco nemmeno a capire i miei pensieri per quella Purrloin. Magari col tempo mi si chiariranno le idee". Ripensai più e più volte questa frase, ma ogni volta che me la ripetevo ne ero sempre meno sicuro.
- E' meglio andarci di sera - mi consigliò - Di giorno non si fa mai vedere, ma passa la notte a scrutare le stelle. Ti saprà aiutare di sicuro.
"Speriamo di sì" pensai.
Passai il resto della giornata ad immaginare l'incontro che sarebbe avvenuto quella sera. Tentai anche qualche volta di andare a vedere come stava il mio amico, ma lo Swadloon a quanto pare non voleva che nessuno lo vedesse, tanto che aveva celato la parte della grotta in cui si trovava Allyn con della seta appiccicosa. Dopo che vi restai invischiato una volta, decisi di non tentare più, anche a causa dello sguardo malevolo che mi riservò lo Swadloon una volta che mi liberò.
Il tramonto arrivò in men che non si dica, così io e Reyne ci incamminammo, non prima che lei riempisse un involto di foglie con varie bacche.
- Sai, non da consigli gratis - mi spiegò - Altrimenti rischi di andare lì per nulla.
Partimmo verso la metà del tramonto. Camminammo per una ventina di minuti, finché non arrivammo ad una piccola cascata che dava origine ad un fiumiciattolo. Sotto consiglio di Reyne stessi per un po' sotto l'acqua gelida. In effetti mi fece proprio bene.
Partimmo di nuovo. Nel frattempo si era fatta sera. I raggi del sole facevano ancora capolino da dietro le montagne, ma presto sarebbe scesa l'oscurità.
Continuammo ad avanzare, mentre calava la sera. Pian piano in cielo si accesero numerose stelle. Anche se le grandi chiome degli alberi lasciavano intravedere poco la volta celeste, mi dissi che doveva essere veramente una bella serata.
Dopo circa un'oretta uscimmo dal bosco. Gli alberi si interruppero così all'improvviso, forse per la vicinanza dei Monti Grandestella. Riconobbi subito la catena perché in lontananza si scorgevano i picchi acuminati del Monte della Stella.
Quando vidi il cielo notturno, restai estasiato. Era uno spettacolo mozzafiato, uno dei più belli che avessi mai visto. Cominciavo a capire perché qualcuno volesse stare a scrutarlo tutta la notte. Le costellazioni rilucevano in tutto il loro splendore, in particolare il Teddiursa e il Grande Gyrados.
Non so per quanto tempo restai a guardare le stelle, ma ad un certo punto Reyne mi diede uno scossone, e mi indicò qualcosa. In lontananza, appollaiata su una rupe, se ne stava un'oscura sagoma.
Ci avviammo, e mentre camminavamo la Purrloin mi istruì su quello che dovevo fare. Quando arrivammo vicino alla rupe, vidi colui che mi doveva consigliare. Era alto almeno tre volte me, e la sua apertura alare era circa il doppio di me e Reyne messi insieme. Le tonalità di verde della sua pelle erano diventate molto scure a causa della notte. Era un Flygon veramente grande e maestoso.
Secondo le istruzioni di Reyne presi l'involto con le bacche, e cominciai ad avvicinarmi a quel pokemon enorme. Man mano che mi avvicinavo, la figura cresceva sempre di più, e cominciai a provare un po' di timore nei confronti di quel pokemon, anche se non dava segni di avermi notato in quanto era di schiena.
Quando arrivai a circa un metro e mezzo dal Flygon poggiai l'involto per terra ed indietreggiai leggermente.
- Parla - mi disse senza voltarsi e con un tono un po' assonnato.
- Hem, avrei bisogno di un consiglio - cominciai - Io ed un mio amico siamo stati trasformati in pokemon, e vorremmo ritornare umani. Sembra assurdo, ma è la verita. Vorremmo sapere se c'è qualcuno in grado di aiutarci.
Il Flygon non rispose subito, ma ci volle un po'. Per tutto il tempo in cui riflettè (o almeno era quello che mi sembrava che facesse, dato che era sempre stato con la testa rivolta verso il cielo e non avevo mai avuto la possibilità di vederla) non si girò mai.
- Il Vecchio della Stella - disse d'un tratto - Il Vecchio della Stella vi potrà aiutare.

Nota dell'autore
Per le costellazioni mi sono ovviamente ispirato all'Orsa Minore (Teddiursa) e al Drago (Grande Gyrados)

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Capitolo 6
*** 6. Partenza ***


6. Partenza

Una volta che l'enorme Flygon ebbe pronunciato quelle parole, se ne tornò nel suo profondo silenzio. Restai perplesso, poiché non avevo la minima idea di chi potesse essere il Vecchio della Stella. Non l'avevo mai sentito nominare, e non mi ricordavo di averne letto da nessuna parte.
Mi voltai verso Reyne, per cercare qualche risposta. Mi fece segno di avvicinarmi, così andai da lei. Mi disse di seguirla, cosa che feci. Quando fummo ritornati nel bosco, mi spiegò.
- Il Vecchio della Stella è una leggenda che gira tra noi pokemon di questa regione. Nessuno sa se sia un umano, un pokemon, o qualcos'altro, e personalmente non ci tengo a scoprirlo. Si dice che viva alle pendici meridionali dei Monti Grandestella, e che sia in grado di realizzare i desideri di chi lo interpella, ma a caro prezzo. Se fossi in voi non rischierei. Non è nemmeno sicuro che esista.
Non mi convinse tanto quella spiegazione, ma tentai di replicare:- Se è l'unico modo, tenteremo. Per il momento non possiamo fare altro.
Ci riavviammo verso la caverna, e tornammo a notte inoltrata. Andai subito a dormire, mentre Reyne scomparve, probabilmente diretta alla sua grotta.
I miei sogni furono irrequieti, e la mattina dopo, quando mi svegliai, vidi che il giaciglio di Allyn era vuoto. Preoccupato corsi fuori, poiché nella caverna non c'era nessuno, e lo trovai lì, che si sgranchiva le gambe.
- Che splendida dormita - disse - Mi farebbe davvero piacere sapere che quello che è successo è stato un sogno. Ma non lo è - soggiunse vedendomi.
- Hai dormito per un po' di giorni - gli disse - Non stavi bene.
- A quanto pare nemmeno tu, visto quello che mi ha detto quella Purrloin.
- Quella Purrloin? Dici Reyne?
- Sì, mi pare si chiami così.
- Dov'è?
- E' andata via. Mi ha detto di raggiungere la loro grotta, appena ti fosti svegliato anche tu.
- Allora cosa aspettiamo, andiamo!
Ci incamminammo subito, e trovammo la caverna poco dopo. Questa sì che si poteva chiamare in quel modo. Appena ci vide, Reyne ci corse incontro.
- Ah, ben svegliati. Gradite delle bacche?
Mangiammo, e dopo la Purrloin ci chiese cosa avevamo intenzione di fare.
- Quello che ha detto il Flygon è l'unica possibilità che io ed Allyn abbiamo - e spiegai al mio compare l'incontro della notte prima.
- Non ho mai sentito niente su questo Vecchio - disse lui.
- Nemmeno io - concordai - Ma a quanto pare è l'unica possibilità che abbiamo di tornare umani. -
Eppure c'era sempre qualcosa dentro di me che si opponeva a quest'idea.
- Quando partirete? - chiese Reyne.
- Il prima possibile - disse Allyn - Anche subito.
- Vi possiamo fornire alcune provviste per il viaggio, anche se non molte. Ma state tranquilli. Il bosco è grande, e troverete di che vivere.
Ci preparò un fagotto con dentro una manciata di bacche e piante varie da portare a tracolla (e ovviamente fui io quello che lo indossò) e fummo pronti ad andarcene. Mentre gli altri pokemon ci salutavano con dei cenni calorosi (a parte lo Swadloon, che si limitò a darci un occhiata sonnacchiosa) Reyne mi si accostò:- Hai davvero intenzione di andare?
Per un momento ebbi l'impulso di dire di no, di dire che sarei voluto rimanere lì con loro, di cominciare una nuova vita, ma la mia ragione mi fece fare un cenno d'assenso.
- Beh, in tal caso ti do un consiglio. Non dire troppo in giro che tu e il tuo amico non siete come apparite, altrimenti potreste richiamare su di voi delle attenzioni non molto piacevoli. Questo bosco è pieno di pokemon a cui gli umani non stanno simpatici, quindi fa attenzione.
- Grazie - le dissi. Mossi alcuni passi, e mi voltai un'ultima volta - Di tutto.
Quando la vidi per l'ultima volta rimasi incantato. I raggi del sole facevano risplendere la sua magnifica pelliccia blu, e i suoi occhi verdi scintillavano come non mai. Quegli occhi mi fecero rimanere inchiodato. Ci volle uno strattone di Allyn per riportarmi alla realtà, e dopo un veloce saluto la persi di vista.
Camminammo per un po', quando Allyn si fermò.
- Scusami Matt, non sto ancora benissimo, mi ci vuole qualche attimo di pausa.
- Fai pure - dissi io in tono assente, mentre ripensavo a Reyne. Vedendo la mia aria sognante, Allyn mi domandò a cosa stessi pensando.
- A nulla.
Allyn assunse uno sguardo sospettoso.
- Pensi che non abbia visto come guardavi quella Purrloin? Ti piace, vero?
- Cosa? Ma che stai dicendo?
Le mie gote, che erano diventate rosse dopo la sua conclusione, non fecero altro che dare ragione al mio amico.
- Dài, non c'è nulla di male adesso che sei un pokemon. Devo ammettere che anche io la trovavo piuttosto carina.
Quasi provai una fitta di gelosia nel sentirglielo dire.
- Tranquillo, non te la voglio certo rubare, ma mi chiedevo soltanto come farai quando sarai tornato umano.
Non ci avevo mai pensato prima di allora. Mi rattristai al pensiero di dover lasciar perdere Reyne. Non me ne ero ancora reso conto, ma mi ero innamorato. In fin dei conti non mi trovavo granché male come Buizel, e in effetti mi aveva anche fatto comodo un paio di volte. Ma c'era sempre quella parte di me che voleva tornare come era prima.
- Non ci ho pensato - dissi.
Scese il silenzio.
- Beh, dove andiamo adesso? - mi chiese Allyn.
Ci pensai su un attimo. - Andremo verso ovest - dissi - finché non incroceremo di nuovo l'Azzurrasponda. Seguiremo il suo corso fino al Lago Modestia, e poi andremo lungo la strada da Scandiopoli a Ramepoli.
- E dopo?
- Si vedrà - mi limitai a rispondere. Sinceramente non avevo la più pallida idea di cosa avrei fatto.
"Ci penserò quando sarà il momento" mi ripromisi, ben sapendo che quel momento sarebbe arrivato anche troppo presto.
Proseguimmo per tutto il giorno, fino al tramonto, senza notare particolari cambiamenti nell'ambiente che ci circondava. Superammo anche la rupe sulla quale avevo visto Flygon. Quando il sole fu tramontato decidemmo di fermarci, poiché senza il suo ausilio ci saremmo persi di sicuro. Come avremmo fatto a capire dove era l'ovest se non ci fosse stato il sole?
Ci fermammo per la notte in prossimità di un ruscello. Mentre mi rifocillavo bagnandomi con un po' d'acqua, Allyn sgranocchiò alcune bacche dalla sacca.
Allyn, che aveva anche alcune nozioni di botanica, riuscì a trovare un bel po' di foglie di una pianta molto morbida e vellutata al tatto, così da renderci il giaciglio più comodo. Quella sera fui fortunato, visto che mi addormentai subito, libero dalle preoccupazioni che mi attanagliavano. Quanto ero ingenuo. Le mie preoccupazioni erano appena iniziate.
La mattina dopo, quando mi svegliai, mi accorsi subito che c'era qualcosa che non andava. Il posto in cui mi trovavo non era lo stesso nel quale mi ero addormentato, tirava un vento molto freddo, ma soprattutto, non riuscivo più a muovermi. Sentivo sulla pelle una sensazione non molto gradevole, ed anche piuttosto familiare. Mi guardai, e mi venne subito in mente quando Greenleaf mi aveva immobilizzato con Millebave. Ero completamente avvolto nella seta, sospeso su un'enorme ragnatela.

Nota dell'autore
Mi serviva proprio un bel colpo di scena per creare un po' di suspence.

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Capitolo 7
*** 7. Inseguimento ***


7. Inseguimento

Cercai di non farmi prendere dal panico. Anche se non riuscivo a muovermi, mi sentivo
tremare, ma cercavo di controllarmi.
Per prima cosa mi guardai intorno, per vedere se Allyn era con me. Lo notai a qualche metro di
distanza, infagottato bene come me, che dormiva. Tanto per cambiare. Allyn, quando succedeva qualcosa di importante, dormiva sempre, e questo mi dava veramente sui nervi.
Cercai di chiamarlo. Niente da fare, era peggio di uno Slowpoke ed uno Snorlax messi insieme quando si trattava di dormire. Mi sgolai, e alla fine riuscì a fargli aprire un occhio.
- Dove siamo? - chiese sbadigliando, non capendo la gravità della situazione.
- Come, non vedi, siamo sulla torre di Luminopoli, non vedi che bella vista! - esclamai esasperato.
- Ah, beh, se la metti così torno a dormire.
Mi stava dando veramente sui nervi.
- Dai, scherzo, dove siamo? - chiese. Diamine, che stress che provavo a sopportarlo.
- Non lo vedi?
- Vedo, vedo - provò a muoversi, senza risultati. - Questo è un problema - disse alla fine. Grazie tante, come se non me ne fossi accorto. Mi ero svegliato da cinque minuti, e si stavano rivelando i cinque minuti peggiori della mia vita.
- Adesso come facciamo? - chiesi esasperato.
Allyn ci pensò un po' su.
- Fai con calma, mi raccomando - lo esortai dopo un po'. Avevo un grande autocontrollo, che però stava cominciando a vacillare. Mi sentivo osservato. Ovvio che lo ero, chi ci aveva portato lì non era lontano, di questo ero sicuro.
Allyn sembrò concentrarsi, e dopo un po' sferrò un poderoso morso alla seta viscosa che lo avvolgeva. "Perfetto, è andato completamente" pensai. E invece realizzai, dopo che Allyn ebbe tirato un altro paio di morsi e lacerato un po' di tela. C'era un leggero luccichio nella sua bocca. "Morso! Che stupido, perché non ci ho pensato subito?". Non ci avevo pensato perché Buizel non poteva imparare Morso.
Mentre il mio amico si liberava lentamente, tentai di usare Idropulsar contro la seta che mi teneva in trappola, ma non servì. Mi misi allora a guardare Allyn, che nel frattempo si era liberato il braccio destro e si stava dando manforte con gli artigli. Sperai con tutto il cuore che
facesse in fretta. La mia ansia cresceva, mentre Allyn si liberava degli ultimi filamenti che lo intrappolavano.
Quando si fu completamente liberato, quasi cadde, infatti non si era ancora stabilizzato. Ma, con un veloce gesto, si afferrò di nuovo alla rete.
- Vieni a liberarmi! - gli gridai.
Allyn, un po' a fatica, avanzò verso di me. Doveva essere molto fastidioso, visto che ogni due passi doveva usare Morso per staccarsi dalla tela che lo appiccicava ogni volta. Finalmente arrivò a me, e cominciò a liberarmi. Mentre mi slegava a morsi, presi a guardarmi intorno. Mi sentivo sempre più osservato. Percepivo un'altra presenza vicino a noi.
- Sbrigati - gli dissi dopo un po'.
- Scufa, ma non è apfatto pfemplice, pfovaci tu - rispose lui, con la bocca impastata dalle ragnatele. Non dovevano avere un gran gusto.
Finalmente mi liberò. A fatica riuscì a guadagnare il bordo della ragnatela, e sbirciai giù. C'erano almeno sette metri tra noi e il terreno.
- Scendiamo? - chiese Allyn dopo che si era ripulito la bocca.
- Scendiamo.
Cominciai a scendere poggiando le zampe sui rami. Avevo paura. Non ero mai stato molto agile, e menché meno in quel momento. Ad un certo punto mi fermai, e guardai sopra. Allyn aveva cominciato anche lui a scendere. Ma non fu quello che attirò la mia attenzione. Per un attimo mi sembrò di vedere un paio di occhi fra le frasche, ma su solo per un momento. Sbattei le palpebre. Non c'era nulla. Ero consapevole di quello che avevo visto, e avevo un bruttissimo presentimento.
Fu un attimo. Misi la zampa sul ramo sbagliato. Quello si spezzò, e persi la presa. Caddi nel vuoto. Me ne accorsi a malapena. Quando sbattei a terra con la schiena me ne accorsi eccome. Avevo fatto un volo di almeno due metri. Allyn mi guardò preoccupato, e prese a scendere più veloce che poteva. Quando fu a terra mi raggiunse di corsa.
- Come stai? - mi chiese allarmato.
Non risposi. La schiena mi faceva molto male, ma non mi sembrava di essermi rotto niente. Afferrai la zampa che Allyn mi porse, e mi tirai su. Notai che fece un notevole sforzo per sorreggermi. Mi ricordai che i Chespin pesavano meno di dieci chili, e pensai allo sforzo che il mio amico fece per tirarmi su.
Una volta che mi fui levato un po' di terra e polvere di dosso, guardai dov'era il sole.
- Per di là - dissi.
Ci incamminammo subito. Mi sentivo ancora osservato, più che mai. Andammo avanti senza pause per tutto il giorno, senza nemmeno rivolgerci la parola. Sicuramente anche Allyn aveva notato che c'era qualcosa di strano nell'aria.
Ci fermammo quando il sole fu alto nel cielo. La sacca delle bacche era sparita, ovviamente. Forse era rimasta attaccata alla ragnatela, o forse era rimasta dove ci eravamo fermati la sera prima, non lo so. C'era una pianticella di baccamele, e ne prendemmo alcune. Nonostante i frutti, stavo cominciando a risentire dell'assenza di acqua. "No" pensai "Non è questo il momento. Non possiamo fermarci".
- Qualcuno ci segue - disse Allyn, senza particolare enfasi.
- Me ne sono accorto - mi limitai a rispondere.
Riprendemmo presto il viaggio. Mentre le ore passavano, il cielo cominciò ad oscurarsi. Un vento forte cominciò a scuotere i rami sopra di nomi. "Aria di tempesta" pensai, e avevo ragione.
Verso metà pomeriggio, presi a deviare la direzione, tenendo però mentalmente quella giusta. Uscimmo presto dalla foresta, e sostammo su una collina brulla ed arida.
- Perché ci siamo fermati qui? - chiese Allyn.
- Se qualcuno ci segue, è sicuramente un Ariados. Ho riconosciuto le ragnatele, e per seguirci almeno uno di noi ha un filo attaccato che segna la strada, anche se non lo vede e non lo sente.  Se proprio li dobbiamo affrontare, lo faremo all'aria aperta, senza che ci sia la copertura degli alberi.
- Ma così saremo svantaggiati.
- Anche loro, se è per questo.
- Non mi sembra che siamo molto agguerriti. Sia io che te conosciamo una sola mossa, e non penso che sia sufficiente.
- Se la mia ipotesi è giusta, tra poco pioverà. La pioggia renderà una poltiglia inutile le loro ragnatele, così almeno avremo più probabilità di cavarcela. Adesso non dobbiamo fare altro che aspettare.
Scese la notte, e nel frattempo si mise a piovere. Mi sentì rinvigorito, quando l'acqua bagnò la mia pelliccia. Purtroppo non potei dire lo stesso di Allyn.
Quando il sole fu tramontato, cominciai a notare dei movimenti ai limiti del bosco. L'unica cosa che mi venne da pensare fu "Fatevi sotto".

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Capitolo 8
*** 8. Battaglia ***


8. Battaglia

Ora che ci ripenso, quell'ultimo pensiero fu la cosa più strana che penasi in vita mia. In circostanze normali mai avrei reagito così ad una minaccia, ma forse, in quel luogo e in quel momento, era naturale.
Non ebbi comunque il tempo di rifletterci molto, visto che sentì uno schiocco da dove si erano attestati i nemici. Vidi una ragnatela schizzare verso di me. Come avevo previsto, la pioggia la fermò quasi subito, facendola sciogliere a terra quando ancora era lontana. Sapevo che comunque questo fallimento non sarebbe bastato a far demordere gli Ariados.
Allyn si puntellò saldo sul terreno, in attesa di ricevere un attacco, mentre io meditavo su cosa fare. Altri fili tentarono di arrivare fino a noi, senza successo. Si vedeva molta agitazione ai limiti del bosco, ma niente diede segno di avanzare in campo aperto. Aspettammo per un po', ma nulla si mosse. Dopo una decina di minuti eravamo ancora lì, a scrutare preoccupati gli alberi. "E' sicuramente una trappola" pensai "Vogliono farci tornare nel bosco perché così avranno la copertura degli alberi".
Mentre aspettavamo, Allyn cominciò a scavare rumorosamente il terreno con i piedi. Dopo un po' ci prese gusto, finché riusci a scavarsi un piccolo avvallamento di una quarantina di centimetri, che venne riempito in breve dall'acqua piovana. Riemergendo dalla tana tutto bagnato, esclamò - Hey Matt, hai visto, ho imparato Fossa! - anche se dal tono della sua voce si capiva che era molto preoccupato per quello che stava per succedere.
Accadde tutto, così all'improvviso. Una scarica di forza proruppe dalla foresta e si diresse a velocità impressionante verso di noi. Allyn, che era svelto di riflessi, schivò agilmente il colpo. Io, che ero più lento, mi feci sfiorare e persi l'equilibrio, cadendo a terra. Dove pochi istanti prima stavamo io e il mio amico, adesso c'era un piccolo cratere fumante.
Mentre ci riprendevamo, gli Ariados partirono alla carica. La luna era riuscita a farsi strada tra le nubi temporalesche, e in quel momento, nonostante piovesse, vidi distintamente i nostri assalitori. Erano almeno una decina, enormi (in confronto a me e al mio amico, s'intende), ed avanzavano a passo spedito.
Cominciai subito a caricare un Idropulsar, mentre Allyn prese a scavare come un forsennato. Quando rilasciai il getto d'acqua colpii un Ariados. Ne caricai un altro, che sortì lo stesso effetto del precedente. Ormai i giganteschi ragni erano a pochi metri da me. Avvantaggiato dalla pioggia, mi mossi velocemente, e schizzai per i prati, con gli Ariados alle mie calcagna. Mi girai un paio di volte, ma di Allyn nessuna traccia.
Alla fine mi fermai, e nel voltarmi rilasciai inavvertitamente un fendente dalle mie code, che centrò in pieno un Ariados e lo stese, mettendolo KO. Realizzai solo in seguito che si trattava di Sonicboom, ma in quel momento non avevo tempo per pensarci. Decisi di sfruttare quella mia nuova abilità, e cominciai a roteare su me stesso fino a farmi girare la testa, mentre dalle mie code si creavano fendenti che ricacciavano indietro gli Ariados. Mentre turbinavo sul terreno molle mi parve di vedere del trambusto in lontananza. Cominciai ad avvicinarmi (sempre girando come una trottola), e notai che degli Ariados stavano su di uno spazio abbastanza ristretto, mentre erano alla ricerca di qualcosa. All'improvviso spuntò la testa di Allyn dal terreno, che morse un Ariados ad una zampa e si ritirò velocemente nel sottosuolo. Lo fece molte volte, e riuscì sempre a scappare sottoterra.
Il combattimento mi prese talmente tanto che non mi accorsi che smise di piovere. Dopo poco, nonostante ci fosse ancora un'atmosfera molto umida, mi sentì più debole, e il mio stomaco cominciò a risentire del continuo roteare. Cominciai a fermarmi sempre più spesso e a lanciare Idropulsar all'impazzata. Anche se sapevo che non sarebbe servito a nulla volevo evitare di vomitare in quel momento.
Alla fine persi l'equilibrio, e caddi a terra. Tentai di rialzarmi, ma invano, le mie mani scivolarono sul terreno fangoso. Seppi all'istante che la mia avventura finiva lì. In quel momento mi passò tutta la mia vita davanti: l'emarginazione a scuola, la conoscenza di Allyn, gli anni con lui a fianco, l'università, quel dannato giorno dell'escursione, Reyne, Flygon e quella mattina.
Anche Allyn si stava fiaccando. Appena mise la testa fuori da una buca e mi vide, tentò di uscire, ma un Iperraggio lo costrinse a rifugiarsi sottoterra di nuovo.
"Ormai è finita". Le forze mi stavano abbandonando, e vedevo gli Ariados avanzare verso di me.
Una grande sfera di energia scura si abbatté sul gruppo che mi aveva accerchiato, e spazzò via i miei assalitori.
- Da questa parte! - sentii gridare. Sembrava che la voce venisse dal bosco, ma non ne ero sicuro.
Un'altra sfera colpì gli Ariados che assediavano Allyn, e sentendo il rumore dell'esplosione mise la testa fuori dalla terra.
- Da questa parte! - gridò ancora la voce.
Vedendo i nemici riversi a terra non perse l'occasione. Uscì dalla terra e si mise a correre. Io feci altrettanto, dirigendomi verso l'origine del suono. Non riuscì a vedere nulla, ma aguzzai la vista quando una nuova palla di energia partì da un punto imprecisato alla mia sinistra. La sfera si abbatté sugli Ariados che si stavano riprendendo, sollevando una quantità notevole di terra.
Feci appena in tempo a vedere una figura snella, nera come la notte.
- Da questa parte - disse di nuovo. Mi chiesi se il nostro salvatore sapesse dire solo quello.
Ci scortò per un po'. Nonostante lo seguissi a poca distanza, non distinsi bene che razza di pokemon fosse.
Alla fine arrivammo in una radura. Le nubi si erano dileguate, lasciando un grande squarcio nel cielo, che venne presto occupato dalla luna piena. La figura si pose proprio al centro del prato, in netto contrasto con la candida luce notturna. I raggi lunari illuminarono debolmente la figura sbiadita di un Umbreon.

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Capitolo 9
*** 9. Comprensione ***


9. Comprensione

- Grazie - disse Allyn alla lugubre figura che ci si parava davanti.
- Da questa parte.
"E sono quattro" pensai, leggermente divertito. Forse sapeva davvero dire solo quello.
Era un Umbreon normale, in tutto e per tutto, colorito nero pece, anelli gialli luccicanti, occhi rosso cremisi, e forme affusolate. Certo, era molto raro trovare un Umbreon in natura, ma in quel momento le fui grato.
Ci condusse ancora per un tratto di foresta, fino ad arrivare ad un gigantesco tronco incavato. - Potete riposarvi qui, se volete. - . "Allora sa parlare" mi dissi maliziosamente.
- Grazie ancora - disse Allyn.
- Ci sono anche delle bacche là in fondo, se avete fame.
Allyn si precipitò subito a mangiare. Esitai alcuni attimi, e lo seguì. Mentre Allyn si abbuffava, io giocherellavo con una baccaliegia, e di tanto in tanto lanciavo occhiate furtive ad Umbreon, che intanto si era girato, come per fare la guardia alla porta. Nonostante tutto non riuscivo ancora a fidarmi. Sarà stata forse una mia nevrosi, ma non ero per nulla sicuro di potermi affidare a quel pokemon sconosciuto. Del resto, mi ricordavo ancora dell'avviso di Reyne.
Appena finimmo di mangiare ci sedemmo per dormire. Il terreno era duro ma comodo. Il tronco che ci copriva aveva assorbito l'acqua, e si stava abbastanza bene all'interno dell'apertura, nonostante facesse un po' freddo, essendo notte.
Mentre Allyn si rigirava per trovare una posizione comoda, mi ritrovai a guardare direttamente la schiena di Umbreon. Non sembrava, ma era alto almeno un metro. Eppure, quando ero umano, le evoluzioni degli Eevee mi sembravano così basse. E' incredibile pensare quanto il giudizio dell'altezza sia così soggettivo.
Passo' un po' di tempo, e in lontananza si cominciarono a sentire i richiami notturni degli Hoothoot e dei Noctowl. Mi ritrovai a fissare il soffitto. Non riuscivo a prendere sonno, forse per le troppe emozioni di quella sera. Mi alzai, e mi stirai. Se non dovevo dormire, tanto valeva sgranchirsi un po' le gambe.
Uscii dal tronco, e camminai per qualche metro.
- Che bella notte - disse la voce dell'Umbreon dietro di me.
- Già - dissi in un tono inespressivo. Osservai il cielo. Era un'altra bellissima notte stellata, come quella di un paio di giorni prima, quando avevo consultato Flygon. Probabilmente anche quella notte era ritornato sulla sua rupe ad osservare la volta celeste.
- Perché ci hai aiutato? - mi rivolsi ad Umbreon
- Quegli Ariados sono una minaccia per il bosco e per i pokemon che ci vivono. Qualcuno deve pur combatterli. - disse, enfatizzando in particolare l'ultima frase - Visto che vi ho soccorso, potrei sapere per quale motivo viaggiate per queste terre? Non sono molto sicure, e ci vengono pochi pokemon e umani.
Soppesai bene le parole. Del resto, non potevo nemmeno mentire. Dal suo sguardo si intuiva che era molto perspicace.
- Non siamo in una situazione particolarmente bella. Siamo alla ricerca di qualcuno che pensiamo ci possa aiutare.
- Mi basta, come motivazione.
Cadde il silenzio. Non sapevo cosa dire. Infatti, anche se non mi fidavo ancora ciecamente, volevo tentare di rompere il ghiaccio.
- C'è anche qualcun'altro che vigila su queste zone?
- Per quanto ne so, solo io ho questa responsabilità.
- Perché lo fai? Gli Ariados ti hanno fatto qualcosa?
Umbreon non rispose subito alla mia domanda. Sembrava che non ne volesse parlare. Stavo quasi per cambiare argomento, quando mi rispose: - Diciamo che dei pokemon che conoscevo hanno avuto delle brutte esperienze con loro, e ho giurato di fargliela pagare.
Il silenzio della notte ritornò a regnare. Non mi veniva in mente più nulla da dire, così feci per rientrare nel tronco. - Non l'ho detto prima, ti ringrazio anch'io - dissi, prima di entrare.
Mi distesi di nuovo, e provai ad addormentarmi. Niente, nessun risultato. Dopo un po' finalmente il sonno si impadronì di me. Feci ancora degli incubi, e mi svegliai dopo non molto, di soprassalto.
Era stato un sogno terribile. Avevo sognato che Allyn non era riuscito a liberarsi, e gli Ariados ci avevano raggiunto lì dov'eravamo intrappolati sulla ragnatela, e ci avevano iniettato una tossina per farci perdere coscienza. Si stavano apprestando a divorarci, quando mi ero svegliato.
Non volevo riaddormentarmi, e così decisi di uscire di nuovo.
La luce lunare riflesse debolmente un anello di Umbreon che sparì dietro gli alberi. Incuriosito, decisi di seguirlo. Mi tenevo a distanza, perché non volevo che mi scoprisse, ma abbastanza vicino da scorgerlo per sapere dove andava.
Lo seguì per un po', finché giunse ad un grande prato. Visto che era un grande spazio aperto, e non temevo di perderlo di vista, rimasi al riparo degli alberi. Camminò ancora per un po', finché si fermò, e si mise in piedi. Rimase immobile per un tempo infinito, forse ore, non ricordo.
Alla fine mi stancai, e decisi di sapere il motivo per cui si era fermato. Costeggiai il profilo degli alberi, finché arrivai in un punto in cui potevo vedere sia l'Umbreon che quello che gli stava davanti.
Stava ritto, immobile, a fissare due cumuli di terra davanti a sé. Sembravano quasi... tombe. A quel punto capì a cosa si riferivano le "brutte esperienze", e decisi che ne avevo abbastanza. Fortunatamente il percorso che avevo fatto era stato abbastanza lineare, per cui non faticai molto per ritrovare il tronco.
Allyn, al mio arrivo, mi chiese assonnato: - Cos'è successo?
- Niente. Torna a dormire.
Allyn si girò sull'altro fianco, e anch'io mi stesi. Ripensando a quello che avevo visto, scivolai in un piacevolissimo sonno senza sogni.

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Capitolo 10
*** 10. Pericolo ***


10. Pericolo

Fin dalla mattina dopo Umbreon cominciò a scortarci fino ai limiti del bosco. Arrivammo quando il sole era già alto, forse a mezzogiorno o giù di lì.
Una volta usciti dal bosco, abituato ormai com'ero, la luce della pianura quasi mi accecò. Una volta che mi fui di nuovo ambientato, aguzzai la vista, per vedere se riconoscevo quei luoghi. In lontananza si delineava il profilo di una grande città. "Scandiopoli" pensai immediatamente. La riconobbi per l'immane figura della fabbrica di attrezzi sportivi, avvistabile da chilometri di distanza.
- Più di così non posso scortarvi - disse Umbreon - Mi spiace.
- Grazie per tutto - dicemmo io e Allyn in coro.
Umbreon si voltò, e scomparve nelle ombre della foresta. A quel punto io e il mio amico ci trovammo di nuovo da soli.
- Che si fa? - mi chiese.
Sinceramente non mi andava di andare a Scandiopoli, visto la mia ultima esperienza con un umano. Dissi: - Ci limiteremo a seguire il corso del fiume. Non penso che in città ci possano aiutare.
- In effetti lo sospettavo anch'io. Andiamo.
Proseguimmo, e superammo Scandiopoli. Al posto del bosco si sostiuì una vasta piana verde e lussureggiante, piena di arbusti e cespugli vari. Sfortunatamente non eravamo affatto soli. Ci doveva essere qualche grande evento, perché ogni due metri c'era qualche allenatore con la sua squadra di pokemon, e, conoscendo quegli scalmanati, era probabile che cercassero qualche pokemon selvatico con cui lottare. Io ed Allyn non eravamo pokemon selvatici, ma tanto sarebbe stato inutile spiegarlo agli allenatori quanto ai loro pokemon, per cui ogni volta che vedevamo qualcuno ci appiattivamo in silenzio nei cespugli e aspettavamo pazientemente che quello se ne andasse.
Ripetemmo questo procedimento talmente tante volte che alla fine persi il conto. Comunque, alla fine di quell'estenuante giornata giungemmo senza volerlo fino all'Azzurrasponda, segno evidente che avevamo deviato troppo a ovest. Ad occhio e croce non eravamo nemmeno a metà di quella dannata pianura, così almeno ancora per il giorno dopo avremmo dovuto giocare a nascondino con gli allenatori.
Durante il giorno il cibo non ci era mancato, ma non avevamo mangiato quasi nulla, in quanto temevamo di fare troppo rumore ed essere scoperti.
Una volta arrivati al fiume ci trovammo una rivetta riparata (ci nuotai con Allyn in groppa, visto la sua piccola stazza), e mentre io mi rinfrescavo dopo quell'estenuante giornata, il mio amico preparò il giaciglio, stando bene attento a cosa utilizzava. Non volevamo certo ripetere la nostra bella esperienza con gli Ariados.
Quando il sole cominciò a svanire, Allyn aveva finito. Prendemmo posto ognuno per conto suo, e ci addormentammo.
Mi sembrò di non sognare nulla, almeno finché un duetto di voci insopportabili si insinuarono nella mia testa.
- Hey, guarda! Un Buizel!
- Cosa, dove?
- Laggiù, sulla riva del fiume!
- Sì lo vedo! Sta dormendo...
- Beh, non vuoi sfruttare l'occasione?
- Sai Chiara, non lo so, non mi sembra leale.
- Per ottenere quello che si vuole qualche volta bisogna anche non esserlo. Buizel è un pokemon bellissimo, forte e anche molto raro. E ti vorresti lasciar sfuggire quest'opportunità? Scusa Ele, ma ti lamentavi sempre che ti mancava un pokemon di tipo acqua nella squadra, quindi catturalo e facciamola finita.
- In effetti hai ragione. Ma non so...
- Senti, se non lo catturi tu lo catturo io. Vai Empo...
- Hey bella, quello è il MIO Buizel.
Quell'ultima affermazione non mi piacque per niente. Mi ripetevo che era solo un sogno, ma sapevo che quelle voci erano anche troppo reali.
Socchiusi un'occhio, in tempo per vedere due ragazze che mi squadravano da alcuni metri dietro gli alberi e una pokeball volare in aria.

Nota dell'autore
Questo capitolo è un po' corto, ma è di transizione, esattamente come doveva essere papa Giovanni XXIII.
MESSAGGIO rivolto a _beatlemania is back: non te lo aspettavi vero?

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Capitolo 11
*** 11. Lotta ***


11. Lotta

Mi alzai subito e con un balzo mi allontanai, pensando che quella pokeball fosse stata lanciata per catturarmi. Invece mi sbagliavo, perché dalla pokeball uscì un pokemon, un Deino per la precisione. Ero svantaggiato di tipo, e questo non prometteva per niente bene.
Il Deino ruggì dalla voglia di lottare, mentre io mi limitavo a guardarlo. Sinceramente non avevo nessuna voglia di cimentarmi in un altro combattimento conoscendo solo due mosse. L'ultima battaglia (quella contro gli Ariados) si era conclusa perché era arrivato Umbreon ad aiutarci, ma adesso io e il mio amico eravamo completamente da soli.
"No, non mi farò catturare. Non sono arrivato fin qui per fare l'animale da compagnia a una stupida ragazzina.". Questa frase fu il mio mantra per tutto il resto della lotta.
- Vai Deino, usa...
L'allenatrice non riuscì a finire la frase, che il suo pokemon partì alla carica con Schianto. Per fortuna era lento, così ebbi tutto il tempo di scansarlo. Nella foga della sua carica il pokemon finì in acqua, e quando ne riemerse era furioso.
- Deino, perché non hai aspettato il mio comando?!? Quante volte ti ho detto che devi seguire i miei ordini?!? Adesso...
Il pokemon non l'aveva minimamente ascoltata, ed era partito di nuovo alla carica con Schianto. Riuscì ancora una volta ad evitarlo, e questa volta la carica lo portò dritto dritto a schiantarsi su un albero. All'impatto l'albero tremò, non muovendosi però di un millimetro, mentre Deino sembrava provato dal secondo attacco di fila fallito.
- Sei contento adesso?!? Ascoltami ti ho detto! Usa...
Non le lasciai finire la frase, e usai Sonicboom contro il pokemon prima che si riprendesse, e lo mandai KO. "Non è stato difficile" pensai, ma non sapevo che lo sarebbe stato adesso.
- Maledizione Deino, devi seguire i miei ordini! Rientra! Vai Ferroseed!
Deino venne richiamato nella sua pokeball, mentre da un'altra dalla mano dell'allenatrice uscì un Ferroseed. E questo pokemon non sembrava certo indisciplinato come il precedente. Qua cominciai ad avere un po' di paura.
- Se hai avuto a che fare con quel Deino - mi disse - sappi che io non sono come lui. Stavolta perderai.
Quelle parole mi lasciarono basito. Poi, mettendo anche il fatto che anche Ferroseed era in vantaggio di tipo mi mise proprio in una bella situazione.
- Vai Ferroseed, usa Vortexpalla!
Il pokemon sfrecciò verso di me girando come una trottola. "No, non mi farò catturare. Non sono arrivato fin qui per fare l'animale da compagnia a una stupida ragazzina.". Schivai il colpo, ma il pokemon continuò ad incalzarmi. A quanto pare stavano puntando a sfiancarmi.
Io scappavo e Ferroseed mi inseguiva con Vortexpalla. Continuammo così per un tempo che mi parve infinito, finché giunse un comando:- Ferroseed, adesso, Cristalcolpo!
Un fascio di luce grigia saettò verso di me. Riuscì ad evitarla per un soffio, ma lo spostamento d'aria mi fece rovinare a terra. Sentì che l'energia si schiantava dietro di me, facendo cadere un paio di alberi, tranne quello contro cui aveva sbattuto Deino poco prima.
- Ti stai stancando? - mi chiese beffardo il mio avversario - Naturale per un pokemon selvatico.
Quelle affermazioni mi fecero infuriare. "IO NON SONO UN POKEMON SELVATICO!" avrei voluto urlargli, ma un nuovo comando partì dall'allenatrice:- Ferroseed, vai con Cristalcolpo e poi con Ferrartigli!
Questa volta non feci in tempo ad alzarmi, e Cristalcolpo mi prese in pieno. Non riuscivo più a muovermi. - Adesso, Ferrartigli!
Ferroseed avanzò verso di me minaccioso. Cercai di alzarmi. Concentrai tutta la mia forza sulle braccia, e feci leva per tirarmi su. Quando mi fui seduto, provai a contrattaccare. Usai Idropulsar, senza risultati. Mi ero dimenticato che Ferroseed aveva il vantaggio di tipo. Il pokemon stava per usare Ferrartigli, quando un urlo risuonò: - MAAAAAATT!
Era Allyn, che si era fiondato sul Ferroseed e aveva usato Morso. - Cosa vuoi tu? Vattene! - intimò il pokemon, cercando di scrollarselo di dosso. Allyn resisteva, e mi diede il tempo di rialzarmi.
- Mi hai stufato! - urlò il pokemon di tipo acciaio, e con un potente Ferrartigli fece volare via il mio amico. Più furioso che mai, approfittando del fatto che era girato, gli scaricai addosso quanti più Sonicboom potevo. Continuai a infierire su di lui finché non andò KO, e avrei continuato, se l'allenatrice non avesse richiamato il suo secondo pokemon.
- Sei uno tosto, e mi piacciono i tipi tosti. Andremo sicuramente d'accordo. - . "No, non mi farò catturare. Non sono arrivato fin qui per fare l'animale da compagnia a una stupida ragazzina.".
- VAI GALLADE!
Aveva messo molta enfasi nell'esclamazione, mentre da una terza pokeball usciva un Gallade. Almeno non era avvantaggiato nel tipo.
- Gallade, Doppioteam!
Gallade corse verso di me, e alcuni metri prima di venirmi addosso i Gallade divennero due, poi quattro e infine otto. Mi circondarono. Qual'era quello vero? Cominciai ad usare Sonicboom all'impazzata, e mentre i cloni svanivano sotto i miei attacchi giunse un nuovo ordine da parte dell'allenatrice: - Ora, Lacerazione!
Sentì un dolore acuto alla schiena, segno che l'attacco era andato a segno. Accusai il colpo, ma reagì prontamente. Dalla mia bocca partì un potente Idropulsar che colse Gallade di sorpresa, ricacciandolo indietro.
Adesso eravamo in piedi, l'uno davanti all'altro, che ci fissavamo. Calò per alcuni secondi il silenzio, rotto dall'ordine della ragazza: - Gallade, facciamola finita! Vai con Psicotaglio! Dal canto mio, mentre dei potenti tagli psichici partirono dal mio avversario, un potente Sonicboom partì da me. Nessuno dei due fece in tempo a schivare, e tutti e due crollammo a terra esausti.
- Gallade, sei stato grande! Ora sei mio, Buizel! Vai, POKEBALL!
Tentai di fuggire, ma la pokeball mi prese in piena testa, e ne venni risucchiato dentro.
Era una stranissima sensazione. Ero sospeso in un inquietante sfondo nero, ma non era sgradevole, anzi, sentivo un bel calduccio, e venivo invogliato ad abbandonarmi a quel piacere. Del resto, perché mai mi affannavo in quella ricerca, quando sapevo che sarebbe stato tutto inutile. Tanto valeva trovarsi una bella sistemazione e godermi la vita che mi rimaneva.
Restai là per un tempo che mi parve un'eternità. Stavo quasi per cedere a quell'offerta di riposo, quando il mio mantra mi invase la mente: "No, non mi farò catturare. Non sono arrivato fin qui per fare l'animale da compagnia a una stupida ragazzina. NON MI FARO' CATTURARE! PER REYNE!
Una nuova energia si impadronì di me, e uscì dalla pokeball, che andò in mille pezzi.
- Sei più duro di quanto immaginassi, allora. - mi si rivolse l'allenatrice - Ma non pensare che molli l'osso. Ormai sei mio. Vai, Altaria!

Nota dell'autore
Eccoci qua, con un nuovo entusiasmante capitolo!
MESSAGGIO a _beatlemania is back
Questa è la resa dei conti finale. Oltre all'indisciplina di Deino, hai capito per quale altro motivo dovresti bestemmiare?
Se la risposta è no, ci penso io. Visto che so della tua avversione per le evoluzioni lente, ho scelto per te i pokemon che si evolvono più tardi in assoluto, cioè Deino (che si evolve al 50) e Ferroseed (al 40). E dillo che adesso hai bestemmiato!

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Capitolo 12
*** 12. Altruismo ***


12. Altruismo

Dalla quarta pokeball uscì un magnifico esemplare di Altaria. Mi dissi che era magnifico solo successivamente, perché in quel momento ero troppo concentrato a lottare per il mio libero arbitrio.
- Altaria, Dragopulsar!
Immediatamente un fascio di luce partì dal mio avversario. Tentai di schivare, ma invano. L'attacco mi prese in pieno, e cominciai a risentire della quarta lotta di fila. Per di più, ora che ci penso, tutti i pokemon dell'allenatrice che avevo affrontato (tranne Gallade) avevano tutti il vantaggio di tipo rispetto a me e Allyn.
Fui molto provato dopo Dragopulsar, ma riuscì a non cadere. Provai con Idropulsar. Altaria non tentò nemmeno di schivare, e il mio attacco centrò in pieno il pokemon, che rimase illeso. Ovviamente mi ero dimenticato del vantaggio di tipo.
- Aeroattacco!
Altaria prima salì di quota e poi si lanciò in picchiata verso di me. Dovevo pensare in fretta. Come portare un incontro da cui sarei sicuramente uscito sconfitto a mio vantaggio? La risposta mi venne istintiva: dovevo portare la battaglia nel mio territorio, l'acqua.
Prima che Aeroattacco andasse a segno, feci due balzi all'indietro e mi ritrovai immerso fino alla vita nell'acqua del fiume.
Il mio avversario non diede segno di lasciar perdere, e rimettendosi in assetto reindirizzò l'attacco di nuovo contro di me. Decisi di improvvisare, era la mia unica possibilità.
Cominciai con Idropulsar. Lo puntai dritto in faccia ad Altaria, ben sapendo che il getto d'acqua sarebbe stato inutile. O questo almeno era quello che pensava il mio avversario. Noncurante del getto che gli oscurava la vista, decise di attaccarmi comunque, e puntò deciso verso di me.
Un attimo prima che Aeroattacco mi colpisse smisi con Idropulsar, mi abbassai e afferrai saldamente le attaccature delle ali di Altaria. Vidi un espressione di paura e stupore sul volto del mio avversario. Lo trascinai subito sott'acqua, e lo tenni ben saldo fin quando non gli mancò l'aria. Quando cominciò a divincolarsi come un pazzo e a boccheggiare nel tentativo di respirare, lo lasciai andare. Riemerse in una colossale fontana, respirando affannosamente. A quel punto colsi la mia occasione: emersi rapido dall'acqua e con un Sonicboom ben diretto colpì Altaria, che venne coperto da un polverone di terra.
- Altaria! NO! - imprecò l'allenatrice.
Una volta che la polvere si fu diradata, vidi Altaria malconcio e ferito, ma ancora pronto a combattere.
- Resisti Altaria! Ancora un ultimo sforzo! Vai con Dragopulsar!
L'attacco che venne verso di me fu talmente rapido che non ebbi nemmeno il tempo di pensare cosa fare. Fui centrato, e caddi a terra a peso morto. Ero arrivato al limite delle mie forze, non avrei resistito ancora per molto. Un altro attacco, e per me sarebbe stata la fine. Avrei passato il resto della mia vita come il giocattolo di una ragazzina.
"No, non lo accetto" mi ripetei mentalmente "Non mi farò catturare...".
Provai a rialzarmi, ma ricaddi subito. Oltre che catturato dovevo anche essere umiliato. Non c'era modo peggiore di svendere la propria libertà.
- Finalmente! Vai, pokeball!
Una seconda sfera volò verso di me.
"E' finita" mi rassegnai. Sapevo che stavolta non ero in forze come quando ero stato catturato la prima volta, e sapevo che questa volta mi sarei lasciato corrompere da quelle proposte allettanti.
Poco prima che la sfera mi colpisse, successe una cosa che non mi sarei mai aspettato.
Con un grande slancio Allyn si parò davanti a me, e venne assorbito dalla pokeball al posto mio. Il mio amico si era appena sacrificato per permettere a me di continuare ad essere libero. Qui ebbi la dimostrazione di che cosa fosse la vera amicizia.
Rimasi dapprima confuso. La mia vista doveva avermi appena giocato un brutto scherzo. Non poteva essere vero quello che avevo appena visto. Non poteva essere vero. Quando infine realizzai, la sfera era a terra che oscillava, segno che ancora Allyn non era ancora stato catturato.
"No... non può... NON DEVE... finire così...". Il mio cervello faticava a formulare pensieri logici, e l'unica azione che pensai di fare fu di strisciare verso la prigione del mio amico.
"Forse lo posso liberare..." deliravo "Forse non tutto è perduto..."
Lentamente mi diressi verso la sfera, che nel frattempo continuava ad oscillare.
Un attimo prima che la mia mano riuscisse a toccare la sfera, quella, con un sonoro DLING si fermò. Pokemon catturato.
"No... no... no... no..." stavo per impazzire. Non poteva finire così, dopo tutto quello che avevamo passato insieme. Non poteva essere catturato.
- Mh, almeno uno l'ho preso - sospirò l'allenatrice, poi si rivolse a me: - Ho capito che non vuoi essere catturato. Ti lascio in pace, mi riprendo la sfera poké e me ne vado, OK?
Fece per muoversi verso la sfera, ma io con grande fatica mi rialzai in piedi, facendole capire chiaramente che non glielo avrei permesso. Oltre al danno anche la beffa di portarsi via il mio amico, questo non ero disposto ad accettarlo. Avrei combattuto anche fino alla morte se necessario.
L'allenatrice provò ugualmente ad avanzare, ma un mio Sonicboom che la sfiorò le fece capire le mie intenzioni.
- Non avrei mai voluto, ma mi costringi. Altaria, Drag... - non riuscì a finire la frase, perché un inquietante scricchiolio la fece voltare.
Anche Altaria si voltò, appena in tempo per vedere un enorme albero (che in seguito riconobbi come l'albero su cui aveva sbattuto Deino) crollargli addosso. Evidentemente non aveva retto dopo che anche il mio Sonicboom l'aveva colpito. Un attimo prima che il tronco schiacciasse il pokemon, quello tentò di fuggire, invano. Feci in tempo a vedere l'espressione di terrore sul suo volto prima che scomparisse sotto le chiome verdi.
- NO! ALTARIA!
L'allenatrice si precipitò al tronco caduto, tentando di sollevarlo.
- CHIARA! AIUTAMI! - disse rivolta alla sua amica, che immediatamente si precipitò da lei.
Mentre le due tentavano di sollevare l'albero, vidi che quella era l'unica possibilità di fuga che mi restava. Immediatamente presi tra le mani la sfera dove era rinchiuso il mio amico, e mi tuffai nel fiume.
Provai a nuotare nel senso contrario alla corrente, ma ero troppo debole, così mi lasciai trasportare per un po'. Quando finalmente trovai la forza necessaria per nuotare fino all'altra sponda del fiume, feci appena in tempo a posare delicatamente la sfera sul terreno sassoso che caddi a terra sfinito, e persi i sensi.

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Capitolo 13
*** 13. Rapimento ***


13. Rapimento

Quando mi svegliai il sole stava tramontando. Quanti giorni erano che era iniziata questa storia? Non avevo nemmeno provato a contarli, ma almeno una settimana doveva essere passata.
La sfera era esattamente dove l'avevo lasciata, lucida e quasi brillante. Rimasi a guardarla per un po'. Doveva essere per forza un sogno. Allyn non poteva essere rinchiuso in quella palla. Più la mia mente cercava di dissuadermi e più io me ne rendevo conto. Se non liberavo il mio amico ero solo.
Solo. Quella parola mi spaventava terribilmente. Cosa avrei fatto, da solo, in un mondo ostile che non conoscevo? Almeno con Allyn eravamo in due, e questo mi rincuorava, ma adesso come potevo fare? Dovevo trovare un modo di liberare il mio amico alla svelta, o poteva finire molto male.
La presi in mano, e la esaminai attentamente. Era una pokeball normale in tutto e per tutto, nessun tratto che la caratterizzasse. Provai a premere il bottone, ma non successe nulla. Riprovai, e ancora niente. Tentai, tentai e tentai, ma la pokeball non accennava a volersi aprire. Eppure l'avevo visto fare migliaia, se non decine di migliaia di volte, possibile che fosse così difficile?
Cercai qualcos'altro che non fosse quel maledetto pulsante, qualche interruttore nascosto, ma nulla. La superficie della pokeball era perfettamente liscia, senza nessuna imperfezione.
A notte fonda ero ancora là che provavo. Tentavo, senza nessun risultato. Alla fine decisi di lasciar perdere e di sgranchirmi le gambe. Lasciai la pokeball di Allyn su una roccia, con l'intenzione di tornare subito. Mi volevo solo rinfrescare un po' e camminare, perché le gambe mi si erano addormentate. Mi mantenni comunque nei pressi del fiume per non perdere di vista la pokeball.
Ad un tratto, mentre osservavo gli alberi, mi parve di sentire una melodia. Prima era debole, ma man mano che il tempo passava era sempre più forte, e uno strano torpore si impossessava di me. Lì per lì non ci feci caso, pensai che fosse solo il frutto della mia immaginazione e della stanchezza, ma quando le mie gambe si piegarono lasciandomi in ginocchio capii che era vero. Provai a rialzarmi, ma la musica non accennava a cessare, e così pian piano scivolai nell'incoscienza. L'ultima cosa che ricordo fu una sbiadita macchia rosa che veniva verso di me.
Non so quanto rimasi addormentato, so solo che mi svegliai legato ad un albero dalla testa ai piedi.
Quella situazione mi sembrò terribilmente simile a quella dell'incontro con gli Ariados. E forse era anche peggiore. Lì per lì non me resi conto, ma correvo un pericolo enorme.
Una cosa mi restò bene impressa in mente. Avevo gli occhi aperti, ma non riuscivo a vedere nulla. Era come essere cieco. Non riuscivo a vedere nemmeno le ombre. Vedevo solo bianco, ma un bianco spento, come se qualcuno avesse cancellato l'ambiente attorno a me. Eppure gli occhi erano aperti, lo sentivo, perché ogni tanto battevo le palpebre. Dedussi che ero all'aperto, perché una brezza mi solleticava.
Tentai di liberarmi, ma le corde erano troppo strette. Non provai nemmeno a prenderle a morsi come aveva fatto Allyn, primo perché non conoscevo Morso, e secondo perché mi spaventava l'idea di quello che avrebbe potuto succedere. In effetti successivamente mi dissi che ero stato troppo schizzinoso. Poteva anche essere una corda velenosa, o che so io.
Provai un po' a divincolarmi, ma i legacci erano troppo stretti, tanto che mi lasciavano a malapena respirare. A quel punto, immobilizzato com'ero, cominciai ad esaminare attentamente la situazione. Ero seduto, legato ad un albero (potevo sentire la corteccia irregolare sulla schiena), con i piedi anch'essi legati, ero cieco, non sapevo dove ero e (cosa che mi spaventò molto) avevo lasciato incustodita la pokeball di Allyn in riva al fiume. E se l'avesse trovata qualche pokemon, o qualche allenatore? O se peggio l'avesse trovato la tizia di prima?
In quella situazione, assurdo a dirsi, il mio cervello cominciò a divagare in maniera infantile. Sapevo che ero in pericolo, visto che non mi ero certo legato da solo, ma in quel momento la cosa mi lasciava alquanto indifferente.
La foresta si muoveva attorno a me. Sentivo il frusciare delle fronde degli alberi mosse dal vento, sentivo il calore del sole sulla mia pelliccia, sentivo lo scorrere lontano dell'Azzurrasponda e sentivo lo scricchiolio delle foglie schiacciate da dei passi. Dei passi. Dei passi?
Qualcuno stava venendo verso di me. Non mi azzardai a dire nulla, nemmeno a chiedere aiuto. Poteva benissimo essere quello che mi aveva rapito, e le mie invocazioni gli sarebbero state indifferenti. I miei occhi morti continuavano a vagare, sperando di trovare anche una minima traccia di colore, ma invano. Il mio aguzzino si accorse che ero sveglio proprio perché avevo gli occhi spalancati.
- Ben svegliato. Dormito bene?
- Chi sei? Dove sono?
- Queste cose non hanno importanza. Adesso mangia.
Sentì che mi spingeva a forza delle bacche in bocca. Per poco non strozzai, e quando finalmente mandai giù il boccone riconobbi il sapore aspro delle baccaprugne. Capì subito le sue intenzioni: mantenermi in forze, forze non tali da potermi liberare. Evidentemente gli dovevo servire a qualcosa.
- Perché non posso vedere?
- Tutto a suo tempo, caro, tutto a suo tempo. Aspetta e vedrai. Si fa per dire, he he.
Con quella fastidiosa risata se ne tornò da dove era venuto.
- Aspetta! - gridai - Fermati!
L'unica sua reazione fu quella di andarsene ridendo più forte.
Dovevo proprio essere finito in un bel posto.

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Capitolo 14
*** 14. Spiegazioni ***


14. Spiegazioni

Rimasi lì, legato, con quella maledetta risata che mi riecheggiava in testa. Cieco, per giunta, senza nemmeno sapere come avevo fatto a diventarlo. Che bella barzelletta.
- Maledizione! - urlai. Non sapevo nemmeno perché l'avevo fatto. Ero sul punto di collassare. Stavo impazzendo. Prima Allyn catturato, adesso questo. Ero al limite del crollo nervoso. Era decisamente troppo per essere successo in due giorni.
- E' inutile che urli, tanto non torna indietro - mi sentii dire.
Quella voce un po' mi spaventò. Veniva da vicino, da molto vicino, non più di un paio di metri.
- Chi sei? - chiesi.
- Uno nella tua stessa situazione.
- Vuol dire che nemmeno tu puoi vedere?
- No.
- Cosa ci hanno fatto?
Lo sentì mugugnare. - Sono dei pazzi, sono completamente pazzi - disse a denti stretti - Vogliono usarci per un rituale. E' qualcosa di inconcepibile, di mostruoso. Sono dei pazzi fanatici se pensano di riuscirci.
- Che rituale?
Non mi rispose. Continuò a mormorare che erano dei pazzi, ma non mi rispose. Preferii non insistere. Mi chiusi in me stesso, e cominciai a pensare. Un rituale? Che rituale? La magia non esisteva, non si potevano effettuare rituali. Ma allora, se la magia non esisteva, come avevano fatto a rendermi cieco senza nemmeno sfiorarmi gli occhi? Perché gli occhi ce li avevo ancora, almeno di questo ero sicuro. E Allyn, dov'era? Era ancora là al fiume, oppure avevano preso anche lui come me?
Passò un po' di tempo, durante il quale cercai di riflettere. Non giunsi a niente, ma almeno questo mi permise di mantenere il controllo.
Il pokemon con cui avevo parlato prima continuava a mugugnare poco lontano da me. Lui probabilmente era impazzito. Provai a chiedere ancora di quale rituale stesse parlando. Lo sentì esitare per alcuni secondi, ma alla fine si decise: - Sono dei fanatici. Venerano una specie di entità, uno Spiritomb, mi sembra di aver capito. Pensano che per farlo risorgere - perché è morto, se non l'avevo detto - ci vogliano dei sacrifici. E ci vogliono sacrificare. Ieri sera hanno fatto il primo rituale. Hanno tolto la vista a me, a te e a un altro. Prima la vista, poi la parola, poi l'udito, poi il sangue e infine l'anima, così dicevano, quei pazzi. Era terribile. Continueranno di sera in sera, gliel'ho sentito dire, finché di noi non rimarrà niente. Oh sì che lo faranno, sì sì. - e riprese a mugugnare fra sé.
Quella spiegazione mi spiazzò. Mi volevano sacrificare per far risorgere un pokemon defunto? Aveva ragione, erano dei pazzi. Non poteva funzionare. La magia non esisteva, e non si poteva far risorgere i morti. Non si poteva, eppure i miei aguzzini dovevano essere convinti di sì.
Non poteva finire così. Dopo tutta la strada che avevo fatto, dopo tutte le battaglie che avevo combattuto, adesso dovevo morire sacrificato da dei pazzi fanatici per far tornare in vita un'entità diabolica. La mia era stata una ricerca vana, un'esistenza inutile. La mia e quella di Allyn, se avevano preso anche lui. Un momento, non aveva nominato che c'era anche un altro pokemon?
- Hey! - lo chiamai - Hey! Hey, rispondimi!
- Cosa c'è? - mi chiese in tono brusco.
- Prima avevi detto che oltre a noi due avevano usato anche un altro. Che pokemon era?
- Che pokemon... era? - mi chiese perplesso.
- Sì, che pokemon era?!?
- Dunque, fammi pensare... forse un Makuhita, o forse... un Totodile. Sì, sì, era un Totodile, ne sono certo.
Un Totodile? Tirai un sospiro di sollievo. Allyn non era nelle loro mani. Almeno questo voleva dire che sarebbe sopravvissuto, rinchiuso nella pokeball ma vivo. Forse lui avrebbe potuto concludere la ricerca. Forse non tutto era perduto per lui.
- Prima parlavi di un rituale - gli chiesi adesso, in tono molto più tranquillo - Che genere di rituale?
- Lo hanno iniziato ieri notte. Dicono che perché sia efficace bisogna farlo sempre nello stesso periodo del giorno di quando è stato iniziato. Si sono messi in cerchio, e hanno cominciato a cantare. Ma non era un canto normale, era qualcosa di abominevole. E poi quel dannato Wigglytuff ha cominciato a recitare il rituale. Cantava anche lui, ma sembrava che le sue parole non uscissero dalla sua bocca. Diceva qualcosa come di prendere il dono offerto, di avere pazienza perché non tutto era ancora pronto. Ha preso un vaso, e ha cominciato a toccare il Totodile. Quello urlava, era terrorizzato. Parlava in modo strano, e nel frattempo lo sfiorava alle tempie e sulla fronte. Poi così, di punto in bianco, è svenuto, mentre il Wigglytuff veniva verso di te. Eri già svenuto - perché eri svenuto, sai? - e con te ha fatto in pochi secondi, e poi è venuto da me. Ho provato a lottare, ma è stato tutto inutile. Mi hanno avvelenato con Velenospina, e poi hanno preso la vista anche a me. Poi mi sono svegliato qui, cieco. Penso che non abbiano ancora finito.
Quindi era così che avevano fatto a farmi diventare cieco. Mi avevano manipolato qualche nervo, magari me l'avevano addormentato, così da non farmi vedere più niente. Era sicuramente questa la spiegazione, perché la magia non poteva esistere.
Ma non ero disposto a finire così. Anche se ero cieco, potevo sempre recuperare a vedere. E soprattutto ero ancora vivo, e da vivi si poteva tutto. Non gli avrei permesso di utilizzarmi per i loro scopi. A quel punto presi a muovermi come un forsennato. Tentavo di rompere o almeno di allentare le corde. Ma più mi dimenavo, più quelle si stringevano. Sembrava che fossero state fatte apposta per non far scappare nulla.
Smisi presto, ma non mi rassegnai. Forse il pokemon che mi parlava mi poteva dare una mano.
- Hey! Che pokemon sei?
- Che pokemon sono? Umh, un Houndour, perché?
Perfetto.
- Sei capace di rompere queste corde, magari a morsi?
- Perché, pensi che non ci abbia già provato? Non sono completamente stupido.
Con quella frase crollarono tutte le mie speranze. Era finita. Definitivamente finita. Ero destinato a fare una fine orribile, senza possibilità di scelta. Una fine del tutto vana, per giunta, visto che i morti non si possono riportare in vita. Era quindi quello il modo in cui sarei morto. Sacrificato per una causa persa in partenza. Bella fine, bella fine davvero. Una degna fine per una degna vita quale era stata la mia.
Da allora rimasi in silenzio. Tornarono di nuovo per portarmi da mangiare, e buttai giù tutto senza fiatare. Gli ultimi pasti di un condannato a morte non dovevano essere né deliziosi né immangiabili, servivano solo a farlo tirare avanti fino al momento fatale.
Col passare del tempo l'aria si fece più fredda, e non sentì più il calore del sole sulla mia pelliccia. Si era fatta sera, e presto il rituale sarebbe continuato. Mi misi solo ad attendere.
Alla fine sentii che stava venendo qualcuno. Venni slegato, tranne le mani e i piedi, e sentii che venivo sollevato da terra con Telecinesi, e venni portato via.

Nota dell'autore
Per celebrare il mese di permanenza su EFP, ecco un nuovo capitolo di Change of Life! Chissà cosa succederà ai nostri protagonisti? Matt verrà davvero sacrificato? E dove sarà Allyn?

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Capitolo 15
*** 15. Rituale ***


15. Rituale

Non so esattamente quanta strada feci (non è il massimo essere trasportato fluttuando, a ripensarci mi era anche venuta un po' di nausa, non che al momento mi importasse), e non provai nemmeno a fare un calcolo approssimativo. Avevo il morale a pezzi, e ormai aspettavo solo il completamento del rituale per mettere fine alle mie sofferenze.
Alla fine mi misero giù, schiena a schiena con gli altri due prigionieri. Sentivo le scaglie del Totodile e la pelliccia setolosa dell'Houndour, e non era una sensazione piacevole. Il Totodile poi era sudato fradicio, e non faceva che rendere il tutto più sgradevole.
Sentivo un mormorare concitato, tutto attorno a noi. Dovevo avere un bel po' di sguardi puntati addosso, visto che ero percosso da brividi freddi, o forse era il nervosismo misto all'eccitazione, non ne ho idea. Gli altri due sfortunati che erano con me dovevano stare anche peggio. Poi, in aggiunta all'atmosfera già pesante, l'aria era pregna di un non so che di sinistro. In questo momento quasi mi vergogno a pensarci, ma riflettendoci bene era logico. C'era come un'aura di disperazione, uno strato di sentimenti oscuri legati al luogo in cui mi trovavo. Mi sentivo leggermente stordito da quell'aria strana.
Tutt'a un tratto i mormorii si interruppero. Regnava il silenzio più totale, quasi spettrale. Si sentiva un leggero frusciare, come se qualcuno stesse camminando, cosa che non faceva che rendere più angosciante il tutto.
Il silenzio continuò per un po', e i passi con lui, finché non si fermarono a qualche metro da noi presumo, perché il rumore era molto vicino.
- Sapete già perché siamo qui - disse una voce stridula - ed odio ripetermi. Quindi lascio la parola al confratello Haunter.
Detto questo calò di nuovo in silenzio, interrotto solo da uno schiarimento di voce, probabilmente quella di Haunter, che subito dopo cominciò a parlare:- Fratelli, sorelle, ormai ci siamo quasi. Non manca molto, ancora altri tre e avremo finito. Vedrete che Spiritomb, quando sarà risorto, ci ricompenserà per la nostra fedeltà e dedizione! Bisogna solo avere fede e credere nella sua resurrezione, e dare tutto il nostro sostegno alla causa! Adesso il confratello Wigglytuff procederà con il rituale. Come sapete è ad un decimo dal completamento, ed entro la prossima luna avremo finito. Abbiate fede, Spiritomb risorgerà!
Mi sembrava un'arringa degna del peggior istigatore di piazza, ma al momento non mi importava, desideravo solo che tutta quella farsa finisse il prima possibile.
- Adesso, confratello Haunter.
- Certo, confratello Wigglytuff. Il rituale ha inizio! Cantiamo, diamo forza allo spirito, invochiamo la nostra divinità, offriamole doni affinché possa risorgere! Cantiamo!
Finita la frase dal territorio attorno a noi si alzò un canto disumano (non so come definire qualcosa che non rientri nei canoni dei pokemon), spaventoso. Non era normale, decisamente no, e non mi piaceva affatto.
Dapprima il canto non era molto forte, era piuttosto simile ad un mormorio, ma man mano che il tempo passava il volume della cantilena si alzava gradualmente, quasi ci fosse stato un maestro d'orchestra a gestire il coro. E più l'intensità del canto aumentava.
Per alcuni minuti ci fu solo quella dannata cantilena, e non riuscivo a percepire altro. Sentivo che il respiro del Totodile si era fatto più veloce, e poco ci mancava che ci mettesse ad ansimare. L'Houndour invece era tranquillo, quasi che sapesse già quello che lo aspettava (cosa che in effetti era vera).
Finalmente Haunter riprese la parola, senza però interrompere il canto:- Stiamo andando bene, continuiamo così! Forza, aumentiamo l'intensità!
La sua voce era risuonata ovattata in mezzo a quella cacofonia di suoni (a me almeno pareva un'accozzaglia di voci diverse), e non sembrava che qualcuno l'avesse sentito.
La forza delle voci (o meglio, dei versi) aumentò ancora. Allora qualcuno doveva aver per forza sentito Haunter. Adesso il volume era talmente alto che faceva quasi male alle orecchie.
Poi, non so nemmeno come feci, sentii un'altra voce, molto diversa, emergere fra le altre. Era un verso molto stridulo, acutissimo e fastidioso. Ora che ci penso non era nemmeno un canto o un verso, come gli altri che lo circondavano. Erano delle parole.
- Spiritomb? Ci senti? Ci stai ascoltando?
Sembrava che si stesse rivolgendo ad un entità sovrannaturale, ad un dio, come se questo li potesse sentire.
- Ormai ci manca poco, abbiamo quasi finito il processo. Questi sono i penultimi. Abbiamo avuto fede per tutto questo tempo, e saremo ricompensati, perché la Tua gioia sarà grande, e la Tua gratitudine sarà nostra. Noi Ti venereremo, continueremo a servirTi in eterno. Se ci senti, dacci un segno!
Era impossibile che lo Spiritomb morto desse veramente un segno di poter sentire la farsa che stava succedendo, ma un'improvvisa folata di vento sembrò smentire le mie certezze.
A quel punto cominciai davvero ad agitarmi. - Calma - disse l'Houndour - Questi interpretano tutto come un segno. La scorsa volta non è successo nulla, eppure hanno trovato il segno in una Baccamela caduta.
Evidentemente i cultisti non erano d'accordo, perché Wigglytuff riprese a parlare con voce ancora più stridula:- Ecco, confratelli! Avete sentito? Spiritomb è con noi!
- Continuate! - incoraggiò Haunter, che abbandonò per un attimo il coro - Continuate, confratelli! Continuate!
- Adesso procederemo con la seconda parte del rito! Dopo centodue altri pokemon, anche questi tre qui presenti Ti saranno offertI! Noi Ti diamo tutto quello che ci hai chiesto, tutto quello capace di placare la Tua infinita sete di sangue!
Un nuovo frusciare di piedi, che portò il rumore della voce molto più vicino a me.
- Come da prassi, cambieremo l'ordine di immolazione! - esclamò Haunter, come a sottolineare l'ovvio dopo un rumoroso sospiro, probabilmente Wigglytuff.
Sentì il corpo dell'Houndour irrigidirsi. Quindi avrebbe cominciato da lui. "Buffo", pensai senza nemmeno accorgermene.
A quel punto anche Wigglytuff cominciò a cantare. Si fa per dire, più che un canto era un'accozzaglia stonata di suoni casuali, almeno quello sembrava a me.
Il Totodile cominciò a tremare visibilmente e ad ansimare rumorosamente, ma Wigglytuff non sembrò farci caso. Mentre continuava a "cantare" sentivo che Houndour si dimenava debolmente, quasi che oltre le corde ci fosse qualcos'altro a trattenerlo. Adesso che ci penso doveva essere sicuramente così, sentivo che c'era qualcosa di sbagliato, di terribilmente e mortalmente sbagliato in quel posto. Come ho già detto prima l'atmosfera era pesantissima, si respirava un odore dolciastro di morte e quasi di putrefazione, anche se lì per lì non ci feci caso, avevo altre cose a cui pensare. Alla fine mi ero convinto che quella faccenda della magia non era totalmente una farsa, forse c'era sul serio qualcosa di veritiero.
Non impegò molto per finire con Houndour, forse mezzo minuto o anche meno. Lo sentivo tremare forte. - Che ti ha fatto - sussurrai, senza ottenere risposta. Un fruscio mi fece capire che Wigglytuff si era spostato, presumibilmente davanti al Totodile a causa del suo tremore incontrollabile e del pesante ansimare.
Con lui ci impiegò ancora meno, e un urlo del povero pokemon mi fece sobbalzare (di poco, ero legato mani e piedi in fondo).
Era il mio turno. Sentivo l'inquietante presenza di Wigglytuff davanti a me. Emanava come un'aura malvagia percepibile anche a chilometri di distanza. Non capivo nulla di quello che diceva, anche se sapevo che non doveva essere nulla di buono per me.
A quel punto cedetti al panico. Cominciai a divincolarmi senza successo. Non capivo quello che stava succedendo, ma era troppo. Mentre le energie mi abbandonavano e Wigglytuff continuava il suo canto infernale, mi sforzai di ricordare quel che aveva detto poco tempo prima l'Houndour. Prima la vista, poi... l'udito? O era la voce? Non riuscivo a ricordarlo. Alla fine, quando capì che il tempo era quasi finito, mi rassegnai al mio destino.
"Quindi è così che finisce" pensai "Chi l'avrebbe mai detto"
Non feci in tempo a finire di pensare l'ultima frase che il "canto" venne interrotto da un gran botto. Sembrava il rumore di quelle esplosioni che si vedono in tv quando si assiste a qualche film d'azione o a qualche lotta pokemon, solo che quelle erano finte, mentre questa era anche fin troppo vera, e vicina.
Un'altra esplosione, e gli adepti del culto caddero nel panico. Sentivo i pokemon correre da tutte le parti, urli, versi, ordini, rischieste di ordini, altre esplosioni. Sembrava davvero un film d'azione.
Era forse stato commesso qualche sbaglio nell'esecuzione del rito? Era questa la causa delle esplosioni?
- Dannazione! Al fiume! Al fiume! - urlava Wigglytuff, mentre le esplosioni si facevano sempre più vicine. Alla marea degli urli e dei versi dei cultisti si mischiarono altri urli di altri pokemon sconosciuti.
Un'altra esplosione, stavolta a meno di due metri di distanza da me scaraventò tutti e tre i prigionieri ad alcuni metri di distanza. Con la caduta le forze se ne andarono definitivamente. Le palpebre si fecero pesanti, non riuscivo a tenerle aperte. Prima di perdere completamente i sensi, mi sentii sollevare di nuovo, stavolta però non grazie all'ausilio di Telecinesi ma venni caricato in spalla a qualcuno. Poi il buio.

Note dell'autore
Eccomi, sono tornato! Scusate il mostruoso ritardo, ma questo non è stato un gran bel periodo per me.
Mi ci sono dedicato anima e corpo due settimane a questo capitolo, spero che soddisfi le vostre aspettative (in particolare mi rivolgo a voi, _beatlemania is back e BB Beyond Birthday). Dite pure che è troppo corto, povero di contenuti, ma da adesso in avanti non mi ferma più nessuno!
Ora, se mi volete scusare, i nuovi episodi di One Piece e Fairy Tail mi aspettano.

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Capitolo 16
*** 16. Colloquio ***


16. Colloquio

Mi svegliai un paio di volte, solo per riperdere i sensi in entrambi i casi. Da quello che sentivo tutte e due le volte ero sulle spalle di qualcuno, e a giudicare dallo sballottamento continuo mi stavano trasportando da qualche parte. La seconda volta tentai anche di parlare, ma ero ancora molto debole, e l'unica cosa che venne fuori fu una specie di mugolio bassissimo.
Non ricordo molto di quello che successe dopo, mi sembrava quasi stare in un dormiveglia costante. Sapevo quel che mi stava succedendo (più o meno, non ero a conoscenza né di cosa fosse successo né di chi mi avesse preso, ma ero quasi sicuro del fatto che non si trattasse dei cultisti), ma non avevo idea di dove fossi o con chi fossi.
Ora che ci penso, mi erano capitate più cose in quelle ultime settimane che in tutta la mia vita. Ancora oggi non so se sia stata giusta o meno la decisione che presi alla fine di tutta quella faccenda. Ma non è ancora tempo di parlare di questo.
Ogni tanto mi svegliavo, ma solo per perdere di nuovo i sensi pochi secondi dopo, e fra questi frangenti mi trovavo nel solito sfondo bianco, solo che questo bianco non era normale, era più scuro e sfocato, come se il mio cervello stesse cercando di mettere a fuoco. E poi c'erano le voci. C'era un costante sottofondo di voci ovattate, che a lungo andare mi avrebbe potuto far impazzire. Era peggio che stare ad ascoltare lo statico del televisore, e l'immagine era anche più noiosa.
Alla fine, quando mi svegliai del tutto, le voci non accennarono a smettere, anche se lo sfondo bianco scomparve. Prima mantennero quel volume basso, poi, col passare dei minuti, divennero sempre più alte, comprensibili e vicine.
- Si sta svegliando.
- Era l'ora.
- Pensate che sia in grado di parlare?
- Non so, staremo a vedere.
- Secondo me non bisogna sperarci.
- Lo dicevo che bisognava agire prima.
Provai a dire qualcosa, credo "Dove sono?", ma avevo la bocca talmente impastata che venne fuori una frase incomprensibile. Sentì che la testa mi veniva sollevata e che dell'acqua mi veniva versata in bocca. Bevvi avidamente, e quando stavolta posi correttamente la domanda mi venne risposto subito:- Ti verrà comunicato tutto dopo, quando il Capo sarà di ritorno e verrà qui per parlarti. Adesso pensa a riposare.
Venni riposto delicatamente e sentì che pian piano tutte le voci se ne andavano, finché finalmente rimase il silenzio. La prima cosa che notai fu l'odore pungente, forse era incenso. Poi avevo una magnifica sensazione di tepore, quindi dovevo essere per forza in un ambiente coperto e riscaldato, cosa che i cultisti non avevano, almeno da quel che sapevo. Adesso ero sicuro di non essere più in mano loro, e tirai un sospiro di sollievo.
Visto che non potendo vedere nulla non mi potevo alzare né fare nient'altro, decisi di rimettermi a dormire nell'attesa che questo capo di cui parlavano i miei salvatori venisse. Mi addormentai quasi subito, viste tutte le turbolenze degli ultimi giorni, e feci un magnifico sonno senza sogni.
Mi sembrava che fosse passatto appena un secondo quando un tocco leggero sulla spalla mi fece ridestare. - Il Capo sta per arrivare - disse una voce - Se magari potessi metterti a sedere potresti parlare con lui più agevolmente.
Avevo constatato che attorno a me non c'erano oggetti fragili o comunque che potevano essere urtati, così mi misi a sedere con le gambe incrociate. Ero ancora un po' assonnato, quindi nell'attesa cominciai a strofinarmi gli occhi, anche se questo non servì certo a farmi vedere di nuovo. Quanto avrei voluto poter vedere dov'ero, ero molto curioso, e anche spaventato, ma in maniera molto minore rispetto alla mia voglia di sapere cos'era successo.
Dopo un po' sentì delle voci ovattate, probabilmente provenienti da fuori la stanza in cui mi trovavo. In quel momento non potevo fare niente, per cui mi limitai ad attendere che entrasse qualcuno. Mentre aspettavo provai a captare qualche frase, senza molto successo: riuscì a cogliere solo alcuni frammenti che da soli non avevano molto senso.
Finalmente sentì un fruscio, e dei passi felpati attorno a me. C'erano anche alcuni mormorii, il che voleva dire che c'erano più pokemon nella stanza, ma erano molto bassi e quasi impercettibili.
I passi si fecero più vicini, finché non sentì qualcuno sedersi di fronte (presumo, non potevo certo verificare) a me. Almeno lo pensai, visto che sentii uno schiarimento di voce da quella direzione, e subito dopo i sussurri terminarono subito. Non so per che, ma mi sentivo decine di occhi addosso, come quando si ha quella strana sensazione di essere osservati.
Rivolsi lo sguardo (avevo gli occhi aperti e basta, ma ormai ero abituato a guardare in faccia chi mi parlava anche se in quel momento non vedevo niente) verso l'origine del rumore, e attesi che succedesse qualcosa.
- Immagino che avrai delle domande - disse una voce - Sono qui per darti delle risposte. E anch'io avrei delle domande per te, ma prima penso che sia il tuo turno.
In effetti sì, avevo un sacco di domande. - Dove mi trovo? - domandai.
- Siamo a Sottomonte.
Non avevo idea di che posto fosse. - Quindi?
- Alle pendici dei Monti della Stella.
- Troppo generico.
- Vicino alle fonti dell'Azzurrasponda.
Già le idee mi erano più chiare, ma non molto. Sembrerà strano, ma quella fu l'unica domanda che feci. Scese un silenzio imbarazzante. Dopo un po' la misteriosa voce parlò di nuovo:- Non hai altro da chiedere?
E come dai classici cliché, mi vennero una marea di domande in mente. - C'era qualcuno con me? - chiesi, sapendo peraltro già la risposta.
- Sì, un Totodile e un Houndour. Per loro però siamo arrivati tardi, il rituale era già finito per loro. Almeno la parte che si stava celebrando.
- Cosa gli è successo?
- Non possono più parlare. Se fossimo arrivati un minuto più tardi sarebbe toccato lo stesso destino anche a te.
"Meno male che non è successo" pensai.
- Visto che mi avete salvato, gradirei di sapere almeno chi siete.
- Siamo dei Lucario. Strano che tu non ci conosca, siamo molto rinomati da questa parte dell'Azzurrasponda. Da dove vieni?
Memore dell'avvertimento di Reyne, decisi di mentire.
- Vengo dall'altra sponda infatti. Abitavo sulle rive del lago Onestà, ma a causa di alcuni spiacevoli inconvenienti sono finito dove mi avete trovato.
- Quali spiacevoli inconvenienti, se posso chiedere?
- Sto cercando un mio amico - non era una bugia ma nemmeno la piena verità, in quanto lo scopo del nostro viaggio non era certo quello - Stavo chiedendo in giro se per caso l'avevano visto, ma evidentemente alla fine l'ho chiesto al pokemon sbagliato. Mi hanno portato lì con l'inganno, e quello che è successo dopo mi sembra chiaro.
Non ero mai stato un grande mentitore, ma quella storia non sembrava fare una piega. Almeno per me, non potevo vedere cosa facevano i pokemon attorno a me, e non potevo capire se ci avessero creduto o meno.
- Capisco.
- I cultisti? Che fine hanno fatto?
- Sono scappati. Avevano delle zattere, probabilmente sono scesi a valle.
- Potrebbero anche aver cambiato sponda.
- No, da quanto sappiamo quell'assurda celebrazione può funzionare solo se celebrata su questa parte di terra.
- Quello che non mi spiego è perché mi avete salvato. Non mi avete mai visto prima, e allora perché disturbarsi?
- Era da tempo che quei pazzi ci provocavano facendo razzie nei nostri territori, e alla fine abbiamo deciso di reagire. E non c'è niente di più micidiale per un pokemon avere un nemico in vita, perché anche se ridotto allo stremo delle forze rimane pur sempre pericoloso.
Non seppi cosa dire dopo questa spiegazione, ma la domanda mi venne spontanea.
- Assieme ai pokemon che avete salvato c'era per caso anche un Chespin? Sapete, il mio amico è di quella specie.
- Oltre a te e ai tuoi due compagni di sventure, abbiamo tratto in salvo anche altri tre pokemon, probabilmente quelli che vi avrebbero succeduto nel compimento del rituale. Ma no, non c'era nessun Chespin.
Nonostante avesse risposto negativamente mi sentì sollevato. Le mie speranze erano state esaudite, per fortuna. Se fosse caduto in mano dei cultisti non me lo sarei potuto perdonare, soprattutto se avesse dovuto subire il destino che a me era stato evitato.
- Per quanto siete disposti ad ospitarmi? - chiesi, sperando in un tempo lungo abbastanza per poter riprendere a vedere.
- Non abbiamo risorse infinite, per cui il tempo necessario per distruggere il culto. Se vuoi puoi contribuire anche tu, così ti meriteresti di mangiare alla nostra mensa. Noi lo consideriamo un grande onore avere un potente ospite a mangiare con noi.
- E come dovrei fare? Se non ci avete fatto caso, sono cieco. - ribattei con una punta di amarezza molto percepibile.
- Dimentichi qual'è l'abilità di noi Lucario. Noi la sappiamo gestire meglio, a tal punto da poterla donare temporaneamente ad altri.
Sentì una zampa che mi si posava in fronte, e una sensazione di freddo pervase la mia carne. Un brivido mi percorse la schiena, ma pensai che sarebbe stato meglio se non mi fossi mosso. Nel reprimere la mia voglia di scrollarmi di dosso quella non gradevole sensazione, chiusi gli occhi.
- Ecco fatto, prova ad aprire gli occhi.
Seguì il consiglio, e rimasi a bocca aperta per lo stupore. Vedevo, anche se non molto distintamente, i contorni di coloro che mi circondavano, quasi tutti Lucario, ma anche alcuni Riolu nascosti fra le gambe delle loro evoluzioni, e anche i contorni degli oggetti. Era stranissimo. E il tutto era sotto un filtro blu che non faceva che rendere più strana quella situazione. Poi, aggiungendo che i contorni erano azzurri, sembrava quasi un filmato in negativo, dove il calore emanato dai corpi dei pokemon attorno a me era di un bianco intenso. Quindi era questa l'Aura.

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Capitolo 17
*** 17. Riposo ***


17. Riposo

Non sapevo cosa fare. Ero sì contento di poter usufruire di nuovo dei miei occhi, ma c'era una parte di me che non lo era. Mi ero talmente abituato ad essere cieco, e ancora prima ero talmente abituato a vedere normalmente, che questa sensazione mi risultava completamente aliena. Probabilmente ero uno dei pochi, se non l'unico, ad aver mai provato quella "modalità" (la chiamo così perché non trovo un modo migliore per definirla). Mi dovevo considerare molto fortunato.
- Il rapporto con l'Aura varia da Lucario a Lucario, anche se in questo caso dovrei dire da pokemon a pokemon. - la voce del capo dei Lucario mi distolse dai miei pensieri - Ognuno ha un suo rapporto personale con essa, e non se ne possono trovare due versioni uguali. La mia per esempio è verde scuro. Qui attorno c'è sicuramente qualcuno che ce l'ha rossa, o bianca, o azzurra, o nera. E' talmente variegata. La tua come la vedi?
- B-blu scuro. - risposi con un pizzico di esitazione. Ero ancora spaesato da quanto era appena succeso.
In quel momento guardai il capo dei Lucario. Era alto, più dei suoi compagni, ed aveva una cicatrice che copriva l'occhio sinistro e che lo manteneva chiuso. L'occhio destro invece era ben aperto, e l'iride rosso cremisi era rivolta verso di me.
- Come ho detto prima, il rapporto con l'Aura è molto personale - continuò il capo - per cui direi che tu la debba conoscere da solo. Forza, via tutti!
Al suo ordine tutti i pokemon nella stanza uscirono. L'ultimo fu proprio il capo il quale, mentre stava per andarsene, si girò. - Perdona la scortesia - disse - ma in tutto questo trambusto non ci siamo presentati. Io sono Konzern. E tu sei?
- Matt.
Restò lì a guardarmi per alcuni secondi.
- Bene, Matt - continuò, indugiando un attimo di troppo sul mio nome - Quando te la senti raggiungici nella mensa. Sarai affamato, credo. Se non verrai, ti faremo avere qualcosa dopo che sarà scesa l'oscurità. - . Detto questo se ne andò.
Avevo notato quella esitazione quando aveva pronunciato il mio nome. Dalla mia precedente conversazione avevo intuito che era molto intelligente, e forse il mio nome non comune poteva avergli fatto sospettare qualcosa. Nonostante fossi ospite di potenziali alleati, mi ricordavo ancora le parole di Reyne. Mi sedetti e presi ad esaminare la situazione: non sapevo dove mi trovavo, anche se a quanto pareva ero con degli alleati di cui ancora non mi fidavo del tutto; avevo riacquistato la vista, anche se non nel modo che immaginavo e al quale mi dovevo ancora abituare; non sapevo dove si trovava Allyn, anche se ero convinto che fosse al sicuro. In definitiva risolsi che dovevo agire con molta, con moltissima cautela. Chissà che non fossi capitato in una tribù di cannibali. In quel caso mi sarei volentieri riconsegnato ai cultisti, anche se vedevo ambedue le opzioni piuttosto improbabili.
Alla fine mi alzai, e presi ad esplorare la stanza, anche se con un po' di fatica visto che mi dovevo ancora abituare alla mia nuova vista. Era una stanza circolare, con il soffitto a volta e interamente fatta di roccia. Ciò mi portò ad immaginare di trovarmi in una caverna. Era abbastanza piccola, e molto povera di arredamento. C'erano solo un tappeto fatto a mano con disegni tribali, una tenda a coprire l'entrata fatta esattamente come il tappeto ed uno specchio messo in un incavo del muro.
"Massì, perché no" pensai tra me e me, dirigendomi verso lo specchio "Vediamo come sono messo".
Quello che vidi per poco non mi fece svenire di nuovo. I miei occhi erano completamente blu scuro. Nessuna iride, nessuna pupilla, era tutto ugualmente blu scuro. Nessuna traccia di colore diversa. Per il resto ero normale. Se normale si poteva definire essere un pokemon quando in realtà si era un umano.
Mi allontanai dallo specchio, leggermente inquieto. Ero rimasto turbato in qualche modo da quello che avevo appena visto. Non era sicuramente una cosa da tutti i giorni.
Mi misi a camminare per la stanza senza un'apparente motivazione, e continuai così per un po', non sapendo cosa fare. Alla fine mi decisi ad uscire.
Scostai leggermente la tenda e sbirciai fuori, e un piccolo alito di vento mi lisciò la faccia. Ero davvero in una caverna a quanto pareva, e quella brezza doveva indicare l'uscita. Siccome non sapevo né in quale punto delle caverne (al plurale, perché da dove ero vedevo altre entrate come quella della mia stanza) mi trovavo né quanto fosse vasto il complesso in cui mi trovavo, preferii non andare ad esplorare.
Senza sapere cosa fare, mi sdraiai di nuovo, e mi misi a dormire. In realtà mi limitai a rigirami. Non so per quanto rimasi lì, un'ora, forse due. Alla fine mi alzai e decisi di andare a dare un'occhiata fuori.
Presi a camminare per i corridoi di pietra. Le pareti erano sorprendentemente lisce, per essere di una grotta. Chissà quanta accuratezza e ore di lavoro avevano richiesto quelle pareti. Le stanze si susseguivano, tutte uguali. Sbirciai dentro le prime, ma vedendo sempre gli stessi spazi semivuoti alla fine lasciai perdere. Camminai per un po', e alla fine arrivai all'ennesima tenda a coprire un'entrata. Non so perché, ma questa mi incuriosì. La scostai, e vidi un ambiente enorme, con tanto di tavoli e panche in legno perfettamente intagliati. Sembrava quasi una mensa. E lo era. Probabilmente era la mensa di cui Konzern mi aveva parlato prima.
Non c'era quasi nessuno, solo alcuni Lucario solitari ai lati della stanza, impegnati o nella pulizia (a giudicare dalla sporcizia era stato appena consumato un pasto) o in altre faccende.
Non entrai, non avevo voglia di comunicare in quel momento. Tornai sui miei passi, e con un po' di fatica riuscì a ritrovare la mia stanza in mezzo alle altre tutte uguali. Mi sdraiai di nuovo, e questa volta mi addormentai davvero.
Mi svegliai di soprassalto. C'era un rumore di passi nel corridoio. La tenda si scostò, e si affacciò un Lucario.
- Il Capo vorrebbe vederti - disse.
Mi alzai, e lo seguì.
Camminammo per alcuni minuti, quando la mia guida entrò in una delle tante "porte" uguali. La seguii subito dopo. Dentro c'era Konzern, ad occhi chiusi, intento a fumare con un calumet qualche erba a me sconosciuta.
- Grazie Nysage, puoi andare. - disse alla mia guida, che se ne andò.
Mi sedetti. Konzern non aprì gli occhi, e continuò ad aspirare dal calumet. Aspettai per alcuni secondi, finché non ebbe finito. Senza dire nulla me lo passò. Lo presi ed aspirai. Quando stavo ancora a Litiopoli fumavo qualche volta, per cui non ebbi difficoltà.
Finalmente Konzern aprì gli occhi - o meglio, l'occhio. Visto che avevo finito con la pipa gliela restituii. Lui la prese e la poggiò per terra accanto a lui.
- I nostri esploratori hanno individuato il nuovo nascondiglio dei cultisti - esordì senza mezze misure - Confido che in queste ore tu abbia acquisito un po' di padronanza con l'Aura. - . Mi limitai ad annuire. - Bene - continuò lui - Mi sono ricordato che eri andato là con l'intento di trovare un tuo amico. Domani andremo a fare un'ultimo attacco, che spero sia quello definitivo. Se vuoi puoi venire con noi. Forse avrai più fortuna.
Ci pensai su per qualche attimo, poi dissi: - Va bene, verrò.
- In tal caso - rispose - Sarà meglio che ti rifocilli. Continuando dritto per questa strada da dove sei venuto scenderai più in profondità nelle caverne, e troverai un lago sotterraneo. Puoi andare se vuoi.
- Grazie.
Non rispose. Stavo per uscire, quando il Lucario mi richiamò: - Ah, un'ultima cosa. Riguardo al fatto della ricerca del tuo amico non dubito che quello sia vero, ma ti consiglio di non mentire ancora. Qui i bugiardi non sono bene accetti. Ora puoi andare. - . Già, non ero stato molto convincente come bugiardo.
Feci come mi aveva detto Konzern: proseguì per quel corridoio, e alla fine arrivai al già citato lago. Mi ci immersi, e mentre nuotavo osservai l'ambiente che mi circondava. Era una caverna molto diversa dalle altre. Le pareti non erano lisce, anzi, stalattiti e stalagmiti erano presenti in molte zone della grotta.
Restai in acqua per circa una mezz'ora, poi mi decisi ad uscire. Con molta fatica riuscii a ritrovare la mia stanza. Il giorno successivo lo passai a riposarmi, in attesa dell'attacco notturno. Non avevo la percezione del tempo, per cui richiesi di essere avvisato quando la spedizione si accingeva a partire. Alternavo bagni nel lago con ore di sonno, per cui, quando mi chiamarono, mi sentivo riposato e pronto per quel che mi attendeva. Non so ancora il perché, ma sentivo che Konzern aveva ragione. Forse quella notte avrei avuto più fortuna.

Angolo dell'autore
E finalmente, dopo anni, il vostro Esarca ritorna, più forte che mai. Spero che abbiate passato una buona Pasqua, una Pasqua sicuramente migliore della mia, visto che senza saperlo avevo perso TUTTI i capitoli di questa storia (compresi il 17, cioè questo, e il 18), cioè il motivo del ritardo colossale. Questa è la seconda versione del capitolo 17. La prima non mi soddisfaceva, e penso che l'avrei cestinata comunque.
Ormai non manca molto alla fine della storia, credo che a due terzi ci siamo arrivati. Voglio far vivere ai nostri due sfortunati protagonisti un'ultima avventura, e poi credo che metterò la parola FINE. Ma non vi preoccupate, ho già un sacco di idee sulla storia che succederà a questa (che tipo, non l'ha nemmeno finita e già pensa a quella che verrà dopo).
A_e

PS il titolo è quello che è perché non sapevo che nome dargli. Sono vergognoso, lo so.

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Capitolo 18
*** 18. Attacco ***


18. Attacco

I Lucario si erano radunati nella mensa che avevo visto in precedenza. Era molto affollato, ce n'erano almeno un centinaio, forse due. C'era un gran rumore di sottofondo, composto da mormorii, chiacchiere, voci sommesse. Preferii tenermi ai lati della stanza, per non dare nell'occhio.
Ad un tratto tutte le voci i zittirono. Vidi Konzern, che era salito sopra un tavolo. Capii subito le sue intenzioni.
- Fratelli - cominciò - Questa sarà la notte decisiva, la notte in cui si chiuderà tutto. E' ora di finirla con quei cultisti. Prima ieri e poi oggi hanno nuovamente invaso il nostro territorio. Questa è una grave mancanza di rispetto. Il primo attacco era solo di risposta, ma questa volta sarà definitivo. Hanno già fatto abbastanza, ora è il nostro turno di attaccare.
La sala esplose in un boato di approvazione. Il discorso di Konzern, anche se breve, era riuscito nel suo intento, ovvero quello di infervorare gli animi dei Lucario.
- Adesso, chiunque voglia unirsi all'incursione si faccia avanti.
Si fecero avanti in almeno una settantina.
- Bene. Partiremo fra poco. Adesso è il momento di farla finita!
Ci furono di nuovo delle sonore acclamazioni. Come per un ordine silenzioso, una volta finite le urla una buona parte dei Lucario se ne andò, lasciano nella stanza solo coloro che si erano fatti avanti. Konzern si era messo a parlare con alcuni altri pokemon, mentre il resto dei guerrieri si erano messi a parlottare fra di loro.
Dopo alcuni minuti il capo richiamò l'attenzione degli altri. - E' ora - disse. A quelle parole i guerrieri, con Konzern in testa, cominciarono ad uscire da un'entrata secondaria. La fila stava andando abbastanza di fretta, per cui mi accodai subito.
Quando uscimmo, sentì l'aria fredda della notte investirmi in pieno. Dovevano essere le tre o le quattro del mattino, in quanto c'era della foschia nell'aria. Mi guardai attorno: ero in un piccolo piano rialzato a circa una ventina di metri da terra. Doveva essere l'entrata. A prima vista non c'erano modi per scendere, ma un occhio esperto poteva cogliere delle piccole irregolarità sulla roccia che rivelavano la presenza di uno stretto sentiero sassoso che scendeva tortuoso verso il basso.
La fila cominciò a scendere. I Lucario ovviamente non avevano problemi perché dovevano essere passati tantissime volte per quella strada, ma io avevo molte difficoltà a trovare gli appigli giusti. Alla fine comunque ce la feci, anche se ero rimasto un po' indietro rispetto agli altri. Non so perché, ma decisi di mantenermi ad una certa distanza dal resto della colonna. Forse non mi andava di restare assieme ad altri. Non ero certo in una situazione in cui esso poteva essere ammesso, ma lo feci comunque.
Stavamo camminando su una pista abbastanza chiara, e continuammo per quella strada per un'oretta buona. La nebbia, che prima era abbastanza leggera, si era addensata, ed era scesa come una coperta a coprire la terra. Non riuscivo a vedere a più di cinque metri da me, e siccome mi ero tenuto a distanza, non mi accorsi che il resto del gruppo aveva deviato a sinistra, e proseguì dritto per un altro po'. Solo quando mi accorsi dell'assenza di rumori davanti a me capii che ero rimasto indietro.
Potevo ritornare indietro a Sottomonte, ma chissà che per colpa di quella nebbia non potessi cadere da quel maledetto sentiero e rompermi l'osso del collo, oppure riuscissi a perdermi in quella strada apparentemente lineare.
Mentre mi crucciavo indeciso sul da farsi, cominciai a sentire dei rumori lontani. Urla, schiamazzi e rumore di esplosioni erano abbastanza distinguibili anche se non vicine. Capii subito quel che voleva dire, così mi diressi verso la fonte del rumore.
Man mano che proseguivo, i rumori si facevano più forti e più distinguibili. Anche se erano abbastanza assordanti, mi misi a camminare in punta di piedi per non farmi scoprire. A circa due-trecento metri dal punto di origine dei suoni si scorgevano dei bagliori e degli spostamenti d'aria causati da esplosioni, e questo non fece che confermare quel che pensavo.
Quando alla fine arrivai molto vicino alla fonte del rumore mi nascosi dietro dei cespugli e osservai la scena. C'erano Lucario e altri pokemon (presumibilmente i cultisti) che combattevano, che correvano da tutte le parti, che gridavano ordini, richieste d'aiuto e imprecazioni. Era un caos frenetico, un valzer sensa senso, quasi non ci si capiva nulla. I combattimenti duravano pochi secondi, e i nemici si alternavano in continuazione, rendendo la battaglia simile ad una corrente tortuosa, dove l'acqua scivola sinuosa e viscida senza un attimo di tregua.
Rimasi lì per un po', finché evidentemente qualcuno o mi vide oppure sbagliò la mira di un attacco, perché ci fu un'esplosione a pochi metri da me, e picchiai la testa contro un albero, perdendo quasi i sensi. Mi sembrò di metterci un'eternità a rialzarmi. Avevo le orecchie che mi fischiavano, e i suoni mi giungevano tutti attutiti.
Un Lickitung mi venne incontro e mi attaccò con Schianto. Non so come riuscii ad evitarlo, ma non feci in tempo a riprendermi che partì di nuovo all'attacco, sempre con Schianto. Questo mi prese e mi fece anche abbastanza male, anche se riuscii a rispondere con un Sonicboom.
Lickitung stava per usare di nuovo schianto quando venne ingaggiato da un Lucario. Ne approfittai per scappare, ma dopo nemmeno due passi mi si parò davanti un Banette che mi lanciò un Fuocofatuo. Mi scottò, ma anche se ero già abbastanza provato riuscì a schivarne un altro e a proseguire. Avevo capito che se volevo sopravvivere dovevo muovermi in continuazione, senza mai fermarmi, perché restare fermo voleva dire combattere. E nelle condizioni in cui ero non era consigliabile farlo.
Continuavo a correre, a schivare attacchi, a rispondere ogni tanto e a guardarmi attorno, in cerca di qualche punto di riferimento. Ad un certo punto mi sembrò di vedere Konzern, ma fu solo per un attimo, visto che il fragore e la foga della battaglia erano abbastanza difficili da sopportare.
La scottatura si stava facendo sentire, e visto che mi stavo indebolendo sempre di più decisi che era meglio ripararmi su un albero, almeno per un minuto. Mi arrampicai, anche se con un po' di fatica, e allora ebbi una panoramica completa dello scontro. La battaglia infuriava su un fronte esteso per qualche centinaia di metri, ma i combattimenti più aspri si avevano attorno ad una specie di altare. E allora li vidi. Wigglytuff stava in piedi al di sopra dell'altare e lanciava attacchi a destra e a manca, mentre ai piedi della struttura c'era Konzern, intento a fronteggiare un Meowth. Mi accorsi però che Wigglytuff stava mirando alla sua schiena (inconsapevolmente stava dando le spalle al capo dei cultisti) e stava preparando un attacco potente.
- Attento! - gridai con tutta la voce che avevo in corpo. Konzern mi sentì, e si girò appena in tempo per schiavare. Con un balzo atterrò sull'altare, e cominciò a combattere con Wigglytuff. Con quell'urlo avevo però richiamato l'attenzione su di me. Infatti dopo pochi secondi mi arrivò addosso un Iperraggio che mi scaraventò a terra, lasciandomi davvero provato e quasi senza forze.
A terra, oltre a me, c'erano vari pokemon, Lucario e cultisti vari, rimasti feriti oppure svenuti. Evidentemente dovevo dare l'impressione di essere KO perché i pokemon attorno a me non mi consideravano. Allora, non so nemmeno perché, presi a strisciare verso l'altare. Quando arrivai ad alcuni metri da esso, vidi qualcosa che mi lasciò sconvolto. Ai piedi della struttura c'erano vari oggetti, che probabilmente fungevano da offerte allo Spiritomb, e, in mezzo alle ceste di frutti e alle ghirlande di foglie, vidi una pokeball. Una pokeball. Non so perché, ma immediatamente mi autoconvinsi che fosse quella dove era rinchiuso Allyn.
A quel punto persi totalmente il controllo. Incurante della scottatura e dello scontro che infuriava attorno a me, mi rialzai, e presi a camminare verso l'altare. Nemmeno a correre, a camminare. Quando mossi i primi passi, mi accorsi che la caviglia destra era andata totalmente, così cominciai a zoppicare. Per pura fortuna non fui colpito da attacchi vari, che mi lisciarono sia davanti che dietro.
Arrivai all'altare, e afferrai la pokeball tra le zampe. Non lontano da me si era sviluppato un principio di incendio, e il fumo mi faceva lacrimare gli occhi. Anche senza il fumo, avrei pianto comunque. Non sapevo nemmeno se avessi ragione, ma mi misi a piangere di gioia.
- Hey, tu! Rimettila giù! Immediatamente! - disse una voce dietro di me che riconobbi come quella di Haunter.
Mi rialzai lentamente, e mi girai. - MI HAI SENTITO!?! - mi gridò. Senza nemmeno rispondere, gli lanciai un'Idropulsar, che lui scivò facilmente. - Ah sì, eh? - disse beffardo.
Mi lanciò uno Sbigoattacco che mi prese in pieno. Barcollai, e nel ricadere a terra urtai e ruppi delle specie di vasi.
- NOOOOOOO! - urlò Haunter - CHE COSA HAI FATTO!?!
Furioso mi attaccò di nuovo, ma venni spintonato via all'ultimo momento da Konzern, che aveva appena concluso il combattimento con Wigglytuff, adesso svenuto a qualche metro di distanza. Il colpo lo prese in pieno, ma si rialzò subito per affrontare il nemico.
- Scappa! - mi urlò. Senza farmelo ripetere seguii il suo ordine, e corsi più veloce che potevo verso il bosco. Un Neropulsar mi sfiorò andando a schiantarsi contro una sequoia, che si spezzò e mi cadde quasi addosso. La evitai per un soffio, ma lo sforzo fu troppo per me. Caddi a terra e la pokeball mi scivolò dalle mani, rotolando chissà dove. Stavo ancora piangendo, ma questa volta di disperazione. L'ultima cosa di cui mi accorsi prima di svenire definitivamente fu che l'Aura stava svanendo, e che le cose stavano cominciano a riacquistare il loro normale colore. L'ultima che vidi invece fu un lontano bagliore rosso, probabilmente di un incendio.

Note dell'autore
E dopo alcuni giorni di vacanza sperduto in mezzo alle montagne, rieccomi col nuovo capitolo, e qui credo di essermi proprio superato. Ci ho dedicato tutto il giorno prima di partire, e spero che le mie fatiche saranno ripagate. E penso che con il prossimo capitolo o quello dopo si chiuderà la saga dei cultisti.
A presto,
A_e (anche se non siamo in una recensione)

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Capitolo 19
*** 19. Liberazione ***


19. Liberazione

Quando mi risvegliai, ero ancora dove ero svenuto. Stava albeggiando, e questo voleva dire che ero rimasto incosciente per buona parte della notte. Mi misi immediatamente a cercare la pokeball di Allyn, e la trovai dopo un paio di minuti in dei cespugli poco lontani.
Solo a quel punto feci caso ad una cosa: non c'erano più i suoni della battaglia. Mi girai nella direzione da dove ero venuto, e vidi un filo di fumo che saliva da dietro gli alberi, e mi ci diressi immediatamente. Fui quasi costretto a fermarmi per il dolore alla caviglia, ma la mia curiosità ebbe la meglio. Sul campo di battaglia era sceso un cupo silenzio, interrotto soltanto da qualche lamento dei feriti o da qualche movimento dei pochi che si reggevano ancora in piedi. C'era ancora infatti qualche Lucario che vagava tra i resti del combattimento, incerto nei passi.
Mi misi immediatamente a cercare Konzern, e lo trovai poco distante dall'altare. Si stava rialzando quando lo vidi.
- Tutto bene? - domandai appena gli venni incontro.
La sua risposta fu un incomprensibile borbottio. Appena alzato, si diresse verso un cumulo di cenere dal quale si alzava vistoso del fumo. Si inginocchiò, e stese le zampe al di sopra della fuliggine. Immediatamente creò una piccola barriera di Aura, interrompendo così lo scorrere del fumo. Fece così per alcuni secondi, per poi far scomparire la barriera e riprendere lo scorrere del fumo. Poi dopo poco ricreò di nuovo la barriera, e ripetè lo stesso procedimento.
Lo fece per alcune volte, sei o sette, non ricordo, poi smise. Per tutto il tempo ero rimasto lì accanto, incantato da quei movimenti. Appena finì, gli chiesi spiegazioni.
- Non possiamo trasportare i feriti da soli - disse - Ho appena inviato un messaggio ai pokemon di guardia a Sottomonte. Adesso che è mattina si dovrebbe vedere. Se hanno visto i segnali, dovrebbero arrivare entro un paio d'ore.
"Segnali di fumo eh" pensai "Interessante... ma spero che abbia ragione".
Oltre a funzionare (dopo un paio d'ore infatti arrivarono i soccorsi) lo fece anche in tempo, perché dopo poco il cielo cominciò a rannuvolarsi, ed entro un'ora dai segnali di fumo pioveva a dirotto. La pioggia, oltre a spengere gli ultimi rimasugli di incendio, trasformò il campo di battaglia in un enorme pantano.
I Lucario feriti vennero portati al riparo degli alberi, mentre io rimasi nello spazio aperto, con la pioggia che mi scorreva addosso. Attorno a me c'erano ancora molti pokemon svenuti (i cultisti che non erano ancora riusciti a scappare). Non mi facevano per niente pena, e né io né i Lucario ci prodigammo per ripararli dall'acqua.
Mi sentivo molto meglio, credo che l'acqua avesse un po' alleviato la scottatura che mi ero provocato quella notte. Senza che me ne accorgessi cominciò anche a grandinare.
Dopo alcune ore arrivarono alcuni Lucario muniti di barelle. Offrirono anche a me di essere trasportato, ma rifiutai. Forse quella mattina mi sentivo troppo orgoglioso per accettare.
Stavo ad occhi chiusi, ascoltando l'acqua che scorreva sulla mia pelliccia, quando ci fu un urlo terrificante. Feci per girarmi, ma qualcosa mi investì in pieno e mi buttò a terra. Presumibilmente persi i sensi perché mi risvegliai a Sottomonte, nella stessa stanza dove mi ero svegliato la prima volta.
All'esterno c'erano dei rumori, e pochi secondi dopo entrò Konzern.
- Che mi è successo?
- Quell'Haunter, si era svegliato. Purtroppo tu eri il pokemon più vicino, e hai incassato l'attacco prima che si potesse fare qualcosa.
- Hmm.
Restai in silenzio per un momento. Non so perché, ma c'era qualcosa di diverso dal giorno prima. Già, perché all'inizio non me n'ero accorto, ma fin da quella mattina avevo ripreso a vedere normalmente. Quando lo realizzai ci pensò Konzern a schiarirmi le idee.
- Ormai dovresti aver notato che l'Aura è svanita perché hai riguadagnato la tua vista.
Ed era così, potevo di nuovo veder normalmente.
- Credo sia a causa di quelle specie di vasi che hai rotto. Dovevano avere qualcosa a che fare con la privazione dei sensi, anche se non sappiamo il motivo.
Beh, almeno era finita, per cui tirai un sospiro di sollievo. Ma c'era qualcosa che non andava, mancava ancora qualcosa. Allora cominciai a riflettere, e dopo un po' giunsi alla conclusione: mancava Allyn!
-Dov'è la pokeball?!? - chiesi impulsivamente.
- Cosa? Dici la sfera? Là sopra. - e indicò un mobile poco distante. La pokeball era là, immacolata e lucida. Mi alzai immediatamente, e corsi verso la sfera. La caviglia si fece sentire, ma non me ne curai. Afferrai la pokeball, e mi giari verso Konzern, che mi guardava stupito, come se pensasse che fossi pazzo (e non doveva avere tutti i torti).
- Cosa c'è? Cos'ha di speciale quella sfera?
- E' il motivo della mia ricerca! Il mio amico è qui dentro! Per favore, mi dovete aiutare a tirarlo fuori, vi prego! - lo implorai. Senza accorgermene i miei occhi divennero lucidi e caddi in ginocchio. In quel momento dovevo aver messo da parte la mia dignità, ma non me ne importava affatto.
Konzern ebbe un momento di esitazione, poi riacquisto la sua compostezza, anzi in faccia aveva l'accenno di un sorriso. - Capisco. - si limitò a dire, sempre con quel sorrisetto. Mi stava dando sui nervi.
Rimasi un attimo interdetto, nel dubbio se rialzarmi, stare in ginocchio oppure dirgli di smetterla. Alla fine mi decisi, gli avrei urlato in faccia. Stavo per farlo, quando lui alzò la zampa come a zittirmi, e sempre sorridendo mi disse:- Ora che ci penso, visto che non sei di queste parti, non sai nemmeno cos'è che rende speciale Sottomonte. Devi sapere che siamo specializzati nell'utilizzo dell'Aura, oltre che per guarigione temporanea da cecità ed altri stati fisici, come mezzo per liberare i pokemon da quelle - disse riferendosi alla sfera che avevo in mano. Nell'ultimo termine c'era decisamente una punta di disprezzo, a ragione anche. Mi posso benissimo immaginare che cosa provasse e pensasse un pokemon nato in libertà catturato in una pokeball.
- Allora, vuoi liberare il tuo amico? - disse, porgendomi la zampa per prendere la sfera. Annuii, e gliela consegnai, anche se con un po' di riluttanza.
L'appoggiò a terra, e si mise in ginocchio. Allungò la zampa destra e la appoggiò sulla sfera, e cominciò ad emanare l'Aura. Restò così per dieci minuti buoni, finché notai qualcosa di strano sulla superfice della pokeball. Si stava... crepando. Dapprima erano solo piccole fenditure, ma man mano che i minuti passavano si ingrandivano, e ne spuntavano anche delle altre. Dalle crepe usciva anche una luminescenza azzurra, sicuramente l'Aura che stava svolgendo il suo dovere.
Ero in ansia, non vedevo l'ora che la sfera venisse distrutta e di poter finalmente rivedere Allyn. Quei tre giorni erano stati terribili, erano sembrati un'eternità. Mi sembrava anzi che in quei tre giorni fossero accadute molte più cose di quante ne fossero accadute in tutto il periodo da quando eravamo stati trasformati. Dopo un quarto d'ora circa si cominciò a sentire anche un leggero scricchiolio. La sfera si stava distruggendo. Dopo venti minuti, accadde quello che aspettavo. Ci fu un rumore secco, e la pokeball esplose letteralmente in un bagliore azzurro. Era accecante, così mi coprii gli occhi, ancora non del tutto ripresisi dal periodo di stasi. Quando ripresi a guardare, vidi Allyn, vivo e vegeto e apparentemente illeso.
- Cosa... - bofonchiò - ...è successo?
Mi lanciai letteralmente verso il mio amico e mi ci appesi al collo. E considerando che ero trenta centimetri più alto quasi lo buttai in terra.
- Hey! - disse - Che ti prende?
- Finalmente! - urlai - Pensavo di averti perso!
- Mi potresti dire cosa è successo? E chi è quello? - chiese riferendosi a Konzern.
- Vedo che è una riunione tra amici. Credo di essere di troppo, per cui me ne vado. - disse, e uscì, lasciandoci soli.
Allora spiegai tutto quello che era successo al mio amico, e rimase a bocca aperta. Quando ebbi finito, Allyn ammutolì e si sedette.
- Che ti prende? - gli chiesi.
- Mi sembra di essere inutile. Mi sembra che sia sempre tu a salvarmi, e che io sia sempre e solo quello che si fa catturare.
- Non è vero, non dire così. Quando eravamo nella ragnatela degli Ariados sei stato tu a liberarmi, e se non fosse stato per te sarei stato io ad essere catturato. Non sei per niente inutile. - lo consolai.
- Davvero?
- Davvero.
Calò il silenzio, interrotto solo dal brontolare dello stomaco di Allyn.
- Adesso che ci penso sono tre giorni che eri lì dentro senza cibo, avrai sicuramente fame. Più in là c'è la mensa dei Lucario, magari riusciamo a farci dare qualcosa.
Uscimmo insieme, e ci dirigemmo verso la mensa. Allyn ebbe qualche difficoltà ad orientarsi, ma ci pensavo io a guidarlo. Alla fine arrivammo, ed i Lucario stavano mangiando. Nonostante io e Allyn non ci volessimo far notare e ci muovessimo ai lati della stanza, un gran numero di occhi ci osservava con curiosità, finché un "Hey voi!" richiamò la nostra attenzione. Era Konzern, che ci faceva segno di avvicinarci.
- Mangiate e bevete quanto volete, siete nostri ospiti. Oggi è un giorno di festa, per cui festeggiamo! - disse, urlando a squarciagola l'ultima frase. Accanto a lui c'era una brocca di vino rovesciata. Doveva essere un po' brillo. Alla sua ultima fase seguì il caos più totale. I Lucario nella sala si scatenarono a far festa, con i Riolu che scorrazzavano tra le loro gambe, rubacchiando cibo e facendo scherzi pestiferi alle evoluzioni.
Io ed Allyn eravamo di comune accordo di non buttarci in quella mischia, per cui afferrammo qualche bacca e ce la squagliammo nella nostra stanza.
Mentre mangiavamo chiesi ad Allyn che cosa avesse fatto per tutto quel tempo nella pokeball.
- Niente di ché - mi disse - Ero in una specie di dormiveglia, vedevo cose non reali, come se fossi in un sogno. Ero cosciente e non lo ero allo stesso tempo. Comunque mi è sembrato solo un attimo da quando quella ragazzina mi ha rinchiuso lì dentro a quando sono stato liberato. Non mi sono nemmeno accorto che sono passati tre giorni. Il mio stomaco invece sì - e si diede una pacca sulla pancia.
Chiacchierammo per il resto della serata, finché non andai a dormire per la stanchezza.
- No grazie, starò ancora un po' alzato - mi disse Allyn al mio invito a dormire - Sono stato talmente tanto là dentro che adesso mi sento fresco come una rosa.
- Va bene. 'Notte.
- 'Notte.

Note dell'autore
Così, a grande richiesta (ben una persona me l'ha chiesto), dopo settordici capitoli, ritorna Allyn! Mi scuso per il ritardo ma questo a scuola è un periodo cruciale, e mi sta prendendo tantissimo, lasciando poco tempo alla composizione delle mie opere (qui si crede di essere chissà chi). E direi che con questo si conclude la saga dei cultisti, e già dal prossimo capitolo ne comincerà un'altra. Alla prossima!

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Capitolo 20
*** 20. Offerta ***


20. Offerta

Partimmo la mattina seguente. I Lucario ci diedero qualche provvista, quanto bastava per arrivare all'Azzurrasponda. Né io né Allyn ci preoccupammo, ci saremmo sicuramente riforniti durante il percorso.
Konzern fu così gentile da evitare di farci scendere per il sentiero principale, e ci fece uscire da un condotto secondario che arrivava fino al terreno. Camminammo per un po', finché ci inoltrammo di nuovo nella foresta e perdemmo di vista i Monti della Stella (prima mi ero dimenticato di dire che Sottomonte si trovava alle pendici della parte centro-orientale della catena montuosa).
Dovevano essere circa le undici, quando ci fermammo in una radura, per riposarci un po' e ricapitolare la situazione.
- Adesso, se non sbaglio - cominciò Allyn - dovremmo andare verso sud, se ricordo bene. Quel Flygon ti ha detto di cercare il Vecchio alle pendici meridionali dei Monti della Stella, vero?
- Sì.
- Non sarebbe più facile costeggiare le montagne fino a che non arriviamo là?
- Si potrebbe anche fare, ma più siamo vicini alle montagne e meno guadi ci saranno per attraversare l'Azzurrasponda.
- Sai che dove vuoi andare tu è un posto da cui sarebbe meglio stare alla larga? Lo sai vero?
- Certo che lo so, ma se facciamo come dici tu potremmo incappare in qualche castata, in strapiombi, in rapide, potremmo infilarci in qualche vallata senza sbocchi. Per non parlare poi che più siamo vicini alle montagne e più è alta la probabilità di incontrate dei pokemon di tipo ghiaccio.
A quelle parole un tremito percorse la schiena di Allyn. Avevo sempre saputo della sua paura-avversione verso i pokemon di tipo ghiaccio, anche se non me ne aveva mai spiegato il motivo. Ogni volta che gli facevo delle domande in proposito mi dava delle risposte vaghe ed evasive, e cercava sempre di cambiare argomento, quasi che la cosa lo spaventasse ancora. In quel momento volevo premere quel tasto dolente per convincerlo a fare come volevo io, anche se la strada che volevo prendere non era la più facile. In più Chespin era un pokemon debole contro i tipi ghiaccio, per cui Allyn aveva un'altra buona ragione per darmi retta.
- S-sì, m-ma è molto improbabile.
- Ti devo ricordare che i Chespin sono deboli contro i tipi ghiaccio?
- Hm... non so se darti retta o no...
- Dai, ti assicuro che non ci addentreremo dentro, ci limiteremo a costeggiarne i bordi.
- Se lo dici tu... anche se non ne sono molto convinto.
- Poi se non mi sbaglio lambisce anche le pendici meridionali delle Montagne, quindi dovremmo essere a posto. Credo.
- Più mi parli di questa via e meno ne sono convinto. Ma mi sembra l'unica alternativa che abbiamo. Allora, andiamo? - concluse. A quanto pare la sua repulsione per i tipi ghiaccio aveva avuto la meglio, visto la foga con cui aveva pronunciato le ultime parole, come se fosse ansioso di andare.
Finita la conversazione riprendemmo a camminare, e finalmente nel pomeriggio inoltrato arrivammo all'Azzurrasponda. Non ci mettemmo molto a trovare un guado, ed il fondale era anche abbastanza basso da permettere ad Allyn di passare il fiume da solo (ora che ci penso all'inizio voleva che fossi io a portarlo, quando entrò in acqua riusciva a tenere fuori solo la testa e le braccia).
Una volta guadato il fiume, proseguimmo verso sud-ovest. Per essere sicuro della direzione, guardai il sole che tramontava. Cercammo di mantenere una direzione retta, per arrivare esattamente ai bordi delle paludi di Turetest.
Le paludi di Turetest erano una parte molto infida delle foreste della regione di Annor meridionale. Il terreno era molto instabile, e in alcuni punti addirittura liquido, tante erano le infiltrazioni d'acqua. Le sabbie mobili erano comuni, e grazie ad alcune sonde si era calcolato che il livello di profondità delle paludi arrivava a circa quattro metri, per cui non si aveva speranze di sopravvivenza se non si era attrezzati. Perfino i pokemon di tipo acqua si trovavano in difficoltà in quelle lande. E io, non essendo nemmeno un vero pokemon, non avevo speranze di uscirne una volta entrato, per cui avevo preferito adottare la strategia di costeggiarle.
Gli abitanti delle paludi (sia uomini che pokemon, perché nel corso dei secoli anche alcune tribù umane vi si erano stabilite contro ogni logica) erano altrettanto infidi. Le tribù umane erano ancora alla preistoria, erano piuttosto xenofobe e cacciavano chiunque si avvicinasse alle loro palafitte con i dardi delle cerbottane. La fauna era composta principalmente da Victreebel e dalle loro preevoluzioni, il che dava un altro buon motivo per stare alla larga dalle paludi. Sapevo così tante cose su di esse perché ci avevo fatto la tesi d'ingresso all'università di Litiopoli. E in quel momento mi benedicevo per averlo fatto.
Purtroppo, al secondo giorno dalla partenza da Sottomonte, il cielo cominciò a rannuvolarsi, e guardando l'intenso colore nero-grigiastro delle nuvole minacciava di venire un uragano, il che non era infrequente nella regione di Annor meridionale. Per cui, grazie a quelle nuvole, era andato a monte anche l'unico sistema di orientamento che avevamo. Ero però sicuro che proseguendo nella direzione nella quale avevamo preso a camminare saremmo potuti benissimo arrivare alle montagne costeggiando le paludi in meno di tre giorni.
E puntualmente, quando ero sicuro di una cosa, il castello di carte crollava subito dopo. Diciamo che a farci accorgere della direzione totalmente sbaglata fu un incontro particolare.
Erano circa quattro giorni che proseguivamo in quella direzione, ed era già passata una settimana dalla partenza da Sottomonte, e le montagne non davano segno di avvicinarsi. Allyn continuava a ripetermi che ci eravamo persi. Ed era così. Non avevamo la minima idea di quale direzione stessimo seguendo. Andare avanti non sembrava convincente, ma nemmeno tornare indietro era meglio.
"Dannazione" pensavo "Almeno si mettesse a piovere, almeno mi rinfrescherei un po'. Queste dannate paludi sono fin troppo vicine, ne posso sentire il fetore". Già, dovevamo essere molto vicini alle paludi, quasi non si respirava dal tanfo pestilenziale che c'era nell'aria.
Era la sera dell'ottavo giorno, e io ed Allyn ci eravamo fermati per la notte. Ad un certo punto il mio amico mi fece segno di avvicinarmi, e mi sussurrò:- E' qualche ora che mi sento osservato, credo che abbiamo compagnia - . In effetti anche io avevo quella sensazione da un po'. Allora concordammo di fare come se niente fosse e guardarci attorno per vedere se notavamo qualcosa.
Dopo alcuni minuti ci riunimmo. Allyn mi disse che aveva visto movimenti strani nell'albero dietro di me.
- Che facciamo? - mi chiese.
- Io proverei a dirgli di uscire fuori, mi dà fastidio che mi guardino di soppiatto, sei d'accordo?
- Hm, sì, in effetti dà fastidio anche a me... e se non escono con le buone...
- Ti ricordo che in due sappiamo a malapena cinque mosse, è meglio andarci piano.
- Scusami, è che sono un po' su di giri. Mi sembra quasi di essere in un film. Nell'ultimo mese mi è sembrato di vivere più cose di quante me ne siano successe nella mia vita normale. - . Non poteva immaginare quanto mi trovassi d'accordo. Anche se sentivo che c'era quel non so che...
- Chi gli parla?
- Credo che debba essere tu - disse Allyn - La tua oratoria è sicuramente migliore della mia. - . Che fifone che era il mio amico, ed era ben consapevole che era lui il migliore a parlare, come il nostro incontro con gli Scolipede.
Mi girai, feci qualche passo, e dissi abbastanza forte da farmi sentire anche da diversi metri di distanza: - So che siete lì, sull'albero. Potete uscire fuori, non vi faremo niente. - . "A meno che non siano loro che ci vogliano fare qualcosa" pensai preoccupato.
Ci fu un rumoroso frusciare delle fronde dell'albero, e un Emolga planò placidamente a terra. - Va bene, lo ammetto - disse - Vi stavo seguendo.
- Perché? - domandò Allyn.
- Perché vi voglio fare un'offerta - disse enfatizzando l'ultima parola. Mi stupii molto. Di tutte le cose che mi ero immaginato, quell'ipotesi non l'avevo nemmeno presa in considerazione.
- Di che genere? - chiesi.
- Ho visto che è un po' che girate in tondo, quindi credo che vi siate persi. Quindi ho pensato che una guida vi avrebbe fatto comodo.
- Cosa vuoi in cambio? - gli chiesi repentino.
- Ne discuteremo alla fine. Prima di tutto vorrei sapere dove andate, così vi posso guidare.
Allyn gli disse che volevamo raggiungere i monti della Stella, ma ci eravamo persi.
- Conosco un sentiero che attraversa le paludi - disse Emolga, e già a quella frase ebbi un brutto presentimento - Se passiamo da lì in tre giorni le avremo oltrepassate, mentre a fare il giro ci vorrebbe più del doppio.
Non mi piaceva per niente l'idea di passare nelle paludi. Io avrei rifiutato, e anche Allyn non era molto convinto, ma alla fine decidemmo di accettare perché non avevamo idea di dove andare.
- E il pagamento? - dissi alla fine.
- Ho già detto che ne discuteremo alla fine - rispose deciso l'Emolga. C'era qualcosa di strano nel tono con cui aveva detto l'ultima frase. Di molto strano ed inquietante. Anche Allyn l'aveva notato, per cui poco dopo mi prese in disparte, e mi disse: - Quest'Emolga non mi convince. Se notiamo qualcosa ce ne andiamo subito, ok?
- Ok.
Detto questo raggiungemmo l'Emolga che ci aspettava più avanti, e dopo poco cominciammo l'attraversamento delle paludi.

Note dell'autore
Sì, come avrete sicuramente notato questo è un capitolo di transizione. E' un po' questo il problema di scrivere come Tolkien. Ci sono tanti bei capitoli coinvolgenti, ma anche tanti di descrizione/transizione.

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Capitolo 21
*** 21. Regalo ***


21. Regalo


Fin da subito il viaggio non si rivelò uno dei più facili, se non quello più difficoltoso di tutti. La nostra guida era fortunata, poteva volare, ma io ed Allyn dovevamo per forza camminare, e anche in fretta. Avevamo concordato con l'Emolga di portarci lungo il percorso più breve che conoscesse, e io e il mio amico cercavamo di seguirlo il più velocemente possibile. Purtroppo Turetest era un terreno traditore, bastava mettere un piede in fallo e si era spacciati. Per di più l'atmosfera era delle più cupe ed opprimenti, e una coltre di nebbia semi-perenne ricopriva il terreno. Pareva di essere insignificanti, e l'ambiente metteva in soggezione chi vi stava all'interno.
Visto che nelle paludi le probabilità di trovare del cibo erano pari a zero ci eravamo riforniti subito prima di partire, e a ragione, visto che dopo tre giorni eravamo ancora lì dentro, a seguire Emolga. Eravamo già al terzo giorno, ma non si vedevano minimamente i limiti dell'acquitrino. La mia ansia iniziale ben presto si trasformò in timore. Anche Allyn, che di solito era sempre calmo e controllato, cominciava ad essere nervoso.
All'alba del quarto giorno decidemmo di chiedere a Emolga dove ci stesse portando, perché il tempo di viaggio aveva sforato quello che ci aveva promesso.
- La strada che conoscevo io si era allagata - rispose repentino Emolga - Per questo ho dovuto allargare un po' il giro, ma non vi preoccupate, non manca molto all'uscita.
La spegazione non ci convinceva del tutto. Non avevamo notato nessun cambio di direzione durante il tragitto, né avevamo visto la nostra guida esaminare la strada. Era andato avanti dritto e sicuro della meta, sempre. Nonostante i dubbi decidemmo di seguirlo, del resto era l'unico punto di riferimento che avessio, io ed Allyn da soli ci saremmo sicuramente persi.
Calò la sera, e dell'uscita ancora nessuna traccia. All'improvviso la nostra guida ci disse: - Ecco, ci siamo quasi. Qualche centinaio di metri più avanti termina la palude.
Voi non potete immaginare il nostro sollievo a quelle parole. Ci mettemmo immediatamente a correre in quella direzione. Il terreno era più solido, e questo ci diede un motivo in più per essere felici e buttare al vento qualsivoglia prudenza, e fu proprio questo il nostro errore.
Superata una coltre di alberi cademmo entrambi in una trappola, una rete ben nascosta a terra e ulteriormente celata dalla foschia. Appena Allyn ci mise un piede sopra io e lui (gli stavo appena dietro) fummo appesi ad un albero.
- Ma che... - cominciò lui.
- Una trappola degli indigeni - dissi, e credevo di aver ragione - Emolga, ci tiri giù?
La nostra guida non rispose, stava semplicemente poco distante da noi a fissare un punto imprecisato davanti a sé.
- Emolga? - ora sì che cominciavo ad avere paura.
Ancora nulla.
- EMOLGA!!!
- Senza rancore - disse, per poi andarsene, scomparendo nella nebbia.
- MALEDIZIONE, EMOLGA!!!
- Quel dannato! Dove diavolo ci ha portati?!?
- Lo sapevo che non ci dovevamo fidare! Quel... quel... quel...
Un vapore azzurro ben distinguibile dalla nebbia avvolse la rete dove eravamo intrappolati, e in pochi minuti fummo sedati. In lontananza (in realtà a pochi metri, la nebbia era fittissima) si stagliavano le sagome di alcuni Victreebel.
- E ti... pareva... - disse Allyn prima di perdere i sensi. Non aveva tutti i torti, mai che ce ne andasse una giusta.
Tutti divenne nero, e tale rimase per molto tempo. Ogni tanto si sentivano dei sussurri lontani e ovattati. "...avevate detto...", "...promesso...", "...perché mai?...", "...povero illuso...".
Non so quanto tempo passò, probabilmente molto, perché quando mi svegliai ero tutto indolenzito, e mi sembrava di essere in un posto diverso da quello in cui ci eravamo addormentati. Io ed Allyn eravamo ancora nella rete, solo che adesso eravamo a terra. Allyn si svegliò poco dopo di me, ed ancora intontiti ci liberammo dalle corde.
Nell'aria regnava un silenzio surreale. L'atmosfera era decisamente inquietante. Io ed Allyn, non sapendo dove andare, provammo a proseguire nella direzione che tempo prima ci aveva indicato Emolga, pur nutrendo seri dubbi sulla sua attendibilità.
Andammo avanti per alcuni minuti tenendoci vicini per non perderci di vista, finché inciampai su qualcosa. Mi chinai a guardare, e riverso a terra c'era il corpo di un Victreebel. Più andavamo avanti, più Victreebel trovavamo stesi a terra, finché Allyn vide qualcosa ed esclamò: - Tu!
A poca distanza da noi c'era Emolga, visibilmente ferito e sanguinante. Immediatamente gli corremmo in contro.
- Mi... mi dispiace... - disse Emolga, visibilmente provato e a fatica.
Io ed Allyn non rispondemmo. Non avevamo parole per commentare lo scenario che avevamo attorno.
- Non.. non... non l'avrei voluto fare... mi hanno costretto... avevano... la mia famiglia... e mi siete capitati voi... mi dispiace... - si interruppe per un colpo di tosse che gli fece sputare del sangue.
Ancora io e il mio amico non rispondemmo. Eravamo interdetti, non sapevamo cosa fare. Emolga prese a tossire incontrollabilmente, con il respiro pesante.
- E la tua famiglia? - chiese Allyn con voce sommessa.
- Coff coff... andati... coff coff... non torneranno... coff coff... mi dispiace... coff coff...
Io e Allyn eravamo ancora titubanti.
- La direzione... coff coff... le montagne... di là... - alzò, visibilmente con molto sforzo, una zampa, e con un dito ci indicò una direzione.
- Mi dispiace... coff coff... davvero... coff... sto... arrivando... coff... coff... - le ultime due parole furono poco più che sussurri rivolti a sé stesso. A quel punto chiuse gli occhi. I colpi di tosse si fecero sempre meno frequenti, e dopo poco il respirò cessò. Emolga era morto.
Restammo lì per un po', a contemplare la scena. Alla fine Allyn si avvicinò al corpo di Emolga, se lo caricò sulle spalle, raggiunse una sabbia mobile vicina e ce lo adagiò. Il corpo prese a sprofondare, finché venne riscucchiato del tutto.
Alla fine né io né il mio amico ce la facemmo ad essere arrabbiati con Emolga. Un po' lo capivamo, probabilmente avremmo fatto la stessa cosa che aveva fatto con noi. Probabilmente era stato ricattato dopo che i Victreebel avevano catturato la sua famiglia. Alla fine si doveva essere ribellato, e ciò spiegava il perché della sua morte e di quella dei Victreebel.
Dopo un po' ci avviammo nella direzione che Emolga ci aveva indicato prima di morire. Andammo avanti per tutta la notte (era notte quando ci eravamo svegliati), finché i raggi del sole ci abbagliarono. Eravamo finalmente usciti dalle paludi. E davanti a noi, illuminati dai raggi solari, i Monti della Stella.

Note dell'autore
Sì, lo so, il capitolo è corto, ma dovreste saperlo anche voi che maggio è il mese critico a scuola, per cui questo è il massimo che ho da darvi. Per ora. Non manca molto alla conclusione della storia, per cui tenetevi pronti!
PS Non ho idea del perché venga tutto sballato

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Capitolo 22
*** 22. Prova ***


22. Prova


Era fatta. Finalmente eravamo arrivati alle montagne, adesso non ci restava altro che trovare il fantomatico Vecchio. Stando alle informazioni che mi avevano dato Reyne e Flygon il Vecchio si trovava nella parte meridionale della catena montuosa. E qui morì tutto il mio entusiasmo, perché i Monti della Stella meridionali si estendevano per almeno novanta chilometri. E io ad Allyn in quello stato non ce l'avremmo mai fatta ad esplorarlo tutti, ci sarebbero voluti anni. E contando che erano tutte montagne alte oltre duemila metri non sarebbe bastata una vita.
- Allora? Che facciamo? - chiese Allyn.
- Lo vuoi proprio sapere? Non ne ho idea.
Restammo per un po' lì in silenzio, senza sapere esattamente cosa fare.
- Se ricordo bene - riprese Allyn - Reyne (si chiama così, giusto?) ti ha detto che questo Vecchio abitava nella parte meridionale della catena, e adesso ci siamo davanti. Non vedo altra soluzione che mettersi a setacciare la zona.
- Hai ragione, anche se ci vorrà tantissimo tempo. E poi sei sicuro di farcela?
- Perché dici a me?
- Non so se ricordi, la tua fobia per i tipi ghiaccio...
- N-non è una fobia, è-è solo che... bah, niente. Allora, andiamo?
Detto questo ci mettemmo a camminare in direzione delle montagne. Quando finalmente, il giorno dopo, arrivammo alle pendici, ci si presentò davanti uno spettacolo fantastico e deprimente allo stesso tempo. La catena montuosa si apriva davanti a noi in tutta la sua maestosità, i fianchi scoscesi delle gigantesche montagne erano ricoperti di neve perenne, e le cime più alte arrivavano a lambire le nuvole. Era uno spettacolo per gli occhi, ma per me ed Allyn era terribile. Non avevamo la minima possibilità di riuscire a trovare il Vecchio in mezzo a tutte quelle montagne. Ma non c'era altro da fare, così ci dirigemmo verso il monte più vicino e cominciammo a salire.
Presto la nuda roccia cominciò a tingersi di bianco, e quando fummo a qualche centinaio di metri di altezza cominciò a nevicare. Presto il piccolo sentiero che seguivamo scomparve del tutto, e io ed Allyn ci ritrovammo a  dover strisciare contro la parete per non cadere. Un paio di volte sia io che Allyn mettemmo il piede in fallo e rischiammo di precipitare giù, ma per fortuna riuscimmo sempre a trovare degli appigli.
Stavamo strisciando contro la parete da un paio d'ore ormai, quando arrivammo sull'orlo di un piccolo ghiacciaio. Tirammo un sospiro di sollievo, visto che da lì in poi la strada era semi-pianeggiante, per fortuna. Allyn fu il primo ad uscire dalla strettoia in cui avevamo camminato. Quando feci per andargli dietro, la roccia su cui avevo appoggiato la zampa si sgretolò e mi sbilanciai. Caddi in avanti e battei una gran botta sulla roccia, e cominciai a scivolare di lato. Con una zampa riuscì ad aggrapparmi alla parete, mentre col resto del corpo ero sospeso nel vuoto.
- ALLYN!!! AIUTO!!! - gridai con tutte le mie forze.
Mi sembrò di tenere la presa per un'eternità, e alla fine non ce la feci e lasciai andare.
"E' finità" pensai. Già mi immaginavo sfracellato al suolo centinaia di metri più in basso.
Ma dopo un attimo Allyn afferrò la mia mano co tutte e due le sue. Doveva star facendo uno sforzo immane, dovevo pesare almeno venti chili più di lui. Cercai di tirarmi sù, ma non riuscivo a trovare appigli. Quando Allyn cominciò a perdere le forze anche lui, riuscii a trovare una roccia sporgente, e mi issai. Crollammo entrambi nella neve, esausti. Sia io che lui eravamo sfiniti, e facevamo grandi e profondi respiri.
In quel momento ripensai a quel che mi era successo. Mentre stavo per cadere non avevo visto tutta la mia vita passarmi davanti agli occhi, come succede nei film, solo DOPO che Allyn mi aveva tirato su. Il mio cuore batteva all'impazzata.
Restammo lì nella neve per un bel po', a pensare. Almeno io pensavo, anche se credo che Allyn stesse facendo la stessa cosa anche se sembrava che si fosse addormentato. Stavo ripensando a tutto quello che era successo da quando mi ero trasformato: la pozza, gli Scolipede, l'agente Jenny, Reyne e gli altri, gli Ariados, Umbreon, l'allenatrice, i cultisti, i Lucario e Konzern, Emolga e i Victreebel. E mi resi conto che stava per finire tutto. Avrei dovuto essere felice, ma non lo ero. Non ci credo nemmeno adesso se ci ripenso, ma non ero per niente felice che quella avventura stesse per finire. Anzi, alla fine della fiera mi ero divertito. Esatto, mi ero DIVERTITO, nonostante avessi rischiato più volte la vita. Mi sentivo bene, perché avevo incontrato persone (anzi, pokemon) per bene, come Umbreon e Konzern, molto più educati di molti umani che conoscevo. Ma soprattutto avevo incontrato Reyne. E avevo scoperto l'amore. Esatto, era amore quello che provavo per lei. Prima di quel giorno nel bosco non avevo mai provato un sentimento così bello, e non sentivo nessuna attrazione verso le ragazze. Invece per Reyne era qualcosa di diverso. Stavo bene con lei, mi sentivo felice. E a quel punto ripensai alla mia vita prima che andassimo a Lidargento. A parte l'amicizia con Allyn, la mia vita era stata vuota. Zero amici, affetto familiare praticamente inesistente, e basta, finiva tutto lì, non avevo nessun altro contatto. Ero l'ultimo di quattro figli, e sembrava che i miei genitori avessero utilizzato tutto il loro affetto per gli altri tre. Al di fuori della mia educazione i miei scomparivano e mi lasciavano a me stesso. L'unica cosa che mi poteva far tornare al mio mondo originario era solo Allyn. Solo lui mi poteva convincere a tornare umano. Esatto, in quel tempo che rimasi disteso nella neve avevo maturato una decisione importante: volevo restare un pokemon. Anzi, era come se lo fossi sempre stato, e se invece fosse la mia imminente trasformazione in umano il cambiamento sconvolgente..
Doveva essere molto tempo che eravamo lì distesi nella neve, e alla fine quella che prima era solo una leggera nevicata si trasformò in una tempesta di neve. Mi rialzai, e mi girò la testa. Mi guardai intorno confuso, e vidi poco lontano da me Allyn ancora disteso per terra. - Allyn! - gridai. Non mi sentì. Allora mi precipitai lì e lo scossi. Si svegliò di soprassalto.
- Andiamo, o ci congeleremo!
Allyn annuì, e cominciammo ad avanzare alla ricerca di un riparo. La visibilità era pari a zero, nonostante camminassimo rasenti alla parete rocciosa. Non c'era nemmeno la traccia di una caverna in cui ripararci, per cui potevamo solo andare avanti. Finché ad un certo punto il pendio cominciò a degradare, e cominciammo a scendere.
Dopo quella che sembrò un'eternità la tempesta finì, e ci accorgemmo che era sera. Ci fermammo a riposare un po' e poi proseguimmo, finché non giungemmo in vista di un segno di civiltà. Davanti a noi si apriva un baratro, e l'unico collegamento con l'altro lato era un tozzo ponte di pietra.
- Guarda Matt, un ponte! - esclamò Allyn. In effetti l'avevo notato. - Andiamo! - continuò.
Prima di salire sul ponte, mi fermai ad osservarlo. Era corto, tozzo e di pietra nera, ma la cosa che mi inquietava di più era l'assenza di un muretto che impedisse a chi lo attraversava di cadere nel vuoto. Dissi ad Allyn di tenersi al centro del ponte, e di venire dietro a me.
Cominciammo ad attraversare il ponte. Se c'era una costruzione simile allora c'erano buone possibilità che nelle vicinanze abitasse qualcuno, magari persino il Vecchio della Stella che da tanto cercavamo.
Però, appena mossi cinque o sei passi, mi fermai. Avevo una strana sensazione. Mi voltai lentamente, e guardai Allyn. Anche lui si era fermato, e mi guardava in modo strano.
"Lo vedi come ti fissa?".
A parlare era stata una voce nella mia testa. Una voce che non era la mia. Non ero stato io a formulare quel pensiero.
"Sì, lo vedo." risposi senza pensare.
"Sai perché fa così?"
"No."
"Anche se non l'hai mai notato, anche lui è innamorato di Reyne. La vuole solo per sé. E tu non vuoi che ciò accada, vero?"
"Certo che no."
Sentivo la rabbia montare dentro di me. Una rabbia incontenibile. Una rabbia che avrei voluto sfogare su Allyn.
"Guardalo" continuò la voce "Guardalo negli occhi, gli si legge in faccia cosa vuole farti. Ti vuole buttare giù dal ponte. Non puoi permettere che ti faccia questo. Se sei più veloce lo puoi buttare giù tu, così Reyne sarà tua e soltanto tua."
"Perché no? Lui non ha il diritto di toccarla, solo io posso. Lui ci ha parlato a malapena, mentre sono IO che sono andato con lei da Flygon, e sono IO che ho scoperto come poter ritornare umani. E' merito MIO se siamo qui adesso."
"Allora, cosa aspetti? Buttalo giù!"
"Certo."
Allyn continuva a guardarmi in modo strano. Probabilmente anche lui stava facendo pensieri simili ai miei, e la voce aveva ragione, gli si leggeva in faccia che moriva dalla voglia di spingermi di sotto. Restammo lì a squadrarci per non so quanto tempo.
"FALLO!" mi urlò la voce.
Allyn mi scagliò contro vari Missilspillo. Quando aveva imparato quella mossa? Schivai, e mi avventai contro Allyn. Lui però fu più veloce e schivò, e caddi lungo disteso al centro del ponte. Allyn mi assestò un calcio nello stomaco, e mi scappò un gemito.
"ALZATI!" mi intimò la voce.
Allyn fece per darmi un altro calcio, ma gli afferrai la zampa e lo trascinai per terra con me, e gli montai addosso. Cominciammo a rotolare finché non finimmo sul bordo del ponte. Io ero sopra, e tenevo Allyn immobilizzato per le braccia, con la testa sospesa al di là del bordo.
- Mi volevi rubare Reyne eh! Dillo! DILLO! - gli urlai addosso, e gli sbattei violentemente la testa contro la roccia. Allyn gemette.
- DILLO!
"FALLO! COSA  ASPETT!?! BUTTALO GIU'!"
Esitai. Avrei voluto seguire l'ordine della voce, ma la mia amicizia con Allyn me lo impediva.
- Matt? - mi domandò Allyn - Che stai facendo?
"NON LO ASCOLTARE! UCCIDILO!
- NO! - urlai.
"UCCIDILO!"
- NO!
Lasciai andare Allyn, e mi portai le mani alla testa nel tentativo di scacciare quella dannata voce.
"UCCIDILO!"
- NO! HO DETTO DI NO!
- MATT! Riprenditi! - mi urlò Allyn, che prese a schiaffeggiarmi per farmi rinsavire.
Alla fine persi i sensi, per riprendermi subito dopo.
- Che è successo? - chiesi ad Allyn, spaesato.
- Non ne ho idea. So solo che hai cercato di uccidermi, e che io ho cercato di fare la stessa cosa senza successo.
- Non è stata colpa mia, te lo giuro. Me l'ha ordinato una voce nella mia testa.
- Anche a me.
"Avete superato la prova."
A parlare era stata un'altra voce, sempre nella mia testa, anche se sembrava che anche Allyn l'avesse sentita, perché domando: - Che prova?
Ci guardammo intorno, e al di là del ponte scorgemmo una caverna. Non sapevamo nemmeno il perché, ma entrambi sentivamo che lì dentro c'era il Vecchio. Sapevamo anche che a parlarci era stato lui, senza un preciso motivo.
L'interno era molto buio, ma dopo poco arrivammo in una grande grotta. Al centro vi era il fantomatico Vecchio.

Note dell'autore
E finalmente ci siamo, ecco il Vecchio! Già vi faccio uno spoiler, questo è il quartultimo capitolo della storia, per cui preparatevi alla fine!
La scena del ponte è una citazione a The Familiars, una saga di libri fantasy per ragazzi che io personalmente ho apprezzato tantissimo e che vi consiglio di leggere perché è molto carina. Allora ci vediamo presto!

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Capitolo 23
*** 23. Desiderio ***


23. Desiderio

Era qualcuno... anzi, qualcosa... di molto strano. Non era né umano né pokemon, anche se la forma ricordava vagamente un uomo. Le fiaccole poste alle pareti della caverna illuminavano un'entità strana, quasi sinistra. Sembrava formata da pura tenebra. Il suo corpo era pulsante, e completamente nero, a parte due puntini luminosi bianchi posti in altro che dovevano fungere da occhi. Stava fermo e immobile, sollevato di circa mezzo metro da terra. Sembrava che indossasse un mantello perché i bordi della figura svolazzavano, ma era quasi impossibile da dire perché il colore era omogeneo. Quasi faceva venire paura.
- Fatevi avanti - disse.
La sua voce era qualcosa di... no, gutturale non è adatto come aggettivo... nemmeno possente... non sono ancora riuscito a trovare un aggettivo che la descriva per bene. Era comunque qualcosa che comunque incuteva molto timore. A testa bassa io e Allyn seguimmo l'ordine e ci avvicinammo fino a distare una mezza dozzina di metri dal Vecchio.
- Un desiderio - esordì.
- Cosa? - esclamammo all'unisono sia io che Allyn.
- Avete superato la prova - continuò il Vecchio - Pochi finora ce l'hanno fatta. E io concedo un unico desiderio a chi ce la fa. Ciò vale anche per i gruppi, per cui voi due messi assieme potete chiedere una sola cosa, quindi pensateci bene prima di chiedermi di esaudire la vostra richiesta.
Assentimmo, e arretrammo per consultarci.
- Ci siamo - disse Allyn - Finalmente è finita.
Rimasi in silenzio. Avrei tanto voluto rispondere di essere d'accordo, ma ero parecchio confuso. Una parte di me se ne voleva andare, non voleva avere più nulla a che fare con gli umani (e ciò includeva anche Allyn), ma al contempo il resto della mia coscienza voleva seguire Allyn, perché in fondo eravamo sempre stati migliori amici. Avevamo passato tutta la nostra infanzia e adolescenza assieme, per cui sarei stato portato ad andare con lui.
- Matt?
La voce di Allyn mi riscosse dai miei pensieri.
- Ah, sì, è finita.
- Mi vuoi dire cos'hai? Sei strano ultimamente.
- Niente, non ho niente.
Perché avevo mentito? Sarebbe stato tutto più facile se gli avessi detto le mie intenzioni fin dall'inizio. Forse l'avevo fatto perché ero ancora piuttosto indeciso.
All'improvviso tutto si fece nero. Ma non che persi i sensi o cose del genere, solo si fece tutto nero. Allyn e il Vecchio scomparvero, così come la caverna attorno a me, e la roccia dietro, e il resto del mondo. C'eravamo solo io e il nero.
"Tu sei indeciso".
Conoscevo quella voce. Era la stessa che sul ponte mi voleva spingere ad uccidere Allyn. Solo che adesso aveva un tono più calmo, più dolce, più gentile.
"Tu sei indeciso" ripetè.
"Sì, lo sono" risposi con un filo di insicurezza nella voce.
"Devi prendere una decisione" stabilì "Ne sei conscio?".
"Certo che lo sono".
"Decidi bene, perché questa sarà una decisione molto importante, una di quelle che cambieranno il resto della tua vita".
"Perché? Ce ne saranno altre?"
"Sì, ma non è di questo che di devi preoccupare adesso. Hai ancora una scelta da fare".
La voce aveva smesso di parlare, ma sapevo che era ancora lì. La voce era onnipresente, mi osservava, era il nero attorno a me, ne ero certo.
Rimasi in silenzio, a pensare, a prendere una decisione. Meditavo, soppesavo tutte le ipotesi, scartavo quelle non plausibili, analizzavo le mie scelte. L'operazione richiese quelle che sembrarono ore. Alla fine decisi.
"Allora?" mi domandò la voce.
"Ho deciso".
"Ne sei sicuro?"
Ci pensai un attimo, poi risposi.
"Sì".
"Sai che non potrai tornare indietro?".
Non risposi.
"Chi tace acconsente. Fai come vuoi".
Il nero scomparì, e ritornò tutto come prima. Allyn ricomparve davanti a me, e sentivo l'opprimente presenza del Vecchio alle mie spalle.
- Mah, se lo dici tu - mi disse il mio amico, riallacciando la conversazione di prima, come se non fosse successo niente.
Allyn si girò verso il Vecchio.
- Allora, cosa desideri? - gli chiese.
- Vorremmo tornare alla nostra forma originaria.
- Come volete.
Dei ciottoli volarono all'interno della caverna, posizionandosi davanti al Vecchio e formando un circolo.
- Chiunque si trovi all'interno del Cerchio ritornerà alla sua forma originaria.
Allyn, felice come non mai, si precipitò all'interno del cerchio. Immediatamente una luce bianca si sprigionò dalle pietre, e avvolse Allyn. Aveva uno sguardo stralunato, felice e allo stesso tempo spaventato. Cominciò a sollevarsi da terra, e la luce si fece ancora più intensa.
Solo allora si accorse che non ero con lui. Ero rimasto esattamente dove ero.
- Matt? - mi chiese stupito - Che fai? Vieni, presto!
- Io... - iniziai, ma un'esplosione di luce mi accecò per alcuni istanti. Quando riaprì gli occhi, Allyn non c'era più. Nella caverna eravamo rimasti solo io e il Vecchio.
- La Voce del Desiderio ti ha parlato - constatò lui.
- Cosa? - chiesi stupito.
- La Voce del Desiserio. A chi ne vuole esprimere uno ma è indeciso si presenta la Voce. Al contrario della Voce della Prova che parla a tutti, la Voce del Desiderio parla a pochi. E sembra che tu abbia preso una decisione alla fine. Sei sicuro di non voler esprimere nessun desiderio?
Un attimo di esitazione, poi risposi.
- No.

Note dell'autore
Grazie EFP, ti voglio bene. Tu non sei come gli altri siti, tu rispetti gli utenti. Tu non sei come TouTube, che ti rimuove i video e ti chiude il canale senza neanche un preavviso. Almeno quando mi hai rimosso una storia sei stato così gentile da avvisarmi. Non ci sono amministratori così gentili da altre parti. Un grande abbraccio a Webmistress Erika, e perché no un bacione anche a voi moderatori! (Non pensate male, è d'affetto).
Ma bando a queste inutili ciance e passiamo alle cose che veramente vi interessano. Qui finisce la storia vera e propria, e i prossimi due capitoli saranno due epiloghi. Li voglio fare uscire entrambi prima della fine di giugno perché il 6 luglio parto per l'Inghilterra e ci resto fino al 20, per cui in quel periodo non sarò in grado di fare niente. Questo angolo dell'autore gigantesco sarà solo un preludio a quello dell'ultimo capitolo, dove farò tutti i ringraziamenti del caso e robe varie.
A presto!
(Non mi linciate solo perché il capitolo è corto! Sto morendo di caldo ed è già tanto se riesco ad articolare due pensieri di senso compiuto)

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Capitolo 24
*** Epilogo - Decisione ***


Epilogo - Decisione

Allyn si svegliò. Era nella sua camera da letto, nell'appartamento di Litipoli che divideva con Matt. Per un attimo restò a scrutare il buio, confuso.
- E' stato tutto un sogno? - disse ad alta voce senza volerlo.
Tirò un sospiro di sollievo, e si portò una mano alla fronte. Era madida di sudore. Allyn guardò la sveglia sul comodino accanto al letto. Erano le quattro del mattino.
"Ah, che mal di testa!" pensò Allyn portandosi le mani alla testa per massaggiarla. Sembrava che qualcuno gli ci stesse camminando sopra, tanto gli faceva male. Il giorno dopo sarebbe dovuto anche andare a lezione. "Meglio che torno a dormire". E si rimise giù.
La sveglia suonò tre ore più tardi, e quando Allyn si svegliò la tenue luce del mattino illuminava debolmente la stanza. Il mal di testa era ancora prensente, anche se in maniera meno pressante rispetto a qualche ora prima. Ancora assonnato, Allyn fece per alzarsi dal letto.
- Dormito bene, Matt? - chiese al suo compagno di stanza. Non arrivò nessuna risposta.
- Matt? - fece Allyn voltandosi mentre sbadigliava. E non credette a quello che vide. Anzi, a quello che non vide.
Allyn condivideva la stanza con Matt, e c'erano due letti, uno per ognuno (oltre a comodini, una scrivania e un armadio). Solo che quello che Allyn vide fu uno spazio vuoto. In quella parte della stanza non c'era più nulla.
- Matt? - chiese dubbioso, e anche leggermente turbato - Se è uno scherzo falla finita, non mi piace.
Ma ancora non ci fu nessuna risposta. Allyn allora cominciò a perlustrare tutto l'appartamento. Di Matt e delle sue cose nessuna traccia. Già, perché anche tutti i suoi effetti personali erano spariti. Possibile che se ne fosse andato? Così di punto in bianco?
"No" pensò Allyn "Che motivo aveva di portarsi via anche il letto? Non è suo, è del proprietario del palazzo."
Allora il ragazzo si mise a guardare le foto al muro e sui comò. E lì cominciò ad avere paura per davvero. In tutte le foto in cui si ricordava di aver scattato con Matt presente anch'esso, ora c'era soltanto lui. Solamente lui. In. Ogni. Singola. Foto.
"Dev'essere un incubo" pensò, e prese a darsi dei pizziocotti, ma nulla. Allora corse in bagno, aprì il rubinetto dell'acqua, aspettò che il lavandino si fosse riempito e vi immerse la testa. L'acqua fredda l'avrebbe sicuramente aiutato a svegliarsi. Ma quando riemerse si rese conto che nulla era cambiato, si trovava sempre lì.
Allyn si mise a sedere, sconvolto. Che razza di stregoneria era mai quella? Matt era stato assieme a lui fino al giorno prima, e adesso era sparito, non c'era più traccia di lui. E le foto...
Un pensiero cominciò a farsi strada nella mente del ragazzo. Era come se Matt... non fosse mai esistito.
Afferrò il cellulare e controllò nella rubrica. Il numero di Matt era sparito. Visto che se lo ricordava a memoria, lo compose e premette il tasto per chiamare. Una voce pre-registrata gli disse che il numero selezionato era inesistente.
Si vestì in fretta e furia ed uscì di casa. Corse a rotta di collo per le scale, uscì dal portone del palazzo e controllò le etichette dei campanelli. Su quella del suo appartamento, dove si ricordava ci fossero sia il suo nome sia quello di Matt, ora c'era soltanto il suo nominativo.
Tornò mogio al suo appartamento, e si sedette di nuovo, portandosi le mani al viso.
"Devo essere impazzito".
Controllò l'ora: le sette e mezzo. Alle otto sarebbero cominciate le sue lezioni. Fece una colazione rapida, ed uscì di casa, senza prendere nemmeno il suo materiale per studiare.
Arrivò all'università che mancavano dieci minuti all'inizio delle lezioni. Per fortuna gli inservienti facevano entrare gli studenti già prima delle lezioni. Una volta entrato, Allyn si diresse di filata verso la sala professori per cercare il professor Spencer. Il signor Spencer era colui che faceva lezione quotidianamente alla classe sua e di Matt, oltre che essere il vice-preside.
Allyn quasi sfondò la porta della stanza, e vi trovò dentro solo Spencer.
- Rewell, cosa fai qui?
- Signor Spencer, ho bisogno di lei.
- Calmati figliolo, sembri agitato.
- Ha per caso visto Matt Dawson? Non è che è venuto a lezione oggi?
- Matt Dawson? Aspetta, fammi controllare.
Detto ciò, preso l'elenco con i nomi degli alunni, e cominciò a sfogliarlo. Allyn divenne perplesso. Per guardare gli studenti presenti c'era apposta il registro elettronico online, perché consultare l'elenco degli iscritti?
- Mi scusi, ma che sta facendo?
- Sto controllando se in questa scuola è iscritto questo Dawson, ma non mi pare.
- Eh?
Allyn non credette alle proprie orecchie. Per un attimo fece uno sguardo stupito, poi si girò, e cominciò a camminare lentamente verso la porta.
- Rewell? Vai già via?
Allyn si voltò un'ultima volta.
- E' sicuro che nell'elenco degli iscritti non sia presente Matt Dawson?
- Certo, ho controllato due volte.
Allyn si voltò di nuovo e uscì dalla stanza. Camminava lentamente, quasi non sapeva dove andare. Gli sembrò un'eternità il tempo impiegato per uscire dall'università e ancora di più quello per raggiungere casa. Una volta che fu rientrato, si sedette. Per un bel po' non fece niente, stette seduto a fissare il vuoto e basta.
Guardò l'orologio. Erano le nove passate. Allyn decise di tentare un'ultima volta.
Prese la cornetta del telefono fisso, e compose il numero di casa sua. A rispondere fu sua madre.
- Pronto?
- Ciao ma'.
- Allyn! Tesoro mio! Come stai? Tutto bene?
- Sì - rispose lui con voce roca - Senti, ti ricordi di Matt?
- Chi?
- Matt Dawson, il mio amico.
- E chi sarebbe? E' un tuo compagno di università? Non dirmi che è venuto qui a Nobilia e non mi hai detto niente, lo potevo ospitare io.
- Lascia perdere. Ora devo andare.
- Come, già mi lasci? Non mi racconti come vanno le cose là?
- No, sul serio, ora devo proprio andare.
- Va bene. Telefona più spesso però!
Allyn riattaccò. Anche l'ultima speranza era svanita. Nessuno sembrava ricordarsi di Matt. Possibile che il suo sogno in fondo non fosse poi tale? Oppure Matt era sempre stato una sua allucinazione?
"No" si rispose fermamente "Matt esiste, ne sono sicuro. Il problema è che non sono sicuro che il mio non sia stato un sogno."
Allyn passò tutto quel giorno a riflettere, marinando le lezioni. Si barricò dentro casa e non ne volle sapere di uscire, nemmeno sul terrazzino per prendere una boccata d'aria. Quella sera i suoi sogni furono irrequieti, e si svegliò più volte nel cuore della notte. E solo allora gli venne in mente.
In realtà c'era un'ultima cosa che Allyn poteva fare per vedere se tutto quello che pensava di aver sognato fosse successo per davvero.
"Non posso aspettare, lo devo fare adesso".
Si vestì senza nemmeno badare a cosa si metteva addosso, prese le chiavi della macchina e se ne andò di casa. Accese l'auto e partì. Prese l'autostrada verso ovest, in direzione di Lidargento e del Lago Onestà. Visto che erano appena le cinque c'era ancora poca gente che guidava. Lo sguardo di Allyn era allucinato, sembrava quasi un pazzo. - Ti troverò, stanne certa - borbottava tra sé e sé - ti troverò.
Arrivò a Lidargento poco dopo le sei, e il sole stava cominciando ad emergere dall'orizzonte. Parcheggiò la macchina ai limiti della città, e munito di torcia elettrica si immerse nel bosco ancora buio pesto. Poco dopo trovò il sentiero che era sicuro che lui e Matt avessero percorso poco prima della loro trasformazione. Man mano che il sole si alzava tutto diventava più charo, e Allyn poté riporre via la torcia.
Dopo varie ore di camminata arrivò agli stagni degli Yanma. Si mise a cercare freneticamente attraverso i canneti immersi nella semi-oscurità degli alberi, senza nemmeno accendere la torcia. E dopo poco la trovò.
La pozza che aveva dato inizio a tutto, con il suo colore marrone striato di verde, si stendeva davanti a lui.
"Allora non è stato un sogno!" esultò Allyn mentalmente "E ciò vuol dire che Matt... è veramente restato in quelle condizioni. Aspetta, ciò vuol dire... che Matt esiste, ed è vivo!".
Allyn impose a sé stesso di calmarsi e si sedette su una roccia. Doveva pensare a cosa fare adesso. Restò per un po' a riflettere, finché la decisione gli apparve chiara e concisa in testa. Si spogliò e ripose tutti i suoi indumenti, e piano piano cominciò a immergersi in quella pozza. Prima i piedi, poi le gambe, la vita, il tronco, poi le braccia, ed infine, prendendo un lungo respiro, la testa.
La sensazione della trasformazione, ora che la faceva di sua spontanea volontà, ora era molto più piacevole, e sembrava che la pozza non fosse per nulla dispiaciuta di accoglierlo dentro di sé, quasi avesse una volontà propria. Ma ad Allyn ora non era questo che importava.
Il Chespin che emerse dalla pozza aveva un obbiettivo ben definito in testa, e non aveva intenzione di tornare indietro.
"Ti troverò" si disse, per poi urlare: - TI TROVERO' MATT, STANNE CERTO!!!

Angolo dell'autore
E questo è il primo epilogo. E' narrato dal punto di vista di Allyn, stavolta in terza persona. Sarà, ma mi trovo bene in entrambi. Anche il prossimo capitolo sarà in terza persona. Preparatevi, sarà anche l'ultimo!

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Capitolo 25
*** Epilogo - Finale ***


Epilogo - Finale

- E finisce così!?!
Louis era sconvolto.
- Sì, finisce così. - gli confermò suo padre.
- E poi cos'è successo? - chiese Bessie, curiosa come al solito.
- Sono tornato indietro, ho trovato vostra madre e da allora siamo stati sempre insieme. E poi siete arrivati voi, ma questa è un'altra storia...
- Non ci credo. Ti deve essere per forza successo qualcosa anche al ritorno, se all'andata hai avuto tutte quelle avventure. - obiettò Louis.
- E invece no. Sono stato fortunato. Molto fortunato. Quasi come in un libro che lessi tempo fa...
- Non cambiare discorso, papà! Mi sembra impossibile che non ti possa essere successo niente anche al ritorno!
- Cosa pretendi? - disse Elliott assonnato dall'altra parte della stanza. - Se non gli è successo niente mica se le può inventare le cose. A patto che tutto quello che ha detto sia vero.
- Certo che è vero - disse il loro padre.
- Per me è tutto vero! - esclamò Bessie allegra.
- Almeno qualcuno che mi dà soddisfazione c'è, meno male.
Louis uscì adirato dalla stanza, senza nemmeno un vero perché. Semplicemente non gli andava bene come era finito tutto. Elliott lo seguì lentamente, anche se non sembrava che avesse voglia di fare qualcosa, piuttosto che lo stesse facendo perché non aveva altro di meglio da fare.
- Non ti preoccupare papà! Io ti credo! - gli disse Bessie, mentre con affetto gli si strusciava addosso.
- Ah, posso sempre contare su di te! Dai, ora va a giocare con i tuoi fratelli.
- Va bene! - e l'Eevee si fiondò di filata fuori.
Il Buizel si sdraiò, e si stirò le braccia. Non aveva fatto nulla, ma era lo stesso sfinito. Aveva parlato per tutto il giorno a quei tre (anche se sembrava che Elliott non fosse molto interessato). Restò lì per un po' a riposarsi gli occhi nella piacevole penombra della stanza, finché una voce lo riscosse dai suoi pensieri.
- Non ti hanno creduto, vero?
- No. Cioé, Bess sì, ma lo sai com'è fatta, lei è un po' una credulona. Non che quello che ho raccontato sia falso, per carità.
- Lo sai come sono fatti i tuoi figli. Louis è facile all'ira, e se c'è qualcosa che non gli va bene non è che ci pensa due volte a dirtelo in faccia. Elliott invece è più tranquillo, ma sembra che non gli importi di nulla. Almeno faceva finta di essere interessato, no?
- Bah, nemmeno quello. Era tutto il giorno che stava lì a dormire.
- Sempre meglio che stare a sgraffignare roba come qualcuno di mia conoscenza.
- Hey, non è stata colpa mia quella volta, ok? Volevo solo vedere più da vicino quelle bacche, ecco tutto.
- Il Mightyena perde il pelo ma non il vizio. Voi umani purtroppo vi fate sempre riconoscere, anche se vi siete trasformati in pokemon. Quasi mi pento di essermi messa con te. - . C'era una vena sarcastica ben percepibile nella voce di Reyne.
- In realtà dovrei essere io a pentirmi di non essere andato con Allyn quando ne avevo l'occasione. Ma non lo farò, perché altrimenti non sarei qui con te, e non ci sarebbero quelle tre canaglie.
Matt si alzò, nonostante fosse abbastanza spossato. Si mise accanto a Reyne.
- Che ne dici se andiamo fuori a fare una passeggiata? E' una così bella giornata...
- Perché no? Fa sempre bene camminare, anche se...
- Eddai, perché devi sempre essere così?
- Dai, su, vengo, altrimenti il signorino si sente solo. Sai, certe volte mi sembri più bambino tu di quei tre messi assieme.
Contemporaneamente, fuori dalla caverna, Louis se ne stava da solo, col muso imbronciato.
- Scommetto che non ti è piaciuto il finale.
Quella voce.
- Elliott, che ci fai qui? Pensavo fossi rimasto in casa.
- E perdermi questo bel sole? Non sia mai.
- Strano, detto da un tipo Buio.
- Ora non stiamo a sottilizzare. Comunque si vede che sei rimasto insoddisfatto.
- Certo che lo sono. Si è sicuramente inventato tutto.
- Non credo, non ha così tanta fantasia. Io dico che almeno un fondo di verità c'è.
- Ecco il tuo problema, e anche quello di Bessie, gli credete sempre. Possibile che siate così...
- Così come?
- Bah, lascia perdere.
Il Buizel si voltò. Era veramente frustrato, anche se non sapeva nemmeno lui contro cosa.
- Nervoso?
- Elliott...
- Hey, sta calmo, chiedevo e basta. Sai che la tua salute mi sta a cuore...
C'era troppo sarcasmo nella voce del Purrloin, ed era questo che faceva infuriare Louis. Lui odiava il sarcasmo. Odiava Elliott. Odiava suo padre, sua madre, sua sorella. Odiava tutto.
- Vado a farmi una nuotata, che è meglio.
Il Buizel si incamminò verso le rive del lago. La loro casa non distava tanto dal Lago Onestà, venti minuti di camminata e ci si arrivava.
Elliott guardò il fratello allontanarsi. Gli sembrava che ultimamente non gli andasse bene niente, compresa la storia del loro padre. Ad Elliott, nonostante ammettesse che fosse molto poco verosimile, alla fine era piaciuta, anche se non lo aveva dato a vedere. Elliott non dava a vedere mai niente, né nel bene né nel male. Forse era questo il suo problema. Assieme alla sua stanchezza permanente. Elliott non sapeva perché, ma si sentiva costantemente stanco e spossato. Andò sotto un albero e si mise a dormire, mentre i fili d'erba sospinti dal vento accarezzavano la sua pelliccia.
Senza rendersene conto, Reyne e Matt non uscirono a camminare, ma rimasero in casa a chiacchierare per tutto il pomeriggio. Solo quando il bagliore rossastro del tramonto rischiarò le ombre si accorsero di quanto si fosse fatto tardi.
- Dai, va a chiamare i ragazzi - disse Reyne a Matt, quasi ordinandoglielo - Io vado a prendere qualcosa da mangiare in dispensa.
- Va bene.
Matt si diresse sull'uscio di casa. Bessie se ne stava ai limiti della natura a giocare con delle foglie per conto suo. "Quanto è carina quando gioca" pensò Matt intenerito. Spostò la visuale e vide Elliott che sonnecchiava sotto un albero. "Lui invece sta sempre a dormire. Cos'abbia non lo so. Ma dov'è Louis?".
- Ragazzi! Venite, è pronta la cena!
- Arrivo! - gridò Bessie da dove era, cominciando a correre verso casa.
Elliott si alzò sbadigliando, e si diresse verso il padre.
Matt fermò il figlio sull'uscio. - Hai visto per caso tuo fratello? - gli chiese.
- Mi ha detto che andava al lago. Perché? Non è ancora tornato?
Matt non rispose alla domanda del figlio.
Entrarono tutti dentro casa.
- Dov'è Louis? - chiese Reyne a Matt.
- Elliott dice che è andato al lago.
- Vallo a cercare, è tardi e non mi piace che i ragazzi stiano fuori a quest'ora.
Matt non poteva fare altro se non eseguire gli ordini della compagna. Preferiva di gran lunga non farla infuriare. Si ricordava l'ultima volta che era successo, e non era stato per niente bello. Soprattutto per lui.
Nel frattempo Louis era ancora al lago che nuotava. Erano ore che lo faceva, ma non si era ancora stancato. L'acqua era il suo elemento, e ogni volta che vi si immergeva tutti i problemi e le preoccupazioni scivolavano via. In acqua non esistevano problemi per Louis. C'erano solo lui e l'acqua, tanta acqua attorno a sé. La cosa che preferiva di più era immergersi fino a toccare il fondale del lago, o almeno provarci. E questa volta ce la poteva fare, perché sentiva che era l'occasione giusta.
Louis prese un bel respiro e si immerse. Il fondale si trovava a circa venti metri sotto di lui, ma ad ogni colpo di code che dava la distanza si riduceva. Venti metri... quindici... dieci... cominciava a mancargli il fiato... sette... cinque... i polmoni gli stavano per scoppiare... tre... uno e mezzo... non ce la faceva più... e finalmente con una zampa riuscì a toccare il fondale melmoso e pieno di alghe.
Con l'aria che gli mancava Louis riemerse, e prese a respirare a grandi boccate. Ce l'aveva fatta. Era la prima volta. Ma confidava che non sarebbe stata l'ultima.
Quando si fu ripreso, fece per uscire. "Saranno preoccupati, meglio che torno" pensava. Però... c'era qualcosa di strano nell'aria. Si era fatta più fredda, e raffiche di vento gelate e improvvise sferzavano le chiome degli alberi. Stava per arrivare un temporale. "Sì, decisamente meglio tornare".
Pero c'era ancora qualcosa che non andava... sentiva uno strano prurito alla nuca. Quella sensazione gli era familiare dai racconti del padre. Si aveva quando... quando qualcuno veniva osservato. Louis si guardò attorno leggermente turbato, ma non vide nessuno.
Uscì dall'acqua, un po' preoccupato. "E' solo la tua immaginazione" si disse "Non c'è nessuno che ti spia. E' solo la tua immaginazione, non c'e nessuno che ti spia. E' solo la tua immaginazione, non c'è nessuno...". E fu allora che li vide. Dietro un cespuglio alla sua destra, nascosti ma distinti dall'oscurità, due occhi lo fissavano. Due occhi rossi. Rossi come il sangue.
- AAAAAAAAAHHHHHHHH!!! - gridò Louis.
Si mise a correre, terrorizzato. Corse a più non posso, corse a perdifiato. Corse, finché aveva fiato in corpo. Corse, finché le gambe ce la facevano. Corse, finché non perse la cognizione del tempo. Corse, finché non sbatté contro qualcosa che lo cinse con le sue braccia.
- NO! LASCIAMI ANDARE! - gridò in preda al panico.
- Louis, sono tuo padre! Sta calmo!
Louis aprì gli occhi, e vide effettivamente suo padre.
- P-papà... c-c'era... q-qualcuno... a-al lago... - disse, con le lacrime agli occhi. In vita sua Louis non aveva mai pianto, ma ora era sull'orlo di un grosso sfogo emotivo.
- Chi c'era al lago?
- N-non... non lo so...
I due Buizel si guardarono negli occhi. Matt faceva sempre così quando c'era un momento serio con i suoi figli.
- Sei sicuro di aver visto qualcuno?
- C-certo! Era dietro i cespugli che mi spiava! Aveva due... d-due occhi rossi... ho paura...
- Tranquillo, c'è tuo padre qui. Vieni, ora torniamo a casa.
I due rientrarono poco dopo. Louis era scosso, ma stava bene.
- Che ha fatto? - chiese Reyne preoccupata.
- Nulla, si è solo preso uno spavento. - gli disse il compagno.
La faccenda finì lì, senza che ne derivasse nulla di serio, anche se Louis rimase irrequieto per tutta la serata. Poco dopo che furono rientrati cominciò a piovere. E poco dopo ancora cominciò a diluviare. Il terreno si trasformò in un pantano fangoso, e l'acqua penetrò anche dentro casa. Tutti si ritirarono nella soffitta.
La casa di Matt, Reyne e della loro famiglia era sostanzialmente una caverna con tre stanze: l'ingresso, la camera da letto e la soffitta. La soffitta era sopraelevata rispetto al resto della casa, e vi si poteva accedere solo se si sapeva volare o solo attraverso una lunga scala di legno. In caso di inondazione (cosa non rara da quelle parti) ci si poteva rifugiare in soffitta e aspettare tranquillamente che l'acqua defluisse via tramite alcuni canaletti scavati nella roccia. Un gentile Excadrill si era occupato di costruire la loro casa, e Reyne e Matt gli erano stati immensamente grati.
La famiglia salì in soffitta e ritirò la scala, e in breve tempo entrarono dieci centimetri d'acqua nella caverna. Non era molto, ma meglio essere prudenti. Bess era ancora piccola e dalla salute piuttosto fragile, per cui i suoi genitori volevano evitare qualsivoglia tipo di malanno. Vi passarono tutta la serata lì dentro, e alla fine decisero di dormirci, visto che la tempesta non accennava a passare.
Furono tutti svegliati a notte fonda da un rumore sordo che rimbombò per le pareti della caverna. Sembrava quasi... sembrava quasi che qualcuno stesse bussando alla porta. Molto strano, visto che non aveva minimamente cessato di piovere. Chi era quel pazzo che aveva deciso di avventurarsi all'aperto con un tempo schifoso come quello?
Un nuovo colpo risuonò nelle orecchie di tutti.
- Vai a vedere chi è, Matt.
Un tuono risuonò all'esterno. Elliott calò la scala, la cui base si andò a perdere nell'acqua sul pavimento. Matt scese più in fretta che poté, ma non abbastanza. La porta venne abbattuta con un forte rumore. Matt si girò di scatto. Proprio mentre lo faceva, un lampo evidenziò la sagoma di un piccolo pokemon dritto in piedi sull'uscio.
- Finalmente...
Matt riconobbe subito quella voce, nonostante fossero anni che non la risentiva. Eppure era molto diversa da come se la ricordava. Ed anche LUI era molto diverso da come lo ricordava.
Il Chespin, bagnato e infangato, alzò tremolante un braccio, e puntò con fare accusatorio un dito verso Matt.
- Ti ho trovato, finalmente... Matt...

Note dell'autore
Ed eccoci qua, è finita. E' sempre qualcosa di strano finire una fanfiction, e visto che questa per me è la prima volta lo è anche di più, soprattutto per il finale. Chi mi conosce bene avrà già indovinato che il finale me lo sono sognato tale e quale a come è scritto. E per chi non mi conosce sappia che certe volte prendo spunto dai miei sogni per creare le mie storie.
Il finale è aperto, per cui l'interpretazione la lascio tutta a voi. Io la mia versione ce l'ho, ma sono curioso di sentire anche le vostre.
Ed ora passiamo ai ringraziamenti. E chi non ha voglia di sentirli si tolga di mezzo perché sarà lunga.
Ringrazio infinitamente _beatlemania is back e Dragons_Follower per avermi seguito fino alla fine, e che probabilmente mi staranno col fiato sul collo anche per la mia prossima long che farò uscire a breve.
Ringrazio molto Barks, Andy Black, Barbra, Levyan e BB Beyond Birthday per aver iniziato a leggere la mia storia (anche se credo che l'ultimo sia morto perché sono mesi che non si fa vivo) e che probabilmente leggeranno questo tra sette anni (per cui sarà all'incirca il 2020 quando arriverete qui).
Ringrazio inoltre anche Himeko Stukishiro per aver messo la storia tra le seguite e AngyloveMika per averla messa tra le preferite, anche se non si sono mai fatti sentire.
Ringrazio anche chi ha solo letto.
In ultimo, visto che sono un festaiolo, vi consiglio una canzone da ascoltare per festeggiare la fine di questo capitolo (della mia e della vostra vita) e l'inizio di uno nuovo. Cercate su Youtube Sweet Dreams degli Avicii, ma non la versione normale, bensì il remix di Cazzette (ha ha).
Ci sentiamo! A presto,
A_e (e manco siamo in una recensione)

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