Nankurunaisa

di Hanabi Lawliet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


Stavo seduta sul grande letto di casa mia, le gambe portate sotto il mento e strette in una morsa ferrea, le mie esili braccia avevano perso di sensibilità. Fissavo un punto indefinito fuori dalla finestra. Quel giorno era stato stancante. La guerra è sempre stancante.
Chissà come stai?
Mi buttai all’indietro, e chiusi la testa tra i cuscini. Non dovevo pensare a lui. Non dovevo perdermi nel ricordo nel suo sorriso e nell’armonia della sua voce imperfetta. Troppo roca per essere quella di un bambino, troppo acuta per essere quella di un uomo. Ah, quanto adoravo quel dattebayo finale…
Evidentemente la tecnica del soffocamento non funzionava, così mi alzai di scatto e poggiai i piedi sul legno del pavimento. Stranamente era caldo. O forse ero io quella gelata.
La cena era pronta già da un po’, sapevo che mio padre stava già seduto a tavola, il volto irritato, in una posa irritata, pronto a lanciarmi parole irritanti. In verità, tutto di lui era irritante.
Quando arrivai erano già tutti lì, dalla casata cadetta, ai miei parenti, e anche Hanabi, che di solito arrivava in ritardassimo, mi guardò quando entrai nella sala, dritta accanto al capofamiglia. Mio padre. Il suo sguardo freddo si posò su me, poi sull’orologio. Poi tornò su sua figlia. Io d’altro canto non feci altro che biascicare un’ incomprensibile scusa e prendere posto con impaccio sui cuscini, inciampando su quelli di Neji.
Avevo sempre odiato la sala da pranzo. Era veramente enorme, buia, umida, la cosa che però mi dava più fastidio era un enorme tela in legno di millanta anni fa,  raffigurante un orripilante byakugan dilatato, che sembrava non perdere un tuo solo movimento. Chiunque avesse realizzato un obbrobrio simile avrebbe dovuto tenerselo in casa sua. Poi avrebbe capito cosa significava averlo dinanzi tutti i sacrosanti giorni. Osservazione inutile, perché sicuramente era stato uno Hyuga a farlo.  Con un movimento secco della testa portai i capelli a coprirmi la faccia, in modo da creare un separatore tra quegli occhi e me. Così era molto meglio.
<< Allora, Hanabi, com’è andata la tua giornata?>>
Certo, sempre prima lei. In teoria sono io la primogenita, avrei voluto urlargli, ma la mia solita predisposizione a subire e a non reagire mi bloccò. Come sempre.
<< Bene, papino, sono andata con gli altri della squadra a fare un allenamento difficilissimo! Ormai siamo dei Chunnin, non possiamo permetterci di oziare, no? Me lo ripeti sempre tu: se vuoi avere un ruolo in questa guerra, mantieni alto l’onore della tua famiglia!>>
<< già, alla tua età sei già dello stesso livello di sua sorella, sono molto orgoglioso>> e le sorrise. Un orribile sorriso irato, e privo di espressione. Più che altro, sembrava stesse ringiando. << Ma, Hanabi, se vuoi un consiglio, non dovresti prenderla come esempio…>> mi ritrovai i suoi occhi puntati di nuovo addosso. Abbassai lo sguardo.
<< i-io non.. nonn.. mi spiace, padre.>>
ogni sera le solite battute. Mi ero scocciata.

Era inutile piangere. Inutile, inutile, inutile. Ma allora perché le lacrime mi rigavano il volto? Perché non riuscivo a trattenerle?
Naruto.
Lui mi avrebbe fatto tornare il sorriso.
Ma non c’era. Non c’era mai stato. E ora come ora era persino nascosto in qualche posto strano, per sfuggire ad Alba. Lo sentivo veramente distante.


Nota dell'autrice: Ho sempre avuto un enorme problema: scrivere le storie, ma poilasciarle a metà. così mi ero riproposta che finchè non avessi scritto una fanfiction COMPLETA, non avrei pubblicato più nulla. Sono arrivata a scrivere 5 capitoli di questa storia, ma non ho resistito !!  che bimba cattiva :3
Prometto di completarla, pubblicherò quelli già fatti un pò alla volta!





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Capitolo 2
*** capitolo due ***


<< Mi duole la testa… ohi…>> Massaggiavo la nuca con foga, ma il dolore non cessava, e in più mi veniva da vomitare. Kiba stava seduto di fronte a me, stavamo giocando al go, io stavo naturalmente vincendo. Non era una cosa tanto sorprendente, considerando che il mio avversario era uno scalmanato pulcioso sfortunato in gioco (e anche in amore). Il mio migliore amico.
<< Basta, Hinata, non vorrai giocare in questo stato! poi se vincessi, daresti la colpa a tutti e a tutto, non ammettendo che, modestia a parte, i’m the best of the world !>>
<< ahah, sé, come no, Kiba che vince mi è nuova, ahahahaha!>>
Seguì una lotta del solletico, che ci fece rotolare sul tappeto di casa Inuzuka. Puzzava di cane. Anche Akamaru volle unirsi a noi, e così mi ritrovai anche dei peli bianchi in gola, che trasformarono il mio senso di nausea in un vero conato.
Tornai dal bagno pallida e moscia, così Kiba mi preparò un tè.
Ora stavo meglio.
Mentre sorseggiavo quel liquido bollente, iniziammo a parlare del più e del meno.
<< Shino oggi mi ha detto che si vedeva con una ragazza. Hai presente Akou,  la tipa brunetta e piuttosto grossa che lavora nel negozio d’armi qui sotto? Lei. Penso debba avere qualche rotella fuori posto, quella lì, insomma, chi vorrebbe trascorrere un appuntamento con l’uomo-insetto??. Il solo stare con lui mi mette… i brividi.>> e dicendo ciò strabuzzò gli occhi, facendomi ridere a crepapelle.
<< Semmai, Kiba-kun, dovrebbero essere le ragazze che escono con te, ad essere spaventate! Da quant’è che non ti fai una doccia!>>
<< Ah-ah-ah -.-“ simpatica. Io non penso che l’odore sia tutto. Prendi Sakura, lei profuma troppo. c’ha un’aurea nauseante! Come si fa a stare vicino ad una che si cosparge di oli al fior di ciliegio dalla mattina alla sera! E infatti Sasuke è scappato via! Soltanto quello scemo di Naruto le è ancora attaccato al culo ossuto che si ritrova!>>
il mio viso si ombrò. L’associazione Sakura-Naruto non mi mandava in estasi. Abbassai la frangia sugli occhi.
Kiba si rese conto della cavolata detta, e così aggiunse:
<< Io trovo che tu abbia un ottimo odore, Hinata…>>
La situazione, anziché migliorare, peggiorò, poiché oltre all’irritazione si aggiunse l’imbarazzo. Le mie gote erano diventate rosse e calde.

silenzio imbarazzante.

<< em… grazie, Kiba-kun>> alzai lo sguardo, e incontrai quello dell’Inuzuka, che mi scrutava in un modo abbastanza sconcertante. Faceva quasi paura. << forse è meglio che vada, mio padre in questi giorni non è proprio nei suoi momenti migliori, e poi non vedo l’ora di mettermi al calduccio sotto le coperte, per vedere di rimettermi un po’…>>
Kiba si alzò, mi fece spazio e, prima di lasciarci, mi diede un bacio sulla guancia, forse un po’ troppo vicino alla bocca… Odiavo quando si comportava in quel modo troppo espansivo. Mi voltai di scatto e cominciai a correre verso casa.
Nel camminare per i corridoi bui di casa Hyuga, lasciavo impronte di fango dietro di me. Camera mia invece era estremamente calda e accogliente. Il piumone più di tutti. Non ci pensai due volte, e mi addormentai subito, ancora vestita e bagnata.


<< one-sama! One-sama! Svegliati!>>
Ho sonno.
<< Che.. che c’è, Hanabi… scusa, lasciami dormire, non mi sento troppo bene.>>
La piccola, intrufolandosi sotto le lenzuola, mi posò le sue mani ghiacciate sul collo, facendomi saltare fuori dal letto.
<< MA SEI CRETINA!?? ESCI SUBITO DALLA MIA STANZA!!>> una faccetta sorridente mi fissava, e non accennava a muoversi.
<< Hinata, se vuoi, non te lo dico, ma è una cosa che ti avrebbe interessato veramente molto…>>
<< No, non lo voglio sapere, sparisci.>>
<< ti dico solo due paroline: Uzumaki Naruto. Dice niente?>>
Ok. Cosa centrava Naruto in tutto questo? Deglutii a fatica; soltanto a sentire quel nome, cominciai a sudare freddo, e le mani mi divennero improvvisamente più gelate, più rigide, più sudate.
Hanabi si voltò e cominciò a camminare per camera mia, toccando ogni cosa a portata di mano. Si soffermò sul reggiseno nero poggiato sulla sedia della scrivania, fece una faccia strana, poi continuò la sua esplorazione.
<< Emh, su, dai, dimmi quello che avevi da riferire.>>
<< Ah, e così ora ti interessa!>> ora stava giocando con una mia collanina in argento, col simbolo Hyuga che pendeva da un lato. Se la intascò. << dunque… prima ho sentito papà parlare con il quinto hokage, mamma che tette che c’ha quella, e ho sentito informazioni alquanto strane su Naruto.  Era nascosto in una certa isola, molto protetta, ma Tsunade-sama non ha aggiunto altre informazioni interessanti… però… però Alba è riuscita a localizzarne la posizione, e ha attaccato. Non so ben di preciso cosa sia accaduto, fatto sta che Naruto torna. Al villaggio! E stanno cercando un luogo abbastanza sicuro dove nasconderlo.>>
il cuore ebbe un  sussulto.
<< e…?>>
<< Uno dei luoghi in questione è proprio casa nostra.>>


La notte era poco luminosa. Il giardino Hyuga freddo, calmo.
<< Puoi sentire le voci dei nostri avi che ci parlano, non trovi, Hinata? Ci osservano sempre, loro.>>
Kiba era seduto accanto a me, gambe incrociate, le orecchie tese.
<< E cosa dicono?>>
<<… non lo so… forse che la piccola timidona qui accanto dovrebbe provare a comunicar con loro, per capirlo da sé.>>
<< non sono capace>>
le grandi mani  ruvide di Kiba mi coprirono gli occhi. Diventai rossa.
<< E ora?>>
Mi scostai, prendendogli le mani e calandole sul prato.
<< No.>>
Non ne sapevo il motivo, ma da quando Hanabi mi aveva detto di Naruto, non riuscivo più a star tranquilla. Strinsi le gambe in vita. Ero confusa; da un lato non vedevo l’ora di rivedere quel ragazzo che tanto mi faceva battere il cuore, ma dall’altro… era come se l’idea di avercelo forse in casa, mi mettesse soggezione. Avevo paura.
Kiba si era reso conto che quella sera non ero in vena. Ma come suo solito non mi lasciò in pace, e cercò quel varco che gli avrebbe dato libero accesso alla mia anima; forse in quel modo, pensava sempre, mi avrebbe potuto aiutare! Non credo proprio ci sarebbe riuscito.
<< Hina-chan, che c’è che non va? Guarda che ho visto come stringi le gambe al petto! Ogni volta che lo fai, vuol dire o che sei in imbarazzo, o che c’è qualcosa che ti turba. Su, forza, a me puoi dirlo! Cos’è, tuo padre ti ha di nuovo fatta arrabbiare? Ti ha picchiata? Hanabi ha fatto qualche cazzata?>>
<< Naruto>>
il suo sguardo allora si addolcì. Mi abbracciò, poi  iniziò ad accarezzare i capelli. Alzai lo sguardo, e lo unii al suo. Era triste. Con voce spezzata mi disse:
<< Naruto non c’è, al villaggio. Ti manca, vero?>>
<< No, Kiba-kun, non è questo. Io… non posso dirtelo. È una notizia riservata.>>
non avrei dovuto rivolgermi in quel modo; mi ero scordata che il mio interlocutore era un ragazzo a cui dava veramente fastidio essere messo da parte. Ero una stronza egoista.
Ma non fece scenate. Strano. Si alzò soltanto di scatto, lasciando lì dove mi teneva stretta il vuoto umido della sera, poi cominciò a camminare verso l’uscita. Io non mi mossi.
<< Ci vediamo domani in missione.>>

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Ma il giorno dopo non andai in  missione.
Quando scesi in sala, per la solita colazione, fui fermata da mio padre.
<< Hinata, dopo si terrà qui una riunione di famiglia, ho già avvisato Kurenai-sama che non saresti andata con loro. Tanto era solo un rodaggio. Considerando il livello della vostra squadra…>> e mi guardò con aria sprezzante <<… è il massimo che possiate fare.>>
Quindi in quel momento ero sui divanetti di casa, ad aspettare che la faccenda si sbrigasse al più presto. Mi stavo tagliando le unghie dei piedi, quando all’improvviso Hanabi mi assalì alle spalle, facendo infilare la punta delle forbici sotto l’unghia dell’alluce, che cominciò a sanguinare.
<< AAAH! Ma porca vacca, Hanabi! Eh sta un po’ attenta!>> zoppicai verso il bagno, ma mi arresi di fronte alla sconfinatezza del corridoio che vi ci portava. Perché avevo una casa così grande? E dire che era anche più piccola della precedente, distrutta da Pain.
<< se ti fossi allenata di più, i tuoi riflessi non sarebbero questi.>>
Ricaddi sui cuscini, macchiandoli di sangue.
<< Salve, padre.>> i tuoi commenti mi sono molto mancati, avrei voluto aggiungere.
Ora c’eravamo tutti. La “riunione” poteva cominciare.
<< Vi ho qui tutti riuniti, per annunciarvi che abbiamo un problema a cui fare atto. Naruto Uzumaki tornerà al villaggio questo pomeriggio, e dimorerà qui con noi. Ci vorrà massima protezione, massima cura, massima attenzione. Non ammetto errori, in particolare dalle guardie. Deve. Restare. Vivo. Passiamo all’organizzazione delle…>>
non terminò, perché io caddi giù dal divano, sbattendo la testa contro lo spigolo del mobiletto di legno raccogli giornali. CHE DOLORE.
fui circondata dagli uomini della casata cadetta, che mi presero per le ascelle e mi alzarono, chiedendomi in continuazione se stavo bene o meno. Sentii chiaramente che una donna mi sciacquava con l’acqua fredda la fronte, ma non ne capivo il perché. In verità, non stavo capendo proprio nulla. o meglio, il mio povero, piccolo cervello aveva in testa solo un pensiero.
 Mio padre invece non si era mosso di un centimetro, e continuava imperterrito a parlare; non mi guardava neanche. Dopo pochi minuti la seduta terminò, io non avevo capito niente, dove avevo preso la botta sentivo strane pulsazioni. Stavo per alzarmi, quando Neji interruppe tutti, dicendo:
<< Signore, e dove alloggerà?>>
lo sguardo si posò su di me, poi quello rispose:
<< Secondo piano, stanza 7>>

Secondo piano, stanza sette, secondo piano… stanza sette… sette…
<< Ahahahaahhaah!!>> ridevo da sola, come una cogliona, seduta in camera mia davanti allo specchio frontale al letto. Mi stavo medicando con cura l’enorme taglio che avevo in fronte, lì dove avevo preso poche ore prima la botta. Lo nascosi con un colpo di frangia coi capelli.
Era tutto il giorno che sentivo rumoreggiare nel corridoio, stavano allestendo per l’ospite la stanza sette. Sentii un botto dietro il muro; evidentemente chi stava ordinando si era lasciato cadere di mano qualcosa.
Io ero nella stanza sei. Il mio letto, quello dove ogni sera dormivo, quello dove fantasticavo su scene romantiche, quello dove avevo versato lacrime, era separato da quello di Naruto da cinque centimetri di muro in legno. La situazione era tragica.
IO NON LO VOLEVO, IN CASA MIA. Era questo il punto della situazione. Non riuscivo a starci accanto per più di cinque secondi, figuriamoci viverci assieme, sotto lo stesso tetto! Mi venivano i giramenti di testa, e cascai all’indietro sul letto. I miei capelli così si erano disposti a raggiera. Cominciai a rotolarmi nel letto, finchè non caddi dall’altra parte, faccia sul pavimento.
<< Ohi…>>
No,  non ero decisamente pronta.

Proprio in quel momento entrò Hanabi. La poverina si trovò di fronte una scena veramente patetica: io stesa sul pavimento, il culo all’aria, che mugugnavo dal dolore. Mi alzai a fatica e mi appoggiai al letto. Poi la guardai. Era tutta vestita di tutto punto, si era pettinata, profumava di pulito.
<< Hinata… sei decisamente tristissima. Ma che diamine stavi facendo? Ahahah! Comunque è meglio che tu ti dia una rinfrescata, non trovi? In fondo sta sera avremo degli ospiti, sarebbe il caso che ti dessi una sistemata.>>
così dicendo mi lasciò sola. Mi sedetti al centro del materasso e iniziai a spazzolarmi i capelli. Fare quel gesto mi calmava, non sapevo il perché. Sentivo la cute fremere, e diversi brividi leggeri come farfalle mi scendevano lungo la schiena fino al bacino, dove gli addominali si contraevano. E così, mano a mano, la tensione si allentava, andava via dal corpo, e il fatto che di lì a poco avrei visto Naruto sembrava oramai solo un incubo molto lontano. Passarono due ore, in cui stetti in quella posizione. Quando poi sentii la campanella della cena suonare, mi prese un colpo.
Ma lui non era ancora arrivato. Mangiammo tutti in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Non mi spiegai quel senso di sollievo che ebbi, alla notizia che probabilmente la squadra sarebbe arrivata la mattina dopo. Non era il ragazzo che mi faceva impazzire?


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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


Comunque, stare seduta sul mio letto solo per attendere un qualsiasi segnale proveniente dalla stanza accanto mi sembrava veramente troppo. Iniziai a spogliarmi, dopo aver chiuso accuratamente la porta; strato dopo strato, lanciai ogni indumento sul letto, a formare una montagna di panni; solitamente ero una tipa ordinata, ma in un momento di agitazione simile, anche la semplice azione di porre dei vestiti nell’armadio  mi sembrava impossibile da realizzare, per le mie gambe rigide come tronchi. Presi una coperta, me la buttai sulle spalle, e sgattaiolai fuori. Sebbene fosse tardi, sentivo che la casa non era ancora addormentata; probabilmente il motivo era quello che teneva sveglia anche me. Mi rintanai in bagno, lasciando che l’acqua riempisse la vasca, e intanto mi sedetti sul bordo. Non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che… che… mi dava fastidio il solo pensare che Naruto sarebbe venuto a breve. Ed io…
raggiunto il limite d’acqua, mi immersi. Era gelida. Dall’attacco di Konoha, si erano persi molti confort che la mia famiglia aveva avuto da anni, come la sauna, eppure quella nuova vita, semplice, mi faceva sentire più vicina alla realtà che la gente affrontava ogni giorno. Non tutti nascono principesse.
 “Chissà qual è stato il pensiero di Naruto, alla notizia che sarebbe venuto qui…”
In effetti era una buona domanda. L’avrà toccato la cosa di essere sotto il mio stesso tetto? Non come a me. Si sarà fatto scrupoli? Non era nel suo carattere.
ne era stato felice?
Bo.
Depressa più di prima, uscii grondante, bagnando tutt’attorno, e mi avvolsi in un accappatoio candido e profumato trovato sul bordo della vasca. Probabilmente era stato destinato a Naruto, ma ormai era troppo tardi perché si facesse un bagno, appena fosse arrivato, e comunque ormai lo avevo inzuppato tutto. In punta di piedi tornai in camera. L’acqua gelida che scivolava lungo le caviglie creava una scia di orme dietro di me; mi aveva lasciato sulla pelle segni dei brividi che mi scuotevano in spasmi terribilmente piacevoli dalle gambe alle braccia, e con quella sensazione addosso, mi diressi verso camera mia. 
I miei pensieri furono bloccati.
Stop.
Aut.
Kaput..
La mia stanza era già occupata. Un ragazzo biondo, muscoloso, bellissimo, stava seduto a gambe incrociate, dandomi le spalle. Era Naruto. Indietreggiare, fu l’unica cosa che il mio cervello pensò, e andai a sbattere contro lo stipite della porta, tonfando leggermente. E il biondo si voltò.
“Hi-hinata? ” poi guardò la cosa che teneva in mano e si rivolse di nuovo a me “oddio, adesso mi è tutto chiaro.” E accanto a sé posò un reggiseno rosa pallido e un paio di mutandine abbinate. Il mio reggiseno. Le mie mutande. Perché non le avevo messe a posto?
“allora questa è camera tua, scusa, mi sa che mi sono confuso, sai, le due stanze sono vicine, e mi ero dimenticato il numero, ahah, questa casa è così grande!” mi strizzò gli occhi,e piccole rughe d’espressione gli contornarono le palpebre.
Io, giuro, non riuscivo a muovermi. Ero davanti a lui, con addosso solo un accappatoio, e per giunta aveva appena toccato la mia biancheria intima.
Improvvisamente sembrò accorgersi dello stato in cui mi trovavo, fece per avvicinarsi, poi, vedendo il mio misero indumento, ricadde sul letto.
“em… forse è meglio che me ne vada, eh? Avrai molte cose da fare e non vorrei disturbarti”; sembrava veramente turbato per lo stato in cui mi aveva trovato. Uscì dalla porta, passandomi vicinissimo. Notai un leggero rossore sulle sue guance.
 Lentamente, scivolai per il leggero bordo della porta, fino ad appoggiarmi per terra, sul pavimento in legno. E lì, com’era da aspettarsi, svenni.  
Quando poi il mio cuore riprese a battere normalmente, mi alzai e andai a letto. Ma prima di ciò, mi vestii, aggiungendomi qualsiasi capo addosso, nel caso fosse entrato qualcun altro nella stanza. Dopodiché, con addosso un pigiama, una camicia da notte, tue paia di calzini e un berretto, andai sotto le coperte, coprendomi fino alle orecchie.
che. Figura. Di. Merda.
sentii dall’altra parte del muro un tonfo, probabilmente Naruto era appena andato a dormire. Anch’io dovevo farlo. Ma mi era impossibile. E pensando che non sarei riuscita a chiudere occhio per tutta la notte, mi addormentai.
 
Calduccio. Troppo caldo. Mi ricordai in quel momento che mi ero vestita in tenuta polo nord. E poi mi venne alla mente anche il perché di quel gesto sconclusionato. Arrossii violentemente.
Che ore saranno state? Il sole era già sorto, lo potevo notare dalla pallida luce che rischiarava la stanza; danzava nell’aria, eppure non riusciva a illuminare i miei pensieri confusi. Mi alzai e mi diressi davanti allo specchio, cominciando a districare i lunghi capelli. E i nodi che si erano creati nella mia testa.
Dunque, Naruto era arrivato e accidentalmente era entrato nella mia camera, si era seduto nel mio letto, e come se non bastasse aveva pure toccato quel che c’era sopra. Mi scappò da ridere. Presi la biancheria che avevo nascosto nel cassetto e la esaminai. Era ovviamente tale e quale a quando l’avevo ritirata dalla lavanderia: soffice, trasparente, la stoffa era incredibilmente sexy. Perché avevo della roba simile in casa? Era stato Kiba, l’anno prima, a portarmi una roba del genere.

<< Buon compleanno, Hina-chaaaaan!!!>>
Sorrisi al suo sorriso. Smile.
Era passato un anno dalla partenza di Naruto. Per una strana coincidenza, proprio il giorno in cui compivo gli anni, aveva deciso di intraprendere il viaggio con Jiraya.
Quel giorno mi ero vestita carina, sebbene ci fosse soltanto Kiba, dato che neanche Shino era potuto venire, perché i suoi insetti si erano ammalati, ed era restato a casa con loro (che cavolo di scusa era?). Avevo messo un abitino azzurro lungo fino al ginocchio, in seta, e avevo portato i capelli all’indietro con un cerchietto. Stavano diventando sempre più lunghi.
Kiba mi prese per mano e si fece spazio verso la mia camera, trascinandomi; poi, giunto a destinazione, si lanciò sul letto, mugugnando dal piacere.
<< Hinata, io adoro il tuo letto… io ho solo uno stramaledetto futon che puzza di piscio. Perché le principesse devono avere materassi così morbidi? Non sarà mica per quella famosa favola, “la donnuccia sul pisello”, eh?>>
<< ahahah, principessa sul pisello, Kiba, principessa! E comunque non penso sia per quello!>>
<< Bè, perché no, infondo tu sei così delicata…>> mi prese il braccio e lo strattonò leggermente.
<< AHI!!!>> gemetti
<< Appunto!>> e fece una faccia talmente buffa che non riuscii di nuovo a trattenermi, e riscoppiai a ridere. Kiba aveva qualcosa che mi ricordava troppo Naruto. Sarà stato il sorriso, o quella capacità che aveva di riuscire a farmi sentire finalmente me stessa.
il ragazzo prese dalla tasca un piccolo pacchettino colorato. Rimasi contrariata, perché non mi andava di ricevere un regalo da Kiba. Il solo fatto che mi era amico era più che sufficiente. Feci per parlare, ma fui interrotta dalla sua grossa mano che mi si posò sulla bocca.
<< Alt, non dire nulla, so che non sei d’accordo, ma mi andava di farti un regalo. Ah, aprilo pure, ma ti farà schifo! Però prima o poi spero ti servirà, e così..>>
<>
Iniziai ad aprirlo cautamente, non volevo rovinare la carta, era così graziosa, con quei piccoli soli stampati in rilievo; feci scivolare il dito sotto lo scotch e strappai: scivolarono giù una mutandina e un reggiseno rosa antico.
<>
<< No, ferma, non fare così, ehi, Hinata!!>>


Al solo ricordo mi misi a ridere come un’idiota. Bè, erano servite, in fondo, a distruggere quel poco di dignità che avevo. Mi vergognai di me stessa, e dell’idea malsana che ebbi la scorsa sera, perché col fatto che sarebbe arrivato Naruto, mi sarei dovuta metter qualcosa di carino.
Sentii bussare alla porta.
<< Aperto!>>
Era Hanabi << ehi, sorellona, come mai non ti sei ancora alzata? Sono le 11 e mezzo, il tuo latte è diventato gelido!>> mi si sedette accanto << perché hai in mano quella roba confettosa? Non penserai mica di indossare una cosa del genere solo perché c’è Naruto, vero? Aahahahaha!>>
<< Ma cos..cosa DICIII!!!>>
<< e non urlare, anche te, guarda che il tuo principe azzurro ancora dorme!>>
le diedi uno sberlotto, lei uscì, facendo una linguaccia, e rimasi di nuovo sola.

Dovevo fare in fretta se non volevo incontrare Naruto per la colazione. Era stupido scappare, lo sapevo benissimo anch’io, prima o poi ci saremmo incontrati, essendo sotto lo stesso tetto, eppure… al solo ricordare l’esperienza passata, come avrei potuto minimamente rivolgergli la parola, o semplicemente guardarlo? Ero sicura che già l’opinione che aveva di me non era delle migliori, ero un continuo svenirgli in faccia, ma dopo la bravata scorsa mi avrà dato anche della pazza… Non era stata neanche colpa mia, avevo soltanto fatto una doccia ed era lui che era entrato nella MIA camera, come aveva potuto, però quel reggiseno non doveva stare lì, e poi….
Troppo casino c’era nella mia testa.
Scalza, aprii la porta che dava sul corridoio. Silenzio.
Scesi allora le scale, ed entrai nella sala da pranzo. In piedi c’era mio padre, che sentendomi da dietro, si girò.
<< Hinata, ti sembra l’ora? Non dovresti essere con la tua squadra?>>
<< Non sono al villaggio, perché sono partiti ieri… e purtroppo non mi hai fatto andare>> mi sedetti e presi una fetta di pane e marmellata. Lamponi.
<< Logico, è stata solo una scusa per saltare gli allenamenti, no? C’era da aspettarselo. Cosa pensi che farai tutto il giorno?>>
<< Io non ho marinato!>>
<< Non usare quel tono con me!>>
Due colpi di tosse dalla porta.
<< Em, salve, scusate il ritardo. Ho interrotto qualcosa?>>
Non ci potevo credere. Lui non dormiva fino a tardi? Era un tardi ancora troppo presto. Panico.
Sembrando fin troppo concentrata nello spalmare il mio panino, non alzai lo sguardo.
Ci pensò mio padre a rompere il ghiaccio.
<>
Naruto si diresse il verso il tavolo, sentii chiaramente lo spostarsi della sedia.
<< Suvvia, Hinata, preparagli qualcosa!>>
<< Ma signor Hyuga, faccio da sol..>>
<< Gli ospiti sono ospiti!>> lo ammonì mio padre.
Presi a spalmare un altro panino.
<< Dimmi, Naruto, che progetti hai per la giornata?>>
io non alzavo lo sguardo, non ce la facevo proprio.
<< Bè, signore, suppongo che dovrei allenarmi, ahahahha! Alba mi farebbe a spezzatino di volpe, sennò. Però prendo tutto molto soft, almeno oggi, il viaggio di ieri mi ha stancato troppo, AAAAAAAWN.>>
Mio padre non rise.
<< Allora, Naruto, se non ti devi troppo impegnare, ti devo chiedere un favore.>>
Porsi il pezzo di pane al ragazzo che avevo di fronte; nel darglielo, le nostre mani si sfiorarono. Erano terribilmente calde, le sue, al contrario delle mie. Un brivido mi percorse il corpo.
<< Allenati con Hinata.>>

Eh?
<> disse Naruto.
alzai lo sguardo. Mi guardava. Il coltello mi cadde di mano.
Poi mi sorrise, uno dei suoi tipici, belli, caldi, sorrisi.
<< Mi farebbe molto piacere, Hinata!>>
Mio padre: << Allora è un sì>>.


 

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