The Nights We Felt Alive

di LiveWithoutWarning
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Reckless ***
Capitolo 2: *** The Brave ***
Capitolo 3: *** That Girl ***
Capitolo 4: *** Feels like I'm falling in love alone ***
Capitolo 5: *** Lullabies ***
Capitolo 6: *** A Daydream Away ***



Capitolo 1
*** The Reckless ***


Si svegliò di soprassalto. Dove si trovava? Si guardò intorno. Rimase per un attimo accecato dalla luce del sole che entrava della finestra semi aperta.
Lui era nudo. Completamente nudo e in una camera sconosciuta.
“Ottimo lavoro, Jack!” si disse tra sé e sé.
Di fianco a lui una ragazza giaceva immobile. Guardandola bene si poteva notare che era davvero una bella ragazza, bionda, alta e piena di tatuaggi colorati. La fissò per qualche istante cercando di ricordare cosa aveva fatto la notte prima e come erano finiti a letto insieme. Nulla. Vuoto totale.
Cercando di non svegliarla si buttò giù da letto e si mise in fretta e furia i suoi vestiti. Uscì velocemente dalla stanza e si fiondò fuori da quella casa senza lasciare nemmeno un biglietto. I biglietti non erano nel suo stile.
Prese il telefono dalla tasca dei jeans. C’erano 6 messaggi e 3 chiamate, ovviamente tutte da Alex, il suo migliore amico.
Decise di chiamarlo. Il telefono squillò due volte prima che una voce pimpante gli rispose - Hey, amico! Dove ti sei cacciato ieri sera dopo il concerto?! Tutti ti hanno visto farti quella ragazza bionda e poi sei sparito!-
-Scusa Alex- rispose Jack - ma al momento ho bisogno che tu mi venga a prendere perché mi sono svegliato nell’appartamento di quella ragazza e non so come tornare a casa. Comunque ieri sera ho fatto proprio centro! Era una gran gnocca!-
-Sei sempre il solito Barakat! Vengo a prenderti, dimmi la via e sono lì il prima possibile-
 
Appena Jack fu salito in macchina, Alex mise il suo CD preferito dei Blink, “Enema of the State”, e i due cantarono a squarciagola Dumpweed.
Arrivati davanti a casa di Jack, Alex gli disse - Hai almeno lasciato un biglietto a quella ragazza dicendole che la richiamerai?-
-Alex, sai come sono fatto - rispose Jack – le relazioni serie non sono roba per me- e dicendo questo entrò in casa.
 
Si fece una bella doccia calda, si mise degli abiti puliti e uscì di casa. Andò al parco e si sedette sull’erba. Il sole picchiava forte quel giorno, ma a lui piaceva sentire quel calore sulla pelle.
Mentre era immerso nei suoi pensieri, davanti a lui passò una ragazza che attirò la sua attenzione. Non perché fosse particolarmente bella o avesse delle enormi tette (cosa che lo affascinava molto), ma ne era attratto, non sapeva come spiegarselo.
Era una ragazza abbastanza bassa e magra. Aveva i capelli corti viola. Appena dietro la spalla aveva tatuata una scritta, ma non si riusciva a leggere per colpa della spallina della canottiera dei Nirvana.
 
Jack la guardò passare davanti a lui e l’immagine di quella ragazza gli rimase impressa nella mente.

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Capitolo 2
*** The Brave ***


Era sabato sera, e come tutti i sabato sera Jack e i ragazzi uscirono a bere, rimorchiare e divertirsi. Si ritrovarono in un bar di Baltimora. Jack era completamente assente e nella sua testa continuava a insinuarsi l’immagine della ragazza del parco. Possibile che non riuscisse a dimenticarla? Non sapeva nemmeno il suo nome, né dove vivesse, né quanti anni avesse… in fin dei conti non sapeva nulla di lei. E allora com’era possibile che non riusciva a pensare ad altro?
-Jack?? Sei qui con noi sul pianeta terra??- gli gridò Zack. Jack si svegliò di colpo dal suo sonno ad occhi aperti e per lo spavento si rovesciò un po’ di birra sulla maglia.
-Scusate ragazzi- disse –non sto molto bene, è il caso che torni a casa mia.-
Tutti si scambiarono sguardi sorpresi, ma Jack, senza badarci molto, prese e se andò in auto. Accese la radio e partì “I miss you” dei Blink 182. “Ci mancava solo questa canzone” pensò. Spense la radio e si avviò nel silenzio totale verso casa.
 
Erano le 4 del mattino e lui era ancora lì sul letto a fissare il soffitto. L’avrebbe più rivista? Sperava con tutto il suo cuore di sì.
 
Il giorno seguente si alzò, mangiò un paio di uova e bacon e si mise a suonare un po’ la chitarra. Suonò qualche canzone dei Green Day ma la sua mente era completamente assente, perciò rimise a posto la chitarra e decise di uscire.
 
Era al parco, solito posto sull’erba con il sole in faccia. Nemmeno l’ombra di quella ragazza.
Dopo circa mezz’ora stava per andarsene, quando la vide. Gli salì il cuore in gola.
Lei si stava sedendo su una panchina di fronte a Jack. Lui la guardò estasiato.
Lei si mise a leggere un libro, noncurante del ragazzo che la fissava.
“Devo assolutamente andare a parlarle” pensò Jack. Ma le sue gambe avevano dimenticato come ci si doveva muovere. Le mani gli sudavano e il cuore batteva forte. Alla fine si fece coraggio, si alzò e andò da lei.
 

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Capitolo 3
*** That Girl ***


-Hey- disse Jack. Gli tremava la voce ma sperava che lei non se ne fosse accorta.
Lei alzò gli occhi dal libro e lo guardò male -hai bisogno di qualcosa?- gli disse con voce irritata.
Jack era sorpreso dalla reazione della ragazza. Perché mai doveva trattarlo in quel modo? Lui voleva solo conoscerla e magari finirci a letto insieme. Rimase a fissarla senza sapere cosa dire. “Ha dei bellissimi occhi nocciola” pensò “potrei star qui a guardarli per ore”.
-Sto cercando di leggere un libro, se non hai nulla da dirmi puoi anche andartene- gli disse.
In quel momento Jack disse la prima cosa che gli venne in mente –Faccio parte di una band, gli All Time Low, se ti va potresti venirci a vedere qualche volta-
-Ci penserò su- disse lei senza troppa convinzione.
“Che ragazza complicata, cazzo! Bellissima certo, ma molto complicata” pensò.
-Ti lascio il mio numero- disse Jack –Così mi chiami e ti dico le date dei prossimi concerti- Lei annuì. Jack prese una penna dalla tasca “ho dentro di tutto in questi jeans” si disse tra sé e sé. Però mancava una cosa essenziale, un foglio. “I bigliettini non erano nel suo stile”. Guardò il libro. Lì c’erano molti fogli, ma poi pensò che se le avesse scritto il suo numero su quel libro, lei si sarebbe arrabbiata molto. Sembrava così importante, chissà che libro era.
Lei notò che lui era in difficoltà e gli allungò il braccio –Scrivi pure qua, non sono schizzinosa- Le scrisse il numero sul braccio e le disse –Comunque piacere, sono Jack Barakat!-
-Piacere- disse lei stringendogli la mano –Io sono Emma Puckett.- Detto questo chiuse di colpo il libro, facendo sobbalzare Jack, e se andò lasciandolo lì da solo.
Lui la seguì con lo sguardo finché non ebbe girato l’angolo, poi si mise le mani nei capelli “mi sono cacciato proprio in un bel guaio”.  

 
 

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Capitolo 4
*** Feels like I'm falling in love alone ***


“Una settimana. Era passata una fottutissima settimana e lei non si era ancora fatta sentire. Una settimana di merda, visto che non riuscivo a concentrarmi in nulla, tantomeno nelle prove del gruppo”.
Jack si sentiva malissimo. Lei non si era fatta viva e lui non faceva che pensare ai suoi “maledettissimi”, bellissimi occhi nocciola.
Il telefono cominciò a vibrare. “Finalmente!” pensò. Prese veloce il telefono, con il cuore in gola, finché non si accorse che lo stava chiamando Alex e non Emma. Preso dallo sconforto rispose –Ciao Alex, non sono dell’umore per uscire stasera, scusa-
-Dai Jack! E’ una settimana che ti comporti in modo strano! Ora alzi il culo da quel fottuto letto, ti vesti e tra 10 minuti solo lì. Niente scuse.- e riattaccò.
 
Al bar ogni ragazza che passava non faceva che ricordagli lei. Tutte sembravano lei e nessuna lo era davvero. Aveva bisogno di qualcosa di forte. Ordinò della vodka e si rilassò un po’. Cominciò a non pensare più e a divertirsi solo con i suoi amici. “E’ stata una bella idea uscire” pensò.
 
Si svegliò di soprassalto. Dove si trovava? Si guardò intorno. Era in una vasca da bagno. “Che cazzo ci faccio qui?” pensò. Si guardò attorno e si accorse di essere nel bagno di Alex e che aveva la maglietta piena di vomito. Si alzò, andò in camera di Alex e ci trovò Rian insieme ad una ragazza, che dormivano sotto le coperte.
Cercando di fare meno rumore possibile prese una maglia, un paio di pantaloni puliti e andò a cambiarsi in bagno.
Appena fu vestito se ne andò.
 
Si sdraiò sul suo letto. Aveva la testa che scoppiava. Forse avrebbe dovuto chiamare Alex e avvertirlo che a casa sua c’era il delirio. Il cellulare era sul tavolo della cucina. Si avviò verso la cucina e prese il telefono “una chiamata persa, sarà Alex”. Invece vide un numero sconosciuto. “Cazzo!” pensò “cazzo, cazzo, cazzo!! Sono un coglione!! Se era lei?? Sono stato tutta la settimana attaccato a quel fottutissimo telefono e mi chiama proprio l’unica sera che esco?? Ora la richiamo. Subito.”
La richiamò. Il telefono squillò e alla fine partì la segreteria –Questa è la segreteria di Emma Puckett- Appena sentì la sua voce il cuore di Jack fece un balzo –Al momento non posso rispondere, lasciate un messaggio dopo il bip-
-Ehm ciao Emma… sono Jack… quello del parco. Ehm… Richiamami appena puoi-.
Buttò il cellulare sul divano e si addormentò vicino al telefono, sperando con tutto il cuore che cominciasse a suonare.

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Capitolo 5
*** Lullabies ***


Il telefono cominciò a vibrare. Jack si svegliò e si lanciò sul cellulare.
-Pronto- disse con voce assonnata.
-Ciao, sono Emma. Mi avevi detto di richiamarti e così ho fatto. Allora quando fate il prossimo concerto tu e i tuoi amici?- disse lei. La sua voce era dolce e sembrava più cordiale del solito. “Strano” pensò lui.
-Ci esibiamo mercoledì al Primrose’s  alle nove. Ti va di venirci?- le chiese speranzoso.
-Penso di riuscirci dai, comunque ti farò sapere se vengo o no- gli disse.
-Perfetto! Poi magari possiamo andare a bere qualcosa, se ti va- disse Jack.
-Vediamo- rispose lei –Ora devo proprio andare, ciao Jack-
 
Era mercoledì sera, e lui l’avrebbe rivista. Non aspettava altro.
Alle otto gli All Time Low arrivarono al locale e cominciarono a prepararsi. Iniziarono a suonare verso le 9 e mezza, ma Emma non si vedeva da nessuna parte. Verso le dieci, sulle note di Lullabies lei entrò nel locale. Appena la vide Jack sobbalzò e sbagliò qualche accordo, ma si riprese subito. Zack gli lanciò un occhiataccia, ma lui non ci fece caso. Si scatenò ancora di più e cercò di dare il meglio di sé. Lei si era messo in un angolo, continuava a saltare e stava persino cantando le loro canzoni! Jack era sbalordito. “Quindi ci conosceva già, oppure è andata ad ascoltarsi le nostre canzoni dopo il nostro primo incontro al parco! Questo vuol dire che si è interessata, si è interessata a me! E voleva farmi credere che non gliene importava nulla! Che bastarda! E comunque non ho mai visto bastarda più bella.”
 
Finirono con Coffee Shop Soundtrack. Appena ebbe suonato l’ultima nota, Jack lanciò la chitarra ad Alex e scese di corsa dal palco. Lei stava uscendo dal locale. Lui la fermò sulla porta. –Hey- le disse con un sorriso a 32 denti.
-Hey- rispose lei. Nella sua voce c’era una nota triste. Lui ebbe l’impulso di abbracciarla ma si trattenne.
-Senti, ti va di venire a bere qualcosa con me?- le chiese speranzoso.
Emma si guardò un po’ intorno, indecisa sul da farsi. Alla fine rispose –Certo, perché no?-
 
Si sedettero intorno ad un tavolino appartato. Era l’una inoltrata, ma nessuno dei due aveva sonno. Lui le offrì da bere. Emma cominciò a chiedergli di lui, di come stesse andando con la band e dei suoi amici. Dopo che lui ebbe risposte a tutte le sue domande le chiese – E tu invece, che fai nella vita?-
-Lavoro in una caffetteria, patetico vero?- disse abbassando gli occhi sul bicchiere. Buttò giù in un sorso tutta la vodka.
-Hey! vacci piano con quella roba- le disse Jack ridendo. Poi aggiunse –Non la trovo per nulla una cosa patetica, è un lavoro come un altro, che c’è di male?-
-Molta gente non la pensa come te- rispose triste.
-Molta gente è stupida- le disse Jack. Lei sorrise. “Dio quant’è bella” pensò.
Emma prese altri tre bicchieri di Vodka e finì la serata straparlando della fine del matrimonio dei suoi, del suo ragazzo che l’aveva mollata poco prima di venire al concerto e di come non si sentisse soddisfatta della sua vita. Tutto questo fece pensare a Jack quanto fosse fortunato a fare un lavoro che gli piaceva, circondato sempre dai suoi migliori amici.
Quando Emma finì di parlare lui si alzò andò a pagare e la portò nella sua macchina.
Era visibilmente ubriaca. Appena saliti lei gli saltò praticamente addosso e si tolse la maglietta. Jack rimase un attimo incantato a fissarle le tette, ma poi si riprese. Non era giusto. Per la prima volta nella sua vita Jack non voleva approfittarsi di una ragazza.
La baciò a stampo, l’aiutò a rimettersi la maglietta e l’accompagnò a casa.
Era così difficile vederla scendere dalla macchina barcollando e non poterla portare via con lui. Ma era la cosa giusta.
Tornò a casa sua e si addormentò pensando a lei.

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Capitolo 6
*** A Daydream Away ***


“Cosa devo fare ora?” si chiese “La chiamo o aspetto una sua chiamata?”
Era la mattina dopo la serata al bar con lei. Non aveva dormito nulla, non riusciva a non pensare al fatto che si era fatto scappare una grande possibilità.
 
“Pomeriggio e lei non mi ha ancora chiamato. Forse dovrei chiederle di uscire stasera… Sì, ora la chiamo”. Prese il telefono e le telefonò. Dopo circa due squilli una voce molto assonnata rispose –Pronto-.
-Hey Emma, sono Jack. Come stai?- le chiese.
-Tutto bene grazie, scusa per ieri sera, non reggo molto l’alcol e non ricordo molto bene quello che è successo. Ricordo solo che abbiamo parlato tanto di me e poi vuoto- Gli disse.
-Già, poi ti ho riaccompagnata a casa- disse Jack –Comunque volevo chiederti se stasera ti andrebbe di andare al cinema o a cena, come preferisci-.
-E’ un appuntamento?- chiese lei.
-Beh in un certo senso- disse lui. Data la sua risposta non si sentì per niente sicuro. Aveva paura che lei avrebbe rifiutato, e a qual punto che avrebbe fatto? Lui aveva bisogno di quella complicata ragazza.
-Non so sai, sono appena uscita da una storia… Però ho davvero voglia di uscire e la mia migliore amica è sempre col suo ragazzo…-
-E allora vieni, no?- le disse lui –Non accadrà nulla che tu non voglia-
-Okay, ci sto!- disse lei, ora più sicura. –Ci vediamo stasera Jack!-
 
Jack la stava aspettando davanti a casa. Si era persino vestito elegante, l’avrebbe portata in un bel ristorante e poi sperava che da sobria avrebbe rifatto la stessa cosa di ieri sera.
Lei uscì di casa e lui rimase a bocca aperta. Era semplicemente stupenda. Indossava un abito corto nero senza maniche e i suoi capelli viola erano così lucenti sotto la luce della luna. Ai piedi portava delle All-Stars nere. “Adoro questa ragazza” pensò.
Lei salì in macchina e gli sorrise. Lui mise “Dookie” dei Green Day e scoprì che lei li adorava ed era andata a tre loro concerti. Per tutto il viaggio continuarono a  parlare di musica e Jack capì che avevano davvero molte cose in comune.
 
Al ristorante lei ordinò da bere dell’acqua “per non rischiare” disse.
Lui continuò a farla ridere per tutta la cena. –Hai un sorriso stupendo- le disse. Emma arrossì e lo ringraziò per il complimento.
A fine cena lui le chiese se volesse tornare a casa. Lei gli disse di sì visto che domani avrebbe dovuto alzarsi presto per andare a lavorare.
La portò fin davanti a casa, scese dalla macchina e l’accompagnò davanti alla porta.
Si guardarono negli occhi, non sapeva cosa dire allora pensò “Fanculo! Ora o mai più” e la baciò. Fu un bacio dolce e pieno di passione. Ad un certo punto lei si staccò –Jack non so se sia la cosa giusta, insomma… Ci conosciamo da poco, ho appena rotto col mio ex e…- Lui la zittì –Devi smetterla di preoccuparti di quello che pensano gli altri! Cazzo Emma, sei giovane, divertiti e vivi!-
Lei rimase per un attimo stupita dalle sue parole. Lui pensò subito di aver detto la cosa sbagliata ma sorprendentemente lei lo baciò con ancora più enfasi, aprì la porta e abbracciati entrarono in casa. Jack chiuse la porta con la gamba. Era tutto buio e lui non vedeva nemmeno dove metteva i piedi. Lei lo teneva per il colletto della camicia. Lo trascinò in salotto e si buttarono insieme sul divano. Cominciò a spogliarlo. Lui sentiva il calore delle sue mani che gli toccavano il petto. Lei gli slacciò tutti i bottoni della camicia e gliela tolse. Lui la baciò con passione, le abbassò la zip del vestito e glielo levò. “Dio se era bella” pensò.
Lei cercò di toglierli la cintura, ma non ci riusciva molto bene, così lui si slacciò la cintura e si tolse i pantaloni. Stava per levarle il reggiseno quando lei gli sussurrò all’orecchio –Aspetta- e si alzò diretta chissà dove. Ad un certo punto nella stanza partì una musica. Jack la riconobbe subito, lei aveva messo un CD dei Queen. “In effetti non dev’essere male fare sesso con i Queen di sottofondo” pensò.
Lei ritornò da lui e gli si sdraiò sopra baciandogli il collo e il petto. Quando risalì a baciargli la bocca lui le slacciò il reggiseno e lo buttò di lato. La spostò e si mise sopra di lei. Le tolse delicatamente le mutandine e così fece lei con lui. Lui era estasiato da lei. Era bellissima. Provava mille emozioni contemporaneamente e non riusciva nemmeno bene a capire lui cosa provasse. La baciò ed entrò delicatamente dentro di lei. Sentiva il suo respiro farsi più affannato man mano che continuava. Era stupendo. Non trovava altre parole per definire quella situazione. Era completamente diverso che con le altre. Perché l’amava, davvero. Se ne era accorto solo ora ma l’amava. Non gli era mai successo prima. E si rese conto che non aveva mai desiderato nessun altra come lei ora. E anche che quella era una delle notti in cui si era sentito davvero vivo.

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