Ciò che collega l'anima

di Reine_De Poiters
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La neve che cade d'inverno ***
Capitolo 2: *** Delirio da febbre...o forse no? ***



Capitolo 1
*** La neve che cade d'inverno ***


                                                                                          La neve che cade d’inverno
 
 
Haruka, a differenza degli altri giorni, si era svegliata nel più completo silenzio della sua stanza. Non sentiva nessun rumore provenire dall’esterno e, come gi aveva insegnato l’esperienza, il silenzio, molto spesso, non era un buon segno.

Era rimasta alcuni minuti a crogiolarsi nel dolce tepore delle coperte poi, ancora un po’ assonnata, si era alzata. Aveva notato che, a suo malgrado, si era svegliata piuttosto presto rispetto al solito. Erano solo le sette e mezzo.

Anche se la sera precedente era andata a letto molto presto, causa il freddo artico di quel periodo che gli aveva impedito di uscire anche solo per farsi un giro, avrebbe voluto dormire almeno un’altra ora, essendo anche in vacanza.

Faceva molto più freddo degli altri anni e gran parte del Giappone si trovava sotto un velo di candida neve, constatò Haruka. Lei amava la neve, fin da bambina era rimasta affascinata, ed incantata, da quello spettacolo della natura così raro, ma così conosciuto e ricercato.

Quando sua sorella era ancora in vita, quelle poche volte che nella sua città natale nevicava, entrambe si appoggiavano al vetro della grande finestra del salotto ed osservavano i fiocchi bianche volteggiare in aria e cadere al suolo.
Solo quando ne era caduta abbastanza per poter svagarsi lei ed Ayaka uscivano in giardino e passavano le ore a divertirsi giocando a palle di neve e costruendo pupazzi di diverse dimensioni e forme, finché la loro mamma non riusciva a trascinarle finalmente dentro casa con la scusa di una buona e fumante cioccolata calda.
Quel divertimento e quella gioia di bambina non l’aveva più riprovata, nella prefettura dove viveva adesso erano rare le precipitazioni nevose.

Quando Haruka, dopo essersi lavata e vestita, aveva aperto la finestra della sua stanza per arieggiarla si era ritrovata davanti ad un’immensa distesa di bianco. Aveva guardato meravigliata e stupita il panorama che le si parava di fronte, era incantevole.

Le previsioni della sera precedente davano pioggia e ormai Haruka aveva perso le speranze di vedere la neve anche quell’anno. Si era sporta estasiata dalla finestra per osservare il panorama, era una visione sbalorditiva per lei.
Sul suo volto era comparso un largo sorriso di gioia. Haruka si era subito fiondata verso l’armadio, alla ricerca di qualcosa di più pesante da indossare, non sia mai che si ammalasse quando il divertimento era appena incominciato.

Era uscita di casa in fretta e furia, avvolta in un pesante cappotto color pastello ed una semplice sciarpa bianca a coprirle il collo. Appena aveva percepito i piedi affondare nella neve aveva provato un’immensa sensazione di gioia, l’adorava e non poteva farne a meno perché le ricordava troppo la sua agrodolce infanzia.
Poco dopo essere scesa, mentre si stava divertendo nel totale silenzio della città innevata, per la sua immensa gioia ricominciò a nevicare. Non riesciva, a suo malgrado, però ad essere del tutto felice. Non ci riusciva perché era sola e non poteva non condividere quella sua felicità con qualcuno, per questo si tirò in piedi e si mise a meditare sul da fari.

Era ancora molto presto, probabilmente tutte le sue amiche stavano ancora dormendo o comunque erano troppo lontane da raggiungere a piedi.
 Si guardò curiosamente intorno e notò che solo poche persone erano in strada come lei, qualche giovane temerario e alcuni bambini che, molto probabilmente, appena vista la neve avevano svegliato e trascinato fuori casa i genitori per divertirsi.
Guardò un’altra volta tutte le vie innevate e si rese conto che, sfortunatamente o fortunatamente per lei, dipende dai punti di vista, la persona raggiungibile più vicina era un certo Yakumo Saito.

Haruka sogghignò divertita, sicuramente gli sarebbe piaciuto svegliare il ragazzo di prima mattina per trascinarlo con lei in mezzo alla neve, sarebbe stata la giusta punizione per tutte le sue battute di dubbio gusto, pensò Haruka.
Per alcuni minuti rimase indecisa sul da farsi, ma le sue gambe si mossero da sole e lei fu costretta a seguirle verso il Circolo degli amici del cinema. L’idea di infastidirlo, come spesso faceva lui, l’allettava molto, ma le faceva piacere anche passare un po’ di tempo in sua compagnia.
 
 



A causa della neve che aveva sotterrato letteralmente ogni strada, Haruka ci mise più del previsto ad arrivare. Era davanti alla porta del prefabbricato dove, presumibilmente, si trovava Yakumo e, come sempre, la porta era aperta.

Poggiò la mano sulla maniglia e l’abbassò di botto spalancando con foga la porta sperando di dare “un buon risveglio” al ragazzo, ma le sue aspettative caddero quando si accorse che Yakumo era già sveglio e ben avvolto nel giacchetto e in alcune coperte.

I due si osservarono, entrambi accigliati, per alcuni minuti e alla fine fu Haruka a parlare per prima col suo tono sempre allegro e giocoso

-Buongiorno, Yakumo! Hai visto che bel tempo?- l’interpellato l’aveva guardata come fosse una pazza, mantenendo comunque il suo solito sguardo annoiato.

-Come scusa? Credo tu non abbia ben chiaro il concetto di bel tempo-

- Non lo vedi?! Nevica! Non è meraviglioso?- aveva enfatizzato a più non posso il  concetto, che per lei era così scontato , attraverso ampi gesti delle braccia.

- No, non mi pare meraviglioso. Fa freddo e non riesco a dormire- Yakumo si tirò la coperta fin sopra il mento, mentre osservava la ragazza sorridere birichina.

-Infatti non devi dormire, tu vieni con me!- il sopracciglio destro del ragazzo si era inarcato in segno di sorpresa, non riusciva bene cosa intendesse per “tu vieni con me” la combina guai.

- Oggi non sono in servizio, mi dispiace non poterti tirare fuori dai tuoi soliti guai, passa quando la neve si sarà sciolta o ancora meglio non passare proprio- l’aveva liquidata così per poi sotterrarsi sotto le coperte, non voleva noie quel giorno.

-Ma che hai capito! Devi solo venire fuori con me- Haruka aveva scoperto completamente il giovane davanti a se che ora la guardava più storto del solito, rispose al suo sguardo con una linguaccia.

- Fossi matto! Ridammi le mie coperte- Yakumo sembrava abbastanza infastidito dalla richiesta della ragazza, provò a riprendersi le coperte ma fu tutto inutile, quando Haruka si metteva in testa qualcosa non c’era niente o nessuno che riuscisse a farle cambiare idea.

Era consapevole che, se non l’avesse accontentata, non l’avrebbe lasciato in pace e l’unica cosa che desiderava in quel momento era la pace. Sbuffò sonoramente e si mise in piedi, avrebbe voluto rimanere al circolo tutto il giorno, spaparanzato sul divano.

-Se prometti di lasciarmi in pace almeno per un mese può darsi che esca, ma è solo una possibilità- il volto di Haruka si era disteso in un grande sorriso, entrambi sapevano che lei non sarebbe riuscita a mantenere quella promessa e, per questo, il fatto che Yakumo avesse accettato la sua richiesta, in modo indiretto, non poteva non renderla almeno un po’ felice.

- Vedrò che posso fare…- aveva risposto vagamente Haruka, lasciando cadere così il discorso mentre Yakumo si preparava.
Il giovane si era vestito con molta calma e poi, come al solito, si era avvicinato alla porta della stanza senza dire nulla ad Haruka che, quasi saltellando si gioia, lo seguiva.

Non aveva fatto in tempo a muovere un passo che aveva sentito le scarpe sprofondare nella neve e, con la faccia più scettica del mondo, si era girato verso la ragazza che sorrideva quasi estasiata. Per un attimo era rimasto incantato dal volto della giovane che, mai e poi mai, aveva visto così felice, quindi si trattenne da qualsiasi uscita malevola.

- Capisco che ti piaccia la neve, ma dove vorresti andare se neanche si può camminare?-

-Sei un pigrone! Solo perché non puoi camminare col tuo solito passo abbattuto non vuol dire che non si possa camminare, secondo te come ci sono arrivata io fin qui?- la ragazza aveva ribattuto con convinzione  l’obiezione precedente, sapeva benissimo che l’altro cercava un modo per defilarsi nuovamente tra le coperte.

-Comunque andiamo al parco- mentre parlava, Haruka aveva spintonato delicatamente il ragazzo per farlo camminare e, sbuffando, aveva obbedito silenziosamente.

-Così puoi giocare con i tuoi coetanei, ma essendo bambini avete bisogno di qualcuno che vi controlli. Adesso capisco anche perché mi hai costretto ad uscire con questo freddo-
Haruka, sul momento, era rimasta visibilmente offesa dall’uscita poco carina del ragazzo che ignorava, o più probabilmente faceva finta di ignorare, il piccolo broncio messo su dalla ragazza.

- Lo sai di essere veramente un antipaticone?  Non ti ho chiamato di certo per farmi da cane da guardia, ma tu sei sempre così freddo…-  Haruka , alla fin fine, aveva ormai perso l’abitudine di offendersi realmente per le battutacce di Yakumo sul suo canto, aveva capito come era fatto. Nessuno però gli toglieva il diritto di farlo sentire almeno un po’ in colpa per quello che diceva.

Yakumo si era girato, finalmente, ad osservare la ragazza che, a sua volta, lo guardava con un finto broncio dipinto sulle labbra. Aveva tutti i capelli spettinati per via del vento e le guancie e il naso rosso la rendevano ancora più buffa, agli occhi di Yakumo, di quanto già non fosse.

-Allora per qual’importantissimo motivo mi avresti trascinato qui fuori, al freddo e al gelo delle intemperie quando sarei potuto rimanere tutto il giorno a dormire-

-Bhè, come avrai notato, mi piace molto la neve e avrei voluto condividere con qualcuno la mia gioia nel rivederla dopo tanto tempo, tutto qui- aveva abbassato lo sguardo ed era arrossita notevolmente, ma il freddo e la sciarpa contribuivano notevolmente a nascondere il rossore dovuto all’imbarazzo.

Anche Yakumo si era sentito, solo per un attimo, in imbarazzo. Aveva osservato il volto della ragazza con dolcezza, gli aveva fatto piacere ciò che aveva detto.
Si era avvicinato alla ragazza e, molto timidamente, aveva poggiato la sua mano sulla sua testa e, girando lo sguardo imbarazzato dal lato opposto, aveva parlato.

-Scusa…- quello di Yakumo era un impercettibile sussurro che la stessa Haruka faticò a sentire, ma non fece in tempo a dire nulla che l’altro gli aveva scompigliato i capelli e si era velocemente girato, riprendendo a camminare a passo spedito verso il parco.

Haruka era rimasta alcuni secondi ad osservare la figura di Yakumo camminare velocemente e quello, non sentendo passi dietro di lui, l’aveva esortata a seguirlo tramite un movimento del braccio.

-Guarda che se non ti sbrighi cambio idea!- la giovane si era affrettata a seguirlo ed era riuscita ad affiancarlo dopo pochi minuti, gli aveva afferrato il braccio e gli aveva sorriso, un sorriso pieno di gratitudine.

-Grazie- era tutto quello che poteva dirgli, perché ora era felice, ora poteva condividere con lui quella sua felicità e poi vederlo arrossire a quel suo timido ringraziamento non ha prezzo.


 
 
 
Angolino dell’autrice

Eccomi di nuovo qui, stavolta con una raccolta.
Spero veramente che la storia vi sia piaciuta e ringrazio tutti voi, cari lettori e lettrici, che avete anche solo aperto questa storia.
Come ho detto prima questa è una raccolta ,e questo il suo primo capitolo ( ma va?!), che partecipa alla al contest "Un anno colmo di prompt - Challenge" indetto da AoKise92 sul forum di efp, spero che questa sia la prima di tante storie che scriverò per questa raccolta.
Proverò ad essere regolare con gli aggiornamenti, una volta a settimana, ma non assicuro nulla vista la mia indicibile lentezza.
Ringrazio nuovamente tutti quelli che hanno letto questa storia e tutti quelli che la recensiranno.
Alla prossima, Reine.

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Capitolo 2
*** Delirio da febbre...o forse no? ***


                                               Delirio da febbre… o forse no?

 




Yakumo odia, forse più di ogni altra cosa, l'inverno. Fa freddo,  piove, e la pioggia lo mette di cattivo umore più di quanto non lo sia solitamente, e l'aria pullula di batteri e lui, matematicamente, riesce ogni anno a prendersi l'influenza.
 È sì una buona scusa per rimanere al caldo sotto le coperte, ma anche una tortura perché, logicamente, si sente anche peggio di uno straccio.
 

Era sul divanetto del circolo degli amici del cinema, avvolto da tre larghe coperte e il termometro sotto il braccio. La febbre, maledetta sia, lo aveva svegliato nel cuore della notte  in una pozza di sudore, non era più riuscito a riprendere sonno.
Non aveva neanche medicine, negli ultimi tempi non aveva avuto poi molto tempo sia per pensarci che per passare in farmacia, per questo conviveva da parecchie ore con un lancinante mal di testa.
 

Come era sua abitudine aveva lasciato la porta del circolo aperta, ma quando la sentì aprirsi e vide spuntare il volto di Haruka per poco non si maledisse.
Era decisamente troppo nervoso e stanco e per questo era quasi sicuro al cento per cento che avrebbe trattato male più del solito quella ragazza che, come un uragano, era entrata nella sua vita rendendola decisamente migliore .
Spesso si sentiva un vuoto dentro quando non c’era, solo la sua presenza gioviale riusciva a colmarlo, ma non lo avrebbe mai ammesso.
 

Yakumo non sa perché, in realtà lo sa benissimo ma ammetterlo è troppo complicato per la sua natura, ma da quando Haruka era entrata, prepotentemente e un po' egoisticamente, nella sua vita,
scombussolandola e rendendo le sue giornate meno vuote, qualcosa era cambiato.
L'apatia e il menefreghismo in cui aveva vissuto fino al giorno in cui, per la prima volta, la ragazza aveva varcato la soglia della sua tana si stavano man mano affievolendo, quasi volessero scomparire definitivamente dalla sua vita un giorno, senza rimpianto alcuno.
 

Doveva ammettere però che, a primo impatto, Haruka non gli aveva fatto una buona impressione, troppo casinista, combina guai, ingenua e, a suo parere, poco perspicace.
Adesso aveva cambiato drasticamente idea, non riusciva ancora a farsi andare a genio la propensione della giovane a ficcarsi nei guai, ma non poteva non apprezzare la genuina ingenuità e fiducia verso il mondo che la caratterizzavano, anche i suoi modi confusionari erano passati a poco a poco in secondo piano.
 

La sua presenza era ormai diventata una costante nella sua vita, poteva quasi dire di sentirne la mancanza quando, la mattina, non la vedeva arrivare con il suo solito sorriso, forse fin troppo felice, sulle labbra.
 

Era la prima volta che, volente o nolente, si ritrovava ad affezionarsi a qualcuno, ma lui stesso aveva ormai capito da tempo che la soglia dell'affetto e dell'amicizia era stata oltrepassata.
Era diventato, suo malgrado, amore.
Non aveva mai pensato di potersi innamorare di qualcuno, specialmente di qualcuno come Haruka.
Così solare, così energica e testarda, così diversa da lui, ma anche così fragile da renderli simili. Forse questa fragilità lo aveva fatto innamorare.
 

Non aveva mai fatto nulla per gli altri, nulla che non sottintendesse un lauto compenso. Per lei però si era ritrovato a fare di tutto, senza esitazione alcuna e avrebbe continuato senza nessun rimpianto.
Sa che è innamorato, ma ammetterlo a se stesso sarebbe un passo troppo grande per lui, quasi complicato.
Spera, con tutto se stesso, che sia Haruka a compiere la prima mossa, perché lui sa di non essere capace.
Sa che non è e non sarà semplice per nessuno dei due, certe cose non sono mai semplici.
 
 

-Ehilà Yakumo! Buongiorno!- la voce acuta di Haruka penetrò nelle orecchie di Yakumo come un suono molto fastidioso, ci mancava solo lei, pensò il giovane.
-Che vuoi?- il tono del ragazzo risultò essere molto più duro di quanto n realtà volesse, ma stava male che cosa pretendeva?
-Quanto siamo acidi, mamma mia. Volevo solo chiederti se potevi…- la ragazza fu bloccata da Yakumo che, semplicemente con un cenno della mano l’aveva azzittita poco garbatamente.
-Sto male, non ho tempo e non mi va, qualsiasi cosa tu voglia è no-
 

 Haruka aveva aggrottato la fronte  e arricciato, il ragazzo era decisamente più irritante, ed irritabile, del solito. Lo osservò per alcuni secondi, aveva le guancie leggermente arrossate, il volo crucciato e gli occhi lucidi. Sicuramente ha la febbre, pensò Haruka.
 

-Puoi anche andartene adesso- Yakumo si era letteralmente buttato sul suo divanetto, girandosi dal lato opposto a quello della ragazza. Haruka però non aveva accettato l’invito del giovane e si era avvicinata a Yakumo che, molto poco gentilmente, l’ignorava fingendo di dormire.
 

-Come fai a dirmi subito di no, se non sai neanche cosa voglio?-
-Perché sei una combina guai e, come tale, porti solo guai specialmente a me- Yakumo aveva ancora gi occhi chiusi e si era accucciato meglio tra le coperte, mentre rispondeva piccato alla domanda della “sua combina guai personale”.
-Capisco che tua stia male, ma non potresti essere un po’, solo un po’ eh, più gentile?- Haruka non riusciva a capire perché, con qualsiasi persona, fosse così sgarbato anche se lei sapeva benissimo che non era malvagio, tutt’altro.
-Perché dovrei gentile con persone che mi causano solo guai? La vedo molto controproducente come cosa, u non credi?- La giovane si era avvicinata ancor di più a Yakumo, andando a sedersi su un bracciolo del divanetti.
 

-Non era riferito solo a me, potresti essere più aperto con tutte le persone, ti farebbe sicuramente bene un po’ di compagnia. Io non la vedo controproducente come cosa, è molto più controproducente essere sgarbato, farai scappare quelle poche persone che ti sono accanto così- Nel frattempo il ragazzo si era girato ad osservare Haruka che però, mentre parlava, fissava un punto indistinto della stanza.
-Mi pare che tu non sia scappata-
-Allora sei consapevole di trattarmi, spesso e volentieri, male!- Haruka aveva riso piano e goffamente  mentre si girava verso Yakumo che sembrava osservarla molto intensamente, ma la ragazza pensò subito fosse una sua semplice impressione.
 

Gli occhi di Haruka avevano incontrato quelli profondi del giovane che, stranamente, aveva lasciato scoperto quel suo meraviglioso, almeno così era per Haruka, occhio rosso. Era magnetico quello sguardo, la stava incatenando a lui come nient’altro al mondo.
 

-Vorresti essere trattata meglio?- la voce di Yakumo era un sussurro.
-Ah!?- fu l’unica cosa che, una più che sbigottita Haruka, riuscì a dire. Era rimasta esterrefatta dalla domanda, perché quella era una vera e propria domanda e non una delle sue solite constatazioni molto sarcastiche di Yakumo. Non si sarebbe mai aspettata nulla del genera dal ragazzo.
 

Yakumo aveva sbuffato sonoramente e si era passato una mano fra i capelli, andando poi a coprirsi gli occhi. Doveva ammettere di vergognarsi di ciò che aveva appena detto, non sapeva perché gli avesse chiesto una cosa del genere.
 

Avrebbe voluto imputare tutto ad un delirio causato dalla febbre, ma in vita sua non  gli era mai capitato nulla del genere e poi era perfettamente consapevole di cosa gli avesse domandato e se da un lato sperava che Haruka gli rispondesse, qualsiasi cosa gli andava bene, dall’altro sperava veramente che la ragazza non avesse compreso ciò che aveva detto.
 

-Ti ho chiesto se vorresti essere trattata meglio- la voce del giovane era diventata ancora più bassa e carica di imbarazzo.
 

Haruka si morse piano un labbro, che razza di domanda era mai quella? Sapeva di esser diventata completamente rossa, ma, fortunatamente, Yakumo non la stava guardando.
Voleva rispondere, ma non riusciva, semplicemente boccheggiava quando provava ad aprire bocca.
Prese un lungo sospiro e ci provò di  nuovo, le guance sempre più rosse e la voce tremolante.
 

-Bhe…- si tormentò più e più volte le mani mentre sorrideva nervosamente, non riusciva proprio a parlare normalmente.
-S-sicuramente… cioè…- prese un altro lungo e profondo respiro e, finalmente, si calmò. Non era mai stato così difficile esprimersi a parole.
-Sarebbe meraviglioso se tu mi trattassi un po’ meglio, ecco tutto- aveva pronunciato quelle parole tanto velocemente che, per poco, neanche lei riuscì a capire ciò che aveva detto. Era imbarazzatissima, come mai lo era stata in vita sua, avrebbe voluto sotterrarsi.
 

Aveva girato la testa verso Yakumo che, passati alcuni secondi, si era messo seduto stando sempre attento ad evitare lo sguardo di Haruka.
L’aria era carica di imbarazzo ed entrambi distolsero i loro sguardi l’uno dall’altro. Fu Yakumo a parlare dopo alcuni minuti.
-Capisco… ci proverò- la sua voce era un live e flebile sussurro e le parole erano coperte da un velo di timido imbarazzo. Sapeva di non essere decisamente bravo a parole, sperava di esserlo almeno a fatti.
 

Per questo, allungando senza timore il suo braccio, aveva afferrato quello della ragazza trascinandola, molto delicatamente, il più possibile vicino a se.
Haruka era rossissima in viso, teneva gli occhi bassi e tremava impercettibilmente.
Yakumo, molto goffamente a dirla tutta, se la tirò, letteralmente, a dosso stringendola in qualcosa che dovrebbe essere un abbraccio.
 

Haruka nascose il suo volto nel petto del giovane e si inebriò del suo profumo, non era la prima volta che si trova così vicina a Yakumo, ma era la prima volta che il ragazzo ricerca quel contatto.
La ragazza ricambiò l’abbraccio del giovane, afferrando quasi disperatamente la sua camicia perché aveva bisogno di un appiglio che le ricordasse che quello che stava vivendo era reale e non  frutto della sua fantasia.
 

Anche Yakumo aveva l’impressione che quella fosse un’illusione, ma diventò tutto troppo reale quando sente i capelli della ragazza solleticargli il naso e le sue dita stringergli un lembo della camici. Per un attimo sentì di essere paralizzato da tutto quello che stava provando, perché era talmente complicato che in un certo senso lo spaventa.
 

-Mi attaccherai la febbre così- fu Haruka a dargli uno scossone, aveva ancora il capo poggiato sul suo petto e il suo cuore, ad ogni parola che pronunciava, batteva più forte.
-Ti saresti potuta staccare, ma non lo hai fatto-
-Non ho neanche intenzione di farlo- Yakumo sorrise lievemente, passando una mano tra i capelli morbidi della ragazza. Anche se avesse avuto intenzione di andarsene lui glielo avrebbe impedito, era un egoista lo sapeva, non aveva problemi ad ammetterlo.
-Comunque, visto che ci siamo, non saresti curioso di sapere cosa volevo?- la ragazza sembrava aver perso tutto l’imbarazzo e stava tornando se stessa.
-No-
-Sei sempre il solito! Adesso non saprai mai che volevo invitarti a vedere con me il prossimo concerto di Kaori Kobayashi*-
-Penso non sopravviverò senza saperlo- Haruka si era staccata dal giovane per fargli una tenera linguaccia.
-Se per quel giorno sto meglio e magari sto morendo dalla noia invece di dormire potrei, e dico potrei, farci un mezzo pensiero, ma la vedo molto complicata- Haruka aveva riso, consapevole del fatto che quella risposta era come un sì.
 

Yakumo sapeva di non essere bravo a parole, ma la stessa Haruka gli aveva insegnato che molto spesso le parole erano solo semplici suoni. I fatti valevano più di mille parole.
Doveva anche ammettere che, alla fin fine, non la odiava poi così tanto la febbre.


 
 
 
 
 
 
 
 
Angolino dell’autrice
 
*Kaori Kobayashi è una famosa flautista e sassofonista giapponese.
 
Eccomi qui di nuovo, spero che anche questa storia vi sia piaciuta. Ringrazio chi ha recensito il secondo capitolo e chi ha messo la storia fra le seguite, spero di non deludere le vostre aspettative!
Credo di aver mandato Yakumo un po’ OOC, ma spero perdonerete questa mia piccola “defaiance “
Ringrazio ancora tutti quelli che recensiranno o che leggeranno questa storia, i vostri pareri sono sempre ben accetti.
Questa storia partecipa alla Challenge Diamo visibilità a chi non ne ha  di Nuvola Barocca e alla Challenge "Un anno colmo di prompt - Challenge" indetto da AoKise92 sul forum di Efp.
Alla prossima One shot!
Reine.

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