Black night

di Darcy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il regalo ***
Capitolo 3: *** Nuovi arrivi ***
Capitolo 4: *** Brutta serata ***
Capitolo 5: *** Intrusione ***
Capitolo 6: *** La fioraria Africana ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Balck night prologo Il cielo si faceva sempre più scuro e rannuvolato, mentre lampi di luce bianca squarciavano il nero e le pareti del palazzo tremavano fino alle fondamenta per gli echeggi della battaglia che ormai stava per giungere al suo termine.

Per i corridoi una donna insieme alla sua serva correvano disperatamente verso l’unica cosa che avrebbe messo fine a quella battaglia che si era dileguata in tutto il mondo scuotendo le fondamenta degli inferi, ma il tempo era scandito velocemente e i nemici si avvicinavano ad ogni secondo.



Ad un tratto la serva dalla pelle nera si fermò smettendo di correre, poggio una mano sul pavimento e si concentrò.



- Padrona, sono ormai vicini andate da sola verso il cerchio io li tratterò.-



La donna scruto per un attimo i profondi occhi neri dell’ altra.

- Smettila di chiamarmi così facciamo parte della stessa organizzazione,e comunque non posso lasciare una compagna da sola…-

- Angelus lei deve andare, è l’unica che può salvare Atene e l’intero mondo! Ormai le nostre truppe sono state decimate anche Demestrus e …e …-



La voce tremo.

- …Endrus sono tutti morti … la prego , deve andare e fare in fretta! Io li tratterò! Presto vada!!!-

- Grazie di cuore amica mia!... ci rincontreremo … Eris di cartagine- ultime parole sussurrate.



Angelus riprese a correre nella direzione di prima, Eris si girò pronta a ricevere le fiere che le sarebbero saltate addosso ed in fatti eccole apparire dinanzi a lei assetate di sangue e di morte.



La cartaginese si stacca il pendente di ambra attaccato al collo da cui scaturisce una luce accecante.



-Fatevi avanti! … sono pronta!-







Il cuore le martellava nel petto, aveva sentito le fiere farsi vicine dietro di lei e forse anche le urla della sua amica, ma non ci doveva pensare l’unica cosa da fare in quel momento era attivare il cerchio.

Inciampò nella lunga tunica bianca macchiata di sporco e cadde al suolo, aveva la milza che le doleva ma doveva rialzarsi!

Riuscì a fatica ad arrivare alla stanza del cerchio di Zeus ma avvertì subito che fuori i nemici stavano per raggiungerla.

Chiuse in fretta e furia la porta che presto cominciò a battere e che tra qualche istante sarebbe stata sfondata ,non aveva molto tempo per attuare il rituale di attivazione.



Si sedette in mezzo ad un cerchio disegnato nell’ enorme stanza ormai devastata, e fece apparire la spada con cui aveva combattuto tante volte“Lama degli abissi”.

Prese la lama, poi puntò la punta contro il suo ventre.



Con un colpo solo si trafisse, facendo cadere le morbide gocce di sangue sul cerchio che così si attivò.



La donna sorrise felice di aver adempito al suo compito, ma triste per aver perso così tante persone così tanti amici… di aver perso lui!



- A-amici ….. a-m-ore! – sussurrò tra il dolore della ferita ed il freddo gelido della morte.



“ li voglio rincontrare …devo rincontrarli…in un altro giorno”



Con questi pensieri i meravigliosi occhi azzurri si spensero come candele, ed in quell’ istante il cerchio si attivò, nessuno ricorda nulla di quel giorno nessuno seppe dire cosa accadde veramente, ma in quel istante fu come se il mondo intero fosse stato ricoperto dalla luce del paradiso grazie alla quale il nemico scomparve per secoli e secoli.


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Capitolo 2
*** Il regalo ***


Capitolo2- il regalo

Secondo capitolo

Il regalo

Le lezioni erano trascorse anche fin troppo lentamente quella mattina,in particolar modo l’ora di biologia che come aveva temuto Angela, era stata un vero inferno:

La professoressa Mauron si era rivelata oltre che rigida e severa anche una vera e propria torturatrice di studenti, e inutile dirlo per via del suo carattere un poco chiuso Angela se l’era fatta immediatamente nemica cosa che non la preoccupava assai poco.

-Dannazione!- imprecò Francesca calciando una lattina di coca vuota lasciata lì nel cortile.

-Quella è una vera arpia! Sembra che ci provi gusto a sfotterci!-

-Dai ,calmati-

-No che non mi calmo! Sono maledettamente incavolata! E dovresti esserlo anche tu!-

La mora sospirò, a pensarci bene forse lei era la prima a doversi arrabbiare; quando quella donna le aveva chiesto una domanda che non sapeva non le aveva lasciato il tempo di rispondere che le a detto- Signorina, se non studia è pregata di trovarsi un lavoro! Grazie! - .

Ma non era nel carattere di Angela prendersela e quindi la questione era finita lì, la sua amica però era tutta un’ altra cosa lei poteva portare rancore per molto tempo.

-Su! Dai tanto ormai mancano due ore all’uscita e se vuoi oggi puoi venire a casa mia…-

-Ma certo che vengo a casa tua, oggi c’è la festa!-

-Oddio è vero me ne ero scordata!-

-Come fai a dimenticarti il giorno del tuo compleanno? Compi diciassette anni! Che emozione!-

-Già non sono più una bambina -

-Già,Già e cosa fanno le donne mature come noi?

-Ehm.-

-Cuccano!-

-Ma smettila di sparare stupidaggini!- disse La ragazza completamente rossa in volto.

-Ihihihih!-

In quel momento la campanella interruppe la loro conversazione. Salirono le scale fino alla loro classe,proprio mentre stava per entrare ,Angela, nel corridoio vide un ragazzo che se ne stava appoggiato vicino alla finestra e guardava fuori da essa,sembrava perso nei suoi pensieri; portava un capello con visiera nero che faceva contrasto con i capelli rossastri e gli copriva un poco gli occhi.

Era esile di corporatura ed indossava una maglietta anch’essa nera a maniche corte molto larga con su scritto la parola “Metal Music”i pantaloni erano a pinocchietto pure quelli completamente neri.

Insomma ,sembrava essere uscito da un funerale a giudicare anche dalla sua faccia.

Senza rendersene contò Angela si era messa a fissarlo, tanto che non si accorse del tempo che scorreva in torno a lei quella figura la incuriosiva davvero tanto si sentiva come un ape attratta dal miele.

Quando però la testa del ragazzo si girò verso di lei e i loro occhi si incontrarono, lei non poté far altro che abbassare lo sguardo e sopraffatta dall’ imbarazzo rifugiarsi in classe a tutta velocità.

Era certa però di aver visto qualcosa di assolutamente famigliare in quei occhi così profondi e scuri.

Al uscita della scuola, sperò di poter rivedere quella persona che l’aveva incuriosita così tanto ma non vide nessuno che somigliasse a lui, così dopo aver aspettato l’amica si incamminarono insieme.

Mentre chiacchieravano, prese la decisione di concentrare tutte le sue energie sulla festa di quella sera, lei e Francesca ed altri amici se ne sarebbero andati a ballare in discoteca ,dopo ovviamente aver fatto una prima festa in famiglia con torta e cena squisitissima.

Infatti ,una delle poche cose che sua madre sapeva fare bene oltre che parlare delle origini di famiglia e passare il suo tempo a fare la controfigura di un kapò dell’ Gestapo era cucinare da dio.

Siccome mancava molto alla sera le due ragazze si concessero un pomeriggio di relax assoluto tra negozi, librerie e fumetterie ; dopo di che si avviarono verso casa.

-Mamma, papà sono a casa!-Salutò Angela una volta varcata la soglia di casa.

-Ciao! Com’è andata oggi?-chiese il padre intento a preparare l’enorme tavolo allestito per l’occasione.

-Diciamo abbastanza bene-

-Oh! Ciao Francesca ben arrivata!-

-Grazie! Posso darle una mano?-

-No, non ti preoccupare-

-Insisto!-

-Va bene, Angela vai a lavarti che manca poco ormai.-

Ma la ragazza era già sparita dietro la porta del bagno ed il getto della doccia era già partito.

Si spoglio dei vestiti e si sciolse le trecce, per un attimo l’immagine che rifletteva lo specchio appeso alla parete di fronte a lei non parve neanche sua tanto era diversa: i capelli lunghi erano sparsi sulle spalle e le incorniciavano il viso che senza quegli orribili occhiali rivelavano tutta la bellezza dei suoi chiari occhi azzurri e dei suoi lineamenti .

Mentre si dava un occhiata sentì bussare alla porta.

-Tesoro! Sono io!-

Era sua madre, si mise un accappatoio addosso e le aprì la porta.

-Ascoltami, chiudi un attimo il getto d’acqua-

-Va bene-

Fece come le aveva detto.

-Volevo darti un regalo, un regalo che non voglio che vedano gli altri –

Angela fu presa dalla curiosità, cosa poteva essere mai?Mutande nuove?Soldi? O… No! Non preservativi!

La donna vedendo lo sguardo della figlia capiva che poteva aver frainteso e disse subito.

-Cosa stai pensando! Non è roba strana!-

-Ah! Scusa!-

La donna sbuffo e tirò fuori dalla tasca del grembiule un ciondolo composto da una pietra azzurra,forse zeffiro, e da una catenella d’argento.

-Questa, viene tramandata in famiglia da secoli antichissimi! Fin dalla antica Grecia

-Cosa?!-

-Hai capito bene, è un cimelio di famiglia che viene tramandato solo alle donne, prendilo, lo ha avuto tua nonna e la nonna di mia nonna ed ora è tuo ti proteggerà lo so.-

-Ma… -

Angela era allibita, sua madre non era tendente a credere in certe cose lo sapeva,e allora perché le stava consegnando quel ciondolo con tanta devozione?

Titubante lo prese e se lo rigirò tra le dita affascinata dai giochi di luce della pietra.

-Conservalo con cura, mi raccomando!-

Stava per andarsene quando la voce della figlia la fermò.

48 perché non vuoi che gli altri lo vedano?-

49 Ecco vedi, non è tanto per i tuoi amici, è per tuo padre… il ciondolo apparteneva alla nonna.-

Angela se la ricordava,era morta solo tre anni fa, le voleva bene ed aveva ancora impresso il suo volto nella mente, anche se di ricordi buoni c’è n’ erano pochi visto che ogni volta che la vedeva lei e suo padre si mettevano a litigare, era sempre stato così purtroppo.

-Capisco.-

-Sai il ciondolo è stato uno dei motivi della loro ostilità, quando era piccolo tuo padre si sedeva sulle ginocchia di tua nonna e lei gli raccontava la leggenda che riguardava il ciondolo,crescendo lui si convinse che fosse solo una stupida storiella ma tua nonna sosteneva il contrario, con il tempo i rapporti si inasprirono sempre di più raggiungendo il culmine quando lui scoprì che il ciondolo mi era stato tramandato

La ragazza dagli occhi azzurri non poté credere a quello che sentiva, possibile che anni e anni di litigi fossero scaturiti da uno stupido ciondolo?

-…so che ti potrà sembrare una cosa stupida, ma io conosco tuo padre e so per certo che quello che più lo infastidiva non era che lei ci credesse, ma il fatto che credesse,anzi, fosse convinto che sua madre gli stesse mentendo continuando a sostenere la realtà delle sue parole e questo lo feriva mortalmente perché convinto che lo stesse prendendo in giro.-

Prese un respiro.

-Quando morì, lui si sentì un perfetto idiota per quello che aveva fatto e maledì il gioiello che adesso ti ho dato, per questo ti prego di non farglielo mai vedere, io te lo regalo per compiere il volere di una donna morta e per portare avanti la tradizione, che ti dirò mi sembra veramente bella … -

le prese la mano che portava il ciondolo e le la chiuse facendoglielo stringere.

- … è come se qua dentro ci fossero le anime di tutte le donne della nostra famiglia. Buon compleanno tesoro.-

Detto questo le schioccò un bacio sulla fronte, per poi uscire ed andarsene.

Angela rimase a fissare ancora il ciondolo per qualche minuto, chiedendosi cosa fare; era giusto tenere quel pendente anche se sapeva che era la causa della distruzione dell’ rapporto di suo padre e di sua nonna?sua madre le aveva detto di non farglielo vedere e di fatto sarebbe bastato portarlo sotto i vestiti o tenerlo in un cassetto,così non sarebbe successo niente anche se si sentiva a disagio a mentire a suo padre.

Il bussare insistente alla porta la riporto bruscamente nel mondo reale.

-Angela! Che stai facendo!? Muoviti stanno per arrivare gli altri!-

Fu solo in quel momento che la ragazza si ricordò di stare portando ancora l’accappatoio e che non si era ancora lavata.

Sbuffo.

-Calmati ora mi sbrigo, Francy –

Come sempre doveva fare di fretta.

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Capitolo 3
*** Nuovi arrivi ***


1 capitolo- nuovi arrivi

Il leggero venticello che filtrava dalla finestra, le scompigliò i capelli marroni ed ondulati costringendola a svegliarsi.

Si mise a sedere sul letto cercando di capire la ragione del suo forte mal di testa che le trafiggeva il cervello, l’unica cosa che ricordava era di essersene andata a letto molto tardi la sera prima dopo aver finito il compito che avrebbe consegnato quella stessa mattinata.

Rivolse lo sguardo alla sua sveglia e dopo qualche secondo il suo cervello annebbiato riuscì a rendersi conto del enorme ritardo in cui era.

Allargò gli occhi.

- NOOOOOO! Merda, merda,merda,merda!-

Come una furia si diresse al bagno afferrando i primi indumenti che trovò sparsi per la camera, nel tragittò però si ritrovò di fronte all’ ultima persona che avrebbe voluto incontrare.

- Angela! Ti sei svegliata finalmente!-

- Mamma! Si può sapere perché mai non mi hai svegliato?-

- Chi sono io? la tua cameriera? Ormai hai diciassette anni dovresti pensare tu alle tue cose!-

- Ok,ok! Ma se perdo l’autobus è colpa tua!-

Detto questo si chiuse dietro la porta del bagno e ne uscì dopo qualche minuto vestita con un paio di jeans ed una maglietta a maniche corte rosa con le sue solite trecce e i suoi occhiale che le conferivano un aria a metà fra “Pippi calze lunghe” e una secchiona di prima categoria.

Peccato che il tempo fosse poco se no si sarebbe fermata a fare colazione con le sue amate briose al cioccolato che la chiamavo con il loro profumo,ma oggi aveva fin troppe cose da fare ed i professori non aspettavano di certo lei per iniziare,così si mise la giacca ed uscì in tutta fretta.

La città di meda quel giorno era più tosto affollata, per le strade c’era il solito chiasso di mattutino oltre che al consueto concerto di clamson , nonostante tutto quella giornata di Maggio faceva prevedere buon tempo con tanto sole e vento.

Correndo come una disperata per le strade della città, finalmente Angela riuscì ad arrivare appena in tempo alla fermata, era quasi riuscita a rilassarsi e a cominciare a credere che forse la giornata sarebbe andata meglio quando scorse dal suo finestrino una lunga coda di macchine lungo la strada che disintegrò completamente ogni sua speranza di arrivare presto.

“Che giornata di…”

L’istituto Grifoni, uno tra i più rinnovati tra i licei scientifici di tutta la zona si trovava a diversi isolati più in là ed era un enorme villa risalente al rinascimento, all’entrata il visitatore veniva accolto da un enorme rampa di scale che per uno studente come Angela era una tortura continua farsele tutti i santi giorni.

Arrancando e annaspando alla fine la ragazza giunse, al quarto piano dove si trovava la sua classe, attraversò mollemente il corridoio piastrellato di marmo poi diede una leggera sbirciata all’ orologio attaccato alla parte sinistra che segnava l’ora.

Le 8.34 , niente da fare si sarebbe beccata un ritardo ed una bella strigliata dal professore, sospirò poi lentamente abbassò la maniglia della porta pronta per quello che l’attendeva.

Entrò in classe e … non c’era nessuno.

Strabuzzò gli occhi, si guardò in torno alla ricerca di qualche compagno ma non c’era nessuno, sembravano tutti spariti.

Fu allora che se lo ricordò; quel giorno c’era la presentazione della suplente di biologia, per questo gli alunni dovevano essere sicuramente in laboratorio.

Sbattendosi una mano sulla faccia riprese a correre ridiscendendo tutte le scale, in fretta e furia, e dopo corridoi e diverse porte raggiunse finalmente il portone della sala magna, cercò di entrare il più silenziosamente possibile anche se proprio in quel momento il preside stava parlando.

Di fatti lui si accorse subito della figura che spuntò fuori dal portone in legno, e non mancò di lanciargli un occhiata inceneritrice,che Angela fece finta di uno aver visto.

Cercò con lo sguardo un bancone libero e pochi secondi dopo lo trovò, lo raggiunse e prese posto , fortunatamente vicino alla sua amica Francesca.

- Ma dove diamine eri finita?- chiese sotto voce l’amica

Angela si girò verso di lei scrutandola con i suoi occhi azzurri, Francesca era la usa migliore amica fin dalle elementari, l’una si preoccupava sempre dell’altra erano quasi come sorelle anche se nell’aspetto fisico come nel carattere erano totalmente diverse:Angela più asciutta e sportiva, morbidi capelli castani e occhi di un azzurro cielo anche se mascherati dagli enormi e spessi occhiali, gentile affabile ma anche molto timida,Francesca robusta e grassottella, capelli biondi e lisci e due occhi color nocciola, carattere forte a tratti presuntuoso, ma comunque gentile e buona, diciamo che era il tipo di persona che ti diceva sempre come la pensava.

- Scusa, ma mi sono svegliata tardi e poi l’autobus andava più lento di una lumaca! Non ti dico quanto sono stanca poi ieri sera … -

- Voi due là! Smettetela subito di parlare!- rimproverò il preside.

- Non romp… -

La ragazza dai capelli biondi si fermò di colpo vedendo la faccia della dell’ uomo di mezz’età calvo , tutta rugosa contratta in un’espressione di pura rabbia.

- Ehm … ci scusi!- disse Angela per riparare.

Dopo che però la tartaruga umana ebbe smesso di guardare le due ragazze, queste incuranti di quello che succedeva in torno a loro continuarono a parlare.

-Allora?- chiese Francesca

- Ieri mi sono messa a fare il compito all’ ultimo momento, e così ho fatto tardi.-

- Sei proprio fumata tu! Come si può ridursi così per un compito! E poi magari oggi non ce lo chiede neanche.-

-beh! A te non lo chiede di sicuro visto che nella materia del professore Grassi vai da dio!-

-Bah! Non dire stupidaggini comunque secondo me quello è un pervertito e tu sei troppo minuziosa e secchiona con i compiti!-

- non sono una secchiona!- Ribatte Angela

-No!certo che no! Prendi solo 9 in tutte le materie sai com’è!-

La ragazza dagli occhi azzurri stava per ribattere quando l’attenzione di tutti i studenti che fin a quel momento avevano dormito o fatto altro fu attirata dalla fatidica frase del preside:

- Ed ora vi presento la vostra nuovissima insegnate la professoressa Mauron Marylu -

Tutti quelli presenti allungarono il collo a mo di tartaruga , e così fecero anche Angela e la sua amica; la curiosità aveva divorato per ben due settimane l’intero istituto, si parlava di questa nuova professoressa come se fosse un essere di livello superiore,in quelle due settimane la donna era stata oggetto di discussioni accanite su come fosse, su come avesse vissuto e su cosa avesse fatto per meritarsi un tale trattamento dalla scuola ed ora.

Ed ora la risposta a tutto era lì davanti a loro.

Si sentirono dei passi fuori dalla porta e poi la figura della donna entrò in classe.

-salve a tutti ragazzi, io sono la vostra nuova insegnate speriamo di trovarci bene insieme!-

Tutti i presenti erano rimasti con le bocche spalancate dallo stupore,e nessuno riusciva a parlare dalla sorpresa, la donna davanti a loro sembrava essere venuta dalla dal palazzo del conte Dracula talmente era pallida e bianca.

I capelli biondi raccolti in una coda alta sembravano riflettere la luce del sole e le labbra pitturate di rosso risaltavano il suo pallore, il taglier che portava era di un colore scuro tendente al marrone gli occhi erano sottili ed enigmatici di un usuale colore violaceo sembravano un poco maligni ma Angela si disse che forse era solo una sua impressione.

Dopo che il preside se ne fu andato la donna cominciò a parlare del suo programma di studio,anche se molti in quella stanza, non stavano minimamente ascoltando presi com’erano a fare battutine idiote, o altro.

Improvvisamente, senza nessun preavviso la donna sbatte con forza poderosa la mano sulla cattedra, contraendo la sua faccia in una smorfia ostile che gelò tutti e inaspettatamente anche quelli che di solito non demordevano a fare baccano.

-Bene ragazzi ci siamo capiti, quando farete lezione con me rimarrete nel più totale silenzio e guai a voi se pesco qualcuno anche solo bisbigliare!-

-In oltre non dovrete mai battere la fiacca e chiaro? O un brutto voto in condotta non ve lo toglie nessuno.

Angela e Francesca si guardarono preoccupate, quell’ insegnate aveva cambiato atteggiamento con una velocità pazzesca dall’ essere gentile e affabile con il preside ,a dura e rigida con gli studenti,oltre tutto gli occhi azzurri di una delle due vedevano qualcosa che a tutti era sfuggito gli occhi della loro nuova insegnate per un solo attimo avevano brillato come rubini rossi sangue.

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Capitolo 4
*** Brutta serata ***


2 capitolo- brutta serata

Terzo capitolo

Brutta serata

Svariati minuti più tardi, la mora uscì dal bagno vestita come non aveva mai osato in tutta la sua vita; gonna corta in stoffa rossa con cintura nera alla vita, sopra portava un top nero con scollatura a v tempestato di brillantini sopra a quello portava un copri spalle nero di cotone.

Orecchini semplici argentei e capelli sciolti.

Quando fece la sua entrata in salotto gli amici la presero in giro fischiando e applaudendo, cosa che provocò un acceso rossore e risate un poco isteriche da parte di Angela.

- Sei bellissima!- Disse semplicemente suo padre.

Quando lo vide,Angela non seppe che dire era ancora un poco sconvolta per il racconto della madre, così si limitò a sorridergli e a ringraziarlo con un bacio sulla guancia, prima di sedersi a tavola però sistemò meglio il ciondolo nella piccola tasca della gonna, perchè se anche era nascosto aveva la sensazione che suo padre potesse comunque accorgesene.

- Bene- decreto sua madre.

- Buon appetito!-

Nessuno se lo fece ripetere, così la cena prese inizio con le fantastiche tagliatelle al sugo.

Tutti ridevano ,scherzavano e parlavano animatamente, sembrava che tutto procedesse per il meglio, e Angela non poteva essere più felice che in quel momento; c’erano tutti, la sua migliore amica Francesca, Carlo,Andrea, Annalisa,Giada,Maria, Alessio, Mattia ed il suo fidanzato Giulio.

I più cari amici che l’avevano sempre sostenuta e accettata con i suoi difetti e il suo carattere.


In quel momento tutto le sembrava perfetto e niente poteva rovinarlo.

Finito anche il tiramisù,la cena raggiunse il suo termine.

- Grazie infinite signora!- disse Carlo con aria più tosto soddisfatta.

- Vero! era tutto delizioso!- aggiunse Mattia massaggiando si lo stomaco.

- Ora, ragazzi, quali sono i vostri programmi per la serata?- chiese il padre di Angela.

- Vorremmo andare in discoteca papà al Jet Club!-

- E sia ,vi accompagno, mi raccomando però! State attenti!-

- Certo signore! Non si preoccupi io e Alessio saremo come guardie del corpo!- disse Andrea scompigliando i capelli di Alessio il quale si alterò per il gesto.

- Tesoro, stai attenta!Capito?-

Angela fissò sua madre, era impossibile non farla preoccupare quando usciva; le saliva sempre la pressione ed ogni volta che tornava tardi la vedeva seduta sul divano ad aspettarla, potevano anche essere le cinque del mattino ma lei l’aspettava sempre e comunque.

- Mamma, stai tranquilla ,dai! Andrà tutto bene! Non vado mica in guerra!-

-Si lo so!.... ma stai comunque attenta!-

E dopo svariate raccomandazioni finalmente la compagnia partì.

Il viaggio durò poco, ma fu sempre un attesa straziante per la mora che andava in una discoteca per la prima volta!l’emozione era davvero tanta.

Quando suo padre parcheggiò e tutti furono scesi, l’uomo si appresto a dare le ultime raccomandazioni:

Ok, a casa entro le due chiaro?-

- Va bene, va bene, ma ora và per favore-

- Certo,certo e divertiti!-

Si salutarono con la mano, e poco dopo i giovani ragazzi entrarono dentro.

Lo spettacolo che si prostro davanti ad Angela ,la fece rimanere di stucco: il locale era ampio e spazioso, anche se la gente era tanta e si stava tutti ammassati, l’arredamento era moderno e molto psichedelico con luci a neon gialle che si spegnevano e si accendevano creando un effetto a scatto su tutto quello che vedevi, i tavolini erano rivestiti di pelle bianca con imbottitura,e al centro della pista c’era un palco su cui ballavano alcuni giovani insieme ad una donna che probabilmente era il Dj, negli angoli si trovavano i bar dove potevi bere.

La musica era altissima ed era difficilissimo tentare di comunicare,Angela ed i suoi amici, non ne avevano bisogno visto che ballavano senza controllo.

-Ti piace?!!- gridò Francesca.

- eeeeh?!!!- fù la risposta della ragazza dagli occhi azzurri.

- Lascia perdere!-

- Cosa?!!!-

Non proseguirono era uno spreco di tempo.

Con sua grande sorpresa la festeggiata si rese conto di starsi divertendo molto, e sicuramente sarebbe andata a finire così se dopo il terzo analcolico la natura non avesse chiamata.

Così con un po’ di difficoltà si diresse verso il bagno, era quasi arrivata quando urtò più tosto violentemente contro una persona, tanto da farla girare.

Stava per scusarsi, quando lo vide: Era più alto di lei i capelli rasati ed indossava una camicia a maniche lunghe e i pantaloni neri, fin qui tutto normale se non fosse stato che i suoi occhi erano rossi sangue!

Quando poi l’uomo proseguì per la sua strada, pensò di esserseli immaginati anche perché era facile confondersi con tutte quelle luci, raggiunse poi la porta del bagno e vi entrò..

Dopo aver fatto ciò per cui era lì, si diresse verso il lavello e si lavò le mani, poi fissò il suo riflesso nell’ enorme specchio, ad un trattoguardandovi meglio vide qualcosa di strano sul pavimento di piastrelle bianche.

Si voltò e per poco non cacciò un urlò dallo spavento: sul pavimento una donna, completamente pallida e apparentemente senza vita giaceva con gli occhi spalancati e la bocca aperta, era all’interno di uno dei bagni per questo non se ne era accorta subito.

Avanzò lentamente e tremante verso il cadavere ed istintivamente gli toccò il polso; era freddo.

Non c’era dubbio era morta, nessuno aveva una temperatura corporea tanto bassa, respirò a fondo per riprendersi da quello che aveva visto, poi lentamente cercando di non tremare dalla paura si diresse verso la porta del bagno per uscire e cercare informare il personale.

Era quasi arrivata alla porta d’uscita quando senti sulla sua spalla una mano fredda come il ghiaccio, si sboccò all’ istante e lentamente girò tremante pregando che non fosse veramente quello che stava pensando.

Ma purtroppo non era così, la donna che pochi minuti fa era distesa senza vita ora la guardava con un ghigno malefico ed occhi di sangue.

Le labbra di costei mormorarono lentamente:

- ecco il mio spuntini spuntino!-

Aveva sentito bene? Non stava sognando? Non poteva essere vero!

Purtroppo quel cadavere apparentemente resuscitato ghignante e malefico era vero e reale, e la cosa le fu chiara quando si sentì prendere per il top che indossava per poi essere lanciata contro la parete opposta in fondo.

Il dolore dietro la testa non se l’era immaginato e neanche l’ ammaccatura che si era formata sul muro dietro di lei.

Nel fra tempo la donna si stava avvicinando con uno sguardo tutt’altro che amichevole.

Senza sapere cosa fare Angela cominciò a gridare.

-Aiutatemi!Aiuto!-

La donna rise, la ragazza era talmente presa dal terrore che si era dimenticata che nessuno poteva sentirla in un posto in cui la musica era così alta.

- Cosa mi vuoi fare!-Gridò la mora ormai completamente nel panico.

- Mangiarti!-

Solo allora gli occhi azzurri della ragazza si resero conto che la donna aveva occhi rossi come li sangue e ,fece fatica a crederci , canini spaventosamente enormi e dall’ aria altamente pericolosa.

Senza neanche capire il perché afferrò il ciondolo che aveva al collo e lo strinse con tutte le sue forze, ormai la donna era vicina a lei, le stava accarezzando i capelli con fare falsamente consolatoria

- Coraggio piccina, non sentirai niente, dopo che sarai morta!-

Detto quello si avvicino al collo della ragazza che dalla paura non riusciva neanche a respirare, era tutto perduto, poteva già sentire i canini che si preparavano a infilzare la sua carne.

“è un incubo! È un incubo! Voglio svegliarmi! Devo svegliarmi!” pensava disperata la povera vittima.

Sembrava tutto perduto, quando all’ improvviso sentì qualcosa che pulsava nella sua mano come se fosse il cuore di qualcuno ,forse erano i suoi battiti accelerarti per la paura, o forse no?

Non capì quello che successe, si sentì solo bagnare dall’acqua e poi una forte esplosione, urla, grida, mescolate alla musica ancora accesa e poi il nulla.

* * *

“Ma cosa stava succedendo? Cos’era quell’ esplosione?”

Francesca levò lo sguardo in torno alla ricerca degli amici, ma la grande confusione e il panico che si era creato per tutta la sala non le permettevano di vedere niente.

-Dannazione!-

Ad un tratto le sembrò di aver scorto qualcuno dei suoi amici e tra la folla e si diresse il più in fretta possibile verso di loro.

Con grande fatica arrivò a destinazione e afferrò l’ amico, era Mattia.

-Stai bene?- gli chiese

-Sì! Ma qui c’è un gran casino! Non si capisce niente! Non riesco a trovare gli altri!- rispose lui

- Cos’ è successo?-

In quel momento passo un Barman che si fermò davanti a loro.

-Ragazzi! Non state qui è pericoloso! Dirigetevi all’ uscita di emergenza-

-Aspetti ma che cosa è successo?-Chiese la ragazzona bionda.

-non lo sappiamo con certezza ma sembra ci sia stata un’esplosione delle tubature in bagno, ma la cosa strana e che è stata violentissima a fatto saltare in aria il bagno e anche alcune pareti stiamo cercando di capire come possa essere…-

Nessuno dei ragazzi aspettò oltre,Francesca era sicura di aver visto Angela dirigersi verso i bagni, si fioarono incuranti della mandria di persone intorno, spitonarono con tutta la forza che avevano per arrivare prima possibile, ma furono bloccati da degli inservienti che cercavano di tenere alla larga la gente.

- Per favore! State indietro! Non spingete!Non si può passare per di qua!-

- Ehi! Signorina! Aspetti!-

La bionda non si era fatta scrupoli e senza indugiare oltre aveva scavalcato l’inserviente che la bloccava, grazie anche alla sua grande mole, e si era diretta verso i bagni femminili.

Spalancò la porta quasi completamente distrutta e cercò con ansia l’amica e la trovò.

Appena la vide sbiancò spaventata,Angela era sdraiata per terra completamente inzuppata d’acqua, si avvicinò veloce e cominciò a darle dei colpetti sulla guancia.

Angela!Angela! svegliati! Ti prego! Dimmi qualcosa!Angela!!!-

Niente nessun segno.

- Angela!!!-

Ormai aveva le lacrime agli occhi.

-Qualcuno! Mi dia una mano!!!-Gridò nel panico.

Si guardò nervosamente in torno, notando solo in quel momento che le tubature,i lavandini e i Bidè erano completamente distrutti e che le pareti tutt’intorno fino al soffitto erano bagnate, ma la cosa più strana era uno stranissimo mucchietto di cenere a forma di sagoma umana.

- Cosa c’è?!-

Era l’inserviente di prima.

- Sta male l’aiuti!-

Ma proprio in quel momento Angela riaprì gli occhi con uno scatto, annaspando e tossendo.

I due spettatori rimasero a bocca aperta, poi Francesca ripresasi dalla sorpresa si getto sull’amica.

- Sei viva!!! Sei viva!!! Mi hai fatto prendere uno spavento! Stupida!-Grìdò la ragazza fuori di se dalla gioia.

- Sc..Scusa- rispose l’amica fievolmente e ancora sotto shok

- Vieni riesci ad alzarti?- Chiese l’inserviente.

- Penso di si… ma non sto male-

- Questo lo diranno i medici avanti vi accompagno-

Con calma ,e ancora sconvolta per quello che era successo si diresse insieme all’ amica verso l’uscita dove i medici la visitarono e le diedero una coperta per scaldarsi, Angela non disse niente di quello che era successo, non le avrebbero creduto anche perché non riusciva a crederci neppure lei. Dopo diverse ore riuscì a tornare a casa facendosi dare un passaggio dai genitori di Francesca, a casa sua madre e suo padre l’accolsero preoccupati ed agitati ed insisterono per chiederle cosa fosse successo in quel bagno.

Lei rifilò quello che aveva sentito dire dal proprietario, cioè che si era trattato di uno scoppio di tubature dovuto a qualche guasto e dopo che li ebbe rassicurati se ne andò a letto stanca morta, quella era stata una veramente una brutta serata.

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Capitolo 5
*** Intrusione ***


cap. 4

Quinto Capitolo

Intrusione

Dopo l’esperienza al Jet club, Angela ebbe diversi incubi quasi tutte le notti per diverse settimane; le capitava pure di svegliarsi nel cuore della notte sudata e con il cuore in gola.

Faceva sogni che non capiva, la cosa strana era che si trovava sempre in un luogo con case ed edifici antichissimi in stile greco , era come se lei assistesse alle scene in prima persona attraverso gli occhi di qualcun altro ,no anzi era come se vivesse la vita di qualcun altro.

A volte i sogni erano tranquilli ed erano scene normali di vita, altre invece erano spaventose e orribili di guerra; Gente che moriva e soffriva la fame, calpestata e maltrattata, guerre tra esseri che assomigliavano spaventosamente al vampiro che l’aveva assalita quella sera, già, perché ormai si era convinta che non potesse essere nessun altra cosa.

A parte gli incubi che la debilitavano fisicamente e le continue premure dei genitori che non erano ancora convinti che si fosse ripresa dallo shok subito, la vita proseguiva normalmente come tutti i giorni. Sarebbe stata anche sopportabile se solo le continue verifiche della professoressa Mauron non fossero arrivate come una cascata di acqua ghiacciata a ricordarle che doveva studiare come una pazza ,era veramente incredibile quella donna, non faceva altro che comportarsi come la fotocopia di Hitler tiranneggiando sulla classe, davvero, stava mettendo a dura prova la sua storica pazienza.

 

-   Terra chiama Angela!-

 

La ragazza dagli occhi azzurri come pietre preziose si destò bruscamente dai suoi pensieri di omicidio, era appena finita la lezione di biologia durante la quale si era vista dare un tre e mezzo per non aver risposto correttamente ad una domanda!

-   Scusami,non so che mi prende oggi!-

Francesca scosse la testa.

-   Tranquilla è compressibile, con quell’ arpia.-

-   Andiamo, abbiamo storia ora.-

 

Salirono nella loro classe aspettando pazientemente che la   professoressa entrasse quando entrò ci furono ancora dei ritardatari che probabilmente erano rimasti fuori per una sigaretta.

 

-   Bene ragazzi,ci  siete tutti?Perfetto! riprendiamo da dove eravamo rimasti, qualcuno vuole riassumere-

 

Era incredibile come una domanda di questo tipo potesse ammutolire l’intera classe e su come inaspettatamente stimolasse le vesciche delle persone.

 

-   Allora? Nessuno?- la donna scrutò da sopra gli occhiali per vedere le facce degli alunni.

-   Bene, allora vediamo…-

 

Prese il registro con lentezza esasperante.

-   Bianchi!-

 

Un ragazzo biondo vestito sportivamente sussultò al suono del suo cognome.

 

-   E bene?-

-   Cosa?-

-   Come cosa?! Riassunga la lezione precedente! di cosa abbiaqmo parlato?-

-   Beh! Ecco … -

 

Il povero ragazzo stava sudando sette camici si capiva lontano un miglio che non sapeva come rispondere.

Angela  stava per alzare la mano quando un incessante rumore proveniente dalla parete dietro la professoressa la interruppe.

Vide una crepa formarsi  su quel muro mentre il rumore aumentava di intensità, attirando l’attenzione anche della donna alla cattedra, la quale si girò confusa.

In pochi secondi il rumore diventò insopportabile, tanto che molti si tapparono le orecchie poi  come se fosse stato di carta il murò crollò sollevando un gran polverone che spaventò diverse ragazze e la professoressa stessa.

Dopo un poco qualcosa cominciò ad uscire da quella nuvola di polvere, tutta la classe rimase a  allucinata; dal buco uscì  la figura di Andrew  …. Il teppista della scuola, che cavalcava una cattedra brandendo un martello pneumatico.

-Non temete ,vengo in pace!- disse il ragazzo.

Se fosse stato possibile tutti i presenti avrebbero spalancato ancora di più la bocca.

-Sono un cavaliere giunto da lontano! Venuto per uccidere … -

Puntò la spada contro la professoressa.

-   …Il drago cattivo!-

La donna rimase per un attimo interdetta poi però riuscì a riprendersi.

-   Signor Endrew!- gridò la donna con una vena ballerina sulla fronte.

-   Io!... Eh!? Ehi! Ma … oggi non doveva fare lezione la professoressa Mauron in questa classe?-

-    Mi dispiace deluderla ragazzo! Spero si renda contò di aver danneggiato un edificio pubblico!!!-

Il ragazzo, sbuffo Angela non lo sopportava o meglio non lo capiva era sempre circondato dagli amici ma anche un cieco si sarebbe accorto di quanto fosse realmente solo, ma comportarsi in quel modo non gli avrebbe giovato per niente,  la mente maschile rimaneva un mistero per lei.

-    comunque vorrà dire che invece di un drago cattivo, sconfiggerò la strega cattiva!-

-Vai subito in presidenza!!!!!- urlò la professoressa che minacciava di avere una crisi da un momento all’ altro.

 

Francesca rideva a crepapelle  cercando di rimanere in piedi appoggiandosi ai banchi e guardando in giro si capiva che la classe non era in condizioni migliori.

-Smettetela di ridere! Seduti!-

 

Ma nessuno riusciva a smettere e dopo il primo disappunto pure Angela si mise a sghignazzare, insomma una cosa del genere non era da tutti i giorni; Andrew  era una tipo ribelle ed indomabile o almeno così si definiva lui, aveva origini rumene ,infatti quando era piccolo si era trasferito in Italia insieme alla famiglia, era alto e vestiva sempre con magliette più larghe di lui con pantaloni che gli stavano su  a malapena e i capelli neri e corti sempre scompigliati quasi mai a posto gli occhi erano di un verde smeraldo, aveva sempre creato scompiglio nella scuola fin dal primo giorno in cui mise un ragno nell’ astuccio di una compagna ma quello che aveva fatto ora superava di gran  lunga qualsiasi scherzo.

-Ora basta ragazzi! E tu!...-

 

Si girò la donna verso l’oggetto della sua ira.

- vieni immediatamente in presidenza con me!!!-

 

Lo afferrò per un braccio ed uscì dalla porta, doveva aver chiesto ad una bidella di badare alla classe perché qualche secondo dopo ne apparve una sulla porta.

 

Alla fine delle lezioni non c’era studente dell’ Grifoni che non sapesse cosa fosse successo,alcuni spinti dalla curiosità si erano pure trattenuti di più dopo l’orario di uscita per ammirare il buco leggendario,nel fra tempo a quanto si diceva il ragazzo responsabile era ancora rinchiuso nell’ ufficio del preside in attesa che i genitori arrivassero, quella si che era una tortura; molti venuti a sapere il motivo della bravata  si erano subito schierati dalla parte del rumeno, in fondo non molti avrebbero pianto se il “Drago cattivo” fosse stato ucciso.

E una certa ragazza di sicuro era tra quelli che non l’avrebbero fatto.

Angela non era in buoni rapporti con il rumeno visto che il suo primo tiro mancino era stato rivolto a lei che aveva il terrore di quegli insetti a otto zampe, si ricordava ancora quando aveva messo la mano nell’ astuccio ed aveva realizzato che qualcosa stava allegramente zampettando sulla  sua pelle,rabbrividì al ricordo, ma comunque in un certo senso quel giorno doveva ringraziarlo, perché la sua bravata l’aveva fatta ridere e tutti i pensieri su quei sogni e su quello che era successo quella sera erano scomparsi lasciando posto ad un insolito buon umore.

Ah!ah!ah!ah! è stato veramente fantastico!-

Francesca camminava  al fianco di Angela per la strada della fermata dell’autobus.

-Francy ma non ti sembra di esagerare? Ormai stai ridendo da ore!-

-Non ci posso far niente!Ah!ah!ah! chissà da dove ha preso il martello pneumatico?!-

-Forse nel cantiere vicino alla scuola no? E comunque  sbagliare l’ora …-

-Già! Quello è stato esilarante!Ah!ah!ah!ah!...-

 

Si salutarono appena arrivò il bus, Francesca abitava più vicino alla scuola dell’ amica e faceva la strada a piedi.

Quando arrivò a casa ,la mora per prima cosa mangiò a sazietà e poi controllò la posta con evidente interesse;sua madre la vide trafficare tra le buste poste sul tavolo e le disse:

Mi dispiace tesoro, ma non è arrivata nessuna lettera da tua sorella-

 

La donna vide l’evidente delusione sul volto della ragazza e allora cercò di rimediare.

-Ma magari a preferito mandarti un e-mail no? Perché non provi a controllare?-

 

Il volto della figlia si illuminò come una lampadina.

-Hai ragione mamma,dopo tutto è molto più veloce della posta normale e al campus Universitario in America hanno sicuramente un computer!-

 

Senza dire nient’ altro corse in camera  accendendo il computer.

La sorella di Angela aveva ventun’anni  ed era andata in America per studiare la lingua  e  per frequentare un università migliore, si chiamava Alice ed aveva un carattere completamente opposto alla minore, solo che differentemente che con l’amica Angela tendeva proprio per questo a scontrarsi più spesso con lei per ogni minima cosa, effettivamente il loro rapporto non era mai stato perfetto ma si volevano bene e da quando Alice era partita la sorellina si era resa conto di quanto gli mancasse, era proprio vero che ci rendiamo conto di quanto le cose siano preziose solo quando le perdiamo.

La ragazza aspettava con impazienza che il desktop si caricasse ,dopo pochi secondi che sembrarono però interminabili lo schermo apparve, subito si collegò ad internet per poi aprire la posta elettronica.

Niente.

A parte qualche messaggio pubblicitario e la posta indesiderata, niente.

Di nuovo delusa stava per spegnere tutto, quando improvvisamente vide lo schermo farsi completamente nero con quella rigetta lampeggiante bianca che di solito appariva all’accensione.

Rimase per un attimo interdetta poi provò a muovere il mouse e a cliccare ma non succedeva nulla, provò allora con ALT-CANC-CTRL  ed ancora non accadde nulla.

Cominciò a pensare che si trattasse di un virus quando vide delle lettere apparire sullo schermo nero.

“Ciao”

 

Rimase pietrificata.

Che il suo computer stesse cercando di comunicare con lei era fuori discussione, ma allora perché era apparsa quella parola di saluto sullo schermo?

“immagino che tu sia sorpresa, non mi infiltro in un computer e poi faccio conversazione con il suo proprietario tanto spesso”

 

Infiltro? Conversazione? Ma che succedeva? Si ,doveva essere per forza un virus, non c’era altra spiegazione strano che però il computer non lo avesse segnalato; istintivamente portò la mano  all’ interruttore di corrente ma fu fermata dalla frase che apparve:

“No, non ci provare,so di averti spaventato ma non credo ti convenga spegnere,non sono un virus ,ma più precisamente un Aker  e mi sono infiltrato nel tuo computer per parlare con te di quello che è successo in quella serata al Jet club, potrei raccontarti un paio di cosucce e magari spiegarti ciò che vuoi sapere.”

Si bloccò, non aveva detto a nessuno ciò che aveva realmente visto o che credeva di aver visto alla discoteca. D’istinto scrisse:

“come fai a sapere di quello che è successo?”

“Ero lì, ma non per divertirmi, comunque come tutti ho sentito l’esplosione e poi ti ho visto uscire;avevo il tuo stesso sguardo la prima volta che mi è accaduto”.

Sempre più incuriosita ed ansiosa di ricevere risposte la ragazza continuò a conversare.

“La prima volta è che ti è accaduto?”

“Già, per qualche strano motivo uno di quei fetenti decide di attaccarti ma qualcosa li ferma o meglio tu li fermi.”

“Io?” voleva trovare risposte alle sue domande ma si sentiva ancora più confusa.

“Hai un ciondolo vero? Presumo di colore blu o comunque di un colore del mare”

“Ma tu come ..?”

“Anch’io ne posseggo uno, ma è rosso; c’è una storia curiosa dietro quei gioielli, secondo una leggenda sono oggetti creati dagli dei greci che li diedero a diversi uomini,questi acquisirono poteri sovrumani paragonabili solo ai loro, ma presto questi poteri portarono le ambizioni dei grandi imperi e ci furono grandi guerre e distruzione!”

Lesse tutto d’un fiato , Grecia? Come era possibile che il suo gioiello fosse arrivato fino a lei e … un momento, quello che leggeva non era assolutamente possibile! Era una fandonia!

“ Non dire stupidaggini!”

“Non ti sto mentendo, anche se non so dirti se la storia degli dei è vera so di certo che quella della grande guerra lo è anche se… non e stata combattuta da esseri umani e tu attraverso i tuoi sogni lo dovresti sapere!”

“Anche tu ce li hai?”

“Si, non sto a raccontarti tutto ma sappi che il ciondolo ti permette di controllare un elemento, in oltre racchiude in se le anime di coloro che hanno saputo usare il suo potere, per questo vedi i loro ricordi e presto saprai tutto senza che ti venga raccontato nulla.”

“Ma cosa vogliono quei …”

“Vampiri? Semplice sono creature che seguono la loro natura, mangiano gli esseri umani e penso che vogliano i gioielli per qualcosa che per il momento non so, l’unica cosa che cosa che so è che sicuramente cercheranno di impossessarsene quindi ti do un suggerimento, impara dai ricordi racchiusi nel pendente come combatterli se ci incontreremo potrai riconoscermi dal colore del mio pendente ora me ne vado io ti ho avvertito, stai attenta.”

Angela cercò di scrivere qualcosa il più in fretta possibile , ma non fece in tempo e lo schermo tornò a  visualizzare il desktop come se non fosse successo niente.

Rimase per parecchi minuti a fissare il computer con uno sguardo stralunato e sbalordito, non sapeva cosa pensare, ma migliaia di domande si facevano strada nella sua testa e reclamavano una risposta.

Purtroppo chiunque fosse quella persona se ne era andata ed ora una strana paura cominciò ad assalirla.

Loro vogliono il pendente,e presto verranno a prenderti.

Parole che continuarono a risuonarle nella mente in modo sinistro.

 

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Capitolo 6
*** La fioraria Africana ***


Lafioraria africana

Sesto Capitolo

La fioraia africana

Dopo quell’ intrusione  nel suo computer da parte dell’ aker Angela era sprofondata in una grande preoccupazione che l’attanagliava.

Francesca se ne era accorta, l’amica era diventata un po’ isterica aveva strani scatti ed era sempre all’erta come se qualcuno dovesse da un momento all’ altro saltarle addosso; aveva provocato a parlarle ma lei sviava sempre il discorso su qualcos’altro oppure diceva che non era niente, ma non la convinceva.

-Mi vuoi dire che hai? – le aveva chiesto in nel momento in cui erano state mandate fuori dalla classe per fare delle fotocopie.

-Non so di cosa tu stia parlando ..-

-Non fare la finta tonta con me! Si vede lontano un miglio che c’è qualcosa che non và… stai andando male nelle materie e questo non è assolutamente da te, ed in oltre sei sempre arrabbiata ed isterica, da un po’ di tempo ti vedo guardarti in giro  come se ti aspettassi che un leone ti salti addosso! Ora ,spiegami come puoi dire di non avere niente?!-

 

Angela fissò l’amica, le avrebbe creduto? Probabilmente no inoltre se avesse coinvolto anche lei in questa storia sarebbe stata sicuramente in pericolo , decise dunque di dirle una bugia.

-Va bene è solo che… sono ancora sconvolta per quello che è successo la sera del mio compleanno-

Per un attimo ebbe il sentore di non averla convinta.

-Nei sei proprio sicura?-

La ragazza occhialuta si costrinse ad un sorriso tirato.

-Ma certo!- disse provando a metterci tutto l’entusiasmo che poteva.

-Va bene-

 

Dopo aver finito di fotocopiare tornarono in classe ma Francesca non era ancora convinta.

 

 

 

 

Quel pomeriggio era più tosto caldo e c’era un afa terribile, l’odore dello smog unito a quella temperatura dava una sensazione orribile a chiunque lo respirasse.

Era la fine di Maggio e presto sarebbe arrivato Giugno con il suo sole e con le vacanze, già le vacanze! Peccato che per Angela non sarebbe stato così, i suoi genitori dovevano lavorare quindi se ne sarebbero dovuti stare per tutta l’estate in città, una tortura peggiore che rimanere per ore rinchiusa col preside per una bella lavata di capo.

Ma i pensieri della ragazza erano preoccupati per tutt’ altre cose, e neppure i compiti da fare riuscivano a distoglierla da ciò che l’affliggeva.

Quindi se ne stava seduta sul balcone a  pensierosa quando improvvisamente sentì qualcosa di ghiacciato sulla nuca. Sorpresa si girò di scatto e vide sua madre con un bicchiere di acqua fresca in mano che le sorrideva.

-Ehi! Stai facendo i compiti, brava, vuoi un bicchiere d’acqua?-

Angela lo prese in mano e ne bevve un sorso.

-Grazie.- disse.

-Di niente tesoro, senti mi faresti un favore?Puoi andare dalla fioraia, a prendermi un po’ di gerani? Sai ormai quelli che avevamo ormai sono irrecuperabili,purtroppo sono stata  molto impegnata e mi sono dimenticata di bagnarle.-

 

La ragazza ci pensò su poi si disse che una passeggiata poteva solo farli bene.

-D’accordo,Ah! Mamma senti posso parlarti un momento di una cosa?-

-Certo tesoro di che si tratta?-

 

Angela era indecisa se chiederglielo o meno, ma poi si buttò.

-Si tratta del ciondolo…-

 

La donna si guardò in giro per vedere se il marito era in circolazione.

-Che vuoi sapere?-

-Ecco, quall’era la storia che ha fatto infuriare così tanto Papà?-

 

La donna si sedette vicino alla figlia, avevano un bellissimo tavolo che in estate mettevano sempre per mangiare all’ aperto o per prendere il sole, se lo potevano permettere visto che il loro balcone era abbastanza ampio, alla ringhiera solitamente c’erano sempre piante di gerani che abbellivano il tutto.

 

-Beh! Io non la conosco molto perchè non lo mai sentita di persona, ma da quanto mi raccontava tuo padre quando eravamo fidanzati sembrava narrasse l’avventura di grandi guerrieri possessori della pietra che combattevano una guerra contro i vampiri.-

 

Angela inghiotti la saliva ed incitò la madre ad andare avanti.

- Per quanto mi ricordo, sembra che tua nonna sostenesse che la pietra che porti al collo fosse una di quelle che portavano i protagonisti della storia.-

-Ah.- riuscì a dire soltanto la ragazza.

-Grazie mamma, ora sarà meglio che vad…-

Si bloccò appena notò che il bicchiere che aveva tra le dita era un po’ troppo freddo, lo guardò e rimase completamente sbalordita nel constatare che effettivamente l’acqua si era completamente trasformata in ghiaccio, per fortuna sua madre si era alzata e la stava ringraziando ancora della cortesia o non avrebbe mai potuto spiegarle la cosa.

-Tesoro? Va tutto bene hai un aria strana.- Chiese la madre

-Cosa!? Ah! No!non preoccuparti va tutto a meraviglia!- rispose nascondendo il bicchiere dietro la schiena.

-Ne sei sicura?-

-C-certo!-

-Ok, allora conto su dite! –

 

Detto questo se ne andò in casa.

Angela tornò a fissare il bicchiere con il ghiaccio, lo fissò così intensamente che si fuse improvvisamente trasformandosi in acqua, la quale cominciò a fluttuare per aria come se non ci fosse gravità, poi improvvisamente cadde per terra non dando più segno di vita.

I ciondoli donano poteri straordinari pari solo a quelli degli dei.

A quanto pareva era vero.

Aveva ormai capito da tanto tempo che poteva controllare l’acqua, effettivamente ricordando quello che era successo la serata del compleanno e i sogni che faceva non poteva essere altro e quello che  era appena successo le lo confermava, peccato però che non riuscisse a controlla re i propri poteri al meglio.

Ma era inutile bruciare le tappe, attraverso i sogni aveva scoperto molte cose ed acquisito una certa familiarità con tutto ciò che riguardava l’antica Grecia , cosa  di cui stava cominciando ad essere molto fiera. Mentre pensava a ciò Angela era sulla strada per  il negozio di fiori, arrivatavi notò subito che però qualcosa non andava l’insegna era cambiata, era scritta a caratteri grandi ed in corsivo con un colore viola ed ai lati, c’erano due rose rosse che incorniciavano il tutto ma lei si ricordava che l’insegna era totalmente diversa.

Entrò dentro ed il suono del campanello fece notare la sua presenza alla donna che si trovava al bancone, subito questa  le chiese:

-Posso aiutarti?-

 

Era una donna sulla trentina i capelli neri e corti con qualche ciocca colorata di arancio ed gli occhi grandi e  bruni ,un corpo asciutto e slanciato, indossava una camicia a maniche corte bianca e dei pantaloni a pinocchietto marroni, sembrava gentile.

-Si grazie, avrei bisogno di gerani.-

-Allora devi andare nella serra, fatti aiutare da mia figlia… Iris!-

-Arrivo mamma!-

La ragazza dagli occhi azzurri si guardò in torno, l’ambiente era molto rilassante  e per tutta la camera si sentiva odore di terriccio: il negozio era a due piani, uno in cui si vendevano i fiori per buche l’altro probabilmente serviva come magazzino, ci si accedeva grazie ad una graziosa scala a chiocciola da cui apparve una ragazza pressa poco della stessa età di Angela, scura di pelle come una pantera, si chiese come potesse essere la figlia della donna al bancone ma non per il colore della pelle ma perché se veramente aveva la sua stessa età come le sembrava non poteva essere figlia della signora che sembrava averne solo trenta, ma magari l’aveva adottata, infondo però non erano affari che la riguardavano.

Le due persone la stavano guardando e solo allora la ragazza si rese conto di avere una faccia probabilmente molto stupida, arrossi.

-Ah!ah!ah! hai visto mamma è successo ancora!-

-Eh! Già, ti starai chiedendo come faccio ad aver una figlia così grande, ragazza, come ti chiami?-

-Ehm, sono Angela piacere … e io non volevo …-

-Oh! Non ti preoccupare ci siamo trasferiti qui da poco dopo tutto, molti del posto entrando qui si sono comportati come te- disse con un grande sorriso la ragazza nera.

 

I suoi denti erano bianchi come l’avorio e facevano risaltare il volto scuro  ed ovale, le labbra erano carrnose e come la maggior parte della gente di colore gli occhi erano scuri ma erano più tosto piccoli.

Alle parole della ragazza Angela si illuminò.

-Effettivamente mi sembrava che fosse cambiato qualcosa qui!-

-Siamo arrivate da una settimana,abbiamo preso questo negozio e l’appartamento che vi è sopra e ci siamo trasferite da Palermo … e a proposito io sono Margherita, piacere. – disse la signora dall’ insolito look.

-Piacere mio.- rispose la ragazza.

-Io mi chiamo Iris, piacere di conoscerti quanti anni hai?-

 

Più tosto diretta la ragazza.

-Diciassette.-

-Hai la mia stessa età! Magari diventiamo amiche!-

-Tesoro, porta Angela nella serra sta cercando dei gerani.-

-Ok, vieni ti faccio vedere il posto più bello del mondo!-

 

Iris aprì la porta che portava al retro del negozio e dopo un piccolo corridoio passarono attraverso una porta da cui proveniva un calore ancora più maggiore di quello di fuori.

-Che caldo!-

-Beh! È una serra di che ti stupisci! Ma guarda com’è bella!-

In effetti  nell’ ampio spazio erano coltivate piante di ogni genere  e colore che emanavano un profumo meraviglioso ed una vista davvero spettacolare: c’erano captus, gigli, rose di tutti i colori,piante da salotto o decorative insomma sembrava un piccolo paradiso terrestre.

-Ehi! È veramente bellissimo qui! Ma come fate a curare tutte queste piante?-

-Lo faccio io, ovviamente mi aiuta anche mia madre!-

-Ma non è faticoso?-

-Si, ma io amo le piante, mi piace vederle crescere ogni giorno curandole per poi ammirare il meraviglioso risultato finale, e poi sono affascinanti, lo sapevi che molte specie vegetali possono essere usate come medicinali forse anche più efficaci di quelli sintetici? In oltre possono essere usate anche come veleni o antidoti per veleni!-

 

Parlava come un treno, ed aveva una strana luce negli occhi mentre parlava di tutto ciò che rappresentava il mondo vegetale e animale, e fu così che Angela in breve comincio a  scoprire molte cose su Iris: amava alla follia i vegetali, era una campionessa di frisbe ed adorava giocarci, scoprì anche che Margherita era la sua madre adottiva e che l’aveva presa con se all’ età di dodici anni sottraendola da un futuro orribile, visto che era nata in Nigeria.

Il tempo passava in fretta e la ragazza dagli occhi azzurri si era completamente dimenticata della sua commissione tanto era presa dal parlare dell’amica, poi però qualcosa prese la sua attenzione.

C’era una strana statuetta su uno dei bancali dietro ad Iris raffigurante una donna su un trono l’aveva già vista da qualche parte nei suoi sogni, ma certo! Era Demetra dea del raccolto e del frumento ma cosa ci faceva li?

-Che cos’è quella statuetta?-

-Cosa?- chiese girandosi la ragazza africana.

-Ah! Quella  è una statuetta che abbiamo trovato in soffitta, carina vero?-

-Posso vederla?-

-Certo, prendila pure!-

 

E così fece la rigirò tra le mani e mentre lo faceva venne invasa da una strana sensazione poi sentì il ciondolo al petto pulsare  e tutto in torno a lei cambiò, come in un sogno si ritrovò in una scena  completamente diversa  non era più nella serra di Iris ma in una strada che attraversava i campi di grano e  in qui contadini lavoravano con aratri e falce.

Si guardò intorno verso l’orizzonte si poteva intravedere un convoglio di soldati marciare verso la sua direzione e quando furono ormai  vicini si sposto per paura di essere calpestata e livide da più vicino; erano a migliaia, fieri marciavano con regolarità e con addosso l’equipaggiamento adatto per una lunga battaglia, uno spettacolo più tosto impressionante.

Tra la folla di guerrieri uno in particolare attirò la sua attenzione, quando gli passò accanto  potè vederlo meglio e subito ebbe la sensazione di averlo già visto da qualche parte, quei occhi scuri e penetranti quei capelli rossi, era il ragazzo che aveva visto la mattina prima  che gli fosse stato dato il pendente!

Trasalì qualcuno le aveva toccato una spalla.

-Mia padrona.-

Girò la testa e vide una donna di colore con un vestito greco addosso, ma fu solo per un attimo perché subito l’immagine fu sostituita da quella di Iris.

-Stai bene? Eri strana! Sembravi in trance, sicura di non volere qualcosa?-

-Grazie, ma forse è meglio che vada! Grazie Iris mi ha fatto piacere conoscerti!-

-Anche a me! Torna a trovarmi, ehi! Aspetta un momento non stai dimenticando qualcos …-

 

Ma la bruna era già sparita dietro alla porta. Iris sbuffò poi prese un elastico e si legò i capelli crespi e neri pensando che avrebbe rivi sto presto quella ragazza.

 

 

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