Make you mine.

di Fra_Jones
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Color smeraldo. ***
Capitolo 2: *** Dark Paradise. ***
Capitolo 3: *** Meet Virginia. ***



Capitolo 1
*** Color smeraldo. ***


Capitolo 1

Erano passate tre settimane dal matrimonio di Lucrezia, dal ritrovamento del cadavere di Juan e dal terribile incidente capitato al Santo Padre.
Cesare era seduto sul bordo del letto; lo sguardo fisso verso la terrazza, era un misto di rabbia e risentimento e incomprensione e paura.
Il pontefice era rimasto in vita, e stava pian piano guarendo, ma le sue condizioni non erano delle migliori.
Sapeva chi aveva fatto tutto ciò. Giuliano della Rovere.
“Avrei dovuto ucciderlo quando mi era possibile” pensò tra sé e sé l’ex cardinale.
Si alzò impetuoso dal letto. La sua figura al centro della stanza emanava forte incertezza. La mano destra tra i ricci scuri, e l’altra sul fianco.
Tutto ciò era aggravato dall’assenza della sorella, in viaggio con suo marito.
Cesare si avviò verso la porta, esitò un momento poi, con leggerezza, la aprì  e la chiuse dietro le sue spalle.
Percorse un lungo corridoio e si ritrovò di fronte ad un’alta porta di legno intarsiato. La aprì leggermente, scrutò con gli occhi all’interno.
La stanza era avvolta dall’oscurità. Entrò.
“Padre” sussurrò di fronte al maestoso letto a baldacchino. Nessuna risposta.
Cesare sussurrò nuovamente. Il Santo Padre mugugnò qualcosa per far capire al figlio che era vivo.
Il ragazzo si avvicinò alla finestra. Con un gesto forte e deciso, aprì le tende e spalancò le persiane, facendo così entrare tutta la luce e la fresca aria mattutina.
Il pontefice strinse le palpebre. Non era abituato a tutta quella luce.
“Padre” disse mettendosi seduto sul lato destro del letto.
Il pontefice riaprì lentamente gli occhi, girò il suo volto verso quello del figlio.
“Forse vi farebbe bene uscire un po’. Vi faccio accompagnare fuori in giardino.”
Il pontefice allungò il braccio verso il figlio cercando la sua mano.
Cesare disse “Allora,che ne dici di andare in giardino?”
Il pontefice scosse la testa in segno di dissenso.
“Bene..” disse Cesare a denti stretti. Si alzò, dando le spalle al padre, poi si voltò verso di lui. Abbozzò un sorriso e si recò verso la porta.
Quando chiuse la porta, aspettò un poco. Vi Poggiò le spalle e chiuse gli occhi. Sul suo volto si leggeva voglia di evasione. Si recò così verso le sue stanze. Entrato, si guardò allo specchio che era posto accanto alla porta, poi prese un mantello color petrolio, lo mise sulle sue spalle, e ne allacciò i nastri.
Decise che una passeggiata per le strade di Roma avrebbe aiutato a schiarire i suoi pensieri, e la sua anima.
Il sole era alto, l’aria fresca.
Cesare si addentrò nel centro della vita cittadina della bella Roma. Il mercato era pieno di gente, egli avrebbe potuto passeggiare e schiarire la propria mente, senza sentirsi del tutto solo.
Aveva messo fine alle sofferenze di suo fratello, e così anche a quelle della sua famiglia. Il disonore non era accettabile per i Borgia.
Lucrezia era sposata ora, e sembrava suo marito le stesse molto a cuore. Quel matrimonio aveva portato molti vantaggi alla loro famiglia, ma non riusciva a stare senza di lei, e tanto meno senza il piccolo Giovanni. Si sentiva la loro mancanza nella grande casa pontificia.
Continuava a camminare tra la folla, scrutando qua e là le varie scene quotidiane fino a che, vicino ai banchi del pane, vide una giovane donna.
Gli occhi del Borgia, nonostante fossero celati nell’ombra creata dal cappuccio, si illuminarono. Le sembrava di vedere un angelo, o cosa?
Si avvicinò cauto al banco. La ragazza, dopo aver pagato sorridente il fornaio, si stava voltando e si stava facendo strada tra la gente presente.
“Venite qua spesso?” sussurrò il Borgia ancora incappucciato.
La ragazza, che stava camminando spensierata, fece un leggero balzo.
“Oh, perdonatemi, non volevo di certo spaventarla.” Disse Cesare sorridendo.
La ragazza scrutò il volto sotto il cappuccio. Sapeva bene chi fosse. Perché le stava rivolgendo parola?
Lo guardò attentamente per qualche secondo, poi, sospirando disse “Io.. dovrei andare.”
Si voltò di spalle e riprese la sua strada, accelerando leggermente il passo.
Cesare rimase immobile, guardandola camminare con passo accelerato, ma ugualmente aggraziato.
Si fece strada nella folla per seguire quella giovane donna. Mai, dopo la relazione con Ursula, aveva provato quella sensazione. Le era bastato guardarla in volto per rimanerne colpito.
I lunghi e ricci capelli castani,sotto la luce mattutina avevano riflessi rossastri. Le incorniciavano il viso ovale e i grandi occhi verdi, che sembravano splendere come due smeraldi al sole. Il naso e gli zigomi erano tempestati di efelidi, le labbra carnose erano color fragola.
Cesare credette di averla persa tra la folla, ma poi la vide. Accelerò il passo per raggiungerla.
Stava per arrivare a lei, ma ultimo dei suoi pensieri era volerla spaventare. Così gridò “Aspetti signorina!”
La ragazza si voltò.
“Non ha risposto alla mia domanda” disse Cesare.
La ragazza era perplessa. Abbozzando un mezzo sorriso disse “Perché le interessa?”
“Vorrei sapere se..” balbettò il Borgia “rispondete alla mia domanda” disse e concluse “per favore.”
“Io? A volte di grazia.”
“Di.. grazia?” disse Cesare.
“Signore, ho ben riconosciuto la vostra identità. Se ora volete scusarmi.. dovrei rincasare.” Si inchinò e riprese la sua strada.
“Ferma.” Disse.
La ragazza si fermò, mantenendo le spalle all’uomo.
“Vuoi sapete chi sono io, ma io non so chi siete voi.” Disse sorridente.
La giovane donna si voltò, e sorridente disse “Mio signore, non credo servi a molto venire a conoscenza della mia identità.” Poi, si inchinò nuovamente e se ne andò.
“La rivedrò, non è così?” urlò Cesare.
 
Cesare fece ritorno nella casa pontificia e si recò nel giardino interno. Chiamò al suo cospetto il fedele Micheletto.
“Ho bisogno del tuo aiuto.”
“Mi dica mio signore.” Disse con il suo solito tono di voce profondo e roco.
“Sono andato al mercato questa mattina, ho visto una ragazza. Devo sapere chi è.”
“Capisco signore.”
“Vieni con me, ti mostrerò che strada a preso quando ci siamo lasciati.”
“Signore, perché vuole scoprire chi è?”
“Tu, devi solo aiutarmi.”
“Certo mio signore.”
I due ripresero la strada verso il mercato. Nel tragitto il Borgia fece una descrizione dettagliata dell’aspetto della ragazza.
“Ecco, qui è dove ci siamo fermati. Lei ha continuato e ha poi preso la strada a sinistra. Micheletto, voglio che tu la segua. Voglio sapere quello che fa abitualmente.”
“Certo, mio signore.”
“Bene.”

Nota:
Bene  bene.  Spero vi piaccia l'idea. 
Purtroppo, io e i capitoli iniziali non andiamo quasi mai d'accordo :)
Insomma, credo che la storia inizierà a farsi più carina con l'andare.
Voi.. Recensite!! 
E' importante per me, almeno capisco dove posso migliorare.
Un bacione xx

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Capitolo 2
*** Dark Paradise. ***


Capitolo 2


“Finalmente sei riuscito ad uscire Padre.” Disse Cesare avvicinandosi al Papa, seduto su una sedia posta nel portico del giardino interno.
Rodrigo si voltò, accennò un leggero sorriso.
“Padre..” Cesare si avvicinò, si sedette sulla sedia accanto: I gomiti poggiati sulle cosce, le dita intrecciate, i denti stretti.
Rodrigo appoggiò una mano sulla spalla del figlio, ed egli vi posò lo sguardo.
“Vi ho chiesto di perdonarmi. Ora richiedo la vostra indulgenza. Non vi sarebbe successo tutto ciò se avessi sistemato il cardinale della Rovere.”
“Figliolo, non è colpa tua. Per quanto riguarda quello che è successo quella sera,noi volevamo darvi il vostro perdono.” Disse, tossendo dato il fastidio alla gola. “Ma dovremo parlare seriamente.. di affari” continuò.
Cesare lo guardò, sorridendogli leggermente anche se nella sua mente risuonavano le parole che aveva detto al fratello la sera in cui aveva messo fine alla sua vita: “Siamo Borgia, non perdoniamo mai”. Poi guardò davanti a sé. Si alzò scusandosi con il santo padre, dicendo che si sarebbe visti l’indomani.
 
“Signore.”
“Micheletto, che notizie porti?” disse Cesare a bassa voce mentre si incamminavano per la strada.
“Ho visto dove abita. Mi dispiace dirgli signore che non esce molto, se non per andare al mercato. Mi è capitato di vederla passeggiare  nei pressi del parco vicino al mercato. Ma non so se è una cosa abituale.”
“Bene,grazie Micheletto. L’importante per me è sapere dove abita. Mostrami la strada.”
I due passeggiarono fino al modesto palazzo dove Micheletto aveva  visto entrare la ragazza svariate volte.
“Ecco mio signore.” Disse Micheletto accompagnando quelle parole con un gesto della mano. “Quel palazzo in fondo alla via, lì è dove ho visto entrare la ragazza. Mio signore, devo avvertirla di un altro fatto..”
Lo sguardo di Cesare si incupì: quelle parole non gli andavano a genio. Lui era Cesare Borgia, otteneva sempre ciò che voleva. Con un cenno della testa fece comprendere a Micheletto che poteva parlare, che doveva farlo.
“Le ho detto che ho visto la ragazza passeggiare nelle vicinanze del parco qualche volta..”
“E bene?” intimò il Borgia.
“Non era sola,signore. Aveva con se un bambino.”
Il viso di Cesare si incupì ulteriormente; voleva quella ragazza per qualche strano motivo. Nulla l’avrebbe ostacolato. C’era riuscito una volta ad affascinare una donna sposata. “Nulla”  si ripeteva nella mente “nulla mi fermerà dall’averla.”
Se l'esistenza dell'inferno fosse reale, allora quello era la sua casa: il paradiso oscuro. Lo era in vita, lo sarebbe stato nell’eternità.
 
****
Il cielo si stava scurendo. Cesare era seduto composto intorno al tavolo,sorseggiando un bicchiere di vino mentre stava terminando la sua cena. Il silenzio regnava sovrano nella stanza. Al contrario, nella sua mente, dominava la confusione. Non faceva altro che pensare ai recenti avvenimenti. Sentiva che qualcosa non andava, che c’erano guai in agguato. Era giusto abbassare la guardia proprio in quel momento? Tra i vari pensieri c’era sempre di mezzo quella ragazza incontrata al mercato. Il desiderio era più forte di lui.
Passi veloci gli fecero raggiungere la sua camera, che era illuminata da una candela posta accanto al letto dal suo servo. Prese il suo mantello, lo legò intorno al collo e uscì con lo stesso passo con cui era entrato.
Le strade di Roma nella notte potevano risultare inquietanti e minacciose, ma non per lui. Non per l’animo di Cesare Borgia. Il ragazzo trovava anzi un certo conforto in quell’oscurità.
Con le braccia conserte e il cappuccio che celava il suo volto pensieroso, Cesare Borgia si appostò vicino alla casa che gli era stata mostrata da Micheletto, speranzoso di vedere quella giovane donna. Avrebbe aspettato l’alba pur di vederla.
Pensò, tra sé e sé,come fosse insolito: era attratto da qualcosa di puro e casto, qualcosa che era totalmente opposto a sé. Aveva rinunciato alla purezza macchiandosi dei più brutali crimini. Ci aveva rinunciato completamente.


*******
Salve! Ho ripreso tra le mani questa storia finalmente. 
Spero che il capitolo vi piaccia. Nonostante sia un capitolo "di passaggio" ci sono idee che potrei sviluppare nei capitoli successivi, anche se non ho idea di come saranno.
Mi sto affidando totalmente all'istinto. (Che sia un bene?Non lo so xD)
Un bacio!xx 

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Capitolo 3
*** Meet Virginia. ***


Capitolo 3
 
L’aria si stava facendo sempre più scura e tirava un leggero vento freddo che sembrava entrare nelle ossa.
Il Borgia non distolse un solo momento lo sguardo dall’uscio di entrata. Ripeteva a se stesso di essere Cesare Borgia, e che il figlio bastardo del Papa, cresciuto tra i vizi e i sotterfugi di un ambiente quale quello della “Santa Madre Chiesa”, avrebbe ottenuto ciò che desiderava ardentemente. E se non fosse stato così?
La porta che osservava con così tanta ossessione si aprì. La luce interna illuminò leggermente la strada e dalla casa uscì un uomo che, quasi frettolosamente e astiosamente, si incamminò verso la sua sinistra. Cesare notò che l’uomo non aveva richiuso il portone d’entrata. Era il momento giusto per avvicinarsi, pensò. Con il suo passo fiero, si mosse verso il palazzo. Costeggiò le mura delle case fino ad arrivare accanto all’abitazione. Il Borgia, curioso, scostò leggermente la porta, senza appurare se qualcuno si stesse avvicinando. In quel momento il ragazzo vide un’ombra avvicinarsi alla porta; così, con ampie falcate, si allontanò dall’edificio, aggiustandosi accuratamente il copricapo.
Il ragazzo sentì una soave voce femminile chiamare un nome: gli sembrava di risentire quella della ragazza incontrata al mercato, ma non poteva voltarsi. Il rumore dei suoi passi sembrò essere accompagnato da un altro passo, più leggiadro ma veloce.
“Cecco” chiamava la ragazza. Cesare pensava tra sé e sé che doveva accelerare il passo, che non poteva voltarsi, che non poteva farsi scoprire, che non poteva lasciare che quella voce così pura lo tentasse. I troppi pensieri, però, lo fecero rallentare abbastanza da farsi raggiungere dalla ragazza,che con una presa alquanto forte, fermò il Borgia.
“Cecco, che intenzioni hai?” disse la ragazza mentre cercava di far voltare l’uomo.
“Io..” biascicò il Borgia.
“E dove hai preso questo mantello così vistoso, non l’avrai mica rubato!” si allarmò la ragazza.
“Credo che lei si stia sbagliando, mi lasci” disse Cesare che, con una scossa di spalle, si liberò dalla presa della ragazza.
La ragazza rimase immobile per qualche secondo, poi scuotendo la testa, si incamminò verso l’uomo, gli girò intorno, bloccandosi davanti a lui.
L’aveva visto vicino all’uscio della sua dimora ne era certa. E se non era Cecco, allora chi era? Se avesse voluto derubarla o farle qualcosa di peggio l’avrebbe già fatto, pensò.
“E allora chi è lei?” disse abbassandosi leggermente per cercare di guardare il ragazzo in volto. “La conosco per caso? Era sull’uscio della mia casa, l’ho vista” affermò.
Cesare si sentì in trappola, ma quel sentimento era quasi dolce ed eccitante. Alzò leggermente il viso e, colto ormai sul fatto,  portò le sue mani al copricapo.
La ragazza era immobile; sul suo viso si leggeva un connubio di sorpresa e terrore.
“L’ho spaventata, ne sono desolato” affermò il Borgia “e so di averglielo già detto” concluse.
“Cosa..” sussurrò sbalordita la giovane.
“Lasciate che vi riaccompagni a casa” affermò Cesare allungando la sua mano verso il braccio della ragazza, che si scostò velocemente.
“Come avete fatto? E soprattutto, che cosa vi passa per la mente, di grazia? Siete impazzito?” disse tutto d’un fiato la ragazza mentre si incamminava insieme all’uomo verso la sua abitazione.
Cesare, sorridendo, rispose: “Avete detto di conoscere la mia identità.. sapete che sono un Borgia. Ma vi prego, non vi rivolgete a me in questo modo: chiamatemi Cesare. E voi? Ho l’onore di conoscere il suo nome?”
“Si, so perfettamente chi siete, ma questo non vi permette di pedinarmi o fare qualsiasi cosa voi abbiate fatto per sapere dove abitavo. È un comportamento misero” affermò la ragazza “che cosa volete da me?” concluse, lasciando l’ex cardinale di stucco.
Misero” pensò tra sé e sé Cesare.
I due erano poco distanti dalla porta d’entrata della casa.
“Voglio sapere il vostro nome, per favore..” disse il ragazzo. “E cosa ve ne fareste del mio nome,signore?”
“Vi ho chiesto cortesemente di chiamarmi Cesare..” affermò con tono gentile ma al contempo alterato. La ragazza, del canto suo, rispose con tono quasi sarcastico: “E cosa ve ne fareste del mio nome, Cesare?”
Il Borgia sogghignò, pose la sua mano sul braccio della ragazza e, delicatamente, la avvicinò a sé: “Sarei in grado di salutarvi e parlarvi come si deve la prossima volta..”
“la prossima volta..” ripeté la ragazza “perché fate questo?” chiese, senza allontanarsi dal ragazzo.
“Vi ho notato in mezzo alla folla, il suo viso non si dimentica facilmente …” disse Cesare, sorridendo in attesa delle parole della ragazza.
“Virginia. Mi chiamo Virginia, di grazia.”
Cesare socchiuse gli occhi: “Virginia..” sussurrò “ nome puro come il vostro volto.”
La ragazza era chiusa della presa possente del Borgia; non capiva cosa stesse succedendo.
“Beh, Virginia.. vi lascerò andare ora. Spero avrete un buon riposo. E.. “ sospirò  “se vostro marito non è abbastanza uomo da farvi sentire al sicuro o, non so, desi ...” disse Cesare, ma si fermò.
“Cosa..” affermò la ragazza perplessa.
“Buonanotte” esclamò Cesare, baciando fugacemente la ragazza sulla guancia e andandosene con il suo passo fiero e quasi maestoso.
 
Virginia, si ripete tra sé e sé per tutta la notte.

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