12 dicembre 2011

di bieberfiancee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ricordare. ***
Capitolo 2: *** confusione. ***
Capitolo 3: *** ritrovarsi. ***
Capitolo 4: *** Prima uscita ***



Capitolo 1
*** ricordare. ***


 
23 aprile2013
 
 
‘Brook hai sentito del nuovo ragazzo?’ mi chiese Taylor passandomi una patatina fritta.
‘veramente no,che dicono?’ chiesi meravigliata.
Stavamo camminando  per i corridoi della Berrytown High School durante l’intervallo.
‘dicono sia un cantante,che abbia provato a sfondare in tutti i  modi ma non ci sia riuscito.. è pieno di tatuaggi!’ commentò esaltata,aveva una passione per i tatuaggi.
‘ah,allora’ risi. ‘è già arrivato? ‘
‘si,ha la nostra stessa età,abitava qui qualche anno fa,in un altro quartiere però ‘
‘non ne ho mai sentito parlare..’ dissi con non curanza.
Mi fermai davanti al mio armadietto per prendere il libro di storia quando sentì quello di fianco al mio aprirsi,cercai di spiare il ragazzo che si era impossessato di quel armadietto da sempre deserto. Incrociammo lo sguardo ed entrai dentro i suoi occhi.
Merda.
 
12 dicembre2011
 
‘merda’ gemetti tirando leggermente indietro il collo. Provai a premere ancora una volta il piede contro l’acceleratore ma niente,la macchina si era definitivamente bloccata in un piccolo vialetto dimenticato da dio. Presi il cellulare dalla tasca e,uscendo dalla macchina,chiamai mia madre.
’pronto?’

‘mamma,si è bloccata ancora una volta la macchina,puoi venire a prendermi?’
‘tesoro adesso non posso,sono con una cliente ‘
‘e adesso come faccio?’ urlai per la rabbia.
‘hai quasi diciotto anni Brooklyn,devi imparare a badare a te stessa ‘
Riagganciò.
Odiavo quando usava quella scusa,sapevo benissimo di non essere voluta nella mia famiglia,di essere soltanto un peso,perché doveva continuare a dire il contrario e a fingere? Mia madre aveva solo sedici anni quando nacqui,la relazione con mio padre durò circa tre mesi poi lui scappò in Irlanda con una ragazza del suo corso di filosofia. Lei a causa mia dovette abbandonare gli studi,trovare subito un lavoro e arrangiarsi da sola perché i miei nonni non ne volevano sapere di una figlia minorenne incinta. Imparai a cavarmela da sola fin da subito e sopportai tutti gli uomini,il fumo,la droga e le amiche oche in casa mia promettendo che non avrei mai e poi mai trattato cosi mia figlia. Stratford non è una grande città,anzi,è un piccolo paesino nell’Ontario in Canada nel quale tutti si conoscono. Di conseguenza tutti sanno di mia mamma e della sua povera figlia problematica. Anche se,io non mi definisco cosi,io sono diversa da lei,io nella mia vita non mi comporterò come si è comportata lei…
Certo,adesso ha un lavoro,frequenta bravissimi uomini e non fa più uso di sostanza idiote ma per me lei sarà sempre la ragazzina di sedici anni che provò a lasciarmi in ospedale dopo la mia nascita. Dimenticare queste cose? No.
Buttai il telefono sul sedile e cominciai a premere sul clacson sperando che qualcuno potesse aiutarmi. Dato che nessuno sembrava accorgersi di me e il freddo mi rinchiusi in macchina con l’aria condizionata al massimo e mi addormentai pensando a come sarebbe stata la mia vita se fossi nata solo cinque anni dopo.
 
Dopo qualche ora mi svegliai,erano le due e dieci di notte e mia madre non era neanche venuta a cercarmi. Bene.
Mi misi composta sul sedile e riprovai a far andare la macchina ma il tentativo fu inutile. Decisi di aprire la portiera e di uscire alla ricerca del supermercato aperto più vicino.
Camminai per qualche minuto poi mi fermai davanti ad una stazione della benzina alla quale era associato il piccolo supermercato di John. Un uomo molto umile,conosciuto da tutti in paese. Entrai e mi diressi verso gli scaffali pieni di schifezze e cioccolata. Presi in mano una scatola di cereali e involontariamente feci una smorfia disgustata.
‘non ti piacciono eh?’ mi girai di scatto e trovai davanti un ragazzo non molto alto,con i capelli color grano alzati in una piccola cresta,occhi mandorla e labbra a cuoricino. Indossava dei jeans grigi portati bassi,delle vans azzurre e un maglione dello stesso colore. Mi sorrise.
‘ehm.. no infatti ‘ dissi abbassando lo sguardo. Data la mia situazione familiare e la piccola cittadina cercavo di essere sempre il più normale possibile. Soprattutto con i ragazzi,non che avessi avuto molto esperienze. Pochi sapevano davvero di mia mamma o di me ed era un bene.
‘io preferisco il cibo salato comunque ‘ confessò annuendo e trattenendo una risata. Sorrisi a mia volta,era buffo e dolce.
‘mmh viva il mc quindi?’
‘esattamente,vedo che capisci ‘
‘a chi non piace giusto? ‘
‘appunto! A chi?! ‘ chiese meravigliato.
‘a me ‘ risposi.
‘a te? ‘ chiese stupito,ingrandendo gli occhi ed avvicinando il viso al mio.
‘giuro,non l’ho mai mangiato e non mi interessa farlo ‘incrociai le braccia al petto.
‘non sai che ti perdi,facciamo cosi-cominciò- un giorno ti porto a mangiarlo ‘ propose.
‘e dimmi,perché dovrei accettare un invito del genere da parte di uno sconosciuto? ‘ mi morsi il labbro inferiore aspettando una sua risposta. Non volevo risultare arrogante.
‘perché non vuoi rendere triste un bambino ‘ fece il broncio e si allontanò da me colpendo involontariamente la schiena contro lo scaffale parallelo e facendo cadere alcune barrette energetiche.
Diventò immediatamente rosso e si mise a raccoglierle. Risi,non di lui ma della situazione e decisi di aiutarlo. Mi chinai e lo guardai negli occhi ‘va bene ‘.
Sorrise. Sorrisi.
‘ti prometto che un giorno verrò con te a mangiare quelle schifezze e faremo i ciccioni insieme ‘.
Rise prendendomi dalle mani le barrette e riponendole sullo scaffale.
Non sapevo perché lo stessi facendo. Sicuramente non avrei più visto quel ragazzo,sicuramente non era di Stratford. In quel momento la suoneria del mio cellulare pose fine ai miei pensieri.
Guardai lo schermo ‘mamma ‘
Feci segno al ragazzo di darmi un secondo e risposi. ‘che vuoi? ‘
‘ma dove diavolo sei? ‘ dovetti allontanare il cellulare dall’orecchio per la voce troppo alta.
‘perché ti importa? ‘ risposi sicura.
‘vieni subito Brook,altrimenti..’
‘altrimenti cosa?! ‘ sbottai
‘tu vieni e basta!! ‘
Riagganciai il cellulare arrabbiata e mi diressi verso l’uscita. La mia casa non era troppo lontana da quel supermercato e avrei potuto raggiungerla a piedi.
Uscì dal negozio e mi incamminai tenendomi stretta la vita per il freddo. Poi una voce echeggiò nel silenzio. ‘ almeno come ti chiami?! ‘ mi girai e lo vedi davanti al negozio.
Gemetti tirando un calcio ad un piccolo sassolino sotto i miei piedi,dopo lo raggiunsi correndo.
‘scusami,ma ho avuto dei problemi,mi chiamo –respirai- Brooklyn’
Mi guardò confuso,poi mi sorrise prendendomi le mani.
‘spero di rivederti allora Brooklyn,me lo hai promesso’.
Corsi via.

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Capitolo 2
*** confusione. ***


 
‘Brook! Stai bene?’ tornai bruscamente alla realtà. Guardai la mia migliore amica incredula,il ragazzo non c’era più. Non c’era più nessuno. Appoggiai la schiena al mio armadietto e scivolai fino a sedermi con la bocca aperta. Non trovavo le parole.
Taylor provò a ‘svegliarmi’ battendo le mani davanti ai miei occhi ma io riuscì solo a biascicare un
‘io lo conosco ‘.
‘lo conosci?!’ urlò. ‘ma come lo consoci? Quando?’ si inginocchiò davanti a me.
‘io.. due anni fa.. in un supermercato.. ‘ balbettai.
‘parla Brook per l’amor di dio ‘
Presi un gran respiro e cominciai a raccontare l’accaduto ,non ricordavo molto di quella notte,l’avevo semplicemente dimenticata. Il giorno dopo mi ero maledetta per non avergli chiesto il numero o soltanto il nome ma poi mi ero messa il cuore in pace,ero convinta che non avrei più incrociato quei due occhi.
Dopo aver finito di raccontare  Taylor si mise accanto a me con le ginocchia attaccate al petto.
‘wow.. ‘ sospirò senza guardarmi. ‘perché non me lo hai mai detto?’
‘perché allora non eravamo molto legate e poi…non lo ritenevo importante ‘ risposi enfatizzando l’ultima parola.
‘avresti comunque potuto dirmelo… insomma… non lo so ‘ appoggiò la testa contro le ginocchia. Sembrava più turbata di me.
‘cos’hai Tay? Perché stai cosi?’ chiesi guardandola.
‘nulla…è solo…strano ‘ si alzò in piedi e mi aiutò ad alzarmi. ‘ascolta -continuò- ormai sono tutti in classe,andiamo via ‘ propose sorridendomi.
‘no,non ti preoccupare,tu rimani qui io torno a casa ‘
‘non se ne parla Brook! ‘ incrociò le braccia offesa ‘io vengo con te! ‘
‘no ‘ dissi decisa ‘dirai che sono stata male e tornerai in classe,io adesso vado a casa e mi preparo una camomilla. Ho bisogno di stare da sola ‘
Mi guardò triste,come se provasse pena per me e non ne capivo il motivo. Probabilmente si sentiva ferita perché in quei due anni non ne avevo mai parlato.
La abbracciai e le sussurrai che ci saremmo viste l’indomani.
Corsi via.
Ero molto brava a scappare dalle situazioni. Esattamente come un anno e mezzo fa quando scappai di casa andando da mia zia per poi tornare dopo qualche mese. Avevo sbagliato a farlo,ma miracolosamente migliorò i rapporti con mia madre. Ora andiamo d’accordo,siamo amiche.
Si è sposata con un uomo di nome Charlie: alto,robusto,gentile e molto dolce. L’uomo perfetto per lei ed io sono felice della loro relazione.
Adesso sembrerebbe andare tutto bene.
Mi incamminai verso la macchina posteggiata nel piccolo parcheggio della scuola. Una volta partita accesi la radio e misi il volume al massimo.
 

‘I’m out on the edge and I'm screaming my name

like a fool at the top of my lungs

sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright’

 
 
Perchè stavo cosi male? ‘male’ non potevo stare male per lui,ero soltanto molto turbata. Quel ragazzo,quella notte,era pieno di speranze e di sogni ormai infranti. Adesso è qui,è tornato dove è iniziato tutto senza aver concluso niente. E se lo prenderanno in giro? Chissà come deve sentirsi. Chissà cosa è andato storto. Quella notte sembrava cosi felice.
 
 
 

‘but it's never enough cause my echo,

 echo is the only voice coming back

my shadow, shadow is the only friend that I have’

 
 
Si ricorderà di me? Probabilmente no . Perché dovrebbe? 
 
 

‘listen, listen

I would take a whisper if that's all you have to give

but it isn't, isn't’

 
 
Io però mi ricordo di lui. Non ho mai dimenticato quei due occhi.
 
Parcheggiai la macchina nel vialetto di casa e spensi la radio. Rimasi in macchina qualche minuto prima di scendere. Avrei dovuto parlarci? No.. sarei sembrata ridicola. Non si ricorderà mai di me. Sono passati due anni. Due anni.
 
‘ciao mamma ‘ urlai entrando in casa.
‘ciao tesoro ‘ la voce proveniva dalla cucina,così la raggiunsi. Stava preparando la pizza.
‘come mai sei già a casa? ‘ mi chiese senza togliere gli occhi dall’impasto.
‘non mi sentivo tanto bene ‘ mentì ‘adesso vado a riposare ‘ prima che potesse rispondermi sgattaiolai fuori e raggiunsi la mia camera al piano di sopra. Buttai la cartella sotto la scrivania,mi tolsi le scarpe e i vestiti rimanendo in canottiera e mutande. Molto lentamente mi trascinai dentro le coperte e mi addormentai.
 
‘scusami,ma ho avuto dei problemi,mi chiamo Brooklyn’
‘spero di rivederti allora Brooklyn,me lo hai promesso’
Promesso.
Promesso.
 
Mi svegliai bruscamente con le urla di mia mamma che mi dicevano di scendere perché era pronto da mangiare. Quanto avevo dormito? Due ore? Ed avevo sognato davvero quel ragazzo?
Mi alzai dal letto sempre più intontita,mi incamminai verso l’armadio e presi una maglietta larga che apparteneva a mio padre. Mi infilai le infradito e mentre raggiungevo la cucina mi legai i capelli in una crocchia. ‘buona sera ‘ biascicai sedendomi al mio posto.
‘ehi guarda chi si è svegliata ‘ fece Charlie a mia madre. ‘è pronta la pizza ‘disse porgendomi la teglia. Ne presi due fette e cominciai a mangiarle avidamente,ero affamata
‘è ottima come sempre ‘ commentai. ‘sono pienamente d’accordo ‘ rispose Charlie infilandosi un boccone in bocca.
La donna arrossì e sventolò la mano come a dire ‘smettetela’.
‘come è andata oggi? ‘ chiesi nella speranza di non ricevere una domanda simile,dato che non avevo per niente voglia di parlarne.
‘tutto okay,una signora oggi ha vomitato sul sedile. E’ stato orribile pulire ‘ confessò Charlie. Era l’autista di una catena molto vasta di autobus.
Risi,poi guardai mia madre aspettando una sua risposta.
‘oggi sono andata dal parrucchiere ‘ cominciò lei. ‘e ho sentito parlare due signore ‘ finì di masticare e mi mise dell’acqua nel bicchiere che cominciai subito a bere.
‘che dicevano? ‘ chiese l’uomo.
‘parlavano di un ragazzo che avrebbe dovuto sfondare ma.. –mandò giù il boccone- non è andata cosi’
L’acqua mi andò di traverso e iniziai a tossire. Charlie mi diede delle pacche sulla schiena che mi calmarono. ‘tutto okay Brooklyn? ‘ chiese.
‘certo scusate,va avanti mamma ‘
‘non c’è molto da dire,gli avevano proposto due contratti ma ha firmato quello sbagliato e non è arrivato a niente ‘ prese un pezzo di pane e gli diede un morso ‘tu lo conoscevi? ‘
io? no ‘ mentì.
‘chissà magari verrà nella tua scuola ‘ si alzò dalla sedia e cominciò a sparecchiare.
‘gia Brooky potresti conoscerlo ‘ propose Charlie.
‘gia ..ehm non credo,poi sono molto impegnata con la scuola ‘ farfugliai ‘ci sono gli esami ‘
Non volendo sentire la loro risposta e desiderando di concludere quella conversazione,mi alzai dicendo che dovevo finire un progetto.
Corsi in camera mia.
Chiusi la porta facendo attenzione a non sbatterla,poi presi il cellulare e controllai la cartella dei messaggi.
1 messaggio: Taylor.
 
‘hai fatto bene ad andartene’

 nota dell'autore

salve a tutti,eccomi qui.
questo è il secondo capitolo della mia storia,so che è un po' noioso ma domani pubblicherò il terzo e spero che non ne rimaniate delusi.
sto aggiornando cosi velocemente perchè purtroppo domenica quattro agosto parto e tornerò a settembre.
vi abbraccio forte
un bacio
alessia.

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Capitolo 3
*** ritrovarsi. ***


 
Guardai il messaggio per minuti che parvero ore. Cosa voleva dire con quelle poche righe? Aveva scoperto qualcosa? Aveva visto qualcosa? Senza esitare la chiamai.
….tu…tu …
Cosa avrà sentito in un’ora e mezza? Cosa sapeva?
‘Brooklyn’ rispose.
‘che è successo Tay?!’ mi alzai di scatto dal letto e cominciai a girare per la stanza cercando di tranquillizzarmi.
Silenzio.
‘coraggio parla!’ urlai.
‘stai tranquilla,non è successo nulla di cosi importante,semplicemente ho parlato con una ragazza del mio corso di scienze che conosceva quel tipo' le sue parole mi rassicurarono. ‘si chiama Justin,Justin Bieber’ continuò.
 
Justin.
 
‘che ti ha raccontato?’ la incalzai.
‘quello che già sappiamo,solo che ha aggiunto che adesso è diventato freddo e distaccato con tutti. Ha perso molti amici che adesso lo prendono in giro' sospirò. ‘infatti fuori da scuola l’ho sentito litigare con due ragazzi,per fortuna non erano dentro l’edificio altrimenti sarebbero finiti nei guai'
'capito' risposi. 'sei ancora arrabbiata con me?' mi morsi il labbro inferiore.
‘perché dovrei?’ chiese,nella sua voce si poteva percepire un pizzico di ansia.
'perché non te ne avevo mai parlato' mi sedetti sulla scrivania e cominciai a scarabocchiare su un foglio.
‘non ti preoccupare,lo capisco' sorrisi dentro di me,felice della sua risposta.
'scusa Tay,ora vado a dormire perchè sono molto stanca,ci vediamo domani' appoggiai la matita.
‘buonanotte Brooky’
‘notte’
 
Chiusi la chiamata.
 
 
 
24 aprile2013
 
Tolsi le chiavi dal motorino d’avviamento e scesi dalla macchina.
Guardai la scuola. Non ero preoccupata di vederlo,lo avrei semplicemente ignorato e lui non si sarebbe mai accorto di me. Presi coraggio ed entrai nell’edificio tenendo la testa bassa,osservavo le mie converse sporche e rovinate.
Invisibile
Raggiunsi il mio armadietto dal quale presi il libro di filosofia;stavo per chiuderlo quando qualcuno tamburellò con l’indice la mia spalla. Strinsi gli occhi sperando non fosse lui e mi girai.
‘signora Maria!’ sospirai guardando la bidella della scuola ‘posso aiutarla?’ Sorrise.
‘ciao Brooklyn,beh per la verità si,purtroppo c’è poco personale e tanto lavoro..’ cominciò.
‘la aiuterò' dissi bloccando la sua richiesta. Spesso la signora Maria mi chiedeva di aiutarla a sistemare la scuola e lo facevo sempre con piacere… e poi,mi avrebbe fatto bene,a casa sarei rimasta chiusa nelle mie paranoie e nei miei pensieri,questo era sciuramente un modo per fare altro e distrarmi.
‘sei un angelo cara' rispose abbracciandomi ‘ci vediamo dopo la scuola'
‘ a dopo' sorrisi staccandomi dall’abbraccio.
La guardai andare via,ma solo dopo alcuni minuti  mi resi conto di una cosa: nel corridoio non c’era praticamente nessuno e Taylor non era venuta a prendermi per raggiungere la classe insieme.
Cosa stava succedendo? Preoccupata mi diressi verso la mia classe.
‘la vuoi la verità?!’ una voce mi ruppe i timpani,proveniva dalla mensa dove era offerta la colazione agli studenti che arrivavano presto. Raggiunsi il luogo trattenendo il respiro e mi nascosi dietro un muretto.
Una folla circondava due ragazzi. Uno era alto,moro con molti capelli ed un po’ robusto,l’altro era…Justin.
‘coraggio dimmela!’ urlò questo pieno di rabbia.
‘ti sei montato troppo la testa,te ne sei andato snobbando tutti e ora sei tornato dando per scontato che ti avrei perdonato? Vaffanculo Bieber! Sono felice del tuo fallimento!’ il ragazzo spinse Justin facendogli perdere l’equilibrio.
L’altro contraccambiò la spinta. ‘sai che non è andata cosi!’ esclamò frustrato. In pochi secondi cominciarono a picchiarsi. Nessuno provava a fermarli. Stavano tutti a guardare incitando un certo ‘Chaz’.
Non avevo mai visto quel ragazzo alla Berrytown High School  e probabilmente non la frequentava nemmeno. In mezzo alla rissa notai un ragazzino del primo anno  allontanarsi con il cellulare all’orecchio,tornò dopo poco  insieme al preside.
‘fermi tutti!’ cominciò l’uomo allontanando Chaz da Justin. ‘ho detto fermi!’ enfatizzò l’ultima parola.
Avevano l’odio negli occhi.
‘andate via! Tornate alle vostre lezioni mattutine!’ disse spingendo alcuni ragazzi e indirizzandoli verso le loro classi. ‘e voi due venite con me' sussurrò stringendo i denti ai due.
La folla cominciò ad allontanarsi commentando la vicenda;si formò un brusio alquanto fastidioso.
Mi allontani dal muretto e vidi Taylor raggiungermi correndo.
‘hai visto?! ' chiese prendendo fiato.
‘ho visto…andiamo in classe ' risposi cingendole la spalla. Mi guardò torva e si allontanò da me. ‘tutto bene?’
‘si.. però mi dispiace..’ guardai in basso scuotendo la testa. ‘lascia stare,davvero'
La ragazza  annuì prendendomi per mano. Amavo quando lo faceva era un modo per rassicurarmi.
Le volevo davvero bene.
 
 
 
‘ti chiamo sta sera tesoro?’  disse la mia amica abbracciandomi. Eravamo fuori da scuola,le lezioni erano finite da pochi minuti;per tutta la mattinata non avevo fatto che pensare all’accaduto. Perché ci pensavo? Ero curiosa?Assurdo,sentivo un legame molto forte con quel ragazzo che.. non riuscivo nemmeno a spiegarmi. Insomma ci avevo parlato solo una notte.
Salutai Taylor e raggiunsi la mensa dirigendomi subito verso lo sgabuzzino dal quale tirai fuori uno strofinaccio. Cominciai a pulire i tavoli infilandomi le cuffiette. Trovavo più piacevole lavorare con la musica,soprattutto quella dei Nirvana. Le loro parole mi entravano sempre nelle vene facendole pulsare. Spontaneamente iniziai a canticchiare.
‘With the lights out, it's less dangerous
Here we are now, entertain us’  
strinsi lo strofinaccio che avevo in mano usandolo come microfono e cominciai a muovermi ondeggiando. La musica non era troppo alta infatti dopo poco qualcosa si contrappose ad essa. Sembrava un battito di mani. Mi girai immediatamente togliendo le cuffie.
‘che brava!’ un ragazzo sedeva sopra uno dei tavoli ‘ti piacciono i  Nirvana?' chiese smettendo di applaudire e scendendo dal tavolo. Si avvicinò portando le mani dietro la schiena.
‘ehm si.. io ..che ci fai qui?’ farfugliai facendo cadere il mio microfono. Justin fu attirato dalla porta dietro di me.
‘lì posso trovare scope e stracci vero?'
Annuì intontita. Il ragazzo raggiunse lo stanzino e prese una scopa piuttosto vecchia e una paletta. Lo stanzino si trovava esattamente sotto ad una finestra dalla quale entrava molta luce,con quella luminosità i suoi tatuaggi sul braccio sinistro parevano quasi di colore  verde. ‘questa è la mia punizione' sorrise soffocando una risata e allargando le braccia mostrò gli oggetti che aveva in mano.
Sorrisi.
‘c’eri stamattina?’ domandò raggiungendomi.
‘ehm si..' dissi piano.
‘brutta storia,tu come mai sei qui..a lavorare?’ enfatizzò l’ultima parola osservando lo straccio che avevo appena raccolto. ‘do una mano a pulire' abbassai lo sguardo.
‘come mai?’ chiese stupito ‘non ci sono abbastanza bidelli?’ ‘esatto' mi girai riprendendo a pulire il tavolo. Mi sentì un po’ offesa,ero fiera dell’aiuto che stava dando e non lo trovavo affatto strano. Dopo qualche secondo Justin tossì attirando la mia attenzione.
‘come si usa?' chiese giocherellando con la scopa.
‘come?' risposi sbalordita. ‘non sai usarla?'
Scosse la testa imbarazzato,proprio come i fanno i bambini quando chiedi di darti la loro caramella preferita. Sbuffai e mi diressi verso lo stanzino dal quale presi un’altra scopa.
‘ti faccio vedere' cercai di muovermi più elegantemente possibile,inserendo lo sporco dentro la paletta che aveva preso Justin. Cercai di pulire perfettamente tutto. Cominciò ad imitarmi,era buffo. Iniziai a ridere guardandolo. ‘va bene cosi ?’ bofonchiò,poi sorrise.
‘si va bene' risposi annuendo. Mi spostai dall’altra parte della stanza per pulirla,il pavimento era sporchissimo e pieno di cibo. Notai un pezzo di cioccolato impolverato e non riuscì a trattenere un verso di disgusto.
‘ che succede?' chiese il ragazzo.
‘cioccolato…che schifo' abbassai lo sguardo e lo portai dentro la paletta con l’aiuto della scopa. ‘non mi piacciono troppo i dolci.. poi sporchi..' confessai.
Quando alzai gli occhi notai che Justin mi stava fissando,come si fissa un giocattolo che si credeva perduto. La sua bocca era leggermente aperta e i suoi occhi un misto di confusione e sorpresa.
Era uno sguardo troppo profondo da mantenere,cosi lo abbassai il mio. Perché mi stava scrutando in quel modo?
‘cosi.. tu vivi qui?’ chiesi schiarendomi la voce e desiderando di cambiare discorso il prima possibile. Justin si morse il labbro confuso,poi tornò alla realtà.
'ehm si.. sono nato qui,solo che dopo le medie sono andato un po’ in giro ' sospirò.
‘uhm e come mai? ' cercai di fargli credere di non sapere nulla,volevo sapere da lui la verità.
‘non mentire,so che sai tutto..tutti lo sanno' sorrise portandosi le mani sui fianchi.
‘non lo so..’ dissi piano.
Scosse la testa ridendo ‘fingerò di crederti,comunque c’è poco da dire in realtà,in passato mi proposero  due contratti ma firmai quello sbagliato che… non mi portò a nulla' ripose gli oggetti dentro lo sgabuzzino. ‘a nulla' fece eco, il suo tono era pieno di rabbia e di dolore. Strinse i denti.
‘oh.. mi dispiace tanto' appoggiai la scopa al muro e presi lo straccio. Ma poi rimasi immobile aspettando una sua risposta.
‘anche a me 'rispose evidentemente demoralizzato.
‘beh potresti.. ' cominciai
‘no,non dire nulla,io ho deciso che…’ trattenne il fiato ‘non canterò mai più' sputó le parole con disprezzo
Strinsi le labbra che tremavano leggermente,Justin lo notò e sorrise tirando indietro il collo ‘senti,parliamo d’altro okay? ‘
‘certo ' risposi meccanicamente
‘di te,sei nata qui ?’ la domanda mi colse di sorpresa. Non mi andava di raccontare del mio passato,o della situazione con mia mamma o con le persone in generale.
‘si,ehm in questo quartiere'
‘ti piace stare qui?’ mi chiese senza esitare
‘si.. insomma,mi piacerebbe viaggiare,ma qui è okay '  sorrisi imbarazzata.
‘beh viaggiare è bello ' mi raggiunse facendomi capire che voleva riporre nello stanzino lo straccio;glielo diedi. Le nostre dita si toccarono e i brividi mi  ricoprirono la pelle. Tirai subito via la mano mettendola nella tasca della felpa.
Sorrise come se avesse capito…come se avesse provato lo stesso.
‘abbiamo finito quindi? ' domandò chiudendo lo stanzino.
‘sembrerebbe di si. ' infilai anche l’altra mano nella tasca e mi guardai intorno.
‘andiamo? ' lo seguì fuori dalla mensa,non c’era quasi più nessuno dentro l’edificio. In silenzio raggiungemmo gli armadietti.
‘ehi,sei proprio di fianco a me!’ esclamò felice mostrando i suoi meravigliosi denti perfettamente allineati.
‘gia’ sorrisi prendendo la borsa.
Ci incamminammo verso l’uscita;il  piazzale era deserto,c’era soltanto la mia macchina,quella del preside ed un’altra che probabilmente era la sua.
‘quindi ci vediamo domani? ' mi chiese dopo qualche istante di silenzio.
‘esatto ' mi guardai le scarpe.
‘posso avere il tuo numero? ' domandò tutto d’un fiato. Alzai la testa e lo guardai incredula. ‘sai-continuò- per organizzarci..’
‘certo’
Sorrise .Sorrisi.
Tirò fuori il telefono e scrisse i numeri che gli dettai. Proprio quando finì di trascriverli il mio cellulare squillò.
Mamma.
‘pronto?’ risposi allontanandomi da Justin.
‘tesoro la cena è quasi pronta ' disse calma.
‘arrivo,a dopo ‘ riattaccai,presi le chiavi della macchina e la aprì.
‘ci vediamo domani ' salutai con la mano Justin ed entrai in macchina.
‘a domani ' sospirò,poi raggiunse la sua auto.
Avviai il motore. Ero davvero riuscita a sopravvivere dopo una giornata del genere? E mi aveva davvero chiesto il numero? Certo,probabilmente aveva davvero bisogno di organizzarsi per pulire la cucina…sicuramente. Non mi ha nemmeno chiesto come mi chiamo… come se lo sapesse già.
Un rumore catturò la mia attenzione,proveniva dal mio cellulare.
Nuovo messaggio.
Aspettai di fermarmi al semaforo per leggerlo.

Numero sconosciuto: Finalmente ti ho ritrovata,Brooklyn.

nota dell'autore
eccomi qui gente,questo è il terzo capitolo della mia storia.
scusate se lo pubblico solo ora ma dopo pranzo è saltata la luce,
avevo il capitolo non salvato e mi ha cancellato tutto.
così l'ho riscritto,spero davvero che non ci siano errori,che vi piaccia e di trovare qualche recensione al mio ritorno.
vi ringrazio davvero tanto,aggiornerò a settembre,
un bacio
alessia

p.s. team jrooklyn.

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Capitolo 4
*** Prima uscita ***


 
Rimasi immobile fissando lo schermo del telefono. Cominciò a premermi la testa,continuavo a fissare quel messaggio quasi come se mi ci volessi immergere.
Mi aveva riconosciuta. Si era davvero ricordato di me.
Il rumore di un clacson pose fine ai miei pensieri,alzai lo sguardo intontita.
Justin mi osservava attraverso il finestrino agitando la mano e mostrandomi i suoi denti perfetti.
Abbozzai un sorriso imbarazzato e contraccambiai il gesto poi lo guardai andare via.
Mi aveva riconosciuta.
Riposi il cellulare nella borsa e accesi la radio al massimo. Mi ero bloccata davanti al semaforo e delle macchine mi stavano suonando contro.
Mi aveva riconosciuta.
Feci partire il motore della macchina e mi avviai verso casa con mille idee per la testa.
Non sapevo esattamente come sentirmi,non ne avevo idea;insomma Justin Bieber mi aveva riconosciuta dopo tutto quel tempo… ma soprattutto cosa significava quel ‘finalmente ti ho ritrovata’
Non mi ha mai dimenticata?
Prima di rendermene conto ero a casa,parcheggiai l’auto e entrai.
‘ciao tesoro’ urlò mia madre dalla cucina.
‘ciao mamma’ risposi chiudendo la porta. Dato che non ero psicologicamente pronta ad affrontare una conversazione con mia madre mi precipitai nella mia camera.
Buttai la borsa sul letto e chiusi la porta appoggiandomi ad essa.
Mi sembrava una situazione cosi surreale,ho spesso sperato di poterlo incontrare di nuovo ma ho sempre cercato di sopprimere questi pensieri. Non ho mai avuto molta fortuna con i ragazzi,nessuno mi ha mai convinta veramente e forse a nessuno sono mai convinta io,inoltre credo sia colpa del mio prototipo di tipo ideale o del fatto che leggo troppi libri e questo mi porta a volere un ragazzo come Edward Cullen.
Mi alzai e andai verso l’armadio per prendere una tshirt e dei pantaloni della tuta
Cosa significava quel messaggio esattamente? Cosa voleva da me? Cosa volevo io da lui?
Mi infilai i vestiti e andai in cucina per la cena.
‘cosa c’è da mangiare?’ chiesi.
‘eccomi!’ urlò Charlie allegro entrando in casa. Mia madre andò a baciargli la guancia e io lo salutai con un sorriso sedendomi al mio posto
L’uomo appoggiò la giacca all’appendi abiti in corridoio ,si allentò la cravatta e si sedette.
‘pasta al sugo’ affermò mia madre porgendoci i piatti.
‘sarà sicuramente ottima’ la incoraggiò Charlie.
Cominciammo a mangiare in silenzio,ognuno perso nei propri pensieri. Non avevo ancora risposto al messaggio,ma dopo tutto,cosa avrei potuto rispondere? ‘anche io’? Aveva senso?
Mia madre cominciò a parlare del lavoro ma non riuscì a darle particolarmente retta. Ero in un mondo mio e non sapevo come uscirne.
Finito di mangiare riposi il piatto nel lavandino e tornai in camera. Ero troppo confusa.
Presi il cellulare e trovai tre messaggi.
 
1 messaggio: Taylor.
Ma dove sei finita scema?! Sta sera che fai? Chiamami appena leggi il messaggio!
 
L’ultima cosa che volevo era vederla e sentirla parlare degli affari suoi,certo avrei potuto raccontarle di ciò che era appena successo ma non me la sentivo ancora. Non so perché ma preferivo tenerlo per me.
 
2 messaggio: Taylor.
Alle 9,30 ti chiamo.
 
 
 
Erano le 7,30,avevo tempo per inventarmi una scusa.
 
 
3 messaggio: Sconosciuto.
Ti conviene salvarti il mio numero,comunque che fai sta sera? È da un po’ che non vivo qui,conosci qualche posto carino,potremmo andarci insieme? Justin.
 
Il cuore si fermò. Era un invito? Justin Bieber mi aveva appena invitata a fare qualcosa questa sera? Lasciai scivolare il cellulare sul letto e mi stesi su di esso portando le mani sugli occhi e iniziando a sorridere e a ridere. Era una reazione normale? Ero davvero io? Da quando non provavo sensazioni del genere? Dopo qualche minuto  mi decisi a prendere il cellulare e a rispondere.
 
Certo ci sono molti posti carini,aprono verso le nove,va bene?
Invia.
 
Scusa Taylor,sono rimasta bloccata a scuola,sta sera non posso,ci vediamo domani.
Invia.
Mi tremavano le mani.
 
Mi alzai e iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza stringendomi i fianchi e aspettando la risposta al messaggio.
Di solito il giovedì sera mia madre mi lasciava uscire dato che il venerdì a scuola era sempre una giornata particolarmente leggere,bastava che non tornassi troppo tardi.
Il cellulare vibrò e mi precipitai sul letto.
 
Perfetto,puoi dirmi dove abiti? Ti passo a prendere verso le otto e mezza? Justin.
 
CALMA. Digitai la via e mandai il messaggio. Oh mio dio fra un’ora sarebbe stato sotto casa mia.
Corsi in salone dove mia mamma e Charlie stavano guardando un film alla televisione.
Rimasi sulla soglia ‘mamma’ inizia un po’ nervosa. Entrambi distolsero l’attenzione dal televisore e Mi guardarono aspettando che continuassi. ‘un mio amico mi ha invitata a bere qualcosa,sarà qui fra un’ora.. ’ non chiesi nemmeno il permesso,lo lasciai intendere.
Charlie sorrise e sussurrò qualcosa alla donna.
‘chi è questo ragazzo?’ mi chiese lei curiosa.
‘un mio amico di scuola,niente di che davvero,solo un amico’ bofonchiai sentendo il calore riempirmi le guance.
‘va bene,magari fallo entrare cosi lo conosciamo’ sorrise.
‘si certo’ senza aspettare una sua risposta andai in camera a prepararmi. Mi feci una doccia calda,mi asciugai e cominciai a frugare nell’armadio in cerca di qualcosa di carino. Scelsi dei jeans stretti,un maglione largo grigio e un paio di vans dello stesso colore. Non ci misi molto cosi andai sul balcone della mia stanza e mi accesi una sigaretta. Non era una cosa che facevo spesso ma ero fin  troppo nervosa e doveva tranquillizzare i nervi in qualche modo.
Erano le 8.20.
Avevo il cuore in gola,continuavo a ripetermi che dovevo stare calma,che non c’era motivo di essere cosi ansiosa.
Dei fari abbaglianti catturarono la mia attenzione. Eccolo.
Justin parcheggiò nel vialetto di casa poi scese dalla macchina,alzò la testa e mi vide.
‘quanta trasgressione!’ urlò divertito. Non mi ero resa conto di avere ancora la sigaretta in mano.
‘arrivo’ sorrisi spegnendola ed entrando in camera.
Corsi verso la porta e la aprì. Indossava un paio di jeans neri portati bassi,una canotta larga nera e una camicia aperta. Stava davvero bene.
‘ciao’ sussurrò.
‘ciao’ risposi abbassando lo sguardo ‘vieni entra,mia madre ti vuole conoscere.’
 
 
Sorrise e fece quello che gli avevo detto. Lo accompagnai in salone un po’ imbarazzata,era il primo ragazzo che presentavo alla mia famiglia. Vedendolo arrivare la donna si alzò immediatamente ed andò  a presentarsi,poco dopo Charlie fece lo stesso.
‘vuoi qualcosa da mangiare caro?’ chiese lei. ‘no grazie sto bene cosi’ rispose cordialmente Justin.
‘ va bene allora andate’ si rivolse a me ‘non più tardi di mezza notte,domani hai scuola’
‘certo mamma,a dopo’ presi la giacca e uscì seguita da lui.
Mi fece strada verso la sua auto. ‘divertitevi’ urlarono mia madre e Charlie chiudendo la porta. Justin mi aprì la portiera ed entrai in macchina,dopo qualche secondo fece anche lui lo stesso.
‘vuoi che guidi io?’ chiesi sapendo che non sapeva dove fossero i locali.
‘Non ti preoccupare Brook,so esattamente dove portarti,la mia era solo una scusa per vederti’
Avvampai.
 
nota dell'autore
mi odiate? fate bene,mi odio anche io.
sono quasi cinque mesi che devo pubblicare questo capitolo..
ma ho davvero avuto dei problemi e l'ultima cosa a cui pensavo
era scrivere.. comunque eccolo!
spero vi piaccia,presto pubblicherò il prossimo.
vi abbraccio.
alessia

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