Capitolo
III
…
Il sole stava
calando. Un altro giorno era in procinto di essere ricordato. Il mare
si era calmato e nemmeno il leggero vento soffiava tra le palme.
Sarebbe stata davvero una bella serata.
Shawn indossò
una camicia nera e pantaloni lunghi, adatti ad una serata elegante.
Si pettinò i capelli all’indietro usando solo
dell’acqua. Maya da canto suo seguì la stessa linea.
Apparve con una maglietta bianca non molto lunga, mettendole allo
scoperto l’ombelico, e pantaloni anch’essi dello stesso
colore, abbinati a saldali scuri. Si legò i capelli a formare
una lunga coda e cominciò a truccarsi d’avanti allo
specchio.
«Forse
troverai qualche scheggia.»
Shawn indicò
lo specchio non appena Maya si voltò verso di lui, non avendo
compreso bene le sue parole.
«Lo specchio
intendo. Io sono così brutto che forse l’ho rotto.»
La ragazza sorrise
e continuò a provare il rossetto sulle labbra. Essendo un po’
sottili, l’effetto fu quello di aumentarne la carnosità.
A Shawn non dispiaceva il suo viso al naturale, ma di certo ora era
molto più bella.
«Ho
indossato il costume, casomai andassimo alla cascata. Poi se
incontrassimo Papà Nonda, non vorrei avesse un infarto
vedendomi così elegante. Lui che va in giro sempre mezzo nudo
potrebbe avere un eccesso di pudore.»
Shawn si sedette
sul letto in attesa che Maya finisse di prepararsi. Rossetto a parte,
passò col sistemarsi le ciglia.
«Et voilà…
Come sto?»
Il ragazzo inclinò
da un lato la testa mentre Maya assumeva una posizione da passerella,
gambe unite, braccio sinistro sul fianco e mano destra sopra la
testa. Gli occhi azzurri erano ancora più evidenti, messi in
contrasto con quei capelli nerissimi, per di più tirati
indietro.
«Hai
qualcosa di strano, sarà forse il muso.» ebbe da ridire
Shawn.
La ragazza smise
di sorridere e mise il broncio. «Devi per forza dire quella
parola?»
«Tu puoi
dirmi che faccio schifo e io non posso dire la verità?»
Maya scosse la
testa e si voltò verso lo specchio per spruzzarsi un po’
di profumo.
«Così
ti rovini l’abbronzatura. Un vero peccato avere la pelle
squamata.» mentre lo diceva, Shawn mostrò una smorfia
come per provocare Maya.
«Sarà
sempre migliore della tua. Assomigli sempre di più ad un
coccodrillo. Comunque possiamo andare e speriamo la serata vada
meglio.»
Shawn si alzò
dal letto ed insieme uscirono fuori dal bungalow. Per fortuna i
turisti erano spariti, anche perché con l’arrivo della
sera si erano rintanati in albergo o erano rientrati negli altri vari
alloggi disseminati in spiaggia.
I due si presero
per mano e proseguirono lungo il sentiero che portava prima al bar di
Cody e poi al Westin Hotel, l’albergo sulla spiaggia
dell’arcipelago Grand Bahama.
Il Cody’s
Pit era naturalmente chiuso, c’erano solo le foglie di palma
sul tetto che rendevano il tutto più scenografico. Il sentiero
che portava all’albergo era costeggiato da una parte dal mare e
dall’altra dalle colline. Lungo tutto il percorso erano tenute
accese delle torce per mostrare la strada da seguire. Il mare era
calmissimo. L’acqua limpida lambiva la sabbia. Shawn ebbe un
desiderio irrefrenabile di tuffarsi e dar sfogo a tutta la sua
libertà, ma dovette reprimere tale desiderio per far fronte a
necessità più importanti. Maya notò la sua
espressione rivolta al mare ma non osò chiedere nulla. Da
solo, il suo viso spiegava tutto.
Dopo poco tempo
avvistarono le prime luci dell’albergo, una maestosa struttura
che si ergeva a ridosso di una scogliera. I vari piani erano
illuminati, solo alcune finestre erano tenute chiuse e prive di luce.
L’ingresso
dell’albergo si presentava con un ampia arcata ai cui lati
erano disposte delle fiaccole per far spazio ad una pedana in legno
che portava alla piscina. C’era molto viavai di gente in
costume che preferiva rinfrescarsi facendo un bagno o usufruiva delle
diverse sdraio messe a disposizione dalla direzione dell’albergo.
A bordo piscina
erano stati abbelliti dei tavoli per chi decideva di pranzare o
prendere solo un drink sotto le luci soffuse nidificate in tutti i
gazebo attorno al bordo vasca. Superata la pedana in legno c’era
un piccolo bar che serviva bevande a chi alloggiava.
Shawn intravide la
sagoma di Cody che lavorava come una forsennata per produrre
aperitivi e drink ai molteplici turisti. Decise di non andare a
salutarla o avrebbe rischiato un’insurrezione dei consumatori.
«Alla fine
siete venuti.»
Maya sorrise
voltandosi e riconobbe la voce di Connor che stava passando accanto a
loro con un vassoio pieno di tartine e calici da champagne. Shawn non
ebbe nemmeno il tempo di salutarlo che subito volò via verso i
tavoli. Sentì solo qualcosa di vagamente simile ad arrivo
subito.
Come suggerito, i
due si fermarono a bordo piscina. Le luci poste sotto la superficie
dell’acqua erano accese. Per fortuna non erano invadenti.
Formavano sfumature azzurro-violacee di non troppa intensità,
tanto che i bagnanti non tentavano nemmeno di nuotare ma erano
sdraiati su dei materassini traslucidi e attendevano un risveglio a
causa del troppo relax.
Maya sospirò.
Evidentemente voleva passare anche lei una serata di perfetta
serenità a pelo d’acqua su uno di quei materassi. Un
giorno avrebbero anche potuto concederselo.
Connor fu di
parola e fece presto ritorno. Era un ragazzo giovane, dalla pelle
scura e molto slanciato, più alto di Shawn di almeno una
manciata di centimetri, fisico atletico e con capigliatura da
perfetto hawaiano, biondo scompigliato e abbronzatura di chi passa
ore e ore sotto una lampada. Aveva una mascella robusta e la voce che
non si addiceva al suo aspetto, un po’ troppo seria per i gusti
di Shawn, ma pur sempre un gran bravo ragazzo ed un amico affidabile,
alla pari di Cody.
«Scusate
l’attesa, Cody mi ha chiesto di riservarvi un posto sotto un
gazebo. Dovevate vedere la faccia del signor Gordon. Stava per
buttarsi in piscina non appena gli ho detto a chi era riservato il
tavolo. Sembra proprio che qui tutti vi vogliano bene ragazzi.»
Shawn fece
dondolare un po’ la testa e innalzò le sopraciglia. «La
verità è che siamo stati fortunati.»
«Non
chiamarla fortuna Shawn.» rispose con sincerità Connor.
«La verità è questa. Non tutti al mondo sono
cattivi e imbroglioni. Esiste anche tanta brava gente. Il mondo
sarebbe davvero migliore se ci fosse gente come voi e come noi.»
«Può
anche darsi, ma il mondo va avanti anche senza di voi e senza di
noi.»
Maya colpì
con il gomito il fianco di Shawn e gli lanciò uno sguardo di
sfida. Il ragazzo alzò le braccia come il suo solito segno di
sconfitta e si rilassò.
«Scherzavo
Connor, sai che il mio senso dell’umorismo è simile ai
gentleman inglesi.»
Connor rise di
gusto e indico i ragazzi di seguirlo. «Lo sanno tutti che è
il mare a ridere per te. A proposito, avete sentito del salvataggio
di oggi? Quel ragazzo deve aver avuto un gran coraggio. Non è
che vi è capitato di assistere in diretta all’episodio?»
«Scherzi?»
intervenne Maya sorridendo. «Il vero salvatore è con noi
questa sera, ma spero vivamente per lui che nessuno lo riconosca qui
altrimenti la nostra serata la passeremo brindando con gli altri.»
«Non mi
dire, Shawn. Sei stato proprio tu! Ah. L’ho sempre saputo che
qui alberga un gran cuore.»
Connor fece la
finta di strappargli il cuore dal petto, e toccandolo causò
una risata da parte di Shawn per via del solletico.
«Ci guardano
tutti... Finiscila.» lo costrinse a smettere, guardandosi
intorno.
«Questo è
il vostro tavolo. Prendete quello che volete e non preoccupatevi,
appena Gordon saprà la vera identità di Superman, ti
donerà anche l’albergo. Comunque, seriamente ragazzi, è
tutto a vostra disposizione e non pagherete nulla.» ripeté
con convinzione Connor allargando le braccia.
«Anche se
non mi piace, ma va bene.» fu costretto a controbattere Shawn
dopo lo sguardo minaccioso di Maya.
La serata proseguì
tranquilla, tra un bicchiere di vino e buon cibo, per di più
gratis. C’era molta tranquillità nei pressi della
piscina. La musica soft rendeva tutto molto coinvolgente. Maya si
allungò sulla sedia e portò indietro la testa. Shawn
finì di ingoiare l’ultimo boccone di pesce fatto alla
brace. Si pulì la bocca col tovagliolo e tentò di dire
qualcosa. La sua voce venne strozzata a causa del cibo. Si ricordò
che non doveva sempre parlare con la bocca piena.
«Un giorno
di questi finirai per boccheggiare.» gli confermò Maya
non cambiando posizione.
Shawn deglutì
un po’ di vino per liberarsi da quella situazione. Si guardò
intorno per osservare tutta quella gente che non faceva altro che
pranzare sotto le stelle in melodica compagnia.
«Alle volte
mi chiedo se la vita sia più o meno così. Non ci fanno
mancare nulla, ci mantengono…»
Maya rialzò
la testa, osservandolo negli occhi.
«Voglio
dire, non ti pare un po’ da parassiti?»
La ragazza inarcò
le sopracciglia e si avvicinò al tavolo, appoggiando i gomiti.
«C’è
sempre qualcosa di sbagliato se la gente si aiuta? Noi non
approfittiamo di nulla e questo loro lo sanno. Cavolo Shawn,
lavoriamo anche noi per il signor Gordon; portiamo la gente da una
parte all’altra dell’isola, facciamo fare loro
escursioni, li facciamo divertire, anche noi abbiamo bisogno di
conforto. Proprio non ti capisco.»
Shawn afferrò
la bottiglia di vino posta nel cestello di ghiaccio, in mezzo al
tavolo. Ne versò un po’ nel bicchiere e attese qualche
istante prima di assaggiarlo. Rigirò il bicchiere tra le dita,
lo sguardo perso nel vuoto.
«Come al
solito hai ragione, solo che non voglio che un giorno mi rinfaccino
qualcosa di cui non ho colpa.»
Maya sorrise
appena e gli sfiorò la guancia con la mano. Stava per dirgli
qualcosa ma Connor scelse il momento più opportuno per andare
a trovare i suoi clienti.
«Spero che
la cena sia stata di vostro gradimento. Desiderate altro?»
Shawn deglutì
e fece cenno con la mano di non volere altro. Anche Maya scosse la
testa e prima di ringraziarlo venne fermata per l’ennesima
volta.
«Perfetto.»
li sorprese Connor voltandosi verso Cody. «Una bottiglia di
Champagne per questo tavolo!»
Shawn fece cadere
la testa, rassegnato. Maya allargò le braccia in segno di
discolpa.
«Hai visto
qui? Guarda… Si vede la pinna! Qui invece non c’è
più. Era proprio dietro! Mai vista una cosa così…»
Un giovane ragazzo
passò accanto al loro tavolo. Con lui c’erano anche
altri due coetanei e un uomo adulto, probabilmente il padre di uno di
loro. Era chiaro che parlavano del salvataggio di Shawn con tanto di
video sul cellulare che riprendeva lo squalo.
Per fortuna si
allontanarono in fretta ma Maya riuscì comunque ad origliare
la parola internet.
Che forse qualcuno si era già accorto della situazione in cui
si trovavano? Con tutto il cuore desiderava di no.
Cody arrivò
giusto in tempo, portando il famoso champagne.
«Non andate
via subito perché le sorprese non sono terminate.»
riuscì a confessare stappando la bottiglia. Si udì un
forte scoppiettio seguito da una lieve fontana di bollicine che finì
sulla testa di Shawn.
Il ragazzo rimase
impassibile, gomito appoggiato al tavolo che sorreggeva il mento. Le
sue labbra scoprirono una smorfia ma non pronunciò una parola.
«Era questa
la sorpresa?» domandò divertito Connor mentre cercava di
asciugare Shawn, ormai trasformatosi in una statua.
Cody mostrò
un sorriso e versò lo champagne in due lunghi bicchieri di
vetro. Maya sembrava più preoccupata per la reazione di Shawn
ma visto il suo comportamento, si tranquillizzò.
Terminato il
servizio, Cody li lasciò per andare a preparare qualcosa al
bar, vista la mole di clienti. Connor si rimise il tovagliolo sul
braccio e con un mezzo inchino cercò di congedarsi.
«Bene
signore, spero sia stato tutto di suo gradimento, con permesso.»
Non dette nemmeno
il tempo a Shawn di controbattere che già stava servendo un
altro tavolo, proprio dietro di loro.
«Va bene,
sentiamoci tutti allegri.» parlò tra sé e sé
il ragazzo.
Maya scosse la
testa e sorrise. «Perché devi prendere sempre tutto in
maniera brusca? Il tempo dei depressi è finito. Quando te ne
renderai conto sarà troppo tardi.»
«Io sarei
depresso?» sbottò indicando sé stesso. «C’è
una bella differenza tra me e te. Tu non riesci a capire l’importanza
che ha per me il fatto di non essere scoperto. La conferma l’hai
avuta da quel ragazzino che mostrerà a tutto il mondo il video
con quello squalo.»
«Credevo non
lo avessi sentito.» ammise con sofferenza Maya abbassando la
voce.
Shawn sospirò.
«Cosa
accadrebbe a tutti e due? Non mi importa dello squalo, lo sai, mi
interessi solo tu…»
A Maya ritornò
il sorriso e distolse lo sguardo forse per non mostrare qualche sua
debolezza.
«Signore e
signori, un attimo di attenzione prego!»
A distoglierli dai
loro pensieri ci pensò Cody, che afferrato un microfono, si
cimentò come speaker e aiutante dj. C’era un bel po’
di movimento dietro il bar e Shawn tentò di guardare meglio.
Intravide una ragazza vestita in modo particolare ma scomparve subito
dietro Cody.
Il volto di Maya
si frappose tra la vista di Shawn. Gli passò addirittura una
mano d’avanti agli occhi. «Che stai guardando? Vuoi forse
che mi alzi?»
Lo sguardo di
Shawn ritornò su di lei e scrollò le spalle. «Certo
che no. Notavo solo il lavoro di Cody.»
Le prese la mano
mentre con l’altra a disposizione afferrò il lungo
bicchiere pieno di champagne. Lo sollevò all’altezza
degli occhi, potendo osservare attraverso le bollicine il volto
radioso di Maya.
«Il passato
non ritorna mai per farci comprendere la nostra storia, ma il futuro
sarà sempre ben chiaro. Il presente rappresenta una porzione
troppo sfuggente per poter assaporare i momenti felici e per questo
motivo mi riterrò per sempre fortunato di averti con me per il
tempo che mi resta. Sarà una domanda stupida e per niente
intelligente, ma la tua voglia di restare con me in quale evento
temporale si colloca?»
La ragazza gli
accarezzò il dorso della mano fino ad arrivare alle nocche ed
abbassò lo sguardo. Sorrise senza farsi notare da Shawn.
«Anche se il
presente rappresenta un’alternativa certa, io scelgo il domani.
Possiamo deliziarci di ricordi persuasivi se qualcosa va male ma in
questo momento preferisco ricordare ciò che sto vivendo.»
Shawn abbassò
il calice e alzò gli occhi al cielo. C’erano disparate
stelle che si stampavano sulla retina, dimostrando la loro piccolezza
rispetto al cosmo e di una immensa volontà equiparata al loro
splendore. Com’era rilassante osservare lo spazio lontano da
tutti i pensieri cattivi che circondavano il mondo.
«Promettimi
che resterai sempre con me.» continuò Maya stringendogli
la mano. «Promettimi che qualunque cosa accada non permetterai
mai ai tuoi pensieri di trasformarmi in un cattivo ricordo.»
Ci fu un attimo di
pausa. Shawn continuò a fissare il cielo e a tenersi stretta
quella sensazione di pace.
«Hai visto
quante stelle? Paragonate a loro tu sei di gran lunga quella più
luminosa. Io non sarei degno di brillare al tuo fianco ma se ciò
ti rendesse felice, sarei lieto di farlo per te.»
Maya si accorse
troppo tardi che i suoi occhi scintillavano. Non era causato dalle
luci soffuse e nemmeno dalla lieve brezza serale, ma dall’emozione
che stava inondando il suo viso.
«Lo avevo
detto che nessuna di loro mi avrebbe dato quella luce.»
sussurrò Shawn raccogliendo un rivolo di lacrima che
attraversava la guancia di Maya.
«Questo sarà
il mio più bel ricordo che porterò con me.»
continuò in silenzio portandosi il dito verso le labbra.
L’atmosfera
avvertita da Maya terminò presto visto che Cody interruppe
quel momento con una delle sue uscite da vocalist. La musica cambiò
a discapito del volume.
Shawn vide la
giovane ragazza tailandese avanzare verso il loro tavolo, seguita da
altra gente che non riusciva a vedere. Durante il cammino, cercava di
coinvolgere tutti battendo le mani a ritmo di musica e muovendo il
corpo per assecondare la melodia.
«Mi permetto
di provare questo giovane ragazzo che tanto ha offerto oggi.»
sparò ai quattro venti Cody con l’ausilio del microfono.
«Cody, ti
prego, non…» cercò di non farsi coinvolgere
Shawn.
Troppo tardi. Cody
tirò indietro la sedia, separandolo dal tavolo e dalle mani di
Maya. Quasi cercò di riprenderle mentre veniva allontanato da
lei. Si rilassò solo quando vide il sorriso sul suo volto.
Shawn venne
trasportato nei pressi della piscina con tutta la sedia. La gente
cominciò ad alzarsi dai tavoli per poter osservare meglio. Ciò
che videro era solo un ragazzo seduto a bordo piscina con un’addetta
dell’albergo che parlava al microfono.
«Faremo un
gioco…» si udì la sua voce dagli altoparlanti
mentre avvicinava il microfono alle labbra del ragazzo.
«Shawn.»
rispose in tono serio.
«Giusto.
Faremo un gioco Shawn. Tu resterai immobile su questa sedia, mentre
ascolterai un po’ di musica. Una ragazza si avvicinerà a
te e tu dovrai solo cercare di prenderle un campanello che ha legato
alla gamba con un laccetto. Attento però, non potrai usare le
mani, anzi, tienile incrociate dietro la sedia così non avrai
tentazioni.» un sorriso maligno apparve improvvisamente.
Shawn aggrottò
la fronte e scosse la testa. Stava per controbattere la proposta ma
Cody gli mise un dito sulle labbra per zittirlo.
«La ragazza
ballerà vicino a te quindi dovrai scegliere bene le tue mosse
e soprattutto avrai tempo fino allo scadere della musica per
riuscirci. Avrai una brutta sorpresa se la prova dovesse fallire.
Tutto chiaro?»
Shawn non avendo
alternative di ribellione dapprima sospirò e suo malgrado
annuì.
«Bene, parta
la musica!» urlò allontanandosi dal ragazzo.
A sostituire Cody
fu ragazza vestita con camicetta bianca e kilt scozzese. Aveva dei
capelli rossi che le scendevano sulle spalle ed una pelle chiara.
Consono al suo abbigliamento, la musica scozzese provocata dal suono
di cornamuse, flauti e percussioni tambureggianti, confezionarono
un’atmosfera di puro intrattenimento e anche allegoria. Non era
solo Shawn a trovarsi al centro del divertimento ma anche tutta la
gente dell’hotel sembrava divertirsi a ballare.
Si sarebbe
aspettato qualcosa di più cupo, con quella musica roboante che
gli faceva sanguinare le orecchie, invece la situazione era
completamente diversa dalle aspettative.
Mentre la ragazza
gli ballava accanto facendo ondeggiare i fianchi, sentiva il
tintinnio di un campanello che probabilmente era sotto il gonnellino
scozzese.
Cominciò a
guardasi attorno in cerca dello sguardo di Maya e cercare in lei la
giusta scelta da fare. Poteva tentare di superare quella buffa prova
senza farla ingelosire?
Che diamine, era
solo un gioco, lo sapevano tutti.
La ragazza gli si
sedette sulle gambe e Shawn capì di aver di fronte una
complessa situazione maliziosa. Non avvertiva il campanellino a
ridosso delle sue cosce, almeno quella era la prima impressione.
Istintivamente cominciò a sbottonare la camicetta con i denti.
Sfortunatamente i piccoli oggetti volarono via a causa di una presa
troppo forte. La ragazza sorrise e continuò a muoversi contro
il corpo di Shawn.
Si sollevò
da lui solo quando tutti i bottoni scomparvero, quindi si levò
di dosso l’indumento lasciando trasparire un reggiseno dalla
stessa colorazione del kilt, rosso con disegni quadrettati. Il
campanello non c’era.
La musica stava
per finire e la ragazza danzava con i fianchi a ridosso della testa
di Shawn. Si girò da un lato per permettergli di vedere le
fibbie del gonnellino. Il ragazzo cercò con i denti di
slacciarle verso il basso ma con scarsi risultati; erano troppo
piccole per morderle. Cercò quindi di infilare la testa sotto
il kilt e osservò con stupore che il laccetto era ben saldo
nella parte alta della gamba. Non fece caso al corpo della ballerina
e afferrò velocemente il piccolo oggetto fonte del tintinnio.
Diede uno strappo
così forte che perse l’equilibrio dalla sedia
trascinando con sé anche la ragazza. Maya vide Shawn e la
ballerina scozzese cadere in piscina con tanto di tonfo nell’acqua.
La gente cominciò
a incitare Shawn affinché risalisse con la ragazza priva degli
indumenti. In effetti passò qualche attimo prima di veder
riaffiorare i due. Shawn aveva tutti i capelli sugli occhi ma
nonostante l’ingombro riuscì a far sedere a bordo
piscina la ragazza.
Maya accorse in
aiuto di Shawn, prendendosi cura solo di lui e lasciando perdere
tutti gli altri divertimenti. Anche Cody non volle perdersi lo
spettacolo e mentre il ragazzo ritornava sulla terra ferma si
congratulò con tutti.
«La riuscita
della prova avrebbe dovuto prevedere il bagno del trofeo, invece in
questo modo tutto è fallito, peccato. Comunque sia andata,
questo è il giusto premio a chi oggi ha rischiato la propria
vita per salvare una bambina dalle grinfie di uno squalo!»
Uno stupore
generale accompagnò un plauso di ringraziamento. Decine di
persone si ammassarono per sommergere di domande Shawn che
disorientato cercava solo il conforto di Maya.
La trovò
lì, accanto a lui che gli stringeva la mano. Con energia
cercava di farsi largo tra la gente per portarlo via. Sapeva che la
confusione di Shawn poteva solo nuocere in quella situazione. Sapeva
che Cody aveva agito in buona fede ma solo lei poteva immaginare la
reazione che avrebbe avuto il ragazzo. L’indomani avrebbe
spiegato ogni cosa agli amici ma in quel momento la cosa importante
era portare Shawn lontano dalla gente.
«Stai meglio
ora?»
Maya era
inginocchiata al fianco di Shawn. L’amaca ondeggiava in maniera
armoniosa ed era quasi difficoltoso restare ancora svegli. Quella
calma era meravigliosa. Avrebbe dovuto andar via prima dall’albergo.
Era anche vero che non ricordava benissimo quello che era successo
lì, o almeno non ancora.
«Tu come ti
senti?» riuscì a dire a bassa voce con lo sguardo perso
sul soffitto.
«A me viene
da ridere…» mentì a sé stessa e a Shawn,
pensando fosse la cosa migliore da fare. Sviare l’accaduto
forse lo avrebbe tranquillizzato.
«Avresti
dovuto vedere la tua faccia mentre cadevi in acqua. Forse eri troppo
impegnato a vedere cosa ci fosse sotto la gonna della scozzese.»
Shawn aggrottò
la fronte e la guardò negli occhi questa volta.
«Ma sotto il
kilt, gli scozzesi cosa portano?»
Maya scosse la
testa e sorrise. «Ti va di fare un gioco?»
«Un altro?»
si agitò Shawn nel tentativo di alzarsi dall’amaca. Maya
annuì e si indicò la camicetta.
«Non portavi
una maglia?» domandò dubbioso il ragazzo.
«Non potevo
certo tenermi addosso tutto il cloro della piscina. Ti propongo di
fare la stessa cosa che hai fatto a quella ragazza, solo…
Niente sedia.»
Shawn scosse la
testa confuso.
«In acqua.
Mi devi ancora una serata romantica tra i coralli e la quiete che
solo il mare può darmi.»
Il ragazzo si mise
a sedere e fissò Maya negli occhi. Erano ancora luminosi e per
un attimo ripensò alle stelle. Scese dall’amaca e la
prese per mano.
La portò
sulla spiaggia. Lieve onde si stampavano sulla sabbia e il rumore
provocato dalla musica era appena percettibile a quella distanza.
Si incamminarono
nell’acqua fino a quando la loro testa scomparve nel mare. Per
tutto il tempo si tennero per mano pensando alla loro solitudine. Il
fondo marino cominciò a farsi profondo e i due si
abbracciarono. Trattennero il respiro sfiorandosi reciprocamente i
capelli. Shawn aprì gli occhi ed aspettò un cenno da
parte di Maya.
La ragazza annuì
e si liberò da lui. Si distese aprendo le braccia. Shawn
cominciò a levarle gli indumenti fino a quando la pelle della
ragazza cominciò a cambiare aspetto. Shawn non smise di
toccarla. Cominciò ad assumere uno strano colorito pallido,
diventando sempre più liscia e vellutata. Il suo corpo si
arcuò sovrastando la statura di Shawn. Maya prese la mani del
ragazzo. Le dita si affusolarono fino a fargliele scomparire. I
lunghi capelli neri si ritrassero per lasciare spazio ad una fronte
ampia e liscia. La bocca le si ingrandì permettendole di
mettere in mostra una fila di lunghi denti d’avorio. Il naso
aggraziato scomparì.
Shawn le accarezzò
la schiena trovando il punto dove lei soffriva maggiormente il
solletico. Era come farle il solletico sul naso e lo trovava sempre
divertente farglielo.
Maya emise un
suono e si divincolò. Aprì la bocca larga facendo
fuoriuscire l’aria che aveva nei polmoni.
«Smettila!
Non riesco a trattenermi ogni volta che lo fai.»
Poi ritornò
nuovamente seria. Gli occhi affusolati lo guardarono intensamente.
«Ti piaccio
più così o hai nostalgia di quella ragazza che ti
teneva per mano mentre osservavi il cielo?»
Shawn scosse la
testa e si allontanò di poco. La sua pelle assunse un colore
più cupo. I suoi arti si allungarono e svilupparono una nuova
massa muscolare. Anche i suoi capelli scomparvero per lasciar spazio
ad una fronte acuminata dove far collocare gli occhi sottili.
All’altezza della gola stavano formandosi delle aperture che ad
intervalli regolari si aprivano e si chiudevano. Con uno slancio,
compì un giro su sé stesso mostrando una pinna robusta
sul dorso.
«La stessa
domanda vale per te ovviamente.»
La sua voce era
rauca, fuoriuscita da una cavità dove erano presenti lunghi
denti acuminati sovrastati da una possente mandibola.
«Dici che la
ragazza scozzese mi avrebbe fatto prendere il campanellino ora?»
Maya rise
emettendo un suono stridulo. «Ne dubito. Al limite l’avrei
spinta dall’altra parte della piscina, dritta sugli
ombrelloni!»
Shawn la prese per
mano e scosse la testa. La trascinò con se verso il largo,
dove il fondale restava immutato e la corrente marina si affievoliva.
Piccoli pesci colorati scappavano non appena passavano loro accanto.
L’acqua era limpida e pulita. Nuotare in quel mare era come
svuotarsi di tutti i pensieri cattivi relativi al passato. Nuotarono
fino ad arrivare nei pressi di una conca, dove i coralli erano sparsi
per tutta l’ampiezza dell’ambiente.
I pesci più
piccoli erano immobili, nascosti tra anemoni e alghe, presi dalla
stanchezza della giornata e cercando un riparo per la notte. Ogni
specie era addormentata al fianco di un suo simile, trovando un po’
di conforto.
Sul fondale
c’erano dei massi adornati da alghe fluorescenti e da anemoni.
Si sedettero su un masso tenendosi per mano.
«Te lo
ricordi questo posto vero?» domandò Shawn indicando i
coralli ancorati alle pareti dei massi.
«Qui è
dove mi sono risvegliata, e dove tu eri già accanto a me…»
sospirò Maya.
Shawn annuì,
per quel poco che poteva fare con il capo. I suoi movimenti erano
diversi ora in quella forma. Aveva una grande agilità in acqua
ma i movimenti motori fuori da quell’ambiente erano molto
limitati.
«In quel
momento credevo di poter vedere altri come noi, ma vidi solo te.
Perché siamo così?»
«Stai
nuovamente ricordando il passato. Forse è una caratteristica
di voi squali. L’unica cosa che mi domando è il perché
tu non sia come me.»
«Quindi
anche tu hai delle domande senza risposta?»
Maya tracciò
dei cerchi nell’acqua con le lunghe dita. «Ci risiamo.
Era ironico Shawn.»
«Davvero?
Guarda solo la mia pinna allora sta ridendo. D’accordo hai
ragione tu, dove eravamo rimasti?»
I due si
avvicinarono e per quanto poco umano fosse stato, il loro bacio aveva
un’essenza ben più profonda di un’effusione umana.
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