Unconventional Story

di Tina_Legolas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


--- CAPITOLO 1 ---
 

“Hai intenzione di rimanere qui ancora per molto?”

“Sei tu il re di questo posto?” chiese la giovane.

“No...”

“Appunto. Non hai nulla da fare? A re Elrond non serve il tuo aiuto oggi?”

“Re Elrond mi ha chiesto di accompagnarti a fare un giro completo del regno, scusa se non disobbedisco ai suoi ordini...”

“Se ti dicessi che puoi andare a fare quello che vuoi?”

“No.”

“Sei noioso! Mi sa che dovrò sopportarti tutto il giorno allora...”

L'elfo sbuffò, iniziava a non sopportare più quell'insolente ragazzina viziata. Da alcuni giorni era giunta a Gran Burrone, l'avevano trovata nei boschi, appena fuori Imladris, spaventata e sola, che vagava senza meta. Si chiamava Lory, era un'umana, almeno all'apparenza, anche se aveva detto di essere praticamente immortale. Non aveva saputo spiegare cosa ci facesse in quel posto e il motivo per cui era giunta fino li. Diceva che questo non era il suo mondo, che lei giungeva da un luogo chiamato Asgard.

Re Elrond l'aveva curata e dato un rifugio. Ogni giorno parlava con lei, cercava di capire quella giovane, ma la sua memoria non accennava a ritornare o almeno così faceva credere, non era più spaventata e si stava adattando bene, per il resto non aveva molto da fare a Gran Burrone, se non importunare il segretario del re che le era stato affidato come guida.

Lindir, malfidente per natura, non si fidava di quella giovane, così strana, giunta da un mondo sconosciuto, ma non aveva contraddetto il re e aveva accettato l'impiego.

“Allora non dovevi portarmi a visitare il regno?”

“Non sembravi molto propensa fino a pochi minuti fa...”

“Ora mi va...”

Lory sapeva fino a dove spingersi e sapeva che, così facendo, dava fastidio al povero elfo. Non voleva farlo arrabbiare, ma non resistiva all'idea di punzecchiarlo.

Lindir sospirò e alzando un braccio la invitò a scendere le scale come il più educato dei signori.

“Quante reverenze...” sussurrò la giovane sorridendogli.

Giunsero in prossimità del bosco che circondava l'intero reame.

“Posso entrarci?” chiese Lory.

“Sinceramente preferirei di no...” rispose Lindir.

“Perchè? Hai paura?” disse sorridendo malignamente.

“No, non ho paura.” rispose sprezzante anticipandola nel bosco.

Si addentrarono per qualche centinaio di metri prima che l'elfo si immobilizzasse vicino ad una piccola radura. Lory era rimasta indietro, ma giunta alle spalle del moro lo sentì parlare.

“Vai a casa! Questo non è un posto per te...”

“Parli da solo adesso?” Lo canzonò lei quando si bloccò.

“No! C'è questo bambino...” disse Lindir indicandolo.

Lory sgranò gli occhi.

“Non è un bambino, Lindir...Loki cosa ci fai qui?”

Il bambino sorrise scomparendo nell'immediato, di fronte a loro comparve un ragazzo, alto, slanciato, lunghi capelli neri portati indietro e fermati dietro le orecchie. Occhi verdi che li scrutavano.
“Ciao Lory. Sai avevo il sentore che fossi finita in qualche posto simile, non mi sbagliavo...”

“Mi ci hai mandato tu, lurida serpe...”

“Vedo che la tua lingua non ha perso un colpo...”

“Senti chi parla!” ringhiò la giovane.

“E questo chi sarebbe? Il tuo nuovo amante!”

“No!!!” urlò la giovane.

“Ti ho toccata nel vivo?” sorrise il dio degli inganni.

“Io chi sarei?” chiese allibito Lindir rivolto a lei.

“Lindir zitto! Loki che ci fai qui? Non te lo chiederò di nuovo!”

“Volevo solo vedere come te la cavavi...vedo bene...dovresti insegnare le buone maniere al tuo nuovo fidanzatino, non mi ha propriamente accolto bene!”

“Non mi interessa come ti ha accolto!”

“Ah no? Non penso gli piacciano molto i bambini...vero?”

Lindir non rispose socchiudendo appena gli occhi.

“Forse avreste bisogno di una lezione voi due!” disse all'improvviso scagliando un lampo di luce sull'elfo che cadde di schiena contro a un albero poco distante.

“Lascialo stare!!!!!” urlò lei rispondendo a sua volta con la magia.

Loki schivò il colpo.

“Vedo che la tua magia non si è arrugginita...” sorrise “Ci rivedremo presto, goditi il soggiorno, sarà un po'...movimentato!” soppesò l'ultima parola e poi svanì nel nulla.

“Bastardo!!!” urlò lei al vuoto “Torna qui! Facciamo i conti!!!” ringhiò sapendo di non essere ascoltata.

Un lamento arrivò dalle sue spalle.

“Lindir...” sussurrò voltandosi e correndo al suo fianco. L'elfo stava cercando di alzarsi sorreggendosi sui gomiti.

“Come stai?” disse posandogli una mano sulla spalla.

“Lasciami!” ringhiò l'elfo “Cos'era quello? Cosa sei tu?”

“Calmati..” disse lei premendo con tutte e due le mani sulle spalle fino a che l'elfo non si arrese “Ti spiegherò tutto...” abbassò il capo.

“Sarà meglio...” ribattè lui.

“Come stai? Devi farti vedere da re Elrond...”

“Sto bene...” disse cercando di alzarsi senza riuscirci, stringendo gli occhi per il dolore.

“Come no...” sospirò “Vieni, aggrappati a me...”

Gli passò un braccio intorno alla vita e lo aiutò ad alzarsi.

“Meglio?” chiese la giovane.

L'elfo annuì riprendendo a respirare normalmente.

“Ho solo bisogno di riposare qualche minuto, non avvisare re Elrond, non è nulla...”

“Allora verrai nelle mie camere, sappi che se la cosa continua lo chiamerò comunque...”

Lindir annuì.

Seguì le istruzioni dell'elfo e rientrò a palazzo, non vista, con Lindir appoggiato ad una sua spalla e qualche difficoltà nel camminare. Una volta nelle camere della ragazza Lindir si coricò sul letto e Lory recuperò una coperta dal ricco armadio messo a disposizione dal re comprendo l'elfo fin quasi alle orecchie a punta.

“Meglio?”

Lui annuì.

“Come mai così magnanima?”chiese ironico.

“Non giudicarmi solo da quello che hai visto in questi giorni, amo giocare con la gente, questo non vuol dire che non sia capace di prendermene cura...”

“Chi era quello nel bosco e tu chi sei?”chiese sprezzante.

Lory sospirò sedendosi a gambe incrociate sul pavimento di fianco alla testa dell'elfo che si era impossessato dei suoi cuscini.

“Era Loki. Loki Odinson, o dovrei dire Loki Laufeyson...è il principe di Asgard, il secondogenito per la precisione. Non è di sangue reale, almeno non di sangue asgardiano, è stato adottato...è il dio degli inganni...”

“Perchè questa cosa non mi piace?”

“Perchè non ti deve piacere...” disse guardandolo negli occhi.

“Prima di arrivare qui stavamo litigando, ho sempre vissuto a corte, posso dire di essere cresciuta coi principi...è un mago, il maggior conoscitore della magia di tutto l'universo conosciuto, un maestro. Il portatore dei Seiðr...”

“Seiðr?”

“A te basta sapere che è magia...questa...” disse la giovane facendo comparire nelle sue mani una sfera di colore blu.

Lindir sgranò gli occhi.

“Anche tu padroneggi la magia?”

Lory annuì.

“Anch'io sono una portatrice del Seiðr...sono cresciuta con Loki, abbiamo studiato insieme, combattuto...” si voltò persa nei suoi pensieri “Ero la sua promessa sposa fino a quando non mi sono opposta, non l'ha presa bene ed eccomi qui...”

“Re Elrond lo sa?”

“Si e no...ma ora dovrò parlargliene...come ti senti?”

“Meglio...” disse mettendosi a sedere.

“Sicuro?”

Lindir annuì.

“Devo andare dal mio signore...” disse l'elfo alzandosi.

“Vengo con te, meglio che lo sappia dalle mie labbra, giusto?”

Lindir annuì.

“Quasi mi dispiace per averti giudicata...”

“E a me dispiace di averti tartassato per tutto questo periodo...” sorrise lei.

“Penso di aver compreso con chi hai vissuto la tua vita, credo che chiunque sarebbe diventata cinica...”

“Non sono cinica!”

“No???” la canzonò.

“Su fammi strada, non conosco ancora bene questo posto...” disse posandogli una mano sulla spalla.

 

**

 

“Quindi il tuo promesso sposo ti ha fatto pagare il rifiuto mandandoti qui...”

“Esattamente...”

“E poco fa l'avete incontrato...”

“Si...” disse colpevole abbassando il capo “Mi dispiace, sono stata io a portarvi questi problemi e...”

Ma venne fermata dal sovrano che alzandosi andò ad inginocchiarsi di fronte alla giovane prendendo le sue mani nelle proprie per tranquillizzarla.

“Non è colpa tua...”

“Cosa vi dice che io non stia mentendo?”

“Perchè lo so.”

“Un re non dovrebbe inginocchiarsi...” sorrise la giovane.

Elrond rise.

“Non sono diverso dagli altri...” sorrise di nuovo alzandosi in piedi per avvicinarsi a Lindir.

“Tu come stai?” chiese appoggiando una mano sulla spalla dell'elfo. Elrond era uno dei migliori curatori del regno.

“Meglio, mio signore.”

“Non c'è nulla che possiamo fare contro questa persona?” disse il re rivolgendosi alla giovane “Da quel che ho capito possiedi la stessa magia...”

“Si, conosco anch'io questo mondo, ma non lo padroneggio bene come Loki e poi non c'è nulla che possiamo fare per fermarlo, dovremmo isolare tutto il regno, sarebbe come rinchiuderci in cella...” disse sconsolata “Comunque difficilmente attaccherà, Loki non è questo tipo di persona, a lui piacciono gli inganni, i sotterfugi, agisce nell'ombra. Sono io il suo bersaglio, farà di tutto per rovinarmi la vita...” sospirò ancora prima di alzarsi in piedi e guardare i presenti negli occhi “Ma non si scomoderà per il prossimo periodo, se lo conosco anche solo una minima parte di quello che è veramente, non si farà vedere per un po', gli diventerei noiosa e a Loki non piace annoiarsi...”

Re Elrond annuì.

“Ho da fare in questo momento, ma sono curioso di conoscere la magia che mi hai tenuto nascosto fino a questo momento...”

Lory annuì, le guance le si fecero leggermente rosse.

“Mi dispiace re Elrond...io...ho sempre ritenuto la magia una maledizione più che un dono, ecco perchè ve l'ho tenuta nascosta...”

“Ti comprendo, non sono arrabbiato...ne riparleremo.” sorrise per confortarla “Andate...”

“Mio signore, ha bisogno d'aiuto?”

“Sta con lei, Lindir...ne ha più bisogno di me...”

“Si, mio signore...” disse quasi sconfortato.

Appena usciti dalla sala del trono e dopo che Lory si fu assicurata di essere fuori dalla portata del sovrano arpionò l'elfo alla sprovvista costringendolo a finire contro ad una parete.

“Stavi cercando di liberarti di me?” disse con gli occhi sgranati.

“Io...e....aspetta....non...” l'elfo era visibilmente scosso.

Lory iniziò a ridere lasciando la presa.

“Non è divertente!” alzò la voce Lindir.

Lory rise ancora più forte.

“Credimi, la tua espressione è stata impagabile” disse asciugandosi le lacrime, che gli offuscavano gli occhi, per il troppo ridere.

L'elfo si dipinse in voltò una maschera di sdegno e si allontanò con passo sostenuto verso il piccolo giardino che separava due ali del palazzo.

“Dai Lindir, rallenta...” lo chiamava la giovane “Mi dispiace...” disse correndogli dietro posandogli poi una mano sulla spalla.

“Lindir mi dispiace, non prenderla male, lo sai che non lo faccio apposta...”

Lindir si girò, ma Lory rimase turbata da quello che vide.

Calde lacrime gli bagnavano le guance.

“Oh Lindir, mi dispiace, davvero...” disse abbassando il capo colpevole.

L'elfo iniziò a ridere.

“Tu!!!!” Urlò la giovane.

“Credi che continui a farmi prendere in giro da te, ragazzina? Ho quasi tremila anni...”

“Ti odio!”

Lindir sorrise.


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Salve a tutti!!! Questa è la mia prima FanFiction. Come detto nella descrizione è tratta da un sogno che ho fatto alcuni mesi fa, poi ho sentito il bisogno di scriverla e sono capitata su questo sito! Spero che vi piaccia, è decisamente particolare...anzi "Unconventional" come ho scritto nel titolo. E si ci sarà dell'Mpreg, ma decisamente leggero, anche se "strano". Giuro che smetto di scrivere parole tra "virgolette".
In anticipo avviso di non sapere molto del mondo del Signore Degli Anelli e allegati, però è solo una storia senza pretese, prendetela così. Allo stesso tempo so che Elrond non è un vero e proprio re, ma un "semplice" signore di Imladris, però mi piace chiamarlo re per cui in questa storia lo troverete spesso descritto in questo modo. Originariamente doveva essere una OS (correggetemi se sbaglio, doveva essere un capitolo unico, fatto e finito), ma una tira l'altra e in poco mi sono ritrovata ad avere una ventina di pagine scritte per cui ho optato per una soluzione a più capitoli.
Bhe comunque, la smetto di tediarvi con le mie parole, spero solo che sia di vostro gradimento e ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


--- CAPITOLO 2 ---
 

Erano passati quasi tre mesi dall'attacco di Loki, il tempo trascorreva tranquillo, non c'erano state visite sgradite e nessuno del popolo di Asgard si era fatto vedere.

Da alcuni giorni re Elrond e Lindir erano partiti, scortati da un gruppo di elfi, per il regno di Lothlorien, lasciando Lory in compagnia di Arwen e dei gemelli Elladan ed Elrohir.

“Ti manca la tua gente?”

Lory era seduta su una bellissima gradinata di pietra bianca e fissava il tramonto, così simile al tramonto della sua Asgard, il sole dalle calde tonalità rossastre che avvolgeva ogni cosa di fronte a lei. La voce la distolse dai suoi pensieri e alzò lo sguardo voltandosi dietro di se, re Elrond si stava avvicinando sedendosi di fianco alla giovane. Doveva essere appena rientrato.

“Un po'. Però ho più nostalgia di Asgard...”

“Com'è?” chiese incuriosito Elrond.

“La chiamiamo la città dorata...” disse voltandosi di nuovo di fronte a se “Non esistono parole per descriverla...” sorrise, ma poi inclinò la testa pensosa “Ma voi potete vederla!” esclamò “Nella mia mente...” disse porgendogli una mano.

Elrond prese la mano della giovane nelle sue e chiuse gli occhi.

“Ora so perchè ti manca quel posto...” sorrise il sovrano riaprendo gli occhi.

Anche Lory sorrise.

“Presumo che Loki sia il moro, dai tuoi racconti. Chi era il ragazzo dai capelli biondi? Sembravate amici...”

Lory sorrise “Esatto. E' Thor. Il futuro re di Asgard...” sospirò “Chissà che cosa gli avrà raccontato Loki per giustificare la mia scomparsa...Thor è un bravissimo ragazzo, ma è troppo ingenuo...” si voltò verso il sovrano “Ma non posso continuare a rimuginare su questo...”

Alcuni passi dietro di loro li fecero voltare.

“Mio signore Elrond...” lo chiamò Lindir.

“Si, Lindir.” disse il sovrano guardandolo.

“Ci sono delle missive per voi da...” ma l'elfo non finì la frase piegandosi in due con una smorfia di dolore dipinta sul viso.

Elrond scattò immediatamente in piedi, impedendo al giovane elfo di cadere a terra, Lory fu subito al suo fianco.

“Lindir che hai?” chiese spaventata la giovane. In quei mesi si era avvicinata molto a quell'elfo, anche se continuavano a punzecchiarsi a vicenda ormai a livello d'amicizia. “E' pallidissimo...” disse sussurrando sapendo che il sovrano l'aveva udita benissimo.

“Portiamolo dentro. Resisti...” disse poi rivolto a Lindir.

Lindir continuava a digrignare i denti.

Raggiunte le camere del re lo coricarono sul letto, Elrond fu subito al suo fianco.

“Posso fare qualcosa?”

“Fuori. Aspetta li...”

“Ma...” cercò di ribattere la giovane..

“Ti prego non costringermi a buttarti fuori...”

Lory si accorse solo in quel momento che teneva ancora nella sua mano quella dell'elfo e che quest'ultimo la stava stringendo. Riuscì a liberarsi dalla presa ed uscì chiudendo la porta alle sue spalle.

Si adagiò al muro di fianco alla porta e attese quelli che le sembrarono minuti eterni, sentiva qualche lamento, dei passi, rumori di vetro che cozzava contro altro vetro.

Doveva immaginarselo che qualcosa sarebbe successo, che qualcosa sarebbe andato storto, non aveva vissuto periodo più felice in tutta la sua vita, non poteva essere vero.

La porta si aprì, Elrond le fu subito accanto accovacciandosi di fronte a lei.

“Come sta?” chiese, preoccupata, con voce bassissima.

“Sta riposando, ma per ora sembra tutto tranquillo. Staranno bene...”

“Staranno? Chi staranno, cosa sta dicendo? Li dentro c'è solo Lindir...”

Elrond sospirò passandosi una mano dietro al collo e scostando leggermente i lunghi capelli corvini che gli si erano impigliati nel collo alto della veste.

“Sta crescendo qualcosa dentro di lui...anzi direi più qualcuno...”

Lory sgranò gli occhi cercando di comprendere le parole del re che la fissava dritta in viso.

“Cosa?”

“L'ho visto, ne sono certo...”

“Io non...”

“UnBambino...” disse tutto d'un fiato.

“No. No, è impossibile. E' un masch...” le si bloccarono le parole come se la lingua fosse stata improvvisamente ghiacciata. Ghiacciata. Era la parola esatta.

“Da quanto tempo?” chiese in un sussurro appena udibile anche per l'elfo.

“Da quello che vedo io, si e no, tre mesi...”

Lory chiuse gli occhi, un'improvvisa rabbia la invase.

“Loki!” ringhiò.

Elrond alzò le sopracciglia guardandola.

“Cosa?”

“E' stato Loki!” disse cercando di mantenere la calma. “Lindir è stato colpito dalla magia di Loki...esattamente tre mesi fa. Parlavano già quando io sono arrivata, non so cosa gli abbia detto Lindir, qualcosa che ha fatto arrabbiare Loki e...”

“Calmati! E...?”

“Loki ha già avuto dei figli...”

“Non lo voglio sapere, credo di aver inteso...” disse alzandosi e porgendo poi una mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi.

“Lindir lo sa?”

Elrond scosse il capo.

“Non sa nulla, sta riposando adesso. Non so come dirglielo...”

“Immagino...” sospirò Lory “Non la prenderà bene...”

“Vorrei che fossi tu a parlargli, vi siete molto avvicinati in questo periodo...”

“Io?” chiese allibita “Non sono la persona più adatta a certe rivelazioni...”

“Da quel che ho capito non è la prima volta che ti capita di gestire una situazione simile...” cercò di convincerla il sovrano.

“Si, ma Loki sapeva benissimo quello che stava facendo. Lindir ne è totalmente inconsapevole e per prima cosa chiederà di sbarazzarsene, io cosa dovrei dirgli?”

“Non se ne sbarazzerà...” disse Elrond.

“Come fate ad esserne così certo?”

“Perchè per noi elfi uccidere un bambino, non ancora nato, è un'onta che non possiamo neanche pensare di sopportare e perchè, se anche solo l'avesse in mente, gli farei cambiare idea...”

“La cosa dovrebbe tranquillizzarmi?” chiese Lory.

Elrond la guardò appoggiandogli poi una mano sulla spalla, accarezzandola, cercando di tranquillizzarla.

“Entriamo...” disse il sovrano spingendola delicatamente e aprendo la porta.

Lory si avvicinò al letto sedendosi sulla sponda vicino all'elfo, che era avvolto in una candida coperta argentea.

Quando Lindir si sentì accarezzare il viso aprì leggermente gli occhi.

“Lory...” disse flebilmente.

“Hey, ciao...” le rispose la giovane.

Il sovrano si sedette su uno sgabello che era stato posto vicino al letto.

“Cos'ho?” chiese l'elfo.

Lory guardò Elrond che fece un gentile gesto con il capo dandogli la parola.

“Perchè non parlate? Cosa c'è?” chiese preoccupato.

“Non ti agitare...” disse Lory.

“Non mi dovrei agitare? Come?”

“Sta calmo...” disse prendendo un lungo respiro cercando le parole “Lindir, ti dobbiamo dire una cosa, ma tu devi stare calmo. Va bene?”

Lindir ingoiò rumorosamente portandosi la mano a coprire il ciondolo che portava al collo.

“Non è di quello che parliamo Lindir...” disse il re vedendo la ragazza non capire il gesto.

“Vi prego ditemelo, mi state uccidendo...”

“Va bene, allora...ti ricordi quando sei stato atterrato da un colpo di Loki?”

Lindir annuì.

“Va bene...”

“Smettila di ripetere “Va bene”, non va bene per nulla...perchè parli tu? Mio signore?” disse agitato.

“Ascoltala Lindir, non è semplice quello che stiamo cercando di dirti...”

“Subito dopo il colpo non sei stato molto bene, pensavamo fosse la botta, non ci abbiamo dato molto peso, purtroppo Loki aveva in mente altro...”

“Dimmelo.”

“Lindir...”

“Veloce, se devi comunicarmi qualcosa di spiacevole voglio saperlo subito...”

“AspettiUnBambino..” disse tutto d'un fiato.

Lindir trattenne il respiro.

“Co...cosa?” chiese con la voce più alta di qualche ottava.

“Devi averlo fatto arrabbiare non poco...”

Lindir guardava i due presenti con occhi spiritati.

“E' uno scherzo vero? Lory è opera tua come al solito, smettila di fare così, perchè non ridi?”

“Lindir non stiamo scherzando, te lo posso giurare...” disse accarezzandogli una guancia.

“No...no...” sussurrò.

“Adesso non prenderla male però, non ti devi agitare...”

“Sono un maschio, non posso aspettare nessun bambino!!!” urlò.

Lory chiuse gli occhi.

“Lindir non mi sono sbagliato, posso anche dimostrartelo se vuoi...” disse il sovrano abbassandogli la coperta e posando una mano sul ventre dell'elfo avvolto nella lunga stoffa porpora.

“Chiudi gli occhi...” disse il re posando poi una mano su di essi.

Lory non sapeva cosa stava facendo, in quei mesi aveva visto e conosciuto alcune pratiche degli elfi, tra cui pratiche magiche, a lei oscure, tipiche di quel popolo.

Pochi attimi dopo il re si alzò andandosi a risedere sullo sgabello.

Lindir si ammutolì per diversi minuti.

“Non...” la sua lingua era come legata “Mio signore...” lo chiamò.

“Lindir non c'è molto da fare...”

L'elfo si ricoprì con la coperta sprofondando nei cuscini e chiudendo gli occhi.

“Perchè mi avrebbe fatto una cosa simile?” chiese infine, questa volta rivolto alla giovane.

“Non ho sentito la prima parte del vostro discorso, penso che non abbia preso bene qualcosa che gli hai detto e per Loki è una cosa comune avere figli...”

Lindir mugugnò qualcosa che i due non compresero.

“Lo sai vero il discorso che sto per farti?...” disse Elrond.

“Lo conosco. Ma vi prego, mio signore. Io non posso...”

“Lindir, no. Non ucciderò tuo figlio...” disse Elrond prendendo una mano fra le sue.

“Mio signore Elrond, vi scongiuro...”

“No, Lindir...sai che non lo farò. Che sia tu non cambia le cose...”

Lindir sentì gli occhi pungere, non riusciva più a trattenere le lacrime che bagnarono le guance diafane dell'elfo.

Lory, alla vista delle lacrime, si addolcì abbassandosi ad abbracciare l'elfo che ricambiò subito l'abbraccio. Era la prima volta che si abbracciavano.

“Lory penso che tu abbia qualcosa da dirgli. Vi lascio soli, passerò fra poco...sarò nella camera qui a fianco se avete bisogno...” disse il re alzandosi.

Quando la porta fu chiusa Lory si alzò di nuovo a sedere asciugando con una mano le lacrime dell'elfo.

“Non piangere...” cercò di sorridergli “Su, fammi spazio...”

Lindir si scostò permettendo alla ragazza di stendersi di fianco a lui. Lory si sorreggeva su un gomito usando l'altra mano per sistemare i capelli all'elfo.

“Non è una cosa così tremenda sai?” disse.

Lindir la guardò di traverso.

“Non scherzo, non guardarmi così...Ho visto Loki quando aspettava i suoi figli...”

“Mi rende più tranquillo conoscere questa storia...”

Lory sorride.

“Scusa, non sono brava a confortare la gente...”

Lindir sospirò fissando il soffitto.

“Io non posso crederci, non riesco...”

“Penso che tra poco meno di un mese non potrai più far finta di nulla...”

Gli occhi di Lindir si velarono di nuovo.

“Hey, no! Basta piangere...” disse Lory prendendo il suo volto fra le mani “Non risolverai nulla piangendo...”

“Cosa faccio adesso, Lory?”

“Nulla...” disse lei continuando a fissarlo “Te ne stai calmo e tranquillo...”

“Come fai ad essere così tranquilla? Questa non è una cosa normale, te ne rendi conto?”

“Lindir, ci sono passata con Loki per ben due volte, per me è normale...”

“Racconta...”

“Credimi non vuoi saperlo...”

Lindir sgranò gli occhi terrorizzato.

“No, no, no...non in quel senso, è andato tutto bene e non ha avuto nessun problema, tranne per quanto riguarda la specie dei figli, ma Loki ha seri problemi mentali...”

“Spe...specie?”

“Loki era giovanissimo quando ha avuto il primo...figlio...un cavallo per l'esattezza, con otto zampe....e poco dopo ha avuto tre gemelli, un lupo, un serpente e una bimba al momento a capo degli inferi..."

Lindir era sempre più terrorizzato e stava iniziando a tremare visibilmente.

“Lindir non ti spaventare, è stato lui a scegliere questa cosa, non è il tuo caso. Tu l'hai visto! E' un bambino, due gambe, due braccia, una testa, due orecchie...lui o lei è solo tuo e di nessun altro.”

“Cosa stai dicendo? Io io io.....” gli si bloccarono di nuovo le parole, respirò profondamente prima di continuare “Non posso, non è naturale, non...” scoppiò in singhiozzi.

“Oh Lindir....” lo chiamò abbracciandolo e stringendolo a se dove l'elfo nascose il volto nella curva del collo della giovane. “Avrai un figlio, non sei felice?”

“No...” mugugnò.

“Perchè?” chiese la giovane.

Ma l'elfo non rispose.

Bussarono alla porta, ma i due non si girarono.

“Tutto bene?” disse Elrond, entrando nella stanza, trovando la giovane adagiata sul letto e l'elfo scosso dai singhiozzi.

Lory poteva vedere il re in viso e scosse leggermente il capo in segno negativo.

“Fra poco ceneremo...”

“Non ho fame...” mugugnò Lindir.

“Lindir devi mangiare...” disse il sovrano “Vediamo così se funziona. Lindir ti ordino di scendere a cena...”

“Vi prego non fatelo...” disse scostando appena il viso dal collo della giovane.

“Se è questo che mi obblighi a fare lo farò. So che non disubbidirai mai a un mio ordine...Lindir non farti obbligare in questo modo...” disse, avvicinandosi, appoggiando le mani sulle spalle del giovane elfo aiutandolo a sedersi sul letto.

“Lindir, lo so che questa rivelazione ti ha sconvolto ed è quello che vuole l'essere che ti ha fatto questo, ma tu non puoi lasciarti abbattere. Reagisci...so che tu non sei così...”

Lindir annui fissando la coperta che gli copriva le gambe.

“Mi aspetto di trovarvi giù fra poco...”

L'elfo annuì di nuovo seguendo il sovrano uscire dalla porta.

“Va meglio ora? Come ti senti?”

“Non so come dovrei sentirmi, meglio di prima?” cercò di sorridere fissando sempre la coperta.

“Nausee? Voglia di qualcosa?”

Lindir scosse il capo, Lory non era certa che avesse seriamente compreso quello che gli aveva appena chiesto.

“Bhe, meglio così...” gli sorrise “Su ti aiuto, scendiamo a cena...”

 

**

 

Lory l'aiutò a risistemare i lunghi capelli castani e gli aggiustò il vestito che si era leggermente scomposto rimanendo coricato, infine gli porse il sottile diadema che si trovava sul piccolo tavolino.

“Tutto bene?” disse, prendendolo sottobraccio, intanto che camminavano diretti alla sala da pranzo.

Lindir annuì.

“Fammi un sorriso su...” disse la giovane.

Lindir la guardò cercando di rimanere serio, ma alla fine sorrise. Lory gli rispose con un altrettanto sorriso sincero.

Entrarono nella sala, altri elfi erano già seduti alla tavola, Elrond capotavola e due posti liberi, alla sua destra e alla sua sinistra, che aveva riservato a loro.

I due si sedettero ai loro posto seguiti da un sorriso di re Elrond.

“Stavo pensando che non sareste scesi...”

“Lindir non avrebbe mai disubbidito ad un vostro ordine...” disse Lory guardando il giovane elfo.

“Possiamo iniziare allora” facendo gesto di servire in tavola.

Non proferirono parola per metà cena. Lindir, boccone dopo boccone, molto lentamente aveva svuotato il piatto, non alzando mai la testa da esso.

“Mio signore Elrond ditemi che è tutto uno sbaglio, vi prego...” disse Lindir , quasi sussurrando, oscurandosi in volto .

“Lindir, purtroppo sono sicuro di quello che ho visto e ho anche guardato nel tuo futuro...”

“No...” pigolò l'elfo.

“La amerai come non hai mai amato nessuno in vita tua...” disse il sovrano con aria trasognata rivivendo la scena.

“La amerai?” rimuginò la giovane “E' una femmina???” esclamò Lory.

Lindir sgranò gli occhi.

“Scusatemi...” disse all'improvviso alzandosi uscendo dalla sala.

Lory, colta alla sprovvista, lasciò il tovagliolo sul tavolo e lo raggiunse.

“Lindir!” lo chiamò, correndogli dietro, ma l'elfo era più veloce di lei e riuscì a raggiungere le sue camere, chiudendosi dentro.

“E no caro...” disse fra se Lory usando la magia per aprire la porta.

Lindir era in piedi di fronte alla finestra aperta.

“Perchè sei scappato?” chiese la giovane.

“Ho bisogno di rimanere solo, ti prego vai giù...”

“Non ci penso neanche...” disse Lory, avvicinandosi, abbracciandolo da dietro e appoggiando le mani sul suo ventre ancora piatto. Lory sorrise.

“E' una bambina...” sussurò l'elfo coprendo la mano della giovane con la propria.

“Si, Lindir...” sorrise la giovane appoggiando la fronte alla schiena dell'elfo.

“Non posso essere padre, non così...” disse Lindir con voce atona.

“Sarai un buon padre, in qualsiasi modo avrai la tua bambina...”

Lindir strinse la mano della giovane con cui intrecciò le dita.

“Sicura?”

“Ne sono certa...” sorrise facendolo voltare “Non poteva capitare nulla di meglio a questa piccola...”

Lindir sorrise.

“Non mi state prendendo in giro vero? Non sei d'accordo con re Elrond...”

“Non abbiamo ordito nessun piano contro di te, Lindir...” disse Elrond entrando in camera con un flebile sorriso sulle labbra “Credici, continua a crederci perchè tra pochi mesi l'avrai fra le braccia e saprai che non è un nostro inganno...”

“E poi aspetta un mese e prova a dirmi che ancora non ci credi...” disse la giovane imitando con le mani il pancione.

Lindir rise.

“Così ti vogliamo...non permettere a niente e nessuno di toglierti il sorriso, specialmente per una cosa così bella. Se Loki voleva punirti ha decisamente sbagliato e noi saremo sempre al tuo fianco, per qualsiasi cosa, per qualsiasi aiuto tu abbia bisogno. Non sei solo, Lindir...” disse la giovane.

“Grazie...” disse abbracciandola, poi si rivolse al sovrano “Io...”

"Va tutto bene...” disse Elrond abbracciandolo “Cosa vuoi fare ora? Andrai via per un po'...?”

“No..” sorrise in direzione del sovrano “Rimarrò qui...”

Elrond annuì.

“Devo tornare in sala...se volete restare non ci sono problemi, il signorino qui presente mi sembra che abbia mangiato...”

Lory sorrise “Si, sembra anche a me...” disse soddisfatta.

“Riposatevi...a domani”

“A domani mio signore...”

“Buonanotte...” disse infine prima di ritornare ai suoi impegni regali.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


--- CAPITOLO 3 ----
 

“Lory, ho bisogno di una mano...” disse Lindir tirandosi a sedere sul letto.

Lory fu subito al suo fianco.

“Certo che questi letti voi elfi potevate farli un po' più alti...” disse porgendogli una mano aiutandolo ad alzarsi.

“Non li ho ideati io...” si lamentò Lindir.

Lory sorrise.

Ormai il pancione pronunciato impediva a Lindir di muoversi liberamente, ma manteneva comunque la sua innata grazia.

Con il passare dei mesi i lineamenti si erano addolciti, la pancia era cresciuta e spesso Lory lo sorprendeva ad accarezzarla parlandole in elfico.

“Per fortuna che dovevi essere tu a prenderti cura di me...” scherzò la giovane.

“Al momento sono un tantino appesantito per starti dietro!” sorrise alla volta della giovane “Quanto manca?” chiese accarezzando la pancia.

“Secondo Elrond un mese...” disse appoggiando le mani sul suo ventre. Un piccolo calcio arrivò in prossimità della sua mano e la ragazza sorrise alzando gli occhi verso quelli dell'elfo.

“Fa male?” chiese trasognata.

“A volte...non è molto delicata...” disse Lindir con un sorriso stampato in viso.

“E' un elfetta certo che è delicata...” disse massaggiandogli la pancia.

“Non vedo l'ora che nasca...” dise Lindir “E poi non so più cosa mettermi...”

Lory rise “Che c'è? Non ti piacciono i miei magici, in tutti i senti, abiti che ti fornisco?” scherzò mostrando la lingua.

“Certo che mi piacciono!” rise “Ma sinceramente vorrei qualcosa di più...lineare...”

“Mi dispiace, assomigli più a un cerchio che a una linea al momento...” disse scattando indietro.

“Ringrazia che non posso correre...” rise l'elfo.

“Stai benissimo così, lo sai?” disse riavvicinandosi a Lindir e appoggiando le mani sulle sue braccia.

“Sarà...”

“Ti va di fare due passi?”

Lindir annuì.

Lory lo prese sottobraccio uscendo per il lungo corridoio che collegava tutte le camere regali.

Re Elrond aveva fornito all'elfo e a Lory due camere nella sua stessa ala di palazzo, per qualsiasi evenienza, e l'accesso ai giardini privati reali in modo che Lindir fosse al sicuro e non si sentisse osservato nel solo muoversi per prendere un po' d'aria.

“Io...ti devo parlare...” disse Lindir giunto all'inizio del giardino “Vieni, sediamoci qui...”

“Stai bene vero? Ti serve qualcosa? Hai...”

Lindir le mise una mano sulla bocca impedendole di parlare.

“Sto bene, potresti ascoltarmi?” sorrise l'elfo.

Lory annuì.

“Io...oh maledizione avevo provato questo discorso per ore...”

Lory sorrise.

“Sposami...!” disse poi tutto d'un fiato.

“Che cosa hai detto?” disse Lory voltandosi lentamente.

“Lory, sposami...” ribattè Lindir guardandola fisso negli occhi.

Lory era seria, lo guardava anche lei, poi un sorriso illuminò il suo viso e lo abbracciò di slancio stando attenta a non pesargli sul ventre.

“Si. Si. Si. Si e Si....”

Anche Lindir ricominciò a respirare tranquillamente e sorrise.

“Pensavo che mi rifiutassi...”

“Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme in questo periodo?”

“Appunto per questo...” disse accarezzandosi la pancia.

Alla sua mano si aggiunse quella della giovane.

“Non sarai solo in tutto questo...” gli sorrise appropiandosi delle sue labbra per la prima volta.

Lindir rimase immobile, preso alla sprovvista, ma subito dopo rispose al bacio, prima lento e delicato, chiedendo accesso alla bocca della giovane con lievi accenni della lingua e poi più rapido e impetuoso prendendo il volto della ragazza fra le mani e alzandosi in piedi in modo da sovrastarla.

“Finalmente!...” una voce proveniente dalla loro destra li fece voltare, re Elrond si stava avvicinando.

Lindir si rimise a sedere di fianco alla giovane.

“Stavo per rivelarvi quello che avevo visto, guardando nel tuo futuro Lindir, se non vi foste decisi ad agire a breve...”

Lindir sgranò gli occhi.

“C'era...c'era anche questo?”

“Oh si...” sorrise il sovrano disse allontanandosi di nuovo “Ho degli impegni da svolgere, Lindir vacci piano...” disse uscendo.

L'elfo si fece rosso in viso.

“Hey, cosa c'è ti vergogni?” disse Lory prendendo il suo volto fra le mani e ribaciandolo.

 

**

 

“Lory....” disse stringendo gli occhi dal dolore. “Lory maledizione svegliati!!!” le urlò contro.

Lory aprì gli occhi, pochi secondi dopo scattò.

“Lindir!...” disse voltandosi allarmata verso l'elfo che dormiva con lei nello stesso letto.

“Penso che ci siamo...” disse passandosi una mano sul pancione.

“No, no, no, no, mancano due settimane è presto...”

L'elfo chiuse gli occhi stringendoli per una nuova contrazione.

“Respira, continua a respirare...” disse la giovane “Chiamo Elrond e torno subito...”

“Non mi lasciare solo...” mugugnò Lindir.

“Tornerò subito...” gli sorrise tranquillizzandolo.

Lory corse per il corridoio bussando alla porta del re che si aprì immediatamente.

“Ci siamo...” disse la giovane agitata.

Elrond si lanciò subito in camera, prese alcune boccette e una cassettina di legno.

“Avrò bisogno del tuo aiuto adesso...”

La ragazza annuì rientrando in camera.

L'elfo era girato su un fianco e si teneva il ventre fra le mani.

“Lindir, sono qui...” disse Lory sedendosi al suo fianco, dietro la sua schiena e circondandolo con le braccia. “Va tutto bene, sta tranquillo...”

“Fa male...” mugugnò l'elfo.

“Tra poco non sentirai più nulla...” disse Elrond passando un bicchiere, con un infuso, all'elfo “Forza bevi...”

Lindir eseguì.

“E' amara...”

Elrond e Lory sorrisero.

“Cos'è?” chiese.

“Ti farà dormire per un po'...” disse Elrond sedendosi di fronte a lui e tastandogli il ventre.

“Va tutto bene?” chiese apprensivo Lindir.

“Va tutto come dovrebbe andare, ha solo voglia di nascere...” disse sorridendo il sovrano.

Lindir sospirò di sollievo venendo avvolto in una coperta che la giovane aveva recuperato da un alto armadio.

“Ora aspettiamo che il decotto faccia effetto...” disse il re.

“Dovrete tagliarmi vero?”

“Lindir non lo vuoi sapere, pensa che quando ti sveglierai avrai la tua bimba qui...” sorrise la giovane.

“Ma è così vero?”

“Non sentirai nulla...” disse Elrond notando l'agitazione del ragazzo.

Poco a poco il decotto fece effetto e Lindir si addormentò.

“Bene, mi serve che tu prepari dell'acqua calda e degli stracci puliti, non volevo che lo facessi di fronte e Lindir, per quanto cerchi di darsi un tono...”

“Ne è terrorizzato a morte...” sorrise la giovane “Lo so...”

“Vai...” disse il sovrano.

Poco dopo tornò con tutto quello che il re aveva richiesto.

“Aiutami a slacciargli la tunica...”

Gli slacciarono la veste, abbassandogliela fino alle anche.

Lory notò alcune lame esposte su un tavolino di fianco a loro.

“Queste sono necessarie per permettere alla bambina di nascere.” disse il re prendendo la prima fra le mani e facendo una sottile incisione sulla pelle tesa e chiara del ventre del giovane.

Cambiò ferro utilizzando il nuovo per aprire la ferita.

“Ecco qui la piccola...” disse iniziando a tirarla fuori.

Lory aveva gli occhi fissi sulle mani del sovrano che lavoravano delicate, mentre lei accarezzava lentamente i capelli castani del giovane.

“Ancora qualche attimo...Lory prendi una pezza...”

Lory spiegò una sottile stoffa bianca e la tenne fra le mani. Pochi attimi dopo, troppo velocemente per la giovane, Lory si ritrovò con la piccola fra le braccia che avvolse subito con la pezza.

“Perchè non piange?” chiese agitata.

La bambina fece subito un versetto prima d'iniziare a piangere rumorosamente.

“Stai tranquilla Lory, va tutto bene...” le sorrise il sovrano “Ora devo occuparmi di Lindir...” disse ricominciando a lavorare.

 

**

 

“Lo...Lory...” sussurrò l'elfo aprendo gli occhi.

“Hey...ben svegliato..." disse la ragazza che era seduta su una sedia di fianco al letto e che subito s'inginocchiò di fronte all'elfo baciandolo delicatamente sulle labbra.

Lindir passò una mano sul ventre ormai tornato piatto.

“La bambina?” chiese spaventato.

“E' andato tutto bene, stai calmo...” disse alzandosi e sporgendosi oltre una ricca culla intarsiata, riemerse con le braccia avvolte attorno a un piccolo fagottino.

“Eccola qui...” disse sorridendo posandola sul petto del giovane.

Lindir aprì la bocca in un espressione stupita e fissò la figlia che dormiva tranquilla fra le sue braccia.

Lory aiutò Lindir a sistemarsi sul letto e lei si adagiò dietro di lui con la sua schiena contro al petto.

“Che ne dici?” chiese, sussurrando al suo orecchio, Lory.

“E' piccolissima...” disse con le lacrime agli occhi di felicità.

“E' appena nata, crescerà...” disse accarezzandogli i lunghi capelli castani.

“E' bellissima...”

“Ti ricordi le parole di Elrond? “L'amerai come non hai mai amato nessuno in vita tua...”....”

“Aveva ragione...” sussurrò Lindir.

“Io ho sempre ragione...” disse sorridendo il sovrano entrando nella stanza “Sei sveglio...”

Lindir annuì “Grazie, mio signore...”

Elrond sorrise guardando la piccola.

“Hai già deciso un nome?”

“No, mio signore...” disse guardandola “Volevo guardarla in viso prima...”

Lory lo strinse a se avvolgendo con le mani anche la piccola.

“E hai scelto?”

“Eruannie...” sussurro con gli occhi pieni di gioia.

Elrond poso una mano sul capo della piccola sussurrando delle parole in elfico che Lory non comprese.

Mae govannen, Eruannie...” (Benvenuta, Eruannie...)*

Lindir sorrise in direzione della piccola che stava aprendo gli occhi svegliandosi fra le sue braccia.

“Ciao piccolina...” sussurrò scostandogli la coperta in cui era avvolta.

Due occhi blu identici a quelli del padre lo fissarono.

Lory allungò una mano per accarezzarle una guancia.

“Benvenuta piccolina...” disse appoggiando il mento alla spalla dell'elfo e scoccandogli poco dopo un bacio sul collo.

“Lory era più preoccupata di te...” disse Elrond ridendo.

Lory nascose il viso nella curva del collo dell'elfo che alzando una mano le accarezzò la testa.

“Io andrei...” disse il re avvicinandosi alla porta.

“Mio signore...” Lindir lo richiamò “Sposaci.” chiese l'elfo.

Elrond sorrise.

“Lo farò. E' il minimo che tu possa chiedermi. Ma non oggi, riposa. Hai avuto una nottata pesante...”

“Mio signore...”

“Lindir. Hai sentito re Elrond, devi riposare...” disse la giovane stringendolo di più a se.

Elrond salutò ed uscì.

L'elfo si rilassò contro il petto della giovane socchiudendo appena gli occhi guardando la figlia.

Lory si voltò a baciargli una tempia, Lindir si voltò sorridendo e appropriandosi della labbra della giovane.

La piccola lanciò un sonoro vagito e i due si separarono ridendo.

“Non te lo porto via piccolina, sta tranquilla...” scherzò la giovane.

“Avrà fame? Io...non so cosa devo fare...” disse Lindir preoccupato.

“Stai tranquillo. Ci sono io con te...” la giovane gli sistemò alcuni ciuffi di capelli dietro l'orecchio a punta. “Ha già mangiato...”

Lindir la guardò triste.

“Mi sono perso quel momento...” disse.

“Hey, su di morale. Mangerà ancora e la vedrai...” sorrise la giovane “E poi tu hai fatto molto di più questa notte...”

“Si dormire, intanto che re Elrond la tirava fuori dalla mia pancia. Non mi sembra di aver fatto molto...”

“Non voglio sentire questi discorsi. L'hai fatta crescere, te ne sei preso cura tutto questo tempo, l'hai protetta. Ti sei fatto prendere a calci da questa piccola peste...” scherzò la giovane ottenendo un sorriso dall'elfo “Non dire che non hai fatto nulla...” gli baciò di nuovo la tempia.

Lory passò delicatamente una mano sul ventre dell'elfo “Ti fa male?” chiese apprensiva.

“Un po'...” rispose sistemandosi meglio la piccola fra le braccia.

“Qualche giorno e sarai in piedi...” gli accarezzò una spalla.

“Soffrirei questo dolore in eterno per lei...”

Rimasero abbracciati per un tempo che sembrò infinito, Lindir non accennava a voler dormire.

“Riposa Lindir...” disse la giovane uscendo dal cantuccio che si era creata dietro la sua schiena.

“Voglio stare ancora con lei...” ribattè.

“La piccola sarà proprio qui di fianco a te, Lindir...” disse prendendola fra le braccia e mettendola nella culla, portandola poi proprio vicino al letto in modo che l'elfo potesse tenerla d'occhio “E tu devi dormire...” disse stendendosi al suo fianco “io sarò qui con te...” appoggiò la testa alla sua spalla.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


--- CAPITOLO 4 ---
 

Eruannie aveva tre mesi e stava crescendo velocemente. Lory era stata letteralmente sequestrata dalla principessa Arwen che aveva deciso che sarebbe stata lei a prepararla per il matrimonio.

“Arwen ti prego non possiamo usare un vestito più sobrio?”

“E' sobrio Lory!” sorrise l'elfa.

“Più corto?” propose la ragazza.

“Assolutamente no!”

“Ma inciampo, non ho di certo la tua grazia!” disse muovendosi imitando i gesti degli elfi a cui Arwen scoppiò a ridere.

“No, non inciamperai! Ti accompagnerò io e ti terrò ben salda. Vero piccola?” disse la principessa parlando alla cucciola che teneva seduta in grembo.

“Lindir mi ha fatto una scenata quando glie l'ho portata via, deve essere stupenda questa piccolina...” sorrise Lory.

“E' una bimba, non può stare con i ragazzi. Vero?” le solleticò il nasino e la piccola liberò un sorriso sdentato.

“Un colore meno chiaro?” tentò di nuovo la giovane ammirandosi in uno specchio.

“No!” sussurrò la giovane con un tono poco convinto.

“Hey mi stai ascoltando?” disse Lory voltandosi.

“No...o scusa!” rise l'elfa.

“Hey voi due...” rispose alle risa anche Lory che si avvicinò e si sedette sul letto di fianco alla principessa. “Cos'è questa congiura?” disse solleticando la piccola che rise lanciando qualche vagito.

“Quindi diventi sua madre oggi...” disse Arwen alzando il volto.

“Lo sono già...” disse con aria trasognata “lo sono da quando abbiamo saputo della sua esistenza...”

La principessa sorrise.

Eruannie iniziò a chiudere gli occhietti e Lory la prese fra le braccia.

“Mi sono scordata la culla...torno subito.”

“Ma no, Arwen. Sono abituata a farla dormire fra le mie braccia...” sorrise.

“Lo so, ma...mi servi. Se ti sei dimentica questo pomeriggio ti sposi e non hai ancora un vestito!” le sorrise uscendo.

Pochi attimi dopo sentì una serie di passi.

“Già tornata?” chiese alzando il viso, ma quando mise a fuoco non si trovò di fronte la principessa elfica, ma una persona che sperava di non dover vedere mai più.

“Loki...” disse risentita.

“Ciao, Lory.” sorrise il dio degli inganni, di un sorriso strano per il suo volto, un sorriso sincero.

“Che cosa ci fai qui?” disse fra i denti.

“Non ti arrabbiare. Non sono qui per attaccarti, sono solo qui per farti le congratulazioni...” sorrise di nuovo.

“Sei impazzito?” chiese la giovane mettendosi sulla difensiva e coprendo la piccola per difenderla.

“Non lo capisci?...” chiese Loki avvicinandosi di qualche passo “Ti ho mandata io qui...sapevo che Asgard non ti avrebbe mai resa felice e sapevo che io non ero quello di cui avevi bisogno, l'ho sempre saputo...” sorrise di nuovo “Avevi bisogno di qualcuno come quel ragazzo con cui oggi ti sposerai...”

“Sei stato tu?”

Loki annuì.

“Era necessario fargli quello che gli hai fatto?”

“Si lo so, forse ho un tantino esagerato. Però non mi aveva trattato bene quando ero un bambino. Aveva bisogno di una lezione...e poi c'eri tu al suo fianco...”

“Bravo, fargli prendere un colpo è stato geniale. E poi se ci fossimo odiati? Non andavamo molto d'accordo...”

“Ma ora vi state per sposare, qualcosa mi dice che ora andate anche più che d'accordo...” sorrise questa volta con il suo solito sorriso.

Lory sorrise alzandosi in piedi.

“Grazie Loki...”

Loki inclinò il capo.

“Mi dispiace di non averti compreso, abbiamo vissuto assieme tutti questi anni...” disse stirando le labbra.

“Non fa nulla. Sono felice che ora tu abbia trovato il tuo mondo...” disse sincero “Posso solo vederla? Non la toccherò. Infondo è qui grazie a me...” sorrise.

Lory scostò il braccio permettendo al dio degli inganni di vedere la piccola in viso.

“Se Lindir ti vedesse ora ti ucciderebbe...” sorrise Lory.

“E' bellissima...”

“E non gli hai visto gli occhi...” le accarezzò la testolina.

“Ora devo andare...” disse Loki “Auguri, Lory...”

“Loki!” lo chiamò prima che scomparisse di nuovo “Come state su Asgard?” chiese malinconica.

“Va tutto bene...manchi a Thor, sai?”

Lory sorrise.

“Lo sa?”

Loki annuì.

“Salutalo da parte mia...”

“Sarà fatto.”

“Ti rivedrò?...” chiese triste la giovane.

“Se avrai bisogno di me basterà chiamarmi. Hai ancora il Seiðr, ti sentirò...”

Lory sorrise, poi di slanciò gli passò un braccio dietro le spalle abbracciandolo stando attenta a non schiacciare la bambina.

Gli lasciò un leggerò bacio sulla guancia. Loki chiuse gli occhi a quel contatto.

“Non eravamo fatti per stare assieme, Loki...troppo simili per potersi amare...”

Loki annuì “Così simili da rimanere amici...”

“Amici...” ribattè Lory sorridendo.

“Ci vediamo Lory...” disse il dio degli inganni scomparendo.

“Ci vediamo...” sussurrò quando la porta si aprì.

“Parli da sola?” chiese Arwen entrando con una piccola culla.

Lory sorrise.

 

**

 

“Potresti calmarti? Mi stai innervosendo...e per fortuna che gli elfi sono famosi per la pazienza...” sorrise Arwen.

“Scusa, scusa, scusa...” disse la giovane camminando avanti e indietro per la stanza.

La principessa rideva, poi si alzò e la fermò.

“Fermati...” sorrideva “Siediti qui e bevi questo...”

“Stai cercando di farmi ubriacare?”

Arwen scoppiò in una risata facendola sedere su una sedia.

Bussarono alla porta.

“Siete pronte?” disse Elrond entrando guardando Lory “Sei bellissima...” le sorrise.

“E agitata come non poche...” scherzò Arwen.

Elrond rise a quell'affermazione della figlia.

“Eruannie?” disse voltandosi verso la culla.

“Pronta...” disse Arwen alzando il sottile telo che copriva la culla mostrando la piccola dormire avvolta in un magnifico vestitino argento della stessa stoffa del vestito di Lory.

“Lindir?” chiese Lory svuotando il bicchiere di vino e cercando di riempirlo prima che Arwen glie lo strappasse di mano “Hey!”.

“Ti ho dato un bicchiere, non per farti ubriacare però...”

“Lindir è già pronto, ti sta aspettando...” disse Elrond.

Lory sospirò.

“Sono pronta...” disse alzandosi.

 

**

 

Lindir era ai piedi della scalinata quando si voltò ammirando la ragazza scendere le scale rimanendo estasiato e a bocca aperta.

Lory lo guardava sorridendo.

Arwen scendeva poco dietro di lei portando in braccio la piccola Eruannie.

Giunta vicino a lui gli strinse le mani.

“Hai perso la parola?” sussurrò Lory.

Lindir sorrise.

“Sei bellissima...” la baciò.

“Non ti avevo mai visto in bianco...” scherzò la giovane.

Un vagito arrivò dalle spalle della giovane, l'elfo allungò le braccia in direzione della figlia.

“Fatti vedere piccola...” disse prendendola in braccio “Avete lo stesso vestito!” esclamò.

Lory sorrise.

“Opera di Arwen...”

“Grazie, mia signora...”

“Lindir non ti convincerò mai a chiamarmi Arwen vero?”

Lindir sorrise “Ci proverò, mia si...Arwen...”

Arwen li sorpassò, sorridendo, slacciando il cordino che teneva chiusa una spessa tenda.

“Siete pronti?”

I due annuirono.

Arwen aprì il passaggio permettendo ai due sposi e alla piccola di raggiungere il centro della sala, re Elrond li stava aspettando per celebrare il rito. Alcuni elfi erano al suo interno ad attenderli.

 

**

 

Lory e Lindir erano una di fronte all'altro e si stringevano le mani.

“Di fronte ai Valar io prometto che ti amerò per sempre, sarò legato a te fino a quando vita scorrerà nelle tue vene. Nulla ci separerà in nessun modo.” giurò Lindir.

“Io dono la mia vita a te, non sono di queste terre, non conosco i Valar, ma so che qualcosa di superiore esiste e spero che benedica la nostra unione, ti amo e ti amerò per sempre fino a quando questo cuore mi permetterà di vivere...” disse la giovane.

Lindir sorrise con gli occhi leggermente lucidi.

Lory gli accarezzò una guancia.

“Che i Valar vi proteggano e vi donino tranquillità per tutto il resto della vostra vita. Siate felici, non lasciatevi abbattere dalle peripezie che questa vi riserverà, le avete già affrontate e sapete di potercela fare e ora...Lindir baciala, lo so che non stai aspettando altro...”

Tutti i presenti sorrisero scoppiando in una leggera risata.

L'elfo non se lo fece ripetere due volte, prese il volto della giovane fra le mani baciandola dolcemente e prolungando il bacio per alcuni secondi.

I presenti applaudirono.

“Ora dobbiamo festeggiare...” disse Elrond uscendo dalla sala.

Dalle ultime file scorsero Elladan ed Elrohir, i gemelli di re Elrond, che si stavano avvicinando. Lory aveva stretto presto amicizia con i due gemelli che ormai la trattavano d'amica.

“Finalmente qualcuno è riuscito a imbavagliarti Lindir...” scherzarono i gemelli.

“E' opera vostra?” disse al giovane notando nello stile del vestito di Lindir qualche caratteristica del modo di vestire dei gemelli.

“Dote di famiglia vedo...” scherzò Elladan indicando il suo vestito.

“Non scherzare, è stata un'impresa convincerla che la veste non fosse troppo lunga o troppo chiara...” la raggiunse Arwen con Eruannie fra le braccia.

Lindir si fece passare la bambina che si accoccolò fra le sue braccia.

“Vi aspettano per festeggiare, andiamo...” sorrisero i gemelli.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


--- CAPITOLO 5 ---
 

“Eruannie non correre!” sorrideva la giovane seduta in un giardino del palazzo guardando la piccola correre fra i fiori.

Erano passati quattro anni dal matrimonio, la piccola cresceva a vista d'occhio. Aveva dei lunghi capelli, castani ramati, che le incoronavano il viso diafano e gli occhioni azzurri. Era la piccola luce di Lindir e Lory.

“Mamma! Vieni!” urlò la piccola.

Lory si alzò raggiungendola “Che c'è piccola?” chiese.

“Guarda!” disse aprendo le mani mostrando una magnifica farfalla di colore blu.

“E' appena nata tesoro, ha le ali ancora bagnate e non può volare...” sorrise la giovane.

“Ma morirà?” chiese ingenuamente la piccola.

“No, tesoro...guarda” disse prendendo la farfalla e adagiandola a un fiore “Siediti qui con me. Il sole le asciugherà le ali e volerà...” sorrise ad Eruannie che si accoccolò al fianco di Lory.

Pochi minuti dopo la farfalla sbatté le ali prima di alzarsi in volo. Eruannie rise alzandosi per seguirla nel suo primo viaggio.

“Ada!!!” urlò voltandosi verso il vialetto.

Lory si voltò sorridendo al marito che si sedette accanto a lei baciandola.

“Come mai così presto?”

“Ho finito i miei incarichi per oggi...” sorrise prendendole il viso fra le mani.

“Ada! Ada!!!...” disse Eruannie correndo nella loro direzione “Abbiamo aiutato una farfalla volare...”

“Davvero?” disse Lindir sorridendo “E com'era?”

“Era tutta blu e grande così!” disse allargando le braccia.

Lindir rise “Allora doveva essere proprio bella...” disse prendendola fra le braccia e baciandola sulla guancia. La piccola si lasciò avvolgere chiudendo gli occhi per alcuni secondi. Fra Lindir ed Eruannie c'era un amore speciale che li legava indissolubilmente.

“Ada...posso andare alla vasca dei pesci?” chiese.

“Basta che non spruzzi d'acqua nessuno...” disse Lindir.

“Non lo faccio, lo giuro...”

Lindir la baciò di nuovo e la lasciò andare.

“Resta dove possiamo vederti...” disse alzando la voce anche se non ce n'era bisogno essendo una piccola elfa e avendo un udito più fino di qualsiasi essere vivente.

“Si, Ada!” rispose la piccola.

Lory e Lindir riserò.

“Come stai?” chiese Lindir accarezzandogli il ventre ormai accennato.

“Bene...” sorrise la giovane.

“Si sa già se...?”

“Maschio o femmina?”

Lindir annuì.

“Ho impedito a re Elrond di dirmelo...” sorrise la giovane guardando il marito cambiare espressione e Lory iniziò a rimuginare.

“No...” disse poi “Assolutamente no!”

“Non ho detto nulla!!!” sorrise Lindir.

“Non lo chiederai a re Elrond...”

“Va bene...” la strinse a se.

“Vorrei che fosse una sorpresa...” disse appoggiando il capo alle sue gambe e accarezzando l'erba sottile con una mano mentre con l'altra copriva il pancione.

“Non vedo l'ora di averlo fra le braccia...”

“Manca ancora qualche mese, dovremo avere un po' di pazienza...” sorrise la giovane inclinando leggermente il capo indietro richiedendo un baciò che non tardò ad arrivare.

“Qualche mese non è nulla di fronte all'eternità...” sorrise Lindir.

“Ada!!!” chiamò la piccola correndo nella loro direzione “Nana!” si buttò vicino a loro con le manine e il vestitino bagnati, bagnando anche i due genitori.

“Piccola birbante, ma adesso vedi..” rispose alzandosi Lory rincorrendo la bimba per alcuni metri prima di far finta di star male e coricarsi al suolo.

Lindir non si scompose, sapeva che era una finta e continuò a ridere.

Eruannie si avvicinò spaventata.

“Mamma?” la chiamò.

Quando all'improvviso Lory scattò avendo percepito la bambina abbastanza vicino per agguantarla.

“Ti ho presa!” urlò la giovane solleticando la piccola che cercava di liberarsi soffrendo terribilmente il solletico.

Lindir si avvicinò andando in aiuto della piccola.

“Ada!!! Salvami!!” rideva la piccola.

L'elfo la prese fra le braccia e la baciò di nuovo scostandogli i capelli che gli erano ricaduti in viso.

La piccola si accoccolò fra le sue braccia nascondendo il viso fra le pieghe della feste.

Pochi minuti dopo si addormentò avvolta nel mantello del padre.

“Sta crescendo troppo velocemente...”

Lory sorrise a quell'affermazione dell'elfo, gli passò un braccio attorno alla vita e lo strinse a se.

“Lo so che la vorresti sempre piccola, ma dovrai rassegnarti a vederla crescere, prima che te ne accorgerai sarà una bellissima dama e avremo non pochi problemi a difenderla dai pretendenti...”

Lindir sorrise.

“No, lei sarà la mia piccola...mia e di nessun altro...”

Lory sorrise.

“Rassegnati caro!...” gli scoccò un bacio sulla guancia.

“Sei cattiva...” sorrise l'elfo.

“Lo so...” gli prese il mento fra le dita obbligandolo a voltarsi per baciarla “E' per questo che mi ami...” sorrise la giovane accompagnata dal sorriso dell'elfo.

Restarono seduti per alcune ore aspettando il tramonto, parlando del loro futuro, della loro vita, del figlio in arrivo e della piccola Eruannie. La vita non gli stava di certo risparmiando sorprese.

Elrond, nel suo studio, guardò fuori dalla finestra notando i tre abbracciati seduti sull'erba. Li fissò per alcuni attimi e un sorriso gli si dipinse in volto, pregò i Valar che fosse donata a loro tutta la felicità di cui ne erano capaci.

 

**

 

Lindir camminava nervoso di fronte alla porta.

Il travaglio era iniziato da ore e Lindir non si dava pace disobbedendo per la prima volta, nella sua lunga vita, agli ordini di Elrond di allontanarsi.

Elladan ed Elrohir erano passati diverse volte a cercare di distrarlo, portando Eruannie che, tutte le volte gli si era lanciata addosso, ma non c'era stato verso. Si era limitato a fermarsi, guardando Arwen entrare ed uscire dalla porta portando stracci puliti, acqua calda e alcune ciotole di cui non aveva capito il contenuto.

Ogni tanto un urlo lo faceva trasalire.

Era sera tarda quando finalmente Elrond uscì dalla stanza.

Lo vide seduto a terra con la testa fra le mani.

“Lindir...” gli sorrise “E' andato tutto bene...”

Lindir alzò il volto verso il suo signore.

“Stanno bene?” chiese quasi sussurrando.

Elrond annuì “Entra, ti stanno aspettando...”

Si alzò aprendo lentamente la porta.

Lory era seduta sul letto adagiata a molti cuscini che le sorreggevano il busto, un piccolo fagotto fra le braccia.

Arwen le posò una brocca con dell'acqua nel piccolo tavolino di fianco al letto prima di recuperare le sue cose per uscire.

“Congratulazioni Lindir...” disse stringendogli una mano, sorridendo.

Lindir ringraziò col capo avvicinandosi al letto e sedersi al fianco di Lory.

“Ciao...” sussurrò lei.

“Ciao...” rispose Lindir abbassando lo sguardo sul fagottino.

“E' un maschietto...” sorrise la giovane, stanca.

A Lindir si inumidirono gli occhi per la gioia, le lacrime che premevano agli angoli degli occhi.

Lory abbassò la stoffa in cui era stato avvolto.

“Prendilo...” disse porgendoglielo, mettendoglielo fra le braccia.

Il bimbo era sveglio e lo cercava con gli occhi.

“Ciao piccolo...” sussurrò l'elfo. “Come stai?” chiese rivolta alla giovane.

“Sono stanca, ma sto bene.” sorrise la giovane “Questa peste mi ha fatto penare...” sorrise accarezzando la testa del piccolo.

Bussarono alla porta.

Elrond entrò portando per mano la piccola Eruannie.

“La piccola voleva conoscere il suo fratellino...” disse il sovrano.

“Vieni qui tesoro...” disse Lory allungando le braccia verso di lei, la bimba si lanciò sul letto, dal lato libero, e si accoccolò fra le braccia della giovane.

Lindir piegò le braccia in modo che la piccola lo vedesse.

“Com'è piccolo!” esclamò la bimba.

I tre risero.

“Anche tu eri così piccola quando sei nata...” le disse Lindir.

“Davvero?”

“Si...” sorrise di nuovo all'incredulità della piccola.

“Ha i capelli neri...” disse la piccolina avvicinandosi.

“Li ha presi tutti dalla mamma...” sorrise Lindir “Vuoi tenerlo in braccio?” disse guardando la figlia.

Eruannie fece di si con la testa.

“Metti le braccia come le mie, bravissima...” disse porgendogli il bambino, le sollevò un braccino in modo che la testa del piccolo poggiasse comodamente sopra, poi avvolse i due bambini in un abbraccio.

“Sapete già il nome?” chiese Elrond avvicinandosi.

Lindir e Lory si guardarono per alcuni instanti prima che la giovane proferisse parola.

“Gildor...” sussurrò.

“Signore delle stelle...” disse Elrond guardando il cielo che si era illuminato nel momento della nascita del piccolo in tante piccole lucine “Non trovo che ci sia nome più indicato...”

“Mae govannen, Gildor Lindirlion...” concluse infine.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


--- CAPITOLO 6 ---
 

“Se vi becco...” disse la giovane rincorrendo i bambini che giocavano in giardino.

I due risposero con una sonora risata cristallina.

Lindir, con un leggero sorriso stampato sulle labbra, li guardava dalla finestra della sala ricevimenti, ormai vuota.

“Vai, finisco io qui...”

“Mio signore ho quasi finito...”

“Ti ho detto di andare...” sorrise Elrond.

Lindir posò i fogli che teneva in mano e li impilò su una scrivania.

“Grazie, mio signore...” disse allacciandosi il sottile mantello.

“So cosa vuol dire essere padre, non saranno così per sempre. Presto cresceranno, vai e goditeli...” sorrise.

Lindir abbandonò la sala lasciando Elrond a compilare le ultime missive.

“Ada!!!” gli corsero incontro i due piccoli.

Lindir si abbassò per poterli abbracciare entrambi, li strinse a se scoccando due baci sulle loro fronti.

“Stavate giocando?” chiese facendo finta di non averli visti.

“Si...” disse ridendo il più piccolo

“La mamma stava facendo l'orco e noi scappavamo” disse Eruannie ridendo anche lei.

“La mamma è un orco? Non lo sapevo!” scherzò Lindir.

Lory era riapparsa alle sue spalle portandosi un dito alle labbra facendo segno ai bambini di non parlare, un sorriso che non le abbandonava mai le labbra.

“Preso!!!” urlò la giovane abbracciando Lindir e due figli che si divincolando scappando lontano.

“Prendeteci!” urlò Gildor.

Lindir rise trascinandosi la moglie sulle ginocchia.

“Stai diventando brava, Lory...” disse baciandola dolcemente “Non ti avevo quasi sentita...” sorrise.

“Bel complimento da un elfo...” rispose lei rubandogli un bacio.

“Bleeeeeah!” disse il piccolo.

“Ma tu senti un po' questo...Gildor ora ti vengo a prendere e ti riempio di baci. Vediamo se ci farai ancora quel versaccio...” disse ridendo e alzandosi di corsa.

Il piccolo rise, una risata così cristallina che illuminò il cuore dell'elfo che li guardava estasiato.
“Ada...” si sentì tirare la veste da una leggera manina.

“Dimmi piccola...” disse inginocchiandosi di fronte a lei.

“Mi prendi in braccio?” chiese.

“Sei grande ormai...” sorrise Lindir.

“Ti prego!” sfoderò due occhioni talmente azzurri da ricordargli il cielo estivo.

“Vieni qui amore mio...” la prese fra le braccia sprofondando la testa fra i lunghi capelli castani, identici ai suoi.

 

**

 

Lory stava piangendo.

Non le capitava spesso, ma quando doveva piangere preferiva essere sola.

Lindir la trovò, una spalla appoggiata a una colonna che decorava il giardino privato, stava fissando le imponenti cascate di Imladris.

“Lory...” la chiamò

La moglie si asciugò immediatamente le lacrime.

Lindir si avvicinò a lei, fino a quando non fu talmente vicino da cingerla da dietro e passargli le braccia in vita per tenerla più stretta.

“Sono grandi ormai...”

“Lo so...” disse cercando di trattenersi dal piangere di nuovo.

“E anche loro devono fare come tutti gli altri giovani elfi...”

Lory annuì.

Lindir le accarezzò le spalle.

“Torneranno, non staranno via molto...”

Lory si girò abbracciandolo.

Anche Lindir aveva gli occhi lucidi, ma cercava di trattenere le lacrime.

“Ada! Nana!...” esclamarono i due ragazzi “Vi stavamo cercando!” Gildor e Eruannie si immobilizzarono di fronte allo sguardo della madre.

Erano cresciuti ormai. Eruannie era una bellissima elfa, capelli castani raccolti sulla nuca, un fisico longilineo, snello, alta quasi quanto il padre, Gildor era diventato un magnifico elfo, lunghi e lisci capelli neri gli ricadevano ai lati del viso, occhi color cielo completavano il tutto.

“Che succede?” chiese Gildor.

Lory sorrise flebilmente.

“Nulla, sono una sciocca...” sorrise.

“Mamma torneremo presto...” disse Eruannie, sorridendo, abbracciandola.

“Lo so, piccola mia...” disse stringendola forte a se.

Lindir aveva gli occhi sempre più lucidi.

“Anche tu, no!...” disse, sorridendo, Gildor abbracciando il padre.

“Lo so...” rispose l'elfo abbracciando il figlio “Mi mancherete...” sorrise prendendo fra le sue braccia anche Eruannie “Siete cresciuti così in fretta...” disse allontanandosi accarezzando le loro guance.

“Andate su, state attenti, Gildor prenditi cura di tua sorella...” disse Lory.

“Hey! So combattere anch'io!” ribattè la ragazza.

“Non ho dubbi!” sorrise Lory “Ma Gildor è un maschio...”

“Sempre questa storia...” sbuffò la figlia.

“Non prendere questa cosa con leggerezza!” la redarguì Lindir.

“No, ada. Mi hai già fatto questo discorso. Starò attenta...”

“Brava la mia piccola!” disse baciandole ancora la fronte.

S'incamminarono verso l'entrata Ovest di Gran Burrone dove due addetti alle scuderie portarono due cavalli che erano già stati sistemati con le sacche dei due ragazzi.

Lindir e Lory erano abbracciati mentre i due figli stavano caricando le ultime cose, stavano quasi per salire in groppa, quando, guardandosi a vicenda, si lanciarono ancora fra le braccia dei genitori.

Poi si allontanarono a fissarli.

“Il sole è ormai sorto...” disse Lindir con una lacrima che gli bagnava la guancia “Su andate!...” disse sorridendo.

“Tenna' ento lye omenta” (fino a quando non ci rivedremo di nuovo)...” sussurrò quando ormai i due ragazzi erano saliti a cavallo.

Lory passò una mano sul volto del marito per asciugare le sue lacrime.

“Alla fine hanno fatto piangere anche te...” sorrise Lory.

Lindir rispose al sorriso con un sorriso.

“Siete riusciti a lasciarli andare...” Elrond comparve alle loro spalle.

“Si, mio signore...” sorrise Lindir.

“E' arrivato anche il loro momento. Devono conoscere il mondo che li circonda...” sorrise ai due sposi “E poi penso che quando torneranno avranno una sorpresa...” disse voltandosi sorridendo.

“Di cosa sta parlando?” chiese Lindir.

“Bhe ecco. Lindir ti devo parlare, vieni...” disse prendendolo per una mano e trascinandolo su un balcone a strapiombo su una cascata.

“Cosa c'è? Mi preoccupi...” chiese in ansia.

“No, stai tranquillo. Siediti però...”

“Lory...” la chiamò spaventato.

La ragazza lo spinse su una panca mettendosi poi in piedi di fronte a lui.

“Dammi la mano...”

L'elfo glie la porse immediatamente.

“Cosa mi nascondente tu e re Elrond?”

Lory sorrise guardando l'espressione spaurita dell'elfo.

“Sei identico a quando ti ho conosciuto...” disse la giovane socchiudendo gli occhi.

Erano già passati più di trecento anni dal loro matrimonio e il tempo non sembrava aver toccato nessuno dei due.

“Lory!!! Mi stai uccidendo! Cosa c'è?” chiese preoccupato.

Lory rise appoggiando poi la mano dell'elfo al suo ventre.

“...anco...io...da quanto?” balbetò un pò l'elfo non riuscendo a collegare le parole.

“Secondo re Elrond due mesi...” sorrise la giovane.

“Ma..da quanto lo sai?”chiese sorridendo Lindir.

“Pochi giorni...è ancora troppo presto per dirglielo, ho preferito che partissero....”

Lindir sorrise, facendola sedere sulle sue gambe, abbracciandola stretta e baciandola.

“E' meraviglioso!” esclamò l'elfo.

“Non ti mancava un piccolo cucciolo a farci compagnia?”

“Si, mi mancavano le notti in bianco e i pianti a ogni ora del giorno e della notte...” sorrise quando la giovane gli diede un leggero pugno ad una spalla.

Lindir rispose stringendola ancora più forte.

Lory appoggiò la testa sulla sua spalla.

“Stai bene?”

“Mai stata meglio...” sorrise contro il suo collo.

“Come la prenderanno quando torneranno?” sorrise l'elfo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


--- CAPITOLO 7 ---
 

“Dama Arwen, vi prego fatemi entrare...” la supplicò Lindir.

Arwen sorrise.

“Lindir sta andando tutto bene, calmati. Dovresti esserci abituato ormai...”

“Non penso che potrò mai farci l'abitudine. Vi prego...”

“Aspetta...”

Disse entrando e chiudendosi la porta alle spalle.

Lindir stava cercando di mettersi il cuore in pace, neanche questa volta l'avrebbero fatto entrare mentre Lory stava mettendo al mondo suo figlio.

“Lindir?” lo chiamò la principessa. “Vieni...” gli sorrise “Ma cerca di mantenere la calma o ti ritroverai ancora qui fuori...” disse indicando il corridoio.

L'elfo annuì prendendo un forte respiro.

Arwen gli posò una mano sulla spalla e strinse forte.

“Forza...” disse continuando a sorridere.

Lory era stesa sul letto con il volto contratto dal dolore, un leggero lenzuolo a coprirgli le gambe. Il sovrano era seduto sul bordo del letto.

“Lindir...” lo chiamò lei a passa voce.

L'elfo s'inginocchio di fianco a lei. Lory sorrise vedendo l'espressione spaurita del marito.

“Stai calmo...” sorrise lei “Non dovrei essere io a consolarti...”

“Scusami...scusami...” disse prendendole una mano e baciandola.

Lory rispose stringendola forte e serrandogli occhi respingendo una nuova contrazione.

“Ormai non manca molto...” disse Elrond.

“Per fortuna...” sorrise la giovane.

“Ho fatto nascere diversi bambini, tu sei l'unica che ho conosciuto in tutta la mia lunga vita che abbia mai riso così durante il parto...” sorrise l'elfo.

Anche Lindir sorrise.

 

**

 

Gildor e Eruannie ricomparvero una mattina di ottobre, prima delle nevicate, fecero ritorno a Gran Burrone.

I principi Elladan ed Elrohir erano nelle scuderie intenti a sellare i loro cavalli per un giro di ricognizione attorno al regno. Rimasero sorpresi quando videro tornare i due ragazzi.

“E adesso?” si chiesero.

Ma i due giovani erano già vicini e preferirono non parlare, preferendo la comunicazione mentale.

Ma non potevano tornare domani?” chiese Elladan.

A me lo stai chiedendo?” Gli rispose di getto Elrohir.

Teniamoli lontani dal palazzo fino a quando non avremo notizie da Arwen...” disse Elladan.

Arwen non sa neanche che siano qui!” Elrohir si mosse verso il fondo della scuderia “Trattienili qui! Torno subito!

Dove vai?” chiese Elladan.

Ad avvisarli...” sorrise mentre gli parlava nella mente.

I due gemelli, così come Arwen e re Elrond sapevano che i due figli di Lory e Lindir non erano informati della lieta notizia e che doveva essere una sorpresa.

Raggiunse in fretta i piani nobili del palazzo. Subito un urlò lo bloccò nel bel mezzo del corridoio.

“Io non busso...” disse fra se. Elrohir era un valoroso guerriero, come il fratello, e in quel momento avrebbe preferito essere in guerra che dover bussare alla porta di una partoriente.

“Oh per tutti i Valar, non posso farmi fermare da questo...”

Proprio in quel momento si aprì la porta.

“Allora?” chiese Arwen con uno sguardo di rimprovero stampato in viso. “Si può sapere che hai da farneticare dietro la porta? Dov'è Elladan?...” chiese poi stupita di non vederlo col fratello. Erano gemelli, non si separavano mai.

“Gildor e Eruannie sono tornati!” esclamò.

“Dove sono?”

“Nelle scuderie...”

“Teneteli occupati almeno per le prossime quatto ore!” disse chiudendo la porta in faccia al fratello.

“Certo, ti sembra facile?” urlò come se lei, con le sue orecchie da elfo, non potesse udirlo.

“No, trovate un modo...” gli rispose da dentro la stanza.

Elrohir scosse il capo e si allontanò.

Rientrò, come se nulla fosse, nelle scuderie salutando i ragazzi che si erano fermati a parlare con il gemello.

“Ben tornati, ragazzi!” esclamò.

“Salve, principe...” esclamarono inchinandosi.

“Come siamo diventati ossequiosi!...” sorrise Elrohir “Da piccoli non ci trattavate certo così!” i due gemelli risero “Sinceramente mi sento vecchio trattato così...e tu Elladan?” chiese ridendo.

“Decisamente!” tutti risero.

“I nostri genitori?”

Cosa gli diciamo?” chiese Elladan mentalmente.

“Stanno bene...” disse Elrohir.

“Cosa fate già qui?” domando Elladan.

“Ci mancava la nostra terra...” disse Eruannie.

Non vi poteva mancare domani???” chiese esasperato Elrohir.

Elladan lo fulminò con gli occhi.

Che c'è? Sono un guerriero non una balia!

“Ragazzi che ne dite di accompagnarci? Staremo via poco, stavamo cercando due guardie, ma sono tutte impegnate...poi non sarà una cosa difficile, il regno è tranquillo. Solo una semplice ricognizione...” chiese Elladan.

“Ma veramente...vorremmo abbracciare i nostri genitori...” disse Gildor.

“Vostro padre è impegnato e vostra madre starà sicuramente riposando...su torneremo fra poco e andrete da loro...” cercò di convincerli Gildor.

“Va bene...” sorrisero fratello e sorella.

“Perfetto...seguiteci!” sorride Elladan salendo in groppa al suo destriero.

Ci voleva molto fratello?...” chiese Elladan.

Tu parla, io combatto...mi sembra un buon compromesso..” rispose Elrohir sorridendo al fratello.

Quanto tempo?

Almeno quattro ore...” disse Elrohir.

 

**

 

La luce del giorno stava delicatamente facendo spazio al buio della sera.

Un pianto riempiva l'aria della camera, un pianto forte, ma allo stesso tempo delicato.

“Un ultima spinta forza...” la incitò il sovrano.

Lindir era seduto dietro Lory, le sorreggeva la schiena e le asciugava le gocce di sudore quando questa appoggiava il capo alla sua spalla per riprender fiato.

Pochi attimi dopo un secondo pianto si unì al primo. Questo fu ancora più delicato, più soffice.

Lory si lasciò andare spossata contro il marito che le accarezzò la fronte portando i lunghi capelli corvini, che si erano incollati al viso, dietro le orecchie.

“Sei stata bravissima...” le sussurrò.

“Stanno bene?” chiese cercando di reggersi leggermente sui gomiti.

“Stanno benissimo...” sorrise Arwen.

“Gemelli?” quiese Lindir sorridendo.

“Lo sapevamo da poco, Lory voleva fosse una sorpresa...” disse Elrond.

“Stai bene?” chiese poi Lindir alla moglie.

Lory sorrise alzando una mano per appoggiargliela sulla guancia e abbassarlo verso di se.

“Si...” disse rubandogli un bacio.

“Eccoli qui...” disse Arwen porgendogli i piccoli che erano stati appena lavati e fasciati in una candida stoffa bianca.

“Un maschio e una femmina...” sussurrò Lindir.

Lory li tenne stretta sul petto con Lindir che gli passava le mani intorno alla vita.

“Sta iniziando a nevicare...” disse Arwen guardando fuori dalla finestra.

“Aeglos...” sussurrò Lindir accarezzando la testa del maschietto. Lory lo guardò negli occhi “Vuol dire Punta di Neve...” Lory sorrise.

“E la piccolina?”

“Tinuviel...che ne pensi?”... poi aggiunse “Figlia del crepuscolo...”

Lory annuì guardando i due piccoli fra le sue braccia.

Re Elrond salutò come di consueto i piccoli e poi, assicurandosi che la madre stesse bene, tornò nelle sue stanze. Arwen recuperò due culle dalla stanza attigua.

“Tu lo sapevi!” esclamò Lindir.

“Certo!” sorrise Arwen.

Lory rise.

“Sorpresa!” disse baciandolo.

“Per poco non mi avete fatto prendere un colpo! Mai più...” sorrise ribaciando la ragazza.

“Ora i piccolini vanno a dormire nei loro lettini, Lindir vai a cercare Eruannie e Gildor mentre io aiuto Lory a sistemarsi...” disse sorridendo “Sinceramente non so cosa possono aver combinato Elladan ed Elrohir!” sorrise prendendo i piccoli addormentati uno dalle braccia della madre e l'altra dalle braccia del padre che si era coricato di fianco alla moglie.

“Tornerò presto...”

“Lindir non stai andando in guerra!” sorrise Lory baciandolo.

“Mi sento proprio in quel modo...” sorrise abbandonando la camera.

 

**

 

“Ada!!!” urlarono i due giovani smontando di corsa da cavallo e correndo incontro al padre che aveva aperto le braccia facendosi letteralmente investire dai due ragazzi che lo strinsero a se.

“Mi siete mancati!” disse stringendoli talmente forte da bloccargli il respiro.

“Adar non siamo stati via neanche un anno!” sorrise Gildor ancora stretto fra le sue braccia.

Lindir si allontanò, le mani appoggiate sulla spalla di una e sulla spalla dell'altro.

“I miei bambini...” sorrise riabbracciandoli di nuovo.

“Non siamo più piccoli!” sorrise Eruannie passando una mano sulla schiena del padre.

“Mankee naa nana?” (dov'è mamma?”) chiese Gildor.

Lindir li guardò in viso.

“Lle tyava quel?” (ti senti bene?”) chiese preoccupata Eruannie.

“Sto bene...” sorrise il padre “Venite...” disse voltandosi e rientrando a palazzo.

Quando passarono le loro camere e il padre continuò a salire le scale i due ragazzi iniziarono a preoccuparsi.

“Ada...” lo chiamò Gildor.

“Perchè stiamo salendo?” chiese Eruannie.

Lindir si voltò sorridendo. Si fermò di fronte ad una porta, conoscevano molto bene quell'ala del palazzo, faceva parte degli appartamenti reali.

“Ada?” chiamò Gildor preoccupato.

Lindir si voltò prendendo le loro mani e sorridendo.

“Statemi bene a sentire. Se sta dormendo non disturbatela, le parlerete fra poco. Non fate rumore...” Gildor ed Eruannie si scambiarono uno sguardo interrogativo appena prima di varcare la porta che il padre teneva aperta.

Un'espressione sorpresa gli si dipinse in viso.

Eruannie saltò subito al collo del padre, cercando di non far rumore, abbracciandolo stretto.

Gildor rimase pietrificato, come qualsiasi altro uomo di fronte a quella scena.

“Perchè non ce l'avete detto? Avremmo rimandato la partenza!” sussurrò Eruannie felicissima scoccando un braccio al padre prima di avvicinarsi alle due culle.

“Non lo sapevo, solo vostra madre ne era a conoscenza e ha preferito non dirvelo fino al vostro ritorno, era troppo presto...” sorrise Lindir.

“Quando sono nati?” chiese Gildor sorridendo abbracciando il padre.

“Meno di un'ora fa...” sorrise.

“Cosa?” chiese Eruannie.

Lindir annuì.

“Ecco perchè Elladan ed Elrohir erano così strani!” sorrise.

Lory, che stava dormendo, aprì gli occhi proprio in quel momento.

“I miei piccoli!” sorrise “Venite qui..” disse alzando le braccia.

I due ragazzi, con ancora i vestiti da viaggio, le si lanciarono fra le braccia. Uno inginocchiato sul bordo del letto e l'altra salendo nella parte libera coricandosi vicino a lei. Lindir si sedette vicino alle gambe della moglie, sul bordo, vicino al figlio ammirando le due culle.

“Come li avete chiamati?” chiese Gildor.

“Aeglos e Tinuviel” sussurrò Lindir.

“Un maschietto e una femminuccia?” esclamò Gildor.

“Non te ne eri accorto?” lo canzonò la sorella.

“Simpatica come sempre!” disse Gildor riservandole un sorriso.

Lindir e Lory sorrisero.

“Adesso ci servirà il vostro aiuto con loro...” disse Lory.

“Certo!” sorrise Eruannie.

“Ci dobbiamo fidare di queste due pesti?” sorrise Lindir.

Tutti scoppiarono a ridere cercando di non svegliare i piccoli.

 

**

 

Lindir era a sbrigare i suoi impegni, i due ragazzi ancora dormivano e Lory era in camera con i due piccoli che dormivano nella loro culla.

Si stava acconciando i capelli quando una figura dai capelli neri comparve alle sue spalle facendola sussultare.

“Loki! Disse mettendosi una mano sul petto “Mi hai spaventata!”

“Scusa...” sorrise il giovane.

Lory si alzò e lo abbracciò.

“Da quanto tempo non ci vediamo?” sorrise Loki.

“Più o meno trecento anni? Non sei cambiato...a parte i capelli.” sorrise.

“Anche tu non sei cambiata...mamma.” sorrise il moro. “So che ne hai avuti tre...”

“Si...” disse orgogliosa di se.

“Posso vederli?”

Lory annuì.

“Questo è Aeglos e questa Tinuviel...” disse accarezzando le teste dei piccoli che dormivano abbracciati...”

“Nella stessa culla?” chiese Loki.

“All'inizio no, ma pare che non riescano a stare divisi, smettono di piangere solo quando sono assieme...”

“Saranno dei buoni figli...” sorrise Loki “So che hai avuto anche un maschio...”

“Si, Gildor...è una persona meravigliosa...”

“Come te...” disse Loki appoggiando una mano alla spalla della giovane che si era sporta sulle culle ad ammirare i suoi piccoli.

“E la giovane Eruannie?...lei è l'unica che ho conosciuto...”

“E' diventata una magnifica ragazza. E' cresciuta così in fretta...” disse Lory con occhi sognanti.

“Ma dimmi di te...hai un'aria strana...”

“Mi sono sposato.” sorrise Loki.

“Cosa?” disse ridendo “Chi ha rubato il cuore del dio degli inganni?”

Loki rise.

“Si chiama Sigyn...aspettiamo un bambino.” disse Loki guardandola negli occhi.

Lory l'abbracciò. “E' bellissimo!!! Quando nascerà?”

“Tra un paio di mesi...”

“E ad Asgard?”

“Ho avuto solo qualche problemino, ma ora è tutto risolto...”

“Che hai combinato?”

“E' una storia lunga, un'altra volta.”

“Thor?”

“E' re...”

“Davvero?”

Loki annuì triste.

“Tuo padre...?”

“E' morto.”

“Mi dispiace Loki...”

“Non ti dispiacere...” disse cercando di sorridergli “Non era la persona che immaginavo che fosse, un giorno te lo racconterò. Adesso...”

“Non è il momento, se non te la senti non ti obbligherò...”

“Grazie...” sosprirò “Sono solo passato per farti un saluto...mi manchi amica mia.”

Lory sorrise abbracciandolo.

“Manchi anche a me...”

“Devo andare, ma tornerò.”

“Vedi di non far passare altri trecento anni...”

Loki rise.

“Ci proverò...”

“E Loki?...” lo chiamò la giovane.

Il dio degli inganni si voltò.

“Congratulazioni...”

Loki sorrise e scomparve come era arrivato.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


--- CAPITOLO 8 ---
 

“Lindir cosa c'è?”

Chiese Lory arrivando alle spalle dell'elfo, che credeva di essere solo, seduto su una panca sotto alle cascate ad est.

Lory lo aveva visto uscire pochi minuti prima dal palazzo.

Lindir sospirò.

“Sapevo che mi avresti trovato...” sussurrò.

“Cosa c'è?” disse sedendosi al suo fianco passando una mano sulla sua guancia andando poi ad accarezzare i capelli per tutta la sua lunghezza.

“Devo partire...”

Lory inclinò le labbra in un sottile sorriso.

“Non è la prima volta...”

“Ma questa volta è diverso. Andiamo a Lothlorien e poi a Bosco Atro, ci sono le possibilità di un'imminente guerra.”

“Non lo immaginavo...” Lory abbassò il capo per nascondere l'espressione preoccupata.

“Staremo via per un po'...” sospirò l'elfo cercando le sue mani.

“Quanto?” chiese la giovane.

Lindir scosse la testa.

“Non ne ho idea...”

Lory respirò profondamente.

“Se è questo che serve al regno è giusto che tu vada...”

“Non voglio lasciarti con i bambini ancora così piccoli...”

I gemelli avevano appena due anni, ma erano già molto svegli per la loro età.

“Lo so....” gli accarezzò la spalla “Ti aspetteremo...non è il tempo che ci spaventa...”

“Il viaggio questa volta potrebbe essere pericoloso...” sussurrò “Orchi sono in agguato oltre le nostre terre...”

Lory l'abbracciò.

“Non dirlo neanche per scherzo...” sussurrò al suo orecchio “Saremo tutti qui ad aspettarti...”

“No, Lory...non tutti...”

“Cosa?” chiese stupita la giovane.

“Gildor...”

“No, non è ancora pronto!” esclamò lei.

“Lory, è un soldato...”

“No......” sussurrò.

“E uno dei migliori del regno...” sussurrò Lindir.

“Quindi sarà con voi.”

Lindir annuì.

“Quando partirete?” chiese Lory.

“Dopo domani, all'alba.”

“Così presto?” gli occhi le si stavano facendo lucidi.

Lindir si avvicinò lentamente, baciandola.

“Non provare a piangere o farai piangere anche me.” sorrise l'elfo staccandosi leggermente.

Lory sorrise.

“Dove sono le mie piccole pesti?” chiese.

Lory rise.

“Con Eruannie...stavano facendo il bagno. Se non li ha affogati...” rise Lory.

Anche Lindir si unì alla risata.

 

**

 

“Ada! Ada!!!” urlarono i due gemellini correndo incontro al padre che stava legando alcune sacche al suo cavallo.

Lindir si abbassò prendendoli in braccio tutti e due, subito si legarono al collo del padre.

“I miei piccoli...” disse scoccando un tenero bacio ai due piccoli.

“Ada non andare...” disse Tinuviel con la sua vocina infantile.

I due bambini non erano mai stati più di qualche ora separati dal padre e non avevano preso bene la notizia che li avrebbe lasciati per qualche mese.

“Tesori miei....” disse abbracciandoli più forte “Non starò via molto, tornerò...” sorrise scostandosi per vederli in viso.

Lory stava scendendo le scale accompagnata da Eruannie.

Lindir le vide abbracciando ancora una volta i due piccoli che poi riposò, con non poca malinconia, a terra. Tinuviel e Aeglos si legarono alle sue gambe impedendogli di muoversi.

Lindir sorrise scompigliando i capelli dei due bambini.

“Hey! Nessuno saluta me? Ma che modi sono questi?” disse Gildor comparendo alle spalle di Tinuviel staccandola dal padre e abbracciandola.

“Stai attento...” disse Lory rivolta al marito accarezzandogli una guancia.

Lindir annuì.

“Vieni qui!” disse trascinandola tra le braccia.

Eruannie faticava a trattenere le lacrime e guardava ovunque fuorché di fronte a se.

Lindir se ne accorse lasciando per un attimo Lory.

“Non piangere, amore mio...” si avvicinò stringendola forte e la ragazza scoppiò a piangere sulla sua spalla. Lindir la calmò, passandole delicatamente una mano fra i capelli.

Eruannie alzò il volto asciugandosi le lacrime.

Lory guardò la scena, anche lei con le lacrime agli occhi che si rifiutava di versare, controllando ogni tanto il figlio che, lasciandosi aiutare dal piccolo Aeglos, stava ancora caricando sacche sul suo cavallo.

“Gildor...” si avvicinò la madre. Aveva notato che gli teneva le spalle, facendo finta di nulla.

Lory sorrise, amava quando il figlio cercava di darsi un tono sapendo poi che sarebbe stato scoperto.

Gildor sospirò.

“Mi hai beccato...” disse finalmente voltandosi asciugando con una mano le piccole gocce salate che gli cadevano sulle guance.

Lory lo strinse a se.

“L'ho già detto a tuo padre. State attenti...”

Gildor sorrise annuendo e stringendo più forte la madre.

“Mi mancherai, piccolo mio...” disse contro il suo collo.

“Non smetterò mai di essere il tuo piccolo, vero?”

“Assolutamente no!” sorrise guardandolo negli occhi.

Eruannie fu presto al suo fianco reclamando le attenzioni del fratello che non avrebbe rivisto per i prossimi mesi.

Lindir aveva finalmente caricato le ultime sacche per il viaggio che li avrebbe portati fino alle lontane terre del nord, nel frattempo stavano arrivando i primi soldati già pronti per la partenza.

Lindir si abbassò fino ad arrivare all'altezza del viso di Aeglos.

“Allora sarai tu a doverle proteggere fino a quando staremo via, sei d'accordo?”

Dei due gemelli il maschietto era quello che aveva sofferto di più alla notizia del viaggio e Lindir stava cercando di rasserenarlo.

Elrond e Arwen comparvero alle loro spalle.

“Si da il caso che rimanga qui solo la principessa Arwen per cui dovrai prenderti cura anche di lei...” disse il sovrano sorridendo scompigliando i lunghi capelli del piccolo.

“Quindi posso fare il re?” disse sorridendo Aeglos.

Tutti i presenti risero a quella domanda dell'elfetto.

“Certo! Fino a quando sarò via sarai tu il re!” esclamò sorridendo al piccolo.

“Nana hai sentito?” disse Aeglos correndo dalla madre.

“Si, piccolo...”

“E io???” chiese Tinuviel con un'aria corrucciata.

“Vieni a fare la principessa con me, che ne dici?” sorrise Arwen prendendola in braccio.

“Si!” rispose sorridendo.

Lindir guardò il sovrano sussurrandogli un bassissimo “Grazie...” non sapeva più come fare a far sorridere i due gemellini e fortunatamente re Elrond era sempre stato bravo a trattare con i bambini.

Elladan ed Elrohir arrivarono sulle loro cavalcature smontando a pochi passi da loro. Già indossavano l'armatura, lucida e con bagliori rossi, che rendeva le loro capigliature corvine ancora più appariscenti.

“Adar, dobbiamo andare...” disse Elladan.

“Lo sai che sono re adesso?” disse Aeglos ad Elrohir.

L'elfo si abbassò inginocchiandosi di fronte a lui.

“Davvero?”

“Si!”

“Allora dobbiamo portare te e lasciare a casa nostro padre...”

“Gno!" biascicò il piccolo "Io devo proteggere loro!” disse indicando Lory, Eruannie, Tinuviel ed Arwen.

“E allora penso proprio che sarai bravissimo!” disse Elladan passandogli accanto e spettinandolo.

Tutti sapevano che il piccolo odiava essere spettinato in quel modo.

Quando fu portato il cavallo di Elrond tutti seppero che era ormai ora di partire.

Lindir abbracciò di nuovo Lory che respirò profondamente il suo profumo.

“Tornerò presto...” disse baciandola. Appoggiò la fronte sulla sua per alcuni attimi fino a quando non si senti afferrare i fianchi da quattro piccole braccia che lo strinsero forte. Lindir sorrise alzando un braccio per avvicinare anche Eruannie.

I quattro stettero stretti fino a quando il sovrano non ordinò di salire a cavallo.

“Fateci avere vostre notizie...Gildor, non essere avventato...” disse Lory.

Lindir annuì salendo e iniziando a muoversi.

“Non lo sono mai madre...”

“Ne dubito!” sorrise lei “Vai ora...”

I due gemelli seguirono il padre fino a quando la cavalcatura non iniziò ad andare troppo veloce e a quel punto si fermarono in mezzo alla strada sconsolati.

“Aeglos, Tinuviel venite.” li richiamò Lory guardando il marito scomparire dietro ad una collina.

“Lory...” la chiamò Arwen.

La giovane si voltò.

Arwen le accarezzò una spalla per tranquillizzarla.

“Andiamo a fare una passeggiata...” nel frattempo i due piccoli erano tornati, un po' abbacchiati, e avevano abbracciato la madre “Che ne dite piccoli? Vi va di fare una passeggiata?”

I bambini annuirono.

“A cavallo...” disse biascicando, per via della guancia premuta contro il fianco della madre, Aeglos.

“A cavallo vuoi andare?” sorrise Arwen.

“Anch'io!” disse la piccola Tinuviel.

“Sapete che vi dico? Anch'io...” disse allungando le mani e aspettando che i due bambini le prendessero.

Lory la guardò sorridendo cercando d'immagine che cosa avesse in mente la principessa. Eruannie si voltò verso la madre mentre, Arwen e i piccoli s'incamminavano verso la scuderia.

“Non li porterà seriamente a cavallo?” chiese sorridendo.

“Ne dubito...” sorrise anche la madre.

Arwen le sentì, voltandosi verso di loro, ma continuando a camminare.

“Sono nati dei puledrini pochi giorni fa...” sussurrò rivolta a loro, non facendosi sentire dai piccoli.

Lory e Eruannie sorrisero.

“Vieni...” disse Lory prendendo sotto braccio la figlia.

 

**

 

“Nana...” la chiamò Tinuviel.

“Tesoro...” disse alzandosi dal letto per andare dalla piccola che era appena comparsa sulla soglia della porta. “Cosa fai sveglia? E' presto...”

“Non riesco a dormire...” disse la piccola fra le braccia della madre.

“Vieni con me...” disse portandola nel letto e coricandosi con la figlia fra le braccia, i capelli delle due che formavano un unica massa corvina sul cuscino candido.

“Aeglos dorme?”

“Nana...” la voce del bambino arrivo da dietro le sue spalle.

Lory sorrise voltandosi e trascinando anche il bambino sul letto. Lory si mise in mezzo fra i due piccoli permettendo così a loro di appoggiarsi su di lei.

“Dormite ancora un po' piccoli miei...è presto...”

“Quando torna ada?” chiese Aeglos.

Lory bacio le due testoline scure e sospirò.

“Non lo so, amori miei...”

“Io voglio ada...” disse Tinuviel.

“Lo so, piccola...” rispose stringendola e passandogli una mano sulle spalle “Forza, sotto le coperte. Il sole non è ancora sorto...” disse cercando di sorride.

Lindir era partito da poco più di un mese, i primi tempi erano quasi sembrati facili, ma più i giorni trascorrevano più la mancanza del padre si faceva sentire, soprattuto per i gemelli.

Lory si perse nei suoi pensieri fino a quando le palpebre non si fecero pesanti e il sonno l'avvolse.

Il sole era ormai sorto da alcune ore quando si svegliò.

“Nana!!!” urlò Eruannie “Dove sono...” poi entrò nella camera della madre vedendo i bambini, si portò subito una mano al petto cercando di tranquillizzarsi.

“Eruannie. Mi hai fatta spaventare...” disse Lory.

“Scusami. Sono entrata nella loro stanza e non li ho trovati, poi sono scesa a colazione e non c'era nessuno...” disse sedendosi su una poltrona che faceva parte del mobilio della camera.

Lory si alzò cercando di non svegliare i due piccoli.

“Che c'è Eruannie? Ti vedo sai...” sorrise Lory.

“Nulla, nana....mi mancano ada e Gildor...” sorrise tristemente la giovane.

“E poi?”

Eruannie sorrise.

“C'è qualcuno vero?” Lory s'inginocchio di fronte a lei prendendo le sue mani nelle sue.

“Si...”

“E sei felice?”

“Forse...” soppesò la giovane guardando in su stringendo le labbra, ma scoppiando a ridere poco dopo.

“Oh amore mio, sei cresciuta così in fretta...” disse abbracciandola.

“E non mi chiedi nulla? Chi è? Cosa fa?...nulla?” chiese quasi allibita.

“No...” sorrise Lory alzandosi per dirigersi all'armadio “Lo sai che abbiamo fiducia in te. La scelta è solo tua e solo tu conosci quello che prova il tuo cuore...”

Eruannie si alzò per correre ad abbracciarla.

“Grazie, nana!”

Lory ricambiò l'abbraccio.

“Cosa facciamo ora?” sorrise Lory indicando i bambini “La notte non dormono e la mattina non si svegliano...” rise.

“Colazione in stanza?”

“Solo perchè metà corte è partita e non daremmo nell'occhio...” le due risero “Se lo sapesse tuo padre si arrabbierebbe.” risero di nuovo.

“Vado a prenderla.” disse Eruannie uscendo dalla camera.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


--- CAPITOLO 9 ---
 

Lory stava passeggiando per i numerosi terrazzi che costellavano tutto il paesaggio di Imladris. Il sole stava per tramontare, la donna amava quel particolare momento del giorno, ne era sempre stata attratta, fin da piccola, quando si perdeva ad ammirare la magia dell'astro morente che dava un volto unico al paesaggio che si stagliava di fronte a se.

“Lory...” una voce, quasi un sussurrò, arrivò dietro di lei.

“Arwen...” disse voltandosi.

“Ti mancano...”

“Si, Arwen...” sospirò

“Con loro fingi, sorridi, ma so che poi ti rifugi qui a piangere...” alludendo ai figli.

“Non siamo mai stati così tanto tempo lontani...e poi ho paura, Arwen.”

“Comprendo quello che vuoi dire.”

Avevano intrapreso il viaggio ormai da sei mesi, poche notizie erano giunte, qualche messaggero, sempre con poche righe. Sapevano che erano giunti a Bosco Atro presso la corte di re Thranduil e tutti stavano bene.

Un corno risuonò nella valle.

“Questo è il corno di Imladris...” sorrise Arwen.

Nel giro di pochi minuti corsero all'ingresso ovest, il più vicino alle scuderie e da dove stava giungendo il suono del corno. I primi soldati fecero ingresso ad Imladris, ma qualcosa non andava.

“Arwen...” chiamò preoccupata Lory.

“Mia signora...” salutarono i soldati.

“Dov'è mio padre? Dove sono i miei fratelli?” chiese riprendendo la sua regalità e la calma fredda.

“Siamo stati attaccati sulla via del ritorno, erano poco dietro di noi. Vostro padre ci ha mandato ad avvisare di far preparare dei giacigli per i feriti e di preparare le medicazioni...”

Lory si era portata la mano alla bocca quando vide arrivare il resto del gruppo.

“Lory...Lory...” la chiamò, non ottenendo risposta dalla donna.

Lindir, svenuto, era portato a cavallo da Elladan che appena giunto a Imladris se lo caricò sulle braccia portandolo nelle sue stanze.

“E' una freccia...”

“No..”

Solo in quel momento Lory potè vedere la spessa freccia che trafiggeva il torace dell'elfo.

In quel momento, avendo sentito il corno, i bambini stavano scendendo, ma vennero bloccati da Eruannie.

“Eruannie, portali via...” urlò Lory, come svegliandosi da un incubo e avvicinandosi al marito, accarezzandogli la pelle candida.

“Non puoi lasciarmi...non puoi farlo...” disse cercando di trattenere le lacrime digrignando i denti.

 

**

 

Era ormai notte fonda quando Elrond uscì dalla camera.

Lory scattò all'improvviso aspettando una risposta.

“Ho tolto la freccia, ha perso molto sangue. Il veleno non sembra essersi espanso...Lory, mi dispiace non posso dirti altro, ora tutto dipende da lui...”

“Grazie...” disse abbassando il capo “Posso vederlo?”

“Come stai?” chiese bloccandola.

Lory scosse la testa in segno negativo, ma non proferì parola.

“Devi essere forte, ci sono i vostri figli di la e sono terrorizzati, non possono vederti debole...”

Lory annuì.

“Posso?” disse indicando di nuovo la porta.

Il sovrano sapeva che qualsiasi cosa avesse detto, la ragazza non l'avrebbe ascoltato. Elrond si scostò lasciando passare Lory.

Lindir era disteso sul letto, solo una stretta fasciatura a coprirgli il torace. Un sottile lenzuolo gli copriva le gambe fino a cingergli i fianchi.

“E' stato coraggioso...” disse Elrond.

“Come può interessarmi del coraggio se adesso sta lottando per la vita?” un lacrima scese silenziosa sulla guancia della giovane mentre Lory s'inginocchiava al fianco del marito prendendo la sua mano fra le proprie.

“Lo so, Lory...” disse sconfortato il re sedendosi su uno sgabello di fianco al letto.

“Scusi...”

Elrond alzò lo sguardo sulla giovane.

“Mi dispiace risponderle così...”

“Posso immaginare cosa stai provando, l'ho passato con mia moglie...” un'ombra passò sui suoi occhi celesti oscurandoli.

“Lo so che è coraggioso...” sorrise tristemente accarezzando il volto di Lindir “Per questo deve combattere anche questa volta...”

“Parlargli, lui può sentirti...” disse Elrond alzandosi, passando dietro la giovane e posandogli una mano sulla spalla prima di uscire.

Lory si sedette sul letto stringendo la sua mano e abbassandosi fino a lasciare un tenero bacio sulla fronte del marito.

“Lindir...” lo chiamò, ma subito un groppo in gola la fece singhiozzare, si portò una mano alla bocca cercando di soffocare l'istinto di urlare. Quando riuscì a controllarsi le parole avevano totalmente lasciato la mente.

“Ti prego...” fu l'unica cosa che riuscì a dire. Passarono alcuni minuti prima che riuscisse a parlare, riprendendo il controllo.

“Se mi senti, Lindir...ti prego combatti. Lo so che ne sei capace...” un respiro profondo “Non puoi lasciarci ora, non adesso che abbiamo quattro figli meravigliosi da crescere...”

Poi si tranquillizzò guardando il volto del marito, così rilassato, immerso in un sonno profondo.

“Sai, Eruannie credo che abbia trovato la sua metà...” cercò di sorridere non riuscendoci del tutto.

Proprio in quell'attimo bussarono alla porta.

Eruannie comparì, timidamente, sulla soglia.

Lory alzò una mano, in modo che la giovane elfa la stringesse.

“Non si è ancora svegliato?” chiese con le lacrime agli occhi.

“No, piccola mia. E' ancora troppo presto...” l'abbracciò trascinandola verso di se. “Tu sei grande ormai, Eruannie...”

“No...” pigolò lei.

“Tuo padre ha bisogno di tutta la forza e il conforto che possiamo dargli in questo momento...Eruannie guardami...” disse alzandogli il volto con un mano “Devi essere forte...”

Eruannie annuì andandosi a sedere sull'altro lato del letto coricandosi vicino al padre appoggiando la testa sul suo braccio.

“Gildor è con i piccoli...dovresti andare da loro, non hanno ancora smesso di piangere...”

Lory annuì accarezzando la figlia e baciando la fronte del marito.

“Forza, Lindir...” sussurrò al suo orecchio prima di uscire.

Percorse il corridoio raggiungendo le sue camere, già fuori dalla porta sentiva il pianto doloroso dei due gemelli e il fratello che li consolava. Fece alcuni lunghi respiri prima di aprire la porta, Gildor era inginocchiato a terra tenendo stretti i due bambini che si erano legati al suo collo.

“Ssshhh..vedrete che starà bene...” cercava di tranquillizzarli.

“Gildor...” lo chiamò la madre accovacciandosi di fronte a lui. Gli occhi arrossati del figlio contenevano più parole di quante ne potesse realmente proferire.

“Non so più che fare...” disse a bassissima voce alludendo ai due gemelli.

Lory prese Aeglos dalle sua braccia, con non poche difficoltà nel farlo staccare dal fratello.

“Vieni qui...” disse Lory sedendosi a terra, incrociando le gambe e mettendosi in grembo il figlio.

“Voglio ada!” disse fra le lacrime il bambino.

“Lo so, piccolo mio. Ma ora deve riposare...”

“No è morto!” urlò la piccolina abbracciata al fratello.

“No, no...ma cosa dite?” Stringendo più forte Aeglos e accarezzando il volto della piccola Tinuviel “Deve riposare, Elrond lo sta curando...” disse cercando di sorridere ai due bambini, avendo però dentro di se un macigno impossibile da nascondere.

Gildor alzò lo sguardo verso il suo.

“Nana...”

Lory si spostò, avvicinandosi al volto del giovane lasciandogli un leggero bacio sulla tempia.

“Devo tornare...” disse sussurrando.

I gemelli, che si erano calmati lanciando ogni tanto qualche singhiozzo di pianto, stavano lentamente chiudendo gli occhi.

“Li metto a letto...” disse il figlio “Andate...”

 

**

 

“Dove sono i gemelli?” chiese trafelata Eruannie.

“Non lo so, sono rientrato adesso. Non erano qui...” disse Gildor.

“Nana...nana?” urlò cercando la madre.

Lory stava rientrando a palazzo al fianco di Elrond che le stava comunicando la situazione del marito, preferiva parlare con il sovrano da sola, lontana dalle orecchie dei figli.

“E' successo qualcosa?” chiese Lory preoccupata.

“Non trovo Aeglos e Tinuviel. Sono uscita un solo attimo a prendere una brocca d'acqua e...” respirava senza più fiato.

“Calma, sono qui...non sono usciti dal palazzo.” disse Elrond.

“Vai in camera, magari sono tornati...” concluse la madre.

Eruannie obbedì.

“Penso di sapere dove siano...” disse Elrond.

“Penso di saperlo anch'io, purtroppo...” sospirando dirigendosi alla stanza di Lindir.

Era ormai passata una settimana da quando l'elfo era rientrato dal lungo viaggio e ancora non aveva ripreso conoscenza.

Lory sospirò prima di aprire la porta, guardò immediatamente al letto.

Aeglos e Tinuviel erano coricati di fianco al padre, le due testine appoggiate al petto di Lindir e le manine poco lontane dal volto.

“Piccoli miei...” disse Lory entrando e fermandosi portandosi le mani alla bocca.

Elrond entrò poco dopo fermandosi a guardare i due bambini.

“Piccoli, ora dovete andare in stanza...” disse Lory avvicinandosi ad accarezzarli sulla schiena.

“No!” disse secco Aeglos stringendo la fine tunica del padre nel pugnetto e sprofondando il visino mostrando solo un occhietto.

“Vi prego...” disse Lory con un groppo in gola.

“Qui sentiamo il suo cuore battere...” disse Tinuviel con la sua fine vocina.

Elrond posò una mano sulla spalla di Lory facendola voltare.

“Lasciali qui...”

“Re Elrond, sono dei bambini non...”

“Lasciali. Farà solo bene a Lindir...”

Lory annuì.

“Vieni...” disse passandogli un braccio sulle spalle in modo paterno “Non usciranno da questa stanza...”

Lory si lasciò accompagnare fin al piccolo giardino privato di Elrond dove si sedette su una fine panchina di pietra bianca, portandosi le mani al volto e appoggiando i gomiti alle ginocchia.

“Sta diventando troppo pesante questa situazione...per quanto ancora dovrò fingere di fronte ai bambini?” chiese alzando il volto verso il sovrano.

“Non lo so. Era un brutta ferita, ma la cosa che più di preoccupa è il veleno...”

“Ditemi che si salverà...”

“Se così non fosse ti avrei mentito...”

Lory si asciugò le lacrime che, ormai solitarie, le bagnavano le guance.

“Voi potete vedere il futuro...” sussurrò.

“Quello di Lindir non è così nitido. Credimi ho provato, ma come ho detto tutto dipende da lui...Lory noi stiamo facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità, se non di più...”

Lory sospirò alzando il volto verso il cielo azzurro che avvolgeva l'intera Imladris e che stava iniziando ad odiare. Stava iniziando ad odiare il canto felice degli uccelli, il sottile scrosciare dell'acqua del torrente, il profumo del sole che scaldava l'intero regno sprigionando un odore dolce e delicato, i fiori che decoravano ogni cosa, colori vivaci, pieni di vita. Li stava odiando. Nel cuore di Lory regnavano solo buio e tenebre, avrebbe voluto chiudersi in una stanza buia, di pareti nere, odore d'incenso a permeare l'aria. Anche il vestito blu del sovrano iniziava a darle sui nervi, lei che da una settimana vestiva in nero integrale, spaventando tutti gli altri elfi di Gran Burrone al solo vederla, ma nessun colore poteva rappresentare meglio la sua anima. Non sopportava di poter indossare qualcosa di anche leggermente colorato, si sarebbe sentita colpevole di poter provare un minimo di felicità pensando al marito che stava lottando per la sua vita.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


--- CAPITOLO 10 ---
 

Due settimane.

Cos'erano per gli elfi due settimane? Nulla contro l'immortalità.

Cos'erano per Lory due settimane? Erano atroce tormento di vedere Lindir allontanarsi sempre di più.

“Re Elrond, se mi sta nascondendo qualcosa, vi prego, vi scongiuro...ditemela...”

Elrond sospirò.

Lory era nel suo studio, aveva inteso che c'era qualcosa che non andava da ormai qualche giorno.

“Non c'è nulla che non vada, Lory. E' vero avrebbe dovuto svegliarsi già da alcuni giorni, ma ogni elfo è differente e la freccia che l'ha colpito era intrisa di veleno, gli serve solo più tempo per riprendersi, forse è meglio così, dormendo non soffrirà...”

Lory ormai somigliava più ad un'anima in pena, mangiava poco, quel poco che le bastava per potersi reggere in piedi e accudire i figli, non dormiva se non qualche ora vicino al capezzale del marito, ma la cosa che mancava di più a tutti era la sua risata solare, la sua voce felice e cristallina.

Lory abbandonò la stanza diretta dal marito.

Arwen stava rientrando proprio in quei momenti, la guardò andar via accostandosi al padre che aveva cercato di fermare la giovane, ma poi si era immobilizzato senza parole sulla soglia della porta.

“Si sta spegnendo lentamente, se mai Lindir dovesse mancare lei non tarderà a seguirlo...”

“Per questo spero che si risvegli...” sussurrò Elrond guardando la figlia facendole cenno d'entrare.

Lory si sedette su una poltrona appoggiando il busto sul letto per poter lasciare un sottile bacio sulle labbra del marito.

“Sono qui amore mio...” disse cercando di sorridere sistemandogli i lunghi capelli castani che si erano allargati sul cuscino.

Non passò molto prima che Lory abbandonasse la poltrona stendendosi di fianco al marito posando il capo sulla sua spalla, la sua fronte contro la guancia di lui. Ormai riposava solo così, sapendolo vicino e vivo avvertendo il suo respiro sulla pelle.

Era sera, sapeva che i gemelli erano controllati da Eruannie e probabilmente già dormivano.

Non passò molto prima che l'oscurità l'avvolgesse trascinandola nel mondo dei sogni...o di incubi.

Le prime luci dell'alba fecero capolino dalla finestra rimasta aperta, il clima primaverile, frizzante e profumato, filtrava attraverso il sottile spiraglio. Inspirò profondamente, c'era qualcosa di diverso quel giorno, ma i suoi sensi erano ancora intorpiditi dal sonno, probabilmente stava ancora sognando.

Una leggera pressione sul capo, non ci fece caso, era ancora più addormentata che sveglia.

Delle dita che separavano i lunghi capelli corvini e scendevano per tutta la lunghezza.

Quello decisamente non era un sogno.

Alzò lentamente il capo avendo paura di essere nell'ennesimo incubo dal qualche si sarebbe svegliata dannandosi che non fosse anche in minima parte vero.

Alzò il viso trovandosi subito ad affogare in un mare di iridi azzurre come l'acqua sotto un cielo sereno.

Lory sorrise, immobile, senza respiro.

“Sei sveglio?” l'abbracciò stretto.

Lindir si fece cullare dalle sue braccia.

“Si...” disse soffocando un lamento.

“Scusa, scusa...” disse Lory alzandosi immediatamente prendendo una mano dell'elfo fra le sue “Da quanto sei sveglio? Dovevi svegliarmi...ti prego dimmi che non è un sogno”

Lindir scosse la testa sorridendo accarezzandole una guancia.

“Stavi dormendo così tranquilla...”

“Lindir...”

“Da quanti giorni sono qui?”

“Quasi due settimane...ti ricordi cosa è successo?”

“Si...siamo stati attaccarti dagli orchi...Gildor? Gildor sta bene?” chiese alzando la voce leggermente agitato.

“Sta calmo. Nostro figlio sta bene...”

Lindir sospirò, riadagiandosi sui cuscini, guardando fuori dalla finestra il cielo sereno del mattino, si voltò solo quando sentì un respiro soffocato provenire dalla moglie.

“Non piangere, ti prego...” disse allungando un braccio fin al viso di Lory per scacciarle quelle lacrime che le bagnavano il volto.

“Pensavamo di perderti...” disse trattenendo un singhiozzò.

“No...no...vieni qui...” disse trascinandola leggermente, per quanto la ferita gli permettesse, al suo fianco e nascondendo il suo viso contro il petto.

“Lindir devo avvisare re Elrond...” disse sussurrando contro la sua veste.

“Ancora qualche attimo...” disse sprofondando il volto nei capelli di Lory respirando il suo profumo lasciando poi un tenero bacio sul capo.

“Mi sei mancata...” sussurrò.

“Tu non sai quanto sei mancato a tutti noi...” rispose Lory “Lindir, devo avvisare Elrond e dirlo ai bambini...”

“Aeglos e Tinuviel...come stanno?” chiese preoccupato.

“Ti hanno visto quando siete tornati. Erano e sono disperati ancora...alcuni giorni fa sono scappati qui da te, Eruannie era preoccupata perchè non riusciva più a trovarli ed erano qui che dormivano appoggiati a te...”

“Piccoli miei...” sussurrò Lindir con una lacrima che gli bagnava la guancia “Portameli qui...”

Lory si abbassò baciando la fronte del marito.

 

**

 

“Quanto ci mette???” chiese spazientito il piccolo.

“Sta calmo Aeglos, re Elrond lo sta visitando. Devi aspettare...” sorrise la madre.

“Nana...” Eruannie le stava correndo incontro, era uscita prima dell'alba. Non dormiva molto e spesso in quei giorni aveva preferito essere coinvolta in alcune faccende per perdere quel tempo che le rimaneva libero quando i bambini dormivano, tra cui raccogliere delle particolari erbe che fiorivano solo prima dell'alba,piuttosto che perdersi nei suoi pensieri.

Lory la strinse forte a se.

“E' sveglio...” disse sorridendo alla giovane elfa.

Eruannie pianse contro la spalla della madre.

“Sta bene?” un sorriso sulle labbra che non sarebbe riuscita a far sparire facilmente.

“Starà bene...” le accarezzò il volto rispondendo al suo sorriso.

La porta si aprì richiudendosi poi alle spalle del sovrano.

“Si riprenderà...” disse Elrond con un flebile sorriso.

“Possiamo entrare?” chiesero in coro i due bambini.

Elrond si abbassò fino ad averli di fronte e passandogli le mani in vita in modo da avvicinarli a se.

“Certo. Però non dovete affaticarlo, va bene?”

I piccoli annuirono.

“Non stancatelo...”

“Va bene...” disse Tinuviel mostrando un'espressione di una bambina di qualche anno più grande.

Elrond gli aprì la porta lasciando passare i due piccoli, Gildor e Eruannie.

“Lory posso parlarti un attimo?” chiese il sovrano richiudendo lentamente la porta.

“Non dovete neanche chiederlo...” rispose facendosi seria.

Elrond le fece segno di seguirlo fino al suo studio, proprio di fianco alla camera del marito.

“Lory, stagli vicino...”

Lory lo guardò stupita.

“Ho visto nei suoi occhi lo stesso dolore che ho visto negli occhi di mia moglie...”

“Cos'è successo a vostra moglie?”

Lory non sapeva molto, non era una ragazza che amava impicciarsi dei fatti altrui.

Elrond sospirò sedendosi a una sedia.

“Mi dispiace. Non avrei dovuto chiederlo...solo che devo sapere...”

“No. No, hai fatto benissimo. Se non sai come farai a fronteggiare quello che ti aspetta?”

“Re Elrond mi preoccupate così...” disse sedendosi di fronte al sovrano.

“Mia moglie è stata rapita dagli orchi, un'imboscata. L'hanno torturata...probabilmente anche altro, non ha mai voluto parlarmene. L'hanno salvata Elladan ed Elrohin...quando si è ripresa non era più la stessa. Era lei, stava bene ormai, mi accompagnava ovunque, accudiva i nostri figli, anche se ormai grandi...ma il suo cuore non sopportava più queste terre, non sopportava più...nulla...” il sovrano sospirò di nuovo guardando a terra “E' partita per Valinor quasi seicento anni fa...”

“Vi ha lasciato qui...”

Elrond annuì.

“Era la moglie più premurosa che potessi incontrare, una madre dolce e sempre preoccupata per i figli. Lei era amore puro. Lory, sto cercando di dirti che non importa che anima, coraggio e tutto quello che Lindir possedesse prima dell'incidente a fare la differenza. Il cuore di un elfo, per quanto cerchiamo di nasconderlo, è fragile, basta poco per distruggerlo in modo irreparabile. Stagli vicina...fai quello che io non ho saputo fare con mia moglie. Non importa quanto sorrida con i bambini, non lasciarti incantare, quando lo vogliamo sappiamo essere bugiardi perfino con noi stessi...”

Lory annuì guardando il vuoto.

“Grazie, re Elrond. Grazie per avermi avvisata...”

“Vai da loro...” disse sorridendogli a labbra chiuse.

 

**

 

Lory rientrò in camera.

Lindir era seduto sul letto, di fianco a lui i due piccoli erano ancora abbracciati al suo collo.

“Non riusciamo a staccarli...” disse Gildor sorridendo.

Lory gli rispose con un sorriso.

“Piano piccoli...” disse Lory sedendosi sul bordo del letto e portando una mano alla schiena della piccola Tinuviel che per risposta si strinse ancora di più al padre.

Lindir ogni tanto voltava il viso a lasciare dei teneri baci sulle guance dei suoi bambini.

“Sedetevi un po' qui...su, lasciate respirare ada...” disse Lory prendendo la piccola facendola sedere di fianco al padre, dove subito si rifugiò sotto il suo braccio.

“Aeglos...” sussurrò sorridendo il padre.

Solo in quel momento il piccolo si slacciò dal padre imitando la sorella.

Lindir si voltò guardando i due figli che si erano fermati infondo al letto.

“E voi due?” disse sorridendo.

Elrond aveva ragione, c'era qualcosa negli occhi di Lindir che lei non poteva fare a meno di notare. Perchè aveva l'impressione che tutta quella scena non fosse che un addio?

Si dipinse l'ennesimo sorriso sulle labbra e guardò i ragazzi avvicinarsi e sedersi sul letto.

Eruannie si sporse oltre Aeglos per poter abbracciare il padre.

“Ada...” disse con le lacrime che le bagnavano le guance.

“Oh piccola mia...” disse stringendola più forte a se “Non piangere...”

“Lo so, lo so...scusami...” disse alzandosi asciugandosi le lacrime con un tenero sorriso sulle labbra.

“Come ti senti, ada?” chiese Gildor sedendosi dietro la madre appoggiando una mano sulla gamba del padre coperta da un lenzuolo chiaro.

“Solo grazie a te io sono qui...” coprì la sua mano con la propria.

“Non è vero...devi ringraziare il seguito di re Elrond, non ho fatto molto...”

“Ti ho visto Gildor, ero ancora lucido...” sorrise Lindir.

Gildor abbassò il capo.

“Diventerai un capitano delle guardie. Ne sono sicuro...” sorrise Lindir lasciandosi andare contro i cuscini.

“Forza, ora andate, vostro padre deve riposare...”

“Ma nana...” si lamento la piccola Tinuviel.

“Niente, ma..oggi pomeriggio lo verrete a trovare di nuovo, su la colazione vi aspetta...”

Eruannie e Gildor presero i due piccoli in braccio, salutarono il padre e uscirono cercando di convincere i due piccoli che quelle ore sarebbero volate.

“Come abbiamo fatto a meritarci quattro figli simili?” sorrise Lindir guardando la porta che si era appena chiusa.

“Siamo stati fortunati...” sorrise Lory accarezzandogli la guancia “E poi tutto merito dei genitori che hanno avuto...”

Lindir la guardò negli occhi.

“Dici che sono stati così bravi?” disse sorridendo a labbra chiuse.

“Credo proprio di si, sai? Non li conosco, ma penso di si...” sorrise lei.

Lindir sorridendo si adagiò tra i cuscini.

“Sei comodo?”

L'elfo annuì.

“Ti fa ancora male?” chiese passando delicatamente le dita sulla sottile tunica proprio sopra al benda.

“Un po'...” sospirò “Sempre meglio di quando sono stato colpito...”

“Ti va di parlarne?” chiese apprensiva.

Lindir annuì.

“Non c'è molto da dire. Eravamo poco fuori dai confini di Imladris, non ci siamo accorti che degli orchi ci stavano per tendere un'imboscata, probabilmente erano nascosti da qualche stregoneria, era impossibile non sentirli...”

Lory aveva abbassato lo sguardo durante il racconto del marito.

“Ora sei qui però...”

“Si...”

“Riposati, avrai fame...vado a farti preparare qualcosa. Dormi intanto...”

Lindir si lasciò accarezzare il volto fino a quando gli occhi non si fecero troppo pesanti e cadde in un sonno tranquillo.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


--- CAPITOLO 11 ---
 

“Re Elrond, lo sto perdendo...ogni giorno è sempre più distante e freddo...” sussurò Lory.

Elrond sospirò scuotendo il capo.

“Cosa devo fare?” chiese sconsolata.

“Non posso dirti cosa fare e non posso cambiare Lindir...se sta decidendo così non ci sarà modo di fargli cambiare idea...”

“Ma qui ci sono io, i suoi figli...ormai neanche più Eruannie riesce a farlo stare meglio, con lei ha sempre avuto un legame che va oltre l'immaginabile...”

“L'ha portata in grembo è naturale...lei lo sa?”

“Non le ho parlato, ma penso se ne sia accorta...”

“Parlale...solo voi due potete salvarlo...Gildor è un maschio ed un soldato, è affettuoso, ma distante e i gemelli sono troppo piccoli per una cosa simile...”

Lory annuì.

“Non abbatterti...” disse passandogli un mano sulla schiena cercando di confortarla.

“No, no, ne ho passati di brutti momenti. Ormai dovrei esserci abituata...”

Elrond sorrise alzandosi, abbandonando il giardino.

Lory sospirò, si fermò a fissare il cielo alcuni attimi, prima di prendere un lungo respiro e cercare la figlia.

Non dovette fare molta strada, Eruannie la stava cercando.

“Ti stavo cercando...”

“Anch'io” disse la giovane

“Ho bisogno di parlarti, Eruannie...vieni, sediamoci...”

“Cosa mi volevi dire?” chiese Eruannie “Nana. Cosa c'è?” vedendo la preoccupazione della madre.

Lory sospirò poi si voltò a guardarla in volto prendendo le sue mani nelle proprie.

“Sei grande Eruannie, è ora che tu venga messa al corrente di certe cose...”

“Nana, mi spaventi così...” disse sorridendo, un sorriso tirato dato dall'ansia.

“Ada ti ha mai detto nulla su...”

“Nana, è su come sono nata?” disse ancora sorridendo la giovane.

“Ti prego dimmi che lo sai già...”

Eruannie sorrise.

“Nana, so tutto. O almeno la parte che vuoi raccontarmi...”

Lory sorrise stringendola a se.

“Grazie! Mi hai evitato un discorso alquanto complicato...”

Eruannie sorrise.

“Decisamente complicato. So tutto da diverso tempo. Ada me ne ha parlato quando è nato Gildor...”

Lory le accarezzò una guancia.

“Brava, la mia piccola. Ora ascoltami, ho bisogno del tuo aiuto...”

“Ada...”

Lory annuì.

“Ha bisogno d'aiuto...”

“Io ci sono. Farò qualsiasi cosa. Cosa devo fare?”

“Stagli vicina...tutto il tempo che puoi. Sei brava in queste cose Eruannie, lo so...solo noi possiamo salvarlo...”

“Non riesce più a vedere questo posto come una volta...”

“Ed è per questo che dobbiamo stargli vicino. Non possiamo permettere che parta...sarebbe per sempre...”

“E senza alcun consenso noi non potremmo mai raggiungerlo...”

“Gildor e i piccoli si, ma noi due rimarremmo qui...o almeno per te c'è molta più speranza di poterlo raggiungere. Per me nessuna...”

“No. Non può fare una cosa simile...farò di tutto, ma ti prometto che lo salveremo...”

“Grazie piccola mia...cosa mi volevi dire?”

“Ah nulla. Tinuviel e Aeglos hanno mangiato e non è stato semplice convincerli a riposare, volevano ada...”

“Dormono?”

“Quando sono uscita, si...”

La madre la guardò aspettandosi di trovare i bimbi da un momento all'altro.

“No, ho controllato il respiro. Non mi hanno giocato uno scherzo...” sorrise Eruannie.

Lory scoppiò in una risata.

 

**

 

Lindir stava seduto di fronte alla solita finestra, della solita stanza e fissava il cielo sereno.

“Lindir. Esci un po'...” disse la moglie appoggiandosi allo schienale della sua poltrona portandogli le mani ad accarezzargli il petto.

L'elfo rispose soltanto prendendo le sue mani e baciandole.

“Partiamo...” disse Lory. Era l'ultima spiaggia, non sapeva più che cosa fare. Erano passati sei mesi dall'attacco, ma Lindir ancora non aveva superato la cosa.

“No...” sussurrò l'elfo.

“Andiamo ad Asgard. Hai sempre voluto vedere da dove arrivassi. Partiamo...”

“Asgard?”

“Si, Lindir. La città dorata, casa mia...” disse Lory sporgendosi a guardarlo in viso.

“E come?”

“Prometti che non ti arrabbierai?”

Lindir annuì.

“Loki...”

“Cosa?”

“No, aspetta. Fammi finire...” disse baciandogli una guancia “L'incontro del bosco era una finta, me lo ha rivelato soltanto tempo dopo, Loki aveva capito che su Asgard non mi sarei mai trovata bene, ha colto l'occasione della rottura del matrimonio per mandarmi via. Ha visto che fra noi due poteva nascere qualcosa...” sbuffò “Lindir non so come spiegartelo. Ci ha dato una spinta?”

“Una bella spinta...” replicò lui.

“Una bellissima spinta...” sorrise Lory.

Lindir sospirò.

“Vuoi farmi piacere quella persona?”

“No, al contrario. Però voglio solo dirti che non è un nemico...”

“Non mi fido...”

“Vieni a vedere il mio regno, andiamo via per un po'...”

“I piccoli?”

“Verranno con noi...”

“Ma Eruannie e Gildor...”

“Vedranno Asgard in un secondo momento, hanno l'eternità davanti e poi...sono impegnati.”

“Impegnati?”

“Bhe Gildor è un soldato ed Eruannie ha appena preso il tuo posto. E' brava sai?”

“Il mio posto?”

“Si...” sorrise Lory “E non è tutto. Elrond le vuole insegnare ad essere una guaritrice...”

“Guaritrice?”

“Hai deciso di ripetere tutto quello che dico?” rise Lory “Comunque partiamo domani...”

“No, ferma un attimo. Domani? E re Elrond?...”

“Credi che prima di venire da te non abbia consultato re Elrond?” disse Lory facendo segno al sovrano di entrare vedendolo sulla porta.

“Infatti, l'ha fatto...” disse il re.

“Mio signore...” Lindir si alzò in segno di rispetto.

“Credi che ti avremmo permesso di prendere una nave e andartene così? Hai ancora molto da dare, non è ancora il tuo tempo. Ho sbagliato con mia moglie, l'ho persa. E cosa abbiamo ottenuto? Siamo rimasti qui, io e i miei figli, a piangere la sua mancanza. E la sentiamo ancora...Tu vorresti partire lasciando qui tutti quelli a cui sei più legato? E poi non potrei mai perdere un amico...”

Lindir alzò gli occhi incrociando quelli del sovrano.

“Vai con lei. Parti...ci rivedremo quando tornerai e mi racconterai ogni cosa...”

 

**
 

“Tinuviel forza devi mettere questo...” disse la madre ridendo guardando i due bambini saltare sul letto.

“Ma è veramente d'oro questo posto?”

“Se date retta alla mamma lo vedrete fra poco...” una voce dietro di loro, i due piccoli che si fermarono immobili. L'unica che non saltò per lo spavento fu Lory, sapeva che Loki sarebbe comparso da un momento all'altro.

I due piccoli corsero a rifugiarsi dietro la madre.

“Sono cresciuti...”

“Quasi tre anni...per fortuna ti avevo avvisato di farti vedere.”

“Sono stato...impegnato!”

Lory alzò un sopracciglio scettica.

“Non chiedermi cosa ho fatto...”

“E infatti non lo farò...” Lory mise le mani dietro le teste dei piccoli convincendoli ad andare davanti a lei “Questo è Loki. E' un mio amico...”

Loki si abbassò fino al livello dei bambini, salutandoli con una mano.

“Tu devi essere Tinuviel...” disse indicando la bimba “E tu Aeglos...” disse sorridendo.

Lory lo guardò, non l'aveva mai visto dare così tanto peso a dei bambini.

“Che c'è?” sorrise Loki “Ho avuto anch'io dei bambini...non fare quella domanda, da una donna, due maschi..” l'anticipò.

Lory sorrise.

“Tuo marito?”

“Piccoli andate a chiamare ada...sarà in giardino...” guardò i bambini uscire prima di parlare “E' per questo che ti ho chiamato...torno ad Asgard, non per molto, qualche tempo...”

“Con lui...”

“Esatto. E i due piccoli...”

“Che è successo?”

“E' stato ferito. E' quasi morto...non vede più questo posto con gli stessi occhi, ha bisogno di cambiare aria. Loki non voglio che parta per queste terre immortali, non voglio...” disse asciugandosi gli occhi prima che le lacrime bagnassero il volto “Se partisse non lo rivedrei più, non sono un'elfo, non sono ammessa...”

Loki annuì.

“Vi porterò su Asgard...”

“Grazie, Loki...” disse abbracciandolo.

“Sai, non avrei permesso a nessuno d'abbracciarmi...” sorrise “Ma lo sai che tra noi è sempre stato diverso...” disse lasciando l'abbraccio.

“Nana, nana...” dissero i gemelli rientrando nella stanza “Sta arrivando...”

Lindir spuntò sulla soglia pochi attimi dopo, squadrò Loki da capo a piedi.

“Se volete saltarvi negli occhi fate pure, anche se speravo in un incontro pacifico...” lanciò Lory.

Lindir su subito al suo fianco passandole un braccio in vita.

“Qualcosa mi dice che non ti sto particolarmente simpatico...” disse Loki.

“Loki...” lo chiamò lei, conosceva il ragazzo e iniziava sempre con battute simili che potevano però poi degenerare in un'allegra conversazione o in un litigio.

“No, infatti...” ribatté Lindir.

“Lindir...” lo chiamò Lory stringendogli una mano “qualsiasi cosa dica, ignoralo. Lo conosco meglio di te...”

“Che cosa...” ma con uno schiocco dita la voce del dio scomparve e Lindir lo vide solo muovere le labbra senza emettere suono. Un sorriso gli comparve sulle labbra mentre Loki incrociava le braccia lanciando un'occhiataccia alla ragazza.

“Visto?” sorrise lei rischioccando le dita.

“Di nuovo? Non ti bastava quando eravamo piccoli?” ribatté Loki.

“No. Mi mancava questa cosa...” rise Lory.

“Molto divertente...” disse tirando le labbra.

“Sei pronto?” chiese teneramente Lory.

L'elfo la guardò negli occhi alcuni secondi prima di annuire col capo, poco convinto, abbassando la testa.

Lory gli alzò il volto per riprendere il contatto visivo.

“Ti piacerà...” sussurrò al suo orecchio lasciandogli un leggero bacio sulla guancia.

I gemelli erano seduti sul letto, Tinuviel si lasciò infilare di buon grado la sottile mantella.

“Fa freddo in questo posto?” chiese Aeglos.

“Tutto l'opposto...” gli rispose Loki sorridendo “La regina madre e il re vi attendono...”disse Loki in tono ossequioso.

“Fai sparire quel tono dalla tua bocca, principe...” disse Lory voltandosi a guardare il moro. “Dobbiamo salutare Aruannie e Gildor prima di partire, mettiti pure comodo...anzi...”

“No...” disse Lindir guardando la moglie.

“Sai che re Elrond non vede l'ora di conoscerlo, non lo direbbe mai apertamente, ma sono secoli che aspetta questo momento...” disse Lory “Loki, vieni con me...”

Lo arpionò per un braccio trascinandolo fino allo studio del sovrano, dove bussò ricevendo subito la risposta d'entrare.

“Re Elrond...” disse Lory sulla porta “Devo farvi conoscere una persona...” avanzò lasciando spazio a Loki per poter entrare nello studio.

“Lui è Loki...”

Elrond si alzò dalla scrivania, avanzando nel centro della sala.

“Finalmente conosco il responsabile...”

“Penso di essere io...”

“Se volete parlare, io e Lindir dovremmo salutare i nostri figli. Loki...”

“So già cosa vuoi dirmi...” sorrise canzonatorio.

“Saranno passati anche più di trecento anni, ma rimani uguale...” disse dandogli una gomitata.

Loki la trafisse con un'occhiata truce.

 

**

 

Lindir e Lory, accompagnati dai due gemelli, andarono a salutare i due figli maggiori.

“Mi mancherete...” disse Eruannie “E le piccole pesti ancora di più!” disse prendendo fra le braccia i due piccoli e solleticandoli.

“Staremo via qualche mese, torneremo prima che tu te ne renda conto. E poi devi concentrarti sul tuo lavoro...” sorrise Lory.

“Lo so. E ad ada farà bene, sono sicura che si riprenderà, che la luce tornerà a splendere nei suoi occhi...” le disse prendendola in disparte.

“Lo spero, piccola mia...” disse stringendola di nuovo “Ora dobbiamo andare. Ho lasciato Loki da re Elrond, non che non mi fida, ma non ne sono troppo sicura...” disse scherzando.

“Andate...” sorrise la ragazza.

“Vieni qui Gildor. Non fare l'orgoglioso...”

“Nana, sono grande!” sorrise il giovane stringendo la propria madre fermandole quasi il respiro.

Quando, dopo interminabili saluti, riuscirono a staccarsi tornarono nello studio del sovrano.

Loki ed Elrond stavano parlando tranquillamente vicino ad una finestra.

“Non ha combinato o detto nulla di sconveniente, vero?” chiese Lory entrando stringendo la mano del marito nella propria.

“Assolutamente no...” rispose Elrond.

“Questo è il rispetto che porti al tuo principe...” disse ridendo Loki.

“Oh, sai benissimo che questo è fin troppo!” scherzò lei.

“Comunque è ora...” disse Loki salutando il sovrano.

“Re Elrond...” disse Lory avvicinandosi.

“Andate, ci rivedremo tra qualche mese...”
Salvalo...” fu l'unica parola che il re le disse parlandogli nella mente.

Lory annuì inclinando le labbra in un flebile sorriso.

Uscirono in giardino.

“Heimdall!” chiamò Loki.

“Heimdall lo sa?” chiese Lory.

“Diciamo che fino a ieri non lo sapeva...” sorrise Loki

“Non ne avevo dubbi...” lo canzonò.

Un fascio di luce compì il terreno.

“Non avere paura...” disse a Lindir che sgranò gli occhi “Segui me...” sorrise comprensiva alla sua reticenza.

“Ma...” cercò di ribattere.

“Prendi per mano Tinuviel...Aeglos, vieni qui...” disse prendendo la mano del piccolo.

“Andiamo?” chiese Loki.

Lory annui.

“Vieni...” sussurrò a Lindir portandolo all'interno del fascio luminoso dove furono risucchiati.

 

**

Pochi secondi e si ritrovarono nel bel mezzo del bifrost.

“Heimdal!!!” urlò la giovane.

“Guarda un po' chi ricompare ai miei occhi...” disse il guardiano abbracciando la ragazza.

Lory si voltò verso la sua famiglia.

“Lui è Heimdall. Il guardiano di Asgard...”

“Piacere di fare la vostra conoscenza...” disse il guardiano abbassando il capo.

“Heimdall, lui è mio marito Lindir e loro sono i nostri gemelli Aeglos e Tinuviel...”

“So che avete altri due figli che non sono con voi...”

“Ma come...?” chiese, sussurrando, Lindir.

“Heimdall può vedere ogni angolo di quest'universo...” gli rispose Loki.

“La regina vi aspetta...” disse Heimdall indicando tre cavalli appena fuori dal bifrost.

“Grazie, Heimdall...” rispode Lory, salutandolo si avviò tenendo per mano Tinuviel, Aeglos si era rifugiato fra le braccia del padre.

Salirono sui cavalli raggiungendo in poco tempo i cancelli che chiudevano il passaggio al ponte dell'arcobaleno.

“ooooooh” disse Tinuviel appena le porte si aprirono.

“E' d'oro...” gli fece eco Aeglos.

Lindir cercò la moglie, prima spaesato, poi sorridendo.

Lory si accostò al cavallo del marito.

“Ti avevo detto che ti sarebbe piaciuta...vieni...” sorrise.

Loki li anticipava, ogni tanto si voltava indietro a guardare la famiglia che li seguiva.

Attraversarono la vivace città che si snodava sotto al palazzo, Lory sorrideva, Lindir e i bambini avevano gli occhi persi di fronte allo splendore del luogo.

Giunsero alle porte del palazzo dorato.

“Devo farvi conoscere un paio di persone...” disse la ragazza salendo le scale.

“Penso che tu conosca la strada, se volete scusarmi ho degli impegni al momento...”

“Vai Loki, non vorrei trattenerti dai tuoi impegni...” scherzò mostrando la lingua.

Loki sorrise prendendo un lungo corridoio.

“Venite!” disse piena di felicità.

Attraversarono diverse sale, salirono alcune rampe di scale e si trovarono nella sala del trono, nascosti da alcune colonne.

“State qui, vi chiamerò io. Devo...fare una cosa...” disse sorridendo alzandosi il cappuccio fin a coprire il volto con una scura ombra. “Come sto?”

Lindir sorrise avendo capito il gioco della moglie, i bambini la guardarono perplessi.

Avanzò lentamente fin di fronte al trono dove si inginocchiò.

“Mio re, chiedo udienza...” disse la ragazza camuffando la voce.

“Scopri il volto.” disse Thor con la sua solita voce possente.

Lory abbassò la leggera stoffa, alzando il viso sorridendo al nuovo re.

“Lory!” esclamò alzandosi e raggiungendola per stringerla in un lungo abbraccio.

“Thor non tocco terra!” disse quasi soffocando.

I due risero.

“Dovevo immaginare che avresti fatto una cosa simile!” sorrise.

“Sono diventata così prevedibile?” disse alzando un sopracciglio.

“Certo che no! Sei sola?”

“No...” disse voltandosi verso il fondo della sala “Venite...” disse.

Lindir e i due bambini, che cercavano di nascondersi nel lungo mantello del padre, avanzarono fino a raggiungere Lory.

“Lindir, mio marito. E loro sono i due piccolini, Tinuviel ed Aeglos...”

Thor si illuminò alla vista dei bambini inginocchiandosi di fronte a loro.

“Quanti anni avete?” chiese

“Tre...” risposero in coro i piccoli.

“Gemelli...” rispose Lory. “Abbiamo altri due figli, sono grandi ormai e troppo presi dai loro impegni. Ma li porterò ad Asgard prima o poi...” sorrise.

“Hai trovato una ragazza stupenda...” disse Thor rivolgendosi a Lindir.

“Si, me ne sono accorto...” sorrise l'elfo.

“Lory la tua camera sai dov'è, è rimasta come l'avevi lasciata, ne è stata preparata anche una adiacente alla tua. Se non sono stato sgarbato ho fatto preparare degli abiti per questa sera. Ovviamente Lory, come al solito il tuo Seiðr ti sarà utile...”

“Come al solito...” scherzò lei “Grazie, Thor...o devo chiamarti “mio re”...” disse sorridendo.

“Non mi hai mai chiamato prima “principe” vorresti iniziare ora?”

“Assolutamente no...” sorrise.

Nella sala entrò un gruppo di guardie per conferire col sovrano.

“Tutti impegnati oggi, vero?”

“Abbastanza. Andate a riposarvi, ci rivedremo più tardi...” sorrise Thor.

 

**

 

“Cosa intendeva che il tuo Seiðr ti sarà utile?”

Lory sorrise.

“Diciamo che non ero molto convenzionale come abiti, avevano sempre qualche modifica...” rispose con tono malandrino.

Lindir alzò le sopracciglia squadrando la moglie.

“Non mi guardare così...” sorrise prendendolo sottobraccio “Ero giovane e diciamo...vivace...”

“Penso di aver conosciuto una ragazza simile...” ribatté l'elfo.

“Ma davvero? E chi era?”

“Una ragazza che veniva da lontano...” disse con un falso tono elusivo.

“Doveva essere una persona interessante allora...” scherzò.

“Già...”

“Venite, per di qua...”

Li condusse per i lunghi e immensi corridoi fino ad una sala adiacente alla biblioteca.

Nel fondo, vicino ad un alta finestra, una donna ammirava il paesaggio, un libro aperto fra le mani.

“Mia signora...” la chiamò Lory.

Frigga si voltò, chiudendo il libro che teneva fra le mani.

“Lory!” esclamò sorridendo avanzando verso la giovane “Loki mi ha  avvisata del tuo imminente arrivo...”

Frigga abbracciò la giovane, l'aveva sempre considerata come una figlia ed era stata lei ad insegnarle ad usare la magia. Si allontanò quel poco che bastava per ammirarla.

“Sei cambiata, sei una donna ora...”

Lory sorrise.

Presentò la famiglia alla regina che li accolse con uno splendido sorriso.

“Spero che vi troverete bene a palazzo...” disse rivolgendosi a Lindir.

“Lindir è abituato alla vita di corte...” rispose Lory appoggiandogli una mano sulla spalla “E poi ci sarò io...” sorrise rivolta al marito.

Lindir si limitò ad annuire.

Frigga scorse uno sguardo di rassegnazione negli occhi dell'elfo e una nota preoccupata di Lory, quando alzò lo sguardo su di lei.

“Andate, il viaggio non è stato lungo, ma le novità sono state molte, avremo tempo per parlare...” disse sorridendo e annuendo in direzione di Lory. Una muta richiesta di spiegazioni che la ragazza interpretò subito, non era la prima volta che la vedeva dipinta sul volto della regina.

La regina accarezzò le teste dei due piccoli e poi si allontanò.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


--- CAPITOLO 12 ---
 

“Che sta succedendo Lory?” chiese Frigga.

Lory sospirò sedendosi di fronte a lei. Era uscita lasciando i figli a Lindir con la scusa di dover scendere in cucina per avvisare che nessuno di loro avrebbe mangiato carne e conoscendo gli stili alimentari di Asgard la carne era sempre il fulcro di qualsiasi pasto. Sapeva però che Loki aveva già risolto ogni problema, così si era diretta nelle camere private della regina.

“C'è qualcosa che non va...non mentirmi, sai che non ci sei mai riuscita, puoi ingannare tutti, ma non me...”

“Devo salvare mio marito”

“Che intendi?”

Lory si adagiò all'alto schienale della poltrona.

“Alcuni mesi fa il re, Lindir e altri membri del regno in cui vivo, sono andati in visita agli altri due reami elfici, una probabile guerra potrebbe scatenarsi nei prossimi anni. Durante il viaggio di ritorno è rimasto ferito, è rimasto incosciente per quasi due settimane, quando si è svegliato era ancora Lindir, ma aveva perso qualsiasi voglia di vivere...”

“Quanto tempo fa è accaduto?”

“Sei mesi...”

“Scusa, io non comprendo ancora...”

Lory si mise a spiegarle perchè Lindir provasse quelle sensazioni, perchè un elfo si comportava in quel modo e le soluzioni che si potevano prendere in considerazione.

“Quindi se andasse in questo Valinor lui tornerebbe ad essere quello di prima?”

“Probabile...”

“Ma tu non ci puoi andare...”

Lory annuì sconfortata.

“No, non sono un elfo. A meno che questi Valar non approvino che io ci vada...”

“Bene, quindi troveremo un modo per farlo stare meglio!”

“Mia signora, io non voglio che...”

“Non una parola di più, ti ho sempre considerata come la figlia che non ho mai avuto, piccola mia. Qualsiasi cosa tu abbia bisogno io sarò qui...”

Lory sorrise stirando le labbra e poi si alzò ad abbracciare la regina.

“Grazie...”

 

**

 

Passarono i giorni, la vita trascorreva tranquilla ad Asgard, Lory si era impegnata a far visitare tutto il palazzo e a far conoscere gente alla sua famiglia.

I piccoli trovarono subito altri bambini che, spesso incuriositi dalle loro orecchie a punta, si avvicinavano titubanti, ma poi iniziavano a giocare e fermarli diventava impossibile.

“Non ti vedevo più ridere così da mesi...” disse appoggiandosi alla sua schiena, abbracciando Lindir che, adagiato con una spalla ad una colonna, ammirava il paesaggio di Asgard dal balcone della vecchia camera di Lory.

“Non potevo immaginarmi una cosa simile...”

“I piccoli sono ancora increduli...”

“Io no?” sorrise.

“Stai tornando da noi?” chiese sottovoce, quasi impercettibile.

Lindir si voltò a guardarla negli occhi, prendendole il viso fra le mani.

“Non posso assicurarti nulla. Ma sto meglio...”

Lory sorrise, poi gli prese una mano fra le sue e lo trascinò.

“Dove andiamo?”

“Non hai ancora visto una cosa...”

“I piccoli?”

“Non usciranno dalla stanza...” sorrise indicando la porta aperta nell'altra sala e una bambina in piedi in centro di un cerchio che i bimbi avevano formato attorno a lei l'ammiravano far comparire delle fini farfalle trasparenti con la magia.
“Vieni...”

Lo fece uscire dal palazzo, camminarono per alcuni metri prima di svoltare verso il giardino reale. Sul fondo un boschetto si allargava circondando il palazzo.

Non ci furono remore da parte di Lindir nell'entrarvi, probabilmente da giorni, quando lo aveva scorto la prima volta, non vedeva l'ora, non avendo però il coraggio di chiederlo apertamente.

“Quasi nessuno viene qui...” disse voltandosi vedendogli un sorriso sincero sulle labbra.

Poco dopo si trovarono in una piccola radura, coperta in alcuni punti dalle alte fronde degli alberi, ma i loro passi si appoggiavano su un candido manto di erba verde e fiori colorati. Ai bordi due antiche panchine ornate da scene di gloriose battaglie che gli Asgardiani avevano combattuto.

Poco lontano un salice piangente si ergeva da solo, al centro della radura, e sull'albero un'insenatura naturale, permetteva di sedersi.

“Venivo qui da piccola...” disse Lory.

Lindir passò i lunghi rami dell'albero che ormai toccavano terra creando una sottile tenda.

“Era il mio posto segreto. Quasi nessuno lo conosce...”

“Lory...”

Ma non lo lasciò ribattere, prese il suo volto fra le mani e lo baciò.

“Dimmi solo che quando torneremo non te ne andrai. Non riuscirei a vivere senza di te...” disse Lory staccandosi e guardandolo negli occhi.

“Quando torneremo non andrò da nessuna parte” sussurrò l'elfo ribaciandola.

 

**

 

La festa stava giungendo al termine. Quasi ogni sera, a palazzo, c'erano festeggiamenti così come le tante persone che vi vivevano. Compleanni di qualche componente della famiglia reale o un membro importante, cerimonie, commemorazioni, ogni scusa era buona per fare festa.

Spesso Lory finiva per litigare amorevolmente per i suoi gusti alimentari.

“Thor, non lo mangerò mai...”

“Ma assaggia! Su è buono...”

“No!” disse ridendo allontanando il piatto ricolmo di cinghiale, prendendone un'altro con pane caldo e pomodoro condito con diverse spezie.

“Quello non è cibo!” tuonò Thor.

“Si che lo è!!!” disse Lory

“Mi sembra di sentirvi da piccoli...” rideva la regina “Lory, dov'è Lindir?”

“Era ora di dormire per i bambini, fra poco tornerà...”

Solo in quel momento notò l'assenza di Loki, lasciò passare un paio di minuti prima di alzarsi.

“Vado a vedere se dormono. Tornerò subito...” sorrise rivolta a Thor e alla regina.

Attraversò il palazzo diretta alle sue stanze, non era la prima sera che Lindir portava a letto i piccoli, ma non ci aveva mai messo così tanto tempo. Vivevano a palazzo da quasi quattro mesi e ormai l'elfo si era abituato a quell'intricato immenso corridoio che caratterizzava ogni passaggio nel palazzo.

La porta era accostata permettendo a Lory di guardare dentro la camera.

Lindir e Loki stavano parlando.

Lory aveva chiesto il suo aiuto, come alla madre, aveva spiegato per quale motivo era tornata ad Asgard. Loki aveva accettato di aiutarla in ogni modo, Lindir all'inizio era diffidente a parlare col dio degli inganni, ma ora, spesso e volentieri, li trovava in giro per il palazzo. Era contenta che suo marito conoscesse meglio Loki ed era contenta anche per Loki, che fin da piccolo, non aveva mai avuto un'amicizia più lunga di cinque minuti considerando tutti, spesso, come conoscenti.

“Ne sei sicuro? Hai chiesto a Lory che ne pensa?” sentì dietro la porta.

Lindir sospirò.

“Non so come potrebbe reagire. Penso bene, ma non ne ho la certezza...”

“Bene, quindi che intenzioni hai? Dirglielo dopo? Credi che la prenderebbe bene così?”

Lory si stava preoccupando, non capiva il discorso che stavano facendo, che cosa le stavano nascondendo? Perchè Lindir aveva paura di confessarglielo?

“Ti ho chiesto se puoi rifarlo, tutto qui...”

Loki abbassò il capo.

“Si. Si, posso rifarlo...” disse sedendosi alla vicina poltrona “Ma voglio che tu glie lo dica. La conosco, non ti dirà mai di no...”

“A cosa non dovrei dire di no?” disse entrando nella stanza.

Lindir sbiancò, Loki sorrise un poco.

“Cosa mi state nascondendo?” disse sorridendo cercando di essere il meno minacciosa possibile.

“Io...Lory...”

Lory si avvicinò a Lindir prendendogli le mani.

“Cosa c'è?”

Lindir abbassò il volto, poi prese un lungo respiro.

“Ho chiesto a Loki di farmi avere un altro bambino” disse sussurrando.

Lory si bloccò alcuni attimi prima di posargli le mani sul viso e alzandoglielo per incrociare i loro sguardi.

“Perchè non me lo hai detto che era questo che desideravi?” chiese Lory.

“Pensavo...io...ne abbiamo quattro e...”

“Lindir...se è questo che vuoi, si...” gli sorrise cercando di tranquillizzarlo, rivelargli la verità era stata un'impresa dura.

“Visto?” ribattè Loki, ancora seduto sulla sedia.

“Zitto tu!” disse Lory tirandogli un cuscino, ma che prontamente Loki schivò restituendo un sorriso storto.

“Non sei ancora...” chiese Lory dubbiosa.

“No. Non ancora...” ribattè Lindir.

“Cosa stavate confabulando qui?...”

“Lui voleva fosse oggi, cioè almeno adesso...” riassunse Loki.

“Tu ne sei sicuro? C'è tempo per pensarci...” disse Lory rivolta a Lindir.

“Ne sono sicuro Lory...” sussurrò Lindir.

Lory lo baciò.

“Tu lo vuoi?” disse scostandosi dalle sue labbra.

“Si!” sorrise la giovane abbracciandolo.

“Se ti vuoi stendere, ci vorrà un attimo...” disse Loki alzandosi “Così poi potrò tornare a quella noiosa festa, voi due si che sapete come ravvivare le serate scialbe...”

Lindir si stese sul letto, Lory si adagiò al suo fianco.

“Rivelazione dell'ultimo momento...è anche figlio tuo sai?” disse Loki.

“Che novità, lo sarà di certo...”

“Non in quel senso, Lory. Ma intendo tuo tuo...”

Lory rimase senza parole.

“Ma come?”

“Per la prima volta? Ricordi quando ti tagliai i capelli? Qualcosa di tuo, un po' di magia...tutto qui...” sorrise strappandogli un lungo capello corvino.

“Ahi!” si lamentò la ragazza.

“Quante storie...” disse Loki sedendosi al fianco dell'elfo posando una mano sul suo ventre coperto dai vestiti.

“Pronto?” chiese Loki.

Lindir si limitò ad annuire.

“Sai già che farà male, durerà solo qualche attimo...”

Lory gli strinse una mano nello stesso momento in cui Lindir digrignò i denti non lasciando passare nemmeno un lamento.

Pochi attimi e poi si rilassò sprofondando la testa sui cuscini.

“Bhe...congratulazioni...” disse Loki alzandosi “Tornerete giù o devo dire che siete “impegnati"?” disse avvicinandosi alla porta.

“Di che ci vedremo domani a colazione. E Loki...” chiamò il ragazzo che si voltò “Grazie...”

Loki annuì uscendo.

La ragazza si adagiò alla testiera del letto, rifugiandosi dietro la schiena dell'elfo che si appoggiò al suo petto.

“Come stai?” chiese al suo orecchio.

“Sto...bene” rispose alzando gli occhi per incrociare quelli della ragazza con un flebile sorriso sulle labbra.

Lory passò una mano sul ventre del marito.

“Dovevi dirmelo. Lo sai che non ti avrei mai detto nulla...”

“Sono stato uno stupido...” disse avvolgendosi nelle sue braccia "Avevo bisogno di risentire quella sensazione"
"Quale sensazione?"
"Quella della vita"
Lory lo strise di più fra le braccia.

“I piccoli?”

“Dormono. Come la prenderanno?...” chiese Lindir.

“Loro? Bene. Pensa a Gildor quando torneremo...” rise Lory a cui poco dopo si unì la risata dell'elfo .

“Eruannie lo sa...”

“Lo so...”

“Ma...” chiese stupito cercandola con lo sguardo.

“Che c'è? Madre e figlia non possono parlare ora?” scherzò la ragazza.

“Dovremmo tornare a giorni...” sussurrò Lindir.

“Ci stavo pensando...” sorrise intrecciando le sue mani con quelle del marito “Riposa ora..” gli accarezzò i lunghi capelli castani sistemandogli le ciocche ribelli dietro alle orecchie a punta.

 

**

 

Era passato un mese ormai, la partenza era stata fissata a giorni. Avevano deciso di rimandarla quel tanto che bastava per assicurarsi che Lindir non avesse problemi durante il primo periodo, gli unici a saperlo erano solo loro: Lindir, Lory e Loki.

Mancavano ormai tre giorni al viaggio quando una mattina Lindir si alzò di malavoglia.

Lory lo vide riflesso nello specchio in cui stava tentando di sistemarsi i capelli.

“Che hai?...” l'elfo non le rispose “Lindir...” disse inginocchiandosi di fronte a lui che era seduto sul bordo del letto. Era pallido e deglutiva spesso.

Lory posò le sue mani sulle gambe dell'elfo accarezzandole.

“Cosa c'è?” chiese apprensiva, notando gli occhi chiusi.

“Nausea...” sussurrò a fatica.

Un flebile sorriso lambì le sue labbra.

“Stenditi un po'...” disse aiutandolo a coricarsi per poi sistemarsi vicino a lui abbracciandolo. Era abituata alle nausee, le aveva passate sia con Gildor che con i gemelli “Ascoltami, respira lentamente. Devi mangiare qualcosa...”

Lindir scosse la testa.

Lory sapeva che sarebbe potuto succedere e tutte le sere provvedeva a portare in stanza del pane o delle paste salate. Si voltò verso il piccolo comodino e prese il sacchetto di stoffa.

“Mangia. Ti assicuro che starai meglio...” disse staccandogliene un pezzo per avvicinarglielo poi alle labbra “Su, fai uno sforzo...”

Lindir lentamente ingoiò qualche boccone, non ci volle molto prima che la nausea si calmasse e tornasse ad avere un colorito normale.

Quando si sentì abbastanza in forze si voltò verso la moglie.

“Visto?...” sorrise Lory “Di mattina è sempre peggio, poi migliora” poi si abbassò baciandolo dolcemente.

“Perchè ho l'impressione che questo bambino...”

“O bambina...” puntualizzò lei.

“O bambina, sarà un peste?”

Lory rise, una risata pura e cristallina a cui si unì quella dell'elfo.

“Perchè probabilmente lo sarà...” sorrise ribaciandolo.

“Vuoi un maschietto o un femminuccia?” chiese abbracciandolo.

“A me basta che stia bene...” rispose l'elfo socchiudendo gli occhi.

“Anche a me...” Lory posò un orecchio sul ventre ancora piatto del marito.

 

**

 

I bambini erano pronti, vestiti e sistemati per la partenza, stavano quasi per uscire quando la regina bussò alla porta.

“Mia signora...” disse andandole ad aprire tenendole la porta aperta.

“Oh ecco qui i miei piccolini!” sorrise la regina abbassandosi verso Tinuviel ed Aeglos “Vero che mi verrete a trovare presto?” gli chiese Frigga.

“Nana, possiamo????” chiesero in coro.

“Dovrà passare un po' di tempo, tesori miei. Ma sono sicura che alla nostra signora non dispiacerebbe venirci a trovare, soprattutto tra qualche mese...”

“Cosa mi stai nascondendo?” chiese sorridendo Frigga.

“Diciamo che avremo una bocca in più da sfamare...” disse Lory parlando a bassa voce, i piccoli si erano messi a giocare a poca distanza.

“Sei incinta?” chiese stanno attenta a non farsi sentire, forse erano troppo piccoli per capire, ma erano molto svegli.

“Non io...” sorrise.

Frigga si passò una mano sulla fronte.

“State bene? Mia signora...”

Solo in quel momento Frigga alzò il viso e un sottile sorriso le illuminò gli occhi.

“Non voglio sapere cosa centri Loki...”

“Per questa volta non è idea di Loki. Questo ve lo posso assicurare...”

“Perfetto. Allora siete tutti dei pazzi” scoppiò in una risata a cui fece seguito la giovane.

“Su questo fatto posso concordare...” disse ridendo.

“Sta bene?”

Lory sbuffò un po' divertita “Si, diciamo di si. Un po' di nausea...”

“Bhe quindi congratulazioni...”

“Grazie, mia signora...” sorrise.

“Ovviamente esigo di essere informata quando nascerà, coglierò l'occasione per visitare il vostro regno...”

“Sarà fatto, a patto che venga anche Thor...”

“Non ci sarà bisogno di ripeterglielo mia cara. Toglimi una curiosità, sono tutti figli tuoi, come mai nessuno manifesta tratti del seidr?”

“Sinceramente. Me lo sono chiesta anch'io, non lo so. Forse perchè non l'hanno mai conosciuto, io ne faccio pochissimo uso da quando vivo a Imladris...”

“Potrebbe essere un motivo valido. Neanche i più grandi?”

“Neanche una traccia. Con questo non sono però proprio sicura che non ne posseggano...”

“...e tu non vuoi saperlo per paura di risvegliarlo vero?”

Lory annuì oscurandosi in volto.

“Lory, è stato un incidente, non è colpa tua...”

“Ciò non toglie che sia stata la mia magia a fare quello...”

“Tuo marito lo sa?...” chiese quasi in un sussurro.

“No...No, non...”

Frigga la guardò con un'aria compassionevole stringendola poi in un abbraccio.

“Nana, nana...”

“Cosa c'è piccoli?” disse abbandonando il materno abbraccio inginocchiandosi davanti a loro.

“Cos'è questa?” chiesero indicando la finestra.

Lory sorrise.

“Neve, amori mie...”

I due corsero alle finestre schiacciando i faccini sul vetro.

“Possiamo andare fuori? Ti prego!!!”

Lory rise scompigliandogli i capelli con le mani, sapeva quando ai due piccoli dava fastidio.

“Certo, ma non bagnatevi i vestiti, tra poco dobbiamo partire...” sorride guardando i bambini correre.

“Non hanno mai visto la neve?”

“No, da noi nevica molto raramente, quando sono nati loro nevicava. E neanche ad Asgard in questo periodo dell'anno non è mai nevicato, penso di sapere di chi sia opera...” le due donne sorrisero.

Proprio nel momento in cui due piccoli aprirono la porta, Lindir dovette scostarsi per evitare di essere travolto.

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