Eleanor Caroline Riddle

di Enid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - La figlia del Signore Oscuro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Predizioni e Crostate ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - L'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Il Padre ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Lezioni di Volo e Ire Represse ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Grifondoro contro Serpeverde ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: D'amicizia e di Fiducia ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: La Madre ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Di Segreti Ricordi e Laceranti Oblii ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Grifondoro contro Corvonero ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - La Cattura ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - La Libertà ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Salvataggio ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Cambiamenti e Scuse ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Confusi e pur chiari ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Grifondoro contro Tassorosso ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Duello all'ultimo incanto ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Lo Scontro ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - Chiacchierate ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Arrivederci Hogwarts ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - La figlia del Signore Oscuro ***


 

 

Sull’espresso di Hogwarts appena partito dal binario 9 e ¾ di King ‘s Cross, Harry, Ron e Hermione stavano cercando uno scomparto vuoto. Non lo trovarono e così decisero di entrare in uno che fosse almeno quasi vuoto. Hermione si affacciò ad uno degli scompartimenti dell’ultimo vagone. Dentro c’era una ragazza, sola. Aveva la loro età, circa, lunghi capelli neri e bianchi (“bianchi??” pensò Herm.) e sembrava piuttosto nervosa, a giudicare da come si muoveva sul sedile, da come guardava fuori e da come si mangiucchiava le dita. Hermione aprì la porta scorrevole lentamente, quel tantino che bastava a far entrare la testa.

- Ehm, scusa? – la ragazza sobbalzò – sono liberi quei posti? – chiese Hermione.

- Eh? S…sì, sono liberi…- si era girata di scatto, sentendo la voce.

Hermione tirò indietro il capo e disse:

- Ragazzi, ne ho trovato uno. – aprì la porta ed entrò, seguita da Ron e, per ultimo, da Harry. Quando la ragazza lo vide impallidì ancor più di quanto lo fosse già. Intanto Hermione s’era seduta accanto a lei e le porgeva la mano:

- Piacere, Hermione Granger. –

- Io mi chiamo Eleanor. – rispose stringendole la mano.

- Io sono Ron. – disse il ragazzo con i capelli rossi, stringendole anche lui la mano.

- E io…-

- Sei Harry Potter. – finì la ragazza. – So chi sei…- lo disse con un tono strano, come di scusa.

Harry le si sedette davanti e cominciò ad osservarla. La ragazza, Eleanor, aveva gli occhi blu e i suoi lineamenti sottili gli ricordavano qualcuno…chi non l’avrebbe saputo dire.

- A che anno sei? – chiese Hermione.

- Il 5°. – rispose Eleanor.

- Anche noi…sei nuova? – era Ron a parlare.

- Sì…ho studiato da privata finora. –

- E come mai? – chiese Hermione, sempre curiosa.

- Per motivi di…ehm…famiglia. –

- Ah. – la conversazione languiva (ma no! Allora sono perspicace! NdComy^^). Eleanor sembrava troppo timida, o troppo nervosa, per parlare agevolmente. Allora smisero di tentare un qualche approccio. Hermione cominciò a leggere e Harry e Ron a parlare di Quidditch (altri argomenti no? NdComy^^). Eleanor fissava Harry, mentre lui non se ne accorgeva.

Ad un tratto la porta si aprì.

- Potterino e la sua banda! – era Malfoy…non aveva ancora visto la ragazza, ma Eleanor aveva visto lui nel riflesso del finestrino.

- Malfoy, vattene, non ti ha invitato nessuno! – disse Harry…era esasperato dalle continue prese in giro del ragazzo.

- Ehi, ma siete in 4, hai un nuovo elemento nella banda, Potter? – Eleanor si era girata verso il finestrino per non farsi vedere in viso da Malfoy. – Beh, si può sapere chi sei? – chiese, sprezzante. Eleanor si girò e, quando il ragazzo la vide in faccia, sbiancò (come se uno con la carnagione da morto come lui potesse diventare ancora più bianco! NdComy^^). Balbettò qualcosa e uscì senza dire nient’altro.

Harry, Ron ed Hermione si girarono verso Eleanor, ma la ragazza era di nuovo voltata verso il finestrino, con gli occhi chiusi, e sembrava non aver intenzione di parlare.

E così il viaggio continuò in silenzio. Arrivati alla stazione di Hogsmeade scesero dal treno.

Sentirono una voce forte e allegra che chiamava i ragazzini del primo anno, era Hagrid. Sporsero le mani e lo salutarono. La pioggia cadeva fitta e si avviarono in fretta verso le carrozze. Eleanor era scomparsa da davanti a loro, e così entrarono nella carrozza con Neville.

Arrivarono alla scuola e scesero in fretta, correndo verso il porticato per ripararsi dalla pioggia. Nemmeno all’entrata rividero la ragazza. Entrarono in Sala Grande, si sedettero al tavolo di Grifondoro e attesero. Ad un tratto entrò la Mc Granitt seguita da un corteo di ragazzi del primo anno, molti dei quali abbastanza spaventati. Eleanor era in mezzo a loro, forse anche più spaventata, anche se camminava a testa alta e diritta.

La Mc Granitt impose il silenzio e parlò:

- Ragazzi, adesso avrà luogo la cerimonia dello smistamento. Quando dirò il vostro nome verrete qui, vi siederete e vi metterò il cappello in testa. Sarà lui a decidere. – spiegò. – E adesso, cominciamo. –

Posò il polveroso cappello sullo sgabello. Questo si contorse, aprì lo strappo che aveva vicino alla tesa e cominciò:

- Mille e più anni son passati

Da quando i quattro maghi sono nati.

E dalla loro opera assennata

Hogwarts s’è levata.

 

Con grandi magie e incantesimi potenti

Tirarono su le mura imponenti.

E ai Babbani ben nascosta

È questa scuola che a voi si mostra.

 

In quattro casate

Grandi e onorate

Hogwarts fu diviso

E di ognuna porta il viso

 

Due ai maghi di potere.

Due alle streghe di sapere

Forti i primi e di bell’aspetto

Incantevoli le seconde e con tanto intelletto

 

Loro stessi sceglievan i discenti

Con attenzione e cura, in pochi momenti

E Ognuno di essi diverse virtù

Nei ragazzi cercava di più

 

Per Godric Grifondoro

Il coraggio e il cuore d’oro

Per Priscilla Corvonero

L’intelletto e il saper vero

 

Per Tosca Tassorosso

Il dur lavoro e l’impegno grosso

 

Per Salazar Serpeverde

L’ambizione e il potere serve.

 

Poi crearon me, per continuare

Gli studenti correttamente a smistare

Da vecchio cappello inutile e sdrucito

A strumento prezioso e antico

 

E il mio giudizio, ragazzi, è corretto

Alla giusta casa, è sicuro, vi metto

Quella che le vostre virtù vuole

Quella che le vostre capacità crescer suole.

 

Perciò venite e non temete

Quando sopra gli occhi mi metterete

Le vostre menti sondo e scagliono

Per scoprir il segreto del vostro dono.

 

La filastrocca cambiava ogni anno, anche se ogni anno le facce degli studenti erano più o meno le stesse.

La professoressa Mc Granitt cominciò a chiamare i ragazzi. All’ultimo rimase solo Eleanor.

- Eleanor Caroline Riddle. – un silenzio, una cappa di pesante e sorpreso silenzio cadde sulle tavolate. I Serpeverde aguzzarono gli occhi verso la ragazza che avanzava lentamente verso lo sgabello. Si sedette e lanciò uno sguardo abbastanza spaventato verso tutte le tavolate. Voltandosi verso Grifondoro vide Hermione e  Ron con uno sguardo quasi impaurito in volto e Harry con un’espressione del tipo “Ecco a chi somigliava!”, con gli occhi spalancati dietro le lenti tonde e le bocca semi aperta. Il cappello le scivolò sul viso, coprendole gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime.

- Tut tut…che c’è, piccola Riddle? – chiese il cappello.

- Non…non mi chiamare con quel nome. – disse Eleanor tra i singhiozzi al copricapo che teneva in testa.

- Non ti piace? –

- Nemmeno un po’…io sono Eleanor Caroline, il mio cognome non vuol dir niente. –

- Non è vero…sei figlia di uno dei più grandi maghi d’ogni tempo, discendente di Salazar Serpeverde…e effettivamente nessuna casa s’adatterebbe a te meglio di essa. –

- No, ti prego…non voglio diventare una Serpeverde. –

- Perché? Ti accompagnerebbe lungo la strada del potere, la casa del tuo avo…perché no? –

- Io non voglio diventare come mio padre. –

- Ah, no? –

- NO! – Eleanor singhiozzava, mentre il cappello parlava.

- E dove vorresti andare? –

- Dovunque ma non là! –

- Beh, vediamo…non capita spesso che dia retta agli esaminandi per decidere in che casa sistemarli, ma per te…potrei fare un piccolo strappo…- si mise a ridere, il cappello, alla parola strappo – E va bene…ma giusto perché mi hai commosso…nessuno s’era mai messo a piangere come te qui sotto, ma hai avuto un bel coraggio a dirmi queste cose…allora…GRIFONDORO! –

Nessuno aveva sentito la loro conversazione. Il tavolo di Grifondoro rimase per un attimo basito all’annuncio. Poi i gemelli Weasley cominciarono ad applaudire e allora tutta la tavolata s’unì a loro. Malfoy era stizzito, dall’altra parte della sala.

- Benvenuta. – le dissero Fred e George in coro stringendole la mano. C’era un posto libero davanti ad Harry e vicino ad Hermione. Si sedette lì.

- Davvero tu ti chiami Riddle di cognome? – le chiese Dean Thomas. Eleanor annuì, aveva ancora il viso rigato di lacrime e gli occhi rossi. Harry, che le era davanti, stese la mano e le disse:

- Benvenuta a Grifondoro. – non sembrava né spaventato né altro. La guardava con i suoi occhi verdi. La cicatrice sulla fronte era ben visibile perché i capelli bagnati si erano appiccicati altrove.

Guardando verso il tavolo dei professori molti ragazzi avevano notato che mancava l’insegnante di Difesa contro le Arti oscure, ma nella confusione creata dall’udire il cognome di Eleanor, la cosa era passata del tutto in secondo piano.

- Eleanor…ma tu che parentela hai con…Tu-Sai-Chi? – chiese Hermione.

- Veramente preferirei…non... – era ancora scossa.

- Eleanor…non c’è bisogno che tu abbia tanta paura. – le disse Harry – qui nessuno ti giudicherà dal tuo cognome. E comunque non c’è bisogno che tu ci spieghi niente, finché non ti sentirai pronta. – Eleanor alzò finalmente lo sguardo verso il ragazzo che le stava di fronte. Lo guardò con gratitudine:

- Grazie. – spiccicò.

Mangiarono allegramente e i gemelli Weasley fecero di tutto per provocare le risa di Eleanor, riuscendoci.

Ad un tratto, verso la fine della cena, al loro tavolo s’avvicinò Malfoy.

- Bene, bene…Eleanor Caroline Riddle. – disse.

- Draco Malfoy…- disse Eleanor guardandolo. Il suo sguardo s’era trasformato, e aveva un’espressione risoluta e piuttosto dura in viso, mentre guardava il ragazzo.

- Malfoy, togliti dai piedi. – disse Ron.

- Zitto, Weasley, che ha fatto, ti ha pagato? –

- Malfoy, finiscila! – disse Hermione.

- Toh, mezzosangue, sei tornata? Con il ritorno del Signore Oscuro credevo che non ti saresti più ripresentata. –

- Draco. – disse con fermezza Eleanor – Tu dovresti stare zitto…i tuoi genitori dovranno fare una bella faticaccia per riguadagnarsi la fiducia di mio padre dopo che l’hanno rinnegato per salvarsi da Azkaban, no? Siamo stati comandati dalla maledizione Imperius, dissero allora…però appena è tornato gli sono corsi incontro, vero?… – tutta la tavolata di Grifondoro si voltò all’udir quelle parole…mio padre…Eleanor aveva detto proprio così. Il cuore di Eleanor perse un battito quando s’accorse di essere stata sentita da tutti. Per un tempo che sembrò infinito nessuno aprì bocca. Nemmeno Malfoy, che la apriva, in genere, anche solo per darle aria.

- Malfoy – fu Harry, incredibilmente, a rompere il silenzio – vattene, non sei gradito. – Eleanor si voltò verso il ragazzo con i capelli neri. Non sapeva che pensare, né, tanto meno, che dire. Malfoy non ebbe più la forza di discutere e se ne andò. Harry aveva in viso un’espressione dura, mentre guardava Malfoy allontanarsi. Eleanor si alzò dalla tavola e uscì di Sala Grande. Nessuno poté vedere che aveva di nuovo le lacrime agli occhi. Stava salendo le scale per rifugiarsi da qualche parte quando:

- Eleanor. – era Harry. L’aveva seguita.

- Ha…Harry. – aveva la voce rotta dalle lacrime. – Sì, è vero, sono la figlia di Tom Orvoloson Riddle! – gridò mentre Harry le si avvicinava. Il ragazzo la fissò sorpreso dalla veemenza della voce. Eleanor fece per scappare via, ma fu trattenuta per un polso. Non con violenza, dolcemente. Eleanor si voltò e vide che gli occhi di Harry erano voltati verso i suoi. Non sembrava arrabbiato.

- Scusa. Avrei dovuto dirtelo. – disse.

- Tu non mi dovevi dire niente. – rispose Harry. Intanto anche Ron ed Hermione li avevano raggiunti.

- Harry, Eleanor, tutto ok? – chiese la ragazza.

- Sì. – rispose Harry.

- Andiamo, sono il nuovo prefetto ed ho la parola d’ordine – disse Hermione – andiamo in Sala comune, così parliamo in pace. - salirono le scale e si ritrovarono davanti al quadro della signora Grassa.

- Parola d’ordine. –

- Lago d’inverno. – disse Hermione.

- Passate, cari. – la tela si scostò e i 4 ragazzi passarono per l’entrata tonda.

Hermione, che aveva preso in consegna Eleanor, la mise a sedere su una poltrona vicino al fuoco. La ragazza era in lacrime. Aveva un carattere forte, e l’aveva dimostrato con Malfoy, ma era emotiva.

- Eleanor. – era Ron, stavolta, a parlare – tu sei comunque la benvenuta in questa casa. –

- Grazie, Ron. – si asciugò gli occhi con il fazzolettino che Hermione le porgeva. Poi prese un respiro profondo e si calmò.

- Penso che adesso vogliate delle spiegazioni…- disse Eleanor.

- Non neghiamo di essere abbastanza curiosi – ammise Hermione – ma se non vuoi parlarne non farlo…ci sarà il tempo per le confidenze. -

- Solo poche parole. – disse Eleanor – È vero, sono figlia di Tom Riddle. Mia madre era una strega e lui…insomma, e poi nacqui io. Mia madre è morta un mese e mezzo fa, e così Silente ha deciso di farmi venire ad Hogwarts. Tanto più che ora che quell’uomo si è risvegliato non so cosa voglia farmi…forse uccidermi, o forse mi vuole dalla sua parte. Silente ha pensato che fossi al sicuro, qui. –

- E lo sarai. – le assicurò Harry – lo sarai. –

Hermione accompagnò Eleanor alla loro stanza. Harry e Ron salirono su per andare nella loro.

In camera con Hermione e Eleanor c’erano anche Calì Patil e Lavanda Brown. Le due ragazze squadrarono con cura la nuova arrivata e poi chiusero le tende del baldacchino.

- Ecco, lo sapevo, già mi odiano. – sussurrò Eleanor rivolta ad Hermione.

- No, è che sono sorprese. Dà loro un po’ di tempo. – rispose Hermione.

Intanto nella stanza di Harry e Ron i due ragazzi stavano parlando con Neville, Dean e Seamus.

- La figlia di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…ma vi rendete conto? – esclamò Dean.

- Già…e avete visto come è sbiancato Malfoy? – disse Seamus.

- Ma se è la figlia di Voi-Sapete-Chi, allora, perché non è andata a Serpeverde? – chiese Neville.

- Ragazzi, basta! – era stato Ron a parlare. – È una Grifondoro e tanto basta! –

- Già, e voi due che ne pensate? – chiese Dean Thomas.

- Niente…è una nuova Grifondoro. – rispose Harry – e adesso ci conviene dormire, se domani non vogliamo arrivare in ritardo alle lezioni! – detto questo chiuse le tende e si avvolse nelle coperte.      

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Predizioni e Crostate ***


Predizioni e crostate

 

La mattina dopo si ritrovarono tutti insieme in Sala Grande per colazione. Eleanor aveva legato i lunghissimi capelli neri e bianchi in una coda lente e i suoi occhi, finalmente, non erano più rossi di pianto, ma risaltava perfettamente il blu dell’iride. Harry, Ron ed Hermione stavano mangiando e in quel momento l’unico rumore che veniva dai quattro era quello del lavoro di mascelle.

Ad un tratto un frullio sopra le loro teste fece loro capire che era arrivata la posta. Un gufo portò un pacco a Neville, che distratto com’era scordava sempre qualcosa a casa. A Hermione arrivò la Gazzetta del Profeta, il quotidiano dei maghi. Rita Skeeter non scriveva da molto i suoi articoli…il ricatto di Hermione aveva funzionato!

All’entrata Hermione vide la Mc Granitt farle cenno di avvicinarsi e le consegnò un pacchetto di orari. Hermione prese a distribuirli, poi si sedette al suo posto accanto a Harry, Ron ed Eleanor a controllare cos’avevano in orario.

- Benissimo…ci mancava solo cominciare con un due ore di Pozioni…con Serpeverde! - disse Hermione.

- Chi è il professore di Pozioni? – chiese Eleanor.

- Severus Piton. – risposero in coro gli altri tre.

- Ah…Severus Piton, eh…ho capito…- la sua faccia assunse un’espressione schifata.

- Esatto, hai preso in pieno la nostra opinione del prof. – disse Ron, vedendola.

Risero tutti e quattro.

- Dopo che abbiamo? –

- Noi la Cooman! – disse Harry, disperato.

- Anche voi a Divinazione? Anche io. –

- Non sai quello che hai fatto. – disse Ron.

- Oh, ma io lo faccio solo per mettere alla prova la mia capacità…vedete, io prevedo davvero il futuro…anche se il più delle volte è abbastanza confuso, ma me la cavo bene con i piani astrologici e con la lettura di tarocchi e mani…era una delle capacità di mia madre. – il volto della ragazza si rabbuiò.

- Eleanor…ma, tua madre, com’è morta? –

- Dopo che Lui si è risvegliato, un Mangiamorte l’ha trovata e l’ha uccisa. Ma non ha toccato me…ha solo detto “ tuo padre vorrà vedere come sei cresciuta, miss Riddle”, e poi se n’è andato. Allora ho chiamato Silente e il resto lo sapete. Una cosa, però, mi è rimasta di quando quel…quel…mostro è tornato a vivere, a giugno. I miei capelli, prima, erano tutti neri, sapete…-

- Cioè vuoi dire che…- disse Harry.

- Sì, sono diventati così nel momento esatto in cui è tornato a vivere…e nonostante i mesi passati la crescita è rimasta così…temo di doverli tenere tutta la vita, ho provato anche a tingerli, ma non funziona. Vabbè, adesso basta brutti ricordi, però, ok? Andiamo a prendere le cose per la lezione, Piton non è un insegnante tenero. –

Si alzarono. Stranamente quella mattina Malfoy non era venuto a fare l’idiota.

Nei sotterranei gli studenti si erano già sistemati ai loro posti. Eleanor si era messa vicina a Hermione, tra lei e Harry, mentre Ron stava vicino a Harry.

Incredibilmente Piton non era in classe, non ancora. Eppure la campanella era suonata da 10 minuti buoni.

Dopo che la campanella era suonata da un quarto d’ora circa, la professoressa Mc Granitt entrò nella stanza.

- Eleanor, sei desiderata qui fuori, ti dispiace uscire? –

- Eccomi, professoressa. – Eleanor s’alzò e uscì dalla stanza. Fuori dall’aula c’era il professor Piton insieme ai Malfoy…sia Draco che Lucius. Dietro di loro vide anche un Silente quanto mai divertito. Draco entrò in classe, ghignante, e si sedette al suo posto.

- Miss Riddle, questo è il signor Lucius Malfoy – disse Piton con voce untuosa – ed è uno dei migliori maghi dell’Inghilterra. Egli ritiene che la sua presenza sia motivo di pericolo per gli altri studenti. – era pallido e si sfregava la manica sinistra dell’abito.

- Beh, per quale motivo, professore? – chiese Eleanor, con fare innocente.

- Lei è la figlia di Voi-Sapete-Chi, per forza è un pericolo! – disse Lucius Malfoy.

- Andiamo, andiamo, Lucius! Eleanor non è più pericolosa di tuo figlio! In abilità magica, intendo! – disse Silente. Non era proprio la verità, perché Eleanor aveva ereditato molte cose dal padre, tra cui la straordinaria potenza magica e anche la madre non scherzava…ma non era il caso di rivelarlo a nessuno!

- Però il Signore Oscuro potrebbe rivolerla con sé e allora tutti nella scuola sarebbero in pericolo, soprattutto…Potter. –

- Se il Signore Oscuro, come lo chiamate voi, mi rivorrà mi potrà prendere solo da morta, perché da viva non m’avrà nemmeno con l’Imperius! – Eleanor cominciava ad arrabbiarsi…guardò Silente e lui le restituì un’occhiata complice…non ne era sicura, ma le era sembrato che le avesse strizzato l’occhio.

- Non era quello che intendeva il professor Piton, signorina! – disse Lucius.

- E allora il problema non si pone, signori! – disse Silente – Voldemort tenterebbe comunque di prendere Potter, sia se Eleanor ci fosse sia se non ci fosse, perciò…-

- Quello che intendevo, preside Silente, è che magari potrebbe essere più al sicuro in una casa di maghi potenti come la nostra…- disse Malfoy.

- Non ce ne sarà bisogno, Hogwarts è sicurissima e, a meno che non sia Eleanor stessa a chiedermi una cosa del genere, credo che il discorso si possa considerare chiuso qui. Professor Piton, torni alla sua lezione, e torna in classe anche tu, Eleanor. Signor Malfoy, venga, l’accompagno all’uscita, sa questa scuola è un vero labirinto. –  e se ne andò cominciando a raccontare di quella volta che aveva trovato una stanza piena di vasi da notte…sembrava che Silente facesse una fatica tremenda a non ridere.

Eleanor precedette Piton in classe. Malfoy (Draco) che, fino ad allora, aveva avuto un ghigno stampato in faccia, adesso guardava Eleanor con un misto di delusione e reverenza che gli disegnarono in viso una maschera strana, che, manca poco, fece scoppiare in risate Harry, Ron ed Hermione.

- Che è successo? – chiese Harry sottovoce.

- Poi vi racconto. – rispose sempre sottovoce Eleanor.

Durante la lezione Piton fu straordinariamente silenzioso, non si mise nemmeno a brontolare Neville per i suoi errori…e, infatti, stavolta la sua pozione riuscì giusta…Piton continuava a sfregarsi l’avambraccio sinistro e guardava ogni tanto di sottecchi Eleanor, chissà cosa stava controllando. Harry sapeva che Piton era stato un Mangiamorte…un Mangiamorte di cui Silente si fidava. Anche se odiava Piton sapeva di potersi fidare del giudizio di Silente.

All’uscita delle due ore di Pozioni, Harry, Hermione, Ron ed Eleanor erano stranamente rilassati. Però si trovarono davanti Malfoy.

- Bene, Draco, hai avuto bisogno di avvertire il paparino? – chiese Eleanor.

- Mio padre ti farà cacciare, Riddle, stai sicura. –

- Ma lo sai che mi aveva offerto di andare a casa vostra? Chissà perché…forse perché gli sarebbe piaciuto farsi riaccettare da Voldemort riportandogli la figlia…già, bel tentativo. –

- Stai zitta, Riddle, tu non capisci come stanno le cose. –

- Oh, no, lo capisco benissimo,…ciao, Draco. –

- Stai con le persone sbagliate, Riddle! –

- Oh, no, sono proprio le persone giuste, invece. – e se ne andò, seguita da Harry, Hermione e Ron.

Mancava ancora mezzora sia alla lezione di Hermione sia a quella di Divinazione degli altri tre, e così si sedettero per le scale, e Eleanor raccontò loro l’accaduto.

- Ma figuratevi se andavo con Lucius Malfoy…mi avrebbe portata direttamente da mio padre, altro che proteggermi! –

- Che faccia tosta! – disse Harry, che aveva ben in mente come era Lucius Malfoy, se lo ricordava, quando lo aveva incontrato dopo aver sconfitto il Basilisco alla camera dei Segreti, tre anni prima. Era stato lui a dare il diario di Tom Riddle a Ginny…già, Tom Orvoloson Riddle, il padre di Eleanor…

- E poi? – chiese Hermione.

- Silente ha detto che non era necessaria una misura tanto drastica se non lo volevo io…ma figuriamoci se accettavo! –

- Brava, così si fa! – disse Ron. I quattro amici ridevano, poi Hermione diede un’occhiata all’ora.

- Ragazzi, è meglio se ci avviamo alle classi, altrimenti arriveremo in ritardo. –

- Già, e poi chi la sente la Cooman! – disse Ron.

- A dopo, Hermione! – disse Harry.

- A dopo! –

Eleanor, Harry e Ron s’incamminarono su per le scale: l’aula della Cooman era in cima alla torre Nord, e ci voleva un bel po’ per arrivarci.

Entrarono attraverso la botola nel soffitto del pianerottolo delle scale. La stanza era, come al solito, illuminata da luci deboli e rossastre e il fuoco ardeva con chissà quali erbe all’interno, erbe che facevano sempre girare la testa ad Harry.

Si sedettero, di nuovo in tre, ad uno dei banchetti circolari, Eleanor accomodata sulla poltroncina, mentre Harry e Ron stavano sulle sedie. Calì Patil e Lavanda Brown andarono a mettersi vicino alla prof, un po’ per abitudine, un po’ per stare il più lontane possibile da Eleanor Caroline Riddle.

- Benvenuti, cari ragazzi! Sono davvero lieta di avervi di nuovo qui, giovani menti da guidare sulla via dell’Occhio! Ma vedo una nuova alunna, cioè la rivedo. Tu sei Eleanor Caroline? –

- Sì. – rispose la ragazza.

- Scusa, Eleanor, ma il mio occhio non è riuscito ad inquadrare bene il tuo cognome, perciò saresti così gentile da dirmelo? –

- Ehm, professoressa, io mi chiamo Eleanor Caroline…Riddle. – la Cooman, che si era avvicinata a Eleanor mettendole una mano sulla spalla, si ritrasse di colpo, come se avesse ricevuto una scarica elettrica da quel contatto.

- Ah, sì, cara. – si avvicinò in fretta alla sua poltrona. – prendete il libro a pagina 459, oggi c’è ripasso di lettura delle mani. Prendete il vostro compagno di banco e leggetegli la mano. –

- Eleanor, alla Cooman piacciono le catastrofi…sono 2 anni che non fa altro che predire la morte di Harry! – disse Ron.

- Beh, adesso si scatenerà, visto che ci sei anche tu…probabilmente ci farà schiattare in maniera orribile! – disse Harry.

- Oh, io non mi preoccuperei troppo… - disse Eleanor.

- Ah, sì, ma non con le sue premonizioni. Se non prevede catastrofi non è contenta. – disse Ron.

- Inizio io, ok? – chiese Eleanor.

- Va bene…a chi la leggi? – chiese Ron.

- Scegliete voi. – rispose Eleanor.

- Harry, a te l’onore. – disse sghignazzante Ron.

- E va bene. Ma sii clemente. –

- Non ti preoccupare, non leggerò niente che non ci sia scritto. –

- Ok. –

- Dammi la mano sinistra. – Harry tese la mano sul basso tavolino, e Eleanor la prese fra le sue. Era leggermente in imbarazzo, le stava tornando alla mente quando Harry l’aveva trattenuta per le scale, giusto il giorno prima, ma poi l’abitudine di veggente prese il sopravvento, in parte, sulla solita Eleanor. Harry la fissava, con i suoi occhi verdi, incuriosito…non capiva le espressioni che si susseguivano sul volto di Eleanor. Poi la ragazza prese fiato e, con l’indice della mano destra, prese a seguire le linee della mano di Harry.

- La tua linea della vita…-

- È straordinariamente corta, lo so…-

- Non è la lunghezza che influisce sulla vita. È la profondità con cui è incisa nella pelle che conta. E tu hai una linea molto marcata. Ci sono diverse interruzioni, ognuna rappresenta una prova. A partire dalla radice ce n’è…9. Beh, avrai una vita movimentata. –

- Grazie al cavolo! – disse Ron, ricevendo così un’occhiataccia dalla Cooman.

- La linea della Testa, questa. – disse, scorrendo il dito esattamente al centro della mano e facendo così fremere Harry per il solletico. – è ben marcata, ma ha tante diramazioni. Tanti pensieri e un carattere riflessivo. Anche se la linea del Cuore – e indicò una piega sotto le dita che partiva da sotto l’indice – indica un temperamento abbastanza impulsivo. C’è il monte di Venere poco sviluppato, sei timido. Anche se non si direbbe. – prese a osservare le dita, specialmente l’anulare. – hai le dita sottili, segno di una personalità sensibile. – prese la mano di Harry con entrambe le mani, per vedere meglio una cosa, ma una visione le si sovraimpresse nella mente. Un uomo, alto, magro fino a sembrar formato solo d’ossa era davanti a lei…accanto c’era anche Harry.

- Codaliscia, cerca meglio…mia figlia deve pur essere da qualche parte! E io la voglio qui! – anche Harry stava guardando la stessa immagine? si chiese Eleanor. La visuale cambiò di nuovo e tornò nella stanza. Erano ancora lì seduti, lei sulla poltrona e Harry sulla sedia davanti a lei. Si guardarono, istintivamente.

- Ha…Harry, hai visto anche tu? – chiese sottovoce. Il ragazzo si limitò ad annuire.

- O…Ok…Professoressa, la lettura è finita. –

- Bene…anche gli altri hanno finito? – tutta la classe annuì.

- D’accordo, la lezione è finita, andate pure. – Harry, Ron ed Eleanor s’alzarono in fretta, per uscire il prima possibile dall’aula.

- Harry, Eleanor, che è successo? Stavate per svenire, prima, meno male che la Cooman non se n’è accorta, sennò si metteva a sciorinare tutte le sue “profezie”! –

- Ron, cerchiamo Hermione e poi ve lo raccontiamo, ok? – disse Harry.

- Ok, se lo dite voi…- videro Hermione che veniva loro incontro dal corridoio della classe di Aritmanzia. Notando i loro visi tesi, affrettò il passo e li raggiunse.

- Che è successo? Avete certe facce. –

- Hermione, ti ricordi quando l’anno scorso avevo quelle visioni di Vol…Voi-Sapete-Chi? –

- Certo! –

- Beh, è successo ancora, solo che stavolta l’ha visto anche Eleanor. –

- Raccontatemi tutto. –

- Beh, eravamo a divinazione e stavo leggendo la mano ad Harry. Andava tutto ok, quando prendo la sua mano con le mie, entrambe, e mi ritrovo in un posto buio. Accanto a me c’era Harry, e davanti a noi…mio padre. –

- E Codaliscia. – aggiunse Harry – E quando siamo tornati mi faceva male la cicatrice solo che non ho fatto niente perché altrimenti chi la sentiva la Cooman. –

- E hai fatto bene…ci manca solo un’altra po’ di pubblicità, come se la Skeeter non avesse fatto già abbastanza danni. – disse Hermione.

- Già…che ne pensate? – disse Harry.

- Beh, è ovvio che Lui sta cercando me, ragazzi. – disse Eleanor.

- Sì, ma perché? – disse Ron.

- Beh, Eleanor è la sua sola discendente e ha il suo sangue, e quello di Serpeverde nelle vene…- cominciò Hermione.

- Sì, ma è stata assegnata a Grifondoro! – obiettò Ron.

- Certo, ma Voi-Sapete-Chi ci terrà molto ad avere dalla sua parte sangue del suo sangue, in fondo è questione di potere: deve rimanere in famiglia. – disse Hermione.

- Già…Sangue del suo sangue…me lo toglierei tutto! – disse Eleanor, con un viso accigliato e lo sguardo triste.

- Non dire mai più una cosa del genere! – le disse Hermione. Eleanor guardò sorpresa Hermione, e anche Harry e Ron lo fecero. Era raro che la loro amica alzasse la voce.

- Scusa, Hermione, non volevo dire che mi sarei suicidata…è solo che a volte questo sangue pesa…e anche quel cognome. –

- Comunque non dire mai più una cosa del genere. Tu non c’entri niente con Lui. E se hai i suoi poteri, sono convinta che li saprai usare 1000 volte meglio. Non è il potere che si possiede che fa delle persone quelle che sono. –

- Grazie, Hermione. – la ragazza aveva recuperato il sorriso.

- Però mi chiedo il perché di quella visione…- mormorò Harry.

- Tu sei legato a mio padre per via di quella – e indicò la cicatrice sulla fronte – io gli sono legata per via di sangue. Entrambi dividiamo con lui delle capacità, e questo crea un’affinità. Lo so, detto così è orribile. Ma il succo è che entrambi reagiamo ai suoi scoppi d’odio, d’ira e alle sue malefatte. Per questo entrambi abbiamo avuto la visione. –

- Beh, la spiegazione è plausibile, anzi, molto probabile. – disse Hermione – e adesso andiamo a mangiare: ho una fame da lupi! –

Entrarono in Sala Grande e si sedettero al tavolo dei Grifondoro. Fred e George stavano ridendo con Lee e quando videro arrivare il quartetto, li salutarono allegramente. Hermione, Ron, Harry ed Eleanor si sedettero poco più in là. Mangiarono di gusto e, mentre Eleanor si stava servendo dell’ennesima porzione di purè di patate, arrivò un terzetto…poco gradito. Malfoy, accompagnato da Tiger e Goyle.

- Toh, Potterino! Non hai paura a stare vicino alla figlia del Signore oscuro? Magari ti vuole fare del male! –

- Malfoy, vattene, hai rotto! – Ron era esasperato.

- Weasley, Weasley…stai zitto, o ti devo pagare? –

- Malfoy, ma non ti sai inventare niente di nuovo? –

- Granger, tu sta’ zitta…non capisco davvero perché tu sia ancora qua! E per di più con una come lei! Magari ti ucciderà nella notte…non sarebbe una gran perdita. –

- Sei monotono. – gli disse Harry – non hai altri argomenti, davvero? Sei a corto di insulti? –

- Non certo con te, Potter. Solo, un consiglio, stai lontano da lei – e indicò Eleanor – è pericolosa. Soprattutto per te! –

- Vorrai dire per te, Malfoy. – intervenne Eleanor – Hai paura di qualcosa? –

- No. Draco Malfoy non ha paura di niente. –

- Ah no? E allora come mai ieri sei scappato senza dire più una parola? Strizza? –

- Ma sta’ zitta! –

- Io non sto zitta manco per niente. – disse Eleanor, perdendo la pazienza – e adesso è meglio se te ne vai! –

Draco Malfoy la fissò e poi sul suo viso si disegnò un ghigno poco raccomandabile.

- Il Signore Oscuro ti troverà, ragazzina, e poi vedremo chi ha ragione! –

- Sì, ma intanto oggi non hai pronunciato il mio cognome nemmeno una volta. – ma Malfoy aveva già fatto dietro front verso il tavolo dei Serpeverde. Pansy Parkinson si voltò a dare un’occhiata a Eleanor, che la guardò talmente storto che la ragazza col muso carlino si voltò tremante.

- Quel Malfoy è insopportabile! – disse Ron, ancora rosso in zona orecchie e con la divisa sgualcita nei punti in cui Hermione l’aveva tenuto fermo perché non menasse Malfoy.

- E da quando Voi-Sapete-Chi si è risvegliato è ancora peggio. – disse Hermione.

- Certo, si sente potente…ora che il protettore della sua famiglia è tornato! – aggiunse Harry.

- E si sente pure in dovere di farcelo notare…che carino a farci quelle raccomandazioni! – sbottò Ron. I ragazzi scapparono in una risata nervosa.

- Che abbiamo nel pomeriggio? – chiese Eleanor.

- Cura delle Creature magiche. Insegna Hagrid. – rispose Hermione.

- Hagrid? Rubeus Hagrid? –

- Sì, perché? –

- È stato lui a venirmi a prendere al treno. Mi spiace davvero per come sia stato incastrato…temevo che ce l’avesse con me…è stato così taciturno…-

- Hagrid non condannerebbe mai i figli per le colpe dei padri. – rispose Harry.

- Lo conoscete bene? –

- Sì. – rispose Ron.

- Meno male…mi sta molto simpatico…cioè, è grande e grosso, sembra tanto minaccioso, ma è stato tanto gentile con me…anche se, come ho detto, non ha parlato molto. -

- È un grande. Gli piacciono un sacco le creature mostruose…a proposito, qualcuno di voi sa che cosa ci riserverà oggi? Non vorrei che tornasse agli Schiopodi Sparacoda. – esclamò Ron.

- Boh? E chi lo sa? Le lezioni di Hagrid sono sempre tutte particolari! – rispose Harry.

- Beh, lo scopriremo tra poco, andiamo! – disse Hermione.

- Con chi facciamo lezione? – chiese Eleanor.

- Indovina. – disse Ron.

- Serpeverde? –

- Ma come hai fatto ad indovinare! – rispose Harry.

- Basta guardare la faccia di Ron! –

Mentre stavano uscendo da Sala Grande incrociarono un gruppetto di ragazze di Corvonero…tra loro c’era Cho Chang. Vide Harry e lo salutò, mesta. Harry, arrossendo più o meno come Ron poco prima, ricambiò il saluto.

- Chi è? – chiese Eleanor sottovoce a Hermione.

- Cho Chang, cercatrice di Corvonero, 6° anno. Era la ragazza di Cedric Diggory, sai…-

- Sì, lo so…mi è spiaciuto molto. Cho piace a Harry, vero? – chiese sottovoce a Hermione.

- Sì…è palese…- le ragazze cominciarono a ridacchiare.

- Che avete? – chiese Ron.

- Niente, niente! – disse Hermione, prendendo fiato.

Uscirono dalla scuola e si incamminarono per la stradina che portava alla foresta proibita. Lì vicino c’era la casa di Hagrid, e un recinto che il gigante usava per le lezioni.

Hagrid li vide arrivare e li salutò con la mano.

- Ciao ragazzi! Come state? Harry! – e batté la sua mano sulla spalla di Harry, mandandolo in ginocchio sul prato – come stai? –

- Bene, Hagrid, e tu? –

- Benone. Ehi, ma qui chi c’è? – Eleanor, che s’era nascosta dietro Ron (che per inciso era il più alto di tutti) uscì da dietro il ragazzo.

- Salve, Hagrid. –

- Eleanor, giusto? – il viso di Hagrid non era arrabbiato. La prima volta che Eleanor aveva visto Hagrid, il gigante aveva il viso teso, e aveva parlato poco. Ora invece era gioviale come al solito. – come stai? Mica ti sei presa il raffreddore per la pioggia di ieri, vero? –

- Oh, no! – s’affrettò a rispondere Eleanor. – Sto benissimo, grazie. –

- Bene. Ma, sei di Grifondoro? –

- Sì. – rispose Eleanor orgogliosa.

- Ah…non me lo aspettavo…ma è meglio così…non ci saresti stata bene a Serpeverde…sei troppo…diversa -

- Penso anch’io. E poi qui ci sono Harry, Hermione e Ron…almeno con loro ho fatto amicizia. –

- Bene, bene…adesso andiamo. C’ ho una cosa specialissima per la lezione! Lepri volanti. –

- Lepri che? – chiesero in coro i ragazzi.

- Volanti. Venite a vedere. – nello steccato, che ora era coperto anche da un soffitto a rete, c’erano una ventina di animali simili a conigli, ma con le orecchie talmente grandi che potevano essere ali…ed effettivamente lo erano (se erano elefanti, c’era Dumbo! NdComy^^). Infatti stavano tutti svolazzando.

- Adesso venite tutti qui! – i ragazzi di Serpeverde e di Grifondoro s’avvicinarono allo steccato.

- Queste sono Lepri Volanti…- e Hagrid spiegò loro tutte le caratteristiche, dalle quelle delle ali, al potere che avevano pelo e denti. – sono animali socievoli, ci piacciono le coccole e non sono aggressivi…però possono scomparirvi di mano, se ci fate i dispetti, e non le ritrovate più. Ora entrate e provate a darci da mangiare. – gli alunni entrarono nello steccato.

- Che roba! Adesso anche i roditori! – esclamò Malfoy.

- Che c’è? Non stai bene con i tuoi simili? – disse Eleanor passando rapidamente e prendendone una nera e bianca.

- Ti assomiglia, Riddle…vigliacca come te! – disse sghignazzando Malfoy.

- Oh, zittati Malfoy! Sei peggio di un comico fallito! – disse Eleanor. Poi si voltò e si avvicinò a Hermione. Lei ne aveva in braccio una marrone.

- Sono carini, vero? – disse Hermione.

- Già. – le lepri volanti nelle loro mani si stavano facendo accarezzare. Harry e Ron arrivarono con il cibo.

- Ce n’è uno ogni due. –

- Allora teniamo queste. – Ron diede il cibo che aveva in mano a Hermione e Harry lo diede a Eleanor.

- Bravi, siete riusciti a darci da mangiare. –

La lezione fu molto divertente, perfino Pansy Parkinson riuscì a non essere acida come al solito, e quando tornarono al castello tutti i ragazzi di Grifondoro stavano ancora parlando entusiasti delle Lepri Volanti.

- Hai visto che a Goyle gli è sparita? – Dean parlava con Seamus.

- Per forza, gli ha quasi strappato un’orecchiala! – rispose Seamus. Accanto a loro passarono Harry, Ron, Hermione ed Eleanor. Si zittirono subito appena li videro. Ron sbuffò e disse:

- Ma insomma! Non siate infantili! Eleanor non è qui per farci fuori tutti! È una Grifondoro come noi! – Eleanor guardò Ron sorpresa, mentre Hermione annuiva. Tutta la classe di Grifondoro s’era fermata a vedere e ascoltare. Poi il quartetto riprese la via del castello.

- Uffa! Sono degli sciocchi! – sbuffò Ron.

- Io invece li capisco. – disse Eleanor – Sentir dire il nome Riddle è sempre un colpo. E poi col fatto che sono la figlia del Signore Oscuro. –

- Eleanor, ti posso chiedere una cosa? – disse Harry.

- Certo, cosa? –

- Ma tu hai paura a pronunciare – e qui abbassò la voce per non farsi sentire da Ron e Hermione – Voldemort? –

- No, non lo dico per delicatezza nei confronti degli altri…so che tu non hai problemi, ma ho notato che Hermione e Ron trasalgono tutte le volte! –

- Ecco, ok….solo curiosità…-

- Comunque sono sciocchi lo stesso! – riprese Hermione – anche Lavanda e Calì potrebbero anche sforzarsi di non mostrare tutta la loro paura! –

- Chi invece, come al solito, non fa caso ai nomi, sono i tuoi fratelli, Ron. –

- Fred e George? Sarebbero capaci di rifilare una crostatina Canarina a Voi-Sapete-Chi se se lo ritrovassero di fronte! –

I 4 si misero a ridere di gusto. Entrando in Sala Comune videro che le persone che la occupavano s’erano zittite al loro ingresso…tranne Fred, George e Lee che facevano sempre la stessa confusione.

- Ehi! Eleanor! Vieni qua! – disse uno dei gemelli.

- Che c’è, George? –

- Hai sbagliato, io sono Fred. –

- Già, giusto, scusa…-

- AHA! Ci sei cascata! Sono proprio George! – i gemelli si misero a ridere, mentre la maggior parte delle persone nella stanza guardava con sospetto Eleanor, aspettando la sua reazione. Eleanor li guardò:

- Mi avete chiamata solo per uno scherzo o ne avete qualcun altro in serbo? –

- Oh, noi abbiamo sempre qualche scherzetto! Vuoi una crostatina? –

Ron stava per aprire bocca quando Fred fece cenno di no. Harry ed Hermione già si preparavano a ridere.

- Oh, Grazie…ho un po’ di fame. – prese la crostatina e la mangiò in due bocconi. Nel giro di trenta secondi si riempì di piume da capo a piè. Harry e Hermione stavano per scoppiare mentre trattenevano le risa. Tutta la sala era in silenzio in attesa della reazione di Eleanor. La ragazza si guardò, prese una piuma tra le mani e disse:

- Che bel giallo…se non altro ho risolto il problema dei capelli! – e si mise a ridere di gusto. A quel punto fu troppo…Harry si stava tenendo alla poltrona per non cadere in terra dal ridere, mentre i gemelli Weasley se la stavano spanciando con Lee. Ron era accasciato sul tavolino mentre tentava di respirare e Hermione si era inginocchiata in terra dalle risate. Insomma, si stavano divertendo. E anche il resto della sala rideva. E fu anche meglio quando, 5 minuti dopo, mentre seminava piume a destra e a manca, Eleanor riuscì a rifilarne una a Harry. Stavano svenendo, anche perché Harry aveva preso una bella colorazione pervinca!

- Ti piacciono le nuove crostatine blu? Erano noiose solo gialle! – esclamò Fred tra una risata e l’altra.

La sera andarono a cenare che ancora ridevano. L’atmosfera era molto meno tesa al tavolo di Grifondoro. Ginny si sedette vicino a loro.

- Oh, Eleanor, ti presento mia sorella più piccola: Ginny. – disse Ron. Ginny arrossì e tese la mano a Eleanor, che la strinse.

- Piacere, Ginny! – disse la ragazza.

- Piacere mio. – mormorò lei.

- Ginny, c’è qualcosa che non va? – chiese Hermione. Ginny fece segno di diniego con la testa.

- No, solo volevo chiedervi un favore. –

- Cosa? – chiese Ron.

- Qualcuno di voi potrebbe darmi una mano a Divinazione? Non ci capisco niente con gli schemi astrali. –

- Ti aiuto io, se vuoi. – disse Eleanor. Ginny la guardò prima con un guizzo di…no paura…nervosismo, ecco…poi incontrò lo sguardo di Eleanor, che indicava tutto tranne pericolosità, e disse:

- Gra…Grazie Eleanor. –

- Di niente…quando vuoi cominciare? Domani va bene? –

- Sì, grazie. – e tornarono ad occuparsi dei piatti, o meglio, del cibo al loro interno.

- Harry, scusa, che materie abbiamo domani? – chiese Eleanor.

- Fammi vedere…Trasfigurazione e Storia della Magia. –

- Ok…la professoressa Mc Granitt e il professor Ruf…ma è vero che è un fantasma? –

- Sì…si dice che una giorno si sia addormentato sulla poltrona e quando è uscito per fare lezione era…uscito anche dal corpo! – rispose Ron.

- E come sono le sue lezioni? –

- Soporifere. – rispose Harry. – L’unica che riesce a prendere appunti è Hermione. –

- E a volte nemmeno io! – aggiunse in fretta l’amica.

- Capito…dovrò prendere molto caffè domani mattina! – si misero a ridere…

Alla sera andarono a dormire cotti di sonno. La prima giornata aveva riservato molte risate…e molte sorprese.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - L'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ***


L’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.

 

Harry si stese sul letto, con le braccia incrociate sotto la testa. Guardava il tendone che chiudeva il baldacchino superiormente, ma non lo vedeva. Cioè, aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Quella visione…a Divinazione, con Eleanor…era logico che Voldemort li avrebbe cercati, erano 14 anni che tentava di farlo fuori! Ed Eleanor era sua figlia, l’ultima discendente di Serpeverde, sangue del suo stesso sangue…e Harry sapeva quanto contasse il sangue per Voldemort.

Eleanor, intanto, era in camera con Hermione. Calì e Lavanda dormivano nei letti, chiuse dalle tende. Erano un po’ meno timorose della sera prima, ma ancora sospettose. Eleanor si stava spazzolando i capelli.

- Guarda, Hermione, altre due piume, una pervinca e l’altra gialla! –

- Ma le avete seminate dappertutto! Ne ho trovate anche tra i miei capelli! – rispose Hermione.

- Già…ma quelle crostatine sono troppo forti! – Hermione s’avvicinò alla ragazza, e le prese i capelli tra le mani.

- Certo è proprio strano…sono diventati completamente bianchi, e solo a strisce. –

- Già…tutto questo mi dona un look un po’…dark! –

- Sì, ma non capisco perché. –

- Nemmeno io. Mia madre ha saputo che Lui era tornato perché ha visto i miei capelli. E poi, poche ore dopo, è stata uccisa. – Hermione prese la spazzola dalle mani di Eleanor e iniziò a spazzolarglieli di dietro. Eleanor la lasciò fare. Guardando allo specchio la figura riflessa dell’amica notò che i capelli di Hermione erano molto lunghi, anche se un pochino crespi.

- Dopo te li spazzolo io. –

- Oh, no…sono antipatici da spazzolare. Mi piacerebbe avere i capelli lisci come i tuoi. –

- Beh, non dello stesso colore, però! Non ti preoccupare, mia madre aveva i capelli crespi e glieli spazzolavo sempre la sera prima di andare a dormire. È rilassante e distensivo. –

- Sì, è vero…va bene, come preferisci. –

Eleanor s’alzò e fece sedere Hermione. Prese la spazzola e iniziò a districare delicatamente e sapientemente le ciocche.

- Hermione…ho paura. –

- Di che? – chiese Hermione, sorpresa da questa improvvisa dichiarazione.

- Che mi trovi e di mettere in pericolo te e gli altri. –

- Anche se sapesse dove sei, non ti potrebbe prendere! Siamo sotto la protezione di Silente! –

- Oh, lo so…Silente è un grand’uomo…come dice Hagrid, però…Lui è potente, e cova rabbia da 14 anni…-

- Non ti preoccupare: io, Harry e Ron non ti lasceremo sola. –

- Quando ero in treno, ti ricordi? Ero terrorizzata, terribilmente nervosa. Silente mi aveva fatto venire perché fossi al sicuro, ma ero terrorizzata dall’idea di rimanere sola. Finché c’era mia madre avevo qualcuno, ma adesso…-

- Non hai mai avuto amici? –

- Non tra i maghi. E nemmeno tra i Babbani, a dir la verità. Sono sempre stata troppo strana perché i Babbani si fidassero e il mio cognome era sufficiente a tenere lontano chiunque volesse conoscermi, fra i maghi. Mia madre mi faceva sentire a posto, protetta e sicura. Ma ora…-

- Ci siamo noi. Noi non ti vogliamo lasciar sola. – era incredibile. Si conoscevano da 24 ore e poco più, ma già si volevano bene come se fossero cresciuti insieme. Era strano, ma sembrava che il Fato avesse predisposto tutto perché accadesse.

Eleanor finì di pettinare i capelli di Hermione. Avevano passato gli ultimi 10 minuti in perfetto silenzio.

- Ecco, come sono venuti, Hermione? – la ragazza si guardò allo specchio.

- Wow, Eleanor, non ero mai riuscita a farli diventare così solo pettinandoli! Come hai fatto? –

- Segreto. – si mise un dito davanti alla bocca chiusa – Ma se vorrai lo farò tutte le sere. –

- No, sarebbe chiedere troppo! –

- Beh, allora facciamo uno scambio: io li pettino a te e tu li pettini a me, ok? –

- Ok! – si diressero verso i letti, si infilarono sotto le coperte e, lasciando una finestrella all’altezza del viso nelle tende del baldacchino, s’addormentarono profondamente.

La notte non fu funestata da incubi o visioni…stavolta. La mattina dopo era tutto così normale che sospettarono non fosse nemmeno vero. Poi arrivò Malfoy con le sue battutine idiote sul gruppetto e i 4 amici capirono che era tutto esattamente come prima. Uscendo da Storia della Magia, che era stata anche più noiosa del solito…

- Hermione, che hai fatto ai capelli? – chiese Ron.

- Me li ha pettinati Eleanor…perché? Che hanno? –

- Sono più lisci e lucidi del solito…ti…ti stanno bene. –

- Grazie. – Ron cominciava a diventar color dei capelli in zona orecchie, mentre Hermione era rosata leggermente sulle guance.

- Secondo te che gli prende? – chiese Eleanor, sottovoce, a Harry.

- Oh, niente…è solo che…- e le raccontò quello che era successo l’anno scorso con Krum.

- Ah, capisco…si piacciono ma sono timidi. –

- Diagnosi esatta e precisa. – risero allegramente, mentre Ron ed Hermione chiacchieravano di chissà cosa (non sentivano quello che dicevano). Consumarono un pasto veloce e poi Hermione fece un annuncio che…li sorprese tutti:

- Devo andare in Biblioteca. –

- Che strano, non ci vai mai! Anzi, è strano che non ti ci sia fiondata ieri! – disse Ron – che devi fare? –

- Una ricerca…niente di importante…-

- Va bene…oggi pomeriggio non abbiamo lezione, che facciamo? – disse Harry

- Io devo aiutare Ginny in Divinazione. – rispose Eleanor – ma non mi impegnerà per più di un paio d’ore al massimo…-

- Anche io sarò irreperibile per un paio d’ore. – aggiunse Hermione.

- E noi che facciamo? – chiese Harry.

- Che ne dici di una partita agli scacchi dei maghi? – propose Ron.

- Sì, e l’ora e cinquanta minuti restanti che vuoi fare? – chiese Harry. Non era mai stato molto bravo con gli scacchi dei maghi. – E se invece giocassimo a Sparaschiocco? –

- Va , qualcosa troveremo! –

- Ecco Ginny. Io vado, ci vediamo più tardi! – strizzò l’occhio ai suoi amici e, presa Ginny, andarono in una delle aule vuote.

Harry e Ron, intanto, si avviarono in Sala Comune. Alla fine, dopo diverse partite di vari giochi si misero a parlare di Quidditch.

Dopo un paio d’ore fecero ritorno le ragazze.

- Ragazzi, andiamo a fare una girata nel parco? – propose Eleanor.

- Sì…andiamo a trovare Hagrid! – disse Hermione.

- Ok! -

I ragazzi uscirono dal castello e si avviarono alla casa di Hagrid, che era vicinissima alla Foresta Proibita. Bussarono forte al portone. Si sentì latrare un cane, dentro e un muovere di sedie e tavoli. Hagrid si stava alzando con la sua solita leggiadria. La porta si aprì davanti ai quattro ragazzi.

- Oh! Siete voi! Entrate! – i ragazzi oltrepassarono l’uscio – Volete del the? – annuirono.

- Allora, come ti trovi, Eleanor? –

- Bene! –

- Oh, meno male…quando Silente mi ha raccontato quello che era successo volevo avere quel tipo sottomano. Ma cambiamo argomento! Allora, come va coi compagni? –

- Beh, con loro – e indicò gli amici intorno a lei – più che bene…ora va meglio anche con i compagni di Grifondoro…però Malfoy…-

- Oh, quello lascialo perdere! È tutto fumo e nient’arrosto! – disse Hagrid. – e tu, Harry? –

- Tutto ok – tralasciò di parlargli della visione del giorno prima, l’avrebbe preoccupato inutilmente. Parlarono del più e del meno, parlarono del Quidditch e delle prossime lezioni di Cura delle Creature Magiche. Al tramonto i 4 amici uscirono dalla casa di Hagrid e tornarono al castello, per cenare. La cena fu tranquilla, nemmeno Malfoy venne a rompere le scatole, e tanto bastò per far andare a dormire sereni i ragazzi.

A Harry, Ron ed Hermione sembrò strano che nonostante fosse già passata una settimana dall’inizio della scuola e ancora non avevano conosciuto l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Al banchetto non avevano fatto molto caso alla sedia vuota al tavolo dei professori a causa dello scompiglio creato dall’arrivo di Eleanor, ma adesso si chiedevano chi sarebbe stato. L’anno prima avevano avuto Alastor “Malocchio” Moody, che poi non era lui, ma Bartemius Crouch Jr che prendeva la storia Polisucco. Speravano che non ci fosse qualcuno come Gilderoy Allock, il loro insegnate del 2° anno, e Harry aveva la sottile speranza che tornasse il professor Remus J. Lupin, forse il migliore che avessero avuto, e che, inoltre, era stato amico di suo padre ed era amico del suo padrino: Sirius Black.

La risposta alla loro domanda arrivò il lunedì mattina, in Sala Grande. Erano stati convocati tutti perché Silente aveva una comunicazione importante.

Il preside entrò nella Sala Grande dalla porta laterale, seguito da una donna. Si misero in piedi davanti al tavolo degl’insegnanti e Silente richiamò la loro attenzione con pochi cenni. La donna accanto a lui era piuttosto giovane, sicuramente meno di 40 anni, e aveva lo sguardo serio e l’espressione un po’ dura.

- Buongiorno a tutti, ragazzi. – cominciò Silente – vi abbiamo convocati perché oggi è arrivata la vostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Lei è Valenta Riley, Ordine di Merlino, Seconda Classe, Auror qualificato. Sarà lei, a finire di presentarsi nelle classi. 

I ragazzi la salutarono con un buongiorno corale. La nuova professoressa era piuttosto alta, poco meno di Silente, aveva corti capelli rossi e occhi grigio-verde. Era magra, ma i muscoli erano piuttosto ben sviluppati. Vestiva con una camicetta verde smeraldo e un paio di pantaloni neri. Squadrò le tavolate a partire da Serpeverde, come a cercare con lo sguardo qualcuno che non trovò. Si fermò qualche secondo in più su Malfoy, che distolse lo sguardo, nervoso, poi scorse su Corvonero e Tassorosso, piuttosto rapidamente. Infine guardò alla tavolata di Grifondoro. Qui, scorrendo, vide prima Harry, e lo fissò negli occhi. Harry ne sostenne lo sguardo. Poi, accanto a lui, vide Eleanor e ne fu leggermente sorpresa. La ragazza ricambiò lo sguardo della professoressa, incuriosita, perché sembrava che lei la conoscesse. Si rivolse a Silente, parlottarono pochi secondi, e poi uscirono, lasciando Sala Grande al parlare concitato dei ragazzi.

- Ordine di Merlino, Seconda Classe? – disse Seamus – chissà cos’ ha fatto per meritarselo. –

- È un’Auror, - disse Dean – probabilmente ha beccato molti Mangiamorte. –

Harry, Ron, Hermione ed Eleanor si guardarono tra loro, poi fecero spallucce e si godettero l’ottima colazione.

- Hermione – chiese Ron – quando abbiamo Difesa contro le Arti Oscure? –

- Domani alla prima ora. – rispose la ragazza consultando l’orario.

- Sono curioso di conoscerla, e poi…non abbiamo mai avuto un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure donna. – dichiarò Ron.

La giornata passò lentamente, più lentamente del solito, a causa dell’aria di attesa. Piton fu più acido del solito, specialmente quando a Neville si rovesciarono per terra le erbe sminuzzate, e fu costretto a raccoglierne ogni singola briciola sotto i commenti sempre più maligni del professore. La Cooman diede fondo al suo repertorio di catastrofi, tutte, stranamente, riguardanti Harry, e quando Eleanor le fece notare che i tarocchi, invece, non erano così male, la professoressa disse:

- Evidentemente, cara, tu non hai l’Occhio sviluppato come il mio! – al che, Eleanor, cui non piaceva che mettessero in discussione cose che sapeva a menadito come la lettura dei tarocchi, disse:

- Professoressa, leggo le carte da quando ho 7 anni, la mano da quando ne ho 9 e la sfera da quando ho compiuto 10 anni. Il mio Occhio interiore è molto sviluppato. E l’ho ereditato da mia madre. – Eleanor aveva leggermente alzato il volume della voce, dandole un’intonazione vagamente marziale. Ma col cognome che si ritrovava la professoressa Cooman non disse niente, assegnò loro pochi compiti sui trionfi maggiori e poi li fece uscire mezzora prima, dicendo di accusare un forte mal di testa.

Usciti dalla torre Nord Ron disse ad Eleanor:

- Sei stata grande, ma perché non lo fai più spesso? – Eleanor si mise a ridere.

A Cura delle Creature Magiche Hagrid diede loro come compito di togliere il pelo della muta alle Lepri Volanti, lavoro di tutto riposo, dato che dovevano solo spazzolarle. I peli, poi, dovevano essere raccolti in un contenitore, così poi Madama Chips avrebbe potuto preparare le sue pozioni e medicine.

Eleanor era pensierosa, mentre iniziava a spazzolare delicatamente il manto della sua Lepre Volante: la nuova insegnante l’aveva guardata in maniera strana.

Harry, mentre si avvicinava con il contenitore, lo notò. Hermione e Ron erano impegnati a recuperare il leprotto che era volato a sgranchirsi le orecchiale.

- Che hai? – chiese a Eleanor.

- No, niente, è solo che le professoressa nuova mi ha guardato in modo strano. –

- L’ho notato. Era sorpresa. La conosci? – Eleanor fece segno di diniego col capo. Harry le porse il barattolo. Le Lepri volanti apprezzavano molto il trattamento: era una specie di massaggio per loro.

- Non credo di conoscerla – riprese Eleanor – però lei mi ha guardato come se mi conoscesse, e come se fosse sorpresa di vedermi al tavolo di Grifondoro. –

- Sì, è vero. –

- Probabilmente si spiegherà tutto domani. – dichiarò Eleanor.

In quel momento Hermione Ron di avvicinarono dopo essere riusciti a riacchiappare la loro lepre volante.

- Uff! Finalmente! – sbuffò Hermione con i capelli tutti arruffati. Ron aveva un po’ di fango sul naso, perché la lepre l’aveva schizzato, e anche i suoi capelli erano tutti arruffati. Erano molto…strani, l’uno vicino all’altra, Ron così alto ed Hermione minuta e mingherlina.

Suonò la campanella e i ragazzi tornarono al castello dopo aver salutato Hagrid. Necessitavano urgentemente di lavarsi.

- Hermione, tu sai qualcosa della nuova professoressa? – chiese Eleanor, una volta in camera.

- Mmm…vediamo. So che è stata una delle migliori Auror, però non molto di più, purtroppo. –

- Ok. – Eleanor era sempre pensierosa, le ricordava qualcuno.

A cena parlarono poco. Ad un tratto s’avvicinarono i gemelli Weasley.

- Harry, dalla settimana prossima cominciamo gli allenamenti di Quidditch, ok? –

- Sì! – a Harry s’illuminarono gli occhi. Il Quidditch era lo sport più famoso del mondo dei maghi. Ed era lo sport preferito da Harry.

- In che ruolo giochi? – gli chiese Eleanor.

- Sono Cercatore. – rispose.

- È il Cercatore più giovane di tutti i tempi: è entrato in squadra al primo anno! – disse Ron, tutto gasato.

- Wow, Harry! Verrò sicuramente a tifare! – Harry arrossì, come sempre quando qualcuno gli faceva un complimento.

La cena passò quasi tutta tranquillamente. E solo quasi, perché verso la fine, poco prima che si alzassero, arrivò una visita sgradita: Malfoy, Tiger e Goyle.

- Potter e Riddle, ma siete ancora vivi tutti e due? Credevo che lei ti avesse già fatto fuori. La figlia del Signore Oscuro insieme al più grande nemico di suo padre…-

- Malfoy, stai diventando noioso. Non sai fare di meglio? O hai paura di offendere troppo Eleanor? –

- Ma sta’ zitta, Granger! Tu, piuttosto, dovresti aver paura a stare con una come lei, anzi con lei! Ti potrebbe maledire di nascosto, e in verità non sarebbe una cattiva idea. –

- Malfoy, sul serio, se devi sparare queste idiozie, sta zitto che fai più bella figura! – disse Ron.

- Weasley, smetti da solo o ti devo pagare? – ribatté con un ghigno. Ron era rosso come i suoi capelli e Hermione già lo tratteneva per un braccio. Harry aveva una gran voglia di prenderlo a pugni, ma non sarebbe stata una grande idea farlo in Sala Grande, così, davanti a tutti.

- Malfoy, vattene! – ringhiò. Eleanor volse gli occhi al cielo. Prese i suoi amici e li spinse via, lontano da Malfoy e dalla sua banda, per tornare in Sala Comune.

Malfoy rimase allibito: in genere era lui ad andarsene per primo.

- Eleanor, che fai? – chiese Ron.

- Non capisco perché vi dobbiate confondere con quel tipo! È un idiota e apre bocca solo per darle fiato! È inutile ficcarsi nei guai per uno come lui. Non gli rispondete e basta, se viene alle mani, difendetevi e nulla più…poi andremo dalla Mc Granitt e vedrà che è l’ora di smetterla! –

- Ma scusa, ci dobbiamo far insultare? – protestò Harry, ancora arrabbiato.

- Harry, se ti senti insultato da un rifiuto come lui, allora rendi offesa alla tua intelligenza! – rispose Eleanor. – Bada bene, non mi piace essere chiamata continuamente “Figlia del Signore Oscuro” e sentirlo dire che sarei capace di uccidervi, sapendo che non è vero, ma è inutile impelagarsi in una rissa. Tanto vale non dargli soddisfazione! –

Arrivati in Sala Comune, però, la discussione si era già spenta e, mentre Hermione stava facendo i compiti di Aritmanzia, Harry, Ron e Eleanor facevano quelli di Divinazione.

- Non capisco perché ti piaccia tanto Divinazione, Eleanor…è così…aleatoria. – disse Hermione.

- Vedi Hermione, Divinazione non è materia che si possa studiare solo sui libri: è frutto di studio, certo, ma anche di esercizio costante. E un po’ di predisposizione non guasta. Io ho ereditato da mia madre la capacità di vedere il futuro, a sprazzi, e la volontà di approfondire le visioni che ho spesso mi ha spinto a studiare molto. Comunque hai ragione, è molto inesatta, e bisogna stare attenti ad interpretare bene i segni. E comunque, dice bene la professoressa Mc Granitt quando dice che i veri veggenti sono pochi. E la Cooman lo è solo di rado. Purtroppo. – aggiunse – Mia madre si sbagliava di rado, e così anche io, anche se non sono abile come lo era lei. -

Hermione sorrise all’amica. Lei non amava Divinazione, ma era anche vero che la Cooman non era un gran che come insegnante.

Andarono a dormire  assonnati dopo aver finito i compiti di Storia della Magia.

Al mattino Eleanor si svegliò con un senso di…ansia. Forse avrebbe capito perché la professoressa di Difesa contro le Arti Oscure l’aveva guardata in quel modo.

Fecero colazione in tutta fretta e poi si ritrovarono con tutta la classe di Grifondoro davanti alla porta della classe. Entrarono quasi con circospezione, guardandosi intorno, e si misero ai banchi. Eleanor, Harry, Ron ed Hermione si sistemarono in prima fila. La professoressa era alla cattedra, stava consultando il registro e intanto scriveva qualcosa sul quaderno. All’interno del braccio destro c’era un sostegno e la sua bacchetta, una bacchetta corta, molto lucida, anche se il manico era visibilmente consunto dall’uso. Quando tutti i ragazzi si furono seduti, la professoressa sollevo la testa e si alzò di scatto, facendo indietreggiare la sedia e sussultare gli alunni.

- Buongiorno. – disse con voce decisa.

- B…Buongiorno. – balbettarono malamente gli altri. La professoressa scorse la classe con lo sguardo, cercando qualcuno, quasi. Si fermò in prima fila e vide Harry. Gli occhi verdi del ragazzo fissarono quelli verde-grigio della professoressa per qualche attimo. Poi la professoressa, visto che il ragazzo sosteneva il suo sguardo senza tremori, si spostò a guardare Eleanor. Gli occhi blu della ragazza sostennero quasi a fatica lo sguardo indagatore e inquisitore dell’insegnante.

- Io mi chiamo Valenta Riley, ho 34 anni e sono un’Auror da 16. Sono stata apprendista di Alastor Moody, quello vero, e ho catturato molti Mangiamorte sia da sola sia con lui. Ma non è questo che vi devo insegnare, con me saprete come difendervi contro i seguaci di Voldemort – tutta la classe tranne Harry e Eleanor tremò, mentre la professoressa pronunciava la parola e fissava insistentemente Eleanor – e contro le creature più spaventose che abitano il nostro mondo. – guardava Eleanor con uno sguardo che non era duro, ma strano, come se stesse indagando nell’indole più profonda della ragazza. Cominciò a passare tra i banchi e ad un tratto si fermò davanti a Lavanda Brown.

- Tu, alzati in piedi e dì il tuo nome. –

Lavanda si alzò timorosa.

- La…Lavanda Brown. – disse.

- Come si sconfigge un Molliccio? –

- Con…con la formula Riddikulus. –

- Bene. – proseguì – Tu. –

- Seamus Finnigan. – disse il ragazzo alzandosi in piedi.

- Come si fanno riprendere i sensi ad uno schiantato? –

- Con la formula Innerva. – rispose. –

- Ok… Avanti tu. – disse fermandosi di fronte ad Hermione, in prima fila.

- Hermione Granger. – la ragazza guardò la professoressa negli occhi.

- Dimmi, come si riconosce un lupo mannaro? –

Hermione sciorinò tutto quel che sapeva (e non era poco!)

- Mmm e come lo si neutralizza? –

- O uccidendolo con un oggetto d’argento o lo si neutralizza con una pozione di nuova produzione che ne assopisce la furia. –

- Molto bene, molto bene, complimenti signorina Granger. Tu. –

Neville si alzò lentamente e piuttosto goffamente.

- Ne…Neville Paciock. –

- Paciock? – Il ragazzo annuì. – bene…cosa fa un molliccio? –

- Pre…prende le…sembianze di ciò che…ci spaventa di più. –

- Ok. Avanti, tu. – Ron si alzò

- Ronald Weasley. –

- Dimmi, qual è la maledizione che piega la volontà della persona? –

- L’Imperius. –

- Bene. Tu. – e finalmente indicò Harry.

- Harry Potter. – disse alzandosi e fissando anche lui l’insegnante negli occhi.

- Mmm…Potter, eh…Il professor Lupin mi ha detto che sei capace di produrre un Patronus, posso chiederti di farcelo vedere? –

- Sì, ma non so se posso farlo senza un Dissennatore davanti…-

- Non te ne preoccupare, fallo. –

- Expecto Patronum! – disse Harry, e una nebbia argentea fuoriuscì dalla bacchetta, prendendo la forma di un cervo. A Harry si strinse il cuore, e poi gli venne da ripensare a quello che era successo l’estate prima, allo scontro con Voldemort.

- Benissimo, Potter. Avanti tu. – disse, infine, indicando Eleanor. La ragazza si alzò decisa in piedi e affrontò lo sguardo inquisitore dell’insegnante per la seconda volta. Strinse forte la bacchetta nelle mani.

- Eleanor Caroline Riddle. –

- Riddle…- disse, nient’affatto sorpresa – la figlia di Tom Riddle. –

- Sì. – rispose Eleanor con voce rigida.

- Bene, dimmi le 3 Maledizioni Senza Perdono. –

- L’Imperius, la Cruciatus e…-

- E? Dillo. –

- L’Avada Kedavra. – disse sottovoce.

- A voce più alta. – Harry non capiva perché la stesse incalzando così. Vide che Eleanor aveva lasciato di scatto la bacchetta magica, che fino ad allora aveva stretta con tutte le sue forze.

- L’Avada Kedavra! – disse, poi.

- Perché l’hai detto così piano? E poi perché hai lasciato la bacchetta? Anche se la pronunciassi con la bacchetta in mano non avrebbe effetto. – disse sottovoce alla ragazza, anche se Harry, Ron ed Hermione sentirono chiaramente.

- Per me non è così…se pronuncio l’Avada Kedavra con la bacchetta magica in mano rischio…di lanciarla davvero. – rispose sottovoce.

- La sai lanciare? – le chiese.

- Non è questione di saperla lanciare. – rispose Eleanor – con il sangue che ho nelle vene sarebbe anche troppo facile. – stava quasi per piangere. Harry le prese una mano sul banco, per tranquillizzarla.

- Bene. – l’ora suonò in quel momento, con gran sollievo di Eleanor che non reggeva più la tensione.

- Paciock – disse la professoressa – ti dispiacerebbe rimanere qualche minuto? Granger, puoi avvertire tu il professore di questa ora? –

- Certamente, professoressa Riley. –

- Bene. Potete andare. –

I 4 ragazzi uscirono insieme.

- Non riesco a capire che tipo è. Non riesco proprio ad inquadrarla. – disse Hermione.

- Mi sono sentita come sul banco degli imputati. – disse Eleanor.

- Non ha logica il suo comportamento. –

- Eleanor, davvero puoi fare tutte quelle formule? – chiese Ron, come al solito privo di qualsiasi tatto.

- Sì…sapete com’è…il sangue…accidenti a questo sangue! – esclamò.

- Andiamo, ragazzi, altrimenti faremo tardi a Trasfigurazione. – disse Harry.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Il Padre ***


Capitolo 4

Il Padre.

 

Le lezioni della professoressa Riley si erano rivelate impegnative (anche perché quell’anno i ragazzi avevano il G.U.F.O.) ma piene di soddisfazioni. Impararono a difendersi da diverse Maledizioni, anche di quelle piuttosto inquietanti, e la Professoressa non mancò mai di ricompensarli quando effettuavano bene un lavoro. Non guardava più Eleanor con quello sguardo quasi accusatore, anzi, la esortava a fare sempre del suo meglio. Alla ragazza stava anche simpatica, dopo aver superato il primo incontro.

Intanto era già il 31 di ottobre. Halloween. Il tempo era passato in fretta. Eleanor, Harry, Ron ed Hermione stavano scendendo verso la Sala Grande, per partecipare al banchetto.

Sala Grande era addobbata grandiosamente, come tutti gli anni. Le zucche giganti di Hagrid troneggiavano negli angoli e quelle un po’ più piccole erano sospese in aria, con dentro le candele, rappresentando l’unica illuminazione della sala. Lungo le pareti erano attaccati centinaia di pipistrelli che ogni tanto volavano da un lato all’altro, scambiandosi di posto e creando un’atmosfera abbastanza terrificante (per un qualunque Babbano che fosse passato di lì…)

A cena, al banchetto trionfale di tutti gli Halloween, i 4 ragazzi si divertirono molto. Il succo di Zucca Gelato e le diverse portate rinfrancarono animi e stomaci (stomaci, stomaci, soprattutto quelli! NdComy^^) e poi, dopo cena, in Sala Comune, i ragazzi risero un sacco agli scherzi dei gemelli Weasley. Sul tardi:

- Yawn! Ragazzi, io me ne vado a letto! – dichiarò Eleanor.

- Aspetta, vengo anch’io. – disse Hermione, imitandola.

- Buonanotte, ragazze. – disse Harry. – Ehi, Ron è meglio se andiamo a dormire anche noi, non credi? –

- Eh? Cosa? Krum? Dove? – borbottò Ron risvegliandosi dal suo stato semicomatoso sopra il tavolo – Ah, sì…andiamo a dormire. – cominciarono a raccogliere tutto, mentre le ragazze ridacchiavano salendo le scale. Mezz’ora dopo, tutti e 4 nei loro letti, si addormentarono al volo. Gli unici rumori che si sentivano erano i respiri tranquilli in camera delle ragazze e il russare pacioso di Neville in camera dei ragazzi, come tutte le sere.

Intanto, in un luogo lontano, dentro una vecchia casa, ormai diroccata, a Little Hangleton, un uomo alto, magro e dinoccolato, con le membra cadaveriche da quanto erano pallide, era seduto su una poltrona. Il viso sottile e serpentino era fermo in un’espressione di concentrazione. Gli occhi schiusi, all’improvviso, si aprirono, rivelando due braci rosse. Un altro uomo, magro e basso, con una mano d’argento, tremava in un angolo, mentre un gigantesco serpente stava avviluppato attorno alla poltrona. Ad un tratto l’uomo seduto parlò. Una voce gelida, strisciante e bassa risuonò nell’aria:

- Codaliscia, portami una coppa vuota. –

- Sì, sì mio Signore. – Codaliscia prese una coppa ormai nera e la porse, con la mano ormai tremante, all’uomo.

- Passami quel pugnale, Codaliscia. – il servo gli porse anche un lungo pugnale che, a contrasto con la coppa nera, scintillava metallico. L’uomo, che una volta si chiamava Tom Orvoloson Riddle, si ferì il dito col pugnale acuminato e fece scendere 9 gocce di sangue nella coppa. Poi, sibilando, disse:

- Nagini, mi serve il tuo veleno. – il serpente si mosse e, sviluppandosi, s’avvicinò a Voldemort. Il mago prese una stilla di veleno dal serpente e lo mescolò al sangue, poi, con la bacchetta, mescolo i due liquidi. Sussurrò qualcosa. Poi si immerse di nuovo nella profonda concentrazione, a occhi chiusi. A voce alta disse:

- Figlia! Vieni da me! –

Intanto, nel dormitorio femminile della torre di Grifondoro, Eleanor si stava rivoltando nel letto in preda ad un sonno agitato. Luci e ombre si muovevano nella sua mente, spaventandola. Un’ombra, più nitida delle altre, aveva una forma familiare e la chiamava. Ad un tratto s’alzò di scatto. Il frusciò delle coperte richiamò l’attenzione del gattone fulvo che dormiva sul letto di Hermione il quale, svegliandosi, affondò le unghie nel suo braccio e la svegliò.

- Mmm…Grattastinchi, che fai? – disse, scostando la “belva” dal letto. Le tende del suo letto erano leggermente scostate e vide Eleanor alzata. – Eleanor, che c’è? – chiese. Ma la ragazza non rispose. – Eleanor? – Eleanor uscì dalla stanza. Hermione s’alzò dal letto infilando la vestaglia e la seguì, prendendo la bacchetta. Eleanor camminava come in trance, lentamente, ma era come se sapesse dove doveva andare. Grattastinchi scivolò accanto a Hermione e lei corse a prendere carta e penna, per scrivere un biglietto.

- Grattastinchi, porta questo a Harry, hai capito? A Harry! –

Il gattone fulvo salì rapidamente per le scale e s’infilò nella camera dei ragazzi. Montò sul letto di Harry e cominciò a miagolare, prima, e poi a camminargli sul corpo. Finalmente Harry aprì gli occhi (Grattastinchi gli stava camminando sullo stomaco!).

- Grattastichi? Che ci fai qui? Che porti? – vide che il gatto aveva qualcosa infilato nel collare. Prese il biglietto, si infilò gli occhiali e lo lesse:

“ Eleanor si sta comportando in maniera strana: è come se fosse in trance. Sta uscendo: venite! “ la grafia era palesemente quella di Hermione.

Si alzò dal letto e, infilata la vestaglia, andò a svegliare Ron.

- Ron…Ron….RON! – il ragazzo coi capelli rossi sussultò, svegliandosi.

- Che c’è? –

- Leggi qua? – gli porse il bigliettino e Ron lo lesse. – Alzati, su! Hermione ci aspetta. – anche Ron si infilò la vestaglia ed entrambi presero le bacchette (non si sa mai). Scesero. Videro la porta di Sala Comune chiudersi dietro a quella che riconobbero per Hermione. S’affrettarono dietro di lei e la raggiunsero.

- Hermione? Che succede? – le chiesero – che ha Eleanor? –

- Non lo so…si è alzata e senza dire una parola è uscita. Che sia sonnambula? –

- Seguiamola, potrebbe farsi male – disse Ron. Hermione ed Harry annuirono. Le si avvicinarono.

- Eleanor? – disse Hermione. Ma la ragazza non rispose, anzi, proseguì senza dar segno d’aver udito. I tre amici si guardarono.

- Forse dovremmo chiamare uno dei professori…- propose Hermione.

- E se poi è solo sonnambula? Che figura ci facciamo? – obbiettò Ron.

- Allora facciamo così: intanto la seguiamo, poi al massimo chiamiamo i prof, Ok? – disse Hermione.

- Va bene, ma non perdiamola di vista. – disse Harry. Eleanor stava addirittura uscendo dalla scuola. Harry, Ron ed Hermione la seguirono.

- Ci ficcheremo nei guai. – disse, preoccupata, Hermione.

- Ma se poi lei si fa male? – disse Harry.

- Allora, andiamo? Guardate dove sta andando! – fece notare loro Ron. Eleanor, infatti, si stava dirigendo verso la parte più scura e folta della Foresta Proibita. Al limitare Eleanor si mise a correre. Harry, Hermione e Ron ebbero un’esitazione. Non era prudente avventurarsi da soli, di notte nella foresta, ma non potevano lasciare Eleanor da sola. Perciò si gettarono al suo inseguimento. Nel cielo splendeva una Luna quasi piena i cui raggi lanciavano ombre inquietanti passando tra i rami degli alberi. Eleanor si fermò nel bel mezzo di una radura, dove una specie di traccia, su una roccia che affiorava dal terreno, formava un serpente.

- Eleanor? – Harry s’avvicinò e le posò una mano sulla spalla. Fu come essere trasportati da una Passaporta, solo che il corpo non si mosse. Si trovò per un attimo davanti a Voldemort, seduto in poltrona, con una coppa nera in mano che diceva

- Brava, figliola, brava – e poi tornò nel suo corpo, indietreggiando.

Guardando in avanti i tre ragazzi videro che davanti a loro c’era una…proiezione di Voldemort. Eleanor si riscosse all’improvviso e rabbrividì quando vide davanti a sé:

- Pa…padre. –

- Eleanor! – disse l’uomo con voce melliflua. A Harry bruciava tremendamente la cicatrice. Sembrava, però, che Voldemort non vedesse gli altri tre ragazzi.

Eleanor sembrò riprendersi un po’.

- Cosa vuoi? –

- Ma come, un padre non può voler vedere la sua figlioletta? –

- Non tu! Tu hai sempre uno scopo! Come hai fatto a portarmi qui? –

- Beh, il legame di sangue è molto forte. E tu sei mia figlia…-

- Sarebbe stato meglio non essere nata! .-

- Tut tut…non devi dire queste cose. –

- Che vuoi? –

- Voglio che tu mi obbedisca come le brave figlie obbediscono ai padri. –

- Non sono una brava figlia! –

- E invece lo sarai….devi uccidere Harry Potter. – Hermione e Ron erano pietrificati, mentre lo sguardo di Harry non faceva altro che andare da Voldemort a Eleanor e viceversa.

- Non lo farò mai! –

- Tu sei mia figlia! –

- Non sono solo tua figlia! –

- E di chi? Di quella Babbanofila di tua madre? Quella povera stupida non si è nemmeno saputa liberare dell’Imperius che le avevo apposto! Tu sei più figlia mia che sua! –

- No! Mia madre era molto forte! E dolce, non era come te! –

- Tua madre era un’inetta, che non immaginava nemmeno perché avessi voluto lei! –

- Allora dimmelo tu, perché hai voluto lei? –

- Perché un discendente di Lord Voldemort e di Caroline Lauriel Silente sarebbe stata sicuramente potentissimo! –

Harry, Hermione e Ron rimasero di sale alla notizia. Non avevano più chiesto a Eleanor notizie della madre e tanto meno ne conoscevano il nome. E adesso veniva fuori che era addirittura parente di Silente!

- Eleanor, mia cara, ingenua ragazza. Lo sai che il mio potere è maggiore di quello di chiunque altro! E che altro poteva nascere da me e da una donna di sangue così puro? Il mago o la strega perfetti! Tu sei una mia creazione. Sarei venuto a prenderti subito dopo aver fatto fuori i Potter, ma quel moccioso frenò il mio piano di conquista! Ironia della sorte, a causa sua sono caduto, per mezzo del suo stesso sangue sono tornato! AHAHAH – una risata stridula riempì l’aria. A Harry, oltre che bruciare la cicatrice, ribolliva il sangue nelle vene.

- Tu non mi avrai mai dalla tua parte, padre! Non fosse che mia madre mi ha detto che devo vivere, mi sarei già data a madama Morte! E invece, per amor suo, vivo! E per amor suo ti combatterò con tutte le mie forze! –

- Cambierai presto idea…altrimenti te la farò cambiare io! Il mio sangue chiama il mio sangue! – e in un’ennesima risata la visione scomparve.

A Eleanor, che fino ad allora era rimasta stoicamente in piedi, si piegarono le ginocchia e cadde per terra, piangendo, in preda ad un tremito convulso. I lunghi capelli neri e bianchi rilucevano spettralmente alla luce pallida della Luna, e la facevano sembrare quasi uno spirito.

Harry si riscosse e le si avvicinò. Si piegò accanto a lei.

- Eleanor? – sussurrò il ragazzo, mettendole una mano sulla spalla. Eleanor sollevò il viso rigato di lacrime. Vide il ragazzo, l’amico, e gli si gettò sul petto.

- Lo sapevo che non dovevo venire! Appena morta mia madre avrei fatto bene a seguirla! E invece sono qui e siete tutti in pericolo a causa mia, perché mi avete tra i piedi! – Harry non sapeva che dire. La consolò ricambiando l’abbraccio, poi, dopo aver inghiottito un paio di volte a vuoto, disse, con voce roca:

- Non…non dire così…non è vero, non ci sei tra i piedi! – non riuscì a dire niente di più sensato…Finalmente anche Hermione e Ron si riscossero e si avvicinarono ai loro amici.

- Eleanor, – disse Ron – Harry ha ragione: non sei un pericolo per noi e noi saremo tuoi amici qualunque cosa accada! –

- Non devi dire più che non vuoi vivere! Mai più! – le disse Hermione, abbracciandola. – sei stata coraggiosa, hai affrontato tuo padre con fermezza! –

- Grazie…- disse lei, riprendendosi un po’ e asciugandosi le lacrime – scusatemi, ragazzi. Ma…dove siamo finiti? – chiese, guardandosi finalmente attorno.

- Ti sei mossa mentre eri in trance e ora siamo in una radura della Foresta Proibita. – rispose Hermione. – e a proposito: sarà bene tornare al castello. E senza farci scoprire. Poi domattina andremo filati da Silente. –

Il quartetto riuscì ad alzarsi da terra, e, reggendo un po’ Eleanor che non stava tanto bene, e tenendosi tutti per mano (la Foresta Proibita dà strizza! NdComy^^) tornarono al castello. All’entrata li aspettava una sorpresa sgradita. Lavanda Brown e Calì Patil si erano svegliate e, avendo visto che non c’erano né Hermione né Eleanor, preoccupate, avevano avvertito la professoressa Mc Granitt, la quale, dopo aver perlustrato da sola tutto l’edificio, li aspettava sul portone, con la sua vestaglia scozzese indosso.

- Potter, Weasley, Granger, Riddle, seguitemi nel mio ufficio immediatamente. – disse con voce severa senza nemmeno guardarli. I ragazzi sapevano che era furiosa, le sue labbra erano livide anche mentre parlava, e la seguirono senza fiatare. Quando furono nell’ufficio, la professoressa Mc Granitt si mise dietro la scrivania e fece sedere i ragazzi sulle poltroncine davanti ad essa.

- Non dovrei nemmeno ascoltare quello che avete da dire: dovrei togliere 50 punti ciascuno a Grifondoro o, peggio, espellervi. Ma voglio sentire cosa avete da dire a vostra discolpa. – non aveva urlato, ma era peggio che se l’avesse fatto. La sua voce tradiva una profonda delusione. Finalmente abbassò gli occhi sui ragazzi. Harry si sfregava la cicatrice di tanto in tanto e Eleanor aveva la faccia stravolta e gli occhi rossi di pianto. Fu comunque lei a parlare. In un fiato raccontò l’accaduto, il succo della conversazione, e poi Hermione completò con la spiegazione del perché l’avevano seguita.

Via via che il racconto prendeva forma, il viso della professoressa Mc Granitt passava dalla rabbia furiosa e silenziosa allo stupore, allo sbigottimento più totale di fronte all’accaduto. Eleanor, intanto che Hermione parlava, s’era accasciata sulla poltroncina e aveva il volto basso.

- Ra…ragazzi…non……domattina andrete a raccontare tutto a Silente, intanto. Poi non vi punirò: è evidente che la cosa non é dipesa da voi. – mentre diceva quest’ultima frase aveva, nella voce, oltre che la comprensibile preoccupazione anche un pizzico di sollievo, per non averli dovuti espellere…

- Avevamo già deciso di andare dal professor Silente. – disse Harry.

- Bene. Ora andate a dormire. Anzi, è meglio che vi accompagni io stessa alla Torre. -

Harry, Hermione, Ron e Eleanor rivolsero uno sguardo di gratitudine alla professoressa. Harry aiutò Eleanor a rialzarsi, e il gruppo s’incamminò verso la Torre di Grifondoro. La professoressa Mc Granitt li lasciò davanti alla porta della Sala Comune.

I 4 tornarono nelle rispettive camere.

Eleanor si mise sul letto, credendo di non riuscire più a dormire per la massa di cose che erano successe, ma era tanta la stanchezza e tanta era stata la tensione, che poggiò la testa sul cuscino e sprofondò in un sonno senza sogni.

Harry era ancora stupito e arrabbiato. Lo agitavano una mistura di sentimenti, ricordi, una tale carica di adrenalina nel sangue che non poteva certo dormire. Nemmeno Ron vi riusciva, e tanto meno Hermione. I due ragazzi scesero in Sala Comune e vi trovarono Hermione che stava ravvivando il fuoco.

- Non riuscite a dormire nemmeno voi? – chiese, avendoli sentiti scendere.

- No. – rispose Harry. – Eleanor come sta? –

- Dorme. È sprofondata in un sonno profondo, spero per lei senza sogni. Almeno riposerà un po’. – si sedette stancamente sul soffice tappeto davanti al camino. Harry si mise a sedere sulla sua poltrona preferita e Ron si sistemò sul tappeto accanto a Hermione.

Per un tempo che sembrò loro interminabile, rimasero in silenzio, a fissare le fiamme ora guizzanti nel focolare. Poi fu Ron, che non ne poteva più, a rompere il silenzio.

- Credete che Voi-Sapete-Chi tornerà? –

- Ron…è logico…vuole Eleanor e vuole eliminare Harry – rispose Hermione – per me è solo questione di tempo prima che si rifaccia vivo. –

- Sono d’accordo con Hermione. – dichiarò Harry, stranamente freddo.

- Ma…qui ad Hogwarts…c’è Silente, non oserà. – era chiaro che Ron cercava qualunque scusa per avere un conforto…per non dover accettare l’idea.

- Non lo so, Ron…è riuscito a proiettare la sua immagine nella Foresta proibita…Silente è senza dubbio potentissimo, ma Voi-Sapete-Chi, da quand’è tornato…- disse Hermione.

- Lo so. – Ron si rassegnò – Harry che vuoi fare? –

- In che senso? –

- Per tutto…Tu-Sai-Chi, Eleanor…insomma, tutto. –

- Con Eleanor esattamente come è stato finora – Hermione annuì energicamente – e con Vol…Voi-Sapete-Chi…beh, come sempre: aspettiamo. –

- Già…come sempre. Insomma, come tutti gli altri anni…-

- Sì. – i 3 ragazzi rimasero in Sala Comune per poco altro tempo, fissando il fuoco che guizzava nel camino. Hermione pensava a come giustificarsi con Lavanda e Calì, Ron tentava di non pensare alla visione della nottata, ma non ci riusciva molto bene. Harry aveva lo sguardo perso nelle fiamme, che scintillavano, riflesse nei suoi occhi verdi, di strani toni freddi, come se non fossero nemmeno reali.

- Harry, pensi di avvertire Sirius? – chiese Hermione, come se se ne fosse ricordata allora.

- Non lo so…ho paura che si fiondi direttamente qui, col rischio di venir preso…e poi lui e Lupin stanno organizzando la resistenza a Voldemort. – rispose senza pensarci troppo, e infatti i due amici sussultarono. – Oh, scusate. –

- No, niente. Forse è meglio se parliamo anche di questo a Silente, domani. – disse Hermione – anzi, oggi, visto che sono le 2 passate. Ora è meglio se andiamo a dormire, almeno qualche ora. – propose la ragazza.

- Sì, è meglio. Ora che mi sono calmato mi sta venendo sonno. – dichiarò Ron. – Tu che fai, Harry? –

- Tu vai, ti raggiungo tra poco. –

- Ok. Non stare troppo. –

- Va bene. – Hermione e Ron tornarono a dormire. Harry si alzò dalla poltrona e riattizzò un poco il fuoco. Le fiamme ripresero forza. Harry rimase in piedi a guardarle. Era molto cresciuto nell’ultimo anno. Sul braccio sinistro aveva ancora la cicatrice nel punto dove Minus gli aveva piantato il pugnale per prendergli il sangue, per il risveglio di Voldemort. Eleanor figlia di Voldemort e parente di Silente…la cosa si faceva complicata, oltre che misteriosa. Alla fine decise che avrebbe dovuto dormire qualche ora. Salì in dormitorio, chiuse le tende, si ficcò sotto le coperte e chiuse gli occhi. Ma non dormì per diverso tempo ancora.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Lezioni di Volo e Ire Represse ***


Capitolo 5

Lezioni di volo e ire represse

 

Harry stava sognando che c’era un terremoto, quando, socchiudendo gli occhi, scoprì che non era una scossa tellurica, bensì Ron che lo stava scuotendo.

- Harry, svegliati! Dobbiamo andare da Silente. –

- Eh? Che? Che succede? Il terremoto? – era ancora mezzo addormentato (eufemismo…NdComy^^)

- Harry! Sveglia! – sentì gridare 3 voci. Finalmente si decise ad aprire gli occhi e non a fare solo finta. Le tende del suo letto erano state tirate, il sole entrava prepotentemente dalla finestra, e attorno a se intravide indistintamente 3 sagome. Inforcò gli occhiali e la chiazza rossa che era Ron prese finalmente i suoi contorni. C’erano anche le ragazze, perché Ron, non riuscendo svegliarlo, le aveva chiamate a dargli man forte. Dean, Seamus e Neville erano già andati via: infatti erano circa le 10 del mattino.

- Che ore sono? – chiese sbadigliando.

- Le 10…se tu ti alzassi potremmo anche andare a parlare con Silente. – disse Hermione.

Harry si stropicciò gli occhi, sotto gli occhiali.

- Perché dovremmo…- e solo allora tutti i ricordi della nottata lo investirono come un Bolide a tutta velocità. – Ok…se uscite, mi cambio. – disse, guardando le ragazze e arrossendo. Eleanor diventò un pizzichino rossa (cosa che non si notò molto, dato che era ancora pallida) ed entrambe uscirono dalla stanza.

- Ti aspetto fuori, ok? – disse Ron.

- Ok. – anche Ron uscì. Harry si cambiò in tutta fretta. Scese in Sala Comune, e Eleanor gli fece notare che…aveva infilato la divisa al rovescio. Se la raddrizzò e uscirono.

- Harry, non fai colazione? – gli chiese Ron.

- Mangerò dopo. Se avrò voglia…mi sento lo stomaco chiuso. Andiamo dalla professoressa Mc Granitt? –

- Sì…ci accompagnerà lei da Silente. Ci ha detto stamani, mentre tu ancora dormivi, che ci avrebbe ricevuto prima delle 11. – rispose Hermione. Arrivarono all’ufficio della professoressa di Trasfigurazione e bussarono. Una voce dall’interno disse loro di entrare.

- Ah, salve ragazzi. – disse gravemente la professoressa Mc Granitt, vedendoli – vi accompagnò subito da Silente. – si alzò dalla sedia della scrivania e uscirono tutti e cinque.

- State bene, ora? – chiese agli studenti.

- Meglio, grazie. Ci spiace di non aver avvertito, ma non ce n’è stato il tempo. – disse Hermione.

- Lo so, signorina Granger, lo so. –

Arrivarono velocemente davanti al Gargoyle che fungeva da ingresso allo studio di Silente.

- Caramelle Mou. – era la parola d’ordine. Salirono le scale che portavano nello studio e bussarono alla porta.

- Avanti! – disse una voce allegra dall’interno. La professoressa Mc Granitt aprì la porta.

- Albus, sono qui con Potter, Weasley, Granger e Riddle. –

- Ah, sì…sì…entrate. – si era impensierito. Mentre i 4 ragazzi entravano sentirono un canto alla loro destra: Fanny. Harry la salutò con un cenno della testa, dopo aver salutato Silente.

- Bene, ragazzi. Minerva mi ha detto che stanotte è successa una cosa grave. Però già qui ad Halloween…in genere aspettavate primavera. – faceva il possibile per alleggerire il tono.

- Sì, professore. – cominciò Hermione. Poi raccontarono, a turno, tutta la storia. Harry si tenne un paio di domande da porre a Silente.

- Ah…brutto affare – durante la narrazione Silente aveva più volte corrugato la fronte. Guardò Harry, che lo fissava interrogativo.

- Sì, Harry, Eleanor è mia parente. Sua madre era la figlia di mio fratello Carolus. Lo sapevo, naturalmente. Ma ho pensato che il suo cognome fosse già abbastanza pesante senza che si sapesse che era anche la mia bis nipote. –

- Professor Silente. – disse Hermione – però come ha fatto Lei-Sa-Chi a proiettarsi qui dentro? –

- Non avete notato niente di strano nella radura dove eravate? –

- Veramente sì – disse Hermione, che come al solito osservava tutto attentamente quasi senza accorgersene. – in terra si intravedeva un serpente inciso. –

- Perché quello era uno dei luoghi favoriti da Salazar Serpeverde. Ora, sia Voldemort che Eleanor hanno quel sangue e ciò ha creato un canale. Ma siccome a Hogwarts non ci si può Materializzare, allora si è solo proiettato. – I ragazzi rimasero stupiti.

Silente li congedò, dopo aver risposto ad altre domande. Eleanor non sapeva più che pensare, non sapeva cosa fare: se suo padre l’aveva chiamata una volta era possibilissimo che ci avrebbe riprovato. Misurava Sala Comune, dove erano tornate lei e Hermione, mentre Harry saliva in Gufiera a mandare una lettera a Sirius e Ron lo accompagnava, a grandi passi, osservata da un’Hermione molto perplessa.

- Eleanor, siediti! Consumerai il pavimento a forza di fare avanti e indietro! – disse. Eleanor la guardò con un sorriso triste in viso.

- Sono troppo nervosa, camminare mi aiuta. – rispose.

- Sì, ma farai andare me in paranoia. Almeno andiamo in giardino, Harry e Ron non tarderanno. – e infatti, in quel momento, i due entravano dalla porta.

- Ron, Harry, vi va di uscire? – chiese Hermione.

- Ma sì, perché no? – rispose Ron.

Per sicurezza – e non si sentivano molto sicuri – portarono con loro le bacchette magiche.

Passeggiavano in silenzio vicino al lago, nessuno di loro, dopo essere stato nell’ufficio di Silente aveva molta voglia di parlare.

Eleanor s’era seduta all’ombra di uno degli alberi, la schiena appoggiata al tronco, la testa voltata in alto con gli occhi chiusi, pensierosa. Ron stava tirando dei sassi nell’acqua per farli rimbalzare ed Hermione giocherellava con uno dei tentacoli della piovra gigante, accarezzandoli.

Harry si mise accanto ad Eleanor, facendola sobbalzare.

- Sei tu. – disse rimettendosi nella posizione di prima – mi hai fatto paura. –

- Scusa. –

- No, sono io che sono nervosa e con i nervi a fior di pelle. –

- Eleanor, posso chiederti una cosa? – disse Harry.

- Spara. –

- Tu sapevi che tua madre era la nipote di Silente? – Eleanor fece segno di diniego.

- No, sapevo che eravamo parenti, ma non che fosse la figlia di suo fratello. Perché? –

- No, così. Parli così poco di tua madre. Anche se…, insomma, posso comprenderne il perché. –

- È un ricordo ancora fresco, che mi fa soffrire molto. E non ne posso più di soffrire. –

Hermione si avvicinò agli amici.

- Non possiamo rimanere in queste condizioni! – disse – oltretutto sabato hai l’incontro di Quidditch, Harry. E poi dobbiamo andare avanti…è inutile rimuginare. –

Hermione stava tentando di scuoterli - e di scuotere se stessa - dal senso di torpore e impotenza che li aveva avvolti la notte passata. Al che sopraggiunse Ron che chiese:

- Eleanor, hai mai volato? –

- No. – rispose – ma mi piacerebbe provare. –

- Allora andiamo. – disse Harry. – ti insegnerò io. E poi ci faremo un giretto. –

Si alzarono e andarono dalla professoressa Bumb a chiedere il permesso di usare i manici di scopa. La professoressa diede loro l’autorizzazione. Harry prese la Firebolt e scelse altre 3 scope che non fossero proprio malaccio, e poi si recarono al campo di Quidditch, vuoto.

Si misero in mezzo, e Harry disse a Eleanor:

- Posa la scopa a terra e mettiti alla sua sinistra. Poi tendi la mano destra e dì “Su” –

- SU. – disse Eleanor, e la scopa le saltò subito in mano, con fremito.

- Bene! Adesso sali a cavalcioni e prendila così. – e le mostrò la corretta impugnatura. Eleanor la assunse quasi subito.

- Perfetto. Adesso datti una bella spinta con i piedi. Così, guarda me. – Harry prese il volo e mostrò ad Eleanor uno dei suoi migliori giri della morte seguito da una picchiata perfetta.

- Non devi fare proprio così! Basterà che tu fluttui. – le disse, vedendo la sua faccia allibita.

Hermione traballava un po’, ma le la cavava. E comunque accanto a lei c’era Ron a badare che non cadesse. Eleanor si librò un aria, sentendo il vento scompigliarle i capelli, e i pensieri andarsene, portati via da quello stesso vento. Vide, anzi, intravista Harry filare a tutta velocità con la sua Firebolt. Quando Harry staccò i piedi da terra, fu per lui come se avesse lasciato laggiù anche tutti i suoi problemi, volava come se fosse dotato di ali, come se non fosse un essere umano, ma un volatile.

- Harry, aspettaci! – gridò Ron. Harry si voltò verso la voce, e s’accorse che i suoi amici erano diventati…minuscoli puntini sotto di lui. Calò rapido verso di loro.

- Scusate, mi sono fatto prendere dall’entusiasmo. – disse.

- Abbiamo notato. – disse Eleanor, ma non era un rimprovero. Volarono ancora per un po’, sopra la casa di Hagrid, che anche dall’alto era sempre imponente, sopra il cortile del castello, poi atterrarono e tornarono al castello per pranzare. Era piuttosto tardi, e il tavolo di Grifondoro, come tutta Sala Grande, era quasi vuoto. Si sedettero e mangiarono, rinfrancati dal volo. Ad un tratto s’avvicinò Malfoy (comincia a diventare noioso, ‘sto ragazzo! NdComy^^)

- Potter, Granger, Weasley, Riddle. Il quartetto dei falliti. Avete avuto degli incubi, stanotte? Avete le voragini sotto gli occhi…siete corsi a piangere dalla mamma, vero? Ah, già…Potterino e Riddluccia  non ce l’hanno la mamma! Il Signore Oscuro ha fatto bene il suo lavoro! – Eleanor aveva più volte detto agli altri di ostentare indifferenza nei suoi confronti, e così aveva fatto fino ad allora. Ma la nottata passata aveva ridotto il suo limite di pazienza a zero. Sala Grande era quasi vuota, non c’erano professori, e allora Eleanor s’alzò in piedi e afferrò Malfoy per il bavero.

- Malfoy. – ringhiò con un tono che ricordò terribilmente a Harry quello di Voldemort – Un’altra parola, solo un’altra parola, e non risponderò più delle mie azioni. E allora ti ritroverai col guaio più grosso che tu possa immaginare, e sicuramente più grosso di te, capito? –

- E cosa vorresti farmi, Riddle? – chiese, sprezzante, ma con una nota di panico nella voce.

- Potrei seguire la filosofia di mio padre: eliminare coloro che mi stanno tra i piedi! –

e lo lasciò. Tiger e Goyle indietreggiarono. Gli occhi di Eleanor fiammeggiavano di rosso, che spiccava tremendamente sul suo blu naturale. Le labbra erano livide, così sottili che sembravano sparire. 

- Se farai qualcosa mio padre si arrabbierà molto! –

- Se farò qualcosa, tuo padre non potrà fare assolutamente niente, a meno che non voglia contrariare il suo signore Voldemort. E ora vattene! – Malfoy indietreggiò poco alla volta, sempre tenendo lo sguardo fisso su Eleanor. Era latteo in volto, con le labbra diventate esangui.

- Eleanor! – esclamò Hermione. Eleanor si voltò, per un attimo ancora con gli occhi fiammeggianti che spaventarono i tre amici. Poi riprese il suo aspetto normale, con gli occhi blu che splendevano, scuri e tranquillizzanti.

- Quando è troppo è troppo! – esclamò – Oggi non avevo proprio pazienza da sprecare con lui! –

Hermione la guardò come se avesse ricevuto una scudisciata.

- Oddio, scusa Hermione, non intendevo urlarti contro. È solo che…scusa…- la abbracciò, per scusarsi.

- Non è niente, Eleanor. – ricambiò l’abbraccio. – su, adesso andiamo: domani abbiamo lezione, ed è il caso di andare a fare i compiti. –

Harry e Ron alzarono gli occhi al cielo, sbuffando. Uscirono dalla Sala Grande. Harry si accostò ad Eleanor:

- Eleanor…che avevi prima? –

- Che vuoi dire, Harry? –

- Ti fiammeggiavano gli occhi. –

- In che senso? –

- Si vedevano delle fiamme rosse, quando ti sei voltata. Come a …Poi sono sparite, quando ti sei calmata. – Eleanor si rattristò un po’.

- Ecco che vuol dire ereditare il sangue di Voldemort…anche in questo gli assomiglio,

maledizione!

- Su, non è niente. – le disse Harry.

- E invece sì…non ne posso più. Più cerco di differenziarmi, più gli assomiglio. È una tortura, ecco cos’è! –

- Tu - non - sei - come - lui. – le disse Harry, prendendola per le spalle e fissandola negli occhi. Eleanor sentì qualcosa di anomalo muoversi nello stomaco. Harry la fissava di nuovo con lo sguardo che scintillava. Era così diverso lo scintillio di Harry dal suo. Lei dardeggiava, come se fossero frecce di un fuoco nero. Lui illuminava…o almeno era quella l’impressione che riceveva in quel momento.

- Grazie, Harry. – gli disse. – grazie per avermelo ricordato ancora una volta. –

Hermione e Ron, che stavano discutendo di chissà cosa, non s’erano accorti di quel che succedeva dietro di loro. Chissà perché quando parlavano tra loro non si accorgevano più di niente…

Arrivarono in Sala Comune e si misero a studiare…o almeno a tentare di farlo. 

Passò qualche giorno. I quattro erano ancora piuttosto scossi, ma agli altri sembravano tornati come prima.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Grifondoro contro Serpeverde ***


Capitolo 6

Grifondoro contro Serpeverde

 

Arrivò il sabato della partita di Quidditch. Grifondoro contro Serpeverde. La squadra di Grifondoro era già negli spogliatoi, pronti ad uscire, con i manici di scopa sulle spalle. Harry sentiva la forma aerodinamica della sua Firebolt. Il nuovo portiere era un ragazzo del 3° anno, Dyan O’ Micheal, molto portato. Capitano era stata nominata Angelina Johnson. Sullo stile di Baston stava “arringando” la squadra.

- Li dobbiamo battere, loro giocano scorretto, ma noi non dobbiamo abbassarci al loro livello. Harry, contiamo su di te per prendere il Boccino d’oro prima di quello sbruffoncello di Malfoy! –

- Contateci! – disse.

- Tanto perché non vogliamo metterti sotto pressione, eh, Harry? – disse George, facendogli l’occhiolino.    

Sentirono Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley, annunciare l’entrata in campo. Si alzarono ed uscirono a testa alta, accolti dall’ovazione di tre casate su quattro. Né Tassorosso né Corvonero volevano che Serpeverde vincesse. In tribuna professori videro che c’era anche Silente, e Harry vide che i suoi amici avevano fatto un altro striscione.. Dean Thomas aveva disegnato tutta la squadra di Grifondoro volante, e Hermione l’aveva animata. Su c’era scritto “Ai Leoni dorati del Quidditch!” Eleanor era accanto a Ron ed Hermione, e vicino ad Hagrid, che sosteneva in alto uno dei lembi dello striscione.

Madama Bumb chiamò i capitani al centro per la solita stretta di mano. Angelina guatò l’avversario e poi si staccò al volo.

- Giocatori! In volo! – montarono sulle scope e i 14 ragazzi si sollevarono in aria. Madama Bumb fischiò e lasciò andare il Boccino. Questo girò prima intorno a Harry e poi intorno a Malfoy, per tre volte. Poi spiccò il volo verso l’alto sparendo dalla vista ad una velocità impressionante. Madama Bumb fischiò ancora e lanciò la Pluffa in alto, poi liberò i Bolidi.

- Johnson si impossessa della Pluffa, e scatta verso la porta di Serpeverde. Un bolide la carica, ma uno dei gemelli Weasley lo respinge…- Lee commentava velocemente la partita che si svolgeva a ritmi rapidissimo. Intanto Harry era ben al di sopra della mischia. Malfoy lo raggiunse.

- Sfregiato. – Harry non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Continuava ad osservare freneticamente il campo alla ricerca di uno scintillio dorato, il Boccino.

- Beh, adesso non si parla nemmeno più? – disse Malfoy, sprezzante.

Per tutta risposta Harry si lanciò in picchiata attraverso il campo. In verità non aveva visto niente, ma gli piaceva l’idea di prendere in giro Malfoy. Draco di lanciò all’inseguimento. La Nimbus 2001, però, non poteva nemmeno competere con la Firebolt, non con Malfoy al comando, almeno. Harry si fermò all’improvviso. Qualcosa gli era passato talmente vicino all’orecchio che ne aveva sentito il sibilo. Allungò la vista verso il rumore e intravide il Boccino. Si lanciò all’inseguimento a velocità supersonica, dribblando tra avversari e compagni di squadra, seguendo l’anomala traiettoria del Boccino. Malfoy gli teneva dietro. Ad un tratto un Bolide lo sfiorò: il Battitore di Serpeverde aveva tentato di disarcionarlo, ma Harry aveva schivato la pesante palla con una capriola. Così facendo, però, aveva perso di vista il Boccino. Malfoy era ancora dietro di lui, figuriamoci: lui seguiva Harry perché da solo non era capace di vederlo!

Harry tornò su, sopra il campo. Girandosi alla sua destra, verso la tribuna di Grifondoro, vide il Boccino esattamente sopra la testa di Eleanor. Si lanciò rapido verso di esso, mentre Malfoy era ancora in basso, a tentare di capire dove si fosse ficcato. Tutta la tribuna di Grifondoro trattenne il fiato, mentre uno dei Battitori di Serpeverde spediva un Bolide verso di lui, e, in perfetta traiettoria, anche verso Eleanor, Hermione e Ron. Harry vide Hermione tapparsi la bocca con le mani, dopo aver sussultato e Ron gridare di non preoccuparsi per loro ma di schivarlo. Il Boccino era ancora là, i gemelli Weasley erano impegnati con l’altro Bolide che tentava di colpire Katie Bell, spinto dall’altro Battitore di Serpeverde. E comunque non sarebbero mai potuti arrivare in tempo per deviarlo. Tutte le tribune trattennero il fiato, tranne Serpeverde che continuava a gridare. Harry si trovava a prendere una decisione fulminea. Doveva prendere il Boccino d’oro, anche perché erano a pari punti con Serpeverde: 80 a 80. E se non lo avesse afferrato lui, lo avrebbe fatto Malfoy, e avrebbero perso. Ma non poteva far colpire i suoi amici. Decise. Accelerò al massimo, diventando una macchia rossa e oro che si dirigeva verso la tribuna. Afferrò il Boccino e frenò di scatto. Lee stava annunciando la vittoria di Grifondoro. Il tempo sembrò quasi rallentarsi, come nelle scene dei film. Harry fissò Eleanor che gli faceva segno di no col capo, incapace di guardare. Hermione stava gridando a Harry di spostarsi e Ron si stava sporgendo per scansarlo, ma il Bolide arrivò e colpì il ragazzo ad una spalla, violentemente, per poi cambiare traiettoria ed essere riacciuffato da Fred e George. Si sentì il rumore dell’osso rotto e Harry perse i sensi per il dolore acuto, mentre ancora stringeva, nell’altra mano, il Boccino. Stava cadendo quando Hagrid si sporse e lo afferrò, con una sola mano, per la vita. Lo portò dentro la tribuna, dove la folla fece spazio al Cercatore svenuto.

Eleanor, Hermione e Ron si misero a capannello accanto all’amico. Harry riaprì gli occhi, facendo una smorfia per il dolore alla spalla.

- Ron…prendi il Boccino, per favore. – Ron prelevò la sferetta dorata dalla mano di Harry.

- Dov’è la mia scopa? – chiese, poi.

- Ce l’ho io. – rispose Hermione, che aveva le lacrime agli occhi. – sei uno stupido: ti potevi ammazzare. –

- Beh, ma almeno voi state bene, e io mi rimetterò in fretta, a meno che non torni Allock a disossarmi il braccio. – la frase strappò un sorriso ad Hermione e Ron. Eleanor, intanto, aveva preso la sua bacchetta.

- Integra! – disse. Un raggio di luce azzurra uscì dalla bacchetta e si posò sulla spalla, che sanguinava, di Harry. Il ragazzo sentì un formicolio alla spalla e poi niente più dolore.

Hermione e Ron si voltarono verso Eleanor, che stava aiutando Harry e mettersi a sedere. Controllò la spalla e vide che era a posto. Harry ruotò il braccio, sorpreso.

- Ma…come hai fatto? – chiese Hermione, sorpresa.

- È un semplice incantesimo. Me l’ha insegnato…mia madre. – disse. In quel momento sopraggiunse madama Chips, che era stata chiamata dalla professoressa Mc Granitt.

- Beh, che è successo? Mi hanno detto che c’è un ferito…Ah, sei tu. – disse per nulla sorpresa – chi ti ha guarito? – chiese, poi, vedendo che stava bene, ma che aveva una macchia più scura sulla divisa scarlatta. Hermione e Ron indicarono Eleanor.

- Che incantesimo hai usato, bambina? –

- L’integra. – rispose Eleanor, che era arrossita.

- Integra? Beh, complimenti, è perfettamente riuscito. – disse, controllando anche lei la spalla di Harry. Alla tribuna arrivarono anche gli altri componenti della squadra di Grifondoro.

- HARRY! Stai bene? – chiesero i gemelli Weasley.

- Sì, sì…ora sto bene. – Hagrid riuscì finalmente a parlare:

- Mi hai fatto prendere un colpaccio, Harry! Ma perché non ti sei spostato? –

- Altrimenti colpiva Hermione, Eleanor e Ron. – rispose semplicemente il ragazzo.

- Sei uno stupido! – disse, con le lacrime agli occhi, - hai rischiato di ammazzarti! –

- Sono qui, sono vivo, non credo ci sia altro che importi! E ho preso il Boccino. – rispose con un sorriso.

- Folle. – commentò madama Chips. – ora vieni con me: voglio controllare che tu stia davvero bene. – lo fece prendere di peso da Hagrid e lo trasportarono in infermeria. Era veramente strano vedere Madama Chips, piccola e bassa, seguita a ruota da un gigante come Hagrid, che teneva in braccio un fuscello: Harry. Eleanor, Ron ed Hermione ottennero dalla dottoressa il permesso di seguirli, a patto che non lo facessero agitare. 

In infermeria il ragazzo fu adagiato sul letto, anche se era molto riluttante.

- Sto bene! – protestò.

- Aha, questo lo stabilisco io.  – disse madama Chips.

- Harry, dai retta a Chips. – disse Hagrid.

Ad un tratto si aprì di nuovo la porta dell’infermeria. Entrarono Silente e la Mc Granitt.

- Potter, stai bene? – chiese la professoressa di Trasfigurazione, visibilmente preoccupata.

- Sì, signora. –

- Questa streghettina l’ha guarito: è un portento! –  disse Hagrid, poggiando con tutta la delicatezza di cui era capace (immaginatevi Hagrid delicato…NdComy^^)una mano sulle spalle esili della ragazza. La Mc Granitt guardò Eleanor da sopra gli occhiali. 

- Sei stata tu? – chiese. Eleanor annuì, arrossendo vagamente.

- Brava, bel lavoro. – disse di nuovo Madama Chips, ricontrollando la spalla di Harry. Silente si avvicinò sorridendo al ragazzo e gli poggiò la mano sull’altra spalla.

- Complimenti, Eleanor. Questo era tipico di tua madre. – Eleanor si illuminò a queste parole. In genere le dicevano sempre che assomigliava a suo padre, ed ecco che, finalmente, qualcuno le aveva detto che aveva preso dalla madre. Silente sorrise vagamente da sotto i lunghi baffi, in direzione di Eleanor.

Quando madama Chips decise che Harry stava bene, gli diede il permesso di tornare al dormitorio. Accompagnato da Hermione, Ron e Eleanor, fece ingresso in Sala Comune. Entrarono e furono in vestiti dalle ovazioni di tutti i Grifondoro. Fred e George spararono un paio di fuochi artificiali Filibuster, mentre distribuivano le cibarie che avevano recuperato in cucina. Angelina, Katie, Alicia, Fred, George e Dyan portarono Harry praticamente in trionfo per tutto il dormitorio. Finita la serata erano tutti così stanchi che posarono la testa sul cuscino e s’addormentarono.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: D'amicizia e di Fiducia ***


Spero che fin qui vi sia piaciuta. Volevo solo ringraziarvi tutti per le recensioni, e spero che gradiate che dopo aver interrotto per così tanto tempo la pubblicazione, adesso la stia postando tutta di seguito... a volte ci sono dei problemi di internet qui :)... Per quanto riguarda una certa vostra antipatia per Malfoy, vedo che sono riuscita a fare quello che volevo fare... hihihi... ma continuate a leggere!! Uff. con questo html sto facendo un gran casino... :)

Capitolo 7

D’amicizia e di fiducia

 

Al mattino dopo, quando si svegliarono, erano ancora gasati per la vittoria. A colazione Malfoy non s’azzardò nemmeno ad avvicinarsi al quartetto…anche perché dopo la sfuriata di Eleanor era diventato un po’ più…timoroso.

Uscendo di Sala Grande videro un cartello, attaccato alla bacheca.

“ Aperto il Club Dei Duellanti”. Insegnante: Valenta Riley. Chi vuol iscriversi segni il proprio nome qui sotto. Le lezioni cominceranno lunedì alle 18:00“

Harry, Hermione e Ron avevano già partecipato ad un Club dei Duellanti. Ma l’insegnante era quell’incapace di Allock e avevano imparato solo come far cadere le bacchette, da lui. Invece la professoressa Riley era un’insegnante molto valida. Eleanor prese la penna e s’iscrisse. Hermione fece lo stesso, seguita da Ron ed Harry. Videro che anche Malfoy s’era iscritto.

- Speriamo che stavolta non ci sia Piton a far da assistente. – sospirò Hermione. – non vorrei ritrovarmi di nuovo con Millicent Bulstrode. –

- Già…e io con Malfoy. L’ultima volta fu un disastro. –

- Perché? – chiese Eleanor. I 3 ragazzi le raccontarono tutto quel che era accaduto il 2° anno.

- Tu sei un Rettilofono, Harry? – chiese sorpresa. Il ragazzo annuì.

- Già – rispose – Silente mi ha spiegato che quando mi fu inferta questa – e indicò la cicatrice – una parte delle sue capacità passò in me…tra cui la capacità di parlare il Serpentese. –

- Ah…anche io lo parlo. – disse Eleanor, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Hermione e Ron furono colti alla sprovvista da questa dichiarazione. Vedendo le loro facce Eleanor disse:

- Beh, sono sua figlia, è logico che lo sappia parlare. – Hermione e Ron annuirono, rendendosi conto dell’ovvietà della situazione.

Il giorno dopo, alle 18:00 in punto, quasi tutti gli studenti si ritrovarono in Sala Grande. Esattamente come 3 anni prima, i tavoli erano stati spinti alle estremità, ma non c’era nessun palco dorato (per fortuna! Ci sarebbe mancato solo un altro Gilderoy! NdComy^^)). La professoressa Riley era in piedi ad attendere che tutti si sistemassero. Accanto a lei c’era l’ultima persona che Harry, Ron ed Hermione si sarebbero aspettati di vedere: il professor Remus J. Lupin.

- Salve a tutti, ragazzi. – disse la professoressa. – credo conosciate quasi tutti il signor Lupin, visto che è stato vostro insegnante 2 anni fa. Diciamo che ho approfittato della sua presenza per fini dimostrativi. Oggi, infatti, si apre il Club dei duellanti: vi insegnerò quello che serve per un duello regolamentare. – fissò tutta la platea con lo sguardo, poi, fatto un cenno a Lupin, si misero in posizione. Si inchinarono, e cominciarono.

- Expelliarmus! – gridò Lupin.

- Locomotor Mortis! – disse, di rimando, la Riley dopo aver schivato. Lupin si ritrovò le gambe legate dall’incantesimo della pastoia e cadde a terra, non prima, però, di esser riuscito a disarmare la Riley. Valenta sciolse l’incantesimo della Pastoia, e aiuto Lupin ad alzarsi.

- Questa è una semplice dimostrazione: sono incantesimi che siete tutti in grado di usare. Ho messo i vostri nomi in questa ciotola – disse poi. – li estrarrò due a due e così si formeranno le coppie. – pescò con la mano nella ciotola – Granger e Bell. Thomas e Finnigan. Weasley Fred e Weasley George (Yuhuu! Gridarono i gemelli, contenti di potersi sfogare l’un con l’altro nelle maniere più “cattive” possibili!), Weasley Ron e Potter…- continuò ad assegnare le coppie quando – Riddle e Malfoy. – completò con altri nomi. Le coppie così selezionate si misero l’una davanti all’altra.

- Non lanciate maledizioni è l’unica regola, per il resto potete usare quel che volete. – disse la Riley – cominciate. –

Malfoy scrutò a lungo Eleanor. La ragazza aveva accolto con grande delusione l’estrazione, ma non poteva tirarsi indietro.

- Bene, bene…Eleanor. –

- Draco. –

- Sai cosa pensavo? –

- Tu pensi? – disse, sarcastica. Malfoy la ignorò.

- Pensavo che potresti non essere così male. In fondo, quel che ti rovina, sono solo le amicizie. Il tuo sangue è purissimo e discende da Serpeverde in persona. Mi chiedevo perché non fossi stata assegnata alla nostra casa. Ne saresti stata la regina. – Malfoy aveva cambiato tattica: visto che non poteva sconfiggerla, aveva deciso di farsela amica.

- Meglio ultima in Grifondoro che prima in Serpeverde. – rispose lei, sprezzante.

- Ma perché, Eleanor? – stavano girando in tondo, controllando l’uno le mosse dell’altra, aspettando il momento in cui uno dei due avrebbe abbassato la guardia, per poter attaccare.

- Vuoi sapere perché, Malfoy? Perché sono figlia di un piano ben congegnato, che però andrà a rotoli per il fatto che mio padre non ha tenuto conto della mia volontà –

- Non ne sarei tanto sicuro. Mi sarebbe piaciuto averti in Serpeverde. Potremmo andare d’accordo, se tu seguissi la tua…sete di sangue. –

- Io non ho sete di sangue. –

- Oh, sì, invece. L’ho visto quando mi hai affrontato l’altro giorno. I tuoi occhi ardevano di sete. –

- No! – Eleanor abbassò la guardia e Malfoy ne approfittò.

- Expelliarmus! – Eleanor fu colpita abbastanza forte, e buttata a terra. Ma non perse la bacchetta. Da terra, ancora semi distesa, del tutto accecata dall’ira, urlò

- Stupeficium! – e colpì Malfoy in pieno. Il ragazzo finì lungo disteso, schiantato. Era riverso a terra, con la bacchetta tirata diversi metri più in là, e si era creato attorno ai due un vuoto. Eleanor era ancora fuori di sé, si era rialzata e guardava storto chiunque le si avvicinasse. Harry, Hermione e Ron si erano avvicinati al limite della folla, e quando videro la scena rimasero più che male. Lupin e la Riley corsero dal ragazzo. Eleanor aveva mandato uno Schiantesimo di inaudita potenza. Quando si rese conto dell’accaduto, la ragazza si accasciò a terra. Lupin fece riprendere i sensi a Malfoy.

- Lo sapevo! – sussurrò il ragazzo, ancora un po’ inebetito.  – il sangue del Signore Oscuro è forte e tu sei tanto simile a lui! Vedrai, riuscirà nel suo piano: tu sei la sua creatura e tale rimarrai. - poi si riaccasciò indietro, tossendo.

Eleanor cominciò a piangere. Tutti la guardavano con paura e timore. Si rialzò e corse fuori di Sala Grande. Harry stava per rincorrerla, quando la professoressa Riley lo fermò.

- Vieni con me, Silente vuole te e i tuoi amici Granger e Weasley. –

- Ma Eleanor…-

- Lascia che si sfoghi. Poi la potrai andare a cercare. – il tono della professoressa non ammetteva repliche, e così, anche se di malavoglia, Harry, Hermione e Ron la seguirono. Entrarono nell’ufficio di Silente. Harry vide che non era solo: c’erano anche Remus Lupin e un grosso cane nero.

- Tartufo! – esclamò. Silente disse:

- Ora siamo tutti, Sirius, ti puoi anche ritrasformare. – il cane nero ridivenne l’uomo alto che era Sirius Black, il padrino di Harry.

Harry lo abbracciò: non lo rivedeva dal giorno dopo la finale del torneo Tremaghi.

- Adesso sedetevi, vi prego. – disse Silente. Poi fu Valenta Riley a parlare.

- Signor Potter, signorina Granger, signor Weasley, vi abbiamo convocati qui a causa degli ultimi avvenimenti. Voldemort sta diventando sempre più forte, e temiamo che i fatti ci sfuggano di nuovo di mano. Vedete, Eleanor Caroline Riddle non è solo la figlia di Voldemort: è anche il mezzo attraverso cui il Signore Oscuro vorrebbe perpetrare alcuni dei delitti più atroci. La madre di Eleanor insegnò alla ragazza a controllarsi, ma quando perde il controllo di sé…beh, quello successo oggi con Malfoy è solo una delle possibilità. Per questo vi chiedo di raccontarci, ancora una volta, tutto quello che successe ad Halloween. – Harry, Hermione e Ron rimasero basiti dopo aver sentito il discorso. Poi acconsentirono alla richiesta, e Harry cominciò a raccontare quello che avevano visto, integrato da Hermione e Ron nei punti dove non ricordava bene.

- La ragazza subisce molto l’influsso di Voldemort. – disse Sirius.

- Vorrei anche vedere! – esclamò Hermione – è sua figlia! –

- Non è quello che intendevo. È solo che, crescendo la forza di Voldemort, cresce anche l’influenza che lui ha su di lei. Forse Malfoy ha ragione a dire che dovete stare attenti. – i tre ragazzi non potevano credere alle loro orecchie. Eleanor era davvero così pericolosa per loro? Eppure…non poteva essere, cioè; era una Grifondoro, non avrebbe mai tradito i suoi amici. Silente sembrò leggere nei pensieri dei tre ragazzi.

- Non tradirebbe mai di sua volontà, ma l’influenza di Voldemort è forte. –

- Io…io non voglio credere che lei possa essere un pericolo. È solo una quindicenne, come me! – protestò Hermione.

- Non potete continuare a rifiutare di vedere la realtà, ragazzi. – disse Lupin – Eleanor è pericolosa solo perché è figlia di Voldemort, non perché è Eleanor. Non lo è certo di sua volontà. –

- Io…io non posso…accettare questo fatto. – disse Ron. – Noi siamo suoi amici, e questo è quanto: non possiamo abbandonarla. –

- Non è quello che vi si chiede di fare. – disse la Riley. – quello che vi si chiede è di riferirci ogni comportamento strano. –

- Adesso basta con questi discorsi. – sbottò Harry, largamente stufo – La state trattando come se fosse una…una…una spia, come se fosse una Mangiamorte! E Eleanor non lo è. Eleanor è esattamente come me, Ron ed Hermione. Non c’è alcuna differenza! Quella volta, ne sono sicuro, Voldemort usò una qualche formula, aveva una coppa, in mano, mentre parlava con lei, e ne aveva riversato il contenuto a terra, prima di sparire. E adesso chiedo scusa, ma c’è una persona che ha bisogno dei suoi amici. – i tre ragazzi si alzarono, aprirono la porta e uscirono, lasciando gli insegnanti del tutto spiazzati.

Quando la porta si fu chiusa, l’espressione sui volti degli insegnanti cambiò:

- Esattamente quel che avevamo previsto. – disse Silente. – La loro amicizia è salda: possono aiutare Eleanor. –

- Zio. – disse la Riley. – pensi che dovrò intervenire di nuovo, come 11 anni fa? –

- Forse no, Valenta, forse no. –.

Harry, Ron ed Hermione perlustrarono tutto il dormitorio di Grifondoro alla ricerca di Eleanor, senza successo. Poi si divisero, per cercarla nel parco. Il sole era tramontato da un pezzo, erano le 19 e la cena era già servita in Sala Grande. Di Eleanor, però, nessuna traccia. Si rincontrarono al campo di Quidditch, senza averla trovata.

- Lumos. – disse Hermione. La punta della sua bacchetta s’illumino e sparse un po’ di chiarore sui visi dei tre amici.

- Non l’avete vista da nessuna parte? – chiese ai due ragazzi.

- No. Ho anche chiesto in giro ai ragazzi che incontravo, ma nessuno l’ha vista. – disse Ron. – e Hagrid nemmeno.

- A questo punto c’è solo un posto dove non abbiamo controllato…- disse Harry.

- La Foresta Proibita. – finirono in coro Hermione e Ron. Prima di avventurarvisi, presero i mantelli. Faceva molto freddo. Hermione prese anche quello di Eleanor. Non l’aveva preso, e probabilmente stava tremando di freddo. Harry aveva preso anche il mantello dell’invisibilità di suo padre. Non si sapeva mai

- Non separiamoci. – disse Hermione – la foresta è troppo pericolosa per andare da soli. - 

- Ok. – risposero gli altri. Badarono che non ci fosse nessuno in vista, e si inoltrarono nella foresta, per la seconda volta in meno di due settimane.

Utilizzando la Lumos fecero in modo di rischiararsi il terreno. Ad un tratto un fruscio li fece sobbalzare. Spianarono le bacchette innanzi a loro. Era un centauro.

- Fiorenzo! – esclamò Harry. Era il centauro che 4 anni prima lo aveva salvato dalla morte.

- Harry Potter! Che piacere vedere che sei ancora vivo. – una frase del genere, che detta da un umano poteva essere del tutto malaugurale, detta da un centauro era molto più un “che piacere vederti”. Strani esseri, i centauri.

- Che ci fai qui, Harry Potter? –

- Sto cercando una persona. È alta come la mia amica Hermione – e indicò la ragazza – coi capelli lunghi bianchi e neri. –

- La figlia di Tom Orvoloson Riddle. – commentò Fiorenzo. – perché la cerchi? –

- Perché è una nostra amica,  siamo preoccupati per lei. – rispose Ron, spazientito.

- Allora, Fiorenzo, l’hai vista? –

- Sì. O meglio, l’ho intravista. Stava scappando in quella direzione. – e indicò la sua destra.

- Grazie, Fiorenzo. – disse Harry.

- Di niente, Harry Potter. – e scappò via. Harry, Hermione e Ron presero il sentiero

 indicato loro dal centauro.

Camminarono per una buona mezzora, stando ben attenti a tenere gli occhi aperti: la foresta Proibita era davvero molto pericolosa. Ad un tratto Hermione li trattenne per una manica. Vicino ad una grande quercia, che aveva almeno 2 o 300 anni, era accovacciata una figura che sembrava umana. La luna calante, prima dell’ultimo quarto, fino ad allora coperta, sparse i suoi raggi per le fronde e attraverso i fori in alto, anche sul terreno. Un raggio colpì i capelli di Eleanor, il bianco più che mai risaltava sul nero. Tremava, Hermione non sapeva se dal freddo o dalla tristezza. Si fecero avanti lentamente, senza far rumore. La ragazza era accucciata a piedi della quercia, con le braccia che cingevano le ginocchia e la testa appoggiata su di esse. Le arrivarono da dietro e Hermione le mise il mantello sulle spalle.

- Chi c’è? – chiese, voltandosi. – Hermione, Ron…Harry. – disse poi, vedendoli.

- Ciao Eleanor. – le disse Hermione – non ti faceva freddo? –

- Sì, grazie per avermi portato il mantello. – disse. Una lacrima le scivolò sulla guancia, impiastricciandole i capelli sul viso. Aveva una mano escoriata.

- Che hai fatto alle mani? – chiese Ron, accucciandosi davanti a lei, e prendendole le mani.

- Sono inciampata e volata per terra. Ma non mi fa male. –

- Sono ore che ti cerchiamo, lo sai? – le disse Harry, mettendosi accanto a lei. – ci hai fatto prendere un colpo, quando sei scappata così. – era tranquillo, e la voce, pacata, non nascondeva rimproveri.

- Scusate, ma…dopo quello che ha detto Malfoy…-

- Quello apre bocca e le da fiato, non pensa mai a quello che dice. – le disse Hermione.

- Sì, ma gli ho mandato uno Schiantesimo fortissimo…per un attimo ho temuto di averlo fatto fuori. –

- Non sarebbe stata una gran perdita…- commentò Ron sottovoce.

Eleanor lo guardò. Vide dal viso che stava solo scherzando, perché una smorfia birichina gli apparve sul volto.

- Non te ne devi preoccupare. – disse Hermione – In fondo, non c’era una regola che vietava gli Schiantesimi, no? È colpa tua se lui non l’ha schivato? –

Eleanor recuperò un vago sorriso.

- Perché ti sei avventurata fino qui? Lo sai che è pericoloso. – le chiese Harry.

- Sì, lo so…ma almeno qui non avrei incontrato nessuno che non m’avesse cercato. –

Harry si alzò da terra. Le tese la mano.

- Su torniamo al castello. Dobbiamo ancora cenare e il mio stomaco fa già i capricci. – le disse, con un sorriso. In quel momento lo stomaco di Ron lanciò un gorgoglio disperato, che scatenò l’ilarità di tutti.

Si rialzarono e si incamminarono verso il castello. Sulla porta c’erano Lupin e Tartufo.

- Harry. – disse Lupin.

- Scusi, professore, per prima. Ma i discorsi di quel genere mi fanno quell’effetto. –

- Abbiamo notato. – disse. – Adesso andate a mangiare. Miss Riddle, sta bene? –

- Po…potrebbe evitare di chiamarmi per cognome? Sono Eleanor Caroline, e basta. –

- Va bene, Eleanor Caroline. Come vuole lei. – strizzò l’occhio ai 4 ragazzi. Tartufo si fece accarezzare a turno da tutti e quattro e gratificò Harry con uno sguardo d’intesa. Salutarono il quartetto e se ne andarono. Portarono Eleanor a farsi curare in infermeria le mani, e quando madama Chips le ebbe disinfettate e guarite, andarono a mangiare.

Sala Grande era deserta. Cosa normale, visto che erano quasi le 21. Al tavolo di Grifondoro c’erano ancora pietanze fumanti, pronte per i 4 amici.

Si servirono abbondantemente, vista la fame, e anche Eleanor mangiò di gusto. Poi, ad un tratto, si fermò.

- Harry, di che stavate parlando, prima, col professor Lupin? –

Harry la fissò, poi passò uno sguardo ai due amici, che annuirono. Il ragazzo le raccontò quello che era accaduto nell’ufficio del Preside. Eleanor per poco non si mise a piangere di nuovo, ma Harry le disse:

- Noi sappiamo che tu sei perfettamente in grado di resistergli. E non ti abbandoneremo. – Eleanor cacciò le lacrime indietro. Alle 22 rientrarono in dormitorio. I ragazzi di Grifondoro erano ancora piuttosto sospettosi e diffidenti nei confronti di Eleanor. Solo Fred e George (come al solito) non avevano preso la cosa tanto sul tragico, e quando il quartetto fece il suo ingresso in Sala Comune, cominciarono ad applaudire freneticamente al suo indirizzo, seguiti a ruota da Lee Jordan.

- Grande! – esclamarono – Malfoy se l’è proprio meritata! È una cosa che andava fatta molto tempo fa…mi chiedo perché non ci abbiamo pensato noi… – Eleanor sorrise, confortata da queste dimostrazioni di solidarietà. In camera, però, Lavanda e Calì erano diventate, se possibile, ancor più paranoiche. E la mattina, oh gioia, le aspettava una lezione della Cooman, che era stata rimandata per “influenze negative”.

Hermione cominciò a spazzolarle i capelli, che erano ancora pieni di foglie e rametti. (insomma, sembrava lei stessa un arbusto…eheh NdComy^^)

- Sei caduta proprio male, ma come hai fatto? –

- Sono inciampata su un sasso…stavo piangendo e non vedevo dove andavo. –

- Adesso a letto. Un buon sonno e quel che ci vuole…a tutt’e due. – disse.

- Ma i tuoi capelli...–

- Oh, le tue mani non stanno ancora bene, perciò devono riposare. –

- Ma…-

- La dottoressa Granger ha parlato così. E ora a letto. – le sorrise e si ficcarono sotto le morbide coperte rosse e oro, il baldacchino semi aperto.

Harry e Ron si erano addormentati appena messa la testa sul cuscino. Eleanor, invece, non riusciva a dormire: aveva gli incubi. Decise di leggere un po’, così pronunciò la Lumos e iniziò a leggere. Era un vecchio libro di favole, leggende e profezie che le aveva regalato sua madre tanti anni prima, e che adorava leggere allorché aveva gli incubi. Le figure, animate, delle illustrazioni, mostravano cavalieri al salvataggio di principesse in balìa di stregoni neri, streghe e maghi impegnati in lotte per liberarsi di un mostro, e tutto ciò che la fantasia di un bambino può apprezzare e assimilare. Sapeva a memoria la gran parte di esse, ma ce n’era una che non osava mai leggere, infatti, narrava di una profezia. Essa diceva che il Signore Oscuro avrebbe vinto se la sua discendenza gli fosse stata fedele. E Eleanor sapeva che Voldemort, suo padre, era disposto a tutto pur di avere la sua fedeltà. Con sua madre era fuggita per anni dai Mangiamorte che volevano prenderla per allevarla secondo le loro regole. Per anni aveva temuto che ciò si avverasse. Specialmente quando di notte sognava di segrete umide e puzzolenti, dove uomini alti e vestiti di nero, incappucciati, l’avevano obbligata a usare le formule più abbiette. Erano solo incubi, ma alcuni di essi erano così nitidi da sembrare reali. Si svegliava sempre di soprassalto, sudata e impaurita. Finché sua madre era in vita andava a cercare il suoi abbraccio, ma ora, l’unica cosa che poteva ricordarglielo era quel libro.

Riuscì a riaddormentarsi, col libro sul petto. Al mattino fecero tutti molta fatica a svegliarsi, specialmente pensando che avrebbero avuto lezione con la Cooman.

Si incrociarono, assonnati, in Sala Comune, e poi scesero in Sala Grande, a fare colazione.

- Uff…che incubo. – sospirò Eleanor.

- Hai avuto un incubo? – le chiese Hermione.

- No: è un incubo il modo in cui mi fissano. -

- Su, prima o poi smetteranno. – disse Ron. – Comunque l’incubo deve ancora arrivare:: stamani abbiamo la Cooman. – sospirò.

- Ugh…non so se sarò in grado di sopportarlo, oggi. – disse Eleanor – e poi chissà che razza di predizioni ci farà fare. Si scatenerà, con tutto quello che è successo ieri. –

- Davvero non capisco perché non l’abbiate mollata…- disse Hermione.

- Perché l’alternativa sono materia troppo impegnative: già facciamo fatica così. – rispose Ron – Non siamo mica dei geni come te. –

Finirono la lauta colazione, poi si divisero, Hermione andò ad Aritmanzia mentre Harry, Ron ed Eleanor salivano su, verso la torre Nord. Entrando nella stanza, l’atmosfera sembrò loro ancora più opprimente. Il fuoco scoppiettava, con le erbe aromatiche dentro che spandevano un odore pungente. Le finestre erano coperte dalle solite tende rosse, e la luce era così soffusa che dubitavano di riuscire a vedere qualcosa, anche con l’Occhio interiore.

- Salve, ragazzi. – disse la professoressa, sbucando fuori alle loro spalle – Buongiorno. –

si andò a sedere sulla sua poltrona, seguita da Calì e Lavanda, che si sistemarono davanti a lei.

- Oggi voglio che leggiate i tarocchi, però ognuno li leggerà a sé stesso. Prendete gli arcani completi e usate la smazzata che preferite. Io passerò tra i banchi a controllare che stiate leggendo in modo corretto. –

Harry e Ron sbuffarono, recuperarono il mazzo dalla pila che c’era nell’armadio, e cominciarono. Eleanor prese il suo mazzo personale, e cominciò a mescolarle.

Cominciò a tirare fuori le carte, una ad una. Era un’azione meccanica per lei, come leggerle. Ad un tratto aggrottò la fronte a lei s’avvicinò la Cooman

- Cara, ma che carte sfavorevoli…non è una bella smazzata…mi spiace. –

Harry e Ron si voltarono verso l’amica per dirle di non farci caso, ma l’espressione corrucciata di Eleanor fece capire loro che, una volta ogni tanto, la Cooman aveva ragione.

- Eleanor, tutto ok? – chiese Ron.

- No. Le carte dicono che la morte s’avvicina a me. Ma non mi dicono se mi toccherà o se mi lascerà. Inoltre dicono che i miei amici saranno in pericolo. – si prese la testa fra le mani. – Tanto va sempre a finire così: sono un pericolo per chi mi sta accanto. –

Harry s’alzò e si avvicinò a Eleanor. Le posò una mano sulla spalla.

- Dai, su: qualunque cosa sia non sei sola: ci siamo anche io, Ron ed Hermione. –

Eleanor si voltò verso di lui.

- Grazie. –

Harry finì la sua lettura in grande stile: inventando disgrazie su disgrazie, così come Ron. La Cooman, soddisfatta, li lasciò andare, alla fine dell’ora, senza compiti.

Arrivarono a Trasfigurazione, dove si riunirono a Hermione. Eleanor non volle far parola con lei della lettura.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: La Madre ***


Capitolo 8

La Madre

 

Passarono le settimane, e Hogwarts, una mattina, si svegliò sotto una fitta coltre di neve, che ovattava tutti i rumori esterni. Faceva molto freddo, e i ragazzi, ogni volta che uscivano, si avvolgevano nei mantelli, stringendoseli addosso.

- Brrr…quest’anno sembra più freddo degli anni scorsi. – disse Ron.  

- Già…mamma mia. – disse Hermione, stringendosi ancora di più il mantello addosso, mentre una folata di vento li faceva rabbrividire. In quelle condizioni le lezioni di Cura delle Creature Magiche erano quasi un supplizio. Arrivarono alla capanna di Hagrid, quando videro che nel recinto c’erano delle Salamandre.

- Salve, ragazzi! – disse Hagrid tutto allegro. – Oggi, visto che fa così freddo, ho preparato le Salamandre…bella idea, eh? – Harry, Hermione, Ron ed Eleanor lo guardarono allegri. 

Malfoy si avvicinò al quartetto, accompagnato, come al solito, da Tiger, Goyle e Pansy Parkinson. Pansy fissò Eleanor, riavvolta nel sul mantello, con aria sprezzante. Tiger e Goyle avevano sempre la solita faccia ebete e Draco Malfoy fissava con il suo sguardo d’acciaio la ragazza.

- Riddle. Devo parlarti, vieni con me. – afferrò il braccio della ragazza e la trascinò ben lontano. Harry e Ron stavano per portarla indietro, ma Eleanor disse:

- No, va bene. Mi so difendere, ragazzi. –

- D’accordo. Ma se hai bisogno basta che chiami. –

- Lo so. – seguì Malfoy fino ad uno degli alberi più esterni della Foresta proibita. Hagrid l’aveva guardato storto, ma le parole di Eleanor erano rivolte anche a lui, e la lasciò fare.

- Allora, Malfoy, che vuoi? – chiese la ragazza, appoggiandosi all’albero.

- Ti chiedo di unirti al Signore Oscuro, come sarebbe tuo preciso dovere. – Malfoy le si avvicinò.

Eleanor cominciava a spazientirsi. Un ragazzo di 15 anni fissato con questa storia…le venne un dubbio.

- Malfoy, tu sai cosa vuole da me Voldemort? – lo fece apposta a pronunciare il nome, voleva controllare la reazione del ragazzo. Anche se solo impercettibilmente il ragazzo tremò e si allontanò un po’.

- No…-

- Beh, se Voldemort mi avesse al suo fianco, di mia volontà, ovviamente, l’intero mondo dei maghi verrebbe sconvolto. Gli omicidi, sia tra i maghi che tra i Babbani che odi tanto, diventerebbero inquantificabili, per non parlare dei Dissennatori che prenderebbero piede in tutto il globo. Puoi immaginare uno scenario peggiore? Io no. A Voldemort non interessa nemmeno il potere in sé, quello a cui mira è il poter sfogare tutta la sua vena di crudeltà. Ha accumulato tanto di quell’odio che se ne avrà la possibilità, distruggerà anche coloro che gli sono accanto. E questo IO non posso permetterlo. –

- Se non ti unirai a lui ti distruggerà, lo sai? – si avvicinò di nuovo.

- L’unica cosa che può ancora distruggere di me è la vita, per il resto ha distrutto mia madre e …solo il fatto di essere sua figlia è per me una mezza distruzione. – lo fissò negli occhi.

- Tu sei pazza…-

- No, Malfoy. Pazzo è chi lo appoggia, solo perché spera di raggiungere posizioni di potere: finché la persona gli farà comodo andrà tutto bene, ma quando avrà preso il potere completo, non esiterà a eliminare tutti coloro che non gli vanno più a genio. –

- Non ti capisco, potresti ereditare tutto il suo potere, una volta che l’avesse conquistato. –

- Io non voglio il potere. Solo i folli desiderano il potere. –

- No, Riddle, la folle sei tu, il potere va conquistato e solo chi lo vuole può conquistarlo. –

- Vedo che con te è inutile parlare, Malfoy. Mi dispiace, ma finirai male, se continui così. –

si scostò dall’albero e si riavviò verso il resto della classe. Malfoy la trattenne per un braccio.

- Tu non sei più forte del Signore Oscuro: ti avrà, e sarai la Nostra Signora dell’Oscurità. 

- Piuttosto la morte. –

Staccò il braccio dalla presa di Draco e tornò dagli altri.

- Tutto ok, Eleanor? – chiese Ron.

- Io sì. Ma se becco chi ha fatto il lavaggio del cervello a quel ragazzo…-

- In che senso? –

- Nel senso che è davvero convinto che Voldemort li favorirà. Oh, scusate. – disse poi, vedendo Ron ed Hermione rabbrividire.

- Malfoy è un pazzo, tale padre, tale figlio. - commentò Harry.

- Ragazzi, adesso tutti qui! Oggi ci dobbiamo togliere le squame morte. Prendete i guanti in pelle di Drago e fate come me. – Hagrid afferrò una salamandra per la coda, la stuzzicò, e, con un piccolo scalpellino, cominciò a togliere le squame più scure. La salamandra stette buona, tra le mani di Hagrid. Quando ci provarono gli studenti fu un po’ meno semplice. La maggior parte delle salamandre non si faceva nemmeno prendere. Eleanor ne afferrò una con fare deciso e la ripulì dalle squame morte con consumata abilità.

- Hey, Eleanor, ci sai fare! – le disse Hagrid.

- Mamma me lo faceva fare sempre quando abitavamo vicino all’Etna. –

- Sei stata in Italia? – le chiese Hermione.

- Per qualche mese soltanto. Poi siamo tornati in Inghilterra. –

- Ah. E com’è? –

- La Sicilia e afosa. Fa molto più caldo che qui. In questo freddo mi manca. –

- Sì, vorremmo esserci anche noi! –

L’ora finì e, finalmente, i ragazzi poterono rientrare al castello. Il guaio, nel castello, era che se Sala Grande, Dormitori e la maggior parte delle aule erano riscaldate a puntino, i corridoi e l’aula di Pozioni non lo erano. Era l’ultima lezione del pomeriggio, e i ragazzi poterono rifugiarsi a tempo di record in Sala Comune. Eleanor, Harry, Hermione e Ron si avvicinarono al camino, e vi rimasero finché non passò loro il freddo.

- Ma è proprio necessario fare Cura delle Creature Magiche anche con questo freddo? – si lamentò Ron.

- Meno male che ora siamo al caldo, non ne potevo più di star là fuori. – sbuffò Hermione.

- E per fortuna che Hagrid ha tirato fuori le salamandre. – disse Harry.

Una volta riscaldati, i quattro amici si sedettero ad uno dei tavoli. Sala Comune era molto affollata, e piuttosto rumorosa. Anche perché i gemelli Weasley stavano dando corpo, insieme a Lee, ad uno dei loro spettacolini. Mentre Fred e George collaudavano le loro bacchette magiche finte, Harry, Ron ed Hermione chiesero a Eleanor:

- Allora, che voleva Malfoy da te? – la ragazza raccontò loro quello che era successo prima della lezione.

- Non capisco come possano esistere persone tanto ingenue. – disse Eleanor

- Eleanor, “ingenuo” non è proprio l’aggettivo che userei a proposito di un Malfoy. – le disse Hermione.

- O ingenui o folli, in ognuno dei due casi, sarà ciò che li condurrà alla morte, se non ora, poi. Come si può anche lontanamente pensare che Lui non farà fuori tutti, una volta raggiunto il suo scopo. Se mi unissi a lui, forse sarei l’unica a salvarmi, e l’unico motivo è perché devo proseguire la stirpe! –

- Su, Eleanor, non è il momento di pensarci. – le disse Hermione.

- Sì, hai ragione. Ora l’unica cosa di cui sarà meglio che mi preoccupai sono i compiti di trasfigurazione, altrimenti domani la Mc Granitt ci fa neri. –

- Già. E poi dobbiamo anche completare i compiti di Pozioni. –

- Brrr…ci mancavano solo i sotterranei freddi e umidi, con questo gelo! – uscì Ron.

- Sì, e con Piton che rende l’atmosfera ancora più glaciale. –

Si misero a fare i compiti, anche se un po’ svogliati, fino all’ora di cena, quando scesero in Sala Grande. Poi, di nuovo in Sala comune, finirono quelli rimasti e poi se ne andarono a letto.

Natale si avvicinava a lente falcate. La seconda settimana di dicembre la professoressa Mc Granitt fece il giro del dormitorio per sapere chi sarebbe rimasto. Sia Harry che Ron che Hermione che Eleanor firmarono. Un giorno, svegliatisi, trovarono la scuola semi deserta.

L’anno prima, a causa del torneo Tremaghi e del corrispettivo Ballo del Ceppo, moltissimi studenti erano rimasti, ma quell’anno ne rimasero forse meno che negli altri 3. Per Harry, Hermione, Ron, Eleanor, Fred, George e Ginny era una pacchia starsene in panciolle tutto il tempo in Sala Comune, senza tanta gente e con i posti migliori (quelli vicino al camino, ovviamente) liberi. Si scatenarono in partite di Spara-Schiocco e a scacchi dei Maghi, nel quale Ron era il più bravo di tutti.

La mattina di Natale Eleanor si svegliò per prima. In fondo al suo letto vide dei pacchi.

- Hermione! È Natale! – disse. Hermione si svegliò in fretta, e cominciò a prendere i regali in fondo al suo letto.

Eleanor guardava sorpresa il cumulo in fondo al letto.

- Ma…sono per me? –

- Beh, direi di sì, visto che sono in fondo al tuo letto, no? –

- Già! – Prese il primo. Era da parte di Hermione ed era un libro (strano!) sui vulcani e sugli animali che li popolano.

- Grazie, Hermione! – disse, abbracciandola.

- Di niente! – il secondo pacco era da Ron, ed era un pacco di Api Frizzole. Da Harry ricevette una confezione di Cioccorane. Anche Hagrid le aveva mandato un regalo: un drago intagliato nel legno. In fondo al letto, ora, c’era rimasto solo un regalo.

Si chiese di chi fosse. Lo prese e lo scosse, poi lo aprì. Ne uscì fuori un carillon di legno scuro, con le decorazioni in intarsio e in inclusione di legno più chiaro. Girò la chiave e l’aprì. Al centro, una ballerina vestita d’azzurro ballava magicamente sulle note di una canzone che Eleanor conosceva bene: era esattamente quella che sua madre le cantava prima di dormire.

C’era solo un biglietto, accanto al pacco. E c’era scritto:

“ Auguri di Buon Natale, Eleanor. Questo l’aveva commissionato tua madre per te, prima di morire, io te l’ho solo fatto avere.

Nasconde un segreto, e solo tu lo puoi svelare, fanne buon uso.”

Non c’era la firma. Lo fece vedere ad Hermione che disse:

- Non so di chi possa essere. Possiamo chiedere a Ron ed Harry, no? –

- Sì, quando scendiamo a colazione glielo chiedo. –

In camera loro, Harry e Ron avevano già finito di scartare i regali. Entrambi avevano già indosso il maglione fatto dalla signora Weasley, e gustavano le leccornie arrivate loro. Erano di ottimo umore.

Scesero a far colazione, incrociando Hermione e Eleanor in Sala Comune.

- Sapete mica di chi è questa calligrafia? – chiese la ragazza porgendo il biglietto agli amici. Ron lo prese e lo fissò. Poi disse:

- No, non mi pare. – lo prese Harry. Osservò attentamente la calligrafia allungata e sottile, in inchiostro verde. Aveva già visto quella scrittura. Ci pensò un attimo e poi gli tornò in mente: il biglietto che accompagnava il mantello dell’invisibilità!

- Eleanor…potrebbe essere quella di Silente. Devo controllare con un’altra cosa che ho in camera, dopo colazione lo faccio, ok? –

- Grazie, Harry. –

Al tavolo di Grifondoro Fred, George e Ginny stavano facendo colazione, scherzando e ridendo.

- Buon Natale! –

- Buon Natale anche a voi. – ricambiò Eleanor.

- Come si sta bene qui a Natale…da soli! – disse George.

- E soprattutto, quando non c’è Malfoy. – sussurrò Hermione a Eleanor.

Infatti, per quel Natale, Draco Malfoy era andato a casa.

Harry fece colazione, poi se ne tornò di corsa in dormitorio. Gli altri si stavano alzando, ma lui fece loro segno di non seguirlo. Entrò in camera e, nella scatola dove teneva i biglietti d’auguri ricevuti (peraltro non molti, perché né riceveva solo dal primo anno di Hogwarts, quando aveva trovato degli amici veri) e tirò fuori quello che stava insieme al Mantello dell’invisibilità. Prese dalla tasca quello di Eleanor. Li confrontò. Ed erano la stessa calligrafia. Il biglietto di Eleanor era di Silente. Come aveva immaginato.

Stava per tornare in Sala Grande, quando sentì uno strano rumore provenire dal dormitorio delle ragazze. Lì per lì credette fosse solo una sua impressione, ma poi lo risentì. Era un grattare, uno smuovere, non capiva esattamente cosa. Allora credette fosse Grattastinchi. Ma era accoccolato pigramente sulla poltrona vicino al fuoco, in Sala Comune. Si avventurò, dunque, lentamente, sulle scale del dormitorio femminile. Il rumore veniva proprio dalla camera di Hermione ed Eleanor. Avanzò in punta di piedi e con la bacchetta spiegata. Il fascio di luce che veniva dalla finestra gli illuminò il volto, saltando sui suoi occhi verde brillante come pagliuzze dorate. La porta era socchiusa, Harry si affacciò. C’era qualcuno, qualcuno che stava armeggiando con un carillon. Era vestito di nero. La finestra alle sue spalle era aperta. Ad un tratto si accorse che sull’avambraccio sinistro c’era qualcosa. Aguzzò di più gli occhi, e vide. Vide una cosa che gli gelò il sangue nelle vene: il Marchio Nero. Spalancò la porta d’istinto, senza nemmeno pensare a quel che faceva, ed entrò.

- CHE COSA STAI FACENDO?! – l’uomo alzò gli occhi, mollò il carillon e se ne andò, però, Harry lo sentì gridare, spianando la bacchetta

- Morsmordre! – Harry conosceva quella formula: era quella che serviva a richiamare il Marchio Nero. E infatti il Marchio si firmò nella stanza, sul soffitto.

Harry si gettò alla finestra, ma davanti a lui, ora, c’era solo un avvoltoio.

- Accidenti! – Harry scese a tempo record giù di sotto, incrociando per le scale Hermione, Ron ed Eleanor.

- Harry! Ma che succede? – chiese Hermione.

- Da Silente, ragazzi, dobbiamo andare da Silente…è successa una cosa, prima…un Mangiamorte. – ansimava, tentando di parlare.

- Un Mangiamorte? – chiese Eleanor, impallidendo.

- Sì, ma andiamo da Silente! –

Li precedette per la via, correndo. Mentre stavano per arrivare incrociarono la professoressa Mc Granitt.

- Ragazzi, che succede? Perché state correndo? –

- Professoressa, un’emergenza…- ansimò Harry – Un Mangiamorte in camera di Hermione e Eleanor. –

- Cosa? Potter, ma cosa dici? –

- Dico che c’era un Mangiamorte che armeggiava con un carillon in camera di Hermione ed Eleanor, e che ha lanciato il Marchio Nero quando sono entrato, e poi è scappato! –

La professoressa Mc Granitt, Eleanor, Hermione e Ron fissarono Harry basiti, increduli.

- Professoressa – riprese Harry – la prego, chiami il professor Silente. –

- Sono qui, Harry. Chiunque ti avrebbe sentito gridare. –

- Signore! Venga! – Harry si diresse verso camera di Eleanor e Hermione. Il Marchio Nero era ancora lì, e, per fortuna, anche il carillon.

- Il mio regalo! – esclamò Eleanor, correndo a prenderlo.

- L’ha rovinato? – chiese Harry.

- No, per fortuna. – adesso il Marchio Nero troneggiava esattamente sopra di lei: infatti era stato messo sopra il suo letto apposta.

Il Marchio Nero…il simbolo del più grande mago Nero d’ogni tempo, Voldemort, il padre di Eleanor. Il Marchio Nero significava morte. In passato, prima che la sua avanzata fosse fermata da Harry, chi trovava il Marchio Nero troneggiare sopra casa sua tremava, perché sapeva cosa vi avrebbe trovato all’interno: morte, distruzione, sofferenza. Tante erano state le famiglie distrutte dalla furia selvaggia di Voldemort e dei suoi Mangiamorte. E ora, quello stesso simbolo che aveva terrorizzato centinaia di persone, troneggiava in camera di Eleanor, sopra la sua testa.

- Eleanor, non hai… paura di… quello? – chiese Hermione, indicando il Marchio.

- Hermione, la paura è un sentimento che non sempre mi posso permettere, e avere paura di un’immagine è una delle cose che non mi posso permettere. –

- Harry, hai visto in faccia quell’uomo? –

- No, preside, aveva il cappuccio. Si è buttato dalla finestra, dopo aver lanciato il Marchio Nero, però quando mi sono affacciato ho visto solo un avvoltoio. –

- Un avvoltoio, Harry? –

- Sì, professore. –

- Ma qui non ci sono Avvoltoi, è troppo freddo…- disse Hermione. – Ma allora…-

- Era un Animagus! – esclamò Harry.

- Già. –

- Harry, ha detto qualcosa? –

- No, a parte pronunciare l’incantesimo. Era una voce roca, grattata, acida. –

- La conoscevi? –

- No. –

- Va bene. –

- Professor Silente, signore. – disse Eleanor – Che cosa potevano voler dal mio carillon? –

- Non lo so, Eleanor. Forse tua madre ci ha inserito qualcosa che potrebbe dargli fastidio. – nel dirlo le strizzò l’occhio.

- Albus, puoi togliere il Marchio Nero dal dormitorio delle ragazze? – chiese la professoressa Mc Granitt.

- Oh, sì, Minerva. –

- Aspetti, preside, ci penso io. – disse Eleanor – Delete signum! – un raggio rosso scattò dalla bacchetta e si depositò sul Marchio, assorbendolo e facendolo scomparire.

- E tu come conosci la formula di contro incantesimo? – chiese la Mc Granitt.

- Mia madre. Come al solito, il simbolo ci perseguitava, e lei lo doveva cancellare sempre. Quando sono diventata un po’ più grande ho imparato anche io. –

- Capisco. – disse la Mc Granitt.

- Minerva, per favore, provvedi a quello di cui abbiamo parlato stamani, ti dispiace? –

- No, va bene. –

- Io faccio solo altre 2 chiacchiere con i ragazzi, poi torno giù: volevo giusto prendermi una cioccolata calda. –

La professoressa Mc Granitt uscì dalla stanza. Il preside cambiò espressione e si rivolse ai 4 ragazzi.

- La faccenda è seria. Io non so davvero cosa contenga di speciale quel carillon, per mandare un Mangiamorte a prenderlo, però deve essere qualcosa di importante, perciò vi consiglio di scoprirlo. In secondo luogo, fate molta più attenzione, d’ora in poi, va bene? –

- D’accordo, preside. –

- Bene. Ora, devo andare. – disse, riprendendo un’aria svagata – ho delle commissioni da sbrigare. – e così uscì dalla stanza, lasciando i quattro ragazzi abbastanza confusi, nel dormitorio femminile. Scesero in Sala Comune e, accanto al fuoco, si misero a parlare. Eleanor aveva con sé il carillon.

- Secondo voi cosa cercava? – chiese Ron. – Cioè, cosa cercava di prendere o di ricavare dal carillon? –

- Non lo so…- disse Eleanor, pensierosa. Girò la chiavetta e lo aprì, spandendo nella sala la musica.

- Che bella melodia. – disse Ginny, che era lì a leggere, sollevando gli occhi dal libro.

- È la ninna nanna che mia madre mi cantava sempre. Le parole dicevano…Un giorno saprai, cos’è avvenuto davvero, intanto dormi, e sogna tranquilla/ la mamma è qui e danza con te / anche quando sembra che non c’è/ le parole magiche devi dire/ e gli incubi vedrai sparire/ ex speculo ad oculum, in punta di bacchetta, e la verità appare e arriva in gran fretta. – Eleanor aveva cantato sulle note della melodia con voce calda e sottile. Poi alzò le sopracciglia, spalancando gli occhi. – Non era solo una ninna nanna! Era la chiave per aprirlo! –

- Beh, sembra proprio di sì. Com’è che dice? Ex speculo ad oculum, in punta di bacchetta, giusto? – chiese Hermione.

- Sì. – rispose Eleanor.

- Beh, allora proviamo. Fallo tu, Eleanor. – disse Ron.

- Cosa? – chiese.

- Usa la formula Ex speculo ad oculum. – le disse Ron, ancora.

- Ma a che servirà? – chiese Harry.

- Beh…vuol dire dallo specchio all’occhio, in latino, perciò…credo che tua madre abbia lasciato qualcosa nello specchio. – spiegò Hermione.

- Proviamo. – Eleanor prese la bacchetta, la puntò sullo specchio su cui ballava la ballerina e disse:

- Ex Speculo Ad Oculum! – un sottile raggio argento si diresse sullo specchio, increspandolo. Poi si sollevò e avvolse Eleanor. Non se n’era accorto nessuno, stranamente. Davanti a lei era tutto bianco, bianco come il latte, tanto bianco da accecarla.

Chiuse gli occhi, per il bruciore. Poi un’ombra davanti a lei smorzò la luce. Aprì gli occhi: c’era sua madre.

- Mamma! – disse in un soffio, gettandosi tra le sue braccia.

- Eleanor, bambina mia! –

- Mamma! – Eleanor piangeva come una fontana – Mi sei mancata tanto! –

- lo so, bimba mia, lo so. Ora smetti di piangere. – Eleanor si staccò dalla madre e si asciugò gli occhi.

- Vedo che lo zio Albus ti ha dato il carillon, Ellie. – Ellie…solo sua madre la chiamava così. E le mancavano molto i soprannomi della madre: la facevano sentire sicura.

- Sì, me lo ha consegnato oggi, che è il giorno di Natale. –

- Davvero…azzecca sempre i tempi, lo zio Albus. Senti, se tu sei qui, significa che io sono morta. –

- Ma tu sei qui e…-

- No, Ellie…io sono una parte di me stessa. Sono una specie di ricordo senziente. E sono qui perché sapevo che avresti avuto bisogno di me soprattutto dopo la mia morte. Presumo che tuo padre si sia già fatto vivo. –

- Sì. – Eleanor aveva lo sguardo a terra.

- Lo immaginavo. E che ti ha detto? –

La ragazza raccontò alla madre la conversazione con Voldemort nella foresta proibita.

- Capisco. E così lui ti ha detto che non fui nemmeno in grado di oppormi alla Imperio, eh? –

- Sì. –

- Non è vero. Io scelsi di lasciarlo fare. – la dichiarazione lasciò Eleanor di stucco.

- Tu cosa? –

- Scelsi di lasciarlo fare. –

- E perché? – Eleanor stava diventando furente.

- Avevo avuto una premonizione: se avessi dato un figlio a Voldemort, questo figlio sarebbe stato in grado non solo di resistergli e tenergli testa, ma anche di dimostrargli che l’odio non è la via giusta. Forse non l’avrebbe cambiato, ma l’avrebbe indebolito. E così sei nata tu. Ti ho amata dal primo momento in cui ti ho vista. –

- Mamma…perché gliel’hai fatto fare? –

- Te l’ho detto: era una premonizione, ho seguito l’adito. –

- Tu fai sempre così, segui le tue premonizioni…non ti potevi rifiutare? –

- No. Se mi fossi rifiutata avrebbe scelto qualcun’altra, e magari l’avrebbe uccisa dopo il parto, prendendosi il bambino. Invece non poteva uccidere me. –

- Perché? –

- Non poteva perché gli servivano le mie predizioni. E non gli sarebbero servite più solo se fosse riuscito ad uccidere tutti i Potter. Ma Harry è vivo, e la sua vita è stata la sconfitta di Voldemort una volta…e probabilmente lo sarà ancora, in futuro. Ma tu, figlia, lo devi aiutare: tu sei sua amica e come amica dovrai comportarti. –

- Mamma…-

- No, ascolta bimba mia. Harry è davvero in grave pericolo, stavolta, forse più grande delle altre. Se tuo padre potrà averti dalla sua parte, ti obbligherà ad ucciderlo come prova di sangue. Tu non dovrai in nessun modo allearti con tuo padre. –

- Mamma, lo so! Non ho nessuna intenzione di farlo! –

- Lo so, bimba mia, che non lo farai mai di tua spontanea volontà. Ma non lo devi fare neanche per salvare qualcun altro, hai capito? –

- Mamma che vuoi dire? –

- Voglio dire che in nessun caso devi abbassarti ad accettare un suo ricatto. –

- Mamma, hai una premonizione? –

- Forse, ma è confusa: troppi eventi la possono modificare. In ogni caso, qualunque cosa accada, ci sono altre strade da seguire. Non cedere mai ai ricatti. –

- Piuttosto la morte. –

- Nemmeno! Devi vivere se vuoi essere d’aiuto ad Harry e al mondo. Non puoi permetterti di lasciarti alla Morte. –

- Ma mamma…-

- No, piccola, cerca di capire. – Caroline aveva le lacrime agli occhi. – Tu hai un grande potere, la tua forza è in grado di contrastare quella di Voldemort, e questa forza non può essere perduta: coloro che lo combattono hanno bisogno di te, e hai degli amici che non  puoi lasciare, mi capisci? –

- Sì, mami. –

- Brava piccola. Ellie, ora devi tornare, l’incantesimo non dura a lungo…-

- Ti potrò rivedere? –

- Questo specchio funziona una volta soltanto, però puoi richiamare la mia immagine nel tuo cuore. Io sarò sempre lì, bambina mia, non ti ho lasciata sola. – Eleanor si strinse forte alla madre, piangendo ancora. Poi la luce svanì, e lei si ritrovò di nuovo in Sala Comune, con le lacrime agli occhi.

- Eleanor, che è successo? – chiese Hermione preoccupata.

- Mia…mia madre…- poi abbracciò il carillon e si mise a piangere.

- Eleanor, stai bene? – chiese Harry, preoccupato.

- Sì, sì…scusate. – disse, tirando su col naso e asciugandosi gli occhi con una manica. – quanto sono stata via? –

- Via? Sei rimasta sempre qui. Hai pronunciato la formula e poi ti sei messa a piangere. – rispose Hermione.

- Beh, allora il tempo è trascorso in modo diverso. –

- Raccontaci quello che è successo. – le esortò Ron.

- Ok. – narrò della luce bianca, di sua madre e di quello che le aveva detto. Non omise niente.

- Perciò…tua madre non ha resistito a Voldemort apposta? – chiese Harry. Eleanor annuì.

- Ve l’ho detto: ha avuto una premonizione e ha visto che se avesse rifiutato lei avrebbe preso qualcun’altra, che poi avrebbe ucciso subito dopo. Invece necessitava delle premonizioni di mia madre. anche se sospetto che qualcuna gliel’abbia data sbagliata. – un leggero sorrise le si disegnò sulle labbra. Aveva smesso di piangere.

- Sì, probabilmente sì…visto che tua madre era parente di Silente. – il gruppo si fece scappare una leggera risata, e Eleanor la gradì molto.

Scesero il Sala Grande per il The natalizio, e poi, sazi, tornarono a Grifondoro. La giornata era stata estenuante e non riuscivano più a tenere gli occhi aperti. Se ne andarono in camera, a dormire. Il giorno dopo sarebbe stato tutto molto più chiaro.

E invece no. Perché il cielo era color del piombo e non faceva presagire bel tempo. Forse ci sarebbe stata addirittura una bufera. Il freddo entrava peggio che mai dentro le mura del castello, e tutti i ragazzi (pochi) rimasti ad Hogwarts per natale erano a riscaldarsi ai fuochi nelle Sale Comuni. Harry e Ron stavano giocando agli scacchi dei maghi, di fronte al fuoco, mentre Hermione studiava ancora una volta il registro degli Animagi per sapere chi fosse il Mangiamorte del giorno prima. Eleanor aveva ripreso in mano un lavoro di ricamo su cui non metteva mano dalla morte della madre, mentre Fred e George facevano casino giocando a Spara-Schiocco e Ginny tentava di leggere (cosa non facile, vista la verve dei fratelli.)

- No, niente…non è registrato! – disse Hermione, dopo aver scorso tutto il registro dall’inizio del secolo ad oggi.

- Questo ministero fa acqua da tutte le parti. – disse Ron, poi abbassò il tono per non farsi sentire – Prima Tartufo, Minus e tuo padre, Harry. Poi la Skeeter. Adesso anche un Mangiamorte! –

- Non è molto efficiente davvero. – commentò Harry. Hermione, intanto, sconsolata, s’era alzata. Andò a vedere che stava facendo Eleanor.

- Che è? – chiese.

- Un ricamo. Mi ha insegnato la vecchia signora Figg, era la nostra ultima vicina di casa.  Veramente io abito ancora là, a meno che il professor Silente non mi faccia trasferire. – 

< O che a mio padre non venga la bella idea di ammazzarmi prima >

A Harry venne un coccolone.

- La Signora Figg che abita all’angolo con Privet Drive a Little Whinging? – chiese.

- Sì. – rispose Eleanor.

- Ma tu abiti vicino a casa mia! – disse.

- Cosa? –

- Io abito al numero 4 di Privet Drive. –

- Ma lì ci sono i Dursley, quella sgradevole famiglia di Babbani. Ogni tanto, mi ha raccontato la signora Figg, le mollano il nipote quando vanno in…O mio Dio…sei loro nipote? – Harry annuì, con il viso sconsolato.

- Già, che sfiga, eh? –

- Non ti do torto. Una volta il signor Dursley mi ha vista girellare attorno al quartiere, con già i capelli bianchi e neri, e mi ha lanciato uno sguardo come dire “ questa idiota dove va? “ –

- Sì, tipico di Zio Vernon…- sospirò Harry.

- Harry, ma così…avremo una base per vederci! – disse Hermione.

- Aspetta a cantar vittoria, Hermione. – le disse Eleanor. – Magari Silente vorrà che mi trasferisca. –

- Ah, già…peccato però non averlo saputo prima…- disse Ron.

- Prima cosa? Che sono la figlia di Voi-Sapete-Chi? Vi sareste allontanati come la peste. –

- Non è detto. –

- Bah, è inutile pensarci: quel che è successo è successo. Però chiederò al professore se mi lascia a vivere là, ok? –

- Sì! – Eleanor si rituffò nel ricamo, immensamente sollevata. Stava, con punti piccoli e precisi, riempiendo il petalo di un fiore. Il ricamo rappresentava un prato con farfalle, fiori e piccoli scoiattoli. Hermione si sedette accanto a lei, per terra.

- Vuoi provare, Hermione? –

- Mi piacerebbe, ma non so se sono brava come te: non ci ho mai provato. –

- È questione di esercizio, niente di più. Nel mio cestino ci sono aghi, filo e un pezzetto di stoffa abbastanza grande per una prova. Prendili. –

- Grazie. – Eleanor smise un po’ il suo lavoro, insegnando a Hermione come infilare l’ago e come fare i punti più semplici, a cominciare dal punto erba. Hermione disegnò il musetto stilizzato di un gatto e cominciò a riempirlo con il rosso.

- Fai Grattastinchi? –

- Sì. – il gatto, come ad averlo chiamato, scese giù per la scale, e si accoccolò tra le ragazze, a godersi il calduccio del fuoco e le coccole.

Alla sera, Harry, prima di andare a letto, scrisse una lettera a Sirius.

“ Ciao Sirius,

Come stai?

Qui sono successe un sacco di cose…” nella lettera raccontava tutto quello accaduto il giorno prima. Aveva voluto aspettare un giorno, per raccogliere meglio le idee. Lo disturbava che Sirius ritenesse Eleanor una persona da cui guardarsi, però era sempre il suo padrino, e si preoccupava per lui. E comunque, lui sapeva che Eleanor era fidata, e tanto bastava.

Andò in Gufiera a prendere Edvige. Il tempo era calmo, per il momento, e così riuscì a convincere la civetta a partire, anche se a forza di moine. Le raccomandò di stare attenta al temporale e la lanciò in aria. Se ne tornò in camera, sprofondando, dopo il gelo della Gufiera, nel caldo rassicurante delle coperte.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Di Segreti Ricordi e Laceranti Oblii ***


Capitolo 9

Di segreti ricordi e laceranti oblii

 

Dopo il rientro a scuola la bufera annunciata durante quelle giornate si scatenò con una violenza inaudita. Il freddo penetrava nelle ossa e le lezioni all’aperto erano state sospese a causa del maltempo. A Pozioni faceva anche più freddo del solito e tutti si stringevano attorno ai calderoni, per scaldarsi. Madama Chips dovette curare un’epidemia di raffreddori in tutta la scuola, che colpì anche molti insegnanti. Un giorno a lezione di Incantesimi, il professor Vitious era talmente raffreddato che ogni starnuto che lanciava rotolava giù dalla pila di libri, con grande ilarità repressa degli studenti, e procurandosi una serie di bernoccoli, tanto che alla fine si decise a mettere dei cuscini per terra.

La professoressa Mc Granitt, invece, ad ogni starnuto che faceva con la bacchetta in mano trasfigurava qualcosa come quando trasfigurò il suo cappello in un gatto (bellissimo, sì, ma così poco funzionale da tenere in testa), tanto che per un paio di lezioni dovette fare assenza (caso più unico che raro all’interno della sua carriera di insegnante ad Hogwarts.) La professoressa Riley, invece, non s’ammalò. E continuò a far lezione, anche con la classe decimata dall’influenza. Madama Chips ebbe il suo bel daffare. Perfino Piton dovette disertare un paio di lezioni (con gran gaudio di Harry e dei suoi amici, e profondo scorno di Malfoy…), a causa di una forte febbre. Insomma, passarono 2 settimane senza che in Hogwarts si potesse trovare uno studente completamente sano. Eleanor, addirittura, prese la febbre alta, e fu costretta in infermeria 2 giorni, prima di poter tornare in dormitorio.

Adesso era in Sala Comune, davanti al camino, a smaltire i postumi di quella che le era sembrata una sbronza, e invece era la febbre, ricamando.

- Come ti senti, Eleanor? – chiese Ron.

- Ora bene, grazie. Mi gira ancora un po’ la testa, ma prima o poi riuscirò a scendere da questa giostra. –

- Cosa? – chiese Ron.

- Niente, è solo l’influenza che mi fa brutti scherzi…-

- Sì, mi sa anche a me. – disse Ron.

- Eleanor, Madama Chips ha detto che non ti devi affaticare: sei ancora debole, la febbre è arrivata anche a 40, lo sai? –

- Sì, lo so, sarà la quattordicesima volta che me lo dici, Hermione, ma non mi sto affaticando. –

- Stai ricamando, e non dovresti fare assolutamente niente. –

- Però mi rilassa. Su, sono “fuori pericolo” ora. –

- Sarà, ma riguardati. –

- Sì, sì…- pensò la ragazza, grata, sì, delle premure degli amici, ma anche stufa di stare malata. Ormai si sentiva in forma, e aveva recuperato le forze. Per paura di un’influenza di Voldemort, Hermione l’aveva vegliata tutto il tempo che era rimasta in infermeria, dandosi il cambio con Harry e Ron di giorno. Quando madama Chips gliel’aveva detto Eleanor aveva dato loro dei paranoici, ma era contenta che le fossero rimasti accanto.

Posò il lavoro di ricamo, lo ripose nel cestino, e si stiracchiò, sulla poltrona, facendo schioccare la schiena. Poi si mise a ravvivare il fuoco del camino quando ad un tratto le venne in mente una cosa:

- Ragazzi, quando è il prossimo Weekend a Hogsmeade? –

- Mmm…tra due settimane, perché? –

- Ho bisogno del filo…l’ho quasi finito. E poi devo prendere un po’ di lucido per bacchette: si sta opacizzando tutta e non va bene. – tirò fuori la sua bacchetta. Era tutta di Ebano, anche il manico, ed era bella scura.

- Che cos’è la tua bacchetta, Eleanor? – chiese Ron.

- Legno di Ebano, 9 pollici, sangue di Unicorno. –

- Sangue di unicorno? Ma non si può usare il sangue di Unicorno per le bacchette! –

- Lo so, ma qui ce ne è solo una goccia, che l’Unicorno depose sulla mia fronte appena nata. Era di mia madre, e lo volle con sé mentre partoriva. Nacqui, e, prima che mio padre potesse anche solo toccarmi, lo splendido animale mi diede una goccia del suo sangue, posandola sulla fronte. È ancora vivo, tranquilli! Mia madre lo fece riportare nella Foresta Scozzese quando fummo in salvo. Probabilmente è una delle cose che mi ha salvato da mio padre. Poi mia mamma lo raccolse in una boccetta e pregò Ollivander di farne una bacchetta, spiegandogli da dove venisse. Quando arrivò la presi in mano e reagì subito: uso questa bacchetta da quando ho 9 anni. 

- Wow, affascinante. – disse Hermione.

- È vero. – ammise Ron. – Aveva un nome quell’Unicorno? – chiese poi.

- Lo chiamavamo Yulien. Era un cucciolo argentato all’epoca. Ora sarà un bell’adulto bianco. –

Nei giorni seguenti, rientrata l’epidemia, la scuola tornò lentamente alla normalità. Le lezioni si susseguivano faticosamente e inesorabili, e i ragazzi imparavano, o almeno ci provavano. Edvige non era ancora tornata con la risposta di Sirius, e Harry cominciava a preoccuparsi. Una mattina, mentre facevano colazione, il bel volatile bianco atterrò davanti ad Harry, stremata.

- Edvige! – aveva con se la lettera di risposta, ma Harry si preoccupò prima di liberarla dal fardello e di darle da mangiare, che di leggere la lettera. Edvige ringraziò con un buffetto sulla mano, e Harry le diede il suo bacon e la fece bere. Poi, visto che era solo affamata, prese la lettera. Era firmata, davanti, con una zampata a mo di sigillo: era di Sirius. Il suo volto si illuminò.

- Ragazzi, è di Tartufo. – disse.

Fecero colazione velocemente e, prima di andare in classe, si misero in un angolino della Sala Comune. Harry aprì la lettera e la lesse a voce alta:

“ Caro Harry,

Io sto bene. Siete stati molto fortunati con quel Mangiamorte, e tu sei stato molto avventato. Non so chi fosse, però Silente potrebbe aver chiesto a Piton, magari lui lo sa. Ma non chiedetelo a Piton, chiedetelo a Silente. Hermione, Ron e Eleanor stanno bene? Spero di sì, specialmente dopo tutto quel che è successo. Io sono con Remus e gli altri, cerchiamo di organizzarci per fermare Voldemort, ma da cane non è semplice, comunque, con l’aiuto di Silente, ce la facciamo abbastanza bene. State attenti e guardatevi alle spalle, mi raccomando.

Con affetto

Sirius. “

- È il tuo padrino, vero, Harry? – chiese Eleanor

- Sì. Potrei andare a vivere con lui, se solo avessimo le prove che Peter Minus è vivo. Lo sai, no, è ricercato e dovrebbe essere ad Azkaban. –

- Lo so bene. Mi dispiace. –

- Di più a me che devo ancora vivere con i Dursley. La vita a Privet Drive è quanto di peggio un mago o una strega possano immaginare. –

Passò anche l’altra settimana, e, finalmente, arrivò il weekend di Hogsmeade. Eleanor prese la borsa e la bacchetta, che non scordava mai. Mise un incantesimo al suo baule, perché non s’aprisse, e non venisse portato via il carillon, e se ne andò, con Hermione, Harry e Ron, al villaggio.

Arrivati là, dopo la doverosa sosta a Mielandia a far rifornimento di dolci, Eleanor trovò il negozio di merceria, e prese quel che le serviva. Ad un tratto si ritrovò, da sola, davanti ad un uomo.

- Vieni con me. – le disse.

- No. – rispose lei, calma. L’uomo indossava un mantello nero col cappuccio, aveva una voce melliflua, che la ragazza aveva già sentito.

- Vieni con me! – le disse di nuovo.

- No. – Eleanor si mosse indietro, per sfuggirgli, ma l’uomo la trattenne per il braccio. – Mi lasci! – disse.

- Tu ora vieni con me! – Eleanor fece sì che mollasse la presa. Poi scappò velocemente, e ritrovò i suoi amici.

- Eleanor, che è successo? Sei tutta pallida? – le disse Hermione.

- Un uomo, voleva che andassi con lui…non…non so chi fosse. Mi ha afferrata, ma io l’ho mollato e sono scappata. –

- Cosa? E chi? –

- Dalla voce…mi pareva di conoscerlo. Era…ma sì! Era Lucius! –

- Lucius? Lucius Malfoy? –

- Sì, lui. Ora ci provano anche così! Ma ci mancava solo il padre, ora, non bastava il figlio a rompere le scatole? -  

- Andiamo ai Tre manici di scopa, intanto, almeno ci scaldiamo e beviamo una Burrobirra in pace, mentre ci racconti tutto per bene. –

Arrivarono al pub gestito da Madama Rosmerta e trovarono un tavolo libero. Si sedettero, e Eleanor raccontò loro quel che era accaduto nei minimi particolari.

- Ma ora ci provano anche in pieno giorno! –

- Sì, ma mi prenderebbero solo se non facessi troppo rumore. – disse.

- Già, altrimenti non ti avrebbe lasciata andare così. –

- Ma perché! Adesso non mi lasciano in pace nemmeno qui! Ma credono davvero che mio padre non sarebbe capace di venirmi a prendere da solo? Solo che se io non ci voglio andare, nemmeno lui mi può obbligare a stare dalla sua parte. –

- Noi lo sappiamo, Eleanor. Ma loro no. –

- Già. Ma lo scopriranno. Lo scopriranno. – Eleanor bevve la sua Burrobirra furiosamente, come se cercasse sfogo con qualcosa di inanimato. Uscirono, poi, tutti insieme, per tornare al castello. Avevano preso quello che interessava loro, e Eleanor aveva di nuovo il filo che le serviva, più qualcosa extra per le emergenze. Le piaceva cucire, perché le dava la possibilità di rilassarsi.

Tornati al dormitorio, Eleanor trovò un gufo ad aspettarla. Portava una lettera con sé, con un sigillo che non era quello di Hogwarts. La aprì, mentre era da sola, e la lesse.

“ Stanotte alle 2 nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Le devo parlare, miss Riddle, è una cosa della massima importanza. Venga sola.

Valenta Riley. “

Cosa poteva volere la professoressa Riley da lei, a quell’ora della notte, poi. E da sola.

Già, quelle due parole la mettevano a disagio. Lei, da sola, non ci voleva stare. Decise che, questa, non era cosa da poter dire ad Hermione senza spaventarla ancor di più. Perciò mentre stava giocando a scacchi con Ron, prese da una parte Harry e gli fece vedere la lettera.

- Che vuole, lo sai? – chiese Harry.

- Non lo so. – disse, scotendo la testa. – ma voglio che tu mi accompagni. –

- Se saremo in due non parlerà, immagino. –

- Se ci vede in due. –

- Vuoi dire che dovrei…-

- Ti prego. Mettiti il mantello dell’invisibilità e accompagnami… non me la sento d’andar sola. – Harry fissò i suoi occhi verdi in quelli blu di Eleanor. Era spaventata da quello che era accaduto il pomeriggio, e anche se non sapeva che rischi avrebbe potuto correre con la Riley, decise che l’avrebbe accompagnata anche solo per tranquillizzarla.

All’una e mezza si alzò e, dopo essersi sistemato accuratamente il mantello dell’invisibilità, attese Eleanor in Sala Comune. La ragazza arrivò.

- Harry? – chiese sussurrando. Il ragazzo fece vedere una mano, poi la infilò di nuovo sotto, e uscirono dalla porta.

Arrivarono all’aula di Difesa contro le Arti Oscure. Eleanor deglutì un paio di volte a vuoto. Harry le mise una mano sulla spalla, in un gesto di muto conforto. La ragazza bussò.

- Avanti. – disse una voce femminile all’interno. Eleanor aprì la porta. Stette ferma sull’ingresso (giusto il tempo per far passare Harry) e poi, ad un gesto della professoressa, entrò.

- Voleva parlarmi, professoressa? –

- Sì, signorina Riddle. Scusi l’ora tarda, ma era necessaria la segretezza. Però, le avevo chiesto di venire sola. –

- E lo sono. –

- Non è così. Comunque può rimanere, signor Potter, se proprio desidera. – Harry si tolse il mantello, era proprio accanto a Eleanor.

- Come ha fatto a vedermi? –

- Oh, non l’ho vista, signor Potter. Non con l’occhio normale, almeno. È solo che facendo l’Auror, uno si abitua a vedere anche quello che non c’è, e bisogna sempre sapere con quante persone si ha a che fare. E magari, un paio di lenti magiche non guastano. – infatti aveva un paio di occhiali sul naso, anche se normalmente non li portava.

- Capisco. –

- Comunque, ormai può rimanere. Però la prego, mi faccia finire di parlare. –

- Certo. –

- Bene. Eleanor, l’ho fatta chiamare perché ritengo necessario metterla a parte di un avvenimento che la riguarda. O meglio, che l’ha riguardata in passato. Non so se sogna mai di strane e oscure stanze…-

- Sì, sono i miei incubi peggiori. A volte sono così intensi…che sembrano reali. –

- Lo sai perché sembrano reali? Perché lo sono state. – la notizia, data con queste parole, fece traballare Eleanor, che si dovette tenere a Harry. Non aveva mai raccontato ai suoi amici i suoi incubi. E ora, sapere che erano davvero avvenuti la… sconvolgeva.

- Avevi 4 anni quando una squadra superstite di Mangiamorte ti rapì a tua madre. Ti volevano addestrare alle Arti Oscure per poterti poi restituire a tuo padre pienamente consenziente, quando sarebbe tornato. Ti cercammo per 2 mesi, due mesi fosti dispersa. I Mangiamorte ti insegnarono magie terribili. Il fatto che tu sappia usare l’Avada Kedavra non dipende solo dal sangue che ti scorre nelle vene. Ti è stata insegnata e ti hanno costretto ad esercitarti. –

Eleanor stava cercando di non piangere. O meglio, stava cercando di non singhiozzare, perché le lacrime scendevano imperterrite, annebbiandole la vista. Harry era sconvolto, completamente annichilito. Fissava la professoressa Riley come un bambino che avesse visto un mago che avesse appena tirato fuori un coniglio da un cappello.

- Professoressa Riley, che vuole dire? – fu Harry a parlare al posto di Eleanor.

- Vedete, ragazzi. La tua memoria, bambina, fu modificata, perché all’epoca eri troppo piccola. Ma ora è ora che tu sappia, quel che è successo. I Mangiamorte ti hanno addestrata, in quei due mesi, a fare tutto ciò che anche loro sapevano fare. Inoltre non erano gentili nei tuoi confronti. Fui io stessa a dirigere l’inchiesta e le ricerche. Fui io stessa a venirti a recuperare, schiantando un sacco di persone che ora sono ad Azkaban. E mi ricordo come stavi, quando ti ho preso in braccio: piangevi perché ti stavano gridando contro. E eri spaventata, non potevo avvicinarmi perché mi puntavi la bacchetta contro. Riuscii a portarti via solo facendoti addormentare. Eri talmente spaventata che avresti usato la magia contro di me. –

- Professoressa, basta ora. La prego. – disse Harry. Eleanor piangeva a dirotto, ormai.

- Ho finito, Potter, tranquillo. – Harry abbracciò Eleanor, perché sapeva che la ragazza aveva bisogno di essere consolata.

- Io me lo sentivo. Io me lo sentivo…- disse la ragazza, piangendo sulla spalla di Harry.

La professoressa stava uscendo dall’aula.

- Professoressa Riley. –

- Sì, Eleanor? –

- Grazie, per avermi salvata. –

- Mi hai già ringraziata. 11 anni fa, quando ti sei risvegliata mentre ti portavo via e ti dicevo che presto avresti rivisto la mamma, tu mi hai detto: “Grazie per avermi portata via da quelli là.” – la signora uscì.

- Eleanor, tutto bene? –

- Harry, meno male che sei venuto con me. –

- Non c’è problema. Come stai? –

- Sto un po’ meglio. Grazie. –

- Su, torniamo in dormitorio. Hai bisogno di dormire. –

- No. Voglio fare due passi. Abbiamo il mantello, andiamo, ti prego. – Harry sospirò.

- Va bene. – disse – ma andiamo in un posto dove non ci trovino. –

- Ok. – si infilarono il mantello dell’invisibilità e, dopo aver controllato d’essere ben coperti, uscirono dalla scuola di soppiatto. Si fermarono vicino al lago, dietro agli alberi.

Si sedettero alla base dell’albero. Eleanor iniziò a giocherellare con un filo d’erba.

- Vuoi parlarne? – si aspettava una risposta negativa.

- Sì. – Harry si voltò sorpreso. – Da piccola, ero una bambina strana. I miei ricordi non vanno più in là dei 4 anni e mezzo o giù di lì. Io ridevo e scherzavo come tutti i bambini, ma avevo una smodata paura del buio. E poi, ad ogni rumore sinistro, iniziavo a piangere o, peggio, ad urlare. Come ha detto la professoressa, mi hanno dovuto cancellare la memoria. Lo sai, Harry, perché ho avuto paura, quando la professoressa mi ha chiesto le maledizioni senza perdono? Perché una volta, una delle prime volte che avevo la bacchetta, la mia bacchetta, in mano, ho usato, inavvertitamente, l’Avada Kedavra. Per fortuna non ho colpito nessuno, ma avrei ucciso, se avessi colpito, e mi avrebbero dovuto spedire ad Azkaban, anche se all’epoca avevo…6 anni. Te la immagini una bambina ad Azkaban? – Harry rabbrividì alla notizia. Davvero così a fondo le erano incisi quelle violenze?

- Eleanor, ma poi tu non…-

- Mia madre decise che sarebbe stato bene non darmi la bacchetta finché non avessi avuto più autocontrollo. E all’età di 9 anni mia madre riuscì a insegnarmi il controllo completo. Per questo, poi, mi diede la bacchetta. –

- Sono così mortificato, io…non sapevo niente. –

- Nessuno lo sa. Forse solo Silente e la Riley. Nemmeno la Mc Granitt, e mi devi promettere che non ne parlerai con Hermione e Ron. Almeno finché non deciderò di parlare con loro. –

- Va bene. Torniamo a Grifondoro? –

- Sì. Ora mi fa freddo. Ma avevo bisogno del freddo perché mi schiarisse le idee. –

si rialzarono, e Harry sistemò il mantello dell’invisibilità perché non fossero visti. Riuscirono a rientrare nel castello senza farsi vedere. In Sala Comune Harry tolse il mantello dell’invisibilità.

- Sei sicura di stare bene, ora? –

- Sì! È la milionesima volta che te lo dico! –

- Ok. Va bene. Ma se hai bisogno, chiedi. –

- Mi hai detto un milione di volte anche quello. Buonanotte. –

- Buonanotte. – Eleanor sparì per le scale del dormitorio femminile. Anche Harry tornò in camera sua. Si mise a letto, e fissò il soffitto. Non avrebbe mai creduto che Eleanor nascondesse ancora tanti segreti. E una voce, nel fondo, gli diceva che non erano finiti. 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Grifondoro contro Corvonero ***


Capitolo 10

Grifondoro contro Corvonero.

 

Passarono i giorni e le settimane. Gennaio venne portato via da Febbraio, col suo carnevale, Febbraio, invece, passò talmente lentamente che ai ragazzi sembrò durare 56 giorni e non 28. Le squadre di Quidditch, dopo il maltempo, avevano ricominciato ad allenarsi. Harry aveva 4 allenamenti a settimana che nelle due settimane precedenti all’incontro divennero 5. Studiava, mangiava, si allenava e dormiva. Non c’erano storie: Angelina era quasi peggio di Baston per gli allenamenti. Era l’equinozio di primavera, Marzo era sul finire e la professoressa Cooman li aveva obbligati a venire tutti a mezzanotte in osservatorio per vedere i movimenti dei pianeti all’equinozio, un momento di “Grandi sconvolgimenti nella ruota del destino” come aveva detto lei (Parole testuali!).

Harry, in quel momento però, pensava a tutt’altra cosa. Dopo due giorni c’era la partita Grifondoro vs Corvonero e lui era rimasto ad allenarsi con la squadra fino ad un’ora prima ed era desideroso solo di dormire. Si era assopito in poltrona in Sala Comune, ma Ron l’aveva impietosamente svegliato. Hermione li aveva presi molto in giro per questo, ma poi aveva promesso loro che li avrebbe aspettati.

La Cooman la tirava per le lunghe e Harry minacciava di addormentarsi sulla poltroncina in osservatorio. Lo tenevano desto i pizzichi di Ron. Poi, finalmente, la Cooman fece fare loro quello per cui erano andati lassù: un’occhiata nel telescopio. Harry si mise in fila con gli altri, dietro Eleanor e Ron dietro di lui, a tenerlo sveglio a forza di pizzichi. Fu finalmente il turno di Eleanor. La ragazza si avvicinò al telescopio e lo mise a fuoco. Ma non vide le stelle, bensì un grosso occhio acciaio. Tutta la classe urlò e all’urlo Eleanor si staccò dal telescopio. Davanti a loro troneggiava un rapace con un becco diritto, appuntito e robusto. Atterrò sul telescopio, graffiandolo con le unghie appuntite e emettendo stridii. Era un falco nero, con i nastri viola. Stava lì, fiero, impettito e fissava Eleanor.

- E tu che ci fai qui? Non dovevi rimanere in Sicilia? – disse la ragazza. Uno stridio acuto le fece eco, in risposta.

- Che ha fatto, Lalla? Ti ha spedito qui? – altro stridio.

- Però tu potevi anche non venire! - sembrava proprio che la ragazza conoscesse il rapace e parlava come se si potessero capire. Tutta la classe si era dissolta fuori dell’aula alla sua prima apparizione, tranne che Harry e Ron, che, uno incuriosito, l’altro impietrito, la fissavano sorpresi.

- Ma perché ti ha spedito qui? – stridii variamente modulati. Eleanor sembrava capire perfettamente quello che diceva, annuendo.

- Nimoe ha avuto una premonizione e Laura ti ha mandato credendo che fossi in pericolo! È proprio da lei! Però sono contenta di vederti, Thanatos! – si avvicinò e accarezzò il becco dell’animale. Poi, finalmente, si voltò verso gli amici, increduli e sbigottiti.

- Lui è Thanatos, il falco della mia amica siciliana Lalla. È un animale fedele, e Lalla me l’ha mandato, evidentemente preoccupata per me. Come al solito si preoccupa per niente. – intanto, chiamata dagli altri studenti, fece il suo ingresso la professoressa Mc Granitt nella sua vestaglia scozzese.

- Riddle, Weasley, Potter! State bene? –

- Sì, professoressa, è un falso allarme. Conosco questo esemplare: si chiama Thanatos ed è della mia amica siciliana Laura. Me l’ha mandato perché era preoccupata per me. –

- Un falco? – chiese dubbiosa la professoressa.

- Già… non è l’unico animale strano che ha, gliel’assicuro. Potrei avere un parabraccio di cuoio? I suoi artigli sono sufficientemente letali. –

- Beh, credo… credo di sì. te li faccio portare? –

- Sì… ma dove lo porto. – si chiese, preoccupata, Eleanor.

- In Gufiera? – azzardò Ron.

- Se non litiga coi gufi… - disse la professoressa.

- Oh, no… vive con dei gufi! – la professoressa fece apparire un parabraccio di cuoio e Eleanor se lo infilò e poi porse il braccio a Thanatos, che vi salì senza troppi problemi.

Il becco appuntito del rapace era molto vicino agli occhi blu della ragazza, che lo fissava negli stessi con fiducia.

- Vieni, ho un posticino per te. – uno stridio che perforò i timpani agli altri fece capire a Eleanor che il piccolo aveva fame.

- Pure fame? Ma sei incontentabile! – rise – Avrei bisogno di un po’ di carne cruda, Harry, Ron potreste portarmene dalle cucine? – Harry e Ron annuirono senza parlare. Fissarono la professoressa Mc Granitt e questa annuì, dando loro il permesso di andarla a prendere. Intanto era sopraggiunta anche Hermione, attirata dal trambusto. Entrò e vide Eleanor con il falco sul braccio. Sussultò.

- Ciao Hermione. – disse Eleanor – Lui è Thanatos. Poi ti spiego. Mi accompagni in Gufiera? –

- Ma è un falco? –

- A dir la verità è un falchetto. È piuttosto giovane, e si è fatto tutta la strada fin qui in volo, dalla Sicilia. È affamato, ho mandato Harry e Ron a prendere un po’ di carne cruda. Vieni. – lo strano terzetto, Eleanor, Hermione e il falco Thanatos uscì dall’osservatorio e scese per le scale, sotto lo sguardo attonito della classe di Divinazione. Eleanor passò a testa alta, con il falco sul braccio che guardava tutti, incuriosito. Riuscirono ad arrivare in Gufiera, Eleanor trovò un trespolo abbastanza vuoto e ve lo posò. Giustappunto era lo stesso dove stava Edvige. La civetta bianca lo fissò, per un attimo, poi richiuse l’occhio. Arrivarono anche Harry e Ron con una ciotola di carne cruda. Eleanor ne strappò dei pezzi con le mani e, colando sangue, ne porse un pezzo al falco.

- Tieni, Thanatos, è buona. – il falco la guardò in tutte le angolazioni, poi la prese col becco appuntito. Non toccò nemmeno le dita di Eleanor, che continuò a dargliene finché non finì. E anche allora, sospettarono, ne avrebbe mangiato ancora se ce ne fosse stata.

- E adesso, Eleanor, puoi spiegare? – chiese Ron.

- Thanatos è il falco di Laura, o Lalla, la mia amica siciliana. L’ho conosciuta nel periodo in cui ero là. Ho visto Thanatos nascere e l’abbiamo cresciuto insieme. Perciò è un po’ mio e un po’ suo. –

- Eleanor, ma… Thanatos non era il dio Greco della Morte? – chiese Hermione, rabbrividendo per il freddo in Gufiera.

- Il fatto è che lui… beh, è un vero e proprio Killer. Ha ucciso più roditori lui in una settimana che il gatto in un mese. –

- Thanatos è proprio azzeccato. –

- Già… comunque se gli darò da mangiare io, non cercherà prede all’esterno. Così gli altri ragazzi stanno tranquilli. – Harry stava ciondolando.

- Ragazzi, scusate, io vado a letto: sto morendo di sonno. –

- Sì, veniamo anche noi. –

- Fai il bravo, Thanatos, e sii bravo con i gufi, ok? – il falco diede uno stridio leggero, per dire di sì e Eleanor se ne andò soddisfatta.

- Harry? Sei sveglio? – il ragazzo la aspettava con tutti gli altri fuori dalla Gufiera, ma, appoggiato al muro, aveva gli occhi chiusi e l’aspetto sonnolento. – Su, andiamo, il letto ti aspetta. – Eleanor lo scosse e poi, aiutando Ron e Hermione, riuscirono a “trascinarlo” in dormitorio. Eleanor, in camera, dopo aver pettinato i capelli di Hermione ed esserseli fatti pettinare, si mise a letto.

- Eleanor. –

- Hermione, senti, credete di riuscire a chiamarmi Ellie? Non ne posso più del nome intero, mi sembra troppo formale! –

- Va bene, Ellie. Ma tu chiamami Herm, allora. –

- Ok! –

- Dimmi, Thanatos è docile? –

- Abbastanza, ma con me fa il bravo, perché sa che non lo temo. –

- E lo capisci? –

- Sì. Non so perché e ci riesco solo con lui, però lo comprendo bene. –

- Deve essere bello parlare con un esemplare come quello. –

- Beh, all’inizio era come parlava con un bambino… e a volte lo è ancora. Però è un animale fedele e intelligente, che capisce cosa gli si dice. 

- Che spettacolo. –

- Sì, è stupendo. Herm, Buonanotte. –

- Buonanotte e sogni d’oro. – le ragazze chiusero le tende e gli occhi. Harry non aveva nemmeno toccato il cuscino e s’era addormentato, da quanto era stanco. Ron lo aiutò a cambiarsi e poi si mise a letto anche lui. Erano stanchi e l’emozione della serata aveva contribuito abbondantemente a stremarli ben bene.

Posata la testa sul cuscino, Eleanor non poté trattenere un sorriso, amaro. Se Lalla le aveva mandato Thanatos, voleva dire che le carte l’avevano avvertita di qualcosa. Qualcosa di serio. Forse avrebbe fatto bene a farle anche lei, ma ci avrebbe pensato il giorno dopo, in quel momento era troppo stanca. Chiuse gli occhi, pensando che il giorno dopo era una giornata leggera e che sabato si sarebbe tenuta la partita di Quidditch. Si addormentò con una musica in mente, la ninna nanna della madre che risuonava nella stanza, perché aveva caricato il carillon prima di ficcarsi sotto.

Harry si rivoltò nel letto, il sonno agitato. C’era nebbia, davanti a lui, moltissima nebbia. Poi si diradava e vedeva Eleanor. La ragazza aveva il falchetto sul braccio, com’è che si chiamava? Thanatos? Sì, Thanatos. Eleanor guardava avanti a sé. C’era qualcosa, ma Harry non capiva cosa. Avanzò, avvicinandosi all’amica, ma non riusciva a staccare i piedi da terra, se non con grande fatica. Riuscì ad avvicinarsi abbastanza per starle accanto.

- Che guardi? – le chiese. Ma la ragazza alzò solo un braccio e indicò, col dito, un punto imprecisato nella nebbia. Nel punto che indicava, però, si cominciò a distinguere qualcosa. Stava per vedere cosa, quando…

- Harry! Harry! HARRY! – era Ron, aiutato da Dean Thomas, che lo stava svegliando perché sennò facevano tardi a lezione.

- Eh, sì, ho capito, sono sveglio! –

- Meno male! Su, cambiati, che è tardi! Ti devo ricordare chi abbiamo alla prima ora? La Mc Granitt. Lo sai che non apprezza i ritardi, su! –

- Sì, mi vesto e vengo. – si vestì velocemente, senza mettersi la divisa al contrario, però, e scese a far colazione.

Rapidamente e senza veramente assaggiarla, butto giù un po’ di porridge e di salsicciotti. Stava ripensando al sogno, era così strano. E poi era arrabbiato: non era riuscito a finirlo!

Andò a lezione con lo sguardo perso e la professoressa Mc Granitt lo riprese 2 volte perché era distratto. Usciti dalla lezione, Ron, stufo, gli chiese:

- Ma insomma, che hai? –

- Niente. – fu la laconica risposta di Harry.

- Niente? Niente? Hai una faccia che dice tutto tranne Niente! – ribatté l’amico.

- No, nulla, davvero. È solo che ho fatto un sogno che non so spiegarmi ed è tutta la mattina che ci rimugino su. –

- Ma dai, ma lascia perdere! Non era importante, no? Cioè, Tu-Sai-Chi e roba simile, no? –

- No, ma…-

- E allora lascia perdere e concentrati! Ora c’è Hagrid, e poi hai l’allenamento di Quidditch: Domani hai la partita! –

- Sì, sì…- Harry non era molto convinto, ma decise di dar retta all’amico, se non altro per preservare la sua sanità mentale (di Ron, non quella di Harry! quella era andata perduta col sogno^^) Durante la lezione di Hagrid non ci pensò più e nemmeno, figuriamoci, durante l’allenamento di Quidditch. La sera, poi, era talmente stanco, che crollò sulle scale mentre cambiavano e Ron e Neville lo dovettero trascinare fino in camera.

Era sabato mattina. Eleanor, ora che ci ripensavano, il giorno prima non s’era vista. Quando non era a lezione, stava seduta ad un tavolino di Sala Comune, a consultare i tarocchi.

- Eleanor, noi usciamo, vieni? – le aveva chiesto Hermione nel pomeriggio.

- Scusa, Herm, ma ora devo finire qui…-

- Va…va bene. – Hermione fece una faccia perplessa, ma lasciò perdere.

Alla mattina Harry si svegliò prestissimo, teso per la partita. Non aveva sognato, non quella notte. Si cambiò e controllò la Firebolt, che si era portato in camera la sera prima. La lucidò e la calibrò a puntino. Scese a far colazione presto e Sala grande era semi- deserta. Anzi, deserta del tutto! Gli altri componenti della squadra ancora dormivano, ed effettivamente di sabato mattina alle 7, il più mattiniero era lui. Non era, però, l’unico. La professoressa Riley era già lì a far colazione, quando Harry arrivò.

- Potter, mattiniero oggi, eh? – disse, avvicinandosi.

- Sì, professoressa. –

- Hai la partita? – Harry annuì, trangugiando un po’ di porridge.

- Sì. –

- Mmm…ti posso parlare in tutta franchezza? – chiese, sedendosi.

- Certo, professoressa. –

- Ti sembra che Eleanor abbia dei comportamenti…strani? –

- Strani? No…beh, se chiede a qualcun altro si sentirà rispondere che non c’è persona più strana di Eleanor, però per noi non è così. –

- L’opinione degli altri non mi interessa, conta solo quella delle persone informate di fatti. –

Harry annuì, mentre mandava giù le uova e il bacon.

- Capisco…- disse poi – Comunque Eleanor è sempre Eleanor (sì, e San Remo è San Remo…ndComy^^) – la professoressa si alzò.

- Potter…Harry. Eleanor è fortunata ad avere amici come te, Granger e Weasley. Solo, statele accanto. –

- Certo, professoressa. – Valenta Riley si allontanò dal ragazzo proprio mentre altri ragazzi entravano a fare colazione. C’era anche Eleanor.

- Buongiorno, Harry! –

- ‘Giorno Ellie. Come va? –

- Bene. – rispose la ragazza, sedendosi.

- Mi spieghi perché ieri sei stata tutto il giorno a leggere le carte? – chiese, senza mezzi termini.

- No, niente, è solo che se Lalla mi ha mandato Thanatos deve esserci un motivo. E allora ho consultato i trionfi. Mi indicano pericolo incombente, come sempre, d’altronde. – ripose con una mezza smorfia.

- Sempre così? –

- Già. –

- Hai fatto colazione? –

- TI sembra che abbia già fatto colazione? Sono qui apposta! –

- Effettivamente…-

- Allora? Sei sicuro di essere sveglio? –

- Sì, sono sveglio, sono sveglio. –

- Allora facci compagnia. – la voce veniva dalle sue spalle: era Ron, con Hermione.

- Buongiorno! – salutò Harry.

- Buongiorno! – risalutarono in rimando. –

- Suvvia, rimarrò a farvi compagnia. –

- Ecco,bravo, tanto mancano due ore alla partita. Ti sei allenato abbastanza? – chiese Ron.

- Certo…Angelina ci ha sfinito. –

- Dovete vincere. Non che Corvonero mi stia antipatico, ma altrimenti Serpeverde avrà la testa della coppa. –

- Già! – finirono di far colazione e poi Harry raggiunse la squadra in spogliatoio. Stringeva la Firebolt come fosse il suo più grande tesoro, mentre Angelina arringava i suoi compagni. Al fischio di Madama Bumb Corvonero e Grifondoro fecero il loro ingresso in campo. Il sole splendeva sul campo di Quidditch, anche se le nuvole s’avvicinavano da Ovest.

Madama Bumb fischiò ancora e i giocatori saltarono sulle scope. Cho Chang, Cercatrice di Corvonero, piaceva molto a Harry, ma le partite di Quidditch non erano il posto giusto per un corteggiamento.

In aria Harry sentì andar via dubbi e preoccupazioni. Ora l’unica cosa cui doveva pensare era il Boccino d’oro. Anche Cho cercava, gli occhi a fessura, cercando di discernere tra i bagliori di occhiali e orologi e il Boccino. Si spostavano in alto, come due sparvieri sulla preda, cercando il piccolo oggetto. Intanto, sotto, i Cacciatori di Grifondoro e Corvonero giocavano la Pluffa, scambiando, dribblando e evitando Bolidi. I Battitori si scambiavano Bolidi come fossero palle da Ping-Pong. Lee Jordan faceva la telecronaca, ma Harry non la sentiva più di tanto. Sugli spalti le tifoserie seguivano con grida e fischi le prodezze delle squadre. Quelli di Grifondoro, decorati dagli striscioni di Dean animati da Hermione, rifulgevano di Rosso e Oro. Eleanor fissava i 14 giocatori che volavano in alti, invidiando quasi il fatto che loro sapevano cosa dovevano fare, la loro sicurezza, sicurezza che lei non sentiva di avere. Era la figlia dell’uomo più temuto sulla faccia della terra, ma non gli apparteneva. Hermione, notando il viso pensieroso di Eleanor, le disse:

- Ellie? Tutto ok? –

- Eh? Ah, sì, Herm. Stavo solo pensando. Guarda! Harry è in picchiata! – si sporse dal parapetto.

Harry, infatti, era in picchiata. Una Finta Wronsky o aveva visto il boccino? Cho non lo sapeva e, nel dubbio, l’unica cosa che poté fare fu seguirlo. Mentre Eleanor fissava il Baleno rosso scendere in picchiata si rese conto che c’era qualcosa che non andava nell’aria. Un silenzio innaturale era sceso sul campo e s’accorse che i movimenti di tutti si stavano rallentando. Sembrava di essere in una di quelle scene al rallenty che si vedono nei film. Ma non era un film (era un libro…ndComy^^). Anche la folle discesa di Harry stava rallentando, fino a fermarsi completamente. Eleanor si voltò verso Hermione, che stava a bocca aperta come se stesse gridando qualcosa, ma non emetteva alcun suono. Rifissò il terreno e vide Harry a 50 cm dal suolo, con Cho molto dietro. Eleanor sembrava l’unica in grado di muoversi. In preda ad un’avvisaglia di panico, si voltò verso lo spalto dei professori, ma anche la Riley, la Mc Granitt e perfino Piton erano immobili. Sentì uno stridio, alla sua sinistra. Thanatos stava arrivando in volo. Eleanor, sollevata, tirò su il braccio e il falco vi atterrò, senza stringere troppo.

- Amico mio, che sta succedendo? Lo sai? – il falco stridette  in risposta, abbassando il capo.

- No, eh? – Eleanor non era tranquilla. Scese dagli spalti cercando di guadagnare il campo, zigzagando tra i compagni immobili. Vide Harry vicinissimo al Boccino, anch’esso immobile. Harry tendeva una mano ad afferrare la piccola sferetta dorata. Un’ombra cadde sul capo e Eleanor alzò gli occhi al cielo. Lassù, in alto, centinaia di uccelli neri si erano raccolti fino ad oscurare il sole come una nube e, cosa più inquietante, formavano il Marchio Nero. Poi ruppero le righe e da dietro di essi scese un animale gigantesco, nero. Il bestione si lanciò in picchiata su Eleanor, afferrandola per le spalle con gli artigli e affondando le unghie nella carne, mentre Thanatos strideva e Eleanor gridava di dolore con tutte le sue forze. Bacchetta in mano, riuscì in ultimo a gridare:

- Tempus Scurre! – poi l’animale strinse di più, costringendola a mollare la presa. Il tempo ricominciato a scorrere, Harry afferrò il boccio per forza di completamento dell’azione. Poi s’accorse che c’era qualcosa che non andava. Mentre Lee Jordan proclamava la vittoria di Grifondoro, Harry si voltò e vide l’uccellaccio nero portare via una figura umana, seguito da un falco stridente con una bacchetta in mano. Fece 2+2 e si rese conto che la figura umana era Eleanor. Sentì Hermione gridare:

- Ellie! Eleanor! –. La professoressa Riley corse per gli spalti, bacchetta in mano, per tentare di schiantare l’animale, non riuscendoci per via dei movimenti della bestia.

Harry non pose tempo in mezzo. Mollò il Boccino, prese la bacchetta dalla maglia sotto la divisa da gioco, fece inchiodare la Firebolt e si lanciò a tutta velocità, appiattendosi sul manico per favorire l’aerodinamica, accelerando fino a diventare solo un’indistinta macchia rossa.

- HARRY! – gridò Ron. Fred e George salirono fino all’altezza degli spalti, caricarono Hermione e Ron  e seguirono il giovane Potter all’inseguimento della bestia.

Questa, accortasi di essere seguita, infilò nel fitto della foresta, ma Harry non mollava: era o non era il Cercatore più giovane da un secolo a questa parte? Riuscì ad arrivare sotto l’animale, a pochi centimetri da Eleanor. Vide il sangue inzupparle la divisa e gli schizzi macchiarle il volto. Era svenuta.

- Ellie! Eleanor! – chiamò Harry. Ma la ragazza non rispose. Si mise, allora, esattamente accanto a lei, le cinse la vita con un braccio e, tenendosi ben stretto alla Firebolt con le ginocchia, impugnò la bacchetta con l’altra e disse:

- Stupeficium! – ma la formula non ebbe effetto. Gli si fece incontro Thanatos, con la bacchetta di Eleanor. Sembrava offrirgliela. La prese e mise la sua nell’altra mano, ma il falco protestò. Harry, intuendo quello che voleva dire, afferrò entrambe le bacchette e:

- Stupeficium! – stavolta la formula ebbe effetto, anche se non del tutto. La bestia rimaneva comunque attaccata con una zampa a Eleanor. Stavano precipitando, e nel cadere Harry prese anche una botta al braccio dall’altra zampa. L’arrivo provvidenziale di Fred, George, Hermione e Ron li salvò, perché i 4 completarono lo schiantamento dell’animale, che mollò la presa cadendo a peso morto in una mezza radura, abbattendo anche un paio di alberi. Harry riprese quota, tenendo Eleanor. Se la sistemò davanti, per poterla tenere, e si mise le bacchette nella maglia.

- Harry, state bene? – chiese Fred, preoccupato.

- Io sì, Ellie no! È ferita gravemente, ha bisogno di cure. –

- Portala al castello, noi intanto leghiamo questo coso! – disse George. Rimanendo sui manici di scopa, Hermione, Ron, Fred e George lanciarono corde e catene per immobilizzare l’animale.

Harry, alla massima velocità possibile, fece ritorno al castello scortato da Thanatos. Scese dalla scopa al volo, e, presa Eleanor in braccio, attraversò quello che gli rimaneva del cortiletto ed entrò. Giustappunto nell’atrio c’erano la Riley, la Mc Granitt e Silente.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - La Cattura ***


Allora, quello che vorrei che fosse chiaro per leggere questa storia nella giusta ottica è che questa è una storia vecchia. E per vecchia intendo scritta ben 6 anni fa, quando ancora il fenomeno Mary Sue non era nemmeno stato diagnosticato :P. Lo so che Eleanor è un po' una Mary Sue. E so anche che il tema della figlia del Signore Oscuro è trito e ritrito. Per il fatto che Eleanor sia una Mary Sue, penso che a chiunque a 17 anni si sia cimentato con lo scrivere fanfiction si sia trovato a scriverne -_-'. Per il cliché della figlia del Signore Oscuro, vi assicuro che quando ho pubblicato per la prima volta questa storia su IoScrivo nel lontano 2001 non era ancora diventato cliché, forse ne esistevano un paio oltre alla mia, almeno dove pubblicavo io, SE esistevano O_o. Per il resto, vi posso solo dire: se fin qui vi è piaciuta, continuate la lettura. Se invece vi ha fatto schifo, potete pure smettere, nessuno si offende :). Io non scrivo per "accattivare la gente", per dar loro "un motivo per continuare a leggere". Scrivo per me stessa, perché è il mio modo di dar sfogo alla mia anima sognatrice. E pubblico per me stessa e anche per condividere con coloro che con le loro storie mi fanno sognare quello che spero che sia un pezzettino del mio mondo personale di Harry Potter. Eleanor Caroline Riddle è infantile come storia? Forse sì. Ma mi ha fatto sognare scriverla, e mi fa piacere condividerla con gli altri. Spero solo di donare a qualcuno di voi un pezzettino del mio sogno. Enid

Capitolo 11

 La Cattura

 

- Harry, Eleanor! – la Riley era tutta scarmigliata (niente in confronto ad Harry, comunque…)

- Eleanor ha bisogno di cure. – disse riprendendo fiato il ragazzo. Silente vide che anche Harry sanguinava dai un braccio, e prese al suo posto delicatamente Eleanor.

- Anche tu hai bisogno di una sistemata. – disse il preside. Harry guardò il suo braccio.

- Me n’ero accorto. – la Mc Granitt stava farfugliando qualcosa a proposito di come era potuta succedere una cosa del genere, e intanto stava stritolando un povero fazzoletto. Harry seguì Silente in infermeria, dove Madama Chips li accolse borbottando. Eleanor non stava affatto bene. Entrambe le spalle sanguinavano, anche se non sembravano esserci lesioni ad organi interni. Madama Chips chiuse le tende e medicò Eleanor, mentre Silente prendeva Harry da parte e gli chiedeva:

- Che è successo? –

- Non lo so esattamente. So solo che, dopo aver preso il Boccino, ho visto un’ombra scura. Mi sono voltato e ho visto quel… coso portare via Eleanor. Ho fatto dietro front e l’ho inseguito. Poi ho tentato di schiantarlo, ma ce l’ho fatta solo dopo che il falco di Eleanor mi ha dato la sua bacchetta da usare con la mia. E non ho completato l’opera. Devo essermi ferito allora. Poi sono arrivati i gemelli Weasley, Ron ed Hermione che hanno finito di schiantarlo e l’hanno legato. Io sono tornato indietro e il resto lo sa. –

- Mmm… - Silente era pensieroso – non quadra, manca qualcosa… - disse-

- Io ho detto quello che so. –

- Lo so, Harry. Ma credo che per la versione completa dovremo aspettare che Eleanor si svegli. – in quel momento entrarono Ron, Hermione, i gemelli e la professoressa Riley.

- Come stanno? – chiesero in coro. Madama Chips li zittì.

- Shhh! La bambina deve riposare! Ha perso parecchio sangue, e ora dorme. Ma non è in pericolo di vita. – un sospiro di sollievo si levò dai presenti. Ron si avvicinò ad Harry.

- Come stai? –

- Oh, è solo un graffio… ho avuto di peggio. – rispose Harry.

- Sei stato spericolato! – disse Hermione – ma senza di te quel maledetto si sarebbe portato via Eleanor. –

- A proposito… che ne è di quel coso? – chiese Harry.

- Lo abbiamo legato. Ora se ne occuperà Hagrid. – rispose George.

- Ah, bene. – disse Harry.

- Vi ha detto cos’è? – chiese Silente.

- Sì, ha detto che era un… Avvoltoio gigante dei Carpazi. – rispose Fred.

Madama Chips perse la pazienza:

- Questa è un’infermeria, non una piazza di mercato. – disse – se dovete chiacchierare uscite… No, Potter, rimani: devo medicarti la ferita. –

Harry si sedette sul lato del letto vicino a Eleanor. Le tende erano, ora, aperte, e si vedeva il viso pallido della ragazza. Harry notò le fasciature arrossate sulle spalle. I capelli erano spettinati, sparsi sul cuscino, mentre solo l’alzarsi e abbassarsi regolare delle coperte segnalava che Eleanor Caroline Riddle era ancora nel mondo dei vivi.

- Si rimetterà? – chiese quando Madama Chips tornò con fasce e disinfettante per lui.

- Certo. Se sono riuscita a rimettere te in sesto, lei sarà uno scherzo. – commentò con un sorriso – ci vorrà solo un po’ di tempo, poi tornerà più in forma di prima. – Harry tirò un sospiro di sollievo. Poi aggrottò la fronte. Cos’era successo? Come aveva fatto Eleanor a scendere dagli spalti senza che nessuno la vedesse, quando era arrivato Thanatos, e perché nessuno si era accorto dell’arrivo dell’avvoltoio? Erano tutte domande cui solo Ellie avrebbe potuto rispondere. E per ora era priva di sensi.

- Riposati, Harry. hai avuto una giornataccia anche tu. – disse Silente, rientrando seguito da Hermione e Ron. Il ragazzo si rallegrò vedendo gli amici. – Poppy, i ragazzi possono rimanere? Non faranno confusione, e a Eleanor farà piacere avere gli amici accanto quando si sveglierà. –

- Va bene, preside. Ma mi raccomando, se si sveglia non la stancate. – i ragazzi promisero. Harry, Ron ed Hermione, con tre sedie, si misero attorno al letto della ragazza svenuta. Silente uscì e Madama Chips tornò nell’altro ufficio.

I tre, in silenzio, dopo un po’ si assopirono. Hermione stringeva la mano di Eleanor, per farle sentire che erano lì. Ad un tratto Harry si svegliò. L’aveva svegliato il dolore alla cicatrice. Si guardò intorno e, davanti a sé, vide una macchia grigiastra sparire sotto uno degli scaffali in fondo. Svegliò Ron e, insieme, si avvicinarono. Abbassandosi lentamente videro, li sotto, una vecchia conoscenza.

- Ron! Acchiappalo! – disse Harry. il ragazzo allungò una mano sotto il mobile, ma il topo con la zampa d’argento tentò di morderlo. Harry, incurante di morsi e graffi, lo afferrò per la coda e lo tirò fuori. Ron afferrò una delle federe sullo scaffale e Harry ve lo ficcò dentro. Per il trambusto era accorsa Madama Chips e Hermione s’era svegliata.

Non l fecero nemmeno aprir bocca.

- Hermione, chiama Silente! C’è un intruso. – disse Ron. Hermione li guardava interrogativa.

- Abbiamo catturato Codaliscia, sbrigati! – la esortò Harry. Al sentire il nome Hermione s’alzò e corse via. Tornò pochi secondi dopo con Silente. 

- La signorina Granger ha detto il vero? – chiese il preside.

- Quale altro topo potrebbe avere una zampa d’argento? – disse Harry.

Silente s’avvicinò, scostò un poco i lembi della federa e guardò dentro. Poi, con un tocco di bacchetta, la chiuse.

- Poppy, vai a chiamare il ministero: abbiamo un caso di resurrezione, - strizzò l’occhio a Harry. La cattura di Minus valeva la libertà di Sirius, il suo padrino.

Nel trambusto, con l’agitazione, anche Eleanor aveva ripreso conoscenza. I tre amici le si fecero intorno.

- Un avvoltoio… mi ha preso… il tempo era fermo… dove sono ora? – era spaventata, un po’ confusa, ma abbastanza presente.

- Eleanor, sei al sicuro, sei in infermeria con noi. – disse Hermione. La ragazza aprì gli occhi, dopo averli sbattuti un paio di volte. Fece per alzarsi.

- No, Ellie, rimani giù, sei ferita. – le disse Ron. Silente la sostenne, mentre Madama Chips le sistemava i cuscini dietro la schiena, per sostenerla. Silente la poggiò giù, piano.

- Eleanor, come ti senti? – le chiese l’anziano parente.

- Come se mi avessero messo in un tritacarne… - rispose dolorante.

- Passerà, ti do qualcosa per il dolore? – chiese la dottoressa.

- No, resisterò… ho sopportato di peggio. –

- Va bene. Io sono là, se avete bisogno di me. – disse Chips – Ma, mi raccomando, non la stancare. –

- D’accordo, Poppy. Grazie. – rispose Silente. Madama Chips uscì dalla stanza. Silente disse:

- Gli uomini del ministero saranno qui a momenti. Ho fatto un incantesimo a Minus: non si può trasformare, ora. Vado ad aspettarli. Voi non la stancate, mi raccomando. –

- No, professore. – Silente uscì.

- Mi dite che è successo? – chiese Eleanor.

- È quello che volevamo sapere da te. – disse Ron.

- Intento raccontatemi quello che è successo e come mi avete ripreso. Non ho molte forze. –

- Va bene. – Harry , Ron ed Hermione le raccontarono quello che era successo.

- Ti sei ferito, Harry? – chiese Eleanor, vedendo la fasciatura.

- Solo un graffio, ho avuto di peggio. –

- Mi spiace, è colpa mia. –

- Ma nemmeno per sogno! – sbottò Hermione. – Sei nostra amica, ricordi? E gli amici rischiano per gli amici. Vero? – disse, guardando Harry e Ron.

- Sì, Hermione, sì…- le disse Ron, mettendole un braccio attorno alle spalle.

Eleanor accennò un sorriso. Poi fu lei a raccontare quello che era successo. Harry, Hermione e Ron rimasero di sale.

- Fer…fermare il tempo? – chiese Ron.

- Sì. Mio padre è in grado di farlo…- rispose – Ma non credevo che avesse effetto anche ad Hogwarts. Se non fossi riuscita a farlo ripartire… non oso pensare a cosa sarebbe accaduto. –

- Tu sai governare il tempo? – chiese Hermione.

- Già. – quello era uno degli incantesimi insegnatele a forza durante la prigionia, quando era piccola. Tanto radicati in lei da essersi inseriti nel suo istinto di sopravvivenza. Gli occhi le si chiusero e, stanca, si riaddormentò. Harry, che doveva rimanere in infermeria per il braccio, rimase, mentre Ron e Hermione andarono ad informarsi da Silente, per l’affare Minus. Harry pensò che non tutto il male veniva per nuocere, visto che avrebbe, quasi sicuramente, fruttato la libertà del suo padrino e il liberarsi dei Dursley (e non è poco! NdComy^^).

Harry si stese sul letto (“Se non ti stendi ti ci lego!” gli aveva detto Madama Chips)

Il braccio non gli faceva male, e si mise a pensare. Aveva diversi pezzi del difficile mosaico che gli si parava davanti, ma non tutti collimavano. Che ci faceva Minus ad Hogwarts, come ci era arrivato? E poi, perché stava in infermeria? Voleva portare via Eleanor, cosa che non era riuscito a fare l’avvoltoio? Si portò la mano alla fronte. Gli prudeva la cicatrice. In quel momento rientrarono Ron ed Hermione.

- Allora? Novità? – chiese.

- Silente sta interrogando Minus. Non sappiamo che stia dicendo, ma gli uomini del ministero sono già arrivati, lo porteranno ad Azkaban. Intanto Silente ha chiesto i documenti perché Sirius sia dichiarato innocente per non aver commesso il fatto. Caramell era un po’ scornato, quando è uscito, ma non gliel’ha potuto rifiutare, vista l’evidenza dei fatti. – disse Hermione.

Parlottarono della cosa per una mezzora. Poi sentirono Eleanor gemere, e capirono che era sveglia. Le si avvicinarono e, mentre Harry la sosteneva, Hermione le sprimacciava e sistemava i cuscini e Ron le portava da bere. Entrò Madama Chips:

- Ah, bene, ho anche gli infermieri. – sorrise, vedendo che era tutto apposto, e se ne tornò di là.

- Grazie. – sussurrò ai tre amici.

- Come ti senti? – le chiese Hermione.

- Se si può dire meglio. Mi fanno male le ferite, ma mi sento meno debole. –

- È un buon segno. – disse Harry – quando sarai un po’ più in forze Madama Chips ti darà una delle sue pozioni di guarigione rapida. Le ferite saranno a posto nel giro di una notte. –

- E tu come lo sai? -

- Le ho collaudate tutte: da quelle per guarire le ferite a quelle per far ricrescere le ossa… -

E mentre Ron finiva il racconto di come Allock aveva disossato il braccio ad Harry, Eleanor si sentì serena. Era lì, con i suoi amici. Amici.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - La Libertà ***


Capitolo 12

La Libertà

 

Circa due settimane dopo Eleanor poté uscire dall’infermeria. Giustappunto, durante le vacanze di Pasqua, a metà aprile circa. Non era rimasta indietro perchè la “premurosa” Hermione le aveva portato i compiti. Fu sorpresa di vedere come tutti i compagni di Grifondoro fossero lieti di vederla sana e salva. Per la sera in cui tornò, Fred e George pensarono bene di saccheggiare la cucina (saccheggiare… come se fosse difficile, gli elfi domestici ti tirano la roba addosso, a momenti! NdComy^^) e così finirono all’una. Eleanor, mentre tutti erano già andati a dormire, rimase in Sala comune, a godersi il tepore delle ultime fiamme e il morbido tappeto per terra. Con le ginocchia abbracciate, gli occhi socchiusi e la testa buttata indietro, con i lunghi capelli bianchi e neri, finalmente pettinati, che ondeggiavano con lei, mentre cantilenava la canzone del Carillon.

Ad un tratto urtò qualcosa dondolandosi all’indietro. Era Harry.

- Ciao. – gli disse.

- Ciao. Che fai? – le chiese il ragazzo, sedendole accanto.

- Mi godo la libertà: non ne potevo più di stare a letto.

- So che vuoi dire… ci sono rimasto anche io tante volte. –

- Ron ed Hermione me l’hanno detto. Harry, hai notizie di Sirius Black? –

- Non ancora. Silente lo ha già fatto dichiarare innocente per non aver commesso il fatto, e la notizia è su tutti i giornali. Sapevo che era da Remus Lupin, e gli ho anche mandato Edvige, ma non è ancora tornata. – ma in quel momento la civetta bianca picchiettò col becco alla finestra. (come dire: ”le ultime parole famose!” ndComy^^)

- Edvige! – Esclamò Harry. si alzò da terra, aprì la finestra ed Edvige gli si posò sul braccio, mentre Eleanor recuperava qualcosa da mangiare tra gli avanzi della festa. Harry prese la lettera dalla zampa del rapace e, dopo averla ringraziata con una carezza e una moina e averla vista tuffarsi nel cibo, la aprì.

C’era scritto:

“ Caro Harry,

Non potevi portarmi notizie migliori. Silente mi ha fatto dichiarare innocente e da oggi sono ufficialmente libero e innocente. – qui Harry ebbe un sussulto: Sirius era il suo padrino se era libero…- Se lo vuoi ancora, potrai venire a vivere con me: sono il tuo padrino e finalmente potrò fare ciò che Lily e James mi chiesero 14 anni fa. Verrò ad Hogwarts uno di questi giorni, devo riferire delle cose a Silente, e poi voglio controllare come state. Ho saputo da Ron ed Hermione dell’accaduto alla partita.

Ci vediamo presto, e stavolta come essere umano!

Sirius Black”

Sul viso di Harry si dipinse un largo sorriso. Eleanor lesse a sua volta la lettera.

- Harry! Ma è… fantastico! –

- Sì! Niente più Dursley! – e non era solo quello a renderlo felice. Era la consapevolezza che ora aveva qualcuno ad aspettarlo, e non doveva essere lui ad aspettare.

- Harry ma… mi conosce? –

- Ellie, ti ricordi quel grosso cane nero che era insieme a Remus Lupin quella sera? –

- Sì…-

- Quello era Sirius. È un Animagus non registrato. Mi raccomando, è un segreto. – Eleanor si appoggiò alla parete, ma se ne staccò subito, per il dolore alle spalle.

- Che hai fatto? – chiese Harry, preoccupandosi.

- Le spalle. Nei punti dove ha affondato gli artigli mi fa ancora male. –

- La ferita è chiusa, vero? –

- Sì, ma i muscoli sono doloranti. Madama Chips mi ha detto che devo stare attenta. –

- Col tempo passerà. –

- Già. Come tutto. Col tempo.  Lo sguardo le si fese assente e perso. La ragazza si mosse e si sedette su una delle poltrone, sprofondando nella morbida  e confortevole imbottitura. Fissò il fuoco, ma non guardava il fuoco. Guardava i suoi ricordi, come si potrebbero vedere in un pensatoio.

Harry si mise a sedere sull’altra poltrona, in silenzio. Quello di lei sembrava preludere ad un discorso, come a voler raccogliere le idee. E infatti:

- Quando ero piccola, come sai, venni rapita dai Mangiamorte. Hai sentito anche tu il racconto della Riley. Fui riportata a casa. Di prima non ho ricordi, ma so una cosa: tranne mia madre, non ho mai avuto persone accanto. Quando è morta ho creduto di morire anch’io, di dolore e solitudine. Poi ho trovato Hermione, Ron e te; e tutta la casa di Grifondoro. E il preside. Mai come stasera mi sono sentita parte di qualcosa. –

- E noi ne siamo felici! – era Hermione. C’era anche Ron.

- Ellie, che vuoi dire con “sono stata rapita dai Mangiamorte”? – chiese.

- Beh, è il momento che anche voi sappiate. – raccontò loro l’accaduto.

- Ma è atroce! – esclamò Hermione, avvicinandosi ad Eleanor – Oh, Ellie! –

- Tranquilli, ora di quei quattro mesi mi rimangono solo gli incubi. E le formule. Ma quelle posso usarle come preferisco. –

- Comunque d’ora in poi non sarai più sola. – le disse Hermione – Avrai sempre qualcuno a cui chiedere aiuto, se ne avrai bisogno. – Eleanor aveva le lacrime agli occhi.

- Grazie. – riuscì infine a dire.

– Ragazzi, Sirius ora è libero, e verrà qui a giorni! – disse Harry.

- Bene! – disse Ron.

- Buonanotte a tutti. - Hermione prese Eleanor per mano e insieme andarono in camera.

- Vado a letto anch’io. – disse Ron – Vieni? –

- Arrivo, tu vai. –

- Ok. – Poi scomparve su per le scale. Harry si affacciò alla finestra. La Luna piena si stagliava luminosa e alta nel cielo. Nella sua vita di 15 enne i momenti felici non erano stati molti, ed erano cominciati 5 anni prima, quando aveva lasciato i Dursley per andare ad Hogwarts. Ma ora aveva un pensiero forte e lieto: sarebbe finalmente andato a vivere col suo padrino, con una persona che non lo avrebbe zittito in malo modo a sentir parlare di Magia, in una casa dove il ricordo dei suoi genitori sarebbe stato visto, come era per lui solo ad Hogwarts. Forse, pensò ancora, solo riaverli lo avrebbe reso più felice…

Salì su per le scale, cullando la mente in quei pensieri e si ficcò sotto le calde coltri del letto. Gli occhiali erano ora posati sul comodino, accanto alla bacchetta e alla lettera. Da una fessura tra le tende penetrava un sottile raggio di Luna argenteo che illuminava i suoi brillanti occhi verdi. Gli occhi blu di Eleanor erano illuminati alla stessa maniera e guardavano il soffitto. Non riusciva a capire: sentiva una strana inquietudine nel cuore, come non le capitava da tempo, ormai. Era una sorta di peso che le mozzava il respiro e non le permetteva il sonno. I capelli bianchi e neri risaltavano sul cuscino, sparsi dal continuo muoversi. Eleanor controllò la bacchetta sopra il comodino. Il gran muoversi le aveva anche ravvivato il dolore alle spalle anchilosate, ma non voleva alzarsi. Non voleva uscire dal calore confortante delle coperte. Sentì Hermione sbuffare nel sonno. Chissà cosa stava sognando. Ad un tratto ebbe l’impressione di trovarsi in un altro posto, di fissare la stessa luna da un punto diverso. Harry si rizzò all’improvviso a sedere sul letto. Che era stato? Ad un tratto Eleanor sentì una musica, in sottofondo. Si alzò, piano, sul letto. Si guardò intorno, ma la musica non aveva una provenienza precisa. Attirata dalla musica, che le era familiare ma che non riusciva a riconoscere, uscì dal letto. Prese la bacchetta e infilò la pesante vestaglia. Grattastinchi le si strusciò sulle caviglie e lei, abbassandosi, gli disse, carezzandolo:

- Shhh, non disturbare Hermione. Sono sveglia, tranquillo. – Il gatto fece le fusa soddisfatto e saltò sul letto della ragazza, accoccolandosi (Profittatore! NdComy^^). Eleanor uscì dalla camera, silenziosa come un gatto. In Sala Comune la musica non s’interruppe, anche se non aumentò di volume. Controllò la bacchetta: era lì, al sicuro, nella sua mano. Poi uscì, scostando piano il quadro della Signora Grassa. Il canto crebbe d’intensità e le sembrava più forte verso destra. S’incamminò, lentamente, badando a non far rumore e per non farsi sentire da Gazza o, peggio, da Pix. Scese fino al 2° piano, seguendo la musica, arrivando fino al Gargoyle che segnava l’entrata dell’ufficio di Silente. Il suono sembrava provenire proprio da lì. Il Gargoyle si aprì senza che lei dicesse niente. Eleanor sobbalzò. Ma poi, attirata dalla melodia, salì su per le scale. La porta dell’ufficio di Silente era semi-aperta e Ellie, non vedendo nessuno, entrò lentamente. Sul suo trespolo Fanny cantava con voce sottile e armoniosa, un canto quasi ipnotico, che non si interruppe quando lei entrò.

- Ciao Fanny. – le sussurrò, accarezzandole il capo. La fenice, senza smettere di cantare, chiuse gli occhi di piacere. Eleanor si aggirò cullata dal canto del mitico animale per la stanza calda. Vide la spada d’argento di Godric Grifondoro che riluceva nella sua teca. Si avvicinò, affascinata. I rubini incastonati nell’argento rilucevano sotto i raggi della Luna. Godric Grifondoro. Salazar Serpeverde. Il primo era il fondatore della sua casa, il secondo era suo avo, era sua parte del sangue che le scorreva nelle vene, sua una parte delle sue capacità.

- Insonnia, Eleanor? – la ragazza sobbalzò. Era Silente.

- Si…signore, io…-

- Fanny canta, stanotte. Sei venuta attirata dal suo canto? – Eleanor annuì. – Ha una bella voce. Vuoi della cioccolata calda? Stavo giusto per farmene una. – disse Silente, sorridendole e guardandola da sopra gli occhiali a mezza luna. – Così, magari, possiamo parlare. Non ci siamo riusciti in tutto questo tempo, se non per poco tempo. – Di fronte all’opportunità di vedere risposte alle sue domande, Eleanor non ci pensò due volte.

- Sì, grazie. –

Si sedettero al tavolinetto basso, su due poltrone rosse. Silente accese qualche candela per illuminare la stanza, mentre Fanny continuava a cantare. Poi prese il bricco con la cioccolata calda e ne versò una generosa tazza a Eleanor. La ragazza sorrise.

- Mia madre mi preparava sempre la cioccolata calda quando mi vedeva un po’ giù. Non so perché, ma faceva miracoli. –

- Deve essere un vizio di famiglia: devo trovare ancora un Silente cui non piaccia la cioccolata calda, eheheheh! – Eleanor sorrise.

- Preside…-

- Chiamami zio, come faceva tua madre. Tra noi non servono le formalità. –

- Va bene… zio. Io… non so che fare. –

- In che senso? –

- Quando mia madre è morta, ho desiderato di seguirla. Non l’ho fatto solo perché le avevo promesso di vivere. Ora, che la probabilità di morire mi si è centuplicata, beh… non voglio più lasciare questo mondo. Ho degli amici, delle persone cui voglio bene, non voglio che soffrano per me, non voglio lasciarli. –

- La vita è sempre così, piccola mia. Sono… 25 anni che combatto Voldemort. Da prima, se conti quando ero suo insegnante e lo tenevo d’occhio. E l’unica cosa che ho trovato per sostegno è stata la consapevolezza della scelta che ho fatto. –

- La cosa è che io, questa scelta, la sento mia solo in parte. Ho amato, amo mia madre, come lei ha amato me, ma non posso fare a meno di pensare “perché proprio io?” –

- Tua madre ti ha spiegato perché ha fatto quella scelta. Lei sapeva che quello che avrebbe fatto avrebbe determinato un differente corso non solo della sua vita, ma anche della creatura che avrebbe portato in grembo. Ma ha scelto così in nome di un bene comune, sacrificando la sua vita e tentando di sacrificare il meno possibile la vita di sua figlia. D’altronde, qualunque altra donna sarebbe stata uccisa dopo il parto, e allora ti immagini cosa sarebbe successo? Se tu fossi stata cresciuta da loro, che ne sarebbe stato di te? –

- Non lo so. E preferisco non prendere nemmeno in considerazione la cosa. Mi sono bastati quei quattro mesi. E non vorrei rifarlo per niente al mondo. Zio, quello che mi chiedo è: ce la farò? –

- Ce la farai se lo vorrai, nipote mia. Guarda Harry, lui è vissuto orfano 11 anni in una famiglia di Babbani, senza sapere di essere un mago. appena arrivato si è trovato gli occhi addosso perché era il famoso Harry Potter. Poi ha affrontato Voldemort tre volte e l’anno scorso lo ha persino visto risorgere e affrontato. Ma non si è mai perso d’animo. La forza per superare tutto viene da dentro. Io sono vecchio, la mia vita è trascorsa per sua buona parte, ma tu, tu sei poco più di una bambina: devi cercare di vivere meglio e più a lungo possibile. Hai degli amici accanto a te, e con gli amici è tutto più semplice. –

- Sì… è vero. Se non ci fossero Hermione, Ron e Harry non saprei dove sbattere il capo. –

- Visto? Ce la puoi fare, e sei abbastanza forte per farcela. Il fatto che tu sia figlia di Tom Orvoloson Riddle non significa niente, se non ti fai condizionare dal tuo cognome. –

- Hai ragione, zio. – Eleanor finì la sua cioccolata. Silente la guardò, poi le disse:

- Vai a letto, ora. È tardi, e tu dovresti già stare tra le braccia di Morfeo. –

- Sì, infatti ho sonno. Buonanotte, e grazie. – si alzò dal divano e abbracciò il bis- zio. Silente aveva gli occhi lucidi:

- Buonanotte, bambina. E quando hai bisogno di un chiacchierata, vieni pure. –

- Grazie ancora. – Eleanor uscì dalla stanza di Silente. Tornando in dormitorio, Eleanor ebbe la fortuna di non incontrare nessuno.

- Primule e Violette. – sussurrò alla Signora Grassa.

- Entra cara. – borbottò lei, sognando, evidentemente.

Eleanor rientrò. Tornando a letto, molto più sollevata, si accorse che erano le tre passate.

<< Speriamo di riuscire a dormire >> pensò. Ma non fu un problema: appena posata la testa sul cuscino, Morfeo la prese con se.

Al mattino dopo, quando si svegliarono, Harry e Ron scesero in Sala Comune, e poi in Sala Grande a far colazione. Lì videro Hermione, ma non Eleanor.

- Buongiorno. –

- ‘Giorno, ragazzi. –

- Eleanor dov’è? – chiese Harry.

- Ho tentato di svegliarla, ma ha mugolato un “lasciami dormire un altro po’” e si è voltata dall’altra parte. –

- Sonno, eh…- disse Ron, ridacchiando.

- Sembra di sì. – rispose Hermione. Harry era pensieroso. Stava ancora pensando a quella specie di sogno fatto prima di addormentarsi. Se era un sogno…

Mentre finivano di far colazione, videro entrare Eleanor, che si stropicciava gli occhi.

- Mmm…’giorno. –

- Buonanotte, vorrai dire. – disse Ron.

- Ma hai dormito, stanotte? – chiese Hermione.

- È che ho parlato a lungo con lo zio. – disse, a voce bassa.

- Lo zio? – domandarono interrogativi i tre.

- Scusate, il preside. – Hermione, Ron ed Harry si erano quasi scordati che Eleanor era la bis-nipote di Silente.

- E che ti ha detto? – chiese Hermione, curiosa – Beh, sempre se puoi e vuoi dircelo! –

- Non è certo un problema! – e raccontò loro la chiacchierata notturna.

- Meno male che non ti ha beccato Gazza! – disse Ron.

- Sì, è stata fortuna. Oh, mamma, che sonno…-

- Hai delle belle occhiaie. Su, mangia, così ti svegli. – disse Hermione.

- Sì, ho fame. – Eleanor fece colazione, mentre chiacchierava con i suoi tre amici. Fred e George arrivarono, casinari, raccontando storie e sparando battute.

Passarono la giornate fuori, per il bel tempo, a passeggiare e a svagarsi all’aria aperta. Stavano tornando al castello quando Harry si fermò di botto. Un uomo stava attraversando il cortile antistante l’ingresso della scuola, un uomo alto, magro, con folti capelli neri, vestito di nero e con un lungo mantello. La bacchetta magica scintillava, lucida e pulita, nella tasca interna del mantello, mentre camminava a passo spedito. Harry corse verso di lui.

- SIRIUS! – Tutti si voltarono. Sirius Black era un nome che incuteva comunque un certo timore, nonostante fosse appena stato dichiarato innocente. Black si voltò udendo la voce di Harry. Giusto in tempo per prendere in pieno petto l’abbraccio del ragazzo, che era arrivato come un Bolide.

- Harry! – i due s’abbracciarono. Intanto venivano raggiunti da Eleanor, Hermione e Ron. Sirius si era tagliato i capelli, che ora non erano più sudici e infrenati. Si era rimesso in forma e ora le spalle erano larghe, il viso non più scavato, un Sirius Black di nuovo come ai tempi del matrimonio di Lily e James, un Sirius di nuovo 14 anni più giovane. Solo qualche ruga in più solcava il viso, e gli occhi avevano ancora un’ombra dello spiritismo acquisito a Azkaban.

- Harry, come stai? –

- Bene, anzi, benissimo, ora! E tu? –

- Bene anch’io. Salve ragazzi, come state? –

- Salve signor Black, bene grazie. – fu Hermione a rispondere.

- Ragazzi, stavo andando da Silente, e vi avremmo fatto chiamare. Ho delle novità fresche. –

- Su mio padre. –

- Sì, giovane Eleanor Caroline. – disse con un mezzo sorriso. La ragazza arrossì: era quello che aveva detto quella notte, rientrando con i suoi amici al castello dopo aver Schiantato Malfoy.

- Mi chiami solo Eleanor, prego. –

- Va bene, Eleanor. Andiamo, Silente ci sta aspettando. –

Novità su suo padre. Eleanor sapeva che non potevano essere di buon auspicio. In quintetto, cui gli studenti facevano ala al passaggio, arrivò al 2° piano e di lì all’ufficio di Silente. Sirius bussò.

- Avanti. – disse Silente, con voce stanca, dall’interno. Sirius aprì la porta ed entrò, seguito dai ragazzi. Era presente anche Piton. Harry vide Sirius e il professore di Pozioni squadrarsi in cagnesco, sedendosi il più possibile lontani.

- Le novità non sono delle migliori. Minus ha detto qualcosa sotto interrogatorio, ma non tutto, sospettiamo. – Peter Minus era stato uno dei migliori amici di Sirius, Remus e James, ma aveva tradito la loro fiducia, consegnando i Potter a Voldemort. E a Sirius questo bruciava in maniera particolare, perché era stato lui a consigliare a James e Lily Peter come custode segreto, mentre invece era stato scelto lui. – E poi ha farfugliato qualcosa a proposito di Eleanor. Questo. – tirò fuori un foglio e cominciò a leggere – “Il destino della ragazza è accanto a suo padre. La nostra Lady Oscura, a lei dovremo obbedienza, quando avrà ucciso il padre e sarà accanto al padre.” –

- Inoltre il Marchio Nero si è fatto più nitido. – disse Piton.

Eleanor non riusciva a parlare. Vide i visi degli altri presenti, che si lambiccavano nel tentativo di capire quello che Minus intendeva dire. Aveva i denti serrato e lo sguardo inceneritore, con i lampi rossi sul blu della sua iride color della notte, come quella volta in Sala Grande. Harry se ne accorse e le posò una mano sul polso. Eleanor lo guardò:

- Calma. – le disse. La ragazza annuì.

- Eleanor, tutto bene? – chiese Silente.

- Sì, ora sì. Mio padre mi sottovaluta, e ha sottovalutato mia madre. –

- Che vuol dire, miss Riddle? – chiese Piton.

- Voglio dire che so bene che non devo uccidere mio padre, per non diventare come lui. E non ci devo nemmeno provare, anche se comunque non funzionerebbe. – Piton la fissò, un po’ sorpreso.

- Sii prudente, Eleanor. Voldemort ha capacità superiori ad ogni immaginazione umana. – disse Sirius.

- Anche io. – rispose, sicura, la ragazza. Silente intervenne, a sviare il discorso:

- Severus, altre novità? –

- No, preside. Al momento, almeno. Ma appena si saprà che Minus è vivo e che è stato catturato, non ho bisogno della sfera di Sibilla per sapere che ci saranno reazioni. –

- Sì, immagino. – Silente pareva più vecchio e più stanco del solito. Le rughe sotto gli occhi sembravano più profonde. Eleanor guardava l’anziano parente, preoccupata e tesa. Anche Harry lo aveva notato e condivideva le preoccupazioni dell’amica. Silente era il pilastro centrale, la protezione più sicura, l’uomo che li aveva messi al sicuro. Ma ora sembrava stanco.

- Bene, se è tutto, andate pure. – disse Silente.

- Bene, preside. – disse Piton, uscendo.

- Andiamo anche noi. – disse Sirius.

- Io vi raggiungo subito. – disse Eleanor. Black stava per dirle qualcosa, ma Harry gli fece segno di lasciarla fare, e così uscirono.

- Zio, stai bene? Sei pallido. – chiese Eleanor, rimasti soli.

- Sì, Ellie, sto bene. Sono solo molto preoccupato, finché non vi saprò al sicuro…finchè non sarà sconfitto non sarete al sicuro. –

- Non ti crucciare troppo: qui siamo al sicuro, e staremo all’erta, come sempre. –

- Hai visto anche tu, non sei al sicuro. –

- Sì che lo sono. Ci sei tu, c’è la professoressa Riley, c’è Hermione, Ron e…Harry. –

- Che strano. – commentò Silente, sorridendo – Stanotte ero io a consolare te, ora è il contrario. –

- Beh, le parti s’invertono. –

- Già, Ellie. Ora vai, i tuoi amici ti stanno aspettando. –

- Sì. Ti voglio bene, zio. –

- Anche io, bambina. – Eleanor uscì, raggiungendo i suoi amici al 2° piano.

- Scusate il ritardo! –

- Di niente. Andiamo a cenare, ora? – propose Ron, il cui stomaco stava suonando una sinfonia in assolo, per quanto era vuoto.

- Ok! Sirius, vieni con noi? – chiese Harry.

- Beh, credo che dobbiamo chiedere il permesso, no? –

- Vai pure, Sirius – era Silente -. Tanto molti studenti non ci sono per le vacanze di pasqua, e il posto abbonda. –

- Grazie Preside. – Sirius seguì i ragazzi in Sala Grande. I (pochi) studenti presenti lo fissarono basiti per qualche secondo, poi cominciarono a parlottare. Hermione mandava occhiate gelide a destra e a sinistra, tentando di placare gli animi, ma…

- Non te ne preoccupare, Hermione. – le disse Sirius – Prima o poi smetteranno. – al tavolo c’erano i gemelli e Ginny. I gemelli, all’inizio, rimasero ammutoliti (strano!) poi Sirius disse loro:

- Ho sentito Hagrid dire che voi due siete i Malandrini di questa generazione, complimenti. Ai miei tempi – e lo sguardo si velò rapidamente di un’ombra di tristezza, che cacciò subito – Io, Remus e…James, eravamo i Malandrini per eccellenza. –

- Davvero? – chiesero in coro i gemelli, ora curiosissimi.

- Sì. – Sirius raccontò loro qualcuna delle marachelle più…”Innocue”, catturando la loro attenzione e accattivandosi la loro simpatia. Il riferimento a suo padre gettò Harry nel mare dei ricordi, di quando aveva affrontato Voldemort, e aveva usato la Prior Incantatio per contatto di bacchette gemelle.  E aveva rivisto e parlato con sua madre e suo padre. Ripensò all’album di foto che Hagrid gli aveva regalato il primo anno, per natale.

- Harry, tutto ok? – chiese Hermione, interrompendo (per sua fortuna) il filo dei ricordi che già gli riportava le lacrime agli occhi.

- Sì, Hermione, tutto bene, stavo solo…pensando. –

La cena fu allegra, grazie anche agli scherzi di Fred e George. Sirius andò via poco dopo cena.

I ragazzi in Sala Comune si rilassarono, dopo la giornata tutt’altro che leggera.

Harry era diviso tra la gioia per la libertà di Sirius e la profonda preoccupazione per l’ascesa di Voldemort. Ma alla fine, quello che ebbe la meglio su tutti fu il sonno.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Salvataggio ***


Capitolo 13:

Salvataggio

 

Nel letto, avvolto dalle calde coperte, Harry s’addormentò subito. Nel suo letto a baldacchino, Eleanor sognava. Stava con Thanatos di fronte ad una fitta nebbia. Thanatos puntava col becco diritto davanti a sé. Comparve Harry al suo fianco, mentre la nebbia s’andava diradando.

- Che guardi? – le chiese. Lei indicò col dito diritto davanti a sé. Comparve una figura, alta, con occhi rossi e fiammeggianti. Accanto a lui un serpente gigantesco stringeva tra le spire un ragazzo, di cui all’inizio intravedevano solo la chioma bionda. Poi il viso affilato del giovane Malfoy, svenuto di paura, a giudicare dalla piega delle labbra sottili, uscì dalle spire. Eleanor disse, come se lui la potesse comunque sentire:

- Draco, te l’avevo detto che mio padre era pericoloso. – la ragazza fece un passo avanti, seguita da un Harry sempre più incuriosito, e anche arrabbiato. Vide il viso dell’amica: era triste.

- Figlia. –

- Padre, lascialo, è solo uno stupido. – .

- Vieni con me, allora, se lo vuoi vedere libero così tanto. – Harry vide Eleanor cambiare espressione fulmineamente in viso.

- No, non voglio. – disse con voce ferma.

- Allora il ragazzo morirà. –

- No! Non puoi continuare ad uccidere innocenti per avere ME! –

- Allora vieni da me. – Harry la vide fare un passo, poi fermarsi, prendere la bacchetta e puntarsela al petto.

- Liberalo o mi uccido. –

- Se ti uccidi, morirà. – Eleanor sembrava non aver scampo. L’atmosfera era oscura, e Ellie era in evidente inferiorità. Harry era lì, ma sembrava non contare nulla, sembrava essere solo uno spettatore. All’improvviso una voce, una dolce voce femminile:

- Ellie, non ti preoccupare. Non rinunciare alla tua vita, non ce n’è bisogno. –

- Ma…mamma! –

- Sì, piccola. – una splendida donna con lunghi capelli castani e occhi blu apparve come un angelo davanti alla figlia. – Sono qui, Ellie…Tom. – e si rivolse a Voldemort – lascialo andare.

- Caroline, non ho mai dato retta a nessuno, figuriamoci a te. –

- Eleanor, usa il Serpentese. – sussurrò Harry all’amica – e digli di lasciarlo andare. – a Eleanor si illuminarono gli occhi.

- Lascialo! – disse sibilando. Malfoy fu lasciato e Harry lo trascinò da un lato, ancora svenuto.

- Brava, complimenti. – disse Voldemort. E sparve. Così, all’improvviso, lasciando tutti di sale. Harry sbatté gli occhi e si ritrovò in camera sua, a notte fonda. Eleanor si alzò a sedere sul letto. Aveva la bacchetta in mano.

- Mamma…- singhiozzò. Poi pianse silenziosamente.

"Speriamo non sia stato una premonizione" fu l’ultimo pensiero prima di riaddormentarsi.

Al mattino dopo, di quel sogno rimaneva solo un’indefinita inquietudine, sorda e in sottofondo, che, però, non intaccò l’allegria della giornata. Anche a Harry, che aveva avuto anche lui quello strano sogno, alla mattina dopo era passato di mente.

All’inizio della settimana seguente, quando ricominciò la scuola, Eleanor s’era quasi scordata di quel sogno. Venerdì pomeriggio, a Difesa contro le Arti Oscure, l’ultima della giornata, trovarono tutto il 5° anno di Hogwarts. Entrarono la professoressa Riley, il professor Piton e Hagrid.

- Bene, ragazzi. – esordì la Riley – oggi faremo una lezione un po’ anormale. Infatti, tutti voi, oggi sarete con me per la fine del pomeriggio. Sarà una specie di pre-esame misto di Pozioni, Cura delle Creature Magiche e Difesa contro le Arti Oscure. Vi saranno fornite delle pozioni che dovrete usare come riterrete più opportune, la bacchetta e le conoscenze di Cura delle Creature Magiche. Ho formato dei gruppi, sulla cui formazione non si discute, ed entrerete nella foresta proibita. Vi rimarrete fino a che avrete raggiunto l’obiettivo. – un brusio di sorpresa e paura si levò dalla classe – Vi verranno forniti viveri e dovrete avere la bacchetta magica con voi. Hagrid ha provveduto a tenere lontani gli animali più pericolosi, ma dovrete dimostrare di sapervi difendere. Ogni gruppo ha una mappa, su cui è tracciato un percorso. Dovrete arrivare alla fine del percorso e conquistare una postazione. Se vi troverete in difficoltà sparate scintille rosse, io, Hagrid e il professor Piton saremo in giro per la foresta per controllare che vada tutto bene. Quando arriverete alla postazione assegnata, manderete in aria scintille bianche.

Raccomando comunque a tutti la massima prudenza: è una prova, non dovete correre rischi inutili. Ora il professor Piton vi leggerà i gruppi, prego, Severus. –

- Bene, Valenta. Patil Calì, Patil Padma, Dean Thomas, poi Finchley Fletcher Justin, Edwards Andrew… – Piton elencò i vari partecipanti. – Granger Hermione, Weasley Ron, Finnigan Seamus. L’ultimo gruppo è Potter Harry, Riddle Eleanor Caroline, Malfoy Draco. Ecco. Partirete al tramonto. Adesso andate a riposarvi. – disse, autoritariamente Piton. Tutti i ragazzi uscirono dalla stanza borbottando, specialmente quelli di Serpeverde che si trovavano insieme ai Grifondoro. Inutile dire come Malfoy aveva preso la notizia: Harry e Neville li odiava già da molto, mentre di Eleanor, beh, dopo quello Schiantesimo aveva quasi paura di lei.

- Mettiamo le cose in chiaro, Potter. – disse, avvicinandosi, il biondino. – Io non ho intenzione di prendere ordini da te. –

- Malfoy, nemmeno io. – i due si squadrarono in cagnesco. Eleanor intervenne:

- Voi due vedrete di collaborare per portare a termine il compito. E non comanda nessuno: siamo tutti uguali! – disse secca, in modo da non lasciare equivoci. – e adesso a riposare: ci vediamo qui tra due ore e mezza.

- Va bene, Ellie. Ma solo per il compito. –

- Solo per il compito, Riddle. –

Eleanor volse gli occhi al cielo. Poi un tremendo sobbalzo dello stomaco le riportò alla mente il sogno. Il sogno. Loro tre. Erano in pericolo. No, ma forse…era solo un sogno, in fondo. Non sapeva che pensare, sapeva solo che sentiva in sottofondo una sorda tensione. E che qualcosa, nel suo inconscio più profondo, le diceva di ascoltarla. Hermione e Ron erano rimasti indietro a parlare con gli altri, commentando la decisione dei prof. Eleanor si avviò all’improvviso per le scale che portavano in dormitorio. Harry vide Malfoy sparire dietro l’angolo mentre tornava a Serpeverde. Vedendo che la ragazza lo aveva lasciato indietro Harry la raggiunse. La bloccò per le scale e le afferrò il polso, come il primo giorno di scuola, facendola voltare.

- Harry, che c’è? –

- Ti devo parlare. –

- Andiamo in Sala Comune. – disse la ragazza.

- Non voglio preoccupare gli altri. Andiamo un minuto in cortile: farò presto. –

- Ok. – Eleanor lo seguì, notando lo sguardo serio e turbato del ragazzo.

Uscirono rapidamente dal castello e si sedettero dietro uno degli alberi più vicini.

- Allora? – chiese la ragazza.

- Una settimana fa…circa, ho fatto uno strano sogno. Eravamo immersi in una nebbia densa da tagliarsi con un coltello. C’eravamo io, te e Thanatos…- Harry raccontò per filo e per segno tutto il sogno a Eleanor.

- Ho…ho fatto anche io quello stesso sogno. – disse la ragazza, alzandosi in piedi. Harry rimase seduto accanto all’albero, con il ginocchio sinistro alto e l’avambraccio poggiato su, mentre l’altra gamba era piegata e poggiata a terra, e la mano destra stringeva tra le dita dei ciuffi d’erba. Harry guardò l’amica di spalle, dal sotto in su, con gli occhi spalancati in un’espressione di sorpresa, quasi la stessa che aveva avuto sempre quella prima sera, quando la professoressa Mc Granitt aveva rivelato la sua identità a tutta la scuola.

Eleanor si voltò verso di lui.

- Mi ero completamente scordata di quel sogno finchè Piton non ci ha annunciato la composizione del gruppo. –

- Anche io, lo avevo completamente rimosso. – disse Harry. – Dovremo dirlo anche a Malfoy? –

- Sì, col risultato che se non è niente ci sfotte a vita! Lasciamo perdere, se succede qualcosa, vedremo il da farsi. –

- Sono d’accordo. Dobbiamo essere prudenti, ma è inutile fasciarsi la testa prima del tempo. – Harry si alzò e fece per ritornare al castello, ma:

- Harry. –

- Sì, Ellie? – chiese, voltandosi.

- Dobbiamo stare attenti. –

- Sì! E ora a riposare, l’hai detto tu: ci aspetta una bella prova. –

Mezz’ora prima della convocazione ufficiale, Eleanor e Harry scesero dalla Torre di Grifondoro. Si misero in fondo alle scale dell’atrio per aspettare Draco Malfoy. Quei tre erano un gruppo molto poco affiatato, ma forse la riverenza che Draco nutriva nei confronti di Eleanor  avrebbero loro permesso, se non altro, di lavorare in pace.

Dopo pochi minuti arrivò il ragazzo.

- Andiamo. – disse con voce sprezzante. Harry aveva già voglia di prenderlo a schiaffi, ma Eleanor gli prese il polso e gli sussurrò:

- Non farci caso, lascia che quel che dice ti scivoli addosso. Ci penso io. –

Tutto il 5° anno della scuola si ritrovò, pochi minuti prima del tramonto, all’entrata della foresta proibita. Là Piton distribuì loro le borse con le pozioni e le mappe. Ce ne era una per ogni gruppo. La Riley fece loro le solite raccomandazioni mentre Hagrid augurava buona fortuna a tutti. Gli alunni si inoltrarono tutti nella foresta proibita, mentre i professori si sparpagliavano, pronti ad intervenire.

- Chi porterà la borsa? – chiese Draco.

- Faremo i turni. – decise Eleanor – così tutti la porteremo eguale tempo. Comincio io. –

- Ma Ellie, tu sei una…-

- Ragazza? Ce la faccio, Harry, non mi sottovalutare. – prese la borsa delle pozioni e s’incamminò, seguendo la mappa. Harry e Draco si affrettarono dietro di lei.

Il sole era già sparito sotto l’orizzonte, mentre la luna, appena una sottile falce crescente, risaltava già in mezzo al cielo. Eleanor, Harry e Draco erano silenziosi, con le bacchette illuminavano il passaggio grazie alla Lumos, mentre seguivano la mappa. Ad un tratto fuoriuscì da dietro un albero un molliccio. Si trasformò in un Dissennatore, perché avanti a tutti c’era Harry:

- Riddikulus! – disse il ragazzo, puntando avanti a sé la bacchetta. E il Molliccio sparì, battuto dai ragazzi.

- Ancora i Dissennatori, Potter? – chiese, sprezzante, Draco. Harry fece per rispondere, ma incontrò lo sguardo di Eleanor, che imponeva calma, e proseguì, stando il più lontano possibile dal ragazzo.

Ad un tratto il bosco prese una piega familiare. L’umidità si faceva sentire anche sotto i mantelli pesanti e una sottile foschia si interpose nel campo visivo, trasformando la luce delle bacchette in sfere di luce. Eleanor si fermò all’improvviso. Un fruscio di ali, Harry non capiva come l’avesse sentito, nello scricchiolare dei rametti sotto i loro piedi, veniva dalle loro spalle. Tentando di mantenere il contegno, Draco rimase fermo, ma il suo viso era spaventato. Eleanor tirò fuori dalla borsa che aveva portato con sé un guanto da falconiere, se lo mise e pochi secondi dopo un’ombra nera vi si posò sopra. Thanatos.

- Niente paura. È il mio falco, Thanatos. –

- Bene, ci mancava solo il piccione. –

- Falco, Draco, falco. Un piccione non potrebbe mai strapparti un occhio con un’artigliata, lui sì. – Malfoy fece un passo indietro. Harry si guardava intorno, i verdi occhi dietro le lenti attenti ad ogni particolare.

- Eleanor. –

- Sì, Harry? –

- Questo posto mi è familiare. –

- Anche a me. Ma non è del sogno. –

- Che sogno? – chiese Draco. Cominciava a essere inquieto: il buio non gli piaceva e sentire Harry e Eleanor parlar tra di loro così era poco tranquillizzante.

- Niente che ti riguardi, Malfoy. – disse Harry. A dirla tutta non era proprio così, lo riguardava eccome, ma Harry sapeva che era inutile dirglielo: si sarebbe solo creato un mucchio di problemi. Draco era troppo teso per rispondere pungentemente. Ad un tratto Harry, che era avanti a tutti, vide una cosa per terra. Un serpente inciso nella roccia. Il posto dove Voldemort aveva chiamato la prima volta Eleanor. Ellie lo superò, avvicinandosi al bordo della roccia. Ad un tratto la nebbia si fece fitta, tanto che non riuscivano neppure più a vedere le loro luci. Sentì Harry accanto a se, mentre le metteva una mano sulla spalla.

- Draco, avvicinati, non ci separiamo. – disse Eleanor. Ma il ragazzo non rispose. Eleanor percepì Thanatos tendersi in avanti, pur non staccandosi dal braccio della ragazza. Puntò avanti anche lei. La nebbia si stava diradando, ma lei e Harry già sapevano che cosa li aspettava.

- Harry. – chiamò la ragazza, con una nota di terrore nella voce.

- Sono qui, Ellie. – le strinse la spalla, per farsi sentire, poi si portò l’altra mano alla cicatrice, che aveva cominciato a bruciare selvaggiamente. Quando riuscì a riaprire gli occhi la scena non era delle migliori. Un serpente gigantesco, che Harry conosceva, visto che era Nagini, teneva avvolto nelle sue spire un Malfoy più bianco del solito, svenuto. I lineamenti sottili del ragazzo sembravano ancora di più quelli di un bambino, mentre era tenuto su dalla stretta assassina di Nagini. Aveva gli occhi chiusi e la bocca era semiaperta, per il respiro. Accanto al serpente, ancora una volta, l’immagine di Voldemort, alias Tom Orvoloson Riddle, il padre di Eleanor.

- Figlia mia. –

- Padre. Lascialo andare, è un pesce piccolo. –

- Effettivamente sì…ma non vorrei togliere a Nagini il piacere del sangue caldo. – la risata stridula di Voldemort risuonò nella radura. Harry sentì, di nuovo, ribollire il sangue nelle vene. – Eleanor, facciamo un patto, io ordinerò a Nagini di lasciare il ragazzo, se tu mi seguirai. –

- Mai. –

- Allora il ragazzo morirà. – Eleanor, esattamente come nel sogno, afferrò la bacchetta. Harry sapeva che Voldemort non lo poteva vedere, e la fermò.

- No. – le disse – ordina TU a Nagini di lasciare Malfoy. Usa il Serpentese, ti ubbidirà. –

Eleanor annuì.

- Nagini, lascialo andare. Subito! – disse, in un sibilo. Il serpente, spaventato, obbedì.

Il corpo privo di sensi di Draco cadde a terra con un tonfo. Harry lo tirò via dal mezzo, sotto un albero, appoggiandolo al muschio che cresceva sul tronco.

- E brava la mia bambina, anche il Serpentese sai parlare. –

- Stai zitto, padre! Tutta la mia sofferenza è colpa tua! –

- E non sai ancora quello che accadrà se non ti unirai a me! Lo sai, Eleanor, tu mi piaci molto, hai qualcosa di tua madre. Forse l’orgoglio. Ma sei mia figlia. E mia figlia sarà la Principessa delle tenebre! AHAHAH! Nagini, fai fuori chiunque sia con lei e portami mia figlia! – se ne andò, nella sua risata stridula, lasciando i tre ragazzi con un grosso, grossissimo problema: il serpente. Nagini si avventò su i due ragazzi. Harry si mise davanti a Malfoy e disse, in un sibilo:

- Indietro! – Nagini arretrò. Poi decise di avventarsi su Eleanor.

- Harry, sveglia Malfoy e andatevene! Io qui posso fare da sola! –

- Ma…-

- Niente ma! VAI! – Harry si mise a scuotere il ragazzo con i capelli biondi. Finalmente si riebbe.

- Dobbiamo andare, muoviti! – si alzarono e scapparono. Draco si voltò indietro un’ultima volta. Eleanor aveva lanciato uno Schiantesimo al serpente, ma l’aveva mancato di un soffio. Thanatos si avventava in rapide picchiate contro Nagini, ma non le aveva inferto ferite particolarmente insidiose. Il serpente stava per avere la meglio.

- Potter! Riddle è nei guai! – Harry era di poco avanti a lui, ma si voltò indietro subito. Contemporaneamente corsero verso la ragazza a bacchette spianate. Insieme, senza nemmeno mettersi d’accordo, gridarono:

- STUPEFICIUM! – e riuscirono a prendere in pieno il serpente, che perciò stramazzò al suolo, inerme. Eleanor cadde in terra, perdendo l’equilibrio, mentre Thanatos le si posava accanto. Fu raggiunta dai due ragazzi.

- Tutto bene? – chiesero contemporaneamente, poi si guardarono in cagnesco.

- Sì. Grazie, a tutti e due. – si rialzò da terra, raccogliendo la bacchetta che le era sfuggita di mano prima. Guardarono nel punto dove era caduto il serpente, ma esso era già sparito.

- Accidenti! Come lo avrà portato via? – chiese Harry. – A Hogwarts non ci si può Materializzare e Smaterializzare. –

- No, ma possono entrare gli animali. Guardate, ci sono delle impronte più piccole. Sarà stato portato via da dei serpenti più piccoli. – disse Draco.

- E tu come lo sai? – chiese Harry.

- Mio padre mi ha spiegato molte cose, quando andavamo insieme nei boschi. – lo sguardo sembrò a Eleanor velarsi per un attimo di tristezza, subito scacciata. – che facciamo, ora? – chiese poi, Malfoy.

- Non lo so. – disse Eleanor. – Harry, quanto manca al punto di raccolta? –

- Pochi metri. Andiamo, poi andremo da Silente. Va bene? – una volta tanto anche Malfoy annuì. Nessuno di loro se la sentiva di raccontarlo ad altri professori. Forse alla Riley. Ma ci avrebbe pensato Silente ad aggiornarla, mentre Eleanor e Harry informavano Hermione e Ron.

- È meglio che non racconti di questa storia a nessuno. – disse Draco – Se mio padre viene a sapere che ti ho aiutato contro il Signore Oscuro è la volta buona che mi uccide. –

e tornò nelle iridi color acciaio l’ombra di malinconia. I tre ragazzi, in profondo silenzio, arrivarono al traguardo e spararono le scintille bianche. Fu la Riley a raggiungerli.

- Bene ragazzi, siete arrivati tra i primi. – disse. Poi vide le espressioni sui visi dei tre ragazzi e anche la sua si rabbuiò – È…è successo qualcosa? – chiese, preoccupata.

- Per la verità, sì. – fu Eleanor a rispondere – Ma vorremmo riferire a Silente. –

- Tuo…padre? – più che una domanda era una affermazione. Eleanor annuì. – Aspettatemi qui un attimo. – sparì dietro un cespuglio, i tre ragazzi la sentirono parlottare con qualcuno e poi fece ritorno. – Venite, vi ci accompagno subito. –

Lo strano quartetto (più che altro per la presenza di Malfoy nel mezzo) si avviò fuori dalla foresta proibita. Era piena notte, non ancora le 2, ma la Riley decise comunque di andare a “disturbare” Silente. Quando il preside, in vestaglia, vide il volto della professoressa, si svegliò del tutto. I tre ragazzi entrarono nello studio di Silente, dove Draco non era mai stato.

- Allora, raccontatemi tutto. – fu Harry, stavolta, a raccontare la storia completa. Per Draco fu un bello smacco ammettere di essersi preoccupato per Eleanor. Si salvò dicendo di avere un debito nei suoi confronti e che così era saldato. Silente rimase pensieroso, ancora una volta sembrò invecchiato dalla notizia. Poi, all’improvviso, disse:

- Valenta, domattina voglio te, Minerva e Severus qui in ufficio: è evidente che dovremo rafforzare le protezioni del sito del castello. Harry, Eleanor, Draco, devo chiedervi di raccontare l’accaduto a meno gente possibile. Capirete il perché, spero. Sì, Harry, alla signorina Granger e al signor Weasley potete dirlo. – disse poi, intercettando un’occhiata interrogativa di Harry.

- Signor preside, la potrei pregare di non…informare la mia famiglia? –

- Posso saperne il perché, o è una questione personale? – chiese il preside.

- Veramente…sarebbe personale. –

- Va bene, Draco. I tuoi genitori non saranno informati. Adesso andate pure, raggiungete la vostra classe. E andate a riposare. – il preside li congedò e la Riley li riaccompagnò alle rispettive Sale Comuni. Sala Comune di Grifondoro era deserta, tranne che per Hermione e Ron che, preoccupati, aspettavano gli amici.

- Harry! Eleanor! Che è successo? – chiese Hermione d’un fiato, mentre entravano.

- Calmi, ora vi raccontiamo tutto. –

Raccontarono, di nuovo, tutta la storia.

- Da…davvero Malfoy è tornato indietro per aiutare Ellie? – chiese Hermione, incredula.

- Sì. Non sembrava lui. –

E nemmeno Draco si riconosceva. Sala Comune di Serpeverde era vuota, nessuno lo aveva aspettato alzato, nemmeno Tiger e Goyle, i suoi zerbini. Salì nella camera del dormitorio, dove si sentiva solo il russare dei due energumeni suoi compagni di stanza. Si tolse le scarpe, slacciò il mantello, buttandolo sulla sedia, e si sfilò la divisa. La pelle alabastrina quasi brillava nel buio della stanza. Si sedette, in maniche di camicia, sul bordo del letto, guardando la finestra. Cosa gli stava accadendo? Cosa diamine l’aveva spinto, solo poche ore prima, a intervenire in favore della figlia di Voldemort, andando contro un volere dello stesso Voldemort, che dai suoi genitori aveva imparato a temere e rispettare? O a temerlo e basta? Non conosceva suo padre abbastanza bene per dire cosa pensasse del Signore Oscuro. Ma conosceva sua madre. Narcissa Malfoy, così altezzosa e spesso snob aveva una paura folle del Signore Oscuro, ma non lo rispettava. Che fosse stata l’influenza di sua madre? No, perché gli aveva sempre detto di rispettare, non di temere. Forse per insegnarlo a se stessa, più che al figlio. Si sfilò la camicia e mise il pigiama, con noncuranza, quasi con indifferenza. Che differenza avrebbe fatto rimanere a torso nudo nelle non gelide, ma abbastanza fredde, stanze del castello, prendersi un raffreddore o una polmonite? Per lui che differenza avrebbe fatto? Nessuna, al momento. Si mise comunque il pigiama e si mise sotto le coltri verdi e argento. Sorrise, amaramente: un Malfoy che aiutava un Potter. Chi l’avrebbe mai detto. Chi l’avrebbe mai detto.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Cambiamenti e Scuse ***


Capitolo 14

Cambiamenti e scuse.

 

Il giorno dopo Eleanor vide Draco allegro e spensierato come sempre, in mezzo ai suoi lacchè. Ma aveva un’aria strana, si vedeva bene. Il cambiamento più evidente era che aveva smesso di burlarsi di Harry, Ron, Hermione e Eleanor. E quando era da solo, più spesso ora, aveva un’ombra di malinconia negli occhi, la stessa che gli aveva visto quella notte.

Aprile era finito, e Maggio faceva già sentire prepotentemente il suo calore. I prati di Hogwarts fiorirono in un trionfo di colori e profumi. Delle partite di Quidditch l’ultima, Serpeverde – Corvonero era finita 250 a 110 e perciò Serpeverde era in leggero vantaggio nella coppa di Quidditch. Ora mancava solo Grifondoro – Tassorosso, e Grifondoro doveva vincere.  Harry si allenava 5 volte a settimana, quando non aveva il Club dei Duellanti. Tutti si impegnavano, qualcuno per rimediare in vista degli esami, altri per migliorare i propri voti (indovinate chi? Ma Hermione! NdComy^^). Solo Fred e George Weasley erano sempre i soliti scherzosi spensierati. Sembrava che l’imminenza del M.A.G.O. non li preoccupasse affatto, non più di quanto li avesse preoccupati il G.U.F.O.

Continuavano la distribuzione gratuita di crostatine canarine finte bacchette, oltre che ai soliti scherzi, alle battute, sempre più ingegnose, e ai mille giochi che rendevano la vita in Sala Comune di Grifondoro mai noiosa.

Eleanor andava avanti, osservando sempre più attentamente il comportamento di Malfoy, che era davvero cambiato da quella notte. Sembrava più…riflessivo. Non stava più in continua compagnia di Tiger e Goyle, anzi era spesso da solo. Anche Pansy Parkinson aveva iniziato a snobbarlo e pensare che gli era sempre stata appiccicata. Pensò di parlarne con Hermione, ma l’amica era sempre china sui libri. Perciò decise di far di testa sua, come faceva spessissimo. Un giorno, mentre passeggiava per il parco, sgranchendosi le gambe, anchilosate da 4 ore di studio, e prendendo una boccata d’aria, vide il giovane rampollo di casa Malfoy appoggiato ad un albero sul lago. Era rivolto verso il sole, e si era tolto il pastrano nero, rimanendo con gilet e maniche di camicia, abbigliamento concesso dalla temperatura mite. Buttava in acqua pezzetti di pane, che la piovra veniva in superficie a mangiare. Aveva lo sguardo pensieroso.

- Salve. – disse Eleanor avvicinandosi e facendolo sobbalzare per la sorpresa.

- Ah, Riddle, sei tu. – disse, con una nota amara in voce.

- Chi speravi che fosse? – chiese, sedendosi davanti a lui, alla sua destra.

- Nessuno. –

- Qualcuno di Serpeverde? –

- Forse. –

- Che hai, Malfoy? Ti vedo pensieroso. E di tutto ti avrei creduto capace, tranne che di pensare tanto a lungo. – non era detto con cattiveria, Eleanor stava solo provando l’arma dell’ironia per smuovere il ragazzo. Avrebbe quasi preferito che la insultasse come all’inizio dell’anno, che vederlo in quella maniera, combattuto. Combattuto come era stata lei. Come era lei, a volte, tra la volontà degli altri e la sua.

- Se sei venuta per sfottere, puoi anche andartene. Ci pensano già gli altri. – c’era una profonda nota amara nella sua voce.

- No, non sono venuta per prenderti in giro. Era solo un tentativo indiretto. Ma visto che ho fallito, passerò al modo diretto: che hai? –

- E a te che ne frega? –

- Hai ragione…che m’importa? Beh, sai, visto che mi hai salvato la vita pensavo fosse educazione chiedere come stai. –

- Tu l’avevi salvata a me, è stato solo un debito saldato. –

- Oh, potevi avvertire Harry e andartene. Invece sei corso pari a lui, e lo aiutato. E ti sei perfino fermato a vedere se stavo bene. Beh, un bel cambiamento, da prima. Che hai? –

- Non lo so. –

- Oh, sì, che lo sai. C’è una battaglia dentro di te. – puntò con un dito al petto del ragazzo, sul cuore – come c’era dentro di me. – disse, poi, con amarezza.

- Che ne sai? –

- Molto più di quanto vorrei. Parlane. È inutile che ti tenga tutto dentro. Diciamo che sto cercando di sdebitarmi anche io. –

- Con te, Riddle? – disse, con una smorfia, che non era di disgusto, ma di scetticismo.

- Sono Eleanor, per favore. Odio il mio cognome. –

- E io il mio, siamo pari. Un cognome condiziona quello che sei, non ti lascia possibilità di scelta, se non a prezzo di gravi conseguenze. –

- Lo so meglio di quanto tu pensi. – rispose la ragazza. Draco stette in silenzio un bel pezzo, continuando a lanciare pane nel lago.

- Perché? Perché mi sento così? – disse ad un tratto Malfoy. Eleanor lo guardò, stupita. – Perché? Tu me lo sai dire?!

- Così come? Diviso, spezzato, fratturato tra ciò che si desidera fare e ciò che gli altri, che la famiglia ti dicono di fare? – chiese, la ragazza, aspettandosi una risposta positiva.

- Sì! –

- Perché è tempo di fare una scelta. – rispose Eleanor. – e nessuno tranne te può scegliere per te. Ma ogni scelta porta pro e contro. Ogni azione ha delle conseguenze. Non solo su se stessi ma anche sugli altri. – "La scelta di mia madre ha condizionato la mia vita, la mia scelta è costata la sua vita" pensò la ragazza.

- Io sono…diviso, scisso tra le cose che mi hanno sempre insegnato i miei genitori e quelle che ho imparato qui. Ho messo in discussione le idee che mi hanno trasmesso, idee che erano pilastri, colonne portanti nella mia vita. E che sono crollate. E adesso mi trovo all’addiaccio, svuotato e vagante per idee, cose a cui non avevo mai pensato o fatto caso. - << Perché sto qui a raccontare tutto a lei? Sono davvero così cambiato? Sono davvero ancora io? >> - Non so nemmeno perché sto raccontando tutto a te. Mi sento così cambiato, così diverso, così…non io. Eppure so di essere io. A sentire gli altri sembra che mi abbiano fatto il lavaggio del cervello, ma io so che non è così. Non so più che pensare, a chi dare retta. –

- L’unica persona cui devi dare retta è te stesso, Draco. – era la prima volta che Eleanor pronunciava il nome del giovane Malfoy senza una vaga inflessione di comando, ma solo per chiamarlo – devi scegliere se essere Draco Malfoy o Malfoy Draco, è semplice e tremendamente difficile al contempo. Io ho fatto la scelta di essere Eleanor Caroline Riddle e non Riddle Eleanor Caroline. E la mia scelta è costata la vita a mia madre. – la vista si velò, per poi tornare subito nitida. – nemmeno io so perché sto parlando con te, ora. Forse perché mi sento ancora in colpa per lo Schiantesimo. A proposito, non ti ho ancora chiesto scusa. Non volevo colpirti così forte, a dir la verità io non volevo proprio colpirti. –

- Allora le prime scuse devono essere le mie. Ti ho stuzzicato troppo, quella volta. Ho sfidato qualcuno più forte e sono rimasto scottato, come doveva essere. – si avvicinò alla ragazza – sembra che comunque sia sarai la mia Signora. – le prese una mano e vi posò la fronte, in un atto di profondo rispetto – Ora ho capito quello che volevi dire quella volta al limitare del bosco. Ti chiedo ancora scusa. – si alzò e se ne andò, molto più sereno in volto. Si voltò, mentre Eleanor era ancora a terra, incredula. – Posso chiederti un favore? Non raccontare a nessuno questa cosa. Il mio orgoglio ne soffrirebbe troppo, e ho ancora diverse ferite da rimarginarvi. – Eleanor annuì. Il ragazzo corse via, dopo aver raccolto la sua roba. Eleanor era esterrefatta. Tutto avrebbe pensato di Draco Malfoy, tranne che potesse essere…così. Non sapeva che pensare. Poi trovò la forza di alzarsi e tornare al castello.

In Sala Comune Hermione, Harry e Ron notarono il viso stranito della ragazza.

- Ellie, che hai? – le chiese Hermione.

- Niente, Herm…non è successo niente. Niente di grave, almeno. –

- Allora diccelo! – disse Ron.

- No…- disse con un sorriso malandrino la ragazza – è…un segreto! (Non so se qualcuno di voi ha presente Zelos, in “The Slayers”…NdComy^^)– chiuse gli occhi in un sorriso e si mise un dito sulla bocca. Hermione, Harry e Ron si guardarono, perplessi. Poi fecero spallucce e si misero a ridere, mentre Lee Jordan atterrava davanti a loro sollevato da un incantesimo di Levitazione lanciato, per dispetto, da Fred e George.

- Guarda, volano radiocronisti! – disse Angelina, provocando le risa di tutti, anche di Lee, che si stava massaggiando le costole indolenzite. Alla sera andarono a dormire, stanchi morti tra lo studio e il resto. Perfino Ellie, con tutto quello cui aveva da pensare, si addormentò di botto.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Confusi e pur chiari ***


Odio il titolo di questo chap, ma non mi veniva in mente nulla di meglio... spero che il capitolo sia meglio del titolo :)
Capitolo 15
Confusi e pur chiari

 

Harry e Ron, che erano meno concentrati di Hermione sui libri, notarono il cambiamento di Eleanor. Non tanto nei loro confronti, quanto in quelli di Malfoy. Notarono pure, se era per quello, il comportamento molto diverso di Malfoy, perfino nei loro confronti. Era dalla sera della prova che non rivolgeva loro parole sprezzanti, anche se in genere non parlava affatto con loro. Anche Eleanor era diversa, più serena e tranquilla, nonostante il pericolo non fosse diminuito, anzi! Silente aveva fatto aumentare gli incantesimi protettivi attorno al castello e certe regole s’erano fatte più ferree. Ma era dalla prova mista che non accadeva niente e gli studenti si sentivano tranquilli. L’unica loro preoccupazione erano gli esami.

Sala Comune di Grifondoro era vuota. Tranne che per una persona che, in vestaglia, seduta accanto al fuoco morente, ricamava, illuminata da una lampada, un lenzuolo a motivi di fiori. Eleanor. Dalle scale del dormitorio maschile scese un’ombra, lentamente. Un riflesso del fuoco sugli occhiali illuminò per un attimo l’iride verde del ragazzo. Harry comparve alla luce rossa della legna che bruciava.

- Ciao Harry. Che hai, non riesci a dormire? – chiese la ragazza, non alzando l’occhio dal lavoro, mentre finiva di ricamare una rosa che sembrava vera.

- Già. E neppure tu, vedo. –

- Beh, è Venerdì sera, e avevo voglia di sfruttare un po’ della pace che offre Sala Comune quando è vuota. –

- Già. Non lo è spesso, in questo periodo. –

- Che hai? Hai un’aria strana, Harry. – Eleanor, come al solito, si preoccupava per i suoi amici.

- Niente. È solo che…tu hai parlato con Malfoy, da quella sera? – Eleanor si sentì presa alla sprovvista dalla domanda. Non aveva parlato a nessuno – a nessuno – della sua chiacchierata con Draco. Ormai erano passati…10 giorni? No, 15. E lei non ci pensava già più. Facendo la finta tonta chiese:

- Perché me lo chiedi? –

- Perché abbiamo notato, io e Ron, che è cambiato. È quasi…sopportabile. –

- Beh, una persona non può cambiare? –

- Sì, ma in 15 giorni…è un po’ poco. – ribatté Harry. – Allora, ci hai parlato? –

- Sì. Circa 3 giorni dopo. – ammise la ragazza, senza ombra di senso di colpa (e perché avrebbe dovuto averne? NdComy^^)

- E che ti ha detto? – evidentemente Harry si aspettava questa risposta.

- Niente. Harry, Draco è meno cattivo di quel che sembra. Diciamo che la famiglia conta molto, nell’educazione di un ragazzo. –

- Dici? –

- Ti ricordi quella volta, a Cura delle Creature Magiche, quando mi prese da parte nel bosco? Ti ricordi quello che dissi? “Se pesco quello che ha fatto il lavaggio del cervello al ragazzo…”…-

- Sì, mi ricordo…che c’entra? –

- Diciamo che il cervello si è sporcato. – un sorriso malandrino comparve sulle belle labbra di Eleanor. Da quando era arrivata ad Hogwarts non piangeva più sua madre ogni sera e il suo aspetto, oltre che il suo umore, ne aveva giovato. Era incantevole, con quell’aria concentrata mentre cuciva, illuminata dalle fiamme del camino che, tranquille, bruciavano e illuminavano caldamente la stanza. Harry la fissava. Dopo un po’ Eleanor alzò lo sguardo un momento dal ricamo e incontrò i suoi occhi verdi. Poi si alzò e andò a ravvivare il fuoco, che stava affievolendosi. Smovendo i ceppi, uno di essi cadde malamente su uno quasi bruciato e una piccola brace schizzò sulla mano di Eleanor.

- Ahi! – esclamò la ragazza. Harry si avvicinò a vedere cos’era successo. Eleanor s’era fatta una leggera scottatura sul dorso della mano. Harry prese il suo fazzoletto e lo intinse nella brocca di acqua fredda sul tavolo, per poi appoggiarlo sulla scottatura.

- Va meglio? – chiese.

- Sì, grazie. – inginocchiati davanti al camino, i due erano vicinissimi, come, forse, lo erano stati solo nella foresta proibita, dopo che Voldemort era apparso la prima volta e lei si era gettata tra le braccia di Harry. Il ragazzo non potè far a meno di notare che Eleanor, nonostante non avesse fatto che una esclamazione di dolore, aveva gli occhi che si riempivano di lacrime. Con la mano libera tolse quella, birichina, che stava cascando sul  suo viso.

- Sei sicura che non ti faccia troppo male? –

- È un riflesso condizionato. – rispose lei. Eleanor sollevò la mano sana fino alla fronte del ragazzo. Con le dita sottili sollevò il ciuffo di capelli che copriva la cicatrice, ne seguì la sottile linea rossa con l’indice, sulla fronte del ragazzo e passò la mano, appena sfiorando, sul viso di Harry. Harry le afferrò la mano, stringendola piano nella sua. Eleanor appoggiò la fronte alla spalla sinistra del ragazzo.

- Io e te siamo il…risultato dell’ambizione sfrenata di mio padre. Due orfani che si oppongono al mago più perfido che sia mai comparso sulla faccia della terra. – non parlava con tristezza, come se stesse per piangere, ma come se fosse la più semplice delle constatazioni. – E a noi e a coloro che abbiamo intorno, ai nostri amici, è affidato il destino di tante vite. Tanto coinvolti da mettere in secondo piano tutte le nostre questioni personali, anche quelle importanti. Mia madre avrebbe voluto sposarsi, avere dei figli dall’uomo che amava, e invece no, si è sacrificata. Anche se ha comunque amato sua figlia. –

- Lo so, Ellie. – Harry le passò una mano nei lucidi e lunghi capelli neri e bianchi. Si lasciò cadere all’indietro, seduto contro la parte bassa della poltrona, con Eleanor abbracciata.

Harry chiuse gli occhi, mentre Eleanor gli passava le braccia dietro al collo. Quando li riaprì, non seppe mai quanto tempo fosse passato. Eleanor si era placidamente addormentata tra le sue braccia, sul soffice tappeto della Sala Comune (Credevate, eh? NdComy^^ “come sono caaattttiva!”). Harry sorrise. La prese tra le braccia e si alzò. La testa era appoggiata al suo braccio sinistro, mentre una delle mani che aveva in grembo le scivolava giù.

- Harry. – sussurrò una voce femminile all’imboccatura delle scale della Sala Comune. Hermione, non vedendo tornare Eleanor, era andata a vedere se le era successo qualcosa. Si tranquillizzò vedendo che c’era Harry.

- Shhh. – disse il ragazzo – Dorme così placidamente, non svegliamola. –

Hermione gli fece segno di seguirla. Salirono le scale che portavano al dormitorio femminile. Le tende di Calì e Lavanda erano chiuse ermeticamente e si sentivano solo i loro respiri. Nemmeno tanto bene, perché attutiti dalle tende. Hermione sollevò le coperte di Eleanor e Harry l’appoggiò. Hermione, mentre Harry teneva su Ellie, le tolse la vestaglia e poi il ragazzo l’adagiò sul letto. Hermione le rimboccò le coperte. Harry diede un’ultima carezza alla mano di Eleanor.

- Grazie per averla portata, io non l’avrei sorretta. – sussurrò, per non svegliare nessuno, Hermione.

- Di niente. Buonanotte, Herm. –

- ‘Notte, Harry. – il ragazzo uscì e fece ritorno in Sala Comune. Mise da una parte il lavoro dell’amica, poi se ne andò a letto anche lui.

Il mattino dopo nessuno dei due ripensava più all’accaduto e tutto sembrava tornato perfettamente normale. Sembrava, perché invece Hermione aveva notato e notava tutto…tutto.

In Sala Grande, all’ora di pranzo, Eleanor stava uscendo dalla porta principale, quando, nell’ombra, fu trattenuta da una mano. Si voltò e vide Draco, con un’espressione grave in volto.

- Ti devo parlare, è successa una cosa…spiacevole. –.

Uscirono dal castello e andarono al lago, che in quel momento era deserto.

- Che è successo, Draco? –

- Mio padre, non so come, è venuto a sapere di quello che è accaduto quella notte. Forse il Signore Oscuro ha interrogato Nagini in Serpentese e gli ha riferito quello che è accaduto, l’unica cosa di cui sono certo è che non è stato Silente a parlare. In breve, vuole venirmi a prendere e portarmi via, a Durmstrang, perché secondo lui mi stanno “sviando dalla retta via”, qui. –

- Tuo padre è pazzo? –

- No, ha solo un terrore pazzo del Signore Oscuro. – rispose il ragazzo – ma adesso non so come fare, Silente non ha influenza su di lui, e io non sapevo a chi altro rivolgermi. –

Eleanor rimase un po’ in silenzio a pensare, poi disse:

- Sfidalo. –

- Come? –

- Se lui non ti dà retta, significa che ti vede ancora come un bamboccio. Se lo sfidi ad un duello, e vinci, non potrà più dire che sei troppo piccolo, no? –

- Io…non lo so…non ho mai sfidato mio padre…-

- Beh, è l’ora che cominci, per Diana, hai 15 anni! –

- Sì, e chi mi allena? Sai bene che mio padre è molto abile con la bacchetta. –

- Puoi chiederlo alla Riley. –

- Ma nemmeno per sogno. Se sa che ho chiesto aiuto ad un’insegnante, e lo saprà, mi porta via subito. –

- Allora lo potrei fare io. – Draco guardò Eleanor, sorpreso.

- Tu? –

- Sì, hai dimenticato quella volta al Club dei Duellanti? Lo Schiantesimo non è l’unica formula che conosco! –

- Potrebbe essere un’idea…e almeno è un’idea. D’accordo, ma non ci dobbiamo far vedere. Allora sì che s’infurierebbe e io non sono ancora in grado di controbatterlo. –

- Va bene, va bene. - 

Eleanor tornò al castello con la sensazione di essersi imbarcata in qualcosa di grosso, ma groossso, grossissimo!

Nei giorni seguenti sparì molte e molte volte nel pomeriggio, per andare ad aiutare Draco. Hermione, Harry e Ron si chiedevano cosa stesse succedendo alla loro amica, visto che non voleva dir loro niente e sviava tutti i discorsi sull’argomento. Un giorno, perciò, preoccupati e un po’ incuriositi, decisero di seguirla. Anche se Eleanor era abile a non farsi seguire, non poteva averla vinta contro il Mantello dell’Invisibilità. 

Harry, Ron ed Hermione seguirono Eleanor fin dietro al campo da Quidditch. Lì videro l’ultima persona che si sarebbero mai aspettati di vedere: Draco Malfoy.

- Sei pronto? – chiese Eleanor, estraendo la bacchetta.

- Certo. – rispose, sicuro, il ragazzo. I tre ragazzi videro Eleanor e Draco mettersi in posizione da duello e…cominciare a battersi. Ad un tratto, Draco:

- Stupeficium! – e colpì Eleanor in pieno. La ragazza cadde a terra, svenuta.

Hermione, Ron ed Harry corsero verso i due, a bacchetta sguainata e mentre Hermione andava da Eleanor, Ron e Harry paravano il passaggio a Malfoy, che stava avvicinandosi alla ragazza svenuta.

- MALFOY! – gridò Harry. Draco non rispose nemmeno, li aggirò e si avvicinò, nonostante l’occhiata fulminante di Hermione, alla ragazza.

- Innerva. – disse la ragazza, puntando la bacchetta verso Ellie. Harry, che nel frattempo si era avvicinato insieme a Ron, aiutò Eleanor a mettersi seduta. La ragazza aprì gli occhi e vide intorno a sé quattro facce preoccupate.

- Bel colpo, Draco. – disse. Poi fece segno di lasciarla alzare, perché stava bene. Si rimise in piedi, spolverandosi la divisa.

- Draco Malfoy. – ringhiò Ron.

- Io non ho fatto niente! – disse il ragazzo

- Ah no? L’hai colpita con uno Schiantesimo! – ribatté Hermione.

- Certo, ci stavamo allenando. – disse, Eleanor, a sorpresa.

- Cosa? – chiesero i tre amici in coro. Draco alzò gli occhi al cielo e si lasciò cadere a sedere per terra. Eleanor lo imitò e invitò gli altri a fare altrettanto.

- Sì, lo stavo allenando, perché deve fare una cosa. E poi vorrei sapere perché mi avete seguito. – chiese, un po’ scocciata.

- Come perché? Eravamo preoccupati, sparisci quasi tutti i giorni! –

- Certo, ma non sono libera di farlo? – chiese, serafica.

- Sì, però…- cominciò Hermione – però noi siamo i tuoi amici. –

- Lo siete, Hermione, lo so. E so anche che avete agito così perché eravate preoccupati. Ma non potevate aver un po’ più di fiducia in me? –

- Ma non è questione di fiducia, è che…no, niente, Ellie, hai ragione tu. Ci siamo comportati da malfidati. – ammise Ron.

- No, non da malfidati, solo da paranoici. – e fece loro un largo sorriso. – Paranoici miei, visto che ci siete, oggi ci aiuterete. E mi raccomando, acqua in bocca. – Malfoy storse un po’ il naso, più per abitudine che altro. Ma non fece storie, anche perché uno contro quattro era piuttosto impegnativo. A metà pomeriggio, circa due ore dopo che avevano iniziato, Malfoy era steso a terra, mentre cercava di respirare, stanco morto. Harry, Hermione e Ron lo imitavano e in piedi c’era solo Eleanor.

- Non avete il fisico! – disse lei, prendendoli in giro.

- Non…fare…dello…spirito…anf, anf…quando…non…posso…risponderti. – ansimò Harry.

- Già…è da…uff…vigliacchi. – aggiunse Ron. Risero, anche se avevano il fiatone. Harry riprese il mantello dell’invisibilità e lo ripose nella cartella. Eleanor si riavviò i capelli e aiutò Hermione a togliere l’erba dai suoi. Malfoy si rinfilò la divisa. Harry, in uno strano slancio di amicizia, disse:

- Torni insieme a noi? –

- Ma sei matto? Se mi vedono con te mi sfotteranno a vita. – e Draco voltò le spalle. Harry lo guardò offeso, e poi raggiunse gli altri, che erano avanti.

- Non ti fiderai di lui, spero. – disse a Eleanor, una volta raggiuntala.

- Quasi quanto mi fido di te. – rispose la ragazza.

- Ma sei matta? È un Malfoy! –

- È un ragazzo come noi, come te – e indicò Harry, - te e te – disse, indicando Ron e Hermione. – Per favore, non pretendo certo che diventiate amiconi, ma…abbiate fiducia in me. –

- Ma solo perché sei tu, Ellie. – disse Hermione. Che Malfoy fosse cambiato? Solo il tempo l’avrebbe detto.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - Grifondoro contro Tassorosso ***


Capitolo 16

Grifondoro contro Tassorosso

 

L’ultima partita di Quidditch dell’anno si avvicinava. Serpeverde era in vantaggio nella coppa delle case e in quella di Quidditch di circa 40 punti su Grifondoro, che perciò doveva vincere con un distacco maggiore. Angelina, Katie, Alicia, Fred, George, Dyan e Harry erano in campo, per uno degli allenamenti massacranti che Angelina aveva imposto all’alba. Avevano ricevuto da Baston, che giocava da professionista, qualche schema nuovo e ne stavano provando anche di impegnativi. Era vero che Tassorosso aveva perduto un grande Cercatore in Cedric Diggory, ma anche il nuovo, Jan Mc Farlane, era molto dotato. Nella partita contro Serpeverde avevano perso, sì, ma preso il Boccino D’oro. Insomma, Harry doveva stare molto attento a difendere il suo primato.

Alle otto del mattino, quando Angelina diede loro il permesso di tornare al castello per fare colazione e per prepararsi ad andare a lezione, Harry era stanco morto. E le lezioni del giorno erano tutt’altro che facili. Si ritrovavano con Trasfigurazione, Incantesimi e Storia della Magia, durante la quale, se non altro, avrebbe potuto dormire. L’esame finale si avvicinava e con lui il G.U.F.O. . L’esame lo preoccupava molto, perché non sapeva che aspettarsi. 

Per le scale, salendo alla Torre per cambiarsi e per rinfrescarsi incrociò Eleanor.

- Oh, Harry, Buongiorno. Allenamento? –

- Buongiorno, Ellie…sì, allenamento. –

- Sei stravolto. Vuoi una mano per salire? –

- No, ce la faccio. – rispose il ragazzo.  

- Sicuro? Ti vedo traballante. –

- No, è solo stanchezza. –

- Va bene, ma tanto devo tornare indietro, mi sono ricordata che dovevo prendere una cosa. – Harry sorrise all’amica. Tornarono insieme in Sala Comune.

- Allora, quand’è che Malfoy ha lo “scontro”? – chiese il ragazzo con i capelli neri, sottovoce.

- Settimana prossima suo padre vuole venire a parlare col preside. E prima che lo faccia Draco lo dovrebbe “sfidare”. Spero solo che ne abbia la forza. –

- Con tutti gli allenamenti che ha fatto? – chiese Harry, mentre ridiscendevano.

- Non per quello. La forza di volontà per cominciare tutto. Se comincerà non potrà più fermarsi, e lo sa. – Eleanor aveva l’aria di sapere cosa aspettava il giovane Malfoy. Harry quasi – quasi – invidiava quel particolare che li accomunava. Ma poi scacciò il pensiero dalla testa "Ridicolo!" pensò "Io che invidio Malfoy!".

- E tu credi che ce la faccia? – chiese invece.

- Se lo sfida, ce la farà. Ma che la Dea ci accompagni, perché nemmeno le carte mi sanno dire cosa accadrà. –

Arrivarono in Sala Grande e si sedettero al tavolo a far colazione con Ron ed Hermione. Come non accadeva da molto tempo i due stavano litigando.

- Ehiehiehiehiehiehi! Che sta succedendo? – chiese Harry, che non aveva molta voglia di sorbirsi l’ennesimo litigio tra i due. Le voci dei due amici che si sovrapponevano mentre cercavano di spiegarsi per primi fece sì che Harry non capisse una sola parola di quello che stavano dicendo.

- Sentite, non ho capito niente, ma rimandiamo a dopo colazione. – e detto questo si sedette e prese un po’ di bacon, uova e salsicciotti, mentre si dissetava con un sorso di succo di zucca.

- Harry, senti. Per capire che è successo io prendo Hermione da parte e tu prendi Ron, così almeno ci capiamo. – gli disse Eleanor. Harry annuì, mentre buttava giù un boccone. Finito ch’ebbero di mangiare Eleanor prese Hermione e Harry Ron.

- Che è successo? – chiese il giovane Potter a Ron.

- Niente, ho fatto un commento su una ragazza e lei si è offesa! E ha cominciato a brontolare e io non ho capito niente di quello che ha detto. –

 

- Quell’insensibile! – sbraitava intanto Hermione a Eleanor. – mi ha chiesto che ne pensavo di una ragazza…ma ha il prosciutto sugli occhi o c’ha anche le fette di pane? –

- Hermione, calmati. –

- No che non mi calmo! E non mi voleva nemmeno chiedere scusa “Ma che stai dicendo, non capisco!” diceva! –

- E magari non capiva davvero. Herm, siediti e ascoltami. – disse Eleanor – Ron è un bravo ragazzo e ti vuole bene, questo è certo. Ma è ancora molto ingenuo…l’ha fatto senza accorgersene. –

- Sì, ma sono 5 anni che lo fa senza accorgersene! –

- Beh, ognuno ha i suoi tempi. – Hermione guardò Eleanor. Dall’espressione in volto era chiaro che stava cercando di farla ridere (se uno volge gli occhi al cielo e fa spallucce come a dire “Gli uomini!” che vuol fare, secondo voi? NdComy^^). Hermione lasciò che la tensione si sciogliesse.

 

- Che devo fare, Harry? Non so più come comportarmi, mi sembra di essere sempre sotto esame! – esclamò Ron.

- Beh, parlarle no? –

- Ma io…vedi…-

- Sì, ho capito, ho capito. – sbuffò. Mancava mezz’ora alle lezioni e non voleva che i due si tenessero il broncio, cosa che avrebbe messo tutti e quattro di cattivo umore per tutto il giorno. – Andiamo, alla prima ora abbiamo Trasfigurazione e se arriviamo tardi la Mc Granitt ci spolpa vivi. –

- Già…-

Hermione, Ron, Eleanor e Harry si rincontrarono in Sala Comune, come se si fossero messi d’accordo per andare tutti insieme. Ron si avvicinò a Hermione e le disse qualcosa in un orecchio, che né Eleanor né Harry riuscirono a capire. Hermione rise e poi si avviarono, come se non fosse successo niente, a lezione.

A Trasfigurazione il compito fu di trasformare un piccolo tavolino in un gatto, cosa nient’affatto facile, che però, più o meno, riuscì a tutti. Quello di Hermione assomigliava paurosamente a Grattastinchi, mentre quello di Ron aveva ancora le zampe rigide. A Incantesimi si esercitarono con l’incantesimo Fredda Fiamma. A Storia della Magia…dormirono quasi tutti, tranne Hermione che prendeva appunti e qualcuno che ogni tanto scribacchiava per prendere nota di una data o di un nome. Le lezioni del professor Ruf, l’unico insegnante fantasma della scuola, erano più soporifere dell’infuso della Morte Vivente.

A cena, inaspettatamente, arrivò posta. Un gufo grigio con una lettera si fermò davanti a Harry, che prese la busta. Il gufo volò via appena dopo aver bevuto un po’ d’acqua.

Harry la aprì, era di Sirius. La lesse a voce alta.

“ Caro Harry,

volevo che tu lo venissi a sapere da me. Ho parlato col Preside e con Caramell e sono riuscito ad ottenere la tua custodia. Ho già mandato una lettera ai tuoi zii per informarli che dal 15 giugno di quest’anno tu cambi residenza, e verrai ad abitare con me nella mia casa di Darsen. Non so come abbiano reagito - "Probabilmente avranno fatto i salti di gioia." pensò Harry – ma comunque è un dato di fatto. Spero che tu ne sia felice (spero di sì).

A presto

Sirius Black.”

- YUHUUU!! – esclamò il ragazzo, mentre i suoi amici si congratulavano con lui. Eleanor era felice per Harry, ma la lettera le riportava in mente un problema che la riguardava direttamente: con chi sarebbe andata a vivere? Il suo parente più stretto in vita era – logicamente – suo padre e – altrettanto logicamente – era escluso in partenza. Poi c’era Silente, ma il suo vecchio pro-zio era impegnatissimo con la lotta al Signore Oscuro, e per quanto Eleanor fosse coinvolta, sapeva che avrebbe messo in pericolo lo zio. Non sapeva davvero con chi sarebbe potuta andare a vivere. Non da sola, perché era minorenne. E non aveva parenti. Hermione s’accorse dello sguardo perso e le chiese:

- Eleanor, che hai? –

- Niente…è che…stavo pensando a dove andrò vivere, dopo che sarà finita la scuola, ora che mia madre è morta. A parte mio padre, e non mi parrebbe proprio il caso, e il preside non ne ho altri. E Silente non può tenermi con se: avrebbe da preoccuparsi troppo per la mia sicurezza…e io per la sua. –

- Io non so…non hai mai chiesto? – chiese Ron.

- No…fino a che non mi è tornato in mente leggendo la lettera di Harry. e se andassi a chiedere allo zio? –

- Sì, è una buona idea. Magari ti va bene e non finisci coi Babbani! – disse Ron.

- Beh, i Babbani non sono così male. Non tutti, almeno. – disse Hermione.

- Ha ragione Hermione, Ron. Tu hai conosciuto solo i Dursley e loro non sono la media nemmeno tra i Babbani. – disse Harry. Finalmente poteva ridere di loro. Prese dallo zaino carta e penna, per rispondere a Sirius.

“Caro Sirius,

Finalmente. Se sono felice? E c’è anche da chiederlo? Sono felicissimo! È la prima volta che non vedo l’ora che la scuola finisca. A presto.

Harry.”

Subito dopo cena salì alla Guferia e spedì Edvige a Sirius. La civetta era molto contenta di potersi muovere. Harry vide che Thanatos era sul suo trespolo e lo guardava. I suoi occhi d’acciaio fissavano quelli verdi di Harry. Il ragazzo trattenne il respiro. Cosa voleva fare? Non sembrava minaccioso, ma lui non conosceva abbastanza i falchi per sapere se lo era. Fu lieto di vedere che l’animale si voltava dall’altra parte, emettendo uno stridio leggero. Scese dalla Guferia con l’impressione di avere appena superato un esame.

Arrivò il Venerdì. Lo aspettava, il giorno dopo, la partita con Tassorosso, che dovevano assolutamente vincere, se non volevano lasciare a Serpeverde la coppa di Quidditch e quella delle Case.

Alla sera Harry si ritrovò con il resto della squadra in Sala Comune, mentre Hermione, Ron e Eleanor, fungendo da esterni, ascoltavano quello che avevano intenzione di fare.

- E questo è lo schema finale. – disse Angelina, facendo muovere il modellino dei giocatori sul tavolo. Erano le 11, avevano la partita alle 11 di mattina del giorno dopo. – E adesso a dormire: dobbiamo essere in forma e svegli domani! –

Nessuno discusse gli ordini del capitano, e andarono a dormire senza far storie. Anche perché, dopo l’ennesimo estenuante allenamento, Harry e gli altri agognavano il letto.

Al mattino si svegliarono di buon ora. Il cielo era terso, il sole splendeva, il terreno duro avrebbe favorito un decollo rapido. Tassorosso era una squadra corretta, e perciò non avrebbero dovuto preoccuparsi di un gioco sporco da parte degli avversari. Eleanor, Hermione e Ron – che ultimamente stavano più vicini del solito (Ma che aveva detto Ron ad Hermione? BOH! NdComy^^) – erano già sugli spalti, con dietro Hagrid che li sovrastava, anche da seduto, di tutto un metro buono, forse di più.

Madama Bumb fischiò l’inizio, subito dopo aver lanciato Boccino d’oro e Pluffa.

Harry si alzò alto, seguito da Mc Farlane, che cavalcava una Nimbus 2000. La Nimbus, il suo primo manico di Scopa. E ora aveva una Firebolt, che gli aveva regalato Sirius due anni prima. Già due anni? Harry non poteva crederci. Smise di pensare ad altro quando fu quasi preso in pieno da uno dei Bolidi. Si mise in cerca del Boccino, coprendosi gli occhi con le mani per il sole accecante. Mc Farlane lo controllava ogni poco, per vedere che non partisse in picchiata. Ma Harry doveva prendere il Boccino al più presto possibile per far sì che il distacco tra Serpeverde e Grifondoro nella coppa delle case fosse sufficientemente alto da non mettere in pericolo la vittoria. Qualche metro più in basso il gioco era frenetico. Alicia, Angelina e Katie si scambiavano la Pluffa a velocità supersonica, mentre Fred e George filavano da una parte all’altra del campo per scacciare i Bolidi. Ma anche i giocatori di Tassorosso erano attivi e abili: già 4 volte Dyan aveva dovuto bloccare dei tiri in porta con delle acrobazie degne di Oliver Baston.

- Spinnet, Spinnet ha la Pluffa – intanto Lee Jordan si occupava del commento e della telecronaca – Spinnet, Bell, Davis intercetta il passaggio di chiusura del triangolo tra le due e parte verso il campo avversario. Johnson intercetta il passaggio a Cruiser – (- VAI ANGELINA! – gridò George, scacciando un Bolide che andava verso Katie.) - Johnson va verso la porta, schiva un bolide, dribbla Walter e Jensor e tira in porta. 10 PUNTI A GRIFONDORO! – Harry scrutava come una lince il campo sottostante per avvistare il Boccino. Ad un tratto uno scintillio in un parte vuota del campo gli segnalò la presenza della piccola sfera. Partì a razzo, verso il Boccino, ma anche Mc Farlane lo aveva avvistato. A pochi metri dal Boccino i due si intercettarono a vicenda e, per fare in modo che l’altro non lo prendesse per primo, lo persero di vista tutti e due. Era da molto che Harry non aveva a che fare con un Cercatore così abile e la cosa lo entusiasmava e lo preoccupava al contempo. Cabrò ancora, per riportarsi in una buona linea di visuale.

<< Eccolo là!>> pensò tra sé e sé quando, circa 30 punti di Grifondoro e 20 di Tassorosso dopo, vide di nuovo lo scintillio. Mc Farlane era voltato da un’altra parte e Harry ne approfittò per partire a razzo. Il Boccino era raso terra, in un punto difficilissimo da prendere, perché volava vicino agli spalti e a 30 cm da terra. Calò in picchiata, appiattendosi sul Manico di Scopa e, mentre gli spettatori trattenevano il fiato, recuperò la scopa a pochi cm dal suolo. Mc Farlane si era affrettato a seguirlo, ma era ancora molto in alto. Harry spinse al massimo la velocità della sua Firebolt, per prendere il boccino che ora era intrappolato in un angolo degli spalti. Staccò una mano dal Manico di Scopa per afferrare il Boccino, mentre Mc Farlane arrivava su di lui come un falco sulla preda. Lo afferrò e 10 cm prima di sbattere violentemente contro gli spalti, cabrò improvvisamente. Lo spostamento d’aria di Harry scompigliò i capelli a Mc Farlane che era subito sopra di lui, di poco scostato indietro. A 3 metri di altezza Harry sollevò la mano destra e mostrò il Boccino d’oro, mentre Lee Jordan gridava:

- GRIFONDORO HA PRESO IL BOCCINO! GRIFONDORO VINCE LA PARTITA 180 A 30 E LA COPPA DEL QUIDDITCH! – 6 baleni rosso e oro si gettarono su Harry, per abbracciarlo. Avevano vinto. Scesi a terra e smontati dalle scope Mc Farlane si avvicinò a Harry. Tese la mano e disse:

- È stato un piacere giocare contro di voi. Non mi divertivo tanto da molto tempo! – Harry gliela strinse con un gran sorriso: era un degno successore di Diggory.

La folla sugli spalti stette in silenzio mentre il preside consegnava ad Angelina Johnson, capitano di Grifondoro, l’agognata coppa di Quidditch. Tutta la squadra fece il giro d’onore del campo in sella alle scope, mentre, passando davanti alla tribuna di Grifondoro tutta la casata si alzava in piedi per applaudire e gridare. Eleanor, Ron ed Hermione saltavano come dei pazzi e Hagrid si agitava sullo spalto, facendolo quasi tremare.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Duello all'ultimo incanto ***


 Capitolo 17

Duello all’ultimo incanto

 

Era passata una settimana da quando Grifondoro aveva vinto al Coppa di Quidditch e l’entusiasmo non si era ancora spento. Ma Eleanor aveva altro a cui pensare. Quel giorno sarebbe arrivato Lucius Malfoy per parlare col Preside Silente a proposito di Draco. E Draco lo avrebbe dovuto sfidare. Magicamente era molto preparato, ma Eleanor era inquieta. Ce l’avrebbe fatta il ragazzo ad affrontare il padre, di cui aveva sempre avuto un po’ di paura? Eleanor sperava con tutto il cuore di sì, perché era l’unica cosa che avrebbe salvato il ragazzo dal diventare uno schiavo.

Erano entrambi al lago, mentre Draco camminava avanti e indietro sulla riva. Ellie era in piedi, dietro di lui.

- Che hai? –

- Sono nervoso. Ce la devo fare, ma ho paura. Non credo che potrò più tornare a casa, se faccio questa cosa. –

- Preferisci diventare uno schiavo? – Eleanor sapeva che il momento era critico. E per questo pungolava il ragazzo. Doveva decidere. Ora.

- No di certo, Eleanor. –

- E allora la scelta è una sola. A meno che tuo padre non accetti la tua decisione. Prima di sfidarlo, parlaci. –

- Ci proverò, ma non garantisco niente. –

- Lo so, ma tentar non nuoce. –

- See…buonanotte. – Draco cominciò a buttare sassi in acqua, contrariando molto la piovra.

Eleanor vide il ragazzo raddrizzarsi, spolverarsi i pantaloni, infilarsi la giacca, voltarsi verso di lei e, con volto deciso, dirle:

- Sono pronto, andiamo. – Draco si avviò a passo sicuro verso il castello. Eleanor rimase lì, per un attimo, pensando "Speriamo bene!" 

Lucius Malfoy era già nell’atrio, insieme al Preside.

- Ah, Draco – disse quest’ultimo con volto grave – Tuo padre desiderava parlarti. – Eleanor rimase un po’ in distanza, abbastanza, però, per sentire quello che dicevano.

- Lo so, signor preside. Papà, non intendo cambiare scuola. – disse, lì davanti.

- Cosa, Draco? – Draco prese fiato.

- Non intendo cambiare scuola. Voglio rimanere qui. – Silente alzò un sopracciglio, sorpreso.

- Draco, ma Durmstrang è molto più adatta a te…-

- Non raccontarmi storie, papà. Mamma è stata contraria fin ora. E ora sono abbastanza grande per decidere da me. –

- Tu sei ancora minorenne. E devi obbedire a me! –

- Veramente…- fu Eleanor a parlare. Lucius Malfoy si irrigidì. Era pur sempre la figlia del Signore Oscuro – Veramente c’è una legge del 1645, mai abrogata, che dice che un mago diventa capace di decidere autonomamente se batte il contestatore in duello. – anche Draco guardava Eleanor, stupito. Era per quello che gli aveva consigliato il duello?

- E mio figlio dovrebbe sfidarmi? – disse, Lucius, quasi ridendo.

- Deve decidere lui. – disse Eleanor.

- Ti sfido, padre. – Lucius guardò incredulo il figlio.

- Tu che fai? –

- Ti sfido. Qui. Oggi. Ora. – Draco era deciso, aveva le nocche bianche, mentre stringeva i pugni e si conficcava le unghie nei palmi.

- Draco, spero tu ti renda conto che…-

- Mi rendo conto che voglio decidere da solo il mio futuro. E ora che sono in grado di decidere voglio rimanere qui. –

- Sai che non lo permetterò. –

- Dovrai vincere la sfida. E io non sono più un bambino. –

- Allora sfida sia…- Lucius era diventato minaccioso, e fissava ora Draco, ora Eleanor. L’uomo avrebbe voluto incenerire la ragazza con lo sguardo, ma Eleanor fissava Malfoy grande con il volto rigido, ma sicuro. Se c’era una cosa che Ellie non temeva erano i Mangiamorte. Il racconto della Riley le aveva risvegliato tutti i ricordi, e ricordava bene come avessero paura di lei anche quando aveva 4 anni. Figurarsi ora che ne aveva 15.

- Per un duello ci vogliono dei testimoni. – disse Silente. Vide in quel momento scendere Harry, Ron ed Hermione. – Ragazzi, per favore. Venite qui un attimo. – i tre si guardarono un attimo e poi si avvicinarono.

- Si, signor Preside? – chiese Hermione.

- Signorina Granger, signorina Riddle, signor Weasley e signor Potter, vorrei che faceste da testimoni al duello dei signori Malfoy. Io mi devo occupare di alcune questioni, ma verrò appena finito. –

- Signor Preside, non credo che…- cominciò Lucius.

- I ragazzi non sono giudici, signor Malfoy, solo testimoni che confermeranno lo svolgimento del duello e il suo esito. Conosco un posto adatto, ora vi ci porterò. – disse Silente. Lo strano gruppo uscì dal castello. Lucius e Draco erano separati dal Preside, mentre gli altri quattro procedevano dietro di loro. Arrivarono in un luogo nei pressi della foresta proibita, non lontano dalla casa di Hagrid, che era approntato per i duelli. Sembrava inutilizzato da molto tempo, ma si riconoscevano ancora bene, sotto l’erba, le postazioni di partenza dei duellanti.

- Qualcuno di voi conosce le regole dei duelli? – chiese Lucius.

- Facciamo tutti parte del Club dei Duellanti. Comunque le conosco molto bene io. – disse Eleanor. – È vietato dare uso delle tre Maledizioni senza Perdono, pena la prigionia a vita ad Azkaban. È vietato farsi aiutare dall’esterno. Il duello viene vinto se l’avversario rimane a terra per più di 15 secondi o se si arrende. Non esistono limiti di tempo e potete spaziare in un perimetro di 50 metri. Più per sicurezza degli astanti che altro. Sono permessi gli incantesimi di Appello, ma non è permesso l’utilizzo di armi. È permesso l’utilizzo di Manici di Scopa. È tutto chiaro? –

- Sì. – dissero i due Malfoy contemporaneamente.

- Bene. Cominciate. –

Draco e Lucius si misero l’uno di fronte all’altro. S’inchinarono. Sguainarono le bacchette. E cominciarono.

Lucius partì con una Pastoia Total Body, mentre Draco, schivando tutto a destra, gli lanciava l’incantesimo di disarmo. Anche Lucius schivò.

- Non andrò a Durmstrang! – disse Draco, combattendo.

- Non lascerò che ti rovini la vita! –

- Tu me la rovineresti! – continuarono la schermaglia per diversi minuti, mentre Hermione, Ron e Harry fissavano la scena, stupiti. Eleanor, intanto, si guardava intorno: c’era qualcosa che non andava. Ad un tratto Lucius si bloccò. E anche Draco si fermò, vedendo il padre immobile. Sembrava che stesse ascoltando una voce. Uno stridio fece voltare Eleanor: Thanatos stava arrivando. E la ragazza sapeva che il falco non arrivava mai a caso. All’improvviso dalla foresta proibita si levò un raggio verde che incise nel cielo la figura di un teschio con un serpente che usciva dalla bocca. Il Marchio Nero. Nello stesso momento Lucius Malfoy scoperchiò il bracco sinistro, dove il Marchio era più nitido che mai (nello stesso momento Piton correva da Silente gridando “ È qui! È a Hogwarts!”)

Harry sentì la cicatrice andargli in fiamme. Lucius Malfoy voltò la bacchetta verso la giovane Riddle e disse:

- Accio ragazza! – Ellie prese il volo e finì accanto a Lucius che la prese per la via e fuggì nella Foresta Proibita. Draco gridò:

- NO! – e corse dietro al padre. Ma Lucius si stava movendo su di un grosso animale, mentre legava la ragazza. Harry non ci pensò due volte:

- Accio Firebolt! – e la sua scopa arrivò dal castello in un batter d’occhio. – Voi andate ad avvertire Silente! – disse a Hermione e Ron – Io intanto li inseguo. –

- Stai attento! – gli gridarono gli amici.

- Sì! – e si inoltrò nella foresta. Raggiunse Draco, che ancora correva, ma molto dietro all’avvoltoio su cui era salito il padre. Si bloccò davanti a lui, tagliandogli la strada.

- Sali. – disse, guardandolo deciso negli occhi. Non gli stava simpatico, no, tra i due c’era sempre stata e ci sarebbe stata una forte rivalità. Ma in quelle settimane Harry aveva visto Draco cambiato, e diventato più potente. E sapeva che, da solo, non avrebbe mai potuto affrontare quello che li aspettava.  

- Perché dovrei? – chiese, sprezzante, Malfoy.

- Perché tu non riusciresti mai ad arrivare in tempo, a piedi, e io da solo non basto. Credo che tu tenga a Eleanor, no? –

- Al diavolo, salgo! – Draco salì dietro a Harry e i due partirono sul rapido manico di scopa come due bolidi.

- Bene, Lucius, bel lavoro. –

- Grazie, signore. – il padre di Draco, appena sceso dall’avvoltoio gigante dei Carpazi, si inchinò fino a sfiorare con la fronte il terreno, davanti all’alto e magro uomo. I capelli neri, gli occhi rossi e i lineamenti serpentini erano inconfondibili per qualunque mago. Voldemort.

Si avvicinò alla ragazza, che aveva gli occhi furenti fissi su di lui, e le sollevò il mento.

- Ti sei fatta bella, Eleanor. –

- Non mi toccare. – la voce di Eleanor era ferma e decisa. Era stufa di avere paura, e l’aveva profondamente disgustata il comportamento di Lucius Malfoy: un servo, uno schiavo privo di onore e di dignità.

- Non hai perso il tuo caratterino, eh, figlia? –

- Non lo perderò, non per servire te. –

- E infatti mi servi intatta, nel corpo e nell’onore. Ma vedrai che presto sentirai anche tu il richiamo della violenza, dell’odio, del sangue! AHAHAH – la risata stridula fece male alle orecchie di Eleanor. Mentalmente si ripeteva: "Non odiarlo, non odiarlo." ma non funzionava molto bene. Aveva un profondo e radicato odio per quel padre che le aveva ucciso la madre, aveva un profondo e radicato odio per quell’uomo che voleva distruggere i suoi amici.

Una voce le risuonò nelle orecchie. Caroline, sua madre:

"Bambina, lo so che non puoi non odiarlo: è umano. Ma non ti devi mai e poi mai abbassare al suo livello. Non uccidere, mai, altrimenti diventerai come lui vuole che diventi."

Ecco. Ora era più decisa che mai. Doveva rimanere calma, non arrabbiarsi. Se si arrabbiava era la fine. Le corde vennero sciolte da Voldemort.

- Inchinati davanti a me, figlia! – ma la ragazza rimase in piedi, sfidando con lo sguardo fiero i minacciosi occhi rossi del padre. – Non vuoi, eh? Imperio! – Eleanor si sentì sollevare, con una voce dentro che le diceva: inchinati, inchinati.

Ma la voce dentro di lei, la sua voce, molto più decisa e forte disse:

- No. – e lo pronunciò anche con la voce. – No, non mi inchinerò. Non mi inchinerò mai davanti a te. –

- Ecco cosa mi piaceva di Caroline. La fierezza. E tu hai la sua stessa fierezza. E la mia testardaggine. Ma non puoi averla vinta con me. Non da sola. –

- Ma lei non è sola. – era Harry a parlare. Ellie si voltò, sorpresa. Draco e Harry scesero dalla Firebolt. I capelli di Draco, in genere ordinati, erano sparsi per tutti il viso, e il ragazzo se li levò dagli occhi con una manata. Quelli di Harry, sempre spettinati, erano ancora più ingarbugliati del solito, e lasciavano la cicatrice scoperta.

- Potter…e Draco Malfoy. Tuo padre aveva in mente altre cose per te, ragazzo. – a Draco tremavano le gambe: non aveva mai – mai – visto Voldemort dal vivo, ed era terrificante. Ma non si lasciò dominare dalla paura e stringendo la bacchetta, disse:

- Io ho deciso altrimenti. – la voce era ferma, anche se non provava tutta quella sicurezza.

- Draco, non…- Lucius deglutì, mentre, ancora inginocchiato a terra, si voltava quasi pregante verso il figlio – non contrastarlo. È potente, molto potente. –

Draco guardò il padre, sorpreso e un po’ deluso. Ma anche infuriato.

- Io non mi voglio ridurre come te, inginocchiato davanti a un signore che servo per paura e non per rispetto. Piuttosto la morte. Sei stato TU a insegnarmi che non dovevo farmi mettere i piedi in testa da nessuno, TU ad insegnarmi che l’onore di un uomo andava difeso sopra ogni cosa. TU! E ora TU mi vorresti dire che tutto ciò non conta? Che tutto ciò che mi hai insegnato vale solo con i più deboli? Che la dignità ha un prezzo e quel prezzo è così basso? –

- Non è così, Draco, non è proprio così. Il Signore Oscuro è potente, può ucciderti se non gli presterai obbedienza. –

- Ben venga la morte, se è l’alternativa alla schiavitù! –

- Lucius. – disse Voldemort. Il signor Malfoy si voltò piegato fino a terra verso di lui. – Ora basta. Hanno scelto…la morte. Lucius, Nott. Eliminate i ragazzi. Macnair, prendi la ragazza, legala e fa che veda tutto. – Rise. Il terzo Mangiamorte legò Eleanor contro un albero. Lucius Malfoy si diresse verso Harry.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Lo Scontro ***


Capitolo 18
Lo scontro

 

- No. – disse Draco. – tu ti batti con me, abbiamo un duello da portare a termine. – gli allenamenti di Eleanor avevano giovato a tutti e due, e Harry riusciva tenere abbastanza a bada Nott, che lo attaccava a suon di Cruciatus e Imperio. Riuscì a scagliare uno Schiantesimo e Nott cadde contro una pietra, tramortito.

Draco, intanto, stava affrontando suo padre. Lucius sparò un Expelliarmus e disarmò il figlio. Draco, a terra, offrì il petto:

- E ora fai quello che ti ha detto il tuo padrone. La vita di tuo figlio per la fedeltà al Signore Oscuro. Bell’onore, padre. – aveva parlato con amarezza e delusione, ma senza versare una lacrima. Fissava il padre, la cui mano tremava, mentre si avvicinava al figlio, con la bacchetta spianata.

- Ava…- cadde inginocchio a terra, scagliando la bacchetta lontano da lui, contro un tronco. Voldemort, intanto, stava osservando la scena. 

- Lucius, sei un debole, l’ho sempre saputo. - sguainò la bacchetta e la puntò al ragazzo. – ci penserò io. – un ghigno spaventoso gli si dipinse in volto. Draco ebbe un sussulto di panico.

- Avada Kedavra! – il raggio verde della più terribile delle maledizioni senza perdono si diresse sul ragazzo. Draco chiuse gli occhi e pensò a sua madre. Quanto avrebbe pianto, e quanto avrebbe incolpato suo padre. Poi si sentì spinto da una parte da qualcuno che poi gli rovinò addosso pochi secondi dopo. Aprì gli occhi e vide Harry, che si stava già rialzando. Gli aveva salvato la vita. Draco vide a poca distanza da sé la sua bacchetta e la riprese. Lanciò un incantesimo Sciogli corde a Eleanor e la ragazza fu libera. Lucius Malfoy era da una parte, piegato e straziato da un conflitto interno che non sapeva come risolvere. Eleanor era andata a mettersi tra Harry e Draco, davanti a suo padre.

- Uhuh, che paura! Ahahahah! Non siete altro che tre ragazzini senza midollo, che vorreste fare contro il mago più potente del mondo? Nemmeno l’Avada Kedavra mi ucciderebbe! –

- Lo sappiamo, Padre. Ma a noi basta neutralizzarti per un po’. – lo sguardo di Eleanor non tradiva indecisioni o remore di qualunque sorta. Erano tutti e tre impauriti, ma la paura non serviva a niente, in quel momento, e l’accantonarono. Un falco atterrò sulle spalle di Eleanor. Thanatos li aveva raggiunti.

- Questo è il messaggero della tua fine, Padre. – Thanatos si scagliò verso il mago che lo scansò, ridendo.

- E voi credete di potermi battere. Tre quindicenni? –

- Sei stato battuto da un bambino di un anno. – gli ricordò Harry, indicando la sua cicatrice.

- Fu fortuna la tua. E ora non c’è tua madre a proteggerti. –

- Ti sbagli, Voldemort. Sono qui, tutti quelli che hai ucciso. – Harry lanciò l’Expelliarmus contro la bacchetta di Voldemort e ancora una volta quell’incanto straordinario che avveniva sempre tra due bacchette gemelle, la Prior Incantatio, fece effetto. Harry spinse, stavolta coscientemente, con tutte le sue forze la bolla dorata dentro la bacchetta del suo avversario, mentre la cupole dorata prendeva forma. Stavolta non c’erano tutti quei Mangiamorte. Macnair fece un passo avanti, e anche Nott, che si era ripreso, nel frattempo.

- No. – disse Voldemort – è mio. –

Dalla bacchetta cominciarono a uscire di nuovo tutti i volti delle persone che erano state uccise da quell’uomo. Cedric Diggory venne fuori tra i primi, poi Bertha e poi…

A Harry il cuore fece uno strano salto quando vide di nuovo sua madre uscire dalla bacchetta. Prima la testa, poi il busto, le gambe e infine tutta. Gli si avvicinò ancora una volta, dicendo, sottovoce perché Voldemort non sentisse:

- Tuo padre sta arrivando, piccolo mio. Sei stato coraggioso. – e infatti anche James Potter stava già uscendo dalla bacchetta. I capelli neri spettinati, uguali a quelli di Harry, gli occhi fieri, uscì e si avvicinò al figlio.

- Come l’altra volta, noi lo copriamo e tu scappi, ok? –

- Non posso. Stavolta non sono solo, devo proteggere loro. – e indicò con lo sguardo Draco ed Eleanor. la ragazza avvertì uno strano sommovimento alle loro spalle. Nott aveva recuperato la bacchetta e:

- Crucio! – Aveva lanciato la Cruciatus contro Harry. Senza pensarci Eleanor si buttò tra lui e l’incantesimo, prendendolo in pieno. Un grido lancinante di dolore, un grido che spezzava ogni cosa fu udito nel bosco. Gli animali scapparono impauriti, Voldemort si voltò verso la ragazza, mentre quest’ultima cadeva a terra, percorsa da un tremito convulso. Mentre la Prior Incantatio si interrompeva, James Potter disse al figlio:

- Devi colpirlo con un incantesimo di Schianto o di Disarmo. Ma non da solo, da solo non ce la puoi fare. –

Harry corse verso Eleanor. Draco aveva già schiantato di nuovo Nott e Macnair e li aveva disarmati, poi si era avvicinato a Eleanor, ma la ragazza non voleva essere toccata. Harry le si inginocchiò accanto e la prese tra le braccia, dicendole:

- No, calmati Ellie. È finito, è tutto finito. Non c’è più. – la strinse forte, perché con i movimenti inconsulti non battesse da qualche parte, finché le convulsioni non si fermarono. Allora Eleanor riprese padronanza di sé. 

- Harry…-

- Shhh, sono qui, tranquilla. – le passò una mano sul viso.

- Non…non lasciarmi. – Eleanor era indifesa, in quel momento. La Cruciatus l’aveva riportata a quei giorni terribili quando era stata presa dai Mangiamorte e tante volte, in due mesi, punita con quella maledizione da chiedersi come avesse fatto a rimanere sana di mente.

- Vedi, figlia…- disse Voldemort – se non ti unirai a me continuerai a soffrire le pene dell’inferno. – Eleanor chiuse gli occhi di dolore, poi li riaprì all’improvviso. Prese la bacchetta e se la puntò alla gola.

- La morte, piuttosto. – riuscì a dire, mentre si staccava da Harry e si rimetteva faticosamente in piedi. – Harry le strinse l’altra mano, mettendosi al suo fianco.

- Ahahah! No, questo onore lo voglio io! – prese la bacchetta – ma prima voglio che tu abbia il piacere di vedere morire i tuoi due amici. – nel frattempo il cervello di Harry stava freneticamente lavorando. Doveva tramortire Voldemort, se volevano sperare di uscirne vivi. Tutti e tre. Hermione e Ron, ne era sicuro, avevano già avvertito Silente, ma anche gli altri professori, pensò, che cosa avrebbero potuto fare? Inoltre non sapevano dove cercarli. Insomma, l’ultima speranza era indebolire Voldemort abbastanza per indurlo a fuggire all’arrivo degli altri.

- Ellie, Draco. – disse Harry, sottovoce – quando lancerà l’incantesimo schivatelo e nel frattempo mandate uno Schiantesimo. Se vogliamo uscirne vivi è l’unica speranza. – Eleanor e Draco annuirono, decisi.

- Avada Kedavra! – il raggio verde si diresse verso Draco, ma il ragazzo si spostò a destra, schivandolo. Contemporaneamente a Voldemort, Harry, Eleanor e il giovane Malfoy lanciarono lo Schiantesimo, colpendolo facendolo cadere a terra. Ma non aveva perduto i sensi. Harry stava spingendo già via Draco e Eleanor quando Voldemort, da terra, con la bacchetta in mano gridò:

- Avada Kedavra! – Harry si immobilizzò. Ancora una volta quel maledetto raggio verde diretto contro di lui. Ancora una volta immobile di fronte alla morte. Da quello che sembrava un posto lontanissimo sentì un grido. Un’ombra, fulminea, gli si parò davanti e prese in pieno l’incantesimo. Harry si accorse che era Eleanor solo quando gli cadde tra le braccia.

- ELLIE! Maledetto! Stupeficium! – e non fu l’unico a gridare l’incantesimo. Anche Malfoy, infatti, l’aveva scagliato. Stavolta Voldemort fu colpito in pieno e perse i sensi. Nagini uscì fuori da dietro un albero e lo portò via.

Draco era in ginocchio, dietro Harry. Harry, invece, teneva incredulo Eleanor tra le braccia.

- Ellie…Ellie… Eleanor…Eleanor! – con le mani che tremavano andò in cerca della pulsazione sul collo, per sentire il cuore. Non riusciva a tenere ferma la mano. Non poteva credere che fosse…morta. Si piegò su di lei, occhi chiusi, cedendo al peso del dolore. L’ennesima persona morta per aiutarlo. L’ennesima persona che amava che moriva per aiutarlo. Non poteva essere ancora viva, dopo aver preso l’Avada Kedavra in pieno. Le lacrime scorrevano brucianti sul volto graffiato del ragazzo. Non se n’era accorto, ma aveva una ferita sulla guancia, da cui colava un rivoletto di sangue, sangue che andava a finire sulle guance d’alabastro di Eleanor. La divisa era tutta strappata, e i capelli erano impiastrati di sangue. Anche i lunghi capelli bianchi e neri di Eleanor erano sporchi di terra e sangue ed erano infrenati e sparsi. La coda lente che teneva sempre era sparsa sul torace e sul collo si erano attaccate delle ciocche. Harry stringeva la ragazza convulsamente. Il giovane Malfoy era avvicinato, incredulo pure lui. Non era possibile che quella ragazza fosse…morta. Era l’unica – l’unica – che non lo avesse considerato solo come il figlio di Lucius Malfoy. Ad un tratto Harry si sentì toccare la ferita sulla guancia. Sollevò la mano, per allontanarla, ma se la sentì stringere, di una stretta debole ma decisa.

- Harry, che c’è? Che hai? – era Eleanor a parlare, anzi, a sussurrare quelle parole. Harry aprì gli occhi e guardò la ragazza, che, stremata ma viva – viva – stava tra le sue braccia.

- Eleanor. – disse Harry con un fremito di sorpresa nella voce. Draco alzò il viso, sorpreso. Non era stata, dunque, la sua immaginazione? L’aveva davvero sentita parlare?

- Potter, è…è…viva? –

- Perché dovrebbe essere altrimenti? – chiese, sempre con un fil di voce, la ragazza.

Macnair, nel frattempo, si era rialzato. Vide la ragazza ancora viva e, pensando di poterla poi riportare a Voldemort, disse:

- Stupeficium! – Eleanor stava per essere colpita, ma improvvisamente Draco si frappose all’incantesimo e ne fu colpito. Perse i sensi. Harry tentò uno Schiantesimo, ma da solo non ci riuscì in pieno. Eleanor, allora, gli infilò tra le dita la sua bacchetta. Harry, remore di quando aveva schiantato l’Avvoltoio gigante dei Carpazi, impugnò entrambe le bacchette nella mano destra e ripeté l’incantesimo. Macnair andò a finire contro un albero e perse i sensi per la botta. Riuscì a far riavere Draco con la formula Innerva, quel tanto perché si potesse mettere a sedere. Lucius Malfoy era come impazzito, appoggiato contro un albero. Macnair era Schiantato, Nott lo stesso. Harry disse:

- Dobbiamo…dobbiamo muoverci di qui…se quei due si svegliano, non so che può accadere. Malfoy, prendi tuo padre. Gli altri due li possiamo lasciar qui. – Draco si avvicinò al padre e lo aiutò ad alzarsi, facendo sì che s’appoggiasse a lui. Harry lasciò per un attimo Eleanor, si alzò in piedi e poi se la prese sulle spalle.

- No, Harry, camminerò. –

- Non dire sciocchezze, non sei abbastanza forte, per farlo. – si incamminarono lungo il sentiero per cui erano arrivati. Dopo diversi metri sentirono, tutti, un fruscio d’ali provenire da dietro di loro. Harry vide Thanatos posarsi sul suo braccio e fare le coccole a Eleanor. Sentirono poi delle voci provenir dal sentiero per cui erano arrivati.

- Thanatos è andato di là. Arriva qualcuno...Harry! – Harry non poteva essere più lieto di udire la voce di Ron. Il ragazzo, seguito a ruota da Hermione e, più dietro, da Sirius e Hagrid.

- Harry, Eleanor! – gridarono i due amici, raggiungendoli. Furono raggiunti anche dai due adulti. Hagrid prese Lucius in consegna, e Sirius stava per prendere Eleanor quando Harry disse:

- No, prendi Draco, io la reggo. –

- Sei sicuro, Harry? –

- Sì, Sirius. Draco è appena rinvenuto da uno Schiantesimo. – Sirius sorresse il giovane Malfoy, che non ebbe niente in contrario.

- Harry, ce la fai, sei sicuro? – chiese Ron.

- Sì. e poi si è addormentata. – infatti gli occhi erano chiusi, placidamente, anche se il respiro era ben udibile. – se la muoviamo si sveglia. –

- Ok. – il ragazzo coi capelli rossi si arrese. Poi, all’improvviso, corse dietro di loro e tornò con qualcosa in mano – ti eri scordato il Manico di Scopa, Harry. –

Sirius lanciò in aria una spruzzata di scintille di segnalazione, per far capire che li avevano trovati.

- Sirius, là, più avanti, nello spiazzo, ci sono Nott e Macnair, schiantati. – disse Harry.

- Ora torniamo al castello, ragazzo mio. Ne avete passate anche troppe. –

Uscirono dopo poco dalla foresta proibita. All’imboccatura del sentiero, sul limitare della foresta, li aspettavano una Mc Granitt in versione “stritola fazzoletti”, Silente, pallido e preoccupato, e Madama Chips agitata e in preda alla frenesia. Come vide le condizioni dei ragazzi ordinò, sedutastante:

- In Infermeria, subito e senza storie! – e non ne furono fatte.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 - Chiacchierate ***


Capitolo 19
Chiacchierate

 

Eleanor fu sistemata subito in uno dei letti, così come Draco e Lucius. Malfoy padre sembrava in catalessi, come se il dilemma tra figlio e padrone lo avesse mandato in tilt. Madama Chips aveva somministrato una dose di sonnifero a Eleanor e a Draco. Harry invece, era ancora in piedi, a raccontare a Silente, Sirius e Piton quello che era accaduto. Era arrivato a quando Eleanor era stata colpita dall’Avada.

- Cosa, Harry? Eleanor è stata colpita da una Avada Kedavra e non è morta? – chiese Sirius, incredulo. Harry annuì.

- Ma sei sicuro che fosse stata colpita? – chiese Piton.

- Sì, professore. Era diretto a me, quel colpo, e lei si è intromessa nella traiettoria. –

Silente osservava Harry, stupito. Stavano per sommergerlo di altre domande quando:

- Professori, signor Black, il ragazzo ha bisogno di riposo. Rimanderete le altre domande a domani mattina. – e prese quasi di peso Harry, riportandolo nel letto, accanto a Eleanor. Madama Chips diede anche a lui una cucchiaiata del sonnifero e Harry sprofondò in un sonno senza sogni senza nemmeno togliersi gli occhiali.

 

Il sole entrava gentile dai fori delle tende dell’infermeria, andando a illuminare a macchie il viso del giovane ragazzo con i capelli neri steso sul letto. Sul comodino qualcuno aveva messo gli occhiali, tolti al ragazzo la notte prima. Il viso di Harry era pieno di graffi, che non sanguinavano più grazie alle cure di Madama Chips. Un taglio in fronte era stato fasciato, mentre la ferita sulla guancia era coperta da un cerotto. Le mani, anch’esse tutte graffiate, erano state fasciate con cura, mantenendo la mobilità delle dita. Il sole solleticò gli occhi al ragazzo, che portò la mano sinistra al volto e si coprì dalla troppa luce, mentre riapriva gli occhi. Tutto era completamente sfocato, fu così che Harry capì di non avere gli occhiali. Li cercò a tastoni sul comodino e, trovatili, se li infilò. Si voltò alla sua destra e vide il volto di Eleanor, con i capelli non più sparsi dappertutto, ma stesi dietro, anche se infrenati più del giorno precedente, ancora con gli occhi chiusi. Gli tornò in mente quello che era accaduto la sera prima: l’Avada Kedavra lanciata, lei che era stata colpita. Stava per alzarsi di scatto (cosa che avrebbe fatto molto male alle sue ferite e alla sua pressione) quando vide il petto della ragazza abbassarsi e alzarsi distintamente. La chiara testimonianza della vita. Madama Chips vide che il ragazzo era sveglio e arrivò con un vassoio stracolmo di cibo, tanto che sarebbe bastato per un pranzo di Natale.

- Mangia, Potter. Poi potrai alzarti. – disse, quasi leggendogli nel pensiero. Harry trangugiò quanto più possibile, accorgendosi di avere davvero fame (la cena era saltata per ovvi motivi, la sera precedente.). Quando Madama Chips giudicò avesse mangiato abbastanza, ricevette l’autorizzazione ad alzarsi, a patto che non si stancasse. Harry si mise accanto a Eleanor e le prese la mano.

In infermeria c’era anche Draco Malfoy. Il ragazzo aveva un grosso graffio sulla guancia sinistra, nel punto in cui aveva battuto su una pietra, cadendo, che aveva richiesto perfino dei punti. I capelli biondi, di solito così ordinati, erano sparsi sul volto. Draco aveva gli occhi chiusi e le ciglia bionde stagliavano ombre delicate sulla pelle color dell’alabastro. Lucius Malfoy, anche lui portato in infermeria la sera precedente, non c’era più, notò Harry.

- Harry. – sentì sussurrare. Era Eleanor.

- Buongiorno, Ellie. Come ti senti? –

- Come se…mi avessero investito…ma non peggio di quando fui presa dall’avvoltoio. – Harry si ricordava bene in condizioni fosse, dopo quel tentativo di rapimento.

- Ellie, ti ricordi che è successo ieri sera? – la ragazza annuì. – e ti ricordi quando Voldemort ha scagliato quell’Avada contro di me? –

- Certo, Harry, ogni attimo. Mi sono messa davanti a te, lo ricordo bene. –

- E allora, se hai preso in pieno la maledizione…come fai a essere…-

-…ancora viva? – stavolta fu Harry ad annuire.  – Non ne sono sicura. Ma quando ho visto arrivare il raggio verde ho…sollevato la mano destra, dove tenevo la bacchetta. – rifece il movimento – e ha come intercettato il colpo. Sono rimasta tramortita, probabilmente, perché la prima cosa che mi ricordo dopo sei tu, mentre piangevi su di me…mi credevi morta…-

- Già…ed ero troppo sconvolto per riuscire a sentire se ti batteva ancora il cuore, o se respiravi. –

- Harry…la mia bacchetta, dov’è? –

- Aspetta, è qui, sul comodino. – Harry prese la bacchetta di Eleanor e gliela porse. Ellie cominciò ad osservarla attentamente, centimetro per centimetro, fin quando, ruotandola, nel mezzo vide un piccolo segno. Una saetta, tale e quale a quella che Harry aveva in fronte.

- Ecco, è qui che ha colpito l’Avada. Questo è il segno che rimane su ciò che resiste alla più pericolosa delle Maledizioni senza Perdono. – fece vedere il segno ad Harry, che rimase sconcertato. Anche lui aveva resistito all’Avada. – tu stai bene, ora? – chiese Ellie, toccandogli la fasciatura in fronte. –

- Sì, niente che qualche giorno di riposo non possa mettere a posto. – le rispose, sorridendo. Le riprese la mano e le disse, con volto più grave:

- Mi è venuto un colpo, quando ti ho vista cadermi addosso. Temevo, credevo davvero che tu fossi morta. – gli occhi gli bruciavano per le lacrime che volevano prepotentemente uscire, ma che lui voleva ricacciare del tutto indietro.

- Harry, che…che hai? –

- Niente, Ellie, niente. – si strofinò gli occhi.

- Sicuro? Non sono le ferite? –

- No, no…- rimasero in silenzio a lungo, solo col confortante contatto delle mani. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta dell’infermeria. Madama Chips andò ad aprire, mentre Harry e Eleanor si lasciavano le mani.

- Dov’è mio figlio? – Narcissa Malfoy entrò di prepotenza nella sala, appena madama Chips le disse dove fosse. Il ragazzo non si era ancora svegliato e riposava placidamente nel suo letto d’infermeria. Narcissa gli si avvicinò, sussurrando:

- Draco, oh, Draco. – il suo volto non era più perfettamente truccato come quando Harry l’aveva vista alla Finale della Coppa del Mondo di Quidditch, l’anno prima, ed era rattristato. Eleanor provò l’impulso, irrefrenabile, di parlarle. Ma Harry la bloccò, e le fece segno di no.

Comunque Draco si svegliò nella tarda mattinata. Sua madre era accanto a lui, e aveva chiuso le tende attorno al letto.

- Mamma…- disse, appena sveglio. Narcissa non disse niente, lo abbracciò e basta, (rischiando di stritolarlo, peraltro…NdComy^^) – Calma, mamma, sto bene, non sono messo tanto male…-

- Sei stato un pazzo, Draco…perché non hai obbedito a tuo padre? – il volto del ragazzo si rabbuiò.

- Perché non era ciò che volevo io, mamma. Io sono abbastanza grande per decidere da solo. E poi tu non volevi che andassi a Durmstrang…-

- Se è per quello non volevo nemmeno vederti in un letto di ospedale. – disse Narcissa.

- Se papà mi avesse lasciato decidere non sarebbe successo niente. Perciò non dare la colpa a me…A proposito, dov’è papà? –  chiese Draco, dopo essersi guardato intorno. Eleanor fu stupita…il giorno prima Draco era passato dal “papà” al più formale “padre”, lo stesso “padre” con cui lei chiamava Tom Riddle. Ma adesso era tornato al “papà”…effettivamente lei aveva visto lo spaccamento interno di Lucius, ma non credeva che, nella confusione, lo avesse notato anche Draco.

- Come, Draco, non è qui? – chiese Narcissa.

- In infermeria non lo vedo, mamma…non sarà stato mica portato ad…- la parola non fu pronunciata, ma anche Eleanor e Harry capirono che si riferiva ad Azkaban. Draco, per quanto fosse stato ingiusto con lui, rabbrividì al pensiero di suo padre dietro le sbarre sorvegliate dai Dissennatori.

Madama Chips rientrò nella stanza:

- Signora Malfoy, suo marito mi ha lasciato un messaggio per lei. Ecco, lo legga, prego. – Narcissa quasi strappò il biglietto dalle mani di Madama Chips. Draco la vide tirare un sospiro di sollievo.

- No, Draco, papà non è là…è andato via, ma scrive che tornerà presto. – Narcissa era sollevata, anche se il viso era ancora rabbuiato.

Pochi minuti dopo qualcun altro bussò nuovamente alla porta. Madama Chips fece entrare, anche se di malavoglia, Sirius, Hermione, Ron, Silente, Piton e la Riley. Sirius, Hermione e Ron si fecero subito intorno a Harry e Eleanor, mentre Silente, Piton e la Riley scambiavano quattro parole con la signora Malfoy.  Narcissa uscì dalla sala e Silente fece segno alla dottoressa che poteva andare. Questa andò, non prima di aver lanciato una delle sue occhiate ammonitrici al preside, che fece finta di non accorgersene.

- Sono lieto di vedere che tutti e tre siete svegli, ragazzi. – disse il Preside, rivolgendosi a Harry, Eleanor e Draco. – Draco, che era in grado di alzarsi, si mise sull’altra sedia che stava tra il letto suo e quello di Eleanor. Ellie si sistemò a sedere, appoggiata ai cuscini.

- Siamo venuti per sentire esattamente da tutti e tre quello che è successo ieri sera. Harry ci ha già raccontato i fatti salienti di quel ch’è successo, ma abbiamo bisogno di capire alcune cose. Intanto, la prima, è: come hai fatto, Eleanor, a sopravvivere all’Avada Kedavra? – chiese Sirius.

- La bacchetta. – disse lei. – Dentro c’è sangue di unicorno. È stato quello a proteggermi. Infatti se vedete sulla bacchetta, al centro, c’è incisa una piccola saetta, dove è stata colpita. Ho avuto una buona dose di fortuna. – Piton prese la bacchetta e la esaminò. Effettivamente riscontrò la presenza del segno, visibile solo ad occhi attenti, sulla bacchetta d’ebano.

- Sangue di unicorno, miss Riddle? – chiese Piton.

- Sì, professore. Mia madre aveva un unicorno che si chiamava Yulien e che, appena nata, ha deposto una goccia del suo sangue sulla mia fronte. Una volta cristallizzata, mia madre l’ha consegnato a Ollivander e lui mi ci ha fatto la bacchetta. Controllate, Yulien è vivo e vegeto. –

- Mi fido, miss Riddle…mi fido. –

- Un’altra cosa che siamo venuti a comunicarvi è questa: da giugno la professoressa Riley non insegnerà più in questa scuola, perché a lei è stata affidata la tua custodia, Eleanor. – disse Silente.

- Cosa, preside? –

- Andrai a vivere con Valenta, Ellie. – rispose Silente, con un sorriso.

- Non va bene, Eleanor? – chiese Valenta Riley.

- No, anzi, va meglio del previsto. – a Eleanor sembrò che qualcuno le avesse tolto un peso dal cuore.

- Harry, come sai i Dursley non hanno più la tua custodia, perciò andrai, e permettetemi un finalmente, a vivere con Sirius. – riferì Silente. A Harry si sciolse un grosso sorriso sulle labbra, e gli occhi brillarono di gioia. Guardò Sirius, che ricambiò il sorriso e gli fece un occhiolino.

- Professore…- chiese Draco – Mio…mio padre? –

- Tuo padre è stato mandato in Nuova Zelanda per una missione per conto del Ministero della magia, Draco. – disse Silente – tornerà non appena terminatala. – Draco lasciò andare un rapido sospiro di sollievo. Non era ricercato, almeno. Eleanor gli rivolse uno sguardo fugace. In fondo, era sempre suo padre.

- Professori…Nott e Macnair? – chiese Eleanor.

- Perché li nomini, Eleanor? – chiese la professoressa Riley.

- Come perché? Erano là, ieri sera. Abbiamo combattuto contro di loro, professoressa! – disse Harry.

- Ma noi…non li abbiamo trovati…- disse Piton.

- No, ancora! Maledizione! Ce la fanno sempre a sfuggire, quei Mangiamorte! – era Eleanor a imprecare.

- Ellie, ma…-

- Zio, furono loro a rapirmi, 11 anni fa! Ho ricordato tutto, da quando Valenta mi ha rivelato che non erano solo incubi, i miei. Mi ricordo tutto, i nomi, i volti…tutto. –

- I fatti si sono svolti più di 11 anni fa, miss Riddle, la sua parola non sarebbe mai accettata come prova. – disse Piton.

- Professore, io so quel che dico! – protestò Eleanor. Harry le prese una mano

- Eleanor, l’anno scorso Caramell non ha nemmeno voluto capire che Voldemort era tornato. Secondo lui io sono un pazzo visionario, e tu, probabilmente, non sarai considerata diversamente. Non possiamo far affidamento sulle leggi attuali basandoci sono su supposizioni. –

- Harry ha ragione, nipotina. – fu Silente a parlare – dobbiamo fermare tuo padre in altri modi, e i Mangiamorte, ora, sono peggio che degli intoccabili. Dobbiamo lavorare sotto, se vogliamo vincere. Draco. – Malfoy trasalì a sentirsi chiamare – Ora sei libero di scegliere, sapendo che ogni scelta porta le sue conseguenze. Non ti chiederò, no di certo, di schierarti. –

- Preside, ho 15 anni, ho vinto il duello per essere dichiarato capace di decidere per me. Non mi unirò a voi, no. Però posso dire che non mi alleerò col Signore Oscuro. Ho visto persone prostrarsi a terra – deglutì – davanti a lui. E mi hanno disgustato. –

- Bene, penso che abbiamo finito. Riposatevi, ragazzi, adesso. E rimettetevi in fretta. – Silente, la Riley e Piton uscirono. Sirius salutò con un abbraccio Harry e li seguì. Draco se ne tornò a letto, tirando le tende. La compagnia di Harry, Hermione e Ron (che erano rimasti) non gli era gradita.

- Harry, Eleanor!  State bene? – chiese Hermione, nonostante avesse visto che non erano ridotti tanto male.

- Si, Herm, sta tranquilla. – rispose Eleanor.

- Harry, ma…com’è la storia della…Avada? –

Harry raccontò quello che era successo nei minimi dettagli, tralasciando solo particolari di poco conto (per gli altri, ma non per Eleanor)

- E l’unico segno è sulla bacchetta. – Eleanor mostrò a Hermione e Ron la bacchetta, “ferita” da una parte.

- Fiuuu…l’avete scampata bella! – disse Ron.

Stettero lì a chiacchierare un quarto d’ora buono, ma Madama Chips li “cacciò” presto, perché i tre dovevano riposare. Dovette, praticamente, costringere Harry a tornarsene a letto. Il ragazzo riappoggiò al cuscino, con le mani dietro la nuca. Per la 5° volta era scampato a Voldemort. Quanto a lungo sarebbe durata quella fortuna? O non era fortuna? Era Destino, volere del Fato? Lui non credeva più di tanto ad un Destino prefissato, ma sapeva che qualcosa dietro doveva esserci.

Harry, Eleanor e Draco furono dimessi una settimana dopo tutto l’accaduto. Logicamente la vicenda era segreta, perciò tutti coloro che stavano a Hogwarts la conoscevano quasi nei minimi dettagli. L’unica cosa che era stata veramente tenuta segreta era perché Draco fosse in infermeria. Silente aveva messo in giro la voce che si fosse solo sentito male, e nessuno poté pensare altrimenti, visto la ben nota antipatia per Potter, Granger, Weasley e Riddle. L’accoglienza in Serpeverde fu, comunque, fredda. Nessuno era andato a trovarlo nei sette giorni che aveva passato in infermeria (sua madre, in compenso, ci voleva perfino dormire), e nessuno gli chiese che aveva fatto. Pansy Parkinson gli chiese giusto come stava. Draco mugugnò un “meglio” e andò in dormitorio. Tiger e Goyle erano fuori, e dentro la camera verde e argento non c’era nessuno. Draco si sedette alla finestra, a guardare fuori. Era una bella giornata di fine maggio, il sole splendeva forte e illuminava la campagna tutt’intorno, mentre i suoi raggi entravano nella camera altrimenti buia. Draco chiuse gli occhi, mentre si affacciava alla finestra. Sulla guancia sinistra i punti erano stati tolti ma una linea rossa irregolare solcava di traverso la pelle bianca. Gli sarebbe rimasta la cicatrice. Cicatrice che, già, dava al suo volto una consistenza diversa, non di un bambino viziato ma di un ragazzo che aveva sfiorato la morte. Sollevò una delle mani, ancora con qualche fasciatura e se la passò tra i capelli biondi. Il volto grave nascondeva un pizzico di sofferenza. Ora, cosa avrebbe fatto?

In Grifondoro fu tutt’un’altra solfa. Harry e Eleanor non fecero in tempo ad entrare che furono tirati dentro quasi a forza, e investiti da grida, applausi e abbracci. George, Fred e Jordan avevano fatto un’altra puntatina in cucina, dove avevano preso ogni cosa trasportabile. Eleanor salutò tutti con gioia, felice di essere lì. Ancora. Harry la guardava, anche se lei non se ne accorgeva. I capelli di Ellie si erano talmente infrenati che la professoressa Riley era stata costretta a tagliarglieli fino a sotto le orecchie, scalati dietro, e ora la capigliatura nera e bianca incorniciava il bel viso di Eleanor con un taglio che le dava una nuova luce. Sulla pelle del viso, per fortuna, non erano rimasti segni indelebili, solo qualche segno rosso, che se ne sarebbe andato via in fretta. Harry invece, probabilmente, avrebbe conservato un’altra cicatrice sulla fronte.

- Ehi, Harry! – era Fred – Qualche altra cicatrice e ti chiameremo Malocchio Moody! –

Tutta Sala Comune scoppiò in risa, anche Harry.

I gemelli si scatenarono con le imitazioni dei professori più strani (capeggiavano Piton e Allock, l’insegnante del 2° anno di Harry di Difesa contro le Arti Oscure), e le crostatine Canarine, ora anche nei nuovi colori rosa shocking (idea di Ginny) e verdi (idea di Lee…), spopolavano e Sala Comune era piena di piume, cosa che avrebbe fatto di sicuro infuriare Gazza, se l’avesse visto. Furono giocate partite a Sparaschiocco, agli scacchi dei Maghi (tutti provavano a sconfiggere Ron, senza successo) e fu accesa una gran quantità di fuochi d’artificio di Filibuster con avviamento ad acqua. A l’una la professoressa Mc Granitt venne a dire di fare meno confusione, e la festa divenne regno di bisbigli e risatine soffocate.

Alle due, quando tutti furono andati a dormire, Ellie decise che rimanere ancora un po’ sveglia in Sala Comune, da sola, sarebbe stato un ottimo compenso per aver dovuto passare una settimana stesa nel letto dell’Infermeria. Si sistemò vicino al camino, più o meno nella stessa posizione di quella sera, quando aveva incontrato Harry, mentre stava ricamando. A proposito…il mattino dopo lei si era risvegliata nel suo letto, ma non poteva esserci andata da sola, ricordava…si era addormentata tra le braccia di Harry. Arrossì un po’…non le era più tornato in mente, dopo quel giorno. Si alzò e fece il giro della stanza, toccando ogni tavolo, ogni scaffale, assaporando ogni movimento che faceva, la ritrovata libertà. Si affacciò alla finestra. La Luna brillava nel cielo tra il Primo Quarto e la Luna Piena e i suoi raggi illuminavano il suo viso candido, i lineamenti sottili ed eleganti. I capelli neri e bianchi rifulgevano di strani riflessi a quella luce argentea. Ad un tratto una mano le mise un fiore, di quelli che erano stati messi nei vasi per la festa, davanti agli occhi. Si voltò, di scatto.

- Harry. – disse, sorridendo, mentre il ragazzo le metteva la begonia nei capelli.

- Allora, Ellie, come stai, ora? –

- Bene. – Harry si mise accanto a lei, sul largo davanzale della finestra. – Ora bene, Harry. – le tornò in mente la sera del ricamo – Senti…ti ricordi quella sera di…3 o 4 settimane fa? Quando mi chiedesti se avevo parlato con Draco. –

- Quando ti sei scottata la mano? –

- Sì…Mi chiedevo, sai…chi mi avesse portato in dormitorio. Lì per lì non ci avevo pensato, ma io non ci sono tornata da sola. E chi ha messo via il mio lavoro di ricamo? –

- Ti addormentasti, quella sera, mentre parlavamo. Ti eri fatta male e…-

- Oh, sì, ricordo. – Eleanor arrossì (e anche Harry cominciava a far concorrenza a Ron…) - Ricordo…mi addormentai in braccio a te. – sussurrò.

- Ti portai io in camera, anche perché Hermione, che era venuta a cercarti, non ti reggeva. Poi, visto che, tanto, dovevo ripassare in Sala Comune, ho messo via il tuo lavoro. Ti immagini se qualcuno si sedeva sull’ago? – Eleanor rise piano, per non svegliare gli altri. 

I due ragazzi stettero per degli attimi, che sembrarono loro ore, in silenzio, a far finta di guardar fuori, in verità, fissando il riflesso dell’altro sul vetro. Ad un tratto Eleanor disse:

- Grazie, Harry. –

- E di che? –

- Di tutto. Di avermi portato in camera quella sera, di avermi sempre accettato per quello che sono, di avermi tirato su il morale (Se le tirava su un molare era un dentista NdComy-sclerata-alla-grande-alle-23:34-di-sabato-sera^^) tutte le volte che mi sono buttata giù, di tutto, insomma. – a Eleanor scappavano le lacrime dagli occhi.

- Su, Ellie, che c’è? –

- Niente, è che sono contenta. –

- Di che? –

- Di essere viva. – fu in quel momento che Eleanor capì quanto quell’anno l’avesse cambiata. Contenta di essere viva…non lo era mai stata, fino ad allora. Abbracciò Harry con tutte le sue forze, prendendo alla sprovvista il ragazzo. Harry ricambiò l’abbraccio. Eleanor si sentì così strana stretta dalle braccia di Harry che non si accorse di trattenere il fiato. Harry aveva un qualcosa che l’attirava irresistibilmente, ma non sapeva identificare quella sensazione che andava impadronendosi di lei.

Si accorse di aver smesso di respirare solo quando lasciò andare il fiato. Era più bassa di Harry di tutta la testa e con l’orecchio appoggiato al suo petto ne poteva sentire distintamente il cuore, che batteva a mille. Anche il suo non era da meno. Sentì la mano dell’altro che saliva lungo la schiena e le accarezzava i capelli. Alzò il viso e vide il ragazzo con le lacrime agli occhi.

- Harry, che hai? – gli chiese, per l’ennesima volta.

- Niente, è solo che…sono felice anche io…- appoggiò il volto sulla spalla di lei, stringendola forte in quell’abbraccio che aveva acquistato qualcosa in più dell’amicizia. Avevano rischiato la vita per uno stesso motivo, avevano ferite, cicatrici in comune, più nel cuore che nel fisico, e ognuno sapeva di trovare nell’altra conforto, sostegno e forza. Gli mise le braccia al collo. Eleanor si voltò verso Harry, mentre questo sollevava il viso dalla sua spalla. Con le mani un po’ incerte, gli accarezzò le guance. Erano terribilmente vicini, in quell’attimo, e qualcosa non potè far a meno di scattare. Harry si chiese dove, in quale remoto luogo del suo cuore avesse trovato il coraggio di farlo, mentre, gli occhi chiusi, poggiava le labbra su quelle di Eleanor. Ellie aveva il viso di Harry tra le mani, mentre lui le accarezzava i capelli. Il fuoco in Sala Comune s’era spento, e l’unica luce che illuminava i due era quella dei raggi di Luna che, dalla finestra, si riflettevano sui capelli neri di Harry e su quelli bianchi e neri di Eleanor.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Arrivederci Hogwarts ***


Capitolo 20
Arrivederci, Hogwarts

 

Giugno era finalmente arrivato. E a Eleanor era stato, finalmente, dato il permesso di uscire da sola, per il cortile. (Madama Chips aveva insistito per visitarla tutti i giorni!). Andò in Guferia. La torre con i rapaci era tutta aperta, ma il vento caldo di giugno provocava lassù una piacevole brezza. Estrasse carta e pergamena dalla borsa e scrisse:

“ Cara Lalla,

Grazie mille per avermi mandato Thanatos.

Scusa se non ti ho mandato molte mie notizie, finora, ma è successo un casino, poi fatti raccontare da Thanatos.

Te lo rimando, con questa mia, perché io cambio casa, mi trasferisco con Valenta Riley, visto che mia madre, purtroppo, non c’è più.

Mi piacerebbe rivederti e riabbracciarti.

Sperando di poterci vedere presto, tua

Ellie.”

Legò la lettera alla zampa del falco e poi gli disse:

- Thany, devi tornare da Lalla, hai capito? Portale il messaggio e falle un po’ di compagnia. E caccia i topi! Chissà durante la tua assenza quanti n’è prolificati! –

Il falco stridette in risposta, poi, dopo aver salutato Eleanor con una affettuosa carezza sul volto, spiccò il volo e scomparve nell’azzurro del cielo.

Uscì dalla Gufiera e decise di andare fuori, a godersi il sole e il caldo. Andò al Lago della Piovra.

Vicino al Lago, stavolta, era sola, perché Harry stava finendo di sostenere l’esame di Pozioni, che lei aveva già completato. Era l’ultimo esame del G.U.F.O. che dovevano sostenere. Poi, durante la settimana seguente, sarebbero usciti i risultati. Era appoggiata al tronco di un albero quando:

- Salve, Eleanor. – era Draco, in maniche di camicia per il caldo. Si sedette accanto a Eleanor, che lo osservò attentamente. La cicatrice sul volto pallido era ancora rossa e sarebbe sicuramente rimasta. Gli occhi color dell’acciaio, però, brillavano di un coraggio che Ellie non ricordava di aver ancora visto nei suoi occhi. Anche lui aveva finito prima l’esame di Pozioni, ed era uscito.

- Salve Draco. Come stai? – chiese lei.

- Ora meglio. Tu? –

- Bene. Notizie di tuo padre? –

- Manda delle lettere a mia mamma, quasi tutti i giorni. Sta bene. Sicuramente meglio dell’ultima volta che l’ho visto. –

- E tu? –

- Bene, te l’ho detto. –

- Non fare il finto tonto, Draco Malfoy. Non volevo sapere il tuo stato di salute fisica, ma quello morale. –

- Bah, quello…se n’è andato quando ho deciso di sfidare mio padre. Non ho amici, hai visto, no? –

- Se quelli erano i tuoi amici, lascia che ti dica che non ne hai mai avuti. –

- Sì, forse hai ragione. Ma almeno avevo l’illusione di averli. –

- A volte un’illusione può salvarci la vita. A volte distruggercela. –

- Quei due, Tiger e Goyle, sono sempre ai miei ordini perché così hanno sempre fatto. Non hanno un minimo di capacità intellettive. O almeno le tengono molto nascoste. Ma non so se riuscirò a farmi dei veri amici. –

- Non è necessario fingere, per trovare degli amici sinceri. Solo se sarai te stesso potrai averne. –

- Il difficile è trovare se stessi. –

- È vero. E lo puoi fare solo tu. – Eleanor si voltò verso il portone della scuola e vide Harry uscirne – scusa, Draco, ma adesso devo andare. – prese lo zaino e corse verso di lui.

Draco la osservò finché li vide abbracciati.

- Se non altro, lui conosce se stesso. Chi l’avrebbe mai detto. Draco Malfoy che invidia Harry Potter. – rise tra sé di sé, poi si rialzò e s’incamminò dalla parte opposta. 

Tutte le sessioni di esame erano state completate al Venerdì. Già Martedì uscirono i quadri con i risultati. Hermione era risultata la migliore studentessa del corso, conseguendo addirittura 30 G.U.F.O. e lode (una cosa mai accaduta negli annali di Hogwarts). Eleanor si classificò bene, prendendo 15 G.U.F.O. (addirittura più di Percy.) Harry e Ron avevano ricevuto lo stesso punteggio, 15 G.U.F.O. (Ron era al top: aveva preso più di Percy!!!)

Draco si era attestato poco più in basso, 12 G.U.F.O., punteggio valsogli dall’impegno messo nell’ultimo anno. Prima non era interessato al suo futuro, ora sì.

L’ultimo giorno di scuola si avvicinò in fretta, quasi troppo velocemente. Ancora Eleanor non sapeva dove abitasse la Riley, perciò, incrociandola glielo chiese.

- Dove abito, Eleanor? Non te l’ho detto? Che sbadata! Abito in una vecchia casa fuori del piccolo paese di Darsen, in Galles. È lì che andremo. –

" Darsen, Darsen…dov’è che ho già sentito questo nome?" si chiese, picchiettandosi con l’indice il mento, mentre andava via.

All’ora di pranzo Sala Grande era già agghindata con i colori di Grifondoro. Quella fu la prima volta che a Malfoy non dispiacque più di tanto. 

Durante il pasto – lauto e pantagruelico – Eleanor chiese a Hermione:

- Herm, dov’è esattamente Darsen? –

- Nella zona nord nel Galles, perché? –

- Perché la Riley m’ ha detto che lei abita lì vicino, perciò andrò ad abitare là anche io. – Harry per poco non si strozzò con il succo di zucca gelato.

- Da…Cough!…Darsen? –

- Sì, Harry, perché? – Ron stava facendo di tutto per aiutare Harry a deglutire (il genio si stava strozzando…ma come! Non ti fai ammazzare da Voldemort e muori strozzato da un boccone di Porridge?!  Vergogna!^^ NdComy^^) e quando finalmente riuscì a parlare disse:

- A Darsen ci abita anche Sirius…Ellie, abiteremo vicini! – Eleanor sentì il cuore farle una buffa, anzi, buffissima capriola nel petto. Non poteva crederci. E non poteva desiderare di più.

- Beh, ma è molto più vicino di dove abitavi prima! – esclamò Ron – Così potremo ritrovarci tutti insieme qualche volta! – i 4 ragazzi si misero a ridere e a far piani per l’estate. La prima estate in cui Harry non avrebbe dovuto studiare di notte e di nascosto. La prima estate in cui non avrebbe dovuto nascondere il suo essere mago (Darsen era un paese di Maghi come Hogsmeade, ma più piccolo NdComy^^). La prima estate in cui il suo compleanno non sarebbe passato nell’attesa di ricevere di nascosto i regali dei suoi amici. La prima vera estate.

 

Nel pomeriggio Eleanor fu convocata nell’ufficio di Silente. Bussò ed entrò, dopo aver sentito la voce dell’anziano zio invitarla dentro. Senza dire niente, lo abbracciò forte:

- Grazie di tutto, zio. –

- Oh, Ellie, non puoi immaginare quanto sia felice di vederti così radiosa. Sembri tua madre! –

- Grazie, Zio Albus. C’era qualcosa che volevi dirmi? –

- Sì, bambina. Vieni, ho una cosa per te…- entrarono nell’altra stanza, dove Eleanor non era mai stata. Era il salottino privato di Silente. Il preside cominciò a rovistare dentro

un vecchio armadio e, infine, ne estrasse un libro.

- Ecco. – disse, soffiando via la polvere da sopra il tomo. – Questo era il Grimorio di tua madre. –

- Cos’è un Grimorio, zio? –

- È il libro che ogni strega o mago abbastanza esperti tengono per segnare le proprie conoscenze. Vi scrivono le pozioni più intricate, gli incantesimi più potenti, i modi di operare più astrusi e…il loro diario, a volte. Quello di tua madre era anche ciò che i Babbani definirebbero un Diario Segreto. Quello di tua madre era un vero e proprio Libro delle Ombre, perché riassumeva, nell’ombra delle pagine scritte e tenute segrete, tutto ciò che pensava e sapeva. Questo, Ellie, lo scrisse per te, perché un giorno tu l’avessi e lo continuassi. L’ho tenuto io, finora, ma adesso sei pronta a riceverlo, a usarlo e completarlo. – Eleanor prese con le mani tremanti il tomo consunto dalle mani dello zio. Aprì la prima pagina e vide che c’era una dedica, scritta nell’inconfondibile calligrafia elegante di sua madre, che diceva:

“ A mia figlia Eleanor.

Usa questo libro con attenzione, bimba mia, e crescilo man mano che cresci anche tu. Tu sei la mia vita, la mia speranza, la mia forza ed esse sono in te, perché sei mia figlia e sempre lo sarai, anche se Madama Morte dovesse separarci. Ti aspetta un compito arduo, lo so…ma tu sei in grado di compierlo. Tu sei una grande Strega, Tu sei Eleanor.

Con tanto amore, tua madre

Caroline Lauriel Silente.”

Eleanor stava piangendo, bagnando le pagine del libro. Silente le asciugò le lacrime con le dita affusolate e disse:

- Non piangere. Verrà di nuovo il tempo delle lacrime, ma ora dobbiamo combattere. Ci stai? –

Eleanor annuì con forza:

- Sì. Perché la vita di mia madre non sia stata inutile. –

 

Il giorno dopo, alla stazione di Hogsmeade, c’era, oltre ad Hagrid, anche Silente a salutarli. Il mezzo gigante piangeva di commozione, mentre salutava i suoi amici. Eleanor abbracciò stretto lo zio, dicendogli:

- Scrivimi, e vienimi a trovare, o dimmi dove ti posso venire a trovare. –

- Va bene, Ellie, ti scriverò. E ti verrò a trovare. –

- Arrivederci, preside Silente. – disse Harry.

- A presto, Harry. E sta’ attento. –

- Sicuro. –

Silente salutò anche Hermione e Ron con parole di riguardo, poi i 4 amici salirono sul treno, si sistemarono in uno scomparto vuoto, stavolta, e salutarono Hagrid, il Preside e Hogwarts.

Montarono le valige nelle cuccette, mentre loro si sistemavano sui sedili. Hermione e Ron si erano messi l’uno accanto all’altra, idem Eleanor e Harry. Dopo pochi minuti di viaggio passò la signora con il carrello e loro fecero razzia di Cioccorane, Gelatine Tuttigusti + 1, Mou, Zuccotti e tutto ciò che riuscirono a trovare. Chiacchieravano, allegramente, e giocavano a Sparaschiocco, mentre Fred e George espandevano la conoscenza delle Crostatine Canarine a tutto il treno. In un momento di calma, la porta si aprì, e il viso affilato di Draco Malfoy, solo, comparve sull’uscio.

- Malfoy, che vuoi? – chiese Hermione.

- Niente, Granger, non da te. Volevo parlare con lo Sfregiato. –

- Con me o con te stesso? Adesso siamo sfregiati in due. – Draco si toccò la cicatrice sulla guancia. Quasi sorrise. Quasi. Poi riabbassò la mano.

- Con te, Potter. Vieni fuori. – Ron faceva segno di no, e anche Hermione. Ma Harry fece di testa sua e uscì.

- Speriamo che non litighino! – esclamò Hermione.

- No, non credo. – disse Eleanor, con un sorriso strano sulle labbra.

Draco, intanto, stava portando Harry in piattaforma, dove c’erano le porte.

- Potter, stai attento a quello che fai con Riddle. –

- Perché, Malfoy? Ancora con la storia che è la figlia di Voldemort? –

- No, Potter. Perché se le farai del male te la vedrai con me. – e Malfoy uscì. Harry rimase un attimo basito, leggermente incredulo e stupito (insomma, uno stoccafisso sotto sale NdComy^^), prima di riprendersi e tornare dai suoi amici. 

- Harry, che ti ha detto Malfoy? – chiese Hermione.

- Niente di importante. – era un patto tra uomini d’onore. A Harry non sarebbe mai stato simpatico Malfoy e a Draco non sarebbe mai andato a genio Potter. Ma entrambi tenevano a Eleanor. Entrambi tenevano alla loro libertà di scelta sopra ogni altra cosa. Entrambi erano persone d’onore.

A pomeriggio inoltrato fece ingresso alla stazione di King ’s Cross, al binario 9 e ¾, l’espresso rosso per Hogwarts. Gli studenti, a gruppi regolati dai Capiscuola, uscivano dalla barriera tra i binari 9 e 10 per non dare troppo nell’occhio ai Babbani. Harry, Ron, Eleanor ed Hermione uscirono insieme, seguendo i Gemelli Weasley e Ginny, per riapprodare, vestiti normalmente, nel mondo Babbano. Sirius Black, Valenta Riley, i signori Granger e i signori Weasley stavano aspettandoli. Arthur stava sfinendo di domande i genitori Babbani di Hermione, quando la moglie lo richiamò all’ordine. Harry riabbracciò Sirius, mentre Eleanor si affiancava alla Riley. Mentre la marea di studenti passava loro intorno, a volte anche urtandoli, e Edvige e Leo rispondevano ai richiami degli altri gufi (Thanatos era tornato in Italia su ordine di Eleanor), i quattro amici si salutarono.

- Quest’anno mi verrete a trovare, vero? – disse Harry. – Possono, vero, Sirius? –

- Caspita, certo che sì! basta che avvertiate il giorno prima, così riempio il frigo per le cavallette! – si misero a ridere.

- È sicuro, signor Black? – chiese Molly Weasley.

- Certo…a cucinare me la cavo abbastanza bene e al massimo possiamo sempre ordinare una pizza, no? –

- Non ti preoccupare, Sirius, io abito non lontano dal paese. –

- Dove stai? –

- A casa Silente. – Eleanor, Harry, Ron ed Hermione guardarono Valenta Riley stupiti e interrogativi.

- Beh…mia madre era l’altra sorella di Silente, Eleanor. –

- Il che significa che…-

- Sì, sono tua cugina di 2° grado, se non sbaglio. –

- E non me lo hai detto? –

- Non potevo far saltare la copertura! Che si sarebbe detto se si fosse saputo che Silente aveva dato lavoro a sua nipote? Una polemica inutile. –

- Beh…la famiglia del Preside comincia ad allargarsi sempre di più…- commentò Arthur. – quanti fratelli e sorelle ha Silente? –

- Due fratelli e due sorelle. – rispose Valenta. – credo…non sono mica tanto sicura… -

- Prima o poi ci imbatteremo anche negli altri…vedrete…- tutto il gruppo scoppiò a ridere.

Fu il momento dei saluti, Hermione e Eleanor si lasciarono con la promessa di scriversi per tutta l’estate e di incontrarsi. Ron propose di vedersi tutti insieme per la festa di mezz’estate di Darsen, che si sarebbe tenuta dopo una settimana, e che era famosissima in tutto il mondo dei maghi e gli altri accettarono senza problemi. Uno scambio di abbracci fu il suggello finale dei saluti e Harry e Eleanor montarono in macchina con Sirius e Valenta, mentre, partendo, salutavano Ron ed Hermione.

 

Harry era arrivato a Darsen da una settimana. Gli abitanti si erano – per fortuna – abituati ad avere il famosissimo Harry Potter come compaesano. La casa di Sirius era molto grande e Harry aveva finalmente una vera camera tutta per sé e non invasa dai giocattoli rotti di Dudley. Si trovava bene con Sirius.

La casa di Valenta non era una casa…era una vera e propria villa. Di proprietà della madre dell’Auror, casa Silente era un ricettacolo di stranezze e di particolarità, anomala anche tra i maghi. Ogni stanza aveva una tinta diversa. Ellie aveva scelto per sé una stanza sui toni del bruno dorato, perché le ricordava il colore dei capelli di sua madre. Valenta stava nella camera verde. E ogni camera aveva un profumo diverso. Sandalo quella di Eleanor, pino quella di Valenta. Quella blu sapeva di mare, quella gialla di girasoli, quella arancione di agrumi…insomma, una casa da scoprire. Eleanor scoprì presto che nel libro che le era stato dato da Silente, sua madre aveva messo tutte le ricette strane che aveva trovato e, per la maggior parte, provato. Tutti i modi più complicati per leggere le carte, tutte le pozioni più astruse, oltre agli incantesimi più particolari, come L’incantus Invisibilitatis, il difficile incantesimo per rendersi invisibili. Oppure il Cavendish, l’incantesimo inventato dal poco noto mago Cavendish del 1200 per chiudere le serrature che se pronunciato male provocava effetti collaterali poco graditi (dal più innocuo astringersi delle guance al dover andare in giro con gli occhi chiusi per una giornata a…la peggiore…una brutta forma di stitichezza…di durata non inferiore ai tre giorni)

Insomma, Eleanor aveva di che sbizzarrirsi. E poi era vicina a Harry. Dopo la sera della Festa i due non si erano più separati. Hermione e Ron erano stranamente discreti (diciamo che anche loro avevano il loro bel daffare, eheh NdComy^^) e l’amicizia che li legava tutti e quattro nessuno avrebbe potuto spezzarla.

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