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Erano sempre assieme. Così diversi,
eppure così incredibilmente amici.
Entrambi Slytherin,
questo è vero. Ma seppur nella stessa bilancia essi rappresentavano due pesi
completamente differenti, che insieme creavano un equilibrio perfetto.
L'uno dagli occhi di ghiaccio, ed i
capelli del medesimo riflesso, a tono con il candore disumano della pelle.
L'altro cupo, bronzeo, con capelli
d’ebano e occhi ardenti come la brace.
Chi tuttavia, giudicandoli solo
d’aspetto, credesse che il bel biondo fosse l’angelo fra i due, andava incontro
a grave errore: l’abito non fa il monaco, dice un saggio detto babbano.
“Mezzosangue... mai Natura compì errore
maggiore permettendone l'esistenza.” Sussurrò Draco con stizza, dopo essersi lasciato alle spalle un
gruppo di primini.
“Come fai a sapere che non sono
maghi puri?” Chiese il suo compagno, incuriosito.
“Il fetore che emana il loro sangue
sporco si sente da lontano, Blaise.”
“Esageri, amico mio. Esageri
davvero. Dovresti imparare a giudicare le persone per i loro atti, e non per il
loro sangue. Eviterai un gran numero di problemi così, te lo assicuro.”
Gli occhi del biondo, limpidi e
vuoti come il cristallo, si posarono su lui. Sguardo che, su chiunque, avrebbe
provocato un brivido freddo: quegli occhi avevano ben poco di umano. Ma Blaise, che lo conosceva da una vita, non fece una piega.
“Alle volte mi chiedo come possa essere tu come un fratello per me. E,
soprattutto, mi chiedo cosa ci faccia un'aquila nel covo delle serpi.”
“Mi reputi un'aquila?!” Ridacchiò, alzando le sopracciglia con fare scettico.
“Sei diverso da noi.”
“Non usare il noi. Anche tu sei diverso da loro.”
“Pensi? E dimmi, cosa ci
differenzia?”
“Il fatto che, né tu né io, strisciamo come loro, ad esempio.”
Draco
ghignò a quelle parole. Era vero. Loro non erano volgari serpi. Loro non
calpestavano nemmeno la polvere in cui i compagni annaspavano.
Loro erano....
Draco si
fermò di botto, notando una serie di piccole stelline che gli volavano giù
dalla testa. Non ci mise molto a capire che qualcuno gli aveva appena lanciato
un incantesimo, e così, adirato, si voltò, trovandosi davanti, a qualche decina
di metri di distanza, la creatura da lui più odiata.
Blaise lo
imitò, fissando con sguardo allibito prima la Mezzosangue, su cui
brillava un sorriso soddisfatto, e poi l'amico, che per la rabbia stava
diventando cianotico.
“Blaise.”
Disse questi, con voce furente. “Cosa mi ha fatto.”
“Niente che non possa essere
rimediato con una lozione schirente, Dray.”
“Cosa vuol dire?!”
“Hai i capelli
rosso-oro”
“MEZZOSANGUE!”
“Ben ti sta, Malferreth!”
“Questa me la paghi!”
“Ah-ah! A
dire il vero ora siamo pari! Dovevo vendicarmi di
questo!” Disse, indicando i suoi capelli, completamente rasati a zero.
Blaise,
che solo allora aveva notato quel particolare, fissò esterrefatto l'amico. Non
sopportava che Dracoavesse
tutti quei preconcetti sui mezzosangue, men che men sopportava il suo odio privo di fondamento nei
confronti di Hermione, ma, per principio non
tollerava i ragazzi che osavano alzare dito – o bacchetta – sul gentil sesso. Le donne, di qualsiasi razza, età, ceto, magiche o no, andavano rispettate. “Non dovresti
prendertela con le ragazze.”
“Risparmiami la tua galanteria Zab, è completamente fuori luogo.”
“Non è galanteria, è rispetto.
Perchè le hai tagliato i capelli?!”
“Colpa sua.”
“Io non ho proprio nessuna colpa.
Non ti avevo fatto nulla, stavo semplicemente seguendo la lezione del professor
Ruf.” Replicò la riccia,
piccata.
“Mi coprivi il professore.” Ghignò
lui, ricordandosi la scena.
“Cosa?!”
“Mi coprivi il professore con il
tuo voluminoso e lurido copricapo.”
“Ah no, questa poi...!” Esclamò Hermione adirata,
stringendo la bacchetta saldamente nella destra e dirigendosi con impeto verso
il nemico.
Blaise,
preoccupato per quello che stava per succedere, e anche vagamente scocciato con
l'amico per la sua mania di creare liti ovunque andasse, si frappose fra i due,
pronto a sedare con ogni mezzo qualsivoglia contesa.
Ma probabilmente neanche la sua
presenza sarebbe servita ad evitare qualche spiacevole lancio di incantesimi,
se non fosse arrivata la cavalleria in suo soccorso.
Improvvisamente, la mora Gryffindor si sentì afferrare per un braccio, e voltandosi
trovò due occhi sorridenti ad accoglierla.
Il sorriso della gentile amica ebbe
l'immediato effetto di calmarla.
“Gin...” Disse, sbuffando, e
guardandola con occhioni bonari. “Lo odio, davvero!”
“Suvvia, oramai ti sei vendicata,
adesso torniamo in stanza e vediamo di porre rimedio a questo disastro!”
Consigliò quella, accarezzandole la testa pelata e, lentamente, conducendola
via dalla scena del crimine.
“E' terribile, non è vero?”
“Oh, niente a cui
non si possa porre rimedio con un buon incantesimo di cosmesi!”
Dopo che le ebbero viste scomparire
dietro l'angolo, Blaise e Draco
si fissarono. Il moro pareva seriamente stizzito.
“Sei un animale!”
“Mmmmm...uff!” Brontolò il biondo, ficcandosi le mani in testa e
dirigendosi, con passo celere, verso i loro alloggi. “Invece di proteggere il
nemico, aiuta il tuo caro amico a trovare rimedio a questo scempio!” Disse,
accarezzandosi con rammarico i capelli bicolor.
“Meriteresti di rimanere così! Non
è modo di comportarsi con delle ragazze!”
“Oh, ancora con questa storia! E'
una Gryffindor,
è una Mezzosangue –
anzi, è LA
Mezzosangue -, è la migliore amica di Potty nonché una
fastidiosissima secchiona. Non riesco
a capire come faccia tu a vedere una ragazza in lei!”
“Bene, allora arrangiati!”
“Zab,
questo tuo estremo rispetto per qualsivoglia essere calpesti questo fottutissimo mondo mi sta letteralmente sfasciando i coglioni.” Dichiarò con enfasi,
fermandosi a guardare infastidito l'amico.
“Se fossi un po' più furbo,
capiresti che è molto più conveniente mostrare stima agli altri, piuttosto che
il contrario. Al momento opportuno, potresti ritrovarti improvvisamente con un
asso nella manica!”
“Non mi prendere per culoZab, non è per questo che tu
lo fai: è perchè credi fermamente che ogni cosa debba essere rispettata.
Diamine, ma dove ti hanno trovato i tuoi, sotto un crocifisso?!”
“Sempre meglio che in un puttanaio come nel tuo caso, Dray.”
Occhi negli occhi, acqua nel fuoco.
E, dopo pochi istanti in cui la tensione era quasi divenuta tangibile, un
sorriso divertito comparve nei loro bei volti.
“Conoscendo papà Lucius, sarebbe anche possibile!” Ridacchiò Malfoy, riprendendo la strada per i dormitori.
“E conoscendo mio padre, lo stesso.
Diamine, quell'uomo è sempre in chiesa!”
“Sicuro che tua madre non fosse una
suora?”
“Non so quanto potesse
essere suora, se s'è fatta mio padre!”
“Vero! Le donne sono tutte troie!”
“Draco...”
“Sisi... tranne tua madre!”
“E perchè, tua madre?!”
“Ma se si è fatta mezzo mondo
magico!”
“DRACO!”
“Ho detto solo la verità! Oppure
vorresti divenire ipocrita, pur di mostrare questo tuo amato rispetto?”
Blaise scosse la testa, decidendo di finire lì per il
giorno le lezioni di bon-ton: in fondo, non si potevano pretendere troppi
progressi, e tutti in una volta per giunta, dal suo vecchio demonio...!
E poi, a dirla
tutta, al momento non era proprio in vena di rimproveri. Non dopo essersi trovato
davanti la bellissima fata che dominava le sue notti.
N.d.A
Salve a tutti, gentili lettori!!!!! Mi riaffaccio sulla scena di Efp
con questa piccola storiella... a dire il vero non so ancora se continuarla,
visto soprattutto che ne ho altre in sospeso… per ora, dunque, ho deciso di
aspettare il vostro parere e vedere che fare!!! Fatemi
sapere!!! Ciau!!!!!
Ogni notte, da quella prima volta all’inizio dell’anno, la
seguiva
My Fairy
Ogni notte, da quella prima volta
all’inizio dell’anno, la seguiva.
Stessa ora. Stesso posto. Stessa
meta.
Tutto ovviamente segreto.
Segreto per lei, che compiva un
atto punibile con l’espulsione immediata da Hogwarts.
Segreto per lui, che non voleva che
lei si accorgesse che lui sapeva… perché temeva di perdere
quell’unico momento della giornata in cui riusciva a trovare pace nella
sua anima.
Ogni notte, alle 11.31 precise, lei
attraversava il ritratto che le consentiva di uscire indisturbata dalla scuola,
e si dirigeva verso la
Foresta Proibita.
Lui, fedelmente dietro, sua occulta
e docile ombra.
Dopo un’estenuante corsa fra
i pericoli della Foresta, a mezzanotte precisa arrivava lì, nel lago
d’argento, il luogo dove si abbeveravano gli unicorni.
Dalla sua lontana postazione, lui
la guardava incantato liberarsi delle vesti, sciogliersi i capelli, ed entrare
nelle acque cristalline vestita solo di un dolce sorriso.
Poco dopo giungevano gli unicorni
bianchi, che tranquilli si godevano la sua divina presenza, le sue carezze, le
sue risa.
E passava così la sua notte,
a gioire della sua gioia, a godere dell’immagine del suo splendido corpo
nudo, a credere di essere in un sogno.
Quando poi la luna abbandonava lo
specchio del lago, la ragazza usciva dalle acque, lentamente si rivestiva, e
dopo aver salutato le creature, tornava nella sua dimora.
Così il sogno finiva.
“Vorrei proprio sapere in
quali stanze tu passi tutte le tue notti.” Chiese Draco, uscendo dal
bagno in accappatoio, ancora tutto addormentato nonostante la doccia fredda di
poco prima.
“Perché?”
“Ne torni che sembri rinato:
se la fanciulla acconsente, vorrei sottopormi anch’io a tale
terapia!”
Blaise sorrise, scotendo la testa
di fronte all’incurabile perversità dell’amico, mentre Draco
rideva, senza comunque lasciare con lo sguardo la sua figura, attendendo la sua
risposta.
“Allora?” Chiese poi
dopo aver atteso invano, il ghigno ancora vivo sulle sue labbra.
Il moro si alzò dalla
poltroncina in cui era accomodato, e si avviò verso la finestra
più vicina. Da lì si poteva ammirare il Lago Nero, sulle cui
sponde verdeggianti giocavano alcuni studenti.
Fu facile individuarla: era sola,
sdraiata nell’erba, coi lunghi capelli rossi che la circondavano, scintillanti
come fuoco grazie al chiaro sole primaverile.
“Niente d’importante
Dray.”
“Capito: non vuoi
dirmelo.”
“Esatto.”
“Allora c’è
qualcosa sotto.”
“Esatto.”
“E’ una
mezzosangue?”
“No.”
“E’ fidanzata?!”
“No.”
“Perché tenerla
segreta, dunque?!”
“Perché è il
mio sogno, Dray.”
“Ginny... non ti sembra di
avere un pochino esagerato?!” Disse Hermione, fissandosi allo specchio
con aria preoccupata.
Era domenica mattina. Fra pochi
minuti sarebbero dovute scendere a colazione. Eppure Ginevra aveva tanto insistito
per apportare ancora qualche modifica alla sua acconciatura, che la sera prima
era riuscita a far tornare alla lunghezza di un tempo: e lei, pazzamente, aveva
accettato.
Quale attimo di follia
imperdonabile!
“Solo un pochino dici?!” Rise
Ginevra, guardando i folti ricci castani che coprivano il pavimento di
metà stanza. “Beh, almeno quando li taglieremo, Grattastichi
avrà qualche nuovo gomitolo con cui giocare!”
“Ma che schifo!”Rispose
la mora, scoppiando a ridere.
“Dimmi – disse poi la Weasley, facendo bella
mostra di un paio di grandi forbici – dove vuoi tagliarli?”
“Non ho mai avuto i capelli
così lunghi... sarebbero un peso da portare.”
“Ma se li tagli troppo
tenderanno a gonfiarsi, come prima.”
“Ma non voglio impiegare secoli
per prepararmi la mattina!”
“Suvvia Herm, basta con
queste lagne da pigrona! E poi il furetto non aveva proprio torto, con quel
cespuglio gigantesco prima bloccavi sul serio la visuale a chi ti stava
dietro!”
“GINEVRA WEASLEY!”
Urlò indignata la leonessa, facendola scoppiare a ridere.
“Va bene, va bene!
Scherzavo…. *mica tanto*… ma dai! Uffy! Sei una ragazza, fallo
notare a tutti! Noi, per volere della stessa Natura, siamo la prosopopea della
bellezza! Esalta la tua dunque! Sii più vanitosa!”
“Non c'è niente di cui
mi debba vantare!” Sbuffò ‘Mione, guardandosi con
disinteresse allo specchio. Del suo aspetto non gliene era mai importato nulla,
e neanche il discorso della rossa, seppur valido e in un certo senso ben
argomentato, le faceva cambiare idea.
“Certo, perchè Malfoy
secondo te ti viene dietro perchè sembri un manico di scopa!”
Argomentò con cipiglio, puntando le mani sui lati.
“Malfoy non mi viene
dietro!” Replicò con stupore.
“Lui non lo sa, ma invece
è così!” Disse la bella rossa con aria saggia, tagliandole
con un colpo netto i capelli all'altezza del fianco: pochi attimi dopo i folti
ricci della grifoncina si ricostituirono, accorciando l'acconciatura di qualche
decina di centimetri.
“Visto? Sono bellissimi, e
per niente gonfi!”
“Sembro un'anima in pena con
questi lunghi capelli cascanti che m'avvolgono...”
“Stai benissimo. Draco ne
rimarrà abbagliato!”
“Prima dovresti ricordargli
che è perdutamente innamorato di me!”
“Guarda che è vero! E'
anche tu lo sei!”
Herm scosse la testa, facendo evanescere
i capelli tagliati prima che all’amica venisse davvero la pazza voglia di
farne gomitoli da dare al suo gatto.
“Mi chiedo da dove ti tolga
fuori tutte queste perle di saggezza, a volte!”
“Sono una donna piena di
sorprese… e di intuito,
soprattutto!”
“Si si…”
Mugugnò per tutta risposta quella, uscendo dalla stanza.
“Dove vai ora?!”
“A dire a tuo fratello che
sei completamente pazza!”
“Mai una volta che ci aspettino!” Sbraitò
la rossa, camminando con fervore verso la Sala Grande.
“Suvvia Gin, sai come sono: due pozzi senza fondo!
Quando sentono odore di cibo, scappano alla sua ricerca!”
“Sono due cessi
senza fondo, non due pozzi! Sono privi perfino del più minimo accenno di
galanteria!”
“Sono uomini!”
“Sono animali!”
Hermione sghignazzò. “Quale uomo non lo
è…!”
“Non condivido questa tua posizione! Sono davvero
stanca di tutto questo maschilismo: gli uomini sono uomini perciò si
possono permettere di fare ciò che vogliono, anche scendere al livello
delle bestie; se però una donna si comporta come loro… ah! Quale
orrendo oltraggio alle leggi della società civile!”
“Sono perfettamente d’accordo con lei, gentil
pulzella!”
Ginevra si voltò di scatto, trovandosi a fissare,
proprio dietro di lei, due incredibili iridi nere. Di colore così
intenso da fare vibrare il suo animo per lo stupore.
Lui, che a malapena riusciva a nascondere l’emozione
che provava nell’averla davanti, la fissò per un poco, rapito,
sorridendole poi e porgendole il braccio.
“Permette?”
“Volentieri…” Sorrise in risposta, lasciandosi
trascinare via dal magnifico adone.
E lasciando dietro di se una Hermione letteralmente a bocca
aperta.
“Granger, suvvia, non vorrai rovinarmi
l’appetito col tuo alito pestilenziale! Già Blaise ha fatto la sua
parte… pfiu… vecchio pazzo…”
Mugugnò la voce irritante di Malfoy, che poco dopo comparve al suo
fianco, le mani infilate nei pantaloni neri, un’espressione indolente in
volto.
“Ma… li hai visti?!” Sussurrò la
mora, non riuscendo neanche ad arrabbiarsi per la battutaccia del nemico, tanto
era sorpresa.
“Purtroppo…”
“Sono pazzi!”
“Concordo!”
“Io ammazzo Ginevra!”
“Ed io ammazzo Blaise.”
“Ron s’affogherà col latte se la vede
entrare in sua compagnia!”
“Questo mi risolleva un po’ il
morale…”
“Sparisci, vermicolo albino!”
Draco la fissò corrugando la fronte. “No!
Sparisci tu, Mortisia!”
“Sei una piaga per l’umanità!”
“E tu uno schiaffo al buon gusto… roba da matti,
cosa mi tocca a vedere di prima mattina…” Borbottò,
avviandosi dietro Blaise e Ginny, che nel frattempo, arrivati alle porte della
sala, si scambiavano qualche parola prima di lasciarsi e voltarsi ad aspettare
i reciproci compagni.
“Non trovi anche
tu che stiano benissimo assieme?” Sussurrò Blaise.
“Ho sempre
pensato che fossero perfetti l’uno con l’altra. Non fanno altro che
cercarsi.” Sorrise furbescamente la bella rossa.
“Sì, lo
penso anch’io. Dovremmo aiutarli a comprendere la loro realtà di
anime affini.”
“Ci sto!”
“Che c’è, avete deciso di non fare
più il grande ingresso trionfale assieme?” Domandò Malfoy,
con aria scocciata. Era evidente che ciò a cui aveva assistito non gli
era piaciuto per niente.
“Non essere geloso, caro, non ti tradirei mai!”
Ghignò Blaise, mentre veniva affiancato dal biondo.
“Fottiti.”
“Fottiti tu, Malfoy!” Disse la voce scocciata di
Hermione. Draco si voltò a fissarla esterrefatto.
“Per una volta non era diretto a te l’invito,
Zannuta. Ma, se proprio vuoi…”
“Ginny, a mangiare. Subito!” Lo ignorò la
riccia, fissando con sguardo intransigente l’amica, che le fece una
pernacchia e si diresse insieme a lei ai tavoli Gryffindor.
“Non trovi che la Granger stia davvero bene con la nuova
acconciatura?” Sussurrò il moro all’amico, mentre facevano
il loro ingresso nella sala, sotto lo sguardo attento di decine e decine di
occhietti femminili.
“Zab, mi è appena tornato l’appetito, non
rovinarmelo di nuovo…”
“Secondo me è una ragazza molto dolce.”
“Certo, quanto può esserlo una tigre coi denti
a sciabola incazzata…”
“Non credo tu pensi seriamente questo di lei.”
“Per caso è lei che ti scopi ogni notte?”
“No!”
“Allora perché spari tante minchiate?”
“Perché voglio aprirti gli occhi.”
“Aprili tu, piuttosto. Parola mia, sta succedendo
qualcosa al tuo cervellino malato. E non mi piace.”
Blaise ghignò. A suo parere, ciò che stava
succedendo al suo cervellino era qualcosa di estremamente piacevole…
qualcosa di magnifico, incantevole, stupefacente… lei era semplicemente meravigliosa.
Si voltò, trovando ad accoglierlo due affascinanti
occhi azzurri.
La sua fata.
N.d.A.
Katiuz:si, mi sa che
un po’ tutti abbiamo quest’immagine di Blaise e Draco… magari
io l’ho leggermente enfatizzata! Eheheheh! No no! Blaise sogna unicamente
Ginevra... come ti sarà chiaro da quest’ultimo capitolo :P
Grazie mille
ancora per la recensione!!! Ciau!!!
Laretta: perché
quella che ho in mente diventi la fata dei sogni del nostro biondino, ci
vorrà ancora un po’ di tempo… quel fanciullo è una
testa calda!! Grazie mille per la recensione!
Seferdi: oh, dopo il
dispetto che ha fatto ad Hermione, era il minimo che potesse capitargli!
Buahahahahahhha!!!! XD Thanks for the recension!
Sly_monica: si si, hai
proprio indovinato!!! Quel maniaco si diverte a seguirla la notte… u.u Ma
anche da sveglio, oramai, non è da meno… grazie per la recensione,
ciaooooo!!!! :D
Non fu difficile individuarlo,
grazie alla marea di ragazzine che continuamente lanciavano occhiate lascive in
direzione di un banco in fondo alla sala della biblioteca.
Col suo passo veloce e silenzioso
vi si diresse, ed infatti lo trovò lì, che discuteva a
bassa voce con TheodoreNott,
suo compagno di casa.
Si fermò davanti a lui con aria
bellicosa, ottenendo ben presto l’attenzione di entrambi.
In quel momento, il contrasto fra
l’aspetto di Draco e quello del suo vicino colpì
spiacevolmente la sua attenzione: oggettivamente, erano entrambi due ragazzi
molto belli, ma mentre il secondo simulava bene la sua natura di serpe grazie
ad un viso dolce e regolare, con capelli dai caldi riflessi biondi e occhi
celesti, i tratti e i colori del primo avevano un’insopportabile somiglianza
con quelli di un aspide.
Specie i suoi occhi, così vitrei,
così vuoti, così incredibilmente chiari e trasparenti. Quasi ipnotizzanti.
Hermione
aveva sempre provato fastidi nel guardare gli occhi dei serpenti.
E trovarsi davanti quelli così
simili di Draco, fece infiammar ancora di più il suo
sangue già caldo.
Tutto, in quel ragazzo, pareva
fatto a posta per essere odiato da lei.
Nott,
percependo l’aria ostile, si allontanò di fretta, dopo aver dato una pacca
sulla spalla dell’amico, che non fece una piega, continuando a fissare severo
la rivale al suo cospetto.
“Toglimela di dosso.”
“Prima tu.”
“Sei stato tu ad iniziare.”
“E sarai tu a finire.”
“Ma non per prima. Toglimela. Non
ti avevo fatto niente.”
“Il fatto che tu sia una continua
fonte di irritazione per i miei poveri nervi ti pare niente?”
“Esatto. Anche tu lo sei per me, ma
non per questo vado in giro a lanciarti fatture!”
“Questo non è del tutto vero!”
“Non ho mai iniziato io. Mi sono
sempre e solo difesa!” Disse laconicamente.
“O vendicata.”
“Toglimi la fattura, furetto. O ti
giuro che quello che ti ho fatto sarà insignificante in confronto a quello che
ti succederà!”
“Me la pagherai per questa!”
Sibilò, mostrando appena la mano sinistra, completamente in pietra.
“E tu per questa.” Disse la Granger,
alzando un sopracciglio, mentre dal suo mantello spuntava una lunga coda di
topo. “E’ stato difficile vivere senza la tua amata mano, non è vero maiale?”
“Quanto può essere stato facile per
te riadattarti alla tua originaria natura di scarto della società… o meglio,
sorcio di fogna.”
In quel preciso attimo un “eh-ehm”
risuonò forte e minaccioso alle loro spalle.
Solo al momento si resero conto che
il loro dibattito, seppur portato avanti con tono sommesso, aveva attirato
l’attenzione della bibliotecaria dal ben noto orecchio fine, che, già da un po’
si era avvicinata, senza che loro, completamente immersi nel loro mondo di
perenne lite, se ne accorgessero.
Fu allora che la parola punizione troneggiò
minacciosa nelle menti di entrambi.
Condotti immediatamente dal
Preside, furono invitati ad aspettare davanti all’ingresso fino a che la
situazione non fosse stata chiarita.
Il chiarimento in questione durò
ben due ore, durante le quali i nervi dei ragazzi non fecero altro che tendersi
sempre di più: se per decidere una punizione ci mettevano tanto, ciò voleva
dire che la situazione era davvero grave.
Poi, finalmente, furono invitati ad
entrare, e si poterono accomodare in due confortevoli poltrone davanti alla
scrivania di Silente.
“Sono davvero addolorata!” Proruppe
Hermione, con viso afflitto. Draco,
al suo fianco, incrociò stizzito le braccia, voltandosi e scimmiottandola:
figurati se non doveva fare la lecchina perfettina coi professori. Non che lui fosse un novellino in quest’arte, ovviamente… ma qualsiasi
cosa da lei fatta lo irritava profondamente.
“Lo credo bene, signorina Granger. E lo sono pure io. Non mi sarei mai immaginato che
un giorno sarei stato costretto a prendere provvedimenti per il suo
comportamento.”
Il biondo si voltò a fissare il
preside con aria di sfida: che provasse a punire lui, e avrebbe conosciuto
l’ira di LuciusMalfoy in
persona.
“E lo stesso vale per lei,
signorino Malfoy: il suo comportamento non è degno
del nome che porta.”
“Non sono dello stesso parere.”
Replicò il giovane, ghignando.
“Ed invece le posso assicurare che
è così. Mai un Malfoy ha mancato così apertamente di
rispetto ad una donna fra queste mura, né mai è stato punito per qualche azione
negativa. Hanno tutti sempre mostrato un severo rispetto per il codice
scolastico.” Il ragazzo alzò un sopracciglio con fare
scettico: possibile che nessuno dei suoi parenti avesse mancato apertamente di rispetto ad una donna, ma
questo non voleva dire che, in altri ambiti mento aperti, non lo avessero fatto… ed
in ogni caso nessuno di loro aveva mai avuto a che fare con la Mezzosangue Zannuta;
per il resto, era tranquillamente disposto a credere che nessuno di loro fosse
stato mai punito: ma non perché mostravano un severorispettoper il regolamento scolastico, quanto
piuttosto perché le leggi le facevano loro. I Malfoy
erano sempre stati al di sopra di tutto, e tutto, perciò, era ai loro piedi.
Silente, tuttavia, non aveva ancora
finito il suo discorso, e la povera serpe neanche s’immagina quale tragico
futuro l’aspettava. “Ho appena mandato una missiva a sua madre, informandola di
quanto accaduto. E non era per niente contenta.”
Draco
sbarrò gli occhi, stringendo con rabbia le mani a pugno.
Sua madre… sua madre era l’unica
che avrebbe accettato di punirlo. Lo odiava con tutta se stessa, e faceva di
tutto per metterlo in ridicolo, con la scusa che lui doveva imparare cosa fosse
l’umiltà. Quando mai un Malfoy avrebbe bisogno di
umiltà? Quella era un’orridaparola che neanche esisteva nel loro dizionario.
“E lo stesso vale per lei,
signorina Granger: i suoi genitori si sono mostrati
molto dispiaciuti per l’accaduto.
Entrambi sono stati avvisati che
nei vostri confronti verranno presi dei severi
provvedimenti, e nessuno di loro ha obiettato.”
Draco ed Hermione, entrambi con un nodo in gola, fissarono in
silenzio l’anziano loro dinanzi loro, attendendo con trepidazione il momento
del verdetto.
“Poiché, com’è logico pensare, i
vostri litigi sono dovuti a qualche incomprensione che
c’è far di voi, sono certo che stare un po’ di tempo assieme, condividendo la
stessa amara sorte, vi sarà d’aiuto per sbrogliare le lingue ed iniziare un
interessante dialogo ricostituivo: per le prossime due settimane vi trasferirete
nella dimora di Mastro Gazza. Dormirete con lui, frequenterete le lezioni, e
dopo cena lo aiuterete nello sbrigare le sue faccende.
A partire da stasera stessa.
Troverete i vostri effetti già lì. I responsabili delle vostre Case sono già
stati avvertiti. Qualcosa da dire?”
“Ma…” Sillabò la mora, al colmo
dello stupore.
“Assurdo..” Sussurrò Draco, storcendo il naso con irritazione.
“Bene, sono contento che siate
d’accordo, è un buon inizio.
Quasi dimenticavo… siete, come già avrete immaginato, in isolamento. Poiché però non amo
l’estremismo, sono disposto a concedervi le visite di uno solo dei vostri
amici, di qualunque casa sia. Prego vogliate darmi ora i loro nomi.”
“Blaise
Zabini.”
“… Ginevra Weasley.
Ma… e Harry e Ron..?”
Il preside scosse la testa. “Questo
è tutto ragazzi. Spero che questa punizione vi serva a qualcosa: non voglio più
sentire di liti fra voi due. Arrivederci.”
Blaise
Zabini entrò in biblioteca, voltandosi per salutare, come suo solito, la
bibliotecaria, ma le parole gli morirono in gola, non trovando la nevrotica
donnina al suo posto.
Strano.
Facendo spallucce, cercò con lo
sguardo Draco, senza però trovare neanche lui. Si era
spostato un attimo, il tempo di andare a prendere i libri che aveva scordato in
camera sua e tornare lì, lasciando l’amico con TheodoreNott, ed ora non c’era più nessuno. Molto strano
anche questo, visto che il biondastro gli aveva detto che l’avrebbe atteso, e
con lui manteneva sempre la parola. A meno che non fosse stato distratto da
qualche fanciulla…. Mah.
Senza pensarci due volte, si
posizionò in un banco un po’ in disparte: visto che la serata di studio n
compagnia era fumata, ne approfittava per poter condurre le sue ricerche
personali, senza le domande insidiose di Draco o gli
sguardi e i sospiri molesti delle sue corteggiatrici. Dopo di che, si inoltrò
fra i numerosi scaffali, dirigendosi nel reparto Incantesimi e Malefici.
Anche quella notte, come tutte le
altre precedenti, aveva seguito la sua fata, e l’aveva vista
mentre si immergeva nel Lago d’Argento, e giocava con gli unicorni.
Le immagini del suo splendido corpo
nudo si stagliarono nitide nella sua mente, facendolo fremere di desiderio.
Diamine… non era a quello che doveva pensare ora. Era lì per ben altro motivo.
Perché ci doveva essere qualcosa dietro quella storia. Una ragazza non poteva
aver la voglia di alzarsi dal suo letto e andare a farsi una nuotata senza
vesti in un lago situato in una delle zone più pericolose del mondo magico. Non
ogni notte almeno… e non una pudica come la Weasley, sempre attenta
che la camicia non lasciasse vedere troppa pelle, e che la gonna non si
sollevasse troppo sopra il ginocchio.
L’occhio gli cadde su un libro
intitolato “Unicorni”. Non sapeva se, effettivamente, quegli animali magici
centrassero qualcosa con quella strana storia, ma tentar non nuoce.
Seduto al suo tavolo, lo lesse con
interesse.
“Questa non è una stanza. Questo è
un tugurio!” Esclamò furiosa Hermione, gettandosi sopra la branda scassata su cui aveva
trovato la sua roba.
Gazza, che li aveva accompagnati
fin lì brontolando per quell’assurdo e ingrato lavoro
che gli era stato propinato, se n’era andato pochi attimi prima, sempre
brontolando.
La stanza dove si trovavano era un
triste buco di venti metri quadrati, con una scrivania piena di scartoffie da
un lato, un bel letto al suo fianco, e, dall’altra parte, quei due lettini
provvisori, molto vicini, che erano state posti per loro. Una piccola monofora
da un lato ricordava ai carcerati che esisteva un mondo, fuori
da quella malinconica prigione.
“Beh, e che c’è di strano per te?
Sono io qui l’unico che può lamentarsi…” Mormorò stizzito Draco,
gettandosi di peso nel letto che, subitamente, sprofondò a terra, non reggendo
il grave urto. Hermione scoppiò subito a ridere, mentre
il biondo, furioso, si alzava in piedi mormorando tutti gli insulti possibili e
immaginabili a quel maledetto arnese, tentando di rimetterlo a posto.
Ma, ahimè, niente da fare.
“Giuro che ti ammazzo se non la
pianti, Granger!” Urlò stizzito, volandosi a fissarla
e trovandola stesa fra le lenzuola che rideva come una pazza tenendosi la
pancia.
Vedendo che la sua minaccia non faceva presa, le puntò la bacchetta contro, e presto la vide
alzarsi a sedere, assumendo un’aria leggermente
più seria.
“Fallo. Per saperti rinchiuso ad Azkaban preda di dolore e follia per il resto di quella che
sarà una lunga e penosa esistenza, sono pronta al grande sacrificio.”
A quella lugubre prospettiva, che
quei sadici occhi dorati gli prospettavano con tanta noncuranza, sentì il cuore
mancargli un battito. “Troia.” Le disse, gli occhi che si facevano più vitrei,
la bacchetta che gli tremava fra le mani per il nervoso.
“Vigliacco!”
“Barbona!”
“Come osi, mostro!”
“Mai provato ad usare uno specchio,
cagna maledetta?”
“L’unico maledetto
qua sei tu, mangiamorte!”
A quella parola gli occhi di Draco persero, per un istante, completamente il loro blando
colore. Hermione, guardandolo, corrugò la fronte: sapeva che, pronunciando quella
parola, gli aveva rivolto un’accusa molto grossa, ma sapeva bene, grazie alle
informazioni rubate all’Ordine della Fenice, che nella sua famiglia erano molto
legati a quella setta demoniaca, e che probabilmente lui stesso, finiti gli
studi, sarebbe entrato a farne parte; Draco,
tuttavia, in quel momento pareva una serpe colpita a morte: che il pensiero di
quel futuro non gli piacesse?
“Verrà un giorno in cui riuscirò a
tapparti la bocca. E per sempre.” Le disse, minaccioso.
“Magari con un bel bacio, che dici?
Sarebbe così romantico!” Disse una
voce sognante alle loro spalle, coronata poi da una profonda risata maschile.
I due galeotti si voltarono verso
la porta, trovando ad accoglierli i sorrisi dei loro amici, quello birichino di
Ginevra e quello compiaciuto di Blaise.
“Dite la verità, avete progettato
tutto per questo, non è vero? Oh, quanto sono
diaboliche le menti degli innamorati!” Continuò la bella rossa, avvicinandosi
verso Hermione.
“Ma tu sei pazza! L’avessi saputo
prima avrei agito diversamente!”
“Ah, adesso lo ammetti che è tutta
colpa tua!” Sbottò Draco, riducendo gli occhi a
fessure.
“Non penso proprio! Sei stato tu ad
iniziare, lanciandomi quella fattura!”
“Che cosa ti ha fatto?!” Chiese Blaise, lanciando uno
sguardo all’amico, che sbuffò portando gli occhi al cielo.
“Mi ha fatto spuntare una coda da
topo!”
“Perché?!”
“Perché è un sorcio di fogna, ecco
perché. Era giusto uno scherzo innocente per farle ricordare la sua natura di stronzaccia irritante. Qualcosa da obiettare?”
Ruggì il biondo, coi nervi a fior di pelle: gli ci mancava solo una delle
famose ramanzine di Blaise, al momento….
“Ci puoi scommettere.”
“Non me ne fotte
un cazzo.”
“Parla bene, ci sono delle
signore.”
“Blaise,
ho già i coglioni sfracellati per questa storia
assurda, non ti ci mettere anche tu... o stasera faccio una strage!”
“Te la sei andata a cercare.”
“Sono d’accordo.” Disse Hermione, compiaciuta da quella scenetta.
“Stai zitta tu, non credere di
essere messa meglio. In quanto a colpa, siete entrambi responsabili in pari
misura: ringraziate la bontà del preside, perché dopo tutto
quello che avete combinato dall’inizio dell’anno, è già troppo se siete ancora
fra queste mura!” La rimproverò severa la bella rossa. “E scommetto, comunque,
che tu hai risposto adeguatamente a quella prima fattura di Malfoy.”
“Mi ha pietrificato una mano.”
Brontolò il biondo.
Blaise e
Ginevra si voltarono a fissarsi, scoppiando poi a ridere.
“Ma voi come siete venuti a
saperlo?” Chiese Hermione. “Nessuno ancora lo sa!”
“La McGranitt
mi ha fatto cercare: sono andata da lei e mi ha dato la buona novella, prima di
informarmi che ero l’unica a poterti fare regolarmente visita!”
“Lo stesso ha fatto Piton con me.”
“Quando si saprà in giro,
alimenterete un bel po’ di pettegolezzi…”
“Ginevra, togliti per favore dalla
testa l’idea bacata che io e Malfoy siamo anime
affini. Sentirtelo ripetere o sottintendere ogni volta che apri bocca mi irrita
profondamente!”
“Lo stesso per te Zab. Alla prossima ti castro.”
“Oh, che carini, visto come vanno
d’accordo?! E sono insieme da così poco! Pensa cosa
potranno fargli due intere settimane di convivenza!” Si esaltò la rossa,
guardando Blaise con occhi sognanti.
Lui rise, ammirando quel volto
solare che, da un po’ di tempo, si rivolgeva a lui con così tanta naturalezza.
Erano così intenti a guardarsi, che
non si accorsero del fugace sguardo d’intesa che i due
carcerati si erano rivolti, se non quando, pochi attimi dopo, si ritrovarono
fuori dalla stanza, con la porta chiusa in faccia.
“Idioti.” Commentò Malfoy, gettandosi nel suo letto.
“Cerebrolesi.”
Assentì Hermione.
“Ed io che avevo pensato che Zab se la facesse con te… pfiu, chediabolico
arrivista…”
“Sempre lento di comprendonio, vero
Malferreth?”
Draco
ghignò, malefico. “Non si tratta di questo, Zannuta: non pensavo davvero che il
mio migliore amico mi ritenesse in grado di provare attrazione per te…”
Gli occhi di lei, a quel velato insulto
si fecero d’improvviso cupi. Il disprezzo insito in quella piccola parola,
“te”, a lei riferita, le fece vibrare l’animo di sdegno, risvegliando il suo
orgoglio. Era vero, non prestava molta attenzione al suo aspetto esteriore, ma
questo non dava il diritto a nessuno di sottovalutarla. “Se solo lo volessi,
furetto, tu mi cadresti ai piedi in un solo istante.”
Draco,
che aveva passato finora il tempo a guardare il soffitto della camera piuttosto
che, come educazione consigliava, il suo interlocutore, fu rapito da quelle
parole, e si tirò a sedere, ridacchiando divertito. “Tu…cosa?!
Neanche con tutta la magia dell’universo riusciresti a renderti più
affascinante di una noce avariata!”
Quell’offesa finale fu la stoccata
decisiva che ruppe i miseri argini posti a tenere a bada l’immensa superbia
nell’animo della Gryffindor, che, dopo aver inspirato
profondamente senza staccare gli occhi da quelli di lui, gli andò incontro
porgendogli la destra. “Questa è una sfidaMalfoy, ed è HermioneJaneGranger, la Leonessa di Gryffindor a porgertela: entro due settimane tu capitolerai
ai miei piedi!”
“DracoLuciusMalfoy, il Principe degli Slytherin, accetta la sfida, con un particolare: sarà una
competizione reciproca, perché farò in modo che sia tu cadere ai miei piedi.” Ghignò, stringendo la sua mano.
“Alla fine, chi perderà lascerà la
scuola.”
“Non dovresti pretendere tali
sanzioni, Granger… non ti conviene rischiare così
tanto… io non perdo mai questo genere di
lotte….” Le sussurrò malizioso, avvicinandosi al
suo orecchio.
La mora sorrise, divertita: i
giochi erano già iniziati. “Non preoccuparti… so quello che faccio…”
“Quindi, in pratica, chi vincerà
rimarrà l’unico regnante su Hogwarts.” Disse la serpe, sdraiandosi di nuovo nel lettino, mentre
lei si dirigeva verso il suo.
“Esattamente.”
“E, il perdente, come farà a farsi
cacciare?”
“Dando fuoco alla torre di
Astronomia e facendosi beccare in flagrante, ad esempio.”
Ridacchiò lei, pensando che, in fondo, rovinare le lezioni della Cooman non avrebbe portato gravi danni al percorso di
studio dei giovani maghi.
N.d.A.
Ammetto che, finora, i
caratteri veri e propri dei protagonisti non sono ancora
venuti bene fuori… prometto che, prossimamente, saranno tutti meglio
delineate, specie dal punto di vista psicologico! :P
Spero che la storia
non vi stia deludendo…. Fatemi sapere….
Grazie infinite a chi
legge… e soprattutto a chi recensisce!!!!!
Laretta:
per la fata del biondo, come puoi vedere, stiamo prendendo la via giusta… non
posso certo permettere che passino indenni ad un patto del genere…:D
Seferdi:
si, anche io ho capelli del genere, e devo tenerli lunghi per evitare la
catastrofe!!!Siii… Blaise merita questo sacrificio… per un fanciullo come lui
questo ed altro!!! U.U
Era stata svegliata da strani
miagolii. Fosse stato per lei, considerando le poche ore di sonno di cui aveva
potuto godere dopo essere tornata da una lenta, noiosa, e lunghissima
perlustrazione notturna della scuola in compagnia di Gazza e Malfoy, avrebbe dormito per il resto della giornata.
No. Magari non per il
resto della giornata… c’era pur sempre la scuola, a cuinon
poteva mancare. Ma probabilmente non si sarebbe alzata alle cinque.
Come invece accadeva.
Per colpa di strani miagolii.
“Che diamine succede…?!” Mugugnò con la voce impastata dal sonno, uscendo dalle
pesanti coperte come una larva dal suo bozzolo, i capelli completamente
stravolti, selvaggi, che la facevano sembrare un felino rimbecillito.
“Il tuo gatto si sta felicemente accoppiando
con MssPurr.” Le disse una laconica voce di cui, al momento, non
riconobbe l’origine.
“Cosa…?” Domandò ancora
completamente intontita, inginocchiata davanti al cuscino, mentre si sfregava
gli occhi e sbadigliava distrattamente.
“Stanno scopando.” Ripeté.
“Eh?...”
Chiese ancora quella, cercando per la stanza qualcuno che stesse passando lascopa…. (N.d.A.: quanto si è rimbecilliti al risveglio…)
Possibile che Gazza la mattina si svegliasse presto per tenere in ordine la sua
casetta, prima di andare a controllare l’andirivieni degli studenti. Però,
nonostante tutto, non lo vedeva. Aggrottò la fronte, sondando per bene la
stanza, mentre i miagolii continuavano.
Ma cosa centravano i miagolii con
Gazza che passava la scopa?
Si voltò lentamente, trovando ad
accoglierla lo sguardo fermo, limpido, e alquanto seccato di Malfoy, seduto a petto nudo sul suo letto con le spalle
poggiate al muro e le braccia incrociate.
“Che dicevi?” Gli fece, di nuovo.
Draco, a quell’ennesima stupida domanda, perse completamente la
calma. La fissò un attimo in silenzio, disprezzandola senza limiti nella sua
mente, per poi fare un gesto brusco con il braccio (che
la fece sussultare), indicando il pavimento ai piedi dello stesso di lei
letto. “QUELLE BESTIE STANNO TROMBANDO, COGLIONA!”
Quegli insulti la risvegliarono di
botto, facendole subito venire il malumore. “Non ti rivolgere a me cos…”
Iniziò, bloccandosi poi di colpo per seguire la direzione da lui indicata e,
timidamente, sporgersi dal bordo del suo materasso.
E fu allora che li vide.
Il suo piccolo, caro Grattastinchi che cavalcava felicemente MssPurr.
Lanciò immediatamente un grido
disumano, alzandosi e calciando via i due gatti, che per via del colpo si
staccarono. Poi, paonazza, aprì la porta della stanza e li fece uscire.
“STUPIDE BESTIE! STUPIDE, STUPIDE
BESTIE! GRATTASTINCHI, SEI IN PUNIZIONE! NON MI SAREI MAI ASPETTATA UN TALE
COMPORTAMENTO DA TE! VIA, SUBITO!”
Li accomiatò, mentre loro sculettavano tranquillamente fuori, per niente
pentiti di ciò che avevano fatto
Quando chiuse la porta (diciamo che il colpo che le diede fece tremare
l’intera stanza), strinse le mani a pugno, ruggendo e saltellando come
una scimmia nevrotica.
Solo quando quella breve
espletazione di nervoso terminò si accorse delle risa che facevano da
sottofondo alla stanza.
Sì voltò, allibita, fissando Malfoy che rotolava sul letto, col volto paonazzo per
l’ilarità, il fiato corto.
“Sei impazzito?!” Gli chiese,
seriamente preoccupata. Non capiva proprio cosa ci fosse di divertente.
“Chi… io?!” Chiese quello,
bloccandosi appena un attimo per pronunciare quelle parole e lanciarle un breve
sguardo, scoppiando di nuovo in risate più fragorose delle precedenti.
Hermione
lo studiò ancora un poco. Poi, facendo spallucce, prese asciugamani e beauty e
si indirizzò verso i bagni.
Che
ragazzo strano.
“Ti vedo di buon umore.” Constatò Blaise, sondando il sorriso dell’amico che camminava al suo
fianco.
“La Granger
è uno spasso.” Disse, attirando ancor di più l’attenzione del moro: possibile
che i rapporti fra i due si fossero evoluti a tanta velocità? “Mai incontrata
una ragazza più rincoglionita di lei.”
No. Non era possibile. Zabini
sbuffò, seccato, infilandosi le mani in tasta. “Dovresti essere più delicato quando parli di una ragazza.”
“E’ completamente fusa Zab, neanche io immaginavo lo fosse a questi livelli! Ho
avuto la conferma che aspettavo!”
“Cioè?”
“La Zannuta è proprio uno
scherzo della Natura!” Ridacchiò, mentre facevano il loro ingresso in Sala
Grande per la colazione.
L’adone nero alzò gli occhi al
cielo, affrettandosi ad arrivare al tavolo Slytherin
per fare colazione.
Non appena si fu accomodato, Draco si ritrovò Pansy al fianco
che, con un musetto pieno di dispiacere, lo salutò. “Oh, Draky…
come stai? Ho saputo della punizione…”
Lui la fissò con un sorriso
lascivo, accarezzandole la guancia. Non teneva più il conto di quante volte se
la fosse portato a letto, ma era del parere che una in più non guastava di
certo. Senza contare che lei non era niente male. “Un vero inferno, piccola…”
“Dormi con la Zannuta?” Chiese lei,
spalancando piena di comprensione i grandi occhini turchesi.
“Siamo nella stessa stanza…
stanotte non ho quasi chiuso occhio… puzza, e russa… di questo passo ne uscirò
distrutto…”
“Oh! Tesoro mio! Se c’è qualcosa
che posso fare…!” Esclamò la mora, abbracciandolo stretto. Lui ghignò,
dicendole qualcosa all’orecchio e passandole una mano, con molta discrezione… e
con altrettanta lascivia, sul fianco e sul seno. Lei arrossì lievemente,
accennando un sì col capo, poi gli diede un frettoloso bacio su una guancia e
se ne andò via dalle sue amiche, che l’accolsero con tante domande e qualche
schiamazzo di troppo (giusto per non dare nell’occhio).
Draco,
ghignando alla scena, si voltò per fare colazione, incontrando lo sguardo
severo di Blaise, seduto dinanzi a lui. Gli sorrise
serafico, versandosi il cappuccino e imbevendoci una brioche all’arancia.
“Alle volte mi disgusti.” Gli disse
tranquillamente quello, sorseggiando il suo tea e dando qualche occhiata di
sfuggita alla Gazzetta del profeta.
“Come se tu fossi votato alla
Verginità…”
“Ma non tratto le ragazze come
oggetti.”
“Però le usi
come tali.”
“Non darmi dell’ipocrita: non gioco
con i sentimenti altrui.” Disse, scaldandosi. Era
stato per tre anni con la stessa ragazza, dopo la quale aveva avuto altre
storie, che reputava serie, seppur brevi. Ogni volta che usciva
con una ragazza, credeva davvero che potesse nascere un qualche forte legame
con lei: non usciva solo per portarsela a letto. Se la storia poi non andava a
lieto fine, lui era il primo a rimanerci male.
Draco
fece spallucce. “Loro lo sanno come la penso io.”
“Molte sperano che con loro tu sia
diverso.”
“Illuse.”
“Umane: è normale sperare.”
“Non per me.”
“Certo, perché hai sempre ciò che
vuoi!”
“Esatto Zab.
Chiudiamo qui questo discorso, mi stai rovinando la mattinata. E dire che era
iniziata così bene…”
Blaise,
in quel momento, diede un’occhiata all’ingresso, e il sorriso che comparve sul
suo volto spinse Draco a voltarsi a cercarne il
motivo. Rimase un attimo stupito nel trovare il suo sguardo catturato proprio
da lei, HermioneGranger,
che entrava in Sala accompagnata dalla sua immancabile anima gemella, la
piattola Weasley.
Divisa impeccabile,
boccoli perfetti che le cascavano lucidi fino alla vita, ed il visino
felino messo in risalto da un po’ di trucco.
Ghignò.
“Niente male.” Disse, riprendendo
poi tranquillamente a fare colazione.
“Beh, è sempre stata molto carina.”
Commentò Blaise.
“Pfiu…”
“Ho la vaga sensazione che tu
centri qualcosa in questo…”
“Forse…”
Zabini lo scrutò attentamente, dopo
aver chiuso e riposto il giornale nella sua borsa: quella mattinata era troppo
interessante perché potesse permettersi il lusso di distrarsi. Non ci mise
molto a capire cosa il suo amico avesse potuto combinare. “Hai fatto una
scommessa.”
“Esattamente” Sorrise quello,
divorandosi una fetta di crostata ai mirtilli.
“Che genere di scommessa?”
“Mah, niente di che…” Disse vago.
Conoscendo Blaise, non ne sarebbe stato molto
contento. Poi però ghignò: in fondo, lo divertiva vederlo perdere le staffe.
“Abbiamo scommesso su chi riuscirà per primo in due settimane a far innamorare
l’altro di sé. Chi perde se ne va da Hogwarts.”
Il moro lo fissò un attimo, poi
sorrise lievemente.
Senza dire nulla.
“Beh…?” Chiese Draco,
deluso. Dove erano tutte le chicchere sul nonsi deve giocare coi sentimenti, sei un
idiota, non rispetti le emozioni altrui, egoista, lascia perdere il tutto,
vergognati di te stesso, blablablablabla…?
“Sarà divertente.” Annuì Zabini,
prendendo finalmente a mangiare il suo muffin al
cioccolato. Mentre il biondo dinanzi a lui lo fissava esterrefatto.
Avrebbe protestato contro
un’iniziativa del genere in qualsiasi altra situazione, ossia se la ragazza in
questione non fosse stata lei. Perché sapeva che la Leonessa di Griffyndor era l’unica in grado di tenerlo a bada… e perché
sapeva che c’erano buoni propositi perché, in fondo, quella scommessa facesse
da galeotta fra loro due. D’altronde, se, almeno in fondo, Draco
non ne fosse stato attratto, neanche il suo ego l’avrebbe condotto ad accettare
una sfida del genere contro la sua più aspra nemica.
Dopo le lezioni, come al solito, Blaise andò in
biblioteca. Completamente solo, ovvio, visto che l’inseparabile compare era
relegato nella sua nuova prigione in compagnia della sua acerrima nemica. Dopo
aver sbrigato i compiti più urgenti assegnatigli dai professori, si dedicò alla
ricerca che più lo premeva.
Quella che, ovviamente, riguardava
la sua bella Ginevra Weasley.
Rilesse con sguardo attento le
poche righe, scritte con fine calligrafia, che la volta precedente aveva preso
sugli unicorni.
“Il liocorno (
comunemente denominato unicorno) è
un cavallo bianco dotato di attributi magici,
con un unico lungo corno avvolto a torciglione sulla fronte. Ha una barbetta
caprina, una coda da leone e zoccoli divisi. Simbolo di purezza, può essere ammansito solo da una vergine. Se il
corno viene rimosso, l'animale muore.
Il corno a spirale, detto alicorno, ha la capacità di neutralizzare i veleni.
Il sangue di Unicorno, colore argento,
permette a chi lo beve di sfuggire alla morte.
Raramente muoiono di morte naturale.
Quando ciò accade, il morituro si dirige, accompagnato dal branco, in un luogo
da loro riconosciuto come cimitero. Solitamente questo è un lago, nelle cui acque la bestia scompare.
Il Cimitero più noto in Inghilterra è
il Lago d’Argento, situato nella Foresta Proibita nei
pressi della famosa scuola di magia e stregoneria, Hogwarts.
Esso è così chiamato proprio perché le sue acque, color argento, sono in gran
parte costituite da sangue di unicorno.
La legge vieta severamente di uccidere i liocorni, di importunarli
in qualsiasi altro modo e di frequentarne i luoghi sacri.”
Questo studio, in verità, non gli era servito a tanto: a
parte configurare la ragazza come effettiva criminale, non lo aveva aiutato a
capire il perché delle sue azioni. Questa volta, dunque, avrebbe cambiato
argomento.
Si sarebbe concentrato sulle fate.
Perché?
Molto semplice: non sapeva dove battere la testa, e la sua
bellezza delicata e ammaliante era l’unico altro indizio evidente che potesse
utilizzare per cercare la verità dietro quel mistero.
Prese dunque un grande tomo, intitolato “Esseri Fatati”, e, con foglio e matita
alla mano, iniziò la sua nuova ricerca.
Dopo quasi un’ora di lettura, decise di rileggere gli
appunti presi fino ad allora.
“Le fate sono tutte di sesso femminile ed hanno le sembianze di una donna
non molto alta e molto gracile dalla pelle chiarissima, quasi perlacea, dall’ammaliante
bellezza.
Le fate vivono molto a lungo, ed una volta che
finiscono la loro vita non muoiono, ma si incantano nei propri palazzi dove
restano per l'eternità.
Nonostante, quindi, possano raggiungere età molto avanzate, hanno la
possibilità di mostrarsi sotto qualsiasi spoglia esse vogliano,
che sia di bambina, di giovane o di anziana. Hanno infatti
pieni poteri di trasformarsi in ciò che vogliono.”
Storse il naso, mentre una vocina timida faceva
capolino nella sua mente consigliandogli di chiudere quel libro inutile. Non le
diede ascolto, concedendo a quel tomo ancora una possibilità.
E fece bene, perché, un’altra lunga ora dopo, ciò
che trovò fu piuttosto interessante.
“La nascita delle fate è avvolta nel mistero. Alcune ipotesi (anche se
non avvalorate) ritengono che le fate siano prodotti spontanei della natura o
anche che abbiano una madre comune, una specie di ape regina che le origina tutte.
Varie fonti attestano che le fate abitano spesso in palazzi sotterranei molto lussuosi, accessibili solo da personaggi prescelti.
Non è neppure raro che le fate sposino umani, i loro figli tuttavia
raramente ereditano poteri. Quando ciò accade però, le
fate perdono la loro immortalità, i loro incredibili poteri, e la loro incantata
bellezza: diventano, insomma, semplici esseri magici, destinati alla morte.
Sono esseri che hanno
come compito quello di vegliare sulle persone come angeli
custodi, quindi di dispensare pregi e virtù tramite le loro Fatagioni e di proteggere i bambini,
vengono infatti definite "madrine” e si prendono
cura di un figlioccio che viene o affidato loro dai genitori stessi, o viene da
loro prescelto.
La loro indole
tuttavia non è univocamente buona. Oltre alla vanità ed all'egocentrismo che
le distingue, sono fortemente permalose ed irascibili,
un solo torto può scatenare la loro ira ed il loro dispetto può trasformarle in
furie e può spingerle a lanciare maledizioni.
Esiste una leggenda
che parla di quattro fate che possedevano ognuna di loro un elemento: Aria,Acqua,fuoco e terra...alla loro morte per evitare che i
loro poteri fossero andati persi e quindi la distruzione dell'equilibrio
naturale,le fate scelsero quattro esseri umani,quattro ragazze che avrebbero
ereditato questi poteri e li avrebbero trasmessi alle loro figlie,e cosi
via...la leggenda narra che ancora oggi esistono quattro ragazze che hanno il
compito di equilibrare la natura...”
Dunque, le fate potevano sposare
esseri umani.
Che la madre di Ginevra fosse una
creatura fatata?
Aggrottò la fronte: aveva visto MollyWeasley una sola volta, e
da quel che ricordava non era esattamente una gran bellezza. Anche se, in
fondo, poteva aver perduto lo splendore di un tempo sposando il povero mortale ArthurWeasley….
Se quest’ipotesi si fosse rivelata esatta, allora, tra tutti i figli, Ginevra
era l’unica ad aver ereditato i suoi poteri di un tempo.
Il fatto che fosse una fata
tuttavia non spiegava la sua necessità di andare ogni notte a farsi un bagno in
un lago pregno di cadaveri decomposti.
“Posso disturbarti?”
Alzò il viso di scatto, mentre
profondi brividi scuotevano il suo corpo: aveva riconosciuto all’istante quella
melodica voce femminile.
Fissò i suoi penetranti occhi neri
in quelli di lei, tanto azzurri da parere irreali:
occhi strai, che parevano entrare fin nell’animo di chi scrutavano, senza però
concedere al silenzioso interlocutore lo stesso privilegio.
Gli stava sorridendo.
“Ma certo. Come posso aiutarti?”
Chiese dunque, riprendendosi dall’iniziale shock. Il sorriso di lei si ampliò
ancora d più, mentre gli si accomodava dinanzi.
Rimase un attimo in silenzio,
probabilmente a mettere insieme la frase, poi finalmente parlò. “Ho un grande
favore da chiederti.” Disse, seria, con quel mezzo
sorriso che non la lasciava mai.
“Parla pure.” Assentì, sorpreso e interessato
al contempo. Cosa poteva mai volere da lui?
“So che noi due non ci conosciamo
bene… tuttavia ho voluto tentar lo stesso.
Vedi, sono sempre stata molto
scarsa in aritmanzia: tra tutte, è l’unica materia
che non mi piace, e non comprendo. Diciamo che proprio non fa parte della mia
natura!
Finora è stata Herm
a farmi da insegnante privata, a darmi ripetizioni insomma…
Però ora lei non può per via della punizione… ed io ho un compito la
prossima settimana…”
“Vuoi che ti spieghi gli argomenti
necessari?” Chiese, sorridente.
Lei arrossì. “Ecco…ho saputo che sei
molto portato in questa materia, che sei bravo quanto ‘Mione…
quindi… sì, volevo sapere se saresti disposto a farmi questo gran favore…”
“Quando vuoi iniziare?” Assentì
bonario lui, facendo illuminare di gioia il suo bel volto.
“Oh, quando vuoi tu!” Si affrettò a
rispondere. “Ti assicuro che sarò una brava allieva: le formule le conosco già
a memoria, mi serve solo qualcuno che mi aiuti ad applicarle.”
“Bene, allora siamo già a buon
punto. Ti va bene domani sera verso le cinque, qui in biblioteca?”
“Perfetto! Ti ringrazio! Mi stai
salvando la vita!” Esclamò, saltandogli addosso ed abbracciandolo. Così
facendo, maldestra com’era, fece cadere tutti i libri che stavano deposti sul
tavolo per terra, facendo una vera e propria baraonda. Scoppiò a ridere, rossa
in faccia, allontanandosi da lui e arrossendo.
“Per Merlino, perdonami! Sono
sempre troppo espansiva!... faccio sempre danni!” Disse,
chinandosi a terra e raccogliendo il malloppo.
Blaise,
ancora un po’ scioccato, rimase un poco in silenzio, tentando di raffreddare i
bollenti spiriti che quel piacevole gesto inaspettato aveva risvegliato il lui.
“Oh…” Esclamò lei in quel momento,
attirando la sua attenzione. Vederla osservare quasi con odio il titolo del
libro che stava usando per la sua ricerca lo riportò improvvisamente alla
realtà.
“Qualcosa non va?” Chiese dunque,
inginocchiandosi al suo fianco e ponendo pergamene e calami sul tavolo.
“Niente… solo… non ho una grande
ammirazione per le creature fatate.” Disse lei,
sorridendo lievemente e depositando il grosso tomo nelle sue mani.
“Si? Io le ho sempre trovate molto
affascinanti.” Ghignò, alzandosi in piedi, imitato da
lei. Teneva stranamente lo sguardo basso.
“Forse perché non le conosci bene.”
“Invece, tu sì?”
“Abbastanza…” replicò vaga. D’improvviso,
pareva avesse una gran voglia di andarsene, perché aggirò il tavolo e riprese
possesso della sua cartella, che aveva appoggiato lì. Ma Blaise,
nonostante l’evidente dispiacere che la sua dama provava nell’affrontare quell’argomento, non volle chiudere lì il discorso. Aveva
bisogno di sapere, o sarebbe impazzito.
“Allora, in cambio delle
ripetizioni, potresti aiutarti a conoscere meglio il mondo fatato.”
Lei alzò immediatamente gli occhi
su di lui, fissandolo con sguardo da vittima. “E’… una ricerca scolastica?”
“No. E’ solo un interesse
personale.”
“Va bene…. Io vado, buona serata
Zabini!”
“Arrivederci, Weasley.”
Da due ore studiava senza
interruzione nella stanza della sua prigionia.
Aveva già finito il programma di
tutte le materie, e stava giusto dando qualche ripasso e facendo qualche
approfondimento.
Fu la sua voce a riportarla alla
realtà. Grazie ai suoi amati libri, fino ad allora si era potuta dimenticare
della sua esistenza.
“Dimmi una cosa… era solo l’effetto
del sonno, oppure tu non hai ancora capito bene cosa sia il sesso?!”
Alzò il capo per guardarlo, capendo
all’istante che lui stava parlando di quella mattina. Comodamente stravaccato
sul letto, poggiato su un gomito e rivolto verso di lei, la fissava con la
faccia di chi ha preso la ferrea decisione di tartassare l’animo del proprio
vicino giusto per fare qualcosa. Il suo sguardo s’incupì, infastidito: odiava
le serpi come lui. “Sai, sei davvero un idiota.”
“Oh, certamente c’è un idiota in
questo momento in questa stanza. Ma, altrettanto certamente, non si tratta di
me. Come si può arrivare ai diciannove anni senza aver mai fatto sesso?!” Chiese, con tono vagamente disgustato.
Lei fece spallucce, per niente
sorpresa del fatto che lui avesse capito che era ancora vergine. “Basta un
cervello, un cuore, un po’ di buon costume, e la sfortuna di non aver
incontrato la propria anima gemella.”
“Mmm…
sembrano gli ingredienti perfetti per creare una zitella acida!”
“Il sesso non è l’unica cosa
importante, Malferreth.”
“No, certamente… ma il secondo
posto non glielo toglie niente e nessuno!”
“Tu, invece, quando la prima volta?
Quattordici anni?”
“Tredici e mezzo.
Sono nato pronto!” Sorrise maliziosamente.
“Come si fa a fare sesso a tredici
anni e mezzo?”
“Mah, ti dirò, non è molto difficile quando si hanno gli strumenti del mestiere… basta solo
una ragazza disponibile!”
“Sembrano gli ingredienti perfetti
per creare una vita vuota ed insignificante.”
A quelle parole, lo sguardo
serpentino di lui perse brillantezza, mentre i suoi occhi divenivano più
opachi.
“Cosa intendi dire?”
“Tu non dai
valore a niente. Togli valore a tutto quello che ti circonda, ed ogni
tuo gesto, ogni tuo progetto… tutta la tua vita diventa senza senso. Dagliene, e anche il solo fatto di respirare diventerà un’emozione
degna di nota.”
Lui la fissò. “E’ patetico.” Fu
tutto ciò che riuscì a dire.
“Patetico, sì, perché ricco di
pathos. Qualunque cosa, se glielo permetti, può trasmetterti emozioni che
risvegliano anfratti reconditi della tua anima: l’amore è una di queste.”
“Ti posso assicurare che non c’è
creature che goda più di me nel fare sesso!”
“Sei fatto di carne e di spirito, Malfoy: se soddisfi le voglie di una sola parte di te
stesso, finirai col distruggere l’altra. Ed un corpo con un’anima in cancrena non
può che appartenere all’uomo più infelice dell’universo.”
“Tu non sai niente di me!” Gridò quasi, improvvisamente furioso. L’aveva
distratta dai suoi libri giusto per divertirsi un poco, ed invece col suo
solito fare da sapientona gli aveva rovinato i piani… oltre che l’umore.
Lei alzò un sopracciglio, mentre un
leggero ghigno le illuminava il viso. “E allora perché le mie parole ti
colpiscono tanto?”
Lui si alzò di scatto dal letto,
andando verso di lei e bloccandole le braccia al materasso.
Era vero, tutto quello che gli
aveva detto lo aveva colpito nel profondo, perché era riuscita a mettere in
parole quelle che finora erano state sue vaghe impressioni… o piccoli
avvertimenti fatti da Blaise.
Viveva una vita senza senso, aveva
tutto ciò che voleva, e neanche ottenerlo lo stupiva più. Non aveva aspettative
per il futuro, che vedeva grigio e noioso.
Ma ripensarci ora, col pensiero
illuminato dai suoi discorsi, era stato un tormento per il suo animo distrutto.
La Granger
aveva trovato, forse anche un po’ per colpa sua, l’unica arma in grado di
ferirlo, e l’aveva usata, probabilmente lieta del dolore che era riuscita a
provocargli.
In fondo, la invidiava, perché lei
era la sua perfetta nemesi, e ciò significava, in primis, che aveva la
possibilità di essere eternamente felice, pur non possedendo uno solo di tutti
i galeoni che gli appartenevano.
Immerse il suo sguardo gelato in
quello di lei, dorato, luminoso, sicuro… combattivo.
Deglutì, mentre sentiva la rabbia
scemare, lasciare il posto alla malinconia.
Mollò lievemente la presa sui suoi
polsi, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta.
“Niente più scommessa, Granger.” Sussurrò con voce roca, abbassando la maniglia.
“Paura di perdere, Malfoy?”
“No… solo,
certezza di non poter vincere.” Ammise, chiudendosi la porta alle
spalle.
Hermione
rimase a fissare per un po’ l’apertura di legno marcito da cui era uscito,
impassibile, con la mente una tabula rasa, e un vago senso di dispiacere nell’animo.
N.d.A.
Falalula: ciao!!! Sono
contentissima che la mia storia ti piaccia, e spero che continuerai a seguirla!
Sìììì.. .quei due sono davvero cane e gatto… litigare
è intriso nella loro stessa natura!!! :D
Sly_monica: grazie infinite per
la precisazione, io purtroppo faccio spesso di questi errori! :P Per quanto riguarda la storia tra Herm
e Draco, penso sarà un po’ diversa dalla solita
tiritera, anche perché sono quasi del tutto decisa a non darle un lieto fine…
ma non si sa mai, in fondo sono buona! Per quanto riguarda Blaise
e Ginny… si, il mistero che si nasconde dietro la
figura di lei sta al centro dell’intera storia… e ovviamente il bel moro nello
svelarlo occupa un ruolo di primaria importanza! Adoro quel ragazzo!!! *.* Fammi sapere cosa ne pensi, le tue recensioni sono
sempre interessantissime… ciauuu!!! J
Seferdi: sai, l’inizio di questo capitolo è
stato merito tuo… sei tu che mi hai ricordato l’esistenza di quell’odiosagatta pulciosa… XD
Quella notte, per chissà quale
strano motivo, lei aveva fatto dieci minuti di ritardo. Così, quando arrivò al
Lago d’Argento, trovò che gli unicorni erano già lì.
Blaise si
appostò al solito posto, abbastanza lontano perché i magici animali non si
accorgessero di lui, ma abbastanza vicino per poterla
vedere bene.
Solo quella notte
notò, con disappunto, che il suo volto pareva stanco, quasi sofferente: il
volto di una persona malata.
La vide sorridere ai liocorno, e liberarsi della bianca camicia da notte con
un solo gesto, rimanendo completamente nuda.
La perfezione del suo corpo lo
sbalordiva ed eccitava ogni volta come fosse la prima
che lo vedesse: alta, dalle linee affusolate, i seni grandi, il ventre
scolpito, i glutei sodi. Qualunque uomo, ne era certo, avrebbe fatto follie per
averla. E probabilmente tutti a scuola sarebbero stati ai suoi piedi, se non
fosse stato per quella sorta di aura sacra che la circondava, rendendola
inarrivabile, una battaglia persa in partenza.
Perfino i fratelli, in un certo
senso, la veneravano: aveva notato come la cercavano sempre, come fossero
perennemente preoccupati per lei, come, per qualsiasi cosa, cercassero la sua
presenza.
Con un tuffo degno di un delfino,
la bella principessa delle sue notti proibite si gettò nelle acque argentee.
Quando, poco dopo, riemerse, era
totalmente cosparsa di quella strana sostanza argentata che riempiva il lago, e
che ora ben sapeva essere sangue di unicorno.
Osservandola giocare con gli
animali, schizzarli, accarezzarli, e cantare loro splendide melodie, si avvide
dell’improvviso cambiamento: prima pareva una moritura, ora era la vitalità
fatta persona.
Sapeva che le ossa di unicorno
servivano per curare i veleni, e che il loro sangue strappava alla morte:
entrambi questi elementi erano presenti nel lago. Che la sua
fata stesse, in verità, curandosi qualche grave malattia?
Fu proprio in quel momento, mentre
quel terribile pensiero gli attraversava la mente, che accadde.
Lei emergeva dalle acque,
splendida, la regina dei sensi… e, casualmente, puntò lo sguardo nella
direzione in cui lui era nascosto.
Fu un attimo.
I loro sguardi si incrociarono, si
trovarono, si riconobbero.
I cuori di entrambi persero un battito.
Poi, Blaise
scappò via, e Ginevra si nascose nelle argentee acque con un veloce tuffo.
Quella notte nessuno dei due dormì.
La mattina successiva, di lunedì, ebbero la fortuna di non incontrarsi a
colazione, e il caso volle che le loro lezioni fossero così differenti da non
permettergli neanche di vedersi fra i corridoi delle aule.
Tutto questo distacco forzato,
tuttavia, non fece altro che aumentare il senso di tensione che i due
provavano: ciascuno si chiedeva quale sarebbe stata la reazione dell’altro,
nessuno riusciva a darsi una risposta.
Con trepidazione attesero l’ora in
cui avrebbero dovuto incontrarsi per le esercitazioni di aritmanzia.
Alle
cinque. Nel parco davanti al lago.
Arrivarono entrambi all’appuntamento
con mezz’ora di anticipo. In
contemporanea.
Ginevra veniva dalle serre, Blaise dai sotterranei.
Si riconobbero da lontano. Si
fermarono. Si studiarono.
E, lentamente, un sorriso pieno di
speranza illuminò i loro volti.
La tensione scemò all’istante, e i
due si comportarono per tutta la durata delle esercitazioni come se nulla, al
chiaro di luna, fosse avvenuto. Anche se sapevano che, prima o poi, qualcuno avrebbe dovuto dare spiegazioni.
“Bene… anzi, direi perfetto!
Davvero complimenti!” Commentò Blaise soddisfatto,
fissando con stupore il compito che aveva in mano. Al suo fianco, comodamente
seduta sull’erba, Ginevra sorrise raggiante, il viso reso ancora più solare
dalle luci del sole che tramontava.
“Sono una brava alunna?”
“Fantastica direi! Non hai fatto
neanche un errore! Sicura di avere davvero problemi in aritmanzia?!”
“Hermione
mi dice sempre la stessa cosa!” Esclamò la rossa, scoppiando a ridere, mentre
una leggera brezza le scompigliava i capelli, costringendola a tirarseli
indietro con una mano per liberare il volto dal loro ingombro. “Io studio, il
punto è che non riesco a capire quali formule devo applicare nelle varie
procedure… altrimenti non avrei bisogno di nessun aiuto!”
“Quanto hai come votazione?”
“Ho la media dell’Eccezionale, ma ogni tanto salgo a Oltre Ogni Previsione!”
“Per la barba di Merlino, sei un
mostro!”
“Mi ci impegno! A casa ci tengono che abbia bei voti... e non voglio
deludere nessuno!” Sussurrò.
Il moro la fissò, lievemente
stupito per quella confessione... che pareva aver
meravigliato pure lei, visto che si voltò, leggermente arrossita,
rimanendo in silenzio, con la faccia di chi si sta chiedendo perché diamine
ogni tanto non riesca a tenere la bocca chiusa. Gli venne spontaneo sorridere,
trattenendosi a stento dall’accarezzare quelle morbide guance rosate. “Sei una
brava ragazza.” Le disse, tranquillo.
Lei si voltò, di nuovo serena,
facendo spallucce e sorridendogli. “Faccio quel che posso!”
“A proposito di quel che puoi…
sbaglio o tu questa sera dovresti raccontarmi una bella storia? Avevi promesso
di raccontarmi qualcosa sul mondo fatato…”
“Oh… si, è vero…” Mugugnò lei,
sentendosi improvvisamente scomoda.
“Ti vedo titubante.”
“E’ che… non è un argomento di cui
parlo facilmente.”
“Sì, mi hai già detto di non provare
molta simpatia per le creature fatate. Non capisco il perché, però…”
“E’… qualcosa che ho nel sangue….”
Mugugnò lei, rabbrividendo, e a Zabini parve che quella frase andasse intesa in
senso molto più letterale di quel che si poteva
immaginare. “Tutte le creature che appartengono a quella specie sono infide,
instabili… e purtroppo estremamente potenti. Possono passare dall’ira più nera
alla gioia più intensa nel giro di pochi decimi di secondo, e allo stesso modo
possono distruggere una vita, o benedirla.”
Il modo in cui pronunciò quelle
parole fece tremare interiormente il bel serpeverde,
che iniziò a rendersi conto solo ora di quanto potessero essere pericolose
quelle creature. “Sembra quasi che tu stia parlando di folli…”
“La follia è la loro stessa madre… la Natura non può aver
partorito creature del genere!” Disse con enfasi, stringendo i pugni. “Prendi
ad esempio le Veela.. le hai presenti?”
“Sì… più o meno.” Affermò,
dannandosi per non aver letto abbastanza a riguardo.
“Sono creature bellissime,
incantevoli… ma quando si arrabbiano, sono capaci di crudeltà tanto ignobili da
risultare indicibili pure per gli umani.
E la cosa più brutta è che hanno la
passione di unirsi a voi uomini.”
“Cosa intendi?”
“Sono follemente attratte dai
maschi umani. Quando ne trovano uno che le aggrada, non lo mollano più per
tutta la loro vita.”
“Non c’è nulla di male in un amore
eterno… anzi…”
“No, vero. Ma spesso accade che
l’uomo in questione sia già sposato, o innamorato, di un’altra donna… e le Veela di solito non amano la concorrenza. Sono davvero
poche quelle che si accontentano di una notte con lui, permettendogli poi di
tornare dalla sua donna, mentre le più preferiscono soggiogarlo con il loro
fascino soprannaturale e distruggere la famiglia che potrebbe rivolerlo con se.
Forse più triste è il caso in cui
più di una Veela si innamori
dello stesso uomo. Le due contendenti iniziano una battaglia all’ultimo sangue,
in cui qualsiasi colpo è permesso. Ogni combattimento finisce con la morte.”
“I figli di una Veela…
sono Veela ugualmente, giusto?” Chiese, ricordandosi FleurDelacourt, la bellissima
francesina che aveva conosciuto al quarto anno durante il torneo Tre Maghi, e
che ricordava avere come antenata proprio uno di quegli ammalianti esseri.
“Sì, le femmine possono tenere
qualche particolarità di quella specie, ma perlopiù prevale la natura umana,
specie nel caso in cui il padre sia un babbano e non un mago.” Spiegò,
tranquillamente. Però, guardandola bene, Blaise capì
che non era tutto: pareva stesse per dirgli qualcos’altro, ma fosse indecisa
sul farlo.
“C’è qualcos’altro?”
Lei sorrise lievemente guardandolo…
un sorriso amaro, che lo riempì di malinconia. “Una storia… un po’ triste. Vuoi
sentirla?”
“Certo… qualsiasi cosa.”
“E’ un semplice racconto… però,
quello di cui tratta, è un evento che purtroppo accade spesso.
Come ti ho già detto, quando due Veela lottano per un uomo una rimane sconfitta per forza.
L’altra, solitamente, riesce a sedurre l’umano, ad accoppiarsi con lui, e a
rimanere incinta. A questo punto, la sola cosa che la futura madre può fare per
salvare il nascituro è nascondersi: nel mondo fatato non sono ammessi gli
omicidi, e quando accadono, si paga con la stessa moneta.”
“Ossia, le altre Veela vendicano la morte della compagna uccidendone l’assassina?”
“Questo è uno degli esiti
possibili. Se tutto va bene, o uccidono la traditrice… o uccidono il suo
pargolo.”
“Come…se tutto va bene?! Non mi
pare un esito così brillante…”
“La morte, ti posso assicurare, è
ben poca cosa rispetto a ciò che possono fare.”
“Ossia?”
“Costringere entrambi ad una vita
di dannazione. Le Veela hanno poteri smisurati. Così
grandi da poter mutare la loro stessa natura… o quella di una loro consimile (ossia un’altra creatura fatata), se uniscono i
propri poteri.
La punizione più grande che
potrebbero fare alla penitente è trasformarla in una fata.”
“Cosa c’è di così orribile?”
“Le fate sono creature molto più
deboli. E’ vero, possono trasformarsi in ciò che vogliono e avere vita eterna,
come le Veela… ma la loro immortalità è appesa ad un
filo. Una volta unite generato il frutto dell’amore
con un uomo, diventano delle semplici streghe mortali.”
“Trasformandola in fata le tolgono
dunque gli immensi poteri, l’eterna giovinezza e l’immortalità.”
“Esatto. Ma fanno ancora di più:
non si può mischiare il sangue di una fata con quello di una Veela, poiché essi si annientano a vicenda.”
“Ma… sono entrambe creature
fatate!”
“Vero… ma è come iniettare ad una
persona di gruppo sanguigno A del sangue di gruppo B… la uccidi.”
“Capito….”
“Così, quando il bambino nasce, e
durante il parto entra in diretto contatto col sangue materno… quello è il
momento della sua eterna dannazione.”
“Ora non capisco invece…”
“Vedi, i poteri delle Veela non possono modificare la natura del bambino, poiché
non è una completa creatura fatata: egli risulta essere parte
Veela e parte umano. Così, il sangue della
mamma diviene un veleno micidiale, che entra subito in circolo nel minuscolo corpicino, uccidendolo in breve.”
Sospirò pesantemente. Ora pareva più pallida che mai.
“La madre non muore?”
“No: pochi istanti dopo il parto
perde la sua essenza di fata, trasformandosi in una semplice strega, e il
veleno che ha in circolo svanisce come la sua precedente natura.”
Blaise
deglutì: rendere una madre l’assassina involontaria del proprio figlio era
davvero un gesto terribile. Sentiva le viscere che gli si contorcevano al solo
pensiero… “Non c’è nessun modo per salvare il bambino?”
Lei si voltò a fissarlo,
sorridendogli amaramente. Aveva gli occhi lucidi, pareva trattenersi dal
piangere. “A dire il vero, un modo c’è.”
E, in quel momento, Blaise capì. “Partorirlo in un cimitero di unicorni.”
Sussurrò, mentre finalmente tutti i tasselli del puzzle si rimettevano a posto.
Lei si voltò, guardando davanti a se, mentre
una silenziosa lacrima le rigava il volto.
Parlò con voce lontana, amara… con
la voce del suo spirito dilaniato da sofferenze innate.“Già… quello è l’unico
modo.
Ma anche sopravvivendo al parto, il
bimbo non avrà vita facile: il veleno in circolo è ineliminabile, così, ogni
giorno della sua esistenza, sarà costretto a immergersi nelle acque argentee di
un cimitero di unicorni, per permettere al potere di quelle creature di
allontanare la morte… almeno per le successive ventiquattro ore.”
Blaise la
guardava, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso: ora aveva smesso di
piangere, ed il suo viso altero, fiero, orgoglioso… rassegnato… guardava verso
di lui, mentre i capelli, divenuti fiamme con la luce del sole calante, la
circondavano come un’aura divina.
Aveva voglia di vivere, glielo si
leggeva negli occhi… ma era rassegnata all’evidenza
che, con un solo passo falso, sarebbe finita direttamente in quella fossa in
cui, fin dal giorno in cui era nata, avrebbe dovuto stare.
“Potrei innamorarmi di una creatura del
genere.” Disse, e lentamente allungò una mano verso i
suoi capelli, con riluttanza, quasi credesse davvero di potersi bruciare con
essi. Ma quel fuoco che gli avvolse la mano non era caldo… ma morbido e setoso.
Lei parve spaventarsi nel sentirgli
dire tanto.
“E’ sciocco amare una condannata a
morte.”
“E’ sciocco che una condannata a
morte non si lasci amare.”
Colpita ed affondata. Ginny sbarrò gli occhi, mentre quelle parole abbattevano il
muro di pietra che aveva eretto intorno al suo cuore.
“Blaise…”
“Siamo tutti condannati a morte, ma
non per questo ci priviamo dell’amore.”
“Non me ne privo nemmeno io: amo i
miei amici, amo i miei fratelli….”
“Perché allora non puoi amare un
uomo?”
“Perchè… un fratello, o un amico,
possono andare avanti nel caso io… morissi… ma un
uomo, il mio uomo, la persona che mi ama… avrà il cuore spezzato.
Ed io so cosa vuol dire avere il
cuore spezzato… non lascerei mai nessuno soffrire il tal modo….”
Blaise,
inaspettatamente, si avvicinò a lei, abbracciandola. Lei si accoccolò sul suo
torace, sospirando pesantemente: finalmente si era tolta un peso dal cuore.
“Perdonami se mi sono permesso di
entrare nella tua vita e disturbare la tua quiete… non volevo crearti problemi.
Ma… con mi hai affascinato… e volevo sapere chi fossi
in realtà. So di essere stato indiscreto, ma ti posso assicurare che il tuo
segreto con me sarà al sicuro, parola di gentiluomo.
E… voglio essere tuo amico, se
questo è l’unico modo per starti accanto.”
Lei sorrise, sentendo il cuore di
lui che batteva forte contro il suo orecchio… ed era esattamente lo stesso
ritmo che aveva il suo. “Ne sono felice, Blaise.”
Lo aveva seguito non appena era
uscito dalla loro stanza, dopo aver fatto finta di studiare per due ore. Che
avesse fatto finta non ne aveva dubbi, visto che, dalla
sua posizione nel letto, aveva potuto vedere che era rimasto fermo alla stessa
pagina per tutto quel tempo: libro di storia della magia, pagina 28, con la
gigantografia di un drago rosso nel centro, ed in basso appena tre righe di
scritto.
Il povero bambino platinato doveva
essersi perso nei meandri dei suoi loschi pensieri…
Dire che le erano saltati i nervi
sarebbe stato usare un eufemismo… ed era dal giorno in cui aveva deciso di
rompere la loro scommessa che la stava facendo impazzire con quell’atteggiamento così altro da lui.
Non era più lo stesso.
Non la disturbava, non faceva
sadici exploit sul sesso in sua presenza, in pubblico pareva aver perso tutto
il suo egocentrismo, e, colmo dei colmi, l’altra notte aveva aiutato una
bambina del primo anno, Gryffindor e mezzosangue, a
raggiungere l’ufficio di Piton, di cui non ricordava
l’allocazione.
Per questo ora voleva sapere che
diamine aveva in mente di fare: voleva proprio capire fino a quale limite la
sua pazzia lo avrebbe spinto.
Così, dopo aver vagato un po’ per i corridoi, lo aveva visto
fermarsi davanti ad una parete, eseguire una determinata sequenza di passi, ed
entrare nella Stanza delle Necessità. Aveva aspettato circa un quarto d’ora,
poi era entrata anche lei.
Ed ora, erano trenta minuti esatti che lo ascoltava suonare
all’immenso pianoforte nero comparso in un lato della vuota stanza.
Aveva iniziato suonando un pezzo tranquillo, che presentava
anche un poco di brio… in breve però, la musica era mutata, e quel brio si era
trasformato in qualcosa di più veloce, meno melodico, più nervoso… fino a
trasformarsi in quella specie di ruggiti, di rombi di tuono, di grida dannate
che ascoltava ora.
Immobile, col viso una maschera di bronzo, era rimasta a
fissarlo, senza che lui si accorgesse della sua presenza. Immobile, sì… ma col
cuore che vibrava al suon di quella musica funesta. Se Draco si sentiva come stava facendo
sentire lei ora… beh… allora provava compassione per lui.
Provava compassione per DracoMalfoy.
….
Compassione… DracoMalfoy….
….
Corrugò la fronte, mentre improvvisa
la rabbia le scoppiava in petto, ed il cuore batteva al ritmo di una nuova
musica.
Non si poteva provare compassione per uno come lui.
Va bene, era vero, era stata dura
con lui quella sera: ma non si aspettava di certo una tale reazione. Insomma,
lui era DracoMalfoy, non
il primo sprovveduto che le capitava a tiro: era perfettamente in grado, oltre
di comprendere ciò che lei voleva dirgli – anzi, più precisamente, consigliargli-, anche di reagire di
conseguenza. Non aveva alcun diritto di afflosciarsi in questo modo, di abbandonarsi alla vita. La natura gli
aveva dato doti da combattente, da dominatore: non poteva permettersi di
recitare la parte della vittima delle vicissitudini del caso.
Un gigantesco pianoforte di legno dorato le comparve
davanti. Vi si accomodò. Ed iniziò a suonarlo.
La musica era veloce, incalzante… muoveva le dite candide fra
i tasti bianchi e neri con la velocità che solo un’esperta pianista come lei
poteva avere. La melodia violenta che veniva fuori dalle
sue mani, dal suo spirito, dal suo cuore, riempiva la stanza, sommergendo
quella di Draco, che ben presto terminò.
Lei se ne accorse, e alzò i suoi occhi d’oro colato su di
lui, che la fissava impassibile dal suo lato.
Gli lanciava una sfida. Che lui non voleva cogliere.
Aggrottò la fronte, senza interrompere il legame di sguardi,
e nel contempo indurì maggiormente il suono.
Vide gli occhi di Draco tremare,
il grigio delle sue iridi divenire argento. Lo vide trattenere a stento le mani
dal poggiarsi sui tasti dinanzi a lui, per poi cedere all’impulso, cedere
all’istinto, e riprendere a suonare, a battersi con lei, a sfidarla. Ad ogni
acrobazia tecnica di ciascuno ne seguivano altre,
ancora più difficili e intricate, da parte dell’altro, in un crescendo di
pathos così forte ed intenso da far vibrare perfino le fondamenta pietrose
dell’antico castello in cui stavano.
E quel circolo di virtuosismi andò avanti, si elevò sublime,
fino ad arrivare alla sua acme, in cui parve che tutto, per primi i loro
spiriti, stesse esplodendo.
La tensione, che fino a quel momento non aveva fatto che
ingigantirsi, si ruppe, e, come una doccia fredda, scivolò via dai loro corpi,
mentre un sorriso fiero e un ghigno soddisfatto illuminava i volti dell’una e
dell’altro.
Continuarono a suonare, sempre accompagnandosi a vicenda,
questa volta però liberando nell’aria una musica più pacata, più dolce, frizzantina.
La quiete dopo la
tempesta.
“Oserei quasi dire che sai suonare, Granger…”
Ridacchiò Malfoy, facendole scuotere la testa con un
sorriso bonario in volto: finalmente era tornato quello di una volta.
“Sai, oserei quasi dirlo anch’io di te…”
“Mi chiedo solo cosa fosse la musica che stavi eseguendo
finora… mai sentito niente del genere!”
“Era splendida…”
“Era alquanto anticonvenzionale!”
“Non è bello solo ciò che è tradizionale, Malfoy.”
“Senza dubbio… ma è più facile da catalogare.”
“Che c’è, se esci dal sentiero già tracciato non sai più come
tornare a casa?” Lo denigrò, schifata.
“Non intendevo dire questo, ma affermare che, rimanendo
sulla retta via, si fa prima a ritornare a casa.”
Disse, con tono ovvio.
“Così tuttavia si perdono tante cose. Cose che vale la pena
vivere… come questa musica. A questo punto, preferirei perdermi: prima o poi
riuscirò a tracciarmi da sola una nuova via, che mi conduca verso la mia nuova
casa.”
“Coraggiosa Granger, come un vero
grifone: eppure, altrettanto stupida. Se anche ci
riuscissi, cosa alquanto difficile, potresti comunque rimanere sola. E tu
saresti mai in grado di sopportare la solitudine, abituata come sei ad avere
tanti amici attorno?”
“Stai facendo male i tuoi calcoli, furetto: oltre il
sentiero tracciato, ci sarà per forza qualcuno che camminerà al mio fianco.” Replicò, dura.
“E cosa te lo fa credere?!” Rise di
lei. “Non stanno tutti aspettando te, Mezzosangue!”
“Oh, questo è vero… ma sono sicura
che qualcuno ci sarà… e la prova sta in questa melodia, di cui non sono la sola
artefice.”
Già, lei non era la sola a suonare quella musica. Perché,
fin dagli inizi, erano stati in due: avevano creato quella melodia da soli,
trascinati dai loro animi… animi affini, visto il suono soave che ne era venuto
fuori.
Loro erano due eterni combattenti, due eterni nemici… due
melodie che si rincorrevano a vicenda, senza mai sfiorarsi, senza mai trovare
un punto di contatto, eppure perennemente in armonia.
Si sorrisero vicendevolmente.
Forse, la crisi era passata. Ed ora la guerra poteva
riprendere.
“Ed è per questo stesso motivo che tu hai abbandonato la
sfida con me: perché nessuno di noi due sarebbe mai stato in grado di vincerla.
Siamo troppo simili per poter cedere l’uno all’altro.”
Lui ghignò, assentendo silenziosamente a quanto lei diceva. “Cos’è
Granger, vuoi diventare mia amica?” La schernì
dunque.
Lei ghignò, in un modo molto simile al suo. “Neanche per
sogno! Volevo solo ribadire il nostro status di eterni nemici!”
N.d.A
Falalula:
vero, la storia di Ginevra è piuttosto interessante… ed ora il suo mistero è svelato!!! Anche se gran parte della sua storia non l’ho
ancora presentata. Herm e Draco
mi stanno migliorando… però non voglio ancora troppa
sdolcinatezza far loro… sono i miei cane e gatto, per ora XD
Seferdi: XD grazieeeee!!!
Sì, in effetti i Weasley non piacciono tanto neanche
a me, per quello, quando li metto in qualche storia, stravolgo totalmente il
loro carattere! Questo capitolo è un po’ meno divertente…
però almeno si entra nel nocciolo della storia, ed il mistero di Gin è
finalmente svelato! Farò qualcosa per svegliare un po’ quella coppia, per ora
mi sono troppo melensi… fammi sapere che ne pensi!!!!Ciauuuu!!! :D
Quella sera era stato dato loro l’incarico di
pulire la guferia.
L’unica cosa che sia DracocheHermione si domandavano, era
se l’avessero fatto per vera necessità, visto che oramai i fetori degli escrementi
dei volatili stavano seriamente divenendo tossici per chiunque vi entrasse,
oppure l’avessero fatto per dare soddisfazione al lato oscuro che, si sa,
risiede in ciascuno di noi, anche nei professori.
Nessuno dei due riusciva a darsi una risposta. Così,
mascherina sul viso e paletta alla mano, si misero fin subito dopo le lezioni
al lavoro, mentre gli animali erano tenuti in un’ampia voliera in giardino e
controllati a vista da Hagrid.
Interessante però era vedere come i due ragazzi avessero
reagito diversamente allo spiacevole evento: il principe Slytehrin
stava letteralmente dando fondo al suo dizionario personale di Insulti
& Volgarità, rivolgendone abbondantemente e continuamente a tutti, a tutto, per qualsivoglia motivo; la fiera grifoncina invece, che grazie alla sua voglia di abbattere
qualsiasi ostacolo le capitasse avanti riusciva a vedere il lato positivo di
ogni cosa, l’aveva presa come un’opportunità di provare tanti nuovi
incantesimi, perciò, libro alla mano, si spostava da una parte all’altra della
stanza allegra e felice di poter riempire la sua preziosa mente di nuove
nozioni.
“Per
la barba di Merlino!
Questo incantesimo è fantastico! Ha spazzato via tutto il lerciume!..” Esclamò Hermione,
estasiata.
“In questo posto
c’è solo merda…” Si lagnò Draco,
coi nervi a fior di pelle per la rabbia.
“Oh…però è rimasto dello sporco incrostato… se non sbaglio quell’altro incantesimo
dovrebbe togliere tutto…” Strepitò, giungendo
con un garzioso passo di danza nei pressi del luogo
incriminato.
“Merda sopra la mia testa, merda sotto i miei piedi,
merda tutt’intorno a me…che merda questo posto….”Borbotò, piegato in due con una vanga in mano: non
conosceva incantesimi che lo potessero aiutare in quello. E non aveva voglia di
conoscerli. Odiava i libri, odiava quella situaizone, odiava i professori, odiava sua madre, odiava
la MezzosangeuFilocaccosa…
“Fantastico! Ah ah! E
per l’odore invece…” Si eccitò
la bruna, dopo l’ultimo successo.
“Se becco quello stronzo di Potter gli faccio
la festa…” Anche il bambino sopravvissuto
l’avrebbe pagata per quelal situazione di cacca.
“Non
male, non male… però si può fare di meglio…” Soppesò.
“Bastardo di Silente, che gli venga una diarrea fulminante, porca troia…” Dichiarò, rosso per la collera.
“Oh,
così è perfetto!
Mamma mia, e quello!??!?!Che meraviglia!!!!
Quel raggrumato di lerciume è davvero gigantesco! Qua ci
vuole qualcosa di più potente…” Saltellò estasiata, mentre nella sua mente maligna iniziava a
balenare una temibile idea.
“Tutta colpa di quella troia di mia madre…
che le venga un cancro alcu…
COS…?!?!?!!?!?” Concluse il biondo, raddrizzando lentamente la schiena,
piegata in due da troppo tempo perché non gli scricchiolasse a quel semplice
gesto. Ma, purtroppo per lui, non rimase molto nella
dolorosamente conquistata posizione eretta….
SSSSSSSSSBRUUUMMM SDRAASSSSH
SBAAAAMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM
“Ops…”
“GRANGEEEEEEEEEEEEEEEEERRRRRRRR!!!”
“Si?!!!”
“COSA CAZZO CREDEVI DI FARE, CAGNA SCHIFOSA?!?!?!”
“Un
incantesimo di pulizia, ovviamente!!!!....”
“E ALLORA PERCHE’
CAZZO SONO COMPLETAMENTE PIENO DI MERDA D’UCCELLO, EH???????!!!”
“Perché
ho fatto esplodere un mucchio di cacca!!”
“SU DI ME, COGLIONA?!?!”
“Nessuno
ti ha detto di stare nel mio raggio d’azione, furetto.”
“IO TI AMMAZZOOOOO!!!”
“Stà fermo là, serpentello
a sonagli, o ti giuro che sputerai cacca per il resto nella settimana!”
“…Uff…Bastarda…
questa me la paghi….”
La vide da lontano, seduta
comodamente sull’erba, sola.
Sorrise: aveva voglia di passare un po’ di tempo con lei, visto che, ormai, erano quattro giorni che non ne aveva
l’occasione.Stare in sua compagnia gli
dava pace, rasserenava il suo animo turbolento… e gli
dava la carica per affrontare meglio la giornata.
Con passo baldanzoso la raggiunse e le si
sedette accanto, ricevendo subito come regalo uno dei suoi fantastici
sorrisi.
“Buon pomeriggio gentil fanciulla!”
“Buon pomeriggio prode cavaliere!” Ridacchiò lei, trovando che quella frase baldanzosa si addicesse
perfettamente a Blaise: in un certo senso, con i suoi
modi estremamente eleganti e rispettosi, e quel senso di rispetto che pareva
innato in lui, gli ricordava proprio gli antichi cavaliere del passato….
“Come va oggi?”
“Tutto bene… giornata noiosa. Herm sta pulendo la guferia con Malfoy…ed o mi sono presa un po’
di pausa riflessiva!”
“…ti disturbo?” Chiese, titubante.
“Cosa?... No! Anzi! Sei l’unico di
cui, al momento, gradisca la presenza! Sai, stare in tua compagnia mi rende più… tranquilla, oserei dire!”
Spiegò ridente, sdraiandosi sul prato al suo fianco.
Le sue parole causarono un bel turbamento interiore al
ragazzo, che rimase qualche attimo immobile, con un lieve sorriso in volto, a
fissare la sua splendida figura distesa sul manto erboso, trattenendosi a
stento dall’accarezzarla.
“Tu mi fai lo stesso effetto.” Le disse poi, mandando tutto
al diavolo e allungando una mano per accarezzarle le rosse onde di fuoco che le
scendevano giù per il corpo.
Fu allora, per la prima volta, che i loro sguardi si incatenarono, i loro spiriti si incontrarono, rivelandosi
come uno il riflesso dell’altro. E per Ginevra fu davvero troppo…
si voltò di scatto, rompendo l’armonia che si era andata a creare, e
rimettendosi seduta.Per quanto
desiderasse con tutta se stessa avere un rapporto che oltrepassasse l’amicizia
con quel ragazzo, non se lo poteva permettere.
Blaise capì, e sospirò
amareggiato.
“Queste ultime notti… non sei
venuto al lago, vero?” Gli chiese poi lei, arrossendo lievemente.
“No… oramai sarei stato davvero
troppo invadente. Tu sapevi di me… e non volevo
innervosirti.”
“Ti ringrazio…”
“Non ringraziarmi... sono io piuttosto a dovermi scusare per
l’indiscrezione avuta finora.” Non continuò la frase, rendendosi conto che,
altrimenti, sarebbe andato davvero troppo oltre. Non era il caso di rivelarle
quanto gli appariva bello il suo corpo, quanto ne era ammaliato, quanto, per
lui, fosse diventato necessario guardarlo come una droga di cui non si può fare
a meno.
Lei ridacchiò. “Ogni tanto mi chiedo come tu faccia ad essere amico di Malfoy!”
Anche lui rise, a quell’osservazione. “Ti dirò, Draco non è così male come sembra! Certamente è un po’
scorbutico, ma con gli amici è la persona più onesta che esista.”
“Non è un tipo molto altruista, però!”
“Sta migliorando! Anche se il suo ego è sempre al primo
posto!”
“Gli vuoi bene davvero, eh?” Osservò Ginny,
guardando l’animosità con cui il ragazzo difendeva la serpe peggiore del
Creato.
“E’ come un fratello per me.” Replicò, serissimo.
“Lo conosci da tanto?”
“Siamo cresciuti assieme. Sai… mia
madre è morta quando ero molto piccolo, mio padre era
sempre preso da affari, spesso insieme al signor Malfoy.
Così Narcissa ci ha tirati
su entrambi, assieme.”
“Quindi non era solo un modo di
dire quello di prima... quando mi dicevi che per te è come un fratello!”
“No…in effetti
no!” Constatò, ridacchiando. “Tu, invece, di fratelli ne hai una vera
collezione!”
Lei sorrise, poggiando il viso sulle
ginocchia e guardandolo con occhi misteriosi. “Sei ancora sicuro che
siano proprio miei fratelli dopo quello che ti ho
raccontato di me?”
L’espressione del bel moro si fece improvvisamente cupa,
mentre un lampo di comprensione gli illuminava gli occhi neri. “Avete madri diverse…”
Lei assentì. “Non sono figlia di Molly Weasley.”
“Però sei cresciuta con loro…”
“Sì. La mia vera madre, Morgana, ha preferito che io
crescessi con una famiglia vera, piuttosto che da sola, senza un padre, con
lei, rinchiusa in un bosco fatato della Scozia del nord….
Così mi ha dato a lui.”
“Ti veniva a trovare?”
“Oh sì, molto spesso, all’inizio tutte le
notti, per accompagnarmi lei stessa al Lago Argentato. Poi, quando sono
diventata più grande e ho iniziato a cavarmela da sola, le sue visite sono
diminuite d’intensità. Ma posso sempre contare su di lei…
per qualsiasi cosa, basti che le mandi un gufo e lei arriva non appena letta la
lettera, ovunque io sia!”
“E… la madre dei tuoi fratelli?... insomma, come ha preso…”
“Ho capito cosa intendi. Molly l’ha presa bene, dopotutto,
perché sapeva che non era colpa di mio padre: il tradimento non c’era stato
veramente, perché la sua volontà era stata soggiogata da quella della Veela. Non si può resistere al richiamo di un essere fatato…! Lei mi tratta come fossi sua figlia…
anche se il rapporto che ha con la mia vera madre ovviamente è molto forzato:
penso però che si sia sforzata finora di andarci d’accordo per non farmi
soffrire.”
“Una vita famigliare piuttosto travagliata, non c’è che
dire!”
“Anche la tua non è stata delle più tranquille!”
“Touchè.”
“Ricordi qualcosa… di tua madre?”
“A dire il vero no. So solo, dalle
foto e dai racconti di mio padre, che era una donna molto bella, molto buona...
e molto giovane: quando conobbe mio padre e lo sposò aveva appena sedici anni.
Due anni dopo diede alla luce me, e, quando avevo un anno e mezzo, morì di meningite
magica fulminante.
Da allora mio padre non fa altro che andare in Chiesa ogni
giorno, e pregare. E’ sempre stato molto pio… ma da
quando lei non c’è più, la religione è diventata quasi un’ossessione. Non so neanche perché lo faccia…”
“Mi dispiace molto…”
“Figurati… te l’ho detto, quasi
neanche la ricordo. E Narcissa per me è stata una
madre più che ottima.”
“Davvero?”
“Non hai un’ottima considerazione neanche della signora Malfoy, eh?”
“Proprio no…”
“Eppure, anche su di lei, ti sbagli: sarà una donna molto
rigida, attenta all’estetica e estremamente mondana,
ma ha un cuore d’oro, e penso che la dimostrazione più lampante sia proprio io,
visto che mi ha cresciuto come fossi figlio suo.”
“In effetti, quando me l’hai detto, mi hai alquanto stupita… non la credevo capace di
sopportare un peso del genere…”
“Questo perché non l’hai considerata in grado di crescere
neanche il suo vero figlio, Draco, è così?”
“Già…!”
“Mia madre era stata, in vita, una delle
migliori amiche di Narcissa, ed è anche per questo che
lei si è presa cura di me: Draco ha preso sicuramente
da lei la sua estrema lealtà verso gli amici, anche se non lo ammetterebbe
neanche sotto tortura.
Lui… non è sempre stato così
scontroso. Un tempo ci assomigliavamo molto di più,
caratterialmente parlando. Certo, lui aveva sempre le sue megalomanie, ma… è pur sempre un Malfoy!
Tuttavia un giorno, così d’improvviso, smise di essere
quello di sempre… avevamo dieci anni al tempo, lo
ricordo ancora. Non mi disse ciò che successe… solo,
da allora prese ad odiare sua madre, mandando in fumo
tutti i suoi insegnamenti.”
“DracoMalfoy odia sua
madre?!”
“Più di qualsiasi altra cosa al
mondo.”
“NON NE POSSO PIU’!”
Un unico urlo. Quattro semplici parole che riportarono alla
realtà le loro menti.
Ginny e Blaise
si voltarono in direzione della femminile voce infuriata che aveva rimbombato
in maniera troppo terribilmente conosciuta per tutto il giardino.
Con occhi sgranati, videro quella banshee impazzita che era
divenuta HermioneGranger
arrivare a passo di marcia verso di loro.
Capirono subito che Draco l’aveva
fatta nuovamente arrabbiare.
E capirono anche come….
“MA CHE HA QUEL MALEDETTO FURETTO CONTRO I MIEI CAPELLI, EH?! CHE HA?!?!” Gridò ancora la mora
stizzita, sedendosi al loro fianco, mentre la chioma, che a malapena le
arrivava sotto il mento, le ondeggiava vaporosamente attorno al volto.
“Siete… veramente assurdi…” Commentò Ginevra, senza parole.
“Confermo…” Si accodò Blaise, nello stesso stato dell’amica.
“Io non ho fatto niente!”
“Ah-ah… non
provarci signorina! Non crederò mai nella tua completa
innocenza!” Obiettò la rossa, muovendo ritmicamente il dito indice in segno di
diniego.
“Oh, suvvia, Ginny!
Stavamo pulendo! E’ ovvio che qualche imprevisto incidente
possa capitare!” Cercò di convincerla la leonessa, mentre Zabini,
sentendo ciò, iniziava a ridacchiare fra se e se.
“Cosa è accaduto?”
“E’ scoppiata un po’ di cacca e gli è andata sopra, tutto
qui!”
“HERMIONE!” Esclamò la bella Weasley,
scoppiando in fragorose risate insieme allo Slytherin
che, al suo fianco, ci mancava poco iniziasse a rotolare per il prato
immaginandosi le condizioni dell’amico.
“Oh, siete davvero insopportabili!” Sbottò ‘Mione contrariata, incrociando le braccia sul petto e
guardandoli minacciosamente.
In quel preciso istante, le risate dei due, anziché
diminuire, crebbero, facendo saltare ancor più i nervi all’irascibile ragazza….
“Stanno ridendo di me, per caso?” Sibilò pericolosamente una
voce alle sue spalle. La ragazza non si voltò, capendo il perché dell’aumento di ilarità di quei due.
“Non solo di te, anche di me.”
“Adesso gli faccio uncu…”
“Non è necessario… penso basterà
fargli sputare cacca per i prossimi due mesi: vedrai che così si daranno una calmata.”
Pochi attimi dopo, il duo ridacchiante era scomparso nel nulla….
“Puff… e dire che è mia amica!
Tutta colpa di Blaise, la sta traviando!”
“Sono rincoglioniti entrambi, e basta. Questa loro amicizia
del cazzo mi sta rompendo i coglioni.”
“Complimenti per la finezza.”
Draco la fissò, torvo. La
raffinatezza del parlato era sempre stata una delle maggiori fisime della
madre, motivo per cui essere rimproverato per il suo
modo di parlare lo rendeva particolarmente ostile. “Fatti i cazzi tuoi, sudicio
cespuglio rossastro.”
“Ro… rossastro?!?!?
Perché rossastro?!” Sussultò subito la ragazza,
toccandosi i capelli nervosamente.
Il biondo la fissò, tentando di capire cosa avesse di
strano. “Sai almeno di che colore sono i tuoi rasta, Granger?!”
“Castani! Devono
essere castani, diamine!” Gridò quasi, alzandosi in piedi e fuggendo via come
un fulmine sotto lo sguardo allibito del nemico.
Decisamente quella ragazza aveva
qualcosa che non andava nel cervello….
Ginevra controllò l’orario nel suo orologio da polso: erano
quasi le undici. Fra poco sarebbe dovuta uscire per il suo solito bagno nel
Lago Argentato.
Sospirò. Sentiva già i muscoli intorpidirsi, le palpebre farsi
più pesanti, il respiro divenire difficoltoso.
Guardò le calde e vaporose acque della vasca del bagno dei prefetti, sul cui bordo era seduta: e vide subito una
corta chioma rossastra emergere. Sorrise, accarezzandola, mentre Hermione si poggiava sulle sue ginocchia e la guardava
preoccupata. Non era l’unica ad avere una maledizione sulla testa, solo che,
forse, quella dell’amica era molto più tollerabile: quando s’infuriava troppo,
diveniva una fiammella accesa. Letteralmente. I suoi occhi dorati scintillavano
di luce propria, la sua pelle diventava iridescente, ed
i capelli, un’unica fiamma. Ed allora eccola
risplendere in tutta la sua calda bellezza.
Tutto questo a causa del quarto di sangue Efreet che portava nelle vene: sua madre era figlia di uno
di quei particolari esseri magici, i geni del fuoco, e lei, di conseguenza, era
portatrice di alcune delle caratteristiche di quella
razza. Poche, dopotutto, e tutte positive, grazie principalmente alla componentebabbana derivata dal
sangue paterno.
“Tutto bene, Gin?” Le chiese preoccupata.
“Non tanto… è quasi ora.”
“Mi spiace averti coinvolta…
ma quando mi trasformo, non capisco più niente! Ho sempre
paura di essere scoperta….”
“Beh, non è un segreto così orribile il tuo!” Le sorrise,
sincera.
“Sì… ma se, oltre che mezzosangue,
prendessero a chiamarmi pure mezzodemone…uff, vorrei solo vivere in pace…”
“A chi lo dici! Comunque, a proposito di pace…
credo che a questo punto dovresti chiedere a Silente di finire qui la
punizione: non è fattibile per il tuo stato. Non solo perché non vuoi che venga scoperta la tua vera natura, ma anche perché, se ti
arrabbi sul serio, rischi di non controllare più i tuoi poteri e mandare a
fuoco Malfoy!”
Herm ridacchiò, uscendo dalla vasca, il corpo che lentamente tornava
nello stato naturale “Un po’ di abbronzatura non gli starebbe male! Ma
ti rendi conto che mi ha di nuovo tagliato i capelli?!”
“Ho notato, sembra proprio che non ne possa fare a meno!
Guarda però il lato positivo:…”
“Potrò vendicarmi dandogli fuoco alla
capigliatura!”
“No: potrai usare la lozione lisciante che ti ho regalato
quest’inverno: sono così corti che non ci vorrà molto
a combatterli, e a dargli una giusta sistemata tutte le mattine!”
“Uff, che barba…”
“Non fare la lagnosa!”
“Ma…”
“Basta! Se tuo nonno vedesse quanto sei trasandata, ti disconoscerebbe!” Disse,
intendendo ovviamente il padre di sua madre che, per la sua natura, poteva
vantare una forza e una bellezza fuori dal comune; oltre che un certo
caratterino insopportabile….
“Oh, che vada al diavolo quel vecchio
donnaiolo vanitoso! Meno lo vedo meglio sto! Dimmi… ora è tutto a posto?!”
Chiese, indicando si con un dito. Ginny le sorrise, assentendo
col capo.
“Ora vado ‘Mione… oggi sono
particolarmente stanca, mi sa che esco un po’ prima del solito…”
“Va bene tesoro…mi raccomando, stai attenta!
Buona nottata!”
“Buonanotte anche a te! E, mi raccomando, non ammazzare Malfoy!”
N.d.A.
Scusatemi per il
tremendo ritardo! So che questo capitolo non è un granché, ma mi serviva per
presentare la situazione personale dei singoli protagonisti….
Spero di riuscire a postare il più presto possibile il nuovo capitolo, su cui
ci saranno dei risvolti molto interessanti…eheheh….
Fatemi sapere che ne
pensate!
Ora, per motivi di
tempo, devo limitami a ringraziare tutti coloro che hanno
recensito la mia storia finora!!!! La prossima volta cercherò di rispondere ai
vostri comemnti!!! Grazie
anche ai lettori, sono felice la mia operetta non passi del tutto
inosservata!!!!
Ti scrivo per comunicarti degli avvenimenti
a cui tu, quale mio legittimo ed unico erede, andrai incontri prossimamente.
So che avevi espresso il desiderio di finire gli studi prima di ricevere il
dono del marchio, ma oramai non c’è più tempo. Il bene della nostra causa viene prima di ogni qualsiasi sogno, e tu, anche se giovane, riesci a capire benissimo
questo. Ti avviso dunque che, una di queste notti, verrai smaterializzato con
tutta la tua stanza qui, a RiddleCastel. In quello stesso momento scompariranno con te tutti gli altri futuri seguaci
del grande SignoreOscuro, e la Scuola verrà attaccata. Non abbiamo grandi speranze di riuscire a entrarvi, ovviamente, ma sarà un diversivo per distrarre gli insegnanti –
e soprattutto Silente – dalla vostra sparizione.
Ora ti lascio, figlio
mio. Tra breve ci sarà il nostro incontro, che attendo con ansia. E’ da più di
cinque mesi che non ti vedo, visti gli impegni che mi hanno tenuto lontano da
te durante l’estate, e dunque è grande in me la voglia di avere davanti il
pupillo che offrirò a Lord Voldemort.
So che, dopo aver
letto questo, sarai molto impaziente. Ma non preoccuparti, come ti ho già detto,
non dovrai attendere molto. Cerca un modo per goderti
gli ultimi giorni che passerai in quella scuola, indegna di te, piena di esseri inferiori a noi veri possessori della sacra dote della magia: sarà
difficile, ma ad un Malfoy nulla è
impossibile.
Tuo padre,
LuciusMalfoy”
Silente, nonostante
le sue plausibili argomentazioni e l’insistenza in esse posta, le aveva negato
l’interruzione della punizione, e così lei, più furiosa che mai, era corsa in
camera sua, ben sapendo di non trovarci nessuno perché, a quell’ora, Malfoy era
a pranzo, e Gazza vegliava l’andare degli studenti per i corridoi.
Era così arrabbiata
col bianfuretto per averla coinvolta in quella disastrosa situazione, che
quando arrivò quella splendida aquila portante un messaggio per lui, non ci
pensò due volte a prenderlo e a leggerlo lei per prima.
Il contenuto di
quella lettera aveva completamente svuotato il suo turbolento spirito da
qualsivoglia sentimento.
Era rimasta
semplicemente basita, leggendo e rileggendo, pensando e ripensando a quelle
parole.
Dopo quasi mezz’ora
di completa trans, i pensieri avevano iniziato a esploderle, letteralmente, in
testa. Quando oramai, poco dopo, era sopraggiunta l’ora delle lezioni serali,
una sola conclusione scintillava limpida nella sua testa, infiammando il suo
cuore da grifone: doveva aiutare Malfoy.
Era più che mai
certa che quel ragazzo non volesse diventare un DeathEater: non era cattivo, lo
sapeva, lo sentiva… aveva le sue idee
sulla razza pura, che senza dubbio andavano a combaciare con quelle di quella
setta oscura, ma questo non faceva di lui un mostro senz’anima e senza cuore.
Perché Draco aveva
un’anima e un cuore, e perfino molto sensibili… più di quanto lui volesse far
credere con la sua apparente indifferenza e alterigia.
Senza contare che,
la volta che gli aveva dato del mangiamorte, si era infuriato come non mai.
Sì, doveva aiutarlo…
e doveva farlo senza che lui ne sapesse niente, altrimenti le avrebbe messo i bastoni
fra le ruote: era difficile convincere un demonio permaloso come lui di essere
in verità un angelo.
Avrebbe custodito
con attenzione quella lettera, quella sera stessa sarebbe andata dal preside a
fargliela vedere, e insieme a lui avrebbe organizzato, oltre che la difesa
della scuola, anche un piano sicuro per proteggere il biondastro da Voldemort.
Senza contare che,
con quella missiva, Lucius Malfoy si era incastrato da solo: ora niente
l’avrebbe potuto salvare dall’accusa di militante Deatheater… niente l’avrebbe potuto salvare da Azkaban.
h 18,30
“Lo avete sentito?!”
“Certo! C’è qualcuno che ancora non lo sa, per caso?!”
“Credo proprio di no!”
“Ho sentito che questa sera i professori si riuniranno per parlarne!”
“Sicuramente la espelleranno!”
“Come minimo!”
“Ma sapete chi sia il padre?”
“Proprio no! E sicuramente non salterà neanche fuori! Chi vorrebbe
prendersi la responsabilità di un figlio con quella pazza?!”
Hermione, seduta in biblioteca col suo solito mucchio
di libri a circondarla, aveva ascoltato allibita la conversazione che le
quattro pettegole sedute davanti a lei stavano facendo.
A parte l’evidente cattiveria dietro le parole delle
compagne, che ovviamente riteneva riprovevole, non poteva tuttavia fare a meno
di pensare che la ragazza di cui parlavano doveva essere completamente stupida,
oltre che pazza: come ci si poteva comportare con tanta leggerezza, rovinandosi
in tal modo il proprio futuro accademico?
Sospirò e constatò quanto quella giornata fosse ricca
di sorpresa.
Prima la lettera del diavolo fatto a persona, poi la
scoperta che una compagna era rimasta incinta.
Chissà chi era… sicuramente una tipa che non godeva
addirittura della stima delle Tassorosso, visto che l’avevano apertamente
insultata, arrivando addirittura ad ipotizzare che il padre del bimbo che
portava in grembo non si sarebbe mai fatto vivo. Chi poteva essere la sciocca
disgraziata in questione?
La sua intrinseca domanda ebbe ben presto risposta.
Improvvisamente, mentre rimuginava sulla situazione
nascosta dietro i suoi libri, si accorse che stranamente il silenzio era calato
intorno a se. Ipotizzò che, probabilmente, era arrivata Miss Pince, la
bibliotecaria, fino ad allora assente. Ma quando alzò lo sguardo per
accertarsene, non la vide.
Vide invece una ragazzina minuta, quasi incolore
talmente la sua pelle e i suoi capelli erano chiari, avanzare con innata
tranquillità nell’inospitale silenzio che le si era creato attorno, i occhi
grandi azzurri che sembravan persi a guardare un mondo che non era quello
conosciuto da tutti.
Luna Lovegood.
La creatura più delicata, dolce e strana che Hogwarts
avesse mai visto.
Hermione sbarrò gli occhi, mentre compassione e rabbia
irrompevano nel suo torrido cuore: chiunque avesse approfittato dell’ingenua innocenza
di quella creatura era davvero un mostro.
h 19.00
Camminava veloce per i corridoi, la mente confusa, il
cuore che batteva forte nel petto, come succedeva ogni qual volta sentiva che
qualche cosa di grande stava per sconvolgere la sua vita. Non poteva vantare i
poteri di preveggenza di suo nonno, e neanche quelli, ben inferiori, di sua
madre, tuttavia anche lei ogni tanto riusciva a vedere nel futuro attraverso
qualche piccola finestra che, sempre inaspettata, si apriva nella sua mente.
E adesso correva per parlare con l’unica persona che,
in tutta Hogwarts, sapeva capirla.
“Gin!” Gridò, quando finalmente la
trovò, seduta come suo solito nel parco davanti al Lago Nero.
La bella rossa, che si era subito volta al suo
richiamo, sbarrò gli occhi, andandole incontro e trascinandola letteralmente
dietro l’albero sotto cui prima era seduta.
“Herm! Ma che succede?! Stai prendendo fuoco!” Disse
preoccupata, osservando la corta chioma rossastra dell’amica ed i suoi occhi
innaturalmente dorati.
“Oh, è il minimo, visto tutto quello che sta
succedendo!” Replicò ‘Mione, ancora più isterica per quella notizia,
togliendosi il maglione e legandoselo attorno ai capelli. Chi l’avrebbe vista
almeno si sarebbe limitato a darle della strana, al massimo della pazza… ma non
del mostro, come invece sarebbe sicuramente stato se avesse lasciato liberi i
suoi crini infiammati!
“Di cosa stai parlando?” Chiese ingenuamente Ginevra.
“Non hai visto Luna di recente?”
“In effetti è da un po’ che non ci sentiamo… la vedo
tuttavia sempre a lezione e in Sala Grande…”
“Si dice che sia incinta.”
“COSA?!”
“Esattamente. Vai a parlarle. Informati su chi sia il
padre, poi ci penso io ad ammazzarlo.”
“Pensavo non ti stesse tanto simpatica Luna…!”
Osservò, sorridendo dolcemente alla reazione dell’amica.
“L’ho sempre considerata una pazza visionaria, ma
anche una brava persona. Una delle migliori che ci siano qui a scuola. E non si
merita una fine del genere.”
“Avere un bambino non è così tragico, Herm…”
“Lo diventa se, per questo, perdi la possibilità di
finire gli studi, crearti una carriera e realizzare tutti i tuoi sogni.”
La rossa sospirò, non potendo fare a meno che dare
ragione alla leonessa. “Va bene, le parlerò. C’è anche qualcos’altro?”
“Sì!” Esclamò con enfasi la ragazza di fuoco, mentre i
suoi occhi prendevano a luccicare di più. “Stamani…”
“Ginevra!”
A quel gioioso richiamo si voltarono entrambe, mentre
un sorridente Zabini, che evidentemente non si era accorto della presenza di
Hermione, si avvicinava alla rossa.
“… Blaise!!!!” Esclamò quella, voltandosi a fissarlo
con gli occhi sbarrati dalla paura: quando l’amica aveva preso a parlarle,
aveva completamente scordato l’appuntamento che aveva… normalmente non ci
sarebbero stati problemi, ma Hermione al momento non era in condizioni presentabili.
“Scusa il
ritardo, c’è stato un problema a Slytherin, un serpente ha…” Continuò
tranquillo lui, avanzando e fermandosi ad un passo dalla bella veela… fino a
quando non si accorse di una presenza al suo fianco, e si voltò, incontrando la
sagoma conosciuta della mora. “oh, ciao Hermi… ”
Iniziò cordiale… ma per la seconda volta non finì la
frase. Nel momento in cui suoi occhi incontrarono quelli di Hermione, capì
subito che qualcosa non andava in lei.
Quelle iridi… pareva bruciassero… due fosse in cui
l’oro fuso ribolliva maestoso e selvaggio.
I lineamenti del viso non erano mai stati così
perfetti e seducenti. Ed i capelli…
“Ouuchhhh!” Gridò, saltellando indietro insieme a
Ginevra, mentre i brandelli infuocati del maglione rosso che la leonessa portava
intorno alla testa saettavano tutt’intorno, rischiando di bruciarli.
“DANNAZIONE!” Gridò la ragazza stringendo le mani a
pugno, mentre, sotto gli occhi sbalorditi di Zabini, i suoi capelli danzavano
in aria come fiamme ardenti.
E, un attimo dopo, scomparve nel nulla.
“Spiegami una cosa…” Balbettò Blaise, fissando ancora
stupito il punto in cui, qualche minuto prima, aveva visto una bellissima
Hermione Granger, trasformata in dea del fuoco, scomparire nel nulla.
“Dimmi…” Mormorò la bella rossa al suo fianco, che
aveva passato tutto quel tempo a studiare, preoccupata, ogni suo più piccolo
movimento.
“Sono finito nel club delle amiche strane?!” Chiese, voltandosi a guardarla con un dolce
sorriso traumatizzato.
Gin ridacchiò, rilassandosi. “Qualcosa del genere…!”
“E’ una pirocineta?”
“No… il nonno è un genio del fuoco!”
“Un Efreet?! Mi stai dicendo che Hermione Granger è
una mezzo demone?!”
“Esattamente!”
“Ah… wow!… niente di meglio per scaldare
il sangue a quel ghiacciolo di Draco!” Ironizzò per tentare di risollevarsi
dalla nuova sconvolgente notizia, mentre, preso a bracetto con la ragazza dei
suoi sogni, si avviava a passo tranquillo verso la sua stanza, dove, come
oramai succedeva da un po’ di tempo, si rinchiudevano per studiare e
chiacchierare in pace, senza sguardi indiscreti puntati addosso.
h 19,35
Con i suoi poteri aveva sempre avuto un rapporto di
amore-odio: li odiava perché la rendevano diversa dal resto dei maghi, perché
il più delle volte non riusciva a controllarli e le creavano disagi… ma,
spesso, erano quegli stessi poteri che le consentivano di sfuggire a situazioni
spiacevoli, come quella in cui si era ritrovata pochi attimi prima. Grazie
infatti alla sua capacità di controllare l’elemento del fuoco, poteva
sfruttarne la potenza per teletrasportarsi da un luogo all’altro, senza bisogno
di formule magiche, cosicché, anche in zone in cui, come Hogwarts era
impossibile per i maghi la smaterializzazione, lei tuttavia poteva attuarla.
Sospirò, appoggiata al muro di pietra di un corridoio
deserto vicino al luogo d’accesso alla presidenza.
Doveva calmarsi, lo sapeva. Doveva e voleva calmarsi.
Pazienza se Blaise ora sapeva cos’era… in fondo si
fidava di quel ragazzo, malgrado Slytherin era una brava persona, e Ginevra poi
gli avrebbe spiegato tutto.
Dunque, per quella faccenda non era il caso che si facesse
prendere dal nervoso.
Per il resto, invece… sentiva che stava per accadere
qualcosa di grosso, che il Fato incombeva funesto dietro l’angolo.
Sapeva di dover stare lucida per poter ragionare e
prendere le migliori decisioni… ma non ci riusciva, aveva i sensi in tilt.
L’unica soluzione, visto che lei non era in grado, suo
malgrado, di pensare con calma, era andare subito dal preside, come già aveva
deciso nei suoi piani originari.
Non ci sarebbero stati problemi, anche se si fosse
presentata a lui così, con il suo aspetto demoniaco: Silente aveva sempre
saputo cosa lei fosse, quale sangue scorresse nelle sue vene.
Ritrovata la forza nel suo animo di fuoco, Hermione
uscì dal suo nascondiglio, e si diresse con passo risoluto verso il gargoyle che controllava l’ingresso alla Presidenza..
“Devo parlare col preside. E’ una questione urgente.”
“Parola d’ordine?” Chiese il bestione di pietra, glaciale.
“Non la conosco. Ma è un’emerg…”
“Allora niente da fare.”
La ragazza di fuoco sbarrò gli occhi, mentre le fiamme
dei suoi capelli crepitavano più ardentemente. “Ho detto che è un’emergenza!”
“Ed io ho detto niente
da fare. No pass, no access!”
“Ma è una questione di vita o di morte!”
“Pfiu, avrai… quanti, dodici anni?! E vieni a parlare
a me di vita o di morte?! A me, che sto qui da più di due secoli?! Ridicolo!”
Commentò quello, voltando il viso e ignorandola deliberatamente. Fu la volta buona
che Hermione perse le staffe.
“…COSA?! MA TI SI E’ SBRICIOLATO IL CERVELLO, STUPIDO
BESTIONE POLVEROSO?!?!?!”
Il suddetto bestione di marmo la fissò, arrabbiato,
muovendo la sua prestante massa muscolare verso di lei, in un atteggiamento che
avrebbe fatto scappare via anche il più prode degli antichi guerrieri. “Con chi
credi di avere a che fare, ragazzina, per poter usare termini del genere?!”
Ma lei non arretrò. Il suo obiettivo era l’ufficio del
preside, e nessuno sarebbe riuscito ad impedirle di arrivarci. Troppe vite
dipendevano da quello che lei sapeva. Così, buttando definitivamente giù le
barriere che legavano il suo lato oscuro, lasciò che le fiamme l’avvolgessero
totalmente, trasformandola nella creatura semi-divina che era in verità.
h 19,45
Non sapeva neanche lui perché fosse andato proprio lì,
proprio in quel momento. Stava semplicemente facendosi una passeggiata, e poi
il suo istinto lo aveva condotto in quel posto.
Davanti al Gargoyle che serrava l’ingresso alla
Presidenza.
All’inizio non capì bene cosa stava succedendo. Aveva
semplicemente visto una fiamma rossa di grandezza spropositata vibrare ardente
di fronte alla statua animata, che la guardava sorpreso. Poi, quando sentì
quella voce minacciare il mostro di pietra di tramutarlo in sabbia, corrugò la
fronte.
“Granger?” La chiamò, cercando di capire dove fosse.
Al suo richiamo, la fiamma gigante smise improvvisamente
di crepitare, e parve quasi voltarsi nella sua direzione.
Draco la studiò con
attenzione, leggermente intimidito, riuscendo allora a distinguere, fra le
varie lingue di fuoco, dei lineamenti umani, che si fecero più nitidi man mano che
la vampata si spegneva.
Fu così che, ad un
certo punto, la riconobbe.
Era diversa, sì,
molto diversa.
La studiò
attentamente, mentre lei toccava terra e riprendeva il suo aspetto umano.
Era splendida.
Ammaliante. Divina nella sua oscura perfezione. Perché quel corpo invitante e
caldo, dalle curve sensuali, elastiche, profonde, non aveva niente di umano… e
niente di buono.
Solo nel suo viso…
bellissimo, dalla mascella forte, le labbra quasi sproporzionatamente grandi,
che invitavano al peccato… solo nel suo viso brillava qualcosa che faceva
capire che la creatura che stava in piedi, coperta solo dai lunghi capelli
mesciati di fuoco, era umana.
Quei felini occhi
d’oro colato, che lui sapeva esser in grado di brillare di forte determinazione
e, anche, di innata dolcezza.
Era diversa, sì,
molto diversa. Ma era lei.
Ghignò. Ora,
finalmente, aveva un buon motivo per non chiamarla più mezzosangue.
“La prossima volta
che organizzo un barbecue con i miei amici, ti faccio sapere: potresti essermi
utile!”
A quella battuta,
Hermione corrugò un attimo la fronte. Non si sarebbe mai aspettata che proprio
lui prendesse con tanta tranquillità la verità sul suo essere: perfino Zabini
ne era rimasto scioccato!
Lo fissò negli
occhi, cercando di leggervi anche il minimo segno di vacillamento, di sorpresa,
di orrore, di attrazione...qualsiasi cosa che le permettesse di capire che
quella novità, in un modo o nell’altro, aveva cambiato il modo che lui aveva di
vederla.
Ma non trovò nulla
in quei serpentini occhi grigi.
Un sorriso le nacque
spontaneo nel volto. Essere accettata da lui, sua nemesi e insieme suo alter
ego, non per ciò che appariva, ma per ciò che era nel profondo, la riempiva di
felicità.
Doveva ammettere che
Draco, con lei, era sempre stato onesto. Magari crudele, questo è vero… ma non
le aveva mai mentito. Nonostante tutto era una brava persona… anche se non con
tutti. E si meritava pienamente il suo aiuto.
“Vuoi che bruci i
tuoi amici, Malfoy?”
Lui ghignò,
avvicinandosi, e chinandosi a parlarle all’orecchio. “Perché, preferisci la
carne umana, demone?”
“Non l’ho mai
assaggiata finora, potrebbe essere una novità interessante…!”
“A proposito di
novità interessanti… hai intenzione di rimanere a lungo nuda davanti a me? Non
so… potrei ritenerlo un invito a banchettare….”
Lei, che per via
della consecutio dei fatti si era completamente scordata che i suoi abiti,
quando si era tramutata in Efreet, erano andati a fuoco, e che ora era
effettivamente del tutto nuda, mormorò un “ops!” sbadato, prima di far apparire
dal nulla una grande coperta e ponendosela addosso.
Draco, con un lieve
ghigno sul viso rilassato, era rimasto sorpreso dalla sua reazione. “Ti facevo
molto più pudica, Granger.”
“Ed io ti facevo
molto più schizzinoso, Malfoy.”
“Lo sono con i
mezzosangue. Tu non sei una mezzosangue.”
“Ed io lo sono con
gli altri. Tu non sei un altro.”
Si fissarono negli
occhi, quelli ghiacciati di lui e quelli roventi di lei. Il ghigno nel volto
del ragazzo si addolcì, scomparendo quasi sotto il peso di quelle importanti
parole.
Importanti perché significative
per il loro rapporto. Era stata lei a dirle, vero, ma valevano per entrambi.
Loro non erano due
estranei. Forse, in un certo senso, non erano neanche due amici… ma li univa un
legame troppo forte, che, prima o poi, avrebbe imparato a capire e nominare.
Un boato tremendo
interruppe improvvisamente quello scambio di sguardi.
Draco sbarrò gli
occhi, confuso, non riuscendo a capire cosa potesse essere successo.
Hermione invece si
infiammò di nuovo, imprecando volgarmente.
“Dobbiamo andare,
muoviti.” Disse poi, avvicinandosi a Draco e prendendogli una mano.
“Che diamine stai
dicendo!? Cosa sta succedendo?!” Replicò quello, tirandosi indietro e guardandosi
intorno, mentre urla disumane arrivavano ai suoi orecchi.
“L’Inferno in terra
Malfoy. Non sei più al sicuro qui.” Spiegò lei, riuscendo a paralizzarlo con
quelle semplici frasi, e approfittandone di ciò per afferrargli la mano.
Stranamente, ragionò distrattamente il biondo, il suo fuoco non lo bruciava.