Crazy people in a crazy world di _Cthylla_ (/viewuser.php?uid=204454)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** primo disastro della serie ***
Capitolo 3: *** Elogio alla follia ***
Capitolo 4: *** l'alieno del pianeta Mosca ***
Capitolo 5: *** Missione restyling (o almeno, un tentativo) ***
Capitolo 6: *** po-po-po-poker face, po-po-poker face! ***
Capitolo 7: *** L'alieno del Pianeta Mosca colpisce ancora ***
Capitolo 1 *** prologo ***
«adesso tu mi devi spiegare…» si guardò attorno «questo…che diavlo di posto è?»
L’altra fece spallucce. «non ne ho idea. Sembra il pianeta in cui eravamo atterrate con gli altri dall’altra parte ma…non lo è! E comunque non è questa la cosa strana…»
«specifica».
Si guardò.
La guardò.
«oh».
«già, “oh”».
La ragazza che aveva parlato per prima, quella con i capelli tagliati in un caschetto nero lucido e gli occhi rossi si guardò le mani e il resto del corpo perplessa.
«ma che diavlo…?!....sembriamo della stessa razza dei ragazzi dell’altra parte! cioè! Anche tu!» la mora si mise a perquisire l’altra ragazza, mora con gli occhi rossi anch’essa, solo che nel suo caso i capelli tendevano al blu come buona parte del suo vestiario «…che figata».
«non dovremmo chiederci perché, percome…»
Si guardarono.
«no!» dissero in coro.
«ma si, in fondo che ci frega…è solo l’ennesimo casino!» la ragazza premette una mano sulla tempia «Zo’. Zoira? Zoira mi ricevi…?»
«’Star, non vorrei dirtelo ma dubito che nella forma in cui ci troviamo attualmente il comunicatore funzioni: siamo sole».
Altro scambio di sguardi tra le due ragazze, che rispondevano ai curiosi nomi di Deathstar e Mintaka. Curiosi alle orecchie degli esseri umani, forse, ma nella realtà dalla quale loro venivano -e nella razza alla quale appartenevano- non erano poi così inconsueti, tutt’altro; erano nomi normali, per due cybertroniane.
Come fossero finite lì era un mistero. Nonostante ciò le due non stettero a crucciarsi troppo, se c’era una cosa alla quale erano abituate era l’assurdità. Così fu normale per Deathstar uscirsene con…
«io ho bisogno di alimentarmi…no, come diavlo dicono gli umani?...ho fame!»
Anche a Mintaka iniziò a brontolare lo stomaco. «anche io!» si lagnò. Iniziarono a camminare, guardandosi attorno in cerca di…qualcosa, qualcuno…era buio, ed erano in una strada sconosciuta in un mondo simile ma non uguale a quello che conoscevano, magari se avessero trovato gente avrebbero potuto chiedere informazioni.
O forse no.
«allora…bisogno di alimentarsi si dice “ho fame”, andare in ricarica si dice “dormire” ed espellere le scorie si dice “andare in bagno” se non ricordo male» rimuginò Mintaka.
«ooook ‘Taka» anche a lei brontolava lo stomaco, adesso «ma mi sa che se non troviamo dell’energon svengo…ah. Già. Gli umani non mangiano energon. Ho fameeee!!!» urlò poi rivolta al cielo «portaci da mangiare!!!»
Si sentirono degli strepiti e, due secondi dopo, due ciotole di riso con manzo volarono in mano alle ragazza senza rovesciarsi.
«MEEEEEEEAT sei cattivo!!! Io volevo mangiare!!!»
«tu non fai altro tutto il giorno!!! Mangiare e dormire, dormire e mangiare!!! Pelandrone!!!»
Incuriosite dalle urla le ragazze si affacciarono all’ingresso del Beverly Park, dove -con loro sommo divertimento- un nanetto in pannolino picchiava con una scopa un tizio quattro volte lui.
«non so che posto è questo ma mi sa che qui ci si diverte» commentò Deathstar assaggiando il riso con manzo «non so ‘sta roba che diavlo è ma è buona un bel po’!»
«mmmpffff» rispose Mintaka, che già si strafogava.
«ehi, quello era il mio riso!!!» strillò Kid riuscendo finalmente a liberarsi di Meat e raggiungendo le due «…però dato che siete carine anche se avete mangiato la mia cena vi perd-»
«ha un naso da maiale!!! Mintà!» Deathstar premette con un dito il naso di Kid «ha il naso da maiale!» scoppiò a ridere.
«…non è carino farmelo notare…e poi è solo una maschera…comunque, siete mie fan?» domandò loro il kinniku.
«perché, sei un cantante?» gli chiese Mintaka. Kid crollò a terra.
«no!!! Sono un wrestler famosissimo!»
«un che?» Deathstar era perplessa «e che diavlo è un wrestler?»
Anche Meat si era avvicinato alle due ragazze. Tipe strane, eh.
«davvero non sapete cos’è un wrestler?»
«oddio! Il bambino parla…pensavo di no! Quanti anni hai, cinque, sei?» gli chiese Mintaka. Meat arrossì.
«eeeh…ho trentacinque anni».
«a beh, sei giovane comunque: noi ne abbiamo ventitré milioni!» sorrise Deathstar, lasciando Kid e Meat di sasso.
«ah…ehm…oooook» Kid credette di avere a che fare con due pazze, ma erano due pazze carine, quindi lasciò correre «come mai siete qui tutte sole?»
«boh! Penso che a questo punto…cerchiamo un posto dove dormire, non ce l’abbiamo» disse Mintaka.
«ci ospiti?»
«ma cert-AHIO!!!» il kinniku era stato interrotto da uno scappellotto di Meat.
«nemmeno sai chi sono e le inviti a stare da noi?!» urlò il piccoletto «ma sei pazzo?!!»
«io sono Deathstar e lei è Mintaka, abbreviato ‘Star&’Taka!» si presentò «adesso ci fate stare da voi? Eddaaaaaaaaaai…»
«volete lasciarci fuori al freddo e al gelo? »
«non combineremo casini!»
«promesso!»
«siamo brave ragazze noialtre!»
Meat le guardò a lungo. E alla fine sospirò e fece spallucce.
«e restate…ma voglio sapere di più!»
«ho due splendide ragazze in casa, HURRAAAAAH!» esultò Kid beccandosi un’altra botta mentre tutti e quattro entravano nella casupola…
***
Well. È un’altra che non so se continuerò. Ma avevo troppa voglia di scriverla.
Deathstar e Mintaka sono, appunto, due cybertroniane che compaiono in due altre mie storie. Ma sono talmente assurde che forse stanno meglio qui in Ultimate Muscle che di là xD
Deathstar &Mintaka
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Capitolo 2 *** primo disastro della serie ***
«ma quindi ti sei trovato due ragazze in casa?»
«io non ci credo».
«dovrei credere che in tutti i posti in cui potevano andare due ragazze abbiano scelto di stare proprio lì da te?»
«ma dai herr Muscle, è assurdo».
«mi sembra alquanto strano, invero…»
Anche dopo aver vinto la ventiduesima edizione del Torneo Chojiin per Kid Muscle non era cambiato granché. Sarà stato pure il campione ma, per i suoi amici e per tutti, era sempre lui.
E se poi le voci che giravano erano vere…per quanto ancora avrebbe mantenuto il titolo? Perché pareva che Ikimon MacMadd, niente affatto persuaso dall’idea che uno come quello potesse davvero aver portato a casa la vittoria, volesse a breve tirare fuori il Torneo Chojiin versione 23.0.
Niente riposo sugli allori dunque per il giovane kinniku, né per gli altri, che Meat aveva continuato ad allenare a ritmo frenetico.
«eppure è proprio così! E se non ci credete ve le faccio vedere!» Kid incrociò le braccia dirigendosi alla sua casupola, quasi offeso.
«sta’ a vedere che sono due bambole gonfiabili» ridacchiò Terry.
«no, no, queste sono vere. Ehm…badate che sono un po’strane…» li avvisò Kid «sono convinte di avere ventitré milioni di anni una e ventiquattro milioni di anni l’altra…per non parlare del fatto che non sanno come si usa un cellulare e vaneggiano di grossi insetti robotici ma eheh si può lasciar correre no?» bussò alla porta «raaagaaaazzeeee, siete quiii?»
Dik Dik, Wally, Terry, Jeager e Checkmate continuavano a credere poco a quella faccenda. Eppure Kid sembrava così sicuro!
«ehm…ra-ragazze, non mi state facendo fare una bella figura…» disse poi il kinniku non sentendole rispondere «…dove siete finite?» aprì la porta della casupola «non ci sono!»
«ahah, lo sapevo che era una balla» rise Dik Dik, andando verso l’uscita del Beverly Park «a questo punto io me ne vado a-UUUUAAAAAARGH!!!» urlò quando venne investito da un potente getto d’acqua gelida proveniente dall’idrante vicino.
«I love the shower, and if it’s quite all right I do the shower to warm my lonely days I do the shower, trust in me when I saaaaaaaaaaay….!!!»
Inutile dire che in quella storia Deathstar e Mintaka c’entrassero qualcosa. Le due infatti, non avendo ben chiaro il concetto di doccia, non solo erano andate a farla fuori e con i vestiti addosso, ma per farla avevano pure utilizzato un idrante che avevano rotto nel tentativo di capire “come diavlo si apriva, eppure in quei film era tanto facile!”.
E così le due stavano storpiando e stonando canzoni varie mentre inzuppavano con l’acqua loro stesse, i poveri passanti e tutta la strada.
«ma che succede?!» esclamò Jeager vedendo quell’allagamento improvviso e dirigendosi con gli altri -Kid incluso- sul posto.
«eccole!!! Sono loro le ragazze che vi dicevo!!!» esclamò il kinniku indicandole «Deathstaaaar, Mintaaakaaaa ciaooooo!!!»
«ciao Staccio!» urlò Deathstar parandosi davanti al getto d’acqua.
«ma si può sapere che accidenti state combinando?!»
Meat era andato a comprare la colazione, immaginando che in un lasso di tempo di nemmeno un quarto d’ora non avrebbe potuto capitare niente di strano…ed ecco cosa succedeva appena si assentava un momento! Quelle due avevano rotto un idrante, e non sembravano nemmeno preoccuparsene!
«facciamo la doccia no?» rispose Mintaka «non si fa così?»
«ma mi prendete in giro?!» urlò il piccoletto «guardate che disastro! E comunque la doccia si fa senza vestiti!»
«ah, potevi dirlo prima!» esclamò Deathstar togliendosi la maglietta e gettandola via, imitata dall’amica «...però con i vestiti addosso aveva più senso, che uno lavava pure quelli…» commentò togliendosi pantaloni e scarpe e rimanendo in mutandine, reggiseno e calze a righe.
«senza vestiti e AL CHIUSO!!!» urlò Meat «non ci si spoglia in pubblico!»
«ma se hanno proprio tanta voglia lasciale fare…» commentò Wally «già, però mia mamma approverebbe se restassi a guardare?...mi sa di no» si chiuse gli occhi con le mani «ecco fatto!»
«ma non esponiamo mica la presa. Non abbiamo nemmeno il pannello, qui» osservò Mintaka indicandosi l’inguine. Per la loro razza il discorso era diverso, di vestiti non ne usavano, avevano solo il loro corpo fatto in una lega di metallo particolare, e si era considerati “nudi” solo se si apriva il pannello che proteggeva la presa riproduttiva (corrispondente a dei genitali femminili) o il cavo (nel caso si fosse cybertroniani di sesso maschile).
«eh, mica lo so se qui si è nudi anche se non si apre il pannello che non abbiamo! Staccionata!» Deathstar si rivolse a Kid Muscle «ma qui se ci si toglie solo i vestiti uno è considerato nudo?»
«beh…certo» rispose Kid perplesso «ve l’avevo detto che sono strane, però sono carine».
«già scusa, ma perché quella mora col caschetto ti ha chiamato “Staccionata”?» gli chiese Checkmate.
«mah! È da ieri sera che mi chiamano tutt’e due così!»
Il poveretto ignorava che quando incontravano uno come lui Deathstar e Mintaka usavano definirlo “tonto come una staccionata”, abbreviato “Staccionata” o “Staccio”, non si sa perché. Pure, tale considerazione per le due non era offensiva dato che normalmente la affibbiavano a gente che non era loro antipatica; in quel caso usavano ben altri epiteti!
«adesso volete fare qualcosa per quell’idrante si o no?!!» tornò ad urlare Meat. Le due si guardarono per poi provare a chiudere il getto d’acqua tenendoci le mani davanti, ovviamente con scarsissimo successo.
«non si ferma!!!»
«…non l’avremo mica rotto?» comprese finalmente Mintaka.
«forse prenderlo a calci non era una buona idea» stabilì Deathstar «ma io che ne so di come funzionano ‘sti cosi?!!!»
E dei ragazzi della League, nessuno che intervenisse. Erano troppo allibiti, e forse anche troppo impegnati a guardare quelle due che non si erano ancora degnate di rivestirsi rimanendo in intimo.
«o! A mali estremi, estremi rimedi» concluse alla fine Mintaka «troviamo qualcosa con cui tapparlo e facciamola finita!»
«potremmo usare i nostri vestiti, ma poi dobbiamo rimetterli…» considerò Deathstar.
Poi l’occhio le cadde su Meat.
E lo sguardo che si scambiarono le due, al piccolo allenatore non piacque per niente.
«PRENDIAMOLO!!!» urlarono infatti Deathstar e Mintaka, agguantandolo per il mantello e riuscendo non si sa come -visto che era molto più stretto- a spingere il suo sedere nel buco da dove usciva l’acqua.
«alé! Problema risolto!» dichiarò Deathstar.
«NON È RISOLTO PER NIENTE!!! TIRATEMI FUORI DI QUI!!!» urlò il povero Meat.
«beh dai, è un servizio utile alla comunità!» rise Kid Muscle.
«UTILE UN CORNO!!!»
Dall’idrante si sentì provenire un rumore minaccioso, somigliante al brontolio di un tuono.
«ma che diavlo è?!»
«mi sa che l’idrante…» avviò a dire Mintaka.
«STA PER ESPLODEREEEEEEEEEEEEEE!!!» urlarono i ragazzi della Muscle League mettendosi al riparo assieme a Deathstar e Mintaka appena prima che, nemmeno fosse stato un geyser di Yellowstone, l’idrante esplodesse creando una gran colonna d’acqua che fece schizzare un urlante Meat tanto in alto che nessuno riuscì a vederlo più.
«…il coso colorato ad arco!» esclamò Deathstar entusiasta vedendo l’arcobaleno creato dagli schizzi d’acqua «mi piace il coso colorato ad arco!»
«ehm…arcobaleno, signorina» puntualizzò Checkmate.
«e io che ho detto?»
«che sta succedendo qui?!» sbottò un vigile urbano appena sopraggiunto «vi siete divertiti a rompere l’idrante, eh? Vandali! Meritate una bella multa!»
«oddio! È il vigile urbano!» strillò Dik Dik.
«la multa è una cosa brutta vero?» domandò Mintaka agli altri, che si erano ritratti spaventati a sentire quella parola.
«potere della botta di culo aiutaci!» urlò Deathstar al cielo.
«eddai signor Urbano sia buono e non ci multi non abbiamo fatto appos…ops» mentre Mintaka camminava il reggiseno, forse perché i gancetti sul davanti erano allentati, si slacciò mostrando le sue grazie a tutta la strada. Vigile incluso, che dopo aver guardato quella quinta con due occhi così ebbe una potente epistassi nasale e svenne «…eeeeh…signor Urbano?» riallacciò il reggiseno «oddio, e adesso che ne facciamo? È morto!»
«ma non è morto, è solo sven-» avviò a dire Jeager, interrotto da Deathstar che aveva deciso di passare di nuovo all’azione.
«nascondiamolo!»
«e dove?»
La ragazza si guardò attorno, e guardò anche nel parco.
Vide le altalene…
«ecco dove! Tu…coso! Trovami una corda!» ordinò a Wally, che ne tirò fuori una da non si sa dove «qualcuno procuri della paglia ed un vecchio cappello! Mintaka, aiutami a spogliare il cadavere…»
«ma non è morto!» obiettò anche Checkmate.
«ecco la paglia!!!» urlò Kid. Le due spogliarono il vigile lasciandogli addosso solo i boxer.
«bene, tu fai sparire questi!» disse Mintaka a Kid dandogli i vestiti del vigile, per poi trascinare lo sventurato nel parco. Deathstar iniziò a ricoprirlo di fango e paglia.
«il cappello! Chi ha il cappello?»
«io ne ho uno ma…» avviò a dire Dik Dik tirando fuori il cappello nero, che gli venne quasi strappato via di mano e poi collocato in testa al vigile.
«ottimo!»
Sempre più stupiti Kid e compagnia videro Deathstar e Mintaka legare quel poveraccio -ancora svenuto- all’altalena con la corda che Wally aveva dato loro. Finita l’opera, le due si sfregarono le mani.
«cadavere occultato!»
«sai ‘Star, sembra uno di quegli…inquieta corvi…»
«…volete dire spaventapasseri?» suggerì Terry.
«QUELLI!»
Proprio in quel momento Kevin Mask e Warsman -nei panni di Flash-, che presumibilmente avevano sbagliato strada perché da tutte le parti potevano avere voglia di andare tranne al Beverly Park, passarono lì trovandosi davanti quella scena: due ragazze che avevano legato ad un’altalena il vigile urbano del quale Kid aveva ancora i vestiti in mano!
«ma che accidenti…?!»
Le due furono leste ad accorgersi dei nuovi arrivati, e corsero davanti a loro come due invasate.
«SAAAAAAALVE!»
«qui non succede niente!» disse Deathstar.
«e quello lì è uno spaventapasseri! Non il signor Urbano!» puntualizzò Mintaka, alla quale si slacciò per la seconda volta il reggiseno «…eh, ma allora è un vizio…»
«molto bene, non voglio sapere cosa sta succedendo e non mi interessa nemmeno» disse rapidamente l’inglese, pur tenendo gli occhi sul seno scoperto di Mintaka «andiamocene!»
Flash era troppo allibito per dire una parola, ed era rimasto in silenzio. Totale silenzio.
Pessimo errore.
«lui non ha detto niente!» esclamò Deathstar «…perché non dici niente?...aspetta…SOUNDWAVE!!!» strillò aggrappandosi alla giacchetta blu tanto che finì anche a puntagli i piedi sugli addominali, scuotendolo «SEI TU!!! Sei Soundwave!!!»
«Soundwave! Non siamo sole allora! Dicci che è successo, perché siamo qui e non di là?!»
Tutti erano sempre più perplessi, il russo in primis che non capiva più un accidenti. Perché quella gli si era aggrappata?!
Fu Kevin a “risolvere” la questione, staccandogli Deathstar di dosso. «piantatela!!!»
Lei lo guardò malissimo.
«tu non mi piaci».
…e l’idrante, che aveva appena smesso di buttare acqua, produsse un altro potente getto che invece di andare in verticale andò in orizzontale, spazzando via sia Kevin Mask che Flash, che pure se bagnati, allibiti ed irritati colsero l’occasione per filarsela.
«SOUNDWAAAAAAAAVE!!! NON ANDAREEEE!!!...troppo tardi» sospirò Deathstar.
«lo rincontreremo dai» la consolò Mintaka.
«sciagurate che non siete altro!!!» urlò Meat, finalmente ricomparso «guardate che disastro…e cos’è quella cosa sull’altalena…?!»
Eh si, Deathstar e Mintaka avevano proprio trovato casa…
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Capitolo 3 *** Elogio alla follia ***
«siete due pazze!!! Due combinaguai!!! Per fortuna che eravate brave ragazze e che non avreste fatto casini!!!» urlava Meat ormai da ore.
«ma non abbiamo mica fatto apposta a rompere l’idrante, mandarti in orbita, far svenire il signor Urbano...» si mise ad elencare Mintaka.
«ma di conciarlo come uno spaventapasseri per occultarne il “cadavere” l’avete fatto apposta!!!» urlò ancora il piccoletto «quel pover’uomo era traumatizzato!!! Ma vi rendete conto del disastro che avete fatto?»
«disastro quello?» Deathstar era sinceramente stupita «ma quello non era mica un disastro».
«ah no?! e voi due quello come lo chiamate, sentiamo!»
Kid Muscle, anche lui presente alla ramanzina pur non essendo stato ancora direttamente coinvolto -così valeva anche per tutti gli altri ragazzi- cercò di defilarsi. Gli venne impedito da Dik Dik Van Dik che se si trattava di lottare era un’autentica nullità, ma quanto all’impedire le fughe a Kid non lo batteva nessuno.
«come lo chiamiamo Mintà?»
«boh! Come dovremmo chiamarlo?»
«qualcosa tipo “normale amministrazione” penso…»
Meat cadde all’indietro, per poi rialzarsi subito. «allora dovete cambiare il vostro concetto di normale amministrazione! Forse da dove venite voi, ovunque sia, lo è…ma qui no! va bene?!!»
Inutile dire che non venne preso minimamente sul serio dalle due ragazze. Deathstar gli pizzicò le guance tirandole verso l’esterno per poi invece premerle per schiacciarle.
«ma quant’è dolce quando cerca di fare il duro! Di’ cioppi cioppi!»
«cioppi cioppi un corno!!!» urlò il piccoletto sentendo Kid, Wally e Dik Dik ridere come matti «da oggi in poi basta disastri altrimenti vi caccio di casa, sono stato chiaro?!»
«ma dai, non possiamo lasciare due povere ragazze indifese fuori al freddo e al gelo in queste terribili notti invernali…» disse subito Kid che non voleva veder sfumare l’occasione di divertirsi con una qualsiasi delle due, possibilmente Mintaka che rispetto a Deathstar aveva il seno più grosso.
«Kid, guarda che siamo in primavera inoltrata» gli fece notare Jeager.
«è uguale!!!»
«spero che ci siamo capiti» continuò Meat «non dovet-»
«o, una cosa, ma dove stanno di casa Soundwave e il tizio che non mi piace?» domandò ai ragazzi Deathstar che ormai, come Mintaka, non degnava più Meat della sua attenzione.
«stanno giusto ad un isolato da qui, nemmeno troppo lontani, purtroppo» sospirò Terry «…ma perché chiami Flash “Soundwave”?»
«in realtà si chiama Warsman veramente» gli ricordò Wally.
«ma perché lui è Soundwave! Avete visto anche voi che non ha detto una parola per tutto il tempo, può essere solo lui, e poi la faccia praticamente non gli si vede quindi…dai, dai, è lui per forza» concluse Mintaka «forse trova il modo di farci tornare di là».
«io ne dubito» disse Checkmate «ma quindi voi da dove venite?»
«da una realtà alternativa a questa nella quale siamo due robot di sette metri e passa!» lo informò Deathstar con un sorriso, che divenne un’espressione perplessa quando vide comparire un grosso gocciolone sulla testa di ognuno. Evidentemente non le credevano. O beh, fatti loro, lei gli aveva detto la verità.
«oook…una realtà alternativa, ma certo» diede loro corda Kid, proprio come si fa con i pazzi «adesso che ne dite di uscire tutti insieme?»
«VOI DOVETE ALLENARVI, ALTRO CHE USCIRE!!!» riprese a sbraitare Meat, con l’unico effetto che i ragazzi si diedero alla fuga trascinando ‘Star&’Taka con loro. Kid Muscle peraltro, per trascinarla via, aveva proprio preso Deathstar per mano. Ad occuparsi di Mintaka invece era stato Checkmate, che aveva fatto lo stesso.
«ma perché corriamo?!» strillò la ragazza allo scacco vivente.
«perché se ci prende è la fine!»
«cioè vi fate spaventare da Cioppi Cioppi?» domandò loro Deathstar mentre correva. Poteva ancora sentire distintamente le urla di Meat che li tallonava pronto a picchiarli con la scopa.
«IIIIIH IHIHIHIH Cioppi Cioppi!» rise quasi istericamente il kinniku mentre voltavano l’angolo «guarda che picchia duro!»
«se lo dici tu…»
Correvano come forsennati, tanto da non accorgersi della presenza di Roxanne, Trixie e Chichi sulla strada, arrivando quasi ad investirle.
Ma Roxanne, del fatto che Kid Muscle stava correndo tenendo per mano una ragazza sconosciuta, si accorse più che bene.
Come anche Chichi si accorse che Checkmate teneva per mano un’altra ragazza ancora.
«ehi, guardate dove andate!» sbottò Trixie, un po’irritata per il fatto che Terry non l’avesse calcolata minimamente.
«Kid Muscle!!!» strillò Roxanne, inascoltata.
Chichi rimase in silenzio.
«anf…anf…se corressero così anche quando ci alleniamo davvero…» ansimò Meat fermandosi davanti alle ragazze «e invece no, lo fanno solo quando c’è da divertirsi!»
«si, scusa ma…chi sono quelle due che erano con loro?» gli chiese Roxanne in tono secco.
«Deathstar e Mintaka, due che avrei fatto meglio a non fare mai entrare in casa, mi sa! Sono sbucate dal nulla ieri notte col dire che non avevano un posto dove stare, una cosa tira l’altra e alla fine sono rimaste da Kid e me…mi ero illuso che fossero davvero a posto, ma non vi dico quel che hanno combinato stamattina!»
«che hanno fatto?» gli chiese Trixie.
«beh per farla breve mi sono ritrovato con l’idrante rotto che sembrava un geyser ed un vigile urbano svenuto conciato come uno spaventapasseri!»
«che cosa?!» strillarono le ragazze.
«eh già…roba da non credere, eh?»
«ma dai, è assurdo…»
«ma…quindi…quelle due che tipo di rapporto hanno con Kid?» indagò Roxanne.
«amicizia. Credo. Come ti ho detto, sono sbucate fuori dal nulla ieri sera» guardò lungo la via «spero solo che non combinino troppi disastri…»
«ecco, quella è casa di Kevin. Per quanto ne sappiamo adesso però non dovrebbe esserci nessuno, lui e Warsman se ne stanno in palestra fino a sera tardi» illustrò Jeager alle ragazze, continuando a correre.
«ah, quindi si chiama Kevin» registrò Mintaka. Deathstar attaccò a ridere come una matta.
«Gavino!!! In italiano Gavino, si chiama! Com’è che fa di cognome…?»
«M-Mask» stentò a dire Terry trattenendo una grassa risata.
«GAVINO MASCHERA!!!» strillò Deathstar tirando fuori un pennarello indelebile dalle tasche dei pantaloncini «scusate ‘na cosa» disse poi, facendo fermare il gruppo -dopo essersi sincerata di aver seminato Meat- per cancellare dal campanello “Kevin Mask” e scrivere “Sor Gavino Maschera & Soundwave” «alé, andiamo!»
«ehm…eventualmente noi non c’entriamo niente, ok?» puntualizzò Dik Dik «non che abbiamo paura di Kevin…»
«oh, si lo riempiremmo di mazzate» concordò Terry «però sai, meglio evitare…vabbè, riprendiamo a correre prima che Meat rispunti fuori da qualche angolo!»
Tutti quanti seguirono il consiglio di Terry, riprendendo la folle corsa fino alla fermata del bus, che presero appena in tempo.
«ho sentito che sono arrivati i baracconi in un quartiere a qualche chilometro da questo» disse Kid «che facciamo, ci andiamo?»
«che domande!!! Voglio lo zucchero filato!» esclamò Wally.
«che cavolo è lo zucchero filato?» domandò loro Mintaka.
«ma come, non lo conoscete?» si stupì il tricheco «zucchero filato, croccanti, lecca lecca…»
«ah, mi sa che lo abbiamo visto in uno dei film…che diavlo è, un coso rosa languginoso su un bastoncino?»
«eh già, Deathstar, è proprio quello» disse Checkmate «ma non l’hai mai mangiato davvero?»
«no! Noi ci alimentavamo con l’energon, non potevamo mangiare i cibi degli umani» ricordò loro Mintaka, al che i ragazzi fecero la solita faccia da “ok diamo corda alle due pazze, tanto sono carine”.
«ok, ok» minimizzò Kid.
Circa mezz’ora dopo arrivarono finalmente a destinazione, ed i ragazzi fecero scoprire alle due ragazze le meraviglie dei parchi giochi umani.
«MINTA’! la casa degli specchi! Pure loro ce l’hanno!!!» strillò Deathstar.
«io le odio» disse la ragazza con una smorfia «se ci entro dentro poi non ne esco più».
«andiamo nel tunnel dell’orrore?» propose Terry.
«NOOO IO HO PAURAAAAAAAAAAA» strillò e piagnucolò Kid Muscle.
«allora andiamo sull’ottovolante…»
«NOOOOOOOO di quello ho paura io!!!» strillò Deathstar, che odiava l’altezza.
«e allora andiamo su…»
«i giochi gonfiabili!» urlò Mintaka.
Tutti quanti si guardarono.
E giochi gonfiabili furono.
Passarono un pomeriggio decisamente divertente, a mangiare, bere, trascinare Kid sui giochi sui quali non voleva salire…
E poi accadde il primo di un’altra lunga serie di danni.
Non si può dire che stavolta sia stata tutta colpa di Deathstar e Mintaka…no, ok, non è vero. Fu proprio colpa loro, o meglio di Mintaka.
«dai che in fondo l’ottovolante è divertente!!!»
«ma manco per niente!!!» urlò Deathstar tenendo gli occhi ostinatamente chiusi.
«ma dai, che siamo anche le uniche a fare il giro! E poi, guarda, mi alzo pure in pied-»
Mintaka aveva comprato una bottiglietta dell’acqua.
Questa cadde direttamente sul pannello di controllo dell’ottovolante, facendolo andare in corto.
I vagoncini iniziarono a girare ad una velocità pazzesca, tanto che Mintaka urlò di gioia non capendo ancora di trovarsi in un grosso guaio…
«le ragazze sono nei guai!» esclamò Dik Dik «dobbiamo aiutar-»
Troppo tardi.
Il vagoncino di Deathstar e Mintaka arrivato sul punto più alto lasciò i binari e volò via. Le due ragazze urlarono come pazze quando la spinta le sbalzò fuori dal vagoncino ed anche fuori dal parco.
Il vagoncino invece cadde addosso alle tazzine rotanti. Due di queste si staccarono ed andarono a colpire la giostra dei cavallini, che cadendo andò a colpire l’autoscontro, che cadendo andò a colpire e distruggere totalmente la casa degli specchi, i frammenti dei quali fecero esplodere i vicini giochi gonfiabili le cui parti dure finirono a colpire il calcinculo, le cui altalene partirono come proiettili all’indirizzo del tunnel degli orrori, distruggendolo.
La gente urlava, si spingeva, sembrava l’Apocalisse.
E tutto per colpa di una bottiglia d’acqua!
Fu una fortuna che in tutto quell’immenso disastro per qualche oscuro motivo -questione di fortuna?- nessuno si fosse fatto male.
Nemmeno Deathstar e Mintaka.
Kevin si chiese se la decisione del suo allenatore di passare vicino al parco nella loro corsa fosse casuale o fosse piuttosto una maniera di metterlo alla prova, per vedere se avrebbe ceduto al richiamo del parco giochi -nel quale da piccolo non aveva mai potuto andare- lasciando perdere la corsa. Fosse come fosse, test o casualità, Kevin Mask continuò a correre come se l’odore di zucchero filato non gli arrivasse alle narici ben celate sotto la maschera.
«più veloce!» gli ordinò Flash. Lui obbedì senza discutere. Se si trattava di allenamenti, era raro che si opponesse quando il russo gli diceva di fare qualcosa.
Poi accadde.
Le urla di gioia all’interno del parco si trasformarono in grida di paura, la gente iniziò a riversarsi fuori, si sentirono dei botti, delle esplosioni…
«ma che diamine succede?» si chiese Warsman, fermandosi come Kevin «che succede lì dentro?!»
Altri botti, altre esplosioni, sembrava che all’interno del parco fosse scoppiata la Terza Guerra Mondiale.
E poi ci furono le urla.
Provenienti dall’alto.
Vicine.
Sempre più vicine.
«MORIREEEEEEEEEEEEEEEEEMOOOOOOOOOOO!!!»
E infine l’urto.
Si trovò schiantato a terra, vide un mare di stelline rosse, poi il buio. Sentiva qualcosa premergli sul petto.
«…’Taka…forse non moriamo nemmeno stavolta».
Al russo iniziava a tornare la vista. Socchiuse gli occhi, giusto in tempo per vedere Deathstar -era stata lei a piombargli addosso, mentre Mintaka era finita addosso al povero Kevin, al momento faccia a terra contro il fango- voltarsi verso di lui.
«che…SOUNDWAVE!!!» strillò la ragazza acchiappandolo per la giacchetta blu e scuotendolo «Minta’!!! guarda!!! Soundwave!!! Lo abbiamo ritrovato!»
Non si poteva dire che Warsman fosse nuovo ad affrontare demoni maligni di sorta. Ma iniziava a temere che quelle due ragazze, delle quali non sapeva nemmeno il nome, fossero qualcosa di peggio che semplici “demoni maligni”. Quelle due erano delle demonesse regine. Demoni padroni. La reincarnazione sdoppiata di Satana in persona, o vattelapesca cosa.
E quella continuava pure a chiamarlo Soundwave…!
«Soundwave!!!» strillava infatti l’indemoniata «come mai siamo qui? Tu ne sai qualcosa?!»
“no, ma so per certo che chiunque vi ci abbia fatte finire andrebbe lapidato a morte” pensò il russo, che non riusciva a dire una parola che fosse una, cosa che avvalorava la tesi di Deathstar sul fatto che il tizio che stavano cercando fosse proprio lui!
«mmmmrgh!» iniziò a ringhiare Kevin, ancora faccia nel fango.
«scusa che hai detto?» gli chiese Mintaka, non pensando che se non gli si fosse tolta da sopra la testa Kevin non avrebbe potuto dire granché.
«mmrgh!!!»
«’Star, ma che ha detto?»
Lei fece spallucce. «ne so un cazzo, che ha detto!» disse con poca eleganza per poi tornare a tormentare Lord Flash «e dai Soundwave, spiccica parola almeno stavolta! E dai! E dai!»
Con la pura e semplice forza dell’ira Kevin, che aveva un’altra maschera di fango sopra la propria -e meglio non parlare delle condizioni in cui versavano i capelli!- riuscì a rialzarsi con un mezzo urlo belluino modello barbaro del nord, agitando i pugni.
Non gli piaceva l’idea di picchiare delle ragazze ma…ma era davvero troppo.
«bastaaaaaaaaaaaaaaaaaahhh!!!»
Alle due non ci volle molto per capire che conveniva mettersi a correre. E così fecero, con quello che le tallonava con tutto l’intento di triturarle.
«CORRIIIIIIIIIIIIIIIII» urlò Deathstar a Mintaka.
«…le cose da un mondo all’altro non sono poi cambiate tanto».
«effettivamente…»
Correndo correndo finirono per arrivare sul palco che, se non avessero fatto tutto quel disastro, la sera sarebbe stato destinato ad esibire -dentro apposite gabbie in vetro- alcuni dei rettili del rettilario cittadino.
Strada chiusa. Niente più vie di fuga.
«io non sono uno che picchia le donne…ma voi due…voi due…io non so nemmeno come vi chiamate ma voi due…siete dei demoni infernali!»
Deathstar lo guardò malissimo, come aveva fatto quella mattina.
«e tu sei un coglione infernale, e non mi piaci per nient-EEEEEEEEEH» strillò vedendolo avvicinarsi «potere della botta di culo aiutaci!!!»
«potere della botta di culo, ma per fav-»
Una delle sedie del calcinculo venne lanciata fuori dal parco e come un proiettile colpì il palo della luce vicino, che cadde proprio sopra al palco e, per una sorta di “effetto bilico” per il quale se un lato di una lastra di metallo sale l’altro scende -e se c’è un oggetto sopra la parte che sale son cavoli suoi perché viene lanciato via- Kevin Mask venne lanciato verso il cielo alla velocità della luce. Con un po’ di allenamento avrebbe potuto entrare a far parte del Team Rocket.
«ecco, VATTELAPPIANNELCU…hai capito!!!» urlò Deathstar «fiù. L’abbiamo scampata bella mi sa».
«già già…ma Soundwave?»
«SOUNDWAVE!» strillò Deathstar, correndo verso il punto dove avevano lasciato Flash, che però aveva deciso saggiamente di defilarsi «nooooo è andato via…però è lui, è ufficiale, anche stavolta non ha detto una parola!»
Proprio in quel momento un camion si fece largo nel disastro, e l’autista scese.
«ma che è successo qui? Dovevo consegnare questi rettili…li avevamo pure sedati per cinque ore…ed ora il parco è distrutto…o beh» disse tra sé e sé non essendosi accorto della presenza delle due «li riporterò indiet-»
Non fece in tempo a finire la frase che venne tramortito da una Deathstar che aveva appena avuto un’idea luminosa.
«’Taka, tu ‘sto coso lo sai guidare? In fondo di là eri una terrena, ti trasformavi in una moto».
«mh…penso di si…insomma, sempre in terra sta, non ci sarà poi tanta differenza. Ma che vuoi fare?»
Deathstar salì nel furgone, sul posto del passeggero. «mica possiamo sprecare delle bestie sedate. Dovranno pure stare da qualche parte».
Mintaka salì sul lato del guidatore. «non ti seguo…»
«voglio regalare al Sor Gavino Maschera degli animali domestici!»
«aaaaaaaaah ho capito!!!» rise forte Mintaka «ook…adesso cerco di mettere in moto quest’affare…»
E dopo svariati tentativi, ed aver finalmente compreso che per accendere il motore bisognava innanzitutto girare la chiave, sbandando, inchiodando e buttando giù alberi, pali della luce e bancarelle Mintaka e Deathstar si diressero verso la dimora del Sor Gavino Maschera…
Né Kevin né Warsman, ricongiuntisi, avevano voglia di spiccicare parola.
Che giornata stressante.
Pesante.
Orrenda e basta, via.
«mi auguro solo di non incontrare mai più quelle due» disse cupo l’inglese.
«siamo in due. Io potessi capire perché quella si ostina a chiamarmi Soundwave» borbottò, aprendo lui la porta di casa. Kevin entrò dopo di lui, richiuse la porta, tolse l’impermeabile e si diressero entrambi in salotto.
«non darmi del pigro ma oggi non vedo l’ora di rilassarmi sul diva-ALLIGATORI!!! TRE ALLIGATORI IN SALOTTO!!!» urlò Kevin vedendo quei tre bestioni di quattro metri e mezzo l’uno guardarli con aria decisamente arrabbiata.
«sta’ calmo compagno…» farfugliò il russo indietreggiando con lui «magari se stiamo fermi non ci fanno nientEEEH ritiro quello che ho detto!!!» urlò il russo quando una di quelle adorabili bestiole cercò di staccargli una gamba a morsi, e lui e Kevin corsero su per le scale.
«ma che diavolo ci fanno tre alligatori nel salotto?!!» urlò il ragazzo mentre si chiudevano in bagno e Flash tirava fuori il cellulare per chiamare qualcuno che portasse via quegli animali.
«e a me lo chiedi, non-SERPENTEEEE, un serpente nella vasca!!!» urlò.
Ed il cellulare gli cadde proprio lì.
Ed il serpentone non tardò ad inghiottirlo.
«NO! Il mio è nell’impermeabile!» si disperò Kevin. Entrambi si lanciarono fuori dal bagno sperando di trovare rifugio in camera da letto, ma…
Ranocchiette. Piccole ranocchiette rosa e viola.
«oh, queste sono inn-»
«fermo lì! Sono rane delle fragole!» lo bloccò il russo.
«e allora?!»
«sono velenose!!! MORTALI!»
Uscirono dalla stanza appena prima che le ranocchiette decidessero di saltare loro addosso tutte assieme, decidendo infine di tentare di uscire da una finestra e chiedere ad un vicino di far fare loro una telefonata.
«ma chi può aver messo questi animali in casa nostra, CHI?»
L’occhio gli cadde sul campanello.
“Sor Gavino Maschera e Soundwave”.
Ok, ora un’idea ce l’aveva.
«ci avete fatti preoccupare!» Jeager stava rimproverando Deathstar e Mintaka, ricomparse solo a tarda sera «per fortuna state bene, ma…si può sapere che avete fatto per tutto questo tempo?»
Le due si guardarono.
«mah…niente!» dissero in coro con un sorrisone.
Già, proprio niente…
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Capitolo 4 *** l'alieno del pianeta Mosca ***
Per abituate ai guai che fossero, le due stentavano ancora a crederci.
Lo stadio era in delirio. Le porte si aprivano e si chiudevano da sole, la cupola minacciava di crollare da un momento all’altro, le sirene erano partite tutte assieme con un rumore assordante, l’impianto antincendio sembrava aver preso vita…
«…ma com’è che è successo tutto ciò?» chiese Deathstar a Mintaka.
Il piccolo ed alato nonché fastidiosissimo insetto volò loro davanti, e le due dopo averlo brevemente puntato alzarono i cric e tentarono -senza successo- di abbatterlo su di lui. Colpendo per l’ennesima volta il pannello di controllo, che fece esplodere i grossi schermi al plasma.
«di nuovo l’alieno del pianeta Mosca!!!» esclamò Mintaka «cerca di sfuggirci il maledetto!!!»
Non fecero molto caso che mentre continuavano la caccia stavano calpestando i due poveri addetti al pannello, crollati a terra già da un pezzo.
Ma com’era successo che le due ragazze si fossero trovate proprio lì?...
«io tifo Wally».
Nulla di straordinario in un’affermazione del genere, considerando che lo scontro di quel giorno sarebbe stato tra Wally Tusket e nientemeno che Kevin Mask -o meglio “Sor Gavino Maschera”, come lo chiamavano in un simil romanesco Deathstar e Mintaka- e che alle due ragazze l’inglese stava notoriamente sulle balle, tanto che volendo aiutare il loro amico erano perfino uscite dalla casupola di Meat alle tre di notte per andare a suonare i bonghi (WTF?!!) sotto la finestra di Kevin, in modo da farlo arrivare all’incontro già stanco per la mancata dormita.
Già, perché non era servito che dopo la vicenda dei rettili Kevin fosse piombato nella casupola minacciando di far fare loro le peggiori morti e con tutta l’intenzione di tener fede alle minacce in questione.
No.
Se mai aveva peggiorato le cose, e tutto quel che l’inglese aveva ottenuto era stato un brutto colpo dato da svariati tronchi d’albero che erano caduti da un camion -caso strano!- proprio nel momento in cui lui gli si era trovato vicino nell’inseguire la Premiata Ditta ‘Star&’Taka…
Comunque, quel giorno dopo avere accompagnato Wally allo stadio insieme a tutti gli altri una delle due aveva avuto la sciagurata idea di andarsi a prendere qualcosa da mangiare.
Anche fin qui non c’era nulla di straordinario.
Peccato che poi, come di consueto, Deathstar e Mintaka si fossero perse grazie al loro senso dell’orientamento del tutto assente.
«…e anche qui non c’è uno straccio di cartello!» protestò Deathstar «posso capire che nell’astronave dei decepticon non ce ne fossero ma qui avrebbero dovuto esserci!»
E c’erano.
Peccato che non capissero nemmeno che erano dei cartelli indicatori, dato che loro quei segni non li conoscevano. Erano abituate a cartelli in cybertroniano, con altri simboli.
E anche di quelli comunque si accorgevano raramente…
«infatti si. Ma Kid l’ha detto che Boccolo Boy è avaro».
Boccolo Boy, alias Ikimon MacMadd.
«eh…ma quel simbolo su quella porta non ti ricorda la facciaccia brutta sua?»
Esattamente. Le due ragazze infatti gira che ti rigira erano andate a finire negli spazi proibiti al pubblico, tra i quali i camerini dei lottatori, dei giudici, dei MacMadd e quant’altro.
«è uguale!» rise Mintaka, per poi notare che la porta era socchiusa «…secondo te che c’è dentro?»
«boh! Guardiamoci!»
Come nei peggiori film di spie le due si misero ad osservare attraverso lo spiraglio, per trovarsi davanti un Ikimon MacMadd -sfiga sua- addormentato. E dire che l’incontro sarebbe iniziato tra circa un’oretta…o beh, forse aveva deciso di farsi un pisolino nell’attesa…
Pessimo errore.
Come attratte da una forza alla quale non potevano resistere le due pazze deviate entrarono silenziosamente nella stanza.
Forbici su una mensola.
Scotch su un’altra mensola.
Si guardarono.
Sorrisero.
Quando circa dieci minuti dopo uscirono dalla stanza Ikimon MacMadd, sempre addormentato, era stato privato dei boccoli che ora giacevano a terra tagliati malamente come a ricordargli di quel che erano stati un tempo e non sarebbero stati mai più; e come se questo fosse stato poco, la sua testa era stata attaccata alla sedia -che sempre sfiga sua aveva lo schienale molto alto- con lo scotch. E non contente, lo avevano pure “truccato” con i pennarelli indelebili.
«bel lavoro, amica deviata» si complimentò Mintaka dandole il cinque mentre correvano per il corridoio.
«altrettanto a te, amica deviata!»
Una volta che giudicarono di essere abbastanza lontane rallentarono, trovandosi davanti ad una porta senza simbolo alcuno.
«e qui dietro secondo te che c’è?»
«non lo so» rimuginò Mintaka «prima dietro la porta col simbolo di Boccolo Boy c’era Boccolo Boy…»
«eh, ma qui di simboli non ce ne stanno. Che facciamo?»
«possiamo guardarci lo stesso» Mintaka girò la maniglia «…è chiuso».
«e sfondiamola no?»
Ma si. Sfondiamola no? che tanto “non era un posto pubblico” e magari “non c’era nemmeno un motivo valido per il quale doveva star chiusa”.
La stanza misteriosa comunque si rivelò essere un semplice ripostiglio con dentro di tutto e di più. Inclusi dei cric. Cosa ci facevano dei cric in un ripostiglio? O beh…
«mh. Niente di interessante» commentò Mintaka «andiamo va’».
Un ronzio.
Un qualcosa di piccolo, nero e veloce volò davanti ai loro occhi.
«ma che diavlo è…?!»
«un alieno del pianeta Mosca!!!» urlò Mintaka.
Nelle sue peregrinazioni, nella realtà dalla quale provenivano, Mintaka e Deathstar insieme al resto del gruppo -il Deviant Team- avevano visto praticamente di tutto. Incluso il pianeta Mosca, un corpo celeste grosso poco più della Luna terrestre nel quale vivevano una sorta di mosche antropomorfizzate gigantesche che nella sua breve sosta lì avevano dato non pochi problemi al Deviant Team.
«dove, dove?!!» strillò Deathstar afferrando uno dei cric, imitata da Mintaka «dimmi dov’è!!!»
«è lì!» esclamò Mintaka indicando la porta.
Entrambe calarono i cric sull’ “alieno del pianeta Mosca”, finendo invece per colpire la porta danneggiandola irreparabilmente.
«l’abbiamo colpito?»
«NO!!! È lì!» urlò Deathstar, indicando la parete.
La parete in questione non era un muro portante, era di cartongesso.
Inutile dire la fine che fece quando i cric vi si abbatterono addosso.
«l’abbiamo preso?» domandò Deathstar.
«no! Sta volando per il corridoio! Non lasciamolo scappare!!!»
Cric alla mano le due ragazze si misero ad inseguire la povera mosca lungo tutto il corridoio, sfondando le pareti ogni volta che essa aveva la disgraziata idea di posarcisi sopra.
«dannato alieno ostinato!» sbottò Deathstar abbattendo per l’ennesima volta il cric contro la parete «fermati!!! Fatti ammazzare!»
«ma che accidenti succede?!» esclamò Sozumi -lì in veste di giudice- affacciandosi in corridoio dal proprio camerino.
La mosca gli si posò sul naso.
«UCCIDIAMO L’ALIENO DEL PIANETA MOSCA!!!»
Dopo aver visto un po’di stelline rosse e blu Sozumi crollò a terra per il colpo brutale che gli era stato inferto. Inutile dire che Deathstar e Mintaka non ci badarono nemmeno, troppo impegnate nella loro caccia. E non badarono nemmeno al fatto che finirono a distruggere l’intero camerino, quando la mosca entrò posandosi su vari oggetti per poi uscire di nuovo in corridoio.
«tanto lo becchiamo prima o poi!» affermò Deathstar con decisione «non ci faremo scappare l’alieno del pianeta Mosca! Potrebbe decidere di deporre le proprie uova dentro un essere umano, e a quel punto la Terra sarebbe invasa!»
Si ecco, le loro intenzioni erano anche buone. Peccato che le conseguenze lo fossero un po’meno.
Correndo correndo, distruggendo distruggendo…
«novemilasettecentosettantasei!...novemilasettecentosettantasette…!»
Le due ragazze al suono di quella voce si fermarono bruscamente davanti alla porta.
«…e chi c’è qui? Il Sor Gavino?»
«eh si…L’ALIENO!!! Sulla porta!!!» urlò Mintaka.
La porta venne abbattuta a colpi di cric, la mosca volò dentro la stanza.
«ma che diavolo sta succedendo?!!» allibì l’inglese sentendo quel caos e vedendo quella distruzione. Le due indemoniate fecero ben poco caso a lui, e anche a Lord Flash che rimase di nuovo senza parole vedendo Deathstar e Mintaka con i cric sollevati.
Deathstar vedendo la mosca posarsi su un punto troppo alto per lei saltò sopra Kevin -che stava facendo le flessioni, povero- usandolo come trampolino.
«DANNATO ALIENO DEL PIANETA MOSCA MUORIIIII!!!» urlò, mentre si abbatteva col cric e con tutto il corpo contro la parete.
Non riuscendo a colpire la mosca nemmeno stavolta.
«muori, muori, muori!!!» strillò Mintaka agitando il cric nell’aria come avrebbe potuto fare qualcuno di normale con un ammazzamosche, appunto.
«Soundwave! Tu sai che gli alieni del pianeta Mosca sono pericolosi, dacci una mano o invaderanno il pianeta!» disse con decisione Deathstar a Warsman.
«invasione un corno, uscite immediatamente di q-» avviò a dire Kevin, interrotto da un colpo di cric che Deathstar gli diede tra capo e collo facendolo crollare a terra privo di sensi.
«…non aveva l’alieno addosso» osservò perplessa Mintaka.
«andava abbattuto lo stesso, è un rompicoglioni. Soundwave!!! Prendi quest…nnngh quando cazzo pesa…» Deathstar tentò senza successo di spostare l’asta con i pesi «insomma prendilo e aiutaci!!!»
Troppo allibito per fare qualunque cosa il russo rimase sia fermo che zitto.
Troppo fermo e troppo zitto, considerata l’emergenza.
«non reagisce!» esclamò Mintaka «…forse ha già le uova dell’alieno dentro di sé!»
«IH! Oh no!» strillò Deathstar «dobbiamo aiutarlo! Com’è che si ammazzano le uova?»
«e chi si ricorda?! Nel dubbio schiacciamole a colpi di cric!»
E peraltro proprio in quel momento la dannata mosca si posò su Flash.
«VUOLE DEPORGLIENE DENTRO ALTRE!!! DOBBIAMO IMPEDIRLO!»
Con delle urla belluine le due fecero piovere addosso al povero Warsman una pioggia di colpi di cric a non finire. Certamente a ‘Star dispiaceva colpire Soundwave, ma in fondo era sia per il suo bene che di quello di tutto il pianeta…
E lui anche in quel caso non fece in tempo a reagire.
Le due interruppero il pestaggio solo quando anche Flash, come il suo pupillo, crollò a terra pieno di bozze dolorose e lividi.
«ok, le uova dovremmo averle schiacciate tutte direi» stabilì Mintaka.
«l’alieno però è ancora vivo! Guarda! È uscito! Dobbiamo impedire che continui la sua opera di devastazione!!!»
……la sua opera?……
Vabbè.
Un danno dopo l’altro le ragazze arrivarono -purtroppo- fino al pannello di controllo dello stadio, dove due addetti si stavano godendo una giornata lavorativa piuttosto tranquilla.
Fino a quel momento.
«MOSCAAAAAAAAA!!!»
In un attimo quei due poveracci vennero abbattuti, rei del fatto che la mosca gli si fosse posata addosso.
Deathstar e Mintaka devastarono tutto il quadro elettrico, la consolle, i vetri a colpi di cric. E la mosca non si fermava.
E non si fermavano nemmeno loro, non rendendosi conto della devastazione che stavano portando, almeno fino a che l’impianto antincendio non spruzzò loro l’acqua addosso.
«…ah, ecco com’è successo: l’alieno del pianeta Mosca!» ricordò Deathstar.
«è ancora vivo! Prendiamol-»
Fu Meat, sopraggiunto dopo averle viste lassù dallo stadio, a porre fine a quel delirio riuscendo ad uccidere l’alieno del pianeta mosca semplicemente schiacciandolo con un battito di mani.
«invasione sventata!!! Siiiiiiiii» esultarono le due.
«Meat eroe mondiale!»
«ma che diamine vi ha detto il cervello?!!» urlò il piccoletto, rosso come un semaforo dalla gran rabbia «LO SAPEVO CHE DIETRO A TUTTO QUESTO DISASTRO C’ERAVATE VOI DUE!!!»
«Meat, era a fin di bene! se non avessimo cercato di ucciderlo l’alieno del pianeta Mosca avrebbe invaso il vostro mondo!» protestò Mintaka «che dovevamo fare?»
«…l’alieno del…ma era una semplicissima mosca!» guaì Meat «…che vuol dire “l’alieno del pianeta Mosca”? Mintaka! Non esiste un “pianeta Mosca!”»
«…ah no? Da noi si. E gli abitanti sono molto cattivi» specificò Deathstar sgranando gli occhioni rossi «noi lo sappiamo per esperienza».
«ma vi rendete conto che avete distrutto lo stadio?! E che per colpa vostra l’incontro di Wally e Kevin Mask salta?!!»
Le due fecero spallucce.
E Meat ricominciò ad urlare… |
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Capitolo 5 *** Missione restyling (o almeno, un tentativo) ***
Era andata in
ricarica, e quando si era svegliata si era
trovata in quel luogo sconosciuto.
Era simile al
pianeta dove lei e gli altri erano atterrati
di recente, e allo stesso tempo completamente diverso.
Più
strambo.
Il posto ideale
per quelle due deviate di Deathstar e
Mintaka per farla breve, ma lei non era come Deathstar e Mintaka: si
riteneva
più ragionevole.
Eh, giusto, a
proposito: e se le artefici di quel suo cambio
di mondo, nonché di specie, fossero state proprio quelle
due…?
«se
così fosse adesso mi sentono!!! Appena le trovo quelle
due mi-sentono!!!»
Stylequeen non
poteva sapere che Deathstar e Mintaka ne
sapevano quanto lei riguardo quel repentino spostamento in una
realtà diversa
da quella dove erano nate. Procedeva semplicemente col ragionamento
matematico
“Deathstar e Mintaka fanno casino, questo è un
casino, quindi è opera loro”.
Non le si poteva
fare una colpa. Di solito le cose andavano
proprio in quel modo.
Quindi
avanzò a grandi passi lungo il marciapiede. Non aveva
idea di dove avrebbe dovuto cominciare le ricerche, ma in qualche modo
avrebbe
fatto...
«…»
La sua marcia si
interruppe quando vide una ragazza mora
fumare una sigaretta mentre stava appesa a testa in giù sul
ramo di un albero.
«…che
c’è?»
Emerald J.V.P.
Lancaster osservò perplessa quella ragazza,
che era la più rosa che avesse mai visto -capelli rosa,
vestiti rosa, scarpe
rosa, pelle dal sottotono rosa…giusto gli occhi si
salvavano, visto che erano
azzurri- guardarla stranita.
Lo stupore di
Stylequeen però durò ben poco. «ok, sei
strana
abbastanza, quindi…hai per caso incontrato due pazze deviate
con gli occhi
rossi qui in giro? In un posto dove c’era casino?»
Stylequeen
glielo aveva domandato senza speranze reali di
ottenere una risposta soddisfacente, ma Emerald divenne pensierosa.
«dipende…»
«che
vuol dire “dipende”?!» sbottò
Stylequeen «o è si o è
no!»
Emerald, sempre
a testa in giù, sollevò un sopracciglio.
«potresti chiedere più gentilmente, anche
perché se continui così potrei
decidere di mandarti al diavolo che io sappia qualcosa oppure no, e a
quel
punto per trovare le tue amiche t’attacchi al tram. Comunque,
dipende. Io
effettivamente qualcosa di due pazze che hanno distrutto uno stadio per
motivi
non ben definiti l’ho sentito dal vecchio
porcello…»
Un vecchio
porcello alquanto ammaccato visto che le due
pazze in questione l’avevano riempito di botte con un cric
per “schiacciare le
uova che l’alieno del pianeta Mosca aveva deposto dentro di
lui”.
«distrutto
uno stadio per motivi non ben…» avviò a
dire
Stylequeen con gli occhi sbarrati «si! si, possono essere
solo loro!!!...di’,
ma il “vecchio porcello” chi
è?»
Se la chiamavano
“Chiacchiera” un motivo c’era. Ed era
precisamente questo, che quando attaccava non la finiva più,
sia a parlare dei
fatti propri che a voler sapere il più possibile di quelli
altrui. Ma Hammy era
abituata ad avere a che fare con la gente impicciona, visto
com’erano sua madre
e le sue nonne.
«chi
vuoi che sia un vecchio porcello? Un vecchio
porcello!...o un tal Soundwave, se diamo retta a quelle due»
aggiunse Emerald
con una risata «lo chiamano in quel modo, va’ a
capire come mai…»
L’ultima
affermazione fu la conferma che Stylequeen cercava.
«sono loro! Avrei dovuto immaginarlo, ovunque andiamo quelle
due si fanno
sempre riconoscere!»
«si,
eh?» la Lancaster finì la sigaretta e scese dal
ramo
con un salto, finendo a ricadere in piedi «casiniste convinte
insomma!»
«non
ne hai idea!» sbuffò Stylequeen con un gran colpo
di
ciuffo rosa. Si era abituata in fretta a quella nuova forma umana,
bisognava
dirlo, e adesso sperava solo che non le si rovinassero i,
com’era che si
chiamavano? Capelli.
«e
com’è che si chiamano?» a questo punto
anche Emerald
iniziava ad incuriosirsi sul serio.
«Deathstar
e Mintaka» ‘Queen se non altro ebbe
l’intelligenza di evitare di dirle che venivano da
un’altra realtà dove erano
delle robot alte sette metri «hai idea di dove possono
essere, allora?»
«a
dire il vero mi sa che stanno dove sta anche-»
«IIIIIIH!!!
ORRORE!!!»
Inizialmente
Emerald si preoccupò che quell’urlo segnalasse
l’arrivo di qualcuno di pericoloso o qualcosa del genere, ma
quando sollevò lo
sguardo e vide che cosa -anzi chi- era che Stylequeen stava guardando a
dir
poco scioccata e quasi con le lacrime agli occhi, scoppiò a
ridere senza avere
la minima intenzione di fermarsi per almeno un quarto d’ora.
Lord Flash
invece era decisamente meno allegro. Aveva già i
suoi problemi ultimamente, e non aveva la minima intenzione di stare
dietro ad
un’altra pazza.
«quella
calzamaglia…quella calzamaglia è a dir poco oscena!!!» Stylequeen era
veramente
inorridita «Per i Prime!!! …» e nessuno
chiese chi fossero “i Prime” «si
vede…TUTTO! E poi…quella cosa
blu che
hai addosso…mamma mia, ma dove sono capitata, al circo degli
orrori?!» ‘Queen
mise una mano davanti agli occhi per coprire l’orribile vista
«ma dove ci vai
con quella calzamaglia aderente?! Cosa ti credi di essere, un supereroe
dei
fumetti? Perlomeno loro indossano degli slip di solito neri anche sopra la calzamaglia! E ma in nome
di Unicron…»
«visto?!
Io te l’ho sempre detto che quella roba fa schifo,
porcello!!!» rincarò la dose Hammy tra una risata
e l’altra «vedi che succede a
non darmi retta?»
“parla
parla, che se smetto di metterla poi cos’è che ti
divertiresti a strapparmi via?”
pensò
lui. La sua risposta comunque fu, naturalmente, irripetibile nonostante
fosse
presente Stylequeen che ancora si ostinava a tenere la mano davanti
agli occhi.
«se
cercavi la macelleria comunque è da quella parte»
sghignazzò Emerald.
«va’
al diavolo!» quel poveraccio voleva solo un gelato, e
invece non solo si era trovato davanti quella puttanella, ma pure una
pazza
psicotica che ce l’aveva con i suoi vestiti! Come se le altre
due non fossero
bastate…
«ragazza,
bisogna fare qualcosa, non possiamo lasciarlo
andare in giro così!» sentenziò
Stylequeen, guardando Emerald «…non che tu sia
messa tanto meglio…»
«beh
io una calzamaglia in quel modo potrei permettermela,
sono giovane e tonica, lui invece è Lord Chiappem-»
«ti
proibisco di sputtanarmi con gli sconosciuti!!!»
sbottò
il russo «e poi come mi vesto sono fatti miei!»
«no,
sono fatti di quei poveracci che sono costretti a
guardarti, oh cielo che orrore…» Stylequeen fece
un respiro profondo «necessiti
di un rinnovamento di guardaroba all’istante,
davvero, io proprio non posso permettere che tu vada in giro
così».
«ribadisco
che sono fatti miei!» Lord Flash indietreggiò di
qualche passo «ed ora se non vi dispiace me ne
vado».
«non
prima che ti abbia rifatto il guardaroba» ripeté
ostinata la Ragazza Più Rosa Della Galassia.
«senti,
io sono un gentiluomo, non mi piace alzare le mani
sulle donne…»
«a-ehm»
tossicchiò Emerald.
«tu
sei un caso a parte!...non mi piace alzare le mani sulle
donne, di solito, quindi ti
consiglio
vivamente di lasciar perdere».
«…la
parte peggiore sono le chiappe, vero?»
“Emerald
dannata puttana questa me la paghi, quella è già
abbastanza fuori senza che tu le dia corda!!!”
«già
già. Oh, ma perché sei così reticente?
Vogliamo solo aiutarti!»
«no!!!»
«e
dai…» Stylequeen fece due passi avanti, e lui tre
indietro.
«ho
detto di no! Chiuso il discorso!»
«non
importa se vuoi o non vuoi, tanto mi darai retta lo
stesso».
«per
l’ennesima volta, no!!!»
A quel punto
Emerald avrebbe veramente dovuto fare qualcosa
come deviare l’attenzione di Stylequeen su
qualcos’altro per consentire al suo
Nemico Numero Uno di fuggire. Ma stava di fatto che…dai, un
drastico cambio d’abito
ci voleva. E poi, per Warsman tutto ciò non sarebbe
risultato pericoloso o
letale. Se mai giusto seccante e fastidioso.
E qualunque cosa
per rompergli le scatole era bene accetta.
«ragazza
in rosa!...prendiamolo!!!»
esclamò Hammy per poi uscirsene con una risata cretina,
mentre lei e Stylequeen
iniziavano a correre dietro a Flash.
«Emerald,
questa me la pagherai cara! Giuro che te ne farò
pentire amaramente!!!» ringhiò il russo mentre
correva. Emerald però non ci
fece troppo caso.
«di’,
ma com’è che ti chiami?»
«Stylequeen!
E tu com’è che ti chiami?»
«Emerald
Janice Verbena Phoebe Lancaster».
«solo
Emerald va bene uguale?»
«e
beh».
A quel punto non
si poteva dire che Hammy non corresse
dietro a Lord Flash…letteralmente! La cosa più
assurda era che lo stesse
facendo insieme ad una quasi totale sconosciuta, della quale Hammy
peraltro
ammirò la velocità tenendo in considerazione che
stava correndo su dei tacchi a
spillo rosa di un’altezza pazzesca.
Ma per lo stile
si faceva questo ed altro!
Anche Warsman
telava come un dannato, e contava di seminarle
girando l’angolo, ma purtroppo…
SBAM!!!
«EHI!
Guarda dove v… ah, ma sei-»
Era andato a
sbattere contro Kid Muscle, che non fece
nemmeno in tempo a finire la frase perché venne investito da
Deathstar e Mintaka
che, come gli altri ragazzi della Muscle League, erano poco dietro di
lui.
«Soundwave!!!
Stai bene?! Sei stato infettato o siamo
riuscite ad impedire il contagio?!!»
«Soundwave!!!»
“oh
no, anche queste due ci mancavano!”
«state lontane da
me!!!» sbottò alla fine, esasperato.
«…ha
parlato?»
«ah,
ma allora non sei Soundwave» sbuffò Deathstar
«certo
che potevi dircelo prima».
«era
un po’complicato visto che voi due malate
di mente mi avete massacrato con i cric prima che io potessi
proferire parola!!! Ed ora toglietevi di mezzo!!!»
«potresti
essere un
po’più…gentile…vabbè»
il tentativo di
difesa di Dik Dik finì in un mormorio inudibile,
perché lo sguardo del russo
faceva veramente paura.
«ha
svoltato qui! eccolo, è-» stavolta fu Emerald a
non
riuscire a finire la frase e ad essere -quasi- travolta da Deathstar e
Mintaka.
«’QUEEN,
‘QUEEEEEEN!!!!!!»
urlarono le due, che nonostante tutto non avevano faticato a
riconoscerla. Ma
Stylequeen aveva altro a cui pensare al momento.
«ehi
Hammy, come va?» le chiese Jeager con un sorriso
«ti
sei fatta una nuova amic-»
«si,
si, ciao, prendete
il tizio ad ore tre! Siamo in missione restyling!»
si mise in mezzo Stylequeen che indicò Lord Flash, che se la
stava dando ancora
a gambe.
«ma
che-»
«dobbiamo
prendere Soundwave che non è Soundwave?» chiese
Mintaka.
«si!...e
comunque noi tre dopo dobbiamo parlare!»
«ragazzi,
ci serve una mano a prendere Warsman, vogliamo
fargli cambiare vestiti. Niente di letale eh!»
specificò Emerald.
«ma-»
«eddai!
Eddai! Prendiamolo!!!» in realtà a Deathstar dei
vestiti
di Soundwave-non-Soundwave non fregava nulla, ma afferrò
ugualmente i polsi di
Kid e Wally riuscendo a trascinarli via.
«all’assalto!!!»
Mintaka riuscì a fare lo stesso con Terry e
Jeager, e Stylequeen acchiappò Van Dik e Check Mate.
«ehm
signorina io veramente non sarei d’accordo su-»
«zitto e corri!!!»
Prima di
lanciarsi a sua volta in un inseguimento che lei
stessa aveva fatto iniziare, Emerald si concesse di guardare tutto il
gruppo
con un’aria quasi allibita. Si rendeva conto che tutta quella
faccenda era
assurda, non ci voleva un genio, ma d’altra parte…
«è
per una buona causa» concluse, mettendosi a correre
raggiungendo alla svelta tutti gli altri.
«ma
perché stiamo correndo, Dik?!» urlò
Wally.
«non
ci ho capito molto in realtà…»
«magari
così saltiamo l’allenamento con Meat visto che lo
stiamo già facendo!» esclamò quello
sfaticato di Kid Muscle.
«si,
mh! Guarda che poi il restyling toccherà anche a molti
di voi!» li avvisò Stylequeen «santo
cielo, gli unici con uno stile realmente
definito sono questo qui che sto trascinando» alias Check
Mate «e il biondino
con il cappello da cowboy!»
«era
un complimento?» domandò quest’ultimo.
«presumo
di si» rispose Hammy «l’ho conosciuta due
minuti
fa, che ne so!…»
«sta salendo sul
tetto!!!» strillò Deathstar indicando
Warsman che nel disperato tentativo
di sfuggire a tutti -e si chiedeva perché diamine Kid Muscle
e combriccola si
fossero messi in mezzo- aveva deciso di salire lassù e poi
saltare da un
palazzo all’altro.
«un
vecchio porcello arrampicatore, yeee!» esclamò
Emerald
«tutti sul tetto!»
«che
cosa vuol dire tutti sul-» avviò a dire Stylequeen
che,
come anche Deathstar e Mintaka, strillò come una pazza
quando le parti si
invertirono e da che era lei ad aver “preso” gli
altri si ritrovò “presa” tra
le braccia di Check Mate che con pochi balzi raggiunse il tetto.
Il tutto senza
che il lottatore del Principato di Monaco
avesse ancora capito il vero motivo per cui lo stava facendo,
ovviamente.
«ok,
adesso da qui vado da sola!» disse ‘Queen, vedendo
che
da un tetto all’altro per qualche motivo erano state messe
delle passerelle,
forse per via di lavori di ristrutturazione in corso. Saltò
via dalle braccia
di Check Mate e si rimise a correre come un’invasata,
arrivando per prima ad
una delle suddette passerelle «fermati, lascia che ti aiut-oooooh cazzoooooo!!!»
Aveva messo un
piede in fallo e stava precipitando! Vedendo questo
anche Deathstar e Mintaka saltarono giù rispettivamente
dalle braccia di Wally
e Terry, e tentarono di riacchiappare la loro amica per i piedi.
E
l’unico risultato che ottennero fu precipitare a loro
volta …su un camion di materassi. Dal quale caddero
giù con un grande rimbalzo,
finendo sul primo dei cinque tappeti elastici che un rappresentante
aveva
appena montato, messi in fila davanti ad un negozio di articoli
sportivi. Rimbalzarono
sul primo, e ad una doppia velocità finirono a rimbalzare
sull’ultimo, che li
mandò talmente tanto in alto da farle finire sopra ad un
tetto…
Precisamente
quello sul quale si trovava Warsman, che venne
investito dalle tre ragazze urlanti.
«MORIREMO-MORIREMO-MOR-»
«’Star,
forse non moriamo».
«l’abbiamo
preso!» esultò Stylequeen «nessuno
può sfuggirmi
per molto tempo!» ed ovviamente non prese minimamente in
considerazione le
varie botte di culo che avevano salvato il collo a tutte e tre.
«circondiamoli!!!»
ovviamente Hammy era ancora stupita per
la fortuna delle tre -o meglio di Deathstar che l’aveva
passata di riflesso
alle altre due- ma era più importante prendere Flash e
portarlo di corsa in un
negozio di vestiti…
«si,
ma io non ho ancora capito perché lo stiamo
facendo»
disse perplesso Wally.
«e
lascia perdere, che sono carine…»
minimizzò Kid riferendosi
a Deathstar e Mintaka, lasciando perdere Hammy che era già
impegnata «e ne è
arrivata un’altra!»
Nel frattempo
Warsman si era rialzato scrollandosi di dosso
le ragazze, ed ora li fronteggiava tutti quanti a pugni chiusi.
«non mi
avrete!!!» ringhiò, vedendosi circondato.
«ma
chi ti vuole? Ti inseguiamo giusto per i vestiti».
«dopo
io e te facciamo i conti Emerald!!!»
«MA SI
PUÒ SAPERE COSA DIAMINE STATE FACENDO?!!»
urlò
qualcuno da sotto. Ossia Meat, che come al solito era
all’inseguimento di
pelandroni e deviate del Deviant Team.
«oh
noooooo, Meat ci ha beccati, adesso viene su!!!»
strillò
Kid.
«che
facciamo?» domandò Dik Dik.
«ritirata!!!»
urlò Wally, prendendo in braccio Deathstar, Mintaka
e pure Stylequeen e correndo via insieme agli altri, esclusa Emerald.
[…]
«si può sapere cosa
diavolo ti è saltato in testa?!!»
«volevo
solo compiere la mia buona azione del giorno e
toglierti quella calzamaglia da sorcio» replicò
Emerald.
«tsk,
anche da impegnata ogni occasione è buona per
spogliarmi?»
Lei
alzò gli occhi al cielo. «Flash, sei il solito
porco. È che
quella roba che hai addosso a schif-fermo
o ti sparo!» lo minacciò lei quando lui
la caricò con una testata che avrebbe
potuto far cadere entrambi giù dal tetto.
«te
l’avevo detto che te l’avrei fatta
pagare!!!»
«come
se avessi fatto qualcosa di male!!!» la ragazza
riuscì
ad evitare il colpo ed anche quelli seguenti.
«mi
hai fatto inseguire da una pazza!!!»
«non
è pazza, è che ci vede, al contrario di
te!» replicò,
saltandogli addosso facendolo cadere a terra ed iniziando a lottare
come al
solito.
Tanto quei due
funzionavano così…
[…]
«ma
noooo! Lo avevamo preso!!!» protestò Stylequeen,
ancora
tra le braccia di Wally mentre tutti correvano con Meat ancora ad
urlare loro
dietro.
«guarda,
è meglio se ci riproviamo un’altra volta, che
anche
se Meat è piccolino non scherza»
sentenziò Mintaka «per niente!»
«già,
voi due!!! spiegatemi il perché di tutto questo casino
di cambio dimensionale!!!»
«boh.
Ne sappiamo quant’e te».
«…sul
serio?»
«essì»
«molto
utili, proprio!!»
«’Queen,
mica è sempre colpa nostra!...non
sempre-sempre-sempre almeno!»
«e
come ci torniamo a casa?»
«boh».
Ecco, quella era
una bella domanda alla quale ancora non
avevano risposta.
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Capitolo 6 *** po-po-po-poker face, po-po-poker face! ***
«vedo!!! Vedo!!!
VEDO!!!»
«…e ci
risiamo…» sospirò Warsman, continuando
a coprirsi l’intimità
con una mano come stava facendo da dieci minuti a quella parte, visto
che
nessuno dei presenti era stato così gentile da dargli
qualunque cosa da
mettersi addosso.
«non la capiscono,
eh?» commentò Stylequeen, che osservava
la scena con le braccia incrociate in piedi accanto all’altra
ragazza -di quasi
venti centimetri più bassa di lei-.
«pare di no…
ahahahah un porcello nuuuudoooo!!!» rise la
suddetta.
«zitta!!! Che io perlomeno
una volta persi i vestiti mi sono
ritirato!...e poi hai poco da ridere» aggiunse a bassa voce
«che a te i “riccioli
d’oro” piacciono eccome!»
«sicuro, avendo per le mani
i due che ho per le mani dovrei
venire a confondermi proprio con te».
«a confonderti non so, ma
sul venire direi che-»
la frecciata di Warsman venne interrotta dal
fortissimo schiaffo che Emerald tirò ad una delle sue povere
chiappe al vento,
facendogli fare uno strillo che nemmeno Stylequeen nel trovarsi davanti
un
aracnobot.
«shut
up, porcello».
«stronza!!!»
«a quando le
nozze?» si intromise Stylequeen beccandosi
delle occhiate mortifere sia da parte di Emerald che del russo
«che c’è?
Litigate come una coppietta arrapata di vecchi sposi».
«idiozie!!!»
sbottarono entrambi contemporaneamente.
«…e comunque sai
una cosa, così con quell’orrenda
calzamaglia grigia non c’è una grande
differenza» sospirò Stylequeen «io te
l’ho
già detto che se vuoi una mano per capire
com’è che ci si veste sono disposta
ad aiutarti, ma tu no…!»
«è che gli piace
far vedere le chiappe mosce, sfiga nostra».
«io almeno ho
qualcosa
da far vedere, mucchio d’ossa!»
«se dovessi scegliere tra
far vedere simili oscenità ed il
mio presunto “niente”, io scelgo il niente a
vita».
Warsman fece per risponderle, ma si
limitò ad un ringhio in quanto
al momento c’era un problema molto più urgente.
«sentimi bene pazza in rosa»
ignorò il sollevamento di sopracciglio di Stylequeen
« ferma quelle due! Ora!!!»
«e perché? A
giocare, quei due, non li ha costretti nessuno».
«ma
se continuano MIA
FIGLIA si troverà senza casa né altro!»
«poteva pensarci prima di
sposare quell’imbecille di Robin
Mask» disse piatta Hammy «e dopo questa Kevin mi
è proprio caduto completamente…»
«tris
di regine!!! Ah!
Voglio proprio vedere come…»
«vedo anche io con una
doppia coppia!»
«full» sorrisero
Deathstar e Mintaka mostrando
rispettivamente un full composto da tre re e due assi ed un altro da
tre jack e
due assi.
«…NON
È POSSIBILE!!!»
In occasione del nuovo Torneo, alcuni
genitori dei wrestlers
in gara si erano recati a Tokyo per assistere personalmente agli
incontri. Tra essi
c’erano King Muscle, Terryman, Brocken Jr., Suzie Tusket e
Robin Mask con
relativa neo sposina, la quale era rimasta in albergo; era incinta di
diversi
mesi, ed era dunque normale che un viaggio così potesse
risultare piuttosto
stancante.
«qualcuno mi presti il
cellulare!...ma guarda tu…devo
scomodare la svet moj che
oltretutto
è anche incinta, per colpa di un cretino
che
non contento di aver perso anche le mutande sta perdendo tutto il
resto! È l’unica
che può farlo ragionare! Lui e Kevin hanno perso perfino la
maschera!»
«…io
però mi domando: se dal posto in cui dite di venire siete
delle aliene robotiche alte sette metri, mi spieghi
com’è che loro due sanno
giocare a poker?» chiese Hammy a Stylequeen, perplessa.
«tesoro, non so cosa credi
tu, ma il poker non l’hanno mica
inventato sulla Terra!» rise Stylequeen
«è un gioco evroniano che è stato
esportato anche su Cybertron da immigrati!»
Emerald e Warsman si scambiarono
un’occhiata che significava
“o ci prende in giro o è una pazza”. Ma
non commentarono oltre.
«dai Robin!!!»
fischiò Terryman «non mollare!»
«io invece direi che
farebbe proprio meglio a lasciar
perdere…»
«VEDO!!!»
esultò l’inglese più vecchio, sbattendo
sul tavolo
una scala minima in maniera ben poco dignitosa.
«…io
passo…» borbottò Kevin.
Gli risultava ancora difficile
credere di essersi messo in
una situazione del genere. Era confuso anche solo riguardo il modo in
cui era
cominciato…no, ecco: facendo mente locale si era chiarito le
idee.
Lui e Warsman si erano recati a
malincuore alla festa
organizzata dai MacMadd per annunciare la ripresa del Torneo, dopo i
“piccoli
incidenti” che avevano distrutto un intero stadio.
Peccato che quando erano arrivati si
fossero trovati
davanti, oltre ad Hammy e al “branco di scimmie”
-così Kevin denominava Kid
Muscle e compagnia- anche le tre ragazze che al momento consideravano
la causa
di tutti i problemi: Deathstar, Mintaka, e Stylequeen-la-pazza-in-rosa.
Solitamente erano due persone
piuttosto controllate, ma
trovandosi davanti quelle tre non avevano proprio retto, e si erano
fiondati lì
con tutta l’intenzione di fargliela pagare una volta per
tutte per tutto quel
che avevano combinato. Gli altri wrestlers ovviamente si erano messi in
mezzo e
c’era stato anche un forte rischio di venire alle mani, fino
a quando Emerald -“la
solita puttanella indecente” le aveva sibilato dopo Warsman-
aveva proposto di
risolvere la cosa diversamente: un risarcimento monetario per tutti i
danni
causati, ma che ovviamente i due avrebbero dovuto vincere…
“ad una partita di strip
poker! Io ho le carte!” aveva esclamato Hammy
tirandola fuori dal marsupio “il
poker è un gioco piuttosto d’abilità, e
direi che non sia il caso di mettersi a
fare più casino di quanto non ce ne sia già
stato; ci si apparta in una stanza,
e giocate!”
“eeeh…noi non
abbiamo manco mezzo, come si chiama, yen, per
giocare” aveva detto Mintaka.
Ed Emerald aveva messo mano al
libretto degli assegni.
Dopo quello i due chojin avevano
tentennato, contrariamente
a Deathstar e Mintaka che appena avuti i soldi avevano festeggiato ed
accettato
subito. Ma poi,
vuoi perché la voglia di
una rivincita era tanta, vuoi che Emerald si era messa deliberatamente
a
provocare Warsman fino a farlo esasperare, anche quest’ultimo
e Kevin avevano
ceduto.
Finendo a perdere anche le mutande in
meno di dieci minuti.
I commenti di tutti quelli che si
erano appartati con loro
ad assistere alla partita si erano sprecati. Kevin poi ricordava di
aver
sentito distintamente Emerald domandare alla pazza in rosa
“ma sei sicura che
quelle due non barino? Non è possibile vincere
così di continuo!” e l’altra
rispondere sbuffando “considerando la svegliezza che hanno, se ci provassero si
farebbero sgamare subito.
Ma non vedo perché dovrebbero; che bisogno hanno?”
Sulla
“svegliezza” Kevin Mask poteva tranquillamente
concordare con la ragazza, ma purtroppo era costretto anche a
concordare col fatto
che le due pazze folli deviate non sembravano aver bisogno di barare.
In seguito persi tutti i vestiti, il
cellulare ed il
portafogli, Warsman si era ritirato maledicendosi per non averlo fatto
prima, e
Kevin avrebbe seguito il suo esempio prima di perdere anche la
maschera. Peccato
che poi fossero arrivati “i vecchi”, tra i quali il
suo, di vecchio.
L’umiliazione provata era
stata cocente sia per il ragazzo
che per Warsman, che ne avevano sentite di tutti i colori da parte di
Robin. “non
è dignitoso, non è qui, non
là, trallallì
e trallallà”…peccato che poi Emerald -ancora
lei, sempre lei!!!- si fosse messa in mezzo.
“fa tante scene ma alla
fine è solo perché essendo un gioco
di abilità lei evidentemente non ha le
capacità intellettive per giocare, ed
è pure tirchio”.
Farsi dare dello stupido tirchio
dalla figlia di Howard
Lancaster, con la quale oltretutto aveva vari conti in sospeso,
decisamente non
era nel suo programma per la serata. Se fosse stato più
saggio l’avrebbe
mandata al diavolo, insieme agli altri genitori avrebbe interrotto sia
la
partita che il “tifo” che stavano facendo gli altri
ragazzi -da notare che Meat
non era presente alla festa- ed avrebbe chiuso lì i giochi.
Ma Robin Mask non era saggio, e se
poi c’erano di mezzo i
Lancaster il sangue faceva presto ad andargli alla testa. Per
cui…
“prendo IO il posto di
Warsman! Vi farò vedere com’è che si
gioca!!! E tu” aveva indicato Kevin “non pensare di
ritirarti! Un Mask non si
arrende!”
Col risultato che ne era conseguito.
In venti minuti lui e Kevin avevano
perso entrambi la
maschera, Robin anche tutti i vestiti, parecchie migliaia
di sterline, varie proprietà
immobiliari tra le quali il cottage e la sorgente termale inclusi nella
tenuta,
i suoi cavalli, e di quel passo avrebbe finito a perdere anche la culla
per la
bambina che doveva ancora nascere.
…e forse pure la
moglie…
E di tutti i presenti, nessuno che
pensasse minimamente di
costringerlo a fermarsi. A parte Warsman ovviamente.
«che, vuoi giocare
ancora?» Deathstar ormai rideva di continuo,
e Robin -che peraltro distribuiva le carte- era sempre più
nero.
«mi riprenderò
tutto quel che mi avete fatto perdere con
questa mano!»
«…Emerald!!!
Cellulare!!! ORA!»
«eddai, porcello, calm-ehi!
Ridammelo!!!»
«Alya…? Si, sono
io. Lo so, dormivi, scusami ma…si, è
un’emergenza:
mi spiace dirtelo così, ma se qualcuno non ferma
quell’idiota di tuo marito perderà
anche te in una partita di poker! …no, ho provato a
dissuaderlo ma non mi
ascolta. Si, siamo alla festa. Scusami, svet
moj. Ecco» chiuse la chiamata «qualcuno
qui doveva pur tornare a ragionare!...lei
sarà qui a minuti».
«…guastafeste».
«trattasi del futuro di mia
figlia e di mia nipote, non
potevi pretendere che restassi a guardare oltre, e l’ho fatto
già troppo! E adesso
passami almeno quella dannata sciarpa che hai al collo, che
è già abbastanza
umiliante così!»
«passo»
sospirò ancora Kevin.
«vedo! E
stavolta…» Robin mise in tavola una scala massima
«voglio proprio vedere se riuscite a battere anche
questo!»
Mintaka sorrise, mostrando le cinque
carte che aveva in
mano.
Tutte di fiori.
«colore».
Robin impallidì. In quella
mano si era giocato metà villa.
Deathstar mise lentamente sul tavolo
una carta per volta.
Asse. Re. Regina. Jack. Dieci.
Tutte di
cuori.
«scala reale massima!!!
Dammi, dammi!!!»
E lì Robin subì
un ritiro coatto dal gioco, perché svenne
direttamente.
«daddy?...papà!!!»
«mi sa che basta,
eh?» osservò Mintaka.
«Robin!
Si può
sapere che cosa-»
«miss Kalinina, lo sa che
diventa sempre più bella ogni
volta che la vedo?!!» disse Kid con gli occhi a cuoricino.
Poco gli importava
se era una donna sposata, che si era fiondata sul marito appena lo
aveva visto
svenuto.
«Robin!»
«è svenuto
quando ha visto la scala reale massima!» la
informò Deathstar «we win!»
«ho tentato di
dissuaderlo» balbettò Kevin, che quantomeno
si stava coprendo con la camicia di Terryman «ma non mi ha
dato retta e…avete
perso mezza casa…»
Alya cercò con lo sguardo
il padre, distogliendolo
immediatamente vedendolo salutarla imbarazzatissimo ed Emerald a
ridergli
dietro. «a quello penserò tra poco» oh,
quante gliene avrebbe dette, a Robin!
«adesso bisogna portarlo fuori, gli serve aria!...e anche dei
vestiti…per la
Dea» sbuffò.
Deathstar, Mintaka e Stylequeen
furono tra le persone che
rimasero dentro.
«dite che dobbiamo ridargli
i soldi?»
«Mintà, eh no.
Persi, son persi!»
«ma giocare a carte con
voialtre è un suicidio, lo sanno
tutti, lui era disinformato!» fece notare loro Stylequeen.
«è la prova
che…la disinformazione si paga cara!»
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Capitolo 7 *** L'alieno del Pianeta Mosca colpisce ancora ***
« quindi picche. Io non
ascoltavo granché, quindi volevo la
conferma».
«sì e no. Alla
fine abbiamo ridato buona parte delle vincite
al vecchiardo che abbiamo pelato. Non il primo, il secondo, quello con
la moglie
incinta».
«beh Mintà, il
primo non è che aveva granché da darci
eh».
«effettivamente
no».
«ma comunque ecco, al
secondo vecchio, che tra l’altro da
quel che ho capito dovrebbe essere il padre del tizio che non mi piace,
giusto?...» il “tizio”, ossia Kevin
«visto che sua moglie è incinta ed ha
insistito tanto e menate varie ci siamo tenute solo il cottage ed il
terreno
che va da lì fino alle sorgenti termali
…incluse!» disse Deathstar ad Hammy,
con un largo sorriso «anche se credo che Elsa non fosse
contenta».
« non era contenta no,
visto che il marito ha perso pure le
mutande contro voialtre» obiettò Stylequeen. Era
ammirabile come anche su quel
terreno riuscisse a camminare così bene su stiletti di
quindici centimetri. Pur
essendo ben curata infatti la tenuta dei Mask non aveva la perfezione
di quella
dei Lancaster, dove i fili d’erba erano tutti alla stessa
altezza, il terreno
aveva ovunque la stessa consistenza, e non si sarebbe trovato un sasso
su cui
inciampare nemmeno a pagarlo oro.
«Elsa avrebbe dovuto
ringraziarci per esserci tenute solo
questo!» ribatté Deathstar «fosse stato
per me non avrei ridato niente a
nessuno, cioè, una volta che una cosa l’ho vinta
l’ho vinta, punto».
«guardate che non si chiama
Elsa, si chiama Alya Figlia del Sorcio
Psicotico Kalinina» le fece notare Hammy.
«lo dici perché
non hai capito la citazione del film “Frozen:
il regno dei ghiacci”…» giustamente
Deathstar e Mintaka fino a poco tempo prima
non avevano idea di come si facesse una doccia, ma se si trattava di
film e
simili amenità sapevano abbastanza; i primi tempi in cui
loro e il resto del
gruppo erano arrivati sulla Terra, nella dimensione da dove
provenivano, non
avevano fatto altro che guardarseli, un po’anche per capire
come si
comportavano gli esseri umani. Solo che come per molte altre cose
tendevano a
ricordare solo le cose più cazzare, invece che quelle che
potevano servire, o
ricordare cose giuste applicandole nel contesto sbagliato.
«pff…che poi
come regina dei ghiacci sta bene» commentò
Stylequeen sollevando un sopracciglio. La sua collega dottoressa
infatti non le
era particolarmente simpatica, indipendentemente dal fatto che le sue
-sempre
indiscutibilmente educate- rimostranze fossero state
giustificabilissime e
Stylequeen stessa in precedenza avesse detto alle sue compagne di
restituire
tutto.
Forse era colpa dei caratteri e degli
atteggiamenti
diametralmente opposti, o anche del fatto che non si fossero incontrate
in un
buon momento, ma stava di fatto che grazie ad un’alzata di
ingegno di Deathstar
per le tre deviate del Deviant Team Alya Nikolaevna Kalinina era
diventata
“Elsa”… senza possibilità di
scampo.
«forse è un filo
eccessivo» obiettò Emerald, per poi passare
subito ad altro «sì però dai, adesso
che non ci sente nessuno ammettetelo…»
disse, col borsone verde smeraldo che le sbatteva contro un fianco.
«che?» le
domandò Mintaka.
«che baravate! Dai, una
cosa in quel modo non è possibile,
qualunque combinazione avessero Robin Mask, Kevin o il porcello voi
avevate le
carte per batterla! Non è certo la prima volta che vedo
gente giocare a carte,
ma non ho mai visto una cosa del genere…» lei
stessa a volte era abbastanza
fortunata quando giocava, ma una cosa ai livelli di quella che aveva
visto era
impossibile.
«perché tu non
viaggi con queste due da quanto ci viaggio
io» evitò di dire che erano precisamente nove
milioni di anni «personalmente ho
smesso di sorprendermi da un pezzo. E ti ribadisco che non hanno
bisogno di
barare».
«e comunque le botte di
culo sono sue, a me arrivano di
riflesso» specificò Mintaka. Anche lei, come tutte
le altre, aveva un borsone.
A giudicare dal fatto che si stavano dirigendo verso la sorgente
termale
l’intenzione delle quattro ragazze era quella di farsi un
bagno, e tutto
sommato era il minimo essendo volate a Londra giusto per dare
un’occhiata alla
nuova proprietà.
Per Emerald, che a casa sua aveva ben
di meglio -anche se
non altrettanto naturale!- a dire il vero si trattava più
che altro di
divertirsi alle spalle dell’odiato Robin Mask, ma erano
dettagli.
«è quella la
sorgente?!...sì!!! la vedo! Pistaaaaaaaaaaa!!!»
urlò Deathstar correndo verso le calde acque termali, che
sembravano immerse
nella nebbia per il gran vapore.
«perdiamoci
nella
dimensione della nebbia!!!» gridò a sua
volta Mintaka andandole dietro,
distanziando Emerald e Stylequeen di vari metri.
«quindi dici che anche a me
arriverebbe un po’di fortuna di
riflesso, stando vicino a voi?» indagò Hammy,
sempre abbastanza scettica.
«teoricamente è
così. Tutto il nostro team solitamente è
abbastanza fortunato, ma i colpi di fortuna di Mintaka -che sta sempre
appiccicata a Deathstar- si avvicinano quasi a quelli di Deathstar
stessa» le
spiegò la dottoressa.
«eppure a me è
parso che quelle due finiscano spesso in
mezzo a situazioni strambe di vario genere e disastri non meglio
definiti» obiettò
Emerald «ti ho detto dello stadio? O del luna park?»
«mi hai sentita dire che
non si mettono nei casini? Certo
che lo fanno! Però né loro né chi
è con loro si fa male. Di solito».
«un po’di botta
di culo sai a chi servirebbe? Al porcello».
«eeeh, quanto la fai lunga
con questo porcello…aspetta! Sei
cotta persa di lui!!!»
esultò Stylequeen, ormai sulla riva della sorgente
«ho capito tutto!»
«m-ma che…non è vero!
Non è vero niente!» ribatté seccata
«è un porco antipatico che non si spiccica,
e basta!»
«mh! Sì
sì! Crediamoci!» continuarono a parlare ignorando
i
“tuffi”, gli schizzi e le urla belluine delle altre
due «però lui dietro ti
ci sta…» era abitudine di Stylequeen
vedere cuoricini dappertutto, anche dove non ce n’erano.
O “non ce
n’erano”.
«io so solo che come lo
sfioro un po’più svestita il suo
fratellino si sveglia e non torna a nanna».
«“fratellino”?
Parli del suo organo riproduttore?»
«eggià
‘Queen, a proposito, da quant’è che non
ne vedi uno?»
i discorsi potenzialmente sconci avevano attirato
l’attenzione di Deathstar,
che ora sguazzava pigramente nell’acqua, mentre Mintaka
cercava di capire da un
punto di vista scientifico il motivo per cui quell’acqua
fosse calda e con un
odore strano quando invece tutte le altre pozze d’acqua
simili erano sempre
fredde, odore strano o meno.
«da poco, e se non mi fossi
trovata qui per colpa vostra…»
«ma non è colpa
nostra!!!» esclamarono in coro le due.
«…avrei avuto
l’occasione di iniziare a frequentarmi
stabilmente col mio dottore. È così pieno di stile…»
“ma questa con lo stile
c’è proprio fissata neh”
pensò
Emerald, mettendosi in costume ed entrando in acqua facendo un sospiro
di
sollievo avvertendo il calore rilassarle le membra. «non
è la piscina termale
con l’idromassaggio di casa mia, ma ha il suo
perché».
«hai una piscina con
l’idromassaggio e non hai detto
niente?!» trillò Stylequeen «meglio
quella, piuttosto che questa pozza
fangosa!...qualcuno ha un elastico? Non vorrei che
quell’acqua mi rovinasse i
capelli» nell’altra forma non li aveva, ma
trovandoli belli non voleva
sciuparli «io amo questi
capelli…grazie, Emerald» disse quando questa le
passò il proprio elastico, decidendo che a lei non serviva.
«di niente».
Una volta tutte dentro
chiacchierarono a lungo, così Emerald
venne a sapere che le altre si erano conosciute tutte quante a quella
che
avevano chiamato “la scuola base”, che erano
partite per una specie di anno
sabbatico, che Stylequeen avrebbe potuto diventare una stella della
danza
mentre invece era una dottoressa “autodidatta”, che
a Mintaka c’era mancato
tanto così dal finire a lavorare con un eminente scienziato
delle loro parti, e
che Deathstar o avrebbe lavorato nell’azienda del padre o
-più probabilmente-
avrebbe condotto una vita bohémienne tra musica, pitture
strampalate ed ozio.
«ma è andato
tutto a puttane. In patria, quando siamo
partite, c’era già una situazione abbastanza
tesa» spiegò Mintaka «abbiamo
evitato il disastro appena in tempo, la guerra civile è
scoppiata senza di noi,
ma nessuno del gruppo ha più potuto tornare a casa, anche
perché di case in cui
tornare non ce ne sono più. Quanto alle nostre
famiglie…parte della mia attuale
ed unica famiglia la vedi qui con me» indicò
Deathstar e Stylequeen «non so se
gli altri due siano anche loro da queste parti o no».
Emerald avrebbe voluto approfondire,
ma da come aveva
interpretato quelle poche frasi di Mintaka aveva anche capito che non
era il
caso di girare il coltello nella piaga. Anche se da come si
comportavano non
avrebbe mai detto che provenissero da una nazione in guerra, piuttosto
il
contrario. Ma d’altra parte non sarebbe stata la prima volta
in cui le
apparenze l’avevano ingannata.
«capisco».
«e tu che
combini?»
«prima ero una dj a tempo
perso. Ora sono una chojin…sempre
a tempo perso. Sono andata a fare l’addestramento solo
perché non volevo che
una mia amica finisce trinciata, per darle una mano, in
pratica».
«caruccia,
s’è fatta un mazzo così per aiutare
l’amica!»
rise Deathstar battendo le mani.
«eh, mentre invece
voialtri, Pkangu incluso…» ossia l’unico
maschio del gruppo «non vi sudate nemmeno a venire a
liberarmi quando mi
rapiscono!» sbottò Stylequeen.
«e a che serve? Tanto ti
restituiscono sempre dopo massimo
due giorni! Sarebbe fatica sprecata».
«ehm…parlate
come se il suo rapimento fosse una cosa
normale» intervenne Emerald, un po’perplessa.
«esatto!»
risposero contemporaneamente Deathstar e Mintaka.
«sì, beh,
diciamo che più o meno lo è» aggiunse
quest’ultima.
«tienilo a mente, cocca,
rapiscono sempre la
bellona!»
«quarantadue volte»
concluse tetra Stylequeen.
«…ma mi prendete
per il culo?»
«no!»
“ma con che gente
giro…?” pensò Hammy.
[…]
«allora Robbie, ho sentito
che hai perso diverse tue
proprietà giocando a poker, sbaglio?»
Contrariamente alle quattro ragazze,
in un altro punto della
tenuta c’era chi non si stava divertendo per niente.
Né Robin Mask,
costantemente nervoso da dopo quella fatidica sera, né sua
moglie, per la quale
Howard H.R.J. Lancaster era come fumo negli occhi.
Non le faceva granché
piacere vederlo come suo paziente,
figurarsi ritrovarselo in casa, anche senza
“esercito”. Se poi si considerava
la pessima influenza che esercitava su Robin la cosa diventava ancora
più
pesante, ed aveva volentieri lasciato la stanza dopo i saluti
contemplati dal
galateo, traendone giovamento nonostante fosse andata in una stanza
abbastanza
vicina da far giungere fino a lei le voci molto ovattate dei due uomini.
L’ultima cosa di cui aveva
voglia era vedere Howard
Lancaster, Alya era ancora abbastanza irritata sia per come il marito
aveva
perso una parte piuttosto consistente della tenuta, che per il modo in
cui le
loro due nuove “coinquiline” si erano comportate
quando aveva chiesto loro
quanto più cortesemente possibile di restituire tutto.
D’accordo, alla fine
avevano reso a Robin l’intera villa, i
vari terreni perduti e il novanta per cento dei soldi che si era
giocato, ed
era già molto. Ma, primo: Alya si era resa benissimo conto
che la moretta con i
capelli a caschetto, tale Deathstar, non lo aveva fatto
perché in realtà era la
cosa giusta da fare, quanto piuttosto su insistenza
dell’allenatore di Kid
Muscle e per gli sbuffi della ragazza più rosa che avesse
mai visto.
E questo passi, perché
alla fine quel che contava era
riavere quel che Robin aveva perso.
Secondo: nel trattare con Deathstar e
la ragazza in rosa
-l’altra, Mintaka, non aveva detto praticamente niente- si
era sentita presa in
giro e stressata come poche volte nella vita, perché se non
avesse ottenuto
quello che voleva a lei Robin sarebbe rimasto poco e niente, se non i
rispettivi stipendi.
Era stato snervante trattare con una
tizia che si ostinava
di proposito a sbagliare il suo nome, a domandarle se aveva una sorella
di nome
Anna, a chiederle di continuo “come sta Anna”, a
dirle di vergognarsi per aver
disconosciuto sua sorella quando Alya aveva risposto negativamente alla
prima
domanda, e a chiederle se avesse sposato Robin perché sapeva
che vecchio
com’era sarebbe morto presto col dire “ti capirei,
lascia un pacco di
quattrini, non c’è bisogno che lo neghi, non
c’è di che vergognarsi!”…e
così
via discorrendo. Il tutto mentre la tizia rosa ed in rosa sbuffava
risate e non,
faceva commenti non sempre graditi e dava risposte più o
meno pungenti. Alya
aveva capito di non esserle simpatica, forse per aver rovinato lo
spassoso
gioco delle sue amichette?...ma quell’antipatia era
ricambiata, di quello si
poteva star sicuri.
Le cose non erano migliorate quando
pure Warsman -nudo
eccetto che per una sciarpa attorno alle parti intime- aveva tentato di
intromettersi, non sopportando che rompessero le scatole a sua figlia
incinta.
Costume adamitico o meno avrebbe
anche potuto fare il suo
effetto, invero, se Emerald Lancaster non avesse sciolto il nodo che
teneva su
la sciarpa facendogli fare una figura anche peggiore della precedente,
tutto
per “allentare la tensione”, e rendendo le
trattative ancora più difficili
visto che sia Deathstar, che Mintaka e anche tutti gli altri -eccetto
Meat,
Warsman stesso, Kevin, e Robin che era furioso e debole per il
precedente
svenimento- non la smettevano più di ridere.
«primo, tutto quello che ti
vedi intorno è ancora mio e
quindi non è vero niente, secondo, in ogni caso non sono
affari che ti
riguardano, terzo, vattene di qui…ora!»
concluse con un ruggito.
«lo sai, quando fai
così mi ricordi il leone che non hai mai
preso» sorrise sottilmente il marchese «quanto al
resto, sono costretto a
contraddirti. Da quello che so, il cottage e la sorgente termale in cui
sei quasi annegato circa diciotto
anni
fa…»
«silenzio!!!»
sbottò Robin, con le vene sulle tempie che pulsavano
pericolosamente ma che
nessuno poteva vedere «non è vero che stavo
annegando! Sono solo inciampato
perché ero ubriaco fradicio, indovina per colpa di
CHI!»
«…erano e sono
rimasti persi» lo ignorò Howard «e da
quel
che dice mia figlia le ragazze che ti hanno vinto anche le mutande si
sono
anche accontentate di poco. Ad ulteriore prova che la tua signora,
nella gestione
di simili situazioni, si dimostri più abile di te».
Suonava come un complimento, in fin
dei conti Howard aveva
avuto modo di riconoscere che Alya sapeva il fatto suo, al di
là dell’essere
una semi bestia per discendenza paterna…dettaglio questo
che, pur non dandolo a
vedere, il marchese tendeva a non dimenticare, e che tra le altre cose
lo
rendeva completamente impassibile di fronte all’avvenenza
della dottoressa.
Per bello che possa essere, un
animale è sempre un animale. Come
le tigri albine, per esempio, se ne riconosceva la bellezza ma non per
questo
una persona normale si sarebbe mai sentita sessualmente attratta da
loro. Non
gli importava del fatto che fosse una Deva del pianeta Amazon, non
aveva
pregiudizi verso le razze aliene, ma solo verso le bestie che si
fregiavano
pure del titolo di “lord”.
«dimmi che diavolo vuoi da
me e poi vattene! Se non l’avessi
capito, non sei il benvenuto in casa mia» chiarì
Robin, come se ce ne fosse
stato bisogno.
«sinceramente? Volevo farmi
due risate riguardo la tua ira
verso quelle ragazze, che tuttora perdura!» si perfino una
breve risata «e dire
che una volta il poker non ti riusciva poi così male, avevi
spesso delle belle
carte in mano…»
«BARAVANO!!! Non sono
riuscito a dimostrarlo, ma baravano,
perché…perché non
c’è altra spiegazione»
borbottò «ed ora, te lo ripeto per
l’ennesima volta, vai-fuori-di-qui!
E
guai a te se torni a seccarmi!!!»
Alya sperò che stavolta se
ne andasse sul serio, perché si
era bell’e scocciata di sentire il marito urlare e ringhiare,
come se in quei
giorni non l’avesse fatto già abbastanza, e di
un’idiozia per la quale poteva
prendersela solo con se stesso.
«o
beh…vorrà dire che raggiungerò Emerald
nella tua sorgente
termale… oh che sbadato! Volevo dire nella sorgente delle
sue amiche.
Dovrebbero essere dentro in questo preciso istante».
Sotto la maschera Robin era diventato
di mille colori.
Quella sorgente era il posto in cui lui ed Alya avevano concepito la
figlia che
stava per arrivare, lo riteneva un luogo
“simbolico” in un certo senso, e non
gli piaceva l’idea che altri ci sguazzassero dentro.
«non ti azzardare,
carogna, e che quelle non si illudano che lascerò loro il
luogo in cui io e mia
moglie…!» si interruppe bruscamente, come sempre
quando ormai la frittata era
fatta.
E nonostante per le donne di Amazon
come Alya il sesso non
fosse un argomento tabù, non significava neppure che potendo
scegliere sarebbe
andata a raccontare di quel momento con Robin proprio a Mr. Lancaster.
«oh. Sei riuscito a
smorzare un po’la voglia di un bagno
caldo, ma tant’è…» gli occhi
dell’uomo ebbero un luccichio che a Robin non
piacque «così facendo andremmo quasi in
pari!»
«che…aspetta un
attimo, che vorrebbe dire?!»
«arrivederci,
Robbie».
«eh no!...adesso tu mi dici
che vuol dire!»
«spiacente, sono stato
più volte da te congedato, è bene che
vada».
«no maledizione!
Spiegati!»
«qualcuno ha detto
qualcosa?...sento come un ronzio…»
Quanto ad Alya, non era sicura di
voler sapere cosa
intendesse. Perché poi avrebbe dovuto interessarsene?
Improvvise urla femminili simil
barbariche interruppero i
suoi pensieri.
«MOSCAAAAAAA!!!
L’ALIENO DEL PIANETA MOSCA!!!»
Alle grida seguirono rumori di colpi
e di cose che venivano
distrutte in mille pezzi, il tutto mentre Robin e la servitù
urlavano.
Più velocemente che
poteva, Alya si affacciò nel corridoio.
Che diamine stava succedendo?!
Howard Lancaster doveva ammettere di
essere quasi attonito.
Non era cosa di tutti i giorni vedere
quattro ragazze, tra
le quali la sua principessa, sfondare il portone principale della villa
dei
Mask.
E specialmente farlo in quel modo,
con Emerald ed una mora
con un trikini blu, grigio e nero che trasportavano su
una carriola un’altra mora ancora col trikini
nero, rosso e bianco
e la ragazza più rosa che avesse mai visto, entrambe in
piedi, che cercavano
apparentemente di uccidere un’innocua
mosca con una vanga ed un rastrello.
«mosca!!!
Mosca!!!»
strillava Emerald cercando disperatamente di non scoppiare a ridere.
«’Queen,
schiaccia quel diavlo
di alieno!!!»
«non è colpa mia
se non sta ferma, e poi sei tu quella che
ha una…quella cosa che non so come si chiama!»
ossia la vanga «che sembra
meglio di questo arnese!!!»
«uccidetela prima che
deponga le uova dentro qualcuno!!! Non
dobbiamo permettergli di invadere la Terra!!!»
E nel tentativo di colpire la mosca
sfracellavano vasi,
finestre, quadri, arazzi, e tutto quello che capitava loro davanti.
Perfino la
povera Santiago, che era stata la balia di Kevin Mask, si
beccò una bella vangata
in testa -ovviamente data per errore!- mentre Robin Mask se ne prese
tre -date
un po’meno “per errore”-. Howard si era
allontanato a sufficienza da ripararsi,
mentre Alya era indecisa se chiamare la polizia o cercare direttamente
dei
calmanti belli forti.
«Emerald!
Si può
sapere cosa sta succedendo?»
Sentendo inaspettatamente la voce del
padre la ragazza si
voltò e corse da lui abbandonando la carriola, dalla quale
dunque Deathstar e
Stylequeen furono costrette a smontare visto che Mintaka non ce la
faceva a
muoverla da sola con loro due sopra, continuando l’opera di
devastazione in
tre.
«eeeh…ciao
papà. Diamo la caccia all’alieno del Pianeta
Mosca».
«“l’alieno
del Pianeta Mosca”» ripeté lentamente
l’uomo.
«loro tre»
indicò le tre deviate che stavano fracassando
mobili a non finire senza che nessuno riuscisse a fermarle
«dicono che si
tratta di pericolosi alieni simili ad una mosca antropomorfa che
invadono gli
altri pianeti assumendo forme che sembrano innocue e deponendo uova
dentro gli
indigeni. Dicono di averci avuto a che fare, e che non è
stata una bella
esperienza…per cui, in quanto chojin mi sono detta che non
potevo certo
permettere all’alieno di infettare un mio ex istruttore, o
sua moglie!»
aggiunse, sorridendo al padre con aria complice.
Non serviva altro per intendersi.
«ed in quanto ex
appartenente alla Muscle League io stesso
non posso esimermi dal contribuire a fermare una potenziale invasione,
ne
andrebbe nel mio onore. A me una mazza
chiodata!» esclamò il marchese,
raccogliendo da terra quella di una delle
armature medievali che le tre deviate avevano divelto. Inutile dire che
come
Emerald ovviamente Howard non credeva ad una parola riguardo gli alieni
del
Pianeta Mosca, ma ogni scusa era buona per distruggere la villa di
Robin!
«posa quella
mazza!!!» urlò Robin, vedendolo assestare colpi
al mobilio e alle pareti con gran gusto, ovunque si fermasse la mosca.
«altro che posarla,
prendine una anche tu Robin, o ci
troveremo a fronteggiare un’invasione aliena!»
«ma che vai
blaterand-»
«poche
discussioni» Howard gli appioppò un candelabro
«vai e
colpisci».
Ma la mosca intanto si era
allontanata, sempre con le tre
deviate ed Emerald dietro, ed il rumore di un’ennesima
distruzione rimbombò nel
corridoio mentre un allarme assordante iniziava a risuonare e tutti
quanti
venivano infradiciati dal sistema antincendi. Evidentemente le ragazze
avevano
colpito il pannello di controllo.
«m-ma si può
sapere che cosa succede?!» avendo sentito il
rumore allontanarsi Alya si era decisa ad uscire dalla stanza.
«siamo a rischio di una
potenziale invasione, mia signora»
la informò serissimo Howard Lancaster «stiamo
tutti quanti agendo di
conseguenza!»
«a me sembra che stiate
solo facendo un disastro!...e tu perché
hai quello in mano?»
Alya si riferiva
al candelabro di Robin. Passi Howard con una mazza chiodata
-pericolosissimo-
ma che Robin sembrasse aver preso sul serio quella storia assurda
dell’invasione
aliena non era possibile.
«io…uh…volevo
darlo in testa a lui!» rispose Robin,
indicando l’ex amico.
«non ce l’avresti
fatta nemmeno provandoci mille volte…»
Un improvviso strillo di Emerald lo
richiamò all’azione, perché
sembrava essere spaventato davvero. Sia Alya che Robin poterono
assistere ad
una “trasformazione” che rese i duri i lineamenti
del marchese, e di una freddezza
inumana il suo sguardo.
«devo andare».
Corse via in direzione del grido, e
Robin guardò Alya.
«chiuditi in camera, che qui c’è davvero
qualcosa che non va».
«sicuro che-»
«ci penso io. Per favore,
vai!» le disse un’ultima volta per
poi fiondarsi dietro ad Howard.
Quel che vide quando
arrivò lasciò Robin senza parole
perché
a quanto pareva Howard Lancaster ed Emerald, ripresasi immediatamente
dopo lo
spavento iniziale, se la stavano vedendo veramente contro una mosca
antropomorfa -per fortuna di dimensioni accettabili- che sembrava
menare colpi
alla cieca e non sentire minimamente quelli della mazza chiodata e del
cric che
Emerald doveva aver trovato nel largo sgabuzzino in cui si stava
svolgendo il
combattimento. Lo scaffale caduto a terra durante la lotta costituiva
solo un
ulteriore impiccio.
«cos’è
quell’affare?!!»
«LO AVEVAMO DETTO!!! Lo
avevamo detto che c’era l’alieno!!!»
strillò Stylequeen, rincantucciata in
un angolo insieme a Deathstar e Mintaka.
Avevano avviato
quell’inseguimento vedendo la mosca
svolazzare sopra la sorgente, col dire “Meat diceva che le
mosche sono solo
mosche qui, ma se si sbagliasse?”, tanto convinte da aver
rubato carriola e
attrezzi al giardiniere vedendo che la mosca tentava di volare
più in alto, e a
quanto sembrava quella volta avevano avuto ragione.
Il PDBDC di Deathstar aveva voluto
che quando l’alieno del
Pianeta Mosca aveva assunto una forma antropomorfa seppure non gigante
Emerald
fosse riuscita a spingerlo contro uno scaffale facendoglielo cadere
addosso, e
che l’alieno fosse stato accecato da una tanica di solvente
che si era aperta
durante l’urto. Meglio così, visto che
quell’essere sembrava invulnerabile anche
ai colpi di pistola congiunti che i due Lancaster avevano iniziato a
sparare
vedendo le brutte.
«una mano no, eh Robbie?...
dobbiamo almeno far cadere questa
cosa a terra! Se solo avessi il fucile…»
«non funziona,
pa’, non funziona!»
«e se voi continuate a
sparare io come faccio ad avvicinarmi
per colpirlo?!» sbottò Robin.
«colpirlo
non serve!...non
avrei potuto avere un istruttore più imbec-»
«Hammy,
linguaggio».
«scusa».
«DATEGLI
FUOCO!!!» urlò Mintaka «dovete dargli
fuoco!»
«complicato da farsi visto
che l’antincendio continua ad
inzupparci!» replicò Howard.
Emerald sgranò gli occhi.
Fuoco…
«ce
l’ho!!! Avevo la
soluzione in tasca!» contrariamente alle altre tre lei
uscendo dall’acqua si
era rimessa almeno i pantaloncini, nei quali aveva tre di quelle che
sembravano
innocenti gomme da masticare, ma che in verità erano un
regalo del suo caro
amico albino psicopatico.
«togliamoci di
qui!!!» strillò Deathstar, preda di quel
“non
sapeva cosa” che ogni tanto la induceva a compiere azioni che
puntualmente le
salvavano la vita, afferrando le mani delle sue compagne ed
abbandonando l’angolo
appena prima che Emerald lanciasse le “gomme da
masticare” contro l’invasore
del Pianeta Mosca. Tutti quanti, Robin incluso trascinato via per un
polso da
Howard, uscirono dalla stanza giusto l’istante che precedette
l’esplosione
incendiaria chiudendosi la porta tagliafuoco alle spalle.
Sentirono distintamente i versi di
stridula sofferenza dall’alieno
morente, ma il peggio intanto era passato.
«credo che d’ora
innanzi tutti quanti guarderemo le mosche
con occhi diversi» fu Mr. Lancaster a spezzare il silenzio.
«credevo fosse tutto per
distruggere la mia villa! E invece…»
“in effetti lo era, fino a
quando non ho scoperto che quelle
ragazze avevano ragione!” «a questo punto sei in
grado di vedertela da solo. Emerald,
andiamocene via. E anche voi!»
L’intero gruppo se ne
andò via di corsa, lasciandosi alle
spalle quell’immane devastazione compiuta “per una
buona causa”, raggiungendo
dapprima la sorgente termale per recuperare le poche cose che le
ragazze si
erano portate dietro per poi fuggire quanto più velocemente
possibile nella
limousine che avrebbe portato tutti nella tenuta dei Lancaster; Howard
era
arrivato in auto perché nonostante fossero “vicini
di casa” gli ingressi delle
due ville risultavano ben lontani tra loro, e comunque quello a piedi
era un
arrivo ben poco nobile. Vedendo i tacchi di Stylequeen si
offrì
cavallerescamente di portarla in braccio durante la corsa, e lei
chiaramente
ebbe il buonsenso di non rifiutare.
«Jordan, portaci tutti a
casa».
«sissignore».
«uuuh…che
lusso» commentò Deathstar. Inutile dire che le tre
deviate si erano già del tutto riprese, perché
per loro quella era normale
amministrazione «il posto dove andiamo è lontano?
Già, a proposito, ma lei, chi
diavlo è?»
Giustamente, prima entravano in auto
di un estraneo e solo
dopo gli chiedevano chi
fosse!
«è mio
padre!» rispose Emerald.
«ah, allora ok».
«complimenti, signore, la
sua vettura è meravigliosa» si
congratulò Stylequeen.
«grazie. Tengo molto al
fatto che le mie automobili siano
perfettamente tenute…piuttosto, devo complimentarmi con voi
sia per le vostre
capacità di ripresa che per aver quasi mandato in rovina il
caro Robin Mask
qualche giorno fa! E potete tranquillamente darmi del tu, in fin dei
conti
siete amiche di mia figlia».
“e avete distrutto la villa
di Robin mentre fermavate un’invasione
aliena, il che è encomiabile” aggiunse mentalmente.
«ok» Mintaka tese
la mano «Mintaka».
«Deathstar!»
disse l’altra imitandola.
«Stylequeen. Piacere di
fare la tua conoscenza!» disse con
un sorriso smagliante, tendendo a sua volta la mano. Howard strinse la
mano a
tutte, nell’ordine in cui le avevano tese.
«piacere mio. Dunque,
immagino che proveniate da piuttosto
lontano se siete riuscite a riconoscere un invasore alieno di cui io
non
conoscevo neppure l’esistenza…»
«dicono di venire da un
pianeta che sta in un’altra galassia
e-» avviò a dire Hammy, venendo rapidamente
interrotta.
«ma noi veramente abbiamo
fatto tutto a caso, cioè, non
sapevamo mica se quella era una mosca normale o un alieno, ma a quanto
pare lo
era, stavolta! E Meat diceva “ma non esistono gli alieni del
Pianeta Mosca,
pwah pwah pwah”! Sssseh! L’ho visto,
com’è che non esistono!»
«l’importante
è essere riusciti a fermarlo» Howard si
ripromise di spargere in ogni dove l’ordine di dare fuoco a
qualunque mosca non
si riuscisse ad uccidere normalmente.
Arrivarono a destinazione pochi
istanti dopo, e scesero
tutti quanti dall’auto.
«dai che ora vi porto
nell’idromassaggio di sotto» disse
Emerald.
«un momento!» il
marchese tirò fuori dalla tasca interna
della giacca il libretto degli assegni realizzato in uno strano
materiale
repellente all’acqua ed ignifugo, brevettato Lancaster Tech
«eccovi il
ringraziamento per aver dato per prime l’allerta
invasione…nonché la
distruzione della villa di Robin Mask, d’accordo, devo
dirlo».
«quel vecchiaccio non mi
piace!» esclamò Deathstar mentre
Stylequeen prendeva l’assegno.
«ti ringraziamo tutte
quante».
«giusto!
Grazie!!!»
E lì Deathstar e Mintaka
fecero qualcosa di assolutamente
inaspettato, che avevano visto fare in qualche film degli umani da
delle
ragazze: baciare sulle labbra “per ringraziamento”.
E così Howard Lancaster,
attonito come mai, si trovò improvvisamente le labbra
aggredite da tutte e due
le ragazze contemporaneamente!
«m-ma non c’era
bis-»
«Howard
Hogan Robert
John Lancaster, tu sei un traditore!!!»
Lo strillo isterico di Janice gli
diede una stretta gelida
allo stomaco.
«Janice!...non è
come pensi, aspetta, posso spiegare!»
«TRADITORE!!!» la
minuta donna bionda afferrò un vaso di
fiori scagliandolo rabbiosamente contro il marito, mancandolo
clamorosamente.
«mamma, non è
come pensi t-»
«oh, e tu stai zitta, che
lo copriresti anche dinnanzi all’evidenza!!!»
guardò truce Howard, che tentava ancora di mettere due
parole in fila per
spiegarle che lui non aveva fatto nulla di male «non ti
voglio più vedere!»
concluse Janice, scappando via in lacrime con tutto l’intento
di chiudersi in
camera e bandire definitivamente il marito dal talamo coniugale. A
mente più
fredda gli avrebbe dato modo di spiegare la faccenda, ma essendo
gelosissima
del marito una reazione così impulsiva ed esagerata non era
sorprendente.
Janice solitamente era una donna molto tranquilla, dolce e
pacata…ma in quelle
occasioni tirava fuori un temperamento completamente inaspettato per i
più.
«Janice…Janice,
torna qui!...cielo, che razza di testarda…»
borbottò, correndole dietro «Janice, ti giuro che
hanno fatto tutto da sole! Sono
amiche di nostra figlia, che posso volere da loro?! Janice!!!»
«complimenti, avete fatto
un bel danno! Adesso mia madre non
lo farà entrare in camera per almeno una
settimana!» sbottò Hammy, piuttosto
irritata.
«ma lo abbiamo solo
ringraziato. Non si fa così tra gli
umani? L’abbiamo visto in alcuni film…»
disse perplessa Mintaka.
«ma io quanto volte ve
l’ho detto che non tutto quel che si
vedeva in quei film era vero?!» le rimproverò
Stylequeen «dove andate fate
danno!»
«a beh…spero che
le cose si risolvano, noi mica abbiamo
fatto apposta!»
Niente da fare. La Premiata Ditta
‘Star&’Taka portava
problemi ovunque…e a chiunque!
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