Il segreto della Diva.

di _ToMSiMo_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vanille. ***
Capitolo 2: *** Regole e Tradizioni ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** Vanille. ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo' (Nè i Tokio, Né gli altri citati)

Se voleva ottenere quel lavoro,con quella grande compagnia,doveva solo fare un piccolo servizio. Catturare la diva isterica più ricercata del momento e scoprire qualcosa che nessuno sapeva. Per lei, era stato fin troppo facile arrivare dove era, ma LA DIVA, quello sì che era un grosso lavoro!  Era pronta a tutto,ma non si aspettava questa sfida per ottenere un posto fisso.  Quando era stata presa al giornale aveva tutte le carte in regola: conoscenza base di alcune lingue,premi per la scrittura,critica e tutto quello che serve ad una brava giornalista. Ora però il gioco si faceva sempre più duro. Sarebbe stata capace di scoprire qualche suo segreto?

 Guidava lentamente verso casa, che condivideva con la sua migliore amica: una studentessa di legge,fuori di testa. Fin da piccola,in classe, era un po’ l’avvocato che parlava con i professori,difendeva la classe quando prendeva note disciplinari ed era rimasta così. Ogni persona, nel Paese si confidava con lei ed era così diplomatica da riuscire ad evitare guerre tra fazioni, inutili. Juliet, non era contenta  di quello che era costretta a fare la sua amica,per ottenere quel posto. Attraverso una telefonata aveva saputo del grande FAVORE che avrebbe dovuto fare ma il nome della “diva” le era stato celato.

Parcheggiò l’A3 di suo padre e salì con l’ascensore e le buste della spesa. Bussò al campanello tre volte, sicura che Juliet era troppo presa da qualche altra cosa per sentirlo la prima volta.

-Porta tu l’acqua dentro. È naturale,la frizzante non c’era- disse all’amica entrando con due buste nella mano destra e un’altra in quella sinistra. Si avvicinò alla cucina e ne appoggiò una,il resto invece, lo posò accanto alla dispensa.

-Cos’è? Qualche aumento?- chiese l’amica mettendo l’acqua nel frigo e gettando la plastica nell’apposito contenitore.

-Mi hanno dato dei soldi in più per tutte le spese che dovrò affrontare per andare a fare quel servizio di cui ti parlavo al telefono-  si alzò le maniche della maglia e con un elastico blu legò i capelli neri.

-Ah,bene. E chi è che devi fare nero? Anzi nera?- chiese sistemando tutte le cose al giusto posto sulle mensole e gettando le scatole vuote che avevano solo per dare colore.

-La DIVA- disse lei.

-Ma mi spieghi chi è??-

**

Vanille,così aveva deciso quella pazza di sua madre di chiamarla, si recò in ufficio più presto del solito. Il suo direttore,un uomo sulla quarantina, la stava aspettando con una cartellina gialla tra le mani. Quando entrò si illuminò,lei era brava di suo,ma si lasciava abbindolare anche facilmente. I suo capelli neri le scivolavano sulle spalle, le unghie rosse non passavano inosservate, come del resto il suo corpo e il suo carisma.

-Direttore,come mai sono stata convocata  ora? È successo qualcosa? Di positivo,intendo..-

-No,Signorina Vanille. Non è successo niente che lei non sappia. Si ricorda del posto fisso?- le chiese mentre le  passava la cartellina e lei  si sedeva sull’enorme sedia di tessuto verde,intonato alla carta da parati.

-Certo,tutti qui vogliono quel posto. Perché?-

-Bene- disse il direttore schiarendosi la voce- ho dato ai possibili candidati dei compiti. Strani,diversi e difficili. Lei dovrà portare a termine il suo e quando questo sarà fatto io valuterò le prove.-

-Un gioco da ragazzi- esclamò la nera mentre osservava la cartellina- E questa?-

-Non dica facile quando ancora non ha letto di cosa si tratta la sua missione-

-Cosa devo fare? Servizio su una catastrofe? Inventare balle varie?- rispose Vanille mentre apriva la cartellina. All’interno un paio di fogli con delle critiche,interviste,una busta con dei soldi e delle foto.

-Deve scoprire il segreto della “diva isterica”- girò la pagina. Le apparve l’immagine di una persona vista mille volte.

-Che segreto?- chiese lei mentre leggeva vari articoli stampati su carta bianca.

-Uno qualsiasi,dobbiamo renderlo ridicolo,lui e tutto il suo gruppo. Lei non ha tutto il tempo che vuole,ma a differenza dei suoi colleghi è capitata in un posto qui vicino. So che in un giorno lei saprà tutto,no?- la provocò,sapeva che era impossibile. Diciamo che con lei era molto “strano”.- I soldi sono nella busta- continuò- può andare-

-Ma..- provò a dire lei ma lui fece un ghigno in senso di disapprovazione.

Sorrise nonostante l’incarico non le piacesse  e si recò nella stanza che condivideva con tutti i suoi colleghi.

-Devo intervistare Madonna in 5 giorni- disse Elia. Un tipo alto,timido, con dei grandi occhiali.-E tu?- chiese rivolto ad una ragazzina bionda- Jenny chi devi intervistare?-

Questa spostò lo sguardo dal foglio ai suoi amici. Sorrise e si tolse gli occhiali.

-Slash, ci sono i biglietti per il backstage. Ho due giorni di tempo-

Una tipa rossa,appena uscita dalla stanza del direttore entrò a grandi passi. Salutò con la mano e prese posto.

-Marissa- chiese Vanille- che succede?- era la solita tipa elettrica ma questa volta stava troppo in silenzio.

-E che mi ha dato un incarico assurdo.  Un membro della famiglia Jackson,per sapere altre notizie sulla morte del re del pop. È assurdo. Non sono nessuno e ho 7 giorni di tempo.-

-Almeno è tutto pagato- rise Elia.

Un quinto ragazzo entrò nella stanza. Alto,biondo,con gli occhi chiari. Il più bello del giornale: Mark.

-Mai quanto me,Marissa- disse dando una pacca sulla spalla ad Elia- devo vedermela con i Metallica e parlare della morte di Cliff-

Si sedette accanto a Marissa leggendo la sua cartelletta.

Presero tutti posto,tranne Vanille che nel frattempo,guardava e riguardava quelle foto.

-Che succede?- chiese Jenny.

-Questi incarichi sono assurdi. Vuole farci perdere la nostra credibilità, non vuole darlo a nessuno quel posto. Stiamo perdendo del tempo. A voi ha dato tutto pagato, io devo farlo in un giorno e non so neanche come farò,perché a quanto ho capito questo tipo che devo intervistare ha deciso di non rilasciare più interviste perché i giornalisti dicono troppe balle-

 -Wow, dov’è che devi andare?  Qualche concerto preciso?- chiese Mark, leggendo invece la sua meta.

-No,è questo il bello. Voi avete luoghi già decisi, posti precisi,date. Io non so nulla. –

Stava per continuare ma il direttore entrò nella stanza, prendendo la parola.

-E’ questo il bello. Io so che è possibile. Potete farcela. Volete o no che esca la vostra firma nelle pagine del giornale? Vi siete fatti in quattro per arrivare qui e sarei disposto anche a prendervi tutti,ma ora dovete lottare. Elia,Madonna è troppo simpatica,cambiati quel Look e muoviti a partire. Jenny, la moglie di Slash non ti permetterà di avvicinarti a lui così facilmente, diventa amica di uno stile più sobrio prima di chiedere l’intervista-

Lei si guardò la scollatura, e subito si mise una mano sul petto come per coprirsi.

Lui sorrise e guardò la rossa. –Marissa, devi porre la tua intervista in un modo diverso. Devi far capire che tu non credi  che la morte non sia vera,devi fingere- lei prese appunti e poi guardò Mark.

-Comprati assurde maglie dei metallica e parla di tutto e mai direttamente di Cliff. Voglio sapere se si ricordano ancora di lui o il successo gli ha dato alla testa.-

-A me neanche piacciono- disse Mark.

-Bene, questo lo so. Questa è la loro biografia-disse passando una serie di fogli a tutti.

Poi guardò Vanille.

-Tu dovrai fare i conti con una star un po’ capricciosa. Non si vede in giro,è in pausa After Tour. Fai in modo di scoprire qualcosa,qualcosa di assurdo e sii più peccaminosa.-

Detto questo, li salutò e si congedò.

Tutti rimasero un po’ lì a parlare a darsi consigli ma dopo un po’ dovettero salutarsi perché dovevano portare a termine le loro interviste.

***

-Cioè fammi capire- disse Juliet- tu ti giochi tutto,non per Madonna,non per Slash ma per BILL KAULITZ?-

-Ti prego non dirmelo- rispose Vanille.

L’amica iniziò a ridere come la pazza.

-Se tu non avessi quel posto per la morte di Jackson,potrei anche capire ma Bill Kaulitz, quella checca!!-

-Non lo sottovalutare, il signorino non riceve più giornalisti-

-E se la inventi?-

-Ma sei pazza?- disse lei,immaginandosi la faccia rossa (che andava anche a pennello con il verde della direzione) mentre LA DIVA citava per danni morali,lei e tutto lo studio-

-Quando parti?- chiese l’amica mettendo i fiori nel vaso sul davanzale.

-Domani, ho cinque giorni,meglio sicuro di uno,e nessun programma-

Juliet le si avvicinò,le diede un bacio e le disse con un tono poco serio “Non fare la diva più di lui”.

Detto questo, uscì dalla cucina e lasciò Vanille che leggeva e rileggeva le sue parole impresse sulla carta.

Non avrebbe permesso ad una checca isterica di rovinarle il lavoro.

 

 

 

Spero che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento. Era da tanto che non iniziavo una storia nuova, non so neanche se alcune di voi si ricordano di me. Detto questo alla prossima, spero (:

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Capitolo 2
*** Regole e Tradizioni ***


Si sa che Amburgo non è la città più solare del mondo. Come sospettava arrivò lì con ritardo e con la pioggia. Aveva rassicurato Juliet,sarebbe stata via davvero per poco. Bill avrebbe fatto un’eccezione.

Aveva richiamato il capo dieci volte quella mattina,voleva la conferma che fosse Amburgo.  Sì, ma dove?  Amburgo è la città più grande dopo Berlino e questo non era per niente d’aiuto. Avrebbe potuto chiedere una volta arrivata al centro ma se aveva rinunciato alle interviste era stato tanto furbo anche da non far sgamare la sua casetta.  Era cosciente che avrebbe passato tre giorni per cercare la casa e due per entrarci ma continuò lo stesso. Bill Kaulitz, per sfuggire a quelli della razza di Vanille , dove avrebbe potuto nascondersi? Mentre cercava invano di pensare,squillo il suo telefonino.

-Pronto?!- disse aspettando che la voce squillante di Juliet rispondesse.

-Ehilààà siamo già arrivate a d Amburgo?-

-Già arrivata ma ancora non sono scesa per andare in hotel,sto da schifo- disse girando per una superstrada. Pensava che come “checca isterica” avesse avuto sicuramente una grande villa con i fenicotteri rosa appoggiati al cancello.

-Perché? Ancora non hai sfidato “Miss K. Bill” ?-

-Uhm.. certo. Peccato che  Amburgo è solo in seconda posizione come città non capitale  più grande d’Europa -. Prese una strada di campagna e mise il vivavoce al telefono perché stava per fare una grande manovra per tornare in città.

-Ah quindi vai a culo?- chiese Juliet ridendo come la pazza,poi continuò –Allora come ti aspetti questa casa? Con il tuo spirito critico può essere che centri il modello-

-Beh-  rispose  ritornando velocemente al centro di Amburgo – che ne dici di fenicotteri rosa sopra il cancello?-

L’amica scoppiò in una fragorosa risata, mandando in tilt il navigatore dell’Audi.

-Perché- chiese Vanille- tu che avevi in mente?- un’altra stradina portava verso la periferia prima del centro. Decise di prenderla, il navigatore diceva che avrebbe abbreviato.

-Una villa Pink Sugar con la sua faccia dipinta ovunque,una fontana con il suo busto di marmo e..-

-No no basta Juliet,sei impos..- si bloccò.

-Che c’è hai trovato qualcosa?- chiese l’avvocato.

-Si è fermata la macchina,merda. Ci mancava solo questa, è un posto sperduto. Ci sentiamo dopo ti richiamo- .

Scese dall’auto, prendendo a parole il Tom Tom. Magari era davvero partito per l’urlo di Juliet,oppure era sempre stato poco affidabile. “Cosa diamine faccio?” si domandò. Prese il telefono,compose il numero del suo capo ma PUFF, “batteria scarica”.

Stava andando letteralmente in panico: per la città,il telefono,il giornale,il capo, la macchina e tutto il resto.

Si guardò attorno,spaesata. Alberi a destra, a sinistra ,davanti. La pioggia aveva smesso di scendere,inoltre aveva percorso già abbastanza strada per tornare a piedi in centro. Cosa diavolo poteva fare?

Si ricordò di quando andava agli scout. Chiuse la macchina, recuperò le cose con più valore e posizionò il triangolo di pericolo 150 metri prima dell’ostacolo. Borsa sotto il braccio e partì. Erano le quattro del pomeriggio, e nessuno passava di lì. Non le importava più nulla ora,voleva solo riuscire a chiamare un meccanico, la polizia e arrivare in Hotel. Percorse qualche miglio,finché vide da lontano una vecchia casa di campagna, ristrutturata. Le brillarono gli occhi,affrettò il passo e cercò di raggiungere quella casa da contadini. Aveva un cancello automatico grigio scuro,le pareti ocra e un bel giardino.  A destra dell’ingresso c’era il citofono. Bussò. Una voce profonda rispose  dopo alcuni minuti.

-Chi è?-

-Ehm mi scusi avrei bisogno di chiederle un favore, posso parlarle di persona?-

-Ha armi con sé?- chiese costui dall’altra parte.

Vanille sbarrò gli occhi, incredula. Armi? Mica aveva la voce da mafiosa?

-Su non faccia quello sguardo, stavo scherzando!Prego.- il cancello si iniziò ad aprire lentamente e scostandosi dal muro per entrare si accorse anche della telecamera.

Non era per nulla una vecchia casa in restaurazione. Era stata costruita da poco. Circa due piani,finestre,porticati,terrazzi,balconi. Un garage alla destra, delle cucce per i cani, giardini, alberi, fontane.

I contadini dovevano avere davvero un bel po’ di soldi. Sulla destra c’era anche la piscina e due ragazzi in divisa si stavano occupando della sua pulizia dopo la pioggia. Attraversò il porticato, con dondoli e fiori e aspettò davanti la porta. Nessuno andò ad aprirle,eppure avevano visto che lei stava entrando. Dopo alcuni minuti, un uomo,vestito di nero, con un fazzoletto sull’avambraccio sbucò dal lato destro della casa.

-Signorina- sorrise- mi segua-

Vanille lo seguì e solo quando fu sul lato della casa si accorse di quanto fosse lunga e quanto fosse bella.

Verso la fine c’era un’altra porta,più piccola,meno possente.

Lui entrò e lei lo seguì. Entrando vide altre due persone, oltre il signor “pinguino” e i due che stavano sul bordo piscina: una ragazza con i capelli ricci raccolti in una coda e  una donna con un grembiule bianco davanti.

-E’ arrivata finalmente- disse quest’ultima.

-Già- rispose la più giovane – almeno non lavoro da sola-

-No scusate, avete frainteso..- si scusò Vanille.

-Certo, neanche due giorni e scappa anche lei- disse il ragazzo con i capelli scuri.

-Ma che dici!!- disse il biondo- ha la faccia di una che è tosta-

-Basta ragazzi- rispose l’uomo- lasciatela lavorare e tornate al vostro posto- poi guardando la ragazzina- Lexa mostrale la divisa e la sua stanza-

La ragazza le si avvicinò come per farle strada ma Vanille si fermò.

-Avete capito male, io sono venuta qui, cioè mi sono persa, si è rotta la macchina..- stava per continuare ma l’uomo più anziano prese parola.

-Mando uno dei ragazzi a prenderla e ti fanno riparare la macchina in due giorni. Se ti serve qualcosa chiedi  a Lexa o – disse indicando la signora- a mia moglie-

Le sorrise ancora ed uscì. La signora,allora dopo aver messo l’acqua in una pentola e appoggiata sul fuoco , si presentò.

-Mi chiamo Giselle. Io e mio marito lavoriamo qui da molti anni. Lui è il maggiordomo della casa, io sono la cuoca. Jim e Daniel sono i miei nipoti e Lexa è mia figlia.- prese un coltello e delle carote e iniziò a tagliarle tutte a cubetti- non riusciamo più a mantenere questa casa. Lexa aveva bisogno di aiuto,perciò abbiamo chiesto ad un’agenzia  di mandare qualcuno. Avevano detto che non era sicuro,ma grazie al cielo sei arrivata. Tu dovrai occuparti delle camere. Il tuo lato della casa è questo. Il resto della villa è dei signorini. –

-I che?- chiese Vanille prendendo appunti mentali mentre si rendeva conto di essere capitata nel posto sbagliato in un momento ancora più sbagliato.

-Tom e Bill Kaulitz- disse Giselle – Da quando hanno deciso di prendersi una pausa,sono tornati nella loro vecchia casa di campagna.-

Vanille rimase immobile. Non aveva fatto nulla,eppure aveva appena scoperto di essere dove desiderava. Ma ora che avrebbe dovuto fare? Chiedere un’intervista, oppure “lavorare” come le avevano ordinato? Era davvero possibile che nessuno scoprisse nulla? Restare o meno? Vide il volto del suo capo nella sua testa, con una mano teneva un giornale e c’era la sua firma in prima pagina. Questa visione le aprì gli occhi.Avrebbe approfittato della situazione. Se alcuni giornalisti inventano le cose,perché lei non poteva entrare in casa della vittima? Sempre meglio che inventare no?!

Lexa le mostrò la stanza che divideva con lei. Aveva la sua stessa età e le spiegò le regole della casa.

-Allora- iniziò-  questo lato della casa è nostro. Qui noi possiamo fare tutto. Il lato dopo la porta rossa che hai visto in cucina è il lato dei gemelli. Loro sono dei bravi ragazzi ma guai a fare quello che non devi. Tu vedi  tutto ma non devi dire mai  nulla- disse aumentando la velocità delle sue parole.

-In che senso?- chiese Vanille

-Lo capirai con il tempo. Bill è molto riservato. Pensa che una volta un giornalista è entrato qui e ha chiesto di parlare con lui ma i cani sotto ordine del padrone sono partiti alla carica- Vanille ingoiò saliva ma Lexa sembrò non aver notato nulla. Mise delle asciugamani pulite sul letto e continuò- nonostante questo è un ragazzo d’oro. È bellissimo, dolcissimo, pronto a tutto per aiutarci-

-E’ anche venerato molto, a quanto sento- disse Vanille.

Lexa iniziò a ridere. Aveva gli occhi di due colori diversi: quello destro grigio e il sinistro azzurro chiaro.

-Può darsi ma è come un fratello per me. I miei si sono sempre presi cura di loro. Jim e Daniel sono molto amici, Tom li invita sempre nella stanza di sotto e solo loro possono andare a pulirla. Io sono una ragazza,mio padre mi impedisce di andare ma so cosa accade- 

“Altro che cantante e musicisti, questi sono pazzi” pensò la ragazza.

-Che altro devo sapere?- chiese Vanille.

-La cena la facciamo con loro, anche il pranzo, tranne quando Tom lo comunica prima. Devi indossare la divisa…- Vanille fece una bruttissima faccia e Lexa riprese- lo so che sembrano cose dell’antichità ma loro, o almeno la loro famiglia, la pensa così da un paio di generazioni-

Si avvicinò alla porta e le fece vedere le varie divise.

-Quando hai fatto, ci raggiungi in cucina- le sorrise ancora una volta e chiuse la porta alle sue spalle.

Vanille in fretta e furia, mise il telefono sotto carica, mandò un messaggio al suo capo e alla sua amica e poi lo spense. Avrebbe chiamato quando la situazione fosse stata più chiara. Indossò la sua divisa rosa e bianca a quadri, sbuffando per il pessimo gusto e si recò in cucina.

-          La tua valigia la portiamo in camera- disse colui che doveva essere Daniel.

-Grazie- disse con voce bassa lei.

Giselle la mise a tagliere le verdure e i ragazzi pulivano il camino nell’angolo sinistra della cucina.

Nessuno parlava,tutti si occupavano delle proprie faccende ma Vanille aveva bisogno del suo computer, di internet e di un massaggio.  Poi i due ragazzi iniziarono un discorso per fatti loro.

-Stasera dobbiamo pulire la stanza sotto, domani Tom ci ha invitati. Prendi tu la roba-

L’altro stava per rispondere ma si accorse di Vanille che subito dopo si voltò dall’altra parte a parlare di sé  con Lexa. Dopo un paio di minuti si sentì il rumore di un clacson e il maggiordomo,o meglio il Signor Frank, si avviò fuori salutando con un braccio.

-Sono tornati- disse mentre tutti prendevano le cose e le portavano dietro la porta rossa.

-Su Vanille- disse Lexa – dobbiamo preparare  la tavola che sono sempre affamati quando tornano dalla loro uscita di pomeriggio-

Mentre tutti scappavano al tavolo, Vanille si incastrò con il grembiule nel mobile e mentre cercava di uscirne sentì i saluti nell’altra stanza.

-Buonasera Signorino Bill- disse Frank. Vanille poteva vedere la sua ombra.

-Frank ti ho detto mille volte che sono Bill. Ciao Giselle- si avvicinò alla sua fronte. Forse le stava dando un bacio.

Poi riprese a parlare,ma questa volta la sua figura era dritta- Jim,Daniel- e per ultimo sentì dire – Dolce Lexa, buonasera-

Lexa con un tono di voce più pacato rispose –Buonasera Bill-

Si mise seduto accanto alla stessa figura su cui si era abbassato poco prima. Vanille mentre cercava di togliersi da quel guaio,imprecava in tutti i modi nella sua testa. Poi mentre aveva deciso di tagliare con le forbici quel pezzo di stoffa, sentì un colpo di tosse alle spalle.

-Tu devi essere la nuova cameriera- disse un ragazzo molto più alto di lei, sorridendo.

-Già, avrei voluto presentarmi in un modo degno ma sono bloccata qui- disse lei.

-Vuoi una mano?-

-Stavo per usare le forbici ma non mi sembra una buona idea, la divisa non è mia- si giustificò Vanille.

-Tom sei tu di là?- chiese Bill dalla stanza da pranzo. Anzi da cena ,dato l’orario.

-Si, Bill. Un momento e arriviamo-

Tom le si avvicinò, prese le forbici e tagliò quel punto. Adesso la sua divisa aveva lo spacco sulla destra.

-Stai bene anche così- disse il ragazzo.

-Piacere Vanille- disse arrossendo.

-Vieni Vanille. La cena è pronta-

Avviandosi per primo, portò Vanille fino alla stanza da pranzo.

-Lei è Vanille- disse Tom a Bill.

-Piacere- si alzò e le diede due baci sulla guancia.

In quel momento si accorse che a capotavola c’era il signor Frank da un lato e Tom dall’altro. Daniel e Jim sulla destra con lei e dall’altra parte, Bill tra Giselle e Lexa.

Le posate erano molto pesanti,brillavano,due bicchieri, fiori secchi al centro, tovaglioli di stoffa e cibo in ogni piatto,messo molto accuratamente. Giselle era una brava cuoca e Lexa ci teneva molto all’ordine. Spostò lo sguardo sul resto della stanza: il camino alle spalle di Frank,la vetrata a quelle di Tom, la credenza sulla destra, e delle mensole piene di libri sulla sinistra. La luce proveniva sia dai lampioni nel giardino che dal lampadario al centro della stanza. Accanto al camino c’era un’altra porta, marrone scuro. Quella dava al resto della casa.

-Allora è tutto pronto per domani?- chiese Tom,mentre stavano consumando la seconda portata.

-Si, amico- fece Jim.

-Bene, mi raccomando, deve essere tutto perfetto- poi guardò Vanille che cercava di mangiare senza sbavare.

-Complimenti Giselle, sei sempre un’ottima cuoca- disse Bill. Le strinse una mano e poi si rivolse alla nuova arrivata- Vanille, non so se ti hanno spiegato come funziona. Non voglio che si frughi tra le mie cose, e della mia stanza se ne occupa sempre Lexa-

-No, tranquillo. Non mi permetterei mai-

Sorrise, lasciando Vanille senza parole. Le foto che le aveva dato il capo non rendevano per nulla quella bellezza. Ma cavolo era così davvero femminile. Come avrebbe fatto a scoprire le cose se nella sua stanza entrava solo Lexa?

Aveva cinque giorni di tempo,prima o poi sarebbe entrata in quella stanza. Mentre pensava ai vari modi, rimase da sola nella sala con Tom.

Spostò lo sguardo vuoto dalla forchetta a Tom che continuava a fumare una sigaretta che non aveva visto accendere.

-Ne vuoi una?- chiese

-Cosa devo fare ora?- chiese lei senza rispondere alla sua domanda.

-Dovresti togliere i piatti, andare a dormire o  dare da mangiare ai cani, e la vuoi questa sigaretta?- richiese.

-Magari dopo,devo fare il mio dovere- rispose lei.

Si alzò,salutò e lavò i piatti.

“Tutti i soldi che hanno,non potevano prendere una lavastoviglie?”

Bill passò in cucina, diede la buonanotte a tutti e andò a letto. Poco dopo Lexa fece lo stesso e gli altri, pian piano si ritirarono nelle loro stanze. Vanille aveva davvero voglia di fumare adesso,ma le sigarette erano nel cruscotto della macchina. L’unica persona che fumava in quella casa,per ora, era Tom. Si mise il mini pigiama che voleva usare in hotel e passò oltre la porta marrone. Un salone immenso,divani rossi di pelle, scale che portavano alla parte superiore. La stanza di Tom la riconobbe perché lo vide entrare. Si avvicinò ma si rese conto tardi che Tom era in compagnia. Riccia, rossa, un bel seno. La stava spogliando mentre era seduta sul suo letto. Le vennero le guance rosse e poi vide Tom guardare dalla sua parte,o almeno così credeva. Fece per andarsene ma una mano le toccò la schiena.

-Non dire nulla- le ricordò Lexa prima di sparire tre stanze dopo.

Scese le scale di corsa,pensando in che guaio si era cacciata. Ok,doveva scoprire i segreti di Bill,ma sembrava il più normale. Ritornò dopo la porta rossa, entrò nella sua stanza e si mise a dormire. Aveva ragione Jim non sarebbe resistita neanche due giorni. Era un manicomio. Regole, vecchie tradizioni, Tom che si chiude in camera con una ragazza ma nessuno deve dire nulla, Lexa che va nella stanza di sopra, con chi e perché poi?

Aveva ragione Juliet, non poteva perdere quel posto per BILL KAULITZ E LA SUA FAMIGLIA DI MATTI.

 

 

Spero che questo capitolo, sia piaciuto. Ho spiegato un po’ la situazione, è se vi sembra assurdo ricordatevi che è tutto un lavoro di fantasia J

KarateGirl93= Grazie Mille davvero per aver recensito, spero di averti fatto interessare con questo capitolo anche al seguito. Buona Serata =)

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Capitolo 3
*** 3 ***


Il mattino seguente Vanille dovette alzarsi presto come era obbligo del suo lavoro. Scese in cucina pronta a darsi da fare per il suo primo giorno  da cameriera e da giornalista. Aveva passato la notte a scambiarsi messaggi con la sua migliore amica e le aveva raccontato del suo colpo di fortuna. La sua amica aveva mandato una pagina intera di faccine sorridenti e l’aveva presa in giro.
In cucina Giselle  era già  ai fornelli e dall’odore doveva essere qualcosa di squisito.
-Buongiorno signora, cosa devo fare?- chiese aggiustando la sua divisa che non aveva saputo piegare bene la sera prima.
-Buongiorno cara, potresti iniziare a tostare il pane, che ne dici? Bill gradisce la colazione in camera e Tom.. dovresti andare a chiedere-
-Certo allora inizio il lavoro e dopo mi occupo di Tom- le sorrise.
Mentre stava tostando la quarta fetta di pane, rigorosamente integrale per Bill, si ricordò che quella stessa sera Tom aveva invitato Jim e Daniel nel suo salottino privato e provò una fitta di invidia; se avesse scoperto cosa c’era magari avrebbe potuto infangare la diva una volta per tutte.
Una volta terminato il lavoro, preparò le uova, la marmellata e si recò da Bill.
Bussò soltanto una volta perché Bill corse ad aprire. Indossava una vestaglia di velluto, la cinghia stretta in vita e un taschino sulla destra.
-Buongiorno.. Vanille giusto? –
-Si ecco, questa è per te- gli disse porgendogli il vassoio. Fece per andarsene ma Bill la fermò. Stava per dirgli qualcosa ma la lasciò andare subito dopo. Cosa voleva? Aveva già scoperto il suo passato? Era fregata? E se avesse mandato i cani anche contro di lei? Come si faceva ad essere così cattivi?
Una volta terminato il corridoio si recò nella stanza del gemello scapestrato.
Dovette bussare tre volte prima che qualcuno andasse ad aprire.
-Ciao.. ehm.. buongiorno- disse imbarazzata: Tom era a petto nudo e solo con l’asciugamano in vita.
-Ciao Vanille, ti dona lo spacco laterale- sorrise. Come aveva fatto a guardarla così in fretta? Lei a malapena riusciva a contare gli addominali evidenti.
Si diedi un pizzicotto sul braccio e gli chiese –Sono qui perché dobbiamo sapere se gradisci la colazione e se la gradisce anche la tua amica-
Tom sembrò spiazzato, era la prima cameriera che dimenticava le regole della casa.
-Lo sai che la parola d’ordine qui è discrezione?-
-E tu lo sai che la mia parola d’ordine è educazione? So che hai compagnia, magari ha fame..- si scusò Vanille. In realtà era curiosa di sapere se quella tipa fosse ancora nuda nel suo letto.
Per attaccare la diva forse aveva bisogno di attaccare anche il fratello.
-No cara, lei è una modella non mangia, quindi non ha bisogno di nulla. Io sì però, che ne dici della tua lingua biforcuta?- le scompigliò i capelli –Portami qualsiasi cosa tu abbia voglia di prepararmi-
Detto questo richiuse la porta e Vanille sentì ridere. Tornata in cucina incontrò Alexa.
-Ciao Vanille hai dormito bene?- le sorrise.
-Si certo cara, una meraviglia sai..- ma mentre stava finendo la frase Giselle le interruppe.
-Allora Tom ha bisogno di qualcosa?-
-Mi ha chiesto di preparargli qualsiasi cosa io abbia voglia di cucinare. È intollerante?- chiese
-No, tranquilla puoi fargli qualsiasi cosa e qualsiasi quantità. Adora il cibo- rispose Alexa.
E chissà che altro tipo di cibo, si domandò Vanille, ma non lo disse.
Decise di sbucciare della frutta e preparare delle fette biscottate con il burro e la marmellata all’albicocca.
Una volta pronto tutto lo portò a Tom. Busso ancora tre volte prima che questi aprisse.
-Prego- spalancò la porta per farla entrare. La ragazza con cui aveva dormito non c’era più ma il suo profumo infestava ancora la stanza.  Lo conosceva anche lei, in ufficio era quello della collega più odiosa.
-Cosa mi hai preparato di buono?- le domandò sbirciando sul vassoio.
-Io ho preparato  un po’ di frutta e qualche fetta biscottata-
Era il meglio che era riuscita a preparare. In ufficio andava alla mensa e a casa se ne occupava la coinquilina; non che lei non fosse capace di fare un sugo ma semplicemente non ne aveva mai voglia. Neanche la sua colazione era abbondante soprattutto per il poco tempo che aveva a disposizione prima di immergersi nel lavoro. Un lavoro che avrebbe perso se non si fosse data una mossa.
-Buono- le prese il vassoio dalle mani e lo poggiò sul letto – ne vuoi un po’?-
-Io credo che non possa farlo, sai tutte le vostre regole stupide e da principesse..-
Tom si mise a ridere a crepapelle quasi facendosi mancare il respiro.
-Sembri una giornalista con queste risposte senza peli sulla lingua- le sorrise – Davvero! Perché fai la cameriera se potresti fare altro? Magari occuparti delle pubbliche relazioni del mio gruppo-
Se solo lo avesse capito. Era nella sua natura essere così diretta e senza peli sulla lingua, non le piaceva stare zitta senza avere la possibilità di far valere la sua opinione.
-Sembrate dei principi nel castello. Un castello pieno di segreti aggiungerei… stanze in cui le donne non possono entrare, cose che non si possono dire..-
-Beh – le fece cenno di sedersi e lei lo fece, ma il più lontano possibile da lui. C’era qualcosa nell’aria quando era seduta vicino a lui che non riusciva a spiegarsi. Non lo conosceva che da un paio di giorni ma l’odore della doccia appena fatta mista all’odore del sesso che regnava nella stanza, la mandava in confusione.
-Non siamo principi ma ci piace avere qualcuno che si prenda cura di noi. Per quanto riguarda i segreti, ci sono cose che è meglio che tu non sappia se non vuoi essere messa in mezzo!- sembrò sgridarla ma appena diede un morso alla fetta biscottata, gli tornò il sorriso.
Vanille mise una mano davanti la bocca. Erano sadici? Facevano parte di qualche setta? Che vuol dire che non doveva trovarsi nel mezzo?
-Fate un’orgia caprina a sera?- domandò.
Tom parve affogarsi un po’ ma dopo aver buttato giù del succo d’arancia, le prese una mano.
Il contatto le fece prendere la scossa elettrica e attribuì quella al tessuto che portava. Mai avrebbe immaginato che il suo corpo potesse reagire così a quello di un uomo.
-Vanille- le chiese ancora con la mano tra le sue – vuoi essere la nostra vittima sacrificale? –
Se avesse potuto scomparire, quello sarebbe stato il momento giusto. Le sue labbra divennero viola dalla paura, cosa ne avrebbe fatto di lei? Soprattutto ora che aveva osato domandare troppo. Alexa aveva ragione a dire che il silenzio è la miglior difesa. Come avrebbe fatto con la sua amica? Nessuno sapeva dove fosse, cosa sarebbe successo? Aveva già contattato l’agenzia sotto falso nome, per evitare che mandassero qualcun altro, quindi quanto avrebbe impiegato la nuova cameriera a scoprire il suo corpo?
Tom notando le sue dita fredde e bianche si mise di nuovo a ridere in quel modo così energico.
-Sto scherzando Vanille… non sarai tu stasera. Hai tempo-
-Tu sei pazzo! Non voglio essere nessuna specie di capra che sacrifichi su un altare per fare sesso nel mio sangue o qualsiasi cosa tu faccia!- si alzò. Era il suo “capo” ma nessuno poteva permettersi di dire cose del genere e poi averla vinta.
- Ahhahaah bimba, ti sembra che io utilizzi un altare ? A me basta un letto. Ora vai, torna alle tue faccende e preoccupati della diva di mio fratello. È lui il padrone di casa qui, io sono solo il benvenuto- detto questo l’accompagnò fuori dalla stanza e ritornò da Bill per prendere il vassoio di prima.
Stava per bussare quando sentì la diva parlare con qualcuno. All’inizio pensava ad una telefonata ma quando si rese conto che l’altra persona era Alexa, era indecisa se andare via, origliare o bussare.
-Bill, non possiamo nascondere questa cosa per molto tempo. Non si può scavare la fossa da solo?-
La fossa? Qualche fossa? Che anche Alexa sapesse dei rituali di Tom? Quante donne aveva ammazzato prima che arrivasse lei?
-Tuo padre lo fa per noi. Lo ha sempre detto ed io ci credo-
Cosa stava nascondendo? Anche Frank ne era al corrente? Certo, tutti sapevano del segreto di Tom perciò lavoravano con loro da anni. Ormai per loro era routine nascondere la verità di quegli omicidi.
-Ora anche Vanille sarà la prossima- disse Alexa abbassando la voce.
Presa dal panico Vanille irruppe nella stanza senza bussare. Non sarebbe morta per loro!
Ma appena entrata invece di sangue rappreso sui muri come aveva immaginato trovò Alexa tra le braccia di Bill intenta a guardare un anello sull’anulare sinistro. Appena videro Vanille si staccarono dall’abbraccio.
-Vanille, cosa ci fai qui?-
Eh cosa ci faceva lì? Bella domanda.
-Io… ho bussato pensavo non ci fosse nessuno- mentì –e pensavo che per te Bill fosse solo un fratello. Non avrei mai immaginato tu potessi essere qui-
-Shhhh- le fecero eco Bill e Alexa – Nessuno sa della nostra relazione da anni, non sarà certo l’ultima arrivata a rovinare i nostri piani- avanzò Bill.
-Ma che ti è preso?- chiese Alexa nascondendo l’anello nella tasca della sua divisa.
-Perché dovreste nascondere il vostro amore?-
-Perché il padre di Alexa, preferirebbe scavarci la fossa piuttosto che vederci sposati- disse serio Bill.
Era questo il segreto? Non era una persona isterica perché pazza e col mestruo ma perché era innamorato ?
-Scusate non ne farò parola con nessuno- disse Vanille uscendo dalla stanza. Prima di essere del tutto fuori, sentì Alexa dire –Forse dobbiamo dirlo a Tom-
Dire cosa? Del fidanzamento o della sua intromissione? Tom se ne sarebbe sbarazzata ?
Dove era finita? Ne valeva la pena per quel lavoro? Non poteva essere semplice come con Madonna?
Il resto della giornata si tenne occupata per non pensare alla brutta morte che avrebbe fatto. Durante la pausa mandò un messaggio alla sua coinquilina.
“Sono ancora viva ma c’è qualcosa sotto. Se non dovessi tornare tra quattro giorni, localizza il gps del mio telefono”
Poi ne mandò uno anche al suo capo : “Missione difficile, credo che il fratello abbia più segreti della diva”
La sua amica rispose quasi subito. “Cacchio, sei in pericolo? Non farti uccidere il tuo primo giorno ahahah smile smile”
Se solo avesse saputo, altro che in pericolo. Era la vittima designata per il secondo rituale.
La sera, dopo aver osservato un silenzio quasi sacro a tavola, aiutò Alexa e Giselle nelle mansioni. Si diede da fare più delle altre e rimase l’unica ancora alzata. Quando decise di andare a letto vide i ragazzi insieme a Tom dirigersi nella stanza segreta. Ridevano mentre parlavano di armi. Non avrebbe voluto spiare ma vide esattamente dove Tom tenesse nascosta la chiave che le avrebbe aperto il mondo: al collo. Ma quando era entrata nella sua stanza e lo aveva trovato a petto nudo questa non c’era. Dove la nascondeva mentre si lavava?
Poco dopo scese anche Bill. Che anche lui usasse quelle donne? Alexa lo sapeva? Sì, ora ne era certa. Tutti complici, magari aveva anche bevuto il sangue di qualcuno senza saperlo. Avrebbe badato di più alla cucina da quel giorno. Bill però, invece di raggiungere gli altri o la camera di Alexa prese le chiavi della macchina e uscì.
Ecco che ora aveva ancora una speranza. Bill davvero nascondeva qualcosa, e non era l’amore per una donna. Vanille avrebbe scoperto tutto e sicuramente avrebbe evitato che altre giovani donne morissero per Tom. 



Ne è passata di acqua sotto ai ponti per questa storia, spero solo che possa continuare a piacere. Per tutte le nuove arrivate, grazie per essere qui. Per chi mi segue da un pò, scusate gli anni di ritardo

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Come aveva immaginato, Vanille non dormì molto quella notte: aveva paura di essere trascinata e legata nella stanza segreta; ma poiché niente di quello che immaginava successe, la mattinata che stava arrivando sembrò più rosea. Alexa era molto sospettosa e guai a lasciare sua madre e Vanille da sole in cucina! Doveva proteggere il suo amore a tutti i costi, senza se e senza ma. Bill, da parte sua, continuava a comportarsi come il padrone di casa piuttosto che futuro genero. Tom si alzò tardi, e Vanille sperò con tutto il cuore di non dover servirgli la colazione. Dopo un’attenta analisi di Jim e Daniel, la giornalista, si rese conto che nessuno aveva segni di lotta evidenti sulle braccia e sul volto. Ma, la donna che Vanille era, provava un timore reverenziale verso tutti gli uomini della casa.
-Vanille cara, perché tu e Alexa non vi occupate della camera di Bill?- chiese Giselle mentre imbandiva una tavola per la colazione.
-Certo mamma, andiamo subito- rispose la figlia e in men che non si dica, trascinò Vanille fuori dalla cucina.
Non parlarono finché non arrivarono alla camera di Bill. Alexa si accertò di non essere spiate e chiuse la porta a chiave.
Il rumore della serratura, spaventò la giovane infiltrata, che cominciò a sentirsi in trappola: che avessero organizzato tutto, per liberarsi di lei?
-Allora- iniziò Alexa- a chi lo hai detto? – e mise una mano nella tasca.
-A nessuno, a nessuno a nessuno LO GIURO!- si difese Vanille con il cuore in gola e il fiato corto.
-Okok ti credo- e tirò fuori l’anello che Bill le aveva regalato – Ti ho spaventata! Scusa!- le sorrise Alexa.
-Non ho dormito molto bene – si giustificò – e a quanto so neanche tu! –
-Che vorresti dire?-
Mancavano quasi tre giorni prima della consegna del suo articolo e non aveva ancora trovato nulla di fondamentale su Bill-ladiva-Kaulitz. Se si fosse trattato di Tom sarebbe stato tutto molto più semplice: lo avrebbe accusato di assassinio e lo scoop sarebbe stato assicurato, ma con Bill? L’unica cosa che conosceva di lui era la sua donna. Se tutto fosse andato male e non ne avrebbe ricavato nulla di eclatante, avrebbe scritto di Alexa. Oppure, se fosse riuscita a scoprirlo, delle sue uscite notturne.
-Ieri sera, ero scesa per andare in bagno e ho visto Bill uscire…-
-Uscire per andare dove?- domandò con sorpresa.
-Alexa, credevo fosse uscito per venire in camera tua!-
Quello che Vanille lesse nei suoi occhi, in quegli attimi, fu il terrore. Che neanche lei sapesse delle uscite segrete di Bill?
 -No, noi non ci vediamo quasi mai la sera- Alexa rimise l’anello in tasca come se la sua presenza le danneggiasse la mente.
-Non lo sapevo, mi dispiace-
Passarono minuti che sembravano ore e la conversazione non riprese. Sistemarono il letto e la scrivania e la giornalista non trovò nulla di eclatante: solo parole d’amore e nessun segreto.
Vanille si occupò delle tende mentre Alexa si chiuse in bagno per lavare la mega vasca.
Prima di uscire da quella stanza, la ragazzina innamorata si rivolse a Vanille.
-Che ne dici di aiutarmi a scoprire dove è andato Bill ieri sera?-
I sensi di giornalista si attivarono subito; le si accesero automaticamente alla parola “scoprire”. Tutto in lei cantava vittoria, soprattutto adesso che poteva  farlo senza temere di essere scoperta. Alexa, gelosa e a alquanto sospettosa non poteva chiederle cosa migliore. Avrebbe sicuramente invaso la sua privacy ma la sua amica poteva difenderla.
-Certo, so già da dove iniziare- le rispose.
Ed eccola con il suo spirito di investigatrice ritrovato, pronta a tutto. Si avvicino di nuovo alla scrivania e tentò di aprire i cassetti che non avevano pulito.
-Attenta, Bill è meticoloso, se ne accorge!-
-So essere molto brava. Non se ne accorgerà-
Il primo cassetto non era importante: testi di canzoni, CD vuoti, bozze di contratti. Vanille sapeva riconoscere gli indizi quando ne trovava uno:  pezzetti di carta, numeri scarabocchiati, poca attenzione ai dettagli. Ma in quel cassetto sembrava essere tutto organizzato.  Nel secondo cassetto , invece, trovarono un’agenda di pelle.
-Posso aprirla?- chiese Vanille.
-Non potresti ma devi- la donna gelosa che Alexa era  in quel momento le diede la libertà di aprire quel diario.
Appunti di testi, incontri con il produttore, numeri di telefono  ma nulla che poteva dimostrare cosa dovesse fare Bill di notte.
Controllò tutte le date finché non arrivò al giorno prima. Fino alla mezzanotte, gli appunti erano segnati con inchiostro nero, sulla linea e senza sbavatura. Dopo la mezzanotte Bill era stato poco attento: aveva segnato con la matita diversi numeri, che secondo Vanille potevano essere date o orari, e una sigla: WP.
-Conosci qualcuno che si chiama WP?- chiese all’amica
-No,  nessuno che sia mai venuto qui!- rispose allarmata
La giornalista tornò all’attacco e sfogliò la rubrica alla fine dell’agenda. Nessun WP era segnato con la stessa calligrafia degli appunti e delle note, ma Vanille notò che un solo numero era stato cancellato. Le saltò all’occhio perché Bill aveva pasticciato con l’inchiostro, macchiando le ultime pagine.
-Di chiunque fosse questo numero, Bill non lo ha scritto e neppure cancellato!-
-Come lo sai?- chiese Alexa
-Il tratto non è leggero come il resto, infatti, alcuni numeri sono ancora leggibili nelle altre pagine, e poi Bill quando cancella qualcosa, si limita a sbarrare la parola. Chi ha fatto questo, voleva che il numero non  si leggesse più-
-Come lo hai capito solo dando uno sguardo ad alcune pagine?- chiese la bruna.
Come lo aveva capito? Era il suo mestiere?
-Non è importante come io lo abbia capito, ma Alexa tra la stanza segreta di Tom e il tuo pseudo fidanzato che scappa durante la notte, tu non credi che ci sia qualcosa sotto? Inoltre non siamo le prime che aprono questa agenda e invadono la sua privacy-
Vanille si chiese se fosse stato Tom ad occuparsi di quel numero cancellato così brutalmente tanto da bucare il foglio. Perché qualcuno avrebbe dovuto prima scrivere e poi cancellare ?
-Pensi che possa essere stato qualcuno dei tuoi cugini?- le domandò Vanille.
-No! Loro non posso pulire le camere-
-Questo non vuol dire che non siano entrati qui-
Mentre Vanille cercava altri indizi sulla sigla WP, sentirono qualcuno avvicinarsi. Rimisero tutto a posto e tornarono, in men che non si dica, alle loro mansioni. 
In un attimo qualcuno abbassò la maniglia ma poiché era chiusa a chiave, la porta non si aprì.
-Hey chi c’è?- chiese Tom dall’altra porta.
-Tom- rispose Alexa andando ad aprire la porta- siamo noi – lo fece entrare.
Tom Kaulitz quella mattina era un dio. Capelli legati, pantalone aderente e t-shirt nera.
-Oh Vanille buongiorno- le sorrise.
-Salve Tom- disse Vanille uscendo dalla porta senza voltarsi indietro. Era così vicina al segreto da non aver tempo per l’esperienza personale. E francamente, voleva evitare di diventare cibo per i vermi.
Mentre scendeva le scale pronta a tornare da Giselle, Tom la chiamò.
-Vorrei parlare un attimo con te nella mia stanza, grazie-
Non le diede neanche il tempo di rispondere, lei era tenuta a presentarsi nella sua stanza e Alexa sembrò obbligarla con il suo sguardo.
Quella mattina non c’era odore di sesso, il letto era disfatto solo a metà e Tom sedeva alla scrivania.
-Cosa volevi?- gli chiese Vanille aggiustandosi la coda di cavallo dal nervoso. Che avesse scoperto quello che avevano fatto lei o Alexa?
- Cosa facevate nella stanza di Bill chiuse a chiave?- le domandò.
-Ci nascondevamo, sai! Che potevamo fare? Pulire, mettere a posto, lavare… quello per cui vengo pagata-
-Sei sprecata per fare la donna delle pulizie e inoltre non sei neanche granché come cuoca. Perché ti ostini?- si alzò e si diresse all’armadio. Lo aprì e  tornò da lei pochi attimi dopo con una busta di carta pregiata e una scatola.
-Che devo fare?-
-Ti sto invitando ad un evento. Vorrei che ci venissi con me-  mise una mano dietro la nuca e con fare imbarazzato le porse i due oggetti.
-Non posso, devo lavorare!- si scusò Vanille e rifiutò sia l’invito che il pacco.
-E’ domani sera e sono sicuro che nessuno qui sentirà la mancanza delle tue mansioni. Alle sette si scende. Indossa quello che ti ho dato e sciogliti i capelli-
Vanille cercò di rifiutare ancora una volta ma prima di rispondere Tom si affrettò a rispondere al cellulare che solo lui aveva sentito suonare. Mentre Tom si allontanava, la giornalista, si avvicinò alla scrivania e per sua fortuna riuscì con la mano libera, ad aprire l’agenda che Tom lasciava incustodita accanto al portatile. Arrivò alla sera prima. Prima di mezzanotte Tom aveva segnato il nome di Jim e Daniel e quello di tre donne e Vanille associò quei nomi alla serata alla stanza segreta (possibile che ci fossero stati  tre omicidi solo la sera prima?).  Dopo la mezzanotte non c’era nessun nome e nessun numero. Tom stava rientrando ma lei doveva prima fare una cosa: aprì la parte finale dove c’era la rubrica e si accorse che sotto la W era segnata la sigla WP con il numero associato. Non fu veloce a leggerlo che Tom rientrò. Finse di star leggendo l’invito che Tom le aveva consegnato.
-Allora hai pensato alla mia proposta?- chiese ancora una volta il chitarrista.
-Si, se devo per forza essere il tuo soprammobile della serata, certo che verrò- rispose lei sviando l’attenzione all’agenda.
Sembrò d’accordo con le sue parole e l’accompagno alla porta.
-Mi raccomando ai tuoi capelli!- le disse.
 Una volta fuori, Vanille si precipitò da Alexa che trovò nella sua stanza.
-Che roba è?- chiese l’amica.
-Nulla di importante, domani devo accompagnare Tom ad un evento-
-Wow, dico wow.. cioè … è .. non lo so..-  disse interrompendola.
-No- e questa volta fu Vanille ad interrompere Alexa –questo non conta. So chi è WP!-
Alexa ammutolì – Come hai fatto? Come lo hai scoperto?- chiese subito dopo aver calmato lo stupore.
-Ecco, non è che so  davvero chi è, ma è stato Tom a segnarlo sull’agenda di Bill. È suo il modo di scrivere: calca così forte che nelle pagine successive si legge ancora di quelle precedenti. C’era anche il numero  ma Tom è rientrato in fretta. Dobbiamo riandare nella stanza!- le disse Vanille velocemente.
-Non ti chiedo come hai fatto ad avvicinarti all’agenda e neppure se il modo che hai usato era legale, ma come facciamo ora a prendere il numero?-
Bella domanda. Avrebbero aspettato la prossima serata nella stanza segreta?
-Possiamo aspettare la prossima serata solo uomini?- le chiese.
-No, troppo tempo- disse Alexa –Voglio sapere subito che cosa fa il mio fidanzato!-
In realtà anche Vanille voleva scoprire subito cosa facesse Bill, ma non poteva dire ad Alexa del suo conto alla rovescia.
All’improvviso Alexa ebbe un’idea, un’idea che sembrò geniale solo a lei.
-Distrailo mentre io entro nella stanza a prendere il numero!-
-Ma sei pazza?!?! Come lo distraggo?-
-Muovi le anche, sbatti gli occhi, non lo so. Hai mai avuto un uomo?- le domandò l’amica.
Si che lo aveva avuto, anche più di uno, ma erano favolose distrazioni che le calmavano i nervi dopo una settimana di duro lavoro. Erano per lo più conoscenti che meticolosamente cercava di non incontrare più, ma Tom! Tom era il suo capo e soprattutto vivevano sotto lo stesso tetto anche se ancora per pochi giorni.
A nulla valsero i suoi rifiuti, poiché Alexa era più decisa di scoprire quel numero di quanto lo fosse Vanille. Se non fosse toccato a lei fare la cavia, magari avrebbe fatto gli stessi salti di gioia per quel piano.
Si avvicinò alla scatola e tirò fuori il vestito che Tom le aveva regalato: corpino stretto e gonna larga. Il pizzo che scendeva sul velo della gonna. Tutto total black.  Le fece provare il vestito che le stava stretto, soprattutto sul seno. Le sciolse i capelli e la portò alla stanza del chitarrista.
-Alexa, che dovrei fare? Sembro una cretina!-
Ma prima che Vanille potesse bussare, Tom aprì la porta e una giovane modella tutta gambe uscì dalla stanza con i capelli in disordine.
-Ciao- disse rivolta a Vanille.
Tom allora si presentò alla porta e la guardò come se non dovesse essere lì. Salutò Jennifer e l’accompagno alle scale.
Quando tornò, aveva ritrovato il sorriso.
-La prossima volta, prima di comprarti un vestito, mi assicurerò di conoscere molto bene le tue forme- disse mentre le fissava il corpino.
-Porco!- rispose Vanille mentre senza farsi scoprire fissava l’amica nascosta in fondo al corridoio.
Alexa la incitava a prendere l’iniziativa.
-Stai bene, molto bene. Il nero ti dona- le disse Tom fissando il modo in cui il vestito le scendeva sulla vita e sulle gambe –e i tuoi capelli… sei bellissima!- le confessò.
Mentre Vanille arrossiva, Alexa cominciò a muovere i primi passi in direzione della stanza. Al segnale che avevano concordato, cioè un pollice alzato, Vanille doveva baciare Tom.
E lo fece.  Lo baciò e lui rispose al bacio con calma e passione. Lui chiuse gli occhi e per quanto lei tentasse di controllare Alexa, il bacio le occupò e annebbiò la mente. Fu  dolce, lento  e il suo sapore sciolse la tensione accumulata. Passarono secondi che a tutti sembrarono minuti e quando lei si staccò Tom riaprì gli occhi.
-Era un grazie per il vestito?- le chiese mentre si toccava le labbra con un dito.
-Si, pensala come vuoi- ripose con fare arrogante la giornalista.
Sempre in maniera molto cauta, Vanille cercò Alexa ma si rese conto, proprio mentre Tom stava per rientrare, che l’amica era ancora nella camera del chitarrista.
Non ci pensò due volte al da farsi. Non dovevano essere beccate.
-Perché non vieni in camera e mi aiuti ad uscire da questo vestito?-
Tom accettò e prima di allontanarsi, Vanille riconobbe il sollievo sul volto dell’amica.

 
 

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