False partenze

di Sherazad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


So che mi devo alzare, ma non ne ho voglia. Devo fare appello a tutta la forza volontà che ho per trascinarmi fino all'armadio e, addirittura, in bagno. Superato il trauma del risveglio, la mia routine per prepararmi per la scuola è oramai meccanica e mi ritrovo sull'autobus senza neanche accorgermene, fino alla mia fermata. Cammino piano al fianco di quel palazzo militaresco, finalmente un po' più cosciente. Non sembrano passati tre mesi per i miei compagni all'apparenza. Davanti all'entrata affollata di ragazzi, saluto subito i miei amici, non vedono l'ora di raccontare le loro avventure estive ed io non sono meno curioso, devo ammetterlo.
Intanto guardo il gruppo delle ragazze che si avvicina per i convenevoli, in testa c'è Beatrice con quell'atteggiamento di elaborata spontaneità. È dal primo anno che la tengo d'occhio, anche se passava inosservata allora, sapevo che sarebbe diventata interessante. Adoro l'inizio della scuola quando ho una nuova sfida davanti a me, con i capelli rossi e le gambe lunghe. 
Al suono della campanella fluiamo tutti dentro il vecchio cancello arrugginito fino all'aula magna. Ci smistano e ci ritroviamo nell'aula della 3E a sorbirci il discorso incoraggiante di inizio quadrimestre della Caruso, la nostra prof di matematica, che oggi sembra più frustrata del solito sotto il suo sguardo autoritario. La mia attenzione è, però, spostata verso il secondo banco sulla destra, riesco a vederle bene: Beatrice e Matilde, lei è la sua migliore amica o amica del cuore o quel che è.
Fortunatamente, il primo giorno dura poco così andiamo tutti a prendere qualcosa al bar qui sotto, non so come si chiami, per noi è sempre stato il nostro baretto, credo non abbia mai avuto nemmeno un'insegna. Riesco a scambiare un paio di battute con Beatrice e Matilde prima di andare via, ero in anticipo, ma non volevo di certo rischiare di arrivare in ritardo al maneggio. Mi ritrovo di nuovo sull'autobus, questa volta il tragitto è più lungo, 40 minuti buoni, ci metterei molto meno con un motorino, ma i miei sono stati categorici: o cavallo o motorino; almeno l'abbonamento dell'autobus l'hanno pagato, alla fine. 
Arrivato alle scuderie cerco con gli occhi il mio migliore amico, uno stallone grigio pomellato di nome Power Of Will. È un leader di natura quel cavallo. Ma il suo box* è vuoto; non so con quale ragione mi sale dalla gola una strana ansia e la mia mente lavora veloce. La giostra* era vuota e non era neanche al paddock*. Che cosa faccio? Comincio a correre verso il campo coperto, Roberto sarà lì e mi dovrà dare delle spiegazioni. Corro troppo veloce, mi duole il petto, ma ne ho davvero bisogno. Per fermarmi mi appoggio alla porta e sento gli zoccoli di un cavallo all’interno, così apro subito.
Cristo!
È Power che trotta davanti a me, finalmente riesco a riprendere a respirare. 
-Ciao Tommy! Sei in anticipo...-
Roberto non sembrava sorpreso di vedermi preoccupato.
-Cosa sta succedendo?-
Chiesi con un filo di voce, mozzandogli la frase. Non riuscivo a capire, chi era quella lì sul mio cavallo?
-Come scusa?-
Era quasi infastidito e io ero sempre più confuso, ora sembravo dalla parte del torto.
-Ti sto aiutando a trovare una mezza fida*, non vedi? Lei è...-
-Non l'ho chiesta e non mi serve.-
L'avevo interrotto di nuovo, ma non ci feci caso.
Nel frattempo, la ragazzina bruna aveva fermato Power in appiombo*, era scesa con grazia e mi guardava negli occhi, ma spostai di nuovo lo sguardo verso il mio istruttore.
-Me l'hanno chiesto i tuoi genitori, non riescono più a pagare l'intera pensione, evidentemente non te l'hanno detto.-
Aveva un tono quasi rassegnato.
-Non ci credo.-
Era vero. Mi passai distrattamente una mano tra i capelli.
-Comunque, lei è Laura Morelli, cerca un cavallo come il tuo e ha anche la tua stessa età, ha appena cambiato maneggio.-
La ragazzina mi guarda nuovamente con occhi glaciali, senza sorridere.
-Ciao, piacere, tu sei?-
Mi porge la mano libera dalle redini del cavallo, distaccata, così mi presento automaticamente, riprendendomi un poco.
-Tommaso Pacini. Ci potresti scusare?-
Lei non aveva niente a che fare con questa faccenda.
-Okay.-
Subito sfila le redini dal collo muscoloso di Power, gli fa una carezza sorridendogli ed esce decisa dal cancello di legno aperto, con lo stallone a presso. Appena fu uscita dal campo visivo cominciai a parlare.
-Senti, grazie dell'impegno, ma riuscirò a pagare: basterà togliere la giostra e...-
-No, Tommy. Mi hanno spiegato che, dopo che ti hanno licenziato dalla gelateria, probabilmente non riusciranno a pagare neanche il prossimo mese.-
Era troppo serio, mi metteva a disagio quando faceva così.
-Ma sto cercando qualcos'altro magari con una paga maggiore, meglio no?-
Ero agitato e non volevo sembrare implorante. Ma sapevo di potercela fare, dovevo solo fargli capire quanto ci tenessi. 
-No, non lo è. Ora è anche iniziata la scuola, quando pensi di avere il tempo sia di lavorare, sia di montare tutti i giorni Power? Potrai fare più concorsi e non sbatterti troppo, lo fanno molti proprietari, lo sai.-
Mi rifiuto di dividere il mio cavallo con quella. Lo fisso mentre cerco di sembrare più deciso di quello che sono.
-Non accetto compromessi.-
Sospira, pure i suoi sospiri sono seri, pare più vecchio e stanco.
-Non è un compromesso, è un'occasione, fidati, anche perché non hai molta scelta.-
Voglio ribattere, ma la sua pacca sulla spalla è il segnale che la discussione è finita. 
Mi accasciai sulla sabbia, la mia testa era pesante, ma completamente vuota.
Non so quanto tempo dopo, sento dei passi veloci sulla ghiaia che si avvicinano e una voce squillante mi trascina via dai miei pensieri.
-Tommy! Non ti avevo visto arrivare! Chi è quella ragazza con Power? Hai trovato una che va a cavallo finalmente!-
Come fa a essere sempre così felice quella ragazza? Me lo sono sempre chiesto.
-Non è come pensi, Fede, è una che è interessata alla mezza fida. È tutta tua se vuoi.-
Dissi, mentre mi rimettevo in piedi. Alle mie parole, s’impettisce un poco, ma rimane ironica come sempre.
-Non darmi false speranze!-
Se anche a quella lì piacessero le ragazze, avrebbe sicuramente delle possibilità, anche se non se ne rende conto.
Infatti, cambia velocemente discorso.
-Comunque è venuta per la mezza fida della cavallina Joëlle? E perché ha montato Power?-
Mi fissa con i suoi occhi penetranti color nocciola, aspettando una risposta. Intanto si lega i fitti riccioli biondi, significa che è agitata: ha già capito, ma non vuole crederci neanche lei.
-Non è qui per Joëlle. È qui per Power.-
Mi abbraccia immediatamente, mi stringe forte, quasi fosse lei ad aver bisogno di essere consolata. Sembra così fragile tra le mie braccia. 
Eppure, dopo aver ripreso un po' di tono, mi parla con voce sicura, abbozzando un sorriso.
-Ora tu vai a cambiarti, io recupero Comi, poi ci vediamo alle scuderie e ci prepariamo per la lezione, okay?-
Detto questo gira i tacchi e si avvia verso il paddock con in mano l'enorme capezza* scarlatta del suo gigante, che era appesa alla recinzione. Tanto lo sa, farò esattamente come mi ha ordinato. 
Dopo essere uscito dallo spogliatoio, entrai nell'ampia selleria un po' disordinata e presi i finimenti di Commanchie, tanto Power sarà ancora bardato. Quando arrivai alla lunga scuderia, vidi Federica che trascinava il gigante baio dietro di sé e lo legava ai due venti*; sono un binomio particolare, lei e Commanchie, né opposti né simili.
Appena fu pronta e io ebbi fatto uscire dal box il grigio, corremmo verso il campo ostacoli esterno con i cavalli che trottavano dietro di noi allegramente: eravamo già in forte ritardo. 
La voce profonda di Roberto mi ricordò degli spiacevoli eventi di poco prima. 
-Cominciate a riscaldare i cavalli a volontà, Tommy, resta ancora un po' al passo, che Power è a posto.-
Già, lui è a posto.
Terminata la lezione, dissellai Power e lo spazzolai con cura prima di metterlo in box. Misi tutto a posto come solito e, infine, appesi la sua capezza blu al gancio a ferro di cavallo. Federica era già andata via, così aprì la massiccia porta del box e la richiusi dietro di me. Sarà una mia impressione, ma tutti i miei pensieri sembrano evaporare quando entro lì dentro. Mi accolse il fiato caldo del suo muso rosa sulle mani che faceva condensa, non mi ero accorto di quanto facesse freddo per essere una giornata di settembre. Mi sedetti sul truciolo, rimasi lì con lui fino a che non sentì il groom* che serviva il pasto serale. Era tardi e dovevo andare. Lasciai Power alla sua cena, mi ripulii e uscii dal centro ippico. Arrivato alla fermata dell'autobus vidi che avevo perso l’ultima coincidenza e avrei dovuto aspettare chissà quanto tempo. Perciò mi diressi a piedi verso casa, controvoglia, non avevo alcuna intenzione di tornarci, ma dove sarei potuto andare? 
Aperta la porta di casa, i problemi sembrarono ricadermi malamente addosso, tutti in un solo colpo. Posai svogliatamente il borsone all'ingresso e andai in cucina. I miei genitori stavano cenando, notai che non c'era il mio posto apparecchiato. 
-Buon appetito.-
Dissi d'impulso.
A quella frase mia madre si alzò, mentre mio padre distolse lentamente lo sguardo dal piatto. 
Erano le nove di sera.
-Buon appetito.-
Cominciò mia madre a parlare, per ora sembrava calma, ma scandiva le parole in un modo strano addirittura per lei.
-Tu arrivi a casa a quest'ora e dici “buon appetito”.-
La sua voce cominciava a incrinarsi pericolosamente.
-Neanche un messaggio, un avvertimento, assolutamente niente!-
Era esplosa.
Si stava trattenendo dal darmi uno schiaffo, come quando ero piccolo.
In quel momento le parole mi rotolarono fuori dalla bocca inavvertitamente:
-Non sono l'unico qui, vero?-
Lei credo si stesse rifiutando di rispondere alla mia impertinenza, quindi continuai.
-Non me lo avete nemmeno accennato, potevamo parlarne, almeno.-
Silenzio.
-Potevamo trovare una soluzione insieme!-
A quel punto mia madre cambiò espressione e i suoi occhi non erano più verdi come i miei, ma vitrei, sembravano anch'essi furiosi.
-Come se fosse facile parlare con te.-
Era intervenuto mio padre, lui è sempre autoritario e provocatorio, mentre la mamma tende più verso l'isterico.
-Ringrazia che non abbiamo dovuto darlo via quel cavallo, ragazzo, Roberto ha consigliato di darlo solamente in mezza fida, perché non sarebbe convenuto venderlo in questo periodo.-
Lui non chiamava mai per nome Power nelle discussioni. Neanche me, se è per questo. Ho sempre pensato che se mai l'avessi fatto incazzare per davvero, si sarebbe rivolto a me come Signorino Pacini.
-Quindi, accontentati e goditi finché puoi quel cavallo.-
Era sempre distaccato, sembrava parlasse di un giocattolo.
-Dannazione! Non riesci a chiamarlo Power?-
Nuovamente le mie parole erano passate direttamente alla lingua, senza che io potessi fermarle.
Però stavolta avevo lasciato senza parole perfino mio padre. Scappai letteralmente nella mia stanza.
Il mio stomaco brontolava e stavo morendo di fame, ma non sarei sceso per nessuna ragione, almeno fino a domattina. Per mia fortuna avevo un pacchetto di gallette, forse scadute, ma meglio di niente. Comunque avevo bisogno di distrarmi sia dai ragionamenti che stavo iniziando a fare, sia da questa sottospecie di cibo per canarini che stavo masticando. Così accesi il computer e mi collegai a facebook, rifiutando lo studio. Avevo un messaggio da leggere, era Bea.
-Hey! Come va?-
Un po' povero, ma almeno mi aveva scritto. Ed era ancora online.
-Tutto bene, tu?-
Altrettanto banale, ma volevo scoprire che scusa si fosse inventata per scrivermi.
-Bene, eri di fretta oggi, eh?-
L’aveva notato, era un passo avanti.-
-Già, dovevo andare al maneggio-
-Ammettilo, in realtà non riuscivi più a sopportarci-
In effetti Matilde era parecchio pesante, decisi di non mentire:
-Esatto!-
-Mi stai prendendo in giro-
-Non mi permetterei mai-
-Mmmm non ne sono sicura-
-Non ti fidi?-
-Credo di no-
-Grazie eh-
-Che permaloso! Mi fido, ci vediamo domani-
-A domani-
Almeno qualcosa di buono l’aveva portato questa giornata.
  • Note: prima d tutto grazie di essere arrivati fin qui, lo considero già un buon traguardo, anche perché questa è la mia prima storia in assoluto, quindi credo di aver bisogno di tantissimissime recensioni per migliorare, non vedo l'ora di sapere i vostri pareri! Qui sotto allego un piccolo glossario per i profani del mondo dell'equitazione grazie al suggerimento di Madelene Vanilla LaCroix:
  • Giostra: è una costruzione circolare, spesso coperta, che serve per far muovere più cavalli contemporaneamente (di solito al passo, ma volendo anche al trotto o al piccolo galoppo) senza che ci sia una persona a condurli perché essi si muovon seguendo il corridoio.
  • ​Paddock: spazio delimetato da un recinto dove vengono tenuti un cavallo o piu all'esterno dove possono ricrearsi; puo essere un prato, come in questo caso, oppure semplice terra o sabbia.
  • Mezza fida: consiste nel dividere le spese del mantenimeto di un cavallo con un'altra persona e di conseguenza se il cavallo lavora sei giorni a settimana, tre volte farà lezione con un cavaliere tre volte con l'altro.
  • Capezza: è un finimento che si mette sulla testa del cavallo per controllarlo da terra, essa viene attaccata ad una lunghina che è una corda corta con cui il cavaliere conduce il cavallo.
  • Appiombo: gli appiombi di un cavallo è la disposizione delle sue zampe rispetto al terreno se un cavallo viene fermato in appiombo significa che è in atteggiamento corretto.
  • Legato ai due venti: quando un cavallo è legato ai due venti significa che alla sue capezza vengono attaccate due lunghine, una a destra e l'altra a sinistra, che verranno attaccate a degli anelli fissati al muro per mantenere il cavallo fermo.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Quando mi svegliai la mattina dopo, mio padre era già uscito di casa come solito, mentre mia madre cercò di evitarmi ed io feci lo stesso. A scuola non successe niente di interessante, qualche scherzo con i miei amici e qualche scambio di battute con Bea e Matilde, sembravano proprio inseparabili quest'anno. 
Uscito da scuola, andai direttamente al centro ippico mangiando della pizza sull'autobus. Arrivato a destinazione, entrai nella grande club-house, dove sapevo di trovare Roberto. Infatti, era seduto alla sua vecchia scrivania che compilava una pila di documenti indefiniti.
-Ciao Roberto.-
Gli dissi, sprofondando le mani in tasca.
-Ciao.-
Non sapeva bene come comportarsi con il discorso della mezza fida scoppiato ieri, neanch'io d'altronde, però dovevo pur dirgli quello che mi ero prefissato.
-Senti, ho deciso di confermare la mezza fida, ora bisognerà accordarsi per i prezzi, i giorni, eccetera.-
Non l'avevo studiata proprio così, ma stavo tentando di non ragionare su ciò che stavo dicendo e sulle sue conseguenze, soprattutto. Alle mie parole l'istruttore raddrizzò un poco le spalle e rilassò i lineamenti, ringiovanendo di colpo, nonostante i capelli brizzolati.
-Bene! Allora, qui ho le due copie del contratto, una per te e una per Laura, che dovrete compilare insieme e far firmare ai vostri genitori, poi fate una copia di entrambe da dare a me, okay?-
-Okay.-
Mi sembrava suonasse abbastanza inespressivo.
-Guarda, Laura dovrebbe arrivare tra poco così iniziate subito.-
Non vedevo l'ora.
Giusto per non ripetere "okay", mossi la testa come conferma.
In quel momento mi arrivò un messaggio di Federica sul cellulare: diceva di aspettarla al cancello del maneggio, così le andai incontro. Infatti, cinque minuti dopo sentii la sua voce nelle orecchie.
-Hey Tommy!-
Vidi che dietro di lei c'era la ragazzina bruna della mezza fida, così salutai entrambe.
Mentre la bionda mi saltò al collo arruffandomi i capelli corvini, l'altra mi fece un cenno con la mano, guardandomi negli occhi, però questa volta sollevò un poco gli angoli della bocca.
-Che coincidenza che siate arrivate proprio nello stesso momento.-
Sorrisi.
-Ma che coincidenza! Laura è stata trasferita nella mia classe proprio oggi, così siamo venute insieme!-
Detto questo, Federica la prese sottobraccio come fossero amiche da una vita.
-Che fortuna!-
Cercai di non sembrare sarcastico, ma probabilmente avevo una faccia da ebete.
-Allora, dovremmo andare in club-house per confermare la mezza fida e bisogna accordarsi per i prezzi, i giorni, eccetera.-
Più la ripetevo, più suonava male.
-Su, Laura, ti faccio vedere la club-house!-
Da brava padrona di casa, Federica trascinò la ragazzina per il maneggio, mentre io le seguivo in coda. 
Impiegammo circa mezz'ora a compilare contratti, invece le copie le avremmo fatte l'indomani dalle originali firmate dai nostri genitori. Da accordo, la mezza fida sarebbe iniziata il mese di ottobre, quindi avevo ancora un po' di tempo per farmene una ragione e quel giorno potei consolarmi con una bella lezione con il mio grigio.
I giorni passavano, tra la scuola, il maneggio e la ricerca di un nuovo lavoro che non si faceva trovare. Tentavo di rallentare il tempo immergendomi con tutto me stesso in ogni secondo. Pur non funzionando, mi faceva sentire leggermente meglio o, almeno, non pensavo a quello che stava per accadere.
Alla fine ottobre arrivò, con una giornata piovosa e grigia e io non ero evidentemente pronto per tutto questo. 
Casualità fu che quel primo ottobre era un mercoledì, il turno di Laura, solo lavoro in piano. Non sarei riuscito a non andare, per fortuna ci sarebbe stata Federica con me. Non avevo avuto bisogno di chiederle sostegno, aveva posticipato la sua lezione a mia insaputa. 
C'incontrammo alla fermata dell'autobus, appena le fui abbastanza vicino, le allungai un sacchetto di carta che conteneva il suo panino preferito. Ne avevo anche un secondo nello zaino.
-Mi fai sentire cicciona da sola?-
Quasi sorrisi, era la prima volta oggi.
-Ho già pranzato.-
Mi guardò e subito capì che stavo mentendo, ma fece finta di niente.
Arrivammo al centro ippico poco prima dell'inizio della lezione, così vidi la ragazzina bruna che usciva dalla scuderia insieme a Power, mi si strinse il cuore, nel vero e proprio senso del termine, come se volesse diventare talmente piccolo da non sentire più niente. Federica mi appoggiò una mano sulla spalla; sarei riuscito a gestire questa situazione con un atteggiamento degno di me, non potevo perdere punti, non ora. 
Ci dirigemmo fino alla tribuna del campo coperto, da dove si poteva assistere alla perfezione alle lezioni. Mentre Federica stava seduta a gambe accavallate, io ero proteso in avanti verso la parete trasparente, determinato a cogliere ogni singolo dettaglio, se dovevo soffrire avrei sofferto per intero. 
La ragazzina salì in appoggio senza alcuno sforzo evidente, se ci avessi anche solo provato, mi sarei stirato qualche muscolo probabilmente. Davanti al mio stupore, Federica mi si avvicinò.
-Mi ha raccontato che da piccola ha praticato ginnastica artistica oltre all'equitazione, ma poi ha scelto di continuare solo la seconda.-
Aveva un tono piatto, pur tenendo un volume alto come suo solito.
-Avrebbe potuto dedicarsi al volteggio allora.-
-No, sai, voleva venire qui apposta a rovinarti il cavallo, Tommy.-
Mi ritenni offeso, non avevo voglia che scherzasse anche lei, in quel momento ne avevo diritto solo io.
-Ma da che parte stai?-
-Oddio, ma quanti anni hai?-
-Diciassette a febbraio, pensavo lo sapessi.-
Sbuffò.
-Sono io quello offeso, non tu.-
Incrociai le braccia sul petto.
-Infatti non lo sono e neanche tu. Vuoi solo distrarti, non è vero?-
Serrai le labbra, sembravo un bambino che faceva i capricci. La cosa grave è che me ne resi conto tenendo comunque il broncio, era una corazza fittizia, che non durò a lungo purtroppo.
Quando la sezione cominciò a lavorare al galoppo, notai che Roberto fece particolarmente attenzione a Laura, subito ne fui felice poiché quella lì aveva sotto il sedere il mio cavallo. Poi, però, rammentai che con me aveva un atteggiamento diverso, sarà stata solo una mia impressione, dopotutto è la sua prima lezione ufficiale, o no?
Infine fecero a turno alcuni esercizi di spalla in dentro e conclusero con un po' di trotto a redini lunghe. Laura se la cavò bene, l'istruttore la richiamò più volte solo sul fatto di guardare a terra e tenere troppo indietro le gambe. 
Federica diceva che aveva grinta da vendere nel montare, ma per confermarlo io avrei aspettato l'indomani, quando avrebbe dovuto saltare. 
Il giorno dopo spuntò miracolosamente il sole e, nonostante il vento, la temperatura era tiepida. A scuola fui stranamente disattento, non facevo che pensare che oggi sarebbe stata la vera prova per Laura, Roberto sembrava avere molta fiducia in lei e probabilmente l'avrebbe messa sotto pressione, mettendoci di conseguenza anche me. 
Finalmente la campanella suonò e io potei scappare in panetteria, prendere un pezzo di focaccia e salire sull'autobus. Volevo vedere Federica e aiutarla a preparare Commanchie, gli avrei fatto la treccia sulla coda come piace alla padrona. Sono molto orgoglioso della mia abilità ad acconciare e di solito testo le mie idee su Power, per questo sono diventato molto veloce, la pazienza non è la migliore peculiarità del mio cavallo. Già troppi pensieri si stavano affacciando alla mia mente e volevo agire d’anticipo, mi sarei dovuto impegnare in qualcosa, e non solo questo pomeriggio. 
-Potresti prendere in considerazione lo studio.-
Mi disse Federica, con un tono fin troppo casuale.
-Lo studio va bene e non m’impegna, meglio di così?-
Il mio ragionamento non faceva una piega.
-Però potresti puntare più in alto.-
Anche il suo.
-Non m’interessa.-
-E cos’è che t’interessa?-
-Power.-
-E poi?-
-Al momento, Bea.-
-Non mi hai parlato molto di questa Bea.-
-Credo che non la promuoveresti, però è molto bella.-
-Sì, questo lo so, me lo ha detto anche mio fratello.-
-Giacomo ha buon gusto.-
-Lo so, una delle poche cose che abbiamo in comune, no?-
Sono fermamente convinto che questa ragazza mi legga nella mente in qualche modo, a me non serviva mai darle ragione, sapeva già di averla. 
Era giunto il momento di affrontare la spinosa situazione di ieri, moltiplicata per ventisette. 
In più, stavolta ero solo, emotivamente s'intende; in realtà le panchine presso il campo ostacoli erano quasi tutte occupate, il giovedì era la giornata dei salti singoli per gli agonisti e Roberto era spesso propenso ad alzare, anche molto più del solito, per questo l'allenamento era seguito dalla maggior parte gli allievi del centro. Dopo il riscaldamento sulle barriere gli spettatori aumentarono e l'istruttore montò una croce sui pilieri, poi un piccolo dritto. Power era davvero in forma, attento e preciso fin da subito, con un movimento di anteriori eccezionale. Quando il dritto raggiunse un metro di altezza, divenne un largo. In una piccola pausa le barriere del secondo elemento furono sistemate da Roberto davanti all'ostacolo che oramai era un bel dritto da un metro e quindici. Ma Laura non lo saltò, continuò a lavorare separatamente in circolo, l'istruttore le aveva detto di aspettare. Finalmente, dopo che Federica e un altro paio di ragazze ebbero saltato niente meno che un metro e quaranta, Roberto tolse le barriere a terra e abbassò di circa venti centimetri l'ostacolo e fece cenno a Laura di andare a saltare. Partì in circolo con una buona cadenza, ma Power accelerò molto dopo la curva, rendendo la distanza davvero lunga. Laura sembrava non essersene resa conto e non si oppose alla bocca. Il grigio staccò in largo anticipo con forza per poter coprire l'intera distanza e con una potenza tale da sorvolare il dritto senza nemmeno accennare a sfiorare la barriera. Ero convinto che la ragazzina sarebbe caduta appena il cavallo avesse terminato la parabola, dato il forte contraccolpo che avrebbe sicuramente subito -esperienza personale- e, invece, riuscì a seguirlo senza minimo segno di sorpresa. Superarono nello stesso modo i seguenti larghi, il più alto sarà stato quasi un 130, mentre Roberto le dedicava tutta l’attenzione possibile. Da un lato speravo di vedere la ragazzina affrontare qualche ostacolo un po' più alto, dall'altro fui contento che non mi avesse raggiunto, come altezza almeno.
  • Note: spero di aver saputo sfruttare in questo capitolo i consigli donatomi nelle recensioni del precedente, incrociamo le dita! Ora qui sotto allegherò il glossario per questo capitolo:

  • Spalla in dentro: in questo esercizio il cavallo è leggermente flesso intorno alla gamba interna del cavaliere. L'arto anteriore interno scavalca l'arto esterno. L'arto posteriore interno è piazzato dietro all'arto anteriore esterno; Gli arti si muovono su tre linee parallele fra loro ed il cavallo guarda nella direzione opposta al movimento

  • Pilieri: pali verticali che servono a sostenere le barriere che formano l'ostacolo

  • Croce:ostacolo formato da due barriere incrociate

  • Verticali (o Dritti): ne fanno parte tutti quei salti sviluppati in senso verticale comprese le parti che lo compongono come i piedi, definiti anche da cancelletti o da barriere a terra.

  • Larghi (o Oxer): gli elementi sono posti su due linee verticali diverse. Tra i due elementi che formano il largo può anche essere prevista la presenza di oggetti ( siepi,cancelletti o piante); è considerato più difficile del verticale proprio perché il cavallo per superarlo, deve compiere un salto sia in larghezza che in altezza.

  • Circolo: movimento di maneggio dove il cavallo percorre una traiettoria circolare

  • Parabola: inizia appena il cavallo finisce di darsi la spinta verso l'alto, e stacca gli arti da terra, è la fase in sospensione dove nessun arto tocca terra, è l'apice del salto.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Venerdì è sempre stato il mio giorno preferito, nonostante il fatto che, da tre anni a questa parte, sia costretto ad andare a scuola il giorno seguente. Probabilmente concorre la consapevolezza di fare percorso al maneggio il pomeriggio. Appena seduto al banco di scuola, non vedevo già l'ora di uscire da quell'aula, anche se Bea attutiva la mia inquietudine, insieme al bel tempo che assicurava una lezione all'aperto e aveva fatto scegliere alla rossa di indossare un vestito maledettamente corto, devo ammettere che il suo sorriso compiaciuto non fu la prima cosa che notai. 

Suonata la campanella, scattai verso la fermata dell'autobus, quest'ultimo lo raggiunsi giusto in tempo, non potevo perderlo poiché era l'unico diretto a quell'ora e Federica aveva ordinato di farmi trovare al centro ippico all'una e mezza che avremmo pranzato tutti insieme, sottintendendo di non perdere tempo in bar, panetterie o simili. Le voglio davvero un gran bene dato che esso supera la tremenda fame che mi trasportai per tutto il tragitto. Emisi un sospiro di sollievo quando arrivai alla club-house, finalmente avrei potuto mettere qualcosa sotto i denti. Federica e Laura stavano finendo di apparecchiare, mentre il resto dell'agonistica stava conversando nel piccolo salotto. Quando l'organizzazione era di responsabilità di Federica, nessuno poteva mancare, purtroppo questo aveva i suoi lati negativi, o meglio, persone negative. 

Giusto per non smentire le mie aspettative, due ragazze del gruppo, gemelle, Agnese e Gabriella, che conosco da abbastanza tempo per poter affermare la mia antipatia verso di loro -ovviamente non corrisposta-, mi puntarono immediatamente. Riuscì solo per poco a defilarmi grazie a Roberto, il quale però preferì salvare sé stesso appena fummo messi alle strette. Non mi rimase che divertirmi al limite del possibile con i loro insipidi preamboli.

-Tu hai avuto difficoltà il primo anno di liceo?-

Finalmente Agnese era arrivata al punto.

-Non particolarmente.-

Ammirai il mio contegno.

-Perché, sai, noi in questo primo mese ne abbiamo avuta qualcuna.-

Fortunatamente tradusse il mio silenzio in incoraggiamento, invece che come il completo disinteresse che realmente significava.

-E ci stavamo chiedendo se, essendoci già passato, avresti potuto aiutarci.-

In effetti posso solo immaginare l'enorme difficoltà di un liceo privato in cui paghi profumatamente l'affitto della sedia da scaldare in cambio di un diploma.

-Non vedo come voi possiate avere bisogno di aiuto, soprattutto del mio.-

Toccò a Gabriella rispondere stavolta.

-Oh Tommy, tu ci sopravvaluti! Ma, per quanto tu lo faccia, ricorda il notevole cambiamento dalle medie.-

Soffocai una risata quasi senza accorgermene, abitudine suppongo. 

-Il massimo che potrei fare sarebbe insegnarvi la strada!-

Agnese abboccò subito alla mia insinuazione.

-Giusto, le migliori scorciatoie per entrare di nascosto nel nostro istituto le conosci come le tue tasche.-

La seconda ebbe l'onore di concludere.

-Bisogna ringraziare Sara, no?-

Sorrisi. Erano convinte di avermi messo in difficoltà citando quel nome, invece avevo già una risposta pronta per la quale ridacchiarono rumorosamente.

-E non solo.-

In quel momento arrivò Nicolò per invitarci a tavola, avrei voluto scappare per trovare un posto ben lontano da loro, mi sembrava di aver sopportato fin troppo. Però il ragazzino boicottò involontariamente i miei piani piazzandosi tra me e il posto libero vicino a Federica con la sua altezza alquanto sproporzionata ai suoi quattordici anni e alla sua magra costituzione. Cambiai repentinamente obbiettivo sedendomi tra Laura e Roberto, il quale era accomodato tradizionalmente a capotavola. Si rivelò una buona alternativa, parlai in particolare con Andrea, seduto di fronte a me. Ovviamente, solo quando si staccava dal cellulare, era impressionante il tempo che passava a scambiare messaggi, soprattutto considerando che lo faceva sempre con la stessa persona: la sua migliore amica. Nonostante si vedessero tutti i giorni frequentando la stessa classe, trovavano sempre nuove cose da dirsi e, dato che spesso gli argomenti erano legati ai cavalli, talvolta riuscivo addirittura a dare il mio contributo. Ad Andrea piaceva parlare di lei, ma non scendeva mai nel particolare, era solito puntare sulle loro discussioni più interessanti. Comunque, mi aveva ripetuto il suo nome più volte però mi era sfuggito altrettante e, oramai, non osavo più chiederlo. L'argomento di oggi consisteva nell'atteggiamento che un cavallo dovrebbe possedere per essere considerato buono e ben montato. Andrea continuava a sostenere che la posizione canonica del collo e della testa fosse fondamentale, poiché evidenziava il lavoro dell'animale e l'abilità del cavaliere; invece io mettevo al primo posto il lavoro di schiena e dei posteriori i cui risultati poi ogni cavallo avrebbe mostrato a modo suo. Conclusi il mio discorso, convinto che né Andrea né la sua amica avrebbe potuto ribattere:

-Meglio un cavallo bello da vedere o bello da montare?-

Dopo che il ragazzo ebbe riferito il mio intervento, non passò molto tempo che lo schermo del cellulare s'illuminò. Il messaggio diceva:

-Meglio entrambi!-

Sorrisi davanti alla soddisfazione di Andrea nel leggermelo e anche per nascondere la sorpresa di aver finito in pareggio una discussione, che davo già per vinta, a causa di quella ragazza. 

Non so cosa le scrisse successivamente, da lì in poi fui tagliato fuori e non tentai nemmeno di rientrarci. 

Tornai a parlare con Roberto, pensai anche di provare a far partecipare Laura alla conversazione, però fui già abbastanza impegnato a coinvolgere l'istruttore che il pranzo passò privo di tentativi. 

Quando Federica si alzò e cominciò a sparecchiare la tavola, ne approfittai subito e, alzandomi di scatto, raccolsi le prime cose che mi trovai in mano e mi diressi in cucina. 

-I piatti buttali nel cestino della plastica, mentre la bottiglia mettila in frigo.-

Il tono di Laura suonava più come accondiscendenza che come ordine.

Mi girai verso di lei e mi porse altri piatti senza preoccuparsi minimamente del fatto che stessi per far cadere tutto ciò che avevo in mano.

-Grazie di essere venuta in mio aiuto.-

Sorrisi, ma lei uscì dalla stanza senza accennare una risposta verbale, per lo meno diede segno di aver capito.

-Era difficile non notare che ne avessi bisogno.-

Riconobbi l'acuta voce di Federica che si stava avvicinando, nonostante fossi concentrato a buttare i piatti senza far cadere rovinosamente a terra la bottiglia che portavo sottobraccio. 

-Era difficile anche notare che non sono spinto da gentilezza?-

Risposi, finalmente con le mani libere.

-Abbastanza da passare inosservato ai diretti interessati che stavi evitando.-

Sia io sia Laura, che era rientrata nel frattempo, ridemmo quando aggiunse: 

-Beh, non che ci volesse molto.-

Non avendo la minima idea di cosa potessi fare per rendermi utile, così mi appoggiai al piano cucina intenzionato a restarci, il mio obbiettivo principale era evitare di tornare nell'altra stanza. Nonostante non avessi voglia di altra compagnia eccetto quella di Federica, quella di Laura si poteva sopportare. 

Appena l'orologio segnò le tre, andai con la bionda in scuderia, invece l'altra ragazzina rimase indietro. Forse aspettava gli altri per salutarli prima di andare via, d'altronde oggi lei non doveva fare lezione. Eppure, mentre stavo sellando Power, la vidi passare al fianco di Roberto, probabilmente poteva restare e gli stava chiedendo di assisterlo in campo. 

Quando Federica ed io fummo pronti, conducemmo i cavalli al campo ostacoli esterno, eravamo un po' in anticipo, infatti, mentre passeggiavamo al passo, l'istruttore stava ancora montando gli ultimi ostacoli del percorso. Notai che non c'era Laura ad aiutarlo, magari se n'era già andata, strano però che non avesse neanche salutato Federica, erano entrate molto in confidenza in questi ultimi tempi. 

Dopo tutto, questo sarebbe solamente l'ennesimo dei suoi comportamenti indecifrabili per me, che la sua nuova amica invece sembrava capire alla perfezione. Conclusi che Federica ha semplicemente una marcia in più nel capire le persone in generale, quindi io nella mia parziale ignoranza non ero assolutamente in difetto. 

-Permesso!-

Eravamo già quasi a metà riscaldamento quando la ragazzina bruna entrò in campo in sella ad un piccolo pezzato overo della scuola, così tirato a lucido sarebbe potuto addirittura passare per un cavallino da concorso. Americano di nascita, Double era stato rieducato da Roberto alla monta inglese dall'età di sette anni fino a che non diventò talmente adatto ad insegnare a sua volta che lo soprannominammo "Prof". Ovviamente per essere declassato alla scuola da cavallo da privato che era, anche se l'istruttore continuava ad avere un occhio di riguardo per lui, doveva avere una stranezza: le barriere che fossero a terra, cavalletti, o impostate sui pilieri lo agitavano a sproposito rendendolo di complicata gestione per gli allievi che potevano essere adatti a lui per livello. Successivamente divenne troppo vecchio e utile per rivendicare un padrone. Talvolta, Roberto gli faceva eseguire dei percorsi bassi con girate inimmaginabili per la maggior parte dei cavalli.

-Per tenerlo in allenamento.- diceva, ma non gli credeva nessuno, tanto meno Double, sapevamo tutti perfettamente che lo faceva solamente per il piacere di cavalcarlo nuovamente. In effetti, un gesto nel salto come il suo è raro, peccato che sia un cavallino con una testa che sa fin troppo bene cosa vuole. Peccato anche che Roberto abbia scelto proprio questo giorno per far montare per la prima volta Double a Laura, sarebbe rimasta in disparte per quasi tutto il resto del tempo perché noi avremmo dovuto saltare; quindi lei sarebbe stata obbligata a lavorare in piano senza l'abituale attenzione dell'istruttore. Eppure, sembrava molto più allegra del solito, nei suoi limiti s'intende. Probabilmente era grata per questa possibilità che le aveva concesso Roberto. 

Concluso il riscaldamento cominciammo a passare su alcuni cavalletti in linea che successivamente divennero l'introduzione di un piccolo verticale su cui dovevamo arrivare al trotto. Man mano che il dritto si alzava, diventava più difficile tenere a freno i cavalli, Power in particolare. Roberto non tolse quei dannati cavalletti fino a che non riuscimmo tutti a superare al trotto quel metro di ostacolo. Quindi, dopo un paio di salti di preparazione a testa, ci illustrò il percorso e, prima che potessimo protestare per l'altezza modesta, ci ordinò di affrontarlo come fosse un barrage ed estrasse un cronometro dalla tasca esterna del suo giubbino rosso. Fece partire per primo Niccolò in sella alla sua cavallina in mezza fida, Sinfonia, una saura esile dai caratteri da purosangue che però ama il campo due volte l'ippodromo. Un errore, tempo discreto, girate discrete, assetto discreto, percorso discreto. La seconda fu Federica, lei e Commanchie impeccabili, ma il tempo correva troppo veloce per loro. Con un cenno, Roberto fece scattare me e Power verso il primo dritto verde e blu da un metro abbondante. Sentivo che lo stallone stava saltando almeno cinque spanne sopra ogni barriera, sapevo di poter rischiare nelle girate. Infatti, arrivai solamente a pochi metri dall'ultimo oxer, Power saltò a filo, senza toccare. Quando atterrò con tutti e quattro gli zoccoli sulla sabbia, insieme al trillo dell'interruttore del cronometro, risuonò anche una sonora pacca sul suo collo sudato. Trottai tranquillamente, fino a che anche Agnese e Gabriella conclusero il percorso in sella ai loro pony, sono obbligato ad ammettere che girate del genere non avrei potuto neanche sognarmele dall'alto del mio metro e ottanta di cavallo, per quanto sia agile e veloce, non potrà mai eguagliare un pony come tempo. Lasciammo tutti insieme il campo, ma Power ed io raggiungemmo per primi la doccia. Lo portai a pascolare alla lunghina nei pressi del campo ostacoli, convinto di non poter essere disturbato da nessuno. Invece, vidi il pezzato galoppare ancora sulla pista. Non avevo notato che Laura fosse rimasta in campo. La mia attenzione ritornò completamente a Power, fino a che non sentì il rumore di una battuta: la ragazzina stava saltando con Double il dritto verde e blu. Sconvolto, non smisi di osservarla finché non affrontò la gabbia sotto lo sguardo attento di Roberto. Mentre dirigeva il pezzato sull'ultimo oxer, riportai velocemente Power in box e me ne andai, non riuscendo a capire il mio stato d'animo. 
 

  • Note: eccoci qui, in questo capitolo, finalmente dovrebbe cominciare a diventare interessante la situazione, cominciano a definirsi i personaggi e abbiamo una visione del mondo di Tommaso inserito nel maneggio, inoltre ho tentato di creare un po' di suspense ^^ Aspetto i vostri pareri!
 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Rimasi confuso tutta la sera, non sapevo come reagire a quel fatto inaspettato. Più che altro non capivo se fosse normale che mi sentissi così sconvolto. Cos'era successo alla fine? 

Una ragazzina aveva eseguito un percorso con un cavallo. Il mio stesso percorso. Con Double, un cavallo con cui Roberto non aveva fatto saltare nessuno, tanto meno un percorso così tecnico.

Mi aveva superato, ecco cos'era successo. 

E non c'è alcun dubbio sul fatto che io non sia più sconvolto ormai.

Sono solo tremendamente incazzato. 

In questo momento particolarmente sbagliato, partì la suoneria del mio cellulare, lessi distrattamente "Bea" sullo schermo, ma non ero assolutamente in condizioni di rispondere  e abbandonai l'aggeggio sulla scrivania. 

Armato di cuffie e Ipod, mi lasciai cadere sul letto, obbligandomi a dormire. 

L'indomani riuscì ad arrivare a scuola per miracolo. E, per altrettanta fortuna, sopravvissi anche a quelle cinque ore senza troppi danni collaterali; anche se dovetti promettere a Beatrice che mi sarei fatto perdonare per la mancata risposta di ieri sera, senza avere la minima idea di come fare, ma sono dettagli.

Nel tardo pomeriggio mi chiamò Federica, stupita che non mi fossi fatto vivo al maneggio. Mi era mancata la voglia, spiegai, raccontando anche l'episodio del giorno precedente. La sua reazione fu:

-Hai bisogno di svuotare un po' la testa tu, eh?-

Ormai con lei non ribattevo neanche più quando le sentivo quella voce sicura.

-Da casa mia alle nove.-  

Arrivai in ritardo e, anche se Federica mi riprese per questo, partimmo comunque mezz'ora dopo a causa di suo fratello. Quando arrivò, parcheggiò l'auto svogliatamente. Probabilmente aveva già macinato un po' di chilometri andando a prendere altri nostri amici; infatti, quando salimmo, la macchina fu al completo. Giacomo durante il tragitto cercò di delegare senza successo il ruolo di guidatore scelto ad ognuno dei passeggeri patentati superando con la voce il volume della musica con estrema facilità. 

Un'altra caratteristica di famiglia. 

Sceso dalla macchina, seguì il gruppo, poiché non avevo idea di dove dovessimo andare e mi ritrovai nel bel mezzo di una festa. Riconobbi qualche volto familiare, ma rimasi comunque insieme a Federica, era lei quella socievole dopo tutto. 

Infatti, si occupò lei di presentarmi ad un gruppo non troppo lontano. Qualche volto sapeva di già visto e capì che erano alcuni ragazzi del liceo artistico. Il suo sguardo cambiò quando m'indicò una bionda scalza, seduta a gambe incrociate sul divano che giocava con grande interesse con le stringhe delle sue scarpe abbandonate sul pavimento.

Federica mi aveva già parlato di lei e dei suoi occhi, "di giada" diceva.

-Lei, invece, è Alice.-

Le piaceva, e tanto. 

Alice, da sola, non si presentava altrettanto bene facendo fare a pugni i suoi innumerevoli dread e il dilatatore fluo con i vestiti e le scarpe pretenziosi; per sua fortuna era una ragazza parecchio carina.

Non mi piaceva neanche il suo atteggiamento, aveva già affogato una parte della sua lucidità in qualche bicchiere di troppo. Però, i suoi occhi avevano qualcosa di limpido che mi faceva sperare una fine quanto meno decente per Federica, che oramai era completamente affascinata da lei.

Dopo che Federica e Alice uscirono per andare a fumare qualche sigaretta, notai Andrea, più in disparte del solito. 

Spinto dalla curiosità, mi dirigo verso di lui, ascoltando i suoi problemi magari mi dimenticherò un po' dei miei.

-Ehi!-

Gli do una pacca sulla spalla e lui non si sforza neanche di fare un cenno che mi confermi che non è diventato un vegetale.

-Che succede Andre'?-

In breve, doveva esserci anche la sua fantomatica migliore amica qui, ma per qualche motivo all'ultimo minuto non è riuscita a venire. 

Me lo dice in maniera così triste che tento di aiutarlo: -Allora divertiti anche per lei.-

Lo porto verso il gruppo in cui ero prima e dopo un po' si convince a partecipare. Feci appena in tempo ad essere soddisfatto della mia buona azione che la mia attenzione dal compiacimento fu deviata verso un tavolo qualche metro più in là. Una ragazza era salita e ballava una musica tutta sua, agitando freneticamente i lunghi capelli rossi. Beatrice.

La gente intorno l'acclamava senza accorgersi che cominciava ad avere forti conati, in effetti nemmeno lei sembrava farci particolare caso, come fossero semplicemente altri passi.

Dovevo portarla via di lì.

Mi avvicinai e feci per tirarla giù dal tavolo, ma il mio braccio fu bloccato.

-Dai Tommy lasciala stare.-

Non riconoscendo la voce un po' biascicata in mezzo a quel rumore, mi girai nella direzione da cui proveniva. 

-Se ci tieni, Sara, però ti avverto che tra pochi minuti non sarà un bello spettacolo vederla vomitare nel mezzo del tuo salone.- 

Lanciò un'occhiata alla rossa che si dimenava ancora sopra di noi e

un lampo di consapevolezza le comparve sul viso, così mi lasciò il braccio e mi fece cenno con la testa verso la sua stanza, ritornando rapidamente agli ospiti. 

In qualche modo convinsi Bea a mettere i piedi a terra; la cosa però le procurò un capogiro e dovetti caricarla sulle spalle fino a quando non potei farla sedere su un piccolo divano che trovai sulla destra della stanza. Come previsto, rimise un paio di volte. Per fortuna recuperai un cesto della spazzatura in tempo. Appena si fu ripresa, cominciai a slacciarle gli stivali, non avrebbe potuto dormire con quelli addosso. In risposta, lei fece per togliersi il vestito. 

-Ferma.

Le rimisi a posto le spalline.

-E perché mai?

Disse con un tono lamentoso e cantilenante. 

-Perché no. 

Per qualche motivo, non riuscì più a guardarla in viso e abbassai gli occhi.

-Ma come? Non ti piaccio più?

Mentre lo diceva, mi tirò con una mano il viso verso il suo, aveva l'alito ancora più forte di quanto mi aspettassi.

-Ora sdraiati e dormi, domani non sarà una bella giornata. 

Mi distolsi e le presi le mani per rassicurarla, ma lei mi allontanò il più bruscamente che poté.

-Ma che ti frega di me?

Urlava.

Mi trapassò con uno sguardo pieno di rabbia giusto un momento prima che le palpebre le si facessero troppo pesanti per resistere e mi cadde sul petto, esausta. La feci sdraiare su un fianco e mi chiusi la porta alle spalle.

Perché si era ridotta così?

Avrei voluto dimenticare l'immagine di lei in quello stato.

E invece la mattina dopo non mi ricordai nient'altro che quello, almeno sapevo di essermi fatto perdonare. 

Mi svegliai solo grazie al profumo di un caffè particolarmente forte, quasi quanto il mio mal di testa. Solo dopo essermi tirato su a sedere mi resi conto di non essere in casa mia. Infatti avevo ancora indosso i jeans e la camicia di ieri, ma mi ero degnato di togliermi le scarpe, se l'avevo fatto io. Ci misi ancora qualche attimo prima di realizzare che ero nel salotto della casa di Federica e Giacomo. Il pensiero successivo fu di trovare il cellulare per controllare se mia madre poteva aver superato il suo record di chiamate per scoprire dove fossi finito. Lo scovai sotto un cuscino insieme alle chiavi di casa, ma nessuna chiamata. Né un messaggio. 

-Ci ho pensato io.-

La voce di Federica che proveniva dalla cucina mi fece sorridere. 

-Sei un angelo.-

Come per confermare la mia affermazione, comparve da dietro la porta con un vassoio in mano e il profumo di caffè con sé.

-Forza, mangia, che tra poco bisogna andare.

La mattina presto è l'unico momento della giornata in cui mantiene un tono di voce normale. Annuisco mentre penso a Power, sono due giorni che non lo vedo. Finalmente stamattina andremo al centro ippico. 

Appena finisco la colazione, vado in bagno e mi sciacquo la faccia ignorando le mie occhiaie, m’infilo le scarpe e sulla porta trovo Federica che mi sta aspettando con pacchetto di gomme in mano. Ne prendo due.

Ormai ho smesso di stupirmi del fatto che questa ragazza pensi sempre a tutto. Camminiamo fino ad un fruttivendolo qui vicino e compriamo carote e sedano a volontà.

 

Giunti al cancello ci separiamo mentre cammino svelto verso lo spogliatoio. Dopo la doccia mi sentivo molto più leggero, tanto che mi sembrò un attimo arrivare fino al box di Power. Notandomi, sporse la testa e sbuffò. Gli misi la capezza e lo portai dai lavatoi dietro la scuderia. Lì trovai già Federica che strigliava il suo baio: avevamo avuto la mia stessa idea. Prima di avviarmi verso la selleria, lei richiamò la mia attenzione e mi sorrise. 

-Si, Fede, prendo anche la tua roba. 

Risi della sua espressione mentre mi strizzò l'occhio.

Quando tornai con le due selle, il bauletto e le due testiere appese alla spalla, Federica esclamò: 

-Che uomo sei!

Mostrai un'espressione compiaciuta, anche se ero perfettamente consapevole di sembrare più un mulo che altro da quant'ero carico. Dieci minuti dopo, Power era sellato. Mi sedetti sulla staccionata che reggeva il tetto dei lavatoi mentre cercavo di convincere Federica a farsi aiutare, tanto sapevo che non ce l'avrei fatta. Buttai un occhio al mio polso destro. Mancavano dieci minuti alla lezione. 

-Io vado. 

Spuntando da sotto la pancia di Commanchie mi disse:

-Sono in ritardo, vero?

-Non ancora.

Misi la testiera a Power, strinsi di un buco il sottopancia e salii con l'aiuto di una piccola scala trovata dietro le scuderie. Nonostante le nuvole scure, non minacciava ancora pioggia, quindi decisi di fare il giro largo per arrivare al coperto attraverso la pista che girava attorno ai campi esterni. In poco tempo arrivai all'entrata del coperto. 

-Permesso!

Mi fece cenno Roberto di entrare così da farmi lasciare la porta libera per farlo uscire con Light, uno dei suoi cavalli. Il nome per intero era Light On, un castrone nero come la pece a esclusione dei suoi zoccoli e del muso macchiato di bianco e di rosa. Cavallo con grandi mezzi fin da quando è arrivato qui in scuderia a tre anni, da un conoscente di Roberto. Belga se non ricordo male. Sempre frenato però da quei suoi zoccoli delicatissimi che non gli permettevano di tenersi un ferro per più di qualche giorno. Così Roberto ha optato per il bare foot sei mesi fa, ma ora i suoi tendini devono ancora ammortizzare i danni precedenti. Mentre passeggiavo al centro del campo, salutai Cristiana, una signora arrivata qui per prendersi un puledro e qui è rimasta, insieme al suddetto Mojito, detto Momo. Adesso, tutt'altro che puledro, Momo è uno stallone di diciott'anni, sono insieme da quando ne aveva appena compiuti quattro. Solo dopo noto Andrea in sella a Sunshine, una baia con due balzane bianche e stella in fronte, lei è stata la cavalla che mi ha insegnato a saltare; prima era di Roberto ed era utilizzata per la scuola fino a che Andrea non l'ha presa con sé. Tutti eravamo affezionati a quella cavalla, certo, ma nessuno prima di lui ci aveva neanche pensato a comprarla. Per i suoi quattordici anni era in forma e competitiva in 115* e 120*, però cavalla da scuola rimaneva con tutto ciò che si portava dietro. 

Lo salutai e passeggiammo fino a quando non entrò Roberto che ci fece trasferire nel campo ostacoli esterno dove aveva montato un po' di esercizi come dentro-fuori, cavalletti in serie e qualche croce, il tutto non superava i 60 cm ad occhio. Mentre trottavo in riscaldamento sapevo di non potermi aspettare altro. Lavorammo in circolo e mi sforzai di riunire per bene Power in vista degli esercizi. E feci bene: il primo consisteva di galoppare in un circolo disseminato di barriere ognuna con due o tre tempi nel mezzo a discrezione di quello che ti urlava Roberto. A me, ovviamente, ordinò di impostarne tre per tutto il tempo. Passammo si cavalletti, erano disposti in modo da dover cambiare galoppo ogni due, fortunatamente Power se la cavava bene con i cambi. Andrea ebbe un po' di difficoltà così Roberto stoppò Federica e me e ci disse di iniziare a fare un paio passaggi sui dentro-fuori cambiando mano ogni volta. Le croci erano disposte a semicerchio, come riusciva Roberto a rendere anche 60 cm complicati? 

Comunque dopo poco ci raggiunse e ringraziai che Power fosse sciolto sulla schiena e collo quanto riunito con i posteriori. A fine lezione ero stravolto. Mi presi un po' di tempo per defaticare il cavallo e solo quando l'istruttore mi richiamò al centro mi accorsi che gli altri erano già usciti. 

-Allora Tommy tra due settimane vorrei portarvi in concorso. 

Si avvicinò a Power e gli diede una pacca sulla spalla.

-Dopo oggi, sono deciso a farvi salire un po' di categoria prima che ci sia lo stop. Che te ne pare?

Avrei voluto mettermi in piedi sulla sella e tirare fuori dei coriandoli, ma mi dovetti trattenere. Era da un po' che ero incostante tra le 115 e qualche 120, cercai di scacciare la possibilità di una 130 mentre sorridevo come un ebete.

-Pensavo di farti partire il venerdì in 125 poi vedremo

Mi sorrise d'intesa.

Improvvisamente mi trapassò una pesante consapevolezza. 

-E Laura?

Non riuscì a dire una sillaba di più. 

Strinsi i denti in attesa di una risposta che temevo. 

Sembrò passare un'eternità in pochi secondi.

-Non è ancora pronta con Power

Alle sue parole respiro di nuovo.

-Lo monta solo da poco e solo tre volte a settimana, anche se la farei partire solo in 110 non le conviene rischiare dato che deve accumulare punti ora.

Mi sento come se fossi stato liberato da un macigno che mi pesava sul petto. Sarà tutto come prima.

Saremo solo lui ed io, anche se solo per tre giorni. Tra due settimane. 

 

*categorie di salto ostacoli, si dividono secondo l'altezza degli ostacoli: categoria 115 ha ostacoli alti 115 cm

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