Stelle in collisione.

di fuku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thabit ***
Capitolo 2: *** Wasat ***
Capitolo 3: *** Bellatrix ***
Capitolo 4: *** Sargas ***



Capitolo 1
*** Thabit ***


( colui che resiste )
 
 
 
Nell'ultimo mese, tutte le notti, faccio lo stesso sogno. Sto fumando in bagno, fuori dalla finestra e cerco di non far entrare l'odore dentro, ma non ci riesco. Sono tranquilla, la mia mente è sgombra e guardo le stelle che risplendono sulla mia testa. All'improvviso entra mia madre, e mi inizia a urlare contro qualcosa che non ricordo. Poi mi sveglio.
Insomma, il mio sogno si può anche paragonare all'amore. 
Proviamo a non farlo entrare, ma ci riesce comunque, anche se non vogliamo. E poi, qualcosa va male, e il mondo ti crolla addosso.
Eppure, non credo che qualcosa mi possa andare storto, la mia vita è quasi perfetta, come tutte le mie amiche cercano di farmi credere.

Ma qualcosa manca.

Non so cosa sia, ma ci sono giornate in cui mi sento vuota da far schifo dentro, anche se non mi butto mai giù. Mi faccio vedere sempre allegra, ma spesso non è facile essere forti. Vorrei che qualcuno capisse come mi sento e cercasse di aiutarmi, di salvarmi.

La mia famiglia è la classica fotocopia delle pubblicità della Nutella, sono estremamente allegri anche la mattina. Mio padre lavora in banca, mia madre è una dottoressa.
Mio fratello è il tipico ragazzo viziato e ammirato da tutti, che porta sempre i suoi amici a casa; è più grande di due anni, ma tutta la sua compagnia mi fa ribrezzo, sopratutto le ragazze. Vanitose gallinelle che la danno al primo che passa.
Il più piccolo, Panda - soprannome che ha dalla sua nascita- è ancora troppo innocente per capire cosa sta succedendo intorno a lui, per capire in che mondo sta vivendo.

A scuola tutti mi seguono, impazziscono per me; non mi piace farmi notare, ma pare che non ci stia riuscendo affatto. Non voglio avere le attenzioni su di me solo per il mio bel faccino, vorrei che qualcuno capisca come ci si sente davvero ad essere me, vuota.

Le mie migliori amiche sono incredibili, siamo cresciute insieme, ed ho sempre seguito i loro consigli. Più che amiche siamo come sorelle, possiamo parlare di qualsiasi cosa e so che loro ci saranno sempre. Finchè morte non ci separi.

La mia vita può sembrare perfetta.
Ma fra quattro mesi troveranno il mio corpo nel cortile interno del mio palazzo, con il cranio aperto e i miei arti distrutti. Mi suiciderò il sette aprile duemilaundici. 
Panda troverà il mio cadavere scendendo per giocare a pallone.






Spazio autrice
Salve a tutti, vorrei avvertirvi di sole due cose:
1. I titoli dei capitoli sono tutti nomi di stelle. In alto a destra troverete il significato prima di ogni capitolo.
2. Questa storia sarà abbastanza cruenta, quindi se siete deboli di animo o di stomaco, vi consiglio di non leggere.
Grazie a tutti!
 
 

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Capitolo 2
*** Wasat ***


( centro del cielo )


La sveglia suona.
Mi giro nel letto e gli do un colpo facendola cadere in terra, spegnendola. 
Non voglio andare a scuola, oggi interroga quello stronzo di italiano e non ho studiato. Dovrebbero vietare per legge le interrogazioni di lunedì.
Mi stringo in posizione fetale, con le coperte sotto la testa e creo il mio piccolo spazio, dove nessuno può entrare, e posso essere sola con i miei pensieri.
Oggi Andrea torna dalla settimana bianca, e lo odio. Odio il fatto che riesca ad ignorarmi ogni giorno, lo odio così tanto da starci male. Ho bisogno di sentirlo vicino, di vivere fra le sue braccia. E la cosa buffa è che ogni volta che torna da me, io lo accolgo, per farmi fare del male di nuovo.
Ho sempre la schifosa paura di essere inutile.
"Mamma dice che ti devi alzare, altrimenti il tuo motorino lo da a me."
Vaffanculo.
"Vaffanculo Mattia, levati."
Il mattino ha il vaffanculo in bocca.
So che mia madre non scherza, così sono costretta ad alzarmi e iniziare un'altra giornata di merda.



L'edificio scolastico, Alcatraz per gli amici, si estende in tutta la sua grandezza e cattiveria al centro della piazza. E' come se al posto del nome, sopra ci fosse scritto "Venite piccoli bastardelli, che vi rovino la vita".
Lascio il motorino sul marciapiede, legandolo con la catena e frugo nella borsa per trovare il pacchetto.
Quello stronzo mi ha fregato le sigarette.
Da quando mio fratello ha scoperto che fumo, mi ricatta. Promette di non dirlo ai miei se gli lascio qualche sigaretta ogni tanto. Ma mica tutto il pacchetto oh.
Mi avvicino ai miei amici, e saluto tutti con un cenno della mano. Ho un sonno che manco Dio lo sa.
"Un'anima buona che mi accompagna a prendere le sigarette?"
Ecco che spariscono tutti. Appena faccio la domanda la gente inizia a guardare il cielo, oppure dice di dover sbrigarsi a salire in classe, oppure inizia a zoppicare.
"Dai, ti accompagno io."
Chiudo gli occhi un secondo, spero che è stata solo un'allucinazione. Non può essere lui.
Mi giro lentamente verso la fonte della voce, e lo vedo, seduto sul muretto con una sigaretta in bocca e lo zaino appoggiato accanto ai piedi.
Andrea, sei qui.
 

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Capitolo 3
*** Bellatrix ***


( donna guerriera )
 
Camminiamo in silenzio, spalla a spalla, cuore a cuore.
Di qualcosa, testa di cazzo.
Ma dalla mia bocca non esce neanche una parola, non so cosa dire. Non muovo le labbra, ma vorrei urlargli contro. Sono due anni che mi tengo tutto dentro, e sto per esplodere.
"Allora, ti sono mancato?"
"No."

Si che mi sei mancato brutto coglione, ma che non lo capisci?
Sorride, lo sa. Sa che mi manca come l'aria, quando sei troppo sotto l'acqua e non riesci a tornare su. Tra noi è uguale: mi trascina sempre più giù, e io non riesco a risalire per prendere fiato. Fanculo.
Entro dal tabaccaio, prendo le sigarette e esco. So che ho avuto il suo sguardo addosso tutto il tempo, ma cerco di non pensarci, ho bisogno della mia aria.
Accendo una Marlboro e aspiro. Ah, nicotina mia.
"Ti sei divertito?"
"C'erano un sacco di fighe."

Storco la bocca, lo sa che mi da fastidio quando parla di altre ma lo fa comunque apposta.
"Allora ti sei divertito sicuramente."
Ridacchia e scuote la testa. Poi fa una cosa che io odio: prova ad afferrarmi la mano.
Prima che partisse abbiamo litigato fortemente, e ora mi ha fatto intendere che si è fatto altre tipe.
Mi scanso, con tranquillità.
"Dai."
"Spero scherzi."

Lo guardo storto, mentre spengo in terra la sigaretta e entro nel portone di scuola. La campanella è suonata, e la Marsigli mi ammazza se gli entro di nuovo tardi.
Mi fermo sul primo gradino e lo guardo, è poco distante con gli occhi puntati su di me ( oppure sul mio sedere? )
"Sono cambiato."
Alzo le spalle, mi stringo in me stessa. Voglio proteggermi da questo ragazzo, l'amore della mia vita, che sta per farmi soffrire di nuovo.
Non sono pronta, so che se ne andrà di nuovo e poi, chi cazzo li riesce a dimenticare certi occhi così?
"Non mi credi vero?"
Faccio un passo all'indietro, salgo sul gradino senza dargli le spalle, e mi appoggio alla ringhiera. Lo guardo. Lo vedo ogni giorno, ma ogni volta mi scatena il caos dentro.
"Vorrei tanto poterlo fare."
Gli volto le spalle, e salgo le scale. Lo sento sbuffare e prendere a calci il muro. Ma non torno indietro. Mi manca da morire, ma non so come dirglielo.
Ma starò bene così. Mi accontenterò di come sono, rotta, ammaccata e funzionante solo a metà.

Ora ho le lacrime agli occhi. Vaffanculo Andrea, mi fai soffrire anche quando sono io a chiudere.
E' tutto fottutamente sbagliato ora. Forse è così: per amarsi bene bisogna accettare di non essere sbagliati, e noi ancora non ci siamo riusciti.
Non so neanche con quale forza io sia riuscita a dire addio alla persona che amo.
Riusciva a baciarmi i sorrisi che solo lui sapeva creare.




 

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Capitolo 4
*** Sargas ***


( colui che colpisce )


Non ce la faccio.
Ogni volta mi fa male, ogni schifosa volta ci sto una merda, eppure ogni volta torno da lui.
Lo amo, ovviamente. E anche lui afferma la stessa cosa, ma non si dovrebbe mai fare del male alla persona che si ama.
Arrivo in classe e quella stronza oggi è assente, almeno ho due ore di buco e ho il tempo di riprendermi. Non mi basteranno due ore, ma almeno posso evitare di scoppiare a piangere di fronte a tutta la classe.
Mi metto all'ultimo banco, con la testa poggiata sulla borsa e chiudo gli occhi.
Ogni giorno che mi sorride è il migliore della mia vita, eppure ho appena chiuso con lui.

Sono stanca di tutto, di tutti. Non mi va di parlare con nessuno e scanso chiunque si avvicini a me a chiedermi cosa ho.
Andate tutti via, voglio stare da sola. Almeno ora.
Faccio finta di ascoltare i professori per cinque ore, annuisco, ma ho la testa completamente da un'altra parte, dalla sua parte.
Finalmente suona la campanella dell'ultima ora e schizzo fuori, meno male che lui è uscito un'ora fa e non lo vedrò.
Senza parlare con nessuno, evitando i miei amici che si fermano fuori a fumarsi una sigaretta, schizzo verso il motorino, levo la catena e parto, verso il mare. 
Non lo cercherò, lo dimenticherò. Ci vorrà tempo, ma sono più forte di lui.

Il vento mi spinge i capelli in tutte le direzioni, ma già riesco a sentire l'odore del mare. Scendo dal motorino e senza legarlo mi incammino verso la spiaggetta davanti, mettendomi seduta sul muretto.
Prendo il telefono e mando un sms a mamma, dicendole che sto a pranzo da Federica e torno per cena. 
Prendo una sigaretta e mi lascio distruggere i polmoni, tanto ormai sono a pezzi.
Guardo il mare. E quando diciotto anni saranno un ricordo, e ne avrò trenta, quando la sveglia alle sette non sarà più un fastidio, quando sarò grande, quando il futuro che sto temendo oggi sarà presente, cosa penserò di questi anni buttati a insicurezze e paure?
Scuoto il capo, guardo la cenere cadere.
Sono così concentrata su me stessa, che non mi accorgo di un ragazzo che mi viene incontro fino a quando non lo ho davanti, allora alzo lo sguardo.
"Hai una sigaretta?"
Annuisco, e tiro fuori il pacchetto, tendendoglielo, e lui ne prende una. Poi mi sorride, è carino in fondo.
"Grazie. Cosa ci fa una bella ragazza tutta sola qui?"
Il suo complimento non mi sfiora neanche, ma lo osservo. Anche lui è solo, e forse vuole solo attaccare bottone
"Ci stai provando con me?"
"Non lo so. Posso farlo?"
Allora ci penso. Ho appena lasciato Andrea, il ragazzo di cui sono innamorata. Posso farmi corteggiare da uno sconosciuto?
"Boh, penso di si."
Sorride, ha un bel sorriso, i denti sono bianchi e dritti. Forse ha portato l'apparecchio da piccolo.
"Io sono Tommaso."
Mi porge la mano, e gliela stringo, mentre lui si siede accanto a me.
"Diletta, piacere."
Dopotutto, un cuore più rincoglionito del mio non esiste.


 

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