CHANGE di Mirchino94 (/viewuser.php?uid=616270)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** San Siro ***
Capitolo 2: *** EXPECTATIONS ***
Capitolo 3: *** HURT ***
Capitolo 4: *** CHAOS ***
Capitolo 5: *** REVELATIONS ***
Capitolo 6: *** AWAKE ***
Capitolo 7: *** MEET ***
Capitolo 8: *** RESOLUTIONS ***
Capitolo 9: *** DANGER ***
Capitolo 10: *** FAREWELL ***
Capitolo 11: *** MALEDETTO 29 GIUGNO ***
Capitolo 12: *** CHE COSA NE SARA' DI NOI? ***
Capitolo 1 *** San Siro ***
1
SAN SIRO
Luisa
Quello è stato il giorno più bello di tutta la mia vita.
Sono riuscita a prendere quei famigerati biglietti il 28 settembre. Ricordo ancora.
Quel sabato mattina mi sono svegliata alle sette, ho acceso immediatamente il pc e sono stata incollata davanti fino alle dieci quando uscirono. Non ero sicura che li avrei presi, non avevo la certezza al centopercento, ma ci speravo. Ci speravo così tanto che mi venivano le lacrime agli occhi e il mal di stomaco solo al pensiero che il 28 giugno non sarei stata a San Siro. Alle otto mi chiama Marco. Marco, il mio migliore amico, con cui sono andata a quel concerto. Il ragazzo che diceva sempre: "certo sei proprio una rimasta, che ascolti quei quattro froci" e io che rispondevo: "sono cinque!". Lui a cui ho trasmesso la mia passione per quei ragazzi. Lui che mi canta Teenage Dirtbag stonato come una campana e io che rido a crepapelle. Lui che il giorno in cui annunciarono le date del tour mi chiamò e mi disse solo due parole: "Ci andiamo". E quello che risposi io fu solo: "Dovesse crollare il mondo. Cazzo se ci andiamo". Ore 10.00. Ticketone mi mette in sala d'attesa. Vado nel panico, il cuore mi batte a trecento all'ora e continuo ad essere in attesa. Anche Marco non riesce a entrare. Ci sono troppe persone connesse. Aiuto! Mi sale l'ansia e inizio a sudare. Mi tolgo la maglia e rimango in reggiseno e in pantaloni della tuta. Sono sempre in sala d'attesa. E' già la quarta volta che mi rimanda qua. Non carica niente. Comincio a sospirare forte, mi vengono le lacrime agli occhi. Alla sesta volta quel sito del cazzo mi fa entrare. E vedo quella scritta che non avrei mai voluto vedere. SOLD OUT.
Cazzo. Mi tremano le mani, piango come una matta, come una bambina che non ha potuto comprare la sua bambola preferita perché tutte sono finite. Perché quei ragazzi e quelle ragazze hanno presi quei cazzo di biglietti e io no? Perché? Riprovo a entrare, una, due, tre volte, ma niente, ancora tutto esaurito. Entro su twitter. Metà dei mie followers non sono riusciti a prendere quei biglietti. Cazzo. Marco mi sta chiamando.
"Marco, cazzo perché? Perché noi non possiamo avere quei biglietti?" Mi sgorgano le lacrime lungo il viso e urlo al telefono mentre Marco non sapeva che dire. Chiudo la telefonata e getto l'iphone sul letto. Mi metto con la testa tra le mani con i gomiti apoggiati sul piano della scrivania. Guardo la scritta che poco prima avevo fatto con la penna e avevo ripassato con l'evidenziatore verde: 28 giugno 2014. Ma non vedo niente. Buio. Vuoto. Mi hanno lanciato un coltello nel cuore. Arrivano dei messaggi sul telefono. Sono dei tweet: il suono è sicuramente quello. Non mi importa, continuo a guardare quei caratteri inicisi nel legno e lascio il telefono sul letto. Mi sento veramente uno schifo.
Se non avessi preso in mano quell'iphone in quel momento, non sarei mai andata a San Siro.
Fu solo quand mi getto sul letto rassegnato con gli occhi gonfi che letto il messaggio di Marco:
"Nuova data: 29 giugno. Ce la possiamo fare Lou!"
Mi alzo di scatto dal cuscino. Gli occhi mi si spalancano immediatamente, le mani mi cominciano a tremare, e sento dentro le vene quella forza di continuare a giocare, a lottare, solo per un unico obiettivo: per avere quei biglietti. Non mi importava più di niente, solo di quello.
Fatto sta che non ho mai preso due biglietti per il 28 giugno. Non sono mai stata ad un concerto il 28 giugno.
La cosa andò diversamente, perché io e Marco abiamo comprato due biglietti per il 29 giugno. E giuro che quel 29 giugno è stato il giorno più bello di tutta la mia vita.
Sono quasi le quattro del mattino. Mi sono buttata sul letto alle due di notte dopo mille telefonate con Marco, dopo mille tweet, dopo mille pensieri su quel concerto. Sono veramente felice. Anzi no, credo di essere troppo felice. So che cosa significasse essere felici. Non è prendere un sei al compito di latino e non è nemmeno uscire con le amiche il sabato sera. E' aver raggiunto un sogno per il quale hai sperato per quasi due anni, per il quale hai lottato una mattinata intera per avere quei fottuti biglietti. Sì, è proprio quello. Io sono proprio felice, non ho bisogno di nient'altro: solo che questa notte passi in fretta e il sole si levi presto a est.
Naturalmente non riesco a chiudere occhio. Mi rigiro nel letto tra il cuscino che ho messo per verticale e il quadernino che ho fatto, su cui ho attaccato le loro foto, parti delle loro canzoni, i loro sorrisi. Guardo il lampadario sul soffitto e poi la scrivania davanti al letto. Non è un sogno, è la realtà. Quel momento sta accadendo veramente, quel giorno è veramente arrivato. Mi stiro sul letto, alzano le mani dietro la testa e allungando le gambe. Sorrido come non ho mai fatto prima d'ora. Strano, però bello.
Vedo che l'iphone si illumina. Alle quattro del mattino non può essere che Marco.
"Livello 66 a flappy bird"
Anche lui non dorme. Ma come riesce a giocare a flappy bird?
"Sto sclerando. Mi sento male. Oddiooooo" gli rispondo
Stavo davvero male. Penso di poter vomitare da un momento all'altro. Ma non c'è alcuna nausea, nessun mal di pancia, c'è solo una immensa voglia di urlare e di cantare assieme alle loro voci.
"Cazzo dici stai benissimo. Prendo la vespa e vengo da te"
Oddio Marco. Sì, vieni. Così scleriamo insieme come il giorno prima. Ci abbracciamo. Almeno posso piangere con qualcuno che mi capisca, almeno posso condividere questa fottuta gioia.
"Vieni" gli scrivo
In meno di dieci minuti è lì, sotto la finestra, con i jeans attillati, le vans, un giacchetto di jeans e un casco tra le mani che dice: scendi o ti vengo a prendere io.
Non aspetto un secondo. Mi infilo i pantaloni e mi metto in fretta la prima felpa che trovo e scendo. Vedo che ha le cuffie attaccate all'iphone. Corro ad abbracciarlo e scoppio a piangere come una disgraziata. Anche a lui scende una lacrima, ma la nasconde subito. Però mi prende il viso tra le mani e mi dice: "Sali che andiamo a San Siro"
Mi asciugo le lacrime e scoppio a ridere. Ride anche lui e intanto gira la chiave e girà l'accelleratore. Ci mettiamo le cuffie, lui preme play. Parte la canzone.
The story of my life
I take her home
I drive all night
To keep her warm and time is fro-o-zen
Marco l'aveva bloccata al momento giusto. Facciamo un giro per le vie deserte. Solo i lampioni gettano una fioca luce sull'asfalto ancora caldo per il caldo che fa a fine giugno. I vetri delle macchine parcheggiate sul bordo dei marciapiedi riflettono la nostra immagine che sfreccia a sessanta all'ora.
"Matto, vai più piano!" Gli urlo tutt'altro che spaventata; anzi era come dirgli: accellera Marco, accellera.
And I've been waiting for this time
to come around
but baby running after you
is like chasing the clouds
Ci fermiamo nel parcheggio della Sacra. Mi sono scordata le sigarette a casa, lui ce l'ha. Mi fumerei tutto il pacchetto da tanto che sono nervosa, agitata, frenetica. Anche Marco è ansioso, ma lo nasconde. I maschi sono tutt uguali: ci vogliono le donne per farli sciogliere. Ma Marco era diverso da tutti gi altri ragazzi: aveva sempre una buona parola per me, mi capiva sempre e soprattutto c'era sempre quando avevo bisogno. Come stanotte. Come oggi. Come ogni volta che nemmeno le mie amiche sapevano aiutarmi. Lui mi regalava un sorriso che nessuno sapeva mai regalarmi. Era tutto più bello quando stavo con lui.
"Marco, noi saremo lì stasera. Marco, mi viene da piangere e basta. Vorrei... vorrei solo urlare al mondo che io stasera sarò a San Siro"
Si toglie la sigaretta di bocca, mi guarda serio e poi, accennando un sorriso, mi sussurra:
"Allora urliamo"
Mi prende per un braccio, mentre io lascio cadere a terra la sigaretta ancora accesa e mi domando perplessa dove mi porti quel matto. Perché Marco era un ragazzo perbene, aveva tutti nove a scuola e faceva il liceo classico; fumava qualche sigaretta, ma era con la testa apposto, come io d'altronde: eravamo due bravi ragazzi. Ma quando Marco diceva di fare il matto, lo faceva davvero. C'era da preoccuparsi. Marco era di parola, e quando dico di parola intendo su tutto, cose giuste e cose non giuste, cose normali e cose pazze.
Mi porta sul prato, dietro la pista di pattinaggio, mentre mi urla "vieni" e insieme si cade sull'erba fredda della notte. Mi guarda e poi, voltandosi per il cielo stellato, mi dice:
"Bene, adesso possiamo urlare" e poi con tutta la voce che ha in gola:
"noi andremo a San Siro!" ripetendo l'ultima o per cinque minuti e io che rido come una forsennata. Mi dà una pacca sulla spalla e mi esorta anche me ad urlare. Così anch'io urlo, fregandomene di tutto e di tutti. Con tutta la forza che ho. Grido sdraiata sul prato della Sacra alle quattro e mezza della notte del 29 giugno. Sono davvero felice. Davvero contenta. Sono davvero quello che vorrei essere oggi.
Marco
Questi capelli ricci fuoco sono i più belli che abbia mai visto. Sull'erba della notte, tutti in confusione, si spandono irregolarmente sul prato. E lei sorride, con le palpebre socchiuse e le mani strinte in pugni. La guardo per un po'. So quanto per lei questo momento sia importante.
"Che dici. Facciamo un giro e poi ti porto a casa?"
Lei, sempre con gli occhi chiusi, si rotola sull'erba, fa qualche giro e poi di nuovo con il viso rivolto alle stelle esplode in una risata soddisfatta davanti alla quale era impossibile non ridere.
"Sì andiamo, Marco" butta fuori queste parole con un sospiro e si gira verso di me.
Cause we got all night
we're going nowhere
why don't you stay
why don't we go there
Anch'io sono contento matto. Forse più di lei. Nessuno dei miei amici sa di questo concerto, che ascolto quei cinque ragazzi, che dentro le mie cuffie invece dei Rolling Stones e degli ACDC cantano gli One Direction. Mi ricordo ancora quando la Lou mi raccontava di questi cinque bimbetti ed io la prendevo in giro. Ero un ragazzo diverso. Solo quando ho cominciato ad ascoltare la musica che facevano, le canzoni che cantavano, solo allora ho capito che loro erano "i cinque froci" solo perché erano gli "One Direction". Che la gente li giudicava per il gusto di farlo e basta, senza pensare. Quei cinque froci sono diventati per me i miei cinque idoli. Loro sono davvero qualcosa di eccezionale. Ma grazie a lei, a quella ragazza pazza che alza le braccia alle cinque di notte in motorino e canta a squarciagola.
Let's take a ride
Out in a cold air
I know the way
Why don't we go there with me
Fermo la vespa sotto casa sua. Le do un bacio sulla guancia.
"Ci vediamo tra poco"
Lei sorride e piange allo stesso tempo.
"Domani... cioè oggi. Sarà il giorno più bello della mia vita"
"Anche il mio" le faccio un occhiolino e riparto con le cuffie negli orecchi
Se non fosse stato per lei, non sarei mai stato a San Siro oggi. Se non fosse stato per lei non avrei mai provato quella gioia nel cuore, non sarei mai stato felice in questo modo.
Sono le otto in punto. Il sole di fine giugno sta salendo pian piano nel cielo, cosparso leggermente di piccole nuvole qua e là. Un caldo già intenso si fa sentire sulle nostre felpe che stanno sopra le magliette a mezze maniche e un'aria bellissima gira nel parcheggio degli autobus. Novità, emozioni, sogni. Tutto ciò solo in due parole: San Siro.
Apro il finestrimo. Sesta fila, a sinistra, posto vicino al finestrino. La Lou accanto a me. Sì, siamo proprio sull'autobus diretto a San Siro. Sono le otto di mattina e noi partiamo da Firenze con i biglietti nello zaino e il cuore in gola.
Salgono tantissime ragazze. Magliette da vere fan scatenate, sneakers, zaino in spalla e il biglietto in mano. Anche noi abbiamo fatto le cose in grande. Le vans di Louis ai piedi, il cappello della NY in testa e le tshirt: io quella mitica di Zayn "cool kids don't dance" e lei quella fantastica di Niall "crazy mofos".
C'è anche un ragazzo, forse più piccolo di me, quindici o sedici anni, anche lui infognato come noi. In fondo è come se tutti noi siamo qui per una cosa sola, per un solo obiettivo e questo ci fa più uniti, forse leggermente troppo.
Baby you light up my world like nobody else
the way that you flip your heart gets me overwhelmed
but when you smile at the ground
you don't know oh-oh
you don't know you're beautiful
Cantare tutti insieme all'unisono è un qualcosa di indimenticabile. Tutti stonati. C'è una ragazza troppo agitata, non smette di urlare dalla partenza ed è già la terza volta che piange. Penso di amarla troppo. Io sono abbastanza calmo, almeno ci provo ad esserlo.
"Marco..."
"Dica"
*flash* Rimango abbagliato da un enorme flash, mentre la Lou scoppia a ridere.
"Una delle quattrocento foto che ci faremo oggi"
Sono le quattro del pomeriggio e il pullman si ferma. Davanti a noi: San Siro.
Non appena scendo, sbatto ripetutamente le palpebre per fare mente locale. Resto a bocca aperta per qualche secondo. Sento le urla di alcune ragazze dietro.
San Siro è enorme. Ma la cosa che mi fa salire i brividi lungo la schiena è il fatto che questa sera io e la mia migliore amica saremo là dentro, e ci saranno anche quei cinque ragazzi. Era vero, stava accandendo veramente. Niente poteva andare storto. Niente poteva farci odiare quella giornata. Tutto sembrava essere perfetto.
Delle volte si rimane senza parole perché non sappiamo cosa dire. Altre volte perché dobbiamo pensare a cosa dire. Altre volte ancora, invece, perché non ci sono parole per descrivere ciò che stai vedendo con i tuoi occhi. Le tue parole rovinerebbero ciò che stai provando dentro. Allora l'unica cosa che ti riesce fare è urlare. Perché urlare non è rumore come dicono tutti, non è confusione e nemmeno maleducazione, ma è il modo più bello che abbiamo per esprimere una felicità non comunicabile a parole.
Dopo che ci hanno strappato il biglietto e siamo entrati in quel fottuto stado, io e Lou riusciamo a fare solo quello. Un urlo dietro l'altro. Mani alzate e salti a non finire. Parole gridate al cielo e note stonate. Pianti e lacrime una dietro l'altro. Perché anch'io piango, sì è vero, mi scendono lacrime di gioia lungo il viso sudato. Abbraccio quella ragazza che sta piangendo dal momento in cui è entrata in questo stadio. Anch'io sono lì. Tutto il resto del mondo che vada pure a fare in culo!
And we danced all night
to the best song ever
we knew every line
now i can't remember
"Marco! Guardali!"
"Lou! Li vedo! Li vedo! Sono loro!"
Poi sono solo urla, canzoni e lacrime. Sfiderei chiunque in questo momento: nessuno sarebbe più felice di noi due. Anche i buttafuori ci hanno guardati con gli occhi bassi e lo sguardo truce: loro guadagnano strappando i biglietti, noi strappando i biglietti raggiungiamo il nostro sogno. E' così diverso. Addio mondo, stanotte il mio sogno è diventato realtà. Stanotte è la notte più bella di tutte. La guardo e sorrido. Con gli occhi, con la bocca, con tutto me stesso.
Cause you and I
we don't wanna be like them
we can make it till the end
nothing can come between you and I
Luisa
L'acuto di Zayn è sempre stato la mia morte. Quando lo ascoltavo in camera a tutto volume, in motorino nelle cuffie, quando lo scrivevo persino sui libri di scuola mi sentivo proprio le farfalle nello stomaco. E adesso l'ho appena ascoltato dal vivo. Mi sento veramente male. Anzi malissimo. Stringo la mano a Marco. Non mi reggo in piedi. Altro che farfalle nello stomaco. Ho appena visto Zayn Malik e l'ho appena sentito cantare la più bella canzone di questo mondo. Non so davvero come descrivere questa sensazione. Forse è meglio non farlo.
Le luci si spengono. Si sente la voce di Niall. Ed ecco che esce dal buio, con le adidas ai piedi, i suoi jeans, e il suo cappello. Microfono in mano e il suo sorriso a trentradue denti.
Grazie mille Milano.
Niall. Niall. Niall. Il mio amore. Ha detto grazie mille. Lo vedo benissimo. Lo vedo così bene che mi verrebbe da allungare la mano per capire se riesco a toccarlo oppure no.
I just wanna give you a massive thank you.
Lo stadio che esplode. Io che esplodo. E' tutto perfetto.
Una ragazza da dietro mi fa cadere il capello alzando in alto il braccio.
Merda! Non lo vedo. Sicuramente sarà vicino alle sue gambe, oppure a quelle dell'altra accanto. Marco non si è accorto di me, sta urlando. Io mi accascio lentamente per capire se riesco a intravederlo. Niente. Cristo santo! Prendo allora il telefono e metto la torcia per farmi più luce tra le gambe delle ragazze. Mi abbasso di nuovo con il telefono in mano. Vedo il cappello. Allungo la mano per prenderlo.
Un colpo secco e potente alla pancia mi fa cadere a terra tra centinaia di piedi. Vedo solo scarpe, gambe, sento la terra rigida e cruda che cozza con il mio corpo. Un dolore atroce allo stomaco non mi dà la forza per rialzarmi. Sono a terra con l'iphone in mano. In meno di mezzo secondo le ragazze da dietro spingono e vengono in avanti. Mi sento i piedi addosso. Il peso delle scarpe mi schiaccia. Comicio ad ansimare, l'aria si fa pesante. Sento una botta sulla mia faccia. Una botta così forte sulla mia guancia mi fa piangere dal troppo dolore.
E' iniziata Happily. Sento le note. Vedo tutto sfocato e grido con il filo di voce che mi resta il nome di Marco. Sto malissimo. Sento il peso della gente su di me, una sensazione di sudicio si insidia nel mio animo e un senso di morsa mi invade brutalmente.
"Marco! Marco!"
Le ragazze iniziano a saltare per il ritornello. Mi sento il sangue dentro il naso e poi anche sulla bocca. Le mie urla non servono a niente. Cazzo! Perché mi stanno schiacciando e non mi aiutano a rialzarmi? Il sangue, Cristo! No oddio. Il sangue no! Il giorno più bello della mia vita. Questo deve essere il giorno più bello della mia vita.
Marco si gira per guardarmi. Non mi vede accanto a sé.
Noto i suoi occhi spaventati. Li vedo pieni di terrore. So che ha urlato il mio nome. Ho seguito il movimento delle labbra. Poi un altro colpo alla testa, stavolta violento. La mia mano lascia cadere il telefono. Ed è buio.
Marco
La vedo per terra, schiacciata dai piedi di quelle stupide fanatiche. In questo momento sento di odiare con tutto il cuore tutte quelle ragazzine indemoniate che urlano e non capiscono un cazzo. La ma gioia si muta subito in rabbia. Tiro fuori la forza, quella violenza che sapevo usare solo in certe situazioni. Ma vedere Luisa in quel modo mi fa infiammare tutto, prendo fuoco, divento un'atra persona. Prendo per il braccio quella stupida che l'ha schiacciata con i piedi. La sposto e le lancio uno sguardo di sfida. La secondo mi dà una spinta sul petto come volendo dire 'che cazzo vuoi'. Prendo tutta la forza che ho e con una spinta la getto per terra. Non so che mi sta succedendo. Ho appena picchiato una ragazza, l'ho appena fatta cadere con una spinta. Ho solo quell'immagine della mia migliore amica pestata. Non posso crederci. Non voglio vedere. Voglio solo che questo giorno non sia mai cominciato.
"Luisa!"
La prendo cingendole la schiena con le mani e la alzo. Quelle di dietro continuano a spingere. Con la mano le spingo indietro. Alzo la Luisa. Una spinta dal dietro mi fa cadere anche me. Cado addosso ad una ragazza. Subito volgo gli occhi nella direzione da cui sono scivolato. La Lou è lì. L'ho vista. La prendo. Ce l'ho. Metto il suo braccio sinistro sopra le mie spalle e la conduco verso l'uscita.
L'uscita. Noi siamo quasi a dieci metri dal palco. Cazzo! Non ce la faccio. E' come attraversare una foresta di rovi. Ma che dico? Ce la devo fare!
Luisa ce la faccio. Te lo prometto. Luisa, mi senti?
Lei ha perso i sensi. Il sangue le gocciola dal naso sulla maglietta. I capelli sporchi di terra, i vestiti pure portano i segni delle suole delle scarpe. Mi viene da piangere. Non serve a niente urlare, nessuno mi sentirebbe o tantomeno mi aiuterebbe. So che è partita la canzone successiva: Half a heart. Questo concerto sta diventando un disastro e doveva essere il giorno più bello della nostra vita. Quella canzone la cantava sempre quando era con me, la cantavano insieme. Dovevamo cantarla insieme in quel cazzo di momento.
Mi faccio largo tra la folla. Spingo via la gente con tutta la forza che ho. Mi prendo i peggio calci, le peggio manate, i peggio insulti. Mi gira la testa.
Lou, dai, ti prego. Resisti.
Mi sembra che l'uscita sia distante un chilometro dal punto in cui siamo ora. Mi sembra che non ci siamo spostati di niente. Quelle canzoni mi sembrano soltanto un frastuono, solo un rumore assordante che non vedo l'ora che finisca. Voglio che tutto questo finisca!
Luisa, ti prego, riprenditi.
Non la posso vedere in questo stato. Questa era la sua giornata.
Ma che cazzo sto dicendo? Chi se ne frega di un cazzo di concerto. L'importante è che stia bene, che si riprenda, che qualche ambulanza fuori la curi. Non so nemmeno come sta, cosa farle per farla riprendere. Non so proprio un cazzo.
Luisa, cazzo, Luisa. Che posso fare?
Vedo l'uscita. Vedo quella grande porta di cemento da cui siamo entrati col sorriso sulla bocca. E adesso la sto portando fuori da quel casino con il sangue colante sul viso.
Continuo a farmi largo tra quella folla che odio sempre di più, detesto di più ogni momento che passa. Li odio tutti e tutte. Ammazzerei tutti.
Perché? Perchè doveva succedere questa cosa? Perché quando lei è caduta non c'ero? Come ha fatto a cadere? Perché è caduta? E io che stavo facendo? Stavo urlando. Anche lei stava urlando. Stava chiamando me... E IO NON C'ERO.
Luisa, mi senti? Perfavore Luisa, dimmi qualcosa.
Sento che mi sfugge il suo braccio dalle mie spalle. Oddio Luisa! La prendo in tempo.
Ho le lacrime agli occhi. Sto piangendo. Perché cazzo doveva succedere questo? Nel giorno più bello della mia vita? Perchè? Mi viene da dire le bestemmie peggiori, da mandare a fanculo chiunque si metta tra i piedi e dica qualcosa. Potrei distruggere il mondo, solo per il fatto di aver visto la mia amica in quello stato. Per il fatto che nessuno si è preoccupato di qualcuno che stava male, tutti se ne sono fregati.
Lou, ti ho presa. Dai che siamo vicini. Vedrai che c'è un'ambulanza.
Siamo alle colonne di cemento. Non ce la faccio più. I muscoli delle braccia, già affaticati dai salti e da tutti i movimenti fatti prima, non ne potevano più. Manca poco all'uscita dello stadio. Ho le orecchie tappate, gli occhi rossi e bagnati. Prendo con la mano sinistra un fazzoletto nella tasca e asciugo il sangue che le esce dalle narici. Tutto ciò mi fa ribrezzo. Cazzo!
Luisa siamo qua. Luisa ce l'abbiamo fatta. Siamo usciti.
Appena varchiamo l'uscita, sudato, con il sangue nelle mani, con gli occhi pieni di lacrime, urlo aiuto con tutta la forza che ho nel petto. C'è ancora la musica dietro, ancora un rumore assordante che mi entra dentro e mi schianta nel petto. Vorrei prendere una pistola e sparare a tutti. Non ce la faccio più a tenerla così. La appoggio delicatamente per terra, con la schiena appoggiata all'ambulanza.
"Aiuto! Aiuto! Vi prego! C'è un'ambulanza?! CAZZO, C'E' UN'AMBULANZA, CRISTO!?!?"
Com'è possibile che non ci sia un'ambulanza dietro uno stadio. Cristo, cosa faccio? Cosa faccio?!?! Mi viene in mente l'unica soluzione. Cerco il telefono in tasca.
Merda! Ho perso il telefono.
Inizio a piangere e a singhiozzare come un bambino di nove anni. Mentre Lou era sempre senza sensi. Che cazzo faccio? I singhiozzi si fanno più forti e agitati. Io non riesco più a riflettere, a pensare a niente. Sono andato nel panico. Mi assalgono le paure più brutte. Non ci voglio pensare. La mia testa è un infinito baccano, tra la musica che rimbomba e tutto ciò che sta accandendo.
Cerco nelle sue tasche. Non c'è nemmeno il suo.
Cazzo! Cazzo!
Luisa è tutta colpa mia. Luisa! Luisa.
Sento delle voci dietro a me. Mi volto di scatto. Sono degli infermieri.
Grazie. Oddio grazie! Grazie Dio!
Mi corrono incontro con una brandina. Io non riesco a smettere di singhiozzare.
"L'hanno pestata? E' caduta?"
Mi strappano Luisa di mano e la mettono sulla brandina. Arriva un infermiere con una valigetta da pronto soccorso. In mezzo secondo la apre e tira fuori lo strumento per sentire il cuore. Io non riesco a scandire le parole. Non mi riesce parlare. Faccio solo sì e no con la testa. Ho i capelli sudati, le mani sudate, il viso sporco.
"Vi prego... vi... vi prego... Luisa..."
Non riesco a dire niente, balbetto delle parole. Voglio solo che la mia Lou mi dica qualcosa.
Dicono qualcosa tra di loro. Che cazzo dicono? Anch'o voglio sapere cosa si dicono quei medici. Me lo devono riferire. Non voglio vedere Luisa in questo stato. Su una brandina, con il sangue sul viso, con due infermieri che le sentono il polso e il cuore. E' un incubo.
"Chi sei tu?" mi chiede un infermiere
"Un amico" rispondo io
"Sei solo? Ha solo te qua?"
"Sì, siamo venuti al concerto in bus. Sia... siamo soli"
L'interrogatorio pare essere finito.
Oddio ma che sta succedendo? Che ha?
Luisa, ti giuro, se ti è successo qualcosa, non me lo perdonerò mai. Luisa!
Mi volto dall'altra parte con la mano alla fronte e continuando a piangere. Non riesco a smettere. Non ci riesco davvero. Sento che stanno finendo l'ultima canzone: What Makes You Beautiful.
You don't know you're beautiful oh-oh
That's what makes you beautiful
Quel maledetto concerto è finito. E' stato un disastro. Tutto è andato in modo opposto a come doveva andare. Mi sento uno schifo. Inutile. Inerme. Incapace di gestire questa situazione. Mi sento l'unico responsabile dell'accaduto.
Mi viene incontro il medico, togliendosi le cuffie dello strumento dalle orecchie, ansioso e agitato. Mi mette la mano sulla spalle, mi guarda negli occhi, mentre gli infermieri sollevano la brandina e la portano dentro l'ambulanza che era arrivata lì davanti.
Mi agito immediatamente. Spalanco gli occhi, faccio per andare verso la brandina:
"Dove la portate? Luisa!"
Mi blocca il medico:
"Al pronto soccorso. Sali che partiamo"
Annuisco con la testa e il respiro pesante. Salgo velocemente e le porte si chiudono. L'autista gira la chiave e preme l'acceleratore. L'ambulanza parte.
La vedo su quel lettino con la flebo attaccata al braccio. Non riesco a capire. Guardo le facce impegnate degli infermieri. Non ho il tempo di fare alcuna domanda.
L'ambulanza viene tutta scossa da un colpo enorme. Gli oggetti si spostano tutti. La brandina viene fermata da due infermieri sul lato destro con un urlo. Anchio vengo spinto verso il lato destro. Picchio la testa contro la parete. Inizio a vedere sfocate le immagini. Capisco solo che una macchina è andata contro l'ambulanza. Un incidente. Un altro incidente. Vedo tutto grigio, poi tutto più scuro, infine buio. Prima di cadere a terra sento solo una serie di urla e di strilla che si precipitano verso l'ambulanza.
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Capitolo 2 *** EXPECTATIONS ***
2
EXPECTATIONS
Louis
You
can't go to bed without a cup of tea
and
maybe that's the reason that you talk in your sleep
Harry mi sta guardando. Socchiude leggermente gli occhi, abbassa la
schiena e accenna un sorriso compiaciuto, uno di quei sorrisi
così
sinceri e naturali che non vedi a tutti. Anzi quel sorriso ce l'ha
solo Harry. Anche a me viene da ridere. Ma non volto lo sguardo verso
di lui, perché so che se lo facessi mi farebbe una delle sue
solite
facce stupide.
And
all those conversations are the secrest that I keep
and
it makes non sense to me
Le prove prima del concerto sono sempre le peggiori. Ho sempre
l'impressione che stonerò ogni nota, mi assale sempre il
brutto
pensiero di scordarmi le parole. Poi tanto va tutto bene, poi alla
fine spacchiamo. Cantare quella parte della canzone mi fa sempre uno
strano effetto. So che Harry mi sta guardando da dietro o da
qualsiasi parte si trovi. So che quelle parole non sono messe a caso,
so che quelle parole sono lì per noi, ciasuna al posto
giusto,
ciascuna che parla di noi.
I
know you never love the sound of your voice on tape
you
never want to know how much you weigh
Fa sempre lo scemo. E' impossibile pensare che ad ogni prova che
facciamo prima del concerto Harry non si comporti da idiota. Stona
tutte le note, cambia la voce, e mi guarda. Forse è per
quello che
non riesce mai a essere concentrato.
Quando canta batte sempre il piede a ritmo e guarda in basso, alza la
testa solo quando ci sono le note più alte. Si aggiusta i
capelli,
ora a sinistra, ora verso destra. Altre volte li scuote del tutto. Lo
fa apposta. Lo fa per me, perché sa quanto tutto
ciò mi faccia
incredibilmente impazzire.
You
still love to squeeze into your jeans
but
you're perfect to me
Tanto ormai lo so che i jeans di cui parla sono i miei. Mi giro
allora in quel momento verso di lui e mi fa una linguaccia, tirando
fuori tutta la lingua e aggrottando le sopracciglia. Poi scoppia a
ridere assieme a tutti gli altri.
I'm
in love with Lou
and
all his little things
Quanto è stupido e quanto mi fa impazzire.
"Ragazzi, volete vedere lo stadio?" sopraggiunge Paul con
un registro in mano e l'auricolare nell'orecchio
"Paul, l'abbiamo visto anche ieri sera. Sarà lo stesso, no?"
rispondo io facendo l'occhiolino
"Più o meno. Ma ricordatevi che ogni serata è
unica"
Entra Zayn in mutande, senza maglia e senza pantaloni. E' arrabbiato.
Liam gli ha nascosto i vestiti.
"Liam, porca troia, manca meno di un'ora all'inizio dello
spettacolo!"
"Eccomi tesoro. Arrivo"
Scoppiamo tutti a ridere. Harry mi passa da destra e mi prende il
braccio. Si gira verso di me soltando per mezzo secondo, infila la
lingua tra i denti con lo sguardo a terra. Poi lascia la presa e si
dirige verso l'altra stanza. Vuole che lo segua.
"Dovresti andare Louis" inizia a prendermi in giro Niall,
mentre Liam e Zayn si lanciano un'occhiata d'approvazione. Non so
cosa mi voglia dire Harry. L'altra sera, finito lo spettacolo, era
strano. E io so perché. Era in macchina insieme a Niall e a
Liam. Io
ero invece con Zayn. So che voleva stare con me. Non voleva
assolutamente fare niente, solo starmi accanto. Ma non era stata
colpa mia. Avrei voluto stare in macchina insieme a lui,
perlò mi
hanno subito portato fuori e condotto alla vettura, e in meno di un
secondo di tempo siamo partiti. Solo dopo ch'eravamo a cinquanta
metri dallo stadio a una velocità di 100 all'ora ho
realizzato di
essere insieme a Zayn. Avevamo deciso diversamente. Ma come al solito
va sempre tutto diversamente. All'albergo si è rifugiato in
camera
come un cane bastonato. Solo verso le tre di notte mi manda un
messaggio.
Apri
la porta.
Avevo paura ad aprire quella porta. Non per i paparazzi, non per
ciò
che avrebbero potuto pensare di noi. Avevo paura a ciò che
Harry
avrebbe fatto. E abbiamo fatto ciò che temevo di
più. L'amore.
Si è slanciato dentro la stanza come un toro infuriato che
ha appena
visto un mantello rosso. Mi ha preso con tutta la forza che potesse
avere e con un calcio deciso e puntuale ha chiuso la porta dietro di
sé. Immediatamente mi ha infilato la lingua dentro la bocca
e con la
mano mi ha preso i capelli. Li tirava, mi teneva la testa stretta tra
le mani. E mi faceva male. Mi mordeva le labbra e poi mi graffiava la
schiena da sotto la maglietta. Scendeva verso il collo e risaliva in
modo repentino verso le labbra; non si fermava, continuava sempre
più
forte, mentre io mi sono lasciato scappare un urlo. Un urlo di
piacere, un urlo che diceva 'smetti' e allo stesso tempo 'continua'.
Ma i baci sul collo erano la mia morte. Ogni mia inibizione era
andata a farsi fottere. Ero suo.
L'ho afferrato con forza ai fianchi e spinto verso la parete. Lui ha
capito il mio gioco e io l'ho guardato per vedere i suoi occhi. Avrei
voluto sorridere o forse parlare, ma non ho fatto niente. Lui era
come un cane affamato, la sua fame doveva essere saziata. Io ero il
suo unico modo per fargli andar via quella bava dalla bocca.
Gli ho slacciato la cintura, gli ho abbasso i pantaloni. Lui ha
alzato subito la testa verso il soffitto e chiuso gli occhi.
Quando facciamo l'amore è sempre così: coltellate
e ferite. Ferite
che non si sanano mai. Ferite che il giorno dopo fanno male sulla
pelle e torna la voglia, torna il desiderio, torna la rabbia.
Harry
Era sempre una guerra.
Ogni volta che facevamo l'amore era guerra.
Nel momento stesso ciascuno dei due mostrava ciò che sapeva
fare
meglio, colpiva l'avversario con i colpi più potenti, non
alzava
bandiera bianca fino alla fine.
Era dopo aver finito la battaglia che entrambi ci sentivamo due
perdenti, due vinti, due prigionieri.
Faceva male fare l'amore con Louis, solo per il fatto che nel momento
in cui sentivo la sua carne contro la mia avrei potuto distruggere il
mondo in un istante, ma nel momento in cui tutto ciò finiva,
era il
mondo che annientava me, mi demoliva, mi scaraventava a terra. E
rimanevo inerme.
Ero stanco la scorsa notte. E non appena mi sono gettato sul letto mi
sono addormentato. Non so cosa abbia fatto Louis, non so davvero se
sia rimasto a guardarmi, se si sia addormentato pure lui, se sia
messo a fumare guardando fuori dalla finestra. Io ero troppo stanco
per fare qualsiasi cosa.
Mi sono svegliato verso le sei. Louis dormiva accanto a me, sentivo
le sue mani sulla pancia e il suo corpo farmi caldo alla schiena.
Sentivo il suo respiro posato, quel respiro leggero e profumato.
Togliendo delicatamente le sua braccia dal mio corpo, mi sono alzato
dal letto cercando di non svegliarlo. Non volevo che mi vedesse
mentre me ne sarei andato. Faceva male a me e faceva male a lui.
La tenue luce dell'alba si insinuava in tutta la sua
luminosità tra
i buchi delle imposte. Quel sole che dava vita, per me e per noi era
solo morte, solo un altro giorni di bugie e di cazzate.
Sto appoggiato al banco del camerino con le luci accese. So che Louis
entrerà prima o poi in quella porta.
Ed eccolo che entra, con lo sguardo interrogativo, con la faccia
piena di terrore, piena di paura, paura che possa ritornargli in un
attimo la voglia di riavermi.
"Dimmi Harold"
Sorrido guardando la fila delle scarpe appoggiate alla parete. Le
converse di Liam, le sue vans, i miei stivaletti chelsea, le adidas
di Niall, le dr martens di Zayn. Stringo i pugni.
"Grande concerto ieri sera. Stasera sento che andrà ancora
meglio"
Che cazzo sto dicendo? Sto parlando del concerto. Dai Harry, digli
cosa gli vuoi dire.
"Abbiamo spaccato e spaccheremo anche stasera. Siamo grandi"
Siamo
grandi. Quella
frase rimbombava
nella mia testa come i colpi di un martello. Perché gli One
Direction erano dei grandi, e Louis ed Harry erano una
nullità? Un
errore di questo mondo? Un meccanismo sbagliato e incorreggibile che
doveva essere nascosto?
Noi due insieme non siamo altro che amore e guerra. Guerra e amore.
Ferite dopo ferite, che ci lecchiamo il giorno dopo, con la speranza
che risargiscano, con la speranza che un giorno non avremmo
più il
bisogno di nascoderle sotto i vestiti.
"Chissà se stasera potrò avere l'onore di salire
in macchina
con Louis Tomlinson..."
Il suo falso sorriso si muta subito in un'espressione seria e allo
stesso tempo perplessa.
"Harry, se fosse stato per me..."
Mi chiama Harry quando è arrabbiato con me. Lo so. Io lo
interrompo
subito
"Tu non riesci a dirgli di no? Non riesci ad importi davanti a
loro? Devo essere sempre io quello che devo rimetterci?"
"Harry..."
"E loro? E quei tre che stanno di là a fare le prove non
dicono
niente, vero? Anche loro pensano che siamo un errore della natura?"
"Harry perfavore"
"Che cosa cazzo costa a loro farci stare cinque minuti in
macchina insieme? Cosa pensano di fare? Che così facendo noi
smetteremo di scopare?
"HARRY BASTA!"
Urla con tutta la forza che ha nel petto, spalancando gli occhi e
stringendo i pugni.
Sbuffando mi giro verso le luci del camerino accese. Mi lascio cadere
sulla sedia, così posso vedere quella faccia di merda allo
specchio
e magari ho la speranza di vedere anche la sua. Di vedere i suoi
occhi azzurri, la sua lieve barba, il suo volto angelico.
Si avvicina alla sedia. So che divento rosso, impallidisco e abbasso
la testa.
Mi
mette le mani sulle spalle, con delicatezza, ma stringe forte la
pelle. Non mi guarda, non ci pensa neanche per un secondo. Quelle
mani, quelle dita. Louis togli quelle dita o non
so cosa ti
farò.
"Non puoi rifartela con loro, Hazza. Loro non hanno mai detto
ciò che hai appena detto tu. E so che non lo farebbero mai"
Ha ragione. Né Niall, né Liam, nemmeno Zayn
avevano mai detto cose
del genere. Mai ci avevano offeso, ma si erano permessi di scherzare
su di noi.
Non so perché ho messo di mezzo loro, quando non c'entrano
proprio
niente. La mia è solo rabbia.
Voltando il viso verso il pavimento lascio andare un sospiro e gli
dico:
"Hai ragione Lou. Scusami"
Mi parla dolcemente, con parole melliflue, con un tono così
sottile
che è impossibile contraddirlo.
"Non pensare nemmeno per un secondo che tu sia l'unico a
soffrire per questa cosa. Levatelo dalla testa"
"Non volevo dire questo. Intendevo..."
"Non m'importa, Haz. Stasera spacchiamo e basta. Dimentichiamoci
di tutto. Godiamoci il momento"
"Non sarà molto diversa da ieri sera suppongo" mi dice con
sufficienza
"Sbagliato. Ogni serata è unica" mi risponde con le
medesime parole di Paul. Fa per andarsene e lo fermo per il braccio.
"Aspetta Lou. Stasera voglio stare in macchina con te"
"Harry, ma hai capito quello che ti ho detto? Harry..."
"Non mi importa di cosa penseranno i manager. I ragazzi si
organizzeranno. Senti, è tutto molto semplice. Non
c'è niente che
possa andare storto. Stasera ci sono tre macchine: una è al
lato
nord e due sono al lato sud. Le ho viste io e poi ho sentito Paul
parlare al telefono. Noi andiamo verso quella del lato nord, saliamo
in fretta. L'autista non può esitare a partire e i ragazzi
non
potranno dire di no"
Mi guarda con aria interrogativa, con fare sospettoso. Non è
convinto.
"Lou. Fidati. Io e te"
Prendo il pennarello indelebile sul banco, gli tolgo il tappo e
inizio a scrivere sul suo braccio. Louis sorride, gli sto facendo il
solletico, o forse è solo curioso di sapere cosa mai gli
possa
scrivere.
You
and I
"You and I" ripete a voce alta scandendo bene le tre parole
"Esatto. Lo vedi, Lou. Io e te"
"Va bene, Haz" cede a queste parole. Sapevo che avrebbe
ceduto.
Non ho guardato l'orologio. Sono le dieci.
Merda.
Non c'è tempo di dire ai ragazzi il "piano d'uscita".
Proprio quando il manager entra all'improvviso nel camerino e urla
'meno cinque', ci guardiamo, spaventati. Il cuore ci batte
all'impazzata. Lo sguardo di Paul si fa truce e cupo. Io e Lou ci
guardiamo e sospiriamo aprendo del tutto i polmoni.
"Paul, siamo pronti"
So che Louis vorrebbe dirmi di rinunciare a quella cazzata, ma sono
sicuro che nella sua mente si starà dicendo: 'Louis, sai
bene che
Harry non viene mai meno alla sua parola'.
Fisso Paul preoccupato per ciò che avrà da dirci.
Sempre le stesse
cazzate, immagino, sempre le stesse inutilità.
Niall
"Passa Liam"
Faccio sempre due tiri a calcio con i ragazzi prima dello spettacolo.
Mi rilassa. Mi tiene in forma. Non mi fa perdere le forze. E' un modo
per esortarmi a dare il meglio di me.
"Bel tiro, bro!"
Faccio due palleggi sul posto, mentre Liam aspetta la palla. Vedo che
sta arrivando Zayn.
"Sono sempre là dentro, Louis e Harry?"
"Sì" risponde Liam con una voce tutt'altro che rilassata
Lascio cadere il pallone a terra perché mi sono appena
accorto
dell'ora fattasi. Tra meno di un quarto d'ora inizia il secondo
concerto a San Siro.
Questa sera mi sento veramente potente. Sono sicuro che sarà
una
serata unica e irripetibile. Un concerto indimenticabile. Mi sentivo
salire il brio lungo le vene su tutto il mio corpo. Avrei dato tutto
per tutto.
"Sapete cosa voleva Harry da Louis?" chiede Zayn perplesso
"Ieri sera in macchina non ha detto una parola" risponde
Liam mentre si sta infilando le scarpe
"Ultimamente non vanno d'accordo..." dico ciò per vedere
cosa ne pensano loro
"Ultimamente non si sa né cosa pensa Harry, né
cosa pensa
Louis. Ultimamente quando siamo insieme hanno delle facce tristi e
pensierose, poi scompaiono, e alla fine ritornano con le stesse
espressioni di prima" dice Zayn grattandosi il braccio
"Non ne ho idea, Zay" risponde Liam accennando
un'espressione di dubbioù
"Pensate che dovremmo fare qualcosa?" suggerisco senza
pensarci troppo
"Ma cosa Niall?" interviene Zayn
"Non so, tipo parlarne. Cercare di risolvere la situazione"
e accenno un sguardo ammiccante e del tutto complice nel dire la
parola 'situazione'.
"Non so cosa fare. Ma non voglio che credano che noi siamo
contro di loro. Cioè..." mi guarda Liam con fare
interrogativo.
"Non lo credono, Liam" dico seriamente con convizione
"Certo che no" se ne esce Zayn sorseggiando un bicchere
d'acqua "fatto sta che dovremmo fare qualcosa per, come dire,
farci uniti come prima"
"Forse anche più di prima. Insomma per il bene della band"
sorrido io dando il pugno a Zayn.
Liam si gira da quell'altra parte e guarda per terra con un'aria
scettica. Fa un'espressione alquanto strana, come se voglia dire:
'quale band?' Io e Zayn ci guardiamo di scatto.
"Liam? Abbiamo detto qualcosa che non va?" gli dico
socchiudendo le palpebre e grattandomi la nuca
Dopo aver sentito queste parole, si gira di scatto verso di noi con
un chiaro pallore in faccia. Come se colpito in un punto debole, come
se noi avessimo toccato una suo tasto difficile. Ma quale?
"Niente ragazzi. Cosa c'è? Perché dovreste aver
detto qualcosa
di sbagliato?" Tutte queste domande insieme, una dopo l'altra,
sono assai strane per Liam. Sembra quasi che cerchi di nascondere il
rossore sul viso e lo sguardo scettico che ha fatto pochi minuti fa.
"No, nulla. Hai fatto una faccia!" risponde Zayn neutro
"Ragazzi, sono soltanto nervoso per stasera" se ne esce
subito aprendo le mani come se questa sia una risposta retorica e
siamo noi ad aver pensato male.
"Siamo tutti..."
Gli squilla il cellulare.
Io e Zayn ci guardiamo perplessi e ancora più dubbiosi di
prima.
"Scusate" e così dicendo esce dalla stanze per rispondere.
"Sarà sua madre" mi sussurra Zayn
"Non è mai andato via tutte le volte che ha risposto a sua
madre" gli dico io un po' preoccupato
"Magari, Niall, è importante"
Rifletto per un attimo. Cerco di scacciare tutti quegli strani
pensieri che mi affollano la mente in pochissimo tempo. Faccio un
'no' deciso con la testa e mi convinco che è davvero sua
madre.
"Sì, sarà importante"
"Ragazzi, mancano cinque minuti. Siete pronti?" entra Paul
nel camerino con i microfoni in mano.
"Pronti!" diciamo insieme io e Zayn
"Bene bro. Mettetevi gli auticolari e l'attacco alla cintura"
ci consegna gli strumenti, poi si accorge che siamo solamente in due
"Posso sapere dove sono quegli altri tre coglioni?"
"Liam è appena andato fuori. Louis e Harry sono nel
camerino..." Zayn mi colpisce la gamba con un calcio. Mi tappo
la bocca e non finisco la frase. Serro velocemente infilandomi la
lingua tra i denti. Cristo!
Paul fa un'espressione corrucciata, sbuffa ed esce dalla stanza.
Guardo Zay con un'aria abbastanza preoccupata. La sera prima, quando
ha trovato Louis e Harry nel ripostiglio insieme, per poco non li ha
presi per le orecchie.
Zayn si sistema l'auricolare e poi, facendo per uscire dalla stanza,
si scontra con Liam.
"Tieni, centralino, mettiti gli auricolari ché partiamo tra
cinque minuti"
Liam gli lancia una linguaccia e si mette accanto a me.
Ho la strana sensazione che stasera sia una serata diversa, una
serata del tutto diversa. Non so perché. Ma questo
presentimento mi
fa trasalire ancora di più, mi fa tremare le gambe il doppio
della
scorsa sera. Devo stare tranquillo. Niente può andare
storto. Niente
mi potrà far odiare questa serata.
Zayn
Esco dal camerino per fumarmi una sigaretta prima di iniziare il
concerto. Mi aiuta un sacco. Delle volte anche solo un tiro mi
dà
una carica enorme. Mi piace isolarmi dal mondo, magari con le cuffie
nelle orecchie, guardare il cielo stellato, pensare. E stasera il
cielo è strano, sicuramente stellato e limpido, ma qualcosa
nell'aria è diversa. Non voglio affacciarmi per vedere lo
stadio,
per vedere i fan e tutto il casino. Ho già sentito
abbastanza urla e
canzoni cantate in coro. Mi fanno venire i brividi. Ancora una volta
su questo palco, ancora una volta in Italia, ancora una volta pronto
per raccontare un sogno a tutti quei ragazzi che hanno appena
realizzato il proprio. In fondo tutti e due abbiamo realizzato il
proprio sogno. Io sono qua, a cantare per la seconda volta, davanti a
ottantamila persone nello stadio più grande d'Italia; e sono
qua
anche loro, con le magliette stampate, con le fasce colorate, con il
cuore che sta per espodere. In fondo non siamo poi tanto diversi.
Mi vibra il telefono. E' Perrie.
Un
bacio grande al mio amore. P.
Perrie. Da quanto non ti vedo! Da quando è iniziato il tour
ci
saremo visti due volte. Ma che dico? Una volta. E magari in fretta e
furia, senza togliersi nemmeno i cappotti, senza posare borse e
valigie. Anche ieri sera mi ha mandato un messaggio e io subito dopo
l'ho chiamata.
"Ciao
sole splendente"
"Ciao
tesoro mio"
"Vorrei
che stasera tu fossi qua con me"
"Zay.
Non sai quanto lo vorre anch'io. Raccontami. Com'è?"
"Non
puoi immaginarti. San Siro. L'Italia. I fan italiani sono i
più
scatenati. Penso di amarli uno ad uno. Sono i migliori fan del mondo.
Dopo la mia Perrie"
"Dolce.
Sono sicura che darai il massimo"
"Non
sarà mai il massimo senza di te"
"Non
fare così, altrimenti prendo il primo aereo e vengo a Milano"
"Mi
mancherai amore"
"Un
bacio"
La chiamo anche stasera, ho deciso. Faccio per cliccare il numero nei
preferiti, quando sento una voce urlare dietro di me. Mi volto
immediatamente per capire chi sia. Una figura grossa sta uscendo da
uno dei camerini.
Paul.
Louis.
Harry.
"...piuttosto preparatevi. Questi sono gli auricolari e questi
gli attacchi. Ascoltatemi bene, non voglio ripetervelo ancora"
Louis e Harry si guardano e fanno un cenno affermativo con la testa.
Solo dopo che Paul si è girato per andarsene, Harry gli
corre
incontro a corsa.
Harry
"Paul, devo dirti una cosa..."
"Non è il momento Harry. Tra due minuti siete su quel palco"
"E' solo una sciocchezza..."
"Non c'è tempo!"
Già, il tempo. Quello che non abbiamo mai avuto.
Mi giro verso di Louis che mi guarda scoraggiato stringendo le
labbra. Non mi importa niente. Proprio niente. Noi stasera andremo in
quella macchina, solo noi.
"Noi stasera saremo in quella macchina da soli. Crolli il mondo,
ma noi saremo lì"
Passandomi davanti e senza rivolgermi il minimo sguardo mi dice
scuotendo la testa:
"Perché, Harold, devi complicarti la vita per cazzate?"
"Tu, Louis, non sei affatto una cazzata"
Sento le note della canzone partire. La melodia da bassa diviene
alta, sempre più cadenzata. Inizia la batteria e sento il
suono
delle chitarre elettriche. Tutto in un'unica armonia. Tutto in
un'unica canzone. Buonasera San Siro. Benvenuto 29 giugno.
If
this room was burnin'
I
wouldn't even notice
'cause
you've been taking up my mind
with
your little white lies
little
white lies
In meno di due secondi mi trovo davanti allo stesso stadio davanti al
quale ho cantato ieri sera. Ma è tutto diverso, i fan sono
tutti
diversi, anch'io sono un'altra persona rispetto a ieri sera. Sono
pronto a dimostrare ciò a cui tengo veramente. Il resto a
fanculo.
And
I will hold you closer
Hope
your heart is strong enough
When
the night is coming down on you
we
will find a way
through
the dark
Questa era davvero la nostra canzone.
Quando
la notte scenderà su di te, noi troveremo una via attraverso
il
buio.
Louis. Louis. Louis.
And
I remember you laughing
so
let's just laugh again
Mi guarda sorridendo, mentre canta quel dannato pezzo di quella
dannata canzone. E' sempre così. Tra noi è sempre
amore e guerra.
Guerra e amore. Una coltellata e cento ferite.
Louis, stasera niente ci impedirà di andare in quella
macchina
insieme. Promesso.
Mi viene naturale guardarlo mentre canto le mie frasi.
Perché
parlano di lui e, anche se non dicono il nome Louis, io so che dentro
quelle parole c'è scritto il suo nome. Lo so e basta. Lo
guardo e
lui sa che lo guarderò. E' come un'empatia indistruttibile,
un'alchimia che ci ha rapiti e liberato allo stesso tempo. Non so
spiegare che cosa siamo noi.
Noi siamo amore e guerra. Guerra e amore.
I'm
sorry if I say I need you
but
I don't care I'm not scared of love
Cause
when I'm not with you I'm weaker
Is
that so wrong? Is it so wrong?
That
you make me strong
So
che quella
canzone è il mio tallone di Achille.
Quando
è iniziato
il tour, lui è venuto da me quella sera. Abbiamo dormito
insieme,
abbiamo graffiato le nostre pelli e messo in confusione i nostri
capelli. E tutto questo ascoltando Strong.
E
quando arrivava
quel maledetto ritornello, gli prendevo le mani da sopra la sua
schiena e le spingevo con violenza sul materasso, gli mordevo il lobo
dell'orecchio e sentivo il profumo dei suoi capelli. Sentivo tremare
la mia pelle e anche la sua.
Quella
canzone è
stata la nostra fine e il nostro inizio. La nostra pace e la nostra
guerra.
People
always trying to escape it
Move
on to stop their heart breaking
But
there's nothing I'm running from
Louis!
Tutti ci
guardano con gli occhi di rabbia, come se noi siamo un pericolo
imminente che deve essere subito domato, sconfitto, eliminato. Un
qualcosa da tenere sotto controllo, qualcosa che, se uscito fuori,
finirebbe il mondo. Succederebbe un putiferio.
Ma
è davvero così
l'amore? Amarsi davvero significa scatenare una terza guerra
mondiale?
Ma
noi non fuggiamo
da niente, noi facciamo ciò che ci dicono di fare. Per il
bene di
tutta la band. Ma per noi cosa facciamo? Eh Louis? Cosa facciamo,
Louis, per me e per te?
You
make me strong
Sono
davvero i tuoi
occhi che mi danno la forza di continuare a lottare. Forse è
una
lotta inutile, forse il nostro amore è solo un'utopia in un
mondo di
sogno infranti. Ma Louis, quando alzi il microfono e lo avvicini alla
bocca, quando socchiudi gli occhi per fare le note più
acute, quando
ti volti verso di me sapendo che già ti sto guardando, io
non posso
fare a meno di continuare a combattere.
Guardo
per
l'ennesima volta verso quella miriade di fan che stanno affollando lo
stadio: il prato pieno, affollatissimo, proprio come ieri sera. Le
gradinate sugli anelli altrettanto. Forse è l'aria ad essere
diversa, ma nemmeno. C'è qualcosa che fa questa serata
completamente
differente dalla precedente. Io sono diverso. E' forse brutto da
dire, ma non vedo l'ora che questo spettacolo finisca e possa stare
in macchina con Louis.
Sono
fatto così.
Non riesco mai a godermi il momento al centopercento. Penso proprio
che non ci sia mai stato un momento, fino ad adesso, in cui abbia
vissuto unicamente ciò che stava succedendo senza avere la
minima
preoccupazione per il futuro. Louis è l'opposto di me. Io
faccio
sempre mille progetti, mi programmo la giornata minuto per minuto.
Lui è spensierato, non porta mai un'agenda - o un diario -
nella sua
giacca; vive il momento nella sua unicità e
irripetibilità, senza
farsi troppi pensieri. E' proprio per questo che penso di amarlo
così
tanto.
Baby
you light up my world like nobody else
Ed
è finito. Ciao
Italia. Ciao San Siro. Ciao a tutti i fan italiani.
Ed
è proprio in
questo momento che penso di aver sbagliato ad essere preoccupato per
ciò che succederà dopo, che avrei fatto meglio ad
assaporare quel
momento che non tornerà più.
Ma
io sono Harry
Style, un testardo cocciuto che ha perso la testa per Louis
Tomlinson.
Non
appena usciamo
dal palco le urla si fanno ancora più forti.
Sono
pronto.
Prendo
Louis per un
braccio e ci dirigiamo correndo verso l'ala destra, verso il lato
nord. I ragazzi sono rimasti indietro, non sanno che noi ci siamo
già
avviati verso la macchina.
"Forse
abbiamo
sbagliato a non avvertire nessuno, Haz"
"Forse"
gli rispondo emozionato e allo stesso tempo nervoso. Attraversiamo il
corridoio a tutta corsa, con il sudore del concerto appena finito,
con i capelli e le mani bagnate.
Apro
la porta.
Il
caos.
Come
possono essere
centinaia di fan di già fuori dallo stadio di fronte alla
macchina.
Le transenne li trattengono, i bodyguard premono la loro possente
schiena contro la loro forza pulsante. I flash vengono verso di noi
da ogni parte. Saliamo subito in macchina tra le urla e gli strilli.
"Che
ci fate
qui?"
"Parti
cazzo.
Non abbiamo tempo" gli rispondo trasalendo
"Voi
non
dovreste essere qui. Questa è la macchina per Paul. Le
vostre sono
al lato sud" la sua aria è alquanto scocciata. Noi ci
guardiamo
con le iridi spalancate e le bocce aperte.
Louis
si gira dalla
parte opposta alla mia sbuffando. So che è arrabbiato.
La
macchina parte
mentre l'autista chiama Paul. Non voglio sentire nessuna parola di
quella assurda conversazione. Mi giro anch'io dalla parte opposta a
Louis. Ancora una volta ho sbagliato tutto.
Niall
"Dove
sono
Louis e Harry?" con il fiatone e il sudore che cola lungo le
tempio chiedo ai ragazzi che mi sono dietro
"Erano
davanti"
risponde Liam
"Dobbiamo
andare Niall. Non abbiamo più tempo cazzo" urla Zayn mentre
si
dirige verso il lato sud
Lo
seguiamo anche
noi preoccupati.
Intravedo
Paul che
sbuca dal corridoio laterale.
"Paul..."
mi interrompe asciugandosi la fronte con un diavolo per capello
"Quei
due
coglioni hanno preso la mia auto. Mi ha appena contattato l'autista.
Se non vi sbrigate non potremo più uscire dallo stadio.
Forza
forza!"
Entriamo
nell'androne più grande dove sono parcheggiate le due
vetture.
Io
entro nella
seconda dientro insieme a Paul, mentre Zayn e Liam vanno nella prima.
E'
una corsa contro
il tempo, anche dentro la macchina sento le urla dei fan fuori dal
portone che si aprirà a momenti. Abbiamo poco tempo. Ma che
cavolo
hanno fatto Harry e Louis? Perché sono andati a sud?
Vedo
Paul accanto a
me che sta cercando di chiamare qualcuno, ma non c'è campo.
"Porca
troia"
se ne esce lanciando il telefono sul sedile mentre io mi irrigidisco
del tutto
Si
aprono le porte.
L'auto di Zayn e di Liam parte immediatamente.
Il
nostro autista
gira la chiave, preme l'acceleratore.
L'auto
inizia a
sobbalzare ripetutamente su se stessa finché il motore non
si
spegne.
Paul
non può far
altro che trasalire al pensiero.
Le
porte sono
aperte, la macchina di Liam è già partita.
No
siamo ancora
fermi.
"Proca
di
quella troia. RIPROVA!" urla Paul al conducente che intanto sta
sudando tutto ciò che ha addosso. Io mi blocco su me stesso.
Non
vedo l'ora che questa serata finisca il più presto possibile.
L'autista
rigira la
chiave per la seconda volta, quindi spinge il piede
sull'acceleratore.
Marco
Luisa.
Oddio Luisa. Come ti hanno ridotta!
Era
colpa mia. Solo
colpa mia.
Salgo
sull'ambulanza
e la vedo sulla barella conla flebo attaccata al braccio. Alcuni
infermieri la stanno visitando, altri stanno regolando la
quantità
di sostanze da iniettarle.
"Vi
prego...
ditemi qualcosa" non c'è risposta alla mia domanda
Guardo
agitato prima
gli infermieri che ho davanti, subito dopo quelli a destra.
"QUALCUNO
MI
PUO' DIRE QUALCOSA, CAZZO?!" urlo con le lacrime agli occhi
"Cerchi
di
stare calmo. Noi..." una giovane ragazzina alza leggermente il
viso dal suo registro e mi sussurra dolcemente abbassandosi gli
occhiali lungo il naso.
Entra
immediatamente
l'autista dell'ambulanza. Mi sembra un tipo alquando trasandato e
arriva fino a me l'odore di fumo. Non ho la forza di dire nulla.
Sento solo il mio respiro affannoso.
"Le
auto dei
cantanti sono già uscite. Possiamo tagliare di qua"
Mette
in moto, preme
l'acceleratore, l'ambulanza parte.
Niall
L'auto
parte.
Usciamo con un accelerazione esagerata. I fan che sono prossimi alla
transenna devono essere stati portati via dall folata. Abbasso la
testa e non faccio in tempo a rialzarla, che un ondata di clacson mi
riempie la testa e una colpo di dimensioni incredibili mi fa andare
in avanti con il viso dritto sul sedile dell'autista.
Sento
un atroce
dolore alla testa, seguito da una strana sirena e dall'avvicinarsi di
mille urla di fan indemoniati.
Riesco
solo ad
alzare appena gli occhi verso il vetro davanti e mi accorgo che la
vettura ha picchiato con un'ambulanza.
Salve
a tutti i miei lettori.
Ecco
a voi il secondo capitolo di questa lunga storia. CHANGE.
Nel
primo capitolo non ho scritto questo resoconto alla fine
perché
volevo farvi rimanere sulle spine. Avete visto che Luisa è
rimasta
gravemente ferita perché pestata dalla folla in delirio.
Marco, dopo
vari e faticosi tentativi, l'ha portata fuori dallo stadio e per
fortuna la ragazza viene soccorso da un'ambulanza. Ma... Il capitolo
finisce con la perdita di sensi da parte di Marco causata
dall'incidente dell'ambulanza con una vettura.
Secondo
capitolo. Beh. Signori e signore. Larry. I nostri Louis e Harry sono
ostacolati da tutti e da tutti. Harry ha avuto una idea del tutto
sbagliata e affrettata. Non ha parlato di nessuno di questo suo piano
e soprattutto non sapeva che la macchina sul lato nord era di Paul. E
i ragazzi? Zayn e Perrie più dolci che mai. Ma cosa nasconde
Liam?
Perché è così strano quasi parla di
'band'? E soprattutto con chi
parlava al telefono? Il capitolo si conclude rivelando di chi fosse
la macchina che cozza con l'ambulanza. E' proprio la macchina che
porta dentro Niall (e Paul). Cosa succederà? Luisa? e Marco?
Non
vi anticipo niente e vi prometto che molto presto
pubblicherò il
terzo capitolo.
Un
bacio MIRCO
Seguitemi
su twitter: https://twitter.com/mircoinno
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Capitolo 3 *** HURT ***
3
HURT
Marco
Mi
risveglio in ospedale, sdraiato su un lettino, con la flebo attaccata
al braccio. Mi sento strano, come se qualcuno mi avesse picchiato
atrocemente. Con la mano destra faccio per togliermi i capelli dalla
fronte e sento un enome cerotto. Con dei piccoli movimenti con le
dita, cerco di capire quanto sia grande. E' un bel cerottone! Sistemo
il cuscino così da mettermi pù rialzato. Do un
occhiata intorno
alla stanza e non vedo niente. La persiana leggermente calata lascia
filtrare solo poca luce, il letto accanto al mio è vuoto e
profuma
di biancheria pulita. La porta della stanza leggermente aperta. Mi
permette di vedere solamente i medici che passano in fretta e furia,
alcuni pazienti in carrozzina, altri a piedi con le stampelle. Non
è
proprio un posto dei migliori in cui svegliarsi!
Luisa!
Riesco
a realizzare confusionariamente ciò che è
successo ieri sera. Dopo
aver portato Luisa fuori con una fatica estrema, un'ambulanza ci
soccorre e poi niente. So che una macchina è venuta addosso
all'ambulanza. Un incidente abbastanza violento. Io ho battuto la
testa e sono svenuto.
Suono
il campanello.
Aspetta
con ansia un medico o un infermiero. E mentre inizio ad agitarmi mi
vengono in mente le peggiori cose. Il mio iphone che ormai
sarà
diventato un pezzo di ferro da buttare, mia madre che non sa da che
parte di mondo siamo sia io sia Luisa.
Entra
un dottore abbastanza alto, con barba non troppo lunga e gli occhiali
sugli occhi.
"Buongiorno
ragazzo" mi dice con aria sorridente e spensierata, come se
fossi lì per una scampagnata o alla fiera del cioccolato
"Buongiorno"
gli rispondo perplesso "Cosa..."
"Stai
bene ragazzo mio. Una bella botta alla testa, ma direi che ti
è
andata di lusso. Avresti potuto romperti la testa"
Trasalisco
immediatamente spalancando le palpedre. Cazzo, l'ho vista bella!
"Perfavore,
giovane, mi diresti il tuo nome?"
"Marco"
"Grazie
mille. E un cognome?" non alzano minimamente lo sguardo e
intento ad annotare sulla cartella clinica
"Cenzi"
"Bene.
Adesso ti chiedo..."
"Dottore,
dov'è Luisa? E' una mia amica. Era al concerto con me.
L'hanno fatta
salire sull'ambulanza" lo interrompo preoccupato e già
stanco
dell'interrogatorio
Alza
gli occhi verso di me, il suo sorriso si muta subito in
un'espressione triste e rassegnata. Posa subito la penna con cui
stava scrivendo e lancia un sospiro.
"Perfavore,
me lo dica" mi vengono le lacrime agli occhi e il mio battito
cardiaco si è fatto talmente veloce che non riesco quasi
più a
parlare
"La
tua amica è... la tua amica è in coma"
Quella
parola rimbomba nella mia testa, mi manca improvvisamente il fiato,
gli occhi mi si riempiono di lacrime, lacrime amare e non riesco a
trattenerle. Mi scappa un singhiozzo dietro l'altro, poi le iridi si
fanno bagnate, e inizio a piangere.
"Che
vuol dire in coma?" urlo piangendo e alternando un singhiozzo
all'altro
"Marco.
Ti prego, calmati" la sua voce è rasserenante e anche
convincente, ma io non posso davvero calmarmi. Luisa, cazzo! Luisa!
"Là
fuori ci sono due persone che ti aspettano" mi sussurra
mettendomi la mano sulla spalla e cercando di aggirare l'argomento.
Mamma.
Papà.
Mi
tolgo le coperte di dosso, scendo da quel maledetto letto d'ospedale
asciugandomi le lacrime con la manica della maglia. Oddio mamma.
"Mamma!"
"Amore,
grazie al cielo!"
La
abbraccio con tutta la forza che ho e poi corro da papà.
Esce
il dottore dalla stanza e mia madre gli chiede subito se possiamo
andare a prendere un caffè al bar. Acconsente con piacere,
ritirandosi. Ma quello che volevo era ben lontano da un
caffè.
Quello che volevo era ritornare alla mattina del 29 giugno. Forse per
restare a casa, forse per rivivere quella giornata.
Niall
Mi
sveglio tutto intorpidito in un lettino dell'ospedale. Un dolore
atroce alla gamba destra mi fa socchiudere gli occhi e subito mi
viene da allungare le mani per toccarmi il punto in cui sento dolore.
E' stata la botta di ieri sera. Che serata del cazzo! Guardo il
telefono che ho accanto. Sono le otto del mattino. Qualche messaggio
su twitter che non voglio vedere. Sicuaramente parleranno di ieri
sera. Ci sono anche dei messaggi dei ragazzi.
Faccio
per alzarmi e cerco di muovere le gambe. Sento la gamba destra rigida
e pesante, come avvolta in blocco di marmo.
Mi
avevano ingessato la gamba.
Decido
di chiamare subito Paul.
"Paul..."
"Ti sei svegliato Niall?" mi
risponde con tono quasi affettuoso
"Sì, adesso. Ma
cosa succede? Che
ho fatto?"
"Tranquillo. Sono qui in
ospedale.
Arrivo subito da te." e riattacca
Mi sento veramente male.
Cerco di
ricordare cosa sia successo ieri sera sopo l'incidente. Mi asssalgono
la testa solo immagini nettamente sfocate, nulla di nitido e chiaro.
Soltanto un caos mi fa pensare che non sia stata affatto un ottima
serata. Solo dopo, in un secondo momento, dopo aver alzato il busto
sul cuscino mi ricordo tutto.
Dopo aver battuto la testa
ricordo di
essere caduto supino nello spazio che c'è tra i sedili
posteriori e
i sedili anteriori. Non appena ho battuto la testa per terra, il
sedile dell'autista è scivolato immediatamente all'indietro
chiudendo la mia gamba destra nello spazio sottostante. Un dolore
improvviso e atroce mi ha percorso in un attimo tutto l'arto
inferiore, dalla caviglia al ginocchio. L'ho sentita trafitta da
infinite lame. Non potevo fare nulla se non lanciare un lieve urlo. E
non riuscivo nemmeno a muovermi dalla posizione in cui ero.
“Niall. O Cristo.
Niall che hai
fatto?” mi s'è rivolto subito Paul con tono
alquanto preoccupato.
“Manda avanti il sedile, cazzo! Mi hai sentito?” e
rivolgendosi
all'autista fa per affacciarsi ai sedili anteriori “Mi hai
sentito... Oh merda!” L'autista era accasciato sul sedile
senza
sensi e il sangue gli scendeva lungo la fronte. Paul ha bestemmiato
un paio di volte. Io continuavo a sentire un dolore insopportabile,
mentre continuavo a trovarmi in quello spazio angusto e mentre la
sirena dell'ambulanza continuava a suonare.
Ho avvertito un colpo al
finestrino. Ho
alzato leggermente la testa e ho visto più di cento mani
tutte
accalcate davanti al vetro. Fan. La macchina era ferma, e i fan le
erano corsi addosso, scavalcando le transenne e trascurando la
sorveglianza che non riusciva più a gestire la situazione.
La
macchina era bloccata da tutti i ragazzi che, uscendo dallo stadio,
piano piano vi si affollavano attorno. Il caos. Quello era davvero un
disastro. Io non riuscivo a rialzarmi, l'autista era svenuto e ferito
e tra poco saremmo stati travolti da ottantamila ragazzi che uscivano
dallo stadio.
“Non ti muovere,
Niall. Vado davanti
per toglierti il sedile da sopra la gamba”
L'ho visto subito scavalcare
il sedile
e, dopo aver tirato qualche parolaccia, riesce a mandare avanti il
sedile che bloccava la mia gamba. Il sedile slitta in avanti. Sento
la mia gamba prendere aria, ma il dolore non diminuisca. Anzi
tutt'altro. Nel momento in cui provo a tirarmi su una fitta mi
rigetta a terra con un altro gemito.
Non vedevo niente. Non
sapevo cosa
stava succedendo là fuori. Sapevo solo che la macchina aveva
urtato
con un'ambulanza. E la sirena era accesa: quindi si trattava di
qualcosa di sicuaramente urgente.
Chi c'era dentro
quell'ambulanza?
Speravo con tutto il cuore
che nessuno
si fosse fatto niente, me compreso. Nel mentre sentivo la voce di
Paul parlare al telefono.
“Sì...
allo stadio. Un frontale con
un'ambulanza. L'autista è ferito e anche il cantante che sta
portando. No... Sì, penso di sì, ma non possiamo
uscire, siamo
bloccati da centinaia di fan. Sì... Va bene”
Paul aveva appena chiamato
la polizia.
“Quei due mi
sentiranno!” e
mettendosi le mani nella faccia in segno di estrema disperazione
“cosa cazzo è venuto loro in mente? Niall, tu
sapevi niente?”
Stringo i denti per il
dolore
socchiudendo anche gli occhi e dico 'no' con un filo di voce.
“Porca puttana. Se
usciremo vivi da
qua stasera dovremo andare in chiesa per un mese, altro che una
settimana. Come stai Niall?” mi ha detto cambiando del tutto
espressione. In quel momento ho sentito Paul non tanto come manager,
ma come un secondo fratello. Non pensavo davvero che gli stesse a
cuore la mia salute solo per i soldi e nemmeno per il successo.
Davvero, in quelle parole nonostante fossero state dette con un filo
di voce, sentivo che dietro a tutto c'era anche l'affetto che provava
per me. L'affetto che provava per tutti noi ragazzi.
Ho sentito allora altre
sirene: la
polizia. In meno di dieci secondi si sono precipitate attorno a San
Siro più di venti macchine piene di poliziotti. Sono usciti
dalle
vetture e si sono diretti verso il luogo dello scontro. Bacchetti in
mano e pistole in tasca. Speravo veramente che quelle armi fossero
rimaste al loro posto. Sentivo il rumore che facevano i bastoni
pattendo sugli scudi nonstante le urla dei fan fossero così
vicini.
I poliziotti hanno sbarrato
la folla
con gli scudi e hanno formato una vera e propria barriera per portare
tutti i ragazzi al di là del luogo dell'incidente. Ma non
avrebbero
picchiato nessuno, o alemeno era quello che speravo. Cercavano solo
di spaventare i fan, di portarli lontano, in modo tale che
l'ambulanza davanti a noi potesse indietreggiare.
Non mancavano certo i flash
dei
paparazzi. In quel momento li odiavo con tutto me stesso. Solo i fan
non odiavo, però non riuscivo a capirli, non riuscivo a
comprendere
come mai stessero facendo ciò pur avendo visto l'incidente.
Non si
rendevano conto? Non vedevano che là c'era un'ambulanza con
la
sirena accesa? Non capivo. Sentivo solo dolore e fastidio. Volevo
premere un tasto e tornare alla mattina del giorno prima. Volevo
ricominciare quella giornata da capo.
Ad un certo punto mi
è venuta
un'improvvisa voglia di vomitare. La nausea ha avuto la meglio su di
me: ansimavo sempre più velocemente e il mio fiato si faceva
più
tenue.
“Paul...”
non sapevo che altro fare
“Paul, mi sento male”
“Stai calmo. Ci
sono delle ambulanze
là dietro. Non appena i poliziotti hanno portato lontano i
fan e
questa davanti sarà ripartita... “ non fece in
tempo a finire la
frase che vomitai tutto ciò che avevo nello stomaco sul
fondo della
vettura. Paul aveva un'espressione disgustata e io non sapevo cosa
fare. Non riuscivo a pensare ad altro se non alla mia gamba.
Solo allora l'ambulanza
cominciò a
indietreggiare cautamente per non investire nessuno. Non appena ebbe
fatto una manovra sufficiente a girare nella direzione opposta alla
nostra vettura, accelerò e sparì dietro San Siro.
Dopo pochi secondi ho
sentito la sirena
di altre ambulanze che si avvicinavano alla nostra vettura ferma.
“Eccole, Niall,
sono arrivate. Ce la
fai? Eh, ce la fai a resistere due minuti?”
Faccio un segno affermativo
con la
testa.
La folla era trattenuta
dagli scudi dei
poliziotti. Dovevano essere davvero tanti e solo dopo mi resi quanti
fossero in realtà, solo dopo che gli infermieri, scendendo
dall'ambulanza, aprirono lo sportello e mi montarono sulla barella.
Sentivo che parlavano velocemente e non riuscivo a capire niente,
solo alcune parole messe a caso, sconnesse. Sgranai gli occhi per un
attimo, per vedere dove mi trovavo, dove mi avrebbero portato, per
rendermi conto di ciò che mi stava accadendo. E, pur essendo
sopra
una barella che stava per essere salita su un'ambulanza, vidi almeno
trenta macchine della polizia e così tanti poliziotti che
non
riuscii a capire quanti fossero. I flah delle macchine fotografiche
mi abbagliavano la vista e mi facevano girare la testa. Le porte
dell'ambulanza si chiusero, sentii solo un ago infilarsi nella carne
del mio braccio. Poi fu solo buio.
Mi sono risvegliato solo
quando
scendevano la mia barella al pronto soccorso. Parlavano di frattura,
di altri termini medici che non conoscevo. Ricordo solo di aver visto
anche l'altra ambulanza, quella che ha battuto contro la nostra auto
in un frontale. Era quella e ho visto anche la ragazza che portava la
barella proprio mentre gli infermieri la portavano dentro. Non
riuscivo a vedere ben nitidamente le immagini, non le ho visto il
viso, nemmeno il fisico. Mi ricordo solo dei suoi capelli:
voluminosi, luminosi, ricci e colore del fuoco. Erano davvero belli.
Rimasi a guardare mentre la scendevano dall'ambulanza e lo portavano
dentro l'ospedale. I suoi infermieri erano agitati, molto
più dei
miei. Chissà che cosa le era successo? Ero troppo stanco per
stare
sveglio. Il dolore persisteva nella mia gamba, le luci si sono accese
improvvisamente e mi sono accorto di essere in un corridoio. Poi mi
sono addormentato.
Louis
Harry è seduto
accanto a me. Davanti a
Paul che reggendosi con le mani è appoggiato al tavolo. Il
suo
sguardo truce ci rivolge sguardi tenebrosi. Harry tiene la testa
bassa, tra le mani. Stamani aveva pianto appena si era svegliato. Gli
si leggeva benissimo negli occhi. Ieri sera era stata una vera
follia. Un vero casino. Io e lui siamo finiti su tutti i magazines
del mondo.
Dopo che quella macchina era
partita,
mi sentivo veramente in colpa. Se fosse successo qualcosa non me lo
sarei mai perdonato. Avrei voluto telefonare a Paul, oppure mandargli
un messaggio. Non ho fatto niente. La scorsa sera avevo fatto un
tweet.
Greatest
night ever San Siro.
Stasera non avevo voglia di
scrivere un
cazzo. Mentre stavo guardando dal finestrino lo stadio che pian piano
si faceva sempre più piccolo, ho sentito la mano di Harry
toccare la
mia. Un tocco da brividi, un tocco che, se non fosse stato un altro
momento, gli sarei saltato addosso.
"Lou"
Non rispondo niente e
continuo a
guardare fuori dal finestrino. Nemmeno l'autista non ci rivolge
alcuna parola.
"Lou, siamo stati..."
Mi giro di scatto,
innervosito da
quella mano adorabile che mi irritava, da quella fantastica voce che
mi dava alla testa, dalla persona che amavo che in quel momento
pensavo di odiare sopra ogni cosa.
"Sei stato tu Harry! Porca
puttana! Lo sai cosa hai appena fatto? Lo sai questo? Lo sai che ci
hanno fotografato mille paparazzi. Lo sai che noi eravamo insieme? Lo
sai che eravamo PER MANO? Ti rendi conto di quello che hai appena
fatto?"
"Lou..."
"Ti rendi conto che abbiamo
lasciato i ragazzi da soli senza avvertirli di niente? Ti rendi conto
che questa macchina non era la nostra, ma era quella di Paul? E ti
rendi conto che se succede qualcosa di grave, il tour SARA'
SOSPESO?”
Fa una faccia terribilmente
rattristata
e volge lo sguardo a terra, mentre io continuo a guardarlo ancora
sudato per il concerto, ma ancora di più per ciò
a cui stiamo
andando incontro. In questo momento non riesco a pensare a niente se
non a tutte le peggiori cose che potrebbero accadere. Sono sempre
stato una personalità positiva, piena di buoni propositi e
privo di
qualsiasi brutta aspettativa, ma adesso un orrido pensiero mi riempie
le vene di sangue.
Mi giro anch'io verso il
finestrino,
come ha fatto anche Harry pochi secondi fa. So che lui sta piangendo
e non voglio guardarlo, perché farebbe piangere anche me,
perché so
che non resisterei a consolarlo. E so che lui mi abbraccerebbe, mi
stringerebbe, piangerebbe sul mio petto e io non potrei resistere.
Per una volta, davanti a Harry, devo essere forte, devo vincere
quella debolezza causata dalla sua presenza, devo resistere a quella
passione bastarda che tutte le volte mi toglie ogni resistenza.
Harry ha sbagliato, ma io
non ho avuto
la forza per fermarlo, non ho avuto il coraggio di dirgli no. Forse
è
proprio questo il nostro errore. Tra noi non ci sono compromessi, tra
noi c'è solo amore e guerra, guerra e amore. E adesso
è guerra,
dove nessuno parla, magari lui piange.
E ti assicuro, Styles, che
le tue
lacrime sono il colpo più doloroso che tu possa lanciarmi.
L'auto giunge davanti
all'albergo. Dal
finestrino noto che fuori ci sono già dozzine di paparazzi
con le
telecamere e le macchine fotografiche pronte. Ancora una volta un
flash nel viso, ancora una volta una faccia che non era la mia. Prima
scendo io, dopo esce dall'auto Harry asciuandosi gli occhi lucidi con
la manica della giacca. Lo spaventoso rumore di mille click mi invade
la testa. Ci fanno entrare subito, senza esitazione, come se
là
fuori fossimo un vero pericolo incombente.
Vedo subito Zayn e attorno
altre
guardie del corpo. Liam è più in là,
distante da loro e sta
parlando al telefono. Non appena le porte si aprono, si girano verso
di noi. Il loro sguardo è truce, i loro occhi sono
spaventati. So
che è successo qualcosa. Qualcosa di brutto.
Marco
Scoppio a piangere non
appena mi siedo
a un tavolino del bar dell'ospedale. Anche i singhiozzi si fanno
sentire e in questo momento non me ne frega un cazzo se metà
delle
persone nella stanza sono voltate verso di me.
“Tesoro”
mi parla dolcemente mia
madre accarezzandomi la testa
“L'idea di questo
concerto è stata
una cazzata. Una vera cazzata” le rispondo a voce alta
alzando la
testa dalle mani incrociate sul tavolo
“Non è
vero. Non è affatto vero. E'
stata l'idea più bella che tu e Luisa avete avuto. Marco...
non è
colpa tua se...”
“Se Luisa
è in coma!?” la guardo
con aria quasi di sfida, come se stessi per dirle: 'avanti, prova a
rispondere adesso. Cosa dirai?'
Infatti mia madre non dice
niente, si
ferma a guardarmi proprio con lo sguardo tipico di una madre che non
sa più che dire ad un figlio. E vi assicuro che quello
sguardo mi
faceva venire addosso una voglia di piangere ancora e ancora.
Passano due minuti. Il mio
latte caldo
è arrivato, ma non mi va di berlo. Mio padre ha preso un
caffè,
mentre mia madre sta prendendo un fazzoletto di carta dalla borsa. Me
lo porge e lo afferro senza ringraziare, come se anche quel
fazzoletto avesse colpa di quello che era successo.
“Posso
vederla?” le dico dopo
essermi asciugato gli occhi
Mia madre abbassa
leggermente lo
sguardo e fa un sospiro tutt'altro che sollevato. So che non
vorrebbe, ma so anche che non può declinare la mia
richiesta. Sa che
sento voglio vedere la mia migliore amica e non può
negarmelo.
“Vieni”
e si alza dalla sedia
prendendo con sé la borsa, i fazzoletti e una marea di
pensieri. Io
la seguo, tirandomi su la cerniera della felpa e strascicando le
ciabatte sul pavimento. Noto a sedere una ragazza, anche lei in
vestaglia da ospedale, con i capelli ricci, proprio come Luisa. Non
posso credere a quello che sto per vedere.
Camminiamo per un tratto di
corridoio
abbastanza lungo. L'odore dell'ospedale si fa ogni minuto che passa
sempre più nauseabondo. Un'aria di tristezza mi fa
socchiudere gli
occhi e mi fa venire freddo. Incrocio le mani. Leggo un'enorme
scritta davanti a me.
Rianimazione
Quella parola mi gela il
sangue. Quel
reparto mi fa trasalire. Subito mi assale una voglia di tornare
indietro, ma allo stesso tempo il desiderio di vedere Luisa mi spinge
avanti. Vado accanto a mia madre, le prendo il braccio e lo metto
attaccato al mio. Da solo non ce la posso fare.
E' quando vedo i genitori di
Luisa che
mi blocco sul posto. Non riesco più a muovermi e mi viene da
pensare
a dove stare in questo momento, alle ore 11.15 del 30 giugno, se non
fossimo andati a quel concerto. Perché quel giorno in cui
uscirono i
biglietti siamo riusciti a prenderli? Perché non abbiamo
dormito
fino a mezzogiorno? Così sarebbero finiti e noi saremmo
stati a
casa, tranquilli, in salute. E invece no. Sarebbe troppo facile. Una
persona fa di tutto per realizzare il proprio sogno, ci riesce,
perché in fondo ci siamo riusciti; e sul più
bello una corda di
questa meravigliosa chitarra si rompe, si spezza, si ricurva su se
stessa, e lo strumento non produce più la stessa musica di
prima. E
tu non puoi fare niente. Stai fermo, immobile davanti a un dolore che
non sai gestire, che non avevi mai provato prima di adesso, e vedi
con gli occhi ciò che prima avevi solo pensato. Non
è la stessa
cosa. Il dolore che leggiamo non è la stessa cosa del dolore
che
proviamo sulla pelle. I libri nonostante tutta la loro bellezza ti
raccontano le cose a metà. E' la vita nonostante tutta la
sua
bellezza che ti fa vedere le cose come sono veramente. Allora, solo
allora, tu capisci cosa voglia dire.
Harry
Liam riattacca la chiamata e
si
avvicina a noi due. Non ho mai temuto nessuno dei ragazzi, mai. Ma in
quel momento avevo paura di Liam, perché non gli avevo mai
visto
addosso quegli occhi così cupi.
“Niall
è su un'ambulanza. Lo stanno
portando all'ospedale di Milano”
Louis accanto a me lascia
immediatamente cadere il giacchetto di jeans che aveva in mano. Ma
non si gira, guarda fisso il vestito che è caduto a terra.
Io mi
volto prima verso Liam, poi verso Zayn, poi guardo quegli omaccioni
vestiti di nero. Mi avvicino lentamente.
“Ma...”
Non faccio in tempo a finire
la frase
che sento un cazzotto colpirmi il naso. Finisco a terra sul tappeto,
mentre Zayn e gli uomini trattengono Liam e Louis corre da me.
“Che cazzo hai
fatto Styles? Che
cazzo avete fatto voi due? Lo sapete quello che avete
fatto?!” Liam
ci sputa adosso tutta la sua rabbia mentre gli altri continuano a
trattenerlo e lui stesso tenta di avvicinarsi a noi.
“Calmati
Liam!” gli urla Louis
mentre mi aiuta a rialzarmi. Il sangue mi cola a flutti giù
dal
naso. Sento un dolore tremento lungo il setto. Guardo Liam per un
attimo e quegli occhi che gli ho lanciato vogliono solo dire: 'stai
zitto Liam, tu non sai niente di noi'.
“Paul è
in ospedale con Niall. Noi
non possiamo muoverci di qua” ci riferisce Zayn, mentre Louis
mi
porta su in camera e si gira un attimo per dimostrargli che ha inteso
le parole, ma con tutta l'intenzione del mondo non vuole
assolutamente rispondergli.
Mi sentio uno schifo. Ho
spedito Niall
in ospedale per chissà che cosa. Ho appena ricevuto un pugno
da uno
dei miei migliori amici. Manca solo che Louis mi mandasse a fare in
culo.
“Tieni la testa
bassa, così il
sangue può andare via” mi suggerisce dopo aver
chiuso la porta e
dirigendosi verso il bagno. “Hai capito, Harry?”
Non vedo niente, se non la
turpe
immagine di Niall su una barella. Non penso ad altro. Cerco di capire
cosa possa essere successo quella sera e cerco di discolparmi in
quasiasi maniera. Ma questo non è possibile.
“C'è
poco disinfettante, ma sono
sicuro...” Louis, tornato dal bagno, non finisce la frase
perché
mi vede piangere seduto sul letto, con le mani sporche di sangue, con
i capelli sudati. I miei singhiozzi diventano così cadenzati
che uno
tira l'altro, e non riesco a smettere. Questa è la serata
più
brutta della mia vita.
“Harry”
posa la boccetta di acqua
ossigenata e il cotone e mi corre incontro. Mi posa le mani sopra la
ginocchia e mi guarda dritto negli occhi.
“Louis”
gli dico piangendo “sono
una persona orribile”
“No Harry. Hai
sbagliato, è vero,
perché sbagliano tutti. Cosa credi che Liam abbia fatto
tutto bene
nella sua vita? Pensi questo, Harold? Beh, se lo pensi, toglitelo
dalla testa!”
Le sue parole sono
così confortanti e
melliflue che le mie lacrime smettono piano piano di scendere dai
miei occhi. Perché, Louis, tu sei l'unico che mi capisce? Io
ti amo,
Louis, e ti amerò sempre.
“Lascia che ti
disinfetti” mi
sussurra. Prende la boccetta, toglie il tappo e ne versa qualche
goccia sul cotone. So che mi farà male e mi
brucerà lungo la
ferita, ma se è lui a curarmi la ferita, anche il minimo
pensiero
del dolore non mi tocca per niente.
Lascio andare un lieve urlo
di dolore.
E lui continua a tamponare per qualche secondo.
Poi riavvita il tappo,
appoggia tutto
sul comodino e mi dice le parole più dolci che abbia mai
sentito,
parole che nessuno mi aveva mai detto, parole che io, Harry Styles,
non avrei mai saputo tirar furoi dalla mia bocca.
“Non sei una
persona orribile, Hazza.
Sei la persona più straordinaria che abbia mai conosciuto. E
ti amo.
Ti amo con tutto me stesso. Anche se sei un emerito coglione”
Un
grande saluto a tutti i miei lettori.
Siamo
ad un punto cruciale della nostra storia. Abbiamo scoperto che l'auto
di Niall ha fatto un violento incidente con l'ambulanza che
trasportava Luisa. Sarà solo un caso??? Ai posteri l'ardua
sentenza.
Mentre Niall si risveglia in ospedale con la gamba ingessata. Povero
Nialler! Davvero mi è dispiaciuto troppo per il nostro caro
biondo.
Ma vedrete cosa succedera...
Louis
è arrabbiato con Harry, ma non lo lascia mai da solo e
soprattutto
alla fine gli cura la ferita. Il nostro Louis rimane sempre dolce e
premuroso. Ma Liam? Misterioso e sempre più strano, sembra
scaraventare tutta la sua rabbia contro Harry. Ma è davvero
Harry la
causa della sua ira? Cosa nasconde questo personaggio? Vedrete poi...
Per
quanto riguarda Marco, beh, possiamo dire che il suo risveglio in
ospedale è stato tutto tranne che piacevole. La nostra cara
protagonista, Luisa, è in coma.
Non
voglio naturalmente svelarvi niente, ma siamo ancora all'inizio di
una lunga storia.
Un
grosso bacio a tutti i miei lettori.
MIRCO
|
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Capitolo 4 *** CHAOS ***
4
CHAOS
Harry
"Vi
rendete conto che siete usciti MANO NELLA MANO?" la voce grave e
fredda di Paul rimbomba in quella minuscola stanza di albergo.
Le
avvolgibili sono state calate, la luce sottile del giorno si insinua
dentro le fessure e solo una lampadina sul tavolo illumina la stanza.
Louis mi è accanto, sicuramente è più
tranquillo di me. Lo vedo,
lo sento.
Paul
è stato per tutto il resto della notte in ospedale, e si
è
trattenuto anche dopo che i medici avevano ingessato la gamba a
Niall. Solo dopo è tornato in albergo e ci ha chiamati
giù. Quando
io e Lou siamo entrati l'abbiamo visto solo di spalle, con le mani
dietro la schiena, che teneva dei giornali e alcune riviste. In quel
momento non mi ha fatto paura Paul, ma ciò che teneva in
mano,
perché sapevo che quando si parlava di giornali si parlava
di
problemi. Ci siamo messi a sedere sul letto, mentre lui ci è
sopraggiunto davanti sempre restando zitto. Non ha detto una parola,
ci ha solo consegnato in mano le due riviste, una a me e una a Louis.
Anche se in quella stanza non si vedeva granché, nessuno
avrebbe
avuto difficoltà a vedere che su quelle copertine c'eravamo
io e
Louis che ci tenevamo per mano mentre uscivamo dallo stadio.
Non
ho alzato lo sguardo verso Paul. Continuavo a fissare la nostra
immagine. Poi ho aperto le pagine interne, alla sezione in cui parla
di noi:
Harry
Styles e Louis Tomlinson mano nella mano. Svelato il mistero.
Anche Louis ha fatto lo stesso:
Larry
Stylinson. Tutto vero: mano nella mano dopo San Siro.
Ero stato io a prendere la mano a Louis. Ma cosa c'è in
fondo di
sbagliato? Perché tanta agitazione? Perché io,
Harry Styles, non
posso amare Louis Tomlinson e prenderlo per la mano? Che
cos'è che
odiano?
E' davvero questo l'amore? Annientarsi fino alla fine, schiacciare
ogni briciolo di felicità, per poi raccogliere i cocci?
Entrambi non fiatavamo. Avrei sicuramente detto qualcosa, come
sempre, ma stavolta l'avevamo fatta grossa. E per di più uno
della
nostra band ci aveva rimesso. Ero meglio che stessi zitto. Aspettavo
con ansia che qualcuno facesse qualcosa. Quel silenzio mi stava
letteralemente assordendo, avevo bisogno che quel rumore terribile
venisse infranto. Louis, per favore, dici qualcosa.
"Senza contare il fatto che avete preso la mia macchina. Senza
contare il fatto che ci avete lasciati lì come degli
imbecilli,
senza avvertirci. Senza contare il fatto che Niall ha avuto un
incidente. Voi uscite mano nella mano, entrate nella 'vostra
limousine' e ve ne fottete di tutti e di tutti!" la sua voce
è
aggressiva e offensiva, il suo tono è quello di chi lancia
una
sfida e allo stesso tempo di chi sa già di aver vinto. Noi
non
possiamo dire niente.
"Paul, abbiamo cercato di dirtelo" alza immediatamente la
testa Louis parlando con un rimasuglio di voce. E in questo preciso
momento mi sento il cuore in gola, mi sento tremare le vene e i
polsi, perché sento di amare Louis con tutto me stesso,
senza
riserve e senza segreti. Lui ha appena parlato per difendermi,
perché
sa che la colpa è stata solo mia. E io cosa ho fatto?
Niente.
E' proprio così, Styles. Tu fai sempre o tutto o niente. Non
riesci
a fare mai qualcosa di giusto, vero?
"Dirmi cosa, Louis? Dirmi che volevate prendere la mia auto per
stare cinque minuti in macchina VOI DUE? Questo volevate dirmi?"
Louis non risponde, ma è vero: gli avremmo detto proprio
così se
solo ce lo avesse permesso.
"E cosa pensavate che vi dicessi? Certo! Senz'altro. Prendete
pure la mia macchina e già che ci siete fate anche un giro
turistico
della città"
Ancora un silenzio tombale.
Con un sospiro Paul si siede sulla sedia di fronte a noi e la sua
rabbia sembra essersi calmata. Forse vuole solo dirci qualcosa senza
urlare, senza alzare la voce, magari anche con affetto. In fondo lui
ci vuole bene, ma non può permettersi che accadano cose del
genere.
Lo licenzierebbero.
"Ascoltatemi bene. Ieri sera è successo un bel casino e voi
ne
siete a conoscenza. Non c'è nessun giornale che non parli di
ciò
che è successo. Di voi, di Niall con una gamba ingessata, di
una
ragazza che, a causa dell'incidente della sua ambulanza, è
in coma.
Per queste cose, miei cari ragazzi, si cancellano i tour"
E giuro che in questo momento le sensazioni più brutte mi si
sono
catapultate addosso a tutta velocità.
Paul si alza dalla sedia con molta lentezza, inizia a fare avanti e
indietro davanti e noi:
"Non possiamo risolvere tutto adesso, è chiaro. Ma voi
dovete
immediatamente negare in un intervista che state insieme, negare che
siete una coppia, e negare anche tutte queste cazzate che dicono i
giornali. Ne va della vostra carriera" e avvicinandosi col viso
a noi e abbassando la voce "e della mia."
Mi giro subito verso Louis, conoscendo la storia, e lui mi guarda con
aria complice, ormai abituato alle smentite.
"Ma stavolta sarai tu a smentire, Harry. Tu, e non Louis. Sono
stato chiaro?"
La mia faccia cambia espressione in un millesimo di secondo e se in
un primo momento sono stato quasi rasserenato all'idea di una stupida
intervista smentitrice, adesso sono assai preoccupato per
ciò che
dovrò fare. Paul sa che non riesco a mentire e, come lo sa
lui, lo
sanno tutti. Questa intervista, fatta da me, sarà la prova
inconfutabile che io e Louis non stiamo insieme. E' un trucco, un
ottimo trucco.
Non aggiunge altro, fa cenno di andare e intanto si tira fuori dalla
tasca un pacchetto di sigarette. Louis si avvia verso la porta,
mentre io, prima di varcare la soglia, gli dico con aria quasi
supplichevole:
"Il tour verrà annullato?"
"Non sarò io a deciderlo e nemmeno loro. Sarete voi" senza
nemmeno girarsi e accendendosi la sigaretta in bocca mi risponde
così. Subito dopo chiama Louis: "Louis, devo dirti ancora
qualcosa. Harry perfavore lasciaci soli"
E mentre rientra nella stanza morendosi le labbra con i denti, lo
incrocio sulla soglia della porta, gli lancio solo uno sguardo e poi
me ne esco sentendo dietro di me sbattere la porta. Un dolore alla
stomaco mi riempie di dolore.
Che
cosa ci sta succedendo, Louis? Perché siamo così
deboli? Perché mi
sembra che qualcosa tra noi si stia rompendo?
Niall
Dopo aver chiamato Paul, mi soffermo a guardare la mia bella gamba
ingessata. In fondo non sono mai stato un tipo pessimista, uno che si
fa buttar giù da così poco, e cerco di trovare
qualche battuta
divertente da rivolgere a Paul quando entrerà.
Si apre la porta e io subito con un sorriso a trentadue denti:
"Adesso non c'è più pericolo che sbagli i passi"
Paul mi guarda come se avesse visto la cosa più demenziale
del mondo
e poi si siede sul mio letto.
"Cretino" e si lascia scappare una risata "come stai?"
"Bene. Anche se mi sento una gamba più pesa dell'altra"
è
più forte di me, non ce la faccio a non scherzare con Paul.
So che
lui sta al gioco, so che le mie battute sono sempre ben accettate.
"Hai finito?" mi guarda con aria lievemente scocciata
"Sì, d'accordo. Mi sono rotto la tibia?"
"Perspicace il ragazzo. Ebbene sì. Diciamo che il sedile
davanti ti è scivolato sulla gamba. Una buona uscita di
scena per un
grande cantante come te, Niall" anche Paul si mette a scherzare
con me, forse per nascondermi cosa ha da dirmi, forse per prepararmi
alla botta che sta per lanciarmi
"Sai bene che non potrai tornare sulle scene per almeno un mese.
Grazie al cielo la tua frattura è stata una delle meno gravi
e la
riabilitazione sarà di breve durata" comincio a rassernerami
"Ma intanto il tour continua, Niall. Lo sai questo vero?"
Annuisco con il viso e so quello che dirà.
"Più tardi i ragazzi verranno a trovarti e deciderete che
cosa
è più giusto fare"
"Paul... sai... insomma... ieri sera... hai presente
l'ambulanza?"
"Quella ragazza è in coma. Il ritardo dell'ambulanza non le
è
giovato molto" Paul sa già cosa voglio chiedergli.
Coma. Questa parola orrenda mi fa allontanare gli occhi dallo sguardo
di Paul.
Quei lunghi capelli ricci, colore del fuoco, belli e luminosi. Mi
ricordo solo i suoi capelli, non ho nemmeno visto il suo viso, eppure
qualcosa dentro di me, qualcosa di potente, mi fa pensare a lei.
Cazzo! Era venuta a Milano per vederci, per vedere i suoi idoli, e
per uno stupido incidente si ritrova in ospedale in coma. Tutto
ciò
mi dà una strana sensazione, ma ancora più
inspiegabile è il fatto
che mi senta legato a lei. In fondo l'ambulanza che la portava si
è
scontrata con la mia auto. Sono curioso di sapere davvero chi sia
questa ragazza. Ma forse sono solo pensieri sul momento. Forse sono
solo io che mi immagino cose che non esistono.
"Niall. Niall. Tutto bene?"
"Sì sì. Pensieri. Pensi che sia molto grave?
Intendo... la..."
"Non so propio niente e nemmeno i giornali dicono di più di
quanto non sappiamo anche noi"
Faccio una facci di approvazione: "Tienimi informato"
"Oh sicuramente. Tornerò più tardi con i ragazzi.
Stai qua..."
non finisce la frase che entra il medico. Un dottore assai giovane,
forse quarantenne, senza un velo di barba, ben vestito e senza
occhiali. Chissà le infermiere come gli stanno dietro, penso
tra me
e me.
"Ecco il nostro Niall Horan. E' un piacere averti in ospedale,
Niall" mi porge la sua mano e scoppiamo in una risata di intesa.
"Fortunatamente la tua frattura non è grave, anzi tutto il
contrario. Ma, come hai potuto vedere, l'ingessatura è stata
necessaria. Ti terremmo qua per altri due giorni e poi potrai
iniziare la riabilitazione"
"Ci vorrà molto, dottore?" gli chiedo abbastanza
preoccupato
"Assolutamente no. Se farai tutto ciò che ti diremo di fare,
entro un mese potrai tornare sul palco"
Sono abbastanza rasserenato all'idea di non stare troppo con quel
fardello sulla gamba, ma allo stesso tempo mi sembra davvero tanto
tempo, un tempo lungo e pieno di noia, dove non sento altro che la
mancanza dei riflettori, delle urla dei fan, degli abbracci dei miei
amici.
Verso le due del pomeriggio sono arrivati tutti. Il primo è
Zayn, me
lo aspettavo. Entra nella stanza cantando "I'm walking round
with just one leg". Che idiota! Però, almeno, mi
fa morire
dalle risate.
"Come sta il nostro biondo?" mi fa sedendo sul letto
accanto che è vuoto
"Il vostro biondo sta meglio. Molto meglio" gli rispondo
mettendomi il cappello new era in testa.
Ecco che sento cantare dal corridoio e non appena entra nella stanza
se ne esce con "I give him hope, until he'll broke his leg".
Eccone un'altro di cretini. Liam!
"Bro! Che cazzo hai combinato, eh?" mentre mi scaruffa i
capelli
"Ah, lasciamo stare! Ieri sera penso di aver perso almeno
vent'anni di vita" li guardo ridendo
"L'hai rischiata grossa. Che ti hanno detto i medici?" mi
fa Zayn
"Che non è grave. Tutt'altro, sono stato fortunato. Mi
rimetteranno tra pochi giorni e dovrò iniziare la
riabilitazione"
Le loro facce si fanno serie. So cosa stanno per dire e sapevo che
prima o poi avremmo dovuto parlare dell'argomento: il tour. Sento
bussare alla porta.
"Avanti" urlo, mentre Zayn e Liam si girano verso
l'entrata. Mancavano solo loro, mancavano Harry e Louis. Entrano
sorridendo, di quei sorrisi che nascondo dietro sempre qualcosa di
tutt'altro che felice. E' Louis a parlare e so già
ciò che mi vuole
dire.
"Niall. Io e Harry vogliamo davvero chiederti scusa. Noi..."
ma lo interrompo subito accennando un bel sorriso "Ma che dici,
Louis? Dovete stare tranquilli. Io sto bene adesso. Tra pochi giorni,
dopo alcuni accertamenti, mi rimandano. Dai, dimentichiamoci di ieri
sera!"
Louis mi stringe la mano, come facevamo sempre; Harry alza la testa e
mi sorride. Si vede lontano un miglio che ha pianto: i suoi occhi
sono lucidi e gonfi, e tira su con il naso. E' successo qualcosa, me
lo sento. Zayn e Liam lo sanno, ma adesso non voglio chiedere nulla.
"Stavamo giusto parlando del tour" riprende il discorso
Zayn rivolgendosi a Harry e a Louis
"Non dovete annullarlo" dico io prontamente. Tanto ormai
sapevo che volevano arrivare a quello e ci tenevo già
dall'inizio a
dire la mia. Il tour non deve essere annullato.
"Niall, ma come faremo senza di te?!" si alza dal letto
agitatissimo Liam, come se avessi detto un'atroce blasfemia.
"Liam, calmati" gli fa Zayn perplesso, mentre anch'io lo
guardo con aria più interrogativa che mai
"Potremmo ritardarlo di un mese" propone Louis "il
tempo che Niall si rimetta e che possa tornare sul palco, e poi
ripartiamo"
Zayn mostra un'espressione a metà tra l'approvazione e il
rifiuto,
mentre Niall non vuole.
"No, no. Non potete. Vi rendete conto? Questo vorrebbe dire
annullare trenta tappe e forse più. E chi vi ha detto che mi
serve
un mese per rimettermi? Magari me ne servono due, tre..."
"NIALL!" urlano in coro
"Non lo dire nemmeno per scherzo!" mi fa Zayn serio
"Ma siete sicuri che funzionerà? Voglio dire: le parti di
Niall
chi le canterà? Saremo in quattro. E i fan? Per loro
sarà la stessa
cosa? Può darsi che alcuni si rifiutino di venire" dice Liam
appoggiato sul davanzale della finestra
"E che non vengano allora!" salto su io "è ovvio che
se sospenderete il tour sicuramente i fan non verranno. E per di
più
considerate tutti i sold per rimborzare i biglietti. Ragazzi, no!"
"Niall ha ragione" interviene Zayn "Sospendere il tour
sarebbe la soluzione peggiore, senza pensare a cosa succederebbe se
lo annullassimo. E poi non penso affatto che i fan non verranno, anzi
penso proprio che sosterranno molto Niall"
"Ben detto Zack!" le dico con l'occhiolino mentre il nostro
Malik scoppia a ridere
"Scusate ragazzi" dice Liam e tutti ci giriamo verso di lui
mentre esce dalla stanza con il telefono all'orecchio.
"Ma si può sapere che ha Liam ultimamente?" chiede Louis
"E chi lo sa? Ieri sera prima dello spettacolo si è
allontanato
quando ha ricevuto una telefonata" gli riferisco
"Glielo avete chiesto?"
"Certo. Ma ha detto che era sua madre, che era importante.
Cazzate insomma"
Louis aggrotta la fronte e si mette a pensare.
Di nuovo il pensiero di quella ragazza mi invade la mente.
Sicuramente loro sapranno qualcosa...
"Ragazzi... sapete niente di quella ragazza... quella che era
nell'ambulanza...?"
"Ah. Poverina, so che è in coma. Ce lo ha riferito Paul
stamani" risponde Louis
"I giornali non si dilungano nelle spiegazioni. Non sappiamo
praticamente niente" continua Zayn
"Sapete... qua in ospedale... insomma... il reparto?"
chiedo arrossendo
Non hanno tempo per rispondere che entra Liam nella stanza:
"Ragazzi, le auto sono giù. Dobbiamo scendere"
Harry non ha detto una parola, lo vedo ora che anche lui guarda il
telefono e solo adesso apre la bocca:
"Anch'io vado, ragazzi. E' arrivata la mia auto. Sono con
Preston" e abbassando la testa e sospirando lievemente "ho
una piccola intervista al maxi-studio. Niente di che"
Non so di cosa si tratti, ma so benissimo di cosa possa trattardi.
"Niall, stasera allora partiamo. Andiamo in Germania" mi si
rivolge Zayn con le lacrime agli occhi
"Dusseldorf! Date il massimo, eh! Io sarò lì con
voi" non
finisco nemmeno la frase che Zayn mi abbraccia e mi stringe con tutta
la forza che ha.
"Mi raccomando, Nialler" mi fa Louis unendo l'indice e il
pollice della mano destra, come facevamo sempre.
"Ciao Niall!" mi saluta Harry dandomi il pugno.
"Ciao ragazzi. Mi mancherete!"
"Anche tu a noi"
E i miei cinque migliori amici escono dalla stanza, portandosi con
sé
anche una parte del mio cuore, quella parte che tra due giorni
canterà con loro a Dusseldorf.
Harry
Sono abbastanza nervoso per quest'intervista del cazzo. Devo
semplicemente dire che io e Louis siamo solo amici, che non stiamo
insieme, che non esiste niente tra di noi. In fondo non avrei detto
del tutto stronzate davanti alle telecamere. Stamattina è
successo
proprio quello che non avrei voluto succedesse mai.
Ero in camera, seduto accanto alla finestra, stavo osservando quanto
è bella Milano illuminata dal sole e in una giornata estiva
così
calda e piacevole. Hanno poi immediatamente alla porta e sono andato
ad aprire.
Louis.
"Louis!" gli ho fatto perplesso, accennando un sorriso che
si faceva man mano più grande e felice "entra"
Ha fatto proprio come gli avevo detto. Ma si è bloccato
davanti alla
porta chiusa, e mi fissava negli occhi, forse aspettando che gli
dicessi qualcosa, forse aspettando il momento giusto per dirmi lui
qualcosa. Ed è stato proprio così.
"Prendiamoci un po' di tempo, Harry. Solo un po' di tempo. Per
pensare, per riflettere. E' quello che abbiamo bisogno tutti e due"
"Che vuoi dire? Che vuol dire prendiamoci del tempo?"
gli ho fatto preoccupato, iniziando a respirare più
velocemente. Che
cazzo stava dicendo Louis?
"Per ora stanno succedendo solo casini, niente va per il verso
giusto. Sembra che tutto ciò che facciamo sia sbagliato.
Forse
abbiamo bisogno di pensare... a noi, Harry"
"Mi stai lasciando, Lou?"
"Ti sto chiedendo solo del tempo"
"Tempo..." ho detto guardando il pavimento con un falso
sorriso "Il tempo. Quello che non abbiamo mai avuto. Quello che
nessuno ci ha mai dato"
Deglutendo, anche lui ha gettato lo sguardo a terra, perché
sapeva
bene che stavo dicendo la verità, la dura bastarda
verità.
"Prenditi il tempo che vuoi, Louis. Io non ho proprio bisogno di
pensare a niente: so già tutto. Ma tu hai tutte le ragioni
del mondo
per averne bisogno" gli ho risposto mentre gli occhi iniziavano
a inumidirmi. Non volevo, però, piangere di fronte a lui,
non volevo
farmi vedere così debole.
"Adesso esci e vai a pensare a quello a cui devi pensare"
gli ho detto indicando la porta
"Harry..." cercava di calmarmi, ma l'ho subito interrotto
"HO DETTO VATTENE!" gli ho urlato con tutta la voce che
avevo in gola. E così ha girato la maniglia, è
uscito da quella
stanza e non ci è mai più rientrato. Io ho
richiuso la porta con un
calcio e mi sono appoggiato con la schiena alla parete. Avevo voglia
di fare solo una cosa, avevo voglia di piangere, e ho pianto tutta la
mattina. Per Louis, per Niall, per tutto.
Non ho nulla di che addosso, ho solamente una tshirt e un paio di
pantaloni di jeans. E' un intervista del tutto funzionale, nessuno
parlerà dei miei vestiti o delle nuove scarpe. E' stata
ideata solo
per quello scopo. C'è Preston ad accompagnarmi, Paul
è occupato con
i preparativi per la partenza.
"Sarà un'intervista come tutte le altre. Ti chiederanno due
cose sul tour, sulle due date di Milano, se siete emozionati o se non
ve ne frega niente, cose così insomma"
E mentre entriamo nello studio gli faccio come a prenderlo in giro:
"Fammi indovinare. Alla fine mi faranno vedere una foto di me e
Louis mano nella mano e io dovrò dire che lui è
un mio grandissimo
amico e che non c'è niente tra di noi"
Lui mi dà una pacca sulla schiena ed entro nella stanza.
Tappezzeria
gialla rossa, abbastanza vomitevole, almeno venti telecamere puntate
su due seggioline su una delle quali è seduta
un'intervistatrice
abbastanza giovane, mora, con una minigonna rosa e un sorriso che
partiva da un orecchio e andava all'altro.
Dai,
Styles, ce la puoi fare.
"Insomma, Harry, ci stai dicendo che per voi venire in Italia
è
davvero una grande emozione?"
"Certamente. Noi tutti, compreso io in persona, adoriamo i fan
italiani. Penso siano i fan più scatenati del mondo"
"Ottimo! Migliaia di ragazzi staranno seguendo la tua intervista
su twitter. Vuoi dire loro qualcosa?"
"Voglio, innanzitutto, rivolgere loro un infinio grazie per
tutto ciò che stanno facendo. Secondo dieci punti a chi ieri
sera
aveva la maglietta I got a dirty mouth"
La signorina scoppia immediatamente a ridere e anch'io sorrido verso
le telecamere.
"Bene Harry. Guarda allo schermo la foto che sta per apparire...
Ecco!"
Sullo schermo gigante dietro a me appare una delle centinaia di foto
scattate ieri sera che ritraggono me e Louis mano nella mano che
usciamo da San Siro. La guardo per mezzo secondo e giro subito lo
sguardo verso la ragazza:
"Dicono che ci sia del tenero tra te e Louis... Cosa ci dici al
riguardo?"
La domanda tanto agognata è appena arrivata. E mi travolge
in tutta
la sua stupidità, in tutta quella falsità. Bene,
è il mo momento.
Preston mi sta guardando, centinaia di telecamere mi stanno
riprendendo, migliaia di fan su twitter mi stanno ascoltando. Faccio
un sospiro, non penso a niente, guardo 'intervistratrice
aggiustandomi i capelli e rispondo impassibile:
"No. Siamo grandi amici. Tuttavia tra me e Louis non c'è
niente. Niente"
Marco
E' là dentro, stesa sul lettino da ospedale, coperta da un
lenzuolo
verde, con la testa leggermente rialzata. I suoi capelli gli cadono
lungo il cuscino senza coprire il viso. La mascherina sulla bocca, la
flebo nel braccio, la macchinetta al suo fianco che registra i
battiti del suo cuore. Chissà se sente che sono accanto a
lei.
Luisa.
Che cazzo è successo? Perché è andata
così?
Sulla spagliera del letto ci sono i vestiti che indossava ieri. I
pantaloncini di jeans, la maglietta stampata con crazy mofos, le vans
per terra. Manca quel maledetto cappello.
Lei non si meritava per niente tutto questo. Eravamo così
felici nei
giorni passati, forse eravamo le persone più felici del
mondo, e
guardaci adesso. Non riesco davvero a credere che tutta quella
allegria sia finita in un mare di lacrime. Che tutto si sia consumato
così velocemente nelle mura di un'ospedale.
Le stringo la mano per un attimo.
Luisa,
svegliati che torniamo a casa e dimentichiamo tutto. Torniamo in
Sacra il sabato pomeriggio, torniamo a ballare la sera, torniamo in
motorino di notte, torniamo a vivere la nostra estate da grandi
amici. Però svegliati, adesso, senza perdere nemmeno un
momento,
senza sprecare nemmeno un attimo.
"Marco, devi uscire" mi fa il medico entrando nella stanza
"Sì, arrivo"
"Ciao Lou. Stanotte resto qui assieme a tua madre. Siamo qua
fuori. Siamo qua con te" e le lacrime si fanno sentire negli
occhi, come il sale si fa sentire sulle labbra quando ci tuffiamo nel
mare. Stesso sapore amaro.
Ed uscendo da questa stanza, mi pare di entrare nel nulla.
Perché in
fondo la persona alla quale voglio più bene è
là dentro, e io
adesso sono fuori che la sto guardando dal vetro. E non c'è
altra
cosa che vorrei se non rientrare da lei.
Maledetti
biglietti. Maledetto ventinove giugno. Maledetti One Direction.
Dopo un boccone e dopo aver rigirato più volte la forchetta
in quel
piatto, decido di uscire un po' al sole, a fare due passi. Prendo
l'i-pod che mi avevano portato i miei, mi metto le scarpe ormai da
buttare per il casino di ieri sera. Il giardino dell'ospedale
è
davvero un bel posto, con quel sole e quel caldo si stava benissimo.
Lungo il vialetto ci sono delle aiuole in fiore, piene di colori e
ben tenute, e sotto gli alberi si trovano delle panchine il legno,
dove si siedono quelli come me che, annoiati là dentro,
escono per
cercare un po' d'aria e un po' di sole.
If
you were pretending from the start
like
this
with
a tight grip
then
my kiss can mend your broken heart
I
might miss everything you said to me
Un anziano signore con il bastone e con un enorme cerotto su una
tempia avanza con piccoli passi verso la panchina e una ragazza,
forse con qualche anno più di me, scrive qualcosa su un
diario. E'
una brutta sensazione il fatto che io possa muovermi, che domani mi
rimandino, che non mi sia fatto che un graffio, e la mia migliore
amica sia in coma. Vorrei fare qualcosa, ma so che non potrei fare
nulla. E quel senso di inutilità mi grava come un enorme
carico e,
ogni volta che ci penso, il peso aumenta e io ne resto schiacciato
Again
we take the same roads
two
days in the same clothes
I
know just what she'll say if I can make all this pain go
Se davvero potessi far sparire tutto questo dolore! Come dice Harry,
se potessimo ricominciare tutto da capo.
And
we can start it all over again.
Sono quasi arrivato dalla parte opposta dell'ospedale, decido allora
di prendermi una fanta alla macchinetta delle bevande e di sedermi
sulla panchina, visto che sono abbastanza stanco. Ce ne sono due di
fronte, su entrambe c'è qualcuno. Su quella alla mia
sinistra c'è
una ragazza che sta piangendo e un'infermiera le si è messa
davanti
e sta cercando di consolarla; su quella a destra c'è un
ragazzo con
il cappuccio della felpa in testa, gli occhiali da sole e una gamba
ingessata. Ha fermato la carrozzina proprio accanto alla panchina.
Deve essere sicuramente un tipo scontroso, quindi, avvicinandomi, con
un cenno chiedo se posso sedermi. Annuisce solamente scuotendo il
viso.
Guardo il mio i-pod. Sono le quattro del pomeriggio e dentro le mie
cuffie c'è di nuovo Over again.
Non so perché, ma quel tipo mi incuriosisce. Ha qualcosa di
familiare, qualcosa che mi sembra di conoscere terribilmente bene. Mi
tolgo dalla testa questi pensieri e cerco di scambiare due parole:
non ho per niente voglia di tornare dentro a quella stanza.
"Ne vuoi un po'?" gli faccio offrendogli la lattina della
fanta.
"No, grazie" mi risponde scuotendo la testa.
Questa voce. Mi sembra di conscerla da sempre, mi sembra di aver
parlato con questo ragazzo da una vita. Cerco disperatamente di
ricordarmi di chi possa essere questa voce.
Sto delirando. Sarà stata la flebo che mi sta facendo
impazzire.
"Che hai fatto alla gamba?" gli domando con tono più
contenuto, pronto a scusarmi se si fosse offeso
"Non mi va di parlarne, scusa" mi risponde senza nemmeno
guardarmi
"Scusami, non volevo" come volevasi dimostrare, penso tra
me e me. Mi metto allora le cuffie e sta suonando I would.
Back
in my head we were kissing
I
though things were going alright
With
a sign on my back saying kick me
Reality
ruined my life
Porca puttana! Sgrano immeditamente gli occhi e trattengo il respiro,
guardando dritto in avanti. La voce di quel ragazzo, quella cazzo di
voce l'ho appena sentita nelle cuffie. Mi giro lentamente verso di
lui, che ora si è messo di profilo e noto che sta guardando
dritto
davanti a sé. Adesso capisco! Adesso capiscio
perché era così
familiare! Stesso naso, stessi lineamenti, stessa voce.
Porca troia! Quel ragazzo accanto a me è Niall Horan.
Salve
bellezze.
Scusate
per il ritardo. Ho avuto da fare un po' a scuola ultimamente, ma
eccoci qua con il quarto capitolo. Voglio innanzitutto ringraziare
tutti quelli che stanno leggendo la mia storia. Grazie mille davvero
anche a quelli che hanno recensito.
Quarto
capitolo. Il casino del 29 giugno si riversa tutto sul 30 giugno. Un
giorno di caos per tutti.
Partiamo
dai Larry. Louis e Harry sono stati visti mano nella mano e vogliono
che Harry, DA SOLO, faccia un'intervista per smentire ciò
che i
giornali dicono.
Louis
intanto chiede del tempo a Harry. Ma cosa c'è sotto?
Marco
è davvero triste per la sua amica, improvvisamente odia
tutti e
tutto... ma proprio nel giardino dell'ospedale fa uno strano
incontro. Beh. Diciamo che incontrare Niall Horan non è
un'occasione
che capita tutti i giorni. Quanti di voi lo vorrebbero?
Domande,
dubbi e conti in sospeso: Louis, Liam, Niall e la nostra protagonista
Luisa. Vedrete poi. Siamo solo all'inizio di una lunga storia.
Un
bacio grande grande.
MIRCO
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Capitolo 5 *** REVELATIONS ***
5
REVELATIONS
Liam
"Stop" urla Robert, il produttore discografico e smetto di
cantare togliendomi le cuffie.
Lo guardo per cercare una conferma a quello che sto facendo, per
trovare un gesto di approvazione. Non sono veramente sicuro di come
sia andata questa prova.
"Eccellente. Eccellente!" applaudisce, mentre esco dalla
camera di registrazione
"Non è vero, Robert!" gli faccio grattandomi la testa
"Ah beh! Questo lo dici tu. Io dico che è assolutamente
perfetta" mi fa deciso e conciso.
Abbasso lo sguardo e mi siedo accanto a lui. Preme play alla
registrazione appena fatta e ascolto la mia voce nelle casse. Questa
canzone è veramente bella, forse diversa da tutte quelle che
ho
cantato fino ad ora.
"Cos'è che non ti convince, Liam? Il testo, le parole...
Dopo
faremo gli arrangiamenti, stai tranquillo"
"No. Non è quello..." nota la mia aria lievemente affranta
"Liam. Tu hai troppo, dico troppo, talento per restare in un
gruppo come gli One Direction"
Rigiro le labbra come se non credessi veramente a ciò che mi
sta
dicendo.
"Devi credermi, Liam. Questo pezzo ti porterà al successo,
questo pezzo di farà scalare le classifiche. Ti
porterà in cima al
mondo!"
In cima al mondo.
Queste
parole così belle e preparate mi rimbombano nella mente,
come un
sogno, un'illusione, un qualcosa che non ho ancora visto sino ad ora.
"Pensa a cosa voglia dire. Solista. Il pubblico è solo tuo e
tu
sei l'unico re del palcoscenico" mi dice Robert
"Sto bene con loro. Siamo una grande famiglia..."
"Non rimarrai solo! Toglitelo dalla testa. Sarai sempre
accompagnato da tantissima gente importante"
"Il successo che abbiamo non è affatto poco" cerco di
fargli capire
"Il successo che avrete sarà poco, Liam. Gli One Direction
hanno già bruciato tutto l'idrogeno che avevano a
disposizione.
Adesso non gli rimane che implodere. Cosa pensi che succeda dopo
questo tour? Scivoleranno sempre più in basso, sempre
più giù,
finché non rimarrà niente"
"Mi sembra impossibile"
"Lo so, Liam. Ma ascolta me, che sono esperto di questa roba. La
storia degli One Direction re della musica non durerà a
lungo, è
destinata a fare la fine di una meteora. Per questo ti sto offrendo
questa grandissima occasione!"
"Dovrei lasciare gli One Direction"
"Ma certo, Liam. Tu hai un talento eccezionale: facciamolo
spiccare! Rendiamolo unico!"
"E cosa mi dici del tour?"
"Di tour ne avrai quanti ne vorrai. Che te ne frega di questo? E
dopo quello che è successo adesso - Niall con la gamba
rotta, la
ragazza in coma - sarà un vero flop"
Si gira con la sedia per prendere un foglio appena stampato e me lo
porge.
"Guarda, Liam. Questo tour sta andando in tutti i modi tranne
che bene"
Il foglio rappresenta un grafico, non mi soffermo nemmeno a guardare
quali siano i paramentri. Vedo solo una linea verde rivolta verso il
basso.
"Questo non vuol dire niente, Robert. Noi abbiamo milioni di
fan..."
"Non stiamo parlando di fan. Stiamo parlando di successo, di
fama, di soldi" conclude lui "gli One Direction avranno un
fama di gran lunga ridotta rispetto a quella che avrai tu, dopo il
nostro contratto. L'età del pubblico si alzerà,
le canzoni che
inciderai saranno diverse. Sarà tutto un altro mondo"
"Non sono convinto, Robert"
"Non capisci, Liam? Se tu verrai con me, scalerai le
classifiche, arriverai in cima e gli One Direction spariranno pian
piano. Basta solo che tu accetti il contratto"
La mia espressione non è convinta.
"Confido molto in te, altrimenti non mi sarei così
preoccupato
a chiamarti e a fissare questo appuntamento proprio a Milano.
Vogliamo riprovare qualche pezzo?"
Annuisco con la testa.
Gli One Direction che si
spengono.
E' così brutto a pensare. Eppure io faccio parte di questo
gruppo.
Sarebbe davvero meglio essere da solo? Successo, fama, soldi mi
stanno tutti ugualmente a cuore, è ovvio. Ma non so davvero
per cosa
sia meglio rischiare, se per me o per tutti. Forse dovrei ascoltare
Robert, forse dovrei accantonare queste idee di amicizia e di
fratellanza e guardare alla vera realtà. Non vorrei che gli
One
Direction finissero dopo tre anni di successo. Io mi impegnerei con
tutto me stesso per evitare che questo accada, ma allo stesso tempo,
se davvero ciò succedesse, non vorrei terminare la mia
carriera a
vent'anni.
Queste sono le occasioni che, qualunque cosa tu scelga, perderai
sempre qualcosa.
"Tra 3, 2, 1, via!"
E non appena inizio a intonare le parole alla base, non appena la mia
voce e la musica si fondono, non appena vedo Robert che mi fa un
cenno con la testa sorridendo, capisco che quello che volevo era
davvero sfondare. Sfondare al massimo, scalare le classifiche, vedere
su ogni cosa il nome Liam.
"Quanti giornali parlano di una possibile separazione? Quanti
wesite dicono che probabilmente potreste sciogliervi? Non
c'è niente
che escluda questa idea"
"Cos'è che fa pensare queste cose? Non possono essere solo
supposizioni!" faccio con toto più nervoso
"Infatti non sono semplici supposizioni. Voi avete tra le mani
un qualcosa che non sapete controllare. Voi avete un successo enorme"
"Ce l'abbiamo sempre fatta, Robert..."
"Sì, è vero. Perché avevate attorno
managers, associazioni e
quant'altro! Tutto ciò ha retto perché hanno
voluto che reggesse.
Voi siete gli One Direction perché hanno voluto che voi
foste gli
One Direction"
"Mi stai dicendo che siamo stati uno strumento delle case
discografiche?"
"No. Voi avete un talento indiscusso e avete miliardi di fan. Ma
da soli non avreste potuto arrivare fino al punto in cui siete
adesso" e fa un sospiro come se stesse per dire qualcosa che
farebbe volentieri a meno "Se la Modest vi lascia, dove
ritroverete un altro menagement? Chi si offrirà per gli One
Direction?" e si rivolge vero la mia faccia interrogativa.
"Nessuno. Nessuno, Liam. Nessuno si accollerebbe tale impegno,
anche se arrivereste in cima al mondo. Fino ad adesso avete avuto un
successo straordinario, una fama gigantesca, ma è tutto
appeso a un
filo"
"Mi sembra così strano..." faccio quasi disperato
"Lo so, Liam. Sembra davvero strano, ma purtroppo è la
realtà.
Ti sto offrendo questa grande occasione, Liam. Se fossi in te, non la
brucerei"
Si alza dalla sedia e si dirige verso un armadietto sulla cui anta
era appeso un foglio. Mi si avvicina e me lo porge. Parla del
contratto che sto per fare, varie formalità, e poi una
cifra.
Un'enorme cifra.
"Questa è la cifra pattuita"
"L'altro giorno al telefono non mi avevi parlato di così
tanto
denaro..."
"Capisci, Payne, che di soldi è meglio discuterne a
tavolino"
e fa un cenno ammiccante e d'intesa
Rileggo da cima a fondo questo foglio, mi tremano le mani. Gli One
Direction hanno guadagnato così tanti soldi, hanno sfondato
così
tanto; com'è possibile che finiscano in così poco
tempo. Da soli
non saremmo riusciti a controllare il successo, nessuno dei
menagement ci avrebbe più sostenuto, e avremmo perso tutto.
E io,
Liam Payne, ho davanti la più bella delle occasioni.
I miei pensieri vengono interrotti da Robert, che con la voce bassa e
quasi rassegnata mi dice:
"La Modest vi lascerà, Liam. E molto prima di quanto tu
possa
pensare"
Harry
I flash delle macchine fotografiche mi impediscono di vedere i
gradini su cui mettevo i piedi. I microfoni intorno alla faccia non
mi permettono di respirare e tutte le domande dei giornalisti, tutte
le voci dei paparazzi mi mandano in palla il sistema nervoso. Entro
immediatamente in macchina e chiudo lo sportello sbuffando. Entra
Preston davanti.
"Ottimo, Styles! Intervista perfetta"
E faccio un segno d'intesa arricciando il naso e tirando su.
"Manca solo un tuo tweet, Harry. Basta che tu scriva solo che
l'intervista è andata benissimo e tu faccia capire che le
cose che
hai detto sono vere. Tutto qui. Formalità..."
Prendo il telefono dalla tasca e digito:
Great interview! Hope you enjoy.
Love ya Italy. :*
"Fatto" faccio con sufficienza a Preston
"Bene. Ti riporto in albergo che tra qualche ora avete il volo
per Dusseldorf"
Mentre l'auto viaggia a gran velocità per le strade di
Milano,
osservo dal finestrino. Mi fermo a pensare a ieri sera, a tutto il
casino che è successo. Milano deve essere una
città stregata. In
fondo dal 25 Aprile ad adesso non era successo proprio un cazzo. E
boom! Si arriva in Italia e succedono cento cose, e per di
più una
dietro l'altra: io e Louis che usciamo mano per mano, Niall in
ospedale con una gamba ingessata, io che mi preso un cazzotto da
Liam. Senza contare il fatto che Louis mi ha lasciato proprio oggi.
Ero rimasto a piangere in camera dopo che mi aveva detto quelle cose.
Avevo chiuso le finestre, in modo che nella stanza non entrasse un
filo di luce, e sdraiato sul pavimento con la testa rivolta al
soffitto pensavo a come sarebbe stata la mia vita senza gli One
Direction. Senza Zayn che fa il vanitoso, senza Niall che ride
sempre, senza Liam che fa il saggio, senza Louis. Senza Louis che...
E cercavo di pensare a qualcosa su di Louis, ma qualsiasi
qualità mi
venisse in mente non era quella giusta.
Divertente. Ma il mio Louis non era divertente.
Simpatico. Nemmeno.
Intelligente. Per niente.
Lui era solo Louis. Louis e basta.
A me bastava solo quel fottuto nome per ricordarmi quano lo amavo e
quanto avevo perso la testa per lui.
E pensavo che, anche se non ci fosse stato tutto questo, io l'avrei
amato lo stesso come lo amo adesso, senza riserve o limiti. Forse il
limite era proprio tutto questo. Gli One Direction erano il nostro
limite.
E in quel preciso momento odiavo ciò che ero, ciò
che avevo sempre
desiderato essere e ciò che ero diventato, perché
amavo alla follia
quella persona che non avrei mai potuto amare come davvero avrei
voluto.
Allora ho capito che quando ami così tanto, tutto il resto
non conta
più niente.
Ma noi, ormai, non eravamo che passato. Ormai io e Louis non
esistevamo più.
Arriviamo all'albergo e salgo in camera per fare le valigie. Mi tolgo
le scarpe e le metto accanto al letto. Solo quando alzo la testa vedo
che sopra le coperte c'è una lettera. Firmata Louis.
In questo momento non penso veramente a cosa possa contenere, se
scuse o se un'altra "richiesta" di tempo. Prendo la lettera
con entrambe le mani e, tirando la carta con una mano verso il basso
e con l'altra verso l'alto, la strappo in due pezzi. E il rumore
della carta strappata si insinua dentro di me e mi viene da
strapparla ancora, e poi ancora, fino a che non ne sono rimasti solo
dei pezzettini. Piccoli pezzetti di carta bianca sul pavimento, che
sembravano dirmi:
Tu lo ami, Styles. Tu lo ami ancora. E lo amerai sempre.
Louis
Dopo che Harry se n'era uscito da quella stanza e Paul mi aveva detto
di restare, sono rientrato con lo sguardo basso per evitare di
incrociare i suoi occhi. Tanto sapevo benissimo che mi avrebbe
guardato, sapevo che non avrei potuto resistere ai suoi occhi.
"Siediti, Louis" mi ha fatto Paul mentre spegne la
sigaretta nel posacenere
"Harry non poteva restare..."
"No" mi ha detto netto e deciso, e quella voce diceva non
chiedermi altro, parlo solo io.
"Sai che Harry farà un'intervista nel pomeriggio allo studio
di
Milano. E' stata annunciata come una semplice intervista per
ringraziare i fan italiani e blabla. Ma alla fine gli mostreranno la
foto in cui uscite insieme da San Siro e lui dovrà
smentire ciò che dicono giornali, riviste e
internet"
"Sì, lo so"
"Bene. Dovrai farmi un favore, Louis" e si è seduto sul
letto proprio di fronte alla sedia su cui stavo seduto. Mi sentivo
che si trattava di una grande cosa, di uno di quei favori che non fai
volentieri ma che devi fare per forza; ma, certo, non mi sarei mai
immaginato qualcosa del genere.
"Dovrai andare da Harry e... dovrai lasciarlo"
"Che cosa?" mi sono alzato improvvisamente dalla sedia
agitato e scosso.
"Siediti, Louis. E ascoltami bene! Non voglio entrare nella
vostra vita privata, lo sai. Ma questa intervista è la vera
prova
che voi due non state insieme. L'unico modo per far dire a Harry ciò
che deve dire è che tu lo lasci"
"Non lo farò mai, Paul"
"Sì, invece, che lo farai. Perché non appena
sarà tornato
dallo studio basterà che tu gli dica che era tutta una
farsa, tutta
una cazzata, messa in atto per fargli dire ciò che
deve dire.
E' una cosa del tutto funzionale"
"Non sono cose su cui si può scherzare, Paul. Ma cosa ti
viene
in mente?! Non pensi che si incazzerà?"
"Beh, digli che te l'ho ordinato io. Digli di rifarsela con me.
Fatto sta che tu lo farai, Louis"
Mi sono messo le mani tra i capelli e li ho scompigliati tutti. Poi,
dopo essermi piegato sulle ginocchia, pensavo che tutto ciò
fosse
davvero una grande stronzata.
"Se Harry non sta più insieme a te, per forza
dovrà
ammetterlo: è l'unica verità"
"Tu parli come se dovessi chiedergli di prestarmi le scarpe"
gli parlo con le lacrime agli occhi "questa è un'altra cosa.
Qui..."
"Perché, Louis, non gli dici che hai bisogno di tempo? Digli
semplicemente che, dopo gli ultimi insuccessi, hai bisogno di
pensare, di riflettere e cose varie"
Forse quella era la soluzione migliore, anche se sapevo con certezza
che Harry l'avrebbe presa male.
"Va bene, farò così" gli ho fatto asciugandomi
gli occhi
e alzandomi dalla sedia. Solo quando stavo per aprire la porta della
stanza, Paul mi si è rivolto più tranquillamente,
quasi umanamente:
"So che sono questioni delicate, Louis. Ma è l'unica
soluzione"
Ho fatto allora di sì con la testa, cercando di convicermi
che fosse
davvero la giusta soluzione.
Adesso sono in camera. So che Harry sta facendo l'intervista e so
anche che la trasmettono in diretta su twitter. Non voglio comunque
guardarla.
Mi sento veramente uno schifo per ciò che gli avevo detto
dopo aver
parlato con Paul. Avrei voluto dirgli che era tutta una messa in
scena, che era tutta una balla, ma così avrei rovinato tutto.
Prendo una penna e un foglio dallo zaino, mi siedo alla scrivania e
inizio a scrivere.
Caro Harry,
so che dopo che avrai letto questa lettera, mi odierai con
tutto
il cuore.
L'idea di lasciarti è stata messa in atto da Paul e
io non ho
potuto che obbedirgli.
Era l'unico modo per farti smentire la nostra relazione.
Ti chiedo di perdonarmi di ciò che ti ho detto in
camera e sappi
che avevo il cuore in gola.
Non so come abbia fatto a dirti quelle bugie senza cedere o
senza
farti credere che stessi mentendo.
Eppure l'ho fatto.
L'ho fatto perché ci tengo a noi, perché
ci tengo a te.
Non potrei mai lasciarti, Harry, perché ti amo
più di ogni altra
cosa al mondo.
Perdonami.
Your sincerely, Louis.
Bussano alla porta. Spero che non sa già tornato, anche se
sono
quasi del tutto sicuro che sia ancora all'intervista. E' Zayn.
"Zayn" gli faccio sorpreso, mentre lui entra nella stanza e
chiude la porta.
Mi abbraccia con tutte le forze che ha addosso e mi chiede scusa, uno
scusa con il cuore.
"Ma di che?"
"Ma come, Louis? Quando siete tornati ieri notte, io e Liam vi
abbiamo trattati malissimo. Mi dispiace davvero"
"Ma va. Tranquillo"
Nota la mia faccia più che mai desolata e allora:
"So tutto, Louis. Intendo di Harry, di Paul, dell'intervista"
Annuisco, ma poi ripensando alle parole che mi ha appena detto,
inizio a piangere. E non riesco a fermarmi e continuo a singhiozzare
come un bambino, mentre Zayn mi mette la mano sulla spalla e cerca di
tirarmi su in qualche modo.
"Vedrai che tutto si aggiusterà, Louis"
"No, invece! Non si aggiusterà proprio un cazzo! Anche dopo
questa cosa qua, ritornerà tutto come prima. Continueranno
le false
interviste, continueranno le bugie, continuerà tutto"
"Non avevi mai detto queste cose, Louis"
"Sì, è vero" faccio asciugandomi gli occhi "ma ci
penso sempre. Non passa un giorno che non pensi a quello che ci
succederà, a dove finiremo, a per quanto tutto questo
continuerà"
"Louis..."
"Zayn, io mi sono stancato di raccontare cazzate. Di sorridere
davanti alle telecamere quando dentro di me urlo. Se oggi mi hanno
chiesto di lasciarlo, domani mi chiederanno ancora di più.
Non
finirà mai questa cosa, Zayn. Non finirà mai. E
io non ho più
voglia"
"Non hai più voglia di cosa?"
"Non lo so, Zayn. Non voglio raccontarti bugie, nemmeno tenerti
nascoste le cose, ma adesso io mi sento un vero fallimento e butterei
all'aria tutto, ogni cosa"
Anche Zayn abbassa lo sguardo, mentre io allungo il braccio per
prendere il pacchetto di fazzoletti sul comodino.
"Io non ho più la forza di lottare, Zayn. Perché
questa è una
guerra già persa e io non ho speranze di vincerla"
"Sappi che noi ci siamo, Louis. E ci siamo sempre stati"
"Lo so, Zayn"
Forse è davvero quello il vero problema. Forse è
proprio per quello
che io non ho più voglia di combattere e voglio alzare la
bandiera
bianca. Per loro: per gli One Direction. E se sono stato sempre a
favore della nostra band e mettevo prima di ogni cosa il bene del
nostro gruppo. Ma adesso per una volta sto pensando a me stesso, ai
miei sentimenti, al mio Harry. Ed è una brutta sensazione,
tutto ciò
ha l'aria una scelta decisiva: o Harry o gli One Direction.
Perché
mai non avrei potuto avere entrambi?
Forse proprio questo significa scegliere, forse solo adesso riesco a
capire che quando qualcuno sceglie, inequivocabilmente deve
rinunciare a qualcosa.
E io per niente al mondo avrei rinunciato a Harry Styles.
Marco
"Tu sei... tu sei... Niall... Horan" balbettando e cercando
di scandire bene le parole con il fiatone che mi ritrovo, mi giro
verso di lui e parlo.
"Perfavore non metterti a urlare" mi dice lui guardandomi
da sotto gli occhiali da sole
Faccio un chiaro no scuotendo la testa velocemente.
Seduto accanto a me c'è Niall Horan, con i suoi rayban, la
sua felpa
e la sua gamba ingessata. E io non posso crederci, non riesco davvero
a capire cosa ci faccia Niall in un ospedale con un'ingessatura. Ma
porca di quella puttana, io ero seduto accanto a Niall Horan!
Non mi escono le parole e non so più cosa dirgli, continuo a
guardarlo come se avessi visto un fantasma. Due minuti fa avevo
offerto la bibita a Niall Horan e lui aveva detto di no. Mi sto
sentendo male. Sto avendo un leggero calo di zuccheri.
"Tu...tu...che..." non riesco veramente a parlare. La mia
lingua si è bloccata e le mie labbra paralizzate.
Sicuramente sto
sognando. Colpa della flebo. Preparo la mano aprendo le cinque dita e
mi tiro un ceffone sulla guancia sinistra. Cazzo che dolore! Apro gli
occhi e accanto a me c'è ancora Niall Horan che mi guarda
storto,
perplesso e mi dice:
"Perché ti picchi da solo?"
Io non posso fare a meno di scoppiare a ridere. Scoppio a ridere come
un disgraziato, come un poveraccio che ha appena trovato un centone
per strada.
"Non è un sogno! Io...io...ho appena...tu... sei Niall!"
ho un fiatone così intenso che sembra abbia percorso la
maratona di
New York.
"Sono...sono così felice di vederti...io...oddio!" e lui
mi sorride togliendosi gli occhiali da sole e mostrando gli occhi. Io
sono come estasiato, come se avessi avuto una visione divina. Niall
Horan!
"Posso...stringerti la... mano?" gli chiedo
supplichevolmente che per poco non mi metto in ginocchio
"Certo bro" e mi porge la mano destra. Io allungo la mia
che non riesce a stare ferma e che sta tremando troppo. Mi ha appena
chiamato 'bro'. Niall Horan mi ha appena chiamato 'bro' e strinto la
mano. Oddio! Se solo Luisa fosse qua...
E subito questa immensa felicità momentanea si
mutò immediatamente
nell'amara realtà.
"Come ti chiami?" mi si rivoge Niall
"M-m-marco" gli faccio
"Bel nome!" gli sorrido ma...
...un momento! Che ci fa Niall Horan in ospedale con un'ingessatura
alla gamba? Merda! I ragazzi sono in tour e Niall è in
ospedale con
una gamba rotta. Ho la netta sensazione che da quando sono partito da
Prato per venire a Milano il mondo si sia rovesciato, e stiano
accandendo le cose più assurde e anormali. Luisa che finisce
sotto
la folla e adesso è in coma, io che incontro Niall Horan con
una
gamba ingessata. Non c'è niente che abbia senso! In questo
momento
davvero non ci capisco più niente.
"Sei un grande fan?"
"Sì...certo...un grandissimo fan. Conosco tutte le canzoni a
memoria, so tutto quello che fate...io" adesso la mia afasia si
è decisamente trasformata in una noiosa loquacità
interminabile. E
me ne sto accorgendo.
Niall si mette a ridere.
Porca puttana! Niall accanto a me che se ne esce con una delle sue
risate! Fino ad ora solo su youtube, solo nei vine, solo nelle gif.
Adesso ho appena visto Niall Horan ridere. Io non riesco ancora a
credere che tutto questo stia accandendo. Non mi capacito...
perché
mi sembra così impossibile!
"Niall... come mai sei in ospedale?" tra tutte le domande
che vorrei fargli questa è quella che mi agita di
più. Mi
incuriosisce e allo stesso tempo preoccupa mi tantissimo la risposta.
"Ah! Ieri sera, un casino all'uscita di San Siro. La mia auto ha
fatto un grosso incidente con un'ambulanza"
Avevo appena preso in mano la lattina della fanta per finirla, quando
dopo aver sentito queste parole, mi cade in terra, mentre io rimango
con gli occhi spalancati, la bocca aperta e lo sguardo fisso nel
vuoto.
La macchina di Niall Horan! La sua macchina! Quella macchina aveva
picchiato contro l'ambulanza che portava Luisa. C'era Niall Horan
dentro quella vettura. E non so bene se questa notizia così
improvvisa mi faccia piacere o tutt'altro. In fondo avrei dato
l'anima per sapere di chi fosse quella macchina contro cui è
andata
a finire l'ambulanza ieri sera. Avrei spaccato il muso a chiunque
fosse appartenuta quella fottuta auto. E adesso, così per
caso,
perché sono uscito dalla mia camera per prendere un po'
d'aria,
incontro Niall Horan con una gamba ingessata che mi dice che
quell'auto era la sua.
Mi sembra di essere a Candid Camera. Tutto ciò era ai limiti
del
paradosso. E io non so ancora una volta cosa dire. Da una parte
vorrei dirgli cosa mai sia successo ieri sera, dall'altra vorrei
addirittura dargli un pugno nel viso.
Luisa è finita in coma per un cazzo di ritardo
dell'ambulanza!
Ma, in fondo, Niall non ha nessuna colpa.
"E tu?" mi fa il biondo forse anche lui un po' interessato
"Beh" faccio io con espressione più rilassata "io ero
su quell'ambulanza"
Vedo la sua espressione cambiare in un millesimo di secondo. Le sue
labbra sorridenti si fanno neutre e appiattite, si toglie con le mani
il cappuccio della sua felpa e mi guarda come se avessi detto una
delle peggiori bestemmie di questo mondo. Mi guarda fisso negli
occhi, e giuro che adesso sto avendo leggermente paura. Solo dopo
qualche secondo, con una voce sottile e un tono colpito, mi dice:
"Tu allora conosci quella ragazza che è in coma"
E io, trasalendo e sospirando, faccio di sì con la testa e
gli
rispondo:
"E' la mia migliore amica"
Vedo subito Niall prendere gli occhiali da sole che aveva appoggiato
sulla panchina e posarseli sui capelli, poi reggendosi sulle mani,
noto che sta cercando di sedersi sulla carrozzina. Vedo ce ha un'aria
agitata e attonita. E' normale che sapesse della ragazza, ma
ciò non
giustifica affatto quella reazione affrettata.
"Sai dov'è? Ti prego, ho bisogno di vederla"
Io resto fermo sulla panchina, ancora una volta incredulo di
ciò che
mi sta appena accadendo. Nessuno ci crederebbe a quello che mi sta
accadendo in questo momento!
Potrei anche scrivere cento saggi e una cinquantina di romanzi, ma
nessuno crederebbe mai che Niall Horan, in questo preciso momento, mi
sta chiedendo di vedere Luisa, la mia migliore amica. Eppure
è tutto
vero, eppure sta accadendo realmente. Forse sto dando di matto, forse
la flebo mi sta facendo avere delle visioni, forse se qualcuno si
affacciasse adesso mi vedrebbe parlare da solo, penso.
Sto per rispondere quando sento l'Ipod vibrare. E' mia madre che mi
sta chiamato su viber. Oddio! Che sarà successo? Rispondo:
"Mamma!"
"Amore! Luisa si sta svegliando! Vieni in rianimazone, presto!"
"Arrivo!"
Non appena metto via l'ipod, le lacrime mi scendono sulle guance
interminabili. E non riesco a trattenerle.
Luisa! Luisa! Oddio non riesco a crederci! Ti stai svegliando!
Il mondo si è davvero capovolto, ma adesso provo una
felicità così
grande che desidero solo andare da lei, abbracciarla, stringerle la
mano. Se questo è un sogno, fate che non mi svegli
all'improvviso!
Mi asciugo le lacrime al braccio e mi alzo dalla panchina.
"Marco..." mi chiama Niall con aria interrogativa
"Andiamo da lei!" gli dico con un sorriso evidente e le
lacrime agli occhi. Prendo allora i manici della sua carrozzina e
inizio a spingerla lungo il vialetto a gran velocità, mentre
quel
coglione di Niall ride come un matto e io piango dalla gioia.
Mi sento davvero al settimo cielo: Luisa che si è svegliata
e per di
più sto spingendo la carrozzina di Niall Horan.
Mi sembra il giorno più bello della mia vita. Potrebbe
esplodermi il
cuore dalla felicità.
Luisa. Sto arrivando. Vedrai, quando ti sveglierai, chi avrai
accanto a te!
Zayn
Stiamo salendo adesso sull'aereo che ci porterà a
Dusseldorf. Mi
siedo accanto al finestrino e Liam si mette accanto a me. Harry va in
fondo, e non appena si siede, mette la sua borsa sul sedile accanto.
Louis va nella fila dopo la nostra, più avanti di tutti.
Quel pomeriggio le parole di Louis sono state tutt'altro che
rassicuranti. Erano le parole di uno che ne ha abbastanza di tutto e
di tutti, e quando qualcuno parla così, è capace
di ogni cosa. Non
ho mai temuto Louis, anzi non ho mai temuto nessuno, ma in quel
momento vedere il mio amico in quello stato mi ha fatto pensare.
"Non so darti tanti consigli, Louis. Ma ti prego solo di non
fare cazzate"
Lui non mi ha risposto, anche se sapevo che aveva ben capito cosa
volessi dire. Stavo per andarmene quando mi ha chiamato e mi ha
chiesto di lasciare una lettera firmata col suo nome nella camera di
Harry.
Non credo che quella lettera abbia risolto niente, visto che Louis e
Harry per tutta la cena non si sono rivolti la mezza parola. Liam
è
arrivato con dieci minuti di ritardo a tavolo, e finché
siamo stati
in tre ero solo io che cercavo di iniziare una conversazione. Ma
niente. Ho preferito non dare peso alla situazione. Le loro
espressioni erano diverse. Louis era desolato, abbattuto, come se
avesse fatto qualcosa di brutto e ne fosse il responsabile. Harry era
arrabbiato, scontroso, come un cane bastonato. Sapevo bene cosa era
successo, e avrei anche parlato loro di questa cosa, solo che
è
arrivato Liam, e i miei progetti sono andati in fumo.
E' passata quasi un'ora dal decollo dell'aereo. Liam stava dormendo
con la testa appoggiata al sedile. Mi alzo per vedere cosa stanno
facendo gli altri due. Harry sta ascoltanto la musica e guardando il
telefono, non riesce a dormire. Louis sembra che stia dormendo, ma
non voglio andare lì a rompergli. Lascio stare.
Mi risiedo e cerco di prendere sonno guardando fuori dal finestrino e
vedo una miriade di piccole luci brillare nel buio profondo.
Sento una vibrazione. E' il telefono di Liam.
Do soltanto un occhiata e vedo che ha ricevuto un messaggio da un
certo Robert D.P.
Hai tempo due settimane per darmi la tua conferma. Non mi
deludere.
Buonasera lettori!
In primis voglio ringraziare con tutto il cuore i miei
lettori. Un
enorme bacio a tutti coloro che stanno leggendo la mia ff e a tutti
coloro che hanno recensito. Davvero grazie mille.
Beh, il titolo di questo capitolo dice praticamente tutto:
REVELATIONS.
Quando rivelazioni abbiamo in questo capitolo! Più
di una.
Partiamo dalla prima, quella che tutti stanno aspettando a gloria.
Liam si sta sentendo con un produttore discografico per
diventare
un solista. Ecco svelati tutti i segreti del nostro Liam. Non proprio
una bella cosa. Che cosa farà? Accetterà il
nostro Payne?
Seconda rivelazione: Louis non ha lasciato realmente Harry, ma
Paul glielo ha ordinato. Questo sembra rassicuarvi, però
Harry è
molto arrabbiato e, nonostante riesca a smentire all'intervista, non
vuole parlare assolutamente con Louis e strappa la lettera.
Terza rivelazione, o meglio terzo grande annuncio: Luisa si
sta
sveglando! La nostra protagonista finalmente torna tra noi. E ad
aspettarla c'è proprio Niall Horan! Chi non vorrebbe un
risveglio
del genere?
E dulcis in fundo Zayn legge il messaggio di Liam. Ai ai! Cosa
succederà? Ma, cosa più importante, che cosa
tormenta davvero i
nostri cinque ragazzi?
Un grandissimo bacio a tutti i miei lettori.
MIRCO
Seguitemi su twitter: https://twitter.com/mircoinno
E seguite anche la mostra protagonista Luisa:
https://twitter.com/lubarde
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Capitolo 6 *** AWAKE ***
6
AWAKE
Luisa
E'
come se mi sentissi chiamare da qualcuno. O forse no. Anzi, un rumore
fastidioso mi rimbomba la testa e diventa man mano sempre
più forte.
Come un ronzio di un'ape, lo squillo di un telefono. No, no. E'
qualcosa di diverso. Sento piuttosto un qualcosa che si sta gonfiando
e sarà destinato a esplodere. Ecco, ho capito
cos'è! E' l'inizio
della canzone. Sì, della canzone che ha aperto il concerto.
Little
White Lies. Però la canzone non inizia, sento solo crescere
d'intensità il suono che c'è all'inizio. Sempre
di più, sempre di
più, quando improvvisamente apro lievemente le palpebre e
una luce
bianchissima mi riempie gli occhi.
Li
chiudo subito e cerco di riaprirli più lentamente, sperando
di non
rimanere di nuovo fulminata.
La
luce è sempre molto intensa, ma sento una mano che stringe
forte la
mia. Non riesco a girare lo sguardo per vedere chi possa essere, ma
dai tanti anelli e braccialetti deve essere sicuramente mia madre.
Adesso
sento anche la sua voce. Fioca, sottile e non capisco tutte le
parole, solo dei pezzi, solo delle sillabe, solo alcune lettere.
Sì,
è proprio mia madre. E' qua con me in...in...
Dove
mi trovo?
Facendo
riferimento alla mascherina che porto sulla bocca e sul naso, si
direbbe che sia in ospedale. E siccome ho un freddo atroce e sono
nuda sotto un lenzuolo... sì, beh, sono proprio in ospedale.
E mi
sono sto svegliando, quindi stavo dormendo. Mi sento tutta
intorpidita, come se mi avessero picchiato atrocemente. Solo adesso
inizio a riprendere sensibilità e mi sento il naso tappato
da un
cerotto, non troppo grosso, ma decisamente fastidioso. Anche sulla
fronte ho dei cerotti e uno anche sulla gamba sinistra. Adesso
ricordo tutto.
Mi
sono abbassata per riprendere il cappello che una fan dietro di me
aveva fatto cadere. Appena piegata sulle ginocchia, ho sentito solo
spinte, calci e botte. Avevo le scarpe in faccia che mi facevano
venir voglia di vomitare, sentivo la terra addosso, e infine il
dolore insopportabile dei calci nello stomaco. Ho provato a chiamare
Marco, ma non sentiva, era girato. Non mi ricordo altro. Mi ricordo
che dopo è stato solo buio.
Spalanco
gli occhi e stringo la mano di mia madre. Sento che sta piangendo, di
felicità, come ho fatto io il giorno del concerto che non so
ancora
quando sia stato di preciso: se ieri, se due giorni fa, se una
settimana fa.
Sento
che una mano mi sta togliendo delicatamente la mascherina dalla
bocca.
"M-mamma"
dico io con un filo di voce
"Oh.
Tesoro. Come stai? Come... Come ti senti?"
"Bene,
credo"
"Sono
così felice che tu sia sveglia. O grazie al cielo, Lou" mi
stringe la mano mia madre mentre si asciuga le lacrime dagli occhi.
Ho
dormito così tanto? Ma a vedere dall'espressione di mia
madre sembra
proprio di sì. Spero non mi sia successo niente di grave.
Vedo
avvicinarsi al lettino una figura vestita tutta di bianco. Sbatto le
palpebre molto lentamente e le immagini si fanno più nitide
e più
chiare. E' il medico.
"Dottore,
si è svegliata" fa mia madre ancora con le lacrime agli
occhi e
con una gioia nel cuore indescrivibile
"Vedo,
signora" le sorride il dottore facendo il simpatico. Mi mette
prima la mano sulla fronte, poi mi sente il polso e infine il battito
del cuore. "Bene, molto bene"
"Che
giorno è?" faccio io guardando dritto davanti a me
"E'
il 30 giugno, tesoro" mi risponde mia madre
"Le
venti in punto" aggiunge il dottore "Come ti senti, Luisa?"
"Strana"
faccio aprendo solo leggermente le labbra. Sono davvero stanca, e
faccio una fatica enorme a parlare e a scandire le parole. Richiudo
gli occhi per qualche secondo e poi li riapro fissando sempre dritto
davanti al medico.
"Dottore...
come sta? Come mai non parla?" fa mia madre tutta agitata e
impaurita
"Stia
tranquilla, signora. Si è appena svegliata, è
normale. E' chiaro
che dovremo tenerla sotto controllo ancora per un po'. Per stanotte
può restare qua con lei" queste parole la confortano e vedo
sulla bocca di mia madre un grande sorriso.
Solo
un pensiero si insinua nella testa e non mi permette di rilassarmi.
Marco.
Giro
leggermente la testa verso mia madre: "Dov'è Marco?"
"Marco
sta bene, Lou. Adesso riposati, domani mattina verrà a
trovarti"
"Ora
no?"
"No,
amore. Dopo le otto il reparto di rianimazione è chiuso agli
ospiti"
Niall
Rido
come un matto mentre Marco spinge la mia carrozzina lungo il vialetto
del giardino.
"Dai,
Niall, ci siamo quasi!" mi grida pieno di euforia mentre io apro
le braccia per sentire il vento caldo di fine giugno corrermi lungo
la pelle.
Non
ho mai provato una sensazione così. Forse sono sempre
abituato a un
programma, sono sempre a corsa assieme ai ragazzi, non abbiamo mai
del tempo per fare delle semplici cose, per fare tutto ciò
che fanno
dei ragazzi della nostra età. C'è sempre qualcosa
che ce lo
impedisce. Certo, la mia vita è straordinaria, sono sicuro
che tutti
la desidererebbero, eppure mi manca qualcosa, qualcosa di importante.
Solo ultimamente ho riflettuto su questo, ed mi è sembrato
strano
pensare certe cose. Però adesso, in questo preciso momento,
mentre
un ragazzo sta spingendo a cento all'ora la mia carrozzina e sta
urlando come un matto nel giardino di un ospedale, penso che non mi
dispiacerebbe affatto staccarmi un po' dalla confusione degli stadi e
immergermi in un mondo 'normale'.
Entriamo
dentro e viaggiamo lungo i corridoi spediti mentre le infermiere si
spostano sui lati e ci urlano di rallentare. Arriviamo al tanto
atteso reparto: rianimazione.
Facciamo
per entrare quando un medico da dietro ci chiama subito:
"Ehi,
voi due"
Ci
giriamo a rallentatore all'indietro sperando di non ricevere nessun
richiamo
"Dove
state andando?"
"La
mia amica, Luisa, si è svegliata. Stiamo andando a trovarla"
risponde Marco
"Capisco,
ragazzi; ma il reparto di rianimazione chiude alle otto in punto.
Domani mattina alle nove potrete tornare"
La
faccia di Marco cambia immediatamente in un'espressione delusa e
quasi arrabbiata.
"Perfavore,
la prego, deve farci entrare" e la sua voce diventa ansiosa,
potente, piena di energia "E' colpa mia se è là
dentro, lei
non può capire, io... la prego, dottore"
Gli
metto la mano sul braccio per consolarlo e calmarlo, mentre il
dottore ribadisce il no.
"Ritornate
nelle vostre stanze. Subito"
Ce
ne andiamo sconsolati, ma adesso non ho voglia di lasciare Marco da
solo. So cosa voglia dire sentirsi in colpa e so anche cosa voglia
dire vedere la propria amica in coma.
"Marco,
andiamo a prenderci un caffè" gli propongo
"No,
scusa, non ho voglia" risponde con l'aria di chi ha fallito
tutti i suoi progetti
"Ma
quando ti ricapita l'occasione di prendere un caffè con
Niall
Horan?" gli faccio io accennando un sorriso d'intesa. E lui non
può fare a meno di accettare.
Marco,
sedutosi su una sedia accanto alla macchinetta, rigira la paletta nel
caffè, tenendo lo sguardo basso e un'aria davvero delusa. Mi
avvicino a lui, finendo con un sorso il mio caffè.
"Da
quanto conosci Luisa?"
Alza
lo sguardo verso di me, sorridendo, perché non
può fare a meno di
sorridere dal momento che si trova a bere un caffè di una
macchinetta, in un ospedale, con Niall Horan.
"Da
quando andavamo all'asilo. Giocavamo sempre a fare i pirati;
combattevamo con delle spade di plastica e io mi mettevo anche
l'uncino alla mano. Poi abbiamo fatto sempre tutto insieme, come
fratelli. Quando c'ero io, c'era anche lei. Non potevo sopportare
l'idea di vederla su quel lettino, attaccata a dei fili, per colpa
mia. Sono stato io che l'ho portata qua, sono stato io che le ho
detto 'Lou, noi andremo a quel concerto!'"
Sono
davvero profonde le parole che Marco ha appena detto, e
dall'espressione che ha disegnata sul volto, capisco che sono vere.
Anch'io voglio dirgli qualcosa:
"So
che tutto questo ti sembrerà strano, beh, forse
più che strano. Ma
per qualche motivo sconosciuto, per qualche ragione nascosta, dalla
prima volta che l'ho vista, quando gli infermieri l'hanno fatta
scendere dall'ambulanza, ho sentito qualcosa dentro. Mi è
sembrato
quasi che il destino abbia voluto che lei finisse qua in ospedale e
per di più che ci finissi anch'io. Perché in
fondo se non si fosse
fatta male, non mi sarei fatto male nemmeno io" e mentre
così
gli parlo, vedo che mi guarda come interessato, forse cercando di
capire a che punto voglia arrivare, forse desideroso di ricominciare
tutto da capo.
"Per
questo ho bisogno di vederla. Non so, ma un'ansia mi perseguita, un
qualcosa nella testa mi continua a tormentare e so che,
finché non
l'avrò guardata negli occhi, non starò in pace
con me stesso. Lei
non è come tutte le altre fan di questo mondo"
"Certo che no" fa Marco sorridendo
"Prendi!" gli dico io lanciandogli il bicchierino vuoto del
caffè.
"Com'è vivere come vivi tu?" mi fa estasiato
"Forse dovrei chiederti io come sia la tua vita!" rispondo
io
"La mia vita non è niente di che, è la vita di
tutti. La
scuola, il sabato sera con gli amici, il motorino e le cazzate della
nostra età. Non c'è niente di eclatante. Tutto il
contrario di
quello che fai tu!"
"Non posso certo dire che mi manchi andare a scuola, ma non sono
mai andato in motorino" gli rispondo io
"Vuoi scherzare?!" mi fa Marco con un'espressione troppo
sorpresa
"No, ti giuro. Com'è?"
"Beh, Niall Horan, mi deludi" e scoppia a ridere mentre io
lo esorto a parlare "E' una cosa fantastica, soprattutto con voi
che cantate nelle cuffie"
"Un giorno lo proverò" e dico sul serio, mi piacerebbe sul
serio sfrecciare per le strade accelerando con me stesso nelle
cuffie. Deve essere semplice come cosa, però bella. E' una
di quelle
cose che non potrò mai fare probabilmente.
"Che strano, eh?!" fa lui contemplando il bicchierino che
gli avevo appena tirato
"Cosa?"
"Questo. Io. Tu. Non avrei mai pensato di prendere un caffè
con
Niall Horan"
E scoppio a ridere mentre Marco alza gli occhi.
"Beh"
rispondo io con un tono d'intesa "tutto grazie
alla
tua migliore amica"
Zayn
Mi alzo prestissimo. Alle sei e mezza sono già in piedi.
Devo
incontrare Perrie di nascosto.
Non mi faccio nemmeno una doccia, mi metto quello che trovo: una
t-shirt, il giacchetto di jeans sopra, un paio di short e le vans.
Esco sbattendo la porta e cercando di fare il minor rumore possibile.
Tiro su la cerniera della felpa che ho preso, indosso il cappuccio e
gli occhiali da sole.
Uscendo dalla camera, penso di dire la cosa a Louis, visto che a
qualcuno devo pur dire dove sono. Non ho voglia di dire niente a
Liam. Dopo il messaggio che avevo letto ieri sera, sono rimasto come
sconvolto; non voglio dire ferito, perché in fondo non so
bene cosa
volesse dire e nemmeno chi fosse quel Robert, ma ho dei brutti
presentimenti. Fatto sta che stanotte, non appena arrivati in
albergo, si è messo a letto senza dire una parola e io ho
fatto lo
stesso.
Busso alla camera di Louis parecchie volte.
"Louis" sussurro davanti alla porta "Louis, sono Zayn.
Louis!"
Niente, non risponde: probabilmente dormirà. Non voglio
certo
disturbare Harry, quando ha i suoi momenti è inavvicinabile.
Ma che
me ne frega! Non dico niente a nessuno ed esco con Perrie.
Esco dal retro dell'albergo, visto che l'entrata principale alle
sette di mattina è già colma di paparazzi. Avevo
fatto chiamare un
taxi e avevo detto all'autista di essere puntuale e di non tardare un
minuto di più. Esco, salgo e il taxi parte a cento all'ora
dritto
all'albergo di Perrie.
Sto
arrivando, love.
Mentre sono in taxi, le mando un messaggio per rassicurarla. E dopo
due secondi mi risponde con un cuore.
Non vedo l'ora di stare con lei. Noi due da soli e basta. E' tanto
che non ci vediamo, abbiamo poco tempo per stare insieme e non vorrei
davvero che questo compromettesse il nostro rapporto. Sarebbe la
peggior cosa che mi possa capitare.
"Tenga il resto" faccio all'autista dandogli cento euro,
mentre esco come un razzo dal taxi ed entro nell'albergo.
Mi dirigo a destra, in un'enorme sala piena di tavolini e sopra
ognuno un lampadario di cristallo. Mi fermo, do un'occhiata, ma non
vedo nessuno. Torno alla reception e mi sento chiamare da una voce
proveniente dalla scale:
"Zay!"
"Perrie!" mi giro di scatto e la vedo incappucciata come me
ferma sull'enorme scalinata.
"Vieni, saliamo"
Mi precipito a corsa sulle scale, mentre mi tolgo gli occhiali e la
felpa.
Quando sto con Perrie c'è qualcosa dentro di me che mi fa
sentire
diverso, più rilassato, libero da tutto e da tutti. E' come
se
potessi respirare dopo un lungo periodo passato in apnea. Un momento
dove possa lasciarmi dietro i pensieri, i problemi, i vari casini.
Mi alzo dal letto rivestendomi. Sono quasi le nove e devo ritornare
in albergo dai ragazzi. Se non mi trovano per la colazione,
chiameranno Paul e non voglio farmi rimproverare.
"Devi proprio andare"
"Sì, love" mi giro verso di lei fermandomi a guardarla
"Forse un giorno riusciremo a stare insieme" mi fa
girandosi dall'altra parte
"Sai bene che è la cosa che voglio di più a
questo mondo. E
sai anche che, non appena ho un'ora buca, sono da te. Oggi c'era il
caso che tu eri qua a Dusseldorf e allora sono venuto subito da te.
Come puoi dirmi così, Perrie?"
"Lascia stare"
"Nemmeno tu hai tutto questo tempo. Nemmeno tu ti puoi
permettere di fare tutto quello che vuoi. Perché devi
rimproverare
me?"
"Non sto rimproverando nessuno! Ho solo detto..."
"Sai che mi fai stare male così"
"Non è certo per farti stare male che ti dico queste cose"
"Sembrerebbe di sì invece"
"E' solo che" e scuote la testa, come se volesse
rimangiarsi ciò che ha appena detto, e so benissimo che le
è venuto
spontaneo dirlo, perché è quello che pensa.
Perché è quello che
penso anch'io. "E' solo che prima ci vedevamo di più, Zayn.
Adesso il tour... e se ci stufiamo di questo aspettare?"
"Cosa dici?"
"Non lo so, Zayn"
"Come puoi dire così?!" il mio tono stava divenendo
più
grave e impetuoso "Lo sai cosa è successo! Niall
è in ospedale
con una gamba ingessata, il tour non è stato rinviato e
siamo in
quattro"
"Lo so, Zayn, ma questo..."
"Ma non sai tante altre cose, Perrie!
"Che cosa non so? Dimmele allora. Dimmi cos'è che non so!"
"Ti sto semplicemente dicendo che non è un periodo facile
per
me, per il gruppo. E io mi alzo anche alle sei e vengo da te e tu
cosa fai? Tu mi dici che questo non ti basta più"
Si gira, tenendosi la coperta legata al petto, e abbassa la testa
guardando la moquette. Vado dietro a lei e le tocco le mani con le
mie, avvicino il mio corpo al suo. E accosto la mia bocca al suo
collo.
"Cos'è che non so, Zayn?" mi fa preoccupata, ma
più
rassicurata
"No, niente. Non voglio farti preoccupare per niente. E' solo un
brutto momento..."
Si gira guardandomi dritta negli occhi e so che sta aspettando una
risposta.
"So solo che le cose nella nostra band non stanno andando a
gonfie vele. Anzi, proprio per niente"
"I soliti momenti difficili per tutti i gruppi, Zayn. Non sono
certo queste le cose che ti fanno preoccupare!"
"Invece sì, Perrie. Harry e Louis che non si parlano per
niente, Niall in ospedale, Liam che fa il misterioso e che riceve
strani messaggi. E' questo lo spirito di una band? Dimmelo Perrie?
Voi vi comportate così?"
Distoglie lo sguardo dal mio, ma io con la mano delicatamente le giro
il volto in direzione del mio.
"Dimmelo, Perrie"
"No, Zayn. Noi non siamo così" e la sua voce è
come
afflitta, lievemente affranta, come se mi volesse dire qualcosa, ma
preferisce tacere.
"Sono sicura che tutto si aggiusterà. Vi serve del tempo e
basta" e, dopo avermi dato un bacio sulle labbra, si dirige nel
bagno chiudendo la porta dietro di sé.
Harry
Stanotte siamo atterrati alle undici in punto e quando siamo arrivati
all'albergo mi sono diretto subito in camera. Prima di entrare, nel
chiudere la porta, vedo Louis aprire la porta di fronte alla mia.
Lascio andare un sentito sospiro e poso lo zaino che portavo sulle
spalle.
Il pensiero di quella lettera strappata e ridotta in minuscoli
pezzettini mi angustiava, ma la cosa che davvero mi metteva
agitazione e non mi lasciava in pace nemmeno per un secondo
è il
contenuto di quella lettera.
Solo dopo averla distrutta il desiderio di sapere ciò che vi
era
scritto mi ha invaso violentemente.
Eppure adesso l'unico modo per saperlo era parlare con lui, con Louis
Tomlinson.
Mi sdraio sul letto e poso il telefono accanto al mio.
Sono veramente stanco, ma non riesco a dormire. Come al solito mi
piace tenere aperte le imposte delle finestre per vedere le luci
delle grandi città illuminare il buio della notte. In
qualche modo
mi conforta, non mi fa sentire solo, come in quel momento purtroppo
ero.
Mi tolgo le scarpe, la maglia, i pantaloni e resto in mutande. Prendo
il telefono e vedo che mi è arrivato un messaggio.
Per
quanto ancora hai intenzione di non parlarmi?
Louis. I messaggi di Louis erano quelli che mi riempivano di una
forza incredibile, e allo stesso tempo mi demolivano come una palla
d'abbattimento. Decido di rispondergli con sufficienza.
Hai
bisogno di tempo. E io te lo sto dando.
Non
hai letto la lettera, vero?
E dopo aver letto il suo messaggio di risposta, una vampata di calore
mi investe dalle gambe al cervello. Che cosa conteneva quella
lettera? Vorrei davvero saperlo, ma se glielo chiedessi così
spudoratamente, mi abbasserei, e io sono orgoglioso, io sono
cocciuto, io sono un testardo che ha perso la testa per Louis
Tomlinson.
Hai
letto o no la lettera che ti ho lasciato sul letto?
Mi invia un secondo messaggio, visto che non gli ho risposto al
primo. Come mai il signor Tomlinson si stava agitando per una
semplice lettera? Decido di non rispondergli più, qualunque
cosa
voglia scrivermi.
Passano cinque minuti circa da quando ho letto il suo messaggio, che
sento dei colpi alla porta.
"Harry, apri questa porta"
E' Louis. Lascio andare anche stavolta un sospiro e rispondo un
chiaro no.
"Harry, perfavore, apri questa porta. Devo parlarti"
"No. Vai nella tua stanza a riflettere, Tomlinson!"
"Porca puttana, Harry. Apri questa porta o la butto giù"
Mi alzo dal letto, mi dirigo verso l'entrata della stanza e
poggiandomi sulla porta domando:
"Cosa vuoi?"
"Devo parlarti, Harry" la sua voce è così bella,
così
dolce. E io, come un cretino, mi sciolgo ad ascoltarla.
Non ce l'ho mai fatta davanti a Louis e so che non ci
riuscirò mai.
Nella vita si incontrano tante persone, e con alcune stabilisci dei
rapporti davvero speciali. Ma ci sarà sempre quella persona
che ti
farà rimanere inerme solo per il modo in cui cammina, solo
per il
modo in cui apre e chiude la bocca, solo per il modo in cui pronuncia
il tuo nome. E davanti a quella persona tu non puoi fare altro che
arrenderti, alzare la bandiera bianca e dichiararti vinto.
Louis Tomlinson era quella persona.
Giro la chiave, abbasso la maniglia e i miei occhi vedono la persona
più bella di tutta la Terra.
"Posso entrare?" mi chiede mordendosi le labbra con i denti
Sì,
entra Louis. Resta anche tutta la notte.
"Sarebbe meglio di no"
"Era tutta una messa in scena, Harry. Non ho mai pensato quelle
cose"
"Di cosa parli?"
"Del fatto che abbiamo bisogno di tempo, che non possiamo stare
insieme" e si avvicina verso di me "Quelle cazzate che ti
ho raccontato ieri"
Non capisco che cosa mi voglia dire. Perché erano cazzate?
"Paul mi ha fatto dire quelle cose. Ha pensato che, se noi due
non stessimo più insieme, sicuramente tu avresti smentito.
Era un
modo per farti dire la verità"
I miei occhi si spalancano immediatamente e mi sento cadere prima le
braccia e poi anche le gambe.
Erano
tutte cazzate.
"Avevo scritto tutto nella lettera, ma tu..." e vedendo che
stavo iniziando a piangere con la mano davanti agli occhi entra nella
stanza chiudendo la porta "Harry..."
"Louis, non sai quanto mi dispiace" e, mettendogli le mani
attorno al collo, inizio a piangere sul suo petto, mentre sento le
sue braccia sostenermi.
"Harry, non sai quanto dispiace a me!"
Mi alzo su, senza asciugarmi le lacrime che cadevano lungo le guance
e tiro su con il naso.
"Che cazzo dici? Non è colpa tua, Lou! Sono uno stronzo. Un
vero stronzo"
Non ho il tempo di continuare a parlare, che sento la sua lingua
dentro la mia bocca. Sento il sapore delle mie lacrime assieme al
sapore delle sue labbra. Mi prende il capelli con le mani, mentre io
mi stacco dalla parete.
"Perdonami, Louis. Perdonami"
"Perdonami tu, Harry"
Inizia a baciarmi il petto scendendo verso il basso e poi sempre
più
giù, finché sento la sua lingua e la sua bocca
così forte che non
posso non dirgli di continuare.
Di continuare a farci del male, di continuare a ferirci con il
coltello più affilato. E il giorno dopo ci lecchiamo le
ferite
ancora aperte, non rimarginabili, doloranti, che ci spingeranno
ancora una volta a graffiarci la pelle.
Noi siamo fatti così. Guerra e amore. Amore e guerra. Mentre
facevamo l'amore, facevamo anche la guerra.
Marco
Ieri sera sono andato a dormire a mezzanotte. Sono rimasto a parlare
con Niall nel corridoio dell'ospedale. Ogni tanto passava qualche
infermiere che ci invitava ad andare in camera, ma noi restavamo
lì.
Era strano parlare con Niall Horan delle tue scorrazzate in motorino,
delle tue forche a scuola, delle serate n discoteca. Io dicevo sempre
che, se un giorno avrei parlato con qualcuno dei ragazzi, avrei
riempiti loro di domande. Eppure non è andata
così. Anzi, è stato
proprio lui che mi faceva una domanda dietro l'altra. Era come se
volesse sapere tutto della mia vita, che, diciamolo, è una
vita come
tutte le altre semplici vite di un ragazzo di diciassette anni.
Ma lui era interessato, voleva sapere tutto, persino le cose che
faceva già. Non avrei mai pensato di conoscere il Niall
Horan che
avevo conosciuto ieri. Pensavo piuttosto a uno con la testa montata
che si dà così tante arie da fregarsene della tua
vita da plebeo.
E poi cosa aveva detto di Luisa! A un certo punto ho persino creduto
che la conoscesse meglio di me!
"E' davvero bella tua amica. Ha dei capelli stupendi" mi ha
fatto all'improvviso
"Pensa che lei non li sopporta"
"Secondo te, domani, quando mi vedrà, si prenderà
un colpo?"
"Spero di no!" e abbiamo cominciato a ridere entrambi come
due matti
Proprio mentre rientravo nella mia stanza e mi infilavo dentro lo
scomodo lettino d'ospedale, un pensiero mi è balenato in
testa: quel
Niall Horan mi pareva più un ragazzo come me piuttosto
che...
piuttosto che Niall Horan.
Sono le nove in punto. Ho tenuto d'occhio l'orologio fino ad ora e in
certi momenti in cui mi prendeva l'ansia, scandivo addirittura i
secondi che passavano. Io e Niall abbiamo deciso che, non appena
fossero state le nove in punto, lo sarei passato a prendere. Mi
dirigo in ortopedia e lo trovo lì fuori con gli occhiali da
sole
sugli occhi e un lattina di fanta in mano.
"Pronto, Niall?"
E mi risponde con il gesto che i soldati fanno al maresciallo della
caserma.
Sempre spingendo la carrozzina, partiamo a corsa verso rianimazione.
Entriamo cautamente.
Varcata quella porta, il mio cuore inizia a battere e a ogni passo
sembra aumentare.
Luisa.
Ci sono quasi.
Eccoci. Siamo davanti alla stanza in cui stava l'altro giorno. Fermo
la carrozzina di Niall da una parte e gli faccio segno di aspettare.
Vedo che anche lui è assai nervoso.
Vado verso il vetro della stanza e per fortuna le tendine sono state
tirate su. Mi avvicino con il volto e la vedo. Sì,
è proprio lei,
appoggiato a due cuscini che sta sorridendo a sua madre. Il mio cuore
potrebbe esplodere da un momento all'altro, e mi verrebbe da urlare.
"Allora?" mi fa Niall sussurrando da dietro
"E' sveglia" gli rispondo con un sorriso a trentadue denti.
E vedo che anche lui mostra un sorrisone "Entro prima io e poi
ti chiamo, ok?"
Alza il pollice di entrambe le mani e annuisce scuotendo il capo.
Vedrai,
Lou, che sorpresa!
"Posso entrare?" faccio aprendo la porta della stanza
"Ommioddio. Marco!" fa lei sorridendo e mettendosi la mano
sul petto
"Lou!" corro subito sul lettino e le stringo la mano
"Dai, abbracciami!" e la stringo a me.
Vedo che ha un viso pallido, le sue mani sono bianchissime.
Però
aveva ragione Niall: i suoi capelli sono sempre bellissimi.
"Come stai?" le faccio io continuando a sorridere
"Vi lascio soli" fa sua madre uscendo
"Sto meglio. Mi hanno detto che è successo. Non so come
ringraziarti, Marco!" mi si rivolge con voce melliflua
"Ringraziarmi di che? Anzi dovrei piuttosto chiederti scusa..."
Mi zittisce con un lieve 'sh'. "Non pensiamo più a quel
concerto. Ho voglia di tornare a casa, di continuare a vivere la
nostra estate. Dobbiamo fare ancora un monte di cose"
"Hai ragione" le faccio scompigliandole i capelli e
accennando un occhiolino "Però prima c'è una
persona che
vorrebbe vederti"
"Le mie amiche?" mi fa subito estasiata
"Non proprio" e dal vetro faccio segno a Niall di entrare.
La porta si apre, una carrozzina entra nella stanza e sopra
c'è
proprio Niall Horan. Mi giro subito verso Luisa e la sua bocca
è
spalancata, le sue pupille dilatate, le sue mani stanno tremando.
Un
grandissimo saluto a tutti!
Scusate
per il ritardo. Come al solito ho avuto da fare un po' a scuola
ultimamente, ma non ho assolutamente tralasciato la nostra
fanfiction.
La
nostra Lou si è svegliata! Il momento che tutti stavamo
aspettando!
Marco
e Niall si dirigono verso il reparto, ma scoprono che è
chiuso e che
possono entrare solo domani mattina. Iniziano quindi a parlare e il
nostro Niall è curiosissimo di sapere come possa essere la
vita di
Marco. Restano a parlare per quasi tutta la notte.
Zayn
e Perrie. Ai ai ai! Piccola crepa in questo rapporto. Ancora una
volta la colpa ricade sulla band dei ragazzi. Dal dialogo dei due
innamorati, sembra che anche Perrie sia preoccupata per questa cosa.
Cosa succederà tra i due?
Ed
ecco i tanto attesi Larry. Finalmente chiariscono, ma lo sfogo che
hanno avuto nel capitolo precedente torna a farsi sentire dentro di
loro. Cosa accadrà allora?
E
alla fine la nostra Lou che vede entrare nella sua stanza Niall Horan
su una carrozzina. Beh, diciamolo, è già tanto se
non è morta lì
sul momento. Cosa farà Luisa? E cosa farà il
nostro Niall? E Marco?
La
nostra storia è appena cominciata, ma già vediamo
le crepe che si
stanno formando e molto presto ne vedremo altre.
Rivolgo
un affettuosissimo grazie a tutti coloro che stanno leggendo la mia
storia e a tutti coloro che stanno recensendo. Davvero grazie mille.
Un
bacio.
MIRCO
Seguitemi su twitter: https://twitter.com/mircoinno
E seguite anche la mostra protagonista Luisa:
https://twitter.com/lubarde
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Capitolo 7 *** MEET ***
6
MEET
Harry
E'
il primo di luglio. Un caldo insopportabile fa bruciare l'asfalto
delle strade e dei marciapiedi. Sto mangiando un gelato al bar
dell'albergo: cioccolato e fragola, i miei gusti preferiti. Pur
essendo le otto del mattino, fuori dell'albergo ci sono centinaia di
fan. E' impressionante.
Mi
sono alzato alle sei: volevo fare due passi. Ho camminato un po' per
le strade attraverso Dusseldorf. La città era ancora
addormentata,
non c'era anima viva, e ho potuto respirare quell'aria che era da
tempo che non riuscivo a respirare. Le fresche mattine tedesche di
luglio, il profumo del pane e delle brioche dalle panetterie, l'odore
del verde mischiato a quello delle auto. Tutto diverso dal casino dei
concerti.
Non
volevo più stare in camera con Louis.
Solo per il fatto che avevo bisogno di pensare un po'. Mi piace delle
volte isolarmi da tutto e da tutti e riflettere solo con me stesso,
senza essere condizionato dal parere di nessuno.
Ancora una volta abbiamo
dormito
insieme. Ancora una volta mi sono alzato per primo. Ancora una volta
ho capito cosa voglia dire amare e quanto faccia male.
Erano quasi le tre quando
Louis mi
ha chiamato e io mi sono girato verso di lui, perché anch'io
ero
sveglio.
"Non dormi, Haz?" mi ha
sussurrato
"Nemmeno tu, vedo" gli ho
risposto
Sorride e accenna un
occhiolino.
"Ieri è
successo un casino"
mi ha fatto scuotendo la testa
"Decisamente"
"Non voglio che
litighiamo per
cazzate. Soprattutto per una merda d'intervista"
"Chissà quante
ce ne saranno
ancora..."
"Spero di no" mi ha detto
con aria quasi rassegnata, come se quello che stesse dicendo fosse
davvero una bugia. Mi scompiglia i capelli con il suo solito modo di
fare.
"Pensi che domani sera il
fatto
che canteremo senza Niall possa cambiare qualcosa?" gli ho
chiesto perplesso
"Può darsi. Ma
ormai..."
mi ha risposto alludendo a qualcosa che io conoscevo benissimo
"Ormai tentiamo. Siamo
qua!"
ho cercato di evitare quell'argomento anche se è stato un
tentativo
inutile
"No, intendevo: mi sembra
che
tra di noi ci sia qualche crepa. Non ti sembra, Harry?"
Ho abbassato lo sguardo.
"Forse sì,
ma..."
"Liam che parla al
telefono di
nascosto da noi e poi ti dà un pugno, Zayn che fa sempre
più il
riservato. Prima parlavamo di più"
"Il tour ci stanca, Lou"
"Il tour è
iniziato da più di
due mesi, Harry. Se siamo già stanchi, allora come potremmo
arrivare
a ottobre?"
"Siamo stanchi di tutto,
Lou.
Non del tour. Mi sembra proprio che ognuno di noi abbia cose
più
importanti da fare che pensare agli One Direction. Guarda Liam,
guarda Zayn..." mi ha interrotto dicendo ciò che non avrei
mai
voluto sentire
"...guarda noi" mi ha
fatto sbattendo sbattendo le palpebre "l'unico che davvero ha
dato tutto per gli One Direction era Niall. Adesso mi sembra che stia
crollando tutto"
Era brutto da sentirlo
dire, ma era
ancora più brutto sapere che era vero. Ed era vero.
Sbuffando, mi
sono messo supino con il volto rivolto verso il lampadario. Louis si
è avvicinato a me, mi ha cinto il petto con il braccio
sinistro e
poggiato il viso accanto al mio volto. Sentivo il suo respiro sul
viso.
"Siamo deboli, Harry.
Spesso
non sappiamo cosa fare, annaspiamo tra le onde, cerchiamo
affannosamente un'isola su cui approdare. Nuotiamo, nuotiamo e poi
chi può nuota, chi non può annega"
"E noi cosa faremo, Lou?"
"Noi siamo in due,
Harold. E in
due ci si salva sempre"
Luisa
Capelli biondi, rayban,
la felpa, un
sorriso imbattibile. Quello davanti a me è Niall Horan.
Mi giro verso Marco
mentre il mio
respiro si fa agitato. Inspiro ed espiro a sbalzi.
"Marco. Quello
è Niall?"
Spero vivamente che non
sia così.
Non so per quale motivo stavo sperando che non fosse il mio idolo, ma
adesso, trovandomelo faccia a faccia, mi sentivo troppo agitata,
troppo instabile.
Marco mi fa sì
con la testa
sorridendomi.
Niall è come
paralizzato sulla
carrozzina, non si muove dal punto in cui si è fermato e mi
fissa
spesso socchiudendo le palpebre, come se volesse capire tutto di me.
Io scoppio a piangere. E
non so
spiegare il perché. Non riesco nemmeno a capire se quelle
lacrime
siano di gioia o di tristezza. E per di più non riesco
nemmeno a
fermarmi.
Sento una mano toccare da
sopra il
lenzuolo la mia gamba.
Questa
non è la mano di Marco.
Solo in questo momento
smetto di
lacrimare, tolgo la testa dalle mani e vedo che Niall Horan
è venuto
accanto al mio letto e mi sta sorridendo.
"Ciao Luisa" mi fa
dolcemente e tranquillamente facendo il gesto del saluto
Io lo guardo perplessa,
non credendo
a niente, pensando che a momento mi sarei svegliata da un sogno
bellissimo. Questa è la stessa sensazioni che spesso
proviamo nei
sogni, nei sogni belli, quando tu sai che si tratta di un sogno e non
vorresti mai svegliarti.
"Scusa se piango. Io...io
non...io sono così felice di vederti" e mi asciugo le
lacrime
dagli occhi poggiando le mani tremanti sulle gambe.
"Anch'io sono felice di
vederti, Luisa. Sai, quando mi hanno sceso dall'ambulanza la notte
del 29 giugno, ti ho vista sulla barella. Anzi ho visto solo i tuoi
bellissimi capelli"
Stavo per avere un
arresto cardiaco.
Niall Horan mi sta
dicendo che i
miei capelli sono bellissimi, che è felice di vedermi e per
di più
tiene la sua mano sulla mia gamba.
"Oddio" faccio guardando
ora Niall ora Marco "ditemi che è un sogno!"
Niall scoppia a ridere.
Merda! La sua risata,
lì, davanti a
me. Sono al settimo cielo, così estasiata che non posso non
piangere.
"Ei, non piangere" mi si
rivolge Niall "ti ho portato questi"
Tira fuori da dietro la
carrozzina
un pacchetto di cioccolatini incartato e rilegato con un fiocco.
"Ommioddio! Grazie" e
guardo Marco stupefatta mentre lui continua a sorridere guardando
quella scena
"Se non ti fossi fatta
male tu,
io non sarei qua. La mia auto ha fatto un incidente con la tua
ambulanza"
In questo momento capisco
come mai
Niall si trovi in ospedale.
L'auto
di Niall aveva picchiato contro la mia.
"Posso abbracciarti?" gli
faccio cercando di nascondere le lacrime e di sorridere
"Certo vieni qua"
Giuro che questo
è il momento più
bello di tutta la mia vita.
Niall
Sento i suoi capelli
ricci sulla mia
pelle. E' così dolce lei! Non appena mi ha visto
è iniziata a
piangere, e poi si è scusata. Non ha fatto la pazza
indemoniata. Non
mi ha assalito di domande, di urla e di richieste di autografi.
Lei è
così semplice e bella che,
quando ha iniziato a piangere, non ho potuto non andare là
da lei.
Mi è come venuto spontaneo cercare di consolarla. Come mi
era venuto
spontaneo comprarle i cioccolatini.
E' strano, ma qualcosa
d'inspiegabile mi dice che lei è diversa dalle altre, che
lei è
unica.
Noto che ancora non si
è calmata.
Sento le sue mani tremare e il suo respiro non ancora tranquillo.
"Esco. C'è mia
madre che mi
vuole" fa Marco alzandosi dalla sedia
"Marco!" gli dice Luisa
"dopo torni, vero?"
"Certo!" gli risponde lui
"Tu e Marco avete un bel
rapporto" gli faccio sorridendo
Lei continua a fissarmi
con il
sorriso sul volto, continua a guardare ogni parte della mia faccia.
"Non riesco ancora a
credere
che tu... che tu sia qui. Oddio oddio!" e si mette le mani tra
la faccia.
Poi si getta sul cuscino
con la
testa e scoppia in una risata. Si era ripresa!
Improvvisamente si alza
su
spaventata, come se si fosse ricordata di un particolare.
"Ma tu? Il tour?"
"Ei, tranquilla. I
ragazzi
continueranno anche senza di me. Quando avrò finito la
riabilitazione potrò tornare con loro" gli sorrido e lei
ricambia. Ed è tutto così: finisco di parlare e
lei non può non
sorridermi.
Ma anch'io sono davvero
felice. Ho
finalmente incontrato quella famosa ragazza di cui nessuno sapeva
niente. L'ho abbracciata, abbiamo scambiato due parole e mille
sorrisi. In fondo, in questo momento, mi sembra che sia lei il mio
idolo e che io sia il suo più grande ammiratore.
"Sono davvero felice che
tu sia
sveglia, che tu stia bene e che presto tu possa tornare a
casa.
Non potevo sopportare l'idea di vederti addormentata su un lettino"
gli dico
E lei resta immobile,
senza sapere
cosa dire, cosa fare. E mi sento così a disagio che decido
di fare
quella cosa alla quale ho pensato prima insieme a Marco.
"Aspetta qua" le faccio
alzando la mano destra, mentre Luisa spalanca gli occhi arrossendo e
sorridendo
Esco dalla porta e dopo
due secondi
rientro subito con in mano la mia chitarra. Vedo i suoi occhi
brillare e mi sembra di sentire da qua il suo cuore battere.
Mi è venuto
spontaneo farlo, come
se quella canzone fosse in qualche modo sua. Come se lei fosse quella
ragazza di cui parla la canzone. Lei non ha bisogno di trucchi, lei
è
perfetta così com'è.
You're
insecure
Don't
know what for
You're
turning heads when you walk through the do-o-or
Don't
need make up
To
cover up
Being
the way that you are is en-o-ough
Everyone
else in the room can see it
Everyone
else but you
Baby
you light up my world like nobody else
The
way that you flip your hair gets me overwhelmed
But
when you smile at the ground
it
ain't hard to tell
You
don't know oh-oh
You
don't know you're beautiful
Luisa
Mi
ha appena cantato What
makes you
beautiful.
Con la sua chitarra. Se
avessi in mano l'iphone e potessi fare un tweet, scriverei: posso
morire felice.
Il
mondo è davanti a me, quella persona che ho visto solo nelle
foto,
che ieri l'altro sera avevo visto su quel palco, quella persona che
non sapeva minimamente chi fossi, era lì accanto al mio
letto, che
mi stava suonando e cantando una canzone. E solo per un secondo mi
sfiora il pensiero che quel Niall che avevo sempre immaginato sia
completamente diverso dal Niall che è davanti a me. Solo per
un
attimo mi viene da pensare che tra me e lui non ci sia poi tanta
differenza. Ma è solo un attimo e poi sono lacrime.
"Non
dirmi che non ti è piaciuta!" mi dice facendo il broncio
"Tutto
il contrario. Non mi sembra vero! Tu che mi canti questa canzone...
E' uno scherzo! Mi stanno facendo questo per inserirlo in un vostro
nuovo DVD!" dico preoccupata smettendo di piangere e guardo
verso la porta per scovare qualche telecamera nascosta
"Non
so di che parli..."
"Ti
hanno ingessato la gamba per finta e poi ti hanno mandato qua. Se
è
così non è affatto divertente" inizio ad agitarmi
e con la
mano destra prendo le coperte e mi scopro tutta "adesso
vedranno..."
Faccio
per scendere dal letto, posizionando le gambe leggermente fuori, ma
inciampo nel comodino. In meno di mezzo secondo mi ritrovo nelle sue
braccia, appoggiata sulle sue gambe, faccia contro faccia.
Deglutisco
e trattengo il respiro. Vedo i suoi occhi da vicino, i suoi capelli
biondi spettinati, gli osservo ogni particolare del suo viso, come
lui fa con me. Com'era bello!
"Presa"
mi fa dolcemente prendendomi una ciocca di capelli e mettendoli
dietro la schiena per far vedere il viso
"Gr-gra-grazie"
"Non
c'è nessuna telecamera dietro la porta, se davvero ti
interessa.
Volevo soltanto vederti, conoscerti, sapere chi fosse la ragazza che
portava quell'ambulanza. Volevo solo questo..." mi alzo dalle
sue gambe e mi allontano leggermente da lui "Ma voi fan non
riuscite a pensare ad altro"
Quelle
parole mi buttano giù in un modo terribile.
Non
è vero Niall! Non è vero che sono uguale a tutte
quelle
indemoniate.
"Vabbè,
me ne vado. Ciao Luisa, è stato un piacere!" con aria
scocciata
mi volta le spalle e si dirige verso la porta della stanza
Che
ho fatto! Merda! Niall, aspetta!
"Aspetta,
Niall!" gli urlo con il fiatone sempre restando ferma
Vedo
la carrozzina fermarsi, vedo il suo sorriso farsi largo sul suo
volto, vedo che torna verso di me.
"Io
non sono come tutte le altre. Non voglio che tu pensa... Io... Mi
sembra solo tutto strano"
Non
faccio in tempo a finire la frase che lui si alza dalla carrozzina
reggendosi sui manici e mi dà un bacio sulla guancia.
"Lo
so che non sei come le altre, Luisa" e con un occhiolino si
risiede mentre io, dopo quel piccolo bacio, potrei anche correre
nella maratona di New York.
Niall
Horan mi ha appena dato un bacio.
Si
sente la suoneria di un telefono. E' il suo. Mi guarda imbarazzato,
come se stesse a scuola e gli fosse partita una chiamata per sbaglio.
Tutto
mi fa impazzire di lui, persino il modo in cui prende il telefono
dalla tasca dei pantaloni.
"Paul!"
"Niall.
Dove cazzo sei? Sono nella tua stanza, ma non c'è ombra di
te!"
"Ops!
Nulla, nulla. Arrivo subito"
"Ei.
Scusa, devo correre. Cioè..." e con un sorriso capisce che
ha
appena detto una cazzata "devo raggiungere Paul nella mia
stanza. Vorrà dirmi qualcosa"
"Ok..."
Fa
per dirigersi verso la porta, esce per mezzo secondo e poi rientrando
mi dice:
"Torno
dopo"
Niall
Con
grande forza nelle braccia, faccio girare velocemente le ruote della
carrozzina lungo i corridoi dell'ospedale. Corro, corro, corro. Mi
sento al settimo cielo solo per averla appena incontrata.
Nessuna
ragazza mai mi ha fatto quell'effetto, nessuna serata con i miei
amici mi ha mai fatto sentire così forte ed entusiasta. Mi
sento
addosso una forza incredibile che spaccherei il mondo.
Ho
voglia di fare ogni cosa con lei: voglio portarla a cena fuori,
voglio portarla ai miei concerti, ah sì, e voglio portarla
anche in
motorino, come fa Marco.
Passo
dal reparto di Marco e lo trovo lì, seduto sulle panchine
nel
corridoio con la testa bassa.
"Marco!
Marco" gli urlo avvicinandomi a lui, mentre alza la testa per
vedere chi lo sta chiamando "Luisa è fantastica. E'
bellissima.
Ha pianto per un po', ma poi le ho suonato..." mi accorgo del
suo viso attonito, della sua aria affranta, vedo che non è
lo stesso
Marco che mi ha preso la carrozzina l'altro giorno e mi ha portato da
Luisa "Marco, che hai?"
"Mi
rimandano, Niall. Torno a casa"
"Wow"
faccio io "e non sei contento?"
"No
che non sono contento! Luisa è ancora qua e io non voglio
tornare
senza di lei! Chissà quanti analisi ancora dovrà
fare!" e gira
la testa dalla parte opposta a dove sono io
"Capisco"
faccio anch'io abbassando gli occhi "quando te ne vai?"
"Stasera,
Niall"
E'
una cosa bellissima uscire da un ospedale, ritornare alla vita e non
sentire più l'odore insopportabile delle medicine, ma adesso
capisco
che cosa voglia dire lasciare lì la propria migliore amica.
"Tu,
Niall. Che giri?"
"Mi
ha chiamato Paul e mi ha detto di venire nella mia stanza. Non so
cosa deve dirmi"
E
vedendo che non ha una gran voglia di parlare, lo saluto e mi
avvicino a ortopedia.
"Finalmente!
Si può sapere dov'eri?" mi si rivolge Paul quasi preoccupato
"A
prendere qualcosa da bere" non voglio dirgli che ho conosciuto
la "famosa" ragazza
Si
alza dal letto e venendomi incontro mi dice:
"Niall,
ho una notizia bellissima!"
"Davvero?
Di che si tratta Paul?" il sorriso si è già
dipinto sulla mia
faccia
"Apri
tu stesso" e porge una lettera che aveva scritto il primario in
persona
"Il
primario? E' successo qualcosa di grave?" faccio a Paul
perplesso e incredulo di ciò che avrei letto
"E
leggi!" mi incita ad aprire
Strappo
la carta della busta e inizio a leggere.
...e
con la presente la informiamo che oggi stesso, lunedì 1
luglio 2014,
potrà lasciare l'ospedale *** e iniziare la riabilitazione
nella
casa di cura più vicina al suo luogo di residenza...
La
mia espressione si fa cupa e triste. Guardo prima la lettera e poi
Paul e alterno gli sguardi. Prima verso di lui, poi verso quel
maledetto foglio.
"Niall?
Perché quella faccia? Hai letto bene? Guarda che ti
rimandano!"
Non
dico niente e continua a fissare quelle parole. Allegato alla
dichiarazione c'è anche un certificato dell'ospedale che
dovrei
mostrare al mio medico.
"Niall?!"
"Paul
io non voglio andarmene!"
"Si
può sapere che cazzo dici?!" mi dice con tono alterato
"Hai
capito benissimo. Voglio fare la riabilitazione qua, a Milano"
Paul
salta su come se l'avessi rivolto la peggiore offesa.
"Che
cosa ti salta in mente? Avanti, cos'è successo adesso?
Cos'è questa
storia che non vuoi lasciare Milano?"
"Voglio
stare qua per un po'. Farò qua la riabilitazione"
"Non
ci pensare nemmeno. E' fuori discu..."
"E
invece starò qua a Milano!" stavolta è il mio di
toni ad
essere alto "ho diciotto anni o sbaglio? Posso decidere cosa
fare o sbaglio?"
"Voglio
ricordarti che tu e anche quegli altri quattro siete sotto la
responsabilità della Modest e..."
"Fanculo
la Modest! Fanculo le responsabilità! In questo momento
è la cosa
che meno m'importa!"
Paul
si fa sempre più angosciato e dubbioso. Non sa proprio come
gestire
questa situazione.
"Ma
che vi passa a tutti per la testa ultimamente? Louis e Harry che
escono mano nella mano e fanno il peggior casino, Liam che è
sempre
sulle sue, tu che vuoi restare a Milano!"
La
mia espressione resta ferma e impassibile, senza mostrare minimo
turbamento.
"Per
quanto hai intenzione di stare qua a Milano?" fa Paul sbuffando
"Solo
il tempo della riabilitazione. Poi voglio tornare con i ragazzi"
"Ma..."
"Gli
alberghi non vedranno l'ora di ospitarmi. E anche tutta Milano.
Sarà
come un periodo di vacanza prolungato"
"Io
non so più cosa fare..."
"Tu
non devi fare niente, Paul. Ho già deciso"
Sono
più che convinto di restare a Milano. Voglio vedere Luisa
tutti i
santi giorni, voglio suonarle tutti i giorni la chitarra e voglio
vederla sorridere. Sì, è quello che
farò.
Salve
salve salve a tutti!
Scusate
per l'attesa, ma la scuola mi prende tantissimo tempo e in questa
settimana sono stato impegnatissimo.
Ecco
il nostro settimo capitolo. Ho riflettuto molto sul titolo, e alla
fine ho scelto quello che mi sembrava più appropriato.
Non
è un capitolo particolarmente dinamico, anzi è
piuttosto statico e
sono molti dialoghi. Non voglio certo annoiarvi, ma tutto
ciò è
funzionale alla nostra storia. Infatti questo è il capitolo
che
tutti stiamo aspettando: Niall che incontra Luisa. Beh, diciamo che
all'inizio sono pianti e sono lacrime, ma poi dopo la canzone il
cuore della nostra protagonista si scioglie. Ed anche il nostro Niall
è davvero felice di aver incontrato quella "famosa"
ragazza tanto desiderata.
Brutte
notizie per Marco che viene rimandato, mentre Niall decide di restare
a Milano, naturalmente per Luisa!
Ah
quasi dimenticavo! I nostri Larry! Non è stato un gran
momento, ma
l'importante p che si siano riappacificati, anche se già si
iniziano
a vedere i punti di debolezza di questa band.
Ringrazio
di cuore tutti i miei lettori. Un grosso bacio.
MIRCO
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Capitolo 8 *** RESOLUTIONS ***
8
RESOLUTIONS
Louis
Per
essere il due luglio la mattina è ancora fresca. Ho preso il
giacchetto di jeans dall'armadio e me lo sono infilato prima di
uscire dall'albergo. Sento anche la lieve brezza del mattino pungermi
le caviglie scoperte, ma il sole si sta alzando nel cielo.
Devo
vedere Eleanor.
Ormai è diventato una routine, un qualcosa a cui devo
abituarmi e a
cui ormai non faccio più caso. Così vuole Paul,
così vuole
Preston, così vuole la Modest. E così devo fare
io. Ho lasciato
Harry nel letto mentre stava abbracciando un cuscino e mi sono
diretto all'albergo di El.
Tanto andrà a finire come tutte le volte. Staremo un po' in
camera,
io e lei, mentre i paparazzi man mano si affolleranno davanti
all'entrata. Lei si truccherà, selezionerà gli
smalti da tenere e
quelli da buttare, guarderà le app di moda per decidere cosa
comprare oggi. Io guarderò la televisione,
giocherò un po' alla
play e infine metterò un po' di musica a tutto volume.
Sì, direi che anche oggi sarà più o
meno così.
Non appena arrivo all'hotel, c'è Preston che mi fa entrare
e, non
appena varcata la soglia, andiamo nella stanza delle riunioni dove
c'è anche la signorina Calder.
"Ciao Lou" mi fa sorridendo, stranamente sorridendo, visto
che ogni volta che mi vedeva era scocciata
"Ciao El" gli rispondo io agitando la mano in segno di
saluto
"Preston vuole parlarci" mi dice mentre ha iniziato a
limarsi le unghie
"Ah si? E sai di cosa?"
"Probabilmente vorrà fare un'intervista, alcune foto,
riviste,
cazzate..." mi si rivolge con aria di sufficienza
"Ah" dico volgendo lo sguardo verso Preston che stava
entrando.
Entra con tutta la sua pancia e si siede davanti a noi.
"Ragazzi, cari ragazzi, la Modest vi informa che non dovete
assolutamente più fingere di stare insieme"
La limetta di Eleanor cade sul pavimento mentre i suoi occhi
spalancati fissano perplessi la faccia di Preston. Io resto immobile,
fermo dov'ero. Non ho avuto nemmeno il tempo di mettermi a sedere e
forse era meglio se l'avessi fatto.
"Preston?" fa El come per cercare conferma a quanto ha
appena sentito
"Avete capito bene!"
"E perché?" gli dico io
"vuolsi
così colà dove si puote ciò che si
vuole"
mi risponde sorridendo
"Mah..."
"Suvvia ragazzi. Non ditemi che non siete contenti! Mi ricordo
ancora la prima volta che abbiamo fatto questo contratti: eravate
veramente incazzati. E ora? E ora che vi dico che è tutto
finito,
voi ci restate male! Io proprio non vi capisco"
"Non è che ci siamo rimasti male. Non riusciamo a capire"
fa Eleanor
"Non c'è niente da capire, El. Adesso" facendoci vedere il
foglio su cui la Modest aveva scritto tutto, dettaglio per dettaglio
"vorrei tanto le vostre firme"
Eleanor prende una penna e in due secondi ha già firmato.
"Grazie mille cara" le sorride Preston
Io esito a scrivere il mio nome. Non so per quale motivo.
Perché se
mi avessero detto di farlo circa un anno fa, non avrei esitato per
niente al mondo; ma adesso, dopo tutto quello che è successo
negli
ultimi giorni, dopo aver capito tutto ciò che sta dietro una
semplice relazione, qualcosa mi frenava dal firmare, qualcosa mi
diceva che quella era una bella inculata.
"Che cosa avete in mente, Preston?" gli dico socchiudendo
gli occhi
"Ah" tira un sospiro di noia "Louis, Louis. Pensate
sempre al peggio, e anche quando qualcuno cerca di aiutarvi a fare
qualcosa voi vi tirate indietro"
"Un anno fa, Preston, era inevitabile che io uscissi con la
signorina Calder. Un anno fa era una necessità vitale che io
e lei
apparissimo su tutte le riviste settimanali, mensili e
chissà cosa.
Un anno fa, Preston" e qui abbasso il tono per sottolineare bene
cosa intendo dire "era impensabile e impossibile che almeno una
volta a settimana non uscissi con Eleanor"
"Dove vuoi arrivare, Tomlinson?" abbasso lo sguardo Preston
E'
qui che voglio arrivare. Ma è un tasto dolorante,
è una corda
difficile, è una mia parte molto debole. Harry.
"Io ed Harry siamo stati visti mano nella mano mentre uscivamo
da San Siro. E ora tu vuoi che io mi lasci con Eleanor?" scuoto
la testa perché non riesco a capire "cosa penseranno tutti?
Che
io stia con Harry! E allora? Lo vedi, Preston, che questo non torna.
Avete sempre cercato di nascondere me e Harry con le strategie
più
assurde e adesso sembra che volete proprio che..."
"che..." mi fa Paul
Lascio andare un sospiro di sollievo e mi giro verso la finestra,
sbuffando.
"Allora, Tomlinson, firmi o no?"
Mi giro di scatto verso Paul, tirando su col naso, e incazzato,
perplesso e aspettando il peggio:
"Certo che firmo. Sono stanco di raccontare cazzate!"
Liam
Sono due giorni che non sento Robert. Sto aspettando quella chiamata
con ansia. Mi sono alzato, fatto la doccia, e sono seduto sul letto
in accappatoio.
Il telefono squilla. E' lui.
"Ti ho svegliato, Payne?" mi dice scherzando visto che
erano le otto del mattino
"Assolutamente no. Stavo aspettando la tua chiamata"
"Ottimo! Allora, dimmi. Cosa hai pensato?"
"Sbaglio o avevo tempo quindici giorni?"
"Certo che sì, Payne. Ma io mi sbrigherei se fossi in te"
"Perché?" faccio dubbioso
"Ho già preparato alcuni pezzi e mi piacerebbe averti qui
per
provare"
"Oh, beh, mi piacerebbe molto anche a me. Sai, sono a..."
"...Dusseldorf. Sì, lo so bene. Purtroppo sono ancora a
Milano
perché mia figlia doveva fare una piccola operazione al
cuore. Nulla
di che, solo un ventricolo. Dopo la rimanderanno di sicuro. Se tutto
va bene, se potremmo tornare a Londra, sappi..."
"Pronto? Pronto, Robert? Robert?"
E' caduta sicuramente la linea. Provo a richiamare, ma niente, il
telefono è spento.
Che
cosa dovevo sapere?
Zayn
Stasera ci saremo esibiti nell'Esprit Arena, davanti a tutta
Dusseldorf. L'auto di Paul mi sta portando alle prove proprio
all'arena. Un concerto con uno in meno: Niall non c'era. Non sarebbe
stato lo stesso, è vero, ma non potevamo mollare.
Dopo l'ultimo incontro con Perrie, ci siamo solo mandati stupidi
messaggi. Quei messaggi del tipo "ciao amore", "mi
manchi tantissimo", "vorrei tu fossi qua". Le solite
cose, la stessa merda. Ripensando alla litigata che abbiamo avuto
l'altro giorno, mi viene un nodo alla gola. Litigare con Perrie era
l'ultima cosa che avrei voluto, eppure. Ultimamente sono tante le
cose che devo fare ma non voglio fare.
Tiro fuori dalla tasca dei pantaloni un piccolissimo cofanetto nero,
lo apro e spunta fuori un anello. Lo riguardo per l'ennesima volta.
Quando sono andato a comprarlo per fortuna mi ha suggerito la
commessa, perché, se fosse stato per me, non avrei mai
scelto e
adesso probabilmente sarei sempre là.
"Non deve essere grosso... però si deve notare... Ah, e non
deve essere troppo articolato: semplice, però particolare"
le
avevo detto tutto insieme, grattandomi la testa imbarazzato
Sì, alla fine, dopo tanti e tanti 'ma sarà quello
giusto?', 'ma
avrò scelto bene?', 'ma le piacerà?', questo ha
vinto sugli altri.
Infine ho attaccato anche un bigliettino con sopra scritto:
Alcuni
dicono che la cosa più bela sulla terra sia uno stuolo di
cavalieri,
altri di fanti, altri di navi. Io, invece, ciò che uno ama.
Saffo.
Domani, nel nostro giorno libero, lo darò a Perrie e le
farò quella
richiesta.
Mi
vuoi sposare.
Non è una cosa semplice, un qualcosa che puoi fare tutti i
giorni a
qualsiasi ora, che puoi benissimo rimandare al giorno dopo se il
giorno prima non hai avuto tempo o qualcosa è andato storto.
E'
estremamente importante...
"Non sarà mica tuo quell'anello?" mi fa Paul ammiccando un
sorriso
"No, macché. E'... vedi..." rispondo io esitando con un
velo di vergogna
"Ah, tranquillo. Se non me lo vuoi dire è lo stesso. Forse
ho
capito di chi si tratta..."
"Perrie" gli rispondo io prontamente, ma non voglio che
Paul sappia nulla della richiesta di matrimonio. Non so
perché, ma
qualche brutto presentimento mi dice che non la prenderà
bene.
"Volevo da tempo farle un bel regalo ed ecco qua" faccio
sdrammatizzando
"Per la misera, un regalo di nulla!" e inizia a ridere
L'idea di sposarci era venuta fuori qualche tempo prima che iniziasse
il tour. Non so bene come entrammo nel discorso, e non so neanche
perché questa cosa saltò fuori, però
la verità è che nessuno dei
due ha più detto niente. Iniziato il tour, ci è
mancata l'aria a
entrambi, il tempo è tuttora poco, quasi niente. Una
decisione così
è svanita subito.
Proprio ieri mentre camminavo per strada sono passato per caso
davanti a una chiesa e quando ho visto uscire gli sposi e tutti gli
invitati attorno a loro a lanciarli il riso, una vampata mi ha scosso
dentro e subito mi sono tornati in mente i bei ricordi io e lei da
soli, le serate e i pomeriggi sull'erba, la luna di notte e le stelle
nel cielo. E mi è tornata in mente anche l'idea di sposarci.
Quella
fottuta idea che era stata buttata al vento come un pezzo di giornale
strappato.
Dopo quello che ci eravamo detti l'altro giorni in camera sua, dopo
quel cazzo di litigio, il solo pensiero di non poter più
stare con
lei mi si rovesciava addosso violento. No! Non sarebbe mai accaduto,
io non l'avrei mai permesso. Se solo in quei giorni di stacco a
metà
luglio noi ci sposassimo, facessimo un bel viaggio e poi, finito il
tour, potessimo starcene un po' da soli, io e lei. Ho pensato a
quello quando poi sono rientrato in albergo e non ho fatto in tempo a
togliermi il giacchetto che ero già in negozio a comprare
questo
anello.
Harry
"Forza Harry sforzati di muovere quel culo!" mi urla il
coreografo "Oggi c'hai una cera!"
In effetti è vero. Sono del tutto nervoso e preoccupato:
Louis è
con Eleanor e ancora non è arrivato alle prove. L'ansia mi
sta
divorando e non riesco a concentrarmi sui quei maledetti passi di
danza.
"Sì, scusa Jack. Non sono molto concentrato"
"Lo vedo, Styles" mi fa spazientito
Poi si gira verso Liam che sta cercando da due ore di contattare
qualcuno.
"Liam! Liam, cazzo, posi quel telefono! Stiamo cercando di
provare!"
"Scusa Jack"
"Ragazzi, ma che che intenzioni avete? Stasera vi esibirete
davanti a tutta Dusseldorf e state a farvi i cazzi vostri"
Vede spuntare dalla porta Zayn e subito dietro Louis.
"Eh, ecco anche questi altri due! Alla buon'ora ragazzi!"
si rivolge a loro
"Scusaci, Jack, colpa del traffico..." fa Louis
"... e delle fan" aggiunge Zayn sorridendo
"Certo! Forza! Dai, su. Harry al centro, Zayn e Liam
rispettivamente alla sua destra e sinistra e Louis che arriva dalle
scale"
Preme play e parte Rock Me.
"Dai Harry eh! Metticela tutta e scaccia questi penieri!"
"Agli ordini!" faccio e poi mi giro verso di Louis
Mi giro e lo guardo mordendomi il labbro. Poi vedo che alza la testa,
mi guarda anche lui e mi sorride. Uno di quei sorrisi che ti viene da
dire andatevene tutti a fare in culo, non me ne frega più un
cazzo.
Gli faccio un gesto con la testa per dire 'com'è andata?'
"Harry girati che tra poco devi partire te" mi fa Jack
Zayn e Liam si allontanano sempre più verso le
estremità del palco
e io resto lì da solo.
La musica continua ad andare, la faccia di Jack si fa sempre
più
perplessa e poi urla di spegnere la musica, mentre io rimango
immobile in mezzo alla scena.
"Harry se stai fermo non combini nulla..." mi fa Liam
"Che cazzo vuoi, Payne?" faccio gesto per muovermi verso di
lui con aria incazzata
"Ti sto solo dicendo..."
"Non ho bisogno che tu mi dica nulla, signor sotuttoio!"
"Oh! Ragazzi! Ma che cazzo state facendo?!" ci riprende
Jack all'improvviso "Ma vi pare il momento di mettervi a
litigare?"
Subito ci ricomponiamo, mentre sbuffando si rivolge a me mettendosi
le mani tra i capelli.
"Harry! Lo sai che devi fare?"
"Ehm..." si mette un mano sul viso e poi mi rispiega tutto
"Allora tesoro, ascoltami bene. Appena parte il ritornello, tu
fai tre passi in avanti a ritmo e subito dopo tre indietro. Sempre a
ritmo, è chiaro. Alla fine Louis viene in avanti e poi vi
spostate
sui lati, mentre Liam e Zayn vengono in avanti. Adesso è
chiaro?"
"Certo!" faccio io quasi scocciato
"Oh! Dai Harry!" mi esorta a impegnarmi, anche se ho la
testa da un'altra parte
Parte la musica e cantano Liam e poi Zayn. Ecco che arriva il
ritornello, faccio tre passi come mi ha detto e poi di nuovo tre. So
che Louis sta scendendo le scale. Eccolo, è proprio davanti
a me. Fa
il suo pezzo. E mentre Paul si gira verso di Zayn, io mi avvicino
sempre con il microfono in mano e cercano di simulare dei passi di
danza.
"Allora?" gli faccio sussurrando
"Allora cosa?" mi fa lui sempre guardando avanti
Vedo che Jack sta tornando verso di noi. Torno indietro lento lento.
Mentre ci fa un segno di ok alzando il pollice, io ritorno in avanti.
"Con Eleanor, scemo!"
"Ci hanno fatto lasciare!" mi sussurra mente Jack sta
tornando verso di noi
Non ce la faccio, ma la frase che ho appena sentito mi fa cadere il
microfono a terra e urlare.
"Che cosa?"
Jack ferma subito la musica e facendo segno di avvilimento mi guarda
e di nuovo pronuncia il mio nome stufo e preoccupato per la mia
disattenzione.
"Harry!"
"Scusa Jack. E' che..."
"Vabbè, ragazzi. Facciamo una pausa di dieci minuti. Poi vi
voglio qui. E concentrati" e pronuncia le ultime due parole
guardandomi di sott'occhio
Mi dirigo subito verso di Louis.
"Che cazzo vuol dire che vi hanno fatto lasciare?"
"Vuol dire questo, Harry"
"Ma perché?"
"E che ne so! Prova tu a parlare con Preston. Non ha voluto
dirmi niente. Ha detto solo quello"
"Elenaor?"
"Ha firmato subito e poi ha iniziato a limarsi le unghie"
"Che vacca!"
E scoppia in una fragorosa risata. Quanto amo la sua risata!
"Questo vuol dire che io e te..."
"No, Harry" e la sua espressione si fa seria e perplessa,
come se stesse per dirmi che quella era un'inculata bella e buona
"Questo non vuol dire proprio niente! Io e te siamo come prima,
anzi siamo peggio di prima"
"Ma perché?"
"Harry, non capisci? Come mai un anno fa la Modest pretendeva
che io stessi con Eleanor e ora di punto in bianco vuole che rompiamo
questa farsa? Perché vuole che tutti sappiano che gli
Elounor sono
finiti?"
"Non so..."
"Esatto, Harry! Non lo sappiamo! E' proprio per questo che non
possiamo fare niente di compromettente. Sarebbe una cazzata bella e
buona dire al mondo che stiamo insieme"
"Beh, in fondo l'hanno voluto loro!"
"No, Harry. Loro vogliono qualcos'altro. E noi non sappiamo
cosa. Ma questo affare puzza. Questa storia non promette nulla di
buono. Solo il fatto che Preston non ti voglia dire nulla... che cosa
sono tutti questi misteri all'improvviso? Sembra che dopo quel
maledetto 29 giugno il mondo si sia capovolto!"
Abbasso la testa e poi lo riguardo. Lui mi mette una mano sulla
spalle e mi sussurra.
"Eleanor vacca!"
Lo guardo. Vorrei prendergli quelle labbra e morderle tutte. Ma mi
limito a sorridergli e dire.
"Eleanor vacca!"
Liam
Quella cazzo di telefonata non è ancora arrivata.
Chissà cosa era
successo? Se fosse caduta la linea, allora mi avrebbe richiamato.
Questo è sicuro! Significa che è successo
qualcosa di più grave.
Poi c'è quel cazzone di Harry che mi risponde in quel mondo
arrogante. Vabbè vado lì da lui e da Louis
perché vedo che stanno
parlando di qualcosa di importante.
"Che si dice, ragazzi?"
Harry mi guarda per un istante e poi si gira dall'altra parte, mentre
Louis mi risponde.
"Nulla di che. Solo che io e Eleanor non stiamo più insieme"
La mia faccia si fa immediatamente attonita. Spalanco gli occhi e
persino la bocca.
"Ah" faccio aggrottando le sopracciglia "E... perché?"
"Affari della Modest" risponde Louis con fare scherzoso
E in questo momento mi vengono in mente le parole di Robert. Non so
per quale motivo subito mi si sono precipitate addosso, ma qualcosa
mi dice che quell'affare di Eleanor significa tutt'altra cosa.
"La
Modest vi lascerà, Payne"
Quelle parole con l'episodio di Eleanor non c'entravano proprio
nulla. Eppure a me sembra che sotto la cenere, ci sia del fuoco
ancora vivo.
E se Robert avesse davvero ragione? E se la Modest ci stesse davvero
per lasciare? E se gli One Direction fossero solo una piccola
meteora?
Il tanto agognato squillo del telefono mi fa sobbalzare su e mi fa
dimenticare questi pensieri. E' Robert.
"Oh, scusate ragazzi"
Mi allontano da loro e rispondo.
"Robert! Ma che era successo stamani?"
"Ah, Liam. Nulla di che. Finita la batteria del telefono"
mi dice ridendo
"Ti sento male... Dove sei?"
"Ah, sì, capisco. Sono in ospedale. Rimandano mia figlia e
sono
andato a prenderla"
"Ah, bene! Mi fa piacere, Robert"
"Allora, Payne. Ci hai pensato su?"
No, in effetti non ci avevo pensato per niente. Però, dopo
quello
che ho scoperto due minuti fa da Louis e da Harry, mi spinge a dire a
Robert di sì.
"Sì, Robert"
"Ah" esordisce con una grande risata "Bene e allora
che hai deciso?"
Ci penso due secondi. Mi giro verso i ragazzi che stanno giocando a
pallone. Vedo Harry che sta tirando a Louis. Louis che prende la
palla e inizia uno scatto con Zayn. Poi penso a Niall che suona la
chitarra.
No,
Robert. Io voglio restare con i miei amici.
Ma
il discorso appena fatto con Louis mi manda fuori dalle righe. Robert
che aveva previsto tutto...
"La
Modest vi lascerà"
"Sì!" rispondo prontamente scacciando il minimo dubbio
"voglio fare il solista"
Niall
La mia prima mattinata da licenziato l'ho passata a letto, tra i
videogiochi, i popcorn e il telefono. Una vera pacchia! Gli hotel,
com'era da aspettarselo, mi hanno mandato personalmente i prezzi
più
invitanti e le foto delle stanze più attraenti. Subito sono
diventato la nuova celebrità di Milano. Non c'è
giornale che non
parli del mio soggiorno prolungato a Milano.
Niall
Horan ancora a Milano. Soggiorno prolungato.
E
dopo un'ingessatura, arriva il relax per il nostro Niall Horan.
Horan
in hotel e i ragazzi in tour. Un po' di relax per il biondo.
Un
imprevisto e una suite a cinque stelle per Niall Horan.
Mi sono letteralmente divertito a leggere questi giornali. Uno
persino diceva che sono rimasto a Milano più tempo del
previsto per
una nuova fiamma. Mi sono fatto due risate. Ma poi,
in fondo,
sono rimasto qua per vedere Luisa.
Passata la mattinata tra una cazzata e l'altra, eccomi qua, di nuovo
in ospedale, solo per vedere lei.
Entro nel corridoio principale e mi dirigo verso rianimazione. Apro
la porta e entro nel reparto. So già dove andare, ma
purtroppo Luisa
non c'è più.
Merda! Chissà dove l'hanno messa. E poi non ho nemmeno io
suo numero
di telefono. E non so nemmeno il suo cognome. Che faccio? Posso
cercare un medico a cui chiedere informazioni.
Una
ragazza dai capelli ricci, colore fuoco, che si chiama Luisa.
Sì,
qualcuno qualcosa saprà.
Entro
nel reparto e trovo un medico sulla sessantina, anziano, con i baffi
spioventi e l'aria severa.
Deglutisco
e poi mi rivolgo a lui.
"Mi
scusi... lei sa per caso dove si trova una ragazza dai capelli ricci,
colore fuoco, che si chiama Luisa...? Lei era qui ieri..."
Mi
guarda, abbassandosi gli occhiali lungo il naso e avvicinando il suo
viso al mio.
"Penso
sia al primo piano, in..."
"Grazie
grazie. Ci vado subito" e senza lasciarlo finire faccio, parto
per il primo piano.
Luisa
sto arrivando. Oggi ti chiedo di darmi il tuo numero. Giuro!
Arrivo al primo piano e non appena si aprono le porte dell'ascensore
corro per il corridoio chiamandola per nome.
"Luisa? Luisa? Luisa?"
Finché un'infermiera da una stanza si affaccia:
"Giovanotto! Che cosa sono queste urla?! Ma dove siamo allo
stadio? Silenzio! Siamo in un ospedale!"
Merda è vero! Non ci avevo pensato.
"Scusi... lei per caso sa dirmi..."
"No!" E non lasciandomi nemmeno finire, mi chiude la porta
in faccia.
"Cazzo!" sbuffo. Ma ecco che all'improvviso mi sento
chiamare da dietro e riconosco di chi è la voce. Riconosco
quelle
parole. E' lei.
"Luisa!" mi giro con un sorriso che va da orecchio a
orecchio
La vedo con una stampella sul braccio sinistro. Che dolce! Anche lei
ha le stampelle. Mi dirigo verso di lei e le do un bacio sulla
guancia. Vedo subito che diventa rossa.
"Ti ho sentito gridare..." e scoppia a ridere
"Sì" e scoppio a ridere anch'io perché il suo
sorriso è
così bello e naturale che non posso non ridere anch'io.
"Anche tu hai le stampelle" le faccio io
"Eh già" e scoppia di nuovo a ridere
Una conversazione davvero interessante! Ma lei è
così bella che non
riesco a spiccicare parola. Figuriamoci se riesco a fare un discorso
sensato!
"Pensavo... Andiamo a fare una passeggiata fuori. Si sta bene,
c'è il sole..." le propongo
"Aspetta" mi fa
Guarda che non ci sia nessuno, sporgendo la testa lungo il corridoio
e poi mi dice di andare.
In questo momento non voglio pensare ad altro. Solo a lei. Solo a io
che sono con lei. Perché è strano, e se lo
raccontassi, non mi
crederebbero. Ma dalla prima volta che l'ho vista, ho subito capito
che lei era la ragazza che avevo sempre desiderato.
"Quindi tu vai a scuola" faccio io mentre camminiamo per il
sentiero che costeggia l'ospedale
"Sì. Che palle. Ma la mia vita non sa di niente... Parlami
della tua!" mi fa subito.
"Non è vero, sai. La mia vita è una corsa contro
il tempo e
anche se sono famoso, faccio il cantante e sono su tutti i giornali,
io per esempio non sono mai andato in motorino..."
"No! Non ci credo!" e scoppia a ridere "Come ti è
venuto in mente il motorino?"
"Niente, così! Mi piacerebbe andare in motorino"
"Sei straordinario! Non avrei mai pensato che Niall Horan
volesse andare in motorino" e ride di nuovo
"Beh, diciamo che nemmeno io lo sapevo fino a qualche tempo
fa..." e scoppio a ridere anch'io
"Perché sei rimasto qui a Milano, Niall?"
Divento immediatamente tutto rosso. Non posso certo risponderle che
sono rimasto qua per lei.
Sono
rimasto a Milano per te, Luisa.
"Beh... perché... insomma ho deciso di prendermi un po' di
relax"
"Sei buffo tu! Con tutte le città del mondo, proprio Milano!"
Cerco di cambiare discorso.
"Certo voi donne sempre così!"
Ride di nuovo e poi mi fa: "Con tutte le donne che hai avuto, le
conosci bene..."
"Non è vero! Non ne ho avute tante" faccio un'espressione
corrucciata
"Dai, non volevo offenderti..." e scoppia di nuovo a ridere
"No, no, tranquilla"
Ecco che all'improvviso arriva un ragazzo a gran velocità
con la
carrozzina.
"Oddio, Luisa, attenta!"
E non appena la carrozzina le passa accanto, lei perde l'equilibrio e
cade verso di me. E anch'io cado per terra, insieme alle mie due
stampelle.
"Aiuto!" e con un grido mi ritrovo sull'erba del giardino
con lei sopra di me.
Del tutto imbarazzato, cerco di sdrammatizzare la situazione e le
chiedo come sta.
"Bene" e fa una risata trattenuta
Ci rialziamo lentamente, tutti e due molto impediti. Lei è
l'unica
che si muove meglio. Io con la gamba ancora ingessata, faccio fatica.
Così lei, prendendomi la mano mi aiuta.
"Sarà meglio rientrare" fa lei notando che la mia mano
è
attaccata alla sua
La lascio subito e, grattandomi la testa imbarazzato, annuisco con la
testa.
Giungiamo al primo piano.
"Possiamo fare ancora qualche giro... Sono solo le sei del
pomeriggio" le faccio sorridendo
"Mi piacerebbe molto, Niall. Ma tra poco devo fare una visita di
controllo"
"Ah, oh si, capisco" le faccio io compiaciuto "ti...
ti rimandano?"
"Spero di sì. Almeno potrò tornare a Prato, dalle
mie amiche,
insieme a Marco"
E in questo momento è come se mi avesse lanciato un coltello
nello
stomaco. Lei vuole tornare dai suoi amici, e magari anche dal suo
ragazzo...
"Ah..." faccio io abbassando la testa avvilito
"Niall?" mi fa lei sollevandomi il viso con un dito "Che
hai?"
"Nulla. Pensavo a quello che hai detto. Ai tuoi amici, alla tua
città, alla tua vita. E poi... Ah, lascia perdere"
"Che ho detto?" mi fa perplessa
"Nulla. E' solo che... ah, è strano che lo dica. Io...
cioè...
io ti voglio bene, Luisa"
E queste parole mi partono dalla bocca così, all'improvviso,
da
sole, come se le dovessi dire, come se io fossi arrivato fino a qui
per dirle ti voglio bene.
"Anch'io Niall..."
Avvicino il mio viso al suo. Sento il profumo dei suoi capelli e vedo
i suoi occhi sempre più vicini ai miei.
Il mio respiro si fa più concitato e anche il suo sento che
è
agitato. Mi avvicino ancora di più alle sue labbra.
Ma lei gira il viso verso la sua stanza.
"E' meglio che vada"
"Sì" faccio io deluso
Cammino per il corridoio senza sapere che sto andando dalla parte
opposta a quella in cui dovrei andare.
Chissà se lei prova quello che provo io per lei?
Chissà se mi pensa
come la penso io? Forse dovrei andare via da Milano, tornare in
Irlanda, a casa, rimettermi e poi rincominciare il tour. Forse dovrei
solo dimenticare questo casino e ritornare alla mia vita. Eppure lei,
con il suo sorriso, mi dice di non farlo.
Scendo lentamente le scale e arrivo a un pianerottolo dove trovo un
uomo che parla al telefono. Faccio per scendere di nuovo la seconda
rampa quando sento il nome di Liam pronunciato dal tizio.
"Bene, Liam! Anzi benissimo! Sono davvero felice che tu abbia
deciso così! E se posso dirtelo, è stata
un'ottima scelta"
Mi fermo sulla seconda rampa di scale a sentire cosa dice. Non che di
Liam ci fosse solo Payne, ma qualcosa mi dice di restare a sentire.
Forse è solo curiosità.
"Ottimo! Sei alle prove, vero? Bene, bene. Voglio stare qualche
giorno con mia figlia, il tempo che si rimetta. Poi ci metteremo
d'accordo sulla data. Benissimo!"
Scelta?
Data?
"Lo vedo già su tutti i giornali: Liam Payne solista!"
Carissimi
lettori,
mi
devo scusare tantissimo per il ritardo. Purtroppo sono in un periodo
brutto per la scuola.
Ho
comunque trovato il tempo per scrivere l'ottavo capitolo.
Resolutions.
Beh, si può immaginare che cosa ci possa essere.
Partiamo
dall'accordo della Modest: Eleanor e Louis non sono più
obbligati a
stare insieme. Ottimo, no? Eppure, al nostro Louis non torna molto la
faccenda. Che cosa c'è sotto questo contratto?
Ma
ecco che spunta Zayn che vuole chiedere a Perrie di sposarlo. Una
cosa da nulla, caro Malik! Zayn vuole a tutti i costi salvare il suo
rapporto con Perri e vuole farlo anche a scapito della band. Forte e
innamorato il nostro Malik!
I
nostri Larry come sempre dolci fino in fondo.
Ma
ecco che arriviamo a Liam, che, dopo aver saputo della cosa di
Eleanor, decide di dire di sì a Robert. Pensa che Robert
abbia avuto
ragione riguardo alla Modest. Ma ecco che le storie si intrecciano
visto che il nostro Robert è andato a riprendere la figlia
all'ospedale di Milano e indovinate chi incontrerà? Niente
poco meno
di Niall! E' ovvio!
Il
nostro biondo è sempre più attratto dalla nostra
cara Luisa.
Purtroppo viene deluso alla fine da lei quando le dice di voler
tornare alla vita di prima, mentre Niall sembra quasi voler cambiare.
Il capitolo finisce con Niall che per puro caso sente Robert parlare
di Liam.
Che
cosa farà Niall? E cosa farà Luisa? E Zayn e
Perrie? E Marco che
fine ha fatto?
Come
si dice, nuovo capitolo, nuove intrecci e nuovi dubbi.
Ringrazio
di cuore tutti i miei lettori e i miei recensitori. E mando un grosso
bacione a tutti.
MIRCO
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Capitolo 9 *** DANGER ***
9
DANGER
Marco
La
valigia pronta è appoggiata al battiscopa della stanza
dell'ospedale.
Odio
le valigie. Perché quando si parla di valigie si parla anche
di
partire. E quando si parte, di solito si lascia anche qualcuno. E io
in questo ospedale sto lasciando un pezzo di cuore.
Seduto
sul letto, con le gambe incrociate, con le mani l'una sull'altra, con
lo sguardo basso, dovevo alzarmi per raggiungere mia madre
all'ingresso.
E
lei?
Non
posso andarmene senza salutare la mia migliore amica, senza dirle 'ci
vediamo a casa', senza dirle 'ti telefono domani', senza
abbracciarla. Telefoni rotti, un ipod scassato, reparti separati...
Insomma tutto ci ha tenuti abbastanza lontani.
Per
fortuna stava tutto finendo.
E saremo ritornati a casa, proprio nel bel mezzo dell'estate. E
l'avremo vissuta al meglio, io e lei. Non ne posso più di
stare
rinchiuso in questa stanza d'ospedale ad annusare quell'odore
insopportabile di alcol misto a sangue. Per non parlare poi di quei
pasti che ti portano: esigui e disgustosi. E poi la noia. Le ore che
non passano mai, solo riviste e qualche programma demente alla
televisione. Nemmeno un compagno di stanza! Adesso tutto stava
finendo.
Busso leggermente alla porta della stanza di Luisa.
Nessuna risposta.
"Lou!" dico io ribattendo due colpi, ma ancora sembra che
non ci sia nessuno
A questo punto apro la porta e mi giro subito verso i due lettini.
Quello di sinistra vuoto, sull'altro era adagiata una vecchia signora
che se ne stava in panciolle a leggere Novella 2000. Non appena si
accorge che sono entrato, alza leggermente gli occhi e mi scruta da
sopra gli occhiali.
"Oh, mi scusi. Cercavo una ragazza di nome Luisa... Mi hanno
detto che questa è la sua stanza"
"Non c'è" mi risponde in tono secco
"Ah. E lei sa dove possa essere?" le faccio perplesso
"Ha detto che è andata a fare una passeggiata con un
ragazzo"
risponde come se l'avessi disturbata e poi se ne ritorna a leggere la
sua rivista
"Ah... Grazie" faccio io uscendo
Non ho bisogno di chiedere a nessun altro dove sia Luisa. So
benissimo che sta con Niall.
E in questo momento dentro di me è scattato qualcosa, un
brutto
sentimento, che mi abbatte, mi butta giù, mi scuote dalla
testa ai
piedi e mi dice che lui mi sta portando via la mia Luisa.
Le chiacchierate di mezzanotte che abbiamo fatto io e Niall adesso
perdono tutte di senso, l'incontro alla panchina e i suoi discorsi
sul motorino adesso sono solo cazzate, solo parole. Ora non vedo
altro che lui con la mia migliore amica, ed io, invece, da solo.
Eppure non dovrebbe essere così.
Dovrei
uscire a salutarla, a darle un bacio e a dirle ci vediamo a casa.
Ma questo pensiero che si sta agitando dentro di me mi fa sbattere la
porta con violenza, correre via da questo corridoio e andarmene da
questo ospedale. E' quello che voglio fare, infatti. Voglio lasciare
questo posto, e con lui anche tutto ciò che vi è
successo.
Qua
è finito tutto.
E se anche si tratta di un malinteso, adesso non riesco a pensare ad
altro.
Hai
scelto lui. Adesso stai con lui.
Sono perso, deluso, arrabbiato. Come quando sai che ciò che
stai
pensando probabilmente non è vero, però fa male
lo stesso. Non so
nemmeno che cosa sia tutto questo. Perché mi sto agitando
tanto se
Luisa è con il suo cantante preferito, con la persona per la
quale
si agita di più, con il suo idolo? Perché la cosa
che prima
desideravo accadesse, adesso mi manda fuori di testa?
Quella
era gelosia?
Non ho proprio niente da invidiare a Niall, ma adesso,
improvvisamente, lo odio con tutto il cuore. Un odio improvviso, che
ha preso fuoco in poco tempo e mi sta bruciando piano piano.
Proprio quando sento la porta che dava sul giardino sbattere e due
risate avvicinarsi, esco dal corridoio, scendo velocemente le scale
e, girandomi un attimo indietro, capisco che quella era proprio
gelosia.
Niall
So perfettamente chi è il Liam della telefonata. Quel Liam
è Liam
Payne.
Sembra tutto fuori dal normale. Non riesco a capacitarmi che io possa
aver sentito quello che ho appena sentito.
Liam
Payne solista.
Cosa vorrebbe dire?
Voglio chiamare qualcuno dei ragazzi. Zayn, Harry, Louis. Qualcuno
devo chiamare. Loro sapranno qualcosa sicuramente. Tiro fuori dalla
tasca il mio iphone...
La mia faccia diventa bianca quando vedo il vetro in frantumi.
Come
diavolo si è rotto? mi dico
dentro di me, mentre guardo se riesco a combinare qualcosa, ma il
vetro è completamente rotto. Una tragedia.
Dopo qualche secondo di smarrimento totale, mi accorgo che ero caduto
nel giardino dell'ospedale pochi minuti fa. Sicuramente in quel
momento si deve essere rotto. Un sasso, qualche cosa deve aver
percosso lo schermo!
Porca puttana!
Sono le sei e mezza e Luisa deve essere alla visita di controllo. Da
chi posso andare? Cerco di pensare a qualcuno che abbia un telefono,
ma che non sia interessato alla faccenda. Insomma, stiamo parlando di
un probabile scioglimento della band...
Marco!
Scendo le scale cercando di non inciampare, vista la mia ingessatura
alla tibia. Mi ricordo ancora il reparto dove stava Marco. E non
appena sono nel giusto corridoio arrivo alla sua stanza. Senza
bussare, mi precipito dentro mentre lui sta per uscire con una
valigia in mano.
"Marco, scusa, è successo un casino. Potresti prestarmi il
telefono?"
Gli occhi azzurri di Marco mi squadrano lentamente il viso con
un'aria delusa e allo stesso tempo arrabbiata. Deve essergli successo
qualcosa. Tutto quello che mi dice è:
"Non si usa bussare?"
"Scusa, ma è che..."
"Non me ne frega niente dei tuoi problemi e per di più non
ho
un telefono"
Rimango un attimo fermo sulla soglia della porta, mentre lui mi passa
davanti.
"Si può sapere che hai fatto?"
"Non ho fatto proprio niente. Tu, invece, com'è andata la
passeggiata?" e sottolinea alzando la voce quella maledetta
parola. E io capisco subito a cosa si riferisce.
"Marco, io..."
"Tu cosa? Lo sai quante volte ho visto Luisa da quando è
stata
qua in ospedale? Due volte! Hai capito? Due volte!" e la sua
voce si fa alta
Esito a rispondere.
"Ieri era con te e allora vi ho lasciato stare, stamani era a
fare gli analisi e ho lasciato stare. Oggi pomeriggio, visto che me
ne devo andare, volevo salutarla, ma era occupata. Sarà un
sollievo
per te che me ne vada da questo ospedale"
Quelle parole mi colpiscono profondamente, come migliaia di frecce
lanciate tutte insieme.
"Marco..." faccio io mentre se ne sta andando
Ma lui non si gira, non risponde, se ne va verso il corridoio.
Mi sento un vero schifo.
Liam Payne solista e Marco che mi accusa di averle preso la sua
migliore amica.
Oggi ho avuto una vera giornataccia. Voglio tornarmene in albergo,
stare da solo e basta.
Zayn
Un concerto pazzesco.
Dusseldorf in delirio.
Il sudore che cola sotto i vestiti.
Il suono degli applausi e delle urla.
Tre luglio. Arrivati a Berna durante la notte, mi sto gustando un
cappuccino al bar dell'hotel insieme a Harry e a Louis. Liam non
è
ancora sceso per la colazione.
"Una grande serata!" esclama Harry con la voce rotta e
ancora assonnato
"Pazzesca!" continua Louis scompigliandosi i capelli con
entrambe le mani
I ragazzi vedono che guardo in continuazione l'ora del telefono.
Prima si scambiano un'occhiata dubbia e poi mi fanno tutti e due:
"Zayn, c'è qualcosa che non va?" mi dice Harry
"No, perché?" faccio io
"No, niente. Ma non fai altro che sbloccare e bloccare il
telefono..." mi fa Louis
"No... niente" cerco di aggirare l'argomento
"Perrie?" mi fa Louis, sapendo che sicuramente si tratta di
quello
"Beh, in effetti sì" faccio io desolato
"Non avrete mica litigato?" continua Harry
"L'ultima volta che ci siamo visti abbiamo discusso un po'... di
cazzate. E' che vorrei fare una cosa, ma non so come farla, quando
farla..."
"Cosa?" fa Louis guardando Harry
A questo punto tiro fuori dalla tasca dei pantaloni il cofanetto con
l'anello.
"Non ci credo!" se ne esce Harry
"Matrimonio?" fa Louis incredulo
Annuisco girando il cucchiaino nella tazza vuota.
"E quando vi sposate?" fa Harry tutto eccitato
"Harold, non sa nemmeno come darle l'anello..." fa Louis
inarcando le sopracciglia
Io faccio una risata trattenuta.
"Non è semplice, Zayn, ma tu e Perrie state così
bene
insieme..." fa Louis esortandomi
"Sì, è vero. Ma se dicesse che non è
il momento, che non è
pronta, insomma tutte quelle cose che tirano fuori le donne quando
devono dirti di no" faccio io perplesso
"Macché dici, Zayn?" dice Harry "Perrie?"
"Zayn, Harry ha ragione" fa Louis
"Oggi la vedrò e mi ha detto di chiamarla verso le dieci..."
"Perfetto! Andate a farvi un bel giro, ché sono quaranta
gradi,
poi un bel caffè e infine tadà!" dice Harry
mentre divora un
cornetto alla crema
"Una cosa semplice, dite?"
"Ma certo Zayn!" fa Louis "che volevi portarla in una
carrozza trainata da cavalli bianchi? Basta una cosa semplicissima"
"Chiaro e tondo?" faccio ancora più confuso
"Beh, magari qualche parolina messa per bene, niente parolacce,
piccole cose insomma" fa Harry
Il mio sguardo si fa sempre più incredulo e dubbioso.
Ecco che Louis inizia a recitare per prendermi in giro.
"Perrie, Perrie. Vuoi tu, dolce Perrie, prendere come sposo
me, Zayn Malik, e coronare il nostro sogno d'amore?" mi
guarda con fare ammiccante
"No, no!" fa Harry, mentre addenta un'altra brioche "deve
essere più shakespeariano! Dovrei paragonarti a
una dolce
giornata di primavera? Oh no, tu sei molto più calda e
temperata.
Sposiamoci, mia dolce Perrie, e annienteremo le fauci maligne del reo
tempo"
"Decisamente sì!" fa Louis battendo la mano sul tavolo
E scoppiano a ridere tutti e due, mentre Harry si sta affogando con
la brioche e Louis mi sta dando due pacche sulla spalla.
"Dimentica ciò che abbiamo detto, Zayn" dice Louis dicendo
seriamente
"Provo a cercare qualcosa su internet?" faccio io
"Potresti. Ma c'è un posto dove le cose sono più
vere di
internet" mi fa Louis e mi indica la parte sinistra del petto.
Il
cuore.
Sorrido e vorrei rispondere qualcosa. Ma mi accorgo che sono le dieci
e cinque minuti. Chiamo immediatamente Perrie.
"Amore,
sono Zayn"
E
intanto vedo che Louis sta facendo un gesto a Harry di andare e
lasciarmi solo. E mentre loro si incamminano su nelle camere, io sto
iniziando già a sudare.
Luisa
"Tieniti
forte!" mi fa Marco mentre mette in moto il motorino
"Non
fare lo scemo e vai piano" gli rispondo io
"Premo
play" e inizia la canzone. La nostra canzone.
'Cause
we got all night.
We're
going nowhere.
Why
don't you stay
Why
don't you go there with me.
La
vespa di Marco sfreccia tra le macchine del viale. Continua a fare
gli slalom attorno alle auto e poi arriva in cima alla strada, dove
c'è un incrocio.
"Marco
fermati!" gli urlo vedendo che non ha intenzione di fermarsi
"Cosa?
Non ti sento" mi fa lui sorridendo e continuando a cantare
"Marco
fermati!" urlo ancora più forte, ma lui non mi sente proprio
La
sua vespa si spinge ancora più in là e viene
colpita in pieno da
un'auto che sta arrivando da sinistra. Un colpo forte mi getta a
terra.
Ma
mi rialzo velocemente. Non sento dolore. Non ci sono più le
macchine. E' tutto bianco intorno a me. C'è solo un casco
per terra.
E poi più in là...
"Marco!"
urlo io avvicinandomi al suo corpo per terra inerme
"Marco,
svegliati, di' qualcosa! Marco! Marco!"
Mi alzo sudata dal letto. E con il fiatone mi asciugo la fronte con
le mani.
Solo
un brutto sogno, sono un incubo.
Guardo la sveglia accanto al comodino e noto che sono le nove in
punto del tre di luglio.
L'unico pensiero che mi assilla è Marco.
Devo
vederlo.
Faccio per alzarmi quando entra il medico.
"Buongiorno Luisa" mi fa guardando probabilmente i
risultati dei miei esami
"Buongiorno" gli rispondo ancora con il fiatone, come se
fossi di ritorno da una maratona
"Tutto bene?" mi fa scrutandomi da sopra gli occhiali
"Sì, solo un brutto sogno"
"Oh, beh, quelli capitano a tutti" mi sorride dolcemente
Se ne sta in silenzio per qualche secondo e poi così mi dice:
"I suoi analisi vanno più che bene. Non ci sono danni
celebrali, nemmeno lussazioni articolari. Vedo che anche i graffi in
fronte stanno scomparendo"
"Sì..."
"Possiamo dimetterti oggi stesso. Quando verrà tua madre?"
"Oggi stesso?" faccio io perplessa
"Sì, signorina. Non è felice?" mi dice
più perplesso di
me
"Oh, felicissima. Mia madre dovrebbe arrivare a momenti..."
"Benissimo. Le dispiacerebbe avvertirmi non appena arriva?"
"Certo che no. La chiamerò senz'altro" e faccio per
alzarmi
"Deve andare da qualche parte?"
"In effetti sì, devo vedere Marco, il mio migliore amico"
"Oh, questo è impossibile" mi fa sorridendo il dottore
"Impossibile?" faccio io cambiando subito faccia
"L'hanno dimesso ieri, signorina, e ieri sera ha lasciato
l'ospedale" mi fa tutto tranquillo
"Oh no, ci deve essere un errore. Non può essersene andato
senza salutarmi" faccio io rattristata
"Non so cosa dirle, signorina" mi fa uscendo "la
saluto e la invito a fare una bella colazione al bar"
"Ma..."
Marco se n'è andato senza salutarmi, senza darmi un bacio
sulla
guancia, senza dirmi 'ci vediamo a casa'.
Perché Marco non mi ha salutata?
Improvvisamente
è come se il mondo mi fosse crollato addosso. Il mio
migliore amico,
la persona con cui ho condiviso quasi tutta la mia vita, se
n'è
andato senza dirmi nemmeno un ciao.
Mi risiedo con calma sul letto, con la testa bassa, cercando di
trovare una spiegazione, ma non trovandone nemmeno una. Mi sembra
così impossibile...
Ecco che bussano alla porta e io, avvilita e con un filo di voce,
dico di entrare.
Mamma.
"Amore mio! Come stai?" entra, chiudendo la porta, e mi
abbraccia forte
"Male, mamma. Non potrei stare peggio"
Niall
Ieri sera mi sono addormentato tardi e sono rimasto a pensare alla
giornata trascorsa.
Con il telefono rotto, senza twitter, senza i messaggi dei ragazzi,
da solo ho pensato. Perché in fondo sono stato con Luisa,
quasi
tutto il pomeriggio. Ed è stato davvero bello, come tutte le
volte
che sto con lei. Marco deve averci visti sicuramente, o forse
è
venuto a salutarla, ma non l'ha trovata. E questo mi ha fatto
sospirare parecchie volte.
Poi ho pensato al concerto a Dusseldorf, alla nostra band, e alla
fine anche a Liam. Ho cercato di ricordarmi della telefonata, di
quell'uomo che parlava al telefono con Liam. Doveva per forza essere
un produttore discografico. E non ho potuto avvertire i ragazzi col
cellulare e poi non l'ho fatto nemmeno dopo in albergo: la sera del
concerto non potevo certo dire loro certe cose!
Mancano venti minuti alle dieci. Vado da Luisa. Ho bisogno di parlare
con lei.
Mi metto il cappuccio della felpa in testa, nonostante faccia un
caldo atroce, gli occhiali da sole e mi dirigo verso l'entrata
posteriore per entrare nel taxi che ho appena chiamato.
Giro la maniglia e non faccio in tempo a chiudere la porta dietro di
me che vengo assalito da centinaia di fan che urlano, strillano e si
precipitano addosso a me.
"Niall!"
"Un autografo! Un autografo!!"
"Ommioddio è lui!"
"Niall!"
"L'ho toccatto!!"
Urla confuse mi riempiono le orecchie, mentre alcune braccia mi
spingono a sinistra, altri a destra. Cerco di svincolarmi dalla presa
e di rientrare, ma la porta dietro si è chiusa.
Merda!
Trattengo con tutta la forza le stampelle, visto la mia gamba ancora
ingessata. Se perdo quelle, sono fottuto.
Sento all'improvviso arrivare un'auto a tutta corsa sulla strada.
L'auto la riconosco benissimo. E' quella di Paul. Immediatamente
escono lui e altri due omoni vestiti di nero. Si fanno strada verso
la folla di fan indemoniata e Paul mi prende per il braccio e mi
trascina in macchina, senza rivolgermi la parola.
Nel mentre che sbatte lo sportello posteriore, la folla si accalca
verso la macchina.
Conosco bene questa situazione. Mi ricorda benissimo la sera del
ventinove giugno. E una strana sensazione mi dice che qualcosa di
brutto sta per accadere, esattamente come quel maledetto giorno.
Gli altri uomini rimangono a tenere a bada la folla, mentre Paul
entra davanti e parte a gran velocità senza fare parola.
Capisco che
sono nei guai, e so anche di meritarmelo.
"Questa idea di rimanere a Milano non è affatto una buona
idea"
mi dice in tono secco
"Paul... è solo che non ho calcolato bene"
"Niall, se non fossi arrivato io, tu adesso saresti di nuovo in
ospedale!" mi fa ancora deciso e innervosito
"Io..."
"Tu cosa vuoi fare? Vuoi tornare con i tuoi ragazzi o no? O voi
fare la bella vita a giro per il mondo?"
"..."
"Perché se è così, posso anche
smetterla di venirti a
prendere in auto ed essere il tuo manager! Sono stato chiaro?"
"Chiaro" faccio io abbassando la testa
"Allora ti consiglio di preparare le valigie che domani parti
per Londra" mi fa deciso
"Ma... Paul"
"Niall, non accetto obiezioni. Mi dispiace, ma finché io
sono
il tuo manager, tu fai quello che dico io!"
Non ho seguito il tragitto dell'auto, ma non appena si ferma,
affacciandomi dal finestrino, vedo l'ospedale di Milano.
"Perché mi hai portato qua?"
"Perché sapevo che era qua che volevi andare" e lo dice
con il tono con cui si concede un'ultima grazia
Mi giro verso di lui e sorrido. So che Paul mi vuole bene, ma so
anche che la decisione di restare a Milano è stata troppo
affrettata
e troppo infattibile.
Liam
Sono le nove del mattino e scorro la tl di twitter. I fan sono tutti
entusiasti del concerto di ieri sera. Anch'io lo sono stato e lo sono
tutt'ora. Robert mi ha mandato un messaggio ieri sera, verso
mezzanotte.
So
che domani sei a Berna. Chiamami domattina verso le dieci.
Stanotte ho dormito poco. Ho pensato alla risposta che avevo dato a
Paul, ho pensato a cosa significasse lasciare una band e andare
avanti da solo, ho pensato alla reazione dei miei compagni.
Perché,
in fondo, prima o poi glielo dovrò dire. Non voglio che lo
vengano a
sapere così, dal nulla.
E allora cosa diranno?
So che mi odieranno con tutto il cuore.
Dopo essermi fatto una doccia, mi siedo con l'accappatoio sul letto e
guardo insistentemente l'ora del telefono.
9.20
9.26
9.33
9.40
9.44
9.52
Mi sembra di sentire i secondi ticchettare nella mia mente. Lo
chiamo. Il telefono squilla.
"Pronto?"
"Robert, sono Liam"
"Liam! Mio caro Liam! Hai fatto bene a chiamarmi. Ti sento
stanco, tutto bene?"
"Solo per ieri sera, abbiamo fatto una grande serata a
Dusseldorf"
"Vedrai quante ne farai tu di serate...!"
Niall
"E' permesso?" dico io bussando e abbassando la maniglia
"Chi è?" mi risponde la sua voce, però cambiata,
come
se... stesse piangendo.
Infatti è a gambe incrociate sul letto, con un fazzoletto
tra le
mani e gli occhi lucidi.
"Lou..." faccio io cercando di capire cosa possa essere
successo
"Niall!" e non appena mi avvicino al letto mi stringe le
braccia al collo e mi abbraccia.
Sento le sue lacrime sulle mie guance e sul mio collo, calde, mentre
stanno scendendo. Sento le sue mani, una sulla schiena, l'altra che
mi prende i capelli.
Lentamente anch'io la abbraccio, cingendole il busto con le braccia.
In questo momento anche a me viene da piangere, non so
perché, ma
vederla così mi fa stare male, parecchio male.
E quando lei toglie il viso dalla mia spalle, con le mani le prendo
le sue guance e le asciugo le lacrime dagli occhi.
"Lou, cos'è successo?" le dico dolcemente
"Marco..." mi risponde lei guardandomi negli occhio
E io so subito che cosa le è successo. Lui se n'è
andato senza
salutarla. E so anche che la colpa è solo mia.
"Se n'è andato, lo sai? E non mi ha nemmeno salutato. Non mi
ha
detto niente!" così mi dice disperata
"..."
"Il mio migliore amico! E' uno stronzo!" mi dice alzando la
voce
E adesso dovrei dirle che l'ho incontrato qualche minuto prima che se
ne andasse, dovrei dirle cosa mi ha detto riguardo a lei e riguardo a
me, ma non ce l'ho fatta. Qualcosa dentro di me mi ha sussurrato di
mentirle, di dirle una bugia, non con cattiveria, però di
mentirle.
"Non lo sapevo..." faccio io abbassando lo sguardo dai suoi
occhi lucidi e volgendo lo sguardo al suo comodino.
Proprio sopra vedo i risultati dei suoi analisi. E così,
cercando di
aggirare l'argomento, le chiedo:
"Le analisi?"
"Vanne tutte bene. Mi rimandano oggi, Niall"
La giornata non è iniziata bene, adesso sta continuando
ancora
peggio.
"Come te ne vai?" faccio io subito disperato, sgranando gli
occhi e prendendole le mani.
Non appena le nostre mani si toccano, anche i nostri occhi si
incrociano.
"Non ho per niente voglia di tornare a casa, Niall" mi
confessa lei scuotendo leggermente la testa
Avvicino il mio viso al suo, così da sentire il suo respiro,
così
da vedere i suoi occhi da vicino. Prendo una sua mano e dolcemente
l'avvicino al mio petto, alla parte sinistra, dove batte il cuore. Il
suo sguardo prima segue la mia mano, poi dopo aver sentito battere il
mio cuore così velocemente, mi guarda negli occhi e mi
accenna un
sorriso, un lieve sorriso, forse nascondendo qualcosa.
"Quando sto con te, Lou, non so cosa mi succede, ma il mio cuore
batte forte. Ho conosciuto tante fan e tante ragazze, ma tu sei
diversa da tutte le altre. E ti sembrerà stupido, ma non
vorrei mai
staccarmi da te. Mai"
E chiudendo gli occhi, le mie labbra si fondono con le sue.
Io e lei, in una stanza d'ospedale, mano nella mano, labbra contro
labbra, e tutto il resto non conta più un cazzo.
Harry
"Ma scusa, Lou, tu come chiederesti a una donna di sposarti?"
faccio io salendo le scale, insieme a Louis
"Io non chiederei mai a una donna si sposarmi. Io lo chiederei a
te, Harold" mi dice sussurrando
Sorrido e gli do una pacca sulla spalla.
Arriviamo al primo piano, Louis mi passa davanti.
"Prendiamo l'ascensore, Lou?" gli faccio con cesso
ammiccante
Lui preme il pulsante e mi invita a entrare.
Mi spinge sullo specchio, mentre le nostre labbra sono incatenate, le
sue mani si stanno infilando sotto la mia maglietta e le mie che gli
stanno graffiando la schiena.
Il suono dell'ascensore arrivata ci interrompe. Dodicesimo piano.
"Peccato, Harold, poteva essere un bel momento" mi fa
scherzano e prendendomi in giro
"Chi ti ha detto che è finito?" faccio io appoggiandomi
alla mia suite
Sento all'improvviso la voce di qualcuno che sta parlando al telefono
nella stanza di fronte alla mia.
"Allora..." inizia Louis, ma lo interrompo con un sh!
"Che c'è?" mi fa stizzito
"E' Liam!" gli dico e faccio segno di ascoltare
"Con chi sta parlando?" mi fa, mentre ci avviciniamo
entrambi alla sua porta
"E' al telefono" faccio io
"Oggi abbiamo il pomeriggio libero, possiamo vederci quando
vuoi" fa Liam
"Una nuova fiamma?" mi fa Louis con fare ammiccante
Con aria scettica scuoto la testa.
"Il contratto?" continua Liam
Io e Louis ci guardiamo con aria interrogativa.
"Perfetto! Alle quattro in punto allo studio R&B"
"Grazie mille Robert!"
"Robert???" mi fa stupito Louis "Pensavo che Liam
fosse..."
"Etero?" finisco la domanda io
"Sì" fa Louis dubbioso
"Un appuntamento allo studio R&B di Berna... Un posto
insolito per un appuntamento" suggerisco io
"Magari è un nome in codice..."
"No, Louis. Noi oggi, alle quattro in punto, saremo allo studio
R&B. Questa storia di Liam che fa il misterioso deve finire, in
un modo o nell'altro"
Buonasera
a tutti i miei lettori.
Mi
devo ancora una volta scusare per il mio ritardo, ma ce l'ho sempre
fatta. E di nuovo vi lascio sulle spine!
Il
nostro Marco è davvero geloso! E decide di andarsene senza
salutare
la sua migliore amica. Purtroppo la situazione si capovolge e anche
Luisa si offende perché Marco non le ha detto niente. Ecco
che
arriva il nostro Niall a consolarla e finalmente il momento tanto
atteso: il BACIO!
Purtroppo
Luisa è stata dimessa e anche Niall, dopo il brutto
episodio, è
costretto a tornarsene a Londra. Che cosa succederà? I
nostri
protagonisti si separeranno?
I
nostri Larry cercano di aiutare Zayn con Perrie e finiscono per
scoprire Liam al telefono. Vogliono assolutamente scoprire che cosa
nasconde Liam e decidono di seguirlo.
Un
capitolo in sospeso, pieno di domande aperte e di nodi ancora da
sciogliere. Tutto dipende dal capitolo successivo... Vedrete come
tutto cambierà!
Un
grandissimo bacio ai miei lettori e a tutti quelli che hanno
recensito.
Grazie
a tutti. MIRCO
|
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Capitolo 10 *** FAREWELL ***
10
FAREWELL
Zayn
You
and I
we
don't wanna be like them
we
can make it til the end
nothing
can come between you and I
La radio del bar in cui mi trovo sta passando il nostro CD. Sto
aspettando Perrie, che mi ha detto di essere puntuale, tre in punto.
Ed eccomi qua alle 2.45 qua seduto, con un caffè macchiato e
una
brioche al cioccolato. L'ansia mi fa venire una fame irreprensibile.
Eccola!
Ho visto i suoi capelli. E' lei.
Lentamente, senza farsi notare, scruta per trovare il tavolo dove
sono seduto io.
"Ce l'hai fatta ad arrivare puntuale" mi sussurra
togliendosi gli occhiali da sole
"Addirittura in anticipo" le faccio, accennando un sorriso
e dandole un bacio affrettato
"Allora, cosa volevi dirmi di così importante" e mette il
punto sulla parola 'importante'
"Beh... è molto difficile" faccio esitando
Mette la sua mano sopra la mia, mi guarda negli occhi attentamente e
un'implacabile agitazione mi scuote tutto.
Zayn,
devi stare calmo. Non è difficile. Pensa a voi due insieme,
pensa a
come sarete felici.
Cerco di mettere a fuoco, fare mente locale, scacciare brutti
pensieri e proiettarmi in questo momento.
Ciak!
Azione!
"Perrie, lo so che ultimamente non ci siamo molto capiti, che
abbiamo litigato, che non ci siamo visti molto. Lo so perfettamente e
tu non puoi sapere quanto mi dispiaccia..."
"Zayn, va tutto bene" fa lei, cercando di consolarmi
Tiro fuori dalla tasca il cofanetto con l'anello, lo alzo davanti a
lei, lo apro delicatamente.
"Vuoi sposarmi?"
I suoi occhi sono spalancati, vicini alle lacrime, lucidi come due
cristalli d'acqua. Le sue mani stanno tremando e la felicità
le si
legge sulle sue labbra, nel suo sguardo, in tutta se stessa.
"Se voglio sposarti!? Ma certo che voglio sposarti!"
Lascia cadere la sedia che è accanto a lei e si getta nelle
mie
braccia, abbracciandomi con tutta la forza che ha. I suoi occhi
stanno versando alcune lacrime, le sento sul mio collo e il suo cuore
sta andando a 300 all'ora. Avvicina le sue labbra alle mie.
Non so perché, ma anche a me viene da piangere. Forse la
felicità.
"Lo so che questo non è uno dei posti migliori per fare una
richiesta del genere" faccio io con le lacrime agli occhi
"ma..."
Mi zittisce con un 'sh' e mettendomi un dito davanti alle labbra.
Lei
è con me, io sono con lei. Nessuno può dividerci,
nemmeno Dio. Noi
non faremo come gli altri, ma resisteremo fino alla fine. Io e lei.
Fino alla fine. Solo noi.
Robert
"Ti
è bastato poco per abbindolare Liam" parla Chuck, il mio
più
fedele collaboratore, nonché fratello minore
Mi
lancio in una fragorosa risata.
"Facilissimo.
Sono ragazzi, Chuck, credono nelle fate"
"Che
cosa vuoi farci con questo ragazzino?" mi fa serio
"Potrei
portarlo al successo, potrei farlo diventare il nuovo re del pop..."
"Perché
non lo fai, allora?"
"Sarebbe
troppo bello per lui...e troppo deludente per me"
"Lo
sai che è un affare pericoloso, Robert!"
"Pericoloso,
pericoloso... tendi sempre a esagerare, Chuck" faccio sicuro di
me
"E'
convinto il ragazzo?"
"Oggi
firmerà il contratto, e noi diventeremo i signori
più ricchi del
mondo"
"Quanto
gli hai detto di sborsare?"
"Calmati,
Chuck, non lasciarti persuadere dal denaro. C'è tempo per i
soldi..." faccio accendendomi la sigaretta "Vuoi?" gli
porgo il pacchetto
"Qualcosa
gli chiederai, spero" mi dice innervosito, prendendo due
sigarette e mettendosene in bocca una
"Penso
di iniziare con 10.000 sterline"
Chuck
sta affogandosi con il fumo della sigaretta "E basta???" fa
stupefatto
"Non
contraddirmi" lo zittisco "Gli farò incidere una canzone,
gli farò fare qualcosa di eclatante, che sicuramente gli
appannerà
la vista"
"Tipo?"
"Portarlo
a giro, conoscere gente di altissimo spessore, grandi cose insomma"
"E
poi il nostro Liam aprirà il portafoglio"
"Sicuramente!"
e scoppio in un'altra risata
Ride
anche Chuck:
"E
quando la Modest li lascerà, spereranno che sia io a
diventare il
loro menagement"
"E
tu li lascerai con il culo per terra, caro Chuck!"
"Esatto!
Ma perché non potremmo prendere qualche soldo anche a loro?"
"Potremmo
fare qualcosa... Ma per ora il nostro obiettivo è solo Liam,
non
dimenticartelo!"
"Mi
sembra già di vederlo su tutti i giornali: gli One
Direction, una
delle tante meteore."
fa
Chuck immaginando di vedere l'articolo su tutti i magazine
più
importanti
"Già!" faccio io, finendo la mia sigaretta
"Come ci assicureremo che altri mengement non li aiuteranno?
Sicuramente si rivolgeranno ad altra gente"
"Tranquillo, Chuck, tranquillo. Quando avremo i soldi, faremo
tutto ciò che vorremo. Per adesso godiamoci il momento: oggi
la
Modest lascerà i ragazzi, Liam firmerà quel
contratto e gli One
Direction sprofonderanno in un abisso sempre più nero!"
"Sono quasi le quattro... arriva il nostro caro Liam?" dice
impaziente Chuck
"Non tarderà, ne sono sicuro"
"Bene" finisce anche lui la sua sigarette e poi mi chiede:
"A proposito, Sophia come sta?"
"L'hanno rimandata ieri dall'ospedale. A Milano c'è un
chirurgo
con le mani d'oro. Il suo cuore è apposto"
"Sono felice per la mia nipotina"
"Tutta sua padre! Ha detto che vuole fare la mia carriera"
e scoppio in una risata di compiacimento
"Ottimo direi"
"Ottimo! Ce la vedo proprio! Una manager coi fiocchi"
"Sbaglio o tra poco è il suo compleanno"
"Il 1 di agosto! C'è ancora un po' di tempo, ma i vent'anni
stanno alle porte!" faccio soddisfatto di mia figlia
"Su, caro Robert, avviamoci alla sala, che un nuovo mondo ci
aspetta" sorride maliziosamente e, dandomi una pacca sulla
spalla, ci dirigiamo verso la porta, quando sentiamo bussare.
"Prego, avanti"
Louis
"Cosa
pensi di fare, Harry?" gli dico preoccupato mentre mi sistemo i
capelli e mi metto gli occhiali da sole
"Voglio
vedere che cosa sta architettando da tempo quel coglione!" mi
dice deciso mentre si lega le converse
"Harry,
ma che vuoi che faccia..." cerco di portarlo lontano da brutti
presentimenti
"Studio
musicale! Studio musicale! Hai sentito bene, Lou?" mi ripete
scandendo le sillabe
"Sì,
ho sentito bene" dico anch'io deciso "ma se fosse una
ragazza?"
"Una
ragazza a cui dà aggettivi maschili! Certo, è
ovvio!" fa
ironicamente "E poi che razza di appuntamento è ad uno
studio?"
Mi
si avvicina storcendo le labbra e inarcando le sopracciglia, come se
volesse convincermi facendo leva sulla mia debolezza, sulla mia
fragilità, sulla mia forza andata a farsi fottere non appena
vedo i
suoi occhi. Mi appoggia dolcemente le mani sulle spalle e mi guarda
fisso.
"Se
non vuoi venire, puoi stare qua, Lou" mi dice parole melliflue
"Ci
vengo, Harry" gli faccio deciso
Guardo
l'orologio e manca ancora mezz'ora alle quattro. I rintocchi
dell'orologio diventano sempre più rumorosi nella mia testa.
Sono
quasi sicuro che Liam non abbia cattive intenzioni, ma tutta la
risolutezza di Harry fa venire qualche dubbio anche a me.
Certo,
Liam non si è mai comportato così, non ha mai
fatto niente di
nascosto, non ci ha mai tenuti all'oscuro su qualcosa, nemmeno su
cose personali. E' strano, è vero. Forse ha ragione Harry,
forse
questa è davvero un'occasione per scoprire qualcosa. In modo
sbagliato, certo, ma comunque di ritorno da quello studio sapremo che
cosa c'è sotto questa storia.
"Hai
sentito Niall, Lou?" mi dice Harry dal bagno, mentre si sta
facendo la barba
"No,
oggi per niente. Perché?" faccio io
"Perché
gli ho mandato due messaggi, ma non mi ha risposto a nessuno dei due"
"Aspetta,
faccio io un tweet"
@NiallOfficial
ci manchi bro! Fatti sentire qualche volta.
Esce dal bagno, pulito e profumato, e mi dice, mettendosi il cappello
sulla testa, "andiamo!"
Usciamo piano dalla stanza. Zayn sicuramente è con Perrie e
Liam
dovrebbe essere già là, visto che manca un quarto
alle quattro.
Poggiamo a terra piano, con le gambe piegate, come se stessimo
tentando di rapinare una banca. Harry davanti e io dietro.
"Che cosa state facendo voi due?" sentiamo una voce
provenire da dietro di noi
Ci giriamo preoccupatissimi e vediamo Preston.
"Niente..." ci guardiamo con aria interrogativa, cercando
di trovare una scusa
"Noi... beh... noi" faccio io balbettando
"Noi stavamo cercando la carta igienica" fa Harry con un
sorriso a trentadue denti
Preston aggrotta le sopracciglia e ci guarda storto.
"Venite da me, nella sala riunione, ho una notizia
importantissima da darvi" fa girandosi ed entrando
Facciamo entrambi un sospiro di sollievo.
"Ma che vuole Preston?" fa Harry infastidito
"Andiamo a sentire" faccio io
"Sì, ma lo studio? il nostro piano?" fa Harry deluso
"Ce la facciamo, però muoviamoci" e lo spingo verso la
stanza di Preston
Entriamo e ci sediamo sulle due sedie, poi in fretta e furia entra
Zayn a tutta corsa, e con il fiatone si siede accanto a noi.
"Ciao bro" facciamo noi
"Com'è andata?" gli sussurro facendo l'occhiolino
"Ehm, ehm" tossisce Preston, interrompendo la nostra calda
conversazione
Prende dal tavolo un foglio delicatamente, lo alza e ce lo mostra a
tutti e tre.
Su quel foglio spiccava una scritta spaventosa, grande, tutta
colorata di rosso: Modest!
Liam
Ansia!
Ansia!
Ansia!
Nella telefonata di stamani Robert mi aveva detto testuali parole:
"Oggi la Modest lascerà gli One Direction e tu diventerai il
più grande solista del mondo della musica"
Infatti Preston, alle 3.45 in punto, mi ha mandato un messaggio.
"In sala riunioni alle 4.00. Cosa importantissima"
So che non ci andrò. So qual era la cosa importantissima e
so anche
che cosa farò io a quell'ora.
Firmerò quel contratto.
Ormai degli One Direction, di Preston, della Modest non me ne frega
più niente.
Preparo le mie valigie in fretta e furia. Metto dentro i vestiti a
casaccio, come vengono vengono. Camicie arrotolate, t-shirt avvolte,
scarpe alcune in su alcune in giù. Stacco il telefono dalla
presa,
metto dentro la borsa il carica-batteria e sono pronto a lasciare per
sempre quel posto.
Addio
ragazzi.
Liam,
stai facendo questo per la tua vita, per la tua carriera.
Loro
ormai fanno parte del passato.
Addio
Harry. Anche se ultimamente non ci siamo mai presi, sei stato un
grande amico.
Addio
Louis. Ti ricorderò sempre come quello che riusciva a
tirarmi su il
morale sempre.
Addio
Zayn. Il mio migliore amico.
Addio
Niall. Il più simpatico, quello che mi faceva ridere in ogni
momento.
Addio
ragazzi.
Harry
"Che cosa cazzo significa che la Modest ci lascia?! Che cazzo
significa questo?! Che cazzo c'è sotto?!" mi alzo in piedi
su
tutte le furie, come se mi avessero appena ferito nel profondo,
arrabbiato, infastidito
"Harry, calmati" mi fa Louis sospirando
"Non mi calmo proprio per niente! Adesso Preston mi spieghi che
cazzo vuol dire questo!" faccio prendendo il foglio e mettendolo
sul viso di Preston
"Io lavoro per la Modest, so solo quello che sai tu, Harry"
mi fa togliendosi di dosso ogni colpa
"BUGIE!" faccio con le lacrime agli occhio
"Harry, per favore siediti" mi fa Louis di nuovo, mentre
Zayn se ne sta zitto e guarda
"Lo sai, Preston, che vuol dire questo? Vuol dire che noi, nel
giro di due giorni dobbiamo trovare un altro menagement o il tour...
O IL TOUR VA A PUTTANE!" e getto a terra il foglio dando un
calcio alla sedia
L'aria di questa stanza è colma di sospiri. Quelli di Zayn,
quelli
di Louis. E io che sto piangendo alla finestra.
"Perché non ci avete detto niente?" fa Zayn ancora
cercando di riprendersi
"Ragazzi, io ve lo ripeto, ho solo avuto il compito di
avvisarvi" fa Preston discolpandosi nuovamente
"Siamo nella merda adesso, lo sai Preston?" fa Louis
disperato
Preston sta zitto. Non risponde e si accinge ad uscire dalla stanza.
Mi stacco subito dalla finestra, raccolgo il foglio da terra e mi
asciugo le lacrime.
"Dove vai Harry?" mi fa con aria assai preoccupata Louis
Non rispondo.
"Harry, dove vai?" mi ripete Zayn
"DA LIAM" e me ne esco dalla stanza arrabbiato più che mai
Subito si alzano anche Zayn e Louis e mi vengono dietro.
"Harry! Harry, fermati!" fa Zayn "Che cosa c'entra
Liam?"
"Harry, non puoi sapere se Liam c'entra qualcosa!" fa Louis
seguendomi fino alla porta d'uscita
Mi fermo immediatamente proprio nella hall dell'hotel.
"Ah no? Voi davvero pensate che quello stronzo non c'entri?! Vi
giuro che lo ammazzo!" faccio asciugandomi la fronte sudata
"Che cazzo dici, Harry?" fa Zayn con aria spaventata, ma io
sono giù uscito dall'albergo e sto montando sul primo taxi
libero.
Vedo dal finestrino Louis:
"Harry, porca puttana, scendi da quel cazzo di taxi!" mi
urla dal finestrino.
Il taxi parte a gran velocità
"Portami allo studio R&B. Subito!"
Louis
"Che facciamo, Zayn?" faccio preoccupatissimo
"Non lo so" fa lui, che sta cominciando a sudare
"Porca puttana! Ma cosa ci sta succedendo! E' da quel fottuto 29
giugno che le cose stanno andando tutte per il verso sbagliato!"
faccio disperato
"Andiamo allo studio, Louis. Se Harry mette le mani addosso a
Liam, può anche finire dentro!" suggerisce subito Zayn
Ci guardiamo per un attimo, di sfuggita. Saliamo subito su un taxi.
"Allo studio R&B. Subito!"
Niall
"E così te ne vai?" le dico dolcemente accarezzandole i
capelli
Siamo distesi sul letto. Luisa appoggiata al mio petto.
"Torno a casa" fa lei abbassando il viso
Con la mano le sollevo il viso, lo porto verso il mio.
"E noi?" le chiedo tristemente, come se sapessi già la
risposta, ma sperassi in un'altra
"Tu, Niall, sei stata la cosa più bella che mi è
capitata in
questi giorni di inferno"
E so che la bellezza di quella frase terminerà
lì, seguita da
un'altra molto più triste.
"Ma anche tu ti rimetterai, tornerai con i tuoi ragazzi, farai
la tua vita e conoscerai tante ragazze..."
"No! Non è vero! Io voglio stare solo con te. E' te che
voglio
e non tante ragazze. Tu non sei una delle tante ragazze. Tu sei tu. E
io voglio solo te, Luisa"
Si gira verso la finestra, sospirando e stringendomi la mano.
"Possiamo se vogliamo..." le faccio io sorridendo e
sussurrandole all'orecchio
"Lo so, Niall. Ma è successo tutto così in
fretta. Tu mi piaci
tantissimo, ma io ho bisogno di stare anche un po' di tempo con la
mia famiglia, di..."
"...di darmi una risposta?" gli faccio preoccupato
"Noi stiamo lontani, io sto in Italia, tu a Londra. Io vado a
scuola, studio, esco con gli amici e tu, invece, canti, sei in
televisione, fai concerti"
"Questo non significa niente, Lou. Se siamo io e te basta"
"E i ragazzi, il tour? Come farai?"
"Questo non è un problema, Lou. Queste sono cose che si
risolvono. Perché pensi così tanto a
ciò che verrà dopo? Perché
la paura per il futuro ti impedisce di vivere il presente?"
Luisa
Ha ragione.
Sono una stupida.
La paura per il domani mi ha sempre bloccata in ogni mia scelta.
Anche la più banale.
Prima
avevo Marco, che mi diceva lui 'facciamolo' oppure 'stasera andiamo
qua'. Adesso mi sento sola, più debole, e così
anche più indecisa.
Mi verrebbe da ritornare a casa, dimenticare tutto, infilarmi sotto
le coperte, chiudere gli occhi, e risvegliarmi con nuovi progetti,
nuovi sogni.
Eppure Niall ha ragione. Sto rovinando il mio presente.
Perché quel bacio mi ha fatto provare qualcosa che non ho
mai
provato prima. E ho sentito un brivido, una sensazione che mi ha
detto 'lui è il tuo vero amore'. E non perché si
tratta di Niall
Horan! No! Perché lo so e basta.
Non si chiede mai il perché quando si parla di amore.
E cosa avrei fatto? Sarei scappata con lui? Avrei mollato tutto per
lui?
"E cosa faremo, Niall?" le chiedo io guardando sempre fuori
dalla finestra
"Faremo le cose che fanno tutti. E se delle volte incontreremo
qualche telecamera, che vada a farsi fottere! Ma noi staremo insieme"
Sorrido.
Anche lui sorride.
Ha il sole negli occhi. Ha il sole di chi sogna, di chi sta
già
facendo progetti insieme ad una persona. Ha il sole di chi è
innamorato e vuole a tutti i costi vivere quel momento.
E io me lo stavo perdendo.
La porta si apre improvvisamente. Mia madre.
"Luisa, sei pronta?"
Con uno scatto improvviso mi alzo dal letto, e Niall con fatica
solleva la gamba ingessata e prende le stampelle. Diventiamo entrambi
rossi per l'imbarazzo. Per fortuna mia madre non dice niente.
"Allora? Dai che torniamo a casa"
"Un attimo, mamma! Solo due minuti"
Mi lancia uno sguardo d'intesa, come per dire 'mi raccomando' e
chiude la porta uscendo.
Mi giro verso di lui, che sta aspettando quel maledetto sì.
"Voglio stare con te, Niall. Certo che voglio stare con te! Ti
voglio con tutti il cuore!" le dico con le lacrime agli occhi. E
non so bene se siano lacrime di felicità o di tristezza.
"Ma cosa c'è?"
"Dammi solo un po' di tempo. Ti chiedo solo quello"
Mi guarda negli occhi. Sa che sono lucidi, sa che tra poco
starò per
piangere.
"Ma certo!" mi viene in contro e mi bacia, mi bacia con
tutto l'amore che ha.
Mi mette le mani dietro la schiena.
Tiro fuori dalla tasca un foglietto e glielo metto nella mano destra.
Mi guarda con aria interrogativa, cercando di capire di cosa si
tratti.
"Chiamami quando vuoi. Mandami tutti i messaggi che vuoi"
Mi fa un sorriso stupendo, di quelli che ti verrebbe da dirgli
'scappiamo insieme'.
"Mi accompagni?" gli dico asciugandomi le lacrime
Annuisce.
Poi si gira e si asciuga le lacrime senza farsi vedere.
Gli prendo il braccio e ci incamminiamo verso un addio.
Arriviamo all'ingresso dell'ospedale. Lasciare quel posto mi fa uno
strano effetto. Non ho mai provato una sensazione del genere nel
lasciare un ospedale.
"Allora addio" mi dice avvicinando il suo viso al mio
"No. Addio mai. Si dice sempre arrivederci" e porto la mia
bocca sopra la sua.
Niall
E' stato un attimo e non faccio in tempo a sentire il suo profumo che
sento vicino a me una miriade di flash. Mi stacco da Luisa impaurito
e vedo di fronte a noi una decina di paparazzi, una ventina di
telecamere, telefoni pronti a scattare, e alcuni microfoni puntati su
di noi.
"Oh merda!" fa lei scappando dietro da me
Riesce a sfuggire ai paparazzi, mentre io, abbagliato, rimango
bloccato da loro.
"Luisa! Luisa, aspetta..."
"Ed ecco il nostro Niall Horan, andato a trovare la sua fiamma
in ospedale" così parla una giornalista davanti alla
telecamera, dandomi le spalle. Poi si gira verso di me:
"Come si chiama la fortunata?"
"Ma...cos...io" annaspo tra la folla cercando di vedere
Luisa
"Macosio... un nome piuttosto insolito"
Do una spinta alla telecamera del paparazzo, che cade a terra rotta.
Tira una bestemmia e intanto mi dileguo verso l'uscita. Vedo
tantissime macchine. Solo una sta partendo adesso. Intravedo dal
finestrino i suoi capelli ricci fuoco.
"LUISA!" urlo a squarciagola
Niente!
"LUISA!" riprovo ancora più forte
...
...
L'auto si ferma.
Lo sportello si apre.
Esce lei, con il sorriso sulle labbra, con i capelli leggeri alla
brezza d'estate, con gli occhi grandi lucidi.
Corro da lei, subito, con il cuore a duemila e la fronte sudata. Le
prendo le mani, la guardo negli occhi.
"Ti amo, Luisa"
"Ti amo anch'io, Niall"
Harry
"Siamo arrivati. Sono..." interrompo l'autista mentre cerca
di dirmi quanto gli devo
"Prenda anche il resto" dandogli una banconota da cento
sterline
Scendo a gran velocità ed entro nello studio, senza suonare
il
campanello. La porta è stata già aperta.
Passo davanti alla reception.
"Dove posso trovare il signor Liam Payne?" chiedo alla
signorina
Mi guarda un attimo e poi consulta la collega.
"Mi dispiace, ma non c'è alcun Liam Payne qua"
"Cazzate!" faccio arrabbiato battendo un pugno sul bancone
"Ditemi subito dov'è o lo cerco da solo"
La signorina fa un balzo sulla sedia.
"La prego di usare un po' di educazione, signore. Innanzitutto
chi è lei?" fa la signorina indispettita
"Io sono Harry Styles, e sono con Liam Payne nella band degli
One Direction. Ho bisogno subito di parlare con Liam" il mio
tono non si placa
"Mi dispiace, signor Styles, ma il signor Payne non è qua"
riprende la signorina
Mi stacco dal bancone e, con uno scatto fulmineo, mi dirigo verso la
porta a pochi metri da lì.
"Mi scusi! Non può entrare! Mi scusi!" infastidita si alza
la signorina e inizia a urlare
Do un calcio alla porta.
In quel preciso momento entrano nell'edificio Louis e Zayn.
"Harry!" urlano agitati tutti e due
"E voi chi siete!?" urla in preda al panico la signorina
della reception "Chiamo la polizia, basta!"
Entro subito nella stanza. Seduti dietro a una scrivania ci sono due
uomini sulla quarantina. Uno biondo e uno moro, con la barba
accennata. Davanti a loro, che sta firmando c'è Liam. Liam
Payne.
"Lo sapevo, bastardo!"
Liam si gira di scatto verso di me. Mi scaglio subito contro di lui e
lo getto per terra sul pavimento.
"Che cazzo hai fatto, stronzo?!?!" gli faccio tenendogli il
collo fermo
I due uomini intanto si sono alzati e stanno venendo incontro a noi
preoccupati e inorriditi.
"Bastardo!" e gli tiro un cazzotto sul naso
Entrano immediatamente Louis e Zayn dalla porta. Mi vengono in contro
e mi prendono per le braccia sollevandomi e staccandomi da Liam.
I due uomini vanno subito verso di Liam tirandolo su. Quello si alza
con il naso che gocciola di sangue.
"Sei uno stronzo!" gli urlo mentre Louis e Zayn mi tengono
per le braccia "Che cazzo hai fatto?! Se volevi andartene, eri
liberi di farlo! Ma perché cazzo dovevi rovinarci? Dimmelo,
bastardo!"
Liam non mi risponde.
Le facce di Louis e Zayn sono perplesse, attonite, compite. Hanno
appena capito che avevo ragione.
"Liam, come hai potuto?" gli fa Zayn mostrando la più
profonda delusione
Non si decide a rispondere.
Si sentono le sirene della polizia. In meno di qualche secondo sono
dentro lo studio.
Entrano nella stanza una decina di poliziotti con pistole puntate.
"Mani in alto! Non fate un passo!" ci ammoniscono tutti
"Chi è Harry Styles?" chiede quello davanti
Nessuno risponde.
"Riformulo la domanda! Chi è Harry Styles?!" il suo tono
era più che alterato
"Sono io" mi faccio avanti
"Si giri, per favore"
Faccio come mi dice. Guardo la faccia di Louis. Vedo i suoi occhi
lucidi.
Sento che un paio di manette mi ha stretto i polsi.
"Portatelo in macchina" ordina lo stesso poliziotto
In una macchina della polizia, mentre mi stanno portando non so dove,
tradito da uno dei mie migliori amici, tenuto fermo da due poliziotti
armati, piango.
Piango a dirotto. Piango e le lacrime scendono. Piango. Piango.
Buonasera
carissimi lettori.
Stavolta
ho pubblicato molto più in fretta.
Lo
so che rimarrete molto colpiti da questo capitolo e alla fine starete
davvero male. Purtroppo la nostra storia sta andando così.
Zayn
chiede a Perrie di sposarlo e lei accetta. Oh! I nostri Zarrie!
Ma
subito questo momento viene interrotto da Robert che dialoga con il
fratello Chuck. Ebbene, cari lettori, vogliono ingannare il nostro
Liam. Vogliono frodarlo!
La
Modest intanto lascia gli One Direction. Ma come mai la Modest ha
lasciato gli One Direction? Fino ad ora le cose erano andate bene.
Qualcosa non torna e ancora molte domande mancano di una risposta.
In
questo capitolo viene descritto Harry infuriato. E la sua rabbia lo
porta a un finale assai tragico. Che cosa ne sarà della
band? Che
cosa ne sarà del tour? Che cosa ne sarà degli One
Direction?
Sullo
sfondo, il momento romantico dei nostri Luiall. Luisa vorrebbe stare
con Niall, ma è ancora molto confusa e gli chiede tempo.
Tutto ciò
finisce con un scambio di 'ti amo' molto romantico. Come
continuerà
la storia tra i due? Niall verrà a sapere della confusione
successa?
Che cosa succederà?
Dubbi.
Domande. Nodi ancora da sciogliere.
Non
resta che vedere come continua questa storia.
Un
enorme bacio. MIRCO
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Capitolo 11 *** MALEDETTO 29 GIUGNO ***
11
MALEDETTO
29 GIUGNO
Zayn
I
due poliziotti lo stanno trascinando in macchina.
Esco
dalla stanza e Louis dietro mi segue. Non ero preparato ad una scena
del genere, non mi sarei mai aspettato che potesse accadere una cosa
tale.
Mi
passa un poliziotto dalla destra, sfiorandomi il braccio.
"Mi
scusi" faccio, passandomi il braccio sulla fronte per asciugarmi
il sudore
Si
gira di scatto con aria aggressiva.
"Dove
lo portate?"
"In
questura, ragazzo mio" fa quasi compiaciuto il poliziotto
"Ma...
noi domani sera abbiamo un concerto, qua, allo stadio. Noi..."
Fermo
Louis, nel mentre il poliziotto se ne va con gli altri e si sentono
partire le auto della polizia.
"Che
si fa, Zayn?" mi fa Louis, come se avesse perso tutte le
speranze
"Vorrei
tanto rompere il naso a Payne, in questo momento, ma l'unica cosa che
rimane da fare è chiamare Paul"
"Per
che cazzo vuoi chiamare Paul? La Modest ci ha appena lasciati!"
fa Louis su di giri
"Lo
so bene, Tomlinson. Siamo senza un menagement, e non è una
bella
cosa. Siamo da soli. Ci hanno scaricati. Non ce la faremo da noi a
mandare avanti un tour mondiale, a portare avanti il nostro nome a
testa alta"
"Che
cosa pensi che ti dica Paul?"
"Penso
che debba darci delle spiegazioni" dice e intanto esce "delle
spiegazioni che Preston non ci ha dato"
Non
faccio in tempo ad uscire che più di cento flash di macchine
fotografiche ci invadono e ci accecano gli occhi.
"Merda,
Zayn, prendi il taxi!" mi urla Louis e mi incita a scappare
Mille
domande, una sopra l'altra, in confusione, ripetute da mille
paparazzi, ci giungono alle orecchie. Entriamo velocemente nel taxi,
mentre viene accerchiato dai giornalisti indemoniati.
"M.
Luther King Avenue" faccio al tassista "e in fretta"
Mi
appoggio sul sedile mettendomi una mano sulla fronte, disperato.
Anche Louis si appoggia sul finestrino e lascia andare un sospiro.
"Sta
andando tutto nel peggiore dei modi" fa Louis
"Se
Harry fosse stato più calmo, Cristo Santo!" faccio
"Harry
non c'entra un cazzo, Zayn. Harry ha reagito in malo modo, è
vero,
ma aveva tutte le ragioni del mondo"
"Dico
solo..."
"No!
Non devi dire proprio un cazzo. Siamo stati presi per il culo, Zayn.
Ci hanno messo i piedi in testa! E tu cosa fai? Dai la colpa a
Harry?"
"Non
riesco davvero a capire per quale motivo la Modest ci abbia lasciati.
Così di punto in bianco"
Il
taxi si ferma all'hotel. Fan, paparazzi, telecamere e flash invadono
l'entrata. Non si può entrare dalla porta principale.
"Merda!"
fa Louis preoccupatissimo "Il web sarà in delirio"
"Mi
sembra che il web sia il minore dei nostri mali, Louis!"
rispondo con tono alterato e intanto mi rivolgo al tassista "vai
all'entrata dietro"
Fa
il giro della strada e sbuca all'entrata posteriore dell'hotel.
Piena. Più piena dell'altra.
"Porca
troia!" faccio "Non ci entriamo nell'hotel e non possiamo
nemmeno chiamare la polizia"
Louis
si sporge verso il tassista e così gli parla:
"Ascolta,
vai in fondo alla strada, gira e torna nella via principale. Ma non
avvicinarti all'hotel, fermati prima, parecchio più lontano"
"Che
hai in mente?" faccio perplesso e allo stesso tempo preoccupato
"Mettiti
questi" Louis mi porge delle mascherine e degli occhiali da sole
"Pensi
che non ci riconoscano?" faccio io
"Zitto
e andiamo. Abbiamo una sola possibilità, non mandiamola a
puttane"
E mi
spinge verso lo sportello.
Cautamente,
come due ricercati dalla polizia, ci muoviamo verso l'albergo.
Già a
circa duecento metri di distanza si vede la folla che sta sovrastando
l'entrata.
"Louis,
si ci vedono siamo morti"
"Dobbiamo
arrampicarci sulla scala antincendio" e poi si infila un uno
stradello pieno di immondizia e di bottiglie di vetro lasciate a
terra
"Che
puzzo!" faccio tappandomi il naso con le dita
"Credo
che questi siano i cessi dei barboni"
Andiamo
avanti fino all'uscita da quel vicolo. Si vede l'hotel. Si vedono i
paparazzi. E sono anche aumentati.
"Zayn,
al mio tre, si corre. Hai capito?"
La
sua faccia è delle peggiori, nonostante abbia mascherina e
occhiali
da sole.
"Uno.
Due. Tre"
Partiamo
entrambi come se fosse a una gara di velocità.
Arriviamo
in prossimità dell'hotel.
Cinquanta
metri.
Venti
metri.
Cinque
metri.
"Ci
siamo, Zayn. Salta!"
E
con un salto ci aggrappiamo alla scala antincendio.
I
paparazzi ci hanno visto. Si stanno dirigendo tutti verso di noi.
"Andiamo,
Louis! Presto!"
Riusciamo
a salire, apriamo la porta e siamo dentro. Per un pelo. Ci appoggiamo
alla porta con il fiatone, sudati fradici e con la tachicardia.
"Maledetto
29 giugno!"
Harry
"Harry
Styles. 20 anni. Membro degli One Direction, la benda più
famosa del
mondo. Un ventenne con conti a sei-sette cifre in banca. Nessun
precedente penale"
Il
poliziotto scandisce le parole mentre fa avanti e indietro davanti
alla sedia su cui sono seduto.
"Però..."
mi guarda accennando un sorriso di sfida "si ritrova in una
rissa, rompe il naso a un ragazzo, che tra l'altro è della
stessa
band" e si lascia andare una risata provocatoria "e
disturba il lavoro di uno studio musicale, infastidendo le suddette
lavoratrici"
Si
avvicina lentamente alla mia sedia e avvicinando il viso al mio, mi
dice:
"Fosse
per me, ti darei l'ergastolo" si alza, si aggiusta la divisa e
dopo essersi soffiato il naso "Li odio tutti, i milionari come
te, che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera e guadagnano
milioni"
Tengo
lo sguardo basso e stringo i pugni ai braccioli della sedia. Devo
stare calmo.
"Starai
un po' con noi, signor Styles" mi fa, mettendosi a sedere e
gustandosi il suo cappuccino
Louis
"Ci
parlo io, stai tranquillo" rassicuro Zayn
Compongo
il numero e mi alzo dal letto, mi avvicino alla finestra a guardare
la folla inferocita fuori dall'hotel.
Il
telefono squilla.
"Pronto?"
risponde Paul
"Paul!
Sono Louis" rispondo io con il cuore in gola
"Oh!
Louis! Come state, ragazzi?" il tono così allegro mi fa
capire
che lui non sapeva niente di ciò che era appena successo
"Ma
come, Paul? Non sai niente?!"
"Cosa
dovrei sapere, Louis?"
"..."
"Louis?
Louis, cos'è successo? Parla!"
"E'
successo che tu non sei più il nostro manager" faccio con
voce
avvilita
"Cosa?
Che dici, Louis?"
Prende
il telefono Zayn.
"Mi
senti Paul, sono Zayn"
"Sì,
ti sento, caro, ma spiegatemi questa cosa!"
"C'è
poco da spiegare. Non sappiamo niente nemmeno noi, Paul. Preston ci
convoca e all'improvviso ci dice che la Modest ci ha lasciati. E non
ci ha spiegato perché. Non sappiamo niente, Paul"
"Ragazzi,
ma che state dicendo?"
"Paul,
è la verità. Per di più, Harry
è stato portato via dalla polizia"
"Harry
dalla polizia?!"
"Sì,
Paul. Non sappiamo cosa fare. Vieni a Berna, Paul. Ci devi aiutare"
"Ragazzi,
io sono qua con Niall"
Niall.
Con tutta quella confusione ci siamo dimenticati del nostro biondo.
"Niall!
Come sta, Paul?"
"Sta
benone. Tra qualche settimana si toglierà il gesso. Ma, non
temete,
ragazzi, per domani mattina cercherò di essere a Berna da
voi"
"Davvero,
Paul?" facciamo io e Zayn estasiati
"Ragazzi,
vi devo lasciare"
"Ha
riattaccato" faccio a Zayn
"Louis,
c'è qualcosa di strano in questa storia: Paul non sapeva
niente! E
non è possibile! Lui è il nostro manager
principale. Lui è il
nostro capo! Come faceva a non sapere niente?"
Lo
guardo perplesso, come se avesse detto una verità nascosta,
come se
in due secondo avesse aperto una ferita che faceva ancora male. Zayn
ha ragione.
"Cerca
di riflettere, Louis. Non ha senso tutto ciò"
"Che
cazzo sta succedendo, Zayn?" faccio io, sconsolato
"Non
lo so, Lou. So solo questo: che le cose stanno per cambiare"
Le
parole di Zayn fanno paura. Per un secondo quelle parole hanno fatto
tremare le pareti della stanza, il lampadario, i comodini. Hanno
fatto tremare anche me. E ho avuto paura. Paura.
Niall
Le
prendo la mano e le lascio dentro un biglietto.
Mi
guarda un'ultima volta e poi corre in macchina. La saluto agitando la
mano. Intanto dietro di me si era precipitata la valanga dei
paparazzi, soddisfatti delle foto, di questo scoop, di ogni cosa che
in quel frangente di secondo era accaduta.
Corro
via verso l'auto di Paul parcheggiata un po' più lontano
dall'entrata dell'ospedale.
"Paul!"
faccio entrando, estasiato "oggi è il giorno più
bello della
mia vita!
Vedo
Paul girarsi con una faccia opposta alla mia, completamente diversa,
mista tra preoccupazione e rassegnazione.
"Oggi
non è affatto il giorno più bello. Oggi
è successo un bel casino,
Niall. E noi dobbiamo partire immediatamente per Berna"
"Paul,
che è successo?"
Non
faccio in tempo a mettermi composto, che la macchina parte con una
sterzata improvvisa che mi butta in fondo ai sedili posteriori. Mi
sistemo e intanto vedo che Paul sta cercando di telefonare.
"Porca
troia!" urla Paul, lanciando il telefono sul sedile
"Paul,
vuoi spiegarmi che è successo, perfavore!?"
"Sì,
Niall, ma non sarà un bel colpo"
Luisa
"Che
cosa?!?!?!" urla mia madre, inchiodando l'auto come una pazza.
Scoppio
in una risata fragorosa, piegandomi sulle ginocchia. Si sente subito
il suono dei clacson da dietro.
"Mamma,
mi sa che devi ripartire" le suggerisco, nel mentre continuo a
ridere
"Ma
che notizie mi dai? Mi fai prendere un colpo! Cioè, tu vuoi
dirmi,
tesoro, che quel ragazzo è Niall Horan" mi fa ancora
incredula
"Sì,
mamma. Quante volte te lo devo dire?"
"E
ti sei innamorata?" mi fa con quel modo di fare di tutte le
madri del mondo
"Domanda
di riserva?" faccio io
"No,
tesoro. Non è una cosa su cui scherzare, questa! Ho visto
che ti è
venuto incontro e ho visto che ti ha chiamato e ho anche visto in che
modo sei scesa per andare da lui. E ho anche..."
"Sì,
ho capito, mamma!" la interrompo
"E
allora?"
"Allora,
sì. Mi sono innamorata, ma... Ma non mi sono innamorata di
lui
perché è Niall Horan, mi sono innamorata di lui
perché è...
dolce, gentile, apprensivo. Mi ha cercata. Mamma, ti rendi conto?! Mi
ha vista quando mi portavano con l'ambulanza, gli sono rimasta in
mente e mi ha voluta cercare"
"E
come ti ha trovata?"
La
mia faccia si fa sconsolata. So che a quella domanda avrei dovuto
rispondere con una sola parola: Marco.
"Ma
che ti importa, mamma!"
"Chiedevo,
tesoro"
"Non
sei contenta che io sia felice?" le chiedo io gentilmente
"Ma
certo che sono felice, tesoro. Devi sapere che le madri si
preoccupano sempre, anche quando succedono cose belle. Certo,
c'è da
dire che la tua situazione non è delle più facili"
"Che
vuoi dire?"
"Voglio
dire che ti sei innamorata di un cantante, di uno dei cantanti
più
famosi del mondo... non del vicino di casa o del compagno di banco"
"Non
va bene?"
"Tesoro!
L'amore è la cosa più bella del mondo! Va sempre
bene. Ma non
vorrei che tu soffrissi. Non vorrei che questo amore ti portasse a
fare cose strane, magari in cui non ti ci rivedi nemmeno. Siete due
mondi diversi, non so..."
"Vedrò"
Guardo
il foglietto che Niall mi ha lasciato. C'è il suo numero. Ma
non ho
il cuore a mille, e nemmeno mi sento di urlare che ho il numero di
Niall. Io sono cambiata. E lo capisco da questo. Perché, se
avessi
avuto il suo numero in mano anche due settimane fa, penso proprio
sarei quasi morta, l'avrei twittato, l'avrei mandato alle mie amiche.
Ma, adesso, l'unico mio desiderio è quello di tenerlo solo
per me,
di salvarlo nei contatti e soprattutto di chiamarlo e sentire la sua
voce.
Lui
non era più Niall Horan. Lui era il mio Niall.
"Ah,
tesoro, dimenticavo. Guarda un po' cosa c'è nella tasca del
sedile
destro"
Infilo
la mano dentro e quando al tiro fuori, vedo la scatola di un iphone.
"Ommioddio,
mamma! Grazie mille"
"Di
niente, tesoro. E' già tutto sistemato. Ho pensato a tutto
io"
"Non
ci posso credere. Non ne potevo più di quell'i-pod!"
Accendo
il telefono estasiata. Mi arrivano subito i messaggi dei miei amici.
Mi stanno chiedendo che fine abbia fatto. Qualche notifica su
Facebook, qualche mi piace su Instagram, ed ecco. La prima cosa che
voglio fare è entrare u Twitter. Sicuramente
vedrò le foto di me e
di Niall che ci baciamo fuori dall'ospedale.
La
mia faccia cambia improvvisamente espressione.
Scorro
la bacheca e i tweet che fanno i fan sono assurdi, non riescono a
capire di cosa stiano parlando.
Harry, che hai combinato?
Oddio, Harry, non posso credere che tu stia dà
dentro.
Liam, perché l'hai fatto?
Non riesco a credere a ciò che ha fatto Liam.
Liam
sei uno stronzo!
Sebbene sia stata con Niall quasi 24 ore su 24, non so davvero niente
dei ragazzi. Dopo quel maledetto 29 giugno, le cose sono cambiate.
Era come se mi avessero trasportata in un'altra dimensione e adesso
mi avessero all'improvviso catapultato di nuovo nella prima. Non ci
sto capendo più niente.
Harry? Che ha fatto Harry? E Liam? L'hanno chiamato stronzo. E i
tweet continuavano.
Liam
ti odio con tutto il mio cuore.
Harry,
amore, sono sicura che andrà tutto bene.
E' assurdo. Faccio un tweet.
Ragazzi,
mi spiegate cosa sta succedendo?
In meno di due secondi a orologio, ricevo centinaia di rt e di
preferiti al mio tweet. E aumentano sempre di più. Alcuni mi
rispondono con dei poemi, alcuni mi scrivono che mi amano, altri
addirittura mi scrivono delle parolacce. In quest'istante, sul mio
twitter, sta accadendo il finimondo. I fan avevano sicuramente capito
che la "nuova fiamma" di Niall ero proprio io.
Vado immediatamente a vedere i miei follower. La mia faccia diventa
pallida quando scopro di avere più di due milioni di
follower. Gli
rt continuano, i preferiti pure, e le risposte mi arrivano una dietro
l'altra, senza tregua, mi impallano il telefono. Twitter sta
diventando il caos.
Appoggio il telefono sul sedile accanto al mio. Non faccio in tempo a
togliere la mano, che mi arriva una chiamata. Domitilla. E' la mia
migliore amica. Le devo rispondere!
"Pronto, Domi"
"Lou! Ma che fine hai fatto?" il suo tono è tutt'altro che
rilassato
"Domi, è lungo da spiegare..."
"Credi che non sappia niente? Su twitter non si parla altro che
di te e di Niall"
Le parole che Domi ha appena detto mi hanno scosso da capo a piedi.
"Lo so... ma"
"Ho visto che hai twittato e allora ti ho chiamata"
"Domi, mi dispiace di non essermi fatta sentire. Non avevo il
telefono, io..."
"Lascia perdere. Dove sei, piuttosto? Stai bene? Sei con lui?"
"No, sto tornando a Prato. Ma cosa dicono su Twitter? Di Harry,
di Liam? Sai qualcosa, Domi?"
"Purtroppo sì, Lou. Liam ha lasciato la band, Lou, e Harry
è
in prigione perché gli ha rotto il naso. Questo è
quanto dicono le
pagine ufficiali. Non so più di questo"
"Che cazzo dici?!"
"Sì, Lou. Sta succedendo il finimondo. Ma la cosa peggiore
è
un'altra"
"Cosa?!"
"La gente pensa sia colpa tua se gli One
Direction si stanno sciogliendo"
"Domi, ma che mi stai dicendo?" mi stanno venendo le
lacrime agli occhi e sto iniziando a piangere
"Amore, va tutto bene?" fa mia madre, preoccupata
"Non appena sei a Prato, chiamami" e così finisce la
chiamata
Gli One Direction si stanno sciogliendo, Harry in prigione, Liam che
lascia la band. Da quel maledetto 29 giugno le cose sono andate tutte
per il verso sbagliato! Chiudo twitter e spengo internet.
Maledetto 29 giugno!
Ma è possibile che Niall non sapesse niente?
E' vero, non aveva il telefono, ma è tutto molto strano!
Non ci penso due volte. Lo chiamo.
Niall
Mi sta squillando il telefono. Numero sconosciuto.
"Rispondi! Che fai?" mi incita Paul
"No, Paul! Voglio sapere che cosa sta succedendo!" metto
silenzioso e esorto Paul a parlarmi
Paul inizia a raccontarmi cosa è successo, tutto, per filo e
per
segno. E ad ogni parola mi sento venire meno, sempre meno. Tutto
ciò
mi sembra assolutamente impossibile, surreale.
"Paul, non è possibile! NON E' POSSIBILE!"
"Calmati, Niall. Ti dico quello che mi hanno detto i ragazzi,
quello che mi hanno detto Louis e Zayn!"
"Ma che cazzo vuol dire che siamo senza manager?" sto
iniziando a piangere, mi tolgo gli occhiali da sole e mi asciugo gli
occhi
"Niall, calmati, perfavore. Dobbiamo subito andare a Berna. Ci
daranno tutti delle spiegazioni. Per ora non so che cosa dire, Niall"
dice Paul, pieno d'ansia, ma cercando di tenere sotto controllo la
situazione
"Tu non sapevi niente???"
"No, Niall. Giuro sulla mia vita che non mi hanno detto niente"
"Com'è possibile, allora?!"
"Preston non mi risponde, la Modest neppure, io..."
"Merda!" faccio gettandomi sul sedile in preda al panico.
Vedo che Paul sta di nuovo chiamando qualcuno.
"Rispondi, cazzo! Rispondi!" dice Paul picchiando i pugni
sul manubrio
Paul
Philip deve rispondermi! E' la nostra unica speranza. Preston ha il
cellulare staccato, la Modest non dà segni di vita. Philip
è sempre
stato con noi!
"Pronto, Paul!"
"Philip, grazie al cielo. Sei a Berna?"
"Affermativo, Paul. Sono allo stadio. Il palco è quasi
pronto,
non devi preoc..."
"Ascolta, devi andare alla stazione di polizia e pagare una
cauzione"
"Polizia? Cauzione? Cosa dici, Paul?"
"Harry è stato arrestato e io sono a Milano, lo sai. Bisogna
che tu mi faccia questo favore, Philip"
"Ma certo, stai tranquillo. Ma tutto bene? Che cosa sta
succedendo, Paul?"
"Non c'è tempo per spiegare. Se vai a prendere Harry, ti
spiega
tutto lui" riattacco la chiamata
"A chi hai telefonato, Paul?" mi fa Niall preoccupato
"A Philip" faccio prontamente, mentre mi dirigo
all'areoporto
"E che ti ha detto???" mi fa insistentemente
"Mi ha detto che andrà a pagare la cauzione. Nemmeno lui
sapeva
niente"
"Perché nessuno sa niente???" Niall è furibondo,
proprio
furioso
"Non lo so, Niall. Ma c'è qualcosa di strano in tutta questa
storia. Prima saremo a Berna e prima ci vedremo più chiaro.
Adesso
dobbiamo prendere il primo aereo per Berna!"
Parcheggio la macchina nel primo posto che trovo.
"Mettiti gli occhiali, il cappuccio della felpa e muoviti!"
lo esorto a non farsi vedere e sbrigarsi
L'unico pensiero che mi assale la mente in questo momento è
aiutare
questi ragazzi. So che questa storia della Modest non è uno
scherzo,
ma so anche che quello che è stato detto ai ragazzi non
è tutta la
verità. C'è qualcosa di strano, qualcosa che non
torna. E bisogna
che mi sbrighi, o gli One Direcion saranno persi in meno di qualche
giorno.
Harry
Sono rinchiuso in una cella piccola e puzzolente. C'è un
odore di
scarico di cessi e di lezzo d'uovo. Che schifo! Mi viene la nausea al
solo pensiero di stare ancora qua dentro.
Ma che cosa sta succedendo? Che cos'è tutto questo casino?
E' da quel maledetto 29 giugno che le cose sono andate tutte per il
verso sbagliato.
Niall che si rompe una gamba, Liam che vuole lasciare la band, la
Modest che ci lascia ed eccomi qua, in galera, in una cella di un
metro quadrato per aver dato un pugno a quel cretino di Payne.
Liam, ma che hai fatto? Eravamo un gruppo. Una squadra!
Perché hai
mandato a puttane tutto? Ti facevamo così schifo? Eppure io
ci
credevo, e ci ho creduto, e ci credo ancora! Cos'è successo
dopo
quel maledetto 29 giugno?
Mi hanno anche sequestrato il cellulare. E anche il portafoglio!
Persino le sigarette. Non posso fare un cazzo in questo cella. E poi
c'è quell'omaccione davanti a me che mi fissa ogni minuti
con aria
spaventosa, mentre cerca di risolvere il quiz delle parole crociate.
Che deficiente!
Sento delle voci provenire dal corridoio. La porta è
accostata, non
riesco a capire chi sia.
Un poliziotto apre la porta:
"Styles, sei fuori!"
Fuori? E dopo due secondi vedo spuntare Philip.
"Philip! Come facevi a sapere che ero qui?"
"Beh, Harry, diciamo che tutto il web parla di te" abbasso
la testa e faccio un'espressione tutt'altro che sorpresa
"però
Paul mi ha avvertito"
"Quindi tu mi stai dicendo che non sai niente?" gli faccio
in macchina, mentre mi sta portando in hotel
"Niente, Harry. Te lo giuro" mi fa Philip sorpreso, dopo
che gli ho raccontato della Modest
"Ma come? Com'è possibile?"
"Nessuno mi ha avvertito. Stavo allo stadio, a dirigere i lavori
del palco..."
"Il concerto! Domani sera, Philip, abbiamo il concerto!"
"Lo so, Harry, lo so. Ma adesso dobbiamo risolvere questa
situazione"
"Altrimenti..."
"Altrimenti niente. Se la Modest vi lasciato, questo vuol dire
che noi non lavoriamo più per voi. Quindi.."
"Quindi il tour è annullato" dico lentamente, spalancando
gli occhi e con il sangue congelato
"Il tour e non solo, Harry" mi dice rattristato
"Philip, dobbiamo scoprire cosa sta succedendo. Dov'è Paul?"
"Paul arriverà qua a Berna stanotte. Per ora non ci resta
che
parlare con Preston"
Arriviamo all'hotel.
"Paparazzi del cazzo!" faccio incazzato
"Tranquillo, ho chiamato i miei uomini"
Non appena scendo dall'auto, due omaccioni vestiti di nero mi portano
dentro, facendo largo tra la folla. Intanto sento domande mescolate,
parole confuse che mi attorcigliano la mente, il caldo dei flash che
arrivano improvvisamente sul volto.
Entro in albergo e subito mi sento abbracciare con una stretta
fortissima:
"Harry!" è Louis.
"Paul ci ha avvertito della cauzione. Sarà qui per stanotte"
mi fa Zayn con il fiatone
"Sì, lo so, me lo ha appena riferito Philip"
"Siamo nella merda, Harry" mi fa Louis con le lacrime agli
occhi
"Lo so, Louis" rispondo quasi rassegnato
"Ragazzi, andiamo al bar a bere qualcosa" suggerisce Zayn
"vado su a prendere i soldi"
"Sì, ha ragione" fa Louis. Mi mette una mano sulle spalle
e andiamo verso i tavoli.
"Sei calmo? Sei tranquillo?" mi fa Louis sistemandomi i
capelli sul volto
"Sì, adesso sì. Sono solo preoccupato" gli
rispondo
guardandolo negli occhi
"Anche noi, Harry. Lo siamo tutti..."
"Ci devono delle spiegazioni!" dico battendo le mani sul
tavolo
"Le avremo, Harry, questo ne so..."
"Ragazzi! Ragazzi!" c'è Zayn che sta urlando dalle scale.
Ci dirigiamo entrambi verso di lui.
"Zayn?"
Ha nelle mani il suo portafoglio e anche quello di Louis.
"Quello stronzo ci ha fregato i soldi" dice su tutte le
furie
Le nostre facce si fanno rosse per la rabbia.
"Ha rubato i nostri soldi!?" fa Louis sempre più perplesso
"Gliene ho date troppe poche a quello stronzo!" faccio io,
scuotendo la testa
Squilla un telefono. E' quello di Louis.
"E' Paul!" fa Louis, aprendo gli occhi e rispondendo "Paul"
"Louis, sono Niall"
Gli occhi di Louis si fanno più azzurri che mai, inizia a
tremargli
le mani, e un sorriso si apre sul suo viso.
"Niall! Non ci credo! Che fine hai fatto? Come stai?"
"Louis, sto abbastanza bene. Ingessato, me tutto app..."
"Mi fai prendere un colpo se chiami così, senza dirci nulla.
Sei sparito nel nulla!"
"Mi si era rotto il telefono e... ah, ho un monte di cose da
dirvi. Ma adesso dobbiamo pensare a noi"
"Quindi sai già tutto?"
"Sono con Paul. Stiamo venendo a Berna. Stanotte saremo in
albergo da voi"
"Grazie al cielo" Louis lascia andare un sospiro
"Il concerto di domani sera si fa! Crollasse il mondo, Berna ci
vedrà esibire!"
"Ben detto, Nialler!"
"Sono le sei un punto, ragazzi. Andate allo stadio e
assicuratevi che tutto sia apposto. Avete capito?"
"Affermativo, Niall. Stai tranquillo. Fidati di noi!" Louis
riattacca la telefonata.
Louis
"Dobbiamo andare allo stadio. Subito!" esorto gli altri ad
andare, mentre salgo le scale e mi dirigo in camera a prendere la
roba
"Che cosa succede, Lou?" mi fa Harry, mentre mi segue
insieme a Zayn
"Penso che abbiamo fermato i lavori"
"Cazzo!" fa Zayn
"Prendiamo le carte di credito. Abbiamo bisogno di soldi. E poi
useremo le moto" dico io, mentre prendo un'altra rampa di scale
"Le moto? Dove le trovi le moto?"
"Nel garage dell'hotel. Le ho viste ieri quando sono sceso"
faccio mentre corro per le scale con il faiatone
"Ce le daranno?" fa Harry perplesso
"Le paghiamo" rispondo con prontezza
"Ottima idea, Tomlinson!" rispondo con l'occhiolino Zayn
"Caschi allacciati" faccio l'appello
"Pronti" rispondono Harry e Zayn
"Perfetto! Sulle moto" e montiamo tutti e tre
"Ne hai mai guidata una, Lou?" mi fa Harry preoccupato
"No... tu?" rispondo con prudenza
"No... Tu, Zayn?" fa Harry, sperando che Zayn dica un sì
"No, ragazzi"
"Vabbè, sarà come guidare un motorino" cerco di
sdrammatizzare "al mio tre apriamo il portone e partiamo.
Dobbiamo girare a sinistra e ritornare nella via principale. I
paparazzi sono a destra, all'entrata. Abbiamo una sola
possibilità!"
"Pronti?!"
"Sì!" rispondono in coro
"Uno. Due. Tre."
Il portone davanti a noi si sta alzando. Si sentono da dentro le urla
della folla, i flash delle macchine e il casino dei paparazzi e dei
giornalisti.
"Ora ragazzi!" faccio io e giro l'acceleratore
In meno di cinque secondi le nostre moto sfrecciano sull'asfalto
arroventato, mentre i paparazzi corrono verso il garage, assieme a
telecamere e flash.
"Ce l'abbiamo fatta, Lou!" grida Harry da sotto il casco
"Sì, Harry!"
"Allo stadio, ragazzi!" urla Zayn indicando di prendere il
viale a sinistra
Questa sembra proprio una corso contro il tempo. Adesso non dobbiamo
fallire. Adesso dobbiamo far vedere loro chi siamo e quanto valiamo.
Carissimi
lettori,
è
arrivata l'estate ed è finita la scuola. Mi scuso con tutti
per il
grande ritardo. Più di un mese... se non sbaglio. Ma eccomi
con il
nuovo capitolo. Maledetto 29 giugno! Eh sì,
perché dal quel 29
giugno è successo il finimondo.
Un
capitolo pieno di azioni, dinamico e sicuramente vi verrà
l'ansia a
leggerlo. Una cosa dietro l'altra, dove tutti i nostri ragazzi si
trovano scaricati dalla Modest, senza un menagement, senza una guida.
Ce la faranno a far sopravvivere la band? Ma soprattutto cosa si
nasconde sotto questa improvvisa mossa della Modest? Come mai Paul e
Philip non sanno niente al riguardo? E chi ha rubato i soldi a Zayn?
Siete sicuri che sia stato davvero Liam o pensate a qualcun altro?
Fatemi
sapere cosa ne pensate e scrivete nei commenti come vorreste che la
storia continuasse. Fatemi sapere la vostra opinione e ditemi come la
pensate voi!
Un
grosso bacio a tutti quelli che stanno leggendo, che hanno recensito
e che seguono la mia fanfiction.
Un
bacione a tutti.
MIRCO
Seguitemi su twitter: https://twitter.com/harryismysky
E seguite anche la mostra protagonista Luisa:
https://twitter.com/lubarde
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Capitolo 12 *** CHE COSA NE SARA' DI NOI? ***
12
CHE
COSA NE SARA' DI
NOI?
Marco
So
che lei sta bene.
So
che sta tornando a Prato.
So
che lei non sa quello che sta per succedere.
Ho
visto il suo tweet. Ricevo le sue notifiche da... da tanto tempo
ormai. E' passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che ha
twittato qualcosa. E adesso, nel pieno pomeriggio, mentre sono nel
parco con degli amici, il telefono fa un suono.
"Chi
è, Marco?" fa un mio amico
"Nulla,
sarà mia madre, vorrà sapere a che ora..." prendo
il telefono
e faccio per guardare
@lubarde
Ragazzi, mi spiegate cosa sta succedendo?
La
mia faccia si fa subito pallida, e resto immobile a guardare lo
screen del telefono ancora bloccato, a fissare ancora quel tweet. Non
so che cosa mi è preso, ma Luisa era la mia migliore amica.
"Marco,
tutto bene?"
"S-s-sì...
tu-tutto bene" faccio io balbettando, mettendo via il telefono
In
questo preciso momento mi rendo conto come mi sia comportato male con
lei. La mia gelosia mi ha divorato in quel momento, mi ha come
sparato fumo nero negli occhi e non ci ho più visto. Lei con
Niall,
uno dei cantanti più famosi, straricco, bello, sa suonare la
chitarra. E io cos'ero in confronto a lui? Mi sono sentito una
nullità. Per la prima volta mi sono sentito una merda, mi
sono
sentito solo. E mi è presa una strana sensazione, di
lacerante
debolezza e allo stesso tempo di immensurabile forza. Ho avuto paura.
Paura di perdere la cosa più preziosa che avevo trovato: lei.
Arrivano
le sette e me ne torno a casa.
"Oh,
Marco, vieni stasera?" hanno organizzato una festicciola in
centro
"Non
lo so" rispondo con la testa da un'altra parte.
"Marco,
ma si può sapere che hai? Hai una faccia!"
"Non...
non mi sento molto bene" giro la chiave del motorino e parto.
So
benissimo dove devo andare adesso.
Accelero
fino al viale principale e poi giro a destra. Il semaforo rosso.
L'attesa di pochi minuti diventa di lunghe ore. L'ansia mi sale lungo
tutto il corpo e, sebbene fossero trenta gradi, stavo sudando. Il
vento mi scompigliava i capelli che sporgevano dal casco e allo
stesso tempo mi faceva sventolare la maglietta.
Che
cosa le dirò? Non posso certo presentarmi come se nulla
fosse. O
forse sì. O forse lei non si è nemmeno accorta
che me ne sono
andato da quel maledetto ospedale. O forse lo sa.
Semaforo verde. Riparto. Ecco ci sono: questa è casa sua.
Che
faccio? Suono il campanello? Non le posso certo mandare un messaggio.
Nemmeno chiamarla.
Non faccio in tempo a decidere che cosa fare, che la porta si apre ed
esce lei, con i suoi capelli ricci fuoco, la sua borsa e i suoi
occhiali da sole. Vedo bene la sua espressione. Non se lo aspetta di
certo. Rimane a bocca aperta, non sa cosa dire. Forse vorrebbe
prendermi a schiaffi.
"Lou" faccio io per iniziare
"Che ci fai qua?" mi dice innervosita e con aria di
sufficienza
"Anch'io sono felice di rivederti, grazie" dico io
ironicamente
Si gira dalla parte opposta alla mia e se ne sta per andare. Le vado
incontro e la fermo per un braccio.
"Vuoi aspettare un attimo, perfavore?" le faccio io
"Che cosa dovrei aspettare, Marco? Non mi hai neanche salutata
quando te ne sei andato dall'ospedale. Che cosa dovrei aspettare?
dimmelo!"
"Beh, sono venuto per salutarti, ma eri impegnata. Eri con la
tua nuova fiamma, con Niall"
"Cosa?" fa lei, sentendosi presa in giro "la mia nuova
fiamma?"
"Non inventare cazzate, Luisa. Su internet non si parla altro
che di te. Le tue foto le ha viste tutta Italia"
"Bene! Immagino ti sia messo anche tu a sparlare di me"
"Niente affatto. Altrimenti non sarei qui" faccio
seriamente
"Allora come mai sei qui, Marco?" fa anche lei seriamente
Esito un attimo. Beh, quelle sono le domande alle quali puoi dire una
cazzata, o puoi dire tutta la verità. La scelta è
solo tua. E io
decido di dire la verità: ormai non ho più niente
da perdere.
"Perché mi manchi, Lou. Perché mi mancano i
nostri pomeriggi
insieme, le nostre sclerate, mi mancano le serate in motorino, mi
manca tutto di te"
Anche il suo viso si fa meno irrigidito e anche la sua espressione
diventa più chiara.
"Quando ti ho visto con lui... io... mi è presa una cosa...
che... Ho reagito così perché ti voglio bene,
Lou, e come lo voglio
a te, non lo voglio a nessun altro"
"Lo so, Marco. Lo so che mi vuoi bene e anch'io te ne voglio.
Davvero. Ma... ma tutta questa storia... che tu te ne vai e poi
arrivi qua e mi dici che mi vuoi bene..."
"Non ci credi? Sono contenta che tu non mi creda. In fondo è
quello che mi merito. Vai pure dalla Domi. Lei è migliore di
me. Non
sai tante cose, Lou" e così dicendo, faccio per andarmene
"Cosa dovrei sapere?" fa lei, fermandomi
"E' già tanto se i paparazzi non sono sotto casa tua. Non
sei
ancora uscita in centro e non hai sentito le voci dei ragazzi. Sai
quante ne ho ascoltate su di te, io? Sai quante ne hanno dette? E
c'era anche la tua cara amica Domi. La tua migliore amica"
La sua faccia si fa inorridita.
"Sono venuto qua perché sono l'unico che non ho mai detto
una
brutta parola su di te. Anche se quel fottuto giorno me ne sono
andato da quell'ospedale, non ti ho mai tradita, Lou" faccio io
tirando su col naso e asciugandomi gli occhi. Non voglio piangere
qui, davanti a lei. Faccio per mettermi il casco. Parto.
Fanculo!
Fanculo al mondo!
Zayn
Arriviamo in vicinanza dello stadio. Andiamo verso le transenne,
nella zona dove i fan sono trattenuti. Ci infiliamo là
dentro, dove
troviamo delle auto ferme e un'ambulanza. Scendiamo dalle moto e ci
avviciniamo all'entrata. Una decina di omaccioni vestiti di nero sta
davanti.
"Prego?" fa uno di loro
"Dobbiamo entrare" faccio io
"Chi sareste voi?"
"Io sono Zayn, lui Louis e lui Harry" guardo gli altri con
una faccia più che stupita
"Documenti, prego"
"I documenti? Ma stiamo scherzando? Che cos'è questa una
presa
in giro?" fa Harry scaldandosi
"Harry, calmati o finisci dentro di nuovo. Se vogliono i
documenti, li avranno" faccio io
Prendo il portafoglio ormai senza un soldo. Guardo nella parte dove
metto i contanti, nelle taschine laterali, nella parte delle
monetine.
"Porca puttana, ragazzi, io non ho i documenti" faccio
preoccupatissimo, con l'ansia a mille
"Che cazzo dici, Zayn?" dice Louis, mentre prende il suo
portafoglio e guarda nel suo
"Ragazzi, nemmeno io ho i documenti" fa Harry, mostrando il
portafoglio vuoto
Quegli omaccioni, incrociando le mani, incombono su di noi.
"Niente documenti. Niente stadio" fa il più grosso
sorridendo
"Ma questo è impossibile. Noi siamo i cantanti. Noi ci
esibiremo domani sera! Che cos'è uno scherzo?!" faccio io su
tutte le furie. Mi tocco le tasche dei pantaloni per vedere se trovo
qualcosa. Niente. NIENTE!
Ci guardiano tutti e tre negli occhi, come se ci avessero giocato il
peggior scherzo del mondo. Ci allontaniamo e torniamo alle moto.
"Che cazzo facciamo adesso?" fa Harry
"Ci hanno rubato i documenti" fa Louis
"Ci HA rubato anche i documenti! Quel deficiente. Lo ammazzo!"
fa Harry battendo i pugni sul sedile della moto
"No, Harry. Liam, o quello che ci ha derubati non ha mai voluto
i nostri soldi. Voleva soltanto i nostri documenti" faccio io
con risolutezza
"E che facciamo adesso?!" fa Louis seriamente preoccupato
Mi squilla il telefono. Lo prendo immediatamente dalla tasca. E'
Paul.
"Paul, ci sono notizie?" faccio io senza dire nemmeno ciao
"Zayn. Non riesco a contattare in nessun modo la Modest. Ho
mandato Philip a parlare con Preston e mi ha detto che non è
più in
albergo da voi"
"E dov'è?" faccio io preoccupato
"Non ne ho idea, ragazzi"
"Scusa, Paul, ma che c'entra Preston?" chiede Harry,
prendendomi il telefono di mano
"Ragazzi, avete i documenti con voi?" chiede Paul senza
rispondere alla domanda di Harry
Ci guardiamo tutti e tre sbalorditi, con le bocche aperte e gli occhi
spalancati. Perché mai Paul ci fa questa domanda? Sembra
proprio che
Paul sappia già la risposta. Perché tutto a un
tratto sembra che
niente abbia più senso!
"No, Paul! Siamo stati derubati! Volevamo avvisarti, ma non
abbiamo avuto tempo..."
"Merda! E' successo quel che temevo, ragazzi. Dovremmo essere a
Berna per le otto di stasera"
"Che cosa è successo, Paul? Che cosa?!" faccio io urlando
al telefono
Paul riattacca.
"Ha detto che è successo ciò che temeva!" faccio
io in
preda a un attacco di panico
"Che cosa temeva, Zayn?" fa Louis
"Non me l'ha detto, Lou!"
"Porca puttana! Qua niente ha un senso. Non ci fanno entrare
nello stadio, di rubano i documenti e adesso arriva Paul e dice che
è
successa una cosa bruttissima" inizia a dire Harry
Mi lascio cadere sull'asfalto e mi appoggio al muretto dello stadio.
Mi vengono le lacrime agli occhi.
"Siamo rimasti in tre. Che cosa faremo domani sera? Che cosa
faremo poi in seguito?" faccio piangendo
"Zayn..."
"Siamo senza un menagement! Questo vuol dire che..."
continuo singhiozzando
"...che il tour verrà annullato" fa Harry bianco come un
cencio
"Che cosa ne sarà di noi? Che cosa ne sarà degli
One
Direction?" faccio io alzando leggermente la testa, con gli
occhi lucidi
"Non lo so, Zayn... nessuno lo sa" cerca di consolarmi
Louis
"So solo che Preston deve darci delle risposte. Delle risposte
che non ci ha dato l'ultima volta!" faccio io, mi infilo il
casco sulla testa e salgo sulla moto
"Dove vuoi andare, Zayn?" fa Harry preoccupato
"All'areoporto!" dico, abbassando la visiera e girando la
chiave.
Liam
"Un pugno, niente di che. Ti sei già ripreso, ragazzo mio!"
sorride Robert, mentre montiamo sull'aereo "E' un sollievo
tornare a Londra. Berna mi ha stancato. Anche il clima è
così
rigido e le persone..."
"Robert..." faccio io
"Sì, Liam"
"Che cosa ne sarà degli One Direction?" dico io,
perplesso, desideroso di una risposta positiva
"Niente, Liam. Gli One Direction finiranno. Anzi, sono già
finiti"
Sento i motori dell'aereo accendersi, girare. Sento il veicolo
iniziare a muoversi. Partiamo.
Niall
Sebbene siano le sette passate, non riesco a prendere sonno. Dovremmo
essere a Berna tra un'ora: così ha detto Paul. Tutta questa
storia
mi sta facendo preoccupare e basta. Un momento! Adesso mi ricordo!
Proprio io ho incontrato in ospedale ho incontrato quel signore che
stava parlando con Liam!
"Liam
Payn solista!"
Adesso mi viene in mente. E volevo dirlo anche ai ragazzi, ma avevo
il telefono rotto! Ora torna tutto. Avrei dovuto dirlo a Paul, ma mi
è passato di mente. Che confusione!
Liam,
perché l'hai fatto?
E' questa la domanda che continua a tormentarmi, mentre guardo fuori
dal finestrino dell'aereo. Sento che Paul sta parlando al telefono.
Sicuramente sta parlando con i ragazzi.
"...è successo quel che temevo, ragazzi. Dovremmo essere a
Berna per le otto di stasera" vedo che si avvicina e chiude la
telefonata
"Paul! Che cosa temevi?" faccio io, non capendoci niente di
tutta questa storia
"Adesso non è il momento di dare spiegazioni, Niall" mi
fredda subito
"Ma Paul? Cosa sai in più di quello che sappiamo noi?"
insisto io
"Molte cose, ragazzo mio. Ma ti ripeto che adesso non è il
momento" ribadisce
Sbuffo, mentre mi lascio andare sul mio sedile. L'aereo decolla.
Vedo che Presto è su twitter. Sta guardando i tweet dei fan.
"E' davvero incredibile! Ormai sanno già tutti che Liam ha
lasciato la band!" se ne esce scettico come al solito
"Già..." rispondo io con un filo di voce
"I ragazzi che domani sera li vedranno a Berna sono
preoccupati... Alcuni pubblicano le foto di te e di Luisa..."
"Davvero?!" salto su io estasiato
"Guarda tu stesso!" e mi porge il telefono "siete
molto carini mentre vi baciate" e scoppia in una fragorosa
risata "Stavate bene insieme!"
"Stavate?" faccio io sorpreso
"Sì..." mi guarda anche lui perplesso
"Non è finita in un romantico bacio tra i paparazzi"
faccio io risoluto
"Ah, Niall, Niall! Come sei ingenuo! Come pensi che vadano a
finire queste storie tra un cantante famoso e una qualsiasi
ragazza...?" mi guarda con aria scettica
"Lei non è una qualsiasi ragazza, Paul! E non ho affatto
intenzione di mandare tutto a puttane!" ribadisco
Paul lascia andare un sospiro e poi si sofferma su un tweet. Paul
inizia a leggere il tweet di una fan.
"Non posso pensare che Louis ed Eleanor non stiano
più
insieme... Questa si è bevuta il cervello" e
scoppia in una
delle sue fragorose risate
"Louis e Eleanor non stanno insieme già da un po'" gli
suggerisco io
"Cosa dici, Niall? La Modest vuole che continuino a uscire. E'
impossibile che si siano lasciati..." Paul mi guarda storto
"Ma come, Paul? E' stata proprio la Modest che ha fatto firmare
loro un contratto. E secondo questo affare loro non dovevano
più
fingere di stare insieme... Paul, tutto bene stasera?" gli
ricordo io
"Dov'è questo contratto? Come mai io non sono stato
informato
di niente?" Paul salta su, quasi innervosito da tutta la
situazione
"Non lo so, Paul. So che Preston..." cerco di spiegargli,
ma mi interrompe bruscamente
"PRESTON?! Che cosa c'entra ora lui?" fa Paul andato su
tutte le furie
"Cristo! E' lui che ha consegnato loro il contratto!"
rispondo io
La faccia di Paul scolorisce, si fa bianca, paonazza. La sua
espressione è tipica di chi ha appena confermato
ciò che prima
aveva solo pensato. Paul ha capito qualcosa, e adesso ne ha la
conferma.
"Paul? Mi dici che cosa sono questi segreti?"
"Non appena saremo a Berna, ti spiegherò ogni cosa" si
rimette composto a sedere, e chiede un bicchiere d'acqua all'hostess
"Credo proprio che non ne usciremo bene da questa storia!"
Luisa
Rivedere Marco mi ha fatto uno strano effetto, è vero. Come
se
all'improvviso una valanga di ricordi mi avesse travolta. Eppure mi
sono giurata di non rivolgergli più la parola. Eppure con il
suo
sorriso, con le sue parole riesce sempre a cambiare qualcosa in me.
In fondo lui è Marco, il mio migliore amico. E con lui le
più belle
serate, le giornate più pazze, le corse in motorino, le
risate.
Tutti hanno un migliore amico e in questo momento, mentre aspetto che
quel semaforo diventi verde, mi accorgo che lo sto perdendo.
Verde!
'Io non ti ho mai tradita' mi ha detto Marco. Chi mi ha tradita? E
che vuol dire?
Sto andando verso il giardino, dove devo vedere la Domi. Deve
spiegarmi cosa sta succedendo su twitter, che cosa è
successo a
Liam. La vedo arrivare verso di me.
"Domi!" le corro incontro e l'abbraccio
"Pensavo non tornassi più e te ne fuggissi con lui in
qualche
posto del mondo" dice con fare ironico
"Domi... non è così"
"Tranquilla, non voglio spiegazioni"
"Non c'è da spiegare nulla..." faccio risentita
"Certo, come no!" fa lei irritata
"Sembra che vi dispiaccia a tutti rivedermi! Sono appena tornata
e mi state trattando nel peggior modo possibile"
"Come pretendi che la gente ti tratti? Hai trovato un
milionario, famoso, un cantante!"
"Io non ho trovato nessuno... E questo cosa cambierebbe tra di
noi?"
La sua faccia si fa meno corrucciata, diviene più rilassata.
"Insomma che cosa è successo?" le faccio io, desiderosa di
capire ciò che sta succedendo
"Liam ha lasciato la band" fa lei direttamente
"Che cazzo dici?!" faccio io spalancando gli occhi
"Vuoi dirmi che non ne sapevi nulla?" fa lei provocatoria
"Certo che non ne sapevo nulla! Ero in ospedale, mica a
divertirmi!" rispondo io con tono
"In ospedale?" fa lei scettica
"Sono caduta durante il concerto e mi hanno schiacciata. Marco
mi ha..." e aspetto a dire quella parola, perché so come fa
male pronunciarla "salvata. E sono stata in coma per un giorno,
se proprio lo vuoi sapere"
"Lou... io non ne sapevo niente... scusami"
"Scuse accettate" faccio leggermente arrabbiata "Liam
ha lasciato la band! E gli One?" insisto sull'argomento
"Non si sa niente. Molti dicono che si scioglieranno"
"Non è possibile!" faccio io ancora più incredula
e
spaventata
"Non sappiamo niente, Lou"
"Questo... questo è un incubo" faccio, sedendomi sulla
panchina
"Dicono che sia stata tu..."
"Io non ho fatto proprio niente!" mi alzo immediatamente
"Lo so..."
"Che cosa pensano che abbia fatto? Che sia andata lì e abbia
detto: scioglietevi!" continuo a ribadire
"Ma..."
"Non penserai anche tu che..." esito
"...che sia stata io" la fisso negli occhi
"Io non penso niente. So solo questo"
"Domi, tu sai benissimo che non ho fatto niente" dico io
disperata
"Quelle foto non sono montaggi, Lou. Sei su internet, domani
sarai su giornali. Ormai sei famosa. Cosa devo pensare io?"
"No. Non riesco a credere che tu possa farmi questo"
"Adesso devo andare, scusami"
E rimango lì, ferma, davanti a una panchina vuota; mentre
lei se ne
va. Non è possibile ciò che mi ha appena
raccontato e la cosa più
incredibile è che lei creda a quelle voci. A quelle voci del
cazzo!
Sono incazzata, delusa, preoccupata.
'Io non ti ho mai tradita' mi ha detto Marco. Marco, ho bisogno di
te. Ma prima voglio sapere che cosa sta succedendo. Infilo una mano
nella tasca dei jeans, tiro fuori il foglietto che mi ha dato Niall
all'ospedale. Digito il numero. Il telefono squilla. L'ansia mi fa
tremare le mani.
"Pronto" è la sua voce
"Niall, sono Luisa"
"Lou! Che bello sentirti" mi dice dolcemente e io mi
sciolgo a sentire la sua voce
"Anche per me è lo stesso. Però devi spiegarmi
cosa sta
succedendo"
"Lou... adesso devo attaccare, sono in aereo"
"Dove vai?" dico preoccupata, come se lui già mi
appartenessi
"Dai ragazzi, a Berna"
"Ti prego, dimmi solo che non vi scioglierete, Niall"
"Non lo so, Lou. La nostra band è appesa a un filo" e
così
riattacca
Robert
Mentre stiamo scendendo a Heatrow, mi squilla il telefono.
"Siamo appena arrivati, Preston" rispondo io
"E' tutto apposto, Robert"
"Ottimo" sorrido "Sei sicuro di aver usato la massima
prudenza?"
"Ovviamente"
"Benissimo. Domattina raggiungimi nello studio111"
"Vieni, Liam. Dobbiamo avvertire immediatamente la stampa"
faccio con risolutezza, salendo in taxi
"La stampa?"
"Ovvio. Dobbiamo dire al mondo che adesso sei un solista, mio
caro Payne!"
"Certo! Scusa, Robert, sono un po' stanco"
"Ma certo, caro. Andiamo subito in hotel"
Liam
Scendiamo dal taxi e arriviamo in un hotel gigantesco, forse uno dei
più prestigiosi di Londra. L'ingresso circondato da
paparazzi e
giornalisti dei più spietati. Ci dirigiamo verso l'entrata
mentre
flash mi assalgono da ogni parte.
Non appena entriamo, una giovane ragazza viene subito incontro a
Robert per abbracciarlo.
"Papà! Finalmente!"
"Piccola mia, come stai?" le dice sistemandole i capelli
"Benissimo"
"Sophia, ti presento Liam, Liam Payne"
Mi avvicino a lei con passo incerto. Capelli biondi e sciolti, occhi
chiari e allo stesso tempo penetranti. Un vestito giallo, una collana
di perle e scarpe con tacco. Una ragazza bellissima.
"Tu sei Liam!" mi si rivolge con fare estroverso, come se
mi conoscesse da una vita
"Sì..." cerco di nascondere il mio perenne imbarazzo
"Molto piacere" e il suo sorriso mi spiazza, mi colpisce
profondamente, mi scuote come un uragano
"Pi-piacere tu-tu-tutto mio"
"Il nostro ragazzo è stanco, è meglio lasciarlo
riposare"
fa Robert, indicandomi la strada
Dopo aver salutato Sophia, e mentre sto salendo le scale, mi ritorna
in mente il suo sorriso. Quella ragazza mi ha stregato.
Harry
"Che cosa vuoi fare qua, all'areoporto? Non è rischioso,
Zayn?"
cerco di capire che intenzioni abbia
"Tenetevi gli occhiali e nessuno ci riconoscerà"
"Che cosa vuoi fare?" insiste Louis
"Voglio trovare Preston" dice deciso e risoluto
"E pensi di trovarlo qua?" chiedo io perplesso
"Sarà in qualche studio, con i collaboratori della
Modest..."
Louis inizia un elenco
"No, ragazzi. Sta partendo"
"E per dove?" dico io insistendo
Intanto continuiamo a camminare a passo concitato lungo i corridoi
immensi dell'areoporto di Berna.
"Zayn, ti vuoi fermare, per favore! Che cosa pensi che ti dica
Preston?" dice Louis fermandolo per un braccio
"Dovremmo parlare con Liam, non con Preston!" gli
suggerisco io
No, Harry!" faccio io pieno di risolutezza, dopo aver pensato
alla situazione
"Cosa, Zayn?"
"Liam non c'entra niente con questa storia"
"Che cosa dici, Zayn? Lui ha rubato i nostri soldi, i nostri
documenti!" rispondo subito io
"Sì! Siamo cantanti, famosi, va bene, ma abbiamo bisogno dei
documenti!" fa Louis in preda al panico
"Riflettete, ragazzi. Che motivo avrebbe avuto Liam per rubarci
i documenti? Nessuno. Liam vuole fare una carriera da solista e stop.
Ma cosa se ne fa dei nostri documenti?" Zayn pone questo dubbio
La mia faccia e quella di Louis si fanno dubbiose, i nostri occhi si
incrociano.
"Allora chi è stato, Zayn?" fa Louis, che non sta capendo
niente di questa storia
"Ragazzi, quando Preston ci ha chiamati per dirci della
Modest... avete presente?" ci chiede Zayn
"Sì, certo" rispondiamo io e Louis in coro
"Mancava Liam! Vedi che tutto torna!" faccio convinto
"No, Harry! La domanda è: perché Liam non
è stato convocato?"
dice Zayn cercando di farci capire ciò che gli è
sicuramente
balenato in testa
Le nostre facce si fanno più pensierose di prima.
"Ma non capite, ragazzi?! Preston sapeva cosa stava facendo
Liam!"
"Impossibile!" fa Louis incredulo
"Ne sono più che sicuro! Quando tu, Harry, sei sceso
infuriato
per andare da Liam allo studio, lui non ci ha seguiti! Sapevo
benissimo che avevamo lasciato le camere aperte. E allora ha preso i
nostri documenti"
"E i soldi!" dico io
"Preston non ha mai voluto i nostri soldi. Preston voleva solo i
nostri documenti"
"Ma per cosa, Zayn?" chiede Louis
"Per farci rimanere con le mani in mano, per farci trovare
disarmati!" dico io prontamente, come se in tutta quella
confusione stessi facendo un po' di luce
"Anche! Ma non solo. C'è qualcosa sotto che è
molto più
grave"
"Spiegati, Zayn" lo incitiamo e Louis
"Come mai solo Preston sapeva che la Modest ci ha lasciati? Come
mai Paul non ne sapeva niente? E nemmeno Philip? Ragazzi, tutto
torna!" fa Zayn io chiaro e tondo
"Preston!" dice Louis
"Che cosa vuole fare, Zayn?" gli chiedo con il cuore in
gola
"Non lo so, Harry. Ma sicuramente le cose per noi non si mettono
bene" fa Zayn, abbassando la testa, sconsolato.
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