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di Mirchino94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** San Siro ***
Capitolo 2: *** EXPECTATIONS ***
Capitolo 3: *** HURT ***
Capitolo 4: *** CHAOS ***
Capitolo 5: *** REVELATIONS ***
Capitolo 6: *** AWAKE ***
Capitolo 7: *** MEET ***
Capitolo 8: *** RESOLUTIONS ***
Capitolo 9: *** DANGER ***
Capitolo 10: *** FAREWELL ***
Capitolo 11: *** MALEDETTO 29 GIUGNO ***
Capitolo 12: *** CHE COSA NE SARA' DI NOI? ***



Capitolo 1
*** San Siro ***


1

SAN SIRO

 

Luisa

 

Quello è stato il giorno più bello di tutta la mia vita.

Sono riuscita a prendere quei famigerati biglietti il 28 settembre. Ricordo ancora.

Quel sabato mattina mi sono svegliata alle sette, ho acceso immediatamente il pc e sono stata incollata davanti fino alle dieci quando uscirono. Non ero sicura che li avrei presi, non avevo la certezza al centopercento, ma ci speravo. Ci speravo così tanto che mi venivano le lacrime agli occhi e il mal di stomaco solo al pensiero che il 28 giugno non sarei stata a San Siro. Alle otto mi chiama Marco. Marco, il mio migliore amico, con cui sono andata a quel concerto. Il ragazzo che diceva sempre: "certo sei proprio una rimasta, che ascolti quei quattro froci" e io che rispondevo: "sono cinque!". Lui a cui ho trasmesso la mia passione per quei ragazzi. Lui che mi canta Teenage Dirtbag stonato come una campana e io che rido a crepapelle. Lui che il giorno in cui annunciarono le date del tour mi chiamò e mi disse solo due parole: "Ci andiamo". E quello che risposi io fu solo: "Dovesse crollare il mondo. Cazzo se ci andiamo". Ore 10.00. Ticketone mi mette in sala d'attesa. Vado nel panico, il cuore mi batte a trecento all'ora e continuo ad essere in attesa. Anche Marco non riesce a entrare. Ci sono troppe persone connesse. Aiuto! Mi sale l'ansia e inizio a sudare. Mi tolgo la maglia e rimango in reggiseno e in pantaloni della tuta. Sono sempre in sala d'attesa. E' già la quarta volta che mi rimanda qua. Non carica niente. Comincio a sospirare forte, mi vengono le lacrime agli occhi. Alla sesta volta quel sito del cazzo mi fa entrare. E vedo quella scritta che non avrei mai voluto vedere. SOLD OUT.

Cazzo. Mi tremano le mani, piango come una matta, come una bambina che non ha potuto comprare la sua bambola preferita perché tutte sono finite. Perché quei ragazzi e quelle ragazze hanno presi quei cazzo di biglietti e io no? Perché? Riprovo a entrare, una, due, tre volte, ma niente, ancora tutto esaurito. Entro su twitter. Metà dei mie followers non sono riusciti a prendere quei biglietti. Cazzo. Marco mi sta chiamando.

"Marco, cazzo perché? Perché noi non possiamo avere quei biglietti?" Mi sgorgano le lacrime lungo il viso e urlo al telefono mentre Marco non sapeva che dire. Chiudo la telefonata e getto l'iphone sul letto. Mi metto con la testa tra le mani con i gomiti apoggiati sul piano della scrivania. Guardo la scritta che poco prima avevo fatto con la penna e avevo ripassato con l'evidenziatore verde: 28 giugno 2014. Ma non vedo niente. Buio. Vuoto. Mi hanno lanciato un coltello nel cuore. Arrivano dei messaggi sul telefono. Sono dei tweet: il suono è sicuramente quello. Non mi importa, continuo a guardare quei caratteri inicisi nel legno e lascio il telefono sul letto. Mi sento veramente uno schifo.

 

Se non avessi preso in mano quell'iphone in quel momento, non sarei mai andata a San Siro.

Fu solo quand mi getto sul letto rassegnato con gli occhi gonfi che letto il messaggio di Marco:

"Nuova data: 29 giugno. Ce la possiamo fare Lou!"

Mi alzo di scatto dal cuscino. Gli occhi mi si spalancano immediatamente, le mani mi cominciano a tremare, e sento dentro le vene quella forza di continuare a giocare, a lottare, solo per un unico obiettivo: per avere quei biglietti. Non mi importava più di niente, solo di quello.

Fatto sta che non ho mai preso due biglietti per il 28 giugno. Non sono mai stata ad un concerto il 28 giugno.

La cosa andò diversamente, perché io e Marco abiamo comprato due biglietti per il 29 giugno. E giuro che quel 29 giugno è stato il giorno più bello di tutta la mia vita.

 

Sono quasi le quattro del mattino. Mi sono buttata sul letto alle due di notte dopo mille telefonate con Marco, dopo mille tweet, dopo mille pensieri su quel concerto. Sono veramente felice. Anzi no, credo di essere troppo felice. So che cosa significasse essere felici. Non è prendere un sei al compito di latino e non è nemmeno uscire con le amiche il sabato sera. E' aver raggiunto un sogno per il quale hai sperato per quasi due anni, per il quale hai lottato una mattinata intera per avere quei fottuti biglietti. Sì, è proprio quello. Io sono proprio felice, non ho bisogno di nient'altro: solo che questa notte passi in fretta e il sole si levi presto a est.

Naturalmente non riesco a chiudere occhio. Mi rigiro nel letto tra il cuscino che ho messo per verticale e il quadernino che ho fatto, su cui ho attaccato le loro foto, parti delle loro canzoni, i loro sorrisi. Guardo il lampadario sul soffitto e poi la scrivania davanti al letto. Non è un sogno, è la realtà. Quel momento sta accadendo veramente, quel giorno è veramente arrivato. Mi stiro sul letto, alzano le mani dietro la testa e allungando le gambe. Sorrido come non ho mai fatto prima d'ora. Strano, però bello.

 

Vedo che l'iphone si illumina. Alle quattro del mattino non può essere che Marco.

"Livello 66 a flappy bird"

Anche lui non dorme. Ma come riesce a giocare a flappy bird?

"Sto sclerando. Mi sento male. Oddiooooo" gli rispondo

Stavo davvero male. Penso di poter vomitare da un momento all'altro. Ma non c'è alcuna nausea, nessun mal di pancia, c'è solo una immensa voglia di urlare e di cantare assieme alle loro voci.

"Cazzo dici stai benissimo. Prendo la vespa e vengo da te"

Oddio Marco. Sì, vieni. Così scleriamo insieme come il giorno prima. Ci abbracciamo. Almeno posso piangere con qualcuno che mi capisca, almeno posso condividere questa fottuta gioia.

"Vieni" gli scrivo

In meno di dieci minuti è lì, sotto la finestra, con i jeans attillati, le vans, un giacchetto di jeans e un casco tra le mani che dice: scendi o ti vengo a prendere io.

Non aspetto un secondo. Mi infilo i pantaloni e mi metto in fretta la prima felpa che trovo e scendo. Vedo che ha le cuffie attaccate all'iphone. Corro ad abbracciarlo e scoppio a piangere come una disgraziata. Anche a lui scende una lacrima, ma la nasconde subito. Però mi prende il viso tra le mani e mi dice: "Sali che andiamo a San Siro"

Mi asciugo le lacrime e scoppio a ridere. Ride anche lui e intanto gira la chiave e girà l'accelleratore. Ci mettiamo le cuffie, lui preme play. Parte la canzone.

 

The story of my life

I take her home

I drive all night

To keep her warm and time is fro-o-zen

 

Marco l'aveva bloccata al momento giusto. Facciamo un giro per le vie deserte. Solo i lampioni gettano una fioca luce sull'asfalto ancora caldo per il caldo che fa a fine giugno. I vetri delle macchine parcheggiate sul bordo dei marciapiedi riflettono la nostra immagine che sfreccia a sessanta all'ora.

"Matto, vai più piano!" Gli urlo tutt'altro che spaventata; anzi era come dirgli: accellera Marco, accellera.

 

And I've been waiting for this time

to come around

but baby running after you

is like chasing the clouds

 

Ci fermiamo nel parcheggio della Sacra. Mi sono scordata le sigarette a casa, lui ce l'ha. Mi fumerei tutto il pacchetto da tanto che sono nervosa, agitata, frenetica. Anche Marco è ansioso, ma lo nasconde. I maschi sono tutt uguali: ci vogliono le donne per farli sciogliere. Ma Marco era diverso da tutti gi altri ragazzi: aveva sempre una buona parola per me, mi capiva sempre e soprattutto c'era sempre quando avevo bisogno. Come stanotte. Come oggi. Come ogni volta che nemmeno le mie amiche sapevano aiutarmi. Lui mi regalava un sorriso che nessuno sapeva mai regalarmi. Era tutto più bello quando stavo con lui.

"Marco, noi saremo lì stasera. Marco, mi viene da piangere e basta. Vorrei... vorrei solo urlare al mondo che io stasera sarò a San Siro"

Si toglie la sigaretta di bocca, mi guarda serio e poi, accennando un sorriso, mi sussurra:
"Allora urliamo"

Mi prende per un braccio, mentre io lascio cadere a terra la sigaretta ancora accesa e mi domando perplessa dove mi porti quel matto. Perché Marco era un ragazzo perbene, aveva tutti nove a scuola e faceva il liceo classico; fumava qualche sigaretta, ma era con la testa apposto, come io d'altronde: eravamo due bravi ragazzi. Ma quando Marco diceva di fare il matto, lo faceva davvero. C'era da preoccuparsi. Marco era di parola, e quando dico di parola intendo su tutto, cose giuste e cose non giuste, cose normali e cose pazze.

Mi porta sul prato, dietro la pista di pattinaggio, mentre mi urla "vieni" e insieme si cade sull'erba fredda della notte. Mi guarda e poi, voltandosi per il cielo stellato, mi dice:

"Bene, adesso possiamo urlare" e poi con tutta la voce che ha in gola:

"noi andremo a San Siro!" ripetendo l'ultima o per cinque minuti e io che rido come una forsennata. Mi dà una pacca sulla spalla e mi esorta anche me ad urlare. Così anch'io urlo, fregandomene di tutto e di tutti. Con tutta la forza che ho. Grido sdraiata sul prato della Sacra alle quattro e mezza della notte del 29 giugno. Sono davvero felice. Davvero contenta. Sono davvero quello che vorrei essere oggi.

 

Marco

 

Questi capelli ricci fuoco sono i più belli che abbia mai visto. Sull'erba della notte, tutti in confusione, si spandono irregolarmente sul prato. E lei sorride, con le palpebre socchiuse e le mani strinte in pugni. La guardo per un po'. So quanto per lei questo momento sia importante.

"Che dici. Facciamo un giro e poi ti porto a casa?"

Lei, sempre con gli occhi chiusi, si rotola sull'erba, fa qualche giro e poi di nuovo con il viso rivolto alle stelle esplode in una risata soddisfatta davanti alla quale era impossibile non ridere.

"Sì andiamo, Marco" butta fuori queste parole con un sospiro e si gira verso di me.

 

Cause we got all night

we're going nowhere

why don't you stay

why don't we go there

 

Anch'io sono contento matto. Forse più di lei. Nessuno dei miei amici sa di questo concerto, che ascolto quei cinque ragazzi, che dentro le mie cuffie invece dei Rolling Stones e degli ACDC cantano gli One Direction. Mi ricordo ancora quando la Lou mi raccontava di questi cinque bimbetti ed io la prendevo in giro. Ero un ragazzo diverso. Solo quando ho cominciato ad ascoltare la musica che facevano, le canzoni che cantavano, solo allora ho capito che loro erano "i cinque froci" solo perché erano gli "One Direction". Che la gente li giudicava per il gusto di farlo e basta, senza pensare. Quei cinque froci sono diventati per me i miei cinque idoli. Loro sono davvero qualcosa di eccezionale. Ma grazie a lei, a quella ragazza pazza che alza le braccia alle cinque di notte in motorino e canta a squarciagola.

 

Let's take a ride

Out in a cold air

I know the way

Why don't we go there with me

 

Fermo la vespa sotto casa sua. Le do un bacio sulla guancia.

"Ci vediamo tra poco"

Lei sorride e piange allo stesso tempo.

"Domani... cioè oggi. Sarà il giorno più bello della mia vita"

"Anche il mio" le faccio un occhiolino e riparto con le cuffie negli orecchi

Se non fosse stato per lei, non sarei mai stato a San Siro oggi. Se non fosse stato per lei non avrei mai provato quella gioia nel cuore, non sarei mai stato felice in questo modo.

 

Sono le otto in punto. Il sole di fine giugno sta salendo pian piano nel cielo, cosparso leggermente di piccole nuvole qua e là. Un caldo già intenso si fa sentire sulle nostre felpe che stanno sopra le magliette a mezze maniche e un'aria bellissima gira nel parcheggio degli autobus. Novità, emozioni, sogni. Tutto ciò solo in due parole: San Siro.

Apro il finestrimo. Sesta fila, a sinistra, posto vicino al finestrino. La Lou accanto a me. Sì, siamo proprio sull'autobus diretto a San Siro. Sono le otto di mattina e noi partiamo da Firenze con i biglietti nello zaino e il cuore in gola.

Salgono tantissime ragazze. Magliette da vere fan scatenate, sneakers, zaino in spalla e il biglietto in mano. Anche noi abbiamo fatto le cose in grande. Le vans di Louis ai piedi, il cappello della NY in testa e le tshirt: io quella mitica di Zayn "cool kids don't dance" e lei quella fantastica di Niall "crazy mofos".

C'è anche un ragazzo, forse più piccolo di me, quindici o sedici anni, anche lui infognato come noi. In fondo è come se tutti noi siamo qui per una cosa sola, per un solo obiettivo e questo ci fa più uniti, forse leggermente troppo.

 

Baby you light up my world like nobody else

the way that you flip your heart gets me overwhelmed

but when you smile at the ground

you don't know oh-oh

you don't know you're beautiful

 

Cantare tutti insieme all'unisono è un qualcosa di indimenticabile. Tutti stonati. C'è una ragazza troppo agitata, non smette di urlare dalla partenza ed è già la terza volta che piange. Penso di amarla troppo. Io sono abbastanza calmo, almeno ci provo ad esserlo.

"Marco..."

"Dica"

*flash* Rimango abbagliato da un enorme flash, mentre la Lou scoppia a ridere.

"Una delle quattrocento foto che ci faremo oggi"

 

Sono le quattro del pomeriggio e il pullman si ferma. Davanti a noi: San Siro.

Non appena scendo, sbatto ripetutamente le palpebre per fare mente locale. Resto a bocca aperta per qualche secondo. Sento le urla di alcune ragazze dietro.

San Siro è enorme. Ma la cosa che mi fa salire i brividi lungo la schiena è il fatto che questa sera io e la mia migliore amica saremo là dentro, e ci saranno anche quei cinque ragazzi. Era vero, stava accandendo veramente. Niente poteva andare storto. Niente poteva farci odiare quella giornata. Tutto sembrava essere perfetto.

 

Delle volte si rimane senza parole perché non sappiamo cosa dire. Altre volte perché dobbiamo pensare a cosa dire. Altre volte ancora, invece, perché non ci sono parole per descrivere ciò che stai vedendo con i tuoi occhi. Le tue parole rovinerebbero ciò che stai provando dentro. Allora l'unica cosa che ti riesce fare è urlare. Perché urlare non è rumore come dicono tutti, non è confusione e nemmeno maleducazione, ma è il modo più bello che abbiamo per esprimere una felicità non comunicabile a parole.

Dopo che ci hanno strappato il biglietto e siamo entrati in quel fottuto stado, io e Lou riusciamo a fare solo quello. Un urlo dietro l'altro. Mani alzate e salti a non finire. Parole gridate al cielo e note stonate. Pianti e lacrime una dietro l'altro. Perché anch'io piango, sì è vero, mi scendono lacrime di gioia lungo il viso sudato. Abbraccio quella ragazza che sta piangendo dal momento in cui è entrata in questo stadio. Anch'io sono lì. Tutto il resto del mondo che vada pure a fare in culo!

 

And we danced all night

to the best song ever

we knew every line

now i can't remember

 

"Marco! Guardali!"

"Lou! Li vedo! Li vedo! Sono loro!"

Poi sono solo urla, canzoni e lacrime. Sfiderei chiunque in questo momento: nessuno sarebbe più felice di noi due. Anche i buttafuori ci hanno guardati con gli occhi bassi e lo sguardo truce: loro guadagnano strappando i biglietti, noi strappando i biglietti raggiungiamo il nostro sogno. E' così diverso. Addio mondo, stanotte il mio sogno è diventato realtà. Stanotte è la notte più bella di tutte. La guardo e sorrido. Con gli occhi, con la bocca, con tutto me stesso.

 

Cause you and I

we don't wanna be like them

we can make it till the end

nothing can come between you and I

 

Luisa

L'acuto di Zayn è sempre stato la mia morte. Quando lo ascoltavo in camera a tutto volume, in motorino nelle cuffie, quando lo scrivevo persino sui libri di scuola mi sentivo proprio le farfalle nello stomaco. E adesso l'ho appena ascoltato dal vivo. Mi sento veramente male. Anzi malissimo. Stringo la mano a Marco. Non mi reggo in piedi. Altro che farfalle nello stomaco. Ho appena visto Zayn Malik e l'ho appena sentito cantare la più bella canzone di questo mondo. Non so davvero come descrivere questa sensazione. Forse è meglio non farlo.

Le luci si spengono. Si sente la voce di Niall. Ed ecco che esce dal buio, con le adidas ai piedi, i suoi jeans, e il suo cappello. Microfono in mano e il suo sorriso a trentradue denti.

Grazie mille Milano.

Niall. Niall. Niall. Il mio amore. Ha detto grazie mille. Lo vedo benissimo. Lo vedo così bene che mi verrebbe da allungare la mano per capire se riesco a toccarlo oppure no.

I just wanna give you a massive thank you.

Lo stadio che esplode. Io che esplodo. E' tutto perfetto.

 

Una ragazza da dietro mi fa cadere il capello alzando in alto il braccio.

Merda! Non lo vedo. Sicuramente sarà vicino alle sue gambe, oppure a quelle dell'altra accanto. Marco non si è accorto di me, sta urlando. Io mi accascio lentamente per capire se riesco a intravederlo. Niente. Cristo santo! Prendo allora il telefono e metto la torcia per farmi più luce tra le gambe delle ragazze. Mi abbasso di nuovo con il telefono in mano. Vedo il cappello. Allungo la mano per prenderlo.

Un colpo secco e potente alla pancia mi fa cadere a terra tra centinaia di piedi. Vedo solo scarpe, gambe, sento la terra rigida e cruda che cozza con il mio corpo. Un dolore atroce allo stomaco non mi dà la forza per rialzarmi. Sono a terra con l'iphone in mano. In meno di mezzo secondo le ragazze da dietro spingono e vengono in avanti. Mi sento i piedi addosso. Il peso delle scarpe mi schiaccia. Comicio ad ansimare, l'aria si fa pesante. Sento una botta sulla mia faccia. Una botta così forte sulla mia guancia mi fa piangere dal troppo dolore.

E' iniziata Happily. Sento le note. Vedo tutto sfocato e grido con il filo di voce che mi resta il nome di Marco. Sto malissimo. Sento il peso della gente su di me, una sensazione di sudicio si insidia nel mio animo e un senso di morsa mi invade brutalmente.

"Marco! Marco!"

Le ragazze iniziano a saltare per il ritornello. Mi sento il sangue dentro il naso e poi anche sulla bocca. Le mie urla non servono a niente. Cazzo! Perché mi stanno schiacciando e non mi aiutano a rialzarmi? Il sangue, Cristo! No oddio. Il sangue no! Il giorno più bello della mia vita. Questo deve essere il giorno più bello della mia vita.

Marco si gira per guardarmi. Non mi vede accanto a sé.

Noto i suoi occhi spaventati. Li vedo pieni di terrore. So che ha urlato il mio nome. Ho seguito il movimento delle labbra. Poi un altro colpo alla testa, stavolta violento. La mia mano lascia cadere il telefono. Ed è buio.

 

Marco

La vedo per terra, schiacciata dai piedi di quelle stupide fanatiche. In questo momento sento di odiare con tutto il cuore tutte quelle ragazzine indemoniate che urlano e non capiscono un cazzo. La ma gioia si muta subito in rabbia. Tiro fuori la forza, quella violenza che sapevo usare solo in certe situazioni. Ma vedere Luisa in quel modo mi fa infiammare tutto, prendo fuoco, divento un'atra persona. Prendo per il braccio quella stupida che l'ha schiacciata con i piedi. La sposto e le lancio uno sguardo di sfida. La secondo mi dà una spinta sul petto come volendo dire 'che cazzo vuoi'. Prendo tutta la forza che ho e con una spinta la getto per terra. Non so che mi sta succedendo. Ho appena picchiato una ragazza, l'ho appena fatta cadere con una spinta. Ho solo quell'immagine della mia migliore amica pestata. Non posso crederci. Non voglio vedere. Voglio solo che questo giorno non sia mai cominciato.

"Luisa!"
La prendo cingendole la schiena con le mani e la alzo. Quelle di dietro continuano a spingere. Con la mano le spingo indietro. Alzo la Luisa. Una spinta dal dietro mi fa cadere anche me. Cado addosso ad una ragazza. Subito volgo gli occhi nella direzione da cui sono scivolato. La Lou è lì. L'ho vista. La prendo. Ce l'ho. Metto il suo braccio sinistro sopra le mie spalle e la conduco verso l'uscita.

L'uscita. Noi siamo quasi a dieci metri dal palco. Cazzo! Non ce la faccio. E' come attraversare una foresta di rovi. Ma che dico? Ce la devo fare!

Luisa ce la faccio. Te lo prometto. Luisa, mi senti?

Lei ha perso i sensi. Il sangue le gocciola dal naso sulla maglietta. I capelli sporchi di terra, i vestiti pure portano i segni delle suole delle scarpe. Mi viene da piangere. Non serve a niente urlare, nessuno mi sentirebbe o tantomeno mi aiuterebbe. So che è partita la canzone successiva: Half a heart. Questo concerto sta diventando un disastro e doveva essere il giorno più bello della nostra vita. Quella canzone la cantava sempre quando era con me, la cantavano insieme. Dovevamo cantarla insieme in quel cazzo di momento.

Mi faccio largo tra la folla. Spingo via la gente con tutta la forza che ho. Mi prendo i peggio calci, le peggio manate, i peggio insulti. Mi gira la testa.

Lou, dai, ti prego. Resisti.

Mi sembra che l'uscita sia distante un chilometro dal punto in cui siamo ora. Mi sembra che non ci siamo spostati di niente. Quelle canzoni mi sembrano soltanto un frastuono, solo un rumore assordante che non vedo l'ora che finisca. Voglio che tutto questo finisca!

Luisa, ti prego, riprenditi.

Non la posso vedere in questo stato. Questa era la sua giornata.

Ma che cazzo sto dicendo? Chi se ne frega di un cazzo di concerto. L'importante è che stia bene, che si riprenda, che qualche ambulanza fuori la curi. Non so nemmeno come sta, cosa farle per farla riprendere. Non so proprio un cazzo.

Luisa, cazzo, Luisa. Che posso fare?

Vedo l'uscita. Vedo quella grande porta di cemento da cui siamo entrati col sorriso sulla bocca. E adesso la sto portando fuori da quel casino con il sangue colante sul viso.

Continuo a farmi largo tra quella folla che odio sempre di più, detesto di più ogni momento che passa. Li odio tutti e tutte. Ammazzerei tutti.

Perché? Perchè doveva succedere questa cosa? Perché quando lei è caduta non c'ero? Come ha fatto a cadere? Perché è caduta? E io che stavo facendo? Stavo urlando. Anche lei stava urlando. Stava chiamando me... E IO NON C'ERO.

Luisa, mi senti? Perfavore Luisa, dimmi qualcosa.

Sento che mi sfugge il suo braccio dalle mie spalle. Oddio Luisa! La prendo in tempo.

Ho le lacrime agli occhi. Sto piangendo. Perché cazzo doveva succedere questo? Nel giorno più bello della mia vita? Perchè? Mi viene da dire le bestemmie peggiori, da mandare a fanculo chiunque si metta tra i piedi e dica qualcosa. Potrei distruggere il mondo, solo per il fatto di aver visto la mia amica in quello stato. Per il fatto che nessuno si è preoccupato di qualcuno che stava male, tutti se ne sono fregati.

Lou, ti ho presa. Dai che siamo vicini. Vedrai che c'è un'ambulanza.

Siamo alle colonne di cemento. Non ce la faccio più. I muscoli delle braccia, già affaticati dai salti e da tutti i movimenti fatti prima, non ne potevano più. Manca poco all'uscita dello stadio. Ho le orecchie tappate, gli occhi rossi e bagnati. Prendo con la mano sinistra un fazzoletto nella tasca e asciugo il sangue che le esce dalle narici. Tutto ciò mi fa ribrezzo. Cazzo!

Luisa siamo qua. Luisa ce l'abbiamo fatta. Siamo usciti.

Appena varchiamo l'uscita, sudato, con il sangue nelle mani, con gli occhi pieni di lacrime, urlo aiuto con tutta la forza che ho nel petto. C'è ancora la musica dietro, ancora un rumore assordante che mi entra dentro e mi schianta nel petto. Vorrei prendere una pistola e sparare a tutti. Non ce la faccio più a tenerla così. La appoggio delicatamente per terra, con la schiena appoggiata all'ambulanza.

"Aiuto! Aiuto! Vi prego! C'è un'ambulanza?! CAZZO, C'E' UN'AMBULANZA, CRISTO!?!?"

Com'è possibile che non ci sia un'ambulanza dietro uno stadio. Cristo, cosa faccio? Cosa faccio?!?! Mi viene in mente l'unica soluzione. Cerco il telefono in tasca.

Merda! Ho perso il telefono.

Inizio a piangere e a singhiozzare come un bambino di nove anni. Mentre Lou era sempre senza sensi. Che cazzo faccio? I singhiozzi si fanno più forti e agitati. Io non riesco più a riflettere, a pensare a niente. Sono andato nel panico. Mi assalgono le paure più brutte. Non ci voglio pensare. La mia testa è un infinito baccano, tra la musica che rimbomba e tutto ciò che sta accandendo.

Cerco nelle sue tasche. Non c'è nemmeno il suo.

Cazzo! Cazzo!

Luisa è tutta colpa mia. Luisa! Luisa.

 

Sento delle voci dietro a me. Mi volto di scatto. Sono degli infermieri.

Grazie. Oddio grazie! Grazie Dio!

Mi corrono incontro con una brandina. Io non riesco a smettere di singhiozzare.

"L'hanno pestata? E' caduta?"

Mi strappano Luisa di mano e la mettono sulla brandina. Arriva un infermiere con una valigetta da pronto soccorso. In mezzo secondo la apre e tira fuori lo strumento per sentire il cuore. Io non riesco a scandire le parole. Non mi riesce parlare. Faccio solo sì e no con la testa. Ho i capelli sudati, le mani sudate, il viso sporco.

"Vi prego... vi... vi prego... Luisa..."

Non riesco a dire niente, balbetto delle parole. Voglio solo che la mia Lou mi dica qualcosa.

Dicono qualcosa tra di loro. Che cazzo dicono? Anch'o voglio sapere cosa si dicono quei medici. Me lo devono riferire. Non voglio vedere Luisa in questo stato. Su una brandina, con il sangue sul viso, con due infermieri che le sentono il polso e il cuore. E' un incubo.

"Chi sei tu?" mi chiede un infermiere

"Un amico" rispondo io

"Sei solo? Ha solo te qua?"

"Sì, siamo venuti al concerto in bus. Sia... siamo soli"

L'interrogatorio pare essere finito.

Oddio ma che sta succedendo? Che ha?

Luisa, ti giuro, se ti è successo qualcosa, non me lo perdonerò mai. Luisa!

Mi volto dall'altra parte con la mano alla fronte e continuando a piangere. Non riesco a smettere. Non ci riesco davvero. Sento che stanno finendo l'ultima canzone: What Makes You Beautiful.

 

You don't know you're beautiful oh-oh

That's what makes you beautiful

 

Quel maledetto concerto è finito. E' stato un disastro. Tutto è andato in modo opposto a come doveva andare. Mi sento uno schifo. Inutile. Inerme. Incapace di gestire questa situazione. Mi sento l'unico responsabile dell'accaduto.

Mi viene incontro il medico, togliendosi le cuffie dello strumento dalle orecchie, ansioso e agitato. Mi mette la mano sulla spalle, mi guarda negli occhi, mentre gli infermieri sollevano la brandina e la portano dentro l'ambulanza che era arrivata lì davanti.

Mi agito immediatamente. Spalanco gli occhi, faccio per andare verso la brandina:

"Dove la portate? Luisa!"

Mi blocca il medico:

"Al pronto soccorso. Sali che partiamo"

Annuisco con la testa e il respiro pesante. Salgo velocemente e le porte si chiudono. L'autista gira la chiave e preme l'acceleratore. L'ambulanza parte.

La vedo su quel lettino con la flebo attaccata al braccio. Non riesco a capire. Guardo le facce impegnate degli infermieri. Non ho il tempo di fare alcuna domanda.

L'ambulanza viene tutta scossa da un colpo enorme. Gli oggetti si spostano tutti. La brandina viene fermata da due infermieri sul lato destro con un urlo. Anchio vengo spinto verso il lato destro. Picchio la testa contro la parete. Inizio a vedere sfocate le immagini. Capisco solo che una macchina è andata contro l'ambulanza. Un incidente. Un altro incidente. Vedo tutto grigio, poi tutto più scuro, infine buio. Prima di cadere a terra sento solo una serie di urla e di strilla che si precipitano verso l'ambulanza.

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Capitolo 2
*** EXPECTATIONS ***


2

EXPECTATIONS


Louis

You can't go to bed without a cup of tea

and maybe that's the reason that you talk in your sleep


Harry mi sta guardando. Socchiude leggermente gli occhi, abbassa la schiena e accenna un sorriso compiaciuto, uno di quei sorrisi così sinceri e naturali che non vedi a tutti. Anzi quel sorriso ce l'ha solo Harry. Anche a me viene da ridere. Ma non volto lo sguardo verso di lui, perché so che se lo facessi mi farebbe una delle sue solite facce stupide.


And all those conversations are the secrest that I keep

and it makes non sense to me


Le prove prima del concerto sono sempre le peggiori. Ho sempre l'impressione che stonerò ogni nota, mi assale sempre il brutto pensiero di scordarmi le parole. Poi tanto va tutto bene, poi alla fine spacchiamo. Cantare quella parte della canzone mi fa sempre uno strano effetto. So che Harry mi sta guardando da dietro o da qualsiasi parte si trovi. So che quelle parole non sono messe a caso, so che quelle parole sono lì per noi, ciasuna al posto giusto, ciascuna che parla di noi.


I know you never love the sound of your voice on tape

you never want to know how much you weigh


Fa sempre lo scemo. E' impossibile pensare che ad ogni prova che facciamo prima del concerto Harry non si comporti da idiota. Stona tutte le note, cambia la voce, e mi guarda. Forse è per quello che non riesce mai a essere concentrato.

Quando canta batte sempre il piede a ritmo e guarda in basso, alza la testa solo quando ci sono le note più alte. Si aggiusta i capelli, ora a sinistra, ora verso destra. Altre volte li scuote del tutto. Lo fa apposta. Lo fa per me, perché sa quanto tutto ciò mi faccia incredibilmente impazzire.


You still love to squeeze into your jeans

but you're perfect to me


Tanto ormai lo so che i jeans di cui parla sono i miei. Mi giro allora in quel momento verso di lui e mi fa una linguaccia, tirando fuori tutta la lingua e aggrottando le sopracciglia. Poi scoppia a ridere assieme a tutti gli altri.


I'm in love with Lou

and all his little things


Quanto è stupido e quanto mi fa impazzire.


"Ragazzi, volete vedere lo stadio?" sopraggiunge Paul con un registro in mano e l'auricolare nell'orecchio

"Paul, l'abbiamo visto anche ieri sera. Sarà lo stesso, no?" rispondo io facendo l'occhiolino

"Più o meno. Ma ricordatevi che ogni serata è unica"


Entra Zayn in mutande, senza maglia e senza pantaloni. E' arrabbiato. Liam gli ha nascosto i vestiti.

"Liam, porca troia, manca meno di un'ora all'inizio dello spettacolo!"

"Eccomi tesoro. Arrivo"

Scoppiamo tutti a ridere. Harry mi passa da destra e mi prende il braccio. Si gira verso di me soltando per mezzo secondo, infila la lingua tra i denti con lo sguardo a terra. Poi lascia la presa e si dirige verso l'altra stanza. Vuole che lo segua.


"Dovresti andare Louis" inizia a prendermi in giro Niall, mentre Liam e Zayn si lanciano un'occhiata d'approvazione. Non so cosa mi voglia dire Harry. L'altra sera, finito lo spettacolo, era strano. E io so perché. Era in macchina insieme a Niall e a Liam. Io ero invece con Zayn. So che voleva stare con me. Non voleva assolutamente fare niente, solo starmi accanto. Ma non era stata colpa mia. Avrei voluto stare in macchina insieme a lui, perlò mi hanno subito portato fuori e condotto alla vettura, e in meno di un secondo di tempo siamo partiti. Solo dopo ch'eravamo a cinquanta metri dallo stadio a una velocità di 100 all'ora ho realizzato di essere insieme a Zayn. Avevamo deciso diversamente. Ma come al solito va sempre tutto diversamente. All'albergo si è rifugiato in camera come un cane bastonato. Solo verso le tre di notte mi manda un messaggio.


Apri la porta.


Avevo paura ad aprire quella porta. Non per i paparazzi, non per ciò che avrebbero potuto pensare di noi. Avevo paura a ciò che Harry avrebbe fatto. E abbiamo fatto ciò che temevo di più. L'amore.

Si è slanciato dentro la stanza come un toro infuriato che ha appena visto un mantello rosso. Mi ha preso con tutta la forza che potesse avere e con un calcio deciso e puntuale ha chiuso la porta dietro di sé. Immediatamente mi ha infilato la lingua dentro la bocca e con la mano mi ha preso i capelli. Li tirava, mi teneva la testa stretta tra le mani. E mi faceva male. Mi mordeva le labbra e poi mi graffiava la schiena da sotto la maglietta. Scendeva verso il collo e risaliva in modo repentino verso le labbra; non si fermava, continuava sempre più forte, mentre io mi sono lasciato scappare un urlo. Un urlo di piacere, un urlo che diceva 'smetti' e allo stesso tempo 'continua'. Ma i baci sul collo erano la mia morte. Ogni mia inibizione era andata a farsi fottere. Ero suo.

L'ho afferrato con forza ai fianchi e spinto verso la parete. Lui ha capito il mio gioco e io l'ho guardato per vedere i suoi occhi. Avrei voluto sorridere o forse parlare, ma non ho fatto niente. Lui era come un cane affamato, la sua fame doveva essere saziata. Io ero il suo unico modo per fargli andar via quella bava dalla bocca.

Gli ho slacciato la cintura, gli ho abbasso i pantaloni. Lui ha alzato subito la testa verso il soffitto e chiuso gli occhi.

Quando facciamo l'amore è sempre così: coltellate e ferite. Ferite che non si sanano mai. Ferite che il giorno dopo fanno male sulla pelle e torna la voglia, torna il desiderio, torna la rabbia.


Harry

Era sempre una guerra.

Ogni volta che facevamo l'amore era guerra.

Nel momento stesso ciascuno dei due mostrava ciò che sapeva fare meglio, colpiva l'avversario con i colpi più potenti, non alzava bandiera bianca fino alla fine.

Era dopo aver finito la battaglia che entrambi ci sentivamo due perdenti, due vinti, due prigionieri.

Faceva male fare l'amore con Louis, solo per il fatto che nel momento in cui sentivo la sua carne contro la mia avrei potuto distruggere il mondo in un istante, ma nel momento in cui tutto ciò finiva, era il mondo che annientava me, mi demoliva, mi scaraventava a terra. E rimanevo inerme.


Ero stanco la scorsa notte. E non appena mi sono gettato sul letto mi sono addormentato. Non so cosa abbia fatto Louis, non so davvero se sia rimasto a guardarmi, se si sia addormentato pure lui, se sia messo a fumare guardando fuori dalla finestra. Io ero troppo stanco per fare qualsiasi cosa.

Mi sono svegliato verso le sei. Louis dormiva accanto a me, sentivo le sue mani sulla pancia e il suo corpo farmi caldo alla schiena. Sentivo il suo respiro posato, quel respiro leggero e profumato.

Togliendo delicatamente le sua braccia dal mio corpo, mi sono alzato dal letto cercando di non svegliarlo. Non volevo che mi vedesse mentre me ne sarei andato. Faceva male a me e faceva male a lui.

La tenue luce dell'alba si insinuava in tutta la sua luminosità tra i buchi delle imposte. Quel sole che dava vita, per me e per noi era solo morte, solo un altro giorni di bugie e di cazzate.


Sto appoggiato al banco del camerino con le luci accese. So che Louis entrerà prima o poi in quella porta.

Ed eccolo che entra, con lo sguardo interrogativo, con la faccia piena di terrore, piena di paura, paura che possa ritornargli in un attimo la voglia di riavermi.

"Dimmi Harold"

Sorrido guardando la fila delle scarpe appoggiate alla parete. Le converse di Liam, le sue vans, i miei stivaletti chelsea, le adidas di Niall, le dr martens di Zayn. Stringo i pugni.

"Grande concerto ieri sera. Stasera sento che andrà ancora meglio"

Che cazzo sto dicendo? Sto parlando del concerto. Dai Harry, digli cosa gli vuoi dire.

"Abbiamo spaccato e spaccheremo anche stasera. Siamo grandi"

Siamo grandi. Quella frase rimbombava nella mia testa come i colpi di un martello. Perché gli One Direction erano dei grandi, e Louis ed Harry erano una nullità? Un errore di questo mondo? Un meccanismo sbagliato e incorreggibile che doveva essere nascosto?

Noi due insieme non siamo altro che amore e guerra. Guerra e amore. Ferite dopo ferite, che ci lecchiamo il giorno dopo, con la speranza che risargiscano, con la speranza che un giorno non avremmo più il bisogno di nascoderle sotto i vestiti.


"Chissà se stasera potrò avere l'onore di salire in macchina con Louis Tomlinson..."

Il suo falso sorriso si muta subito in un'espressione seria e allo stesso tempo perplessa.

"Harry, se fosse stato per me..."

Mi chiama Harry quando è arrabbiato con me. Lo so. Io lo interrompo subito

"Tu non riesci a dirgli di no? Non riesci ad importi davanti a loro? Devo essere sempre io quello che devo rimetterci?"

"Harry..."

"E loro? E quei tre che stanno di là a fare le prove non dicono niente, vero? Anche loro pensano che siamo un errore della natura?"

"Harry perfavore"

"Che cosa cazzo costa a loro farci stare cinque minuti in macchina insieme? Cosa pensano di fare? Che così facendo noi smetteremo di scopare?

"HARRY BASTA!"

Urla con tutta la forza che ha nel petto, spalancando gli occhi e stringendo i pugni.

Sbuffando mi giro verso le luci del camerino accese. Mi lascio cadere sulla sedia, così posso vedere quella faccia di merda allo specchio e magari ho la speranza di vedere anche la sua. Di vedere i suoi occhi azzurri, la sua lieve barba, il suo volto angelico.

Si avvicina alla sedia. So che divento rosso, impallidisco e abbasso la testa.

Mi mette le mani sulle spalle, con delicatezza, ma stringe forte la pelle. Non mi guarda, non ci pensa neanche per un secondo. Quelle mani, quelle dita. Louis togli quelle dita o non so cosa ti farò.


"Non puoi rifartela con loro, Hazza. Loro non hanno mai detto ciò che hai appena detto tu. E so che non lo farebbero mai"

Ha ragione. Né Niall, né Liam, nemmeno Zayn avevano mai detto cose del genere. Mai ci avevano offeso, ma si erano permessi di scherzare su di noi.

Non so perché ho messo di mezzo loro, quando non c'entrano proprio niente. La mia è solo rabbia.

Voltando il viso verso il pavimento lascio andare un sospiro e gli dico:

"Hai ragione Lou. Scusami"


Mi parla dolcemente, con parole melliflue, con un tono così sottile che è impossibile contraddirlo.

"Non pensare nemmeno per un secondo che tu sia l'unico a soffrire per questa cosa. Levatelo dalla testa"

"Non volevo dire questo. Intendevo..."

"Non m'importa, Haz. Stasera spacchiamo e basta. Dimentichiamoci di tutto. Godiamoci il momento"

"Non sarà molto diversa da ieri sera suppongo" mi dice con sufficienza

"Sbagliato. Ogni serata è unica" mi risponde con le medesime parole di Paul. Fa per andarsene e lo fermo per il braccio.

"Aspetta Lou. Stasera voglio stare in macchina con te"

"Harry, ma hai capito quello che ti ho detto? Harry..."

"Non mi importa di cosa penseranno i manager. I ragazzi si organizzeranno. Senti, è tutto molto semplice. Non c'è niente che possa andare storto. Stasera ci sono tre macchine: una è al lato nord e due sono al lato sud. Le ho viste io e poi ho sentito Paul parlare al telefono. Noi andiamo verso quella del lato nord, saliamo in fretta. L'autista non può esitare a partire e i ragazzi non potranno dire di no"

Mi guarda con aria interrogativa, con fare sospettoso. Non è convinto.

"Lou. Fidati. Io e te"

Prendo il pennarello indelebile sul banco, gli tolgo il tappo e inizio a scrivere sul suo braccio. Louis sorride, gli sto facendo il solletico, o forse è solo curioso di sapere cosa mai gli possa scrivere.


You and I


"You and I" ripete a voce alta scandendo bene le tre parole

"Esatto. Lo vedi, Lou. Io e te"

"Va bene, Haz" cede a queste parole. Sapevo che avrebbe ceduto.

Non ho guardato l'orologio. Sono le dieci.

Merda.

Non c'è tempo di dire ai ragazzi il "piano d'uscita". Proprio quando il manager entra all'improvviso nel camerino e urla 'meno cinque', ci guardiamo, spaventati. Il cuore ci batte all'impazzata. Lo sguardo di Paul si fa truce e cupo. Io e Lou ci guardiamo e sospiriamo aprendo del tutto i polmoni.

"Paul, siamo pronti"

So che Louis vorrebbe dirmi di rinunciare a quella cazzata, ma sono sicuro che nella sua mente si starà dicendo: 'Louis, sai bene che Harry non viene mai meno alla sua parola'.

Fisso Paul preoccupato per ciò che avrà da dirci. Sempre le stesse cazzate, immagino, sempre le stesse inutilità.


Niall

"Passa Liam"

Faccio sempre due tiri a calcio con i ragazzi prima dello spettacolo. Mi rilassa. Mi tiene in forma. Non mi fa perdere le forze. E' un modo per esortarmi a dare il meglio di me.

"Bel tiro, bro!"

Faccio due palleggi sul posto, mentre Liam aspetta la palla. Vedo che sta arrivando Zayn.

"Sono sempre là dentro, Louis e Harry?"

"Sì" risponde Liam con una voce tutt'altro che rilassata

Lascio cadere il pallone a terra perché mi sono appena accorto dell'ora fattasi. Tra meno di un quarto d'ora inizia il secondo concerto a San Siro.

Questa sera mi sento veramente potente. Sono sicuro che sarà una serata unica e irripetibile. Un concerto indimenticabile. Mi sentivo salire il brio lungo le vene su tutto il mio corpo. Avrei dato tutto per tutto.

"Sapete cosa voleva Harry da Louis?" chiede Zayn perplesso

"Ieri sera in macchina non ha detto una parola" risponde Liam mentre si sta infilando le scarpe

"Ultimamente non vanno d'accordo..." dico ciò per vedere cosa ne pensano loro

"Ultimamente non si sa né cosa pensa Harry, né cosa pensa Louis. Ultimamente quando siamo insieme hanno delle facce tristi e pensierose, poi scompaiono, e alla fine ritornano con le stesse espressioni di prima" dice Zayn grattandosi il braccio

"Non ne ho idea, Zay" risponde Liam accennando un'espressione di dubbioù

"Pensate che dovremmo fare qualcosa?" suggerisco senza pensarci troppo

"Ma cosa Niall?" interviene Zayn

"Non so, tipo parlarne. Cercare di risolvere la situazione" e accenno un sguardo ammiccante e del tutto complice nel dire la parola 'situazione'.

"Non so cosa fare. Ma non voglio che credano che noi siamo contro di loro. Cioè..." mi guarda Liam con fare interrogativo.

"Non lo credono, Liam" dico seriamente con convizione

"Certo che no" se ne esce Zayn sorseggiando un bicchere d'acqua "fatto sta che dovremmo fare qualcosa per, come dire, farci uniti come prima"

"Forse anche più di prima. Insomma per il bene della band" sorrido io dando il pugno a Zayn.

Liam si gira da quell'altra parte e guarda per terra con un'aria scettica. Fa un'espressione alquanto strana, come se voglia dire: 'quale band?' Io e Zayn ci guardiamo di scatto.

"Liam? Abbiamo detto qualcosa che non va?" gli dico socchiudendo le palpebre e grattandomi la nuca

Dopo aver sentito queste parole, si gira di scatto verso di noi con un chiaro pallore in faccia. Come se colpito in un punto debole, come se noi avessimo toccato una suo tasto difficile. Ma quale?

"Niente ragazzi. Cosa c'è? Perché dovreste aver detto qualcosa di sbagliato?" Tutte queste domande insieme, una dopo l'altra, sono assai strane per Liam. Sembra quasi che cerchi di nascondere il rossore sul viso e lo sguardo scettico che ha fatto pochi minuti fa.

"No, nulla. Hai fatto una faccia!" risponde Zayn neutro

"Ragazzi, sono soltanto nervoso per stasera" se ne esce subito aprendo le mani come se questa sia una risposta retorica e siamo noi ad aver pensato male.

"Siamo tutti..."

Gli squilla il cellulare.

Io e Zayn ci guardiamo perplessi e ancora più dubbiosi di prima.

"Scusate" e così dicendo esce dalla stanze per rispondere.

"Sarà sua madre" mi sussurra Zayn

"Non è mai andato via tutte le volte che ha risposto a sua madre" gli dico io un po' preoccupato

"Magari, Niall, è importante"

Rifletto per un attimo. Cerco di scacciare tutti quegli strani pensieri che mi affollano la mente in pochissimo tempo. Faccio un 'no' deciso con la testa e mi convinco che è davvero sua madre.

"Sì, sarà importante"


"Ragazzi, mancano cinque minuti. Siete pronti?" entra Paul nel camerino con i microfoni in mano.

"Pronti!" diciamo insieme io e Zayn

"Bene bro. Mettetevi gli auticolari e l'attacco alla cintura" ci consegna gli strumenti, poi si accorge che siamo solamente in due

"Posso sapere dove sono quegli altri tre coglioni?"

"Liam è appena andato fuori. Louis e Harry sono nel camerino..." Zayn mi colpisce la gamba con un calcio. Mi tappo la bocca e non finisco la frase. Serro velocemente infilandomi la lingua tra i denti. Cristo!

Paul fa un'espressione corrucciata, sbuffa ed esce dalla stanza.

Guardo Zay con un'aria abbastanza preoccupata. La sera prima, quando ha trovato Louis e Harry nel ripostiglio insieme, per poco non li ha presi per le orecchie.

Zayn si sistema l'auricolare e poi, facendo per uscire dalla stanza, si scontra con Liam.

"Tieni, centralino, mettiti gli auricolari ché partiamo tra cinque minuti"

Liam gli lancia una linguaccia e si mette accanto a me.

Ho la strana sensazione che stasera sia una serata diversa, una serata del tutto diversa. Non so perché. Ma questo presentimento mi fa trasalire ancora di più, mi fa tremare le gambe il doppio della scorsa sera. Devo stare tranquillo. Niente può andare storto. Niente mi potrà far odiare questa serata.


Zayn

Esco dal camerino per fumarmi una sigaretta prima di iniziare il concerto. Mi aiuta un sacco. Delle volte anche solo un tiro mi dà una carica enorme. Mi piace isolarmi dal mondo, magari con le cuffie nelle orecchie, guardare il cielo stellato, pensare. E stasera il cielo è strano, sicuramente stellato e limpido, ma qualcosa nell'aria è diversa. Non voglio affacciarmi per vedere lo stadio, per vedere i fan e tutto il casino. Ho già sentito abbastanza urla e canzoni cantate in coro. Mi fanno venire i brividi. Ancora una volta su questo palco, ancora una volta in Italia, ancora una volta pronto per raccontare un sogno a tutti quei ragazzi che hanno appena realizzato il proprio. In fondo tutti e due abbiamo realizzato il proprio sogno. Io sono qua, a cantare per la seconda volta, davanti a ottantamila persone nello stadio più grande d'Italia; e sono qua anche loro, con le magliette stampate, con le fasce colorate, con il cuore che sta per espodere. In fondo non siamo poi tanto diversi.

Mi vibra il telefono. E' Perrie.


Un bacio grande al mio amore. P.


Perrie. Da quanto non ti vedo! Da quando è iniziato il tour ci saremo visti due volte. Ma che dico? Una volta. E magari in fretta e furia, senza togliersi nemmeno i cappotti, senza posare borse e valigie. Anche ieri sera mi ha mandato un messaggio e io subito dopo l'ho chiamata.


"Ciao sole splendente"

"Ciao tesoro mio"

"Vorrei che stasera tu fossi qua con me"

"Zay. Non sai quanto lo vorre anch'io. Raccontami. Com'è?"

"Non puoi immaginarti. San Siro. L'Italia. I fan italiani sono i più scatenati. Penso di amarli uno ad uno. Sono i migliori fan del mondo. Dopo la mia Perrie"

"Dolce. Sono sicura che darai il massimo"

"Non sarà mai il massimo senza di te"

"Non fare così, altrimenti prendo il primo aereo e vengo a Milano"

"Mi mancherai amore"

"Un bacio"


La chiamo anche stasera, ho deciso. Faccio per cliccare il numero nei preferiti, quando sento una voce urlare dietro di me. Mi volto immediatamente per capire chi sia. Una figura grossa sta uscendo da uno dei camerini.

Paul.

Louis.

Harry.

"...piuttosto preparatevi. Questi sono gli auricolari e questi gli attacchi. Ascoltatemi bene, non voglio ripetervelo ancora"

Louis e Harry si guardano e fanno un cenno affermativo con la testa.

Solo dopo che Paul si è girato per andarsene, Harry gli corre incontro a corsa.


Harry

"Paul, devo dirti una cosa..."

"Non è il momento Harry. Tra due minuti siete su quel palco"

"E' solo una sciocchezza..."

"Non c'è tempo!"

Già, il tempo. Quello che non abbiamo mai avuto.

Mi giro verso di Louis che mi guarda scoraggiato stringendo le labbra. Non mi importa niente. Proprio niente. Noi stasera andremo in quella macchina, solo noi.

"Noi stasera saremo in quella macchina da soli. Crolli il mondo, ma noi saremo lì"

Passandomi davanti e senza rivolgermi il minimo sguardo mi dice scuotendo la testa:

"Perché, Harold, devi complicarti la vita per cazzate?"

"Tu, Louis, non sei affatto una cazzata"


Sento le note della canzone partire. La melodia da bassa diviene alta, sempre più cadenzata. Inizia la batteria e sento il suono delle chitarre elettriche. Tutto in un'unica armonia. Tutto in un'unica canzone. Buonasera San Siro. Benvenuto 29 giugno.


If this room was burnin'

I wouldn't even notice

'cause you've been taking up my mind

with your little white lies

little white lies


In meno di due secondi mi trovo davanti allo stesso stadio davanti al quale ho cantato ieri sera. Ma è tutto diverso, i fan sono tutti diversi, anch'io sono un'altra persona rispetto a ieri sera. Sono pronto a dimostrare ciò a cui tengo veramente. Il resto a fanculo.


And I will hold you closer

Hope your heart is strong enough

When the night is coming down on you

we will find a way

through the dark


Questa era davvero la nostra canzone.

Quando la notte scenderà su di te, noi troveremo una via attraverso il buio.

Louis. Louis. Louis.


And I remember you laughing

so let's just laugh again


Mi guarda sorridendo, mentre canta quel dannato pezzo di quella dannata canzone. E' sempre così. Tra noi è sempre amore e guerra. Guerra e amore. Una coltellata e cento ferite.

Louis, stasera niente ci impedirà di andare in quella macchina insieme. Promesso.


Mi viene naturale guardarlo mentre canto le mie frasi. Perché parlano di lui e, anche se non dicono il nome Louis, io so che dentro quelle parole c'è scritto il suo nome. Lo so e basta. Lo guardo e lui sa che lo guarderò. E' come un'empatia indistruttibile, un'alchimia che ci ha rapiti e liberato allo stesso tempo. Non so spiegare che cosa siamo noi.

Noi siamo amore e guerra. Guerra e amore.


I'm sorry if I say I need you

but I don't care I'm not scared of love

Cause when I'm not with you I'm weaker

Is that so wrong? Is it so wrong?

That you make me strong


So che quella canzone è il mio tallone di Achille.

Quando è iniziato il tour, lui è venuto da me quella sera. Abbiamo dormito insieme, abbiamo graffiato le nostre pelli e messo in confusione i nostri capelli. E tutto questo ascoltando Strong.

E quando arrivava quel maledetto ritornello, gli prendevo le mani da sopra la sua schiena e le spingevo con violenza sul materasso, gli mordevo il lobo dell'orecchio e sentivo il profumo dei suoi capelli. Sentivo tremare la mia pelle e anche la sua.

Quella canzone è stata la nostra fine e il nostro inizio. La nostra pace e la nostra guerra.


People always trying to escape it

Move on to stop their heart breaking

But there's nothing I'm running from


Louis! Tutti ci guardano con gli occhi di rabbia, come se noi siamo un pericolo imminente che deve essere subito domato, sconfitto, eliminato. Un qualcosa da tenere sotto controllo, qualcosa che, se uscito fuori, finirebbe il mondo. Succederebbe un putiferio.

Ma è davvero così l'amore? Amarsi davvero significa scatenare una terza guerra mondiale?

Ma noi non fuggiamo da niente, noi facciamo ciò che ci dicono di fare. Per il bene di tutta la band. Ma per noi cosa facciamo? Eh Louis? Cosa facciamo, Louis, per me e per te?


You make me strong


Sono davvero i tuoi occhi che mi danno la forza di continuare a lottare. Forse è una lotta inutile, forse il nostro amore è solo un'utopia in un mondo di sogno infranti. Ma Louis, quando alzi il microfono e lo avvicini alla bocca, quando socchiudi gli occhi per fare le note più acute, quando ti volti verso di me sapendo che già ti sto guardando, io non posso fare a meno di continuare a combattere.


Guardo per l'ennesima volta verso quella miriade di fan che stanno affollando lo stadio: il prato pieno, affollatissimo, proprio come ieri sera. Le gradinate sugli anelli altrettanto. Forse è l'aria ad essere diversa, ma nemmeno. C'è qualcosa che fa questa serata completamente differente dalla precedente. Io sono diverso. E' forse brutto da dire, ma non vedo l'ora che questo spettacolo finisca e possa stare in macchina con Louis.

Sono fatto così. Non riesco mai a godermi il momento al centopercento. Penso proprio che non ci sia mai stato un momento, fino ad adesso, in cui abbia vissuto unicamente ciò che stava succedendo senza avere la minima preoccupazione per il futuro. Louis è l'opposto di me. Io faccio sempre mille progetti, mi programmo la giornata minuto per minuto. Lui è spensierato, non porta mai un'agenda - o un diario - nella sua giacca; vive il momento nella sua unicità e irripetibilità, senza farsi troppi pensieri. E' proprio per questo che penso di amarlo così tanto.


Baby you light up my world like nobody else


Ed è finito. Ciao Italia. Ciao San Siro. Ciao a tutti i fan italiani.

Ed è proprio in questo momento che penso di aver sbagliato ad essere preoccupato per ciò che succederà dopo, che avrei fatto meglio ad assaporare quel momento che non tornerà più.

Ma io sono Harry Style, un testardo cocciuto che ha perso la testa per Louis Tomlinson.


Non appena usciamo dal palco le urla si fanno ancora più forti.

Sono pronto.

Prendo Louis per un braccio e ci dirigiamo correndo verso l'ala destra, verso il lato nord. I ragazzi sono rimasti indietro, non sanno che noi ci siamo già avviati verso la macchina.

"Forse abbiamo sbagliato a non avvertire nessuno, Haz"

"Forse" gli rispondo emozionato e allo stesso tempo nervoso. Attraversiamo il corridoio a tutta corsa, con il sudore del concerto appena finito, con i capelli e le mani bagnate.

Apro la porta.

Il caos.

Come possono essere centinaia di fan di già fuori dallo stadio di fronte alla macchina. Le transenne li trattengono, i bodyguard premono la loro possente schiena contro la loro forza pulsante. I flash vengono verso di noi da ogni parte. Saliamo subito in macchina tra le urla e gli strilli.

"Che ci fate qui?"

"Parti cazzo. Non abbiamo tempo" gli rispondo trasalendo

"Voi non dovreste essere qui. Questa è la macchina per Paul. Le vostre sono al lato sud" la sua aria è alquanto scocciata. Noi ci guardiamo con le iridi spalancate e le bocce aperte.

Louis si gira dalla parte opposta alla mia sbuffando. So che è arrabbiato.

La macchina parte mentre l'autista chiama Paul. Non voglio sentire nessuna parola di quella assurda conversazione. Mi giro anch'io dalla parte opposta a Louis. Ancora una volta ho sbagliato tutto.


Niall

"Dove sono Louis e Harry?" con il fiatone e il sudore che cola lungo le tempio chiedo ai ragazzi che mi sono dietro

"Erano davanti" risponde Liam

"Dobbiamo andare Niall. Non abbiamo più tempo cazzo" urla Zayn mentre si dirige verso il lato sud

Lo seguiamo anche noi preoccupati.

Intravedo Paul che sbuca dal corridoio laterale.

"Paul..." mi interrompe asciugandosi la fronte con un diavolo per capello

"Quei due coglioni hanno preso la mia auto. Mi ha appena contattato l'autista. Se non vi sbrigate non potremo più uscire dallo stadio. Forza forza!"

Entriamo nell'androne più grande dove sono parcheggiate le due vetture.

Io entro nella seconda dientro insieme a Paul, mentre Zayn e Liam vanno nella prima.

E' una corsa contro il tempo, anche dentro la macchina sento le urla dei fan fuori dal portone che si aprirà a momenti. Abbiamo poco tempo. Ma che cavolo hanno fatto Harry e Louis? Perché sono andati a sud?

Vedo Paul accanto a me che sta cercando di chiamare qualcuno, ma non c'è campo.

"Porca troia" se ne esce lanciando il telefono sul sedile mentre io mi irrigidisco del tutto

Si aprono le porte. L'auto di Zayn e di Liam parte immediatamente.

Il nostro autista gira la chiave, preme l'acceleratore.

L'auto inizia a sobbalzare ripetutamente su se stessa finché il motore non si spegne.

Paul non può far altro che trasalire al pensiero.

Le porte sono aperte, la macchina di Liam è già partita.

No siamo ancora fermi.

"Proca di quella troia. RIPROVA!" urla Paul al conducente che intanto sta sudando tutto ciò che ha addosso. Io mi blocco su me stesso. Non vedo l'ora che questa serata finisca il più presto possibile.

L'autista rigira la chiave per la seconda volta, quindi spinge il piede sull'acceleratore.


Marco

Luisa. Oddio Luisa. Come ti hanno ridotta!

Era colpa mia. Solo colpa mia.

Salgo sull'ambulanza e la vedo sulla barella conla flebo attaccata al braccio. Alcuni infermieri la stanno visitando, altri stanno regolando la quantità di sostanze da iniettarle.

"Vi prego... ditemi qualcosa" non c'è risposta alla mia domanda

Guardo agitato prima gli infermieri che ho davanti, subito dopo quelli a destra.

"QUALCUNO MI PUO' DIRE QUALCOSA, CAZZO?!" urlo con le lacrime agli occhi

"Cerchi di stare calmo. Noi..." una giovane ragazzina alza leggermente il viso dal suo registro e mi sussurra dolcemente abbassandosi gli occhiali lungo il naso.

Entra immediatamente l'autista dell'ambulanza. Mi sembra un tipo alquando trasandato e arriva fino a me l'odore di fumo. Non ho la forza di dire nulla. Sento solo il mio respiro affannoso.

"Le auto dei cantanti sono già uscite. Possiamo tagliare di qua"

Mette in moto, preme l'acceleratore, l'ambulanza parte.


Niall

L'auto parte. Usciamo con un accelerazione esagerata. I fan che sono prossimi alla transenna devono essere stati portati via dall folata. Abbasso la testa e non faccio in tempo a rialzarla, che un ondata di clacson mi riempie la testa e una colpo di dimensioni incredibili mi fa andare in avanti con il viso dritto sul sedile dell'autista.

Sento un atroce dolore alla testa, seguito da una strana sirena e dall'avvicinarsi di mille urla di fan indemoniati.

Riesco solo ad alzare appena gli occhi verso il vetro davanti e mi accorgo che la vettura ha picchiato con un'ambulanza.


Salve a tutti i miei lettori.

Ecco a voi il secondo capitolo di questa lunga storia. CHANGE.

Nel primo capitolo non ho scritto questo resoconto alla fine perché volevo farvi rimanere sulle spine. Avete visto che Luisa è rimasta gravemente ferita perché pestata dalla folla in delirio. Marco, dopo vari e faticosi tentativi, l'ha portata fuori dallo stadio e per fortuna la ragazza viene soccorso da un'ambulanza. Ma... Il capitolo finisce con la perdita di sensi da parte di Marco causata dall'incidente dell'ambulanza con una vettura.

Secondo capitolo. Beh. Signori e signore. Larry. I nostri Louis e Harry sono ostacolati da tutti e da tutti. Harry ha avuto una idea del tutto sbagliata e affrettata. Non ha parlato di nessuno di questo suo piano e soprattutto non sapeva che la macchina sul lato nord era di Paul. E i ragazzi? Zayn e Perrie più dolci che mai. Ma cosa nasconde Liam? Perché è così strano quasi parla di 'band'? E soprattutto con chi parlava al telefono? Il capitolo si conclude rivelando di chi fosse la macchina che cozza con l'ambulanza. E' proprio la macchina che porta dentro Niall (e Paul). Cosa succederà? Luisa? e Marco?

Non vi anticipo niente e vi prometto che molto presto pubblicherò il terzo capitolo.


Un bacio MIRCO


Seguitemi su twitter: https://twitter.com/mircoinno

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Capitolo 3
*** HURT ***


3

HURT


Marco

Mi risveglio in ospedale, sdraiato su un lettino, con la flebo attaccata al braccio. Mi sento strano, come se qualcuno mi avesse picchiato atrocemente. Con la mano destra faccio per togliermi i capelli dalla fronte e sento un enome cerotto. Con dei piccoli movimenti con le dita, cerco di capire quanto sia grande. E' un bel cerottone! Sistemo il cuscino così da mettermi pù rialzato. Do un occhiata intorno alla stanza e non vedo niente. La persiana leggermente calata lascia filtrare solo poca luce, il letto accanto al mio è vuoto e profuma di biancheria pulita. La porta della stanza leggermente aperta. Mi permette di vedere solamente i medici che passano in fretta e furia, alcuni pazienti in carrozzina, altri a piedi con le stampelle. Non è proprio un posto dei migliori in cui svegliarsi!

Luisa!

Riesco a realizzare confusionariamente ciò che è successo ieri sera. Dopo aver portato Luisa fuori con una fatica estrema, un'ambulanza ci soccorre e poi niente. So che una macchina è venuta addosso all'ambulanza. Un incidente abbastanza violento. Io ho battuto la testa e sono svenuto.

Suono il campanello.

Aspetta con ansia un medico o un infermiero. E mentre inizio ad agitarmi mi vengono in mente le peggiori cose. Il mio iphone che ormai sarà diventato un pezzo di ferro da buttare, mia madre che non sa da che parte di mondo siamo sia io sia Luisa.

Entra un dottore abbastanza alto, con barba non troppo lunga e gli occhiali sugli occhi.

"Buongiorno ragazzo" mi dice con aria sorridente e spensierata, come se fossi lì per una scampagnata o alla fiera del cioccolato

"Buongiorno" gli rispondo perplesso "Cosa..."

"Stai bene ragazzo mio. Una bella botta alla testa, ma direi che ti è andata di lusso. Avresti potuto romperti la testa"

Trasalisco immediatamente spalancando le palpedre. Cazzo, l'ho vista bella!

"Perfavore, giovane, mi diresti il tuo nome?"

"Marco"

"Grazie mille. E un cognome?" non alzano minimamente lo sguardo e intento ad annotare sulla cartella clinica

"Cenzi"

"Bene. Adesso ti chiedo..."

"Dottore, dov'è Luisa? E' una mia amica. Era al concerto con me. L'hanno fatta salire sull'ambulanza" lo interrompo preoccupato e già stanco dell'interrogatorio

Alza gli occhi verso di me, il suo sorriso si muta subito in un'espressione triste e rassegnata. Posa subito la penna con cui stava scrivendo e lancia un sospiro.

"Perfavore, me lo dica" mi vengono le lacrime agli occhi e il mio battito cardiaco si è fatto talmente veloce che non riesco quasi più a parlare

"La tua amica è... la tua amica è in coma"

Quella parola rimbomba nella mia testa, mi manca improvvisamente il fiato, gli occhi mi si riempiono di lacrime, lacrime amare e non riesco a trattenerle. Mi scappa un singhiozzo dietro l'altro, poi le iridi si fanno bagnate, e inizio a piangere.

"Che vuol dire in coma?" urlo piangendo e alternando un singhiozzo all'altro

"Marco. Ti prego, calmati" la sua voce è rasserenante e anche convincente, ma io non posso davvero calmarmi. Luisa, cazzo! Luisa!

"Là fuori ci sono due persone che ti aspettano" mi sussurra mettendomi la mano sulla spalla e cercando di aggirare l'argomento.

Mamma. Papà.

Mi tolgo le coperte di dosso, scendo da quel maledetto letto d'ospedale asciugandomi le lacrime con la manica della maglia. Oddio mamma.

"Mamma!"

"Amore, grazie al cielo!"

La abbraccio con tutta la forza che ho e poi corro da papà.

Esce il dottore dalla stanza e mia madre gli chiede subito se possiamo andare a prendere un caffè al bar. Acconsente con piacere, ritirandosi. Ma quello che volevo era ben lontano da un caffè. Quello che volevo era ritornare alla mattina del 29 giugno. Forse per restare a casa, forse per rivivere quella giornata.


Niall

Mi sveglio tutto intorpidito in un lettino dell'ospedale. Un dolore atroce alla gamba destra mi fa socchiudere gli occhi e subito mi viene da allungare le mani per toccarmi il punto in cui sento dolore. E' stata la botta di ieri sera. Che serata del cazzo! Guardo il telefono che ho accanto. Sono le otto del mattino. Qualche messaggio su twitter che non voglio vedere. Sicuaramente parleranno di ieri sera. Ci sono anche dei messaggi dei ragazzi.

Faccio per alzarmi e cerco di muovere le gambe. Sento la gamba destra rigida e pesante, come avvolta in blocco di marmo.

Mi avevano ingessato la gamba.

Decido di chiamare subito Paul.

"Paul..."

"Ti sei svegliato Niall?" mi risponde con tono quasi affettuoso

"Sì, adesso. Ma cosa succede? Che ho fatto?"

"Tranquillo. Sono qui in ospedale. Arrivo subito da te." e riattacca

Mi sento veramente male. Cerco di ricordare cosa sia successo ieri sera sopo l'incidente. Mi asssalgono la testa solo immagini nettamente sfocate, nulla di nitido e chiaro. Soltanto un caos mi fa pensare che non sia stata affatto un ottima serata. Solo dopo, in un secondo momento, dopo aver alzato il busto sul cuscino mi ricordo tutto.


Dopo aver battuto la testa ricordo di essere caduto supino nello spazio che c'è tra i sedili posteriori e i sedili anteriori. Non appena ho battuto la testa per terra, il sedile dell'autista è scivolato immediatamente all'indietro chiudendo la mia gamba destra nello spazio sottostante. Un dolore improvviso e atroce mi ha percorso in un attimo tutto l'arto inferiore, dalla caviglia al ginocchio. L'ho sentita trafitta da infinite lame. Non potevo fare nulla se non lanciare un lieve urlo. E non riuscivo nemmeno a muovermi dalla posizione in cui ero.

Niall. O Cristo. Niall che hai fatto?” mi s'è rivolto subito Paul con tono alquanto preoccupato. “Manda avanti il sedile, cazzo! Mi hai sentito?” e rivolgendosi all'autista fa per affacciarsi ai sedili anteriori “Mi hai sentito... Oh merda!” L'autista era accasciato sul sedile senza sensi e il sangue gli scendeva lungo la fronte. Paul ha bestemmiato un paio di volte. Io continuavo a sentire un dolore insopportabile, mentre continuavo a trovarmi in quello spazio angusto e mentre la sirena dell'ambulanza continuava a suonare.


Ho avvertito un colpo al finestrino. Ho alzato leggermente la testa e ho visto più di cento mani tutte accalcate davanti al vetro. Fan. La macchina era ferma, e i fan le erano corsi addosso, scavalcando le transenne e trascurando la sorveglianza che non riusciva più a gestire la situazione. La macchina era bloccata da tutti i ragazzi che, uscendo dallo stadio, piano piano vi si affollavano attorno. Il caos. Quello era davvero un disastro. Io non riuscivo a rialzarmi, l'autista era svenuto e ferito e tra poco saremmo stati travolti da ottantamila ragazzi che uscivano dallo stadio.

Non ti muovere, Niall. Vado davanti per toglierti il sedile da sopra la gamba”

L'ho visto subito scavalcare il sedile e, dopo aver tirato qualche parolaccia, riesce a mandare avanti il sedile che bloccava la mia gamba. Il sedile slitta in avanti. Sento la mia gamba prendere aria, ma il dolore non diminuisca. Anzi tutt'altro. Nel momento in cui provo a tirarmi su una fitta mi rigetta a terra con un altro gemito.

Non vedevo niente. Non sapevo cosa stava succedendo là fuori. Sapevo solo che la macchina aveva urtato con un'ambulanza. E la sirena era accesa: quindi si trattava di qualcosa di sicuaramente urgente.

Chi c'era dentro quell'ambulanza?

Speravo con tutto il cuore che nessuno si fosse fatto niente, me compreso. Nel mentre sentivo la voce di Paul parlare al telefono.

Sì... allo stadio. Un frontale con un'ambulanza. L'autista è ferito e anche il cantante che sta portando. No... Sì, penso di sì, ma non possiamo uscire, siamo bloccati da centinaia di fan. Sì... Va bene”

Paul aveva appena chiamato la polizia.

Quei due mi sentiranno!” e mettendosi le mani nella faccia in segno di estrema disperazione “cosa cazzo è venuto loro in mente? Niall, tu sapevi niente?”

Stringo i denti per il dolore socchiudendo anche gli occhi e dico 'no' con un filo di voce.

Porca puttana. Se usciremo vivi da qua stasera dovremo andare in chiesa per un mese, altro che una settimana. Come stai Niall?” mi ha detto cambiando del tutto espressione. In quel momento ho sentito Paul non tanto come manager, ma come un secondo fratello. Non pensavo davvero che gli stesse a cuore la mia salute solo per i soldi e nemmeno per il successo. Davvero, in quelle parole nonostante fossero state dette con un filo di voce, sentivo che dietro a tutto c'era anche l'affetto che provava per me. L'affetto che provava per tutti noi ragazzi.

Ho sentito allora altre sirene: la polizia. In meno di dieci secondi si sono precipitate attorno a San Siro più di venti macchine piene di poliziotti. Sono usciti dalle vetture e si sono diretti verso il luogo dello scontro. Bacchetti in mano e pistole in tasca. Speravo veramente che quelle armi fossero rimaste al loro posto. Sentivo il rumore che facevano i bastoni pattendo sugli scudi nonstante le urla dei fan fossero così vicini.

I poliziotti hanno sbarrato la folla con gli scudi e hanno formato una vera e propria barriera per portare tutti i ragazzi al di là del luogo dell'incidente. Ma non avrebbero picchiato nessuno, o alemeno era quello che speravo. Cercavano solo di spaventare i fan, di portarli lontano, in modo tale che l'ambulanza davanti a noi potesse indietreggiare.

Non mancavano certo i flash dei paparazzi. In quel momento li odiavo con tutto me stesso. Solo i fan non odiavo, però non riuscivo a capirli, non riuscivo a comprendere come mai stessero facendo ciò pur avendo visto l'incidente. Non si rendevano conto? Non vedevano che là c'era un'ambulanza con la sirena accesa? Non capivo. Sentivo solo dolore e fastidio. Volevo premere un tasto e tornare alla mattina del giorno prima. Volevo ricominciare quella giornata da capo.

Ad un certo punto mi è venuta un'improvvisa voglia di vomitare. La nausea ha avuto la meglio su di me: ansimavo sempre più velocemente e il mio fiato si faceva più tenue.

Paul...” non sapevo che altro fare “Paul, mi sento male”

Stai calmo. Ci sono delle ambulanze là dietro. Non appena i poliziotti hanno portato lontano i fan e questa davanti sarà ripartita... “ non fece in tempo a finire la frase che vomitai tutto ciò che avevo nello stomaco sul fondo della vettura. Paul aveva un'espressione disgustata e io non sapevo cosa fare. Non riuscivo a pensare ad altro se non alla mia gamba.

Solo allora l'ambulanza cominciò a indietreggiare cautamente per non investire nessuno. Non appena ebbe fatto una manovra sufficiente a girare nella direzione opposta alla nostra vettura, accelerò e sparì dietro San Siro.

Dopo pochi secondi ho sentito la sirena di altre ambulanze che si avvicinavano alla nostra vettura ferma.

Eccole, Niall, sono arrivate. Ce la fai? Eh, ce la fai a resistere due minuti?”

Faccio un segno affermativo con la testa.

La folla era trattenuta dagli scudi dei poliziotti. Dovevano essere davvero tanti e solo dopo mi resi quanti fossero in realtà, solo dopo che gli infermieri, scendendo dall'ambulanza, aprirono lo sportello e mi montarono sulla barella. Sentivo che parlavano velocemente e non riuscivo a capire niente, solo alcune parole messe a caso, sconnesse. Sgranai gli occhi per un attimo, per vedere dove mi trovavo, dove mi avrebbero portato, per rendermi conto di ciò che mi stava accadendo. E, pur essendo sopra una barella che stava per essere salita su un'ambulanza, vidi almeno trenta macchine della polizia e così tanti poliziotti che non riuscii a capire quanti fossero. I flah delle macchine fotografiche mi abbagliavano la vista e mi facevano girare la testa. Le porte dell'ambulanza si chiusero, sentii solo un ago infilarsi nella carne del mio braccio. Poi fu solo buio.

Mi sono risvegliato solo quando scendevano la mia barella al pronto soccorso. Parlavano di frattura, di altri termini medici che non conoscevo. Ricordo solo di aver visto anche l'altra ambulanza, quella che ha battuto contro la nostra auto in un frontale. Era quella e ho visto anche la ragazza che portava la barella proprio mentre gli infermieri la portavano dentro. Non riuscivo a vedere ben nitidamente le immagini, non le ho visto il viso, nemmeno il fisico. Mi ricordo solo dei suoi capelli: voluminosi, luminosi, ricci e colore del fuoco. Erano davvero belli. Rimasi a guardare mentre la scendevano dall'ambulanza e lo portavano dentro l'ospedale. I suoi infermieri erano agitati, molto più dei miei. Chissà che cosa le era successo? Ero troppo stanco per stare sveglio. Il dolore persisteva nella mia gamba, le luci si sono accese improvvisamente e mi sono accorto di essere in un corridoio. Poi mi sono addormentato.


Louis

Harry è seduto accanto a me. Davanti a Paul che reggendosi con le mani è appoggiato al tavolo. Il suo sguardo truce ci rivolge sguardi tenebrosi. Harry tiene la testa bassa, tra le mani. Stamani aveva pianto appena si era svegliato. Gli si leggeva benissimo negli occhi. Ieri sera era stata una vera follia. Un vero casino. Io e lui siamo finiti su tutti i magazines del mondo.


Dopo che quella macchina era partita, mi sentivo veramente in colpa. Se fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato. Avrei voluto telefonare a Paul, oppure mandargli un messaggio. Non ho fatto niente. La scorsa sera avevo fatto un tweet.


Greatest night ever San Siro.


Stasera non avevo voglia di scrivere un cazzo. Mentre stavo guardando dal finestrino lo stadio che pian piano si faceva sempre più piccolo, ho sentito la mano di Harry toccare la mia. Un tocco da brividi, un tocco che, se non fosse stato un altro momento, gli sarei saltato addosso.

"Lou"

Non rispondo niente e continuo a guardare fuori dal finestrino. Nemmeno l'autista non ci rivolge alcuna parola.

"Lou, siamo stati..."

Mi giro di scatto, innervosito da quella mano adorabile che mi irritava, da quella fantastica voce che mi dava alla testa, dalla persona che amavo che in quel momento pensavo di odiare sopra ogni cosa.

"Sei stato tu Harry! Porca puttana! Lo sai cosa hai appena fatto? Lo sai questo? Lo sai che ci hanno fotografato mille paparazzi. Lo sai che noi eravamo insieme? Lo sai che eravamo PER MANO? Ti rendi conto di quello che hai appena fatto?"

"Lou..."

"Ti rendi conto che abbiamo lasciato i ragazzi da soli senza avvertirli di niente? Ti rendi conto che questa macchina non era la nostra, ma era quella di Paul? E ti rendi conto che se succede qualcosa di grave, il tour SARA' SOSPESO?”

Fa una faccia terribilmente rattristata e volge lo sguardo a terra, mentre io continuo a guardarlo ancora sudato per il concerto, ma ancora di più per ciò a cui stiamo andando incontro. In questo momento non riesco a pensare a niente se non a tutte le peggiori cose che potrebbero accadere. Sono sempre stato una personalità positiva, piena di buoni propositi e privo di qualsiasi brutta aspettativa, ma adesso un orrido pensiero mi riempie le vene di sangue.

Mi giro anch'io verso il finestrino, come ha fatto anche Harry pochi secondi fa. So che lui sta piangendo e non voglio guardarlo, perché farebbe piangere anche me, perché so che non resisterei a consolarlo. E so che lui mi abbraccerebbe, mi stringerebbe, piangerebbe sul mio petto e io non potrei resistere. Per una volta, davanti a Harry, devo essere forte, devo vincere quella debolezza causata dalla sua presenza, devo resistere a quella passione bastarda che tutte le volte mi toglie ogni resistenza.

Harry ha sbagliato, ma io non ho avuto la forza per fermarlo, non ho avuto il coraggio di dirgli no. Forse è proprio questo il nostro errore. Tra noi non ci sono compromessi, tra noi c'è solo amore e guerra, guerra e amore. E adesso è guerra, dove nessuno parla, magari lui piange.

E ti assicuro, Styles, che le tue lacrime sono il colpo più doloroso che tu possa lanciarmi.


L'auto giunge davanti all'albergo. Dal finestrino noto che fuori ci sono già dozzine di paparazzi con le telecamere e le macchine fotografiche pronte. Ancora una volta un flash nel viso, ancora una volta una faccia che non era la mia. Prima scendo io, dopo esce dall'auto Harry asciuandosi gli occhi lucidi con la manica della giacca. Lo spaventoso rumore di mille click mi invade la testa. Ci fanno entrare subito, senza esitazione, come se là fuori fossimo un vero pericolo incombente.

Vedo subito Zayn e attorno altre guardie del corpo. Liam è più in là, distante da loro e sta parlando al telefono. Non appena le porte si aprono, si girano verso di noi. Il loro sguardo è truce, i loro occhi sono spaventati. So che è successo qualcosa. Qualcosa di brutto.


Marco

Scoppio a piangere non appena mi siedo a un tavolino del bar dell'ospedale. Anche i singhiozzi si fanno sentire e in questo momento non me ne frega un cazzo se metà delle persone nella stanza sono voltate verso di me.

Tesoro” mi parla dolcemente mia madre accarezzandomi la testa

L'idea di questo concerto è stata una cazzata. Una vera cazzata” le rispondo a voce alta alzando la testa dalle mani incrociate sul tavolo

Non è vero. Non è affatto vero. E' stata l'idea più bella che tu e Luisa avete avuto. Marco... non è colpa tua se...”

Se Luisa è in coma!?” la guardo con aria quasi di sfida, come se stessi per dirle: 'avanti, prova a rispondere adesso. Cosa dirai?'

Infatti mia madre non dice niente, si ferma a guardarmi proprio con lo sguardo tipico di una madre che non sa più che dire ad un figlio. E vi assicuro che quello sguardo mi faceva venire addosso una voglia di piangere ancora e ancora.

Passano due minuti. Il mio latte caldo è arrivato, ma non mi va di berlo. Mio padre ha preso un caffè, mentre mia madre sta prendendo un fazzoletto di carta dalla borsa. Me lo porge e lo afferro senza ringraziare, come se anche quel fazzoletto avesse colpa di quello che era successo.

Posso vederla?” le dico dopo essermi asciugato gli occhi

Mia madre abbassa leggermente lo sguardo e fa un sospiro tutt'altro che sollevato. So che non vorrebbe, ma so anche che non può declinare la mia richiesta. Sa che sento voglio vedere la mia migliore amica e non può negarmelo.

Vieni” e si alza dalla sedia prendendo con sé la borsa, i fazzoletti e una marea di pensieri. Io la seguo, tirandomi su la cerniera della felpa e strascicando le ciabatte sul pavimento. Noto a sedere una ragazza, anche lei in vestaglia da ospedale, con i capelli ricci, proprio come Luisa. Non posso credere a quello che sto per vedere.


Camminiamo per un tratto di corridoio abbastanza lungo. L'odore dell'ospedale si fa ogni minuto che passa sempre più nauseabondo. Un'aria di tristezza mi fa socchiudere gli occhi e mi fa venire freddo. Incrocio le mani. Leggo un'enorme scritta davanti a me.

Rianimazione

Quella parola mi gela il sangue. Quel reparto mi fa trasalire. Subito mi assale una voglia di tornare indietro, ma allo stesso tempo il desiderio di vedere Luisa mi spinge avanti. Vado accanto a mia madre, le prendo il braccio e lo metto attaccato al mio. Da solo non ce la posso fare.

E' quando vedo i genitori di Luisa che mi blocco sul posto. Non riesco più a muovermi e mi viene da pensare a dove stare in questo momento, alle ore 11.15 del 30 giugno, se non fossimo andati a quel concerto. Perché quel giorno in cui uscirono i biglietti siamo riusciti a prenderli? Perché non abbiamo dormito fino a mezzogiorno? Così sarebbero finiti e noi saremmo stati a casa, tranquilli, in salute. E invece no. Sarebbe troppo facile. Una persona fa di tutto per realizzare il proprio sogno, ci riesce, perché in fondo ci siamo riusciti; e sul più bello una corda di questa meravigliosa chitarra si rompe, si spezza, si ricurva su se stessa, e lo strumento non produce più la stessa musica di prima. E tu non puoi fare niente. Stai fermo, immobile davanti a un dolore che non sai gestire, che non avevi mai provato prima di adesso, e vedi con gli occhi ciò che prima avevi solo pensato. Non è la stessa cosa. Il dolore che leggiamo non è la stessa cosa del dolore che proviamo sulla pelle. I libri nonostante tutta la loro bellezza ti raccontano le cose a metà. E' la vita nonostante tutta la sua bellezza che ti fa vedere le cose come sono veramente. Allora, solo allora, tu capisci cosa voglia dire.


Harry

Liam riattacca la chiamata e si avvicina a noi due. Non ho mai temuto nessuno dei ragazzi, mai. Ma in quel momento avevo paura di Liam, perché non gli avevo mai visto addosso quegli occhi così cupi.

Niall è su un'ambulanza. Lo stanno portando all'ospedale di Milano”

Louis accanto a me lascia immediatamente cadere il giacchetto di jeans che aveva in mano. Ma non si gira, guarda fisso il vestito che è caduto a terra. Io mi volto prima verso Liam, poi verso Zayn, poi guardo quegli omaccioni vestiti di nero. Mi avvicino lentamente.

Ma...”

Non faccio in tempo a finire la frase che sento un cazzotto colpirmi il naso. Finisco a terra sul tappeto, mentre Zayn e gli uomini trattengono Liam e Louis corre da me.

Che cazzo hai fatto Styles? Che cazzo avete fatto voi due? Lo sapete quello che avete fatto?!” Liam ci sputa adosso tutta la sua rabbia mentre gli altri continuano a trattenerlo e lui stesso tenta di avvicinarsi a noi.

Calmati Liam!” gli urla Louis mentre mi aiuta a rialzarmi. Il sangue mi cola a flutti giù dal naso. Sento un dolore tremento lungo il setto. Guardo Liam per un attimo e quegli occhi che gli ho lanciato vogliono solo dire: 'stai zitto Liam, tu non sai niente di noi'.

Paul è in ospedale con Niall. Noi non possiamo muoverci di qua” ci riferisce Zayn, mentre Louis mi porta su in camera e si gira un attimo per dimostrargli che ha inteso le parole, ma con tutta l'intenzione del mondo non vuole assolutamente rispondergli.

Mi sentio uno schifo. Ho spedito Niall in ospedale per chissà che cosa. Ho appena ricevuto un pugno da uno dei miei migliori amici. Manca solo che Louis mi mandasse a fare in culo.

Tieni la testa bassa, così il sangue può andare via” mi suggerisce dopo aver chiuso la porta e dirigendosi verso il bagno. “Hai capito, Harry?”

Non vedo niente, se non la turpe immagine di Niall su una barella. Non penso ad altro. Cerco di capire cosa possa essere successo quella sera e cerco di discolparmi in quasiasi maniera. Ma questo non è possibile.

C'è poco disinfettante, ma sono sicuro...” Louis, tornato dal bagno, non finisce la frase perché mi vede piangere seduto sul letto, con le mani sporche di sangue, con i capelli sudati. I miei singhiozzi diventano così cadenzati che uno tira l'altro, e non riesco a smettere. Questa è la serata più brutta della mia vita.

Harry” posa la boccetta di acqua ossigenata e il cotone e mi corre incontro. Mi posa le mani sopra la ginocchia e mi guarda dritto negli occhi.

Louis” gli dico piangendo “sono una persona orribile”

No Harry. Hai sbagliato, è vero, perché sbagliano tutti. Cosa credi che Liam abbia fatto tutto bene nella sua vita? Pensi questo, Harold? Beh, se lo pensi, toglitelo dalla testa!”

Le sue parole sono così confortanti e melliflue che le mie lacrime smettono piano piano di scendere dai miei occhi. Perché, Louis, tu sei l'unico che mi capisce? Io ti amo, Louis, e ti amerò sempre.

Lascia che ti disinfetti” mi sussurra. Prende la boccetta, toglie il tappo e ne versa qualche goccia sul cotone. So che mi farà male e mi brucerà lungo la ferita, ma se è lui a curarmi la ferita, anche il minimo pensiero del dolore non mi tocca per niente.

Lascio andare un lieve urlo di dolore. E lui continua a tamponare per qualche secondo.

Poi riavvita il tappo, appoggia tutto sul comodino e mi dice le parole più dolci che abbia mai sentito, parole che nessuno mi aveva mai detto, parole che io, Harry Styles, non avrei mai saputo tirar furoi dalla mia bocca.

Non sei una persona orribile, Hazza. Sei la persona più straordinaria che abbia mai conosciuto. E ti amo. Ti amo con tutto me stesso. Anche se sei un emerito coglione”





Un grande saluto a tutti i miei lettori.

Siamo ad un punto cruciale della nostra storia. Abbiamo scoperto che l'auto di Niall ha fatto un violento incidente con l'ambulanza che trasportava Luisa. Sarà solo un caso??? Ai posteri l'ardua sentenza. Mentre Niall si risveglia in ospedale con la gamba ingessata. Povero Nialler! Davvero mi è dispiaciuto troppo per il nostro caro biondo. Ma vedrete cosa succedera...

Louis è arrabbiato con Harry, ma non lo lascia mai da solo e soprattutto alla fine gli cura la ferita. Il nostro Louis rimane sempre dolce e premuroso. Ma Liam? Misterioso e sempre più strano, sembra scaraventare tutta la sua rabbia contro Harry. Ma è davvero Harry la causa della sua ira? Cosa nasconde questo personaggio? Vedrete poi...

Per quanto riguarda Marco, beh, possiamo dire che il suo risveglio in ospedale è stato tutto tranne che piacevole. La nostra cara protagonista, Luisa, è in coma.

Non voglio naturalmente svelarvi niente, ma siamo ancora all'inizio di una lunga storia.

Un grosso bacio a tutti i miei lettori.


MIRCO


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Capitolo 4
*** CHAOS ***


4

CHAOS


Harry

"Vi rendete conto che siete usciti MANO NELLA MANO?" la voce grave e fredda di Paul rimbomba in quella minuscola stanza di albergo.

Le avvolgibili sono state calate, la luce sottile del giorno si insinua dentro le fessure e solo una lampadina sul tavolo illumina la stanza. Louis mi è accanto, sicuramente è più tranquillo di me. Lo vedo, lo sento.


Paul è stato per tutto il resto della notte in ospedale, e si è trattenuto anche dopo che i medici avevano ingessato la gamba a Niall. Solo dopo è tornato in albergo e ci ha chiamati giù. Quando io e Lou siamo entrati l'abbiamo visto solo di spalle, con le mani dietro la schiena, che teneva dei giornali e alcune riviste. In quel momento non mi ha fatto paura Paul, ma ciò che teneva in mano, perché sapevo che quando si parlava di giornali si parlava di problemi. Ci siamo messi a sedere sul letto, mentre lui ci è sopraggiunto davanti sempre restando zitto. Non ha detto una parola, ci ha solo consegnato in mano le due riviste, una a me e una a Louis. Anche se in quella stanza non si vedeva granché, nessuno avrebbe avuto difficoltà a vedere che su quelle copertine c'eravamo io e Louis che ci tenevamo per mano mentre uscivamo dallo stadio.

Non ho alzato lo sguardo verso Paul. Continuavo a fissare la nostra immagine. Poi ho aperto le pagine interne, alla sezione in cui parla di noi:

Harry Styles e Louis Tomlinson mano nella mano. Svelato il mistero.


Anche Louis ha fatto lo stesso:

Larry Stylinson. Tutto vero: mano nella mano dopo San Siro.


Ero stato io a prendere la mano a Louis. Ma cosa c'è in fondo di sbagliato? Perché tanta agitazione? Perché io, Harry Styles, non posso amare Louis Tomlinson e prenderlo per la mano? Che cos'è che odiano?

E' davvero questo l'amore? Annientarsi fino alla fine, schiacciare ogni briciolo di felicità, per poi raccogliere i cocci?

Entrambi non fiatavamo. Avrei sicuramente detto qualcosa, come sempre, ma stavolta l'avevamo fatta grossa. E per di più uno della nostra band ci aveva rimesso. Ero meglio che stessi zitto. Aspettavo con ansia che qualcuno facesse qualcosa. Quel silenzio mi stava letteralemente assordendo, avevo bisogno che quel rumore terribile venisse infranto. Louis, per favore, dici qualcosa.


"Senza contare il fatto che avete preso la mia macchina. Senza contare il fatto che ci avete lasciati lì come degli imbecilli, senza avvertirci. Senza contare il fatto che Niall ha avuto un incidente. Voi uscite mano nella mano, entrate nella 'vostra limousine' e ve ne fottete di tutti e di tutti!" la sua voce è aggressiva e offensiva, il suo tono è quello di chi lancia una sfida e allo stesso tempo di chi sa già di aver vinto. Noi non possiamo dire niente.

"Paul, abbiamo cercato di dirtelo" alza immediatamente la testa Louis parlando con un rimasuglio di voce. E in questo preciso momento mi sento il cuore in gola, mi sento tremare le vene e i polsi, perché sento di amare Louis con tutto me stesso, senza riserve e senza segreti. Lui ha appena parlato per difendermi, perché sa che la colpa è stata solo mia. E io cosa ho fatto? Niente.

E' proprio così, Styles. Tu fai sempre o tutto o niente. Non riesci a fare mai qualcosa di giusto, vero?

"Dirmi cosa, Louis? Dirmi che volevate prendere la mia auto per stare cinque minuti in macchina VOI DUE? Questo volevate dirmi?"

Louis non risponde, ma è vero: gli avremmo detto proprio così se solo ce lo avesse permesso.

"E cosa pensavate che vi dicessi? Certo! Senz'altro. Prendete pure la mia macchina e già che ci siete fate anche un giro turistico della città"

Ancora un silenzio tombale.


Con un sospiro Paul si siede sulla sedia di fronte a noi e la sua rabbia sembra essersi calmata. Forse vuole solo dirci qualcosa senza urlare, senza alzare la voce, magari anche con affetto. In fondo lui ci vuole bene, ma non può permettersi che accadano cose del genere. Lo licenzierebbero.


"Ascoltatemi bene. Ieri sera è successo un bel casino e voi ne siete a conoscenza. Non c'è nessun giornale che non parli di ciò che è successo. Di voi, di Niall con una gamba ingessata, di una ragazza che, a causa dell'incidente della sua ambulanza, è in coma. Per queste cose, miei cari ragazzi, si cancellano i tour"

E giuro che in questo momento le sensazioni più brutte mi si sono catapultate addosso a tutta velocità.

Paul si alza dalla sedia con molta lentezza, inizia a fare avanti e indietro davanti e noi:

"Non possiamo risolvere tutto adesso, è chiaro. Ma voi dovete immediatamente negare in un intervista che state insieme, negare che siete una coppia, e negare anche tutte queste cazzate che dicono i giornali. Ne va della vostra carriera" e avvicinandosi col viso a noi e abbassando la voce "e della mia."

Mi giro subito verso Louis, conoscendo la storia, e lui mi guarda con aria complice, ormai abituato alle smentite.

"Ma stavolta sarai tu a smentire, Harry. Tu, e non Louis. Sono stato chiaro?"

La mia faccia cambia espressione in un millesimo di secondo e se in un primo momento sono stato quasi rasserenato all'idea di una stupida intervista smentitrice, adesso sono assai preoccupato per ciò che dovrò fare. Paul sa che non riesco a mentire e, come lo sa lui, lo sanno tutti. Questa intervista, fatta da me, sarà la prova inconfutabile che io e Louis non stiamo insieme. E' un trucco, un ottimo trucco.

Non aggiunge altro, fa cenno di andare e intanto si tira fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette. Louis si avvia verso la porta, mentre io, prima di varcare la soglia, gli dico con aria quasi supplichevole:

"Il tour verrà annullato?"

"Non sarò io a deciderlo e nemmeno loro. Sarete voi" senza nemmeno girarsi e accendendosi la sigaretta in bocca mi risponde così. Subito dopo chiama Louis: "Louis, devo dirti ancora qualcosa. Harry perfavore lasciaci soli"

E mentre rientra nella stanza morendosi le labbra con i denti, lo incrocio sulla soglia della porta, gli lancio solo uno sguardo e poi me ne esco sentendo dietro di me sbattere la porta. Un dolore alla stomaco mi riempie di dolore.

Che cosa ci sta succedendo, Louis? Perché siamo così deboli? Perché mi sembra che qualcosa tra noi si stia rompendo?


Niall

Dopo aver chiamato Paul, mi soffermo a guardare la mia bella gamba ingessata. In fondo non sono mai stato un tipo pessimista, uno che si fa buttar giù da così poco, e cerco di trovare qualche battuta divertente da rivolgere a Paul quando entrerà.

Si apre la porta e io subito con un sorriso a trentadue denti:

"Adesso non c'è più pericolo che sbagli i passi"

Paul mi guarda come se avesse visto la cosa più demenziale del mondo e poi si siede sul mio letto.

"Cretino" e si lascia scappare una risata "come stai?"

"Bene. Anche se mi sento una gamba più pesa dell'altra" è più forte di me, non ce la faccio a non scherzare con Paul. So che lui sta al gioco, so che le mie battute sono sempre ben accettate.

"Hai finito?" mi guarda con aria lievemente scocciata

"Sì, d'accordo. Mi sono rotto la tibia?"

"Perspicace il ragazzo. Ebbene sì. Diciamo che il sedile davanti ti è scivolato sulla gamba. Una buona uscita di scena per un grande cantante come te, Niall" anche Paul si mette a scherzare con me, forse per nascondermi cosa ha da dirmi, forse per prepararmi alla botta che sta per lanciarmi

"Sai bene che non potrai tornare sulle scene per almeno un mese. Grazie al cielo la tua frattura è stata una delle meno gravi e la riabilitazione sarà di breve durata" comincio a rassernerami "Ma intanto il tour continua, Niall. Lo sai questo vero?"

Annuisco con il viso e so quello che dirà.

"Più tardi i ragazzi verranno a trovarti e deciderete che cosa è più giusto fare"

"Paul... sai... insomma... ieri sera... hai presente l'ambulanza?"

"Quella ragazza è in coma. Il ritardo dell'ambulanza non le è giovato molto" Paul sa già cosa voglio chiedergli.

Coma. Questa parola orrenda mi fa allontanare gli occhi dallo sguardo di Paul.

Quei lunghi capelli ricci, colore del fuoco, belli e luminosi. Mi ricordo solo i suoi capelli, non ho nemmeno visto il suo viso, eppure qualcosa dentro di me, qualcosa di potente, mi fa pensare a lei. Cazzo! Era venuta a Milano per vederci, per vedere i suoi idoli, e per uno stupido incidente si ritrova in ospedale in coma. Tutto ciò mi dà una strana sensazione, ma ancora più inspiegabile è il fatto che mi senta legato a lei. In fondo l'ambulanza che la portava si è scontrata con la mia auto. Sono curioso di sapere davvero chi sia questa ragazza. Ma forse sono solo pensieri sul momento. Forse sono solo io che mi immagino cose che non esistono.

"Niall. Niall. Tutto bene?"

"Sì sì. Pensieri. Pensi che sia molto grave? Intendo... la..."

"Non so propio niente e nemmeno i giornali dicono di più di quanto non sappiamo anche noi"

Faccio una facci di approvazione: "Tienimi informato"

"Oh sicuramente. Tornerò più tardi con i ragazzi. Stai qua..." non finisce la frase che entra il medico. Un dottore assai giovane, forse quarantenne, senza un velo di barba, ben vestito e senza occhiali. Chissà le infermiere come gli stanno dietro, penso tra me e me.

"Ecco il nostro Niall Horan. E' un piacere averti in ospedale, Niall" mi porge la sua mano e scoppiamo in una risata di intesa.

"Fortunatamente la tua frattura non è grave, anzi tutto il contrario. Ma, come hai potuto vedere, l'ingessatura è stata necessaria. Ti terremmo qua per altri due giorni e poi potrai iniziare la riabilitazione"

"Ci vorrà molto, dottore?" gli chiedo abbastanza preoccupato

"Assolutamente no. Se farai tutto ciò che ti diremo di fare, entro un mese potrai tornare sul palco"

Sono abbastanza rasserenato all'idea di non stare troppo con quel fardello sulla gamba, ma allo stesso tempo mi sembra davvero tanto tempo, un tempo lungo e pieno di noia, dove non sento altro che la mancanza dei riflettori, delle urla dei fan, degli abbracci dei miei amici.


Verso le due del pomeriggio sono arrivati tutti. Il primo è Zayn, me lo aspettavo. Entra nella stanza cantando "I'm walking round with just one leg". Che idiota! Però, almeno, mi fa morire dalle risate.

"Come sta il nostro biondo?" mi fa sedendo sul letto accanto che è vuoto

"Il vostro biondo sta meglio. Molto meglio" gli rispondo mettendomi il cappello new era in testa.

Ecco che sento cantare dal corridoio e non appena entra nella stanza se ne esce con "I give him hope, until he'll broke his leg". Eccone un'altro di cretini. Liam!

"Bro! Che cazzo hai combinato, eh?" mentre mi scaruffa i capelli

"Ah, lasciamo stare! Ieri sera penso di aver perso almeno vent'anni di vita" li guardo ridendo

"L'hai rischiata grossa. Che ti hanno detto i medici?" mi fa Zayn

"Che non è grave. Tutt'altro, sono stato fortunato. Mi rimetteranno tra pochi giorni e dovrò iniziare la riabilitazione"

Le loro facce si fanno serie. So cosa stanno per dire e sapevo che prima o poi avremmo dovuto parlare dell'argomento: il tour. Sento bussare alla porta.

"Avanti" urlo, mentre Zayn e Liam si girano verso l'entrata. Mancavano solo loro, mancavano Harry e Louis. Entrano sorridendo, di quei sorrisi che nascondo dietro sempre qualcosa di tutt'altro che felice. E' Louis a parlare e so già ciò che mi vuole dire.

"Niall. Io e Harry vogliamo davvero chiederti scusa. Noi..."

ma lo interrompo subito accennando un bel sorriso "Ma che dici, Louis? Dovete stare tranquilli. Io sto bene adesso. Tra pochi giorni, dopo alcuni accertamenti, mi rimandano. Dai, dimentichiamoci di ieri sera!"

Louis mi stringe la mano, come facevamo sempre; Harry alza la testa e mi sorride. Si vede lontano un miglio che ha pianto: i suoi occhi sono lucidi e gonfi, e tira su con il naso. E' successo qualcosa, me lo sento. Zayn e Liam lo sanno, ma adesso non voglio chiedere nulla.

"Stavamo giusto parlando del tour" riprende il discorso Zayn rivolgendosi a Harry e a Louis

"Non dovete annullarlo" dico io prontamente. Tanto ormai sapevo che volevano arrivare a quello e ci tenevo già dall'inizio a dire la mia. Il tour non deve essere annullato.

"Niall, ma come faremo senza di te?!" si alza dal letto agitatissimo Liam, come se avessi detto un'atroce blasfemia.

"Liam, calmati" gli fa Zayn perplesso, mentre anch'io lo guardo con aria più interrogativa che mai

"Potremmo ritardarlo di un mese" propone Louis "il tempo che Niall si rimetta e che possa tornare sul palco, e poi ripartiamo"

Zayn mostra un'espressione a metà tra l'approvazione e il rifiuto, mentre Niall non vuole.

"No, no. Non potete. Vi rendete conto? Questo vorrebbe dire annullare trenta tappe e forse più. E chi vi ha detto che mi serve un mese per rimettermi? Magari me ne servono due, tre..."

"NIALL!" urlano in coro

"Non lo dire nemmeno per scherzo!" mi fa Zayn serio

"Ma siete sicuri che funzionerà? Voglio dire: le parti di Niall chi le canterà? Saremo in quattro. E i fan? Per loro sarà la stessa cosa? Può darsi che alcuni si rifiutino di venire" dice Liam appoggiato sul davanzale della finestra

"E che non vengano allora!" salto su io "è ovvio che se sospenderete il tour sicuramente i fan non verranno. E per di più considerate tutti i sold per rimborzare i biglietti. Ragazzi, no!"

"Niall ha ragione" interviene Zayn "Sospendere il tour sarebbe la soluzione peggiore, senza pensare a cosa succederebbe se lo annullassimo. E poi non penso affatto che i fan non verranno, anzi penso proprio che sosterranno molto Niall"

"Ben detto Zack!" le dico con l'occhiolino mentre il nostro Malik scoppia a ridere

"Scusate ragazzi" dice Liam e tutti ci giriamo verso di lui mentre esce dalla stanza con il telefono all'orecchio.

"Ma si può sapere che ha Liam ultimamente?" chiede Louis

"E chi lo sa? Ieri sera prima dello spettacolo si è allontanato quando ha ricevuto una telefonata" gli riferisco

"Glielo avete chiesto?"

"Certo. Ma ha detto che era sua madre, che era importante. Cazzate insomma"

Louis aggrotta la fronte e si mette a pensare.

Di nuovo il pensiero di quella ragazza mi invade la mente. Sicuramente loro sapranno qualcosa...

"Ragazzi... sapete niente di quella ragazza... quella che era nell'ambulanza...?"

"Ah. Poverina, so che è in coma. Ce lo ha riferito Paul stamani" risponde Louis

"I giornali non si dilungano nelle spiegazioni. Non sappiamo praticamente niente" continua Zayn

"Sapete... qua in ospedale... insomma... il reparto?" chiedo arrossendo

Non hanno tempo per rispondere che entra Liam nella stanza:

"Ragazzi, le auto sono giù. Dobbiamo scendere"

Harry non ha detto una parola, lo vedo ora che anche lui guarda il telefono e solo adesso apre la bocca:

"Anch'io vado, ragazzi. E' arrivata la mia auto. Sono con Preston" e abbassando la testa e sospirando lievemente "ho una piccola intervista al maxi-studio. Niente di che"

Non so di cosa si tratti, ma so benissimo di cosa possa trattardi.

"Niall, stasera allora partiamo. Andiamo in Germania" mi si rivolge Zayn con le lacrime agli occhi

"Dusseldorf! Date il massimo, eh! Io sarò lì con voi" non finisco nemmeno la frase che Zayn mi abbraccia e mi stringe con tutta la forza che ha.

"Mi raccomando, Nialler" mi fa Louis unendo l'indice e il pollice della mano destra, come facevamo sempre.

"Ciao Niall!" mi saluta Harry dandomi il pugno.

"Ciao ragazzi. Mi mancherete!"

"Anche tu a noi"

E i miei cinque migliori amici escono dalla stanza, portandosi con sé anche una parte del mio cuore, quella parte che tra due giorni canterà con loro a Dusseldorf.


Harry

Sono abbastanza nervoso per quest'intervista del cazzo. Devo semplicemente dire che io e Louis siamo solo amici, che non stiamo insieme, che non esiste niente tra di noi. In fondo non avrei detto del tutto stronzate davanti alle telecamere. Stamattina è successo proprio quello che non avrei voluto succedesse mai.


Ero in camera, seduto accanto alla finestra, stavo osservando quanto è bella Milano illuminata dal sole e in una giornata estiva così calda e piacevole. Hanno poi immediatamente alla porta e sono andato ad aprire.

Louis.

"Louis!" gli ho fatto perplesso, accennando un sorriso che si faceva man mano più grande e felice "entra"

Ha fatto proprio come gli avevo detto. Ma si è bloccato davanti alla porta chiusa, e mi fissava negli occhi, forse aspettando che gli dicessi qualcosa, forse aspettando il momento giusto per dirmi lui qualcosa. Ed è stato proprio così.

"Prendiamoci un po' di tempo, Harry. Solo un po' di tempo. Per pensare, per riflettere. E' quello che abbiamo bisogno tutti e due"

"Che vuoi dire? Che vuol dire prendiamoci del tempo?" gli ho fatto preoccupato, iniziando a respirare più velocemente. Che cazzo stava dicendo Louis?

"Per ora stanno succedendo solo casini, niente va per il verso giusto. Sembra che tutto ciò che facciamo sia sbagliato. Forse abbiamo bisogno di pensare... a noi, Harry"

"Mi stai lasciando, Lou?"

"Ti sto chiedendo solo del tempo"

"Tempo..." ho detto guardando il pavimento con un falso sorriso "Il tempo. Quello che non abbiamo mai avuto. Quello che nessuno ci ha mai dato"

Deglutendo, anche lui ha gettato lo sguardo a terra, perché sapeva bene che stavo dicendo la verità, la dura bastarda verità.

"Prenditi il tempo che vuoi, Louis. Io non ho proprio bisogno di pensare a niente: so già tutto. Ma tu hai tutte le ragioni del mondo per averne bisogno" gli ho risposto mentre gli occhi iniziavano a inumidirmi. Non volevo, però, piangere di fronte a lui, non volevo farmi vedere così debole.

"Adesso esci e vai a pensare a quello a cui devi pensare" gli ho detto indicando la porta

"Harry..." cercava di calmarmi, ma l'ho subito interrotto

"HO DETTO VATTENE!" gli ho urlato con tutta la voce che avevo in gola. E così ha girato la maniglia, è uscito da quella stanza e non ci è mai più rientrato. Io ho richiuso la porta con un calcio e mi sono appoggiato con la schiena alla parete. Avevo voglia di fare solo una cosa, avevo voglia di piangere, e ho pianto tutta la mattina. Per Louis, per Niall, per tutto.


Non ho nulla di che addosso, ho solamente una tshirt e un paio di pantaloni di jeans. E' un intervista del tutto funzionale, nessuno parlerà dei miei vestiti o delle nuove scarpe. E' stata ideata solo per quello scopo. C'è Preston ad accompagnarmi, Paul è occupato con i preparativi per la partenza.

"Sarà un'intervista come tutte le altre. Ti chiederanno due cose sul tour, sulle due date di Milano, se siete emozionati o se non ve ne frega niente, cose così insomma"

E mentre entriamo nello studio gli faccio come a prenderlo in giro:

"Fammi indovinare. Alla fine mi faranno vedere una foto di me e Louis mano nella mano e io dovrò dire che lui è un mio grandissimo amico e che non c'è niente tra di noi"

Lui mi dà una pacca sulla schiena ed entro nella stanza. Tappezzeria gialla rossa, abbastanza vomitevole, almeno venti telecamere puntate su due seggioline su una delle quali è seduta un'intervistatrice abbastanza giovane, mora, con una minigonna rosa e un sorriso che partiva da un orecchio e andava all'altro.

Dai, Styles, ce la puoi fare.

"Insomma, Harry, ci stai dicendo che per voi venire in Italia è davvero una grande emozione?"

"Certamente. Noi tutti, compreso io in persona, adoriamo i fan italiani. Penso siano i fan più scatenati del mondo"

"Ottimo! Migliaia di ragazzi staranno seguendo la tua intervista su twitter. Vuoi dire loro qualcosa?"

"Voglio, innanzitutto, rivolgere loro un infinio grazie per tutto ciò che stanno facendo. Secondo dieci punti a chi ieri sera aveva la maglietta I got a dirty mouth"

La signorina scoppia immediatamente a ridere e anch'io sorrido verso le telecamere.

"Bene Harry. Guarda allo schermo la foto che sta per apparire... Ecco!"

Sullo schermo gigante dietro a me appare una delle centinaia di foto scattate ieri sera che ritraggono me e Louis mano nella mano che usciamo da San Siro. La guardo per mezzo secondo e giro subito lo sguardo verso la ragazza:

"Dicono che ci sia del tenero tra te e Louis... Cosa ci dici al riguardo?"

La domanda tanto agognata è appena arrivata. E mi travolge in tutta la sua stupidità, in tutta quella falsità. Bene, è il mo momento. Preston mi sta guardando, centinaia di telecamere mi stanno riprendendo, migliaia di fan su twitter mi stanno ascoltando. Faccio un sospiro, non penso a niente, guardo 'intervistratrice aggiustandomi i capelli e rispondo impassibile:

"No. Siamo grandi amici. Tuttavia tra me e Louis non c'è niente. Niente"


Marco

E' là dentro, stesa sul lettino da ospedale, coperta da un lenzuolo verde, con la testa leggermente rialzata. I suoi capelli gli cadono lungo il cuscino senza coprire il viso. La mascherina sulla bocca, la flebo nel braccio, la macchinetta al suo fianco che registra i battiti del suo cuore. Chissà se sente che sono accanto a lei.

Luisa. Che cazzo è successo? Perché è andata così?

Sulla spagliera del letto ci sono i vestiti che indossava ieri. I pantaloncini di jeans, la maglietta stampata con crazy mofos, le vans per terra. Manca quel maledetto cappello.

Lei non si meritava per niente tutto questo. Eravamo così felici nei giorni passati, forse eravamo le persone più felici del mondo, e guardaci adesso. Non riesco davvero a credere che tutta quella allegria sia finita in un mare di lacrime. Che tutto si sia consumato così velocemente nelle mura di un'ospedale.

Le stringo la mano per un attimo.

Luisa, svegliati che torniamo a casa e dimentichiamo tutto. Torniamo in Sacra il sabato pomeriggio, torniamo a ballare la sera, torniamo in motorino di notte, torniamo a vivere la nostra estate da grandi amici. Però svegliati, adesso, senza perdere nemmeno un momento, senza sprecare nemmeno un attimo.

"Marco, devi uscire" mi fa il medico entrando nella stanza

"Sì, arrivo"

"Ciao Lou. Stanotte resto qui assieme a tua madre. Siamo qua fuori. Siamo qua con te" e le lacrime si fanno sentire negli occhi, come il sale si fa sentire sulle labbra quando ci tuffiamo nel mare. Stesso sapore amaro.

Ed uscendo da questa stanza, mi pare di entrare nel nulla. Perché in fondo la persona alla quale voglio più bene è là dentro, e io adesso sono fuori che la sto guardando dal vetro. E non c'è altra cosa che vorrei se non rientrare da lei.

Maledetti biglietti. Maledetto ventinove giugno. Maledetti One Direction.


Dopo un boccone e dopo aver rigirato più volte la forchetta in quel piatto, decido di uscire un po' al sole, a fare due passi. Prendo l'i-pod che mi avevano portato i miei, mi metto le scarpe ormai da buttare per il casino di ieri sera. Il giardino dell'ospedale è davvero un bel posto, con quel sole e quel caldo si stava benissimo. Lungo il vialetto ci sono delle aiuole in fiore, piene di colori e ben tenute, e sotto gli alberi si trovano delle panchine il legno, dove si siedono quelli come me che, annoiati là dentro, escono per cercare un po' d'aria e un po' di sole.


If you were pretending from the start

like this

with a tight grip

then my kiss can mend your broken heart

I might miss everything you said to me


Un anziano signore con il bastone e con un enorme cerotto su una tempia avanza con piccoli passi verso la panchina e una ragazza, forse con qualche anno più di me, scrive qualcosa su un diario. E' una brutta sensazione il fatto che io possa muovermi, che domani mi rimandino, che non mi sia fatto che un graffio, e la mia migliore amica sia in coma. Vorrei fare qualcosa, ma so che non potrei fare nulla. E quel senso di inutilità mi grava come un enorme carico e, ogni volta che ci penso, il peso aumenta e io ne resto schiacciato


Again we take the same roads

two days in the same clothes

I know just what she'll say if I can make all this pain go


Se davvero potessi far sparire tutto questo dolore! Come dice Harry, se potessimo ricominciare tutto da capo.


And we can start it all over again.


Sono quasi arrivato dalla parte opposta dell'ospedale, decido allora di prendermi una fanta alla macchinetta delle bevande e di sedermi sulla panchina, visto che sono abbastanza stanco. Ce ne sono due di fronte, su entrambe c'è qualcuno. Su quella alla mia sinistra c'è una ragazza che sta piangendo e un'infermiera le si è messa davanti e sta cercando di consolarla; su quella a destra c'è un ragazzo con il cappuccio della felpa in testa, gli occhiali da sole e una gamba ingessata. Ha fermato la carrozzina proprio accanto alla panchina. Deve essere sicuramente un tipo scontroso, quindi, avvicinandomi, con un cenno chiedo se posso sedermi. Annuisce solamente scuotendo il viso.

Guardo il mio i-pod. Sono le quattro del pomeriggio e dentro le mie cuffie c'è di nuovo Over again.

Non so perché, ma quel tipo mi incuriosisce. Ha qualcosa di familiare, qualcosa che mi sembra di conoscere terribilmente bene. Mi tolgo dalla testa questi pensieri e cerco di scambiare due parole: non ho per niente voglia di tornare dentro a quella stanza.

"Ne vuoi un po'?" gli faccio offrendogli la lattina della fanta.

"No, grazie" mi risponde scuotendo la testa.

Questa voce. Mi sembra di conscerla da sempre, mi sembra di aver parlato con questo ragazzo da una vita. Cerco disperatamente di ricordarmi di chi possa essere questa voce.

Sto delirando. Sarà stata la flebo che mi sta facendo impazzire.

"Che hai fatto alla gamba?" gli domando con tono più contenuto, pronto a scusarmi se si fosse offeso

"Non mi va di parlarne, scusa" mi risponde senza nemmeno guardarmi

"Scusami, non volevo" come volevasi dimostrare, penso tra me e me. Mi metto allora le cuffie e sta suonando I would.


Back in my head we were kissing

I though things were going alright

With a sign on my back saying kick me

Reality ruined my life


Porca puttana! Sgrano immeditamente gli occhi e trattengo il respiro, guardando dritto in avanti. La voce di quel ragazzo, quella cazzo di voce l'ho appena sentita nelle cuffie. Mi giro lentamente verso di lui, che ora si è messo di profilo e noto che sta guardando dritto davanti a sé. Adesso capisco! Adesso capiscio perché era così familiare! Stesso naso, stessi lineamenti, stessa voce.

Porca troia! Quel ragazzo accanto a me è Niall Horan.







Salve bellezze.

Scusate per il ritardo. Ho avuto da fare un po' a scuola ultimamente, ma eccoci qua con il quarto capitolo. Voglio innanzitutto ringraziare tutti quelli che stanno leggendo la mia storia. Grazie mille davvero anche a quelli che hanno recensito.

Quarto capitolo. Il casino del 29 giugno si riversa tutto sul 30 giugno. Un giorno di caos per tutti.

Partiamo dai Larry. Louis e Harry sono stati visti mano nella mano e vogliono che Harry, DA SOLO, faccia un'intervista per smentire ciò che i giornali dicono.

Louis intanto chiede del tempo a Harry. Ma cosa c'è sotto?

Marco è davvero triste per la sua amica, improvvisamente odia tutti e tutto... ma proprio nel giardino dell'ospedale fa uno strano incontro. Beh. Diciamo che incontrare Niall Horan non è un'occasione che capita tutti i giorni. Quanti di voi lo vorrebbero?

Domande, dubbi e conti in sospeso: Louis, Liam, Niall e la nostra protagonista Luisa. Vedrete poi. Siamo solo all'inizio di una lunga storia.


Un bacio grande grande.


MIRCO

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Capitolo 5
*** REVELATIONS ***


5

REVELATIONS


Liam

"Stop" urla Robert, il produttore discografico e smetto di cantare togliendomi le cuffie.

Lo guardo per cercare una conferma a quello che sto facendo, per trovare un gesto di approvazione. Non sono veramente sicuro di come sia andata questa prova.

"Eccellente. Eccellente!" applaudisce, mentre esco dalla camera di registrazione

"Non è vero, Robert!" gli faccio grattandomi la testa

"Ah beh! Questo lo dici tu. Io dico che è assolutamente perfetta" mi fa deciso e conciso.

Abbasso lo sguardo e mi siedo accanto a lui. Preme play alla registrazione appena fatta e ascolto la mia voce nelle casse. Questa canzone è veramente bella, forse diversa da tutte quelle che ho cantato fino ad ora.

"Cos'è che non ti convince, Liam? Il testo, le parole... Dopo faremo gli arrangiamenti, stai tranquillo"

"No. Non è quello..." nota la mia aria lievemente affranta

"Liam. Tu hai troppo, dico troppo, talento per restare in un gruppo come gli One Direction"

Rigiro le labbra come se non credessi veramente a ciò che mi sta dicendo.

"Devi credermi, Liam. Questo pezzo ti porterà al successo, questo pezzo di farà scalare le classifiche. Ti porterà in cima al mondo!"

In cima al mondo. Queste parole così belle e preparate mi rimbombano nella mente, come un sogno, un'illusione, un qualcosa che non ho ancora visto sino ad ora.

"Pensa a cosa voglia dire. Solista. Il pubblico è solo tuo e tu sei l'unico re del palcoscenico" mi dice Robert

"Sto bene con loro. Siamo una grande famiglia..."

"Non rimarrai solo! Toglitelo dalla testa. Sarai sempre accompagnato da tantissima gente importante"

"Il successo che abbiamo non è affatto poco" cerco di fargli capire

"Il successo che avrete sarà poco, Liam. Gli One Direction hanno già bruciato tutto l'idrogeno che avevano a disposizione. Adesso non gli rimane che implodere. Cosa pensi che succeda dopo questo tour? Scivoleranno sempre più in basso, sempre più giù, finché non rimarrà niente"

"Mi sembra impossibile"

"Lo so, Liam. Ma ascolta me, che sono esperto di questa roba. La storia degli One Direction re della musica non durerà a lungo, è destinata a fare la fine di una meteora. Per questo ti sto offrendo questa grandissima occasione!"

"Dovrei lasciare gli One Direction"

"Ma certo, Liam. Tu hai un talento eccezionale: facciamolo spiccare! Rendiamolo unico!"

"E cosa mi dici del tour?"

"Di tour ne avrai quanti ne vorrai. Che te ne frega di questo? E dopo quello che è successo adesso - Niall con la gamba rotta, la ragazza in coma - sarà un vero flop"

Si gira con la sedia per prendere un foglio appena stampato e me lo porge.

"Guarda, Liam. Questo tour sta andando in tutti i modi tranne che bene"

Il foglio rappresenta un grafico, non mi soffermo nemmeno a guardare quali siano i paramentri. Vedo solo una linea verde rivolta verso il basso.

"Questo non vuol dire niente, Robert. Noi abbiamo milioni di fan..."

"Non stiamo parlando di fan. Stiamo parlando di successo, di fama, di soldi" conclude lui "gli One Direction avranno un fama di gran lunga ridotta rispetto a quella che avrai tu, dopo il nostro contratto. L'età del pubblico si alzerà, le canzoni che inciderai saranno diverse. Sarà tutto un altro mondo"

"Non sono convinto, Robert"

"Non capisci, Liam? Se tu verrai con me, scalerai le classifiche, arriverai in cima e gli One Direction spariranno pian piano. Basta solo che tu accetti il contratto"

La mia espressione non è convinta.

"Confido molto in te, altrimenti non mi sarei così preoccupato a chiamarti e a fissare questo appuntamento proprio a Milano. Vogliamo riprovare qualche pezzo?"

Annuisco con la testa.

Gli One Direction che si spengono. E' così brutto a pensare. Eppure io faccio parte di questo gruppo. Sarebbe davvero meglio essere da solo? Successo, fama, soldi mi stanno tutti ugualmente a cuore, è ovvio. Ma non so davvero per cosa sia meglio rischiare, se per me o per tutti. Forse dovrei ascoltare Robert, forse dovrei accantonare queste idee di amicizia e di fratellanza e guardare alla vera realtà. Non vorrei che gli One Direction finissero dopo tre anni di successo. Io mi impegnerei con tutto me stesso per evitare che questo accada, ma allo stesso tempo, se davvero ciò succedesse, non vorrei terminare la mia carriera a vent'anni.

Queste sono le occasioni che, qualunque cosa tu scelga, perderai sempre qualcosa.

"Tra 3, 2, 1, via!"

E non appena inizio a intonare le parole alla base, non appena la mia voce e la musica si fondono, non appena vedo Robert che mi fa un cenno con la testa sorridendo, capisco che quello che volevo era davvero sfondare. Sfondare al massimo, scalare le classifiche, vedere su ogni cosa il nome Liam.


"Quanti giornali parlano di una possibile separazione? Quanti wesite dicono che probabilmente potreste sciogliervi? Non c'è niente che escluda questa idea"

"Cos'è che fa pensare queste cose? Non possono essere solo supposizioni!" faccio con toto più nervoso

"Infatti non sono semplici supposizioni. Voi avete tra le mani un qualcosa che non sapete controllare. Voi avete un successo enorme"

"Ce l'abbiamo sempre fatta, Robert..."

"Sì, è vero. Perché avevate attorno managers, associazioni e quant'altro! Tutto ciò ha retto perché hanno voluto che reggesse. Voi siete gli One Direction perché hanno voluto che voi foste gli One Direction"

"Mi stai dicendo che siamo stati uno strumento delle case discografiche?"

"No. Voi avete un talento indiscusso e avete miliardi di fan. Ma da soli non avreste potuto arrivare fino al punto in cui siete adesso" e fa un sospiro come se stesse per dire qualcosa che farebbe volentieri a meno "Se la Modest vi lascia, dove ritroverete un altro menagement? Chi si offrirà per gli One Direction?" e si rivolge vero la mia faccia interrogativa.

"Nessuno. Nessuno, Liam. Nessuno si accollerebbe tale impegno, anche se arrivereste in cima al mondo. Fino ad adesso avete avuto un successo straordinario, una fama gigantesca, ma è tutto appeso a un filo"

"Mi sembra così strano..." faccio quasi disperato

"Lo so, Liam. Sembra davvero strano, ma purtroppo è la realtà. Ti sto offrendo questa grande occasione, Liam. Se fossi in te, non la brucerei"

Si alza dalla sedia e si dirige verso un armadietto sulla cui anta era appeso un foglio. Mi si avvicina e me lo porge. Parla del contratto che sto per fare, varie formalità, e poi una cifra. Un'enorme cifra.

"Questa è la cifra pattuita"

"L'altro giorno al telefono non mi avevi parlato di così tanto denaro..."

"Capisci, Payne, che di soldi è meglio discuterne a tavolino" e fa un cenno ammiccante e d'intesa

Rileggo da cima a fondo questo foglio, mi tremano le mani. Gli One Direction hanno guadagnato così tanti soldi, hanno sfondato così tanto; com'è possibile che finiscano in così poco tempo. Da soli non saremmo riusciti a controllare il successo, nessuno dei menagement ci avrebbe più sostenuto, e avremmo perso tutto. E io, Liam Payne, ho davanti la più bella delle occasioni.

I miei pensieri vengono interrotti da Robert, che con la voce bassa e quasi rassegnata mi dice:

"La Modest vi lascerà, Liam. E molto prima di quanto tu possa pensare"


Harry

I flash delle macchine fotografiche mi impediscono di vedere i gradini su cui mettevo i piedi. I microfoni intorno alla faccia non mi permettono di respirare e tutte le domande dei giornalisti, tutte le voci dei paparazzi mi mandano in palla il sistema nervoso. Entro immediatamente in macchina e chiudo lo sportello sbuffando. Entra Preston davanti.

"Ottimo, Styles! Intervista perfetta"

E faccio un segno d'intesa arricciando il naso e tirando su.

"Manca solo un tuo tweet, Harry. Basta che tu scriva solo che l'intervista è andata benissimo e tu faccia capire che le cose che hai detto sono vere. Tutto qui. Formalità..."

Prendo il telefono dalla tasca e digito:


Great interview! Hope you enjoy.

Love ya Italy. :*


"Fatto" faccio con sufficienza a Preston

"Bene. Ti riporto in albergo che tra qualche ora avete il volo per Dusseldorf"

Mentre l'auto viaggia a gran velocità per le strade di Milano, osservo dal finestrino. Mi fermo a pensare a ieri sera, a tutto il casino che è successo. Milano deve essere una città stregata. In fondo dal 25 Aprile ad adesso non era successo proprio un cazzo. E boom! Si arriva in Italia e succedono cento cose, e per di più una dietro l'altra: io e Louis che usciamo mano per mano, Niall in ospedale con una gamba ingessata, io che mi preso un cazzotto da Liam. Senza contare il fatto che Louis mi ha lasciato proprio oggi.

Ero rimasto a piangere in camera dopo che mi aveva detto quelle cose. Avevo chiuso le finestre, in modo che nella stanza non entrasse un filo di luce, e sdraiato sul pavimento con la testa rivolta al soffitto pensavo a come sarebbe stata la mia vita senza gli One Direction. Senza Zayn che fa il vanitoso, senza Niall che ride sempre, senza Liam che fa il saggio, senza Louis. Senza Louis che... E cercavo di pensare a qualcosa su di Louis, ma qualsiasi qualità mi venisse in mente non era quella giusta.

Divertente. Ma il mio Louis non era divertente.

Simpatico. Nemmeno.

Intelligente. Per niente.

Lui era solo Louis. Louis e basta.

A me bastava solo quel fottuto nome per ricordarmi quano lo amavo e quanto avevo perso la testa per lui.

E pensavo che, anche se non ci fosse stato tutto questo, io l'avrei amato lo stesso come lo amo adesso, senza riserve o limiti. Forse il limite era proprio tutto questo. Gli One Direction erano il nostro limite.

E in quel preciso momento odiavo ciò che ero, ciò che avevo sempre desiderato essere e ciò che ero diventato, perché amavo alla follia quella persona che non avrei mai potuto amare come davvero avrei voluto.

Allora ho capito che quando ami così tanto, tutto il resto non conta più niente.

Ma noi, ormai, non eravamo che passato. Ormai io e Louis non esistevamo più.


Arriviamo all'albergo e salgo in camera per fare le valigie. Mi tolgo le scarpe e le metto accanto al letto. Solo quando alzo la testa vedo che sopra le coperte c'è una lettera. Firmata Louis.


In questo momento non penso veramente a cosa possa contenere, se scuse o se un'altra "richiesta" di tempo. Prendo la lettera con entrambe le mani e, tirando la carta con una mano verso il basso e con l'altra verso l'alto, la strappo in due pezzi. E il rumore della carta strappata si insinua dentro di me e mi viene da strapparla ancora, e poi ancora, fino a che non ne sono rimasti solo dei pezzettini. Piccoli pezzetti di carta bianca sul pavimento, che sembravano dirmi:

Tu lo ami, Styles. Tu lo ami ancora. E lo amerai sempre.


Louis

Dopo che Harry se n'era uscito da quella stanza e Paul mi aveva detto di restare, sono rientrato con lo sguardo basso per evitare di incrociare i suoi occhi. Tanto sapevo benissimo che mi avrebbe guardato, sapevo che non avrei potuto resistere ai suoi occhi.

"Siediti, Louis" mi ha fatto Paul mentre spegne la sigaretta nel posacenere

"Harry non poteva restare..."

"No" mi ha detto netto e deciso, e quella voce diceva non chiedermi altro, parlo solo io.

"Sai che Harry farà un'intervista nel pomeriggio allo studio di Milano. E' stata annunciata come una semplice intervista per ringraziare i fan italiani e blabla. Ma alla fine gli mostreranno la foto in cui uscite insieme da San Siro e lui dovrà smentire ciò che dicono giornali, riviste e internet"

"Sì, lo so"

"Bene. Dovrai farmi un favore, Louis" e si è seduto sul letto proprio di fronte alla sedia su cui stavo seduto. Mi sentivo che si trattava di una grande cosa, di uno di quei favori che non fai volentieri ma che devi fare per forza; ma, certo, non mi sarei mai immaginato qualcosa del genere.

"Dovrai andare da Harry e... dovrai lasciarlo"

"Che cosa?" mi sono alzato improvvisamente dalla sedia agitato e scosso.

"Siediti, Louis. E ascoltami bene! Non voglio entrare nella vostra vita privata, lo sai. Ma questa intervista è la vera prova che voi due non state insieme. L'unico modo per far dire a Harry ciò che deve dire è che tu lo lasci"

"Non lo farò mai, Paul"

"Sì, invece, che lo farai. Perché non appena sarà tornato dallo studio basterà che tu gli dica che era tutta una farsa, tutta una cazzata, messa in atto per fargli dire ciò che deve dire. E' una cosa del tutto funzionale"

"Non sono cose su cui si può scherzare, Paul. Ma cosa ti viene in mente?! Non pensi che si incazzerà?"

"Beh, digli che te l'ho ordinato io. Digli di rifarsela con me. Fatto sta che tu lo farai, Louis"

Mi sono messo le mani tra i capelli e li ho scompigliati tutti. Poi, dopo essermi piegato sulle ginocchia, pensavo che tutto ciò fosse davvero una grande stronzata.

"Se Harry non sta più insieme a te, per forza dovrà ammetterlo: è l'unica verità"

"Tu parli come se dovessi chiedergli di prestarmi le scarpe" gli parlo con le lacrime agli occhi "questa è un'altra cosa. Qui..."

"Perché, Louis, non gli dici che hai bisogno di tempo? Digli semplicemente che, dopo gli ultimi insuccessi, hai bisogno di pensare, di riflettere e cose varie"

Forse quella era la soluzione migliore, anche se sapevo con certezza che Harry l'avrebbe presa male.

"Va bene, farò così" gli ho fatto asciugandomi gli occhi e alzandomi dalla sedia. Solo quando stavo per aprire la porta della stanza, Paul mi si è rivolto più tranquillamente, quasi umanamente:

"So che sono questioni delicate, Louis. Ma è l'unica soluzione"

Ho fatto allora di sì con la testa, cercando di convicermi che fosse davvero la giusta soluzione.


Adesso sono in camera. So che Harry sta facendo l'intervista e so anche che la trasmettono in diretta su twitter. Non voglio comunque guardarla.

Mi sento veramente uno schifo per ciò che gli avevo detto dopo aver parlato con Paul. Avrei voluto dirgli che era tutta una messa in scena, che era tutta una balla, ma così avrei rovinato tutto.

Prendo una penna e un foglio dallo zaino, mi siedo alla scrivania e inizio a scrivere.


Caro Harry,

so che dopo che avrai letto questa lettera, mi odierai con tutto il cuore.

L'idea di lasciarti è stata messa in atto da Paul e io non ho potuto che obbedirgli.

Era l'unico modo per farti smentire la nostra relazione.

Ti chiedo di perdonarmi di ciò che ti ho detto in camera e sappi che avevo il cuore in gola.

Non so come abbia fatto a dirti quelle bugie senza cedere o senza farti credere che stessi mentendo.

Eppure l'ho fatto.

L'ho fatto perché ci tengo a noi, perché ci tengo a te.

Non potrei mai lasciarti, Harry, perché ti amo più di ogni altra cosa al mondo.

Perdonami.

Your sincerely, Louis.


Bussano alla porta. Spero che non sa già tornato, anche se sono quasi del tutto sicuro che sia ancora all'intervista. E' Zayn.

"Zayn" gli faccio sorpreso, mentre lui entra nella stanza e chiude la porta.

Mi abbraccia con tutte le forze che ha addosso e mi chiede scusa, uno scusa con il cuore.

"Ma di che?"

"Ma come, Louis? Quando siete tornati ieri notte, io e Liam vi abbiamo trattati malissimo. Mi dispiace davvero"

"Ma va. Tranquillo"

Nota la mia faccia più che mai desolata e allora:

"So tutto, Louis. Intendo di Harry, di Paul, dell'intervista"

Annuisco, ma poi ripensando alle parole che mi ha appena detto, inizio a piangere. E non riesco a fermarmi e continuo a singhiozzare come un bambino, mentre Zayn mi mette la mano sulla spalla e cerca di tirarmi su in qualche modo.

"Vedrai che tutto si aggiusterà, Louis"

"No, invece! Non si aggiusterà proprio un cazzo! Anche dopo questa cosa qua, ritornerà tutto come prima. Continueranno le false interviste, continueranno le bugie, continuerà tutto"

"Non avevi mai detto queste cose, Louis"

"Sì, è vero" faccio asciugandomi gli occhi "ma ci penso sempre. Non passa un giorno che non pensi a quello che ci succederà, a dove finiremo, a per quanto tutto questo continuerà"

"Louis..."

"Zayn, io mi sono stancato di raccontare cazzate. Di sorridere davanti alle telecamere quando dentro di me urlo. Se oggi mi hanno chiesto di lasciarlo, domani mi chiederanno ancora di più. Non finirà mai questa cosa, Zayn. Non finirà mai. E io non ho più voglia"

"Non hai più voglia di cosa?"

"Non lo so, Zayn. Non voglio raccontarti bugie, nemmeno tenerti nascoste le cose, ma adesso io mi sento un vero fallimento e butterei all'aria tutto, ogni cosa"

Anche Zayn abbassa lo sguardo, mentre io allungo il braccio per prendere il pacchetto di fazzoletti sul comodino.

"Io non ho più la forza di lottare, Zayn. Perché questa è una guerra già persa e io non ho speranze di vincerla"

"Sappi che noi ci siamo, Louis. E ci siamo sempre stati"

"Lo so, Zayn"

Forse è davvero quello il vero problema. Forse è proprio per quello che io non ho più voglia di combattere e voglio alzare la bandiera bianca. Per loro: per gli One Direction. E se sono stato sempre a favore della nostra band e mettevo prima di ogni cosa il bene del nostro gruppo. Ma adesso per una volta sto pensando a me stesso, ai miei sentimenti, al mio Harry. Ed è una brutta sensazione, tutto ciò ha l'aria una scelta decisiva: o Harry o gli One Direction. Perché mai non avrei potuto avere entrambi?

Forse proprio questo significa scegliere, forse solo adesso riesco a capire che quando qualcuno sceglie, inequivocabilmente deve rinunciare a qualcosa.

E io per niente al mondo avrei rinunciato a Harry Styles.


Marco

"Tu sei... tu sei... Niall... Horan" balbettando e cercando di scandire bene le parole con il fiatone che mi ritrovo, mi giro verso di lui e parlo.

"Perfavore non metterti a urlare" mi dice lui guardandomi da sotto gli occhiali da sole

Faccio un chiaro no scuotendo la testa velocemente.

Seduto accanto a me c'è Niall Horan, con i suoi rayban, la sua felpa e la sua gamba ingessata. E io non posso crederci, non riesco davvero a capire cosa ci faccia Niall in un ospedale con un'ingessatura. Ma porca di quella puttana, io ero seduto accanto a Niall Horan!

Non mi escono le parole e non so più cosa dirgli, continuo a guardarlo come se avessi visto un fantasma. Due minuti fa avevo offerto la bibita a Niall Horan e lui aveva detto di no. Mi sto sentendo male. Sto avendo un leggero calo di zuccheri.

"Tu...tu...che..." non riesco veramente a parlare. La mia lingua si è bloccata e le mie labbra paralizzate. Sicuramente sto sognando. Colpa della flebo. Preparo la mano aprendo le cinque dita e mi tiro un ceffone sulla guancia sinistra. Cazzo che dolore! Apro gli occhi e accanto a me c'è ancora Niall Horan che mi guarda storto, perplesso e mi dice:

"Perché ti picchi da solo?"

Io non posso fare a meno di scoppiare a ridere. Scoppio a ridere come un disgraziato, come un poveraccio che ha appena trovato un centone per strada.

"Non è un sogno! Io...io...ho appena...tu... sei Niall!" ho un fiatone così intenso che sembra abbia percorso la maratona di New York.

"Sono...sono così felice di vederti...io...oddio!" e lui mi sorride togliendosi gli occhiali da sole e mostrando gli occhi. Io sono come estasiato, come se avessi avuto una visione divina. Niall Horan!

"Posso...stringerti la... mano?" gli chiedo supplichevolmente che per poco non mi metto in ginocchio

"Certo bro" e mi porge la mano destra. Io allungo la mia che non riesce a stare ferma e che sta tremando troppo. Mi ha appena chiamato 'bro'. Niall Horan mi ha appena chiamato 'bro' e strinto la mano. Oddio! Se solo Luisa fosse qua...

E subito questa immensa felicità momentanea si mutò immediatamente nell'amara realtà.

"Come ti chiami?" mi si rivoge Niall

"M-m-marco" gli faccio

"Bel nome!" gli sorrido ma...

...un momento! Che ci fa Niall Horan in ospedale con un'ingessatura alla gamba? Merda! I ragazzi sono in tour e Niall è in ospedale con una gamba rotta. Ho la netta sensazione che da quando sono partito da Prato per venire a Milano il mondo si sia rovesciato, e stiano accandendo le cose più assurde e anormali. Luisa che finisce sotto la folla e adesso è in coma, io che incontro Niall Horan con una gamba ingessata. Non c'è niente che abbia senso! In questo momento davvero non ci capisco più niente.

"Sei un grande fan?"

"Sì...certo...un grandissimo fan. Conosco tutte le canzoni a memoria, so tutto quello che fate...io" adesso la mia afasia si è decisamente trasformata in una noiosa loquacità interminabile. E me ne sto accorgendo.

Niall si mette a ridere.

Porca puttana! Niall accanto a me che se ne esce con una delle sue risate! Fino ad ora solo su youtube, solo nei vine, solo nelle gif. Adesso ho appena visto Niall Horan ridere. Io non riesco ancora a credere che tutto questo stia accandendo. Non mi capacito... perché mi sembra così impossibile!

"Niall... come mai sei in ospedale?" tra tutte le domande che vorrei fargli questa è quella che mi agita di più. Mi incuriosisce e allo stesso tempo preoccupa mi tantissimo la risposta.

"Ah! Ieri sera, un casino all'uscita di San Siro. La mia auto ha fatto un grosso incidente con un'ambulanza"

Avevo appena preso in mano la lattina della fanta per finirla, quando dopo aver sentito queste parole, mi cade in terra, mentre io rimango con gli occhi spalancati, la bocca aperta e lo sguardo fisso nel vuoto.

La macchina di Niall Horan! La sua macchina! Quella macchina aveva picchiato contro l'ambulanza che portava Luisa. C'era Niall Horan dentro quella vettura. E non so bene se questa notizia così improvvisa mi faccia piacere o tutt'altro. In fondo avrei dato l'anima per sapere di chi fosse quella macchina contro cui è andata a finire l'ambulanza ieri sera. Avrei spaccato il muso a chiunque fosse appartenuta quella fottuta auto. E adesso, così per caso, perché sono uscito dalla mia camera per prendere un po' d'aria, incontro Niall Horan con una gamba ingessata che mi dice che quell'auto era la sua.

Mi sembra di essere a Candid Camera. Tutto ciò era ai limiti del paradosso. E io non so ancora una volta cosa dire. Da una parte vorrei dirgli cosa mai sia successo ieri sera, dall'altra vorrei addirittura dargli un pugno nel viso.

Luisa è finita in coma per un cazzo di ritardo dell'ambulanza!

Ma, in fondo, Niall non ha nessuna colpa.

"E tu?" mi fa il biondo forse anche lui un po' interessato

"Beh" faccio io con espressione più rilassata "io ero su quell'ambulanza"

Vedo la sua espressione cambiare in un millesimo di secondo. Le sue labbra sorridenti si fanno neutre e appiattite, si toglie con le mani il cappuccio della sua felpa e mi guarda come se avessi detto una delle peggiori bestemmie di questo mondo. Mi guarda fisso negli occhi, e giuro che adesso sto avendo leggermente paura. Solo dopo qualche secondo, con una voce sottile e un tono colpito, mi dice:

"Tu allora conosci quella ragazza che è in coma"

E io, trasalendo e sospirando, faccio di sì con la testa e gli rispondo:

"E' la mia migliore amica"

Vedo subito Niall prendere gli occhiali da sole che aveva appoggiato sulla panchina e posarseli sui capelli, poi reggendosi sulle mani, noto che sta cercando di sedersi sulla carrozzina. Vedo ce ha un'aria agitata e attonita. E' normale che sapesse della ragazza, ma ciò non giustifica affatto quella reazione affrettata.

"Sai dov'è? Ti prego, ho bisogno di vederla"

Io resto fermo sulla panchina, ancora una volta incredulo di ciò che mi sta appena accadendo. Nessuno ci crederebbe a quello che mi sta accadendo in questo momento!

Potrei anche scrivere cento saggi e una cinquantina di romanzi, ma nessuno crederebbe mai che Niall Horan, in questo preciso momento, mi sta chiedendo di vedere Luisa, la mia migliore amica. Eppure è tutto vero, eppure sta accadendo realmente. Forse sto dando di matto, forse la flebo mi sta facendo avere delle visioni, forse se qualcuno si affacciasse adesso mi vedrebbe parlare da solo, penso.


Sto per rispondere quando sento l'Ipod vibrare. E' mia madre che mi sta chiamato su viber. Oddio! Che sarà successo? Rispondo:

"Mamma!"

"Amore! Luisa si sta svegliando! Vieni in rianimazone, presto!"

"Arrivo!"


Non appena metto via l'ipod, le lacrime mi scendono sulle guance interminabili. E non riesco a trattenerle.

Luisa! Luisa! Oddio non riesco a crederci! Ti stai svegliando!

Il mondo si è davvero capovolto, ma adesso provo una felicità così grande che desidero solo andare da lei, abbracciarla, stringerle la mano. Se questo è un sogno, fate che non mi svegli all'improvviso! Mi asciugo le lacrime al braccio e mi alzo dalla panchina.

"Marco..." mi chiama Niall con aria interrogativa

"Andiamo da lei!" gli dico con un sorriso evidente e le lacrime agli occhi. Prendo allora i manici della sua carrozzina e inizio a spingerla lungo il vialetto a gran velocità, mentre quel coglione di Niall ride come un matto e io piango dalla gioia.

Mi sento davvero al settimo cielo: Luisa che si è svegliata e per di più sto spingendo la carrozzina di Niall Horan.

Mi sembra il giorno più bello della mia vita. Potrebbe esplodermi il cuore dalla felicità.

Luisa. Sto arrivando. Vedrai, quando ti sveglierai, chi avrai accanto a te!


Zayn

Stiamo salendo adesso sull'aereo che ci porterà a Dusseldorf. Mi siedo accanto al finestrino e Liam si mette accanto a me. Harry va in fondo, e non appena si siede, mette la sua borsa sul sedile accanto. Louis va nella fila dopo la nostra, più avanti di tutti.


Quel pomeriggio le parole di Louis sono state tutt'altro che rassicuranti. Erano le parole di uno che ne ha abbastanza di tutto e di tutti, e quando qualcuno parla così, è capace di ogni cosa. Non ho mai temuto Louis, anzi non ho mai temuto nessuno, ma in quel momento vedere il mio amico in quello stato mi ha fatto pensare.

"Non so darti tanti consigli, Louis. Ma ti prego solo di non fare cazzate"

Lui non mi ha risposto, anche se sapevo che aveva ben capito cosa volessi dire. Stavo per andarmene quando mi ha chiamato e mi ha chiesto di lasciare una lettera firmata col suo nome nella camera di Harry.

Non credo che quella lettera abbia risolto niente, visto che Louis e Harry per tutta la cena non si sono rivolti la mezza parola. Liam è arrivato con dieci minuti di ritardo a tavolo, e finché siamo stati in tre ero solo io che cercavo di iniziare una conversazione. Ma niente. Ho preferito non dare peso alla situazione. Le loro espressioni erano diverse. Louis era desolato, abbattuto, come se avesse fatto qualcosa di brutto e ne fosse il responsabile. Harry era arrabbiato, scontroso, come un cane bastonato. Sapevo bene cosa era successo, e avrei anche parlato loro di questa cosa, solo che è arrivato Liam, e i miei progetti sono andati in fumo.


E' passata quasi un'ora dal decollo dell'aereo. Liam stava dormendo con la testa appoggiata al sedile. Mi alzo per vedere cosa stanno facendo gli altri due. Harry sta ascoltanto la musica e guardando il telefono, non riesce a dormire. Louis sembra che stia dormendo, ma non voglio andare lì a rompergli. Lascio stare.

Mi risiedo e cerco di prendere sonno guardando fuori dal finestrino e vedo una miriade di piccole luci brillare nel buio profondo.

Sento una vibrazione. E' il telefono di Liam.

Do soltanto un occhiata e vedo che ha ricevuto un messaggio da un certo Robert D.P.


Hai tempo due settimane per darmi la tua conferma. Non mi deludere.







Buonasera lettori!

In primis voglio ringraziare con tutto il cuore i miei lettori. Un enorme bacio a tutti coloro che stanno leggendo la mia ff e a tutti coloro che hanno recensito. Davvero grazie mille.

Beh, il titolo di questo capitolo dice praticamente tutto: REVELATIONS.

Quando rivelazioni abbiamo in questo capitolo! Più di una. Partiamo dalla prima, quella che tutti stanno aspettando a gloria.

Liam si sta sentendo con un produttore discografico per diventare un solista. Ecco svelati tutti i segreti del nostro Liam. Non proprio una bella cosa. Che cosa farà? Accetterà il nostro Payne?

Seconda rivelazione: Louis non ha lasciato realmente Harry, ma Paul glielo ha ordinato. Questo sembra rassicuarvi, però Harry è molto arrabbiato e, nonostante riesca a smentire all'intervista, non vuole parlare assolutamente con Louis e strappa la lettera.

Terza rivelazione, o meglio terzo grande annuncio: Luisa si sta sveglando! La nostra protagonista finalmente torna tra noi. E ad aspettarla c'è proprio Niall Horan! Chi non vorrebbe un risveglio del genere?

E dulcis in fundo Zayn legge il messaggio di Liam. Ai ai! Cosa succederà? Ma, cosa più importante, che cosa tormenta davvero i nostri cinque ragazzi?

Un grandissimo bacio a tutti i miei lettori.

MIRCO



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Capitolo 6
*** AWAKE ***


6

AWAKE


Luisa

E' come se mi sentissi chiamare da qualcuno. O forse no. Anzi, un rumore fastidioso mi rimbomba la testa e diventa man mano sempre più forte. Come un ronzio di un'ape, lo squillo di un telefono. No, no. E' qualcosa di diverso. Sento piuttosto un qualcosa che si sta gonfiando e sarà destinato a esplodere. Ecco, ho capito cos'è! E' l'inizio della canzone. Sì, della canzone che ha aperto il concerto. Little White Lies. Però la canzone non inizia, sento solo crescere d'intensità il suono che c'è all'inizio. Sempre di più, sempre di più, quando improvvisamente apro lievemente le palpebre e una luce bianchissima mi riempie gli occhi.

Li chiudo subito e cerco di riaprirli più lentamente, sperando di non rimanere di nuovo fulminata.

La luce è sempre molto intensa, ma sento una mano che stringe forte la mia. Non riesco a girare lo sguardo per vedere chi possa essere, ma dai tanti anelli e braccialetti deve essere sicuramente mia madre.

Adesso sento anche la sua voce. Fioca, sottile e non capisco tutte le parole, solo dei pezzi, solo delle sillabe, solo alcune lettere. Sì, è proprio mia madre. E' qua con me in...in...

Dove mi trovo?

Facendo riferimento alla mascherina che porto sulla bocca e sul naso, si direbbe che sia in ospedale. E siccome ho un freddo atroce e sono nuda sotto un lenzuolo... sì, beh, sono proprio in ospedale. E mi sono sto svegliando, quindi stavo dormendo. Mi sento tutta intorpidita, come se mi avessero picchiato atrocemente. Solo adesso inizio a riprendere sensibilità e mi sento il naso tappato da un cerotto, non troppo grosso, ma decisamente fastidioso. Anche sulla fronte ho dei cerotti e uno anche sulla gamba sinistra. Adesso ricordo tutto.


Mi sono abbassata per riprendere il cappello che una fan dietro di me aveva fatto cadere. Appena piegata sulle ginocchia, ho sentito solo spinte, calci e botte. Avevo le scarpe in faccia che mi facevano venir voglia di vomitare, sentivo la terra addosso, e infine il dolore insopportabile dei calci nello stomaco. Ho provato a chiamare Marco, ma non sentiva, era girato. Non mi ricordo altro. Mi ricordo che dopo è stato solo buio.


Spalanco gli occhi e stringo la mano di mia madre. Sento che sta piangendo, di felicità, come ho fatto io il giorno del concerto che non so ancora quando sia stato di preciso: se ieri, se due giorni fa, se una settimana fa.

Sento che una mano mi sta togliendo delicatamente la mascherina dalla bocca.

"M-mamma" dico io con un filo di voce

"Oh. Tesoro. Come stai? Come... Come ti senti?"

"Bene, credo"

"Sono così felice che tu sia sveglia. O grazie al cielo, Lou" mi stringe la mano mia madre mentre si asciuga le lacrime dagli occhi.

Ho dormito così tanto? Ma a vedere dall'espressione di mia madre sembra proprio di sì. Spero non mi sia successo niente di grave.


Vedo avvicinarsi al lettino una figura vestita tutta di bianco. Sbatto le palpebre molto lentamente e le immagini si fanno più nitide e più chiare. E' il medico.

"Dottore, si è svegliata" fa mia madre ancora con le lacrime agli occhi e con una gioia nel cuore indescrivibile

"Vedo, signora" le sorride il dottore facendo il simpatico. Mi mette prima la mano sulla fronte, poi mi sente il polso e infine il battito del cuore. "Bene, molto bene"

"Che giorno è?" faccio io guardando dritto davanti a me

"E' il 30 giugno, tesoro" mi risponde mia madre

"Le venti in punto" aggiunge il dottore "Come ti senti, Luisa?"

"Strana" faccio aprendo solo leggermente le labbra. Sono davvero stanca, e faccio una fatica enorme a parlare e a scandire le parole. Richiudo gli occhi per qualche secondo e poi li riapro fissando sempre dritto davanti al medico.

"Dottore... come sta? Come mai non parla?" fa mia madre tutta agitata e impaurita

"Stia tranquilla, signora. Si è appena svegliata, è normale. E' chiaro che dovremo tenerla sotto controllo ancora per un po'. Per stanotte può restare qua con lei" queste parole la confortano e vedo sulla bocca di mia madre un grande sorriso.

Solo un pensiero si insinua nella testa e non mi permette di rilassarmi. Marco.

Giro leggermente la testa verso mia madre: "Dov'è Marco?"

"Marco sta bene, Lou. Adesso riposati, domani mattina verrà a trovarti"

"Ora no?"

"No, amore. Dopo le otto il reparto di rianimazione è chiuso agli ospiti"


Niall

Rido come un matto mentre Marco spinge la mia carrozzina lungo il vialetto del giardino.

"Dai, Niall, ci siamo quasi!" mi grida pieno di euforia mentre io apro le braccia per sentire il vento caldo di fine giugno corrermi lungo la pelle.

Non ho mai provato una sensazione così. Forse sono sempre abituato a un programma, sono sempre a corsa assieme ai ragazzi, non abbiamo mai del tempo per fare delle semplici cose, per fare tutto ciò che fanno dei ragazzi della nostra età. C'è sempre qualcosa che ce lo impedisce. Certo, la mia vita è straordinaria, sono sicuro che tutti la desidererebbero, eppure mi manca qualcosa, qualcosa di importante. Solo ultimamente ho riflettuto su questo, ed mi è sembrato strano pensare certe cose. Però adesso, in questo preciso momento, mentre un ragazzo sta spingendo a cento all'ora la mia carrozzina e sta urlando come un matto nel giardino di un ospedale, penso che non mi dispiacerebbe affatto staccarmi un po' dalla confusione degli stadi e immergermi in un mondo 'normale'.

Entriamo dentro e viaggiamo lungo i corridoi spediti mentre le infermiere si spostano sui lati e ci urlano di rallentare. Arriviamo al tanto atteso reparto: rianimazione.

Facciamo per entrare quando un medico da dietro ci chiama subito:

"Ehi, voi due"

Ci giriamo a rallentatore all'indietro sperando di non ricevere nessun richiamo

"Dove state andando?"

"La mia amica, Luisa, si è svegliata. Stiamo andando a trovarla" risponde Marco

"Capisco, ragazzi; ma il reparto di rianimazione chiude alle otto in punto. Domani mattina alle nove potrete tornare"

La faccia di Marco cambia immediatamente in un'espressione delusa e quasi arrabbiata.

"Perfavore, la prego, deve farci entrare" e la sua voce diventa ansiosa, potente, piena di energia "E' colpa mia se è là dentro, lei non può capire, io... la prego, dottore"

Gli metto la mano sul braccio per consolarlo e calmarlo, mentre il dottore ribadisce il no.

"Ritornate nelle vostre stanze. Subito"

Ce ne andiamo sconsolati, ma adesso non ho voglia di lasciare Marco da solo. So cosa voglia dire sentirsi in colpa e so anche cosa voglia dire vedere la propria amica in coma.

"Marco, andiamo a prenderci un caffè" gli propongo

"No, scusa, non ho voglia" risponde con l'aria di chi ha fallito tutti i suoi progetti

"Ma quando ti ricapita l'occasione di prendere un caffè con Niall Horan?" gli faccio io accennando un sorriso d'intesa. E lui non può fare a meno di accettare.


Marco, sedutosi su una sedia accanto alla macchinetta, rigira la paletta nel caffè, tenendo lo sguardo basso e un'aria davvero delusa. Mi avvicino a lui, finendo con un sorso il mio caffè.

"Da quanto conosci Luisa?"

Alza lo sguardo verso di me, sorridendo, perché non può fare a meno di sorridere dal momento che si trova a bere un caffè di una macchinetta, in un ospedale, con Niall Horan.

"Da quando andavamo all'asilo. Giocavamo sempre a fare i pirati; combattevamo con delle spade di plastica e io mi mettevo anche l'uncino alla mano. Poi abbiamo fatto sempre tutto insieme, come fratelli. Quando c'ero io, c'era anche lei. Non potevo sopportare l'idea di vederla su quel lettino, attaccata a dei fili, per colpa mia. Sono stato io che l'ho portata qua, sono stato io che le ho detto 'Lou, noi andremo a quel concerto!'"

Sono davvero profonde le parole che Marco ha appena detto, e dall'espressione che ha disegnata sul volto, capisco che sono vere. Anch'io voglio dirgli qualcosa:

"So che tutto questo ti sembrerà strano, beh, forse più che strano. Ma per qualche motivo sconosciuto, per qualche ragione nascosta, dalla prima volta che l'ho vista, quando gli infermieri l'hanno fatta scendere dall'ambulanza, ho sentito qualcosa dentro. Mi è sembrato quasi che il destino abbia voluto che lei finisse qua in ospedale e per di più che ci finissi anch'io. Perché in fondo se non si fosse fatta male, non mi sarei fatto male nemmeno io" e mentre così gli parlo, vedo che mi guarda come interessato, forse cercando di capire a che punto voglia arrivare, forse desideroso di ricominciare tutto da capo.

"Per questo ho bisogno di vederla. Non so, ma un'ansia mi perseguita, un qualcosa nella testa mi continua a tormentare e so che, finché non l'avrò guardata negli occhi, non starò in pace con me stesso. Lei non è come tutte le altre fan di questo mondo"

"Certo che no" fa Marco sorridendo

"Prendi!" gli dico io lanciandogli il bicchierino vuoto del caffè.

"Com'è vivere come vivi tu?" mi fa estasiato

"Forse dovrei chiederti io come sia la tua vita!" rispondo io

"La mia vita non è niente di che, è la vita di tutti. La scuola, il sabato sera con gli amici, il motorino e le cazzate della nostra età. Non c'è niente di eclatante. Tutto il contrario di quello che fai tu!"

"Non posso certo dire che mi manchi andare a scuola, ma non sono mai andato in motorino" gli rispondo io

"Vuoi scherzare?!" mi fa Marco con un'espressione troppo sorpresa

"No, ti giuro. Com'è?"

"Beh, Niall Horan, mi deludi" e scoppia a ridere mentre io lo esorto a parlare "E' una cosa fantastica, soprattutto con voi che cantate nelle cuffie"

"Un giorno lo proverò" e dico sul serio, mi piacerebbe sul serio sfrecciare per le strade accelerando con me stesso nelle cuffie. Deve essere semplice come cosa, però bella. E' una di quelle cose che non potrò mai fare probabilmente.

"Che strano, eh?!" fa lui contemplando il bicchierino che gli avevo appena tirato

"Cosa?"

"Questo. Io. Tu. Non avrei mai pensato di prendere un caffè con Niall Horan"

E scoppio a ridere mentre Marco alza gli occhi.

"Beh" rispondo io con un tono d'intesa "tutto grazie alla tua migliore amica"


Zayn

Mi alzo prestissimo. Alle sei e mezza sono già in piedi. Devo incontrare Perrie di nascosto.

Non mi faccio nemmeno una doccia, mi metto quello che trovo: una t-shirt, il giacchetto di jeans sopra, un paio di short e le vans. Esco sbattendo la porta e cercando di fare il minor rumore possibile.

Tiro su la cerniera della felpa che ho preso, indosso il cappuccio e gli occhiali da sole.

Uscendo dalla camera, penso di dire la cosa a Louis, visto che a qualcuno devo pur dire dove sono. Non ho voglia di dire niente a Liam. Dopo il messaggio che avevo letto ieri sera, sono rimasto come sconvolto; non voglio dire ferito, perché in fondo non so bene cosa volesse dire e nemmeno chi fosse quel Robert, ma ho dei brutti presentimenti. Fatto sta che stanotte, non appena arrivati in albergo, si è messo a letto senza dire una parola e io ho fatto lo stesso.

Busso alla camera di Louis parecchie volte.

"Louis" sussurro davanti alla porta "Louis, sono Zayn. Louis!"

Niente, non risponde: probabilmente dormirà. Non voglio certo disturbare Harry, quando ha i suoi momenti è inavvicinabile. Ma che me ne frega! Non dico niente a nessuno ed esco con Perrie.

Esco dal retro dell'albergo, visto che l'entrata principale alle sette di mattina è già colma di paparazzi. Avevo fatto chiamare un taxi e avevo detto all'autista di essere puntuale e di non tardare un minuto di più. Esco, salgo e il taxi parte a cento all'ora dritto all'albergo di Perrie.


Sto arrivando, love.


Mentre sono in taxi, le mando un messaggio per rassicurarla. E dopo due secondi mi risponde con un cuore.

Non vedo l'ora di stare con lei. Noi due da soli e basta. E' tanto che non ci vediamo, abbiamo poco tempo per stare insieme e non vorrei davvero che questo compromettesse il nostro rapporto. Sarebbe la peggior cosa che mi possa capitare.

"Tenga il resto" faccio all'autista dandogli cento euro, mentre esco come un razzo dal taxi ed entro nell'albergo.

Mi dirigo a destra, in un'enorme sala piena di tavolini e sopra ognuno un lampadario di cristallo. Mi fermo, do un'occhiata, ma non vedo nessuno. Torno alla reception e mi sento chiamare da una voce proveniente dalla scale:

"Zay!"

"Perrie!" mi giro di scatto e la vedo incappucciata come me ferma sull'enorme scalinata.

"Vieni, saliamo"

Mi precipito a corsa sulle scale, mentre mi tolgo gli occhiali e la felpa.


Quando sto con Perrie c'è qualcosa dentro di me che mi fa sentire diverso, più rilassato, libero da tutto e da tutti. E' come se potessi respirare dopo un lungo periodo passato in apnea. Un momento dove possa lasciarmi dietro i pensieri, i problemi, i vari casini.


Mi alzo dal letto rivestendomi. Sono quasi le nove e devo ritornare in albergo dai ragazzi. Se non mi trovano per la colazione, chiameranno Paul e non voglio farmi rimproverare.

"Devi proprio andare"

"Sì, love" mi giro verso di lei fermandomi a guardarla

"Forse un giorno riusciremo a stare insieme" mi fa girandosi dall'altra parte

"Sai bene che è la cosa che voglio di più a questo mondo. E sai anche che, non appena ho un'ora buca, sono da te. Oggi c'era il caso che tu eri qua a Dusseldorf e allora sono venuto subito da te. Come puoi dirmi così, Perrie?"

"Lascia stare"

"Nemmeno tu hai tutto questo tempo. Nemmeno tu ti puoi permettere di fare tutto quello che vuoi. Perché devi rimproverare me?"

"Non sto rimproverando nessuno! Ho solo detto..."

"Sai che mi fai stare male così"

"Non è certo per farti stare male che ti dico queste cose"

"Sembrerebbe di sì invece"

"E' solo che" e scuote la testa, come se volesse rimangiarsi ciò che ha appena detto, e so benissimo che le è venuto spontaneo dirlo, perché è quello che pensa. Perché è quello che penso anch'io. "E' solo che prima ci vedevamo di più, Zayn. Adesso il tour... e se ci stufiamo di questo aspettare?"

"Cosa dici?"

"Non lo so, Zayn"

"Come puoi dire così?!" il mio tono stava divenendo più grave e impetuoso "Lo sai cosa è successo! Niall è in ospedale con una gamba ingessata, il tour non è stato rinviato e siamo in quattro"

"Lo so, Zayn, ma questo..."

"Ma non sai tante altre cose, Perrie!

"Che cosa non so? Dimmele allora. Dimmi cos'è che non so!"

"Ti sto semplicemente dicendo che non è un periodo facile per me, per il gruppo. E io mi alzo anche alle sei e vengo da te e tu cosa fai? Tu mi dici che questo non ti basta più"

Si gira, tenendosi la coperta legata al petto, e abbassa la testa guardando la moquette. Vado dietro a lei e le tocco le mani con le mie, avvicino il mio corpo al suo. E accosto la mia bocca al suo collo.

"Cos'è che non so, Zayn?" mi fa preoccupata, ma più rassicurata

"No, niente. Non voglio farti preoccupare per niente. E' solo un brutto momento..."

Si gira guardandomi dritta negli occhi e so che sta aspettando una risposta.

"So solo che le cose nella nostra band non stanno andando a gonfie vele. Anzi, proprio per niente"

"I soliti momenti difficili per tutti i gruppi, Zayn. Non sono certo queste le cose che ti fanno preoccupare!"

"Invece sì, Perrie. Harry e Louis che non si parlano per niente, Niall in ospedale, Liam che fa il misterioso e che riceve strani messaggi. E' questo lo spirito di una band? Dimmelo Perrie? Voi vi comportate così?"

Distoglie lo sguardo dal mio, ma io con la mano delicatamente le giro il volto in direzione del mio.

"Dimmelo, Perrie"

"No, Zayn. Noi non siamo così" e la sua voce è come afflitta, lievemente affranta, come se mi volesse dire qualcosa, ma preferisce tacere.

"Sono sicura che tutto si aggiusterà. Vi serve del tempo e basta" e, dopo avermi dato un bacio sulle labbra, si dirige nel bagno chiudendo la porta dietro di sé.


Harry

Stanotte siamo atterrati alle undici in punto e quando siamo arrivati all'albergo mi sono diretto subito in camera. Prima di entrare, nel chiudere la porta, vedo Louis aprire la porta di fronte alla mia. Lascio andare un sentito sospiro e poso lo zaino che portavo sulle spalle.

Il pensiero di quella lettera strappata e ridotta in minuscoli pezzettini mi angustiava, ma la cosa che davvero mi metteva agitazione e non mi lasciava in pace nemmeno per un secondo è il contenuto di quella lettera.

Solo dopo averla distrutta il desiderio di sapere ciò che vi era scritto mi ha invaso violentemente.

Eppure adesso l'unico modo per saperlo era parlare con lui, con Louis Tomlinson.

Mi sdraio sul letto e poso il telefono accanto al mio.

Sono veramente stanco, ma non riesco a dormire. Come al solito mi piace tenere aperte le imposte delle finestre per vedere le luci delle grandi città illuminare il buio della notte. In qualche modo mi conforta, non mi fa sentire solo, come in quel momento purtroppo ero.

Mi tolgo le scarpe, la maglia, i pantaloni e resto in mutande. Prendo il telefono e vedo che mi è arrivato un messaggio.


Per quanto ancora hai intenzione di non parlarmi?


Louis. I messaggi di Louis erano quelli che mi riempivano di una forza incredibile, e allo stesso tempo mi demolivano come una palla d'abbattimento. Decido di rispondergli con sufficienza.


Hai bisogno di tempo. E io te lo sto dando.


Non hai letto la lettera, vero?


E dopo aver letto il suo messaggio di risposta, una vampata di calore mi investe dalle gambe al cervello. Che cosa conteneva quella lettera? Vorrei davvero saperlo, ma se glielo chiedessi così spudoratamente, mi abbasserei, e io sono orgoglioso, io sono cocciuto, io sono un testardo che ha perso la testa per Louis Tomlinson.


Hai letto o no la lettera che ti ho lasciato sul letto?


Mi invia un secondo messaggio, visto che non gli ho risposto al primo. Come mai il signor Tomlinson si stava agitando per una semplice lettera? Decido di non rispondergli più, qualunque cosa voglia scrivermi.

Passano cinque minuti circa da quando ho letto il suo messaggio, che sento dei colpi alla porta.

"Harry, apri questa porta"

E' Louis. Lascio andare anche stavolta un sospiro e rispondo un chiaro no.

"Harry, perfavore, apri questa porta. Devo parlarti"

"No. Vai nella tua stanza a riflettere, Tomlinson!"

"Porca puttana, Harry. Apri questa porta o la butto giù"

Mi alzo dal letto, mi dirigo verso l'entrata della stanza e poggiandomi sulla porta domando:

"Cosa vuoi?"

"Devo parlarti, Harry" la sua voce è così bella, così dolce. E io, come un cretino, mi sciolgo ad ascoltarla.

Non ce l'ho mai fatta davanti a Louis e so che non ci riuscirò mai.

Nella vita si incontrano tante persone, e con alcune stabilisci dei rapporti davvero speciali. Ma ci sarà sempre quella persona che ti farà rimanere inerme solo per il modo in cui cammina, solo per il modo in cui apre e chiude la bocca, solo per il modo in cui pronuncia il tuo nome. E davanti a quella persona tu non puoi fare altro che arrenderti, alzare la bandiera bianca e dichiararti vinto.

Louis Tomlinson era quella persona.


Giro la chiave, abbasso la maniglia e i miei occhi vedono la persona più bella di tutta la Terra.

"Posso entrare?" mi chiede mordendosi le labbra con i denti

Sì, entra Louis. Resta anche tutta la notte.

"Sarebbe meglio di no"

"Era tutta una messa in scena, Harry. Non ho mai pensato quelle cose"

"Di cosa parli?"

"Del fatto che abbiamo bisogno di tempo, che non possiamo stare insieme" e si avvicina verso di me "Quelle cazzate che ti ho raccontato ieri"

Non capisco che cosa mi voglia dire. Perché erano cazzate?

"Paul mi ha fatto dire quelle cose. Ha pensato che, se noi due non stessimo più insieme, sicuramente tu avresti smentito. Era un modo per farti dire la verità"

I miei occhi si spalancano immediatamente e mi sento cadere prima le braccia e poi anche le gambe.

Erano tutte cazzate.

"Avevo scritto tutto nella lettera, ma tu..." e vedendo che stavo iniziando a piangere con la mano davanti agli occhi entra nella stanza chiudendo la porta "Harry..."

"Louis, non sai quanto mi dispiace" e, mettendogli le mani attorno al collo, inizio a piangere sul suo petto, mentre sento le sue braccia sostenermi.

"Harry, non sai quanto dispiace a me!"

Mi alzo su, senza asciugarmi le lacrime che cadevano lungo le guance e tiro su con il naso.

"Che cazzo dici? Non è colpa tua, Lou! Sono uno stronzo. Un vero stronzo"

Non ho il tempo di continuare a parlare, che sento la sua lingua dentro la mia bocca. Sento il sapore delle mie lacrime assieme al sapore delle sue labbra. Mi prende il capelli con le mani, mentre io mi stacco dalla parete.

"Perdonami, Louis. Perdonami"

"Perdonami tu, Harry"

Inizia a baciarmi il petto scendendo verso il basso e poi sempre più giù, finché sento la sua lingua e la sua bocca così forte che non posso non dirgli di continuare.

Di continuare a farci del male, di continuare a ferirci con il coltello più affilato. E il giorno dopo ci lecchiamo le ferite ancora aperte, non rimarginabili, doloranti, che ci spingeranno ancora una volta a graffiarci la pelle.

Noi siamo fatti così. Guerra e amore. Amore e guerra. Mentre facevamo l'amore, facevamo anche la guerra.


Marco

Ieri sera sono andato a dormire a mezzanotte. Sono rimasto a parlare con Niall nel corridoio dell'ospedale. Ogni tanto passava qualche infermiere che ci invitava ad andare in camera, ma noi restavamo lì.

Era strano parlare con Niall Horan delle tue scorrazzate in motorino, delle tue forche a scuola, delle serate n discoteca. Io dicevo sempre che, se un giorno avrei parlato con qualcuno dei ragazzi, avrei riempiti loro di domande. Eppure non è andata così. Anzi, è stato proprio lui che mi faceva una domanda dietro l'altra. Era come se volesse sapere tutto della mia vita, che, diciamolo, è una vita come tutte le altre semplici vite di un ragazzo di diciassette anni.

Ma lui era interessato, voleva sapere tutto, persino le cose che faceva già. Non avrei mai pensato di conoscere il Niall Horan che avevo conosciuto ieri. Pensavo piuttosto a uno con la testa montata che si dà così tante arie da fregarsene della tua vita da plebeo.

E poi cosa aveva detto di Luisa! A un certo punto ho persino creduto che la conoscesse meglio di me!

"E' davvero bella tua amica. Ha dei capelli stupendi" mi ha fatto all'improvviso

"Pensa che lei non li sopporta"

"Secondo te, domani, quando mi vedrà, si prenderà un colpo?"

"Spero di no!" e abbiamo cominciato a ridere entrambi come due matti

Proprio mentre rientravo nella mia stanza e mi infilavo dentro lo scomodo lettino d'ospedale, un pensiero mi è balenato in testa: quel Niall Horan mi pareva più un ragazzo come me piuttosto che... piuttosto che Niall Horan.


Sono le nove in punto. Ho tenuto d'occhio l'orologio fino ad ora e in certi momenti in cui mi prendeva l'ansia, scandivo addirittura i secondi che passavano. Io e Niall abbiamo deciso che, non appena fossero state le nove in punto, lo sarei passato a prendere. Mi dirigo in ortopedia e lo trovo lì fuori con gli occhiali da sole sugli occhi e un lattina di fanta in mano.

"Pronto, Niall?"

E mi risponde con il gesto che i soldati fanno al maresciallo della caserma.

Sempre spingendo la carrozzina, partiamo a corsa verso rianimazione. Entriamo cautamente.

Varcata quella porta, il mio cuore inizia a battere e a ogni passo sembra aumentare.

Luisa. Ci sono quasi.

Eccoci. Siamo davanti alla stanza in cui stava l'altro giorno. Fermo la carrozzina di Niall da una parte e gli faccio segno di aspettare. Vedo che anche lui è assai nervoso.

Vado verso il vetro della stanza e per fortuna le tendine sono state tirate su. Mi avvicino con il volto e la vedo. Sì, è proprio lei, appoggiato a due cuscini che sta sorridendo a sua madre. Il mio cuore potrebbe esplodere da un momento all'altro, e mi verrebbe da urlare.

"Allora?" mi fa Niall sussurrando da dietro

"E' sveglia" gli rispondo con un sorriso a trentadue denti. E vedo che anche lui mostra un sorrisone "Entro prima io e poi ti chiamo, ok?"

Alza il pollice di entrambe le mani e annuisce scuotendo il capo.

Vedrai, Lou, che sorpresa!

"Posso entrare?" faccio aprendo la porta della stanza

"Ommioddio. Marco!" fa lei sorridendo e mettendosi la mano sul petto

"Lou!" corro subito sul lettino e le stringo la mano

"Dai, abbracciami!" e la stringo a me.

Vedo che ha un viso pallido, le sue mani sono bianchissime. Però aveva ragione Niall: i suoi capelli sono sempre bellissimi.

"Come stai?" le faccio io continuando a sorridere

"Vi lascio soli" fa sua madre uscendo

"Sto meglio. Mi hanno detto che è successo. Non so come ringraziarti, Marco!" mi si rivolge con voce melliflua

"Ringraziarmi di che? Anzi dovrei piuttosto chiederti scusa..."

Mi zittisce con un lieve 'sh'. "Non pensiamo più a quel concerto. Ho voglia di tornare a casa, di continuare a vivere la nostra estate. Dobbiamo fare ancora un monte di cose"

"Hai ragione" le faccio scompigliandole i capelli e accennando un occhiolino "Però prima c'è una persona che vorrebbe vederti"

"Le mie amiche?" mi fa subito estasiata

"Non proprio" e dal vetro faccio segno a Niall di entrare.

La porta si apre, una carrozzina entra nella stanza e sopra c'è proprio Niall Horan. Mi giro subito verso Luisa e la sua bocca è spalancata, le sue pupille dilatate, le sue mani stanno tremando.










Un grandissimo saluto a tutti!

Scusate per il ritardo. Come al solito ho avuto da fare un po' a scuola ultimamente, ma non ho assolutamente tralasciato la nostra fanfiction.

La nostra Lou si è svegliata! Il momento che tutti stavamo aspettando!

Marco e Niall si dirigono verso il reparto, ma scoprono che è chiuso e che possono entrare solo domani mattina. Iniziano quindi a parlare e il nostro Niall è curiosissimo di sapere come possa essere la vita di Marco. Restano a parlare per quasi tutta la notte.

Zayn e Perrie. Ai ai ai! Piccola crepa in questo rapporto. Ancora una volta la colpa ricade sulla band dei ragazzi. Dal dialogo dei due innamorati, sembra che anche Perrie sia preoccupata per questa cosa. Cosa succederà tra i due?

Ed ecco i tanto attesi Larry. Finalmente chiariscono, ma lo sfogo che hanno avuto nel capitolo precedente torna a farsi sentire dentro di loro. Cosa accadrà allora?

E alla fine la nostra Lou che vede entrare nella sua stanza Niall Horan su una carrozzina. Beh, diciamolo, è già tanto se non è morta lì sul momento. Cosa farà Luisa? E cosa farà il nostro Niall? E Marco?

La nostra storia è appena cominciata, ma già vediamo le crepe che si stanno formando e molto presto ne vedremo altre.


Rivolgo un affettuosissimo grazie a tutti coloro che stanno leggendo la mia storia e a tutti coloro che stanno recensendo. Davvero grazie mille.

Un bacio.

MIRCO


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E seguite anche la mostra protagonista Luisa: https://twitter.com/lubarde

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Capitolo 7
*** MEET ***


6

MEET


Harry

E' il primo di luglio. Un caldo insopportabile fa bruciare l'asfalto delle strade e dei marciapiedi. Sto mangiando un gelato al bar dell'albergo: cioccolato e fragola, i miei gusti preferiti. Pur essendo le otto del mattino, fuori dell'albergo ci sono centinaia di fan. E' impressionante.

Mi sono alzato alle sei: volevo fare due passi. Ho camminato un po' per le strade attraverso Dusseldorf. La città era ancora addormentata, non c'era anima viva, e ho potuto respirare quell'aria che era da tempo che non riuscivo a respirare. Le fresche mattine tedesche di luglio, il profumo del pane e delle brioche dalle panetterie, l'odore del verde mischiato a quello delle auto. Tutto diverso dal casino dei concerti.

Non volevo più stare in camera con Louis. Solo per il fatto che avevo bisogno di pensare un po'. Mi piace delle volte isolarmi da tutto e da tutti e riflettere solo con me stesso, senza essere condizionato dal parere di nessuno.

Ancora una volta abbiamo dormito insieme. Ancora una volta mi sono alzato per primo. Ancora una volta ho capito cosa voglia dire amare e quanto faccia male.


Erano quasi le tre quando Louis mi ha chiamato e io mi sono girato verso di lui, perché anch'io ero sveglio.

"Non dormi, Haz?" mi ha sussurrato

"Nemmeno tu, vedo" gli ho risposto

Sorride e accenna un occhiolino.

"Ieri è successo un casino" mi ha fatto scuotendo la testa

"Decisamente"

"Non voglio che litighiamo per cazzate. Soprattutto per una merda d'intervista"

"Chissà quante ce ne saranno ancora..."

"Spero di no" mi ha detto con aria quasi rassegnata, come se quello che stesse dicendo fosse davvero una bugia. Mi scompiglia i capelli con il suo solito modo di fare.

"Pensi che domani sera il fatto che canteremo senza Niall possa cambiare qualcosa?" gli ho chiesto perplesso

"Può darsi. Ma ormai..." mi ha risposto alludendo a qualcosa che io conoscevo benissimo

"Ormai tentiamo. Siamo qua!" ho cercato di evitare quell'argomento anche se è stato un tentativo inutile

"No, intendevo: mi sembra che tra di noi ci sia qualche crepa. Non ti sembra, Harry?"

Ho abbassato lo sguardo.

"Forse sì, ma..."

"Liam che parla al telefono di nascosto da noi e poi ti dà un pugno, Zayn che fa sempre più il riservato. Prima parlavamo di più"

"Il tour ci stanca, Lou"

"Il tour è iniziato da più di due mesi, Harry. Se siamo già stanchi, allora come potremmo arrivare a ottobre?"

"Siamo stanchi di tutto, Lou. Non del tour. Mi sembra proprio che ognuno di noi abbia cose più importanti da fare che pensare agli One Direction. Guarda Liam, guarda Zayn..." mi ha interrotto dicendo ciò che non avrei mai voluto sentire

"...guarda noi" mi ha fatto sbattendo sbattendo le palpebre "l'unico che davvero ha dato tutto per gli One Direction era Niall. Adesso mi sembra che stia crollando tutto"

Era brutto da sentirlo dire, ma era ancora più brutto sapere che era vero. Ed era vero. Sbuffando, mi sono messo supino con il volto rivolto verso il lampadario. Louis si è avvicinato a me, mi ha cinto il petto con il braccio sinistro e poggiato il viso accanto al mio volto. Sentivo il suo respiro sul viso.

"Siamo deboli, Harry. Spesso non sappiamo cosa fare, annaspiamo tra le onde, cerchiamo affannosamente un'isola su cui approdare. Nuotiamo, nuotiamo e poi chi può nuota, chi non può annega"

"E noi cosa faremo, Lou?"

"Noi siamo in due, Harold. E in due ci si salva sempre"


Luisa

Capelli biondi, rayban, la felpa, un sorriso imbattibile. Quello davanti a me è Niall Horan.

Mi giro verso Marco mentre il mio respiro si fa agitato. Inspiro ed espiro a sbalzi.

"Marco. Quello è Niall?"

Spero vivamente che non sia così. Non so per quale motivo stavo sperando che non fosse il mio idolo, ma adesso, trovandomelo faccia a faccia, mi sentivo troppo agitata, troppo instabile.

Marco mi fa sì con la testa sorridendomi.

Niall è come paralizzato sulla carrozzina, non si muove dal punto in cui si è fermato e mi fissa spesso socchiudendo le palpebre, come se volesse capire tutto di me.

Io scoppio a piangere. E non so spiegare il perché. Non riesco nemmeno a capire se quelle lacrime siano di gioia o di tristezza. E per di più non riesco nemmeno a fermarmi.

Sento una mano toccare da sopra il lenzuolo la mia gamba.

Questa non è la mano di Marco.

Solo in questo momento smetto di lacrimare, tolgo la testa dalle mani e vedo che Niall Horan è venuto accanto al mio letto e mi sta sorridendo.

"Ciao Luisa" mi fa dolcemente e tranquillamente facendo il gesto del saluto

Io lo guardo perplessa, non credendo a niente, pensando che a momento mi sarei svegliata da un sogno bellissimo. Questa è la stessa sensazioni che spesso proviamo nei sogni, nei sogni belli, quando tu sai che si tratta di un sogno e non vorresti mai svegliarti.

"Scusa se piango. Io...io non...io sono così felice di vederti" e mi asciugo le lacrime dagli occhi poggiando le mani tremanti sulle gambe.

"Anch'io sono felice di vederti, Luisa. Sai, quando mi hanno sceso dall'ambulanza la notte del 29 giugno, ti ho vista sulla barella. Anzi ho visto solo i tuoi bellissimi capelli"

Stavo per avere un arresto cardiaco.

Niall Horan mi sta dicendo che i miei capelli sono bellissimi, che è felice di vedermi e per di più tiene la sua mano sulla mia gamba.

"Oddio" faccio guardando ora Niall ora Marco "ditemi che è un sogno!"

Niall scoppia a ridere.

Merda! La sua risata, lì, davanti a me. Sono al settimo cielo, così estasiata che non posso non piangere.

"Ei, non piangere" mi si rivolge Niall "ti ho portato questi"

Tira fuori da dietro la carrozzina un pacchetto di cioccolatini incartato e rilegato con un fiocco.

"Ommioddio! Grazie" e guardo Marco stupefatta mentre lui continua a sorridere guardando quella scena

"Se non ti fossi fatta male tu, io non sarei qua. La mia auto ha fatto un incidente con la tua ambulanza"

In questo momento capisco come mai Niall si trovi in ospedale.

L'auto di Niall aveva picchiato contro la mia.

"Posso abbracciarti?" gli faccio cercando di nascondere le lacrime e di sorridere

"Certo vieni qua"

Giuro che questo è il momento più bello di tutta la mia vita.


Niall

Sento i suoi capelli ricci sulla mia pelle. E' così dolce lei! Non appena mi ha visto è iniziata a piangere, e poi si è scusata. Non ha fatto la pazza indemoniata. Non mi ha assalito di domande, di urla e di richieste di autografi.

Lei è così semplice e bella che, quando ha iniziato a piangere, non ho potuto non andare là da lei. Mi è come venuto spontaneo cercare di consolarla. Come mi era venuto spontaneo comprarle i cioccolatini.

E' strano, ma qualcosa d'inspiegabile mi dice che lei è diversa dalle altre, che lei è unica.

Noto che ancora non si è calmata. Sento le sue mani tremare e il suo respiro non ancora tranquillo.

"Esco. C'è mia madre che mi vuole" fa Marco alzandosi dalla sedia

"Marco!" gli dice Luisa "dopo torni, vero?"

"Certo!" gli risponde lui

"Tu e Marco avete un bel rapporto" gli faccio sorridendo

Lei continua a fissarmi con il sorriso sul volto, continua a guardare ogni parte della mia faccia.

"Non riesco ancora a credere che tu... che tu sia qui. Oddio oddio!" e si mette le mani tra la faccia.

Poi si getta sul cuscino con la testa e scoppia in una risata. Si era ripresa!

Improvvisamente si alza su spaventata, come se si fosse ricordata di un particolare.

"Ma tu? Il tour?"

"Ei, tranquilla. I ragazzi continueranno anche senza di me. Quando avrò finito la riabilitazione potrò tornare con loro" gli sorrido e lei ricambia. Ed è tutto così: finisco di parlare e lei non può non sorridermi.

Ma anch'io sono davvero felice. Ho finalmente incontrato quella famosa ragazza di cui nessuno sapeva niente. L'ho abbracciata, abbiamo scambiato due parole e mille sorrisi. In fondo, in questo momento, mi sembra che sia lei il mio idolo e che io sia il suo più grande ammiratore.

"Sono davvero felice che tu sia sveglia, che tu stia bene e che presto tu possa tornare a casa. Non potevo sopportare l'idea di vederti addormentata su un lettino" gli dico

E lei resta immobile, senza sapere cosa dire, cosa fare. E mi sento così a disagio che decido di fare quella cosa alla quale ho pensato prima insieme a Marco.

"Aspetta qua" le faccio alzando la mano destra, mentre Luisa spalanca gli occhi arrossendo e sorridendo

Esco dalla porta e dopo due secondi rientro subito con in mano la mia chitarra. Vedo i suoi occhi brillare e mi sembra di sentire da qua il suo cuore battere.

Mi è venuto spontaneo farlo, come se quella canzone fosse in qualche modo sua. Come se lei fosse quella ragazza di cui parla la canzone. Lei non ha bisogno di trucchi, lei è perfetta così com'è.


You're insecure
Don't know what for
You're turning heads when you walk through the do-o-or
Don't need make up
To cover up
Being the way that you are is en-o-ough

Everyone else in the room can see it
Everyone else but you
Baby you light up my world like nobody else

The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But when you smile at the ground

it ain't hard to tell
You don't know oh-oh
You don't know you're beautiful


Luisa

Mi ha appena cantato What makes you beautiful. Con la sua chitarra. Se avessi in mano l'iphone e potessi fare un tweet, scriverei: posso morire felice.

Il mondo è davanti a me, quella persona che ho visto solo nelle foto, che ieri l'altro sera avevo visto su quel palco, quella persona che non sapeva minimamente chi fossi, era lì accanto al mio letto, che mi stava suonando e cantando una canzone. E solo per un secondo mi sfiora il pensiero che quel Niall che avevo sempre immaginato sia completamente diverso dal Niall che è davanti a me. Solo per un attimo mi viene da pensare che tra me e lui non ci sia poi tanta differenza. Ma è solo un attimo e poi sono lacrime.

"Non dirmi che non ti è piaciuta!" mi dice facendo il broncio

"Tutto il contrario. Non mi sembra vero! Tu che mi canti questa canzone... E' uno scherzo! Mi stanno facendo questo per inserirlo in un vostro nuovo DVD!" dico preoccupata smettendo di piangere e guardo verso la porta per scovare qualche telecamera nascosta

"Non so di che parli..."

"Ti hanno ingessato la gamba per finta e poi ti hanno mandato qua. Se è così non è affatto divertente" inizio ad agitarmi e con la mano destra prendo le coperte e mi scopro tutta "adesso vedranno..."

Faccio per scendere dal letto, posizionando le gambe leggermente fuori, ma inciampo nel comodino. In meno di mezzo secondo mi ritrovo nelle sue braccia, appoggiata sulle sue gambe, faccia contro faccia.

Deglutisco e trattengo il respiro. Vedo i suoi occhi da vicino, i suoi capelli biondi spettinati, gli osservo ogni particolare del suo viso, come lui fa con me. Com'era bello!

"Presa" mi fa dolcemente prendendomi una ciocca di capelli e mettendoli dietro la schiena per far vedere il viso

"Gr-gra-grazie"

"Non c'è nessuna telecamera dietro la porta, se davvero ti interessa. Volevo soltanto vederti, conoscerti, sapere chi fosse la ragazza che portava quell'ambulanza. Volevo solo questo..." mi alzo dalle sue gambe e mi allontano leggermente da lui "Ma voi fan non riuscite a pensare ad altro"

Quelle parole mi buttano giù in un modo terribile.

Non è vero Niall! Non è vero che sono uguale a tutte quelle indemoniate.

"Vabbè, me ne vado. Ciao Luisa, è stato un piacere!" con aria scocciata mi volta le spalle e si dirige verso la porta della stanza

Che ho fatto! Merda! Niall, aspetta!

"Aspetta, Niall!" gli urlo con il fiatone sempre restando ferma

Vedo la carrozzina fermarsi, vedo il suo sorriso farsi largo sul suo volto, vedo che torna verso di me.

"Io non sono come tutte le altre. Non voglio che tu pensa... Io... Mi sembra solo tutto strano"

Non faccio in tempo a finire la frase che lui si alza dalla carrozzina reggendosi sui manici e mi dà un bacio sulla guancia.

"Lo so che non sei come le altre, Luisa" e con un occhiolino si risiede mentre io, dopo quel piccolo bacio, potrei anche correre nella maratona di New York.

Niall Horan mi ha appena dato un bacio.


Si sente la suoneria di un telefono. E' il suo. Mi guarda imbarazzato, come se stesse a scuola e gli fosse partita una chiamata per sbaglio.

Tutto mi fa impazzire di lui, persino il modo in cui prende il telefono dalla tasca dei pantaloni.

"Paul!"

"Niall. Dove cazzo sei? Sono nella tua stanza, ma non c'è ombra di te!"

"Ops! Nulla, nulla. Arrivo subito"


"Ei. Scusa, devo correre. Cioè..." e con un sorriso capisce che ha appena detto una cazzata "devo raggiungere Paul nella mia stanza. Vorrà dirmi qualcosa"

"Ok..."

Fa per dirigersi verso la porta, esce per mezzo secondo e poi rientrando mi dice:

"Torno dopo"


Niall

Con grande forza nelle braccia, faccio girare velocemente le ruote della carrozzina lungo i corridoi dell'ospedale. Corro, corro, corro. Mi sento al settimo cielo solo per averla appena incontrata.

Nessuna ragazza mai mi ha fatto quell'effetto, nessuna serata con i miei amici mi ha mai fatto sentire così forte ed entusiasta. Mi sento addosso una forza incredibile che spaccherei il mondo.

Ho voglia di fare ogni cosa con lei: voglio portarla a cena fuori, voglio portarla ai miei concerti, ah sì, e voglio portarla anche in motorino, come fa Marco.

Passo dal reparto di Marco e lo trovo lì, seduto sulle panchine nel corridoio con la testa bassa.

"Marco! Marco" gli urlo avvicinandomi a lui, mentre alza la testa per vedere chi lo sta chiamando "Luisa è fantastica. E' bellissima. Ha pianto per un po', ma poi le ho suonato..." mi accorgo del suo viso attonito, della sua aria affranta, vedo che non è lo stesso Marco che mi ha preso la carrozzina l'altro giorno e mi ha portato da Luisa "Marco, che hai?"

"Mi rimandano, Niall. Torno a casa"

"Wow" faccio io "e non sei contento?"

"No che non sono contento! Luisa è ancora qua e io non voglio tornare senza di lei! Chissà quanti analisi ancora dovrà fare!" e gira la testa dalla parte opposta a dove sono io

"Capisco" faccio anch'io abbassando gli occhi "quando te ne vai?"

"Stasera, Niall"

E' una cosa bellissima uscire da un ospedale, ritornare alla vita e non sentire più l'odore insopportabile delle medicine, ma adesso capisco che cosa voglia dire lasciare lì la propria migliore amica.

"Tu, Niall. Che giri?"

"Mi ha chiamato Paul e mi ha detto di venire nella mia stanza. Non so cosa deve dirmi"

E vedendo che non ha una gran voglia di parlare, lo saluto e mi avvicino a ortopedia.


"Finalmente! Si può sapere dov'eri?" mi si rivolge Paul quasi preoccupato

"A prendere qualcosa da bere" non voglio dirgli che ho conosciuto la "famosa" ragazza

Si alza dal letto e venendomi incontro mi dice:

"Niall, ho una notizia bellissima!"

"Davvero? Di che si tratta Paul?" il sorriso si è già dipinto sulla mia faccia

"Apri tu stesso" e porge una lettera che aveva scritto il primario in persona

"Il primario? E' successo qualcosa di grave?" faccio a Paul perplesso e incredulo di ciò che avrei letto

"E leggi!" mi incita ad aprire

Strappo la carta della busta e inizio a leggere.


...e con la presente la informiamo che oggi stesso, lunedì 1 luglio 2014, potrà lasciare l'ospedale *** e iniziare la riabilitazione nella casa di cura più vicina al suo luogo di residenza...


La mia espressione si fa cupa e triste. Guardo prima la lettera e poi Paul e alterno gli sguardi. Prima verso di lui, poi verso quel maledetto foglio.

"Niall? Perché quella faccia? Hai letto bene? Guarda che ti rimandano!"

Non dico niente e continua a fissare quelle parole. Allegato alla dichiarazione c'è anche un certificato dell'ospedale che dovrei mostrare al mio medico.

"Niall?!"

"Paul io non voglio andarmene!"

"Si può sapere che cazzo dici?!" mi dice con tono alterato

"Hai capito benissimo. Voglio fare la riabilitazione qua, a Milano"

Paul salta su come se l'avessi rivolto la peggiore offesa.

"Che cosa ti salta in mente? Avanti, cos'è successo adesso? Cos'è questa storia che non vuoi lasciare Milano?"

"Voglio stare qua per un po'. Farò qua la riabilitazione"

"Non ci pensare nemmeno. E' fuori discu..."

"E invece starò qua a Milano!" stavolta è il mio di toni ad essere alto "ho diciotto anni o sbaglio? Posso decidere cosa fare o sbaglio?"

"Voglio ricordarti che tu e anche quegli altri quattro siete sotto la responsabilità della Modest e..."

"Fanculo la Modest! Fanculo le responsabilità! In questo momento è la cosa che meno m'importa!"

Paul si fa sempre più angosciato e dubbioso. Non sa proprio come gestire questa situazione.

"Ma che vi passa a tutti per la testa ultimamente? Louis e Harry che escono mano nella mano e fanno il peggior casino, Liam che è sempre sulle sue, tu che vuoi restare a Milano!"

La mia espressione resta ferma e impassibile, senza mostrare minimo turbamento.

"Per quanto hai intenzione di stare qua a Milano?" fa Paul sbuffando

"Solo il tempo della riabilitazione. Poi voglio tornare con i ragazzi"

"Ma..."

"Gli alberghi non vedranno l'ora di ospitarmi. E anche tutta Milano. Sarà come un periodo di vacanza prolungato"

"Io non so più cosa fare..."

"Tu non devi fare niente, Paul. Ho già deciso"

Sono più che convinto di restare a Milano. Voglio vedere Luisa tutti i santi giorni, voglio suonarle tutti i giorni la chitarra e voglio vederla sorridere. Sì, è quello che farò.














Salve salve salve a tutti!

Scusate per l'attesa, ma la scuola mi prende tantissimo tempo e in questa settimana sono stato impegnatissimo.

Ecco il nostro settimo capitolo. Ho riflettuto molto sul titolo, e alla fine ho scelto quello che mi sembrava più appropriato.

Non è un capitolo particolarmente dinamico, anzi è piuttosto statico e sono molti dialoghi. Non voglio certo annoiarvi, ma tutto ciò è funzionale alla nostra storia. Infatti questo è il capitolo che tutti stiamo aspettando: Niall che incontra Luisa. Beh, diciamo che all'inizio sono pianti e sono lacrime, ma poi dopo la canzone il cuore della nostra protagonista si scioglie. Ed anche il nostro Niall è davvero felice di aver incontrato quella "famosa" ragazza tanto desiderata.

Brutte notizie per Marco che viene rimandato, mentre Niall decide di restare a Milano, naturalmente per Luisa!

Ah quasi dimenticavo! I nostri Larry! Non è stato un gran momento, ma l'importante p che si siano riappacificati, anche se già si iniziano a vedere i punti di debolezza di questa band.


Ringrazio di cuore tutti i miei lettori. Un grosso bacio.

MIRCO

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Capitolo 8
*** RESOLUTIONS ***


8

RESOLUTIONS


Louis

Per essere il due luglio la mattina è ancora fresca. Ho preso il giacchetto di jeans dall'armadio e me lo sono infilato prima di uscire dall'albergo. Sento anche la lieve brezza del mattino pungermi le caviglie scoperte, ma il sole si sta alzando nel cielo.

Devo vedere Eleanor.

Ormai è diventato una routine, un qualcosa a cui devo abituarmi e a cui ormai non faccio più caso. Così vuole Paul, così vuole Preston, così vuole la Modest. E così devo fare io. Ho lasciato Harry nel letto mentre stava abbracciando un cuscino e mi sono diretto all'albergo di El.

Tanto andrà a finire come tutte le volte. Staremo un po' in camera, io e lei, mentre i paparazzi man mano si affolleranno davanti all'entrata. Lei si truccherà, selezionerà gli smalti da tenere e quelli da buttare, guarderà le app di moda per decidere cosa comprare oggi. Io guarderò la televisione, giocherò un po' alla play e infine metterò un po' di musica a tutto volume.

Sì, direi che anche oggi sarà più o meno così.

Non appena arrivo all'hotel, c'è Preston che mi fa entrare e, non appena varcata la soglia, andiamo nella stanza delle riunioni dove c'è anche la signorina Calder.

"Ciao Lou" mi fa sorridendo, stranamente sorridendo, visto che ogni volta che mi vedeva era scocciata

"Ciao El" gli rispondo io agitando la mano in segno di saluto

"Preston vuole parlarci" mi dice mentre ha iniziato a limarsi le unghie

"Ah si? E sai di cosa?"

"Probabilmente vorrà fare un'intervista, alcune foto, riviste, cazzate..." mi si rivolge con aria di sufficienza

"Ah" dico volgendo lo sguardo verso Preston che stava entrando.

Entra con tutta la sua pancia e si siede davanti a noi.

"Ragazzi, cari ragazzi, la Modest vi informa che non dovete assolutamente più fingere di stare insieme"

La limetta di Eleanor cade sul pavimento mentre i suoi occhi spalancati fissano perplessi la faccia di Preston. Io resto immobile, fermo dov'ero. Non ho avuto nemmeno il tempo di mettermi a sedere e forse era meglio se l'avessi fatto.

"Preston?" fa El come per cercare conferma a quanto ha appena sentito

"Avete capito bene!"

"E perché?" gli dico io

"vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole" mi risponde sorridendo

"Mah..."

"Suvvia ragazzi. Non ditemi che non siete contenti! Mi ricordo ancora la prima volta che abbiamo fatto questo contratti: eravate veramente incazzati. E ora? E ora che vi dico che è tutto finito, voi ci restate male! Io proprio non vi capisco"

"Non è che ci siamo rimasti male. Non riusciamo a capire" fa Eleanor

"Non c'è niente da capire, El. Adesso" facendoci vedere il foglio su cui la Modest aveva scritto tutto, dettaglio per dettaglio "vorrei tanto le vostre firme"

Eleanor prende una penna e in due secondi ha già firmato.

"Grazie mille cara" le sorride Preston

Io esito a scrivere il mio nome. Non so per quale motivo. Perché se mi avessero detto di farlo circa un anno fa, non avrei esitato per niente al mondo; ma adesso, dopo tutto quello che è successo negli ultimi giorni, dopo aver capito tutto ciò che sta dietro una semplice relazione, qualcosa mi frenava dal firmare, qualcosa mi diceva che quella era una bella inculata.

"Che cosa avete in mente, Preston?" gli dico socchiudendo gli occhi

"Ah" tira un sospiro di noia "Louis, Louis. Pensate sempre al peggio, e anche quando qualcuno cerca di aiutarvi a fare qualcosa voi vi tirate indietro"

"Un anno fa, Preston, era inevitabile che io uscissi con la signorina Calder. Un anno fa era una necessità vitale che io e lei apparissimo su tutte le riviste settimanali, mensili e chissà cosa. Un anno fa, Preston" e qui abbasso il tono per sottolineare bene cosa intendo dire "era impensabile e impossibile che almeno una volta a settimana non uscissi con Eleanor"

"Dove vuoi arrivare, Tomlinson?" abbasso lo sguardo Preston

E' qui che voglio arrivare. Ma è un tasto dolorante, è una corda difficile, è una mia parte molto debole. Harry.

"Io ed Harry siamo stati visti mano nella mano mentre uscivamo da San Siro. E ora tu vuoi che io mi lasci con Eleanor?" scuoto la testa perché non riesco a capire "cosa penseranno tutti? Che io stia con Harry! E allora? Lo vedi, Preston, che questo non torna. Avete sempre cercato di nascondere me e Harry con le strategie più assurde e adesso sembra che volete proprio che..."

"che..." mi fa Paul

Lascio andare un sospiro di sollievo e mi giro verso la finestra, sbuffando.

"Allora, Tomlinson, firmi o no?"

Mi giro di scatto verso Paul, tirando su col naso, e incazzato, perplesso e aspettando il peggio:

"Certo che firmo. Sono stanco di raccontare cazzate!"


Liam

Sono due giorni che non sento Robert. Sto aspettando quella chiamata con ansia. Mi sono alzato, fatto la doccia, e sono seduto sul letto in accappatoio.

Il telefono squilla. E' lui.

"Ti ho svegliato, Payne?" mi dice scherzando visto che erano le otto del mattino

"Assolutamente no. Stavo aspettando la tua chiamata"

"Ottimo! Allora, dimmi. Cosa hai pensato?"

"Sbaglio o avevo tempo quindici giorni?"

"Certo che sì, Payne. Ma io mi sbrigherei se fossi in te"

"Perché?" faccio dubbioso

"Ho già preparato alcuni pezzi e mi piacerebbe averti qui per provare"

"Oh, beh, mi piacerebbe molto anche a me. Sai, sono a..."

"...Dusseldorf. Sì, lo so bene. Purtroppo sono ancora a Milano perché mia figlia doveva fare una piccola operazione al cuore. Nulla di che, solo un ventricolo. Dopo la rimanderanno di sicuro. Se tutto va bene, se potremmo tornare a Londra, sappi..."

"Pronto? Pronto, Robert? Robert?"

E' caduta sicuramente la linea. Provo a richiamare, ma niente, il telefono è spento.

Che cosa dovevo sapere?


Zayn

Stasera ci saremo esibiti nell'Esprit Arena, davanti a tutta Dusseldorf. L'auto di Paul mi sta portando alle prove proprio all'arena. Un concerto con uno in meno: Niall non c'era. Non sarebbe stato lo stesso, è vero, ma non potevamo mollare.

Dopo l'ultimo incontro con Perrie, ci siamo solo mandati stupidi messaggi. Quei messaggi del tipo "ciao amore", "mi manchi tantissimo", "vorrei tu fossi qua". Le solite cose, la stessa merda. Ripensando alla litigata che abbiamo avuto l'altro giorno, mi viene un nodo alla gola. Litigare con Perrie era l'ultima cosa che avrei voluto, eppure. Ultimamente sono tante le cose che devo fare ma non voglio fare.

Tiro fuori dalla tasca dei pantaloni un piccolissimo cofanetto nero, lo apro e spunta fuori un anello. Lo riguardo per l'ennesima volta. Quando sono andato a comprarlo per fortuna mi ha suggerito la commessa, perché, se fosse stato per me, non avrei mai scelto e adesso probabilmente sarei sempre là.

"Non deve essere grosso... però si deve notare... Ah, e non deve essere troppo articolato: semplice, però particolare" le avevo detto tutto insieme, grattandomi la testa imbarazzato

Sì, alla fine, dopo tanti e tanti 'ma sarà quello giusto?', 'ma avrò scelto bene?', 'ma le piacerà?', questo ha vinto sugli altri. Infine ho attaccato anche un bigliettino con sopra scritto:

Alcuni dicono che la cosa più bela sulla terra sia uno stuolo di cavalieri, altri di fanti, altri di navi. Io, invece, ciò che uno ama. Saffo.

Domani, nel nostro giorno libero, lo darò a Perrie e le farò quella richiesta.

Mi vuoi sposare.

Non è una cosa semplice, un qualcosa che puoi fare tutti i giorni a qualsiasi ora, che puoi benissimo rimandare al giorno dopo se il giorno prima non hai avuto tempo o qualcosa è andato storto. E' estremamente importante...

"Non sarà mica tuo quell'anello?" mi fa Paul ammiccando un sorriso

"No, macché. E'... vedi..." rispondo io esitando con un velo di vergogna

"Ah, tranquillo. Se non me lo vuoi dire è lo stesso. Forse ho capito di chi si tratta..."

"Perrie" gli rispondo io prontamente, ma non voglio che Paul sappia nulla della richiesta di matrimonio. Non so perché, ma qualche brutto presentimento mi dice che non la prenderà bene.

"Volevo da tempo farle un bel regalo ed ecco qua" faccio sdrammatizzando

"Per la misera, un regalo di nulla!" e inizia a ridere

L'idea di sposarci era venuta fuori qualche tempo prima che iniziasse il tour. Non so bene come entrammo nel discorso, e non so neanche perché questa cosa saltò fuori, però la verità è che nessuno dei due ha più detto niente. Iniziato il tour, ci è mancata l'aria a entrambi, il tempo è tuttora poco, quasi niente. Una decisione così è svanita subito.

Proprio ieri mentre camminavo per strada sono passato per caso davanti a una chiesa e quando ho visto uscire gli sposi e tutti gli invitati attorno a loro a lanciarli il riso, una vampata mi ha scosso dentro e subito mi sono tornati in mente i bei ricordi io e lei da soli, le serate e i pomeriggi sull'erba, la luna di notte e le stelle nel cielo. E mi è tornata in mente anche l'idea di sposarci. Quella fottuta idea che era stata buttata al vento come un pezzo di giornale strappato.

Dopo quello che ci eravamo detti l'altro giorni in camera sua, dopo quel cazzo di litigio, il solo pensiero di non poter più stare con lei mi si rovesciava addosso violento. No! Non sarebbe mai accaduto, io non l'avrei mai permesso. Se solo in quei giorni di stacco a metà luglio noi ci sposassimo, facessimo un bel viaggio e poi, finito il tour, potessimo starcene un po' da soli, io e lei. Ho pensato a quello quando poi sono rientrato in albergo e non ho fatto in tempo a togliermi il giacchetto che ero già in negozio a comprare questo anello.


Harry

"Forza Harry sforzati di muovere quel culo!" mi urla il coreografo "Oggi c'hai una cera!"

In effetti è vero. Sono del tutto nervoso e preoccupato: Louis è con Eleanor e ancora non è arrivato alle prove. L'ansia mi sta divorando e non riesco a concentrarmi sui quei maledetti passi di danza.

"Sì, scusa Jack. Non sono molto concentrato"

"Lo vedo, Styles" mi fa spazientito

Poi si gira verso Liam che sta cercando da due ore di contattare qualcuno.

"Liam! Liam, cazzo, posi quel telefono! Stiamo cercando di provare!"

"Scusa Jack"

"Ragazzi, ma che che intenzioni avete? Stasera vi esibirete davanti a tutta Dusseldorf e state a farvi i cazzi vostri"

Vede spuntare dalla porta Zayn e subito dietro Louis.

"Eh, ecco anche questi altri due! Alla buon'ora ragazzi!" si rivolge a loro

"Scusaci, Jack, colpa del traffico..." fa Louis

"... e delle fan" aggiunge Zayn sorridendo

"Certo! Forza! Dai, su. Harry al centro, Zayn e Liam rispettivamente alla sua destra e sinistra e Louis che arriva dalle scale"

Preme play e parte Rock Me.

"Dai Harry eh! Metticela tutta e scaccia questi penieri!"

"Agli ordini!" faccio e poi mi giro verso di Louis

Mi giro e lo guardo mordendomi il labbro. Poi vedo che alza la testa, mi guarda anche lui e mi sorride. Uno di quei sorrisi che ti viene da dire andatevene tutti a fare in culo, non me ne frega più un cazzo. Gli faccio un gesto con la testa per dire 'com'è andata?'

"Harry girati che tra poco devi partire te" mi fa Jack

Zayn e Liam si allontanano sempre più verso le estremità del palco e io resto lì da solo.

La musica continua ad andare, la faccia di Jack si fa sempre più perplessa e poi urla di spegnere la musica, mentre io rimango immobile in mezzo alla scena.

"Harry se stai fermo non combini nulla..." mi fa Liam

"Che cazzo vuoi, Payne?" faccio gesto per muovermi verso di lui con aria incazzata

"Ti sto solo dicendo..."

"Non ho bisogno che tu mi dica nulla, signor sotuttoio!"

"Oh! Ragazzi! Ma che cazzo state facendo?!" ci riprende Jack all'improvviso "Ma vi pare il momento di mettervi a litigare?"

Subito ci ricomponiamo, mentre sbuffando si rivolge a me mettendosi le mani tra i capelli.

"Harry! Lo sai che devi fare?"

"Ehm..." si mette un mano sul viso e poi mi rispiega tutto

"Allora tesoro, ascoltami bene. Appena parte il ritornello, tu fai tre passi in avanti a ritmo e subito dopo tre indietro. Sempre a ritmo, è chiaro. Alla fine Louis viene in avanti e poi vi spostate sui lati, mentre Liam e Zayn vengono in avanti. Adesso è chiaro?"

"Certo!" faccio io quasi scocciato

"Oh! Dai Harry!" mi esorta a impegnarmi, anche se ho la testa da un'altra parte

Parte la musica e cantano Liam e poi Zayn. Ecco che arriva il ritornello, faccio tre passi come mi ha detto e poi di nuovo tre. So che Louis sta scendendo le scale. Eccolo, è proprio davanti a me. Fa il suo pezzo. E mentre Paul si gira verso di Zayn, io mi avvicino sempre con il microfono in mano e cercano di simulare dei passi di danza.

"Allora?" gli faccio sussurrando

"Allora cosa?" mi fa lui sempre guardando avanti

Vedo che Jack sta tornando verso di noi. Torno indietro lento lento. Mentre ci fa un segno di ok alzando il pollice, io ritorno in avanti.

"Con Eleanor, scemo!"

"Ci hanno fatto lasciare!" mi sussurra mente Jack sta tornando verso di noi

Non ce la faccio, ma la frase che ho appena sentito mi fa cadere il microfono a terra e urlare.

"Che cosa?"

Jack ferma subito la musica e facendo segno di avvilimento mi guarda e di nuovo pronuncia il mio nome stufo e preoccupato per la mia disattenzione.

"Harry!"

"Scusa Jack. E' che..."

"Vabbè, ragazzi. Facciamo una pausa di dieci minuti. Poi vi voglio qui. E concentrati" e pronuncia le ultime due parole guardandomi di sott'occhio

Mi dirigo subito verso di Louis.

"Che cazzo vuol dire che vi hanno fatto lasciare?"

"Vuol dire questo, Harry"

"Ma perché?"

"E che ne so! Prova tu a parlare con Preston. Non ha voluto dirmi niente. Ha detto solo quello"

"Elenaor?"

"Ha firmato subito e poi ha iniziato a limarsi le unghie"

"Che vacca!"

E scoppia in una fragorosa risata. Quanto amo la sua risata!

"Questo vuol dire che io e te..."

"No, Harry" e la sua espressione si fa seria e perplessa, come se stesse per dirmi che quella era un'inculata bella e buona "Questo non vuol dire proprio niente! Io e te siamo come prima, anzi siamo peggio di prima"

"Ma perché?"

"Harry, non capisci? Come mai un anno fa la Modest pretendeva che io stessi con Eleanor e ora di punto in bianco vuole che rompiamo questa farsa? Perché vuole che tutti sappiano che gli Elounor sono finiti?"

"Non so..."

"Esatto, Harry! Non lo sappiamo! E' proprio per questo che non possiamo fare niente di compromettente. Sarebbe una cazzata bella e buona dire al mondo che stiamo insieme"

"Beh, in fondo l'hanno voluto loro!"

"No, Harry. Loro vogliono qualcos'altro. E noi non sappiamo cosa. Ma questo affare puzza. Questa storia non promette nulla di buono. Solo il fatto che Preston non ti voglia dire nulla... che cosa sono tutti questi misteri all'improvviso? Sembra che dopo quel maledetto 29 giugno il mondo si sia capovolto!"

Abbasso la testa e poi lo riguardo. Lui mi mette una mano sulla spalle e mi sussurra.

"Eleanor vacca!"

Lo guardo. Vorrei prendergli quelle labbra e morderle tutte. Ma mi limito a sorridergli e dire.

"Eleanor vacca!"


Liam

Quella cazzo di telefonata non è ancora arrivata. Chissà cosa era successo? Se fosse caduta la linea, allora mi avrebbe richiamato. Questo è sicuro! Significa che è successo qualcosa di più grave.

Poi c'è quel cazzone di Harry che mi risponde in quel mondo arrogante. Vabbè vado lì da lui e da Louis perché vedo che stanno parlando di qualcosa di importante.

"Che si dice, ragazzi?"

Harry mi guarda per un istante e poi si gira dall'altra parte, mentre Louis mi risponde.

"Nulla di che. Solo che io e Eleanor non stiamo più insieme"

La mia faccia si fa immediatamente attonita. Spalanco gli occhi e persino la bocca.

"Ah" faccio aggrottando le sopracciglia "E... perché?"

"Affari della Modest" risponde Louis con fare scherzoso

E in questo momento mi vengono in mente le parole di Robert. Non so per quale motivo subito mi si sono precipitate addosso, ma qualcosa mi dice che quell'affare di Eleanor significa tutt'altra cosa.

"La Modest vi lascerà, Payne"

Quelle parole con l'episodio di Eleanor non c'entravano proprio nulla. Eppure a me sembra che sotto la cenere, ci sia del fuoco ancora vivo.

E se Robert avesse davvero ragione? E se la Modest ci stesse davvero per lasciare? E se gli One Direction fossero solo una piccola meteora?

Il tanto agognato squillo del telefono mi fa sobbalzare su e mi fa dimenticare questi pensieri. E' Robert.

"Oh, scusate ragazzi"

Mi allontano da loro e rispondo.

"Robert! Ma che era successo stamani?"

"Ah, Liam. Nulla di che. Finita la batteria del telefono" mi dice ridendo

"Ti sento male... Dove sei?"

"Ah, sì, capisco. Sono in ospedale. Rimandano mia figlia e sono andato a prenderla"

"Ah, bene! Mi fa piacere, Robert"

"Allora, Payne. Ci hai pensato su?"

No, in effetti non ci avevo pensato per niente. Però, dopo quello che ho scoperto due minuti fa da Louis e da Harry, mi spinge a dire a Robert di sì.

"Sì, Robert"

"Ah" esordisce con una grande risata "Bene e allora che hai deciso?"

Ci penso due secondi. Mi giro verso i ragazzi che stanno giocando a pallone. Vedo Harry che sta tirando a Louis. Louis che prende la palla e inizia uno scatto con Zayn. Poi penso a Niall che suona la chitarra.

No, Robert. Io voglio restare con i miei amici.

Ma il discorso appena fatto con Louis mi manda fuori dalle righe. Robert che aveva previsto tutto...

"La Modest vi lascerà"

"Sì!" rispondo prontamente scacciando il minimo dubbio "voglio fare il solista"


Niall

La mia prima mattinata da licenziato l'ho passata a letto, tra i videogiochi, i popcorn e il telefono. Una vera pacchia! Gli hotel, com'era da aspettarselo, mi hanno mandato personalmente i prezzi più invitanti e le foto delle stanze più attraenti. Subito sono diventato la nuova celebrità di Milano. Non c'è giornale che non parli del mio soggiorno prolungato a Milano.


Niall Horan ancora a Milano. Soggiorno prolungato.

E dopo un'ingessatura, arriva il relax per il nostro Niall Horan.

Horan in hotel e i ragazzi in tour. Un po' di relax per il biondo.

Un imprevisto e una suite a cinque stelle per Niall Horan.


Mi sono letteralmente divertito a leggere questi giornali. Uno persino diceva che sono rimasto a Milano più tempo del previsto per una nuova fiamma. Mi sono fatto due risate. Ma poi, in fondo, sono rimasto qua per vedere Luisa.

Passata la mattinata tra una cazzata e l'altra, eccomi qua, di nuovo in ospedale, solo per vedere lei.

Entro nel corridoio principale e mi dirigo verso rianimazione. Apro la porta e entro nel reparto. So già dove andare, ma purtroppo Luisa non c'è più.

Merda! Chissà dove l'hanno messa. E poi non ho nemmeno io suo numero di telefono. E non so nemmeno il suo cognome. Che faccio? Posso cercare un medico a cui chiedere informazioni.

Una ragazza dai capelli ricci, colore fuoco, che si chiama Luisa.

Sì, qualcuno qualcosa saprà.

Entro nel reparto e trovo un medico sulla sessantina, anziano, con i baffi spioventi e l'aria severa.

Deglutisco e poi mi rivolgo a lui.

"Mi scusi... lei sa per caso dove si trova una ragazza dai capelli ricci, colore fuoco, che si chiama Luisa...? Lei era qui ieri..."

Mi guarda, abbassandosi gli occhiali lungo il naso e avvicinando il suo viso al mio.

"Penso sia al primo piano, in..."

"Grazie grazie. Ci vado subito" e senza lasciarlo finire faccio, parto per il primo piano.

Luisa sto arrivando. Oggi ti chiedo di darmi il tuo numero. Giuro!

Arrivo al primo piano e non appena si aprono le porte dell'ascensore corro per il corridoio chiamandola per nome.

"Luisa? Luisa? Luisa?"

Finché un'infermiera da una stanza si affaccia:

"Giovanotto! Che cosa sono queste urla?! Ma dove siamo allo stadio? Silenzio! Siamo in un ospedale!"

Merda è vero! Non ci avevo pensato.

"Scusi... lei per caso sa dirmi..."

"No!" E non lasciandomi nemmeno finire, mi chiude la porta in faccia.

"Cazzo!" sbuffo. Ma ecco che all'improvviso mi sento chiamare da dietro e riconosco di chi è la voce. Riconosco quelle parole. E' lei.

"Luisa!" mi giro con un sorriso che va da orecchio a orecchio

La vedo con una stampella sul braccio sinistro. Che dolce! Anche lei ha le stampelle. Mi dirigo verso di lei e le do un bacio sulla guancia. Vedo subito che diventa rossa.

"Ti ho sentito gridare..." e scoppia a ridere

"Sì" e scoppio a ridere anch'io perché il suo sorriso è così bello e naturale che non posso non ridere anch'io.

"Anche tu hai le stampelle" le faccio io

"Eh già" e scoppia di nuovo a ridere

Una conversazione davvero interessante! Ma lei è così bella che non riesco a spiccicare parola. Figuriamoci se riesco a fare un discorso sensato!

"Pensavo... Andiamo a fare una passeggiata fuori. Si sta bene, c'è il sole..." le propongo

"Aspetta" mi fa

Guarda che non ci sia nessuno, sporgendo la testa lungo il corridoio e poi mi dice di andare.

In questo momento non voglio pensare ad altro. Solo a lei. Solo a io che sono con lei. Perché è strano, e se lo raccontassi, non mi crederebbero. Ma dalla prima volta che l'ho vista, ho subito capito che lei era la ragazza che avevo sempre desiderato.


"Quindi tu vai a scuola" faccio io mentre camminiamo per il sentiero che costeggia l'ospedale

"Sì. Che palle. Ma la mia vita non sa di niente... Parlami della tua!" mi fa subito.

"Non è vero, sai. La mia vita è una corsa contro il tempo e anche se sono famoso, faccio il cantante e sono su tutti i giornali, io per esempio non sono mai andato in motorino..."

"No! Non ci credo!" e scoppia a ridere "Come ti è venuto in mente il motorino?"

"Niente, così! Mi piacerebbe andare in motorino"

"Sei straordinario! Non avrei mai pensato che Niall Horan volesse andare in motorino" e ride di nuovo

"Beh, diciamo che nemmeno io lo sapevo fino a qualche tempo fa..." e scoppio a ridere anch'io

"Perché sei rimasto qui a Milano, Niall?"

Divento immediatamente tutto rosso. Non posso certo risponderle che sono rimasto qua per lei.

Sono rimasto a Milano per te, Luisa.

"Beh... perché... insomma ho deciso di prendermi un po' di relax"

"Sei buffo tu! Con tutte le città del mondo, proprio Milano!"

Cerco di cambiare discorso.

"Certo voi donne sempre così!"

Ride di nuovo e poi mi fa: "Con tutte le donne che hai avuto, le conosci bene..."

"Non è vero! Non ne ho avute tante" faccio un'espressione corrucciata

"Dai, non volevo offenderti..." e scoppia di nuovo a ridere

"No, no, tranquilla"

Ecco che all'improvviso arriva un ragazzo a gran velocità con la carrozzina.

"Oddio, Luisa, attenta!"

E non appena la carrozzina le passa accanto, lei perde l'equilibrio e cade verso di me. E anch'io cado per terra, insieme alle mie due stampelle.

"Aiuto!" e con un grido mi ritrovo sull'erba del giardino con lei sopra di me.

Del tutto imbarazzato, cerco di sdrammatizzare la situazione e le chiedo come sta.

"Bene" e fa una risata trattenuta

Ci rialziamo lentamente, tutti e due molto impediti. Lei è l'unica che si muove meglio. Io con la gamba ancora ingessata, faccio fatica. Così lei, prendendomi la mano mi aiuta.

"Sarà meglio rientrare" fa lei notando che la mia mano è attaccata alla sua

La lascio subito e, grattandomi la testa imbarazzato, annuisco con la testa.


Giungiamo al primo piano.

"Possiamo fare ancora qualche giro... Sono solo le sei del pomeriggio" le faccio sorridendo

"Mi piacerebbe molto, Niall. Ma tra poco devo fare una visita di controllo"

"Ah, oh si, capisco" le faccio io compiaciuto "ti... ti rimandano?"

"Spero di sì. Almeno potrò tornare a Prato, dalle mie amiche, insieme a Marco"

E in questo momento è come se mi avesse lanciato un coltello nello stomaco. Lei vuole tornare dai suoi amici, e magari anche dal suo ragazzo...

"Ah..." faccio io abbassando la testa avvilito

"Niall?" mi fa lei sollevandomi il viso con un dito "Che hai?"

"Nulla. Pensavo a quello che hai detto. Ai tuoi amici, alla tua città, alla tua vita. E poi... Ah, lascia perdere"

"Che ho detto?" mi fa perplessa

"Nulla. E' solo che... ah, è strano che lo dica. Io... cioè... io ti voglio bene, Luisa"

E queste parole mi partono dalla bocca così, all'improvviso, da sole, come se le dovessi dire, come se io fossi arrivato fino a qui per dirle ti voglio bene.

"Anch'io Niall..."

Avvicino il mio viso al suo. Sento il profumo dei suoi capelli e vedo i suoi occhi sempre più vicini ai miei.

Il mio respiro si fa più concitato e anche il suo sento che è agitato. Mi avvicino ancora di più alle sue labbra.

Ma lei gira il viso verso la sua stanza.

"E' meglio che vada"

"Sì" faccio io deluso


Cammino per il corridoio senza sapere che sto andando dalla parte opposta a quella in cui dovrei andare.

Chissà se lei prova quello che provo io per lei? Chissà se mi pensa come la penso io? Forse dovrei andare via da Milano, tornare in Irlanda, a casa, rimettermi e poi rincominciare il tour. Forse dovrei solo dimenticare questo casino e ritornare alla mia vita. Eppure lei, con il suo sorriso, mi dice di non farlo.

Scendo lentamente le scale e arrivo a un pianerottolo dove trovo un uomo che parla al telefono. Faccio per scendere di nuovo la seconda rampa quando sento il nome di Liam pronunciato dal tizio.

"Bene, Liam! Anzi benissimo! Sono davvero felice che tu abbia deciso così! E se posso dirtelo, è stata un'ottima scelta"

Mi fermo sulla seconda rampa di scale a sentire cosa dice. Non che di Liam ci fosse solo Payne, ma qualcosa mi dice di restare a sentire. Forse è solo curiosità.

"Ottimo! Sei alle prove, vero? Bene, bene. Voglio stare qualche giorno con mia figlia, il tempo che si rimetta. Poi ci metteremo d'accordo sulla data. Benissimo!"

Scelta? Data?

"Lo vedo già su tutti i giornali: Liam Payne solista!"















Carissimi lettori,

mi devo scusare tantissimo per il ritardo. Purtroppo sono in un periodo brutto per la scuola.

Ho comunque trovato il tempo per scrivere l'ottavo capitolo.

Resolutions. Beh, si può immaginare che cosa ci possa essere.

Partiamo dall'accordo della Modest: Eleanor e Louis non sono più obbligati a stare insieme. Ottimo, no? Eppure, al nostro Louis non torna molto la faccenda. Che cosa c'è sotto questo contratto?

Ma ecco che spunta Zayn che vuole chiedere a Perrie di sposarlo. Una cosa da nulla, caro Malik! Zayn vuole a tutti i costi salvare il suo rapporto con Perri e vuole farlo anche a scapito della band. Forte e innamorato il nostro Malik!

I nostri Larry come sempre dolci fino in fondo.

Ma ecco che arriviamo a Liam, che, dopo aver saputo della cosa di Eleanor, decide di dire di sì a Robert. Pensa che Robert abbia avuto ragione riguardo alla Modest. Ma ecco che le storie si intrecciano visto che il nostro Robert è andato a riprendere la figlia all'ospedale di Milano e indovinate chi incontrerà? Niente poco meno di Niall! E' ovvio!

Il nostro biondo è sempre più attratto dalla nostra cara Luisa. Purtroppo viene deluso alla fine da lei quando le dice di voler tornare alla vita di prima, mentre Niall sembra quasi voler cambiare. Il capitolo finisce con Niall che per puro caso sente Robert parlare di Liam.

Che cosa farà Niall? E cosa farà Luisa? E Zayn e Perrie? E Marco che fine ha fatto?

Come si dice, nuovo capitolo, nuove intrecci e nuovi dubbi.


Ringrazio di cuore tutti i miei lettori e i miei recensitori. E mando un grosso bacione a tutti.


MIRCO

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Capitolo 9
*** DANGER ***


9

DANGER


Marco

La valigia pronta è appoggiata al battiscopa della stanza dell'ospedale.

Odio le valigie. Perché quando si parla di valigie si parla anche di partire. E quando si parte, di solito si lascia anche qualcuno. E io in questo ospedale sto lasciando un pezzo di cuore.

Seduto sul letto, con le gambe incrociate, con le mani l'una sull'altra, con lo sguardo basso, dovevo alzarmi per raggiungere mia madre all'ingresso.

E lei?

Non posso andarmene senza salutare la mia migliore amica, senza dirle 'ci vediamo a casa', senza dirle 'ti telefono domani', senza abbracciarla. Telefoni rotti, un ipod scassato, reparti separati... Insomma tutto ci ha tenuti abbastanza lontani.

Per fortuna stava tutto finendo.

E saremo ritornati a casa, proprio nel bel mezzo dell'estate. E l'avremo vissuta al meglio, io e lei. Non ne posso più di stare rinchiuso in questa stanza d'ospedale ad annusare quell'odore insopportabile di alcol misto a sangue. Per non parlare poi di quei pasti che ti portano: esigui e disgustosi. E poi la noia. Le ore che non passano mai, solo riviste e qualche programma demente alla televisione. Nemmeno un compagno di stanza! Adesso tutto stava finendo.


Busso leggermente alla porta della stanza di Luisa.

Nessuna risposta.

"Lou!" dico io ribattendo due colpi, ma ancora sembra che non ci sia nessuno

A questo punto apro la porta e mi giro subito verso i due lettini. Quello di sinistra vuoto, sull'altro era adagiata una vecchia signora che se ne stava in panciolle a leggere Novella 2000. Non appena si accorge che sono entrato, alza leggermente gli occhi e mi scruta da sopra gli occhiali.

"Oh, mi scusi. Cercavo una ragazza di nome Luisa... Mi hanno detto che questa è la sua stanza"

"Non c'è" mi risponde in tono secco

"Ah. E lei sa dove possa essere?" le faccio perplesso

"Ha detto che è andata a fare una passeggiata con un ragazzo" risponde come se l'avessi disturbata e poi se ne ritorna a leggere la sua rivista

"Ah... Grazie" faccio io uscendo

Non ho bisogno di chiedere a nessun altro dove sia Luisa. So benissimo che sta con Niall.

E in questo momento dentro di me è scattato qualcosa, un brutto sentimento, che mi abbatte, mi butta giù, mi scuote dalla testa ai piedi e mi dice che lui mi sta portando via la mia Luisa.

Le chiacchierate di mezzanotte che abbiamo fatto io e Niall adesso perdono tutte di senso, l'incontro alla panchina e i suoi discorsi sul motorino adesso sono solo cazzate, solo parole. Ora non vedo altro che lui con la mia migliore amica, ed io, invece, da solo.

Eppure non dovrebbe essere così.

Dovrei uscire a salutarla, a darle un bacio e a dirle ci vediamo a casa.

Ma questo pensiero che si sta agitando dentro di me mi fa sbattere la porta con violenza, correre via da questo corridoio e andarmene da questo ospedale. E' quello che voglio fare, infatti. Voglio lasciare questo posto, e con lui anche tutto ciò che vi è successo.

Qua è finito tutto.

E se anche si tratta di un malinteso, adesso non riesco a pensare ad altro.

Hai scelto lui. Adesso stai con lui.

Sono perso, deluso, arrabbiato. Come quando sai che ciò che stai pensando probabilmente non è vero, però fa male lo stesso. Non so nemmeno che cosa sia tutto questo. Perché mi sto agitando tanto se Luisa è con il suo cantante preferito, con la persona per la quale si agita di più, con il suo idolo? Perché la cosa che prima desideravo accadesse, adesso mi manda fuori di testa?

Quella era gelosia?

Non ho proprio niente da invidiare a Niall, ma adesso, improvvisamente, lo odio con tutto il cuore. Un odio improvviso, che ha preso fuoco in poco tempo e mi sta bruciando piano piano.

Proprio quando sento la porta che dava sul giardino sbattere e due risate avvicinarsi, esco dal corridoio, scendo velocemente le scale e, girandomi un attimo indietro, capisco che quella era proprio gelosia.



Niall

So perfettamente chi è il Liam della telefonata. Quel Liam è Liam Payne.

Sembra tutto fuori dal normale. Non riesco a capacitarmi che io possa aver sentito quello che ho appena sentito.

Liam Payne solista.

Cosa vorrebbe dire?

Voglio chiamare qualcuno dei ragazzi. Zayn, Harry, Louis. Qualcuno devo chiamare. Loro sapranno qualcosa sicuramente. Tiro fuori dalla tasca il mio iphone...

La mia faccia diventa bianca quando vedo il vetro in frantumi.

Come diavolo si è rotto? mi dico dentro di me, mentre guardo se riesco a combinare qualcosa, ma il vetro è completamente rotto. Una tragedia.

Dopo qualche secondo di smarrimento totale, mi accorgo che ero caduto nel giardino dell'ospedale pochi minuti fa. Sicuramente in quel momento si deve essere rotto. Un sasso, qualche cosa deve aver percosso lo schermo!

Porca puttana!

Sono le sei e mezza e Luisa deve essere alla visita di controllo. Da chi posso andare? Cerco di pensare a qualcuno che abbia un telefono, ma che non sia interessato alla faccenda. Insomma, stiamo parlando di un probabile scioglimento della band...

Marco!

Scendo le scale cercando di non inciampare, vista la mia ingessatura alla tibia. Mi ricordo ancora il reparto dove stava Marco. E non appena sono nel giusto corridoio arrivo alla sua stanza. Senza bussare, mi precipito dentro mentre lui sta per uscire con una valigia in mano.

"Marco, scusa, è successo un casino. Potresti prestarmi il telefono?"

Gli occhi azzurri di Marco mi squadrano lentamente il viso con un'aria delusa e allo stesso tempo arrabbiata. Deve essergli successo qualcosa. Tutto quello che mi dice è:

"Non si usa bussare?"

"Scusa, ma è che..."

"Non me ne frega niente dei tuoi problemi e per di più non ho un telefono"

Rimango un attimo fermo sulla soglia della porta, mentre lui mi passa davanti.

"Si può sapere che hai fatto?"

"Non ho fatto proprio niente. Tu, invece, com'è andata la passeggiata?" e sottolinea alzando la voce quella maledetta parola. E io capisco subito a cosa si riferisce.

"Marco, io..."

"Tu cosa? Lo sai quante volte ho visto Luisa da quando è stata qua in ospedale? Due volte! Hai capito? Due volte!" e la sua voce si fa alta

Esito a rispondere.

"Ieri era con te e allora vi ho lasciato stare, stamani era a fare gli analisi e ho lasciato stare. Oggi pomeriggio, visto che me ne devo andare, volevo salutarla, ma era occupata. Sarà un sollievo per te che me ne vada da questo ospedale"

Quelle parole mi colpiscono profondamente, come migliaia di frecce lanciate tutte insieme.

"Marco..." faccio io mentre se ne sta andando

Ma lui non si gira, non risponde, se ne va verso il corridoio.

Mi sento un vero schifo.

Liam Payne solista e Marco che mi accusa di averle preso la sua migliore amica.

Oggi ho avuto una vera giornataccia. Voglio tornarmene in albergo, stare da solo e basta.



Zayn

Un concerto pazzesco.

Dusseldorf in delirio.

Il sudore che cola sotto i vestiti.

Il suono degli applausi e delle urla.


Tre luglio. Arrivati a Berna durante la notte, mi sto gustando un cappuccino al bar dell'hotel insieme a Harry e a Louis. Liam non è ancora sceso per la colazione.

"Una grande serata!" esclama Harry con la voce rotta e ancora assonnato

"Pazzesca!" continua Louis scompigliandosi i capelli con entrambe le mani

I ragazzi vedono che guardo in continuazione l'ora del telefono. Prima si scambiano un'occhiata dubbia e poi mi fanno tutti e due:

"Zayn, c'è qualcosa che non va?" mi dice Harry

"No, perché?" faccio io

"No, niente. Ma non fai altro che sbloccare e bloccare il telefono..." mi fa Louis

"No... niente" cerco di aggirare l'argomento

"Perrie?" mi fa Louis, sapendo che sicuramente si tratta di quello

"Beh, in effetti sì" faccio io desolato

"Non avrete mica litigato?" continua Harry

"L'ultima volta che ci siamo visti abbiamo discusso un po'... di cazzate. E' che vorrei fare una cosa, ma non so come farla, quando farla..."

"Cosa?" fa Louis guardando Harry

A questo punto tiro fuori dalla tasca dei pantaloni il cofanetto con l'anello.

"Non ci credo!" se ne esce Harry

"Matrimonio?" fa Louis incredulo

Annuisco girando il cucchiaino nella tazza vuota.

"E quando vi sposate?" fa Harry tutto eccitato

"Harold, non sa nemmeno come darle l'anello..." fa Louis inarcando le sopracciglia

Io faccio una risata trattenuta.

"Non è semplice, Zayn, ma tu e Perrie state così bene insieme..." fa Louis esortandomi

"Sì, è vero. Ma se dicesse che non è il momento, che non è pronta, insomma tutte quelle cose che tirano fuori le donne quando devono dirti di no" faccio io perplesso

"Macché dici, Zayn?" dice Harry "Perrie?"

"Zayn, Harry ha ragione" fa Louis

"Oggi la vedrò e mi ha detto di chiamarla verso le dieci..."

"Perfetto! Andate a farvi un bel giro, ché sono quaranta gradi, poi un bel caffè e infine tadà!" dice Harry mentre divora un cornetto alla crema

"Una cosa semplice, dite?"

"Ma certo Zayn!" fa Louis "che volevi portarla in una carrozza trainata da cavalli bianchi? Basta una cosa semplicissima"

"Chiaro e tondo?" faccio ancora più confuso

"Beh, magari qualche parolina messa per bene, niente parolacce, piccole cose insomma" fa Harry

Il mio sguardo si fa sempre più incredulo e dubbioso.

Ecco che Louis inizia a recitare per prendermi in giro.

"Perrie, Perrie. Vuoi tu, dolce Perrie, prendere come sposo me, Zayn Malik, e coronare il nostro sogno d'amore?" mi guarda con fare ammiccante

"No, no!" fa Harry, mentre addenta un'altra brioche "deve essere più shakespeariano! Dovrei paragonarti a una dolce giornata di primavera? Oh no, tu sei molto più calda e temperata. Sposiamoci, mia dolce Perrie, e annienteremo le fauci maligne del reo tempo"

"Decisamente sì!" fa Louis battendo la mano sul tavolo

E scoppiano a ridere tutti e due, mentre Harry si sta affogando con la brioche e Louis mi sta dando due pacche sulla spalla.

"Dimentica ciò che abbiamo detto, Zayn" dice Louis dicendo seriamente

"Provo a cercare qualcosa su internet?" faccio io

"Potresti. Ma c'è un posto dove le cose sono più vere di internet" mi fa Louis e mi indica la parte sinistra del petto.

Il cuore.


Sorrido e vorrei rispondere qualcosa. Ma mi accorgo che sono le dieci e cinque minuti. Chiamo immediatamente Perrie.

"Amore, sono Zayn"


E intanto vedo che Louis sta facendo un gesto a Harry di andare e lasciarmi solo. E mentre loro si incamminano su nelle camere, io sto iniziando già a sudare.



Luisa

"Tieniti forte!" mi fa Marco mentre mette in moto il motorino

"Non fare lo scemo e vai piano" gli rispondo io

"Premo play" e inizia la canzone. La nostra canzone.


'Cause we got all night.

We're going nowhere.

Why don't you stay

Why don't you go there with me.


La vespa di Marco sfreccia tra le macchine del viale. Continua a fare gli slalom attorno alle auto e poi arriva in cima alla strada, dove c'è un incrocio.

"Marco fermati!" gli urlo vedendo che non ha intenzione di fermarsi

"Cosa? Non ti sento" mi fa lui sorridendo e continuando a cantare

"Marco fermati!" urlo ancora più forte, ma lui non mi sente proprio

La sua vespa si spinge ancora più in là e viene colpita in pieno da un'auto che sta arrivando da sinistra. Un colpo forte mi getta a terra.

Ma mi rialzo velocemente. Non sento dolore. Non ci sono più le macchine. E' tutto bianco intorno a me. C'è solo un casco per terra. E poi più in là...

"Marco!" urlo io avvicinandomi al suo corpo per terra inerme

"Marco, svegliati, di' qualcosa! Marco! Marco!"


Mi alzo sudata dal letto. E con il fiatone mi asciugo la fronte con le mani.

Solo un brutto sogno, sono un incubo.

Guardo la sveglia accanto al comodino e noto che sono le nove in punto del tre di luglio.

L'unico pensiero che mi assilla è Marco.

Devo vederlo.

Faccio per alzarmi quando entra il medico.

"Buongiorno Luisa" mi fa guardando probabilmente i risultati dei miei esami

"Buongiorno" gli rispondo ancora con il fiatone, come se fossi di ritorno da una maratona

"Tutto bene?" mi fa scrutandomi da sopra gli occhiali

"Sì, solo un brutto sogno"

"Oh, beh, quelli capitano a tutti" mi sorride dolcemente

Se ne sta in silenzio per qualche secondo e poi così mi dice:

"I suoi analisi vanno più che bene. Non ci sono danni celebrali, nemmeno lussazioni articolari. Vedo che anche i graffi in fronte stanno scomparendo"

"Sì..."

"Possiamo dimetterti oggi stesso. Quando verrà tua madre?"

"Oggi stesso?" faccio io perplessa

"Sì, signorina. Non è felice?" mi dice più perplesso di me

"Oh, felicissima. Mia madre dovrebbe arrivare a momenti..."

"Benissimo. Le dispiacerebbe avvertirmi non appena arriva?"

"Certo che no. La chiamerò senz'altro" e faccio per alzarmi

"Deve andare da qualche parte?"

"In effetti sì, devo vedere Marco, il mio migliore amico"

"Oh, questo è impossibile" mi fa sorridendo il dottore

"Impossibile?" faccio io cambiando subito faccia

"L'hanno dimesso ieri, signorina, e ieri sera ha lasciato l'ospedale" mi fa tutto tranquillo

"Oh no, ci deve essere un errore. Non può essersene andato senza salutarmi" faccio io rattristata

"Non so cosa dirle, signorina" mi fa uscendo "la saluto e la invito a fare una bella colazione al bar"

"Ma..."

Marco se n'è andato senza salutarmi, senza darmi un bacio sulla guancia, senza dirmi 'ci vediamo a casa'.

Perché Marco non mi ha salutata?

Improvvisamente è come se il mondo mi fosse crollato addosso. Il mio migliore amico, la persona con cui ho condiviso quasi tutta la mia vita, se n'è andato senza dirmi nemmeno un ciao.

Mi risiedo con calma sul letto, con la testa bassa, cercando di trovare una spiegazione, ma non trovandone nemmeno una. Mi sembra così impossibile...


Ecco che bussano alla porta e io, avvilita e con un filo di voce, dico di entrare.

Mamma.

"Amore mio! Come stai?" entra, chiudendo la porta, e mi abbraccia forte

"Male, mamma. Non potrei stare peggio"



Niall

Ieri sera mi sono addormentato tardi e sono rimasto a pensare alla giornata trascorsa.

Con il telefono rotto, senza twitter, senza i messaggi dei ragazzi, da solo ho pensato. Perché in fondo sono stato con Luisa, quasi tutto il pomeriggio. Ed è stato davvero bello, come tutte le volte che sto con lei. Marco deve averci visti sicuramente, o forse è venuto a salutarla, ma non l'ha trovata. E questo mi ha fatto sospirare parecchie volte.

Poi ho pensato al concerto a Dusseldorf, alla nostra band, e alla fine anche a Liam. Ho cercato di ricordarmi della telefonata, di quell'uomo che parlava al telefono con Liam. Doveva per forza essere un produttore discografico. E non ho potuto avvertire i ragazzi col cellulare e poi non l'ho fatto nemmeno dopo in albergo: la sera del concerto non potevo certo dire loro certe cose!


Mancano venti minuti alle dieci. Vado da Luisa. Ho bisogno di parlare con lei.

Mi metto il cappuccio della felpa in testa, nonostante faccia un caldo atroce, gli occhiali da sole e mi dirigo verso l'entrata posteriore per entrare nel taxi che ho appena chiamato.

Giro la maniglia e non faccio in tempo a chiudere la porta dietro di me che vengo assalito da centinaia di fan che urlano, strillano e si precipitano addosso a me.

"Niall!"

"Un autografo! Un autografo!!"

"Ommioddio è lui!"

"Niall!"

"L'ho toccatto!!"

Urla confuse mi riempiono le orecchie, mentre alcune braccia mi spingono a sinistra, altri a destra. Cerco di svincolarmi dalla presa e di rientrare, ma la porta dietro si è chiusa.

Merda!

Trattengo con tutta la forza le stampelle, visto la mia gamba ancora ingessata. Se perdo quelle, sono fottuto.

Sento all'improvviso arrivare un'auto a tutta corsa sulla strada. L'auto la riconosco benissimo. E' quella di Paul. Immediatamente escono lui e altri due omoni vestiti di nero. Si fanno strada verso la folla di fan indemoniata e Paul mi prende per il braccio e mi trascina in macchina, senza rivolgermi la parola.

Nel mentre che sbatte lo sportello posteriore, la folla si accalca verso la macchina.

Conosco bene questa situazione. Mi ricorda benissimo la sera del ventinove giugno. E una strana sensazione mi dice che qualcosa di brutto sta per accadere, esattamente come quel maledetto giorno.

Gli altri uomini rimangono a tenere a bada la folla, mentre Paul entra davanti e parte a gran velocità senza fare parola. Capisco che sono nei guai, e so anche di meritarmelo.

"Questa idea di rimanere a Milano non è affatto una buona idea" mi dice in tono secco

"Paul... è solo che non ho calcolato bene"

"Niall, se non fossi arrivato io, tu adesso saresti di nuovo in ospedale!" mi fa ancora deciso e innervosito

"Io..."

"Tu cosa vuoi fare? Vuoi tornare con i tuoi ragazzi o no? O voi fare la bella vita a giro per il mondo?"

"..."

"Perché se è così, posso anche smetterla di venirti a prendere in auto ed essere il tuo manager! Sono stato chiaro?"

"Chiaro" faccio io abbassando la testa

"Allora ti consiglio di preparare le valigie che domani parti per Londra" mi fa deciso

"Ma... Paul"

"Niall, non accetto obiezioni. Mi dispiace, ma finché io sono il tuo manager, tu fai quello che dico io!"

Non ho seguito il tragitto dell'auto, ma non appena si ferma, affacciandomi dal finestrino, vedo l'ospedale di Milano.

"Perché mi hai portato qua?"

"Perché sapevo che era qua che volevi andare" e lo dice con il tono con cui si concede un'ultima grazia

Mi giro verso di lui e sorrido. So che Paul mi vuole bene, ma so anche che la decisione di restare a Milano è stata troppo affrettata e troppo infattibile.



Liam

Sono le nove del mattino e scorro la tl di twitter. I fan sono tutti entusiasti del concerto di ieri sera. Anch'io lo sono stato e lo sono tutt'ora. Robert mi ha mandato un messaggio ieri sera, verso mezzanotte.


So che domani sei a Berna. Chiamami domattina verso le dieci.


Stanotte ho dormito poco. Ho pensato alla risposta che avevo dato a Paul, ho pensato a cosa significasse lasciare una band e andare avanti da solo, ho pensato alla reazione dei miei compagni. Perché, in fondo, prima o poi glielo dovrò dire. Non voglio che lo vengano a sapere così, dal nulla.

E allora cosa diranno?

So che mi odieranno con tutto il cuore.


Dopo essermi fatto una doccia, mi siedo con l'accappatoio sul letto e guardo insistentemente l'ora del telefono.

9.20

9.26

9.33

9.40

9.44

9.52

Mi sembra di sentire i secondi ticchettare nella mia mente. Lo chiamo. Il telefono squilla.

"Pronto?"

"Robert, sono Liam"

"Liam! Mio caro Liam! Hai fatto bene a chiamarmi. Ti sento stanco, tutto bene?"

"Solo per ieri sera, abbiamo fatto una grande serata a Dusseldorf"

"Vedrai quante ne farai tu di serate...!"


Niall

"E' permesso?" dico io bussando e abbassando la maniglia

"Chi è?" mi risponde la sua voce, però cambiata, come se... stesse piangendo.

Infatti è a gambe incrociate sul letto, con un fazzoletto tra le mani e gli occhi lucidi.

"Lou..." faccio io cercando di capire cosa possa essere successo

"Niall!" e non appena mi avvicino al letto mi stringe le braccia al collo e mi abbraccia.

Sento le sue lacrime sulle mie guance e sul mio collo, calde, mentre stanno scendendo. Sento le sue mani, una sulla schiena, l'altra che mi prende i capelli.

Lentamente anch'io la abbraccio, cingendole il busto con le braccia.

In questo momento anche a me viene da piangere, non so perché, ma vederla così mi fa stare male, parecchio male.

E quando lei toglie il viso dalla mia spalle, con le mani le prendo le sue guance e le asciugo le lacrime dagli occhi.

"Lou, cos'è successo?" le dico dolcemente

"Marco..." mi risponde lei guardandomi negli occhio

E io so subito che cosa le è successo. Lui se n'è andato senza salutarla. E so anche che la colpa è solo mia.

"Se n'è andato, lo sai? E non mi ha nemmeno salutato. Non mi ha detto niente!" così mi dice disperata

"..."

"Il mio migliore amico! E' uno stronzo!" mi dice alzando la voce

E adesso dovrei dirle che l'ho incontrato qualche minuto prima che se ne andasse, dovrei dirle cosa mi ha detto riguardo a lei e riguardo a me, ma non ce l'ho fatta. Qualcosa dentro di me mi ha sussurrato di mentirle, di dirle una bugia, non con cattiveria, però di mentirle.

"Non lo sapevo..." faccio io abbassando lo sguardo dai suoi occhi lucidi e volgendo lo sguardo al suo comodino.

Proprio sopra vedo i risultati dei suoi analisi. E così, cercando di aggirare l'argomento, le chiedo:

"Le analisi?"

"Vanne tutte bene. Mi rimandano oggi, Niall"

La giornata non è iniziata bene, adesso sta continuando ancora peggio.

"Come te ne vai?" faccio io subito disperato, sgranando gli occhi e prendendole le mani.

Non appena le nostre mani si toccano, anche i nostri occhi si incrociano.

"Non ho per niente voglia di tornare a casa, Niall" mi confessa lei scuotendo leggermente la testa

Avvicino il mio viso al suo, così da sentire il suo respiro, così da vedere i suoi occhi da vicino. Prendo una sua mano e dolcemente l'avvicino al mio petto, alla parte sinistra, dove batte il cuore. Il suo sguardo prima segue la mia mano, poi dopo aver sentito battere il mio cuore così velocemente, mi guarda negli occhi e mi accenna un sorriso, un lieve sorriso, forse nascondendo qualcosa.

"Quando sto con te, Lou, non so cosa mi succede, ma il mio cuore batte forte. Ho conosciuto tante fan e tante ragazze, ma tu sei diversa da tutte le altre. E ti sembrerà stupido, ma non vorrei mai staccarmi da te. Mai"

E chiudendo gli occhi, le mie labbra si fondono con le sue.

Io e lei, in una stanza d'ospedale, mano nella mano, labbra contro labbra, e tutto il resto non conta più un cazzo.



Harry

"Ma scusa, Lou, tu come chiederesti a una donna di sposarti?" faccio io salendo le scale, insieme a Louis

"Io non chiederei mai a una donna si sposarmi. Io lo chiederei a te, Harold" mi dice sussurrando

Sorrido e gli do una pacca sulla spalla.

Arriviamo al primo piano, Louis mi passa davanti.

"Prendiamo l'ascensore, Lou?" gli faccio con cesso ammiccante

Lui preme il pulsante e mi invita a entrare.

Mi spinge sullo specchio, mentre le nostre labbra sono incatenate, le sue mani si stanno infilando sotto la mia maglietta e le mie che gli stanno graffiando la schiena.

Il suono dell'ascensore arrivata ci interrompe. Dodicesimo piano.

"Peccato, Harold, poteva essere un bel momento" mi fa scherzano e prendendomi in giro

"Chi ti ha detto che è finito?" faccio io appoggiandomi alla mia suite

Sento all'improvviso la voce di qualcuno che sta parlando al telefono nella stanza di fronte alla mia.

"Allora..." inizia Louis, ma lo interrompo con un sh!

"Che c'è?" mi fa stizzito

"E' Liam!" gli dico e faccio segno di ascoltare

"Con chi sta parlando?" mi fa, mentre ci avviciniamo entrambi alla sua porta

"E' al telefono" faccio io


"Oggi abbiamo il pomeriggio libero, possiamo vederci quando vuoi" fa Liam


"Una nuova fiamma?" mi fa Louis con fare ammiccante

Con aria scettica scuoto la testa.


"Il contratto?" continua Liam


Io e Louis ci guardiamo con aria interrogativa.


"Perfetto! Alle quattro in punto allo studio R&B"

"Grazie mille Robert!"


"Robert???" mi fa stupito Louis "Pensavo che Liam fosse..."

"Etero?" finisco la domanda io

"Sì" fa Louis dubbioso

"Un appuntamento allo studio R&B di Berna... Un posto insolito per un appuntamento" suggerisco io

"Magari è un nome in codice..."

"No, Louis. Noi oggi, alle quattro in punto, saremo allo studio R&B. Questa storia di Liam che fa il misterioso deve finire, in un modo o nell'altro"














Buonasera a tutti i miei lettori.

Mi devo ancora una volta scusare per il mio ritardo, ma ce l'ho sempre fatta. E di nuovo vi lascio sulle spine!

Il nostro Marco è davvero geloso! E decide di andarsene senza salutare la sua migliore amica. Purtroppo la situazione si capovolge e anche Luisa si offende perché Marco non le ha detto niente. Ecco che arriva il nostro Niall a consolarla e finalmente il momento tanto atteso: il BACIO!

Purtroppo Luisa è stata dimessa e anche Niall, dopo il brutto episodio, è costretto a tornarsene a Londra. Che cosa succederà? I nostri protagonisti si separeranno?

I nostri Larry cercano di aiutare Zayn con Perrie e finiscono per scoprire Liam al telefono. Vogliono assolutamente scoprire che cosa nasconde Liam e decidono di seguirlo.

Un capitolo in sospeso, pieno di domande aperte e di nodi ancora da sciogliere. Tutto dipende dal capitolo successivo... Vedrete come tutto cambierà!


Un grandissimo bacio ai miei lettori e a tutti quelli che hanno recensito.


Grazie a tutti. MIRCO

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Capitolo 10
*** FAREWELL ***


10

FAREWELL


Zayn

You and I

we don't wanna be like them

we can make it til the end

nothing can come between you and I


La radio del bar in cui mi trovo sta passando il nostro CD. Sto aspettando Perrie, che mi ha detto di essere puntuale, tre in punto. Ed eccomi qua alle 2.45 qua seduto, con un caffè macchiato e una brioche al cioccolato. L'ansia mi fa venire una fame irreprensibile.

Eccola!

Ho visto i suoi capelli. E' lei.

Lentamente, senza farsi notare, scruta per trovare il tavolo dove sono seduto io.

"Ce l'hai fatta ad arrivare puntuale" mi sussurra togliendosi gli occhiali da sole

"Addirittura in anticipo" le faccio, accennando un sorriso e dandole un bacio affrettato

"Allora, cosa volevi dirmi di così importante" e mette il punto sulla parola 'importante'

"Beh... è molto difficile" faccio esitando

Mette la sua mano sopra la mia, mi guarda negli occhi attentamente e un'implacabile agitazione mi scuote tutto.

Zayn, devi stare calmo. Non è difficile. Pensa a voi due insieme, pensa a come sarete felici.

Cerco di mettere a fuoco, fare mente locale, scacciare brutti pensieri e proiettarmi in questo momento.

Ciak! Azione!

"Perrie, lo so che ultimamente non ci siamo molto capiti, che abbiamo litigato, che non ci siamo visti molto. Lo so perfettamente e tu non puoi sapere quanto mi dispiaccia..."

"Zayn, va tutto bene" fa lei, cercando di consolarmi

Tiro fuori dalla tasca il cofanetto con l'anello, lo alzo davanti a lei, lo apro delicatamente.

"Vuoi sposarmi?"

I suoi occhi sono spalancati, vicini alle lacrime, lucidi come due cristalli d'acqua. Le sue mani stanno tremando e la felicità le si legge sulle sue labbra, nel suo sguardo, in tutta se stessa.

"Se voglio sposarti!? Ma certo che voglio sposarti!"

Lascia cadere la sedia che è accanto a lei e si getta nelle mie braccia, abbracciandomi con tutta la forza che ha. I suoi occhi stanno versando alcune lacrime, le sento sul mio collo e il suo cuore sta andando a 300 all'ora. Avvicina le sue labbra alle mie.

Non so perché, ma anche a me viene da piangere. Forse la felicità.

"Lo so che questo non è uno dei posti migliori per fare una richiesta del genere" faccio io con le lacrime agli occhi "ma..."

Mi zittisce con un 'sh' e mettendomi un dito davanti alle labbra.


Lei è con me, io sono con lei. Nessuno può dividerci, nemmeno Dio. Noi non faremo come gli altri, ma resisteremo fino alla fine. Io e lei. Fino alla fine. Solo noi.



Robert

"Ti è bastato poco per abbindolare Liam" parla Chuck, il mio più fedele collaboratore, nonché fratello minore

Mi lancio in una fragorosa risata.

"Facilissimo. Sono ragazzi, Chuck, credono nelle fate"

"Che cosa vuoi farci con questo ragazzino?" mi fa serio

"Potrei portarlo al successo, potrei farlo diventare il nuovo re del pop..."

"Perché non lo fai, allora?"

"Sarebbe troppo bello per lui...e troppo deludente per me"

"Lo sai che è un affare pericoloso, Robert!"

"Pericoloso, pericoloso... tendi sempre a esagerare, Chuck" faccio sicuro di me

"E' convinto il ragazzo?"

"Oggi firmerà il contratto, e noi diventeremo i signori più ricchi del mondo"

"Quanto gli hai detto di sborsare?"

"Calmati, Chuck, non lasciarti persuadere dal denaro. C'è tempo per i soldi..." faccio accendendomi la sigaretta "Vuoi?" gli porgo il pacchetto

"Qualcosa gli chiederai, spero" mi dice innervosito, prendendo due sigarette e mettendosene in bocca una

"Penso di iniziare con 10.000 sterline"

Chuck sta affogandosi con il fumo della sigaretta "E basta???" fa stupefatto

"Non contraddirmi" lo zittisco "Gli farò incidere una canzone, gli farò fare qualcosa di eclatante, che sicuramente gli appannerà la vista"

"Tipo?"

"Portarlo a giro, conoscere gente di altissimo spessore, grandi cose insomma"

"E poi il nostro Liam aprirà il portafoglio"

"Sicuramente!" e scoppio in un'altra risata

Ride anche Chuck:

"E quando la Modest li lascerà, spereranno che sia io a diventare il loro menagement"

"E tu li lascerai con il culo per terra, caro Chuck!"

"Esatto! Ma perché non potremmo prendere qualche soldo anche a loro?"

"Potremmo fare qualcosa... Ma per ora il nostro obiettivo è solo Liam, non dimenticartelo!"

"Mi sembra già di vederlo su tutti i giornali: gli One Direction, una delle tante meteore." fa Chuck immaginando di vedere l'articolo su tutti i magazine più importanti

"Già!" faccio io, finendo la mia sigaretta

"Come ci assicureremo che altri mengement non li aiuteranno? Sicuramente si rivolgeranno ad altra gente"

"Tranquillo, Chuck, tranquillo. Quando avremo i soldi, faremo tutto ciò che vorremo. Per adesso godiamoci il momento: oggi la Modest lascerà i ragazzi, Liam firmerà quel contratto e gli One Direction sprofonderanno in un abisso sempre più nero!"

"Sono quasi le quattro... arriva il nostro caro Liam?" dice impaziente Chuck

"Non tarderà, ne sono sicuro"

"Bene" finisce anche lui la sua sigarette e poi mi chiede: "A proposito, Sophia come sta?"

"L'hanno rimandata ieri dall'ospedale. A Milano c'è un chirurgo con le mani d'oro. Il suo cuore è apposto"

"Sono felice per la mia nipotina"

"Tutta sua padre! Ha detto che vuole fare la mia carriera" e scoppio in una risata di compiacimento

"Ottimo direi"

"Ottimo! Ce la vedo proprio! Una manager coi fiocchi"

"Sbaglio o tra poco è il suo compleanno"

"Il 1 di agosto! C'è ancora un po' di tempo, ma i vent'anni stanno alle porte!" faccio soddisfatto di mia figlia

"Su, caro Robert, avviamoci alla sala, che un nuovo mondo ci aspetta" sorride maliziosamente e, dandomi una pacca sulla spalla, ci dirigiamo verso la porta, quando sentiamo bussare.

"Prego, avanti"



Louis

"Cosa pensi di fare, Harry?" gli dico preoccupato mentre mi sistemo i capelli e mi metto gli occhiali da sole

"Voglio vedere che cosa sta architettando da tempo quel coglione!" mi dice deciso mentre si lega le converse

"Harry, ma che vuoi che faccia..." cerco di portarlo lontano da brutti presentimenti

"Studio musicale! Studio musicale! Hai sentito bene, Lou?" mi ripete scandendo le sillabe

"Sì, ho sentito bene" dico anch'io deciso "ma se fosse una ragazza?"

"Una ragazza a cui dà aggettivi maschili! Certo, è ovvio!" fa ironicamente "E poi che razza di appuntamento è ad uno studio?"

Mi si avvicina storcendo le labbra e inarcando le sopracciglia, come se volesse convincermi facendo leva sulla mia debolezza, sulla mia fragilità, sulla mia forza andata a farsi fottere non appena vedo i suoi occhi. Mi appoggia dolcemente le mani sulle spalle e mi guarda fisso.

"Se non vuoi venire, puoi stare qua, Lou" mi dice parole melliflue

"Ci vengo, Harry" gli faccio deciso


Guardo l'orologio e manca ancora mezz'ora alle quattro. I rintocchi dell'orologio diventano sempre più rumorosi nella mia testa. Sono quasi sicuro che Liam non abbia cattive intenzioni, ma tutta la risolutezza di Harry fa venire qualche dubbio anche a me.

Certo, Liam non si è mai comportato così, non ha mai fatto niente di nascosto, non ci ha mai tenuti all'oscuro su qualcosa, nemmeno su cose personali. E' strano, è vero. Forse ha ragione Harry, forse questa è davvero un'occasione per scoprire qualcosa. In modo sbagliato, certo, ma comunque di ritorno da quello studio sapremo che cosa c'è sotto questa storia.


"Hai sentito Niall, Lou?" mi dice Harry dal bagno, mentre si sta facendo la barba

"No, oggi per niente. Perché?" faccio io

"Perché gli ho mandato due messaggi, ma non mi ha risposto a nessuno dei due"

"Aspetta, faccio io un tweet"


@NiallOfficial ci manchi bro! Fatti sentire qualche volta.


Esce dal bagno, pulito e profumato, e mi dice, mettendosi il cappello sulla testa, "andiamo!"

Usciamo piano dalla stanza. Zayn sicuramente è con Perrie e Liam dovrebbe essere già là, visto che manca un quarto alle quattro. Poggiamo a terra piano, con le gambe piegate, come se stessimo tentando di rapinare una banca. Harry davanti e io dietro.

"Che cosa state facendo voi due?" sentiamo una voce provenire da dietro di noi

Ci giriamo preoccupatissimi e vediamo Preston.

"Niente..." ci guardiamo con aria interrogativa, cercando di trovare una scusa

"Noi... beh... noi" faccio io balbettando

"Noi stavamo cercando la carta igienica" fa Harry con un sorriso a trentadue denti

Preston aggrotta le sopracciglia e ci guarda storto.

"Venite da me, nella sala riunione, ho una notizia importantissima da darvi" fa girandosi ed entrando

Facciamo entrambi un sospiro di sollievo.

"Ma che vuole Preston?" fa Harry infastidito

"Andiamo a sentire" faccio io

"Sì, ma lo studio? il nostro piano?" fa Harry deluso

"Ce la facciamo, però muoviamoci" e lo spingo verso la stanza di Preston


Entriamo e ci sediamo sulle due sedie, poi in fretta e furia entra Zayn a tutta corsa, e con il fiatone si siede accanto a noi.

"Ciao bro" facciamo noi

"Com'è andata?" gli sussurro facendo l'occhiolino

"Ehm, ehm" tossisce Preston, interrompendo la nostra calda conversazione

Prende dal tavolo un foglio delicatamente, lo alza e ce lo mostra a tutti e tre.

Su quel foglio spiccava una scritta spaventosa, grande, tutta colorata di rosso: Modest!



Liam

Ansia!

Ansia!
Ansia!

Nella telefonata di stamani Robert mi aveva detto testuali parole:

"Oggi la Modest lascerà gli One Direction e tu diventerai il più grande solista del mondo della musica"


Infatti Preston, alle 3.45 in punto, mi ha mandato un messaggio.

"In sala riunioni alle 4.00. Cosa importantissima"


So che non ci andrò. So qual era la cosa importantissima e so anche che cosa farò io a quell'ora.

Firmerò quel contratto.

Ormai degli One Direction, di Preston, della Modest non me ne frega più niente.


Preparo le mie valigie in fretta e furia. Metto dentro i vestiti a casaccio, come vengono vengono. Camicie arrotolate, t-shirt avvolte, scarpe alcune in su alcune in giù. Stacco il telefono dalla presa, metto dentro la borsa il carica-batteria e sono pronto a lasciare per sempre quel posto.

Addio ragazzi.

Liam, stai facendo questo per la tua vita, per la tua carriera.

Loro ormai fanno parte del passato.

Addio Harry. Anche se ultimamente non ci siamo mai presi, sei stato un grande amico.

Addio Louis. Ti ricorderò sempre come quello che riusciva a tirarmi su il morale sempre.

Addio Zayn. Il mio migliore amico.

Addio Niall. Il più simpatico, quello che mi faceva ridere in ogni momento.

Addio ragazzi.



Harry

"Che cosa cazzo significa che la Modest ci lascia?! Che cazzo significa questo?! Che cazzo c'è sotto?!" mi alzo in piedi su tutte le furie, come se mi avessero appena ferito nel profondo, arrabbiato, infastidito

"Harry, calmati" mi fa Louis sospirando

"Non mi calmo proprio per niente! Adesso Preston mi spieghi che cazzo vuol dire questo!" faccio prendendo il foglio e mettendolo sul viso di Preston

"Io lavoro per la Modest, so solo quello che sai tu, Harry" mi fa togliendosi di dosso ogni colpa

"BUGIE!" faccio con le lacrime agli occhio

"Harry, per favore siediti" mi fa Louis di nuovo, mentre Zayn se ne sta zitto e guarda

"Lo sai, Preston, che vuol dire questo? Vuol dire che noi, nel giro di due giorni dobbiamo trovare un altro menagement o il tour... O IL TOUR VA A PUTTANE!" e getto a terra il foglio dando un calcio alla sedia

L'aria di questa stanza è colma di sospiri. Quelli di Zayn, quelli di Louis. E io che sto piangendo alla finestra.

"Perché non ci avete detto niente?" fa Zayn ancora cercando di riprendersi

"Ragazzi, io ve lo ripeto, ho solo avuto il compito di avvisarvi" fa Preston discolpandosi nuovamente

"Siamo nella merda adesso, lo sai Preston?" fa Louis disperato

Preston sta zitto. Non risponde e si accinge ad uscire dalla stanza.

Mi stacco subito dalla finestra, raccolgo il foglio da terra e mi asciugo le lacrime.

"Dove vai Harry?" mi fa con aria assai preoccupata Louis

Non rispondo.

"Harry, dove vai?" mi ripete Zayn

"DA LIAM" e me ne esco dalla stanza arrabbiato più che mai

Subito si alzano anche Zayn e Louis e mi vengono dietro.

"Harry! Harry, fermati!" fa Zayn "Che cosa c'entra Liam?"

"Harry, non puoi sapere se Liam c'entra qualcosa!" fa Louis seguendomi fino alla porta d'uscita

Mi fermo immediatamente proprio nella hall dell'hotel.

"Ah no? Voi davvero pensate che quello stronzo non c'entri?! Vi giuro che lo ammazzo!" faccio asciugandomi la fronte sudata

"Che cazzo dici, Harry?" fa Zayn con aria spaventata, ma io sono giù uscito dall'albergo e sto montando sul primo taxi libero. Vedo dal finestrino Louis:

"Harry, porca puttana, scendi da quel cazzo di taxi!" mi urla dal finestrino.

Il taxi parte a gran velocità

"Portami allo studio R&B. Subito!"



Louis

"Che facciamo, Zayn?" faccio preoccupatissimo

"Non lo so" fa lui, che sta cominciando a sudare

"Porca puttana! Ma cosa ci sta succedendo! E' da quel fottuto 29 giugno che le cose stanno andando tutte per il verso sbagliato!" faccio disperato

"Andiamo allo studio, Louis. Se Harry mette le mani addosso a Liam, può anche finire dentro!" suggerisce subito Zayn

Ci guardiamo per un attimo, di sfuggita. Saliamo subito su un taxi.

"Allo studio R&B. Subito!"



Niall

"E così te ne vai?" le dico dolcemente accarezzandole i capelli

Siamo distesi sul letto. Luisa appoggiata al mio petto.

"Torno a casa" fa lei abbassando il viso

Con la mano le sollevo il viso, lo porto verso il mio.

"E noi?" le chiedo tristemente, come se sapessi già la risposta, ma sperassi in un'altra

"Tu, Niall, sei stata la cosa più bella che mi è capitata in questi giorni di inferno"

E so che la bellezza di quella frase terminerà lì, seguita da un'altra molto più triste.

"Ma anche tu ti rimetterai, tornerai con i tuoi ragazzi, farai la tua vita e conoscerai tante ragazze..."

"No! Non è vero! Io voglio stare solo con te. E' te che voglio e non tante ragazze. Tu non sei una delle tante ragazze. Tu sei tu. E io voglio solo te, Luisa"

Si gira verso la finestra, sospirando e stringendomi la mano.

"Possiamo se vogliamo..." le faccio io sorridendo e sussurrandole all'orecchio

"Lo so, Niall. Ma è successo tutto così in fretta. Tu mi piaci tantissimo, ma io ho bisogno di stare anche un po' di tempo con la mia famiglia, di..."

"...di darmi una risposta?" gli faccio preoccupato

"Noi stiamo lontani, io sto in Italia, tu a Londra. Io vado a scuola, studio, esco con gli amici e tu, invece, canti, sei in televisione, fai concerti"

"Questo non significa niente, Lou. Se siamo io e te basta"

"E i ragazzi, il tour? Come farai?"

"Questo non è un problema, Lou. Queste sono cose che si risolvono. Perché pensi così tanto a ciò che verrà dopo? Perché la paura per il futuro ti impedisce di vivere il presente?"


Luisa

Ha ragione.

Sono una stupida.

La paura per il domani mi ha sempre bloccata in ogni mia scelta. Anche la più banale.

Prima avevo Marco, che mi diceva lui 'facciamolo' oppure 'stasera andiamo qua'. Adesso mi sento sola, più debole, e così anche più indecisa. Mi verrebbe da ritornare a casa, dimenticare tutto, infilarmi sotto le coperte, chiudere gli occhi, e risvegliarmi con nuovi progetti, nuovi sogni.

Eppure Niall ha ragione. Sto rovinando il mio presente.

Perché quel bacio mi ha fatto provare qualcosa che non ho mai provato prima. E ho sentito un brivido, una sensazione che mi ha detto 'lui è il tuo vero amore'. E non perché si tratta di Niall Horan! No! Perché lo so e basta.

Non si chiede mai il perché quando si parla di amore.

E cosa avrei fatto? Sarei scappata con lui? Avrei mollato tutto per lui?

"E cosa faremo, Niall?" le chiedo io guardando sempre fuori dalla finestra

"Faremo le cose che fanno tutti. E se delle volte incontreremo qualche telecamera, che vada a farsi fottere! Ma noi staremo insieme"

Sorrido.

Anche lui sorride.

Ha il sole negli occhi. Ha il sole di chi sogna, di chi sta già facendo progetti insieme ad una persona. Ha il sole di chi è innamorato e vuole a tutti i costi vivere quel momento.

E io me lo stavo perdendo.


La porta si apre improvvisamente. Mia madre.

"Luisa, sei pronta?"

Con uno scatto improvviso mi alzo dal letto, e Niall con fatica solleva la gamba ingessata e prende le stampelle. Diventiamo entrambi rossi per l'imbarazzo. Per fortuna mia madre non dice niente.

"Allora? Dai che torniamo a casa"

"Un attimo, mamma! Solo due minuti"

Mi lancia uno sguardo d'intesa, come per dire 'mi raccomando' e chiude la porta uscendo.

Mi giro verso di lui, che sta aspettando quel maledetto sì.

"Voglio stare con te, Niall. Certo che voglio stare con te! Ti voglio con tutti il cuore!" le dico con le lacrime agli occhi. E non so bene se siano lacrime di felicità o di tristezza.

"Ma cosa c'è?"

"Dammi solo un po' di tempo. Ti chiedo solo quello"

Mi guarda negli occhi. Sa che sono lucidi, sa che tra poco starò per piangere.

"Ma certo!" mi viene in contro e mi bacia, mi bacia con tutto l'amore che ha.

Mi mette le mani dietro la schiena.

Tiro fuori dalla tasca un foglietto e glielo metto nella mano destra.

Mi guarda con aria interrogativa, cercando di capire di cosa si tratti.

"Chiamami quando vuoi. Mandami tutti i messaggi che vuoi"

Mi fa un sorriso stupendo, di quelli che ti verrebbe da dirgli 'scappiamo insieme'.

"Mi accompagni?" gli dico asciugandomi le lacrime

Annuisce.

Poi si gira e si asciuga le lacrime senza farsi vedere.

Gli prendo il braccio e ci incamminiamo verso un addio.


Arriviamo all'ingresso dell'ospedale. Lasciare quel posto mi fa uno strano effetto. Non ho mai provato una sensazione del genere nel lasciare un ospedale.

"Allora addio" mi dice avvicinando il suo viso al mio

"No. Addio mai. Si dice sempre arrivederci" e porto la mia bocca sopra la sua.



Niall

E' stato un attimo e non faccio in tempo a sentire il suo profumo che sento vicino a me una miriade di flash. Mi stacco da Luisa impaurito e vedo di fronte a noi una decina di paparazzi, una ventina di telecamere, telefoni pronti a scattare, e alcuni microfoni puntati su di noi.

"Oh merda!" fa lei scappando dietro da me

Riesce a sfuggire ai paparazzi, mentre io, abbagliato, rimango bloccato da loro.

"Luisa! Luisa, aspetta..."

"Ed ecco il nostro Niall Horan, andato a trovare la sua fiamma in ospedale" così parla una giornalista davanti alla telecamera, dandomi le spalle. Poi si gira verso di me:

"Come si chiama la fortunata?"

"Ma...cos...io" annaspo tra la folla cercando di vedere Luisa

"Macosio... un nome piuttosto insolito"

Do una spinta alla telecamera del paparazzo, che cade a terra rotta. Tira una bestemmia e intanto mi dileguo verso l'uscita. Vedo tantissime macchine. Solo una sta partendo adesso. Intravedo dal finestrino i suoi capelli ricci fuoco.

"LUISA!" urlo a squarciagola

Niente!
"LUISA!" riprovo ancora più forte

...

...

L'auto si ferma.

Lo sportello si apre.

Esce lei, con il sorriso sulle labbra, con i capelli leggeri alla brezza d'estate, con gli occhi grandi lucidi.

Corro da lei, subito, con il cuore a duemila e la fronte sudata. Le prendo le mani, la guardo negli occhi.

"Ti amo, Luisa"

"Ti amo anch'io, Niall"



Harry

"Siamo arrivati. Sono..." interrompo l'autista mentre cerca di dirmi quanto gli devo

"Prenda anche il resto" dandogli una banconota da cento sterline

Scendo a gran velocità ed entro nello studio, senza suonare il campanello. La porta è stata già aperta.

Passo davanti alla reception.

"Dove posso trovare il signor Liam Payne?" chiedo alla signorina

Mi guarda un attimo e poi consulta la collega.

"Mi dispiace, ma non c'è alcun Liam Payne qua"

"Cazzate!" faccio arrabbiato battendo un pugno sul bancone "Ditemi subito dov'è o lo cerco da solo"

La signorina fa un balzo sulla sedia.

"La prego di usare un po' di educazione, signore. Innanzitutto chi è lei?" fa la signorina indispettita

"Io sono Harry Styles, e sono con Liam Payne nella band degli One Direction. Ho bisogno subito di parlare con Liam" il mio tono non si placa

"Mi dispiace, signor Styles, ma il signor Payne non è qua" riprende la signorina

Mi stacco dal bancone e, con uno scatto fulmineo, mi dirigo verso la porta a pochi metri da lì.

"Mi scusi! Non può entrare! Mi scusi!" infastidita si alza la signorina e inizia a urlare

Do un calcio alla porta.

In quel preciso momento entrano nell'edificio Louis e Zayn.

"Harry!" urlano agitati tutti e due

"E voi chi siete!?" urla in preda al panico la signorina della reception "Chiamo la polizia, basta!"


Entro subito nella stanza. Seduti dietro a una scrivania ci sono due uomini sulla quarantina. Uno biondo e uno moro, con la barba accennata. Davanti a loro, che sta firmando c'è Liam. Liam Payne.

"Lo sapevo, bastardo!"

Liam si gira di scatto verso di me. Mi scaglio subito contro di lui e lo getto per terra sul pavimento.

"Che cazzo hai fatto, stronzo?!?!" gli faccio tenendogli il collo fermo

I due uomini intanto si sono alzati e stanno venendo incontro a noi preoccupati e inorriditi.

"Bastardo!" e gli tiro un cazzotto sul naso

Entrano immediatamente Louis e Zayn dalla porta. Mi vengono in contro e mi prendono per le braccia sollevandomi e staccandomi da Liam.

I due uomini vanno subito verso di Liam tirandolo su. Quello si alza con il naso che gocciola di sangue.

"Sei uno stronzo!" gli urlo mentre Louis e Zayn mi tengono per le braccia "Che cazzo hai fatto?! Se volevi andartene, eri liberi di farlo! Ma perché cazzo dovevi rovinarci? Dimmelo, bastardo!"

Liam non mi risponde.

Le facce di Louis e Zayn sono perplesse, attonite, compite. Hanno appena capito che avevo ragione.

"Liam, come hai potuto?" gli fa Zayn mostrando la più profonda delusione

Non si decide a rispondere.


Si sentono le sirene della polizia. In meno di qualche secondo sono dentro lo studio.

Entrano nella stanza una decina di poliziotti con pistole puntate.

"Mani in alto! Non fate un passo!" ci ammoniscono tutti

"Chi è Harry Styles?" chiede quello davanti

Nessuno risponde.

"Riformulo la domanda! Chi è Harry Styles?!" il suo tono era più che alterato

"Sono io" mi faccio avanti

"Si giri, per favore"

Faccio come mi dice. Guardo la faccia di Louis. Vedo i suoi occhi lucidi.

Sento che un paio di manette mi ha stretto i polsi.

"Portatelo in macchina" ordina lo stesso poliziotto

In una macchina della polizia, mentre mi stanno portando non so dove, tradito da uno dei mie migliori amici, tenuto fermo da due poliziotti armati, piango.

Piango a dirotto. Piango e le lacrime scendono. Piango. Piango.










Buonasera carissimi lettori.

Stavolta ho pubblicato molto più in fretta.

Lo so che rimarrete molto colpiti da questo capitolo e alla fine starete davvero male. Purtroppo la nostra storia sta andando così.

Zayn chiede a Perrie di sposarlo e lei accetta. Oh! I nostri Zarrie!

Ma subito questo momento viene interrotto da Robert che dialoga con il fratello Chuck. Ebbene, cari lettori, vogliono ingannare il nostro Liam. Vogliono frodarlo!

La Modest intanto lascia gli One Direction. Ma come mai la Modest ha lasciato gli One Direction? Fino ad ora le cose erano andate bene. Qualcosa non torna e ancora molte domande mancano di una risposta.

In questo capitolo viene descritto Harry infuriato. E la sua rabbia lo porta a un finale assai tragico. Che cosa ne sarà della band? Che cosa ne sarà del tour? Che cosa ne sarà degli One Direction?

Sullo sfondo, il momento romantico dei nostri Luiall. Luisa vorrebbe stare con Niall, ma è ancora molto confusa e gli chiede tempo. Tutto ciò finisce con un scambio di 'ti amo' molto romantico. Come continuerà la storia tra i due? Niall verrà a sapere della confusione successa? Che cosa succederà?

Dubbi. Domande. Nodi ancora da sciogliere.

Non resta che vedere come continua questa storia.

Un enorme bacio. MIRCO

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Capitolo 11
*** MALEDETTO 29 GIUGNO ***


11

MALEDETTO 29 GIUGNO


Zayn

I due poliziotti lo stanno trascinando in macchina.

Esco dalla stanza e Louis dietro mi segue. Non ero preparato ad una scena del genere, non mi sarei mai aspettato che potesse accadere una cosa tale.

Mi passa un poliziotto dalla destra, sfiorandomi il braccio.

"Mi scusi" faccio, passandomi il braccio sulla fronte per asciugarmi il sudore

Si gira di scatto con aria aggressiva.

"Dove lo portate?"

"In questura, ragazzo mio" fa quasi compiaciuto il poliziotto

"Ma... noi domani sera abbiamo un concerto, qua, allo stadio. Noi..."

Fermo Louis, nel mentre il poliziotto se ne va con gli altri e si sentono partire le auto della polizia.


"Che si fa, Zayn?" mi fa Louis, come se avesse perso tutte le speranze

"Vorrei tanto rompere il naso a Payne, in questo momento, ma l'unica cosa che rimane da fare è chiamare Paul"

"Per che cazzo vuoi chiamare Paul? La Modest ci ha appena lasciati!" fa Louis su di giri

"Lo so bene, Tomlinson. Siamo senza un menagement, e non è una bella cosa. Siamo da soli. Ci hanno scaricati. Non ce la faremo da noi a mandare avanti un tour mondiale, a portare avanti il nostro nome a testa alta"

"Che cosa pensi che ti dica Paul?"

"Penso che debba darci delle spiegazioni" dice e intanto esce "delle spiegazioni che Preston non ci ha dato"

Non faccio in tempo ad uscire che più di cento flash di macchine fotografiche ci invadono e ci accecano gli occhi.

"Merda, Zayn, prendi il taxi!" mi urla Louis e mi incita a scappare

Mille domande, una sopra l'altra, in confusione, ripetute da mille paparazzi, ci giungono alle orecchie. Entriamo velocemente nel taxi, mentre viene accerchiato dai giornalisti indemoniati.

"M. Luther King Avenue" faccio al tassista "e in fretta"

Mi appoggio sul sedile mettendomi una mano sulla fronte, disperato. Anche Louis si appoggia sul finestrino e lascia andare un sospiro.

"Sta andando tutto nel peggiore dei modi" fa Louis

"Se Harry fosse stato più calmo, Cristo Santo!" faccio

"Harry non c'entra un cazzo, Zayn. Harry ha reagito in malo modo, è vero, ma aveva tutte le ragioni del mondo"

"Dico solo..."

"No! Non devi dire proprio un cazzo. Siamo stati presi per il culo, Zayn. Ci hanno messo i piedi in testa! E tu cosa fai? Dai la colpa a Harry?"

"Non riesco davvero a capire per quale motivo la Modest ci abbia lasciati. Così di punto in bianco"


Il taxi si ferma all'hotel. Fan, paparazzi, telecamere e flash invadono l'entrata. Non si può entrare dalla porta principale.

"Merda!" fa Louis preoccupatissimo "Il web sarà in delirio"

"Mi sembra che il web sia il minore dei nostri mali, Louis!" rispondo con tono alterato e intanto mi rivolgo al tassista "vai all'entrata dietro"

Fa il giro della strada e sbuca all'entrata posteriore dell'hotel. Piena. Più piena dell'altra.

"Porca troia!" faccio "Non ci entriamo nell'hotel e non possiamo nemmeno chiamare la polizia"

Louis si sporge verso il tassista e così gli parla:

"Ascolta, vai in fondo alla strada, gira e torna nella via principale. Ma non avvicinarti all'hotel, fermati prima, parecchio più lontano"

"Che hai in mente?" faccio perplesso e allo stesso tempo preoccupato

"Mettiti questi" Louis mi porge delle mascherine e degli occhiali da sole

"Pensi che non ci riconoscano?" faccio io

"Zitto e andiamo. Abbiamo una sola possibilità, non mandiamola a puttane"

E mi spinge verso lo sportello.

Cautamente, come due ricercati dalla polizia, ci muoviamo verso l'albergo. Già a circa duecento metri di distanza si vede la folla che sta sovrastando l'entrata.

"Louis, si ci vedono siamo morti"

"Dobbiamo arrampicarci sulla scala antincendio" e poi si infila un uno stradello pieno di immondizia e di bottiglie di vetro lasciate a terra

"Che puzzo!" faccio tappandomi il naso con le dita

"Credo che questi siano i cessi dei barboni"

Andiamo avanti fino all'uscita da quel vicolo. Si vede l'hotel. Si vedono i paparazzi. E sono anche aumentati.

"Zayn, al mio tre, si corre. Hai capito?"

La sua faccia è delle peggiori, nonostante abbia mascherina e occhiali da sole.

"Uno. Due. Tre"

Partiamo entrambi come se fosse a una gara di velocità.

Arriviamo in prossimità dell'hotel.

Cinquanta metri.

Venti metri.

Cinque metri.

"Ci siamo, Zayn. Salta!"

E con un salto ci aggrappiamo alla scala antincendio.

I paparazzi ci hanno visto. Si stanno dirigendo tutti verso di noi.

"Andiamo, Louis! Presto!"

Riusciamo a salire, apriamo la porta e siamo dentro. Per un pelo. Ci appoggiamo alla porta con il fiatone, sudati fradici e con la tachicardia.

"Maledetto 29 giugno!"


Harry

"Harry Styles. 20 anni. Membro degli One Direction, la benda più famosa del mondo. Un ventenne con conti a sei-sette cifre in banca. Nessun precedente penale"

Il poliziotto scandisce le parole mentre fa avanti e indietro davanti alla sedia su cui sono seduto.

"Però..." mi guarda accennando un sorriso di sfida "si ritrova in una rissa, rompe il naso a un ragazzo, che tra l'altro è della stessa band" e si lascia andare una risata provocatoria "e disturba il lavoro di uno studio musicale, infastidendo le suddette lavoratrici"

Si avvicina lentamente alla mia sedia e avvicinando il viso al mio, mi dice:

"Fosse per me, ti darei l'ergastolo" si alza, si aggiusta la divisa e dopo essersi soffiato il naso "Li odio tutti, i milionari come te, che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera e guadagnano milioni"

Tengo lo sguardo basso e stringo i pugni ai braccioli della sedia. Devo stare calmo.

"Starai un po' con noi, signor Styles" mi fa, mettendosi a sedere e gustandosi il suo cappuccino


Louis

"Ci parlo io, stai tranquillo" rassicuro Zayn

Compongo il numero e mi alzo dal letto, mi avvicino alla finestra a guardare la folla inferocita fuori dall'hotel.

Il telefono squilla.

"Pronto?" risponde Paul

"Paul! Sono Louis" rispondo io con il cuore in gola

"Oh! Louis! Come state, ragazzi?" il tono così allegro mi fa capire che lui non sapeva niente di ciò che era appena successo

"Ma come, Paul? Non sai niente?!"

"Cosa dovrei sapere, Louis?"

"..."

"Louis? Louis, cos'è successo? Parla!"

"E' successo che tu non sei più il nostro manager" faccio con voce avvilita

"Cosa? Che dici, Louis?"

Prende il telefono Zayn.

"Mi senti Paul, sono Zayn"

"Sì, ti sento, caro, ma spiegatemi questa cosa!"

"C'è poco da spiegare. Non sappiamo niente nemmeno noi, Paul. Preston ci convoca e all'improvviso ci dice che la Modest ci ha lasciati. E non ci ha spiegato perché. Non sappiamo niente, Paul"

"Ragazzi, ma che state dicendo?"

"Paul, è la verità. Per di più, Harry è stato portato via dalla polizia"

"Harry dalla polizia?!"

"Sì, Paul. Non sappiamo cosa fare. Vieni a Berna, Paul. Ci devi aiutare"

"Ragazzi, io sono qua con Niall"

Niall. Con tutta quella confusione ci siamo dimenticati del nostro biondo.

"Niall! Come sta, Paul?"

"Sta benone. Tra qualche settimana si toglierà il gesso. Ma, non temete, ragazzi, per domani mattina cercherò di essere a Berna da voi"

"Davvero, Paul?" facciamo io e Zayn estasiati

"Ragazzi, vi devo lasciare"


"Ha riattaccato" faccio a Zayn

"Louis, c'è qualcosa di strano in questa storia: Paul non sapeva niente! E non è possibile! Lui è il nostro manager principale. Lui è il nostro capo! Come faceva a non sapere niente?"

Lo guardo perplesso, come se avesse detto una verità nascosta, come se in due secondo avesse aperto una ferita che faceva ancora male. Zayn ha ragione.

"Cerca di riflettere, Louis. Non ha senso tutto ciò"

"Che cazzo sta succedendo, Zayn?" faccio io, sconsolato

"Non lo so, Lou. So solo questo: che le cose stanno per cambiare"

Le parole di Zayn fanno paura. Per un secondo quelle parole hanno fatto tremare le pareti della stanza, il lampadario, i comodini. Hanno fatto tremare anche me. E ho avuto paura. Paura.


Niall

Le prendo la mano e le lascio dentro un biglietto.

Mi guarda un'ultima volta e poi corre in macchina. La saluto agitando la mano. Intanto dietro di me si era precipitata la valanga dei paparazzi, soddisfatti delle foto, di questo scoop, di ogni cosa che in quel frangente di secondo era accaduta.

Corro via verso l'auto di Paul parcheggiata un po' più lontano dall'entrata dell'ospedale.

"Paul!" faccio entrando, estasiato "oggi è il giorno più bello della mia vita!

Vedo Paul girarsi con una faccia opposta alla mia, completamente diversa, mista tra preoccupazione e rassegnazione.

"Oggi non è affatto il giorno più bello. Oggi è successo un bel casino, Niall. E noi dobbiamo partire immediatamente per Berna"

"Paul, che è successo?"

Non faccio in tempo a mettermi composto, che la macchina parte con una sterzata improvvisa che mi butta in fondo ai sedili posteriori. Mi sistemo e intanto vedo che Paul sta cercando di telefonare.

"Porca troia!" urla Paul, lanciando il telefono sul sedile

"Paul, vuoi spiegarmi che è successo, perfavore!?"

"Sì, Niall, ma non sarà un bel colpo"


Luisa

"Che cosa?!?!?!" urla mia madre, inchiodando l'auto come una pazza.

Scoppio in una risata fragorosa, piegandomi sulle ginocchia. Si sente subito il suono dei clacson da dietro.

"Mamma, mi sa che devi ripartire" le suggerisco, nel mentre continuo a ridere

"Ma che notizie mi dai? Mi fai prendere un colpo! Cioè, tu vuoi dirmi, tesoro, che quel ragazzo è Niall Horan" mi fa ancora incredula

"Sì, mamma. Quante volte te lo devo dire?"

"E ti sei innamorata?" mi fa con quel modo di fare di tutte le madri del mondo

"Domanda di riserva?" faccio io

"No, tesoro. Non è una cosa su cui scherzare, questa! Ho visto che ti è venuto incontro e ho visto che ti ha chiamato e ho anche visto in che modo sei scesa per andare da lui. E ho anche..."

"Sì, ho capito, mamma!" la interrompo

"E allora?"

"Allora, sì. Mi sono innamorata, ma... Ma non mi sono innamorata di lui perché è Niall Horan, mi sono innamorata di lui perché è... dolce, gentile, apprensivo. Mi ha cercata. Mamma, ti rendi conto?! Mi ha vista quando mi portavano con l'ambulanza, gli sono rimasta in mente e mi ha voluta cercare"

"E come ti ha trovata?"

La mia faccia si fa sconsolata. So che a quella domanda avrei dovuto rispondere con una sola parola: Marco.

"Ma che ti importa, mamma!"

"Chiedevo, tesoro"

"Non sei contenta che io sia felice?" le chiedo io gentilmente

"Ma certo che sono felice, tesoro. Devi sapere che le madri si preoccupano sempre, anche quando succedono cose belle. Certo, c'è da dire che la tua situazione non è delle più facili"

"Che vuoi dire?"

"Voglio dire che ti sei innamorata di un cantante, di uno dei cantanti più famosi del mondo... non del vicino di casa o del compagno di banco"

"Non va bene?"

"Tesoro! L'amore è la cosa più bella del mondo! Va sempre bene. Ma non vorrei che tu soffrissi. Non vorrei che questo amore ti portasse a fare cose strane, magari in cui non ti ci rivedi nemmeno. Siete due mondi diversi, non so..."

"Vedrò"


Guardo il foglietto che Niall mi ha lasciato. C'è il suo numero. Ma non ho il cuore a mille, e nemmeno mi sento di urlare che ho il numero di Niall. Io sono cambiata. E lo capisco da questo. Perché, se avessi avuto il suo numero in mano anche due settimane fa, penso proprio sarei quasi morta, l'avrei twittato, l'avrei mandato alle mie amiche. Ma, adesso, l'unico mio desiderio è quello di tenerlo solo per me, di salvarlo nei contatti e soprattutto di chiamarlo e sentire la sua voce.

Lui non era più Niall Horan. Lui era il mio Niall.


"Ah, tesoro, dimenticavo. Guarda un po' cosa c'è nella tasca del sedile destro"

Infilo la mano dentro e quando al tiro fuori, vedo la scatola di un iphone.

"Ommioddio, mamma! Grazie mille"

"Di niente, tesoro. E' già tutto sistemato. Ho pensato a tutto io"

"Non ci posso credere. Non ne potevo più di quell'i-pod!"

Accendo il telefono estasiata. Mi arrivano subito i messaggi dei miei amici. Mi stanno chiedendo che fine abbia fatto. Qualche notifica su Facebook, qualche mi piace su Instagram, ed ecco. La prima cosa che voglio fare è entrare u Twitter. Sicuramente vedrò le foto di me e di Niall che ci baciamo fuori dall'ospedale.

La mia faccia cambia improvvisamente espressione.

Scorro la bacheca e i tweet che fanno i fan sono assurdi, non riescono a capire di cosa stiano parlando.


Harry, che hai combinato?

Oddio, Harry, non posso credere che tu stia dà dentro.

Liam, perché l'hai fatto?

Non riesco a credere a ciò che ha fatto Liam.

Liam sei uno stronzo!


Sebbene sia stata con Niall quasi 24 ore su 24, non so davvero niente dei ragazzi. Dopo quel maledetto 29 giugno, le cose sono cambiate. Era come se mi avessero trasportata in un'altra dimensione e adesso mi avessero all'improvviso catapultato di nuovo nella prima. Non ci sto capendo più niente.

Harry? Che ha fatto Harry? E Liam? L'hanno chiamato stronzo. E i tweet continuavano.


Liam ti odio con tutto il mio cuore.

Harry, amore, sono sicura che andrà tutto bene.


E' assurdo. Faccio un tweet.

Ragazzi, mi spiegate cosa sta succedendo?


In meno di due secondi a orologio, ricevo centinaia di rt e di preferiti al mio tweet. E aumentano sempre di più. Alcuni mi rispondono con dei poemi, alcuni mi scrivono che mi amano, altri addirittura mi scrivono delle parolacce. In quest'istante, sul mio twitter, sta accadendo il finimondo. I fan avevano sicuramente capito che la "nuova fiamma" di Niall ero proprio io.

Vado immediatamente a vedere i miei follower. La mia faccia diventa pallida quando scopro di avere più di due milioni di follower. Gli rt continuano, i preferiti pure, e le risposte mi arrivano una dietro l'altra, senza tregua, mi impallano il telefono. Twitter sta diventando il caos.

Appoggio il telefono sul sedile accanto al mio. Non faccio in tempo a togliere la mano, che mi arriva una chiamata. Domitilla. E' la mia migliore amica. Le devo rispondere!

"Pronto, Domi"

"Lou! Ma che fine hai fatto?" il suo tono è tutt'altro che rilassato

"Domi, è lungo da spiegare..."

"Credi che non sappia niente? Su twitter non si parla altro che di te e di Niall"

Le parole che Domi ha appena detto mi hanno scosso da capo a piedi.

"Lo so... ma"

"Ho visto che hai twittato e allora ti ho chiamata"

"Domi, mi dispiace di non essermi fatta sentire. Non avevo il telefono, io..."

"Lascia perdere. Dove sei, piuttosto? Stai bene? Sei con lui?"

"No, sto tornando a Prato. Ma cosa dicono su Twitter? Di Harry, di Liam? Sai qualcosa, Domi?"

"Purtroppo sì, Lou. Liam ha lasciato la band, Lou, e Harry è in prigione perché gli ha rotto il naso. Questo è quanto dicono le pagine ufficiali. Non so più di questo"

"Che cazzo dici?!"

"Sì, Lou. Sta succedendo il finimondo. Ma la cosa peggiore è un'altra"

"Cosa?!"
"La gente pensa sia colpa tua se gli One Direction si stanno sciogliendo"

"Domi, ma che mi stai dicendo?" mi stanno venendo le lacrime agli occhi e sto iniziando a piangere


"Amore, va tutto bene?" fa mia madre, preoccupata


"Non appena sei a Prato, chiamami" e così finisce la chiamata


Gli One Direction si stanno sciogliendo, Harry in prigione, Liam che lascia la band. Da quel maledetto 29 giugno le cose sono andate tutte per il verso sbagliato! Chiudo twitter e spengo internet.

Maledetto 29 giugno!

Ma è possibile che Niall non sapesse niente?

E' vero, non aveva il telefono, ma è tutto molto strano!

Non ci penso due volte. Lo chiamo.


Niall

Mi sta squillando il telefono. Numero sconosciuto.

"Rispondi! Che fai?" mi incita Paul

"No, Paul! Voglio sapere che cosa sta succedendo!" metto silenzioso e esorto Paul a parlarmi

Paul inizia a raccontarmi cosa è successo, tutto, per filo e per segno. E ad ogni parola mi sento venire meno, sempre meno. Tutto ciò mi sembra assolutamente impossibile, surreale.

"Paul, non è possibile! NON E' POSSIBILE!"

"Calmati, Niall. Ti dico quello che mi hanno detto i ragazzi, quello che mi hanno detto Louis e Zayn!"

"Ma che cazzo vuol dire che siamo senza manager?" sto iniziando a piangere, mi tolgo gli occhiali da sole e mi asciugo gli occhi

"Niall, calmati, perfavore. Dobbiamo subito andare a Berna. Ci daranno tutti delle spiegazioni. Per ora non so che cosa dire, Niall" dice Paul, pieno d'ansia, ma cercando di tenere sotto controllo la situazione

"Tu non sapevi niente???"

"No, Niall. Giuro sulla mia vita che non mi hanno detto niente"

"Com'è possibile, allora?!"

"Preston non mi risponde, la Modest neppure, io..."

"Merda!" faccio gettandomi sul sedile in preda al panico.

Vedo che Paul sta di nuovo chiamando qualcuno.

"Rispondi, cazzo! Rispondi!" dice Paul picchiando i pugni sul manubrio


Paul

Philip deve rispondermi! E' la nostra unica speranza. Preston ha il cellulare staccato, la Modest non dà segni di vita. Philip è sempre stato con noi!

"Pronto, Paul!"

"Philip, grazie al cielo. Sei a Berna?"

"Affermativo, Paul. Sono allo stadio. Il palco è quasi pronto, non devi preoc..."

"Ascolta, devi andare alla stazione di polizia e pagare una cauzione"

"Polizia? Cauzione? Cosa dici, Paul?"

"Harry è stato arrestato e io sono a Milano, lo sai. Bisogna che tu mi faccia questo favore, Philip"

"Ma certo, stai tranquillo. Ma tutto bene? Che cosa sta succedendo, Paul?"

"Non c'è tempo per spiegare. Se vai a prendere Harry, ti spiega tutto lui" riattacco la chiamata


"A chi hai telefonato, Paul?" mi fa Niall preoccupato

"A Philip" faccio prontamente, mentre mi dirigo all'areoporto

"E che ti ha detto???" mi fa insistentemente

"Mi ha detto che andrà a pagare la cauzione. Nemmeno lui sapeva niente"

"Perché nessuno sa niente???" Niall è furibondo, proprio furioso

"Non lo so, Niall. Ma c'è qualcosa di strano in tutta questa storia. Prima saremo a Berna e prima ci vedremo più chiaro. Adesso dobbiamo prendere il primo aereo per Berna!"

Parcheggio la macchina nel primo posto che trovo.

"Mettiti gli occhiali, il cappuccio della felpa e muoviti!" lo esorto a non farsi vedere e sbrigarsi


L'unico pensiero che mi assale la mente in questo momento è aiutare questi ragazzi. So che questa storia della Modest non è uno scherzo, ma so anche che quello che è stato detto ai ragazzi non è tutta la verità. C'è qualcosa di strano, qualcosa che non torna. E bisogna che mi sbrighi, o gli One Direcion saranno persi in meno di qualche giorno.


Harry

Sono rinchiuso in una cella piccola e puzzolente. C'è un odore di scarico di cessi e di lezzo d'uovo. Che schifo! Mi viene la nausea al solo pensiero di stare ancora qua dentro.

Ma che cosa sta succedendo? Che cos'è tutto questo casino?

E' da quel maledetto 29 giugno che le cose sono andate tutte per il verso sbagliato.

Niall che si rompe una gamba, Liam che vuole lasciare la band, la Modest che ci lascia ed eccomi qua, in galera, in una cella di un metro quadrato per aver dato un pugno a quel cretino di Payne.

Liam, ma che hai fatto? Eravamo un gruppo. Una squadra! Perché hai mandato a puttane tutto? Ti facevamo così schifo? Eppure io ci credevo, e ci ho creduto, e ci credo ancora! Cos'è successo dopo quel maledetto 29 giugno?

Mi hanno anche sequestrato il cellulare. E anche il portafoglio! Persino le sigarette. Non posso fare un cazzo in questo cella. E poi c'è quell'omaccione davanti a me che mi fissa ogni minuti con aria spaventosa, mentre cerca di risolvere il quiz delle parole crociate. Che deficiente!

Sento delle voci provenire dal corridoio. La porta è accostata, non riesco a capire chi sia.

Un poliziotto apre la porta:

"Styles, sei fuori!"

Fuori? E dopo due secondi vedo spuntare Philip.

"Philip! Come facevi a sapere che ero qui?"

"Beh, Harry, diciamo che tutto il web parla di te" abbasso la testa e faccio un'espressione tutt'altro che sorpresa "però Paul mi ha avvertito"


"Quindi tu mi stai dicendo che non sai niente?" gli faccio in macchina, mentre mi sta portando in hotel

"Niente, Harry. Te lo giuro" mi fa Philip sorpreso, dopo che gli ho raccontato della Modest

"Ma come? Com'è possibile?"

"Nessuno mi ha avvertito. Stavo allo stadio, a dirigere i lavori del palco..."

"Il concerto! Domani sera, Philip, abbiamo il concerto!"

"Lo so, Harry, lo so. Ma adesso dobbiamo risolvere questa situazione"

"Altrimenti..."

"Altrimenti niente. Se la Modest vi lasciato, questo vuol dire che noi non lavoriamo più per voi. Quindi.."

"Quindi il tour è annullato" dico lentamente, spalancando gli occhi e con il sangue congelato

"Il tour e non solo, Harry" mi dice rattristato

"Philip, dobbiamo scoprire cosa sta succedendo. Dov'è Paul?"

"Paul arriverà qua a Berna stanotte. Per ora non ci resta che parlare con Preston"


Arriviamo all'hotel.

"Paparazzi del cazzo!" faccio incazzato

"Tranquillo, ho chiamato i miei uomini"

Non appena scendo dall'auto, due omaccioni vestiti di nero mi portano dentro, facendo largo tra la folla. Intanto sento domande mescolate, parole confuse che mi attorcigliano la mente, il caldo dei flash che arrivano improvvisamente sul volto.

Entro in albergo e subito mi sento abbracciare con una stretta fortissima:

"Harry!" è Louis.

"Paul ci ha avvertito della cauzione. Sarà qui per stanotte" mi fa Zayn con il fiatone

"Sì, lo so, me lo ha appena riferito Philip"

"Siamo nella merda, Harry" mi fa Louis con le lacrime agli occhi

"Lo so, Louis" rispondo quasi rassegnato


"Ragazzi, andiamo al bar a bere qualcosa" suggerisce Zayn "vado su a prendere i soldi"

"Sì, ha ragione" fa Louis. Mi mette una mano sulle spalle e andiamo verso i tavoli.

"Sei calmo? Sei tranquillo?" mi fa Louis sistemandomi i capelli sul volto

"Sì, adesso sì. Sono solo preoccupato" gli rispondo guardandolo negli occhi

"Anche noi, Harry. Lo siamo tutti..."

"Ci devono delle spiegazioni!" dico battendo le mani sul tavolo

"Le avremo, Harry, questo ne so..."

"Ragazzi! Ragazzi!" c'è Zayn che sta urlando dalle scale. Ci dirigiamo entrambi verso di lui.

"Zayn?"

Ha nelle mani il suo portafoglio e anche quello di Louis.

"Quello stronzo ci ha fregato i soldi" dice su tutte le furie

Le nostre facce si fanno rosse per la rabbia.

"Ha rubato i nostri soldi!?" fa Louis sempre più perplesso

"Gliene ho date troppe poche a quello stronzo!" faccio io, scuotendo la testa


Squilla un telefono. E' quello di Louis.

"E' Paul!" fa Louis, aprendo gli occhi e rispondendo "Paul"

"Louis, sono Niall"

Gli occhi di Louis si fanno più azzurri che mai, inizia a tremargli le mani, e un sorriso si apre sul suo viso.

"Niall! Non ci credo! Che fine hai fatto? Come stai?"

"Louis, sto abbastanza bene. Ingessato, me tutto app..."

"Mi fai prendere un colpo se chiami così, senza dirci nulla. Sei sparito nel nulla!"

"Mi si era rotto il telefono e... ah, ho un monte di cose da dirvi. Ma adesso dobbiamo pensare a noi"

"Quindi sai già tutto?"

"Sono con Paul. Stiamo venendo a Berna. Stanotte saremo in albergo da voi"

"Grazie al cielo" Louis lascia andare un sospiro

"Il concerto di domani sera si fa! Crollasse il mondo, Berna ci vedrà esibire!"

"Ben detto, Nialler!"

"Sono le sei un punto, ragazzi. Andate allo stadio e assicuratevi che tutto sia apposto. Avete capito?"

"Affermativo, Niall. Stai tranquillo. Fidati di noi!" Louis riattacca la telefonata.


Louis

"Dobbiamo andare allo stadio. Subito!" esorto gli altri ad andare, mentre salgo le scale e mi dirigo in camera a prendere la roba

"Che cosa succede, Lou?" mi fa Harry, mentre mi segue insieme a Zayn

"Penso che abbiamo fermato i lavori"

"Cazzo!" fa Zayn

"Prendiamo le carte di credito. Abbiamo bisogno di soldi. E poi useremo le moto" dico io, mentre prendo un'altra rampa di scale

"Le moto? Dove le trovi le moto?"

"Nel garage dell'hotel. Le ho viste ieri quando sono sceso" faccio mentre corro per le scale con il faiatone

"Ce le daranno?" fa Harry perplesso

"Le paghiamo" rispondo con prontezza

"Ottima idea, Tomlinson!" rispondo con l'occhiolino Zayn


"Caschi allacciati" faccio l'appello

"Pronti" rispondono Harry e Zayn

"Perfetto! Sulle moto" e montiamo tutti e tre

"Ne hai mai guidata una, Lou?" mi fa Harry preoccupato

"No... tu?" rispondo con prudenza

"No... Tu, Zayn?" fa Harry, sperando che Zayn dica un sì

"No, ragazzi"

"Vabbè, sarà come guidare un motorino" cerco di sdrammatizzare "al mio tre apriamo il portone e partiamo. Dobbiamo girare a sinistra e ritornare nella via principale. I paparazzi sono a destra, all'entrata. Abbiamo una sola possibilità!"

"Pronti?!"

"Sì!" rispondono in coro

"Uno. Due. Tre."

Il portone davanti a noi si sta alzando. Si sentono da dentro le urla della folla, i flash delle macchine e il casino dei paparazzi e dei giornalisti.

"Ora ragazzi!" faccio io e giro l'acceleratore

In meno di cinque secondi le nostre moto sfrecciano sull'asfalto arroventato, mentre i paparazzi corrono verso il garage, assieme a telecamere e flash.

"Ce l'abbiamo fatta, Lou!" grida Harry da sotto il casco

"Sì, Harry!"

"Allo stadio, ragazzi!" urla Zayn indicando di prendere il viale a sinistra


Questa sembra proprio una corso contro il tempo. Adesso non dobbiamo fallire. Adesso dobbiamo far vedere loro chi siamo e quanto valiamo.










Carissimi lettori,

è arrivata l'estate ed è finita la scuola. Mi scuso con tutti per il grande ritardo. Più di un mese... se non sbaglio. Ma eccomi con il nuovo capitolo. Maledetto 29 giugno! Eh sì, perché dal quel 29 giugno è successo il finimondo.

Un capitolo pieno di azioni, dinamico e sicuramente vi verrà l'ansia a leggerlo. Una cosa dietro l'altra, dove tutti i nostri ragazzi si trovano scaricati dalla Modest, senza un menagement, senza una guida. Ce la faranno a far sopravvivere la band? Ma soprattutto cosa si nasconde sotto questa improvvisa mossa della Modest? Come mai Paul e Philip non sanno niente al riguardo? E chi ha rubato i soldi a Zayn? Siete sicuri che sia stato davvero Liam o pensate a qualcun altro?

Fatemi sapere cosa ne pensate e scrivete nei commenti come vorreste che la storia continuasse. Fatemi sapere la vostra opinione e ditemi come la pensate voi!


Un grosso bacio a tutti quelli che stanno leggendo, che hanno recensito e che seguono la mia fanfiction.

Un bacione a tutti.


MIRCO


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E seguite anche la mostra protagonista Luisa: https://twitter.com/lubarde

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Capitolo 12
*** CHE COSA NE SARA' DI NOI? ***


12

CHE COSA NE SARA' DI NOI?


Marco

So che lei sta bene.

So che sta tornando a Prato.

So che lei non sa quello che sta per succedere.

Ho visto il suo tweet. Ricevo le sue notifiche da... da tanto tempo ormai. E' passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che ha twittato qualcosa. E adesso, nel pieno pomeriggio, mentre sono nel parco con degli amici, il telefono fa un suono.

"Chi è, Marco?" fa un mio amico

"Nulla, sarà mia madre, vorrà sapere a che ora..." prendo il telefono e faccio per guardare


@lubarde Ragazzi, mi spiegate cosa sta succedendo?


La mia faccia si fa subito pallida, e resto immobile a guardare lo screen del telefono ancora bloccato, a fissare ancora quel tweet. Non so che cosa mi è preso, ma Luisa era la mia migliore amica.

"Marco, tutto bene?"

"S-s-sì... tu-tutto bene" faccio io balbettando, mettendo via il telefono

In questo preciso momento mi rendo conto come mi sia comportato male con lei. La mia gelosia mi ha divorato in quel momento, mi ha come sparato fumo nero negli occhi e non ci ho più visto. Lei con Niall, uno dei cantanti più famosi, straricco, bello, sa suonare la chitarra. E io cos'ero in confronto a lui? Mi sono sentito una nullità. Per la prima volta mi sono sentito una merda, mi sono sentito solo. E mi è presa una strana sensazione, di lacerante debolezza e allo stesso tempo di immensurabile forza. Ho avuto paura. Paura di perdere la cosa più preziosa che avevo trovato: lei.


Arrivano le sette e me ne torno a casa.

"Oh, Marco, vieni stasera?" hanno organizzato una festicciola in centro

"Non lo so" rispondo con la testa da un'altra parte.

"Marco, ma si può sapere che hai? Hai una faccia!"

"Non... non mi sento molto bene" giro la chiave del motorino e parto.

So benissimo dove devo andare adesso.

Accelero fino al viale principale e poi giro a destra. Il semaforo rosso. L'attesa di pochi minuti diventa di lunghe ore. L'ansia mi sale lungo tutto il corpo e, sebbene fossero trenta gradi, stavo sudando. Il vento mi scompigliava i capelli che sporgevano dal casco e allo stesso tempo mi faceva sventolare la maglietta.

Che cosa le dirò? Non posso certo presentarmi come se nulla fosse. O forse sì. O forse lei non si è nemmeno accorta che me ne sono andato da quel maledetto ospedale. O forse lo sa.

Semaforo verde. Riparto. Ecco ci sono: questa è casa sua.

Che faccio? Suono il campanello? Non le posso certo mandare un messaggio. Nemmeno chiamarla.

Non faccio in tempo a decidere che cosa fare, che la porta si apre ed esce lei, con i suoi capelli ricci fuoco, la sua borsa e i suoi occhiali da sole. Vedo bene la sua espressione. Non se lo aspetta di certo. Rimane a bocca aperta, non sa cosa dire. Forse vorrebbe prendermi a schiaffi.

"Lou" faccio io per iniziare

"Che ci fai qua?" mi dice innervosita e con aria di sufficienza

"Anch'io sono felice di rivederti, grazie" dico io ironicamente

Si gira dalla parte opposta alla mia e se ne sta per andare. Le vado incontro e la fermo per un braccio.

"Vuoi aspettare un attimo, perfavore?" le faccio io

"Che cosa dovrei aspettare, Marco? Non mi hai neanche salutata quando te ne sei andato dall'ospedale. Che cosa dovrei aspettare? dimmelo!"

"Beh, sono venuto per salutarti, ma eri impegnata. Eri con la tua nuova fiamma, con Niall"

"Cosa?" fa lei, sentendosi presa in giro "la mia nuova fiamma?"

"Non inventare cazzate, Luisa. Su internet non si parla altro che di te. Le tue foto le ha viste tutta Italia"

"Bene! Immagino ti sia messo anche tu a sparlare di me"

"Niente affatto. Altrimenti non sarei qui" faccio seriamente

"Allora come mai sei qui, Marco?" fa anche lei seriamente

Esito un attimo. Beh, quelle sono le domande alle quali puoi dire una cazzata, o puoi dire tutta la verità. La scelta è solo tua. E io decido di dire la verità: ormai non ho più niente da perdere.

"Perché mi manchi, Lou. Perché mi mancano i nostri pomeriggi insieme, le nostre sclerate, mi mancano le serate in motorino, mi manca tutto di te"

Anche il suo viso si fa meno irrigidito e anche la sua espressione diventa più chiara.

"Quando ti ho visto con lui... io... mi è presa una cosa... che... Ho reagito così perché ti voglio bene, Lou, e come lo voglio a te, non lo voglio a nessun altro"

"Lo so, Marco. Lo so che mi vuoi bene e anch'io te ne voglio. Davvero. Ma... ma tutta questa storia... che tu te ne vai e poi arrivi qua e mi dici che mi vuoi bene..."

"Non ci credi? Sono contenta che tu non mi creda. In fondo è quello che mi merito. Vai pure dalla Domi. Lei è migliore di me. Non sai tante cose, Lou" e così dicendo, faccio per andarmene

"Cosa dovrei sapere?" fa lei, fermandomi

"E' già tanto se i paparazzi non sono sotto casa tua. Non sei ancora uscita in centro e non hai sentito le voci dei ragazzi. Sai quante ne ho ascoltate su di te, io? Sai quante ne hanno dette? E c'era anche la tua cara amica Domi. La tua migliore amica"

La sua faccia si fa inorridita.

"Sono venuto qua perché sono l'unico che non ho mai detto una brutta parola su di te. Anche se quel fottuto giorno me ne sono andato da quell'ospedale, non ti ho mai tradita, Lou" faccio io tirando su col naso e asciugandomi gli occhi. Non voglio piangere qui, davanti a lei. Faccio per mettermi il casco. Parto.

Fanculo! Fanculo al mondo!


Zayn

Arriviamo in vicinanza dello stadio. Andiamo verso le transenne, nella zona dove i fan sono trattenuti. Ci infiliamo là dentro, dove troviamo delle auto ferme e un'ambulanza. Scendiamo dalle moto e ci avviciniamo all'entrata. Una decina di omaccioni vestiti di nero sta davanti.

"Prego?" fa uno di loro

"Dobbiamo entrare" faccio io

"Chi sareste voi?"

"Io sono Zayn, lui Louis e lui Harry" guardo gli altri con una faccia più che stupita

"Documenti, prego"

"I documenti? Ma stiamo scherzando? Che cos'è questa una presa in giro?" fa Harry scaldandosi

"Harry, calmati o finisci dentro di nuovo. Se vogliono i documenti, li avranno" faccio io

Prendo il portafoglio ormai senza un soldo. Guardo nella parte dove metto i contanti, nelle taschine laterali, nella parte delle monetine.

"Porca puttana, ragazzi, io non ho i documenti" faccio preoccupatissimo, con l'ansia a mille

"Che cazzo dici, Zayn?" dice Louis, mentre prende il suo portafoglio e guarda nel suo

"Ragazzi, nemmeno io ho i documenti" fa Harry, mostrando il portafoglio vuoto

Quegli omaccioni, incrociando le mani, incombono su di noi.

"Niente documenti. Niente stadio" fa il più grosso sorridendo

"Ma questo è impossibile. Noi siamo i cantanti. Noi ci esibiremo domani sera! Che cos'è uno scherzo?!" faccio io su tutte le furie. Mi tocco le tasche dei pantaloni per vedere se trovo qualcosa. Niente. NIENTE!

Ci guardiano tutti e tre negli occhi, come se ci avessero giocato il peggior scherzo del mondo. Ci allontaniamo e torniamo alle moto.

"Che cazzo facciamo adesso?" fa Harry

"Ci hanno rubato i documenti" fa Louis

"Ci HA rubato anche i documenti! Quel deficiente. Lo ammazzo!" fa Harry battendo i pugni sul sedile della moto

"No, Harry. Liam, o quello che ci ha derubati non ha mai voluto i nostri soldi. Voleva soltanto i nostri documenti" faccio io con risolutezza

"E che facciamo adesso?!" fa Louis seriamente preoccupato

Mi squilla il telefono. Lo prendo immediatamente dalla tasca. E' Paul.

"Paul, ci sono notizie?" faccio io senza dire nemmeno ciao

"Zayn. Non riesco a contattare in nessun modo la Modest. Ho mandato Philip a parlare con Preston e mi ha detto che non è più in albergo da voi"

"E dov'è?" faccio io preoccupato

"Non ne ho idea, ragazzi"

"Scusa, Paul, ma che c'entra Preston?" chiede Harry, prendendomi il telefono di mano

"Ragazzi, avete i documenti con voi?" chiede Paul senza rispondere alla domanda di Harry

Ci guardiamo tutti e tre sbalorditi, con le bocche aperte e gli occhi spalancati. Perché mai Paul ci fa questa domanda? Sembra proprio che Paul sappia già la risposta. Perché tutto a un tratto sembra che niente abbia più senso!

"No, Paul! Siamo stati derubati! Volevamo avvisarti, ma non abbiamo avuto tempo..."

"Merda! E' successo quel che temevo, ragazzi. Dovremmo essere a Berna per le otto di stasera"

"Che cosa è successo, Paul? Che cosa?!" faccio io urlando al telefono

Paul riattacca.

"Ha detto che è successo ciò che temeva!" faccio io in preda a un attacco di panico

"Che cosa temeva, Zayn?" fa Louis

"Non me l'ha detto, Lou!"

"Porca puttana! Qua niente ha un senso. Non ci fanno entrare nello stadio, di rubano i documenti e adesso arriva Paul e dice che è successa una cosa bruttissima" inizia a dire Harry

Mi lascio cadere sull'asfalto e mi appoggio al muretto dello stadio. Mi vengono le lacrime agli occhi.

"Siamo rimasti in tre. Che cosa faremo domani sera? Che cosa faremo poi in seguito?" faccio piangendo

"Zayn..."

"Siamo senza un menagement! Questo vuol dire che..." continuo singhiozzando

"...che il tour verrà annullato" fa Harry bianco come un cencio

"Che cosa ne sarà di noi? Che cosa ne sarà degli One Direction?" faccio io alzando leggermente la testa, con gli occhi lucidi

"Non lo so, Zayn... nessuno lo sa" cerca di consolarmi Louis

"So solo che Preston deve darci delle risposte. Delle risposte che non ci ha dato l'ultima volta!" faccio io, mi infilo il casco sulla testa e salgo sulla moto

"Dove vuoi andare, Zayn?" fa Harry preoccupato

"All'areoporto!" dico, abbassando la visiera e girando la chiave.


Liam

"Un pugno, niente di che. Ti sei già ripreso, ragazzo mio!" sorride Robert, mentre montiamo sull'aereo "E' un sollievo tornare a Londra. Berna mi ha stancato. Anche il clima è così rigido e le persone..."

"Robert..." faccio io

"Sì, Liam"

"Che cosa ne sarà degli One Direction?" dico io, perplesso, desideroso di una risposta positiva

"Niente, Liam. Gli One Direction finiranno. Anzi, sono già finiti"

Sento i motori dell'aereo accendersi, girare. Sento il veicolo iniziare a muoversi. Partiamo.


Niall

Sebbene siano le sette passate, non riesco a prendere sonno. Dovremmo essere a Berna tra un'ora: così ha detto Paul. Tutta questa storia mi sta facendo preoccupare e basta. Un momento! Adesso mi ricordo! Proprio io ho incontrato in ospedale ho incontrato quel signore che stava parlando con Liam!

"Liam Payn solista!"

Adesso mi viene in mente. E volevo dirlo anche ai ragazzi, ma avevo il telefono rotto! Ora torna tutto. Avrei dovuto dirlo a Paul, ma mi è passato di mente. Che confusione!

Liam, perché l'hai fatto?

E' questa la domanda che continua a tormentarmi, mentre guardo fuori dal finestrino dell'aereo. Sento che Paul sta parlando al telefono. Sicuramente sta parlando con i ragazzi.

"...è successo quel che temevo, ragazzi. Dovremmo essere a Berna per le otto di stasera" vedo che si avvicina e chiude la telefonata

"Paul! Che cosa temevi?" faccio io, non capendoci niente di tutta questa storia

"Adesso non è il momento di dare spiegazioni, Niall" mi fredda subito

"Ma Paul? Cosa sai in più di quello che sappiamo noi?" insisto io

"Molte cose, ragazzo mio. Ma ti ripeto che adesso non è il momento" ribadisce

Sbuffo, mentre mi lascio andare sul mio sedile. L'aereo decolla.


Vedo che Presto è su twitter. Sta guardando i tweet dei fan.

"E' davvero incredibile! Ormai sanno già tutti che Liam ha lasciato la band!" se ne esce scettico come al solito

"Già..." rispondo io con un filo di voce

"I ragazzi che domani sera li vedranno a Berna sono preoccupati... Alcuni pubblicano le foto di te e di Luisa..."

"Davvero?!" salto su io estasiato

"Guarda tu stesso!" e mi porge il telefono "siete molto carini mentre vi baciate" e scoppia in una fragorosa risata "Stavate bene insieme!"

"Stavate?" faccio io sorpreso

"Sì..." mi guarda anche lui perplesso

"Non è finita in un romantico bacio tra i paparazzi" faccio io risoluto

"Ah, Niall, Niall! Come sei ingenuo! Come pensi che vadano a finire queste storie tra un cantante famoso e una qualsiasi ragazza...?" mi guarda con aria scettica

"Lei non è una qualsiasi ragazza, Paul! E non ho affatto intenzione di mandare tutto a puttane!" ribadisco

Paul lascia andare un sospiro e poi si sofferma su un tweet. Paul inizia a leggere il tweet di una fan.

"Non posso pensare che Louis ed Eleanor non stiano più insieme... Questa si è bevuta il cervello" e scoppia in una delle sue fragorose risate

"Louis e Eleanor non stanno insieme già da un po'" gli suggerisco io

"Cosa dici, Niall? La Modest vuole che continuino a uscire. E' impossibile che si siano lasciati..." Paul mi guarda storto

"Ma come, Paul? E' stata proprio la Modest che ha fatto firmare loro un contratto. E secondo questo affare loro non dovevano più fingere di stare insieme... Paul, tutto bene stasera?" gli ricordo io

"Dov'è questo contratto? Come mai io non sono stato informato di niente?" Paul salta su, quasi innervosito da tutta la situazione

"Non lo so, Paul. So che Preston..." cerco di spiegargli, ma mi interrompe bruscamente

"PRESTON?! Che cosa c'entra ora lui?" fa Paul andato su tutte le furie

"Cristo! E' lui che ha consegnato loro il contratto!" rispondo io

La faccia di Paul scolorisce, si fa bianca, paonazza. La sua espressione è tipica di chi ha appena confermato ciò che prima aveva solo pensato. Paul ha capito qualcosa, e adesso ne ha la conferma.

"Paul? Mi dici che cosa sono questi segreti?"

"Non appena saremo a Berna, ti spiegherò ogni cosa" si rimette composto a sedere, e chiede un bicchiere d'acqua all'hostess "Credo proprio che non ne usciremo bene da questa storia!"


Luisa

Rivedere Marco mi ha fatto uno strano effetto, è vero. Come se all'improvviso una valanga di ricordi mi avesse travolta. Eppure mi sono giurata di non rivolgergli più la parola. Eppure con il suo sorriso, con le sue parole riesce sempre a cambiare qualcosa in me. In fondo lui è Marco, il mio migliore amico. E con lui le più belle serate, le giornate più pazze, le corse in motorino, le risate. Tutti hanno un migliore amico e in questo momento, mentre aspetto che quel semaforo diventi verde, mi accorgo che lo sto perdendo.

Verde!

'Io non ti ho mai tradita' mi ha detto Marco. Chi mi ha tradita? E che vuol dire?

Sto andando verso il giardino, dove devo vedere la Domi. Deve spiegarmi cosa sta succedendo su twitter, che cosa è successo a Liam. La vedo arrivare verso di me.

"Domi!" le corro incontro e l'abbraccio

"Pensavo non tornassi più e te ne fuggissi con lui in qualche posto del mondo" dice con fare ironico

"Domi... non è così"

"Tranquilla, non voglio spiegazioni"

"Non c'è da spiegare nulla..." faccio risentita

"Certo, come no!" fa lei irritata

"Sembra che vi dispiaccia a tutti rivedermi! Sono appena tornata e mi state trattando nel peggior modo possibile"

"Come pretendi che la gente ti tratti? Hai trovato un milionario, famoso, un cantante!"

"Io non ho trovato nessuno... E questo cosa cambierebbe tra di noi?"

La sua faccia si fa meno corrucciata, diviene più rilassata.

"Insomma che cosa è successo?" le faccio io, desiderosa di capire ciò che sta succedendo

"Liam ha lasciato la band" fa lei direttamente

"Che cazzo dici?!" faccio io spalancando gli occhi

"Vuoi dirmi che non ne sapevi nulla?" fa lei provocatoria

"Certo che non ne sapevo nulla! Ero in ospedale, mica a divertirmi!" rispondo io con tono

"In ospedale?" fa lei scettica

"Sono caduta durante il concerto e mi hanno schiacciata. Marco mi ha..." e aspetto a dire quella parola, perché so come fa male pronunciarla "salvata. E sono stata in coma per un giorno, se proprio lo vuoi sapere"

"Lou... io non ne sapevo niente... scusami"

"Scuse accettate" faccio leggermente arrabbiata "Liam ha lasciato la band! E gli One?" insisto sull'argomento

"Non si sa niente. Molti dicono che si scioglieranno"

"Non è possibile!" faccio io ancora più incredula e spaventata

"Non sappiamo niente, Lou"

"Questo... questo è un incubo" faccio, sedendomi sulla panchina

"Dicono che sia stata tu..."

"Io non ho fatto proprio niente!" mi alzo immediatamente

"Lo so..."

"Che cosa pensano che abbia fatto? Che sia andata lì e abbia detto: scioglietevi!" continuo a ribadire

"Ma..."
"Non penserai anche tu che..." esito "...che sia stata io" la fisso negli occhi

"Io non penso niente. So solo questo"

"Domi, tu sai benissimo che non ho fatto niente" dico io disperata

"Quelle foto non sono montaggi, Lou. Sei su internet, domani sarai su giornali. Ormai sei famosa. Cosa devo pensare io?"

"No. Non riesco a credere che tu possa farmi questo"

"Adesso devo andare, scusami"


E rimango lì, ferma, davanti a una panchina vuota; mentre lei se ne va. Non è possibile ciò che mi ha appena raccontato e la cosa più incredibile è che lei creda a quelle voci. A quelle voci del cazzo! Sono incazzata, delusa, preoccupata.

'Io non ti ho mai tradita' mi ha detto Marco. Marco, ho bisogno di te. Ma prima voglio sapere che cosa sta succedendo. Infilo una mano nella tasca dei jeans, tiro fuori il foglietto che mi ha dato Niall all'ospedale. Digito il numero. Il telefono squilla. L'ansia mi fa tremare le mani.

"Pronto" è la sua voce

"Niall, sono Luisa"

"Lou! Che bello sentirti" mi dice dolcemente e io mi sciolgo a sentire la sua voce

"Anche per me è lo stesso. Però devi spiegarmi cosa sta succedendo"

"Lou... adesso devo attaccare, sono in aereo"

"Dove vai?" dico preoccupata, come se lui già mi appartenessi

"Dai ragazzi, a Berna"

"Ti prego, dimmi solo che non vi scioglierete, Niall"

"Non lo so, Lou. La nostra band è appesa a un filo" e così riattacca


Robert

Mentre stiamo scendendo a Heatrow, mi squilla il telefono.

"Siamo appena arrivati, Preston" rispondo io

"E' tutto apposto, Robert"

"Ottimo" sorrido "Sei sicuro di aver usato la massima prudenza?"

"Ovviamente"

"Benissimo. Domattina raggiungimi nello studio111"


"Vieni, Liam. Dobbiamo avvertire immediatamente la stampa" faccio con risolutezza, salendo in taxi

"La stampa?"

"Ovvio. Dobbiamo dire al mondo che adesso sei un solista, mio caro Payne!"

"Certo! Scusa, Robert, sono un po' stanco"

"Ma certo, caro. Andiamo subito in hotel"



Liam

Scendiamo dal taxi e arriviamo in un hotel gigantesco, forse uno dei più prestigiosi di Londra. L'ingresso circondato da paparazzi e giornalisti dei più spietati. Ci dirigiamo verso l'entrata mentre flash mi assalgono da ogni parte.

Non appena entriamo, una giovane ragazza viene subito incontro a Robert per abbracciarlo.

"Papà! Finalmente!"

"Piccola mia, come stai?" le dice sistemandole i capelli

"Benissimo"

"Sophia, ti presento Liam, Liam Payne"

Mi avvicino a lei con passo incerto. Capelli biondi e sciolti, occhi chiari e allo stesso tempo penetranti. Un vestito giallo, una collana di perle e scarpe con tacco. Una ragazza bellissima.

"Tu sei Liam!" mi si rivolge con fare estroverso, come se mi conoscesse da una vita

"Sì..." cerco di nascondere il mio perenne imbarazzo

"Molto piacere" e il suo sorriso mi spiazza, mi colpisce profondamente, mi scuote come un uragano

"Pi-piacere tu-tu-tutto mio"

"Il nostro ragazzo è stanco, è meglio lasciarlo riposare" fa Robert, indicandomi la strada


Dopo aver salutato Sophia, e mentre sto salendo le scale, mi ritorna in mente il suo sorriso. Quella ragazza mi ha stregato.


Harry

"Che cosa vuoi fare qua, all'areoporto? Non è rischioso, Zayn?" cerco di capire che intenzioni abbia

"Tenetevi gli occhiali e nessuno ci riconoscerà"

"Che cosa vuoi fare?" insiste Louis

"Voglio trovare Preston" dice deciso e risoluto

"E pensi di trovarlo qua?" chiedo io perplesso

"Sarà in qualche studio, con i collaboratori della Modest..." Louis inizia un elenco

"No, ragazzi. Sta partendo"

"E per dove?" dico io insistendo

Intanto continuiamo a camminare a passo concitato lungo i corridoi immensi dell'areoporto di Berna.

"Zayn, ti vuoi fermare, per favore! Che cosa pensi che ti dica Preston?" dice Louis fermandolo per un braccio

"Dovremmo parlare con Liam, non con Preston!" gli suggerisco io

No, Harry!" faccio io pieno di risolutezza, dopo aver pensato alla situazione

"Cosa, Zayn?"

"Liam non c'entra niente con questa storia"

"Che cosa dici, Zayn? Lui ha rubato i nostri soldi, i nostri documenti!" rispondo subito io

"Sì! Siamo cantanti, famosi, va bene, ma abbiamo bisogno dei documenti!" fa Louis in preda al panico

"Riflettete, ragazzi. Che motivo avrebbe avuto Liam per rubarci i documenti? Nessuno. Liam vuole fare una carriera da solista e stop. Ma cosa se ne fa dei nostri documenti?" Zayn pone questo dubbio

La mia faccia e quella di Louis si fanno dubbiose, i nostri occhi si incrociano.

"Allora chi è stato, Zayn?" fa Louis, che non sta capendo niente di questa storia

"Ragazzi, quando Preston ci ha chiamati per dirci della Modest... avete presente?" ci chiede Zayn

"Sì, certo" rispondiamo io e Louis in coro

"Mancava Liam! Vedi che tutto torna!" faccio convinto

"No, Harry! La domanda è: perché Liam non è stato convocato?" dice Zayn cercando di farci capire ciò che gli è sicuramente balenato in testa

Le nostre facce si fanno più pensierose di prima.

"Ma non capite, ragazzi?! Preston sapeva cosa stava facendo Liam!"

"Impossibile!" fa Louis incredulo

"Ne sono più che sicuro! Quando tu, Harry, sei sceso infuriato per andare da Liam allo studio, lui non ci ha seguiti! Sapevo benissimo che avevamo lasciato le camere aperte. E allora ha preso i nostri documenti"

"E i soldi!" dico io

"Preston non ha mai voluto i nostri soldi. Preston voleva solo i nostri documenti"

"Ma per cosa, Zayn?" chiede Louis

"Per farci rimanere con le mani in mano, per farci trovare disarmati!" dico io prontamente, come se in tutta quella confusione stessi facendo un po' di luce

"Anche! Ma non solo. C'è qualcosa sotto che è molto più grave"

"Spiegati, Zayn" lo incitiamo e Louis

"Come mai solo Preston sapeva che la Modest ci ha lasciati? Come mai Paul non ne sapeva niente? E nemmeno Philip? Ragazzi, tutto torna!" fa Zayn io chiaro e tondo

"Preston!" dice Louis

"Che cosa vuole fare, Zayn?" gli chiedo con il cuore in gola

"Non lo so, Harry. Ma sicuramente le cose per noi non si mettono bene" fa Zayn, abbassando la testa, sconsolato.

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