Not Just Yet but Almost (di JCI e tradotta da aria)

di JCI
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le Conseguenze di un Bacio ***
Capitolo 2: *** Rispettare non è Capire ***
Capitolo 3: *** Decisioni Parte 1: A 10.000 Metri ***
Capitolo 4: *** Decisioni Parte 2: 6695 al 6° Piano ***
Capitolo 5: *** Una Pausa TV: Campionati Mondiali ***
Capitolo 6: *** La Calma Prima della Tempesta ***
Capitolo 7: *** Deduzioni deduttive ***
Capitolo 8: *** Oh mio Dio ***
Capitolo 9: *** Da Los Angeles a Boulder ***
Capitolo 10: *** Niente più Fingere ***
Capitolo 11: *** La Rocky Mountain Vola Alto ***
Capitolo 12: *** Un Natale Molto Rock ***
Capitolo 13: *** Il Mio Cuore è Tuo ***
Capitolo 14: *** Nuovamente Interrotti ***
Capitolo 15: *** Complicazioni ***
Capitolo 16: *** Competizioni di Ogni Genere ***
Capitolo 17: *** Una Picola Fuga dalla Realtà ***
Capitolo 18: *** Ritorno alla Realtà ***
Capitolo 19: *** Subdolo e Desiderio ***
Capitolo 20: *** Deliri di Passione? ***
Capitolo 21: *** I Semi del Dubbio ***
Capitolo 22: *** Riorganizzandosi ***
Capitolo 23: *** Ginnastica e Donne ***
Capitolo 24: *** Colpa, Odio e Amore ***
Capitolo 25: *** Birra, Ragazzi e Boris ***
Capitolo 26: *** Corso Accelerato di Confusione ***
Capitolo 27: *** Campionati Nazionali 2011, Etc. ***
Capitolo 28: *** La Fine dell'Inizio ***
Capitolo 29: *** Doppi Problemi ***
Capitolo 30: *** Casa Dolce Casa ***
Capitolo 31: *** Borse di Studio e Segreti ***
Capitolo 32: *** Guardando Verso il Futuro ***
Capitolo 33: *** Bugie e Fraintendimenti ***
Capitolo 34: *** Lacrime, Ego e un Litigio ***
Capitolo 35: *** Scoperte e Detective ***
Capitolo 36: *** Cena e Segreti ***
Capitolo 37: *** Controllare e Volare ***
Capitolo 38: *** Lasciar Andare ***
Capitolo 39: *** Ritorno al Lavoro ***
Capitolo 40: *** Strano Tacchino ***
Capitolo 41: *** Venerdì Nero ***



Capitolo 1
*** Le Conseguenze di un Bacio ***


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Le Conseguenze di un Bacio





La porta della palestra era chiusa e Payson sospirò frustrata. Il sole era a mala pena sorto, ma di solito a quell'ora le porte erano già aperte. Diede un'occhiata alla roulotte di Sasha. Porta ben chiusa, niente luci accese, non c'era nulla che indicasse che fosse sveglio, ma sapeva che doveva parlargli prima prima che le cose diventassero ancora più imbarazzanti di quanto lo fossero state la notte precedente.

Prese un respiro profondo e scrollò le spalle. Sarebbe andata lì, avrebbe bussato alla porta e si sarebbe scusata per essere stata una completa e totale idiota. Si incamminò con passi decisi, anche se tutto quello che voleva era fuggire via il più velocemente possibile. Arrivata alla porta, esitò, guardando in basso verso la finta erba Astroturf che lui aveva messo a coprire l'asfalto. Improvvisamente qualcosa le colpì la testa, con forza, facendola finire per terra sulla suddetta Astroturf. Payson restò sdraiata alcuni secondi, con gli occhi serrati.

"Payson!" la chiamò la voce preoccupata di Sasha. Sapeva che le era vicino, inginocchiato lì, la preoccupazione dipinta sul suo viso. Non si ricordava il suo incidente ai nazionali, ma immaginava che lui si fosse comportato così, e quando aprì gli occhi, il panico nella sua espressione era evidente. "Payson, Cristo, puoi sentirmi? Stai bene?"

Payson gemette. "Sto bene." Lui piegò la bocca in una smorfia che diceva che non le credeva. "No, davvero, sto bene. Non mi hai buttato a terra, " disse "sono inciampata in una piega del tuo ehm...prato, quando sono caduta all'indietro." Si alzò, portandosi una mano alla testa, ma indicando il pezzo spiegazzato dell'Astroturf che aveva colpito con il piede. Sasha restò fermo e le offrì una mano, che lei ignorò, alzandosi in piedi accanto a lui. Le parole non uscivano, ma pensò che forse sarebbe stata una buona idea sedersi. Si accomodò su una delle sue sedie da giardino e poi guardò verso di Sasha, sorridendo timidamente. "Buongiorno."

Lui fece una risatina, sedendosi sulla sedia di fronte alla sua, i suoi occhi blu che brillavano divertiti. Payson lo fissò per un momento; quello era troppo. Sapeva perchè l'aveva baciato e aveva a che fare solo in minima parte con l'avere eseguito la sua routine. Era fortemente attratta da lui. Chi non lo sarebbe stata? Il suo coach era un uomo estremamente bello, il che, combinato con il suo accento e il suo amore condiviso per la ginnastica, lo rendeva esattamente il tipo di uomo con cui si era sempre immaginata - in futuro, dopo aver vinto l'oro. Con la sua solita fortuna lui era arrivato adesso, molto prima del suo momento a Londra e in più era proprio il suo allenatore, come se dieci anni di differenza non fossero abbastanza per tenerli separati.

"Buongiorno, Payson." Non era una domanda, ma lei sapeva che era come se stesse chiedendo, che diavolo ci fai tu qui?

"Sono qui per scusarmi, per la scorsa notte," disse prima che potesse perdere il coraggio, "non so come sia successo. Ero così eccitata per essere riuscita a fare quei movimenti nel modo in cui avevamo detto e tutto quanto è esploso e tu eri lì. Non intendevo baciarti." Scosse la testa, mentre Sasha la guardava con un espressione indecifrabile. "Beh, ovviamente, lo volevo fare, ma io, io so quanto
sia stato incredibilmente stupido e completamente inappropriato. Insomma, tu sei il mio coach e beh, tu sei così vecchio - " Adesso non era indecifrabile, sembrava più che altro offeso, "più vecchio di me, intendo e beh, sai quello che voglio dire. Sono dispiaciuta e spero che possiamo fingere che non sia mai successo." Finalmente smise di parlare e alzò lo sguardo su di lui, dovendo strizzare gli occhi ora che il sole era gli sorto alle spalle.

Sasha le si avvicinò e per un momento non fu sicura se stava per riderle in faccia, o urlare, o -il respiro le si mozzò in gola- baciarla. Malgrado se stessa e tutte le parole che aveva appena detto, la sola idea la elettrizzava. Lui si fermò prima di invadere il suo spazio personale e disse, "Credo che sia una buona idea."

Payson emise un respiro di sollievo e lui sorrise. "Ottimo, perchè stavo pensando ad un entrata con la ribaltata per la mia nuova routine alla trave. So che non si addice molto all'idea di essere una ginnasta più artistica, ma non vedo un motivo per cui non dovrei farlo. So che posso decisamente riuscirci."

Sollevato non era nemmeno un inizio per descrivere come Sasha si sentisse. Forse era stato ottuso, ma non aveva visto arrivare il bacio. Magari da un'altra delle sue ginnaste: Kaylie, Lauren, persino Emily; tutte e tre avevano problemi con la figura paterna e la loro maggiore distrazione dalla ginnastica erano sempre stati i ragazzi, ma Payson l'aveva totalmente scioccato. Un momento stavano festeggiando la straordinaria riuscita del perfezionamento della sua routine al corpo libero e il momento dopo aveva sentito le sue labbra contro le proprie, prima timidamente e poi con maggior fiducia. Non era spiacevole, lontano dall'esserlo, ma era completamente inappropriato, in ogni senso. Ci aveva pensato sopra per tutta la notte. Era stato lui a portarcela? L'aveva spinta lungo quella strada? Intorno all'una del mattino aveva deciso che in effetti era colpevole. Collegando insieme, nella sua testa, gli eventi delle ultime settimane, poteva capire come una ragazza di sedici anni con una limitata esperienza potesse iniziare a vedere la loro relazione come qualcosa di più di quello che fosse in realtà. Ma poi lei si era fatta viva, non più di quattro ore dopo, per scusarsi e dare la colpa all'eccitamento del momento, e lui ammise con se stesso di essere d'accordo con lei. Se lei credeva che lui non avesse fatto nulla di male, allora forse non l'aveva fatto.

"Sasha, mi stai ascoltando?" chiese, inclinando la testa in attesa.

Si riscosse dai suoi pensieri, "Scusa, per la ribaltata è un no, ma che ne diresti di un elemento di forza? Qualcosa che ricordi ai giudici la tua forza, ma mantenendo l'idea di linearità e grazia, sono sicuro che possiamo trovare qualcosa con un punteggio più alto di un salto mortale."

Payson roteò gli occhi, ma annuì, mordendo il labbro inferiore mentre cercava di visualizzare. Sasha aprì le porte della palestra e le tenne aperte per lei, che si chinò sotto il suo braccio e lo sfiorò mentre passava. L'uomo colse il profumo del suo shampoo quando attraversò la porta e sentì il suo stomaco aggrovigliarsi, facendo la ribaltata che aveva appena bocciato dalla sua routine alla trave. Payson l'aveva già sorpassato, camminando verso la palestra per riscaldarsi, invece lui era rimasto fermo a guardarla. Maledizione, non sta succedendo. Ma sapeva che le cose non stavano così. Il problema maggiore era che Payson Keeler era esattamente il suo tipo, piccolina, bionda, intelligente, atletica proprio come Summer.

Esatto, vecchio mio, pensa a Summer. La bellissima donna che non gli avrebbe mai permesso di posare una mano su di lei, i cui valori e opinioni così erano palesemente opposti ai suoi e in un modo tale che la maggior parte del tempo li riusciva a malapena a capire. Appena credeva di aver trovato un argomento neutro, si rendeva conto che sulla questione avevano opinioni completamente opposte. Di solito Summer sembrava il telegiornale della FOX o una trasmissione radio della 700 Club e lui era più un tipo da MSNBC. Passava la maggior parte delle loro conversazioni a cercare di non roteare gli occhi. Le aveva detto che rispettava i suoi valori,
sopra tutte le altre cose era un gentiluomo, ma non la capiva. Erano entrambi fatti a modo loro e lo sapeva nel profondo, alla fine sarebbe stato questo a dividerli. Immaginò che lui e Payson avevano molto di più in comune, nonostante la differenza di età.

Dannazione, Beloff. Controllati. Payson ha sedici anni e tu sei il suo coach. Puoi guardare e apprezzare, ma non puoi toccare. Le cose stavano così, anche se il controllo degli impulsi non era mai stato il suo punto forte. Poteva parlare di disciplina quanto voleva, ma in tutta la sua vita, la ginnastica era stata l'unica cosa che era riuscito a controllare. Il primo bacio che aveva condiviso con Summer ne era la prova, e anche se quella era un relazione tra sue adulti, era complicata e ultimamente anche frustrante. Era terrorizzato che la sua mancanza di controllo, che si faceva viva con le donne da cui era fisicamente attratto, si sarebbe potuta riversare su Payson.

Questo è completamente inaccettabile, Beloff. Non puoi deludere questa ragazza. Le hai promesso che l'avresti portata alle Olimpiadi ed è quello che farai. Contrasse la mascella e sentì i denti serrarsi, una sensazione familiare. Quando si ostinava su qualcosa, sapeva che gli compariva scritto sulla faccia e quella era una di quelle occasioni. Non avrebbe permesso che ii suoi istinti rovinassero quella che era la relazione più normale della sua vita: la sua relazione da coach con quella che era forse la ginnasta più talentuosa e concentrata che aveva, e avrebbe mai, incrociato la sua strada. Avrebbe allenato Payson Keeler per le Olimpiadi e l'avrebbe aiutata a vincere l'oro, anche se era una cosa che poteva ucciderlo. E il Signore lo sapeva, sarebbe potuto accadere, ma qualunque cosa ci fosse, sempre che ci fosse qualcosa, sarebbe stata ancora lì, alla fine. Oppure no e allora sarebbe finita così e basta.

Annuì a se stesso ed entrò nella palestra, trovando la sua ginnasta che faceva riscaldamento alla trave, con una gamba sopra l'attrezzo e la testa rovesciata all'indietro con gli occhi chiusi. Sentì lo stomaco aggrovigliarsi di nuovo ed emise un gemito di apprezzamento all'immagine inconsapevolmente seducente che lei offriva.

Payson aprì gli occhi a quel suono e sorrise vedendolo avvicinarsi, tornando però rapidamente a finire di riscaldarsi. Merda, è ancora peggio quando ti sorride, quel viso dannatamente bello che si illumina. Basta! Le si avvicinò, fermandosi giusto dietro di lei, solo pochi centimetri a separarli, "Pronta?" le chiese, la voce che suonava strangolata alle sue stesse orecchie.

"Non ancora, ma quasi." rispose, e continuò a riscaldarsi.

Non ancora, Beloff. L'hai sentito? Non ancora, ma quasi. Si chinò più vicino, le labbra che quasi le sfiorarono l'orecchio quando parlò, "Beh, fammi sapere quando lo sei." Gli occhi di Payson saettarono verso di lui per un momento, come per provare a decifrare cosa volesse dire. Sorrise, non il sorriso luminoso che gli aveva rivolto prima, ma uno che lui non aveva mai visto e che sperava di rivedere. Sasha si allontanò, senza interrompere il contatto visivo. Ecco, è fatta.







Note:
Per forza di cose alcune frasi sono state "aggiustate" per mantenere il senso e la correttezza grammaticale dell'italiano. In alcuni casi ho dovuto aggiungere i nomi di Sasha e Payson per evitare di fare tutto lui - lei, visto che in inglese si usano sempre i pronomi he - she, a differenza dell'italiano.
Nella serie le ragazze si rivolgono a Sasha usando il "lei", io ho deciso di usare il "tu" per un semplice motivo: nessuna atleta dà del lei al suo allenatore. Posso dire per esperienza personale che al coach di ginnastica artistica si da del "tu" anche a livello amatoriale, figurarsi a livello professionista, dove l'allenatore è la persona con cui passi la maggior parte del tuo tempo e con cui instauri una relazione di reciprocità in cui il "lei" è semplicemente assurdo.
In questa fic il cognome di Sasha è Beloff e non Belov come si trova di solito in internet. Si può dire in entrambi i modi, ma Beloff è il modo in cui compare sulla sua felpa da allenatore nella serie.
E ora i dettagli:
- L'erba Astroturf. E' un tipo di erba sintetica prodotta dalla Monsanto, fondamentalmente è il tappetino verde che si vede di fronte alla roulotte di Sasha nel telefilm.
- La ribaltata. In originale c'era il vocabolo somersault che si può tradurre con capriola, ribaltata o salto mortale. Io ho ragionato così: la capriola si fa quando si è già sulla trave, non la si usa come entrata. Il salto mortale di solito si usa come uscita e la ribaltata invece l'ho vista anche nel telefilm, basta mettere una pedana di fronte alla trave, fare una rincorsa, prendere lo slancio e usare il rimbalzo della pedana per entrare. Quindi ho optato per la ribaltata.
- 700 Club è una radio cattolica. Fox e MSNBC sono due canali tv

Questo era il primo capitolo, fatemi sapere se è tutto chiaro e cosa ne pensate. JCI è curiosissima di sapere come verrà accolta la sua opera.


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Capitolo 2
*** Rispettare non è Capire ***


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Rispettare non è Capire






"Com'era?" domandò Payson, dopo essere scesa dalle parallele asimmetriche, ben ferma sui piedi, facendo solo un piccolo saltello per mantenere l'equilibrio. Sasha aprì la bocca per parlare, ma Payson si voltò verso di lui e lo interruppe. "Lo so, le mie estensioni non erano come sarebbero dovute essere. Credo fossero abbastanza buone nella prima metà, ma non mi ero mai accorta di quanto fosse faticoso fare estensioni in quel modo per un'intera routine." Sasha aprì di nuovo la bocca, ma Payson scosse la testa. "Lo so, lo so. Le estensioni dello Stalder all'indietro verso la parallela alta non ci si avvicinavano nemmeno."

"Payson," la chiamò e lei fermò il suo divagare per guardarlo. "Era eccellente, hai fatto grandi progressi queste ultime due settimane. Stai eseguendo questo esercizio con costanza e il DOD è alto quanto quello di Genghi Cho. Davvero, è notevole."

Lei scosse la testa. "Ma ci sono così tanti errori, così tante cose che posso perfezionare."

Sasha rise, "Payson, questa routine, esattamente come l'hai eseguita, errori e tutto, è abbastanza buona per un 16.9, un 17, se non metti male i piedi nella discesa." Era raro che una ginnasta non sapesse immediatamente il livello di difficoltà di una sua routine, ma c'erano così tanti elementi artistici che Payson non aveva mai usato, che non aveva idea del punteggio di partenza del suo esercizio.

Payson lo guardò, "Sei serio? Questo è - questo è il punteggio più alto che io abbia mai raggiunto, è incredibile, Sasha."

Fece un passo verso di lui, ovviamente voleva abbracciarlo, ma poi si tirò indietro, mordendosi il labbro inferiore, insicura di cosa fare. Sasha sospirò, odiando quell'imbarazzo, quell'invisibile muro che avevano costruito tra loro nelle ultime settimane.
"Lavoro eccellente, Payson, prenditi qualche minuto e poi lavoreremo sul suolo." Lei annuì e si diresse verso il distributore dell'acqua, dove c'era anche Emily.

Sasha guardò in basso verso il tappeto. "Dannazione," mormorò sotto voce. Alzò lo sguardo e vide Summer ferma sulla piattaforma appena fuori l'ufficio della palestra, che lo guardava piena di aspettativa. E la giornata prosegue di bene in meglio, Beloff. Vorrà sapere perchè non le hai risposto al telefono la scorsa notte, o quella prima, o quella prima ancora. Fece una smorfia. Stava evitando Summer come la peste. Sapeva che si stava comportando come uno stronzo e che lei si meritava di meglio, ma era difficile. Aveva a che fare solo in parte con quello che era successo con Payson. Si era lanciato a testa bassa in qualcosa che non stava funzionando e non aveva alcun diritto di trascinarla in una cosa del genere.

Improvvisamente sentì i suoi piedi muoversi verso l'ufficio, come se avesse deciso qualcosa, quando invece non aveva nessuna idea di cosa avrebbe detto. Entrò nella stanza e ringraziò che Kim non fosse lì. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era un pubblico, e inoltre,
in quei giorni, stava avendo dei problemi a guardare Kim Keeler negli occhi. Calmo, Beloff, molto calmo.

"Hey," le disse. "Posso parlarti di una cosa?"

"Oh, così adesso vuoi parlarmi?" chiese, rivolgendogli un'occhiata penetrante che diceva chiaramente che sapeva che la stava evitando.

Sasha sospirò e strofinò nervosamente il retro del collo, "Già, senti, lo so che ti ho più o meno trascurata e so che non è stato giusto."

Summer sbatté sulla scrivania il raccoglitore che stava sistemando, "Cosa dovrei pensare Sasha? In qualche modo tu mi hai evitato completamente per due intere settimane e non hai mai risposto alle mie chiamate..."

"Mi dispiace," la interruppe. "Ci ho pensato parecchio, su questa cosa di noi due, e non credo che sia una buona idea." Ecco qua, Beloff; strappa via il cerotto.

Lei scosse la testa e sorrise incredula. "Tu non pensi che questo," fece cenno a loro due, "sia una buona idea dopo che sei stato tu a trascinarmici dentro per primo?" Sasha aprì la bocca di nuovo, per spiegarsi più chiaramente. "Risparmiatela," gli disse Summer.

Scosse la testa, "No, ti devo una spiegazione, avevi ragione all'inizio. Noi due siamo troppo differenti. Ti ho detto che ero disposto a rispettare i tuoi valori, ma più ci ripenso nella mia testa, più non ti capisco e dubito che tu capisca me. Questa relazione è una ricetta per il disastro."

Summer sbuffò, in quella che sarebbe stata una maniera adorabile, se la sua ira non fosse stata indirizzata verso di lui, "Oh, io ti capisco perfettamente. Rispetti i miei valori, ma non sei disposto a conviverci." Non era scioccata. Non era la prima volta che un ragazzo iniziava una relazione con lei sapendo che non credeva nel sesso pre-matrimoniale, per poi tirarsi indietro quando ci pensava un po' di più o uno dei suoi amici gli ci faceva pensare, o quando si rendeva conto che lei non aveva alcuna intenzione di rinunciarci, dopo aver provato a convincerla.

Sasha guardò verso di lei e sorrise, quasi divertito che avesse colpito nel segno. "E' esattamente così." Summer probabilmente pensava che ci stesse ripensando perchè non era in grado di gestire il non fare sesso con lei; quando in realtà, a parte l'attrazione fisica, loro due non avevano nulla in comune e le relazioni come quella non duravano nemmeno quando all'insieme si aggiungeva il sesso. Comunque, non aveva intenzione di prolungare la conversazione solo per correggerla. Lasciala credere quello che vuole, tu sai la verità, Beloff. "Mi dispiace."

Summer scosse la testa. "No, dispiace a me. Sarei dovuta restare ferma nelle mie posizioni, fin dal principio, non importava quanto fossi attratta da te." Un sorrisetto apparve sul viso di Sasha, ma sparì quasi immediatamente sotto lo sguardo furioso della donna. "Mischiare lavoro e relazioni personali non è mai una buona idea e noi non siamo..." la sua voce si affievolì.

"Non siamo destinati ad essere," le disse, i suoi pensieri non più focalizzati sulla bionda di fronte a lui, ma sul piccolo frammento di speranza che bruciava dentro di lui decisamente per qualcun'altra, ma represse quei pensieri rapidamente. "Senti, non stai per dimetterti o una cosa del genere, vero? Noi abbiamo bisogno di te qui. Le ragazze ti amano e l'ufficio non ha mai lavorato più efficientemente. Tu e Kim formate una grande squadra."

Summer sorrise e a gli tornò in mente per un attimo cosa l'aveva attratto di lei all'inizio, era bellissima, specialmente quando sorrideva, "Non sopravvalutarti, Sasha. Mi piace quello che faccio e voglio essere qui per le ragazze. Hanno bisogno di un ruolo femminile positivo che non sia la loro madre."

Sasha annuì. "Bene, allora. Dovrei tornare di là," disse e si fermò alla porta, "Summer, mi dispiace."

Si girò e uscì, senza guardarsi indietro. Vide Kim Keeler avvicinarsi alle scale e le fece un enorme sorriso, "Buongiorno Kim" le disse e poi la superò, andando verso la zona di allenamento. Bene, questo potrebbe essere stato un tantino troppo, Beloff. In realtà non hai tradito la sua fiducia in nessun modo. Eccetto per la sfrenata lussuria che cresce dentro di te ogni volta che guardi sua figlia di sedici anni, che si fida di te implicitamente. Basta! Concentrati, Beloff, è il momento di allenare.

"Dispiace anche a me," disse piano Summer, guardandolo andare via. Non più di due secondi dopo, Kim Keeler entrò nell'ufficio.

"Sasha sembra terribilmente allegro, questa mattina. Voi due avete un altro appuntamento?" chiese con un brillio negli occhi.

Summer scosse la testa, un po' ferita che lui sembrasse così felice dopo la loro - beh, non poteva essere definita proprio una rottura dopo così poco tempo, giusto? "Veramente abbiamo deciso di non vederci più, fuori dalla palestra intendo, in una tenuta non-professionale," disse a Kim, incapace di nascondere il tono ferito della sua voce.

"Oh, Summer. Sono così dispiaciuta. Credevo che voi foste..." Kim si fermò, insicura di cosa dire.

Summer si strinse nelle spalle, "Anche io, ma credo che forse siamo troppo differenti. Baciarsi un po' di volte e uscire fuori a cena non lo cambia." si alzò e camminò fino alla piattaforma che si affacciava sulla zona di allenamento. Vide Sasha camminare deciso verso la pedana, dove Payson stava facendo stretching. Colse al volo l'opportunità di cambiare facilmente argomento, non volendo proprio parlare di Sasha. "Payson sembra incredibile, laggiù. Voglio dire, io non sono un'esperta in ginnastica, ma prima la stavo guardando alla parallele, lo faceva apparire facile."

Kim annuì, "Già, però ha un po' chiuso la bocca sull'argomento. Una volta parlava delle sue routine a chiunque fosse rimasto abbastanza a lungo per ascoltarla, ma adesso, beh, non più così tanto." Kim guardò come Payson volasse sulla pedana, potente come sempre, ma con una grazia che raramente aveva visto al di fuori del balletto.

Summer assentì, "Forse è solo spaventata di nutrire di nuovo troppo aspettative su se stessa. Le adolescenti tendono a non parlare quando sono spaventate per qualcosa."

Kim scosse la testa, "No, non credo che sia così. Un anno fa ho avuto l'occasione di parlare con la madre di Shawn Johnson al convegno. In realtà mi ha cercato lei. Mi ha detto che più una ginnasta si avvicina alle Olimpiadi, più si concentra. Suppongo che abbia visto molto di Shawn in Payson. Le ho detto che non credevo che Payson potesse concentrarsi ancora di più, ma lei ha scosso la testa e mi ha detto che non ne avevo idea, che diventavano improvvisamente silenziose come se l'unico a poterle capire fosse il loro coach. Ha anche aggiunto che non è una brutta cosa, che è quello di cui hanno bisogno per arrivare al prossimo livello."

"Credo sia così. Sasha una volta mi ha detto che non capisco la disciplina e il controllo che servono per vivere la vita di una ginnasta di élite. Non dirgli che l'ho detto, ma penso che abbia ragione, almeno per quanto riguarda il loro allenamento," disse Summer, guardando Sasha che stava dietro a Payson, posizionando le punta delle dita in modo tale che lei sollevasse le braccia dai fianchi. "Dover essere perfetta in ogni senso, senza poter sbagliare neanche per una frazione di centimetro, non credo che sia qualcosa che potremo mai capire."

Pochi secondi dopo, Payson stava di nuovo volando attraverso la pedana, questa volta nella direzione opposta in quella che appariva come una perfetta diagonale. Tutti quelli nella palestra, di solito concentrati su loro stessi, si fermarono un momento per guardare. Payson atterrò su due piedi di fronte all'intera palestra, le braccia alzate, finendo la diagonale con un sorriso. Sasha si spostò verso di lei, ma Payson sembrò leggergli nella mente e gli andò incontro a metà strada.

"Non sapevo che stessi lavorando su un doppio avvitamento," le disse Sasha con un tono di disapprovazione, mentre la seguiva dall'altro lato della pedana.

Payson si voltò, la mani sui fianchi come se fosse pronta a combattere. "I miei movimenti erano perfetti nella rovesciata all'indietro con ribaltata che ho inserito. L'estensione c'era, comunque ci stavo lavorando prima del mio infortunio e ho passato un po' di tempo a lavorarci di nuovo. Era perfetto. So di essere cresciuta due centimetri e mezzo, ma sono ancora potente e concentrarmi sull'elemento artistico ha effettivamente aiutato. Le piene estensioni mi permettono di incanalare più forza nei movimenti."

Sasha alzò le mani in segno di resa, "Sono piuttosto incline ad essere d'accordo con te. Era perfetto. Ma non devi nascondermi cose come quella, Payson. Siamo una squadra, ricordi?"

Gli sorrise, "Hai messo il veto su ogni mossa di potenza che ho suggerito nell'ultimo mese. Dovevo farti vedere che potevo farlo e l'ho fatto alla perfezione."

Arrivarono alla fine del tappeto, "Ah, beh, l'hai fatto perfettamente, ma puoi farlo perfettamente per due volte?" la sfidò, restando proprio sulla sua traiettoria.

I suoi occhi guizzarono in quelli di lui. "Levati dalla mia strada e te lo farò vedere," gli disse e Sasha si spostò da davanti a lei, facendo un ampio gesto con le braccia come per dire, accomodati. Sasha vide gli occhi di Payson appannarsi mentre si concentrava sul tappeto di fronte a lei, poi partì sulla pedana, lanciandosi nella rovesciata all'indietro con ribaltata, doppio avvitamento, e di nuovo, bloccando il suo arrivo, senza nemmeno piegare le ginocchia, le estensioni piene e i movimenti perfetti durante tutta la diagonale. Si voltò verso di lui, il suo linguaggio del corpo che urlava, "Te l'avevo detto."

Riattraversò il tappeto a grandi passi, fino ad essere di nuovo accanto a lei, "Bellissimo," disse piano così che solo Payson lo potesse sentire.

"Sapevo che ti sarebbe piaciuto," gli rispose nello stesso tono, senza sollevare la testa per stabilire un contatto visivo.

Sasha scosse la testa, principalmente a se stesso. Aveva ragione, gli era piaciuto. Era esattamente il tipo di cosa che avrebbe fatto lui quando competeva. In effetti, poteva ricordare alcuni casi in cui l'aveva fatto. Il suo allenatore era stato per metà arrabbiato e per metà impressionato. Quello che fai torna sempre indietro, Beloff. "Sono comunque arrabbiato con te, per aver tentato un movimento così difficile senza di me."

Payson sghignazzò appena e lanciò un occhiata verso di lui prima di focalizzarsi di nuovo sul tappeto, "Però adesso tu sai che posso ancora fare quello e movimenti di quel tipo, ci lavorerai con me, visto che non potrai solo dire di no. Ti è così facile dirmi di no, come fosse una seconda natura, 'Sasha, posso...', 'No!'" disse imitandolo.

Sasha rise per un attimo, ma poi tornò serio. "Credimi, Payson Keeler, per non è affatto facile dirti di no," le sussurrò. Era un tono di voce che gli aveva sentito usare solo un'altra volta e il suo cuore cominciò a correre. Payson alzò lo sguardo su di lui, la sua faccia era una combinazione di shock e divertimento, ma lui serrò la sua mascella e lei sapeva che significa lavoro. "Ora, fallo di nuovo. Altre cinque volte con un arrivo fermo e poi pausa pranzo." Meno divertita adesso, fece un cenno d'assenso con la testa e si concentrò di nuovo sul corpo libero e iniziò di nuovo la diagonale.

"Credo che non lo capiremo mai davvero," disse Kim a Summer, mentre si giravano verso l'ufficio dopo aver guardato Payson completare tre perfette diagonali di fila.

Summer sospirò, sapendo che per lei e Sasha mantenere le cosa ad un livello professionale era probabilmente la cosa migliore a lungo termine, "No, non lo capiremo e non sono sicura di volerlo."







Note:
Credo sia necessaria qualche spiegazione tecnica.
Il corpo libero è l'esercizio che si fa a terra, è chiamato anche suolo. In inglese è il floor exercise o solo floor e come sigla si usa FX. Si esegue su un grande tappeto 12x12, che aiuta ad avere più spinta e che si può chiamare anche pedana. Ma non bisogna confondersi con la pedana che si usa prima del volteggio o come aiuto in alcune entrate alla trave.
Diagonale. La diagonale è la successione di movimenti che si fa da un angolo all'altro della pedana del suolo.
Il DOD è il Degree Of Difficult cioè il punteggio base sulla somma del valore degli elementi che la ginnasta userà nella routine. Con un DOD alto, se si fa una buona esecuzione si possono raggiungere punteggi piuttosto alti, perchè al DOD si aggiungono le valutazioni per l'esecuzione (arriva, entrata, tenuta, mani, etc. ). Potevo tradurre DOD con Livello Di Difficoltà, ma visto che si parla di tabelle internazionali, ho pensato di poter lasciare la terminologia inglese.

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Capitolo 3
*** Decisioni Parte 1: A 10.000 Metri ***


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Decisioni Parte 1: A 10.000 Metri





"E' cosi frustrante," disse Payson, mentre tentava di mettere il suo bagaglio a mano nella cappelliera, dopo averci rovistato dentro per almeno dieci minuti, cercando di trovare il suo iPod. Finalmente, si ricordò che era nella valigia che aveva imbarcato al gate. Spinse sul bagaglio, ma quello non si mosse.

Sentì qualcuno muoversi dietro di lei, "Lascia, fammi fare," le disse all'orecchio. Un mese fa, una cosa come quella le avrebbe fatto saltare il cuore in gola, ma adesso, gli si appoggiò contro, per fargli avere spazio per spingere la borsa nello scompartimento sopra i loro sedili. Sentiva una delle mani di Sasha ferma intorno alla sua vita, mentre con l'altra sistemava il bagaglio. Poteva sentire il calore della sua pelle attraverso il tessuto sottile della maglietta che separava la mano dal suo fianco. E' come una fornace ambulante. Rabbrividì in reazione, nonostante il calore.

"Grazie," gli disse e si mosse lungo la fila di sedili, cercando di ignorare il calore che sentiva come se la stesse attraendo verso di lui. Si sedette al suo posto e si voltò per vedere Sasha togliersi la giacca e sedersi accanto a lei. Sembra che anche lui senta un po' caldo. Bene, magari ha avuto effetto su di lui quanto su di me. Ne dubitava.

"Allora, cos'è frustrante? La tua incapacità di riporre il bagaglio nella cappelliera o andare ai Mondiali senza poter competere?" le chiese con un sorrisetto. Stupido, attraente mezzo sorriso con quei suoi occhi assurdamente celesti che scintillano.

Guardò verso di lui e socchiuse gli occhi, ma non rispose. Sasha sogghignò e si girò verso l'assistente di volo per darle la sua ordinazione. Tu, Sasha, sei tu quello che è frustrante. Per un tacito accordo, dalla mattina dopo che lei lo aveva baciato, avevano mantenuto certi limiti. I confini tendevano ad offuscarsi, di quando in quando, ma per la maggior parte del tempo, entrambi si erano comportati di conseguenza. Ma c'erano momenti, piccole cose a cui nessun altro avrebbe prestato attenzione, in cui lei sentiva i brividi lungo la spina dorsale. Ogni tanto lui era semplicemente vicino e questo era abbastanza per farle fremere ogni cellula del corpo in risposta.

Avevano volato da Denver a New York e passato sei ore nei sedili di aereo più piccoli che avessero mai visto, praticamente schiacciati l'uno contro l'altro dalla spalla alla caviglia, le loro mani che si sfioravano ogni pochi minuti, incapaci o restii ad allontanarsi l'uno dall'altro. Adesso, il loro volo verso Amsterdam era in prima classe, pagato dal Comitato Nazionale di Ginnastica, ma comunque, quasi otto ore in uno spazio ristretto la faceva impazzire, e diventavano nove, contando il tragitto in auto da Amsterdam alla sede dei Campionati Mondiali a Rotterdam. Il semplice pensarlo le faceva sentire la tensione lungo tutto il corpo.

"Prendimi un bicchiere di vino," gli disse praticamente ordinandoglielo. Le parole le erano uscite dalla bocca prima di averci pensato.

Lui la guardò incredulo, "Cosa?"

"L'età legale per bere in Olanda è di sedici anni e io ne ho diciassette, prendimi un bicchiere di vino. Siamo in acque internazionali, mi è permesso. Devo rilassarmi e quell'ultimo volo, Sasha, non era rilassante

"Beh, non saprei, a me invece è piaciuto," disse con il basso, roco tono di voce che usava quando flirtava, ma prima che lei potesse rispondere, fece cenno alla hostess e ordinò qualcosa che Payson non aveva mai sentito.

"Contenta?" le chiese.

"Elettrizzata" gli rispose e passò una mano tra i capelli, aveva iniziato a portarli sciolti
solo recentemente, ma aveva rapidamente sviluppato il tic di passarci le dita in mezzo

Sasha sospirò, "Senti, Payson, lo so che questo non è il modo in cui volevi andare ai tuoi primi Mondiali, ma hai bisogno di essere qui. Devi restare nel radar della ginnastica internazionale. I media adoreranno l'idea che tu sia lì per supportare le tue compagne, è una storia grossa, da titolo di testa: 'Payson Keeler si prende un week-end libero dal suo ritorno per allenare le sue compagne ai Campionati Mondiali.'"

Payson guardò verso di lui, "Lo so, ne abbiamo già parlato. E' solo che avrei voluto darti retta dal principio. Se non avessi provato a rientrare nella Squadra Nazionale in Francia, probabilmente ce l'avrei fatta per i Mondiali quest'anno, specialmente visto il modo in cui sto eseguendo le mie routine e adesso devo aspettare fino al prossimo Agosto per i Nazionali." Serrò la mano in un pugno e diede un colpo leggero al bracciolo che la separava da Sasha.

Lui posò gentilmente la mano sopra la sua e la strinse per rassicurarla. Lei si rilassò e Sasha intrecciò lentamente le loro dita. Payson sentì il respiro mancarle. La vista della sua piccola mano quasi interamente avvolta da quella di Sasha le fece agitare piacevolmente lo stomaco. Il pollice di lui strofinava piano, senza fermarsi, l'interno del suo polso, un tocco leggero che credeva dovesse servire a calmarla, ma tutto quello che ottenne fu far aumentare la sua consapevolezza di lui.

"Signore, signora, i vostri drink," li richiamò dal corridoio l'assistente di volo e Sasha si voltò verso la donna, ma non tolse la mano.

Payson prese il suo bicchiere di vino dalla hostess e prese un generoso sorso. Sasha fece la stessa cosa con il suo gin-tonic. Il tocco non poteva, non sarebbe potuto essere male interpretato. Era una carezza, qualcosa di condiviso tra due persone che si amano. L'assistente di volo fece un sorriso indulgente, come se avesse capito qualcosa di loro due. Con ogni sfioramento del pollice contro la pelle sensibile del suo polso, si rilassava di più, finché non fu sicura che ogni osso le si fosse sciolto e ogni segno di tensione se ne era andato dal suo corpo. Non c'era nessuno su quell'aereo che potesse riconoscerli, nessuna ragione per nascondere nulla. No, noi non dobbiamo affatto nascondere questo sentimento completamento inappropriato e sorprendentemente meraviglioso.

Prese un altro sorso di vino e sospirò.

"Ti senti meglio?" le chiese, dolcemente. La maggior parte delle persone intorno a loro stavano dormendo, provando ad evitare il jet lag alla fine del loro viaggio di otto ore. Annuì e sorrise insonnolita. "Dormi un po'," le disse, reclinando il suo stesso sedile. Payson fece la stessa cosa e grazie alla meraviglia di essere in prima classe, potevano reclinare completamente gli schienali. Dopo che l'assistente di volo gli ebbe portato cuscini e coperte e loro si furono sistemati, Sasha riprese la mano che aveva momentaneamente lasciato e di ricominciò con il lento ritmo, e invece di svegliarle tutti i nervi come era successo prima, la cullò fino ad addormentarsi.

Si svegliò da qualche parte sopra l'Oceano Atlantico e guardò a destra, vedendo Sasha sveglio che premeva tasti sul suo laptop. La maggior parte dell'aereo era ancora addormentata. "Lavori?" gli domandò, mettendosi a sedere e sporgendosi oltre la sua spalla per vedere lo schermo, la mano posata comodamente sulla sua schiena, tra le scapole.

"Sto controllando la conferma della prenotazione delle nostre camere, oppure preferisci dormire nell'ingresso?" rispose senza alzare lo sguardo dallo schermo.

Payson inclinò la testa confusa, "Credevo che sarei stata in camera con Kaylie, come in Francia."

Sasha scosse la testa, ancora senza guardarla, "No, non hai alcun legame ufficiale con la Nazionale, oltre al tuo incarico temporaneo di allenatore alla Rock, Coach Keeler, quindi abbiamo le nostre stanze."

"Argh-Coach Keeler, promettimi che queste due parole non saranno mai più messe insieme per almeno i prossimi due anni," disse rimettendosi a sedere, mentre lui chiudeva il portatile e le sorrideva.

"Sei interessata all'allenamento dopo le Olimpiadi? Dopo il tuo infortunio eri stata cristallina che non volessi allenare," dire che fosse incuriosito sarebbe stato un eufemismo.

"Non voglio allenare e guardare le altre persone raggiungere qualcosa che io posso solo sognare," rispose, sapendo di suonare estremamente egoista. "Questo fa di me una persona terribile?"

Sasha rise, "No, inoltre, sono fermamente convinto che per capire come si diventa campione Olimpico, devi esserne stato uno o almeno esserci arrivato vicino. Te l'ho già detto Payson, che ti piaccia o no, tu sei una leader, le persone ti ascoltano e quando tutto questo sarà finito, allenare potrebbe essere il tuo lavoro."

Payson sorrise, "Forse allenerò con te. Non sarebbe interessante? Voglio dire, chi sarebbe capace di resistere dal mandare le sue ginnaste ad allenarsi sotto due vincitori dell'oro Olimpico?"

Sasha sorrise in risposta. Aveva ragione lei, sarebbe interessante, non è vero, Beloff? Allenare fianco a fianco con un'estremamente disponibile, estremamente LEGALE Payson Keeler, giorno dopo giorno, le lunghe notti nell'ufficio della palestra - fermò il suo treno di pensieri prima che andassero completamente fuori controllo. "Non vuoi andare all'università?"

Payson si strinse nelle spalle, "Non per fare ginnastica, riesci a immaginarti passare dalle Olimpiadi al NCAA? Credo che mi ammazzerei, però credo che laurearmi sarebbe una buona idea, l'Università di Boulder ha un fantastico programma di Fisiologia Integrata."

"Fisiologia Integrata?" ridacchiò Sasha. Controllava periodicamente i voti delle ragazze, ma tendeva a controllare se ci fossero problemi e niente di più, ma la maniera noncurante in cui lei aveva pronunciato quei paroloni, gli faceva pensare che forse doveva dare un'altra occhiata a quelli di Payson. Che la ragazza fosse anche un genio? "Sembra...difficile."

Lei rise, "E' lo studio del corpo umano, di come si muove, delle sue capacità, dei suoi limiti e di come lo si può usare per varie attività, inclusa la ginnastica di livello élite. E in verità hanno appena cambiato il nome del dipartimento da Chinesiologia a Fisiologia Integrata, se ti aiuta."

Ah, beh, questo suona molto più familiare; non sei un completo uomo delle caverne, Beloff. Sasha si schiarì la voce, sollevato che lei non stesse parlando di qualche oscuro campo di studio che gli avrebbe fatto girare la testa, "Sembra molto meno difficile nel secondo modo."

"Già, non è così male e immagino che farebbe comodo come coach di ginnastica di livello élite, sapere esattamente come il corpo può muoversi e piegarsi."

Sasha si spostò più vicino a lei, "Allora, questo è qualcosa con cui io ti posso decisamente aiutare," mormorò, mentre entrambi si avvicinavano l'uno all'altro, ma al contrario di quel momento in palestra mesi prima, quello era un lento crescendo, avevano tempo di pensarci.

Una pessima idea, Beloff, decisamente pessima. La mano di lui salì ad accarezzarle delicatamente la guancia e lei si appoggiò al tocco, desiderando essergli più vicina.

Ha diciassette anni. Si chinò e strofinò il naso contro la guancia di lei, seguendo il percorso che aveva già fatto con la punta delle dita. I loro nasi si toccarono affettuosamente ed entrambi chiusero gli occhi.

Sei il suo allenatore. "Sasha," mormorò Payson e lui sfiorò piano le sue labbra, solo una carezza al suo labbro inferiore, i loro respiri si mescolarono per un attimo.

Questo è il peggior limite che tu possa oltrepassare, l'ultimo tradimento di un coach alla sua atleta. La mano di Payson si avvicinò e gli accarezzò dolcemente il retro del collo, facendolo rabbrividire in risposta. Lui si strinse più vicino, spostando la sua attenzione dal labbro inferiore a quello superiore, sentendola rispondere a tono, la sua lingua che timidamente cercava quella di lui.

E' una bambina!

"Payson," disse senza respiro, allontanandosi e aprendo gli occhi. Entrambi espirarono e posarono la fronte l'una contro l'altra per cercare sostegno. "Mi dispiace, non so quello che - Mi dispiace."

Payson si allontanò appena, come se non volesse ancora perdere il contatto con lui. "No, no sono stata anche io. Abbiamo detto, io ho detto, che non sarebbe successo di nuovo," sussurrò. "E' stata colpa mia." Riusciva a malapena a non andare in pezzi. Non l'aveva mai vista così fragile, nè quando il suo infortunio alla schiena era nella fase acuta, nè quando pensava che i suoi sogni Olimpici fossero finiti e nemmeno quando aveva momentaneamente perso la strada dopo l'intervento. Era lui ad averla ridotta così.

Sasha sospirò e le mise una mano sulla spalla, massaggiandola piano. Prese un respiro profondo. "Okay, ecco quello che faremo. Questo," indicò loro due, "questo è quanto di più inappropriato
esista. Non possiamo continuare così."

Payson fece cenno con la testa, ovviamente aspettando che continuasse. Gli piaceva l'espressione sul suo viso, era la faccia concentrata di Payson, quella che aveva quando gareggiava. "Sono d'accordo, abbiamo una missione e non è uno scopo qualunque, sono le Olimpiadi."

Sasha si voltò verso di lei e le prese mano nella propria, meravigliandosi di quanto fosse più piccola rispetto alla sua, "D'accordo, quindi questo," fece di nuovo cenno a loro due, "non può succedere," disse e sentì la sua mano irrigidirsi sotto la sua, "non può succedere adesso," specificò.

Payson guardò verso di lui. Sta dicendo quello che credo che stia dicendo? Pensò ad Emily a all'accordo che aveva fatto con Damon e a quanto l'idea le fosse sembrata folle e totalmente romantica. "Poco meno di due anni." L'ho detto ad alta voce?

Sasha prese un brusco respiro. Due anni, vecchio mio, due anni è un tempo dannatamente lungo. "Due anni," disse e guardò verso di lei. Lei ne vale la pena? Due anni di niente, nessun'altra, celibato, passando ogni momento di veglia con lei, senza poterla avere. Sei abbastanza forte? Vuoi esserlo? Lei ti vorrà ancora tra due anni? Sarà una diciannovenne e Signore, tu ne avrai quasi trenta, vecchio è l'appellativo giusto. E comunque, anche tra due anni, la gente parlerà. Ma da quando ti importa di quello che la gente pensa di te, Beloff?

Lei guardò alle loro mani, ancora intrecciate sul bracciolo tra loro due, e poi verso di lui, i suoi occhi blu scuro in quelli chiari di lui. "Sasha?" chiese.





Note:
JCI usa spesso il termine "lovers" e dopo tanto scervellarmi, ho pensato che l'unica scelta sensata fosse "persone che si amano" visto che in italiano la traduzione letterale "amanti" indica o una relazione adultera, o due persone che comunque vanno a letto insieme. Qui invece mi sembrava più importante evidenziare il sentimento, visto che nessuna delle due cose che ho detto prima è applicabile a loro due.

NCAA è la National Collegiate Athletic Association, praticamente la lega sportiva dei college (è un livello semi-professionale) e comprende anche la ginnastica artistica. (oltre ai famosi campionati di football dei college)

Tutte le misure che inserisco sono convertite dall'inglese, ma non sempre posso usare le misure precise. Ad esempio, nel titolo si parla di 10.000 metri, nell'originale erano 35.000 piedi (ft). Ora, 35.000 ft sono esattamente 10.668 metri, ma non si dice "siamo in un aereo a 10.668 metri d'altezza" è ridicolo. Di solito si dice "siamo a 10.000 metri di altezza". Quindi ecco spiegata la mia scelta.

Le note sono utili o sono una noia?








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Capitolo 4
*** Decisioni Parte 2: 6695 al 6° Piano ***


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Decisioni Parte 2: 6695 al 6° Piano




"Come ti senti?" Payson chiese dopo che Emily si fu riscaldata per le parallele asimmetriche.

La sua amica annuì con sicurezza, "Bene, sono pronta ad andare," disse più a se stessa che alla sua compagna e momentaneamente coach. Payson fece un cenno d'assenso e si allontanò, accorgendosi che Eily stava entrando in modalità competitiva e la conversazione l'avrebbe solo distratta.

Sasha le si affiancò, "Che ne pensi?", chiese, osservando Emily con occhio critico, non visto dalla ginnasta stessa.

Payson alzò lo sguardo su di lui; le stava molto vicino per mascherare la loro conversazione. Le ginnaste non dovevano sentire i loro allenatori parlare di loro durante le competizioni, specialmente ad una importante come i Campionati Mondiali. "Ce la farà," disse sottovoce.

Lui sollevò le sopracciglia, "Dici?" chiese, guardando Emily, che si stava mettendo la magnesia sulle mani.

"Decisamente," rispose Payson e si spostò per sistemare la pedana elastica al posto giusto per Emily, per iniziare le rotazioni alle parallele della Nazionale Americana. Ellen Beals stava a pochi metri da loro, fissando nella loro direzione generale, come faceva da quando erano arrivati a Rotterdam.

La bandiera si alzò, Emily tirò su le braccia in saluto ai giudici e iniziò a ondeggiare alle parallele, e nonostante un piccolo passo nell'atterraggio, eseguì una routine valida. Sasha sorrise alla ginnasta che solo pochi mesi prima il mondo della ginnastica aveva definito rozza. "Lavoro eccellente, Emily," le disse e l'abbracciò.

"Fiducia," disse Payson alla ragazza che era diventata la sua amica più stretta alla Rock.

Il sorriso di Emily si accese, "Fiducia," disse e le diede un abbraccio. Aspettarono il punteggio insieme. La tensione era insopportabile. Grazie alla ridicola vendetta della Beals, Emily aveva cominciato alle parallele
per la squadra degli USA, uno svantaggio dato che i punteggi avevano iniziato ad essere sempre più alti per quell'attrezzo, ma quella routine era stata eccellente. Poi Payson sentì un urlo accanto vicino a lei, gli occhi di Emily incollati al tabellone. Un 16.4, il nuovo miglior punteggio di Emily in qualunque gara e che probabilmente le avrebbe permesso la qualifica per la gara individuale alle parallele asimmetriche alla fine del week end. Emily poi si allontanò per prepararsi alla sua prossima rotazione: la trave.

Payson guardò come Sasha seguisse Andrea Conway al cavallo per aiutarla a prepararsi. Cercò con lo sguardo Kaylie, che all'evento sarebbe dovuta essere il punto di forza della squadra. Sarebbe dovuta essere da qualche parte lì intorno, ma Payson non riusciva a vederla. Kaylie si comportava in maniera strana da quando erano arrivati. La sera prima aveva detto qualcosa a proposito un virus intestinale durante la cena, ma quella mattina, mentre andavano all'arena, sembrava stare bene. Payson si avviò verso il corridoio che riportava agli spogliatoi americani. Fu allora che vide la sua amica svenuta sul pavimento del corridoio.

"Kaylie!" gridò, allarmando una guardia di sicurezza che stava in piedi lungo il corridoio. L'uomo si affrettò a raggiungerla, "Chiami gli istruttori, un dottore, qualcuno!" gli urlò contro. La guardia la capì abbastanza bene e chiamò velocemente aiuto alla radio attaccata alla spalla. "Chiami Sasha, il suo coach, Sasha Beloff, deve venire anche lui dall'arena," insistette. La guardia annuì e chiamò la sicurezza dell'arena per far arrivare anche l'allenatore. Pochi secondi dopo, una folla di personale medico circondò Kaylie. Parlavano tedesco e Payson non riusciva a capire una sola parola, ma Sasha parlava abbastanza tedesco e conosceva abbastanza termini medici per tradurre con scioltezza, "Hanno detto che ha un battito forte e che svenendo ha battuto la testa."

Payson scosse la testa incredula e sentì il braccio di Sasha avvolgerle le spalle, rimettendola
praticamente in piedi. "Andrà tutto bene, Payson, starà bene."

Ellen Beals stava in piedi a lato della scena, accigliata per la preoccupazione, non solo per Kaylie, ma per tutta la squadra. Avevano portato sei atleti e sei dovevano essere gli atleti a competere per ogni attrezzo, affinché la squadra degli Stati uniti avesse una possibilità di vincere l'oro.

"Vado con lei all'ospedale," disse Sasha a Payson, con un tono tranquillo. Lei annuì, fissando Kaylie, ancora incosciente, sdraiata sulla barella. La baciò delicatamente sulla testa. "Ho bisogno che tu guidi Emily in questa competizione, Payson."

Ellen Beals aveva un piano che le si stava formando in mente e di certo non implicava che Payson Keeler guidasse Emily Kmetko nella competizione, "Tu non vai da nessuna parte, Beloff. Qualcuno del Comitato Nazionale può accompagnare Kaylie all'ospedale. Abbiamo bisogno almeno di due coach in campo."

"Payson è qui come coach, andrà bene," disse, corrugando le sopracciglia in direzione della Beals.

Ellen Beals serrò i denti come se quello che stava per dire la causasse enorme dolore. "Payson non può essere un coach, perchè abbiamo bisogno che gareggi."

Sasha guardò la Beals come se avesse dieci teste, "Non può, grazie al tuo consiglio sbagliato, non è nella squadra Nazionale."

La Beals alzò una mano per zittirlo. "L'abbiamo segnata come alternativa. Lo stesso giorno in cui ho ricevuto quel tuo ridicolo messaggio che sarebbe venuta ai Mondiali come coach, ho ricevuto anche una telefonata dai contabili della Federazione Ginnastica. I tempi sono duri e non potevamo permetterci di mandare una seconda riserva, così abbiamo segnato Payson pensando che nella migliore delle ipotesi non avremmo avuto bisogno di lei e che nella peggiore sarebbe stata una grande storia per le pubbliche relazioni."

Payson spostò lo sguardo tra Sasha e la Beals. "Ma è Lauren l'alternativa. E' in panchina proprio in questo momento."

La donna scosse la testa, "Lei è una delle due riserve e noi siamo liberi di scegliere quale atleta far competere. Lauren è bravissima alla trave ed è una brava ginnasta, ma Kaylie era la nostra speranza per la vittoria All Around e dalle voci che girano, il tuo DOD dell'All Around è più alto di quello di Genghi Cho."

Payson sospirò, "Qualcuno ha la bocca larga." disse, guardando di sottecchi Sasha, che aveva probabilmente provocato la Beals con quelle parole durante una delle loro liti. Sasha si strinse nelle spalle senza scusanti e lei roteò gli occhi nella sua direzione.

"Puoi farlo, Payson?" chiese la Beals, alternando lo sguardo tra lei e Sasha.

Payson rivolse uno sguardo a Sasha e gli fu chiaro cosa volesse dirgli. Annuì, capendo quello che lei aveva deciso. Payson si girò e, prendendo un respiro profondo, si allontanò da loro, ripulendo la mente dai pensieri rivolti alla sua amica in viaggio in ospedale e all'altra seduta in panchina, che non sapeva di aver perso l'occasione di una vita.

La Beals guardò la schiena di Payson che si allontanava e poi guardò Sasha. "Allora?"

"Lo farà, dammi un minuto per mettere su carta le sue routine, per i giudici." Rispose Sasha, correndo di nuovo verso l'arena. Tutto si riduce a questo, Beloff. Lei è davvero pronta? 'Fanculo, certo che lo è. In pochi minuti il mondo della ginnastica sarebbe finito sottosopra.

Fu la cosa più incredibile che Sasha avesse mai visto. Un 66.95 il primo giorno, incluse le penalità per un piccolo saltello all'arrivo del volteggio e la tenuta alla trave. Nastia Liukin aveva vinto l'oro a Beijing con un 63.325 e il punteggio di Genghi Cho non era mai salito oltre il 64.00. Sasha sedeva nella parte anteriore dell'autobus, ad un solo sedile di distanza da Ellen Beals. Era stata una notte folle, eppure sembrava che ogni grande competizione portasse il giusto equilibrio tra angoscia e gloria. Kailie stava bene ed era stata dimessa dall'ospedale. Era tornata in albergo a riposare. I dottori avevano detto che soffriva di un estremo affaticamento, anche se Sasha pensava che ci fosse ben altro. Ci sarebbe andato la mattina dopo per consultarsi con loro.

Emily aveva fatto abbastanza bene, sia alle parallele che al suolo, per qualificarsi alle finali individuali e la Nazionale Americana in primo luogo sarebbe andata alle finali a squadra il giorno dopo. Si girò e vide le ragazze sedute vicine. Lauren stava ovviamente facendo il broncio per non essere stata chiamata come alternativa. Sperava che quello avrebbe posto fine alla spaventosa alleanza tra Ellen Beals e Steve Tanner, che amava chiamare il suo spaventoso Asse del Male. Proprio davanti a Lauren, erano sedute in silenzio Payson ed Emily, entrambe raggianti per le esecuzioni che avevano fatto. Payson avvertì il suo sguardo su di lei e incatenò gli occhi con quelli di lui. Lei non sorrise, a malapena mutò espressione, ma fu in quel momento che Sasha capì. Lei era quella giusta. Due anni da quel momento, cinque anni, sia che lei lo volesse ancora oppure no, Payson Keeler l'aveva catturato anima e corpo.

Sull'aereo era rimasto in silenzio troppo a lungo, così lei alla fine aveva ceduto, "Pensaci, Sasha, pensaci e poi fammi sapere," gli aveva detto. In quel momento gli era sembrato che i ruoli si fossero rovesciati, come se lei fosse l'adulta sensibile e matura che dava del tempo per pensare ad un giovane e ingenuo adolescente. Avevano analizzato il problema e stabilito che non avrebbe interferito con la preparazione all'evento, nè con l'aiutare Kaylie e Emily ad essere pronte per la più importante competizione delle loro vite, ma ora lui aveva capito e quella scelta non era mai stata davvero un'opzione, dopotutto. Era solo andata così.

Entrarono nell'ascensore tutti insieme; Emily, Kaylie, Ellen Beals e le altre ragazze della Nazionale sarebbero scese al quarto piano, mentre Payson e Sasha sarebbero rimasti nell'ascensore fino al sesto, dove alloggiava la maggior parte dei coach dei club.

Lauren uscì dall'ascensore con uno sbuffo, aveva
chiaramente fretta di tornare in camera sua, chiamare suo padre e lamentarsi. Il resto delle ragazze abbracciò Payson e augurò la buonanotte.

"Beloff, ci vediamo domattina," disse la Beals, la bocca piegata in una specie di sorriso. "Bonanotte, Payson," aggiunse. "Verrò di sopra tra un po', per il controllo letti."

Le porte dell'ascensore si chiusero dietro di lei ed entrambi, coach e ginnasta, tirarono un respiro di sollievo e poi si guardarono l'un l'altro, scoppiando in una fragorosa risata isterica. Risero per l'intero viaggio tra i due piani e uscirono dall'ascensore praticamente caracollando, aggrappandosi tra loro per tenersi in piedi.

"Un 66.95, quasi un 67," Payson fece una piroetta al centro della nicchia dell'ascensore. "E' stata la notte più fantastica della mia vita."

Sasha si appoggiò al muro, le braccia incrociate sul petto, e rimase a guardarla. Lei volteggiava e volava avanti e indietro sul pavimento, come aveva fatto durante il suo corpo libero di quella notte, le mani graziosamente allungate che le si muovevano dolcemente intorno. Era la cosa più bella che lui avesse mai visto.

Smise di girare per un momento e gli sorrise, completamente inconsapevole sotto il suo sguardo. Fece alcuni passi verso di lui e Sasha sciolse le braccia, accogliendola tra di esse e attirandola più vicina in uno stretto abbraccio. Payson affondò il viso nel suo collo e lui sentì le sue labbra premere delicatamente il punto dove si sentiva il battito. Rimasero semplicemente fermi per un attimo, assaporando la vicinanza. Era la celebrazione privata di due persone che avevano attraversato insieme l'inferno e ne erano usciti più forti. Sasha sospirò, "Due anni," disse e lei si tirò indietro per guardarlo negli occhi.

Payson inclinò la testa verso di lui, "Sei sicuro?"

Lui annuì, "Sì. Due anni, Payson Keeler. Noi due abbiamo una missione: l'oro Olimpico, e quando ci saremo riusciti, beh allora, se mi vorrai..." la voce gli si affievolì quando lei gli si strinse di nuovo addosso.

La mano di lei si avvicinò silenziosamente ad accarezzare la ruvidezza della sua guancia. Sasha chiuse gli occhi e si abbandonò alla sensazione, ma improvvisamente lei si allontanò. La guardò confuso e vide accendersi la luce che indicava l'arrivo dell'ascensore. "E' probabilmente la Beals. Controllo letti," disse sarcastica, e si allontanò completamente da lui.

Era effettivamente Ellen Beals e Sasha ringraziò la sua stella fortunata che Payson fosse così attenta, "Cosa fate voi due ancora qui?" chiese, più confusa che sospettosa.

Sasha non riuscì a fermarsi. "Sgattaioliamo fuori dopo il coprifuoco." Payson rise e cercò senza successo di mascherarlo con un colpo di tosse, "Non dirlo a mia madre," aggiunse Sasha, roteando gli occhi verso di lei. La Beals gli rivolse uno sguardo furente.

Payson le rivolse un sorriso accecante, usando il suo 'Payson Keeler: sorriso da Tesoro dei Media', "Stavamo parlando delle singole routine di questa sera. Ancora non riesco a credere a quanto fosse alto il mio punteggio", disse sorridendo di nuovo alla Beals e voltandosi verso Sasha, che a stento tratteneva le risate.

La Beals si accigliò, "Beh, è molto carino, ma dovresti essere al letto. Non possiamo permetterci che la nostra migliore speranza per l'oro All Around venga privata del sonno la sera prima delle finali a squadre."

"Ha ragione," disse Payson. La Beals annuì e sorrise, ma sembrava insicura di se stessa. "'Notte Sasha. Signorina Beals."

"Coach Beals," la corresse, ma Payson si era già girata e si stava allontanando lungo il corridoio, ignorandola completamente. La Beals si girò verso Sasha.

"Parlando delle sue routine? Davvero, Beloff, non potevi aspettare fino a domattina? Ha bisogno di riposare."

"Payson è la ginnasta più concentrata del pianeta, Ellen, ma persino lei si merita di rivivere il meraviglioso lavoro che ha fatto stasera, salvandoti decisamente il culo, dovrei aggiungere."

La Beals arricciò le labbra e fece per replicare con uno dei suoi commenti taglienti, ma Sasha l'aveva già sorpassata e si era incamminato lungo il corridoio, verso la sua stanza. "Ci vediamo domattina, Beloff," disse. Lui alzò il dito indice e lo fece roteare in conferma, ma non si voltò.

Ellen Beals prese l'ascensore con la sensazione di essersi persa qualcosa, come se Payson Keeler e Sasha Beloff  si stessero raccontando una barzelletta e lei fosse la battuta finale. Scosse la testa, "Sono il coach a capo della squadra e domani vinceremo la medaglia d'oro. La Keeler e Beloff possono schiantarsi dalle risate quanto vogliono."





Note:
All Around:
è la gara che comprende tutti gli attrezzi. La ginnasta esegue tutti gli attrezzi (corpo libero, volteggio, parallele, trave) e chi ottiene il punteggio più alto dalla somma di questi quattro vince. E' ovviamente una competizione molto difficile, perchè bisogna praticamente eccellere in tutto, non in una sola specialità. (Ad esempio Lauren eccelle nella trave, ma non negli altri attrezzi.)


Sono contentissima che questa fic vi piaccia quanto è piaciuta a me. Sarà un lavoro enorme tradurla, ma sono contenta di poterlo fare!

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Capitolo 5
*** Una Pausa TV: Campionati Mondiali ***


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Una Pausa TV: Campionati Mondiali






"Benvenuti ai Campionati Mondiali di Ginnastica Femminile offerti a voi dalla Visa. Io sono Al Trautwig, accanto al vincitore dell'ora Olimpico, Tim Daggett e Elfie Schlegel. Che serata, ieri sera. Uno di voi riesce a ricordarsi un inizio più eccitante o controverso ai Campionati Mondiali?"

"Io non ci riesco Al," rispose Tim Daggett, "Abbiamo iniziato ieri chiedendoci se qualcuno degli Stati Uniti sarebbe stato in grado di sfidare Genghi Cho nel All-Around e se qualcuno sarebbe riuscito anche solo ad avvicinarsi ai Cinesi come squadra. E la scorsa serata, cosa si può dire a riguardo? Payson Keeler, nemmeno registrata per competere, qui per accompagnare le sue compagne a questi Campionati Mondiali come assistente del suo coach, quattro volte vincitore dell'oro Olimpico, Sasha Beloff; è stata richiamata in campo, per così dire, e ha semplicemente sconvolto il mondo della ginnastica d'elite.

Elfie si inserì, "Ho osservato Payson per molto tempo. Prima del suo infortunio era molto potente, ma ora è la ginnasta più completa che abbia mai visto, che unisce la sua forza naturale e la sua atleticità, con un  livello artistico da fare invidia a Nastia Luikin. E come hai detto tu, Tim, i giudici l'hanno premiata di conseguenza con un 66,95. "

Al annuì: "Ora, per chi è nuovo alla ginnastica o specialmente nuovo a questo sistema di punteggio, un 66,95 è come fare un lancio perfetto in una partita a baseball e battere ognuno dei 27 battitori che dovete affrontare su tre tiri. E 'quanto più vicino alla perfezione che questo sport abbia visto da molto tempo."

Tim riprese da lì, "Sai, Al, quando hanno realizzato questo nuovo sistema di punteggio, tutti dicevano che non avremmo mai visto un altro perfetto 10 e che era un peccato, e avevano ragione. Ieri  sera a Payson Keeler non è stato tolto neanche un centesimo di un punto sul suo corpo libero . Ha completato una routine perfetta, e se sai qualcosa del corpo libero, questo è quasi impossibile, ci sono troppe occasioni in una routine di 90 secondi perchè qualcosa vada anche solo un po' male . Ora, il valore iniziale della routine era un 6.9 e le è stato dato un 10 per l'esecuzione, così si è arrivati ad un 16.9, ma un po' del gusto è stato tolto dalla reazione della folla per il punteggio."

"Esattamente, quando Payson ha fatto la sua routine di corpo libero, le altre rotazioni erano in realtà già finite, così lei era l'unica competere e aveva tutta la folla guardarla esibirsi nel valzer della Bella Addormentata di Tchaikovsky, erano in silenzio, li aveva paralizzati in un stato di soggezione assoluta e quando ha finito erano in piedi urlando e gridando. Questa folla conosce la  ginnastica, ma non c'era l'esplosione che meritava il suo punteggio perché avevano assegnato un 16.9, non un 10 ", disse Elfie.

Al saltò nella conversazione, "E 'un peccato, ma è il modo in cui la ginnastica funziona al giorno d'oggi. Inoltre, le prestazioni Payson Keeler hanno anche avuto un impatto enorme sulle possibilità degli USA per spodestare la squadra Cinese come Campione del Mondo di ginnastica nelle fasi finali a squadre di stasera."
Tim colse perfettamente lo spunto, aggiungendo una risata di incredulità ad effetto, "E 'vero, Al. I punteggi di Payson, ben cinque punti in più rispetto al totale che si ottiene da i migliori punteggi di ciascun attrezzo da una qualsiasi delle ginnaste cinesi, hanno dato agli Stati Uniti un vantaggio sostanziale. Di solito le squadre superano le altre squadre di decimi e centesimi di punto, ma questo scarto è quasi insormontabile, nonostante il fatto che le sei ginnaste della Cina hanno tutte superato nei punteggi la squadra Americana. Dovrebbe accadere un disastro assoluto agli Stati Uniti e la Cina dovrebbe fare ogni routine perfettamente in ordine perchè gli USA perdano questa medaglia d'oro. Gli allenatori Ellen Beals e Sasha Beloff devono essere estremamente fiduciosi nell'entrare in gara oggi ".

"Potete aggiungere a tutto questo il fattore Coach Payson Keeler, perché se avete notato, ieri è stata Payson a parlare ed incoraggiare le altre ragazze prima e dopo la loro routine," Elfie finì per loro.

"Ora, molti di voi
probabilmente si stanno interrogando riguardo le condizioni della Campionessa nazionale degli Stati Uniti, Kaylie Cruz. È stata portata in ospedale ieri poco prima della gara, e starà più che bene."

***

"Nadia, Marylou, Payson," Al Trautwig aveva iniziato la sua trasmissione delle finali individuali All-Around. "Due ginnaste che hanno bisogno di presentazioni a parte i loro nomi e adesso anche una terza: Payson Keeler, che da quello che abbiamo visto durante la gara a squadre, è salita al loro livello. Tim Daggett, Elfie Schlegel, abbiamo visto gli Stati Uniti vincere il loro primo campionato del mondo come squadra da quando il loro oro è stato vinto da Nastia Liukin e Shawn Johnson, due anni fa, ma la storia di questi campionati è stata Payson Keeler."

"
La scorsa notte ha portato la sua squadra alla medaglia d'oro con un'altra performance grandiosa, 65,75 un punteggio sommato sui quattro eventi e un altro perfetto 10 per l'esecuzione, questa volta sulle parallele asimmetriche. Non riesco a immaginare cosa stia succedendo nella mente di questa giovane donna in questo momento, ma guardatela sembra fredda, calma e controllata. Sta solo parlando con il suo allenatore, Sasha Beloff, con il sorriso sul volto, nessuna tensione evidente, come se si stesse preparando per andare a cena o a guardare un film e non come se stesse per competere contro le migliori ginnaste del mondo per l'individuale All-Around del Campionato Mondiale ," aggiunse Elfie.

"Se io avessi ottenuto io i punteggi che ha ottenuto lei...se esegue le routine come ha fatto le ultime due notti, sa che vincerà senza problemi. Sta semplicemente surclassando il resto delle concorrenti, " aggiunse
Tim.

"E l'ha fatto sembrare molto facile," Al continuò, "Qual è il segreto, Elfie?"

"Al, le sue routine sono piene di difficoltà dall'inizio alla fine, ma ho parlato con il Coach Sasha Beloff sul ritorno di Payson alla ginnastica e mi ha detto che quando a Payson è stato dato il via libera per iniziare ad allenarsi di nuovo, si sono accorti che nel tempo in cui era stata a riposo, era cresciuta di due centimetri e forse non sarebbe stata in grado di riavere tutte le sue capacità di ginnasta di potenza e nemmeno di tornare al livello che aveva prima. Hanno ricominciato da zero, per così dire. Infatti, ha detto che Payson ha trascorso settimane lavorando sugli esercizi semplici , di primo livello, come ruote, rondate e poi si sono concentrati sulle piccole cose, l'artisticità delle sue routine, le sue estensioni, le sue linee e alla fine era come se qualcosa si fosse sistemato. Era ancora in grado di fare quei movimenti di potenza, nonostante il piccolo aumento di crescita, ma il lavoro sulla sua abilità artistica ha eliminato i piccoli errori che era solita fare a causa della sua sola concentrazione sugli elementi di forza. L'ho detto la notte dopo le sue prestazioni da record durante la gara a squadre obbligatoria, Payson è ora la ginnasta più completa che abbia mai visto e ha messo il resto del mondo in allerta, migliora, potenzia il gioco o togliti dal mio cammino verso la cima del podio. "

"Ora gli Stati Uniti hanno tre ginnaste che si sono qualificate per la gara individuale All-Around; ovviamente, Payson Keeler, ma anche Andrea Conway e l'altra sorpresa di questi campionati del mondo, Emily Kmetko, che si allena con Payson presso il Club Ginnastica Rocky Mountain a Boulder, in Colorado, sotto il Coach Sasha Beloff. L' ascesa di Emily nei ranghi sarebbe sicuramente la storia della competizione, se non fosse per il dominio totale dell'arena da parte di Payson. Due anni fa, Emily si stava allenando in una palestra locale e non aveva mai gareggiato in un evento a livello élite... "

***

"Ed ecco fatto, gente, i Campionati del Mondo di Ginnastica Artistica femminile del 2010 sono giunti alla fine e che fine. Payson Keeler ha concluso l'evento nel modo in cui ha iniziato, con l'oro. Ed è stato un Campionato del Mondo di grande successo per gli Stati Uniti sia nella parte maschile e che in quella femminile. La squadra femminile ha vinto l'oro, la squadra maschile ha vinto l'argento, Payson Keeler e Austin Tucker dagli USA hanno entrambi ottenuto l'oro nell' All-Around, Nicky Russo ha vinto l'argento sempre nell' All-Around. E poi, beh le finali degli eventi si leggono come una lunga lista di successi per il Team USA. Austin Tucker, oro agli anelli, oro alle parallele, bronzo al corpo libero. Nicky Russo, bronzo agli anelli, oro alle parallele alte, e oro al cavallo. Per le donne, Andrea Conway, un bronzo alla trave e a sorpresa, Emily Kmetko, medaglia d'argento alle parallele asimmetriche e poi la grande, Payson Keeler, argento alla trave, oro al corpo libero, argento al volteggio e, infine, oro alle parallele asimmetriche con il suo quarto perfetto dieci del fine settimana e il terzo in quello specifico evento. Un incredibile incontro per gli Stati Uniti, semplicemente non ci sono parole per descriverlo." disse Al Trautwig, "Ma Tim, Elfie, provateci per noi."

Tim scosse la testa: "Nessuno poteva predirlo. Questa è la più bella squadra di atleti che l'America abbia mai messo insieme, soprattutto se si guardano gli uomini e le donne nell'insieme. Diciassette medaglie a questi Campionati del Mondo, ben al di sopra di qualsiasi aspettativa che fosse stata prefissata. Se io fossi a capo del Comitato Nazionale USA, l'unica cosa che potrebbe rendere ancora meglio tutto questo sarebbe se le Olimpiadi fossero domani e non tra due anni. Anche se, a meno di un infortunio, non vi è alcun motivo perchè ognuno di questi atleti non sia a Londra nel 2012. Sono semplicemente troppo bravi."

"Incredibile, semplicemente incredibile," aggiunse Elfie, "Payson Keeler, appena pochi mesi fa, pensava che non sarebbe mai stata in grado di praticare di nuovo la ginnastica e oggi sta portando a casa sei medaglie, quattro ori ed è la Campionessa del Mondo del suo sport. È la storia dello sport più incredibile che abbia mai sentito. "

"Grazie a tutti per esservi uniti a noi per questi Campionati del Mondo. Una dichiarazione è stata fatta in questo fine settimana, la ginnastica Statunitense è tornata ed è meglio che mai. Questo è Al Trautwig con Tim Daggett e Elfie Schlegel; auguriamo a tutti la buona notte da Rotterdam."

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Capitolo 6
*** La Calma Prima della Tempesta ***


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La Calma Prima della Tempesta







La vita non sarebbe stata più la stessa. Non per la famiglia Keeler, comunque. Solo pochi giorni dopo la sua vittoria al Campionato del Mondo, MJ Martin aveva chiamato, insistendo sul fatto che Payson e i suoi genitori si incontrassero con lei, "Ce la farò, ne vale la pena," aveva detto MJ e l'aveva ottenuto.

Il pacchetto che aveva messo insieme era del valore di centinaia di migliaia di dollari in
sponsorizzazioni e come testimonial. Grandi aziende come Rolex, Audi, Nike e quella che aveva fatto arrossire il papà di Payson furiosamente, Victoria's Secret, erano venute a bussare, tutte volevano Payson come testimonial dei loro prodotti.

"Mamma, se firmiamo questi contratti, questi sono soldi garantiti, senza trabocchetti, senza revoche," aveva detto Payson, implorante. Entrambi i suoi genitori erano impassibili, le loro espressioni stoiche 
causarono a Payson un po' di panico. Come fanno a non vedere che questa è una facile soluzione? Questo tipo di denaro è qualcosa che nessuno può rifiutare.

MJ annuì d'accordo, "Signora Keeler, signor Keeler, vi dirò quello che dico a molti genitori di giovani atleti d'elite, se la vostra  preoccupazione è l'ammissibilità alla NCAA e il pagamento per l'università, prendete i primi centomila dollari e metteteli in un investimento con un rischio molto basso, o magari un libretto di risparmio, dove guadagnerete interesse minimo, ma non ci sarà alcun rischio. Vi dirò, però, questo pacchetto che ho messo insieme per voi, vale almeno mezzo milione di dollari, e queste sono solo le società che hanno manifestato il loro interesse prima che lei si facesse male e hanno rinnovato l'interesse dopo la sua vittoria al Campionato Mondiale. Ci sono almeno una dozzina di ulteriori richieste in attesa che io torni in ufficio e mentre stavo arrivando qui, ho ricevuto una telefonata dalla Gatorade. "

"Mamma, papà, si sta parlando di Nike e Gatorade, non una qualche azienda di body o una concessionaria di automobili, questo è troppo importante. Non potete dire di no."

MJ vide che erano ancora esitanti: "Ascoltate, io so
tutto quello che avete attraversato quando Payson si è infortunata. È stato assolutamente devastante. Però, è il mio lavoro guardare le cose in dollari e centesimi. Pensate ai sacrifici che la vostra famiglia ha fatto , finanziariamente e in altri modi per la ginnastica Payson e tutto potrebbe finire, in un batter d'occhio. La vostra famiglia merita questo. Avete tutti dato moltissimo alla causa Payson per non incassare quando potete. Però, non per essere brusca, ma si tratta di una sponsorizzazione di anno che potrebbe essere rinnovata di comune accordo dopo Campionati del Mondo del prossimo anno. Ora è il momento di prendere questi soldi. Nessuno sa cosa accadrà in futuro. "

Così una settimana dopo, quando Payson entrò nel parcheggio della Rock, come suo solito alle cinque del mattino, in una nuova Audi Q7, nessuno rimase sorpreso, meno di tutti Sasha.

"Belle ruote," disse, quando lei si fermò accanto alla sua roulotte. "Non una convertibile? Pensavo fosse la macchina scelta per ginnasti della Rock", la prese in giro gentilmente. Payson alzò gli occhi verso di lui e parcheggiò l'auto prima di tornare a piedi verso la sua roulotte.

"Shredded Wheat?" chiese, con le sopracciglia inarcate. "Almeno è per la prima colazione."

"Sì, la colazione di un uomo che non ha più sponsorizzazioni o richieste come testimonial. Comunque, come mai il SUV ? L'Audi produce anche auto sportive, giusto?"

Lei lo guardò da vicino, "Viviamo in Colorado, Sasha. Lauren e Kaylie amano le loro convertibili in estate, ma i loro genitori devono accompagnarle in giro in inverno perché le loro auto non sono in grado di andare sulla neve. La mia macchina mi porterà dove voglio andare, ogni volta che voglio andarci, non importa il tempo, senza che mamma debba farmi da autista in giro. "

Sasha sorrise alla sua praticità. "Bella mossa," le disse con un altro cucchiaio di Shredded Wheat.

"Sì, lo penso anche io. Senti, ho parlato con MJ questa mattina", disse e Sasha gemette. Aveva decisamente detestato l'idea che MJ mettesse i suoi artigli su Payson. "Ascoltami bene, io so che non ti piace, ma è il miglior agente per gli atleti olimpici in tutto il mondo."

Lui grugnì in risposta, ma lei gli lanciò un'occhiataccia. Roteando gli occhi, agitò la mano, pregandola di continuare.

"Le ho detto che mi prenderò una settimana di riposo dall'allenamento, la prossima settimana. Può programmare qualunque cosa voglia programmare per quanto riguarda il fare da testimonial, spot, annunci stampa, qualsiasi altra cosa e poi ho finito. Una settimana è tutto ciò che otterrà. Qualsiasi cosa che non rientri nella settimana non accadrà. Poi organizzaremo un'altra settimana 'di stop' tra un paio di mesi e poi avrò finito completamente con gli sponsor fino ai Nazionali del prossimo agosto. "

Sasha per poco non si strozzò con i cereali. Tossì un paio di volte per liberarsi le vie respiratorie e scosse la testa verso Payson. "E lei ha accettato tutto questo?" chiese una volta riacquistata la capacità di respirare.

"Certo che l'ha fatto", disse Payson, come se fosse del tutto ovvio. Ha detto a MJ, la donna più prepotente, maniaca del controllo, che tu abbia mai incontrato come si svolgeranno esattamente le cose, Beloff. Gli sarebbe piaciuto vederlo.

"Mi stai dicendo che hai detto a MJ Martin di fare qualcosa che probabilmente le ha fatto venire voglia di piangere e lei lo farà?"

Payson si strinse nelle spalle, "Lei lavora per me, non il contrario. Era la condizione: o sceglieva di accettare le due settimane di lavoro o di niente. Ha scelto il Piano A."

Sasha si appoggiò allo schienale della sedia in ammirazione, "Payson Keeler, tu sei una forza da non sottovalutare."

Lei fece un inchino drammatico, "Grazie, grazie," disse, e poi alzò gli occhi dal suo inchino esagerato, "Possiamo andare ad allenarci ora?"

"Assolutamente," rispose. "Vai aprire la palestra mentre io pulisco," le disse, tirandole le chiavi. Le afferrò con destrezza e corse verso le porte d'ingresso. Lui restò fermo lì per un momento, scuotendo la testa, e poi iniziò a ripulire il disordine della colazione. Erano passate solo due settimane dalla storica vittoria di Payson a Rotterdam, ma molte cose erano cambiate. Adesso lavoravano sotto il clima della
piacevole consapevolezza che il tempo insieme era inevitabile, il che rendeva molto più semplice lavorare, senza tensione di fondo. Anche la loro dinamica era diversa, era come se i confini tra coach e allieva si fossero offuscati e fossero diventati semplicemente una squadra, che lavorava insieme e alla pari verso un unico obiettivo.

La stessa cosa non si poteva dire per Lauren Tanner, che aveva preso la sua rabbia per essere sorpassata come alternativa e aveva cercato di incanalarla nella sua ginnastica, ma non era la passione controllata che aveva in passato. Era un inferno onnicomprensivo che avrebbe bruciato tutto e tutti sul suo cammino. Stava diventando spericolata e se non lo avesse tenuto sotto controllo, avrebbe finito per farsi male da sola. Devi pensare a fare qualcosa per lei e presto, Beloff.

Qualcuno di cui non era affatto era preoccupato era Emily. La sua ginnastica stava diventando molto più consistente e stava lavorando ad una nuova routine alla trave, la debolezza ai Mondiali che l'aveva tenuta fuori dal podio quella sera. Aveva acquisito un'enorme fiducia in uno dei più grandi stadi che il loro sport potesse offrire e niente avrebbe potuto portargliela via.

E poi c'era Kaylie, che Sasha sospettava avesse un grave disturbo alimentare, ma non era riuscito a ottenerne una conferma dai medici a Rotterdam. E' troppo magra, vecchio mio. Devi parlare con Alex o Ronnie o entrambi, se si stanno parlando questa settimana. Non solo era Kaylie troppo sottile, ma dai Mondiali la sua dedizione alla ginnastica sembrava in diminuzione. Si era data malata un paio di volte e non si stava impegnando a migliorare le sue routine attuali o ad aumentare il loro grado di difficoltà. Stava lasciandosi diventare irrilevante ed era inaccettabile. Era una ginnasta di grande talento, che aveva ancora una grande occasione di andare alle Olimpiadi, se solo si fosse impegnata nuovamente e l'avesse fato in modo sano.

Il treno di pensieri di Sasha si interruppe appena entrato in palestra. Payson aveva evidentemente deciso di iniziare senza di lui. Era seduta sulle stuoie ad allungare braccia e gambe, canticchiando una canzone tra sé.

Lui l'aiutò con la sua sequenza di stretching, qualcosa che lo torturò in un primo momento, ma ben presto si rese conto che la conversazione avrebbe allentato la tensione, "Allora, quali sponsorizzazioni hai la prossima settimana?"

Payson si lamentò mentre Sasha le ruotava i piedi in ogni direzione, allungando il suo tendine di Achille, "Nike, Cover Girl e Victoria 's Secret. E non è uno sponsor, ma ho anche un servizio fotografico con Sports Illustrated."

Sasha smise di ruotarle i piedi, "Victoria's Secret, la ehm - compagnia lingerie?"

Con impazienza, Payson gli picchiettò il petto con i piedi e lui li ricominciò a ruotarli, "Sì, la compagnia di lingerie. A quanto pare, mi trovano, quale era la parola che ha usato il loro rappresentante? Oh, 'commerciabile', ha detto"

Sasha sbuffò. Certo che l'hanno trovata commerciabile, è la prima campionessa di ginnastica che abbiano mai visto con un paio di - whoa , Beloff, calmati. "E tuo padre ti permette di farlo?"

Lei gli sorrise, spostando i piedi fuori dalla sua portata e alzandosi. "Sì, Sasha, lo fa. Non è Playboy, è biancheria intima. Mi pavoneggio alla televisione nazionale in un body, questo non è molto diverso."

Si schiarì la gola a disagio, le possibilità che gli volavano attraverso la testa: "Sì, Payson, è molto diverso," le disse, guardandola dritto negli occhi.

Si fermò per un attimo e lo guardò in modo strano, "Sasha, stai cercando di dire che non vuoi che io lo faccia?" C'era una cadenza pericolosa nella sua voce che lo avvertì di procedere con cautela.

Sasha scosse la testa, "No, non ho, uh - la presunzione di dirti cosa fare, Payson." Certo che lo faresti, stronzo. Tu sei il suo allenatore, puoi dirle esattamente cosa fare. "Io non credo che ..." si interruppe, sapendo che non aveva un punto d'appoggio e che l'unico argomento che voleva usare di certo l'avrebbe mandata fuori dai gangheri.

"Non pensi, che cosa esattamente?" chiese Payson, con le braccia incrociate sulla parte della sua anatomia che, ovviamente, aveva attirato l'interesse dei rappresentanti di Victoria Secret. Era una presa di posizione battagliera come non aveva mai visto.

"Niente, credo che sarai bellissima qualunque cosa decideranno di farti fare."

Sbuffò divertita, "Bella risposta",  disse e poi fece una risatina. "Non è niente di pazzesco, niente baby doll o reggiseni pushup," lo rassicurò. "Stanno creando una linea di reggiseni sportivi e anche se devo ammettere che hanno un aspetto migliore rispetto la roba che al momento c'è in giro, non è esattamente pizzo e seta."

Sasha si lasciò sfuggire un respiro che non si era reso conto di  aver trattenuto. "Payson, perché non l'hai detto subito?"

Lei sorrise e gli si avvicinò, "Perché era divertente vedere agitarti. Inoltre, la cosa che in realtà dovrebbe preoccuparti è il servizio per Sport Illustrated."

Alzò le sopracciglia, "Oh, e perché?"

"E' per il numero su costumi da bagno," disse, e si allontanò da lui per iniziare i suoi giri di riscaldamento.

Nonostante tutto, non si sentì scoraggiato. La seguì sulla pedana. Chi diavolo è questa ragazza e che fine ha fatto la ginnasta timida che non ha voluto indossare un abito in palestra per la sfilata raccolta fondi? "Il numero sui costumi da bagno? Pensi davvero che sia saggio?"

Stava camminandò all'indietro verso di lui in una verticale, quindi non le fu possibile rispondere finchè non si rimise in piedi, "Un sacco di futuri ed ex olimpionici lo hanno fatto. Si pubblicizza lo sport e francamente è un onore essere richiesti. Non è uno spogliarello integrale o roba simile, solo una foto. Sto anche facendo un articolo con loro per la rivista normale riguardo Rotterdam, se ti fa sentire meglio, "disse, e gli diede una pacca sul braccio.

Sasha storse la bocca in una lieve
smorfia, "Non lo fa."

Payson sentì un po' di pietà per lui, "Sasha, ti rendi conto questa è una buona cosa, vero? Alle ragazze che hanno un aspetto come il mio, non viene chiesto di fare il numero sui costumi da bagno di Sports Illustrated. L'altezza media di una di queste modelle è probabilmente 1,80. Questo presenterà la bellezza in modo diverso, da una prospettiva diversa, non permetterà alla gente di definire ciò che è bello solo con l'altezza di 1,80, con la taglia zero e con il seno più grande della testa."

Si accigliò ancora, "E' stata MJ a dirti questo?"

Payson sollevò le sopracciglia verso di lui: "No, Sasha, questa era tutta farina del mio sacco. Puoi smettere di preoccuparti che la tua ex ragazza abbia una cattiva influenza su di me."

"Aspetta, che cosa, come sai di, di MJ?" balbettò incoerentemente.

Lei agitò le mani frustrata, "Non ti sei mai googlato? Anche se non l'hai fatto, tutti nel mondo ginnastica sanno di voi due. E' leggendario: il giovane campione europeo dell'All Around e il suo agente, che poi l'ha scaricato per il suo avversario americano, cosa che lo ha spronato a vincere quattro medaglie d'oro a Sydney. Hai dimenticato che io vivo nello stesso mondo in cui vivi tu? La ginnastica di élite è un mondo piccolo, troppo piccolo perchè una cosa del genere non si conosca in giro." Si allontanò da Sasha, iniziando ex novo il suo circuito visto che lui l'aveva interrotta.

Sasha restò fermo lì, con le braccia ancora incrociate. "Fanne due serie, se hai intenzione di stare in un bikini di fronte al mondo intero..." si interruppe e lei gli fece la linguaccia, mentre tornava di nuovo verso il tappeto.

Improvvisamente la palestra si riempì con il ritornello di American Badass di Kid Rock. Si guardò intorno e si rese conto che veniva dalla borsa da palestra di Payson. Huh, non la credeva una fan di Kid Rock. "Payson, niente telefoni cellulari in campo, fai tre circuiti," le disse, ma si rimangiò le sue parole quando anche il telefono nella sua tasca cominciò a suonare. Poi, improvvisamente, sentì il telefono dell'ufficio iniziare a squillare. Payson fermò il suo circuito e lo guardò in attesa.

"Hai intenzione di rispondere a uno dei tre telefoni che squillano in questo momento?" chiese. "E' la suoneria di Austin sul mio, non so perché mi stia chiamando, dato che sa che mi sto già allenando." Huh, ragazza intelligente, Austin Tucker, l'American Badass. Mi chiedo quale sia la mia suoneria. Aspetta, perché Austin Tucker la sta chiamando alle cinque e mezza del mattino?

Guardò proprio telefono e vide che era Kim Keeler, "Ciao Kim, perché chiami me e non tua figlia?" disse, suscitando le risate di Payson.

"Kim, rallenta, l'allenatore rumeno ha fatto cosa? Sto per uccidere quel figlio di puttana. E' su ESPN?" Guardò Payson, che aveva gli occhi spalancati dalla paura. Pensa che qualcuno ci abbia visti, Beloff. Rassicurala. Subito scosse la testa, sperando che avrebbe tranquillizzato le sue paure fino a quando non avesse potuto riagganciare con Kim. "Kim, Payson è proprio qui, stiamo andando a controllare le notizie in ufficio." Riattaccò e mise in tasca il telefono.

"Austin mi ha mandato un sms, ha detto di accendere su ESPN. Che cosa è successo? Non si tratta di te e me, no?" mormorò mentre correvano su per le scale verso l'ufficio della palestra.

Sasha afferrò il telecomando e si sintonizzò su ESPN, "No, non si tratta di te e me, ma beh, guarda."

Il presentatore era seduto ad una scrivania, vicino alla sua testa c'era un grafico sulla ginnastica, "Il Mondo Internazionale della Ginnastica è rimasto sbalordito dalla vittoria quasi totale degli USA ai Mondiali di due settimane fa. Adesso, non per colpa loro, la squadra americana sta venendo esaminata; a causa dell'informazione venuta alla luce, secondo cui il capo allenatore romeno, Andrei Petrescu, insieme ad altri dipendenti della ginnastica rumena hanno corrotto diversi giudici per abbassare il punteggio delle ginnaste cinesi, nelle gare sia maschili che femminili. Ora l'inchiesta è ancora preliminare e le implicazioni per le ginnaste americane non sono ancora chiare. L'unica cosa che sappiamo è che i Campionati del Mondo 2010 sono ormai macchiati."






Note:
Per circuito si intende un insieme di routine su vari attrezzi, che si fa in allenamento. Potrebbe essere (è solo un esempio) l'esercizio alla trave, seguito dalle parallele e poi il volteggio e dopo ricominciare. In questo modo un atleta può esercitarsi su tutti gli attrezzi, senza monopolizzarli. Solitamente il circuito di una ginnasta è incastrato con quello delle altre. Una sta alla trave, una alle parallele e una al volteggio. Finiti gli esercizi su ogni attrezzo, le atlete si scambiano di posto. Mi rendo conto che è un pochino macchinoso, se qualcuno ha giocato a pallavolo, è come la rotazione dei posti sul campo.
ESPN è un canale sportivo
Shredded Wheat sono i cereali onnipresenti di Sasha. Non è un genio in cucina :)
Se ci sono problemi, incongruenze, qualunque cosa, fatemelo notare, perchè io rileggo ogni capitolo talmente tante volte che alla fine non vedo più gli errori!

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Capitolo 7
*** Deduzioni deduttive ***


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Deduzioni deduttive






Non ci volle molto perchè la palestra fosse gremita e in subbuglio per la notizia su ESPN di quella mattina. Nessuno sapeva niente di più specifico, ma le voci correvano, alcune ridicole, come che i Campionati del Mondo si sarebbero tenuti di nuovo, come una 'seconda possibilità', altre più realistiche, che ci sarebbe stata un'inchiesta e forse una riassegnazione delle medaglie sulla base di ciò che il FIG avrebbe scoperto. Persino le dicerie realistiche li stavano spaventando tutti a morte.

"E se ci tolgono le nostre medaglie?" Emily
chiese a Payson mentre indugiavano accanto alla trave.

Payson le diede un colpetto sulla spalla, "Questo non accadrà. I rumeni hanno corrotto i giudici, non noi. Non abbiamo niente a che fare con tutto questo. Non abbiamo infranto le regole, non ci possono punire per qualcosa che qualcun altro ha fatto."

Emily annuì, ma Lauren non poté fare a meno di infilare il dito nella piaga "Non si sa mai. Hanno spogliato i cinesi della loro medaglia di bronzo del 2000." Payson sapeva che era inutile far notare a Lauren che era stato il IOC, non la Federazione Internazionale di Ginnastica, che aveva spogliato la squadra cinese del loro bronzo ai Giochi di Sidney, però lo sguardo compiaciuto sul suo viso fece venire a Payson la voglia di scendere dalle trave e darle uno schiaffo.

Payson guardò gli occhi di Emily spalancarsi dalla preoccupazione al pensiero di perdere la sua medaglia d'argento duramente guadagnata. Payson non era poi così preoccupata riguardo alle proprie prestazioni in confronto alla squadra cinese, ma Emily aveva battuto Genghi Cho per l'argento alle barre asimmetriche con cinque centesimi di punto e al quarto posto era finita un'altra ginnasta cinese, che era finita dietro Genghi Cho per un mero centesimo di punto. Erano così vicine che se avessero rivalutato le routine, Emily poteva essere completamente buttata fuori dal podio.

"Sasha non lascerà che questo accada", disse Kaylie con voce atona, come se sapesse che doveva dire quelle parole, ma non ci credesse.

Improvvisamente, si sentì un forte rumore dall'ufficio della palestra e si sentì la voce di Sasha urlare in una lingua sconosciuta a tutti, ma che suonava molto come rumeno.

"Non sapevo che Sasha parlasse un'altra lingua", disse Lauren.

"Quattro in realtà," le disse Payson, mentre si dirigeva verso l'ufficio della palestra.

Lauren annuì, distratta dalla nuova informazione, "Huh, sono tante."

Gli occhi Emily si fecero ancora più grandi, mentre guardava Payson salire i gradini dal campo di allenamento verso l'ufficio, "Dove sta andando?" sibilò a Kaylie e Lauren. "È pazza? Lui l'ucciderà."

Payson si avvicinò alla porta lentamente, ma con sicurezza. Sentì che Sasha stava ancora parlando, ovviamente al telefono. Era decisamente rumeno. Era stata in rotazione con alcune delle ginnaste romene durante la competizione All-Around ed era esattamente così che suonava, un misto di francese e russo. Era più che solo un po' sexy.

Era seduto alla sua scrivania, la vide sulla soglia e
le fece gesto di entrare, indicandole di chiudere la porta dietro di sé.
"Inacceptabil. Voi suna Maine. Da, la revedere.*"

Riattaccò e Payson inclinò la testanella sua direzione, "Beh?" chiese, la preoccupazione impressa sul suo bel viso. Sasha si passò
frustrato una mano sulla faccia e poi prese una matita che aveva sulla scrivania e cominciò a rotearla tra le dita.

"Ho chiamato un mio amico, un allenatore di club in Romania, senza legami ufficiali alla loro squadra nazionale. Sembra proprio che abbiano corrotto i giudici, ma hanno sbagliato i calcoli. Non ci hanno visti come una minaccia, quindi hanno incluso solo i punteggi per la squadra cinese nei termini del loro accordo. Alcuni dei giudici che non erano entrati in combutta hanno capito cosa stava succedendo durante la gara e hanno segnalato le discrepanze al FIG. Hanno intenzione di partire da lì."

"Questa situazione sta veramente pesando su Emily. Dovresti parlare con lei", disse Payson.

Sasha fece una smorfia: "Accidenti, questa è l'ultima cosa di cui aveva bisogno." Sbatté la matita sulla sua scrivania. "Voglio esaminare le registrazioni della manifestazione, segnare i punteggi delle routine io stesso. Spero di riuscire a capire che cosa esattamente sta esaminando la FIG."

"Notizie dalla Beals o dal Comitato Nazionale?" domandò
Payson. Forse hanno qualche informazione che noi non abbiamo.

Sasha annuì, "Brancolano ancora nel buio e io non ho intenzione di condividere quello che so. Come ho detto, prima voglio controllare il filmato." Improvvisamente una brillante idea gli venne in mente, "Resti fino a tardi? C'è qualche popcorn e un foglio da giudice con il tuo nome sopra." Astuto, molto astuto, Beloff, ma non dovreste avere serate romantiche, non ancora. Potresti usare il suo occhio però. E' un'ottima valutatrice e sarebbe un bene per entrambi poter abbandonare la finzione per un paio d'ore, non è vero?

Payson sorrise e annuì, "Assolutamente, voglio sapere esattamente cosa è successo Tu non è che, magari, hai una..."

"Una copia ufficiale della comunicazione dei risultati?" disse, seduto contro lo schienale della sedia con un sorriso compiaciuto. Prese un raccoglitore e lo fece girare sulla mano. "Mi sono assicurato di prenderne uno andando fuori dall'arena quell'
ultima notte."

Fu allora che lei gli rivolse quello sguardo, uno che non le aveva mai visto addosso prima, almeno non con un tale livello di intensità. Sapeva che se fossero stati soli, davvero soli, lei avrebbe attraversato la stanza, lo avrebbe inchiodato alla sedia e baciato fino a strappargli
fuori l'anima. Alzò le sopracciglia e le sorrise consapevole.

Payson arrossì graziosamente e si voltò a guardare fuori dalla porta a vetri i suoi amici, ancora in piedi accanto alla trave, che la fissavano increduli e un po' in soggezione. Sospirò leggermente. "E' meglio che torni. Potremmo usare la tua presenza in campo. Sta spaventando tutti che tu sia qui dentro a urlare a pieni polmoni in rumeno. Non c'è nessuno che si stia allenando, per niente."

Sasha annuì, "Sarò lì tra un minuto. Ascolta, spargi la voce che ci sto lavorando su, va bene? Non voglio che tutti speculino senza sapere che me ne sto occupando." Aveva la fronte aggrottata, segno certo che era preoccupato e molto di più di quello che aveva lasciato intendere. Payson resistette alla tentazione di camminare verso di lui e spazzare via le rughe di preoccupazione con un tocco o un bacio. Controllo, devo riuscire a mantenere il controllo di me stessa.

"Certo," disse, voltandosi verso l'area di allenamento. Quasi tutti la stavano guardando, ma quando si resero conto che lei li aveva visti, distolsero
rapidamente gli occhi.

Payson si avviò verso la trave dove i suoi amici erano ancora in attesa. Rimase in silenzio per un istante, ma Lauren non poté trattenersi più a lungo, "Beh? Che cosa ha detto?"

Payson fece una smorfia, desiderando avere più informazioni, "Ha detto che ci sta lavorando e che si affida a noi per dare l'esempio e di concentrarci sull'allenamento. Speriamo che tutti gli altri seguano il nostro esempio."

Le altre ragazze annuirono e si sparpagliarono, e lentamente le altre ginnaste iniziarono le loro routine quotidiane. Dieci minuti più tardi, quando Sasha emerse dall'ufficio ed esaminò la zona di allenamento, quasi 
tutti si fermarono a guardarlo. "Avete tutti finito con le chiacchierare o devo tornare nel mio ufficio e darvi altri dieci minuti o giù di lì?" chiese duramente con la perfetta combinazione di sarcasmo e di serietà. La sua voce riecheggiò attraverso la Rock mandando tutti ad affrettarsi ai loro compiti.

"Kmetko, sulla trave," gridò Sasha mandando ad allenarsi le altre ragazze vicine alla trave e facendole correre via dalla sua traiettoria. E' meglio essere rispettato che essere temuto, Beloff. Ma funziona anche la paura.

Emily arrivò correndo dal distributore d'acqua, "Sì, Sasha."

La guardò, cercando di trovare una traccia dell'ansia di cui Payson aveva parlato, ed eccola lì, scritta sul suo viso, chiara come il sole. La vecchia insicurezza, che aveva pensato ormai sconfitta, era tornata. Prese un profondo respiro. "Stiamo per iniziare a lavorare su una nuova abilità acrobatica per la tua routine alla trave oggi. Un salto
in avanti raccolto con entrambi i piedi." Non gli piaceva di dover già aggiungere quell'esercizio, ma era una cosa che doveva fare.

"Sasha, un altro atterraggio cieco, io..." si interruppe di fronte allo sguardo le stava rivolgendo. Sasha alzò le sopracciglia. "Va bene, da dove cominciamo?" chiese Emily.

"Sul nastro," le disse, indicando la linea di nastro bianco sul pavimento accanto alla trave. "Fammene vedere uno." Fece l'esercizio, lentamente, ma perfettamente. "Bene, altri dieci, aumentando la velocità ogni volta. Manderò Tara qui tra un po', ad assicurarsi che tu finisca sempre sulla linea, e il tutto prima della pausa pranzo di oggi."

Sasha aveva cominciato ad allontanarsi da Emily, ma si fermò, "Emily", disse, e lei si voltò a guardarlo. "I cinesi pensano di averti  capito. Stanno già programmando i Campionati del Mondo del prossimo anno, vogliono sconfiggere gli atleti americani e sono alla ricerca di debolezze. Tu andrai ai Mondiali il prossimo anno e senza dubbio sarei eccellente alla trave. Si comincia oggi, con 
il salto raccolto in avanti, ma si tratta di un piano a lungo termine. Ti renderemo una ginnasta All-Around, Emily, e il mondo non riuscirà a capire cosa li ha colpiti."

Emily sorrise e poi i suoi occhi puntarono dietro di lui su la persona che stava correndo verso il volteggio a piena velocità. Si voltò e vide Payson completare il suo Yurchenko con una doppia torsione. "Come ha fatto?" Emily sentì borbottare. Payson atterrò facilmente e aggrottò la fronte, guardando infelice il cavallo.

Sasha vide la sua occasione, "Lei lo fa perché non ha paura di nulla. Credo che sia qualcosa in cui l'hai aiutata tu, Kmetko." Guardarono Payson correre
di nuovo lungo la pedana, questa volta per il Produnova, il volteggio incredibilmente difficile che aveva contribuito alla sua vittoria ai Mondiali. Emily si girò nuovamente verso il nastro sul pavimento, "Se lei può volare attraverso l'aria a piena velocità su un Produnova, posso fare questo cazzo di salto raccolto in avanti," la sentì mormorare.

Decise di far finta di non aver sentito la parolaccia e se ne andò. Vide Payson venire verso di lui e quasi gemette. Conosceva quello sguardo. "No," disse e se ne andò, "Almeno non oggi."

Payson lo guardò a bocca aperta, incredula: "Tu non sai nemmeno quello che stavo per dire."

Lui strinse le labbra e sollevò un sopracciglio, "Vuoi aggiungere una mezza torsione al tuo atterraggio dallo Yurchenko."

La mandibola di Payson si spalancò. Sasha si limitò ad allontanarsi ridacchiando tra sé. Sapeva che gli stava fissando la schiena mentre camminava verso la pedana, dove Kaylie si stava nuovamente muovendo come un automa. Il suo sorriso svanì. Era veramente troppo magra e stava perdendo il tono muscolare. Non si prese nemmeno la briga di affrontare i problemi più importanti della sua routine. Sapeva che c'era bisogno di qualcosa di drastico, e doveva accadere presto. Prese mentalmente nota di chiamare Alex appena tornato nell'ufficio della palestra.

Si allontanò da Kaylie appena in tempo per vedere Lauren correre verso il volteggio, saltare sulla pedana elastica e lanciarsi nello stesso volteggio che Payson aveva appena fatto, lo Yurchenko con doppio avvitamento, solo che, invece di misurare la forza che aveva creato usando la pedana, colpì più forte che poteva, mandandosi a crollare sui un mucchio di materassini, mancando del tutto l'attrezzo. Sasha ne aveva abbastanza. Marciò verso di lei e la portò via dal gruppo di ragazze in attesa per lavorare.

Sasha non avrebbe urlato. Lei si aspettava che lui urlasse. Avrebbe sussurrato. "Pensi che fosse impressionante? Pensi che io sia in qualche modo stupefatto del salto di potenza alla pedana che è finito oltre il cavallo?" Lei aprì la bocca per rispondere, ma lui continuò a parlare, "Eri una sostituta ai mondiali perché la tua testa è sempre su questo o quello, tranne che sulla tua ginnastica; e non ti è stato chiesto di competere, perché lasci che le tue emozioni abbiano la meglio su di te quando conta. O ti rimetti in sesto, Lauren, o puoi dire addio al 2012. "

"Sasha." Alzò lo sguardo e vide Kim Keeler fargli cenno dalla piattaforma fuori dell'ufficio. Lasciò lì Lauren, assolutamente senza parole.

"Che c'è?" chiese, entrando nell'ufficio e vedendo Summer al lavoro a qualcosa che somigliava all'album di ritagli che sua mamma faceva una volta.

"Stiamo rispondendo a telefonate da tutta la mattina, persone in cerca di interviste con te e, beh con chiunque sia stato a Rotterdam in realtà, persino Lauren."

"Spero che voi abbiate rifiutato." chiese, guardando verso la pila di messaggi.

"Certo che l'abbiamo fatto, ma abbiamo anche ricevuto una telefonata da MJ." Sasha fece una smorfia e Kim rise, conoscendo e comprendendo la sua avversione per l'agente. "Lo so, ma ha chiamato per dire che Sports Illustrated vuole espandere l'articolo che stanno per fare su Payson in un articolo sulle ginnaste della Rock e il loro allenatore".

Summer finalmente alzò gli occhi dalla pistola per la colla a caldo, "Penso che sia una buona idea. Questo salverà Payson dalla difficoltà di dover rispondere
da sola a tutte le domande che il giornalista avrà riguardo l'attuale controversia e sarà più facile presentare un lato umano della storia, quando il giornalista vedrà quanto tutti voi siete vicini e quanto la Rock sia una famiglia più di ogni altra cosa", disse lei, tornando velocemente a posizionare strategiche gocce di colla a caldo sulla grande stella rossa che stava usando come cornice per una foto di Emily ai Campionati del Mondo.

Sasha sbuffò, "Una grande
famiglia, rumorosa, leggermente incestuosa e completamente disfunzionale," mormorò appena sottovoce in modo che Summer non potesse sentirlo, ma Kim sì e fece una risata. E tu sei il più grande colpevole, Beloff, è solo che loro non lo sanno. Oh, stai zitto. "Dì a MJ che lo faremo."

"Signore, io ho una telefonata da fare e si tratta di una questione
medica privata di una delle ragazze.Non dovrebbe richiedere molto tempo, ma vi dispiacerebbe uscire?"

Entrambe apparvero confuse dalla sua
strana richiesta, ma lasciarono velocemente la stanza. Ora, questa telefonata sarà la cosa più difficile che farai in tutto il giorno, Beloff. Non mandare tutto all'aria. Compose il numero e attese, "Alex, qui è Sasha Beloff. Ascolta, hai un minuto per parlare di Kaylie?"

***

"E cosa ti ha detto?" Payson chiese mentre si rilassava sul futon che avevano spostato da contro il muro dell'ufficio a davanti alla televisione.

"Riservato, mi dispiace," disse, e si strinse nelle spalle. "Posso dire che mi ha preso sul serio però. Probabilmente 
stasera riceverai un SMS o una chiamata da Kaylie."

"Probabilmente no, conoscendo Kaylie sarà troppo arrabbiata con tutti per chiamare. Si chiuderà semplicemente dentro la sua stanza." Payson scosse la testa e sospirò, appoggiandosi contro il bracciolo e adagiando la testa contro lo schienale alto, guardandolo versare il popcorn in una ciotola. "Mi dispiace; possiamo solo
non parlare di Kaylie in questo momento? E' una delle mie migliori amiche, ma a volte ..." si interruppe, ma era chiaro cosa intendesse. Spostò i piedi in modo che lui potesse sedersi.

"Va bene, è il momento di lavorare quindi. Hai i punteggi ufficiali, iniziamo", disse, sedendosi accanto a lei e poi mettendosi i suoi piedi in grembo. Guardarono la prima rotazione delle ginnaste cinesi con attenzione.

"Ferma, ferma, indietro di un paio di secondi", disse Payson, afferrando la scheda di valutazione. Si affrettò a decifrare il punteggio di Genghi Cho assegnato da uno dei giudici. "Guarda lì, su quel salto in spaccata, un giudice ha dato una penalità, credo per mancanza di flessibilità, è di scarsa qualità direi, quasi al limite, ma solo un giudice lo ha fatto. Penso che lo abbiano valutato in modo giusto ed è solo un centesimo di punto. Poi guarda il suo atterraggio sulla discesa." Lui mandò avanti filmato e trovò il punto. "Guarda, ha fatto un piccolo salto nell'atterraggio. Tre dei sei giudici hanno tolto un decimo; gli altri tre hanno tolto tre decimi. So che giudicare è soggettivo, ma si è mossa solo di qualche centimetro. Stanno cercando di mascherare quello che stanno facendo. "

"E' brillante, davvero," Sasha disse, guardando il raccoglitore da sopra la sua spalla, "non hanno assegnato penalità senza motivo, nessun errore immaginario, hanno semplicemente sommato penalità più severe su errori che erano già lì."

Payson sospirò: "Se sono tutti così, Sasha,
per la FIG sarà davvero difficile da dimostrare qualcosa, a meno che qualcuno confessi." Payson si morse le labbra, cercando di trattenere la domanda che aveva voluto chiedergli per tutto il giorno ma che non aveva potuto fare. "Sto per chiederti una cosa, come mio coach, non come beh - qualsiasi cosa sia, quindi sii brutalmente onesto."

Sasha la guardò con curiosità e annuì, "Vai, allora," disse, intrigato.

"Pensi che a me abbiano assegnato punteggi più alti per cercare di distrarre dal fatto che stavano sottovalutando i cinesi?"

Era una domanda seria, una a cui Sasha non aveva la risposta. Prese un respiro profondo e sospirò: "E' possibile, e mentirei se dicessi che il pensiero non mi ha attraversato la mente." Lei annuì, mordendosi il labbro. "Ma, Payson, esclusivamente sul lato della ginnastica, butta i punteggi fuori dalla finestra. Eri assolutamente incredibile. Abbiamo potuto osservare le routine, ma mi hanno detto quello che già sapevo, la tua tecnica era incredibile e la tua esecuzione è stata impeccabile. "

Payson strinse le labbra per l'incredulità, "Un'esecuzione non è mai perfetta. Sasha, mi hanno dato un dieci per l'esecuzione al corpo libero. Come non lo so, non c'è nulla neppure per confrontarlo, ma so che ho fatto alcuni errori in quella di routine, non abbastanza per cambiare il modo in cui sono andate le cose, ma ci sono stati errori. "

Lui scosse la testa: "Non importa. Io assolutamente ti proibisco di sentirti male per questo. Tu sei la migliore ginnasta del mondo ed ti sei esibita fino e oltre questo standard."

Lei lo guardò per un lungo momento. Improvvisamente, l'energia sembrò passare nella stanza. Le emozioni impetuose erano una cosa, quelle erano facilmente calmabili, ma questo era diverso, questo era 
un caldo cordone bianco di energia che collegava un corpo all'altro. Payson sentì il fiato morirle in gola. Si sporse e strofinò la sua guancia con un dolce bacio, cercando di alleviare le correnti elettriche che le attraversano il corpo. "Grazie," disse. Aveva appena finito di parlare che la bocca di Sasha fu sopra la sua. Questo bacio era diverso dagli altri. Lei non lo aveva colto di sorpresa e lui non aveva cominciato lentamente, come per chiedere il permesso. Questo era il segno del possesso completo e totale di Sasha su di lei. La tirò più vicino e lei prontamente lo assecondò, spostandosi su di lui.

I suoi lunghi capelli biondi crearono una cortina intorno a loro mentre Payson si muoveva a cavalcioni sulle sue gambe, le braccia di lui la circondarono, unendo i loro corpi insieme. Sasha affondò una mano nei suoi capelli, praticamente ancorandola a lui, mentre l'altra mano correva lungo la schiena fermandosi alla sua fine. I seni di Payson erano
seducentemente spinti verso l'alto contro il suo petto. Le loro lingue combattevano per il dominio sull'altro, i loro denti a volte si scontravano nel loro bisogno furioso di avvicinarsi.

Quando si divisero per prendere aria, Sasha si attaccò al collo Payson "Non lasciare il segno," disse lei in un respiro, spostando i fianchi in avanti, creando un attrito sconvolgente tra i loro corpi. "Sasha", gli mormorò in un orecchio, alimentando il suo bisogno di essere ancora più vicino a lei. Sasha si spostò leggermente e gemette di piacere quando sentì la sua
coscia spinta tra le sue gambe. Gettò la testa all'indietro per il piacere, non avendo mai sentito niente di così intenso prima.

Poi, proprio come in albergo a Rotterdam, lei si era improvvisamente allontanata, dall'altro lato del futon, aveva raggiunto il telecomando e premuto play. Mezzo secondo dopo, quando lui riacquistò meglio i sensi, vide che qualcuno aveva acceso le lampade a fluorescenza della palestra e sentì il click-clack rivelatore di scarpe col tacco alto sulla scala di metallo. La guardò con gli occhi spalancati, ancora più grato di prima che fosse così attenta.

"Sasha, oh, ciao Payson, che cosa ci fate ancora qui?" chiese Summer mentre entrava nell'ufficio, completamente ignara della tensione nella stanza che poteva essere tagliata con un coltello.

"Stiamo guardando il filmato di Rotterdam e confrontandolo con il resoconto ufficiale presentato dai giudici dopo l'incontro cercando di individuare le differenze," spiegò con calma Payson, anche se il suo viso era ancora arrossato e le labbra erano gonfie in un modo che urlava che era appena stata baciata
profondamente.

"Sembra interessante,"
disse Summer, ovviamente non così entusiasta all'idea di valutare i dettagli minuscoli di routine di ginnastica d'elite. "Avete avuto fortuna?"

Sasha finalmente parlò, "Sì, pensiamo di capire la loro strategia, ma abbiamo visto
solo una rotazione fino ad ora."

Lei sorrise incoraggiante, "Beh, non mi permetto di interrompervi. Sono tornata solo per l'album su cui stavo lavorando. Buona notte, voi due. Non lavorate troppo."

Non tirarono un sospiro di sollievo fino a quando non sentirono la porta della palestra chiudersi.

"Beh, c'è mancato poco," mormorò e Payson non poté farne a meno, si mise a ridere. Dopo averla guardata per un attimo, si unì a lei. Sì, si sta ridendo ora, ma uno di questi giorni finirete per farvi sorprendere, Beloff. E poi cosa? Pensaci domani. In questo momento, hai una cospirazione da capire.

"Dai, avanti finiamo questa cosa. Domani voglio essere in grado di dire ad Emily che si è guadagnata la sua medaglia d'argento," disse Payson, raccogliendo di nuovo il raccoglitore e mandando avanti velocemente sino alla finale delle parallele asimmetriche. Sasha annuì e prese la penna, pronto a segnare la routine e a confrontarla con il risultato ufficiale.

Il giorno seguente, dopo che lui e Payson ebbero documentato la loro teoria, chiamò il suo vecchio amico, Andrei e mandò il bastardo nel prossimo secolo a calci nel sedere.







Note:
*"Inaccettabile. Ti chiamo domani. Sì, arrivederci." 
ESPN è un canale tv esclusivamente sportivo.
FIG Federazione Internazionale di Ginnastica
Onestamente non saprei come spiegare in modo chiaro lo Yurchenko, perchè un insieme di altri elementi, come la rondata e il flic-flac. Wikipedia lo spiega così
Nel movimento Yurchenko, il (o la) ginnasta esegue una rondata (1/2 avvitamento) sul trampolino e appoggia le mani all'indietro sulla tavola del volteggio. È quindi un movimento che avviene durante il pre-salto. Il ginnasta, dopo aver effettuato la battuta sulla tavola esegue il volteggio vero e proprio, che può essere composto da elementi semplici o elementi più complessi: da singole rotazioni o avvitamenti, a rotazioni o avvitamenti multipli. Credo che un video possa chiarire ulteriormente. http://www.youtube.com/watch?v=VYbSJS0glLY
Questo è invece il Produnova: http://www.youtube.com/watch?v=-w22XGbAjZk Nel video è la stessa Produnova ad eseguirlo. Era il '98 e si usava ancora il cavallo senza maniglie. Siccome è stato causa di parecchi incidenti, dal 2000 si usa un nuovo cavallo, chiamato anche 'tavola da volteggio' (i ginnasti la chiamano anche lingua, per la sua forma). E' quella che si vede nei telefilm.
E ovviamente grazie a tutte/i voi che leggete. Io e JCI vi ringraziamo.

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Capitolo 8
*** Oh mio Dio ***


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O mio Dio






Payson gemette quando sentì la sveglia del suo cellulare spegnersi. Perché è così facile alzarmi per allenarmi, ma per i tre giorni in cui sono a Los Angeles, riesco a malapena ad uscire dal letto ore dopo rispetto a quando mi alzo di solito? Oh, aspetta, lo so perché, perché questo fa schifo.

Diede uno sguardo circolare alla stanza, la sua valigia era pronta e lei era molto più che pronta a partire, dopo l'impegno finale del viaggio di tortura di tre giorni. Shooting fotografici, interviste, due spot pubblicitari e falsità costante dalle persone con cui aveva lavorato, era tutto sufficiente per farle avere nostalgia di casa e persino dei
piccoli drammi che nascevano allenandosi alla Rock.

"Domani, domani sarò a casa. Domani mattina mi sveglierò e andrò dritta alla Rock. Sasha sarà lì a mangiare il suo Shredded Wheat e tutto tornerà alla normalità", disse ad alta voce. Il pensiero di tornare a casa era una motivazione sufficiente per costringerla fuori dal letto
king size dell'Hotel.

Andando verso la doccia, si accorse che aveva ricevuto un sms di Emily. Diceva: Torna a casa presto, salvami dal coach
più scorbutico del mondo!

Payson rise e le rispose velocemente: Sn casa dmn. Nn vedo l'ora. Sms prima ke parto.

Sorrise al pensiero di un Sasha irritabile che marciava in giro per la Rock abbaiando gli ordini alle ginnaste. Forse gli manco. Ah. Molto probabilmente è in uno stato di frustrazione quasi costante e si sta scaricando sulle persone che lo circondano. Payson sospirò. Era frustrata anche lei.

Il loro ultimo bacio non si poteva nemmeno chiamare un bacio, ma Payson era rabbrividita al pensiero di chiamarla una sessione di pomiciata, quindi aveva optato per un'altra parola: incontro. Il solo pensiero del loro ultimo incontro le fece battere il cuore. La loro attrazione era come una forza della natura, sembrava che ci fossero momenti in cui entrambi erano incapaci di controllarla. Sospirò, fissando se stessa nello specchio del bagno e poi tirando i capelli fuori dalla coda di cavallo arruffata. Guardò il pigiama nuovo, gentile concessione del suo accordo di sponsorizzazione con Victoria 's Secret.
Probabilmente a Sasha sarebbe piaciuto quel piccolo completo piuttosto che il set di flanella con le pecore sopra. Non che Sasha l'avrebbe vista in pigiama tanto presto. Era qualcosa di cui avevano parlato, prima che Payson partisse.

Erano nella piccola palestra della Rock molto tempo dopo che tutti se ne erano già andati per la notte. Lei era rimasta con il comodo pretesto di restare fino a tardi a lavorare su una nuova, più creativa entrata alle parallele asimmetriche. Dopo aver esaminato il filmato dei Campionati del Mondo, avevano capito che il margine di vittoria di Payson sarebbe dovuto essere molto più piccolo e lei non aveva intenzione di lasciare che Genghi Cho guadagnasse terreno nell'anno che mancava ai prossimi Campionati del Mondo. Nessuno metteva in dubbio l'etica del lavoro di Payson. Avevano lavorato sulla sua entrata per le parallele per circa un'ora, ma quando si erano trovati nella piccola palestra, alla ricerca di una fasciatura
per coprire una vescica sulla mano di Payson , le cose erano andate rapidamente fuori controllo.

"Tira su la mano, te la fascio," disse, in lotta con il contenitore di plastica che conteneva il rotolo della benda. Finalmente riuscì a estrarla e Sasha le sorrise in trionfo.

Ridendo, gli tese la mano. Lui le 
avvolse la mano con perizia, abbastanza stretta in modo che non si sciogliesse, ma rimanendo comunque in grado di piegarsi, così che che potesse allenarsi senza problemi.

"Grazie," disse, piegando la mano per assicurarsi che avesse l'ampiezza di movimenti di cui aveva bisogno.

"Nessun problema". Si allungò dietro di lei, per afferrare il contenitore vuoto, ma non riuscì nemmeno ad avvicinarcisi. Si erano immediatamente resi conto di
quanto fossero vicini i loro corpi, la vicinanza che quasi aumentava la temperatura della stanza. Uno dei due si sporse in avanti, o forse lo fecero entrambi.

Ogni volta che la loro attrazione traboccava, sembravano trovare un nuovo modo di baciarsi. Quella notte nella palestra, le loro bocche si incontrarono in umidi, caldi, baci lenti, le loro lingue
ballarono sensualmente insieme. Gli unici suoni erano quelli dei loro labbra che si separavano e entravano di nuovo in contatto più volte.

Per la prima volta, Payson sentiva che c'era davvero qualcosa tra loro. Le mani di Sasha corsero lungo il suo corpo, sfiorando
dolcemente i lati del seno e, infine, afferrarandole le cosce. Payson colse l'invito e gli avvolse le gambe intorno, tirandolo più vicino. "Payson," gemette e rinnovò l'attacco deliberato della sua bocca. Payson non sapeva come fosse successo, ma si era ritrovata sdraiata sul tavolo. Le sue mani vagavano liberamente adesso, scivolando sotto la camicia, lungo la schiena di Sasha, graffiandolo leggermentele con le unghie, Sasha la teneva saldamente per i fianchi, ruotando lentamente i loro bacini uno contro l'altro. Payson poteva sentire l'evidenza della sua eccitazione premere contro di lei. Entrambi si tirarono indietro per un attimo, limitandosi a guardarsi e respirando affannosamente.

Poi, rapidamente come era iniziata, era finita. "Dobbiamo fermarci,"
mormorò Sasha. Payson si calmò un po' e chiuse gli occhi. Lui posò le labbra contro la sua fronte e l'aiutò a scendere dal tavolo. Payson si portò una mano al petto, desiderando che il suo cuore smettesse di correre. "Non possiamo continuare a fare così", disse, ancora senza fiato. "Abbiamo detto che avremmo aspettato. Che avremmo messo tutto questo da parte fino alle Olimpiadi".

Rimase in piedi davanti a lei, le mani sui fianchi, arrotolando la lingua tra i denti mentre pensava. "Hai ragione. Qui stiamo rompendo tutte le regole, anche quelle che abbiamo creato noi. Questo, sarebbe una
grossa distrazione per te, preoccuparti se veniamo beccati o se abbiamo litigato. No, c'è una ragione se esiste una regola 'niente appuntamenti' in questa palestra e credo che si applichi anche a me."

Payson rise, ma si fece seria mentre parlava, "Solo se stai uscendo con una delle tue ginnaste, che rompe anche un sacco di
altre regole. Non devi..."

Sasha la interruppe. "Ma io devo", disse, ovviamente nascondendo qualcosa, non disposto a dire quello che pensava. Lei lasciò perdere.

"Va bene, e allora, questo - qualunque cosa sia, quando ci baciamo. Stasera è la fine "

"Per ora," disse. "Fino a quando non avrai quella medaglia d'oro al collo."

Payson si guardò allo specchio e sospirò. Ed era così che si erano divisi, ancora una volta. Entrambi sapevano che non era una soluzione realistica. Alla fine tornavano sempre l'uno verso l'altro. Sentì bussare alla sua porta. Credendo che fosse MJ, lasciò la porta aperta per permettere alla sua agente di entrare.

"Wow, ehilà, Keeler," disse
Austin Tucker , mentre la fissava apertamente. "Pigiama fantastico."

Payson si massaggiò le tempie velocemente sperando in un po' di sollievo da un mal di testa in rapido sviluppo, "Questa mattina continua a migliorare sempre di più." Non si prese nemmeno la briga di cercare un accappatoio, si limitò ad allontanarsi "Che c'è?" Austin era a Los Angeles praticamente per lo stesso motivo di Payson, anche se stavano sponsorizzando aziende e prodotti diversi.

Austin entrò nella stanza d'albergo, chiudendo la porta dietro di sé. "MJ era giù nella hall. Ha detto che la tua auto per il servizio di Sports Illustrated parte tra dieci minuti e di raggiungerla di sotto al più presto."

"Merda," disse Payson, afferrando i suoi vestiti dalla sedia dove li aveva lasciati la sera prima e correndo in bagno a cambiarsi.

"Mi ha invitato ad aggregarmi," le gridò
Austin.

"MJ?" chiese Payson, strattonando la camicia sopra la testa.

"Sì," disse, lasciandosi cadere sul letto. "E' in spiaggia, quindi mi piacerebbe venire, ti va bene?"

Payson volò fuori dal bagno, chiudendo la zip dei jeans, e legò i capelli raccogliendoli in uno chignon disordinato. Afferrò la borsa e mise gli occhiali da sole in testa. "Certo, perché no. Andiamo", disse, spingendolo fuori dalla porta di fronte a lei.

"Sai, tu hai preso il look arruffato da celebrità e l'hai reso una scienza, e sei stata a Los Angeles solo tre giorni. Bel lavoro, Keeler," disse mentre salivano in ascensore.

"Chiudi il becco, Austin," disse, facendo scivolare gli occhiali da sole fino a coprire gli occhi privi di sonno.

***

Sasha sapeva di essere completamente irragionevole. Sapeva che i suoi ginnasti pensavano che avesse completamente perso il senno e sapeva che doveva ricominciare a controllarsi. Qualcuno avrebbe fatto due più due e avrebbe capito che il suo cattivo umore era coinciso con la partenza di Payson ed era aumentato costantemente da allora.

"Sai, li stai spaventando," disse
Summer, andando verso di lui, che stava osservando l'esercizio alle parallele di Lauren.

"Hmm", concordò.

"Ho bisogno che firmi questo," disse lei, porgendogli una cartelletta con alcuni documenti allegati. "E' la nota spese di Rotterdam." Lui sfogliò le pagine rapidamente e poi firmò e siglò dove Summer aveva messo dei post-it in colori
pastello. "Grazie," disse. "Senti, Sasha, so che abbiamo deciso di smettere di vederci tra noi, ma questo non significa che non possiamo essere amici."

Lui la guardò, "Non è quello che siamo?" chiese, confuso. Dopo la loro 'rottura', se si poteva chiamare così, erano stati gentili l'uno con l'altro, e non in modo falso.

Summer annuì in fretta, "Volevo solo essere sicura che non pensassi che io mi stessi - che io mi stessi struggendo o altro", disse.

"Non ti stai struggendo, capito", disse, guardando Lauren smontare dalle parallere e salutare. "Ottimo lavoro, Lauren." Sembrava che la chiacchierata che aveva avuto con lei la settimana scorsa avesse fatto centro.

"In realtà sto vedendo qualcuno," disse mentre lo seguiva verso la trave bassa per guardare Emily lavorare sul suo raccolto salto.

Lui la guardò, inarcando le sopracciglia, "E' fantastico, Summer." Voleva assicurarsi che sapesse che lo intendeva sul serio, "Davvero, sono felice per te."

Lei annuì, "Bene, perché mi verrà a prendere per il pranzo tra dieci minuti e io non voglio che sia imbarazzante."

Ah, quindi è così, non volevi una scenata di fronte al tuo nuovo ragazzo. "Nessun imbarazzo. Ora, se mi vuoi scusare," disse, sorpassandola per correggere la posizione delle mani di Emily.

Sasha la osservò fare tre passi e eseguire il salto, atterrando con le mani in posizione corretta questa volta, "Eccellente", disse. "Ora, fallo fino a quando non smetti di cadere." Dopo aver visto il video più e più volte, lui e Payson avevano scoperto che Emily aveva di fatto guadagnato la sua medaglia d'argento ai Campionati del Mondo. Sembrava che a quel punto gli altri giudici avessero capito che l'imbroglio era in corso e avevano iniziato a compensare
con il loro punteggio le decisioni dei giudici corrotti. Nonostante il fatto che Sasha avesse sperato che Emily sarebbe stata in grado di mantenere il suo livello di fiducia sulla base di una routine ben eseguita e non su come i giudici l'avessero valutata, era contento che avesse di nuovo la sua spavalderia e che stesse lavorando molto duramente.

Stava per andarsene quando sentì un ronzio. Abbassò lo sguardos sulla borsa da palestra di Emily, vicino al tappeto. "Emily, un telefono cellulare in campo, sul serio?" chiese in totale e completa frustrazione.

"Payson ha detto che mi avrebbe scritto prima di partire da Los Angeles", disse Emily. Era in vibrazione e nella mia borsa. Io non avevo intenzione di controllare", protestò leggermente prima di andare verso la sua borsa per spegnere il telefono. "Oh mio Dio," disse piano mentre controllava il messaggio in fretta.

"Cosa? Sta bene?" Sasha chiese, cercando di mantenere la voce sotto controllo. Il suo silenzio prolungato non stava aiutando a calmare la sua ansia. "Emily?"

"Sta bene", disse Emily, "Sta per salire in aereo e sarà a casa in poche ore."

"E la tua reazione? Di che si trattava?" chiese, sicuro che ci fosse di più in quella storia.

"Niente", disse Emily, chiudendo il telefono e rimettendolo nella borsa. Sasha strinse le labbra e lasciò perdere.

Pochi minuti dopo, era di sopra nell'ufficio della palestra, cercando di ignorare Summer che si preparava per il suo appuntamento a pranzo, quando il suo telefono iniziò a vibrare. Vide che era un messaggio di MJ con una foto allegata. "Non solo la più grande ginnasta del mondo", lesse nel messaggio. Cliccò un pulsante per rivelare l'immagine. "Oh mio Dio", disse. Era Payson, ma era completamente diversa. Tanto per cominciare indossava solo un bikini bianco ed era completamente bagnata, seduta sulla spiaggia sopra una tavola da surf. Ma non era questo. Era l'espressione del suo viso mentre guardava la macchina fotografica, emanava innocenza e sesso al tempo stesso. Era una combinazione letale, quella di cui era già caduto vittima. "Maledizione ", disse, strofinandosi la mano sul viso e cercando di soffocare l'ondata di lussuria che lo attraversò mentre guardava la foto.

"Che c'è?" chiese Summer, con la preoccupazione sul viso per la sua reazione.

"Uh," esitò. Puoi anche dirglielo, Beloff. L'immagine sarà pubblicata abbastanza presto. "MJ mi ha mandato la foto finale del servizio fotografico di Payson di oggi."

"Oh!" esclamò, "Fammi vedere", disse. Lui le passò il telefono e aspettò. "Oh mio Dio".







Note:
Anche se questo capitolo è stato divertente da tradurre per 
alcune cose (Austin mi fa sempre ridere e vi anticipo che avrà il suo spazio), c'è un punto che mi ha fatto dannare e che non sono certa di aver ben reso. Quando Payson e Sasha si baciano non sono nella palestra dove si allenano le ginnaste, ma in una piccola palestrina con gli attrezzi tipici da palestra come i pesi, il tapis roulant, etc etc. Perdonatemi se è poco chiaro in traduzione.

Grazie a tutte voi ragazze che recensite e grazie a tutti voi che leggete in silenzio. Sono contenta che NJYbA vi piaccia.
 

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Capitolo 9
*** Da Los Angeles a Boulder ***


NJYbA9

Da Los Angeles a Boulder








Payson sappe di essere nei guai quasi nel momento in cui varcò la porta "Mamma? Becca? Sono a casa", disse, trascinando la valigia lungo il corridoio. La lasciò vicino alla sua camera da letto e si diresse verso la cucina.

"Mamma?" disse, vedendo la madre alla ricerca di qualcosa nel frigorifero. Sua madre non si voltò e non rispose.

Payson si morse il labbro. Ha visto la foto. Si appoggiò al bancone della cucina e attese. Finalmente, sua madre si voltò, con tre patate in mano e la guardò. Posò le patate sul bancone, mise in mano a Payson il pelapatate e cominciò a mescolare qualcosa sui fornelli. Payson aveva preso il pelapatate e aveva iniziato a sbucciare quando la madre sbatté il cucchiaio sul bancone e si sporse verso di lei. "Che cosa stavi pensando quando è stata scattata quella fotografia, Payson?"

Non posso dirle che stavo pensando a Sasha e quella notte nella stanza per l'allenamento. Aspetta, si riferisce a quello che stavo pensando in generale, a come ho permesso che accadesse. Payson si strinse nelle spalle: "Non lo so. Sapevi ciò che stavo facendo. Ne abbiamo parlato. Hai detto che fino a quando mi sentivo a mio agio a farlo, allora tu mi avresti sostenuto. Non sono in topless, non è in alcun modo offensivo. MJ era entusiasta. Austin pensava che fosse incredibile. "

"Austin?" Kim strinse gli occhi con sospetto. "Austin era al servizio fotografico?"

"Stava lì in giro. Non aveva niente da fare prima di tornare a casa che poltrire all'hotel. Non capisco perché stai reagendo in questo modo. Non sono venuta bene?"

Kim scosse la testa: "Non si tratta di avere un bell'aspetto o no, Payson. Sei fantastica in questa foto", disse, tirando fuori la copia che aveva stampato in ufficio quel giorno. "Si tratta dell'immagine che stai presentando. Che cosa vedi quando guardi questa?"

Payson si strinse nelle spalle: "Vedo me."

"Sei tu questa, Payson? Davvero?"

"Questo è ridicolo. Non ho dodici anni, mamma. Il fotografo mi ha detto di pensare sexy, di pensare a qualcuno che io volevo e di mostrarlo con gli occhi, e questo è quello che ho fatto. Questo è il risultato. È così difficile credere?" Dannazione, troppe informazioni.

Kim guardò la figlia, senza parole per un attimo, "Ed era Austin quel qualcuno?"

Payson sbatté la mano sul bancone, "Non mi interessa Austin Tucker. Era fantasia, mamma, un ideale e nient'altro. Le Olimpiadi sono 
distanti ancora due anni e io sono la migliore ginnasta al mondo. Lo capisci vero?"

"Certo che si," disse, e sospirò. "Sai che andrebbe bene se ti piacesse Austin, vero? Nonostante la 'regola niente appuntamenti.' E' normale avere sentimenti per i ragazzi, anche se non ci si vuole sentire in quel modo. "

Payson resistette all'impulso di alzare gli occhi, "Lui mi piace, solo che non in quel modo. E' un amico", disse. "In realtà, è più simile al fastidioso fratello maggiore che non ho mai avuto", disse, ricordando quando
in una strada di Los Angeles, dopo che avevano cenato con MJ, Austin le aveva messo la testa sottobraccio e poi gliela aveva strofinata con le nocche*.

C'erano paparazzi ovunque e avevano sicuramente fatto una foto: lui che sorrideva come un idiota, un braccio intorno al collo di Payson, che
agitava braccia inutilmente mentre lui le scompigliava i capelli. Era sicura che la foto sarebbe stata pubblicata su un tabloid con qualche didascalia divertente come, "L'Aerodinamico" Duo o che il Signore l'aiutasse, "Paystin."

Devo assicurarmi di parlarne con Kaylie prima che venga fuori.

Mentre erano al servizio fotografico, lui l'aveva fisicamente gettata in acqua dopo che il fotografo aveva finito e lui e MJ si erano seduti sotto un gazebo decidere quale foto da utilizzare. L'aveva chiamata la loro nuotata celebrativa, un giro di vittoria. Non c'era stata nessuna scintilla, nessuna tensione, solo alcuni schizzi, un paio di immersioni e risate. Era decisamente come un fratello.

Kim sospirò, "Allora, Pay, questa espressione, comunque? Hai solo diciassette anni. Non avresti potuto usare uno di quei tuoi luminosi sorrisi?"

Payson si strinse nelle spalle, "L'ho fatto. Devono aver fatto centinaia di scatti, mamma. Il fotografo ha pensato che questo fosse il più genuino."

Kim sbuffò: "Ed ecco a voi Los Angeles. E' ovvio che abbia pensato che l'unica foto dove stavi fingendo fosse la più genuina del mucchio."

Payson fece una smorfia e cominciò a pelare le patate, "Sasha, uh, Sasha l'ha vista?" chiese, senza distogliere gli occhi dalle patate.

Sua madre rise: "Sì, lo ha fatto. Onestamente, ho pensato che sarebbe inorridito, l'ultima cosa che vuole è che voi ragazze veniate sfruttate in qualsiasi modo, ma io ero più sconvolta di lui. Io credo che lui se lo aspettasse. "

Payson annuì: "E papà?" chiese.

"Sii solo felice che sia in Minnesota e non qui. Voleva citare in giudizio il fotografo." Payson rabbrividì.

"Voi due vi rendete conto che questa fotografia pagherà
per intero il mio primo anno alla UC Boulder, vero?"

Kim corrugò la fronte a sua figlia, "Noi, in realtà, lo capiamo benissimo. Non è questo punto. Sei sicura che sei a tuo agio con questa fotografia, Payson? All'inizio di quest'anno ti sentivi così a disagio, non stai facendo questo
solo per dimostrare qualcosa a tutti, vero? "

Payson sospirò e sollevò la fotografia, "Guarda questa foto, mamma. Guardala
davvero. Ti sembro così a disagio con me stessa? Pensavo che volessi che io fossi orgogliosa della mia femminilità. Beh, è così. Io sono orgogliosa di come appaio. Sono orgogliosa che le ragazze guarderanno questa foto e vorranno essere come me, sono orgogliosa del fatto che i ragazzi la guarderanno e ne saranno attratti. Non capisco come possa trattarsi di una brutta cosa."

Kim scosse la testa: "E' fantastico, tesoro. Non sono sicura che tuo padre la vedrà in questo modo, ma..." si interruppe.

"Ho intenzione di andare a trovare Kaylie per vedere come se la sta cavando con tutta la storia del trattamento agli pseudo-arresti domiciliari. Avevo promesso che mi sarei fermata da lei per una visita prima di partire, ma non ne ho mai avuta l'occasione." Dopo la telefonata di Sasha ad Alex, i genitori Cruz, che combattevano praticamente tutto
su, finalmente avevno concordato su qualcosa. Kaylie aveva bisogno di aiuto. Non era tornata alla Rock da quel momento, passando ogni giorno con uno specialista in anoressia, lavorando sul suo ritorno ad un peso normale e un aspetto più sano.

Kim annuì, "Va bene, oh e mi fai un favore? Ti fermi alla Rock quando torni indietro? Becca e altre ragazze del livello otto sono rimaste fino a tardi stasera. Mi risparmi un viaggio."

"Certo, non avevo intenzione di rimanere a lungo da Kaylie, comunque."

***

Il viaggio fino dai Cruz fu veloce, ma era come entrare in un altro mondo. La loro casa ancora intimoriva Payson.

"Ehi Leo," disse, quando il fratello maggiore di Kaylie uscì dalla porta proprio mentre lei camminava verso il vialetto.

"Oh, hey Payson, come ti hanno trattata in California?" chiese, con un sorriso.

"Non male, contenta di essere tornata. Kaylie è a casa?" chiese.

Il suo sorriso si spense, "Sì, è di sopra. Vai pure"

Payson fece la strada che aveva fatto tante volte, su per le scale e a sinistra nella stanza di Kaylie. Bussò.

"Entra," sentì chiamarla la voce di Kaylie.

"Ehi," disse, infilando dentro la testa, vedendo Kaylie sul suo letto a sfogliare una rivista con uno
spesso pennarello nero in mano.

La sua amica alzò gli occhi e sorrise: "Ehi, Pay," disse Kaylie, il suo livello di entusiasmo molto più alto di quanto Payson si aspettasse. L'ultima volta che si erano viste, Kaylie era svogliata e molto silenziosa.

"Uh, Kaylie, cosa stai facendo?" chiese Payson, vedendo che la rivista aveva un sacco di grande X nere sulle pagine.

"Terapia", disse con un tono beffardo. "Il mio strizzacervelli dice di sfogliare questa rivista e mettere un croce su tutte le fotografie che rappresentano un'immagine poco realistica del corpo."

Payson rabbrividì, "Wow, suona terribile," disse e Kaylie rise.

"Non ne hai idea, ma davvero non voglio parlare di terapia. Sta andando bene e io sto meglio, invece voglio sapere tutto della California e del tuo servizio fotografico e questo è un bel completo, l'hai preso a Los Angeles?"

Payson abbassò lo sguardo, era uno dei completi che aveva ricevuto da Lucky Brand Jeans, uno dei marchi a cui faceva da testimonial che si era presentato nello stesso giorno della Gatorade. "Grazie, sì, è incredibile. Ora ho i soldi per pagare per cose come questa e nessuno me lo permette, non fanno altro che dare tutto via gratis."

Kaylie rise, "Sì, è pazzesco. Allora dimmi del servizio fotografico. Sai quale immagine hanno intenzione di usare e quanto ci vorrà per pubblicarla? Che tipo di costume da bagno hai indossato?"

Payson sorrise, tirando la foto finale dalla borsa, "Ecco, ma solo perchè tu lo sappia, è stata ritoccata e non usare il pennarello, è l'unica copia che ho," disse e la consegnò alla sua amica.

"Oh mio Dio, Pay, sei fantastica. Dio, sei così sexy. I tuoi genitori devono essere andati fuori di testa,"
indovinò Kaylie.

"Date alla ragazza un premio!" Payson scosse la testa e si sedette sul letto. "Mia madre e io ne abbiamo parlato, ma credo che pensi che dovrei essere più a disagio con questo. Io un po' mi ci sento così, però," disse con un sospiro. "Austin era lì." Introdusse l'argomento con attenzione. Sapeva che, nonostante le proteste della sua amica, aveva dei sentimenti per Austin ed erano molto diversi dall'affetto fraterno che lei stessa provava per lui.

"Uh, sì, lo so. Lauren me l'ha detto," disse Kaylie, trovando
improvvisamente molto interessante un filo allentato nel suo copripiumino.

Payson strinse le labbra, "Ci scommetto che lo ha fatto. Guarda Kaylie, non hai niente di cui preoccuparti. Io non sono interessata ad Austin e lui non è assolutamente interessato a me, per niente. Volevo solo farti sapere che probabilmente ci sarà una foto. MJ ci ha portato fuori a cena una sera e Austin ha deciso di farmi uno scherzo idiota fuori dal ristorante di fronte a una trentina di paparazzi."

Kaylie annuì: "Perché dovrebbe darmi fastidio? Non sono interessata ad Austin Tucker."

Payson sospirò, "Ho solo pensato che avresti dovuto sapere." Si sta auto-ingannando. "Così, quando pensi che ti daranno il via libera per tornare?"

"Non appena sarò pronta ad affrontare le pressioni emotive e fisiche di allenarmi come un atleta d'elite in modo sano e responsabile." Alzò le spalle impotente.

"Wow, è la citazione esatta?" Payson chiese, "Perché penso che avrei potuto colpire qualcuno se l'avessero detto a me."

Kaylie annuì: "Sì, il problema è che ha ragione, il medico che l'ha detto, voglio dire. Sono stata così stupida e non posso tornare indietro ad allenarmi fino a quando posso conviverci."

"Beh, manchi davvero a tutti. Non vedo l'ora che torni."

Kaylie rise: "Sì, tu vuoi che io torni così Sasha potrà dividere di nuovo la sua attenzione fra le quattro ragazze dell'elite, invece fra tre. Emily ha detto che sta diventando insopportabile."

Payson si strinse nelle spalle, "Non mi importa, solo che sarebbe bello averti indietro".

Kaylie prese di nuovo la foto. "Quindi, esattamente quanto ritocco è stato usato?"

"Oh, tonnellate," disse Payson con un sorriso. "In realtà, non tanto quanto pensavo, però adesso possono farlo proprio lì durante il servizio. È stato così fico guardare mentre lo facevano."

"E questa bella abbronzatura che hai?" disse, indicando il colore della pelle ora quasi uguale, mettendo un braccio accanto al suo.

"Spray," rispose, "se ne andrà tra una settimana o giù di lì." Payson improvvisamente provò l'ardente desiderio di rovesciare tutto su Kaylie, dal bacio spontaneo ben prima dei Campionati del Mondo all'intenso incontro poco prima di partire per Los Angeles. Non poterne parlare era uno schifo.

"E' davvero bello riaverti, Pay".

"E' bello essere tornati."

***

Sasha si piantò davanti al volteggio, guardando le
ginnaste del livello 8 fare ripetutamente lo Tsukahara. "Ottimo Becca," disse, guardando Becca Keeler atterrare dal volteggio senza problemi. Non ha il talento naturale di sua sorella o la sua determinazione, ma è sicuramente adatta al NCAA, se vuole. "Va bene, signore, per stasera ottimo lavoro. Potrete continuare domani. Becca, Ashley, voi due aggiungerete una mezza torsione, ricordatelo a Tara quando inizierà a lavorare al volteggio con voi domani."

"Sì, Sasha," dissero in coro e si affrettarono verso gli spogliatoi. I genitori avevano cominciato gironzolare, dato che era stato detto loro di venire a prendere le ragazze alle otto precise.

Fece un cenno al gruppo che si aggirava intorno alla porta e corse in ufficio prima che qualcuno potesse monopolizzarlo su quando il loro piccolo tesoro sarebbe stato pronto per passare al livello 9. Entrò nel suo ufficio e non riuscì a credere a quello che vedeva. Payson era seduta sulla sua scrivania, a sfogliare una rivista.

"Uh, ciao", disse, anche se era più che altro una domanda.

Non si aspettava di vederla fino al giorno successivo e ora si sentiva come se fosse in qualche modo stato sorpreso con i pantaloni abbassati. E' incredibile, vecchio mio. Nell'immagine appariva grondante di pura sensualità, attirandolo con i suoi occhi e le curve morbide del suo corpo. Sembrava più morbida adesso che nella foto. I suoi capelli erano asciutti e cascavano sulla schiena in morbide onde bionde. Indossava una camicia di denim con le maniche lunghe arrotolate, sopra ad una bella blusa di cotone color crema e una gonna bianca con cuciture blu. Le gambe le erano incrociate, il piede in alto dondolava ad un ritmo silenzioso. Quella era una cosa che l'immagine non aveva catturato. Aveva 
belle gambe, muscolose e toniche, come tutte le ginnaste avevano, ma dotate di una snellezza ottenuta con ore di duro lavoro in palestra per perfezionare il suo nuovo stile artistico. E' assolutamente bellissima ed è tua, se sei disposto ad aspettare. Se puoi essere un gentiluomo e smettere di attaccarla ogni volta che si avvicina.

Si schiarì la gola per segnalarle la sua presenza.

"Ehi, mi dispiace," disse saltando giù dalla scrivania. "Ho visto un'orda di genitori arrivare e io non avevo voglia di ..."

"Essere lusingata da persone con il doppio della tua età che sperano che in qualche modo tu possa passare il tuo talento sulla figlia e magicamente trasformarla in una campionessa olimpica?" indovinò, avendo avuto quest'esperienza una volta o due nella sua vita.

Payson rise, "Esattamente, voglio solo prendere Becca," disse.

"Si sta cambiando," disse, avvicinandosi con un passo abbastanza da poter sentire il suo shampoo e qualcosa di diverso, un nuovo profumo forse. "Com'era Los Angeles?"

Gemette, "Caotica, molto caotica. Sono così felice di essere tornata. MJ è stata una schiavista e Austin era una spina nel fianco*. Non riesco a credere a quanto abbiamo fatto in tre giorni."

Sasha sorrise: "Ho sentito del tuo servizio fotografico di oggi," disse, sorridendole.

"Lo so, mia madre me l'ha detto. Sai, probabilmente saresti dovuto essere un po' più indignato. Ha pensato che fossi più sconvolto dal fatto che la rivista mi stesse sfruttando", disse Payson,
prendendolo volutamente un po' in giro.

Lui rise e fece un passo avanti, "Piuttosto di come li stai sfruttando tu. Quella foto sta per farti conoscere al mondo: atleta di classe mondiale di giorno e oggetto delle fantasie notturne di ogni
maschio dai dodici ai novantadue anni. Vorrei solo essere stato lì a vedere io stesso. Hai un aspetto assolutamente spettacolare, amore." Maledizione, eccoci di nuovo. Fai un passo indietro, Beloff. Ci sono venti genitori in piedi a meno di tre metri di distanza da qui e la sua sorellina sta per venire a cercarla da un momento all'altro.

Payson gli sorrise e inclinò un po' la testa di lato. Fece un passo in avanti in modo che fossero quasi pressati insieme, ma non del tutto. "Beh,
allora è ​​una buona cosa mi abbiano lasciato tenere il costume da bagno, non è vero?" disse, superandolo e uscendo dall'ufficio, apparentemente per andare a cercare sua sorella e tornare a casa.

Sasha si lasciò sfuggire un respiro tremante. Si avvicinò alla finestra del suo ufficio e la guardò recuperare Becca da dove stava parlando con alcuni dei suoi amici. Lasciarono la palestra in fretta, Payson alzò gli occhi al suo ufficio per un'ultima volta prima di uscire. Anche da quella distanza poteva vedere i suoi occhi scintillare divertiti. Lei sarebbe stata la sua morte. Ma che modo di andarsene, Beloff. Moriresti come un uomo molto felice.









Note:
*
questo scherzo
http://themilwaukeeseo.files.wordpress.com/2009/12/big-brother-google-noogie.jpg si chiama noogie in inglese, ma non esiste una vera traduzione in italiano. Ci sono molti termini dialettali e io lo conoscevo come "fare lo shampoo". Mi spiace per l'assurdo giro di parole che ho usato nel testo. 
Salto Tsukahara: inventato da Mitsuo Tsukahara consiste in una rondata sul cavallo e un salto all'indietro nel volo. 
http://www.youtube.com/watch?v=k6ukSQ3ms0o
*pain in the ass: il significato è tradotto solitamente con "spina nel fianco", ma non ne è la traduzione esatta, che è "thorn in the side". Ma non credo che Payson direbbe di fronte a Sasha "un dolore nel culo". In italiano era davvero troppo pesante come espressione.

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Capitolo 10
*** Niente più Fingere ***


NJYb10

Niente più Fingere







Kim Keeler era entusiasta che Payson sarebbe andata da Kaylie, e poi alla Rock a prendere Becca. Questo le avrebbe dato la possibilità di chiamare di nuovo Mark e discutere la situazione ancora una volta. Era stato molto difficile farlo per telefono, presentare un fronte unito ai loro figli quando c'era una sola voce a parlare. Questi erano problemi che non si aspettava di trovare quando stava crescendo le sue figlie in Minnesota. Certamente non aveva mai pensato che avrebbe dovuto preoccuparsi per la figlia diciassettenne in una fotografia nel numero dei costumi da bagno di Sports Illustrated. Anche se Payson aveva acquisito maggiore notorietà come ginnasta, Kim non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea della fama internazionale, fino a quella mattina, quando il fatto compiuto le si era presentato davanti.

"Mark Keeler," rispose, e Kim si sentì meglio quasi subito, solo a sentire la sua voce all'altro capo della linea.

"Ehi," disse lei, mescolando il riso, ancora in cottura sul fornello.

"Ehi", rispose. "Che c'è?"

"Payson è appena tornata a casa e ho parlato con lei", disse Kim, sperando in una risposta più calma da parte sua questa volta.

"E che cosa ha avuto da dire
nostra figlia su se stessa?"

Kim sospirò: "Mark, ti giuro, era così ragionevole, non riuscivo a discuterne con lei."

Poteva quasi sentire la frustrazione di Mark al telefono, "Kim, è una ragazza di diciassette anni, e quella foto è..completamente...è completamente..."

"Ascoltami per un secondo, Mark. Le ho chiesto anche di questo. Le ho chiesto che cosa vedesse quando guardava la foto e sai cosa ha detto? Ha detto che vedeva se stessa."

"Quella ragazza nella foto, Kim, quella non era la mia bambina," protestò.

"Esattamente," concordò. "Non era la nostra bambina. E' completamente un'altra persona ed è successo senza che noi nemmeno ce ne rendessimo conto. Pensa a ciò che nostra figlia ha passato. Abbiamo sempre detto che era una ragazza incredibilmente matura, ma pensaci
davvero per un minuto. Payson ha vissuto più nei suoi diciassette anni di quanto la maggior parte delle persone ha vissuto nella vita. Ha avuto il mondo ai suoi piedi e ha visto tutto crollare, per poi rimettersi in sesto e fare tutto da capo. Lei non è più solo una ragazza insolitamente matura, Mark. E' un'adulta con le responsabilità e i successi dei veri adulti."

Sentì Mark sbuffare, ovviamente non contento di quello che stava dicendo. "Questo non cambia il fatto che è una ragazza di diciassette anni, Kim. Solo diciassette anni e questa è l'immagine
che sta per essere spedita in tutto il mondo. Non una forte atleta di classe mondiale, solo un'altra ragazza in un costume da bagno."

"Le ho domandato anche di questo," disse Kim, mettendo il coperchio sul riso e abbassando il bruciatore per mantenerlo caldo fino a quando le ragazze fossero tornate a casa.

"E?" chiese con impazienza.

"E lei ha detto di essere orgogliosa di come appare", disse, tralasciando la parte in cui Payson diceva che le faceva piacere che i ragazzi sarebbero stati attratti da lei. C'erano alcune cose che un padre proprio non aveva bisogno di sentire. "Sei mesi fa le stavo chiedendo di abbracciare la sua femminilità, Mark. Sei mesi fa, si sentiva come, oh, come si è definita da sola? 'L'incredibile Hulk'. Capisci che cambiamento sia? E' sicura e a suo agio con se stessa e non ci vede nulla di male. Non so che cosa sia responsabile di questo cambiamento, ma come faccio essere in disaccordo? Non è il tipo di persona che volevamo crescere? "

"Sì, ma," disse Mark.

"Lo so, ma ha diciassette anni, ma Mark, penso che ce l'abbiamo fatta. Io non credo che il nostro compito di genitori sia finito, non su ogni punto, ma credo che quell'obiettivo, di crescere una
giovane donna intelligente ed equilibrata, penso che ce l'abbiamo fatta. Ora tutto quello che possiamo fare è lasciarla fare le proprie scelte, buone o cattive."

"E questa è stata una cattiva", disse brontolando, ma Kim poteva sentirlo cambiare opinione.

"Forse, o forse no, come suoi genitori, pensiamo che non fosse la scelta giusta, ma io non credo che lei la veda in questo modo e penso che vada bene. Non ha ferito se stessa o qualcun altro. Guarda quella fotografia oggettivamente, Mark. E' assolutamente splendida e lei lo sa. "

"Sì, e presto lo sapranno
anche tutti i maschi sul pianeta Terra," mormorò.

"E' questo che ti preoccupa, che non sarai l'unico uomo al mondo a sapere quanto è bella?" Kim rise, "Probabilmente hai ragione, in effetti io so che hai ragione, ma questo non significa che Payson inizierà a dedicare del tempo ai ragazzi. E' concentrata su come andare alle Olimpiadi. Come mi ha sottolineato in modo così chiaro oggi, lei è la migliore ginnasta al mondo e questa non è un'iperbole. Dubito che lascerà che un ragazzo le sia d'intralcio in tutto ciò." Sentì la porta aprirsi e le voci delle sue figlie rovesciarsi in casa. "Senti, Mark, le ragazze sono a casa. Ci sentiamo domani."

"Okay, ma non credo che abbiamo finito con questa conversazione," disse. E poi ammorbidendo il tono, aggiunse, "Ti amo".

"Non me lo sogno nemmeno. Ti amo anch'io, buona notte."

"Buona notte."

"Mamma, accendi la TV!" sentì urlare Becca dal corridoio. Le ragazze stavano correndo verso il salotto invece che in cucina. Kim prese il telecomando e accese la televisione. Becca l'afferrò e rapidamente cambio il canale che voleva. "Abbiamo appena ricevuto una chiamata dalla cugina Elisabetta in Minnesota. Ha detto che avrebbero parlato di Payson su TMZ questa sera ed è in onda proprio ora."

"TMZ?" Kim chiese e guardò Payson la cui carnagione aveva assunto una sfumatura verdastra. "Pay, stai bene?"

Payson annuì e sospirò quando la pubblicità finì e sul canale ricominciarono i programmi.
Fino a quel momento non si era resa conto di quanto non volesse che la foto di Austin Tucker mentre le faceva quello scherzo uscisse di fronte a tutta la nazione. "Sì, voglio solo superare tutto questo," disse.

C'era Harvey Levin con la sua stupida bottiglia d'acqua e uno dei suoi compari stava parlando di Austin Tucker e di come fosse un dono di Dio alle donne. Payson rabbrividì, sapendo cosa sarebbe successo dopo.

"Beh, a quanto pare, non è un dono di Dio alle donne, è il dono di Dio ad una particolare ginnasta campionessa del mondo, che era in città per scattare la sua prima foto per Sports Illustrated Swimsuit."

Levin alzò le sopracciglia, "Payson Keeler? La ragazza che si è rotta la schiena giusto?"

"Sì," concordò
il compare, "e direi che sicuramente ha recuperato in pieno. Voglio dire lei e Austin stavano praticamente amoreggiando insieme in spiaggia. Lei era dannatamente sexy e lui sembrava essere entusiasta di avere le mani addosso a lei."

Improvvisamente, Payson sentì la bile iniziare a salirle in gola. Non stavano parlando di quello stupido
scherzo. Stavano parlando del suo servizio fotografico.

"Bene andiamo a vedere." Poi mandarono il loro filmato e apparve la spiaggia dove era stata in precedenza quel giorno. Se ne stava lì, a camminare verso le tende, quando Austin entrò in scena, sollevandola
facilmente sulla spalla e portandola verso l'acqua, gettandocela dentro. Lei aveva iniziato a ridere istericamente e l'aveva preso di sorpresa, affrontandolo e facendolo volare all'indietro sott'acqua. Il filmato si fermò di colpo nel momento in cui lui stava per mandarla sott'acqua per rappresaglia, ma siccome avevano fermato il video, sembrava che se la stesse abbracciando intimamente.

"Sembra che stiano diventando abbastanza intimi nell'acqua, probabilmente succedono un sacco di cose là sotto che non possiamo vedere,"
suggerì uno dei compari maschi.

Una delle comari femminili sbuffò, "Credo sia una cosa dolce, voglio dire, sono perfetti l'uno per l'altro. I due migliori ginnasti del mondo. I loro nomi possono persino incastrarsi in un nome da celebrità, Paystin!"

Becca arricciò il naso, "Sasha ti ucciderà quando scoprirà che stai rompendo la regola degli appuntamenti."

"Non abbiamo rotto nessuna regola. Stavamo nuotando." Payson gemette e affondò il viso nel divano. "Questo non sta accadendo". Alzò lo sguardo e vide la madre fissarla.

"Così, quando sei tornata questo pomeriggio, quando hai detto che Austin stava lì in giro, ciò che realmente volevi dire era che hai passato la mattina con lui a palparvi nel Pacifico?"
chiese Kim, ovviamente del tutto convinta la figlia le avesse mentito.

Payson si sedette e sospirò, "Lo giuro, mamma, non era così, stavamo...stavamo giocando Mi ha buttato sott'acqua. Io ho buttato sott'acqua lui. Avevamo lavorato per tre giorni di fila, è stata un tortura assoluta e abbiamo solo allentato la pressione. Sono stata onesta quando ho detto che penso a lui come a un fratello." L'espressione di Kim non aveva vacillato. "Oh, questo è ridicolo,
comunque puoi credere quello che vuoi credere, proprio come il resto del mondo. Io vado a letto. Devo essere alla Rock domani alle cinque ad allenarmi."

Si ritirò nella sua stanza rapidamente, inviando un sms veloce a Kaylie, Non è quello che sembra. Spiego dmn, prometto. Poi uno a Austin, Ti ammazzo, una morte lenta dolorosa. Poi infine uno a Sasha, che probabilmente non aveva visto il filmato, Così felice di essere a casa. C vediamo dmn alle 5. Poi lasciò perdere, chiudendo il telefono e andando dritta a dormire.

***

Sasha si svegliò alle quattro e mezza, la sua sveglia interna puntuale come sempre. Prese subito i suoi Shredded Wheat e si sistemò fuori del rimorchio per fare colazione prima che Payson arrivasse. Afferrò il suo cellulare dal caricabatteria mentre usciva e appena lo  accese, i messaggi iniziarono ad apparire ogni mezzo secondo o giù di lì. Dieci messaggi di testo durante la notte, che poteva significare solo una cosa, era successo qualcosa ad una delle sue ginnaste. Vide il nome Payson sullo schermo, ma il messaggio era abbastanza generico. Gli altri erano molto più specifici, gli amici chiedevano se avesse perso il controllo delle sue ginnaste, se Payson fosse seria sull'allenamento per il 2012, un messaggio da Austin Tucker
in preda al panico insistendo sul fatto che non era quello che sembrava. Cosa diavolo è successo? Era pronto ad andare nell'ufficio palestra e usare il suo computer per scoprire cosa fosse successo, quando l'Audi di Payson entrò nel parcheggio. Payson scese dalla macchina e si diresse determinata verso di lui. Si guardò intorno rapidamente. Vedendo che erano completamente soli all'insana ora delle cinque meno un quarto, gli afferrò la mano e lo trascinò con la forza di nuovo nella roulotte.

"Payson, cosa sta succedendo?" chiese, una volta che furono all'interno.

Lei alzò lo sguardo verso Sasha, apparendo più vulnerabile di quanto la vedesse da un po' di tempo. Il giorno prima, era stata l'esatto contrario, la fiducia che praticamente traboccava. "Ti dirò tutto, ma prima, devo..." si interruppe, avvicinandosi e premendo le labbra sulle sue. Sasha si riprese velocemente e avvolse le braccia intorno alla sua vita, attirandola contro di lui e sollevandola dal pavimento della roulotte, compensando la differenza di altezza. C'era una disperazione nel suo bacio che non riusciva a capire, ma se aveva bisogno di lui, lui era lì per lei, rispondendo completamente al suo bacio, per farle capire che la voleva, molto.

Payson si allontanò e sospirò, sembrava che avesse guadagnato la fiducia semplicemente baciandolo. "Payson, non che mi lamenti, ma," fece un vago gesto con la mano e lei capì.

"TMZ, mai sentito parlare?" chiese e Sasha scosse la testa. "E' un programma televisivo, dedicato al gossip." A Sasha non piaceva dove stava andando a parare. Vacci piano, Beloff. Lasciala parlare. "Ieri, al servizio fotografico, dopo che avevamo finito, Austin ha deciso che sarebbe stata una buona idea buttarmi in mare. Avevo finito, stavano solo scegliendo quale foto utilizzare, quindi abbiamo nuotato per un po' per uccidere il tempo, ci siamo spinti sott'acqua a vicenda un paio di volte, solo giocando. Però qualcuno aveva una videocamera e ha mandato il filmato a TMZ. E' andato in onda ieri sera. Ti giuro, Sasha, non è successo niente e nulla potrebbe mai accadere. E' come, non so, un fratello terribilmente fastidioso, nient'altro." Finì e chiuse gli occhi, in attesa della sua reazione.

"Vi hanno dato un nome?" chiese, la sua bocca in una linea dura. "Come hanno fatto con Kaylie e Nicky?" Controllati, Beloff. E' sconvolta e giustamente. Tu le credi, vero?

Payson gemette, "Paystin," disse, aprendo gli occhi e catturando il suo sguardo immediatamente. "Mi dispiace, io non so nemmeno cosa dire."

Si strinse nelle spalle, "Non c'è niente da dire," sospirò pesantemente. "Sono ancora il tuo allenatore e sono infastidito da morire da quello che è successo, ma oltre a questo, Payson, non lo so." Si strofinò le tempie. "Questo è il motivo per cui la palestra ha una regola sulle relazioni, per sradicare completamente la possibilità di qualcosa di simile a questo ed ora eccoci qui." Si appoggiò al tavolino della piccola cucina del rimorchio.

Fece un passo lontano da lui, appoggiato al piano di lavoro, "Lo so. Sta andando fuori controllo, ma non c'è un modo per tornare indietro, vero?
Ora siamo qui e dobbiamo farci i conti." Lui la guardò, stupito. Aveva perfettamente ragione. Questo gioco che avevano iniziato, cercando di combattere la loro attrazione, facendo finta che non esistesse o che sarebbero stati in grado di stare lontano l'uno dall'altro per due anni, era stato proprio questo: un gioco. Un autoinganno che si erano convinti fosse possibile, ma non lo era. Sasha aveva finito di fingere ed aveva finito di giocare.

Si allontanò dal tavolo e fece un passo verso di lei, "Hai ragione. Siamo qui ora e non si può tornare indietro. Tu dici che non è successo niente e ti credo, ma non cambia il fatto che ogni cellula del mio corpo sta combattendo l'impulso di prendere a pugni la sua dannata faccia nel momento in cui lo vedrò," disse, le sue parole che fluivano liberamente adesso. Chiuse la distanza rimanente tra loro e sussurrò: "Non ho intenzione di mentirti, il pensiero delle mani di un altro uomo su di te mi fa male fisicamente."

Payson si sporse in avanti solo una frazione di centimetro, amando il fuoco che vedeva nei suoi occhi e che lei ne fosse la causa. Stava soffrendo per lui, tutto il suo corpo praticamente formicolava in attesa del suo tocco, "Allora fammi dimenticare," sussurrò.

Le sue parole lo fecero scattare in azione. Le loro labbra si unirono in un bacio violento, più una battaglia di volontà che la carezza di un amante. Sasha affondò
immediatamente una mano nei suoi capelli, intrecciando le dita tra le spesse ciocche bionde dando uno strattone non molto gentile. L'altra mano scivolò verso la sua vita, ma rapidamente la abbandonò, cercando più basso, stringendole il sedere e poi afferrandole la coscia, sollevandola e portandola sopra la sua anca. Lui si voltò di scatto, liberando i suoi capelli e passando un braccio contro la pila di oggetti sul tavolo della cucina, mandando alcuni libri, un paio di utensili e un piccolo mucchio di biancheria a schiantarsi a terra. La sollevò sul tavolo, senza rompere il loro bacio e rapidamente si spostò sopra di lei. Le gambe di Payson si avvolsero intorno alla sua vita portando i loro bacini in un contatto doloroso.

"Oh, Dio," mormorò, mentre le labbra di Sasha tracciavano un percorso bruciante che partiva dal loro bacio, fino al collo, mordendo
delicatamente il suo piccolo punto pulsante e poi calmandolo con un piccolo bacio. Le sue labbra viaggiarono più in basso, verso un territorio inesplorato. Si strofinò delicatamente contro la morbida curva del suo seno e portò una mano a coprirlo dolcemente. Il corpo di Payson rispose immediatamente, spingendosi verso la sua mano, mentre gettava la testa all'indietro. Si sentì un'ondata di piacere attraversarla, mise una mano dietro al collo di Sasha, costringendo le sue labbra tornare sulle sue. Le sue mani scesero verso sud, strinse nei pugni la camicia di lui e poi cominciò tirarla verso l'alto. Sasha stava per sollevare le braccia sopra la testa per permetterle di spogliarlo, quando qualcuno cominciò a bussare alla porta della sua roulotte. Si guardarono l'un l'altro in stato di shock per un momento, non proprio sicuri che il suono fosse stato reale.

"Sasha? Sono Austin, senti io non lascerò che Payson si prenda la colpa per questo. Fammi entrare così ti possiamo spiegare insieme,"
gridò appena fuori la porta il vincitore dell'oro olimpico.

Entrambi sospirarono e si guardarono intorno. A parte il pasticcio sul pavimento, non c'era nulla che indicasse che qualcosa di sconveniente fosse successo. Sasha scrollò le spalle nella sua direzione e si mosse verso la porta, "Sì, Austin," disse, mentre Payson cercava
freneticamente di lisciarsi i capelli, sperando che Austin non si accorgesse che aveva l'aspetto di qualcuno che aveva appena fatto sesso selvaggio*. Sasha la guardò e lei gli lanciò uno sguardo impotente. Lui annuì e aprì la porta solo un po' e uscì. "Ehi," lo sentì dire. "Payson mi ha appena spiegato quello che è successo, era piuttosto turbata. Entriamo alla Rock e diamole un minuto, va bene?" disse.

Payson sospirò di sollievo e cominciò di nuovo a cercare di darsi un aspetto presentabile, sistemando il groviglio che erano i suoi capelli e recuperando abbastanza del suo equilibrio per stare in piedi senza tremare, dopo che lui l'aveva trasformata in una massa tremante di lussuria e desiderio. Non era sicura di cosa fosse successo, tutto quello che sapeva era che lui le credeva e che il loro fragile rapporto era diventato più solido e tangibile. Adesso erano davvero coinvolti e lo erano insieme.









Note:
*JCI non dice sesso selvaggio, usa il termine inglese ravished che in italiano si traduce con "stuprata". Mi sembrava un po' troppo forte in italiano, visto che il termine inglese che di solito si usa per stupro è rape, ho pensato che qui avesse più il senso di un rapporto particolarmente intenso piuttosto che di uno non consensuale.

E siamo a 10! E' la prima tappa, ma ancora ne deve passare di acqua sotto i ponti :) Ce ne sono di cose che devono ancora affrontare!

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Capitolo 11
*** La Rocky Mountain Vola Alto ***


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La Rocky Mountain Vola Alto




La Rocky Mountain Vola Alto

di Meredith Hannover, Sports Illustrated

Sono arrivata al Rocky Mountain Gymnastics Club alle dieci del mattino di sabato e ho pensato di essere arrivata nel posto sbagliato. Sapete, avrei dovuto intervistare quattro membri della squadra nazionale delle donne degli Stati Uniti, un membro della squadra nazionale maschile e il loro allenatore, quattro volte medaglia d'oro olimpica. Quando sono arrivata, tutto quello che ho visto erano bambine. Bambine davvero piccole, sei o sette anni che cadevano lentamente su stuoie imbottite e ragazzine un po' più grandi, forse otto o nove anni, che facevano piccoli saltelli su una trave molto più vicina al suolo rispetto a quella che si vede in televisione durante le Olimpiadi. Dove erano le mie ginnaste d'élite, quelle per cui avevo volato quasi 3.000 chilometri?

Sono stata subito avvicinata da una dei manager della palestra, una donna attraente di circa trent'anni. Mi ha chiesto se fossi la giornalista di Sports Illustrated. Immagino di essere sembrata estremamente scortese quando ho detto: "Sì, ovviamente", a denti stretti. Ero seccata perché sembrava che avessi sprecato il mio tempo e io odio quando la gente spreca il mio tempo. La donna è riuscita a rimanere piacevole, nonostante tutto. Mi ha accompagnato su per una scala e mi ha detto: "Saranno subito da lei. Sono in palestra dalle sei di questa mattina, un paio di loro dalle cinque, e volevano fare la doccia e cambiarsi."

Ho avuto una reazione a scoppio ritardato, "Da che ora?" Ho chiesto per chiarimento e lei si è ripetuta. Era sabato, mi sono detta. Sabato alle dieci del mattino. Mi aspettavo di arrivare e trovare il gruppo che dovevo intervistare in mia attesa, vestiti al meglio, già organizzati per sedersi e parlare, e poi una sessione per scattare alcune fotografie. L'intervista non era ancora iniziata e già non stava andando come previsto.

Pochi istanti dopo, un uomo dai capelli biondi sulla trentina è emerso dalla porta principale della palestra, i capelli ancora bagnati dalla doccia. Quasi immediatamente, i suoi ginnasti hanno cominciato ad apparire da una porta in un angolo posteriore, dove presumo ci fossero docce e spogliatoio. Vestiti con noncuranza, una in una tuta da ginnastica, un'altra con i jeans e un top carino, l'unico ragazzo con jeans strappati e una camicia con le maniche tagliate. Una delle ragazze aveva avuto il tempo di indossare una gonna corta e una camicetta, mentre l'ultima ad uscire dallo spogliatoio indossava un prendisole giallo e stava legando velocemente i capelli castani in una coda di cavallo. Improvvisamente, mi sono sentita come se fossi un'intrusa senza alcun diritto di interrompere la loro giornata.

"Miss Hannover?" mi ha chiesto una voce con un tagliente accento britannico. Era il biondo che era entrato poco prima nella palestra. Da vicino l'ho riconosciuto: Sasha Beloff, quattro volte medaglia d'oro olimpica, l'allenatore che portò la squadra femminile rumena all'oro nel 2004 e attuale allenatore del Rocky Mountain Gymnastics Club. Ho subito stretto la sua mano e lui si è presentato, anche se sono sicura che sapeva di non aver bisogno di presentazioni. Mi ha accompagnato sul retro della palestra, in una stanza che ho pensato venisse utilizzata per feste di compleanno notando il suo arredamento e ricordandomi delle bambine lì fuori a fare pratica di cadute. Erano tutti seduti lì, Sasha Beloff, Austin Tucker, Payson Keeler, Kaylie Cruz, Emily Kmetko e Lauren Tanner. Un raro insieme di talento che era finito ad allenarsi presso la stessa palestra. Pensate se Kobe Bryant, LeBron James, Dwayne Wade, Kevin Garnett e Chris Bosh* avessero giocato tutti nella stessa squadra AAU da piccoli. Sono rimasta in silenzio per un po', quando ad un tratto mi sono resa conto che dovevo intervistarli, non fissarli come una fan emozionata, cosa che nel giro di tre minuti, prima ancora di parlare con loro, ero rapidamente diventata.

Ho chiesto loro se erano pronti per iniziare e lo erano, quindi ho acceso il mio registratore e ho cominciato.

MH: Coach Beloff, questo è un gruppo di grande talento e lei li ha riuniti qui al Rocky Mountain Gymnastics Club. Come si spiega il successo della vostra squadra a livello nazionale ed internazionale?

SB: Non è qualcosa per cui possa prendermi il merito, in linea di massima. Queste quattro signore erano qui quando sono stato assunto come coach e Austin si è unito a noi poco dopo. Per quanto riguarda il nostro successo ai grandi eventi, penso che abbia molto a che fare con l'atteggiamento di questo club. Siamo combattenti. Non ci siamo mai arresi davanti ad una sfida.

Non ero del tutto soddisfatta della sua risposta. Sembrava che l'avesse provata, cosa che probabilmente aveva fatto, ma ho insistito.

MH: Parlando di sfide. Payson, la tua storia è molto nota. Il tuo ritorno è una storia incredibile. Come hai fatto?

PK: Solo un sacco di duro lavoro e un allenatore che ha creduto in me quando nessun altro lo ha fatto.

E basta. Questo era tutto quello che mi stava dicendo. Quella era la ragazza che era tornata alla ginnastica dopo essersi rotta la schiena durante i Nazionali del 2009, per diventare la campionessa del mondo solo pochi mesi più tardi. E tutto quello che aveva da dire su se stessa era che aveva lavorato duramente? Che il suo allenatore aveva creduto in lei?

Ma ancora una volta, ho perseverato. Forse il ragazzo con cui stava presumibilmente uscendo avrebbe fatto un po' più di luce.

MH: E tu, Austin. Sei venuto in questa palestra su invito, subito dopo l'evento francese, all'inizio di quest'anno. Com'è stato allenarsi insieme alla tua ragazza, soprattutto ora che entrambi avete vinto i Campionati del Mondo di quest'anno?

AT: Uh, beh, Payson non è la mia ragazza. Siamo solo amici. Ma è stato bello allenarsi con lei. E' molto concentrata e determinata  e ispira tutti noi con la sua dedizione.

Ad Austin Tucker apparentemente non importa niente di quello che gli altri possano pensare di lui. Perché avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa? Cominciavo a pensare che quell'intervista sarebbe stata impossibile. Quelle persone non si sarebbero aperte, non importava quello che gli chiedevo.

MH: Kaylie, l'intero mondo sportivo è stato estremamente preoccupato quando non sei stata in grado di competere ai Campionati del Mondo di quest'anno. Che cosa è successo?  Sei sulla via del ritorno?

KC: Sono sulla via del ritorno, ora. Nel mio tentativo di diventare la miglior ginnasta, non solo degli Stati Uniti, ma anche del mondo, sono un po' andata fuori di testa con il mio allenamento. Ero completamente esausta quando sono andata ai Mondiali. Non stavo bene per competere, ma tornerò.

Ha detto tutto questo con un sorriso plastificato sul viso, come se fosse stata istruita da qualcuno a continuare a sorridere durante tutta l'intervista, cosa che probabilmente era stata fatta.

Ho guardato Lauren Tanner e lo sguardo gelido che ho ricevuto in risposta è stato sufficiente a soffocare completamente qualsiasi desiderio avessi di farle una domanda. Rimaneva Emily Kmetko, la medaglia d'argento mondiale per le parallele asimmetriche. E lo ammetto, la mia frustrazione ha completamente avuto la meglio su di me quando ho fatto la mia domanda.

MH: Emily, sono sicura che hai sentito parlare della controversia per il giudizio ai Campionati del Mondo. Pensi che la tua medaglia d'argento alle parallele asimmetriche sia legittima?

Ho sentito l'intera stanza congelare. Ogni singola coppia di occhi nella sala era fissata su di me e se gli sguardi potessero uccidere, sarei morta sei volte.

EK: Ho vinto quella medaglia con le mie sole forze e credo che l'inchiesta condotta dalla FIG lo dimostrerà.

Ho aperto la bocca, questa volta per chiedere al loro allenatore che cosa pensasse dello scandalo ai Campionati del Mondo, ma lui si è alzato in piedi e ciascuno dei suoi ginnasti ne ha seguito l'esempio. "Penso che questa intervista sia finita" ha detto, allungandosi e spegnendo il mio registratore. Sono usciti dalla stanza insieme e sono rimasta seduta per un po' completamente stordita. Il tempo passava, ma non me ne accorgevo. Stavo semplicemente seduta lì, furiosa per come erano stati tutti incredibilmente scortesi. E' un onore finire su Sports Illustrated. Infine, ho raccolto le mie cose e mi sono preparata a fare un'uscita frettolosa, ma appena sono entrata di nuovo nella palestra, mi sono fermata. Le bambine piccole che la occupavano quando sono arrivata non c'erano più. I soli ginnasti in giro erano quelli che avevo intervistato.

Si erano spogliati degli abiti che avevano indossato per parlarmi e avevano di nuovo indossato il body e la tenuta da allenamento. Austin Tucker era alle parallele e stava lavorando ad un esercizio che non ho potuto identificare, nonostante io ci abbia provato. Tutto quello che so è che il corpo umano non dovrebbe essere in grado di assumere quelle posizioni e che stava facendo così da almeno cinque secondi. E' smontato e ha guardato verso Sasha Beloff, che era rimasto in piedi non lontano. Sasha ha annuito ed è passato al volteggio, che si trovava proprio dietro le parallele. Payson Keeler ha corso lungo un percorso rettilineo verso una spaventosa massa marrone. Salta su un trampolino, capovolgendo e contorcendo il suo corpo in aria prima di atterrare perfettamente in piedi, con le braccia in aria. Era incredibile, ma stranamente lei ha aggrottato la fronte e si è voltata verso il suo allenatore che ha scosso la testa.

"No," gli ho sentito dire, mentre attraversava la palestra.

"Devi sempre dire di no," Payson, Campionessa del Mondo dell'All-Around stava discutendo con il suo allenatore. Grande, ho pensato, forse qui c'è una storia. Mi sono avvicinata, ascoltando la loro conversazione per tutto il tempo.

"No, non lo faccio," ha detto e le ha sorriso.

"Dici sempre di no alla mezza torsione in più per il mio volteggio, Yurchenko. Ti ricordi il doppio avvitamento? Un giorno entrerai semplicemente qui e io farò quel mezzo giro in più e poi vedremo". Mi sono sporta per sentire quello che stava dicendo, ma avevano smesso di parlare ed entrambi avevano iniziato a ridere.

Non riesco a immaginare cosa ci fosse di divertente, ma stranamente le loro risate mi hanno fatto sorridere. Poi ho guardato verso la trave su cui Lauren Tanner e Emily Kmetko stavano entrambe allenandosi. Lauren ha visto il mio sguardo spostarsi verso di loro e mi ha rinnovato lo sguardo che mi aveva rivolto in precedenza. Si è voltata verso Emily e le ha detto qualcosa che non sono riuscita a sentire.

"Oh, fidati di me", ha detto Lauren, quando Emily le ha rivolto uno sguardo di incredulità. La ginnasta la cui debolezza era sempre stata la trave ci è salita sopra e ha eseguito un perfetto salto raccolto in avanti. Poi è saltata giù e lei e Lauren si sono date il cinque.

Ho guardato alla mia sinistra e ho visto Kaylie Cruz iniziare la sua routine sulle barre asimmetriche. Stava lavorando con uno degli assistenti allenatori che le stava spiegando qualcosa. E' sembrato estremamente tecnico alle mie orecchie non esperte, ma Kaylie sembrava capire perfettamente. Si è messa la magnesia sulle mani, si è lanciata sulla barra inferiore, e dopo un passaggio di transizione, ha completato diversi giri sulla parallela più alta. Poi è scesa facendo una serie complicata di giri e volteggi, prima di atterrare su due piedi, facendo solo un piccolo salto.

"Lavoro eccellente, Kaylie," le ha gridato Sasha Beloff dall'altro lato della palestra dove stava lavorando con Austin sugli anelli. Lei gli ha sorriso dall'altra parte della stanza e ha cominciato a ripetere il suo esercizio.

"E io? Io non sto facendo un lavoro eccellente, Sasha?" Austin ha chiesto a denti stretti, mentre sugli anelli faceva qualcosa che sembrava estremamente doloroso e in grado di dislocare entrambe le braccia.

Sasha ha alzato lo sguardo: "No, la tua tenuta è terribile e le dita dei piedi non sono in punta. Dovrei pulirci il pavimento con te", gli ha risposto, ma c'era un sorriso sul suo volto. Austin è sceso dalla posizione e ha fatto un giro veloce sugli anelli prima di atterrare sul tappeto con un salto mortale.

"Continua a ripetertelo, vecchio mio" ha detto e tutti e due hanno iniziato ridere. Austin si è spostato al distributore dell'acqua e Sasha si è avvicinato a Payson che ora lavorava al corpo libero.

Ancora una volta, come mi era successo quando sono entrata nel Rocky Mountain Gymnastics Club e avevo visto che questi atleti e il loro allenatore avevano interrotto l'allenamento semplicemente per parlare con me, mi sono sentita come un'intrusa. Quello era suolo sacro, come il campo allo Yankee Stadium o la dodicesima buca ad Augusta o il tribunale centrale a Wimbledon. Quella palestra era il loro santuario, un luogo dove venivano a concentrarsi su loro stessi, corpo e anima verso un unico obiettivo: l'oro olimpico. Io ero un'intrusa. Non erano stati scortesi o poco collaborativi. Non proprio. Quello, la loro formazione, il loro lavoro, semplicemente era più importante che sedersi a parlare di medaglie, vittorie, polemiche e relazioni personali. L'unica cosa che conta alla Rock, come la chiamano loro, è il duro lavoro, la disciplina e la sensazione prevalente di famiglia che si avverte dal momento in cui arrivate. Questi cinque atleti e il loro allenatore sono una famiglia. E in questo momento hanno le bocche sigillate e sono scostanti. Per loro è difficile esprimere ciò che sta succedendo al di fuori delle mura della palestra, non hanno alcun interesse a parlare dei loro rapporti personali? Va bene, perché tra due anni da oggi, a Londra, ho in programma di vedere questi cinque ancora una volta, con l'oro appeso al collo e il mio paio di ore imbarazzanti al Rocky Mountain Gymnastics Club sarà un lontano ricordo per i nuovi Campioni Olimpici.

















Note:
AAU:
Amateur Athletic Union. Diciamo che la AAU corrisponde ai club calcistici delle grandi squadre dei bambini, come i pulcini del Milan.
*Quelli elencati sono tutti giocatori di basket.

Un grazie speciale a morgenrot, che è diventata la beta reader per questa storia!

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Capitolo 12
*** Un Natale Molto Rock ***


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Un Natale Molto Rock

 



C'erano momenti in cui a Sasha sembrava di aver lavorato alla Rock per anni. L'enorme palestra nel centro di Boulder, Colorado, lo faceva sentire a casa più della maggior parte dei luoghi in cui aveva vissuto nel corso degli anni. In realtà, c'era stato soltanto per sette mesi. In quel periodo, tuttavia, erano successe alcune cose incredibili. Una delle sue ginnaste era diventata Campionessa Nazionale delle Donne, un'altra era diventata Campionessa del Mondo dopo il ritorno da quello che tutti pensavano fosse una carriera finita a causa di un infortunio. L'attuale medaglia d'oro olimpica aveva deciso di allenarsi alla Rock, la quale era facilmente considerata il miglior club di ginnastica della Nazione.

E poi c'era la sua vita personale, che a un occhio obiettivo poteva sembrare un disastro completo, ma lui invece era felice, per la prima volta da molto tempo. Pensò a Payson, alla loro relazione segreta e, nonostante tutto, l'unica cosa che poteva fare era sorridere. Quando erano insieme tutto il resto, tutta la pressione e il dramma che sembravano venire di pari passo con il Rocky Mountain Gymnastics Club, finivano in secondo piano ed erano solo due persone che si erano trovate l'un l'altra ed erano felici per questo. Era più di quanto altre persone potessero dire. Era il più bel regalo che potesse aver ricevuto. Ed essendo Natale, era stranamente appropriato.

Ronnie Cruz stava ospitando la sua festa di Natale annuale, praticamente un evento obbligatorio se ti allenavi alla Rock. Kim Keeler aveva insistito sul fatto che Sasha ci andasse, in fondo anche lui era parte della famiglia Rock. Mi chiedo se lei sarebbe così gentile se sapesse quello che tu e Payson avete fatto nel tuo rimorchio ieri mattina. Sasha sorrise al ricordo. C'erano confini nel loro rapporto fisico, ma era d'accordo. Intendeva quello che aveva detto, anche se lei non gli aveva creduto. "Stiamo rompendo abbastanza regole" aveva detto, mentre giacevano intrecciati sul piccolo letto della roulotte. "Aspetterò." Sapeva che doveva aver detto qualcosa di giusto, perché il modo in cui lei lo aveva baciato gli aveva fatto venire voglia di rimangiarsi tutto, ma entrambi sapevano che era per il meglio. L'ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento era il sesso a complicare le cose ancora di più. Si guardò allo specchio, si aggiustò la cravatta e fece un respiro profondo. Ce la farai, Beloff. Ora, supera solo questa notte e domani mattina tornerai all'allenamento.

La villa Cruz era illuminata, le luci a forma di ghiacciolo bianco si riflettevano graziosamente contro il terreno coperto di neve. Diverse auto erano già parcheggiate nel vialetto. Vide la macchina di Payson, nonché della madre. In effetti tutte le auto delle sue ginnaste erano lì. Probabilmente vi sarebbero rimaste per la notte. Entrò in casa Cruz e c'era un uomo a prendere il suo cappotto. Non sia mai detto che Ronnie Cruz faccia qualcosa a metà.

"Sasha", una voce lo chiamò. Parli del diavolo.

"Ronnie, Buon Natale. Grazie per l'invito", disse gentilmente.

"Buon Natale, Sasha! E' stato un piacere! Quando Kim ha detto che avresti trascorso le vacanze da solo, beh, era semplicemente inaccettabile. Ecco un drink" disse, afferrando un flute di champagne da un vassoio di passaggio. "Vai, mescolati, divertiti", disse spostandosi davanti a lui per accogliere gli altri ospiti che arrivavano.

Si aggirava in salotto dove c'erano decine di persone con cui non aveva alcuna intenzione di parlare. Prima di essere notato si ritirò in un corridoio e vide un santuario, la biblioteca. Era assolutamente sicuro che nessuno sarebbe stato lì dentro. Mise il suo flute di champagne su uno dei tavoli e procedette a scansionare gli scaffali. La famiglia Cruz aveva un gusto sorprendentemente buono per quanto riguarda la letteratura. O forse i libri erano stati venduti insieme alla casa. Ma non era sul punto di mettere in dubbio la sua buona fortuna, prendendo uno dei suoi romanzi preferiti di Patrick O'Brien dallo scaffale e sistemandosi in una delle poltrone di pelle estremamente confortevoli. Sapeva che lo schienale alto della sedia gli avrebbe fatto da scudo quasi completamente.

Era a metà del primo capitolo, quando sentì la porta aprirsi e delle persone trascinarsi all'interno. "Sono così felice che sei venuto, ma che cosa ci fai qui? Pensavo che dovessi rimanere a Los Angeles" Era la voce di Emily.

"Ti ho detto che sarei venuto e sono qui," rispose una voce maschile. Credette di riconoscere la voce del ragazzo che si era mostrato periodicamente in occasione di eventi alla Rock. Avevano smesso di parlare e Sasha sapeva che si stavano baciando.

"Mi sei mancato", disse Emily con voce tranquilla. "Quando riparti?" chiese.

"Domani mattina, ho una sessione di registrazione" rispose. Sasha sentiva il rimpianto nella sua voce.

"Ok, bene. Andiamo a cercare Brian, sarà così entusiasta di vederti e poi ti tengo tutto per me per il resto della notte."

"E il tuo allenatore? Non sei preoccupata che ..." la voce del giovane venne interrotta. Sasha pensò che Emily lo stesse baciando di nuovo.

Pochi istanti dopo, Sasha sentì la porta richiudersi e sospirò di sollievo. Goditi il tuo regalo di Natale, Kmetko. Te lo sei meritato.

Un capitolo e mezzo più tardi, sentì due voci sommesse appena fuori la porta. Non riusciva a capire chi stesse parlando. Sprofondò ancora più in basso nella sedia, poiché non voleva essere visto nel caso in cui avessero deciso di entrare nella stanza, cosa che fecero pochi secondi dopo. "Steve, questa è una follia", udì la voce di Summer dire in un sussurro precipitoso.

"Cosa c'è di folle nel baciarti?" rispose Steve Tanner. E Sasha quasi balzò dalla sedia ansioso di avvertirli della sua presenza e cosicché se ne andassero di corsa dalla stanza.

"Steve, Summer", disse facendo un cenno rapido e aggiungendo: "Buon Natale", mentre marciava verso la porta.

Arrivò nel corridoio, tirò un sospiro di sollievo e poi ridacchiò tra sé mentre si allontanava dalla biblioteca più in fretta che poteva. Guardò il suo bicchiere di champagne. Vuoto, dannazione. E' il momento di una ricarica, Beloff. Ricordava vagamente dove la cucina fosse dall'ultima volta che era stato lì e si diresse in quella direzione, chiedendosi se il personale di cucina sapeva dove avrebbe potuto procurarsi qualcosa di un po' più forte dello champagne. Conosceva Alex Cruz e sapeva che doveva esserci della roba buona nascosta da qualche parte. Probabilmente nella dannata biblioteca, Beloff.

Improvvisamente ci fu dell'attività intorno a lui, quando Kaylie e Lauren lo superarono correndo, entrambe indossando abiti che era sicuro togliessero loro il respiro. Ridevano entrambe. "Buon Natale, Sasha!" dissero in coro mentre correvano via. Pochi passi dietro, Payson stava camminando verso di lui, ridendo anche lei.

"Buon Natale, Payson," disse quando lei gli si avvicinò. Era bellissima in un abito rosso che scintillava a ogni passo che faceva.

"Buon Natale", rispose con un sorriso. Bevve un sorso della sua bevanda, che lui guardò con curiosità. Sembrava champagne. "Sidro frizzante" disse, "come al balletto."

"Ah" disse, ricordando quella notte chiaramente. "Abbiamo fatto molta strada da allora", rispose.

"Ho un regalo per te", disse in fretta. "E' nella mia macchina" aggiunse, facendo apparire un piccolo sorriso, ma facendolo rapidamente sparire quando Chloe Kmetko si avvicinava, ovviamente un po' brilla.

"Andiamo a prenderlo allora" mormorò sottovoce, prendendole il drink e mettendo entrambi i bicchieri sul vassoio di un cameriere di passaggio. Uscirono di casa senza ostacoli e corsero rapidamente verso l'Audi. Payson aprì la portiera posteriore e tirò fuori una piccola scatola, avvolta in carta argentata.

"Non è molto, ma," la sua voce si affievolì mentre Sasha apriva quella che sembrava una cornice, ma aveva uno schermo al centro. "Si preme questo tasto qui et voilà!" Payson premette il pulsante e apparve una loro foto a Rotterdam dopo che lei aveva finito la sua routine alle sbarre asimmetriche, l'ultimo giorno della competizione All Around. "Ora, questo è quello che tutti possono vedere. Se si preme questo piccolo pulsante due volte" aggiunse, mostrandogli una tastiera touch-screen appena apparsa. "Inserisci un codice facile da ricordare", lo avvertì. Sasha alzò gli occhi e inserì un codice a sei cifre. Improvvisamente, davanti a lui c'era una presentazione di immagini che aveva evidentemente scattato con quella ridicola macchina fotografica che a volte portava in giro con lei, alcune erano di lui, alcune erano di lei e altre di entrambi, che lui ricordava fossero state scattate, ma pensava che lei avesse cancellato per paura che qualcuno le vedesse.

"Payson, questo è incredibile. Grazie", disse e le diede un abbraccio.

"Prego, non scordarti di spingere quel pulsante e reimpostarla alla prima foto" disse, premendo il pulsante per lui.

Si mise a ridere, "Non lo farò. Oh, aspetta, in realtà ho una cosa per te. Volevo dartela domani mattina, ma, bene." Lui infilò una mano in tasca e tirò fuori la piccola scatola blu di Tiffany. "Non è niente di troppo evidente, ma ho pensato che si adattasse bene a te e anche a noi."

Aprì la scatola con cautela e dentro c'era un piccolo ciondolo in oro, con incisa una piccola scena, "La scena è di Afrodite e Ares. Due dei dell'Olimpo, la bellezza e la forza muscolare, a cui è proibito stare insieme."

Payson passò un dito sopra il ciondolo, "E' bellissimo", disse. "Vuoi mettermelo?" chiese, aprendo la chiusura e passandola a lui. Sasha le allacciò la collana e guardandosi intorno rapidamente per assicurarsi che fossero soli, posò un piccolo bacio sulla parte posteriore del collo. Payson rabbrividì, ma lui immaginò che fosse più per il freddo che per altro. "Grazie" disse, mettendoci con amore la mano sopra. Il ciondolo rimase perfettamente nella cavità della gola, esattamente dove lui l'aveva immaginato. Posò la mano sopra quella di lei e la strinse dolcemente.

Inspirò bruscamente quando lei si voltò verso di lui. La voglia di baciarla era travolgente, ma era meglio non sfidare il destino, inoltre lei stava probabilmente congelando. "E 'meglio entrare prima di morire congelati qui" disse, mettendo la cornice nella sua macchina in fretta, prima di tornare indietro a grandi passi attraverso il vialetto fino all'enorme casa dei Cruz. Appena furono entrati, Lauren Tanner corse verso di loro.

"Payson, eccoti qui, dove sei andata?" chiese. Payson aprì la bocca, senza avere alcuna scusa pronta. "Non importa, vieni con me" Lauren ordinò con impazienza, afferrando il braccio di Payson e trascinandola via.

Payson sorrise impotente a Sasha e si lasciò trascinare via da Lauren che era ovviamente in una missione di qualche tipo. Si liberò il braccio mentre salivano le scale, ma diligentemente seguì il suo amico verso la stanza di Kaylie. "Che c'è?" chiese Payson, buttandosi sul letto accanto a Kaylie, che roteò gli occhi in direzione di Lauren.

"Mio padre sta cercando di tornare con Summer," annunciò Lauren.

Payson annuì, "Questa è una buona cosa, no? Non è quello che volevi?"

Lauren si lasciò sfuggire un sospiro esasperato e agitò le mani frustrata. "E 'stato quando lui usciva con Chloe Kmetko, ma in realtà preferirei che fosse single. Lui non ha bisogno di una relazione seria."

"Va bene, esattamente che cosa vuoi fare al riguardo?" chiese Kaylie, palesemente del tutto confusa.

"Abbiamo bisogno di Summer e Sasha insieme. Voglio dire guardateli! Mio padre non può reggere il confronto con Sasha. Non è un segreto che sono usciti un paio di volte e penso che sarebbero perfetti l'uno per un l'altra, hanno così tanto in comune", insistette Lauren.

Payson aggrottò la fronte "Come cosa? Che lavorano insieme? Questo non è avere qualcosa in comune, Lauren. Questa è una coincidenza." Ho bisogno di stroncare questo sul nascere adesso, prima che vada fuori controllo. "Personalmente, penso che tuo padre e Summer sarebbero una bella coppia, ma non ha assolutamente nulla a che fare con noi, Lauren. Davvero dovresti starne fuori."

Kaylie annuì pienamente d'accordo, "Inoltre, Lo, probabilmente c'è un motivo per cui sono usciti un paio di volte e poi basta. Perché non ti concentri solo sulla tua ginnastica e smetti di preoccuparti della vita sociale di tuo padre?" Payson era scioccata dalle parole di Kaylie.

Lauren roteò gli occhi. "Questo dalla ragazza che ha pregato i suoi genitori di rimanere sposati per il suo bene. Non hai avuto un problema a farti coinvolgere nella vita sociale dei tuoi genitori", sputò in risposta a Kaylie. "E tu, cosa ne vorresti sapere di tutto questo? I tuoi genitori hanno il matrimonio perfetto e non sei nemmeno interessata alle relazioni, quindi non so nemmeno perché ho chiesto a te."

Payson la schernì, "Wow, insulti! Questo è un ottimo modo per farti aiutare. Lauren, perché non ne stai fuori? Da quello che ci ha detto, l'ultima volta Summer non voleva assolutamente avere niente a che fare con tuo padre. Io non credo che sia cambiato nulla, vero?"

Lauren ci riflettè per un attimo, ma Payson non la lasciò pensare troppo a lungo, "Inoltre non dovrebbe essere più probabile che resti single se Summer lo respinge, cosa che è abbastanza probabile che faccia?" Payson poteva praticamente vedere le ruote girare nella testa di Lauren.

"Penso che Payson abbia ragione” disse Kaylie, e Payson le sorrise.

"Hmm, forse," disse Lauren: "Va bene, questo è quello che farò allora, io aspetterò, vedrò quale sarà la reazione di Summer e poi elaborerò un piano se devo."

"Bene," disse Payson, molto più sollevata di quanto non lasciasse intendere. "Torno giù per altro sidro frizzante," annunciò e le sue due amiche la seguirono in fretta, sapendo che se Payson si fosse avvicinata al sidro frizzante, probabilmente non sarebbe rimasto niente dal momento l'aveva finito lei.

Pochi minuti dopo, con un bicchiere in mano, aveva iniziato a camminare attraverso la folla di persone cercando di trovare Sasha. Lauren aveva detto una cosa e fatta un'altra troppe volte nel corso della loro amicizia perchè Payson la prendesse in parola. Lei rapidamente lo vide all'ingresso al soggiorno, un bicchiere di un liquido scuro, in mano. Brandy, probabilmente, parla sempre di brandy come del suo oro liquido. Si diresse verso di lui e si fermò accanto a lui come casualmente. "Sai quel vestito sembra davvero bello su di te" mormorò Sasha, mentre mascherava le sue parole con il bicchiere, prendendo un piccolo sorso.

Lei gli sorrise, "Quanti di quelli ti sei già preso?"

"Solo questo" disse, sorridendo verso di lei.

Lei alzò gli occhi. "Certo, senti, solo perchè tu lo sappia, Lauren è sul sentiero di guerra. Pensa che suo padre stia cercando di tornare insieme a Summer, quindi ..."

Lui la interruppe, finendo la frase per lei: "Lei pensa che sarà in grado di mettere insieme Summer e me, liberando in tal modo il padre da eventuali coinvolgimenti inaccettabili. Giuro, se quella ragazza si impegnasse tanto nella sua ginnastica tanto quanto nei complotti… "

Payson sospirò: "Lo so."

Improvvisamente ci fu una voce alle loro spalle. "Aww, guarda siete sotto il vischio." Austin Tucker. Payson scosse la testa e si voltò per fissarlo.

"E allora?" disse.

Ronnie Cruz era in piedi accanto a lui, "Oh, avanti allora, è la tradizione. Solo un bacio sulla guancia avanti", insistette apparendo brillo quanto Chloe Kmetko era sembrata prima.

Sasha si chinò e sfiorò le labbra contro la sua guancia, una carezza familiare che la fece tremare, quasi impercettibilmente. Ronnie iniziò ad applaudire forte e alcuni altri si unirono a lui, ma finì molto rapidamente. Sia Sasha che Payson sorrisero e lui fece un passo allontanandosi da lei. Payson si guardò intorno e vide Austin ancora lì, che stava guardando tra lei e Sasha, come se stesse cercando di capire qualcosa. I suoi occhi incontrarono il suo sguardo penetrante e lei si strinse nelle spalle e rise fingendo che andasse tutto bene. Doveva aver funzionato perché lui si avvicinò e le mise un braccio intorno al collo.

"Scusami, Sasha. Ho intenzione di rubare la mia collega Campionessa Mondiale per un ballo di Natale" disse, conducendola verso il centro del salotto dei Cruz, che era stato svuotato dei mobili per creare una pista da ballo. La tirò a sé, ma non troppo vicino e posò la mano di lei sulla sua spalla, mentre prendeva l'altra nella sua, mettendo la mano libera sulla sua vita. Si dondolavano su una versione strumentale di Silent Night.

"Payson Keeler" disse, e fece schioccare la lingua con disapprovazione, "Non ti avevo presa per una di loro", disse.

Lei rise, sperando che non sembrasse nervosa quanto si era improvvisamente sentita. "Una cosa?" chiese.

"Una groupie di Sasha Beloff", disse. Lei sbuffò alle sue parole e rise.

"Tu sei pazzo", disse.

Lui la guardò gravemente, "Lo sono?" chiese e per una volta i suoi occhi non erano beffardi, ma completamente seri. Sta portando questa faccenda del fratello maggiore fastidioso un po' troppo lontano. Chi immaginava che fosse così percettivo però?

"Sicuramente. E' stato solo completamente imbarazzante e completamente colpa tua, comunque. La signora Cruz era troppo ubriaca per notarlo se tu non avessi detto niente."

"Di che cosa stavate parlando, allora?" la sfidò.

"In realtà lo stavo mettendo in guardia dai piani di Lauren per far rimettere insieme lui e Summer. Non mi interessa niente di questa cosa, ma penso che fosse giusto avvisarlo. Ha detto che avrebbe fatto sapere a Summer che Lauren sta complottando di nuovo."

Austin arricciò il naso, ovviamente distratto dalle informazioni. "Sasha e Summer? E' come l'olio e l'acqua, non ti pare?"

Payson si strinse nelle spalle, "Suppongo".

Austin rimase in silenzio per un attimo. "Allora non sei una Lolita. Sei un' informatrice, fai la spia sulla tua amica." A questo Payson gettò indietro la testa e rise forte.

"Sei proprio pazzo."

Austin la fece voltare di scatto, in modo che entrambi potessero vedere Sasha che stava sorseggiando il suo drink, ora appoggiato allo stipite della porta, guardandoli intensamente. "O forse no".


Note:
Niente note, in realtà. Volevo solo dirvi che amerete Austin. E ringraziarvi da parte mia e di JCI.

E grazie a morgenrot, che revisiona il mio lavoro!

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Capitolo 13
*** Il Mio Cuore è Tuo ***


NJYbA13

Mi è arrivato il capitolo betato, eccolo qui!

Il Mio Cuore è Tuo







Le abitudini mattutine di Payson erano rimaste le stesse per mesi. I suoi occhi si aprirono di scatto non appena suonò la sveglia del suo cellulare alle quattro e mezzo del mattino. Quindici minuti dopo aveva fatto la doccia, si era vestita ed era in viaggio verso la Rock per iniziare l'allenamento delle cinque. Anche se per le ultime due settimane, da Natale, la prima mezz'ora di allenamento era costituita unicamente da un'attività fisica che riusciva a farle aumentare la frequenza cardiaca in pochi secondi: baciare Sasha Beloff.

Quella mattina non fu diversa, Payson si trovava a cavalcioni sulla vita di Sasha, ponendo morbidi baci a bocca aperta sul suo petto, mentre lui stava sdraiato a torso nudo sul piccolo letto nella sua roulotte. Le mani appoggiate sui fianchi di lei, stringendo ogni volta che Payson trovava un punto particolarmente sensibile. Alla fine, sembrò che ne avesse abbastanza della sua lenta tortura e senza interrompere il contatto, invertì abilmente le loro posizioni, così lei giaceva sulla schiena, completamente alla sua mercé. Sorrise malignamente, chinandosi per posare un piccolo bacio sulle sue labbra, prima di far scendere la bocca giù per il mento, fermandosi al suo collo, che aveva scoperto essere estremamente sensibile, e poi più basso scansando con il naso il ciondolo che le aveva comprato per Natale. La mano di Payson si sollevò dalla sua schiena, dove stava tracciando motivi senza senso sulla pelle liscia, per toccare brevemente il ciondolo e poi strofinarsi contro la barba ruvida della sua guancia.

"Dillo", mormorò mentre Sasha continuava la sua lenta esplorazione tortuosa. "Per favore" pregò Payson con un gemito, mentre la bocca di lui indugiava contro la parte superiore del seno che sporgeva dal bordo della canottiera. Lui ripercorse all'indietro il tracciato verso la sua bocca e vi si librò sopra per un momento. Le labbra che appena si sfioravano. "Inima mea este a ta*," disse con voce roca, prima che la sua bocca precipitasse sulla quella di Payson, dimenticando il loro ritmo lento e creando un inferno ardente che li consumava completamente ogni mattina. Era tutto ciò che potevano fare per riuscire a superare le giornate. I ricordi dei loro momenti insieme li sostenevano, mentre facevano del loro meglio per spegnere completamente il bisogno istintivo di essere insieme in ogni momento.

Quella mattina, però, Payson aveva bisogno di più dell'atto fisico, aveva bisogno delle parole. "Dillo ancora, Sasha" gli chiese, non appena si divisero per prendere aria.

Lui le ubbidì come faceva sempre. "Inima mea esta a ta*" disse, scandendo ogni sillaba in modo che lei non potesse non capirne il significato.

Era qualcosa che aveva scoperto la notte in cui era tornata a casa dalla festa di Natale. Si era tolta il bellissimo ciondolo che lui le aveva regalato di Afrodite e di Ares, i due dei dell'Olimpo con un amore proibito, ma se qualcuno avesse mai chiesto, il ciondolo rappresentava la unione dei suoi stili di ginnastica, bellezza e muscoli, arte e potenza. Era stata sul punto di mettere via il ciondolo nel suo portagioie quando si era resa conto che sul retro non era completamente liscio. L'aveva girato e aveva visto che c'era una scritta sul retro. Tenendolo sotto la luce, si era accorta che era in una lingua che non capiva. Aveva velocemente aperto il suo computer portatile e trovato un traduttore online. Doveva essere rumeno, così aveva digitato la frase e cliccato per una traduzione in inglese. Quello che aveva visto le aveva fatto trattenere il respiro: il mio cuore è tuo.

Era una semplice dichiarazione, ma non se l'aspettava. Aveva digitato rapidamente nel traduttore, eternamente grata che ci fosse un pulsante per la pronuncia che l'aiutasse ad imparare a dire quello che voleva dire. Il giorno dopo, si era presentata alla porta del suo rimorchio alle quattro e mezzo del mattino. Lui aveva confusamente aperto coi soli pantaloni del pigiama addosso e il caso più attraente di capelli scompigliati che avesse mai visto, e Payson aveva detto: "Şi a mea este a ta.*"

Quella mattina erano stati più vicini che mai a cedere ai loro più semplici istinti di stare insieme in ogni modo. Si fermarono poco prima di andare troppo oltre e furono molto attenti da quel momento, ma ormai le parole erano state dette e ciò che era iniziato come un semplice bacio mesi prima era ormai scritto sulla pietra.

Payson si risvegliò dai suoi ricordi e vide l'orologio sulla parete segnare le cinque e venticinque "Dobbiamo alzarci" disse, passando le dita tra i capelli biondi di Sasha, mentre lui concentrava la sua attenzione sul punto di pelle sensibile appena dietro l'orecchio. "Oh, Dio" gemette, ma poi continuò, "dobbiamo davvero alzarci."

Lui gemette, seppellendo il viso nel suo collo, piantando un piccolo bacio lì e poi uno sulla spalla, prima di sollevarsi da lei e aiutarla ad alzarsi. Afferrò la camicia da dove era stata precariamente appesa, sopra uno dei mobili aperti della cucina. Mi sono spinta piuttosto lontano questa volta, pensò Payson mentre lo guardava infilarsi l'indumento dalla testa. Si infilò gli stivali mentre lui frugava nei pensili trovando i suoi Shredded Wheat e gli Honey Nut Cheerios per lei. Sasha prese due ciotole, due cucchiai e i due litri di latte dal suo frigorifero.

Uscirono fuori, una stufetta soffiava aria calda nella loro direzione per tenerli al caldo nell'aria frizzante della mattina di gennaio. Sasha si chinò e recuperò la sua copia quotidiana del New York Times, una delle tante stranezze che Payson amava di lui. Chi si fa consegnare il New York Times ogni mattina a Boulder, in Colorado? Solo Sasha Beloff. Lui le passò le pagine scientifiche, tenendo per sé la sezione dello spettacolo. Lei riempì entrambe le ciotole e lui aggiunse il latte.

Dopo un morso dei suoi Cheerios Payson si appoggiò allo schienale e sospirò: "Te ne sei accorto, vero?" chiese.

"Di cosa?" chiese, con la bocca piena di cereali, abbassando i fogli per guardarla.

"Ci siamo trasformati in una vecchia coppia sposata" disse, riuscendo a malapena a reprimere un sorrisetto.

Lui la studiò, cercando di misurare la sua serietà: "Come fai a dirlo?"

"Beh, non abbiamo rapporti sessuali, litighiamo su tutto, ci prepariamo la colazione a vicenda, non hai problemi a parlare con la bocca piena di fronte a me..." si interruppe, incapace di fermare le risate che le zampillavano dalla gola.

Sasha ridacchiò e mormorò, "Mocciosa insolente, mangia i tuoi dannati Cheerios."

Lei alzò le sopracciglia nella sua direzione, "Mi piace quando la mattina diventi irritabile e inglese."

Sasha rise e prese un altro boccone dei suoi Shredded Wheat. Amava questo lato di lei, il divertente, giocoso, lato stuzzicante di cui, era sicuro, nessun altro fosse a conoscenza. Era una dicotomia interessante, guardarla trasformarsi ogni mattina dalla giovane donna spensierata nella Campionessa del Mondo intensa e determinata che diventava in palestra. Sii onesto, Beloff, ti eccita che lei sia morbida come il burro nelle tue mani, ma che diventi dura come la pietra non appena fa un passo in palestra.

Scosse la testa, meravigliandosi di quanto Payson fosse incredibile, quando vide una macchina che gli parve di riconoscere entrare nel parcheggio. Socchiuse gli occhi, non avendo ancora messo a fuoco, ma poi si rese conto che la persona che si avvicinava era inequivocabile: Nicky Russo, dalla Denver Elite, medaglia d'argento per gli uomini nell'All Around ai Nazionali e ai Campionati del Mondo. Che diavolo ci fa qui?

Sasha guardò Payson e vide si era fermata a metà masticazione. "Non soffocarti con i cereali, amore" mormorò e si alzò per salutare Nicky.

"Sasha" disse lui, stendendo la mano e stringendo la sua con fermezza. "Ehi Payson" aggiunse, sembrando scioccato nel vederla.

"Ciao Nicky" disse lei, tornando al suo giornale rapidamente.

Sasha aggrottò la fronte al suo saluto veloce, ma guardò Nicky. "Cosa posso fare per te?" chiese, pensando di conoscere già la risposta. Il ragazzo è stato stupido ad andarsene, ora torna strisciando essendosi reso conto che ha lasciato il club migliore.

"Penso che tu sappia perché sono qui, Sasha" disse Nicky, spostando i piedi a disagio. "Non avrei mai dovuto andare a Denver. E' stata una decisione stupida e l'ho fatto senza pensarci sopra. Mi piacerebbe tornare, se me lo permetti."

Sasha sorrise. "Non abbiamo proprio l'abitudine di voltare le spalle ai migliori ginnasti del mondo che vogliono allenarsi con noi. Andiamo all'interno della palestra, ti prendo un po' di scartoffie da compilare e poi daremo il calcio d'inizio*" disse, dando una pacca sulla schiena di Nicky e avviandosi verso la Rock.

"Non ti preoccupare, pulisco io, tu vai pure avanti" Payson gridò dal tavolo, ma Sasha poteva sentire le risate nella sua voce.

Nicky esitò, "Dovremmo?" chiese.

Sasha si morse un labbro e scosse la testa: "No, direi no" disse, guidando il giovane attraverso il parcheggio.

Nicky sembrava molto confuso mentre entravano nella Rock insieme, "Payson fa colazione qui spesso?" chiese.

"Sì, si alza presto e nessuno in casa sua è già sveglio, così facciamo colazione insieme". Sasha si strinse nelle spalle, recitando la risposta preparata che avevano messo a punto nel caso qualcuno fosse incappato in loro. "Meglio che mangiare da soli."

Nicky annuì d'accordo. "E' incredibile quanto sia arrivata lontano in così breve tempo. Non potevo credere a quello che ho visto a Rotterdam."

"Tutti erano abbastanza stupiti" convenne Sasha mentre entravano nel suo ufficio. Fece cenno a Nicky di sedersi.

Nicky sorrise. "Tranne te", disse. "Davvero, Sasha, è per questo che io voglio tornare e non sto solo cercando di solleticare il tuo ego. Se voglio essere il migliore, ho bisogno di allenarmi tutti i giorni con i migliori. Payson, Austin, tu. Voi siete i migliori. E questo è quanto. "

Sasha annuì, "Bene. Hai informato Marty?"

"Ieri", confermò Nicky.

"Ok, bene, dovrò mandargli tutti i tuoi documenti da qui, ma puoi cominciare l'allenamento oggi, se vuoi. La nostra assicurazione copre i trasferimenti immediati." Ah, Marty ha gongolato via sms per due settimane sul fatto che Nicky Russo aveva disertato per Denver. È tempo per un piccolo risarcimento, Beloff.

Nicky si fregò le mani in previsione, "Ottimo" disse. "Non vedo l'ora di iniziare."

***


"Non posso credere che Nicky Russo abbia di nuovo mostrato la sua faccia qui", disse Lauren, aggrottando la fronte alle quattro donne dell'élite della Rock che si allungavano alla trave. "Dopo quello che ha fatto a te, Payson, credo che dovremmo evitarlo."

Payson fissò Lauren incredula, "Non mi ha fatto niente, Lauren, e questa è una palestra, non una chiesa Amish, non si evitano le persone."

"Tranne Kelly Parker", commentò Emily da un angolo della trave dove stava allungando i polpacci.

"Tranne Kelly Parker", concordò Kaylie e arricciò il naso al pensiero della loro rivale che, secondo tutti i resoconti, si era ripresa dall'infortunio alla caviglia che l'aveva tenuta fuori dei Campionati del Mondo ed era tornata di nuovo ad allenarsi.

Payson alzò gli occhi e per la seconda volta nel giro di poche ore non riusciva a credere a quello che stava vedendo. Ellen Beals, che indossava una bella tuta Adidas, era entrata nella palestra e stava camminando su per le scale verso l'ufficio. Payson aggrottò la fronte e senza esitare, iniziò anche lei a salire verso l'ufficio. "Voi venite?" chiamò da sopra la spalla le sue amiche, che subito la seguirono. "Austin? Nicky?" disse mentre passava accanto alle parallele, dove lavoravano entrambi. I ragazzi si strinsero nelle spalle e seguirono le ragazze su per le scale e dentro l'ufficio.

"Scusatemi" disse la Beals, quando tutti irruppero nella stanza, "Il coach Beloff e io stavamo avendo una conversazione privata. Nicky? Che ci fai qui?"

"Sono tornato ad allenarmi alla Rock", rispose brevemente.

Guardando Payson prima di iniziare, Austin rispose alla donna: "Lei è un membro del Comitato Nazionale, Sasha allena sei membri della squadra nazionale degli Stati Uniti di ginnastica. Se ha bisogno di parlare con lui, allora ha bisogno di parlare anche con noi" disse, sorridendo alla Beals.

La Beals sembrò incline a assecondarli. "Bene, come stavo proprio dicendo al Coach Beloff, il Test Event pre-Olimpico che si terrà tra una settimana è stato ampliato. La Federazione Internazionale di Ginnastica era francamente in imbarazzo per quello che è successo a Rotterdam e ancora più infastidita di non essere stata in grado di dimostrare finora un qualsiasi errore fatto, così hanno collaborato con il IOC per ampliare l'evento e vogliono farci mandare i nostri migliori ginnasti. Noi del Comitato Nazionale non abbiamo alcun problema a farlo e, pertanto, è stato deciso che tutti membri delle squadre nazionali e i loro allenatori andranno a Londra tra una settimana per competere." Le parole sembravano procurare alla Beals del dolore fisico, ma ovviamente non c'era nulla che potesse fare per evitarlo. In quel momento Sasha Beloff e le sue ginnaste erano la cosa più importante nella ginnastica americana. Era il risultato della loro straordinaria performance ai Mondiali, della ritrovata popolarità di Payson Keeler e dell'incredibile successo del loro articolo su Sports Illustrated, nonostante la Beals si fosse assicurata che venisse mandata la giornalista più irritabile della rivista per fare il lavoro.

Payson aggrottò la fronte, "Questo preavviso è terribilmente breve. Cosa ne pensi, Sasha?" chiese al suo allenatore, che stava sorridendo ai coraggiosi ginnasti che allenava.

Lui si schiarì la gola. "Lo faremo", disse e fece un cenno alla Beals. "Tutto qui?" chiese. Lei annuì: "Bene, allora ti chiedo di andartene fuori, la mia palestra è solo per gli allenatori e gli atleti durante queste ore." Probabilmente alla fine lo rimpiangerai, Beloff, ma è bello avere la meglio su di lei ogni tanto.

La Beals emise un suono di protesta con la gola, ma si rese subito conto di non avere davvero scelta. "Ci vediamo a Londra, allora" disse, e subito uscì.

L'aria sembrò tornare nell'ufficio e tutti si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo. Sasha si schiarì la gola. "Anche se apprezzo questa bella dimostrazione di solidarietà, a quanto pare abbiamo un incontro internazionale per cui allenarci, quindi.."si interruppe, ma quando nessuno si mosse, lanciò loro un'occhiataccia "andate". Tutti scattarono per la paura e corsero fuori dalla porta. "Payson", chiamò prima lei che uscisse.

Si girò verso di lui: "Sì, Sasha?" chiese, con un tono perfettamente obbediente, ma un'espressione leggermente ironica sul suo viso.

"Grazie", disse con una strizzatina d'occhio.

Lei gli sorrise. "In qualunque momento".







Note:
Inima mea este a ta:
Il mio cuore è tuo
Si a mea este a ta: E il mio è tuo.

*get the ball rolling: questa è una frase idiomatica inglese che ha il significato generale di iniziare qualcosa (solitamente è riferita ai dibattiti) e che si può tranquillamente tradurre con le frasi idiomatiche italiane "dare il calcio d'inizio" e "aprire le danze". Sasha e Nicki sono due ragazzi e Sasha è inglese, ho pensato che il calcio fosse meglio del ballo.
Test Event Pre-Olimpico:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ginnastica_al_Test_Event_Pre-Olimpico_2012
E' come dice la parola, un evento che si tiene prima delle Olimpiadi.

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Capitolo 14
*** Nuovamente Interrotti ***


NJYbA14
Ed ecco il capitolo betato! Scusate l'attesa, ma sia io che Morgenrot abbiamo avuto gli esami all'università in questo periodo. Buona lettura!


Nuovamente Interrotti

 




Aeroporto di Heathrow. Era sempre lo stesso e ogni volta che Sasha ci entrava gli si chiudeva lo stomaco in un modo che la maggior parte degli uomini, con il suo livello di soddisfazione e di fiducia, non avrebbero mai dovuto affrontare. Era a casa, pensò, ma non esattamente. L'Inghilterra non era stata casa per un lungo periodo di tempo. Non dalla disfatta del rapporto con MJ, che aveva causato al se stesso diciottenne un mal di cuore tale che aveva lasciato il paese per vivere e allenarsi con un padre che riusciva a malapena a tollerare, al fine di allontanarsi da tutto. Londra 2012 avrebbe avuto un altro significato per lui. Oltre ad aiutare le sue ginnaste a realizzare i loro sogni e (addirittura) oltre all'importantissimo momento in cui l'ultimo ostacolo tra lui e Payson sarebbe stato cancellato, quello sarebbe stato un cerchio che si chiudeva. La sua redenzione nello stesso luogo in cui il mondo gli era crollato addosso.

"Accelera il ritmo, Beloff". La voce fastidiosa di Ellen Beals interruppe il suo sogno a occhi aperti quando il gruppo americano di ginnastica fece la sua entrata dal gate per il ritiro bagagli. Roteò gli occhi, senza nemmeno preoccuparsi di nascondersi dal resto del loro gruppo.

Non sentiva più il bisogno di nascondere l'aperta animosità che provava per Ellen Beals. Era l'allenatore personale di sei ginnaste della squadra nazionale degli Stati Uniti. La Beals aveva bisogno di lui e la cosa non sarebbe cambiata tanto presto.

"Accelera il passo, Beloff". Sentì mormorare un'altra voce dietro di lui, il sarcasmo che grondava dalla sua voce.

A quanto pare non era l'unico che non aveva più tempo per Ellen Beals. "Non ho imbarcato nessun bagaglio," disse a Payson quando lei lo raggiunse e si mise a camminare al suo fianco, entrambi tirando le piccole valigie che si erano portati dietro sull'aereo.

Payson lanciò un'occhiata verso di lui. "Nemmeno io e penso che siamo gli unici", disse guardando le mani vuote dei loro compagni di viaggio.

"A me non va di aspettare al ritiro bagagli, a te?" disse Sasha, alzando leggermente la voce in modo che il resto del gruppo potesse sentirli.

"No" rispose lei, cercando di sembrare il più stanca possibile. "Vuoi andare direttamente in albergo?" chiese, "Io sono esausta."

"Sì" disse. "Beals, Payson è stanca e nessuno dei due ha un bagaglio da ritirare. Andremo direttamente in albergo in modo che possa riposare", disse.

La Beals strinse le labbra, combattuta tra il desiderio di essere in disaccordo con lui per principio preso e di volere che Payson si prendesse il riposo di cui aveva bisogno per battere il resto del mondo durante il test event il giorno successivo. "Va bene, ci vediamo in albergo" disse, ma i due stavano già andando via verso l'ingresso e l'area per i taxi.

"Furbo, molto furbo", disse Payson con una risata quando si fermarono ad aspettare un taxi.

Lui sorrise verso di lei e stava per metterle il braccio intorno alle spalle, quando una bambina si avvicinò a Payson con carta e penna. Non avrebbe potuto avere più di dieci anni. "Scusami? Tu non sei Payson Keeler?" chiese.

Payson annuì e sorrise: "Sì, lo sono."

"Posso avere il tuo autografo? Verrò al Test Event di domani. Non vedo l'ora di vederti competere."

A quel punto Payson stava praticamente avvampando per l'imbarazzo*. "Grazie" disse, firmando il pezzo di carta. La ragazza scappò indietro verso quelli che sembravano i suoi genitori, sventolando il foglio verso di loro.

"Allora, come ti fa sentire?" chiese Sasha, chinandosi a sussurrarle in un orecchio.

"Come mi fa sentire che cosa?" rispose, voltandosi verso di lui, le loro facce a pochi centimetri di distanza.

"Essere di nuovo al top?" disse, scendendo con gli occhi verso le sue labbra.

Lei gli sorrise e fece un passo indietro. "Questo era davvero troppo facile", disse. "Ho pensato subito a qualche cosa di malizioso.*"

Sasha gettò indietro la testa e rise, prendendole la borsa quando un taxi si fermò per loro. "Beh, noi non vogliamo questo, o lo vogliamo?" chiese, mettendo la borsa nel bagagliaio del taxi e poi aprendole la portiera.

***


La corsa verso l'hotel fu breve, grazie all'accento di Sasha che aveva dissuaso il tassista dal prendere la strada convenientemente lunga per l'hotel Dorchester.

"Sembra che il Comitato Nazionale non abbia badato a spese", disse mentre si avvicinavano alla reception.

"Devo registrarmi. Beloff", disse Sasha alla donna piuttosto giovane che lavorava dietro il bancone. Gli occhi della donna brillarono verso di lui per un momento prima di guardare il computer per trovare la sua prenotazione. Payson soffocò la risata che le stava per sgorgare.

"Ecco qua, signor Beloff. Un letto king size, mini bar e una bella vista" disse lei, porgendogli una busta con la chiave della camera dentro. "Stanza 525".

Payson roteò gli occhi e si schiarì la gola con impazienza. "Ciao, devo registrarmi. Keeler, Payson", disse lei con un sorriso disgustosamente dolce.

La giovane donna era di nuovo in modalità professionale, "Ah, sì. Signorina Keeler, camera 527. Due chiavi, una per te e l'altra per la signorina Kmetko quando arriva."

Payson prese una delle chiavi. "Lascio questa chiave per Emily Kmetko al banco. Io potrei non essere in camera mia e non vorrei che rimanesse chiusa fuori" disse, posando l'altra chiave sul bancone. "Grazie", disse con il sorriso che solitamente riservava per Ellen Beals.

Andarono in fretta verso gli ascensori. Non appena le porte si chiusero, Sasha iniziò a ridacchiare. "E che cosa c'è di così divertente?" gli chiese Payson, con le mani sui fianchi.

"Tu eri gelosa" disse, incrociando le braccia sul petto. Vacci piano, Beloff, non gongolare troppo sull'argomento. Sembra piuttosto contrariata.

Payson strinse le labbra e lo fissò. "Oh, lo ero?" disse, tendendogli la mano.

"Cosa?" chiese, "Che cosa vuoi?"

"La busta con la chiave della camera" disse, agitando le dita.

Gliela diede. "Non so di cosa tu ..."

"Elspeth, 020-5464-6942. Chiamami, xoxo" lesse dalla busta e la restituì a lui. "Non ero gelosa. Sono solo attenta", disse roteando gli occhi. L'ascensore raggiunse il quinto piano e scesero. "Vado a farmi una doccia e cambiare i vestiti. Ho l'odore dell' aereo." Wow, sei così preso da questa ragazza che non ti accorgi neppure quando un'altra donna sta flirtando con te.

"Sì, ci vediamo tra un po' allora, va bene?" disse Sasha, mentre lei si fermava alla sua porta.

"Certo" disse, provando la chiave della camera. Non funzionava. "Accidenti!" disse, riprovando. Sospirò. "Io davvero non ho voglia di tornare di sotto per un'altra chiave."

Sasha sospirò. "Payson, basta usare la mia camera. Si può andare giù per un'altra chiave più tardi."

"Sei sicuro? Non vorrei intromettermi sugli eventuali programmi cha magari vuoi organizzare con Elspeth" disse lei, guardandolo con un sorriso impertinente.

"Chi?" chiese, sorridendo a sua volta. Ora, questo, questo era astuto, Beloff.

"Ottima risposta" disse, mentre lui le apriva la porta della sua camera e la teneva aperta.

***

 

 

Payson sospirò mentre i getti d'acqua calda colpivano il suo corpo. Non era mai stata in un albergo con una tale, straordinaria pressione dell'acqua. "Oh Dio, che bella sensazione". Gemette, non appena l'acqua colpì uno dei nodi che si erano formati alla schiena durante il viaggio in aereo.

"Come va lì dentro?" Sasha chiese dalla porta.

"Bene" rispose lei, decidendo di torturarlo un po'. "Hmm, davvero bene."

"Tu suoni bene" disse, la sua voce improvvisamente molto più vicina. Era dall'altro lato della tenda.

Payson scosse la testa incredula e scoppiò a ridere. Tirò fuori la testa da dietro la tenda, coprendo il resto del corpo con essa. "Fuori di qui. Finisco in un minuto", disse.

La verità era che le ci era voluta tutta la sua forza di volontà per mandarlo via. Avevano deciso di non consumare la loro relazione, ma Sasha era un uomo estremamente attraente e il più delle volte la sua sola presenza le faceva desiderare di gettare al vento la prudenza e semplicemente fare quello che le veniva naturale.

Finì la sua doccia e avvolse un asciugamano intorno al corpo prima di entrare nella stanza. Lo trovò sdraiato sul letto, a torso nudo, che faceva zapping tra i canali.

"Gesù, mi mandi fuori di lì e poi ne esci in questo modo" disse Sasha, dondolando le gambe fuori dal letto e alzandosi in un unico movimento. Lei gli mise le braccia intorno al collo, mentre lui la stringeva alla vita per tirarla più vicino. "Hai un buon odore", mormorò Sasha contro il collo di Payson, dando un caldo bacio a bocca aperta sul punto che aveva scoperto facendole diventare le gambe di gelatina quasi istantaneamente. Lei amava quando lo faceva, non solo per come la faceva sentire, ma perché sapeva che lui lo faceva di proposito, con l'intento di darle quanto più piacere possibile. Gli passò una mano tra i capelli, amando la sensazione di soffice morbidezza. Molto di lui era duro e ruvido, dalla sua personalità fino a i calli sulle mani, causati dal'allenamento che lei sapeva che ancora praticava, ma i suoi capelli erano così morbidi, le piaceva il contrasto. Sasha portò le labbra sulle sue e si baciarono dolcemente in un primo momento e poi con crescente urgenza, quando sentirono lo scatto della porta della camera e un rantolo femminile.

"Oh mio Dio, mi dispiace tanto", Payson sentì dire
dalla voce di Emily Kmetko. Lei chinò la testa verso il petto di Sasha, sapendo che la sua altezza la schermava completamente alla vista di Emily. "Mi dispiace", sentì Emily dire ancora una volta e la porta si chiuse con un click.

"Non mi ha visto," disse Payson, emettendo un sospiro di sollievo.

Sasha la guardò perplesso, "Che cosa vuoi dire?"

"Mi stavi nascondendo, non mi ha visto" disse, e appoggiò la testa contro il suo petto. Sentì le sue labbra premere contro la cima della sua testa.

"Ho un piano" disse Sasha, guardando la sua borsa in un angolo, che per fortuna era stata anche fuori dalla vista di Emily. "Hai portato delle forcine per i tuoi capelli, vero?"

Payson lo guardò come se avesse dieci teste, "Sì, per la gara."

"Dammene tre" disse, indicando la sua borsa. "Presto, probabilmente è andata giù alla reception per prendere una chiave e non lo faccio da un po'."

Payson gli porse tre forcine, "Fai cosa?"

"Non hai notato che le nostre camere sono comunicanti? Ho intenzione di forzare la serratura tra le camere."

"Sasha, è impossibile. Le porte comunicanti non hanno serrature sul lato interno."

Stava già per aprire la porta che collegava le loro camere. "Non al Dorchester", mormorò mentre teneva una delle forcine in bocca. Infilò la forcina nella serratura e piegò l'altra nella forma di cui aveva bisogno. "Questo hotel è ridicolmente costoso, ma non hanno rinnovato i piani bassi negli ultimi decenni."

"Come fai a sapere tutte queste cose?" Payson gli chiese. Sta avendo un momento di James Bond, lasciaglielo avere.

"Alcuni di noi non erano così per bene come te quando avevano diciassette anni" disse, e sorrise di rimando da sopra la spalla.

Lei si strinse nelle spalle. "Nella mia posizione attuale, sono la diciassettenne meno per bene che io abbia visto in giro ultimamente. Sto frequentando un uomo molto più vecchio di me, che è il mio allenatore nientemeno", aggiunse con un tono ironico nella voce.

Sentì un click e la porta si aprì. "E' stato incredibile" disse, mentre lui si alzava. Payson afferrò la sua borsa. "Ci vediamo più tardi" disse lei, baciandolo rapidamente.

"La cena. Ricordati, alle sette con la squadra, al piano di sotto da Alain Ducasse."

"La cena alle sette", confermò e chiuse la porta dietro di sé, indossando velocemente pantaloncini corti e canottiera e facendo scorrere l'acqua nella doccia fino a che non sembrò che l'avesse usata.

Si sdraiò sul letto e accese la televisione, quando Emily irruppe nella stanza.

"Non crederai a quello che è appena successo" disse Emily, lasciando cadere la borsa ai suoi piedi e fissando Payson.

"Cosa?" chiese, senza distogliere gli occhi dalla televisione.

Emily si lasciò sfuggire un respiro pesante. "L'hotel mi ha mandato nella camera sbagliata. La stanza accanto, in realtà. Prendo la mia chiave, apro e c'è Sasha con una donna che è avvolta solo in un asciugamano e lui la sta baciando. Ugh! Quell'immagine è marchiata a fuoco nella mia mente per sempre ", si lamentò e si gettò sul letto.

Payson fece uscire il fiato che non sapeva stesse trattenendo. "Oh mio Dio, hai visto chi era?" chiese, sperando che il suo interesse non risultasse troppo falso.

Emily scosse la testa. "Probabilmente qualcuno che conosce a Londra. Voglio dire, in quale altro modo avrebbe potuto rimorchiare così in fretta?" Emily tirò a indovinare. "Era bionda, comunque, e bassa."

Payson si strinse nelle spalle: "Forse hai ragione. Era una vecchia fidanzata o qualcosa del genere. Dai, non è stato poi così male. Almeno Sasha è bello, saresti potuta incappare in Ellen Beals", Payson suggerì e il volto di Emily si arricciò in un'espressione di disgusto assoluto.

Si guardarono reciprocamente e subito scoppiarono in una risata isterica. "Ha una bella schiena, molto muscolosa" disse Emily, sorridendo. Inizirono a ridere di nuovo. Payson più per il sollievo che per ogni altra cosa.

***



Erano seduti a cena, al "tavolo per bambini", come l'aveva soprannominato Austin, mentre i coach e gli assistenti erano seduti dall'altra parte del ristorante. I ginnasti della Rock avevano occupato un intero tavolo, mentre il resto degli uomini e delle donne membri della squadra nazionale ne avevano riempito un altro.

"Allora, entro e c'è Sasha, a torso nudo, semplicemente in piedi nel mezzo della sua camera d'albergo, e sta baciando una ragazza bionda avvolta in un asciugamano. Sono uscita di lì il più velocemente possibile" disse Emily, bevendo velocemente un sorso d'acqua.

"Le hai dato una bella occhiata ?" Emily scosse la testa, no. "Potresti avere una certa concorrenza, Keeler" disse Austin, ricevendo un' occhiataccia da Payson, che era seduta alla sua destra. "Almeno era bionda, quindi forse sei il suo tipo, dopo tutto."

"Austin pensa che io sia una groupie di Sasha Beloff" disse, roteando gli occhi verso di lui. "Sei esilarante."

Lauren saltò su. "Pay, ho sempre pensato che tu fossi il tipo da ragazzi dai capelli scuri" disse, dando uno sguardo significativo a Nicky, che prontamente soffocò sul morso di bistecca che aveva preso.

Austin sorrise: "Oh, allora è così che stanno le cose" disse, guardando tra Payson e Nicky.

"Non so di cosa stai parlando, amico" disse Nicky.

Payson gli sorrise. "Nessuna idea” disse, e rivolse ad Austin un sorriso compiaciuto.

"Oh, certo" disse chinandosi a sussurrarle in un orecchio, mentre la conversazione continuava intorno a loro. "Allora perché lui continua a guardare da questa parte?"

"Chi?" chiese seccata, ma sapendo esattamente di chi stesse parlando.

"Sasha" disse, "continua a guardare da questa parte."

"Forse è imbarazzato. Sa che Emily racconterà la storia. Le sue orecchie stanno probabilmente fischiando, sapendo che stiamo parlando di lui."

"O forse sta guardando te" disse Austin.

Payson lo fissò duramente. "Non so di cosa stai parlando, Austin. Sasha è il mio allenatore. Ne abbiamo passate tante insieme, ma non è niente di più e insinuarlo potrebbe causargli un sacco di guai. Quindi basta!" disse. Era mortalmente seria e lui lo sapeva.

Lui alzò le mani in segno di supplica. "Va bene, va bene, non c'è bisogno di stare così sulla difensiva. Stavo solo scherzando, Keeler."

"Non è vero" lo accusò, gli occhi azzurri che lampeggiavano verso di lui.

"No, non è vero" ammise, "ma mi fermo. Lo prometto, ma solo se ne parli con me."

Lei lo guardò negli occhi e annuì, accettando in silenzio in un modo che la spaventava. In quel momento, sapeva che lui sapeva qualcosa. Non era sicuro e non aveva prove, ma sapeva qualcosa ed era sufficiente per mandarla internamente nel panico.

"Va bene. L'atrio per cinque minuti o per niente" propose.

"Perfetto" disse. Si alzò in piedi, gettando il tovagliolo sul tavolo e abbottonandosi la giacca. "Signore e ehm - Nicky, scusateci. Andiamo a fare una passeggiata" disse in piedi dietro alla sedia di Payson, tirandola indietro per farla alzare.

L'intero tavolo si fece silenzioso e li fissò e Payson sbuffò soltanto e se ne andò, non preoccupandosi se Austin fosse con lei o no.

"Dunque sei fuori di testa o semplicemente stupida?" le chiese mentre entravano nella hall e trovavano due sedie in un angolo dove nessuno si era seduto.

"Di che cosa stai parlando?" chiese.

"Sai esattamente di cosa sto parlando. Tu e Coach Dreamy* che vi fate un giro di lenzuola*. Devi essere pazza. Credevo che volessi essere un campione olimpico. Se è così, l'ultima cosa che dovresti fare è andare a letto con il tuo allenatore. "

Payson scosse la testa: "Non vado a letto con Sasha" disse, tenendo la voce bassa.

Austin strinse le labbra. "Così questo pomeriggio, quando Emily è entrata nella sua stanza e lui stava baciando una ragazza in un telo da bagno, quella non eri tu?"

Fissò gli occhi nei suoi e sostenne il suo sguardo. "Basta, ne ho avuto abbastanza. Io non vado a letto con lui. Sono vergine e ho intenzione di rimanere così fino a dopo le Olimpiadi. Non ho nessuna intenzione di correre un rischio del genere. Questo è abbastanza per te? Ora la smetterai di recitare il ruolo del fratello maggiore e mi lascerai in pace?" chiese lei, alzandosi e facendo un passo indietro.

"Solo una cosa..." disse, afferrandole la mano mentre lei cercava di fare un passo per superarlo, "quando un uomo guarda una donna, come lui stava guardando te, è reale Payson. Non dubitarne mai."

Si fermò e lo guardò. Gli occhi di Austin erano più morbidi ora, quasi di scusa. "Grazie" disse Payson, stringendogli la mano e poi rilasciandola.

"Nessun problema" disse alzandosi e mettendosi le mani in tasca. "Oh, e Keeler?" la chiamò, "Non riesco a smettere con la storia del fratello maggiore. L'ho preso come un secondo lavoro. Quindi, se ti ferisce, o lo sai qualunque cosa ..." la sua voce si affievolì.

"Buona notte, Austin" disse, scuotendo la testa.

"Buona notte, Keeler."






Note:
*glow: termine controverso che significa arrossire, avvampare, ma anche brillare, risplendere. Io ho provato entrambi, ma Payson mi sembra più il tipo che arrossisce alla richiesta di un autografo, piuttosto che qualcuno che ci si compiace. E poi brillare mi faceva venire in mente Twilight (e se Payson era quella che brillava, allora Sasha era Bella.) Insomma ho preferito farla avvampare di imbarazzo.
*My mind went straight to the gutter: letteralmente "la mia mente è andata direttamente alla grondaia." Ovviamente non ha senso, perchè è una dannatissima espressione idiomatica (comincio a pensare che abbiano un dizionario solo con queste frasi) che significa pensare ad un sottinteso malizioso quando il sottinteso malizioso non c'è.
*Coach Dreamy: Coach da Sogno. Ma mi sembrava più carino Coach Dreamy e comunque abbastanza comprensibile.
*Making the beast with two backs: altra espressione idiomatica, significa sostanzialmente: fare sesso. Sembra essere di origine shakesperiana. Ho cercato di renderlo usando un'altra frase idiomatica con lo stesso senso, spero che l'espressione "giro di lenzuola" sia nota a tutti. Forse potevo anche tradurlo letteralmente con "fare la bestia con due schiene" ma mi sembrava poco chiaro (o almeno per me lo era.)
Ricordatevi che all'estero le chiavi degli alberghi (almeno di quelli da un certo livello in su) sono tessere magnetiche e non chiavi vere e proprie. Ecco perchè tutti questi problemi.

E poi le note personali. Austin è un dannato genio, secondo me.

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Capitolo 15
*** Complicazioni ***


NJYbA14

Complicazioni

 






La O2 Arena* sarebbe stata un posto fantastico per i giochi di Londra 2012. Fu il primo pensiero che Payson ebbe quando arrivò. Era sulle rive del Tamigi, originariamente parte della celebrazione del Millennio di Londra. E sarà il luogo in cui vincerò l'oro Olimpico. Sentì una mano sulla spalla. Si voltò e vide Austin e Nicky in piedi dietro di lei.


"Volevamo solo augurarti buona fortuna", disse Austin e guardò Nicky apertamente.

"Buona fortuna, Payson" disse e le sorrise come faceva una volta. L'imbarazzo, che Payson pensava avessero superato l'anno prima, era tornato in piena forza. Nicky si voltò e se ne andò verso l'ingresso degli spettatori.

"Che cos'era quello?" chiese, mentre guardavano la schiena di Nicky che si allontanava.

"Quello ero io che mi comportavo da fantastico fratello maggiore" disse, sorridendole orgogliosamente.

Lei rise. "Cosa?"

Il sorriso era scomparso, sostituito da un'espressione di esasperazione. "Sì, sono io il fratello maggiore dell'anno. Ho dovuto passare tutta la notte scorsa ad ascoltare quel ragazzo esaltare ognuna delle tue virtù fino a quando gli ho detto che se non avesse chiuso la bocca l'avrei buttato fuori dalla finestra e se mai l'avesse fatto di nuovo, non avrebbero trovato il corpo. Nessuna giuria mi condannerebbe. Omicidio per legittima difesa."

Payson scosse la testa: "Non mi ero resa conto che era ancora ..."

Austin lei diede una pacca sulla spalla: "Sì, lo è. Ma non ti preoccupare, sono abbastanza sicuro che pensa che usciamo insieme, quindi va tutto bene." Si chinò e la baciò sulla guancia e senza dire una parola, Austin si voltò e se ne andò.

Payson lo fissò con gli occhi spalancati. "Che cosa? Come potrebbe andare tutto bene?" gridò alla sua schiena, ma lui si limitò a girarsi, le fece cenno coi pollici in su e continuò a camminare. Payson si voltò e vide che il branco di giornalisti e fotografi che non erano ancora entrati all'interno dell'arena avevano ovviamente catturato il momento con le loro macchine fotografiche. Grande, proprio stramaledettamente favoloso.

"Che succede?" chiese Emily mentre le si avvicinava.

"Se la mia vita è così complicata prima delle Olimpiadi del prossimo anno..." Payson lasciò cadere la frase. Era assolutamente chiaro cosa volesse dire.

"Non me ne parlare", Emily concordò.

Payson scosse la testa. "Vieni, abbiamo il mondo da distruggere, di nuovo."

Emily rise mentre lei la prendeva sottobraccio e entravano nell'arena.

"Signorine, gentile da parte vostra unirvi a noi", commentò Ellen Beals appena entrarono negli spogliatoi e iniziarono a mettersi i body. "La nostra prima rotazione della giornata è la trave. Alcuni ritengono che questo sia uno svantaggio, ma penso che sia un vantaggio. Ce la toglieremo di mezzo e poi ci concentreremo sui nostri punti di forza."

"Wow, questo sì che era d'ispirazione", mormorò Kaylie non appena la Beals lasciò la stanza.

"Beh, la trave è il mio punto forte, quindi non sono preoccupata" disse Lauren, intrecciando saldamente la frangetta lungo il lato della testa per tenerla lontana dalla fronte durante l'incontro. Le altre cinque ragazze nella stanza riuscirono a ruotare simultaneamente gli occhi. "Che c'è?" chiese Lauren, senza capire.

Payson si limitò a scuotere la testa e cominciò a prepararsi mentalmente. Chiuse gli occhi e visualizzò ognuna delle sue routine secondo l'ordine della loro rotazione. Sarebbe stata una competizione interessante. Alcune delle sue routine erano esattamente le stesse che aveva eseguito ai Mondiali e le altre erano quelle che aveva messo a punto per aumentare il DOD dopo che lei e Sasha avevano visto il video del concorso corrotto di Rotterdam. Doveva dimostrare qualcosa quel giorno, che i risultati non erano unici e irripetibili*, impossibili da duplicare. Si accigliò per un attimo. Aveva un'idea. Era coraggioso e sicuramente l'avrebbe messa nei guai*, ma era qualcosa che voleva fare. Ho bisogno di parlare con Sasha. Finì di vestirsi in fretta, tirando i capelli in una crocchia ferma.

Sentì Lauren borbottare qualcosa come "Payson-bot è tornata" mentre le camminava accanto, ma lei era concentrata sul suo obiettivo: trovare Sasha ed esporre quella folle idea davanti a lui.

Sasha alzò la zip della sua giacca da coach e si appoggiò contro il freddo muro di cemento nel tunnel che portava all'arena. Ellen Beals era proprio davanti a lui, curando i suoi agganci con alcuni membri dei media. "Sasha", lo chiamò Payson e lui la guardò con un sorriso.

"Che c'è?" chiese, notando la strana espressione sul viso. Non è l'espressione che assume di solito prima di una gara. C'è qualcosa di sbagliato. "E 'successo qualcosa?"

"No, ma ho un idea" disse. "E' un po' rischiosa."

Lui la guardò con circospezione. "Payson ..." la avvertì.

"Voglio fare tutte le mie vecchie routine. Tutto esattamente come ai Mondiali" disse.

Sasha scosse la testa. Che cosa è successo? Ha eseguito quelle nuove routine costantemente per mesi, anche quella dannata mezza torsione in più sul suo volteggio Yurchenko. "Payson, non capisco. Quel nuovo grado farà a pezzi* le routine di Genghi Cho."

"Esattamente" disse, afferrando la mano e tirandolo più avanti nel corridoio per assicurarsi che non fossero a portata d'orecchio. "Hai visto Genghi Cho alla competizione Pan-Asian. Ha aumentato il suo grado di difficoltà, ma non abbastanza e ha probabilmente raggiunto il suo limite massimo, per quanto riguarda  i movimenti di potenza al volteggio e al suolo. Anche con le mie vecchie routine, dovrà sperare che io faccia un sacco di errori. Persino in quel caso dovrebbe eseguire perfettamente le sue routine."

Sasha annuì, ancora senza capire realmente. "Payson, io ..."

"Si tratta di una strategia a lungo termine, per i Campionati del Mondo di ottobre", disse con un luccichio negli occhi che non aveva mai visto prima. "Se vado fuori con le mie vecchie routine la squadra cinese non avrà idea di cosa sto preparando fino a dopo le Nazionali di agosto e allora sarà troppo tardi per loro per aumentare il grado di difficoltà di Genghi Cho di quanto sarebbe necessario."

Lui si mise a ridere. "Sei sicura di voler diventare un coach di ginnastica e non un coordinatore politico o qualcosa di simile che ti permetterebbe di coltivare questa improvvisa attitudine di tattica e scaltrezza?"

Si mise le mani sui fianchi. "Hai finito di prenderti gioco di me?"

Fece un cenno con la testa. "Penso che sia un'idea brillante. Onestamente, sono infastidito dal fatto che non sia venuta in mente a me."

"Sono contenta che la pensi così" disse, sembrando piuttosto orgogliosa di se stessa.

Guardò verso di lei, nello spazio tra i loro corpi si sentì improvvisamente una carica di energia. "La penso così. Lo trovo anche incredibilmente attraente, non sapevo che avessi un lato subdolo" mormorò. Whoa, calmo, ragazzo. Siete nel mezzo di un corridoio affollato. Non hai imparato qualcosa da questo incidente in camera d'albergo? Pare di no, dato che mi stai completamente ignorando, Beloff. "Mi fa venire voglia di..." si fermò.

Lei sorrise maliziosamente, ma fece un passo indietro, indicando con gli occhi che qualcuno si stava avvicinando. Sasha piegò la bocca in una linea dura, facendosi forza per affrontare Ellen Beals mentre lei era ancora su di giri per aver parlato ai media. "Sasha" abbaiò da pochi metri di distanza una voce rauca, che non sentiva da sei anni.

Lui corrugò le sopracciglia "Papà?" No, no, non oggi, né mai. Perché è qui? Si voltò e vide suo padre, i capelli ora completamente bianchi, una ventina di chili in più, ma sempre lo stesso. La stessa postura rigida, lo stesso bagliore dagli occhi azzurri che lui aveva ereditato e la stessa capacità di far sentire Sasha alto circa dieci centimetri.

"Sasha" disse suo padre e annuì.

"Cosa? Che cosa stai facendo qui?" chiese. Ti prego, dimmi che sei qui per la stampa o per commentare o...

"Io sto allenando la squadra rumena. Dopo il tuo amico, la disgrazia di Petrescu, mi hanno chiesto di tornare e riconquistare l'onore per il nostro paese." Il suo vecchio gonfiò il petto con orgoglio a quelle parole, che probabilmente erano un'esatta citazione dalla discussione che aveva avuto con il capo della Federazione Rumena di Ginnastica.

Sasha sorrise debolmente. "E' fantastico, papà" disse. "Ora, se vuoi scusarmi, devo aiutare Payson a prepararsi per l'incontro." Merda, questo è stato un errore.

"Payson Keeler" disse suo padre, valutandola in fretta. "Farai delle belle cose". Le rivolse un cenno d'approvazione e fece l'occhiolino.

Payson scoccò a Sasha un sorriso imbarazzato. "Grazie, Coach Beloff" disse con rispetto. "Suo figlio è un grande allenatore." Payson, ti prego di non incoraggiarlo.

"Ah, Sasha, sì, è un bravo ragazzo" disse Boris*, come Sasha aveva cominciato a chiamarlo nella sua mente dal giorno in cui era tornato in Inghilterra, riconoscendo pienamente e non sopportando la riluttanza del padre di perdonarlo per aver vinto le sue medaglie a Sydney per l'Inghilterra e non la Romania.

Payson sorrise a suo padre e poi di nuovo a lui. "Sasha, non dovremmo?" disse indicando verso la stanza di preparazione. I cinesi non riusciranno a capire che cosa li colpirà.

"Arrivo subito" le disse e guardò suo padre severamente. Payson annuì e li lasciò.

"Lei è una ginnasta eccellente, Sasha. Nessuno qui è al suo livello, nemmeno quella ragazzina dalla Cina," disse Boris, guardandola andare via. "Bella ragazza, inoltre" aggiunse con noncuranza. "Lei si vede con quel, quel come si dice, punk, Tucker, non è vero? Questo è quello che dicono in televisione. La brave ragazze e i loro ragazzi cattivi."

Sasha sospirò, strofinando una mano sul viso. "Papà, che cosa ci fai qui? Davvero?"

Boris si strinse nelle spalle. "Hanno chiesto, ho detto di sì. Non è difficile da capire."

Sasha scosse la testa. "Pensavo che fossi in pensione."

"Una soluzione temporanea. Cosa avrei dovuto fare? Pescare? No. Io sono un allenatore di ginnastica, come te. E' quello che noi Beloff facciamo."

Sasha disse: "Sì. Beh, questo Beloff deve andare. Ci vediamo là fuori."

Questo è stato il momento più sgradevole della mia giornata. Improvvisamente, Ellen Beals entrò nel suo campo visivo. Stava discutendo di qualcosa con Payson. Merda, Payson probabilmente sta dicendo che eseguirà le stesse routine che ha eseguito ai Campionati del Mondo.

"Che diavolo è questa storia, Beloff? Che cosa hai fatto in quella specie di posto che chiami palestra per tutti questi mesi? Ruote? Nessun aumento nella sua DOD, nessun cambiamento dalla sua performance ai Campionati del Mondo. Cosa stai cercando di ottenere?" domandò lei.

Alzò gli occhi. "Signorina Beals" disse, il sarcasmo evidente nel suo tono, "Payson è la campionessa mondiale. Io sono il suo coach. Io e lei prendiamo le decisioni sulle sue routine, e questo è quello che abbiamo deciso. Se preferisci, non gareggerà." Con la tua fortuna di oggi, bastardo maledetto, sarà d'accordo e escluderà Payson per dispetto.

La Beals scosse la testa. "Quando Genghi Cho salirà sulla cima di quel podio per la competizione All Around, Beloff, ti chiuderò le palle in una morsa" gli mormorò in modo che le ragazze non potessero sentire, anche se Lauren, che era la più vicina a loro, si lasciò sfuggire uno sbuffo che nascose rapidamente dietro un finto colpo di tosse. La Beals uscì dalla stanza e tutti si lasciarono sfuggire un respiro collettivo. Anche Kelly Parker che era stata stranamente cooperativa negli ultimi mesi, sistemandosi comodamente nel ruolo della numero due della nazionale di ginnastica, dopo la pausa di Kaylie e la vittoria di Payson ai Mondiali.

Sasha aspettò un momento e poi si guardò intorno nella stanza. "Siamo pronte, signore?" chiese. Tutte annuirono in senso affermativo. Sorrise. "Allora andiamo. Stanno iniziando la sfilata delle squadre."

Si allinearono nella galleria, in attesa di essere annunciate. "Al volteggio, il Regno Unito" disse l'annunciatore e la folla entrò in delirio. Il team britannico, il più debole nel campo, uscì facilmente dal tunnel e fece il suo ingresso nell'arena. "Alle parallele asimmetriche, vincitori di medaglie d'argento del mondo, la Cina!" Un applauso educato salì per la seconda migliore squadra al mondo. "Al corpo libero, con il loro nuovo allenatore, Boris Beloff, la Romania!" si alzò un accenno di applauso, con alcuni chiassosi fan rumeni che urlavano da una sezione addobbata di rosso, giallo e blu. "E alla trave, gli attuali campioni del mondo, gli Stati Uniti d'America." La folla applaudì con entusiasmo. Diversi nomi potevano essere sentiti mescolati con il tifo. "Payson! Ti amiamo!" e "Bentornata, Kaylie!"

Alzò lo sguardo e vide anche un cartello che diceva: "Rock Rebels Rock!*" Strizzando gli occhi alla coppia, si rese conto che erano Nicky Russo e Austin Tucker. Avevano dipinto il petto e le facce di rosso, bianco e blu, indossavano bandane con bandiera americana sulle loro teste e gridavano a squarciagola*.

Sasha scosse la testa e sorrise. Diede un colpetto sulla spalla all'atleta più vicina, il caso volle che fosse Emily, e indicò verso l'alto dove si trovavano i due. Lei rise e il team notò che stava indicando tra la folla e il resto di loro si unì alla risata. Questa è una buona cosa. Si tratta di un Test Event, Beloff. Non c'è bisogno di innervosirsi, solo una bella competizione e un po' di pratica a stare su un podio.

La trave era il primo attrezzo ed era sempre un problema spinoso. A volte nella ginnastica a squadre, si viveva e si moriva sulla trave. Le squadre si riscaldarono rapidamente, più brevemente rispetto alla maggior parte degli eventi internazionali, perché questo non sarebbe andato in diretta televisiva, ma sarebbe stato registrato e mandato in onda più tardi. Non c'era nessuna attesa per le interruzioni pubblicitarie. Cinque membri del team uscirono dal campo, lasciando
lì Emily, in piedi in attesa che la bandiera dei giudici indicasse che erano pronti.

La bandiera si alzò e la gara ebbe inizio.










Note:
*la O2 Arena è anche conosciuta come Nort Greenwich Village. E' un arena polifunzionale costruita per celebrare il 2000, fino al 2005 era noto come Millenium Done, poi è stata comprata dalla compagnia telefonica Teléfonica O2. In questa arena si sono svolte le Olimpiadi di Ginnastica Artistica del 2012.
*lightning in a bottle: un fulmine in bottiglia. Quest'espressione in italiano non ha senso, a meno che non si abbia effettivamente un fulmine dentro una bottiglia. Ho cercato una frase idiomatica di senso simile, ma non l'ho trovata. Quindi ho semplicemente scritto il significato, cioè compiere un'impresa eccezionale.
*go out of a limb: mettersi nei guai. L'Inglese è tutto una frase idiomatica.
*blow out of the water: Avete indovinato, è una frase idiomatica! Significa ditruggere e/o battere qualcuno/qualcosa.
*Boris: in realtà il padre di Sasha si chiama Dimitri, ma JCI lo ha chiamato Boris.
*Rock Rebels Rock: è un gioco di parole, che gioca sul doppio significato attribuito a rock, sia come verbo (nel senso colloquiale di 'spaccare') sia come riferimento alla palestra. Per chi non se lo ricordasse gli atleti della Rock sono chiamati ' i ribelli della Rock, cioè Rebels Rock. Potevo tradurlo con "Forza Ribelli della Rock" ma secondo me perde un po' l'efficacia dell'immediatezza del cartello.
*screaming their heads off: ehm, già, frase idiomatica. Significa urlare molto forte, è un'espressione che si usa anche con altri verbi (shout, laugh, etc) sempre con il significato di compiere l'azione in maniera esagerata. Urlare a squarciagola, ridere a crepapelle, etc.
Oggi un sacco di note! Gli anglofoni amano le frasi idiomatiche e per altro sono sempre assurde a tradurle letteralmente.

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Capitolo 16
*** Competizioni di Ogni Genere ***


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Competizioni di Ogni Genere

 





Erano vicino al volteggio, di fronte ai commentatori di Universal Sports e Sasha poteva sentirli mentre parlavano della performance americana. "Giorno eccellente per gli Stati Uniti d'America fino ad ora. Stiamo finendo la terza di quattro rotazioni e senza errori gravi fin'ora" disse Tim Daggett. Sasha guardò la classifica. Daggett aveva ragione, stavano eseguendo buoni esercizi, ma anche la Cina e la Romania, che sembrava aver reagito bene al cambiamento di coach. Boris è un padre terribile, ma è un grande allenatore di ginnastica.

"Ecco Payson Keeler al volteggio, dove semplicemente vola" sentì Elfie Schlegel dire. "Il volteggio che ha eseguito nei primi turni è uno Yurchenko con un avvitamento doppio, che a dire il vero, è tra i volteggi più difficili per una ginnasta. Payson ha un secondo volteggio, il volteggio più difficile della gara che userà durante le finali a squadra e l'All-Around, quello che lo scorso anno l'ha aiutata a vincere l'oro All-Around e l'oro nel volteggio ai Campionati del Mondo."

Sasha guardò Payson che si trovava appena fuori dalla pedana per la rincorsa in attesa che i giudici pubblicassero il punteggio per il volteggio di Kelly Parker, un ottimo 15,75 per il suo Yurchenko con due giri e mezzo.

La bandiera si alzò quasi subito. Payson salutò e prese la rincorsa, eseguendo il volteggio, atterrando splendidamente dal suo Yurchenko, facendolo sembrare facile, cosa che per lei era. Il suo punteggio venne pubblicato quasi subito, un 15,7.

Balzò fuori dal tappeto verso il piano dell'arena e gli sorrise. "Come fai a sopportarlo?" disse Sasha a denti stretti. "Io avrei fatto il Prudonova solo per metterla in quel posto a Kelly Parker."

Payson gli sorrise. "La pazienza è una virtù" disse, ripetendo le parole che Sasha le aveva detto una volta mentre giocava con il suo corpo come un violino ben accordato, trattenendo, prolungando il suo piacere, senza darle ciò che veramente voleva.

Sasha ridacchiò. "Sì, lo è. Una lezione che ti ho insegnato bene, se ben ricordo" disse, ripensando al momento in cui aveva assecondato il suo desiderio e lei era venuta, stretta tra le sue braccia. Veramente la cosa più bella che avesse mai visto.

Kaylie si avvicinò a dare un rapido abbraccio di congratulazioni a Payson. Poi tutte le ragazze afferrarono le loro borse e si misero in fila per marciare all'evento conclusivo della giornata: le parallele asimmetriche. Ellen Beals le scortò verso l'attrezzo successivo, mentre Sasha chiudeva al fila.

Lauren, il loro elemento più debole alle parallele, era la prima. Fu allora che avvenne il disastro. Durante la sua oscillazione in avanti con un mezzo giro mancò la sbarra bassa, sfiorandola appena con le dita, e cadde sul viso. La folla gemette e Sasha si affrettò per assicurarsi che stesse bene.

"Sto bene" ringhiò, per lo più a se stessa. Sasha annuì e si allontanò. Lauren si alzò in fretta, rimise la magnesia sulle mani e risalì sulle barre per terminare la sua routine. Smontò, alzò le mani in segno di saluto e scese dalla pedana. Sasha le diede una pacca sulla spalla. Si voltò e vide Ellen Beals, che stava fissando Lauren con le labbra serrate. Sasha sospirò e balzò sulla piattaforma per regolare le barre per la routine di Kaylie. Il resto delle rotazioni filarono lisce, mentre si avvicinava il momento di Payson.

Sasha poteva quasi sentire la voce di Tim Daggett nella sua testa: "E ora Payson Keeler, Campionessa del Mondo in carica sulle parallele asimmetriche, l'ultima volta che si è esibita in questa routine in gara ha ricevuto un perfetto dieci per l'esecuzione. Naturalmente, sappiamo che sono state espresse preoccupazioni riguardo il giudizio ai Campionati del Mondo, ma ho personalmente visto quella routine, Al, ed era perfetta."

Sasha non poteva farne a meno, ogni volta che vedeva Payson avvicinarsi alle parallele asimmetriche, gli si formava un nodo allo stomaco. Non era sicuro che fosse qualcosa che sarebbe mai andato via, non importava quanto sana e sicura di sé fosse Payson quando competeva.

Payson salutò i giudici e poi corse verso la pedana, entrando con un Hecht*. Superò la barra in basso, arrivando a quella alta, gettandosi in una verticale perfetta. Aveva effettuato molti dei suoi elementi più artistici, fino al movimento Gienger*. Sasha aveva telefonato a Valeri Liukin, preoccupato del momento del rilascio, ma Valeri lo aveva calmato, con una risatina. "Stai semplicemente lì, sotto la sbarra. Prendila se cade, ma se non succede, sii pronto a lasciarla fare l'esercizio a tutta velocità."

Così Sasha aspettò e poi con calma si avvicinò alla barra alta quando Payson si girò bruscamente, rilasciò la sbarra, eseguì il passaggio con un'incredibile altezza, a metà fece un avvitamento e riafferrò la sbarra. Si tolse dalla sua traiettoria, mentre il corpo di Payson volava accanto a lui. Fece un passo indietro e la osservò fare un giro e mezzo sulle punte dei piedi, poi eseguì un Jaeger, e Sasha lasciò lentamente andare il fiato che stava trattenendo, guardandola eseguire un Ray*, per poi tornare sulla sbarra bassa con un salto Pak*. Ancora pochi cambi di mani, un passaggio alla barra bassa, poi di nuovo su quella alta e infine l'uscita. L'uscita più difficile della gara, doppia torsione e doppio salto all'indietro. Sasha batté le mani in segno di trionfo, appena i piedi di Payson atterrarono sul tappeto, senza oscillazioni o vacillamenti. Payson sorrise e alzò le braccia sopra la testa, con l'aggiunta di un piccolo pugno, che Sasha era sicuro i commentatori avrebbero amato. Payson corse fuori dal tappeto, salutando la folla che faceva il tifo, ma no, non facevano il tifo, stavano gridando continuamente "Dieci! Dieci! Dieci!" Risuonava nell'intera arena. Sapevano che ce l'aveva fatta. Payson gli si avvicinò e mise le braccia intorno alla sua vita. Sasha si concesse un bacio veloce a lato della sua fronte. "Eccellente, Payson" disse, lasciandola andare e permettendo alle sue compagne di sommergerla di congratulazioni.

Poi dalla folla salì un boato e tutti videro il suo punteggio: A - 7.0; E - 10.0; Keeler, Payson, UB - 17.0. Generale - 65,5

La folla andò completamente in delirio, come l'intero contingente americano in campo e acuti gridolini di gioia ad alta voce gli invasero le orecchie. Anche Ellen Beals abbozzò un sorriso, anche se Sasha era sicuro che aveva più a che fare con il fatto che il punteggio di Payson aveva portato gli Stati Uniti al primo posto dopo la prima giornata di gara. Payson si era anche qualificata prima nella competizione All-Around che si sarebbe tenuta il giorno dopo la finale a squadre.

Payson si fece rapidamente la doccia, si tolse dal viso il trucco per il concorso e lasciò i capelli sciolti. Gli ultimi mesi le avevano insegnato una lezione importante, che le piacesse o no, era una celebrità e avere un aspetto il più possibile diverso da quello che aveva durante le gare, contribuiva ad evitare che i fan e i media facessero delle scenate per strada. Si infilò un paio di jeans, un maglione di cachemire e alti stivali marroni. Guardandosi intorno si rese conto che le altre ragazze non erano nemmeno vicino ad essere pronte. Sospirò, afferrò la borsa e uscì dallo spogliatoio, fermamente intenzionata ad aspettarle sull'autobus.

"Sei stata veloce", sentì commentare una voce dietro di lei. "Dove sono le altre ragazze?"

Payson roteò gli occhi. "A farsi belle", disse. "Voglio solo andarmene da qui. Non ho idea del perché ci mettano così tanto tempo."

Nicky sorrise. Aveva lavato la faccia, ma il petto era ancora dipinto di rosso, bianco e blu. "Non tutti possono essere naturalmente belli come te, Payson" disse, e sorrise un po' freddamente. "È una bella collana," disse, notando il ciondolo d'oro al collo.

Inconsciamente, ci  mise sopra una mano. "Grazie, è un regalo."

Nicki annuì. Sembrava stesse prendendo una decisione. "Senti, Payson, non so cosa stia succedendo, o se tu sei minimamente interessata, ma ti piacerebbe prendere un drink con me stasera?"

Payson lo fissò. "Nicky, noi non beviamo. Almeno io non bevo." E' andato fuori di testa? Questo non è quello che mi serve in questo momento.

Lui scosse la testa. "Non è quello che volevo dire, solo un caffè o qualcosa del genere. Mi sembra che non abbiamo parlato da quando sono tornato."

Si guardò le scarpe per un attimo. "Nick, io non lo so" disse, alzando lo sguardo, vedendo Austin avvicinarsi rapidamente e Sasha non lontano dietro di lui. "Non me la sento molto per ..."

Nicky la interruppe, "Nessuna pressione. Solo un caffè."

Sospirò e annuì. "Va bene, caffè. So che l'hotel ha una caffetteria. Dovremmo essere di ritorno per le quattro o quattro e mezza?"

Nicky fece un sorriso sincero stavolta e le sue fossette comparvero con tutto il loro fascino, "Grande."

"Eccola!" Esclamò Austin mentre arrivava correndo da dietro Nicky, le piombò addosso e la prese in braccio, facendola girare prima di rimetterla a terra. "Decima tutto lungo la sua strada, proprio come ai Mondiali. Ottimo lavoro, Keeler."

Payson gli sorrise, notando che aveva indossato una t-shirt sul torso dipinto, e poi rivolse uno sguardo di scuse a Nicky. "Grazie," disse.

"Siete tutti pronti a partire?" chiese Sasha. "C'è una macchina che può portarci tutti in albergo, se non volete aspettare che la brigata del lip-gloss emerga dallo spogliatoio."

Payson spalancò gli occhi. E' impazzito? No, è solo che tu non gli hai detto tutto e ora stai per passare la prossima mezz'ora in macchina con la tua prima cotta, l'uomo con cui tutte le principali riviste ti mettono insieme e l'amore della tua vita. Merda. Lanciò a Sasha uno sguardo di disperazione, ma lui la guardò confuso, non ricevendo il messaggio. Da quando quella era diventata la sua vita? Quello doveva succedere a Kaylie, con la sua scia infinita di fidanzati e ammiratori. Improvvisamente, la voce di Austin era nella sua testa, fai attenzione a ciò che desideri, Keeler, potrebbe avverarsi.

Uscirono rapidamente dall'arena, dall'ingresso laterale. I fotografi e giornalisti erano trattenuti dietro delle barricate, ma non abbastanza lontano da non identificare il quartetto che camminava verso la strada. "Beh, questo dovrebbe essere interessante" disse Austin, mettendo gli occhiali da sole e avvolgendole un braccio intorno le spalle. "Puoi dire, 'imbarazzante?" chiese e Payson guardò verso di lui, anche se non poteva vedere i suoi occhi, dato che gli occhiali da sole erano saldamente a loro posto come al solito. "Uh uh, sorridi per le telecamere, Keeler." Payson fece un sorriso finto. Guardando alla sua sinistra vide Sasha che li fissava, anche se la stampa era abituata alla facciata severa di Sasha, lei sapeva che non era la sua solita espressione stoica. Nicky aveva l'aspetto di qualcuno a cui avevano preso a calci il cane e anche se ancora nessuno aveva fatto un collegamento tra di loro, non lo rendeva meno scomodo. Raggiunsero rapidamente i sedili posteriori di una macchina di lusso, che li avrebbe riportati al Dorchester.

I minuti passavano in silenzio, Payson sentiva l'aria in auto diventare più tesa ad ogni secondo. Dal momento in cui erano entrati ​​in macchina, Austin e Sasha erano stati impegnati nella loro personale sfida di sguardi, che Payson era sicura sarebbe sfociata in violenza fisica se non fossero stati in un veicolo in movimento. Nicky era seduto di fronte a lei e con i suoi occhi marroni le lanciava il suo adorabile sguardo patetico. Payson riusciva a malapena a sopportarlo. Si era incastrata contro la portiera, lontano da Austin quanto umanamente possibile, e aveva guardato fuori dal finestrino per il resto della corsa.

Si fermarono di fronte all'hotel e Nicky praticamente schizzò fuori dalla macchina. "Ci vediamo più tardi, Payson" disse, correndo su per gli scalini dell'ingresso, lasciando gli altri tre in piedi sul marciapiede.

Payson si concentrò sui due idioti che stavano rapidamente diventando due degli uomini più importanti della sua vita. "Voi due avete finito? Oppure volete tirarlo fuori proprio qui in modo che possiamo misurarlo?" domandò lei con calma, a denti stretti, e i due sembrarono tornare alla normalità*. Payson si voltò e se ne andò, con i pugni serrati lungo i fianchi, lasciandoli a risolverla da soli.

Sasha guardò la sua schiena mentre si allontanava da loro e sospirò pesantemente. Non aveva idea di cosa gli fosse preso. Era sicuro dei sentimenti Payson per lui, sapeva che non avrebbe messo la loro carriera a rischio se non fosse stato l'uomo con cui voleva stare, ma la vista del braccio di Austin intorno a lei e la stampa che scattava foto come se sapessero qualcosa di loro, lo aveva infastidito*. Poi Austin ha avuto l'audacia di lanciargli un'occhiata, un'espressione gelida che di solito utilizzava per gli avversari.

Rassegnati, Beloff. Sii uomo e fai le cose per bene.
Fece un respiro profondo. "Austin, io..." cominciò.

Il campione olimpico e mondiale in carica scosse la testa e alzò la mano. "No, ho capito." Fece una pausa, ovviamente scegliendo con cura le parole. "Sto solo cercando di proteggerla." Austin esitò, pensando alle sue prossime parole. "Quanto più la stampa ci collega insieme, meno è probabile che cercherà di collegare lei con qualcun altro." Era cristallino quello che volesse dire e Sasha lo guardò negli occhi. "Ti entra sotto la pelle, lo sai? Non ho mai incontrato nessuno come lei. Payson sa che sono qui per lei, platonicamente parlando.." Austin si schiarì la gola, "e anche per chiunque a cui tenga."

Sasha lo guardò. Beh, ovviamente sa qualcosa, Beloff. Sa o intuisce. Ecco, è finita. Prepara i bagagli, amico. "Chiunque?" chiese, "anche se è la persona peggiore possibile per lei?" Sasha sperava che non stesse diventando troppo confuso. Odiava parlare per ipotesi. Desiderava soltanto che potessero sedersi con una pinta e sviscerare l'argomento.

Austin sospirò: "Credimi, la persona peggiore che potrebbe scegliere non è in piedi su questa strada" disse. "Riesci ad immaginarla con quel robot, Russo?" Austin rabbrividì. "Io non giudico, Beloff. Io uh-io non conosco molte persone migliori di Payson, ma sei abbastanza in alto nella mia lista, quindi sì ..." si interruppe, evidentemente a disagio con quello che stava cercando di spiegare. Oh, avere ventun anni ed essere di nuovo penosamente incapace di esprimermi.

Sasha sbuffò. Credo che davvero si stia solo preoccupando per lei. Avere un alleato in questa storia non è necessariamente una cosa negativa. Hai bisogno di parlare con Payson e scusarti per aver agito come un completo coglione, Beloff. "Buona fortuna per domani, Tucker" disse, tendendo la mano.

Austin prese la mano e la strinse con forza. "Grazie, coach." Guardò verso l'albergo e cominciarono ad entrare. "Sarai in tribuna con la nostra comune amica?"

Sasha rise per la scelta delle parole. "Sì, ma io non mi dipingerò di rosso, bianco e blu."

Austin si fermò e lo guardò. "E' un vero peccato. Beh, posso sempre sperare che Payson lo faccia" disse, e entrambi risero.

"Allora sì che la stampa avrebbe una giornata di cui scrivere," disse Sasha mentre raggiungevano la nicchia degli ascensori.

"Già." Era arrivato un ascensore, Austin entrò e Sasha fece per seguirlo. "Penso che vorrai aspettare il prossimo" disse, indicando alle sue spalle.

La porta dell'ascensore si chiuse e riflesso sull'ottone lucido, vide Payson appoggiata contro il muro dietro di lui, con le braccia incrociate sul petto.

Payson lo guardò in attesa mentre lui si voltava. "Allora?"

"Perché non ne discutiamo in privato?" disse, chiamò un altro ascensore e le porte si aprirono immediatamente.

"Bene" rispose Payson, staccandosi dal muro e seguendolo in ascensore.

Salirono in silenzio fino al quinto piano e rimasero in silenzio fino a quando non raggiunsero la sua camera d'albergo.

"Sono un asino" disse Sasha, mentre chiudeva la porta. "E mi dispiace, non so cosa mi sia preso, non mi comportavo così da...forse da mai"

Payson scosse la testa. "No, dispiace a me. Avrei dovuto trovare un modo per dirti che Austin ha capito tutto. Non ho ancora idea di come abbia fatto. Semplicemente aveva capito. Non ho avuto la possibilità di parlar con te prima di partire e non ho pensato che la gara non fosse un buon momento per farlo."

Sasha sospirò. "Che ne dici se la smettessimo entrambi di biasimarci?" Si sedette sul letto e appoggiò i gomiti sulle ginocchia. Sospirò, mettendo la testa tra le mani. Payson fece qualche passo in avanti e gli passò le dita tra i capelli.


La sentì fare un respiro profondo. "Allora cosa facciamo?" le sue parole erano uscite in fretta, come se Payson non volesse dirle affatto.

Alzò lo sguardo su di lei e vide le lacrime formarsi agli angoli degli occhi. Rimanendo seduto, le prese le mani tra le sue. "Non c'è niente da fare. Austin sa. Sembra" esitò cercando di trovare la parola giusta, "approvare", optò per quella. "Lo conosci meglio di me, possiamo fidarci di lui?"

Payson inghiottì le lacrime, "Sì," disse, annuendo con la testa, "possiamo fidarci di lui. Lo sa da un po', credo. Sai cosa mi ha detto?" chiese.

Sasha scosse la testa, assolutamente curioso. "Mi ha detto che quando un uomo guarda una donna nel modo in cui tu mi guardi, allora è reale e io non dovrei mai dubitarne."

"Ha ragione," disse. "Non dovresti mai dubitarne. Questo è reale", disse Sasha, tirandola per la mano. Payson capì le sue intenzioni e si mosse verso di lui, mettendo un ginocchio da entrambi i lati delle cosce. "Sai che altro?" chiese Sasha, mentre lei gli si faceva più vicina.

"Cosa?"

"Penso che abbiamo parlato abbastanza di Austin Tucker oggi" rispose, sollevando una mano per accarezzarla dietro la nuca e portare le labbra alle sue, quando improvvisamente qualcosa vibrò contro la sua gamba. "Payson, non che io non apprezzi la creatività, ma ..." si interruppe, sorridendole.

"Chiudi il becco, è il mio telefono" disse, guardando lo schermo. "E' Nicky. Ho promesso che lo avrei incontrato per un caffè tra dieci minuti, per recuperare." Sospirò. "Rimandiamo a più tardi?*" chiese Payson, con le labbra ancora in bilico sopra le sue.

"Ci sono un sacco di uomini nella tua vita, Payson Keeler, per una ragazza che dovrebbe attenersi ad una regola di niente appuntamenti" disse, risalendo con le mani lungo le sue cosce e poi intorno al suo sedere per tirarla più vicino a lui. La parte inferiore dei loro corpi entrò in contatto e le baciò le labbra rapidamente, approfondendo quasi subito, ma poi allontanandosi. "Rimandiamo a più tardi."

"Ti odio" disse, chiudendo gli occhi. "Ora tutto quello che sarò in grado di pensare mentre prendo un caffè con Nicky sarà di tornare qui."

Sasha le sorrise mentre si alzava, costringendola a fare lo stesso. "Questa era l'idea."







Note:
*
L'entrata di Payson (Hecht) consiste in una rincorsa, un salto sulla pedana e poi un veloce passaggio dalla parallela bassa a quella alta, senza volteggi rotazioni: http://www.youtube.com/watch?v=YFoenwOEto0
*Il Gienger consite nello staccare le mani dalla sbarra, fare un avvitamento e ritornare sulla sbarra. http://www.youtube.com/watch?v=qEJRXueR_Nc in questo video è circa al nono secondo. Potete premere 6 mentre il video scorre e arriverete direttamente al punto.
*Jaeger: si rilascia la sbarra e si fa un giro, tenendo le gambe aperte. Poi si riprende la sbarra. http://www.youtube.com/watch?NR=1&feature=fvwp&v=rglCJsoWcug
*Ray: è un movimento che prende il nome dalla ginnasta Elise Ray. Vi propongo questo video http://www.youtube.com/watch?v=-tEYrEupfO4 al minuto 3:30 c'è un esempio di questo movimento.
*Pak: è un passaggio dalla sbarra alta a quella bassa, molto lineare. http://www.youtube.com/watch?v=geEQh1lgqRo
Il punteggio: A= composizione (l'insieme degli esercizi e dei passaggi) E= esecuzione UB= sigla dell'attrezzo, Uneven Bars
*ritornare alla normalità: in originale snap out of it
*lo aveva infastidito: in originale got under his skin
*Rimandiamo a più tardi?: in originale Rain check? non chiedetemi che c'entra la pioggia, è una frase idiomatica, prendetela per quello che è.

Dire che per questo capitolo vi ho ucciso con abbastanza note. Grazie a tutte voi che seguite e/o recensite questa storia!

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Capitolo 17
*** Una Picola Fuga dalla Realtà ***


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Una Picola Fuga dalla Realtà







Sasha spalancò gli occhi, il cuore gli batteva forte nel petto come se avesse appena corso una maratona. Il suo corpo era madido di sudore. Trattenne il respiro e poi lo rilasciò lentamente. Solo un sogno, Beloff. Solo un sogno. Sospirò e si passò una mano sul viso, prima di togliere le coperte dal suo corpo surriscaldato. Ma che sogno. Scosse la testa quando gli balenarono davanti immagini della scena realistica e appassionata che il suo subconscio aveva creato per lui. Il loro fare l'amore era stato lento, appagante e perfetto, ma non era una realtà, solo una possibilità remota.

Ci arriverai, vecchio mio, ma ci sono cose più importanti all'orizzonte.

Gettò le gambe oltre il bordo del letto e si diresse verso la doccia, sperando che l'acqua calda e le immagini (che andavano rapidamente dissolvendosi) gli dessero il sollievo di cui aveva disperatamente bisogno, dal costante stato di eccitazione in cui sembrava essere finito. Si sentiva come un adolescente, senza il totale controllo del suo corpo, ed era inaccettabile. Per più di un decennio era stato il padrone del proprio corpo, che non lo aveva mai deluso, ad eccezione del quasi catastrofico infortunio al ginocchio mesi prima dei Giochi Olimpici di Sydney. Ma anche allora era stato in grado si gestirsi abbastanza per vincere quattro medaglie d'oro. No. Alla fine, era stata una donna la sua rovina, proprio come suo padre aveva predetto che sarebbe stato. Ma anche Boris Beloff non aveva idea di come esattamente sarebbe successo. Le aveva ceduto volentieri, qualcosa che non aveva mai immaginato potesse fare per qualcuno.

La doccia era bollente e servì perfettamente allo scopo.

Indossò un paio di jeans e una camicia, quasi sollevato dal fatto che le donne non dovessero competere quel giorno. Avrebbe potuto sedersi in mezzo alla folla e osservare. Si sedette sul letto per infilare le scarpe e inconsciamente, si strofinò il ginocchio. Aveva ventisette anni, ventotto molto presto. Se il suo ginocchio non gli avesse dato problemi, avrebbe potuto facilmente essere ancora in grado di competere. Guardare la gara All-Around maschile del 2004, come allenatore della squadra femminile rumena, era stata una tortura assoluta per lui, tanto che aveva considerato di tornare. Il suo ginocchio lo aveva presto informato che, se voleva fare ginnastica, avrebbe dovuto farlo su una gamba sola, e così era finita. Si era praticamente rintanato in un buco, scomparendo dai radar della ginnastica, fino a quando Steve Tanner non aveva interrotto quella che pensava sarebbe stata una tranquilla giornata di pesca. Fino a quando Payson non lo aveva inseguito fuori della Rock, chiedendogli di restare, dicendogli che aveva bisogno di lui.

Fece una smorfia quando pensò al modo in cui si era comportato il giorno prima, come un bambino viziato a cui era stato chiesto di condividere il suo giocattolo preferito. Payson si era seccata con lui, giustamente, ma c'era ancora un fastidioso senso di insicurezza. Non che pensasse che Payson non provasse per lui quello che lui provava per lei, ma a volte pensava che forse sarebbe stato meglio per lei se non avesse provato quei sentimenti.

Sasha aveva avuto il cuore spezzato prima. Era forte e poteva gestirlo, ma lei, il pensiero che il loro rapporto potesse essere qualcosa che alla fine l'avrebbe ferita, lo faceva star male. Forse qualcuno come Austin Tucker o Nicky Russo sarebbe stato meglio per lei. Qualcuno più vicino alla sua età, qualcuno con cui non avrebbe avuto bisogno di nascondersi. Di cosa stai parlando, Beloff, hai dimenticato la tua ridicola regola 'niente appuntamenti'? Dorebbe nascondere qualsiasi relazione abbia, come fanno tutti. La verità era che la regola 'niente appuntamenti' non era sua. Era stato istituita prima del suo arrivo e sentiva che, se funzionava, non c'era motivo di cambiare nulla. Sapeva che molti l'avevano trasgredita, ma per lo meno aveva costretto i suoi ginnasti a pensare a lungo e duramente sul valore di ogni relazione che iniziavano, sapendo che poteva benissimo costare la loro carriera.

Non era questo il punto, però, perché nel momento in cui aveva visto Austin gettare il suo braccio attorno alle spalle di Payson mentre camminavano fuori dall'arena la sera prima, ogni insicurezza che gli si agitava dentro si era unita ai suoi istinti da maschio alfa e aveva perso le staffe. La sua mente gli aveva urlato di strappare il braccio del giovane dalla sua presa, e quindi di spingere Payson contro un muro da qualche parte, fino a quando non le avesse fatto urlare il suo nome per il piacere, facendo sapere al mondo che gli apparteneva.

Si alzò e si guardò rapidamente allo specchio, facendo attenzione a non avere residui di dentifricio sulla bocca, e si voltò per andarsene, quando qualcuno bussò alla sua porta. Guardando dallo spioncino vide l'oggetto dei suoi pensieri in piedi, che si passava le dita tra i capelli biondi. Aprì la porta e le sorrise. "Ehi" disse Payson, "Sei pronto? Penso che siamo gli unici che ci vanno, o almeno nessun altro è emerso dalla sua camera."

Annuì. "Sì, lasciami prendere la giacca." Payson rimase alla porta e Sasha tornò un attimo dopo. "Andiamo" disse, assicurandosi di avere la chiave dell'hotel e il cellulare in tasche separate. "Allora, com'era il caffè ieri sera?" Non poteva farne a meno, era un masochista.

Payson sbuffò e roteò gli occhi. "Credo che abbia pensato che potremmo riprendere da dove avevamo lasciato..." si interruppe improvvisamente, mordendosi il labbro, rendendosi conto che non stava solo parlando con il suo ragazzo, ma con il suo allenatore. "Questo è..."

"Rilassati, Payson. Mi rendo conto che di ogni regola della Rock, quella sugli appuntamenti è la regola che viene infranta più spesso."

Tirò un sospiro di sollievo. "Ecco, Nicky e io non siamo mai veramente usciti, era più simile a..." si interruppe di nuovo e scosse la testa, "Mi dispiace, non lo vuoi sapere. Diciamo solo che ieri sera ha messo a letto le speranze che aveva al riguardo." Dice che non lo vuoi sapere, invece lo VUOI disperatamente sapere, vero, Beloff?

"Allora, quello che avevi con Russo, era solo fisico?" chiese, non essendo di alcun aiuto a se stesso.

"Cosa?" Payson lo guardò, il panico evidente nella sua voce. "No, Dio, no! Era del tutto innocente. Mi ha baciato una volta, ma è stato tutto." Erano in ascensore e come le porte si chiusero, gli afferrò la mano e la strinse. "E' per questo che eri preoccupato ieri? Nicky, Austin e io?"

Sasha non era mai stato il tipo che parla dei suoi sentimenti, così si strinse nelle spalle. "Lascia perdere" disse, portando la mano di Payson alle labbra e dandole un piccolo bacio sul dorso. "Siamo tutti e due proprio dove dobbiamo essere." Le porte dell'ascensore si aprirono e Sasha abbassò subito la mano mentre uscivano. Payson mise gli occhiali da sole e calzò un cappello in testa, il look in incognito che qualche volta aveva funzionato per tenere a bada i fan. Era raro che dovesse farlo, ma quando erano in viaggio per un incontro, di solito era necessario. Passarono attraverso l'ingresso principale. Le barricate tenevano a distanza qualche fan insistente, gli altri erano probabilmente già all'arena. Il portiere aveva chiamato un taxi ad attenderli e ci salirono subito. Immediatamente, Sasha le prese di nuovo la mano e sentì la sua stretta rassicurante.

"Hai mangiato?" chiese Sasha, sentendo il rombo del suo stesso stomaco. Payson scosse la testa, così si rivolse al tassista. "Ehi, andiamo a fare la colazione al Pilot Inn sul fiume tra il lato est e quello ovest di Parkside."

"Capito" disse il tassista.

"E' un pub vicino l'arena. Ottima colazione," disse a Payson.

Aveva ragione, la colazione sembrava fenomenale, anche se Payson non poteva prendere nessuna delle cose ridicolmente piene di grassi di cui Sasha si stava riempiendo la bocca. Si prese della frutta e un po' di pane di segale tostato. "Tu sei il diavolo, che mi tortura con l'odore di pancetta, sai?" Lui sorrise sfacciatamente.

"Un giorno, verremo di nuovo qui, dopo aver vinto l'oro e potrai avere tutto quello che vuoi" le disse, dopo un morso delle sue patate. Al pensiero di loro seduti lì tra un anno e mezzo, a fare colazione, solo un'altra coppia che mangiava insieme, si sentì attraversare da un'ondata di calore.

"Promesse, promesse, Beloff" disse, prendendo un altro morso di melone. Improvvisamente alla loro destra comparve un lampo. Si voltarono e videro un membro della stampa, il pass per l'evento di prova appeso al collo, che gli sorrideva. L'uomo si tolse il cappello e si diresse fuori dal ristorante.

Sasha sospirò e lei roteò gli occhi. Il resto degli occupanti del ristorante li guardò con curiosità, ma nessuno di loro era abbastanza famoso per essere riconosciuto dalla maggior parte delle persone sulla strada. Quindi la maggior parte tornò alla loro colazione, senza avere idea del perché il fotografo aveva scattato una foto alla coppia.

Payson voleva allungarsi attraverso il tavolo e prendergli la mano, ma non era sicura che non ci fossero fotografi in giro, così si accontentò, premendo la gamba contro la sua sotto il tavolo. "Un giorno" gli disse, sollevando il suo succo e prendendo un piccolo sorso.

Lui le sorrise. "Pronta ad andare? Il concorso inizia tra un'ora e vorrei augurare buona fortuna ai ragazzi in anticipo."

Pagarono il conto e decisero di raggiungere a piedi l'arena. "Hai mai pensato di trasferirti in Inghilterra?" gli chiese, osservando il quartiere che li circondava. Le piaceva Londra, le piaceva l'energia della città e c'era qualcosa che la affascinava nell'essere in un luogo che esisteva dai tempi dell'Impero Romano.

Sasha la guardò e alzò le spalle. "Non di recente, ma suppongo che ho sempre pensato che ci sarei tornato alla fine," riflettè.

Payson sospirò, "Mi piace qui," disse, sperando che lui la capisse. Non mi dispiacerebbe vivere qui, in realtà penso che mi piacerebbe.

Lui le sorrise e annuì, "Avevo pensato che sarebbe stato così. Sai che ho ancora una casa qui?"

Il suo viso si illuminò. "Davvero? Dove?"

"E' la casa di mia mamma in realtà, quando è morta l'ha lasciata a me, come il suo appartamento a New York. La casa è a Wimbledon, vicino alla palestra dove mi allenavo, a poco meno di un'ora da qui, a ovest della città."

"Quindi hai un appartamento a New York, una casa a Wimbledon e vivi nel trailer fuori della Rock?" chiese con una risata.

"E non dimenticare la casa in Cambri! Ma non ti piace la mia roulotte? Sono mortalmente offeso" disse, mettendo una mano sul cuore. "Abbiamo creato dei bei ricordi in quella roulotte" disse piano, come d'abitudine.

Gli sorrise. "L'abbiamo certamente fatto" disse Payson. "Non dobbiamo averne nostalgia, ancora. Tra un paio di giorni, uno di noi starà maledicendo quella dannata cosa, probabilmente io, se urterò di nuovo con la punta del piede contro il tavolo della cucina."

Sasha si mise a ridere. "Non lo manchi mai. Quel tavolo è fissato al dannato muro. Non si muove. Potresti provare a camminarci intorno."

"Cosa posso dire? Di solito sono così distratta da te che non guardo dove sto andando. Quindi, in realtà, è tutta colpa tua" replicò.

Payson alzò lo sguardo e vide che i suoi occhi non brillavano divertiti, come si aspettava, ma erano illuminati da un fuoco che riconobbe. Era l'espressione che il suo viso assumeva ogni volta che stava per baciarla. Le prese la mano e la strattonò, tirandola in una piccola nicchia tra due edifici, completamente nascosta dalla strada. "Hai mai pomiciato* in pubblico?" le mormorò. Payson scosse la testa, mentre le labbra di Sasha si abbassavano sulle sue, in quello che sarebbe stato un bacio casto se lui non avesse avuto le mani a tenerle fermamente il sedere. Payson si appoggiò contro il muro e lo tirò più vicino a per la giacca. Ogni bacio sembrava fondersi in un altro, fino a quando entrambi ebbero il respiro pesante. I loro corpi venivano premuti insieme cercando di saziare un bisogno reciproco che si erano negati da quando erano arrivati ​​in Inghilterra. Si allontanarono, con gli occhi ancora chiusi e il respiro si mescolò nella gelida aria invernale. "Ho desiderato farlo per tutta la mattina" disse Sasha. I loro occhi si aprirono quasi simultaneamente.

Payson amava quando lui la baciava in quel modo, come se avesse bisogno di lei per respirare. Nel momento in cui le loro labbra si erano incontrate ogni dubbio della sera prima si era improvvisamente dissolto. "Felice di essere d'aiuto" disse, e allungò una mano per pulire un po' del suo lucidalabbra dalla sua bocca. Payson sentì nascere un sorriso molto stupido che Sasha ricambiò. "Forse non siamo una vecchia coppia sposata, dopo tutto" disse, mentre si muovevano fuori dalla nicchia e tornavano sul marciapiede.

"Oh, no. Cos’è che siamo, allora?" chiese Sasha. Erano quasi all'arena e vedeva i media doverosamente allineati alle loro barricate.

"Siamo una di quelle coppie" replicò, annuendo a se stessa. Lui le lanciò uno sguardo confuso, così si spiegò meglio. "Una di quelle coppie che sai che non vuoi intorno perché sono così disgustosamente felici che fanno sembrare tutti gli altri tristi in confronto."

Sasha rise alla sua descrizione, "Ah, sì, una di quelle coppie. Beh, possiamo trarre conforto nel fatto che per almeno un altro anno e mezzo non dovremo torturare nessuno e per allora forse non saremo così - nauseanti."

Lo guardò. La voglia di baciarlo ancora una volta che quasi la sopraffaceva e quando Sasha la guardò, si rese conto che lui stava sentendo la stessa cosa. "Ci lavoreremo" disse Payson, mentre superavano la porta e si dirigevano verso l'arena, sorpassando i giornalisti, che gridavano verso di loro e scattavano foto.

La gara maschile era molto meno affollata, anche se la folla era decisamente molta, e durava molto meno rispetto a quella donne del giorno prima. Sasha e Payson arrivarono al loro posto appena in tempo per vedere la prima rotazione iniziare. Pochi minuti dopo, un cameraman doveva averli avvistati perché improvvisamente lei e Sasha furono sullo schermo che pendeva dal soffitto con in sovraimpressione "Medaglia d'oro olimpica del 2000, Sasha Beloff, e la Campionessa Mondiale All-Around 2010, Payson Keeler", nel caso qualcuno non fosse sicuro di chi fossero. I loro posti erano in basso in una sezione delimitata riservata ai VIP, che teneva la maggior parte delle persone in cerca di autografi a distanza, anche se non la stampa e presto ci fu un giornalista di Universal Sports che si sporgeva, con la speranza di un'intervista. "Vi dispiace?" chiese, in un modo che rese quasi impossibile per Payson e Sasha rifiutare.

Iniziarono tra la prima rotazione e la seconda. "Grazie, Tim, siamo qui con l'attuale Campionessa Mondiale All-Around, Payson Keeler e il suo allenatore, quattro volte medaglia d'oro olimpica, Sasha Beloff, che sono qui a godersi questo evento come spettatori, almeno per oggi. Dimmi, Payson, come stai passando il tuo primo viaggio a Londra? "

Payson sorrise: "E' fantastico. Credo che questo sarà un posto incredibile per le Olimpiadi. La struttura è perfetta e, beh, Londra è Londra, non potrebbe esserci niente di meglio."

"E Sasha, cosa vuol dire per te essere di nuovo qui?"

"Non tornavo da un po', quindi è stato bello fare ritorno. Credo che anche la gara stia andando bene" disse, ovviamente sperando di reindirizzare la conversazione.

"Sì, decisamente, in particolare per le donne che siedono in cima alla classifica in vista del Secondo Giorno domani, e questa giovane donna, in particolare, che si è qualificata per l'All Around al primo posto. Vi abbiamo visto fare le stesse ottime prestazioni come a Rotterdam. Pensate che questa gara cancellerà eventuali dubbi circa il giudizio ai Campionati del Mondo?"

Payson annuì. "Capisco perché la gente fosse interessata, ma ho sempre lasciato che la mia ginnastica parlasse da sola. Non posso controllare il giudizio. Tutto quello che posso fare è andare là fuori e fare la mia routine. Sono felice di quello che ho fatto finora in gara e questo è tutto quello di cui mi posso preoccupare."

"Sasha, ora una domanda sulla ginnastica, c'è qualcosa di vero nella voce che Lauren Tanner non competerà affatto domani, dopo la sua caduta alle parallele durante la gara di ieri?"

Quasi immediatamente Payson sentì la rabbia uscire a ondate da Sasha, che strinse i denti e contrasse la mascella. "Mi dispiace, non ho intenzione di commentare tale speculazione. Come sempre, domani, la Coach Beals e io sceglieremo la squadra che sentiamo ci dia le migliori possibilità di vincere".

La reporter annuì, sapendo che non avrebbe potuto di ottenere molto di più di quello. "Grazie Payson, Sasha. A voi, Tim, Al e Elfie."

"Grazie, a voi due" disse la donna mentre il cameraman spegneva la telecamera e si allontanava. Entrambi le strinsero la mano e la giornalista se ne andò.

La tensione stava crescendo ad ogni momento e Payson si sporse in avanti per mascherare le sue azioni mentre gli afferrava la mano e la stringeva. Lo sguardo nei suoi occhi era il più duro che avesse mai visto e francamente la spaventava. "Ho intenzione di uccidere Ellen Beals."









Note:
*giuro che JCI fa dire a Sahsa pomiciare, snog. In fin dei conti, Sasha si sente come un adolescente.

Ricordate che se volete recensire, anche capitoli vecchi, le vostre recensioni non cadranno nel vuoto!
Rihal: sono contenta che ti sia così appassionata. In effetti Nicky non piace molto neanche a me. 

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Capitolo 18
*** Ritorno alla Realtà ***


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 Ritorno alla Realtà






"Signore e signori, i vostri vincitori All-Around del Test Event Olimpico di Londra, Payson Keeler e Austin Tucker," disse l'annunciatore dell'Arena O2, scatenando il tifo di massa e gli applausi della folla, gran parte della quale stava già uscendo.

"Bel lavoro, Keeler" disse Austin, facendo scorrere il braccio intorno alla sua vita, mentre li fotografavano con in mano i loro trofei, con dei sorrisi ingessati sul viso.

"Anche tu" disse, dandogli un colpetto nel fianco con l'anca.

Payson non si era mai sentita così sollevata per la fine di un evento. Quello che era iniziato come una semplice gara si era trasformato in un pasticcio, al di là dei piacevoli risultati finali per lei e Austin.

Tutto era andato al diavolo quando erano tornati in albergo dal primo giorno di gara a squadre maschile. Sasha aveva trovato Ellen Beals nell'atrio e avevano iniziato a fare una gara di urla a pieni polmoni nel bel mezzo della stanza. Parole come “poco professionale” e “subdola” erano state le più gentili, dette da Sasha. Aveva finito con "La ragione per cui fai le cose come questa, la ragione per cui prendi decisioni sbagliate è perché non capisci quello che serve per diventare un campione. Non l'hai capito quindici anni fa e non lo capisci adesso. E' per questo che non hai mai fatto parte della squadra olimpica, e che io sia dannato se sarai il motivo per cui queste ragazze non realizzeranno i loro sogni."

Sasha aveva chiamato il Comitato Nazionale degli Stati Uniti e aveva presentato una denuncia, ma alla fine della giornata, la Beals era ancora il capo allenatore e Lauren era stata eliminata dalla lista per la finale a squadre. Si era rivelato un grande errore, con la Cina che scalzava gli Stati Uniti per il titolo a squadre. La differenza dei loro punteggi era stata di due decimi di punto, che Lauren avrebbe potuto facilmente recuperare durante la sua routine alla trave, se le fosse stato permesso di gareggiare.

Naturalmente i media volevano sapere cosa Payson pensasse a riguardo. "Ovviamente siamo deluse di essere arrivate seconde. Credo avessimo la squadra migliore. L'unica cosa che possiamo fare è continuare a lavorare sodo" disse, e rivolse loro un sorriso incerto. Era stata la risposta più diplomatica a cui era riuscita a pensare, perchè dentro di sé ribolliva di rabbia.

La vittoria nell’All-Around le sembrava un po' smorzata dalla stupidità dell'aver perso la gara a squadre. Il tragitto in autobus per tornare in albergo era stato a dir poco silenzioso.

***


"Ottimo lavoro, Pay" disse Nicky, in mano stringeva saldamente la sua medaglia d'argento.

"Grazie" disse, "anche tu." Improvvisamente, Austin era al suo fianco a prenderle la borsa dal vano portaoggetti sotto il bus, consegnandola a Payson.

"Ci vediamo più tardi," disse Nicky e se ne andò.

Payson si girò verso di lui. "Non c'è bisogno di farlo, sai?" disse mentre camminavano verso l'albergo.

"Che cosa? Ti ho preso la borsa." Il suo volto era l'immagine di innocenza, ma Austin Tucker non era innocente da molto tempo.

"Gli ho già detto che non mi interessa. Non c'è ragione per sbatterglielo in faccia. E' un bravo ragazzo e un mio amico. Inoltre.." disse, accennando a Kaylie che era rimasta a guardarli lontana solo pochi passi, "ti dovresti preoccupare di più per la tua vita amorosa. La mia sta andando bene." Si buttò la borsa sulla spalla e si diresse verso l'hotel. Vide Sasha con la coda dell'occhio che in fondo all'atrio parlava con un uomo più vecchio dai capelli bianchi.  Guardò ancora e vide che si trattava di suo padre. Payson sorrise, sperando che stessero cercando di sistemare le cose o per lo meno che fossero civili l'uno con l'altro.

Si affrettò verso gli ascensori e vide le porte di uno chiudersi. "Blocca l'ascensore" disse, e la porta si fermò e si spalancò di nuovo.

"Grazie Kaylie" disse, mentre entrava e vedeva la sua amica appoggiata alla parete di fondo.

"Nessun problema" disse Kaylie, senza alzare lo sguardo, il sarcasmo che grondava dalla sua voce. Payson arricciò il naso in imbarazzo e sospirò. Austin dannato Tucker.

"Kaylie ascolta, sai che Austin e io siamo solo amici no?" disse, tirando subito fuori il problema. "E non è il modo in cui tu e Carter eravate solo amici. E' un bravo ragazzo, ma non è il mio tipo e io non sono certo il suo."

Kaylie alzò gli occhi, la rabbia scritta sul suo viso. "Il suo tipo è una bionda top model, cosa che ha reso estremamente chiara da quando ha iniziato ad allenarsi alla Rock. Beh, indovina un po', Pay, quella sei tu."

L'ascensore raggiunse il quinto piano e Kaylie se ne andò infuriata. "Kaylie, aspetta!" gridò Payson, ma fu ignorata. Le sue spalle si abbassarono in sconfitta e andò velocemente nella sua stanza per preparare la valigia.

Emily era già nella loro stanza e gettava i suoi vestiti in valigia. "Kaylie pensa che Austin e io ci vediamo" disse Payson, ricadendo sul letto in modo drammatico.

Emily sbuffò. "Non è il tuo tipo" disse, alzando appena lo sguardo.

Payson si mise a sedere. "Lo so! Grazie per averlo detto" rispose. "Non è il mio tipo, io non sono il suo tipo, e io non so perché lei non lo capisce."

Emily smise di fare la valigia per un attimo. "Whoa, non ho detto che non eri il suo tipo. Da quello che ho visto gli piacciono bionde, c'è. Gli piacciono le modelle, c'è. Ama le sfide, c'è." Sorrise a Payson, che alzò gli occhi al cielo. "Direi che questo ti rende esattamente il suo tipo. Kaylie l'ha capito."

Payson scosse la testa. "Beh, lui non è interessato a me, è interessato a Kaylie per quello che so."

Emily sospirò, rinunciando riporre le sue cose e sedendosi accanto a Payson. "Sei sicura? Glielo hai chiesto? Perché da quello che posso vedere, se fossi Kaylie, penserei anche io che sia interessato a te."

Payson si gettò sul letto. "Beh, non dovrebbe avere importanza, perché io non sono affatto interessata a lui in quel senso."

Emily sorrise. "Ottimo, così si rende conto che tu non lo vuoi e passa a Kaylie. Payson, nessuna ragazza vuole essere la seconda scelta, di nessun ragazzo." Emily lei diede una pacca sulla spalla.

Payson si schernì. "Non gli piaccio in quel modo. Fidati di me."

"Qualunque cosa tu dica, ora fai i bagagli, il nostro autobus parte tra mezz'ora."

Payson cominciò a mettere via i vestiti. Sospirò, sapendo che doveva parlarne con Austin. Credeva davvero che non avesse sentimenti di quel tipo per lei e se li avesse avuti, Austin era il miglior attore che avesse mai incontrato. Ma l'ultima cosa di cui aveva bisogno era che Kaylie fosse arrabbiata con lei o che le cose diventassero imbarazzanti con Austin, che si stava trasformando in qualcosa di simile ad un migliore amico.

Lei e Emily uscirono dalla loro camera mentre Sasha stava uscendo della sua. "Signore" disse, facendo un cenno nella loro direzione. Emily distolse lo sguardo immediatamente, non ancora in grado di guardare il suo allenatore negli occhi da quel malinteso con le chiavi della camera. Praticamente decollò lungo il corridoio verso gli ascensori.

"Dovresti parlare con lei, sai, chiarire un po' la situazione", disse Payson. "E' mortalmente imbarazzata e io non la biasimo."

Annuì. "Mi siederò con lei sul bus, sperando di parlarne. In realtà avrei dovuto farlo mentre eravamo qui, ma stava gareggiando così bene che non volevo cambiare nulla."

***


Erano tutti saliti a bordo del bus a noleggio che li avrebbe portati all'aeroporto e Sasha chiamò Emily quasi subito, mentre Payson si lasciò cadere sul sedile accanto a Austin.

"Ho bisogno di parlare con te," disse Payson, aggrottando la fronte nella sua direzione.

"Uh oh, sembra serio", la prese in giro leggermente, strattonando le cuffie dalle orecchie. "Che c'è?"

"Kaylie è seccata da morire con me perché ti piacciono le bionde" disse, semplificando il problema al nocciolo.

Austin rise e lei roteò gli occhi. "Però seriamente, potresti, non lo so, rassicurarla in qualche maniera o smettere di essere così appiccicoso* con me, perché credo che davvero stia cominciando a esserne ferita" disse, e indicò con gli occhi la nuca della sua amica, pochi posti più avanti.

Austin sospirò drammaticamente e appoggiò il capo contro il poggiatesta. "Non so cosa vuole che io faccia. Mi ha fatto capire che voleva che stessi fuori dai suoi affari, anche dopo che è tornata ad allenarsi, non voleva avere nulla a che fare con me. Che cosa dovrei fare, restare fermo come un cucciolo triste aspettando che lei mi butti un osso?"

Payson fece una smorfia. "Pessima analogia, ma ho capito." Sospirò. "E' che questo è il campo di competenza di Kaylie. I ragazzi semplicemente le sono sempre corsi dietro da quando avevamo dodici anni. Anche quando stava con Carter, dopo tutto il disastro con Lauren, lui ancora le girava intorno sperando che se lo riprendesse."

Austin si strinse nelle spalle. "Non sono Carter. Quando una ragazza mi dice che non è interessata più volte, alla fine mi arrendo e vado avanti." Guardò Payson. "Lei crede davvero che io e te stiamo uscendo?"

Payson si strinse nelle spalle. "Così come tutte le principali fonti di notizie di gossip in tutto il mondo, quindi non posso davvero biasimarla. Inoltre, come ha giustamente fatto notare, io sono il tuo tipo" disse, colpendolo scherzosamente alla spalla con la sua.

Austin scoppiò a ridere, ma poi rapidamente si fece serio. "Tu non sei il mio tipo" disse, scuotendo la testa.

"Lo so, io continuavo a cercare di dirglielo, ma non mi hanno creduto."

Lui scosse la testa. "Tu sei fuori dalla mia portata, Payson Keeler."

La bocca di Payson si spalancò e lo guardò in stato di shock. "Austin, io..."

Lui la interruppe con un cenno del capo e alzata d'occhi. "Payson, è qualcosa che ho capito dal momento in cui ti ho incontrato. Non sentirti a disagio per colpa mia. Tu appartieni a qualcuno," fece cenno con la testa verso la parte anteriore del bus, "con la tua stessa passione e intensità, qualcuno con la tua stessa determinazione e, francamente, qualcuno che possa tenere il passo con quel tuo cervello, che onestamente mi spaventa a morte. Ti ho sentito parlare l'altro giorno e ti uscita fuori una parola, qualcosa su una delle statue fuori l'hotel."

Payson si schernì. "Antropomorfico," disse. "Scherzi a parte, Austin, ti stai sbagliando di grosso."

Scosse la testa con un sorriso. "So che quando una ragazza è fuori dalla mia portata. Non succede spesso, ma succede. Tu appartieni a - noi sappiamo a chi appartieni. Non ti preoccupare...parlerò con Kaylie se ti fa sentire meglio. Proverò di nuovo, ma tre strikes e sono fuori. Non prendo bene i rifiuti. "

Lei rise. "Sono sicura che non succede spesso, ma succede" disse, ripetendogli le sue stesse parole. "E poi, qualche rifiuto è un bene per te, tiene il tuo ego a livelli gestibili."

Sasha sospirò quando Emily scivolò fuori dal sedile accanto a lui e tornò verso il resto dei ginnasti nella parte posteriore del bus. Beh, se questa non era la conversazione più imbarazzante della tua vita, non so cosa fosse, Beloff. Entrambi avevano chiesto scusa, anche se non sapeva perché, dato che non era stata colpa di nessuno. Si era sentito sollevato quando lei finalmente aveva ammesso che era andata, parole sue, "fuori di testa", ma che era passata adesso e potevano tornare alla normalità. Si era allontanata velocemente a quel punto e lui era stato entusiasta di lasciarla andare. Guardò alla sua destra e vide Ellen Beals seduta rigidamente dritta sulla sedia, lo sguardo in avanti.

Roteò gli occhi, tirò fuori il suo iPod e si sedette per rilassarsi per il resto del viaggio verso Heathrow. A differenza dell'arrivo, aveva sempre provato un senso di sollievo quando attraversava il gate delle partenze. Quella era stata una visita breve, un evento di prova molto simile ad una competizione vera e propria, prima del viaggio che avrebbe fatto in un anno e mezzo per le Olimpiadi. Nel complesso, era stato un viaggio riuscito. Le ragazze avevano gareggiato bene, Payson aveva messo a tacere qualsiasi inquietudine per la sua vittoria ai Mondiali e Ellen Beals avrebbe perso un po' dell'influenza che aveva sul Comitato Nazionale dopo la prodezza con Lauren Tanner, che a tutti gli effetti era costata loro l'incontro.

Forse era stato un po' duro quando aveva trascinato nella discussione il suo fallimento nell'entrare in una squadra olimpica, ma ne aveva avuto abbastanza. Le sue interferenze erano inaccettabili a quel punto. Aveva sistematicamente attaccato le sue ginnaste una ad una, cercando di sabotare qualsiasi credibilità Sasha avesse in questo sport. Sorrise al pensiero delle sue atlete, ognuna delle quali si riprendeva sempre da qualsiasi attacco della Beals, in particolare Payson. La maggior parte delle ragazze avrebbe rinunciato, diminuendo il suo allenamento, ed infine sarebbe uscita del tutto dallo sport, ma non quella ragazza. No, Payson aveva lavorato più duramente, cambiando il suo intero approccio ad uno sport che un tempo dominava, e poi tornando più forte che mai.

Sasha non sapeva come quella donna avrebbe fatto, ma sapeva che Ellen Beals non aveva ancora finito. Teneva per le palle il Comitato Nazionale e non aveva intenzione di lasciar perdere. Doveva semplicemente essere pronto ad ogni evenienza.

***


Avevano riservato un volo di ritorno per New York, dove tutti gli atleti sarebbero poi andati per la propria strada. Sasha si sedette in uno dei sedili spaziosi, tirando fuori il suo iPod e un cruciverba, prima di chiedere all'assistente di volo una Guinness. Sentì qualcuno sedersi accanto a lui. Era Lauren Tanner.

"Devo parlarti di una cosa," gli disse.

Sasha annuì: "Sono tutto orecchi."

"Volevo ringraziarti" disse. Le parole leggermente amare sulla lingua. "Per avermi difeso con la Beals, voglio dire. Pensavo che fosse lei quella dalla mia parte, ma ho capito che invece sei tu, e quindi beh, grazie."

Sasha non aveva idea di come rispondere. "Non c'è di che, Lauren. Sono il tuo allenatore. È il mio lavoro proteggere i vostri interessi. Hai un grande talento e meritavi di competere."

Lauren fece un cenno, rifiutando il complimento. "Un'altra cosa" disse, storcendo la bocca in un broncio. "Kaylie sta pensando di smettere, quindi dovresti, sai, fare le tue cose, parlarle perché io non sto per perdere la mia migliore amica per una cosa stupida come... non importa, basta che fai quello che fai di solito, quei tuoi discorsetti motivazionali," disse, facendo svolazzare le mani in aria, come a dimostrare che lui possedeva un qualche potere magico.

"Te l'ha detto lei?" Sasha chiese scioccato. Kaylie aveva fatto straordinariamente bene all'evento prova, considerando tutto il tempo che aveva perso, arrivando quarta dietro Payson, Genghi Cho e Greta Dalca della Romania.

Lauren scosse la testa. "E' la mia migliore amica" disse, come se questo spiegasse tutto. Poi saltò fuori dal sedile e si diresse verso la parte posteriore dell'aereo.

Sasha si mise le cuffie e fece partire la musica, coprendo il resto dei passeggeri ed i suoni dell'aereo. Doveva pensare e doveva farlo velocemente, o la Rock avrebbe perso una delle migliori ginnaste del mondo.



Note:
*appiccicoso: touchy-feely. Con questa espressione si intende qualcuno che continua a cercare del contatto fisico, ma non è un'accezione molto positiva. Spero che 'appiccicoso' renda l'idea.

Grazie a tutti voi che leggete questa storia, mi fate sentire soddisfatta del mio "lavoro" di traduttrice! E grazie a morgenrot che trova sempre un po' di tempo per betare!

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Capitolo 19
*** Subdolo e Desiderio ***


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Boris ogni tanto fa degli errori grammaticali o di costruzione delle frasi, impicciandosi tra l'inglese e il rumeno. Ho cercato di rendere queste imperfezioni anche nella traduzione.


Subdolo e Desiderio




Sasha Beloff si sentiva subdolo e per una volta negli ultimi mesi non aveva niente a che fare con la sua vita sentimentale. Riattaccò il telefono con l'alto funzionario del Comitato Nazionale di Ginnastica degli Stati Uniti e ruotò sulla sua sedia girevole. "Sì!" sussurrò, concedendosi un momento celebrativo. Era raro che i poteri che governavano il mondo della ginnastica fossero in linea con il suo pensiero e Sasha riusciva a stento a credere che l'idea che gli era balenata in mente in hotel dopo la gara All-Around, si fosse realizzata in pochi giorni.

"Sembri piuttosto felice" disse Kim Keeler mentre entrava in ufficio, posando la borsa sulla sua scrivania. "Che c'è?"

"Il Comitato Nazionale ha appena sostituito Ellen Beals come capo allenatore delle donne" disse con un sorriso sul viso.

Gli occhi di Kim si illuminarono, più o meno allo stesso modo in cui faceva la figlia. "E' una notizia incredibile, Sasha. E' stato per quello che è successo a Londra con Lauren?"

Annuì. "L'hanno tenuta presso la loro sede per alcuni compiti amministrativi, ma direi che la maggior parte del suo potere su di noi e le ragazze non c'è più."

"Allora, con chi la sostituiscono?" chiese.

Il sorriso di Sasha sbiadì un po', ma era stata, dopo tutto, una sua idea. "Mio padre, Boris Beloff."

Kim corrugò le sopracciglia. "Pensavo… Payson ha detto che non vai d'accordo con tuo padre."

Scosse la testa. "No, in effetti. Ma non importa*. E' un grande allenatore di ginnastica e in un colpo solo Ellen Beals è fuori, la Romania, uno dei nostri maggiori concorrenti, ha perso un capo allenatore per la seconda volta in meno di un anno e le nostre ragazze trarranno sicuramente beneficio dalla sua esperienza. "

"Quello che mi chiedo è: come l'hanno convinto a lasciare la squadra rumena?" chiese.

Sasha sorrise. "Non l'hanno fatto loro... l'ho fatto io."

Vide Payson attraversare la hall dell'hotel e il suo sguardo la seguì fino alla nicchia dell'ascensore prima di concentrarsi di nuovo su quello che suo padre stava dicendo.

"Dalca è un ginnasta eccellente, Sasha, ma è troppo vecchia. Diciannove anni, con le Olimpiadi lontane ancora un anno e mezzo. E' un peccato e nessun talento promettente all'orizzonte, come si dice."

Sasha annuì comprensivo, o almeno sperando di sembrare comprensivo. In realtà non avrebbe potuto importargli di meno che la ginnastica rumena stesse andando a gambe all'aria. Qualsiasi legame avesse avuto con la squadra era stato reciso e tutte le sue ginnaste avevano smesso da molto tempo. "Sono sicuro che troverai qualcuno che riaccenderà la gloria della ginnastica rumena." Fece una smorfia. Erano le stesse parole che suo padre aveva usato il giorno in cui era uscito dalla palestra e era tornato a Londra per allenarsi con Nicolai.

"Sasha, ragazzo mio, non c'è nessun altro. Ora, quelle ragazze che hai alla tua Rock. Vorrei allenare quelle ragazze".

Improvvisamente, Ellen Beals apparve nella visuale di Sasha, marciando attraverso l'atrio, abbaiando nel suo telefono cellulare. Era sicuro che non fosse niente di buono, di nuovo. Alzò lo sguardo verso il padre e qualcosa scattò nella sua testa. "Cosa mi risponderesti se ti dicessi che potrebbe essere possibile?" chiese.

Gli occhi di Boris si accesero come un bambino in un negozio di caramelle. "Che cosa vuoi dire, Sasha? So che non andiamo molto d'accordo, ma non giocheresti con le mie emozioni in questo modo."

Sasha guardò il padre negli occhi. "Se la Federazione degli Usa ti offrisse il lavoro di allenatore della nazionale femminile, cosa ne diresti?"

Boris lo guardò di traverso, probabilmente per assicurarsi che non fosse ubriaco. "Non allenare la Romania? Non lo so. Inoltre, gli Stati Uniti hanno gli allenatori, tu e quella donna, Beals."

"Sono solo un allenatore di secondo piano, ci sono soltanto perchè ho quattro atleti della squadra. Se te lo chiedessero, papà?"

"Per allenare questa squadra, la squadra che hai portato a Londra, per riportarla a Londra nel 2012?" Boris fece una pausa, ma Sasha sapeva che era soprattutto per fare effetto. Sapeva di aver conquistato il padre dal momento in cui aveva parlato. Nonostante l'orgoglio del vecchio e la fedeltà al suo paese, sia lui che suo padre erano pescatori ed entrambi sapevano che Sasha aveva l'esca ideale. "Direi di sì."

"Parlerò con loro alla fine dell'allenamento di oggi. Dovrebbero sentirlo da me e sapere che sostengo l'idea" disse Sasha e Kim annuì, d'accordo.

"Non dimenticare che io non ci sarò per i prossimi due giorni" disse. "Sarò in Minnesota. Riunione del liceo" aggiunse e sul viso le comparve la stessa espressione sarcastica che Payson assumeva ogni volta che doveva fare qualcosa che non voleva.

"Giusto" replicò. "Ci vediamo Lunedi mattina, allora."

Si alzò e si diresse giù per le scale, guardando le sue ginnaste al lavoro. Fece un cenno a Tara, che era al volteggio con le ginnaste del nono livello. La donna gli rivolse un cenno rapido della testa per fargli capire che il suo gruppo non era ancora pronto per lui. Sasha annuì e si diresse verso la trave, dove Payson stava lavorando sulla sua nuova entrata, più difficile della verticale con rovesciata che aveva fatto ai Mondiali e al Test Event*. Gli aveva parlato di un Arabian con rondata* prima della rovesciata. Stava sicuramente creando un proprio stile ibrido di ginnastica, aggiungendo maggiore potenza nelle sue routine, ora che si era abituata alla sua nuova altezza e aveva pienamente abbracciato il livello artistico che lui aveva integrato nei suoi esercizi. Era un nuovo tipo di ginnasta, non puramente artistica o basata unicamente sulla potenza, ma un mix delicato che stava attualmente dominando lo sport. I giudici europei avevano amato la sua esecuzione impeccabile. I giudici occidentali avevano amato la sua potenza e precisione. Era una combinazione imbattibile e non c'era una ginnasta a livello di élite in tutto il mondo in grado di farlo, oltre Payson Keeler.

"Come va qui? Quante volte sei caduta questa mattina?" chiese, un tono beffardo nella voce. Payson raramente cadeva dalla trave, a volte sembrava una donna selvaggia che combatteva contro il proprio corpo per restare dritta, ma i suoi piedi erano come la colla su quell'attrezzo.

Payson rise, correndo al bordo del tappeto ed eseguendo di nuovo l'entrata.

Sasha osservò i movimenti con attenzione, notando che nonostante fossero ben eseguiti, sarebbe stata in grado di mantenere più a lungo la verticale, ricevendo così un punteggio più alto, se avesse regolato leggermente l'angolazione del suo corpo.

"Payson" disse, invitandola a scendere dalla trave.

Saltò giù dal attrezzo. "Non va bene" disse, aggrottando la fronte alla trave stessa.

"Il tuo peso ti sta spingendo in avanti troppo presto e perdi il centro di gravità" disse. "E' una correzione facile, fai la verticale sulla riga" continuò, indicando la linea bianca di nastro adesivo sul pavimento. Si inginocchiò accanto a lei e spinse la mano contro il suo stomaco. "Spingi indietro, ma non compensare" disse, e sentì i suoi muscoli addominali spostarsi leggermente sotto la sua mano. "Bene" disse, allontanandosi. "Finisci" disse, e lei abbassò lentamente le gambe, posando i piedi proprio sul nastro. Fece un passo dietro di lei. "Stesso discorso" disse, allungandosi la mano per spingere contro il suo stomaco "e aggiungi l'estensione delle braccia." Le afferrò i polsi, dando uno strattone gentile e che la allungò più pienamente. "Ora sulla punta dei piedi" indicò e Payson spinse verso l'alto, la schiena arcuata, il suo corpo che si sagomava perfettamente contro quello di Sasha, con la testa contro la sua spalla, il sedere spinto fermamente contro le sue cosce. Lui stesso si concesse un momento per godere semplicemente della sensazione, ma solo un attimo, allontanandosi in fretta.

"L'hai sentito?" chiese Sasha, con un chiaro doppio senso. Payson annuì, con un luccichio negli occhi, e lui le sorrise. "Fallo di nuovo", disse. Lo fece di nuovo, eseguito senza problemi dalla punta dei piedi e a quella delle mani. "Eccellente" disse, dandole una stretta fugace sulla spalla. Più tardi, Beloff. Resta fino a tardi stasera, c'è un sacco di tempo dopo. Spostò rapidamente la sua attenzione sul lavoro, verso il suolo dove Emily stava lavorando duro sulla sua diagonale.

Kim Keeler aveva notato un cambiamento in Sasha ultimamente. Niente di palese o evidente, ma un graduale passaggio da qualcuno che sorrideva raramente, a cui delle rughe di preoccupazione stavano prematuramente solcando la fronte, ad un uomo che non era esattamente spensierato, ma decisamente più in pace con qualunque demone contro cui stesse lottando. Si chiedeva se magari non stesse vedendosi con qualcuno, ma era fuori questione che glielo chiedesse. Aveva attraversato quella linea una volta, facendosi coinvolgere, anche se poco, nella sua breve relazione con Summer. Il risultato indiretto era stato che Summer aveva ridotto le sue ore alla Rock e stava attivamente cercando un altro lavoro a tempo pieno.

Guardò Sasha farsi strada attraverso palestra, gli atleti che si dividevano come il Mar Rosso mentre camminava. Si fermò alla trave, dove sua figlia stava lavorando su un'entrata con rondata con Arabian e rovesciata. Disse una cosa che fece ridere Payson e si sorrisero prima che sua figlia corresse al bordo del tappeto, per poi lanciarsi verso la trave, fermando lo slancio con le gambe a mezz'aria e quindi utilizzando la sua flessibilità per fare una rovesciata, mettendo i piedi sui quattro centimetri di spazio disponibili.

Payson si fermò e guardò verso il suo allenatore, che le fece cenno di scendere dalla trave e di spostarsi sulla linea bianca che le ragazze usavano per perfezionare i loro esercizi. Sasha disse qualcosa, probabilmente un'istruzione, dal momento che Payson fece un passo indietro e eseguì una verticale. Senza esitazione, si inginocchiò, le posò una mano sullo stomaco e l'altra sui polpacci, indicando qualcosa. Si alzò e Payson completò la rovesciata. Sasha si mosse dietro di lei, spingendo di nuovo contro il suo stomaco e poi mise le mani sulle sue, posizionandole esattamente dove voleva. Si chinò e le disse piano qualcosa all'orecchio, vide Payson alzarsi in punta di piedi e inarcare la schiena verso di lui.

Per un momento Kim poteva quasi giurare che entrambi avessero gli occhi chiusi, ma poi sbatté le palpebre e Sasha si stava allontanando. "Hai sentito?" lo sentì chiedere e Payson annuì. "Fallo di nuovo" disse, allontanandosi completamente. Payson completò il passaggio, esattamente nel modo in cui le aveva spiegato. "Eccellente" disse, superandola e stringendole la spalla, ma la sua attenzione si era già spostato sul pavimento dove Emily stava lavorando.

Kim si strinse nelle spalle e tornò alla sua scrivania. Non era sicura di cosa fosse responsabile del cambiamento, ma era felice per lui.

Payson svoltò l'angolo dello spogliatoio delle donne verso la nuova aggiunta alla Rock, il Cruz Fitness Center, donato da Alex Cruz dopo la battaglia di sua figlia con l'anoressia. Avere un centro fitness al Rock aiutava gli allenatori a tenere d'occhio le ragazze, mentre facevano cardiofitness e altri esercizi, in più aveva portato ulteriori fondi da parte di persone che volevano iscriversi solo per utilizzare quella struttura all'avanguardia. Tutti erano andati a casa per la notte e come avevano previsto questa mattina a colazione, lei e Sasha erano soli.

Sasha era sul tapis roulant, lavorando in una corsetta leggera su una piccola pendenza. "Ehi" disse, cogliendo nello specchio di fronte a lui, un'occhiata di Payson che si avvicinava.

"Ciao" replicò, accendendo la stessa macchina e impostando una pendenza leggermente superiore alla sua, ma ad una velocità simile. Non aveva un problema cronico al ginocchio di cui preoccuparsi.

"E' andata bene la partenza di tua madre?" chiese Sasha, senza fermarsi.

"Sì, e ha lasciato Becca a ehm - casa di Lily, penso. E' al livello nove?" disse.

"Lily Castleton. Livello nove" confermò.

Scosse la testa. "Non avevo capito che era un'amica della Rock. Sono stata stupida abbastanza da andare fino alla porta. Sua madre mi ha praticamente trascinato in casa per mostrarmi i trofei di sua figlia e poi mi ha chiesto un'opinione su quale fosse il potenziale di Lily."

Sasha roteò gli occhi. "Ah, sì, la signora Castleton" disse con un sorriso. Naturalmente, certo che si ricorda della madre, probabilmente avrà tentato di sbavargli addosso una volta o due. Ora, Payson, ritrai gli artigli e fai la brava.

Payson sbuffò alla sua reazione. "Sì, indossava uno dei suoi ridicoli abiti. Non capirò mai perché le donne le rifacciano le tette. Non sembrano mai reali."

"Neanche quando le tocchi" mormorò, ma lei lo sentì forte e chiaro. La sua bocca si contorse in una smorfia mentre premeva rapidamente qualche tasto e la sua macchina rallentava prima di fermarsi completamente. Scese in silenzio dal tapis roulant e cominciò ad allontanarsi.

"Payson? Non era riferito a nessuno in particolare" disse, girando la testa, ma senza poterlo fare a lungo, dato che il suo tapis roulant era ancora in movimento. Payson si fermò e catturò il suo sguardo nello specchio. Hai intenzione di seguirmi o no? Non aveva bisogno di dirlo ad alta voce, sollevò appena un sopracciglio verso di lui, prima di incamminarsi nuovamente verso gli spogliatoi, togliendosi la maglietta mentre camminava. Improvvisamente la palestra era silenziosa. Il suono costante dei suoi passi mentre correva e il ronzio del tapis roulant erano cessati. Payson sorrise mentre continuava verso lo spogliatoio. C'era qualcosa che voleva provare e quello era un ottimo momento. Sfilò la fascia dai capelli, lasciandoli ricadere sulle spalle, e rapidamente tolse le scarpe da ginnastica e i calzini. Gli lasciò una scia di abbigliamento mentre camminava, tra cui il reggiseno sportivo e i pantaloncini, prima che lui la raggiungesse fuori dalle porte delle docce femminili.

Sentì la sua mano sul suo braccio. Sasha la fece voltare e immediatamente portò la bocca sulla sua in un bacio. Le loro lingue ingaggiarono una battaglia familiare. Si era tolto la camicia mentre la raggiungeva e la sensazione dei loro corpi premuti insieme, qualcosa che nessuno dei due aveva provato in un lungo periodo di tempo, era sufficiente per far tremare le loro membra e far accelerare il respiro. La lingua di Sasha tracciò un percorso lungo il suo collo e sulle spalle, ma lei si tirò indietro prima che andassero troppo oltre, prendendolo per mano. Catturò il suo sguardo, prima di portatlo nelle docce delle donne. "Allora, ho questa fantasia..." disse, e la sua voce si spense quando entrarono in uno dei box.

Si schiarì la gola e sorrise. "Una fantasia, eh?"

Annuì. "Sì, e mi chiedevo se ti andrebbe di parteciparvi con me." chiese, allungando un braccio dietro di sé per raggiungere il rubinetto e girarlo. L'acqua uscì dalla doccia e fece un passo indietro, bagnandosi i capelli. Mentre le goccioline le raggiungevano le spalle, Sasha fu su di lei, baciandola ferocemente, con una intensità che non gli aveva mai mostrato prima. Si è forse trattenuto per tutto questo tempo? Pensò che le andava benissimo così, avvolgendo le braccia intorno al busto, tirandolo più vicino, permettendo all'acqua di bagnarli entrambi. I loro petti erano premuti insieme e lei gettò indietro la testa, esponendogli il collo. Sasha comprese subito, mordendo la carne umida con i denti, e quindi calmando la pelle con le sue labbra. Le loro bocche si unirono di nuovo e questa volta i loro bacini urtarono, provocando ad entrambi dei bassi gemiti. Payson sentì le sue mani spostarsi sul suo fondoschiena, mentre le sue dita si infilavano delicatamente nell'elastico delle sue mutandine. Sasha si tirò indietro dal bacio ed entrambi fissarono per un momento.

Ora o mai più, Keeler, si disse e prendendo un respiro tremolante, afferrò uno dei suoi polsi e lo portò in avanti, posandolo in basso sul suo stomaco. I loro occhi si incontrarono e lui sembrò confuso per un attimo, prima che la comprensione gli illuminasse il volto. Lei sorrise e gli baciò dolcemente le labbra, la sua mano scivolò più in basso.

Potevano essere trascorse delle ore, ma Payson sapeva che in realtà erano passati solo pochi minuti. Erano incastrati in un angolo della doccia. L'acqua era diventata fredda, ma era meravigliosa contro i loro corpi surriscaldati. Payson si mise a sedere tra le sue gambe, la schiena contro il suo petto, mentre lui le posava dolci baci sulla nuca e le spalle.

Sospirò. "So che è successo prima, quel giorno nel trailer, dopo Natale" disse, intrecciando le loro mani. Strofinò le labbra contro le sue nocche, prima di portare il suo braccio a circondarla, le loro mani unite appoggiate sulla pelle morbida del suo stomaco. "Questo era diverso, però" disse, sapendo che la sua voce mostrava il timore che sentiva in quel momento. "Vorrei che potessimo..." Si interruppe, non disposta a dire le parole ad alta voce.

Poteva sentire il suo sorriso contro il suo collo e poi le diede un altro bacio. "Lo so" disse. Payson sentì la comprensione nella sua voce e il suo cuore si strinse con amore per quell'uomo che la teneva tra le braccia. "Dai, andiamo a vestirci. Ordiniamo da mangiare. Tu rimani qui stanotte?" chiese.

Sospirò. "Mi piacerebbe restare per sempre se potessi."










Note:
*neither here nor there: è una frase idiomatica che significa letteralmente, qui là. Il dizionario degli idiomi dice che ha anche il significato di cosa poco importante. E mi sembrava più corretta in questo caso la seconda interpretazione.
*La vecchia entrata di Payson alla trave (quella che dei Mondiali e del T.E.), la trovate al minuto 1:52, eseguito da Yang Yilin http://www.youtube.com/watch?v=DirGdV6DiK8 Io vi consiglio tutto il video, alcune entrate sono spettacolari.
*Arabian con rondata: cioè una ruota senza mani (rondata) seguita da un salto mortale in avanti. Non ho trovato un video decente questa volta.
La rovesciata che Payson aggiunge è un movimento che parte dalla verticale. Si esegue una verticale e poi si portano i piedi al suolo, in avanti, e si crea un 'ponte'. Da questa posizione, mani e piedi a terra, schiena arcuata e stomaco verso il soffitto, si torna in piedi. Ci si rovescia, in pratica. Suona complicato, ma è una delle cose più semplici di questo sport.

E' poco chiaro in questo capitolo, ma Payson e Sasha non sono andati proprio fino in fondo. Ricordatevi che hanno deciso di aspettare le Olimpiadi!

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Capitolo 20
*** Deliri di Passione? ***


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Deliri di Passione?








Sasha tornò lentamente cosciente, la luce del sole che splendeva attraverso le tende della finestra appena sopra il letto nella sua roulotte. Qualcosa di morbido gli stava solletico il naso, annusò. Il profumo di cocco invase i suoi sensi. Payson, pensò mentre si spostava più vicino al profumo inebriante, lo stesso che aveva suscitato il suo interesse mesi prima, la mattina dopo che lei l'aveva goffamente baciato. Il suo corpo era curvo contro il suo, con la testa infilata proprio sotto il mento, e i suoi piedi gelidi contro i polpacci.

"I tuoi piedi sono dannatamente freddi" mormorò in un orecchio, per vedere se era sveglia.

Lei ridacchiò nel cuscino, rannicchiandosi vicino a lui, ma allontanando i piedi. "Meglio?" chiese.

Lasciò cadere un piccolo bacio sulla parte posteriore del collo e poi si strofinò contro la sua spalla. "Mmm, molto."

"Che ore sono?" chiese Payson un attimo dopo.

"Umm" esitò, alzando la testa per vedere l'orologio. "Un quarto alle sei" disse, senza in realtà capire quello che stava dicendo.

Payson lo capì e si sedette di scatto, avvolgendo il lenzuolo intorno al seno. "Hai il livello due tra quindici minuti" disse, lasciando cadere il lenzuolo, dimenticando il pudore, e praticamente saltando su di lui per cercare i suoi vestiti.

"Merda" borbottò Sasha, rotolando giù dal letto. Si vide nello specchio, i capelli dritti verso l'alto. "E ho detto a Kaylie di arrivare alle sei" disse, cercando invano di appiattirli con le dita.

Payson lo fissò con gli occhi spalancati. "Dici sul serio?" chiese, tirando la canotta sopra la testa. "I genitori del livello due non riconosceranno la mia auto, ma Kaylie si. Guardami Sasha, sembro una che ha dormito da sola?"

Sasha la studiò con attenzione e sorrise. Non lo sembrava. Aveva i capelli in disordine, soprattutto a causa della sue mani, le labbra erano ancora gonfie e, se non si era sbagliato, aveva lasciato un bel segno sulla parte superiore del petto. Il suo body lo avrebbe coperto, ma lo scollo della canottiera che stava attualmente indossando non faceva nulla per nasconderlo.

"Cosa c'è?" chiese, notando l'espressione arrogante che gli aveva attraversato il volto. Abbassò lo sguardo, seguendo la direzione del suo e poi rialzò gli occhi. "Non fare quella faccia compiaciuta" disse, le dita che correvano lungo il segno. "Fossi in te non mi toglierei la maglietta di fronte a nessuno, a meno che tu  non voglia che pensino tutti che sei stato attaccato da un leone di montagna."

Sasha ridacchiò, infilando i jeans e una camicia, coprendo i graffi rosa lungo la schiena, che unghie di Payson avevano fatto la notte prima.

"Merda, Alex Cruz è appena entrato nel parcheggio con Kaylie al seguito" disse Payson, guardando fuori dalla finestra. "Vai, ci vediamo dentro tra un attimo, basta che la tieni lontana dalla porta d'ingresso."

Fece un passo davanti a lei, rubando un bacio lungo la strada, e fermandosi per un momento per approfondirlo, mordendo delicatamente il labbro inferiore. Si sorrisero ognuno contro la bocca dell'altro. "Vai" disse, spingendolo via con delicatezza.

"Ci vediamo dentro" disse Sasha e uscì dalla roulotte, avendo cura di chiudere bene la porta dietro di lui. "Alex, Kaylie" li chiamò, correndo attraverso il parcheggio per raggiungerli.

"Buongiorno Sasha" disse Alex, porgendogli la mano. Lui e Alex Cruz erano arrivati in una zona di reciproco rispetto dopo la diagnosi di Kaylie e il suo ricovero. Con Alex ancora presidente del consiglio dei genitori e Kim Keeler a gestione della palestra, la Rock funzionava nel modo migliore di sempre.

Kaylie lo guardò. "Giorno" disse brevemente, senza alzare lo sguardo per incontrare il suo. Era vestita per l'allenamento.

"Buongiorno, Kaylie" disse. "Seguitemi." Li condusse in palestra, la porta d'ingresso era stata sbloccata da Tara che aveva il primo turno durante il fine settimana. Alex andò verso la sala di osservazione, il suo cellulare fuori e una pila di documenti sotto il braccio mentre Sasha accompagnava Kaylie verso Tara, che stava scaldando i livello due sui tappeti. Sasha aveva riconosciuto qualcuno in Kaylie. Non se stesso. No, Marty Walsh. Entrambi erano stati benedetti con incredibile talento naturale. Proprio come Marty, le distrazioni a volte avevano la meglio su di lei. Ma a differenza di Marty, Kaylie aveva lui per allenatore e Sasha non aveva intenzione di farle buttare la sua carriera in un gabinetto figurato. Era un artista che avrebbe potuto illuminare una folla e far fare un sorriso persino al giudice più severo. Con l'impegno maggiore che aveva mostrato dopo aver vinto Nazionali, prima che il suo disordine si facesse strada, Kaylie era sulla buona strada per contestare Genghi Cho ai Campionati del Mondo.

"Non mi sono ancora allungata, ho fatto altro" protestò leggermente.

"Non è necessario, non ti ho portato qui per allenarti questa mattina" disse, fermandosi a pochi metri dal corpo libero.

Kaylie lo guardò, l'irritazione verso di lui scritta chiaramente sul suo viso. "Sasha, questo è ridicolo. Vado a casa."

Sasha si mise davanti a lei, "Ascoltami" disse, "Me lo devi decisamente." Lei alzò gli occhi e incrociò le braccia in attesa. "Guarda quelle bambine là fuori. Livello due. Nessuno di loro ha più di otto anni. Esattamente dove eravate voi a quell'età" disse. "Ognuna di queste ragazze vuole essere Kaylie Cruz quando crescerà."

Kaylie roteò gli occhi e fece un cenno verso i tappetini dall'altra parte del pavimento dove Payson aveva cominciato ad allungarsi. "Vogliono essere Payson Keeler, non Kaylie Cruz."

Sasha sorrise. "No, non lo vogliono" disse. "Payson è una campionessa e la migliore ginnasta al mondo in questo momento. La sua storia è fonte di ispirazione" Kaylie sbuffò, ovviamente senza capire dove stesse andando a parare, "ma le spaventa a morte con le sue concentrazione e intensità. Queste ragazze, che ti vedono allenarti nella palestra in cui sei cresciuta, ripercorrono i tuoi passi da dove sono in questo momento fino al  Campionato Nazionale. Tu sei accessibile per loro. Hai ragione su Payson, ma io non ti sto paragonando a lei. Sei arrivata al quarto posto a Londra dopo essere stata fuori per mesi, solo cinque settimane di allenamento dalla tua parte. Lo so che stai pensando di smettere." La sua bocca si spalancò in segno di protesta, ma lui alzò la mano per interromperla. "Penso che sia un errore, perché credo che in fondo c'è ancora una parte di te che ama la ginnastica, come fanno queste ragazzine." Kaylie tenne gli occhi fissi sulle bambine che eseguivano delle rondate per il riscaldamento e fece una smorfia. "E se non lo fai per loro, allora fallo per te, perché se smetti ora, te ne pentirai per il resto della tua vita. Ascolta qualcuno la cui carriera è stata interrotta, ma che ha ottenuto la possibilità di competere ai Giochi Olimpici. E' qualcosa che nessuno potrà mai portarti via. Quando il mio ginocchio mi sta uccidendo mentre faccio qualcosa di semplice come correre di mattina attraverso il parcheggio quando fuori fa freddo, verso una delle mie ginnaste perché si è messa in testa che vuole uscire, io sono ancora un atleta olimpico."

Kaylie sospirò. "Sasha, io ..."

Scosse la testa. "Non prendere una decisione ora. Siediti qui, guardale, e pensaci. Non posso dirti cosa fare, Kaylie, ma posso dirti che l'unica persona che deluderai se smetti è te stessa, e io non voglio che tu viva con quel tipo di rimpianto. "

Kaylie annuì e si sedette contro un mucchio di stuoie a seguire gli allenamenti delle bambine. Sasha se ne andò, di nuovo verso Payson, che era l'unica dell'Elite nella palestra a quell'ora di Sabato. Tese la mano per aiutarla ad alzarsi e lei vi fece scivolare la sua chiave per la porta sul retro. "Alex Cruz è tornato fuori per prendere qualcosa dalla sua auto. Avresti dovuto vedermi, sembravo un'agente segreto che si nascondeva dietro le auto per raggiungere la porta che conduce allo spogliatoio delle donne."

Sasha rise, facendo scivolare la chiave in tasca. "Sei pronta per le parallele?" disse.

"Sì, cosa hai detto a Kaylie?" chiese, guardando verso la sua amica con preoccupazione.

Payson non aveva davvero parlato con Kaylie da quando erano tornati ​​a casa da Londra. La campionessa nazionale aveva messo in chiaro che non voleva parlare con lei. Quando ne aveva parlato con Austin, si era limitato a scuotere le spalle e borbottare qualcosa sul volerci andare di mezzo.

"Mi dispiace, riservato" disse, regolando le barre per l'altezza e la larghezza di cui aveva bisogno.

Sospirò. "Credo che dovrò stringere i denti e parlare con lei," disse.

"Già, che cosa succede tra voi due, ultimamente?" chiese. Payson si strinse nelle spalle. Per qualcuno osservatore come era lui, davvero non aveva idea di come le ragazze adolescenti si comportassero.

"Hai presente il problema che hai avuto con Austin?" chiese. Alzò gli occhi verso di lei, ma annuì. "Lei ha avuto lo stesso problema con me."

Sasha scosse la testa. "Qualcuno che in questa palestra segue la regola niente-appuntamenti?" domandò, l'esasperazione evidente nel suo tono.

"No" rispose con un sorriso. "E poi non escono insieme. Lui le tira le treccine, lei gli dice di sparire e poi odia la ragazza successiva a cui lui va a tirare le trecce". Payson si strinse nelle spalle. "E' come l'asilo."

Sasha ne aveva evidentemente avuto abbastanza della conversazione. "Magnesia e sali su queste parallele" disse, appeso sulla barra in alto per assicurarsi che ci avrebbe retto il peso. Lei gli sorrise e si infilò i paracalli.

"Esattamente quello che pensavo anche io" disse, saltando alla sbarra alta e tirandosi su, facendo un giro per schiarirsi le idee e poi procedendo a concentrarsi sulla presa.



Più tardi, mentre stava prendendo un po' di acqua dal distributore, Payson vide Kaylie passare davanti a lei verso lo spogliatoio. "Kaylie, aspetta" la chiamò. Le spalle di Kaylie si alzarono e si abbassarono, come se avesse preso un respiro profondo, prima di voltarsi.

"Guarda, Pay, mi dispiace di comportarmi da stronza, ma davvero non voglio parlare con te in questo momento" disse Kaylie.

Payson la guardò, cercando di leggere la sua espressione. "Kaylie, io proprio non capisco. Di che si tratta? E' per Austin Tucker? Perché lasciare che un ragazzo sia d'intralcio alla nostra amicizia è solo ..."


Kaylie scosse la testa. "No, non si tratta di un ragazzo." Payson alzò gli occhi e le lanciò un'espressione incredula. "Va bene, è un po' un ragazzo, ma - come hai fatto, Pay? Dopo l'infortunio, come hai fatto a venire qui ogni giorno e guardare la mia bandiera su quel muro? Come hai fatto ad affrontare quella foto di SI e le telecamere che seguono te e Austin Tucker in giro? MJ ti aveva definito una pietra in un fiume, semplicemente lasci scivolarti tutto addosso."

Payson guardò l'amica. "Kaylie, io ... non lo so, mi sono solo concentrata credo. Sapevo che tutte le altre cose erano solo un mezzo per un fine, una parte della strada che stavo prendendo. Niente è un grande problema a meno che tu non lasci che lo sia."

Era una bugia, o almeno una bugia di omissione. Sasha era stato lì, ogni passo del cammino, in ogni momento. Era diventato la persona più importante della sua vita, dentro e fuori della palestra. Loro agivano da pari a pari, lavorando verso un obiettivo. Kaylie si fidava di Sasha e alla Rock lui trascorreva con lei tanto tempo quanto faceva con Payson, ma era diverso. Decise di dire un po' più della verità a Kaylie. "E' stato anche Sasha" Payson ammise. "Ho deciso di mettermi nelle sue mani" disse, dentro di sé sussultò al doppio senso, sapendo che Kaylie probabilmente non se ne sarebbe accorta comunque.

"E' il miglior allenatore del mondo, ma devi lasciarlo fare. Devi avere fiducia in lui tutto il tempo, su tutto, Kaylie. Cioè, se vuoi ancora questo. Lo vuoi ancora?"

"Mi ha detto, che le bambine vogliono essere me, non te" disse Kaylie. Payson catturò il suo sguardo e vide quello che aveva visto molte volte in Lauren, l'intenzione di ferire.

Payson non aveva intenzione di lasciare la sua amica inveire. "Certo che sì. Kaylie, te l'ho detto dopo che mi sono fatta male, tu sei tutto quello che volevo essere. Sono troppo concentrata per essere un modello di comportamento. Ignoro loro e mi concentro su di me. Sono egoista in questo senso, è l'unico modo per avere successo. Tu d'altra parte, hai fatto sembrare tutto così facile, anche se ti sei fatta il culo. Hai sempre avuto un sorriso per tutti. Naturalmente vogliono essere te e non me. Probabilmente spavento quelle ragazze a morte. "

Kaylie contorse le labbra in una smorfia. "Questo è quello che ha detto Sasha."

"Sasha di solito ha ragione, e io pure" disse. "E tanto per chiarire, io non sto in alcun modo vedendo, uscendo, sono interessata ad Austin Tucker." Kaylie aggrottò la fronte, e aprì la bocca. "Non ho ancora finito." Kaylie alzò le mani, in segno di resa. "Ma se lo fossi, perché esattamente saresti arrabbiata con me? Apparentemente tu non hai alcun interesse verso di lui. Austin è grandioso e mi piace, molto, ma non sarà mai altro che un bravo ragazzo, un amico, un fratello per me e lui lo sa. Ma se non fosse così tu non avresti alcun diritto di essere arrabbiata, Kaylie. Pensavo che stessi eliminando il dramma dalla tua vita, anche iniziando a eliminare il dramma che hai creato tu stessa. Parla con Austin ed escogita qualcosa o semplicemente smetti con la storia della stronza. Non ti si addice."

Kaylie se ne stava lì, a bocca aperta. "Wow, Pay, non so cosa dire" disse.

"Dì che non stai smettendo e che domani alle sei del mattino entrerai e ti allenerai con me. E che verrai alle Olimpiadi con me, Emily e Lauren, proprio come avevamo programmato. Dì che rimani." Payson guardò l'amica supplichevole.

"Rimango" Kaylie disse con calma, annuendo con la testa come per confermare. "Rimango e andremo alle Olimpiadi, insieme, e porteremo a casa l'oro." Payson sorrise. "Non sorridere ancora, Keeler, ti augurerai di non avermi mai pregata di tornare quando ti avrò battuto ai Nazionali questa estate." Kaylie finì con un sorriso.

"Ah, lo vedremo" dichiarò Payson, restituendo il sorriso. "Ora vai a dire Sasha che resti prima che diventi prematuramente grigio al pensiero di perdere la Campionessa Nazionale."

"Te l'ha detto lui?" chiese Kaylie, aggrottando la fronte.

Payson scosse la testa. "Lo sapevamo tutti, Kaylie. Eri così eccitata quando sei tornata e poi ti sei semplicemente svuotata. Qualcuno molto intelligente, una volta mi ha chiesto se la passione viene da dove si è o dove si vuole essere. Ovviamente viene da dove si vuole essere e tu non avevi la passione per arrivare da nessuna parte."

"Che ne dici di avere la passione per una rondata, mezzo giro, un salto raccolto in avanti con un avvitamento e mezzo?" chiese Kaylie con un sorriso mentre si tornava verso la palestra e si dirigeva alla pedana del volteggio per esercitarsi sulle abilità in volo.

"16,5, non male, ma non un 17.1" disse Payson, scherzosamente.

Passarono davanti ad Austin, mentre si stava avvicinando alle parallele. "Signore" disse, facendo un cenno nella loro direzione. Payson sorrise e Kaylie restituì il cenno del capo, ma continuò a camminare.

"Kaylie" Payson sussurrò, "cosa era ..."

Kaylie si fermò. "Pay, penso che sia fantastico che tu e Austin abbiate una forte amicizia, ma io ero seria quando ho detto che non sono interessata a lui" disse. "Io uh, in realtà ho un impegno con Nicky stasera. Ero seccata con te a Londra, perché Nicky ti stava seguendo ovunque e lo stavi ignorando completamente e prima di partire noi abbiamo tipo fatto qualcosa."

Payson alzò gli occhi. "Uh e proprio quando pensavo che il dramma fosse finito" disse, guardando dove stava Austin.

"Sai, potresti semplicemente mettere fine alle sofferenze di Austin. Bionda, top model, sfida, ricordi?" Kaylie disse, la risata nella voce.

Austin smontò dalla sua routine alle parallele e sorrise loro. Payson sospirò. Si stava forse illudendo su di lui, non vedendo ciò che stava proprio davanti a lei? Kaylie si allontanò, diretta verso l'ufficio di Sasha, per dirgli ciò che aveva deciso, ma Payson rimase saldamente inchiodata sul posto. Sei fuori dalla mia portata, Payson Keeler. Questo è quello che le aveva detto. Sono una tale idiota.

Note: 20 capitoli! Evviva! Spero che la storia continui a piacervi come all'inizio. Anche se andrò un po' lenta (causa lavoro) continuerò a postare.

Baci,
Aria

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Capitolo 21
*** I Semi del Dubbio ***


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I Semi del Dubbio




Payson sospirò mentre usciva dallo spogliatoio. Vide la nuca di Sasha, chino sulla sua scrivania, e il suo cuore si strinse. Non era in conflitto, si sentiva solo così incredibilmente stupida che riusciva a malapena a stare in piedi. Anche lei a quanto pare non era molto discreta, perché aveva evitato di Austin come la peste tutto il giorno dopo che le parole di Kaylie l'avevano costretta a realizzare che era o completamente cieca o volontariamente ignara o forse solo presuntuosa oltre ogni immaginazione. Bevve un sorso d'acqua e cercò di schiarirsi le idee, ma non funzionò e doveva andare sulla trave, in cui si aveva bisogno di un'attenzione completa o ci si faceva male.

"Payson, sei pronta?" Sasha la chiamò. E poi c'è Sasha. Sospirò. Devo smetterla o finirò per cadere dalla trave finendo sulla testa. "Payson," disse di nuovo, la sua voce un po' più forte questa volta.

"Sì," rispose più disinvolta che poteva. Si fermò sul bordo del tappeto, e chiuse gli occhi, fece un respiro profondo, visualizzò l'entrata per la sua routine alla trave, li aprì, e cominciò. Si bloccò sulla trave, le gambe dritte in aria, il suo centro di gravità spinto indietro, tenendo la posizione, uno-Mississipi*, due-Mississipi, e giù, piegò il corpo nella ribaltata e atterrò sulla punta dei piedi, le braccia tese, le dita verso l'alto.

"Eccellente," sentì dire Sasha, per lo più a se stesso. Eseguì il resto della sua routine alla trave, la sua mente piena di niente tranne che delle mosse successive, prima di fare
finalmente l'uscita e bloccare l'atterraggio. Chiuse gli occhi e sospirò di sollievo. Poteva sentire le gocce di sudore sulla fronte.

"Payson, va tutto bene?"
chiese Sasha, avvicinandosi a lei. I suoi occhi erano ancora chiusi, ma poteva sentirlo a pochi centimetri da lei. Il suo corpo rabbrividì istintivamente in risposta, in attesa del piacere che di solito accompagna il suo approccio. Si morse il labbro e aprì gli occhi. Era in piedi davanti a lei, linee di preoccupazione che gli solcavano la fronte. "Payson?"

Scosse la testa, "Sto bene, solo indietreggia, okay," mormorò, allontanandosi prima che potesse reagire, ma non prima di aver visto il lampo di dolore nei suoi occhi. "Devo andare. Devo portare a casa Becca," disse rivolta a lui, senza voltarsi, puntò dritto allo spogliatoio per fare la doccia e cambiarsi.

La doccia servì al suo scopo, lei era pulita, ma l'acqua calda non l'aveva aiutata a rilassarsi, visto che l'unico box libero era quello che lei e Sasha avevano occupato una notte, dove lui aveva indugiato sulla prima, ma certamente non ultima, fantasia che aveva avuto di loro insieme. Becca la stava aspettando nella stanza che portava agli spogliatoi. "Ce ne hai messo di tempo," disse, ma lo sguardo Payson fu sufficiente a chiudere la bocca alla sorellina.

Si fermarono a casa loro, ma Payson non andò sul vialetto di casa. "Tu non vieni dentro?"
disse Becca, guardandola in modo strano.

Payson scosse la testa, "E' Sabato sera. Esco."

"Mamma e papà ti ucciderebbero se sapessi che stai fuori fino a tardi mentre sono via, lasciandomi a casa da sola."

"Becca, hai tredici anni. Mamma e papà ti lasciano a casa da sola per tutto il tempo. Sono solo le sette e mezza. Non tornerò tardi. Sto solo andando fuori, come ogni altra normale ragazza di diciassette anni farebbe in una sera di Sabato. "

Becca la derise, "Sei la diciassettenne meno normale del mondo, Pay," disse, uscendo dalla macchina.

Payson alzò gli occhi, "Lo so, assicurati di chiudere la porta alle spalle quando entri," ricordò a Becca, guardando sua sorella entrare in casa prima di di fare marci indietro e dirigersi di nuovo verso la Rock.

Parcheggiò l'auto nel suo posto, spense il motore e rimase seduta per un momento. Era stata incredibilmente scortese con Sasha. Non c'era più nessuno in giro, ma ancora, vedeva lo sguardo nei suoi occhi, mentre lei si allontanava. Delusione era l'unica parola le veniva in mente. L'aveva infastidita. Chi è lui per essere deluso da me? E' il mio allenatore e il mio ... è il mio ... io lo amo e sono stata così scortese e non se lo meritava. "Dannazione!" disse, sbattendo la mano sul volante per la frustrazione.

Le venne quasi un colpo quando qualcuno bussò al suo finestrino. "Austin," disse, riconoscendo il volto familiare del suo amico. Si portò la mano al petto e sospirò. "Mi hai spaventato a morte," disse, mentre apriva la portiera della macchina e faceva un passo nel parcheggio. Non solo nel parcheggio, però, perché improvvisamente era lì, proprio accanto a lei, accanto alla sua spalla.

"Stai bene, Keeler?" chiese. " Sembri piuttosto sconvolta in questo momento." Lo guardò e sospirò stancamente. Come, in poche ore, era andata dall'essere in un delirio di felicità tra le braccia di un uomo meraviglioso che amava al piacevole formicolio della pelle del braccio perché un altro uomo l'aveva sfiorata? Non era quello che sentiva con Sasha, questo era più piccolo, una semplice consapevolezza che un uomo attraente era vicino a lei, ma nel suo attuale stato d'animo era sufficiente a farla impazzire.

"Sto bene," disse, facendo un passo indietro e guardando verso di lui. Era sincera preoccupazione per lei che gli appariva sul viso. "Davvero, sto bene. Ho appena avuto una giornata pesante e non vedo l'ora di rilassarmi."

Socchiuse gli occhi verso di lei e sorrise, "Solo tu potresti avere una giornata dura in palestra e tornare in palestra per rilassarti..." si interruppe, cogliendo il suo sguardo, involontario, ma sicuramente non casuale e rise piano, "Ho capito," disse con un sorriso ironico.

Payson espirò e si morse il labbro, guardando verso di lui, "Sì," disse, non sicura di cosa altro dire. Per favore fa che questo smetta di essere imbarazzante adesso.

Sentì tintinnio delle chiavi e vide Sasha davanti alla porta della Rock, che chiudeva.

Austin vide i suoi occhi muoversi e seguì la direzione del suo sguardo, "Ah, beh questa è la mia imbeccata, Keeler. Buon divertimento, come lo chiami? Rilassarsi?" disse, dandole dei colpetti sul braccio e camminando verso la sua Lolita parcheggiata a pochi posti di distanza. "Notte, Beloff," disse, alzando una mano verso il loro allenatore in segno di saluto, prima di salire sulla moto e andandosene con un accelerata.

"Ciao," disse mentre camminava verso di lei.

"Ciao," rispose, non muovendosi di un centimetro, facendola sudare.

Sospirò, sapendo che era il momento farsi coraggio. "Potremmo?" disse, facendo cenno verso il rimorchio.

Lui annuì e lei girò sui tacchi, soffiando fuori un respiro e alzando gli occhi al cielo dove il sole era quasi completamente tramontato. I lampioni erano già accesi, dando alla strada una luce ultraterrena.
Poi furono nel trailer e lui la stava guardando in attesa.

"Hai intenzione di farmelo dire?" disse, facendo il broncio. "Non posso baciarti e fingere che non mi sia comportata come una stronza sprezzante questo pomeriggio?"

Sasha si avvicinò e circondò con le braccia i suoi fianchi, tirandola verso di lui. "Mi dispiace," mormorò Payson, nascondendo il viso contro il suo collo, inalando il profumo maschile che la faceva sempre sentire come se niente potesse toccarla, come se fosse protetta. Strinse le braccia intorno a lui, amando come lui la teneva stretta. "Questo giorno schifo."

Sasha guardò i suoi capelli biondi, che uscivano dalla crocchia disordinata in cui li aveva acconciati. Tirò delicatamente l'elastico che teneva
insieme lo chignon scompigliato e lo fece sciogliere. Sospirò, "Vuoi parlarmene?" chiese.

Payson sospirò di nuovo, questa volta non di piacere. Sasha riusciva a capire la differenza, ora. "E' così stupido e infantile, non voglio mettermi in imbarazzo più di quanto abbia già fatto."

Lui sorrise contro la sua fronte e stampò un bacio lì, "Sai che siamo tutti stupidi e infantili a volte. Non può essere così male."

Si tirò indietro e lo guardò. "Sai cosa provo per te, vero?" disse.

"Certo che sì, non saremmo qui adesso se questo non fosse reale."

Lei sorrise, posando una mano sulla guancia
ruvida di barba e lo accarezzò con un dito fino al mento, "E' stato solo qualcosa che Kaylie ha detto oggi. Non è davvero un grosso problema e non è cambiato niente, se non che ho capito una cosa che probabilmente sarebbe dovuta essermi chiara molto prima di questo e ora mi sento un asino."

Sasha non aveva idea di cosa stesse parlando, ma portò una mano a coppa sul suo collo, sfregandola contro delicatamente, cercando di calmarla. "Questo è piacevole," disse Payson, inarcando il collo al suo tocco.

"Tutti hanno giorni difficili, Payson. Anche la ginnasta numero uno al mondo," disse, aumentando la pressione delle dita.

"Ma ma la sono presa con di te e non avrei dovuto farlo," disse, appoggiandosi contro il suo petto, il suo orecchio contro il suo cuore. Guardò l'orologio, "Non posso restare," disse, "Devo prendere la cena per Becca e non posso lasciarla a casa da sola troppo a lungo."

Non aveva esagerato. Non una mezz'ora più tardi, dopo qualche bacio prolungato se n'era andata, borbottando qualcosa sul vederlo il giorno dopo.

La guardò uscire dal parcheggio non capendo molto di quello che era successo quel giorno. Era iniziato abbastanza bene e si era concluso con lui che non aveva idea di cosa stesse succedendo dietro gli occhi azzurri della donna che se lo rigirava su un dito. Sospirò, afferrando le chiavi della Rock. Se non altro, almeno avrebbe potuto fare un buon allenamento. Uscì dalla roulotte per vedere Austin Tucker che arrivava su quella moto ridicola. Chi guida una Indian Chief comunque? Sasha era più un uomo da Norton, una moto inglese.

Come Sasha si avvicinò, Austin aggrottò le sopracciglia, "Pensavo, Payson ha detto che..." si interruppe, cogliendo l'espressione sul volto di frustrato di Sasha. "Bene, immagino che non abbia funzionato."

"Sei venuto qui per ciarlare, Tucker, o per allenarti?"

Sasha lo vide alzare le mani in segno di resa verso le porte a vetri. Aprì le porte palestra e entrò, senza guardarsi indietro per vedere se Austin lo seguiva. Accese le luci e la palestra era tutta ad un tratto luminosa, sotto la luce fluorescente. Afferrò un paio paracalli che si trovano accanto alle parallele e mise bene la magnesia sulle mani.

Improvvisamente, Sasha Beloff, allenatore, era scomparso sostituito da Sasha Beloff, ginnasta. Oscillò per salire sull'attrezzo, spingendosi immediatamente in una verticale poi oscillare verso il basso guadagnando velocità e movimento e eseguendo il suo esercizio più celebre, quella che portava il suo nome nel codice dei punti, prima di bloccarsi sulle braccia. Chiuse gli occhi, visualizzando l'elemento successivo e il prossimo. Era la sua routine olimpica, aveva vinto una medaglia d'oro a Sydney su quell'attrezzo, oltre che contribuire al titolo per l'All-Around. Sull'uscita, poteva sentire la voce di Tim Daggett nella sua testa, mentre volteggiava sulla sbarra alta, lanciandosi oltre di essa, atterrando saldamente in piedi. Sentì il dolore attraversargli il ginocchio, ma non lasciò che la sua gamba gli si piegasse. Salutò, segnando la fine della routine e aprì gli occhi. Austin Tucker era lì in piedi di fronte a lui, guardandolo impressionato.

"Non male," disse. "E 'la tua routine di Sidney giusto?" Sasha annuì, riprendendo fiato. "Mi ricordo," disse Austin. "Volevo essere te," ammise con leggerezza, ma entrambi sapevano che era una cosa seria. "In effetti, non appena ho raggiunto l'Elite è stata la prima di routine alle parallele che ho cercato di imparare."

Sasha sorrise, "Quante volte hai sei atterrato sulla faccia cercando di replicare il Beloff?" chiese.

Austin scosse la testa, "Un sacco. Infatti il ​​mio allenatore mi ha fatto smettere la routine, perché non riuscivo ad atterrare. Quanto tempo hai aspettato per chiederlo a qualcuno?"

Si mise a ridere, "Dal momento in cui finalmente l'anno scorso gli hanno dato un nome. Vuoi impararla adesso?" chiese. "Non ho mai lavorato con un ginnasta maschio che avrebbe potuto farla."

Austin lo guardò, "E pensi che io potrei?"

Sasha sorrise all'uomo più giovane. "Austin, sei praticamente la copia carbone del ginnasta che ero dieci anni fa. So che lo puoi fare."

E Sasha cambiò di nuovo da ginnasta ad allenatore. Nonostante una fastidiosa voce dentro di lui, la stessa voce che a Londra lo spingeva a picchiare Tucker per non aver fatto niente di più che aver messo il braccio intorno a Payson, Sasha sapeva che quel giovane uomo era estremamente talentuoso, e ovviamente stava combattendo alcuni dei suoi demoni se era al Rock alle dieci di Sabato sera. Sembra familiare, Beloff? Sembra quello che hai fatto quando sei tornato a Londra dopo che MJ ti aveva lasciato per Marty,
allenamento giorno e notte per schiacciare il dolore straziante nello stomaco.

Si concentrò su Austin, che si lanciò in aria, ondeggiando e volteggiando, prima di ritornare sulle parallele ben saldo sulle braccia e ricominciando ad oscillare. "E' piuttosto brutto," disse Sasha, aggrottando la fronte, cercando di capire il problema. "I tuoi fianchi, tienili centrati con le spalle, o perderai di nuovo il controllo."

"Ho il controllo," Austin insistette, cercando di riprendere fiato.

Sasha scosse la testa, "A stento."

Austin aggrottò la fronte confuso, "Posso vederti farlo di nuovo?" chiese.

"Sì," riapose, t
ogliendosi la t-shirt "devi guardare i miei fianchi come li tengo in linea con le spalle spalle quando rilascio la presa," spiegò, gettando la camicia da parte. Girò sulle parallele, e cominciò a girare e ruotare in rapida successione prima di arrivare al punto più alto. Scese con cura, non avendo bisogno di farsi male con la discesa. "Hai visto?"

Austin si morse le labbra, "Sì," disse, ma sembrava che avesse altro da dire.

Sasha lo guardò con curiosità, "Cosa?"

Il sorriso apparì sul volto del giovane, "La tua schiena," disse. "Ha fatto un bel numero su di te." gli occhi di Sasha scattarono ad Austin immediatamente. "Non mi ero reso conto che foste arrivati a quel punto. Ha detto che non andavate a letto insieme."

Merda, "Non lo facciamo," rispose secco.

Austin alzò le mani, "Non volevo insinuare nulla, dicevo soltanto, sembra che le cose siano un po' fuori controllo."

"Austin, io non ho intenzione di parlare di questo con te, possiamo lavorare su questa mossa che probabilmente ti aiuterà a vincere una medaglia d'oro su quest'attrezzo a Londra, o puoi continuare a insinuare e ipotizzare cose su una situazione che in realtà non capisci."

L'occhiataccia che ricevette dalla medaglia d'oro olimpica in carica avrebbe spaventato la maggior parte degli uomini, ma lo sguardo di Sasha si scontrò con uno duro quanto il suo.

"Oh, capisco perfettamente,"
mormorò Austin. "Capisco l'attrazione e capisco che un rapporto intenso come quello che hai con Payson diventi qualcosa di più. Quello che non capisco, e senza offesa," Sasha alzò le sopracciglia; questa sarebbe bella, "ciò che non capisco è come le due persone più disciplinate che abbia mai incontrato siano riuscite a rompere ogni regola come fosse niente."

Sasha sospirò. "Non ho una buona spiegazione per te," disse.

Austin sorrise, "Non è per il sesso, ovviamente, anche se è quello che ti fa quando non scopate, posso solo immaginarlo -" smise di parlare quando ricevette lo sguardo tagliente di Sasha.

"Sei mai stato innamorato, Austin?" Sasha gli chiese, spostando la conversazione e sperando in una rapida conclusione.

"No, non credo," rispose.

Sasha annuì, "Io sì, una volta, almeno questo è quello che ho pensato che fosse a quel tempo," disse.

"MJ Martin," disse Austin, e Sasha roteò gli occhi, a quanto pare lo sanno tutti.

"Bene, bene, indipendentemente da chi, è finita male, molto male. Ero distrutto, completamente fatto a pezzi da quella donna."

Austin scosse la testa, "Non capisco cosa abbia a che fare con Payson."

"Quello che ho provato per MJ, anche il dolore dopo, era come pungersi il dito con un ago, rispetto a quello che provo per Payson," disse. "Non riesco a controllarlo, né può lei e noi siamo due persone molto disciplinate. Abbiamo combattuto per mesi. Abbiamo negato a noi stessi quello che volevamo e semplicemente non è servito, abbiamo continuato a ritornare l'uno verso l'altro." Sasha incontrò gli occhi di
Austin per assicurarsi che avesse capito.

"Perché mi stai dicendo tutto questo?" Austin chiese. "Avresti potuto dirmi solo di stare zitto e di tornare sulle parallele."

Sasha annuì, "Avrei potuto, ma volevo che capissi appieno quello che ti trovi contro, Austin. Questa cosa con Payson, non è casuale e, onestamente, non è normale, non rispetto a qualcosa che ho mai provato prima. Gettare il guanto della sfida* adesso sarebbe un errore. Ha fatto la sua scelta. "

Austin distolse lo sguardo, "Allora, cosa hai fatto, dopo che MJ, come hai detto, ti ha fatto a pezzi?"

"Ho creato questo elemento e ho vinto quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Sidney," disse.

"Solo una domanda, se ha già fatto la sua scelta, perchè siamo tutti e due qui?" chiese, un sorriso impertinente dipinto sul viso.

"Zitto e torna sulle parallele."









Note:
*Uno-Mississipi: Payson in realtà dice one-one thousand, ma in italiano l'unica cosa che mi è venuta in mente è questa, l'ho sentita nei film americani, come metodo per mantenere un ritmo di conto costante.
*Gettare il guanto della sfida: in inglese era 'Throwing your hat in the ring', cioè lanciare il cappello sul ring. Spero che la mia traduzione sia comprensibile e renda bene l'idea.

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Capitolo 22
*** Riorganizzandosi ***


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Riorganizzandosi




Erano le cinque e mezza del mattino quando la lucida Cadillac bianca entrò nel parcheggio della Rock. Era evidentemente nuova di zecca. Sasha sospirò, scuotendo la testa.

Payson alzò lo sguardo dalla sezione scientifica del giornale. "Chi è?" chiese lei, socchiudendo gli occhi in direzione della vettura, il bagliore del sole le bloccò la vista.

"E' mio padre" disse, prendendo la sua ciotola vuota. "Hai finito?" le chiese e poi prese anche la sua ciotola.

Sasha entrò nella sua roulotte, ma non prima di vedere i capelli bianchi di suo padre mentre scendeva dalla macchina e si guardava intorno. Sasha mise rapidamente le ciotole nel lavandino e tornò fuori per trovare suo padre che salutava Payson, con un bacio sulle guance. "Ehi Papà" disse, tese la mano e si scambiarono una stretta frettolosa.

"Arrivi qui molto presto" disse a Payson.

"Voglio arrivare il prima possibile per iniziare gli allenamenti, ma Sasha non mi permette di entrare in palestra fino alle cinque e mezza quando non stiamo per partecipare ad incontro. Così mi siedo qui a disturbarlo finché non apre le porte" disse con un sorriso. Sasha poteva vedere suo padre che stava andando praticamente in brodo di giuggiole all'idea di una ginnasta pronta ad allenarsi prima che il sole sorgesse ogni mattina.

"Qui, Pay" disse, consegnandole le chiavi. "Perché non apri la palestra?"

Sorrise, guardando tra lui e suo padre. "Certo."

Sasha guardò suo padre e sospirò. Questo è quello che volevi, Beloff. Volevi Beals fuori e questa era l'unica opzione. "Auto nuova?" chiese, indicando la Caddy. Suo padre aveva sempre avuto un debole per le automobili appariscenti, qualcosa che spiccava, proprio come l'uomo stesso.

"Sì. Macchina nuova, nuovo lavoro, nuova casa. Concludo oggi per una casa vicino al lago."

Sasha sospirò. Avrebbe dovuto aspettarselo. Non aveva pensato a dove il padre avrebbe vissuto, ma Boulder aveva più senso. Quattro dei membri della squadra delle donne si allenavano a Boulder, un'altra a Denver. Voleva essere vicino a loro il più possibile.

Boris si guardò intorno. "Dove sono le altre ragazze?"

Sasha rise. "L'allenamento inizia alle otto, papà. Saranno qui alle otto."

"Keeler è qui" disse Boris, aggrottando la fronte.

"Payson è speciale", Sasha disse con un sorriso. "Questa non è la Romania, papà. Non sarai in grado di controllare ogni minimo dettaglio della vita di queste ragazze. Sono atlete impegnate, ma è diverso."

Boris sbuffò. "La ginnastica è la ginnastica. Vado dentro. Ti unirai a noi oggi." Era un ordine più che una richiesta, ma Sasha sapeva che era meglio che lui fosse lì pronto a intervenire, per ogni evenienza.

Sasha andò nel suo ufficio, intenzionato a finire un po' di scartoffie che Kim aveva messo sulla sua scrivania la sera prima, quando vide Payson e suo padre parlare mentre lei si allungava, prestando più attenzione alla schiena come faceva sempre. Su quello era abbastanza sicuro, non c'era molto di cui Boris dovesse preoccuparsi riguardo la ginnastica di Payson. Era di Kaylie e Lauren che si preoccupava di più.

Sentì Payson iniziare la sua routine alla trave, i colpi rivelatori dei piedi contro i dieci centimetri e salti durante l'esercizio erano intervallati da una serie di lodi di suo padre. "Buon lavoro" e "eccellente Payson" echeggiavano attraverso la palestra vuota.

Poi il cigolio delle sbarre, mentre andava con la sua routine alle parallele asimmetriche, e altre lodi dal padre. Sentì il trampolino di lancio del volteggio, e il grido gioioso di suo padre, mentre lei doveva aver fatto il suo Produnova e pochi minuti dopo il martellamento del pavimento sotto i suoi piedi durante la diagonale al suolo. A Payson piaceva iniziare l'allenamento ogni mattina con un all-around. Era poco ortodosso, ma cosa c'era di normale in Payson Keeler comunque? Assolutamente niente.

Ripensò a qualche sera prima, dopo la sessione di allenamento più strana che avesse mai sperimentato con Austin Tucker. Avevano lavorato fino a notte fonda sul suo movimento di discesa quello che aveva sviluppato e che gli aveva fatto guadagnare la medaglia d'oro alle parallele. C'era stato un silenzio stranamente confortevole a circondarli, soprattutto dopo la conversazione che avevano avuto su Payson. Sasha pensava che Austin si vedesse come una sorta di alternativa, una scelta più appropriata per la ginnasta di livello mondiale, ancora di soli diciassette anni, ma Payson si era presentata il giorno dopo, verso mezzogiorno, e aveva aiutato i suoi pensieri.

Le aveva detto tutto del discorso che lui e il ginnasta più giovane avevano fatto la sera prima.

"E' colpa mia" disse, appoggiando la testa sulla sua spalla.

Sasha scosse la testa, "Come può essere colpa tua?"

"Sono stata un'idiota. Kaylie ha più o meno scaricato Austin l'altro giorno e credo che lei potrebbe averlo spinto nella mia direzione. So per certo che questo non era un problema prima. Lui non era interessato e non credo che lo sia davvero in questo momento, ma il suo ego è ferito. Io non voglio cominciare a surriscaldare i tuoi istinti, ma tu sei una specie di maschio alfa da queste parti, sai, leader del gruppo e tutto il resto" disse. "Austin sicuramente ha una vena alfa anche lui e quando un alfa viene tirato giù dal podio..." si interruppe e Sasha capì l'antifona.

"Il suo ego ha preso un colpo, così ha cercato di darne uno anche al mio." Scosse la testa. "Non ho tempo per stronzate del genere. Le élites in questa palestra hanno bisogno di qualcosa su cui concentrarsi, un obiettivo che sia più tangibile che i Nazionali e i Mondiali entro la fine dell'anno."

"Beh, ci sono gli allenamenti della Nazionale in arrivo e di solito è una cosa che fa concentrare tutti. Oh, e io parlerò con Austin, rimetterò a posto questa cosa."


Non era stato un problema da allora. Supponeva che Payson avesse parlato ad Austin, ma non l'aveva chiesto e non aveva intenzione di farlo. Le loro vite si erano stabilizzate di nuovo in una routine tranquilla e non aveva intenzione di aggiustare qualcosa che non era rotto.

Sentì più voci riecheggiare nella palestra e alzò lo sguardo verso l'orologio, dieci minuti alle otto. Doveva essere stato a sognare ad occhi aperti più a lungo di quanto pensasse. Si trascinò giù per le scale e vide i genitori che si aggiravano. Alzò le sopracciglia nella loro direzione. Incontrò gli occhi con Alex Cruz, che annuì e condusse il gruppo nella sala di osservazione, lontano dalle loro figlie.

Vide che suo padre aveva raccolto le ragazze intorno a lui, apparentemente per fare loro un discorso. I membri del Comitato Nazionale presenti stavano dietro il padre, in una dimostrazione di sostegno che, probabilmente, non toccò minimamente le ragazze. Si avvicinò al gruppo, osservando i volti delle giovani donne. Erano tutte concentrate sul padre. La reputazione dell'uomo lo aveva preceduto come un grande allenatore, ma se si aspettavano che i suoi metodi riflettessero quelli di suo figlio si erano dolorosamente sbagliate.

***

Payson si concentrò sulla corsa, correndo a tutta velocità verso il trampolino di lancio, un obbligo per fare il Produnova, per ottenere lo slancio necessario per completare la rotazione. Completò il volteggio, con decisione, un leggero piegamento del ginocchio, e si sollevò per salutare.

"E come sta la schiena?" chiese dal tappeto vicino la voce burbera accentata.

Lei annuì. "Va bene. L'intervento ha curato la ferita e il dolore."

Boris Beloff prese alcuni appunti sulla sua cartella e poi fece un cenno verso di lei. "Hai fatto una doppia torsione Yurchenko al test event di Londra, non hai intenzione di aggiornarlo?"

Sorrise. "L'ho già fatto", rispose. "Uno Yurchenko, due giri e mezzo."

"Non un triplo?" chiese, alzando le sopracciglia. Si trattava ovviamente di una trappola, ma lei non aveva intenzione di caderci.

Payson gli sorrise, proprio come avrebbe fatto suo figlio. "Sono troppo alta", disse e tornò indietro lungo la pista per mostrargli il suo volteggio più facile. Vide Sasha andare verso suo padre. Si scambiarono un paio di parole e Sasha si accigliò prima di scuotere la testa. Corse verso di loro, atterrando sul trampolino dalla sua rondata e fece il suo doppio avvitamento e mezzo, battendo i piedi sul pavimento con fermezza. Annuì a se stessa e se ne andò, senza guardare nessuno dei due coach.

Aveva in programma di stare con Sasha per molto tempo, per quanto suo padre fosse l'allenatore della nazionale, ma non aveva intenzione di prendere posizione in ciò che era in corso in quel momento. Si avvicinò alle parallele dove Kaylie stava facendo stretching.

"Che cosa sta succedendo laggiù?" chiese, indicando padre e figlio, che erano ancora un'intensa conversazione.

"Nessuna intenzione di mettermi in mezzo," disse Payson. "Sono sicuro che si tratta di uno di noi o di tutti noi o di loro." Si strinse nelle spalle. "Come va la rondata, il mezzo giro, il salto in avanti raccolto con una torsione e mezza?"

Kaylie si strinse nelle spalle. "Davvero difficile, ma è sempre lì. Di questo passo, ci riuscirò per le Olimpiadi" disse alzando gli occhi.

"Ci riuscirai" disse Payson, sollevando la gamba contro la sbarra per allungarla al meglio per la routine al suolo che avrebbe fatto dopo.

Lauren si intromise. "Di che cosa stiamo parlando?" chiese.

"Volteggio", dissero insieme Kaylie e Payson.

Lauren aprì la bocca per rispondere, ma la voce di Sasha risuonò alla loro destra. "Lauren, tu sei la prossima al volteggio."

Anche Emily si avvicinò, dopo aver finito la sua routine alle parallele per alcuni membri del Comitato Nazionale e guardò Lauren correre verso la pedana. "Sta lavorando ad uno Tsukahara con un doppio," mormorò. "Ne ha parlato durante tutta la cena di ieri sera."

Kaylie e Payson guardarono Emily scioccate. "Dopo che Summer è partita per la California, Steve e mia mamma hanno deciso di darsi un'altra possibilità. Davvero non voglio parlarne", disse lei con un sospiro.

Lauren scattò sulla pista e si lanciò nel volteggio. Payson aggrottò la fronte. Il suo approccio era poco scrupoloso, le sue gambe non erano allineate e aveva a malapena finito la doppia torsione.

Sasha si allontanò, superò le ragazze scuotendo la testa. Kelly Parker era la prossima, eseguì il suo Yurchenko con due giri e mezzo senza problemi. Fece un cenno verso le tre ragazze della Rock che guardavano, mentre Lauren tentava ancora una volta con il suo volteggio più facile, il doppio Yurchenko, il volteggio che Payson aveva aumentato di difficoltà. Kelly si avvicinò con calma e roteò gli occhi. "Ehi Ribelli" disse, una cadenza ironica nella sua voce.

"Parker" disse Payson, riconoscendo la sua rivale di lungo corso.

"Keeler" disse, "Che cosa succede a Lauren?"

Si guardarono l'un l'altra e si strinsero nelle spalle. Lauren e il suo bagaglio pesante non era in nessuno dei loro radar ultimamente.

Kelly tirò su col naso. "Wow, che squadra", disse e roteò gli occhi prima di allontanarsi.

Emily e Kaylie corrugarono la fronte e Payson sospirò: "Non posso credere che sto per dirlo, ma… ha ragione."

Kaylie annuì. "Lo so. Non siamo state molto una squadra, ultimamente."

Emily annuì. "Sembra come se ognuna di noi avesse preso una strada diversa."

"Facciamo un patto" iniziò Kaylie, ma dei gemiti identici da Emily e Payson la fermarono. "Cosa?"

"Non hai intenzione di tirare fuori quegli anelli della promessa, vero?" Payson chiese, rabbrividendo.

Kaylie alzò gli occhi. "No, quello che volevo dire è che dovremmo cercare di esserci più una per l'altra e non lasciarci prendere così tanto dalla nostra vita. Siamo compagne di squadra e credo che abbiamo deciso dovrebbe essere un legame ancora più forte dell'essere amiche."

"E lo è" disse Payson, avvicinandosi al punto in cui si trovava Lauren, a pochi metri di distanza. "Quando hai iniziato a provare il doppio Tsukahara?" chiese.

"Qualche settimana fa. Ho detto a suo padre che ci avevo lavorato sopra da un po'. Aumenta il mio valore iniziale di tre decimi di punto. Io non so perché Sasha sia stato così odioso."

Payson sospirò. "Probabilmente perché ti aveva detto di non farlo. Non è per questo che sono venuta qui, però. Vuoi lavorare domani mattina? Questa è stato il volteggio che ho usato ai Nazionali Juniores. Sono un coach abbastanza bravo con il volteggio, chiedi ad Emily."

Emily annuì. "Ho eseguito il mio atterraggio cieco grazie a lei. Davvero, è un coach molto bravo."

"Chi è un buon coach?" chiese un familiare accento britannico alle loro spalle.

Payson si voltò di scatto. "Tu lo sei," disse con dolcezza e un sorriso luminoso. Le altre ragazze dipinsero rapidamente dei sorrisi identici sui loro volti.

"Lo voglio sapere?" chiese e le ragazze fecero cenno di no collettivamente. Sasha sorrise e scosse la testa, emettendo una risatina. "Signore, al suolo e alla svelta."

"Sì, Sasha" dissero all'unisono mentre scappavano via. Payson guardò indietro mentre si allontanava da lui, sorrise di nuovo e i loro occhi si incontrarono.

Le cose andavano molto meglio da quella folle giornata, quando era stata distratta dal suo obiettivo dal ritiro precoce di Kaylie e le sue stesse vorticanti emozioni. Lei e Sasha erano tornati alla loro routine, quella che lei immaginava sarebbe continuata per anni. Sapeva che era folle, che era esattamente il modo in cui Austin l'aveva chiamata, ma lei sapeva. Lui era quello per lei. Era l'uomo con cui sarebbe stata per il resto della sua vita. Non la spaventa come probabilmente avrebbe dovuto, Austin aveva detto anche questo. Sospirò quando pensò alla loro conversazione pochi giorni prima.

Qualcuno stava suonando il campanello. Payson era appena uscita dalla doccia. "Becca, puoi pensarci tu?" urlò e sentì sua sorella scendere le scale. I loro genitori sarebbero tornato più tardi quella sera dalla loro week end in Minnesota e non un momento prima. Payson ne aveva abbastanza di fare la baby sitter 24 ore al giorno.

"Payson, è per te!" Becca gridò per le scale. "E' Austin Tucker!" Payson roteò gli occhi. Becca era rimasta colpita da Austin dal momento in cui era entrato in palestra. A quanto pare Becca Keeler, come tutte le tredicenni, aveva sviluppato una passione per i cattivi ragazzi larga un chilometro.

"Austin, arrivo tra un attimo" disse. "Sono appena uscita dalla doccia."

"Lo vedo," la sua voce disse dalla porta della sua camera da letto.

Si voltò, ancora nel suo asciugamano, guardandolo male. "Ottieni punti extra per spaventarmi fottutamente a morte regolarmente? Non hai un solido senso dei confini personali vero?"

Austin sollevò appena un sopracciglio. Payson sbuffò e prese un paio di pantaloncini, facendoli scivolare sotto l'asciugamano. Poi, girandosi così che la sua schiena fosse verso di lui, lasciò cadere l'asciugamano e tirò una canotta sopra la testa. "Che cosa ci fai qui, Austin?" chiese mentre si girava verso di lui.

"Sono venuto a chiedere scusa," disse.

"Scusa per cosa?" chiese.

"Per essere una dannata seccatura e per quello che ho detto a Sasha l'altro giorno", disse.

Payson spalancò gli occhi. La camera di Becca era solo dall'altra parte del corridoio. La sua sorellina era estremamente ficcanaso e poteva contare sul fatto che fosse in ascolto. "Shhh," disse e lo tirò completamente nella sua stanza, prima di chiudere la porta dietro di loro.

"Bella stanza, Keeler" disse, rilassandosi sul suo letto.

"Stavi per chiedere scusa per essere un coglione e esserti intromesso nella mia relazione perché sei incazzato con Kaylie" disse lei, con un sorriso sarcastico che le attraversava il viso.

"Ero, infatti, in procinto di fare proprio questo." Sospirò. "Mi dispiace, Payson. È solo che tutta questa faccenda con Kaylie mi ha mandato in confusione e quando ha detto che usciva con quel robot, Russo, è stato come un pugno allo stomaco. Ha detto che lui è meglio per lei. Qualunque diavolo di cosa significhi."

Payson sorrise e si diresse verso il letto, dandogli una gomitata prima di sedergli accanto. "Questo significa che Nicky è la sua sicurezza. Lui è un tipo con cui esci perché non trasforma il tuo stomaco in un pasticcio di farfalle o ti fa battere il cuore semplicemente standoti vicino. E' spaventata" disse Payson e mise una mano sulla sua. "Mi dispiace. E' lei quella che ci perde."

Lui scosse la testa. "Così si scopre che non sei l'unica ragazza Rock  fuori dalla mia portata."

Payson alzò gli occhi. "Austin, non sono fuori dalla tua portata e Kaylie certamente non lo è. Credo che voi ragazzi stareste veramente bene insieme, onestamente. Kaylie ha bisogno di qualcuno che, non riesco a credere che sto per dirlo, la faccia un po' distrarre dalla sua ginnastica. Era così fuori fuoco prima di vincere il titolo nazionale e poi era tutta ginnastica tutto il tempo e poi si è ammalata e ora è di nuovo a dove era prima. Se non fa qualcosa, si trasformerà in un piccolo robot di ginnastica, come Nicky, come me."

Austin rise. "Tu, Payson Keeler, non sei un robot. I robot non lasciano graffi di quindici centimetri lungo la schiena di un uomo e di certo non si fanno fare i succhiotti" disse, muovendo le dita appena sopra il suo petto, dove il marchio che Sasha aveva lasciato si stava affievolendo, ma era ancora visibile.

Gli tirò uno schiaffo sulla mano. "Avrebbe dovuto tenere la camicia davanti alla gente" mormorò, con le guance che si tingevano di rosa.

"Non ha senso arrossire ora, Keeler. Non vergognartene. Sei brava a letto."

Payson aggrottò la fronte. "Non faccio sesso," disse.

Ridacchiò. "Beh, quello che stai facendo ci va abbastanza vicino," disse. "Tu sei pazza lo sai. Sei bellissima, un atleta di classe mondiale e non hai neanche diciotto anni. Dovresti rimorchiare e rompere e non vincolarti. L'impegno dovrebbe spaventarti a morte."

Si strinse nelle spalle. "Ma non è così. Lo capirai un giorno, Austin. Te lo prometto."

Payson si riscosse dai suoi pensieri. Entrambi gli uomini Beloff erano rimasti a guardarla attesa. Sorrise e si diresse verso il centro della pedana e iniziò la sua routine.




Note:

Tsukahara: rondata seguita da salto all'indietro (quando eseguita al volteggio) http://www.youtube.com/watch?v=qjrR673SVZM


Vi ringrazio tutti qui, che con il lavoro non ho il tempo di ringraziarvi songolarmente!

Baci, aria

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Capitolo 23
*** Ginnastica e Donne ***


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Ginnastica e Donne






Austin Tucker era un esperto su due cose, la ginnastica e le donne. Fin da giovane, era stato un prodigio in questi due settori, tutto quello che era difficile per tutti gli altri, gli riusciva facilmente, anche se ci dedicava un notevole sforzo. Così, quando aveva perso la concentrazione dopo Pechino e aveva il titolo appeso ad un filo ai Campionati Nazionali del 2009, Austin aveva visto un'occasione d'oro alla Rocky Mountain Training Center Gymnastic. In primo luogo, sarebbe stato in grado di lavorare con Sasha Beloff, un uomo di cui aveva appeso il manifesto sul muro da ragazzo, e in secondo luogo, sarebbe stato in grado di vedere come fossero quelle ragazze Rock che facevano alzare tutti e prenderne nota.

La Rock era casa adesso. Non riusciva a immaginare di allenarsi in qualsiasi altro luogo. Era decisamente uno dei migliori centri che avesse mai visto, così buono che l'aveva scelto come sua palestra personale. Sasha Beloff era un allenatore incredibile e anche se avevano un paio di ostacoli, tra cui una piccoletta di nome Payson Keeler, Austin sapeva che stava diventando un ginnasta migliore grazie a lui. Poi c'era Payson stessa. Chi avrebbe potuto prevedere, che tra tutte le persone che aveva incontrano a Boulder, lei sarebbe diventata la suo migliore amica?

Austin scosse la testa, mentre guardava in basso verso la forma addormentata della Campionessa del Mondo All-Around. Era stato un breve volo per Los Angeles, ma Payson aveva insistito per dormire. Gettò un'occhiata agli altri occupanti dell'aereo. MJ aveva noleggiato un volo per loro, perché erano tutti diretti allo stesso evento. Kaylie e Nicky erano seduti dall'altra parte del corridoio rispetto a loro, tenendosi per mano e parlando a bassa voce. La cosa fece sentir male Austin. Non era come se non capisse il suggerimento. Kaylie aveva scelto Nicky. Grande, le pagine di gossip avrebbero avuto da che scrivere con tutta la loro merda Kalicky, ma ogni dieci minuti o giù di lì, quando l'attenzione Nicky era altrove, Kaylie lanciava un'occhiata verso di lui. Non era sicuro se volesse la sua attenzione o se stesse cercando di farlo ingelosire. In entrambi i casi lo stava facendo incazzare. Si guardò alle spalle e vide MJ al telefono, probabilmente mettendo sotto torchio qualcuno, se avesse docuto dedurlo dal suo tono di voce.

"Beh, digli di baciarmi il culo," la sentì dire mentre si girava. Austin sorrise tra sé. Conosceva le donne, o almeno conosceva la maggior parte delle donne. Aveva capito Emily. Lei e Damon Young avevano quell'amore impossibile, un diamante grezzo a loro favore. E Payson, anche se era una situazione abbastanza complicata, quando la si riduceva all'essenziale, non aveva mai incontrato due persone più perfette per stare insieme di Payson Keeler e Sasha Beloff.

Austin sospirò di frustrazione e si appoggiò contro il suo poggiatesta. Cosa c'era in Kaylie Cruz che lo riduceva in quello stato? Non era la ragazza più bella che avesse mai visto, era una piaga il più delle volte e non le piaceva nemmeno più di tanto, ma non riusciva a liberarsi dalla sensazione che, dato un po' di tempo, si sarebbe felicemente ritrovato innamorato di lei.

Guardò di nuovo dall'altra parte del corridoio e catturò il suo sguardo. I loro occhi si incontrarono per un secondo e un altro e poi, "Ding!" Il pilota accese la luce della cintura di sicurezza. Guardò l'orologio, in orario, persino un po' in anticipo.

"Keeler, svegliati, stiamo per atterrare," disse, dando una gomitata Payson.

Lei sospirò e si mise a sedere, togliendo le ciocche ribelli di capelli biondi dal viso. "Ci siamo?" cheise, assonnata.

"Quasi," disse, allacciando la cintura di sicurezza, sperando in un atterraggio morbido.

***

Payson tirò giù gli occhiali da sole e portò i capelli biondi dietro l'orecchio. "Odio Los Angeles," mormorò mentre cercavano di evitare i paparazzi che bighellonavano a Los Angeles. "Sul serio, odio LA."

"Più ti nascondi, più foto ti faranno. Hanno il radar per le celebrità in incognito costruito nelle loro macchine fotografiche digitali, ora," disse ridendo. Lei era un anti-celebrità, ma più di tutti gli altri riceva facilmente le attenzioni della stampa, soprattutto dopo il numero di SI che era stato rilasciato a febbraio. Payson Keeler non era più solo un ginnasta, era un sex symbol.

"Chiudi il becco, Austin," disse. "Tu ami questa merda. Ci sguazzi in queste cose. Quando quella stupida rivista ha rilasciato quelle immagini di noi due del nostro ultimo viaggio a Los Angeles, hai pensato che fosse divertente."

Austin si strinse nelle spalle, "Era abbastanza divertente." Dopo che l'inserto SI era uscito, il filmato da TMZ era riemerso, insieme a diverse altre foto di loro durante il weekend a Los Angeles. People Magazine aveva comprato ogni immagine su cui erano riusciti a mettere le mani e aveva trattato "I perfetti innamorati" nel numero di marzo. Era stato il discorso della Rock per settimane.

"Facciamo solo in modo di arrivare alla fine di questa tortura," disse, come raggiunsero la loro limousine. Lo seguì fuori e gemette quando vide i paparazzi scattare foto, ma anche riprendere dei video.

"Quanto vuoi scommettere che MJ ha fatto loro una soffiata che saremmo arrivati insieme?" disse Austin, accennando a un contingente di telecamere che sembravano essere in loro attesa. I Nazionali si stavano rapidamente avvicinando, mancavano circa due mesi e MJ era in piena modalità agente, cercando di ottenere quanta più visibilità possibile prima del primo grande evento dell'anno. Compreso quel party per la serie A di Hollywood e gli atleti che loro desideravano essere.

"Non accetto la scommessa. L'ha sicuramente fatto," Payson disse con un sospiro, tirando il berretto da baseball più in basso, cosa che non ebbe alcun effetto. "Non riesco a immaginare cosa Sasha abbia mai visto in lei," borbottò.

Austin sbuffò, "Uh, io sì. E' calda come l'inferno. Inoltre, era una giocatrice di tennis, quelle ragazze praticamente fanno sesso sul campo con tutto quell'urlare e grugnire. Io amo il tennis."

Payson roteò gli occhi, "Sei disgustoso. Perché ti tengo in giro?"

Austin le buttò un braccio intorno alle spalle, dando così alle telecamere l'immagine che erano venuti a immortalare, "Perché io sono affascinante e amabile e l'unica persona con cui puoi parlare della tua storia d'amore segreta," disse, abbassando la bocca verso un suo orecchio. Lei lo interruppe con una gomitata allo stomaco.

Payson scosse la testa, "MJ ti ha dato istruzioni scritte su come agire esattamente quando siamo arrivati ​​in aeroporto?"

"Verbali," disse, stringendola ancora una volta. "Ho seguito circa i due terzi. Voleva che ti tenessi la mano mentre andavamo verso l'auto."

Entrarono nella limousine, MJ per ultima, le macchine fotografiche che ancora scattavano e lampeggiavano mentre l'auto si allontanava dal marciapiede.

***

Austin sospirò mentre entrava nella sua stanza d'albergo, buttandosi sul letto. Payson e Kaylie era scappate nelle loro stanze per, come Payson aveva detto, "preparsi per la festa." Aveva accompagnato la frase con un'alzata di occhi. Payson sicuramente non era una ragazza che adorava il trucco e i vestiti*, ma quando si metteva in tiro, era assolutamente incredibile. Era un peccato che nessuno dei due sarebbe stato al braccio della persona con cui sarebbe voluto andare alla festa. Se avessero potuto, era sicuro che Payson e Sasha avrebbero fatto una comparsa veloce, prima di imboscarsi in un angolo nascosto da qualche parte, questo era quello che avrebbe fatto se fosse stato con Kaylie quella sera. Rassegnati, Tucker. Ha scelto Russo. Vai avanti. Ci saranno alcune ragazze incredibilmente sexy a questa festa stasera. Fai comparire quel tuo sorriso e lavorati la stanza.

Scosse la testa e si alzò, aprendo la zip del porta abiti in cui aveva riposto i suoi vestiti in per la festa, aveva preso una decisione. Si sarebbe divertito a quella festa e non avrebbe pensato a Kaylie Cruz per una notte.

Missione Non Compiuta, è come il 2003 e tu sei George W. Bush con quella stupida bandiera dietro di te, Tucker. La guerra non è finita, non completamente. Era accanto a Payson, che provava compassione per lui, altrimenti non avrebbe mai dato alle telecamere, sia di professionisti che di dilettanti, un'immagine tanto facile da catturarare di loro due. Erano seduti su uno dei
molti divani sparsi in tutto il club, qualunque esso fosse. Credeva si chiamasse Sofa, il che spiegava tutti i divani messi a caso al centro del pavimento. Non importava. Aveva passato l'intera serata di cattivo umore, da quando Kaylie era entrata nella stanza al braccio di Nicky Russo in un abito rosa, sorridendo come se fosse più felice di un maiale nel fango. Ne era così orgogliosa. I loro occhi si incontrarono da una parte all'altra parte della stanza e vide il suo sorriso vacillare per un attimo, uno sguardo di confusione le attraversò il viso, prima di scuotere la testa, rompere il contatto e far comparire un sorriso falso per Russo che si girò stoicamente verso di lei e le bisbigliò qualcosa all'oreccio. Lei annuì e si diressero verso la pista da ballo.

"Vuoi uscire di qui?" Payson chiese, guardandolo implorante.

"Balli con me prima?" le domandò, i suoi occhi non lasciavano Kaylie e Russo.

Payson seguì il suo sguardo. "Ne sei sicuro, Austin?" domandò, mettendogli una mano sul braccio.

"Sì, ne sono sicuro," disse, porgendole la mano. Gliela prese e si spinsero tra la folla prima di trovare un po' di spazio verso il centro della pista.

Era una canzone veloce, qualcosa di Austin aveva riconosciuto dalla Top 40
che suonava continuamente dalla postazione delle ragazze, vale a dire Lauren e Kaylie, che avevano insistito per farla risuonare alla Rock. Aveva un buon ritmo, qualcosa destinato ad essere ballato e lui e Payson sapevano sicuramente ballare. Le sorrise, mentre i suoi fianchi si muovevano ritmicamente sotto le sue mani. Sasha è un bastardo fortunato, pensò mentre si dondolava e ondeggiava a ritmo di musica. Teneva facilmente il passo con lei, ma la sua attenzione era concentrata sulla coppia a pochi metri di distanza. Stando girata Kaylie premeva contro Nicky, la testa rovesciata sulla sua spalla, gli occhi chiusi. I loro corpi si muovevano insieme al ritmo, ma Austin avvertiva una certa tensione nel modo in cui Nicky la teneva, come se non fosse sicuro di cosa fare di se stesso. Dannazione, Kaylie. Io saprei esattamente cosa fare.

La canzone finì e Payson seguì di nuovo il suo sguardo. "Devi smetterla di torturarti. O vai là e ci dai un taglio o ti rassegni e mi porti in albergo." Guardò Payson, senza idea di cosa fare o dire, ma lei si limitò a ridere, "Sembra che l'universo ti abbia fatto un favore," disse, facendo cenno a dove la sua attenzione si era concentrata per la maggior parte della notte. Kaylie, da sola, senza Nicky
Russo in vista. "Vai," disse Payson, spingendolo via.

Non aveva nemmeno preso la decisione di andare lì, che i piedi inizarono a muoversi, portandolo in quella direzione e prima che se ne rendesse conto, stava in piedi di fronte a lei, il cuore batteva praticamente fuori dal petto. "Balli con me?" chiese. Kaylie alzò lo sguardo, i suoi occhi marroni si spalancarono per lo shock. Austin le tendeva la mano e Kaylie lo guardò come se fosse sul punto di morderla. "Rilassati Kaylie, è solo un ballo."

Iniziò una canzone lenta e Austin sorrise, "Amo questa canzone," disse, lasciando che il suono metallico della chitarra di Van Morrison lo attraversasse mentre I'll Be Your Lover, Too cominciava.

Kaylie scosse la testa: "Non lo so," rispose lei, senza guardarlo negli occhi.

La tirò a sé e per una volta lei non combattè, permettendogli di stringere il suo piccolo corpo contro il suo, con un braccio intorno alla vita, tenendola contro di lui. Dondolavano in silenzio, Kaylie si stava rilassando nel suo abbraccio mentre ondeggiavano insieme. La sua testa si posò sul petto di Austin, con un braccio intorno a lui, con l'altra mano afferrò il davanti della camicia come se la sua vita dipendesse da quello. Austin mise la mano sopra la sua e la strinse dolcemente. Poi la canzone finì e un'altra, molto più veloce partì sulla pista. Kaylie si allontanò in fretta, senza guardarlo ancora negli occhi.

Guardò a terra e poi in mezzo alla folla. "Io, uh, dovrei andare a trovare Nicky," disse, con la voce appena incrinata.

Austin sospirò, "Se questo è quello che credi che dovresti fare," disse, le spalle si abbassarono per la sconfitta. Cosa c'è di sbagliato con lei? So che sente lo stesso. Perche non lo ammette?

"Sì," disse, "E' quello che dovrei fare."

Poi se ne andò, scomparendo tra la folla, lasciandolo lì, incredulo. Tornò indietro sulla pista da ballo per trovare Payson. Lo guardò preoccupata, lui rabbrividì, la pietà era chiara come il sole sul suo viso. "Mi dispiace, Austin," disse.

"Sì, anche a me," ribattè, guardando indietro verso il mare di gente, ma Kaylie non era in vista. "Sei pronta ad andare?"

Annuì, "Sì".

"Allora andiamo fuori di qui
, dannazione."

Uscirono dal club per l'ingresso principale, nessuno dai due aveva l'energia per cercare di sgattaiolare fuori. I paparazzi ottennero un paio di belle foto di Payson che si teneva al suo braccio, mentre venivano spintonati
dalla sicurezza verso la loro limousine.

"Mi dispiace, Austin," disse e sospirò. "Io non la capisco. Voglio dire Nicky è un bravo ragazzo e tutto, ma non è..."

Austin scosse la testa, "No, va tutto bene. Davvero. Voglio a tornare in albergo, aprire il minibar e bere fino a ridurmi in uno stato di intontimento prima di volare di nuovo a Boulder domani, tutti noi, insieme. Vuoi unirti a me nel mio gruppo di pietà?"

"Uh, grazie, ma devo um," balbettò, "Non posso." Non aveva mai assistito ad una Payson Keeler
un veramente agitata. Il loro rapporto era andato da conoscenza casuale ad amici intimi troppo velocemente perchè ci fosse qualche momento imbarazzante.

Si mise a ridere, "Che cosa? Hai dei programmi?" chiese incredulo. "E' l'una di notte, che cosa potresti," disse, ma poi si fermò come se qualcosa fosse scattato nella sua testa, "chiamerai Beloff e farai le zozzerie al telefono!" esclamò in un sussurro.

I suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si serrò in una linea severa, "Chiudi il becco, Tucker," disse, ma il rossore sulle guance parlò per lei.

"Certo, mi lasci a sguazzare nella mia autocommiserazione, mentre vai a fare sesso." Si portò la mano alla fronte in modo drammatico.

Payson lo fissò, "Non starci a pensare," disse quando la macchina si fermò di fronte all'hotel, dove ancora più paparazzi li attendevano.

Le loro camere erano sullo stesso piano, così percorsero il corridoio insieme, lui senza giacca, lei portando in mano le scarpe col tacco alto.

"Buona notte, Austin," disse, sospirando. "Senti, se hai bisogno di me," cominciò, ma lui la fermò.

"Va' a chiamare Sasha. Almeno uno di noi dovrebbe essere fortunato stasera," disse con una strizzatina d'occhio e il suo sorriso più affascinante. Lei gli rivolse uno sguardo che gli disse che non credeva nemmeno ad una delle sue parole. Non che si aspettasse che lo facesse. "Notte Keeler," disse, camminando lungo il corridoio.

La sua stanza era buia quando vi entrò e accese la luce, illuminando lo spazio vuoto. Iniziò a spogliarsi, scivolando fuori dalla camicia e poi slacciando la cintura, quando udì bussare alla sua porta. Si accigliò. Beloff lo avrebbe ucciso se avesse inavvertitamente incasinato gli eventuali piani che lui e Payson avevano, facendola sentire in colpa abbastanza per venire a controllare.

"Keeler, te l'ho detto, sto bene," disse aprendo la porta. Ferma là, fissandolo come un topo spaventato, c'era Kaylie Cruz.

"Ciao," disse lei, guardandolo, finalmente incrociando il suo sguardo.

"Ehi," disse, "vuoi entrare?"

Scosse la testa, "No, volevo solo augurarti buonanotte," disse, torcendo le mani, giocando con un anello sulla sua mano destra.

Le sorrise sardonico. "Va bene," rispose.

Alzò gli occhi verso il soffitto, così non la vide fare un rapido passo in avanti. Comunque, sentì la sua mano avvolgersi intorno al collo, tirandolo verso la sua bocca. Il bacio non era innocente, per niente. Le loro bocche si stavano attaccando tra loro, le loro lingue furono subito impegnate in una battaglia per il dominio. La sua mano libera percorse la distesa del suo petto prima di fermarsi sulla spalla, usandola come leva per stringersi di più a lui. Poi se ne andò, allontandosi, lasciandolo assolutamente sbalordito.

"Buona notte, Austin," disse, prima di voltarsi e correre via da lui lungo il corridoio.

Se ne stava lì in stato di shock totale, la bocca spalancata, il gusto del suo lucidalabbra fragola sulla lingua. "Buona notte, Kaylie."








Note:
*girly girl: non esiste una parola sempre adatta per tradurre girly. Si può tradurre con femminile, ma non è il caso di Payson. Payson non è un maschiccio, non manca di femminilità. Quello che non ha è la passione per trucco, vestiti, etc. Non è 'girly' come Lauren.

Questo era un capitolo tutto su Austin! Non vi fa tenerezza?

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Capitolo 24
*** Colpa, Odio e Amore ***


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Colpa, Odio e Amore







Sasha superò la stanza degli allenatori e scosse la testa. Apparentemente era stata trasformata in un punto di ritrovo nel corso delle ultime ore. C'erano cinque tavoli nella sala e quattro erano stati occupati, ognuno da una delle sue ginnaste d'elite. Era tempo di crisi, mancavano due settimane ai Nazionali e si stavano allenando tutti duramente, passando la maggior parte del loro tempo in palestra, rimettendosi in forma, necessitando di almeno dieci ore di sonno, ma quel giorno era stato un disastro. Prima Emily era caduta sulla caviglia smontando dalle parallele asimmetriche, seguita da una caduta spettacolare di Kaylie,
che era atterrata sul petto dopo essere scivolata dalla mezza piroetta sulla trave. Lauren aveva fatto bene per la maggior parte del giorno fino a quando non aveva eseguito una rovesciata all'indietro e aveva sentto una fitta al polso destro. Poi finalmente, proprio mentre tutti stavano finendo per quel giorno, Payson si era storta il ginocchio mentre eseguiva al volteggio il suo Yurchenko con due avvitamenti e mezzo. Stavano cadendo come stupide mosche, non erano infortuni prevedibili e Sasha era estremamente frustrato. Avevano fatto tutti la doccia e si erano cambiati, ma aveva fatto in modo che vedessero un allenatore un'ultima volta prima di andarsene.

Fece un cenno verso la loro assistente allenatrice, Tricia, e lei fece una smorfia. "Non uccidere il messaggero, ma hanno tutte bisogno di una pausa. Payson e Lauren per un giorno o due, Emily almeno per il resto della settimana e Kaylie, che dovrebbe andare a farsi una radiografia per essere sicuri che sia solo una contusione e non una costola incrinata." Sasha sospirò e guardò la donna, che aveva lasciato la stanza, battendogli una mano sulla spalla.

"Sto bene, posso allenarmi domani," disse Kaylie. "E' solo un livido," disse. "Non ho intenzione di presentarmi impreparata per i Nazionali a causa di una contusione."

Sasha aggrottò la fronte, "Andrai a farti i raggi x e vedremo cosa dice il dottore. Vai a casa e non tornare fino a quando non sarà tutto chiarito." Kaylie sbuffò e si allontanò dal tavolo, facendo una smorfia appena il suo busto si mosse. Sasha alzò le sopracciglia e lei roteò gli occhi, mentre usciva.

Guardò Lauren e poi Emily, entrambi stavano radunando le loro cose. Emily sospirò, "Va bene. Posso avere una rivalutazione dopodomani però? Ho preso solo una leggera storta."

"Anche io," disse Lauren, flettendo il polso e arricciando il naso. "Fa male, ma non sembra una distorsione."

Sasha annuì, "Ghiaccio, compressione ed tienilo sollevato e poi torna domani pomeriggio in modo che possiamo vedere come va." Se ne sandarono in fretta, non volendo discutere quando avevano ottenuto quello che volevano sentire da lui.

Guardò Payson. "Fammi vedere," disse, avvicinandosi. Era sdraiata sul lettino, la gonna bianca sollevata leggermenteverso sulle cosce, e il ginocchio appoggiato su un mucchio di asciugamani, con una borsa di ghiaccio sopra. Sollevò il sacchetto e le guardò ginocchio prima di sostituirlo. Niente gonfiore, un buon segno, probabilmente solo una torsione. "Il dolore?"

Storse la bocca in una smorfia, "Non male. Probabilmente posso allenarmi domani." Sasha aprì la bocca per protestare, "Ma io non lo farò. Non ha senso farmi male così vicino ai Nazionali."

Lui rise piano, "Davvero?"

"No, ma so che è quello che volevi sentire. Ho intenzione di tenere il broncio tutto il giorno domani, perché non posso allenarmi e tu dovrai conviverci."

Sbuffò, "Potrei baciarlo e farti stare meglio."

Payson roteò gli occhi, "Le tue labbra hanno magici poteri curativi, adesso?" Stava ovviamente sentendo dolore, il sarcasmo era un modo per nascondere la cosa, ma sollevò la borsa del ghiaccio dal ginocchio e alzò un sopracciglio in sfida.

"Non ho sentito lamentarti ultimamente," disse, chinandosi per premere le labbra contro il suo ginocchio. La sua pelle era gelida, ma sapeva che la pelle d'oca aveva poco a che fare con l'impacco freddo che aveva usato. "Come va?" chiese, alzando gli occhi verso di lei.

"Mmm, è un miracolo, posso allenarmi domani," disse, con una risata.

"Spritosa," mormorò, mettendo
di nuovo la borsa del ghiaccio sul ginocchio. "Hai bisogno di un passaggio a casa?"

"No, è l'altra gamba, poi io vado a stasera Kaylie. Pigiama party." Sospirò, alzandosi, "Preferirei rimanere qui, ma probabilmente non è un'opzione."

Sbuffò, mentre sollevava l'impacco. Lo gettò nel secchio della spazzatura, non lontano da loro, "Ciao, mamma, resto con Sasha, così può magicamente far sparire il dolore al ginocchio con le labbra," disse, "Andrebbe alla grande."

Sasha rabbrividì. Odiava quando parlava di sua madre. Era l'unica cosa sulla loro relazione che faceva rimordere la sua coscienza come un piccolo grillo parlante. Vedeva Kim Keeler quasi più di chiunque altro durante il giorno ed era diventato molto bravo a guardarla negli occhi e a far finta che non fosse segretamente coinvolto con la figlia diciassettenne, mentre lei non si accorgeva di nulla.

"Odio quando lo fai," disse piano Payson. I loro occhi si incontrarono e si poteva vedere la tristezza in quelli di Payson.

"Faccio cosa?" chiese, avvicinandosi, mettendo una mano sulla sua coscia, un leggero sfregamento contro la pelle liscia.

"Odio che non posso citare i miei genitori senza che tu ti senta in colpa, come se li stessi tradendo in qualche modo," disse. "Odio che ti senta come se stessimo facendo qualcosa di sbagliato."

Sospirò, "Lo stiamo facendo." Lo teneva ben nascosto, ma era una sensazione sempre presente. Per la maggior parte del tempo, i suoi sentimenti per lei sopraffacevano il senso di colpa profondo e radicato, ma non si erano mai confrontati su quell'argomento.

Payson chiuse gli occhi, come se le parole le avessero causato dolore fisico. Distolse lo sguardo, concentrandosi sul muro dietro di sè. "No, invece," sussurrò. "Guardami." La sua mano si alzò e gli portò il mento verso il basso, costringendolo a guardarla negli occhi, "Guardami, ti sembro violata? Ti sembro sfruttata?" chiese. "Odio che ti senta in questo modo, ma mi piace anche."

La guardò confuso. Che cosa stava dicendo? "Non capisco, Payson. Cosa?"

"Mi piace che ti senta in questo modo perché significa che sei un uomo buono, un uomo d'onore. Significa che non te ne stai approfittando. Se non fossi un uomo buono, non ti sentiresti in colpa, per niente." Scosse la testa a se stessa, senza essere sicura che avesse senso. Non ne era sicuro nemmeno lui.

Sasha la guardò, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime mentre le parole erano uscite dalla sua bocca. Una lacrima cadde, rotolando giù per la guancia fino alle labbra. L'asciugò con il pollice. Payson la coprì con la sua e la strinse dolcemente. "Io non sono un uomo buono, Payson." La sua voce suonava strana alle sue stesse orecchie. "Non sono un uomo d'onore."

"Lo sei," cominciò, ma lui la interruppe.

"Non lo sono," disse. "Io non sono un uomo buono perché io sono qui, tu piangi e abbiamo superato ogni limite. Abbiamo mentito ai tuoi genitori, hai mentito ai tuoi amici, abbiamo creato una situazione
impossibile per noi stessi e tutto quello che posso pensare è baciarti, farti dimenticare che abbiamo superato ogni limite possibile."

Payson gli mise le mani sul petto. Poteva sentire il calore della sua pelle attraverso la camicia, poi portò le mani su entrambi i lati del viso, le punte delle dita gli strofinarono tempie, calmando la tensione. "Pensi che io non lo sappia? Odio mentire ai miei genitori. Odio dover mantenere questo segreto, quando ho voglia di gridarlo dai tetti.
Stasera resto da Kaylie e non pensare che non voglia dire alle mie amiche di questo uomo straordinario nella mia vita, un uomo che a malapena riconoscerebbero, anche se lo vedono tutti i giorni, un uomo che farebbe impallidere tutti i ragazzi e che li farebbe sembrare stupidi ragazzini in confronto. Come è dolce e brillante, come andiamo d'accordo, come discutiamo e lavoriamo insieme. E che quando mi tocca il mio corpo reagisce in modi che non sapevo esistessero. Odio che non possiamo condividere questo con le persone che amiamo. Odio che sia necessario, ma tutto queste cose che odio non sono importanti, visto quello che provo per te. Che supera ogni altra emozione, ogni segreto, ogni menzogna, perché quello che c'è tra noi, è reale. E' la cosa più vera di tutte." Si fermò per un attimo e asciugò una lacrima solitaria dalla guancia. "Sasha," disse allungandosi, prendendogli le mani tra le sue.

Sasha sospirò al suono del suo nome che usciva dalle sue labbra, non per piacere o rabbia o frustrazione o necessità, ma con fiducia, del tutto sicura di sé, sicura di lui e di quello che provavano l'uno per l'altro. Le scostò una ciocca di capelli biondi dalla fronte, prima di far scorrere le dita verso il basso, dalla tempia alla guancia, e poi guardando le loro mani unite. "Io ti amo."

Non era sicura di averlo sentito bene. Payson aveva inaspettatamente aperto il suo cuore, i pensieri che aveva tenuto per sé per dieci mesi, quasi un anno, un alluvione assoluta di emozioni e sentimenti e lui aveva risposto con tre parole che riassumevano tutto. Non avevano mai detto quelle parole. Erano stato implicite molte volte, era anche diventato un soprannome, che usavano durante i loro momenti più intimi, ma usato in quel giorno, in quel contesto, mentre se ne stava lì davanti a lei, i loro sguardi incatenai insieme, non aveva mai pensato che avrebbe potuto provare così tanto per una persona. Espirò bruscamente e sorrise. "Ti amo anch'io."

E poi la stava baciando, nello stesso modo che l'aveva baciata in quello stesso posto mesi prima. Era morbido in un primo momento, quasi esitante, come se stesse testando quelle nuove parole, per vedere se c'era qualcosa di diverso nei loro baci. Poi il livello di intensità si spostò, e i suoi baci divennero possessivi e dominanti in un modo che la entusiasmava. Le sue dita le circondarono i polsi, tirandoli verso l'alto e mettendoseli intorno al collo, prima di avvicinarsi, in piedi tra le sue gambe, le mani strofinarono la pelle delle sue cosce, spingendo verso l'alto la gonna, mentre si faceva più vicino. Payson strinse le gambe intorno alla sua vita, tirandolo contro di lei, il dolore al ginocchio un pensiero vago nella parte più remota della sua mente prima che lui
spazzasse via ogni pensiero coerente, mentre la sua lingua saccheggiava la sua bocca e le sue mani creavano sentieri di fuoco sul suo corpo.

Sembrava fossero passati giorni, ma in realtà
era passata solo una mezz'ora, stavano sdraiati insieme sul lettino, la testa di Payson appoggiata sul petto ormai nudo, il braccio di Sasha che la teneva ben stretta. L'unico rumore nella stanza era il loro respiro nel tentativo di riprendere il controllo. "Oh mio Dio," disse, non essendo in grado di trovare le parole per esprimere ciò che sentiva.

Sasha annuì e le baciò la sommità della testa. Payson percepì
vagamente un ronzio e dopo un attimo si convinse che non era un effetto collaterale dell'alta vetta di piacere da cui il suo corpo era appena sceso. Rimise le braccia nelle bretelle della sua canottiera, coprendosi di nuovo, e mentre si alzava si lisciò la gonna. "Il mio telefono," disse, aprendo la borsa da ginnastica. "E' Kaylie. Vuole sapere dove sono."

Sospirò e annuì prima di alzarsi. Si ritirò su i pantaloni e richiuse la zip al volo prima di afferrare la camicia dal pavimento, infilandosela di nuovo dalla testa. Vide un piccolo pezzo di pizzo rosa giacere ai suoi piedi. Lo prese e glielo porse, ma lei gli sorrise. Era inutile adesso. "Te ne compro un paio nuovo," disse, restituendo il sorriso malizioso.

"Devo andare," disse. "Ci vediamo domani per colazione."

Alzò le sopracciglia, "Niente
allenamento domani."

Payson scosse la testa, "Magici poteri curativi, ricorda. Il mio ginocchio sta bene." Sasha le fece cenno di no, "Va bene, verrò a fare un po' di esercizio sulla parte superiore del corpo nel centro fitness e poi darò una mano ad alcune delle ragazze più giovani, magari sbrigherò un po' di scartoffie in ufficio."

"Meglio," disse, avvicinandosi a lei.

Payson sospirò, mettendogli le braccia intorno, non volendo andarsene. Era così ingiusto che le cose dovessero essere in quel modo per loro. Erano persone buone e si amavano e non potevano fare il passo successivo, non ancora. "Ti amo," gli disse, assaporando
di nuovo le parole sulla lingua.

Sasha emise un sospiro, scompigliandole i capelli. "Ti amo anch'io."

Non era sicura di come avesse fatto esattamente ad arrivare a casa Cruz. Un momento stava tra le braccia di Sasha, quello dopo era nella sua auto, ferma nel vialetto, in realtà non volendo entrare. Prese un respiro, spegnendo il motore e uscenso dalla macchina. Vide un paio di fari che entravano nel vialetto e sorrise a Leo Cruz mentre scendeva dalla sua auto.

"Ehi Payson," disse, sorridendole.

"Leo," disse ricambiando il sorriso. Si mossero insieme verso la casa, ma lui si fermò e le afferrò il braccio. "Che c'è?" chiese.

"Austin Tucker, eh?" disse, con un sorrisetto.

"Ugh, quelle immagini stupide. No, Austin e io siamo amici."

Leo si strinse nelle spalle, "Non è l'impressione che ho ricevuto da mia sorella, ma di solito si sbaglia su queste cose. Non è la ragazza più percettiva del mondo."

Payson roteò gli occhi, "Kaylie sa che Austin e io non stiamo insieme."

Lui si strinse nelle spalle ancora una volta, "Dormi qui?" chiese, aprendo la porta di casa.

"Sì, tutte noi: io, Lauren, Emily."

"Beh, divertitevi e non svegliatemi quando uscirete di casa alle quattro del mattino per essere ad allenarvi al Rock a quell'ora assurda."

Rise, "Non ti preoccupare. Buona notte, Leo," disse, correndo su per le scale verso la stanza di Kaylie, ma facendo soltanto pochi passi prima di sentire
di nuovo una fitta al ginocchio e che si affievolì lentamente. "Ehi ragazze, scusate il ritardo," disse, entrando nella stanza. Lauren e Emily erano sedute sul letto di Kaylie, gli occhi non verso di lei, ma verso Kaylie che stava in piedi tra Austin Tucker e Nicky Russo. Sembrava che si fosse persa qualcosa, qualcosa di enorme.

"Ehi, Payson," disse Austin, senza distogliere lo sguardo da Nicky.

Non aveva idea di cosa dire, "Ciao," disse lei, guardando Emily e Lauren per chiedere aiuto, ma loro si strinsero nelle spalle.

"Stavo andando via," disse Austin, guardando tra Nicky e Kaylie e poi scuotendo la testa. "Buona notte", disse, allontanandosi da loro. Si fermò proprio di fronte a lei, "Avevi ragione," disse, superandola e uscendo dalla stanza.

Non aveva idea su cosa avesse ragione, ma si sentiva dispiaciuta, non importa di che cosa si trattasse.

"Che cosa è successo?" chiese, guardando Kaylie, poi Nicky e poi Lauren ed Emily.

Nessuno rispose.






Note:
Niente note...dico solo che il dramma è dietro l'angolo! E anche i Nazionali :)

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Capitolo 25
*** Birra, Ragazzi e Boris ***


NJYbA25

Birra, Ragazzi e Boris






Sasha stava chiudendo la porta della Rock quando sentì i giri di motore di una moto. Si voltò per vedere la Indian Chief di Austin Tucker entrare nel parcheggio. Sospirò. Quella sera non era in vena di affrontare il tumulto emotivo del ragazzo. Austin scese dalla moto e si tolse il casco.

Sasha girò verso di lui e gli lanciò le chiavi, "Chiudi a chiave quando hai finito," disse, incamminandosi verso la sua roulotte.

Austin guardò le chiavi poi di nuovo verso di lui. "Non sono venuto qui per allenarmi. Devo parlare con te."

Sasha guardò sbalordito il giovane. "Va bene," gli rispose, riprendendo le chiavi. "Parliamo."

Si trovarono al suo tavolo, appena fuori il rimorchio. "Vuoi qualcosa da bere?"

"Hai della Guinness?" chiese
Austin, dando prova di conoscere il suo allenatore abbastanza bene.

"Vuoi una birra due settimane prima dei Nazionali?" rispose, il suo istinto di allenatore che prendeva il sopravvento.

"Questa conversazione richiede alcol," disse Austin, togliendosi il giubbotto di pelle e mettendo il casco sul tavolo. "Forse un sacco di alcol."

Sasha si strinse nelle spalle, entrando rapidamente nella sua roulotte e prendendo due bottiglie dal frigorifero. Tornò indietro e ne diede una ad Austin, prima di far saltare il tappo dalla sua e prendendone un sorso. Era stata una serata emozionante, onestamente avrebbe potuto concedersi un drink.

"Che cosa hai in mente, Tucker?" chiese, prendendo un altro sorso dalla bottiglia.

"
Una volta mi hai detto che MJ ti ha distrutto e dopo ti sei concentrato sulla tua ginnastica. Ho bisogno che tu mi dica come fare."

Sasha si lasciò sfuggire un sospiro, "Non si tratta di..." si spense. Non sarebbe la cosa più ridicola che tu abbia mai fatto, dare consigli a un uomo che ama la tua stessa donna? Aspetta, ho visto questo film prima, l'hai già fatto. Déjà vu, eh, Beloff?

Austin scosse la testa, "So che non abbiamo mai veramente sviscerato la questione, ma non si tratta di Payson." Bevve un sorso di birra. "Payson è grandiosa e tutto, ma voi due avete quella cosa della fusione mentale*. No, è decisamente qualcun'altra."

"E' così speciale?" chiese
, cercando di capire di chi stesse parlando. Se era una ginnasta non poteva essere che Kaylie. A quanto pare le regole di questa palestra sono prese sul serio da nessuno, Beloff. Potresti anche semplicemente eliminare la regola "niente appuntamenti".

Austin annuì, "E' così speciale. La amo. Che cosa hai fatto, per dimenticare?"

Sasha si strinse nelle spalle. "Mi sono trasferito in Romania." Teneva la faccia seria, ma ben presto il sorriso si fece strada e Austin si unì a lui, ridendo sommessamente.

"Non credo che la Romania sia un'opzione per me," disse, prendendo un lungo sorso di birra e facendo schioccare le labbra. "Allora, cosa devo fare? Lasciare Boulder?"

Sasha scosse la testa, "No, non puoi lasciare Boulder. L'errore più grande che ho fatto è stato scappare. Non ho risolto nessuno dei miei problemi e ha distrutto, almeno al tempo, qualsiasi parvenza di rapporto avessi con mio padre. "

Austin sbuffò, "Beh, non ho un famoso allenatore di ginnastica per padre, ma correre da mio padre non sarebbe esattamente essere favorevole al mio allenamento. Vivere in un furgone e viaggiare per il paese non è il modo per vincere medaglie olimpiche."

Sasha scosse la testa, "Tuo padre vive in un furgone?"

Austin si morse il labbro e annuì, "Sono hippy, tutti e due. Gli piace volare basso, viaggiare sotto il radar, in modo che il governo non sappia dove trovarli."

Sasha non potè farne a meno, si mise a ridere. "Sul serio?"

"Vorrei che fosse uno scherzo."

Sasha guardò la birra finita, "Ne vuoi un'altra?" chiese, alzandosi per recuperarne una per sé.

"Sì, grazie." gli rispose, finendo la sua.

Sasha gli porse un'altra birra e si sedette con un sospiro. "Okay, allora il tuo problema, c'è una ragazza e lei ti ha respinto?" Si appoggiò allo schienale della sedia studiando il viso di Austin. Sembrava completamente fuori dal suo campo, confuso dalla situazione in cui si trova trovava. Era come guardare al passato, un riflesso di come si sentiva lui dieci anni prima, anche se era stato un po' più giovane di Austin, al tempo.

"Non capisco. Avevamo qualcosa, sai? Una connessione e poi è semplicemente sparita. Ha deciso che non ero abbastanza per lei o qualcosa del genere, ma il ragazzo che ha scelto, è tipo a posto e tutto, ma non c'è possibilità che senta... non c'è possibilità che lei lo ami. E so che prova qualcosa per me, perché mi ha baciato, a Los Angeles, ma sai una cosa? Non mi interessa più. Ho finito di essere preso e mollato." Colpì il tavolo con il pugno. "Allora, come faccio a andare avanti? Come faccio a dimenticarla?"

Sasha lo fissò, cercando di trovare un senso alla situazione. Si appoggiò allo schienale della sedia e strinse le labbra, facendosi pensieroso.

"Sasha ti è, uh, caduto qualcosa," disse Austin, allungandosi a raccoglierlo da terra. Sasha lo guardò, vedendolo con un pezzo di pizzo rosa in mano. Austin stava sogghignando. "Ti porti la sua biancheria intima in tasca?"

Gli prese l'indumento dalle mani e se lo infilò nella tasca dei jeans. "Uh, no, lei, ehm, li ha lasciati qui."

Austin annuì e bevve un altro sorso di birra. "Ci scommetto che lo ha fatto. Inoltre, quella dannata cosa è ridotta brandelli. Come va la cosa di non dormire insieme?"

"Credevo che stessimo parlando di te." disse, aggrottando la fronte, prendendo un sorso dalla sua bottiglia.

"E' così, ma anche di te, perché ci sei passato, Beloff e guardati adesso. Sei felice, anche se in un rapporto del tutto inadeguato con una delle ragazze che alleni, ma comunque, tu sei felice, lei è felice, ed è una cosa che la maggior parte delle persone non possono dire."

Sasha alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, "Qual è il punto" E' sempre così articolato quando è brillo?

"Hai recuperato. Come faccio a recuperare?"

"Il tempo aiuta. Era più di dieci anni fa."

"Sì, beh questo è successo a me un'ora fa, quindi questo metodo non funziona. Hai qualcosa altro?" chiese, appoggiando il gomito sul tavolo.

Sasha scosse la testa, "Ho più birra," disse.

"Questo funzionerà," concordò, scuotendo la
seconda bottiglia vuota. "Porta il resto."

"Okay," rispose, scolandosi l'ultimo sorso di birra nella bottiglia, prima di alzarsi e tornare di nuovo verso il rimorchio. "Potremmo stare qui per un po'."

Un po' era un eufemismo, dopo una confezione di Guinness da sei e metà di un'altra, erano entrambi accasciati sulle sedie.

"Giuro, Sasha, è un robot. Non come Terminator, capisci, non sta cercando di eliminare la razza umana, o forse sì. Voglio dire, chi diavolo è così concentrato, oltre a Payson e ovviamente Payson sa come sciogliersi," disse, agitando la mano nella direzione generale di Sasha. Finì la sua birra prima di sbattere la bottiglia sul tavolo. "Tutto quello che Russo farà per lei è renderla tesa e semplicemente non è una buona cosa."

"Pensavo che volessi andare avanti. Dimenticala e concentrati sulla tua ginnastica." disse Sasha, alzando la bottiglia alla bocca.

"E' quello che hai fatto? Dimenticare e concentrarti sulla tua ginnastica?"

Sasha scosse la testa, attraverso un sorso di birra. "Certo che no, ho preso tutta la mia rabbia e l'ho incanalata nella mia ginnastica. E mi ha spinto oltre il dolore e la sofferenza e le volevo sbattare in faccia che ero meglio di lui, che ero in cima. E l'ho fatto. Ho vinto quattro medaglie d'oro, ma mi sono giocato il ginocchio nel frattempo. La mia carriera era finita e alla fine non volevo davvero la ragazza che avevo perso, nemmeno quando lei mi rivoleva indietro."

Austin si sporse in avanti, "Lei ti rivoleva indietro dopo che hai vinto a Sydney? Questa parte non la sapevo."

Sasha annuì, succhiando le guance e stringendo le labbra. "Sì, ha detto che aveva fatto un errore. Ero stupido, l'ho ripresa per un po', ma non era la stessa cosa. Non l'amavo."

"Perché l'hai ripresa?"

Sasha beffe, "Avevo diciannove anni. Il sesso era incredibile. Tra noi, il sesso non è mai stato un problema."

Austin annuì, "Hai mai... sai, dopo che le cose sono finite? Voglio dire ai Nazionali dello scorso anno, eravate voi due..." si spense. "Credevo di aver notato una cosa."

Sasha ebbe pietà di lui e rise. E' un piccolo bastardo attento, glielo concedo. "Sì, abbiamo avuto una cosa fisica. Ha funzionato. Eravamo raramente nella stessa città. Dovrei guardarmi le spalle? Sembra che tu sappia molto sulla mia vita personale, Tucker."

Austin si strinse nelle spalle, appoggiandosi allo schienale della sedia. "Non montarti la testa, Sasha, ma sono cresciuto idolatrandoti. Volevo essere te, quindi se ne so abbastanza di quello che fai, è solo uno strascico dei miei giorni come fan."

"Hmm. Allora, cosa hai intenzione di fare, Tucker?"

Austin sospirò, "Dal momento che sei completamente inutile e completamente immerso nei tuoi doveri come mio allenatore, non ho ancora deciso. Non credo di poter fare quello che hai fatto tu. Penso che forse dovrei combattere per lei."

"Non è quello che hai fatto?"

Scosse la testa: "No, le ho lasciato prendere l'iniziativa. Lei ha ha fatto le mosse. Quello che devo fare è dimostrarle che io sono l'uomo migliore."

Sasha aprì gli occhi e poi passò una mano sul viso, "Lo sai che potrebbe non importare. Le donne non scelgono sempre l'uomo migliore."

Austin si strinse nelle spalle. "Va bene, per lo meno saprebbe a cosa rinuncia." Si alzò e una smorfia gli si dipinse sul volto mentre allungava le braccia sopra la testa. "Credo che me ne tornerò a casa."

Sasha lo guardò come se fosse pazzo, "No, non torni a casa. Saresti capace di guidare quella cosa dentro il lago e poi avrei un contendente olimpico di meno. Inoltre, Payson ci tiene a te e e non sarebbe molto contrenta. C'è un divano nella roulotte, sei più che benvenuto."

***

Payson entrò nel parcheggio della Rock alle quattro e mezza, la sua solita ora d'arrivo. Era scivolata presto fuori casa Cruz, lasciando Emily, Lauren e Kaylie addormentate. Dopo tutto il dramma della notte prima, semplicemente non aveva l'energia per rivangare tutto di nuovo a colazione. Scese dalla macchina e guardò a sinistra. La Indian Chief di Austin, Lolita era nel suo posto auto. Si avvicinò alla moto e toccò il retro, proprio sopra il motore. Freddo, quindi è qui da un po'. Si voltò verso il rimorchio di Sasha, c'era una strana scena di fronte a lei. C'erano bottiglie di birra vuote sul tavolo, alcune sopra, due o tre sui lati, ma sembravano circa dodici in tutto. Hanno bevuto fino allo stordimento?

Scosse la testa e si avvicinò al rimorchio. Allungando la testa, vide Austin sdraiato sul divano nella parte anteriore della roulotte. Abbassò lo sguardo verso l'altra estremità e vide un bozzolo che suppose dovesse essere Sasha, coperto da un lenzuolo. Entrò nel rimorchio e afferrò un sacchetto di plastica per la spazzatura dal mobiletto e uscì in fretta, iniziando a buttare le bottiglie.

Scosse di nuovo la testa. Non lo biasimava ed era contenta che fosse andato a Sasha. Lei non c'era stata, ma da quello che le era stato riferito, i minuti prima del suo arrivo a casa Cruz erano stati incredibilmenti tesi.

"Che cosa è successo?" chiese di nuovo.

Nicky sospirò, "Devo andare," disse, e baciò Kaylie rapidamente sulla guancia prima di lasciare la camera. "Ciao Payson," disse, sfiorandola mentre la superava.

"Lo accompagno fuori," disse Kaylie, seguendolo.

Payson guardò Emily e Lauren, "Che cosa è successo?" chiese, scandendo ogni sillaba in modo chiaro.

Emily scosse la testa, "Nicky era qui quando siamo arrivate, doveva dare qualcosa al padre di Kaylie da parte di suo padre. Così è rimasto in giro per un po' e poi Austin è arrivato e Kaylie è andata nel panico, perché suo padre sarebbe tornato a casa presto e io non lo so, eravamo tutti qui ... " si affievolì.

Lauren sembrava più che disposta a prendere le redini, "Austin ha parlato di un robot e Kaylie si è arrabbiata con lui. Non so che cosa abbia a che fare un robot con qualsiasi cosa, ma Austin gliel'ha tipo sbattuto in faccia . Lo sai che l'ha baciato a Los Angeles? Perché non ce l'hai detto, Payson? Non si possono nascondere informazioni come questa."

Emily alzò gli occhi, "Comunque, a quanto pare Kaylie non aveva detto nulla a Nicky del bacio, perché sembrava che stesse per esplodere. Stava parlando con i denti stretti, qualcosa sullo stare lontano da Kaylie e che Austin ti dovrebbe trattare meglio. Penso che creda che tu e Austin state insieme. "

Payson roteò gli occhi, "Kaylie, deve averglielo detto. Lo detesto, perché mi trascina nel suo dramma?"

"Perché non sapevo che altro fare," disse Kaylie, a voce bassa dietro di lei.

Payson si voltò per vedere la sua amica in lacrime e sospirò. "Bene, allora, cerchiamo di capirlo insieme."

Avevano trascorso le successive ore, tutte e tre ad ascoltare di Kaylie, offrendo consigli e comprensione, ma alla era Kaylie che doveva prendere la decisione. Teneva sul filo due ragazzi meravigliosi e anche se sembrava che se avesse già scelto, Payson aveva visto l'indecisione insinuarsi nei suoi occhi ogni volta che faceva il nome di Austin.

"Io non capisco perché lo hai lasciato perdere all'inizio, Kay. Lui era lì per te attraverso tutto, quando stavi male, quando sei tornata, poi era come se non volessi avere niente a che fare con lui quando Nicky è riapparso."

Kaylie scosse la testa, "Lo so. Austin è un ragazzo eccezionale e lui era lì per me, ma mi sono resa conto che era ora di smettere di prendere decisioni per istinto. Mi piace molto Nicky e lui è un bravo ragazzo. Abbiamo così tanto in comune e siamo entrambi concentrati sulla nostra ginnastica e a vincere nel 2012."

Payson aggrottò la fronte, "E Austin no?"

"Non è che non lo sia, è che se io stessi con lui, non ne sarei in grado."

Improvvisamente era tutto chiaro a Payson. Aveva avuto ragione, Kaylie stava con Nicky perché era l'opzione più sicura. Probabilmente gli piaceva abbastanza, ma quello che provava per Austin era troppo e la spaventava. Aveva avuto ragione anche su un'altra cosa. Kaylie Cruz non abbastanza per Austin Tucker.

Payson non aveva idea di quello che avrebbe fatto con quelle informazioni. Sentiva che Austin meritasse di sapere cosa provava Kaylie, ma aveva giurato di mantenere il segreto. Tornò nel rimorchio e sbatté la porta dietro di sé. Austin sbuffò e si girò nel sonno, ma Sasha si mise a sedere in fretta, gli occhi spalancati. "Cristo, amore, perchè l'hai fatto?" chiese, mettendosi una mano contro la testa e ricadendo sul cuscino.

Si accigliò, guardando l'orologio. Erano le cinque meno un quarto e Boris sarebbe arrivato presto. Non era un allenamento della Nazionale, ma sarebbe stato lì per osservare tutti i promettenti juniores della palestra, tra cui la sorella minore di Payson, Becca, che avrebbe partecipato ai Nazionali di quell'anno, la sua prima volta come Elite. Mise a bollire l'acqua, aprì le tende, lasciando che la luce entrasse. Poi tornò verso il letto di Sasha, per tirare le tende appese sulla finestra sopra il suo letto. Si sporse in avanti e quasi subito lo sentì metterle le braccia intorno alla vita. "Questa sì che è una bella vista di prima mattina," mormorò, tirandola giù su di lui.

"Ugh," disse, sentendogli l'alito. "Quanto hai bevuto ieri sera?" chiese allontandosi, ma lui fu veloce nel tenerla stretta.

"Troppo," disse, strofinandosi un occhio con palmo della mano. "Hai messo su il bollitore?" chiese, sbirciando sopra la testa.

"Sì," rispose, dimenandosi contro di lui, cercando di liberarsi.

Improvvisamente, una voce alle loro spalle fece congelare, "Uh, ragazzi, non dimenticare che sono qui ok? Non ho bisogno di vedere questo, sapete, mai, ma particolarmente non di mattina presto, quando ho un dopo sbornia." Austin stava seduto e guardava il soffitto del rimorchio, evitandoli ostentatamente.

Payson alzò gli occhi, "Calmati, regina del dramma," disse, sollevandosi e allontandosi da Sasha. "Alzatevi entrambi, voi due. Tuo padre sarà qui da un momento all'altro," disse, e Sasha arricciò il naso in risposta.

"Cazzo, l'ho dimenticato," disse, uscendo da sotto le coperte. "Apriresti la palestra?"

Afferrò le chiavi
senza dire una parola e lasciò i due idioti sbronzi a se stessi. Stava puntellando la porta per tenerla aperta quando sentì il rumore di una macchina che entrava nel parcheggio.

"Buongiorno, Payson," il burbero
accento dell'est risuonò attraverso l'aria.

"Buon giorno, Coach," rispose, sorridendo all'uomo più anziano. Sasha poteva non aver avuto un grande rapporto con suo padre, ma Boris era il suo allenatore, il che significava che doveva essere rispettosa.

Boris guardò il suo abbigliamento casual, ovviamente non era vestita per la palestra. "Non ti alleni oggi?"

Scosse la testa, "Prendo un giorno di riposo.
Ieri ho storto un po' il ginocchio e l'allenatore non voleva sforzarlo. Torno in palestra domani."

Boris annuì, ma i suoi occhi mostravano una chiara disapprovazione. "Sì, sì, va bene," disse superandola, ma Payson non ne fece una questione personale.

"Sono molto emozionata perchè vedrà la mia sorellina, oggi. E' stata molto brava da quando Sasha l'ha spostata nell'Elite."

Entrarono in palestra insieme e Payson accese le luci, illuminando
immediatamente la grande struttura per l'allenamento.

"Il suo nome è Rebecca?" chiese
Boris.

"Sì, spera di far parte della squadra juniores nazionale di quest'anno."

"Qual è il suo forte?"

"Parallele," rispose subito, "anche se la sua routine al suolo sta venendo bene."

"Rebecca era il nome della madre di Sasha," commentò Boris disinvoltura.

Gli sorrise, "Lo so," disse. Sasha e sua madre erano stati molto uniti e parlava spesso di lei.

Lui ricambiò il sorriso, "Sì, supponevo che lo sapessi," disse, dandole dei colpetti sulla spalla, qualcosa che suo figlio aveva fatto innumerevoli volte. "Ah, non importa. Quando arrivano le ragazze?" chiese, lo sguardo sentimentale sul suo volto ormai lontano.

"Tra circa mezz'ora," disse. "Vuole qualcosa? Sasha stava la preparando il tè quando sono andata a prendere le chiavi."

"No, no, basta che chiedi a mio figlio quando ci degnerà della sua presenza. Sono più che in grado di eseguire l'allenamento senza di lui, ma credo che gli piacerebbe essere qui."

Payson annuì, con un piccolo
sorriso, "Sì, sicuramente gli piacerebbe."








Note:
*fusione mentale:
mind meld, proprio quella del signor Spock.
Quando Payson (o altri ginnasti) parlano con Boris credo cha almeno all'inizio sia più corretto usare la forma del "lei". E' un uomo molto più grande di loro ed è una persona nuova. Mi sembrava un po' presto per il "tu", ma ci arriveremo col tempo :)

Ubriachi a chiacchierare di sentimenti. Altro che uomini duri e puri. ;)


Mi scuso per i ritardi e l'irregolarità di pubblicazione, ma purtroppo la realtà mi mette i bastoni nelle ruote. Continuerò comunque a tradurrre.

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Capitolo 26
*** Corso Accelerato di Confusione ***


NJYbA

Corso accelerato di confusione







Il volo di sei ore da Boulder a New York era straziante. L'ultima volta che Sasha era stato su un aereo con suo padre era stato più di quindici anni prima, mentre andavano al funerale di sua madre. A parte il dolore per la morte prematura di sua madre, quel volo rivaleggiava con l'altro in quanto a silenzio, disagio e tensione. Qualcosa stava ovviamente infasidendo Boris Beloff e Sasha stava scontando il peso del suo cattivo umore. Sembrava essersi fissato con Payson Keeler. Mentre lei saliva sull'aereo, lui era già al suo posto. Gli aveva rivolto un sorriso e una carezza veloce contro la sua spalla mentre gli passava accanto, con Austin alle calcagna mentre si sedevano insieme più indietro.

Boris agitò le mani incredulo. "Non riesco ancora a credere che la lasci uscire con qualcuno, in particolare uno come Austin Tucker. E'... sei tu, solo con i capelli castani, non biondi."

"Sì, papà, lo so," rispose con un sospiro. Alzò gli occhi al cielo e anche se non credeva in un potere superiore, avrebbe riconsiderato la sua fede se in quel momento un fulmine lo avesse colpito e tirato fuoti da quella situazione.

"Non posso credere che gli permetti di vedersi," borbottò sottovoce suo padre, sapendo che Sasha l'avrebbe sentito.

"Payson non sta uscendo con Austin Tucker. Sono amici. Ne ho parlato con entrambi," replicò, ovviamente omettendo il punto principale di tutta la questione, la ragione per cui sapeva che Payson e Austin non stavano insieme, semplicemente perchè era lui l'uomo nella vita di Payson.

Boris sbuffò, "Quando la Campionessa del Mondo tornerà ed sarà incinta, ti dirò l'avevo detto a te."

"Papà, è te l'avevo detto."

"E' quello che ho detto. Non permetterei mai che gli uomini e le donne si allenino insieme. È una distrazione di cui non hanno bisogno. Non che ti abbia mai fermato. Abbiamo tolto le ginnaste e hai preso una donna più grande."

"Te l'ho detto, le cose sono fatte in modo diverso qui. Fidati di me, rende la vittoria molto più dolce."

"Che cosa vuoi dire?" chiese il padre, e Sasha alzò le sopracciglia. Era raro il padre gli chiedesse l'opinione su qualcosa.

"Voglio dire che quelle ginnaste provenienti dalla Cina, anche le ragazze provenienti dalla Romania, le loro vite gli sono state praticamente rubate. Ogni secondo della loro vita è irreggimentato dall'età di 5 o 6 anni fino a quando vincono le loro medaglie olimpiche. E Dio non voglia che non ci riescano. Queste ragazze, qui alla Rock e nella squadra nazionale degli Stati Uniti, sono delle ginnaste, alcune tra le migliori al mondo, ma sono anche altre cose e quando vincono, significa tutto per loro e per il loro paese, perché è la conferma di questo sistema e la prova tangibile che l'altro non funziona." Sasha guardò verso il fiume. "Non è nemmeno sciovinista, è solo il modo in cui stanno le cose."

Boris sbuffò, "Non ho mai pensato che mio figlio sarebbe stato così politico." E' ginnastica competitiva, vecchio bisbetico*, non le armi nucleari o la riforma dell'istruzione.

"Sì, sono un tranquillo Barack Obama," disse, con uno sbuffo che sembrava stranamente simile al rumore che suo padre aveva appena fatto. Merda, sto iniziando ad assomigliare al vecchio bastardo.

"Sì, tu sei proprio come il presidente," disse il padre, il sarcasmo poco adatto all'uomo di solito schietto. "Vorrei insistere sul fatto che Payson non deve vedere il ragazzo. Potrebbe interferire con la sua formazione e non può permettersi distrazioni durante l'anno che precede i Giochi Olimpici".

Sasha si lasciò sfuggire un rumore strozzato dalla gola, l'idea di Payson permettesse a qualcuno di interferire con lei lo divertiva. "Papà, Payson ed io siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Si dedica al suo allenamento, più di ogni ginnasta che abbia mai allenato prima."

Gli occhi di suo padre lo incenerirono, "Io non voglio che tu fai
con lei l'errore che io ho fatto con te. Voi siete la squadra perfetta, è una cosa rara e si dovrebbe apprezzare. Sarà finito prima che tu te ne accorga. È stato così per me. "

Sasha guardò il padre, improvvisamente infuriato con il vecchio, "Tu ed io non eravamo la partnership perfetta, papà. Nicolai e io lo eravamo. Ho modellato il mio stile di allenamento su di lui e questo è il mio modo di allenare tutte le mie ginnaste." Si slacciò la cintura di sicurezza e si fermò, guardandosi intorno per un posto vuoto. Kim Keeler gli sorrise e lui ricambiò il sorriso, nascondendo lo sprofondare del suo stomaco. "Ti dispiace se mi siedo qui?" chiese con calma e lei mise una mano sul sedile in segno di benvenuto.

"Tu e tuo padre..." si interruppe.

"E' complicato," disse e sospirò. "Non andiamo d'accordo su niente da molto tempo."

Lei annuì, mordendosi le labbra, un gesto che sua figlia faceva tutte le volte che stava trattenendo quello che voleva dire. Alzò le sopracciglia, in silenzio chiedendole di parlare. "L'ho sentito menzionare il nome di Payson."

Sasha annuì, "Pensa che Payson sia vedendo Austin Tucker."

Kim alzò le sopracciglia e strinse le labbra. "Non sono così sicuro che non sia così." Sasha aprì la bocca per protestare, "Lo so, lo so, la 'regola no-appuntamenti', ma in realtà Sasha, ti aspettavi qualcosa di diverso? Payson ha quasi diciotto anni, è del tutto normale per lei di avere un fidanzato. Sospetto che si vedano da un po', anche se lei continua a negare e non interferisce con il suo allenamento. Anzi è più concentrata, se possibile, e sembra più felice. Non l'ho mai vista sorridere tanto, del tutto spontaneamente." Scosse la testa "A volte la vedo con lo sguardo fisso, con un'espressione sognante sul viso, e le chiedo cosa sta pensando, ma lei scuote la testa e dice: 'Niente.' Non è niente," disse, scuotendo la testa.

Sasha non aveva idea di come rispondere. "Suppongo che finchè è felice, questo sia tutto quello che conta." Era stata l'unica risposta diplomatica che poteva escogitare, ma le parole che uscivano, sapeva che un giorno gli sarebbero state rigettate indietro. Un giorno avrebbe parlato con quella stessa donna e lei avrebbe ricordato quella conversazione, sapendo che le
aveva mentito direttamente in faccia. Fece un cenno all'assistente di volo, che arrivò in fretta. "Scotch", disse e lei annuì, ma mentre si allontanava, si voltò a guardare Kim e le toccò il braccio per fermarla, "fanne due."

Kim chiacchierava allegramente, discutendo
orgogliosamente non solo le prospettive di sua figlia alla competizione Nazionale dove stavano andando, ma di quelle dell'intera squadra Rock. Sasha ascoltò in silenzio, d'accordo con la sua idea, che non sarebbe stato fuori questione per la squadra delle donne della Rocky Mountain fare piazza pulita delle medaglie nell' All-Around, malgrado Kelly Parker, Andrew Conway e Kristen Henniford. Gli uomini avevano gareggiato piuttosto bene per gli ultimi due anni, ma Carter Anderson aveva cominciato a seguire i suoi passi, all'età di vent'anni, e sarebbe stato un serio contendente per il bronzo. Tutto sommato, c'erano fantasiche opportunità per il podio, ma era tutto il resto che preoccupava Sasha.

Lo scotch aveva lavorato per calmare i nervi. Il
piacevole ronzio nelle orecchie e il calore nel suo stomaco erano serviti a bloccare la maggior parte delle sue emozioni, con cui non aveva avuto problemi per anni, problemi che non si erano riemersi fino a che Payson Keeler non aveva completamente rubato il suo cuore.

Atterrarono a Teterboro, era corsa voce che avevano noleggiato un volo, c'erano paparazzi, ma essendo a New York in estate, dove erano generalmente concentrati sugli Yankees e chiunque stesse giocando con i Red Sox, l'attenzione non era così male come era stata in altre città.

Sasha recuperò il suo trolley dalla cappelliera. Incrociò lo sguardo di Payson, alcuni posti a sedere dietro di lui e condivisero un rapido sorriso per l'ultima volta che avevano entrambi preso solo un bagaglio a mano a Londra. Era stata una scusa per allontanarsi da Ellen Beals e rubare un po' di tempo da soli. Nessuna fuga veloce oggi, Beloff. Troppe persone e in più, questa volta hai un compagno di stanza. L'unica cosa positiva di lavorare con Ellen Beals era che l'ONG veva dovuto dare alloggi indipendenti. Con un team di coach padre e figlio non avevano avuto nessun problema a costringere Boris e Sasha a condividere. Sasha aveva brevemente riflettuto sull'idea di prenotare una sua camera, e infatti c'era anche una prenotazione a suo nome, nel caso in cui fosse diventato insopportabile.

Arrivarono ​​in albergo, che era stato assalito dai fan della ginnastica e dalla stampa. Fenderono la folla con l'aiuto di sicurezza dell'hotel e Sasha individuò MJ in piedi al centro della hall, un sorriso soddisfatto sul viso. "Mi pareva di riconoscere il tuo lavoro," disse
Sasha mentre le si avvicinava. "Caos e frenesia dei media."

MJ gli sorrise. Conosco quello sguardo. Sta per andarci giù duro. "Lo prendo come un complimento, Sasha. Come è stato il volo?" chiese lei, facendo un passo per posare le labbra contro la sua guancia.

Rimase immobile, permettendo il contatto, annusò e sorrise a se stesso. Non importa dove erano nel loro rapporto, fin dall'inizio, quando era solo professionale, fino alla vetta della loro storia d'amore e dopo che lei aveva gli ridotto il cuore in pezzi, lei lo aveva sempre colpito fisicamente. Sempre. Era stata una costante nella vita adulta di Sasha. Scosse la testa, aveva ancora un odore incantevole, le sue labbra erano ancora morbide, il suo corpo era incredibile, ma la sua solita reazione viscerale non si era verificata.

"Lungo," rispose. "Penso di riposarmi un po' prima di cena." Le sopracciglia di MJ si inarcarono e le sue labbra si piegarono in un sorriso dolce.

"Vuoi un po' di compagnia?" mormorò. Sasha alzò lo sguardo dai suoi occhi marroni e vide Payson presso la reception, a fare il check-in. Inclinò la testa verso di lui con curiosità.

"No," disse, distoglendo gli occhi da Payson e concentrandosi sulla donna che aveva considerato l'amore della sua vita. "No," ribadì.

Lei si strinse nelle spalle, "Beh, se cambi idea, io sono nella 348," disse, facendogli scivolare qualcosa nella tasca. Sasha suppose che fosse la sua chiave della camera dell'hotel. Le fermò la mano e scosse la testa prima sorpassarla e allontanarsi.

Vide suo padre andare verso la reception, ma non era una buona idea. Parolacce sia in romeno che inglese era quello che sarebbe potuto derivarne se avesse provato a controllare la loro camera d'albergo. "Papà," gridò. "Papà, faccio io il check-in, mettiti seduto."

Si fermò dietro di Austin in fila. "Di che si trattava?" chiese
Tucker, come se avesse voluto colpirlo. L'istinto protettivo del ragazzo si ampliava di chilometri quando si trattava di Payson.

"Niente," rispose. "Fatti gli affari tuoi." Austin roteò gli occhi, "O ti interessa?" suggerì, con una strizzatina d'occhi, seguito da un'occhiata veloce. "A MJ
piacciono giovani."

Austin si girò e guardò MJ valutandola. "Eh, forse."

Sasha guardò a bocca aperta il ragazzo, "Austin, stavo scherzando."

Austin si strinse nelle spalle. "Io no."

Sasha gli diede una pacca sulla spalla e prontamente si rimise in fila, mentre Austin ancora non aveva tolto gli occhi dall'agente gambe-lunghe che lo rappresentava. Buona fortuna, ne avrai a bisogno.

Payson guardò i due uomini della sua vita da pochi metri di distanza ed si sentì molto confusa da quello che vedeva. Il resto della squadra e quelli che viaggiano con loro era fuggito dalla hall quasi subito dopo il check-in verso le camere o qualunque altro posto
in città che avessero voluto visitare nel loro "giorno libero", per così dire, così non esitò ad affiancarsi a Sasha mentre lui si registrava.

"Di che si trattava?" chiese, accennando a Austin, che aveva cominciato a camminare verso MJ, che stava parlando molto forte con qualcuno al telefonino.

"Austin ha bisogno di una distrazione e..." si interruppe, non avendo
preparato una scusa pronta per qualcosa che non aveva in realtà considerato una possibilità.

Payson rise leggermente, "E tu hai bisogno di lei fuoiri dai piedi, 
quindi non credo che ci sia qualcosa in corso, quando chiaramente non c'è niente," sussurrò, mentre si allontanava dalla scrivania verso gli ascensori.

"Non riesco a immaginare da dove hai preso l'idea," disse, i suoi occhi azzurri brillarono in quelli di lei, mentre entrambi si perdevano per un attimo.

"Sasha!"
chiamò una voce burbera da dietro di loro. Payson sorrise alle spalle tese di Sasha.

"Ti sei dimenticato di lui?" chiese.

Scosse la testa, "Per circa cinque minuti di beatitudine. Ricordami che questo fine settimana voglio mostrarti il mio appartamento. New York è una
 grande città, un po' come Londra, solo senza la pioggia. Ed ho sentito che molti delle migliori università del mondo risiedono qui, oltre ad essere l'auto-proclamato centro dell'universo."

Payson gli sorrise, strofinando
brevemente la mano contro la sua prima di proseguire per chiamare un ascensore. Di tanto in tanto avrebbero voluto farlo, sfuggire al futuro non troppo lontano, nessun punto fermo o specifico, solo l'idea che stavano prendendo delle decisioni insieme.

"Come ti senti, Payson?" la voce di Boris era ad un tratto poco sopra la sua spalla. Per poco non saltò per la paura. La sua mente si era allontanata verso il futuro, ma la sua voce la tirò completamente indietro nel presente.

Si voltò con un sorriso. "Bene. Penso che mi rillaserò un po' prima di cena, stasera. Voglio essere riposata per domani, sperando di raggiungere una posizione alta nella gara All-Around il primo giorno." Non poteva farne a meno. Ogni tanto, il robot-ginnastica in lei emergeva in superficie.

"Questa è una brava ragazza," disse, accarezzandola dolcemente sulla parte posteriore della testa. Payson gli sorrise. Boris Beloff era duro come allenatore, ma sembrava essersi reso presto conto che non c'era bisogno che lui si comportasse così con lei. Sasha era il suo allenatore e lei non voleva né aveva bisogno di qualsiasi altra influenza. Boris sembrava intuirlo e rispettarlo. Aveva semplicemente incoraggiato e osservato, anche se a volte a Payson sembrava che stesse per dire qualcosa, prima di guardare il figlio e fermarsi. Avrebbe permesso a Sasha di allenarla e le accarezzò i capelli come un padre farebbe con la figlia.

Entrarono tutti in ascensore e come le porte si chiusero, videro Austin e MJ a camminare verso il bar, la mano di Austin sul suo fondo schiena. Payson si morse il labbro e guardò Sasha. Lui aggrottò la fronte preoccupato e lei si strinse nelle spalle. Nessuno dei due poteva fare niente.

Boris vide lo scambio e ovviamente fraintese. Sospirò e diede una pacca sulla spalla Payson, "Non ti preoccupare, Payson. Ragazzi come Austin Tucker, non sono degni di te. Tu sei una campionessa ed è più importante di qualsiasi ragazzo."

Lei gli sorrise, "Austin e io non stiamo insieme. E' libero di vedere chi vuole," disse, un passo fuori l'ascensore. La seguirono e trovarono che le loro camere erano solo a poche porte di distanza. "Ci vediamo a cena," aggiunse e aprì la porta della sua camera d'albergo prima di vedere qualcosa che gliela fece richiudere, anche se lentamente e silenziosamente.

"Payson?"
chiese Sasha, il padre che era già entrato nella stanza. "Tutto bene?"

Ed eccolo, il momento in cui la loro relazione sarebbe stata in contrasto con la sua posizione come il suo allenatore. L'unica cosa che l'aveva scioccata era che c'era voluto quasi un anno prima che accadesse. "Va tutto bene," mentì tra i denti. Era una pessima bugiarda e lui riusciva a vederle dentro. "Davvero, Sasha, va tutto bene." Chiuse gli occhi e c'erano Emily e Damon di nuovo, al centro della stanza a baciarsi come se il loro prossimo respiro ne dipendesse. Dannazione, Em, avresti potuto almeno avvertirmi. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e, ovviamente, c'era un sms di Emily.
Damon a NY. Mi dai la camera x 1 ora? Plz! Grazie. Tvb!
"Merda," mormorò tra sé e sé.

"Payson?" Sasha la chiamò di nuovo. Lo guardò e sospirò.

"Sto bene. Solo che non posso dirtelo. Come capitano della squadra sto chiedendo al mio allenatore di fidarsi di me quando dico che va tutto bene."

Lui annuì, "Va bene."

Si lasciò sfuggire un respiro. "Va bene."

"Hai intenzione di entrare?"

"No."

"Perché no?" chiese, incrociando le braccia sul petto, ovviamente stanco del gioco.

"Proprio non posso," disse. "Il corridoio va bene per ora." Sasha alzò gli occhi verso di lei e Payson si strinse nelle spalle, ovviamente non molto brava al gioco del silenzio.

Sasha sospirò, arrendendosi. Payson era seccata con se stessa, rimpiangendo di non poteglierlo dire, avrebbe voluto il contrario. "Aspetta un secondo. Fammi correre al piano di sotto. Ho prenotato una stanza in più nel caso in cui non riuscissi ad avere tra i piedi Boris per più di una notte. Puoi riposarti di là e non disturberai assolutamente nulla di quello che sta succedendo nella tua camera." Scosse la testa e si allontanò, ma lei allungò la mano.

"Ti fidi di me?" chiese, stringendogli
una mano in rassicurazione. Si fermò, i loro corpi che quasi si sfioravano e guardò le loro mani unite.

"Sì," disse senza esitazione, il respiro che le solleticava leggermente la fronte.

"Allora non ti preoccupare di quello che c'è dietro quella porta, va bene?" Si sporse verso di lui, un po', assaporando la vicinanza che non aveva sentito tutto il giorno.

Sasha deglutì e annuì una volta, "Va bene," disse, prima di lasciarle la mano e continuando lungo il corridoio.

Payson sospirò e si sedette sul pavimento in moquette, scavando nella sua borsa per il suo iPod, con l'intenzione di ascoltare della musica mentre aspettava Sasha. Si appoggiò al muro e chiuse gli occhi, e quindi non vide una cosa che avrebbe fatto
fermare il suo cuore: Boris Beloff, in piedi sulla soglia della sua camera d'albergo, con le braccia incrociate sul petto, che la studiava attentamente.







*vecchio bisbetico: in originale old buzzard, letteralmente vecchia poiana. Più che una frase idiomatica, mi sembra un mezzo-insiulto idiomatico. (ammetto che vecchia poiana mi fa ridere un casino:) ) 

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Capitolo 27
*** Campionati Nazionali 2011, Etc. ***


NJYbA27

Campionati Nazionali 2011, Etc.






Payson alzò gli occhi verso il Madison Square Garden. Il tabellone elettronico lampeggiò più e più volte:
Campionati Nazionali Visa 2011 di Ginnastica. Senza dire una parola prese il pass che sua madre teneva per lei e se lo mise al collo. Guardando l'edificio nuovo sorrise a se stessa. Il suo campionato del mondo era stata la più grande realizzazione della sua carriera di ginnasta, ma vincere l'All-Around ai Nazionali, lo stesso concorso in cui la sua carriera si era quasi conclusa appena un anno prima, avrebbe significato molto.

Nonostante la reazione
di MJ quasi apoplettica, Payson evitò ordinatamente la calca della stampa e dei media che di solito accompagnava l'arrivo ai Nazionali. Sapeva che la faceva sembrare inaccessibile, ma non le importava. Aveva bisogno di concentrarsi e di giochi come "Cosa c'è nella borsa da palestra" e barbe commerciali con Kelly Parker non erano in alto sulla sua lista delle priorità. Si infilò rapidamente in un corridoio seguendo una guardia di sicurezza, che la condusse negli spogliatoi, l'auricolare perfettamente nascosto nelle orecchie. La dolce melodia di Monna Lisa con la voce dolce di Nat King Cole le rilassò i nervi mentre sorrideva in ringraziamento alla guardia ed entrava nella stanza ancora deserta. Mise la borsa da ginnastica su uno dei tavoli e ci saltò sopra. Sdraiandosi e chiudendo gli occhi, permise al suo corpo di rilassarsi lentamente. Non era meditazione, non era così chic o pretenziosa per chiamarlo così, ma era come si preparava mentalmente per un evento. La canzone finì e ne cominciò un'altra, ma non prima che Payson sentisse lo scalpiccio di piedi che si avvicinano. Aprì una palpebra e vide Austin in piedi a pochi metri di distanza. "Tu lo sai che questo è lo spogliatoio delle donne, vero?"

Lui ridacchiò in risposta, mentre stoppava la sua musica. "Deve essermi perso per strada." Rimase in silenzio per un minuto, aspettando che lei avviasse la conversazione.

"Come sta MJ?" chiese lei, sedendosi e girandosi per guardarlo in faccia.

Inarcò le labbra in un mezzo sorriso, "Bene," rispose, e alzò le sopracciglia in modo allusivo. "Davvero bene."

Payson scosse la testa, "Sei disgustoso."

Si strinse nelle spalle, "Hey, è stata un'idea del tuo ragazzo, ho appena ehm- chiuso l'accordo per così dire."

Payson aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse, sorridendo. Nessuno aveva mai chiamato Sasha "il suo ragazzo" prima. Sembrava un termine così inadeguato per lui. Sasha Beloff non era il ragazzo di nessuno. Semplicemente non si adattava. La sua mente vacillò tra le parole che avrebbe dovuto usare, parole avrebbe potuto usare: uomo, amico, amante, allenatore, fidanzato, marito e padre. Ehi, dai Pay, cerchiamo di non andare troppo oltre.

"Come, niente batutte argute in risposta, Keeler? Mi deludi. Come va il ginocchio?" chiese, cambiando
rapidamente argomento.

"Va bene. L'ho fasciato stretto per oggi e vediamo. Odio competere come una mummia però, tutta bendata."

Si fermò, consapevole che probabilmente avrebbe dovuto lasciare lo spogliatoio prima che il resto delle ragazze arrivasse. "Sopravviverai. Quindi volevo solo augurarti buona fortuna, non che ce ne sia bisogno, farai faville."

Gli sorrise. "Grazie, Austin," disse, saltando giù dal tavolo e facendo un passo più vicino a lui. Si chinò e la baciò sulla guancia, mentre Payson si alzava in punta di piedi per dargli un abbraccio. Proprio quando le braccia si chiusero intorno a lui, la porta dello spogliatoio si aprì e si trovò davanti Kelly Parker e alcuni delle compagne della 
squadra di Elite di Denver.

Austin si allontanò in fretta, dando a Payson una stretta veloce sulla spalla, "Buona fortuna per oggi," disse, allontanandosi, facendo cenno alle ragazze in piedi sulla soglia, "Scusatemi, signore." Si scansarono rapidamente da lui, fissandolo a bocca aperta.

"Wow, Keeler, Austin Tucker?" Kelly disse, con un sorriso. "Non credevo alle voci, ma prima
sono venute fuori quelle immagini di voi due e ora questo? Sbaciucchiamenti nello spogliatoio? E' davvero troppo."

Payson rise, capendo che la corteccia di Kelly era molto più sottile di quanto facesse vedere. "Gelosa Parker?" disse, facendo capire con gli occhi il vero significato. "Austin e io siamo solo amici, ma visto che tu non ha amici, non mi aspetto che tu lo capisca."

Indossò
rapidamente il suo body, poi tornò in bagno per applicare un po' di trucco e torse i capelli in crocchia ferma. Mezza bomboletta di lacca dopo, uscì e accese di nuovo l'iPod per iniziare il suo rilassamento, preparandosi mentalmente per lo stress della competizione. Quindici minuti dopo, qualcuno bussò alla porta e Ellen Beals, che ora lavorava per la ONG come coordinatore dell'evento, fece capolino con la testa, "Signore, cinque minuti," disse, abbastanza forte perché Payson potesse sentirla. Si sedette e aprì la borsa da palestra, mettendo la tuta da ginnastica sopra il body.

Si avvicinò alle sue compagne di squadra mentre si riunivano vicino alla porta, "Come vi sentite?" chiese, guardando ognuna di loro negli occhi. Nessuna
sembrava troppo nervosa, nemmeno le due ragazze più giovani della squadra, di quindici anni, solo un anno più della sorella minore di Payson. Tutte sorrisero o annuirono e Payson si lasciò sfuggire un sospiro. "Bene, ora andiamo a prendere a calci qualche sedere."

***

"Benvenuti ai Campionati Nazionali di Ginnastica del 2011, presentati dalla Visa. Sono Al Trautwig, accanto alla medaglia d'oro olimpica, Tim Dagget e Elfie Schlegel e vi riporteremo tutti gli sviluppi per i prossimi tre giorni dall'arena più famosa del mondo, il Madison Square Garden. L'ultima volta che ci siamo visti in un evento internazionale di questo livello, eravamo ai sorprendenti e controversi Campionati del Mondo a Rotterdam, dove gli Stati Uniti d'America hanno vinto lo strabilinante numero di diciassette medaglie, guidati da Payson Keeler e Austin Tucker,  Campioni del Mondo All Around. Da allora il mondo ginnastica ha affrontato una polemica giudiziaria, seguita dal Test Event Olimpico di Londra all'inizio di quest'anno, dove la maggior parte di queste ginnaste ha gareggiato di nuovo, con una varietà di risultati, alcuni simili, alcuni non così simili a quelli di Rotterdam. Tim, Elfie, cosa possiamo aspettarci da questo evento?"

Tim Dagget, fece un cenno ad Al, "Beh, Al, mi aspetto che il resto del gruppo abbia migliorato il livello rispetto Rotterdam e Londra. I ginnasti americani sia dalla parte maschile e che femminile hanno visto Austin Tucker e Payson Keeler dominare troppo a lungo. Vogliono riuscire ad abbattere il Re e la Regina, per così dire."

Elfie continuò, "Sono d'accordo, ma onestamente, non credo che accada ad Austin e Payson, la coppia di massimo livello nella ginnastica. Si sono allenati molto duramente a Boulder sotto il Coach Sasha Beloff. Mi aspetto che siano venuti per vincere."

Al terminò la loro introduzione tranquillamente, "Beh, si comincia con le donne oggi, il primo giorno della competizione, in cui i migliori atleti competeranno per un posto di rilievo nell'All-Around e nelle finali che si concluderanno dopodomani, quando gli uomini inizieranno a gareggiare."


Sasha sospirò guardando il quadro dei punti del primo giorno. Dannazione, pensò, accigliandosi per la classifica 1. Kelly Parker 2. Payson Keeler 3. Emily Kmetko. Guardò Payson, la sua espressione era stoica, come al solito, ma poteva vedere la tensione, proprio dietro gli occhi. Aveva ruotato troppo sul suo Produnova e su un volteggio così difficile, quando ci si sopravvalutava, si cadeva sul culo ed era quello che le era successo, dando a Parker un piccolo vantaggio, ma un vantaggio sufficiente per accedere al giorno successivo. Aveva anche mancato la qualificazione per la fase finale del volteggio a causa della caduta, mentre la Parker era atterrata, anche se tremante, dopo uno Yurchenko con un triplo giro. Distogliendo l'attenzione per un attimo, si concentrò sul nome al terzo posto e non potè impedirsi di sorridere. Emily Kmetko, la nuova
contendente All-Around degli Stati Uniti. La vide sistemare la sua borsa, per andarsene dall'arena e incrociò il suo sguardo. Le sorrise e Emily praticamente si illuminò in risposta. Studiò la classifica ancora una volta, vedendo Kaylie al quarto posto e Lauren al parimerito per il quinto posto con Andrea Conway. Domani ci sarebbe stato da mangiarsi le unghie, senza dubbio.

Sasha si fermò di fronte alla fila, Payson davanti, le sue compagne di squadra dietro di lei. Marciarono dritto negli spogliatoi, ma prima di andare le riunì in circolo, permettendo alle altre squadre di sorpassarle. "Eccellente lavoro di oggi, signore. Non importa cosa accadrà domani, sono molto orgoglioso di voi. Il coprifuoco è alle dieci di sera, luci spente per le dieci e mezza. Mi aspetto anche che tutte voi siate in campo domani in sostegno dei vostri compagni di squadra maschi, come loro hanno fatto oggi per voi."

Lauren inarcò un sopracciglio, "Non dobbiamo a dipingerci il petto, giusto?"

Sasha ridacchiò e sorrise.
Dopo Londra era diventata una tradizione, per gli uomini della Rock, dipingere il volto e il petto a sostegno delle loro compagne di squadra. "No, pitturarsi il viso e simili è strettamente facoltativo. Ok, datemi un 'Forza Rock'."

Misero le mani e gridarono insieme, "Forza Rock!"

"Ben fatto, signore, l'autobus parte tra mezz'ora, fatevi trovare pronte o dovremo partire senza di voi."

Le ragazze entrarono negli spogliatoi in fretta, mezz'ora non sembrava abbastanza, ma Payson rimase indietro.

"Siamo solo a dieci isolati dall'hotel. Dovrebbe essere una bella notte. Ti va di andare a piedi?" chiese, a bassa voce.

Si guardò intorno in fretta, "Resta nei paraggi dopo l'orario di partenza. Dovrò far tornare tua madre in albergo con il resto delle ragazze."

Payson annuì e andò in spogliatoio per cambiarsi. La guardò allontanarsi, poi guardò in fondo al corridoio per vedere suo padre avvicinarsi e sospirò. La notte prima era stata una lunga notte, che si era trasformata in una lunga giornata e dall'espressione sul volto di suo padre che era in procinto di durare ancora più a lungo.

"Devo parlare con te," disse Boris, la sua solita voce forte stranamente bassa.

Sasha incrociò le braccia sul petto, preparandosi per la battaglia, "Cosa c'è?"

Boris socchiuse gli occhi, "Non usare quel tono nella tua voce, Sasha. Devo parlare con te di qualcosa e credo che ti piacerebbe farlo da qualche parte che non sia di fronte a molte persone."

Sasha ricambiò l'espressione di suo padre, non spaventandosi minimamente, "Che cosa papà? Non ho tempo per i giochi."

Boris alzò le mani in aria, un gesto familiare di cui Sasha era stato destinatario molte volte. "Bene, vuoi buttar via la tua carriera e il duro lavoro della migliore ginnasta che potrai mai allenare, va bene per me mi va benissimo. Ho sempre detto che una donna sarebbe stata la tua rovina," mormorò.

 Gli occhi di
Sasha si spalancarono. Che cosa sa il vecchio? Che cosa è cambiato dal volo, quando ha pensato che Austin e Payson uscissero, a questa mattina? Nulla, tranne ... tranne che non sei tornato alla tua camera d'albergo fino a quattro ore dopo aver lasciato cadere le valigie fuori dalla stanza che stai condividendo con lui. Deve averlo notato, anche se non ha detto niente ieri o questa mattina. Che gioco sta giocando? Suo padre si accigliò, ma non parlò.

***

Sasha era tornato alcuni minuti più tardi con la chiave della camera per Payson, dopo che per ragioni sconosciute, si era rifiutata di entrare nella sua stanza dell'hotel. Sapeva che prenotare quella stanza d'albergo sarebbe stata una buona idea, anche se al momento averlo fatto aveva poco a che fare con Payson e più a che fare con la sua capacità di evitare il padre, se necessario.

"Ecco qua," disse, porgendole la chiave. "E' in fondo al corridoio," aggiunse. Payson prese la borsa e si avviò, la camera era a due porte di distanza dalla stanza che Sasha condivideva con il padre. Aprì la porta e poi lo guardò, ancora davanti alla sua porta. Alzò le sopracciglia in invito, ma lui non rispose, rimanendo ferso sul posto. Gli sorrise ed entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Subito la sua indecisione era sparita e in tre passi era alla porta a bussare leggero. La porta si aprì immediatamente e Payson lo accolse con un sorriso, prima di afferrare la parte anteriore della camicia e tirarlo dentro.


***

Sasha sospirò, guardando Boris. "Di che cosa stai parlando, papà? Davvero?"

Boris scosse la testa, "Non sto parlando di niente, perché non ho visto niente. Non l'ho vista tenerti la mano nel corridoio e non ti ho visto entrare in una camera d'albergo con lei ieri e non voglio vedere qualsiasi altra cosa, ma tu vedrai e lei vedrà e entrambi realizzerete che state facendo un gioco pericoloso. E' molto giovane, Sasha."

Sasha scosse la testa, un senso di completa sconfitta lo invase, "Cosa vuoi da me? Vuoi che la faccia finita?"

Boris lo fulminò con lo sguardo, il
volto vecchio e duro, segnato dalle rughe, non per un sorriso, ma per la fronte aggrottata, "Potrebbe finire?"

Sasha serrò la bocca in una linea ferma, "Per lei, per proteggerla, farei qualsiasi cosa."

Boris scosse la testa, "No, io non approvo, ma non farò nulla per compromettere le sue possibilità domani. Non posso credere che ti sei messo in questa situazione, Sasha. La cosa verrà allo scoperto e poi? Che cosa ti accadrà?"

Sasha sospirò e si sfregò leggermente
la nuca. Suo padre aveva ragione. E allora? "Non lo so," rispose onestamente. Non c'era risposta a quella domanda, non una buona comunque.

Boris si accigliò, "Faresti meglio a scoprirlo."

Poi il padre girò sui tacchi e marciò lungo il corridoio, apparentemente per prendere una macchina per l'albergo.

Sasha si voltò e diede un calcio alla parete. "Merda." Che cosa hai intenzione di fare adesso, Beloff?


Payson si cambiò lentamente, le sue compagne di squadra uscirono fuori una ad una per prendere l'autobus. Emily era l'unica ad aspettarla, "Vai avanti, Em. Credo che mi limiterò a prendere un taxi per tornare in albergo. Forse vado a piedi. E' una bella serata. Divertiti a cena con Damon."

Emily alzò le spalle e sorrise. "Ottimo lavoro oggi. So che ce la farai domani."

Ricambiò il sorriso della sua amica, "Anche tu. Ti dispiacerebbe prendere la mia borsa da palestra con te? Io non ho voglia di portarmela dietro, se vado a piedi." Emily la prese e sorrise. "Ci vediamo più tardi."

Attese ancora qualche minuto prima di afferrare la borsetta e entrare nel
corridoio in cemento e mattoni sotto il Madison Square, con le pareti rivestite con immagini di giocatori di basket e hockey. Sasha era appoggiato contro il muro dall'altra parte del corridoio, apparentemente perso nei suoi pensieri.

"Ehi," disse Payson, mettendosi la borsetta in spalla.

Le sorrise, "Ciao, sei pronta?"

Si allontanò dal muro e si mossero lentamente verso l'uscita, i loro passi all'unisono. I media avevano lasciato l'edificio da tempo e i fan si erano dispersi. Sasha corse al marciapiede e fece cenno ad un taxi, ma fu puntualmente ignorato da più taxi prima che Payson sorridesse, dandogli una piccola spinta indietro e richiamando lei stessa un'auto. Pochi moneti dopo una delle auto gialle slittò fermandosi di fronte a lei che gli sorrise vittoriosamente. "E' tutta una questione di lunghi capelli biondi," disse mentre salivano.

"Più di
lunghe gambe," le mormorò, pasandole una mano sulla coscia e Payson rise.

"Downtown," disse Sasha al tassista. "Gramercy Park East," disse, e sorrise. "Ti ho detto che ti avrei mostrato il mio appartamento in questo fine settimana."

Era una strada residenziale nel centro di New York, che trasudava fascino del vecchio mondo, era decisamente troppo bello per non essere costoso. Sasha strisciò la sua carta e uscì dalla cabina.

"E' una bella strada," commentò Payson, guardando su e giù per il quartiere. Come a Londra poteva praticamente sentire l'energia della città irradiare dal marciapiede.

Lui annuì, mettendole la mano sulla schiena, conducendola verso un ingresso in pietra. "E' al secondo piano, risale a prima della guerra," la informò.

Gli sorrise, "Quindi avrà alcuni tocchi carini: modanature, pavimenti in legno. Sì, avrà carattere," disse con un luccichio negli occhi. Si fermarono davanti alla porta e lui la guardò con curiosità, uno strano sorriso sul suo volto. "Che c'è? Ho guardato House Hunters," gli disse mentre Sasha rideva e apriva la porta. "E' una dipendenza."

Salirono due rampe di scale e si fermaroni davanti a una porta che riportava il 2A. Sasha aprì porta e con un semplice movimento del polso la lasciò spalancarsi.

Payson fece un passo nell'appartamento, ma si fermò quasi subito. Era illuminato splendidamente da tre finestre che si affacciavano sulla strada. I pavimenti in legno erano brillanti. "Sasha, che cosa faceva tua madre per potersi permettere questo posto?"

Si strinse nelle spalle, "Lo ha ereditato. L'ho affittato per gli ultimi anni e gli inquilini hanno traslocato di recente. Sarà in affitto di nuovo tra un mese o giù di lì, ma è solo un'opzione," disse, ma Payson poteva vedere che qualcosa non andava. Le rughe sulla fronte glielo stavano mostrando.

Fece un passo verso di lui e allungò una mano, sfiorandogli col pollice la fronte, prima di passargli le mani tra i capelli. "Cosa c'è che non va?" chiese, mentre gli occhi di Sasha si chiudevano e si piegava al suo tocco.

"Devo dirti una cosa," annunciò, prendendo la mano nella sua. "Mio padre sa di noi."

Payson non se lo aspettava. "Dirà qualcosa?" chiese, la bocca completamente asciutta, lo stomaco un groviglio di nodi.

Sasha scosse la testa, "Io non penso, era -...preoccupato, penso che per te più che per me, immagino, ed è giusto così."

Sospirò e appoggiò la testa contro il suo petto, sentendo le sue braccia avvolgerla. "Allora, cosa facciamo?"

"Non lo so, ma per prima cosa dobbiamo essere più attenti. Siamo diventati pigri, ci siamo accomodati. Quello che è successo ieri nel corridoio dell'hotel, è stato superficiale, e soprattutto se si considera che tutti quelli in viaggio con noi erano sullo stesso piano. In secondo luogo, dobbiamo capire che cosa faremo quando tutto questo verrà fuori."

"Se verrà fuori," mormorò Payson, prendendo un respiro profondo, prendendo la forza dalla sensazione delle sue braccia intorno a lei e ai muscoli della schiena di Sasha sotto le sue mani. "Hai ragione. Quindi cerchiamo di ordinare un po' di cibo e fare un piano, ma niente di troppo pesante, perché
domani ho ​​intenzione di pulire il pavimento con Kelly Parker e quello di cui tutti vorranno parlare sarà la mia medaglia d'oro e non con chi sto uscendo." Sorrise a Sasha, che l'accarezzava con un dito dalla fronte al mento, sollevandolo e portando le labbra verso le sue per un bacio.

"Ti amo," le disse, le labbra ancora contro le sue.

"Ti amo anch'io."

Tre ore e quattro cartoni di cibo tailandese più tardi, avevano un piano. Se solo potessimo essere sicuri che funzionerà.

***

Domenica a tarda sera, in albergo, stavano facendo il check-out, gli uomini e le donne della Rock avevano fatto molto bene ai Nazionali, dimostrando ancora una volta che erano il migliore club del paese. Sasha uscì dall'ascensore e si rese conto che era uno dei primi ad arrivare. Vagava nella hall e vide Becca Keeler seduta su uno dei divani, il computer portatile aperto davanti a lei, cliccando furiosamente. Sembrava essere al lavoro, così Sasha sedette sul divano di fronte a lei e tirò fuori un libro che stava leggendo. Quindici minuti più tardi, sentì degli occhi su di lui. Alzò lo sguardo dalla pagina è trovò Becca guardarlo.

"Ho finito, vuoi vedere?" disse lei, con un sorriso sul suo viso.

"Con cosa hai finito?" chiese alla nuova Elite Junior, medaglia di bronzo
All Around, un risultato enorme per la ragazza che era stata spostata nell'elite all'inizio di quell'anno.

"Beh, ho registrato l'evento a casa e mio padre ha impostato il DVR in modo che i file siano automaticamente inviati al computer. Poi ho diviso il filmato con iMovie e l'ho utilizzato per mettere insieme un montaggio di tutte le nostre routine di questo fine settimana. Ci lavoro da ieri sera e credo che finalmente sia perfetto. Stavo pensando che forse potremmo usarlo al Premio Rocky quest'anno? "

Sasha la guardò, non avendo la minima idea di che cosa la ragazza stesse parlando. Era completamente senza senso per lui. "Sì, fammi vedere," disse, tendendo le mani per il suo computer. Becca glielo porse e poi si sedette sul divano accanto a lui, facendo clic su un pulsante per avviare la presentazione.

Una canzone
punk rock che Sasha non conosceva cominciò mentre video clip sia della squadra maschile e quella femminile di tutto il concorso lampeggiava sullo schermo, prima che si fermassero sul filmato di Kaylie che si dondolava alle parallele, ottenendo il suo argento. "Quella sì che era una performance da Campione Nazionale in carica, Kaylie Cruz! Medaglia d'argento per Kaylie sulle parallele e la storia di rimonta dell'anno nella ginnastica," disse la voce di un annunciatore. Seguì Lauren sulla trave, che aveva portato a casa l'argento, "Lo fa sembrare così semplice. Che routine, sì Lauren Tanner è la nuova medaglia d'argento alla trave."

Il video cambiò, usando la musica che Sasha riconobbe come quella della routine al suolo di Emily. Becca aveva messo insieme senza stacchi dei pezzi da tutti e quattro gli elementi delle routine della Kmetko, il suo bronzo All Around, unito all'argento del suolo e il bronzo delle parallele. "Emily Kmetko, la stella in più rapida ascesa in questo sport... Che routine alle parallele da Emily Kmetko! Kmetko... sì! Che volteggio incredibile, l'atterraggio cieco e il punteggio, ed Emily Kmetko si porterà a casa la
medaglia di bronzo All-Around, è la sorpresa di questi campionati! "

Poi il ritmo è rallentò, Becca aveva combinato Payson alle parallele e la routine al suolo, il ritmo che incalzava mentre eseguiva l'esercizio alla trave, vincendo l'oro su tutti e tre gli elementi, spazzando via Kelly Parker nella seconda giornata di gara. "
Oggi Payson Keeler è qui per vincere, gente. Guardatela, la potenza e la grazia. Senza errori, assolutamente impeccabile sulle sbarre... Guardate, Payson Keeler esegue una grandiosa routine alla trave, che sarà sufficiente per l'oro...sta semplicemente volando in questa routine con una grazia che si può vedere solo sul palco del Lincoln Center, sta portando tutto quello è possibile per una ginnasta in questa routine... ed ecco, il volteggio in ci è caduta ieri, wow, e arriva con i piedi in terra e alza i pugni in aria, salutando i giudici e salutando se stessa. Payson Keeler, il 2011 la Campionessa Nazionale."

Poi la musica è diventò più ruvida, più maschile mentre un montaggio
simile all'inizio del video iniziò, questa volta con Carter, Austin e Nicky. Flash delle performance di Austin e Nicky, ancora una volta, arrivvando primo e secondo per l'oro e l'argento All-Around, mettendo in evidenza le prestazioni della medaglia d'oro di Austin sugli anelli, parallele e suolo, l'argento sui restanti tre. "Austin Tucker è il miglior ginnasta maschile nel mondo. Se abbiamo pensato che era bravo a Pechino, se quello che abbiamo visto stasera è un'indizio, sarà ancora meglio a Londra." Poi la musica cambiò, non così dura come quella per Austin, ma ancora con un buon ritmo, e nel video comparvero le routine di Nicky: oro sulle parallele asimettriche e al cavallo con le maniglie, argento sugli anelli e parallele e bronzo al volteggio. "Nicky Russo, che spettacolo questa sera, due ori, due argenti e un bronzo, medaglie su cinque dei sei eventi." E poi Carter comparì dal nulla e vinse l'oro al volteggio, finendo splendidamente al quarto attrezzo dell'All Around. "Che cosa danno da mangiare a questi ragazzi a Boulder? Carter Anderson con uno dei migliori volteggi che si potrà mai vedere e questo un punteggio gli dà l'oro nella competizione e lo spinge appena fuori dal podio in quarta posizione!"

Poi ci fu una piccola sezione, una musica che riconobbe come la suoneria che suonava quando chiamava il cellulare di Payson. Sorrise quando alcuni filmati di lui durante la gara comparvero sullo schermo. Momenti celebrativi con le ragazze, abbracci e cinque, un paio di pugni sulle spalle con gli uomini, un'immagine di lui, Payson ed Emily abbracciati mentre i punteggi finali venivano pubblicati. Poi riprese delle cerimonie di premiazione, le ragazze che ricevevano le loro giacche della Nazionale e poi i ragazzi. La musica sbiadì mentre entrava la voce di Al Trautwig, "Sasha Beloff e le ginnaste del club Rocky Mountain sono una delle forze più dominanti nello sport di oggi. La Rock è venuta a questi Campionati Nazionali e ha semplicemente spazzato via la concorrenza. Sono i Terminator* della Ginnastica, il più bel assemblaggio di talento che questo sport potrà mai vedere in un club."

Il video si fermò e Sasha
sorrise. "E' stato incredibile, Becca. Hai un vero talento."

Lei si strinse nelle spalle, "Non è stato così difficile. Pensi che lo userai?"

Annuì, e le diede una pacca sulla spalla, "Assolutamente." Alzò lo sguardo e la maggior parte dei loro compagni di viaggio erano in piedi intorno a loro, guardando il filamto, la maggior parte di loro con dei sorrisi stupidi sui volti. Avevano vinto ed era una sensazione incredibile.







Note:
*In originale: Murders Row che è il soprannome degli Yankees, la squadra di baseball di NY, in particolare usato per la squadra del 1927. Era intraducibile. L'unica analogia sportiva che mi venica in mente era "diavoli rossoneri". Quindi mi sono chiesta, quale metafora usare per dire qualcuno che fa strage della concorrenza? Ed ecco spiegata la mia traduzione, Terminator. Se avete altre idee, non siate timidi!

Sentitevi libere di criticare Payson per come si è comportata con Kelly, è l'unico punto di tutta la storia in cui avrei voluto dirle "stai facendo la stronza."

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Capitolo 28
*** La Fine dell'Inizio ***


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La Fine dell'Inizio







Payson entrò nel parcheggio della Rock e alzò lo sguardo. Eccolo, il suo striscione, Payson Keeler, Campionessa Nazionale 2011. Dopo una settimana che aveva incluso una parata, meno divertente di quello che era apparsa l'anno prima, quelle che le erano sembrate diverse centinaia di interviste, il tutto orribile esattamente come sembrava, quasi non c'era stato tempo per passare del tempo da sola con la persona con cui voleva stare, ma ora finalmente aveva finito. Era Domenica mattina e non ci sarebbe stato nessuno per ore. Attraversò velocemente il parcheggio e bussò leggermente alla porta del rimorchio. Nessuna risposta. Provò a girare la maniglia ed la trovò aperta. In effetti che Boulder fosse un posto abbastanza sicuro per non chiudere la propria porta, in fin dei conti chi irrompe in un rimorchio nel parcheggio di una palestra?

Entrò il trailer e lo vide sdraiato sulla schiena, sul suo letto, profondamente addormentato. Payson sorrise e si tolse le scarpe, scivolando fuori dalla giacca leggera che indossava e entrò nel letto accanto a lui. Quasi immediatamente, Sasha rotolò verso di lei, istintivamente tirando il suo corpo contro il proprio, le gambe si intrecciarono, i petti premuti insieme. Rimase lì per un momento, godendosi la sensazione di essere vicino a lui, prima di dargli un leggero bacio sul petto e poi un altro, e poi un altro, muovendosi verso la clavicola e poi sul mento. La mano sulla vita di Payson si contrasse prima che le dita iniziassero a muoversi contro la sua pelle. Alzò gli occhi mentre quelli di Sasha si aprivano.

"Buon giorno," disse Payson, prima di strofinare le labbra contro le sue. Sasha approfondì
subito il bacio, la mano libera le teneva il dietro della testa, il pollice le accarezzava la nuca.

"Mmm, buongiorno," ripose, lasciandola andare. Payson poggiò la testa sulla sua spalla. "Mi sento come se non ti avessi visto tutta la settimana."

Sospirò, "E' molto vicino alla verità. Ma adesso è finita. MJ va a casa domani e allora le cose possono tornare alla normalità."

"Parlerai con i tuoi genitori stasera?" chiese, la sua mano scivolò sotto la maglietta sul suo fianco, accarezzando dolcemente la pelle.

"Sì, ho trovato a malapena il tempo per respirare questa settimana, per non parlare di riuscire ad accenargli il discorso. Ho fatto qualche ricerca e penso di aver trovato un'ottima soluzione. Posso sicuramente permettermela.
Ho intenzione di parlare prima con MJ in merito e lascierò a lei la patata bollente."

Rimasero fermi per un paio di minuti, assaporando la pace e la tranquillità, fino a quando un forte gemito dallo stomaco di Sasha li interruppe. Payson rise e si strinse nelle spalle. "Colazione?"


Due ore dopo, erano entrambi nel centro fitness, lui su una cyclette, lei correva sul tapis roulant, tenendo sotto controllo il suo battito cardiaco. Sentì una fitta al ginocchio e aggrottò la fronte, fermando la macchina e scendendo
.

Sasha si fermò a metà pedalata, "Il ginocchio?" chiese, col viso preoccupato.

Payson fece cenno di sì, "La risonanza magnetica era pulita, Sasha, smettila di preoccuparti. Mi fa male solo a volte. Questo non è come la schiena. Sai che devo lavorare con questo tipo di dolore."

Annuì, afferrando un asciugamano e asciugandosi la fronte, prima di lanciarlo verso di lei, mentre anche Payson si asciugava il sudore. "Vieni, facciamo un po' di stretching prima di lavorare su una rotazione."

Entrarono nella palestra, discutendo su come lavorare alla sua diagonale quando entrambi si fermarono, vedendo MJ
in piedi accanto alle parallele dove Austin Tucker stava eseguendo il suo esercizio. Austin smontò, facendo un passo indietro di grandi dimensioni.

Sasha aggrottò la fronte, "Guarda i tuoi fianchi," lo ammonì e Austin alzò lo sguardo e annuì.

"Buongiorno, Payson, Coach Beloff," disse
MJ con un sorriso ironico. "Proprio la ragazza che stavo cercando. Scusami un attimo, tesoro," disse lei, con un breve colpetto sulla spalla di Austin prima di camminare nella loro direzione.

Payson era già seduta sulla stuoia, facendo stretching e poi sdraiandosi sulla schiena, per 
aiutare Sasha nel suo lavoro sulle ginocchia, con una mano sulla parte interna della coscia, l'altra sul retro del polpaccio mentre lo ruotava per lei. MJ era sul bordo del tappeto. "Volevo parlare con te della tua mancanza di impegni coi media nel mese prossimo."

Payson sospirò quando sentì la tensione lasciare il suo ginocchio sotto le mani di Sasha. "E allora, MJ? Hai sempre saputo che questo era l'accordo. Faccio queste cose a modo mio. Smetterla con le interviste danneggierà i miei ingaggi?"

"No, ma non li aiuterà nemmeno," disse. "Potresti guadagnare milioni, Payson. Tu sei il sogno di ogni sponsor. Sembri nella parte, reciti la parte, vinci, e la tua reputazione è perfettamente pulita. Ti amano."

Sasha liberò la gamba e le tese una mano per aiutarla ad alzarsi. Lei la prese e si alzò, scuotendo la gamba e poi spostando tutto il suo peso sul ginocchio. Se lo sentiva a posto. "Quanto ho guadagnato l'anno scorso?" chiese.

"Un milione e sette," rispose MJ senza esitazione.

"E quanto farò quest'anno?" chiese mentre Sasha faceva un passo avanti che le permetteva di appoggiare la gamba contro la sua spalla mentre la stendeva completamente. I loro occhi si incontrarono e quelli di lui brillavano maliziosamente.

"Tre e cinque," disse
MJun sorriso consapevole che le attraversava il viso. "Non è questo il punto, Payson. Il denaro è denaro, ma l'immagine è tutto. Stai iniziando a sembrare inavvicinabile, in realtà lo seio già. Diversi mezzi di informazione erano preoccupati quando hai rifiutato le loro richieste di intervista."

Sasha fece un passo verso di lei, spingendo la gamba in alto, i loro corpi a diretto contatto, "Ed
essere inavvicinabile è brutto?" chiese.

MJ alzò gli occhi, "Con tutto il rispetto, Coach Beloff, ma questa non è la tua area di competenza."

Payson sbuffò, "E' esattamente la sua area di competenza, era l'atleta inaccessibile per eccellenza," disse. "La gente era terrorizzata da lui, lo sono
ancora in realtà."

MJ strinse gli occhi. "Che cosa stai dicendo, Payson? Stai prendendo una decisione consapevole di alienare i media?"

"Sto dicendo che io non sono esattamente sconvolta dal fatto che i media pensano che io sia inaccessibile. Che non ne ho bisogno e non voglio averne bisogno. Sono qui per un altro anno a fare ciò che amo, non la mucca fabbrica soldi per i giornalisti. Dì loro quello che vuoi, MJ. Che non me ne frega un cazzo o che mi sono concentrata sulla mia formazione, ma in ogni modo ho finito con la confusione dei media. L'ho fatto ieri. Inoltre, non sono quella ragazza perfetta che pensano e non ho intenzione di cercare di vivere a quel livello impossibile. "

MJ alzò le mani, sconfitta, "Bene. Sto solo facendo il mio lavoro," disse.

Payson annuì, "Lo so, e parlando del tuo lavoro, ti dispiacerebbe un incontro con me e con i miei genitori, questa sera verso le sette per discutere di qualcosa?"

Il suo agente annuì, "Cosa?"

Payson sorrise, "Ho intenzione di comprare una casa, una bifamiliare in realtà, vicino al lago."

MJ strizzò gli occhi, "Pensavo che andassi molto d'accordo con i tuoi genitori. Vuoi andartene di casa?"

Payson annuì, "Vado molto d'accordo con loro, ma ho quasi diciotto anni e se non stessi facendo questo," fece un cenno quello che li circondava, "Starei preparandomi per andare al college in questo momento. E' tempo che me ne stia un po' da sola. "

"Hai un posto in mente?"

"Sì, ho tutte le informazioni. Si tratta di un nuovo edificio in riva al lago."

"Diventeremo vicini di casa, Keeler?" Austin chiese mentre si avvicinava al gruppo.

"Quasi vicini," gli disse.

"Va bene, basta, come ti senti il ginocchio?" chiese Sasha.

Si chinò e lo piegò, prima di annuire, "Fantastico. Andiamo avanti," rispose Payson, andando verso la trave. "Ci vediamo più tardi, MJ."

"Ho un appuntamento a cui devo andare," disse MJ, guardando l'orologio. "Ci vediamo alle sette," disse a Payson, prima di muoversi verso Austin. Gli diede un lungo bacio sulla guancia e gli sussurrò qualcosa. Come le sue labbra gli sfiorarono la guancia, le porte della palestra si aprirono e un flusso di elite della Rock iniziarono a entrare. Kaylie per prima, seguita da vicino da Nicky. Payson ipotizzò fossero rimasti in macchina il tempo sufficiente per evitare il sospetto si essere arrivati insieme, poi Carter ed Emily, che chiacchieravano insieme e poi finalmente Lauren. La Domenica era sempre stata relativamente tranquilla alla Rock, ma il fatto che
mancava solo un anno alle Olimpiadi aveva colpito la maggior parte delle ginnaste. Erano in dirittura d'arrivo per così dire.

Tutti e tre la guardarono allontanarsi. Austin diede una pacca sulla spalla Sasha, "Non ti ho mai ho detto grazie, vero?" chiese e Sasha rise.

"Non ringraziarmi, ancora," mormorò
Sasha.

Payson vide gli occhi di
Austin saettare su Kaylie, che era stata a fissarli con la bocca in una linea dura, mentre Nicky le parlava. "Stai facendo un gioco pericoloso," mormorò ad Austin, mentre Kaylie finalmente si focalizzava nuovamente su Nicky.

"Anche tu," disse Austin, ma i suoi occhi non si staccavano Kaylie.

"Payson, abbiamo intenzione di iniziare questa rotazione oggi?" gridò
Sasha dal bordo del tappeto.

"Scusa," replicò e si spostò verso la trave.

***

Era raro per Kim Keeler avere tutta la famiglia a tavola per la cena. Persino "il giorno della famiglia", la Domenica, era finito da tempo con il trasferimento di Mark in Minnesota e con Payson e Becca ad allenarsi come ginnaste d'elite, ma la cena della Domenica era qualcosa su cui aveva insistito e con Mark a casa per festeggiare il successo delle ragazze ai Nazionali, era stato una delizia.

Avevano mangiato per circa venti minuti, aveva fatto il piatto
preferito di Becca, petto di tacchino arrosto, carote e tortino di patate, quando Payson posò la forchetta. "C'è una cosa di cui voglio parlarvi."

Mark guardò dall'altra parte del tavolo e si asciugò la bocca con il tovagliolo, "Sembra serio," disse, la sua espressione affettuosa.

Payson gli sorrise e anche Kim sorrise, Payson era sempre seria "Lo è, in effetti. Ho pensato di fare qualcosa e volevo parlarne con voi prima di dare a MJ il via libera."

Kim focalizzò la sua attenzione sulla figlia maggiore, "Il via libera per fare cosa?"

"Ho deciso di acquistare una casa, una bifamiliare in realtà, in riva al lago. Avrei preferito una villetta, ce ne sono alcune belle vicino a Austin, ma non so per quanto tempo sarò a Boulder dopo le Olimpiadi," la sua voce si spense, anche se sembrava che ci fosse qualcos'altro.

Non molto sorprendeva più Kim Keeler, ma quello l'aveva scioccata. "Una casa? Payson," si intrerruppe, ben chiaro cosa intenedesse. Non c'era possibilità la figlia diciottenne stesse per comprare una casa. E quello che aveva detto di non restare a Boulder? Che cosa stava succedendo?

"Ascoltami," disse. "Avrò diciotto anni tra due settimane. Se non mi stessi allenando per essere un ginnasta olimpica sarei già al college, e vivrei in un dormitorio. Non è molto diverso, a parte che sarà molto più piacevole."

Mark aggrottò la fronte, "Una casa, però. Davvero, Payson, non pensi che sia un po' troppo?"

"Voglio farlo e c'è un'altra cosa che voglio fare."

Kim alzò le sopracciglia. Che altro poteva essere? "E cosa?"

"Voglio pagare il mutuo della casa. E prima di dire di no, voglio che voi sappiate quanto apprezzo ogni sacrificio che avete fatto per aiutarmi ad arrivare a questo punto. So quanti soldi avete probabilmente perso perché ci siamo trasferiti qui e poi papà, è stato licenziato. È giusto. Tutti e due, tutti e tre in realtà, avete sacrificato così tanto per me."

Mark scosse la testa, "Payson, lo abbiamo voluto fare. Non me la sento proprio di prendere i tuoi soldi."

Payson non mollò, "Ma è il nostro denaro. Tutti noi l'abbiamo guadagnato insieme. E' stupido lasciare marcire i soldi in un conto in banca." Kim mise una mano su quella di Mark e l'uomo volse lo sguardo alla moglie. "Per favore, lasciamelo fare."

"Stai davvero comparndo una casa?" Becca chiese a un tratto. Payson annuì, "E' così fico. Potrò venirci a dormire?"

Improvvisamente si sentì bussare alla porta d'ingresso. "Beh, chi potrebbe essere?" disse Kim. Posò il tovagliolo e si alzò per rispondere.

"Probabilmente è MJ. Le ho chiesto di venire questa sera e di incontrarsi con noi per parlare di tutto e così avrei potuto darle le informazioni sulla casa che voglio," Payson rabbrividì per come Kim la guardò, infastidita da morire per essere stata vittima di un agguato.

Due ore più tardi, MJ lasciò la casa, con i contratti firmati e appena Kim chiuse la porta alle spalle dell'agente, storse le labbra preoccupata. Tornò in cucina, dove Mark e Payson erano seduti. Mark stava guardando la brochure per la casa che Payson stava cercando di acquistare. Era più di una bifamiliare in realtà, con una facciata in pietra e due box auto. Raffinato, ma sicuramente costoso, soprattutto dal momento che si affacciava sul lago. Che cosa era successo a sua figlia? In passato aveva sempre scherzato sul fatto che Payson fosse una trentenne nel corpo di una ragazza adolescente, ma questo era qualcosa di diverso. Studiò con cura la giovane donna. C'era qualcosa di diverso, ma non era necessariamente una differenza negativa, era nel modo in cui si era occupata di se stessa. Era stato strano.

Kim si avvicinò al tavolo e si sedette. "Ho un dubbio," disse, prendendo la brochure tra le mani. "E' per Austin? Traslochi a causa sua?"

Payson rise. Rideva davvero. Poco più di un anno fa sarebbe arrossita o avrebbe balbettato o roteato gli occhi "Mamma, non so che altro posso dire per farti credere che non sono coinvolta con Austin Tucker. Infatti, dopo che MJ se ne è andata da qui, la sua prima tappa sarà stata probabilmente casa di Austin per uh - dire addio, in maniera appropriata."

Mark strizzò gli occhi in confusione, "Dire addio, appropria-oh!" Si lasciò sfuggire una risatina. "Cu-cu-ca-choo, Mrs. Robinson,"* canticchiò.

Payson sogghignò, "Esattamente. Austin e io siamo solo amici, inoltre se si trattasse di lui, andrei da lui, invece di spendere un quarto di milione di dollari."

Mark sembrava completamente atterrito all'idea che la figlia vivesse con qualcuno, ma Kim lo precedette, "Vuoi dire che Austin e MJ sono..." Si interruppe e cominciò a ridere. A quanto pare essere sorpresa era stato il tema della serata. "E' davvero questo quello che vuoi fare, Pay?"

Sua figlia annuì, "Esatto."

"Bene, allora, domani, dopo l'allenamento andremo a dare un'occhiata, insieme," disse Kim menter il viso della figlia che si illuminava in un sorriso. "Ora, cosa volevi dire prima, sul non essere sicura di quanto tempo resterai a Boulder?"

Il sorriso di Payson scomparve mentre si imbarazzava e arricciava il naso. Ah, c'è qualcosa allora! "Non lo so. Credo di aver sempre pensato che tu e papà sareste voluti tornare in Minnesota alla fine. Dopo le Olimpiadi voglio andare al college e penso che forse voglio iniziare ad allenare."

"E non si poteva fare a Boulder? Sono sicuro che Sasha avrebbe un lavoro per te alla Rock," suggerì
Mark e Kim annuì.

"Papà, pensi davvero che Sasha rimarrà alla Rock dopo le Olimpiadi?" chiese
Payson.

Kim si accigliò. Non l'aveva considerato. "Perché non dovrebbe?"

"E' venuto alla Rock per allenare noi: me, Emily, Lauren e Kaylie ed ora Austin, Nicky e Carter. Siamo la sua squadra dei sogni. Dopo il 2012, sarà tutto finito. E' troppo bravo per essere un allenatore di un club al centro del Colorado. L'unico motivo per cui litiga con il nostro Comitato Nazionale è perché crede in noi come una squadra. C'è un motivo per cui vive in un rimorchio, e non è perché gli piacciono gli spazi ristretti. E' perché non resterà."

"Ti ha detto tutto questo?" Kim chiese, confusa.

Payson scosse la testa, "Non ce n'era bisogno." Improvvisamente, il telefono di Payson ronzò in tasca. Guardò il messaggio e aggrottò la fronte. "E' Kaylie, lei - Faccio un salto laggiù, problemi di ragazzi," disse e sorrise ai suoi genitori.

Kim guardò la figlia alzarsi e lasciare la stanza, la preoccupazione impressa sul suo viso mentre Payson afferrava le chiavi della macchina e usciva di casa.

"Wow," disse Mark dopo un momento. "Una casa." Prese
di nuovo la brochure e la sfogliò.

Kim scosse la testa, "Non possiamo dire di no, vero?" gli chiese di raggiungendolo attraverso il tavolo per afferrare la sua mano. Lui scosse la testa, "So che non è possibile, ma andare via di casa. Pagare il nostro mutuo? Tutto questo non ti preoccupa un po'?"

"In che senso?"

"E' questo quello che vuole? E' una cosa enorme, una casa e poi sta parlando non restare a Boulder! Mark, sembra che lei abbia questo piano di tutta la sua vita che non ha condiviso con noi, che non ha davvero ancora condiviso con noi. Praticamente ci ha preparato un'imboscata stasera, chiedendo a MJ di venire, con la maggior parte del lavoro d'ufficio fatto. Tutto questo non ti preoccupa? " Kim si sentì un po' stupida, forse stava esagerando, ma c'era qualcosa di strano in tutta la faccenda, come se mancasse qualcosa, anche se non aveva idea di quello che poteva essere.

Mark scosse la testa, "Penso solo che sia arrivato il momento di affrontare i fatti, Kim. La nostra bambina, è cresciuta. Penso che lo sapessimo da un po' di tempo. Avrà diciotto anni la prossima settimana. E' abbastanza grande per votare, abbastanza grande per arruolarsi nell'esercito e abbastanza grande per comprare una casa," disse, alzando la brochure. "Ha fatto più soldi l'anno scorso di me negli ultimi dieci messi insieme. E' cresciuta in una
giovane donna bella, di successo, con la testa sulle spalle e non potrei essere più orgoglioso."

Kim sorrise a suo marito, "Mi sento come se fosse successo tutto così in fretta e mi sento stupida per non essermene accorta."

Si strinse nelle spalle, "A volte vediamo quello che vogliamo vedere e non ciò che è veramente lì".

Si alzò e si diresse verso di lui, "Sei sempre così saggio?" chiese, passando le dita tra i capelli e chinandosi a baciarlo leggera.

Lui annuì e portò le sue labbra di nuovo contro le sue.

"Ugh, disgustoso," sentì Kim dall'ingresso della cucina, "quando avete finito con i baci, posso invitare Lilly a dormire? Dovremmo portarla domani mattina alla Rock," chiese Becca, spingendo fuori il labbro inferiore.

Kim annuì e Becca uscì dalla stanza, "Una è andata, manca l'altra."







Note:
*
Cu-cu-ca-choo, Mrs. Robinson: ritornello di una canzone di Simon e Garfunkel, tema de "Il Laureato" in cui Dustin Hoffman ha una relazione con la madre della sua ragazza, la sig.ra Robinson, di molti anni più vecchia di lui. (chi la conosce l'avrà cantata nella sua testa. ci scommetto.)


E scusate tanto il ritardo, ma l'università mi tira per i capelli.
aria

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Capitolo 29
*** Doppi Problemi ***


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Doppi Problemi








Austin Tucker non poteva dire di essere felice, ma non poteva nemmeno dire di essere infelice. In quel momento avrebbe detto di essere più felice che infelice, tutto il suo corpo faceva piacevolmente male mentre si sdraiava con la schiena contro il cuscino con un sospiro, guardando MJ tirarsi su il vestito. Riemettendosi i vestiti era sexy quasi allo stesso modo di quando li aveva tolti. La loro relazione, se si poteva chiamare così, era puramente fisica e gli andava bene. Non aveva bisogno di legami emotivi così vicino alle Olimpiadi. Sarebbero state le sue seconde Olimpiadi e ci sarebbe andato con un enorme bersaglio sulla schiena. A Pechino era stato un quasi sconosciuto, proveniente dal nulla per vincere l'All-Around, sfruttando alcuni errori dei favoriti. Poi ai Mondiali, la sua migliorata routine alle parallele lo aveva catapultato alla vittoria. Le Olimpiadi sarebbero state tutta un'altra storia e doveva essere preparato fisicamente e mentalmente.

MJ si avvicinò al letto, dandogli le spalle, "Mi tiri su la zip, tesoro?" chiese, la parte posteriore del suo vestito ancora aperta.

La raggiunse e alzò la cerniera, coprendo la pelle liscia color moka con la seta nera. "Grazie," disse, prendendo la borsa dal suo armadio. "Devo andare, il mio volo parte tra un'ora."

Austin annuì, scalciando i piedi fuori dal lato del letto. La biancheria intima era sul pavimento ai suoi piedi e se la infilò in fretta, accompagnandola alla porta di casa.

"Ci vediamo tra un paio di settimane," disse, baciandola velocemente. "Fai buon un volo
."

Aprì la porta e il respiro gli si mozzò in gola. C'era Kaylie Cruz, la mano alzata per suonare il campanello. Il suo cuore cominciò a correre. "Kaylie," disse, sentendo
immediatamente un vortice tensione.

"Ehi Austin," disse mentre teneva gli occhi fissi su MJ. "MJ".

"Ciao Kaylie," rispose MJ, facendole un cenno mentre usciva, con passo rapido verso la sua macchina, completamente ignara della tensione o
ignorarandola deliberatamente, Austin non ne era sicuro.

Entrambi restarono lì, senza dire una parola mentre guardavano MJ far uscire l'auto a noleggio dal suo vialetto.

Infine, Kaylie si voltò verso di lui, "Wow, non mi ero resa conto che le cose fossero progredite fino a questo punto," disse, gli occhi concentrati sul suo stato di abbiglaimento.

"Kaylie, io," si interrupe, chiedendosi perché si sentiva come se le dovesse una spiegazione, quando in realtà non doveva. Era lei che lo aveva tagliato fuori dalla sua vita. Non doveva sentirsi in colpa per andare avanti.

"Hai intenzione di invitarmi?" chiese e lui la fissò, non credendo davvero a quello che gli stava chiedendo.

"Umm, sì, entra," disse, facendo un passo indietro e permettendole di entrare nel corridoio d'ingresso. Chiuse la porta e si accigliò, non sapendo cosa fare in quella situazione. Cosa ci faceva lì? Era cambiato qualcosa? Tutto ciò che riguardava il suo rapporto con Kaylie Cruz lo confondeva. Lei era l'unica ragazza che avesse mai incontrato che gli faceva qull'effetto, anche rispetto alle altre ragazze complicate della Rock che lo avevano fatto andare a Boulder all'inizio. Lauren era la più semplice di tutte, quasi gridava per avere l'attenzione in qualsiasi modo possibile. Emily non era confusa affatto, soprattutto dopo aver avuto modo di conoscerla un po'. Era solo un po' fragile, anche se fingeva benissimo. Payson, era quello che si vedeva, concentrata e appassionata, di tutto nella sua vita. Ma Kaylie, era un enigma, a volte calda a volte fredda, sicuramente consentiva alle influenze esterne di avere effetto su di lei, non solo in palestra, ma in ogni ambito della sua vita, era così che l'anoressia era iniziata.

"Hai intenzione di indossare qualcosa?" chiese, guardando lontano da lui, evidentemente a disagio.

Scosse la testa. Non era in vena di accontentarla. In realtà era felice di vederla contorcersi un po'. "No. Ora, cosa posso fare per te?"

"Volevo scusarmi," disse lei, ancora non guardandolo.

La guardò incredulo, "Per che cosa?"

"Per come ti ho trattato dopo che siamo tornati a casa. Eri lì per me quando non c'era nessuno e mi sono comportata come se non significasse nulla. Voleva dire qualcosa. Mi dispiace."

Austin si strinse nelle spalle, "Non c'è bisogno di scusarsi, Kaylie," disse.

"Sì, c'è," cominciò, ma lui la interruppe.

"No, non c'è, perché ho fatto quello che chiunque altro nella mia situazione avrebbe fatto, niente di più, niente di meno. Tu non mi dovevi niente. E non mi devi niente." Non era vero e lo sapevano entrambi. Lui le aveva detto che avrebbe potuto innamorarsi di lei e lei sapeva che era serio. Almeno gli doveva una spiegazione.

Kaylie lo guardò e annuì, "Pensi, forse, potremmo essere amici?"

Austin fece una smorfia alla parola. Amici. Era un destino peggiore della morte. "Io non credo che sia possibile, Kaylie."

"Non capisco," disse, la fronte corrugata, confusa. "Siamo entrambi andati oltre. Io sto con Nicky e tu stai con MJ."

La sua confusione sarebbe stata adorabilmente ingenua se non lo avesse fatto infuriare così tanto. "Oltre cosa? Non siamo mai stati insieme, Kaylie. Mi hai fatto letteralemente impazzire e poi un giorno mi hai tagliato fuori da tutto." Cercò di mantenere il tono moderato, stringendo i denti per trattenersi dal gridare. "Non riesco ancora a capire cosa sia successo e, francamente, non sono sicuro di volerlo. Sei andata oltre, grande. Vai avanti, ma diavolo, lasciami fuori." Doveva andarsene, si girò e camminò lungo il corridoio verso la cucina, prima di perdere completamente la testa.

Sembrava che Kaylie non avesse intenzione di rinunciare così facilmente. Lo seguì. "Non capisco per niente. Ti ho detto quello che è successo. E' solo che - Sto con Nicky. Io lo amo."

Si voltò, "Allora che diavolo ci fai qui chiedendo la mia amicizia?"

"Sei amico di Payson ed Emily," rispose, arricciando le labbra, come se avesse ottenuto una vittoria.

"Non è la stessa cosa," disse, con un'espressione frustrata.

Lei alzò gli occhi, "Certo che lo è. Prima eri interessato ad entrambe e ora siete amici."

Austin la fissò duramente, cercando di capire se credeva veramente a quello che stava dicendo. "Da dove ti è uscita questa roba? Sono stato interessato a Emily per circa cinque secondi prima di rendermi conto che non avrebbe funzionato e, come per Payson, che non sarebbe mai successo. Tu eri l'unica che mi interessava, Kaylie. Non ho intenzione di far finta che non mi importasse di te, che non mi importi ancora di te, ma ho finito con l'essere trattato come una merda. Non voglio essere tuo amico." Il suo tono suggeriva che volesse essere più di un amico.

"Austin," disse, la voce cauta.

Gemette per la frustrazione, "Vedi, ci torniamo di nuovo, faccio un vago riferimento al fatto che sento qualcosa per te e ti allontani, con quello stupido tono di voce come stessi rimproverando un bambino. Se non mi vuoi allora dillo, metti fine alle mie sofferenze."

Kaylie fece un verso incredulo, "Sì, sembravi davvero infelice, Austin. Tu e MJ stavate solo... stavate...e le persone non fanno... sai una cosa? Come ti permetti di dire che hai dei sentimenti per me quando vai a letto con qualcun altro? La nostra agente per la precisione."

"Tecnicamente non è più la tua agente," replicò, solo per essere sarcastico. "Tuo padre l'ha licenziata dopo il ricovero in ospedale, per cosa? Esaurimento? Sì, era tutta colpa di MJ, non è vero? Non ti rappresenta lui ora?"

Kaylie strinse gli occhi e scosse la testa, "Sai cosa volevo dire."

"Bene, qualunque fosse, perché sei così arrabbiata? Non per qualcosa che ha a che fare con me, quindi perché dovrebbe darti fastidio con chi vado a letto?"

"Non mi da fastidio, spero solo che MJ non scopra che hai dei sentimenti per qualcun altro," disse, la voce grondante di superiorità.

Austin ne aveva abbastanza. Aveva raggiunto il limite. "A MJ non importa se sento qualcosa per qualcun altro." Si avvicinò a lei con ogni parola. "Tutto quello che la preoccupa è come la faccio sentire quando siamo insieme." Incombeva su di lei, i loro corpi quasi si toccavano. "Si preoccupa solo di come faccio
reagire il suo corpo. Nicky lo fa per te, Kaylie? Ti fa urlare il suo nome come lei ha urlato il mio non più di quindici minuti fa?" chiese, a bassa voce. Si chinò, le labbra appena sopra le sue. Kaylie chiuse gli occhi, in attesa del contatto, ma Austin si tirò indietro e poi si allontanò, lasciandola lì in piedi, con la bocca sollevata in attesa.

Scosse la testa per schiarirsela e quando Kaylie finalmente aprì gli occhi, non riuscì a guardarla, "Vattene, Kaylie," disse, con la voce strozzata per lo sforzo.
Kaylie aprì la bocca e lui scosse la testa, "Ho detto, vattene."

La guardò andare, le spalle rigide e il mento in aria. Subito dopo era uscita dalla porta e aveva sceso i gradini correndo verso la sua auto.

Austin se ne pentì subito, ma cosa avrebbe dovuto fare? Baciarla e poi? Lo avrebbe messo di nuovo da parte per l'opzione sicura? Quello che non le faceva provare troppe emozioni? No, Austin Tucker aveva chiuso con l'essere utilizzato da Kaylie Cruz.

***

Sasha aprì la palestra mentre Payson finiva di sistemare i piatti della colazione. Gemette ad alta voce quando nella porta a vetri vide il riflesso della macchina di suo padre entrare nel parcheggio. Che diavolo ci fa il vecchio qui? Boris, incredibilmente arzillo per i suoi sessanta e passa anni, balzò fuori dalla macchina e guardò suo figlio.

"Dobbiamo parlare," disse. Non c'era alcuna scelta e non c'era spazio per la discussione.

Sasha aprì la porta e fece cenno con la mano verso l'interno della palestra, "Sii mio ospite," disse, mentre suo padre lo sorpassava.

"Sasha," sentì Payson chiamarlo mentre gli si avvicinava. "Tuo padre è qui?" chiese, anche se non era una domanda.

"Sì, vuole parlare con me," rispose. "Vai avanti e iniziare gli esercizi cardio, usa la macchina ellittica, non aggiungere stress al ginocchio. Ti raggiungo tra un po' e potremo iniziare la rotazione."

Payson si accigliò, "Pensavo che forse mi dovrei unire a voi. Se sta per farti una ramanzina, forse dovrebbe farla anche a me."

"Payson," disse, scuotendo la testa. "Io non credo che sia una buona idea."

Lei si strinse nelle spalle "Non ho intenzione di lasciare che ti prenda tutta la colpa. Inoltre, potrebbe trattenersi un po' se ci sono anche io."

Sasha sorrise, "Se lo dici tu, amore."

Sasha non si era sbagliato. Boris aveva urlato per dieci minuti di fila. Era stato per lo più incomprensibile, rumeno e inglese maccheronico fusi insieme creando una lingua che Sasha aveva cercato di interpretare per tutta la vita.

Poi, improvvisamente, la voce di Boris divenne chiara, "State facendo sesso?"

Sasha, che era rimastato seduto permettendo al padre di sfogarsi, alzò
bruscamente lo sguardo. "Basta," disse, guardando Payson che aveva assunto diverse sfumature di rosa. "Basta. Capiamo che sei preoccupato. Capiamo che sei arrabbiato e ho capito sei deluso da me. Sono deluso da me anche io, che non sono riuscito trattenermi e aspettare ..."

Payson si intromise, "Non eri solo tu," disse con calma, mettendo una mano sulla spalla con delicatezza, passando le dita oltre la nuca, infilandole nei suoi capelli. Sasha girò la testa verso di lei e incontrò il suo sguardo. Lei gli sorrise, "Sono stata anche io. Eravamo tutti e due," disse, poi si voltò verso il padre. "Non era solo Sasha."

Boris la guardò fisso, ma Payson mantenne lo sguardo con fermo. "Forse è così, ma è imperdonabile. Deve finire."

Sasha guardò suo padre con una luce severa negli occhi, "Non sta a te deciderlo, papà."

Boris sbuffò, "Lei è troppo giovane. La legge dice che questo non può accadere. Quindi deve finire."

Payson annaspò, "L'età del consenso legale in Colorado è diciassette anni e ne compirò diciotto la prossima settimana," sparò nella sua direzione, poi alzò gli occhi al cielo, sventolando le mani in aria. "Vado ad allenarmi, i Mondiali sono tra due mesi e le Olimpiadi sono tra
meno di un anno."

Sasha soffocò una risatina all'espressione sul volto di suo padre mentre Payson girava sui tacchi e usciva dall'ufficio.

Entrambi la guardarono allontanarsi e rimasero in silenzio per un attimo, prima che Boris dicesse, "Tu ami quella ragazza?"

Non era una domanda, ma Sasha rispose comunque. "La amo. E' da pazzi, ma è così."

"E lei ti ama?" Boris chiese, un cipiglio ancora ad adombrargli il suo volto.

"Penso di sì," disse Sasha. "Lei dice di sì."

Boris annuì e si diresse verso le finestre che si affacciavano sulla palestra, guardò
per un momento Payson eseguire il suo circuito, in fase di riscaldamento per l'allenamento della giornata e poi si voltò di nuovo verso Sasha, "Per molti versi mi ricorda tua madre."

La bocca di Sasha si alzò leggermente, mentre suo padre faceva eco ad un pensiero che gli entrava regolarmente in testa. "Lo so."

Boris emise un sospiro. "Stai facendo attenzione?"

Sasha scosse la testa e ringraziò che Payson non fosse nella stanza. "Non facciamo - non andiamo a letto insieme. Non voglio chiederglierlo. Lei non è pronta e io sono più che disposto ad aspettare..."

Le sopracciglia di Boris scomparvero tra i capelli, "La pazienza non è mai stato uno dei suoi tratti forti, figliolo."

Sasha si strinse nelle spalle, "Ne vale la pena."

"Può essere,"
ammise il padre, con una scrollata di spalle.

Sasha scosse la testa, "E' la mia compagna in tutti i sensi della parola, papà. E' un pessimo momento, lo so, ma nè io nè lei possiamo cambiare la situazione."

La bocca di Boris si contrasse in una smorfia e annuì, "Onestamente, figliolo, oggettivamente, c'è una libertà in lei che io non riuscivo a capire. Ha una tale energia* quando compete e penso che forse, è merito tuo. La rendi grandiosa."

Sasha scosse la testa. Quello semplicemente non era vero. Payson era una grande ginnasta molto prima che arrivasse lui. "E' sempre stata grandiosa, papà."

Boris alzò una mano per farlo tacere, "Non così. Nessuno è mai stato così. Non Nadia. Nessuno. Ha, come si dice," mormorò qualcosa in rumeno, rivolgendosi al figlio per chiedere aiuto.

Sasha gli fornì la parola, "Fuoriclasse."

"Sì, è riuscita a surclassare il mondo e non è solo per la sua preparazione fisica e tecnica. Lei è diversa, ed è grazie a te. A voi due insieme. E' qualcosa di molto speciale. Non rovinarlo."

Sasha annuì, "Non lo farò." Improvvisamente, Sasha sentì il bisogno di qualcosa che non aveva voluto per più di dieci anni, ma che aveva cercato per tutta la sua adolescenza. Voleva l'approvazione di suo padre. "Allora, lei ti piace?"

Boris lo guardò, la sorpresa scritta sul viso. Sasha incontrò gli occhi di suo padre restando serio. Infine Boris annuì, "Payson è una brava ragazza. Mi piace molto. Tua madre avrebbe approvato."

Il momento era finito prima che potesse davvero coinvolgerli. Sasha si alzò dal suo posto alla scrivania e fece un cenno a suo padre, "Devo andare a farle iniziare la sua rotazione e le altre arriveranno presto."

Boris annuì, "Ci vediamo la prossima settimana agli allenamenti della squadra nazionale.
Quest'anno avremo le selezioni per i Mondiali qui, tra due settimane da Venerdì. Puoi far sapere a Becca Keeler che è stata selezionato per i giochi Panamericani? Vorrei per vedere come si comporta a livello internazionale."

Sasha sorrise, pensando a come
sarebbe stata eccitata la famiglia Keeler. "Glielo dirò oggi."

"Inoltre, devo parlarti di Kaylie e Lauren," aggiunse.

Sasha serrò la mascella. Sapeva che sarebbe venuto fuori. Anni prima i giochi Olimpiaci avevano cambiato la formazione per la finale a squadre da un team di sette atlete, in cui sei atlete avrebbero gareggiato su ogni apparecchio, a squadre di sei atlete, in cui le migliori tre in ciascun evento avrebbero gareggiato nell'All around. Quell'anno, i Campionati del Mondo avrebbero seguito la stessa regola, per creare un sistema più semplificato. Dopo i Nazionali di quell'anno, Payson, Kelly Parker e Emily Kmetko si erano qualificate come le tre migliori ginnaste americane All-Around. Cosa che lasciava tre posti nella squadra da mandare ai Campionati del Mondo per gli attrezzi singoli. Ragazze che si erano distinte eccelentemente in uno o due eventi, ma non tutti e quattro.

"Vuoi che ne parli con loro o preferisci farlo tu?" chiese Sasha.

Boris annuì, rendendosi conto che Sasha aveva capito. "No, voglio parlarci io. Tu sei l'allenatore del loro club. Devono sentire che sei al loro fianco in tutto. Voglio Lauren sulla trave contro Emily. Kaylie al volteggio contro Kelly Parker. È il loro percorso verso le Olimpiadi. devono rendersene conto. "

Sasha sospirò. Non gli era mai successo, ma l'aveva visto accadere ai suoi amici e compagni di squadra. Un momento tutti competevano, era un gioco alla pari. Il momento dopo, cadevano come mosche, appena il grado di difficoltà aumentava. Improvvisamente, raggiungevano il loro limite, incapaci di aggiungere un'altra mezza torsione o mantenere una verticale finale. Quello era il bello della gara a squadre, sei atleti in grado di competere. Sei atleti che avrebbero potuto guadagnare una medaglia d'oro, fino a quando tutti si fossero esibiti al massimo delle capacità. "Capiranno, alla fine, è un bene che lo stai facendo adesso, anche se dopo i Mondiali le cose potrebbero cambiare."

Boris scosse la testa, "Io non la penso così, anche se devono capire che avremo bisogno di buoni punteggi da loro fin dal primo giorno, quindi non devono cedere sugli altri eventi."

"Capiranno, papà. Sarà solo difficile in un primo momento. Lo è sempre."

Boris sbuffò, "Che ne sai tu? Non è ti mai successo."

"E' accaduto a te, però," disse Sasha, incapace di resistere all'occasione di mettere a segno un colpo.

"Storia antica," disse il padre. "Devi andare ad allenare e io devo andare a pescare."

"Buona giornata, papà," gli augurò Sasha, mentre guardava suo padre lasciare l'ufficio e scendere le scale, senza una parola.

Sasha lo seguiva da vicino e guardò Payson finire il riscaldamento e vagare per i tappetini per faer stretching mentre il resto delle élite cominciava a entrare in palestra. Le sorrise e Payson ricambiò, poi Sasha si girò verso le altre ginnaste che entravano nella Rock. Sorrise nella loro direzione. Non lo sapevano ancora, ma le Olimpiadi di Londra 2012, per loro, iniziavano in quel momento.





Note:
*in inglese c'era la parola alive, ma tradurlo con il suo significato letterale (viva) mi sembrava un tantino riduttivo. Ho interpretato la frase come un'osservazione sulla forza vitale, sull'energia che Payson mette nelle sue esecuzioni.

Immaginare Boris che urla in rumeno-inglese agitandosi per tutto l'ufficio mi fa ridere da matti :)

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Capitolo 30
*** Casa Dolce Casa ***


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Casa Dolce Casa







Boris Beloff non era suo figlio ed era estremamente evidente nel suo stile di allenamento. Sasha era duro ed esigente, spingeva al limite, correva rischi, in particolare con quelli che erano eccezionalmente talentuosi. Boris, che aveva allenato per le nazionali da quando aveva circa trent'anni, aveva adottato la filosofia che l'impegno vinceva medaglie d'oro, non il rischio. Entrambi avevano vinto medaglie d'oro come allenatori, quindi Payson non preferiva un sistema piuttosto che un altro, ma c'era una differenza che stava iniziando seccarla: Boris tendeva a fornire sia le critiche che le lodi ad un solo volume. Alto.

"Andrea, questa routine alle parallele è una vergogna. Non sei riuscita a stare ben dritta in nessuna delle tue verticali. Se continui in questo modo non andrai ai Mondiali e non andrai alle Olimpiadi." Payson vide tremare il labbro di Andrea, ma l'attenzione di Boris era stata catturata da qualcosa d'altro. "Eccellente, Lauren, la trave era eccellente." La faccia di Lauren si illuminò in un sorriso. "Andrea, ancora una volta sulle sbarre. Falle tutte bene, stavolta." Era stato tutto detto con quello che, prudentemente, poteva essere definito un urlo.

"L'Urlante Boris," mormorò tra sé e sé, poco prima di correre lungo la pista, lanciandosi in un Produnova e facendo un atterraggio pulito. Fece il saluto e attese. "Bellissimo, Payson!" urlò ad un volume così alto che Andrea quasi cadde dalle parallele, spaventata.
"Pausa per il pranzo. Allenatori, venite con me in ufficio, ora," aggiunse e ogni ginnasta sospirò di sollievo.

"Era così terribile l'altra volta? Non mi ricordavo che fosse così rumoroso." sussurrò
Payson a Sasha mentre si allontanavano dal volteggio.

"Penso che forse si stesse trattenendo per i membri della commissione, l'altra volta."

Soffocò una risatina. "Passa una buona pausa pranzo," disse, in una voce cantilenante, allontanandosi da lui verso le sue amiche, mentre lui le dava una pacca sulla spalla prima di unirsi a Marty e agli allenatori di altri club in ufficio.

"Cosa credi che stia succedendo?" chiese
Kaylie, quando li vide tutti sparire nell'ufficio.

"Un consiglio delle tribù," aggiunse Kelly. "Non può essere una buona cosa."

"Chi te l'ha chiesto?" scattò
Lauren e Kelly alzò gli occhi.

"Rilassati, Lauren. Siamo tutte compagne di squadra, per ora almeno." disse
Payson.

Kelly annuì, "Hai ragione. Per ora. Abbiamo un anno fino alle Olimpiadi. Ci sono tredici di noi della squadra nazionale e solo sei vanno ai Mondiali e non c'è alcuna garanzia che le stesse sei andranno alle Olimpiadi. La Campionessa Nazionale Juniores, Isabella Ruggeri compirà quindici anni domani e la medaglia d'argento, Justine Turner ha compiuto quindici anni il mese scorso, subito dopo i Nazionali."

"E allora?" chiese Lauren.

"Allora ne avranno sedici nel 2012, che le rende idonee per le Olimpiadi, Tanner. Il che lascerà qualcona di noi fuori al freddo." Kelly strinse le labbra. "E per qualche ragione non credo che saremo Payson, io o la Kmetko, dopo la sua performance ai Nazionali, a perdere i nostri posti. Dovresti guardarti le spalle, Tanner o verrai scalzata dal sangue giovane che sta arrivando dietro di te."

Tutte rimasero in silenzio. Kelly Parker aveva ragione.

Payson sospirò, "Wow, è stato davvero incoraggiante, Kelly." Si voltò a guardare l'ufficio prima di tornare indietro dalle altre dodici ragazze. "Sentite, non c'è assolutamente nulla che possiamo fare a riguardo. L'unica cosa che possiamo fare è concentrarci sulla nostra ginnastica. Allenarci più duramente e guadagnare un posto in questa squadra olimpica. I nostri allenatori sono tutti in quella stanza e ognuno di loro vuole avere successo, tra cui Boris Beloff. Abbiamo tutti qualcosa che quelle juniores non hanno."

"Tette?" suggerì Lauren, suscitando le risatine nervose di alcune delle ragazze.

Payson alzò gli occhi, "Esperienza, esperienza di vita e esperienza a livello internazionale contro le migliori ginnaste d'elite nel mondo. Pensi davvero che decideranno di prendere qualcuno che non ha mai gareggiato al nostro livello prima? La sola ragione per cui potrebbero farlo è se noi molliamo la presa. Nel '96, una quindicenne è quasi costata agli Stati Uniti la medaglia d'oro, perché cadde sul sedere due volte di fila. Pensi che non lo sappiano tutti? Dobbiamo dimostrare a Boris che possiamo essere concentrate ed eseguire le nostre routine sotto qualsiasi pressione ci metterà, tra cui le due mezze calzette che ci respirano sul collo."

Aveva finito di parlare e le altre ragazze stavano annuendo in accordo, anche Kelly Parker, quando sentì la voce di Boris dietro di lei. "Ragazze, vi chiameremo una per una. Ognuna di voi si siederà con il suo allenatore di club e me. Discuteremo il piano della Nazionale per voi per questo anno a venire. Discuteremo su chi sarà presente ai Campionati del Mondo e il vostroo programma di allenamento per il vostro eventuale inserimento per la squadra che andrà a Londra il prossimo anno. Questo sarà il primo di molti incontri. Payson Keeler, sei la prima."

Payson fece un cenno alle sue compagne di squadra e sperò avessero recepito quello che aveva detto col cuore. Sperava che le credessero, parola per parola, perché, onestamente, non era sicura di farlo lei stessa.

"Payson," disse Boris mentre camminava davanti a lui. Mentre entrava nella stanza, vide gli allenatori degli altri club alzare lo sguardo, ognuno con il sorriso sul volto. Boris chiuse la porta alle spalle. "Payson, siediti." Lei obbedì. "E' stato un discorso eccellente quello che hai appena fatto alle tue compagne di squadra," le disse.

"Grazie."

"Credi in quello che hai detto?" chiese
Boris, socchiudendo gli occhi.

Lo guardò fisso negli occhi, "Io credo che non si possa sostituire l'esperienza a un grande concorso internazionale a livello di senior elite."

Sasha sorrise, "Bella risposta," disse e gli altri allenatori mormorarono in accordo.

"Sì, molto, come si dice, diplomatica," disse Boris e poi scosse la testa. "Non importa. Penso che tu sappia che non abbiamo molto da discutere oggi, Payson. Tu sei la nostra Campionessa Nazionale e la Campionessa del Mondo in carica. Sei il capitano di questa squadra e hai dimostrato il perché solo pochi istanti fa. A meno di un serio infortunio porterai questa squadra a Londra il prossimo anno."

"Grazie," disse, cercando di non essere sopraffatta dalle emozioni. Consciamente, sapeva che quello era ciò che le avrebbero detto, ma in fondo si era rifiutata di crederci fino a quando non l'aveva sentito direttamente dalla fonte*, per così dire.

"No," disse Boris, "grazie a te. Vai a gustarti il pranzo e manda Miss Parker qui."

***

"Ha tre camere da letto, ma ho intenzione di trasformarne una in un ufficio," disse Payson, mentre camminava in giro per la sua nuova casa con Emily, Lauren e Kaylie. Erano arrivate ​​subito dopo allenamenti della squadra nazionale a dare un'occhiata in giro. Il contratto era stato chiuso il giorno prima e non appena aveva avuto le chiavi, si era trasferita, i mobili per soggiorno, cucina e camera da letto erano stati consegnati in giornata. MJ aveva assunto un decoratore e quando Payson aveva varcato la porta, era praticamente completo.

"Questo posto è bello, Pay," commentò Lauren, aprendo la cabina armadio della camera padronale, dove la maggior parte dei vestiti di Payson era già riposta. "Vorrei che mio padre mi permettesse di andare via di casa."

Kaylie rise, "Non hai i soldi per andartene, Lo."

Lauren si strinse nelle spalle, "Mio padre potrebbe comprarmi uno di questi. Non costano più di tanto. Saremmo vicine di casa," disse a Payson che sorrise in quello che sperava fosse un modo convincente. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era Lauren vivesse vicino a lei. Avrebbe mandato all'aria l'intero piano di avere una casa propria.

"Ma per favore, tuo padre non ti acquisterà una casa", disse Emily. "Si fida malapena ora, dopo quello che è successo con Carter."

"Carter e io abbiamo chiuso, lo sanno tutti," insistette Lauren. "E poi, è stato più di un anno fa. E' andato decisamente oltre."

Kaylie rise, "Tu non pensi come un genitore, Lo. Questo posto è davvero incredibile, però, Payson. Deve essere davvero bello sapere sche è tuo. Non ho mai avuto niente che non fosse stato comprato dai miei genitori."

Payson si strinse nelle spalle. Era ancora a disagio a parlare dei soldi che guadagnava dalle sue sponsorizzazioni. Poteva parlarne con MJ, ma anche allora doveva innalzare delle barriere, per evitare alla sua agente di strafare. Aveva bisogno di MJ per parlare con i suoi genitori. Erano più soldi in teoria, che in pratica. Non le importava con Sasha, visto che era passato attraverso la stessa cosa durante la sua carriera, anche se insisteva sempre sul fatto che era stato molto meno responsabile con i suoi soldi di quanto lo fosse lei. Raramente aveva visto dei contanti. C'era un modesto deposito in un conto bancario con un versamento ogni due settimane se voleva spendere qualcosa, ma niente di folle come l'assegno che Lauren riceveva da suo padre. Si strinse nelle spalle, "E' solo il denaro. E' una specie di parte del pacchetto, credo."

Kaylie annuì, "Sì, ma non in questo modo. Mio padre ne parlava ieri sera. MJ sta facendo un lavoro incredibile per te."

Emily rise, "Sì, MJ ha fatto tutto, non ha nulla a che vedere con le prestazioni Payson, giusto? Voglio dire ogni volta che andiamo a gareggiare, infrangi un altro record, Pay".

"Poi c'è stata quella cosa con Austin. Hai un sacco di pubblicità da quel piccolo flirt," buttò lì Lauren, come al solito cercando di smuovere le acque*. "Tu e Nicky dovresti assolutamente uscire di nuovo pubblico, Kaylie. Dai al Re e alla Regina della Ginnastica un motivo per guadagnarsi i soldi."

Payson lanciò un'occhaita a Kaylie, che distolse
immediatamente lo sguardo. Solo pochi giorni prima, Kaylie aveva pianto fino a consumarsi gli occhi su Austin Tucker per due ore, mentre Payson aveva ascoltato con solidarietà. Avevano avuto un confronto, i cui dettagli non le erano stati raccontati da Kaylie, ma da Austin, in maniera dolorosamente precisa. Payson non voleva di prendere posizione, ma se qualcuno avesse chiesto la sua opinione, capiva esattamente il motivo per cui Austin aveva detto quello che aveva detto, anche se Kaylie ancora non lo capiva. "Austin e io non siamo mai stati insieme. I media hanno fatto solo delle ipotesi."

Lauren rise, "Ipotesi che hanno pagato per questa casa." Si lasciò cadere sul letto di Payson, "E questo letto ridicolmente enorme. Perché prendere un tre piazze*?"

Payson si strinse nelle spalle, "Il decoratore ha detto qualcosa a riguardo l'equilibrio delle dimensioni della camera. Non lo so." Oppure, hai chiesto specificamente un letto a tre piazze e il decoratore ha sorriso ammiccante. Ripensò a come era iniziato.

"Ahi," si lamentò Payson, quando la parte posteriore della sua testa colpì il muro del rimorchio.

"Mi dispiace," disse Sasha, senza sembrare minimamente dispiaciuto mentre i suoi fianchi premevano contro i suoi, costringendole il resto del suo corpo contro il muro.

Spinse contro di lui, rotolando pericolosamente vicino al bordo del letto. "Abbiamo bisogno di un letto più grande," mormorò mentre
Sasha faceva leva sul suo peso, facendola arrivare con la schiena al centro del materasso.

"Una mostruosità a tre piazze. Ho dei piani per un letto così," mormorò, le labbra che viaggiavano sul suo collo.

"Chiamerò il decoratore domani," disse Payson, seppellendo le mani tra i suoi capelli, inarcando la schiena, cercando di far toccare i loro corpi di nuovo.

La risata Lauren la riportò nel presente. "E' uno spreco, però, hai tutto questo spazio e nessuno con cui condividerlo."

Payson roteò gli occhi, "Ho di meglio su cui concentrarmi, Lauren e dovresti farlo anche tu."

"Sì, posso concentrarmi sulla mia routine alla trave, dato che è l'unica cosa che farò ai Mondiali." Lauren sospirò drammaticamente.

Kaylie sbuffò, "Non è vero. Faremo entrambe l'All-Around al primo turno."

Lauren scosse la testa, "Per favore, ecco che inizia. Basta aspettare e improvvisamente sarai Chellsie Memmel a Pechino, una routine e le tue Olimpiadi sono finite."

Emily alzò gli occhi, "Memmel si era fatta male."

"Basta," disse Payson, mettendo fine alla conversazione in corso. "Sapevamo che questo sarebbe successo. Boris si prepara come farebbe
ogni allenatore e sta preparando mentalmente anche noi. Le Olimpiadi sono tra meno di un anno, qualunque siano i nostri ruoli, sono le Olimpiadi, ragazze. Se una buona routine alla trave conquista un oro a squadre, allora non ne vale la pena?"

Lauren si strinse nelle spalle. "Inoltre, Boris potrebbe cambiare idea dopo il Campionato del Mondo, se sentisse di non poter più contare sull'impegno di alcune persone," disse Lauren, fissando ostentatamente Emily.

Payson si mise davanti a Emily e guardò Lauren fissa negli occhi. "Basta."

Lauren alzò le mani in segno di resa.

Payson guardò l'orologio. Le nove. Guardò le sue amiche e sorrise, "Va bene, tutte fuori. Vado a letto presto stasera. Non ho intenzione di presentarsi domani stanca e ottenere un bello sguardo alla te l'avevo detto da mia madre perché non sono responsabile abbastanza per andare a letto a un'ora ragionevole la mia prima notte qui."

Ricevette tre identiche alzate d'occhi in risposta, ma tutte
si trascinarono diligentemente giù per le scale e cinque minuti più tardi, aveva la casa tutta per sé. Sospirò. Niente Becca a rubarle i vestiti, niente mamma a preparare la cena. Il suo stomaco brontolò in risposta al pensiero. Merda, non mangio da pranzo.

Sentì un colpo di clacson clacson sul vialetto, spaventandola per com'era immersa nei suoi pensieri. Si avviò verso la parte anteriore della casa, chiedendosi chi fosse. Forse una delle ragazze ha dimenticato qualcosa. Aprendo la porta, vide il furgone argento di Sasha sul vialetto. Stava prendendo dei sacchetti di carta marrone dal sedile posteriore.

Scese di corsa i gradini, andando verso di lui. "Sei un dono di Dio, come facevi a saperlo?" chiese, facendo un passo avanti per sfiorarlo sulle labbra velocemente, ma le sue braccia serpeggiarono
in fretta intorno alla sua vita, tirandola più vicino e approfondendo il bacio, la spesa dimenticata per un momento.

"Ho già traslocato prima. Tutti si dimenticano sempre il cibo," disse alla fine, rispondendo alla sua domanda, chiudendo con un calcio la porta dell'auto.

"Cos'è con un odore così buono?" chiese mentre salivano i gradini ed entravano in casa.

"Verdure arrosto e riso pilaf," rispose, fermandosi nell'ingresso, guardandosi intorno in segno di apprezzamento. "Hai intenzione di farmi fare il tour?"

"Dopo che avremo mangiato, sto morendo di fame," disse, camminando dritta verso la cucina, l'odore delle verdure arrosto che le facevano venire l'acquolina in bocca in attesa.

Preparò la tavola in fretta, con il nuovo set di piatti che lei e sua madre avevano scelto. "Ho un regalo per te, una sorta di regalo per il diciottesimo compleanno, un dono per l'inaugurazione della casa," disse, prendendo una scatola impacchettata da una delle borse e porgendoglielo. "Solo una sciocchezza, in realtà sciocchezze."

Scartò rapidamente la scatola e tolse il coperchio per vedere due flute da champagne di cristallo immersi in carta velina. "Sono bellissimi, Sasha," disse, facendo un passo verso di lui e baciandolo leggermente sulle labbra. "Grazie."

"Non è tutto," disse, frugando di nuovo
nel sacchetto con un sorriso. "Sidro frizzante."

Payson sorrise a quella rara dimostrazione di sentimentalismo. "Come al balletto," gli disse, passando un dito su uno dei bicchieri.

"E a Natale," le ricordò e d'istinto la mano di Payson volò al collo dove il ciondolo che le aveva dato quasi un anno prima stava ancora. "Ti amo." La sua voce era bassa e ferma mentre si chinava in avanti per baciarla di nuovo. Era un piccolo, dolce bacio, quasi una riconferma.

"Anch'io ti amo," disse piano, quando si allontanò un po' stordita. C'erano momenti in cui i suoi sentimenti per lui la travolgevano e quello era uno di quei momenti.

Il pop del tappo la scosse dallo stato sognante mentre Sasha versava a entrambi un po' di sidro. Prese il cibo dalle borse e lo posò sul tavolo mentre si sedevano uno di fronte all'altro, con dei sorrisi sciocchi ancora sulle labbra.

Mangiarono lentamente, per una volta godendosi semplicemente della compagnia, non preoccupandosi che nessuno li interrompesse o con un limite di
tempo autoimposto per assicurarsi di iniziare l'allenamento in tempo.

"Questo è delizioso," disse
Payson, prendendo un altro po' di riso pilaf.

Sasha annuì, mandando giù il suo cibo con il sidro. "L'ho preso in quel posto sulla Main, Celery."

"Il posto vegetariano? Non ci avevo
ancora mangiato e volevo disperatamente farlo."

"Lo so," disse, "L'hai detto l'altro giorno."

Payson sorrise, "Stai davvero accumulando punti stasera," replicò.

Lui ridacchiò e alzò le sopracciglia, "Lo so." Le loro risate si mescolarono.

"Hai finito?" chiese, notando il suo piatto quasi pulito. Si alzò e prese il proprio piatto, prima di prendere il suo per metterli nel lavandino. Sciacquò i piatti con acqua calda prima di asciugare le mani su un asciugamano, quando sentì le sue forti braccia avvolgersi intorno alla sua vita, le labbra che le davano un caldo bacio a bocca aperta alla base del collo.

Payson rabbrividì al contatto, sentendo il suo corpo premere contro la sua schiena. Si appoggiò contro di lui, con la felicità che accompagnava sempre ogni suo abbraccio. "Questa casa è un buon piano," disse, mentre la bocca di Sasha strofinava contro la sua spalla. Si girò tra le sue braccia. "Chi ha avuto l'idea?" chiese Payson sfacciatamente, mentre lui muoveva le labbra dalla guancia alla piccola zona dietro l'orecchio che trovava sempre.

"Tua," alitò contro la zona di pelle, "idea dannatamente brillante, amore."

Inclinò la testa per unire di nuovo le loro labbra. Sasha rimase fermo, spingendola completamente contro la sporgenza del bancone. Payson si alzò sulla punta dei piedi per contribuire ad alleviare la disparità di altezza. "Hai avuto una brillante idea anche tu, sai?" disse, allontandosi indietro una frazione di centimetro.

"L'ho fatto?" chiese, le loro labbra che si strofinavano mentre parlava.

"Mmhmm, al piano superiore letto enorme," disse, la sua voce grondante di suggerimenti e di promesse.

Ridacchiò, "Che ne dici di quel tour?" chiese, sapendo che avrebbe avuto solo una fermata.

Gli afferrò la mano e uscì dalla cucina prima di lasciarlo. "Che ne dici di una gara?" lo sfidò, lanciandosi su per le scale, con lui che la marcava stretta. Corse lungo il corridoio, attraversò la sua porta della sua stanza e era appena arrivata al letto che il braccio di Sasha si avvolse intorno a lei e lo slancio combinato li fece atterrare insieme sul materasso.

Payson gli sorrise, "Abbiamo vinto."






Note:
from the horse's mouth: sì, esatto, dalla bocca del cavallo. Non ho trovato un'epressione idiomatica corrispondente, ho ritenuto che "direttamente dalla fonte" potesse andare abbastanza bene.
* stir the pot: agitare la pentola. Spero che "agitare le acque" renda la mania di creare scompiglio di Lauren. (che evidentemente non può farsi gli affari suoi.)
* king size: letto che misura 193x203 cm. Un 
Queen Size misura 152x203, il matrimoniale italiano 160x190. Ho supposto che un letto king size (che è mostrusamente enorme) possa essere definito come letto a tre piazze. Se qualcuno conoscesse la terminologia italiana per un letto del genere, mi faccia sapere.

Sono pucciosissimi, lo so :) Ma nel caso qualcono se lo stesse chiedendo NON stanno facendo sesso, anche se sembra il contrario.
E infine CAPITOLO 30! Stappate lo champagne!

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Capitolo 31
*** Borse di Studio e Segreti ***


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Borse di Studio e Segreti








La vita si era assestata in una certa routine alla Rock, pur essendo una palestra che non aveva mai visto un periodo preparatorio alle Olimpiadi di quel genere. Non c'era mai stato un
vero e proprio contendente olimpico, invece ora ce ne erano sette e la pressione sugli atleti stava sicuramente aumentando. Sasha studiò le ginnaste che lavoravano duro sul tappeto della palestra, controllando eventuali problemi. Guardò alla sua destra e vide due persone, vestite dalla testa ai piedi in un blu morbido, familiare alla maggior parte degli allenatori dei club di ginnastica. La UCLA* era arrivata da loro e Sasha aveva una mezza idea di cosa volessero. Era davvero sorpreso che non fossero arrivati ​​prima.

Corse giù per le scale per presentarsi ai due allenatori ed entrambi praticamente inciamparono su loro stessi per stringergli la mano. Fece una smorfia. Quegli allenatori rappresentavano una squadra che aveva partecipato sei volte al Campionato Nazionale. Avrebbero dovuto almeno recitare la parte. Li invitò nel suo ufficio, fermandosi sul pianerottolo per girarsi e guardare di nuovo la palestra. Tutti gli occhi erano su di lui. "Tornate al lavoro," abbaiò, facendo correre ogni ginnasta e gli allenatori.

"E' una bella palestra, quella che avete qui," disse l'allenatrice, con un sorriso genuino. Il timore sembrava esserle uscito dal corpo.

"Grazie, siamo molto orgogliosi," rispose, seduto dietro la sua scrivania, "Ora, cosa vi porta alla Rock?"

Il suo istinto aveva ragione. Stavano mirando ad Emily Kmetko. Gli sorrise. "Vi rendete conto che Emily è sulla strada giusta in questo momento? E' una concorrente olimpica e probabilmente non sarebbe in grado di partecipare e competere a tempo pieno fino all'autunno del 2012, al più presto, la primavera del 2013, se avrà fatto bene abbastanza alle Olimpiadi da ricevere maggiore attenzione dei media in seguito. "

L'allenatore sbuffò, "Potrebbe venire con noi adesso. La alleneremmo fino alle Olimpiadi, se necessario." Sasha guardò l'uomo i cui occhi sfuggirono in fretta al suo sguardo.

"E se lei decide di rinunciare allo status di dilettante?" chiese, dirigendo la sua domanda al tecnico femminile.

Lei sorrise, "Siamo la UCLA, Coach Beloff. Le offriremo oltre centomila dollari di istruzione semplicemente per competere nella nostra squadra di ginnastica al Campionato
Nazionale. Ho allenato le ragazze con aspirazioni olimpiche prima."

"Coach Field," disse Sasha, "con tutto il dovuto rispetto. Non le avete allenate abbastanza bene. Sono sicuro che si rende conto che la ginnastica a livello NCAA e il livello elite internazionale sono due cose molto diverse. Gli Olimpici che sono usciti dal vostro programma sono stati travolti sulla scena internazionale."

La donna strinse gli occhi. "Sta dicendo che consiglia ad Emily di rifiutare la nostra offerta di borsa di studio?"

Sasha scosse la testa, "No, sto dicendo che discuterò con lei sulle sue possibilità alle Olimpiadi se smette l'allenamento presso la Rock. Non si può negare che diminuirebbero in modo significativo."

Il Coach Field si strinse nelle spalle senza sbilanciarsi, ma il suo assistente sembrava essersi offeso, "Non sono d'accordo," disse. "Credo che Emily sboccerebbe nella nostra scuola."

Sasha si strinse nelle spalle, "Come persona e studente, non ho dubbi, la UCLA sarebbe una grande opportunità per Emily, ma come ginnasta, diventerebbe troppo sicura di sè. Entrando da quella porta potrebbe facilmente diventare la migliore ginnasta che avete. Qui alla Rock, ha i suoi compagni di squadra, l'attuale campionessea nazionale e mondiale, una ex campionessa nazionale e anche una medaglia d'oro olimpica dalla parte degli uomini
che la spingono a fare meglio. Come i Bruins*, diventerebbe piatta e non è qualcosa che non dovrebbe succedere ad un anno dai giochi Olimpici. "

Improvvisamente, la porta dell'ufficio si aprì e Payson entrò, con la testa in giù, guardando una spessa busta di carta marrone, "Sasha?" chiese lei, senza alzare lo sguardo. "La documentazione per la partecipazione di Becca nei Giochi Panamericani è arrivato." Poi alzò gli occhi. "Oh, scusa, non avevo capito che avevi dei visitatori." Si avvicinò a loro con fiducia. "Sono Payson Keeler," disse, la mano tesa. Ciascuno degli allenatori UCLA si alzò a stringerle la mano, praticamente sbavando su di lei e sul pensiero della campionessa del mondo con indosso l'oro e blu, anche se era ormai impossibile a causa dello statuto sul dilettantismo della NCAA.

Sasha si alzò, "Payson, questa è la Coach Field," disse indicando la donna. Payson le strinse la mano.

"Un sacco di allenatori, me compresa, sono rimasti molto delusi il giorno in cui ha dato interrotto il tuo status di dilettante. Speravamo di agganciarti," disse la Coach Field, con un sorriso.

Payson restituì il sorriso, ma scrollò le spalle, "Non ho mai avuto intenzione di competere a livello universitario."

"E questo è il Coach..." Sasha si interruppe, dimenticando
volutamente il nome del capo allenatore assistente.

"Coach Waller, membro della squadra olimpica 1992," disse, stringendo la mano a Payson, ma fissando Sasha sopra la sua testa. Sasha sorrise, sapendo esattamente chi fosse l'allenatore, un ginnasta moderatamente noto che aveva avuto un certo successo a livello di club prima di passare alla UCLA. Aveva gareggiato contro di lui diverse volte quando Sasha era stato spostato nell'elite all'età di sedici anni.

Payson guardò i due uomini con un sorriso. "Beh, mi dispiace interrompere. Ti lascio tornare alla riunione."

"Payson," Sasha fermò la sua ritirata. "Manda Emily qui, d'accordo?"

Payson annuì, porgendogli la busta, "Certo. Inoltre, Tara vuole che tu sappia che le ragazze del livello dieci sono pronte e Lauren voleva che vedessi la sua routine alla trave prima che se ne vada."


Un'ora dopo, Sasha e Emily accompagnarono gli allenatori UCLA alla porta della Rock.

La Coach Field consegnò ad Emily un bigletto da visita, "Sentiti libera di chiamarmi se hai domande, in qualsiasi momento. Il mio numero di cellulare è scritto sul retro."

"Grazie," disse Emily, prendendo il biglietto. Guardorono le due tute blu andarsene. "Allora, cosa ne pensi?" Chiese Emily, senza staccare gli occhi dagli allenatori.

Sasha sospirò, incrociando le braccia sul petto. "Non posso dirti cosa fare, Emily. Devi soppesare le opzioni."

"Non ne ho intenzione," disse, con molta calma, più a se stessa che a lui.

Sasha scosse la testa, "Siediti con tua madre e tuo fratello e tutti gli altri che potrebbero avere interesse a questa decisione." Emily ebbe la grazia di arrossire al suo giro di parole su Damon Young, la rock star di base a LA con cui usciva. "Parlane e non prendere decisioni in questo momento."

"Pensi che dovrei andarci?" chiese, aggrottando la fronte.

"Vieni, parleremo dentro."

Tornarono nel suo ufficio. Emily chiuse la porta dietro di sé e si sedette sul divano. "Allora?"

"Beh, allora cosa?" chiese. "Te l'ho detto, io non ti dirò cosa fare."

Lei alzò gli occhi, "Tu mi dici sempre che cosa fare, è quello in cui sei bravo. E' così che funziona l'allenamento."

Sasha ridacchiò, "Allora, cosa mi stai chiedendo esattamente?"

"Se vado alla UCLA in primavera, che cosa succederebbe alle mie possibilità per entrare nella squadra olimpica?"

Sospirò, "Le uccide. La tua formazione non sarebbe al livello richiesto. Già
ai Mondiali non competi nella finale a squadre alla trave a meno che non sia assolutamente necessario. Se smetti adesso, non so come mio padre reagirebbe dopo aver passato mesi a lavorare su un programma inferiore. "

"E se aspettassi? Se rimandassi a dopo le Olimpiadi?"

"E se ti facessi male tra oggi e allora? Allora che cosa faresti?" chiese, facendo l'avvocato del diavolo per lei, mentre odiava le parole che uscivano dalla sua bocca. "La UCLA è una scuola molto buona, con un ottimo programma di ginnastica. Domineresti a quel livello, vinceresti campionati nazionali, ma la scelta è tua."

Lei annuì, prima di intascare il biglietto. "Ne parlerò con mia madre stasera," disse. "Grazie, Sasha."

Emily uscì dal suo ufficio e lui storse la bocca in una smorfia. "Maledizione," mormorò, picchiando i pugni sulla scrivania. Non aveva idea di come consigliarla. Emily era una ginnasta di grande talento e aveva appena cominciato a grattare la superficie di ciò che avrebbe potuto fare, ma a volte la vita si metteva in mezzo ai sogni. L'occasione che la UCLA stava offrendo non era il genere che si poteva semplicemente ignorare. Era una delle migliori università del paese, un posto in cui avrebbe potuto ancora fare ginnastica ad alto livello e avere l'università pagata, il tutto a spese dell'unica cosa per cui aveva lavorato per tutta la sua vita: le Olimpiadi. Non c'era speranza che sarebbe stata in grado di continuare il programma di allenamento necessario per competere nella ginnastica d'elite internazionale, mentre bilanciava del carico di lavoro di un college e le gare di ginnastica NCAA. Non era possibile. Sapeva che sembrava arrogante, ma c'era anche il fattore allenatore. Anche se lei avesse cercato di tenere il passo con la formazione, Sasha sapeva che era semplicemente un allenatore migliore delle persone che la UCLA aveva a disposizione. Erano competenti, ma non avevano capito appieno i requisiti per l'allenamento per le Olimpiadi, almeno non a spese del proprio programma.

C'era una cosa che sapeva, se Emily Kmetko aveva deciso di andare alla UCLA, suo padre sarebbe impazzito.

Non era sicuro di quanto tempo era stato seduto lì a rimuginarci sopra, ma i suoi pensieri sono stati poi interrotti da Kim che gli agitava la mano davanti al viso, "Buona notte, Sasha." Alzò gli occhi e scosse la testa, "Scusa Kim, notte. Buon fine settimana."

"Anche tu." Si infilò la felpa, "Tu rimani fino a tardi?" chiese lei, con uno sguardo preoccupato.

"Hmm? Oh, no, me ne vado," disse, alzandosi in piedi, afferrando la giacca dallo schienale della sedia.

"Sasha, posso chiederti un favore?" Kim chiese.

Annuì, "Certo."

"Ti dispiacerebbe andare a controllare Payson nella sua nuova casa? Ho promesso di non intromettermi, sta cercando di essere indipendente e lo capisco, ma non posso fare a meno di preoccuparmi e se tu andassi laggiù, beh, non dovrei farlo io."

Sasha sospirò. Merda. "Kim, io non sono sicuro che sia una buona idea," disse, odiando mentire ancora una volta, anche se era una bugia di omissione.

"Per favore, non te lo chiederei, se non fosse che, lei ti rispetta. Non ne farebbe un problema se tu la controllassi, come suo allenatore".

Che diavolo, Beloff, dille
solo di sì. Saresti andato lì comunque. Alzò una mano per fermarla, "Va bene, vado stasera a vedere come se la sta cavando."

Kim sorrise, "Grazie," disse, il sollievo che le attraversava il viso.

Un'altra bugia, un altro momento in cui guarderà indietro e proverà disprezzo per te.
Sasha scosse la testa, "Non c'è motivo di ringraziarmi, Kim."



Mezz'ora dopo, Sasha stava salendo i gradini per la casa di Payson. Bussò alla porta e attese pazientemente che si aprisse.

La porta di legno si aprì e lei stava lì, meravigliosa in un paio in paio di jeans, con una delle molte magliette che gli aveva rubato, anche se pensava che stesse molto meglio a lei, la scollatura era abbastanza grande da esporre la pelle liscia della clavicola e una delle spalle.

"Ehi," disse Payson, mentre lui entrava. Appoggiò la schiena contro la porta per fargli spazio e Sasha si chinò a baciarla. Una morbido bacio e poi un altro, la sua lingua le accarezzò dolcemente il labbro inferiore prima che si tirasse indietro.

"Ciao," replicò scivolando nell'ingresso, mentre lei gli chiudeva la porta alle spalle. Sentiva l'odore della cena. "Che odore incredibile," disse, mentre andavano in cucina insieme.
"Vuoi una mano?" chiese.

"Quei peperoni, puoi usare il tagliere." Indicò con il cucchiaio di legno che stava utilizzando per mescolare la salsa di pomodoro nella pentola sul fornello.

Sasha prese uno dei suoi coltelli dal cassetto e cominciò a tritare i peperoni. "Allora, tua madre mi ha chiesto di venire a darti un'occhiata questa sera. Direi che te la stai cavando abbastanza bene, no?"

Sospirò, "E' preoccupata?" chiese, aggrottando la fronte.

"E' tua madre, è il suo lavoro preoccuparsi." Fu il suo turno di sospirare, "Non posso dire che mi piace molto mentire."

"Lo so, è un tale caos non è vero? Voglio dire guardaci, siamo così normali, ma se la gente lo scoprisse che sarebbe una controversia nazionale. Ed io odio mentire alla mia famiglia. Sto iniziando di sentirmi come in una frode."

Sasha posò il coltello e in due passi l'aveva presa tra le braccia. "Anch'io," disse, tenendola stretta. "Potremmo sempre confessare, dire loro tutto."

Lei scoppiò in una risata senza allegria, "Penso che entrambi sappiamo bene come andrebbe a finire. Non possiamo aspettarci che il resto del mondo reagisca come Austin o tuo padre. voglio bene ad entrambi entrambi, ma..."

Sasha finì per lei "...nessuno dei due è esattamente normale."

Payson rise, "Esattamente." Poi, improvvisamente, la sua risata cessò, "Mio padre non si fiderà più di me. Mi perdonerà alla fine, ma non sarà mai..." si interruppe, la sua voce persa al pensiero. Stava tremando tra le sue braccia, adesso.

Sasha si allungò dietro di lei e spense i fornelli. Le baciò la fronte e fece un respiro tremante. Quella non era la piega che si aspettava per la loro discussione. "Vuoi che smetta?" chiese. "Potremmo, sai? Potrei andarmene in questo momento e dire a tua madre che va tutto bene ed essere solo il tuo allenatore e nessuno dovrebbe stare all'erta." Erano le parole che doveva dire, le parole di un uomo che la amava abbastanza da lasciarla andare.

Lei scosse la testa, allontanandosi da lui solo un po', "E quale sarebbe il punto di tutto questo? Sarei infelice senza di te," ammise, senza vergognarsi dell'intensità dei suoi sentimenti.

L'intero corpo di Sasha si rilassò, sollevato appena lei rifiutò la sua offerta. Non era sicuro di cosa avrebbe fatto se avesse accettato. "Non avrei mai dovuto metterti in questa posizione. Avrei dovuto aspettare," disse, tirandola di nuovo contro di sè. "Non me lo perdonerei mai se perdessi quello che hai con i tuoi genitori."

Payson si passò una mano tra i capelli e si appoggiò al bancone, guardandolo negli occhi, "Sanno che sei un uomo buono, Sasha. Alla fine, perdoneranno tutti e due."

Sasha rise, "Tuo padre non mi perdonerà mai," disse. Lei aprì la bocca per protestare. "Va tutto bene, Payson. Lo sapevo dal momento in cui ti ho baciato nell'aereo per Rotterdam. Tuo padre ti vuole bene. Tu sei la sua bambina e io ho violato la sua fiducia. Lui non mi perdonerà."

Rimasero in silenzio per un momento, quando improvvisamente il cellulare di Payson esplose in una
familiare canzone di Kid Rock, "Austin," disse, afferrando il suo telefono dal bancone.

"Prendi la chiamata," disse Sasha. "Io ricomincio a cucinare la cena."

Accese il fornello e prese il cucchiaio di legno da dove lei l'aveva lasciato sul bancone.

Poi dietro di lui, Payson gridò al telefono, "Lei che cosa? Austin, cosa stai ... oh mio Dio...già, ehm, grazie. Vado."

Il cucchiaio di legno quasi volò dalla sua mano."Va tutto bene? Che succede?"

Payson lo guardò e sospirò. "E' Emily."


Emily Kmetko non era idiota. Sapeva che quella decisione era troppo grande per prenderla da sola. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che ci era passato prima. Aveva subito pensato a Payson. I suoi genitori aveva inizialmente rifiutato di farle prendere i soldi della sponsorizzazione poiché in questo modo avrebbe dovuto rinunciare allo status di dilettante, ma la decisione si era rivelata quasi completamente fallimentare quando si era rotta la schiena. Era stato un miracolo che avesse ottenuto un'altra occasione, era sicura che tra tutti Payson avrebbe la prospettiva migliore sulla questione.

Aveva preso la macchina e guidato. Sorrise mentre entrava dal cancello della zona residenziale*. Ancora non riusciva a credere che Payson avesse una sua casa. Era così da adulti, ma Payson era sempre stata più matura rispetto al resto di loro. Spostò la sua auto sulla strada di Payson. Viveva all'altra estremità del blocco. C'era un pick up argento di fronte a lei e mentre si avvicinava alla casa di Payson, lo vide rallentare e poi fermarsi sul vialetto della casa.

Emily aggrottò la fronte, tirando il freno. Era buio e la strada era poco illuminata, così ha dovette strizzare gli occhi per vedere. Vide un uomo alto scendere dalla macchina e salire le scale verso la porta di Payson due gradini alla volta. Bussò, mettendo le mani in tasca in attesa di una risposta. La porta si aprì e
Payson rimase ferma. Poi successe qualcosa che Emily non aveva previsto, l'uomo fece un passo avanti e baciò Payson. Il suo primo pensiero fu quello di saltare fuori dalla macchina e urlare all'omicidio, ma poi vide le braccia della sua amica intorno la schiena dell'uomo, sporgendosi nel bacio, accettando e partecipando volentieri.

Emily non era sicura di quello che era successo dopo, ma la porta si era chiusa e lei era ancora seduta in macchina. Scosse la testa, avviando il motore e si allontanandosi dalla casa di Payson. La
casa al lago di Austin era in fondo alla strada. Lui e Payson erano davvero amici forse avrebbe potuto far luce su quello sviluppo. Non riusciva a credere che Payson non le avesse detto che stava vedendo qualcuno, ed era abbastanza serio da presentarsi a casa sua alle otto di sera per cosa? Cena? Dessert? Colazione? La sua mente oscillava tra varie possibilità, ognuna più sordida dell'altra.

Scosse la testa, quella era Payson. Qual era il problema? E così aveva un fidanzato. Lo facciamo tutti, o l'abbiamo fatto, o lo faremo, nessuno segue quella stupida regola comunque. L'aveva tenuto segreto. Buon per lei, era quasi impossibile mantenere i segreti alla Rock.

Si fermò in vialetto di Austin e si diresse fino alla sua porta di casa. Bussò. La scena a cui aveva assistito balenò nella sua mente ancora una volta, il pick up argento, l'uomo alto, atletico, il modo in cui si era chinato a baciarla, lei era molto più piccola di lui, bionda e vestita questa volta, e non un asciugamano come a Londra.

Austin aprì la porta, "Hey Emily", disse con il suo famoso sorriso.

"Da quanto tempo Sasha e Payson stanno insieme e da quanto lo sai?"

Il sorriso di Austin svanì, "Vieni, dobbiamo parlare."








Note:

*UCLA: è l'università di Los Angeles
*Bruin: sono le squadre sportive della UCLA, i colori sono l'oro e il blu.
*volevo spiegare la questione della zona residenziale dove vive Payson e il cancello. In America spesso capita che appena fuori dal centro urbano venga costruito un complesso di villette, in seguito circondate da muro perimetrale e accessibili solo da un cancello (o più di uno a seconda delle dimensioni del gruppo di case). Alla fine si ha una specie di minuscolo paesino.

E scusate se posto di rado, ma gli impegni personali si insinuano nella mia vita di prepotenza.

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Capitolo 32
*** Guardando Verso il Futuro ***


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Guardando Verso il Futuro












Austin si sedette sul divano, guardando Emily camminare avanti e indietro. Si era defilato in cucina con la scusa di prenderle una bottiglia d'acqua e aveva
immediatamente chiamato Payson per darle la notizia. Si sentiva come se l'avessero coinvolto in una qualche grande cospirazione e fosse ormai appeso ad un filo. Dipendeva tutto da Emily Kmetko e dalla sua reazione, che finora era stata tutto tranne che rassicurante.

"Da quanto tempo va avanti?" chiese, fermandosi
a guardarlo dal suo folle passeggio nel soggiorno.

"Non lo so esattamente, credo più o meno un anno," rispose Austin, "Sono abbastanza sicuro che è accaduto poco prima Mondiali dello scorso anno, o subito dopo. Non ho organizzato un pigiama party con Payson per avere i dettagli, Em."

Lei scosse la testa, "E quando l'hai scoperto?"

"Ufficialmente? A Londra, subito dopo essermi inconsapevolmente imbattuto in loro."

Emily scosse la testa, "E poi lei mi ha mentito dritto in faccia su questa cosa. A che cosa stava pensando? Non si rende conto di quanto sarebbe disastroso se le cose tra di loro non funzionassero? Sasha se ne potrebbe andare. Saremmo senza il miglior allenatore al mondo perché Payson ha una cotta. E lui? E' praticamente pedofilia."

Austin la lasciò sfogare e poi la guardò. "Hai finito?" chiese.

Emily scosse la testa e sospirò, "Sì," disse, lasciandosi cadere sul divano accanto a lui.

La guardò di traverso: "Davvero? Abusi sui minori?"

Sollevò lo sguardo, "Bene, non abuso di minori, ma davvero, Austin, tutto questo è folle."

"Non è da un certo punto di vista."

Emily lo fissò accigliata, "Va bene, Obi-wan, come è possibile che
non sia folle che il nostro allenatore, che è quasi sulla trentina, vada letto con una mia compagna di squadra che ha appena diciotto anni?"

Austin non si preoccupò di correggerla sulla cosa dell'andare a letto insieme. A Payson piaceva girarci intorno, ma sapeva che quello che stavano facendo ci andava abbastanza vicino. Si strinse nelle spalle, "Lascia perdere il fattore dell'età per un minuto e pensa alle persone. Non ho potuto parlarne con nessuno prima, ma riesci ad immaginare due persone più perfette l'una per l'altra?"

Lei scrollò le spalle, "Non lo so, non ci ho mai pensato prima." Si appoggiò allo schienale con un sospiro. "Questo è dannatamente surreale. Hanno mentito, Austin, a tutti."

L'altro annuì, strofinandosi il mento contemplativo, "L'hanno fatto, ma avevano davvero altra scelta?"

"Sì, avevano una scelta, avrebbero potuto scegliere di non mettersi nella posizione di mentire. Sasha non avrebbe dovuto farsi coinvolgere e Payson si sarebbe dovuto controllare e viceversa. Come potrebbe andare a finire bene?"

Austin esitò, incerto se dovesse rivelare ciò che sapeva, ma vide Emily stava per andare via e decise di approfondire il discorso. "Si amano. Non si può decidere chi si ama, Kmetko. Tu ed io lo sappiamo meglio di molte persone."

Entrambi rimasero seduti lì, Austin sperava di aver fatto la cosa giusta, mentre le parole penetravano in Emily. Entrambi furono richiamati dai loro pensieri quando il campanello suonò due volte in rapida successione. "Questa è probabilmente..." iniziò.

"Payson," finì per lui. "L'hai chiamata?"

Si strinse nelle spalle, "Tu sei mio amica e anche lei. Ti meriti una spiegazione e lei si merita la possibilità di spiegare." Lasciò Emily in soggiorno e aprì la porta di casa, sorpreso di vedere sia Payson che Sasha lì in piedi. Austin sospirò, "Sarebbe meglio che parlasse con te prima," disse a Payson, accennando a suo salotto "da sola. E' piuttosto arrabbiata."

Payson annuì, lasciò andare la mano di Sasha e si diresse verso il salotto. "Andiamo, aspettiamo in cucina," disse, mentre entravano nella sua spaziosa cucina, non che fosse mai stata usata per qualcosa se non per mangiare i take-away. "Non avresti potuto aspettare fino a quando non eri dentro con la porta chiusa?"

Sasha lo fissò, "Zitto, Tucker."

"Vuoi qualcosa da bere?" chiese Austin, aprendo il frigorifero.

"Ne prendo dodici di qualsiasi cosa. Guinness?"

Payson entrò in salotto trovando Emily seduto sul divano di Austin, le braccia incrociate sul petto. Stava fissando il vuoto e il suo linguaggio del corpo era rigido, anche agitato. "Ciao," disse, mordendosi il labbro inferiore, sedendosi su una sedia di fronte al divano.

Emily alzò gli occhi, "Sei qui per controllare i danni?" le sputò addosso.

E' arrabbiata, non posso dire di biasimarla. Sarei arrabbiata anche io.
Payson annuì, "Se vuoi chiamarlo così, ma soprattutto voglio spiegare e chiedere scusa. Ho mentito, a tutti, un sacco. Non ci sono scuse per questo, ma ci sono ragioni."

Emily inclinò la testa, "Ragioni? Payson, sei un sacco di cose, ma non sei stupida e questa è una delle cose più stupide che potessi fare. Il nostro allenatore? L'uomo in cui abbiamo riposto la fiducia per aiutarci ad arrivare al Olimpiadi. Non posso credere che vuoi rischiare tutto questo, per cosa esattamente? "

Payson si morse il labbro, "Io lo amo. Lo so. So quanto stupido e folle e irresponsabile sia, ma non è qualcosa che possiamo controllare, era proprio lì, tutto il tempo. Che cosa avrei dovuto fare? Ignorarlo? Era impossibile da ignorare. Ci abbiamo provato per mesi. Era insopportabile. "

Emily sbuffò, "Allora, avete questa cosa dell'anima gemella o qualsiasi altra cosa? Sono stronzate, Pay. Voi due avete preso la decisione consapevole di stare insieme. Cose come questa non accadono e basta, la gente sceglie. E le anime gemelle, è una cosa che non esiste."

"Non è questo. Questa sono io, Em. Non stai parlando con Kaylie. Io non credo a stronzate del genere, ma quello che so è che senza di lui la mia vita è vuota. Mi sento vuota, come se una parte di me mancasse." Payson si passò una mano tra i capelli. "Non mi sto spiegando correttamente. Non se ci sono parole per descriverlo, se non che io lo amo."

Emily la guardò, studiandola con attenzione. "E lui ti ama?" La sua voce era scettica a dir poco.

Payson annuì, ma quando aprì la bocca per parlare, udì una risposta per lei, "Sì."

Gli occhi di Emily si spostarono verso l'alto e Payson si voltò per guardare Sasha e Austin in piedi dietro di lei. Payson non aveva idea di cosa dire. Era il  momento più imbarazzante che potesse mai immaginare. Chiuse gli occhi, odiando quella situazione, odiando che Sasha dovesse difendersi da una delle sue ginnaste a causa sua.

Sasha si sedette sulla sedia accanto alla sua, "Non ho intenzione di chiedere la tua approvazione o la tua comprensione, Emily, ma voglio che tu sappia una cosa. 
Quello hai visto stasera, quello che hai scoperto, non ha nulla a che fare con te e non avrà effetto sui tuoi obiettivi in ​​alcun modo. Una volta ti ho chiesto di fidarti di me e so che ti senti come se avessi violato la tua fiducia e per questo mi dispiace ".

Payson guardò l'espressione di Emily, che era illeggibile. "Hai ragione. Non ha nulla a che fare con me e io non lo capisco, ma non credo," sospirò guardando Payson, "io non credo che il mio compito sia approvare o disapprovare. Sei uno dei miei migliori amici, Payson. Tu non sei solo la mia compagna di squadra. Capisco perché hai mentito. Lo detesto, ma so perché l'avete fatto. Spero vi rendiate conto però che se vi beccano, siamo tutto fregati, ognuno di noi. "

Sasha annuì e Payson sospirò. "Saremo più attenti. A volte è solo bello cercare di dimenticare che non siamo una coppia normale," disse Payson, alzandosi e prendendo la mano di Sasha nella sua.

"Va bene, questo potrebbe essere un po' troppo per me," disse Emily, distogliendo lo sguardo da quello che doveva essere uno spettacolo molto strano per lei.

Austin si sedette accanto a lei sul divano. Era stato stranamente silenzioso. "Ci si abitua. Non sono disgustosamente dolci quando sono insieme, a differenza di alcune persone che rimarranno senza nome," disse, dando una gomitata Emily.

"Austin", disse Emily, guardando Sasha con ansia.

Austin sospirò drammaticamente, "Rilassati, Emily. Non stai per essere messa in punizione per avere un rapporto a distanza con una rock star dal tuo allenatore che ha una relazione illecita con una delle tue compagne di squadra. Wow, sembra una brutta soap-opera. "

Emily sbuffò, "Completa di un triangolo amoroso. Dimmi, Austin, tu e Kaylie siete di nuovo in buoni rapporti?"

"Zitta, Kmetko," rispose.

Payson si guardò intorno e scosse la testa, "Va bene, dal momento che questo è forse il momento più surreale e scomodo di tutta la mia vita, che ne dite di salutarci?" suggerì, desiderosa che quella piccola riunione finisse.

"Solo una domanda, Emily, cosa ci facevi a casa di Payson comunque?" Domandò Sasha.

"Volevo parlare con lei della UCLA e la loro offerta. Ho pensato che tra tutte le persone lei avrebbe avuto il miglior punto di vista," disse Emily, ancora senza incontrare gli occhi di Sasha.

Payson sospirò. Poteva diventare imbarazzante in palestra. "Beh, perché non vieni adesso? Ho preparato la cena e ne potremmo parlare."

Emily esitò, aprendo e chiudendo la bocca, "No, voglio dire, ovviamente, avevi altri progetti," rispose, guardando finalmente verso Sasha.

Sasha scosse la testa:,"Va bene. Ci vediamo tutti domani, sei in punto," disse, con la sua voce da allenatore.

"Hai la macchina qui?" gli chiese Austin.

"Sì, ho pensato che sarebbe stato meglio dato che non sapevamo cosa aspettarci," replicò Sasha.

"Perché non resti? Ho Halo," disse Austin, cercando di essere utile.

"Certo."

Si fermarono davanti alla porta e inconsciamente Payson si alzò in punta di piedi, appoggiandosi alla sua spalla e al petto per l'equilibrio, le mani di Sasha le accarezzavano la vita con leggerezza, mente lei lo baciava brevemente sulle labbra, "Ci vediamo domani," disse Payson.

Emily sbuffò dietro di loro e Payson roteò gli occhi, "Sì, mi ci vorrà un po' di tempo per abituarmici."


Arrivarono al complesso di Payson solo cinque minuti dopo. Payson andò subito in cucina e guardò accigliata la pasta che aveva avviato e fermato troppe volte per essere commestibile. La buttò nella spazzatura e poi mise un coperchio sopra la salsa. L'avrebbe potuta usare il giorno dopo.

Emily guardò Payson che si affaccendava intorno alla cucina, asciugando un pasticcio sul bancone, il ricordo ciò che era rimasto della cena rovinata. Guardò il tavolo della cucina, apparecchiata per due, un insalata nel mezzo, dove qualcuno stava tagliando verdure, suppose Sasha. "Stavate preparando la cena insieme?" chiese e Payson voltò verso di lei.

"Già. Mi piace cucinare e lui ama gironzolare e assaggiare," rispose Payson con un sorriso. "E' meno fastidioso se gli dai un lavoro." Fece un cenno verso il tagliere con i peperoni sopra. "Vuoi un po' di insalata? E' praticamente l'unica cosa salvabile." Emily scosse la testa mentre Payson metteva un involucro di plastica sopra la ciotola e la metteva in frigo.

Emily sospirò, "Mi dispiace, vi interrotto, ragazzi. Sembra che tu avessi un uh -... serata in programma"

Payson si strinse nelle spalle. "Va bene. Vuoi una tazza di tè o di qualcosa?"

Emily scosse la test, "Senti, non voglio che ci sia imbarazzo. Tu sei mia amica, Pay, ma è ancora strano per me."

"Lo so. So che stai impazzendo, te lo leggo in faccia. Non c'è niente che posso fare per rendertelo più facile?"

Emily scrollò le spalle, "Non lo so. Penso che forse ho un paio di domande."

Payson annuì, con un'espressione aperta, "Certo, chiedi pure."

"È la stessa cosa? Voglio dire quando non sei alla Rock, è sempre uguale?" Emily sapeva che non era la domanda più chiara del mondo, ma aveva la sensazione che Payson sapesse cosa volesse dire.

L'altra sorrise e scosse la testa, "E' ancora intenso, ma in un modo completamente diverso." Emily vide il suo viso assumere un'espressione sognante, prima che si riprendesse un po', "E' divertente, sembra incredibile, lo so, ma lui ha questo incredibile spirito sarcastico e non è solo un allenatore fantastico, è davvero brillante. Si parla di cose, cose reali. "

Emily aggrottò la fronte, "Come cosa? Ginnastica?"

Payson scosse la testa, "Raramente parliamo di ginnastica fuori la Rock. Parliamo di libri e mi asseconda nella mia passione per la scienza e cuciniamo insieme," disse indicando alla cucina, "e facciamo insieme
il cruciverba della Domenica e parliamo politica. Mi ha assuefatto alla MSNBC. "

Emily non era sicuro se credere a quello che sentiva, tutto sembrava così normale. Non molto sordido, dopo tutto, così non poté evitare la domanda successiva, "E non fate altre cose?" chiese, con un sottinteso chiaro come il cristallo.

Gli occhi di Payson volarono sull'amica e una morbida tonalità rosa le colorò le guance. "Alcune altre cose," ammise.

Emily improvvisamente non riuscì a trattenersi, era dolorosamente curiosa. Damon era a Los Angeles ed era passato così tanto tempo da quando aveva avuto qualcuno con cui parlare di quelle cose con che non fossero Lauren e Kaylie, e il loro dramma era troppo per lei. Payson e la relazione segreta con Sasha, anche se altamente inappropriata, sembrava semplice in confronto. "E..." la incoraggiò.

Payson la fissò, "E che cosa?"

"Andiamo," disse Emily "la sto prendendo piuttosto bene, credo. Ci sto provando e per un minuto ho intenzione di far finta che Sasha non sia il nostro allenatore, ma uno splendido uomo inglese con cui stai uscendo e voglio qualche dettaglio, non è che quello che fanno gli amici? " chiese infine con un sorriso.

Payson sospirò, "Bene, cosa vuoi sapere?"

"Tutto. All'inizio è stato strano baciarlo?"

Payson scosse la testa e poi scrollò le spalle, "La prima volta è stata così imprevista e spontanea e eravamo entrambi così spaventati, che era strano, ma dopo è stato davvero naturale, abbiamo solo lasciato che le cose accadessero."

Emily si appoggiò meglio sulla sedia, "Naturale, quindi non è mai stato imbarazzante?"

Payson si mise a ridere, "Sasha non è mai stato imbarazzante nella sua vita. Lo giuro, Em, che l'intensità che porta alla Rock, si moltiplica quando siamo insieme. Ha questa incredibile capacità di concentrarsi e quando sei l'unico oggetto di quel fuoco... " si interruppe con un sorriso stupido.

Per un momento, Emily poteva vederlo. Improvvisamente, Sasha non era più il suo allenatore di ginnastica, era solo un uomo attraente, un uomo molto attraente, con un alone intorno che emanava un'intensità intrigante e sex appeal. Deglutì per l'immagine che Payson stava dipingendo, occhi grigio-azzurri, la sempre presente ombra di barba, l'aspetto ruvido, il fisico muscoloso che non riusciva a nascondere sotto jeans e magliette.
Uscì dalla foschia e vide Payson che sogghignava, consapevolmente. Le sorrise, "Credo che non di non aver mai pensato a lui in quel modo prima, ma posso capire." Ripensò a quello che Austin le aveva detto prima, "Sai penso che Austin avesse ragione."

"Oh, non dirgli che aveva ragione, il suo ego non ha bisogno di più compiacimento."

Emily rise, "Ha detto che quando si toglie la cosa età e, ovviamente, la cosa dell'allenatore, non aveva mai visto due persone più adatte l'uno per l'altra. Scherzi a parte, Pay, io sono d'accordo."

Payson sospirò. "Lo so, ma non cambia queste due cose. Alla fine verrà fuori e sarà un disastro. Un disastro privato in famiglia nel migliore dei casi o una caccia alle streghe nel peggiore."

"Beh, nessuno lo sentirà da me", disse Emily, allungandosi per coprire la mano della sua amica con la propria. La strinse.

Payson sorrise, "Grazie, Em. Ora, questo non è il motivo per cui sei venuta qui. Volevi parlare di UCLA giusto?"

Emily annuì. Ci aveva pensato e ripensato più e più volte, un minuto sapeva che non poteva rifiutare un'offerta come quella che le avevano fatto e l'altro, sapeva che non poteva rinunciare al suo sogno olimpico. "Io continuo a pensarci e ogni volta cambio idea," disse, con un sospiro. "Il problema è che non c'è alcuna decisione giusta. Sono solo due scelte, ciascuna con aspetti positivi e negativi."

Payson si morse il labbro. "Ne hai parlato con tua madre?"

"Sì, lei ha detto che spetta a me. Nessun aiuto."

"E Damon?" Chiese Payson.

"La stessa cosa, anche se mi ha detto che avrebbe riferito alla UCLA che se mi vogliono davvero mi devono aspettare fino a dopo le Olimpiadi, come lui." Payson rise. "Non è quello di cui stavano parlando, però, dicevano che mi volevano adesso o niente."

Payson sospirò. "Questo è semplice, Em. Per una volta nella tua vita, devi decidere cosa si vuoi. Non preoccuparti di chiunque altro, non preoccuparti di come la gente reagirà, in entrambi i casi, devi fare ciò che hai voglia di fare. "

"È proprio questo, non so quello che voglio", disse Emily, guardando la sua amica incredula. "L'ho appena detto."

"Ma sì che lo sai," disse Payson. "Guarda," continuò, tirando fuori un quarto di dollaro dalla tasca. "Testa, UCLA, una borsa di studio, quattro anni presso una grande università, magari un Campionato Nazionale o due. Croce, La Rock, le Olimpiadi e tutto quello che hai sognato da quando eri una bambina."

Emily scosse la testa, "Sei impazzita? Non posso lasciare una decisione come questa al caso."

"Certo che puoi. Lascia che il destino decida che cosa si dovresti fare, tu non ci riesci." Payson lanciò la moneta. Atterrò sul tavolo, tintinnando contro il top in maiolica. Vibrò per un momento, nessuna delle due in grado di capire da che parte fosse atterrato. "Testa," annunciò. "UCLA".

Emily la fissò con un cipiglio. "Tirala di nuovo."

"Olimpiadi, allora," disse Payson, capovolgendo la moneta.

Emily scosse la testa e sorrise lentamente. Annuì, "Olimpiadi."

"E la UCLA?"

"Chiamerò il mister domani. Se mi vogliono veramente me, aspetteranno. Se no, allora si saranno persi su un ginnasta a livello olimpico. E quando li prenderò a calci nel culo indossando il rosso di
Stanford tra due anni, se ne pentiranno." Eh, da viene fuori? Quando hai mai pensato al college, per non parlare di una scuola come la Stanford? Beh, perché no? Hanno un grande programma di ginnastica.

Payson sorrise, "Stanford, eh?"

Emily sorrise, "Perché no? E' una scuola eccellente in ogni caso." Risero insieme. "E tu? Hai intenzione di andare al college?"

Payson annuì, "Ovviamente, non per la ginnastica, ma ho sicuramente voglia di andare a scuola. Non ho capito dove ancora. Ho sempre pensato che forse mi sarebbe piaciuto andare alla UC Boulder, ma non lo so più."

"Vuoi dire che dopo le Olimpiadi lascerai Boulder." indovinò Emily. Aveva senso. Aveva capito che l'unica cosa che manteneva nell'armadio Payson e Sasha era il loro rapporto come allenatore e atleta. Dopo le Olimpiadi quella relazione sarebbe cessata e probabilmente sarebbe stato impossibile per loro rimanere a Boulder come coppia.

Payson sorrise, "Vai veramente forte stasera, Em. Non siamo sicuri di dove vogliamo andare, ancora. Ha un appartamento a New York e uno appena fuori Londra. Penso che stiamo pendendo verso Londra al momento. Il suo vecchio allenatore Nicolai, sta allenando lì adesso e sta pensando di andare in pensione. So che a Sasha piacerebbe allenare nella palestra dove si è guadagnato le sue medaglie d'oro."

Emily inclinò la testa. Sembrava che fosse tutto riguardasse ciò che Sasha voleva, "E tu?"

"Londra ha alcune delle migliori università del mondo. Niente è scolpito nella pietra, però. E' tutto ipotetico, a questo punto. Potremmo rimanere negli Stati Uniti. La casa a New York, è stupenda."

Emily sorrise, "E' lì che sei andata quella notte? Quando hai camminato per tornare in albergo?"

Payson ebbe la grazia di arrossire, "Abbiamo preso un taxi per il centro. Sua madre era ricca di famiglia, è probabilmente uno degli edifici più belli della città, di fronte al Gramercy Park. Non ho ancora visto la casa a Wimbledon, ma sono sicura che è bella."

Emily fece poi la domanda più spinosa, "E i tuoi genitori? Becca?"

Payson si strinse nelle spalle, "Dubito molto che parleranno ancora con me."

"E tu sei disposta a rinunciarci? Per un ragazzo?" Scosse la testa, "Sono la tua famiglia, Pay."

"Sono la mia famiglia e li amo, ma non lo capiranno e lo comprendo. Daranno la colpa a Sasha. Mio padre sarà furioso con lui. Mia madre sarà delusa e si sentirà tradita da tutti e due ed è giusto così. Non stavo scherzando prima, quando ho detto che lo amavo, ma è più di questo, Em. Mesi fa, quando stavamo cercando di stare lontani, cercando di ignorare i nostri sentimenti, c'era questo dolore costante dentro di me, un dolore sordo nel petto. Non sto facendo la melodrammatica," disse Payson ed Emily non ne dubitò. Se c'era una cosa che Payson Keeler non era, era l'essere melodrammatica. "Ho bisogno di lui, semplice. I miei genitori forse lo accetteranno alla fine, forse no. Farà male, ma non tanto quanto farebbe male stare senza di lui."

"Lo dici così tranquillamente," osservò
Emily. Non era sicura se lei sarebbe stata in grado di far fronte a una cosa del genere in modo razionale, ma poi lei e Payson erano persone molto diverse.

"Ho avuto quasi un anno per pensarci. Lo sapevo dal momento in cui Sasha e io abbiamo deciso di andare avanti, nonostante il momento, sapevo che questo era quello che avrei dovuto affrontare. Voglio essere in grado di dirglielo io stessa, dopo le Olimpiadi. Sarà dura, ma sono pronta per questo, almeno penso." Il viso di Payson era inespressivo, ovviamente cercava di essere d'acciaio, con se stessa e con le sue emozioni. "Devo dirlo, sono davvero contenta che tu lo sappia. Non ne ho potuto parlare con nessuno, tranne Austin e lui non è esattamente grande con le chiacchiere tra ragazze."

Emily scosse la testa, "Siamo amiche, Pay. Sei qui per me e io sono qui per te, sempre."

Payson sorrise, l'espressione di pietra sparita, "Grazie, Em."

"Non c'è problema. Ora torna a quelle altre cose che fai, mi dirai i dettagli, signorina Keeler, anche se dovessi cavarteli con le pinze!"

Payson alzò gli occhi al cielo, ma poi un sorriso le illuminò il viso mentre le parole cominciavano a fuoriuscire dalla sua bocca, la sua felicità evidente con ogni sillaba.














Note:
Mi scuso per il ritardo, ma l'università risucchia davvero tutto il mio tempo. In più negli ultimi mesi è successo di TUTTO.
Ma pazientate, piano piano ce la faremo.
aria

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Capitolo 33
*** Bugie e Fraintendimenti ***


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Bugie e Fraintendimenti













Nicky Russo non era un idiota. Poteva vedere la scritta sul muro, o almeno poteva vedere un punk,
alto circa un metro e ottanta, con una giacca di pelle e una bomboletta spray in mano, che stava agitando prima di dipingere il dannato muro. Era l'eterno secondo ed erano solo a metà del ciclo olimpico. Austin Tucker aveva due anni di vantaggio, era già seduto in cima alla classifica degli uomini nella ginnastica mondiale e non aveva ancora raggiunto il suo picco fisico. Nicky sapeva che finché Austin Tucker fosse stato lì, non importava quanto duramente si fosse allenato, sarebbe stato nella sua ombra. Si sedette alla scrivania e tirò fuori una grossa cartella. Sfogliando le pagine in fretta, poteva vedere i diversi loghi, Stanford, Michigan, MIT, alcuni degli migliori programmi di ginnastica maschile del paese. Non aveva mai assunto un agente ufficialmente, mai preso un soldo, eppure non aveva mai considerato la ginnastica universitaria finché non era arrivato secondo, ancora una volta, dietro Austin Tucker ai Nazionali. Non solo, lo scarto dei punti era ancora maggiore, grazie al ridicolo esercizio di Austin alle parallele. Austin Tucker, la rovina della sua esistenza in palestra e fuori. Non è che sei ancora preso da lei, vero Nick ? Hai superato Payson Keeler molto tempo fa. Stai con Kaylie ora, una ragazza che ti ha scelto al posto del punk. Ora il risentimento, è solo per la ginnastica. Certo che lo è.

Nicky era infastidito, non solo per la routine o il successo o perché Austin aveva in qualche modo convinto Payson a stare con lui, ma perché aveva lavorato due volte più duramente di Austin Tucker, ma era sempre stato ed era ancora il secondo classificato. Era una lezione
crudele, ma nella ginnastica a volte non era possibile sostituire il talento naturale e tipo di fisico. Nicky era incapace di replicare le routine di Austin, era maledettamente troppo basso. L'altezza di solito era un grande svantaggio nel loro sport, ad eccezione del metro e ottantacinque, campione mondiale e olimpico che aveva quello che nessun altro aveva osato, Sasha Beloff, un uomo gli stava di fronte* e sapeva esattamente quello che ci voleva ad un ginnasta alto per dominare a livello internazionale.

Sospirò, guardando di nuovo i fogli. Ci fu un leggero bussare alla porta della camera. Kaylie, pensò, sentendo l'odore del suo profumo, si voltò e vide la piccola brunetta appoggiata allo stipite della porta. "Ehi, principessa," disse, chiudendo la cartella e alzandosi.

"La tua governante mi ha fatto entrare. Stai bene? " chiese lei, entrando nella stanza e mettendo la sua borsa sul suo comò, la fronte corrugata per la preoccupazione. Gli si avvicinò e lui la prese tra le braccia, stringendola.

Le diede un bacio leggero sulla fronte, prima di allontanarsi. "Sto bene, stavo solo pensando a come diavolo fare per creare una routine per Londra per battere Austin Tucker."

Il cipiglio di Kaylie si acuì, "Sasha non può aiutarti?"

Nicky si strinse nelle spalle, "Sasha è un grande allenatore, ma è alto almeno quindici centimetri più di me."

Lei rise, "E trenta in più di me, ma disegna la mia routine."

"E' diverso, si può facilmente distaccare da se stesso quando lavora con le ginnaste, sono sicuro che è più difficile per lui farlo quando può ricordare l'esecuzione dei movimenti fatta in una certa maniera da lui in persona."

Lei rise di nuovo. "Tu sei pazzo, Nicky."

Si strinse nelle spalle, "Forse, ma sarebbe difficile, Sasha richiede un certo livello di rischio che non è proprio il mio stile."

"Nick, quella serie non sarà all'altezza. Hai bisogno di una maggiore difficoltà." Sasha emanava frustrazione ad ondate e Nicky poteva sentirla mentre smontava dal cavallo. Aveva progettato un nuovo esercizio al cavallo, lavorandoci giorno e notte. Aveva chiesto a Sasha di valutarlo quando aveva pensato che fosse perfetto. Il suo allenatore aveva praticamente demolito l'intera routine dall'inizio dopo una sola visione, dichiarandola un disastro.

"Ho vinto l'oro alle Nazionali di questo attrezzo con una routine meno difficile di quella che ho progettato. E' troppo. Ho le stesse probabilità di cadere dal cavallo e di padroneggiare i movimenti. Potrebbe essere la differenza tra l'oro e nessuna medaglia."

Sasha si accigliò, ovviamente disapprovando, "Questo è un rischio che devi correre, Russo. Non hai mai gareggiato alle Olimpiadi prima, quello che metti sul tavolo ai Nazionali non è la stessa cosa che il mondo, i tuoi compagni di squadra americani inclusi, ti sbatterà in faccia alle Olimpiadi. Cosa sarà, oro o niente?"

"Voglio l'oro," disse, chiedendosi perché il suo allenatore stesse anche solo discutendo su una cosa simile. Era l'atleta più concentrato alla Rock, tranne forse Payson. La sua etica del lavoro era irreprensibile.

Le braccia di Sasha erano incrociate sul petto, gli occhi ridotti a due fessure, "Non sono sicuro sia così."

Kaylie sospirò, "So che questo non è esattamente il mio campo di specializzazione e so che mi sto spingendo troppo in là, ma Sasha ha ragione, bisogna correre dei rischi misurati al fine di vincere. Dovrei saperlo, io ero..."

"La Campionessa Nazionale. Lo so," replicò, "ma alla stessa velocità con cui hai vinto il titolo, lo hai perso." Le parole gli erano uscite di bocca ancora prima di pensarci.

Kaylie trasalì visibilmente. "Bene, allora, forse dovresti chiedere a Payson, dal momento che lei era quella che lo avrebbe dovuto vincere." Eh, chiederlo Payson non sarebbe una cattiva idea, pensò, ma come alzò gli occhi vide lei che lo fissava. Kaylie afferrò la borsa e si affrettò dalla stanza, ma Nicky la raggiunse, afferrandole il braccio per fermare la sua fuga.

"Kaylie, aspetta, non volevo dirlo e sai che hai guadagnato quel titolo. Sono solo frustrato, Principessa. Non so cosa fare." Frustrato e infastidito da morire e sto pensando di prendere una strada completamente diversa, lavorando finalmente fuori dall'ombra di Austin Tucker e Sasha Beloff.

Lei mise il broncio, il labbro inferiore sporgente in quel suo modo adorabile, "Beh, non scaricare la tua frustrazione su di me."

Nicky annuì, "Mi dispiace," disse, chinandosi a baciarla. "Va bene, dichiaro una moratoria ufficiale sui discorsi sulla ginnastica per il resto della notte. Che ne dici di una gita al FroYo?" ha chiesto.

Kaylie sbuffò, "D'accordo, Nicky, non puoi non parlare di ginnastica. Comunque accetto il frozen yogurt. Mi merito un premio. Mi sono fatta il culo cercando preparare gli altri esercizi per i Mondiali e non ci sto riuscendo. Devo dimostrare a Boris che io sono una delle sue opzioni all-around per le Olimpiadi."

Nicky annuì, ma dentro di sé era in imbarazzo. E pensa davvero che sia possibile, a questo punto? Payson era molto più avanti di tutti e sia Kelly che Emily stavano migliorando costantemente, la quarta opzione all-around del momento era probabilmente Andrea Conway, in più delle juniores sarebbero passate a livello senior. Quella era una cosa per cui era grato, nella ginnastica maschile raramente gli juniores spostati nei ranghi alti andavano direttamente nella squadra olimpica. Non era sicuro che Kaylie fosse nemmeno sul radar di Boris per quanto riguardava l'all-around. Pensò al padre del loro allenatore, l'uomo il cui stile di coaching si adattava alla sua ginnastica molto di più di suo figlio. Boris amava la costanza e Nicky Russo non era altro che costante. Forse quella era la soluzione, forse doveva parlare con Boris.

Il posto era pieno quando arrivarono​, c'era un po' di spazio al bancone, ma volevano un tavolo. "Senti, io vado a prendere posto, tu ordina," disse Kaylie, socchiudendo gli occhi nella affollata gelateria. Nicky fece come gli era stato detto, prendendo una coppetta alla vaniglia per lei e una fragola per sé. Attraversò rapidamente la folla, adocchiando la coda di cavallo marrone di Kaylie che andava verso il retro.

Si spinse tra la folla e trovò Kaylie che parlava Emily, seduta con altre persone, anche se non poteva vedere i loro volti .

"Hey Em," salutò, consegnando Kaylie suo frozen yogurt .

"Ehi Nicky," rispose Emily. Gli occhi di Nicky erano fissi sulle due persone che prima non riusciva a vedere attraverso la folla.

"Ciao Nicky," disse Payson, con un piccolo sorriso, anche se i suoi occhi rimbalzavano a disagio tra lui e l'uomo seduto alla sua sinistra, Austin Tucker.

Payson gli sorrise in modo rassicurante e Nicky sentì lo stomaco stringersi, allo come faceva sempre quando sorrideva. Il pensiero di Payson con quel punk lo fece sentire un po' più male, specialmente visto che Austin aveva gironzolato intorno a Kaylie non troppo tempo fa. "Ciao ragazzi, pensavo che stasera sareste andati da Nick," disse Payson, guardando
Kaylie significativamente. Che cosa significasse quello sguardo era oltre la comprensione di Nicky, le ragazze erano abbastanza complicate, senza cercare di interpretare il loro linguaggio muto.

Kaylie fece un sorriso luminoso, "Eravamo lì, ma Nicky ha suggerito un frozen yogurt e così eccoci qui."

Payson annuì come se le parole avessero tutto un altro significato. "Oh, bene, bene, avevamo un appuntamento con Emily, volete unirvi a noi?" chiese, i suoi occhi saettarono ad Austin, ma Nicky non era in grado di leggerne l'espressione. Stava chiedendo il permesso? Il pensiero lo fece infuriare. Che tipo di rapporto era se si sentiva come se avesse bisogno rimettere a lui le decisioni? Era deluso da lei. Non aveva mai pensato che avrebbe visto il giorno in cui Payson Keeler avrebbe fatto decidere a qualcun altro.

"Certo, il tavolo è grande abbastanza per tutti," disse Nicky, incontrando gli occhi di Tucker, la sua rabbia che ribolliva sotto la superficie.

Austin fece una smorfia, "Non credo che ci sia un tavolo abbastanza
grande nel mondo," mormorò sottovoce e Payson gli diede una gomitata nelle costole, senza nemmeno tentare di passare inosservata.

"In realtà, noi stavamo andando," disse Payson, afferrando la borsa dal tavolo. "Devo portare Austin all'aeroporto."

"Già," disse Austin, mentre un piccolo ghigno si apriva sul suo viso .

"Dove stai andando?" gli chiese
Kaylie. Nicky aggrottò la fronte nella sua direzione.

"La città degli angeli, vado a vedere il fidanzato di Emily in concerto stasera e ho un po' di roba di sponsor con MJ domani."

"Tu non vai, vero Payson?" chiese Nicky, incapace di trattenersi.

Lei scosse la testa, i capelli biondi che scivolavano sopra la spalla, "No, a differenza della diva dei media qui, io limito il mio lavoro di pubblicità," disse, accarezzando Austin sull'avambraccio. "Sei pronto?" domandò.

"Sì," disse, alzandosi in piedi.

Nicky, Kaylie ed Emily li guardarono allontanarsi e appena uscirono, Austin mise un braccio intorno alle spalle di Payson. Alcuni dei proprietari di negozio più astuti scattarono delle foto con i loro cellulari.

Nicky e Kaylie si sedettero con Emily. "Io non so quello che ci vede," disse Nicky .

Emily aprì la bocca, ma guardò Kaylie e la chiuse di nuovo. "Non è davvero fuori commercio, immagino," rispose Emily, mentre stava guardando Kaylie.

"Io non credo che sia una cosa seria," disse Kaylie, con una scrollata di spalle.

Nicky guardò entrambe, incredulo, "E' una vostra amica, voi ragazze davvero pensate che Payson si metterebbe con qualcuno con tanta leggerezza?"

Kaylie si strinse nelle spalle e Emily sospirò e ripeté il movimento. C'era sicuramente qualcos'altro sotto, era evidente. Nicky Russo non era un idiota, anche se in quel momento, si sentiva tale.

***

Gli occhi di Payson si aprirono alla luce soffusa che splendeva attraverso le tende, una brezza fresca galleggiava attraverso la finestra aperta al secondo piano. Sospirò, sentendo il peso confortante del braccio di Sasha sul suo stomaco. Passò le sue dita sul polso, il braccio, girandosi su un fianco verso di lui. Il suo volto era così rilassato nel sonno, completamente libero dallo stress del suo lavoro. Dormiva con la bocca aperta leggermente, russando dolcemente.
Una volta aveva googlato russare e a quanto pareva peggiorava con l'età. Il braccio di Sasha la strinse nel sonno, tirandola più vicino a lui. Payson sorrise. L'avrebbe volentieri lasciato russare accanto a lei per il resto della sua vita. I suoi occhi si aprirono e sospirò prima di metterla a fuoco.

"Ehi," disse Sasha, la mano che si piegava contro la sua schiena.

"Buongiorno," gli rispose.

"Cristo, sei bella anche quando sei appena sveglia," disse, rotolando sulla schiena e tirandola con sé, permettendole di usarlo come cuscino. Payson gli poggiò le braccia sul petto.

"Hai bisogno di occhiali," replicò, facendo scorrere le dita lungo il suo petto con leggerezza.

"Mmm," modulò senza sbilanciarsi, mentre lei diventava un po' più audace nelle sue esplorazioni. Payson lo guardò, aveva gli occhi mezzi chiusi. Spostò la gamba sopra i suoi fianchi e mise dritta, a cavallo sulla sua vita. Le mani di Sasha andarono immediatamente intorno alla vita di Payson, le regioni basse dei loro corpi premute l'una contro l'altra ermeticamente. Payson si chinò, i capelli biondi crearono una tenda intorno a loro mentre si baciavano, dolcemente in un primo momento, quasi castamente, poi una mano scivolò dalla vita alla parte posteriore della sua testa, tenendola lì per mantenere il loro contatto e approfondire il bacio. Le cose si stavano facendo più interessanti quando squillò il telefono di Payson.

"Non rispondere," mormorò, la sua bocca che si spostava dietro l'orecchio, presentando un argomento convincente.

Lei emise un gemito di piacere prima di armeggiare alla cieca per afferrare il cellulare dal comodino. "E' mia madre," disse, con il respiro corto. "Devo rispondere, sa che mi alzo presto nei giorni feriali." Si mise a sedere, portando le zone più sensibili del loro corpo in un contatto più intenso. Sasha gemette in reazione, ma lei gli mise un dito alle labbra, pregandolo di rimanere tranquillo.

"Ehi mamma," disse, "Sì, ID chiamate" Sua madre parlava così velocemente che riusciva a malapena a capirla. "Non è quello che sta a Good Morning America?" Rise. "Grazie per essere indignata per me, mamma, ma ti ho detto che loro si stavamo uh- vedendo."

Sasha si stava ovviamente annoiando con la conversazione e stava facendo scorrere le mani su e giù per le cosce, distraendola
completamente dalla voce di sua madre. "No, non ho il cuore spezzato, mamma." Alzò gli occhi a Sasha e sorrise in risposta. "Dovrei provare qualcosa oltre l'amicizia per Austin per avere il cuore spezzato per il fatto che stava, come l'hanno chiamano, sbaciucchiandosi con MJ questo fine settimana in un club di Los Angeles."

Sasha gettò la testa all'indietro e si lasciò sfuggire un risata. Lei gli lanciò un'occhiataccia e gli mise una mano sulla bocca. " No, mamma, era solo un cane fuori, ho dormito con la finestra aperta, ma era così caldo la notte scorsa." Sasha alzò un sopracciglio, ironico, e lei arrossì in risposta. In realtà, la camera era stata perfetta fino a quando le loro attività notturne avevano alzato
notevolmente la loro temperatura corporea. "Ci vediamo alla Rock più tardi," disse, tagliando corto in modo efficace. "Ciao Mamma."

"Austin ti tradisce? " domandò Sasha, le mani che risalivano dalle cosce all'orlo della canottiera, sfregando i
leggermente pollici contro la piccola zona di pelle esposta tra il bordo del top e la parte superiore dei suoi pantaloncini del pigiama.

"A quanto pare," disse lei con un sorriso. "E' una buona cosa, dato che l'ho spinto a fare sesso con un'altra donna oltre me* tutto questo tempo."

"Mmm, parole grosse, davvero sexy," disse, muovendo i fianchi contro i suoi.

Payson guardò l'orologio e fece una smorfia. "Rimandiamo?" chiese, il labbro inferiore stretto tra i denti. "Dobbiamo essere alla Rock tra poco." Lui aggrottò la fronte. "Ho bisogno di una doccia," disse Payson, alzando un angolo della bocca.

"Non abbiamo molto tempo," le rispose, "Ci vorrà troppo tempo a farla separatamente."

"Decisamente," disse, allontanandosi da lui, indietreggiando verso il bagno della camera padronale.

Arrivarono separati alla Rock, lui un paio di minuti prima di lei, facendole trovare la palestra aperta al suo arrivo. Payson lo vide nel suo ufficio e alzò una mano in segno di saluto. Cominciò ad allungarsi e vide Austin camminare a tempo di musica, le cuffie saldamente in posizione. Gli sorrise mentre si avvicinava per allungarsi con lei. "A quanto pare, mi sei stato infedele," disse appena lui si sfilò i tappi dalle orecchie, lasciandoli penzolare al collo .

"Eh? " chiese.

"L'hanno detto in televisione questa mattina, a quanto pare tu e MJ siete stati paparazzati a Los Angeles questo fine settimana," disse con un sorriso. "I giornalisti al Good Morning America erano molto preoccupati per come stessi prendendo la notizia. Apparentemente era tutto quello di cui potevano parlare questa mattina."

Austin gettò indietro la testa e rise. "Dovrebbero sapere la verità," disse.

Finirono di allungarsi prima di andare alle rispettive attrezzature. Sasha si unì a loro pochi minuti dopo, lavorando prima con Austin, visto che avevano discusso il grado di difficoltà sugli anelli il Venerdì prima del suo viaggio a Los Angeles. Payson sorrise quando iniziarono a lavorare insieme, una sensazione di calore allo stomaco a guardare due degli uomini più importanti della sua vita che sviluppanao un legame tra di loro .

Improvvisamente, la porta della Rock si spalancò e Payson vide Nicky Russo lanciarsi in palestra, guardando intorno freneticamente. Si precipitò verso il punto dove Sasha e Austin stavano in piedi. Lo stomaco di Payson affondò non appena notò l'espressione sul volto di Nicky. Corse verso di loro, ma non arrivò in tempo.

"Figlio di puttana," disse Russo, a voce alta, tirando un pugno dritto alla mascella
di Austin, cogliendolo di sorpresa .

"Whoa!"
gridò Sasha, muovendosi tra i due giovani, mentre Austin annaspava, pronto per iniziare a combattere. Afferrò il braccio di Austin e lo trattenne.

"Sasha, giuro su Dio, lasciarmi andare, il robot se la cercava da un po'."

"Russo, il mio ufficio, adesso." Non c'era spazio per la discussione. Nicky girò sui tacchi e marciò via da loro.

Nicky andò da lei, "Non posso credere che tu sia con quello stronzo," mormorò.

Payson aggrottò la fronte alla sua schiena mentre lui saliva i gradini due alla volta e spalancava la porta dell'ufficio aperta prima di sparire all'interno. "Ho intenzione di uccidere Kaylie Cruz."







Note:

*gli stava di fronte: non dovete intenderla in senso letterale, ma figurato.

*non fatevi venire una sincope. Austin e Payson non hanno fatto sesso. Payson continuava a scherzare sul fatto che lei e Austin fossero una coppia. In inglese c'era il termine Cuckhold. Per sapere quello che è, vi rimando a Wikipedia. Io di certo non mi metto a spiegarlo qui :)

Se ci fossero errori o cose strane, fatemelo notare. Manipolo molto il testo, sposto termini, taglio, incollo e alla fine qualcosa rischia sempre di sfuggirmi.

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Capitolo 34
*** Lacrime, Ego e un Litigio ***


NJYbA34

Lacrime, Ego e un Litigio












Era in un mare di guai e lo sapeva. Kaylie aveva guardato negli occhi una delle sue migliori amiche e ci aveva visto rabbia e frustrazione. Nel momento in cui era entrata in palestra, era stata messa all'angolo da Payson. L'espressione sulla faccia della sua amica aveva reso estremamente chiaro che avrebbero parlato immediatamente. Payson l'aveva trascinata nell'ufficio della palestra e aveva chiuso la porta.

"Perché siamo nell'ufficio di Sasha? Perché sei così sconvolta, Pay?" chiese, guardando Payson che andava su e giù sul tappeto, con le mani tra i capelli biondi.

"Ho chiesto a Sasha di farmi parlare con te come capitano della squadra e di gestirla senza di lui." Payson finalmente smise di muoversi e si girò verso di lei. "Kaylie, questa mattina Nicky è arrivato qui e ha colpito Austin alla mascella con un pugno."

La bocca di Kaylie si spalancò alla notizia. Nicky non era un ragazzo violento, di solito si lasciava scivolare le cose addosso. "Perché? Cosa gli ha detto Austin?" Era sempre così, appena le cose nella sua vita iniziavano a funzionare, appena trovava un ragazzo che amava e che la ricambiava, Austin Tucker saltava fuori incasinando tutto.

Payson scosse le spalle e sospirò, "Non ha detto niente; non gliene ha dato la possibilità. Sasha ha chiesto a Nicky perché l'aveva fatto e apparentemente l'ha fatto per me. Ha pensato difendere il mio onore, suppongo."

Kaylie sospirò, "Non capisco. Perché avrebbe pensato una cosa simile?"

"Dovresti capire. Sei tu che hai detto a Nicky che io e Austin stavamo uscendo insieme, mentre non è così, e quando a Good Morning America sono state diffuse le immagini che mostravano che MJ e Austin stanno insieme, cosa che è vera, Nicky ha pensato..." Payson si fermò. "E' sempre stato un bravo ragazzo, perché gli hai mentito, Kaylie? Ha detto che tu gli hai ripetuto ancora e ancora che io e Austin stavamo insieme, che mantenevamo un basso profilo a causa delle regole della Rock, come te e Nicky, e poi lo scorso venerdì gli hai detto che io e Austin non facevamo sul serio, che era una cosa senza importanza, cose a cui non ha assolutamente creduto, comunque. Perché l'hai fatto?"

Kaylie fece spallucce, "Ho pensato fosse più facile. Voglio dire, voi due siete così uniti e tu ti comporti sempre come se steste insieme e se lo tranquillizzava che Austin stesse con qualcun altro...meglio così, no?" disse. Poteva sentire le lacrime pizzicarle gli occhi. "Ma poi ci ho pensato e non vi comportate come una vera coppia, così ho creduto che se gli avessi detto che non era niente di serio, l'avrei reso più credibile. Pay, sono una tale idiota."

Payson sospirò, "Non lo sei. E' Austin quello che se ne è uscito con questa piccola bugia ed è anche in parte colpa mia, 
a Londra non ho spiegato meglio a Nicky come stavano le cose, ma perché tu hai insistito tanto, Kaylie? Non era necessario."

Kaylie fece un'alzata di spalle e volse lo sguardo sulla sua amica. "Lo era. Lo era per due ragioni credo, anche se in realtà si riuniscono in una sola. Nicky mi piace davvero, davvero tanto e sapevo che aveva una cotta per te, così ho pensato che se credeva che stessi con un altro, beh allora tanto meglio, e se si fosse convinto che Austin stesse con qualcun altro, allora..."

Payson finì la frase per lei, "Allora avrebbe pensato che tra te e Austin non c'era niente. Cavolo, Kaylie, quando fai questo genere di cose non lasci niente a metà," disse sospirando pesantemente.

"Nicky era davvero così arrabbiato?" chiese Kaylie, rabbrividendo al pensiero, il ragazzo più fantastico che conosceva, così concentrato e forte, ma con un lato tenero che le faceva venire le farfalle, persino in quel momento. Non aveva intenzione di ferirlo.

Payson annuì, "Sì, era piuttosto infuriato. Si è scusato con Austin, che credo si sentisse dispiaciuto per lui. Kaylie, devi parlare con lui e con Austin. Scusati e metti le cose a posto. Terrò la cosa lontano da Sasha per adesso, ma se ci dovesse essere troppa tensione..."

Kaylie fece un cenno d'assenso, "Lo so, lo so." Sapeva che avevano tutti degli ottimi motivi per essere furiosi con lei. Aveva cercato così disperatamente di tenere Nicky stretto a sé e di lasciare Austin fuori dalla sua vita, nonostante la sua attrazione per lui, che la bugia le era uscita di bocca molte volte. Sarebbe stato un miracolo se entrambi le avessero di nuovo rivolto parola. Guardò la sua amica, "E tu, Pay? Anche tu sei arrabbiata con me?"

Payson inclinò la testa e sospirò, "Lo ero un po', all'inizio. Voglio dire, andiamo Kay, una relazione senza importanza? Lo sai che non sono il tipo. Ma non sono realmente arrabbiata con te. Sono dispiaciuta che Nicky si senta ferito e che abbia picchiato Austin senza motivo, ma lo capisco. Capisco perché tu lo abbia fatto. sei una delle mie migliori amiche, questo non cambierà."

Kaylie fece due passi verso Payson e la strinse in un abbraccio. Poi si tirò indietro, "Allora, parlerai con Austin per me, prima che io gli vada a chiedere scusa?" le chiese mordendosi il labbro inferiore. "Sei una dei suoi migliori amici, Pay, lui ti ascolta."

Payson sospirò, "Tutto quello che posso dirgli è che ti dispiace e onestamente, Kaylie, non credo che gli importi. E' piuttosto fuori di sé."

"Tutto per una stupida bugia," disse Kaylie, seccata da se stessa e dal ridicolo modo in cui si era comportata. Non era da lei e si sarebbe andata a scusare per quello, in qualunque modo, anche se avesse significato umiliarsi di fronte ad Austin Tucker. Il suo ego avrebbe ricevuto un duro colpo, ma doveva sistemare le cose.

Payson scosse la testa, "C'entra anche la bugia," concordò, "ma sopratutto credo che sia ferito. Sente ancora qualcosa per te Kaylie. Non so quanto forte
sia e non ho intenzione di dire altro sull'argomento, ma voi due dovete chiarirvi prima che qualcos'altro oltre la mascella di Austin si faccia male."

***

"Le dispiace?" chiese Austin mentre si sedeva al tavolo della cucina di Payson. "Sono stato colpito dal suo fidanzato per avere tradito una ragazza con cui non sto uscendo e le dispiace. Grandioso, ma perché non me lo dice in faccia?"

Payson annuì, tenendo un cucchiaio pieno di sugo, una mano sotto, pronto per essere assaggiato, "Lo farà. Ho solo pensato che fosse importante che sapessi che era dispiaciuta. Era piuttosto affranta quando le ho parlato oggi. Sente ancora qualcosa per te, Austin. Non so nient'altro. Dovete chiarirvi tra di voi. Com'è?"

Fece un cenno d'assenso, "Un po' più di aglio," disse alzandosi. "D'accordo, le parlerò, ma niente promesse. Pensavo di aver finito con questi drammi."

Payson gli sorrise, "Non te la caverai così facilmente. Se non avessi detto a Nicky che stavamo uscendo in primo luogo, niente di tutto questo sarebbe successo."

Austin roteò gli occhi, "L'unica ragione per cui l'ho fatto è per pararti il culo, perché tu stavi avendo una relazione sotto copertura e sotto le coperte* con il nostro coach."

Payson rise, "Per favore, tu allora non lo sapevi nemmeno. E' solo che ti stavi divertendo troppo. Infatti è proprio questo, tu sei una lavandaia pettegola."

Austin sorrise, dandole un bacio sulla testa
mentre prendeva la giacca dallo schienale di una sedia, "Anche quello," disse. "Goditi la cena, più aglio," ripeté uscendo dalla cucina.

Sorrise guardando la salsa, aggiungendo un po' più di aglio. Sentì delle voci nell'ingresso, poi la porta si chiuse e Sasha apparve sull'uscio della cucina. "Hey," gli disse, girandosi verso di lui. Lo stomaco le si aggrovigliò all'immagine che le si presentava, lui appoggiato allo stipite, i jeans bassi sui fianchi come al solito, le maniche lunghe della maglietta a righe arrotolate sopra il gomito, la sempre presente ombra di barba, e quegli occhi, che la fissavano come se fosse l'unica cosa al mondo. E' troppo bello per essere reale, ma è reale ed è mio.

"Hey," le rispose, avvicinandosi e prendendola tra le braccia. Si baciarono per un momento, solo una carezza a fior di labbra, prima che lei si allontanasse.

"La cena è quasi pronta. Apparecchi?" chiese, tornando ai fornelli.

Frugò nei pensili per un po' prima di prendere i piatti e le posate. "Austin è stato qui," affermò, permettendole di continuare la frase.

"Sì, voleva parlare di alcune cose."

"Le cose sono Nicky Russo e l'essere preso a pugni in bocca. "

Payson annuì e sospirò. Sapeva che avrebbe dovuto dirgli tutto. Era stato incredibilmente paziente con lei fino a quel momento, le aveva permesso di gestire la cosa come il capitano della squadra, ma sapeva che Sasha era molto protettivo di tutte le sue ginnaste. E non sapere tutta la storia probabilmente lo stava uccidendo. "Penso che abbiamo chiarito tutto. Sai Nicky l'ha colpito perché pensava che Austin mi tradisse con MJ."

"Giusto," disse Sasha, "Questa parte su Russo l'avevo capita. C'è di più ?" chiese.

Payson annuì, "E' in parte colpa di Austin, probabilmente in parte è colpa mia e in parte colpa di Kaylie."

La fronte di Sasha si aggrottò, "Colpa di Kaylie?" Sospirò, "Kaylie e Austin? Oppure Kaylie e Nicky? O entrambi? Payson, cosa sta succedendo?"

"Pensavo di saperlo, ma non sono sicura." Si voltò verso di lui, raddrizzando le spalle, sapeva che sarebbe potuto degenerare in una discussione. "Penso che, forse, tutto questo non sarebbe successo se la Rock non avesse una regola del niente-appuntamenti."

L'espressione di Sasha mutò da confusa a qualcosa di completamente diverso. Socchiuse gli occhi, "Pensi che la regola del 
niente-appuntamenti sia la causa per cui uno dei miei ginnasti ne assale un altro?"

Lei scosse la testa, "No, ci sono un sacco di cose da incolpare per questo, compreso il nostro rapporto, ma io credo che la regola abbia avuto un suo peso. Senza la regola, Kaylie e Nicky sarebbero stati liberi di vivere liberamente il loro rapporto. Nicky ha pensato che quello che aveva sentito su me e Austin fosse la verità perché sapeva che se io fossi stata coinvolta con qualcuno, soprattutto Austin, avrei voluto tenerlo segreto, nessuna conferma o smentita. Ha aggiunto confusione a una situazione che era già confusa abbastanza e onestamente Sasha, nessuno segue questa regola ridicola in ogni caso." disse lei, alzando la voce con ogni parola. Era frustrata, per sé e per i suoi amici. Gli occhi si rimisero a fuoco su di lui mentre finiva di parlare.

Le mani di Sasha erano incrociate sul petto, le labbra increspate in riflessione. "Quindi stai dicendo che la mia regola è la causa di tutto questo? Che questo è in qualche modo colpa mia."

"Non essere stupido, lo sai che non è quello che sto dicendo, ma credo che si sarebbe potuto evitare una parte di tutto questo ed è una regola stupida. Non è nemmeno proprio una regola se nessuno, me compresa, la segue. Più precisamente, tutti sanno che non forzi a rispettarla, soprattutto perché ognuno riesce a raggiungere ottimi risultati. Sanno che non caccerai fuori i membri della squadra Nazionale, i contendenti olimpici."

Vide la sua mascella serrarsi, i suoi occhi grigio-azzurri brillavano di rabbia, rabbia verso di lei. Merda. "Non avevo capito che la mia autorità come allenatore fosse stata ridotta a tal punto che le persone pensano di poter fare quello che diavolo vogliono e che non ci saranno conseguenze per le loro azioni. E' per questo oggi te ne sei voluta occupare tu, Payson? Per tenere i tuoi amici fuori dai guai?" La sua voce si fece più forte, mentre faceva un passo più vicino a lei.

Payson lo guardò di traverso, alzando la voce anche lei, "Stai scherzando vero? Volevo gestirlo perché fa parte delle mie responsabilità come capitano della squadra e perché non volevo metterti nella posizione di dover fare in qualcosa che avresti rimpianto, come sospendere i membri della tua squadra d'elite una settimana e mezzo prima dei Mondiali."

Lui sbuffò, "Bene, l'hai fatto per me. Ho capito. Come sei magnanima, Payson, davvero."

"Ottimo," disse, "davvero ottimo. Cerco di aiutarti e tu decidi di litigare. Meraviglioso, Sasha, " disse, allontanandosi da lui e abbassare i bruciatori. Versò la salsa in una ciotola e gettò la pentola nel lavandino.

"Cosa dovrei pensare? Sono i tuoi amici, naturalmente li vuoi proteggere, ma io sono il loro allenatore e il tuo allenatore ed è mia responsabilità di prendermi cura del loro interesse. E' il mio lavoro, Payson, non il tuo."

"Sono i miei amici, ma sono anche i miei compagni di squadra e io sono il loro capitano. Ti ho chiesto di lasciar fare a me e l'ho fatto. Perché ti comporti così?" chiese, ma improvvisamente capì, "Oh, ho capito, riguarda il tuo ego."

Sasha sbuffò, "Per favore," disse, alzando gli occhi verso di lei, sprezzante.

Lei lo fissò, infastidita dal suo tono condiscendente. "No, è così. Tuoi i ginnasti, tue le responsabilità, tuo l'ego. Hanno ignorato la regola e si sapeva che lo stavano facendo, ma ora sei arrabbiato? Fattene una ragione, Sasha. Sto cercando di aiutarti. Questi non era un problema fino a poche ore fa, perché è un problema ora?"

Sasha andò subito sulla difensiva. Era uno dei suoi punti deboli, una cosa
su di lui che la maggior parte delle persone imparava in fretta, anche se non era mai stato un problema con Payson, il suo ego. Era stato accusato di essere un egocentrico, un ego-maniaco, e per lungo tempo era stato vero, ma pensava di aver messo quella parte di sé a riposo dopo quello che era successo in Romania. "Non c'entra il mio ego," le disse, a denti stretti. "Quello che stai dicendo è che ho perso la capacità di controllare i miei atleti e questo è inaccettabile."

Lei si voltò di scatto, "Ascoltati, controllare i tuoi atleti. E' questo che vuoi fare ? Controllarli? Controllarmi? È di questo che si tratta?"

"Non essere ridicola," disse, con un cenno della mano .

"Bene, mi sto rendendo ridicola. Sai una cosa, lascia perdere."

"Bene," replicò, girò sui tacchi e marciò fuori dalla cucina, lungo il corridoio e fuori dalla porta, sbattendola per bene alle sue spalle. "Merda," disse, prendendo a calci i mattoni dell'ingresso prima di scendere verso la sua auto .

"Hai litigato con quella tua bella fidanzata? " disse una voce roca dal vialetto.

Strinse gli occhi e vide un uomo più anziano, forse sui sessanta o giù di lì seduto sui suoi gradini che fumava la pipa. "Come l'ha capito?"

L'uomo più vecchio ridacchiò, "Ho fumato per un po'. Ho potuto sentire tutto fino a qui. Chi ha fatto arruffare il pelo a chi?"

Sasha sospirò, "Lei ha arruffato il mio e io ho arruffato il suo," disse, senza essere sicuro sul perché si stesse confidando.

"Su che litigavate?" Chiese. Sasha guardò il vecchio e fece una smorfia. "Attraverso il muro non sentiamo proprio spesso rumori arrabbiati provenienti da voi due, se capisci cosa intendo."

Sasha non arrossiva da molto tempo, ma sentì il calore risalirgli il collo e le orecchie all'insinuazione dell'uomo. Era rimasto senza parole.

"Non offenderti, giovanotto, Sasha non è vero? E' l'abbreviazione per Alexander? Ho conosciuto un Sasha quando ero nell'esercito, un russo, in realtà era Alexander."

Sasha annuì, arrossendo ancora di più per come il vecchio aveva probabilmente imparato il suo nome, "Sì, ma solo mia madre mi ha mai chiamato Alexander. E lei è?"

"Sono Roy," disse, e Sasha si fece avanti per stringergli la mano. Hai davvero intenzione di andartene?" disse l'uomo, tirando una lunga boccata dalla pipa.

Sasha si massaggiò la nuca e guardò le chiavi in mano, "Sì, stavo per farlo."

"E' una cosina dolce, la tua ragazza. Porta sempre fuori la spazzatura per noi, ha aiutato mia moglie con la spesa, l'altro giorno." L'uomo lo guardò di traverso. "Sei un po' più vecchio di lei, non è vero?"

"Sì," disse, ma il vecchio lo interruppe con un gesto della mano.

Mise la pipa in bocca e disse, "Non c'è niente di sbagliato in questo. Ragazze del genere hanno bisogno di un uomo e non un ragazzo. Ha una buona testa sulle spalle. Conosci il ragazzo sulla moto che c'era prima?" chiese.

Sasha sorrise, Roy apparentemente era dalla sua parte, "Sì è un amico di entrambi," rispose. "E' una specie di fratello per lei," lo rassicurò.

"La ami?"

Sasha sospirò e si voltò a guardare la casa. Le luci erano tutte spente, tranne che per quella della camera da letto. Poteva vedere la sua figura indistinta muoversi per la stanza.

"Quindi il mio consiglio per te, Alexander, è: non andartene." Roy batté la pipa contro il mattone e si alzò lentamente, ma costantemente, risalendo i suoi scalini e rientrando in casa.

Sasha sospirò, guardando le chiavi prima di guardare indietro fino alla finestra della sua camera, ancora illuminata dalla luce della lampada. Scosse la testa e tornò su per le scale e bussò con forza alla porta. Attese, le mani in tasca, fissando i mattoni dei gradini prima che la porta si aprisse. Payson rimase immobile, con indosso una delle sue maglie, non dissimile da quella che indossava al momento e niente altro. Aveva i capelli sciolti e lo guardava con gli occhi arrossati. Una fitta immediata lo colpì allo stomaco. L'aveva fatta piangere.

Sasha non disse una parola, entrò nell'ingresso e le permise di chiudere la porta dietro di lui. Lei lo guardò di nuovo. Sasha sollevò una mano sul suo viso, accarezzandola appena sotto l'occhio con il pollice. "Mi dispiace," le sussurrò, senza preoccuparsi di cosa fosse dispiaciuto.

"Anche a me," rispose, alzandosi sulla punta dei piedi e baciandolo leggermente, poi di nuovo con più urgenza. Sasha avvolse le braccia intorno alla sua vita, sollevandola, sentendola stringere le braccia intorno alle spalle e poi le gambe intorno alla vita mentre lui spostava le mani verso il basso per sostenere il suo peso. " Al piano di sopra," gli mormorò in un orecchio prima di mordere delicatamente sul lobo, dando uno strattone morbido.

Non aveva bisogno di nessun ulteriore sollecitazione, fece tutte le scale, sentendo forti dolori al ginocchio tutta la strada, ma ignorandoli quando appena arrivati in camera da letto la stese sul letto, coprendo il suo corpo con il suo. La guardò, i suoi lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino, il suo ultimo vero pensiero coerente fu che se Roy e sua moglie pensavano che
prima fossero stati rumorosi, non avevano ancora sentito nulla.




















Note:
*sotto copertura e sotto le coperte: in originale c'era un gioco di parole tra undercovers (sotto copertura) e under covers (sotto le coperte). Ho cercato di mantenerlo il più possibile.




Sono in ritardo (di nuovo). Scusate, ma ho lavorato per Eurochocolate e...è stato massacrante.

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Capitolo 35
*** Scoperte e Detective ***


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Scoperte e Detective













Non c'erano molte cose che rendevano Lauren Tanner gelosa. La relazione di Kaylie con Carter Anderson era stata una, l'incredibilmente fastidioso legame tra Emily e sua madre era un'altra, ma la villetta a schiera di Payson Keeler che si affacciava sul lago, quella poteva essere al primo posto, tanto più che le cose tra lei e Carter erano finite mesi fa e dopo aver conosciuto Chloe Kmetko, era più che felice di lasciare che fosse Emily ad averla. Quindi, in realtà, era per la casa di Payson. Aveva chiesto, piuttosto pregato, suo padre per averne una, ma lui non aveva ceduto.

"Papà, ti prego. Lo prometto, sarò super-responsabile," aveva chiesto durante la cena, una delle poche che, ultimamente, avevano avuto senza gli Kmetko presenti.

"E' fuori questione, Lauren. Hai diciassette anni e non sei nemmeno vicina a poter essere responsabile per una cosa del genere."

"Mark e Kim Keeler l'hanno permesso a Payson. Ha solo pochi mesi più di me."

Suo padre le aveva lanciato un'occhiata consapevole, "Vuoi davvero iniziare un confronto su chi è più responsabile tra te e Payson? Inoltre, Mark e Kim non hanno avuto possibilità di scelta quando si è venuti al dunque. Payson ha diciotto anni e ha usato i suoi soldi per comprare quella casa. E tu, mia cara
figlia, non hai soldi tuoi, almeno non abbastanza per comprare una casa in riva al lago."

"Solo perché non mi lasci assumere MJ per rappresentarmi," Lauren sporse il labbro inferiore e spalancò gli occhi. Era la sua espressione speciale, quella a cui molto raramente suo padre aveva detto di no, forse se non poteva ottenere una delle villette a schiera, le avrebbe concesso di assumere un agente.

"Forse riconsidereremo presto il discorso dell'agente, ma devo sapere che posso fidarmi di te, Lauren, e da quello che ho visto quest'anno, semplicemente non è in discussione in questo momento."

"Perché dobbiamo rinchiuderci di nuovo?" piagnucolò Lauren, mentre stava sdraiata di traverso sul letto di Payson. "Perché non possiamo solo stare qui con te? Sei come un allenatore, Payson, tutta seria e concentrata per tutto il tempo. Sarebbe proprio come essere recluse qui. Niente ragazzi, niente divertimento." Lauren sapeva che era crudele, ma era frustrata e Payson era il bersaglio perfetto. Il loro capitano raramente dava retta alle chiacchiere, infatti Lauren era abbastanza sicura che la metà del tempo a malapena ascoltava.

"Almeno non dobbiamo dormire sulle stuoie questa volta," Payson gridò da dentro l'armadio, prima di emergere con un braccio pieno di abbigliamento da palestra. "Avevo paura che mi sarei presa la tricofizia*."

"E' solo per tre giorni," disse Emily. "Boris vuole solo essere sicuro delle sue scelte prima di presentare la sua rosa di atleti per i mondiali.*" Lauren alzò le sopracciglia a Emily e sorrise. Emily alzò gli occhi, ma sapeva che il suo messaggio era stato recepito forte e chiaro.

Kaylie alzò gli occhi dal libro che stava sfogliando. "Sarà un inferno. Tre giorni intrappolati nella Rock con Boris Beloff, Sasha, Marty, tutti gli altri allenatori di club." Gettò il libro sul letto e Lauren lo raccolse. Cominciò a sfogliare le pagine, parole difficili, evidenziate ordinatamente in giallo, come plasma di catecolamine, saltarono fuori dalla pagina e si affrettò a chiudere il libro.

"Non dimenticate Kelly Parker," aggiunse Lauren, esaminando il titolo. "The American Journal of Applied Physiology? Davvero, Payson?" Lauren alzò gli occhi. "Ma questa roba è scritta almeno in inglese?"

"E' per uno dei corsi che sto frequentando alla UC Boulder," disse Payson, riprendendolo. "In realtà, grazie per avermelo ricordato. Devo portarlo con me."

"Corsi universitari, sei pazza. Come se il carico di lavoro non fosse già abbastanza, dovevi iscriverti all'università. Ci fai fare veramente brutta figura a volte, Pay." replicò Lauren .

Payson guardò nella borsa e aggrottò la fronte. "Mi manca qualcosa." Lauren si chinò ed esaminò il contenuto.

"La tua borsa da bagno," disse, rimbalzando dal letto e marciando nel bagno di Payson, dove la borsa era appoggiata sul piano. Esaminò il bagno con attenzione, sbirciando in silenzio nell'armadietto dei medicinali*. Era una cosa che faceva anche se sapeva che era una invasione totale della privacy. Non sai mai cosa ci potresti trovare. Quello di Payson era piuttosto normale, niente degno di nota, nemmeno una prescrizione imbarazzante.

"Lauren, sei andata a prendere la mia borsa a Guam? " gridò Payson.

Lauren saltò al suono della sua voce e si voltò di scatto, facendo cadere la borsa dal bancone. "Sto solo ammirando il tuo bagno. La doccia è enorme," gridò in risposta, chinandosi per raccogliere la borsa. Fu allora che vide, luminoso come un faro, l'unico contenuto della spazzatura del secchio di Payson, un preservativo usato. La mente di Lauren vacillò. Payson "Non farò sesso fino a quando non avrò una medaglia olimpica e forse neanche allora" Keeler faceva sesso. Si guardò di nuovo intorno e improvvisamente tutto sembrava diverso. Non c'era uno, ma due spazzolini da denti nel supporto integrato nel muro. Ricontrollò in l'armadietto dei medicinali e esaminò più attentamente il suo contenuto. C'erano due bottiglie di profumo sul piano di fondo e sorrise, quando si rese conto che quello non era un profumo, era Lacoste Essentials, acqua di colonia per uomini, una colonia per uomini facoltosi. Era sicuramente un ragazzo con buon gusto, o denaro, probabilmente entrambi. Uno spazzolino da denti e acqua di colonia, se aveva le sue cose lì, beh, allora, si era praticamente trasferito per quanto riguardava Lauren. Tutto questo dalla piccola signorina responsabilità. Non sta solo facendo sesso, convive con un ragazzo.

Arrivata a tale conclusione, proseguì oltre. Con chi conviveva? Doveva essere Austin Tucker. Non c'era nessun altro, anche se Payson insisteva che lei e Austin non si stessero vedendo. Ma lui era sempre in giro, erano così affettuosi e Austin aveva praticamente smesso di parlare di Kaylie tutto insieme, che era il dodo dei ragazzi per dire, "Vedi, zucchero, l'altra ragazza che mi interessava, ora non le presto più attenzione." Naturalmente, Austin era stato fotografato con MJ a Los Angeles e Payson non fatto nemmeno una piega. Ne era sembrata quasi divertita. Una relazione aperta? No, quello non era lo stile di Payson, anche se poteva essere quello di Austin. Ma ancora, Lauren non aveva mai etichettato Payson come una che convive segretamente con un ragazzo. La mente di Lauren si surriscaldò cercando di capirci qualcosa. Immagino che dovrò fare qualche accenno questo fine settimana e vedere come reagisce.

Prese la borsa e tornò in camera da letto, consegnandola a Payson che la mise nella sua sacca da viaggio. "Tutto fatto," disse Lauren e la fissò mentre sollevava la borsa sulla spalla. "Stai bene, Lauren ?" le chiese
Payson, e Lauren annuì, anche se non spostò il suo sguardo, come se fissarla avesse potuto in qualche modo far comparire il nome del ragazzo sulla fronte di Payson. "Che c'è?"

"Niente" disse Lauren, scuotendo la testa e guardando l'enorme letto di Payson. Improvvisamente, tutto aveva senso, in particolare la dimensione ridicola del letto. "Siamo pronte ad andare?"

Arrivate alla Rock trovarono gli altri membri della Squadra nazionale che girovagavano. Lauren e il resto delle ragazze della Rock si allontanarono dal gruppo verso la stanza sul retro dove avevano aiutato a sistemare i letti con le rotelle il giorno prima.

"Proprio come un grande pigiama party," disse Kelly Parker, anche se il suo sarcasmo era meno pungente del solito, mentre si muoveva nella stanza dietro di loro, il volto l'immagine della rassegnazione.

"Sai cosa si dice, Parker, non essere il primo ad andare a dormire, non si sa mai cosa potrebbe succedere," la rimbeccò Lauren.

Payson si mise tra di loro, "Niente del genere. Si tratta di tre giorni interi insieme, in un piccolo spazio chiuso, possiamo mantenere i battibecchi e le frecciate al minimo. Sarà già abbastanza dura."

"Sì, sì, capitano," disse Kelly, annuendo a Payson prima di superare Lauren, urtandola con la spalla mentre lo faceva. Quello era qualcosa che Lauren non capiva. Payson e Kelly Parker erano giunte a una sorta di
tregua "Siamo fantastiche e lo sappiamo" l'ultima volta che la Nazionale si era riunita. Lauren guardò la sua amica. Cosa c'era di sbagliato in lei?

"Wow, Pay, bel modo di spalleggiare una tua compagna di squadra," sparò alla bionda Campionessa Mondiale.

"Siete entrambe mie compagne di squadra," disse Payson, con un fermo sguardo duro. "Non possiamo più lavorare come un club, Lauren. Dobbiamo lavorare come una squadra Nazionale. Tutto quest'anno è per i Mondiali, le Olimpiadi e per battere le cinesi, non per decidere chi primeggia sull'altro, Denver Elite o Rock. Cresci."

Lauren strinse le labbra, "Come vuoi."

***

L'allenamento era intenso. Boris li allenava duramente, davvero duramente. Emily aveva ragione, stava
ovviamente cercando di essere sicuro di aver fatto le giuste scelte su chi avrebbe gareggiato ai Campionati del Mondo e, finora , avevano per lo più dimostrato che aveva torto. Payson aggrottò la fronte quando Emily uscì dal tappeto alla fine della sua diagonale* per la terza volta consecutiva. Guardò Boris che fissava torvo nella direzione generale della pedana del suolo. Lei era in piedi accanto a Sasha e si girò verso di lui, preoccupata. "Emily si sta compromettendo?" chiese sottovoce, mentre si metteva il gesso sulle mani.

"Sono più preoccupato per Kaylie," rispose, mentre guardavano l'ex Campionessa Nazionale correre verso il volteggio e atterrare tremante. Non ispirava esattamente fiducia. Sasha sospirò e mise una mano sulla spalla di Payson. "Non preoccuparti, fai una serie alle parallele e poi distendi
completamente il ginocchio per il volteggio. Vengo ad aiutarti tra un minuto," disse, spostandosi verso il padre .

Payson sospirò e poi si avvicinò alle sbarre, eseguendo la sua routine senza problemi. "Eccellente, Payson," sentì echeggiare la voce di Boris. Sasha stava lavorando con Emily sulla diagonale che le stava dando problemi. Payson sorrise al Beloff più vecchio prima di allontanarsi dalle parallele per stendere il ginocchio. Fece in modo di essere di fronte alla pedana del suolo mentre guardava Emily eseguire i suoi esercizi e qualcosa catturò la sua ttenzione. Una leggera esitazione poco prima del doppio salto era la causa del passo di troppo. Il piede di Emily finì di nuovo oltre la linea bianca.

Payson si alzò, scuotendo il ginocchio e si mosse verso Sasha con decisione. Teneva gli occhi puntati su Emily mentre parlava, "E' il doppio salto. Sta esitando solo una frazione di secondo, ma è quello che la lancia in avanti." Appena finì di parlare, Emily lo fece di nuovo. Sasha annuì, si allontanò da lei per andare da Emily e Payson sorrise soddisfatta.

Tornò allo stretching e Lauren unì a lei. "Kaylie ti ha detto che Nicky non le parla?" Chiese Lauren, piuttosto bruscamente.

Payson annuì,"Sì, me l'ha accennato, stanno avendo un momento difficile."

Lauren sorrise, "Ti ha detto perché?"

Payson sospirò. Suppose che fosse meglio fare la finta tonta, "No, non l'ha fatto. Non è proprio affar mio."

Lauren si strinse nelle spalle, "Penso che sia una classica mossa alla Nicky Russo, il robot ha bisogno di concentrarsi prima dei Campionati del Mondo se vuole qualche speranza di battere Austin." Mise uno strano accento sul nome di Austin che fece Payson verso di lei.

"Credo di sì. Austin mi è sembrato piuttosto in forma ultimamente, ma tutto può succedere."

Lauren sorrise, " Austin
ti è sembrato piuttosto in forma ultimamente, più che in forma, è dannatamente sexy."

Payson arricciò il naso, "E' un bel ragazzo, ma io in realtà non penso a lui in quel modo. Lui è solo Austin."

"Oh, andiamo, non è possibile che tu non ci abbia mai pensato. Lui è tipo il ragazzo più attraente alla Rock e tutti dicono sempre che siete una coppia. Non mi dirai che non ci sia almeno un po' di verità."

Payson si mise a ridere, "E' per questo che sei comportata in modo strano per tutto il giorno, Lauren? Pensi che io ed Austin stiamo nascondendo una relazione?" Lo sguardo di Lauren si accigliò e Payson scosse la testa e rise più forte.

"Cosa c'è di così divertente da farvi ridere quando invece dovreste allungarvi? "
chiese Sasha mentre si avvicinava da dietro. "Allora?" chiese quando entrambe rimasero in silenzio, anche se gli occhi di Payson ancora brillavano di divertimento. "Lauren, vai al volteggio," disse, accennando a suo padre in piedi, che non aspettava altro che Lauren iniziasse a correre. "Payson, occupiamoci di questo tuo ginocchio."

Lauren si alzò e si allontanò da loro. Corse verso il cavallo prima di lanciarsi nel volteggio, atterrando con solo un piccolo salto e poi alzando le braccia sopra la testa. "Buono, Lauren. Lavorare di più per fermarti," sentì Boris urlare dall'altra parte della palestra. "Ogni decimo è necessario."

Lei annuì e si spostò di nuovo dove Sasha stava ancora aiutando Payson a fare stretching. Alzò le sopracciglia al quadro interessante che presentavano, Sasha in ginocchio tra le gambe aperte di Payson, gli occhi di Payson chiusi ermeticamente, il labbro inferiore stretto tra i denti mentre Sasha spingeva contro il suo ginocchio. Ah, da questa angolazione sembra che stiano...questo sì che farebbe notizia. La Campionessa del Mondo e il suo allenatore. Peccato che non ci sia un'accidenti di possilità che accada. Sarebbe proprio un classico. Si diresse verso il distributore d'acqua per bere prima di cominciare la trave. Payson aveva negato di stare con Austin senza mezzi termini. Quindi forse non era qualcuno della palestra? Forse era un ragazzo dal suo quartiere o una cosa così. Lauren sorrise a se stessa. La stava uccidendo, non sapere. Auspicabilmente non avrebbe dovuto sopportarlo per molto tempo.

"Di che si trattava?"
mormorò Sasha, mentre Payson stendeva la gamba verso di lui.

"Pensa che io stia uscendo con Austin Tucker," gli disse roteando gli occhi.

"Vuoi dire che non sa di tutto il casino con..." si interruppe mentre Andrea Conway passava davanti a loro verso le sbarre.

"No," disse Payson con un sorriso, "E' un po' fuori dal giro, il che non è una brutta cosa."

Sasha annuì prima di premere in avanti con il suo peso per distenderle ginocchio. Payson emise un gemito involontario. Era una posizione innaturale, ma era l'unico aiutava a riscaldare l'articolazione. "Allora, lo so che sono uscito presto questa mattina," disse piano, grato che non ci fosse nessuno intorno a loro. "Ho avuto alcune cose dell'ultimo minuto di cui occuparmi qui."

"Ho letto il tuo biglietto," disse, la sua voce non più di un sussurro. "E' stato dolce. E avevi ragione, sai, la notte scorsa. Suppongo di non averti ringraziato per esserti fermato quando l'hai fatto."

Sasha scosse la testa, "Non ringraziarmi. Sto castigando me stesso da allora per lo stop. Non hai idea di quanto sia stato duro."

Gli sorrise, "Oh, penso di averne un'idea. Se ricordo bene, era molto duro."

"Era una battuta sporca?" chiese, il lato della bocca che si alzava in un piccolo sorriso prima di applicare un po' più di pressione sul ginocchio.

"Ahi, sì," disse, prima di scivolare via e rimettersi piedi. "Penso sia a posto." Flettè il ginocchio e annuì.

Boris si avvicinò e la accompagnò all'inizio del tappeto. "Come va il ginocchio?" chiese, con un'
espressione sia interessata che calcolatrice.

"Bene, non c'è nessun danno, solo delle fitte ogni tanto," rispose.

"E mio figlio, come sta?" chiese, rompendo il contatto visivo, fissando un punto cieco verso il resto della palestra. Per la prima volta da quando aveva incontrato Boris Beloff, la sua voce era tranquilla e riservata.

Payson non mutò espressione, ma interiormente sorrise. "Sta bene. E' emozionato per Mondiali. Era tutto quello di cui riusciva a parlare l'altra sera, qualcosa su una squadra di calcio e Istanbul," disse vagamente, anche se sapeva che Boris avrebbe capito.

"Sì, Istanbul," disse Boris. "Siamo andati
insieme a una partita di calcio a Istanbul anni fa, appena dopo aver lasciato la Romania, ma prima di andare in California."

Annuì, "Lo so, mi ha detto del vostro viaggio." In realtà, Sasha aveva un DVD della partita, che apparentemente era stato necessario guardare, completo di pause per il suo commento e lunghe spiegazioni del motivo per cui la squadra rossa dall'Inghilterra era di gran lunga superiore alla squadra bianca in Italia*, fatto su cui Payson era stata dubbiosa all'inizio, visto che la squadra bianca aveva fatto tre gol molto rapidamente. Aveva avuto poco da dire su suo padre, se non che avevano assistito alla partita insieme, ma non c'era bisogno di informare l'uomo più anziano di quello. Payson seguì lo sguardo di Boris mentre finiva direttamente su Sasha, cha stava lavorando con Kaylie al suolo.

"E anche voi state bene, insieme?" chiese, la voce persino più bassa di prima. Payson trovò che la sua voce era piuttosto piacevole quando non stava gridando a pieni polmoni.

Sorrise. "Abbiamo litigato la notte scorsa," rispose, anche se non aveva idea che stesse per dirlo fino a quando le parole non le uscirono dalla bocca.

Lui la guardò, la bocca stretta in una linea ferma, "Litigato? Su che cosa?"

Payson si strinse nelle spalle, "Niente di importante, era una cosa molto stupida," disse mentre un cipiglio le compariva sul viso.

"Rebecca e io litigavamo spesso di cose molto stupide e di alcune cose molto importanti. Il mio condiglio per te, Noră, non andate a letto arrabbiati. Non troverete sonno e nessuno dei due vuole..." si interruppe, apparentemente ricerca la parola giusta.

"Scusarsi?" suggerì, chiedendosi cosa significasse il modo in cui la chiamava. 
Noră, era un modo in cui Sasha non l'aveva mai chiamata. Glielo avrebbe chiesto più tardi.

"Sì, scusarsi," confermò, con un fermo cenno del capo. "Nessuno vuole scusarsi perché si è arrabbiati e non si dorme."

"Non l'abbiamo fatto," disse, anche se poteva sentire il suo viso avvamapre, sentì il bisogno di rassicurarlo che il suo rapporto con il figlio era forte. "Non siamo andati a letto arrabbiatì."

Le mise una mano sulla spalla e la strinse dolcemente, "Ha chiesto scusa?" domandò.

"Ci siamo scusati entrambi," disse e la cosa fece a comparire
un sorriso sul viso di Boris.

"Forse allora non assomigli poi molto alla mia Rebecca come pensavo," disse e sorrise gioviale.

Payson non sapeva cosa fare, ma fece di rimando un sorriso tremulo. "Grazie?" replicò, anche se era una domanda.

"E' un bene, entrambi litigate e entrambi, come hai detto, vi scusate. Sei un bene per mio figlio, Payson. Sono molto contento che ti abbia trovata."

Payson sospirò e per un attimo dovette combattere le lacrime che le pizzicavano occhi. Sapeva che, nonostante tutto, la tensione e la
fredda distanza tra di loro, Sasha voleva ancora molto l'amore e il rispetto di suo padre e li voleva anche lei, per tutti e due. Le parole di approvazione le diedero unan stretta al cuore e distolse lo sguardo, sperando di ricomporsi in fretta. "Grazie," disse e sentì la sua grande mano stringerle di nuovo la spalla.

"Bene," disse, come se la loro chiacchierata fosse qualcosa che era segnato sulla sua lista delle attività del giorno. Avrebbe voluto dare una sbirciatina al suo appunti, non che potesse capire le zampe di galline rumene che usava per scrivere. "Bene, volteggio adesso. Vorrei vedere il tuo Produnova."

Payson scosse la testa, sorridendo. Tale padre, tale figlio.













Note:
*la tricofizia è una dermatosi. Se proprio siete curiose, qui.
*
la sua rosa di atleti, in inglese roster. A quanto pare è un termine che si usa anche in italiano in ambito giornalistico, ma io personalmente non l'avevo mai sentito. Ho preferito usare una traduzione. Questa è la definizione.
*in America l'armadietto dei medicinali è un armadietto con specchio proprio sopra il lavandino del bagno. Qui da noi non è in uso, ma negli USA è praticamente la norma.
*la diagonale è una serie di esercizi fatti per l'appunto lungo la diagonale della pedana degli esercizi al suolo. Credo di averlo scritto in qualche altro capitolo, ma ripetersi non uccide. Vi metto questo bellissimo video.
*la partita è la finale di Champion League del 2005.
Non ho volutamente scritto la traduzione di
Noră qui, nelle note. Payson ne scoprirà il significato più avanti, potete aspettare con lei o togliervi la curiosità con internet.

Grazie a tutte per la pazienza infinita e per non aver abbandonato questa storia :)

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Capitolo 36
*** Cena e Segreti ***


NJYbA36

Cena e Segreti












Payson guardò il pollo alla francese e sorrise. Era assolutamente perfetto. Sentì bussare alla porta e sorrise, "E' aperto," gridò e improvvisamente la casa si riempì del rumore di Becca che entrava correndo.


"Payson!" urlò Becca e Payson si voltò appena in tempo per essere quasi travolta dalla sorella minore, che sprizzava gioia da tutti i pori. "Abbiamo vinto," disse senza fiato. "E io ho vinto l'argento alle parallele!"

Payson rivolse un sorriso luminoso alla sorellina, "Lo so, Becca. Sono così orgogliosa di te," disse mentre sua madre e suo padre entravano in cucina. Gli sorrise da sopra la testa di Becca. "Ciao."

I suoi genitori avevano un sorriso enorme. Erano appena tornati dai giochi Panamericani di Vancouver, dove la prima competizione internazionale di Becca era stata un successo travolgente, una medaglia d'oro per la squadra, un argento individuale alle parallele, una quinta posizione nell'All-Around e Becca Keeler era improvvisamente diventata una delle migliori juniores d'elite della nazione, un risultato sorprendente visto che fino a quel momento la ginnastica era stata solo qualcosa che faceva per il gusto di farla.

"Che odore incredibile, Pay," disse sua madre, avvicinandosi ai fornelli per guardare il pollo e le patate.

Payson sorrise, "Grazie, sto davvero facendo pratica sulla questione cucina."

Suo padre la raggiunse, ammirando il cibo, "Lo fai spesso? E' un sacco di lavoro, cucinare per una persona sola," disse, impressionato.

Lei scosse la testa, "Difficilmente è per me sola. Di solito porto qualcosa anche ad Austin, Sasha e talvolta Boris. Tutti e tre hanno delle terribili abitudini alimentari," disse, senza mentire davvero. Ovviamente di solito cucinava per Sasha, ma aveva iniziato a conservare gli avanzi per Austin e Boris, che aveva adottato in quella piccola famiglia surrogata che stava costruendo. Sospirò e sorrise alla sua vera famiglia, sangue del suo sangue, erano le persone che amava più di ogni altra cosa, ma lentamente aveva iniziato a costruire un muro tra di loro. Sapeva che tra poco più di un anno c'era una buona possibilità che i suoi genitori non le avrebbero parlato per un po'. Sapeva che sarebbero stati
arrabbiati e amaramente delusi da lei. Sperava solo che non l'avrebbero costretta a scegliere.

Si scosse da quei pensieri piuttosto penosi e si concentrò sulla cena. "Andiamo a mangiare," disse. "Mamma, puoi prendere i bicchieri da quel pensile?" chiese, mentre metteva il pollo su un piatto da portata, subito preso da suo padre. Si asciugò le mani su un canovaccio.

Sua madre stava fissando pensierosa l'interno del mobile, "Flutes da champagne?" chiese Kim quando Payson le si affiancò per vedere che cosa l'avesse affascinata.

"Regalo per l'inaugurazione della casa," rispose con un sorriso.

Kim socchiuse gli occhi e Payson si strinse nelle spalle, "Da parte di chi? Austin?" provò ad indovinare e Payson roteò gli occhi.

"Austin non è così premuroso," disse. Payson aveva deciso che era meglio essere il più onesta possibile in quelle situazioni. "Sono da parte di Sasha in realtà. Quando
l'anno scorso mi ha portato al balletto, abbiamo avuto una intera conversazione sui flutes da champagne di plastica con cui servono il sidro frizzante e ha comprato questi per me, quando ho acquistato la casa."

Kim annuì. "E' stato molto carino da parte sua. Gli hai mandato un bigliettino di ringraziamento, vero?" chiese.

Payson lottò disperatamente per impedire al rossore di comparirle sulle sue guance, mentre pensava esattamente a come aveva ringraziato Sasha per la sua premura quella notte. Era stato molto più efficace di una nota di ringraziamento. "Sì, certo che l'ho fatto, mamma." Prese bicchieri dallo scaffale e Kim ne prese altri due.

Si sedettero e per un momento tutti rimasero in silenzio e Payson si rese conto che in qualche modo era diventata il centro della loro attenzione. "Che c'è? " chiese, guardandosi distrattamente la camicia. "Ho qualcosa sulla faccia?"

"Niente," disse suo padre con un piccolo sorriso, prima di prendere la forchetta e servirsi mentre tutti affondavano le posate nel cibo.

Kim sorrise, "Quello che vuole dire tuo padre, è che è bello essere di nuovo tutti insieme. Era da un po' che non succedeva."

L'aveva detto abbastanza tranquillamente, ma Payson sospirò. "Capite perché ho ​​dovuto farlo, vero? Voglio dire, non aveva niente a che fare con voi, avevo solo bisogno di stare da sola." Guardò ciascuno di loro con attenzione. Aveva pensato che, dopo la loro conversazione sull'argomento i suoi genitori avessero davvero capito, anche se non avevano conosciuto tutte le sue motivazioni.

Mark scosse la testa, "Ti abbiamo detto che abbiamo capito, Payson, e siamo sinceri. E' solo bello sedersi intorno al tavolo, tutti e quattro, soprattutto perché partirai per la Turchia tra quarantotto ore."

Payson sorrise e poi focalizzò la sua attenzione su Becca, ansiosa di cambiare argomento, "Allora, voglio che mi racconti tutto, fino alla faccia di Li Chang, quando si è resa conto che l'avevi sconfitta alle parallele."

Payson sorrise entusiasta mente Becca la distraeva con i racconti dell'evento. Sembra proprio me, anche se diversa. Si era aspettata un lungo elenco degli esercizi che aveva completato con successo, di quelli che non le erano riusciti e qualcosa sul nuovissimo fenomeno che aveva colpito il circuito juniores, un'aggiunta dell'ultimo minuto alla squadra nazionale juniores, l'undicenne Julia Harrison
. Fu allora che Payson si rese conto che i racconti di Becca erano incentrati principalmente sulle persone che aveva incontrato e sui luoghi che aveva visitato, con appena un pizzico di ginnastica, quasi come una nota a margine. Sua sorella e i suoi genitori erano così normali, che a volte Payson si chiedeva da dove fosse uscita.

"Allora, come è stato il ritiro?" chiese sua madre, facendola trasalire dal suo sogno a occhi aperti.

Payson alzò gli occhi e fece una smorfia, "Orribile, ma non peggio dell'ultima volta. Boris è stato duro e penso che probabilmente farà alcuni cambiamenti."

Kim sollevò le sopracciglia, "Chi?" chiese, temendo la risposta.

"Kaylie," disse Payson con un sospiro, "E' stata in bilico tutto il fine settimana, non terribile, ma non eccezionale. E forse Emily, anche se lei è migliorata durante il week end." Sospirò. Emily era andata meglio durante il ritiro, ma Boris non era sembrato del tutto convinto che fosse pronta per l'All-Around ai Mondiali. Payson inizialmente aveva pensato che Emily avrebbe gareggiato al suolo e alle parallele ad Istanbul, ma era possibile che avesse perso il suolo in favore di Andrea Conway, che era sembrata molto affidabile per tutto il week end, mentre Emily aveva avuto dei problemi con i suoi passaggi alla diagonale.

"E Lauren?" chiese Kim, la sua espressione ancora piena di preoccupazione per le altre ragazze.

Payson annuì, "Forte sulla trave e al volteggio. Davvero forte sulla trave. Ha una grande possibilità di vincere una medaglia alle finali dell'evento, se esegue quella routine a Istanbul. Kelly era forte su tutti e quattro e a me non ha detto nulla tutto fine settimana salvo, 'Ottimo lavoro, Payson' quindi presumo che non sia cambiato nulla."

Mark sbuffò, "Tu sei la campionessa del mondo, Pay. Naturalmente competerai nell'All-Around nella finale a squadre."

Payson si strinse nelle spalle, "E una squadra, papà. A volte si deve fare ciò che è meglio per la squadra e non quello che ci si aspetta."

Becca alzò gli occhi, "Ti prego, hai il DOD più alto del mondo. Quelle del decimo livello stavano facendo i conti l'altro giorno e potresti fare un errore in tutti e quattro gli attrezzi e ottenere ancora una medaglia."

"Beh, comunque, tutto quello che so è che Boris terrà una conferenza stampa domani mattina in cui annuncerà le sei ragazze che parteciperanno."

Sua madre si bloccò con la forchetta a metà strada verso la bocca e un pezzo di pollo ricadde nel piatto. "Non posso credere che abbia cambiato idea così vicino alla gara. Partirete dopodomani," disse, aggrottando la fronte.

"E' Boris, mamma e lui può fare quello che diavolo vuole. Ed è un po' pazzo," disse con una scrollata di spalle.

"Più pazzo di suo figlio?" Chiese Mark, non conoscendo molto il Beloff più vecchio.

Kim sbuffò, "Un sacco più pazzo ed è tutto dire."

Payson sorrise appena, incapace di mascherare completamente tutto il suo affetto nel tono di voce, "Sasha non è pazzo, è solo... Sasha."

Becca roteò gli occhi, "E' proprio come te e tu sei pazza."

Payson si strinse nelle spalle, "Se lo dici tu."

"Quindi hai preparato tutto e sei pronta a partire?" Chiese Kim.

Payson sorrise a sua madre, pensando alla valigia ai piedi del letto. "Sì, un altro timbro sul passaporto, Istanbul sto arrivando."

***

I successivi due giorni volarono, Payson e il resto della squadra nazionale avevano avuto il tempo per allenarsi, mangiare, dormire e non molto altro prima di essere a bordo di un volo charter da Boulder a Istanbul, con brevi tappe a New York e Parigi per fare rifornimento, in tutto erano state quasi diciotto ore in aeroplano e tutto quello che avrebbero voluto fare una volta arrivati sarebbe stato dormire, purtroppo era mezzogiorno e andare a dormire avrebbe completamente sballato il loro orologio interno.

"Sono così stanca," disse Emily, crollando di nuovo sul suo letto. Payson gemette un verso di accordo dal letto di fronte. Lauren e Kaylie erano tornate ad essere migliore amiche, quella settimana, dopo che Kaylie le aveva confidato che lei e Nicky avevano rotto.

"Non possiamo rimanere sdraiate qui, ci addormenteremo," disse Payson, sedendosi e lasciandosi sfuggire uno sbadiglio.

Emily mise il broncio, "Beh, non è che possiamo andare da qualche parte." Emily non aveva intenzione di lasciare la camera d'albergo dopo la debacle in Francia dove era stata sospesa per aver infranto il coprifuoco. Era meglio essere sicuri piuttosto che pentirsi e il posto più sicuro in quel momento era la loro camera d'albergo.

Payson sospirò e si girò su un fianco, "Come sta Damon?"

"Ha deciso di venire," disse Emily, improvvisamente in ginocchio sul letto, un sorriso stampato sul viso. Moriva dalla voglia di condividere la notizia con qualcuno, ma non era stato ufficiale fino a quella mattina, quando Damon le aveva mandato un sms, con un breve ma dolce, 'Preso biglietto, c vediamo ven.'

Anche Payson si mise a sedere, con un'espressione scioccata. "Sul serio? Em, è fantastico. Si è preso una pausa?"

Emily annuì, "Hanno appena finito di incidere il secondo LP e sta per andare in tour, ma non partirà fino alla settimana prossima."

Payson sorrise, "Perché non me l'hai detto?" chiese. "Devi essere così emozionata."

"Non è stato ufficiale fino a questa mattina. Sono davvero emozionata infatti. Non lo vedo da mesi."

Payson le sorrise e poi si lasciò cadere di nuovo sul suo cuscino. "Vi vedo ragazzi, dopo le Olimpiadi, che vivete a Los Angeles, girando tutto il mondo, e non bloccati in camere d'albergo, a meno che vogliate esserlo," disse, rivolgendo alla sua amica uno sguardo malizioso.

"A proposito di..." Emily si interruppe. "Ho intenzione di avere un altro di quei momenti in cui faccio finta Sasha non sia il nostro allenatore." Era qualcosa con cui aveva combattuto, capire esattamente cosa stesse succedendo tra Payson e Sasha. Le risultava difficile separare Sasha il loro allenatore, che abbaiava ordini in palestra, con Sasha l'uomo, che aveva fatto comparire un sorriso sognante alla sua compagna solitamente stoica.

Payson roteò gli occhi, ma non poté evitare che un sorriso stupido le si dipingesse sul viso. Sospirò e guardò Emily con aspettativa, "Spara il tuo colpo migliore," disse. Era esattamente quello che Emily sperava di sentire. Moriva dalla curiosità di porre una domanda in particolare. Più ci pensava, più si tormentava. Sasha era una persona che ovviamente aveva esperienza, una rapida ricerca su Google le aveva rivelato più di quanto Emily avrebbe mai voluto sapere sulla vita personale del suo allenatore e Payson, per quanto ne sapesse Emily, aveva un livello di esperienza simile al suo.

"Non posso credere che ti sto chiedendo questo, ma sono così curiosa, voi due..." si interruppe di nuovo. Non poteva nemmeno dire le parole.

"No, non lo facciamo," disse Payson, con un sospiro che sembrava di rimpianto. "Non per mancanza di tentativi comunque."

Gli occhi di Emily si spalancarono alla implicazione di quella affermazione. C'erano un sacco di cose Sasha Beloff era, ma non aveva mai pensato che tra quelle cose ci fosse impotente, "Vuoi dire che non può," disse, rivolgendole uno sguardo significativo.

Gli occhi di Payson si spalancarono, "No," la interruppe, "quello non è un problema. Stiamo aspettando fino a dopo le Olimpiadi. Abbiamo già oltrepassato così tante linee... Penso che ci sia una parte di lui che non se la sente di attraversare quella finale."

Emily aggrottò le sopracciglia, "In realtà è piuttosto dolce," disse. Non aveva mai pensato a Sasha come un tipo dolce.

Payson si mise a ridere, "Dolce, ma molto frustrante."

"Vuoi dire che non fate altre cose?" Chiese Emily.

"Tutto, tranne quello," disse Payson, con una scrollata di spalle. Le sopracciglia di Emily si sollevarono vertiginosamente per la sorpresa, non lo aveva previsto, anche se non era sicura di cosa si aspettasse in realtà. "Giuro, l'altra sera ho pensato che stesse per accadere. Abbiamo litigato per una cosa completamente ridicola, dopo ci siamo scusati e ci eravamo così vicini e semplicemente non è accaduto. Vuole aspettare fino a dopo le Olimpiadi, lo giuro... il modo in cui mi ha detto che non voleva, mi ha fatto venire voglia di lui ancora di più. 'Farò l'amore con te ogni modo che conosco. Non vorrai mai lasciare il mio letto.' "

Emily deglutì a fatica, poteva praticamente sentire la voce di Sasha nella sua testa, "Wow, ha detto così?"

Payson sospirò, "L'ha fatto davvero. Mi hanno praticamente ceduto le ginocchia."

"Sì, ci scommetto," disse. "Così, ovviamente, tu vuoi farlo?"

"Lo voglio, ma ha ragione. Dovremmo aspettare. Voglio dire, non è che soffriamo come te e Damon, che a mala pena vi vedete. Non so cosa avrei fatto."

Emily la guardò attentamente, prima di chiedere qualcosa che aveva voluto chiedere per molto tempo. "Lo ami veramente, non è vero?"

Payson sorrise. "Davvero." Emily scosse la testa. Non riusciva a immaginarlo. Aveva visto scorci di tutto quello, la notte che l'aveva scoperto, piccoli tocchi e un bacio della buona notte prima che lei e Payson lasciassero la casa di Austin, ma erano molto bravi a nasconderlo in palestra. Se non l'avesse saputo, non sarebbe mai stata in grado di indovinarlo dal modo in cui si comportavano. Probabilmente ci voleva una quantità sovrumana di controllo di sé, qualcosa che entrambi avevano a iosa.

"Io non so chi stia peggio, tu e Sasha che dovete fingere ogni giorno o io e Damon che non ci vediamo."

Payson non esitò nemmeno, "Tu e Damon. Noi passiamo del tempo insieme. Stiamo quasi ogni notte insieme. Onestamente, Em, io non so come fai."

Emily alzò le spalle e sospirò, prima di distogliere lo sguardo, "E' difficile, ma i nostri sogni si stanno avverando e questo è più importante in questo momento di stare insieme tutto il tempo. Lui sta percorrendo la sua strada e io la mia. E' solo che il mio sogno ha una data di scadenza, 12 agosto 2012."

Payson si mise a ridere, "Non è che tu stia facendo il conto alla rovescia."

Emily scosse la testa, "Cerco di non viverla in quel modo, questo è il mio sogno e voglio viverne ogni momento."

"Ci siamo quasi," disse Payson con un sorriso. "Tra meno di un anno sarà finita."

"Vacci piano, capitano. Abbiamo un incontro abbastanza importante questa settimana, non credi?"

Payson si mise a ridere, "Direi proprio di sì. Sei pronta?"

"Assolutamente. Ho finalmente sistemato quella stupida diagonale, anche se non credo che farò qualcos'altro oltre le parallele nella finale a squadre." Payson fece una smorfia e Emily seppe che la sua amica la pensava come lei. Non era esattamente il tipo da mezzi termini o da bugie per salvare i sentimenti di qualcuno. "Non è che, magari, Sasha ha detto..."

Payson scosse la testa, "Em, non posso...."

Emily sospirò, "Lo so, lo so, mi dispiace, non voglio metterti in mezzo. Inoltre non è una decisione di Sasha."

"No, sarà una decisione di Boris," disse Payson, affermando l'ovvio, ma mordendosi il labbro inferiore. Emily poteva vedere il suo disagio.

"Non preoccuparti, Pay, lo so che ho avuto dei problemi durante l'allenamento. Almeno era un errore fisico questa volta e non uno mentale. Se faccio bene durante il primo giorno qui, mi qualificherò per l'All-Around e spero di poter mostrare a Boris che sono pronta per il grande momento."

Payson sorrise e annuì, "Ci riuscirai," disse con fermezza e, per la prima volta dopo la sua performance disastrosa durante il ritiro, Emily lo credeva possibile.

In una stanza lungo quello stesso corridoio, Lauren Tanner si mise seduta, cercando di rimanere sveglia. Aveva quasi fallito quando si ricordò che aspettava da giorni di parlare con Kaylie. La loro amicizia era finalmente tornata al punto in cui era prima del pasticcio di Carter e Lauren era determinata a mantenerla in quel modo. Primo passo, condivisione. Avevano sempre condiviso tutto con l'una con l'altra, si erano raccontate tutti i segreti e Lauren aveva la madre di tutti i segreti che le rimbalzava in testa.

"Oh mio Dio, non posso credere che ho quasi dimenticato di dirtelo," cominciò, catturando
immediatamente l'attenzione di Kaylie.

"Che cosa, Lo?"

"Non crederai a quello che ho scoperto appena prima del ritiro," aggiunse, con tutta l'enfasi che poteva.

Kaylie fece un cenno con la testa, esortandola a continuare, "Cosa?"

"Payson fa sesso." Le parole le uscirono di bocca in maniera incontrollata.

La reazione di Kaylie non fu quella che si era aspettata però. La brunetta la fissò per un attimo prima di scoppiare ridere. "Stai scherzando. Scherzi a parte, Lauren, qui si parla di Payson. L'hai vista fare sesso. "

Lauren alzò gli occhi al cielo, "Ovvio che non l'ho vista fare sesso. E' successo quando la stavamo aiutando a preparare la valigia per il ritiro, sono entrata nel suo bagno per prenderle una cosa e c'era un preservativo usato nel secchio della spazzatura."

Kaylie scosse la testa, "Non esiste, ci deve essere un altro motivo. Sta seguendo un po' di lezioni di scienze alla UC Boulder, forse era per la classe, un esperimento o qualcosa del genere."

"Sì, perché fanno il test del preservativo al college," disse Lauren e poi si interruppe, sapendo che c'era qualcosa di divertente in quello che aveva appena detto, ma non voleva fermarsi e fare una battuta quando aveva bisogno di convincere Kaylie della verità. "Non era solo quello. C'erano due spazzolini da denti e ho trovato un'acqua di colonia da uomini, una colonia costosa, nel suo armadietto dei medicinali."

La bocca di Kaylie si spalancò per lo shock e Lauren sorrise vittoriosa. "Lauren, questa è una completa invasione della sua privacy. Perché hai fatto una cosa del genere. Aspetta...Hai detto colonia per uomo?"

Lauren annuì, "Lacoste Essentials. Chiunque sia questo tizio, praticamente vive lì, se ha le sue cose nel bagno padronale."

Kaylie la guardò sbalordita, "Hai idea di chi possa essere?" chiese, lo sguardo che si sfocava mentre rifletteva.

Lauren fece un'alzatina di spalle, "Ho pensato ad Austin in un primo momento, ma non lo so. Lei nega e lui è abbastanza aperto su quella cosa disgustosa e totalmente inadeguata che ha con MJ." Scosse la testa e strinse le labbra. "Che cosa ci vede in lei, comunque. E' così vecchia."

Kaylie si strinse nelle spalle con noncuranza, "Sono abbastanza sicura che non sia Austin."

"Perché lo pensi?" Chiese Lauren, stringendo gli occhi. "Voglio dire, sono stati visti insieme, fotografati dai paparazzi e tutto il resto."

Kaylie scrollò le spalle, "Payson me ne ha parlato, sono abbastanza uniti, ma non credo che sia lui. Probabilmente qualcuno che non conosciamo nemmeno. Forse è un compagno di classe o qualcuno del suo quartiere?"

Lauren scosse la testa, "Tutte le sue lezioni sono online, non ha compagni di classe. Credo che potrebbe essere qualcuno del suo quartiere, ma ha vissuto lì solo per un paio di mesi e non è che stia lì tutto il tempo. Vive praticamente alla Rock."

Kaylie si strinse nelle spalle, "Non ne ho idea allora. Forse non c'è affatto un ragazzo e c'è una spiegazione perfettamente ragionevole per tutta quella roba. Puoi sempre chiederlo a lei."

Lauren roteò gli occhi, "Giusto, in modo che possa negarlo e quindi essere super attenta. Niente da fare. Voglio scoprire chi è. Siamo le sue amiche, avrebbe dovuto dircelo."

Fu Kaylie a roteare gli occhi, "A volte i segreti sono segreti per un motivo, Lauren, perché la gente potrebbe farsi male. Penso che dovresti lasciar perdere."

Qualcuno bussò alla porta e Lauren saltò giù dal letto per rispondere. Era Boris, per controllare le camere. "Tutto a posto, Lauren, Kaylie?" chiese, accennando ad entrambe. "Buona notte."

Fu allora che Lauren lo sentì, agrumi e legno di sandalo, lo stesso profumo della colonia che aveva trovato nel bagno di Payson. "Buona notte," rispose debolmente e chiuse la porta alle spalle.

"Lauren, stai bene?" Chiese Kaylie.

Lauren sentì la bile salirle in gola e corse verso il bagno. "Penso che sto per vomitare."














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Capitolo 37
*** Controllare e Volare ***


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Controllare e Volare












Kaylie non riusciva a godersi la colazione, riusciva a malapena a sopportarla mentre si sedeva di fronte a Payson chiedendosi se quello che Lauren le aveva raccontato fosse vero. Era stata una reazione che non poteva essere simulata, Lauren si era davvero sentita male per quello, assolutamente convinta di sapere cosa stesse succedendo.


"Era la sua acqua di colonia," disse, in ginocchio sopra il water, ansante. "Era la stessa acqua di colonia dell'armadietto dei medicinali di Payson." Tossì di nuovo, asciugandosi la bocca con il dorso della mano. "Payson sta andando a letto con Boris Beloff," concluse. "Oh mio Dio," continuò, mentre Kaylie le teneva di nuovo i capelli mentre svuotava tutto ciò che era rimasto nel suo stomaco. Si rimise dritta e rimase ferma un attimo prima di andare al lavandino e riempire un bicchiere d'acqua.

Kaylie aggrottò la fronte, guardandola sciacquarsi la bocca con l'acqua prima di sputarla fuori, "Lo, davvero? Boris? Cerchiamo di essere realiste per un secondo. Quell'uomo ha quasi settant'anni. E Payson? Credi davvero che se Payson stesse dormendo con qualcuno, sarebbe l'opzione più disgustosa che si possa immaginare?"

"So quello che ho visto e conosco quel profumo. Era lo stesso, Kaylie, legno di sandalo e agrumi, molto riconoscibile. Quante sono le probabilità? Dai, deve essere lui."

Kaylie non era convinta. Non era nemmeno ancora convinta che Payson stesse facendo sesso. Quella in realtà non era la sua area di competenza, Lauren era molto più brava a leggere le persone, ma aveva dormito troppo ed era ancora nella loro stanza a prepararsi.

Così stava studiando la sua amica da sola, con molta attenzione, cercando un qualsiasi comportamento fuori dall'ordinario. Ma non aveva idea di quello che stava cercando. Non si era accorta di nulla prima, quindi quale cambiamento avrebbe dovuto cercare ora? Suppose le solite cose, sguardo nel vuoto, contatto visivo, occhiate significative, scuse per trascorrere del tempo insieme e il contatto fisico. Rabbrividì. Non voleva pensarci, era troppo schifoso. Socchiuse gli occhi quando Payson si alzò e si guardò intorno, trovando Sasha all'ingresso del ristorante e incamminandosi verso di lui. Parlarono per un momento, entrambi apparivano divertiti e Kaylie, determinata ad andare in fondo della questione, la seguì. Va a letto con suo padre e sta lì e gli parla come se non stesse succedendo niente,
non è strano? Questo non ha proprio senso, per niente. Deve esserci uno sbaglio.

"Buongiorno, Kaylie," disse Sasha, salutandola con un sorriso, un'espressione insolita per lui, soprattutto il giorno della gara.

"Buongiorno," rispose e poi guardò Payson, che sembrava trattenere risata. "Cosa c'è di così divertente?"

Payson fece un cenno verso l'atrio appena fuori dal ristorante, dove Boris stava litigando ferocemente al telefono, il suo solito affascinante mix di rumeno e inglese, probabilmente confondendo da morire chi era all'altro capo della linea e senza fare alcun progresso. Kaylie sorrise e improvvisamente seppe di avere ragione. Non era possibile che Payson e Boris Beloff fossero altro che un allenatore e una ginnasta.
"Scusatemi, ragazze, devo andare ad occuparmene prima che provochi un incidente internazionale per il suo bagaglio." Sasha le passò accanto e Kaylie sorrise appena, Sasha odorava sempre di buono, soprattutto la mattina presto. Lei certamente non era interessata, ma c'era qualcosa in un uomo con un buon odore che la faceva sorridere. Poi improvvisamente lo sentì. Agrumi, e un pizzico di qualcos'altro, non un profumo comune, ci avrebbe scommesso una piccola fortuna che era legno di sandalo. I suoi occhi si spostarono verso Payson che stava guardando Sasha allontanarsi, con un'espressione morbida sul viso, non l'usuale espressione stoica che era di solito dipinta sul viso della sua amica.

E improvvisamente tutto ebbe senso. Boris è in stanza con Sasha, se il suo bagaglio è stato smarrito, probabilmente ha usato le cose di Sasha, forse anche la sua colonia. I suoi occhi guizzarono avanti e indietro tra la sua amica e il loro allenatore. Era più grande, ma di certo non vecchio. Payson non avrebbe avuto la pazienza di trattare con un loro coetaneo. Guardò Sasha attraverso la lobby e rimuginò su che uomo fosse, oltre ad essere il loro allenatore. Bellissimo, intelligente, intenso e appassionato, esattamente il tipo di uomo che avrebbe descritto per la sua amica se glielo avessero chiesto. Tutti i pezzi si incastrarono. Quello poteva accadere. Payson e Sasha erano sempre stati vicini e dopo l'intervento di Payson, Kaylie aveva effettivamente risentito del loro rapporto. Mentre sguazzava nell'autocommiserazione, lasciando che l'anoressia prendesse il controllo, aveva visto la sua amica recuperare e sbocciare, in senso letterale e figurato, sotto la guida di Sasha.

Come era cominciata? Kaylie non ne aveva idea, ma doveva andare avanti da un po'. Non aveva motivo di dubitare di quello che Lauren aveva visto; uno spazzolino da denti, acqua di colonia e un preservativo? Non era una coincidenza, ma non poteva immaginare che fosse uno sviluppo recente. Payson non era una persona che si tuffava a capofitto in qualcosa senza considerarlo e anche se non conosceva Sasha come Payson, almeno non a livello personale, le dava l'idea di essere il tipo di uomo che riflette prima lanciarsi nel vuoto.

Ora che aveva capito, Kaylie si rese conto quanto fosse ovvio. Chi altri poteva essere? Fece una risatina, mentre si rendeva conto di quanto probabilmente erano perfetti l'uno per l'altro e come, allo stesso tempo, fosse tremendamente inappropriato.

"Ha perso il suo bagaglio?" chiese a Payson con voce strozzata, cercando di mantenere la sua espressione più neutra possibile. L'avevano mantenuto segreto per una buona ragione. Se fosse uscito allo scoperto, sarebbe stato uno scandalo internazionale, sarebbe stata la rovina della carriera di Sasha, probabilmente, di tutta la sua vita.

"Sì, Sasha ha detto che in qualche modo è stato perso Parigi e che comunque dovrebbe essere qui presto, ma Boris ha insistito a chiamare lui stesso," disse. "Potrebbero essere occupati per un po'."

Kaylie annuì, "Torno in camera per vedere se Lauren ha finito," disse e Payson le sorrise prima di tornare al loro tavolo dove Emily, Kelly e Andrea erano ancora sedute.

Prese l'ascensore e quando le porte si aprirono al suo piano fu accolta da un sonnolento, con i capelli di chi si appena svegliato, Austin Tucker. "Buongiorno," mormorò, passando davanti a lui, il profumo della sua colonia invase i suoi sensi. Avrebbe dovuto capirlo quando Lauren aveva suggerito Austin come una possibilità. Sapeva esattamente di cosa Austin Tucker odorasse, e non era agrumi e legno di sandalo. Indossava una colonia muschiata, un profumo che non aveva identificato, tutto ciò che sapeva era che le faceva battere il cuore. Si voltò rapidamente per dirgli qualcosa, ma stava già scomparendo dietro le porte dell'ascensore che si chiudevano. Le sue spalle si abbassarono mentre si guardavano negli occhi e poi lui era scomparso. Sospirò e si incamminò lungo il corridoio, quando un forte 'Ding' fermò la sua avanzata.

"Kaylie?" la sua voce era morbida, come miele sul suo nome.

Si voltò verso di lui, sorpresa di trovarlo in piedi dietro di lei. "Ehi Austin," disse, inspirando profondamente. Era un aroma intenso, un odore fumoso, miscelato con il sapone che aveva usato. Chiuse gli occhi, cercando di resistere.

"Stai bene?" chiese, avvicinandosi, i sensi di lei sopraffatti dalla sua vicinanza.

"Bene," rispose. "Stavo solo andando a prendere la mia borsa della palestra prima dell'appuntamento nella hall" disse. Mi chiedo se sa, pensò, poi ci rifletté meglio e scosse la testa, sentendosi un'idiota. Certo che lo sa. Lui e Payson sono come culo e camicia. Ecco perché lasciano che media parlino di loro, perché se la gente pensa che Payson e Austin stanno insieme, ognuno di loro ha copertura perfetta per fare quello che vuole, o avere chi vuole. E ovviamente Austin vuole MJ.

"Sei sicura? Non sembri stare bene." La preoccupazione nella sua voce le faceva male al cuore. Aveva pensato di fare la cosa giusta uscendo con Nicky. Era un bravo ragazzo, le faceva venire le farfalle e stavano bene insieme. Sembravano compatibili, i battibecchi e le battute e una solida base su cui costruire un rapporto. Alzò lo sguardo sugli occhi grigi di Austin, quasi tempestosi mentre la trafiggevano, scavando in cerca della verità, come aveva fatto quando era malata.

Kaylie aveva avuto la sua occasione e l'aveva sprecata, uccidendo definitivamente ogni speranza che aveva di stare con lui. Annuì, forzando un piccolo sorriso, "Sto bene, Austin, davvero."

Austin fece una smorfia, riconoscendo la piccola tregua e in qualche modo capendo che l'idea di loro due insieme
improvvisamente non era più possibile, non dopo tutto quello che era successo, era davvero finita. "Buona fortuna per oggi," le disse, prendendole la mano e stringendola forte per un momento.

"Grazie," rispose, mentre lui le lasciava mano e tornava verso l'ascensore. Lo guardò per un momento, la schiena rivolta verso di lei, senza tentennare o girarsi. Camminava lungo il corridoio cercando di capire cosa fosse appena successo, punendo se stessa per la sua stupidità e cecità, ma si fermò a metà strada verso la sua stanza. Non poteva continuare così. Doveva lasciare tutto fuori. C'erano i Campionati del Mondo e la sua mente doveva essere lucida. Non aveva il tempo di concentrarsi su Payson o Sasha o Lauren o Nicky o Austin, l'unica cosa per cui aveva tempo, era la sua squadra. Era un ex campionessa nazionale e oggi, finalmente, stava per competere come tale.

***

Sasha era sul campo, con le braccia incrociate sul petto, una posa che normalmente assumeva quando i suoi ginnasti andavano a competere. Li guardava da vicino, costantemente incoraggiante e positivo di fronte alle telecamere. La gara non era il momento di correggere gli errori, ma era semplicemente il momento di essere lì per i suoi ginnasti. Sentì una presenza alle sue spalle e seppe
immediatamente che era lei. "Hai parlato con le ragazze?" chiese, mentre si guardavano intorno nell'arena affollata.

"Sì," disse, "Sono pronte. Siamo pronte per questo. Siamo le campionesse del mondo in carica, nonostante le polemiche, e stiamo andando a combattere per mantenere il titolo."

Sciolse le braccia e le mise una mano sulla spalla, dandole una breve stretta. Non poteva farci niente, doveva toccarla. Era un incredibile afrodisiaco quando diventava competitiva e la sua voce assumeva quel tono d'acciaio. Era una delle cose che amava più di lei, il desiderio di vincere, di essere la migliore. Era praticamente una forza della natura in momenti come quello e guai a chi avesse provato a intralciarle la strada.

Guardò alla sua sinistra e vide un cameraman in ginocchio a pochi metri di distanza, la telecamera puntata su di loro. Sapeva che Payson era la storia di punta di quei Campionati del Mondo. Era la detentrice del titolo e la storia di come lei si fosse rimessa dalla lesione non aveva mai smesso di essere una meraviglia per i media, aggiungendoci il clamore che si era scatenato quando Austin si era mostrato in pubblico con MJ, era un miracolo che fosse riuscita ad evitare la maggior parte dei giornalisti. Naturalmente, Payson aveva fatto del suo meglio per rimanere in disparte durante diverse interviste. Se stava cercando di imitare il suo atteggiamento notoriamente inavvicinabile quando si trattava della stampa, stava facendo un lavoro notevole. Sperava
davvero di non ricevere mai una delle glaciali occhiate che prima Payson aveva rivolto a uno dei giornalisti.

Si erano presentati nell'arena e Sasha era preparato a tutto. La stampa europea era molto più difficile della stampa americana e avevano la barriera della
lingua come scusa su cui ripiegare dopo aver fatto domande del tutto inappropriate.

Sasha si trovava poco lontano, suo padre accanto a lui, entrambi stavano fissando il branco di giornalisti che erano pronti con le domande per le ragazze. La maggior parte dei giornalisti aveva mantenuto le domande correlate alla ginnastica o, almeno, su temi innocenti come scuola e su come le ragazze passavano il tempo fuori della palestra, ma c'era sempre qualcuno...

"Payson," gridò una donna con l'accento francese, "Cosa rispondi agli articoli sul fatto che il tuo ragazzo e la tua agente stanno insieme alle tue spalle?"

Sasha aprì la bocca, pronto a rispondere per lei, ma sentì la mano di suo padre sulla spalla. Osservò Payson serrare la bocca in una linea ferma e piantare gli occhi sulla giornalista. Avrebbe giurato che la giornalista si fosse fatta indietro. "Dovrebbe davvero controllare le sue fonti. Austin Tucker è un mio amico e MJ Martin è la mia agente e al di là di questo, io non ho alcun commento. Penso che
qui abbiamo finito," disse, alzandosi in piedi e allontanandosi dal gruppo. Ci fu un momento in cui i giornalisti rimasero tutti completamente in silenzio prima di iniziare a fare di nuovo domande, ma una alla volta, per prima Emily Kmetko, poi anche il resto della squadra nazionale si alzò e seguì il loro capitano lontano dai giornalisti.

"Si inizia," disse Payson, interrompendo i suoi pensieri. Si voltò verso di lei, guardandola drizzare le spalle e sollevare il mento. I loro occhi si incontrarono e Sasha quasi gemette ad alta voce. Lo sguardo nei suoi occhi, era quasi predatorio, la stessa espressione che aveva ogni volta che prendeva il controllo a letto. Quella era una diversa Payson Keeler, la vecchia Payson era stoica e silenziosa, permetteva alla competizione di travolgerla, si concentrava su suoi esercizi, calma e raccolta. Era una roccia in mezzo al caos. Era diversa ora, era come se fosse lei l'origine del caos. Poteva quasi sentire il calore irradiarsi da lei. Stava canticchiando con energia, ma lo conteneva splendidamente. Guardò il trio dei commentatori a pochi metri di distanza, sistemavano le carte, preparandosi ad andare in onda. Non avevano idea di quello a cui avrebbero assistito. Sarebbe voluto andare là e avvisarli. Sorrise al pensiero, in quel caso non sarebbe così divertente da guardare.

Appena le ragazze incominciarono a scaldasi per il volteggio, Boris si mise in piedi accanto a lui. "E' diversa oggi," disse, mentre Payson correva lungo la pista a tutta velocità e eseguiva un Produnova.

Sasha annuì, guardando Emily fare il suo doppio Yurchenko.

"Ho notato questo cambiamento arrivare da molto tempo. E' per quello che ti ho detto, quel legame tra voi due. L'ho visto accadere quando sei andato ad allenarti con Nicolai, solo lui ti ha insegnato a controllare."

Sasha si voltò a guardare suo padre, "E che cosa ho insegnato a Payson?"

Boris rise di cuore e fece un cenno con la mano, indicandola mentre fendeva l'aria, "Tu le hai insegnato a volare.


***


Payson crollò sul letto con un sospiro. Era stato incredibile. La sua squadra aveva avuto una rivalsa il primo giorno di gara, eseguendo bene una routine dopo l'altra, perfino splendidamente. Avevano un piccolo vantaggio sulle cinesi per la finale a squadra di due giorni dopo e Payson si sentiva estremamente fiduciosa verso le sue compagne. Lei, Kelly Parker ed Emily erano tutte qualificate per l'All-Around e Payson si era qualificata con successo per tutte le finali dei quattro attrezzi. Le cose stavano andando esattamente come previsto. Stavano per dimostrare a tutti che erano la migliore squadra del mondo.

Ma prima dovevano partecipare al ricevimento, l'orribile agonia dell'evento da cui erano state esonerate l'anno prima perché Ellen Beals aveva pensato che fosse troppo dispersivo. Apparentemente Boris non condivideva quella convinzione e aveva richiesto a tutti loro di partecipare.

Guardò il vestito appeso alla porta del ripostiglio e sospirò. Ancora un altro party dove non sarebbe potuta andare al braccio di Sasha o non avrebbe potuto stare con lui tutta la notte sbeffeggiando
tranquillamente gli altri ospiti e commiserando tutti quelli che non volevano essere lì.

Emily uscì dal bagno bella come un milione di dollari. "Stai benissimo, Em. Damon andrà al tappeto." Emily fece una giravolta, permettendo l'abito di volteggiare con lei, la seta nera che contrastava splendidamente con la sua naturale carnagione, un trucco perfetto grazie a, presumette Payson, molte lezioni con Chloe nel corso degli anni.

Emily smise di girare e si sedette sul suo letto, torcendosi le mani. "Grazie. Ugh, non so perché sono così nervosa. Non ero nemmeno così nervosa oggi durante il mio esercizio. E' ridicolo."

Payson sorrise, "Non è ridicolo, ma non appena lo vedrai tutto il nervosismo scomparirà."

Aveva ragione, quando Damon andò incontro ad Emily nella hall dell'hotel, vide la sua amica cambiare da una fascio di nervi in qualcuno che praticamente bruciava di felicità. Sospirò, infelice, assumendo un tono nostalgico quando Emily prese il braccio di Damon ed entrarono insieme alla festa.

"Suppongo di dover far finta di non aver visto niente," disse Sasha. Poteva avvertirlo in piedi proprio dietro di lei, il calore del suo corpo che praticamente l'attirava verso di lui. La sua acqua di colonia, quella inebriante combinazione di agrumi e di legno di sandalo che lei immediatamente associava a lui, le aleggiava intorno facendola sorridere. Avrebbe voluto alzarsi e andare da lui; lasciare che le sue braccia le circondassero la vita, tirandola più vicino, strofinando le labbra contro la fronte, poi giù sulla bocca. Sbuffò e si voltò verso di lui sfacciatamente, cercando di spazzare via il suo breve sogno ad occhi aperti.

"Non vedere cosa? Io non ho visto niente " rispose, voltandosi verso di lui con un sorriso sul viso. Sasha le sorrise, i loro occhi scintillarono scherzosamente prima che lui distogliesse lo sguardo schiarendosi la gola, gli occhi che guizzavano rapidamente nella hall.

"Vogliamo andare?" chiese. Payson vide la sua mano
contrarsi lungo il fianco prima che lui, ovviamente, prendesse una decisione e l'allungasse verso di lei.

Gli sorrise, prendendogli la mano e tenendola per un momento mentre gli lasciava scivolare qualcosa in mano. "Undici, stanza 433," sussurrò mentre si alzava, lisciandosi il vestito.

"Sei bellissima con quel vestito," sussurrò mentre le lasciava la mano, riponendo furtivamente la chiave della camera nella tasca della giacca  "E sarai ancora più bella senza." Payson sorrise e il loro sguardo si incontrò, proprio come era successo prima dell'inizio della gara quella mattina.

Sasha deglutì, il fuoco era tornato, lo stesso fuoco che l'aveva posseduta per tutto il giorno, e ora si era concentrato su di lui. Payson ruppe il contatto per prima e si allontanò da lui e Sasha ammirò l'immagine di lei che entrava alla festa senza di lui, la seta blu del suo vestito che strofinava delicatamente la parte posteriore delle cosce ad ogni passo che faceva. Guardò l'orologio. Erano solo le otto. Cristo, Beloff, hai bisogno di un drink.













Note:
Solo un appunto personale. Sì, Kaylie è decisamente più intelligente di Lauren.

Se i discorsi Di Boris vi sembrano un tantino sgrammaticati, ricordatevi che l'inglese di Boris non è sempre molto corretto.


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Capitolo 38
*** Lasciar Andare ***


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Lasciar Andare













Austin Tucker si appoggiò con noncuranza contro il muro, osservando i vari partecipanti del party presenti nella stanza. Le persone erano sparse, alcune erano sedute, diverse erano sulla pista da ballo, altre semplicemente in piedi in gruppo con le bevande in mano. Era la solita gente, allenatori e ginnasti, agenti e sponsor e una tonnellata di stampa, tutti lì per farsi accarezzare l'ego e riempirsi le tasche. Stava facendo solo una rapida comparsata all'evento, la competizione della squadra maschile sarebbe iniziata il giorno dopo e quell'anno voleva vincere l'oro. Non solo per se stesso, ma per la sua squadra. Vide Payson entrare nella stanza e si staccò dal muro, con l'intenzione di congratularsi con lei per il modo in cui aveva respinto una giornalista francese prima del primo turno della competizione a squadre per le donne. Era rimasto abbastanza impressionato anche dal modo in cui aveva gareggiato, ma sapeva che avrebbe respinto ogni complimento sulla sua ginnastica. Si aspettava di essere la migliore al mondo e niente di meno era inaccettabile. Era quasi arrivato a lei quando sentì una piccola mano sul braccio. Si fermò e si voltò per vedere Kaylie guardarlo, il labbro inferiore stretto tra i denti, gli occhi guizzanti per la stanza.

"Devo parlare con te," disse, tirandolo via dalla folla, di nuovo verso il muro.

Austin sospirò. Sapeva che il momento di silenzio vicino all'ascensore in corridoio era stato troppo facile. Kaylie aveva un'inclinazione a rendere le cose più complicate di quello che dovevano essere e aveva la sensazione che stesse per accadere di nuovo. "Kaylie, pensavo ci fossimo chiariti," disse, lasciandosi tirare più lontano dal resto del gruppo, in un angolo.

"Infatti è così," disse, scuotendo la testa. "Non si tratta di quello." Scansò una ciocca di frangia dagli occhi e fece un respiro profondo, cercando
ovviamente di concentrarsi. "Senti, io non so quello che sai. In realtà non lo voglio nemmeno sapere, soprattutto perché Payson stessa non mi ha detto nulla. Ha i suoi motivi per tenere un segreto e va bene. Non ha nemmeno bisogno di sapere che sono io quella che te l'ha detto, ho solo pensato che volessi sapere, Lauren è sul sentiero di guerra. Sa che Payson si sta vedendo con qualcuno. Pensa che sia Boris."

Austin si prese un momento per elaborare tutto quello che stava dicendo e poi improvvisamente reagì, "Pensa che cosa? E' pazza?"

Kaylie si mise a ridere, "Forse, ma è meglio della verità." Austin era più che propenso a concordare con lei. Se Lauren avesse saputo di Sasha e Payson, nella migliore delle ipotesi si sarebbe tenuta il segreto finché fosse servito ai suoi scopi o nella peggiore l'avrebbe immediatamente detto a tutti. In entrambi i casi, Austin non aveva intenzione di lasciare che accadesse.

"Perché pensa che sia Boris? Non ha alcun senso."

"Stava curiosando nel bagno di Payson prima di partire per il ritiro alla Rock e ha trovato un preservativo usato nella spazzatura. Immagino che abbia stuzzicato la sua curiosità e ha trovato un spazzolino da denti in più e acqua di colonia maschile. Poi ieri al controllo dei letti, ha sentito la stessa colonia addosso a Boris." Kaylie roteò gli occhi. "Ovviamente non è Boris." Gli rivolse uno sguardo significativo ed infine fu chiaro che lei sapeva.

"Ovviamente. Come hai fatto..." si interruppe, scuotendo la testa. Non aveva voglia di sapere come l'avesse capito. Non era importante. "Perché mi stai dicendo questo?" chiese, anche se pensava di sapere il motivo. Kaylie sapeva quanto fosse vicino a Payson. Sapeva che avrebbe cercato di proteggerla.

Kaylie gli sorrise affettuosamente, "Ti conosco, Austin. Farai tutto il possibile per proteggerla. E' quello che fai. Tu sei un cavaliere bianco."

"Un cavaliere bianco, eh?" chiese lui, sorridendole, non essendo in grado di reprimere il tono malizioso dalla sua voce. Era istintivo quando era con lei, la bocca e il corpo agivano in modo indipendente dal suo cervello.

Kaylie i strinse nelle spalle, evidentemente a disagio e Austin se ne pentì immediatamente, "Okay, forse uno grigio, non bianco, ma non del tutto nero." Austin ipotizzò fosse una battuta, ma non rise. Rimasero in un silenzio teso.

Scrutò la folla rapidamente e vide Payson in piedi vicino a un gruppo di allenatori di club americani, un sorriso falso che scompariva dal suo viso mentre la sua pazienza andava scemando. Vide Lauren con alcuni dei suoi compagni di squadra sul lato opposto della sala, ma i suoi occhi sembravano focalizzati su Payson. Poi si spostarono più lontano, dove Sasha e Boris stavano in piedi, parlando con alcuni membri rappresentanti della squadra Romena. Kaylie aveva ragione, doveva fare qualcosa.

Tirò fuori il cellulare e inviò un breve messaggio di testo a Sasha. Spiegherò più tardi. Mi dispiace. Chiuse il telefono, attraversò rapidamente la stanza e si avvicinò al gruppo in piedi vicino a Payson.

Le sfiorò la spalla per un momento e poi, lentamente, le passò la mano dalla base del collo, fino alla spalla, stringendo delicatamente, "Eccoti qui," disse, chinandosi a darle un leggero bacio sulla guancia. "Ti ho cercato dappertutto." Guardò gli allenatori di club, con un sorriso malizioso, "Non vi dispiace se la rubo per un minuto? Ha promesso che avrebbe ballato con me stasera", disse, aggiungendo anche una strizzata d'occhio per effetto. Gli allenatori sembrarono confusi per un attimo, tutti avevano sentito la secca risposta di Payson al giornalista quel giorno, ma annuirono
gentilmente e Austin la condusse via da loro, verso la pista da ballo.

"Austin, che cosa stai facendo?" mormorò a denti stretti, quando la tirò a sé e cominciarono ad ondeggiare alla lenta melodia jazz, ballando con diverse altre coppie in pista.

"Ti fidi di me, Payson?" chiese, guardando oltre la sua testa dove Lauren era in piedi, gli occhi fissi su di loro, le labbra increspate in evidente agitazione.

"Certo che sì," disse. La mano di Austin strinse la stoffa morbida sul suo fondo schiena. Payson lo guardò in modo strano, "Stai bene, Austin?" domandò, avvicinandosi a lui. Perfetto, doveva cercare di farlo sembrare reale e inconsapevolmente lei lo stava aiutando. Chiuse gli occhi e anche lui si avvicinò. Abbassò leggermente la testa, lasciando che la sua guancia posasse contro i suoi capelli .

"Sto bene, ma ho bisogno che tu ti fidi di me in questo momento, Pay. Ciò che sto per fare, è importante ed è necessario che tu mi segua," sussurrò. Si concentrò sull'odore del suo shampoo che si mischiava al suo profumo, i capelli morbidi premuti contro la sua guancia. Era una bella ragazza, non sarebbe stato troppo difficile. Aprì gli occhi e vide Sasha dall'altro lato della stanza che aveva evidentemente ricevuto il suo messaggio di testo, perché non gli stava rivolgendo un'occhiataccia, lo guardava
semplicemente confuso. Guidò Payson più vicino a dove Lauren era in piedi, che continuava a fissarli. "Hai capito, Payson? Ho bisogno che tu mi regga il gioco." Abbassò gli occhi nei suoi, che erano pieni di domande. La sua mano si alzò ad accarezzarle delicatamente la guancia.

"Ho capito, Austin, ma," sussurrò, ma lui non la lasciò finire, posandole le labbra sulla tempia, poi sulla guancia prima di sfiorare la sua bocca, tenendo il suo corpo ancora più vicino al suo, i loro corpi
premuti insieme ermeticamente. Fu innaturale e scomodo in un primo momento. L'aveva colta di sorpresa, ma poi sentì le sue mani afferrare il davanti della camicia, stringerlo e ricambiando il bacio. Cercò la sua lingua con la sua, spingendo contro di lei prima leggermente poi approfondendo, la bocca aperta contro la sua. Lasciò che la cosa proseguisse, probabilmente più di quanto avrebbe dovuto e fu lei quella ad allontanarsi. Payson lo guardò, respirando pesantemente, con gli occhi che lampeggiavano pericolosamente. "Sarà meglio che ci sia una spettacolare spiegazione per questo."

Sorrise, tirandola contro di lui ancora una volta mentre la accompagnava fuori dalla pista da ballo, "Oh, c'è." Lasciarono la sala da ballo rapidamente e tirò fuori il suo cellulare, inviò a Sasha un altro messaggio, Stanza 420, cinque minuti. "Andiamo," disse, conducendola verso gli ascensori. "Non crederai a quello che è successo."

Cinque minuti dopo, Payson era seduta sul letto di Austin, lo fissava in stato di shock, mentre spiegava quello che Lauren sapeva e le sue ragioni per averla baciata. "E' stata l'unica cosa che mi è venuta in mente, che avrebbe distratto completamente lei e chiunque altro. Proprio come prima, se stiamo insieme, allora non stai con nessun altro."

"Che mi dici di MJ, non si arrabbierà?" Chiese Payson.

Austin si strinse nelle spalle, "Non mi interessa. La cosa con MJ, è quello che è. Probabilmente non le importerà, in realtà lei potrebbe esserne felice. Pensa che sia un bene per entrambe le nostre immagini, stare insieme. Fornisce un vantaggio, mi dà un lato più dolce, credo abbia detto così."

Payson alzò gli occhi al cielo , ma si accorse che non poteva discutere con le sue ragioni.

Ci fu improvvisamente un forte bussare alla porta e Austin aprì velocemente, permettendo Sasha di oltrepassarlo, "Dammi una buona ragione per cui non dovrei picchiarti a sangue," ringhiò Sasha a denti stretti.

"L'ho fatto per te?" disse Austin, improvvisamente il suo piano non sembrava brillante come pensava che fosse solo pochi minuti prima. Aveva sentito parlare del dritto di Sasha. Marty Walsh era stato messo a tappeto con un pugno.

Payson si alzò e si avvicinò a Sasha, posandogli con delicatezza le mani sul petto, "E' vero," disse, guardando Austin con un piccolo sorriso da sopra la spalla.

La preoccupazione balenò sul volto di Sasha, "Cosa è successo?"

***

Era una cosa bellissima, guardare la persona per te più importante nel mondo avere successo. Sasha sorrise, Payson si trovava in cima al podio, la campionessa del mondo sulle parallele asimmetriche, alle finali dei Campionati del Mondo tenutosi nel 2011. Sarebbe andata via di nuovo con sei medaglie, oro nella finale a squadre, nell'All-Around, alla trave e alle parallele asimmetriche, argento al volteggio e al corpo libero. Stava diventando rapidamente una delle ginnaste più premiate di tutti i tempi, due volte campionessa del mondo, una possibilità per una terza volta e per una medaglia olimpica nel 2012. Praticamente scoppiava di orgoglio mentre la guardava. Sentì il pizzicore delle lacrime che gli inumidivano gli occhi e li asciugò rudemente. Payson scese dal podio dopo il centinaio di foto richieste e andò dritta verso di lui, la medaglia d'oro ancora al collo, i fiori che le avevano dato tre le braccia. Gli circondò la vita, mentre si appoggiava contro il suo petto.

"Sono così orgoglioso di te," mormorò, tenendola stretta. Alzò una mano per accarezzarle il retro del collo, ma ci ripensò e le strinse piano la spalla. Era il massimo a cui potevano aspirare in pubblico, un abbraccio tra un allenatore e la sua atleta.

Era stato un circo mediatico per giorni, tutto perché Lauren Tanner aveva spiato nel bagno di Payson. La stampa era impazzita per il bacio pubblico, catturato da diverse persone sui loro telefoni cellulari con la fotocamera, una persona era stata abbastanza intraprendente da filmarlo. L'avevano mandato in onda durante l'evento, la stampa era desiderosa non solo di confermare che Payson Keeler e Austin Tucker stavano insieme, ma anche di riscattarsi dopo che Payson li aveva zittiti prima dell'inizio della competizione. Eppure, Payson aveva ignorato tutte le voci, tutte le distrazioni e aveva vinto, nonostante tutto.

Alcune ore dopo, Sasha era seduto sul letto della sua camera d'albergo, tenendo la chiave della camera d'albergo di Payson tra le dita, fissandola. Era cominciato come un piccolo pensiero giorni prima, quando stavano sdraiati insieme nel suo letto, i corpi appiccicosi di sudore, intrecciati insieme, permettendo
lentamente al sonno di raggiungerli, ed era cresciuto costantemente fino a quel momento. Sapeva quello che doveva fare. Chiuse la mano attorno al pezzo di plastica rettangolare e la strinse con forza mentre si alzava e lasciava la stanza, chiudendosi la porta alle spalle, smorzando il russare del padre. I dieci passi verso l'altra camera d'albergo sembrarono miglia. Quando arrivò alla porta e guardò la serratura e poi la chiave. Scosse la testa, intascò la chiave e bussò piano.

Sentì i suoi passi che si avvicinavano alla porta, ci fu una pausa mentre guardava dallo spioncino e poi la porta si spalancò. Payson era ferma dall'altra parte, sembrando triste quanto lui. E' possibile che stia pensando la stessa cosa, Beloff? Non sarebbe incredibile e più doloroso di quanto tu possa immaginare?

"Ehi," disse, entrando nella stanza. C'era musica soft in sottofondo. Payson chiuse la porta alle sue spalle e poi all'improvviso era tra le sue braccia, baciandolo delicatamente una volta, due volte e poi lentamente aprendo la bocca sotto la sua, un bacio lento, intimo, allontanandosi e avvicinandosi in sincrono, nessuno dei due disposto a fermarsi, fino a quando non si divisero, senza fiato.

Payson appoggiò la fronte contro il suo petto, con una mano afferrò la parte anteriore della camicia, l'altra appoggiata contro il suo bicipite, accarezzando la pelle appena sotto il bordo
della manica della sua maglietta.

"Sei stata fantastica questo fine settimana," disse a voce bassa, anche se erano soli.

"Grazie," rispose, girando la testa, premendo l'orecchio contro il suo petto. Sapeva che lei poteva sentire il battito irregolare del suo cuore. Cedette al desiderio che aveva provato prima durante la giornata, sollevando una mano e accarezzandole con le dita la nuca, tirandola più vicino a lui,
tenendola semplicemente contro di sé. Sarebbero potute essere passate delle ore, ma furono probabilmente minuti, quando lei lo guardò negli occhi. Vide nei suoi occhi lo stesso dolore e la stessa paura che sentiva dentro di sé.

"Ti amo," dissero contemporaneamente. Sasha si lasciò sfuggire una piccolo risata senza allegria e Payson sorrise senza gioia, mentre le lacrime cominciavano a raccogliersi nei suoi occhi.

Infine proseguì, "Ti amo, ma..." si interruppe, incapace di dire le parole.

"Non possiamo più farlo," finì per lei, chiudendo gli occhi mentre a malapena riusciva a dire quelle parole strozzate.

"Saresti cacciato*. La tua carriera sarebbe rovinata, per non parlare della tua vita. Te l'ho quasi portata via una volta e non ho intenzione di farlo di nuovo," disse con voce malferma, serrando la presa sulla sua maglietta.

Sasha sentì un groppo formarglisi in gola, "Sei stata splendida sotto pressione, ma non dovresti averne, non alle Olimpiadi, non quando posso impedirlo. Se venisse fuori, la tua reputazione, tutto quello per cui lotti, il tuo rapporto con i tuoi genitori, la tua famiglia e gli amici, abbiamo messo tutto a rischio, non possiamo più farlo..." Le parole non erano più facile da dire la seconda volta, anche se accompagnate da delle ragioni. "Sarebbe fin troppo facile per la persona sbagliata essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. La mia colonia ci ha quasi fatto scoprire. E' troppo. Non lascerò più che tu corra un simile rischio."

Sentì le spalle di Payson che cominciavano a tremare e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Aveva la vista offuscata e i suoi respiri tremavano. Payson alzò lo sguardo su di lui, di nuovo con le lacrime agli occhi. Si asciugò una lacrima che scorreva lungo la propria guancia, prima di sollevare la mano e catturare una delle sue con il suo pollice.

"Ti amo, Sasha. Ti amo più di qualsiasi donna abbia mai amato un uomo. Lo so nel profondo della mia anima." I suoi occhi si chiusero, come se le parole le provocassero un dolore reale. Le lacrime scorrevano liberamente e scosse la testa, incapace di continuare, guardando il pavimento.

Lui abbassò la testa, alzandole il mento con un dito, costringendola a guardarlo. Payson si morse il labbro inferiore e fece un respiro rapido prima di tirare leggermente su col naso. "Payson, non ho mai amato nessuno come amo te. Hai svegliato qualcosa dentro di me che nemmeno sapevo esistesse. A volte mi sento come se avessi bisogno di te solo per fare il mio prossimo respiro. Ti amerò per il resto della mia la vita, lo giuro."

Payson si mise a piangere, cercando di riprendere fiato, incapace di fermare il flusso costante di lacrime che le usciva dagli occhi. La tirò a sé, cercando di lenire il suo dolore, anche se sapeva che ne era la causa. "Shh, andrà tutto bene. Lo prometto."

"No, non andrà bene. Come potrebbe andare bene? Lo so che è quello che dobbiamo fare, lo so, ma fa
così tanto male, Sasha," disse, la sua voce che incespicava sulle parole, il respiro irregolare e teso.

"Lo so," disse, ed era vero. Sentiva una pinza di ferro attanagliargli il cuore, stringendolo in modo che riusciva a malapena a respirare dal dolore. "So che fa male."

"Allora questa è la fine," disse, cercando di riprendere il controllo, riuscendoci appena.

"Per ora," rispose, asciugando di nuovo le lacrime dalle guance, anche allora, con gli occhi gonfi e rossi, le guance arrossate dal pianto, Payson era la cosa più bella che avesse mai visto.

"Ti amo così tanto, non voglio lasciarti andare," disse, mentre apparivano nuove lacrime.

"Lo so," disse Sasha, tirandola di nuovo a sé. Sentiva vagamente le note lente, dolci, della musica proveniente dalla radio sul comodino in sottofondo. Riconobbe la canzone, era la stessa che aveva ballato con Austin, la sera prima. "Balla con me," mormorò, iniziando lentamente, strascicando i piedi, permettendole di seguirlo.

Ballarono, per molto tempo dopo che la canzone era finita, sostituita da un'altra, ma mantennero lo stesso ritmo lento, i corpi premuti insieme ermeticamente. Ogni tanto, un singhiozzo morbido le era sfuggito dalla gola, anche se le sue lacrime non si erano mai fermate.

Più tardi, erano di nuovo sdraiati a letto, solo abbracciati, godendosi la vicinanza, cercando di combattere l'arrivo dell'alba. Payson si addormentò alla fine, ma per lui il sonno non arrivò mai. Sentì che era arrivato il momento*, quando il sole sorse e scivolò dolcemente fuori dal letto. Sentì di nuovo quel dolore nel petto, divenuto ormai un dolore sordo che sapeva sarebbe rimasto per un po' meno di un anno. Cioè se lei ancora ti vorrà, Beloff. Altrimenti lo sentirai per il resto della tua vita. Osservò la calda luce del sole del sole che entrava attraverso le tende, illuminandole il viso, così innocente nel sonno. Uscì in silenzio dalla stanza, senza guardare indietro, sapendo che non sarebbe stato in grado di lasciarla se l'avesse fatto.


















Note:
*
cacciato: in originale blackballed. Il significato letterale è votare contro. Mi sembrava una traduzione abbastanza sensata.
*Sentì che era arrivato il momento: in originale He heard the call to prayer. Onestamente non so cosa significhi oltre l'aspetto letterale di sentire la chiamata alla preghiera (forse un riferimento alla preghiera musulmana del mattino, non lo so). Quindi ho optato per una traduzione più libera.

La canzone che ballano Austin e Payson e poi Sasha e Payson è How Deep is The Ocean di Clapton

Vi fornisco la stessa rassicurazione che diede JCI alla fine di questo capitolo. Tranquilli, l'autrice non ha il cuore per i finali tristi.

Mi sono sempre dimenticata di dirvi che esiste una storia parallela a questa, una raccolta di capitoli NC17 tra Sasha e Payson. Sono solo 14 capitoli, ma non posso assicurare che li tradurrò.
Se siete curiose e ve la cavate con l'inglese li trovate QUI.

E scusate il ritardo, ma ero in Germania :)

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Capitolo 39
*** Ritorno al Lavoro ***


NJYbA39

Ritorno al Lavoro












Payson si svegliò da sola, nel suo letto, il costante segnale acustico della sveglia del suo cellulare la riportò ad una nebbiosa coscienza. Suppose che alla fine ci si sarebbe abituata. Si era svegliata da sola ogni mattina per le ultime due settimane e prima di avere una casa sua, quasi ogni mattina. Si sorprendeva ancora a cercarlo nel sonno, svegliandosi di soprassalto quando le sue mani trovavano solo le lenzuola fredde accanto a lei. Per lo più, si svegliava stringendo forte a sé un cuscino, l'istinto che l'attirava verso il suo lato del letto. Il cuscino aveva ancora il profumo del suo sapone e shampoo e della sua maledetta colonia. Afferrò il telefono, mise a tacere l'incessante bip e controllò l'ora. Quattro del mattino. Era ben sveglia, il corpo programmato, sapeva che oggi era una giornata di allenamento. Si mise a sedere e si stiracchiò, nessun dolore muscolare, il suo corpo si era ripreso ormai del tutto. Scoprì che le mancava, l'ultimo piccolo ricordo della loro relazione, il sordo, piacevole dolore di muscoli che non aveva mai usato prima, che si erano allungati fino al limite per accoglierlo dentro di lei.

Ripensò a quella notte senza rimpianti. Non si era mai sentita così completa in tutta la sua vita. Aveva fatto male, molto, ma aveva sentito dolori più forti, molto di più, e poi verso la fine, il dolore era mescolato con un piacere che non aveva pienamente compreso, ma che poteva rivivere semplicemente chiudendo gli occhi. Da quel giorno lo aveva appena visto, le due settimane dopo la gara erano state dedicate ai media e alle interviste, anche un paio di eventi da esibizione, anche se detestava apparirvi. Quello sarebbe stato il suo primo giorno di ritorno alla Rock dopo aver portato a casa dai Mondiali l'oro delle finale a squadre e dell'All-Around, ancora una volta, insieme con l'oro o l'argento in tutte le finali degli eventi. Fece un sorriso, non solo lei era stata brava, ma anche le sue compagne di squadra. Lauren ed Emily erano tornate a casa, rispettivamente, con la medaglia di bronzo alla trave e alle parallele asimmetriche, e Kelly Parker avevano vinto il bronzo nell'esercizio All-Around e al corpo libero. Tutto sommato i Campionati del Mondo erano stati un grande successo per la nazionale delle donne. Allenarsi per le Olimpiadi non era solo una lontana, vaga idea ora, era vicina e reale. Alle Olimpiadi mancavano dieci mesi, con in mezzo solo i campionati Pacific Rim, i Nazionali e i Mondiali. Altre tre gare prima dell'ultimo e più grande incontro della sua carriera e aveva intenzione di sfruttare tutto il tempo che aveva.

Nel corso degli ultimi giorni aveva maturato un'idea, era un po' folle e forse anche un po' avventata, ma era qualcosa che doveva fare e l'unica persona che avrebbe potuto aiutarla era l'unica persona a cui non aveva voglia di chiederlo. Forse sarebbe stato un bene anche per lui, una distrazione, nonostante la costante vicinanza a cui sarebbero andati incontro.

Parcheggiò la sua auto alla Rock, come al solito era la prima ad arrivare, ma la porta era già aperta e aggrottò la fronte perplessa, prima di afferrare la sua borsa da ginnastica e entrare. Sasha era appeso alla barra più alta delle parallele asimmetriche, facendo sollevamenti a un ritmo costante. Si avvicinò, guardando i muscoli dei bicipiti e degli avambracci gonfiarsi mentre si sollevava e distendersi quando scendeva. Si accorse di lei e ne fece un altro prima di scendere a terra.

"Ehi," le disse, asciugandosi il sudore dalla fronte con l'avambraccio. "Come, ehm, come stai?" chiese, la voce piena di imbarazzo e la preoccupazione negli occhi.

Lei gli sorrise con calore, "Sto bene," rispose. Sembrava sollevato, anche se non del tutto convinto. Non si era resa conto che sarebbe stato preoccupato per lei. "Davvero, sto bene, completamente."

Si schiarì rumorosamente la gola e annuì, "Bene". Sasha accennò un sorriso e lei ricambiò. "Che ci fai qui così presto?" chiese, quasi speranzoso.

Payson si chiese cosa stesse pensando, anche se sapeva che non poteva chiederglielo. "Volevo parlarti di una cosa, del mio allenamento," disse. Lui annuì, afferrando un asciugamano appeso a uno dei cavi, spingendola a continuare. "Ho avuto un po' di tempo per pensarci, negli ultimi due giorni."

L'espressione di Sasha divenne improvvisamente piena di paura, "Non stai lasciando, vero?"

I suoi occhi si spalancarono, "Cosa? No! Non potrei mai, non potrei lasciare la Rock," disse e poi la sua espressione si addolcì mentre la sua voce si abbassava ad un sussurro, "Non potrei lasciare te."

Lui sorrise e Payson si ritrovò a sorridere di rimando, ma scosse la testa in fretta prima che guardarsi negli occhi diventasse qualcosa di completamente diverso, qualcosa che avevano deciso di mettere da parte. "Giusto, quindi stavo pensando, il mio allenamento."

La sua espressione si fece seria, "Cosa pensavi?"

"Sai che, teoricamente, l'obbiettivo di ogni ginnasta alle Olimpiadi è una medaglia d'oro?" chiese, anche se sapeva che era una domanda retorica. "Ho in mente qualcos'altro."

Le sopracciglia di Sasha si aggrottarono per la confusione, "Il tuo obiettivo non è quello di vincere una medaglia d'oro?" chiese.

Gli sorrise, i suoi occhi brillavano, "No, il mio obiettivo è vincerne sei."

Lui inclinò la testa verso di lei e poi, lentamente, uno sorriso si fece strada sul suo bel viso, "Vuoi fare piazza pulita?"

Payson si morse il labbro, ma non poté reprimere il sorriso che si stava formando. "Voglio farli a pezzi. Voglio stracciare la concorrenza e voglio iniziare oggi." Tirò fuori un plico di carta dalla borsa della palestra. Su di esso aveva disegnato lo schema delle sue nuove routine, insieme a diversi elementi che aveva ideato lei stessa, creati con l'idea in mente di fondere la sua forza artistica e quella fisica. Gli porse le carte e Sasha cominciò a sfogliarle, il suo sorriso che si faceva sempre più ampio ogni secondo.

"Questo è," disse, guardando verso di lei, "questo è incredibile, Payson." Fissò di nuovo le carte e poi aggrottò la fronte, "Per farlo dovrai..." si fermò, sollevando lo sguardo.

"Dovrò perdere circa cinque chili," finì per lui. "Lo so. Sarò ancora nella fascia del mio peso corpo ideale." La faccia di Sasha assunse un'espressione stranamente delusa. Payson credette di sapere cosa stesse pensando, ma quando i loro occhi si incontrarono di nuovo, lo sapeva per certo. "Ci sarà un sacco di tempo per farmi ingrassare dopo le Olimpiadi," disse, roteando gli occhi. Sasha aveva detto molte volte quanto amasse le sue curve, di come fosse incredibile che potesse fare quello che faceva come atleta e conservare ancora un corpo femminile. Gli passerà, pensò.

Lui le sorrise maliziosamente per un attimo, prima di riprendersi velocemente, costringendosi ad assumere un'espressione neutra. "Ottimo, cominciamo," disse, con l'espressione da allenatore ben salda.

Lei annuì e si tolse i pantaloni della tuta e il maglione prima di dirigersi verso il suolo per iniziare i suoi esercizi di riscaldamento.

Sasha la guardò e annuì, soprattutto a se stesso. Voi due starete bene, Beloff. Era terrorizzato dopo averla lasciata quella mattina. E se le avesse fatto male, davvero male fisicamente, ma avesse avuto troppa paura per dirlo? Si era calmato. Ne sapeva abbastanza di sesso, più che a sufficienza, per sapere quando una donna si divertiva e a Payson era sicuramente piaciuto, ma non aveva smesso di preoccuparsi, soprattutto dopo lui che era tornato in Colorado e lei aveva fatto due settimane piene di stampa e apparizioni da New York alla California. Ora era tornata e si sentì rassicurato, non solo riguardo la loro ultima notte insieme, ma che in qualche modo ce l'avrebbero fatta a superare quell'anno. Il suo obiettivo di una piazza pulita di medaglie d'oro era pura follia, ma nel peggiore dei casi, tutto quello l'avrebbe resa una ginnasta migliore e li avrebbe tenuti entrambi focalizzati su qualcosa di diverso dal loro rapporto al di fuori della palestra.

Sentì la porta della palestra aprirsi e si voltò, vedendo Austin Tucker entrare, con un cipiglio dipinto sul viso. Era sicuro che Payson avesse parlato al suo amico di quello che era successo tra di loro, ma ancora, il campione in carica ai Nazionali, Mondiali e campione olimpico sembrava meno che felice nei suoi confronti.

Austin aveva atteso con impazienza quel momento per due settimane. Dire che era arrabbiato con il suo allenatore era un eufemismo, ma aveva superato da tempo le sue inclinazioni violente. Guardò Sasha negli occhi attraverso la palestra e puntò verso l'ufficio. Sasha annuì e spostò lo sguardo verso il suolo. Austin vide Payson fare il riscaldamento e aggrottò la fronte. Erano soli in palestra insieme, proprio come li aveva trovati ogni giorno durante l'ultimo anno. Cosa era cambiato, esattamente? Fece i gradini due alla volta e prese posto al tavolo di Kim Keeler, in attesa di Sasha.

Il suo allenatore era a pochi passi dietro di lui. "Austin," disse distrattamente, entrando in ufficio, fissando una pila di carte.

L'occhio di Austin si contrasse dall'agitazione per la noncuranza Sasha, "Vuoi smetterla di guardare le tue carte e parlare con me?" sbottò.

La testa di Sasha si drizzo, uno sguardo d'acciaio nei suoi occhi, "Hai un problema, Tucker?"

Austin sogghignò, "Sì, ho un problema. Io mi espongo, mento per te, praticamente butto via il sesso più incredibile che abbia mai avuto, e come mi ripaghi? Spezzi il cuore della mia migliore amica?"

Sasha scosse la testa, "Hai parlato con Payson non è vero? E' stata una decisione reciproca. Tutta la sua vita è stata quasi rovinata perché Lauren Tanner sa come profuma la mia colonia. Mi dispiace che abbia rovinato la tua, qualunque cosa tu avessi con MJ, ma credimi starai meglio alla fine. Non ti ho mai ringraziato, ma scusami se non ero esattamente entusiasta del modo in cui hai deciso di affrontare la cosa."

Austin avrebbe voluto saltare sulla scrivania e tirar fuori a pugni le scuse da Sasha. "Tu l'hai scopata e poi l'hai lasciata," masticò a denti stretti. C'era stato qualcosa di diverso in Payson, nel modo in cui si comportava, nel modo di camminare e poi quando aveva scoperto che lei e Sasha si erano presi una pausa, tutto era diventato chiaro.

"Sei andata a letto con lui, non è vero?" disse Austin, corrugando la fronte. Era deluso da lei e lasciò che si vedesse sul suo volto. Lei non sembrava vergognarsi minimamente.

"Questo non è affar tuo," disse, "ma se l'avessi fatto? Io lo amo, lui mi ama e abbiamo concordato di mettere le cose in attesa per un anno, Austin. Un anno è tanto tempo. Volevamo qualcosa a cui aggrapparci."

"Ci potrebbero essere delle conseguenze," disse, occhieggiando la sua pancia. "Ci hai mai pensato?"

"Grazie per la lezione di educazione sessuale. Siamo stati attenti e non ho avuto il ciclo da quando ho iniziato di nuovo ad allenarmi, se vuoi entrare nei dettagli," disse lei, un sorriso compiaciuto le apparve sul viso quando lui trasalì.

"Pensavo volessi aspettare," disse, scrollando le spalle. Onestamente, era diventata la sua migliore amica, la persona che lo capiva meglio di chiunque altro. Non poteva farne a meno, nonostante l'attrazione iniziale, proteggerla e di essere lì per lei
si erano trasformati in delle necessità, non importava a quale costo. Anche se questo significava baciarla di fronte a quasi un centinaio di persone, tra cui la donna con cui andava a letto, uccidendo in modo efficace tale accordo.

Lei sospirò, "L'ho fatto, ma era il momento giusto. Io non me ne pento."

Austin sapeva che probabilmente non avrebbe dovuto chiederlo, ma lo fece comunque, "Ed è stato...senti, lo so che la prima volta di una ragazza può essere dolorosa. Lui non ha..." si spense.

Payson sospirò, "Grazie per la preoccupazione, Austin, ma non devi preoccuparti di questo. E' stato..."

Lui la interruppe prima che potesse arrivare troppo nello specifico, anche se c'era una parte di lui che era curiosa, "Non ho bisogno di dettagli, ma questo è un bene perché ho ​​visto Sasha picchiare selvaggiamente* il sacco da box nel centro fitness e, onestamente, penso che avrei potuto dargli solo in un pugno prima di farmi stendere."

Riconobbe esattamente il momento in cui la pazienza di Sasha finì ed era quando la parola 'scopata' gli uscì di bocca. "Vattene dal mio ufficio e inizia gli allenamenti."

Austin sospirò, pieno di rimorso. Gli piaceva Sasha, era un grande allenatore e un brav'uomo. "Mi dispiace," mormorò. "E 'solo...Payson era disperata, queste ultime due settimane ha messo su un bello spettacolo, ma ho visto la realtà. La stampa è stata spietata e non c'era nulla che potessimo fare per impedirlo. Lo ha gestito abbastanza bene; ha incassato ciò che le hanno lanciato addosso e non permesso che la innervosissero. Onestamente, però, proprio non capisco. Non capisco perché voi abbiate rinunciato."

"Non lo capisci? " domandò Sasha, gettando frustrato le carte sulla sua scrivania, "Non capisci che tutto il suo mondo le sarebbe crollato intorno se la gente avesse scoperto, e che eravamo ad un passo che Lauren Tanner facesse accadere tutto questo?"

Austin scosse la testa, "No, questo lo capisco, ma avremmo potuto gestirlo," disse. "E' solo che voi due eravate..."

"Che cosa, Austin, eravamo cosa?" Sasha praticamente gli gridò. Poteva vedere la frustrazione negli occhi di Sasha, le narici dilatate e la mascella contratta.

"Eravate così innamorati, ho pensato...non importa," disse, scuotendo la testa.

"Che cosa hai pensato?" chiese una voce femminile alle sue spalle. Si voltò e vide Payson in piedi sulla soglia dell'ufficio. Non sembrava arrabbiata, solo interessata. "Cosa pensavi, Austin?"

"Ho pensato che se qualcuno poteva essere felice, solo per una volta, allora quel qualcuno sareste stati voi due. Mi davate, non so, speranza, credo."

Sasha si passò una mano sul viso. Riconobbe il tono di voce di Austin. Aveva sentito se stesso usare lo stesso tono. anche se la sua voce era stata tre ottave inferiore quella volta. I suoi genitori lo avevano fatto sedere e gli avevano detto che avrebbero divorziato. Bene, la dinamica di questa piccola famiglia potrebbe essere ancora più incasinata della tua vera famiglia, Beloff, ed è tutto dire.

Guardò fuori dalla finestra dell'ufficio e vide molti dei suoi atleti d'élite entrare in palestra. Con un sospiro si voltò a guardare Payson e Austin. "Guarda, per quanto mi piacerebbe rivivere il momento più doloroso della mia vita, così Austin può sentirsi meglio, questa è una palestra, non l'ufficio di uno strizzacervelli. Voi due dovreste tornare al lavoro," disse, voltandosi di nuovo verso la finestra. "Se qualcuno ve lo chiede, vi stavo facendo la predica circa la gravità e le conseguenze delle vostre azioni," disse, cercando di mantenere la voce fredda, ma sapeva che Payson avrebbe visto la verità. I suoi occhi scorsero capelli castani di Kim Keeler, mentre iniziava a salire le scale. "Tua madre è qui," disse, voltandosi. "Vai," disse, accennando verso la porta.

Entrambi lasciarono l'ufficio, cercando di sembrare adeguatamente puniti. Un secondo dopo, Kim Keeler entrò nell'ufficio scuotendo la testa. "Buon giorno," disse.

"Buongiorno", le rispose, guardando Austin e Payson separarsi per iniziare il loro allenamento.

Kim sospirò e si lasciò cadere sulla sua sedia. "Beh, io odio dire te l'avevo detto, ma te l'avevo detto."

"Cosa?" Domandò Sasha, voltandosi verso di lei, confuso.

"Ti avevo detto che stava vedendo Austin Tucker ed era vero." Kim non sembrava felice di avere ragione, però. "Come ha potuto mentire così?"

Sasha deglutì aspramente, sperando che la sua faccia non lo tradisse completamente, "Sembra che fosse molto più complicato di così, Kim."

Kim sbuffò, "Ovviamente. Continua a non raccontarmi tutta la storia. Mi ha detto di credere a quello che voglio, perché questo è quello che fanno tutti gli altri. C'è qualcos'altro, vorrei solo sapere cos'è. Mark era furioso quando ha visto quel video. Hai visto quello che sembrava. L'ha baciata e poi hanno lasciato la sala da ballo insieme per andare a fare Dio sa cosa. Io non...non so cosa stesse pensando. E' sempre stata una ragazza assennata."

Sasha avrebbe voluto rassicurarla, voleva dirle che li aveva seguiti subito e che Payson aveva dormito da sola quella notte, ma sarebbe stata una bugia, così fu evasivo, "A volte, quando si tiene a qualcuno, il buon senso va fuori dalla finestra. Payson è un'atleta di classe mondiale e la migliore speranza degli Stati Uniti per l'oro olimpico, sei ori olimpici se raggiunge il suo obbiettivo. Ha la testa sulle spalle, Kim. Non devi preoccuparti."

Sbuffò, "Non posso farne a meno. Sono un genitore. Sono programmata per preoccuparmi." Sorrise. "Vedrai, un giorno, i tuoi figli diventeranno la tua vita."

Il suo sorriso si allargò mentre lo immaginava. Era nella sua casa a Wimbledon, era fuori nel giardino dietro la casa, seduto su una panchina, c'era un ragazzino che calciava un pallone nel cortile e una bambina che lo tirava per la mano sinistra, dove aveva una fascia in oro bianco intorno all'anulare, tirandolo verso un piccolo trampolino. "Salta con me, papà," disse, gli occhi proprio come quelli sua madre, illuminati di entusiasmo. La lasciò tirarlo lontano dalla panchina e guardò indietro, verso Payson, che sorrideva con indulgenza, con la mano appoggiata delicatamente sul ventre gonfio, il divertimento e l'amore lampanti nei suoi occhi.

"Sasha?" La voce di Kim interruppe la piccola fantasia, una che aveva avuto più volte nell'ultimo anno, in varie forme e fasi. A volte erano a New York, altre volte a Wimbledon, a volte proprio a Boulder, ma erano sempre insieme. C'erano sempre i bambini intorno a loro, ed erano sempre felici. Sapeva che lo voleva più prima che poi, anche se poi era la sua unica possibilità e lui era più che disposto ad aspettare.

"Scusa," disse scuotendo la testa, liberandosi dai pensieri .

Lei gli sorrise con indulgenza, "Vuoi figli?" chiese, i suoi occhi brillavano nel stesso modo di quelli di sua figlia, quando scopriva qualcosa in lui che trovava interessante.

"Sì, un giorno," rispose. "Ho sempre pensato che sarebbe stato bello avere figli. Due, forse tre."

Lei annuì e lo studiò per un momento, "Penso che saresti un ottimo padre."

La guardò e aggrottò la fronte. Non aveva mai realmente pensato a che tipo di padre sarebbe stato, non aveva voluto, nel caso fosse genetico. Questo sì è un pensiero spaventoso, Beloff. "Tu pensi?"

"Sì, hai sicuramente istinto," disse. "Hai una grande capacità di amare, Sasha. So che sei un uomo e gli uomini non parlano di cose del genere, ma lo vedo in te. E in realtà, quando si va al dunque, ciò di cui i ragazzi hanno bisogno è che i loro genitori li amino."

Lui ridacchiò, "Penso che potrebbe essere utile qualcosa in più di questo," disse, "ma grazie lo stesso."

"Dobbiamo solo trovare la ragazza giusta," disse Kim con un occhiolino.

Si strinse nelle spalle, voltandosi di nuovo la palestra, guardando i suoi atleti sparsi in giro, alcuni lavoravano duro, altri perdevano tempo. Vide Payson sul ​​nastro accanto alla trave, la sua attenzione fissa come un laser mentre lavorava su uno dei nuovi elementi che aveva creato, replicando il diagramma sulla sua scrivania quasi perfettamente. "Arriverà," disse. "Non ho alcun fretta."













Note:
*picchiare selvaggiamente: in originale "beat the crap out", è uno slang volgare, ma non ho ritenuto necessario riportare la volgarità dell'espressione, limitandomi al significato.

Alla fine abbiamo Payson, Sasha e Austin disperati. Modalità dramma: on.

Mi spiace per eventuali mancanze/ripetizioni, ma dovendo scrivere e tradurre saltellando da una pagina all'altra, qualcosa mi sfugge sempre.

Scusate di nuovo il ritardo, ma ho avuto millemila cose :)

Buon Natale! Ci vediamo qui il prima possibile!

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Capitolo 40
*** Strano Tacchino ***


NJYbA40

Strano Tacchino







Kim sorrise mentre si sedeva al tavolo della colazione con il marito. Erano solo loro due. Becca aveva passato la notte da Lily e Payson era ovviamente a casa sua, con il Signore sapeva chi. Aggrottò la fronte un attimo, pensando a come una volta fosse stretto rapporto con sua figlia, mentre si era lentamente deteriorato nel corso dell'ultimo mese. Non c'era stato un grosso litigio o un momento cruciale, semplicemente l'aveva sentita allontanarsi. Raramente andava a cena da loro, parlava poco al di là della conversazione educata e delle notizie della Rock. Aveva anche notato un cambiamento generale nella figlia. Payson non era felice. L'anno scorso sembrava che Payson stesse avendo una sorta di rinascita, unendo i suoi obbiettivi e la sua concentrazione con una gioia sfrenata per lo sport che dominava. Ora era tornata la seria, giovane donna che raramente abbozzava un sorriso. Era stato inquietante a dir poco, dato che Kim aveva fatto risalire il cambiamento a subito dopo i Campionati del Mondo, la notte stessa in cui sospettava che Payson fosse andata a letto con Austin Tucker. Non poteva provarlo e non aveva condiviso i suoi sospetti con nessuno, ma c'era qualcosa di diverso in Payson e basandosi sulle varie versioni della storia che aveva sentito riguardo notte dell'infame bacio, era l'unica conclusione che avesse senso. Era stato sconcertante per non dire altro poiché il rapporto di Payson con Austin non era cambiato minimamente. Ancora sosteneva che non erano nulla più che amici, che il bacio era stato un momento di follia e nient'altro, ma Kim sapeva che la figlia soffriva e tutto indicava Austin.

"Allora, ho parlato con mia sorella Cathy ieri," disse, evitando l'argomento che le vorticava in testa. Mark non aveva preso bene la frenesia dei media e anche se Payson ne aveva parlato con lui, era ancora molto una questione delicata.

"Sì, li ho visti la scorsa settimana a cena," rispose, passandole lo sciroppo d'acero per i pancakes. "Caos, come al solito."

"Stava parlando di venire la prossima settimana per il Ringraziamento," disse Kim con un sorriso. I loro parenti non erano mai andati a Boulder. La maggior parte di loro non era stata in d'accordo con il loro trasloco fin dall'inizio e così non avevano mai intrapreso il viaggio.

Mark annuì, "Sarebbe bello avere Cathy e Dave qui e sarebbe un bene per le ragazze vedere Payson e Becca."

"E' quello che pensavo. La chiamerò oggi e li inviterò," disse con un cenno del capo. "E inviterò anche Sasha," aggiunse. "Non avrà nessun posto dove andare."

Mark inclinò la testa, "Festeggia il Ringraziamento? E' così inglese. I pellegrini probabilmente non sono il suo ideale."

Kim alzò appena lo sguardo "Non è questo il punto. Dovrebbe avere un posto dove andare."

Mark sorrise con indulgenza. "Sembra che avremo una casa piena."

Lei sorrise, "Sarà bello. E' stato troppo tranquillo, ultimamente."

Mark fece una smorfia e annuì. "Hai parlato con Payson ieri?" chiese. L'espressione di rassegnazione quasi spezzò il cuore di Kim. Sapeva che non era sicuro di come fare per colmare la distanza che si era sviluppata tra loro e Payson.

"L'ho fatto. Non vede l'ora di festeggiare," disse Kim con un sorriso.

"Sta ancora sostenendo che non esce con quel Tucker?"

Kim scosse la testa, "Austin. E sì, dice che sono solo amici, che il bacio era solo un bacio."

"E tu cosa credi?" chiese, posando la forchetta frustrato.

Si strinse nelle spalle, "Non lo so, Mark. Li ho visti insieme, sono sicuramente vicini, ma..." scosse la testa, "Io non lo so. Lei dice che non stanno insieme, non vedo quale scelta abbiamo se non crederle."

Mark aggrottò la fronte e poi fece una domanda che Kim non aveva previsto, "Che cosa dice Sasha di tutto questo? Pensa che stiano insieme?"

Kim inclinò la testa, "Sai, non lo so. So che gli ha parlato dopo che sono tornati dai Mondiali, ma non so cosa ha detto. Non si è sbilanciato molto."

Mark annuì, "Allora deve pensare che non stanno insieme. Non permetterà che due dei suoi ginnasti non rispettino le regole proprio sotto il suo naso." Prese un boccone dei suoi pancakes.

Kim si morse il labbro e guardò Mark quasi scusandosi, "Io non te l'ho detto, vero?" chiese e lui la guardò speranzoso, "Il consiglio dei genitori ha annullato la regola di niente-appuntamenti su raccomandazione di Sasha. Ha detto qualcosa al riguardo, che stava causando più problemi di quanto non ne impedisse."

"Alex 'tenere tutti i maschi della specie lontano da mia figlia' Cruz era favorevole?" Sbuffò.

"Alex si fida di Sasha e così fa il consiglio," disse, "Sono incline a concordare con lui."

Mark sorrise, "Mi piaceva quella regola. Era il sogno di ogni padre."

"Era davvero inefficace e la penso proprio come Sasha, provocava più danni che benefici. Guardala in questo modo, diciamo che Payson e Austin stanno insieme, in realtà cosa c'è di sbagliato nel fatto che una diciottenne abbia un fidanzato? Senza la regola non si sarebbe sentita obbligata a nasconderlo a chiunque, soprattutto a noi."

Mark annuì, "E anche con la regola andata, ancora nega che lei e Austin stiano insieme?" chiese.

Kim arricciò le labbra pensierosa e si strinse nelle spalle, "Allora forse non stanno insieme, dopo tutto."

***
La Rock pulsava di vita quando Kim arrivò, dopo aver lasciato Mark all'aeroporto. Vide sua figlia sulla trave, che lavorava sulla sua nuova routine sotto l'occhio vigile di Sasha. Si fermò un attimo a guardare e vide Payson smontare dalla trave direttamente dopo la sequenza degli esercizi. L'aveva fatto sembrare facile, ma i pettegolezzi in palestra affermavano che, dopo il rilascio del nuovo codice dei punteggi, l'uscita di Payson sarebbe stata valutata un'abilità di classe G e chiamata Keeler. Fece un atterraggio ben fermo e guardò Sasha, entrambi con la stessa espressione stoica.

"Bene," sentì dire Sasha. Lo vide alzare la mano, apparentemente per posarla sulla spalla di Payson, ma si fermò a metà strada e scosse la testa prima di fare cenno alla trave, "Ancora," disse. Payson fece una smorfia, ma seguì gli ordini.

Era così da quasi un mese ormai, quella feroce intensità che si irradiava tra Payson e Sasha mentre lei si allenava. Nulla sembrava abbastanza buono, si focalizzavano come un raggio laser sulle minuzie che forse avrebbero assicurato a Payson l'oro olimpico. Kim aggrottò la fronte. Aveva visto un cambiamento anche in Sasha, quasi un giro di 360 gradi, da quando era arrivato. Non era stato esattamente spensierato e leggero, ma c'era un senso di pace intorno a lui. Sembrava felice. Le linee intorno agli occhi e la bocca erano diventate meno pronunciate, sembrava a suo agio con se stesso e col mondo intorno a lui e poi era cambiato di nuovo, di nuovo lo stoico supervisore che era quando aveva iniziato ad allenare alla Rock. Era tornato a casa da Istanbul diverso, come Payson, in realtà aveva brevemente considerato che i due avessero avuto un litigio di qualche tipo, ma la loro relazione sembrava immutata. Sospettava che avesse qualcosa a che fare con una donna, forse MJ, sapeva quei due avevano una storia e lei non riusciva a immaginare cos'altro avrebbe potuto sconvolgere Sasha Beloff.

Professionalmente, le cose erano fantastiche, le ragazze avevano fatto molto bene ai Mondiali, anche se Kaylie era rimasta delusa, finendo appena fuori dal podio sia al corpo libero che alle finali del volteggio. Anche la squadra maschile era stata molto brava, anche se il quarto posto finale di Nicky Russo nell'all-around era stato una delusione, ma Austin aveva mantenuto il suo titolo e Carter aveva di nuovo vinto delle medaglie. No, doveva essere qualcosa di personale, il suo rapporto con il padre, forse? Era determinata a scoprirlo. Sasha era diventato una sorta di, beh non sapeva come definirlo, non l'avrebbe definito un figlio, non riteneva di essere abbastanza vecchia per essere sua madre, ma ci andava abbastanza vicino. Si preoccupava di lui e voleva aiutarlo. L'invito a cena del Ringraziamento era un modo per cercare di tirarlo un po' su di morale, se possibile. Qualunque fosse stato il problema, sembrava consumarlo.

Sasha vide Kim arrivare con la coda dell'occhio mentre Payson eseguiva un'altra perfetta uscita dalla trave. La sua routine si stava formando splendidamente e ad un ritmo più veloce di quanto si aspettasse, anche da Payson. Aveva perso quasi un chilo alla settimana nel corso dell'ultimo mese e la stava aiutando nello sviluppo delle sue nuove abilità.

Lei gli si avvicinò, il suo bel viso serio e la sua bocca assotigliata in una linea. Il loro rapporto professionale non era cambiato molto, se non altro lavoravano completamente su un altro livello, uno che non aveva mai avuto con qualsiasi atleta con cui avesse mai lavorato.

I suoi occhi incontrarono quelli di lei, lo sguardo comunicava esattamente quello che pensava del suo atterraggio perfetto e poi cambiò espressione, "Tua madre è appena arrivata."

Payson annuì, "Sì, ha lasciato papà in aeroporto questa mattina. Tornerà alla fine della settimana per il Ringraziamento." Alzò le sopracciglia, "Non ti preoccupare, dieta rigorosa per me, nessun sovraccarico di carboidrati, lo giuro." Accennò un sorriso e gli parve di cogliere una cadenza ironica nella sua voce, ma non ne era sicuro.

Scosse la testa, non dando voce al pensiero che era stata perfetta e si ritrovò a sentire la mancanza la morbida curva dei suoi fianchi, meno arrotondati ora di quanto lo fossero stati un mese prima, quando era sepolto dentro di lei, la sua pelle morbida ed elastica sotto le sue dita. "No, non è questo. Avevo dimenticato che ci fosse una festa in arrivo," disse, mascherando abbastanza bene i suoi veri pensieri, anche se forse lei li aveva visti comunque. Era sicuro che Payson sapesse sempre cosa stesse pensando, soprattutto adesso.

Gli sorrise brevemente, anche se l'espressione seria era tornata di nuovo al suo posto abbastanza in fretta, "Meglio che ricominci." Salì di nuovo sulla trave.

"Sì," rispose, "Esegui tutta la routine di altre quattro volte prima di passare al corpo libero." Lei annuì e Sasha si diresse dritto verso il suo ufficio, non lanciando un'altra occhiata nella sua direzione. Se quella era la strada che la sua testa aveva preso quel giorno, avrebbe fatto meglio a stare lontano da lei. C'erano alcune cose che non riusciva a controllare e la sua mente era una di quelle. C'era un mucchio di lavoro cartaceo che lo aspettava sulla sua scrivania. Tara e Jake avevano gli allenamenti e voleva lavorarci quando sapeva che Kim era lì per rispondere a tutte le domande che aveva.

"Buongiorno," disse, mentre entrava nell'ufficio, Kim era già alla sua scrivania al lavoro.

"Buongiorno," replicò lei con un sorriso, porgendogli un plico di carte da aggiungere al già intimidatorio mucchio di lavoro sulla sua scrivania.

"Grazie," disse con chiaro sarcasmo, mentre si sedeva dietro il tavolo, prendendo una penna.

"Prima di lanciarti nel lavoro, volevo sapere se hai piani per questo Giovedì." chiese Kim, attirando la sua attenzione.

"Questo Giovedì? No, non ho impegni," disse, desiderando di potersi rimangiare le parole appena le aveva dette. Sapeva cosa sarebbe successo e sapeva che non sarebbe stato in grado di rifiutare. Sei un idiota, Beloff, hai appena parlato con Payson della festività.

"Ottimo, allora sei cordialmente invitato a trascorrere il Ringraziamento con la famiglia Keeler. Niente di speciale. Mia sorella e la sua famiglia verranno dal Minnesota e più siamo meglio è."

Sasha aprì la bocca, incapace di trovare la sua voce, "Kim..." cominciò.

"No, mi dispiace, non accetterò un no come risposta," disse con un sorriso.

Non poté fare a meno di ricambiarlo. Le piaceva sinceramente Kim Keeler ed era quello rendeva così difficile starle vicino. Sapeva di avere il suo rispetto e il suo affetto e sapeva che un giorno in un futuro non così lontano l'avrebbe perso. Il sorriso di Kim si fece più luminoso mentre lui scrollava le spalle impotente, "Cosa dovrei portare?"

"Te stesso e una bottiglia di vino non guasterebbe."

***

Fu così che Sasha si trovò vestito in uno dei suoi due completi, in piedi fuori dalla porta d'ingresso dei Keeler con in mano una bottiglia di vino rosso. Suonò il campanello e la porta fu aperta pochi secondi dopo dalla persona che sperava l'avrebbe fatto.

"Ehi," disse Payson, con un sorriso morbido sulle labbra. Cristo, è bellissima. Non era il vestito, anche se il blu cristallo gli ricordava qualcosa, e non erano i suoi capelli, anche se li portava in riccioli morbidi, che scendevano lungo la schiena e sopra la spalla, proprio come piaceva a lui. Era luminosa. Poi si rese conto di cosa fosse. Era la prima volta che si vedevano al di fuori della Rock in poco più di un mese. Deglutì vistosamente, la voglia di tirarla a sé, premere i loro corpi insieme e baciarla era quasi travolgente, ma fu rapidamente annullata non appena la testa sorridente di Mark Keeler comparì da dietro la porta.

"Sasha," disse, aggirando Payson e allungando la mano. "Felice Ringraziamento."

Strinse la mano di Mark con fermezza, "Felice Ringraziamento," disse e gli porse la bottiglia di vino.

"Payson, avevi intenzione di invitarlo o volevi tenerlo là fuori tutta la notte?" Mark chiese alla figlia, che arrossì un po' e aprì di più la porta. Suo padre si allontanò da loro, portando la bottiglia di vino in la cucina.

Sasha entrò all'interno della casa e fu subito assalito dal rumore. Si guardò intorno e vide due persone sconosciute in piedi nella sala da pranzo, con i bicchieri di vino in mano e già quattro, forse cinque ragazze bionde che correvano in cerchio fino a quando improvvisamente sentì qualcosa sbattere contro la parte posteriore delle gambe. Si sentì subito un gemito e Payson, che era in piedi accanto a lui, si chinò e poi si rialzò, questa volta con una piccola ragazza appollaiata sul fianco.

Il cuore di Sasha praticamente gli uscì dal petto all'immagine che gli si presentava. La bambina seppellì il viso nel collo di Payson, che emetteva dei suoni rilassanti, sfiorando con un piccolo bacio la guancia paffuta. "Va tutto bene, Livy," tubò leggermente alla bambina, che non poteva avere più di due anni. "Tu stai bene e Sasha non è arrabbiato. Dovresti chiedere scusa per essergli andato addosso, però," mormorò.

La bambina sollevò la testa e lo guardò con curiosità, due grosse lacrime che correvano giù per le guance. "Scucia*," sussurrò.

Il suo cuore si sciolse sul posto. "Va tutto bene, piccolina," disse, allungandosi e asciugandole le lacrime dalle guance con il pollice. "Mi dispiace, ero proprio in mezzo."

"Oh mio Dio," pronunciò una voce che non riconobbe. "Guardateli, non vi sembra Livy potrebbe essere figlia loro, tutti coi capelli biondi, non sarebbe uno scandalo?!?" Nonostante l'antipatica, voce stridente che aveva pronunciato quella frase, Sasha non poteva fare a meno di essere d'accordo. Un figlio loro sarebbe stato biondo e la vista di Payson che teneva la bambina in braccio era quasi troppo per lui.

Payson alzò di scatto lo sguardo, gli occhi incontrarono i suoi con un lieve panico prima di sospirare con rassegnazione, "Zia Cathy, questo è il mio allenatore, Sasha Beloff," disse, "Sasha, questa è la sorella di mia madre, Cathy e suo marito, mio zio David."

Sorrise alla coppia, "Piacere di conoscervi entrambi," disse con un cenno del capo.

"Wow, che accento! Quindi sei inglese? Sasha non è nome da una ragazza però? Ho sempre pensato che fosse il nome di una ragazza. Non importa, se uno ha il tuo aspetto. Nessuno dubiterà che tu sei tutto uomo." Sputò fuori la zia di Payson senza prendere respiro e Sasha potè sentire il calore salirgli sul collo. Si voltò verso Payson che sembrava livida.

Sasha sorrise, sperando sembrasse un sorriso genuino, "Il mio nome è Alexander realtà, Sasha è un vecchio nomignolo russo per Alexander."

"Sei russo? Ma il tuo accento, è inglese," continuò a dire.

"E' inglese e rumeno, Zia Cathy," la interruppe Payson, guardando supplichevole lo zio.

Suo zio sembrò cogliere il suggerimento, "Cathy, perché non vai a vedere se Kim ha bisogno di aiuto in cucina? Io proverò a radunare le ragazze." Mise una mano sulla spalla della moglie e la condusse fuori dall'ingresso, verso la cucina.

"Wow," disse, con calma. "E' la sorella di tua madre?"

"Sono molto diverse," rispose Payson con una smorfia imbarazzata.

Improvvisamente, la bambina bionda sembrava stanca di essere tra le braccia della cugina e si dibattè fino a che Payson non la lasciò scendere. Si fermò davanti a Sasha e alzò lo sguardo, allungando il collo. "Su! " chiese, alzando le braccia in alto. Sasha guardò a Payson, che scrollò le spalle, così si chinò e sollevò la bambina tra le braccia, "Whoa!" esclamò. "Alto qui," disse e ridacchiò.

"E tu come ti chiami?" Chiese, mentre la bambina si appoggiava alle sue braccia per studiarlo attentamente in volto.

"Livy," balbettò e lui sorrise.

"È un bel nome, Livy. Io sono Sasha," disse e catturò gli occhi di Payson. Stava sorridendo nel modo che in genere portava ad un bacio. Sarebbe stato un passo facile da fare in quel momento, anche se sapeva che non sarebbe successo.

"Sacia," mormorò a se stessa, lasciando uscire una piccola risatina.

All'improvviso una voce interruppe il loro momento, "Odio dirlo, ma penso che mia cognata avesse ragione, voi tre sembrate una foto," dichiarò Mark. "Avete intenzione di venire dentro o tu e Payson volete continuare a fare una riunione nel corridoio con la mia nipote più giovane?" Lo seguirono in salotto.

Payson borbottò piano. "Mi dispiace per mia zia. Ha già bevuto cinque bicchieri di vino e questo è davvero è il suo modo di essere ben educata."

"Non ti preoccupare, amore," mormorò di rimando. Gli occhi di Payson risalirono fino ai suoi e si guardarono per un breve momento prima che Sasha si ricomponesse. "Mi dispiace," sussurrò.

Lei si strinse nelle spalle e gli fece un piccolo sorriso. Non le importava, ma era un piccolo promemoria per stare attenti. "Giù," richiese improvvisamente Livy e Sasha fece scendere la bambina che si diresse con passo incerto nella direzione del rumore, lungo il corridoio, dove suppose fosse il resto delle ragazze di cui aveva parlato lo zio di Payson.

"Sasha!" esclamò Kim mentre entravano in cucina, "Felice Ringraziamento," disse, sfiorandogli appena la guancia con le labbra.

"Felice Ringraziamento," rispose, accettando un bicchiere di vino da Mark che aveva aperto la bottiglia che aveva portato.

Payson si voltò verso l'unica persona nella stanza a cui non era stato presentato "Sasha, questa è mia cugina, Maureen," disse. Strinse la mano a quello che doveva essere la figlia maggiore di Cathy e David. Sembrava di essere poco più che ventenne ed era quasi una replica di sua madre.

Cathy si sporse in avanti, "Maureen è all'ultimo anno di college" disse ad alta voce e sua figlia la guardò. "Farà l'insegnante. Payson, non saresti al college adesso se non stessi facendo ginnastica?"

"Vado al college, zia Cathy," disse Payson con dolcezza, anche se Sasha riconobbe immediatamente il falso tono di voce che aveva usato. "Sto frequentando i corsi online della UC Boulder, così posso concentrarmi sui miei allenamenti."

"Giusto, giusto," dichiarò Cathy, agitando sprezzante una mano in aria. Gli occhi di Sasha passarono in rassegna tutti i presenti. Kim e Mark sembravano essere abituati a questo tipo di comportamento e poco turbati, ma Payson sembrava assolutamente mortificata.

"Quindi sei l'allenatore di Payson?" una nuova voce chiese e Sasha si voltò verso Maureen.

"Sì, lo sono," rispose, non sapendo se avrebbe dovuto articolare una risposta più complessa.

"E anche tu eri un ginnasta?" Chiese Maureen. Era abbastanza carina, i capelli biondo sporco, un piccolo naso all'insù, occhi marrone scuro, ma il modo in cui i suoi occhi lo stavano fissando lo rendeva nervoso.

"Sasha è stato quattro volte medaglia d'oro olimpica," disse Payson con evidente frustrazione. "Te l'ho detto ieri sera, Mo" Maureen si strinse nelle spalle, la sua espressione annoiata esteriormente, ma incontrò gli occhi di Sasha e quello che vide fu chiaro come il giorno. Era interessata a lui, e non l'avrebbe nascosto di fronte a tutta la sua famiglia. Guardò Payson che aveva chiuso gli occhi mentre scuoteva la testa.

L'imbarazzo fu rotto da un grido acuto, seguito da un forte boato di urla. "Payson, potresti?" chiese Kim. Payson rivolse a sua madre uno sguardo disperato prima di voltarsi e uscire dalla stanza verso i suoni del caos.

"Loro l'ascoltano," disse Cathy, con una scrollata di spalle.

Kim osservò Sasha che guardava sua figlia lasciare la stanza. Forse invitarlo non era stata l'idea migliore. Quando il giorno prima erano arrivati sua sorella, suo cognato e le sei figlie, dai venti ai due anni d'età, l'unico argomento era stato che Sasha sarebbe stato a cena. Cathy l'aveva forzata a darle i dettagli sul giovane, con l'ovvia intenzione di accoppiarlo con la figlia. Kim amava la sorella, ma non si faceva illusioni su di lei.

"Non pensi che sarebbe la cosa giusta per Maureen?" disse Cathy, mentre erano seduti in salotto. Mark e Dave avevano portato fuori le bambine più piccole per dei frozen yogurt, lasciando Kim, Maureen, Payson e Cathy a casa da sole.

"È sexy?" Chiese Maureen, guardando verso Payson per una valutazione.

"Non sarà interessato," rispose Payson brevemente.

"Payson," la rimproverò Kim, Payson si strinse nelle spalle senza scusarsi. Lei e Maureen era mai andate d'accordo da bambine e sembrava che fosse così anche da adulte.

"Perché non dovrebbe essere interessato alla mia Maureen? Lei non avrà posato praticamente nuda su una rivista, ma è abbastanza carina per essere una modella," la rimbeccò.

Era cominciato quando erano arrivati​​. In qualche modo, in loro assenza, Cathy e Maureen avevano accumulato un bel po' di risentimento verso il successo di Payson e non facevano molto per trattenerlo.

Payson alzò gli occhi, "Scusatemi," disse, alzandosi e lasciando la stanza.

Non appena se ne fu andata, Cathy si era lanciata su di lei "Beh, Kim davvero, quella tua ragazza. Credo davvero che tutta questa fama le abbia dato alla testa. E stanno ancora parlando di quella foto rivista di lei in città. Non posso credere che tu e Mark l'abbiate lasciata fare qualcosa di simile. Poi arriviamo e lei vive nemmeno più a casa?"

A Kim c'era voluta tutta la sua forza di volontà per tenere la bocca chiusa. Voleva che quella festa fosse una piacevole esperienza.

Quando li chiamò a cena, aveva sentito un enorme sollievo perché avrebbero il cibo per tenerli occupati a tavola.

"Sasha, come sei entrato nel mondo della ginnastica?" Dave chiese e Kim sorrise.

"E' nel mio sangue realtà. Mio padre era un ginnasta per la Romania e sono cresciuto facendolo."

"Allora non hai mai avuto un lavoro vero?" chiese Cathy e Kim rabbrividì. Sasha aveva respinto tutti i suggerimenti non così velati di Cathy, che aveva cercato di spingerlo verso Maureen tutta la notte e ora sua sorella era in posizione di attacco.

Gli occhi di Sasha lampeggiarono brevemente, ma sembrò avere il controllo di se stresso "Suppongo che sia un modo di vedere le cose. Non ho mai dovuto lavorare in un posto di lavoro che ho odiato. Ho avuto la fortuna di fare ciò che amo da quando ero un ragazzino."

"È questo che pensi di fare, Payson?" chiese in fretta, e Kim vide gli occhi di Sasha restringersi verso sua sorella e invece di permettere a Payson di rispondere saltò nella conversazione.

"Payson è un'atleta di classe mondiale. Se si comporterà come ci si aspetta il prossimo anno a Londra, sarà probabilmente la più grande ginnasta di tutti i tempi. Ha lavorato più duro di qualsiasi atleta che abbia mai incontrato e ha superato gli ostacoli più duri che una persona possa incontrare per arrivare a questo punto. Quindi no, suppongo che lei non dovrà rassegnarsi alla fatica di un semplice impiego per uno stipendio. Mi scusi," disse, alzandosi in piedi, lasciando cadere il tovagliolo sulla sedia e lasciando la sala.

L'intera tavolata rimase seduta lì con le bocche spalancate. Kim fece per alzarsi, per seguire il suo ospite e chiedergli scusa, ma la mano di Payson sulla sua la fermò. Scosse la testa e si alzò per seguirlo.

"Beh, com'è maleducato," dichiarò Cathy, gli occhi fissi su Kim. "Lascerai che l'uomo mi parli in quel modo?"

Kim la fissò, "Sei seria, Cath? Dopo il modo in cui ti sei comportata? Tutti i tuoi piccoli commenti e le insinuazioni, qual è il problema? Sei gelosa? È questo? Pensavi che traslocare
qui fosse un errore e abbiamo dimostrato che ti eri sbagliata e ora sei gelosa? Scusatemi, ho perso l'appetito." Si alzò e marciò in cucina dove i bambini stavano mangiando, ignari di quello che era successo nella sala da pranzo.

Becca alzò gli occhi dal tacchino che stava tagliando per Livy. "Sasha e Payson sono usciti," disse cautamente.

"Avevano bisogno di una boccata d'aria fresca," Kim disse come scusa, anche se sapeva che era debole. Si mosse verso la finestra e guardò fuori nel cortile, non vedendo la coppia.

"Non lo so, Sasha sembrava piuttosto arrabbiato," replicò Becca. "Payson sarà in grado di calmarlo però. Lo fa sempre."

Kim tornò a guardare la figlia. "Che vuoi dire?"

"Sai, come quando siamo alla Rock. Quando Sasha si arrabbia davvero per qualcosa, Payson è l'unica che può andare da lui senza farsi staccare la testa con un morso."

Kim annuì, continuando a guardare fuori nel cortile buio prima finalmente di avvistarli vicino a uno dei grandi alberi. Sasha aveva dato a Payson la giacca del suo colpeto, che aveva  senso visto che fuori erano circa quatro gradi. Sembrava stessero parlando. Kim li guardò. Entrambi sembravano calmarsi, le spalle più rilassate, la tensione che scompariva dalla loro postura. Vide Payson annuire e poi Sasha si chinò a dare un bacio sulla guancia della figlia. Payson si tolse la giacca e gliela porse e Sasha lasciò il cortile dal cancello laterale. A quanto pare ne aveva avuto abbastanza, non che Kim lo biasimasse. Guardò di nuovo sua figlia che era in piedi nel mezzo del cortile, fissando la schiena di Sasha, tenendo la mano sulla guancia, come se stesse cercando di trattenere qualcosa. Gli occhi di Kim si spalancarono e rimase a bocca aperta. Improvvisamente, i cambiamenti sua figlia avevano un senso, il passaggio da essere completamente contenta e felice alla prevalente tristezza che aleggiava su di lei, alla tensione che sembrava esserci ogni giorno.
Payson era innamorata del suo allenatore.











Note:

*Scucia: in originale era Sowry. Ho cercato di mantenere la parlata infantile di una bambina di due anni. Non ho bambini a portata di mano, quindo ho dovuto improvvisare. Scucia mi sembrava abbastanzo adatto come versione storpiata di scusa. Stesso discorso per la storpiatura del nome di Sasha in Sacia.




Scusate i miei ritardi continui, ma vado all'universita. E dovrò laurearmi pure io, prima o poi :)

p.s. Siamo a metà! Hurray!


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Capitolo 41
*** Venerdì Nero ***


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Venerdì Nero










Per molte persone, il Venerdì dopo il Ringraziamento consisteva nell'avventurarsi nei negozi sovraffollati cercando i saldi natalizi e regali perfetti per i loro cari. Per Payson Keeler era solo un altro giorno. Anche se ufficialmente la Rock era chiusa, non aveva intenzione di prendersi un altro giorno di riposo e di certo non aveva intenzione di passare la giornata con la sua famiglia, non dopo il disastro che si era rivelato essere il Ringraziamento a casa Keeler. Era il segreto peggio mantenuto nella loro famiglia che la zia Cathy si sentisse inferiore alla sorella. Così, quando i Keelers si erano trasferiti a Colorado cinque anni prima per seguire il sogno di Payson di diventare una ginnasta olimpica, Cathy aveva afferrato al volo l'occasione. Aveva sempre messo in discussione la decisione, insinuando che fossero pazzi, e incolpando Payson per un fallimento da cui non si sarebbe mai ripresa. Tutto questo era venuto a galla la sera prima, quando Sasha tra tutti i presenti l'aveva difesa di fronte a tutta la sua famiglia, che per la maggior parte aveva imparato a prendere le chiacchiere di Cathy per quello che erano, le parole pungenti di una donna infelice della sua vita. Payson non se ne era curata, non proprio, ma sentire Sasha descrivere lei e i suoi risultati, utilizzando il tono più duro che possedeva, le aveva fatto venire le farfalle nello stomaco.

Toccò appena la mano di sua madre mentre si alzava dal tavolo, comunicando in silenzio che avrebbe seguito Sasha. Era andato verso la cucina e Payson capì che non se ne era andato, aveva semplicemente lasciato la situazione imbarazzante dopo il suo sfogo.

"Sembrava arrabbiato," disse Becca mentre si faceva strada verso la cucina. "Cosa è successo?" chiese.

Payson guardò i suoi cugini più giovani e scosse la testa verso Becca, "Ha solo bisogno di una boccata d'aria," rispose e Becca annuì. Uscì di casa, non pensando a come fosse fredda l'aria di fine novembre. Lo vide vicino a uno dei grandi alberi nel loro cortile, che spezzava un piccolo ramoscello, gettando via i pezzi.

"Ehi," lo chiamò, abbracciandosi e sfregando le mani contro la pelle, cercando di scaldarsi.

Senza dire una parola Sasha si tolse la giacca e con un colpo dei polsi gliela mise sulle spalle, unendo ermeticamente i lembi. Aspettò che Payson sostituisse le sue mani con le proprie prima di fare un passo indietro, la vicinanza che già faceva effetto su entrambi. "Mi dispiace. E' stato vergognosamente scortese da parte mia dire quelle cose a tua zia. Dovrei tornare dentro e chiedere scusa."

Payson gli sorrise, "Non dispiacerti," disse, "hai detto quello che per anni avrei voluto dire io. Lei eccelle a sminuire quello che faccio senza effettivamente venire allo scoperto e dirlo direttamente. Principalmente la ignoriamo ormai, ma grazie lo stesso."

"Probabilmente dovrei andare," disse con un cipiglio che rovinava il suo bel viso. "Penso di aver causato abbastanza problemi per una notte."

Payson sorrise, "Sono contenta che tu sia venuto stasera," disse. "E' stato bello averti qui con la mia famiglia, quasi come..." si interruppe.

"Quasi come se gli avessimo detto tutto e fossimo solo una normale famiglia che celebra una festa insieme?" finì per lei e un sorriso triste sostituì l'espressione seria che aveva assunto da quando era uscito.

"Sì," rispose, guardandolo negli occhi. Per un momento, un momento terribile e meraviglioso, pensò che avrebbero stracciato il loro accordo e l'avrebbe baciata. Poteva sentire il magnetismo che sembrava sempre scorrere tra di loro che l'attirava più vicina. I suoi occhi guizzarono alla bocca di Sasha e si umettò le labbra con la punta della lingua, in attesa. Lo guardò negli occhi e il contatto visivo ruppe il momento. Non potevano farlo.

"Dovrei andare. Dì ai tuoi genitori che li ringrazio per la bella serata," disse e lei annuì, togliendosi la giacca, non prima di inalare il suo profumo. Era da tempo svanito dalle sue lenzuola e il pensiero di spruzzare la colonia sul suo cuscino le era sembrato oltre il limite del patetico. I suoi occhi si chiusero, mentre una piccola scossa di piacere la attraversava, il suo corpo che reagiva istintivamente a ciò che il suo profumo evocava in lei, la mente intorpidita da sensazioni meravigliose .

"Lo farò. Grazie per essere venuto," disse incrociando di nuovo il suo sguardo.

"Ci vediamo domani, Payson," disse, e prima che lei potesse reagire si chinò e la sfiorò con un bacio morbido sulla guancia. Poi se n'era andato, marciando a grandi passi fuori dal cancello laterale e lontano dall'entrata. Payson portò la mano alla guancia e lasciò che gli occhi le si chiudessero, cercando di memorizzare di nuovo la sensazione delle sue labbra. Era passato così tanto tempo. Udì il suono inconfondibile del motore che si avviava e l'auto di Sasha che si allontanava prima di riaprire gli occhi e rientrare in casa.

Sua madre era in piedi in cucina con una strana espressione sul viso. Le comunicò il messaggio di Sasha ed entrambe ritornarono alla sala da pranzo, mentre sua madre continuava a guardarla con la stessa strana espressione. La mantenne per tutto il resto della terribile cena e anche mentre stavano pulendo.

Alla fine, mentre stava mettendo via l'ultimo dei piatti, Payson guardò sua madre, "Cosa c'è? Perché continui a guardarmi in quel modo?"

Kim scosse la testa e fece una smorfia, "Sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, giusto?" chiese e Payson sospirò.

"Mamma, se si tratta di nuovo di Austin, non so quante volte posso ripetertelo."

Lei scosse la testa, "No, non si tratta di Austin. Ma lo sai, vero? Qualsiasi cosa."

Payson sapeva che c'era stata una spaccatura tra lei ei suoi genitori da dopo i Mondiali. Era troppo difficile star loro vicino, anche se li amava molto. Era comunque bello sapere che la sua mamma era lì per lei, almeno in teoria. "Lo so, mamma."

"E non mi nasconderesti niente di importante, vero?"

Il suo sorriso sbiadì e sospirò, mettendo giù il canovaccio e guardando seria sua madre, "Mamma, ci sono solo alcune cose che è meglio non sapere." Era l'unica risposta che poteva dare senza mentirle direttamente. La verità era che lei aveva nascosto a sua madre qualcosa di importante e avrebbe continuato a farlo senza esitazione. Sapeva che era semantica a questo punto, le bugie di omissione erano state sufficienti a garantire una completa rottura nel loro rapporto una volta che la realtà dei fatti fosse venuta fuori, ma Payson non riusciva a dire la verità.

Kim aggrottò le sopracciglia, ma rimase in silenzio sull'argomento, riportando la sua attenzione sugli avanzi che dovevano essere messi via.

***

Payson sospirò mentre finiva i suoi esercizi di riscaldamento, Sasha che la guardava in piedi vicino a lei. Non avevano riaperto l'argomento, ma la tensione era rimasta. Sapeva che avrebbero dovuto affrontare il problema alla fine, ma dal momento che Payson non aveva idea da dove questa nascesse, non sapeva cosa avrebbe potuto fare.

Andò al distributore d'acqua e ne bevette velocemente un bicchiere, prima di muoversi verso le parallele asimmetriche.

"Sono andati a casa?" Domandò Sasha, le sue prime parole da quando si erano augurati buongiorno quando Payson era arrivata.

"Domani mattina," rispose, alzando gli occhi al cielo. "Non andrò lì finchè non se ne vanno. Dovevi restare. Maureen era così arrabbiata con la madre per averti spaventato," lo prese in giro con leggerezza, cercando di farlo sorridere. Funzionò, facendogli sollevare un angolo della bocca in un piccolo sorriso sbilenco. "Grazie, tra l'altro, per quello che hai detto."

Si strinse nelle spalle, "Era la verità," disse. Payson annuì e si allontanò verso le parallele per iniziare il suo esercizio. "Payson," la chiamò Sasha e lei si fermò di colpo, guardando verso di lui con curiosità. "Non sono invitate."

Payson corrugò la fronte, confusa. "Non sono invitate?"

"Al matrimonio."

Payson non sapeva cosa l'avesse possedduto per fargli dire una cosa del genere, ma non appena le parole erano uscite dalle sue labbra, sapeva che erano quelle giuste. Avevano bisogno di un promemoria, qualcosa di più tangibile dei ricordi che avevano creato nel corso dell'ultimo anno. Aveva preso le sue parole come vere, ma improvvisamente aveva poco a che fare con un invito ed era più l'idea generale. Si sarebbero sposati, un giorno. Le parole penetrarono in entrambi e un bel sorriso apparve sul volto di Payson, subito ricambiato da Sasha, prima che entrambi annuissero e distogliessero lo sguardo. Payson si mosse di nuovo verso le parallele e prese un lento, profondo respiro, mettendo da parte le sue emozioni e concentrandosi sulla sua nuova routine, con cui doveva subito iniziare ad allenarsi se voleva che ci fosse qualche speranza di vincere i suoi ori alle Olimpiadi.

***

Payson tornò a casa dagli allenamenti con la sensazione di essere piena di lividi dalla testa ai piedi. La doccia in palestra non era servita a molto e l'unica cosa che voleva più di ogni altra cosa era fare un lungo e caldo bagno nella sua vasca. Era una cosa fantastica, la sua vasca. Poteva facilmente ospitare due persone, qualcosa che lei e Sasha aveva scoperto in tempi relativamente brevi, ed era una vasca idromassaggio, con getti potenti che avrebbe alleviato il dolore nel suo corpo. La routine alle parallele asimmetriche stava venendo fuori bene, ma per lavorare alla sua sequenza di uscita era finita sul tappeto più volte di quanto potesse contare.

Gettò la borsa da ginnastica sul suo letto, aprì l'acqua calda e accese alcune candele poste strategicamente in tutto il bagno. L'odore calmante della lavanda invase i suoi sensi mentre si toglieva i vestiti, raccolse i capelli in cima alla testa e poi, mentre la vasca si riempiva, aggiunse rapidamente alcune gocce di bagnoschiuma nell'acqua calda. Lentamente si è calò in acqua e i suoi muscoli si rilassarono quasi istantaneamente, mentre sistemava la testa contro il lato della vasca e chiudeva gli occhi. Si rilassò completamente, lasciando affluire i ricordi di lei appoggiata contro il forte petto di Sasha, le mani che correvano lungo il suo corpo per lavare via la sporcizia e lo stress del giorno, le sue labbra contro il suo collo e le spalle. Sospirò mentre le immagine evocate bruciavano nella sua memoria. La sua mano scese sott'acqua, scomparendo sotto la superficie-

"Payson!" urlò una voce maschile in preda al panico. Payson riaprì gli occhi e vide che Austin Tucker era in piedi contro la porta del suo bagno, con l'aspetto di uno che stava venendo strangolato.

Non aveva neanche la forza di urlare contro di lui e lasciò semplicemente ricadere la testa contro la vasca. "Austin, che ci fai qui?" chiese stancamente.

"Io, uh, io," balbettò. Non l'aveva mai visto così agitato. "Non rispondevi al cellulare e poi non hai risposto al campanello. Mi sono preoccupato. Sembravi addormentata e poi hai mosso la mano e ho capito che sicuramente non dormivi. Mi dispiace, volevo solo sapere che programmi avevi per cena."

Payson sospirò, "Ci sono gli avanzi del Ringraziamento in frigorifero," rispose. "Li avrei riscaldati più tardi, ma lo farò adesso."

Lui scosse la testa, "No, tu, uh, rimani lì. Li scaldo io," disse. "Mi dispiace per l'interruzione." Fuggì velocemente dalla stanza e Payson rise piano con se stessa.

Una mezz'ora più tardi, dopo aver indossato i pantaloncini del pigiama e una canottiera, scese al piano di sotto, seguendo l'odore del cibo nella sua cucina. Austin era al tavolo circondato da un ricco buffet. "Ne vuoi un po'?" chiese, la bocca piena di quello che sembrava purè di patate e patate dolci.

Scosse la testa, "Ho portato a casa la maggior parte di quella roba per te, comunque. Sai che non posso mangiarla."

Austin annuì, indifferente, e si immerse di nuovo nel cibo. Ci fu un bussare alla porta e Payson andò a rispondere. Fu scioccata nel vedere sua madre dall'altra parte.

"Mamma, cosa ci fai qui?" chiese, aprendo la porta per lasciar entrare la madre, lontano dal freddo esterno.

"Oggi ho fatto un pò di shopping di Natale per Becca e tuo padre e mi chiedevo se potevo nascondere i regali qui. Tuo padre è un tale segugio e Becca non è da meno." Sollevò le borse della spesa che aveva in mano.

Payson sorrise, "Certo," disse, facendole strada in casa.

"Hai scaldato gli avanzi?" chiese Kim, sentendone l'odore mentre si avvicinavano alla cucina.

"Cosa, uh," cominciò, ma non fu in grado di finire perchè Austin uscì dalla cucina, con uno sguardo perplesso e stringendo in mano un Tupperware pieno di torta di mele.

"Ehi, Pay, come si fa ad aprire questo coso?" chiese, senza alzare lo sguardo.

Kim Keeler si fermò per osservare la scena e Payson sospirò. Sapeva quello che sua madre stava pensando. Si diede un'occhiata. Era praticamente in pigiama, a piedi nudi, i suoi capelli erano bagnati e Austin si comportava come se fosse casa sua.

Stava per aprire di nuovo la bocca, quando sua madre le rivolse uno sguardo tagliente. "Andiamo, li metto nel mio armadio," disse Payson, prendendo alcuni dei sacchetti di sua madre e portandoli al piano di sopra. Austin non aveva bisogno di sentire la predica che Payson stava per ricevere, soprattutto perché non aveva fatto niente per guadagnarsela.

Appena entrati sua camera da letto di sua madre iniziò, "Che succede, Pay?" chiese con tono eloquente.

Payson sospirò, "Niente, mamma. So che non ci credi, ma non succede niente." Sapeva come sembrava e sapeva che la fiducia di sua madre in lei era in calo, soprattutto dopo l'incidente ai Mondiali. Immagini e video erano difficili da negare, nonostante stesse dicendo la verità quando si trattava del suo rapporto con Austin.

"Vedi, lo trovo difficile da credere. Io proprio non capisco cosa ti sta succedendo, Payson." Fece qualche passo e poi si voltò, scorgendo il bagno, le candele accese intorno alla vasca, le luci soffuse e il bagnoschiuma non ancora del tutto defluito. "Questo... voi due stavate..." sua madre non riusciva nemmeno a esprimere i pensieri che le rimbalzano in testa.

Payson sospirò e scosse la testa, "Ho fatto un bagno quando sono tornata a casa dopo l'allenamento, da sola."

Kim si sedette sul letto e la guardò, la preoccupazione sostituì l'oltraggio di un attimo prima. "So che tu pensi che io non capirò, ma io penso di sì."

Scosse la testa, "Mamma, ne dubito molto."

Kim scosse la testa e sospirò, "So che ci si può sentire confusi, soprattutto se si hanno per qualcuno dei sentimenti che non si possono avere. A volte ti lanci in qualcos'altro o torni da qualcuno che puoi avere perché è più facile. Devi sapere, Payson, che non è giusto per te o per l'altra persona. Finirai soltanto per ferirlo."

Payson aggrottò la fronte nella confusione più totale, "Mamma, io davvero non ho idea di cosa tu stia parlando. Stiamo parlando di Austin? Non ho sentimenti del genere per Austin e lui non sente quello per me. Io non..."

Sua madre la interruppe, "Ieri ho visto te e Sasha nel cortile," disse.

Payson non era ancora sicuro a cosa alludesse sua madre, non era successo niente nel cortile dopo cena, avevano parlato e lui se ne era andato. "Okay, non capisco," disse.

"Davvero non lo capisci, vero?" disse Kim, scuotendo la testa. "L'ho visto baciarti sula guancia, Payson, e ho visto il modo in cui lo guardavi mentre andava via. Mi ha quasi spezzato il cuore a vederti così. Volevo solo farti sapere, va bene avere questi sentimenti. Sasha è un brav'uomo, il tipo di uomo per cui dovresti provare dei sentimenti in futuro, ma lui è il tuo allenatore, tesoro, ed è molto più vecchio di te. Sono sicura che te ne rendi conto. Deve essere così difficile per te allenarti con lui. Ti sentiresti più a tuo agio ad allenarti con qualcun altro? Ci inventeremo qualcosa."

Payson la fermò, alzando la mano e scuotendo la testa con fermezza, "Mamma, non hai bisogno di dire altro. Io non voglio assolutamente parlare di questo. Sasha è il mio allenatore e quello che stai dicendo, è solo...non sai di cosa stai parlando. Quindi, per favore, lascia stare." Scelse con cura le parole, cercando di non mentire, anche se a quel punto, che senso aveva?

"Payson, sto solo cercando di aiutare. Non può essere facile per te. L'hai capito a Istanbul? E' per questo che ultimamente sei così triste, tesoro?"

Payson chiuse gli occhi, cercando di nascondere il dolore. Sua madre aveva colpito troppo vicino e il dolore sordo che aveva sentito dentro quando si svegliava da sola ogni mattina fino a quando non l'aveva seppellito, tornò prepotentemente a farsi sentire. Non aveva capito quanto volesse condividere quello che stava passando con la sua mamma. Erano sempre state così vicine. Una ragazza dovrebbe essere in grado di parlare con sua madre dell'uomo di cui si è innamorata, soprattutto quando era un uomo come Sasha, che era, come sua madre aveva appena detto, un brav'uomo, il tipo di uomo che voleva per lei. Non c'era proprio nessun modo in cui avrebbe potuto dirglierlo, non ora, e quando alla fine fosse venuto fuori, dubitava molto che sua madre avrebbe capito. "Mamma, per favore, non," disse, guardandola negli occhi. "Sasha è il mio allenatore e Austin è mio amico. Tu non sai di cosa stai parlando." Non aveva idea di cosa altro dire.

Kim annuì, mordendosi il labbro e Payson sentì la colpa stringerle lo stomaco. "Va bene. Solo che non voglio vederti commettere un errore e fare qualcosa che il più volte si finisce per rimpiangere."

Si alzò e fece qualche passo, avvolgendo le braccia attorno a sé. "Mamma, per favore."

"Non posso lasciar perdere. Sei stata così felice per un po', Pay, e odio vederti sconvolta. Non si può negare che sei stata giù, ultimamente."

"Sono stato concentrata. C'è una differenza, ho poco meno di dieci mesi, fino alle Olimpiadi. E' l'allenamento più difficile che io abbia mai fatto."

"Sei diversa rispetto a prima, Payson, e qualunque cosa sia responsabile di questo cambiamento, non posso dire di esserne una fan. E non è il tuo allenamento. Ho visto concentrarti prima, Pay, e questo è diverso. Tu sei diversa."

Payson sbuffò appena. "Mamma, non te lo chiederò ancora, per favore lascia perdere." Incontrò gli occhi di sua madre, supplicandola. Non aveva alcun desiderio di trasformare la conversazione in una battaglia, ma l'avrebbe fatto se avesse dovuto .

Kim alzò le mani in segno di sconfitta, "Bene, ma fai attenzione, Payson. Non farti coinvolgere in qualcosa che non puoi gestire. Farà solo male alla fine."

Pochi minuti dopo sua madre se ne andò, evidentemente insoddisfatta della loro conversazione, ma non c'era molto Payson potesse fare. Austin andò via solo un poco dopo, prendendo la maggior parte degli avanzi con lui.

Payson sospirò, sedendosi sul letto, fisicamente ed emotivamente esausta. Impostò la sveglia per le quattro del mattino, anche se sapeva che il suo corpo probabilmente si sarebbe svegliato senza l'aiuto di un cellulare che squillava insistendo che era ora di svegliarsi. Guardò il suo telefono e lo studiò per un momento prima di prendere una decisione. Bastò la semplice pressione di pochi pulsanti per far partire la chiamata.

"Pronto?" la voce di Sasha gracchiò nel ricevitore, piena di sonno.

"Ehi," disse e la sua voce suonò piccola, anche a se stessa.

"Payson," mormorò, col tono un po' più vigile. "Qual è il problema?" chiese e Payson sospirò, sentendosi improvvisamente molto sciocca e un po' infantile.

"So che abbiamo detto che non l'avremmo fatto, ma ho bisogno di sentire la tua voce," rispose.

"Stai bene,amore?" chiese, la preoccupazione palpabile anche attraverso la linea telefonica.

"Sì, mia mamma è passata a trovarmi. Pensa che io sia innamorata di te e vada a letto con Austin per cercare di dimenticarti."

Sapeva che le parole lo avrebbero svegliato completamente, "Beh, una metà è giusta," disse ed entrambi risero piano. Payson gli raccontò tutta la storia, proprio come sua madre l'aveva detta a lei. "Non possiamo farci niente, Pay. Lei in realtà non sa nulla. Sospetta solo i tuoi sentimenti. Dovremo solo continuare ad essere attenti."

Payson cominciò a sentirsi meglio, "C'era una cosa che ha detto, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere saperla."

"Che cos'è?" chiese.

"Ha detto che eri il tipo di uomo che dovrei amare."

"L'ha detto davvero?"

Payson poteva sentire il sorriso nella sua voce. "L'ha detto, anche se c'era in mezzo qualcosa sulla tua età avanzata e il tuo ruolo come il mio allenatore."

Sasha sospirò, "Ci scometto." Rimasero in silenzio per un attimo, "Vai a dormire, Payson. Prova ad immaginare che sono lì, con le braccia intorno a te, mentre tu posi la testa nell'incavo del mio collo. Potresti persino mettermi i piedi freddi contro i miei polpacci, non mi lamenterei stasera."

"Ti amo," disse, cercando di immaginare che fosse proprio come aveva detto.

"Ti amo anche io."









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