Fragments of summer

di Nat_Matryoshka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Art is Art! ***
Capitolo 2: *** 2- Why do you hate mondays? ***
Capitolo 3: *** 3- Love in Pieces ***
Capitolo 4: *** 4- Ice cream with trouble ***
Capitolo 5: *** 5- Walking around in a sunny afternoon ***
Capitolo 6: *** 6- Dance Dance Revolution! ***
Capitolo 7: *** 7- Hana no tanjobi ***
Capitolo 8: *** 8- Cooking Mama! ***
Capitolo 9: *** 9- Pride (not for your sake) ***
Capitolo 10: *** 10- Her hands look so beautiful ***
Capitolo 11: *** 11- Faraway memories (yuyake) ***
Capitolo 12: *** 12- Fighting dreamer ***
Capitolo 13: *** 13- These boots are made for walking ***
Capitolo 14: *** 14- Damned (sad in this sunset) ***
Capitolo 15: *** 15- The Game of Love ***
Capitolo 16: *** 16- Watermelon ***
Capitolo 17: *** 17- Symphonie amoreuse ***
Capitolo 18: *** 18- Forever like this ***
Capitolo 19: *** 19- Tonight ***
Capitolo 20: *** 20- Loveless ***
Capitolo 21: *** 21- Present for a friend ***
Capitolo 22: *** 22- Tenderness, a smile ***
Capitolo 23: *** 23- Here's to the night ***
Capitolo 24: *** 24- The Most Beautiful Letdown ***
Capitolo 25: *** 25- My Sun, Her Moon ***
Capitolo 26: *** Shadow ***
Capitolo 27: *** Donuts ***



Capitolo 1
*** 1- Art is Art! ***


[Quella che segue è la prima tra le shot che compongono questa raccolta a tema “estivo”. Saranno sia sui pairing (anche i più improbabili XD) che su gruppetti di personaggi presi anche a caso, tanto per sbizzarrirsi con la fantasia. Se avete delle richieste, fate pure! Liberate la vostra immaginazione, mi piace cimentarmi in fiction strane XD buona lettura a tutti!]

 

 

Art is art!

[Comico]

 

 

“Insomma, Yachiru, la vuoi finire con questi tatuaggi?”

 

È risaputo che l’estate scateni, nei bambini specialmente, la tendenza a ricoprire parenti e amici di disegnino e decalcomanie varie a scopo decorativo: i malcapitati vengono costretti per alcuni minuti all’immobilità, per poi uscire dalle grinfie dei loro baby-aguzzini addobbati peggio di un murales, con tanto di firma e cuoricini annessi e connessi.

Yachiru Kusajishi, nonostante fosse uno shinigami, non era immune da questa tendenza.

“Non ti muovere, pelatino!” ordinò la bambina, armeggiando con le sue piccole dita intorno al braccio del povero Ikkaku, che sbuffava da far invidia ad un bollitore: a lui era toccato l’onore di farsi tatuare una barchetta, un gabbiano e una serie di onde impetuose. Yumichika, invece, seduto poco lontano, ammirava i suoi cuoricini concatenati con aria giuliva:

“Complimenti, Yachiru, hai molto senso estetico!”

La piccola, compiaciuta all’idea che qualcuno apprezzasse i suoi lavori, gli sorrise a trentadue denti e continuò ad occuparsi di Ikkaku, che sembrava sempre più spazientito.

“Perché non vai a decorare un po’ il capitano Zaraki?”

“Kennino ha già un fiore sulla spalla e un teschio sul polso!” esclamò lei, arrampicandosi sulla sua schiena e riflettendo sull’eventualità di disegnargli qualcosa sulla testa (che offriva una meravigliosa superficie liscia e sgombra). “Adesso tocca a voi due, sennò che squadra saremmo? Dobbiamo essere tutti bellissimi e tatuati!” terminò, felice.

“Vedi, Ikkaku? È questo lo spirito giusto! Yachiru ha già capito tutto di bellezza ed eleganza!” esclamò Yumichika convinto, per terminare il discorso.

 

Nella mente del ragazzo combattevano due istinti omicidi: strozzare lei o picchiare lui?

 

Per fortuna i suoi intenti furono stroncati sul nascere dal capitano Zaraki, che arrivava in quel momento, abbastanza trafelato:

“Eccoti qui, Yachiru!”

Fremendo di gioia al pensiero di essere liberato da quella piccola peste, Ikkaku Madarame sospirò di sollievo e non prestò particolare attenzione a quanto venne dopo.

“Accidenti, allora li hai presi tu! Quante volte ti ho detto che non devi toccare la roba che Kurosaki porta dalla terra!”

 

[Se Ikkaku avesse avuto dei capelli, probabilmente si sarebbero rizzate al suono di quelle semplici parole che il capitano pronunciò, avvicinandosi alla luogotenente:]

 

“Sai che non devi giocare coi pennarelli indelebili!”

 

 

   

*******

Si, lo ammetto, non sono normale XD

L’idea per questa prima shot mi è venuta ieri, per caso (come d’altronde mi vengono sempre le idee..). Così ho pensato di mettere tutte quelle che mi erano venute in questa raccolta a tema estivo ^_^ spero possiate gradirle!

Che dire, Yachiru che si diverte a torturare i suoi compagni di squadra mi ispirava troppo XD e in estate specialmente, quando a tutti i bambini (esperienza personale XD) viene la mania dei tatuaggi.. insomma, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

Un grazie speciale a Tsunade_91 (sorellaaa *__*) e a tutti coloro che mi hanno seguita, apprezzando le pazzie nate dalla mia mente X°D e a chi ha letto questa fic! Un piccolo commento (o una critica) sono sempre bene accette ^__^

Kisses! Ino Chan

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Capitolo 2
*** 2- Why do you hate mondays? ***


Why do you hate mondays?

[comico, AU]

 

 

Da che mondo è mondo, il lunedì è una giornataccia.

Anche quando sei al mare, il sole ti abbrustolisce la pelle e intorno a te hai persone che ritengono una vergogna incredibile il solo desiderare di starsene tranquilli sotto l’ombrellone a non fare nulla. Per Grimmjow Jeagerjacques, era una regola immutabile. D’altronde, però, come si poteva trovare la pace con una ragazzina petulante come Nel  che gli saltellava intorno, strillando: “Gelato! Immersioni! Castello di sabbia! Che facciamo, Grimm, eh? Che facciamo?”.

Resistere ai suoi “attacchi di noia” era pressoché impossibile.. l’unica a riuscirci era Halibel, che continuava imperterrita ad arrostirsi a pancia in giù, nell’audace tentativo di far passare la sua pelle dalla “fase cioccolato” alla “fase carbone”.

“Insomma, dannata, ti ho già detto che non voglio fare NULLA!” esclamò l’uomo, alzandosi per scuotere il costume da alcuni granelli di sabbia. “Se non lo hai ancora capito, io e Ulquiorra”- e indicò il compagno, seduto sul lettino di fianco al suo- “stiamo provando a rilassarci, solertemente ostacolati dai tuoi tentativi di fare casino…”

Nel lo fissò con aria interrogativa.

“…per cui, sciò! Torna più tardi!” terminò, spingendola verso il bagnasciuga e mettendole in mano una paletta. “Fai un bel castello di sabbia, e ne riparliamo tra un paio d’ore!”

Ulquiorra scosse la testa, guardando la bambina che si allontanava: “Sei stato troppo duro, a mio parere. Che ti ci voleva ad accontentarla?”

Lui era per la pace e la calma, e soprattutto odiava vedere gente che discuteva, che fossero anche cultori della tranquillità contro marmocchi scalmanati. Grimmjow sbuffò.

“Tu parli bene perché sei lì sotto al fresco… vediamo un po’ se l’avesse chiesto a te che avresti fatto. Non credo che ti sarebbe piaciuto rischiare la tua bella pelle color mozzarella..” sghignazzò, divertito. Ulquiorra finse di non aver sentito (ringraziando mentalmente il cielo  di non essere nelle grazie di Nel) e si distese con grande sussiego.

Grimmjow stirò le gambe, provando a ritrovare la tanto amata Musa del Riposo(che da troppe ore ormai si rifiutava di venire in suo soccorso) e rilassandosi in poco tempo.

 

Il rumore delle onde… il canto dei gabbiani.. la brezza marina…

 

Nella sua affannosa ricerca, il pover’uomo aveva dimenticato un dettaglio fondamentale, la cui mancanza lo portava alla rovina inevitabile: i bambini non dimenticano i torti subiti. Soprattutto se sono piccoli, vivaci e innatamente dispettosi come era Nel Tu Oderschvank.

E un’altra cosa che non avrebbe dovuto scordare, era che la piccola era munita di secchiello, che può diventare un arma temibile in mano ad una peste. Ma come poteva rimediare? Ormai in estasi da sveglia forzata, Grimmjow si godeva appieno la vacanza… e non poteva pensare che, dietro di lui, un soldo di cacio in costume stava alzando la pericolosa arma verso i suoi splendidi capelli celesti…

La secchiata d’acqua lo raggiunse all’improvviso.

 

“Ahaaaaaaaa! E adesso ti sei fatto un bel bagno anche tu, zio Grimm!”

 

 

*****

Bene, a grande richiesta di Rika_fma_lover e Tsunade_91, ecco la shot sugli Espada! Anche se il vero protagonista qui è Grimmjow, con piccole comparse di Ulquiorra, Nel e Halibel XD (a proposito, non so neanche io perché li ho messi tutti insieme.. ma d’altronde è un’AU, quindi tutto è possibile!) Il tema trattato stavolta è.. la spiaggia! E i guai che provocano i bambini dispettosi.. come già per Yachiru XD conoscendo poco gli Espada in generale, ho cercato di documentarmi.. spero che l’effetto sia reso bene!

Grazie davvero per tutte le letture e le recensioni *____*  *gli occhi si illuminano*.. e grazie mille a Tsunade_91 ed Elynnea per i preferiti! Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!

Un bacio, Ino_Chan!

 

[Prossimo capitolo: forse IchiHime o YoruKisu]

 

 

Rika_fma_lover: ed ecco il capitolo sugli Espada! :D spero ti sia piaciuto come il precedente.. grazie ancora! ^__^

Tsunade_91: sorellaaaa *__* anche per te, ecco il tuo adorato Grimmino XD spero ti piaccia!

Elynnea: *__* grazie.. che dire, sono felice che ti sia piaciuto! Yachiru è fonte d’ispirazione per i guai XD e Yumichika.. mi sta troppo simpatico, davvero XD

Alfakein: già.. i bambini a volte sono duri da sopportare XD ma Yachi è così carina! Grazie :D

LalyBlackAngel: mmh.. più o meno avevo intenzione di includere tutte le coppie, quindi può andare! :3 per il pennarello.. boh, forse Ichigo lo aveva portato per fare uno scherzo a Zaraki XD

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Capitolo 3
*** 3- Love in Pieces ***


Love in pieces

[Romantico, leggermente OOC, serio]

 

 

Dopo tante notti, finalmente in quella si riposava tranquillamente: nel letto che divideva con Yoruichi, Kisuke si rigirò, leggermente sospeso tra sonno e dormiveglia.

All’improvviso, come se una mano invisibile fosse scesa a scuoterlo, si svegliò e si mise a sedere, un po’ frastornato. Sulle prime pensò che fosse stata la ragazza a svegliarlo (come spesso succedeva, dato che aveva la spiacevole abitudine di agitarsi e mollarle dei calci, anche se non apposta), ma guardandosi intorno si accorse che di lei non c’era traccia: il lenzuolo al suo fianco era tirato, e il suo yukata non c’era.

 

Sarà in cucina a bere latte, come suo solito… anche se potrebbe risparmiarsi le passeggiatine notturne, viste le sue attuali condizioni…

 

Da compagno perfetto quale si sforzava di essere, cosa avrebbe dovuto fare? Seguirla (e probabilmente doverla convincere a ritornare a letto alla svelta) oppure tornarsene sotto le coperte e fingere di non essersi mai svegliato? Nonostante fosse una persona molto sicura, ogni tanto Kisuke si poneva dubbi simili. E non ne usciva fuori tanto presto…

 

E se.. e se.. fosse già il momento?

 

Andiamo, non era possibile. Era ancora troppo presto per esserne addirittura sicuri.. come poteva succedere, da un momento all’altro?

Dopo pochi minuti, però, la sua parte impulsiva ebbe la meglio: era già in corridoio, attirato da un cantare a voce bassa e delicata che proveniva dalla veranda.

 

Yoruichi Shihoin, l’irraggiungibile Dea del Lampo, era seduta sul pavimento di legno della veranda di casa: indossava un leggero yukata di cotone, e teneva le mani lievemente intrecciate in grembo. Il suo sguardo si posava alternativamente sui rami degli alberi vicini e sui fiori, coi boccioli tutti chiusi (come se stessero dormendo), mentre continuava a intonare quel canto antico, dolce e melodioso, che sapeva di calore domestico. Kisuke le si avvicinò piano, sfiorandole una spalla seminuda con le dita morbide:

 

“Yoruichi! E’.. è.. arrivato il momento?!?”

 

La ragazza lo fissò per alcuni minuti, incredula e soprattutto momentaneamente incapace di proferire parola. La mossa successiva fu uno scappellotto all’indirizzo del ragazzo.

“Razza di tonto! Sono al terzo mese a malapena.. come puoi pensare che sia già ora? Sentivo caldo, niente di più semplice.. così sono venuta qui!” terminò, un po’ seccata per quella mancanza di acume. Lui (con sublime noncuranza) la buttò sullo scherzo.

“Hai ragione, mi sono lasciato trasportare troppo… scusami”.

 

Si sedette accanto alla ragazza, poggiando la testa vicino alla sua pancia. Lei, presa da quell’attimo di tenerezza, iniziò ad accarezzargli i capelli biondi e spettinati: insieme osservavano la luna lontana e le stelle, piccole e fioche come tanti lumicini.

Fu Yoruichi a rompere il silenzio, la voce appena incrinata:

 

“Kisuke.. credi davvero che potremmo essere dei buoni genitori?”

 

Lui alzò gli occhi verso il viso della compagna, accarezzando le sue guance vellutate (la luce della luna la rendeva così bella…). Accompagnò la risposta col tono più dolce che poteva trovare:

“Ci ho riflettuto molto anche io… però, sono sempre arrivato alla stessa conclusione: tutto si può imparare. Se anche non dovessimo esserlo, ma non credo (data la tua pazienza), possiamo sempre fare pratica col tempo.. e, in fondo, l’importante è dargli tutto il nostro amore. E di quello ne ho quanto vuoi, te lo assicuro” concluse, sereno.

Lei sorrise, continuando ad accarezzarlo.

“E se fossero due gemelli?”

Kisuke scoppiò in una risata fragorosa: “CHEEE?”

“Non è mica impossibile, sai?”

“Certamente no, ma sarebbe esilarante.. se uno fosse maschio, lo chiamerei Ichigo” ridacchiò.

“E l’altro magari Shaoling? In caso fosse femmina” scherzò Yoruichi, ironica.

“Beh, non mi dispiacerebbero, per intenderci.. anche se spero vivamente che non abbiano i tuoi gusti in fatto di accessori! I cappelli stravaganti e specialmente a righe sarà la prima cosa che proibirò loro” affermò, poco dopo.

Kisuke finse di arrabbiarsi: “Ah si? Bene, e se dovessi vedere in loro la benché minima capacità di trasformarsi in gatti, comprerò cane!” esclamò, facendole il solletico sotto il collo e iniziando una lotta fatta di morsi e finti ceffoni, che finiva immancabilmente in baci ed effusioni dolci.

 

Lei alzò lo sguardo, riempiendosi gli occhi verdi dell’argento della luna.

 

“Vorrei che fosse sempre felice come lo sono ora…”

 

E, stretti l’uno all’altro, ripresero a osservare il paesaggio.

 

 

 

*****

Terzo capitolo, leggermente più lungo del precedente, e anche più serio (e smielato.. è un mio vizio XD)

L’ho voluto dedicare a Yoruichi e Kisuke, perché li adoro *___* è stata una delle prime coppie in assoluto di Bleach che mi hanno colpita, nonostante non avessi mai scritto su di loro… spero di aver fatto un buon lavoro!

Yoruichi incinta era troppo carina *___*  *sogna*

I nomi dei bambini sono usciti in un momento di demenza.. Shaoling è il nome vero di Soi Fong, mi sembrava più adatto di Soi XD

Grazie ancora per tutte le recensioni e le letture.. mi date la carica per continuare! Mi rende immensamente felice l’idea che ciò che scrivo possa davvero piacere ^___^

Kisses! <3 Ino_Chan

 

[Prossimo: probabilmente IchiHime]

 

 

Lilythkyubi: già! Come “allegra combriccola” sono davvero perfetti XD soprattutto Nel e Grimmjow che litigano, e lei che lo riempie di dispetti.. sono felice che tu l’abbia gradita! ^-^

_GaArAInO_: gemeeeeeeee! Ciao! Sono felicissima che ti siano piaciuti i chappy, sia il primo che il secondo! Tranquilla, anche se leggerai in ritardo ne sarò ugualmente felice! ^__^ per le IchiHime.. probabilmente l’ispirazione verrà per il prossimo capitolo :D grazie mille per il tuo entusiasmo, mi commuovi ç__ç un bacione!

Rika_fma_lover: wow, davvero hai fatto il cosplay di Nel? Che forza *__* io avrei voluto fare qualcosa per il Romics, ma non avevo i mezzi purtroppo XD forse quest’anno! Già, Ulquiorra è il re indiscusso dell’”abbronzatura a mozzarella” XD e il povero Grimmjow non può mai riposare.. grazie mille! Sono felice che ti sia piaciuta ^__^

LalyBlackAngel: sicuramente in versione “adulta” XD qui più che altro si trattiene dal non farla fuori.. povera Nel XD però ho in progetto un capitolo con lei in forma adulta! Sono felice che ti sia piaciuto :)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4- Ice cream with trouble ***


Ice cream with trouble

[Comico]

 

Note: mi scuso con LalyBlackAngel a cui l’avevo promessa, ma non sono riuscita a scrivere una IchiHime decente.. quindi l’ho lasciata “in sospeso”, optando per questa decisamente più scema XD spero vi piaccia lo stesso! Buona lettura ^__^

 

 

“Siamo alle solite: non abbiamo più soldi per il gelato!”

Rangiku sbuffò, facendosi vento con la mano nell’inutile tentativo di rinfrescarsi il viso sudato. Ikkaku, Renji, Yumichika e il capitano Hitsugaya non sembravano in condizioni migliori, tutti accaldati e appiccicosi nelle loro camice e pantaloni rimediate qua e là, nel goffo tentativo di rendere i loro gigai più “normali” possibile. D’altronde avevano attraversato mezza Tokyo con la metropolitana (che a volte era fresca quanto potrebbe esserlo un forno a legna), divertiti e gasati al massimo all’idea di “esplorare la vastità del mondo umano”, come diceva Ikkaku, ma assolutamente impreparati di fronte a imprevisti come, appunto, l’eccessiva afa o la mancanza di denaro.

 

“Quel maledetto Kurosaki poteva pure fornirci di qualche soldo in più, invece di mollarci un mazzetto di biglietti e una mappa e lasciarci andare allo sbaraglio! Chi poteva sapere che la loro moneta non vale quanto la nostra? Il commesso di quel negozio mi ha guardato malissimo, quando ho cercato di rifilargliene alcune..” borbottò Ikkaku, leggermente irritato, indicando un negozio di articoli sportivi alle sue spalle.

Renji alzò le braccia al cielo: “Beh, e vi lamentate? Avete comprato tanta di quella roba da mangiare da sfamarci la Sesta, l’Undicesima e la Decima compagnia insieme, e non mi pare che ci siate andati tanto per il sottile con lo shopping…” e gettò un’occhiata eloquente alle buste Rangiku e Yumichika tenevano in mano (straripanti di prodotti di profumeria per la maggior parte) e al pacco di libri che ingombrava le braccia di Toshiro.

La ragazza si giustificò con un sorrisetto seducente: “Tutti articoli assolutamente necessari… ma fa così caldo che un gelato sarebbe stato proprio un toccasana. Uff, che peccato…” concluse con grande sussiego.

Boccheggiando, ripresero a camminare.

 

Nonostante tentassero di recitare la farsa dei “grandi uomini resistenti a tentazioni, fatiche e privazioni”, si vedeva benissimo che Ikkaku, Yumichika e Renji avevano voglia di un gelato quanto e anche più di Rangiku. Il fatto divenne più che evidente quando si trovarono a passare davanti alla gelateria più conosciuta e frequentata del quartiere, da cui uscivano in continuazione clienti con coppette e coni colmi di ogni bendiddio.

 

Rangiku aveva la stessa espressione che avrebbe avuto vedendosi passare davanti Gin in pigiama…

 

Yumichika si ripeteva mentalmente per convincersi “Gelato: ricettacolo di grassi e zuccheri che portano immancabilmente all’acne e all’ingrassamento”…

 

Ikkaku serrava la bocca per evitare di sbavare (alla vista di un doppio cono con panna e granella di noccioline)…

 

Renji sforzava la sua povera mente accaldata a immaginare tutte le idiozie possibili per distoglierlo dal pensiero del gelato, con scarsissimi risultati…

 

L’unico a non avere problemi era il capitano Hitsugaya, che per quel giorno si sentiva soddisfatto e non aveva bisogno di acquisti o sfizi ulteriori e poi (anche se odiava ammetterlo) ci teneva alla linea. Osservò i suoi compagni smaniare di fronte al negozio e, scocciato, estrasse un piccolo borsellino dalla tasca: gli erano rimasti pochi yen, ma pur di veder finire quella scena patetica glieli avrebbe dati tutti.

“Tenete, ho ancora 200 yen: vi andranno bene per un gelato soltanto, ma è tutto ciò che ho.. basta che la smettete con questa sceneggiata!” esclamò, richiamando all’ordine i sottoposti; ora gli occhi di tutti erano puntati su quelle monetine scintillanti.

“Non importa, troveremo il modo di farci dare una vaschetta con un po’ di gelato in più!” esclamò Yumichika, entusiasta (scordando tutti i propositi di dieta fatti in precedenza). Gli altri lo fissarono, scettici.

“E come, di grazia?”

“Ragionate, ragionate! Non avete visto il bimbetto di prima? È uscito con un cono enorme, mentre il fratello (poco più grande) aveva praticamente la metà del gelato.. quindi (a mio parere) basta intenerire la cassiera con un faccino carino, e il gioco è fatto!” terminò, compiaciuto della propria abilità.

L’idea venne a lungo considerata e discussa:

“Come si fa?”

“Dite che si commuoverebbe se mandassimo Ikkaku con una parrucca in testa e il cappello per l’elemosina?”

“E se ci prendessimo solo un cono grande con cinque cucchiaini?”

Rangiku era l’unica a non pronunciarsi: stava fissando Hitsugaya con un espressione che non prometteva nulla, proprio nulla di buono. Il povero taisho se ne accorse subito, mettendosi sulla difensiva: “A cosa stai pensando, Matsumoto?”

“Carino.. piccolo.. puccioso quanto basta… caaaaaro Hitsugaya- taishoooo” lo carezzò la ragazza con voce flautata, circondandolo assieme agli altri.

 

In seguito, Toshiro Hitsugaya si chiese e si richiese cosa l’avesse spinto a piegarsi.

L’affetto per la sua luogotenente? No, quello era ASSOLUTAMENTE da escludersi.

Il senso del dovere? La pena per i compagni e per il loro cervello ormai evaporato?

No, probabilmente era stata la penitenza pattuita a convincerlo: avrebbe preferito sconfiggere da solo un esercito di Menos piuttosto che ballare in mutande nel cortile dell’Urahara shoten.

“Almeno”, pensò mentre entrava in gelateria, “quando torneremo alla Soul Society potrò vendicarmi in qualche modo: tutto il lavoro di documentazione passato dalla Quinta compagnia lo rifilerò a Matsumoto, e farò un bel discorso sia al capitano Zaraki che a Kuchiki-taisho.. impareranno che non possono prendersi simili libertà con un superiore, quei quattro…”

 

Ad ogni modo, non poteva scappare da quella situazione. Diamine, era un ragazzo d’onore, lui!

 

“Cosa vuoi, piccolino?” la voce melensa della gelataia gli fece torcere le budella. Biascicò una risposta, tentando di apparire il più tenero possibile:

“Potrebbe gentilmente darmi una piccola vaschetta? Ho soltanto 200 yen…”

 

Lì fuori, Renji, Ikkaku, Rangiku e Yumichika battevano il cinque l’uno con l’altro, alla vista della vaschetta di polistirolo che veniva generosamente riempita per quel bambino così kawaii.

 

 

****

Un altro bel capitolo matto XD che ci posso fare, mi è venuta in mente l’idea della “mancanza di soldi per il gelato” da un’esperienza personale, e da qui l’ho sviluppata.. povero Hitsugaya ! Mi è troppo simpatico, anche se lo maltratto un pochino XD come arco di tempo nella storia, a occhi e croce dovrebbero essere i volumi 22 e 23, quando gli shinigami arrivano sulla Terra!

Come ho anticipato, mi scuso con LalyBlackAngel e le altre fan dell’IchiHime, ma non avevo assolutamente buone idee per scriverne una.. così, piuttosto che rifilarvi una schifezza, ho preferito pubblicare prima questa più comica, anche per alternarle un po’ ^o^  così mi prendo tempo, e probabilmente mercoledì la posterò!

Un grazie davvero enorme a tutti i lettori.. e soprattutto a tutte coloro che mi hanno lasciato i loro commenti, rendendomi felicissima e dandomi una carica infinita: sono davvero commossa *___* mi spingete a inventare sempre nuove storie! Spero di non deludervi mai ^___^

Grazie anche a Selenia e Alfakein per i preferiti!

Vi amo tutti, dal primo all’ultimo <3

Ino Chan

 

 

Lilythkyubi: già, anche a me come genitori sembrano perfetti *__* sono tanto puccini! E in sintonia stupenda :D sono felice che ti sia piaciuta!

Elynnea: si, ormai è una procedura comune..sarà influenzata dal caldo? O dalla primavera (ormai quasi estate)? Quella di Shaoling mi è venuta fuori per caso, sono tutta matta XDDD sono felicissima che ti sia piaciuta! Grazie ^__^ un bacio!

Midnight_erin: una nuova lettrice ^__^ benvenuta! Ti ringrazio, mi fa piacere che tu l’abbia gradita! Mi piacciono molto, penso che scriverò altro su di loro *o* kiss!

Alessandra: ma grazie.. hai recensito addirittura tutti i capitoli!!! *____* si, mi diverte descrivere i bambini.. come sicuramente si è visto XD e mi piacciono molto! Mi fa moltissimo piacere sapere che tutti i capitoli siano stati di tuo gradimento! Per quanto riguarda Hiyori.. si, credo che farò anche un capitolo sui Vizard, prima o poi.. più o meno voglio scrivere su tutti :) grazie, ancora! Un bacione!

Rika_fma_lover: allora credo che ti vedrò XD (wow, sei altissima *.*) io sarò probabilmente l’unico Neji Hyuuga femmina del Romics, quindi penso che ci incontreremo.. oppure una Retsu Unohana piuttosto bassa, non ho ancora deciso chi fare XD concordo, sicuramente sarebbe un bimbo molto figo, con 2 genitori così.. grazie davvero :*

Alfakein: tranquilla, prima o dopo non importa! Mi fa piacere sentirti :D per la IchiHime, come vedi, ho dovuto posticipare.. ma mi rende comunque felice sapere che mi seguiresti comunque! Un bacione!

LalyBlackAngel: scusascusascusascusa! *me si inginocchia* purtroppo, non avevo neppure un’idea buca per una IchiHime.. però la sto preparando, così da postarla in seguito! Spero che mi seguirai comunque, a parte questo mio piccolo “tradimento”.. ^^ grazie per la recensione..kisses!

 

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Capitolo 5
*** 5- Walking around in a sunny afternoon ***


Walking around in a sunny afternoon

[Romantico, serio]

 

 

Era arrivata finalmente l’estate, al quartiere Karakura di Tokyo.

Calda, piena di zanzare e decisamente afosa, ma comunque.. la tanto desiderata estate: scuole chiuse, condizionatori accesi, più libertà e soprattutto molto più tempo libero per uscire, passeggiare con gli amici, vedere programmi comici, cucinare strane cose…

Insomma, le attività preferite di Orihime.

Quel pomeriggio stava appunto per preparare un piatto di sua invenzione: dopo un’affannosa ricerca in biblioteca, finalmente era riuscita a mettere le mani su un volume di cucina macrobiotica, e aveva tutta l’intenzione di studiarlo bene. Le sue meticolose indagini erano state interrotte da Tatsuki, con un colpo di telefono verso le cinque del pomeriggio.

 

“Orihime! Allora sei in casa!”

“Tatsuki chan! Qual buon vento! Si, stavo preparando la cena.. ti andrebbe di favorire?”

 

Nonostante volesse un mondo di bene a Orihime e la considerasse la sua migliore amica, Tatsuki rabbrividì al pensiero di cosa stava per friggere o cucinare in quel preciso momento. Trovò una scusa in fretta, ridacchiando imbarazzata:

 

“Tranquilla, non c’è problema.. sono piena da scoppiare dal pranzo di oggi. Piuttosto, volevo chiederti se ti sarebbe andato di fare un giretto con me, anche solo per prendere una granita al parco. Ti vengo a prendere io” propose, la voce intrisa della solita allegria che la caratterizzava.

 

“Ma veramente.. ho appena iniziato con lo sformato di carciofi..” tentò di obiettare la ragazza. Tatsuki la incalzò.

 

“E dai! Magari incontriamo anche Ichigo.. di solito esce a prendere una boccata d’aria a quest’ora..”

“Ok, a posto. Scendo tra due minuti.. grazie, Tatsuki”.

Guardando il suo volto riflesso nello specchio, Orihime sorrise a sé stessa: qualcosa, in quel pomeriggio torrido, sarebbe andata per il verso giusto.

 

 

Gli alberi del parco riuscivano a fornire un’arma contro il caldo solo parziale: le loro fronde, infatti, non erano particolarmente folte, e il fatto che molte delle panchine sotto di esse fossero occupate contribuiva a renderle un rifugio poco efficace. Per fortuna esistevano i bicchierini di plastica colmi di granita e schegge di ghiaccio secco, che Tatsuki e Orihime stringevano in mano da parecchi minuti!

Orihime stava trangugiando la sua (all’ananas) con aria trasognata, quando una gomitata e uno strillo di Tatsuki la riportarono alla realtà:

“Ecco Ichigo!”

Era proprio lui: Ichigo Kurosaki, compagno di classe nonché cotta segreta della rossa, era seduto su una collinetta poco lontana, intento a osservare il cielo che cominciava leggermente ad imbrunire. Il cuore della ragazza ebbe un tuffo improvviso.

“Strano.. non vedo Kuchiki. Probabilmente sarà rimasta a casa…” nicchiò Tatsuki. “Mi sembra pensieroso.. accidenti, Ichigo quando è da solo assume sempre quell’espressione. Mai una volta che l’avessi visto spensierato o allegro!”

 

[Già.. è Kuchiki a renderlo sempre felice…]

Orihime divenne all’improvviso seria: era vero.. da quando conosceva Rukia, Ichigo riusciva anche a sorridere, di tanto in tanto. Le sue giornate sembravano meno nere… e nel suo cuore nasceva il dubbio di essere davvero una buona amica per il ragazzo.

Doveva ammetterlo: un po’ la invidiava…

Tatsuki la riscosse nuovamente, questa volta con gentilezza: in mano aveva una monetina, e un altro sorriso incoraggiante solo per lei sulle labbra. Gliela porse.

“Avrei un’ideuzza… che, penso, non renderebbe felice solo te. Ci stai?” e le si avvicinò, con fare da cospiratrice, sussurrandole qualcosa all’orecchio.

L’amica era tutta orecchie.

 

Poco dopo, Orihime Inoue attraversava il parco saltellando felice. In mano, ben stretto per non farlo cadere, teneva un bicchiere pieno zeppo di granita alla fragola.

Era stata l’amica a suggerirglielo: il modo migliore di risollevare l’amico- aveva spiegato- era offrirgli un po’ di compagnia, e magari anche qualcosa di fresco da bere. Un po’ titubante all’inizio, in seguito la ragazza si era convinta: in fondo, che male c’era?

 

Magari non riusciva a rallegrarlo nei momenti difficili.. ma poteva fare qualcosa per lui adesso…

 

Ichigo era sempre lì, a cavalcioni di uno steccato un po’ scrostato: con i suoi occhi castani abbracciava il paesaggio, riempiendoli dell’oscurità che si infittiva, del canto gentile delle lucciole, della luce delle stelle che spuntavano in quel momento.. e dei movimenti di una piccola figura dai capelli rossicci, che si avvicinava sempre più.

 

Ora erano faccia a faccia: lei coi suoi occhi grigi, timidi e leggermente imbarazzati, e lui, il suo sguardo gentile (solo un po’ stupito). Orihime prese fiato, ricordando l’incoraggiamento di Tatsuki, e pronunciò la frase che aspettava da tanto tempo:

 

“Posso sedermi qui da te, Kurosaki-kun? Ti ho portato una granita!”

 

Il sorriso, e la mano che lui le tese per aiutarla a sedersi furono la sorpresa più piacevole per la ragazza.

 

 

****

Ed ecco la tanto sudata IchiHime XD

Sarà che non ho mai scritto sulla coppia, ma non mi piace molto come mi è venuta T___T mah.. anche se è più o meno così che immagino un loro approccio, in modo lieve e un po’ imbranato come è Orihime :) spero di non aver deluso nessuna fan!

Cercavo un gusto di granita che fosse bizzarro, e mi è venuto in mente solo l’ananas XD

Sono davvero felicissima di sapere che il capitolo precedente vi sia piaciuto! L’allegra brigata di Hitsugaya & co. ha avuto successo, insomma!

Che dire… ancora grazie, davvero grazie mille per tutte le recensioni e le letture *____* siete un pubblico fantastico! <3 <3 <3 adoro scrivere per voi! *modalità happy: on* spero mi seguirete sempre ^__^

Kisses! Ino Chan

 

Proudstray: ed ecco la IchiHime :) spero ti sia piaciuta! Hai perfettamente ragione.. Toshiro è così puccioso che gli si potrebbe regalare una gelateria intera! Sono felice che tu abbia gradito anche quella sugli Espada ^__^ un bacione! E.. benvenuta, nuova lettrice!

Elynnea: ho davvero questo potere? *o* ma grashie! Sono troppo felice che la mia “tortura” a Hitsugaya ti sia piaciuta XD Gin in pigiama è una invenzione del momento :lol: kisses! :*

Rika_fma_lover: allora forse ci incontreremo! Si, sono di Roma anche io, anche se dei Castelli :D può darsi! XD io poi ho cambiato diecimila nick…

È vero, è un peccato che di Hitsugaya siano mostrati solo i lati più freddi.. ha un faccino così tenero! Sennò sarebbe Byakuya 2 XD kisses!

AllegraRagazzaMorta: Fede *___* che onore vederti tra le lettrici! Sono felicissima che ti piaccia la storia.. sto cominciando ad adorare anche io Yumichika XD è un grande, che dire! Grazie ancora :*

Selenia: povero Tosen XD scherzi a parte, mi fa piacere che ti abbia divertita! Grazie :D un bacio!

LalyBlackAngel: ed ecco la IchiHime! Spero che anche questa ti piaccia come la precedente ^__^ che dire, Hitsugaya ha colmato bene l’attesa! XD che forte quel ragazzo.. un bacio!

Alfakein: sono felicissima che Hitsugaya abbia avuto tutto questo successo! Anche se l’ho un po’ maltrattato XD è un genio incompreso.. ma troppo puccetto! Grazie mille :D un bacione!

_GaAraInO_: ok geme, no pro! XD mi attrezzerò anche x la HichiHime! Kisses! :*

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** 6- Dance Dance Revolution! ***


Dance Dance Revolution!

[Comico, AU, totalmente demente XD]

 

 

“Giuro che la prossima volta vengo qui in bikini!”

Il termometro segnava trentasei gradi abbondanti, e nell’ufficio si moriva di caldo. Gli impiegati si sventolavano con tutto ciò che avevano a portata di mano (in occasioni come quelle anche gli odiosi volantini infilati nelle cassette delle lettere diventavano utilissimi), sognando nel frattempo di riempire la sala riunioni d’acqua e trasformarla in una gigantesca piscina.

Rangiku distolse gli occhi dal computer, rivolgendo lo sguardo ai suoi colleghi: Nanao Ise, nel pieno della cosiddetta “fase catalessi” e Yumichika Ayasegawa, intento a sfogliare una rivista di moda con aria noncurante. Gli altri avevano già terminato (erano rimasti solo loro tre con del lavoro arretrato da fare) ed erano usciti, pronti a godersi un placido week.-end di mare e sole.

“Non trovate che ci sia come un’intenzione lievemente sadica nel lasciare tre poveri sottoposti a sbrigare delle faccende simili in piena estate? Come se non avessimo altro a cui pensare!” sbuffò Nanao, riprendendosi per un attimo e aprendo ulteriormente la finestra, come per richiamare un inesistente filo d’aria. Yumichika annuì, alzando appena gli occhi dalla rivista, per poi rituffarcisi un istante dopo.

“Evidentemente, lo schiavizzarci nel periodo delle vacanze è un loro ulteriore divertimento” ridacchiò la bionda, decisamente amara: le carte impilate davanti a lei erano parecchie, e non avevano certo l’aria di volersi firmare e sistemare da sole. Sospirando, si rimise al lavoro, consolandosi almeno col pensiero di una bella doccia fresca e del suo telefilm preferito, che la aspettavano una volta tornata a casa.

 

Tra sbuffi e borbottii di stanchezza, il tempo trascorse velocemente.

 

 

“Bene, io avrei finito.. ci vediamo domani, ragazzi. Scusate se non vi aspetto, ma avrei un appuntamento importante, quindi devo correre a casa… buona serata!” Nanao raccolse la borsa e infilò la porta, il sollievo dipinto in ogni più piccola piega nel viso. Rangiku la guardò allontanarsi, un po’ invidiosa per la sua velocità nel terminare tutte quelle orrende procedure (lei, era risaputo, ci metteva dalle tre alle sei ore per completarle), mentre Yumichika scosse la mano allegramente, congedandola con un “buona serata a te.. e salutaci Shunsui!” che fece sorridere la bionda: in fondo ci aveva visto giusto.

 

Ciò che successe in seguito si poteva attribuire tranquillamente a due fattori determinanti: la radio (che Yumichika aveva acceso per rilassarsi un po’) sintonizzata su una stazione che trasmetteva solo musica dance, il fresco che (finalmente) cominciava a permeare l’aria della sera, la voglia di rivalsa contro “quello schiavista del boss”… e si, anche una certa dose di “fusione della massa celebrale”, che ad una cert’ora diventa una patologia riscontrabile in tutti i lavoratori stressati e vessati dal troppo lavoro.

“Buonasera, radioamatori! Qui è Radio DDR che vi parla! Per rilassare le vostre menti distrutte, ecco a voi una bella selezione di freschissima dance… si parte con ‘Dancing in the Moonlight’ dei Toploader!”

“Perfetta, no?” rise Rangiku, indicando la luna che faceva capolino da un angolino di cielo.

 

“We get it on most every night, when that moon is big and bright.. it’s a supernatural delight, everybody’s dancing in the moonlight…”

 

Incalzati dalla canzone, i due iniziarono a tamburellare penne e unghie sulla scrivania…

Poi fu la volta dei fischiettii sul tema, accompagnati da cantatine a mezza voce…

 

E, all’improvviso..

 

“Sai che ti dico, Yumi? Scateniamoci un po’!” esclamò la ragazza, alzandosi in piedi e salendo sulla scrivania, provocando il crollo di un mucchio di scartoffie che riposavano lì sopra da secoli (come testimoniava lo strato di polvere posato sopra). Yumichika la imitò, arraffando contemporaneamente un pennarello a mo’ di microfono e arrampicandosi con grazia sulla sua.

“Benvenuti a ‘Radio CiSiamoStufatiDiLavorare’, gente! Vi sta parlando Ayasegawa Yumichika, il dj più cool di tutta Tokyo, che vi invita a mollare sul momento qualsiasi impegno stiate portando avanti, e ad unirvi alle danze con noi! E adesso, ecco ‘Butterfly’ di Smile.Dk!” esclamò, annunciando la canzone che in quel momento stava iniziando.

Conquistata dalla pazzia del momento, Rangiku iniziò a muoversi come una forsennata, cantando contemporaneamente, tutta ispirata:

 

“I’ve been searching for a man, all across Japan, just to find, to find my samurai!”

 

In pochi minuti, l’ufficio fu trasformato in una sottospecie di discoteca improvvisata (Yumichika si era dato addirittura da fare con le lampade da tavolo, così che avevano anche le luci stroboscopiche): musica ad alto volume, dj che annunciava le canzoni, ballerini entusiasti… mancava soltanto un po’ di pubblico, si rammaricò la ragazza. Ma, in fondo, si divertivano anche così: erano anni che non ballava e non si sbellicava dal ridere come una ragazzina, in quel modo matto.

“Peccato che Shuuei-san non possa vederci ora! Credi che si arrabbierebbe?” ghignò Yumichika, osservando il frutto delle loro fatiche con espressione da bambino deliziato da una marachella. Rangiku scoppiò a ridere.

“Ah, poco ma sicuro! Anzi, quasi quasi mi piacerebbe averlo qui ora.. giusto per vedere la sua espressione!”

 

 

Se la bionda avesse rispolverato per un attimo le sue conoscenze di latino, si sarebbe ricordata un’espressione perfetta per il momento: lupus in fabula.

Come se avesse inconsciamente obbedito alla loro richiesta, Shuuei Hisagi, figlio del boss della compagnia, stava percorrendo il corridoio degli uffici, diretto nel suo per recuperare un gruppo di documenti che aveva dimenticato. Fu il frastuono che sentiva dietro alla porta della sezione contabilità ad attirarlo e a convincerlo ad aprire: erano forse entrati dei ladri?

 

Appena aperta la porta, si diede dello stupido: dei ladri normali non avrebbero mai e poi mai pensato di creare il caos che due soli dipendenti erano riusciti a tirare su in poche ore. Anzi, era anche un miracolo che fosse riuscito a pensare  qualsiasi cosa, alla vista dei due sciagurati che ballavano sulle scrivanie(imitando Justin Timberlake e Madonna).

Perchè proprio a lui, che era così responsabile e laborioso, erano capitati due sottoposti così scansafatiche?

Per un attimo, i tre rimasero perfettamente immobili…

 

L’urlo che seguì probabilmente fece saltare tutta Tokyo.

 

“MATSUMOTOOOOOO! AYASEGAWAAAA!”

 

 

 

*****

Ok, con questa ho superato DAVVERO la soglia della pazzia XD

La colpa probabilmente (oltre che del caldo) è del repertorio musicale che sto ascoltando in questi giorni: mentre scrivevo alternavo Beat it (di Michael Jackson) con Rendez-vous di Kelly Joyce, e da queste canzoni mi è partita l’idea.

*me aspetta che il pubblico tiri i pomodori marci*

Scherzi a parte, l’accoppiata Rangiku-Yumichika mi piace troppo XD adoro scrivere su entrambi, e anche sul gruppetto Ikkaku-Renji-Yumichika-Hitsugaya-Rangiku.. mi ispirano soprattutto fiction comiche. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!

Le canzoni che ho citato sono tutte molto belle: “Dancing in the Moonlight” dei Toploader e “Butterfly” delle Smile.Dk, se vi capita ascoltatele *__* “Dance Dance Revolution”, invece, dovrebbe essere quel videogame fatto a tappeto con le frecce dove si balla seguendo lo schermo, se non erro ^^

Detto questo, vi ringrazio DAVVERO per i commenti sull’altro capitolo: essendo amante delle IchiRuki, credevo di aver scritto una IchiHime poco soddisfacente… mi fa piacere che l’abbiate apprezzata! Siete fantastiche <3

Un bacio a tutti, ai lettori e chi recensisce! Mi riempite di gioia ^___^

Kisses, Ino!

 

[Prossimo: 100% una RanxGin.. in questo momento mi ispirano!]

 

Grazie anche a kenjina  per i preferiti!

 

 

Eragon1001: grazie mille ^__^ si, hai perfettamente ragione per il caldo.. io sono dei dintorni di Roma, ma si sente anche qui! Sono felice che ti sia piaciuta la mia invenzione matta del gelato XD e anche l’IchiHime.. anche io adoro le IchiRuki! Presto scriverò qualcosa su di loro! ^^ baci!

Kenjina: *__* ma.. ma.. grazie! Sono davvero soddisfatta di aver scritto qualcosa che vi fa sorridere XD e grazie anche dei preferiti!

Rika_fma_lover: no! Devo informarmi XD anche io sono per le IchiRukiii! *alza un cartello anche lei* ma ti ringrazio dei complimenti! :D allora, buone vacanze! Semmai le leggerai tutte una volta complete.. sennò ci “sentiremo” nei week-end! Kisses! :***

LalyBlackAngel: ma prego! ^__^ sono contenta che ti sia piaciuta! (Ho letto la fic, è molto carina ^^) un bacio :*

Selenia: UlquiHime e IshiHime *__* sono due coppie a cui dovrei dedicarmi.. sono contenta che ti sia piaciuta! :*

_GaArAInO_: geme! Che bello, sono contenta che ti abbiano entusiasmato anche quelle precedenti! Tranquilla, quando torni farai con calma ^^ un bacione!

Alessandra: tranquilla.. presto o tardi, mi fa sempre piacere leggere le tue recensioni ^^ mi rende felice per entrambe le fic, sia quella più buffa che la IchiHime *o* ti ho addirittura convinta? Pensa che anche io sono fondamentalmente IchiRuki! XD Si, la granita era collegata ad Ichigo.. fragola: lui! XD un bacione! :*

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Capitolo 7
*** 7- Hana no tanjobi ***


Hana no tanjobi

[Romantico, AU]

 

 

29 settembre.

 

L’autunno bussava alle porte, ma l’estate ancora non voleva lasciargli il passo: l’aria tiepida muoveva con delicatezza le fronde degli alberi, scherzando con le foglie che ancora restavano a decorarli. Le vacanze erano finite, ma un po’ di quella euforia tutta estiva rimaneva ancora nell’aria, portando un’immancabile dose di nostalgia con sé.

 

E oggi è il mio compleanno.

 

Rangiku Matsumoto aveva tutti i motivi per sentirsi malinconica: ogni compleanno lasciava una scia di amarezza nel suo cuore. Compleanno significava Gin, e il pensiero del suo amico-amore d’infanzia era ancora una spina dolorosa, nonostante facesse di tutto per nasconderlo.

Quanto tempo era passato da quando se n’era andato?

 

Tanto. Mi hai lasciata, il più delle volte senza dire nulla… come pensi che mi senta, ora?

 

Distesa sul divano del suo appartamento, le persiane socchiuse per riposare in penombra, la ragazza si portò una mano al viso: infilato al medio, portava ancora l’anello che le aveva regalato lui anni prima. Piccolo, di smalto celeste con dei fiorellini disegnati sopra… col tempo si era decisamente consumato e scolorito, ma il significato che aveva per lei era rimasto lo stesso.

 

“Questo è per te.”

Rangiku lo guarda negli occhi, perdendosi in quel colore così dolce: li ha aperti solo per lei, regalandole uno sguardo affettuoso che ha visto di rado. Tra le sue mani sottili, un sacchettino di velluto rosso cupo, che la ragazzina prende con gesto emozionato.

Un anello… leggero, ma grazioso. Un rossore ingenuo si dipinge sulle guance di Rangiku.

“Grazie, è.. splendido…”

In un attimo, abbraccia forte Gin, posandogli un bacio tenero sulla guancia: lui la stringe, affondando il nasino tra i capelli biondi, un po’ stupito da quel gesto così spontaneo.. e, come l’amica, arrossisce.

“Buon compleanno, Ran-chan”

 

Ricordi..

ormai era più di un anno che Gin non si faceva sentire. Ogni tanto il telefono squillava, e la voce suadente dell’uomo che un tempo aveva amato tornava a riempire la sua mente di pensieri e speranze… ma duravano poco. Aspettava altre sue chiamate, illudendosi fino all’ultimo prima di rispondere agli squilli, ma era tutto inutile: così passava le giornate a darsi della scema, della bambina, ripromettendosi di non cadere più in quel circolo vizioso.

 

Che però si ripeteva ad ogni nuova chiamata.

 

Quel giorno sarebbe passato come tutti gli altri, rifletté stanca. Renji e Ikkaku l’avevano invitata a cena, e probabilmente sarebbero venuti anche Rukia, Ichigo, Ishida, Orihime, Chad e Yumichika. Insomma, una normalissima cena per festeggiare gli anni.. anche se il pensiero non le procurava la minima gioia.

Si fermò per un attimo a riflettere su come sarebbe stata la giornata se Gin fosse stato con lei: intanto, non avrebbe provato quella sensazione di insopportabile vuoto. Lui sarebbe venuto a prenderla poco dopo e magari l’avrebbe portata fuori a cena, tenendola per mano e riscaldandola con la sua presenza, come un caminetto acceso d’inverno…

 

E invece non sarebbe successo nulla di tutto quello, cercò di dire a sé stessa, scuotendosi.

Anzi, sognare faceva ancora più male.

 

Si rialzò, buttando indietro il manto di capelli color miele e sbadigliando annoiata. Mancavano pochi minuti alle otto, e le toccava prepararsi se non voleva far attendere gli amici.

Mentre era intenta a scegliere che tipo di abito indossare -era indecisa tra una gonna jeans e un vestito rosso- il campanello trillò, facendola sobbalzare.

Già loro? si chiese, un po’ stupita. Accidenti, sono stati puntuali…

Si infilò il vestito in fretta e furia e, scalza, alzò la cornetta del videocitofono, attivandolo: lo schermo le presentò uno scorcio del suo quartiere, occupato da passanti indaffarati, commercianti davanti ai loro negozi… e una vecchia auto che avrebbe potuto riconoscere tra mille.

 

Gin?

 

Non c’erano dubbi: la macchina rosso cupo posteggiata di fianco all’albero era sua, la conosceva bene. Era stato lui, quindi, a suonare?

Frastornata, si infilò le scarpe e scese, arrivando fin sul pianerottolo del portone, varcandone la soglia per controllare meglio. Giunta sul viale, si guardò intorno alla ricerca di un segno della sua presenza.

C’era da aspettarselo: non c’era nessuno.

 

E dire che, per un attimo, ci aveva creduto…

 

Si sentì ancora più stupida, lì in mezzo alla strada a cercare chissà cosa con aria spaesata. Sperando fortemente che la porta di casa non si fosse chiusa, salì i tre piani di scale che la separavano dal suo appartamento in fretta, senza accorgersi del lieve rumore di passi che la seguiva.

Grazie al cielo era ancora aperta…

 

La mano era già sulla maniglia, quando due mani dalle dita lisce coprirono i suoi occhi.

Sulle prime si spaventò, sentendo il cuore che aumentava rapidamente i battiti e una punta di paura salirle su per la gola… ma quando colui che le aveva tolto momentaneamente la luce parlò, ogni ansia o esitazione scomparvero.

 

“Non mi riconosci più, Ran-chan?”

 

Non aveva immaginato tutto: c’era davvero Gin Ichimaru di fronte a lei, col suo solito sorriso enigmatico, i capelli argentei e la voce carezzevole che lo caratterizzavano… che la facevano cadere tra le sue braccia, come sempre.

 

Avrebbe dovuto urlargli contro la solitudine provata, la tristezza di quelle giornate senza di lui, tutta la sua rabbia… ma, alla vista dell’uomo che aveva per tanti giorni desiderato di avere accanto, non riuscì a fare altro che buttargli le braccia al collo, stringendolo come se non volesse farlo andare mai più via.

Lui ricambiò, sentendola vicina come quando erano bambini.

 

“Mi sei mancato, stupido”.

“Anche tu…”

 

Quasi non si resero conto di essere rientrati in casa. Il silenzio, scandito leggermente dal ticchettio dell’orologio e dal ronzare della radio accesa, li avvolgeva come una nube delicata.

Lui le prese il viso tra le mani, premendo le labbra tiepide contro quelle bagnate della ragazza: quel bacio fu così inaspettato da stordirla, succube dei suoi gesti dolci ma decisi, e da portarla alle lacrime, che scorrevano leggere dai suoi occhi.

Come se volesse omaggiare quel momento, la radio diede il suo contributo con una canzone di sottofondo.

 

Pioggia io sarò

per toglierti la sete,

e sole salirò

per asciugarti bene.

Vento arriverò

per poterti accarezzare…

Ma se vuoi, se tu vuoi

tra fango e neve (fango e neve) impazzirò…

 

 

Staccò appena le labbra da quelle di Rangiku per guardarla negli occhi, affondandoli in quelli celesti di lei. La sua mano sinistra salì ai suoi capelli dorati, scostandoli dall’orecchio e provocando un piccolo brivido nella ragazza: il sussurro che seguì fu la stessa frase pronunciata anni prima, nella stessa, identica occasione…

 

“Buon compleanno, Ran-chan”.

 

 

 

 

****

Ecco la RanxGin che mi frullava in testa da giorni.

Sono decisamente avara di originalità: più o meno lo schema è lo stesso di un’altra RanxGin che ho scritto in precedenza XD però mi piace moltissimo “indagare sulla sua personalità”, specialmente perché credo che tra i due ci sia un sentimento molto forte (basta vedere lo sguardo che lui le lancia nel volume 20..), ostacolato dagli eventi. Come al solito, spero vi sia piaciuto!

La canzone che ho citato è dei Negrita, si intitola “Magnolia”. È davvero bella secondo me, specialmente il ritornello *__* il titolo, invece, significa letteralmente “Compleanno del fiore”.. una sorta di doppio significato col nome di Rangiku (Ran vuol dire orchidea) e i fiori dell’anello. Diciamo che ho racimolato il poco giapponese che so XD

Visto che tra poco esaurirò le coppie, preparate i bigliettini: si comincerà con i pairing e i gruppi improbabili! Quindi, scatenate pure la fantasia XD

Grazie mille a Pikki Sakura Chan per i preferiti!

 

Detto questo, un grandissimo grazie a tutti, lettori e recensori.. spero di non deludervi mai! >___<

Kisses, Ino :*

 

 

Eragon1001: sono felice che ti sia piaciuta! Si, se non sbaglio è lo spot dell’Estatè :D tranquilla, anche io ho sempre voglia di gelati e granite.. è l’estate XD per la IchiRuki devo attrezzarmi.. ma la coppia mi piace così tanto che forse ho già qualche idea! Un bacione :*

LalyBlackAngel: mi fa piacere! XD oddio, ad un altro tipo di pazzia non avevo pensato.. lol, sarebbe stato troppo matto XD (già, Kon è il suo erede diretto u.u) grazie! Baci :*

Kenjina: sono contenta ti sia piaciuta! Il finale mi è piaciuto troppo da scrivere, volevo che desse l’idea di averli davanti XD grazie! Un bacione :*

Selenia: il caldo fa fare di tutto, a volte XD grazie! Spero che anche le altre ti piacciano ^^ kisses! :*

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Capitolo 8
*** 8- Cooking Mama! ***


Cooking Mama!

[Comico, AU, demenziale XD]

 

 

Il coltello era già affilato e pronto sul ripiano marmoreo del tavolo…

Il libro, con la pagina aperta sulla sezione “Ricette Internazionali”, stava solo aspettando di essere consultato, dopo giornate intere trascorse ad impolverarsi…

E il tagliere, lucido come non mai, stava per essere nuovamente ricoperto di bucce.

La donna, ritta di fronte a quel delizioso quadretto casalingo, alzò la sua arma da perfetta guerriera della cucina, preparandosi ad assaltare la sua vittima: un cetriolo verde smeraldo che, ignaro della sua sorte, stazionava placidamente sul ripiano…

 

L’urlo che ne seguì fu assordante.

 

“YAAAAHA! E con questo stiamo a cinque!”

 

Da quando Kukaku Shiba si era messa in testa di “diventare una cuoca provetta e una ragazza completamente emancipata”, per i suoi familiari non c’era stata più pace. Ogni giorno si erano visti letteralmente ricoprire dei più svariati manicaretti (dai wurstel coi crauti alla torta alle ciliegie), che il più delle volte mancavano di qualcosa, che fosse un po’ di sale o un intero ciclo di cottura saltato.

Nonostante tutto, la ragazza non si arrendeva: il giorno dopo era di nuovo ai fornelli, piena d’inventiva e voglia di sperimentare nuove ricette.

Quel giorno si era data alla cucina mediterranea, e più precisamente ai cetrioli schiacciati con lo yogurt magro, che oltretutto sarebbero stati perfetti per la sua dieta. A tavola la attendevano suo fratello Kaien (che si sentiva male dopo ogni pasto, ma per amore fraterno faceva finta di nulla) e i suoi genitori, in trepidante attesa (o meglio dire, ansia) del “piatto del giorno”; mancava all’appello solo Ganju, che (non si sa come) riusciva sempre ad andarsene poche ore prima adducendo come scusa pranzi con gli amici o riunioni improvvise.

Si, questa volta tutto andava bene, rifletté Kukaku: yogurt magro, cetrioli ben grattati, quel pizzico di pepe che non guasta.. ora non restava che mettere a cuocere lo stufato e aspettare che il timer trillasse. Nell’attesa, decise di accendere il piccolo televisore di cucina, rilassandosi un po’ con le pubblicità prima del tg…

 

[Certi errori si pagano cari]

 

All’improvviso, partì una musichetta allegra e l’attenzione della ragazza fu totalmente assorbita da un logo giallo appena apparso sullo schermo: a causa del nuovo orario estivo, la sua sitcom preferita era stata spostata dalle sette e mezza di sera all’una in punto del pomeriggio.

Troppo eccitata per emettere alcun suono, la mora divenne rapidamente rossa…

Poi violetta…

Poi bordeaux…

 

L’ultima fase fu la decisiva: il cucchiaio di legno lanciato tracciò una perfetta parabola nell’aria, per poi ricadere (per fortuna) nell’insalatiera colma di cetrioli. Kukaku abbandonò momentaneamente i fornelli per tuffarsi tra i problemi di quel gruppo di universitari alle prime armi che amava tanto e, tra ricerche di lavoro e relazioni finite in modo disastroso, si scordò completamente del pranzo.

 

[Per fortuna esistono i timer]

 

La ricetta suggeriva di insaporire con poco sale lo stufato e di spruzzarlo di vino bianco, dopodichè di porlo in una pirofila e lasciarlo riposare per alcuni minuti prima di servirlo. Peccato che Kukaku, con la testa ormai volata a New Orleans (dove si svolgeva la sitcom), arraffò a caso i barattoli e le bottiglie, fidandosi del suo intuito e del fatto che “tanto più o meno conosco a memoria la collocazione di ciò che mi serve”: senza neppure assaggiare ciò che aveva finito di cucinare, lo schiaffò nel microonde, attirata con forza magnetica dal teleschermo che le proiettava la storia d’amore in fase di rottura di Jim e Sally.

 

L’episodio finì proprio nel momento in cui i suoi genitori, ormai rassegnati al digiuno, stavano per alzarsi e andare a farsi un panino in cucina.

“Kukaku! Hai finito di cucinare armi di distruzione di massa?”

La battuta di Ganju (che stava per uscire di casa) la riscosse, ricordandole che aveva una reputazione di “donna emancipata” da difendere. Con garbo aprì il forno, prendendo la teglia tra le mani e raccogliendo con un cucchiaio i (miseri) resti della salsa ai cetrioli: in fin dei conti, tutto si poteva rimediare!

I suoi genitori e Kaien erano seduti, l’espressione interrogativa. Sorridendo disinvolta, la ragazza presentò la sua creazione: “Allora, signori, ecco a voi un ottimo stufato di carne (cotto in modo molto leggero), con tanto di salsa ai cetrioli per rinfrescarlo, dato il caldo dell’estate. Prego, servitevi!”

 

[La classe non era certo acqua.]

 

Il pranzo iniziò come al solito…

Dopo il primo boccone, il viso di Kaien si contrasse in una smorfia, come se facesse fatica a mangiare. Cercando di fare sempre il disinvolto, il ragazzo mandò giù i bocconi (aiutandosi con molta acqua)… anche se era parecchio evidente che si stava sforzando molto. Idem per sua madre e suo padre.

Kukaku lo osservò, attenta, per verificare i risultati della sua cucina: certo, non aveva riassaggiato il tutto, ma le pareva abbastanza buono come sapore… perché quelle espressioni?

“Cosa ne pensate?”

 

Il povero ragazzo tentò di mantenere fino all’ultimo la sua disinvoltura, ma, avendo sempre più l’impressione di masticare calce inacidita, l’espressione di circostanza cadde rapidamente.

Si schiarì la gola, tentando di trovare le frasi adatte:

 

“Hai.. messo il sale al posto dello zucchero.. e l’aceto al posto del vino…”

 

[Certe volte, la televisione può essere una distrazione fatale]

 

 

 

*****

Quando c’è da scrivere una fic demente, non mi smentisco mai XD

Questa mi è partita un giorno in cui  mamma mi aveva convinto a preparare qualcosa con lei.. e la mia scelta è caduta su Kukaku, perché quella donna è un portento. A me fa svenire dalle risate XD

Immaginarla alle prese con la cucina è stato un divertimento sublime.. anche perché riesco a scrivere solo AU in questi giorni. Mah..

Insomma, spero vi sia piaciuta anche questa pazzia! Cooking Mama dovrebbe essere un gioco per Game Boy, l’ho preso da lì XD

Il prossimo capitolo sarà più serio.. probabilmente incentrato su Soi Fon e Yoruichi, due personaggi che mi attirano molto. Poi sicuramente lavorerò su Rukia.. è la mia preferita e l’ho trascurata troppo ç__ç

Grazie ancora per tutte le recensioni *___* che dire, siete un pubblico fantastico… ogni volta che vedo i vostri commenti mi si apre il cuore! Spero di poter scrivere sempre capitoli di vostro gradimento.. mi rendete così entusiasta che potrei scriverne altri cento! >___<

Un bacio grandissimo a tutti, lettori e recensori! (si dice così? XD)

Ino Chan

 

 

Eragon 1001: già *__* sono felice che ti sia piaciuta! Adoro scrivere su Ran e Gin :D tranquilla, cercherò di non essere troppo crudele.. XD e sempre divertente! Grazie perché mi segui sempre ^__^ un bacione!

LalyBlackAngel: mannù, le IchiRuki sono belle ç__ç HitsuRan, mmh.. si potrebbe fare! Prenderò in considerazione l’idea :* kiss!

Kenjina: ma, ma.. grazie ^___^ Grommino sarà sicuramente tra i “progetti futuri”! Mi sta piacendo troppo :) grazie ancora! Kisses!

Tsunade_91: sorella! *__* sono felice che ti sia piaciuto! Grazie ^____^ :*

Pikki Sakura Chan: Ehilà, una nuova lettrice! Benvenuta :D tranquilla, sono espressioni molto carine, anzi.. ti ringrazio per i complimenti ^.^ sono felice di aiutarti a positivizzare! Un bacione :*

Alessandra: ciau! :)))) tranquilla, mi fa piacere sentirti sempre! Che dire, sono felice di aver reso bene una “pazza discoteca” XD Yumichika e Ran si prestavano troppo bene all’idea.. mi fa piacere che ti siano piaciute tutte, anche la IchiHime ^__^ RanxGin.. eh si, è un mio grande amore, e Gin vuol dire proprio argento ^_^  certo che mi farà piacere accontentare le tue richieste! Grazie di tutti i complimenti, mi fai sentire così onorata.. #^-^# alla prossima! Un bacione grande :*** 

_GaArAInO_: ma grazie gemeeeee! ^___^ mi fai arrossire! Sono felice ti piacciano tutte! :***

...51 recensioni.. *___* vi amo. Grazie per il vostro fantastico supporto! 

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Capitolo 9
*** 9- Pride (not for your sake) ***


Pride (not for your sake)

[AU, leggermente angst]

 

 

“Allora, tra quanto esci?”

Soi Fon tirò su col naso, rivolgendosi ad una ragazza mora dalla pelle scura, che si rassettava i capelli davanti allo specchio. Il suo tono seccato e gli occhi rossi facevano subito intuire che tra le due c’era stata una litigata da non molto.

Yoruichi Shihoin scosse la bella coda dai riflessi violacei, rialzando la spallina dell’abito rosso da sera che indossava. Terminata “l’operazione di riaggiustamento” si girò verso Soi Fon, rivolgendole un’occhiata a metà tra l’accondiscendente e il nervoso:

“Tra cinque minuti. Te l’avevo detto che sarebbe passato Kisuke, no?”

“Ma certo, che stupida a scordarmene.. quando Perfect Man invita qualcuno ad una serata di gala per il decennale dell’università, è un terribile sgarbo essere in ritardo… anche se questo vuol dire disertare una serata di pizza e film con la propria coinquilina, ovvio” ribatté sarcastica lei, stendendo le gambe e assumendo sempre di più un atteggiamento strafottente.

La mora rifletté che sarebbe stato meglio lasciar perdere, dopotutto.

“Ne abbiamo già discusso, Shaoling..”

[incredibile come riuscisse a chiamarla sempre con quel nome quasi dimenticato quando voleva riportarla alla ragione…]

“.. e ti ho spiegato che non potevo rifiutare. Che avresti fatto tu, se il tuo ragazzo ti avesse invitata a trascorrere una serata importante per lui insieme? Ne possiamo organizzare tante altre di serate con un film da vedere insieme.. ma una così per me non ricapiterà tanto pre-..”

 

Un colpo di clacson le impedì di terminare il discorso: Kisuke Urahara (il suo fidanzato) era appena arrivato sotto l’appartamento, annunciando la sua presenza. Sollevata in cuor suo, Yoruichi afferrò la borsetta dorata dall’appendiabiti e si chinò verso l’amica, stampandole un bacio di saluto sulla fronte.

“E dai, non rimanere così, che poi mi sento in colpa.. da domani in poi ci sono di nuovo per romperti le scatole a tempo pieno” ridacchiò, tentando di farla sorridere. Nessun risultato.

Prima di avviarsi rassegnata verso la porta, la ragazza si girò un’ultima volta verso Soi Fon:

“Ecco.. non mi aspettare sveglia fino a tardi stasera. Non penso che finirà presto.. anzi, non credo proprio che tornerò a casa, stanotte” (un lieve rossore si impadronì delle sue guance brune). “Quindi.. ci vediamo domani mattina! Ti voglio bene” aggiunse, a voce bassa, per poi chiudere piano la porta.

 

 

La serata andava avanti, scandita da quell’odioso ronzare dell’orologio che sembrava voler sottolineare la solitudine che pervadeva la casa.

Seduta prima davanti ad una tavola scarsamente apparecchiata (quando era sola si accontentava di poco, giusto un pezzetto di pane e un po’ di riso), poi al tavolino del salotto in compagnia di un quaderno tutto spiegazzato su cui stava scrivendo, Soi si lasciò pervadere da una malinconia senza precedenti: era come se una morsa d’acciaio le stringesse il cuore e la cassa toracica, impedendole di respirare normalmente.

E pensare che aveva del lavoro da terminare…

Le scartoffie ingombravano la sua cartellina, ricordandole che il giorno di consegna era prefissato al mattino successivo: la lite del pomeriggio le aveva fatto scordare che aveva promesso all’editore un nuovo racconto, e che aveva giurato e spergiurato di rispettare i tempi (senza sforare come suo solito). Ora come ora però, con la testa piena di pensieri,  non sarebbe riuscita a combinare nulla.

 

Quella carta bianca non le diceva nulla.

 

Di cosa era colpa? Cosa c’è che non va, si chiese scuotendo il caschetto scuro e sbuffando sonoramente. Le idee, che di solito scorrevano alla pari di un fiume in piena, quella sera si erano bloccate… come ostruite da qualcosa di impassibile, compatto.

Senza preavviso, le lacrime presero a scorrere giù per il suo viso, accompagnate dai singhiozzi piccoli e continui, quelli di una bambina delusa e triste.

Ora che Yoruichi non c’era, poteva finalmente liberarsi: si tratteneva sempre dal piangere o sfogarsi in sua presenza… forse per conservare integro il suo aspetto di ragazza forte, che non aveva paura di nulla e resisteva a tutti i colpi infertigli dalla vita. Ma nel profondo di sé, dietro a quella corazza indistruttibile.. rimaneva il cuore di una ragazzina.

 

E quell’insano, dolce, distruttivo attaccamento alla sua migliore amica.

 

Era sicura che se avesse chiesto a Yoruichi di portarla con sé quella sera lei non le avrebbe detto di no, ma si era trattenuta dal farlo. L’orgoglio, prepotente ed egoista (spalleggiato dalla dignità), le aveva imposto di rimanere “dietro le quinte” e lasciarla a godersi la serata con l’uomo che amava. All’inizio si era sentita libera, felice del gesto appena compiuto… ma poi aveva capito che dietro esisteva una sola ragione: non voleva assistere allo spettacolo di ciò che non aveva.

 

Una coppia felice, un ragazzo che si dedica solo a te, e ti ama.

 

Raccolse le ginocchia al petto, lasciando che gli occhi fossero asciugati dal tessuto dei pantaloni.

Non si era mai domandata, neppure una volta, se l’amica desiderasse davvero la sua compagnia e le sue attenzioni; convinta di essere necessaria, si era sempre comportata in modo serio ma affettuoso con Yoruichi. Ora però capiva di essere stata un peso.

E se lei avesse deciso di abbandonarla di nuovo?

Non avrebbe dovuto essere così attaccata alla loro amicizia: in fondo, poteva uscire un po’, conoscere altre persone, smettere di pensare solo e soltanto a lei. Non sarebbe cambiato nulla, sarebbero state sempre ottime e amiche…

 

ma quel senso di appartenenza non era difficile da recidere.

 

Altre lacrime, questa volta di tristezza impotente.

Odiò la bambina in sé, la mocciosa che provava la sensazione di essere pugnalata al petto ogni volta che pensava ai suoi fratelli [sposati, realizzati o comunque ben sistemati economicamente] o alle amiche soddisfatte dei loro lavori e della vita sentimentale. Cosa aveva ottenuto lei, a ventuno anni?

Era una pseudo-scrittrice squattrinata, sempre a caccia di lavoretti part-time e perennemente single.

E la situazione aveva l’aria di non voler cambiare…

 

Si alzò, aprendo la porta scorrevole del balcone con un sospiro. La notte era quieta, il velluto blu del cielo trapunto di piccole stelle luminose come brillanti incastonati: la serata perfetta per trarre l’ispirazione che le serviva.. se solo avesse avuto il desiderio di scrivere veramente.

Risedutasi sulla poltrona di bambù a dondolo, la ragazza estrasse nuovamente il blocco e lo posò sulle gambe. Gli occhi ripresero immediatamente a vagare per la superficie stellata, senza soffermarsi su un particolare punto.

 

Era facile scambiare quel suo attaccamento per amore.

Solo lei sapeva che le cose non stavano realmente così. Non amava Yoruichi…

Quella che sentiva dentro era adorazione, maturata in profondo rispetto ed amicizia indissolubile.

 

Che, lentamente, avevano preso il controllo delle sue emozioni.

 

Regalò un’ultima lacrima al cielo estivo, godendosi il tocco delicato del vento sulla pelle; dopo tanta tristezza, ecco la pace che cercava…

Le dita corsero automaticamente sulla penna, per poi raggiungere il foglio bianco: adesso si che le appariva invitante, pronto, grande abbastanza da essere riempito di parole e frasi.

Anche il titolo la soddisfava moltissimo.

 

“Storia di una gatta e del suo sogno”.

 

 

*****

Con questo capitolo torniamo verso le fic “serie” XD

Scherzi a parte, ci ho messo tutta me stessa nello scriverla: in primo luogo perché adoro Soi Fon (la sento molto simile a me, come Rukia), la sua solitudine e il suo rapporto con Yoruichi.. poi perché che mi è capitato di provare sentimenti simili, quindi li ho concentrati tutti in questo capitolo. Spero possa piacervi, come ha soddisfatto me scriverlo! Anche nell’essere una “scrittrice squattrinata” ricorda me stessa, non ho potuto farne a meno XD

Per il prossimo ho in mente di inserire un personaggio spoiler, quindi ho preferito mettere l’avviso nella presentazione… anche se credo che ormai la conosciate tutti ^__^ piuttosto sono io che dovrò documentarmi! *ride*.  Il titolo del suo racconto è tremendamente stupido, ma mi è venuto in mente solo quello XD

Un grazie speciale per tutte le letture e le recensioni! Il vostro entusiasmo mi rende sempre più felice :D vi adoro, davvero. <3

Un bacio grandissimo! Ino Chan

 

 

 

Kenjina: addirittura una statua? #^____^# grazie mille! Un fanclub.. che onore! *arrossisce ma è molto contenta*. Che dire, sono felice di scrivere storie che ti divertano! Sei sempre così gentile.. tutti questi complimenti.. *sempre più rossa* ^.^ spero che mi seguirai ancora! Un bacione :*

LalyBlackAngel: sono felice che ti sia piaciuto! XD kisses!

Selenia: tranquilla, mi fa piacere che tu li abbia letti! Eh si, nella situazione di Kukaku ci siamo passate più o meno tutte.. quanto è forte quella ragazza! (Poveri Renji e Ichigo XD). Grazie ancora! Bacio :*

PikkiSakuraChan: un’altra fan di Hitsugaya! :D Sono contenta che ti sia piaciuto anche in versione “torturata”..  poverino, forse sono stata crudele con lui, che sotto sotto è così puccino! XD e che tu abbia gradito anche le altre! Kukaku l’ho sempre vista in modalità “crazy” XD un bacione :*

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Capitolo 10
*** 10- Her hands look so beautiful ***


Her hands look so beautiful

[Romantico, leggermente OOC]

 

 

La sera stava per scendere, calando un sipario scuro sul quartiera Karakura e sulle sue case, portando con sé una brezza leggera e piuttosto piacevole. Le strade si svuotavano, privandosi del loro tran-tran quotidiano ma colmandosi di una magia speciale, determinata anche dalle lucciole che volavano in piccoli gruppi.

 

“Inoue-san, tra poco non si vedrà più nulla..”

“Dai Ishida-kun, rimaniamo ancora un po’.. finché c’è la lampada il ricamo si può mandare avanti! E poi, guardare le stelle è così bello…” sospirò Orihime, rapita dall’atmosfera romantica.

 

In quel giardino illuminato dalle torce di pietra, due ragazzi tentavano di terminare un lavoro assegnato loro dal “gruppo di artigianato”, fermandosi ogni tanto a rimirare lo spicchio di luna che si era appena alzato all’orizzonte. Ishida era concentrato sulla cucitura da aggiustare, mentre lo sguardo della ragazza si perdeva lontano, sognante.

 

“La tessitrice..”

Ad un tratto, il ragazzo sorrise. Stava osservando una delle stelle, che lentamente avevano iniziato ad apparire.

“Orihime*, la stella tessitrice. Tra poco sarà la notte di Tanabata.”

Lei scrollò i morbidi capelli castani, regalandogli uno dei suoi sorrisi splendenti: “E’ vero.. siamo già a luglio. Il tempo è passato in fretta..”

Dopo quella breve interruzione (i loro discorsi, quando erano soli, tendevano a vertere su banalità come il tempo e la scuola), i due ripresero il loro compito. Il caldo si era ormai diradato, lasciando posto alla leggera umidità della notte.

Mentre stava tirando il filo per annodarlo sotto la cucitura, Ishida ebbe un sobbalzo di sorpresa: Orihime gli aveva posato la testa sulla spalla, appoggiandola delicatamente per non disturbarlo. Le guance del giovane Quincy si colorirono immediatamente di rosso, facendogli ringraziare mentalmente l’oscurità della notte e la scarsa luce emanata dalle torce che mascheravano il suo viso.

Il respiro di lei era lieve e regolare, e le dita chiare stringevano con tanta delicatezza l’ago e il filo del ricamo da sembrare messi lì apposta, come in una composizione; Ishida la osservò con la coda dell’occhio, troppo imbarazzato per muoversi o fare un gesto qualunque.

 

“Ho sempre pensato che, avendo un nome importante, dovessi brillare come le stelle che vediamo ora..”

 

[E’ bella proprio per il suo sembrare una bambina.. smaliziata, sensibile.]

 

“Così cerco sempre di dare il meglio per tutti … di essere una presenza necessaria, e non un peso. Anche se a volte mi comporto da persona inutile.. voglio bene a tutti voi, Ishida-kun. A te, a Kurosaki-kun, a Sado-kun e a Kuchiki.. siete ciò che ancora mi dà una speranza, e continuerò a combattere al vostro fianco… per sempre…”

 

[Orihime… tu sei sempre stata fondamentale per tutti..

Ma soprattutto per me..]

 

Dopo poco, si era addormentata.

Il ragazzo, ora più libero, continuò a posare lo sguardo sul suo viso, dolce come quello di una bambola di porcellana. Con delicatezza, per non svegliarla, prese la piccola mano sinistra tra le sue, accarezzando con la punta dei polpastrelli quelle dita lisce e morbide, che tanto lo incantavano in lei…

 

“Uryu…”

 

Anche se in uno stato semi-incosciente… era la prima volta che lo chiamava per nome.

 

 

****

Piccola fic romantica per risollevarvi un po’ il morale!

Non mi convince al cento per cento, ma le IshiHime mi piacciono molto, e non potevo fare a meno di scriverne una… l’ispirazione parte dal volume 26, quando Orihime parla con Rukia della sua volontà di combattere: a volte le notti insonni portano a qualcosa XD diciamo che volevo dare l’idea di una Orihime determinata e dolce, che tiene ad essere vicina ai compagni.. spero vi sia piaciuta! :3

Per il prossimo capitolo, forse avrei in mente una ByakuHisa.. gli aggiornamenti potrebbero essere un po’ più rallentati, dato che sono sotto esame e l’ispirazione è in calo.. ma prometto che non vi lascerò a bocca asciutta per molto! XD

Grazie sempre a chi legge e a chi commenta *__*

Un bacione, Ino Chan!

 

 

*Orihime è il nome della stella Vega: il 7 luglio in Giappone si festeggia Tanabata, una festa popolare dedicata a questa costellazione e ad Altar (Hikuboshi). Ho preso l’informazione dal volume 6 di Bleach, “The Death Trilogy Overture”.

 

 

 

Eragon1001: non c’è problema! ^_^  sono davvero contenta che ti sia piaciuta.. è un po’ il mio obiettivo cercare di “inquadrare” bene dei momenti vissuti da me o comunque comuni a molti per trasferirli ai personaggi.. e sapere che qualcuno li apprezza mi rende felicissima! Grazie anche per la precisazione :) un grande bacio! :***

PikkiSakuraChan: beh, è di certo un gran bel ragazzo *___* così puccioso, specie quando vuol fare il duro e farsi chiamare taisho! XD grazie mille, sono contentissima che anche tu l’abbia apprezzata! Sapere che qualcuno si riconosce addirittura in ciò che scrivo mi rende molto orgogliosa ^__^ un bacione! :***

 

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Capitolo 11
*** 11- Faraway memories (yuyake) ***


Faraway memories (yuyake)

[malinconico, introspettivo]

 

 

Il tramonto, per Byakuya Kuchiki, era il momento dedicato alla riflessione.

 

Seduto sul pavimento di legno della finestra, le spalle poggiate contro una delle colonne portanti, si lasciava sfiorare da quella luce dorata, mischiando i ricordi alle foglie morte che planavano dolcemente intorno a lui, quasi volessero dedicargli una danza triste e affascinante.

 

Perché già il tramonto di per sé era un momento incantevole.

 

Nessun altro momento della giornata riempiva la sua mente di pensieri a quel modo, neppure la notte: il sonno arrivava sempre troppo presto, impedendogli di concentrare troppe elucubrazioni in quei momenti di rilassamento, e così poteva dormire sonni (relativamente) tranquilli.

Ma nel tardo pomeriggio, dopo aver sbrigato gli affari che il suo ruolo di Capitano della Sesta Compagnia gli imponeva, tornava a casa, e il suo sguardo vagava per le camere…

 

[Troppo vuote, da quando lei non c’era più..]

 

…soffermandosi in particolare su quella di Rukia (che le somigliava sempre più, giorno dopo giorno), e sull’immagine di lei, custodita in quella stanza con dolcezza immutata.

 

[Come se potessi tornare ancora…]

 

Osservando il disco rosso del sole morire all’orizzonte, si chiese quanti potesse averne visti Hisana nella sua vita all’interno del distretto di Inuzuri, a Rukongai. Certamente moltissimi… ma non dovevano averla colpita molto, a giudicare dall’espressione che aveva avuto la prima volta che ne aveva ammirato uno in sua compagnia.

Ricordava perfettamente lo sprazzo di vivacità che aveva illuminato i suoi occhi grandi, il sorriso sereno, l’entusiasmo che traspariva dalla sua voce.. un’allegria ingenua, fresca, quasi da bambina.

 

Il fluido che riempiva di tenerezza le sue giornate.

 

Finché, leggera come un uccello in volo, non se n’era andata…

 

Ma a primavera non era tornata.

 

 

Ogni tanto, dai suoi occhi color ghiaccio, qualche lacrima faceva timidamente capolino, senza essere subito scacciata da un dito che, severamente, cercava di nasconderla. Che cadesse pure, se ne aveva voglia… non aveva bisogno di nascondersi, né di celare la vera essenza di sé stesso.

Non davanti a Hisana, che lo aveva amato così com’era.

 

E soprattutto, non davanti a quel tramonto, che custodiva intatti i ricordi che gli parlavano di lei.

 

 

 

****

Sto decisamente tornando verso le shot tristi e brevi U_U

Questa l’avevo in serbo da parecchio tempo, ma ho preferito pubblicare prima la IshiHime, che mi ispirava di più.. non so, mi sembra quasi che l’ispirazione sia calata.

La colonna sonora ideale per questa sarebbe Iris dei Goo Goo Dolls, specialmente il ritornello (“And I don’t want the world to see me, ‘cause I don’t think they’d understand…”). La ascoltavo mentre finivo di scrivere, e la trovo adattissima, specie l’ultimo pezzo. È splendida, se vi capita ascoltatela! Il titoletto in giapponese significa "tramonto".

Il prossimo capitolo sarà certamente più allegro: sono indecisa tra uno comico con i Vizard o uno incentrato su un personaggio spoiler, ma più o meno dovrei averli entrambi in preparazione XD

 

Grazie mille per le letture, ma… un commentino piccolo piccolo? *__* giusto per farmi sapere se vi piacciono i capitoli! Anche una critica (costruttiva) o una richiesta non si rifiutano ^_^

Detto questo.. alla prossima! Un bacione a tutti :*

Ino chan!

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Capitolo 12
*** 12- Fighting dreamer ***


Fighting dreamer

[Introspettivo, AU]

 

 

Ogni pomeriggio libero, per lei, diventava sinonimo di allenamento.

Correre fuori di casa dopo aver mangiato in fretta (trascinandosi dietro la borsa pesante), entrare furtivamente dall’entrata posteriore del palazzotto, raggiungere lo spogliatoio e [finalmente] infilarsi i pattini ai piedi e il vestito addosso, erano divenuti gesti collegati ad una profonda sensazione di libertà e di gioia, come se solo in quel modo riuscisse a scrollarsi di dosso l’ansia e la solitudine che la pervadevano nei giorni normali.

 

Il primo passo che percorreva sulla superficie ghiacciata della pista rappresentava il suo riscatto.

 

Sentiva fluire in sé una forza misteriosa, che aveva il potere di riscaldarle le gambe (appena intirizzite da quel freddo artificiale, ben diverso dal calore asfissiante che la attendeva all’esterno) e di guidare i suoi movimenti, che piano piano diventavano meno impacciati e più sicuri.. e così, scivolando con delicatezza, ritornava a prendere possesso del suo elemento.

 

Il pattinaggio sul ghiaccio era tutto ciò per cui valeva la pena sognare.

 

Quello che per una persona normale poteva sembrare semplicemente un passatempo, o uno sport praticato a livello agonistico, per lei era una vera e propria liberazione: avrebbe quasi desiderato rimanere tutto il giorno nel palazzetto, se non fosse stato per la mole di faccende che aveva da fare a casa e per l’ufficio, che limitava di molto la sua libertà. Ma più di tanto non le importava: per tutto il tempo che trascorreva sulla pista gelata, il suo cuore si sollevava sempre più in alto, rifiutandosi di scendere.

 

Perché era una sognatrice combattente, e nessuno poteva toglierle il suo sogno.

 

[Trottola, doppio salto, passo incrociato, poi di nuovo salto]

 

Un rimprovero di suo padre, una sgridata del principale, la delusione per il cattivo comportamento di un’amica… erano diventate l’energia che premeva sui suoi movimenti.

 

[E anche se cado… ho tanti modi per rialzarmi].

 

Cullata e sostenuta dalla musica (come da due ali robuste), Neliel Tu Oderschwank muoveva il suo corpo e la sua mente su quel tracciato, confondendosi tra le luci chiare e i cerchi tracciati dalle lame dei suoi pattini, che acquistavano lentamente stabilità.

 

Quello che per molti poteva essere un innocente, semplice sfogo.. per lei era un impulso vitale.

 

 

 

****

Questo capitolo non ha senso °__°

Mi è venuto così, una sera che non riuscivo a dormire: non so perché, ma Nel mi ha sempre ispirato un’idea di leggerezza e grazia, soprattutto nella forma “adulta”. Quindi, quale sport migliore del pattinaggio sul ghiaccio per esprimerla? ^__^

Comunque, l’idea che “il sogno la sostenga” è quella che più mi è piaciuto sviluppare, perché credo sul serio nel potere dei sogni.

Grazie mille per le vostre letture, e per le recensioni di chi ha la pazienza di seguirmi sempre! ^__^ Siete fantastici, davvero.

Un bacio! Ino :*

 

Keute: ma.. ma.. grazie *__* mi hai commossa con tutti questi complimenti, mi rende felicissima sapere che ti sia piaciuta la storia! È vero, tutti sottovalutano le ByakuHisa.. chi invece, a mio parere, sono tra le coppie migliori.. cercheremo di rimediare XD grazie davvero.  <3

Un bacione!

Selenia: addirittura una statua? *__* troppo buona.. grazieeee >___< che dire, sono contenta che ti siano piaciute! Tranquilla, anche io ho avuto qualche problema.. ma mi fa sempre piacere che tu legga! Kisses :*

 

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Capitolo 13
*** 13- These boots are made for walking ***


These boots are made for walking

[Demenziale, leggermente OOC]

 

 

Se c’era una cosa che a Hiyori riusciva bene, anzi benissimo, erano i dispetti.

Non era tanto l’idearli, il progettare cosa fare (e soprattutto a chi farlo) e il raccogliere il materiale necessario per attuarli.. il bello di uno scherzo stava nelle facce delle persone che li subivano, soprattutto quando se ne accorgevano all’improvviso.

 

L’unica controindicazione era che, dopo essersene fatti fare tanti, i suoi compagni erano diventati abilissimi nel riconoscerli.

 

Fregare gli hentai di Lisa e nasconderglieli in un angolo del campo allenamento, cercare su siti specializzati gli spoiler sul manga preferito di Rose e Love e avere la cura di ricopiarli su una serie di post-it (sparsi un po’ ovunque), spalmare le lenti degli occhiali di Mashiro di burro e mettere i guanti di Kensei in un lavaggio di biancheria (per farli stingere) erano ormai scherzi collaudati, anche troppo. Gli unici ad esserne immuni erano Hachi (non c’era soddisfazione a fargli i dispetti, dato che non se la prendeva mai) e Shinji, che però finiva puntualmente coinvolto in baruffe con “quella scimmia rompiscatole”, come spesso la definiva.

 

Per fortuna, ad interrompere quella patetica monotonia estiva, era arrivato Ichigo Kurosaki.

 

All’inizio la ragazza l’aveva considerato un ragazzino fastidioso e attaccabrighe, buono soltanto a lamentarsi riguardo alle sue geniali invenzioni e a farsene dare di santa ragione. In seguito, però, l’opinione su di lui era stata soggetta ad un notevole salto di qualità: da “persona noiosa” a “soggetto utile per sperimentare nuovi scherzi”.

Cos’, il suo cervello terribilmente ingegnoso e malefico si era messo in moto.

 

Lisa aveva sarcasticamente replicato che avrebbe potuto farsi una cultura invece di giocare come una mocciosa, per poi rituffare la testa nelle sue riviste…

Love e Rose l’avevano totalmente ignorata…

Kensei le aveva riso dietro, predicendole un bel po’ di botte sicure…

L’unico che (alla proclamazione del suo dispetto) aveva compiuto qualcosa di concreto era stato Shinji, che infatti la seguiva, infastidendola però con lunghe e inutili prese in giro e avvertimenti del tipo “tanto ti scoprirà subito”.. “Kurosaki è furbo”.. “perché non fai qualcos’altro?” e via discorrendo.

 

Ma Hiyori, quando aveva un’idea salda in testa, era irremovibile.

 

La progettazione era stata semplice ma perfetta: dopo aver fatto pedalare Ichigo come un matto su quell’attrezzo ginnico, sarebbe stato un giochetto da bambini assegnargli un esercizio che richiedesse il minor dispendio di forze possibile. E un paio di stivali “progettati in modo da aiutarti a controllare la trasformazione in Hollow” erano un’esca appetibilissima, data l’abitudine di Kurosaki di fidarsi delle persone.

Dopo qualche ora, erano pronti: lucidi e perfetti, sembravano invitare ad essere indossati…

 

…se non fosse stato per quel piccolo, innocente congegno che costringeva ad un moto forzato colui che li infilava.

 

“Io te l’ho detto: quando Kurosaki si riprenderà, saranno fatti tuoi…”

“E non rompere le scatole! Se adesso le mie attenzioni sono rivolte a lui, è perché voialtri mi avete stufato!”

L’unica pecca in tutto quel lavoro, forse, risiedeva nella sua semplicità: Ichigo, infatti, li indossò immediatamente, senza porsi particolari problemi su chi glieli donava, e soprattutto senza insospettirsi. Poi Hiyori, gongolando mentalmente, si trascinò dietro Shinji e finse di dover iniziare un altro turno di allenamento.

 

Seduti su un masso, celato da altre rocce agli occhi di chi si trovava al centro del campo di allenamento, la ragazzina attendeva i frutti della sua opera.

“Vedrai che avevo ragione io”.

(Dentro la sua agenda mentale stava annotando di preparare una trappola coi fiocchi per Shinji)

“Adesso sta a vedere che Kurosaki ti sgama e se li toglie. Finirà così, ne sono certo, vecchia mia…”

(Diavolo, ma perché non chiudeva mai la bocca?)

 

Per un secondo, le cose sembrarono prendere la piega immaginata da Shinji: Ichigo infatti, dopo averli indossati, aveva iniziato ad osservarli con circospezione… per crollare poco dopo seduto sulla pietra, pronto a concedersi un po’ di riposo prima dell’esercitazione.

Gli occhi di Hiyori brillarono di una luce trionfante.

 

C’era da dire una cosa, su Shinji Hirako: non sopportava le bambinate architettate dalla compagna, però, quando c’era da sbellicarsi dalle risate, non si tirava mai indietro…

E che altro avrebbe potuto fare, alla vista del povero Kurosaki trascinato da un paio di stivali (veloci come una locomotiva), tentando invano di fermarli?

 

 

[These boots are made for walking

And that’s just what they’ll do

One of these days these boots are gonna walk all over you…]

 

 

****

Bene, questo capitolo non è stupido.. è stupidissimo.

Probabilmente, la colpa è degli esami: avendo fatto oggi lo scritto di recupero di matematica, la libertà tanto a lungo negata mi ha portata ad uno stato di demenza senza limiti XD e l’idea è nata anche da qui, nonostante mi girasse in testa da un po’ di giorni… la canzone che ho inserito e che dà il titolo è These boots are made for walking, di Nancy Sinatra.

Essendo la prima volta che scrivo qualcosa sui Vizard, mi sono presa qualche libertà (forse facendo Hiyori troppo OOC): Ichigo, poveretto, l’ho torturato.. però mi diverte troppo rendere Hiyori una monella infame, sarà la faccia che ha XD spero che a qualcuno possa essere piaciuto veramente questo mio “delirio”!

Dedicato ad Alessandra, che me l’aveva chiesta da un po’ :)

Visto che sto terminando le coppie, ora come non mai si accettano suggerimenti! Anche delle coppie o dei gruppi improbabili, se volete pescare i nomi a caso coi bigliettini XD

Grazie ancora (come sempre) per le letture e le recensioni! Che dire, vi amo tutte >/////< grazie anche a Patricia Darlymple per i preferiti!

Alla prossima! Un bacione :*

Ino

 

Selenia: allora ci ho azzeccato su tutto! ^__^ che dire, mi rende felicissima sapere che ti sia piaciuta così tanto! Grazie per la statua.. mi lusinghi! *si monta la testa XD* Baci :*

LalyBlackAngel: ma ciau! Grazieeee X3 kisses!

Kenjina: ciau! ^__^  ma.. ma grazie! Mi fa piacere immensamente che tutti i capitoli ti siano piaciuti.. e non ti preoccupare per gli aggiornamenti, ogni volta che li leggerai ne sarò felice, anche in ritardo <3 un beso! :*

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Capitolo 14
*** 14- Damned (sad in this sunset) ***


Damned (sad in this sunset)

[AU, introspettivo, malinconico]

 

 

Era l’ora in cui tutti ritornavano a casa.

L’ora in cui le mamme, sedute sulle panchine del parco giochi, si alzano per riportare a casa i loro bambini. L’ora in cui le amiche e gli amici incontratisi nel pomeriggio si salutano, promettendosi di trovarsi di nuovo il giorno dopo; l’ora del ritorno, tra i programmi per la giornata successiva e la voglia di relax…

L’ora in cui Orihime Inoue usciva per fare la spesa, poco prima di cena.

 

Con le gambe appoggiate in posizione di rilassamento sulla fontana e il busto poggiato indietro, Ulquiorra Schiffer osservava le persone intorno a lui affannarsi, diretti alle loro abitazioni. Faceva ruotare gli occhi verdissimi sull’intero parco, abbracciando gli alti alberi, le stradine ghiaiose e gli scivoli, osservando visi e andature.

 

Osservava, ma non vedeva: la sua attenzione era tutta per la piccola rossa che stava per attraversare la strada.

 

Quei capelli splendidi, che catturavano i raggi del sole morente quasi con superbia…

L’andatura saltellante, graziosa come solo lei sapeva essere…

La voce limpida, squillante, che richiamava l’amica Tatsuki che si stava allontanando troppo…

E quello sguardo, gli occhi puri che non avrebbero mai espresso rancore, o avidità.

 

Era diventato il loro appuntamento serale, senza che nessuno dei due lo decidesse: alle sette, puntualmente, lui usciva e si recava nel suo posto preferito, nascosto agli sguardi e al chiasso dei cittadini, e la attendeva pazientemente.

Sapeva che, prima o poi, sarebbe arrivata, come ogni sera.

 

E infatti non lo aveva mai deluso.

La grazia con cui percorreva i viali e i marciapiedi catturava la sua attenzione ogni volta, impedendo agli occhi di staccarsi dal suo profilo sinuoso, che si stagliava dolcemente su quello scenario nostalgico.. facendogli sentire, in maniera più acuta, la differenza che esisteva tra loro.

 

Lui era il tipo poco raccomandabile, lo sbandato, il ragazzo strano che attraeva e intimidiva allo stesso tempo. Quello sempre zitto, quasi invisibile nel suo banco in fondo all’aula.. Ulquiorra Schiffer, il tormento e la malinconia personificata in un viso pallido, nel trucco scuro con cui marcava il suo volto ogni mattina.

 

Lei, invece, era il sole.

Una principessa, leggera e fresca come l’aria. Semplicemente con la sua presenza riusciva a sciogliere il ghiaccio dei cuori più duri, a illuminare con una luce dolce di speranza anche chi ormai si sentiva al limite delle possibilità. Orihime, la bambina ingenua e sorridente, l’angelo consolatore, la ragazza buffa e tenera che seguiva le lezioni dal suo banco al centro della classe, sempre positiva… era così che la vedeva.

 

Anche se non aveva nessuna possibilità di raggiungere quell’astro.

 

Quante volte l’aveva vista uscire da scuola per mano di quel ragazzo moro con gli occhiali?

Come ogni ossessione che si rispettasse, anche la sua si protraeva per tutta la giornata, impegnandolo sia prima che dopo le lezioni. Uryu Ishida era il classico ragazzo perbene, educato e rispettoso, il partito ideale per una ragazza come lei… se ne dovevano essere accorti in molti, dalle occhiate che rivolgevano ai due quando li vedevano insieme.

 

E lui, come sempre, ne era tagliato fuori.

 

Ma il suo amore doloroso, inconfessato continuava a spingerlo avanti, impedendo a quel sentimento così instabile chiamato orgoglio di venire fuori. Come avrebbe potuto spiegare, altrimenti, la volontà di ritornare ogni giorno allo stesso posto, per vederla ancora una volta?

 

I nostri mondi saranno sempre troppo lontani…

Nessuno, però, potrà togliermi la tua vista, qui in queste sere d’estate…

 

Vederla  uscire dal negozio di alimentari era il suo arrivederci: leggero come era venuto, la guardava un’ultima volta prima di imboccare la strada che lo portava al suo comprensorio, poco distante dalla piazza. Nelle orecchie risuonavano ancora le sue risate argentine:

 

“Tatsuki-chan! Ho preso le rape, degli onigiri e della salsa di soia.. verrà una buona cena! Aspettami, stai correndo troppo!”

“Sbrigati, Orihime.. sta per fare buio! Dobbiamo essere a casa..”

 

Il sole era ormai calato, lasciando posto alle stelle…

Allo stesso modo, il suo sole l’aveva lasciato.

 

 

****

UlquiHime, uno dei miei pairing preferiti :)

In questa fic ho evidenziato al massimo un Ulquiorra tormentato e molto emo, sarà che mi ispira così XD però mi piaceva l’idea di una Orihime irraggiungibile, e della sua tristezza per non poterla avere accanto.. boh, una storia tra loro mi dava questo aspetto ^^

C’è da dire che adoro i tramonti e le sere d’estate, decisamente.

Grazie mille per tutti i commenti e le recensioni.. come sempre, mi rendete felicissima! X3 cercherò di accontentare le vostre richieste! Sono felice che il mio pazzo capitolo sui Vizard sia piaciuto XD

Un bacione, Ino!

 

 

Selenia: scena successiva? XD Penso che Ichigo l’avrebbe picchiata per bene! Mmh.. non male come pairing, si possono fare! Un bacio :*

Eragon1001: grazie mille! ^__^ sono felicissima che tu l’abbia apprezzata! :*

Kenjina: sono stata sadica con lui XD e Hiyori.. che dire, l’ho sempre vista malignetta, ormai è un clichè! XD grazie mille! Besos :***

Valeriana: grazieeeeeee *__* addirittura tutte? Mi rendi felice X3 kisses!

Millefoglie: sono contenta che ti siano piaciute! Sia la prima che la seconda ^__^ e grazie dei complimenti! :*

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Capitolo 15
*** 15- The Game of Love ***


The Game of Love

[AU, romantico]

 

 

“Scendo qui, Isane”

Kiyone Kotetsu, diciannove anni, tamburellò con le unghie sullo sportello della piccola utilitaria di sua sorella per indicarle la sua imminente fermata. Lei accostò, permettendole di saltare sul marciapiede:

 

“Ci vediamo tra un’ora e mezzo. Ti aspetto qui sotto!”

 

Kiyone le sorrise, avviandosi verso un grande palazzo dall’aria elegante, dall’altra parte del viale. Aprì il portone (lasciato socchiuso) e, con gesto automatico, si diresse verso l’ascensore in fondo al corridoio: doveva arrivare al quarto piano.

 

Era incredibile come riuscissero a metterla in agitazione le lezioni di violino…

 

Era arrivata. Suonò al portone di destra, sotto la targhetta in corsivo Ukitake Jyuushiro.

Mentre attendeva di essere ricevuta, socchiuse gli occhi, concentrandosi sul profumo e sul clima di sicurezza e gentilezza che quella casa sprigionava, e che l’avevano accolta affettuosamente ad ogni sua visita. Il profumo di Ukitake-sensei…

 

“Kiyone? Sei arrivata presto… accomodati, oggi che fa più caldo potremmo tenere la lezione nel terrazzino”.

I lunghi capelli bianchi dell’uomo frusciarono delicatamente nell’aria tiepida, mossi dalla corrente che proveniva dall’apertura della porta. La ragazza lo seguì all’interno, sempre con la solita timidezza che la contraddistingueva, sentendosi nel contempo protetta dalla sua aura rassicurante.

Tutto era uguale ad ogni altro giorno: il profumo di legno antico dei mobili, il raggio di sole che entrava dalla finestra e illuminava la tappezzeria di velluto del divano, i soprammobili delicati sugli scaffali e l’immancabile spartito dietro cui il sensei la faceva sistemare, pronto ad ascoltare i suoi miglioramenti.

 

Ogni cosa aveva un ordine preciso… e in cuor suo, Kiyone sapeva che non sarebbe mai cambiato.

 

Ancora ricordava le prime lezioni, quando era ancora una ragazzina impacciata e goffa che sbagliava tutte le entrate e quasi non riusciva a tenere in mano un archetto. Sarebbe stata sempre convinta di essere una buona a nulla costretta ad un’attività in cui era un’incapace se non ci fosse stato lui, il sensei Ukitake… lui e la sua pazienza, la sua determinazione e dolcezza.

Nonostante si vergognasse ad ammetterlo, amava tutto del suo insegnante, dal tono di voce al modo in cui le si rivolgeva, sempre pacato e mai arrabbiato o spazientito. Si sentiva serena al solo tocco delle sue dita sulla mano (quando le correggeva la presa) o allo scandire del ritmo del pezzo, protagonista di una pagina speciale della sua vita, dove esistevano solo lei e il suo sensei.

 

“Vediamo come hai memorizzato quel brano di Mozart, soprattutto la parte centrale che è più complessa… comunque noto parecchi miglioramenti, e soprattutto scioltezza: continua così e ti vedremo tenere un concerto all’Opera House di Sydney!” sorrise, illuminando la stanza con quell’allegria sincera e contagiosa.

Come si poteva essere tristi, o provare rancore per qualcuno, con una persona così di fronte?

 

 

Sai sensei… è la tua vicinanza a creare un mondo dove potermi rifugiare.

 

Le note scorrevano, scivolando dolcemente fuori dal violino e spargendosi ovunque nell’appartamento, in un sonnacchioso pomeriggio di metà estate. Per chiunque le avesse ascoltate sarebbero state una melodia qualsiasi… ma solo per lei diventavano un modo per comunicare con la persona a cui teneva di più.

 

Forse questa non è altro che una sinfonia di sentimenti concentrati in uno strumento…

 

 

 

****

Questa UkitakexKiyone mi è venuta in mente mentre guardavo l’episodio numero 42, quando lei e Sentano vengono chiamati dal capitano dopo lo scontro con Byakuya.. l’ingenuità di Kiyone mi ha ispirato troppo ^^ e poi Ukitake è così gentile, affettuoso, premuroso.. aah, penso che tutte vorrebbero un uomo così. Io personalmente lo adoro :) spero piaccia davvero.. per gli spartiti del violino ho consultato internet: non sapendolo suonare, mi sono documentata un po’. Il titolo  è il nome di una canzone di Michelle Branch e Carlos Santana  :D

Questa sarà l’ultimo capitolo prima di una pausa: infatti starò via dal 26 luglio al 9 agosto, e purtroppo non avrò modo di recensire ed aggiornare… però mi rifarò al mio ritorno, e intanto la mia mente pazzoide sarà impegnata a creare nuovi capitoli XD

Come al solito, un grazie specialissimo a chi legge e recensisce.. e a tutti coloro che leggono! ^___^

Buone vacanze a tutti e.. un bacione! :*

Ino

 

Kenjina: ma, ma.. *__* grazie! Che dire, sono lietissima di creare qualcosa che possa piacere! *saltella* grazie a te per la recensione! ^^ un bacio! :*

Selenia: grazie! X3 il rapporto tra loro due l’ho sempre visto così, un po’ malinconico e triste.. sono felice che ti sia piaciuta! Beso! :*

 

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Capitolo 16
*** 16- Watermelon ***


Watermelon

[AU, malinconico]

 

 

Ormai le capitava sempre più spesso di pensare a Toshiro.

Il più delle volte erano pensieri fugaci e veloci, uno sprazzo che il momento dopo l’aveva già abbandonata.. ma, nonostante gli impegni e l’allegria di quelle giornate estive la distraessero da ogni genere di riflessione, accoglieva quei richiami al passato con affetto, immergendosi per alcuni minuti in pensieri nostalgici.

Come quella sera, seduta sotto il portico della loro casa “delle vacanze”.

 

Non era più una bambina, Momo Hinamori: era cresciuta, frequentava l’università da qualche anno, aveva trovato quello che considerava a pieno titolo “l’amore della sua vita”. Non poteva certo dire di non essere felice, insieme a Sousuke… si erano conosciuti proprio all’università, dove lui insegnava, e dopo poco era scoccata la scintilla dell’interesse reciproco e dell’amore. Nel giro di due anni si erano fidanzati.

Socchiuse gli occhi dorati, buttando indietro la testa. Da quella posizione poteva sentire il rumore delle onde che si frangevano sugli scogli in fondo alla strada con chiarezza, come se le avesse avute in giardino. Adorava quella musica intima, gentile, che la salutava come una vecchia amica ogni anno, quando lei e Sousuke tornavano alla loro casa… le piaceva la quiete, il fresco della sera, il rosso del tramonto che colorava i tetti e si specchiava nel laghetto delle ninfee.

Le piaceva stare con lui, e condividere momenti di felicità col suo compagno.

 

Mentre si rialzava, desiderosa di rientrare a farsi la doccia, la sua attenzione fu attirata da una grossa anguria, che qualcuno aveva sistemato sul tavolo del patio. Un’anguria identica a quelle che mangiavano lei e Toshiro da bambini…

 

 

“Secondo me, la cosa più bella dell’estate è mangiare il cocomero!”

Due bambini sono seduti sotto un porticato di legno, in kimono, lasciando penzolare i piedini nudi fino a sfiorare la ghiaia del giardinetto. Stringono una grossa fetta di anguria ciascuno e la mangiucchiano, in modo diverso: lei a piccoli morsi educati, lui con foga, macchiandosi il mento e facendo colare il succo rossastro lungo il collo.

Toshiro Hitsugaya, il monello spettinato e vivace, si rivolge all’amica in tono allegro: “Credo anche io!”.

Lei gli sorride, spostandosi una ciocca castana di capelli dal volto. Nel silenzio generale si sente un lieve scampanellio, provocato da un sonaglio pendente dalla tettoia. Un venticello lieve scompiglia i loro capelli.

Momo termina il suo pezzo (asciugandosi le dita su un lembo del vestitino) e osserva l’orizzonte, dove il sole sta scomparendo in una profusione di luci dorate. Ad un tratto, il suo sguardo diventa triste:

“Shiro… quante estate credi che trascorreremo ancora così?”

Lui sembra non capire.

“Lo so che non dovrei guastarmi i momenti di serenità con questi pensieri malinconici… però a volte è più forte di me. Ho paura che non saremo mai più felici come lo siamo ora, e se penso che tra poco dovrò ritornare a scuola mi sento infelice. Perché tutte le belle cose devono finire?”

Una lacrima silenziosa scende sulla sua guancia, asciugata immediatamente dalla punta di un dito: inaspettatamente, è stato lui.

“E’ così.. ma non è detto che tutto debba finire per sempre. Le cose iniziano e finiscono… finiscono per ricominciare da capo. E anche se non dovessero essere più le stesse, noi due saremo sempre vicini, no?”

 

Si è fatto serio, ora. Il suo tono di voce è saggio e pacato.

 

“Pensa ad oggi, a domani e a tutti i giorni che ci aspettano ancora. Ti servirà per quando saremo distanti… per sperare di ritrovarci di nuovo.”

Momo gli prende la mano, rassicurata, accarezza la sua pelle soffice e, finalmente, un riso felice si impadronisce della sua bocca.

 

“Si, hai ragione…”

 

 

 

La voce di Sousuke la riportò alla realtà, facendola trasalire appena. Lo sguardo si rifece presente, posandosi nuovamente sul tavolo…

L’immagine di Toshiro bambino, invece di scomparire, sembrava affermarsi con più forza nella sua memoria.

 

[In fondo, anche se siamo lontani, c’è un posto dove due piccoli, ingenui compagni di gioco continueranno a sperare nel domani, a vivere ogni giorno con la gioia limpida del primo…]

 

Rientrò in casa, accostando leggermente la porta-finestra del giardinetto e posando la mano sul cuore, come per tenere al sicuro quei ricordi dove nessuno avrebbe potuto mi prenderli.

 

Ci saranno altre estati, te lo prometto…

 

 

****

Allora, rieccomi a voi dopo due settimane d’assenza! XD

Questo è uno dei due capitoli “nati” durante le pause tra un bagno e l’altro, che vi proporrò prima di partire: ebbene si, non ci sarò di nuovo dal 12 agosto fino forse al 25 o 26, causa vacanza dell’ultimo minuto.. e, non avendo internet disponibile, non potrò aggiornare o recensire.

Questa HitsuMomo (con lievi accenni AizenMomo) mi è venuta in mente guardando le innumerevoli immagini che accostano Hitsugaya ad un anguria.. e anche l’episodio che nel manga corrisponde a “Preludio per le Stelle Erranti”, in cui si strafoga proprio di cocomero XD insomma, ritenevo che evocasse bene un momento spensierato dell’infanzia! E poi, adoro il rapporto HitsuMomo.. sono tenerissimi come compagni di gioco.

 

Ringrazio tantissimo PikkiSakuraChan per la sua divertente e lunghissima recensione.. mi fa davvero piacere che ti siano piaciuti anche i capitoli precedenti! ^__^ e grazie per avermi seguita sempre!

Alla prossima! Un bacione, Ino!

 

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Capitolo 17
*** 17- Symphonie amoreuse ***


Symphonie amoreuse

[AU, Romantica]

 

 

Le dita scorrevano dolcemente sui tasti, producendo un suono armonico e piacevole che si abbinava alla morbidezza serica della sua treccia nera, e al candore delle mani della pianista. Gli occhi timidi e puri (come quelli di un cerbiatto) si spostavano da una nota all’altra dello spartito, seguendone il ritmo e riempiendo il tutto con la sua grazia innata.

Erano in molti a dire che Nemu Kurotsuchi avesse un’abilità particolare per il pianoforte: l’unico che non aveva mai voluto ammetterlo era suo padre, ma tutti conoscevano il carattere irritabile e severo dell’uomo, e la poca fiducia che nutriva in quella silenziosa e arrendevole ragazza.

 

Avrebbe meritato molto di più, lei che era così gentile e mite, rifletteva mentre la osservava suonare. Adorava guardarla di nascosto, dallo spiraglio della porta a vetri che dalle camere portava al soggiorno, illuminata da un raggio di sole che spandeva una luce dorata sulla sua figura delicata.

Ogni martedì e venerdì, dalle cinque alle sei e mezza precise, seduta davanti al pianoforte di ebano nero, Nemu entrava in una dimensione surreale e meravigliosa, che per Ikkaku era sempre un motivo di ammirazione.

Perché, giorno dopo giorno, sentiva di essere innamorato di lei. Era felice che, nonostante l’estate, le lezioni proseguissero, per poterla vedere ancora china sullo strumento, per sentire le istruzioni dettate da suo padre e il flusso di note che originavano come diretta conseguenza… ogni cosa di lei lo attirava, gli dava un’idea di fragile ma perfetto equilibrio.

 

Respirò profondamente, concentrandosi sulla melodia che spezzava la calda monotonia di quel pomeriggio estivo. All’improvviso, come a terminare la composizione, un rintocco del pendolo scandì le sei e mezzo.

“Bene, siamo alla fine, mia cara. Puoi riordinare le tue cose e andare” la congedò gentilmente suo padre, porgendole la mano in modo cavalleresco come al solito. Lei sorrise timidamente, tuffando lo sguardo nella borsa blu scura un attimo dopo.

Il signor Madarame uscì dalla stanza, lasciandola sola: il ragazzo ne approfittò per entrare, scivolandole lentamente alle spalle per non spaventarla.

“Buon pomeriggio, Nemu”.

Com’era prevedibile, la mora sussultò e il suo volto si tinse immediatamente di un soffuso color porpora. Se già nei confronti del suo insegnante era silenziosa e impacciata, quando si trattava del figlio diventava ancora più vergognosa, come se ci fosse qualcosa di male nel loro guardarsi o scambiare qualche parola.

 

Lei alzò gli occhi vellutati, fissandoli (con grande imbarazzo) in quelli scuri e truccati in modo bizzarro del ragazzo. Tutti lodavano la dolcezza del suo sguardo, ma pochi erano riusciti a goderselo in pieno: lo schermo della sua timidezza tirava indietro anche i corteggiatori più decisi.

 

Ma era così bella…

 

“Sentendoti suonare, avevo voglia di venire a vedere come stavi.. è tanto tempo che non ci vediamo.”

“E’ vero..”

 

[Aprimi il tuo cuore, Nemu.. così che possa raggiungerlo..]

 

La sua mano scivolò verso l’estremità della treccia, carezzandola con le dita lunghe e spostandosi lungo la cornice della guancia delineata da un altro ciuffo, ancora più morbido. Ikkaku sorrise, osservando le sue gote diventare sempre più rosse, e le carezzò il volto:

 

“Sei bellissima, lo sai..?”

 

[E ora, nessuno può dirti che tutto questo è sbagliato..]

 

Il bacio arrivò inaspettato, reso ancora più dolce dalla sua imprevedibilità.

 Inaspettatamente la ragazza dischiuse le labbra, accogliendo delicatamente quelle di lui, aggrappandosi con le mani piccole e leggere alla sua nuca, come a trattenerlo a sé ancora di più.

Non le importava nulla di quanto avrebbe potuto dire suo padre, la sua famiglia, il mondo là fuori.. il sole riscaldava le finestre e si rifletteva sul pianoforte, sulle loro teste vicine e sulla stanza, illuminandola del suo abbraccio dorato.. e contornando quella loro sinfonia amorosa.

 

Finalmente riuscì ad alzare gli occhi e a fissarli nei suoi senza vergogna.

 

“Ikkaku.. Grazie.”

 

 

 

*****

Rieccomi, dopo ben 16 giorni di ozio! XD

Questa è la prima delle coppie diciamo “strane” che vi sottopongo. L’idea è partita da un’immagine scovata in un video di Youtube su coppie miste di Bleach, ma la storia è venuta parecchio dopo. C’è da dire che Nemu è tenerissima, e per lei credo che il tipo di uomo più giusto sia protettivo e gentile.. Ikkaku mi dava l’idea XD. Essendo un esperimento, l’ho buttata giù un po’ di fretta.. spero che possiate gradirla ugualmente!

Detto questo, passiamo ai commenti.. un bacione a tutti! Grazie perché mi seguite con tanta pazienza! ^__^

Ino Chan

 

PikkiSakuraChan: Tranquilla, anzi.. mi fa piacere che tu abbia commentato anche se non gradivi particolarmente la coppia! XD Devo dire che anche io non vedo bene le HitsuHina, lei è di Aizen U_U però, dato che amo sperimentare.. prima o poi toccava XD piuttosto, grazie per la pazienza e i complimenti! Mi fa piacere averti tra i commentatori ^^ un bacione!

 

Selenia: hai ragione.. Momo con la testa è rivolta solo ad Aizen XD ma ti ringrazio dei complimenti! Spero che anche questo capitolo ti piacerà ^^ kisses!

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Capitolo 18
*** 18- Forever like this ***


Forever like this

[Romantico, AU]

 

 

“E’ colpa tua! Solo e soltanto colpa tua!”

“Invece di stare zitto e spingere, perché sprechi il fiato a parlare? Tanto non importa di chi è colpa: abbiamo forato la gomma, e questo è l’unico modo di venirne fuori, Mister Sono-Un-Genio!”

Non potendo ribattere in alcun modo, Toshiro Hitsugaya scelse la via del silenzio: era il modo migliore per evitare contrasti con quella ragazza scatenata dalla lingua velenosa che era Karin Kurosaki… così, mentre spingeva la bicicletta (ormai quasi inservibile) lungo i vialetti polverosi del quartiere, imprecava tra sé e sé sull’egoismo e la stupidità delle ragazze.

 

O erano frivole e vezzose, sempre prese da trucco, diete e vestiti (come qualche sua compagna di classe), oppure esuberanti, scattanti e piene di iniziativa, come quella matta della loro amica di famiglia, Rangiku. Questi tipi di donne lo facevano sentire a disagio: cercava di allontanarsene il più possibile, anche a costo di sembrare un bambinetto…

Ma erano le ragazze come Karin che gli davano più problemi. In assoluto.

 

Non si fermava alle apparenze, ma sapeva scavare in profondità, sondando le anime di chi guardava con i suoi occhi scuri, come due pozzi aperti su un vuoto enigmatico…

Indagando nella sua in modo che quasi lo spaventava.

 

Quando si sedeva con le ginocchia al petto, assorta in riflessioni, i suoi discorsi diventavano più gravi, quasi avesse dimenticato la sua giovane età. Ma era solo un momento.. rapidi come nuvole passeggere, lasciavano il posto ad un sorriso felice, come le si addiceva davvero.

 

E poi… sapeva giocare a calcio quasi meglio di lui.

 

“Ormai è ora di cena.. in giro non c’è quasi nessuno. Perché abbiamo preso questa stupida scorciatoia??? Così mi toccherà farmi tre docce prima di poter essere almeno fatta entrare in casa, lo sai che Yuzu è una maniaca della pulizia… bleah, guarda quanta polvere!”

[Però quando voleva sapeva lamentarsi come tutte le ragazze].

“Non ci arrivi? È estate, tempo di vacanze… è possibilissimo che qualcuno sbuchi all’improvviso da dietro l’angolo e mi veda mentre ti spingo su una bicicletta scassata. Ti immagini cosa ne verrebbe fuori?” chiese il ragazzino, con cipiglio scocciato.

“Beh, non è difficile” rise lei, e con voce sdolcinata declamò: “Karin Kurosaki e Toshiro il Ghiacciolo stanno insieme!!! Ho sempre creduto che ci fosse del tenero tra i due… lallaaalà!”

“Molto divertente, Kurosaki”.

“Lo so, grazie”.

Ironica, pungente. Come sempre…

 

Sul quartiere Karakura brillavano le stelle. Quella sera, in particolare, se ne vedevano parecchie: i lampioni erano quasi tutti spenti, così da permettere agli abitanti di poter godere della loro vista con più facilità.

Anche Toshiro se ne accorse: proprio sopra il loro comprensorio si stendeva un manto di piccoli puntini luminosi, sparsi come diamanti su un abito di velluto blu notte. Appena giunsero nel cortile lei, ridendo, smontò dalla bicicletta e si diresse nel suo “posto preferito”, una rientranza nel muro più elevata, che combaciava con un vecchio rialzo per il bucato. Sbuffando, lui la seguì.

 

La trovò con lo sguardo fisso verso l’alto, pensierosa:

“Questa sera ce ne sono tantissime”

“Già…”

Sicuramente era triste: solo in caso di pensieri dolorosi diventava così laconica. Decise di lasciare che fosse lei a parlargliene, senza chiederle nulla che avrebbe potuto rattristarla.

Non dovette aspettare molto.

“Toshiro… credi anche tu che chi è morto ci protegga dall’alto, guardandoci da una stella?”

Per un attimo rimase stupefatto: che domanda bizzarra… ma dopo un istante si diede dello stupido, pensando alla signora Kurosaki. Doveva mancarle molto sua madre, anche se magari non voleva farlo vedere.

“Si… io ci credo. Perché non dovrebbe essere così? Se ami davvero qualcuno, una parte di te rimane con lui… e se quel qualcuno ti ama, ti rivedrà in ogni bella cosa che ha davanti. Non solo nelle stelle” sorrise, meravigliandosi di quel pensiero così delicato che aveva appena formulato.

“Quando sono triste, guardo il sole, oppure il cielo di notte, e immagino che i miei genitori stiano sospesi sopra di me. Io non li vedo, ma loro vedono me… e questo mi basta. Dopo riesco a sentirmi un po’ meglio”.

 

Rannicchiati in quel piccolo spazio, due ragazzini osservavano il cielo, trattenendo insieme lo stesso sogno.

 

Karin prese la mano di Toshiro, allungandogli un piccolo bacio sulla guancia:

“Anche io ci credo… voglio crederci. Perché è l’unico modo di sentirmi vicina a loro… e a te”.

 

Stringendo la mano dell’amica, Toshiro Hitsugaya ringraziò il cielo che fosse notte: mai e poi mai avrebbe voluto mostrare a Karin la lacrima che dolcemente solcava il suo viso… o il rossore leggero che si era impadronito del suo viso graffiato di ragazzino delle medie.

 

 

 

****

Come secondo richiesta, ecco una HitsuKarin! ^^

Devo dire che mi piacciono davvero tanto insieme: a pensarci bene, hanno tutti un lato “nascosto” che li rende simili… in questo capitolo ho voluto evidenziare quello più tenero, sia di Karin che di Hitsu-chan (*o*). E poi più o meno come età sono simili, quindi “trasferirli” entrambi nella Karakura di Ichigo non è stato difficile.

Spero che possa piacervi! Mi dispiace per il ritardo, ma ho avuto dei giorni abbastanza tristi e travagliati ç_ç mi auguro che la scrittura non ne abbia risentito come invece è capitato all’umore XD

Ringrazio Djbril88 per avermi aggiunta ai preferiti e lei, Selenia e  LalyBlackAngel per il suggerimento pairing.. avrete una IshiNemu quanto prima! XD

Passando alle recensioni, vi saluto! Un bacione a tutte e.. grazie, sempre :*

Ino!

 

 

Djibril88: benvenuta, nuova lettrice! :D grazie mille per i complimenti, e.. spero che il nuovo capitolo ti sia piaciuto! Bacioni :*

lilithkyubi: ciao! Innanzitutto grazie per la correzione.. ehehe, io e il francese abbiamo un rapporto un po’ conflittuale a volte XD grazie mille per i complimenti! Spero che ti piaccia anche questa ^^

kisses!

LalyBlackAngel: grazie del suggerimento! Per il prossimo capitolo, ci penserò :3

Selenia: *o* mi fa piacere che ti sia piaciuta! Mi ha soddisfatto tanto descriverli ^^ grazie ancora.. bacio! :*

PikkiSakuraChan: tranquilla, io pure combino certi guai… XD grazie anzi di avermi recensita! Mi rende felicissima sapere che tu l’abbia gradita ^^ un bacione! :*

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Capitolo 19
*** 19- Tonight ***


Tonight

[Romantico, AU, leggermente OOC]

 

 

La sera era uno dei momenti migliori per fare quattro passi.

Era come se le strade, deserte e silenziose, invitassero ad incamminarsi per la via- qualsiasi andava bene- e a dimenticare i guai della giornata, confondendoli tra i passi leggeri che risuonavano sull’asfalto. Era più fresco, e il sole non picchiava come durante il giorno, aiutando la mente a rilassarsi totalmente.

 

E poi, c’era la possibilità di fare incontri inaspettati.

 

Nemu Kurotsuchi voleva lasciarsi alle spalle una serata fatta di sgridate e insulti paterni: il padre non aveva preso bene né il fatto che avesse un ragazzo, né che avesse deciso di ribellarsi alla sua autorità uscendo quando voleva e stando fuori casa il più possibile. Così, dopo aver infilato qualche vestito nella borsa, si era diretta fuori di casa, pronta a trascorrere la serata da un’amica.

 

Dall’altra parte della strada camminava Uryu Ishida, reduce anche lui di una serata non proprio idilliaca con suo padre. Per smaltire un po’ della frustrazione che sentiva dentro aveva deciso di prendere un po’ d’aria, uscendo dal portone e lasciando che fossero i suoi piedi e la sua mente a condurlo dove volevano.

 

La meta prefissata per quella sera era il chiosco delle granite sul lungomare.

 

Sedutosi su una delle panchine che davano sul mare, il ragazzo si tolse gli occhiali per contemplare la luna che rifletteva il suo chiarore opalescente sulle acque scure. I grilli frinivano piano, e dalla strada alle sue spalle provenivano solo suoni lontani, ovattati.

Per cercare la vera pace, bisognava recarsi lì…

Era così assorto nella sua riflessione che non si accorse dei passi che arrivavano dal sentiero ghiaioso del parco, annunciando l’arrivo di una ragazza alta e mora. Anche se se ne fosse accorto, però, non gli sarebbe interessato: si trovava bene anche da solo, soprattutto quando aveva voglia di meditare.

 

Nemu aveva avuto la sua stessa idea.

 

Neanche lei lo vide, all’inizio: gli occhi annebbiati dalle lacrime le impedivano di distinguere persone o oggetti. Appena si sedette, però, distinse chiaramente la figura di un ragazzo sottile, con gli occhiali, che aveva distolto lo sguardo dalle onde per osservarla.

Lo conosceva, almeno di vista: frequentava il primo anno nella sua scuola (lei era al terzo), e lo incontrava spesso a girare per i corridoi o in compagnia di una ragazza castana dall’aria svampita. Sapeva che era il figlio di Soken Ishida, il primario di un importante ospedale del quartiere vicino, ma non gli era capitato mai di rivolgergli la parola.

 

Ora però, qualcosa li accomunava.

 

Come trascinato da una forza superiore- o forse era la percezione di una persona con problemi così simili ai suoi – lui le rivolse un’occhiata, sorridendo per metterla a suo agio. Quella ragazza gli aveva sempre dato l’aria di una persona solitaria e dolce…

 

“In serate simili è un peccato stare in casa, vero..?”

Lei sussultò, prima di accorgersi che gli si stava rivolgendo. Scacciando una lacrima dispettosa dagli occhi, rispose a voce bassa:

“E’ vero.. soprattutto quando hai troppi pensieri per la testa. Mi spiego?”

Lui annuì. Non c’era bisogno di molte parole.

 

In fondo, tutto poteva succedere, in una sera d’estate…

Anche che due persone, apparentemente molto diverse, potessero condividere una panchina con vista sul mare, scacciando i pensieri negativi dalla loro testa, cercando di farli volare via, insieme al vento di scirocco che increspava la seta blu che schiumava sotto i loro occhi.

 

Perché, in fondo… il cielo è uno solo.

 

“Stando qui, sento come se i miei mali si lenissero. Sarà il mare, o forse l’aria che spira…”

[Oppure la tua presenza, più semplicemente..]

“Si, lo penso anch’io. Quasi non vorrei più tornare a casa”.

 

Però.. bisogna tornare alla realtà. Nonostante sia triste, o difficile… un modo per superarla c’è. Il più grande coraggio consiste nell’accettarla com’è…

E poi, se penso che tu mi capisci, e condividi ciò che provo, mi sento meglio.

 

La notte stava per scendere.

La ragazza si alzò, guardando l’orologio preoccupata: “Devo andare.. mi staranno aspettando. Uryu.. grazie mille per la chiacchierata. Sei stato gentilissimo, davvero. Mi ha fatto piacere parlare con te” sorrise, sfiorandogli gentilmente la mano per salutarlo. Con un altro sorriso affettuoso si voltò, lasciando il piccolo chiosco nello stesso silenzio in cui era venuta… e un leggero vuoto nel cuore del giovane Ishida, che decise di imitarla.

Col cuore più leggero si alzò, diretto dal lato opposto della strada.

 

 

Essere sotto lo stesso cielo.. in fondo, non è così male.

 

 

 

*****

IshiNemu dedicata a LalyBlackAngel, che me l’aveva chiesta ^^

Allora, comincio col dire che è piuttosto atipica, come fic: ho cercato di rendere l’idea di due persone che non si conoscono, ma provano gli stessi sentimenti che li accomunano. Tra i due c’è una conversazione (che non ho scritto per intero), e alla fine ognuno ritorna alla propria vita con qualcosa in più dentro.. insomma, spero di aver reso l’idea! :)

Spero che possa piacervi, davvero! Non so perché ma non mi soddisfa molto .__.

GRAZIE, GRAZIE e ancora GRAZIE per tutti i complimenti e le recensioni *___* che dire, siete fantastiche! Ogni volta che vedo i vostri incoraggiamenti, le risposte, i suggerimenti.. il cuore mi va in gola per la felicità. Mi impegnerò sempre per non deludervi >___<

Un grande bacio a tutte! Grazie ad Alessandra e a PunkyMarty per avermi inserita tra i preferiti ^^

Ino!

 

Djibril88: grazie mille ^__^ eh, diciamo che la scrittura è un valido aiuto per esternare i problemi! Un bacio grandissimo, e grazie per i complimenti! :*

Alessandra: Sento che non mi basterà un papiro intero XD intanto per ringraziarti di ogni commento, che ho letto e riletto (e mi ha riempito di gioia), e poi per dire che mi dispiace tantissimo per tua mamma ç___ç ho subito delle perdite anche io di recente, e capisco perfettamente il tuo stato d’animo.. così come mi rende felice sapere di averti fatto commuovere con le mie fic ^__^ perché far riflettere, sorridere, commuovere… è un po’ l’obiettivo che mi prefisso XD e ti ringrazio tanto per tutta l’attenzione con cui mi segui! E per la mail :3

Quindi, un grande bacio! Col pensiero ti sono vicina :*

PikkiSakuraChan: ne sono feliceeee X3 .. una statua? *arrossisce* ti ringrazio! Che onore! :D grazie per i complimenti, e come sempre.. bacione :*

LalyBlackAngel: ed ecco la IshiNemu! Spero ti piaccia! Kiss :* (grazie ^__^)

 

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Capitolo 20
*** 20- Loveless ***


Loveless

[Romantico, AU]

 

 

“Non manca molto, su.. ancora due finestre e ti lascerò andare!”

Il ragazzino dai capelli chiari alzò la testa, sconsolato, e fissò le pareti intorno a sé: il pomeriggio volgeva a termine (aprendosi a quel tramonto rosso porpora, che colorava intensamente l’atmosfera), e lui lo aveva impiegato quasi tutto a pulire in lungo e in largo la casa, stanando il più piccolo granellino di polvere e lucidando tutte le superfici lisce fino a farle brillare di luce propria.

Sbuffò, afferrando il prodotto per pulire l’argenteria, lo straccio e lo spruzzatore per i vetri e portandoli con sé nell’altra stanza, dove lo aspettavano già un carrello con i panni da portare in lavanderia e la scopa: un set da impresario delle pulizie in piena regola.

 

Di norma odiava rassettare casa (tranne la sua stanza, che restava pulita e ordinata), ma quel giorno aveva dovuto fare un’eccezione: Rangiku era un’amica di famiglia, e non aveva attraversato un bel periodo.. ragion per cui si era piegato a quella corvèe, facendo il “bravo ragazzo” e cercando di aiutarla quanto poteva.

La osservò raccogliersi i capelli in uno chignon stortarello, prima di riacchiappare la lucidatrice e passarla, sbuffando, sul suo adorato (ma parecchio bisognoso di attenzioni) parquet. A ventiquattro anni si ritrovava così, in una situazione sentimentale tira-e-molla da mesi, una casa da tirare avanti da sola e un lavoro che non la soddisfaceva affatto… molte volte Toshiro si chiedeva come facesse ad essere sempre vivace e allegra, con tutti i problemi che doveva affrontare.

 

E la sera avanzava…

Dopo una giornata intera di torture a base di terribili cd e pulizie infinite, tutto ciò di cui aveva bisogno era una bella dormita e una cena sostanziosa: aspettava con ansia le otto e dieci (l’ora concordata con sua nonna per il rientro a casa) per mollare tutto, salutare Rangiku e, finalmente, trascorrere una serata tranquilla, senza starnutire ogni dieci minuti per la troppa polvere inalata o sfregarsi le mani che bruciavano a causa dei detersivi.

 

[E anche la scuola… tra poco ricomincerà…]

 

“Beh, si può dire che abbiamo passato proprio un bel pomeriggio, eh?” ridacchiò Rangiku con la solita inflessione esuberante. “Insomma, lo so che pulire non è proprio il massimo.. però se una cosa si fa insieme è più piacevole! E poi, è tutto così in ordine…”

“Solo tu puoi trovare qualcosa di piacevole in un lavoro orrendo come questo, Matsumoto” replicò lui, seccato.

“E dai, non fare il musone!” – le guance del povero ragazzo furono stritolate senza pietà – “Sei così adorabile, quando tiri fuori quel faccino arrabbiato… E anche se fai tanto il duro, lo so che in realtà sei un tenerone” ridacchiò, con un’espressione simile in modo inquietante al sorriso furbo di una volpe.

Silenzio. Aprire bocca sarebbe stato quantomeno inopportuno.

“Eh, se tutti gli uomini fossero volenterosi come te… qualcuno, almeno, avrebbe dovuto impararla questa lezione. Ma, sai, tra una litigata e l’altra non è che ci sia molto tempo di discutere, o migliorarsi…”

 

[E dire che la aiutava solo perché vi era costretto…]

 

Nonostante odiasse essere schiavizzato, Toshiro doveva riconoscere che Rangiku non meritava tutto ciò. Una donna sensibile come lei, che riusciva a intristirsi per la sorte di un gattino abbandonato, o di un orfano che aveva visto in uno sceneggiato televisivo, come poteva aspettare con ansia che Gin Ichimaru tornasse da lei?

Non gli era mai piaciuto, quel tipo: viscido, mellifluo… sembrava che godesse delle occhiate adoranti che lei gli rivolgeva, beandosi di quella condizione di uomo adorato e riverito dalla sua donna. Come a lei piacesse un tipo del genere, non lo avrebbe mai capito.

 

[Era l’amore in sé ad essere incomprensibile]

 

“Oh, l’acqua è finita… sarà meglio riempire di nuovo il secchio!” esclamò la bionda, gettando un’occhiata al pavimento e subito dopo allo straccio, prendendolo con delicatezza e ributtandolo nel secchio. “Torno subito!” esclamò poi, incamminandosi verso la cucina canticchiando un motivetto a labbra strette. Il ragazzo sbuffò, pronto a radunare tutte le sue cose: appena Rangiku fosse tornata, se ne sarebbe andato.

 

Si accomodò su uno sgabello, gustando la piacevole sensazione dei muscoli distesi dopo tanto lavoro. Tirando la testa indietro, si concentrò sui suoni che venivano da fuori (amplificati dalle finestre aperte): lo stridere dei gabbiani che sorvolavano l’appartamento, lo scorrere dell’acqua del lavandino, il chiacchiericcio lieve di qualcuno in strada, e una serie di piccoli singhiozzi soffocati dalla cucina…

 

Singhiozzi?

 

Immediatamente si alzò in piedi, facendo cadere la lucidatrice a terra: Rangiku stava piangendo. Piano, come se non volesse disturbarlo… ma piangeva, i suoi gemiti di tristezza erano perfettamente udibili. Sembravano quelli di un cucciolo ferito, di un bambino senza speranze che trova l’unico conforto nelle lacrime (così calde e rassicuranti): gli mettevano addosso un malumore terribile. Corse in cucina, per vedere cosa le era accaduto.

 

Era lì, in ginocchio, accucciata a terra contro il mobile del lavello.

 

Sulle prime, il ragazzino non seppe cosa fare: come avrebbe potuto consolarla, scrollarle di dosso quel dolore, ridarle il buonumore che, all’improvviso, l’aveva abbandonata?

Solo una persona probabilmente ci sarebbe riuscita: la stessa che le aveva tolto il sorriso e le serenità.. la stessa che, ogni notte, popolava i suoi sogni, dai più tristi ai più lieti e sereni.

 

Al solo pensiero del viso ghignante di Ichimaru, le unghie gli si conficcarono rabbiosamente nei pugni chiusi…

 

E, istintivamente, si avvicinò alla ragazza, cingendola da dietro le spalle in un abbraccio affettuoso.

 

Era la prima volta, dopo tanto tempo, che qualcuno non la stringeva in quel modo… piano piano, Rangiku sentì che le lacrime scendevano meno copiose dagli occhi chiari, e i sussulti si fermavano, leniti dalla tenerezza di quell’abbraccio. Con delicatezza (per non interrompere la magia di quel momento) si girò, affondando il viso nella spalla sottile del suo “piccolo Toshiro”, inspirandone il profumo, dolce e pungente allo stesso tempo… e riempiendosi di quella meravigliosa sensazione di essere amata e protetta da due braccia gentili, seppure fossero quelle di un ragazzino di quattordici anni.

 

In quel momento, nessun Gin si sarebbe potuto mettere tra lui e lei..

 

 

*****

E finalmente sono riuscita a scrivere una HitsuMatsu!

Il pairing in sé mi intriga, non tanto come coppia ma come rapporto affettivo in sé: è chiaro che Rangiku voglia molto bene al suo taicho (già da come gli si rivolge e dal modo in cui lo segue), e in questo capitolo ho cercato un po’ di renderli allo stesso modo, anche se nel mondo reale.

E, diciamocelo, adoro rendere Toshiro ancora più puccioso e tenero *___*

Per il prossimo capitolo ho in cantiere una IzuruxMomo, oppure una RenRuki… avendo quasi finito le coppie, sono agli sgoccioli dell’immaginazione XD mi fa comunque tantissimo piacere che abbiate gradito anche i precedenti! ^__^

Un grazie ad Oreo e Valeriana per avermi inserita tra i preferiti :)

 

Allora.. alla prossima! Un bacione a tutti.. vi adoro sempre di più <3

Ino!

 

 

PunkyMarty: grazie mille! ^__^ non preoccuparti, non mi fa nessun disturbo.. anzi, avevo già fatto un pensierino per un capitolo extra alla fine della fic! Spero che mi seguirai sempre :* kisses!

Alessandra: Ma di nulla ^o^ mi faceva piacere farti sapere che ti sono vicina in un momento simile… e, come sempre, ti ringrazio per i complimenti! Mi ricaricano di energia *w*  e per il seguito.. perché no? XD ci farò un pensiero! Bacionissimi :*

Selenia: Grazie! X3 sono felicissima che ti sia piaciuta! Besos :*

Valeriana: no pro, anzi.. grazie per averli letti tutti! ^_^ e sono felicissima che ti siano piaciute.. un bacione grande! :*

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Capitolo 21
*** 21- Present for a friend ***


Present for a friend

[Comico, leggermente romantico e OOC]

 

 

“Vi dico che, se non vi sbrigate, non riusciremo a venire a capo di nulla!”

Rukia Kuchiki sbattè un piede sulla superficie lignea del pavimento, sventolandosi contemporaneamente il viso sudato con una mano sottile. Quell’anno le temperature non intendevano abbassarsi, nonostante agosto fosse ormai al termine: ovunque nella Seireitei si vedevano ufficiali e luogotenenti che imitavano il suo gesto, sensibili al caldo come poteva esserlo qualsiasi essere umano.

“Allora, ricapitoliamo” sbuffò la mora, cercando di riprendere un po’ di concentrazione osservando gli appunti scarabocchiati su un foglietto di carta che teneva in mano. “Yumichika, tu eri addetto alla decorazione della stanza… io e Rangiku dovevamo preparare la torta, Ikkaku fare da esca e portare Renji a spasso per qualche ora, e il capitano Hitsugaya…?” nicchiò, con aria dubbiosa.

La bionda luogotenente si affrettò a rispondere, tutta allegra:

“Lui doveva aiutarci ad apparecchiare e decorare il dolce! E’ così bravo quando si tratta di sistemare e dare ritocchi finali!” terminò, facendo arrossire il giovane taisho.

Perché, perché, perché dovevano SEMPRE metterlo in imbarazzo?

“Insomma, ci siamo distribuiti i ruoli!” esclamò allegramente Yumichika, che aveva appena finito di attaccare un festone tutto fiori e lettere svolazzanti al soffitto. “Adesso è il turno di Ikkaku.. voi, intanto, nascondetevi tutti! Vedrete che bella sorpresa, per Abarai-kun..” ridacchiò, soddisfatto di come si presentava la stanza dopo le loro modifiche.

Appena il ragazzo varcò la porta d’uscita, nella stanza ci fu un vero e proprio parapiglia: tutti correvano a cercare un nascondiglio decente, con la stessa allegria di un gruppo di bambini che giocano a nascondino. Chi si infilava nel bagno, chi cercava di celarsi dietro la tenda e chi contava di non essere visto semplicemente dietro ad una rientranza del muro, appiattendosi ben bene e ritirando ogni minimo centimetro di stoffa.

 

Dall’angolino tra la poltrona e il muro che si era trovata (l’ufficio delle Sesta Compagnia era così scomodo…), Rukia contemplava l’intera scena compiaciuta: tutto era perfetto… mancava solo il festeggiato.

Già immaginava la faccia che avrebbe fatto Renji, trovandosi davanti uno spettacolo simile.. era sicura che quella festa a sorpresa gli avrebbe fatto incredibilmente piacere. L’idea le era venuta grazie ad un discorso casuale sulle feste nel mondo terreno e i compleanni e, in occasione del compleanno dell’amico, la ragazza si era ricordata del suo desiderio di una sorpresa simile.

Convincere gli altri a seguirla non era stata affatto complicato; Rangiku, Ikkaku e Yumichika non vedevano l’ora di fare macello e festeggiare, supervisionati da un recalcitrante (ma in fondo divertito) capitano Hitsugaya.. e così il loro piano si era cominciato a dipanare ordinatamente, arrivando a quel fatidico 31 agosto in cui avrebbero finalmente visto i risultati del loro lavoro.

 

“Allora, abbiamo finito questo giro demente oppure dobbiamo andare in altri posti (vuoti) a fare gli stupidi tutto il pomeriggio?”

Una voce seccata annunciò l’arrivo di Renji, che entrò un secondo dopo nel porticato (accompagnato da Ikkaku) e si accinse a spingere la porta, facendo il suo ingresso nella stanza. I muscoli dei quattro shinigami si prepararono ad uno scatto, ognuno dalla postazione in cui si trovava: Rukia contro il muro, Rangiku distesa sul divano, Toshiro sotto il tavolo d’angolo e Yumichika proprio dietro la porta, già armato di trombetta e cappellino di carta [i traffici di Kurosaki col mondo terreno portavano ogni sorta di prodotto utile..] e pronto ad assaltare l’ignaro festeggiato…

 

“Il capitano Kuchiki si dimentica sempre di chiudere!” borbottò il rosso, spingendo avanti la porta e girandosi per chiuderla. “Mi chiedo quando se ne ricorderà, è la…”

 

Avrebbe sicuramente aggiunto qualche altra considerazione negativa sul suo taisho, ma non fu abbastanza rapido: all’improvviso, un coro di voci festanti lo costrinse a voltarsi.

 

“BUON COMPLEANNO, ABARAI-KUN!”

 

Si sentì arrivare addosso abbracci stritolanti (Rangiku e Yumichika) e pacche di comprensione (Ikkaku e Hitsugaya), mentre un raggio di sole, entrato timidamente dalla porta, mostrava la stanza decorata e ricolma di cibi e bevande. Un largo sorriso felice gli distese le labbra, mentre con lo sguardo cercava quello della persona che, quasi sicuramente, era stata l’artefice di quella festa a sorpresa…

 

Incrociando gli occhi con quelli blu profondo di Rukia, a Renji sembrò di essere tornato indietro nel tempo: non era la Rukia composta, rigorosa e seria a guardarlo… la scintilla che brillava era quella della ragazzina spensierata di Rukongai, tutta fiera di essere riuscita a rendere felice il suo miglior amico.

 

 

Alzando gli occhi verso il cielo, si perse un istante ad osservare le stelle che brillavano, indifferenti a tutto quello che succedeva sulla Terra; pensare che erano lì da migliaia di anni accentuava il suo senso di piccolezza. Lo avevano visto nascere, crescere, cavarsela da solo tra i pericoli della vita, conoscere nuovi amici, diventare uno shinigami… e, dall’alto, accompagnavano ogni momento della sua esistenza. Perfino quello…

Era così concentrato nelle sue elucubrazioni da non accorgersi neppure di Rukia che, a piccoli passi, gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui con silenziosa delicatezza.

“Ti cercavo…” sorrise, un po’ imbarazzata da quel silenzio improvviso che li divideva. Era così perfetta, quella sera… aveva paura di rovinare quell’atmosfera di pace sottile, intaccandola con una parola, o un gesto, sbagliati… così preferì tacere.

[Quei silenzi valevano più di mille parole… più di discorsi lunghi ore.]

 

Piano piano, la ragazza gli si accostò ancora di più, poggiando la testina scura sulla sua spalla. Arrossendo improvvisamente, Renji tentò di darsi un contegno, sentendo il cuore che batteva rumorosamente nel petto e le guance scottare, non solo per il caldo persistente.

“Ti è piaciuta l’idea del rinfresco? Volevo farti assaggiare qualche cibo del mondo di Ichigo… anche se ho sempre detto di non rimpiangere sentimenti come la fame, o il freddo, in realtà mi dispiace di non sentire mai il desiderio di gustare qualcosa” sospirò, alzando appena le spalle. “Così gli ho chiesto di portare del cibo con sé, quando sarebbe tornato!”

“E’ stata un’ottima idea… ero curioso anche io” ammise, mentre con delicatezza le passava una mano sulla testa, tra i folti capelli neri.

 

Silenzio… era più rumoroso di un frastuono, quando si era immersi in un buio così profondo…

 

“Quando ti ho guardata oggi, Rukia, mi è sembrato di tornare all’epoca in cui eravamo bambini… avevi lo stesso sguardo di quando ti inseguivamo per miglia e miglia dopo che avevi recuperato dell’acqua, o di quando portavi qualche nuovo strumento per pescare… avevi una luce speciale dentro, come se la tua anima brillasse. Sono stato così felice di vederla…”

Non riuscì a continuare. L’emozione l’aveva reso muto per un attimo, mentre sopra le loro teste cadeva una stella.

 

Girando il volto verso di lui, lei poggiò le labbra morbide sulle sue, godendosi l’istante dopo l’espressione meravigliata e imbarazzata dell’amico: ridendo, si strinse tra le sue braccia forti, scoccandogli un’occhiata affettuosamente dispettosa.

 

“Volevo aspettare di sentirmi abbastanza adulta per farlo…”

[Anche lei era rossa]

“… e adesso lo sono. Buon compleanno, Renji.”

 

 

 

… Chissà cosa aveva chiesto alla sua stella cadente.

 

 

 

****

Che ritardo mostruoso ;____;

Purtroppo, essendo iniziata la scuola, ho avuto pochissimo tempo per dedicarmi alla stesura dei capitoli… e, ogni volta che mi ci mettevo, scrivevo cose che non mi soddisfacevano. Finalmente oggi (domenica provvidenziale XD) ho avuto un po’ di tempo, e mi ci sono dedicata intensamente. Che dire.. spero che vi soddisfi!

Diciamo che la mia coppia preferita è fondamentalmente IchiRuki, ma adoro anche le RenRuki: li vedo benissimo insieme! (come forse si è capito, amo delle coppie in contrasto XD). Quindi, ho cercato di rendere un po’ l’idea di un amore tra due amici d’infanzia ^^

Ringrazio hinata87 e MeMedesima per i preferiti.. e tutti coloro che leggono, e che leggono e commentano X3 siete fantastici, come sempre… non credevo di poter mai arrivare a 102 recensioni con una mia storia *___* non so come ringraziarvi, davvero.

Dato che siamo agli sgoccioli, credo che mancheranno più o meno due o tre capitoli, più gli omake XD

Allora, alla prossima! Un grande bacio! :*

Ino

 

PunkyMarty: mi fa piacere! ^__^  mi fai arrossire con tutti questi complimenti.. grazie mille! X3 Di nulla, mi ha sempre divertita l’idea di un omake! (Extra). Un bacione :*

Valeriana: già, è il nostro ghiacciolo preferito XD eh già.. infatti è raro trovare RanGin felici, sarà che ispirano tristezza.. boh! Un bacione :*

Alessandra: ma.. ma.. grazieeeee *__* mi fa così piacere che tu ti sia “lasciata trasportare”, vuol dire che l’hai apprezzata davvero! Me felice! ^__^ e sono contenta di averli resi perfettamente IC..

Un bacione grande! :*

PikkiSakuraChan: tranquilla, ho anche io problemi di tipo “scolastico”.. uff -_- detto questo.. ti ringrazio *__* certo che mi sono mancate le tue recensioni, sei sempre così gentile! E sono felicissima che il piccolo Hitsu chan ti abbia conquistata così XD un bacione! :*

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Capitolo 22
*** 22- Tenderness, a smile ***


Tenderness, a smile

[Lievemente romantico, AU, parecchio OOC]

 

 

 

“Mi scuso per l’ora, Byakuya … non mi sono accorto che il tempo passasse così in fretta.  Abbiamo fatto più tardi del solito, oggi”.

La voce dell’uomo dai lunghi capelli chiari, attutita dalla circostanza (le luci nella strada erano quasi tutte spente), si esprimeva in tono di scusa: una lunga giornata di allenamenti era appena terminata, anche se non nel modo esattamente immaginato. La correttezza e il garbo di Ukitake-sensei, però, lo facevano sentire in dovere di scusarsi con il capofamiglia dei Kuchiki, nonostante si trattasse di un ritardo davvero piccolo.

 

[Ma, d’altronde, chi poteva resistere alle maniere gentili e premurose di quell’uomo?]

 

“Non preoccupatevi, Ukitake-san. Piuttosto, mia sorella si è comportata bene?”

L’uomo rivolse uno sguardo raggiante alla sua giovane pupilla, che giocava distrattamente con un lembo della giacchettina blu che indossava. “Rukia? Credo che non ci sia stato un solo giorno, da quando me l’hai affidata, in cui si sia comportata male. È sempre diligente, composta, e soprattutto molto volenterosa… è un piacere allenarla” sorrise, posando una mano dalle dita vellutate sulla testina nera della bambina.

“Ne sono felice. Grazie per averla riportata a casa..”

 

Freddo, ma cortese… Byakuya Kuchiki era così, e probabilmente lo era sempre stato. Nessuno sapeva quali sentimenti nascondesse dietro quegli occhi scuri, quello sguardo altezzoso che rivolgeva a chi gli stava di fronte, inquadrando gli occhi dell’interlocutore con il cupo nero dei suoi..

In molti avevano creduto che, dopo aver adottato quella bambina (sorella della sua defunta moglie), il suo carattere sarebbe cambiato. All’apparenza, tutto era rimasto uguale… certo, non si poteva ignorare la luce quasi affettuosa che pervadeva i suoi gesti e gli sguardi che rivolgeva a Rukia, ma non si erano registrati altri eventi particolarmente eclatanti. Tra le mura eleganti del villino la bambina trascorreva la sua infanzia serenamente, tra lezioni e allenamenti di ogni genere…

ma nessuno poteva sospettare ciò che il cuore di Byakuya potesse nascondere, in realtà.

 

“Andiamo Rukia, è l’ora della nanna” mormorò, rivolto alla piccola, che lo osservava dondolando le spalle con grazia. Le prese la mano, portandola nella stanza che le aveva destinato: con un po’ di nostalgia ricordò il giorno in cui, insieme ad Hisana, l’avevano arredata e scelta, tra le tante della casa, apposta per lei.

[Di qua il letto, qui il cassettone.. e le pareti? Rosa no, legherebbero troppo… che ne dici di un azzurro chiaro? Sembrerà di entrare in un angolo di cielo.. ti piace, Byakuya? Che ne pensi?]

 

Come se fosse la figlia che avrebbero davvero desiderato avere…

 

A malapena si accorgeva del discorso che Rukia aveva iniziato, raccontando tutta contenta della lezione appena terminata, dei compagni e di Ukitake-sensei, che era così paziente e gentile… la vocina squillante e gli scatti che faceva con i piccoli pugni indicavano l’emozione che la pervadeva. Cercando di sorridere per accontentarla, la lasciò a mettersi il pigiamino e scese in cucina per bere qualcosa, e per staccarsi dai pensieri dolorosi che per un attimo gli avevano attanagliato lo stomaco.

 

Hisana… in lei vedo sempre la tua immagine. È diventata un’ossessione..?

Erano uguali in tutto, Rukia e la sorella maggiore: per come parlavano, ridevano, addirittura per come si grattavano la fronte quando erano assorte… era impressionante scorgere quei segni della somiglianza con la donna che amava nella piccola, tanto da confonderlo. Ma non era solo per quello, che il suo affetto per Rukia rimaneva così forte…

 

Rukia non era Hisana. Hisana non era Rukia.

 

Risalendo verso la sua stanza, entrò delicatamente nella camera di lei: si era addormentata.

Senza far rumore, si soffermò a guardarla dormire, intenerendosi per i piccoli dettagli che non aveva mai notato prima, come la piega lieve delle mani, o un ciuffo di capelli che si muoveva graziosamente al ritmo del suo respiro… sembrava quasi una bambola, tenera e indifesa.

Delicata, e altrettanto preziosa.

 

Le dita indugiarono a lungo sulla pelle pallida della guancia, indecise se prolungare quella carezza soffice o interromperla lì, tra le piccole labbra socchiuse e le ciocche nere che donavano colore a quel viso tanto chiaro… e alla fine scelsero di percorrere totalmente non solo il volto di Rukia, ma anche la fronte, le labbra, la testa e il collo, sottile e quasi trasparente. Ogni centimetro che sfiorava, gli sembrava quasi di controllare i suoi respiri, alzando la mano quando inspirava aria col naso e riposandola quando tra le labbra socchiuse passava un leggero filo d’aria.

Chinatosi sulla piccola figura addormentata, rimase qualche minuto ad ascoltarne il respiro placido e sereno (segno che il suo era un sonno tranquillo), isolandosi completamenti da quel futile concetto umano che era il trascorrere del tempo… sarebbe rimasto ore a vederla semplicemente muoversi nel sonno, chiamando ogni tanto il nome della sorella tra frasi sconclusionate e sospiri.

 

[Perché, quasi sempre, sono i gesti che riteniamo sbagliati ad attrarci di più…]

 

Attento a non svegliarla, Byakuya avvicinò le labbra (freddo ghiaccio, profumo di gigli, il sorriso che non donava mai a nessuno) alla fronte liscia della bambina, stampandole un bacio lieve proprio al centro.

Per un attimo, sentì come se il tempo intorno a lui si fosse fermato: quel gesto che aveva compiuto solo a mente mille volte (o in sogno, ricordando gli attimi di tenerezza vissuti con Hisana) ora si era manifestato concretamente…

 

Perché doveva essere un errore? Rukia era l’unica cosa rimastagli…

 

Scostandosi appena, cercò l’interruttore della lampadina da tavolo per spegnerla.

 

“Ni-san?”

 

Si girò, sperando di non averla svegliata… ma aveva semplicemente mormorato nel sonno il suo nome, stropicciando appena le lenzuola. Le labbra erano piegate in un piccolo sorriso dolce, di una dolcezza disarmante.

Una dolcezza che portava a sorridere a propria volta.

 

[Se avessero potuto vederlo in quel momento, i miti del suo “sorriso inesistente” sarebbero stati immediatamente sfatati…]

 

 

 

 

 

****

Piccolo esperimento ByakuRuki ispirato dallo splendido capitolo di “The Bathroom Series” di Viviane Danglars, che ringrazio ^__^

Intanto, è un AU alla massima potenza: Rukia avrà più o meno cinque o sei anni e vive con Byakuya dopo la morte di Hisana (quindi ho parecchio stravolto la realtà). Poi è totalmente, drasticamente OOC: la mia idea era di un Byakuya combattuto tra l’amore per Hisana e l’affetto (che lui sente come strano) per la sorella minore di lei… spero di averla resa benino e di non aver fatto una schifezza totale XD

La canzone che mi ha ispirato durante la stesura è “A l’occasion tu souris” di Coralie Clement: la trovavo perfetta come colonna sonora, per la dolcezza della musica e delle parole :3

Che dire… mi avete commossa! *___* ho deciso che (nonostante l’estate sia palesemente finita XD) continuerò questa raccolta,  cercando di “dare fondo” alla mia fantasia riguardo a molte coppie. Quindi.. aspettatevi altri capitoli, anche più pazzi di questo XD

Grazie davvero dell’appoggio: è meraviglioso sentirsi apprezzati, e ricevere commenti e suggerimenti… mi date tanta carica per continuare, sempre <3

Alla prossima!

Ino

 

 

Eragon1001: grazie! :D mi fa piacere di essere riuscita a renderli così bene, essendo un’amante IchiRuki convinta.. un bacione! :*

Valeriana: già… tutti (o almeno io di sicuro) vorrebbero un bel Renji personale.. *__* ma mi fa piacere che tu l’abbia gradita! Besos :*

Kenjina: è inevitabile: dove c’è qualcosa di creativo o decorativo, Yumi c’è! XD scherzi a parte, grazieeee :3 mi fai arrossire.. un bacio grande! :*

PunkyMarty: ma.. ma.. grazie mille! X3 anche io le adoro, sono combattuta tra le IchiRuki e le RenRuki (le adoro entrambe)… baci :*

Alessandra: ed eccoti accontentata: prolungherò questa raccolta ancora per un po’! Grazie davvero, tutti questi complimenti mi rendono felice e mi fanno arrossire… #^_^# spero di creare tanti altri capitoli che ti piacciano! Kisses :*

PikkiSakuraChan: tranquilla, avrai ancora parecchi capitoli da leggere! :D (non so se per tua sfortuna o fortuna ‘.’) anche per me l’IchiRuki è sacro, quindi.. mi ha stupito il fatto che vi sia piaciuto il capitolo precedente, credevo di aver fatto un orrore! XD grazie ancora :* bacioni!

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Capitolo 23
*** 23- Here's to the night ***


Here’s to the night

[Romantico, AU, un po’ OOC, crack couple]

 

 

Se c’è una cosa di cui una persona- ogni persona- ha bisogno, è la sicurezza.

Amata, ricercata, declamata… ma trovata e apprezzata solo in pochi casi, soprattutto da chi l’ha cercata per lungo tempo ed ha alle spalle storie di abbandono e di solitudine. Come lei.

Soi Fon aveva imparato, fin dalla tenera età, che la si può trovare anche nei luoghi e nei momenti più impensati.

Gli sguardi che Ling lanciava a sua madre per controllare se fosse stata nel pubblico durante un incontro di kung-fu, la piccola mano di Ren che tirava quella ossuta di Yao mentre passeggiavano nel parco, Chen che chiudeva gli occhi mentre si tuffava dal trampolino della piscina, sicuro di trovarsi subito accanto a suo padre.. e lei stessa, ogni volta che riponeva piena fiducia in entrambi i genitori…

 Aveva capito che, una volta conquistata, la sicurezza non è qualcosa a cui si può rinunciare con facilità. Dopo tutto quello che le era accaduto, però, non ci credeva quasi più.

Anni di esperienza le avevano confermato che i ricordi- belli o brutti- sono terribilmente indelebili: rimangono attaccati anche se non li desideriamo, e si manifestano nelle forme più disparate, cogliendoci di sorpresa nel novanta per cento dei casi.

 

Ad esempio nei sogni.

 

Detestava svegliarsi coperta di sudore, spaventata da qualcosa che, fino a pochi minuti prima, era esistita solo nella sua mente. Sentire addosso quella fastidiosa sensazione di smarrimento, di paura, di incertezza, la rendeva nervosa, lasciandole la rabbia pungente per aver mostrato la sua debolezza.

Anche la notte precedente i suoi sogni si erano popolati di stanze vuote, voci angosciate e porte spalancate su enormi spazi bui, dominati sempre dalla stessa figura: capelli neri, occhi dorati, lo sguardo furbo e acuto di un gatto…

Nonostante stessero intraprendendo strade differenti, alla ragazza bruciava ancora l’abbandono da parte dell’amica, che si era trasferita per un’importante occasione di lavoro in un’altra città. Pur sentendosi spesso e promettendo di vedersi, Soi Fon sentiva quello di Yoruichi come un tradimento in piena regola: aveva pensato, almeno per un momento, alla sua amica d’infanzia? All’amica con cui aveva condiviso scherzi, cotte, malattie, tormenti adolescenziali e momenti di gioia? Ovviamente no…

 

[Ora capiva sua madre, quando ripeteva che, in fondo, l’amore e l’amicizia profonda sono alterati dall’egoismo…]

 

Era a causa di quei pensieri che faceva incubi sempre più spesso.

La tattica che di solito usava per evitarli era di non pensare né a Yoruichi, né al passato in generale: liberando la mente riusciva (almeno temporaneamente) ad isolarsi, sprofondando in un sonno breve ma privo di sogni o fastidi di alcun tipo. A volte, però, non le riusciva, e si ritrovava ad alzarsi di colpo anche nel bel mezzo della notte, frastornata ed impaurita.

 

Come quella notte.

 

Inseguiva l’amica con un sorriso gioioso, sprizzando felicità da tutti i pori e tentando di acchiapparla per la lunga coda mora. Yoruichi correva, dandole le spalle ma ridendo anche lei, e la portava lontana, tra stanze e giardini illuminati dal sole… il prato dove giocavano da bambine, la casa dove avevano trascorso tante vacanze…

All’improvviso, il sogno cambiava: nel buoi non vedeva più nulla, tranne la sagoma ombrosa dell’amica, stagliata in una stanza sinistra e grande, troppo grande, illuminata da un minuscolo squarcio di luce da una finestra nell’angolo. Lentamente Yoruichi si girò, non più con il volto disteso da un sorriso lieto, ma con un ghigno cattivo che le deformava l’espressione, e iniziava a ridere sguaiatamente.

Come un abbraccio soffocante, violento, il buio la schiacciava, togliendole il respiro e impedendole di afferrarla, mentre la stanza le cadeva addosso e la risata della ragazza la assordava, facendola gridare… gridare a pieni polmoni…

 

Si tirò su, terrorizzata, il sudore che le colava giù dal viso misto a lacrime.

Era notte fonda: solo la luna donava un leggero chiarore alla camera, aggiungendo ombre spettrali a oggetti comuni come il letto, l’armadio e la porta. Boccheggiando, tentò di calmarsi, inspirando profondamente: sperava solo di non averlo svegliato…

 

“Shaoling?”

 

Troppo tardi. Una mano dalle dita lunghe e affusolate cinse dolcemente il suo fianco, seguita da un corpo snello (e ben levigato da lunghi esercizi fisici), e da una spettinata chioma di capelli scuri e spinosi: Shuuhei Hisagi si era destato, e ora si girava verso la ragazza per controllare cosa le fosse successo.

Vergognandosi per quell’attimo di vulnerabilità, lei abbassò gli occhi, sentendo le guance e la fronte diventare istantaneamente rossi (peggiorando solo la situazione di imbarazzo in cui si trovava). Il ragazzo la voltò verso di sé, alzandole il viso per guardarla dritta negli occhi.

“Ancora quegli incubi?”

Una piccola lacrima ingenua le scese dagli occhi scuri, quasi a mo’ di risposta. Shuuhei la strinse a sé, distendendosela accanto e asciugandole il viso con gesti affettuosi.

“Non è solo per l’incubo… è per tutto il resto” borbottò, il viso schiacciato contro il petto del ragazzo. “Non ce la faccio più a vederla ogni volta che chiudo gli occhi, a ricordarla in questo modo, a non poter mai dormire tranquilla… e poi mi dispiace svegliarti la notte”.

Si staccò dalla sua stretta, come per mettere distanza tra la sua debolezza e la dolcezza di lui. Era sempre stato così, Shuuhei… dietro alla scorza energica e combattiva, nascondeva un lato premuroso, dolce, dedicato solo a lei.

 

Non glielo aveva mai detto, ma adorava quel suo modo di chiamarla col nome di battesimo che non sentiva quasi mai pronunciare. La maniera in cui la faceva addormentare, posando la mano tra i capelli neri (per giocare con l’estremità della treccina); trovarlo in cucina quando tornava a casa la sera, la tavola apparecchiata e qualcosa di buono da mangiare sul fuoco… si nutriva di quei gesti quotidiani, aggrappandosi al desiderio di amore e protezione che la permeava.

Shuuhei non si preoccupò di quell’atteggiamento: la conosceva bene, e sapeva che momenti simili erano destinati a finire presto. Chinandosi verso di lei, la cinse con le braccia da dietro, facendo scivolare il mento appuntito nell’incavo tra la spalla e il collo della ragazza; le posò un bacio lieve dietro l’orecchio, gustando a fondo il profumo di vaniglia che la sua pelle emanava.

“L’importante è che ricordi che io ci sono, chiaro? Dammi almeno il piacere di poter pronunciare per una volta la frase «è tutto finito, sono qui con te…»” scherzò, continuando a stringerla a sé (come se temesse di perderla). “Condividi un po’ con me i tuoi problemi… sennò, a che serve stare insieme?”

 

Lo guardò a lungo, soffermandosi ad ammirare i raggi di luna che tracciavano arabeschi argentei sulla pelle bruna del suo ragazzo… e perdendosi in pensieri più grandi lei. Ma questa volta lo faceva con serenità.

 

[A cosa portava, in fondo, farsi sommergere da quel passato doloroso? La vita vera era lì, tra gli impegni, i problemi, la felicità… e Shuu, sopra ogni altra cosa.

E poi, chi diceva che a una fine non seguisse un inizio?]

 

“Non cambiare mai, Shuu…” sussurrò appena. Lui le sorrise.

Girandosi verso il ragazzo, gli posò la testa sul petto, fino ad udire chiaramente il battito dolce e rassicurante del suo cuore. Cullata da quel suono, continuò a percepirlo mentre si assopiva, completamente abbandonata, sicura, tra le sue braccia.

 

[Dopotutto non era poi così difficile trovare la propria sicurezza.]

 

 

 

 

****

Dopo tanti giorni di stress scolastici, ecco un nuovo capitolo… =__=

Questo davvero non mi piace. Non so perché, ma non mi convince granché.. sarà una delle mie solite impressioni XD comunque, la Soi Fon in questione è diversa da quella di “Pride, not for your sake”: in lei predomina la tristezza e il rancore per essere stata abbandonata da Yoruichi, più che il loro rapporto complesso “amica-maestra-idolo”. E poi l’ho messa in coppia con Shuuhei, essendo stata diretta da parecchie storie (varie in inglese e qualcuna in italiano ^^) verso questo pairing. È un po’ crack, ma ha il suo fascino.. mi comincia ad appassionare *o* Insomma, ho provato a buttarmici anche io! I nomi dei fratelli di Soi Fon li ho inventati io XD Spero vi soddisfi ^__^

Colonna sonora ideale: “Here’s to the night” degli Eve 6, da cui il capitolo prende il titolo. È bellissima!

Per il prossimo capitolo… probabilmente sarà un IchiRuki! Finalmente mi dedicherò a scriverne una XD

Un grazie e un bacione a tutti! Alla prossima :)

Ino

 

PunkyMarty: grazieee #^__^# eh, capita un sacco di volte di essere indecisi tra due coppie.. a me sempre XD un bacio! :*

Alessandra: ti ringrazio! X3 che dire.. come sempre sono felicissima e onorata di scrivere qualcosa che possa portare sensazioni positive.. e il vostro entusiasmo mi incoraggia! Un bacione :*

Viviane Danglars: ma.. ma.. altro che rimangiare, mi fa tantissimo piacere che tu abbia letto e apprezzato il capitolo! Mi hai resa felicissima *__* non solo per i complimenti, ma per il fatto che ti sia veramente piaciuta, e che abbia significato qualcosa per te…il tuo capitolo mi ha colpita un sacco, e volevo renderti un piccolo “tributo”. Insomma, grazie! Un bacione :*

Valeriana: scoprire i “lati nascosti” dei personaggi è uno dei miei obiettivi quando scrivo *__* e sapere che ti sia piaciuto mi rende felice! C’è bisogno di un Byakuya più umano XD baci! :*

PikkiSakuraChan: Grazieeeeeeeeee X3333333 *saltella pazzamente* cercherò di essere sempre all’altezza, allora! Vedere che apprezzate ciò che scrivo mi commuove tantissimo :’) un bacione! :*

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Capitolo 24
*** 24- The Most Beautiful Letdown ***


The Most Beautiful Letdown

[Romantico, AU]

 

 

“Ichi-ni-san-shi! Go-roku-shichi-hachi!*”

I comandi, impartiti da una voce secca e nervosa, facevano vibrare il pavimento di legno del dojo insieme ai passi ritmati degli allievi. I sei ragazzi all’interno correvano, la testa dritta e lo sguardo che vagava dagli specchi alle grandi finestre nel fondo della stanza, distratti spesso dal frinire dei grilli e dalla musica che proveniva da un altro locale (anche se molto ovattata).

Una volta terminata la corsa, Rukia Kuchiki si sedette a terra, incrociando le gambe e aggiustandosi la katana al fianco, mentre attendeva gli ordini del maestro. Per lei, l’inizio della settimana significava lezione di kendo serale al dojo con i suoi compagni, il sensei… e un ospite speciale, che dalla porta la osservava ogni lunedì, pronto a darle il suo appoggio (e anche a criticarla, a dire il vero).

 

Ichigo Kurosaki era seduto lì, in modo così composto da sembrare innaturale per l’aspetto scanzonato, rilassato, che mostrava quotidianamente. Anche lui a gambe incrociate, rivolse all’amica un’occhiata divertita, alzando contemporaneamente il pollice destro in un inequivocabile segno di “ok”. Lei gli fece la linguaccia, riscaldata e imbarazzata al tempo stesso da quella visita settimanale che (non poteva negarlo) le faceva molto piacere.

Se si impegnava al massimo, era anche per lui… per vederlo sorridere, per sentire le sue frasi di incoraggiamento, per fargli vedere di cosa era capace.

Ma soprattutto, lo faceva per sé stessa.

 

Mostrare al mondo che, sotto l’apparenza della signorina per bene, pulsava un cuore ribelle e vivace. Esprimersi, vincere la timidezza, sorridere finalmente alla vita che, dopotutto, non era così orribile… se le aveva donato l’amicizia di Ichigo e quella piccola, importante soddisfazione nello sport, perché disprezzarla?

 

La lezione entrò nel vivo poco dopo, quando il sensei li divise in coppie per il combattimento vero e proprio: era divertente vedere Rukia (di solito placida e gentile) trasformarsi in una guerriera determinata e velocissima, capace di eseguire una perfetta combinazione kote-man** senza nemmeno inciampare nei pantaloni o incespicare. Ed era altrettanto bizzarro per Ichigo vederla cambiare all’improvviso anche nel modo di rivolgerglisi, come se tenesse in serbo la sua parte più fragile e segreta solo per quella sera… solo per lui.

 

[In fondo, sei quello che mi conosce meglio…]

 

 

###

Stava riponendo le spade e piegando nella borsa i vestiti quando lui la raggiunse, posizionandosi gentilmente alle sue spalle, poco fuori dalla porta… forse nel timore di rubarle una parte di privacy che si formava al momento di tornare alla vita normale, spogliandosi dei vestiti che avevano fatto da tramite per quella straordinaria metamorfosi, o forse semplicemente a causa di quel leggero pudore che gli impediva di avvicinarsi a lei più di quanto avesse desiderato davvero.

 

Fatto stava che c’era sempre una sorta di barriera, a dividerli…

 

“Entra pure, non ti preoccupare” il tono di Rukia era un po’ affannato ma felice. Il semplice fatto che la sua presenza non la disturbasse rincuorò un po’ Ichigo, che le si avvicinò, osservandola mentre continuava a piegare laboriosamente la divisa.

 

“Allora, ci siamo dati da fare oggi, eh Moscerino?”

Rukia si girò, fingendo incredibile indignazione e lanciandogli una ginocchiera di gommapiuma, che il ragazzo schivò ridendo. Con una sola parola era riuscito a riavvicinarsi a lei.

“Hai parlato, signor Capelli da Zucca! Ti stai preparando per Halloween?”

“Ora che mi ci fai pensare, stavo proprio per chiederti di prestarmi la tua spadina per il mio costume. Ti dispiacerebbe?”

Iniziò una lotta fatta di finti pugni, corse, “furti” della katana e acrobazie varie, finché i due non  caddero a terra, esausti ma completamente assorbiti da quel gioco.

 

[Come bambini…]

 

Rukia si interruppe per un attimo, il viso invaso da un’ombra scura. Gli occhi si posarono sulla borsa con uno sguardo nuovo, quasi triste, mentre le sue labbra si muovevano automaticamente, comandate da una tristezza improvvisa ma pungente:

 

“Ichigo… secondo te, sono una delusione?”

 

Il ragazzo ci rimase per un attimo di stucco. D’altronde, però, doveva aspettarselo… Rukia era così, da un istante di felicità sapeva farne nascere uno di malumore, come per magia. Solitamente, bastava una scompigliata di capelli e un commento spiritoso a tirarla su… ma questa volta, sentì, ci sarebbe voluto di più.

Non era una delle solite scene di infelicità…

Si accomodò accanto a lei, guardandola negli occhi intensamente, come per comunicarle ciò che provava; da quella posizione poteva vedere le piccole mani strette intorno al porta spada, gli occhi socchiusi (nel tentativo di non farvi stillare lacrime) e il labbro superiore che tremava impercettibilmente, con movimenti simili a quelli dei coniglietti quando erano spaventati.

 

Ogni parte di lei gli trasmetteva l’impulso irresistibile di… abbracciarla, confortarla con un gesto di affetto, di qualsiasi tipo. Detestava vederla così vulnerabile, sapeva quello che accadeva tra lei e suo fratello ogni giorno a casa… e, proprio per questo, desiderava proteggerla, farle capire che per lei c’era sempre, e ci sarebbe stato.

Non aveva bisogno di prometterglielo…

 

Le alzò il mento con due dita, fissandola intensamente nei grandi occhi blu. Apponendole un bacio leggero sulla fronte, gli sembrò quasi di sentire il battito del suo cuore accelerare, e la pelle scaldarsi, a poco a poco…

 

“Non sei una delusione… sei una bellissima delusione.”

 

 

* significa: “Uno, due, tre, quattro! Cinque, sei, sette, otto!”. È la numerazione giapponese utilizzata negli esercizi di kendo e yaido.

** nome giapponese della mossa “polso-testa”, una delle mosse di kendo.

 

 

****

Squillo di trombe, rullo di tamburi… e vai! Ho FINALMENTE terminato la IchiRuki che vi avevo promesso! XD

Ci ho messo un sacco per scriverla perché, principalmente, ero in difficoltà sull’argomento da trattare: alla fine ho optato per la tristezza di Rukia (che si sente inferiore rispetto a suo fratello) e per un Ichigo “consolatore”, che le vuol bene proprio per questa sua fragilità..

Una Rukia allegra non mi riesce mai, non so perché U_U

Comunque, i termini giapponesi che trovate sono presi dal kendo (la scherma giapponese), uno sport bellissimo che pratico da qualche tempo. Ho voluto portare “un po’ di me” nella figura di Rukia, nella quale mi identifico molto… spero di non aver deluso le vostre aspettative! ^__^

Piccolo avviso: i prossimi aggiornamenti probabilmente saranno lenti (causa scuola e vari cali d’ispirazione), ma cercherò comunque di non farvi aspettare troppo!

Detto questo… un grazie speciale a Mies e yukino_lang08 per i preferiti, e sempre a Mies per aver letto e commentato alcuni dei capitoli precedenti ^^

Alla prossima! Un bacione,

Ino

 

 

 

 

Selenia: ti ringrazio! ^__^ anche per aver apprezzato le shot che trattavano coppie che non ti piacciono… (Shhuhei in versione yaoi? *pensierosa* ‘__’). Spero possa piacerti anche questa :D besos!

Alessandra: Grazie mille ^__^ guarda, ogni volta che scrivo sono in “non-mi-piace mode” XD … sarà perché ho paura di non scrivere qualcosa all’altezza delle storie precedenti, mah. Spero comunque che questa IchiRuki ti piaccia :) sono felicissima che tu abbia gradito la shot precedente! X3 besos!

MeMedesima: ma.. ma.. mi fai arrossire! X3 grazie mille… anche della pazienza per averle lette tutte! Un bacione :*

PikkiSakuraChan: hai perfettamente ragione: perché i bei ragazzi esistono solo nei manga??? T__T è un’ingiustizia! Comunque, sono felice di essere riuscita a farti un po’ piacere Soi Fon, io la adoro XD non so neppure perché! E ti ringrazio tanto tanto per i complimenti <3 spero che l’IchiRuki ti piaccia! Un bacione :*

Eragon1001: XD che carina! Spero di non aver deluso le tue aspettative! *si nasconde spaventata* Comunque è vero, i crack pairing hanno qualcosa di.. sublime, interessante XD io ne vado matta! Grazie mille per i complimenti! Un bacio :*

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Capitolo 25
*** 25- My Sun, Her Moon ***


My Sun, Her Moon

[Romantico, AU]

 

 

 

Lui c’era sempre, quando ne aveva bisogno.

Quando voleva ridere, scherzare, sentire il piacere di possedere un vero amico, di quelli che vengono continuamente descritti in poesie e canzoni. Quando era arrabbiata, e nessuno poteva capire cosa ci fosse sotto; quando accadeva qualcosa di così bello da doverlo condividere assolutamente, lui era là. L’espressione non era certo delle più allegre, e gli occhi (truccati di scuro e così belli nel loro verde intenso) dimostravano un conflitto profondo col resto del mondo, ma in realtà Ulquiorra Schiffer faceva fatica a nascondere l’interesse che provava per l’amica.

E questo Halibel l’aveva capito fin troppo bene.

Quando erano vicini, non c’era bisogno di parole. Anche nei silenzi esitanti e un po’ malinconici dell’amico, la ragazza riusciva a comunicare, a capire quali problemi avesse e cosa ci volesse per risolverli. Non per niente si conoscevano fin da bambini, e col tempo avevano stabilito una sorta di connessione telepatica, che escludeva qualunque estraneo dal loro scambio di pareri e gesti di amicizia reciproca.

 
Lei era Halibel, la bella spagnola dalla pelle di cioccolato, che distribuiva sorrisi e frasi col suo inconfondibile accento, emanando quasi una sorta di calore dalla sua persona, così estroversa e vivace…
Lui era Ulquiorra, il taciturno ragazzo seduto all’ultimo banco, dallo sguardo sfuggente, che sembrava temere ed evitare quello degli altri coprendolo in continuazione con la linea nera della matita…

 [Erano un po’ come il Sole e la Luna. Indissolubilmente legati, il pianeta e il suo satellite… senza di lei, lui non brillava. Senza di lui, lei era una semplice stella, come tante altre.]

 

Pensava a questo, seduta sul muretto di fronte alla scuola, le mani che si strofinavano tra loro per recuperare un po’ di calore e le spalle avvolte in una felpa da ginnastica. Accanto a lei, Ulquiorra osservava il sole morire all’orizzonte, depositando un alone dorato su case e alberi, come un velo luminoso.
“La scuola è iniziata da due settimane…”

Una frase semplice, lanciata nel discorso quasi senza pensarci, solamente per sentirlo sbuffare, o rispondere con una delle sue solite frasi secche e rassegnate.
“Come sempre. Una scocciatura in più…”

 Era proprio per quello, che amava stare con lui.

 

La bionda si scrollò di dosso uno dei lunghi codini che portava sulle spalle, sbuffando d’impazienza. Certe volte uscire con Ulquiorra era veramente snervante… quando si ripiegava su se stesso e assumeva quell’aria da piccolo incompreso, era pressoché impossibile tirarlo su in meno di tre, quattro ore. Ci volevano quintali di pazienza e buona volontà per riparare l’argine di cattivi pensieri e negatività che trasparivano dalla sua figura sottile, e altrettanta voglia di vederlo felice. E quella, ad Halibel, non mancava mai.
Il malumore dell’amico, in quel caso, aveva un nome e un cognome: Orihime Inoue.

Elegante, dolce, capace di farlo sentire bene semplicemente con uno sguardo e terribilmente male se per un giorno solo non gli rivolgeva la parola, quella ragazza era stata la sua rovina: da quando la conosceva, erano frequentissimi quegli sbalzi d’umore repentini. Che ormai fosse ufficialmente fidanzata con Uryuu Ishida, a Ulquiorra non importava.. continuava a struggersi dietro la delicata scia lasciata dalla sua presenza, sperando che, prima o poi, uno dei suoi sguardi pieni d’amore sarebbe stato rivolto anche a lui.

Nonostante cercasse di nasconderlo.
Nonostante [protetto da quell’aria misteriosa, intoccabile] preferisse fingersi immune a cose sciocche, futili come l’amore…

Senza quasi accorgersene, la bionda strinse uno dei pugni sotto la manica della felpa, furiosa.

Cosa credeva, che lei non stesse soffrendo come ( più, a tratti) di lui? Vedere l’amico d’infanzia con cui aveva sempre giocato, scherzato e condiviso di tutto cadere in quello stato di cupa depressione la faceva imbestialire, tanto che avrebbe avuto voglia di compiere un sortilegio e cancellare quella figura dalla sua mente. Ma, allo stesso tempo, sapeva che non sarebbe servito a nulla.

Cosa può fare il sole, quando la luna si rifiuta di splendere?

 
Presa da una frenesia nuova e inaspettata, gli afferrò la mano, tirandolo in piedi in modo da poterlo guardare bene negli occhi.
“Animo! Se già ci mettiamo questi bei musi lunghi, tutto diventerà più difficile… è solo settembre! Abbiamo ancora tanti mesi da vivere… la cosa peggiore che tu possa fare è lasciare andare tutto. Me crees, chico*?”

Lui la osservò per un attimo, spiazzato, ma si lasciò condurre docilmente. La grinta dell’amica era qualcosa di inarrestabile, potente… e lo riusciva a sollevare come nient’altro, anche se per poco. E se poi gli parlava in spagnolo, come poteva resistergli?
La seguì, tracciando un passo dopo l’altro sulla strada inondata dai raggi rosso fuoco; da quella posizione, sentiva il sole scaldarlo, sempre più… o forse era lui stesso a sentirsi più caldo e felice, affiancato da Halibel.

Senza che lo volesse, un minuscolo sorriso apparve sul suo viso bianchissimo, tirandolo in maniera piacevole.

 
Niente. Può solo catturare la maggior quantità di luce possibile, per convincerla a tornare bella come una volta…

 
[Perché, se tu sei il sole, io sarò la tua luna.]

 

*”mi credi, piccolo?” in spagnolo.

 
*****

*Terrorizzata, Ino si nasconde dai lettori che di sicuro aspettano per linciarla*
SCUSATE!!!!! ç____ç dopo mesi di assenza, ho deciso di riprendere questa raccolta. Nonostante mi sia un po’ staccata dal fandom (per ragioni di contest sono tornata a quello di Naruto, e sto per ributtarmi in quello di Hellsing), non mi sembrava giusto tradire le aspettative dei lettori che l’ hanno commentata e aggiunta nei preferiti … così, eccovi pronta una UlquiHali un po’ scontata, ma che avevo in mente da tempo.
Lei l’ho sempre vista come bella e popolare: forse sono andata un po’ troppo OOC, ma mi piaceva rendere bene la differenza tra i due, specie in rapporto al sole e alla luna.. questo capitolo si riallaccia a “Damned (Sad in this sunset)”, anche se mi è venuto in mente parecchio dopo XD
Insomma.. spero mi perdoniate per il mostruoso ritardo, e per il capitolo poco soddisfacente. Ne seguiranno di migliori :3

Grazie mille a PikkiSakuraChan, Eragon1001 e Me Medesima per le ultime recensioni!

Un bacio,
Ino

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Capitolo 26
*** Shadow ***




Shadow
[AU, Introspettivo]




"Stasera devo preparare qualcosa di buono. Lui torna tardi, e voglio fargli trovare la cena pronta... cosa potrei fare? Forse del sukiyaki... No no, fa ancora caldo, e poi ci vorrebbe troppo. Magari qualcosa di più semplice. Della soba coi gamberi? Perchè no... potrei anche metterci dei frutti di mare!"

Il sole del pomeriggio intorpidiva i suoi pensieri, distraendola momentaneamente dalla lezione di medicina che si stava svolgendo nella classe al secondo dell'edificio universitario.
Orihime Inoue, le labbra semichiuse posate intorno ad una matita, lasciava vagare la mente verso quei progetti per la serata imminente: la seconda ora delle due previste dal suo piano di studi stava proseguendo, scandita dalle spiegazioni concise del professore.

"Ragazzi, un po' d'attenzione. L'argomento è ostico, ho visto innumerevoli laureandi venire bocciati al primo esame perchè avevano sottovalutato una o più parti del programma. Cercate di concentrarvi..."
Scuotendosi dal suo sogno ad occhi aperti la ragazza portò lo sguardo verso il libro di testo. Decisamente, preferiva l'apprendistato pratico: la dottoressa Unohana e l'infermiera Kotetsu la conoscevano bene, e avevano abituato alla sua presenza anche i pazienti di "lunga data". Quelle lezioni di teoria non solo erano sistemate in un orario infelice -dalle sei alle otto della sera- ma la scoraggiavano, vista la quantità di appunti e pagine da studiare pressoché a memoria. Non che fosse una cattiva studentessa: alle superiori era nell'elenco dei dieci migliori studenti della scuola; semplicemente, le sembrava uno studio privo di creatività.


Eppure, era il suo sogno, quello di diventare dottoressa. Ed era pronta a tutto, anche ad annoiarsi sui libri, pur di realizzarlo.


"Potete andare. Ci rivediamo venerdì!"
Il professore si sfilò gli occhiali dalla montatura squadrata, nel classico segno che indicava la fine della lezione. I compagni di Orihime iniziarono ad uscire, alcuni ordinatamente, altri fermandosi in gruppetti a parlottare, impazienti di gettarsi in attività più rilassanti. Lei si chinò sulla borsa, alzando il telefonino e reimpostando lo stato normale; una icona a forma di telefono la avvisò della chiamata Uryu, circa un quarto d'ora prima.
Forse tornerà presto.
Era assorta nel risistemare i libri dentro la borsa, quando si sentì chiamare. Il professor Aizen, ancora in classe, era voltato verso di lei e la invitava ad avvicinarsi, le labbra e gli occhi impegnati nel sorriso seducente che lo contraddistingueva. Da quando aveva incominciato quel corso, e per la prima volta lo aveva incontrato, il professor Sosuke Aizen l'aveva sempre messa in soggezione. Era considerato un genio dai più, e stimato come ottimo insegnante: anche la dottoressa Unohana lo conosceva, nonostante non avesse avuto molti contatti con lui. Gran parte dei suoi amici erano contenti di averlo come professore, alcuni addirittura lo adoravano... solo lei non riusciva a dargli fiducia al cento per cento.
Quel modo di comportarsi sicuro, accattivante, come se avesse sempre il controllo di tutto, la metteva a disagio. E a peggiorare il tutto, un giorno che stava seguendo Isane e Nemu (un'altra compagna di corso) per visitare degli ammalati in corsia, era comparso assieme al suo assistente Ichimaru e le aveva fatto i complimenti per come si muoveva fra i pazienti, riuscendo a farli sorridere e indovinando quasi sempre cosa avessero; non era raro che la chiamasse alla cattedra dopo le lezioni mostrando verso di lei un interesse che la inquietava. Non è niente. Diamine, Orihime, ti sta solo chiamando!
Cercando di controllare il nervosismo dei suoi movimenti, la ragazza si avviò verso la cattedra tirando la cinghia della borsa più stretta al suo corpo, in un gesto automatico di protezione. L'uomo era in piedi appoggiato alla lavagna, e aveva preso a giocherellare con gli occhiali, distrattamente ma allo stesso tempo dando l'impressione di controllare ogni suo movimento. Sto diventando paranoica.

"Buona sera, Orihime. La lezione è stata interessante?"
Tanto valeva mostrarsi educata e gentile come sempre.
"Sì, professore. Mi spiace di aver perso i primi dieci minuti, ma stavo parlando al telefono con il mio fidanzato, dovevamo accordarci sulla serata." Non era necessario fornire troppi dettagli. "Cercherò di recuperarli..."
Ma lui non la stava ascoltando. Si girò, cogliendo la prima parte della frase: "Ah, Uryu Ishida... giusto, mi sembrava di ricordare che ci fosse qualcosa tra di voi. Conosco suo padre, è il primario della clinica di Karakura. Una persona molto professionale."
Eccoli, i famosi discorsi di circostanza tra lei e il professore. In quei momenti dentro di sé sentiva montare una sottile punta di agitazione, e desiderava soltanto uscire e tornare a casa.
"Comunque, il motivo per cui volevo parlarti è un altro. Mi hanno proposto un'agevolazione premio per il migliore studente della classe, per frequentare un corso specialistico che, altrimenti, costerebbe moltissimo. Ho proposto te."
Nel silenzio, sentiva le risate dei suoi compagni echeggiare in lontananza.
"Io... una borsa di studio?"
"Esattamente, mia cara. Tu sei la studentessa più promettente del corso, e se posso permettermi, saresti la più adatta a usufruire delle agevolazioni economiche. Quindi ho avanzato il tuo nome, insieme a quelli di altri due alunni, ma è una semplice prassi, la vera destinataria saresti tu. Cosa ne dici?"
Non riusciva a guardarlo in faccia, come aveva fatto fino a poco prima: gli occhi di Sosuke Azien sapevano essere ipnotici come pochi. Lasciò viaggiare lo sguardo smarrito dalle pareti dell'aula fino alle mani del professore, per poi lasciarlo a terra, incerta se parlare o continuare a galleggiare in quel mutismo imbarazzante. Inaspettatamente, la mano liscia ed elegante dell'uomo si chinò ad afferrarle il mento, sollevandolo appena e portandolo vicino al suo viso. Troppo stupita e impreparata la ragazza subì quel gesto senza nemmeno muoversi, incontrando finalmente lo sguardo di lui.
"Sei così modesta, Orihime. Le tue compagne sarebbero già lì fuori a parlarne con tutti e a vantarsi. Devi valutarti di più, hai tante di quelle qualità... Sarebbe uno spreco non considerarle."
Immobile, non poteva far altro che rimanere ferma sotto le sue dita, ascoltando il cuore battere come un uccellino prigioniero. Sprofondando sempre di più in quei pozzi d'ambra, incapace di sottrarsi alla sua stretta, all'incantesimo che aveva gettato su quella stanza per bloccare totalmente il tempo e con esso la sua forza di volontà.
Il viso di Uryu, lontano, si affacciava alla mente a tratti, premendo per risvegliarla.
All'improvviso, la porta si spalancò, facendo entrare proprio Gin Ichimaru, l'assistente di Aizen. Il professore la sfiorò per un'ultima volta, lasciando una carezza ambigua sulla sua guancia.
"A presto, Orihime. Pensa alla mia proposta. Magari potremmo discuterne meglio un altro giorno, prendendo un caffè insieme..."
Mormorando un "arrivederci" debole tra i denti, la ragazza si allontanò a grandi passi, incrociando il sorriso immutabile e beffardo di Ichimaru.


Il suo respiro si regolarizzò solo dopo aver raggiunto i cancelli della facoltà.
Sospirando, la ragazza si strinse nella sua giacchetta di cotone pesante, guardandosi intorno per capire quale direzione prendere. Era uscita più guidata dalle sue gambe che da altro, ed era arrivata all'ingresso solo perchè sapeva bene che professori e alunni usavano l'uscita posteriore, sia per parcheggiare sia per attendere l'autobus. Non avrebbe incontrato Aizen.
Iniziava ad imbrunire: anche se impercettibilmente, il sole tramontava e tingeva di un'ampia gamma di colori dal rosso al rosa il cielo. Non le andava di tornare a casa a piedi, né di raggiungere la prima fermata dell'autobus: sarebbe rimasta seduta lì al lato del cancello ancora per qualche minuto, in attesa che il parcheggio si svuotasse.
Fu un colpetto di clacson a distrarla dai pensieri che iniziavano ad affollarle la mente. Un'automobile blu scuro, una mano sottile che sporgeva dal finestrino e le faceva segno di avvicinarsi, la testa di un ragazzo dai capelli scuri che la chiamava. Uryu era lì.
Alzando gli occhi, la ragazza fece un gesto per fargli capire capire che lo aveva visto. Aspettò che si avvicinasse, poi si alzò e, un po' traballante, allungò la mano verso la portiera. Raggiungere il sedile accanto a quello del ragazzo, dopo quella giornata così strana, fu un vero sollievo.
"Tutto bene, Hime? È stata una giornata tranquilla?"
Persa per un attimo a fissare le dita di Uryu in movimento tra il volante e le marce, Orihime ci mise un po' a rispondere. "Mmh... non proprio. Ti spiegherò meglio. La lezione è stata interessante anche se preferisco il tirocinio con Isane e la dottoressa Unohana. È stata la fine a buttarmi giù."


Il loro appartamento, per fortuna, conservava il buon profumo di ogni giorno. Aprendo la porta, Orihime si sentì davvero protetta per la prima volta in tutta la serata, e quando Uryu la strinse a sé per salutarla, poggiandole il mento sull'incavo morbido della spalla, la sensazione di serenità che provava non potè che aumentare.
Prepararono la cena insieme, scambiandosi pareri sulle ricette, notizie sugli amici e commenti sul telegiornale che faceva da sottofondo. Orihime si divertiva a cucinare (e ancora di più a sperimentare strane ricette) e a tenere in ordine la casa, nonostante fosse un po' distratta e spesso dimenticasse quello che avrebbe dovuto fare. Uryu oltre ad essere attento e scrupoloso era un ottimo casalingo, e questa loro alternanza li rendeva una coppia stabile seppur ogni tanto capace di qualche discussione.
Uryu le dava stabilità, quello era fuori discussione. E solo il cielo sapeva quanta gliene servisse, in momenti simili.
Stavano mangiando la soba coi gamberi, quando la ragazza introdusse l'argomento che più le premeva.

"Oggi il professor Aizen mi ha detto che ha intenzione di farmi usufruire di una serie di agevolazioni per i migliori studenti della facoltà. Dice che gli sembro molto promettente..." s'interruppe, incerta su come continuare.
Lui finì il boccone. "Beh? Non è forse un bene?"
"Sì, certamente, ma... non so, non mi sento molto convinta a riguardo" confessò, le dita che tormentavano il tovagliolo. Come poteva tradurre a parole la sensazione di disagio e inquietudine che le trasmetteva la vicinanza del professor Aizen senza sembrare una bambina paurosa?
Sospirò, portando in cucina la pentola ormai vuota e restando per qualche minuto in silenzio, protetta dal buio della stanza: per quanto amasse Uryu, temeva sempre che la razionalità di lui avrebbe finito per diventare un ostacolo tra loro.
"Quell'uomo mi spaventa, e non ne capisco il motivo."
Prima che fosse riuscita a controllarle, le parole erano fluite dalle sue labbra come a volersi liberare da quel peso che le opprimeva da troppo tempo. Non le importava nulla di quello che lui avrebbe potuto pensare: quello che desiderava era solo essere ascoltata da chiunque, che fosse il ragazzo o semplicemente sé stessa. E, stranamente, lui non la contraddisse e rimase in silenzio.
"Oggi, mentre mi parlava della sua proposta e mi faceva i complimenti, mi si è avvicinato sempre di più e mi ha preso il viso tra le mani... ero così spaventata che non sono riuscita a far nulla, ma in qualche modo ne ero anche affascinata ed è questo a spaventarmi, ancora di più."

Scese il silenzio, interrotto solo dal rumore di qualche auto giù in strada, la solita sinfonia urbana di Karakura.
Quella sorta di confessione sembrò averla privata di tutte le sue energie: chinò la testa in avanti e fissò lo sguardo sul piatto, aspettando che le tornasse il coraggio di aggiungere altro, di chiarire il pasticcio che sentiva nei suoi pensieri e che le parole non erano adeguate a descrivere, per quanto avesse potuto provarci. Uryu si alzò e le cinse le spalle con un braccio, come a voler interrompere quel flusso senza fine di sensi di colpa.

"Non sei la prima a trovarsi a disagio di fronte ad Aizen, e credo che non sarai neanche l'ultima. Anche mio padre, che gli ha lavorato a fianco più di una volta, non lo ha mai trovato particolarmente simpatico, e anche le sue infermiere la pensano così... non che mio padre sia un mostro di simpatia, ma ci siamo capiti no?" sorrise appena, intercettando il guizzo di vita che si era acceso negli occhi della ragazza. "Per fortuna non devi trascorrerci troppo tempo... magari la smetterà di avvicinarsi così tanto a te. E se dovesse continuare, io sarò qui a guardarti le spalle come tuo arciere personale." terminò, stringendola a sé e strappandole finalmente un vero sorriso.

Andrà tutto bene. Lui è lì fuori e io sono qui. Non può farmi nulla.

Desiderando che quel pensiero, ripetuto come un mantra, la proteggesse, Orihime ricambiò il suo abbraccio affondando nella sua sicurezza almeno apparente.


Una volta arrivata l'ora di dormire, distesa sul letto tra le lenzuola morbide, cercò di prendere sonno, di sgombrare almeno per un po' la mente ma senza successo. Avrebbe tanto voluto girarsi e rigirarsi, come faceva di solito quando l'agitazione aveva la meglio su di lei, ma il corpo del compagno steso accanto a lei, che tentava di riposare, le impediva qualsiasi movimento. Era tutta colpa della sua insicurezza, sospirò. Tra quella e la volontà di dare sempre il suo meglio, di impedire agli altri di vederla solo come un tipo svampito e distratto, finiva sempre per ridursi in quel modo. Cosa avrebbe risolto comportandosi così? Se solo fosse riuscita a darsi forza sarebbe stata in grado di imporre la vera sé stessa e ogni timore si sarebbe dissipato.
Domani lo avrebbe rivisto, e l'incantesimo si sarebbe spezzato.
Si accoccolò e tese le braccia verso Uryu cercando un contatto fisico, seppur minimo, che potesse rinsaldare la sua decisione: lui c'era, come c'era sempre stato, immerso in un sonno leggero ma non così stanco da impedirgli di voltarsi verso di lei e ricambiare il suo abbraccio.

Il sonno non tardò ad arrivare, e con quello la sensazione della mente che finalmente si svuotava, le paure e i pensieri che si scioglievano come le nuvole mosse dal vento nel cielo di Karakura.





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Commento dell'autrice:

Dopo qualcosa come due anni che non pubblicavo un capitolo, ho finalmente ripreso questa raccolta.... nonostante ormai il fandom non sia tra quelli che pratico di più, mi dispiaceva lasciarla incompleta, anche perché ho amato - e continuo ad amare - Bleach, e i suoi personaggi. Per cui, cercherò assolutamente di arrivare al traguardo dei 30 capitoli e concluderla.
Questa IshiHime mi ronzava in testa da un bel po', benché come pairing preferisca l'UlquiHime: è nata dalla lettura in chiave AizenHime di alcune parti della saga degli Arrancar, ma visto che siamo in ambito di AU e di sperimentazioni, ho provato ad accostare Uryu ad Orihime anziché Ulquiorra. Le riflessioni di Orihime, come al solito, sono frutto delle mie rieleborazioni, e spero non siano andate troppo OOC. Per il resto... il ringraziamento principale va alla mia betatrice/migliore amica/bro TsunadeShirahime, per aver copiato con pazienza da amanuense il racconto e per avermi incoraggiata a continuare la raccolta <3

Grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite: Alessandra, Bixx91, dario_74, Elynnea, GilBird, Halibel, hinata87, KallenStadtfeld, kenjina, Mies, PunkyMarty, scorpionicina90,  Yukiko_chan, yukino_lang08 e Zolie.
Chi l'ha inserita nelle seguite: Ci chan, Libiky, Mela94, Oreo e Yoko_kun.
E chi nelle ricordate: Hether Jules e MeMedesima.
Penso di non meritare più la vostra considerazione, dopo avervi lasciati in sospeso per oltre due anni, ma... se aveste voglia di  lasciare un suggerimento, una critica o semplicemente una tirata d'orecchi per la mia lunghissima assenza, sappiate che sarete sempre benaccetti! :)

Nat (ex Ino_Chan)








































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Capitolo 27
*** Donuts ***


Donuts

Donuts
[Introspettivo]


Nel cono di luce e quiete creato da un salice, Riruka Dokugamine stendeva e piegava le gambe più volte, godendosi la tranquillità e il chiarore appena schermato del pomeriggio estivo. 

Era scappata dal loro quartier generale per non sentire più parlare di allenamenti, Fullbringer, poteri e Ichigo Kurosaki almeno per un po', e anche perchè era da tanto tempo che non restava un po' da sola coi suoi pensieri, incastrata com'era tra doveri e utilizzo dei suoi poteri a favore della collettività. Solitamente si rifugiava in un caffè o nella libreria del centro commerciale più vicino dove, tra libri e riviste, riusciva a ritagliarsi un angolino di calma in cui pensare.

Il fiume ai suoi piedi restituiva l'immagine di una ragazza magra e nervosa, capelli rossi malamente legati in due code, infilata di malagrazia in una t-shirt e un paio di pantaloncini estivi di cotone; per quanto potesse sembrare il contrario, Riruka amava la quiete dei luoghi isolati, che riuscivano a portare un po' di pace al suo caratteraccio pungente e fin troppo vivace. Sempre se non interveniva qualcuno a disturbarla, cosa che (stranamente) non era ancora avvenuta.

Ginjo, Yukio e Tsukishima possono benissimo restare senza di me per un giorno.

Si tolse pigramente un calzino e immerse il piede nell'acqua fredda (nonostante fosse ormai Luglio), beandosi della sensazione di leggero intorpidimento che le dava il movimento dell'acqua. Si sentiva decisamente nel suo elemento... avesse avuto con sè del cibo, avrebbe completato quel quadretto perfetto.

Come a volerla accontentare all'istante, la sorte le inviò un regalo inaspettato. 

Il mondo di Riruka si stava appena tingendo di un piacevole arancio brillante dietro le sue palpebre abbassate, quando un rumore di passi affrettati la strappò al suo pigro sonnecchiare, facendola mettere immediatamente in allerta. Le sarebbe piaciuto possedere un Fullbring che le consentisse di prevedere chi si sarebbe fatto vivo di lì ad una manciata di secondi, ma in mancanza di un simile vantaggio, poteva soltanto arrangiarsi e contare sui suoi sensi, che comunque non l'avevano mai tradita...

Soprattutto quando le appariva alle spalle una scocciatrice. 

"Riruka? Sei sveglia?"

Tipico di Orihime Inoue, presentarsi all'improvviso con quell'aria dolcemente ingenua, a turbare la calma delle sue vittime. Quella mattina poi sembrava in forma smagliante: stringeva un pacchetto di carta sotto al braccio e continua a spostare una ciocca di capelli rosso-arancio sul lato della testa, nel tentativo goffo di scoprirsi gli occhi castani e di fissarli sulla figura di Riruka, che aveva tentato -invano- fino a pochi minuti prima di fingersi profondamente addormentata. Ma non avrebbe comunque funzionato, sbuffò: quella ragazza sarebbe stata capace di girare per mezza Karakura sulle tracce di chiunque avesse voluto incontrare. Probabilmente era risalita alla sua posizione grazie a Ginjo e alla sua lingua lunga; le sembrava di vederlo, in piedi di fronte al bancone del bar, a dire ad una Inoue decisamente intimidita che sì, Riruka se n'era andata a zonzo da un po' e no, non avevano idea di dove fosse di preciso, d'altronde loro erano tutti spiriti liberi e non dovevano rendere conto a nessuno delle loro azioni, se lei avesse avuto voglia di cercarla avrebbe dovuto provare al parco, da Dunkin' Donuts oppure al centro commerciale, il più delle volte Riruka si chiudeva in pasticceria e ci rimaneva ore, oppure... 

Sbuffò nuovamente, levandosi gli occhiali da sole e puntandole gli occhi magenta in faccia. 

"Dopo la tua chiamata direi di no. Come mai sei qui?" 

Ovviamente Orihime non aveva notato il sarcasmo nella sua voce. Dubitava perfino che la ragazza fosse mai stata sarcastica in vita sua. 

"Volevo ricambiare il favore dell'altra volta... sai, quando mi hai dato un po' della tua colazione. Visto che al fornaio dove lavoro mi hanno regalato alcune ciambelle,.. che ne diresti di mangiarne qualcuna assieme?"

Ecco il perchè di quell'incarto dall'aria gonfia, pensò la rossa. Ed ecco perchè invece di mangiarsele da sola come anche lei -come chiunque- avrebbe fatto, aveva scelto di andarla a cercare per condividere qualcosa da mangiare, ricordando la ciambella che Riruka le aveva dato tempo prima. Tipico di Orihime Inoue, distribuire gentilezze anche a chi non era tipo da concederne a chiunque. Il richiamo dei dolci, però, era più forte di qualsiasi sentimento di ostilità. E poi, quelle del pacchetto sembravano particolarmente buone. 

"Fa come vuoi, se proprio ti va possiamo mangiarle." scrollò le spalle, spostandosi di lato e lasciandole un po' di posto sotto al tronco dell'albero. L'altra accettò subito l'invito e, senza pensarci un attimo, si accomodò all'ombra e appoggiò per terra la bustina già aperta: le ciambelle, coperte di glassa bianca, rosa e al cioccolato, facevano venire l'acquolina in bocca. 

"Prego, serviti pure." la esortò la ragazza, accompagnando il gesto della mano con un sorriso gentile. Come diamine faceva a prendere ogni giorno con tanta tranquillità, sempre positiva e ottimista? In qualche modo la invidiava: lei, per una ragione o per un'altra, era sempre arrabbiata e pronta alla lite. Forse doveva concedersene di più, di giornate tranquille da sola. 

Di lei non sapeva praticamente nulla, se non quello che le aveva detto la stessa Orihime poco tempo prima, quando avevano condiviso quella sorta di colazione assieme. Eppure, nonostante vivesse da sola e dovesse cavarsela contando sempre su sè stessa da quando era ancora una bambina, conservava una positività davvero incredibile, impensabile... detestava doverlo ammettere, ma la sua compagnia in qualche modo riusciva ad infonderle un po' -ma solo un po'- di quella leggerezza d'animo che le faceva apprezzare come un tesoro quelle ciambelle e la brezza che le muoveva i capelli. 

Infiolò la mano nel sacchetto e ne prese una, la glassa alla fragola coperta di una sottile granella di nocciole. Lanciò uno sguardo da sotto il ciuffo che le copriva gli occhi e intravide il sorriso di Orihime, dolce come sempre.

I donuts erano squisiti.





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Commento dell'autrice:

E dopo un'assenza di quasi un anno (i miei soliti tempi biblici!) sono riuscita a ultimare e pubblicare l'ultima fic di questa raccolta, che è un piccolo omaggio a due personaggi femminili che mi hanno colpita particolarmente e anche un tentativo di scrivere una shot non-pairing centric con un personaggio che non avevo mai trattato, Riruka appunto. Spero, come al solito, di non essere andata OOC con nessuna delle due!
Ho iniziato la raccolta nel 2008, e in questi cinque anni il vostro supporto e le recensioni che mi avete lasciato mi hanno aiutata ad andare avanti e a trovare l'ispirazione necessaria per scrivere sui personaggi che più mi avevano colpita. Ora come ora mi sono spostata su altri fandom e, con la fine imminente di Bleach, è terminata anche la mia "vena" creativa in questo fandom.... se comunque vorrete continuare a farmi sapere cosa pensate della raccolta, sarò contentissima di rispondere ai vostri commenti! :)
Grazie ancora per i commenti, i preferiti, le recensioni e tutto il vostro supporto: siete stati un grande pubblico, e penso di non potervi mai ringraziare abbastanza!
Grazie anche a TsunadeShirahime per il suo lavoro da amanuense (XD) e correttrice di bozze, e per avermi sempre supportata e recensita. E anche a Crab Nebula per l'ultima recensione!


Alla prossima, cari lettori!

Nat

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